till the world ends

di bridgetvonblanche
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 000. ***
Capitolo 2: *** 001. ***
Capitolo 3: *** 002. ***
Capitolo 4: *** 003. ***
Capitolo 5: *** 004. ***
Capitolo 6: *** 005. ***
Capitolo 7: *** 006. ***
Capitolo 8: *** 007. ***
Capitolo 9: *** 008. ***
Capitolo 10: *** 009. ***
Capitolo 11: *** 010. ***
Capitolo 12: *** 011. ***
Capitolo 13: *** 012. ***
Capitolo 14: *** 013. ***
Capitolo 15: *** 014. ***
Capitolo 16: *** 015. ***
Capitolo 17: *** 016. ***
Capitolo 18: *** 017. ***
Capitolo 19: *** 018. ***
Capitolo 20: *** 019. ***
Capitolo 21: *** 020. ***
Capitolo 22: *** 021. ***
Capitolo 23: *** 022. ***
Capitolo 24: *** 023. ***
Capitolo 25: *** 024. ***



Capitolo 1
*** 000. ***


warning — Zombie apocalypse!AU

© bridgetvonblanche






 
And I remember when I met him, it was so clear that he was the only one for me.

We both knew it, right away.

And as the years went on, things got more difficult- we were faced with more challenges.

I begged him to stay. Try to remember what we had in the beginning.

He was charismatic, magnetic, electric and everybody knew it.

When he walked in every woman's head turned, everyone stood up to talk to him.

He was like this hybrid, this mix of a man who couldn't contain himself.

I always got the sense that he become torn between being a good person and 

missing out on all of the opportunities life could offer a man as magnificent as him.

And in that way I understood him.

And I loved him. I loved him, I loved him, I loved him.

And I still love him. 

I love him.



.000.
Antefatto


 

Aveva preparato tutto con un'attenzione a dir poco certosina. Il pacchetto di patatine al formaggio della sua marca preferita già semi aperto sul piccolo tavolino di legno rettangolare posto al centro del salotto, una grossa caraffa di spremuta di arancia fresca appena preparata riposta con cura all'interno del frigo per mantenere la bevanda della temperatura perfetta per poter essere gustata fresca, il cellulare in modalità silenziosa probabilmente lasciato con noncuranza sul davanzale all'ingresso dell'appartamento. Lee Hyeseon prese così posto sul divano, libera da ogni pensiero, lasciandosi semplicemente sprofondare tra quei cuscini che per diciannove anni l'avevano osservata inermi adagiarvisi nei modi più svariati. Afferrò con insolita decisione il telecomando, accendendo freneticamente la televisione, preoccupandosi solo di regolare un poco il volume.

C'erano tante cose che una ragazza della sua età avrebbe potuto fare nel suo unico pomeriggio libero della settimana, dallo shopping in centro per cercare di trovare un paio di jeans che potesse sostituire quelli consumati di cui però lei andava ancora così fiera, ad una passeggiata all'aria aperta nel parco vicino a casa. Ma nessuna di queste attività avrebbe potuto essere più eccitante che l'ultimo episodio di quella fiction romantica di cui lei si era scoperta una fan piuttosto accanita. Nulla dunque sarebbe stato in grado di disturbarla o impedirle di consumare in santa pace quel delizioso anche se poco salutare spuntino ridendo e piangendo allo stesso tempo per le vicende che, già pregustava, avrebbero sconvolto la vita dei due protagonisti.

— Interrompiamo la trasmissione per dare la linea all'edizione straordinaria del notiziario, —

Nulla, tranne questo.

— Fanculo, — fu dunque l'unico pensiero che fuoriuscì incontrollato dalle sue labbra. Una reazione spontanea la sua, seguita solamente da un sonoro sbuffo di completa e più totale frustrazione.

In quel momento, seduta a gambe incrociate con un'espressione imbronciata davanti allo schermo del televisore e con il telecomando ancora stretto tra le sue piccole mani, Lee Hyeseon non avrebbe certo potuto nemmeno lontanamente immaginare che quella frase innocua e pronunciata da una ignota voce semimetallica, evidentemente preregistrata e dall'accento impeccabile, sarebbe stata l'inizio della fine. La fine del mondo così come lo aveva conosciuto e vissuto per diciannove anni.

Ogni cosa nella sua vita stava per cambiare, ma in quel momento, ancora arrabbiata per quello sgradevole e beffardo torto subìto, Lee Hyeseon decise di rimanere lì, in attesa che il giornalista dall'altra parte dello schermo sbrigasse il suo lavoro alla svelta, per poi lasciare finalmente spazio alla sua maledettissima serie tv. Delusa, ma non ancora del tutto arresa, Hyeseon prelevò dunque dal sacchetto di fronte a sé una manciata di patatine, convinta che sarebbe stato uno spreco non dare inizio ai festeggiamenti per il suo unico pomeriggio di assoluta libertà. Ma non riuscì mai ad assaporarne il gusto, poiché le notizie che avevano iniziato ad essere proiettate sullo schermo del televisore furono sufficienti per interrompere immediatamente il clima di festa e relax che era riuscita a creare attorno a sé fino a quel momento. Si alzò velocemente dal divano, chiudendo solo per un istante gli occhi e cercando così di allontanare da sé l'immagine, probabilmente ripresa da un cellulare, di una donna che, nell'estremo tentativo di estrarre suo figlio dalle lamiere di un'auto in fiamme, era stata attaccata all'improvviso da un gruppo di quelli che solo all'apparenza potevano essere considerati degli esseri umani: come in un agguato ben premeditato, queste persone l'avevano trascinata solo per qualche metro prima di circondarla completamente; di lei poi non si erano udite altro che urla strazianti, mentre quel gruppo di avvoltoi dal volto umano avevano iniziato a strapparle letteralmente brandelli di carne dal corpo.

Hyeseon fece cadere sul pavimento in parquet quel piccolo gruzzolo di patatine, incurante del fatto che dopo avrebbe dovuto ripulire tutto, pulendosi poi velocemente le mani sulla camicetta azzurra e poi dirigersi a passo svelto verso l'ingresso per cercare il suo telefono, imprecando spazientita. Solo in quel momento iniziò ad udire chiaramente urla e schiamazzi provenire dall'esterno della sua abitazione, seguiti di tanto in tanto dalle sirene delle auto della polizia e di alcune ambulanze. Istintivamente, con mani tremanti, Lee Hyeseon si ritrovò a digitare le cifre del numero di suo padre, chiudendo forzatamente gli occhi e cercando di prendere respiri profondi per tentare di calmare sé stessa, portandosi una mano contro il petto ed accartocciando la sua camicia ormai già sporca e sgualcita con la sola forza della disperazione. Si affrettò dunque a raggiungere la cucina, mettendosi a rovistare nel cassetto delle stoviglie solo per afferrare il coltello più lungo che riuscì a trovare, dirigendosi poi nuovamente verso l'ingresso in punta di piedi. Il suo respiro si era fatto così pesante che a Hyeseon sembrò per un attimo di essere finita all'interno di uno di quei survival games a cui era solita giocare nei ritagli di tempo tra lo studio in università e quel lavoretto saltuario nel combini del suo quartiere. L'aria attorno a lei si era fatta così pesante da risultare quasi irrespirabile, ma fu solo quando udì distintamente qualcuno bussare alla porta che Hyeseon si riscosse e trasalì da quei pensieri fuorvianti.

— Chi è? – si lasciò sfuggire, dopo aver fatto scattare la serratura e lasciando così che la porta si aprisse, interrompendo forzatamente la chiamata di poco prima e tornando piuttosto a stringere al petto la sua unica arma di difesa con mani sudate. Rimase immobile per un tempo che non seppe mai quantificare, gli occhi sbarrati intenti a fissare quella figura che a stento le sembrava di riuscire a riconoscere.

Suo padre era rimasto sul ciglio della porta in quella sua inconfondibile giacca grigia, la sua preferita, slabbrata in corrispondenza della spalla e macchiata di un colore rosso acceso. Il coltello le cadde rovinosamente a terra, scivolando dalle mani che d'istinto si portarono sulla sua bocca, impedendole così di mettersi ad urlare.

— Hye se on, — riuscì a balbettare solo il suo nome il signor Lee, prima che quei grandi occhi a mandorla diventassero completamente bianchi.

— Papà? —

Hyeseon rimase impietrita ad osservare l'unico genitore che aveva avuto modo di conoscere sputare della bava bianca dalla bocca per poi allungare quel braccio ferito nella sua direzione prima di iniziare ad avvicinarsi pericolosamente a lei a passo lento e claudicante.

Si trovò così presto costretta ad indietreggiare mentre davanti ai suoi occhi, insieme al terrore, non si materializzò altro che il ricordo di quelle immagini alla tv, il messaggio di allerta in diretta nazionale. Avrebbe voluto chiedere aiuto, ma la paura sembrava averle preso la lingua e sopraffatto il suo coraggio. Hyeseon voltò istintivamente le spalle a suo padre, cercando di raggiungere la cucina per tentare di recuperare qualcosa che potesse intimidirlo, ma nella foga si ritrovò presto stesa a terra contro il tappeto del salotto, sbattendo la testa sul pavimento. Si rialzò comunque quasi immediatamente, anche se a fatica, senza avere il tempo di lamentarsi dell'acuto dolore che sentì propagarsi all'interno della sua testa, ma non riuscì nemmeno ad avvicinarsi al cassetto delle posate, perché quell'uomo che tanto assomigliava a suo padre l'aveva ormai raggiunta, afferrandole la spalla con forza. 
 

— Papà! — provò a gridare ancora. Ma, in quel momento, Hyeseon capì. Non sapeva perchè ma, anche se evidentemente era arrivata la sua fine, non avrebbe mai compiuto un gesto che potesse arrecargli dolore. Si sarebbe lasciata andare, qualsiasi cosa le avesse fatto. Era pronta a sopportare anche il dolore più lancinante, se fosse stato suo padre a procurarglielo. Chiuse gli occhi e non potè fare altro che mettersi a pregare Lee Hyeseon, vergognandosi di sè stessa per il poco coraggio e la totale mancanza di istinto di sopravvivenza.

Poi non sentì più nulla.

Il rumore era stato così improvviso e violento che, per un secondo, Hyeseon aveva persino dimenticato come si facesse a respirare. Non riusciva ad udire nient'altro che un acuto fischio nelle orecchie: solo il suo sguardo si mosse per un istante verso la tv del salotto, rimasta accesa e dalla quale continuavano a provenire immagini di inspiegabili crolli ed incidenti in tutta la rete dei trasporti della città. Avrebbe voluto chiedere a qualcuno il perché stesse succedendo una cosa del genere, a cosa fosse dovuto tutto questo, ma nessun suono uscii dalla sua bocca, secca ed impastata. Rimase semplicemente così, immobile, poiché tutto intorno a lei aveva iniziato a vorticare irrefrenabilmente. Grosse macchie di sangue imbrattavano ora quella sua camicetta azzurra ed il costoso parquet dove Hyeseon decise nuovamente di accasciarsi, scoprendosi incapace di reggere ulteriormente il proprio peso, in un tonfo sordo che però nulla aveva a che fare con quello assordante ed insostenibile di poco prima.

Si portò entrambe le mani alle orecchie, come a volersi isolare da un mondo che, fuori da quella piccola stanza, sembrava stesse letteralmente crollando a pezzi, esattamente come lei.

Rimase lì, in ginocchio nell'angolo tra il salotto e la cucina del suo piccolo appartamento per un tempo imprecisato, gli occhi sbarrati ad osservare impietrita la figura di suo padre ora stesa a terra, esanime, in un lago di sangue. Davvero non riusciva a capacitarsi di come proprio lui, l'uomo che l'aveva cresciuta per diciannove anni con tutto l'amore che solo un genitore saprebbe dare, avesse improvvisamente cercato di afferrarla per le gambe, spalancando poi la bocca in maniera del tutto innaturale, come se avesse voluto morderla
Un tremito di paura misto a dolore percorse la sua schiena, ora a contatto con la fredda parete del salotto. Si trovò così a fissare il vuoto, incapace di sostenere oltre quelle macabre immagini che, sapeva, l'avrebbero tormentata forse per il resto della sua vita. Ma, in quello stesso vuoto, Hyeseon potè finalmente scorgere i profili di due figure estremamente familiari.

La prima di queste le si avvicinò senza temere alcuna sua reazione: era quella di un cucciolo di cane lupo dal folto pelo nero e due grandi occhi gialli che Hyeseon accolse volentieri tra le sue braccia. Rinsavì quando avvertì sulla sua mano una strana ma piacevole sensazione di calore: con la lingua umida quel cane stava cercando di trasmetterle un pò del suo affetto. O forse solo parte del suo coraggio. E per un fugace istante le labbra di Hyeseon si mossero verso l'alto, quasi come a voler sorridere, mentre la mano rimasta libera iniziò ad accarezzare delicatamente il muso di quell'animale, trovando un insperato conforto nella morbidezza del suo pelo. Confortata dall'affetto di quel giovane esemplare, Hyeseon potè finalmente lasciarsi andare in un pianto liberatorio mentre una seconda figura, questa volta dalle fattezze estremamente umane, si era fatta sempre più vicina, accovacciandosi solo una volta di fronte a lei, portando istintivamente una mano contro quelle guance accaldate dal pianto. E sarebbe rimasta volentieri in quella posizione a lungo Hyeseon, se non fosse stato proprio per quella mano. Quelle stesse dita lunghe e affusolate che poco prima avevano premuto il grilletto da cui era partito il colpo fatale contro suo padre, ora si muovevano leggere ed innocue sulle sue gote, nel tentativo di renderle meno umide. Sospirò impercettibilmente, come a voler trattenere gli spasmi dovuti al pianto prima di trovare la forza per sollevare lo sguardo verso colui che, nonostante quel pomeriggio avesse compiuto un gesto che lei non avrebbe mai potuto dimenticare, le aveva comunque salvato la vita e ora le stava tendendo la mano, mentre i suoi grandi occhi color nocciola non chiedevano altro che afferrarla.

─ Ho detto che ti avrei sempre protetta, ora non devi più preoccuparti di nulla, perché io non andrò da nessuna parte senza di te, ─

Si mise a sedere sul letto madida di sudore, scostando solamente un poco le lenzuola per cercare di alleviare gli spasmi del suo corpo, alla ricerca di un qualunque contatto con la leggera brezza estiva che avvertiva provenire dalla piccola finestra, leggermente socchiusa accanto al letto. Si portò una mano contro petto, cercando per quanto possibile di ritrovare un battito regolare, aiutandosi con respiri regolari e profondi e socchiudendo momentaneamente gli occhi, per riacquistare la lucidità perduta.

Lee Hyeseon l'aveva sempre saputo. Sapeva che le immagini e ciò che era stata costretta a vivere sulla sua pelle in quell'ormai lontano pomeriggio di una calda estate di quattro anni fa avrebbero continuato a perseguitare le sue notti, tingendole di rosso.

Rosso, come il colore del sangue. Rosso, come l'odore di morte che da troppo tempo ormai non faceva altro che tormentare le sue giornate, sempre uguali, sempre trascorse nella flebile speranza di riuscire a vedere l'alba di un nuovo giorno, di un nuovo inizio dalle sfumature più rosee.
 

 




 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

ammettetelo, vi sono mancata un casino con le mie storie traboccanti di angst e che poco hanno a che fare con sentimentalismi ed happy ending vero?

beh, sappiate che dopo un complesso ed infinito periodo di gestazione [sono due MOTHERFUCKING YEARS (semicit.) che sto cercando di provare a scrivere ciò che voi avete letto oggi] la vostra bridget torna alla carica con questa nuova long dove i nostri cari e adorabili bts se la dovranno vedere con un'apocalisse zombie. roba da poco e soprattutto molto happy lol 🚀

vorrei chiedervi come state, se siete ancora vive, come va la vostra vita, ma se passerete di qua e avrete voglia di commentare con me sappiate che ne sarei felicissima! ah, mi trovate anche su instagram: ho aperto un profilo dove rimarrò sotto copertura (lol pt. 2), mi trovate con il nick bridgetvonblanche

ultima comunicazione, ma non meno importante(?): potrete trovare la mia storia pubblicata anche sulla mia pagina wattpad, sempre a nome di bridgetvonblanche 

detto questo spero con tutta me stessa di avervi incuriosite: attendo speranzosa i vostri pareri e vi aspetto al prossimo capitolo!

bvb

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Capitolo 2
*** 001. ***




Risveglio

─ Ancora quell'incubo non è vero? ─

Kim Taehyung era un insieme di tante cose.

Carismatico per natura, severo all'occorrenza, spesso impulsivo e caparbio, di animo peró sempre spiritoso e allegro. Dotato di uno spiccato senso di giustizia, possedeva anche tanto, forse troppo coraggio. 
Kim Taehyung era tutto questo. E molto di più. Un mix fatale di audacia e ardore, di bellezza e forza. Possedeva uno sguardo così magnetico, profondo e dannatamente bello che bastava semplicemente che passeggiasse per la strada con quell'aria leggermente melanconica e sognante che lo caratterizzava per catturare su di sé l'attenzione di ogni ragazza. 
E Lee Hyeseon non aveva fatto certo eccezione. O, più semplicemente, lei era stata la sua unica eccezione.

─ Ti proteggerò io, a qualunque costo! ─

Già. Glielo aveva promesso. Precisamente all'età di sei anni quando, nel parco vicino a casa, aveva cercato un po' impacciatamente di catturare l'attenzione della sua nuova vicina con quella stupida frase. Ma la verità è che poche volte prima di allora Hyeseon si era sentita così protetta, così al sicuro. 
Alla tenera età di sei anni, la piccola Lee Hyeseon adorava trascorrere i pomeriggi al parco insieme a suo padre, sedendosi sull'erba rigogliosa e ricca di fiori dalle svariate forme e dimensioni solo per poter disegnare. Benchè dunque non avesse la minima idea di quali strani mostri invisibili il suo giovanissimo coetaneo nonchè vicino di casa stesse combattendo di fronte a sè con una spada di plastica argentata e quello sguardo fiero e baldanzoso, il solo fatto che avesse promesso di difenderla le aveva dato una sicurezza tale che, qualche giorno dopo, Hyeseon si era presentata davanti al giovane Taehyung stringendo tra le mani un disegno che lo ritraeva intento a combattere un'orda di mostri per difendere la sua casa, per difendere lei. Mai previsione fu tanto azzeccata. 
Peccato che entrambi se ne sarebbero resi conto solo svariati anni più tardi.

Hyeseon sobbalzò leggermente a quel ricordo che riaffiorò nella sua mente senza preavviso. Non avrebbe voluto svegliarlo e nonostante ormai fosse abituata alla cadenza dolce e calda della sua voce, sentire quelle mani percorrere la sua schiena nuda le faceva ancora uno strano effetto. Erano trascorsi ormai quattro anni dalla morte di suo padre, quattro anni esatti da quando il virus ZT1 aveva iniziato a contagiare gli esseri umani, conducendo l'umanità verso un lento ma inarrestabile declino e decimando poco più di metà dell'intera popolazione mondiale, distruggendo migliaia di vite, sgretolando milioni di famiglie. Eppure, l'espressione di quel volto digrignato e le mani insanguinate erano immagini maledettamente vivide che ancora tormentavano le notti di Hyeseon.

Non si sentì in dovere di annuire, ma il suo silenzio e quell'impercettibile tremolio involontario del suo corpo furono una risposta più che sufficiente per convincere il ragazzo a stringerla a sé e poi avvicinarsi a quel viso perennemente stanco solo per sfiorare le sue labbra, in un gesto tanto delicato quanto inaspettato. La convinse così senza troppi sforzi a distendersi nuovamente accanto a lui, lasciando poi che le sue piccole mani gli sfiorassero prima quella folta massa di capelli scompigliati e poi passassero sulle gote, ancora leggermente arrossate dopo uno dei rari momenti di intimità che la vita poteva ancora concedere loro.

─ Shhh, non preoccuparti, ci sono qui io adesso, ─ cercò di rassicurarla il ragazzo, infossando la sua testa tra la clavicola ed il collo sottile di Hyeseon, che tuttavia non potè fare altro che alzare gli occhi al cielo in segno di resa, tornando a fissare un punto imprecisato del soffitto sopra la sua testa.

─ Lo so Taehyung, ma neanche tu ora puoi più proteggermi da questo, ─

L'attenzione di entrambi ricadde così sul braccio pallido della ragazza, sul quale era stato impresso un vistoso marchio a forma di I maiuscola.

Non riusciva quasi a ricordare come ci era arrivata, in quell'appartamento della security zone del distretto 29. Da un pezzo infatti, Lee Hyeseon riteneva di aver perso la concezione stessa del tempo. Non sapeva quanti giorni fossero passati dall'ultima volta che aveva sentito gli uccelli cantare fuori dalla finestra di quella piccola stanza, quanti i mesi trascorsi da quando, per ordine diretto del governo per la sicurezza nazionale, a causa di una presunta epidemia "in grado di alterare alcune cellule del cervello umano", gran parte della popolazione era stata costretta ad abbandonare la propria casa per iniziare una "nuova vita" all'interno di immensi e labirintici bunker dalle pareti così alte e spesse, ideate e costruite appositamente per evitare a chiunque non fosse stato autorizzato di attraversarle. Di una sola cosa però era certa: svegliandosi ad un'ora imprecisata di un giorno altrettanto indeterminato ed indeterminabile all'interno della stanza dove anche ora si trovava coricata insieme a Taehyung, Hyeseon aveva notato che sul suo polso sinistro era comparsa, quasi per magia, quella vistosa I.

Proprio lei, che aveva sempre odiato i tatuaggi, ritenendoli inadatti alla sua pelle sempre così pallida, ora ne possedeva uno davvero troppo riluttante per i suoi gusti ed il fatto di non riuscire a trovare una spiegazione plausibile a quell'appariscente lettera l'aveva presto portata all'esasperazione. Più volte aveva provato a lavare quell'immondezza dal suo polso, giungendo persino a far sanguinare il proprio braccio, fino al giorno in cui davanti alla sua porta non si erano presentati due emissari del governo seguiti da un'equipe medica e qualche soldato dell'esercito che, dopo averla fatta accomodare bruscamente nella piccola cucina dell'appartamento, le avevano rivelato la cruda verità.

Hyeseon aveva così scoperto di essere risultata positiva al test per l'immunità contro gli zombie. Il suo non era comunque un caso isolato, in fondo la ricerca medica non aveva mai smesso di portare avanti gli studi per cercare di trovare una cura al virus, ma essere immuni significava rendersi disponibili per ogni genere di test potesse servire ad individuare un vaccino o qualsiasi cosa potesse risultare utile per debellare il flagello. Proprio per questo motivo, una volta ogni mese, gruppi di civili venivano prelevati dalle safety zones per poter svolgere alcuni test per l'immunità. Non aveva importanza che fossero donne, bambini o anziani, il campione veniva selezionato in modo casuale attraverso l'algoritmo di un computer, ma chi veniva scelto non poteva sottrarsi al test, pena l'espulsione dalla safety zone o, peggio, la condanna a morte per ribellione allo stato di sicurezza. 

E come opporsi al governo, quando in gioco c'erano ancora migliaia di vite che potevano ancora essere salvate grazie ad un banale vaccino?

Ciononostante, oltre alla minaccia del virus, anche la piccola parte di umanità sopravvissuta si era presto divisa tra coloro che erano fermamente convinti dell'innocenza dei governi del mondo in questa faccenda e i ribelli, gruppi di sopravvissuti che, condannati per scelta a vivere all'esterno delle zone controllate dall'esercito sospettavano invece che dietro questa catastrofe umanitaria ci fosse proprio la mano del governo centrale. 
Chi decideva di entrare a far parte di una gilda ribelle dunque non solo era chiamato a lottare per sopravvivere ai non-morti, ma anche contro l'esercito e contro tutti coloro che erano convinti della buona fede del governo. E questo era anche uno dei motivi per cui, dopo aver scoperto di essere immune, anche le visite di Taehyung che fin dal primo giorno aveva scelto di schierarsi con i ribelli, si erano fatte sempre più rare. Il minimo passo falso ed entrambi avrebbero rischiato la vita e nemmeno a causa di zombie affamati, ma solo per ordini e volere di altri uomini.

Fu allora che Hyeseon tornò ad osservare il suo smilzo braccio sinistro alzandolo verso l'alto e aprendo leggermente il palmo della propria mano lasciando così che la fredda luce della lampada a neon posta sul soffitto della stanza impolverata filtrasse attraverso gli spazi lasciati dalle sue dita sottili. Sorrise mesta, inspirando poi a pieni polmoni l'aria stantia della camera da letto. Si girò poi lentamente sul fianco destro, evitando per quanto possibile di far cigolare troppo le assi di quel letto sempre sfatto solo per trovarsi faccia a faccia con l'espressione sempre pacata ed imperscrutabile di Taehyung.

─ Qualcuno lassù deve odiarmi davvero molto, ─ disse poi, indicando quella grossa I nera sul braccio in modo tale che anche il ragazzo accanto a lei potesse osservarla con attenzione.

Taehyung però non fece altro che sorridere leggermente, prima di afferrare quel polso sottile ed avvicinarlo alle sue labbra, lasciando una piccola scia di baci lungo quella maledetta lettera. Aveva rischiato la pelle per venire a farle visita, per spiegarle il suo piano. Era deciso a portarla finalmente lontano da lì e niente sarebbe riuscito a frapporsi tra lui ed i suoi intenti.

─ Presto sarà tutto diverso Hyeseon, inizieremo insieme una nuova vita nella gilda di Hiraeth e troveremo una soluzione a tutto, te lo prometto, ─

Stavolta fu Hyeseon a sorridere, tornando ad accarezzare il volto del ragazzo accanto a lei.

─ Non fare promesse che non puoi mantenere Kim Taehyung, ─ si limitò poi ad aggiungere, stringendosi al suo petto ancora nudo, ─ Ci daranno la caccia, ­─

─ Non è forse quello che stanno già facendo? ─ le chiese retoricamente, guardandola con quei grandi occhi color nocciola in cui Hyeseon avrebbe voluto perdersi volentieri.

Sapeva che Taehyung aveva ragione, ma il solo pensiero che potesse accadergli qualcosa per colpa sua bastò a convincerla a rimettersi seduta, questa volta sul bordo del letto, sbadigliando leggermente prima di portare entrambe le braccia verso l'alto, in quello che voleva risultare uno squallido tentativo di stretching.

─ Dove stai andando? ─

─ Preparo la colazione, dobbiamo essere in forze per affrontare il viaggio verso la gilda, non trovi? ­─ dichiarò lei, più convinta che mai nel voler preparare qualcosa di caldo prima della loro partenza.

Taehyung rimase per un attimo ad osservare quella pallida schiena nuda senza proferire alcuna parola in risposta, indeciso probabilmente su come agire per far desistere Hyeseon da ogni suo più nobile intento. Si voltò per un momento verso la sua parte del letto, dove a guardarlo con occhi pieni di grinta e coraggio c'era il suo fedele cane Ryuk, che il giovane ribelle aveva era sempre considerato il suo compagno di squadra e che per quasi tutta la notte era rimasto di guardia all'ingresso del piccolo appartamento, come un vero angelo custode. Accanto a lui, due pesanti zaini erano già pronti con tutto il necessario per sopravvivere al di fuori delle mura del bunker e non gli ci sarebbe voluto molto per indossare degli abiti comodi, adatti al loro tipo di viaggio.
Decise dunque di muoversi con uno scatto quasi felino il giovane Taehyung, per riuscire a cingere appena in tempo e con insolita deicatezza la vita sottile di Hyeseon prima che lei potesse alzarsi dal letto, trascinandola quindi nuovamente tra le lenzuola candide.

─ Ahh, avremo un sacco di tempo per goderci la colazione, ma non so quando ci capiterà di rimanere nudi e indisturbati sopra un letto tanto morbido, perciò approfittiamone, ─

E in quel preciso istante, stretta nell'abbraccio caloroso e deciso di quel ragazzo, Hyeseon tornò a sentirsi al sicuro. Al sicuro come lo era stata quella volta al parco, protetta dal suo giovanissimo cavaliere.

Kim Taehyung aveva ucciso suo padre eppure, per qualche assurda ragione, Hyeseon non era mai riuscita a provare odio per lui. Niente disprezzo, nessun rancore. Chissà se avrebbe continuato ad amarlo nonostante tutto quello che sarebbe successo da quell'esatto istante in avanti.

In cuore suo, Taehyung sperava solo in un sì.




 




 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

eccoci approdate dunque al secondo capitolo di questa au apocalittica.. ok, come immagino avrete potuto intuire il tipo loschissimo (lol) che ha sparato al padre di Hyeseon è *rullo di tamburi in lontananza* Kim Taehyung! E ok, lui è uno dei frizzicarelli protagonisti (marco non me ne volere, ormai uso questo termine quotidianamente) di questa vicenda e ok, forse come secondo capitolo non vi aspettavate tutta questa romance, siete sorprese vero?

tranquille, godetevela perchè durerà poco (pochissimo lol)

non ho molte altre parole da spendere sul capitolo se non che ho cercato di dare un quadro più "chiaro" riguardo alle coordinate spazio temporali: insomma, il capitolo introduttivo era solo un incubo di Hyeseon legato ai ricordi del suo passato, nel giorno in cui il virus ZT1 ha iniziato a diffondersi. ora però i due giovani devono vivere in un presente che fa di tutto per tenerli separati perchè Hyeseon è immune e quindi alla mercè del governo e Taehyung è un ribelle frizzicarello (ci risiamo xD) 

ma secondo voi il drama è finito qui? AHHAHAHAHAHAH

da parte mia posso solo dire di essere contentissima di essere ritornata a navigare nelle immesnse acuqe di questo sito e soprattutto, di questa sezione sui bangtan boys, perció ci tengo a ringraziare di cuore tutte le lettrici che sono passate dalle mie parti e hanno "contribuito alla causa" con i loro voti, pareri e commenti! <3

detto questo evaporo e vi attendo al next chapter: non dimenticate (se vi va) di passare anche dalla mia pagina instagram col nick bridgetvonblanche, per rimanere sempre in contatto!

 

bvb

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Capitolo 3
*** 002. ***




Dipartita

Una vasta coltre di nebbia fittissima ricopriva con il suo manto grigiastro le alte e spesse mura che da anni ormai delimitavano il confine tra la safety zone ed il mondo esterno.

Taehyung e Hyeseon avevano deciso di abbandonare quelle soffici coperte alle prime luci dell'alba, per riuscire a prepararsi a mente fresca e con la dovuta calma, in assoluto e rispettoso silenzio dopo le parole e le dolci carezze della notte precedente. Neppure Ryuk aveva osato esprimere il suo stato d'animo, preferendo rimanere quatto quatto di guardia, ben consapevole dei rischi che avrebbe provocato al più leggero latrato, conscio forse più di chiunque altro dei pericoli che aleggiavano fuori e dentro quelle spesse mura. 
Forse era anche per questo motivo che, sempre con le orecchie ben ritte, Ryuk era stato proprio il primo ad abbandonare quel piccolo appartamento, seguito a ruota dal suo giovane padrone ed infine da Hyeseon che, prima di chiudere per l'ultima volta quella pesante porta alle sue spalle, aveva controllato di non aver lasciato altro che il suo profumo all'interno di quel posto angusto che aveva imparato a chiamare casa per quattro lunghi ed interminabili anni.
Si addentrarono così, nel bel mezzo della coltre di nebbia, in fila indiana, lasciandosi guidare solamente dal fiuto di quel cane dal folto pelo nero per evitare di incappare in qualche militante dell'esercito, sveglio e già in allerta per il primo turno di ronda mattutina.

Nessuno dei tre seppe quantificare con esattezza il numero di chilometri percorsi per arrivare finalmente al confine della zona di sicurezza. Una sola cosa era certa: una volta attraversato quello spesso muro di cemento tramite un passaggio segreto creato per poter essere sfruttato in caso di pericolo, nessuno sarebbe stato più realmente al sicuro. Hyeseon sarebbe diventata ufficialmente una ricercata dall'esercito esattamente come Taehyung e, anche se i non morti là fuori non avrebbero tentato di attaccarla, non per questo Hyeseon poteva sentirsi maggiormente sollevata.

Avvertì infatti una strana sensazione di vertigine quando, dopo aver aperto il passaggio segreto indicatole da Taehyung, Hyeseon potè quasi immaginare il paesaggio che l'avrebbe attesa al di là di quel muro. Delle case, dei quartieri e quasi persino delle strade sulle quali era solita camminare nei suoi tragitti per l'università o per il lavoro non erano infatti rimaste altro che macerie. Nonostante fosse a conoscenza dei bombardamenti messi in atto dall'esercito per "ripulire" la zona, Hyeseon era ancora lungi dall'immaginare, dal figurare di fronte a sè la più totale desolazione di quegli stessi piccoli quartieri che l'avevano vista crescere. E fu allora che si ritrovò completamente bloccata, incapace di muovere anche solo le dita dei piedi, come se il suo cervello le stesse impedendo di compiere un ulteriore passo in avanti, verso una presunta nuova vita.

Ma non ebbe il tempo sufficiente per metabolizzare la cosa, perché all'improvviso nella coltre di nebbia che si stava via via diradando si erano accese delle luci rosse, seguite da un forte e persistente segnale acustico, un fastidioso e prolungato fischio che non aveva fatto altro che penetrare nelle orecchie dei due ragazzi.

— Cazzo, — imprecò Taehyung, afferrando con forza la mano di Hyeseon e trascinandola così insieme a Ryuk all'interno del passaggio, scambiando con lei niente di più che un'occhiata fugace ma per nulla complice.

— Che sta succedendo? — aveva osato domandare lei, una volta dopo essere stata quasi costretta ad entrare in quello stretto ed angusto corridoio, ben nascosto ad occhi indiscreti, appositamente scavato all'interno delle mura stesse del bunker e pronto per essere utilizzato in occasioni di emergenza come questa.

— Seguimi Hyeseon, — aveva tagliato corto lui, senza nemmeno degnarla di uno sguardo, preoccupandosi solamente di procedere a tentoni nel suo cammino lungo quel tunnel senza fine.

Aveva bruscamente troncato la conversazione e quella sfilza di domande che sapeva Hyeseon avrebbe voluto fargli anche in un momento del genere insieme al movimento dei propri passi su un terreno argilloso ed instabile, voltandosi cosi verso di lei solo per avere la possibilità di guardarla nuovamente negli occhi prima di impartirle l'ennesimo ordine che, già sospettava, Hyeseon non avrebbe mai eseguito senza una doverosa spiegazione. Del resto lei non era stata addestrata per essere un soldato, non era stata istruita per obbedire a degli ordini, nemmeno se fosse stato lui ad impartirli.

 Taehyung cosa, —

— Ricorda, tu sei immune, perciò loro non potranno in alcun modo farti del male, — precisó a voce bassa, aggrappandosi all'idea e all'unica speranza di poter rivedere Hyeseon ancora viva.

Era cosi riuscito ad interromperla ancora una volta, indugiando per qualche istante a sfiorare quella sua guancia morbida con la stessa mano con cui aveva premuto il grilletto contro suo padre e di cui si vergognava profondamente per le numerose vite che, proprio da quel giorno, aveva dovuto spezzare.
Era vero. Lui era un assassino. Ma chi mai avrebbe potuto e voluto credere alla realtà che si era palesata davanti agli occhi ancora increduli di un giovanissimo Taehyung, all'orrore di ciò che la sua mente ancora giovane e fresca aveva dovuto registrare al di fuori delle mura impenetrabili che lui stesso era stato chiamato ad attaccare mettendo costantemente a repentaglio la propria vita?

Forse solo Hyeseon lo avrebbe capito, in fondo non c'era mai stato nulla che lui era stato in grado di nascondere al suo sguardo sempre così vigile ed attento. Nè prima nè dopo la fine del mondo ci sarebbe stata una ragazza come lei, in grado di comprendere le sue paure, i suoi sogni e le sue aspettative per un futuro che ora Taehyung non riusciva più ad immaginare nitidamente davanti a sè.

— Ascoltami, —

— No, lo avevi promesso Tae,— 

Hyeseon si era avvicinata pericolosamente a lui, stringendo entrambe le mani attorno al bavero della sua uniforme mimetica sulla quale brillavano ben tre stelle dai contorni dorati, simbolo dell'importante ruolo che Taehyung doveva rivestire all'interno della sua compagine.

— Mi avevi giurato che non ci saremmo più separati, —

Taehyung si era limitato a sospirare, alzando con sconforto gli occhi al cielo, prima di appoggiare a sua volta le mani sporche di terriccio su quelle candide ed intonse di lei, costringendola così ad allontanarsi dal suo volto teso.

— Mi hai detto tu di non fare promesse che non sapevo se sarei riuscito a mantenere e poi, — proseguì, portando il suo polpastrello a contatto con quelle guance leggermente paffute che avrebbe tanto voluto baciare, — Tu sei comunque più al sicuro là fuori che non qui dentro, —

Non ci sarebbe mai stato tempo sufficiente per metterla al corrente di tutto ciò su cui Hyeseon avrebbe dovuto essere informata. Niente stava andando come Taehyung avrebbe voluto, come aveva tante volte cercato di prevedere. Aveva giurato silenziosamente davanti al corpo inerme di suo padre che l'avrebbe protetta, che sarebbe stato al suo fianco, che nessuno le avrebbe mai fatto del male, eppure non era riuscito ad impedire che nulla di tutto questo accadesse. La strada che aveva scelto di percorrere per salvare la vita di Hyeseon era impervia, era pericolosa. Troppo forse, anche per uno come lui che, dopo tanti anni, aveva persino smesso di farsi certi scrupoli.

— Ascolta, fuori di qui dovrai cavartela da sola, ma so che ce la farai, Hiraeth non è molto distante, —

Fin dal momento in cui si era offerto come volontario ed era entrato nelle file dell'esercito dei ribelli, Taehyung era consapevole di rischiare ogni giorno la propria vita. E avrebbe continuato a farlo volentieri, per tenere al sicuro Hyeseon. 
Quelle parole furono dunque tutto ciò che si sentì in dovere di pronunciare, prima di voltarle nuovamente le spalle ed inginocchiarsi a terra solamente per riuscire meglio a spostare una piccola botola che dava proprio all'esterno dell'area protetta, all'aria aperta: una vera e propria finestra su quel mondo che Hyeseon credeva fermamente di aver dimenticato. Là fuori non ci sarebbero più stati confini, niente pareti bianche e stanze dal soffitto estremamente basso e soffocante a sovrastare la sua testa, nè un freddo pavimento su cui appoggiare i piedi spesso scalzi. Quante notti aveva sognato di poter riassaporare la libertà?

Parecchie, ma non senza Taehyung.

Si riscosse dunque da questi suoi forse bizzarri pensieri solamente quando avvertì qualcuno strattonarle con forza il braccio per spingerla verso quell'unica fonte di pallida luce. Fu proprio in quel momento che le sue iridi chiare si scontrarono ancora per un fugace istante con quelle color nocciola e profondissime del ragazzo.

— Ricorda: non fidarti mai degli uomini dell'esercito, se venissi catturata dio solo sa cosa potrebbero farti dopo averti riportata nella safety zone, —

Le accarezzó i lunghi capelli corvini raccolti in una morbida treccia cercando di imprimere nei polpastrelli delle sue dita affusolate il ricordo della morbidezza di quelle splendide ciocche scure. Non avrebbe voluto lasciarla andare da sola, ma Taehyung sapeva che quei suoni e quelle luci rosse non promettevano nulla di buono e dunque la miglior soluzione che era riuscito a pensare in quel momento era stata quella di separare e dividere le loro strade, sfidando ancora una volta un destino crudele.

— Scappa verso nord, ad Hiraeth; solo quando sarai lì mostra loro questa targhetta, — le ordinó infine, strappandosi dal collo una sottile collana il cui ciondolo, con incise le sue iniziali, costituiva probabilmente il suo identificativo di appartenenza alla gilda di Hiraeth.

— Non voglio lasciarti, sei tutto ciò che mi è rimasto, — si ritrovò ad implorare una spaventata Hyeseon in un'ultima, supplichevole istanza, solo per vederlo abbassare lo sguardo e mordersi il labbro inferiore fino a rendere bianche le proprie labbra.

— Ryuk verrà con te, è stato addestrato per riconoscere il loro odore, — asserì infine il ragazzo, più che mai deciso a non voler ricordare il tono sommesso di quelle innocenti preghiere che non sarebbero mai state sufficienti in una situazione così pericolosa per salvarle la vita.

— Taehyung, —

La baciò delicatamente sulla fronte sudata e scoperta quando si sentì chiamare, spingendola poi delicatamente verso l'esterno, facendole perdere l'equilibrio e farla cosi cadere sopra un terreno fangoso, finalmente all'esterno del bunker di sicurezza. Inizió poi quasi immediatamente a richiudere la botola davanti a sè, cercando di non prestare attenzione alle lacrime che, Taehyung sospettava, avessero iniziato ad inumidire quelle guance che tante volte aveva accarezzato e sulle quali tante volte aveva appoggiato le proprie labbra.

— Ci rincontreremo alla gilda, ma ora tu devi scappare il più lontano possibile da qui, — fu la sola, ennesima promessa che uscì dalla bocca ormai quasi completamente asciutta del ragazzo, prima che anche l'ultimo spicchio di botola gli impedisse di udire la risposta di lei.

Sarebbe davvero riuscita a rivederla? Quante settimane, mesi, anni ci sarebbero voluti?

Taehyung decise di non provare a cercare una risposta a quelle domande, imbracciando piuttosto il suo fucile per farsi coraggio e dirigersi così, a passo svelto, verso il cuore della zona protetta. Sorrise mesto quando si ritrovò davanti al primo soldato, che colpì proprio alla tempia, esattamente come se fosse uno zombie schifoso e putrido, facendolo stramazzare a terra privo di vita. In fondo, per lui, uomini e infetti non facevano più alcuna differenza se voleva uscire vivo da lì.
Kim Taehyung era consapevole solamente del fatto che il minimo passo falso o la sua più piccola distrazione sarebbero stati sufficienti per cambiare per sempre il corso della sua vita.

L'era degli uomini stava forse per giungere al termine e ben poche erano le cose da fare, quando il nemico da sconfiggere, quello al di là del fronte, era la Morte stessa ed i suoi stupidi scagnozzi.

Hyeseon rimase invece lì, spaventata ed immobile sul terreno melmoso per un tempo assolutamente imprecisato, con i pantaloni della propria divisa già sporchi di fango e gli occhi sbarrati e lucidi ad osservare un punto indefinito della safety zone nel quale si era quasi decisa a marcire e da cui ora le era invece stato ordinato di scappare. Decise di risvegliarsi dal suo stato comatoso solo quando l'alba di un nuovo, tremendo giorno dalle sfumature rossastre non inizió a proiettare l'immensa ombra della gigantesca costruzione in cemento armato sotto i suoi piedi.

Sentì delle urla in lontananza; urla strazianti, di secondo in secondo sempre più deboli sovrastate poi da nuovi grugniti, versi grotteschi e gutturali che non potevano in alcun modo appartenere ad un essere umano e che sembravano provenire da un punto imprecisato ma comunque vicino alle mura del distretto di sicurezza. Hyeseon accarezzò dunque con rinnovata energia il mantello scuro di Ryuk che non l'aveva abbandonata nemmeno per un secondo, rimanendo accucciato con la testa sulle sue cosce cercando così di trasmetterle quando più calore possibile, leccando di tanto in tanto le sue mani per cercare di eliminare lo sporco che ivi si era depositato. Lo ringraziò mentalmente e si riscosse, prima di scattare in piedi ed estrarre dalla tasca dei suoi pantaloni quella targhetta di freddo metallo. La osservò per un attimo in controluce, tornando timidamente ad accarezzarne le iniziali, le sue iniziali, "K" e "T" che ivi erano incise, prima di indossarla e mettersi così a correre verso nord, senza voltarsi indietro. Non sapeva con esattezza da chi o da cosa stesse scappando, conosceva solo la sua meta: la famosa Hiraeth, la città della libertà, la base della ribellione.

Aveva sentito tante leggende sulla costruzione di quella roccaforte che si prefiggeva di raccogliere tutti coloro che erano decisi di mettere la parola fine ai soprusi del governo insieme alla minaccia di quell'epidemia che stava mettendo in ginocchio il mondo intero.
Ma in quel momento, nonostante l'adrenalina in corpo, il volto pacato e sorridente di Taehyung era l'unica cosa che Hyeseon aveva ben impresso nella sua memoria, mentre i suoi passi si muovevano incerti su un terreno rischioso, guidati solamente da un istinto ancora sconosciuto che avrebbe dovuto imparare ad affinare con il tempo.

Solo Ryuk sembrava camminare sicuro accanto a lei, guardandola con sguardo fiero e deciso, come a volerle infondere coraggio, come a dirle "ehi, il mio padrone è furbo e intelligente, vedrai che non passerà molto tempo prima che possiate rivedervi". 

E in quell'istante, Hyeseon decise che Ryuk sarebbe diventato la sua nuova casa, sarebbe stato la sua unica e sola famiglia. Insieme, forse, ce l'avrebbero fatta.

 




 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

non dite che non vi avevo avvisate. lo so, siamo solo al terzo capitolo e già le strade dei due protagonisti si dividono? ebbene, proprio cosi lol

dai dai, non disperate, lo sapete che sono votata all'angst più assoluto e quindi mi sembrava più che doveroso dare il primo plotwist arrivati ormai al terzo capitolo. 
effettavamente ora Hyseson e Taehyung si rivedranno mai? e se si tra quanto?
se avete pianto già alla fine di questo capitolo vi imploro di non proseguire nella lettura, cose terrrrribbbbbili stanno per accadere (ma sappiate che io vi voglio bene ugualmente)

ah, nota a piè pagina: il nome della gilda, Hiraeth, non è casuale, ma ho preso spunto dal cosiddetto "dizionario delle parole intraducibili"
vi riporto dunque la spiegazione del significato di questa parola di origini gallesi:

"It is a concept of longing for home, which can be loosely translated as 'nostalgia', or, more commonly, 'homesickness'" aka "nostalgia di casa"

ok, detto questo evaporo sulle note dell'aria sulla quarta corda di Bach like a real intellectual e vi attendo al next chapter: non dimenticate di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti) e di passare (se vi va) anche dalla mia pagina instagram col nick bridgetvonblanche, per rimanere sempre in contatto!

 

bvb

 

 

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Capitolo 4
*** 003. ***





Scontro


Si fece strada come poté all'interno di quel capannone desolato e silenzioso da cui non avvertì provenire altro che un acre odore di muffa e fango, stando ben attenta a non inciampare nella miriade di cianfrusaglie e utensili sparsi alla rinfusa sul pavimento umido e trasandato del locale. Nella mano sinistra, tremante e fradicia così come i tutti suoi vestiti, Hyeseon stringeva una vecchissima torcia il cui bulbo proiettava ad intermittenza una luce troppo pallida e fioca per poterle permettere di avere una visuale abbastanza ampia e precisa del luogo in cui era stata costretta a rifugiarsi; la destra invece, madida di sangue, era ancora stretta saldamente tra la clavicola ed il collo, nell'estremo tentativo di mettere un freno a quella che non appariva altro che come una vistosa emorragia.

Sbuffò con insolita decisione, spegnendo poi frustrata quella torcia malfunzionante e lasciando così che il buio avvolgesse completamente il suo corpo stanco ed i suoi respiri ancora affannosi data la folle corsa sotto la pioggia, premurandosi poi semplicemente di accovacciarsi in un angolo imprecisato del capannone e portando le ginocchia più vicine al petto per cercare di trattenere un pò di calore. Si morse il labbro Lee Hyeseon, tentando in ogni modo di resistere al dolore lancinante che avvertiva con sempre maggiore insistenza torturarle la parte sinistra del collo, impedendole qualsiasi movimento inconsulto ed improvviso. Anche il semplice appoggiare il capo contro la fredda parete della stanza e chiudere gli occhi divenne presto un gesto doloroso, costringendo così ogni singolo muscolo di Hyeseon a rimanere attivo e in allerta. Un ghigno di dolore si dipinse presto sul suo viso frustato: nonostante fosse consapevole della sua immunità, nulla le avrebbe impedito di perdere la vita per una grave emorragia da ferita di arma da fuoco, dovuta con tutta probabilità ad un colpo sparato in lontananza da qualcuno che evidentemente le stava dando la caccia.

Si potevano contare sulle dita di una mano i dettagli che, nelle notti senza sonno nè riposo, ancora riuscivano a riaffiorare alla sua mente di quell'ormai lontano giorno di fine estate in cui il mondo intero, o quantomeno il suo, ebbe fine. Ricordi sbiaditi e distanti come una fotografia ingiallita dal tempo tra le pagine di un vecchio libro di fotografie riposto con cura sul più antico e prezioso scaffale di un vecchio salotto, conservato come una reliquia dal valore inestimabile esattamente come lo erano i giorni precedenti lo scoppio di quell'epidemia che aveva cambiato per sempre la sua vita, nonché le sorti dell'umanità intera.
Fin dai tempi in cui era stata costretta a rifugiarsi nella safety zone del ventinovesimo distretto, Hyeseon aveva scelto volontariamente di provare ad eliminare dalla sua mente il premuroso sorriso e le cure amorevoli di suo padre e i momenti più felici trascorsi accanto alla sua famiglia e ai suoi amici. Solo così aveva capito che per sopravvivere in un mondo dove la Morte aveva dato inizio ad una nuova era inviando orde dei suoi più fedeli scagnozzi che lo Stato amava appellare come infetti con il solo obiettivo di decimare la popolazione portandola alla quasi-estinzione, provare ancora dei sentimenti era un lusso che lei non avrebbe certo potuto concedersi.

Poi però, quasi all'improvviso, Kim Taehyung era entrato nella sua vita, salvandola da una fine orribile e con i suoi sorrisi e le sue promesse l'aveva stravolta in meglio, o almeno cosi credeva. Si era convinta che tutto sarebbe finalmente andato per il verso giusto, che anche in un mondo sull'orlo del precipizio c'era ancora spazio per la felicità.
Ma le cose non erano andate come lei aveva previsto: era trascorso ormai quasi in mese da quando la sua strada e quella di Taehyung si erano separate, ma mai Hyeseon avrebbe immaginato che muoversi da sola in un mondo completamente diverso da come lei lo ricordava sarebbe stato cosi difficile.

Solo Ryuk non l'aveva mai abbandonata, nonostante molteplici fossero state le occasioni in cui avrebbe potuto farlo, lasciandola in balìa di disgustose orde di zombie o peggio, di squadre di soldati addestrati pronti a riportarla al "sicuro" solo per ricevere in cambio una grossa somma di denaro, o un qualche titolo onorifico. Dunque solo a lui Hyeseon aveva deciso di donare la sua intera e più totale fiducia. Non conosceva il motivo di tanto attaccamento da parte di quel cane-lupo che avrebbe tranquillamente potuto vivere senza di lei: o meglio, forse il perchè lo sospettava, ma nonostante almeno inizialmente avesse provato a "parlargliene" e a cacciarlo via in malo modo, quel grosso cane dal folto pelo nero non aveva risposto altro che con qualche sonoro ululato, tentando forse di convincerla - anche se invano - a seppellire ogni ricordo legato al suo ex padrone, con il quale sia lei che Ryuk erano cresciuti e da cui entrambi si erano sentiti improvvisamente abbandonati e traditi.

E furono ancora una volta proprio i suoi riconoscibilissimi e prorompenti latrati a riscuotere Hyeseon dal suo malinconico torpore, convincendola a rispondere a quel richiamo con decisamente meno vigore.

— Ryuk, sono qui, —

Le energie la stavano pian piano abbandonando e se per lei era davvero sopraggiunta la fine, come ultimo desiderio avrebbe solo voluto poter guardare ancora una volta quel meraviglioso esemplare in quei grandi occhi gialli ed accarezzarne il morbidissimo pelo finché non ne avrebbe più avuto le forze.

— C'è qualcuno? —

Hyeseon alzò il proprio capo, dirigendo istintivamente il suo sguardo verso l'entrata del capannone dove ora non si stagliava altro che una figura maschile, di cui però la ragazza non riuscì a mettere immediatamente a fuoco i lineamenti.

Trasalì quando si rese conto che probabilmente il dolore era diventato così intenso da farle venire le allucinazioni e trasformare quindi un cane in un essere umano, ma si dovette ricredere quando, oltre ad alcuni sonori ringhi di Ryuk, Hyeseon avvertì distintamente il rumore di un grilletto. Tornò dunque ad osservare la figura seria e statuaria del ragazzo, fattosi ora più vicino.

Parte del suo viso era nascosto da una ciocca di capelli fradici a causa della pioggia, così come il resto della sua divisa mimetica. Tra le mani sudate quel ragazzo stringeva probabilmente una calibro 37, che Hyeseon sapeva usare discretamente bene, avendone una copia identica nascosta nella cintura dei suoi pantaloni.

— Ti prego fallo, uccidimi, —

Sorrise compiaciuta quando vide l'espressione di lui farsi improvvisamente più cupa e preoccupata, riuscendo a trattenere però a mala pena una smorfia di profondo dolore nel momento in cui una bruciante fitta tornò a torturarle il collo.

— Sai, sono sempre stata una gran codarda perchè dal momento della mia evasione dalla security zone non c'è stato un solo giorno in cui non abbia pensato di ammazzarmi, eppure tutte le volte che mi portavo la pistola alle labbra o sulle tempie, Ryuk cominciava ad abbaiare furiosamente, curioso non ti pare? —

— Chi diavolo sei tu? — si ritrovò a chiedere a quel punto il ragazzo dai capelli color pece, la pistola ancora ben puntata verso la testa di Hyeseon che tuttavia non rispose a quella comprensibile richiesta di spiegazioni, preferendo mostrare direttamente l'orripilante "I" impressa sulla parte interna del suo avanbraccio sinistro.

Non riusciva più a distinguere se tutto quello che le stava accadendo fosse un sogno o la mera realtà, eppure Hyeseon potè giurare a sè stessa di aver visto gli occhi di quel ragazzo risplendere di nuova luce di fronte a quel marchio che lei non aveva fatto altro che continuare a disprezzare, additandolo come unico colpevole delle sue sciagure, nonché della sua attuale condizione da fuggitiva. Si pentì però subito dopo, quando le parole di Taehyung tornarono a farsi spazio nella sua memoria offuscata dal dolore. Non avrebbe dovuto abbassare così deliberatamente la guardia, in fondo quel ragazzo avrebbe benissimo potuto essere un militare dell'esercito da cui Hyeseon non aveva fatto altro che nascondersi per intere settimane. Rantolò quindi spaventata non appena lo vide avvicinarsi ed inginocchiarsi di fronte a lei, il suo sguardo ora intento a scrutare nient'altro che quell'orribile marchio nero. Hyeseon trattenne il fiato per secondi che le parvero interminabili, cercando di individuare il modo più veloce per riuscire a recuperare la sua pistola ed affrontare quello sconosciuto ad armi pari. Dovette però ricredersi presto, osservandolo quasi meravigliata riporre la pistola all'interno della cintura dei suoi pantaloni con un abile gesto della mano e togliendosi poi quello che aveva tutta l'aria di essere un pesante zaino dalle spalle.

— Che ti prende, non mi vuoi più uccidere ora che sai cosa sono? Mi consegnerai all'esercito suppongo, — lo provocò, sperando di suscitare in quel ragazzo una qualsiasi reazione che lo costringesse a recuperare la pistola e spararle anche solo per mettere a tacere quelle sciocche e convulsive intimidazioni. Avrebbe persino voluto saper fingere la trasformazione che tanto, troppo spesso in quei giorni al di fuori della zona sicura aveva visto avvenire davanti ai suoi occhi increduli, se questo fosse bastato per farsi ammazzare.

— Non oggi almeno, — scherzò lui, recuperando altre cianfrusaglie dalla tasca più esterna del suo zaino mimetico, così come la divisa che indossava in quel momento.

— Tira fuori quella pistola e fallo dannazione, — provò ancora a fomentare l'istinto di sopravvivenza e di paura di quel ragazzo, ma dovette arrendersi quando avvertì le umide labbra di quello sconosciuto appoggiarsi delicatamente sulla sua fronte, in un gesto che fece immediatamente riaffiorare nella mente di Hyeseon uno di quei ricordi che tanto credeva di essere riuscita a seppellire nella sua mente.

Le sue labbra non assomigliavano per nulla a quelle di Taehyung, così calde e così accoglienti; e allora perchè l'immagine sorridente di quel ragazzo che quasi un mese prima l'aveva costretta a fuggire lontano da lui era tornata a torturarla? Perché Hyeseon non riusciva a disfarsene?

— Stai delirando, hai la febbre altissima, — lo sentì commentare, osservandolo poi prelevare prontamente dallo zaino qualche strumento di primo soccorso.

— Ti prego tu devi-, — si ritrovó a supplicare Hyeseon, tentando in qualche modo di impedire a quel ragazzo di avvicinarsi ancora alla sua ferita, — Adesso stai zitta per favore, ho bisogno di concentrarmi, — fu invece l'unica risposta che ottenne da lui, ora intento a tagliare in parti uguali una sottile fascia dal colore biancastro.

— Come ti chiami? — chiese Hyeseon a quel punto, cercando in tutti i modi di rimanere cosciente, nonostante il dolore stesse diventando insopportabile.

— Jungkook, e adesso bevi questo, — le ordinò il ragazzo senza nemmeno guardarla negli occhi, porgendole una borraccia contenente con tutta probabilità una sostanza decisamente alcolica, a giudicare dall'acre odore che Hyeseon riuscì a percepire nell'istante in cui si portó la bottiglia alle narici, per identificarne meglio il contenuto.

— Ju-ng-ko-ok, che nome ridicolo, — sillabò il suo nome ad alta voce arrivata ormai al terzo o forse quarto sorso di quella bevanda trasparente, avvertendo una strana ma piacevole sensazione di torpore inebetire all'improvviso i suoi muscoli ed il suo cervello.

Fu solo a quel punto che Jungkook, senza rispondere alle sue false provocazioni, estrasse velocemente dalla tasca della sua giacca mimetica un coltellino, prendendo poi la grossa ciocca di capelli di lei tra le mani e tranciandola di netto, suscitando così l'indignazione completa da parte di Hyeseon che, un pò per il dolore e un pò per effetto dell'alcool, non potè fare altro che osservare impotente i suoi capelli nerissimi cadere sul lurido pavimento del capannone.

— Ma che caz-, — tentò di imprecare, venendo nuovamente interrotta dalle parole di Jungkook, — Almeno non c'è il rischio che la ferita si infetti ulteriormente, — si limitó ad attestare lui a quel punto, procedendo quindi ad illuminare quella che doveva essere la parte colpita di striscio da un proiettile vagante aiutandosi con una torcia e prelevando poi dal kit di automedicazione qualche altro strumento metallico di cui Hyeseon aveva fino a quel momento ignorato l'esistenza.

— Dovrei forse ringraziarti? — chiese lei ironicamente, prima di portarsi nuovamente quella bottiglia di metallo alle labbra ed inghiottire dell'altro alcool, giusto per non vedere Jugkook armeggiare decisamente troppo sorridente quegli strumenti dal dubbio utilizzo.

— Credimi, lo farai, — furono le ultime parole che Hyeseon fu in grado di percepire con chiarezza, prima che l'alcool facesse il suo effetto ed inibisse completamente i suoi sensi, facendola crollare a terra, priva di sensi.


 




 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

eeeeeeeeeeeemacarena! ah no.
ecco che finalmente direte voi, cominciamo ad entrare un pó nel "vivo" della storia: dunque è un onore presentarvi Jeon Jungkook, new entry nel cast, nonchè uno dei principali protagonisti di queste vicende oserei dire (va beh ma di questo ne parleremo più avanti)

peccato solo che la sua strada e quella della nostra protagonista non si siano incrociate davanti ad un caffè e una brioches, ma this is a zombie au so abbiate pietà di me (e di loro)
non so se Jungkook sia esattamente IC, ma cosi mi sono immaginata di farli incontrare-scontrare e cosi è stato 🙈

e adesso? jungkook sarà riuscito a salvarla? come procederanno le vicende? 
mi piace tenervi sulle spine e quindi see you soon, ovvero al prossimo aggiornamento!

ah, nota a piè pagina: se vi va di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti) e di passare dalla mia pagina instagram (nick bridgetvonblanche), per rimanere in contatto sappiate che ne sarei felicissima (e potrei dispensare biscotti e cioccolata)

note a piè pagina parte 2: se non sentiró nessuno/a di voi vuol dire che non ci sono sopravvissuti dopo i Melon di sabato (e credo ESATTAMENTE di sapere il perchè)
— Ehi tu con i capelli rossi, dobbiamo fare due chiacchiere, vieni qui! — 
(sanità mentale sotto le suole delle scarpe)

ok evaporo, kissuu!

bvb

 

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Capitolo 5
*** 004. ***



Cammino
 

Fu il sordo rumore di alcuni potenti boeing d'assalto a svegliare un'assopita Hyeseon dal suo stato di sonno intenso. Non riusciva proprio a ricordare quando fosse stata l'ultima volta che aveva dormito così profondamente, senza sogni né incubi. Solo il buio, il nero più scuro si era parato davanti ai suoi occhi, accompagnandola in quello stato di oblio in cui sarebbe volentieri rimasta, se non fosse stato proprio per il passaggio di quei caccia militari.

Si convinse così ad aprire piano gli occhi, sgranandoli incredula non appena si rese conto di essere rimasta sdraiata per chissà quante ore su un vecchio e dismesso tavolo da biliardo posto al centro di quel capannone abbandonato dove aveva deciso di rifugiarsi e dal quale ora non vedeva filtrare altro che una calda e quasi rincuorante luce solare. Si mise dunque a sedere proprio sul bordo, facendone scricchiolare un poco le gambe, iniziando poi a distendere piano le proprie braccia e cercando in questo modo di riacquistare sensibilità nei muscoli ancora indolenziti insieme a qualche barlume di memoria su ciò che era accaduto nelle ore precedenti alla sua totale perdita di conoscenza. Involontariamente Hyeseon tentò di accarezzare i propri capelli, scoprendo solo a quel punto e con un certo orrore di non aver altro che qualche ciuffo ribelle a contatto con il collo ormai nudo, sul quale però era stata posta delicatamente una pesante fasciatura dalle sfumature rossastre.

In quel momento, un profondo ma familiare ululato fece riaffiorare alla mente di Hyeseon ogni suo più recondito refuso legato a soffici e premurose labbra poggiate sulla sua fronte sudata e un paio di grandi mani calde che di tanto in tanto intervenivano sul suo collo e sulla sua spalla, incuranti dei suoi flebili lamenti. Sfiorò nuovamente le parti direttamente interessate, mimando una smorfia di dolore, in quel modo assicurandosi però che fosse tutto accaduto realmente, per poi appoggiare lentamente i piedi scalzi sul pavimento malconcio del locale e tornare così ad indossare il suo fedele paio di pesanti scarponi. Incurante del forte capogiro dovuto probabilmente ai morsi della fame, Hyeseon decise comunque di catapultarsi al di fuori del capannone, rimanendo inizialmente in uno stato di contemplazione di fronte a quel meraviglioso cielo limpido e senza nuvole che si stagliava infinito sopra la sua testa.

Inspiró a pieni polmoni, ma non passó più di qualche secondo prima che il suo sguardo venisse catturato da due figure che, a qualche metro di distanza da lei, sembravano non aver ancora notato la sua presenza. In piedi sull'erba secca di quella landa desolata si trovava proprio quel ragazzo di nome Jungkook che, sorridente e sereno, si stava probabilmente divertendo più del dovuto a lanciare un sottile bastoncino a Ryuk che, dal canto suo, non aveva esitato un momento a ricorrere e poi prendere al volo quello scarno pezzo di legno solo per ottenere una carezza in più, riportandolo diligentemente al suo proprietario che, dopo avergli regalato le giuste attenzioni, non aveva esitato a rilanciare il bastone, questa volta nella direzione opposta.

Se non fossero stati nel bel mezzo di un'apocalisse zombie probabilmente ad Hyeseon non sarebbe dispiaciuto poterli raggiungere e sorridere insieme a loro con la stessa spensieratezza, in fondo la bellezza e la piacevole brezza di quel paesaggio sereno e soleggiato erano riuscite persino a scaldare la sua pelle diafana ed il cuore sempre più stanco di rincorrere una felicità ormai forse perduta per sempre. Motivo per cui ai suoi occhi ora quelle figure allegre non apparivano altro che due pazzi alla ricerca di una magra e disperata consolazione al riluttante silenzio del mondo.

Si sorprese, ma non senza un pò di orgoglio solo quando Ryuk, scorgendola finalmente avanzare anche se a passo incerto nella loro direzione, aveva abbandonato immediatamente la ricerca di quel bastone di legno per correrle incontro abbaiando come in preda ad un momento di estasi e iniziando poi a scodinzolarle intorno come un ossesso alla ricerca di quelle carezze ed attenzioni femminili che Hyeseon fu estremamente felice di soddisfare.

Davanti a quella scena fu invece Jungkook a sorridere, sollevandosi con calma da terra dove fino a quel momento era stato in equilibrio sulla sola forza delle gambe, avvicinandosi a sua volta nella direzione di Hyeseon che lo seguì con lo sguardo, osservandolo recuperare la sua giacca mimetica che probabilmente aveva lasciato asciugare sotto quella pallida luce.  Non le sfuggì la grande quantità di cicatrici, graffi e tagli presenti sulle sue braccia abbastanza muscolose che solo un soldato sempre in prima linea avrebbe potuto procurarsi, adatte e probabilmente allenate a portare uno zaino con tutti quegli strani attrezzi che la ragazza aveva visto utilizzare proprio su se stessa. Solo una volta dopo essersi massaggiato le braccia, ormai coperte da quella giacca decisamente oversize, Jungkook tornò a prestarle attenzione, cercando di assumere un'espressione più seria e pacata prima di schiarirsi la voce.

— Come ti senti? —

— Per quanto tempo ho dormito? —

Era bastata una sola frase. Una sola domanda a dire la verità, per far saltare a Jungkook tutte le buone intenzioni di mantenere i nervi saldi ed un certo autocontrollo nei confronti di quella ragazza che, dopo aver dato una energetica pacca sulla schiena di Ryuk, aveva finalmente deciso a sua volta di rivolgere il proprio sguardo verso il suo umano interlocutore, per nulla spaventata dal tono intimidatorio di Jungkook.

— La domanda l'ho fatta prima io, — si sentì però in dovere di ribattere, cercando di prenderla alla sprovvista, notando forse per la prima volta quanto lo sguardo di quella ragazza apparisse freddo e assolutamente distaccato dal mondo.

La vide sbuffare forse un pò seccata, osservandola accostare un corto ciuffo di capelli parecchio ribelli a causa del suo taglio frettoloso e poco curato dietro l'orecchio prima di mettersi a pulire da chissà quale sporco i pantaloni della propria tuta mimetica. Solo dopo aver compiuto quest'azione che evidentemente non poteva essere rimandata ad un altro momento, quegli occhi glaciali tornarono a posarsi su quelli di Jungkook, totalmente consapevole e sicuro del proprio spirito di persuasione.

— Parecchio indolenzita, —

Sorrise fiero di fronte a quelle due semplici parole il giovane soldato, prima di prendere un profondo sospiro ed incrociare così le braccia al petto.

— Ventidue ore, hai dormito per quasi un giorno intero, — rispose allora alla sua prima domanda, osservandola non poco divertito tentare inutilmente di nascondere il proprio stato di imbarazzo di fronte alla sua semplice constatazione.

Hyeseon tornò così a sfiorare con la propria mano la fasciatura posta sul collo, mordendosi il labbro inferiore per cercare di non mettersi ad urlare dal dolore: sicuramente ora la sua agilità sarebbe diminuita, almeno fino al pieno recupero delle forze e alla completa cicatrizzazione di quella maledetta ferita.

— Ora che sei sveglia puoi prendere il tuo antidolorifico in pastiglie, — la avvertì poi, inginocchiandosi di fronte a lei solo per estrarre da una delle numerose tasche del suo zaino una piccola scatola contenente diverse pillole dal colore giallastro e cogliendo l'occasione per tentare di osservare meglio e da una posizione più ravvicinata la fasciatura di cui andava così orgoglioso.

Di vite Jungkook non era riuscito a salvarne molte da quando gli infetti avevano cominciato a divorare persone una dopo l'altra o l'esercito ad uccidere ribelli senza pietà o rispetto per gli anziani, per le mamme ed i loro figli. Per questo Hyeseon per lui costituiva una specie di piccolo miracolo. Ma non appena tentò di compiere un altro passo verso di lei, Hyeseon si ritrasse con tutta sè stessa, tentando malamente di coprire la propria ferita con l'intero braccio. Il giovane fu così costretto ad indietreggiare a sua volta, cercando però di mantenere quantomeno il contatto visivo con quegli occhi ancora cosi stanchi ed assenti.

— Fai sempre così con le persone che incontri? — le domandò infine esasperato, alzando le braccia verso quel cielo azzurro come gli occhi di lei, in segno di tacita resa.

— Non incontro persone da un pò di tempo, — rispose Hyeseon a voce bassa, continuando invece a massaggiarsi la zona interessata dalla fasciatura.

Quella ragazza era indubbiamente forte. Jungkook sapeva ben poco di lei: non riusciva nemmeno ad immaginare cosa avesse passato, in quali guai si fosse cacciata, da cosa stesse realmente fuggendo, ma se c'era una sola cosa di cui era sicuro, era il fatto che il loro incontro non poteva essere certo stato casuale.

— Senti Hyeseon, io sto andando-, —

— Scordatelo, —

Fu a quel punto, davanti ad un suo all'apparenza incomprensibile e testardo rifiuto, che Jungkook decise di giocarsi l'ultima carta che gli era rimasta. Estrasse così dalla sua maglietta nera e con la dovuta lentezza una targhetta dalla sottile forma rettangolare, mettendola poi in bella mostra sul suo petto tonico ed estraendone poi una seconda dalla tasca della sua giacca mimetica, osservando già vittorioso Ryuk iniziare ad abbaiare compulsivamente ed Hyeseon sussultare e cominciare, come di riflesso, ad accarezzarsi un punto indeterminato sopra il suo seno, alla ricerca di qualcosa di cui evidentemente cominciava a sentire la mancanza.

— Ridammela, —

Quella di Hyeseon non era una preghiera, nè tantomeno una supplica. Era un ordine, sputato con assoluta freddezza, ma che Jungkook non sarebbe stato disposto ad eseguire se non ad una condizione.

— Te la restituirò solo se sceglierai di venire con me, in fondo questa targhetta mi fa presumere che anche tu sia diretta ad Hiraeth, esattamente come me, — asserì dunque, riponendo quel pezzo di metallo all'interno della tasca e voltando poi le spalle ad Hyeseon, cominciando a camminare a passo sicuro ancora più ad ovest, verso la famosa Hiraeth.

— Come fai a saperlo? —

— Me lo hai confessato mentre ti operavo, — confessò, senza nascondersi dietro a stupide ed inutili bugie che quella ragazza avrebbe comunque sventato, — Inoltre credo di conoscere a chi appartiene quella targhetta, siamo stati compagni di missione per parecchio tempo, vero Ryuk?—

A quelle parole, seguite da un deciso latrato di assenso da parte del giovane animale, Hyeseon ebbe un sussulto. Taehyung e Jungkook si conoscevano già? 
Abbassò il capo, ancora leggermente scossa di fronte alle parole di quel ragazzo che sembrava conoscerla molto più di quanto lei fosse riuscita a conoscere lui. In fondo pensò, mordicchiandosi il labbro, Taehyung era sempre stato molto vago e riservato riguardo la sua vita da ribelle all'interno della gilda: Hyeseon non conosceva i nomi dei suoi compagni, né sapeva a quante missioni avesse partecipato nel corso di quei lunghi anni. Tante volte aveva provato a chiedere, curiosa di conoscere qualcosa di più, ma Taehyung le aveva sempre dato risposte vaghe e poco soddisfacenti, con la scusa che questo sarebbe servito a proteggerla. Che sciocco.

—  Meglio sbrigarsi, —

Si strinse dunque nelle spalle Hyeseon, lasciando cadere le proprie braccia lungo i fianchi ed abbassando il capo cercando di non far trasparire tutta la frustrazione e la rabbia che la stavano divorando in quel momento. Avrebbe voluto correre verso quel ragazzo che era riuscito a farla sentire più impotente che un'orda di sudici zombie e sputargli addosso tutta la sua rabbia, tutto il suo risentimento. Ma in fondo, che colpe aveva quel soldato se non quella di averle salvato la vita, di averle dato una seconda occasione per ricominciare tutto da capo? 
E, come se non bastasse, dalla direzione opposta a quella dove Jungkook aveva cominciato ad incamminarsi, si erano elevate delle urla strazianti e che avevano decisamente poco a che fare con l'umano.

Hyeseon guardò per un istante il suo volto sporco di terra riflesso in una piccola pozza di acqua e fango: i suoi occhi erano gonfi, il viso smunto, le labbra spaccate e non aveva più nemmeno la possibilità di vantarsi della sua folta chioma corvina. Forse quel soldato apparso come dal nulla avrebbe solo dovuto darle retta e ucciderla quando avrebbe potuto: perchè aveva deciso di risparmiarla? Aveva davvero senso continuare a vivere in un mondo del genere?

— Guarda che non abbiamo tutta la giornata, perciò vedi di prendere una decisione rapidamente, —

Ancora una volta, Hyeseon venne riscossa da quei pensieri scabrosi proprio dalla voce calma ma allo stesso tempo forte e decisa di quel soldato che, anche se ormai già parecchio lontano da lei, ancora le faceva segno di raggiungerlo.

Il primo passo non fu peró preso per sua decisione, ma per quella di Ryuk che, arrivando in corsa verso di lei, era riuscito a smuoverla, costringendola a compiere un piccolo movimento nella stessa direzione di quel ragazzo. Hyeseon guardò ancora per un momento gli occhi grandi di quell'animale, accarezzandone il muso longilineo come gesto di ringraziamento e lasciandogli poi un buffetto sulla punta del naso prima di mettersi a camminare a passo sempre più veloce e spinto verso Jungkook che, immobile tra l'erba incolta, stava solamente aspettando il loro arrivo.

 


 




 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

io devo proprio essere una simpatica mongoletta. pensavo stupidamente di aver pubblicato questo capitolo la scorsa settimana, e invece eccomi qui, con una faccia da meme a scrivere queste note a fondo capitolo solo per chiedervi scusa di questo ritardo che nemmeno io avevo previsto lol

ma non badate troppo alla mia sbadataggine, piuttosto parliamo del capitolo: finalmente una prima vera conversazione(?) da quando hyeseon ha lasciato la safety zone.. Insomma che bello incontrare un altro essere umano che ti salva la vita (soprattutto se si tratta di jungkook xD)
non ce l'avrei mai fatta a lasciarvi col fiato sospeso, hyeseon alla fine decide di seguire jungkook verso la gilda di hiraeth (e in fondo, non penso avesse alternative migliori) 
ma cosa succederà da qui in poi beh, dovrete aspettare il prossimo aggiornamento lol pt. 2

nota a piè pagina: se vi va di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti) e di passare dalla mia pagina instagram (nick bridgetvonblanche), per rimanere in contatto sappiate che ne sarei felicissima (e potrei dispensare biscotti e cioccolata)

note a piè pagina parte 2: dirò solo una parola: MAMA.
ecco, se siete sopravvissute a quelli, credo che non avrete difficoltà a proseguire nella lettura di questa storia, una bazzecola in confronto ai lacrimoni e agli anni di vita che ho perso nel guardare le loro esibizioni e nell'ascoltare i loro speeches.

ok anche per oggi ho parlato troppo quindi evaporo, kissuu!

bvb

 

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Capitolo 6
*** 005. ***



[Till the world ends trailer]


Hiraeth

 

Una sola volta Kim Taehyung le aveva parlato della gilda di Hiraeth, ma quell'unica occasione era stata sufficiente ad Hyeseon per rimanerne completamente ammaliata. Non avrebbe mai saputo dire se fosse stato per la precisione con cui il ragazzo era stato in grado di descriverle ogni più particolare dettaglio, dai volti austeri di due immense statue scavati nella parete rocciosa proprio davanti all'imponente cancello d'ingresso - sapientemente ricoperto di filo spinato - fino al calore quasi rassicurante di migliaia di piccole lampade disposte ordinatamente lungo infiniti corridoi che Hyeseon aveva sempre immaginato si diramassero attraverso l'intero perimetro di quel quartiere sotterraneo, attraversando la base di Hiraeth da un lato all'altro. Più probabilmente, era rimasta così assuefatta dai suoi gesti ed affascinata dal quel tono sempre cosi calmo della sua voce che le sarebbe stato sufficiente chiudere gli occhi per far apparire ancora davanti a sè ogni più piccolo particolare.
Peccato che non fosse stato lui a farle strada, aiutandola a raccapezzarsi ed orientarsi per le strade labirintiche di Hiraeth stringendole la mano e rassicurandola con parole dolci. Peccato che non fosse Taehyung il ragazzo ora seduto accanto a lei, di fronte ad una porta biancastra sopra la quale capeggiava una sola, incisiva scritta, "infermeria". 

— Perché dovrei farmi visitare? — decise così di spezzare il silenzio, non smettendo per questo di torturarsi con i polpastrelli quella dannata lettera sempre ben in vista sul suo braccio sinistro. Solo in quel momento, seduta ed in attesa di risposte, Hyeseon si ritrovò a sorridere mesta al ricordo di quanto Taehyung fosse stato forse solo estremamente generoso nelle descrizioni di quel luogo che invece non appariva altro che come un altro, enorme bunker ricavato semplicemente dalle diramazioni della metropolitana cittadina ormai dismessa, indubbiamente ben protetto dagli occhi dell'esercito e dall'olfatto di zombie affamati, ma non certo come lei se l'era spesso immaginato.

— Per prima cosa, per quanto detesti ammetterlo, io non sono un medico capace quanto lui, — le rispose Jungkook, facendo cenno con il capo verso la figura alta e slanciata che Hyeseon riuscì ad intravedere solo per un istante muoversi attraverso il vetro trasparente che copriva parte della porta, — E poi perché un check-up completo prima di presentarti al resto della gilda non può farti che bene, in fondo non sappiamo con cosa tu sia stata a contatto in queste tre settimane, —

— Oh andiamo, sono immune Jeon, — esclamò stizzita lei, scattando improvvisamente in piedi e tirando un leggero calcio in direzione della sedia sulla quale era stata fin troppo a lungo seduta.

— Appunto per questo devi farti controllare quella ferita, — le sorrise calmo il giovane soldato, facendo ovviamente riferimento alla pallottola vagate che aveva colpito di striscio Hyeseon proprio tra il collo e la spalla. 

Jungkook non si stupì della sua reazione, incrociando invece le braccia al petto in segno di tacita sfida, come a voler testare ancora per qualche minuto la sua pazienza.
Autocontrollo che la giovane ribelle sentiva non sarebbe riuscita ad avere ancora per molto, se non fosse che, proprio in quell'istante, dalla porta dell'infermeria spuntò finalmente una figura maschile, un ragazzo alto e dai folti capelli scuri e con un rincuorante sorriso a fare capolinea sulle sue labbra come se nulla stesse succedendo al di fuori di quella porta o, meglio, al di sopra di quelle pareti, delle loro teste, in superficie.

— Signorina Lee Hyes-, che ci fai tu qui? — chiese sorpreso, non aspettandosi probabilmente una visita da parte del giovane Jungkook. Quello che agli occhi di Hyeseon sembrava essere il medico ufficiale dell'intera gilda di Hiraeth seguì con aria preoccupata i movimenti del giovane soldato, indietreggiando solo quando lo vide avvicinarglisi per stringerlo in un abbraccio caloroso che peró il ragazzo in camice bianco non riuscì a ricambiare con la stessa energia, disgustato probabilmente dall'odore di fango presente sulla sua giacca.

— Anche io sono felice di vederti Seokjin-hyung, lei è-, —

— Kookie caro, lei non ha bisogno di presentazioni, — lo interruppe subito il medico, liberandosi in tutta fretta dalla stretta decisa del suo compagno di gilda, mentre il suo sguardo tornò a posarsi curioso sulla figura longilinea di una Hyeseon piuttosto accigliata. 

— Come prego? —

Non avrebbe saputo dire se fosse rimasta più scioccata dal buffo nomignolo utilizzato da quel bizzarro medico per appellarsi a Jungkook o per il fatto che Seokjin aveva tutta l'aria di sapere tutto sul suo conto, l'unica certezza è che tutti qui sembravano conoscerla quando invece Hyeseon era sicurissima di non aver mai aver avuto a che fare con nessuno di loro in 24 anni, se non forse in una vita precedente di cui però doveva aveva perso memoria.

— Certo che Taehyung è proprio un ragazzo fortunato, —

Non riuscì a compiere un altro gesto se non sobbalzare impercettibilmente quando lo sentì pronunciare quel nome, non potendo in alcun modo impedire alle sue gote di colorarsi di un rosso leggero di fronte a quell'apparentemente seria constatazione.

— Lei conosce Taehyung? — si limitò quindi a chiedere, in un tono flebile che le sembrò così lontano dal suo modo di essere, ma che non sfuggì certo a Jungkook che si lasciò invece andare ad una risata sommessa che ebbe come unico effetto quello di farle ribollire un'improvvisa collera. Se non fosse stato per le parole di Seokjin che seguirono quell'imbarazzante scena, probabilmente Hyeseon gli sarebbe saltata addosso solo per riuscire a schiaffeggiarlo con forza.

— Errato, io conosco ogni singola cellula del corpo di ogni persona qui dentro, Taehyung incluso, — tenne dunque a precisare il giovane medico, avendo cura di rimarcare più volte l'importanza del termine "ogni", — Sono qui per questo in fondo, no? — sospirò infine, schiarendosi la voce e muovendo nuovamente il suo sguardo verso Hyeseon, sollecitandola così a varcare la soglia dell'infermeria solo con un leggero movimento del capo. 

Invito che, nonostante le parole un po' troppo enigmatiche di quel medico sconosciuto, la giovane accolse volentieri, mimando un cortese "grazie" con le labbra e approfittando così dell'occasione per allontanarsi definitivamente da Jungkook che, nel vano tentativo di seguirla, venne però bloccato dal braccio di Seokjin.

— Ehi ehi, tu qui non ci metti piede, primo perché sto per visitare una donna e secondo perché puzzi e sei maledettamente sporco, perciò sbrigati a ripulirti dal fango che hai addosso che tra due ore abbiamo una riunione col capo, — fu la sola diagnosi che Seokjin fu in grado di emettere nei confronti del suo giovane compagno.

Per un attimo Jungkook finse di sentirsi offeso da quelle parole, limitandosi poi a sorridere beffardamente, portando una mano dietro la testa e scuotendo così i suoi folti capelli scuri prima di salutare Seokjin con un semplice cenno del capo ed imboccare poi un corridoio di cui Hyeseon aveva, fino a quel momento, ignorato completamente l'esistenza. 

— Vedo che ha già avuto modo di conoscere uno dei nostri migliori medici, — esordì Seokjin, una volta dopo aver accostato la porta alle sue spalle, esortandola poi a sedersi sull'unico lettino presente in quella piccola stanza e liberarsi dei vestiti e della fascia che ancora ricopriva parte della sua spalla.

— Si e mi creda, non avrei voluto, — rispose atona lei, mordicchiandosi il labbro inferiore quando avvertì Jin procedere con l'estrazione di alcuni prelievi in piccole provette di vetro trasparente che si riempirono una dopo l'altra del suo sangue rossastro. 

— Lei è consapevole del fatto che sarebbe morta se Jungkook non fosse intervenuto tempestivamente sulla sua spalla vero? — continuò poi, applicandole con delicatezza un tampone imbevuto di alcool sulla parte della ferita ancora aperta e leggermente sanguinante.

— Non - ahi!, Non gliel'ho chiesto io, — rispose lei, stringendo con forza le mani in un pugno sulle sue ginocchia per trattenersi dall'urlare per il dolore. Si sorprese del tono distaccato e freddo che era riuscita a mantenere anche in una situazione del genere, scoprendo a suo malgrado di non aver ottenuto però lo stesso effetto sul giovane medico che, ancora in piedi di fronte a lei, si era solo limitato a sorridere sommessamente, porgendole poi un nuovo contenitore. Hyeseon alzò gli occhi al cielo esasperata prima di alzarsi dal lettino e dirigersi di malavoglia verso il bagno per riempire quel piccolo recipiente con altri suoi liquidi.

— Quanta ne vuole? — chiese a quel punto, cercando di provocare in Seokjin una qualche, indispettita reazione.

— Quanta più riesce a farne,— 

Hyeseon non riuscì a nascondere una sincera risata di fronte a quelle parole, chiudendo la porta del bagno davanti a sè. Quel medico doveva proprio averne viste tante per rispondere in un modo cosi pacato e per nulla meravigliato di fronte alle sue provocazioni e quel breve scambio di battute gliene aveva dato immediata conferma.

— E' una caratteristica comune, — proseguì a quel punto Seokjin, dopo aver udito distintamente i rumori dello scarico, seguiti da un sonoro sbuffo da parte della ragazza che uscì dal bagno in completo silenzio, porgendogli semplicemente il contenitore ben sigillato tra le mani, evitando per quanto possibile di incrociare i suoi occhi, leggermente in imbarazzo.

— A voi immuni intendo, il desiderio smodato di morire, siete quasi affascinanti, —

— Conosce altri immuni? —

Si sorprese della velocità con cui quelle parole uscirono dalla sua bocca senza che lei potesse fare nulla per impedirlo. In fondo, da quando le era stata diagnosticata l'immunità, Hyeseon non aveva mai avuto modo né occasione di conoscere un suo simile, nemmeno una volta dopo essere evasa dalla safety zone. Per questo motivo, sapere di non essere la sola era stata una notizia sufficiente a darle un po' di conforto.

— Qui ad Hiraeth c'è un ragazzo, si chiama Hoseok, —

— Ho-se-ok, — cercò di imprimere il suo nome nella mente sillabandone ogni lettera. Chissà se anche lui era scappato dalla sua stessa safety zone? Chissà cosa aveva di strano e di cosi simile a lei, da renderlo immune agli zombie? Non era sicura avrebbe mai trovato risposte a tutte queste domande Lee Hyeseon, ma sentiva che qui, ad Hiraeth, avrebbe trovato qualcuno disposto ad aiutarla.

— Voi che potreste salvarvi e sopravvivere tranquillamente in questo mondo non lo volete, curioso non trovi? —

Hyeseon non rispose a quella domanda. Si rivestì invece in tutta fretta, tornando ad indossare prima quella canotta non più così bianca e parecchio sgualcita in prossimità della spalla ferita e poi una giacca mimetica, la stessa che aveva scelto quella mattina quando, tre settimane prima, lei e Taehyung avevano deciso di fuggire dalla safety zone per raggiungere proprio il luogo in cui avevano sperato a lungo di poter giungere insieme.

— Deve mettere questa crema due volte al giorno per almeno una settimana, la ferita si cicatrizzerà presto, anche se purtroppo temo rimarrà il segno, — 

Furono ancora una volta le parole di premura di Seokjin a riscuoterla momentaneamente dai suoi pensieri, esortandola a afferrare tra le mani il flacone cicatrizzante che il giovane medico aveva appena finito di apporre delicatamente sulla sua spalla, — Per le altre analisi temo ci vorrà più tempo per avere i risultati, — 

— Mi dia del tu la prego, credo di essere più giovane di lei, — si sentì in dovere di asserire in quel momento la nuova arrivata, tornando finalmente a posare il suo sguardo sul profilo di quel giovane che, per tutta risposta, si limitò a asserire in segno di tacito assenso.

— Solo se lei farà altrettanto, — aggiunse poi, in seconda istanza, mettendosi poi a rovistare in qualche cassetto per cercare una nuova cartella sulla quale scrisse velocemente il suo nome solo per poi disporla ordinatamente accanto ad una scrivania leggermente instabile. Non si poteva definire certo un hotel a cinque stelle con tutti i comfort necessari, ma a Hyeseon non dispiaceva affatto sapere di essere ben nascosta. Buffo come i vivi da qualche anno a questa parte si erano dovuti adattare a nascondersi nel sottosuolo mentre i morti governavano in superficie. Il mondo era cambiato, si era capovolto ma, nonostante questo pensiero continuasse a terrorizzarla, Hyeseon non si era mai sentita così al sicuro prima. Non potè quindi fare altro che lasciarsi sfuggire un mezzo sorriso quando sentì Jin imprecare a voce bassa contro quel tavolo malconcio, ridestandola così dai suoi oscuri pensieri.

— Ora se vuoi seguirmi, abbiamo una riunione a cui presenziare, — le disse, prima di aprire nuovamente la porta davanti a sé, chinandosi leggermente in avanti per esortarla ad uscire prima di lui dalla stanza.

— Devo venire anche io? — si limitò a domandare a quel punto Hyeseon, seguendo Seokjin attraverso i vasti e labirintici cunicoli di Hiraeth e cercando contemporaneamente di ampliare ed aggiungere pezzi alla sua mappa mentale di quella città che avrebbe potuto inghiottirla da un momento all'altro, aspettando allo stesso tempo una risposta dal suo interlocutore che non si fece certo attendere.

— Il capo ha chiesto espressamente di te, — asserì in tono estremamente calmo Seokjin, prima di interrompere la sua camminata davanti ad una porta che, senza dover chiedere altro, Hyeseon intuì dover essere la via di accesso al salone delle riunioni. Era desiderosa di conoscere il motivo per cui addirittura il capitano della gilda avesse richiesto anche la sua presenza a quella riunione, ma sapeva che non avrebbe dovuto attendere ancora molto per avere una risposta alle sue infinite domande.

— Ti avverto, sono tutte persone che hanno perso qualcuno di importante, perciò non aspettarti galantuomini cortesi, non sono certo granchè per quanto riguarda le relazioni interpersonali, —

— Non c'è alcun problema per me, e poi, — si fermò solo per un istante, osservando quel ragazzo da lungo camice bianco avvicinare al piccolo schermo posto a lato della porta una tessera magnetica, — Credo di avere già avuto modo di appurarlo, — asserì infine, scambiando con Seokjin un veloce sguardo d'intesa.

 

 

 



 

 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

buon pomeriggio mie splendide lettrici! se siete arrivate fin a questo punto vuol dire che non solo avete superato lo scoglio delle esibizioni dei bangtan ai vari Gajo di questa settimana, ma soprattutto siete uscite sane e salve dai numerosi pranzi, cene e cenoni natalizi lol

mi spiace non essere riuscita ad augurare a tutte voi un buon natale, ma spero davvero stiate passando delle belle vacanze! in ogni caso, giungo proprio oggi ad aggiornare cosi da non lasciarmi sfuggire l'occasione per augurarvi un buonissimo inizio anno.. speriamo riservi a tutte voi delle splendide sorprese! ^^

ma torniamo a noi e quindi a questo nuovo capitolo: finalmente hyeseon e jungkook sono arrivati alla famosa gilda di hiraeth (posso chiaramente sentire alcune di voi urlare internamente un "era ora" xD) e qui la nostra protagonista ha avuto modo, onore e piacere di stringere amicizia con un nuovo personaggio: signore e signori, the worldwilde handsome kim seokjin is here e in versione medico! ma su questo e molto altro lascio a voi giudicare mie care, per tutto il resto, c'è mastercard (va bene, questa era davvero pessima)

nota a piè pagina: se vi va dunque di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti) e di passare dalla mia pagina instagram (nick bridgetvonblanche), per rimanere in contatto sappiate che ne sarei felicissima (e potrei dispensare biscotti e cioccolata)

note a piè pagina parte 2: ho avuto modo in questi giorni tra un pranzo e l'altro di pubblicare anche un piccolo trailer di questa fic che troverete e potrete vedere a questo indirizzo: 

https://www.youtube.com/watch?v=HAL7Qy5inEM

spero vi piaccia! ^^

e anche per oggi ho parlato troppo quindi ora è giunto il momento di evaporare, kissuu!

bvb

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Capitolo 7
*** 006. ***


Riunione.
 

La serratura scattò non appena un piccolo faro a led posto nel punto più alto della porta si illuminò di un brillante colore verde, permettendo così a Seokjin di afferrare la maniglia rotonda ed aprire con sicurezza la porta davanti a sè. Alle sue spalle, Hyeseon sporse il proprio capo e si mise sulle punte delle scarpe per cercare di osservare meglio cosa si celasse all'interno della stanza, ma non ebbe nemmeno il tempo di muovere il suo piede destro nella direzione indicatale da Jin che subito un grosso esemplare di cane-lupo le fu addosso, iniziando a leccarle braccia e guance, non smettendo di scodinzolare ed abbaiare decisamente euforico.

— Ryuk! Ryuk adesso calmati, — cerco di dimenarsi, tentando di tranquillizzare e placare l'improvvisa euforia di quel giovane animale. Sorrise Hyeseon, con le guance a contatto con il pelo irto di quello splendido esemplare e non potè non ammettere a sè stessa di essere estremamente felice di constatare che almeno il suo fedele compagno fosse così in forma. Non si lasciò sfuggire nemmeno lo sguardo altrettanto compiaciuto di Seokjin, che tuttavia si allontanò quasi subito da lei, lasciandola in balìa di ancora un emozionatissimo Ryuk. Solo dopo qualche minuto di coccole e carezze il giovane esemplare si decise finalmente a concederle lo spazio sufficiente per rimettersi in piedi e guardarsi attorno, facendole scoprire, non senza un po' di imbarazzo, di avere ben quattro paia di occhi puntati addosso.

— Dunque sei tu la famosa Lee Hyeseon, — esordì una voce bassa ed intimidatoria, che si innalzò proprio dal centro della stanza. Appoggiato al tavolo in legno di quel salone illuminato da una sola luce a neon posta sul soffitto si trovava infatti un ragazzo alto e dagli inconsueti capelli color prugna, chiaramente tinti, che si avvicinò ad Hyeseon a passo lento ma senza mai distogliere lo sguardo. La ragazza non potè che rispondere con un rispettoso inchino, scoprendo a suo malgrado di avere la bocca troppo secca ed impastata per far seguire a quel gesto reverenziale anche le dovute presentazioni o piuttosto delle scuse per quell'irruzione così poco professionale. Solo una volta dopo essersi rialzata ed averlo guardato con maggiore attenzione negli occhi, Hyeseon intuì quanto in realtà la sua voce perentoria avesse ben poco a che fare con i lineamenti tondeggianti e delicati del suo viso.

— Kim Namjoon, generale dell'armata ribelle, — si presentò dunque lui a quel punto, porgendole cortesemente la mano in attesa di un suo gesto di risposta che non tardò ad arrivare, nonostante la sua stretta fosse totalmente incomparabile con quella forte e decisa del capitano della gilda.

— Hyung non ti sembra di esagerare? Così la terrorizzi, —

Hyeseon mollò la presa proprio in quel momento, decisa più che mai a capire a chi appartenesse quella voce estranea. Il suo sguardo si fermò per un istante sul viso tirato di Jungkook che, da quando lei aveva messo piede nella stanza, non le aveva distolto lo sguardo per un solo istante, non facendo altro che aumentare il suo disagio. Le fece solo un vago cenno col capo, che la ragazza comprese essere il suo modo di salutarla e darle il benvenuto ufficiale nel covo dei ribelli. Hyeseon decise di ricambiare quel discutibile approccio con maggiore energia, sforzandosi di mimare un saluto con la mano, ma fu proprio in quel momento che venne sopraffatta, avvertendo proprio accanto a sé la presenza di un altro ragazzo, da cui evidentemente doveva provenire la frase di poco prima.

— Jung Hoseok, un soldato semplice ma sicuramente il più simpatico qui dentro, —

Non le diede nemmeno il tempo di riflette, afferrandole quella stessa mano che Hyeseon teneva ancora alzata verso l'alto in direzione di Jungkook e stringendola invece tra le sue. Fu proprio allora che i due ragazzi alzarono contemporaneamente le loro teste, sui loro volti un'espressione sorpresa. Su entrambe le loro braccia infatti, scoperte e ben in mostra, erano visibili due marchi esattamente identici, posizionati nello stesso punto e uguali sia per forma che per dimensione. Ma, invece che accigliarsi l'uno della condizione dell'altra, i due si scambiarono uno sguardo prima di compassione e poi di reciproca e silenziosa intesa.

Dopotutto, ad entrambi non serviva nient'altro. Hyeseon in fondo aveva già sentito parlare di lui, proprio poco prima, dal suo compagno Seokjin e probabilmente anche quel giovane sconosciuto sapeva di lei più di quanto Hyeseon osasse pensare. Ma l'immagine che la sua mente aveva creato di Jung Hoseok era ben diversa da come ora, in piedi di fronte a lei, quel ragazzo appariva davanti ai suoi occhi: una folta massa di capelli castani copriva la sua fronte mentre, sulle guance leggermente paffute, erano da subito apparse due piccole fossette. Stentò a credere che un ragazzo tanto bello e gentile avesse dovuto sopportare le sue stesse pene. Non riusciva proprio a capacitarsene, anche se quel sorriso da cui si erano originate quelle due piccole fossette, tradiva invece uno sguardo tutt'altro che sereno.

— Vedo che hai già avuto occasione di conoscere il nostro medico, un tipo un po' sadico non trovi? Ama studiare i casi umani come noi, — esordì a quel punto il ragazzo dall'aria sognante e stranamente simpatica, non distogliendo lo sguardo da Hyeseon né tantomeno lasciandole la mano, alzando invece volontariamente il tono della voce per far sì che le sue parole arrivassero direttamente alle orecchie del diretto interessato, la cui risposta non tardò certo ad arrivare.

— Non preoccuparti, non ti farei mai del male, anche se sono un medico piuttosto rinomato per i suoi trattamenti fuori dall'ordinario, soprattutto nei confronti di chi mi sta particolarmente simpatico, — replicò con un sorriso beffardo e un pizzico di orgoglio nella sua voce il primario della squadra medica della gilda, in chiaro riferimento alle parole del suo interlocutore.

Hyeseon cominciava a sentirsi confusa. Non negò a se stessa che ricevere tutte quelle attenzioni le faceva uno strano anche se piuttosto piacevole effetto, ma non era più abituata a stare a contatto con così tante persone e non si sorprese quindi nel momento in cui cominciò a sentire le pareti della stanza farsi più opprimenti.

— Credimi Hyeseon, non sono mai stato così felice di sapere di non essere l'unico in grado di sopravvivere a questo mondo di merda, —

Le parole di Hoseok arrivarono alle sue orecchie un poco ovattate, ma Hyeseon cercò comunque di mostrarsi forte e perfettamente in grado di badare a se stessa. Non era sicura che quella sensazione di stordimento fosse dovuta solamente alle parole di Namjoon, agli sguardi di Jungkook o alle battute di Hoseok, ma in ogni caso la riunione non era ancora ufficialmente iniziata e avere un capogiro proprio in quel momento non era un'opzione contemplabile, perciò Hyeseon dovette convincersi a fare leva sulla sua sola forza di volontà. Abbozzò quindi un sincero sorriso in direzione di Hoseok, cercando di mostrarsi più accondiscendente che mai, ma non ebbe nemmeno il tempo di adagiarsi su una delle sedie della stanza che la porta ormai alle sue spalle si aprì di nuovo, permettendole di riprendere fiato e di osservare il profilo di altre due figure farsi largo nella stanza.

— Quante volte ti ho chiesto di evitare di essere scurrile in presenza di Lily, —

Sulla soglia della porta era appena comparso un altro giovane ragazzo, apparentemente gracile sia per la sua corporatura minuta, sia per i lineamenti del suo viso rotondo, dai tratti quasi bambineschi. Dietro di lui, immobile e nascosta dietro quelle gambe così gracili, stava invece una bambina dai lunghi capelli biondi e dai grandi occhi azzurri, così diversi da quelli scurissimi del soldato che l'aveva accompagnata all'interno della stanza.

— 360 secondi di ritardo, mi sorprendi ogni volta, — asserì pacato Namjoon, gli occhi fissi sul quel ragazzo che si avvicinò a passo sicuro verso il centro della stanza, per nulla sorpreso da quelle parole che sembrava non lo avessero minimamente scalfito.

— Lui è Min Yoongi, tenente colonnello nonché capo stratega della gilda, appena rientrato dopo un'intensa ora di gioco deduco, — puntualizzò Seokjin prendendo nuovamente la parola, — Non fare troppo caso a lui, non è un tipo molto loquace, tutto ciò di cui gli importa sono le sue Marlboro e la piccola Lily, —

— Già, il resto del mondo potrebbe andare a farsi fot-, — Hoseok non riuscì però a finire la frase, in quanto Jungkook si era dimostrato abbastanza svelto da riuscire a colpire il suo stinco con un colpo deciso anche se non particolarmente doloroso solo per metterlo a tacere, con tutta l'approvazione da parte di Namjoon.

— Non devo essermi perso granchè se siamo ancora alle presentazioni, —

Yoongi prese così posto su una sedia proprio di fronte a Hyeseon, facendo poi cenno a quella bambina dal nome Lily di accomodarsi a sua volta sulle sue ginocchia. Solo una volta dopo aver sistemato con premura quasi paterna il vestito celeste della bimba a cui nessuno avrebbe potuto dare più di quattro anni, Hyeseon decise di schiarisi la voce e prendere finalmente la parola, chiedendo dell'unica cosa che l'aveva spinta a sopravvivere e poi seguire Jungkook fino ad Hiraeth.

— Avete notizie di Taehyung, sta bene? —

La domanda era sorta pressochè spontanea. In fondo, era stato lui a prometterle che si sarebbero rincontrati il prima possibile proprio alla gilda. E era stato per questo motivo che Hyeseon aveva lottato con tutta se stessa per rimanere viva, aveva attraversato interi quartieri disabitati, nascondendosi di tanto in tanto in qualche casa abbandonata per sfuggire ad alcuni infetti o, peggio, all'esercito. 
Non sapeva esattamente se potersi definire "la sua ragazza" davanti a tutti i suoi compagni sarebbe stato corretto nei suoi confronti: in fondo, nessuno dei due ne aveva mai parlato apertamente, forse proprio per evitare strani imbarazzi o forse, più semplicemente, perché nel bel mezzo della fine del mondo non era proprio il caso fare tanto i sentimentalisti. Ma Hyeseon non potè nascondere una certa apprensione ed il suo volto seriamente preoccupato di fronte a Namjoon che, tuttavia, prima di prendere di nuovo la parola non emise altro che un profondo e sonoro sospiro.

— In realtà speravo che fossi tu a potermi dire qualcosa di lui, qui non si vede da settimane ormai, — ammise mesto, appoggiando entrambe le mani, strette saldamente a pugno, contro la superficie liscia di quel tavolo in legno di quercia.

— E' stato catturato? — domandò Hoseok a quel punto, il sorriso sincero di poco prima lasciare spazio ad un'espressione decisamente più cupa.

— Io-, io non lo so.. — ammise a quel punto Hyeseon, abbassando involontariamente il capo per cercare di nascondere l'imbarazzo e la vergogna,­ — Mi ha aiutata a fuggire dalla safety zone con la promessa che ci saremmo rincontrati qui.. — fu tutto ciò che  seppe spiegare di quella mattina, quando entrambi avevano deciso di fuggire insieme per poter iniziare una nuova vita proprio ad Hiraeth dove però, evidentemente, Taehyung non era mai arrivato.

— Se le cose stanno davvero così, dubito lo rivedremo, — si limitò a commentare quell'amara descrizione il capitano della gilda, non distogliendo il proprio sguardo severo dal tavolo, come se la soluzione a tutto quel casino si potesse trovare tra gli intagli del legno.

Hyeseon trasalì alle parole di Namjoon e, nonostante non avesse osato ribattere in alcun modo all'asprezza di quelle parole, la sua espressione non era certo passata inosservata. La stanza cominciò a vorticare pericolosamente davanti ai suoi occhi, mentre un'insana necessità di vomitare si fece largo tra la bocca del suo stomaco. In un attimo, quel poco che Hyeseon aveva mangiato nelle ore precedenti il suo arrivo alla gilda fu cosi rigettato sul pavimento polveroso della stanza, ma nessuno dei presenti si lasciò andare ad un qualche commento di indignazione o sdegno.

— Hyung, seriamente?! — intervenne immediatamente Seokjin, avvicinandosi a lei solo per controllare che non avesse perso i sensi e per porgerle il suo fazzoletto di tela con cui asciugarsi la bocca impastata.

— Namjoon, hai la delicatezza di un elefante, — furono le prime parole di Yoongi che Hyeseon non avrebbe mai immaginato potessero essere in sua difesa.

— Non sono abituato a mentire, ma con o senza Taehyung, Hiraeth non è più un luogo sicuro adesso, — dichiarò poi in tono fermo ma sommesso, — Potrebbero averlo catturato e costretto a rivelare la nostra posizione, perciò nei prossimi giorni andremo a recuperare alcuni viveri per poi muoverci alla ricerca di una nuova base, — concluse infine, dirigendosi a passo cadenzato verso la porta della stanza.

— Mi spiace che tu sia arrivata in un momento tanto delicato Lee Hyeseon, ma non possiamo perdere tempo, ogni minuto è prezioso per noi, spero tu possa comprendere, — aggiunse subito dopo, prima di aprire la porta davanti a se.

Improvvisamente, come se la rabbia l'avesse rinvigorita, Lee Hyeseon scattò in piedi, trovando così nelle proprie gambe una forza insperata. In quel momento avrebbe solo voluto ribattere a parole e poi riempire Namjoon di schiaffi, ma venne fermata nel suo intento dalla mano di Jungkook che probabilmente, avendo intuito prima degli altri i suoi propositi, aveva bloccato la sua rincorsa stringendo la sua presa sul quel polso marchiato. Un gesto, il suo, forse un pò troppo avventato, ma che era stato sufficiente per far ritrovare ad Hyeseon un briciolo di lucidità. La ragazza osservò dunque Kim Namjoon varcare in silenzio la soglia, per poi voltarsi e affrontarla nuovamente guardandola negli occhi, questa volta però senza riuscire ad intimorirla.

— Dunque non muoverete un dito per lui? Non vi importa nulla che possa essere torturato dall'esercito? O peggio? —

Sentire Namjoon sorridere divertito a quella sua provocazione tutt'altro che beffarda le fece immediatamente tornare quella malsana voglia di schiaffeggiarlo davanti a tutti.

— Non credo tu conosca bene il tuo amico o fidanzato o chiunque rappresenti per te, — pronunciò quelle parole guardandola sprezzante, per nulla intimorito da quel suo sguardo ferito più che arrabbiato o deluso, — Se Taehyung non è morto, avrà sicuramente escogitato un piano, io mi fido di lui, — dichiarò a quel punto il capitano di Hiraeth, voltandosi nuovamente verso l'esterno della stanza.

— E dovresti farlo anche tu, — furono le sue ultime, perentorie parole, prima di chiudere la porta alle sue spalle, lasciando il resto del gruppo e Hyeseon con la bocca ancora completamente asciutta in quella stanza, ora così estranea, così fredda, così maledettamente lontana dalle descrizioni che quel ragazzo dalla folta chioma castana le aveva sempre fatto immaginare, nel dipingere il loro futuro insieme.

Chiuse gli occhi per un solo istante, cercando così di non far tramutare la sua frustrazione in lacrime. Si voltò solamente per scontrarsi con lo sguardo ora preoccupato di Jungkook, che ancora non aveva lasciato andare la presa sul suo polso martoriato. Non voleva scoppiare a piangere perché non voleva apparire debole di fronte a tutti, ma la verità è che Hyeseon ne sentiva davvero il bisogno. 

— Non ti giudicherò e non te lo rinfaccerò se lo farai, lo prometto, —

E come se Jungkook avesse compreso immediatamente le sue intenzioni, quella frase fu sufficiente per convincerla senza troppi sforzi a lasciarsi quindi andare in un pianto liberatorio. E così, sopraffatta dal dolore e dalla consapevolezza di non essere forse forte come aveva sempre creduto, Hyeseon venne accolta tra le braccia di quel ragazzo, permettendo così che quelle lacrime bagnassero la sua felpa scura. Non aggiunse altro Jeon, preferendo trasmetterle un po' di calore, picchiettando di tanto in tanto la mano contro la sua schiena, cercando di farla calmare.

Ma quel pianto non si sarebbe quietato alla svelta perché, forse la prima volta, Hyeseon aveva iniziato a dubitare seriamente delle parole e delle promesse di Kim Taehyung. E questo era troppo doloroso da accettare persino per una come lei, immune a tutto, ma forse non all'amore.

 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

buon pomeriggio mie splendide lettrici!

chesssssidice? iniziato bene questo 2019? io direi che con le prime foto del nuovo gruppo della bighit e con i nuovi colori di capelli dei nostri bangtan (teahyung in azzurro e jimin in rosa mi hanno blessata *^*) possiamo proprio ritenerci soddisfatte :)

in realtà sarò molto breve e concisa (e fu così che invece scrisse un altro capitolo): finalmente possiamo dire di avere un quadro quasi completo della situazione, quantomeno Hyeseon ha fatto conoscenza con quasi tutti gli altri protagonisti di questa long, ovvero i nostri cari bangtan

non ho fatto molta fatica ad individuare e creare le loro "posizioni" all'interno della gilda: nam per me è un leader a 360 gradi quindi era quasi logico riproporlo anche all'interno di una au sugli zombie; sono curiosa di sapere cosa ne pensate invece di yoongi, che invece mi ha dato più "problemi" in fase di collocamento (anche se con la piccola lily ho in mente graandi progetti ^^)
Vedremo invece come proseguiranno e come si evolveranno le cose per quanto riguarda Hyeseon e i suoi sentimenti per Taehyung ;)

IL MIO RAGGIO DI SOLE HOBI DON'T TOUCH HIM HE'S SO PRECIOUS (e immune a quanto pare ^^)

nota a piè pagina: se vi va come sempre di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti) e di passare dalla mia pagina instagram (nick bridgetvonblanche), per rimanere in contatto sappiate che ne sarei felicissima (e potrei dispensare biscotti e cioccolata)

note a piè pagina parte 2: nel titolo del capitolo trovate il link al trailer della fic, spero vi piaccia! ^^

   

e anche per oggi posso evaporare felice e contenta, kissuu!

bvb

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Capitolo 8
*** 007. ***



[Till the world ends trailer]


Passato

 

— Aish, —

Chiuse la porta di quella minuscola stanza alle sue spalle accompagnandola dolcemente con l'aiuto della punta dei suoi scarponi di cuoio dal chiaro color ocra. Le mani, strette saldamente attorno ad un paio di cosce robuste, erano infatti troppo indaffarate ad aiutare la sua schiena a sostenere il peso del corpo di Hyeseon che, dopo la riunione del pomeriggio, si era limitata a seguire silenziosamente Seokjin nel suo giro di visite in varie aree della gilda sotterranea, per poi finire con l'addormentarsi, completamente esausta, sull'unico lettino dell'infermeria. Proprio per quel motivo il giovane medico si era trovato costretto a chiedere l'aiuto di Jungkook affinchè la riaccompagnasse nella sua stanza, possibilmente senza svegliarla.

Preso così alla sprovvista e per giunta da un suo superiore, il soldato Jeon non se l'era quindi sentita di venir meno al suo senso del dovere (o, più semplicemente) di ribattere, caricandosi invece in ossequioso silenzio la nuova arrivata sulla schiena e trasportandola a peso morto fino all'interno della sua camera. Dopo aver respirato profondamente l'aria stantia della stanza, il ragazzo decise di disfare la giovane ribelle di quei pesanti scarponi che lanciò alla rinfusa verso un punto non definito di quell'ambiente piccolo e quasi completamente spoglio, illuminato solo da una fioca lanterna artificiale posta in corrispondenza del letto. Fu poi la volta della parte superiore della sua tuta mimetica, che Jungkook non si preoccupò nemmeno di ripiegare o appendere da qualche parte, preferendo concentrarsi sul modo migliore per adagiare Hyeseon tra le lenzuola del letto.

Si era persino sorpreso di sé stesso quando, giunto davanti a quella stretta e dismessa branda, aveva comunque cercato in tutti i modi di distendere il corpo di quella ragazza con una delicatezza quasi innaturale, finendo addirittura per rimboccarle le coperte per tenerla al caldo. Ed era rimasto li, imbambolato in quella posizione, una manciata di secondi in più di quello che gli era stato richiesto, stringendole quella mano fredda per assicurarsi di non averla in qualche modo svegliata.
Le voltò le spalle solamente dopo aver tirato un profondo sospiro di sollievo, procedendo quindi a grandi passi verso la porta, ma non ebbe nemmeno il tempo di afferarne la maniglia che uno strano lamento si levò proprio da punto in cui Hyeseon era stata adagiata poco prima.

— Non lasciarmi ti prego, —

Jungkook si ritrovò così ad abbassare improvvisamente lo sguardo, sorridendo mesto e con gli occhi rivolti verso il pavimento prima di mordersi con forza il labbro inferiore per trattenere chissà quali imprecazioni e fare poi marcia indietro per riavvicinarsi a lei, notando però con una certa sorpresa di come i suoi occhi fossero ancora chiusi.

— Tae-hyung, —

Doveva trattarsi solamente di un brutto sogno. Quel nome, fuoriuscito quasi come un lamento da quelle labbra rosee e leggermente carnose, fu tutto ciò che Jungkook riuscì a comprendere in maniera chiara e distinta. Poi, quasi come un automatismo e senza che lei glielo avesse chiesto esplicitamente, il giovane ribelle estrasse dalla tasca del suo giubbotto mimetico quella collana che fino a qualche giorno prima era rimasta sul collo ferito di Hyeseon. Si chinò quindi momentaneamente su di lei, rigirando per qualche istante quella sottile lamina di metallo così simile alla sua tra le mani e chiedendosi cosa avesse di così tanto speciale quella targhetta da ricorrere persino nei sogni di quella ragazza. Non riuscendo a trovare alcuna risposta che potesse soddisfarlo, Jungkook decise semplicemente di restituirla alla sua legittima proprietaria, appoggiandola sul suo piccolo palmo semiaperto e permettendole così di riaverla con sé. Dopotutto, glielo aveva promesso.

Quel movimento gli consentì per un istante di tornare ad osservare quel viso pallido e scarno, accorgendosi solo allora che due grandi paia di occhi verdi lo stavano fissando. Si scostò immediatamente da lei con tutta la forza che riuscì a generare dalle proprie braccia, finendo con il sedere per terra dallo spavento. A quella sua insolita reazione, la ragazza sdraiata sul lettino non potè che abbozzare un sorriso innocuo, anche se non fu difficile intuire che i suoi occhi celavano tutt'altro che divertimento.

— Devo fare davvero schifo se ti faccio questo effetto, — esordì quindi, la voce ancora un po' impastata dopo quel sonno fugace. Si sforzò davvero con tutta sé stessa per riuscire a mettersi a sedere sul lettino, la schiena coperta solo da una canotta leggera ora a contatto col cuscino che fino a poco prima aveva ospitato la sua testa pesante. Si sistemò poi senza fretta un ciuffo di corti capelli corvini, prima di tornare a fissare il suo interlocutore, che nel frattempo aveva trovato in piccolo sgabello su cui accomodarsi.

— Grazie, ­— proseguì poi lei, prima di adagiare la collana sul suo collo sottile e poi stringere i polpastrelli su quella lamina fredda e grigiastra, non certo aspettandosi una qualche risposta da parte del ragazzo di fronte a sè.

— Ti ho detto che te l'avrei ridata non appena fossimo arrivati, non devi ringraziarmi, — le rispose invece Jungkook, distogliendo momentaneamente lo sguardo dalle quelle sue mani affusolate, nuovamente indaffarate a cercare di dare una parvenza di ordine ai suoi capelli. 
Era un gesto che le aveva visto fare spesso da quando erano arrivati alla gilda e si sentì improvvisamente in colpa. Forse, se avesse ragionato con più calma, non sarebbe arrivato alla conclusione che tranciarle di netto i capelli fosse l'unica soluzione ragionevole per evitare di infettare ulteriormente quella grossa ferita. Eppure, da quel momento, ogni volta che gli capitava di osservarla sistemarsi i capelli, Jungkook non riusciva a smettere di pensare a quanto potesse essere difficile per lei imparare a convivere con un "nuovo taglio" che non solo non aveva chiesto, ma che probabilmente non avrebbe mai osato fare nella sua vita.

— Posso farti una domanda? —

Quella richiesta lo riscosse subito da quei frugali pensieri, cogliendolo nuovamente alla sprovvista, non tanto per il tono quasi remissivo, ma per il modo con cui era stata posta: mai prima d'ora Hyeseon aveva chinato il proprio capo. Nemmeno davanti a Namjoon, di fronte alle sue dure e dirette parole. Nemmeno quando si era sentita crollare il mondo addosso i suoi occhi si erano trovati a fissare qualcosa al di sotto del proprio naso. E invece in quel momento Hyeseon era di fronte a lui, seduta su un lettino con una grossa fasciatura a coprire la sua spalla e gli occhi che fino ad allora Jungkook aveva avvertito su di sé, erano nuovamente fissi ad osservare quella piccola targhetta in metallo, persi probabilmente ad a scrutarne le iniziali ivi incise.

— Qualcosa mi dice che tanto me la faresti comunque, — si ritrovò quindi a rispondere, voltando poi lo sguardo da tutt'altra parte, ma maledicendosi mentalmente per le parole che erano uscite dalla sua bocca. Perché doveva apparire sempre così distaccato?

— Guarda che ad una certa ora anche i migliori smettono di comportarsi da stronzi, —

Il suo tono di voce era così calmo e pacato che Jungkook dovette per forza tornare a prestare tutta la sua attenzione su di lei. Fu così che i loro sguardi si incrociarono di nuovo e, per un solo e fugace istante, il giovane soldato sentì il suo cuore farsi più leggero, come se quelle parole lo avessero appena sollevato da un peso troppo gravoso da riuscire a sopportare.

— Come siete arrivati qui? Insomma, voi sapete praticamente tutto di me, mentre io riesco a ricordare a mala pena i vostri nomi, — tentò in qualche modo di riformulare la domanda Hyeseon, cercando di essere il più diretta ma meno invadente possibile.

Non che volesse ficcare il naso nelle storie e nelle vite di quei ragazzi prima della diffusione del virus ZT1, ma l'idea che anche loro fossero stati dei ragazzi con sogni comuni, forse anche banali o irrealizzabili, un po' la affascinava. Il ragazzo seduto accanto a lei non batté ciglio, schiarendosi invece la voce con fare disinvolto prima di passare a scompigliarsi e poi portarsi dietro la testa un ciuffo di capelli ribelli almeno tanto quanto lui.

— Dunque vediamo, — esordì, cercando di mantenere un tono della voce calmo e controllato, — Se non ricordo male, Hoseok è evaso come te da una delle security zone controllate dall'esercito e poi ha aiutato Nam e Yoongi a liberare chiunque vi fosse rinchiuso, —

Prese poi un profondo sospiro il giovane Jungkook, notando le nocche di Hyeseon farsi improvvisamente bianche di fronte al suo racconto. Che lo volesse o meno, i ricordi legati al suo periodo nella security zone non dovevano essere stati i più felici per lei, nonostante Taehyung avesse sempre cercato di non farle mancare nulla.

— Namjoon invece ha visto morire entrambi i suoi genitori, il primo colpo che ha sparato deve essere stato proprio contro sua madre, — proseguì poi Jungkook nel suo racconto, chiudendo però momentaneamente gli occhi di fronte a quell'ignobile descrizione. Non gli era mai capitato di dover descrivere a qualcuno cosa avesse spinto tutti loro ad entrare a far parte di Hiraeth e forse per questo motivo, il solo pensiero di dover raccontare ad Hyeseon cosa li avesse portati a costruire la gilda bastò a renderlo nervoso.

— Yoongi beh, da come avrai potuto intendere, lui ha salvato la piccola Lily da morte certa e da quel giorno è praticamente diventato una figura paterna per lei, o sei vuoi, una sorta di fratello maggiore. La protegge praticamente da ogni cosa, —

Jungkook non riuscì a trattenere una sommessa risata e fu sollevato quando vide Hyeseon portarsi la mano davanti alla bocca, per cercare di frenare un piccolo sorriso. In fondo, per quando poco lo conoscesse, Min Yoongi doveva proprio apparire ai suoi occhi come il classico personaggio restìo e riservato. Quasi un cattivo ragazzo, a giudicare dai pantaloni sempre scuciti in prossimità delle ginocchia bianchissime e da quel odore acre di sigaretta tra i capelli e le dita magre. E invece, contro ogni prospettiva, quello stesso ragazzo aveva salvato una bambina e l'aveva portata con sé, crescendola come una figlia, nonostante essere genitore non fosse probabilmente mai stato nei suoi piani.

— Poi c'è Seokjin, —

Constatare che per essere arrivati fino a questo punto tutti loro avessero dovuto affrontare delle situazioni difficili Jungkook pensò che Hyeseon ne fosse perfettamente consapevole, ma si tradì da solo quando le parole uscirono nuovamente incontrollate dalla sua bocca, ora quasi completamente asciutta.

— Seokjin e la sua ragazza stavano ancora studiando medicina quando il virus è esploso. Lei è stata la prima ad offrire il proprio corpo affinchè l'esercito iniziasse a studiare gli effetti del virus, potremmo definirla la prima immune.. Ma ovviamente non poteva immaginare cosa l'esercito avesse in serbo per lei, —

— E' ancora viva? —

Quella domanda fu così innocente che il giovane soldato non riuscì a trattenere un sorriso mesto, abbassando gli occhi per anticipare una risposta che, col senno di poi, Hyeseon avrebbe di gran lunga preferito non ascoltare.

— Non credo si possa più definire tale, il suo corpo è stato più volte sezionato per tentare di trovare una cura, ma ciò che rimane di lei si trova ancora qui nella gilda, Seokjin portò via tutto quello che potè dalla security zone quando decise di entrare a far parte dell'esercito ribelle e da allora è tenuto sotto stretta osservazione dall'intera equipè di medici, —

— Chissà cosa deve provare Seokjin, —

— Non è una domanda che gli farei se fossi in te, —

Si interruppe solo quando, alzando lo sguardo verso di lei dopo un momento in cui persino i loro respiri si erano fatti quasi impercettibili, vide una grossa lacrima bagnare la sua guancia sinistra, le dita nuovamente intente a stringere quella collana che ancora la teneva legata al ricordo di Kim Taehyung. Avrebbe voluto alzarsi e portare la sua mano a contatto con quell'umida parte del suo viso solo per eliminare quella goccia e portare via con sé il dolore di quella ragazza, ma non fece mai in tempo Jeon Jungkook, perché Hyeseon fu più svelta di lui; in fondo quella ragazza era sempre stata in grado di cavarsela da sola e lo avrebbe fatto ancora.

Si ricompose il tempo sufficiente per osservarla asciugarsi quell'unica lacrima da sola, prima di tornare a guardarlo negli occhi con quella fierezza che, Jungkook ne era certo, l'avrebbe caratterizzata per sempre.

— E tu invece? — domandò Hyeseon in ultima istanza, osservando ogni minimo movimento di Jungkook per cercare di captarne ogni più lieve reazione.

— Stavo tornando dall'università quando è successo, nulla di eclatante in realtà, se non fosse che non sento i miei genitori e mio fratello da quel giorno, — sospirò nel pronunciare quelle ultime parole e non seppe razionalmente giustificare il dolore che avvertì dipanarsi dal centro del suo petto. Gli erano serviti mesi di duro allenamento per imparare ad accettare il fatto di essere l'unico sopravvissuto della sua famiglia, giorni interi passati a setacciare ogni metro quadrato di terra rasa al suolo dalle bombe dell'esercito per convincersi che non avrebbe mai più rivisto i suoi genitori o suo fratello. Ma era bastata una sola domanda per far crollare tutto il muro che Jeon Jungkook aveva imparato a costruire attorno a sé giorno dopo giorno, morto dopo morto.

La sentì sospirare a fondo, notando come i suoi occhi, ancora lucidi, stessero osservando un punto indefinito sopra le loro teste, probabilmente nell'estremo tentativo di cacciare indietro nuove lacrime.

— Quando poi sono arrivato qui Taehyung mi ha preso con sè, gli devo molto, —

Ed ecco che ancora una volta, il nome di Taehyung era stato sufficiente per riportare lo sguardo di Hyeseon a contatto prima con quella targhetta e poi nuovamente con gli occhi scuri del giovane soldato che, ora in piedi di fronte a lei, mimò un ossequioso gesto di inchino, prima di allontanarsi in direzione della porta.

— Ti ringrazio, per oggi, — esclamò a quel punto la giovane nuova recluta, scoprendo solo in seguito di aver alzato forse un po' troppo il volume della sua voce e cercando di riparare al danno portandosi nuovamente una mano contro le labbra.

— Puoi ripetere per favore? Non credo di aver capito bene, — la rimbeccò Jungkook. Ma non c'era cattiveria nelle sue parole, né rabbia o motivo di scherno. Questa volta il suo fu davvero un tentativo, seppur misero, di vederla sorridere per davvero. Si compiacque dunque di sé stesso quando, voltandosi ancora una volta nella sua direzione, la vide sbuffare così forte da riuscire a spostare un ciuffo di capelli sopra la sua fronte prima di ridistendersi nel letto e voltargli così le spalle, dopo essersi rimboccata le coperte fin sopra la testa.

— Buonanotte, — mugugnò a quel punto Hyeseon, fingendosi risentita, mentre il giovane soldato era già dall'altra parte della porta della sua stanza.

— Ah Hyeseon, — asserì ad un tratto Jungkook, il suo capo ora tra lo stipite e l'anta di quella porta in legno, — Non fai schifo, — si limitò quindi ad aggiungere poco dopo, osservando la giovane voltarsi ancora una volta nella sua direzione con un'espressione tra l'assonnata e l'estremamente confusa.

 

 — Anzi, la prossima volta devi darmi il numero del tuo parrucchiere, — concluse infine con un sorriso soddisfatto, prima di chiudere la porta di fronte a sé ed allontanandosi da quella stanza in cui, per la prima volta dopo mesi, Jungkook era riuscito a lasciarsi andare ai ricordi.

Ricordi così forti e così dolorosi che poche volte gli era capitato di voler condividere con qualcuno.

 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

buon pomeriggio mie splendide lettrici!

come forse ormai avrete intuito, eccoci al nostro consueto appuntamento della domenica (basically perchè durante la settimana mi è praticamente IMPOSSIBILE aggiornare lol)

dunque, finalmente dopo millemila premesse (ma sapete che inventarsi un alternative universe ho scoperto a mie spese non essere proprio qualcosa di facile 😆), abbiamo un primo momento dedicato a due dei principali protagonisti di queste tragggggiche vicende: jungkook si è lasciato finalmente trasportare dai ricordi e anche hyeseon sembra aver momentaneamente "abbassato la guardia"

come evolveranno ora le cose solo i prossimi capitoli ve lo potranno rivelare, ora godetevi questi momenti di calma apparente perchè non so quanto dureranno lol

come al solito, nota a piè pagina: se vi va come sempre di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti) e di passare dalla mia pagina instagram (nick bridgetvonblanche), per rimanere in contatto sappiate che ne sarei felicissima (e potrei dispensare biscotti e cioccolata) <3

alla prossima dunque, see you soon!

bvb

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Capitolo 9
*** 008. ***



[Till the world ends trailer]


Prova


Si avvió con insolita lentezza verso la sala delle riunioni, trascinando stancamente i piedi, sempre ben coperti da quei suoi ormai caratteristici scarponi che quella mattina non si era nemmeno preoccupato di stringere con gli appositi lacci. 
La notte precedente, quell'insolita chiacchierata con Hyeseon lo aveva tenuto sveglio parecchio e nonostante sentisse il suo animo un po' più leggero, il giovane Jeon non era riuscito a risposare come avrebbe voluto e dovuto. Per questo motivo ora, tra le mani, Jungkook stringeva una fumante tazza di caffè bollente, diluito in modo sapiente con un quarto di latte parzialmente scremato e due bustine di zucchero. Sarebbe stato meglio di canna, doveva aver pensato tra sé quella mattina, ma in tempi come questi non poteva certo fare lo schizzinoso sulla tipologia di zucchero di cui la gilda si riforniva.

Giunse cosi nel corridoio che portava al salone senza troppi affanni, continuando imperterrito a soffiare su quella tazza capiente ricolma di un liquido dal chiaro color caramello. Non dovette però nemmeno arrivare di fronte all'entrata per riuscire ad udire, al di là della porta, una voce che aveva imparato a conoscere fin troppo bene, seguita da qualche schiamazzo divertito e perfino un insolito ululato.
La richiesta che il giovane soldato aveva appena udito uscire dalla bocca di Hyeseon di fronte al capitano della gilda gli fece andare di traverso il suo primo sorso di quella bevanda, ancora decisamente troppo calda per poter scivolare lungo il suo stomaco.

— Chiedo il permesso di poter prendere parte alla missione, —

Jungkook entró nella stanza senza praticamente essere notato da nessuno dei presenti se non da Ryuk, che non tardó a farsi avanti cercando coccole e carezze e dal medico della gilda Seokjin che, divertito e quasi emozionato di fronte all'esuberanza ed il coraggio dimostrato da Hyeseon, lo salutó semplicemente con un cenno, senza nemmeno degnarsi di incrociare il suo sguardo, facendogli piuttosto segno di accomodarsi accanto a lui per seguire e gustarsi meglio ogni attimo di quella insolita scena. Invito che Jungkook accettó comunque di buon grado, meravigliandosi solamente di come, ancora una volta, quella ragazza fosse riuscita a catalizzare l'attenzione di tutti, anche senza volerlo. Persino la piccola Lily, dapprima intenta a scarabocchiare con delle matite colorate un qualche strano disegno sul tavolo, si era fermata improvvisamente, la sua attenzione rivolta completamente verso il volto ora accigliato del capitano della gilda.

— No, no, assolutamente no, — furono le prime, sentenziose parole di Namjoon che, portandosi le dita contro la fronte, inizió poi a camminare avanti e indietro lungo il perimetro del grande tavolo in legno della stanza come in preda ad una crisi di nervi.

— Quale sarebbe il problema? Perchè non posso dare anche io il mio contributo? — chiese allora Hyeseon, enfatizzando il proprio gesto, mettendosi in punta di piedi e cercando così in ogni modo di bloccare la folle camminata del capitano.

— Sei un'immune, —

Namjoon probabilmente aveva sparato la prima e sola motivazione che gli era venuta in mente e che avrebbe in qualche modo potuto farla desistere o, quantomeno, vacillare lievemente. Gli sarebbe stato sufficiente notare una piccola ruga di incertezza sul suo viso pallido per infierire ulteriormente e vincere anche questa sfida. E invece tutto quello che riuscì ad ottenere fu solo una risposta ancora più testarda.

— Anche Hoseok lo è, ma lui viene, —

— E credimi, farei volentieri a meno, —

Il ragazzo dal marchio nero identico a quello di Hyeseon si inserì nel dialogo solo a quel punto, sentendosi in qualche modo chiamato in causa. 
Per quanto adorasse la fermezza e la sicurezza della nuova recluta, l'idea di prendere parte all'ennesima missione per racimolare dei viveri all'interno di un supermercato probabilmente ricco di zombie non lo entusiasmava affatto, nonostante Hoseok fosse ben consapevole della propria immunità.

— Forse perchè sono una donna? —

— Hyeseon ti prego, —

Seokjin inizió compulsivamente a battere le mani sul tavolo, quasi in preda ad un attacco di euforia che tuttavia costrinse Jungkook ad allontanare la sua tazza di caffè-latte per scongiurare una qualsiasi fuoriuscita del liquido sul tavolo. Ne bevve così il contenuto, tutto d'un fiato, per evitare inutili sprechi, la sua mente ed i suoi occhi però intenti a pensare e riflettere su quanto fosse strano e bizzarro vedere Namjoon al limite dell'arrendevolezza. 
Jungkook non l'avrebbe mai creduto possibile.

— E allora perchè? —

— Sai che c'è? Chiedi a Yoongi, è lui lo stratega, io me ne tiro fuori, —

Nell'udire quelle parole, gli occhi di tutti passarono velocemente dal capitano di Hiraeth a Hyeseon per arrestarsi infine sulla figura smilza di Yoongi che non aveva ancora aperto bocca e che, per tutta risposta, emise un profondo respiro, prima di distendere le gambe sopra il tavolo in legno ed incrociare le braccia al petto, chiudendo i suoi occhi per un brevissimo istante. 
Il tempo evidentemente, di elaborare una decisione.

— Verrà con noi, —

— Cosa? — esclamarono tutti gli uomini all'interno della stanza all'unisono, mentre Hyeseon e la piccola Lily si scambiarono un veloce sguardo di solidarietà femminile.

— A patto che superi la prova della stanza 307, — scandì infine il capo stratega, rilassando cosi le braccia e consentendo quindi a Namjoon di liberarsi dalla morsa della ragazza, concedendosi così il lusso di poter finalmente prendere posto proprio accanto a lui intorno al tavolo.

— Jungkook ti dispiacerebbe accompagnare la nostra ospite alla 307? Io vi raggiungo tra un attimo, —

Non disse nulla Jeon Jungkook, nessun suono venne emesso dalla sua bocca. Fu invece il suo corpo a muoversi più velocemente della sua voce, scattando in piedi in modo fulmineo, come se davvero il caffè contenuto in quella tazzina avesse già cominciato a sortire il suo effetto. Il giovane soldato si limitó quindi ad appoggiare quella tazza ormai vuota sul tavolo sommerso di mappe, cartine e dalle matite colorare della piccola Lily per poi inchinarsi in modo reverenziale in direzione di Namjoon e Yoongi e voltare loro le spalle in tutta fretta, trascinando con sè e nella sua camminata veloce anche Hyeseon che, evidentemente, era ancora intenta a cercare di comprendere le sibilline parole dello stratega della gilda per poter ribattere o rispondere a tono.

— La stanza 307? Che cosa significa? —

Jungkook conosceva fin troppo bene Min Yoongi e sapeva che questa prova avrebbe costituito, almeno per lui, un metro di giudizio per inquadrare le capacità fisico-tecniche della nuova arrivata. Decise comunque di non prestare attenzione alle continue domande di Hyeseon, non avendo alcuna voglia di mettersi a spiegare qualcosa che lei avrebbe capito meglio da sé una volta entrati nella stanza.

Non gli ci volle molto infatti per giungere ed aprire le porte della misteriosa stanza 307, che altro non era che un enorme salone privo di qualsiasi tipo di accessorio o soprammobile se non un grosso armadio posto sul lato meno illuminato della stanza. Solo una volta dopo avervi trascinato anche Hyeseon peró, Jungkook decise di mollare quella ferrea presa attorno al suo braccio, muovendosi a passo svelto e deciso proprio verso quell'armadio e mostrandone finalmente alla ragazza il contenuto.

Armi.

Più precisamente, fucili e pistole. Ce n'erano di svariata grandezza e misura, ma Jungkook si buttò deciso su una calibro 37, la stessa che aveva visto nella tasca di Hyeseon il giorno in cui aveva deciso di salvarle la vita.

— Ti prego dimmi che non mi hai portato qui per insegnarmi come si fa a sparare perché potrei non rispondere delle mie azioni, —

La voce ferma di Hyeseon tuonò all'interno di quel salone ma, forse per la prima volta da quando aveva messo piede ad Hiraeth, Jungkook non se ne preoccupò affatto, continuando piuttosto a lucidare quella pistola con un'attenzione certosina. Offesa per non aver ancora ricevuto le risposte che aveva sperato da parte di quel ragazzo, Hyeseon decise allora di darsi un'occhiata intorno, scoprendo a suo malgrado che probabilmente davvero la prova doveva consistere nel centrare dei manichini posti esattamente di fronte a loro, a qualche metro di distanza l'uno dall'altro. Avevano braccia e gambe di paglia secca e su alcuni di loro erano persino state poste delle magliette o qualche bizzarro accessorio come un capello o degli occhiali da sole, appartenuto probabilmente a qualche ormai defunto proprietario. Ed era così concentrata nel studiare quei volti senza espressione che quasi non si accorse che Jungkook si era spostato e si trovava ora accanto a lei porgendole proprio quella calibro 37 che fino a quel momento non aveva fatto altro che lucidare.

— Prendila e centra il bersaglio, — ordinò a quel punto, prendendole con decisione la mano destra per appoggiarvi cosi la pistola.

Hyeseon ne studiò i contorni lucidi e scuri e, per un istante, tornò a sentire quell'odore acre di zolfo a cui ancora non era riuscita ad abituarsi. Poi il suo sguardo tornò a scrutare il volto teso di Jungkook.

— Io sono mancina, non posso sparare al momento o rischio che la ferita si riapra, —

— E credi che là fuori a qualcuno importi? — la rimbeccò Jungkook, con quella domanda retorica.

— Imparerai a sparare con il braccio destro se necessario, — proseguì poi nel discorso, cominciando ad affiancare Hyeseon ed iniziando così a sistemare il suo braccio lungo una linea immaginaria che dalla punta della sua pistola arrivava fino alla testa impagliata di uno di quei manichini inermi.

Hyeseon non sapeva se guardare la posizione del suo corpo e studiare quella del suo braccio, ora perpendicolare al suo petto, oppure perdersi nell'ascoltare i consigli che Jungkook le stava dando anche in quel momento. Il suo corpo si irrigidì in maniera involontaria quando quel soldato le si avvicinò forse più del previsto, uscendo momentaneamente dal suo campo visivo per mettersi dietro di lei, sfiorandole le spalle.

— Devi anche imparare a essere meno goffa nei movimenti, altrimenti chiunque potrebbe sentirti a chilometri di distanza, — sembrò sussurrarle ad un tratto, costringendola poi a piegare leggermente le ginocchia per avere una posizione più confortevole da cui poter sparare il colpo.

— Prova cosi, — le consigliò a quel punto, scostandosi da lei solo di qualche centimetro con il capo per assicurarsi che Hyeseon avesse assunto la corretta posizione.

— Ok però puoi spostarti? Sei troppo vicino, —

— Non dovrei essere io a metterti pressione, —

Non riuscì a trattenersi dal sorridere Jungkook, quando si rese conto di essere il solo destinatario di un'espressione truce dipinta sul volto di Hyeseon che però, senza concedergli più di qualche secondo della sua attenzione, tornó invece a concentrarsi su uno dei manichini, quello che indossava un cappellino di una famosa squadra di basket americano. Il colpo partì un istante dopo, colpendo quel volto senza espressione proprio al centro della sua testa ovale.

— Che ne dici adesso eh? —

Le labbra di Hyeseon si mossero allora verso l'alto, facendo da cornice alla sua espressione immensamente compiaciuta. Jungkook non potè che accennare un sorriso soddisfatto, come se si sentisse in qualche modo complice di aver istruito Hyeseon a compiere quel gesto. Mimó poi un applauso in segno di rispetto, compiacendosi nel vederla gioire del risultato, ma il suo momento di orgoglio non durò che qualche istante.

— Adesso la vera prova, —

La voce di Yoongi rimbombò come quella di poco prima di Hyeseon all'interno del salone, catturando immediatamente l'attenzione di entrambi. La ragazza si sporse subito in un rispettoso gesto di inchino mentre Jungkook, forse perchè già consapevole di quello che avrebbe detto Yoongi di lì a poco, cominció improvvisamente a percepire una certa tensione nell'aria. Il silenzio che era calato sopra le loro teste iniziava ad essere insostenibile e il fatto che nemmeno Hyeseon avesse avuto il coraggio di commentare le parole di Yoongi era la più lampante dimostrazione che forse anche lei percepiva il suo stesso disagio.

— Jeon, in postazione prego, — si limitó dunque ad asserire il ragazzo dai capelli color grano mentre, alle sue spalle, Jungkook aveva già iniziato ad incamminarsi in direzione dei manichini, vittime poco prima del colpo di Hyeseon.

— Cosa? — esclamó solo a quel punto la ragazza, lasciando cadere le sue braccia lungo il corpo, abbassando momentaneamente anche quella calibro 37 che poco prima Jungkook le aveva consigliato di utilizzare.

— La vera prova è adesso, — continuó poi Yoongi atono, per nulla sorpreso dell'effetto che le sue parole avevano avuto sulla giovane, — Là fuori la tua mano deve essere ferma e assolutamente precisa, un tuo colpo può ferire un nemico, ma anche essere letale per un tuo compagno, — proseguì ancora, incalzando, i suoi occhi ridotti a fessure concentrati ad osservare ogni più impercettibile cambio di espressione sul volto già provato di Hyeseon.

— Quindi ora prova a colpire il punto rosso, —

— Ma sará un centimetro sopra la sua fronte! — gli rispose Hyeseon quasi senza riflettere, più decisa che mai ad abbassare le armi nei confronti dell'enigmatico stratega di Hiraeth.

No, non lo avrebbe fatto. Non avrebbe rischiato di colpire proprio il ragazzo che, nonostante tutto, non aveva fatto altro che salvarle la vita. Non per poter prendere parte all'ennesima, stupida missione suicida in quella gilda di scapestrati solamentper un suo capriccio.

— Immagina che Jungkook venga assalito alle spalle da uno zombie, che fai? Lo lasci morire? O cerchi di liberarlo da quella morsa prima che sia troppo tardi? —

Le parole di Yoongi la costrinsero ad abbassare improvvisamente lo sguardo solo per poter osservare con maggiore attenzione la sua mano destra, tremante, stringere con forza il manico di quella pistola. Solo allora Hyeseon capì il motivo per cui Jungkook l'aveva trascinata qui prima dell'arrivo di Yoongi. Solo adesso riusciva a comprendere il perchè Jungkook avesse scelto per lei quella calibro 37, perchè le avesse corretto la postura e perchè le avesse ordinato di sparare con il suo braccio sicuramente meno allenato, ma l'unico in grado di sostenere il rinculo dello sparo.

— Devo quindi dedurre tu non sia in grado di prendere questo tipo di decisioni, non hai la mente abbastanza lucida Hyeseon, motivo per cui non potr-,—

— E' vero, non so cosa farei in una situazione del genere, —

Hyeseon decise di interrompere cosi il discorso di Yoongi, forse pensato appositamente per farla indietreggiare. Ma non era mai stato il suo stile, quello di tirarsi indietro, quello di lasciare che la paura ed il terrore di non farcela avessero il sopravvento e lo avrebbe dimostrato anche di fronte alle più alte cariche della gilda se fosse stato necessario.

— Ma di sicuro non permetteró che lui muoia qui dentro a causa mia! —

Il colpo partì quasi senza che lei avesse avuto il tempo per controllare un'ultima volta, con la coda dell'occhio, il piccolo punto rosso sopra la testa del giovane soldato, a qualche metro di distanza da lei. Trattenne il respiro e, per un momento, le sembró di aver visto qualcosa lasciare il corpo di Jungkook.

D'impulso fece cadere a terra quella pistola, non preoccupandosi minimamente del fatto che potesse essere ancora carica e corse verso quel ragazzo che, subito dopo essersi portato le mani sul petto ed aver accertato così di essere ancora vivo, si era poi accasciato a terra, il volto leggermente pallido e provato.

— Non credevo avresti avuto il coraggio di spararmi davvero, — le confessò poi, quando Hyeseon gli fu abbastanza vicina da poterlo sentire senza che le sue parole arrivassero anche alle orecchie di Yoongi.

— Era tutto calcolato, — rispose a quel punto la giovane, porgendo la sua mano destra nella direzione del ragazzo che la afferrò senza farselo ripetere, esternando solo verso Hyeseon uno sguardo che tradiva un certo sospetto di fronte alle sue non proprio rincuoranti parole.

I due si scambiarono così un'occhiata fugace ma, forse per la prima volta dopo un intero mese, di reciproca intesa, lasciandosi poi sfuggire un quasi impercettibile sorriso e sospiro di sollievo.

— Lee Hyeseon, — il suo nome, pronunciato con una certa soddisfazione dalle labbra sottili di Yoongi, bastó però a catturare nuovamente l'attenzione di entrambi.

— Sei ufficialmente dei nostri, — decretò il biondo, voltando loro le spalle e facendo poi nella loro direzione un leggero cenno con la mano destra che, alzata verso l'alto, doveva essere il suo unico e solo modo per complimentarsi con la nuova, ufficiale recluta.

 

 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

buon pomeriggio mie splendide lettrici!

eccoci dunque giunti al nostro consueto appuntamento della domenica pomeriggio (o forse sarebbe meglio dire sera ormai xD)!

saró franca e sincera, anche se mio chiamo bridget (mamma mia che spiritosona che sono xD): in realtà, attualmente questo capitolo mi ha convinti meno di tutti quelli che ho pubblicsto finora.. sarà che l'ho un pó improvvisato, perchè in realtà doveva esserene presente solamente un pezzo all'interno della mia scaletta ma obviously mi sono dilungata e quindi tadaaa, sono uscite tipo cinque pagine di capitolo lol

bene, arrivate a questo punto non posso non chiederlo: siete #teamhyesokook o #teamtaeseon? tranquille, vi perdono lo stesso anche se non avete ancora preso la vostra decisione :')

come al solito,  se vi va di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti), sappiate che ne sarei felicissima ^^
alla prossima, see you soon!

bvb

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Capitolo 10
*** 009. ***



[Till the world ends trailer]


 

Missione

 

All'interno della jeep mimetica guidata da Namjoon aleggiava un silenzio quasi surreale. Quella mattina la radio, il solo apparecchio tecnologico ancora funzionante di quel suv dismesso, sembrava aver intuito perfettamente  lo stato d'animo dei suoi cinque giovani ospiti. Il capitano l'aveva accesa non appena entrato in macchina: un automatismo il suo o, più probabilmente, la ferma convinzione che un pó di musica in sottofondo avrebbe tenuto buona compagnia a tutti durante il tragitto. E invece, nel giro di un'ora, da quella stazione radiofonica erano state trasmesse solo canzoni dalle tragiche melodie malinconiche, in perfetta sintonia con il desolato paesaggio circostante. Nessuno dei presenti aveva però osato lamentarsi di questo fatto, ognuno concentrato piuttosto sul cercare di non perdere la calma in una situazione tanto delicata.

Sulle prime note di una canzone parecchio in voga nell'anno precedente l'esplosione dell'epidemia, Hyeseon appoggiò la propria fronte contro uno dei finestrini impolverati, permettendo cosi ai suoi occhi ancora assonnati di osservare quella landa deserta al di là del vetro trasparente, canticchiandone sottovoce la nostalgica melodia. Per quanto si stesse sforzando, non riusciva davvero a ricordare l'ultima volta che le era stata concessa l'occasione di camminare tranquilla per le strade di città ormai deserte e in rovina. Del suo vecchio quartiere del resto non doveva essere rimasto granchè, esattamente come la cittadina che ora, davanti al suo sguardo perso nel vuoto, non appariva nient'altro che come uno di quei siti archeologici da cui ricavare solo del materiale utile per essere esposto nei musei di storia. Dei negozi, delle fabbriche, delle strade, dei parchi che una volta riempivano con i loro colori e con i loro rumori ogni quartiere di Seoul, ora non rimanevano altro che case abbandonate e strade ricoperte solo da ossa e macerie.

Sobbalzò impercettibilmente quando udì la macchina fermarsi ed il motore spegnersi, costringendola in modo brusco a rinsavire dal suo stato di catarsi. Hyeseon si accorse solo allora che Namjoon aveva appositamente parcheggiato l'auto proprio davanti all'ingresso di quello che solo qualche anno fa sarebbe apparso agli occhi di chiunque come un enorme supermercato.

Yoongi fu il primo a scendere, portandosi sul retro della jeep solo per potersi finalmente accendere una sigaretta che il capitano della gilda gli aveva tassativamente vietato di fumare durante il tragitto. Aprì poi senza fretta il capiente bagagliaio, cominciando ad estrarre zaini vuoti e delle pistole che iniziò subito a passare in rassegna per controllare fossero ben cariche. Dall'altro lato della macchina invece, Namjoon aveva già cominciato a spiegare ai restanti componenti della squadra il piano d'azione.

— Le entrate sono tre quindi Yoongi e Hoseok passeranno dal parcheggio interrato, — esordì con decisione, aprendo sul cofano della macchina una piccola pianta del supermercato per far sì che tutti potessero seguirlo nella sua spiegazione.

— Aish, perché sempre io con Yoongi e perché sempre nei sotterranei? — tentò in qualche modo di ribattere Hoseok, beccandosi come unica risposta un'occhiataccia di rimprovero da parte del suo stesso compagno di squadra.

— Jungkook, tu e Hyeseon procederete invece dall'ingresso principale, mentre io mi occuperò di quello dei dipendenti, — proseguì Namjoon tentando in ogni modo di mantenere un certo aplomb, cercando di non mostrarsi seccato per la domanda del suo compagno di gilda di poco prima.

— Ricordatevi di prediligere cose in scatola, si conservano più a lungo, ma cercate di controllare la data di scadenza, vero Hoseok? —

—  Non guardare me, è stato Jin ad insistere per quelle scatole di fagioli, io nemmeno li mangio! —

Hyeseon si lasciò sfuggire un timido sorriso e non le fu difficile figurare davanti a sè le immagini di quel ricordo anche se lei non ne era stata partecipe. Forse a volte le sue considerazioni avrebbero potuto sembrare fuori luogo, ma Jung Hoseok non aveva mai fallito quando si trattava di sollevare l'animo dei suoi compagni ad Hiraeth. E di questo tutti, Hyseson compresa, non potevano che essergliene grati, nonostante la consapevolezza di quanto fosse rischiosa questa missione.

— Molto bene, ci ritroviamo fuori tra un'ora esatta a partire da adesso! Ricordatevi, sparate solo ed esclusivamente se strettamente necessario, un rumore di troppo potrebbe attirarne altri e noi non vogliamo altre visite, tutto chiaro? —

— Sissignore! — la risposta che giunse all'unisono fu in grado di far comparire un piccolo accenno di sorriso anche all'austero capitano della gilda che però, una volta prese le attrezzature necessarie preparate per lui da Yoongi, si avviò in solitaria verso l'ingresso da lui stesso indicato come quello "del personale" del supermercato.

Yoongi e Hoseok si mossero invece nella direzione opposta: per loro sarebbe stato sicuramente più difficile entrare dal parcheggio sotterraneo ma, in fondo, si trattava pur sempre di due dei più tosti e veterani membri di Hiraeth. Eppure, nonostante avesse la più totale fiducia in quei ragazzi, Hyeseon non riuscì a muoversi di un millimetro: rimase  lì, impalata, di fronte all'ingresso di quel supermercato ormai abbandonato da tempo con la bocca asciutta e gli occhi persi ad osservare un punto non ben definito oltre quelle porte scorrevoli dai vetri rotti. C'era qualcosa che la turbava tremendamente e questo pensiero fu sufficiente per costringerla a correre verso il retro dell'auto e mettersi a vomitare. Dal canto suo, Jungkook si limitò invece ad osservarla senza potersi avvicinare: era stata proprio Hyeseon a fermare ogni suo intento, costringendolo attraverso il solo gesto del braccio a non intervenire. Doversi limitare a guardare da un'altra parte senza poter essere d'aiuto e fare qualcosa gli sembrò però così frustrante che Jeon Jungkook giurò a sé stesso che non avrebbe mai più dato retta alle parole di quella ragazza tanto testarda e cocciuta.

Si addentrarono in quel supermercato in rovina solo una volta dopo che Hyeseon si fu ripresa, sciacquandosi la bocca ancora sporca con un po' acqua che aveva trovato nel kit consegnatole poco prima da Yoongi. Una volta all'interno però, i due giovani ragazzi non poterono che emettere un'esclamazione di sorpresa. Quelle spesse pareti ormai in decadenza nascondevano i resti di un tempo che sembrava essersi fermato ad un'epoca ormai lontana. Poster con signore sorridenti e famiglie felici che sponsorizzavano i prodotti di quella catena erano ancora appesi qua e là sulle pareti delle corsie estremamente disordinate. Promozioni scadute e buoni sconto si potevano ancora trovare vicino alle casse mentre tutt'intorno, luci a neon ormai non più funzionanti un tempo dovevano invece aver illuminato con la loro fredda luce le ampie zone del salone.

— Jungkook, cos'è quella roba? — si permise di chiedere Hyeseon quando, tra gli scaffali presenti all'interno di quello spazio enorme e quasi completamente a soqquadro, Jungkook sembrò essere riuscito finalmente a trovare qualcosa di suo personale gusto.

— Ramen istantaneo, non puoi dirmi di no Hyeseon, — le sussurrò con voce appena percettibile, esaminando busta dopo busta per accertarsi dell'effettiva qualità del prodotto o, più semplicemente, delle varie tipologie di gusti che quel marchio poteva offrirgli.

— Sbrigati, —

Hyeseon aveva raccolto e sistemato all'interno dello zaino quante più scatole di cerotti, garze e fasce era riuscita a trovare. Seokjin glielo aveva raccomandato quella stessa mattina prima di partire, conscio del fatto che nessun individuo di sesso maschile se ne sarebbe preso l'incarico. E lei, d'altro canto, non avrebbe mai potuto deluderlo. 
Anche se persa momentaneamente in quel ricordo però, ad Hyeseon non sfuggì certo il rumore assordante che si perpetrò veloce lungo tutte le pareti del negozio, ma che fu sufficiente per farla sobbalzare, costringendola a spostare la sua attenzione nella direzione opposta del supermercato.

Non dovette nemmeno voltarsi in direzione di Jungkook per capire che quello non era solamente il frutto della sua immaginazione, anche perché le urla di Hoseok, dapprima lontane e incomprensibili, presto si tramutarono in un messaggio chiaro e diretto.

— Scappate! —

Hyeseon smise immediatamente di rovistare tra gli scaffali, dirigendosi a passo veloce verso Jungkook per aiutarlo a chiudere quello zaino stracolmo di cibo. I sue non si scambiarono altro che respiri affannosi, cercando tuttavia di risparmiare fiato per la corsa ed allontanarsi così il più velocemente possibile verso l'uscita più vicina. Ma, una volta arrivata davanti al primo portone antipanico che i suoi occhi riuscirono a individuare, Hyeseon si accorse che Jungkook era rimasto indietro, impedito nei movimenti proprio a causa di quel pesantissimo zaino che gli gravava sulle spalle. Decise così di lasciare la sua presa su quella maniglia, liberandosi anche del peso del suo zaino e appoggiandolo proprio accanto alla porta per poter raggiungere più velocemente il suo compagno di squadra.

— Allontanati con le provviste, io li distraggo, — gli ordinò senza pensarci due volte, notando con quanto sforzo il giovane soldato stesse cercando di non sembrarle in difficoltà.

— No, non ti lascio potresti-, —

— Morire? —  terminò la frase di Jungkook col sorriso di chi, nonostante tutto, era consapevole dei pochi lati positivi del suo marchio, anticipando cosi ogni parola e preoccupazione del ragazzo.

Solo una volta arrivati davanti all'uscita di emergenza i due si scambiarono un ultimo sguardo d'intesa e fu proprio in quel momento che Jungkook la vide. Riconobbe la Lee Hyeseon fiera e sicura di sé di cui Taehyung tante volte gli aveva parlato, percepì la sua determinazione, la sua volontà di poter fare qualcosa per soccorrere gli altri, per aiutare lui.

— Ti raggiungo all'esterno, muoviti! —

Il giovane soldato non le rispose nulla, si limitò a sorridere fiero abbassando il capo in segno di tacito ringraziamento, portandosi poi all'esterno di quel locale buio trascinando con sé il suo zaino e persino quello che la ragazza aveva lasciato da parte poco prima.

Hyeseon non aspettò di vedere Jungkook scomparire al di là della porta per addentrarsi invece in direzione delle urla e degli schiamazzi che percepì provenire dalla parte opposta del salone. Corse a perdifiato controllando in ogni corsia fino a quando, in lontananza, non scorse due profili longilinei avvicinarsi a lei in modo irregolare. Il braccio di Yoongi era saldamente appoggiato al collo di Hoseok che, insieme all'amico zoppicante, si era preso l'incarico di portare anche entrambi i loro zaini. Ma ciò che spaventò maggiormente Hyeseon fu quello che vide al di là delle loro figure sofferenti e smilze: una dozzina di zombie affamati e scarni si stavano infatti avvicinando senza la minima intenzione di fermarsi. Nonostante la loro camminata claudicante, quegli esseri rimanevano comunque più veloci di Yoongi e Hoseok che, per quanto si stessero sforzando, erano consapevoli del fatto che presto sarebbero stati raggiunti, diventando un prelibato spuntino per quegli esseri mostruosi.

Hyeseon non potè quindi che agire nell'unico modo che sperava avrebbe potuto funzionare, ossia d'impulso. Si diresse verso la prima corsia di scaffali che riuscì a raggiungere, iniziando a scaraventarne il contenuto a terra e provocando cosi un rumore secco ed assordante. Presto decine di scatole, contenitori e buste furono riversate sul pavimento già parecchio impolverato. 
E altrettanto velocemente, tutta l'attenzione che quegli esseri - da anni i soli e clandestini proprietari di quel supermercato - avevano riservato nei confronti di Yoongi e, di conseguenza anche di Hoseok, fu invece catturata da Hyeseon.

— L'uscita è davanti a voi, sbrigatevi! — furono le sole parole che uscirono dalle labbra secche della ragazza, prima di far scivolare la sua mano sulla cintura dei pantaloni ed estrarre cosi la sua pistola, mirando verso la testa dello zombie che più di tutti si stava avvicinando al giubbotto mimetico di Yoongi.

Il colpo partì poco dopo, colpendo quel mostro proprio sulla tempia e facendolo così stramazzare al suolo, agonizzante. Non le sfuggì il labiale di Hoseok che, non potendosi difendere in alcun modo, non aveva potuto fare altro che affidarsi a lei, ringraziandola per aver salvato la vita del suo compagno. Ma prima che potesse puntare nuovamente il grilletto verso un nuovo obiettivo, Hyeseon si ritrovò sdraiata sul pavimento freddo di quel locale angusto, i vestiti ora impregnati dei contenuti di tutte quelle confezioni in vetro che poco prima lei stessa aveva rovesciato a terra. Cacció subito un urlo quando si accorse che nella caduta qualche pezzo di vetro doveva esserle entrato nelle braccia e nelle cosce, ma al momento questa non poteva certo essere la sua priorità. Uno degli zombie l'aveva infatti sorpresa alle spalle, atterrandola con la sola forza delle sue braccia decomposte, tentando poi di morderle il collo con la bocca spalancata in modo anormale.

E, in un attimo, tutta la sua forza e determinazione lasciarono invece spazio ad un sentimento più profondo e radicato in ogni essere umano e che lei sentiva di aver già sperimentato: la paura. Per quanto ci stesse provando con tutta se stessa, Hyeseon sapeva che non avrebbe potuto contrastare con la forza di quell'essere ancora per molto. Sentì pian piano le braccia farsi sempre più deboli e addirittura dietro la sua testa avvertiva già i passi striscianti di altri zombie farsi sempre più vicini.

Ma prima che potesse lanciare un ultimo, disperato grido di aiuto, Hyeseon percepì distintamente un altro sordo colpo di pistola. Lo zombie che l'aveva aggredita poco prima mettendola con le spalle contro il pavimento umido del salone e che aveva cercato di arrivare al suo collo emise un leggero mugolio di dolore; poi, quel corpo freddo e putrescente si accasciò inerme e pesante sopra di lei. Trattenne il respiro Hyeseon, con la testa che le vorticava incredibilmente, ma i suoi occhi si illuminarono di nuovo quando vide la figura di Jungkook, ora più agile perché priva di quel pesante zaino, inginocchiarsi verso di lei per liberare il suo corpo da quell'opprimente cadavere. La aiutò così a rialzarsi, accertandosi che non fosse gravemente ferita, prendendosi poi la briga di caricarla in spalla senza che lei potesse ribattere in alcun modo e mettendosi poi a correre in direzione di quell'uscita di emergenza che lei stessa gli aveva indicato, lasciandosi così alle spalle quella manica di non morti che non sarebbero mai riusciti a raggiungerlo.

Arrivò alla jeep con il fiato corto e grosse gocce di sudore lungo i lati della sua fronte scoperta. Adagiò Hyeseon sulla macchina, nel lato del passeggero proprio accanto al guidatore, facendo poi un semplice cenno col capo a Namjoon per esortarlo a mettere immediatamente in moto l'auto.

— Tutto per quella stupida torta, che cazzo hai nella testa Yoongi?! —

A giudicare dallo sguardo sorpreso di tutti, Hyeseon dovette dedurre che mai nessuno aveva mai visto Jung Hoseok così furioso.

— Hyung perché lo hai fatto? — domandò a sua volta Namjoon, gli occhi fissi sulla strada, ma nella mente ancora vivo il ricordo di cosa tutti loro avevano rischiato poco fa.

— Domani è il compleanno di Lily, — fu la sola risposta dello stratega della gilda che ora, a dispetto di ciò che il suo stesso capitano gli aveva ordinato, si era acceso una sigaretta, iniziando a tirare fumo da quel cilindro di nicotina per cercare di porre fine al tremolio delle sue mani.

Hoseok sbattè un pugno contro il furgone, il viso tirato e sporco di polvere, tornando poi a guardare con astio il suo compagno di squadra e di gilda che invece non sembrava concentrato su nient'altro che quel piccolo oggetto, ancora ben stretto tra le sue dita sottili.

— Ci stavi facendo ammazzare tutti, — esclamò infine, prima di riportare le braccia contro il petto e abbassando improvvisamente lo sguardo, cercando in quel modo di nascondere alcuni pesanti singhiozzi.

— Hyung calmati, siamo tutti vivi, è finita, — tentò a quel punto di smorzare la tensione Jungkook che, seduto proprio accanto ad Hoseok, si permise di appoggiare d'istinto una mano sulla gamba, stringendola senza forza per tentare in qualche modo di farlo calmare.

— No, non è affatto finita,—  

Le parole taglienti di Namjoon smorzarono l'aria stantia del mezzo, sovrastando i pensieri già cupi di ciascuno dei presenti. Questa volta non c'era alcuna musica a fare da sottofondo alle sue parole, nessuna melodia allegra o triste a fare da cornice ai pensieri che uscirono dalle sue labbra ormai completamente disidratate come un fiume in piena. Nonostante la strada, gli occhi del capitano della gilda non poterono che spostarsi per un istante sulla ragazza seduta accanto a lui.

Hyeseon non aveva proferito parola dal momento stesso in cui era stata caricata in macchina. Tra le sue mani sporche di sangue ora stringeva solo quella targhetta lucida, nessun tipo di espressione a fare capolinea sul suo volto sporco e umido. Non si era neppure resa conto che Namjoon la stava osservando e che gli occhi di tutti erano puntati su di lei.

— Come diavolo è possibile che uno zombie abbia cercato di aggredirti? Se fossi immune questo non sarebbe dovuto accadere, — la chiamò in causa il capitano di Hiraeth, una punta di preoccupazione tradiva però quel suo tono sempre così serio e austero.

— Forse non lo è, —  si permise di dare la sua spiegazione Yoongi, abbassando il finestrino dell'auto solo per poter gettare al vento il mozzicone della sua sigaretta.

— Non scherziamo, credi che questo marchio sia uno gioco? — intervenne a favore di Hyeseon l'unico che in quel momento poteva comprendere e condividere il suo stesso senso di straniamento. Hoseok si portò entrambe le mani sul volto, cercando di inspirare profondamente e ritrovare cosi un battito regolare.

— Cerchiamo di darci tutti una calmata adesso, prima torniamo alla gilda, prima tenteremo di trovare le risposte a tutta questa storia, — furono le ultime, lapidarie parole di Namjoon, prima che il silenzio più totale calasse tra i presenti fino al ritorno ad Hiraeth.

Hyeseon si addormentò così, sul lato del passeggero e con la testa reclina verso il finestrino, la mente ancora offuscata da strani ed oscuri pensieri e le sue piccole mani ora intente ad accarezzare il metallo freddo di una piastrina, ormai il suo unico ricordo della presenza di Kim Taehyung nella sua vita.

E faceva male, più male di quello che avesse mai osato immaginare.
 

 


「a/n 」

anneyeong haseyo! 👋🏻

buonaaadomenicasera mie splendide lettrici!

la scorsa settimana avrei tanto voluto aggiornare ma c'è stato un imprevisto che mi ha impedito di mettere mano al capitolo.. nulla a cui non si possa rimediare peró, quindi eccomi quii! ^^
sei cariche per i grammy's? *^*

bene, arrivate a questo punto non posso non continuare a chiederlo (impazzisco per questi sondaggi lol): siete #teamhyesonkook o #teamtaeseon? tranquille, vi perdono lo stesso anche se non avete ancora preso la vostra decisione :')

ma soprattutto, cosa si nasconde dietro tutta questa vicenda? riusciranno i nostri protagonisti a trovare una spiegazione logica a quello che successo durante la missione?

come al solito, se vi va di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti), sappiate che ne sarei felicissima ^^
alla prossima, see you soon!

「bvb」

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Capitolo 11
*** 010. ***



[Till the world ends trailer]


 

Festa
 

 

L'acqua della vasca era sufficientemente calda e della schiuma trasparente ne aveva ricoperto i bordi sottili, rischiando di strabordare al di fuori del perimetro della stessa, ma Hyeseon e la piccola Lily non sembravano affatto preoccuparsene. La più grande, con il corpo nudo quasi completamente immerso dell'acqua trasparente della doccia, stava infatti lavando accuratamente i capelli chiarissimi della bambina che invece, accovacciata proprio davanti a lei, la pelle chiara e liscissima a contatto con il petto della maggiore, era piuttosto intenta a cercare di raccogliere quella schiuma profumata senza far scoppiare le piccole bolle che si erano formate dal contatto del sapone con l'acqua.

— Hyeseon-unnie, dopo mi acconceresti i capelli in due trecce? — chiese ad un tratto la più piccola, rompendo così il rispettoso e per nulla imbarazzante silenzio che si era creato tra le due.

— Come mai proprio le trecce? — rispose con una nuova domanda la giovane Hyeseon, passando poi delicatamente una spugna sulla schiena della bambina.

— Yoongi sorride quando mi vede con le trecce, —

E così si ritrovò a fare anche Hyeseon nell'ascoltare la sincera risposta di Lily, interrompendo per un istante il movimento della sua mano sulle spalle della bambina solo per fermarsi ad immaginare il lato più paterno di Yoongi, il suo volto solitamente sempre così contratto farsi invece più sereno e rilassato solo davanti a quella bimba dalle guance rosee.

— E trecce siano allora! —

Sembrava essere uscita da un racconto di fiabe la piccola Lily. Un vestito celeste copriva il suo corpicino magro mentre il suo volto rotondo era ora incorniciato da due lunghe e voluminose trecce biondissime, intrecciate sapientemente da Hyeseon con del nastro delle stesse sfumature del suo vestito leggero.

— Come hai imparato a farle così bene? — domandò Lily ad un tratto, guardando con un certo stupore e baldanza la propria figura di fronte ad un impolverato specchio.

— Sai, una volta avevo anche io capelli lunghi come i tuoi, — asserì pacatamente la maggiore, appoggiando la sua mano sul capo della bambina, — Poi ho solo scoperto quanto fosse più comodo averli corti, — confessò poi sorridendo, arricciandosi con il dito indice un ciuffo di capelli scuri ancora bagnati dalla doccia di poco prima, ricaduto proprio contro la sua fronte.

— Li hai tagliati? — incalzò nuovamente Lily, spalancando le braccia in direzione di Hyeseon per convincerla a prenderla con sé.

— Diciamo di si, ma non me ne pento, — dichiarò a quel punto la giovane annuendo convinta, il suo sguardo perso ad osservare i contorni della sua figura riflessa nello specchio e nella sua mente il ricordo di quegli istanti tra la vita e la morte prima dell'arrivo di Jungkook, — E poi posso sempre farle a te! — esclamò infine, iniziando a solleticare con le dita il collo della piccola Lily per farle tornare il sorriso.

— Anche io voglio fare qualcosa per te Hyeseon-unnie, —

Lily si mosse più velocemente della ragazza, incitandola ad accovacciarsi davanti a lei per renderle il lavoro più semplice: fu in quel momento che la bambina estrasse dalla tasca di quell'abito azzurro una forcina sottile con una piccola perla per posarla delicatamente su quel ciuffo ribelle dei capelli della maggiore.

Le due giovani donne si scambiarono così un dolce sorriso d'intesa, prima di tornare a sistemarsi per la festa che avrebbe avuto luogo proprio quella sera.

D'altro canto, i ragazzi della gilda erano rimasti indaffarati in altre faccende non meno impegnative. Per preparare tutto il necessario per quella piccola festa in onore della giovanissima Lily avevano infatti trascorso l'intero pomeriggio a studiare ogni particolare nei minimi dettagli: Jungkook e Hoseok si erano offerti per gestire le decorazioni dell'ambiente di quell'ampio salone mentre Namjoon, da bravo leader, si era occupato di aiutare gli altri volontari ad apparecchiare le lunghe tavolate della sala. Né Seokjin né Yoongi invece avevano potuto essere di aiuto, il primo perché impegnato nel suo laboratorio a studiare le dinamiche ed elaborare i dati di ciò che gli era stato riferito sulla disavventura all'interno di quel supermercato la mattina precedente e il secondo perché, su ordini dello stesso Jin, era stato costretto a rimanere fermo su una sedia traballante con la caviglia fasciata a causa di una brutta slogatura.

Non per questo però Min Yoongi si era fermato a guardare: per tutto il pomeriggio infatti era stato lui a dirigere sia la squadra di Jungkook e Hoseok che quella di Namjoon.

— Dovessi morire giuro che non ti designerei mai e poi mai come nuovo capitano, sei troppo severo, — asserì sfinito Namjoon, accasciandosi privo di energie sulla prima sedia vuota dell'enorme sala, per l'occasione agghindata a festa a tema "celeste".

— Ahhh, sta zitto e finisci di apparecchiare, Lily e Hyeseon saranno qui a momenti, — ribattè contrariato lo stratega, fingendo irritazione per le parole del suo stesso capitano e inalando per questo motivo dell'altro fumo dalla sua immancabile sigaretta.

— Puoi almeno smettere di fumare? — esclamò Hoseok ad alta voce, scendendo dalla scala dopo aver sistemato l'ultimo palloncino colorato, — Qui dentro si sta formando la neb-, —

Ma non riuscì a terminare la frase, poiché dalla porta del salone fecero il loro ingresso proprio la piccola festeggiata e la sua giovane accompagnatrice. Namjoon scattò in piedi all'istante, cercando di sistemarsi alla bell'è meglio quella camicia celeste dalle greche tropicali che aveva deciso di indossare per sentirsi maggiormente in tema. Fu in quel momento che Yoongi, spegnendo in tutta fretta la sua sigaretta sul pavimento freddo del locale per non farsi cogliere in fallo dalla piccola Lily, iniziò ad intonare a voce bassa "saeng-il chukhahamnida", coinvolgendo presto, una dopo l'altra, le voci di tutti i presenti.

Solo Jungkook rimase immobile, un nastro azzurro perfettamente in tinta con la sua maglia a strisce bianche e blu ancora tra le mani, gli occhi persi ad osservare le due figure femminili avanzare nella loro direzione. Il suo sguardo ricadde involontariamente sulla figura di Hyeseon: un vestito leggero a maniche larghe e lungo fino alle ginocchia ricopriva il suo corpo slanciato che, fino a quel momento, lui era riuscito ad apprezzare solo attraverso la sua tuta mimetica. Una forcina sottile con incastonata una piccola perla era invece l'unico dettaglio che impreziosiva i suoi capelli sottili, neri come la pece. Per un attimo gli sembrò di aver trattenuto troppo a lungo il respiro, accorgendosi di quanto la sua gola fosse secca e la sua bocca impastata. Deglutì forzatamente, mentre ormai tutti i presenti avevano già iniziato ad applaudire davanti alla piccola Lily che, in piedi su una delle sedie del salone, soffió poi con energia sulle sei candeline presenti proprio su quella torta pre-confezionata che il giorno prima Yoongi era riuscito a recuperare mettendo a repentaglio la propria vita.

Jungkook sorrise di fronte a quella scena: non riusciva a smettere di sorprendersi di come dietro quel ragazzo all'apparenza così burbero ed insofferente si celasse invece un animo tanto buono e premuroso. Perso in quei ragionamenti, il giovane soldato e medico della gilda quasi non si accorse che la piccola Lily e Hyeseon avevano già dato inizio alle danze, mettendosi a ballare proprio al centro della sala coinvolgendo presto con i loro sorrisi ed i loro movimenti anche la maggior parte dei presenti. Fu poi la volta Namjoon, che venne trascinato al centro dalla stessa, piccola festeggiata, e di Hoseok che invece venne coinvolto senza troppi sforzi da Hyeseon.

— Non l'ho mai vista così sorridente, —

Per Jungkook, sentire quelle parole uscire dalle labbra di Min Yoongi fu qualcosa di assolutamente inaspettato. Lo raggiunse, avvicinandosi e sedendosi accanto a lui porgendogli un sottile calice di vino, facendo scontrare poi i loro due cilindri di vetro.

— E' bello poter non pensare allo schifo che sta succedendo là fuori, anche se solo per un paio d'ore, — aggiunse sempre con quel suo caratteristico tono pacato e calmo, dopo aver ingerito tutto d'un fiato quella sostanza chiara e frizzante.

Jungkook si limitò ad annuire, sorseggiando a sua volta quella bevanda leggermente alcolica, crogiolandosi in quel sapore dolciastro che riuscì presto a mandare in fiamme le sue gote.

— Ehi piccioncini, se ci degnate della vostra attenzione vorrei fare un brindisi con tutti i presenti, —

La voce imponente di Namjoon ridestò improvvisamente l'attenzione di entrambi, costringendo Jungkook a riportare il suo sguardo dal bicchiere ormai vuoto al capitano della gilda che, ora in piedi sul tavolo, aveva alzato verso il cielo il suo calice stracolmo di vino, — Perché è grazie allo sforzo di ciascuno di voi se anche oggi siamo qui a festeggiare insieme, — lo sentì poi annunciare con una punta di orgoglio nella sua voce.

— Ma voglio brindare anche al sacrificio di chi non è più tra noi, — decretò infine, consentendo così a tutti i presenti di innalzare i loro calici al cielo e finalmente poter assaporare quella deliziosa bevanda dorata.

Jungkook si rallegrò nel vedere i volti di tutti i presenti sciogliersi in sorrisi e complimenti, ma non potè non notare la mancanza di una persona all'interno della sala. Sembrava infatti che Hyeseon avesse lasciato il salone poco prima del brindisi, abbandonando la festa proprio sul più bello.

— E' uscita a prendere una boccata d'aria, — ancora una volta, furono le parole di Yoongi a riscuoterlo dai suoi pensieri, — Và da lei, — asserì infine in un tono che, più che un ordine, a Jungkook parve più un consiglio fraterno, sfilandogli poi dalle mani quel bicchiere ormai semi-vuoto.

 

.
 


"Ma voglio brindare anche al sacrificio di chi non è più tra noi".

Non poteva crederci. Non voleva crederci.

Per quanto si sforzasse, Hyeseon proprio non riusciva a ricollegare le parole di commiato di Namjoon se non a lui, se non a quel ragazzo che un tempo l'aveva strappata dalla morte e che, lei ne era certa, l'aveva forse amata. Non se l'era quindi sentita di fermarsi a brindare insieme a tutti gli altri perché in cuor suo Hyeseon conservava ancora una piccola speranza che Taehyung fosse ancora vivo o, quantomeno, che avesse iniziato una nuova vita in un'altra città, anche se lontano da tutti, lontano da lei.

— Sapevo ti avrei trovata qui, —

Venne riscossa da quelle cupe elucubrazioni da una voce bassa, ma non per questo intimidatoria. Si voltò dunque senza fretta in direzione di quelle parole solo per accertarsi che il suo interlocutore fosse proprio Jungkook, sorridendogli bieca e facendogli poi cenno di prendere posto accanto a lei sull'erba fresca della distesa verde cresciuta proprio lungo il perimetro che, dall'ingresso della gilda, dava verso l'esterno, verso il mondo che gli uomini di Hiraeth avevano a lungo progettato di riconquistare.

— Sai, Taehyung ci parlava spesso di te, —

Hyeseon trasalì di fronte a quella banale constatazione, non potendo nascondere un certo imbarazzo di fronte alle parole di Jungkook, chiedendosi ancora una volta come fosse possibile che quel ragazzo sapesse cosa le stesse passando per la mente in quel momento.

— Diceva sempre che non vedeva l'ora di venirti a trovare e quando era qui, nonostante avesse sempre mille cose di cui occuparsi, il suo ultimo pensiero prima di andare a dormire lo rivolgeva a te, — le confessò senza però guardarla negli occhi, preferendo rivolgere il suo sguardo altrove, verso il cielo limpido e pieno di stelle proprio sopra le loro teste.

— Eravate davvero molto amici, — lo rimbeccó bonariamente Hyeseon, non potendo però fare altro che gongolarsi avanti e indietro con un sorriso sincero farsi spazio tra le sue guance.

— Te l'ho detto, gli devo tantissimo, — ammise dunque il giovane soldato, tornando così ad osservare incantato il profilo di Hyeseon.

— Certo che è stato egoista nella tua descrizione, non ti immaginavo cosi, — aggiunse subito dopo, maledicendosi poi mentalmente per essersi lasciato sfuggire qualche parola di troppo. Fu a quel punto infatti che Hyeseon smise di muovere il suo corpo avanti e indietro sull'erba fresca del prato, preferendo rivolgere la propria attenzione verso Jungkook con espressione curiosa.

— Cosi come? — domandò quindi, cercando di prevedere la risposta piccata con cui, era certa, quel giovane soldato avrebbe ribattuto di lì a poco.

— Bella, —

Si scosse e sorprese quindi nel momento in cui alle sue orecchie arrivò invece tutt'altra risposta. Se si fosse avvicinata di più a lui, Hyeseon sarebbe riuscita senza difficoltà a vedere la sua espressione sorpresa riflessa in quelle iridi scurissime. Colta così alla sprovvista, la giovane non potè fare altro che distogliere nuovamente lo sguardo da lui, abbassando la testa verso il suo petto, proprio in direzione di quella targhetta lucida, sempre ben stretta attorno al suo collo nudo.

— Ti manca molto? —

— Più di quanto detesti ammettere a me stessa, — gli confidó in un sospiro, — E tu? —

Quella domanda arrivò alle orecchie di Jungkook come un fulmine a ciel sereno. Già non si sarebbe mai aspettato una confessione cosi sincera da quella ragazza sempre cosi restìa e introversa, perciò ancora meno si era preparato per ricevere delle attenzioni e delle domande sulla sua vita privata da parte di Hyeseon che però, anche in quell'occasione, era riuscita a spiazzarlo.

— Non hai mai avuto qualcuno a cui vorresti poter dare tutto te stesso? — tenne a precisare la domanda la ragazza, ancora seduta accanto a lui, per la prima volta in quella notte stellata i suoi occhi chiari persi ad osservare il profilo del ragazzo ancora perso ad osservare il cielo illuminato sopra le loro teste.

— No, — lo avvertì distintamente asserire, prima di portare il suo sguardo su quegli occhi scurissimi che però mai avevano cercato di nasconderle la verità, — Non prima di te, —

Jeon Jungkook non avrebbe mai creduto possibile che dalla sua bocca potessero uscire frasi non approvate dal suo cervello, eppure era appena successo. Non sapeva se dare la colpa all'alcool, alla sua evidentemente totale mancanza di tatto, alla leggera brezza di quella sera piena di stelle o al volto di Hyeseon, illuminato dalla pallida e leggera luce della luna piena.

— No, cioè non era esattamente quello che volevo dire, insomma ecco io.., – prese un profondo respiro cercando cosi di aggiustare il tiro, — La mia famiglia, i membri di questa gilda, sono tutti importanti per me, — tentò allora di correggersi in qualche modo, sperando in cuor suo che Hyeseon non avesse sentito o, quantomeno, avesse deliberatamente scelto di non dargli troppa importanza. Ecco perché fu estremamente grato quando udì la voce cristallina di Hoseok anticipare una qualunque risposta da parte di Hyeseon.

— Ahhh, quindi è qui che vi eravate imbucati eh? — scherzò il giovane immune, beccandosi subito un fraterno pugno sul braccio da parte del capitano della gilda.

— Hoseok piantala, — asserì Namjoon poco dopo, notando con il più totale disappunto quanto il suo compagno stesse ingigantendo quell'amichevole buffetto come se fosse stato appena pugnalato al cuore.

— Si, dovreste smettere immediatamente tutti di bere e seguirmi nel laboratorio, —

La voce stentorea di Seokjin giunse rapida e fulminea alle orecchie di tutti, sovrastando persino le lamentele di Hoseok, suscitando immediatamente curiosità ed interesse.

Non aggiunse altro il primario della gilda; dopotutto non gli servirono altre parole per convincere tutti i presenti a seguirlo nel punto più profondo di Hiraeth, nel vero cuore pulsante della gilda: il suo laboratorio.


 

「a/n 」

anneyeong haseyo! 👋🏻

scusatemi davvero per il ritardo con cui giungo ad aggiornare questa long, ormai non ho più scuse: la puntualitá non è mai stata il mio forte quando si tratta di aggiornare le fics lol

ciancio alle bande, passiamo al capitolo: avrei potuto intitolarlo "la quiete prima della tempesta" ma mi sembrava un pó troppo drammatico per questo capitolo che in realtà si prefigge di essere una specie di spartiacque: quello che succederà dal prossimo aggiornamento in poi lo scoprirete presto (o almeno questo è ció che mi sono prefissata xD)

ma ormai dovremmo proprio esserci: il momento della verità sta arrivando e fooorse cosi riuscirete a conoscere qualcosa di più sulla storia e sulle vicende di questi personaggi, catapultati in un mondo dove i non-morti fanno da padroni di casa

no jeon jungkook non era ubriaco, forse le pensa davvero le cose che ha detto a hyeseon o, forse anche lui spera che non tutto sia perduto, forse anche lui spera che teahyung sia ancora vivo e quindi sta solo cercando di essere forte e di infondere anche a lei ulteriore coraggio.. chi lo sa, intanto godiamoci questa piccola scena fluff tra due dei protagonisti di queste vicende (ah, per chi si fosse adagiato sugli allori vi avviso che questa è una fanfiction ANGST quindi godetevi questi attimi di relativa pace perchè non credo ce ne saranno molti altri loool vogliatemi bene ^^)

come al solito,  se vi va di farmi sapere la vostra (o tirarmi delle padellate sui denti), sappiate che ne sarei felicissima (e ovviamente rimango sempre aperta ai vostri commenti su eventuali ship e schieramenti ^^)

alla prossima dunque, see you soon!

「bvb」

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Capitolo 12
*** 011. ***



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Scoperta
 



Nei racconti di fantascienza, che una volta considerava tra i suoi preferiti, a Hyeseon era spesso capitato di leggere descrizioni di laboratori segreti e all'avanguardia, dove i protagonisti finivano sempre per trovare la soluzione al caos. Ma mai nella sua vita Hyeseon avrebbe creduto possibile di riuscire a vederne uno reale e tangibile proprio davanti ai suoi occhi: nelle profondità più nascoste di quella vecchia ed abbandonata metropolitana infatti, i ribelli erano riusciti a mettere a punto e costruire un laboratorio dove Seokjin, insieme ad una equipè di medici super specializzati nella ricerca, aveva portato avanti i suoi studi per cercare di trovare una qualsiasi soluzione all'epidemia portata dallo sviluppo e la diffusione incontrollata del virus ZT1.

Tutti i presenti richiamati all'appello dal giovane primario della gilda si disposero così attorno ad un tavolo a prova di batteri, a giudicare dalla sue superficie lucidissima così come ogni mensola, dispensa e oggetto presente all'interno di quella asettica stanza a vetri mentre Seokjin, dopo aver recuperato una cartella dai contorni erosi da uno dei cassetti di quella stanza, la gettò sul tavolo, rovesciandone il contenuto, indecifrabile agli occhi di chiunque tranne che ai suoi.

— In base alle notizie che mi avete fornito ho fatto delle ricerche e raccolto alcuni campioni, confrontandoli con un archivio di dati che avevo già, —

Iniziò il suo discorso appoggiando le mani, strette in un pugno, contro il bordo di quel tavolo in cui chiunque ci si sarebbe potuto specchiare, riuscendo però a sostenere solo per qualche secondo la sua immagine riflessa su quella superficie liscissima.

— Dio mio hyung, sputa il rospo, — cercò di mettergli pressione Yoongi, notando come la mano della piccola Lily fosse stretta forse fin troppo saldamente contro l'orlo della sua maglietta nera che lui stesso aveva deciso di stirare per l'occasione del suo compleanno, non avendone una azzurra da poter indossare per entrare nel pieno spirito della festa.

— Era da un pó che sospettavo questa cosa, ma non credo vi piacerà, soprattutto ad Hoseok e Hyeseon, — disse Seokjin sospirando profondamente, alzando gli occhi e perdendosi cosi ad osservare le espressioni costernate di ciascuno dei presenti, soffermandosi poi volontariamente piú a lungo su quelle dei due ragazzi immuni presenti nella stanza.

— Beh, ora non puoi proprio rimangiarti la parola non ti pare? — lo esortò Hoseok, prima di deglutire rumorosamente, cercando in quel modo di non far trapelare la tensione che chiunque avrebbe potuto percepire dal tono tremante della sua voce.

— Innanzitutto, ho finalmente capito perchè gli zombie non attaccano le persone immuni, —

Seokjin fece una lunga pausa, estraendo dal suo taschino cucito sul lato sinistro del suo camice bianco un paio di sottili occhiali dalla montatura rotonda, indossandoli poi per cercare di leggere meglio i risultati presenti su quella cartella che lui stesso aveva posto sul tavolo proprio poco prima. 
Non che gli servisse in realtà, ma voleva accertarsi un'ultima volta dei risultati che lui stesso aveva provato.

— Per poter sopravvivere, quei mostri hanno bisogno di mangiare cellule e tessuti sani, — dichiarò subito dopo, tornando poi quindi ad osservare in rispettoso silenzio le espressioni sconcertate farsi largo sui volti dei suoi compagni.

— Potresti spiegarti in maniera più comprensibile per favore, — domandò impaziente la capitano della gilda battendo impulsivamente i pugni sul tavolo, forse per cercare di allontanare da sè i foschi scenari che si stavano facendo largo tra i suoi pensieri.

Prima che il primario potesse continuare a parlare però, l'attenzione di tutti fu catturata da Jungkook che si accasciò improvvisamente senza energie su una delle poche sedie presenti all'interno di quel laboratorio. Tutti lo guardarono con apprensione ma solo Jin, che aveva compreso immediatamente il motivo di quella reazione inconsueta da parte del suo adepto, fu costretto a strizzare entrambi gli occhi per sforzarsi di non far trasparire il tremolio della sua stessa voce.

— In poche parole, gli zombie non attaccano gli immuni in quanto portatori di malattie auto-degenerative, —

— Come scusa? —

Questa volta fu la voce di Hoseok a sovrastare i mormorii dei presenti. Si avvicinó cosi a Seokjin, solo per poter osservare più da vicino la sua espressione seria lasciare spazio ad una più commossa ed impotente.

— Non posso ancora dirvi in che termini, ma sicuramente gli immuni in realtà sono pazienti già malati e per questo non vengono calcolati dagli zomb-, — ma non riuscì mai a terminare quella frase, perché il giovane Hoseok lo aveva già sollevato per il collo del camice bianco, costringendolo ad indietreggiare fino a quando la sua schiena non aderì completamente alla parete di vetro del laboratorio.

— Hoseok, — cercò di riportarlo all'ordine e fermare cosi il suo gesto Namjoon, tentando invano di raggiungere i suoi due compagni. Venne peró anticipatamente fermato da Yoongi che, nonostante fosse rimasto seduto a causa della sua caviglia fasciata, riuscì a trattenerlo per un braccio, muovendo poi leggermente il suo capo a destra e a sinistra per intimarlo a non intervenire in quel discorso.

— Allora mi stai dicendo che se non morirò per mano di zombie o crivellato di pallottole da un militante dell'esercito, lo saró a causa di qualcosa tipo epatite o altre malattie incurabili? —

La tensione all'interno di quella sala si poteva tagliare con un coltello. Le mani di Hoseok si strinsero ancora di più attorno al bavero di Seokjin: il giovane soldato avrebbe solo voluto sentirsi dire che era tutto uno scherzo ma, nonostante conoscesse l'animo giocoso del medico di Hiraeth, in cuor suo sapeva che Jin non si sarebbe mai permesso di scherzare su una cosa simile.

— Ti ripeto che non ho idea di cosa gli zombie considerino come "malattia", potresti essere semplicemente un portatore sano,—

— E questo dovrebbe farmi sentire meglio eh?! —

Seokjin era consapevole del fatto che non ci sarebbe stato modo di aggiustare il tiro per cercare di smorzare la gravità della situazione. Non  poteva certo biasimare quella reazione inconsulta nè avrebbe mai voluto causare altro dolore, ma prima o poi la verità sarebbe comunque dovuta venire a galla anche se avrebbe tanto voluto evitare di essere lui il portatore di notizie tanto infauste davanti allo sguardo di tutti coloro che da anni aveva quasi iniziato a considerare come fratelli. Chiuse quindi gli occhi una volta ancor, aspettandosi di ricevere un bel pugno in pieno volto da Hoseok. Colpo che invece non lo sfiorò che di striscio, finendo per schiantarsi contro la parete di vetro della stanza, che assorbì il colpo senza subire alcun danno.

Nessuno osò fiatare o proferire parola davanti a quel gesto di assoluta rabbia e disperazione. Tutti i presenti rimasero immobili, fermi ed in silenzio ad osservare la mano di Hoseok allentare la presa dal colletto di Seokjin, prima di indietreggiare di qualche passo ed appoggiarsi poi contro il bordo del tavolo, portandosi entrambe le mani arrossate contro il viso tirato e dallo sguardo assente.

Dal canto suo invece, Lee Hyeseon era cosi scossa che non sapeva se mettersi a piangere o urlare. Nessuna parola era uscita dalle sue labbra da quando Seokjin aveva iniziato il suo discorso che lo aveva portato a rivelare quella scomoda realtà; il suo corpo era appena stato investito da una serie di sentimenti così contrastanti che persino lei non aveva idea di come sarebbe stato opportuno reagire. Era perfettamente consapevole del fatto che Seokjin non avesse alcuna colpa eppure, in quel momento, non riusciva a provare nient'altro che odio per lui, per la gilda, per il mondo interno.

— E allora Hyeseon? Mi stai dicendo che in lei è avvenuto una specie di miracolo ed è guarita all'improvviso tornando "appetibile"? —

Rinsavì dal suo stato di trans solo quando avvertì con chiarezza pronunciare da Yoongi la stessa domanda che lei stessa avrebbe voluto porre al medico di Hireath, se non fosse che in quel momento ogni cellula del suo corpo sembrava paralizzata, totalmente incapace di rispondere ai comandi del suo cervello.

— In un certo senso è così,— rispose immediatamente Seokjin senza più alcuna remora, massaggiandosi un poco il collo prima di raddrizzare gli occhiali sopra il suo naso e tornare così a fronteggiare i suoi compagni, ancora evidentemente scossi per la notizia di poco prima. Fu in quel momento che il suo sguardo si posó su quello di Hyeseon: non la conosceva da molto tempo, ma giuró su sè stesso di aver visto uno sguardo cosi impaurito solo poche volte nella sua vita, in occasioni che nemmeno lui  aveva la forza e il coraggio di voler rivivere.

— Se solo mi lasciaste il tempo di spieg-, —

Avvenne tutto in un battito di ciglia. All'improvviso,
una voce metallica e preregistrata avvisò l'intera squadra della presenza di intrusi all'interno della gilda. Seokjin e Namjoon si scambiarono subito uno sguardo di intesa mista ad apprensione, mentre Yoongi, Jungkook e Hoseok, prima seduti attorno al tavolo, scattarono immediatamente sull'attenti. Nessuno di loro, prima di allora, si era mai preoccupato di un possibile attacco da parte di forze esterne: Hiraeth in fondo, era una città sotterranea, ben sorveglia e nascosta quindi sarebbe stato impossibile (o quantomeno, improbabile) per chiunque riuscire a trovare un'intera sede di ribelli nel sottosuolo.

— Maledizione, ci hanno scoperti, — sentenziò Yoongi, cercando di nascondere un'espressione dolorante a causa della sua maledetta caviglia slogata: non voleva e poteva apparire debole, non in un momento del genere e non davanti alla piccola Lily che, spaventata a causa del rumore assordante delle sirene, aveva subito infossato il suo volto nella maglietta scura del giovane soldato.

— Tutti fuori di qui, presto! — ordinò Namjoon, mentre Seokjin era impegnato a digitare sul pannello accanto alla porta il codice di sicurezza per consentire a tutti di poter uscire il più velocemente da quel laboratorio e capire chi o cosa stesse attaccando la loro città, il loro rifugio, la loro casa.

Ma nell'istante in cui le pesanti porte in vetro antiproiettile si aprirono, davanti al gruppo di ribelli comparvero dei soldati in divisa mimetica, i volti coperti da strane maschere per evitare di essere riconosciuti e sulle loro giacche uno stemma a forma di drago rosso sangue, simboleggiante l'esercito imperiale.

Erano tanti, troppi per il gruppo di Namjoon ancora scosso e completamente disarmato per poter ribattere o cercare di fronteggiare quella manica di soldati che entrarono così senza alcuno sforzo all'interno del laboratorio, fucili e pistole puntati contro ognuno di loro. I ribelli vennero fatti inginocchiare uno dopo l'altro all'interno della stanza, le braccia dietro la testa in modo tale da impedir loro qualsiasi tipo di movimento inconsulto, stroncando cosi sul nascere ogni tentativo di insurrezione.

Solo Hoseok e Hyeseon, una volta costretti a mostrare il marchio a forma di I presente sul loro braccio, vennero presi con la forza e allontanati leggermente dal gruppo per essere invece immobilizzati da un paio di soldati. Dopodichè gli venne poi puntato contro un coltello, per frenare qualsiasi loro movimento mentre la piccola Lily, che aveva cercato in ogni modo di ricongiungersi con Yoongi, venne invece fermata dall'ultimo soldato che fece il suo ingresso nella stanza. Una folta capelli color grano incorniciava il suo volto privo di maschera, all'apparenza quasi angelico. La sua mano destra, prima stretta attorno ad una pistola poi riposta con sapienza all'interno della cintura dei suoi pantaloni color khaki, aveva invece fermato la rincorsa disperata di quella bambina, per poi accovacciarsi davanti a lei e sorriderle senza alcuna cattiveria.

— Tu prova a sfiorarle un solo capello e io ti strappo a morsi le dita, falange dopo falange, — fu tutto ciò che riuscì a pronunciare Yoongi, prima che un calcio ben assestato contro il suo stomaco non lo costrinse a piegarsi in due per il dolore.

— Di solito quando si entra in casa d'altri è bene presentarsi non trovi? —

Le sprezzanti parole di Namjoon sovrastarono in un attimo le smorfie di dolore di Yoongi e persino le lacrime della piccola Lily, smorzando come la lama di un coltello ben affilato quell'atmosfera di tensione che era calata all'interno del laboratorio non appena quel gruppo di estranei aveva fatto il suo ingresso, del tutto inaspettato e decisamente poco gradito.

— Il mio nome è Park Jimin, vice comandante della prima divisione dell'esercito, — rispose senza alcuna enfasi il giovane soldato, in piedi e stentoreo davanti al capitano della gilda che, nonostante il colpo ricevuto dopo le sue parole di scherno, non si era però chinato per compiacere ai volti nemici.

— Non ti piegherai forse di fronte a me Kim Namjoon, ma lo farai davanti al capitano delle nostre truppe, — asserì Jimin a quel punto, stringendo la mano della piccola Lily nella sua ed indietreggiando così di qualche passo solo per poter fare spazio al capitano delle truppe dei soldati dell'esercito che entrò all'interno della stanza senza alcuna scorta a suo seguito, mostrandosi davanti a tutti i presenti senza alcuna maschera a coprire il suo volto, per nulla intimorito di fronte agli sguardi di odio misto a stupore ed incredulità delle più alte cariche di Hiraeth, ora inginocchiate ed incredule al suo cospetto.

I suoi capelli, tinti di uno rosso scarlatto acceso, erano tenuti legati ed ben in ordine dietro la sua fronte da una bandana nera. Nonostante quel cambiamento radicale peró, il suo sguardo era rimasto lo stesso di sempre: impavidi e sprezzanti di ogni pericolo, i suoi occhi si mossero da sinistra verso destra, soffermandosi su ogni singolo membro veterano della gilda.

— Ma tu guarda, allora siete ancora tutti vivi, — constatò infine quasi sollevato, accovacciandosi per un momento proprio di fronte a Namjoon che, per tutta risposta, spuntò per terra proprio sulla sua scarpa, ottenendo però come unico risultato quello di farlo sorridere divertito.

— Namjoon, mio capitano, è cosi che accogli tuo pari?— chiese, in tono fermo e per nulla intimorito di fronte al quel vano tentativo di ribellione, — E poi guarda, Seokjin, il piccolo Yoongi, la nostra futura cavia Hoseok e anche il mio migliore amico, Jeon, — asserì infine con fare scherzoso, appoggiando poi la sua mano sul capo di Jungkook, scompigliandogli i capelli senza però dargli la possibilità di reagire, le sue mani ancora ferme ed immobili dietro la testa ed un fucile nemico, ben carico, puntato contro la sua schiena.

— Tae-hyung, —

Aveva previsto tutto Kim Taehyung, studiato in ogni minimo particolare la sua entrata trionfale all'interno della gilda che lo aveva cresciuto per anni e in cui aveva trovato rifugio e riparo dopo la diffusione dell'epidemia. La stessa gilda di cui anni fa aveva strenuamente difeso i confini e per cui tante volte aveva rischiato la vita, ora costituiva un problema: era diventata un nemico, una fortezza da espugnare. Per questo motivo ora si trovava lì con il suo esercito, nel tentativo di porre fine all'ultimo baluardo di ribellione.

Aveva previsto ogni cosa, aveva giurato fedeltà eterna all'esercito imperiale convinto che il suo piano avrebbe sicuramente funzionato e posto fine ad un sacco di morti inutili se non fosse stato per quella voce. Il suo nome, pronunciato tra le lacrime dall'unica persona che Taehyung avrebbe di gran lunga preferito non rivedere in una situazione simile era invece lì, in piedi di fronte a lui, un coltello puntato alla gola e gli occhi gonfi di lacrime.

Non era cambiata di una virgola la sua Hyeseon, quello sguardo triste ma fiero sempre dipinto su quel viso dalla forma ovale non più incorniciato da una folta massa di capelli neri, ma comunque sufficienti per mettere in risalto i suoi grandi occhi chiari, così diversi dai suoi. Era passato solo un mese dal loro ultimo incontro, eppure a entrambi, in quel momento, posti l'uno davanti all'altra, sembrò trascorsa una vita intera.

— Hyeseon, — pronunciò il suo nome cercando di risultare il meno turbato possibile, ma Taehyung sentì la sua bocca secca ed il suo cuore iniziare a battere ad un ritmo insolito, dannatamente irregolare.

— Tae-hyu-ng, —

Sentire pronunciare il proprio nome da quelle labbra, dalle sue labbra, fu sufficiente per far vacillare quell'io che era riuscito furbescamente a creare nel giro di un mese, risultando sempre più convincente sia a sé stesso che agli occhi dell'esercito.

D'altro canto, la giovane Hyeseon non riuscì invece a sostenere la visione di Taehyung, del suo Taehyung, un instante di più. Si accasciò così a terra, priva di sensi, notando in ultima istanza proprio Taehyung avvicinarlesi, lasciando solamente che umide lacrime bagnassero il suo viso e che il suo corpo, ora privo di sensi, lasciasse la sua mente in balìa di ricordi così belli e preziosi da sembrare ormai lontani ed irreali.


 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

eccomi qui, come al solito col mio cronico ritardo ad aggiornare la fic ^^
OKAY so, ci siamo, finalmente si aggiunge un pó di pepe alla vicenda!

insomma, da questo capitolo avrete potuto dedurre che:
-tae non è morto (ma immagino lo sospettavate)
-tae è il capitano dell'esercito (suuurprise)
-diamo il benvenuto a park jimin *standing ovation*
-un applauso di incoraggiamento anche ai nostri cari immuni che si ok sono immuni ma forse non se la passano benissimo (per chi non avesse letto Hold me tight sappiate che io AMO jung hoseok, bye)
-ah, il nostro caro seokjin non aveva finito il suo discorso.. chissà se e quando avrà modo di riprenderlo perchè si, in tutto questo manca un PICCOLISSIMO dettaglio

non so se prepararmi per ricevere delle pesanti padellate sui denti o meno, in ogni caso sappiate che vi voglio bene e se siete arrivate fino a qui siete coraggiose, ma vi avverto: la mia vena angst non è ancora al suo massimo esponenziale.. POI NON DITE CHE NON VI AVEVO AVVISATE (ovviamente rimango sempre aperta ai vostri commenti su eventuali considerazioni e schieramenti ^^)

ah, mi trovate anche su wattpad, sono sempre @bridgetvonblanche

alla prossima, see you soon!

bvb

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Capitolo 13
*** 012. ***


 


[Till the world ends trailer]


 

Scoperta
 


Quandò aprì gli occhi, la prima cosa che Taehyung riuscì a mettere a fuoco furono le sue stesse cosce, tenute saldamente bloccate contro le gambe di una sedia da una intricata e spessa corda di paglia. 
Fece ciondolare un poco la testa pesante e affaticata, sporgendosi in avanti e sbattendo poi nuovamente le palpebre stanche per tentare così di scacciare lo sgradevole senso di vertigine e di vomito che lo assalì poco dopo, nel momento esatto in cui la sua mente cominciò a sommergerlo di immagini relative al ricordo di ciò che doveva essere successo poco prima di ritrovarsi all'interno di quella stanza umida e fiocamente illuminata. Presto si rese conto, a suo malgrado, di avere anche i polsi legati dietro quello scomodo schienale; sollevò quindi a fatica il proprio capo, entrando così in contatto con il sudore che, dalla punta dei suoi capelli castani, iniziò a scendere senza fretta lungo la fronte e le sue guance, arrivando fino al collo, solleticandogli leggermente le gote accaldate.

Sfiorò con la punta della lingua le sue labbra spaccate, cercando disperatamente di scindere il sapore ferroso del suo stesso sangue con il ricordo del profumo della pelle di Hyeseon, l'ultima cosa di lei che era riuscito a toccare, cercando di conservare tutti i ricordi legati a quella sensazione.

Aveva solo avuto il tempo di scorgerla scappare via, impaurita e spaventata, insieme al suo fedele Ryuk, prima di tornare a concentrarsi sull'uomo che, davanti a lui, stava tentando di ostruirgli il passaggio. Ricordó che aveva provato strenuamente di aprirsi un varco al bel mezzo di una sparatoria tra soldati, una via d'uscita che gli avrebbe permesso di mantenere fede alla parola data ad Hyeseon di rincontrarsi presto alla gilda quando, all'improvviso, qualcuno doveva averlo colpito di nascosto alle spalle con il calcio di un fucile. Da quel momento, ogni istante si era fatto sempre più sbiadito, confuso: se in un primo momento Taehyung era riuscito a vedere le forme davanti a sè farsi sempre più imponenti, l'attimo successivo non potè distinguere altro che delle ombre. Infine, ogni cosa attorno a se si fece buia, mentre con la guancia schiacciata contro il terreno umido, un uomo bloccò facilmente entrambe le sue mani impedendogli qualsiasi movimento e un altro lo colpì una seconda volta in pieno volto, facendogli perdere completamente i sensi.

Non aveva la minima idea di dove i soldati dell'esercito lo avessero portato ma, in quel momento, la sua unica priorità era riuscire a fuggire da lì, vivo.

— Finalmente ci siamo svegliati, —

Il suono di una voce metallica propagatasi da un quello che doveva essere un altoparlante sembrò ridestarlo improvvisamente dal suo stato catartico. Taehyung si guardò intorno più e più volte per tentare di capire da dove provenisse quella fonte fastidiosa, ma solo dopo qualche minuto le porte della stanza blindata si aprirono, consentendo l'accesso ad un gruppo di ben tre soldati che si incamminarono senza alcuna fretta nella sua direzione. Fu però l'uomo al centro, il più alto e muscoloso dei tre, a raggiungere per primo la sedia su cui il prigioniero era stato legato, solo per gettargli un secchio di acqua sporca in faccia e poi passare la sua grossa mano sui suoi capelli, obbligandolo in questo modo a sollevare la testa.

Il giovane ribelle si ritrovò così costretto a boccheggiare, sputando di tanto in tanto quella sostanza dal sapore maleodorante dalla bocca.

— Dove mi trovo? — osò chiedere poco dopo, tornando a sollevare il suo sguardo ed indirizzando così la propria attenzione sul volto del soldato immobile e stentoreo davanti a lui.

— Ma come, pensavo morissi dalla voglia di trovarti qui! Sei nel cuore del bunker dell'esercito imperiale, — asserì ridacchiando quest'ultimo, prima di fare cenno ai suoi due sottoposti di disporsi alle spalle del prigioniero inerme, — E ci rimarrai per un pò, a meno che tu non decida di collaborare, — aggiunse subito dopo, inginocchiandosi di fronte a lui con un ghigno malefico stampato sulle labbra.

— Scordatelo, —

La risposta di Taehyung non tardò ad arrivare, seppur scontata e prevedibile. Per questo motivo non riuscì a suscitare alcuno scalpore nel volto di colui che doveva essere una tra più alte cariche dell'esercito del governo centrale che, tuttavia, preferì rimanere momentaneamente in silenzio, forse curioso di scoprire cosa la miglior spia dell'esercito ribelle sarebbe stata in grado di fare, fin dove quel soldato fosse riuscito a spingersi pur di avere la possibilità di scappare da lì.

Ma Taehyung, le mani legate e una mente non ancora pienamente in grado di collaborare con il suo fisico stanco e provato, proprio non sapeva come e se sarebbe effettivamente riuscito ad evadere: nella stanza non sembravano esserci telecamere, ma nemmeno finestre o tubature. L'unica speranza sarebbe stata quella di arrivare ed uscire direttamente dalla porta principale, anche se l'idea in quel momento gli era apparsa così folle che lui stesso aveva deciso di scartarla a priori. Non sarebbe sopravvissuto che per più di qualche secondo fuori da quella cella, con un'intera armata imperiale alle sue costole.

— E' inutile che ti guardi intorno, da questa stanza non è possibile evadere, sfortunatamente per te, — lo sorprese quell'uomo ad un tratto, come se fosse riuscito a prevedere il suo ragionamento, — A meno che tu non ti unisca a noi, —

— Mi sembra di averti già dato la mia rispos-,—

Non gli fu concesso di finire la frase, perché in quello stesso istante venne colpito in pieno stomaco da un gancio destro di quel generale dai tratti vagamente occidentali e gli occhi neri come la pece. Il dolore si perpetrò così in ogni fibra del suo corpo, aumentando gli spasmi e costringendolo a mordersi le labbra per non mettersi ad urlare per quella fitta provocatagli dal colpo subito.

— Ehi moccioso, non pensi di essere dalla parte sbagliata per fare il presuntuoso? — chiese sarcasticamente il generale, massaggiandosi solo un poco la mano prima di decidere di tornare in posizione eretta ed incrociare così le braccia contro l'ampio petto, coperto solo da una canottiera bianca che metteva bene in risalto le profonde cicatrici sulle sue braccia muscolose.

— Sai, ti stavamo tenendo d'occhio da tempo, — iniziò così il suo discorso, suscitando immediatamente l'attenzione di Taehyung che, nonostante il colpo ricevuto, non abbassò il proprio capo così come il generale aveva probabilmente sperato.

— Come? — chiese a quel punto, la bocca nuovamente sporca di sangue che il giovane prigioniero riversò a terra, andando inevitabilmente ad imbrattare il pavimento sotto i suoi piedi.

— Cosa credevi? Di poter entrare in un bunker sorvegliato dall'esercito senza essere beccato dalle telecamere? —

Il ribelle sgranò gli occhi, osservando il generale raccontare la successione dei fatti con una tranquillità che non fece altro che renderlo ancora più nervoso.

— Una volta intercettato, ti abbiamo seguito ovunque, persino nell'appartamento di Lee Hyeseon, — continuò poi il generale, con una punta di soddisfazione nei suoi occhi quando vide le pupille del suo prigioniero dilatarsi al solo nome della ragazza, — Abbiamo disposto telecamere dappertutto, anche nel suo appartamento.. Sapessi cosa abbiamo visto, — asserì poi, coinvolgendo in una risata beffarda i suoi due sottoposti.

D'altro canto, invece, Kim Taehyung era fremente di rabbia: covava in sé la speranza di poter essere liberato solo per poter stringere le sue mani attorno al collo del generale e soffocarlo: non gli sarebbero bastate nemmeno le sue scuse, nemmeno le sue preghiere. Tutto ciò che voleva fare era scagliarsi contro quell'uomo e farlo a pezzi.

— Bastardi, — fu però l'unico modo per esplicitare la sua rabbia repressa. Seduto e legato in quella camera buia e senza alcuna indicazione, gli era alquanto difficile poter pensare ad un piano di evacuazione efficacie.

— Perché quella faccia? Pensavo che ti piacesse condividere con i tuoi compagni, —

Ancora una volta, quell'uomo non si era fatto alcuno scrupolo: Taehyung pensò che doveva essere nell'esercito ben prima della diffusione del virus ZT1, perché il modo con cui riusciva a leggere nella mente e nei pensieri delle persone che gli stavano di fronte poteva solo voler dire che nel corso del tempo aveva acquisito una grandissima esperienza sulla sua stessa pelle, vivendo orrori così tremendi e disumani in prima persona da portarlo a creare attorno a sè una corazza molto spessa, difficile da penetrare.

— Io ti ammazzo! — sputò il giovane Kim ormai in preda alla disperazione, sconfitto solo dalle parole violente di quel generale senza scrupoli.

— No, non lo farai e sai perchè? Perchè quello che sto per mostrarti ti farà cambiare idea, —

Come se la loro conversazione fosse stata registrata ed ascoltata anche in un ambiente esterno a quella stanza, all'improvviso, proprio sulla parete opposta ai due interlocutori, venne proiettato un video dove Taehyung potè riconoscere chiaramente una ragazza dai lunghi capelli corvini, accompagnata da un cane, trovare rifugio all'interno di un capannone abbandonato. Ma la sua ferita tra il collo e la spalla sembrava essere troppo profonda e infatti, dopo qualche istante, tutti poterono osservare la giovane accasciarsi a terra, inerme.

— Sei proprio un pessimo ragazzo Kim Taehyung, hai lasciato che questa signorina vagasse tutta sola in un mondo davvero senza scrupoli, —

— Lei è immune brutto pezzo di merda, non può morire per un morso di zombie! — si ritrovò ad urlare il giovane ribelle, come se gridando potesse in qualche modo allontanare da sé il dolore provocato dalla successione di quelle immagini.

— E chi ha detto che quella ferita le è stata inflitta da uno zombie, vero Karl?— gli fece eco il generale, trovando conferma delle sue parole nell'espressione maligna di uno dei due uomini alle sue spalle che, impugnando il fucile, fece eco dei gesti e delle grida di aiuto di Hyeseon.

Al suo comando, la proiezione di quel video continuò fino a quando tutti i presenti non videro comparire sullo schermo un ragazzo che si avvicinò ad Hyeseon con passo sospettoso, tenendo la pistola ben stretta tra le mani e puntata proprio verso la testa della giovane. Al generale non sfuggì di certo l'espressione di sgomento ed impotenza dipinta sul volto del suo detenuto. Fu proprio in quel preciso istante che il suo braccio si alzò verso l'alto, mandando un chiaro segnale alla sala di controllo.

Il video si interruppe così, bloccandosi proprio in quell'istante e rimanendo così fisso su quell'ultimo, agghiacciante frame. Fu allora che Taehyung si accorse di aver trattenuto il respiro troppo a lungo. I suoi occhi leggermente umidi continuarono a passare increduli dal volto della ragazza a quello del ragazzo con la pistola, incapacitandosi tuttavia di poter dare un'identità ben precisa a quei due corpi.

Non poteva essere vero.

— Jungkook, — si ritrovò così a sussurrare, stringendo i pugni per non lasciarsi andare ad un pianto infantile. Non avrebbe dovuto mostrarsi così debole, non avrebbe potuto farsi trascinare così in basso.

— Come? Jungkook hai detto? Allora era davvero un tuo compagno di gilda, — asserì atono il generale, facendo poi segno a suoi due commilitoni di prendere nota del nome del ragazzo prima senza identità comparso in una zona di loro competenza.

Poi, dopo aver congedato i due soldati, quell'uomo dallo sguardo impassibile si inginocchiò nuovamente di fronte alla sua ormai impotente preda, appoggiando i gomiti contro le cosce del giovane ribelle, provocandogli un altro, più acuto dolore.

— Sai, mi hanno sempre definito un capitano comprensivo perciò preferisco non mostrarti cosa succede dopo, ma penso tu possa immaginare, —  sospirò poi, fingendo compassione, — In fondo, glielo avrai insegnato tu, a sparare a chiunque avesse trovato ferito, senza fare distinzione tra uomini, donne e bambini, non è cosí? —

Il generale osservò il proprio prigioniero abbassare lentamente lo sguardo ma, non ritenendosi ancora pienamente soddisfatto del suo lavoro, decise di rincarare ulteriormente la dose, proseguendo nel suo tentativo di far crollare ogni sua difesa.

— Le avevi detto di andare a Hiraeth vero? Per lei sarebbe stata l'unica speranza per salvarsi.. —

— Zitto, —

Era perfettamente consapevole di quale fosse il punto debole di Kim Taehyung, lo aveva scoperto fin dalle prime immagini che quelle telecamere nascoste gli avevano offerto. Per questo motivo non gli bastarono che un paio di frasi per farlo cedere definitivamente, rendendolo pressochè innocuo e obbediente.

— Le avevi promesso che l'avresti raggiunta e invece l'hai lasciata tutta sola per fare l’eroe.. Chissà cosa deve aver pensato l'istante prima di morire per colpa di un compagno che tu stesso hai istruito alla guerra, —

— Stai zitto! —

Non poteva crederci, non voleva crederci. Si era sforzato con tutto se stesso per non riconoscere in quello sguardo, in quei lunghi capelli corvini e in quella voce a tratti spezzata la sua Hyeseon, ma a nulla erano valsi i suoi sforzi. Provare ad immaginare il finale di quel filmato gli era praticamente impossibile: praticamente, perché in cuor suo, Taehyung aveva già intuito come dovevano essere andate le cose. Se solo gli avessero detto che prima o poi il suo migliore amico avrebbe sparato a quella stessa ragazza a cui Taehyung avrebbe donato la sua stessa vita, probabilmente avrebbe fatto di tutto per farli incontrare prima, in modo da rendere noti i volti dell'uno agli occhi dell'altra. 
Non che non ci avesse già pensato in realtà, aveva deciso di portare via Hyeseon da quella sottospecie di prigione, perchè desiderava portarla con sè ad Hiraeth e presentarla ufficialmente a tutti i suoi compagni, ma evidentemente questi non erano i piani che la sorte aveva in serbo per lui.

Se solo gli fosse stato concesso di tornare indietro nel tempo non avrebbe mai lasciato andare la mano di Hyeseon, non l'avrebbe costretta a fuggire da sola per seguire invece il suo stupido eroismo. Non l'avrebbe costretta a correre via senza guardarsi indietro: sarebbero fuggiti da quel bunker soffocante e Dio solo sa se mai avrebbero potuto raggiungere insieme quella tanto agognata meta. Ma il destino era stato crudele con lui, con ciascuno di loro e Taehyung non avrebbe più avuto la possibilità di cambiarlo, di modificare il corso degli eventi. Ora come ora poteva solo concedersi il lusso di guardare avanti, verso il suo piano di vendetta.

— Hai 24 ore per decidere cosa fare: se unirti a noi, mostrarci dove si trovano i ribelli e vendicare così la morte della tua giovane amata, oppure morire di stenti all'interno di questa cella puzzolente, —

Allo stesso tempo, Kim Taehyung sapeva (o quantomeno, sperava) che quella fosse solo una trappola per costringerlo a prendere una decisione forzata. Eppure in quel momento, legato ad una sedia senza la facoltà di ribattere, davanti a sé gli ultimi istanti della vita dell'unica ragazza che aveva mai amato, non aveva avuto altra scelta: il generale non gli avrebbe dato un'altra possibilità, non gli avrebbe concesso un'altra occasione come avrebbe invece fatto per lui la sola persona che, nonostante ciò che stava per fare, Kim Taehyung avrebbe continuato a considerare il suo vero capitano, Namjoon.

Per questo motivo, non gli ci volle che qualche istante per elaborare la sua risposta.

— E così è questa la famosa Hiraeth, — 

Jimin sgranò gli occhi di fronte all'immenso tunnel che, dal terreno, si biforcava verso enormi gallerie che presto li avrebbero condotti nel cuore della base ribelle.

— Già, — fu la sola parola che uscì, a stento, dalle labbra serrate di Taehyung, intento piuttosto ad osservare il paesaggio attorno a sè per accertarsi che non ci fossero sentinelle all'esterno.

Il soldato Jimin lo osservò per qualche istante, cercando di capire che tipo di emozioni lo stessero attraversando in quel momento. Ma la verità era che, da quando aveva accettato di entrare a far parte dell'esercito imperiale e gli era stato affidato come suo compagno fin dalle prime missioni di ricognizione, di lui non era riuscito a carpire nulla: non gli aveva mai rivelato cosa fosse successo nella cella in cui lo avevano tenuto rinchiuso per giorni, nè sapeva altro della sua vita prima di essere nominato capitano di questo manipolo dell'esercito. Non che volesse conoscere grandi cose di un ragazzo che avrebbe benissimo potuto essere un suo coetaneo in realtà, ma essendo compagni di squadra, Jimin avrebbe solamente voluto che Taehyung potesse fare maggior affidamento su di lui.

E invece tutto quello che gli aveva chiesto era stato una boccetta di vetro all'interno della quale il suo nuovo compagno di missioni aveva mischiato delle sostanze per tingersi i capelli di un bizzarro colore rosso e un paio di sigarette per "combattere l'ansia"; richiesta questa che però Jimin non era mai riuscito a soddisfare in quanto non fumatore.

— Andiamo! —

Lo osservò ancora una volta mentre, con il braccio teso verso il cielo, il suo capitano diede l'ordine di attaccare. Una schiera di soldati si fece così avanti senza esitazione e Park Jimin insieme a loro: solo Taehyung rimase indietro per qualche breve istante, lo sguardo fisso verso l'orizzonte dove la luna ormai stava per lasciare posto ad un nuovo giorno.

In fondo, la notte era sempre stata più oscura e profonda subito prima dell'alba. E in quel momento, una nuova alba dalle sfumature rosse proprio come i suoi capelli, proprio come il sangue, stava per sorgere davanti ai suoi occhi.


 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

benebenebene, eccoci dunque giunte ad un nuovo capitolo di questa fic che *rullo di tamburi* dai miei calcoli è arrivata intorno alla metà del suo percorso

e voi vi chiederete: quindi, dov'è tutto questo angst?

BREATHE! sappiate che una volta oltrepassato questa dodicesima parte non avrete modo per tornare indietro e rimpiangerete di avermi fatto questa domanda *insert risata malvagia here*

ma veniamo a questo capitolo nello specifico: avevo previsto di scrivere un flashback (li amo almeno tanto quanto amo l'angst) di ciò che era successo a taehyung nei due mesi in cui praticamente tutti lo hanno dato per spacciato.. Non racconta (forse) granchè di eclatante: penso avrete immaginato tutti che taehyung sia stato in qualche modo "forzato" a prendere quella decisione, anche se ovviamente mi sono tenuta tutto il meglio per il fuuuturo! lol 

come al solito, la mia armatura anti-padellate è pronta a ricevervi, in ogni caso tengo a rimarcare il fatto che vi voglio bene e che se siete arrivate fino a qui siete delle personcine pazienti e coraggiose <3

alla prossima dunque, see you soon!

bvb

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Capitolo 14
*** 013. ***



 


[Till the world ends trailer]
 

A Vavi_14
perchè oggi è il suo compleanno
e questo è il solo, squallido modo che ho per farle un regalo.
non sono convinta apprezzerà,
ma confido nel suo essere #angstshipper.
esattamente come me.


Scoperta

 

Lo aveva sempre saputo. O meglio, lo aveva sperato ogni dannato giorno, in ogni minuto speso a pensare a lei e nient'altro che lei.

Aveva trascorso le ultime otto settimane ad osservare incredulo la propria immagine riflessa nello specchio rotto della sua stanza, nelle pozzanghere d'acqua e fango che si erano formate dopo l'ultimo temporale e negli occhi malevoli dei suoi nuovi compagni per convincersi in qualche modo di aver fatto la scelta giusta, per una volta nella sua vita. 
Ed ecco che ora invece Hyeseon era lì, viva anche se priva di sensi proprio davanti ai suoi occhi, sdraiata su un lettino che Seokjin aveva chiesto di prelevare dal laboratorio su cui poterla meglio adagiare. L'aveva udita pronunciare il suo nome, nonostante avesse fatto il possibile pur di riuscire a cambiare il suo aspetto, nonostante lui stesso si rifiutasse di riconoscere la propria figura.

I suoi capelli erano molto più corti di come Taehyung li ricordava, il viso leggermente più smunto e stanco, ma quelle palpebre ora chiuse celavano ancora un paio di occhi che lui non avrebbe mai potuto dimenticare. Occhi grandi e di un verde smeraldo, verdi come la speranza che peró, forse, li aveva abbandonati da tempo.
Hyseon era bella cosi come la sua mente la rievocava nei suoi sogni, o meglio, nei suoi peggiori incubi, quando nel buio di quella cella maleodorante veniva assalito dai sensi di colpa per averla lasciata andare, non potendo essere li con lei per proteggerla, per salvarla da chiunque avesse cercato di ucciderla o anche solo di toglierle quel meraviglioso sorriso dalle labbra.

La vide allontanarsi ancora una volta, costringendosi peró a non seguirla se non con lo sguardo, aspettando solo che il suo corpo venisse disteso delicatamente su una scomoda barella. Solo a quel punto Taehyung incaricó ancora un attonito Jimin e un paio di suoi sottoposti di seguire le indicazioni di una giovanissima Lily e di Hoseok affinchè mostrassero loro la strada più veloce verso l'infermeria della gilda, dove Hyeseon avrebbe potuto riprendersi dallo shock subìto.

Lui, purtroppo, non ne ebbe il tempo sufficiente. 
Era giunto il momento di agire.

— Allora Kim, ti vuoi decidere a continuare il tuo discorsetto sull'immunità? Abbiamo sentito tutto dalla sala di sorveglianza, — incalzò quindi curioso, una volta che gli venne comunicato che Hyeseon era stata messa al sicuro e che su di lei alcuni medici sottoposti diretti di Jin, fatti prigionieri, stavano eseguendo alcuni accertamenti.

— Non saprai altro da me, — sentenziò a sua volta il medico della gilda, beccandosi così un pugno in pieno volto da uno dei soldati sotto il diretto comando di Taehyung.

— Adesso basta Seokjin, va avanti e spiega, questo è un mio ordine, —

Fu proprio Namjoon ad intervenire a quel punto, detestando sè stesso per non essere riuscito a fare altro per fermare le continue e ripetute vessazioni sul suo compagno, le mani ancora ferme dietro alla testa ed una pistola puntata proprio contro la nuca. Il suo sguardo severo non aveva vacillato che per un istante, quando si era fatto sopraffare dalla paura dell'arrivo delle truppe imperiali, ma la stoffa del capitano continuava a contraddistinguerlo anche in un momento tanto critico e delicato.

D'altro canto invece, sia Yoongi che Jungkook erano stati costretti a rimanere immobili, impossibilitati ad intervenire in difesa dei loro superiori, l'uno perché indebolito nei movimenti a causa della sua gamba ancora indolenzita e l'altro perché, come Namjoon, immobilizzato da un coltello puntato contro la sua gola, completamente secca.

Il dottore della gilda emise un profondo sospiro, prima che il soldato che lo aveva preso di mira poco prima lo prendesse per i capelli, persuadendolo con la forza ad abbassare la sua testa fino a fargli toccare il suolo sporco ed impolverato della stanza, quasi a contatto con gli stivali di Taehyung.

— Ho detto che gli immuni in realtà sono solo persone che hanno sviluppato malattie auto-degenerative, per questo motivo non sono appetibili agli occhi degli zombie, — esclamò quindi tutto d'un fiato, esortato dal suo stesso capitano, prima che il dolore alle costole che poco prima erano state incrinate a causa di quel pugno in pieno petto non lo obbligassero a zittirsi nuovamente per riprendere fiato.

— Che vi dicevo? Non potevamo aspettarci niente di meno dal medico che ha dissezionato la sua ragazza pur di trovare una soluzione ad un problema che evidentemente non si può risolvere, —

Ogni membro dell'esercito parve orgoglioso della risposta che lasciò le labbra del loro nuovo capitano. Ma furono invece proprio il suo volto teso e la voce rotta a tradire Taehyung davanti a Seokjin e a tutti gli altri membri di Hiraeth. 
Il suo cuore e la sua mente non erano ancora pronti, non sarebbero mai stati pronti ad accettare il fatto che proprio ora che aveva ritrovato la sua Hyseson, questa atroce scoperta avrebbe rischiato di fargliela perdere di nuovo. Se ai suoi attuali compagni era infatti riuscito, anche se con fatica, a nascondere quella parte di sé, quella sua debolezza, quella sfumatura del suo carattere, era invece fin troppo consapevole che nulla avrebbe potuto sfuggire agli occhi e alle orecchie di chi lo aveva praticamente cresciuto come un fratello durante tutti quei lunghi anni di battaglie per la sopravvivenza dell'umanità contro un nemico a prima vista invincibile e conoscendo perfettamente quei sentimenti, mai resi troppo espliciti, verso quella ragazza.

— Sempre meglio di uno come te che ha voltato le spalle ai suoi amici e alla persona che ama pur di trovare una soluzione ad un problema che apparentemente non si può risolvere, — lo corresse il giovane medico di Hiraeth, il suo viso ancora infossato contro il pavimento sudicio della stanza.

— Niente e nessuno mi porterà via un'altra volta Hyeseon, — sbraitò a quel punto un irrequieto Taehyung, piegandosi sulle ginocchia fino a raggiungere il colletto del camice di Seokjin per poterlo sollevare da terra e spingerlo contro il muro con la sola forza delle braccia.

L'espressione di Seokjin mutò all'improvviso: ora, faccia a faccia con il suo ex-compagno di squadra, il medico potè finalmente allargare le sue labbra in un sorriso quasi compiaciuto, prima che la presa sul suo colletto, ormai quasi totalmente stropicciato, non si fece più stretta e soffocante.

— La tua rabbia e la tua poca lucidità forse te l'hanno già portata via, — riuscì a sussurrare poco dopo, anche se a fatica, — Hai lasciato che ti corrompessero l'animo, finchè non sei diventato ciò che avevi giurato di distruggere! —

— Niente prediche Seokjin, voi non potete capire, — si lasciò andare a quel punto il giovane capitano, allentando poco a poco la presa sul camice del medico di Hiraeth, — Non potete capire la mia rabbia e il mio risentimento! — urlò esasperato, lasciandolo poi cadere in ginocchio a terra solo per consentirgli di portare una mano contro il collo e riprendere così a respirare regolarmente.

— Credimi, so e capisco cose che tu al momento puoi solo immaginare, — commentò infine il primario della gilda, prima di recuperare gli occhiali dal pavimento e provando a pulirli alla bell'è meglio, come se quella operazione non fosse in alcun modo rinviabile, anche se con scarsi risultati.

— Hai detto anche che la ragazza immune è stata attaccata però, com'è possibile? —

La domanda di un soldato senza nome che stava tenendo in ostaggio Namjoon riportò nuovamente l'attenzione di tutti sull'argomento principale della discussione.

— Perché gli zombie non stavano attaccando lei, ma ciò che c'è dentro di l-, —

— Capitano, la ragazza immune-, —

Ancora una volta, il discorso di Seokjin venne interrotto dall'ennesima incursione di uno dei soldati dell'esercito di Taehyung, che si precipitò all'interno della stanza con la voce rotta dalla fatica di una corsa sfrenata.

— Hyeseon, si chiama Hye-se-on, —

— Sissignore, siamo riuscita a stabilizzarla ed ora è vigile e cosciente ma-, — si bloccò, tentando di recuperare più fiato possibile prima di estrarre da una delle numerose tasche presenti sulla sua giacca mimetica un foglio che porse immediatamente nelle mani del suo capitano, sempre con la dovuta riverenza.

Taehyung provò in qualche modo a raccapezzarsi di fronte a tutte quelle scritte e quei numeri che sembravano proprio essere i risultati di un esame medico. Forse, se avesse seguito con maggiore attenzione alcune lezioni di Seokjin a quest'ora sarebbe già riuscito a leggere quel referto ma, poichè quel cadetto sembrava avere qualcosa di molto urgente da rivelare, lasciò che proseguisse, concentrandosi sulle sue parole invece che sulle scritte raccolte in uno stupido pezzo di carta.

— Voglio andare da lei, voglio vederla, ora, — asserì con decisione, provando a scansare quel ragazzino che, tuttavia, non si mosse di un millimetro dalla sua posizione.

— Capitano, dalle analisi che le abbiamo fatto risulta che la signorina Hyeseon stia-, —

Quella recluta avrà avuto forse diciotto anni: per questo motivo forse, sentendo il peso di una responsabilità come quella, il fardello di una verità tanto crudele e atroce, chiuse forzatamente gli occhi e strinse persino i pungi lungo i fianchi così come le sue labbra, come se, proprio in ultima istanza, volesse rimangiare ogni cosa che era ormai stata incisa su quel foglio che aveva già consegnato nelle mani del proprio capitano.

E forse, solo il fatto che Kim Seokjin intuì il suo disagio prima di tutti lo esonerò da un incarico troppo gravoso, sollevandolo così da ogni tipo responsabilità, accollando su di sè la consapevolezza dell'effetto di ció che le sue parole avrebbero avuto.

— Hyeseon sta aspettando un bambino Taehyung, — rivelò il primario della gilda tutto d'un fiato, pur sapendo quali sarebbero state le reazioni di ognuno dei presenti, — Ecco cosa cercano in lei gli zombie, —

I suoi occhi passarono quindi attoniti sull'espressione imperscrutabile di Namjoon fino a quella basita di Yoongi e quella invece incredula e sbigottita di Jungkook, che però non riuscì a sostenere il peso dello sguardo del suo superiore, preferendo invece abbassare il proprio capo, incapacitandosi di ciò che le sue orecchie erano state in grado di percepire. Il suo respiro si fece improvvisamente più affannoso, mentre le sue mani si strinsero in un pugno serrato. Se solo avesse avuto qualcosa sotto tiro in quel momento, Jeon Jungkook l'avrebbe certamente spaccata, fatta a brandelli.

Il pensiero poi che anche lui non si fosse ribellato alla ferrea volontá della giovane di partecipare ad una missione suicida con il rischio di vedere morire lei e la nuova vita che stava crescendo a poco a poco all'interno del suo grembo, bastó per fargli venire il voltastomaco. Perfino i soldati del fronte opposto, nemici giurati della loro gilda ribelle, si ritrovarono ad abbassare momentaneamente le armi e la guardia, ognuno di essi concentrato piuttosto ad osservare il volto attonito del loro capitano, attendendo un qualche ordine che però si fece attendere.

Nessuna parola uscì infatti dalle labbra secche di Taehyung. Rimase immobile, quasi impassibile, mentre il suo corpo, proprio come quello di Jungkook, gli stava gridando di mettere a soqquadro ogni singolo oggetto presente nella stanza per cercare di sfogare la frustrazione e la rabbia fino a quel momento sempre tenute sotto stretto controllo. Solo la sua mente sembrava invece intenta a cercare di recuperare i tasselli di un puzzle ancora incomponibile e una lucidità ormai perduta: l'idea che qualcuno avesse osato sfiorare e profanare quel corpo fu sufficiente per farlo fremere dalla più cieca collera, ma la verità era che forse la cosa peggiore che potesse capitare era tutt'altra.

Se fosse invece stato lui, il padre del bambino?

Aveva appena consegnato Hyeseon nelle mani dell'esercito che stava già eseguendo chissà quali controlli sul suo corpo, mettendola in una situazione di pericolo assoluto. Come avrebbero infatti reagito i suoi commilitoni alla scoperta dell'identità del vero padre di quella creatura totalmente indifesa ed innocente? E se Hyeseon fosse stata usata come cavia per qualche assurdo esperimento? 
D'istinto, il giovane capitano dell'esercito prese il suo walkie talkie tra le mani e, dopo aver sussurrato un misterioso codice alla persona dall'altro capo dell'apparecchio, la sua attenzione si rivolse di nuovo al ragazzino, ancora impietrito di fronte a lui.

— Dimmi chi è, — ordinò poco dopo, avventandosi proprio sulla persona a lui più vicina in quel momento, sollevando per il bavero della giacca mimetica quella giovanissima recluta che però, per quanto si sforzasse, non riuscì a rispondere alla richiesta del suo capitano.

— Sapete già chi è il padre del bambino? — incalzò nuovamente Taehyung, notando come la presa sul suo braccio da parte di quell'inesperto sottoposto si fece sempre più leggera, convincendolo così a lasciarlo andare, per non soffocarlo.

— Solo il test del DNA potrà stabilirlo, —

Fu una voce che Taehyung credeva di aver dimenticato da tempo ad intervenire ed inserirsi come una nota stonata nel bel mezzo di quel monologo senza senso. Jeon Jungkook, in piedi e poco distante da lui, nonostante fosse ancora tenuto forzatamente bloccato dalla ferrea presa di uno degli uomini di Taehyung, non era riuscito a trattenersi oltre, nonostante avesse percepito il severo ed ammonitore sguardo di Namjoon su di sè. Le mani sudate ed il coltello di un soldato dell'esercito erano ancora premuti contro i suoi polsi e sulla vena più in vista del suo collo ma, ora che sapeva la verità su Hyeseon, niente e nessuno avrebbe potuto farlo desistere dal desiderio di intervenire per salvarla, per salvare tutti.

— Jungkook, tu non pu-, —

— Adesso finitela, —

Fu ancora una volta Seokjin ad interrompere la rincorsa di Taehyung verso il suo più fedele compagno di squadra che avesse forse mai avuto e che aveva invece preferito tradire per perseguire chissà quale scopo. Il giovane medico cercó di trattenere lui e quella sua più cieca furia per un braccio ma, con quel gesto impulsivo, tutte le armi dei soldati dell'impero vennero immediatamente puntate contro di lui, costringendolo a cambiare idea e a mollare la presa dalla giacca del compagno traditore. Fu peró proprio Taehyung ad ordinare che le armi venissero abbassate, forse per concedergli l'occasione di avvicinarsi con cautela all'orecchio del suo ex-compagno.

— Dimmi solo dove e quando Hyseson è stata attaccata, — fu la sua unica richiesta, sussurratagli in un tono che a Seokjin apparve tutt'altro che impavido e sicuro di sé.

— La risposta la troverai fuori di qui, — rispose invece con prontezza il medico di Hiraeth, cercando a sua volta di non essere udito da orecchie indiscrete, — Poco più ad ovest c'è un enorme edificio, li troverai la risposta a ciò che mi hai chiesto.. — aggiunse subito dopo, convincendosi ad allentare la presa sul polso del suo ex-compagno, lasciandolo cosi libero di voltargli le spalle.

A quel punto però, fu impossibile per Seokjin provare a capire cosa Taehyung stesse ordinando ai propri soldati. Non prima di essere trascinato di peso all'interno del suo stesso laboratorio insieme a Yoongi e Jungkook e poi esservi rinchiuso attraverso un nuovo codice creato seduta stante da uno dei sottoposti dell'esercito che, come unica risposta al loro flebile tentativo di ribellione, regalò ai tre prigionieri un beffardo sorriso di scherno.

— Porterò il vostro capitano con noi, — rivelò infine Taehyung, allontanandosi poi insieme a suoi commilitoni verso l'uscita principale con quell'unico ostaggio. Fu poi lui stesso a puntare la propria arma contro la tempia di Namjoon, caricando il grilletto.

— No, Namjoon no!— tentò di urlare Seokjin dal vetro ultra-resistente di una delle pareti del suo stesso laboratorio, invano. Nessuno ormai avrebbe più potuto ascoltare le loro richieste di aiuto: la speranza di tutti era ora riposta in mani che troppo spesso si erano macchiate di sangue innocente.

Ma, come se avesse percepito quelle flebili per quanto invane preghiere, il capitano della gilda ribelle si voltò un'ultima volta verso i suoi compagni, rivolgendo ad ognuno di loro uno sguardo vittorioso, come a voler dire "ce la farò vedrete, tornerò da voi insieme al nostro vecchio Taehyung".


 

a/n 

se siete arrivate fino a questo angolo autrice senza odiarmi vi stimo, perchè io stessa ho avuto difficoltà nel non ribaltare il computer su cui passo le ore a scrivere questa fic per dedicarmi invece all'ippica

ma, ricominciamo da capo

anneyeong haseyo, mie adorate lettrici 👋🏻

a mia unica discolpa dopo questo casino posso solo dirvi che sono almeno tre capitoli che vi sto dicendo di allacciarvi le cinture. sono spaventata di fronte all'idea che voi leggiate e commentiate questo capitolo. non so perchè, ma nonostante lo avessi progettato fin dall'inizio, mi sento maledettamente insicura di ciò che ho scritto e non riesco a capire se il risultato finale soddisfi ciò che mi ero prefigurata. ma okay, non è questo che voi vorrete sapere da me, piuttosto: come è possibile che hyseon sia incintaaaaaaaaaaaaaa?

bene, per chi ancora non mi conoscesse, dovete sapere che non sono una scrittrice che ama molto lo "smut" nelle fanfiction: per carità, ne ho lette diverse davvero molto molto belle ed appassionanti, ma quando si tratta di dover scrivere qualcosa di mio pugno che anche solo si avvicini a questo genere, dovete immaginarmi più o meno ridotta in questo stato:

PERCIO', il primo fondamentale hint che ha portato la ventiquattrenne hyeseon nella sua condizione attuale è stato proprio il secondo capitolo: amante dell'angst quale sono, potevate immaginare che avrei descritto una scena d'amore proprio in aper...

PERCIO', il primo fondamentale hint che ha portato la ventiquattrenne hyeseon nella sua condizione attuale è stato proprio il secondo capitolo: amante dell'angst quale sono, potevate immaginare che avrei descritto una scena d'amore proprio in apertura di questa long se non mi fosse "tornata utile"? (oddio, è un termine orrendo lo so, però era tutto calcolato)
gli altri hint invece sono sparsi qua e là nei capitoli che avete letto precedentemente: i suoi giramenti di testa, il vomito (madonna che ansia a scrivere quelle sceeene), etc..

ma ora la domanda più folle: POSSIBILE CHE NESSUNO SE NE SIA RESO CONTO? DOV'E' LA PANCIA?
anche in questo caso, ho una risposta per voi: prima di iniziare a scrivere la fic sono andata ad informarmi giuro (così come ho fatto per i nomi da dare alle varie armi e alle pistole che vengono utilizzare dai protagonisti nel racconto lol), e praticamente ho scoperto che fino al 3/4 mese (se non oltre) a parte appunto i sintomi sopracitati, il feto è troppo piccolo e perciò non si vede alcuna differenza ad un occhio esterno (posto che ovviamente, chi sospetta di essere incinta, almeno ai giorni nostri, fa tutti i dovuti controlli e test a riguardo, cosa che peró non tange minimamente hyeseon ma al massimo seokjin lol)

il caso vuole infatti che, non appena arrivata alla gilda, proprio seokjin la obblighi a fare un test della plin plin (è stata la scena forse più imbarazzante che io mi sia ritrovata a scrivere in vita mia, ma mi serviva per rendere tutto più credibile xD), perciò solo seokjin aveva l'assoluta certezza della condizione di hyeseon quando i nostri eroi sono rientrati dalla loro missione per recuperare alcuni viveri per la gilda (e forse anche jungkook aveva cominciato ad intuirlo prima dell'arrivo delle truppe, ma questo non ci è dato sapere lol)

per di più (e qui arriva il drama che porca miseria "Il segreto" ti devi levare proprio) solo seokjin e jungkook sanno che solo taehyung puó essere il padre del bambino: il primo perchè sospettava della gravidanza di hyeseon fin dal suo arrivo alla gilda e il secondo perchè beh.. con hyeseon non ci ha fatto un cavolicchio (fidatevi, lo avrei descritto e voi ne sareste venute a conoscenza xD)

quindi dove sta il problema? Il problema è che taehyung ancora non sa nulla di tutto questo e per lui hyeseon potrebbe aver ricominciato una nuova vita da capo all'interno della gilda magari *cof cof* proprio *cof cof* con *cof cof* jungkook.

e io che faccio? da brava amante dell'ansgt non gliele faccio venire queste paranoie?

rimanete pronte con le padelle alla mano, lo scoprirete presto (forse loool)

ok, penso di aver scritto un capitolo a parte con queste considerazioni infinite, ma ci tenevo a dare alcune delucidazioni anche perchè, secondo voi come potranno andare avanti le cose a questo punto? MUHAHAHAHAHA

Nell'attesa di vostri commenti, scleri e padellate, vi abbraccio e vi stritolo forte: sappiate che vi voglio taaanto tantissimo bene!

alla prossima, see you soon!

bvb

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Capitolo 15
*** 014. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Trappola

 

Lo avevano sempre ritenuto un grande capitano. Molti lo temevano, tutti lo rispettavano. Ma nessuno poteva lontanamente immaginare quale fosse la vera natura di Kim Namjoon. Lungimirante, intelligente e abile, altri non era che uno sciocco sognatore. Sognava Namjoon, desiderava di poter guidare un giorno un valoroso gruppo di soldati contro l'esercito per salvare l'umanità intera, non aveva mai smesso di accarezzare l'idea di poter rivedere il mondo così come lo aveva vissuto fino ai suoi ventidue anni.

Era sempre stato un ragazzo deciso e talvolta spietato, quasi più verso sé stesso che non verso gli altri. Fin dal suo primo giorno ad Hiraeth, fin dal primo momento di questo suo gravoso incarico, Namjoon aveva imparato ad accettare qualsiasi buona o cattiva notizia, complimento o lamentela, sempre con la stessa audace convinzione, consapevole dei propri obiettivi e sicuro del fatto che avrebbe sempre cercato di perseguirli fino alla fine. Fin dal suo primo incarico in qualità di generale ufficiale delle truppe ribelli, Kim Namjoon si era sempre dimostrato lucidamente consapevole della possibilità di dover sacrificare la propria umanità al fine di poter cambiare le sorti del mondo intero, conscio forse più di chiunque altro all'interno di quella valorosa gilda di ribelli che colui che non fosse disposto a sacrificare qualcosa o qualcuno di importante non avrebbe mai portato alcun cambiamento.

Ed ecco che, in un momento di grande debolezza delle forze ribelli, alla porta del suo ufficio aveva bussato un giovanissimo Kim Taehyung, innamorato della vita tanto quanto di una ragazza che avrebbe presto voluto portare con sé ad Hiraeth, per ricominciare tutto da capo, per dare un nuovo senso alle loro esistenze. Ma, proprio in quel momento, davanti al sorriso sincero e alle promesse di quella giovane recluta, qualcosa di assolutamente inconcepibile era scattato nella mente dell'allora giovanissimo capitano della gilda. 
Un piano il suo, che persino il temerario Yoongi avrebbe disapprovato, troppo folle ed avventato per poter essere realizzato da un ragazzo semplice come Taehyung, così ingenuo e così inesperto. Eppure Namjoon, nella testarda convinzione che per ribaltare le sorti di un mondo che stava crollando in pezzi fosse necessario compiere qualche sacrificio, non aveva esitato un attimo a coinvolgere quel giovane soldato nelle sue trame, inducendolo a compiere azioni che avrebbero macchiato la sua anima per tutta la vita.

Era riuscito a convincerlo che infiltrarsi nel bunker imperiale con la scusa di poter rivedere la sua amata Hyeseon al termine di ogni missione non fosse una cattiva idea, se non per il fatto che Namjoon era fin troppo consapevole che Taehyung avrebbe potuto non fare mai più ritorno alla base. Per questo motivo, ogni singola volta, al collare del giovane Ryuk il capitano aveva fatto sapientemente installare una piccola cimice, per seguire ogni loro movimento all'interno del bunker e cercare di studiarne il perimetro, alla ricerca di un varco, di una minima breccia da cui un giorno anche i suoi uomini avrebbero potuto dare il ben servito all'esercito.

Aveva atteso trepidante il suo rientro anche quella volta, giurando a sè stesso che non lo avrebbe mai più esposto a un rischio tanto grave. Davanti ai suoi occhi increduli però, si era invece presentato solo quel fedele cane, accompagnato da una ragazza ferita e da una delle ultime reclute, Jeon Jungkook, che per puro caso stava facendo ricognizione proprio in quelle zone. Si era quindi sentito perduto Namjoon, perché sapeva che prima o poi qualcuno avrebbe richiesto delle spiegazioni e lui sarebbe stato costretto a rivelare il suo antico piano a tutti i suoi più stretti compagni: si sarebbe quindi fatto carico di tutta la responsabilità, prendendosi poi una bella strigliata da Yoongi e da Seokjin mentre, con tutta probabilità, Hyeseon non avrebbe mai avuto nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi senza provare assoluto disprezzo per lui e per il suo assurdo comportamento in tutti questi anni.

Eppure, proprio quando aveva deciso di togliersi spontaneamente questo pesante fardello dalle spalle, ecco che Taehyung era miracolosamente riapparso, attraverso una lettera segreta che gli era stata fatta recapitare attraverso l'uso di un drone. Quel ragazzo aveva anteposto ancora una volta il bene dei suoi compagni a sè stesso, scegliendo di rimanere in vita e dalla parte del nemico solo per studiarne dall'interno i movimenti. Nella lettera, scritta di getto e con mano tremante, quel coraggioso soldato aveva espresso anche tutta la sua frustrazione per aver fatto allontanare Hyeseon da sola, scaricando tutto il dolore e la sua preoccupazione in quel banale pezzo di carta, temendo che non sarebbe mai più riuscito a rivederla. Ed ecco che, una volta ancora, davanti alla possibilità di fare del bene, Namjoon si era invece rifiutato di rivelargli la verità, temendo che la missione di Taehyung sarebbe stata definitivamente compromessa dalla scoperta che quella ragazza era stata portata al sicuro all'interno della gilda. Avrebbe tanto voluto potergli far sapere che la sua Hyeseon era viva e lo stava ancora aspettando, ma quella lettera di risposta era rimasta solo una compassionevole bozza nascosta nel cassetto del suo ufficio. 

E lì avrebbe dovuto rimanere, per sempre. 

Aveva quindi solamente finto sgomento quando Kim Taehyung si era presentato davanti a lui con quel sorriso beffardo, perchè Namjoon già sapeva che lui sarebbe riapparso con un manipolo di soldati ai suoi ordini, anche se non aveva potuto in alcun modo trattenersi e fare finta di nulla di fronte alle continue percosse che il suo compagno Seokjin era stato costretto a subire anche a causa sua.

Per questo motivo ora era ben felice di ritrovarsi insieme al forse suo più fedele compagno, proprio tra le corsie e gli scaffali bui di quello stesso supermercato che aveva quasi mandato in frantumi la sua flebile ma mai assopita speranza di poter rivedere l'alba di un nuovo giorno in riva al mare, in compagnia di qualcuno con cui avrebbe poi potuto costruire una famiglia come, in cuor suo, sperava che anche Taehyung e ciascuno dei suoi compagni sarebbero riusciti a fare, una volta sistemata questa faccenda. 
L'uno di schiena all'altro, i due commilitoni non si erano scambiati altro che un paio di battute, dovendo a qualunque costo portare avanti la loro messinscena davanti a tutta la prima squadra dell'esercito imperiale alla quale Taehyung aveva ordinato di seguirlo in questa missione suicida. Inconsapevolmente, per quanto leali e devoti, ciascuno di quei soldati stava solo sperando che il loro capitano desse loro il via libera per uscire da quell'edificio abbandonato quando, all'improvviso, dalla zona del magazzino non si levarono dei gorgoglii sinistri. In un attimo, tutta la determinazione, l'ardore, il coraggio e la ferrea volontà di quei soldati ben addestrati di rimanere fedeli al proprio capitano lasciò invece spazio al terrore di essere presi d'assalto da un gruppo di zombie affamati. In fondo, nessuno di loro era immune a quel morso mortale nè tantomeno preparato a contrattaccare un attacco tanto improvviso.

— E' una trappola svelti, fuori di qui! —

Nessuno di quegli uomini era psicologicamente preparato ad affrontare un gruppo di zombie affamati. Per questo motivo, il terrore di essere catturati e sbranati li convinse presto a rompere le fila e sparare a raffica e senza troppa precisione quanti più proiettili possibili verso un nemico che si stava invece incamminando senza fretta verso le sue prede.

Solo Namjoon e Taehyung, ben consapevoli del pericolo, non ruppero il loro schema, coprendosi invece le spalle l'uno con l'altro.
In tutta onestà, Namjoon credeva che, alla prima occasione, Taehyung avrebbe cercato di vendicarsi e fargliela pagare per avergli celato la verità su Hyeseon, per non aver nemmeno avuto il buon senso di confessargli che era riuscita a raggiungere la gilda e a trovarvi rifugio e protezione. Si ritrovò però a sorridere sommessamente poco dopo, sparando al primo zombie che i suoi occhi riuscirono ad intravedere nel buio di quell'enorme edificio: in fondo, Kim Taehyung aveva ereditato il suo stile di combattimento, non il suo carattere

Tutto stava procedendo ancora una volta secondo i suoi piani quando, inaspettatamente, il giovane soldato dai capelli scarlatti venne attaccato da un suo diretto sottoposto, che lo colpì al braccio destro, costringendolo a discostarsi da Namjoon solo per fronteggiarlo in un corpo a corpo e potersi così liberare di lui. Fu in quel momento che, per venire in soccorso del suo giovane compagno in difficoltà, il capitano della gilda sparò uno dei suoi ultimi colpi disponibili dalla canna della sua pistola, andando a centrare proprio la testa di quel soldato che stramazzò a terra immediatamente, senza vita.

— Bel colpo Nam, adesso andiamoce-, —

Taehyung ebbe a mala pena il tempo di guardare davanti a sé prima di cacciare un urlo straziante e avanzare a sua volta in direzione del proprio comandante, prima di conficcare il suo coltello nel cranio di uno zombie che aveva sorpreso Namjoon alle spalle, ferendolo proprio all'altezza della clavicola. A quel punto, il capitano di Hiraeth non riuscì più a reggersi in piedi: fu solo grazie al tempestivo intervento di Taehyung se entrambi riuscirono a trascinarsi fuori da quel maledetto edificio, raggiungendo uno dei veicoli di servizio, ormai vuoto, usati dall'esercito per raggiungere quell'edificio. A quel punto, riparati nel retro di quel mezzo, Taehyung fece saltare l'interno stabile con una bomba a mano che riuscì a ritrovare nella tasca dei suoi pantaloni, spazzando via in un attimo le vite di tutti quei soldati infetti insieme ad almeno un altro centinaio di putridi zombie.

— Taehyung.. —

Il suo nome venne pronunciato flebilmente dalla bocca già impastata di saliva del capitano della gilda, che però riuscì comunque a richiamare l'attenzione del proprio soldato, appoggiandogli una mano sulla spalla.

— Si Namjoon sono qui, adesso ti fascio questa cazzo di ferita e poi noi-, — non voleva essere distratto, non mentre dal van nero accanto a cui aveva fatto sdraiare il suo capitano, Taehyung stava estraendo un kit di primo soccorso contenete qualche fascia ed un sedativo contro il dolore lancinante che il suo compagno doveva provare in quel momento. Il sangue scorreva a fiotti dalla ferita aperta sulla sua spalla, eppure Namjoon non sembrava minimamente preoccuparsene, se non per gli spasmi che ogni tanto facevano sobbalzare il suo corpo pesante.

— Gli altri sono al sicuro? —

— Jimin è un amico, mi fido di lui.. Vedrai, sono tutti sani e salvi, — sbuffò Taehyung, inserendo l'ago di una siringa all'interno del braccio di Namjoon, cercando per quanto possibile di compiere un movimento veloce e preciso nonostante il tremolìo incessante della mano, — Dio, ma tu ci pensi mai a te stesso? — sbottò infine, dopo aver gettato la siringa ormai vuota lontano da sè, il volto esausto e spazientito.

— L'ho fatto fino all'istante prima di sparare all'uomo che ha cercato di ucciderti, — gli confessò Namjoon d'un tratto, prima che dalla bocca cominciasse a sgorgare del sangue, che arrivò ad imbrattare perfino la giacca di Taehyung.

— Ma ora tu devi andartene da qui, — lo esortò poi, strappandogli dalle mani la garza che quel ragazzo stava per utilizzare per fasciargli alla bell'è meglio anche la spalla.

— No, ti porterò con me, sono sicuro che Jin stia studiando un antidoto efficace, ti salverai.. —

Taehyung non voleva credere ai suoi occhi. Aveva aspettato tanto per potersi prendere una piccola rivincita nei confronti dell'esercito e compiere una missione importante insieme al suo capitano da cui aveva appreso così tanto negli ultimi quattro anni dallo scoppio dell'epidemia, che gli parve impossibile vederlo così ridotto di fronte a lui, ad un solo passo dalla morte. Nonostante gli avesse nascosto un'importante verità, nonostante non avesse avuto il coraggio di rivelargli che Hyeseon era viva, il giovane soldato ne aveva compreso fin da subito le motivazioni: sapeva che Namjoon lo aveva fatto a fin di bene, per non compromettere questa missione e per non aumentare il rischio di farlo scoprire dai soldati dell'esercito. Ora come ora, Kim Taehyung si sentiva solo maledettamente impotente, come gli era capitato fin troppe volte nella vita e nonostante avesse promesso a sé stesso che non avrebbe mai più abbandonato una persona a lui cara, questo stava succedendo ancora, proprio davanti ai suoi occhi e lui non aveva modo per fermare tutto questo.

— Porta questa ad Hiraeth e prendi il mio posto come capitano, — gli ordinò a quel punto Namjoon, strappandosi con le ultime forze rimaste la sua targhetta lucida dal collo insanguinato. Quella collana identificativa, ora nelle mani infangate e imbrattate di sangue, sarebbe stata per sempre l'unico simbolo della presenza di Kim Namjoon in questo mondo, emblema della sua volontà e della sua voglia di rivincita contro chi gli aveva portato via ogni cosa.

— No, non posso farlo Nam, avevi promesso che saremmo tornati insieme.. — nonostante tutto ciò che i due avevano rischiato nell'ultimo periodo, il giovane Taehyung si sentiva ancora totalmente inadeguato per prendersi un incarico così gravoso, non avrebbe mai potuto guidare quella stessa gilda che aveva finto di tradire, non senza l'appoggio di un soldato come Namjoon. Gli fu quindi persino difficile reggere il peso dello sguardo sempre così fiero ed austero del suo capitano che, anche in un momento tanto delicato, non si era piegato davanti a niente, nemmeno alla morte.

— Il virus è già entrato in circolo, non mi restano che pochi minuti, — asserì poco dopo, con una pacatezza che a Taehyung parve quasi irreale.

In quegli istanti interminabili avrebbe tanto voluto essere come il suo capitano, possedere quella calma e compostezza che caratterizza solo i grandi personaggi della storia e che permette loro di prendere decisioni risolutive di qualunque problema e in qualunque circostanza ma, nonostante questo, gli fu impossibile frenare le grosse lacrime che avevano invece già iniziato a sgorgare dai suoi occhi contro la sua stessa volontà.

— C'è ancora una cosa che puoi fare per me, —

Namjoon estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni quella stessa pistola con cui aveva ucciso il soldato che avrebbe sicuramente ammazzato Taehyung se lui non fosse intervenuto prontamente in suo aiuto. La osservò solo per un istante, soffermandosi sul colore lucidissimo della canna che amava ripulire prima e dopo il compimento di ogni missione, passando poi al collo e all'impugnatura della stessa, per poi riporla con delicatezza nelle mani del suo giovane compagno.

— Devi uccidermi, — disse, con l'ultimo fino di voce che gli era rimasto in corpo, potendo solo rimanere impassibile ad osservare il suo giovane sottoposto scuotere la tua testa rossiccia a destra e a sinistra.

— Non puoi chiedermi anche questo, — lo sentì sussurrare tra i singhiozzi, incredulo di fronte all'ennesima, assurda richiesta del suo stesso capitano.

— Questo è il mio ultimo compito per te Kim Taehyung: non voglio morire da zombie, voglio farlo da uomo, come tuo capitano, — gli confessò in ultima istanza, — Perciò ti supplico, sparami alla testa, —

Taehyung si alzò in piedi a fatica, con gambe tremanti, stringendo nella sua mano destra l'arma di Namjoon, il dito indice premuto saldamente contro il grilletto. Con l'altro braccio, rimasto libero, si coprì invece gli occhi, tentando di asciugarsi in qualche modo le ultime lacrime che gli erano rimaste da versare per lui.

Per un momento gli sembrò di aver già vissuto questo tipo di scena qualche anno prima, quando aveva salvato Hyeseon dal suo stesso padre. Sollevò poi lo sguardo al cielo, tirando su col naso: in fondo pensò, quasi ridendo, non era poi la prima volta che aveva condotto una persona tanto cara tra le braccia di Thanathos.

— Ehi, ricordati di prendere bene la mira, —

Taehyung riportò la sua attenzione sul viso pallido di Namjoon e, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, lo vide sorridere. Un sorriso sincero, un sorriso forse mai prima d'ora così sereno.

— Mi spiace, per tutto quello che hai dovuto sopportare a causa mia, —

Il suo corpo ebbe l'ennesimo sussulto, costringendolo cosi ad interrompere quel flusso ininterrotto di pensieri.

— Spero solo che tu e Hyeseon possiate salvarvi e ricominciare da capo, una volta che questa merda avrà fine, — esclamò infine, prima che altro sangue uscisse dalla sua bocca e gli spasmi cominciarono ad essere incontrollabili.

— Namjoon, —

Bastò un solo secondo. Tahyung alzò velocemente il grilletto e sparò un unico, sordo colpo, il solo rimasto all'intero della carica della pistola, proprio contro la fronte di Namjoon, arrestando in un attimo la fuoriuscita del sangue e con essa anche i suoi spasmi, freddandolo senza alcuna possibilità di ripensamento. Gli osservò per un attimo le mani violacee e in avanzato stato di decomposizione, rendendosi conto che davvero la trasformazione doveva essere già in corso al momento dello sparo.
Gettò poi subito la pistola a terra, inginocchiandosi sfinito di fronte al corpo del suo capitano ormai defunto, raccogliendo dentro di sè tutto il dolore e la tensione accumulati e gettando poi un urlo che si riverberò in tutta l'area circostante.

— Grazie, —

Fu tutto ciò che di sensato riuscì ad esalare in ultima istanza, stringendo attorno al suo collo quella targhetta lucida che avrebbe per sempre portato inciso il nome di quell'uomo tanto valoroso, con la solenne promessa che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a portare avanti il sogno del suo capitano, che ora era diventato anche il suo.
 


 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

non sono mai stata bravissima coi numeri, ma so che tipo teoricamente tra oggi e domani (in base al fuso orario) in tutto il mondo viene droppato il nuovo mv e album dei nostri tanto amati bangtan 🌸
ovviamente non potevo venir meno ai miei doveri: dopo due teaser da mozzare il fiato, la fine de webtoon (ehhhh lasciatemelo dire: io sono ancora una pippa rispetto agli scrittori della big hit, parliamoci chiaro) e il comeback imminentissimo, volevo dare il mio personale contributo alla causa.. e quindi come potevo io non aggiornare, se non tornando alla carica con il mio struggente e amatissimo angst? 

massì bridget, diamoci la zappa sui piedi: un bel colpo di grazia e via! 

ebbene si, perchè kim namjoon è la prima vittima della mia mente e di questa long: abbiate pietà di me, sono trascorsi già quattordici capitoli, non credevate di cavarvela cosi, giusto?

si compone cosi un altro pezzo di puzzle: non esporrò qui il mio punto di vista, non potendo in alcun modo permettermi di biasimare le scelte di uno e dell'altro (e non incappare in spoilers ops ^^). 

posso solo dirvi, se ve lo state chiedendo, che è stata davvero dura scrivere l'ultima parte del capitolo: immaginare che namjoon chieda a tae di ucciderlo è stata una scena che, per quanto pensata e strutturata, mi ha dato parecchio del filo da torcere. pensare di sparare ad un compagno, ad un amico, non deve essere stata una decisione facile, nemmeno per il coraggioso kim taehyung.

aspettando dunque i vostri commenti, impressioni, cioccolatini, gelato o preziosissime padellate sui denti vi abbraccio e vi aspetto alla prossima!


daje con l'angst!

   

bvb

 

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Capitolo 16
*** 015. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Pioggia




Il ragazzo dai capelli color grano si sfiorò la guancia gonfia con la mano, indugiando forse un pò troppo a lungo sull'abrasione che si era irrimediabilmente formata sulla sua pelle chiarissima. Si strinse così nelle spalle, mimando un gesto di stizza senza però riuscire a reagire con altrettanta energia e vigore al colpo subìto.

In quel momento del resto, non avrebbe certo potuto biasimare il suo interlocutore.

— Quindi mi stai dicendo che per tutto questo tempo Taehyung ha fatto un doppio doppiogioco? —

Era stato trascinato in quella stanza dopo che nel suo unico, voluto, momento di distrazione, Park Jimin aveva solo avuto il tempo di notare il soldato Jung atterrare i suoi due sottoposti con un'agilità a dir poco spaventosa, sottraendo loro le pistole e freddandoli così senza alcuna compassione o misericordia. Lo aveva poi costretto ad arrendersi ed alzare in alto le braccia, privandolo quindi di ogni arma presente all'interno delle sue tasche, con la promessa che non avrebbe esitato a sparare al suo primo accenno di resistenza. In questo modo, Hoseok era riuscito a riprendere il controllo della situazione, liberando immediatamente il personale presente all'interno dell'infermeria ed aspettando con una certa apprensione il risveglio di Hyeseon, mettendola poi al corrente sul corso degli ultimi eventi.
Chiuso quindi nel suo obbligato silenzio, a Jimin non era rimasto altro da fare se non rimanere immobile ad osservare quel soldato, finora suo spaventoso nemico, accogliere invece con un sorriso disteso e le braccia spalancate quella bambina dai sottilissimi capelli biondi che, dal canto suo, non aveva esitato un attimo per gettarglisi al collo, aggrappandovisi poi con entrambe le braccia sottili e smilze, senza alcun timore.

— Saresti così cortese da rispiegarmi tutto da capo? Sento il bisogno che tu me lo ridica un'altra volta, —

Jimin tentò in qualche modo di ricomporsi, cercando un qualunque appiglio per provare a rimettersi in piedi. Si avvicinò così all'unico, grande tavolo presente al centro della stanza, sul quale erano ancora sparse alla rinfusa una grande quantità di mappe del territorio, indicanti le postazioni delle dogane imperiali, insieme a pile e pile di documenti, fogli pieni di fittissimi appunti. Fu proprio allora che venne colpito una seconda volta dal pugno di quel ragazzo che tuttavia non lo ferì che di striscio, questa volta senza arrivare a scalfire la sua pelle lattea.

Probabilmente, si ritrovò a pensare Jimin, persino un soldato come Jung Hoseok era ormai stanco di continuare a combattere per le cause perse come lui. Ma si dovette ricredere nell'attimo in cui rimase pressoché impotente ad osservare proprio Hoseok posizionarsi a cavalcioni sopra il suo petto, costringendo ancora una volta i suoi occhi gonfi per i colpi ricevuti a fronteggiare quelli ricolmi invece di lacrime e ancora pieni di rabbia del giovane ribelle. Si fece quindi colpire una, due, tre volte, incassando con sempre meno resistenza ogni percossa, fino a quando non avvertì distintamente una voce cercare di porre fine a quell'efferata scia di violenza.

— Hyung, —

Jungkook bloccò quella mano ormai sporca di sangue proprio nel suo punto più alto, prima che il braccio teso di Hoseok potesse scagliarsi nuovamente contro il corpo di un soldato ormai inerme.

— Hoseok ti prego, — la voce flebile di Hyeseon seguì poco dopo, esortando nuovamente il giovane con cui si era ritrovata a condividere un destino infausto a risparmiare la vita di una persona che, dopotutto, aveva dimostrato di non avere alcuna colpa, se non la responsabilità di essere rimasto l'unico soldato dell'esercito imperiale all'interno della gilda.

A Jungkook bastò quindi stringere con maggiore forza la propria mano sul polso del suo hyung per convincerlo ad alzarsi ed allontanarsi da quel corpo, concedendo così l'occasione a Jimin di risollevarsi.

— Come possiamo fidarci di un cane dell'esercito? — sbraitò a quel punto il giovane immune, liberandosi immediatamente della presa di Jungkook dal suo polso sottile ma fermo, tornando poi ad osservare quel corpo insanguinato provare a rimettersi in piedi con l'aiuto di Hyseson e di Seokjin, che lo fece poi accomodare su uno sgabello traballante.

— Se avessi davvero voluto uccidere te, la ragazza e la bambina, non credi che avrei avuto svariate occasioni? — gli fece eco a quel punto Jimin, ritrovando improvvisamente forza sufficiente nelle corde vocali per tornare a fronteggiare quell'impavido soldato, sputando a terra un grumolo di sangue che si era accumulato tra le sue labbra ancora gonfie e rosse. 
In quel momento peró persino Ryuk, rimasto sempre in allerta vicino alla porta d'ingresso della stanza, iniziò a ringhiare contro di lui, rizzando il folto pelo nero e le sue grandi orecchie a punta.

Tuttavia, non furono però nè lui nè Hoseok a muoversi nella sua direzione, ma un altro ribelle che, fino a quel momento, sembrava avesse deciso di non prestare nemmeno particolare attenzione alla scena. 
Min Yoongi si avvicinò così ad uno stremato Jimin senza proferire parola, limitandosi a sollevare quel volto massacrato per il collo della sua divisa slabbrata. Lo guardò con disprezzo, gli occhi scurissimi ridotti a due fessure e la sua mano, coperta da un pesante guanto nero che lasciava nude solo le sue dita magre, pronta a scagliarsi nuovamente contro il viso già malmenato di quel soldato. Nemmeno Jungkook sarebbe riuscito ad intervenire a quel punto, consapevole forse più di chiunque del fatto che nessuno, tranne Namjoon, avesse mai avuto la meglio in uno scontro con un uomo del calibro di Min Yoongi. 

Ma, inaspettatamente, fu lui stesso ad abbassare di sua spontanea volontà il proprio braccio, liberando così Jimin da quella presa ferrea e soffocante. Nessuno dei presenti seppe spiegare il perchè di quell'improvviso ripensamento se non rivolgendo il proprio sguardo in direzione della piccola Lily che, accovacciata contro il muro freddo della stanza, si era portata le ginocchia lievemente sbucciate contro il petto, nascondendovi la testa nel tentativo di non guardare con quanta veemenza il suo ibyanga si sarebbe avventato contro quel soldato.

— Adesso finitela tutti quanti, — prese a quel punto la parola Seokjin, tentando di ristabilire un pò d'ordine dopo quel momento di inconcepibile violenza, — Ora come ora, possiamo solo aspettare che Namjoon e Taehyung tornino alla gilda, — si limitò ad aggiungere, esortando quindi Yoongi, con un solo cenno del capo, a prendere posizione accanto a lui attorno al tavolo.

— Sempre che tornino, — gli fece eco proprio quel ragazzo dalla bizzarra acconciatura color menta, un tratto distintivo della sua personalità sempre così schiva e all'apparenza distante e fredda.

— E nel frattempo dovremmo starcene con le mani in mano? Non se ne parla, —

La domanda retorica di Hoseok bastò però per riscuotere tutti gli animi da troppo tempo assopiti e scossi per quella successione di eventi e scoperte di cui ancora nessuno di loro era riuscito pienamente a capacitarsi. Nessuno comunque rispose a quell'accorato invito, lasciando che fosse invece il silenzio a dare voce a tutti i dubbi e alle perplessità dei loro animi tormentati.

— Io torno in quel maledetto edificio, — asserì a quel punto il giovane ribelle, estraendo la pistola dalla cintura dei suoi pantaloni e controllando che vi fossero pallottole sufficienti per tentare un'incursione.

Ma il giovane ribelle non riuscì a compiere che un solo passo in direzione dell'uscita di quella stanza, il cui soffitto si stava facendo sempre più opprimente per ciascuno dei presenti.

— Adesso basta con le stronzate Hoseok, se vai potres-, —

— Potresti cosa, hyung? Morire per una pallottola nel petto? Per un morso di zombie? — alzò di proposito il tono della sua voce, per far si che le sue parole e le sue esasperate suppliche potessero essere ascoltate e percepite anche al di fuori di quella stanza, di quella gilda sotterranea, di quel mondo che ormai Hoseok faticava a riconoscere, — Forse dimenticate che dopo le brillanti ricerche di Seokjin e per quanto ne sappiamo fino ad ora, potrei anche morire standomene seduto qui, ad aspettare! —

Cadde a terra in un tonfo sordo, costringendo persino Hyeseon a far voltare il viso già turbato della piccola Lily contro il suo petto, fattosi più morbido, per non costringerla ad assistere ad altra violenza gratuita scaturire dalle mani di quegli stessi ragazzi che l'avevano raccolta dal fango e cresciuta come una figlia o una sorella minore.

Era la prima volta che Jeon Jungkook si era permesso di colpire un suo superiore, un suo hyung. E mai prima di allora la sua mano, ancora chiusa in un pugno, aveva patito tanto dolore nell'affondare un colpo sul volto di un caro amico. Si avvicinò così ad Hoseok, sollevandolo da terra per il bavero della giacca mimetica e costringendolo ìin quel modo ad affrontare ancora una volta quello sguardo di fuoco.

— Hyung, ti prego basta, — lo supplicò, guardandolo con occhi carichi di disperazione e sofferenza, — Credi di essere l'unico a soffrire qui dentro? Credi che sapere della tua condizione e di quella di Hyeseon non faccia ci faccia soffrire? —

— Jungkook, — provò a fermare quel flusso di pensieri Seokjin, invano.

— Darei la mia vita per ciascuno di voi se servisse a qualcosa, ma al momento possiamo solo aspettare il ritorno del nostro capitano e le sue nuove disposizioni, — continuò imperterrito nel suo discorso accorato, notando come, parola dopo parola, il suo compagno sembrava aver  riacquistato la lucidità perduta, — Solo così potremo pensare ad un contrattacco, capisci? —

Non attese di ricevere una risposta da Hoseok per decidere di liberarlo da quella stretta e dal suo sguardo severo, voltandogli le spalle solo per uscire da quella stanza soffocante sbattendo con forza la porta alle sue spalle e senza aggiungere una sola parola,  preferendo di gran lunga andare a schiarirsi le idee al di là dei corridoi e delle mura stesse di Hiraeth.

Dal canto suo, Seokjin non dovette nemmeno posare i suoi occhi sfiniti su Hyeseon per convincerla a seguire Jungkook. Quel ragazzo era ancora troppo giovane e ancora troppo ostinato per non destare la sua preoccupazione: lo conosceva fin troppo bene e sapeva che sarebbe stato in grado di fare pazzie pur di portare in salvo i suoi compagni. Per questo motivo, sapere che Hyeseon fosse con lui lo sollevava almeno dall'ennesimo, gravoso pensiero.

— E' proprio cresciuto eh, —

Solo le parole di Yoongi lo riportarono improvvisamente ad una realtà in cui sia Hoseok che quel soldato, Park Jimin, avevano bisogno delle sue cure immediate e tempestive, — Ha proprio la stoffa del capitano, —

Lo stratega della gilda gli mise una mano sulla spalla, cercando così di infondergli un pò di forza, non tanto per le ferite che, sapeva, Seokjin sarebbe andato presto a ricucire come del resto aveva sempre fatto, quanto per convincerlo che guardare avanti era, forse, ancora la scelta migliore per tutti. Si allontanò quindi così, in rispettoso silenzio e portando via con sè quel magnifico esemplare di cane-lupo, che per tutto il tempo aveva seguito in quasi rispettoso silenzio quel momento di fraterno confronto e un'ancora scossa Lily, che non fece altro che gettarsi spaventata tra le sue braccia. Una volta accoccolata tra le sue braccia, quella bambina nascose la testa nell'incavo del suo collo, non riuscendo oltre a trattenere alcuni, pesanti singhiozzi a cui Yoongi non potè che rispondere accarezzandole la testa, tentando così di farsi perdonare per quell'attimo di violenza a cui l'aveva costretta ad assistere.

 

— Jungkook, —

Lo aveva chiamato più e più volte per tentare di fermare la sua folle camminata verso chissà dove, tirando un sospiro di sollievo solo quando lo vide fermarsi proprio al di fuori dell'ampio cancello di ingresso di Hiraeth, inspirando a pieni polmoni l'aria fresca del mattino.

Jungkook tuttavia rimase in silenzio, dandole le spalle, entrambe le mani strette a pugno lungo i suoi fianchi, la testa bassa e la mascella ancora serrata. 
Se quella fosse stata una mattina normale, in un mondo normale, Jeon non avrebbe esitato un solo istante a cacciare un urlo fortissimo, che lo avrebbe così liberato da un senso di impotenza che ormai da troppo tempo gravava sulle sue spalle ancora così giovani. Fino a quel momento infatti, non era riuscito a fare quasi nulla per i suoi compagni e per quella gilda che aveva giurato di proteggere fino alla fine, fino in fondo, per sempre.

Si riscosse dalle sue stesse considerazioni solo quando avvertì il tocco delicato di Hyeseon sfiorargli la spalla, costringendolo però ad avanzare ancora di qualche passo pur di respingerla, allontanandosi da lei e da quella delicatezza e quelle attenzioni che lui era consapevole di non meritare.

— Ti prego, non avvicinarti, —

Il tono della sua voce gli sembrò sufficientemente fermo per cercare di convincerla a desistere da ogni più nobile intento nei suoi confronti. Tuttavia, il rumore leggero e quasi impercettibile delle sue scarpe sull'erba e sul terreno fangoso lo convinsero presto del contrario.

Sorrise impercettibilmente. In fondo, si trattava pur sempre della testarda Lee Hyeseon.

— Sai, forse avrei davvero dovuto ascoltare le tue preghiere quella volta, — confessò a quel punto, alzando lo sguardo ormai consumato dalla stanchezza contro il cielo grigio e carico di pioggia prima di proseguire nel suo monologo, consapevole comunque di avere su di sè un paio di occhi chiari e altrettanto esausti pronti tuttavia a bruciare la sua pelle, nuda al cospetto di quelle grandi iridi verdi. Dal canto suo, Hyeseon non disse nulla, preferendo invece rimanere ad un solo passo da Jungkook senza però poterlo raggiungere, le sue labbra ora chiuse in un attonito, per quanto rispettoso, silenzio.

— Se ne avessi avuto il coraggio, se la mia mano non avesse tremato davanti alla vista del tuo volto supplichevole quel giorno, forse ti avrei risparmiato un bel pò di sofferenze, — proseguì poi, aprendo allo stesso tempo il suo cuore le sue mani, perdendosi poi ad osservarne i grandi e sudati palmi, — E le avrei risparmiate anche a me stesso, — concluse subito dopo, lasciando che quelle parole lasciassero le sue labbra senza che il cervello potesse fare qualcosa per intervenire e bloccare l'incontrollato sfogo dei suoi pensieri.

Sottili gocce d'acqua cominciarono presto a bagnare le dita delle sue mani, ancora rivolte contro quel cielo cupo e il suo viso stanco, soffermandosi più a lungo sulle gote accaldate, come se persino le nuvole volessero in qualche modo prendersi gioco di lui.

Quel solo momento di distrazione, unito al rumore scrosciante della pioggia fu però sufficiente per consentire ad Hyeseon di annullare la distanza tra loro. La ragazza appoggiò quindi il capo contro la schiena bagnata di lui, sentendolo improvvisamente irrigidirsi e sussultare a quel, forse inatteso, contatto.

— Quel giorno, con quella decisione che tu ora rimpiangi tanto, non hai salvato solo la mia vita, —

Non sarebbero bastate tutte le lacrime che quelle nuvole erano pronte a versare sul quella terra ormai arida di vita ad impedire a Jungkook di udire le dolci parole di conforto di Hyeseon lasciare le sue labbra morbide.
Lei, che proprio da egoista solo un paio di mesi fa avrebbe davvero voluto che qualcuno le togliesse la vita, ora si trovava sotto un forte acquazzone a ringraziare colui che invece aveva deciso, contro la sua stessa volontà, di salvarla, di strapparla ancora una volta dalla morte.

— Sei la persona più buona e gentile che io abbia incontrato Jungkook, fuori e dentro le mura del bunker, —

Non avrebbe mai potuto sdebitarsi completamente. Non sarebbe bastato tutto l'oro del mondo per ripagarlo di quella scelta che aveva salvato la sua vita e quella della creatura che Hyeseon, all'epoca, ancora non sospettava di portare dentro di sé. Sollevò solo a quel punto il capo, tornando così ad accarezzare quelle grandi spalle su cui si era ritrovata a piangere, a sperare, a confessare il sogno di un futuro migliore aspettando il ritorno di una persona che ora però faticava a riconoscere.

Il giovane ribelle le scostò la mano dalla spalla, stringendola poi nella sua con insolito vigore, voltandosi finalmente verso di lei per fronteggiare a viso aperto quell'indomito sguardo.

— La gentilezza e la bontà non ti salveranno la vita in futuro Hyeseon, — asserì infine stremato, sentendo improvvisamente un grosso nodo stringersi attorno alla sua gola, secca nonostante la pioggia. Non furono però sufficienti quelle parole, nè il vano tentativo di resistere dall'allentare la presa sul quel polso esile. Inaspettatamente, la mano sempre così fredda di Hyeseon si pose amorevole sulla sua guancia destra, accarezzandone i contorni con il carezzevole movimento del pollice.

— Ma non capisci? Lo hanno già fatto, —

Non ebbe nemmeno il tempo di elaborare il potente significato di quell'unica frase, perchè subito Jungkook avvertì un calore finora sconosciuto inebriare i suoi sensi. La labbra di Hyeseon si posero infatti sulla sua fronte scoperta, indugiandovi solo per qualche istante prima di abbandonarlo definitivamente.

— Hyeseon io ti-, —

Se non avesse notato il suo sguardo incupirsi improvvisamente dopo quel gesto improvviso, Jeon Jungkook l'avrebbe sicuramente baciata, e non sulla fronte. Non ci sarebbe stata pioggia, temporale o fine del mondo a fermarlo. Se non l'avesse vista irrigidirsi di fronte all'arrivo di un enorme van nero, Jungkook avrebbe sicuramente ricambiato quel gesto d'affetto con il triplo dell'intensità e dell'ardore. 
Ma, voltandosi nella direzione del quell'ampio furgone dai vetri scuri, il giovane ribelle non potè che frenare ogni suo più recondito desiderio.

Soprattutto nel rispetto dell'unica persona che vide uscire da quella vettura, completamente imbrattata di sangue.

"Hyeseon sta aspettando un bambino"

Non erano più molte le immagini in grado di sconcertare la mente ed il cuore di Kim Taehyung. Ma ora, nella piena consapevolezza di essere l'unico sopravvissuto a quella trappola mortale e il peso di una responsabilità affidatagli da Namjoon forse troppo grande da sopportare, tutto ciò che quel soldato non avrebbe mai voluto vedere si era invece materializzato proprio lì, dinnanzi ai suoi occhi ancora increduli.

"Hyeseon sta aspettando un bambino"

Non c'era stato attimo in cui non avesse pensato a quella frase dall'esatto istante in cui era stata pronunciata, a quelle parole che però erano state le uniche in grado di fargli superare il dolore della perdita di uno dei suoi più fedeli compagni, nella cieca speranza di poter fare ancora qualcosa per sistemare le cose, una volta tornato ad Hiraeth. Se non fosse che in quel momento, appoggiato alla portiera aperta di quel mezzo dismesso, Taehyung si trovò improvvisamente impreparato ad affrontare un'altra realtà: un presente in cui poteva non essere lui il padre del bambino. 
La vista quindi della mano di Jungkook attorno a quella di Hyeseon fu un'immagine sufficiente a farlo vacillare, sgretolando in un attimo la mente e sue membra già sufficientemente provate.

— Hyung! — avvertì gridare Jungkook, ma la sua voce di gli parve fin troppo ovattata per poter essere reale. Eppure, nel tempo di un battito di ciglia, Taehyung vide proprio il suo ex compagno di missioni proprio accanto a sè. Il suo braccio, fattosi più voluminoso grazie ai costanti allenamenti, era stato quindi in grado di sorreggere perfettamente il suo corpo sfinito, impedendogli così di cadere a terra e finire nel fango.

— Jeon, — sospiró con l'ultimo filo di voce che gli era rimasto in corpo, — Namjoon è.., —

Non riuscì mai a finire quella frase, nè a notare la reazione di Jungkook alle sue parole tartagliate perchè i suoi occhi, nuovamente colmi di lacrime, erano intenti a scrutare il punto dove, fino a qualche istante prima, a Taehyung era parso di scorgere Hyeseon. Davanti a sé però ora non vi era altro che il profilo della sua tanto agognata Hiraeth, immersa nella nebbia e avvolta dallo scrosciare incessante dell'acqua mentre nella sua testa, ancora scossa ed instabile, della sua Hyeseon non era rimasto altro che un'ombra sfocata ed il profumo che, nonostante la pioggia, Taehyung seppe riconoscere nell'aria attorno a sè, perchè impregnato sulla giacca del suo più caro amico.





 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

inizierò con una constatazione: se dopo le esibizioni live di oggi dei bts siete arrivate fin qui a leggere questo capitolo, non solo avete la mia più sincera stima e gratitudine, ma vuole anche dire che siete sopravvissute al live di dyonisus, il che non è poco dato che quella che vi sta scrivendo ora è l'anima della vostra bridget, caduta in questa guerra a suon di 

쭉 들이켜 술잔 (sippin'), 팔짱 (tippin') 한 입

티르소스 (grippin'), 포도 (eatin')

쭉 들이켜 분위기 (keep it), D style (rip it) 한 입

여기 (kill it) 

(il suo corpo giace chissà dove, è andato a riprendersi da qualche parte credo, ma tornerà prima o poi lol) 

sarò sincera con voi: nonostante io stia seguendo una scaletta ben precisa, dopo aver scritto questo capitolo sto avendo dei seri ripensamenti su ciò che attende i nostri cari bangtan in questo futuro apocalittico.. non fraintendetemi: alla fine so che manterrò fede ai miei intenti, ma volevo rendervi partecipi del fatto che ogni tanto anche autrici tanto amanti dell'angst come me hanno i loro momenti di debolezza xD

in questo capitolo in particolare l'attenzione si focalizza su ciò che sta succedendo alla gilda. ho tentato in qualche modo di raccontarvi cosa è accaduto ad hiraeth nel lasso di tempo in cui tae e nam si sono allontanati per quella missione (che ben sappimo come è finita, ma i nostri superstiti ancora no).
che dire? mi sa che tra jimin, hoseok, yoongi, seokjin, la piccola lily, hyeseon, jungkook e taehyung non so chi sia messo peggio (bts perdonatemi se potete ^^)

ma non voglio aggiungere altro.. però adesso che tae è tornato ad hiraeth come si metteranno le cose con tutti i suoi ex-comapagni e con jungkook e hyeseon in particolare?

EEEHHHHH VOOOOORRESTE SAPERLO EH!? XD

come sempre rimango in attesa dei vostri commenti, impressioni, scleri, cioccolatini, gelato o preziosissime padellate sui denti!

come sempre rimango in attesa dei vostri commenti, impressioni, scleri, cioccolatini, gelato o preziosissime padellate sui denti (ma non troppe, che oggi le ho già prese da hoseok XD)   

alla prossima, see you soon!

bvb

 

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Capitolo 17
*** 016. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Rissa





Doveva essere notte fonda. O magari pieno pomeriggio, o forse l'alba. Taehyung non avrebbe mai saputo dirlo con assoluta certezza.

Se ne stava lì, disteso sopra un lettino cigolante, fisso ad osservare un punto non ben precisato del soffitto con il corpo completamente avvolto dall'oscurità della stanza mentre la sua testa, finalmente libera dal nodo di quella leggera bandana dello stesso colore dei capelli, era abbandonata alla morbidezza di un comodo cuscino. Qualche tempo fa, in una situazione del genere, non gli ci sarebbe voluto che qualche minuto per riuscire ad addormentarsi e lasciarsi cullare dal dolce richiamo di Morfeo. Tuttavia, nonostante si sentisse incredibilmente spossato, la sua mente non gli aveva dato un solo momento di tregua. Le immagini che continuavano ad apparire e susseguirsi davanti ai suoi occhi erano infatti così devastanti da riuscire a mantenere costantemente attiva quella parte del suo cervello che non faceva altro che gridare vendetta. Ora che Namjoon era morto, Taehyung era ora probabilmente l'uomo più ricercato dall'esercito e forse anche il più odiato dell'intera gilda di Hiraeth. Avrebbe potuto riacquistare la fiducia dei suoi compagni? Sarebbe riuscito a guardare negli occhi Hyeseon senza sentirsi un idiota?

Perso in queste elucubrazioni, venne costretto a strizzare gli occhi quando una luce intensa lo colpì in pieno volto. Sbattè più volte le palpebre prima di riuscire a tornare a fissare nuovamente il soffitto, scoprendo a suo malgrado che quell'improvviso chiarore era stato originato da una fastidiosissima luce a neon. Si mise dunque a sedere a fatica, tentando in ogni modo di non mettersi ad urlare per il dolore che avvertì distintamente riverberarsi dal suo braccio destro in tutto il resto del corpo, ancora parecchio indolenzito. Appoggiò quindi la schiena contro la parete della stanza, evitando in ogni modo di osservare la profonda ferita presente sul suo braccio. Preferì piuttosto concentrarsi sull'ago inserito con sapienza nella sua vena basilica, collegata a sua volta ad un tubicino all'interno del quale Taehyung vide scorrere uno strano liquido dal tiepido colore giallo.

— Ci siamo svegliati finalmente, stavo cominciando a dubitare delle mie capacità di sapere dosare un semplice anestetico, —

Taehyung non potè che rivolge istintivamente la sua attenzione in direzione di quella voce calda e ben nota alle sue orecchie. Sorrise cupo al solo pensiero che, se solo avesse voluto, Seokjin avrebbe potuto ucciderlo direttamente nel sonno, somministrandogli una qualche strana e letale sostanza per endovena. Si limitò dunque a mimare un lieve cenno di approvazione di fronte all'ironia di quelle parole, osservando poi il primario della gilda di Hiraeth comparire nel suo campo visivo stringendo tra le mani una serie di candide bende e qualche altro strano aggeggio metallico dalla dubbia utilità. 
Il giovane ribelle cercò comunque di non scomporsi quando lo vide maneggiare con alcuni aghi e avvicinarsi poi a lui in tutta calma, prendendo posto su uno sgabello malconcio proprio accanto a quel lettino. D'istinto Taehyung provò a ritrarsi, ma Seokjin fu più veloce e scaltro: afferrò saldamente il suo polso, costringendolo in quel modo a rimanere immobile e impotente a fissare quelle grandi mani operare sul suo braccio ferito.

Il soldato dalla capigliatura scarlatta rimase così ben vigile ad osservare quel brillante medico togliere i grossi punti metallici dalla profonda ferita sul suo braccio, domandandosi, leggermente disgustato, come fosse possibile non sentire alcun dolore nel vedere la propria pelle venire ripetutamente maltrattata da un grosso ago di metallo. Trovò comunque da solo una risposta plausibile proprio in quella sostanza giallastra che chissà da quanto tempo stava circolando indisturbata all'interno del suo corpo ancora così debole. Doveva davvero trattarsi di un potente anestetico, si ritrovò a pensare con la mente assente, tornando a scrutare con attenzione le mani di Jin muoversi veloci e precise sul suo arto, iniziando a fasciare la parte operata e disinfettata con una garza sterile. Ma proprio di fronte a quei gesti così caritatevoli, Taehyung ebbe un improvviso sussulto, che fece impensierire anche il medico di fronte a lui.

Per quanto avesse cercato in ogni modo di fermare l'emorragia sulla sua spalla azzannata da uno zombie con quelle stesse bende con cui Seokjin lo stava curando, il suo ormai defunto capitano invece non aveva voluto sentire ragioni, costringendolo a compiere un gesto che, Taehyung era consapevole, lo avrebbe perseguitato per il resto della vita. Kim Namjoon non gli aveva lasciato nient'altro, se non quella stupida targhetta e il gravoso compito di portare a termine ciò in cui lui aveva fallito. Il peso di questo pensiero bastò a farlo rinsavire, obbligandolo così a riportare la propria attenzione su Seokjin.

— Dobbiamo muoverci, non c'è tempo da perdere, — provò a intimare poco dopo, cercando in questo modo di levarsi di dosso le spasmodiche e innecessarie attenzioni del medico di Hiraeth che tuttavia non gli rispose affatto, stringendo invece con maggiore forza la fascia sul suo braccio sofferente, facendolo gemere dal dolore.

— Non ti azzardare a muovere quel braccio mentre ti sto medicando, — asserì una volta dopo aver ultimato di coprire la ferita, tornando solo allora ad osservare il volto di Taehyung con sguardo torvo e severo.

Il giovane soldato non se la sentì di replicare oltre, preferendo invece rivolgere lo sguardo da tutt'altra parte, proprio verso quella targhetta di metallo tanto disprezzata del suo ormai ex-capitano, che tuttavia si ritrovò involontariamente a stringere nella mano libera dalla solida presa di Seokjin. Chissà se quel potente anestetico avrebbe potuto sortire un qualche benefico effetto anche contro ferite invisibili all'occhio umano, contro quel dolore lancinante che avvertiva dilaniargli il petto.

— Namjoon, lui è.. — tentò in qualche modo di iniziare un discorso, scoprendo miseramente di non poter in alcun modo frenare le lacrime che iniziarono a scendere sul suo volto provato e stanco al solo pronunciare il nome del capitano di Hiraeth. Ma non gli fu necessario proseguire oltre.

— Io non so cosa voi due abbiate architettato alle nostre spalle, — lo interruppe infatti Seokjin, sistemando alcuni strumenti all'interno di una bacinella ricolma di schiumosa acqua sterilizzata, — Ma Namjoon era un grande capitano, — proseguì poi, alzandosi lentamente da quello sgabello, avendo così occasione di voltargli le spalle.

— Perciò, nonostante io non riesca ancora a fidarmi di te, non posso fare a meno di fidarmi di lui, —  confessò piano, quasi sottovoce, la testa ora china verso il pavimento e la voce rotta da alcuni pesanti singhiozzi.

Non voleva mostrarsi debole, non proprio davanti a Kim Taehyung, ma la ferita che si era aperta all'interno del suo petto alla notizia della morte del proprio comandante, di un suo compagno, dell'amico con cui aveva fondato Hiraeth stessa, era un dolore troppo forte e ancora troppo vivido per poter essere affrontato senza alcun tipo di risentimento e rancore.

— Se ha voluto fossi tu il suo successore, ci deve pur essere un motivo.. — aggiunse poco dopo, iniziando a disinfettare le proprie mani e gli strumenti utilizzati per medicare il braccio del suo paziente sotto un getto di acqua calda di un lavabo.

Non voleva addossargli tutta la colpa, non voleva che Taehyung pensasse che si sentisse ferito o offeso per non aver ricevuto quella carica che, forse, gli sarebbe spettata con maggior diritto. Ma la verità era che, per quanto il suo animo fosse tormentato, l'unico motivo della sua sofferenza risiedeva nella piena e lucida consapevolezza che non fosse riuscito ad essere lì a sostenere il suo capitano in quegli ultimi, dolorosi, istanti di vita. Non aveva potuto fare nulla per lui, quando invece Namjoon non aveva fatto altro che volere e desiderare il meglio per ciascuno di loro. Ma ammettere tutto questo sarebbe stato come ammettere una sconfitta bruciante. Troppo difficile, troppo penoso per uno come Seokjin che, in tutti questi anni, aveva assistito impotente alla morte di molte persone care. La sua famiglia, i suoi amici di un tempo e persino la sua ragazza, tutti erano rimasti vittime di un'epidemia devastante che ora, grazie all'ennesimo sacrificio, era veramente ad un passo dal poter essere debellata.

— Seokjin, —

Venne però distolto dai suoi tetri pensieri dalla voce rasserenante del giovane Jungkook, che si presentò all'ingresso dell'infermeria dove Taehyung era stato ricoverato d'urgenza con voce trafelata e il respiro ancora affannato per la corsa.

— Hyung, c'è qualcosa che posso fare? —

Seokjin non rispose a quella offerta di aiuto sincera, limitandosi a sorridere lievemente per ringraziarlo del pensiero e della cortesia, scuotendo poi la testa per fargli capire che avrebbe potuto tranquillamente dedicarsi a faccende più urgenti, invece che presentarsi così di corsa e  rimanere di guardia alla stanza.

— Ma che dici Kookie? Non serve, tu sei già troppo impegnato a prenderti cura di tutti qui, —

Peccato che Taehyung non fosse del suo stesso avviso.

— Anzi, sei stato davvero gentile a tenere d'occhio anche la mia ragazza mentre non c'ero, — lo canzonò subito dopo, incurante dell'occhiata allarmata e minacciosa di Seokjin che, nel flebile tentativo di frenare ed arrestare l'avanzata di Jungkook nella direzione del suo unico paziente, non fu però in grado di fermarlo. Il più rapido cecchino di Hiraeth prese quindi il posto che Seokjin aveva liberato qualche minuto prima, avendo così modo ed occasione di incrociare, dopo tanto tempo, lo sguardo furente del suo ex compagno di squadra.

— Pensavamo non saresti mai tornato, — ammise, tentennante forse nel tono della voce, ma con gli occhi ben fissi in quelli del suo più anziano interlocutore.

— Già, e sarebbe stato meglio così vero? —incalzò nuovamente Taehyung, provando ad indebolire le sue difese.

Era arrabbiato, logorato all'idea che, mentre lui era pronto a rischiare la sua vita mescolandosi tra i soldati delle truppe imperiali, la sua assenza avesse portato ciascuno dei suoi ex compagni, e Jungkook in particolare, ad avvicinarsi tanto ad Hyeseon. Era quindi sua intenzione rendere noto il suo giovane compagno di questo suo malessere, considerandolo il principale colpevole.

— Che stai dicendo hyung? Mi fai schifo quando vaneggi in questo modo, — lo rimbeccò Jungkook, le sue nocche bianche ora strette saldamente a pugno contro i pantaloni della sua divisa mimetica per cercare di trattenersi e di pentirsi poi di qualche gesto inconsulto.

— E tu mi fai schifo come amico, ma questa è tutta un'altra storia, —

Le parole di Taehyung lo colpirono al petto come un fulmine a ciel sereno. Era vero, aveva creduto veramente che li avesse traditi e avesse preferito la comodità dell'esercito e l'impero alla loro eroica causa. Ma dopo le parole di Jimin e dopo averlo visto tornare indietro, tornare da loro seppur ridotto in quello stato, Jungkook si era convinto che le cose si sarebbero presto risolte. Ci sarebbe voluto del tempo certo, ma non era troppo tardi per provare a ricucire il loro rapporto.
E invece ora Taehyung era lì, proprio di fronte a lui, la sua distintiva chioma rossa a coprire parte del suo viso stanco e adirato e le mani, esattamente come le sue, strette contro il lenzuolo bianco del letto, nel tentativo di frenare una rabbia evidentemente incontenibile.

— Mi stai dipingendo come se fossi io il traditore, — si limitò quindi ad asserire il più giovane dei due, abbassando improvvisamente lo sguardo ma solo per riprendere il fiato e le forze necessarie per alzarsi da quello scomodo sgabello, facendolo cadere a terra in un tonfo sordo, — Quando invece se stato tu a lasciarci, a lasciarla senza alcuna spiegazione, pensavamo davvero fossi morto! —

— E lo ero quasi cazzo! — La risposta di Taehyung non si fece certo attendere. Pur essendo ancora convalescente, nulla gli impedì di liberarsi di quel l'unico filo che ancora lo teneva costretto a letto e trovare così la forza necessaria per rimettersi in piedi, proprio di fronte a Jungkook che, per affrontarlo faccia a faccia, fu costretto a sollevare leggermente il proprio sguardo.

— Piantala Taehyung, — provò ad accorrere in suo soccorso Seokjin, che venne però immediatamente convinto nel desistere dal suo nobile intento proprio da entrambi i soldati che ora, in piedi l'uno di fronte all'altro, avrebbero certo risparmiato i convenevoli.

— Se chiudo gli occhi posso ancora vedere davanti a me il suo volto e i suoi occhi spaventati, — dichiarò a quel punto il soldato dalla chioma scarlatta, avvicinandosi pericolosamente al volto altrettanto contratto di Jungkook.

— E' vero Tae, io sono rimasto qui, — asserì dunque a sua volta, provando a percorrere la via forse più ragionevole, anche se certamente rischiosa, — Ma devi accettare e abituarti all'idea che alcune cose possono essere cambiate, — lo informò quindi tutto d'un fiato, cercando per quanto possibile di resistere dall'abbassare lo sguardo.

— Mmm sì, forse un giorno mi ci abituerò, — gli confidò Taehyung all'orecchio, prima di colpirlo con un pugno ben assestato in pieno stomaco, — Tu intanto abituati a questo! —

Jungkook lo aveva promesso. Aveva giurato davanti a Namjoon e davanti all'intera gilda nel momento stesso in cui ci aveva messo piede che avrebbe fatto tutto ciò che sarebbe stato in suo potere per riportare l'ordine e la pace che il governo aveva deliberatamente deciso di distruggere. Ma se non era riuscito a sistemare nemmeno i rapporti con colui che aveva sempre considerato come il suo migliore amico, come poteva pretendere di salvare il mondo intero? In quel momento però, davanti alle parole severe e a suo avviso ingiuste di Taehyung, il più giovane soldato di Hiraeth non era riuscito a frenare la rabbia ed i suoi istinti, scagliandosi a propria volta contro il suo ex-compagno di missione come se fosse un nemico qualunque.

— Non sei degno di essere il capitano di questa gilda, nè tantomeno meriti l'amore di Hyeseon, — sputò quindi con tutto il risentimento che fin troppo a lungo aveva covato dentro di sè, prima di atterrare e finalmente affondare il suo gancio destro contro la guancia di Taehyung.

— Ripetilo se ne hai il coraggio, Jeon! — lo provocò nuovamente il maggiore, tentando in ogni modo di schivare i colpi provenienti dalle mani del più giovane.

— Adesso finitela! —Solo l'intervento tempestivo di Seokjin mise fine a quell'assurda colluttazione che avrebbe potuto finire con ulteriori e più profonde ferite da curare. Il membro più anziano del gruppo sollevò poi di peso Jungkook, costringendolo con la forza ad allontanarsi dal suo rivale che, ancora a terra, stava tentando di frenare una vistosa emorragia al naso aiutandosi con la manica della propria maglietta, ora nuovamente imbrattata di sangue.

— Lei dov'è? — tuonò poi, una volta dopo essere riuscito a rimettersi in piedi con le sue sole forze, — Io devo-, devo parlarle, — asserì infine socchiudendo gli occhi e serrando la bocca per evitare di urlare a causa di una fitta proprio in prossimità del braccio, appoggiandosi poi stremato al lettino che poco prima aveva deciso di abbandonare per azzuffarsi.

— Non sono sicuro che Hyeseon sia pronta a rivederti, — lo minacciò Seokjin, per nulla intimorito da quel suo tono inflessibile, esortando poi Jungkook ad uscire dalla stanza con un solo gesto del capo.

— Non in questo stato, — furono poi le sue ultime parole, prima che la porta dell'infermeria si chiudesse forzatamente alle sue spalle, lasciandovi all'interno un tormentato Taehyung a leccarsi le ferite che forse nemmeno il tempo sarebbe stato in grado di ricucire.

 

 

 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

penso che sapevate che il momento del confronto tra taehyung e jungkook sarebbe arrivato prima o poi, anche se forse non ve lo immaginavate proprio così lol

mi domando, voi da che parte state?

insomma, da un lato abbiamo taehyung che trasuda di rancore (e non a torto): in fondo è stato lontano per mesi dalla gilda per compiere il proprio dovere senza sapere che hyeseon fosse viva.. e ora torna e la vede così vicina a jungkook, come se - in qualche modo - lei si fosse dimenticata di lui.. (questi ovviamente i suoi pensieri eh, noi sappiamo bene che non è così)
per di più ancora non è sicuro di essere il vero padre del bambino e questa cosa temo che l'abbia reso ancora più nervoso

dall'altro lato abbiamo jungkook, sconvolto - almeno tanto quanto hyeseon - dal ritorno di taehyung e dalla scoperta del suo doppiogioco, ma ancora con il dubbio che possa nascondere ancora qualcosa. si sente ferito nell'essere considerato traditore, quando in realtà non ha fatto altro che salvare la vita alla persona che tae ha a cuore più della sua stessa vita..

in un gioco del tag urself sapete che vi dico? io sono jin XD

a questo punto hyeseon si farà viva? se si, chi o cosa sceglierà?

evaporo lasciandovi questo dubbio amletico,  ma come sempre rimango in attesa dei vostri commenti, impressioni, scleri, cioccolatini, gelato o preziosissime padellate sui denti (ma come sempre spero nella vostra comprensione ^^)

alla prossima, see you soon!

bvb

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Capitolo 18
*** 017. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Cicatrici
 


Dovevano essere trascorse circa settantadue ore dalla sua animosa scazzottata con Jungkook. Non era sicuro che i suoi calcoli fossero esatti, ma stranamente da quel momento nella sua stanza non si era più presentato nessuno se non il primario della gilda che, tra l'altro, entrava solo una volta al giorno per cambiare la fasciatura sul suo braccio ancora dolente avendo così la scusa perfetta per assicurarsi che il suo paziente fosse ancora vivo. Non che prima di quello scontro avesse ricevuto chissà quali visite in realtà, ma rimanere da solo, chiuso nel suo silenzio in uno stanzino buio per tutto il santo giorno non era come Taehyung aveva immaginato il suo ritorno ad Hiraeth.

Kim Seokjin si presentava ogni volta puntuale e usciva poi sempre allo stesso modo, rimanendo nel suo totale e prolungato mutismo, avendo bene l'accortezza di non incrociare nemmeno lo sguardo indagatore di Taehyung se non per brevissimi istanti, quando era costretto a osservarlo ingoiare un paio di pillole dai colori fluorescenti solo per poter aggiornare la sua cartella clinica.

Sprofondato nella monotonia di quelle giornate sempre uguali e pressoché infinite, a Taehyung non era quindi stato concesso altro da fare se non rimuginare sulle sue azioni, sui gesti e le scelte di quegli ultimi giorni. Si era comunque ben guardato dal porre a Seokjin ulteriori ed inopportune domande: quel suo attonito silenzio in fondo faceva già più male di qualsiasi pugno nello stomaco. Odiava dover ammettere di aver forse esagerato a provocare in quel modo il giovane Jungkook, ma l'idea di aver ferito per l'ennesima volta, involontariamente o meno, un altro compagno proprio non smetteva di torturarlo. Non si era ancora pentito del tutto per essere arrivato alle mani con quello che era stato il suo primo allievo nonché unico compagno di squadra dopo il suo arrivo ad Hiraeth quattro anni prima, ma non poteva certo attribuire a lui tutta la colpa, sollevandosi così da ogni responsabilità.

Per questo motivo, dopo tutte le ore trascorse sedute su quel lettino d'ospedale con la schiena spesso e volentieri appoggiata contro la fredda parente della stanza, il soldato Kim aveva finalmente preso la sua decisione: si sarebbe fatto avanti alla prima occasione disponibile, con l'intenzione di rompere così quell'insostenibile silenzio nei confronti di Seokjin e provare a riconquistare prima la sua fiducia e poi quella di tutti gli altri.

Avrebbe solo dovuto aspettare la sua visita giornaliera.

Socchiuse gli occhi e prese dunque un respiro profondo quando udì la porta della stanza scattare improvvisamente, consentendo in quel modo a qualcuno di sua ben nota conoscenza fare il suo ingresso nella stanza. Taehyung fu però costretto a sbattere più volte le palpebre per rendersi conto di non essere nel bel mezzo di un sogno o, peggio, sotto l'effetto di qualche strana sostanza somministratagli dal medico della gilda. Davanti ai suoi occhi increduli infatti non si era presentata la figura alta e stentorea di Seokjin, ma quella più longilinea e fragile della sua Hyeseon.

Non aveva più avuto occasione di vederla così da vicino fin dal giorno in cui aveva messo piede ad Hiraeth come capitano delle truppe imperiali e il tempo era stato ingrato nei suoi confronti, non consentendogli sentirla sussurrare altro che il suo nome, prima di costringerlo ad osservare impotente il suo corpo stanco adagiarsi a terra privo di sensi. 
La scrutò dunque ancor più attentamente prendere posto di fronte a lui sul lettino, non staccandole gli occhi di dosso nemmeno quando, presa leggermente alla provvista, la vide sedersi sul morbido materasso e sfruttare invece quell'unico sgabello presente nella stanza per posarvi tutti gli strumenti necessari alla medicazione. Istintivamente avrebbe voluto liberarsi di quella flebo perennemente collegata alla vena del suo braccio per stringerla a sè e tornare a respirare quel profumo che tanto gli era mancato, ma si dovette trattenere, scoprendosi a suo malgrado incapace di muovere un solo muscolo nella sua direzione. Si limitò dunque ad osservarla, chiedendosi cosa l'avesse spinta a rinunciare a quella sua splendida chioma corvina in favore di un taglio così corto ma, se da un lato si sentiva tremendamente a disagio a porre una domanda del genere, dall'altro gli bastò spostare di qualche centimetro la sua attenzione per trovare da sè la risposta che stava cercando. Tra quel collo sottile che tante volte aveva baciato e la spalla era infatti presente un'ancora vistosa cicatrice, tipica di un colpo d'arma da fuoco.

La sua bocca stava già per porre fine ad un fin troppo prolungato silenzio per chiederle chi avesse osato infliggerle una ferita tanto grave e profonda, quando ogni suo intento venne interrotto proprio dalla voce di Hyeseon.

— Oggi Seokjin non c'è, avrebbe dovuto sostituirlo Jungkook, ma ho chiesto il permesso di prendere il suo posto a mia volta, dato il tuo comportamento, —

Il suo tono era esattamente come Taehyung lo ricordava: fermo e deciso, anche in momenti in cui sarebbe stato difficile per chiunque riuscire a trattenersi. Per tutto questo tempo aveva creduto di dover essere coraggioso e risoluto anche per lei, ma la realtà dei fatti dimostrava il contrario: era stata proprio Hyeseon, o almeno il suo ricordo, ad essere la sua sola fonte di forza e audacia.

La domanda iniziale lasciò così presto spazio ad un altro, più urgente quesito.

— Hai saputo quindi, — domandò quindi senza troppa enfasi, sperando con tutto se stesso che la risposta di Hyeseon fosse diversa da quella che invece udì distintamente uscire dalle sue labbra.

— Tutta la gilda lo sa, non si parla d'altro, — asserì lei atona a quel punto, senza preoccuparsi di celare quella scomoda verità, approfittando poi di un nuovo momento di silenzio per recuperare un vistoso ago dal kit di medicazione ed iniziando a riempire il corpo di una siringa con un fluido trasparente.

Il soldato dai capelli scarlatti non osò chiedere altro sulla questione, preferendo invece approfittare di quei minuti di silenzio per tornare ad osservare con maggiore attenzione i movimenti di quelle mani sottili armeggiare con delicatezza e precisione sui vari strumenti atti alla medicazione del suo braccio. Avrebbe voluto ritornare sul discorso di chi le avesse sparato, costringendola a convivere con quella piaga sulla sua pelle ma, ancora una volta, le parole improvvise di Hyeseon furono in grado di destabilizzarlo.

— Spogliati mentre prendo il disinfettante e la fascia, — gli ordinò quindi, interrompendo così ogni suo intento e ulteriore richiesta di spiegazioni, non potendo fare a meno di constatare un certo imbarazzo dipingersi sul suo volto sempre così stentoreo ed impassibile.

— Eh? — si limitò a chiedere questa volta il ragazzo, ancora immobile di fronte a lei, credendo evidentemente di aver mal interpretato la sua richiesta.

Hyeseon si alzò momentaneamente dal lettino per cercare un anestetico che potesse assurgere al suo compito,  — Ti devo medicare Taehyung, — dichiarò in seguito, tornando a sedersi di fronte a lui stringendo tra le mani una boccetta con dello strano liquido rosa,  —  E non ce la faccio se sei vestito, — lo informò infine, posando i suoi grandi occhi verdi sulla maglietta a maniche lunghe che ancora copriva la parte superiore del corpo di Taehyung, per poi passare a quel volto ancora incredulo di fronte alla sua, non del tutto bizzarra, richiesta.

Il giovane ribelle la vide inarcare un sopracciglio e capì che non ci sarebbe stata possibilità per lui di sfuggire a lei nè tantomeno a quella odiosa medicazione. Decise di disfarsi di quella maglietta senza temporeggiare oltre e con essa cercò di allontanare da sè anche quell'innaturale imbarazzo, rimanendo in attesa di sentire nuovamente il tocco leggero di Hyeseon sul suo braccio. Tocco che però si fece inspiegabilmente attendere, costringendolo così a riaprire gli occhi per tornare a fronteggiare quelli ora lucidi ed increduli della ragazza.

Hyeseon si era infatti portata entrambe le mani davanti alla bocca cercando, per quanto possibile, di non scoppiare a piangere come una bambina alla vista del corpo martoriato e pieno di cicatrici del ragazzo di fronte a sè. Poi, quasi d'istinto, la sua mano si mosse verso uno sfregio profondo presente sulla parte sinistra del suo petto, accarezzandone il perimetro.

— Dio, che cosa ti hanno fatto.. — riuscì solo a constatare, continuando a sfiorare con mano tremante la superficie di quella vistosa cicatrice, non potendo fare a meno di notare come Taehyung stesse facendo di tutto per cercare di non ritrarsi a quel contatto.

— Ti fa ancora così male? —

Le parole uscirono dalla sua bocca prima ancora che lei potesse ordinare al suo cervello di evitare di fare domande stupide e di cui avrebbe poi potuto pentirsi. Ma vedere Taehyung così sofferente aveva letteralmente distrutto ogni sua difesa, ogni suo più sciocco tentativo di resistere dall'abbandonarsi nuovamente al calore di un suo sguardo, di un suo gesto, di un suo abbraccio.

— Sai cosa mi fa veramente male? —

La prese per il polso mentre ancora la sua mano stava accarezzando le increspature e pieghe di quella cicatrice, costringendola con la forza ad appoggiare l'intero palmo su quella parte del petto.

— Pensare che tu possa amare più lui di me, —

Guardarla negli occhi in quel momento avrebbe significato mostrarsi completamente privo di orgoglio, sconfitto da un sentimento che non era riuscito in alcun modo a controllare, nemmeno col passare del tempo. Ma Taehyung non era più disposto a tirarsi indietro.

— Di cosa stai parlando? — la sentì domandare flebilmente, il tono prima tanto fermo lasciare invece spazio ad una voce più lieve e intimorita.

— Sto parlando di te,— prese un profondo sospiro, convincendosi che, forse, chiarire le cose una volta per tutte sarebbe stata la scelta più giusta, per entrambi, — E Jungkook,— non considerando che fosse anche quella indubbiamente più rischiosa e dolorosa.

— Vi ho visti insieme, — confessò dunque tutto d'un fiato, liberandosi in un attimo di un peso ormai troppo difficile da sostenere.

Voleva conoscere la verità, e voleva fosse lei a rivelargliela. Voleva seguire i movimenti di quelle labbra tanto amate pronunciare parole che gli avrebbero procurato un dolore mille volte più atroce e bruciante di qualsiasi lesione presente sul suo corpo martoriato. Ma voleva fosse lei ad infliggergli questa pena, non avrebbe accettato nessun'altro.

— Taehyung che stai-, —

Hyeseon si liberò facilmente dalla presa del soldato sul suo polso tornando poi, per quanto possibile, a focalizzarsi sulla ferita che in cuor suo sperava si sarebbe presto rimarginata, formando così l'ennesima cicatrice sul quel fisico tanto afflitto.

— No Hyeseon ascolta, — Taehyung blocco così il suo debole tentativo di disinfettare il braccio dopo l'ennesima iniezione, — Sono i sentimenti che provo per te che mi hanno permesso di sopravvivere, — esclamò poi, rimanendo impassibile a godere del suo tocco incredibilmente gentile durante tutta la durata della medicazione, dalla somministrazione dell'antidolorifico alla fasciatura della parte lesa.

— Non dire stupidaggini Kim Taehyung, — la udì borbottare sottovoce, scorgendola armeggiare con le garze asettiche, non riuscendo tuttavia a capire se il tono attento e pensieroso fosse rivolto proprio a quelle bende sterili o a lui.

— Sono stato costretto a fare una scelta che mi ha tormentato ogni giorno, —

Si morse il labbro per cercare di dimostrarsi forte davanti a lei, ma la verità era che, se avesse potuto riavvolgere il tempo e tornare indietro, Taehyung non avrebbe mai lasciato andare quella mano tanto premurosa e delicata. Sarebbero infatti fuggiti insieme da quel bunker, guidati dall'olfatto infallibile di Ryuk e avrebbero raggiunto insieme le mura di Hiraeth. Non si sarebbe più separato da lei, costringendola ad intraprendere da sola un cammino tanto impervio e costellato di pericoli.

— Ma mentre ero lì, legato e agonizzante, ho iniziato a supplicare, — rivolse d'istinto lo sguardo verso l'alto, scontrandosi irrimediabilmente con quella fastidiosa luce a neon, un pò per cercare forza e sostegno da qualche forza divina, un pò per tentare in ogni modo di frenare le lacrime che, già sapeva, avrebbero presto bagnato le sue guance.

— E' stato uno sbaglio farti fuggire da sola, — dichiarò poi, proseguendo nel suo discorso. 
Non era nelle sue intenzioni costringere Hyeseon lo compatisse o provasse pena per lui, ma voleva solo che ascoltasse ciò che aveva da dire. A questo punto non desiderava altro che chiarire con lei una volta per tutte, perchè Taehyung sapeva non sarebbe riuscito a sostenere un minuto di più questa sua presunta indifferenza e il suo rifiuto, — E così ho giurato sulla mia vita che non avrei preteso nient'altro che poterti vedere un'ultima volta, nel mondo dei vivi o prima di finire all'inferno, —

— Taehyung, — Hyeseon tentò invano di fermare il flusso dei pensieri di quel soldato dai capelli scarlatti, venendo interrotta nuovamente da quella voce irremovibile che tante, troppe notti aveva sperato di poter risentire ancora una volta.

— E vuoi sapere cosa penso ora, mentre ti guardo? —

La mano di Taehyung si portò inaspettatamente rapida sulla guancia di lei, accarezzandone ogni centimetro di pelle, accaldata a causa di pesanti singhiozzi che a giovane non era più riuscita a trattenere.

— Ne è valsa la pena, — ammise infine, cercando in ogni modo di levare dal viso così bello di Hyeseon quelle lacrime che avevano già iniziato ad inumidire le sue gote rosee.

— Manterrò fede alla parola data e prometto che ti lascerò libera di vivere la tua vita, ma prima voglio sapere perchè, — abbassò volontariamente lo sguardo, tornando a fissare un punto non definito sotto di sè, — Perchè proprio con Jungkook? — si ritrovò a gridare quasi, espletando così tutto il dolore e quella dannata frustrazione, da troppo tempo repressi.

Trasalì solamente quando, nell'istante successivo, avvertì distintamente la mano, chiusa a pugno di Hyeseon battere con foga contro il suo petto, ancora nudo. Non ebbe però quasi il tempo di rendersene conto che già un secondo colpo aveva seguito il primo, e poi un altro e un altro ancora.

— Credi davvero che avrei potuto fare una cosa del genere? —

Hyeseon arrestò solo per un momento la sua innocua furia, tornando a fissare Taehyung in quegli occhi che non avevano mai saputo nasconderle nulla.

— La vedi questa? — disse, mettendo nuovamente in bella mostra davanti a lui quella grossa cicatrice sulla sua spalla destra.

— Se Jungkook non mi avesse trovata, se non mi avesse tagliato i capelli contro la mia stessa volontà, se non mi avesse operata quel giorno ora io non sarei qui a fasciare la tua, di ferita, — si spiegò meglio, tornando a colpire il braccio di Taehyung con ripetuti anche se totalmente innocenti schiaffi.

— E' vero, mi sono avvicinata a lui più che a chiunque altro qui dentro, — proseguì subito dopo, non dando nemmeno il tempo al suo muto interlocutore di metabolizzare le sue dure parole, — Ho pianto sulla sua spalla, ho trovato conforto nel suo abbraccio, — continuò poi, imperterrita, cercando per quanto possibile di non dare retta al cuore che, sentiva, le stava letteralmente scoppiando all'interno del petto.

— Ma credere addirittura che sia stata con lui.. E' questo ciò che ti importa? E' questo ciò che vuoi sapere da me eh, Kim Taehyung? —

Non aspettò che lui rispondesse a quelle retoriche domande, perchè entrambi erano perfettamente coscienti e consapevoli di quale sarebbe stata la risposta. Perciò non fece altro che allontanarsi da lui ancora una volta, portando via con sè tutta la strumentazione che aveva utilizzando per ripulire quel taglio ancora profondo. 

Non si aspettava certo di essere fermata o inseguita, ma Hyeseon conosceva fin troppo bene sè stessa: sapeva che sarebbe rimasta se solo lui avesse avuto la forza ed il coraggio per trattenerla. Si sarebbe gettata tra le sue braccia senza pensarci due volte se solo lui le avesse allargate nella sua direzione, incitandola a buttarvisi a capofitto. Ma, anche se nulla di tutto questo prese forma se non nella sua immaginazione, la giovane Hyeseon trovò comunque il coraggio per arrestare la sua camminata proprio sulla soglia della porta, voltandosi poi in direzione di quel Taehyung che tanto aveva amato e per cui mai avrebbe smesso di provare qualcosa, solo per osservare i suoi capelli rosso fuoco coprire completamente il suo volto, rivolto ancora una volta verso il basso, verso le sue nocche nuovamente bianche contro il lenzuolo candido del letto.

— Sei solo un vero stupido se pensi che il bambino che aspetto sia di Jungkook e non tuo, — fu tutto ciò che fu in grado di pronunciare, prima che un enorme nodo alla gola le impedì di proseguire oltre, inducendola a sbattere la porta e uscire da quella stanza.

Avrebbe voluto aggiungere e gridargli che, nonostante tutto, il suo amore per lui non si era mai spento nè affievolito. Avrebbe tanto voluto fargli sapere che, nonostante tutto, era a dir poco entusiasta di portare in grembo una nuova vita. Avrebbe tanto voluto dirgli che era incredibilmente orgogliosa e felice di aspettare un figlio da lui. 

E invece era rimasta lì, le spalle contro quella porta ormai chiusa e una mano sulla bocca per controllare i singhiozzi che avevano coperto tutte quelle parole e quei sentimenti che erano rimasti dentro il suo cuore, ancora trepidante d'amore. 

Amore, per lui.


 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

forse sospettavate che questo momento sarebbe giunto. magari non così, però. 

anche per quanto riguarda questo capitolo, non credo di potermi schierare nè dall'una nè dall'altra parte. taehyung è ancora scosso e ferito: alla perdita di namjoon si aggiunge ora lo scontro con jungkook e il timore di non poter mettere le cose a posto con il resto del gruppo. e poi c'è la sua hyeseon. quella hyeseon che compare improvvisamente davanti a lui e che, in attimo, gli fa riesplodere tutti quei sentimenti che credeva di aver in qualche modo seppellito e/o dimenticato.

ma, in queste situazioni così delicate, basta una parola per far saltare tutto.. e se solo tae non si fosse "espresso male" forse le cose non sarebbero finite con porte sbattute e una situazione ancora incerta: adesso hyeseon è più che mai risentita e il nostro nuovo capitano teme di averla persa per davvero questa volta.

potranno le cose andare nel verso giusto alla fine? entrambi troveranno il coraggio per confessare ciò che provano l'uno per l'altra? e jungkook, come si comporterà a riguardo? lascerà correre e guarderà da lontano o tenterà il tutto e per tutto?

la missione finale si avvicina!

evaporo lasciandovi in questo dubbi amleticissimi,  ma come sempre rimango in attesa dei vostri commenti, impressioni, scleri, cioccolatini, gelato o preziosissime padellate sui denti (anche se spero sempre nella vostra comprensione ^^)

ah, ovviamente approfitto di questo angolo autrice per complimentarmi (a modo mio) con i bangtan per il loro ennesimo successo: hanno conquistato davvero tutti ai billboard <3

alla prossima, see you soon!

bvb

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Capitolo 19
*** 018. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Legami

 


Osservò con grande interesse portare quelle mani affusolate alle labbra, aspirando avidamente da un sottile cilindro di nicotina dell'altro fumo che trattenne all'interno della bocca solo per qualche istante per poi rilasciarlo lentamente, creando così una sottile coltre grigiastra.

Continuò a studiare quei movimenti lenti e sempre uguali fino a quando, catturato da un leggero latrato, Taehyung non fu costretto a riportare il proprio sguardo sotto le sue gambe, dove un accoccolato e pacifico Ryuk stava tentanto in tutti i modi di guadagnare le sue attenzioni. Il giovane soldato si ritrovò così a sorridere fiero al contatto con quel pelo nerissimo e morbido, passando delicatamente la propria mano sulla testa e poi lungo la schiena, arrivando fino alla folta coda scodinzolante. Ripetè quella successione di gesti più volte, regolandosi con le boccate di fumo esalate da Yoongi, prima di colpire con un paio di buffetti il muso lungo di quel docile animale, intimandolo in questo modo a riacciambellarsi sotto le sue gambe.

— Secondo te ce l'ho fatta? —

La domanda fuoriuscì dalla sue labbra come fumo grigio, senza riflettere troppo, interrompendo così in un attimo il silenzio di cui i due soldati avevano potuto beneficiare fino a quel momento. Taehyung non attese però che il suo compagno dai capelli color menta aspirasse altro tabacco da quella sigaretta prima di proseguire, — Intendo, ad ottenere qualcosa di buono, a parte la totale fiducia di Ryuk? — chiese dunque, esplicitando così il criptico quesito di poco prima.

— E credi sia poco? — gli rispose in tono franco il compagno, la testa verso lo strato di fumo generato dalle sue stesse labbra e gli occhi rivolti invece verso quel grosso cane-lupo che, sentendosi immediatamente chiamato in causa, si preoccupò di esplicitare i propri sentimenti con un lieve ululato.

Taehyung non potè astenersi da una leggera risata, prima di regalare a Ryuk un altro paio di carezze sulla testa e sulla schiena, tranquillizzandolo così senza troppi sforzi.

— Ma tu ti stai riferendo ad Hyeseon, — Yoongi precedette così il futile tentativo del ragazzo accanto a lui di chiarire il significato di quella domanda, uscita quasi per caso dalla sua bocca asciutta.

— No! Cioè si, ma non solo, — tentò di aggiustare il proprio tiro il più giovane, — Lo so che ancora non riuscite a fidarvi del tutto e lo capisco, ma Namjoon.. —

Le parole gli morirono in gola. Nonostante fossero trascorsi ormai quasi sette mesi da quella prematura scomparsa, i ricordi legati agli istanti prima della sua morte ricorrevano ancora troppo spesso nei suoi incubi. Si sentiva così maledettamente fuori luogo, inadatto ad occupare il ruolo che prima di allora era stato di quell'uomo straordinario.

— Perchè non dovrei fidarmi di te? —

Venne riscosso dai suoi lugubri pensieri dalla voce pacata e sempre così inflessibile di Yoongi che, dopo essere riuscito a catturare la sua attenzione, si permise di tenerlo sulle spine, dando un ultimo tiro a quella sigaretta ormai quasi del tutto consumata, — Tutti qui sappiamo bene cosa hai dovuto sopportare, — aggiunse poi, gettando con noncuranza il filtro di quel cilindro di nicotina per terra, schiacciandolo con la punta del suo stivale.

Dopo aver litigato col suo miglior amico, aver fatto forse allontanare ancor più da sè Hyeseon ed essere infine stato dimesso ancora non completamente guarito dall'infermeria, Taehyung era stato richiamato proprio da Yoongi nella sala riunioni della gilda dove, in un'atmosfera tesissima, Seokjin aveva mostrato davanti a tutti quella famosa lettera che Namjoon aveva scritto per Taehyung e che tuttavia non aveva mai avuto il coraggio di recapitargli. Che fosse stata una scelta ponderata e strategica o meno, il loro capitano aveva preferito tenere nascosta quella scomoda verità, caricando solo sè stesso del peso di tutta la responsabilità, di quelle parole non dette e scegliendo quindi di custodire quello scritto all'interno di uno dei cassetti della sua scrivania, sperando forse che un giorno qualcuno avrebbe potuto ritrovarla e assolvere così Taehyung da ogni colpa.

E così era stato: Seokjin aveva confessato loro di averla trovata per caso quando finalmente si era deciso a mettere un pò di ordine nel piccolo ufficio di Namjoon, mai pensando di trovare una prova che potesse "scarcerare" Taehyung da tutte le sue colpevolezze, come se davvero ce ne fosse stato il bisogno. 
Non era certo bastato quel foglio di carta a rendere più leggero il suo animo ma, da quel momento, il nuovo capitano di Hiraeth aveva deciso di provare a riacquistare la fiducia di tutti i suoi compagni e dei civili della gilda, impegnandosi giorno dopo giorno a riconciliare una Hiraeth divisa e incaricandosi poi di studiare un piano per poter finalmente mettere la parola fine a tutta quella sofferenza.

Perso nei ricordi di un passato ormai distante, Taehyung non si era però reso conto di non essere più in sola compagnia di Yoongi e Ryuk. Davanti ai loro occhi ora, Jimin e la piccola Lily stavano giocando a rincorrersi l'uno con l'altra, riempiendo quell'ampio salone delle loro risate e urla.

— E poi, — riprese il discorso lo stratega della gilda, non smettendo di seguire con lo sguardo i movimenti della bambina di fronte a sè, — Se Lily è riuscita ad affezionarsi a quel biondino slavato, non vedo perchè io non debba fidarmi di un mio vecchio e fedele compagno, — confessò infine, alzando entrambe le braccia verso l'alto, consentendo in quel modo ad alcune doloranti vertebre di trovare sollievo.

— Ti sei affezionato molto a lei, più di quanto avessi immaginato, non è vero? — si permise di chiedere a quel punto Taehyung, osservando il suo compagno stringere tra le mani quel suo singolare accendino bianco, cominciando poi a giochicchiare alimentando e spegnendo ripetutamente la tenue fiamma originata dal filtro di quello strumento.

— Sta crescendo sola, proprio come me, per questo io-, —

— Devo proteggerla ad ogni costo, — lo precedette il più giovane ribelle, scambiando poi con il suo veterano compagno uno sguardo di tacita intesa.

E fu così che la sua mente tornò inevitabilmente ad Hyeseon. Benchè fossero ormai trascorsi mesi dalla loro ultima, pesante discussione, il suo rapporto con lei era ben lungi da essere considerato completamente risanato, nonostante la situazione si fosse fatta più distesa.

Taehyung sentiva che qualcosa tra loro si era spezzato e il non sapere se sarebbe stato in grado di risanare quella ferita lo aveva reso incredibilmente nervoso. Forse era anche per questo motivo che aveva deliberatamente scelto di gettarsi a capofitto nel suo nuovo lavoro. Il suo gravoso incarico e le responsabilità legate al ruolo da capitano infatti erano riusciti in qualche modo a tenere la sua mente e il suo corpo sempre impegnati e in allerta e, di conseguenza, anche costantemente lontano da lei che, per quanto avesse tentato di avvicinarglisi, nonostante lo avesse cercato più volte, forse per cercare di ricucire a sua volta il loro rapporto o forse solamente per chiedere informazioni più dettagliate rispetto alla loro prossima e definitiva mossa nei confronti dell'esercito, era invece sempre stata respinta, dalla sua scorta o da chiunque fosse in sua compagnia.

— Aish, aish, aish, sembra proprio che la nostra Lily abbia trovato un nuovo e più simpatico compagno di giochi, vero hyung? —

Rinsavì rapidamente, sollevando il proprio capo in direzione di quella voce squillante e giocosa che avrebbe potuto mettere di buon umore chiunque, anche nei momenti più sconfortanti.

— Taci Hoseok, —

Tranne Min Yoongi, forse
Taehyung sorrise a quello scambio improvvisato e sincero di battute, rendendosi però presto conto di essere stato raggiunto non solo dalla piccola Lily e Jimin, ma anche da Seokjin, Hoseok e Jungkook. E questo poteva voler dire sola una cosa, che gli ultimi dettagli del piano erano stati ultimati.

Nel suo periodo trascorso tra le file dell'esercito imperiale, Taehyung e Jimin avevano infatti  scoperto l'esistenza di un particolare trasmettitore che, una volta attivo, sarebbe stato in grado di emettere particolari onde sonore in grado di assopire gli zombie, rendendoli pressochè innocui. Recuperandolo, i ribelli avrebbero potuto prolungare la sua azione per tutto il tempo necessario per permettere a Seokjin di studiare e mettere a punto un vaccino contro il virus scatenante dell'epidemia. 
Da quando infatti aveva scoperto che gli infetti colpivano "solo" individui perfettamente in salute, il primario della gilda insieme alla sua equipè e con la collaborazione di Jungkook, si era adoperato a lungo nella messa a punto di un vaccino contenente sia batteri scatenanti una possibile malattia che gli agenti atti a debellarla. E anche se per gli uomini ormai trasformati in zombie non ci sarebbe stato nulla da fare, somministrando questa nuova cura a tutte le persone sane, forse sarebbero riusciti ad evitare un ulteriore contagio.  Ma per portare a termine tutto questo, era assolutamente necessario recuperare quello speciale macchinario messo a punto dall'esercito per tenere sotto controllo le orde di infetti.

— La bomba? — domandò quindi Taehyung, alzandosi finalmente da quella panchina dismessa, convincendo a seguirlo in quel gesto sia Yoongi che ancora un assonnato Ryuk.

— Preparata con cura e pronta a saltare janggwan, — rispose prontamente Hoseok, mimando scherzosamente il simbolo del saluto dell'esercito, coinvolgendo così tutti, Taehyung compreso, in una sincera risata.

Jung Hoseok era il miglior dinamitardo che Hiraeth avesse mai conosciuto. Non aveva mai sbagliato una miscela, non un solo componente per le sue creazioni. Taehyung ricordò bene di essere rimasto sconvolto all'epoca, quando Namjoon glielo aveva presentato, perchè gli era sembrato impossibile che un ragazzo tanto solare e all'apparenza così sbadato nascondesse invece una tecnica per le esplosioni tanto sopraffina.

— Tu e Jimin avrete anche bisogno di qualcuno che vi medichi, — proseguì subito dopo Seokjin, — Verrò dunque con voi, nel caso vi cacciaste nei guai, — dichiarò poi in tutta sicurezza, aspettando solo un gesto di conferma da parte dei due diretti interessati.

Consenso però che tardò ad arrivare. Il più giovane capitano di Hiraeth si avvicinò infatti a Seokjin con aria distesa, appoggiandogli poi una mano sulle ampie spalle.

— No, desidero che tu rimanga qui, con Hyeseon, — gli confessò poi, senza preoccuparsi di abbassare il tono della voce in presenza degli altri componenti della squadra principale della gilda. Un medico o comunque qualcuno che sapesse ricucire ferite o curare abrasioni e tagli sarebbe effettivamente stato di grande aiuto a Taehyung e Jimin che, per quanto incredibilmente bravi cecchini, erano consapevoli della loro debolezza nel tenere la mano ferma quando si trattava di ferite e squarci, ma se tutto fosse andato secondo i loro piani, non ne avrebbero nemmeno avuto il bisogno.

— Andrò io con loro, —

In quel momento, una voce che finora era rimasta in rispettoso silenzio accanto alla figura smilza dello stratega della gilda si fece invece avanti. Gli occhi scurissimi di Jeon Jungkook si scontrarono così con quelli dai lineamenti più delicati di Taehyung. Tra i due non intercorse però altro che qualche istante di silenzio, dovuto più che altro all'improvviso stupore dei presenti, per le parole dell'uno e dell'altro.

— E non pensate ad Hyeseon? Cosa credete penserà, sapendovi entrambi in missione? —

Non riuscì a ricordare quando fosse stata l'ultima volta che aveva mentito in vita sua. Non era mai stato abituato a farlo. A Jung Hoseok era sempre piaciuto dire la verità, spiegare esattamente come stavano le cose. In fondo, chi più di lui in una situazione del genere avrebbe potuto capire e comprendere lo stato d'animo di Hyeseon? Nel corso di quei lunghi mesi passati insieme, persino un tipo tosto come lui si era in qualche modo affezionato a quella ragazza, a quella sua testardaggine, alla sua ferrea volontà di non arrendersi alla prima difficoltà e alla nuova vita che stava crescendo all'interno del suo ventre. La sua sola presenza era stata in grado di portare un pò di tranquillità e pace all'interno del gruppo, nonostante chiunque sapesse che periodo difficile lei stesse affrontando. Per questo motivo forse, sapere che le due persone che le erano più care sarebbero partite per una missione tanto complessa, Hoseok era assolutamente convinto, e non a torto, che non le avrebbe certo fatto piacere. Pur conscio di questa situazione, anche lui dovette però rendersi conto di non poter fare nulla per lei: Kim Taehyung era il suo capitano e Jeon Jungkook era forse ancora più testardo di quanto non lo fosse Hyeseon stessa.

Non potè quindi fare altro che accusare in silenzio l'unica risposta che ricevette a quella provocazione, ossia un innocuo pugno nello stomaco da parte di Yoongi, mordendosi poi il labbro per mimare una smorfia di dolore tra le occhiate più o meno canzonatorie di tutti i presenti.

— E' deciso allora, — decretò quindi Taehyung, senza concedere a qualcun altro la possibilità di poter ribattere, — Partiremo questa notte, è tutto, — asserì infine, lo sguardo ancora fisso su quello del suo ex-migliore amico che, solo dopo aver mantenuto quel contatto per qualche secondo decise di rompere le fila, inchinandosi comunque a lui in rispettoso gesto di saluto.

Taehyung rimase quindi nuovamente solo in compagnia del suo fedele Ryuk, le mani strette a pugno lungo i fianchi, mentre i suoi occhi vennero presto catturati dalle figure sorridenti di Jimin e Lily, ancora impegnati a rincorrersi a vicenda all'interno di quel salone, protetti da una qualunque possibile minaccia. Vederli sorridere tanto allegramente bastò a rincuorarlo, convincendolo una volta ancora di aver preso la decisione giusta. Avrebbe fatto di tutto per salvare quei volti sereni, non aveva importanza quale fosse il prezzo da pagare. Si allontanò dunque in silenzio, strascinando con sè quel giovane esemplare di cane lupo che non aspettò di ricevere alcun ordine dal suo padrone, seguendolo ciecamente senza emettere alcun latrato e senza obiettare in alcun modo, lasciando il quel ragazzo e la piccola Lily le sole presenze in quell'enorme salone sotterraneo.

Al soldato dai folti capelli color grano fu concesso solo di poter osservare quel baldanzoso cane allontanarsi scodinzolando con lo sguardo allegro e attento fisso sul suo padrone prima di essere "atterrato" dalla sua giovanissima sfidante.

— Partirai con lo zio Taehyung? — chiese con voce innocente la bambina dai capelli biondissimi, sedendosi sul petto del giovane Jimin ed iniziando così a solleticarlo.

Il giovane annuì tra risate incontrollabili, provocategli dalle manine veloci ed esperte di quella bambina muoversi sotto il suo collo e poi sulla pancia. Riuscì a prendere fiato solo quando, dopo aver compiuto la sua dolce vendetta, Lily lasciò finalmente il suo ostaggio libero di rialzarsi.

— Verrà anche Yoongi con voi? — incalzò poi, una volta dopo che Jimin ebbe terminato di pulirsi i pantaloni mimetici dalla polvere presente sul freddo pavimento di quel salone.

Gli ci volle ben più di qualche istante prima di trovare il coraggio per tornare a guardare quella bambina negli occhi e cercare allo stesso tempo di concentrare tutte le energie per non far trasparire alcun tipo di apprensione e timore dalla sua voce rotta per quel pesante nodo che improvvisamente si era formato all'altezza della sua gola, ora più secca che mai anche a causa della corsa e dello sforzo di poco prima.

— No, Yoongi deve rimanere qui a proteggere la sua principessa, — le rivelò in seguito, portando poi la sua mano a contatto con la sua piccola testa, scompigliandole un poco quella chioma morbidissima.

— Non è bravo a dimostrarlo, ma io so che anche Yoongi vuole che torniate tutti sani e salvi sai? —

— Ah si? —

Quella innocente constatazione lo colse alla sprovvista. Per quanto avesse imparato a conoscerla e si fosse indubbiamente affezionato al quel visino angelico, Jimin credeva che in fondo una bambina di poco più di sei anni non potesse essere in grado di conoscere tanto a fondo i sentimenti di quell'uomo tanto silenzioso e a tratti scorbutico che l'aveva strappata da morte certa.

Per quanto ci avesse provato, non erano bastati quei sette mesi trascorsi alla gilda di Hireath per poter comprendere cosa passasse nella mente di Min Yoongi, nè tanto meno per capire cosa provasse nei confronti dei suoi compagni. Eppure gli sembrò che la piccola Lily ci fosse riuscita eccome. Si sorprese quindi e non poco di fronte a quelle parole, tanto chiare quanto incredibilmente sincere e non potè che tornare ad ingoiare quantità esagerate di saliva per cercare di dare un freno ai sentimenti contrastanti che avvertì chiaramente cercare di fuoriuscire dal suo petto e soprattutto dagli occhi, incapaci di sfuggire allo sguardo cristallino della bambina di fronte a sè.

— Tornerai anche tu, jageun-appa, vero? —

Non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire una lacrima sottile, che percorse silenziosa e scaltra il profilo delle sue guance per poi scomparire lungo il collo. Alzò quindi gli occhi al soffitto Park Jimin, chiudendoli poi con forza per cercare di nascondere alla piccola Lily la sua enorme debolezza e quell'istintiva volontà di mettersi a piangere. Non doveva mostrarsi debole, non davanti a quella bambina e alle sue candide richieste.

— Ma certo, — ripose dunque, tornando così ad accarezzare le guance rosee della bimba, allargando poi le sue labbra nel sorriso più rincuorante e sincero che riuscì a mimare.

— Posso darti un abbraccio? Yoongi dice sempre che gli porta fortuna, — chiese a quel punto la dolce Lily, spalancando così le sue braccia sottili verso Jimin, ma senza aspettare una sua risposta. Si lanciò così nella sua direzione, afferrandolo per la coscia e stringendola con tutte le proprie forze.

— Ahhh vieni qui, piccola principessa! — esclamò a sua volta il giovane soldato dai capelli color grano, sollevandola di peso e stringendola così tra le sue braccia, facendo poi scontrare le loro fronti e scambiando con lei un rapido e silenzioso gesto di intesa prima di portarla con sè al di fuori di quel salone.

Si incamminò così per gli stretti corridoi di Hireath, nella piena convinzione che quel piano avrebbe dovuto essere portato a termine ad ogni costo, per il bene di Hiraeth e di quella splendida bambina, troppo giovane per essere chiamata a dover sopportare il peso e il dolore causato dalla morte di chi non aveva fatto altro che donarle tutto l'amore possibile.





 



 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

premetto che inizialmente i capitoli previsti per questa long erano 20 *cof cof* beh.. sappiate che non sarà così: cioè, adesso inizia il rush finale ^^

non voglio comunque allungare troppo il "brodo" (come si dice in questi casi), perciò ho preferito aumentare le parti discorsive in sfavore (ahimè), di quelle descrittive (che io amo tanto <3)

e dunque eccoci catapultate ben sette mesi dopo i fatti finora raccontati, quando ormai tutti i preparativi per l'assalto finale sembrano essere conclusi e quindi molto presto i nostri eroi partiranno per un attacco contro l'esercito. lo so, forse ho spiegato un pò troppo in fretta come si sono evolute le cose: taehyung è stato dimesso dall'infermeria e diciamo che ora (grazie alla lettera che namjoon ha sapientemente lasciato) i suoi crimini passati (ammesso che ne avesse commessi, povero u.u) sembrano ormai una vecchia storia. a parte per le questioni "spinozzzzeee" con jungkook e hyeseon, ancora beeen aperte (e ti pareva che invece avrei lasciato scorrere tutto anche con loro, non sono così buona XD) 
ps: se mai dovessi pensare di pubblicare un libro su questa sciocchezza ok, allora mi dilungherò maggiormente anche nelle parti più descrittive, lo prometto ^^

come avrete capito, a questo punto della storia, i team si dividono e diventano quindi due: quello capitanato da buon taehyung, che partirà insieme a jimin e jungkook (involontariamente - o forse no muhahaha - ecco a voi la maknae line) e invece seokjin, yoongi, hobi, hyeseon e la piccola lily che rimarranno alla gilda ^^

evaporo perchè altrimenti l'angolo autrice si fa più lungo del capitolo, ma come sempre rimango in attesa dei vostri commenti, impressioni, scleri, cioccolatini, gelato o preziosissime padellate sui denti ah, vorrei anche scusarmi di eventuali errori e/o ritardi nella pubblicazione: purtroppo (o per fortuna) questo è un periodo parecchio impegnativo per me, quindi una volta ancora mi affido alla vostra comprensione ^^

alla prossima, see you soon!

bvb

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Capitolo 20
*** 019. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Addii


Controllò per la quarta volta che entrambe le sue pistole fossero ben cariche, provando poi a puntarle contro un obiettivo non ben precisato della parete davanti a sè e verificandone in questo modo il corretto funzionamento. Le ripose poi con cura nel fodero della cintura dei pantaloni, assicurandosi infine di avere un numero sufficiente di ricariche all'interno delle proprie tasche.

Solo a quel punto decise di prendersi una piccola pausa dagli ultimi preparativi, adagiandosi fiaccamente sul bordo della piccola scrivania al centro della stanza ed incrociando le braccia al petto, dando volontariamente le spalle alla porta per avere modo di poter osservare dalla posizione migliore la superficie della parete di fronte ai propri occhi, interamente ricoperta di fogli e scritte lasciate mesi prima da colui che l'aveva preceduto in quella onerosa carica.

Il suo sguardo si posò per un solo istante sullo zaino leggero e già prontamente richiuso posto con una certa noncuranza sopra l'unica sedia girevole di quell'ufficio angusto. Si ritrovò quindi a sorridere mesto perchè nonostante fossero ormai trascorsi più di sette mesi, Taehyung non aveva mai voluto prende posto ed accomodarsi a quella scrivania, appartenuta a suo tempo proprio a Kim Namjoon. E non perchè sentisse di non averne il titolo o il coraggio, ma solo il fatto di entrare in quello studio che ora era suo di diritto, significava riportare alla mente ogni più piccola sfumatura, particolare o ricordo legato al suo capitano ormai defunto. Per quanto avesse cercato di essere forte, per quanto avesse tentato di non lasciar trasparire l'angoscia o il dolore, Taehyung sapeva che quella cicatrice sarebbe rimasta impressa nella sua mente e nel suo cuore per sempre. Per questo motivo, come monito a se stesso, pur avendo concesso a Seokjin di ripulire quella stanza dal caos creato nel corso degli anni proprio da Namjoon e dai numerosi plichi di scartoffie sparsi ovunque, persino sul pavimento, Taehyung aveva però ordinato di non toccare in alcun modo la parete sulla quale erano quindi rimasti appesi e ben in mostra i piani dell'ex capitano di Hiraeth per cercare di raggiungere la tanto agognata pace.

Molte cose erano cambiate dalla sua morte: Taehyung e Jimin avevano infatti scoperto e riportato alla gilda particolari di cui Kim Namjoon non aveva avuto il tempo di entrare a conoscenza ed era quindi stato inevitabile apportare pesanti modifiche al progetto iniziale. Ma quelle idee, le sue idee, erano comunque rimaste infisse come un marchio indelebile della sua presenza sulla parete umida di quell'ufficio così come nella mente del suo più giovane successore al comando, ancora troppo spesso annebbiata dai ricordi delle ultime parole di quell'eroico generale.

Sospirò quindi forse più forte del dovuto, nel tentativo di recuperare dalla sedia la giacca mimetica sulla quale ora brillavano tre grandi stelle dorate, simbolo effettivo della sua gravosa ed importante carica. La indossò con orgoglio, preoccupandosi poi di controllare un'ultima volta di aver inserito nello zaino tutto il necessario prima della partenza.

Ma proprio mentre era intento a richiudere per l'ennesima volta quella cerniera e prepararsi così ad abbandonare la stanza, fattasi all'improvviso più soffocante, dalla porta d'ingresso aveva fatto capolino una trafelata Hyeseon che evidentemente, proprio nella foga di quella corsa, si era persino dimenticata di bussare, facendo praticamente irruzione nel suo ufficio.

Se la ritrovò così davanti agli occhi senza essersi preparato a riceverla e questo fu un fatto sufficiente per riuscire a scuotere il suo animo già irrequieto e sempre così apprensivo in sua presenza. D'istinto, il giovane capitano avrebbe immediatamente annullato la già poca distanza tra loro stringendola in un tanto desiderato abbraccio, aspettando in silenzio di essere convocato per la partenza. Ma la sua responsabilità di generale e i suoi doveri nei confronti di quel già esiguo popolo di Hireath ora andavano ben oltre i suoi intramontabili sentimenti verso di lei. Le rivolse quindi un sguardo severo, cercando per quanto possibile di non far trasparire dal suo volto alcun tipo di emozione.

Avendo la facoltà di avere l'ultima parola su qualsiasi decisione, Taehyung aveva deciso di tenere Hyeseon lontana da qualsiasi tipo di missione e, soprattutto, il più all'oscuro possibile dal piano che lui, insieme a Yoongi e a tutti i componenti del gruppo, stava architettando per quell'ultimo, grande attacco al bunker dell'esercito che li avrebbe tenuti lontani dalla gilda per un paio di giorni. Era ben consapevole del fatto che Hyeseon dovesse essersi risentita per essere stata esclusa da qualsiasi tipo di operazione, che si trattasse di semplici avanscoperte o turni di guardia all'esterno delle mura sotterranee della gilda, ma Taehyung non era più disposto a vivere ogni giorno con il pensiero fisso di saperla in pericolo o in difficoltà, non dopo aver perso anche Namjoon.

Per di più, almeno in questa sua gravosa decisione, aveva avuto il pieno appoggio da parte di ciascuno dei membri di Hiraeth, primo tra tutti Seokjin. I mesi erano trascorsi così velocemente che era stato strano e bizzarro per ciascuno di loro vedere quanto il pancione di Hyeseon fosse cresciuto in fretta. Arrivata ormai al nono mese, lei stessa aveva infine dovuto ammettere di non essere più in grado di muoversi agilmente come prima. Il suo ventre, sempre più teso e dilatato data la vicinanza al momento del parto, era spesso tenuto protetto e nascosto dai maglioni che ogni membro di Hiraeth si era preoccupato di prestarle dato che, da qualche tempo a quella parte, Hyeseon non era più riuscita ad indossare i suoi vestiti e non era stato in alcun modo possibile procurargliene di nuovi.

Ma vederla avvolta nella pesante felpa nera di Jungkook, in quel momento, era un'immagine che costituiva l'ennesima pugnalata al cuore per il giovane capitano di Hiraeth che nonostante avesse scelto, per il "quieto vivere" di tutti, di mantenere le distanze da lei, non era però pienamente riuscito nell'intento di dividere i sentimenti nei suoi confronti dai suoi doveri come generale dell'esercito ribelle.

— Stai preparando le tue cose? — la udì chiedere a voce bassa, spezzando così il silenzio che si era creato tra loro, trovandosi a boccheggiare parola dopo parola nell'attesa di riprendersi dallo sforzo di poco prima.

— Queste sono le disposizioni per il piano, — le rispose lui atono, distogliendo subito lo sguardo da lei solo per tentare di rifocalizzare la propria attenzione e concentrarsi piuttosto sulla chiusura di quella dannata cerniera.

— Che genere di piano? —

Avvertì il calore di quelle mani poggiarsi delicatamente sulle sue, inducendolo così ad allentare la presa sui lembi della giacca e lasciando quindi che fosse lei a richiuderla, arrivando senza fretta fino all'altezza del petto.

— Di quelli di cui non ti posso parlare, — replicò solamente a quel punto, alzando gli occhi verso l'alto per non essere costretto a fronteggiare un'altra volta lo sguardo inquisitore di lei.

— Di quelli pericolosi, — lo corresse Hyeseon, interrompendo così il contatto tra loro, ma senza per questo distogliere il suo sguardo del soldato di fronte a lei.

Sapeva di aver fatto centro, gli occhi di quel ragazzo non erano mai stati in grado di mentire, non davanti a lei almeno. Ma nonostante fosse arrivata fin lì con mille cose da dire, Hyeseon lasciò che tra loro cadesse nuovamente uno strano ed insolito silenzio, atto più che altro a distendere i loro animi da troppo tempo inquieti. Taehyung approfittò così del momento per spostare dalla fronte un ciuffo dei suoi voluminosi capelli castani, aiutandosi nella manovra con l'ausilio di una pesante fascia nera.

— Jungkook? —

Fu Hyeseon a troncare per la seconda volta l'atmosfera di relativa quiete con un'affermazione che costrinse Taheyung ad inarcare le sopracciglia.

— Sei venuta a chiedermi questo? — domandò quindi a sua volta, non riuscendo a nascondere una punta di risentimento nel tono della voce, — Non preoccuparti, anche lui starà preparando le ultime cose per il viaggio, — le comunicò poi, sempre in quel suo tono rigido, inginocchiandosi di fronte a lei solo per allacciare le stringe dei suoi stivali e tentare in questo modo di convincerla a lasciarlo da solo.

— Sono venuta qui perchè non volevo che te ne andassi un'altra volta senza avermi dato la possibilità di parlarti, in privato, —

Era per questo motivo che aveva fatto irruzione nel suo ufficio dopotutto. Era per questo motivo che aveva trovato la forza e il coraggio per fronteggiare ancora una volta quei profondi occhi a mandorla che l'avevano conquistata al primo sguardo, posandosi su lei con la forza di un uragano, ma che ormai da qualche tempo sentiva tanto distanti. Ma ora, una volta ancora di fronte a lui, Lee Hyeseon non avrebbe lasciato che quell'unica occasione le sfuggisse nuovamente dalle mani.

— Tu non mi devi alcuna spiegazione Hyeseon, dico davvero, —

Taehyung non sembrava però avere le sue stesse intenzioni. Tentò così di rifuggire da lei e dalle sue richieste con tutta la fermezza che riuscì a trovare dentro di sè, non potendo però sapere se tutto questo sarebbe stato sufficiente per vincere contro lo spirito ribelle della ragazza, ancora immobile ed impassibile davanti al suo volto.

— Anche adesso mi stai trattando come se fossi una perfetta estranea, — la sentì asserire con la voce rotta e potè giurare a sè stesso di aver percepito il suo cuore perdere un battito di fronte a quella dura presa di posizione. Non voleva che Hyeseon pensasse che lui stesse mantenendo le distanze per disinteresse, ma non poteva confessarle ciò che ancora provava così ardentemente per lei, perchè questo avrebbe compromesso il suo già instabile animo di fronte a quella missione tanto rischiosa.

— Hyeseon ti prego, è già abbastanza difficile così, non costringermi a rispiegare tutto da capo, sai bene cosa provo per t-, —

— No che non lo so! E' così che dimostri di tenere a noi? Allontanandoti, allontanandomi? — domandò a quel punto, esasperata, alzando volontariamente il tono della voce per fare in modo che il suo stato d'animo venisse ben compreso anche da Taehyung.

— Tutto quello che faccio, ogni decisione che prendo è atta a far si che tu non sia in pericolo! Lo faccio per proteggerti maledizione! — sbraitò a quel punto il giovane capitano, muovendosi così nella direzione della ragazza che si vide costretta ad indietreggiare fino a quando la sua schiena non aderì completamente alla parete del muro freddo della stanza.

— Da cosa? Da te stesso? Quando nascerà questo bambino avrà bisogno di te Tae, io avrò bisogno di te! — la sentì esclamare infine, completamente esausta, rivolgendo così il suo sguardo allo stesso tempo spaventato e preoccupato verso di lui e permettendogli così di notare i suoi occhi farsi più lucidi respiro dopo respiro.

— Perchè sei venuta qui? —

Avrebbe potuto giurare di riuscire chiaramente di sentire i loro battiti accelerare ad ogni loro parola e si odiò per non essere ancora in grado di controllare le sue emozioni, nonostante non avesse cercato di fare altro negli ultimi sette mesi.

— E' vero, avevo deciso di darmi una seconda occasione, — la sua voce ora era interrotta da pesanti sospiri, atti probabilmente a cercare di concederle il tempo sufficiente per soppesare ogni singola parola che, senza dubbio, le stava uscendo dal cuore più che non dalle labbra, — Avevo deciso di provare a dimenticarmi di te e cercare di andare avanti, —

Taehyung non si permise di interrompere quel monologo nemmeno quando lei stessa si fermò per un breve istante, portando la mano contro il suo petto ed aggrappandosi così alla sua giacca, in un disperato gesto.

— Poi scopro che la mia immunità è dovuta ad una qualche sottospecie di malattia incurabile, mi accorgo di essere incita e, come se tutto questo non bastasse, tu ricompari davanti ai miei occhi, ma in tutt'altre vesti.. Come potevo non essere sconvolta? — proferì tutto d'un fiato, non preoccupandosi più nemmeno di regolare i propri respiri, fattisi maggiormente affannosi per lo sforzo.

— Cosa speravi che ti dicessi? —

— Hyeseon, —

Non riuscì ad interromperla nemmeno in quel momento, nemmeno ora che avrebbe dovuto farlo. Per il suo bene, per il bene di entrambi.

— Che mi sei mancato? Che mi sei mancato come l'aria che respiro? — proseguì quindi imperterrita, tornando a fronteggiare lo sguardo del soldato immobile e solo a pochi centimetri da lei con occhi pieni di sofferenza e affanno, — Che non c'era alba o tramonto che io guardassi senza sperare in un tuo ritorno? —

Fu allora che la stretta attorno alla sua giacca mimetica si fece ancora più solida e forte.

— Cosa vuoi sentirti dire esattamente, Kim Taehyung? — domandò retoricamente a quel punto, esalando un profondo sospiro e lasciando finalmente libero un attonito capitano dalla morsa della sua mano su quella giacca, cercando a quel punto di ricomporsi e recuperare centimetri di spazio preziosi per non essere completamente assuefatta dall'essenza tipica del suo profumo, di cui la stanza era già pervasa.

— Non volevo fare altro che invecchiare insieme a te e passare il resto della mia vita con te, ma nessuno mi ha mai chiesto cosa volessi o non volessi fare, — confessò infine.

Si sentì stremata, come svuotata: non c'era altro che potesse aggiungere per dimostrare quanto Taehyung le fosse mancato, quanto avesse bisogno di sentire nuovamente sulla pelle le sue carezze, le sue attenzioni, i suoi baci. Spogliata e privata di ogni difesa, Hyeseon non potè che abbassare lo sguardo sul ventre, accarezzandone i contorni con entrambe le mani.

— So solo che adesso sono qui, ancora una volta in lacrime davanti a te, supplicandoti come una sciocca di non lasciarmi un'altra volta, di non lasciarci di nuovo per fare l'eroe e-, —

Non fu necessaria un'altra parola. Con un solo passo verso di lei, Taehyung eliminò all'istante la già breve distanza che separava i loro corpi; in un attimo le sue labbra furono su quelle morbide e già umide della ragazza che, intrappolata tra la parete fredda e quel corpo bruciante di ardore e passione non potè che lasciarsi avvolgere da quel bacio. Un tocco troppo a lungo desiderato, troppo a lungo negato, immaginato durante le notti senza sonno nè riposo e in giorni trascorsi lontano l'uno dall'altra.

Le mani della ragazza si portarono veloci dietro la testa di quel giovane soldato per evitare di lasciarsi sfuggire l'unica occasione per averlo di nuovo con sè e beandosi così del contatto con quei suoi morbidi capelli, la mente invece intenta a cercare di imprimere nel suo cuore il ricordo di quell'insperato contatto.

— Sei puoi, perdonami, — fu l'unica frase in grado di pronunciare Taehyung a quel punto, giusto il tempo per riprendere fiato prima di fiondarsi nuovamente contro il collo e poi ancora sul quelle labbra tanto agognate ed ora leggermente arrossate della sua Hyeseon.

La avvertì sorridere lievemente a fior di labbra, prendendo un profondo respiro, gli occhi chiusi e le mani ancora occupare ad accarezzare i contorni del suo volto.

— Io ti ho perdonato nel momento stesso in cui ti ho visto entrare da porta con quell'assurda chioma rossa, — lo informò, un sorriso leggero sulle labbra, non smettendo di muovere con una delicatezza disarmante le mani sottili sulle gote accaldate del ragazzo, — Perchè hai mantenuto fede alla tua promessa e alla fine sei tornato da me, —

Hyeseon si scostò solo per un istante, giusto il tempo di tornare a fissare quello sguardo tanto intenso quanto profondo. Si portò quindi le mani dietro il collo, liberandosi così di quella targhetta metallica da cui non si era mai separata prima d'ora, nemmeno quando più volte avrebbe dovuto avere la forza ed il coraggio per disfarsene. La restituì dunque al suo legittimo proprietario, stringendola attorno al collo di Taehyung e notando poi un sorriso lieve comparire tra le sue labbra, ancora umide per quell'inatteso bacio.

— Non voglio perderti una seconda volta, — ammise infine, interrompendo così il contatto con il suo volto autorevole e deciso, abbassando nuovamente lo sguardo.

Sguardo che però venne risollevato da Taehyung che prontamente si premurò di appoggiare la sua mano contro il mento della ragazza, inducendola a ripristinare il contatto con i suoi occhi. Si perse così per qualche istante ad studiare ogni più piccolo ed insignificante particolare di quel volto tanto amato: dalla quella leggera voglia rotonda sul lato della sua guancia, alle sue lunghissime e folte ciglia scure, che rendevano il suo sguardo tanto penetrante da togliere il respiro. Chiuse forzatamente gli occhi ed inspirò profondamente: voleva imprimere tutto ciò che aveva riconquistato oggi nella sua mente e nel suo cuore per evitare di compiere il fatale errore e rischiare di perdere tutto di nuovo.

Per questo motivo, il capitano di Hiraeth poggiò nuovamente le sue labbra di quelle semi schiuse della ragazza di fronte a lui, coinvolgendola però in un bacio totalmente diverso, più delicato e gentile rispetto a quello che l'aveva preceduto. Si assicurò così di poter ricordare per quale motivo avrebbe dovuto portare a termine quella missione senza possibilità di fallire.

— Non mi perderai Hyeseon: in un modo o nell'altro io tornerò da te, ci rincontreremo presto, — decretò infine, allontanandosi da lei solo per concederle così lo spazio sufficiente per tornare a muoversi liberamente.

— Andrà tutto bene vedrai, non sono da solo questa volta, in quest'ultima battaglia, — aggiunse subito dopo, stringendo la sua mano grande in quella di Hyeseon, tornando poi a posare il suo sguardo su quella felpa nera che avvolgeva delicatamente le sue spalle e le sue braccia, accorgendosi che tutto quel rancore era ormai svanito.

In fondo, le sue erano parole sincere: non sarebbe partito in solitaria. Questa volta con lui ci sarebbero stati Jimin e Jungkook, gli unici compagni che aveva avuto l'onore di avere al proprio fianco che lo avevano sempre difeso, nonostante la difficoltà e i rischi di missioni, presenti e passate, che insieme avevano sempre portato a termine.

 



 

a/n 

anneyeong haseyo! 👋🏻

e quindi le campane suonano a festa, kim taehyung e lee hyeseon hanno capito che forse usando la forza della parola ogni conflitto può essere risolto. ce ne avete messo di tempo eh, ragazzi miei? è stato quasi un parto (hyeseon scusami per la pessima battuta se puoi)

daje, tutto è bene quel che finisce ben-

*pling plong*

comunicazione di servizio ai e alle ribelli che sono finite da queste parti e che sono state così folli da giungere fino a questo punto a leggere i miei scleri di autrice: come dice un mio caro, vecchio amico "lasciate ogne speranza, o voi ch' v'addentrate" (semicit) - Dante concedimi questa licenza poetica, su xD

lo dico perchè, dal prossimo aggiornamento, dovrete farvi forza e letteralmente scordatevi la bridget che vi descrive scene e/o dialoghi ascrivibili al genere "soft-angst" (licenza poetica numero due, vedi capitolo che avete appena finito di leggere).

ve lo avevo già preannunciato, ma questa non è una fanfiction fluff, romantica, pucciosa, kawaii.

siete avvisate <3

alla prossima dunque, vi aspetto con anzia

bvb

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Capitolo 21
*** 020. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Attacco

 

Camminava a passo lento ma apparentemente tranquillo, cercando di coordinare il movimento dei passi con i propri respiri, profondi ma regolari. Davanti al suo sguardo concentrato solo le spalle di Taehyung che, all'interno del suo zaino perfettamente in tinta con il resto della divisa, custodiva il prezioso dispositivo che avrebbe presto concesso loro di dare inizio ad una nuova era.

Una nuova speranza, per l'umanità intera.

Quasi involontariamente, Jeon Jungkook rivolse subito il proprio pensiero a Namjoon, onorando così una volta ancora il suo ricordo e le sue qualità come capitano e come uomo. Lui che prima di tutti aveva intuito che forse, per provare a vincere questa battaglia, fosse necessario inviare qualcuno che potesse studiare dall'interno i movimenti e le strategie dell'esercito. E, in effetti, se non fosse stato per la dimestichezza e la competenza di Jimin e la scaltrezza e le conoscenze di Taehyung, nessun membro di Hiraeth sarebbe stato in grado di arrivare tanto lontano, infiltrandosi nel bunker centrale dell'esercito senza rischiare di farsi scoprire.

E loro erano riusciti ad arrivare fino al suo cuore pulsante con successo, dopo aver percorso diversi chilometri di condotti, corridoi angusti e strettoie praticamente invisibili ad un occhio inesperto. Guidati da Jimin e dall'olfatto infallibile di Ryuk, i tre soldati avevano così raggiunto il caveau dell'esercito imperiale, recuperando poi senza troppe difficoltà il dispositivo di assopimento contro gli zombie. Il tutto, ancora una volta, grazie alle competenze di hacking di Jimin e Taehyung. Jungkook era invece semplicemente rimasto ad osservare i loro movimenti in totale e rispettoso silenzio, sulla soglia di quella camera blindata. Avrebbe voluto con tutto se stesso poter essere di maggior aiuto, ma in fondo sapeva che ogni suo gesto, più o meno avventato, in quel caso avrebbe potuto compromettere l'intera missione.

Solo una volta dopo aver recuperato quell'oggetto dall'ancora misteriosa applicazione, i tre soldati si erano incamminati in tutta fretta verso l'uscita del bunker. Taehyung aveva infatti attivato il timer per il countdown che avrebbe portato all'esplosione della bomba creata da quel genio di Hoseok, impostandolo su 20 minuti, non dimenticandosi tuttavia di calcolare anche eventuali ostacoli o imprevisti nella loro via di fuga.

Jungkook strinse quindi tra le mani il proprio fucile da infallibile cecchino, ad ogni passo volgendo lo sguardo a destra e poi a sinistra, assicurandosi di coprire le spalle a Taehyung e a Jimin che, davanti a tutti insieme al baldanzoso Ryuk, stava aprendo loro la strada più veloce per uscire in tutta sicurezza da quel maledetto bunker.

I suoi grandi occhi a mandorla si spalancarono solo quando, in un corridoio che avrebbe dovuto essere privo di stanze, il più giovane dei tre soldati notò una specie di anticamera. E prima ancora che la sua bocca potesse parlare ed informare i suoi due compagni di arrestare il loro passo di marcia, il suo corpo si mosse invece in quella direzione.

La porta non era nemmeno chiusa a chiave forse perchè, vista dall'interno, quella stanza non appariva altro che un semplice magazzino porta documenti, se non fosse che ciascuna copia di quelle scartoffie era stata nominata "ZT1" seguita da un numero. Spinto improvvisamente dalla un'irrefrenabile per quanto malsana curiosità, ma soprattutto da una rabbia a dir poco fremente, Jungkook prese tra le mani la cartella numero 1, perdendosi per qualche istante a leggerne l'inquietante contenuto.

E avrebbe continuato imperterrito a sfogliare tutte quelle vergognose carte se non fosse stato interrotto proprio da Taehyung che, entrando tutto trafelato all'interno della stanza, per poco non si avventò contro di lui.

— Sei forse impazzito? Vuoi farci ammazzare tutti? — provò a scuoterlo, cercando di farlo rinsavire, strappandogli bruscamente dalle mani quella cartella impolverata e osservandolo con occhi truci.

— Era solo un problema di sovrappopolazione.. — trovò solo la forza di sussurrare Jungkook, sentendo le proprie gambe farsi improvvisamente molli.

— Come scusa? —

La legittima domanda di Taehyung arrivò però ovattata alle orecchie e al cervello del più giovane, intento ancora ad elaborare la portata di quella sconcertante scoperta. Che avesse a che fare con qualcosa legato alle risorse del pianeta che ormai avevano iniziato a scarseggiare, Jungkook lo aveva sempre sospettato. Ma il fatto che il governo centrale avesse dato il proprio benestare per diffusione del virus ZT1 a causa di un semplice "sovraffollamento", era qualcosa di assolutamente inconcepibile.

— Mio fratello, tutta la mia famiglia, sono morti perchè "di troppo"? —

Non lo avrebbe mai accettato, nemmeno dopo anni, non dopo che gli ci erano voluti mesi per provare ad elaborare il lutto. Non era giusto, non era possibile che avesse sofferto tanto per la perdita di tutte quelle persone a lui così care solo per un "capriccio" dei vertici del mondo.

— Non abbiamo tempo Jungkook, dobbiamo andare, forza! — provò ad incitarlo Taehyung, afferrando con prepotenza la manica della sua giacca per trascinarlo all'esterno di quella stanza raccapricciante.

Lo costrinse quindi a muoversi davanti a lui a passo svelto e senza concedergli l'opportunità di voltarsi indietro per compiere chissà quale altra follia. Il tempo a loro disposizione stava inesorabilmente per scadere, ma Jungkook non sembrava minimamente preoccuparsene, perso com'era in ben altri e più cupi pensieri. Tuttavia, ebbe a mala pena il tempo di controllare il proprio orologio e fare un veloce calcolo di quanto tempo rimaneva loro per poter uscire in tutta sicurezza dal bunker prima che i suoi occhi incrociassero il volto preoccupato di Jimin che, a qualche metro di distanza da loro, diede loro un ordine improvviso.

— Ci hanno scoperti, dobbiamo prendere un'altra strada! Andate a destra! — ebbe il tempo di urlare, prima che una scarica di proiettili non coprì ogni sua successiva indicazione.

Taehyung e Jungkook rimasero immobili per un istante, giusto il tempo di attendere l'arrivo di Jimin e poi mettersi a correre dietro di lui, seguendo ogni suo passo. Sfortunatamente però, i proiettili sembravano essere più veloci delle loro gambe che, per quanto allenate, non erano pronte a ricevere un'imboscata del genere, in territorio nemico. Per quanto ci stessero provando, i tre giovani ribelli erano ben consapevoli che presto le forze avrebbero cominciato ad abbandonarli.

Si accostarono quindi dietro un muro di cemento, rimanendo nascosti con il fiato corto e le gambe tremanti fino a quando non udirono la prima scarica di proiettili interrompersi bruscamente. A quel punto, i tre giovani soldati si scambiarono un silenzioso sguardo d'intesa non potendo comunicare con altro se non con gli occhi, gettandosi poi nuovamente in una folle corsa lungo quegli corridoi angusti ed estranei.

Nessuno osò guardarsi alle spalle se non Taehyung che, notando una figura nemica puntare la propria arma contro Jungkook, non fece altro che fargli perdere l'equilibrio per costringerlo così a terra, venendo colpito al suo posto proprio all'altezza del polpaccio.

A quel punto gli fu impossibile trattenere un grido di dolore, provando successivamente a raggiungere la parte lesa stringendosi il polpaccio con entrambe le mani.

— No! —

Dal canto suo, Jungkook non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi dalla violenta caduta. Proprio lui che aveva giurato davanti ai suoi compagni che avrebbe sacrificato sè stesso per la salvezza di ciascuno di loro, era invece stato salvato proprio da colui che troppo a lungo aveva erroneamente disprezzato e offeso. Kim Taehyung non solo si era dimostrato in più occasioni degno e meritevole del titolo di capitano, ma era anche colui che più di tutti aveva sempre anteposto il bene degli altri al proprio, in maniera incondizionata. Per questo motivo, vedendolo così sofferente per colpa del suo stupido gesto che li aveva costretti a tornare a cercarlo, Jungkook cercò immediatamente di accorrere in suo aiuto, preoccupandosi di sollevare di peso il corpo pesante del compagno e cercando in questo modo di sostenerlo nella sua camminata claudicante, consapevole comunque che per un bel pò Taehyung sarebbe stato impossibilitato a correre e, per questo, per loro sarebbe stato ancora più difficile riuscire ad uscire vivi dal bunker senza essere crivellati di pallottole o bruciati dall'esplosione della bomba che loro stessi avevano attivato.

— Perchè l'hai fatto? Perchè ti ostini a rischiare la tua vita per me, capitano? — chiese, cercando di sovrastare con la sua voce il rumore dei colpi delle armi da fuoco.

— Ah ti prego, finiscila con questa storia del capitano Jungkook, — si permise di ribattere a quel punto un ancora sofferente Taehyung, cercando per quanto possibile di non far trasparire tutto il dolore provocatogli da quella pallottola ad ogni singolo passo.

Fortunatamente, i due soldati riuscirono a trovare un nuovo rifugio da quella scarica continua ed ininterrotta solo grazie a Ryuk che, anche se più volte aveva avuto l'occasione di abbandonare quei ragazzi e mettersi in salvo, aveva invece deciso di rimanere con loro. Nonostante il polverone e la nebbia che si era creata a causa dei colpi sparati da chissà quali armi in possesso dell'esercito, quel cane era comunque riuscito a trovare un anfratto in cui poter trovare un momento di distensione, cercando poi di far riprendere loro fiato dopo i colpi subìti.

— Sei sempre stato una maledetta seccatura, —

— E tu una dannata testa calda, —

Nascosti e al riparo da quei colpi incessanti, Taehyung e Jungkook non poterono però trattenersi da una risata leggera e contagiosa. Quello scambio di battute inizialmente non previste nel loro piano di azione aveva però aiutato entrambi a non pensare alla morte imminente.

Erano mesi che non si parlavano tanto apertamente e forse, anche se entrambi avrebbero preferito un altro momento, quale miglior occasione di una missione suicida per provare a ricucire il loro legame?

Non ebbero comunque il tempo di godere fino in fondo di quella pausa paradossalmente idilliaca. Proprio in quel momento infatti, i loro occhi si posarono di nuovo sulla figura di Ryuk che, dopo aver abbaiato vivacemente nella loro direzione, non fece altro che uscire allo scoperto, mettendosi poi a correre come un forsennato proprio nella direzione di quei colpi incessanti. Nessuno dei due soldati comprese l'importanza di quel gesto, di quel sacrificio finchè le loro orecchie non udirono i mugolii di Ryuk farsi prima più acuti e strazianti e poi sempre più deboli, seguiti dall'ordine di cessare momentaneamente il fuoco.

Non fu concesso loro nemmeno il tempo di recuperare il corpo ormai senza vita di quel, forse inconsapevole, eroe; nè tantomeno fu loro permesso di mettersi a piangere o urlare per la rabbia o la dolorosa consapevolezza di non poter riportare a casa e al sicuro quel docile ed affettuoso animale, perchè entrambi coscienti che Ryuk avesse fatto tutto questo solo ed esclusivamente per amore dei suoi giovani padroni e per poter consentire ad entrambi di guadagnare un pó di tempo.

E il suo sacrificio non avrebbe potuto, non avrebbe dovuto in alcun modo essere vano.

Jungkook si alzò dunque in piedi, mordendosi nervosamente il labbro nel tentativo di soffocare il proprio dolore e caricarsi sulle spalle il corpo ancora sofferente di Taehyung che, dal canto suo, provò a opporre resistenza di fronte a quel gesto inaspettato, i suoi grandi occhi a mandorla ancora completamente offuscati dall'immagine del corpo di Ryuk, a terra inerme a soli pochi metri di distanza da loro.

— Vai, allontanati da qui, — intimò quindi al suo più giovane sottoposto, cercando per quanto possibile di sembrare più risoluto che non debole e sofferente.

— Sei stupido forse? Non pensi ai ragazzi alla gilda, ad Hyeseon? —

Le parole del capitano infatti non servirono a nulla contro la testardaggine di Jungkook che, per la seconda volta quel giorno scelse di non senza prestare attenzione agli ordini impartitagli dal suo superiore, sollevando Taehyung da quell'anfratto con la sola forza della braccia, iniziando poi a correre disperatamente verso l'uscita più vicina di quel labirintico edificio.

Si limitò dunque a seguire nella nebbia i segni dovuti ad una striscia di sangue rossastro lasciati con tutta probabilità da Jimin, l'unico che prima di loro aveva percorso quegli angusti corridoi. Dovevano averlo colpito alla spalla o ad un braccio data l'altezza di quella traccia che Jungkook si limitò a procedere lungo quella linea fino a quando non intravide finalmente quella che doveva essere la porta di una via di fuga.

Tirò quindi un sospiro di sollievo, fermandosi giusto il tempo per cercare di sistemare il peso del corpo di Taehyung sulle sue spalle. I due si scambiarono così uno cenno di assenso e Jungkook giurò persino di aver sentito un lievissimo "grazie" uscire dalle labbra sottili del suo capitano. Sorrise al pensiero che presto quell'incubo avrebbe avuto fine: sarebbero tornati vittoriosi alla gilda e avrebbero così portato avanti il loro piano per riconquistare e ripopolare il pianeta.

Dal canto suo, Kim Taehyung non potè che ricambiare quel sorriso sghembo, non riuscendo fare a meno di ringraziare mentalmente anche Namjoon per avergli concesso di crescere un compagno di squadra il cui coraggio era sempre stato parte integrante del suo dna.

Tutto sarebbe andato bene, alla fine.

Ma quell'attimo di vaga felicità fu effimero tanto quanto l'azione che seguì poco dopo quando, spostando leggermente il suo sguardo, Taehyung notò uno strano segno rosso puntare alla schiena del suo più giovane compagno. In quell'istante, un angosciante pensiero balenò nella mente del giovane capitano di Hiraeth.

Accadde tutto nel tempo di un battito di ciglia. in un gesto repentino, Taehyung riuscì a liberarsi della presa di Jungkook, facendogli così perdere l'equilibrio e lasciandolo quindi cadere rovinosamente a terra mentre il cecchino nemico, da un punto non precisato del corridoio, strinse il proprio indice contro il grilletto prendendo la mira e sparando nel punto contrassegnato da quel laser rosso che però, invece che andare a segno nella schiena di Jungkook, colpì invece il petto del già ferito capitano, costringendo Taehyung ad inginocchiarsi a terra in preda agli spasmi.

Non avrebbe mai creduto che la morte potesse essere tanto bella. In quel momento, in ginocchio proprio davanti all'unica via di fuga che avrebbe concesso loro di scappare lontano da quei proiettili malevoli, Kim Taehyung si sentì improvvisamente libero da qualsiasi impedimento, non riuscendo più a sentire altro che il suo respiro farsi sempre più affannoso e un fischio prolungato farsi largo tra le sue orecchie.

— Capitano, oh mio dio Taehyung! —

Nemmeno le urla disperate di Jungkook sembrarono in grado a farlo rinsavire. Percepì distintamente il proprio corpo farsi più pesante, rendendosi presto conto di non riuscire più a percepire i muscoli delle gambe. Decise così che forse era davvero arrivato il momento di lasciarsi andare tra le braccia di Thanatos, quando avvertì qualcuno trascinare il suo corpo crivellato per il colletto della giacca fino all'esterno del bunker.

Entrare in contatto con il terreno umido e con le prime luci dell'alba di un nuovo giorno fu una bella sensazione per le sue membra affaticate che, non appena vennero sfiorate dal tiepido calore del sole del mattino, poterono finalmente distendersi.

— Cazzo, cazzo, cazzo! — udì imprecare il suo compagno più giovane, mentre le sue orecchie tese riuscirono lontanamente a percepire il rumore del motore di un veicolo di trasporto farsi sempre più vicino.

— Jimin grazie a dio sei vivo, dammi una mano, presto! —

Venne caricato sullo stesso van nero che loro stessi avevano usato per giungere a destinazione e si compiacque nel sentire che, nonostante le ferite, Jimin fosse riuscito a sopravvivere e non li avesse abbandonati al loro destino. Procedendo più velocemente di loro infatti, quel soldato dalla capigliatura dorata era riuscito ad indicare loro la via d'uscita più sicura usando il suos tesso sangue. Li aveva preceduti entrambi solo per andare a recuperare il furgone e per poter quindi fuggire più rapidamente, facendo sparire qualsiasi loro traccia.

— Capitano, — lo richiamò all'attenzione il più giovane dei tre mentre Jimin si era messo alla guida del van, iniziando a sgasare e lasciandosi quidi alle spalle quel bunker di cui presto non sarebbe rimasto altro che polvere. Jungkook tornò a rivolgersi al proprio capitano con apprensione, prima di levargli quella fascia nera dalla testa solo per poterla legare alla bell'è meglio attorno al suo polpaccio e cercare di fermare così almeno una delle emorragie, liberando con quel gesto avventato i suoi capelli, completamente sudati per lo sforzo di poco prima.

— Ti ho detto di non chiamarmi così, — lo sentì ribattere a quell'appellativo che probabilmente nemmeno Taehyung aveva mai sentito troppo suo, la bocca impastata da grossi fiotti di sangue.

— Avevamo promesso di tornare insieme ed è quello che ho intenzione di fare, coraggio! — continuò poi nel suo assurdo discorso il più giovane soldato, tornando a premere con entrambe le mani la ferita sul petto del suo capitano e tentare così di mettere un freno alla grave emorragia che stava imbrattando di rosso la sua giacca, prima color khaki.

— Non c'è più tempo, — mormorò Taehyung con la poca voce che gli era rimasta, appoggiando poi la sua mano sporca di polvere e terriccio su quella invece già macchiata del suo stesso sangue di Jungkook.

— Vuoi chiudere quella tua stupida bocca e darmi retta, per una volta? — si ritrovò quindi ad obiettare il più giovane, mordendosi poi il labbro inferiore per cercare di reprimere allo stesso tempo la fatica data dallo sforzo di poco prima e il dolore verso Taehyung, sdraiato accanto a lui con un'espressione sofferente a far capolino sul suo volto sfinito.

— Io ti devo salvare, gliel'hai promesso Tae, — asserì a quel punto, le mani tremanti sul corpo del suo compagno, il volto tirato e la mente al limite di una crisi di pianto.

— Le ho promesso che saremmo tornati insieme, non le ho detto come, — ebbe la forza di replicare il giovane capitano, prima di reclinare nuovamente la testa per cercare di resistere al dolore lancinante che avvertì dipanarsi in tutto il corpo come una scarica elettrica, — Hai ascoltato la nostra conversazione non è vero? —

La domanda di Taehyung, per quanto banale, gli sembrò più che giustificata. Per questo motivo Jungkook, sollevando e indirizzando il suo sguardo verso il proprio compagno, non fece altro che annuire in ossequioso silenzio.

Era vero: quella sera era rimasto tutto il tempo appoggiato dall'altro lato dello stipite della porta ad ascoltare la conversazione tra Tae e Hyeseon. Non riuscì a ricordare per quale motivo stesse passando da quelle parti, nè tantomeno perchè era rimasto nascosto in quella posizione per tutto il tempo. Forse voleva solo avere la conferma di ciò che aveva sempre temuto tanto. E allora perchè anche solo il ricordo di quegli istanti ora faceva più male che una pallottola in pieno petto?

— Perchè ti metti sempre in mezzo eh, Kookie? Così va a finire che mi togli la parte dell'eroe, — lo canzonò bonariamente, prima di rigettare altro sangue sulla sua giacca ormai irrecuperabile.

Era arrivato alla gilda un anno dopo di lui. Eppure, fin dal primo momento, Taehyung aveva compreso forse prima di chiunque altro che quel ragazzino tanto timido e riservato un giorno avrebbe potuto diventare un gran soldato, oltre che un grande uomo. Dopo essersi confrontato con Namjoon, Taehyung aveva quindi deciso di prendere con sè Jungkook e insegnarli tutto ciò che, fino a quel momento, lui stesso aveva imparato durante le sue missioni a stretto contatto con infetti e soldati nemici. Ben prima di quanto si aspettasse, quel ragazino si era rivelato più capace e valido di quanto lui stesso avesse osato sperare. Era estremamente orgoglioso di lui, della sua determinazione e della sua voglia di lottare per continuare a vivere.

— Taehyung, tu sei troppo importante per la gilda e per Hyeseon, —

Sentire quelle parole uscire flebili ma sincere dalla bocca di quello che doveva essere solamente uno dei suoi sottoposti, una delle sue pedine fu davvero troppo, persino per lui che, per tutto questo tempo, non aveva fatto altro che cercare di apparire il più distaccato possibile.

— Credimi Jungkook, tu sei molto più importante per lei, — confessò sottovoce, portando una mano insanguinata sulla sua spalla del proprio compagno, cercando così di infondergli sicurezza e coraggio.

— Non è vero Tae, lei-, — si trovò involontariamente a singhiozzare il più giovane dei due, — Lei ti ama e tu questo lo sai, —

Non voleva che andasse a finire così. Non voleva mettersi a piangere come un neonato, eppure lo stava facendo; non voleva perdere un altro compagno, eppure stava succedendo, di nuovo e questa volta proprio davanti ai suoi occhi.

— Sarà la madre di tuo figlio, non puoi morire così! —

Non avrebbe mai avuto il coraggio di tornare alla gilda, da Hyeseon e ammettere guardandola in faccia che non era stato in grado di portare in salvo la persona che, Jungkook sapeva, quella ragazza amava più di sè stessa.

— Ehi Kookie, — lo chiamò sorridendogli il suo capitano, costringendolo in quel modo a rinsavire e tornare a rivolgere la propria attenzione sul suo volto digrignato e sofferente.

— Perchè mi hai salvato la vita? — chiese, trovandosi poi a sospirare più forte del dovuto nel tentativo di cacciare indietro altre e più grosse lacrime che Jungkook non avrebbe mai più voluto spendere e cercando allo stesso tempo di recuperare un altro pò di fiato per poter avere la forza di proseguire nel suo monologo, nella sincera speranza che Taehyung lo stesse ancora ascoltando.

— Non è questo ciò che fanno gli amici? 

— Taehyung, — involontariamente, le mani della più giovane recluta di Hiraeth premettero con ancora più forza sulla ferita presente sul petto del suo capitano. Non avrebbe retto una parola di più, non da parte di Taehyung.

— Ti chiedo solo una cosa, — proseguì invece imperterrito il moro, portando una mano sul collo e liberandosi così della sua targhetta identificativa, impolverata e sporca.

— Consegnale questo da parte mia, — disse piano, porgendo quindi quel piccolo oggetto nelle mani del più giovane che, come d'istinto, lasciarono il petto di Taehyung per poter accogliere quella stupida lastra di sottile metallo, — Ha avuto così tanta premura di questa targhetta, non voglio che vada perduta o che si sporchi quando brucerete il mio corpo, — tenne a precisare, non riuscendo a nascondere un lieve sorriso farsi largo tra quelle labbra ormai quasi completamente secche.

Jungkook non se la sentì di ribattere oltre: avrebbe voluto colpirlo con forza per convincerlo a rimanere in silenzio e risparmiare cosi le energie. In quel momento, seduto impotente accanto a lui con quella stupida targhetta tra le mani, Jungkook avrebbe solo voluto saper operare anche meglio di Seokjin, avrebbe davvero voluto fare qualcosa per strapparlo dalle intransigenti braccia di Thanatos.

E invece rimase lì, lasciando solo che i suoi occhi potessero esprimere tutto il proprio dolore attraverso calde lacrime che tornarono a sgorgare incontrollate lungo le sue gote, cadendo poi pesanti sulla giacca e sulle mani ormai fredde di Taehyung.

— Lo farò ma tu adesso devi-, — provò a convincerlo tra i singhiozzi, tornando ad appoggiare le sue mani su quel torace ferito con tutta la forza della disperazione.

— So che la ami anche tu Jungkook, perciò ti prego, proteggila, proteggili entrambi, — gli ordinò in ultima stanza il capitano, tornando finalmente a chiamarlo per nome.

— Hyung ti prego perdonam-, —

Ma non riuscì mai a finire quella frase. Jungkook rimase immobile, osservando ancora una volta impotente la vita abbandonare i grandi e sempre così pieni di speranza di quel ragazzo.

— Taehyung? —

Provò a chiamarlo una, due, dieci volte.

— Taehyung!? —

Disperato, si inginocchiò davanti a lui provando ad esercitare quanta più pressione possibile sul suo petto ormai immobile, avvicinando le sue orecchie alla bocca e sperando così di riuscire ad udire ancora i suoi flebili respiri. Ma non fu sufficiente nemmeno il suo disperato tentativo di rianimarlo attraverso l'apposita manovra.

Kim Taehyung era morto e niente ora avrebbe potuto riportare in vita il suo migliore amico. Con questa nuova, insostenibile consapevolezza, Jungkook si accasciò così accanto a lui, portando poi le mani imbrattate del sangue del suo capitano prima a contatto con le ginocchia e poi davanti al proprio viso, sporco di lacrime e polvere.

La decisione del governo gli aveva portato via tutto: la famiglia, il fratello maggiore e quello che aveva imparato ad apprezzare e a riconoscere come tale nel corso degli anni passati insieme alla gilda, trascorsi tra sangue e battaglie. Cos'altro potevano portargli via ancora? Per quale motivo avrebbe dovuto continuare a combattere?

Con la testa ancora china sulle sue mani insanguinate, Jungkook la riconobbe. Riconobbe quella targhetta, quella stessa targhetta che gli era capitato di stringere anche prima di allora e che troppe volte aveva visto al collo di Hyeseon perchè, "finchè l'avrò al collo, vuol dire che lui è vivo".

E allora perchè aveva deciso di restituirgliela poco prima della loro partenza? Perchè?

Si mise a piangere Jeon Jungkook, come forse non aveva mai fatto prima d'ora, sconfitto da un dolore che non aveva avuto modo di imparare a reprimere e da un amore che non era mai riuscito a soffocare.

 

 

'Cause we made a promise 
we swore we'd always remember
No retreat, baby, no surrender
Blood brothers on a summer's night
With a vow to defend
No retreat, baby, no surrender
— No surrender


 

 




 

a/n 

sono una persona terribile.

bvb


 

perdonatemi, da questo capitolo in poi i miei angoli autrice saranno veramente asciutti, mi riserverò di spiegare tutto alla fine.
ma se volete, cioccolata e/o padellate sui denti nonchè vostre recensioni sono sempre ben accette <3

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Capitolo 22
*** 021. ***



[Till the world ends trailer]
 

 


Affetto




— Oddio e se non avessi messo la giusta dose di tritolo? —

Min Yoongi iniziò a picchiettare con una cerca insistenza le dita della mano sinistra contro la superficie liscia del tavolo su cui, fino a poco prima, aveva tenuto appoggiata la propria testa, nel vano tentativo di provare a far riposare le palpebre stanche.

— Hoseok, —

L'indice e il medio dell'altra mano invece, svincolate dal quel movimento ossessivo, stringevano il suo solito cilindro di nicotina che, pian piano, aveva iniziato a rendere l'aria di quella stanza più rarefatta ed irrespirabile.

— E se non avessi calcolato bene i tempi? —

— Hoseok, —

Davanti al suo sguardo perennemente affaticato e annebbiato dal fumo, Jung Hoseok si stava evidentemente aggrappando ad una qualsiasi scusa per cercare di giustificare il leggero ritardo sull'orario previsto del rientro di Taehyung, Jungkook e Jimin dall'operazione che così a lungo avevano pianificato. Come in preda ad un attacco di pura adrenalina quel soldato stava, a sua insaputa, macinando chilometri avanti e indietro lungo la parete del perimetro della stanza perso in assurde, per quanto profonde, elucubrazioni.

— Oddio e se non riuscissero a fuggire in tempo? —

— Ma la vuoi piantare? — lo richiamò così alla calma e all'ordine lo stratega di Hiraeth, riuscendo in quel modo ad interrompere quella camminata incessante e con essa anche le stupide preoccupazioni del suo più giovane compagno. Perchè Hoseok era tanto preoccupato? Yoongi era certo che quei tre sarebbero tornati sani e salvi portando alla gilda quell'assurdo marchingegno, la sola speranza rimasta per la salvezza dell'interno pianeta.

Inspirò quindi per l'ultima volta dell'altro tabacco dalla sua fedele sigaretta, gettandone poi a terra il mozzicone ormai consumato, avendo l'accortezza di spegnere definitivamente quella flebile fiamma con la punta del suo stivale e tornando così ad osservare Hoseok prendere finalmente posto di fronte a lui attorno al tavolo.

I due non ebbero però nemmeno il tempo di scambiarsi un veloce sguardo di intesa o una parola di rassicurazione perchè, proprio in quell'istante, una voce metallica meritò tutto il loro interesse.

"Attenzione, infetti ai cancelli d'ingresso"

— Come è possibile? Non possiamo nasconderci in questi cunicoli, dannazione, — dichiarò Yoongi a quel punto, trovando tutto d'un tratto le forze sufficienti per alzarsi e ribaltare con noncuranza la sedia solo per correre ad aprire la porta ad un affannato Seokjin, che entrò a sua volta nella sala senza quasi degnare il suo compagno di uno sguardo, portando con sè qualche strano aggeggio medico insieme ad Hyeseon e alla piccola Lily.

— Hanno sfondato la barriera, dobbiamo rifugiarci nel laboratorio, presto! — ordinò subito dopo, la voce spezzata per lo sforzo di quella corsa sfrenata e le mani già indaffarate ad armeggiare con il display per l'autenticazione delle impronte che avrebbero consentito a quel piccolo gruppo di ribelli di rifugiarsi all'interno del laboratorio, al riparo dalle fauci di quegli esseri immondi.

Tuttavia, per quanto ciascuno di loro si stesse sforzando di non prestare attenzione se non a Seokjin, fu però impossibile non udire dei pesanti e sinistri gorgoglii farsi sempre più vicini.

E, all'improvviso, l'istinto di sopravvivenza prese il sopravvento. Hoseok aprì così l'armadio della stanza, estraendone un paio di pistole e qualche ricarica che lanciò prontamente in direzione del suo fidato compagno dalla capigliatura turchese, cercando per quanto possibile di non far trasparire dal suo viso tutta la tensione e preoccupazione di quel momento. Dal canto suo, nonostante mai avrebbe voluto ammetterlo, Min Yoongi sapeva che ogni secondo perso all'interno di quella stanza li avrebbe resi esattamente come dei topi in trappola, carne fresca per fauci affamate.

Nascose quindi in tutta fretta la pistola nella cintura dei suoi pantaloni avvicinandosi poi alla piccola Lily, che d'istinto accolse tra le sue braccia smilze appoggiando poi una mano sulle sue orecchie e cercando così, per quanto possibile, di impedirle di sentire allo stesso tempo il battito accelerato del proprio cuore e quei versi raccapriccianti farsi sempre più vicini.

Il virus doveva essersi diffuso all'interno della gilda ad una velocità davvero spaventosa. Per questo motivo, anche se loro fossero riusciti a sedare l'attacco, Yoongi non sarebbe mai stato in grado di stimare quante persone tra le mura sotterranee di Hiraeth fossero effettivamente riuscite a sfuggire al contagio o combattere contro quegli esseri disgustosi.

— Ragazzi, —

Fu solo la voce di Hyeseon a farlo rinsavire dai suoi pensieri, catturando in un attimo l'attenzione di tutti i presenti, Seokjin compreso. Con la pistola già carica nella sua mano, Yoongi rimase però impassibile ad osservare Hoseok avvicinarlesi preoccupato, non riuscendo a prestare attenzione ad altro se non alla sua espressione sofferente.

— Hyeseon, hai forse dimenticato qualcosa? Non abbiamo tempo adesso, — chiese quindi allarmato, portando la sua mano libera sulla spalla di lei, tentando in questo modo di provare a infonderle un pò di conforto.

Hyeseon doveva essere abituata a tutto questo, eppure lo sguardo tremendamente spaventato che gli rivolse poco dopo fu sufficiente a farlo impensierire ulteriormente.

— Credo mi si siano rotte le acque, — confessò quindi con una compostezza quasi innaturale, non riuscendo probabilmente a credere alle sue stesse parole.

— Merda, — affermarono nello stesso istante lo stratega e il dinamitardo della gilda, con la piena disapprovazione di Seokjin che, dopo essere riuscito ad aprire la pesante e impenetrabile porta a vetri che consentiva l'accesso al laboratorio segreto, si incamminò veloce verso la sua sola paziente rimasta, accarezzandole delicatamente il pancione prima di aiutarla a camminare verso l'unico lettino di quella piccola stanza, mettendola così al sicuro.

— Si vede proprio che è il figlio di Taehyung, come il padre decide di comparire nei momenti meno opportuni, — non potè che constatare a quel punto il giovane Hoseok, portandosi le mani sui fianchi e spostandosi un ciuffo di capelli sospirando forse più forte del dovuto.

— Mi vuoi dire come riesci a sparare cazzate del genere in un momento simile? — fu la sola domanda che invece uscì dalle labbra del più anziano stratega, che si fermò sulla soglia della porta costringendo la piccola Lily a sollevare il suo viso impaurito e preoccupato.

— Mi aiutano a distrarmi, —

La risposta sarcastica di Hoseok arrivò però ovattata alle orecchie dello stratega, impegnate invece a cercare di allontanare da sè le sussurrate preghiere della piccola Lily, ancora aggrappata al suo collo sottile.

— Yoongi-appa, — la sentì mormorare, tra le lacrime.

Lo stava implorando, gli stava chiedendo di seguirla dentro quella stanza che li avrebbe tenuti al sicuro, protetti fino a quando quegli stupidi zombie non si sarebbero arresi ed allontanati. E ci stava riuscendo, la piccola Lily. Ma in cuor suo, Min Yoongi sapeva che il primo dovere di un soldato è quello di difendere la propria patria e la propria famiglia.

Con quella consapevolezza aveva quindi appoggiato le sue labbra sulla fronte tanto delicata e morbida di Lily, indugiando forse più a lungo di quando avrebbe dovuto, prima di tornare a guardare quella bambina, la sua bambina, specchiandosi per qualche istante nell'azzurro tanto limpido di quegli occhi già lucidi.

— Adesso devi essere coraggiosa e aiutare Hyeseon e Seokjin, io ti raggiungo subito, —

Avrebbe tanto voluto poter dire di aver usato un tono di comando con lei, e invece la sua era risultata quasi più una supplica che non un ordine. Ma, a dispetto di ciò che aveva immaginato, quel soldato silenzio e all'apparenza sempre così distaccato era invece rimasto in silenzio ad osservare quella stessa bambina asciugarsi da sola le lacrime, aiutandosi con le maniche della sua maglietta leggera e poi liberarsi del suo abbraccio solo per appoggiare i piedi a terra e guardarlo così dal basso.

— Io proteggo loro e tu proteggi me, — fu tutto ciò che gli disse, prima di correre da Seokjin che la accolse a sua volta con il sorriso più rassicurante che riuscì a sfoggiare, prima di chiederle di aiutarlo nel disinfettare alcuni strumenti.

Solo a quel punto Min Yoongi tornò a sorridere davvero, chiudendo così quella via di fuga sicura alle proprie spalle e raggiungendo poi il suo fedele compagno di missioni, che nelle mani incredibilmente ferme già stringeva un paio di pistole ben cariche.

— Ok Hoseok, adesso è il momento di vedere quanto vale la tua immunità, — esclamò a quel punto, togliendo la sicura e caricando il grilletto della sua fedelissima calibro 22, — Tu a destra e io a sinistra? — aggiunse poco dopo, osservando le labbra di Hoseok allargarsi inaspettatamente verso l'alto.

— Come ai vecchi tempi hyung, non potrei chiedere di meglio, — fu tutto ciò che ebbe il tempo di rispondere il più giovane, prima di sparare alla testa del primo infetto che era evidentemente riuscito a oltrepassare le numerose trappole anti-zombie presenti nel bunker, senza neppure sforzarsi di prendere la mira.

In fondo, Jung Hoseok era anche questo.

Era arrivato alla gilda poco dopo l'inizio della diffusione dell'epidemia, scappato dal bunker anti-zombie in cui era stato rinchiuso, esattamente come Hyeseon. Ma l'entourage medico aveva solo avuto il tempo di marchiarlo e di renderlo consapevole che in questa vita non avrebbe mai dovuto preoccuparsi degli zombie prima di lasciarselo sfuggire perdendo ogni traccia di lui. Hoseok era sempre stato un ragazzo scaltro e così era riuscito ad evadere da quella sottospecie di prigione senza troppa difficoltà.  Poi, durante il suo cammino verso una meta non ben definita, aveva avuto la fortuna di incontrare Namjoon che gli aveva parlato di Hireath e del suo progetto per la riconquista della libertà e, non avendo altro da perdere, quel bizzarro soldato non aveva esitato un attimo ad accettare di entrare a far parte di quella gilda, portando con sè alcune importanti conoscenze sull'immunità nonchè la sua incredibile competenza in fatto di esplosivi.

In fondo, Jung Hoseok era proprio questo.

Una mina carica di allegria, un ragazzo con la battuta giusta sempre pronta, un soldato preparato ad affrontare ogni avversità cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, in ogni situazione, in ogni persona. E forse era stata proprio questa sua caratteristica ad incuriosire Min Yoongi. Appena arrivato ad Hiraeth, Hoseok non aveva impiegato che qualche giorno per adattarsi alle esigenze di chiunque gli chiedesse una mano, perfettamente consapevole comunque di quali fossero i propri limiti.

Per i primi mesi non aveva fatto altro che odiarlo, per quel sorriso da ebete perennemente stampato sul volto anche in situazioni davvero sconfortanti. Poi Min Yoongi aveva capito, aveva compreso che in realtà non era odio il sentimento che sentiva di provare costantemente nei suoi confronti, ma solo invidia. Invidia perchè, a differenza sua, Hoseok sembrava avesse imparato a trovare il lato positivo in ogni cosa, senza mai cercare una scusa per rinunciare ad un obiettivo o piangersi addosso di fronte al primo ostacolo. 
Forse non era stato quindi un caso che Namjoon li avesse convocati per renderli ufficialmente una squadra: ancora una volta, il suo capitano aveva saputo guardare al di là delle apparenze e aveva capito che ad un carattere tanto restìo come il suo serviva proprio un compagno come Jung Hoseok.

Da quel momento, missione dopo missione, il silenzioso stratega aveva imparato ad assorbire e comprendere ogni più sottile sfumatura del suo più "esplosivo" compagno. E così, prima di quanto si aspettasse, quell'invidia si era presto trasformata in sincera e profonda ammirazione per quella ferrea e inscalfibile voglia di vivere che lo aveva presto contagiato.

Erano presto diventati una delle migliori squadre anti-zombie di tutta la gilda: non erano forse una coppia equilibrata come Namjoon e Seokjin, nè pressochè infallibili come Taehyung e Jungkook, ma non mancavano di determinazione nè tanto meno di voglia di lottare fino in fondo. Fino alla fine.

Per questo motivo, quando sentì i denti di un giovane infetto penetrargli la pelle dell'avambraccio, Min Yoongi non indietreggiò di un passo, mordendosi a sua volta le labbra per resistere al dolore lancinante e trovando dentro sè la forza necessaria per sparare a distanza ravvicinata l'ennesimo colpo della sua pistola contro quel volto sconosciuto, facendo schizzare zampilli di sangue sul suo stesso volto e sui propri abiti, finendo poi rovinosamente a terra insieme a quel corpo ormai privo di vita.

— Yoongi no! —

Le urla disperate di Hoseok arrivarono attutite alle sue orecchie, dalle quali lo stratega non riuscì a sentire altro che un fastidiosissimo e prolungato fischio. I suoi occhi si soffermarono solo per qualche istante ad rimirare disgustati il pesante morso presente sul suo braccio, proprio tra il polso ed il gomito, prima che il suo viso si contorcesse in una smorfia di dolore ed il suo sguardo tornasse ad osservare il soldato che ora, paratosi davanti a lui, stava portando avanti anche la sua battaglia, sparando a destra e a sinistra per liberarsi velocemente dell'ultima dozzina di zombie rimasti in quella stanza, ormai piena di cadaveri già putrefatti stesi sul pavimento imbrattato di sangue.

Ma Yoongi non ebbe nemmeno il tempo di socchiudere gli occhi affaticati per la stanchezza ed il dolore perchè Hoseok gli fu subito accanto, sollevando senza troppa fatica il suo busto e liberandolo così dal peso di quel pesante cadavere.

— Hyung dai, resisti, — provò a confortarlo, la sua attenzione completamente rivolta a quella profonda ed incurabile ferita presente sul suo braccio già magrissimo.

Fu a quel punto che Yoongi trovò la forza per aggrapparsi con il braccio non infetto alla giacca del suo compagno, costringendolo così a prestare attenzione alle sue parole e non a quella disgustosa ferita.

— Hoseok non c'è più nulla da fare, devi uccidermi prima che avvenga la trasformazione, — gli ordinò, prima di sentire le proprie forze cercare di abbandonarlo una seconda volta.

— No no no, pensa alla piccola Lily, come farà senza di te? —

— Beh, potrà contare su un altro di noi immagino, — gli confidò a quel punto il giovane stratega, picchiettando delicatamente la propria mano sulla spalla del soldato ancora inginocchiato accanto a lui che, dal canto suo, aveva già rivolto il proprio sguardo verso la zona più interna del laboratorio dove ora Seokjin stava cercando di trattenere tra le sue braccia una Lily disperata.

Hoseok giurò a sè stesso di riuscire chiaramente ad udire le urla e le lacrime della bambina anche attraverso il vetro rinforzato ed antiproiettile del laboratorio. Portare Yoongi all'interno di quella stanza era fuori discussione, primo perchè non ne avrebbe nemmeno avuto il tempo e poi perchè Seokjin non glielo avrebbe di certo concesso, visto che era chiaro a tutti che Yoongi era ormai da considerarsi un probabile infetto. 

Ma fu nel bel mezzo di quei suoi pensieri che nella mente del giovane dinamitardo prese forma un'idea ai limiti della follia.

Adagiò quindi il corpo di Yoongi a terra, pregandolo di resistere ancora per qualche istante e dirigendosi così a passo svelto verso la porta del laboratorio che gli venne subito aperta, consentendogli l'accesso. Completamente matido di sangue e sudore, Jung Hoseok procedette imperterrito attraverso quella stanza che aveva tenuto al sicuro Hyeseon e gli altri cercando di resistere all'irrefrenabile istinto di correre a consolare la piccola Lily. Decise di continuare nel suo folle piano cercando per quanto possibile di non prestare la minima attenzione alle occhiatacce di Seokjin, che dovette rimanere impassibile anche quando il suo più giovane compagno iniziò a cercare tra i suoi cassetti bende e strumenti vari, atti a chissà quale medicazione.

— Che cosa hai intenzione di fare? — chiese ad un certo punto il primario della gilda, tentando di trovare una qualche logica spiegazione a quella spasmodica ricerca.

— Quello che faccio sempre, gli salvo il culo, — fu l'unica, secca risposta che ricevette in cambio, prima di osservare Hoseok uscire nuovamente da quella piccola stanza e dirigersi a passo svelto verso Yoongi, non curandosi nemmeno di calpestare i corpi dei morti, riversi sul pavimento imbrattato di sangue.

Il giovane soldato lo raggiunse quindi in un attimo, inginocchiandosi poi nuovamente davanti al suo corpo in preda a pesanti spasmi di dolore tenendo tra le mani una lunga siringa che non esitò ad infilare all'interno della vena del braccio sano del suo compagno.

— Hoseok che stai facen-, — tentò di chiedere Yoongi, ma il potente anestetico che Hoseok gli stava somministrando doveva aver già iniziato a rilasciare il suo effetto, iniziando a fargli perdere conoscenza.

— Giuro che se questa cosa funziona non dirò mai più una parolaccia in vita mia, lo giuro cazzo, — annunciò così il dinamitardo della gilda a voce forse un pò troppo alta per quello che doveva essere solo un monito verso sè stesso.

— Tieniti forte amico mio, —

Fu a quel punto che, dalla tasca dei pantaloni, Jung Hoseok estrasse forse la sua arma più fedele: un affilatissimo machete che, senza pensarci una seconda volta, scagliò con tutta la propria forza sul braccio infetto dello stratega, tranciandolo di netto con un colpo secco.

Non sarebbe bastato tutto l'anestetico del mondo ad impedire a Yoongi di mettersi ad urlare disperato, cercando in ogni modo di divincolarsi e liberarsi dalla presa di Hoseok che tuttavia lo costrinse a rimanere sdraiato a terra almeno fino a quando non riuscì a bendare il braccio con delle fasce asettiche che aveva appositamente prelevato poco prima dal laboratorio.

Lo vide perdere i sensi poco dopo, evidentemente stremato dalla stanchezza e dal dolore, troppo acuto ed insostenibile anche per un uomo forte come, del resto, Min Yoongi si era sempre dimostrato davanti a tutti.

Decise di rimanergli accanto anche in quel momento Jung Hoseok, tenendo sotto controllo l'orologio e pregando che quell'assurdo tentativo di salvargli la vita, privandolo per sempre di un arto, non fosse stato completamente vano.

Avrebbe dovuto attendere due ore lì fuori, nell'attesa di vedere quali sarebbero state le conseguenze del suo gesto estremo e le condizioni di Yoongi al suo risveglio, sulle sue spalle la responsabilità di quell'azione certamente folle ma, allo stesso tempo, incredibilmente coraggiosa.

Sarebbero stati sicuramente i 120 minuti più lunghi della sua vita ma, sollevando il proprio sguardo in direzione della cabina di sicurezza, Hoseok vide i volti tesi di Seokjin, Lily e Hyeseon completamente rivolti nella sua direzione. Sapeva che tutti stavano pregando affinchè Yoongi riaprisse gli occhi e regalasse loro uno dei suoi sorrisi sinceri. Ma ognuno di loro era anche ben consapevole del fatto che se Yoongi si fosse risvegliato come zombie, quel giovane dinamitardo avrebbe dovuto ucciderlo senza mostrare alcuna pietà.

Hoseok sperava solo di non dover arrivare a tanto.







 



 

a/n 

mi volete ancora bene, vero?

bvb

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Capitolo 23
*** 022. ***



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Parto


 

Tante erano state le sue prime volte da quando, insieme a Namjoon, Kim Seokjin aveva deciso di creare un luogo che potesse essere considerato un rifiugio per tutti coloro che, come loro, fossero stati disposti a combattere per un futuro migliore, diverso da quello apocalittico che il governo ed il suo esercito avevano invece prospettato.

La sua prima missione, la sua prima operazione. La sua prima lezione di primo soccorso, il suo primo tentativo di salvare un compagno da un morso di zombie, conclusosi decretando la sua prima vera sconfitta.

Hireath stessa poteva considerarsi una sua "prima volta", la miccia iniziale all'origine di tutti i movimenti di ribellione contro l'esercito imperiale. Da quel primo giorno alla gilda ne erano seguiti tanti altri, alcuni più frenetici, altri più sereni e tranquilli. C'erano stati nuovi arrivi, nuove missioni, tante perdite. Eppure, mai come in quel momento, Seokjin sentiva il peso di una importante responsabilità gravargli sulle spalle. Aveva trascorso gli ultimi quattro anni della sua vita chiuso in un laboratorio a studiare i non-morti e ora il destino lo stava mettendo nuovamente alla prova, chiedendogli di aiutare una donna a mettere al mondo una nuova vita.

Si sforzò di deglutire, mentre i suoi occhi vagarono veloci verso il volto contratto di Yoongi, ancora convalescente per la brutale operazione della notte precedente. Seduta accanto a lui, la piccola Lily stava passando sulla sua fronte accaldata un panno di acqua tiepida, nel disperato tentativo di frenare i suoi continui spasmi.

— Hyung andiamo, dì qualcosa, —

Dall'altro lato di quella branda improvvisata dove Yoongi era stato fatto adagiare, Jung Hoseok stava invece cercando in ogni modo di accertarsi che il suo compagno fosse realmente riuscito a sfuggire al contagio e stesse ora lottando con tutto sè stesso per reagire al quel dolore lancinante.

— Vaffanculo Hoseok, —

— Yokatta, sembra proprio si stia riprendendo, — decretò quindi, tirando un sollevato sospiro di sollievo ed aiutando poi la piccola Lily nella medicazione e nel dosaggio dell'antidolorifico. Che Yoongi avesse evitato di contrarre il virus grazie al tempestivo intervento di Hoseok era ormai palese, ma ora il problema più grave era sperare che non morisse a causa di una possibile infezione.

— Ahhhhh! —

Il primario di Hiraeth non ebbe però il tempo sufficiente per cercare una soluzione che potesse alleviare ulteriormente il dolore del proprio compagno, perchè la sua attenzione venne richiamata dalle urla di un'altra paziente.

Sdraiata sull'unico vero lettino presente all'interno della stanza, Lee Hyeseon era in travaglio ormai da quasi 24 ore. Le contrazioni del basso ventre erano aumentate così come le sue disperate urla di dolore e questo poteva significare solo una cosa: il momento del parto era ormai imminente. Lo sguardo concentrato di Jin si pose quindi sugli strumenti di metallo già disposti ordinatamente sul banco accanto al letto della giovane e per poi passare sulle proprie mani, un poco tremanti, aperte ora sotto i suoi occhi inquisitori.

Nella tensione del momento, il medico di Hireath sobbalzò impercettibilmente quando avvertì una terza mano posarsi sulla spalla, stringendola con vigore. Sollevò quindi il proprio sguardo Kim Seokjin, scontrandosi così con il sorriso sempre radioso di uno dei suoi più fidati compagni che ora, accanto a lui, non stava probabilmente cercando di fare altro che infondergli un pò di coraggio.

Dal canto suo Jung Hoseok non aggiunse altro, perchè qualsiasi parola sarebbe stata superflua in un momento del genere. In fondo, un medico del suo calibro non aveva mai avuto bisogno di qualcuno che gli dicesse cosa fare o come agire ma, forse, ciascuno di loro col tempo aveva dato per scontato il fatto che Seokjin non fosse solo un medico eccellente. Lui era, come tutti e prima di tutto, un comune essere umano, un soldato come tanti, un uomo con le proprie paure e le proprie incertezze.

Non vi era dunque motivo per biasimarlo. Lee Hyeseon era diventata, sotto ogni aspetto, parte integrante della loro famiglia: tutti ad Hiraeth l'avevano accolta, aiutata, vista crescere insieme a quel bel pancione che avrebbe presto dato origine ad una nuova vita. La sua tensione era dunque più che comprensibile, considerato anche il fatto che in qualche modo, tutti si sentivano un pò "padri" o comunque dei "fratelli maggiori" iper-protettivi nei confronti di quella nuova vita: era quindi loro il compito far si che quel bambino venisse al mondo in totale sicurezza.

E l'unica persona in grado di farlo era lì, davanti agli occhi di tutti.

Seokjin sembrò aver capito questo tacito pensiero di Hoseok, perciò non lasciò trascorrere che il tempo di un sospiro, atto più che altro a rinconquistare e riprendere tra le mani tutto il suo coraggio, prima di avvicinarsi a passo sicuro ad Hyeseon.

— Cara, adesso è arrivato il momento di spingere, ok? — le comunicò, afferrandola poi per le caviglie e tentando così di rilassare le sue gambe già incredibilmente tese.

— Avanti Hoseok, avvicinati e tieni questo, potrebbe servirmi, — ordinò poi, costringendo il giovane dinamitardo ad avvicinarsi a sua volta al lettino e reggere uno strumento di cui fino a quel momento, Hoseok aveva sempre ignorato l'esistenza.

— Hyung, sei sicuro di quello che mi stai chiedendo? — domandò quindi il più giovane con aria titubante, stringendo tra le mani un grosso forpice di metallo e cercando di non far trapelare la sua preoccupazione evitando di soffermarsi più del dovuto sul volto già sofferente di Hyeseon.

— Hai appena tagliato un braccio al tuo migliore amico, non dirmi che non sei capace di assistere ad un parto, — commentò severo, cominciando poi a distendere ed allargare le cosce della ragazza, coperte solamente da una sottile e leggera vestaglia bianca.

— Te lo concedo, — gli fece eco Hoseok, avvicinandosi ad Hyeseon e afferrandole poi la mano, permettendole così di stringere la sua con tutta la forza possibile.

— Ci sei quasi Hyeseon, ancora un paio di spinte! —

Il pianto liberatorio che seguì quella frase riuscì a sovrastare persino le urla di dolore della giovane partoriente che, stremata a causa dello sforzo compiuto, crollò quindi esausta sul lettino, allentando un poco la presa sulla mano incredibilmente sudata di Hoseok che, imitando il gesto della ragazza, dovette accasciarsi a sua volta su uno sgabello, asciugandosi il sudore dalla fronte come se avesse partecipato attivamente al parto.

— Ecco, il nuovo membro del gruppo, —

Solo una frase come quella di Seokjin fu in grado di risollevare gli animi di tutti i presenti che, nella concitazione del momento, erano rimasti completamente in silenzio, a bocca asciutta, in tacita attesa.

— È un maschio o una femmina? — chiese quindi Hoseok, avvicinandosi curioso a quella delicata creatura che Seokjin stava cercando di pulire alla bell'è meglio dal sangue di Hyeseon per poi coprire con una morbida coperta.

— È un maschio Hoseok, ma non vedi? — gli rispose impettito, esortandolo così il suo più giovane compagni ad osservare con maggiore attenzione il corpicino del neonato.

— Sarà l'orgoglio di suo padre, — esclamò quindi un incontenibile Hoseok, una punta di orgoglio e gli occhi lucidi dalla gioia, seguendo poi con lo sguardo il primario della gilda avvicinarsi cauto ad una Hyeseon ancora intenta a cercare di tornare a respirare regolarmente solo per poterle adagiare sul petto affannato il figlio appena dato alla luce, avendo la premura di non farlo ricominciare a piangere.

Sistemò quindi la sua piccola testa sul seno gonfio di lei, rimanendo poi chiuso in un piacevole silenzio ad ascoltare i dolci suoni emanati dalla labbra della ragazza nel tentativo di quietare il proprio bambino. Prese quindi posto accanto a lei, beandosi del bellissimo e sincero sorriso di Hyeseon, che mai prima d'ora aveva avuto occasione di vedere. Sapeva che questo era il suo modo per ringraziarlo e, sinceramente, a Seokjin non servì nient'altro.

Ma quel momento di appagamento e benessere fu però spezzato solo dopo qualche minuto dall'indicazione dei battiti di Hyeseon, fattisi improvvisamente più discontinui ed irregolari, segnalati dall'elettrocardiogramma ancora legato a lei. Se prima questi erano dovuti alla concitazione del parto, ora però non avevano motivo di essere tanto veloci.

— Hyeseon? Hyeseon! — provò a chiamarla Seokjin, lo sguardo intento ad osservare ogni minimo cambiamento sullo schermo dell'elettrocardiogramma.

— Seokjin che cosa succede? —

Hoseok, che si era momentaneamente allontanato per tornare a controllare le condizioni di Yoongi, si avvicinò nuovamente al proprio compagno, spaventato anch'egli dai suoni, non proprio confortanti, emessi dall'elettrocardiogramma.

— Merda, — sputò il primario di Hiraeth, scattando sull'attenti e correndo a prelevare una siringa ed un flacone dal bancone posto accanto al lettino.

— Seok-jin, — sussurrò flebilmente Hyeseon, lo sguardo fisso e la bocca quasi completamente secca.

— Le serve una trasfusione di sangue, subito! — dichiarò a quel punto il giovane medico, il tono di voce più alto e preoccupato di quanto avesse voluto far trasparire, inserendo poi un grosso ago nella vena del braccio di Hyeseon.

— Lo sapevo, — asserì poco dopo, quasi più rivolto verso sè stesso che non ad un qualche particolare interlocutore.

— Sapevi cosa? — si preoccupò di chiedere Hoseok, la sua mano fredda poggiata ora delicatamente sulla fronte scoperta e ancora sudata della ragazza, nell'estremo tentativo di offrirle un pò di sollievo.

— La malattia che l'ha resa immune agli occhi degli zombie, — comunicò Jin un istante dopo, quasi non vedesse l'ora di liberarsi di questa pesante consapevolezza, — Si tratta di emofilia, — aggiunse, estraendo poi l'ago dalla vena di Hyeseon ed osservandola così tornare a respirare regolarmente.

Il vero problema ora non erano più i suoi battiti, tornati regolari dopo una massiccia dose di morfina, ma una grossa macchia di sangue che si stava espandendo di secondo in secondo dal suo basso ventre, ancora contuso per lo sforzo di poco prima.

— Spiegati meglio, danazione! —

— Incapacità di coagulare il sangue, — fu costretto a confessare Jin di fronte all'insistenza del suo compagno, esortandolo comunque a procurarsi poi qualche salvietta per cercare di porre un freno all'espansione di quella già enorme pozza di sangue.

— Jungkook mi aveva confidato che era stato parecchio difficile rimarginare la sua ferita sulla spalla, ma stupidamente ho pensato che fosse perchè quella era, di fatto, alla sua prima vera operazione sul campo, — ammise in seguito, osservando impotente i parametri di Hyeseon tornare ad essere irregolari, — Se venisse attaccata dagli zombie morirebbe dissanguata prima ancora di trasformarsi, per questo per loro non costituisce un buon nutrimento, — concluse quindi il suo discorso, la mente concentrata tuttavia a cercare di trovare una soluzione il più velocemente possibile, per evitare il peggio.

— Allora smettila di parlare e prendi il mio, — lo esortò Hoseok senza tirarsi indietro, liberandosi immeditamente dell'impiccio dato dalla sua pesante giacca mimetica per mettere in bella mostra davanti al medico le vene delle proprie braccia.

Ma non riuscì a fare che un passo in direzione di Seokjin e Hyeseon, prima di essere fermato nelle sue nobili intenzioni da un gesto di dissenso proprio da parte del primario.

— Il tuo sangue, seppur immune, non è compatibile col suo, senza considerare che potresti soffrire della sua stessa malattia e rischieresti a tua volta, — ammise quindi, affranto, prendendosi poi la testa tra le mani in un esasperato gesto di stizza, — L'unico che potrebbe farle da donatore è.. —

Seokjin alzò lo sguardo, già annebbiato dalle lacrime, per evitare di mostrarsi ulteriormente vulnerabile nel momento in cui invece avrebbe dovuto essere più forte di chiunque altro all'interno di quella stanza. In quel momento, anche se in maniera indistinta a causa del suo stesso pianto, i suoi occhi riuscirono comunque a scorgere due figure avvicinarsi alla grande porta a vetri del laboratorio.

Solo allora la sua mente, già ottenebrata dal concreto timore di poter perdere Hyeseon, lo riportò ad una conversazione di qualche settimana precedente l'attuazione di quel folle piano così a lungo ideato per la riconquista del mondo.

— Quindi? —

Sapeva che la sua non era semplicemente una richiesta di spiegazioni.

— Quello che sto cercando di dire è che potrebbe avere complicazioni durante il parto, — gli aveva risposto Seokjin in tono sincero, riponendo poi la cartella clinica di Hyeseon all'interno del cassetto della sua scrivania malmessa.

— E io ti sto chiedendo se esiste un modo per evitare queste "complicazioni", — aveva tenuto a precisare Taehyung, sbattendo poi la mano contro il tavolo del primario, in un gesto di profonda e comprensibile frustrazione.

— Al momento non riesco a pensare ad altro che ad una trasfusione di sangue, —

Seokjin ci aveva pensato a lungo. Se i suoi sospetti fossero stati confermati, nel momento in cui il bambino fosse venuto al mondo Hyeseon avrebbe avuto bisogno di qualcuno disposto a donarle una non indifferente quantità di sangue.

— Ok, allora in quel caso tu farai quello che hai detto Seokjin, — lo aveva sentito pronunciare quelle parole cercando di controllare tutta la collera e la preoccupazione che, evidentemente, stavano squarciando il suo animo, perennemente diviso tra i suoi doveri di capitano ed il suo amore per lei.

— Voglio che tu le sia accanto in quel momento, se ció dovesse anccadere,— Seokjin si era permesso di aggiungere in coda a quella richiesta che, sapeva, Taehyung gli stava facendo non in qualità di generale, ma semplicemente come amico.

Lo aveva peró solo osservato attentamente scuotere la testa insieme a quella sua folta chioma ormai nuovamente castana prima di udire la sua voce farsi più roca e sottile.

— No, io non le salverò la vita rimanendole vicino, tutto ciò di cui ha bisogno è un sangue compatibile, — disse tutto d'un fiato, sospirando profondamente prima di aggiungere, — E tu sai benissimo che non sono io il suo donatore ideale, —

— Taehyung, —

Aveva provato a frenare quel suo flusso insensato di pensieri perchè, in cuor suo, Seokjin aveva capito fin dall'inizio dove il suo capitano sarebbe andato a parare.

— Voglio che tu mi prometta che se dovesse verificarsi l'eventualità proverai il tutto e per tutto, —

Avrebbe dovuto utilizzare qualsiasi mezzo per fargli cambiare idea e invece, pur avendone l'occasione, Seokjin aveva invece scelto di non muovere un solo dito. Non si era preso nemmeno la briga di obiettare, nè aveva speso una parola per contraddirlo, per fargli capire che forse avrebbero potuto esserci altre soluzioni.

— Al resto lascia fare a me, —

Così gli aveva detto Taehyung, interrompendo in quel modo la loro conversazione, prima di chiudere la porta dell'infermeria e lasciare così il giovane medico da solo con i suoi pensieri.

Seokjin non aveva mai creduto troppo nei miracoli. Poche, anzi pochissime erano state le volte in cui, nel corso della sua vita da medico e fedelissimo uomo di scienza, si era ritrovato in ginocchio a terra sperando in un qualche intervento dall'alto. Che fosse il destino, il karma o dio stesso, quell'entità superiore non si era mai palesata davanti ai suoi occhi sempre così scrupolosi e indagatori. Che fosse per deviazione professionale o meno, Kim Seokjin non aveva mai lasciato niente al caso, ad un indefinito unmyeong.

Eppure in quel momento di totale sconforto, davanti ai suoi occhi increduli era apparsa, proprio come per miracolo, la sola persona in grado di poter salvare la vita ad Hyeseon.

— Jungkook! 



 




 

a/n  

it's a boy!
(credevate fosse tutto finito ehh?)

bvb

 

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Capitolo 24
*** 023. ***



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Vita
 

 

— consiglio la lettura del capitolo con la canzone di questo video in sottofondo, non lo rimpiangerete —


 

"Fidati, tu per lei sei molto più importante"

Non aveva voluto prestare ascolto ed attenzione a quelle parole. Come un vero sciocco, aveva pensato che il suo capitano le avesse pronunciate solo per costringerlo a guardare avanti senza avere rimpianti, provare pena o risentimento proprio verso di lui che Jungkook aveva solo potuto osservare impotente spirare poco dopo tra le proprie braccia, senza nemmeno dargli il tempo di ribattere a quella stupida constatazione.

— Hyeseon ha bisogno di una trasfusione di sangue, altrimenti rischia di-, —

Non avrebbe mai perdonato Taehyung per essersi sacrificato al posto suo, nè se stesso per non aver impedito in ogni modo che questo accadesse. Eppure, se in quel momento si trovava proprio lì, accanto ad Hyeseon con la concreta possibilità di poterle salvare la vita, Jeon Jungkook lo doveva ancora una volta solo ed esclusivamente al coraggio e al sacrificio del suo più amico più caro.

— Dimmi cosa devo fare hyung, —

Non aveva nemmeno lasciato che Seokjin finisse di parlare, invitandolo con un cenno della testa a procedere con tutto ciò che fosse stato in suo potere e nelle sue conoscenze per cercare di salvare quella ragazza per cui, ormai da tempo, Jungkook aveva iniziato a provare del sentimento sincero.

Aveva dunque posto accanto a lei, sostenendo con un braccio il trascurabile peso del bambino di Hyeseon, mentre l'altro era invece stato prontamente disteso verso il suo più anziano compagno, che non aveva esitato a conficcare nella sua vena più vistosa una nuova flebo il cui tubicino, seppur sottile, si era presto colorato di un rosso vivido e particolarmente acceso.

Jungkook non aveva fiatato o fatto domande durante tutto il processo di trasfusione: nemmeno una smorfia di dolore o fastidio si era dipinta sul suo volto serio e concentrato, nonostante sapesse benissimo che la quantità di sangue che Seokjin stava prelevando dal suo corpo fosse decisamente superiore a quella normalmente richiesta.

Per qualche assurda ed inspiegabile ragione, Kim Taehyung era riuscito a prevedere anche questa eventualità e si era ben guardato dal rivelargli le sue conoscenze in merito, perchè evidentemente, se solo Jungkook avesse saputo, probabilmente lo avrebbe costretto a rimanere accanto ad Hyeseon a costo di doverlo legare ad una sedia.

Ma forse proprio perchè Taehyung era entrato a conoscenza di qualche particolare che Jungkook ancora ingnorava, anche di fronte alla concreta possibilità di salvarsi, per quello stesso, incommensurabile amore verso Hyeseon, il capitano di Hiraeth aveva preferito rinunciare alla propria vita per cercare di salvaguardare quella del suo compagno più giovane.

— Jungkook, —

Venne riscosso dalle sue angosce proprio dalla flebile anche se maledettamente rassicurante voce di Hyeseon. La sua mano, più fredda di quanto Jungkook avesse osato immaginare, era infatti riuscita a sfiorare il suo braccio, ancora impedito nei movimenti a causa dell'ago.

— Hyeseon sono qui, — non aveva fatto altro che risponderle, cogliendo l'occasione per stringere quella mano sottile nella sua e poi portarla alla bocca solo per sfiorarla con le labbra, tentando in qualche modo di infonderle calore.

— Jung-kook, —

— Vedrai, andrà tutto bene, — rispose poi a quell'accorato appello. E ci credeva davvero alle quelle parole, Jeon Jungkook. Vi si stava aggrappando con tutta la forza, con quella assurda convinzione che finalmente le cose sarebbero andate nel verso giusto, almeno questa volta. Non era riuscito a salvare Taehyung, ma non avrebbe commesso lo stesso, madornale errore con Hyeseon.

— Dov'è Taehyung? Io devo dirgli che, devo dirgli-, —

La mano della ragazza lasciò quella di Jungkook solo per avere l'occasione di raggiungere il suo petto, già proteso verso di lei, avendo così la possibilità di tornare a stringere tra le mani una delle due targhette al collo del ragazzo, percorrendo poi con l'impronta del proprio pollice i contorni e quelle maledette iniziali, incise a ferro e fuoco su quel sottile foglio di metallo, fin troppo note al suo tocco delicato.

Nonostante avesse smesso di tremare grazie alla dose di morfina somministratale da Seokjin, quel corpo gracile non potè controllare gli spasmi e i singhiozzi dovuti al pianto che lei stessa non riuscì più a trattenere di fronte a quella scoperta. Non era stato necessario che Jungkook aprisse bocca, perchè Hyeseon lo aveva percepito ben prima che lui rientrasse insieme a Jimin alla gilda. Solo che nè il suo cuore nè la sua mente sembravano essere disposti ad arrendersi ed accogliere quella sensazione maledettamente spiacevolo.

— Hyeseon! —

Non avvertì quindi le grida di Jungkook che seguirono il suo pianto, nè tantomeno il rumore sinistro proveniente dall'elettrocardiogramma accanto al suo lettino, ma solo il freddo di quella piastrina ancora stretta nella sua mano.

— Hyung perchè il sangue non smette di-, —

Fu nuovamente Jungkook a interrompere quel silenzio riempito solo dai singhiozzi sommessi di della ragazza, chiamando poi a raccolta anche Jimin e Hoseok che, fino a quel momento, non avevano potuto fare altro che rimanere impotenti ad osservare i gesti rapidi e precisi di Seokjin.

— Non lo so, tutti i parametri sembrano essere ok, ma è come se.. — prese quindi la parola il primario della gilda, avvicinandosi nuovamente al corpo così inspiegabilmente calmo di Hyeseon.

— Come se cosa? —

— Come se il suo corpo stesse rifiutando la cura, — manifestò solo allora i propri timori il giovane medico, asciugandosi poi la fronte completamente sudata con la manica del suo riconoscibilissimo camice bianco senza scostare lo sguardo dal volto sofferente di Hyeseon, ancora distesa accanto a loro.

— Taehyung, —

Tutti i presenti udirono quel nome uscire flebile dalle labbra ancora così belle e carnose della ragazza, nonostante tutta la sofferenza e il tormento di quegli attimi infiniti.

— Hyeseon devi farti forza adesso, — provò ad incoraggiarla nuovamente Jungkook, tornando a stringere la sua mano grande e calda attorno alla sua, più debole e fredda, ancora disperatamente aggrappata alla targhetta del suo ormai defunto compagno.

— Jungkook, — lo richiamò all'attenzione poco dopo, indugiando per un istante sul calore di quel corpo tanto nobile e gentile,  — Lasciami andare, —

Quelle parole lasciarono flebili le sue labbra come in un sussurro, ma riuscirono comunque a trafiggere il giovane soldato in pieno petto. Lo colpirono come la lama di un coltello sapientemente affilato, ferendolo proprio nel punto più debole, in quello maggiormente sensibile, in quello fatale.

Un uomo non può sopravvivere, se pugnalato al cuore. E allora perchè stava ancora respirando? Perchè non vedeva sangue sgorgare dal proprio petto?

— Hyeseon non puoi chiedermi questo, — fu tutto ciò che la sua mente fu in grado di elaborare, gli occhi ora fissi sulla donna che, riversa sul lettino, nonostante tutti i loro sforzi, stava ancora perdendo troppo sangue.

La vide poi passare la mano bianchissima sulla sua guancia accaldata, portando via con una semplice carezza quella stupida lacrima che aveva vinto la sua battaglia contro il suo strenuo tentativo di resistere al dolore. 

— So che potrai prenderti cura di lui, —

Una mano delicata quella di Hyeseon, che percorse imperterrita il suo volto tirato, soffermandosi per un istante sulla morbidezza di quella morbida chioma corvina per poi finalmente scendere e arrestare così i propri movimenti sulla piccola testa di quella innocente creatura, incredibilmente calma tra le braccia del più giovane soldato della gilda.

— No tu non puoi lasciarci, non puoi lasciarmi, — provò a dissentire, il tono di chi, anche davanti all'evidenza, non si sarebbe dato per vinto così facilmente.

La vide sorridere serena, accarezzando il volto del suo stesso figlio e, per un solo, maledetto istante, Jungkook credette di essere riuscito a convincerla a rimanere e a lottare, per se stessa e per ciascuno di loro. Ma quando quello sguardo, finalmente pacato e disteso, incrociò i suoi grandi occhi a nocciola, Jeon Jungkook capì di non essere mai stato così lontano e distante dalla realtà delle cose.

— Permettimi di essere egoista e di decidere di cosa fare della mia vita almeno questa volta, non hai motivo di salvarmi ancora, —  la sentì implorare, quasi come se davvero lo stesse pregando, gli stesse chiedendo il "via libera" per lasciarsi andare.

— Ce l'ho invece! Io gliel'ho promesso! E poi-, —

Venne interrotto nuovamente nel suo flusso di pensieri da quella mano candida che, inaspettatamente, si poggiò proprio sul suo petto, proprio su quel cuore che, nonostante tutto, non aveva mai smesso di battere, per lei.

— Jungkook, — la sentì pronunciare il suo nome nello stesso modo in cui, poco prima, l'aveva udita sussurrare quello di Taehyung e questo gesto fu sufficiente per fargli salire un pesante nodo alla gola che, già sapeva, non sarebbe più riuscito a trattenere, — Kamsahamnida, —

Al dolce suono di quelle parole, Jeon Jungkook potè solo rimanere immobile e con gli occhi sbarrati ad osservare una volta ancora, per l'ultima volta, quella mano sottile abbandonare lentamente il suo petto ed accasciarsi inerme sul corpicino del bambino che, ancora inconsapevole, stava riposando beatamente tra le braccia del soldato.

— No, no, no, — ripetè più e più volte alzando sempre di più il tono della propria voce, in un perfetto climax,  — Ti amo Hyeseon, —

Non aveva più motivo per nasconderlo, per sottrarsi  ad un sentimento che, per quanto lo avesse desiderato con tutto se stesso, non era riuscito in alcun modo a controllare, a combattere, a vincere.

Taehyung lo aveva sempre saputo e probabilmente anche tutti gli altri, ad Hireath. Forse solo lui non ne aveva mai preso consapevolezza o, più probabilmente, aveva cercato in ogni modo di non ammettere a se stesso di essere innamorato di lei e di provare quindi a combattere per il suo amore.

— Ti amo maledizione, ti amo! —

Forse, se avesse insistito, se avesse lottato per lei anche contro il suo migliore amico, Hyeseon non avrebbe scelto di lasciarlo, di lasciarli tutti per raggiungere Taehyung dove nessun altro avrebbe potuto raggiungerli, non in questa vita almeno.

Rimase impassibile ad osservare Seokjin sottrargli dalle braccia il bambino per riporlo invece in quelle meno tremanti di Hoseok e poi mettergli una mano sulla spalla, tentando così di infondergli quella poca forza che gli era rimasta in corpo. Ma Jungkook evitò di prolungare quel contatto, scattando in piedi e trappandosi quella flebo dal braccio solo per potersi meglio avvicinare al corpo di Hyeseon ed appoggiare così entrambe le sue mani su quel petto inerme, iniziando ad applicare un massaggio cardiaco.

Ritentò quella manovra chissà quante volte, ricevendo come unica risposta il fastidioso ed incessante rumore di un fischio prolungato dell'elelettrocardiogramma.

— Jungkook basta, è finita, — provò a farlo ragionare il medico della gilda, tentando nuovamente di avvicinarsi a lui per cercare di frenare i suoi impeti e quella comprensibile veemenza.

— No hyung, prendi, prendi tutto il sangue che vuoi, ti prego prendilo! — lo supplicò con foga, sollevando per il colletto del camice, indicandogli poi il braccio ancora disponibile per una nuova trasfusione.

Seokjin lo lasciò fare, permettendogli di sfogarsi contro di lui piuttosto che avventarsi come un'anima di pena sul corpo ormai immobile di Hyeseon.

— Jungkook guardami, — asserì poi, con le lacrime agli occhi, trattenendolo a sua volta per il polso.

— Guardami, — ribadì poco dopo, osservandolo abbassare la testa e fissare il pavimento sporco di quella stanza, mai così silenziosa.

— Devi essere forte, ora più che mai, — disse, accarezzando con fare quasi paterno quella massa di capelli ora scomposta e informe, — E devi farlo per Taehyung, per Hyeseon e per il loro bambino, —  aggiunse poco dopo con un pesante nodo alla gola, avvicinandosi al corpo ormai inerme della giovane solo per poterle sollevare un candido lenzuolo sopra la testa.

— Non toccarla, — lo intimò il più giovane, allontanandosi improvvisamente da quel corpo stranamente calmo, ancora riverso sul lettino.

— Jungk-, —

— No, non lo accetto, —

Il primario della gilda non potè che rimanere impassibile e seguire i movimenti del suo più giovane compagno con lo sguardo finchè non lo vide scomparire di corsa oltre il laboratorio, lungo gli oscuri corridoi di una Hireath ancora sotto attacco. Non passò che qualche istante prima di poter udire chiaramente le sue urla di rabbia e di dolore sovrastare i gorgoglii sinistri degli ultimi zombie rimasti che, Jin sapeva, avrebbero avuto vita breve.

Poi i suoi occhi si mossero nuovamente lungo il corpo ed il viso, ora finalmente disteso e sereno, della bella Hyeseon e il suo cuore non riuscì più a reggere: per la seconda volta quel giorno, Kim Seokjin si accasciò a terra, inginocchiandosi ai piedi di quel letto e cominciando a sbattere violentemente i pugni contro il pavimento, maledicendosi per aver fallito nell'unico e più importante compito che Taehyung gli aveva affidato dopo la morte di Namjoon.

Non riuscì quindi ad udire più le urla disperate e furenti di Jungkook; non percepì altro che non fossero le sue stesse lacrime e i propri singhiozzi uniti presto a quelli di ciascuno dei altri membri presenti all'interno di quella piccola stanza. Non ebbe nemmeno la forza ed il coraggio di sollevare lo sguardo, ma Seokjin avrebbe saputo distinguere anche ad occhi chiusi i continui tentativi di trattenere le lacrime di Hoseok, o i singhiozzi discontinui di Jimin. Persino i vani tentativi della piccola Lily di tirare su col naso erano ormai ben noti al suo orecchio allenato. Decise comunque di rivolgere a lei le proprie attenzioni, sorprendendosi d'un tratto di quanto fosse cresciuta: nonostante tutto il dolore, la disperazione e la paura di quegli anni assurdi, Min Lily era rimasta per tutto il tempo accanto ad un ancora frebbriciante Yoongi e, anche se tra le lacrime, le sue braccia non avevano mai smesso di cercare di infondergli un pò di sollievo, continuando a rinfrescare quell'unico panno a sua disposizione solo nella speranza di poter riassaporare un giorno il calore di un suo abbraccio o di una sua parola di conforto, qualora lei ne avesse sentito il bisogno.

Vedere quella sua ineluttabile determinazione lo convinse quindi a rimettersi in piedi solo per avvicinarsi a lei e avere così l'occasione di stringerla a sè.

— Non trattenerti principessa, sei stata fin troppo coraggiosa, ci sono qui io adesso, — furono le sole parole che dovette pronunciare per vederla finalmente sciogliersi in un angosciante pianto liberatorio, aggrappandosi al suo camice e lasciando così che i suoi singhiozzi si perpetrassero attraverso ogni muro, ogni stanza, ogni corridoio di quella Hireath ormai decaduta fino a ricongiungersi con le urla furenti del soldato Jeon.
 

• 
 

Era rientrato nel laboratorio dopo quelle che avrebbero dovuto essere solo un paio d'ore, ma che a ciascuno dei membri di Hiraeth erano invece sembrate un'eternità. Matido di sangue, la bocca completamente asciutta e lo sguardo mai così pungente, mai così afflitto, mai così addolorato, Jeon Jungkook si era quindi incamminato in totale e rispettoso silenzio verso un punto ben preciso della stanza, liberandosi immediatamente delle due pistole che, fino a quel momento, aveva tenuto strette tra le mani e che gli erano servite per sterminare qualsiasi tipo di minaccia zombie rimasta. Aveva quindi superato il corpo ancora debole di Yoongi, la piccola Lily ancora stretta tra le braccia di Seokjin, un impassibile Jimin. Non si era fermato nemmeno davanti ad Hoseok, accasciato a terra ed in lacrime davanti a quell'assurda pozza di sangue con il bambino di Hyeseon ancora stretto tra le braccia.

Non aveva pronunciato una sola parola Jeon Jungkook, trovando difficile persino provare a respirare davanti alla visione di quel corpo ormai immobile e freddo sotto il suo sguardo annebbiato dalle lacrime e da un dolore difficilmente sanabile. Si limitò quindi a sollevare una Hyeseon ora completamente indifesa prima di incamminarsi nuovamente verso l'uscita del bunker, non aspettandosi di certo domande o richieste di spiegazioni da parte dei suoi compagni che invece, quasi come se richiamati da quell'aura solenne, ritrovarono improvvisamente la forza nelle gambe per seguirlo fino all'esterno delle mura del bunker, dove tutti si accorsero che persino il cielo stava per piangere la prematura scomparsa della giovane.

Sempre in quell'atmosfera di rispettoso silenzio, Jeon Jungkook si limitò quindi ad adagiare quel corpo leggero su un letto di foglie ancora secche, proprio accanto a quello di Taehyung. Rimase così, immobile, per un tempo non definito ad osservare con occhi gonfi e ricolmi di lacrime e risentimento per la propria sconfitta quei due corpi innaturalmente calmi, soffermandosi prima sulla fascia che ancora copriva la ferita alla gamba del suo capitano per poi passare al ventre ancora gonfio della ragazza ora finalmente distesa accanto a lui.

Si inginocchiò poi proprio vicino al corpo di Hyeseon, vestita di quella stessa tunica bianca e leggerissima che aveva indossato in occasione del parto e le accarezzò delicatamente la guancia, cercando di portare via con sè quelle lacrime che avevano reso troppo a lungo umido il suo bel volto, indugiando poi anche sulla chioma corvina che lui stesso aveva scelto di accorciare, per salvarle la vita. Ma a cosa erano valsi i suoi sforzi? A cosa era servito quel taglio drastico per cui lei tanto si era risentita? Cosa aveva potuto fare veramente per lei?

Sarebbe rimasta con lui, se solo fosse riuscito a confessarle prima i suoi sentimenti?

Pensò a tutto questo e molto altro Jeon Jungkook, risollevandosi a fatica. Pensò che Taehyung ed Hyeseon si meritavano più di questo, molto di più. Avrebbero dovuto vivere insieme e crescere quel bambino, frutto del loro amore, in una bella casa nel centro di una città ricostruita e rimodernizzata. Avrebbero dovuto avere la possibilità di vederlo crescere e diventare grande, guardarlo gioire per i suoi traguardi e stargli accanto nei momenti difficili. Avrebbero dovuto poter godere di una felicità meritata, raggiunta attraverso una guerra che invece, seppur vinta, li aveva trascinati con sè nell'oblio della morte.

Si morse ripetutamente le labbra di fronte a quei cupi pensieri e strinse poi le proprie mani in un pugno fino a farle quasi sanguinare pur di cercare di trattere gli spasmi che ormai da svariati minuti stavano percorrendo il suo corpo martoriato e stanco. Non ebbe il coraggio nè la forza per guardarsi indietro, per affrontare i volti distrutti dei suoi compagni di squadra: non voleva vedere gli occhi arrossati di Seokjin, nè il volto coperto dalla manica della giacca di Hoseok, nè tantomeno quello di Jimin, inginocchiato a terra ed intento a sbattere ripetutamente i pugni contro un terreno sordo alle sue preghiere.

Decise che era arrivato il momento di separarsi da loro e lasciarli andare solo quando le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere su quel terreno arido e asciutto. Sollevò quindi da terra un banale pezzo di legno, avendo cura che non fosse già umido, per poi mettersi a cercare nelle tasche dei suoi pantaloni uno specifico oggetto.

Ma la sua mente e i suoi occhi erano così ottenebrati dal dispiacere da non riuscire a farlo concentrare come invece Jungkook avrebbe dovuto. Ed era già pronto a desistere da ogni suo intento se non fosse che, inaspettatamente, i suoi occhi notarono una piccola mano porgli un accendino bianco. Si sorprese quindi di quel gesto improvviso, ed i suoi occhi non poterono che muoversi veloci in direzione di quell'innocente ed inatteso aiuto. Lo raccolse tra le mani leggermente sudate, ringraziando quella bambina solo con un sorriso spento, per poi accendere quel bastoncino sottile e lanciarlo proprio tra quei due corpi, finalmente vicini.

Prese poi per mano la piccola Lily Jeon Jungkook, restituendole quell'accedino che entrambi sapevano appartenere a Yoongi, rimanendo poi insieme a lei a guardare quella fiamma farsi sempre più ampia, fino ad avvolgere completamente e portare via con il suo calore ogni traccia dell'esistenza di Taehyung e Hyeseon. In quelle lingue di fuoco rossastre e danzanti, Jungkook giurò di riuscire a rivedere il suo primo incontro con Taehyung e quello concitato con Hyeseon. Rivide i loro sorrisi e le loro speranze, la loro incredibile volontà di voler cambiare le sorti del mondo. Insieme, l'uno accanto all'altra.

E, come lui, anche tutti gli altri dovevano aver visto quelle stesse immagini, perchè nessuno dei presenti potè a trattenersi da prosciugare il proprio corpo con le ultime lacrime rimaste da spendere.

Le fiamme si spensero solo quando non riuscirono più a trovare nulla che potesse alimentarle, lasciando nuovamente Jungkook e Lily da soli, i loro corpi leggermente umidi a causa della pioggia sempre più incessante e infreddoliti perchè lontani dal calore di quel fuoco ormai spento.

Il giovane soldato si massaggiò un poco le palpebre stanche con i palmi delle mani, prima di avvertire quella piccola presenza tirare leggermente il lembo dei suoi pantaloni, richiamandolo nuovamente all'attenzione. I suoi occhi scurissimi passarono dunque dal cielo ancora grigio sopra le loro teste al volto arrossato della piccola Lily.

— Forza, torniamo a vedere come sta papà, — le disse quindi dolcemente, invitandola poi a riafferrare e stringere nuovamente la sua mano, dieci volte più grande, prima di ricondurla all'interno delle spesse mura della gilda, lasciandosi alle spalle i volti ancora incredibilmente scossi ed affranti di Seokjin, Hoseok e Jimin senza proferire parola.

— Jungkook-oppa, diventerai per quel bambino quello che Yoongi è sempre stato per me? — chiese ad un tratto la piccola, il tono forse un pò troppo ingenuo, ma non per questo meno serio. 

Jungkook interruppe la sua camminata pesante e stanca, costringendo quindi la bambina a fermarsi a sua volta solo dopo pochi passi. La sollevò quindi da terra, accogliendola tra le sue braccia robuste e lasciando poi che passasse le piccole e delicate dita sul suo volto affranto e ancora incredulo per tutto ciò che era appena accaduto.

— Solo se mi prometti che tu sarai la sua futura noona, — si limitò a risponderle, prima di baciare quelle manine gentili e tanto premurose, vedendola annuire con convinzione.

Il destino ora gli aveva dato una nuova missione da portare a termine, ben più importante di tutte quelle che l'avevano preceduta. Avrebbe messo definitivamente la parola fine a questa assurda guerra e avrebbe riportato il genere umano al proprio posto, ribaltando ancora una volta le sorti di un mondo che finora era rimasto impassibile ad osservare i morti camminare su prati rigogliosi e i vivi nascondersi sotto terra.

E solo allora, sulla quella terra nuovamente fertile ed accogliente, Jeon Jungkook avrebbe cresciuto il piccolo Namhyung.


 

Please, just once more
If I could see you again
I don't care if I lose my everything
I wish I could meet you in my dreams
And love you again
Just like this
— Untitled, 2014




 

a/n 

vi voglio bene 3000.

bvb

 

 

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Capitolo 25
*** 024. ***



[Till the world ends trailer]




Fino alla fine


 

Raddrizzò quei suoi nuovi occhiali dalla montatura leggera e tondeggiante prima di accomodare velocemente il nodo di una semplice cravatta nera, ben nascosta al di sotto della sua elegante giacca di quello stesso, raffinato colore. Per l'occasione aveva dovuto imparare in tutta fretta il modo più semplice per legare quello scomodo accessorio attorno al suo collo, cercando di non apparire ridicolo ed in disordine. Rinsavì da questo suo frivolo pensiero solo quando l'intenso e persistente rumore dei numerosi flash ebbe fine, affievolendosi insieme allo scroscio di applausi che avevano accompagnato la sua apparizione sul palco, permettendo finalmente allo sguardo di Kim Seokjin di posarsi su un piccolo gruppo di persone sedute compostamente proprio nelle prime file di quell'ampio e gremito salone.

Sembrava fosse trascorsa una vita intera dall'ultima volta che si erano ritrovati così, sotto uno stesso tetto, tutti insieme, dopo la scoperta del funzionamento e il successivo utilizzo del dispositivo di assopimento degli infetti sottratto dalle mani dell'esercito. Dieci anni erano serviti a Seokjin e ad un ristretto team di medici altamente specializzati per trovare e mettere a punto un vaccino che potesse servire a contrastare e poi spegnere definitivamente la minaccia di una nuova epidemia zombie. Dieci gli anni anni per poter dire di essere finalmente tornati alla "normalità", per tornare a credere nel futuro e nell'umanità.

Hiraeth era stata ricostruita non più scavando nei sottosuolo ma bensì sulla superficie, diventando di fatto la prima città di un mondo nuovo. E a quella città ne erano seguite poi tante altre, sempre più grandi e sempre più popolate. Dopo anni di continui sforzi ed estenuanti ricerche, Jin e il suo team avevano di fatto riportato la vita sulla Terra. E quindi non era un caso se proprio in quel momento Seokjin si trovava sul palco del Konserthuset per ritirare un ambitissimo premio in onore della medicina.

Eppure tutto ciò a cui quel medico ormai conosciuto in tutto il mondo sembrava dare importanza erano esclusivamente le otto persone che, accomodatesi proprio nelle prime file, gli stavano sorridendo come lui non credeva di aver mai visto fare prima di allora. Si prese dunque tutto il tempo per osservare i loro volti finalmente sereni e non potè che rendersi conto di quanto quei ragazzi, dieci anni fa dei perfetti sconosciuti, erano finiti per diventare la sua sola, unica e vera famiglia. Proprio ad occupare il primo posto della fila vi era Jung Hoseok, la gamba sinistra distesa in modo insolito, atto probabilmente a far rilassare i muscoli affaticati del polpaccio mentre, appoggiata al braccio della poltrona, era stata appoggiata la sua ormai da tempo immancabile stampella. Il motivo della sua immunità aveva infatti trovato un nome e questo era stato atassia
Era bastata solo qualche breve ricerca per far capire ad Hoseok di cosa si trattasse, ma lui aveva accettato tutto ciò che gli era stato spiegato senza battere ciglio e soprattutto, senza mai smettere di lottare. Quella malattia degenerativa che avrebbe potuto costringerlo fin da subito su una sedia a rotelle aveva dato al quel giovane uomo la giusta dose di coraggio per non lasciarsi andare alla disperazione. Per nulla intimorito e avvilito dai rischi di quella malattia, Jung Hoseok aveva invece scelto di iniziare con anticipo un percorso intensivo di fisioterapia per poter continuare a camminare sul quelle gambe che di strada, in effetti, ne avevano macinata parecchia, nel corso di quegli anni alla gilda. Era riuscito ad evadere dalla sua prigione e poi aveva conosciuto Namjoon, salvato per più di una volta la vita del suo più caro amico Yoongi e affrontato orde di infetti senza mai perdere il proprio sorriso e la voglia di vivere. Con le sue battute, spesso e volentieri, Jung Hoseok aveva saputo risollevare il morale di tutti anche nei momenti più difficili, più dolorosi. E anche se ne corso degli anni si era fatto più serioso e malinconico, Kim Seokjin si era adoperato con tutto sè stesso per offrirgli delle cure che potessero servire ad allontanare il più possibile il naturale decorso della sua patologia, pur sapendo che quel mostro sarebbe sempre stato l'ombra, l'unica macchia indelebile, di quello splendido sole.

Accanto a lui aveva invece preso posto il taciturno Min Yoongi che, in quel momento, con lo sguardo sollevato verso il suo compagno più anziano, gli aveva semplicemente mimato un veloce labiale di saluto seguito da un rapido gesto con una mano di freddo metallo. Un arto nuovo, che Seokjin gli aveva ricostruito. Gli ci erano voluti un paio d'anni per progettarlo, realizzarlo e soprattutto per convincere Yoongi che sarebbe valsa la pena impiantare quella protesi nel suo braccio, prima monco. Non potè quindi che ricordare col sorriso il volto preoccupato dell'ex-stratega di Hiraeth fare decisamente troppe domande prima di consentire finalmente al medico di Hiraeth di addormentarlo ed usare su di lui i ferri del mestiere. Seokjin ricordò come se fosse trascorso un solo giorno le sincere lacrime che bagnarono il sempre pallido volto di Yoongi al suo risveglio dopo l'operazione, anche se quella fu anche l'ultima volta che lo vide, prima di ritrovarselo davanti agli occhi per questa speciale ricorrenza.

E Seokjin non potè fare a meno di notare che, nell'altra mano, quella vera, Yoongi teneva saldamente stretta quella di una giovane ragazza dai lunghi capelli biondi, per l'occasione lasciati ricadere dolcemente lungo le spalle minute. Com'era cresciuta, la piccola Lily: era diventata proprio una splendida ragazza, senza mai perdere il suo meraviglioso sorriso e quella sua incredibile voglia di rimanere aggrappata alla vita nonostante tutto il dolore che era stata costretta a sopportare in quegli anni. Seokjin tornò a sorridere al pensiero che dall'America dove aveva scelto di trasferirsi una volta dimesso dall'ospedale, Yoongi non avesse mai smesso di inviargli foto e lettere che testimoniassero il suo incredibile orgoglio per il percorso di crescita della bella Lily, continuando a nominarla all'interno dei suoi scritti chilometrici come "la sua piccola". Ma in fondo, come avrebbe potuto biasimarlo? Come per lei Yoongi era e sarebbe sempre rimasto il suo giovane padre, per quel a tratti burbero e introverso giovane uomo quella bambina sarebbe sempre rimasta sua figlia. E, come se già non dovesse guardarsi le spalle da qualunque ragazzo osasse avvicinarsi a lei, Yoongi aveva anche dovuto tenere a bada Park Jimin che, seduto proprio accanto alla giovane Lily, non aveva mai smesso di trattarla come la sua principessa, forse viziandola addirittura più di quanto avrebbe dovuto o, quantomeno, più di quanto Min Yoongi avrebbe voluto. Seokjin non potè non ricordare che quando Yoongi aveva espresso la sua ferrea volontà di trasferirsi in un altro continente, Lily non aveva dovuto fare altro che mostrare i suoi grandi occhi azzurri per convincere anche il soldato Park a seguirli in quel viaggio. E una volta atterrati negli States,  Jimin era immediatamente stato reclutato come soldato in una delle divisioni dello U.S Army, sempre pronto a mettersi in prima linea ed entrare in azione per spegnere gli ultimi fuochi di quella devastante epidemia.

Nessuno di loro aveva dimenticato cosa avessero passato, cosa erano stati costretti a subire in quegli anni, la paura ed il terrore di non riuscire a vedere l'alba di un nuovo giorno subito dopo ogni attacco, dopo ogni strenua difesa. Eppure, in qualche modo, tutti sembravano averla superata, quella dilaniante paura. Erano cresciuti tanto e non si erano più ridotti a piangere l'uno sulla spalla dell'altro, ma fatti forza vicendevolmente.

Con la mente ancora piena di orgoglio per quei suoi più giovani compagni, considerati ormai alla stregua di veri e propri fratelli, a Seokjin bastò spostare il suo sguardo di qualche centimetro oltre il volto allegro di Jimin per provare l'ennesimo tuffo al cuore. Seduto accanto al ragazzo dalla capigliatura dorata vi era infatti un giovane uomo dai capelli neri come la pece, per l'occasione tenuti a bada da una leggera dose di gel. Jeon Jungkook accolse lo sguardo incredulo e stupito del medico per quella insolita acconciatura con un largo sorriso prima di essere richiamato all'attenzione da un bambino che, seduto proprio accanto a lui, aveva richiamato la sua attenzione probabilmente per chiedergli spiegazioni su chi fosse quel burbero uomo al microfono. Doveva proprio apparire un personaggio serio e distinto Kim Seokjin agli occhi del piccolo Namhyung che, ad appena 10 anni, era già la fotocopia di suo padre, ma con lo sguardo e il sorriso di sua madre.

Dopo quella maledetta notte, stringendo a sè il corpo di quel neonato, Jungkook aveva giurato sulla sua stessa vita che sarebbe rimasto accanto a Seokjin in quell'ultima battaglia e avrebbe dunque fatto tutto il necessario per permettere al piccolo Namhyung di vivere in un mondo più sereno. Per questo motivo, insieme a molti altri volontari, il soldato Jeon aveva contribuito alla diffusione del vaccino sperimentale creato dal team di medici di Hiraeth. E prima di quanto si aspettasse, il destino era persino tornato a sorridergli benevolo quando, durante una delle sue ronde mattutine, lo sguardo ancora malinconico del giovane soldato era stato catturato dal volto di una ragazza dai lunghi capelli corvini e dagli occhi nerissimi. In quel suoi occhi magnetici, in quella folta e morbida chioma e soprattutto nella sua ferrea intenzione di mettersi in prima fila per poter fare del bene, Jeon Jungkook aveva ritrovato la forza per guardare avanti, per tornare a sorride e, soprattutto, il coraggio di innamorarsi, di nuovo.

Dopo aver visto e più volte affrontato la morte, non gli ci era poi voluto molto per farsi avanti e strappare a quella giovane e splendida ragazza un primo appuntamento, al quale ne era seguito un secondo e poi un terzo, fino al giorno in cui, sollevando da terra il suo corpo leggero avvolto semplicemente da un candido abito bianco, Jungkook l'aveva protetta da un'innocua pioggia di riso prima di posare le proprie labbra su quelle di lei ed avvolgerla così in un bacio appassionato sotto gli sguardi commossi di tutti i presenti alla cerimonia. Da quell'amore sincero era così nata la piccola Hyewon di appena 2 anni, in quel momento addormentata tra le braccia della sua premurosa madre.

Solo a quel punto Kim Seokjin si schiarì la voce, cercando di mandare giù quel nodo che sentì stringergli la gola, prima di sistemare il sottile microfono davanti a sè e prendere così la parola, costringendo l'intera sala al silenzio più assoluto.

— All'epoca dell'epidemia mi capitò di incontrare un ragazzo, un giovane soldato. Ecco, quest'uomo, Kim Namjoon ecco lui-, — esordì, sorprendendosi di come, nonostante fossero passati così tanti anni, il solo nome del suo ex-capitano fosse ancora in grado di fargli salire il magone, — Aveva una convinzione: quella di accogliere e dare un posto in cui vivere a tutti coloro che credevano nella possibilità di poter lottare contro quell'assurda epidemia, —  proseguì nel suo discorso, continuando a sentire di tanto in tanto il rumore di alcuni click delle macchine fotografiche dell'ingente numero di giornalisti presenti alla cerimonia che, fin dalle prime luce dall'alba, si erano accampati davanti all'ingresso con le loro troupe di cameraman.

— E Namjoon ci ha creduto a tal punto che ha fatto ogni cosa in suo poter per istruirci in modo tale che, quando sarebbe arrivato il momento, insieme avremmo potuto combattere la nostra guerra, — continuò dopo aver ripreso fiato, sorprendendosi di come l'intera platea fosse caduta nel più totale e profondo dei silenzi, solo nella trepidante attesa di una sua parola, — E sapete, ha portato avanti le sue idee con una determinazione tale che è stato impossibile anche solo pensare di arrenderci, — aggiunse, prima di tornare a risistemare sul naso quel suo professionale paio di lenti.

Il ticchettìo della suola della sua scarpa lento e cadenzato, il solo rumore a cui poter prestare attenzione in quegli istanti, nascondeva però un'insolita agitazione, inavvertibile ad occhi estranei.

— Col tempo, missione dopo missione, abbiamo scoperto cosa volesse dire essere una famiglia, — disse, aprendo così un secondo capitolo della sua narrazione.

— Abbiamo sperimentato il dolore e la disperazione per la perdita di persone care pur essendo dalla parte del giusto, — continuò poi, per cercare non perdere il filo di quel discorso che, nonostante avesse provato più e più volte prima di salire sul palco, non lo aveva mai soddisfatto appieno, — Abbiamo compreso il significato del fallimento, — perchè, in fondo, c'erano così tante cose che Seokjin avrebbe dovuto spiegare, che avrebbe voluto raccontare. Tanti i retroscena e momenti di ordinaria quotidianità che lo avevano portato ad essere l'uomo di cui ora Namjoon avrebbe potuto essere fiero.

— Ma nonostante tutto, anche dopo la scomparsa di quel valoroso capitano, noi non ci siamo arresi. Stupidamente avevamo pensato di aver perso il nostro uomo migliore quando invece, il vero eroe lo abbiamo sempre avuto davanti agli occhi senza mai accorgercene, — asserì dunque tutto d'un fiato, per non rischiare che le sue parole venissero sostituite dai singhiozzi.

— Kim Taehyung era un ragazzo onesto, un soldato fedele ai propri compagni e a quella stessa causa perseguita da Namjoon prima di lui, innamorato della vita così come di una ragazza splendida, ultima vera vittima di una guerra senza senso, — pronunciò quelle parole con fatica e ad alta voce, provando a convincersi che se le avesse urlate con maggiore forza forse, riaprendo gli occhi, Taehyung ed Hyeseon sarebbero apparsi lì, sotto i suoi occhi, magari seduti accanto a Hoseok o Jungkook.

Li avrebbe salutati con un sorriso e loro lo avrebbero ricambiato infondendogli, con i loro sguardi orgogliosi e sinceri, tutta la sicurezza di cui Seokjin avrebbe avuto bisogno. Lui poi avrebbe notato le loro fedi alle dita e si sarebbe sentito ancora più orgoglioso, tirando un sospiro di sollievo prima iniziare un discorso che sicuramente sarebbe stato molto diverso da quello che invece aveva finito per scrivere di getto su un banale pezzo di carta la notte precedente l'evento al quale aveva deciso di presenziare.

— I loro sforzi, le loro speranze, il loro estremo sacrificio mi hanno però dato la possibilità di studiare un vaccino in grado di debellare il virus ZT1, — riportando il suo sguardo sui volti sereni dei suoi più giovani compagni nelle prime file, Seokjin dovette invece ammettere a sè stesso di essere stato un vero idiota, nonchè forse un pò troppo egoista nei suoi pensieri come nelle proprie parole.

— Ritiro dunque questo premio per la medicina e lo dedico a loro, — informò quindi con ritrovato orgoglio l'intera platea, sollevando poi verso il cielo lo sguardo ed il simbolico trofeo dorato dalla forma di un mappamondo tondeggiante, — Perchè, come disse il caro amico Namjoon, "Cerchiamo sempre di fare del nostro meglio e dare il massimo in ogni nostra sfida", — raccontò poi, in ultima istanza, discostandosi finalmente da quel discorso che aveva studiato a memoria, — "Ma a volte, il meglio che possiamo fare è semplicemente ricominciare da capo", —

Non ebbe quasi il tempo di ringraziare o di inchinarsi con reverenza verso il pubblico perchè le sue parole di gratitudine e riconoscenza vennero presto oscurate dallo scroscio di applausi che si levarono dall'intera platea che si era alzata in piedi all'unanimità esclusivamente in onore suo e di quelle toccanti parole.

Con la mano ancora appoggiata sul petto ancora in fibrillazione, Kim Seokjin dovette solo attendere qualche istante prima che tutta la folla venisse costretta a lasciare la stanza. Si limitò dunque a promettere con un veloce labiale in direzione di Yoongi che avrebbe presto raggiunto tutti quanti del salone del buffet preparato ad hoc per l'occasione. Ringraziando quindi in maniera doverosa tutto lo staff, il primario decise di prendere una boccata d'aria fresca e di uscire quindi sull'ampia balconata antistante il salone.

Si accese così una sigaretta, un vizio che aveva preso nel corso del tempo, con l'avanzare degli anni e dello stress a cui era stato irrimediabilmente sottoposto. Ma non ebbe il tempo di farsi che un paio di tiri in santa pace perchè una mano, giunta all'improvviso alle sue spalle lo colse di sorpresa, sottraendogli quel cilindro di nicotina e gettandolo poi lontano, al di là di quell'elegante balcone.

— Non ti ho perso durante l'apocalisse e non ho intenzione di rischiare ora a causa del fumo, — esordì quindi quella insolita presenza, con una voce profonda e quasi intimidatoria che tuttavia non sembrò preoccupare minimamente l'ex-primario di Hireath.

— Yoongi ha smesso, qualcuno doveva pur iniziare, — confessò quindi Seokjin, stringendosi nelle spalle ma senza osare estrarre una nuova sigaretta dal taschino, per evitare che questa venisse nuovamente sprecata a causa del suo più giovane interlocutore.

— Yoongi ha avuto più di una buona ragione per smettere: lo ha fatto per Lily e persino per Hoseok, che a sua volta da anni ormai non si esprime in maniera inappropriata, come aveva promesso, —

— Non sai proprio quando è il momento di arrenderti eh, Jungkookie? — lo rimbeccò allora il medico, le labbra distese in un'allegra smorfia stampata sul volto finalmente sereno, non aspettandosi altro di ricevere in cambio un altrettanto sincero sorriso.

Jeon Jungkook era cresciuto così tanto in quei dieci lunghi anni, ma solo ora che si trovava proprio a pochi metri da lui Seokjin potè appurarlo con assoluta certezza. Forse la causa era solamente dovuta al gel che ancora teneva quei suoi capelli nerissimi e leggermente più lunghi di come li avesse mai ricordati dietro la fronte scoperta, oppure doveva per forza essere il completo elegante che aveva scelto di indossare per l'occasione.

In quel momento c'erano così tante domande che frullavano nella sua testa e che Seokjin avrebbe voluto fargli, che avrebbe voluto chiedergli: in un'altra circostanza, in un'altra vita, gli sarebbe piaciuto potersi accomodare in un piccolo tavolo all'aperto e parlare con quel giovane uomo del più e del meno, magari sorseggiando un bel bicchiere di vino. Gli avrebbe chiesto dei suoi figli, cresciuti con amore e affetto; sarebbe stato curioso di ascoltare delle sue notti insonni e delle sue prime volte da vero e proprio padre di famiglia. E lui gli avrebbe risposto che non sempre la sua era stata una vita tutta rosa e fiori, ma che avrebbe sempre fatto ogni cosa in suo potere per regalare alla sua famiglia un mondo in cui valesse la pena vivere e per cui valesse la pena lottare.

A quel punto, Seokjin si sarebbe commosso e insieme avrebbero sorseggiato un altro bicchiere, prima di ritornare a vivere le loro vite, l'una costantemente sotto i riflettori e l'altra quasi anonima. Ci sarebbe stato anche spazio per qualche battuta sulla nuova capigliatura di Yoongi e sulla nuova passione per le tazze da collezione di Jimin ed infine un piccolo spazio per i saluti, ma senza mai eccedere in smancerie o parole innecessarie.

Perso in queste sue assurde elucubrazioni, Seokjin venne ridestato dal suo stato catartico e richiamato così all'attenzione dalle urla scalpitanti di un giovanissimo Namhyung che, dall'interno del salone, lo stava richiamando a sè facendogli un ampio cenno del braccio minuto, frenato nel suo tentativo di corrergli incontro solo dalla mano della bellissima donna accanto a lui.

— Beh, se non posso fumare, allora ci vediamo dentro, capitano, — annunciò in tono sostenuto, fingendosi ancora un poco offeso per il precedente gesto di Jungkook.

— Volevo ringraziarti, per il discorso di prima, — gli comunicò solo allora quell'ex-soldato, voltandogli improvvisamente le spalle per avere così l'occasione di avvicinarsi alla ringhiera della splendida balconata, volgendo il suo sguardo sempre così profondo verso l'ampio e rigoglioso giardino che si estendeva per qualche ettaro davanti a loro. La cornice perfetta per un evento tanto importante.

Fu a quel punto che Seokjin si ritrovò ad abbassare invece il proprio capo, prima di decidere di avanzare ancora una volta verso il suo più giovane interlocutore e poi poggiare una mano sulla quella spalla, ancora più robusta di quanto ricordasse.

— Sai cosa penso? — affermò subito dopo, senza darsi quasi il tempo di respirare, i suoi occhi rivolti ancora verso il suo paio di scarpe lucide ed eleganti, — Sono convinto che anche Namjoon e Taehyung avrebbero detto la stessa identica cosa, — dichiarò poi, tornando improvvisamente ad avvertire quella sgradevole sensazione, come se qualcosa di tagliente gli fosse stato conficcato in gola, impedendogli di parlare.

Scelse ancora una volta di rischiare il tutto e per tutto solo quando, nonostante le sue parole, Seokjin non riuscì a percepire alcun tipo di risposta da parte di Jungkook, nè tantomeno fu in grado di notare l'espressione ora dipinta su quel volto data la sua posizione di spalle.

— Guarda che commuoversi non è un crimine, anche dopo dieci anni, —

Fu solo allora che lo avvertì sussultare impercettibilmente, dandogli così l'opportunità per stringere con maggiore forza la sua mano su quella poderosa spalla.

— Credi che loro non lo avrebbero fatto, al posto tuo? Anche se non ti nascondo che, se fossero stati qui, penso che entrambi si sarebbero già presi un rimprovero coi fiocchi da parte Hyeseon, — decise quindi di proseguire, tentando con un pò di bonario sarcasmo di smorzare quell'aria fattasi improvvisamente più tesa e rarefatta.

— Hyung, — lo sentì sussultare tra singhiozzi che ormai si erano fatti inarrestabili, costringendo il medico ad avvinare l'orecchio per sentire quelle due sole parole uscire più dal petto che non dalla bocca del più giovane — Grazie, —

Sorrise mestamente Kim Seokjin, prima di voltargli le spalle a sua volta, allentando la ferrea presa da quel corpo ora in preda ai sussulti e lasciandolo così libero di sfogare tutta la tensione e la malinconia di quel momento. Nonostante in quegli anni avesse tentato più e più volte di provare a capire, ad immedesimarsi nella persona di Jeon Jungkook, il primario della gilda aveva fallito miseramente. Il dolore che doveva aver provato provato, che cosa avesse sopportato, che vita avesse vissuto fino a quel momento, tutto appariva sempre fin troppo sfocato e decisamente ancora troppo indefinito davanti agli occhi lucidi del medico di Hiraeth che, allontanandosi nel più rispettoso dei silenzi, in cuor suo era però certo che a Jungkook sarebbe servito solo qualche minuto prima di tornare ad essere l'uomo in grado di crescere due bambini, i suoi figli, con quello stesso coraggio che lo aveva portato ad essere, all'epoca, il soldato di cui ciascuno dei suoi compagni era stato tanto fiero.

Scelse quindi di andare lui stesso incontro al piccolo Namhyung solo per avere l'occasione di accoglierlo tra le sue ampie braccia e sollevarlo così da terra, non potendo fare a meno di notare come, nonostante lo sguardo fosse identico a quello di suo padre, quel bambino fosse più simile a Jungkook più di quanto lui stesso avesse mai osato immaginare. Sorrise dolcemente a quel pensiero Kim Seokjin, prima che Namhyung avvolgesse le sue piccole braccia attorno al suo collo, lasciandosi poi cullare sereno e permettendogli così di accompagnare lui e la giovane donna, che fino a quel momento gli era stata accanto, all'interno del salone e raggiungere così tutti gli altri.

Una volta rimasto solo su quell'ampio balcone, l'ex-soldato Jeon dovette allargare leggermente il nodo della sua cravatta, allentando poi i primi due bottoni della sua camicia bianca per aver così modo di poter estrarre due ben note piastrine di freddo metallo.

Le strinse tra le mani con tutta la forza che ancora gli era rimasta in corpo, nel vano tentativo di piegarle, di distruggerle, scoprendosi debole come non si era più sentito da dieci anni. Davvero erano bastate un paio di frasi per destabilizzarlo tanto?

Si ritrovò quindi costretto ad appoggiare i propri gomiti sulla ringhiera della balconata, lasciando che le dita delle sue mani si unissero come in una preghiera, permettendo così a quelle due piastrine metalliche di ondeggiare nel vuoto, sospese dal vento. Socchiuse poi momentaneamente gli occhi Jeon Jungkook, lasciando che la leggera brezza primaverile scompigliasse definitivamente quella sua insolita acconciatura, portando finalmente un pò di sollievo anche al suo animo irrequieto. Scoprendosi tuttavia incapace di frenare quei singhiozzi e tornare a respirare regolarmente, il suo pensiero tornò irrimediabilmente a lei.

— Hyeseon, sarò davvero mai in grado di ricominciare da capo? —

E improvvisamente, oltre le sue mani giunte, oltre quelle targhette sospese nel vuoto, Jungkook la vide, davanti a sè. Hyeseon stava lì, con i piedi nudi su quel sentiero che da quell'incantevole giardino portava verso una zona non ancora battuta, un candido vestito bianco a ricoprire la sua figura delicata ma mai fragile, con quei suoi capelli nerissimi che ora le ricadevano delicatamente appena sopra le spalle, lasciando al vento il gravoso compito di spostarli più alla sua destra o alla sua sinistra, facendoli ondeggiare.

jeogi meolliseo badaga deullyeo

Avrebbe voluto vederla così per il resto della sua vita, sorridente e serena, magari accanto a Taehyung e al piccolo Namhyung. Si sarebbe privato di ogni cosa in suo possesso, avrebbe rinunciato a tutto pur di riaverla lì, accanto a lui, a scherzare con ciascuno di loro.

kkumeul geonneoseo supul neomeoro

Avrebbe voluto urlarle tutto questo ma, in cuor suo, Jungkook sapeva che i suoi pensieri, appena sussurrati tra quei singhiozzi inarrestabili erano già arrivati alle orecchie di lei che, proprio in quell'istante, sempre con quel suo splendido e mai forzato sorriso aveva invece ripreso la sua camminata spensierata fino all'ampio cancello dell'elegante tenuta, avvicinandosi a lui per nulla triste o arrabbiata. Jungkook aveva seguito ogni suo più breve passo, per poi osservarla fermarsi proprio sulla sua soglia della porta d'ingresso. 

Gli sorrise Lee Hyeseon, porgendogli poi quella stessa mano che Jungkook non credeva potesse riuscire ad infondergli ancora tanto coraggio.

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— Dove sta soffiando il vento, Jungkook? —

Credette di averla sentita pronunciare, costringendolo così a sbattere più volte le palpebre e portare le sue grandi mani contro il suo viso ancora incredulo. Riaprendo gli occhi però, della bella Hyeseon non vi era più alcuna traccia. 
Senza quasi accorgersene, mosso dall'istinto più che dalla ragione, Jungkook percorse disperatamente l'intero perimetro della balconata, guardandosi a destra e a sinistra per cercare di ritrovare quel volto etereo tra i delicati fiori del giardino, senza successo. Con il cuore in gola ed il respiro affannato, quel ragazzo dai capelli corvini ebbe un ampio sussulto quando avvertì la sensazione di una mano delicata sfiorargli nuovamente la spalla. Era stato un gesto troppo gentile e aggraziato per essere di Seokjin, troppo effimero per essere reale. Interruppe così la sua disperata ricerca e, anche se non gli ci volle molto per capire di aver appena avuto l'ennesima allucinazione, spostando un poco il suo sguardo proprio nella direzione di quella presenza per nulla ingombrante, si trovò invece a sperare davvero che non si fosse trattato solamente di un sogno.

Ma non appena i suoi occhi si posarono sulla propria spalla, quella sensazione di inaspettato sollievo era già svanita, lasciando che il vento tornasse a soffiare sul suo volto affranto. In quell'istante però, nella mente ancora confusa di Jungkook riaffiorarono nuovamente le ultime parole della giovane, sospirate al suo orecchio dalla lieve brezza.

— Dove sta soffiando il vento? —

Solo allora quel coraggioso soldato ne comprese probabilmente il significato, tornando finalmente a sorridere. Si asciugò poi un'ultima volta le guance umide, appoggiando la sua mano proprio in quel punto della spalla dove, fino a poco prima, aveva distintamente avvertito quella sensazione di piacevole calore, prima di schiarirsi la voce per mandare giù quel grosso nodo alla gola e rientrare a testa alta all'interno della sala, giusto in tempo per incrociare tra la folla gli occhi sempre vigili e attenti del piccolo e sorridente Namhyung.

— Appa! — lo sentì chiamare da lontano, prima di osservarlo non senza un immenso orgoglio, corrergli incontro continuando ad esclamare a gran voce il suo nome.

— Dove sta soffiando il vento eh, Jungkook? —

— Verso il futuro Hyeseon, verso il futuro, — sussurrò quindi solo a quel punto, abbassando poi lievemente il suo sguardo solo per incrociare una volta ancora quello vispo ed allegro di Namhyung che, incredibilmente, non spalancò le braccia per chiedere un suo abbraccio, nè per potersi aggrappare al suo collo robusto come invece era solito fare. Jungkook dovette semplicemente limitarsi ad osservare quel bambino distendere il braccio destro proprio nella sua direzione, non perdendo per un solo istante il contatto visivo con i suoi grandi occhi che, seppur ancora lucidi e increduli, non poterono fare altro che mandare un'unica indicazione al proprio cervello.

In un attimo, le grandi dita del giovane padre si intrecciarono con quelle più sottili del piccolo Namhyung che, pienamente soddisfatto di quel gesto, iniziò a far ciondolare le loro braccia in un movimento continuo e regolare.

E in quel momento, Jeon Jungkook decise semplicemente di lasciare che il calore e l'affetto sprigionati da quella mano delicata, stretta nella sua, lo trascinassero in un momento di pura euforia.

 

Take my hands now, 
you are the cause of my euphoria





 

a/n 
 

RINGRAZIAMENTI

Temo che questo sia il capitolo più


Temo che quello che state per leggere sia stata la parte più "difficile" da scrivere per me.

Vi avevo detto che non avrei più lasciato miei personali commenti finchè non fossi arrivata in fondo a questa long, motivo per cui ora mi ritrovo qui a dare qualche ultimissima spiegazione e trarre le mie conclusioni.

Ho intrapreso questo percorso a novembre, mai credendo che avrei avuto il coraggio per arrivare a mettere la parola fine a questa semplice fanfiction: eppure, se sono qui oggi a scrivere quello che sarà un infinito angolo autrice (devo pur recuperare da tutti quelli che ho saltato no? xD), il mio primo e più grande grazie va a tutti coloro che hanno seguito questa storia. Va ai lettori silenziosi, quelli che hanno subìto i miei scleri capitolo dopo capitolo, che sono rimasti con me nonostante tutti gli avvertimenti e nonostante la mia smodata, irrefrenabile ed invincibile passione per il genere angst. E poi va a chi ha avuto la "forza" per non farmi mai mancare il suo prezioso feedback, a tutti coloro che come Vavi_14, Calowphie, Mammiloso o I_Want_Wonderland, hanno SEMPRE lasciato il loro piccolo o grande commento che come bene sapete, mi ha dato le forze necessarie per andare avanti con questo progetto che nasce e si conclude proprio qui.

Fin da quando avevo concluso hold me tight ho pensato che avrei voluto cimentarmi nella stesura di una fic apocalittica e beh, questo è stato il risultato. Spero che vi sia piaciuto, nonostante il dolore che (temo) di avervi fatto provare in qualche circostanza. Come ormai sapete, nel corso di questi anni ho fatto dell'angst il "mio" genere: in fondo, ma proprio in fondo al cuore so di essere un'inguaribile romantica, ma la realtà dei fatti è che non le so scrivere, fanfiction interamente fluff e romanticose. O meglio ci ho provato, qualche volta ci sono pure riuscita (credo, spero xD), ma ho sempre pensato che tutto ciò che scrivo, persino un tema tanto delicato come l'amore, mi "riesca meglio" se accompagnato da una buona, massiccia, dose di ANGST. A lui mi sono votata come autrice e credo gli rimarrò fedele nei secoli amen.

Una considerazione a questo proposito: fin dall'inizio avevo deciso che Namjoon e Hyeseon sarebbero dovuti morire all'interno di questa fic, ma sappiate che sono stata indecisa fino all'ultimo secondo. In cuor mio avevo già preso la mia decisione, quella di far morire Hyeseon per emorraggia post-parto (questo, del resto, era la causa della sua immunità), ma in ultima istanza persino le mie stesse mani si stavano ribellando agli ordini impartiti dal mio cervello perchè "come puoi essere un'autrice tanto crudele e far morire entrambi i genitori del piccolo Namhyung"?

La realtà è molto semplice: io NON volevo. Non era previsto all'inizio, nel mio progetto, che pure Taehyung facesse quella fine.. Avevo scelto di far sacrificare Jungkook al suo posto. Ma poi, qualcosa nel mio cervello è saltato: insomma, già Namjoon si era sacrificato per salvare Tae, doveva succedere anche a Jungkook? Da qui la decisione (ponderatissima lol), di preferire la morte di Taehyung a quella del più giovane.

E perchè non salvarli entrambi? vi chiederete.

Perchè basically sono una vera masochista quando si tratta di fanfiction.

Sono sempre stata molto spaventata per quanto riguarda il personaggio di Hyeseon, della sua testardaggine e della sua forza di volontà: nel capitolo scorso lei stessa ha chiesto a Jungkook di essere lasciata andare, forse anche un pò egoisticamente. Ho pensato che mi avreste odiata per aver reso Hyeseon tanto egoista: una donna che lascia suo figlio nelle mani di un "perfetto sconosciuto", pur sapendo che nemmeno il padre è riuscito a sopravvivere.

Eppure, mi sento di poter dire - se proprio vogliamo essere crudi ed egoisti - che l'amore di Hyeseon per Taehyung ha superato persino quello nei confronti del suo stesso figlio.

Su ciò che riguarda Jungkook non oso invece mettere bocca, ma credetemi se vi dico che quel ti amo, scritto in corsivo nel penultimo capitolo, mi è costato davvero caro. Perchè, in realtà, non è mai riuscito ad arrivare alle orecchie del suo unico destinatario. E forse, forse, se solo Hyeseon lo avesse sentito allora forse avrebbe deciso di continuare a lottare. Hyeseon se n'è andata da questo mondo ma ritorna prepotentemente in chiusura solo per far vincere a Jungkook le sue stesse paure. È lei che gli chiede da quale parte soffi il vento, convincendolo in quel modo a non guardarsi indietro, ma solamente davanti a sè, davanti a quella famiglia che lui ha saputo crescere e che lo ama incondizionatamente.

Il gesto finale del piccolo Namhyung, sulle note di Euphoria, mi è sembrato il finale più adatto: lui, il bambino di Hyeseon e Taehyung, prende per mano Jungkook riportandolo alla vita, in una realtà dove vale ancora la pena vivere e lottare, per le persone che si amano.

Se tutta la fanfiction è stata lucidamente scalettata, questo finale è invece stato scritto totalmente di getto, infatti temo che sia uno dei peggio riusciti (lol). Avevo diverse idee su come concludere questa storia, ma credo che il salto in avanti nel futuro sia stata forse la più "funzionale" per capire sia come si sono evolute le cose tra i protagonisti, ma anche per dare la giusta conclusione alle vicende.

E quindi beh, il mio sentito ringraziamento non può che andare a tutti quei film, libri e serie tv e videogiochi sugli zombie che io amo che sono stati un pò la mia ispirazione continua durante tutto il percorso, alla mia testolina fumante che ora si prenderà una bella pausa (lol) e, ovviamente a loro, ai bangtan boys, fonte costante di struggle e feels (o, per dirla a loro modo, di blood, sweat and tears). 
Ringrazio poi anche la coraggiosa Hyeseon, la piccola/grande Lily, il bellissimo Ryuk e il dolcissimo Namhyung (vi prego ditemi che avete capito anche voi il PERCHE' del suo nome, ci ho messo una vita a progettarlo lol).

Visto che poi una ragazza me lo ha fatto notare, posterò qui una fanart che secondo me è adjkjkdfdajsa ecco, aiut-

Ok, adesso evaporo davvero e in maniera definitiva: almeno ora potete anche voi tirare un sospiro di sollievo, siete finalmente libere, sane e salve (almeno fino alla prossima storia) XD       


Ok, adesso evaporo davvero e in maniera definitiva: almeno ora potete anche voi tirare un sospiro di sollievo, siete finalmente libere, sane e salve (almeno fino alla prossima storia) XD

Vi abbraccio con tutto l'affetto possibile, kamsahamnida 

La vostra bridgetvonblanche

 

bvb

 

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