Punti di vista

di Le due zie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alba ***
Capitolo 2: *** Meriggio ***
Capitolo 3: *** Sera ***



Capitolo 1
*** Alba ***


Alba
 
Non ha voluto indugiare tra le lenzuola, nonostante la notte appena trascorsa sia la migliore che ricordi di aver avuto da parecchi anni a questa parte. Si sente riposato e potrebbe osare definirsi persino sereno; è consapevole del fatto di essere stato accolto con grande disponibilità e calore, oltre che con estremo riguardo, e ha accettato con vero piacere la proposta di fermarsi a Palazzo Jarjayes per qualche tempo, per potersi ristabilire completamente nel fisico e nello spirito dalle brutture della guerra e della malattia che lo hanno martoriato nel corpo e nell’anima. Ha potuto godere della compagnia della sua ospite e sa di aver avuto molto del suo tempo tutto per sé; tuttavia non ha intenzione di comportarsi come un visitatore da intrattenere semplicemente in salotto, finendo per sottrarre Madamigella Oscar alla sua vita di sempre ed ai suoi impegni, e non ha nemmeno desiderio di rinchiudersi in una tale, tediosa, esistenza da poltrona. Per quel che ricorda, e per quel che ha potuto osservare proprio ieri, quando è giunto alla tenuta, Madamigella Oscar ha l’abitudine di trascorrere giornate molto ricche e attive, dividendosi tra gli allenamenti con la spada e quelli con la pistola, le cavalcate, la lettura e, sì, anche la conversazione e la musica. Per questa ragione, nell’accettare la sua ospitalità con genuino piacere, ha pensato di permettersi di chiederle di poterla affiancare durante le sue giornate libere dagli impegni di lavoro, di condividere con lei del tempo senza privarla del suo quotidiano ma, al contrario, potendo assaporare lui stesso quel piacere di vivere che in lei vede da sempre, quando può osservarla lontana dagli impegni ufficiali e libera di essere se stessa.
Prima di lasciare la stanza che gli è stata assegnata, ha chiesto al domestico che l’ha aiutato a prepararsi dove avrebbe potuto trovare Madamigella Oscar e ora percorre il corridoio, proprio diretto alla terrazza meridionale che gli è stata indicata e che ricorda di aver visitato in passato. Raggiunge l’atrio e lo attraversa, per poi arrivare alla grande sala dei banchetti, dalla quale potrà avere accesso alla terrazza; varca la soglia del salone e la sua attenzione è catturata da una risata cristallina che fende l’aria del mattino e risuona dall’esterno, proprio dalla terrazza alla quale è diretto. Per un istante stenta a riconoscere quella voce vibrante, femminile e spontanea, e si sorprende un poco quando, nell’avanzare, scorge la sagoma della propria ospite là sul terrazzo e la riconduce al vibrare allegro che lo ha colpito. Si ferma per un istante e la osserva, curioso.
L’amica è al limitare del belvedere, vestita semplicemente, con pantaloni di foggia maschile e una camicia candida; ha un fianco poggiato al parapetto ed è rivolta a qualcuno che lui non riesce ancora a vedere, ma che evidentemente sta parlando con lei con grande confidenza e con vicinanza tale da poter suscitare una reazione tanto spontanea. Può solo immaginare di chi si tratti …
E’ quasi rapito da quella scena e, ancora, preferisce rimanere in disparte. Lei ha smesso di ridere, ma la sua espressione resta solare, incredibilmente luminosa; la vede parlare e poi fermarsi in ascolto, ne intuisce movenze rilassate, i modi leggeri e spontanei che la rendono infinitamente femminile, completamente nuova ai suoi occhi. La luce vivida del mattino dona un riflesso dorato alla sua chioma sciolta sulle spalle e rende il suo profilo inaspettatamente piacevole, bello di una bellezza incredibilmente naturale, che lo sorprende e lo induce a trattenere il fiato. Non può che restare rapito da quella visione e al contempo sorpreso nel realizzare quanto gli appaia nuova Madamigella Oscar, lontana dal ricordo che ne aveva del passato e soprattutto distante dall’immagine spenta e opaca che rammentava avesse solo poche ore prima.
Quando lei si sposta, arretrando un poco, Hans vede comparire André e ha conferma di aver colto, in quel frangente, proprio uno di quei momenti informali e senza inutili orpelli che ammette di invidiare alla vita dell’amica. Realizza in un istante quanto tedioso deve essere stato, per lei, rimanere rinchiusa in un salotto ad ascoltare il racconto delle disgrazie e degli orrori che, solo poche ore prima, lui le ha propinato; le è grato per avergli concesso tanta pazienza e di aver compreso il suo bisogno di essere ascoltato, di sgravarsi del peso che ha portato nel suo cuore dall’esperienza americana, ma ora, ristorato dal buon riposo, è pronto ad affiancarla da buon amico nella sua giornata e a godere di quello scorcio di vita serena e gratificante che ha potuto intuire e di cui ora, lo ammette, si sente quasi invidioso.
Allora avanza, attraversa il salone e, senza quasi pensarci, si leva il panciotto che aveva indossato, per alleggerire di un poco la mise elegante che aveva indossato e adeguarsi il più possibile all’abbigliamento che veste Madamigella Oscar.
- Buongiorno, Madamigella! – la saluta giungendo al terrazzo, mentre lascia il panciotto su una poltroncina, e ha quasi l’impressione che lei, udendo la sua voce, si faccia tesa e il suo sorriso si irrigidisca appena; non si ferma, la raggiunge e le sorride, comprendendo forse un disagio nato dal sentirsi in obbligo a mantenere un atteggiamento più formale, lo stesso che aveva colto il giorno precedente, e poi saluta gioviale anche André, pronto a dimostrare quanto desideri essere parte della routine della giornata.
 
- E’ stata una colazione perfetta! – esclama soddisfatto, rilassandosi sulla sedia e godendo del piacevole e tiepido sole del mattino, ora più alto sopra la macchia al limitare della tenuta – Un ottimo riposo, la vostra cucina, questa terrazza e la buona compagnia … sono felice di aver accettato la vostra ospitalità, amica mia, come sono felice che mi permettiate di unirmi a voi e alla vostra giornata! – ribadisce allegro.
Oscar gli sorride e china leggermente il capo, annuendo appena, poi cerca con lo sguardo André che, seduto al tavolo, un poco discosto, ha stretto le labbra soffocando una risatina.
- Con permesso, conte di Fersen: aspettate a dare un giudizio dopo aver sopportato una giornata di allenamenti, di cavalcate e di esercizi di tiro al seguito di Oscar … - suggerisce allora André – perché credo che potreste essere di diversa opinione, questa sera! –
Hans sorride di rimando, quasi colto alla sprovvista dalla prontezza dell’intervento di André, ma gradisce l’atmosfera rilassata e informale di cui si è trovato a far parte questa mattina, che gli fa presagire di poter trascorrere davvero un piacevole periodo di pace tra le mura di Palazzo Jarjayes; si rivolge all’amica, che ora pare redarguire André con un’occhiata che vuol essere severa, e si permette di ribattere – Madamigella Oscar, a questo punto non posso che tenere in considerazione il consiglio del buon André: in effetti, nessuno come lui conosce i ritmi delle vostre giornate e quanto possa essere difficile recuperare la stanchezza accumulata nel tenervi il passo! – commenta leggero, senza quasi riflettere – E ora non posso che osservare come probabilmente André avrebbe avuto bisogno ancora di qualche ora di riposo, questa mattina! Per questo, credo che prima che usciamo per la cavalcata alla quale mi avete invitato a partecipare, mi ritirerò per un poco nella mia stanza, in modo da potermi abbigliare in modo più consono … -
- Ci sarebbe sempre bisogno di un po’ più di riposo … - osserva pronto André, mentre Oscar sembra restare senza parole e risponde appena con cenno di assenso mentre già Hans si alza e arretra, salutando ancora entrambi. Quindi lascia la terrazza e torna al grande salone, ancora pervaso da quell’aura di buon umore che sembra averlo contagiato durante la colazione.
Deve constatare di essersi trovato in una atmosfera completamente differente da quella del giorno prima: ammette di essere stato accolto con assoluto calore, al suo arrivo … ma anche di aver notato quanto Madamigella Oscar gli fosse parsa stanca e quasi assente in seguito, durante il tempo trascorso insieme; ricorda bene di aver ipotizzato che, nonostante la gentilezza che gli aveva dimostrato intrattenendosi con lui, lei potesse essere completamente assorbita da altri pensieri che solo in minima parte gli era riuscito di intuire, a fine serata, quando l’ora era ormai tarda e lui aveva preferito alleggerirla dall’impegno di una partita a scacchi.
Confessa a se stesso di aver stentato quasi a riconoscerla, quando l’ha incontrata sulla terrazza, sorridente e serena, permeata di una leggerezza che, solo poche ore prima, sembrava ormai lontana e irraggiungibile … e anche di aver provato sollievo nel vederla così naturale, spogliata del velo di tristezza che l’aveva avvolta nel corso della cena precedente.
Per qualche istante, al vederla irrigidirsi al suo arrivo in terrazza, aveva temuto di essere il motivo di quell’ombra grigia che le aveva visto addosso … ma poi era stato naturale infrangere le barriere che parevano essersi levate, e che si erano sgretolate durante quella colazione in cui, aveva ipotizzato, era stato determinante il fatto di aver implicitamente accettato la presenza di André alla loro tavola.
Forse la sua intuizione era stata corretta: sebbene conosca André da tempo, e l’abbia sempre visto in ambienti ufficiali, come presenza efficiente ed attenta ad un passo da Madamigella Oscar, deve ammettere che gli è stato sufficiente trascorrere il poco tempo della colazione, per comprendere quanto sia più ampia e complessa la sua figura. Non un semplice attendente, ma una presenza vicina e costante, che non si limita al lavoro, ma spazia nel tempo libero e nella quotidianità, dedicando al suo ruolo ogni momento della propria giornata; e allora gli è chiaro come sia naturale che lui possa esserle mancato, quasi fosse una spalla, un sostegno o semplicemente un amico di cui è difficile fare a meno, e quasi le invidia questo legame speciale, che sembra davvero in grado di rendere piacevole e ricca anche un’esistenza così particolare e densa di rinunce, come deve essere quella di Madamigella Oscar.
Giunge al corridoio e avanzando nel disimpegno un brivido leggero attraversa le sue spalle che, lasciato il sole della terrazza, ora trovano la frescura dell’ombra. Solo allora si rende conto di aver dimenticato il panciotto sulla poltroncina al tavolo della colazione e decide di invertire i suoi passi, per tornare a recuperarlo.
Percorre di nuovo l’intero tragitto, svelto e determinato a non perdere tempo, e quando giunge al terrazzo vede immediatamente il panciotto abbandonato sullo schienale della seduta; Madamigella Oscar e André se ne sono già andati e al tavolo, quanto rimasto dalla loro colazione, attende di essere riordinato. Così lo raggiunge, svelto, per raccogliere il panciotto e fare ritorno in camera, finalmente, per cambiarsi d’abito.
Solo allora, quando si volta, per lasciare di nuovo il terrazzo, alza lo sguardo e li scorge.
Ancora insieme, uno accanto all’altra, e si sostengono al parapetto in pietra, in un angolo quieto del terrazzo, al riparo da sguardi indiscreti; gli danno le spalle e sono rivolti al parco, sembrano intenti a confabulare tra loro, con naturalezza, le spalle che sfiorano, tanto sono vicini.
Non lo sorprende, ciò che vede, e anzi torna nel suo animo quel senso di leggerezza e ammirazione per un rapporto di amicizia così profondo da sfidare ogni convenzione, ma anche così naturale da non riuscire nemmeno a stupirlo.
Resta per un istante ad osservarli, ed è solo quando André si discosta appena da lei, che Hans trattiene quasi il respiro, incapace di dominare la propria sorpresa: in quell’istante, infatti, nella sottile fessura che si è aperta tra loro, riesce ad intuire le loro mani, ormai non più nascoste, strette una nell’altra.
Chiude e riapre gli occhi, scuotendo appena il capo, e poi torna a scrutare nella medesima direzione, ancora sorpreso, ma quelle mani che gli erano parse unite ora non sono più poggiate al parapetto della balconata, ma sono sollevate e si muovono davanti ai suoi amici, indicando direzioni differenti e lontane, perse nel panorama del belvedere.
E allora gli viene da sorridere e china il capo, quasi divertito, constatando di aver proprio bisogno di un periodo di vacanza, perché davvero la stanchezza accumulata in mesi al fronte e poi preda della malattia gli sta facendo sentire i suoi effetti.


Angolo delle zie
Come avevamo anticipato a chi ha letto Scacchi, siamo tornate con questo racconto che, sebbene non sia un vero proprio sequel, in qualche modo riprende l'idea che aveva ispirato proprio quegli episodi.
Ringraziamo fin d'ora chi ci accompagnerà in questa breve avventura ...
Un abbraccio
Le due zie

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Capitolo 2
*** Meriggio ***


Meriggio
 
Cavalca da diversi minuti, ormai, completamente immerso nella natura striata dall'oro dell'autunno, palazzo Jarjayes ormai del tutto sparito alle sue spalle. Le istruzioni di Madamigella Oscar sono state così precise, su come raggiungere la radura che generalmente lei ed André utilizzano per allenarsi all'arte del duello, che non ha alcun timore di smarrirsi ma procede ugualmente mantenendo il cavallo al passo, determinato a godersi appieno la serenità che la squisita ospitalità di Madamigella gli sta regalando a piene mani. Di tanto in tanto gli viene istintivo scrutare l'orizzonte alla ricerca del fumo che avrebbe potuto rivelare la presenza di un accampamento nemico, o guardarsi furtivo le spalle, per essere certo di non essere inseguito, salvo poi rimproverarsi bonariamente tra sé e sé: nessun pericolo di incappare in un'imboscata, nessuna imminente battaglia da affrontare, nessuno spettro ululante di paura da mascherare dietro ad un coraggio sempre più difficile da dimostrare. Solo le distese color burro delle stoppie inframmezzate dal verde dei prati a cui doveva ancora essere strappato l'ultimo raccolto di fieno profumato. Solo il mormorio quieto del canale che scorre poco lontano e un cinguettante sottofondo di passeri e colombi a far da contraltare ad un ritmico cozzare di ferro su ferro, a confermargli che sta per raggiungere la sua ospite e sta per osservarla impegnata in un confronto molto serrato, a giudicare dalla velocità del susseguirsi di colpi che percepisce in modo sempre più definito.
Determinato a non disturbare in alcun modo l'allenamento di Madamigella, distraendola col suo arrivo a cavallo, smonta dalla sella e conduce la sua cavalcatura ad un albero per potervi legare le briglie. Fatto questo si dirige di buon passo verso la radura circondata da alberi di fronte a lui, guidato dal rumore delle spade, pronto a cimentarsi a sua volta con i suoi amici. Pur continuando a camminare indugia un istante su quel pensiero che lo ha colto istintivo: ha pensato anche ad André come ad un amico, accomunando la sua presenza a quella di Madamigella con una naturalezza che un poco lo sorprende. Benché sia abituato alla presenza silenziosa ma preziosissima di André al fianco di Oscar, sia nelle occasioni ufficiali che in quelle decisamente più informali, sin da quando ha avuto modo di conoscerli anni prima, non può fare a meno di pensare alla confidenza che ha visto tra loro in quei giorni, a quel linguaggio privato che ha scorto tra loro, fatto di battiti impercettibili di ciglia ed accenni di sorrisi, di sfiorarsi tanto rapidi e lievi da dubitare che fossero reali, come quelle mani che ha creduto di vedere allacciate. E non può che scoprire in sé stesso un sentimento di comprensione, di accettazione, verso quell'unione così strana ma così salda. Ed è proprio quella considerazione che lo spinge a fermarsi al riparo fluente delle fronde di un salice, quando li raggiunge, senza rivelarsi subito, consapevole che la foga del combattimento impedirà loro di prendere coscienza del suo arrivo.
Non visto li osserva con estrema attenzione: subito lo colpisce la profonda fiducia che dimostrano di avere uno dell'altra. Non potrebbero duellare in quel modo se non si conoscessero a fondo, se non fossero assolutamente certi delle vicendevoli capacità, se non sapessero di poter confidare in quell'affinità senza alcuna riserva. Ben presto si rende conto di essere quasi rapito dalla velocità e dalla leggerezza di quei movimenti, tanto leggiadri ed armoniosi da sembrare una danza ma, ne è certo, assolutamente micidiali e per questo ancor più affascinanti. I rumori della campagna circostante svaniscono, sostituiti dal suono delle lame e dalle grida aspre con cui i due giovani sottolineano la potenza dei loro colpi, i respiri affaticati che gravano le gole quanto il mulinare delle lame impegna muscoli e riflessi. Ogni cosa intorno a lui sembra sbiadire ed affievolirsi, tanto sono ipnotici i fendenti e le parate dei due contendenti che ora hanno intrecciato le lame in un colpo che porta i loro corpi ed i loro visi vicinissimi, gli occhi negli occhi per lunghi interminabili istanti.
La percezione di ciò che sta osservando muta di colpo ed al Conte si spezza il fiato mentre compie istintivamente un passo indietro, cercando ulteriore protezione nel verde ombroso del salice, travolto dalla sensualità che trasuda da ogni singolo, impercettibile movimento che quei corpi compiono, nel respirarsi. - Buon Dio... - si ritrova suo malgrado a mormorare, la gola improvvisamente asciutta e gli occhi sgranati per la sorpresa. 
Desiderio. Ecco cosa sta osservando.
Ecco cosa dicono quegli occhi allacciati, quelle bocche ansanti, quei respiri che si mescolano.
Quei due giovani si desiderano, si vogliono, ne è certo. Riconosce la voglia di annullarsi ed annullare che colma il corpo e svuota la mente. L'ha conosciuta, quella brama, ed ora quella vibrazione potente la percepisce, chiarissima nella radura inondata di sole, tra quell'uomo alto e bruno e quella meravigliosa creatura bionda che lo fronteggia e lo invita al tempo stesso, gli occhi sfavillanti di un brillio adamantino e la bocca atteggiata ad un piccolo sorriso provocatorio che sfiora appena la guancia del compagno per depositargli all'orecchio un tesoro di sussurri.
Di certo, quali che siano le parole mormorate da Oscar, hanno su André un effetto dirompente perché libera fulmineo la spada ed incalza, quasi feroce la sua compagna che accoglie grata i suoi colpi, i riccioli una nuvola d'oro soffuso mentre arretra e para, agile e velocissima, la bocca che ora ha abbandonato il sorriso per mordersi l'angolo inferiore del labbro.
C'è un grosso albero alle spalle di Oscar e Hans ha la sensazione che è lì che lei si stia facendo condurre, malgrado sappia che contro quel tronco resterà di certo imprigionata...e infatti nel tempo che ci ha impiegato per formulare il pensiero è proprio contro la corteccia ruvida che il duello vive i suoi ultimi attimi. In un estremo tentativo di parare gli affondi incalzanti di André, Oscar alza la spada per porla in trasversale ma lui è lesto a cogliere un altro tipo di vittoria: abbandona la sua arma e con un solo gesto si sbarazza di quella di lei e le imprigiona entrambi i polsi, per poi alzarglieli alti sopra la testa e scendere a catturarle avido le labbra.
Sono così belli, perduti in quel bacio affamato che Hans non può fare a meno di continuare a guardarli, benché sappia che deve decidersi ad andarsene, che non può continuare ad osservare quell'attimo intimo e rubato. Deve forzare le sue gambe e arretrare piano, attento a non fare rumore, fino a quando ritrova il cavallo intento a pascolare quietamente.
È solo quando è in sella e percorre piano la via del ritorno che si rende conto della portata di ciò che ha visto …
 
E’ ancora immobile, in piedi, accosto alla grande finestra e con lo sguardo rivolto al giardino. Non riesce a distogliere gli occhi dal vialetto di accesso alla corte antistante l’ingresso di Palazzo Jarjayes, poco più che un passaggio secondario, un nastro di pietrisco chiaro, sul quale i raggi obliqui del sole basso sull’orizzonte disegnano le ombre lunghe dei fusti che accompagnano tutto il percorso che conduce dalle scuderie al palazzo; osserva i riflessi di fuoco e di oro nei quali si insinuano lingue scure, quasi fossero dita forti di una mano segreta che affonda in una chioma dorata e l’accarezza, lenta e delicata, muovendosi d’un soffio, seguendo lieve il passo del tramonto …
Si stupisce, quasi, dei propri pensieri e di come, in modo del tutto inatteso, da alcune ore la sua mente non faccia che rincorrere immagini quasi nascoste, proibite. Ritagli di un mondo che ha scorto appena e che a fatica riesce ancora a definire; che torna come un’onda sulla riva, travolgendo gli scogli per infrangersi su di essi, fino a scivolare ancora verso il mare, riducendosi ad un rivolo che sfuma in un timido gocciolare tra le pieghe consumate della roccia. Un’onda di ricordi, di dettagli, sguardi e gesti che pur evanescenti, sembrano ora perseguitarlo, riallacciandosi senza sosta a frammenti della sua memoria segreta.
Si dà dello stupido, perché finché non li ha visti, insieme a duellare in quella radura, non ha compreso; si chiede come sia stato possibile che non si sia mai accorto di nulla e, considerato da quanto tempo li conosce e quante volte li ha visti insieme, come possano essere stai così bravi a fingere, o anche solo a nascondere. La mente corre alle numerose occasioni in cui li ha incontrati alla reggia, intenti a discutere tra loro in un momento di pausa, o spediti nel percorrere i corridoi tra gli appartamenti, lei sempre un passo avanti a lui, il portamento perfetto e lo sguardo fiero; e alle sue visite a Palazzo Jarjayes, quando era sovente trovarli a esercitarsi con la spada, in una dimensione tutta loro, eppure niente gli aveva impedito di insinuarsi in quei momenti, diventando parte integrante di quelle occasioni di sfida.
Solleva lo sguardo al cielo che a oriente si sta velando della prima pace della sera e rapito dallo spettacolo che si svolge davanti ai suoi occhi porta una mano alla maniglia per aprire la finestra e poter meglio ammirare quel gioco di colori affascinanti. E’ fresca la brezza che investe il suo viso e lo induce a socchiudere lo sguardo e trattenere il respiro per qualche istante, prima di abituarsi a quella carezza e tornare a scrutare oltre l’orizzonte, quasi cercasse, in quel lembo di terra oltre il quale sa essere la città, una risposta alle sue innumerevoli domande. Lo sguardo corre lungo il profilo frastagliato della macchia scura, là dove il terreno pianeggiante si fonde con la boscaglia in un unico verde cupo; nella stessa selva in cui si era addentrato seguendo le indicazioni di Madamigella Oscar, alla ricerca della radura, salvo poi rimanere nell’ombra per decidere che non fosse il caso di arrecare disturbo …
Di nuovo quello stesso pensiero torna a martellare nella sua mente, fino a che nel brusio sommesso di fronde mosse dalla brezza che gli giunge da poca distanza, non coglie un rumore di passi e l’eco di voci note.
Seguendo l’istinto, li cerca con lo sguardo e li trova a percorrere il vialetto, sfilando tra luci ed ombre, uno accanto all’altra.
Non riesce a distogliere lo sguardo da loro e un sorriso gli increspa le labbra quando si accorge di quanto riesca a vederli nuovi, ora. Coglie nei loro passi affiancati un ritmo nuovo, che è sempre stato condiviso, ma ora può sentire unisono, e quel che più lo colpisce è ciò che accompagna quell’avanzare: un rimando di due voci che sono melodia insieme e che si fondono in una risata, sommessa, quanto innegabilmente serena.
E’ in questo momento che gli sembra di comprendere quello che ancora non era riuscito a spiegarsi, dopo lo stupore del pomeriggio e gli innumerevoli quesiti giunti poi: è la naturalezza di quella voce gioiosa che senza parole esprime una serenità che mai aveva colto nell’amica; è la postura che non è semplicemente fiera e composta, come un tempo, ma che ora oserebbe definire naturalmente regale. Loro procedono affiancati e lui sembra che non debba più restare impercettibilmente indietro rispetto a lei e se le distanze in passato parevano minime, tra loro, ora sembrano essere semplicemente inutili. Tuttavia, ciò che più lo colpisce, in ciò che vede, è lei; lei che un tempo, se pur accompagnata da lui, avanzava sempre guardando davanti a sé, mentre ora, se ne rende conto e lo ha visto nei giorni passati, allaccia sempre più spesso il suo sguardo con quello di lui, e indugia in quegli occhi sempre più a lungo, intrecciando un dialogo muto e intenso oltre ogni dire.
Li accompagna quasi, mentre giungono all’ingresso del palazzo, e allora si decide ad arretrare di un passo, per richiudere la finestra, mentre dentro di sé si fa strada il desiderio di incontrarli e di riuscire a dir loro quanto il suo animo abbia preso a vibrare, nel riconoscere quel che di nuovo anima i loro giorni.

Angolo delle zie
Buongiorno a tutte! Siamo tornate e a questo punto il conte ha proprio visto bene!
Noi vi lasciamo ai vostri pensieri... e ci mettiamo a inseguire il conte (magari con un mattarello) così lo teniamo occupato e lascia stare Oscar e André!
Grazie a tutte e a presto!
Monica e Maddy

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Capitolo 3
*** Sera ***



Sera
 
Percorre il corridoio con passo insolitamente svelto, un’andatura che non gli appartiene, ma che diviene naturale, spinto come è dal bisogno di raggiungere Madamigella Oscar. I dipinti austeri sfilano ai suoi fianchi e i componenti più illustri della famiglia Jarjayes sembrano osservarlo con sguardo arcigno attraverso le cornici pesanti di decorazioni e intagli dorati, che sembrano finestre aperte su un passato ancora vivo.  Uno dopo l’altro, lo sostengono nella preoccupazione che ha preso il posto dello stupore, accordandogli il loro appoggio in quello che sembra un intervento necessario, anche se difficile da mettere in atto. Si ferma un istante, scambiando un’occhiata preoccupata con un uomo dal portamento fiero e dall’uniforme scarlatta che, da un paesaggio dalle geometrie curate e vagamente famigliari, gli si mostra in tutto il suo rigore attraverso uno sguardo limpido e intransigente che non fatica a ricondurre ai tratti caratteristici della famiglia.
Prende fiato e fa vibrare nervoso le dita sui palmi, poi torna a muoversi verso il ballatoio, per scendere il grande scalone pronto alla missione diplomatica di cui si sente ormai responsabile. Ha avuto modo di riflettere in merito a quel che ha compreso e istante dopo istante ha sentito l’urgenza di intervenire per mettere in guardia soprattutto lei.
Porta istintivamente il palmo alla fronte mentre con l’altra mano accarezza quasi la possente balaustra in marmo e, uno dopo l’altro, scende i gradini fino al piano terra. E’ stato lui stesso un ingenuo quando, il giorno del suo arrivo a Palazzo Jarjayes, cogliendo una insolita tensione in Madamigella Oscar e intuendo una sorta di questione aperta con André, ha scelto di ritirarsi per la notte in anticipo, consapevole che lei avesse necessità di chiarirsi con l’amico di sempre. Non avrebbe mai potuto intuire quale fosse la portata di tale questione aperta … eppure ora gli è assolutamente chiaro il fatto che l’ombra buia che aveva intuito nello sguardo di André in quell’unica occasione in cui l’aveva incrociato, durante il servizio a tavola, non fosse altro che il peso sull’animo di un uomo ferito da una bruciante gelosia. Una morsa astiosa che forse lo aveva tenuto lontano per tutto il tempo che lui, ospite appena giunto a Palazzo, aveva trascorso da solo con lei, con la sua Oscar, e che poi pareva essere svanita nel nulla la mattina seguente, tanto che lui stesso se l’era completamente dimenticata, nel ritrovarli così affiatati e naturali, forse oltre come li ricordasse in passato …
Quando supera l’atrio d’ingresso e imbocca il corridoio occidentale del piano terra, istintivamente i suoi passi si fanno più lenti e i tacchi sembrano pesanti sul pavimento di marmo, tanto che ogni passo rimbomba quasi sotto il soffitto decorato. Facendosi prossimo alla sala da pranzo dove sa di essere invitato, ma teme di essere di troppo, si schiarisce la voce una, due volte, e poi ancora quando, fermo dinnanzi ai battenti socchiusi intuisce delle voci provenire dall’interno della sala.
Non ha intenzione di incappare in situazioni che potrebbero essere inopportune; desidera che, benché sia atteso, il suo sopraggiungere non risulti fuori luogo.
Quando varca la soglia ed entra nella sala da pranzo, la scorge oltre il grande tavolo già sontuosamente apparecchiato. Madamigella Oscar si trova in piedi in fondo al locale, giusto accanto al camino che intuisce acceso sul lato corto dell’ambiente; lei dà le spalle alle grandi finestre e sembra rivolta proprio a qualcuno chino dinnanzi al focolare, mentre parla a mezza voce, in uno scambio di battute che si chiude con un sorriso sereno.
Non è sorpreso nello scoprire che è la figura di André ad emergere da oltre la cortina della tavola, quando, avanzando nella sala, i passi sempre più vicini palesano la presenza del Conte.
- Benarrivato, Conte di Fersen! - lo accoglie Madamigella Oscar con la consueta gentilezza, mentre la sua eterea bellezza nella mente del Conte si sovrappone all’immagine sensuale e selvatica rubata nel pomeriggio – Siamo lieti di rivedervi. Spero che oggi non abbiate avuto problemi, visto che non ci avete raggiunti per l’allenamento alla radura. - Si ferma un istante e sembra davvero dispiaciuta nell’esprimere il suo rammarico - Devo scusarmi con voi: forse non ho saputo spiegarmi adeguatamente nell’indicarvi la via del bosco … -
Lo coglie di sorpresa la leggerezza con cui lei si riferisce alla radura alla quale vorrebbe raccontarle di averli raggiunti … per poi considerare fosse meglio lasciarli soli. Così accenna un sorriso di scuse e accampa una giustificazione plausibile per tramutare quella che potrebbe sembrare una scortesia, in qualcosa di molto più semplice e leggero – Oh, no, amica mia: la vostra spiegazione era assolutamente perfetta; piuttosto, sono io che lungo la via del bosco mi sono lasciato distrarre dalle bellezze del paesaggio del parco e ho deviato verso mezzogiorno, finendo per seguire un sentiero che mi ha portato altrove. Mi scuso per la mia assoluta leggerezza … ma mi sono soffermato a contemplare alcuni scorci che hanno un che di teatrale e potrebbero ispirare scenografie e dipinti di raro fascino … -
Madamigella Oscar ascolta le sue parole, annuisce appena e sorride, mentre André interviene.
- Come darvi torto, Conte di Fersen? Per anni Oscar e io abbiamo esplorato il parco, da ragazzini, spingendoci fino ai confini della tenuta, affascinati dagli angoli più remoti di questo fondo, trascorrendo ore e ore ad ammirare i riflessi del tramonto sul profilo del bosco, le ombre della notte tra le fronde e anche il soffio dell’aurora sul pelo dell’acqua del fiume … - racconta sul filo dei ricordi, mentre cerca e trova conferma in uno scambio di sguardi con lei, per poi proseguire- … e ognuna di quelle fughe valeva la pena della ramanzina che vi ha fatto seguito! - conclude vivace, suscitando un sorriso ancora sulle labbra della compagna di fuga.
Il Conte non può che annuire e unirsi a loro, mentre nell’animo torna a farsi strada la consapevolezza di quanto la vita dell’amica sia stata libera e forse al tempo stesso condizionata dalla sua stessa libertà; osserva ancora quella confidenza, insolita eppure naturale, che solo ora riesce a cogliere in tutta la sua travolgente realtà e non può impedirsi di provare timore, realizzando quanto il naturale corso degli eventi abbia potuto prendere il sopravvento … Si morde il labbro, ascolta ancora il racconto di una avventura di ragazzini rimasti a trascorrere la notte nel bosco con l’unico scopo di dimostrare di avere il coraggio di sfidare il controllo della governante e sente sempre più forte la necessità di intervenire, per aprire gli occhi dell’amica sulla realtà di ciò che ha concesso che fosse.
Osserva i gesti, la sorprendente naturalezza con la quale ogni movenza dell’una si insinui in quella dell’altro ora più che mai prima, in una sintonia perfetta, fino a sembrare una danza, per quanto i loro gesti e il loro muoversi sia unisono e perfetto. Si stupisce di non averlo compreso prima e di quanto tempo abbia osservato i suoi amici senza davvero comprendere a cosa avrebbe potuto portare una vita come la loro. Ancora li ascolta, interviene come si conviene ad un ospite e intrattiene la conversazione come è giusto che sia, quando la cena ha inizio e insieme, come è ormai consuetudine, si accomodano a tavola.
Qualcosa si muove nel suo animo, perché ha deciso di intervenire e sa che è giusto che lo faccia; ma soprattutto, sa che dovrà essere pronto, per cogliere il momento in cui resterà solo con lei.
 
Quando André si alza da tavola, afferrando l’ennesima caraffa svuotata, con l’intento di andare a prendere del vino speciale, il Conte avverte un brivido lungo la schiena. Lo segue con lo sguardo mentre lascia la sala e non appena lui scompare oltre i battenti decorati si volge a lei, pronto ad approfittare della sua assenza.
- Amica mia … - esordisce fissando lo sguardo nel suo e facendosi più vicino a lei - … perdonatemi, ma ho urgente necessità di parlarvi. -
Lei non si scompone alle sue parole e continua a sostenere il suo sguardo, mentre gli si allontana appena, rilassandosi contro lo schienale imbottito della sua sedia – Vi ascolto; ma prima ditemi: perché solo ora? - chiede diretta, con un cenno del capo nella direzione del posto lasciato vuoto da André.
Il Conte prende fiato, raduna ancora una volta le idee e poi affronta il problema - E’ proprio di questo che sento il bisogno di parlarvi. -
- Di André? - chiede lei di rimando, aggrottando la fronte palesando la propria sorpresa, mentre posa la forchetta e unisce le mani, intrecciando le dita sul grembo.
- Di lui e … - riprende il Conte, restando un istante in sospeso, cercando le parole giuste per affrontare la questione.
- André non ha segreti: - precisa allora lei - sono certa che possiate parlare apertamente in presenza di entrambi. – afferma sicura, come a redarguirlo per il fatto di aver atteso che lui se ne andasse.
- Amica mia, si tratta di lui … e di voi. - chiarisce allora Hans superando l’imbarazzo - Della situazione che forse … vi è sfuggita di mano. - la guarda un istante, ma non le lascia il tempo di intervenire di nuovo, quando la vede prendere fiato e liberare un sospiro leggero, forse per affrontare la questione - Del fatto che siete cresciuti insieme e che condividete ricordi, esperienze e ogni momento della giornata … ma forse, ora, anche quello che non dovrebbe essere. -
Lei resta allora in silenzio e sembra osservarlo senza mutare espressione, mentre lui attende e, ogni poco, volge uno sguardo preoccupato al varco verso il corridoio. La vede tendere le labbra in un sorriso accennato e allungare il braccio verso il calice per afferrarlo e portarlo alle labbra, assaporando il liquido vermiglio con estrema calma, quasi stesse intenzionalmente prendendo tempo. La osserva socchiudere lo sguardo e reclinare il capo all’indietro, l’espressione inaspettatamente serena e una sorta di sorriso trattenuto a fior di labbra; allora non si perde d’animo e riprende a parlarle, in un appello quasi accorato.
- Oscar, in tutta franchezza, ho sempre udito pettegolezzi e insinuazioni nei vostri confronti, e critiche aspre alla vostra condotta di vita; ma conoscendovi, da amico quale mi sono sempre considerato, sapevo che non vi fosse alcun fondamento in quelle voci maligne e forse mosse solo dall’invidia … - precisa - … ma ora si tratta d’altro … -
Ad interromperlo è il riso trattenuto con cui lei risponde al suo intervento.
– Conte di Fersen, vi state veramente preoccupando della mia virtù? – gli domanda lei a bruciapelo, con una franchezza che lo spiazza, in un primo istante, ma non lo scoraggia e, anzi, lo spinge ad essere più chiaro.
- Non si tratta di … virtù, – ammette con un velo di imbarazzo – ma della vostra vita, della vostra serenità, Oscar. – cerca i suoi occhi, di nuovo, e questa volta è convinto che nel leggero tremare della voce lei abbia colto tutta la preoccupazione che lo spinge a parlare – Si tratta della vostra felicità. –
E allora lei lo osserva, un poco più attenta, con lo sguardo che pare brillare di un improvviso pensiero; così può riprendere, deciso a non indugiare oltre – Voi sapete della mia situazione; forse ne siete a conoscenza meglio di chiunque altro a corte e in tutto il Regno … e potete vedere quale sofferenza possa portare la scelta di alimentare un sentimento sbagliato; io sento di non avere alternative … Ma voi … voi siete nella condizione di determinare ciò che deve essere la vostra vita! -.
Lei non interviene ancora, lo sguardo appena assottigliato e le labbra socchiuse, in ossequioso silenzio e lui torna alla carica certo di aver trovato la via della ragione – Io comprendo il vostro bisogno di vivere la vostra vita, di essere una donna e di essere libera … e non mi permetterei mai di criticare la vostra condotta; ma mi sta a cuore la vostra felicità e proprio per questo sono certo che dobbiate avere il coraggio di determinare la vostra vita, senza imboccare una strada che potrebbe rivelarsi complessa e impossibile da percorrere serenamente, se non addirittura senza futuro e fatta solo di sofferenza … -
La voce si perde nel silenzio della sala, mentre una giovane cameriera compare alle loro spalle, annunciata dal tintinnare di alcune stoviglie, e con gesti precisi sfila tra loro, allungandosi sulla tavola per togliere dal desco i piatti da portata e riporli su un carrello poco lontano. Il Conte resta in attesa, osserva la giovane che solerte torna alla tavola, raccoglie altre stoviglie e poi svanisce oltre i battenti di una apertura poco lontano da loro, dopo essersi congedata con un leggero inchino; allora torna all’amica, ancora assorta e con lo sguardo basso, e attende, nella speranza che possa comprendere.
Le lunghe dita giocano con il pizzo della tovaglia per qualche istante, intrecciando un gioco leggero con il merletto, e quando si fermano lei torna a sollevare lo sguardo, che scivola lento alla porta aperta sul corridoio e poi torna a lui.
Il Conte lancia un’occhiata inquieta alla porta in fondo alla sala da pranzo, intuendo dei passi che, tocco dopo tocco, si fanno più vicini; inspira nervoso e la chiama, sollecitando ancora una sua risposta.
- Oscar… insomma, cercate di comprendere … - ma il suo appello si perde, quando nella sala fa il proprio ingresso André, il volto sereno e sorridente, con la brocca ora colma stretta tra le mani. Vede chiaramente la sua espressione mutare, nell’istante in cui intuisce che l’atmosfera non è più la stessa che ha lasciato, poco prima; è quasi naturale lo scambio silenzioso e immediato che lui intreccia con Oscar, poco più che un rimbalzo di sguardi, che pare sufficiente a chiarire ogni cosa. André si approssima alla tavola, posa la caraffa e torna ad occupare il proprio posto, mentre una mano si allunga in un gesto naturale e si posa sul bracciolo della sedia di lei.
- Io comprendo la vostra apprensione, sapete? - lo sorprende allora l’amica, mentre la sua mano sottile si leva dal pizzo e si muove leggera a raggiungere quella di lui, ancora posata al bracciolo - E non posso che ringraziarvi per la vostra preoccupazione. Tuttavia … lasciate che vi parli apertamente. -
Il Conte resta in ascolto, un poco sorpreso, e aggrotta la fronte, annuendo rivolto a lei, quasi che in tal modo possa restare ancora solo con lei, grazie alla propria forza di volontà; così lei ringrazia con un lieve cenno del capo e la sua voce torna vibrare nell’aria.
- Credevo che voi aveste a cuore la mia felicità … - esordisce - … ma ora … -
- E credete bene, mia cara! E’ proprio per questo che mi sono permesso di parlarvi apertamente! – si intromette allora il Conte, con una nota d’urgenza, che poi si spegne, di fronte all’espressione sorpresa di lei; e allora lui arresta il proprio impeto e le lascia la parola – Ma … perdonatemi, Oscar … vi ascolto. –
Lei sorride appena – Ecco, dalle vostre parole, pare che mi stiate mettendo in guardia da qualcosa di terribile! –
Hans allora raddrizza la schiena, sistemandosi sulla sua seduta imbottita – Amica mia, voi parlate con grande leggerezza … e forse credete di aver trovato la vostra felicità perché state muovendo i primi passi del vostro … - resta in imbarazzo, evita lo sguardo incuriosito e quasi divertito di André, e lascia scorrere il proprio sulla lunga tavola, quasi per raccogliere le idee, per poi prendere fiato e coraggio - … della vostra storia; ma il tempo mi darà ragione: tutto si tramuterà in una sofferenza … in una lenta agonia! –
Il volto di André si fa scuro, a quelle parole, e il suo sguardo cela a mala pena la propria delusione di fronte a tali parole; lei, al contrario, non sembra aver colto la gravità dell’appello – Conte di Fersen, sebbene voi abbiate la certezza che io stia muovendo i primi passi di questo legame, e quindi con grande trasporto mi vogliate mettere in guardia da un futuro di tristezza, devo contraddirvi: io so bene di cosa stiamo parlando! –
La mano libera e sottile torna al calice vuoto e André, pronto, afferra la caraffa per riempirlo; è sufficiente un cenno, uno scambio di sguardi leggeri con cui si intrecciano gratitudine e soddisfazione, e il calice giunge alle labbra.
- Ottima scelta, André! – commenta lei con voce calda dopo aver assaporato il liquido vermiglio – Non avrei saputo fare di meglio! - e poi si volge al Conte e riprende il suo tono pacato – Per lungo tempo mi sono lasciata ingannare dalle apparenze e ho creduto di conoscere l’amore, inseguendo l’illusione di ciò che non avrebbe potuto mai essere felicità, e che mi avrebbe condotto certamente a quella che voi stesso avete definito una lenta agonia … a quella stessa sofferenza che voi mi dite di conoscere bene, e da cui mi volete mettere in guardia. –
Prende ancora un sorso di vino e in quei pochi attimi il Conte controlla a mala pena la propria sorpresa all’udire l’amica parlare apertamente di amore per poi ammettere di aver sofferto a lungo per un sentimento che era solo una illusione; non riesce ancora a districare il filo intrecciato di quella rivelazione, quando lei riprende a parlare.
- Ebbene, c’è voluto del tempo … molto tempo, in realtà, prima che potessi comprendere che la mia era solo una illusione. In realtà, avevo idealizzato una felicità che riuscivo a intuire, e che sentivo vicina … ma che non potevo ancora riconoscere. Vivevo la mia vita inseguendo alti ideali di giustizia e rigore … e confondevo quella meta con l’ideale di sentimento che credevo di avere nel mio cuore, ma che invece era solo il riflesso di quello avevo realmente dentro di me. –
Lei si ferma ancora un istante e Hans resta muto, nell’assistere ad un nuovo scambio di sguardi fra la sua ospite e l’amico di sempre. Dischiude le labbra e le inumidisce, vorrebbe intervenire, ma lei non glielo permette.
- Ho rischiato davvero che un semplice abbaglio, mi portasse ad una scelta avventata … e ad una lenta agonia, rincorrendo il fantoccio di ciò che credevo fosse l’amore. Tuttavia … - le labbra si incurvano appena in un sorriso e lo sguardo si fa quasi lucido mentre le parole piegano su quello che ancora lei sente il bisogno di raccontare - … il fato ha voluto che la persona a me più cara riuscisse ancora a salvarmi, a farmi comprendere quale fosse la mia vera strada. –
Il Conte segue lo sguardo dell’amica e non può che restare il silenzio, rispettando l’ammirazione che scalda l’aria e la luce del doppiere, attraverso l’espressione dell’uomo che gli siede di fronte.
- Conte di Fersen, - lo richiama lei – non temete per il mio futuro e per quello di André: io ho avuto la fortuna di riconoscere chi aveva alimentato nel mio cuore la fiamma calda e silenziosa del vero amore, e non ho alcun dubbio che quella che ho compiuto sia la scelta giusta e l’unica decisione che potessi prendere: la scelta di vivere un amore che non è affatto una agonia … ma piuttosto la felicità completa. –
Ha trattenuto il fiato durante quella lunga dichiarazione d’amore, affascinato dalla melodia di quelle parole accorate, che sulle labbra dell’amica suonavano ancora più dolci e vere, per nulla fuori luogo, nonostante in lei riesca ancora a scorgere la donna cresciuta come un militare, tra spade e duelli. La sua vista si è fatta sfocata e la luce del candeliere ora quasi lo abbaglia, mentre sbatte più volte le palpebre per recuperare il proprio orizzonte e la propria dimensione. Distoglie lo sguardo dal piatto vuoto che gli sta dinnanzi e lo solleva appena, percorrendo una sorta di sentiero che, sul lino candido della tovaglia ricamata, tra posate e cristalli, finisce sulle loro mani unite, soffermandosi sulle loro dita ora strette in un intreccio saldo.
Rimane senza parole e sa di non avere altro da aggiungere che non possa risultare superfluo, perché ha compreso le parole che lei ha rivolto non solo a lui, ma al mondo intero, aprendo il suo cuore in una sorta di preziosa dichiarazione di intenti, forte come solo un animo coraggioso, sostenuto dal vero amore, può permettersi di esprimere.
Allora anche nel suo stesso petto avverte quel soffio caldo che le parole udite sembravano suggerire al suo animo, e le sue labbra si aprono in un sorriso che diventa riflesso di ciò che ha sente di aver accettato prima ancora di poterlo comprendere. D’istinto, stringe le dita attorno al manico della brocca e si allunga sulla tavola per riempire il calice di André e poi il proprio, per poi afferrare il bicchiere e sollevarlo in direzione degli amici, arreso a ciò che non può essere in alcun modo contrastato, e felice, finalmente, di aver potuto conoscere in una persona cara e speciale, la fiamma viva dell’amore che non teme nulla.

Angolo delle zie: anche questo racconto delle zie finisce e vi porta là dove avremmo voluto arrivare insieme a voi. 
C'è stata un po' di attesa, ma i nostri impegni ci hanno tenute lontane da efp, e speriamo comunque che anche questo viaggio vi abbia saputo emozionare.
A tutte le lettrici giunte fino a qui, un grande abbraccio!
Monica e Maddy

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