Oltreoceano

di Siranne
(/viewuser.php?uid=679553)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'isola dei diavoli ***
Capitolo 2: *** Limone ***



Capitolo 1
*** L'isola dei diavoli ***


Premessa: tra i vari personaggi conosciuti, ritroverete nel testo un certo Martin. Sappiate che è il nome che mi sono inventata per il tizio che lavora con Nikolo al ristorante (quello che fa il cameriere). Se un giorno Isayama gli darà un nome, sarò ben felice di correggere^^

Oltreoceano

I

 

Non era questo ciò che si aspettava quando era partito da Marley. Era stato mandato in avanscoperta e appena aveva messo piede sulla costa pensò che fosse tutto tranquillo. Il suo cuore era calmo, quegli animali stavano rinchiusi in Mura che si trovavano a chilometri di distanza da quella costa e per questo non si aspettava che una piccola figura uscisse furtiva all'improvviso per puntargli una spada contro. Nikolo si sarebbe messo a ridere vedendo quel nanetto che cercava di mettersi contro di lui, ma imparò ben presto la lezione. L'uomo basso lo aveva disarmato prima che potesse persino accorgersene.
Un altro diavolo si era avvicinato, una persona più alta con un paio di occhiali ed un occhio bendato. Lei aveva spiccicato qualche parola e lo aveva preso con sé. Preferiva morire piuttosto che essere usato come ostaggio.
Una creature enorme emerse dalle acque e prese la nave per portarla a riva per permettere a quello che era il loro Comandante di invitarli a prendere un tè. Sarebbe stato disposto a morire per salvare la vita ai suoi compagni ed evitare di diventare un loro ostaggio, ma in quella nave vi erano dei traditori che uccisero il loro superiore e si arresero ai diavoli.
Si aspettava di raggiungere l'isola dei diavoli, fare la sua parte da buon soldato marleyano e poi tornarsene a casa, con tutti gli onori e invece era stato preso come ostaggio insieme a tutti i suoi compagni. Chissà cosa avrebbero fatto quei diavoli. Li avrebbero torturati? Seviziati? Costretti ai lavori forzati?
 
***
 
Pulire le cozze non era tra le sue attività preferite. Doveva perdere molto tempo e faticare molto per togliere lo sporco.
"Perché maledizione?"
Il coltello cercava di rimuovere le incrostazioni sul guscio nero. Si voltò per guardare i gamberi che giacevano sul tavolo alle sue spalle. Pure quelli aspettavano una bella pulizia...
Nikolo aveva imparato a cucinare da soldato, ma a quanto dicevano gli altri lui aveva un particolare talento e spesso i suoi commilitoni gli chiedevano di cucinare. Non era la sua attività preferita, ma a volte li accontentava. Adesso invece era l’unica attività che gli era consentita fare.
Dopo aver pulito tutto il pesce e averlo cucinato, aveva apparecchiato un lungo tavolo e servito alcuni piatti. Mancava solo lo stufato di polpo. Bisognava mescolarlo con pazienza e questa era una delle cose più noiose in assoluto.
"È cibo questo?"
Nikolo sentì una voce alle sue spalle.
"Questa roba è commestibile?" chiese un altro.
Riconobbe alcuni diavoli accompagnati da Yelena.
"È la prima volta che mangiate il pesce?" chiese Yelena, "Nikolo è un maestro della cucina marleyana."
Nikolo tirò un lungo sospiro. Per l'ennesima volta si chiese perché cavolo stava cucinando in quella dannata isola.
Si voltò per farglielo capire chiaro e tondo, "Voi Eldiani siete liberi di non mangiare. Perché dovrei volere che voi..."
Il diavolo col codino che stava fissando il tavolo scattò in avanti e si buttò su un'aragosta. Gli altri due eldiani cercarono di fermarla, ma lei continuava imperterrita ad addentare un'aragosta a mani nude.
Sollevò il volto, era in lacrime, le mani che reggevano l’aragosta tranciata in due.
"Nikolo!" bofonchiò con la bocca piena, "Tu sei un genio!" .
Non seppe spiegarsi cosa successe in quell'istante. Si sentì in imbarazzo. Nessuno aveva mai detto che era un genio. E nessuno aveva mai mangiato i suoi piatti con così tanta passione.
 
***
 
Il giorno seguente le servì una zuppa con polpo e vongole. Non perché voleva cucinare apposta per lei, niente affatto. Si era semplicemente offerta volontaria di assaggiare i piatti per darne un giudizio.
Guardava il piatto con adorazione. Afferrò il cucchiaio e lo affondò. Prese una generosa quantità di zuppa e se lo portò alla bocca. All’improvviso le sue guance si arrossarono e ne prese un’altra cucchiaiata. Con la bocca piena e gli occhi brillanti, lo sommerse di complimenti.
Dal momento che le piaceva così tanto, gliene diede due altre porzioni. Doveva solo assaggiare in fondo. Gli serviva che quell’eldiana provasse i suoi piatti. Aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse che il suo piatto andava bene e poteva essere servito. Solo per questo. Nessun altro motivo.
 
*** 
 
Nikolo stava andando a buttare gli scarti del pesce che già puzzavano in maniera insopportabile. Notò due figure a cavallo. La luce del tardo pomeriggio non gli fece intuire subito di chi si trattasse. Degli eldiani di sicuro, a loro non era concesso avere dei cavalli.
Quando raggiunse i bidoni e li aprì per buttare la spazzatura, rivolse un ultimo sguardo annoiato agli eldiani, ma se ne pentì subito. Era lei. La riconobbe.
Anche lei lo riconobbe e fece un cenno al suo compagno. Riconobbe anche l’altro, era il tizio rosso con un ciuffo a forma di ventola. Lui filò via al galoppo, lei si avvicinò verso i bidoni.
“Anche oggi sei stato spettacolare!” disse, appena lo raggiunse.
Non sapeva cosa risponderle e poi era meglio non dare alcuna confidenza ai diavoli.
Bofonchiò un grazie tra i denti.
“Non vedo l’ora di vedere cosa farai domani a pranzo. Ci vediamo!”
Ritornò sui suoi passi, forse per raggiungere l’altro che era andato via. Lei era nella sua alta uniforme, le lunghe gambe fasciate nei loro pantaloni bianchi e circondate dalle cinghie che gli eldiani usavano. Immaginò che quelle cosce, invece di stringere il dorso del cavallo, stringessero i suoi fianchi. Che quel lento dondolio provocato dall’andatura dell’animale, fosse un movimento deciso e controllato da lei, che gli permettesse con calma straziante di affondare nel suo corpo.
Nikolo.
Che la bocca di lei, invece che limitarsi ad assaporare i cibi fatti con le sue mani, andasse oltre.
Nikolo.
A volte avrebbe voluto essere uno di quei piatti lei adorava. Se solo avesse rivolto un po’ dell’attenzione che rivolgeva al suo cibo a lui allora…
Se fosse stato possibile, avrebbe assaporato le sua labbra con la stessa passione con cui lei divorava la sua zuppa di pesce.
“Nikolo!”
Si voltò di scatto, come se l’avessero beccato a rubare e si rese conto della presenza di uno dei suoi compagni di sventura.
“Ti sei incantato?”
“Come?”
Martin aggrottò le sopracciglia, “Ti senti male?”
“No, perché?” rispose Nikolo grattandosi la testa, “Ero solo un attimo… sovrappensiero.”
Martin tirò un lungo sospiro e gli si accostò, “Nikolo, lo sai, vero?” gli diede una pacca sulla spalla, “Se a Marley ti avessero visto fissare un’eldiana in quel modo…”
Lo sapeva, fin troppo bene. E infatti quello che aveva pensato poco fa riguardo quel diavolo era, era… a dir poco deviato.
“Non la stavo fissando, infatti. Pensi che io possa avere certe fantasie ripugnanti.”
“E cosa la guardavi a fare, allora?”
“Per il cavallo. Se riuscissimo ad averne uno, potremmo scappare via.”
“A meno che i diavoli non hanno insegnato ai cavalli a nuotare, la vedo abbastanza difficile.”
Martin gli diede un’altra pacca prima di andare via, “Evita problemi inutili, te lo dico da amico.”
 
***
 
Non era colpa sua se i piatti di Sasha erano un po’ più sostanziosi di quelli degli altri. Lei li apprezzava molto di più dei suoi commilitoni quindi era normale che ne desse di più a lei. Solo per questo…
Un giorno la ragazza eldiana apparve nelle cucine, chiedendogli di cucinarle di nuovo un piatto che aveva servito il giorno precedente a pranzo.
“Gli spaghetti con le vongole?”
“Sì, sì, esatto! So che sei molto impegnato e mi dispiace darti questo impiccio, ma se potessi farlo te ne sarei davvero molto grata”, disse con le mani giunte come se stesse facendo una preghiera.
“Va bene”, gli sfuggì dalle labbra prima che potesse accorgersene.
“Davvero?!”
“Ehm…”, ormai non poteva più tornare indietro, “Poi ti faccio sapere quando è pronto.”
“Oh non ce ne è bisogno, ti aiuto!” disse avvicinandosi al ripiano in cui teneva il pane.
“Come?”
Sasha allungò svelta una mano per prendere un panino. Nikolo avrebbe dovuto fermarla, ma ormai si era abituato a vederla rubacchiare del cibo e lei non si sforzava nemmeno più di nascondere i furti.
“Guarda che so cucinare anch’io”, disse mentre prendeva un pezzo di pane con i denti.
“Ma…” una stilettata di panico risuonò nel suo petto. Non capiva perché, ma doveva ammettere che purtroppo sentiva una certa simpatia per quella ragazza, per i suoi modi strani e per tutti i complimenti che gli faceva e indugiare in certi pensieri sugli eldiani era sbagliato, passare del tempo con lei era sbagliato e pericoloso, “No.”
“Come no? Davvero, posso aiut-”
“Non voglio cucinare con un eldiano.”
Avrebbe voluto dirlo con più decisione, come un buon marleyano avrebbe fatto, come faceva lui stesso prima di rammollirsi. Ma gli uscì un tono incerto ed esitante.
Il sorriso che le inondava il viso si spense. Il volto si scurì, sembrava quasi un’altra persona.
“E quindi la pensi ancora così?”
Lasciò il pane mezzo masticato sul tavolo e andò via.
 
*** 

“Maledizione”, mormorò a mezza voce. Stava ultimando una Sacher, una delle torte più buone al mondo. Era quasi pronta, mancava solo la copertura con la crema al cioccolato.
La cucina senza di lei era vuota e triste, persino più noiosa di quando cucinava solo per gli altri soldati e non per lei.
Lei. Lei, lei, lei, lei.
“Maledizione”, mormorò ancora.
In quanto prigioniero di guerra non poteva muoversi liberamente e se lei non veniva di sua spontanea volontà, rischiava di dover buttare via la torta.
Quel giorno era stato fortunato però. Uno dei soldati eldiani era venuto per prendere nota delle cose da comprare per la cucina.
“Jean.”
Il ragazzo si voltò, ma il suo sguardo scivolò verso il vassoio che teneva tra le mani.
“Puoi portarla…”
“Uhm?”
“A Sasha.”
“A Sasha?” Jean lo guardò confuso, “Di solito passa un sacco di tempo nelle cucine.”
“No, non viene più”, mormorò.
“Sasha che si rifiuta di passare il tempo libero con il cibo?” fece una breve risata, “Impossibile.”
“Per favore portagliela.”
“Mi sembravate amici fino a poco fa. Che hai combinato?”
La verità era che Nikolo si vergognava per quello che le aveva detto. Ma allo stesso tempo si vergognava per provare vergogna. Per un marleyano è normale dire quelle cose, perché è così che fanno tutti. Adesso invece non gli sembrava più normale. Era giusta questa impressione? Chiunque a Marley, se lo avesse saputo, gli avrebbe detto che era uno sciocco deviato dai diavoli. Ma adesso non era a Marley e l’unica cosa che contava era che si sentiva una merda per averla offesa.
“Niente io ho solo…”
“Ah sì”, disse Jean annuendo, “Avrai sparato le tue cazzate sugli eldiani.”
“Non sono caz-“
“Se non sono cazzate allora perché cucini per lei?” chiese, guardandolo quasi con disprezzo.
Perché, maledizione?
“Non c’entra…”
“Non sono scemo, Nikolo. Lo vedo che arrossisci come un ragazzino quando lei si rivolge a te.”
“Non è vero! Io…”
“Lo stai facendo anche ora, idiota!”
Non sentiva di avere la forza necessaria per negare ancora, ma nemmeno quella per ammetterlo, “Tu stai fraintendendo.”
“Se ti facciamo tanto schifo, allora evita di innamorarti di uno di noi, coglione!”
Nikolo vide il movimento delle sue braccia e pensava che stesse per colpirlo, ma invece prese il vassoio e glielo strappò dalle mani.
“Lo faccio solo perché a Sasha piacerà la torta.”
Si sentì uno stupido, come mai in vita sua.
 
***

L’acqua fredda gli faceva venire i brividi, ma doveva pulire quelle pentole e prima finiva meglio era.
“La faccia di cavallo mi ha portato la torta.”
“Sa-sasha!” per l’emozione, la pentola che aveva in mano gli scivolò risuonando per terra.
Non pensava di rivederla, non così presto.
“Ormai lo sai, vero? Che noi non siamo come vi hanno insegnato a Marley?”
Era difficile ammetterlo. Quando aveva messo piede su Paradis e aveva visto quel mostro caricarsi sulle spalle la sua nave come se fosse stato uno scatolone vuoto, aveva pensato che non c’era alcun dubbio sulla malvagità di quei diavoli. Ma Sasha… anche Jean e Connie non erano male, in fin dei conti. Armin e Mikasa erano gentili. Persino il Comandante e il signore basso non sembravano poi così terribili come gli erano parsi il primo istante in cui li aveva incontrati.
Tutte queste persone, secondo quanto gli era stato insegnato, erano una massa uniforme di creature diaboliche e deviate. Invece, con sua sorpresa, aveva trovato individui diversi gli uni dagli altri e speciali a modo loro. Sembrava quasi che tra eldiani e marleyani non vi fosse alcuna differenza.
“Ormai non stai combattendo una guerra. Non sei più un soldato Nikolo, sei un cuoco. Forse io mangio in modo diverso dai marleyani? Eppure mi pare che anche loro mangiano con la bocca.”
Voleva dirle che lei mangiava come nessuno al mondo, ma riuscì solo ad annuire, “Hai ragione… mi dispiace.”
“Grazie per la torta comunque. Non ho mai mangiato niente di simile”, disse e fece per andare via.
“No, aspetta!”
Sasha si voltò, “Ti prego, resta e cucina con me. Sarebbe un onore se tu volessi…”
Oh.
Nikolo rivide il suo sorriso. Aveva una possibilità di rimediare alla sua debolezza? Se c’era mai stata, l’aveva definitivamente persa in quell’istante.
Maledizione.
“Va bene!” disse Sasha.
 
***

Nikolo sollevò la stoffa per controllare a che punto fosse la lievitazione. Era perfetta. Prese l’impasto e lo lavorò fino ad ottenere la giusta forma, mise gli ingredienti e infornò.
Dopo qualche tempo, vide una testa castana fare capolino. Era lei.
“Che cos’è questo odore?”
Nikolo sorrise, “È una sorpresa, voglio proprio vedere che faccia farai.”
Sasha annusò di nuovo l’aria, “Non è un dolce.”
“No, ma è uno dei piatti più amati in assoluto. È il mio preferito tra l’altro.”
Cucinare per lei, farle provare nuovi sapori, osservare le sue reazioni, era la cosa più bella che gli fosse mai capitata nella vita.
Aveva ragione. Non era più un soldato, forse non lo era mai davvero stato. Era un cuoco, per lei.
Tirò fuori la pietanza e Sasha la guardò confuso.
“Sembra sottile.”
“Lo è”, Nikolo cacciò un coltello e incise la pietanza per farne quattro tranci.
Sasha prese una fetta, ma la mozzarella filante la costrinse a prendere la fetta accanto con l’altra mano. La addentò.
“Mmmh, per le Mura di Maria, Rose e Sina… ma cos’è?”
“Ti piace? Si chiama pizza.”
“Se mi piace? Non ho mai mangiato nulla di simile. Lo so, l’ho già detto mille volte, ma tu sei un genio e pure questo l’ho detto mille volte.”
Nikolo si sedette accanto a lei, “Puoi dirmelo tutte le volte che vuoi.”
“Non ho mai mangiato nulla di simile e tu sei un genio!” disse appena finì di ingoiare i due tranci.
Era così concentrato a guardarla mangiare che non si era accorto della presenza di Jean e Connie.
“Oh, Nikolo!” disse Connie, “E quindi è proprio cotto!”
“Te l’avevo detto che è cotto, fin troppo cotto, tra poco diventerà carbonella.”
Nikolo si alzò in piedi, in preda al panico, “C-che volete voi due?”
Guardò terrorizzato Sasha che si era voltata verso i due ragazzi.
“Ma che cosa dite? È cotto alla perfezione.”
Per fortuna lei pensava che stessero parlando del cibo, “Hai ragione Sasha, è proprio così”, disse annuendo con forza.
“Vedi, Jean, lo ammette pure lui che è cotto a puntino.”
“Ragazzi, per favore…”
“E quando cucini per noi due, eh?”
“Vi farò tutto quello che volete, ve lo giuro, ma smettetela.”
 
***
 
Sasha stava partendo. Sarebbe mancata un mese per andare a trovare suo padre. Era solo un mese eppure pensare che per trenta giorni non avrebbe potuto vederla, starle vicino, parlarle lo faceva stare male. Nikolo non aveva potuto evitare di cucinarle un pan di spagna al cioccolato da mangiare durante il viaggio.
Lei ne mangiò metà già lì nella cucina, l’altra metà avrebbe cercato di conservarla per farla assaggiare al padre.
“Se avevi intenzione di portare qualcosa a tuo padre, avrei cucinato qualcosa di più originale.”
Doveva ammettere che aveva una certa curiosità verso la sua famiglia, spesso gli aveva parlato del padre e dei tanti fratelli che i suoi genitori avevano adottato. Magari un giorno li avrebbe conosciuti, chissà magari già sapevano dell'esistenza del cuoco marleyano, magari avrebbe parlato di lui con loro.
Lei scosse la testa, “No, va benissimo, non preoccuparti.”
Connie si affacciò per qualche istante dalla porta della cucina, “Hai finito di strafogarti? I cavalli sono pronti.”
“Sì, arrivo.”
Sasha incartò quello che era rimasto. Guardò Nikolo qualche istante, “Ci vediamo, allora.”
“Sì, divertiti… voglio dire, insomma... passa un bel mese.”
Sasha posò l’incarto col pan di spagna sul tavolo e si avvicinò a lui per abbracciarlo, “Mi mancherà la tua cucina.”
Sentire il suo corpo così vicino, il suo respiro che sfiorava il collo, il seno morbido contro il suo petto, stringerla e indugiare con le mani sulla sua schiena, gli fece girare la testa.
Sasha si allontanò il tanto che bastava per guardarlo in volto, “Ci vediamo presto”, disse e lo baciò sull’angolo delle labbra con la leggerezza di una farfalla.
Nikolo si ritrovò paralizzato e incapace di risponderle. La vide sfilare via con il suo pan di spagna. Rimase impalato a lungo, chiedendosi se quello era solo un bacio sulla guancia finito male, anzi benissimo, o se voleva fargli capire che… anche lei… ma quindi se ne era accorta? Era così evidente?
“Mi ha baciato…” mormorò al muro bianco che stava fissando.

 

Note dell’autrice: sì, sono sotto mille treni per questi due :( Mi era partita la ship già dal primo secondo in cui Nikolo era apparso, ma dopo l’ultimo capitolo, altro che partire, siamo proprio salpati verso l’oceano delle otp.
Mi ha incuriosito molto come Isayama abbia quasi reso canon questa coppia, quando ormai nessuno sperava più che potesse anche solo considerare i sentimenti amorosi.
La cosa ridicola è che io mi aspettavo di non riuscire mai e poi mai a scrivere fic di aot ambientate in canon con gente che fa robe sconce e invece guardate come un panel cambia tutto XD
Comunque ho voluto immaginare che i primi tempi della cotta di Nikolo siano stati “difficili”, perché per un marleyano provare certi sentimenti per un eldiano è vietato, una vergogna e tante altre belle cose (eh sì, la madre di Reiner avrebbe molto da dire riguardo questa cosa). Però Nikolo è un fiorellino, quindi i dissidi ideologici sono andati a farsi benedire. Sasha è altrettanto adorabile e molto intelligente a scegliersi un bel cuoco biondo come fidanzato.
È una storia divisa in due parti, spero di riuscire a pubblicare la parte conclusiva in tempi ragionevoli^^
Credo di essere la prima a pubblicare una NikoSasha su efp (wow mi sento importante ora), spero che presto questa coppia possa essere amata da sempre più persone :) (e che efp aggiunga Nikolo alla lista d
ei personaggi XD).
Alla prossima^^

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Limone ***


Oltreoceano
 
II

Dire che aveva passato un mese a ricordare il momento in cui si erano salutati era dire poco. Ci pensava mentre cucinava, mentre apparecchiava, mentre lavava, mentre dormiva. Beh, mentre dormiva più che limitarsi al semplice ricordo andava ben oltre e realizzava tutti i desideri che non aveva mai sperato di poter realizzare. La mattina era una scocciatura ritrovarsi con una sorpresa, si sentiva tornato ai tempi dell’adolescenza, quando il suo corpo incominciò a svegliarsi e a reagire ai primi pensieri riguardo le ragazze.
“Tra qualche giorno tornerà la tua amica.”
“Uhm.”
Martin stava accanto a lui, a lucidare alcuni bicchieri, “Non fare il finto tonto, lo so che sei felice come un bambino.”
Nikolo sbucciava alcune mele per farne una marmellata, “Se lo sai allora sta zitto.”
“Innamorarsi di un’eldiana… solo a te poteva venire in mente una cosa del genere.”
“Non era nei miei piani.”
“Almeno lo ammetti ora. La scusa del cavallo per scappare via mare mi fa ancora ridere”, disse, facendosi scappare un risolino.
“E tu almeno non mi fai più la morale.”
Martin sollevò lo sguardo verso di lui, serio, “È vero. Ma credo che se gli eldiani non avessero il difetto di trasformarsi in mostri, mi sentirei più rilassato. Comunque, non voglio certo passare il resto della mia vita qui.”
Nikolo non poteva negare che anche dopo un anno vissuto a contatto con gli eldiani, ripensare al fatto che tutti loro potevano diventare dei giganti gli faceva accapponare la pelle. Aveva fatto fatica ad accettare che due eldiani capaci di diventare mostri vivessero così vicino a lui. Ma ormai aveva imparato a conoscere Armin. Era un ragazzo fin troppo buono. Chi gli dava qualche pensiero era l’altro ragazzo, Eren. Lui era molto più distaccato e serio degli altri, ma se persone come Sasha e Connie lo apprezzavano e gli volevano bene, allora non c’era nulla di sbagliato in lui. Giusto?
“Che cosa farai per il suo ritorno?”
“Le cucinerò qualcosa.”
“Quanto sei noioso…”
“Ehi!”
Martin scosse la testa, “Che cosa stai aspettando esattamente?”
“In che senso?”
“Ma per dichiararti, fare qualcosa, non so. O cosa? Ti sta bene continuare in eterno così, a fare la parte del disperato?”
“Quanto sei scemo. Ovviamente so cosa fare…”, prese un'altra mela, ma la posò di nuovo nella cassetta, “No, Martin non ne ho idea. Secondo te dovrei dirglielo?”
“Direi che è anche ora.”
“E se reagisse male?”
“Ma se mi hai detto che ti ha baciato.”
“Non mi ha proprio baciato.”
“Ascolta, se ti considerava un semplice amico ti salutava e basta, di solito la gente non si bacia in bocca prima di partire.”
“Questo lo so, ma magari si è sbagliata…”
“Stava tastando il terreno. Non capisci che cercava di dirti che ci sta?”
“Ci sta?”
“Perché non cucinate insieme, invece?”
“Lo abbiamo già fatto un sacco di volte.”
“E?”
“E cosa?”
“Non ci hai provato? Non hai fatto nulla?”
“Cosa avrei dovuto fare? Baciarla dopo che avevo assaggiato il brodo di scorfano o toccarla con le mani con cui avevo schiacciato l’aglio?”
“Sei senza speranze.”
***
 
Quando il giorno del suo ritorno arrivò, Nikolo non riusciva a restare nella pelle. Il suo cuore batteva così forte da non riuscire a sopportarlo.
“Nikolo!”
Finalmente.
“Sasha!”
Lei corse ad abbracciarlo. La strinse più forte che poteva. L’avrebbe tenuta così per l’eternità.
Non andare mai più via.
Annusò i suoi capelli e affondò tra di loro fino a sfiorare il suo collo con la punta del naso.
“Ti ringrazio per i dolcetti. Mikasa me li ha portati appena sono arrivata.”
“Di nulla”, disse appena si allontanarono, “Sei impegnata ora?”
“No, perché?”
“Vuoi cucinare con me?”
Lei annuì e sorrise, “Cosa facciamo?”
“Jean e Connie volevano assaggiare la pizza, no? E facciamogliela.”
Nikolo prese gli ingredienti necessari per fare la pizza. Oltre a quella per Jean e Connie, ne doveva fare una anche per Sasha, come era giusto che fosse.
Nella sua testa avrebbe dovuto insegnarle ad impastare mentre casualmente le loro mani si sfioravano e altrettanto casualmente i loro visi si avvicinavano, ma le sue mani, affondate nell’impasto, gli tremavano e a malapena riusciva a muoverle per bene per amalgamare la farina.
Rimuginava e si insultava per la sua debolezza quando vide una terza mano sbucare tra le sue. Per un secondo pensò fosse diventato pazzo, ma poi si accorse che era Sasha.
“Non ho capito come si fa. Insegnami.”
Non era poi così difficile, doveva solo amalgamare gli ingredienti… oh. Si diede del cretino.
“Ci vuole un po’ di pratica”, disse, anche se pensava non ci volesse affatto pratica. Anche un bambino poteva farlo.
Le prese i polsi di entrambe le mani e la guidò verso quella parte di farina che si era amalgamata con le uova.
“Usa le dita e cerca via via di far amalgamare tutta la farina.”
Fece come le aveva chiesto e Nikolo fece scivolare le sue mani sul dorso delle sue, affondando nella farina e seguendo i suoi movimenti. Quella pizza sarebbe stata un disastro.
“Tu mi vizi sempre”, disse Sasha.
“Lo pensi davvero?”
“Sono stupida. Ma non così tanto.”
“No, non intendevo…”, Nikolo si rese conto che quello era il momento, doveva dirglielo.
“Sasha…”
Era così vicina, doveva solo… doveva solo dirglielo.
“Io…”
Lo guardava con un vago sorriso sulle labbra, dio quelle labbra.
“Io… voglio cucinare per te per sempre!”
Sasha lo guardò stupita e poi si mise a ridere.
Nikolo si portò una mano al volto, “No, volevo dire, ah cavolo”, aveva completamente rimosso che aveva le mani sporche di impasto e doveva essersi sporcato il viso dal momento che Sasha rideva ancora più forte.
“Dai, perché ridi?” disse, ma ormai rideva anche lui.
“Hai detto una cosa bellissima”, disse Sasha, “Se tu cucinerai per sempre, allora io mangerò per sempre.”
Sasha cercò con la mano di togliere delle briciole che si erano attaccate ai capelli di Nikolo, ma anche le sue mani erano sporche e stava solo peggiorando la situazione.
“Credo che dovrai andare a lavarti”, disse Sasha ridacchiando.
“Ora?”
“No.”
Sasha si avvicinò e lo baciò. Le sue labbra erano morbide come si era immaginato e la sua bocca era calda e sapeva del limone che aveva messo nei dolcetti di quella mattina.
Sasha.
Lo sentiva Nikolo. Lo sentiva in quel momento il peso dell’attesa, il tempo passato a negare, a pensare che fosse tutto sbagliato e impossibile, il tempo in cui credeva di doversi limitare ad essere solo qualcuno che cucina bene, il tempo in cui una vaga speranza si era insinuata nel suo cuore, ma uno come lui e una come lei, non potevano…
Sasha.
Tutto combaciava ora. Gli sembrava di essere nato e vissuto per quel momento. Era destino che decidesse di entrare nell’esercito, che fosse salito su quella nave. Benediceva il momento in cui il suo superiore lo aveva mandato in avanscoperta e benediceva il signore basso che lo minacciava con la spada e il Comandante che li aveva presi prigionieri su Paradis.
“Sasha, non sai da quanto tempo…” mormorò sulle sue labbra rosse.
Aveva desiderato sentire la sua lingua nella sua bocca forse fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata.
Gli impasti giacevano disordinati sul tavolo e iniziavano a lievitare indisturbati.
 
***

“Certo che questo pesce è strano”, disse il Comandante piegandosi per guardarlo più da vicino.
“È un pesce spada”, disse Nikolo.
A volte lei veniva nella sua cucina, più che altro per osservare quello che cucinava, come stava facendo in quel momento. Alcune volte lo aveva tartassato di domande sulla biologia dei pesci, domande a cui lui non sapeva rispondere.
“Suppongo che tu non sappia perché hanno questa cosa lunga e appuntita.”
“Credo che se ne servano per cacciare, ma non sono un esperto.”
“Beh”, disse rimettendosi dritta e voltandosi verso di lui, “Non sono qui per parlare di fauna marina.”
“Le serve qualcosa, Hanji-san?”
“Abbiamo pensato ad una possibile occupazione per voi per il futuro. Voi siete prigionieri di guerra, questo non cambierà… non fin quando la situazione sarà sempre così precaria”, il Comandante si massaggiò le tempie prima di continuare, “Ma Yelena si è impegnata molto per darvi qualche diritto. Tu sei un ottimo cuoco e questa tua abilità potrebbe diventare la tua professione. La tua libertà sarà sempre limitata e sarai tenuto sotto controllo, ma rispetto ad ora per lo meno potrai dire di avere un lavoro che potrai gestire in autonomia, un vostro ristorante, le vostre stanze e così via. Una vita quasi normale insomma.”
“Quasi”, mormorò Nikolo.
“Mi dispiace… credo che tu sia un bravo ragazzo, così come tanti dei tuoi compagni lo sono. Ma la sicurezza di Paradis è più importante delle mie impressioni.”
“Credo che questo sia quello che tutti guadagniamo dalla guerra, Hanji-san. Fare cose che non vorremmo fare.”
Hanji lo guardò per qualche istante.
“Quindi accetti il lavoro?”
“Sì.”
 
 ***
 
“Un giorno forse tutto si sistemerà e potrai rivedere i tuoi familiari.”
“Lo pensi davvero?”
Sasha fece dondolare le gambe nel vuoto. Era seduta su uno dei tavoli e osservava Nikolo mentre riponeva delle pentole in uno scatolone.
“Mi piacerebbe conoscerli…”
“I miei genitori?”
“Mh.”
Per quanto a Nikolo facesse piacere che lei volesse incontrare sua madre e suo padre, sapeva che era qualcosa che era preferibile evitare.
“Non credo sia una buona idea.”
Anche se Marley la smettesse di considerare Paradis come una minaccia, anche se le due nazioni firmassero una pace, questo non poteva mutare l’odio inculcato in anni e anni verso gli eldiani. Chissà come ne penserebbero i suoi genitori…
Nikolo si voltò per vedere la sua reazione. Lei fece un debole sorriso, “Invece i miei vorrebbero conoscerti.”
“Cosa? Sanno già di noi?”
“No, tranquillo. Ma ho parlato di te un paio di volte mentre ero da loro. Credo però che Kaya abbia capito qualcosa.”
“Tua sorella?”
“Sì, è molto sveglia.”
“Anche in questo caso non credo che mi permetteranno di viaggiare in uno sperduto villaggio rurale del Wall Rose.”
“Anche questo è vero…” disse Sasha, poi decise di cambiare argomento, “Beh dai, almeno adesso hai un ristorante, lo avresti mai immaginato a Marley?”
“Niente affatto. Aprire un ristorante costa una fortuna e qui me ne danno uno gratis”, Nikolo rise, ma sapeva fin troppo bene che era solo un modo come un altro per tenere i marleyani occupati con qualcosa e controllarli allo stesso tempo. O per lo meno questo era quello che pensavano gli Eldiani.
“Poi comunque hai anche una stanza privata…”
“Esatto”, disse Nikolo che era andato a prendere le posate che avrebbe dovuto mettere negli scatoloni, “E quindi?” chiese, anche se lo sapeva benissimo.
“A te non è concesso entrare nella zona in cui dormono i soldati e anche se potessi comunque c’è Mikasa e non mi sembra carino nei suoi confronti, tu invece qui avevi una camera in comune con altre persone e mi sembra ancora meno carino.”
“Che ne dici del tavolo su cui sei seduta ora?”
“In cucina si cucina e si mangia e basta.”
“Abbiamo sempre e solo cucinato noi…”
“Ho solo assaggiato qualcosa. Sto ancora aspettando la portata principale.”
Nikolo rise, “È così che lo chiamate qui a Paradis?”
 
***
 
Nikolo ormai aveva completato il trasferimento e quel posto non era niente male. Spesso venivano soldati a mangiare da lui, anzi quasi solo soldati di alto rango. Anche se erano dei prigionieri di guerra, il loro era un ristorante di lusso, non aperto a chi non aveva un bel po’ di denaro in tasca.
E ovviamente doveva ricordarsi di servire loro il vino speciale. D’altronde tutto il senso del loro ristorante girava attorno a quel vino…
Quel giorno sarebbe venuta Sasha a cenare, ovviamente gratis. Ma se si aspettava una romantica cena a due si era dovuto presto ricredere perché lei aveva deciso di portare i suoi amici. Per amici sperava che intendesse solo Jean e Connie, ma si era portata dietro anche Mikasa e Armin.
“Vedo che hai portato… tutti.”
“Sì, visto che c’ero ho pensato di portarli. Anche a loro mancava la tua cucina.”
“Anzi”, disse Connie, “Devi pure ringraziare che non è venuta altra gente.”
“Il Comandante Hanji e il Capitano Levi sono impegnati”, disse Jean, “Eren invece si diverte a fare l’asociale ultimamente.”
Armin tirò una gomitata nel fianco di Jean, “Spero che per te vada bene che ci siamo anche noi, a dire il vero pensavo che forse siamo di troppo.”
Il ragazzo biondo era sveglio.
“Niente affatto”, mentì Nikolo, “Mi spiace che gli altri non siano potuti venire”, fece cenno verso il corridoio, “Andiamo, vi porto nel posto in cui cenerete.”
Nikolo servì una carbonara come primo, del pesce spada come secondo, insalata di pollo, macedonia di frutta di stagione, gelato, torta mimosa, granita al limone e per finire un caffè.
Sasha ovviamente aveva mangiato tutto come se non ci fosse un domani, anche gli altri avevano apprezzato, Mikasa addirittura aveva chiesto il bis del gelato.
“Cosa si è perso quel coglione”, disse Jean mentre girava il cucchiaino nella tazzina.
“Eppure abbiamo provato tanto a convincerlo…” mormorò Armin.
Mikasa corrugò le sopracciglia, “Forse vuole stare un po’ da solo, non se la sente di-”
“Di passare del tempo con noi?” chiese Connie, “Se si sente tanto depresso allora a maggior ragione dovrebbe stare con noi.”
“Più che depresso mi pare incazzato”, disse Jean.
“È solo perché è preoccupato per il nostro futuro”, disse Armin e Mikasa annuì alle sue parole.
“Se vuole i suoi spazi allora lasciamoglieli”, disse Sasha con la bocca piena di torta mimosa, “Non possiamo mica trascinarlo con la forza.”
“Tu dici così solo perché puoi mangiarti la sua porzione.”
“Ma che dici, Connie? Io sono prontissima a condividere il tuo piatto con lui.”
“Il mio?!”
“E mica sono scema.”
L’atmosfera ritornò di nuovo calma e gioviale. Nikolo non se la sentiva di prendere parte ai loro discorsi e passava la maggior parte del tempo in cucina. Questi ragazzi si conoscevano da anni e avevano passato Dio solo sapeva cosa. Erano sopravvissuti insieme e c’era un legame che li teneva uniti, stretti nello stesso destino di morte e dolore, eppure avevano ancora la forza di vivere e scherzare. Loro erano come una seconda famiglia per Sasha e se non sarebbe mai stato in grado di conoscere i genitori e i suoi fratelli, poco importava. Aveva la possibilità di conoscere e apprezzare queste persone.
 
***
 
“Quindi non torni con noi?” chiese Mikasa.
“Andiamo Mikasa, lei non torna con noi”, disse Armin sorridendo imbarazzato.
“Torno tra poco, dò solo una mano a pulire”, disse Sasha.
Jean mise un braccio attorno alle spalle di Connie, “Andiamo a trovarci pure noi qualcuno che ci dia una mano a pulire.”
“E leva ‘sto braccio, deficiente”, disse Connie mentre uscivano per strada.
“Mi raccomando Sasha”, disse Mikasa a bassa voce, “Raccontami poi.”
Armin la prese per la manica della giacca, “Dai, andiamo per favore.”
“Nei minimi dettagli”, concluse Mikasa.
“Ma…” Armin rimase sbigottito.
“Sto parlando delle stoviglie, Armin.”
“Mikasa, andiamo.”
Quando finalmente i suoi amici andarono via, Nikolo tirò un sospiro di sollievo.
“Ti sei divertita?”
“Sì, grazie per aver cucinato per tutti loro e mi dispiace per non averti avvisato. Ho pensato che sarebbe stato bello portarli a mangiare fuori.”
“No, davvero i tuoi amici sono…”
“Simpatici?”
“Volevo dire bizzarri, ma era un bel po’ che non li vedevo. Hai fatto bene a portarli.”
Nikolo si voltò verso il lavabo e osservò con dolore la massa di piatti, posate e stoviglie che giacevano in attesa di essere puliti.
“Dobbiamo davvero metterci a pulire.”
“Dicevo sul serio di volerti aiutare.”
“Ah, non era una scusa?”
“Uhm, facciamo così, perché prima non mi mostri la tua stanza?”
Al diavolo i piatti.
La prese per una mano e la trascinò con sé. Salirono un paio di scale di corsa e lei rideva tra un respiro affannato e l’altro.
Sasha non diede nemmeno uno sguardo alla stanza spoglia, al letto con una noiosa coperta grigiastra fresca di bucato, nemmeno alla scrivania vuota o alla sedia che di solito fungeva da armadio dei vestiti sporchi e il vero armadio giaceva contro il muro, dimenticato.
I suoi occhi nocciola davano una luce particolare al grigiore della sua stanza. Era a pochi centimetri dal suo viso, poteva contare le ciglia scure e sentire il profumo del limone della granita che aveva mangiato poco fa. Proprio come il loro primo bacio, Nikolo si sarebbe immerso nella freschezza di quel gusto che sembrava accompagnarli. Era strana come cosa, ma stare con quella ragazza era come mangiare una torta al limone, dolce ma con un retrogusto amaro. Nonostante lo zucchero cerchi di nasconderlo, quell’asprezza pungente riesce a saltare fuori.
Il suo cuore batteva veloce e la sua testa iniziava a farsi leggera. Le labbra di Sasha erano morbide e si dischiusero tra le sue.
 Sentiva un onda di piacere che cresceva e scendeva giù, tra le sue gambe. Le loro camicie scivolarono via, i pantaloni e la lunga gonna furono sfilati. Rimasero nudi, intrecciati l’uno all’altra.
 
***
 
Che si interessasse ad un’eldiana era qualcosa che non si sarebbe mai immaginato. Che iniziasse una relazione era ancora più inaspettato. Che questa durasse da anni era qualcosa a cui non riusciva a credere.
Essere un prigioniero di guerra e lei un soldato, non facilitava le cose. Incontrarsi era difficile e la loro relazione era sostanzialmente un segreto. Forse i suoi amici avevano intuito qualcosa, ma nessuno di loro mai ne parlava apertamente. C’era sempre quella vaga sensazione che ci fosse qualcosa che non quadrava nella loro relazione, che se lui fosse stato un eldiano o lei una marleyana allora le cose sarebbero state molto diverse. C’era quella consapevolezza, sempre presente, che nonostante tutto quello che si dicevano, nonostante la vicinanza, gli abbracci, i baci, il sesso, Nikolo e Sasha restavano nemici. Entrambi mentivano all’altro ed entrambi avevano il potere di danneggiare la loro terra natia. Sasha non scendeva mai nei dettagli della sua attività nell’armata e Nikolo si limitava a proteggere lei e le persone che le erano care da quel vino. Eppure non poteva farci niente. L’alternativa era interrompere quello che la sua fantasia avrebbe voluto rendere ufficiale, oppure continuare così fin quando le speranze di Sasha si sarebbero realizzate. A dire il vero, lui non ci credeva granché ma se Sasha ci credeva, forse c’era una possibilità.
L’ultima volta che l’aveva vista, ormai un paio di settimane fa, Sasha gli aveva accennato al fatto che sarebbe partita a Marley per infiltrarsi pacificamente. Era commovente vedere come Sasha ci credesse davvero, ma Nikolo pensava che un piano del genere non avrebbe davvero funzionato. Lei era pronta a partire anche subito, con il desiderio di conoscere il resto del mondo. Questi soldati del Corpo di Ricerca erano tutti dei pazzi. Ma forse solo i pazzi riescono a cambiare davvero le cose.
“Nikolo”, Martin arrivò nelle cucine, con dei piatti vuoti in mano, “Hai visite.”
Era Sasha.
“Ehi, non ti aspettavo”, disse, sorridendo.
“Sì, scusami. Lo so che sei impegnato, ti aspetterò nella tua stanza, va bene?”
“È successo qualcosa?”
Sasha aveva un volto serio e una voce meno allegra del solito.
“Ne parliamo appena finisci”, disse facendo un sorriso poco convinto.
“Cosa vuoi mangiare nel frattempo che aspetti?”
“No, nulla. Non ho fame.”
Da che la conosceva, Sasha non aveva mai rifiutato il cibo.
Appena aveva finito di lavorare era subito salito nella sua stanza e trovò Sasha accanto alla finestra.
“Stai male?”
Sasha scosse la testa, “Ti ricordi di quando ti avevo parlato del piano del Comandante Hanji?”
“Partite già?”
“No, cioè sì. Andiamo a Marley, ma non per il piano del Comandante.”
“Non capisco.”
“Dobbiamo attaccare Marley. Non ti posso spiegare il motivo, ma ah, sono così incazzata con…”
Nikolo non poté evitare di sentire una fitta allo stomaco al pensiero che il Paese che dovrebbe difendere stava per essere attaccato.
“Quanto durerà?”
“Dovrebbe essere una missione veloce. Non possiamo permetterci di restare lì troppo. Il tempo è importante. Non posso dirti tutto nei dettagli e comunque non mi è nemmeno concesso di parlarti di certe cose. Quello che volevo dirti è che partirò presto.”
Scese un pesante silenzio tra loro due. Nikolo lo sapeva che il momento sarebbe arrivato, quello in cui una guerra si sarebbe affacciata nelle loro vite.
“Mi dispiace…”
Nikolo rimase spiazzato dalle sue parole. Le dispiaceva? Perché? Quella era la guerra, era normale. Lui stesso stava collaborando a quel conflitto avvelenando i piani alti di Paradis con quello che quasi sicuramente era vino corrotto dal fluido spinale di Zeke Jaeger.
“Mi dispiace, ma devo farlo.”
“Lo so, tutti abbiamo dei doveri…”
“Spero che riuscirai a non odiarmi.”
“Non potrei odiarti per nessuna ragione al mondo, Sasha”, la abbracciò forte, “Lo sapevo fin dall’inizio”, disse, “Ma è un prezzo che sono disposto a pagare.”
Se lui poteva permettersi di odiarla, allora anche lei ne avrebbe avuto il diritto. Chissà, se lo sapesse, di sicuro si sentirebbe tradita.
“Il mondo può anche spezzarsi in due, non mi interessa, io ti amo, quindi va a fare il tuo dovere e torna tutta intera.”
Sasha lo strinse ancora più forte, “Nikolo, sei un bravo ragazzo.”
“Quando torni ti preparo un bel menù a base di carne, carne ovunque ad ogni portata, tranne alla frutta e al dolce ovviamente.”
“Carne, va bene. È una promessa.”
“Sì, è una promessa.”


Note dell'autrice: Nella mia testa questa storia doveva essere per lo più comica, ma ovviamente complice pure il capitolo recente, mi è uscito tutto un attimino più deprimente. Mi spiace per il ritardo, un paio di giorni fa mi sono laureta quindi avevo la testa un po' altrove (e sono una procrastrinatrice cronica, quindi i miei tempi sono sempre molto relativi XD). Non sono convintissima al 100%, ma ormai quel che è fatto è fatto e aspettare ancora non sarebbe servito a nulla.
Comunque sia, credo che per certi versi Nikolo sia un personaggio molto interessante, perché nonostante gli eldiani siano suoi nemici e nonostante accetti di servire il Vino, riesce ad affezionarsi ai ragazzi e ad innamorarsi di una loro. Immagino che a livello mentale sopportare una situazione del genere sia abbastanza devastante. 
Spero che vi possa piacere e visto che ci siamo Buon Natale :)
Alla prossima :)


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3805605