Il filo rosso

di Freeshane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Linea di confine ***
Capitolo 2: *** Sacrificio ***
Capitolo 3: *** Eternamente noi ***
Capitolo 4: *** Divisi ***



Capitolo 1
*** Linea di confine ***





Il cuore di Betty batteva come un tamburo impazzito, quasi se lo sentiva scoppiare via dal petto; nemmeno l’aspetto tetro di quel posto e il freddo agghiacciante che penetrava fino alle ossa riusciva a  discostare la sua attenzione da quei pensieri.

Cosa ci faccio qui? Torna a casa, Betty. Diamine, torna a casa!.

“Veron…” , aveva iniziato a dire una voce entusiasta, per poi bloccarsi non appena si rese conto che davanti a sé non aveva la mora dirompente a cui era legato, “B-Betty? Cosa ci fai in questo posto?”.

Betty si voltò verso il suo migliore amico; il suo sguardo era perso nel vuoto, ma i suoi occhi erano lucidi per le lacrime che tentava di frenare. Non poteva piangere davanti a lui. La bionda tentò di parlare, di spiegare il motivo della sua visita inaspettata ma non ebbe nemmeno il tempo di farlo: Archie l’avvolse tra le sue possenti braccia e la strinse così forte, come ad obbligarla a rimanere accanto a lui durante quell’inferno. Come aveva fatto fino a quel momento.

“Come stai, Arch?”

Si erano seduti accanto, l’uno di fronte all’altro, occhi di lei negli occhi di lui, e avevano iniziato a parlare come se quello fosse un giorno qualunque, come se stessero chiacchierando normalmente dinnanzi un ottimo burger e un frappè da Pop’s Tale.

“Sto bene. Leggo, faccio palestra, passo le giornate con gli altri ragazzi.”

Cercò di dire con estrema convinzione, e con un sorriso stampato sul volto che non lasciasse dubbi a Betty. Ma lei lo conosceva troppo bene, e quei lividi sulle mani e sul petto che trasparivano dalla canottiera grigia dicevano ciò che Archie non avrebbe mai ammesso. Ma lui era fatto così, Betty lo conosceva troppo bene: metteva il bene degli altri a quello suo. Sempre. Qualunque cosa capiti.

“E a scuola come va? Mio padre? Veronica? I bulldog?”

Chiese Archie cambiando immediatamente discorso, e cercando più informazioni possibili su quello che fino a qualche tempo prima era tutto il suo mondo. E Betty non sapeva se raccontargli la verità o fare ciò che aveva appena fatto Archie con lei- mentire per farlo stare bene.

“Betty, conosco bene quell’espressione: cosa c’è che non va?”

“A scuola sta circolando un gioco che spinge chi gioca al suicidio… Oggi dovevo scoprire qualcosa di più, ma…”

“Ma…?”

Betty guardò il suo migliore amico, che la fissava stranito e preoccupato; quel comportamento non era tipico di Betty, o almeno non lo era più da quando gli ultimi avvenimenti della sua vita l’avevano costretta ad essere forte. Eppure, in quel momento di fronte a lui si sentiva esattamente come la Betty che sbirciava nella finestra del suo migliore amico e lo guardava con occhi sognanti, con la convinzione che non l’avrebbe amata mai come lei invece amava lui.

“Volevo vederti.”

Rispose mostrando il suo tenero sorriso, sperando che lui si facesse bastare questa spiegazione.

“Sono felice di aver trovato te oggi, Betty.”

Archie aveva preso dolcemente la sua mano ed entrambi si erano guardati intensamente negli occhi, e il tempo sembrò fermarsi per i due ma non per il cuore di Betty, che continuava a battere all'impazzata.

Torna a casa, Betty. Cosa sei venuta a fare qui? Avevi promesso a Jug di indagare su G&G. Torna a casa!.

“Anche io sono felice di essere venuta, Archie.” disse Betty sorridendogli dolcemente.

“Adesso però torna a casa… Non mi piace vederti in questo posto.”

Archie si riferiva ai ragazzi che dal momento in cui Betty aveva messo piede in riformatorio non avevano smesso di fissarla e fare apprezzamenti di vario genere.

Torna a casa. Visto, Betty? Anche Archie ti consiglia di andare via! Perché non vuoi andare via?.

“Non voglio tornare a casa, Arch.”

Archie la guardò e non ci fu nemmeno bisogno di chiederle perché; gli occhi della sua migliore amica dicevano più di qualsiasi parola.

“Betty… Ti prego, non credo di farcela.”

“Cosa?”

“Stare qui, davanti a te, e fingere che non mi manchi la mia vita, mio padre… Che non mi manchi tu.” , disse Archie guardandola nel profondo dei suoi occhi, e del suo cuore, “Betty, io… Ti prego, torna a casa.”

“N-No, cosa stavi per dire Archie?”

Betty lo guardava desiderosa di sapere cosa voleva dirle, e se le sue parole erano le stesse che avevano risuonato nella sua mente e nel suo cuore per tutto quel tempo.

“Ero distrutto per la storia di Black Hood, volevo trovarlo a tutti i costi e non pensavo ad altro… Poi, una sera, ho guardato fuori dalla mia finestra e ti ho vista. Eri sempre stata lì, davanti a me, eppure per la prima volta ti ho vista e credo che qualcosa sia cambiato in me da quel momento in poi.”

“Oh, Arch…”

“So che sei felice con Jug, ed io sono felice per voi, davvero. Però, sentivo che dovevo dirtelo per stare bene, per essere onesto con te e con me stesso.”, disse Archie guardandola, “Spero di non aver rovinato niente, Betty.”

La ragazza accarezzò dolcemente il suo volto con le sue mani morbide e profumate; era stato un gesto avventato, che le era venuto naturale. Non voleva che si sentisse solo in quel momento, non voleva che pensasse che qualcosa tra loro sarebbe cambiato, in peggio.

“Ti ho sempre visto per ciò che sei: un ragazzo bello, dolce, buono, che sin dalle scuole medie faceva a pugni per difendere i suoi compagni più deboli. Per difendere me. Io ti ho sempre visto, Archie, e niente e nessuno potrà cambiare ciò che tu sei per me. Per questo sono venuta qui, oggi. Nonostante il tempo, nonostante i nostri ragazzi, nonostante Hiram Lodge, Black Hood e le altre pazzie di Riverdale, sei tu. Sei e sarai sempre tu.”

Gli occhi di lui erano fissi su quelli di lei, le loro mani erano strette forti, così forti che sembravano fossero sigillate, e il desiderio di superare la linea di confine premeva nella mente e nel cuore dei due migliori amici, che avevano tutto e niente da perdere.
Nessuno dei due poté dire con certezza chi avesse superato quella linea per primo, eppure accadde; le labbra di Archie si incontrarono con dolcezza e desiderio con quelle di Betty, la quale schiuse le sue labbra e il suo cuore, e lasciò che la sua lingua si incontrasse con quella di Archie, iniziando così una lotta, una danza, un incontro intenso ed esasperato che, forse, entrambi attendevano da molto tempo.  Non appena si resero conto che la linea di confine era stata superata, capirono che non potevano più tornare indietro; si guardarono profondamente negli occhi, ma non dissero nulla, forse non ce n’era bisogno o forse non ne avevano semplicemente il coraggio.   
Il trillo della campana del riformatorio suonò insopportabile, poiché significava che la visita era terminata e che questa volta Betty doveva davvero tornare a casa.

“Archie…”

Sussurrò Betty, imbarazzata, confusa, ancora eccitata.

“Torna a casa, Betty.”

Furono le ultime parole che sentì uscire dalla bocca di Archie, la stessa che prima stava assaporando come se fosse uno dei dolci più deliziosi di Pop’s, prima che una guardia lo prendesse violentemente dal braccio e lo portasse via da lei.  Durante la strada di ritorno, i pensieri che affliggevano Betty nella strada dell’andata non c’erano più. Erano rimasti solo il nodo alla gola, il battito di cuore e le labbra rosse, come segno del superamento di quella maledetta linea di confine, che  avrebbe diviso Archie e Betty o, forse, li avrebbe uniti ancora di più.   
Adesso puoi tornare a casa, Betty. Ripeteva nella sua mente lei.
Anche se, senza di lui, non sarebbe mai più stata veramente casa.










Spazio Autore_____:
Cercavo da tempo l'ispirazione per una raccolta e sono felice che questa sia venuta con il fandom di Riverdale che, ormai, può considerarsi come uno tra i miei preferiti!
Il filo conduttore della raccolta è davvero un filo, il filo
rosso, presente in una leggenda asiatica che narra proprio di questo filo che lega due persone, due anime gemelle, destinate a stare insieme per sempre. Dunque, questa raccolta racconterà nelle varie storie di tutti i personaggi che sono legati da questo filo rosso e che quindi sono anime gemelle.
In questa prima storia ho voluto narrare dei Barchie perchè mi piace andare contro corrente ahah; no, a parte lo scherzo... Ho deciso di iniziare con loro perchè credo che il loro rapporto sia stato eclissato dalle esigenze di trama. 
Questa prima OS è una Missing Moment, datata alla terza stagione, mentre Archie è ancora in riformatorio (siamo alla 3x03); 

mentre Jug è fuori città, Betty gli promette che avrebbe indagato sul mistero del pericoloso gioco di G&G, ma alla fine deciderà di ascoltare quella voce nel profondo del suo cuore che le dice, invece, di dirigersi da Archie in riformatorio. 
Archie e Betty sono sempre stati lasciati in sospeso entro questo linea di confine, io con questa storia ho tentato di scoprire cosa potrebbe accadere se i due si decidessero di superarla.
Spero che la lettura sia stato di vostro gradimento, e spero che mi seguirete nei capitoli a venire, che saranno pubblicato una volta a settimana.
Ringrazio di cuore a chi arriverà qui, un abbraccio. Free.


P.S. Nella storia, troverete molte volte nei pensieri di Betty (in corsivo) l'esclamazione torna a casa perchè la storia doveva intitolarsi proprio in questo modo, successivamente ho deciso di cambiare in Linea di confine.
 

 

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Capitolo 2
*** Sacrificio ***





La vita di Alice Smith poteva essere definita in molte maniere, ma di certo non semplice: suo padre era misteriosamente scomparso, mentre sua madre era caduta in una spirale di disperazione e depressione, dalla quale non riusciva a tirarsi fuori.
L’unico punto di riferimento erano i Serpent’s South Side, la famiglia nella quale era sempre cresciuta e di cui suo padre era uno dei punti di riferimento indiscussi; non che Alice ne avesse davvero di bisogno: lei, diciottenne con il peso di una famiglia distrutta, era forte per due. Ma i Serpent’s le facevano ricordare che anche lei poteva crollare, una volta ogni tanto, perché ci sarebbe stato sempre qualcuno pronta a sorreggerla. Era quello che le diceva continuamente FP, e allora lei non poteva far altro che crederci.
Il destino di Alice era già stato scritto contro il suo volere: avrebbe continuato a lavorare da Pops’ Tale fino la fine dei suoi giorni e non sarebbe mai stata più di ciò che era già. Faceva male, ma lei si era rassegnata perché sapeva bene che la sua storia aveva già un finale che non poteva essere riscritto.
Non poteva immaginare che quel martedì mattina la sua vita avrebbe preso una piega diversa e che, forse, poteva ancora essere lei l’autrice della sua storia. E non poteva credere che quella possibilità le era stata data dal laboratorio di scrittura, al quale era stata costretta a partecipare.

“Piacere, io sono Hal. Hal Cooper.”

Ma Alice sapeva bene chi fosse il giovane uomo a cui era stata assegnata per la prova di scrittura di quella settimana.

“Piacere mio, Alice.”

Al termine della giornata scolastica, Alice fece ritorno al South Side quando sentì il rombo di un motore che conosceva molto bene.

“FP, oggi non ti ho visto a scuola. Non starai combinando qualche guaio, un’altra volta?”

Il loro rapporto era basato sulla protezione reciproca: lui proteggeva lei dalle insidie della sua vita, e lei lo proteggeva dalle sue. Ma di mezzo c’era qualcosa di molto più intenso, di forte, che entrambi avevano paura di chiamare amore.

“Alice, forse ho finalmente trovato tuo padre.”

“C-Cosa?”

Dopo la scomparsa della persona più importante della sua vita, Alice aveva cercato in tutti i modi di ritrovarlo, aveva indagato sui suoi più grandi nemici, e aveva chiesto aiuto ai suoi cari amici Serpent's; dopo mesi e mesi di ricerche, tutti si erano arresi. Tutti, tranne uno.

“L’ho trovato. Un vecchio amico mi doveva un favore, ha cercato in giro e ha riconosciuto un uomo che risponde alla descrizione che gli ho dato. E’ vivo, Alice.”

La giovane donna non riuscì a trattenere l’emozione del momento e gli occhi lucidi per le lacrime che cercava di contenere; il giovane FP capì immediatamente che in quel preciso istante lei aveva bisogno di lui, così scese velocemente dalla sua moto e la strinse in un forte e rassicurante abbraccio. Lei si lasciò andare tra le braccia di quel ragazzo che le era stato  accanto in quel periodo buio della sua vita, di quel ragazzo che l’aveva amata più dei suoi genitori, più della sua stessa vita. Così, si guardarono, ancora avvolti dall’abbraccio, e perdendosi l’uno negli occhi dell’altro si scambiarono un dolce e intenso bacio, che nascondeva una passione consumata quello stesso pomeriggio, nella roulotte in cui FP viveva da solo.

“Chissà perché quando sto con te mi sento così felice, nonostante tutto.”

Osservò Alice, abbracciata al suo ragazzo, ancora nuda tra le coperte.

“Siamo i cocci rotti di uno stesso vaso: soffriamo, sopportiamo, affrontiamo la vita che ci è capitata… Ma messi insieme siamo perfetti.”

Alice e FP si guardarono con occhi sognanti e si scambiarono un dolce e intenso bacio, sigillando un amore che avrebbe resistito alle intemperie della vita.

Quando Alice entrò in casa di Hal Cooper rimase incantata per la sua immensa bellezza, e pensò che era stata una fortuna che fosse stata lui a invitarla per lavorare al progetto di scrittura, perché con casa sua non vi potevano essere paragoni.

“Posso offrirti del caffè?”

“Oh, no. Grazie.”

Alice era imbarazzata, e questo non era proprio da lei che era stata educata ad essere forte, determinata, a non lasciarsi sopraffare da nessuno. Questa era la legge dei Serpent’s.

“Allora, cominciamo?”

“Si, si, certo.”

“Ho letto il pezzo che hai già scritto, e lo trovo davvero geniale. Sei un vero portento nella scrittura, hai mai pensato di chiedere una borsa di studio in merito?”

Quella domanda spiazzava la giovane Alice: perché mai avrebbe dovuto chiedere una borsa di studio? Cosa poteva realizzare in più nella sua vita? E poi, Hal Cooper le stava davvero dicendo di essere brava in qualcosa?.

“Oh, no… Diciamo che con la mia situazione familiare non ci ho nemmeno pensato.”, cominciò a dire Alice, “E poi, non credevo di essere così brava.” disse ridendo, sperando di smorzare la tensione.

“Scherzi? Sei un vero portento! Dovresti fare domanda per entrare nell’equipe del giornale scolastico, potrei raccomandarti al direttore.”

Disse sorridendo, schiacciandole l’occhio.

“Hal, sei tu il direttore.”

Osservò Alice ridendo.

“Appunto.”

“Io comunque non posso, devo pensare a mia madre, alla mia casa…”

“Ho saputo ciò che ti è successo, e mi dispiace immensamente.”

“Grazie, Hal.”

“Però non lasciare che ostacoli il tuo futuro, sei davvero brava!” , esclamò con convinzione, “Chi lo sa, potremmo aprire insieme un quotidiano locale dopo il college.”

“Chi lo sa.”

Disse Alice sovrappensiero, per poi mettersi a lavorare al progetto scolastico.

Quella stessa sera, avvolti dalle lenzuola in cotone nella roulotte, FP si rese conto che Alice non era la solita: sembrava con la testa persa nel vuoto, come se non fosse veramente lì.

“Tutto bene, Alice?”

“Mh? Oh, si… Stavo solo pensando.”

“La notizia di tuo padre ti ha scombussolato, eh?”

Alice rifletté sulla domanda posta da FP; avrebbe voluto che fosse veramente così, del resto lo aveva cercato per molto tempo, ma la verità era che non faceva altro che pensare ad Hal, al suo futuro, e a ciò a cui poteva aspirare.

“Stavo pensando a te. A noi.”

“Cosa?”

“Ci conosciamo da molto tempo, FP. Ma in quest’ultimo periodo sei entrato nella mia vita come una tempesta durante una giornata estiva; mi sei stato vicino con dedizione, passione e… Amore.”

“Oh, Alice.”

“Ti amo, FP. E voglio iniziare a pensare a questo, alla nostra vita insieme. Noi possiamo aspirare a qualcosa di più che questo.”

Questo?

Chiese stranito il giovane.

“Si, insomma… La roulotte, il South Side.” , disse Alice, “Oggi ho lavorato ad un progetto con Hal Cooper e lui mi ha detto che ho del talento, possiamo lavorare insieme per un futuro felice.”

“Hai lavorato con uno del North Side?”

Chiese FP sconvolto.

“Per un progetto scolastico.”

Puntualizzò Alice.

“E poi… Di che parli, Alice? Io sono un Serpent’s, sono nato come tale e ci morirò. Non importa come.”

“Non ho mai detto di abbandonare i Serpent’s, ma credere di poter realizzare qualcosa di più che un turno da Pop’s è così orribile?”

“Si, per me lo è.”

Rispose FP mettendosi velocemente i pantaloni.

“Cosa?”

“Noi siamo Serpent’s, siamo nati e cresciuti secondo la nostra legge, e non mi importa se un coglione qualsiasi del North Side viene da te e ti dice che possiamo avere un futuro diverso da quello che i Serpent’s hanno scelto per me, per noi.”

“E tu sei davvero felice del futuro che è stato scelto per te?! Fare il bullo contro poveri ragazzi del North Side? Guadagnare qualche spicciolo con traffici di merce rubata, e chissà che altro? E’ questo ciò che la legge dei Serpent’s vuole per te e per me? Perché in questo caso, io non ci sto!”

“E’ meglio se te ne vai, Alice.”

“Ma, FP…”

“Ho detto di lasciarmi solo!”

Il suo tono di voce si era alzato, facendo sobbalzare la stessa Alice che alla fine decise di rivestirsi e andare via senza neanche salutarlo.

Le settimane passavano, e di FP non c’era più alcuna traccia: da un lato, Alice era preoccupata per lui, nel caso in cui gli fosse successo qualcosa; dall’altro, era tremendamente arrabbiata e ferita. La rabbia, però, si trasformò gradualmente in paura, e poi in disperazione quando quel bastoncino che teneva tra le mani aveva segnato definitivamente il suo destino.
Quando scoprì la gravidanza si trovava in uno dei bagni della scuola, da sola, senza nessuno che le stesse accanto. E questo la spaventava più di ogni altra cosa. Quando uscì dalla toilette femminile, le venne incontro Hal Cooper tra i corridoi della scuola con un sorriso entusiasta stampato sul volto e con un foglio tra le mani.

“Alice, finalmente ti ho trovata! Questo è il foglio di adesione al giornale scolastico, devi solo mettere una firma.”

Alice guardò quel ragazzo dagli occhi sognanti e il sorriso felice che le stava dando la sua grande opportunità; per un attimo, credette che poteva farlo, che poteva essere migliore, ma poi ritornò alla realtà e a ciò per cui era destinata. Non gli rispose nemmeno, lo guardò con le lacrime agli occhi e corse via, da Hall, da tutti i suoi sogni.
Nel pomeriggio, Alice stava facendo il suo turno da Pop’s, come ogni giovedì e non si sarebbe mai aspettata di ritrovarsi di fronte un FP sconvolto, che sembrava quasi fuori di sé.

“FP, che ci fai qui? E dove diamine sei stato? Sei sparito dalla circolazione!”

“Io ho trovato tuo padre, per te, Alice.”

“Cosa hai fatto?”

“Si, l'ho visto e ho quasi attraversato il Paese per te, e lo rifarei altre mille volte perché ti amo Alice e amo renderti felice.”

“FP…”

“No, ascolta: so di non poterti dare ciò che meriteresti, ma una cosa che so e di cui sono sicuro è che non passerai un solo giorno nella tua vita senza essere rispettata, considerata e soprattutto amata. Sposami, Alice. Prendi il diploma e sposami, costruiamo questa vita felice insieme.”

Tutti guardarono con occhi sognanti quella proposta d’amore, tutti meno Alice. Tutto stava andando secondo i piani: presto avrebbe avuto un bambino, sarebbe stata la moglie del leader dei Serpent’s e avrebbe continuato a lavorare da Pop’s fino alla nascita del bambino, poi avrebbe fatto la casalinga che attendeva il ritorno del marito la sera, sperando che non venisse arrestato per i suoi illeciti. Diede uno sguardo attorno a sé, e tra la marea di ragazzi che la fissavano mentre sorseggiavano il loro frappè o mangiavano un hamburger c’era proprio Hal. Il suo cuore era diviso: da un lato, c’era l’amore della sua vita e dall’altro, c’era la fonte di tutte le sue speranze e dei suoi sogni. Così, alla fine scelse ciò che secondo lei la poteva rendere più felice.

“Mi dispiace, Fp ma… Io non voglio questo per me.”

Quelle parole colpirono FP al cuore, peggio di qualsiasi coltellata o di un colpo di pistola; l’amore della sua vita aveva preso la sua scelta, e non era lui. Così, la fissò negli occhi per un ultimo istante e poi si voltò di spalle senza guardarsi più indietro. Entrambi si lasciarono andare, con la consapevolezza che l’uno sarebbe stato l’amore della vita dell’altro per sempre.  










Spazio Autrice_______:
Eccomi con la seconda storia di questa raccolta, incentrata sui Falice.
Del passato di Alice sappiamo veramente poco, se non che anche lei era una Serpent's. 
In questa storia ho cercato di scavare più a fondo e in particolare ho voluto narrare i fatti che riguardavano la scoperta della gravidanza di Alice, e perchè avesse alla fine scelto Hal piuttosto che FP.
Spero che vi sia piaciuto, grazie a chi legge e a chi mi sostiene. Un abbraccio.
P.S= Nella copertina ci sono realmente gli attori di Alice e FP, solamente più giovani! 

 

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Capitolo 3
*** Eternamente noi ***





Il calendario segnava esattamente mille giorni.
Mille giorni da quando Cheryl aveva ripreso a vivere.
Mille giorni da quando Toni aveva iniziato ad essere veramente se stessa.

La loro vita non era mai stata veramente facile, ma da quando avevano iniziato ad affrontarla insieme tutto era cambiato, l’amore le aveva cambiate, in meglio; Toni aveva deciso di organizzare una giornata perfetta, voleva far vivere la favola che la sua Cheryl meritava, dopo aver vissuto per troppo tempo in un racconto dell’orrore.
Così, si diresse sorridente da Pop’s – come ogni mattina, a colazione – con un bellissimo mazzo di rose rosse, le sue preferite. Il viso si corrucciò improvvisamente quando notò che la rossa che più amava al mondo non era al solito posto; le aveva riferito che si sarebbero viste direttamente nel loro posto preferito per la colazione, ma non c’era, e questo generò un’improvvisa e intensa preoccupazione tipica di chi amava profondamente.

-Pop, hai per caso visto Cheryl?.- chiese Toni al proprietario.

-No, Toni, mi dispiace!.- , esclamò l’uomo,- Anzi, se dovessi vederla dille che le ho preparato i cupcake al cioccolato e mandorle che ha ordinato.-

-Sei sicuro? Lei odia le mandorle!.- esclamò Toni insospettita.

-Sicurissimo. Riferisci questo messaggio per me, grazie.- disse, per poi tornare a lavorare.

Toni sospirò e allora decise di chiamarla: uno, due, quattro, sei squilli… Ma niente. Non rispondeva. Così, la preoccupazione divenne insopportabile e cominciò quasi a farle mancare l’aria; corse nel South Side, e andò dal leader dei Serpent’s, nonché dal suo più caro amico.

-Toni, che succede?.- chiese Jughead guardando la ragazza preoccupato.

-Scusa non volevo disturbarti ma… Dovevo andare con Cheryl da Pop’s per il nostro anniversario, ma lei questa mattina non c’era e mi ha scritto che ci saremmo viste direttamente lì, ma non c’era. Questo non è da lei. Noi siamo inseparabili ed io non so… Magari le è successo qualcosa… Magari sta scappando da me, o non so cosa.- disse in preda al panico.

-Toni… Toni… Calmati.- , disse un Jughead rassicurante, - non sai che giorno è oggi?.-

-Ma certo, è l’anniversario mio e di Cheryl.- rispose con naturalezza.

-Beh si, ma non solo.- , rispose il ragazzo, - oggi è l’anniversario della scomparsa di Jason Blossom.-

Quelle parole erano come lame affilate che colpivano lentamente il cuore di Toni, come aveva potuto dimenticarlo? Come aveva potuto essere così egoista?.

-Io… Devo andare.- disse velocemente la ragazza, per poi scappare via.

Toni conosceva bene la vera Cheryl: quella fragile, quella vulnerabile, quella sentimentale. Quella Cheryl che non mostrava a nessuno, ma che era estremamente bella; sapeva che la Cheryl che amava, in quel giorno così triste e difficile, sarebbe andata nell’unico luogo in cui sentiva di essere al sicuro.

-Hai dimenticato i cupcake da Pop’s, ho pensato di portarteli.-

Toni esordì con in mano il pacchetto di Pop’s Tale con i dolci preferiti del fratello di Cheryl, sorridendo leggermente; la rossa distolse l’attenzione dalla lapide del suo amato fratello e la rivolse verso la ragazza che amava.

-Antoniette, cosa ci fai qui?.-

-Sono imperdonabile. Ho dimenticato un giorno così importante per te come questo, e ho pensato solo a noi, solo a me. Poi Jughead mi ha ricordato che giorno fosse oggi e… Eccomi qui.-

-Oh, Toni, scusami io…-

-So che magari vuoi rimanere sola con lui, oggi. E lo rispetto, davvero. Sono venuta qui solo perché sapevo quanto tenessi a questi dolci. Ti prego, mandami un messaggio non appena hai bisogno di me.-

Toni si voltò per andarsene e lasciare così Cheryl sola con suo fratello, per farla sfogare di tutto il dolore.

-Avevo promesso a JJ che avrei passato questa giornata in allegria, con te, a festeggiare il nostro primo anno insieme… Lui ne sarebbe stato felicissimo. Ieri, però, ho deciso che sarei andata a salutarlo almeno per mezz’ora: gli avrei portato i suoi dolci preferiti da Pop’s, gli avrei raccontato della mia vita in quest’ultimo anno e gli avrei portato una foto nostra, come non facevo da molto, troppo tempo. Così, ho frugato tra le vecchie cose di Jason e ho trovato questa.-, disse la rossa, mostrando alla sua ragazza una lettera,- e… non ce l’ho fatta. Tutta la voglia di festeggiare questo giorno in allegria è scomparsa.- ammise Cheryl cominciando a piangere.

Toni si avvicinò commossa alla sua Cheryl, prendendole dolcemente la mano per darle forza in quel momento in cui stava mostrando tutte le sue fragilità.

-Cheryl…-

-E’ una lettera che ha scritto prima che lo portassi oltre il fiume Sweetwather, prima che lo portassi verso la morte.- ,disse Cheryl singhiozzando, -mi ha scritto che mi ringraziava per tutto quello che stavo facendo per lui, che mi avrebbe amato per sempre, che il nostro legame sarebbe stato indissolubile e che avrei avuto presto sue notizie. Cosa potevo saperne che non avrebbe più vissuto?.- chiese piangendo disperata.

-Cheryl, ne abbiamo parlato mille volte: non è colpa tua, non è colpa tua! Tuo fratello ti amava più di qualunque altra cosa al mondo, e tu lo stesso!.

-Se lo avessi fatto ragionare, forse…

-No, non avresti potuto fare nulla! Non puoi addossarti una colpa così grande che non hai, non dopo tutto questo tempo!- , la rimproverò Toni, - tu hai un legame di vero amore con una persona a te cara, è qualcosa che ho sempre cercato e che, finalmente, ho trovato solo grazie a te. Non lasciartelo rovinare da una colpa che non ti appartiene.-

Cheryl guardò Toni ancora con le lacrime agli occhi e in quel momento, nonostante il dolore, non riuscì a fare altrimenti: la prese dolcemente per il volto e la baciò con amore e gratitudine, davanti a suo fratello che sapeva con certezza sarebbe stato felice per lei.
La giornata si concluse nel loro posto preferito a Riverdale, da Pop’s a bere frullati e a mangiare degli ottimi hamburger: niente poteva essere più perfetto di quello, per Cheryl.

-Facciamo un altro giro di frappè?.- chiese sorridendo Toni, così Cheryl la guardò e sorrise grata a quella ragazza straordinaria.

-Assolutamente.-

Toni sorrise e andò al bancone per prenotare altri due frullati alla ciliegia, mentre Cheryl rimase lì e in attesa strinse tra le mani quella lettera, e sorrise leggendo l’ultima frase.

Non so cosa accadrà, ma comunque vada… Eternamente noi. Il tuo JJ.








Spazio Autrice________:
Eccoci al terzo racconto di questa storia che, come avevo già accennato, è incentrato sulle amatissime Choni.
Devo essere sincera, non shippo particolarmente questa coppia anzi le ritengo piuttosto forzate insieme, ma le attrici hanno una bella chimica e attendo con ansia di vedere la loro storyline più approfondita. Proprio per questo ho voluto incentrare questa storia su una doppia ship: da un lato, l'amore tra Cheryl e Toni e dall'altro, Cheryl e suo fratello Jason.
Spero che abbiate apprezzato questa storia, e grazie in anticipo a chi leggerà questa storia.
Un caro abbraccio.




 

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Capitolo 4
*** Divisi ***





-Uno… Due… Tre…-

contava affannosamente Archie flessione dopo flessione, per scaricare una tensione che nel corso di quei mesi si era accumulata e aveva iniziato ad avvelenare il suo cuore. Si, Archie Andrews, il bravo ragazzo, il cavaliere dalla scintillante armatura, era passato al lato oscuro, e la colpa aveva un solo nome: Hiram Lodge.
Come aveva potuto permettere a quell’uomo, e a quella famiglia, di fargli questo? Di strappare via crudelmente la sua identità, di fare a pezzi la sua anima pura, di premere sul suo più grande punto debole per farlo diventare una pedina nelle mani dei mafiosi?.
A quel pensiero, Archie si blocca e finisce per colpire malamente il pavimento, arrivando così ad una conclusione: la colpa è tutta sua. Non dei Lodge, e nemmeno di Black Hood. Se avesse voluto veramente proteggere i suoi cari e la sua amata Riverdale, non si sarebbe comunque alleato con un poco di buono. Si, la colpa era sua.

-Archie, cosa ci fai a terra?.- chiese Veronica stranita, esordendo nella camera da letto del suo ragazzo.

Archie ritornò immediatamente in sé e ritornò in piedi, per poi guardare la bella bruna sempre impeccabile con la sua classica collana di perle che lo stava fissando.

-Ronnie, non ti aspettavo.- affermò Archie asciugandosi con l’asciugamano il sudore sulla sua pelle dopo l’allenamento.

-Lo immaginavo, visto che non rispondi alle mie chiamate e ai miei messaggi.- puntualizzò Veronica guardandolo, così Archie sospirò.

-Sono stato impegnato, scusami.-

-Si, lo vedo: le tue flessioni sono impegni irrinunciabili.- , disse Veronica ironicamente, - andiamo, Archiekins, dimmi cosa non va. Hai litigato ancora con mio padre? ‘Stamattina era di pessimo umore!.-

Al solo nominare Hiram, il rosso sospirò profondamente e abbassò lo sguardo, come se si sentisse colpevole di qualcosa.

-Din, din, din. Ho indovinato, vero? Cosa ha fatto mio padre? Giuro che questa volta lo uccido!.- esclamò Veronica con la sua solita determinazione.

-No, no, Ronnie… Ascolta… Non ho litigato con tuo padre, anzi. Ho semplicemente riflettuto.- rispose il ragazzo.

-Su cosa?.- chiese Veronica.

-Su tutto ciò che è successo nell’ultimo periodo. Mi sono alleato con tuo padre per proteggere tutte le persone che amo, e invece non ho fatto altro che allontanarle.-

-Di cosa stai parlando, Archie?.-

-Parlo di mio padre, mia madre, persino Jughead!.-

-Beh, è stata una tua scelta schierarti con mio padre o sbaglio?.-

-Non sbagli, Veronica ma… Non voglio più continuare.-

-C-Cosa? Che vuoi dire?.-

-Tuo padre… La tua famiglia… Mi ha fatto diventare qualcuno che non sono e che non voglio essere.-

-Cosa stai dicendo, Archie? Mio padre non ti ha mai costretto a fare niente, è sempre stata una scelta tua!.- esclamò Veronica arrabbiata.

-Lo so, pensavo fosse la cosa giusta da fare ma non è così!- , esclamò il rosso di contro, - io non voglio essere così, Ronnie, me ne tiro fuori! E, se mi ami o se almeno ami te stessa, dovresti farlo anche tu!.-

-No! Archie, quella è la mia famiglia!.-

-Ti distruggerà, Veronica! Lo farà con te, così come lo ha fatto con me!.-

-Perché dici questo? Cosa ti abbiamo fatto di male?.-

La voce di Veronica cominciò a tremare e inevitabilmente le lacrime iniziarono a scendere sul suo volto ferito.

-Tuo padre è una brutta persona, lo capisci? Sta facendo del male ai nostri amici, alla nostra città! Dobbiamo fermarlo prima che sia troppo tardi.-

-Adesso parli come Jughead! Ti ha fatto il lavaggio del cervello, per caso?.-

-No, non ho nemmeno parlato con Jughead. La notte dello scontro, l’ho guardato negli occhi dopo tanto tempo e ho visto una cosa che mi ha fatto male: la delusione.-

-E tu rinunci al lavoro con mio padre, alla mia famiglia per paura di deludere Jughead?.-

-Non è semplicemente per paura di deludere Jughead… E’ per paura di deludere il mio migliore amico, e mio padre. L’ho già fatto abbastanza, adesso voglio ritornare nella strada giusta. E vorrei che tu venissi assieme a me.- disse Archie guardandola negli occhi.

Veronica fissò i suoi occhi castani, e cercò di trattenere le lacrime con scarso risultato, mentre il suo cuore batteva all’impazzata contro  il suo petto.

-Come tu non puoi deludere la tua famiglia, io non posso deludere la mia, Archiekins.- rispose Veronica, per poi deglutire.

-Ronnie, ti prego, abbiamo passato insieme troppe cose per ridurci a questo! Tu stessa non volevi che mi mischiassi negli affari della tua famiglia e adesso capisco il perché!.-

-Hai ragione, ne abbiamo passate tante insieme e tu non puoi farmi questo!.- esclamò Veronica piangendo.

-Di cosa stai parlando?!.-

-Sei stato tu a dirmi ti amo, ad arrabbiarti perché io non riuscivo a dirlo… E poi è successo! Ti ho aperto totalmente il mio cuore, la mia vita, e tu non puoi farmi questo, ora. Non adesso che sono perdutamente e completamente innamorata di te, Archie Andrews!.-

-Cosa pensi? Che per me sia facile? Mi trovo davanti un bivio, Veronica: da un lato, tutta la mia vita e dall’altro, la persona che amo.-

-Sembra però che tu abbia già scelto!.-

-Non ho scelto un bel niente, sei tu a dover scegliere! E per questo ti scongiuro: ti prego, non rimanere in questa vita sporca e corrotta. Torna ad essere la Veronica che ho conosciuto, quella senza l’influenza di Hiram! Puoi stare qui da me, o da Betty… Troveremo una soluzione, insieme.-

Veronica guardò il ragazzo che amava con gli occhi gonfi e rossi, stanchi di soffrire.

-La mia famiglia ha cambiato ciò che sei, esattamente come tu stai cercando di cambiare ciò che sono io. Mi dispiace, Archie, ma io sono una Lodge e questo non potrà mai cambiare.-

-Cosa significa?.-

-Significa che… E’ finita.- disse Veronica, pronunciando quelle parole con la voce rotta dalle lacrime.

-Ronnie, io…- , cominciò a dire Archie con la voce provata e gli occhi troppo lucidi,- ho sperato con tutte le mie forze che anche tu volessi una vita diversa da quella di tuo padre, esattamente come la voglio io ma evidentemente desideriamo cose diverse e questo non è il nostro momento, un giorno chissà…-

-Già, chissà…

- Ronnie, voglio che tu sappia una cosa: io ti amerò per sempre.-

-Anche io ti amerò per sempre, Archiekins.-

Si guardarono profondamente e si strinsero in un forte e intenso abbraccio, sperando quasi che non avesse mai fine. Quando poi, però, finì si guardarono per l’ultima volta negli occhi, e Veronica si voltò di spalle col cuore a pezzi, consapevole che non si sarebbe voltata mai più. Archie e Veronica, adesso divisi, sarebbero stati  due anime gemelle, destinate ad amarsi, due cocci rotti di uno stesso vaso, per sempre.










Spazio Autore_______:
Eccomi con la quarta OS della raccolta.
Questa volta ho deciso di dedicarla ai Varchie che - devo ammettere - ho riscoperto come coppia solamente nella scorsa puntata (3x05, se non sbaglio).
Questa OS è una Missing Moment e una What if della seconda stagione che a mio avviso è stata quella peggiore per il mio amatissimo Archie; ho desiderato non so quante volte questa conversazione, nelle varie puntate, ho sperato fino all'ultimo che Archie mettesse le cose in chiaro con Veronica (che , per inciso , non ho sopportato per tutta la seconda stagione ).
Adesso, fortunatamente entrambi si stanno riprendendo e stanno iniziando a piacermi veramente come coppia, anche se spero ancora nei Barchie. Ad ogni modo, credo veramente che Veronica e Archie vengano da due mondi troppo diversi per stare insieme ma che, in fondo, anche loro sono anime gemelle. 
Spero vi sia piaciuta. Un abbraccio!

 

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