A painful rewind di Ily18 (/viewuser.php?uid=19279)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back home ***
Capitolo 2: *** Flashes ***
Capitolo 3: *** Splash! ***
Capitolo 4: *** Big decision ***
Capitolo 5: *** Let me show you who I really am ***
Capitolo 6: *** Realization ***
Capitolo 7: *** One more thing ***
Capitolo 8: *** No more lies ***
Capitolo 9: *** Coffee ***
Capitolo 10: *** Trust your gut ***
Capitolo 11: *** Trouble in Paradise ***
Capitolo 12: *** Run away ***
Capitolo 13: *** Dealing with the... truth? ***
Capitolo 14: *** Special (pt 1) ***
Capitolo 15: *** Special (pt2) ***
Capitolo 16: *** It's time for that painful rewind ***
Capitolo 17: *** Welcome home v2.0 ***
Capitolo 18: *** Some things never change ***
Capitolo 19: *** Chloe ***
Capitolo 20: *** Dreamer / Once you've tasted Wild Cherry is hard to go back to Sweet Vanilla ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Back home ***
A/N: Ed eccoci qua! :) Questa
è la mia seconda ff Clois e questa volta l'ispirazione
è venuta dall'episodio 15 dell'ottava stagione: Infamous.
Penso che il titolo in Italiano sia tipo Diffamazione, no? :P
Ad ogni modo, ho pensato
di rivisitare quell'episodio, cambiando qualche cosuccia (come potrete
subito notare in questo capitolo) ma la storia seguirà a
grandi linee quello che è successo nell'episodio vero e
proprio.
Per ora penso che il
tutto sarà narrato dal POV di Clark, ma mai dire mai... Non
si sa mai che nel mentre mi venga qualche schizzo strano e decida di
cambiare idea :P
Per ora questo piccolo
esperimento di riscrivere l'episodio a modo mio, mi sta piacendo tanto,
soprattutto perchè mi da l'occasione di rivedere i pezzi
dell'eppo! :P
Spero solo di non perdere
l'ispirazione man mano che la storia va avanti! :(
Che dire, non so in
quanti capitoli sarà suddivisa, dipende da quanto la mia
fantasia sarà in forma in questi giorni, eheheh.
Ad ogni modo, direi anche
basta con le mie baggianate, è tempo di leggere! :)
ps: ovviamente tutte le frasi che leggete qui sono prese dall'episodio
e appartengono alla CW. :)
Correndo con la sua supervelocità, Clark colpì
leggermente, uno ad uno, dei rapinatori che stavano cercando di
derubare la gioielleria nei pressi del Planet, facendoli volare
dall’altra parte della strada. Qualche istante dopo sarebbe
arrivata una pattuglia della Polizia e i malviventi avrebbe avuto
quello che gli spettava. La galera.
Avendo sventato con successo la tentata rapina, Clark si prese il lusso
di fermarsi qualche istante. Alzò la manica sinistra della
sua giacca rossa per dare un’occhiata veloce
all’orologio che portava al polso, lo stesso orologio che
aveva ereditato da suo padre.
‘Le
10:40.’ Pensò. Un peso sullo stomaco
si fece spazio, mentre della pioggia incessante cominciava a cadere in
quel di Metropolis.
L’aereo proveniente da Star City su cui viaggiava Lois, era
atterrato circa 3 ore fa e lui non aveva mantenuto la promessa che le
aveva fatto: andare a prenderla all’aeroporto.
Sbuffando si passò una mano sui capelli già zuppi
d’acqua, dopodiché decise di dirigersi verso il
Daily Planet per controllare se Lois fosse già arrivata.
Sapeva che gli avrebbe urlato contro e che sicuramente in quel momento
lui era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere, ma era
passato più di un mese dall’ultima volta che
l’aveva vista, e nonostante fosse difficile per lui
ammetterlo, Lois Lane gli era mancata da morire.
Scosse la testa come ad enfatizzare il fatto che volesse scacciare quel
pensiero assurdo dalla sua mente, dopodiché si rimise in
ordine qualche ciuffo di capelli ribelle che gli cadeva sulla fronte e
si precipitò con la super velocità al Daily
Planet.
Non appena arrivò, la vide scendere dal taxi con le due
grandi valige celesti che si era portata dietro per il viaggio, i
capelli fradici che le stavano incollati al viso a causa del temporale
e il suo solito carattere irruento triplicato a causa della buca che le
aveva dato.
Come se non bastasse, il tassista pensò che fosse bene
ripartire con una sgommata, alzando dell’acqua dalla strada
che inzuppò Lois ulteriormente. La sentì urlare
qualcosa e il suo senso di colpa crebbe sempre più.
Se c’era una persona che non meritava assolutamente questo
trattamento, quella era Lois Lane.
Nonostante tutto, sentì il senso di colpa affievolirsi per
un istante, lasciando spazio ad uno strano calore che gli avvolgeva il
cuore e ad una strana presa che sembrava avercela con la bocca del suo
stomaco, il tutto causato dalla sola vista di lei.
Era consapevole che non avrebbe dovuto farsi vedere da lei, non quando
ce l’aveva a morte con lui e il vederlo avrebbe causato una
discussione infinta che includeva urla e parole poco carine, in
perfetto stile Lois Lane, ma non poté evitare di sorridere
nel rivederla.
Lois Lane era tornata e lui non poteva essere più felice.
Dopo aver preso un respiro profondo ed essersi preparato a qualunque
reazione Lois avesse avuto nei suoi confronti, le si
precipitò incontro, gridando il suo nome e lo sguardo che
ricevette in risposta fu tutt’altro che allegro. Clark era
sicuro che se Lois avesse avuto i suoi stessi poteri, in questo momento
ci sarebbero state delle fiamme che uscivano dai suoi occhi. Gli stessi
occhi gli facevano capire che Lois era terribilmente delusa e
arrabbiata. Clark non poté biasimarla.
“Dimmi che mi stai prendendo in giro.” Disse con un
sorriso ironico in viso, mentre scuoteva la testa incredula.
“Ti ho aspettato in aeroporto per ore sotto la pioggia e ti
fai vivo solo ora?!” Proseguì, alzando un
po’ il tono della voce, come se volesse fargli capire quanto
fosse irritata dal suo comportamento.
‘Come se il
suo sguardo non fosse abbastanza.’
Pensò Clark, guardandosi le punte dei piedi ed evitando il
suo sguardo a causa del senso di colpa che provava. Era consapevole che
c’era stata una buona ragione se non era potuto andare a
prenderla come le aveva promesso. ‘Una
buona ragione che lei non saprà mai.’
La voce di Lois lo riportò alla realtà.
“L’unica volta in cui ho veramente bisogno di te e
tu ti scordi di venirmi a prendere all’aeroporto?!”
Il suo tono sempre irritato e il suo sguardo deluso, facevano
più male di tutte le parole che gli avrebbe potuto dire.
Lei aveva avuto bisogno di lui e lui come sempre l’aveva
delusa. Perché diavolo continuava a succedere?
Perché ogni volta che faceva del bene a qualcuno, qualcun
altro finiva inevitabilmente col soffrirne? ‘Pensavo che il Karma
funzionasse diversamente.’ Pensò
sconsolato.
Liberando nuovamente la mente, disse le uniche parole che gli vennero
in mente in quel momento, le stesse parole che sempre troppo spesso
aveva pronunciato. “Mi dispiace…”
Lasciò la frase in sospeso, non sapendo come avrebbe potuto
continuarla, che spiegazione darle.
Cercò di fare un piccolo passo verso Lois, che
però, senza perdere tempo lo interruppe e iniziò
a dirigersi verso l’entrata del Daily Planet che distava
qualche metro. “Ti dispiace?!” La sentì
dire, il suo tono di voce incredulo nel sentire quelle parole. Scese
dal marciapiede per attraversare la strada, Clark sempre dietro di lei.
“Le tue scuse non mi rendono le 3 ore che ho
perso…” Si interruppe, la valigia che teneva nella
mano sinistra si aprì nel bel mezzo della strada senza
preavviso, mostrando senza pietà il suo contenuto a tutti i
passanti. Lois poggiò a terra il trolley che reggeva
nell’altra mano e si chinò per raccogliere tutta
la sua roba. Clark si chinò a sua volta per aiutarla, ma non
ci riuscì. “… Sotto
l’acquazzone…” Clark raccolse il trolley
che Lois aveva abbandonato qualche secondo prima, mentre lei continuava
a raccogliere le sue cose da terra che continuavano ad inzupparsi sotto
l’acquazzone che sembrava non voler smettere.
Notò come Lois aveva finito di raccogliere tutto quello che
le apparteneva, rimettendo tutto dentro la valigia alla rinfusa e non
ricordandosi di chiudere la zip. Se la mise sotto braccio e prese il
trolley dalle mani di Clark, continuando la frase che aveva interrotto
poco prima. “… Mentre assistevo a tutti i saluti
sdolcinati di tutte quelle coppiette.” Riprese a camminare
verso l’entrata del Planet, Clark che continuava a seguirla
tenendo al minimo la distanza tra loro.
Rimase colpito da come Lois avesse sentito il bisogno di sottolineare
che fosse pieno di coppiette felici. Che gli stesse lanciando un
qualche messaggio subliminale?
Clark si diede dello stupido per aver anche solo pensato ad una cosa
del genere. Dopo il modo in cui si erano messe le cose tra loro due al
matrimonio di Chloe e Jimmy, era ovvio che Lois lo vedesse sotto
qualunque prospettiva, tranne quella di sua dolce metà.
Forse come un traditore, un menefreghista, il pupazzetto di Lana, ma di
certo non come la sua metà della mela, quella che la
completava.
“Posso spiegare.” Si limitò a dire,
cercando di tenere il passo di Lois.
Ovviamente quelle parole non avevano alcun senso, perché era
consapevole che non avrebbe mai potuto spiegarle la vera motivazione
che c’era dietro a quel malinteso.
In cuor suo, Clark sperava solo che sentendogli dire quelle parole,
Lois si calmasse e gli desse l’opportunità di
rimettere le cose apposto tra loro.
“Mi hai mandato una mail ieri notte, per farmi sapere che ci
saresti stato.” Lois procedeva sempre a passo spedito di
fronte a lui, come se non vedesse l’ora di entrare nella
redazione del Daily Planet e lasciarsi tutto questo, Clark compreso,
alle spalle. Nonostante fosse consapevole che quella porta era sempre
stata lì, Clark non si era reso conto di quanto vicini si
trovassero ora, poiché era troppo preso dalla persona che
gli camminava di fronte. Si era perso nel fissare la figura di fronte a
lui, nel notare come evitava il contatto visivo diretto, dandogli
sempre le spalle. “Hai davvero bisogno che ti faccia un nodo
al dito cosicché ti possa ricordare le cose più
facilmente?” Notò come mosse leggermente il viso
per lanciargli un’occhiata veloce da sopra la spalla
sinistra, per poi tornare a fissare la porta di fronte a lei.
Per l’ennesima volta quella mattinata, le parole di Lois e il
tono che aveva usato lo avevano colpito e ferito più di
quanto avrebbe mai immaginato.
Come poteva dirle che si era ricordato di lei, della promessa che le
aveva fatto, ma che il suo dovere da Macchia Rossa e Blu lo aveva
tenuto occupato? Non avrebbe mai potuto, ed ecco perché si
inventò l’ennesima bugia. “Mi hanno
trattenuto a lavoro più del previsto. Una volta finita una
cosa, subito se ne presentava un’altra, Lois.”
Senza volerlo, per un secondo unì le mani quasi la stesse
implorando di credergli, di dargli un’ennesima occasione. Non
funzionò.
“Sei un giornalista, Smallville. Non devi salvare il
mondo.” Le parole di Lois lo lasciarono spiazzato per un
istante, pensando all’ironia della situazione. Lois non aveva
idea di quanto fosse andata vicina alla verità.
Ma nonostante tutto, la recita doveva andare avanti. Non poteva
mostrarsi debole proprio ora.
“Lo so. Avrei dovuto chiamarti.” Il senso di colpa
ebbe la meglio su di lui e il suo buon senso lo portò ad
ammettere a voce alta, che in fondo Lois aveva ragione. Sperava che
quelle parole le dessero la voglia di perdonarlo, di lasciar perdere il
loro piccolo litigio. Sperava che lei ora si togliesse quella maschera
di delusione che indossava, che gli sorridesse, dandogli un pugnetto
affettuoso sul braccio come faceva sempre, contenta che lui le avesse
dato ragione.
Ma invece di tutto questo, Lois si limitò a girarsi,
guardandolo finalmente negli occhi e non dandogli il tempo di
aggiungere altro, prese la parola. “Senti, lo capisco. Hai
altre cose per la testa.” Clark capì dallo sguardo
serio che aveva in viso e dallo strano tono della sua voce che quelle
parole erano riferite a Lana. Non capiva perché, ma sentirla
così ferita parlare di Lana, fece male più della
freccia che Freccia Verde gli lanciò quando erano a Black
Creek. Ma questa volta per guarire non sarebbe bastato
l’effetto benefico che il Sole Giallo aveva su di lui, anche
perché era consapevole di essersi meritato questa punizione.
Per cui fece l’unica cosa a cui riuscì a pensare
in quel momento, rimase immobile a sentire tutto quello che Lois gli
avrebbe detto, accettando ogni singolo insulto che gli avrebbe
lanciato. “Non mi aspetto di essere in cima alle tue
priorità.” Nello stesso istante in cui Lois
finì quella frase, una nuova freccia colpì il
bersaglio, sfruttando la ferita che la freccia precedente aveva causato
solo qualche istante prima.
Non la biasimava per avergli detto tutte quelle cose, in fondo se le
meritava. Avrebbe dovuto dirgliele un mese prima, il giorno del
matrimonio, quando lui aveva stupidamente deciso di ignorarla per
correre nuovamente dietro a Lana, per poi scoprire che in fondo, lui e
Lana non erano mai stati destinati a stare insieme.
Era uomo abbastanza da ammettere che Lois aveva tutte le ragioni del
mondo per avercela con lui.
Ma allora, se era consapevole di meritarsi ogni singola parola,
perché il dolore che sentiva ora era così grande,
così profondo?
‘Semplice,’
si disse, ‘perché
è lei a dirlo.’ Il pensiero lo
colpì, ma non lo sorprese più di tanto.
Nell’ultimo mese passato senza di lei, aveva smesso di
fingere e aveva iniziato a razionalizzare tutto. Era chiaro anche a lui
che tra loro due le cose avevano preso una piega inaspettata, che erano
arrivati ad avere una strana relazione che andava oltre la semplice
amicizia che gli aveva sempre legati, la stessa amicizia che qualche
anno fa nessuno dei due avrebbe mai immaginato si sarebbe trasformata
in qualcosa di più.
‘Lois e
Clark.’ Si ritrovò a pensare.
E mentre il mondo continuava a girare, per lui era come se tutto si
fosse fermato, quasi congelato a causa del pensiero che gli aveva
appena attraversato la mente.
Come se gli si fosse materializzata solo ora di fronte, si rese conto
della persona che gli stava davanti, notando ogni piccolo particolare
della ragazza dai capelli scuri che stava di fronte a lui.
Lois. La stessa Lois che negli ultimi minuti l’aveva mandato
al diavolo. La stessa Lois che riusciva a farlo sentire in colpa per
aver preferito di voler sventare una rapina, piuttosto che andare a
prenderla all’aeroporto. La stessa Lois che aveva un
terribile sguardo ferito che gli faceva sussultare il cuore, non appena
gli aveva detto che capiva che lui preferiva fare chissà
cosa con Lana, piuttosto che ri-accoglierla a Metropolis. La stessa
Lois che gli era mancata terribilmente per tutte queste quattro
interminabili settimane che aveva passato a Star City.
Notò come i capelli le aderivano al viso a causa della
pioggia che aveva addirittura aumentato
d’intensità. Notò come tremava,
infreddolita e bagnata fino all’osso, mentre reggeva con
tutte le sue forze le sue valige nella speranza che non gli facessero
lo stesso scherzetto di qualche minuto prima, aprendosi di fronte a
tutti. Notò come il trucco non fosse perfetto, leggermente
sbavato a causa della pioggia che le bagnava il viso.
Eppure per lui, Lois non era mai stata più bella di
così.
Vide Lois muoversi, dargli le spalle nuovamente per entrare subito
nella redazione del Daily Planet, facendogli capire che ne aveva
abbastanza di battibeccare con lui e che l’unica cosa che
voleva fare ora, oltre a mettersi qualcosa di asciutto addosso, era
dimenticarsi di Clark ed immergersi nel lavoro.
Senza capire da dove nacque quell’impulso, Clark fece
l’unica cosa che nessuno dei due si aspettava.
Sollevò la mano destra, poggiandola sulla spalla sinistra di
Lois, quasi costringendola a girarsi nuovamente verso di lui. Il tutto
gli sembrava una specie di moviola, ogni movimento sia suo che di Lois
era esasperatamente lento, quasi la tortura di qualche istante prima
dovesse andare avanti per sempre.
Ora che i loro sguardi si stavano nuovamente incrociando, Clark
notò la sorpresa negli occhi verdi-nocciola di Lois ed era
sicuro che lei potesse vedere la stessa identica cosa nei suoi occhi
blu.
Seguendo quello slancio di coraggio che sembrava aver preso possesso
dei suoi movimenti, continuò a lasciarsi andare al volere
del suo corpo, ignorando deliberatamente quello che il cervello gli
diceva in quel momento.
Portandola un po’ più vicina a sé, fece
in contemporanea un piccolo passo verso di lei, il tutto sempre in
silenzio, senza che nessuno dei due volesse interrompere quello che
stava per succedere. Perché entrambi erano consapevoli di
quello che sarebbe successo di lì a poco.
Come a dare vita a tutti quei pensieri, Clark fece quello che entrambi
si aspettavano.
Si sporse leggermente in avanti, sempre con la sensazione che quei
momenti andassero al rallentatore, e senza rimandare oltre, le sue
labbra incontrarono a metà strada quelle di lei, il tutto
sotto il rilassante rumore dell’incessante pioggia che cadeva
imperterrita.
E senza mai ammetterlo a voce alta, Clark fece finalmente quello che si
era ritrovato a pensare più e più volte
nell’ultimo mese. Aveva baciato Lois.
A/N: Ok, come avete
visto, alcune cose son cambiate. All'inizio non ero molto convinta di
quel bacio e del comportamento di Clark, ma adoro l'atmosfera che la
pioggia crea e un bacio sotto la pioggia è una delle cose
più romantiche del mondo! :P
Per cui, sperando che
questa piccola differenza non vi abbia sconvolto più di
tanto, vi saluto e vi dò appuntamento al prossimo capitolo!
:)
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Capitolo 2 *** Flashes ***
A/N: Ciao a
tutti ed eccoci finalmente all'aggiornamento della settimana ^^
Dato che la storia
dovrebbe essere formata da un bel po' ci capitoli, ho deciso che
l'aggiornamento lo farò ogni lunedì (sperando che
la vena creativa sia dalla mia parte, eheheh).
Prima di tutto, ringrazio
di cuore Cosmopolitan e ShikamaruxIno per le vostre recensioni! Mi
prendo qualche riga per rispondervi velocemente:
@ Cosmo:
Grazie mille, sei sempre mega puntuale quando si tratta di leggere e
recensire le mie storie, sei veramente la lettrice che tutti vorrebbero
avere! :)
E hai ragione, ci sono
stati troppi episodi di questa ottava stagione che sarebbero dovuti
finire in maniera decisamente diversa! Ma vabeh, speriamo di rifarci
con la stagione 9! :P
E per quanto riguarda il
colpo di scena immediato nel primo capitolo, diciamo che se avessi
voluto vedere un bacio Clois in quell'episodio, quel momento sarebbe
stato perfetto! La pioggia era così romantica e la tensione
che c'era tra i due in quella scena penso che li avrebbe portati a
finire la discussione in soli due modi: a) quello che abbiamo visto nel
tf. b) quello che ho scritto io XD
@ ShikamaruxIno:
Grazie mille, i tuoi complimenti mi fanno veramente piacere e sono
contenta che la storia ti stia piacendo. Spero continuerai a seguirla :)
E ora, prima di lasciarvi
alla lettura, vorrei darvi un piccolo chiarimento su quello che state
per leggere.
Ho deciso di dividere il
secondo capitolo in due parti, una sotto il POV di Lois e l'altra sotto
il POV di Clark.
Quella che leggerete ora,
è la parte dedicata a Lois ed è una specie di
scena tagliata o aggiuntiva, chiamatela come più vi piace. ^^
Ancora non riusciva a credere di trovarsi in quella situazione.
Il suo corpo aderiva perfettamente a quello di Clark e poteva sentire
su di sé tutto il calore che emanava.
Le sue forti, grandi mani la stringevano forte a lui, quasi volesse
impedirle di scappare.
E infine, le sue labbra sulle sue, il suo dolce sapore di
caffè che le riempiva i sensi e si mischiava con il forte
odore di pioggia che li circondava.
Avrebbe voluto lasciarsi andare del tutto a quel bacio che si era
immaginata più e più volte in quelle notti
insonni in cui le capitava di pensare a Clark, ma non poteva
abbandonarsi così facilmente a lui. Non dopo che lui aveva
preferito Lana a lei, non dopo che le aveva spezzato il cuore in quel
modo, non dopo che si era dimenticato di lei.
Raccolse tutta la poca forza di volontà che aveva in quel
momento e si allontanò da lui, rompendo la magia di quel
bacio.
Si prese un secondo per guardarlo, sorpresa che avesse avuto
il coraggio di ricorrere ad un colpo così basso per mettere
fine alla loro discussione. Non pensava che Clark Kent fosse capace di
giocare sporco, ma ancora una volta l’aveva sorpresa, anche
se non nel modo a cui era abituata.
Sentì le sue mani scivolare lentamente via dai suoi fianchi
per poi finire nelle tasche dei suoi jeans, quasi a farle capire quanto
quella situazione lo mettesse a disagio. Lois era convinta che col
senno di poi, Clark non avrebbe mai ripetuto quel gesto così
istintivo. Non era da lui agire così impulsivamente senza
calcolare ogni minima variabile dell’equazione.
“Non so cosa ti aspettavi di ottenere con quel bacio,
Clark.” Lo vide corrugare la fronte e assumere
quell’espressione da cucciolo colpevole che gli aveva visto
spesso in viso. Le sembrò quasi che con
quell’espressione Clark le volesse far capire qualcosa che in
quel momento le sfuggiva, ma lo ignorò. Non era il caso di
fraintendere le sue intenzioni più di quanto stesse
già facendo.
Anche se in cuor suo, Lois sapeva che lui non era il tipo di persona
che ricorreva a simili trucchetti.
‘Basta!’
Si disse. Era sicura che l’avesse baciata solo ed
esclusivamente per far cadere la discussione, non per qualche altro
strano motivo, e non ci sarebbe stato nulla al mondo che le avrebbe
fatto cambiare idea. “Sappi che non è cambiato
nulla rispetto a prima.” Sperò che il riferimento
alla loro discussione gli fosse chiaro, dopodiché gli
voltò le spalle e si precipitò
all’entrata del Daily Planet, fiondandosi giù per
le scale con il solo pensiero di mettersi a lavoro e dimenticare
quell’incidente il più in fretta possibile.
Dopo essersi messa qualcosa di asciutto addosso ed essersi rifornita
del suo carburante preferito, il caffè, si sedette alla sua
scrivania, ritrovandosi più volte a fissare prima lo schermo
del suo PC, poi la sedia vuota alla scrivania di fronte alla sua.
Sapeva che avrebbe potuto facilmente evitare Clark per le prossime ore,
in quanto Tess gli aveva dato la giornata libera.
Ovviamente però, con ‘Buon Samaritano
Clark’ non si poteva mai sapere. Per quanto Lois ne potesse
sapere, Clark si sarebbe potuto precipitare nella redazione del Planet
offrendosi volontario per prendere la consegna degli articoli di
qualcun altro e fare qualche ora di straordinario.
In fondo, questo era uno degli aspetti di Clark che la mandava in
bestia. Come poteva una persona come lui, con nemmeno una cellula
cattiva in corpo, dimenticarsi una promessa fatta il giorno prima?
Lois sbuffò, mentre i pensieri le continuavano a scorrere in
testa. Prese un altro sorso di caffè.
Magari, quello che le aveva detto qualche minuto prima non era del
tutto una bugia. Magari Clark era stato veramente sommerso dal lavoro
che si era accumulato e cercando di finire in tempo per
l’orario di consegna, non si era reso conto
dell’ora che si era fatta e non era riuscito ad arrivare in
tempo all’aeroporto da lei.
“Nah,” disse poggiando la tazza di caffè
di fianco alla tastiera del suo PC, “troppo scontato anche
per una città stramba come questa.”
Poggiò la mano sul mouse del PC, decisa a concentrarsi sul
lavoro nella speranza che potesse dimenticare quello successo finora,
ma più ci provava, più tutto tornava a galla.
Più cercava una spiegazione razionale, più
sentiva nuovi dubbi farsi spazio tra i suoi pensieri.
Qual era il vero motivo dietro allo strano comportamento di Clark?
Perché l’aveva piantata in asso così?
Eppure la sua mail le era sembrata così chiara, che aveva
addirittura iniziato a pensare che lui non vedesse l’ora di
rivederla.
Approfittò del PC acceso di fonte a lei e aprì la
pagina della sua casella di posta elettronica. La cercò
freneticamente tra le ultime mail ricevute e finalmente la
trovò.
Aprì la mail che le aveva mandato solo un giorno prima e la
rilesse, quasi volesse essere sicura di non aver frainteso le sue
parole. Quasi volesse convincersi di non aver letto delle parole che
aveva solo voluto sentirsi dire da lui. ‘Maledetto subconscio
malato.’ Pensò.
Hey Lois,
come vanno le cose
lì a Star City?
Qui al Daily Planet
c’è una strana calma da quando sei partita.
Nessuno urla
più perché i suoi articoli non vengono pubblicati
in prima pagina, nessuno viene convocato giornalmente
nell’ufficio di Tess e io riesco a bere i miei
caffè senza che nessuno mi soffi la tazza da sotto il naso.
Non vorrai mica che la
gente ci faccia l’abitudine, vero?
Uhm, Chloe mi ha detto
che domani Jimmy verrà trasportato al Metropolis General e
che lei sarà lì ad aspettarlo. Per cui mi
chiedevo… Se ti serve un passaggio, sappi che devi solo
chiedere, sempre che tu non preferisca prendere un taxi, il che sarebbe
del tutto comprensibile.
Uhm, ad ogni modo, fammi
sapere, ok?
Ora ti saluto, le
faccende alla fattoria gridano il mio nome e non vorrei mai farle
aspettare.
A presto,
Clark.
Rileggendo la sua e-mail, le tornò alla memoria ogni singolo
evento della mattinata.
Il viaggio in aereo; il ragazzo che ci aveva provato spudoratamente con
lei, ma che lei aveva ignorato semplicemente perché non era
Clark; l’imbarazzo al solo pensiero di doverlo rivedere dopo
tutto quello che era successo solo qualche settimana prima; la strana
voglia di rivederlo, nonostante tutto; i suoi occhi che lo cercavano
impazienti tra tutte quelle facce sconosciute all’aeroporto e
la sua mente che glielo faceva immaginare a qualche passo di distanza
da lei mentre reggeva un mazzo di fiori che poi le avrebbe dato come
regalo di bentornato; la delusione nel capire, dopo 3 ore passate sotto
la pioggia, che lui non si sarebbe fatto vivo; il viaggio silenzioso in
taxi e il rifiuto di piangere nuove lacrime per colpa sua; il rivederlo
così all’improvviso sotto la pioggia e la strana
stretta al cuore che cercava di ignorare, ma che sapeva era stata
causata da lui; il loro litigio, le parole che gli aveva detto e la
frecciatina rivolta a Lana che gli aveva lanciato.
E infine, quel bacio che mai si era aspettata di ricevere. Tutto questo
era successo veramente, oppure stava ancora in viaggio e stava solo
avendo un terribile incubo?
Si passò inconsciamente l’indice sinistro sulle
labbra e sentì nuovamente il dolce sapore di Clark che non
voleva abbandonarla. Una dolorosa prova che niente di quello che aveva
appena elencato fosse un incubo, ma la semplice, dolce-amara
verità.
Con la mente ancora troppo offuscata dalla rabbia per poter scrivere un
articolo decente anche solo per finire tra gli annunci pubblicitari,
Lois decise di chiamare sua cugina, sperando che questa
l’aiutasse a chiarirsi le idee.
“Hey Lois!” La voce familiare e squillante della
cugina le riempì le orecchie e le fu immensamente grata per
aver risposto dopo solo qualche squillo. Sapeva che forse non avrebbe
dovuto disturbarla a poche ore dal rendez-vous con Jimmy, ma lei era
davvero l’unica che l’avrebbe potuta salvare da
quella situazione. “Come è andato il ritorno nella
grande Metropolis?” L’eccessiva felicità
nella voce di Chloe, puzzò di bruciato al naso della
reporter più promettente del Daily Planet. Sapeva che la
cugina sarebbe stata entusiasta di rivedere suo marito, ma poteva
giurare di aver notato una strana allusione nelle sue parole. Ci
pensò un po’ su, dopodiché
capì che si riferiva a lei e Clark.
“Diciamo che la parola ‘disastro’ non
rende l’idea.” Fissò un’altra
volta la sedia vuota di fronte a lei, contenta che il proprietario non
fosse lì seduto a sentirla parlare.
“Oh-oh, problemi in Paradiso?” Lois poteva giurare
che quella chiamata stava divertendo Chloe. Dopotutto non capita tutti
i giorni di sentire la forte Lois Lane ammettere che qualcosa andava
storto.
“Sul serio, Chlo.” Disse, più seria di
quanto volesse. “Non poteva andare veramente peggio di
così.” Sbuffò e scosse la testa,
enfatizzando quelle parole, quasi come se la cugina potesse vederla.
“Oh, scusami…” Lois notò
l’imbarazzo nella voce della cugina e si pentì di
essere suonata troppo seria qualche istante prima. Chloe era
l’ultima persona sulla quale avrebbe voluto riversare tutta
la sua frustrazione. “Pensavo la tua fosse solo una
battuta.” Continuò a scusarsi e Lois
l’avrebbe voluta interrompere, ma la vocina di
sua cugina, ora più
seria, la precedette. “Cosa è
successo?” Notò come ora la voce fosse meno
squillante e più preoccupata.
‘Ottimo!’
Pensò. ‘Ha
passato settimane a preoccuparsi per il marito e quando sembrava tutto
finito, mi ci metto io con i miei stupidi problemi
esistenziali.’
“Uhm, a dire il vero non è niente di importante,
Chlo.” Aveva deciso di non accollare nuovi problemi alla
cugina. Avrebbe fatto quello che faceva sempre, se li sarebbe risolta
da sola. “Ne possiamo parlare in un altro momento.”
“Lois, non chiuderti con me, ti prego.” Rimase
sorpresa da come la sua cuginetta preferita la sapesse decifrare
così bene. Si commosse nel sentirla pregarla di andare
avanti e condividere i suoi problemi con lei.
“Uhm, ok.” Rispose un po’ imbarazzata,
prima di prendere un respiro profondo e iniziare il riassunto veloce di
quella giornata. Le raccontò del pessimo viaggio che aveva
fatto, del noioso ragazzo che ci aveva spudoratamente provato con lei,
delle valige che per una buona mezz’ora si erano perse
nell’aeroporto e poi arrivò alla parte che
più la toccava, Clark. “E come se non bastasse,
Capitan Flanella ha ben pensato di dimenticarsi di me, lasciandomi ad
aspettarlo per la bellezza di 3 ore in aeroporto, con tutte quelle
irritanti coppiette che non smettevano di sbaciucchiarsi e un
acquazzone che avrebbe fatto invidia a Noè e al suo Diluvio
Universale.” Prese fiato prima di proseguire. “Per
aggiungere il danno alla beffa, ha deciso di onorarmi della sua
presenza 3 secondi esatti dopo che io sono scesa dal taxi che lui mi ha
costretta a prendere, sentendo il bisogno di balbettare delle stupide
scuse, lasciando che il Boy Scout che c’è in lui
avesse la meglio.” Sentì Chloe sospirare e
sussurrare qualcosa, forse qualche frecciatina rivolta
all’amico. Notò per un secondo che la cugina si
era lasciata andare ad una breve, allegra risata, forse causata da
tutti i soprannomi diretti a Clark che aveva usato nel giro di pochi
secondi. Si rilassò un po’ anche lei e si concesse
il lusso di sorridere per qualche secondo.
“Lois, sono sicura che Clark avesse dei buoni
motivi.” Le sue orecchie non riuscivano a credere a quello
che aveva appena sentito. Le parole della cugina cancellarono
immediatamente il sorriso di qualche secondo prima, lasciando Lois a
bocca aperta e occhi spalancati, incredula per quello che aveva appena
sentito. Chloe stava davvero difendendo Clark?!
Come se Chloe avesse percepito la reazione della cugina, si corresse
subito, sperando che il danno non fosse già fatto.
“Ciò non toglie che avrebbe dovuto
avvisarti.” Lois si tranquillizzò un po’
nel sentirla darle ragione e per calmarsi prese un altro sorso di
caffè, contenta di non averlo fatto prima. Se fosse
successo, a quest’ora tutte le bozze di articoli presenti
sulla sua scrivania avrebbero avuto un alone marroncino che
l’avrebbe trattenuta a lavoro per un bel paio di ore oltre
l’orario stabilito.
“Non hai sentito la parte peggiore.” La
informò, quasi pentendosi di aver voluto includere nel
racconto anche l’ultima parte della mattinata.
Non era sicura che Chloe fosse la persona più adatta per
quel tipo di argomento, dopotutto lei era stata profondamente
innamorata di Clark e Lois lo sapeva.
Per quanto la cugina sostenesse di essere andata avanti, non aveva idea
di come avrebbe preso quella notizia. Ma poi pensò a Jimmy e
allo sguardo che Chloe riservava solo a lui.
Sorrise nel pensare a come solo uno sguardo facesse capire i veri
sentimenti di una persona.
“Oh no,” la sentì dire sconsolata,
“che altro ha fatto?”
“Beh, diciamo che ha deciso di trasformarsi da timido ragazzo
delle fotocopie a perfetto Casanova.” Lois si
pentì subito di aver arricchito la frase con tutti quei
nuovi nomignoli per aiutare la cugina a capire quello che intendeva,
senza mai pronunciarlo a voce alta.
I nomignoli la aiutavano ad evitare di pronunciare il suo nome e i giri
di parole la aiutavano a vivere nel suo piccolo mondo fatto di
illusioni dove, se non nomini una cosa, non devi affrontarla.
“Uhm, sarebbe a dire?” La sentì confusa
e capì che la cugina non aveva capito quello che intendeva.
Sbuffò perché si ritrovò costretta a
spiegarle tutto, sperando di non sentirsi chiedere tutti i dettagli.
Era giunto il momento di dire tutto a voce alta e rendere tutto reale.
“Mi ha baciata, Chloe.” Sentì la cugina
fare un verso rumoroso, come ad enfatizzare quanto la notizia la
sorprendesse, e la immaginò a bocca aperta e gli occhi
spalancati, come aveva fatto lei stessa qualche minuto prima. Non
ricevendo nessun commento, continuò. “Clark Kent
mi ha baciata sotto la pioggia.” Notò come questa
volta il suo nome scappò dalle sue labbra, come se il suo
subconscio volesse rendere reale quella parte della giornata, quel
bacio. Esasperata dal silenzio della cugina a cui non era abituata, la
pregò di dire qualcosa. “Chloe, dì
qualcosa, ti supplico.” Si passò una mano sulla
fronte, sospirando pesantemente.
“Uhm, wow!” Si limitò a dire e Lois in
fondo la capiva. Probabilmente anche lei avrebbe reagito allo stesso
identico modo di fronte ad una notizia del genere.
Tuttavia, non perse occasione di lanciare una frecciatina alla cugina.
”Però, niente male per una che è stata
il capo redattore di un giornale.” La sentì ridere.
“Molto simpatica.” Disse ironica. “Uhm,
quindi che hai fatto?” Lois notò la
curiosità della cugina e non poté fare a meno di
sbuffare a quella domanda. Ecco che arrivavano le tanto temute domande
che richiedevano un racconto dettagliato.
“Cosa vuoi che abbia fatto?” Rispose con
un’altra risposta, sperando che Chloe capisse quello che
intendeva.
“Beh, hai risposto al bacio, oppure sei scappata
via?” Si prese un secondo prima di rispondere alla domanda e
ancora una volta mille flashback di quel bacio le offuscarono
la mente. “Ovviamente l’opzione b prevede che tu
abbia fatto finta che il bacio non ti sia piaciuto.” Come se
la biondina dall’altra parte della cornetta avesse preso il
suo silenzio come un permesso per provocarla, non perse tempo e la
stuzzicò con una battutina che la fece ridere leggermente.
“Sono contenta che la cosa ti diverta.” Disse
fintamente irritata dalla situazione. Ancora una volta Chloe stava solo
facendo quello che anche lei avrebbe fatto al suo posto.
Sentì ancora la leggera risata della cugina riempirle le
orecchie. “Comunque sia, per qualche secondo sono rimasta
lì imbambolata, reggendo le mie valige e rispondendo al suo
bacio, un secondo dopo, sono corsa via per le scale del Planet,
lasciandolo lì sotto la pioggia.” Si aspettava
un’altra battutina che però non arrivò.
“Ero dannatamente arrabbiata, Chloe. Ero come un toro che
vedeva solo rosso e non si sarebbe fermato di fronte a niente e
nessuno.” Pensò a come l’analogia che
aveva appena fatto, descrivesse alla perfezione come si era sentita nei
confronti di Clark quella mattina. “Poi lui mi spiazza con
quel suo sguardo da cucciolo appena sgridato e un secondo dopo mi
ritrovo a baciarlo sotto la pioggia, le sue labbra incollate alle
mie.” Descrisse il tutto velocemente e in modo meno romantico
di quanto in realtà non ricordasse, sperando che questa
descrizione veloce convincesse la cugina –che poi avrebbe
dovuto convincerla a sua volta- che tutto quello che era successo non
significasse niente.
“Sembra che il nostro ragazzo di campagna sappia come farsi
perdonare.” Sentì lanciarsi un’ennesima
frecciatina contro e non sapendo dare una risposta altrettanto
divertente, si limitò ad appoggiare la schiena allo
schienale della sua sedia, buttando la testa all’indietro e
fissando il soffitto di fronte a lei.
“Il punto è,” decise di ignorare il
commento della cugina e concludere quel racconto, “che invece
di rimanere lì a subire il suo fascino, mi sono allontanata
e l’ho lasciato ad inzupparsi da solo sotto la
pioggia.” Quelle parole le portarono una nuova ondata di
orgoglio. “E credimi cuginetta, lo rifarei di
nuovo.” L’orgoglio di qualche istante prima fu
rimpiazzato per qualche secondo dalla strana sensazione di pentimento
che si era fatta spazio tra i suoi pensieri. Per quanto fosse sicura di
aver fatto la cosa giusta, una parte di lei avrebbe sempre provato un
leggero rimpianto per essersi allontanata così in fretta da
lui.
“La parte del bacio o il resto?” Lois
sbuffò all’ennesima battutina e fu tentata di
risponderle per le rime. “Scherzavo cugina. Ovviamente
nessuno la passa liscia con Lois Lane.” Aggiunse Chloe
divertita.
“Esatto.” Disse annuendo e tornando a fissare la
sedia vuota di fronte a lei. “Meglio che il fan numero 1
delle camicie a quadri non si faccia venire in mente strane
idee.”
Chloe rise per l’ennesima volta allo strano soprannome che
aveva trovato a Clark. “Per quanto mi piacerebbe rimanere qui
a scoprire quanti altri soprannomi riusciresti a trovargli,”
Lois sorrise, “Jimmy mi chiama. Gli ho promesso che avrei
fatto una mega scorta di DVD per far passare più in fretta
il tempo in ospedale. Ci sentiamo più tardi?”
“Certo cuginetta.” Sbuffò guardando
l’orologio nella parete di fianco a lei. “Anche io
dovrei cercare di darmi da fare, buttare giù qualche idea
per il mio articolo. Non immagini tutto il lavoro arretrato che ho e
che continua a fissarmi minaccioso dalla mia scrivania.”
Risero entrambe e Lois iniziava a sentire gli effetti benefici della
telefonata. “Grazie, Chlo.” Disse con un tono
gentile e sincero che riservava il più delle volte alla
cugina.
“Quando vuoi, Lo.”
“Lo so.” Rispose ritrovandosi a sorridere,
nonostante quella giornata fosse iniziata nel peggiore dei modi.
Salutò la cugina e rimise il telefono al suo posto.
Lanciò un’ultima occhiata alla sedia di fronte a
lei, dopodiché chiuse la finestra con la mail di Clark che
aveva aperto prima di chiamare Chloe e respirò profondamente.
Era sicura che sarebbe stata una lunga giornata e i continui flash di
quel bacio non l’avrebbero aiutata a concentrarsi sul lavoro
e a far scorrere più veloce il tempo.
Prese l’ultimo sorso di caffè e lanciò
un ultimo sguardo veloce alle lancette dell’orologio, prima
di mettersi a battere freneticamente i tasti sulla tastiera e iniziare
il suo lavoro.
A/N: Ok, spero che la
"scena tagliata" vi sia piaciuta! :)
Adoro il rapporto
Chloe/Lois che mostrano nel tf e sono sicura che se mai fosse successo
"l'incidente" del bacio, Lois ne avrebbe parlato con Chloe, anche se la
cosa l'avrebbe imbarazzata a morte. :P
Non so voi, ma non avrei
mai visto di buon occhio Lois che si scioglieva sotto il bacio di Clark
e lasciava improvvisamente perdere il fatto che lui si fosse
dimenticato di andare a prenderla all'aeroporto... Penso che l'unica
reazione che Lois avrebbe potuto avere, sarebbe stata quella di
lasciarlo sotto la pioggia senza dargli la soddisfazione di dirgli che
quel bacio le era piaciuto :P Dopotutto è di Lois
Lane che stiamo parlando! ^^
Ad ogni modo, sperando
che l'aggiornamento sia stato di vostro gradimento, vi do appuntamento
alla prossima, con la seconda parte del capitolo 2! :)
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Capitolo 3 *** Splash! ***
A/N: E come ogni
lunedì, ecco puntuale un nuovo aggiornamento! :)
Questo capitolo completa
quello precedente e sarà descritto sotto il POV di Clark :)
Come noterete, qui
leggerete soprattutto di una scena vista nel tf.
Velocemente rispondo a Cosmo che è sempre presente
alla lettura e al commento!
Primo, sei una pazza a
leggerti fanfiction alle 4 del mattino!!! :P
Secondo, le tue parole mi hanno veramente emozionata, tanto che ora le
ho come messaggio su msn! eheheh.
Grazie per essere sempre
presente e per spronarmi in quel modo. Lo ripeto, sei la lettrice che
tutti vorrebbero avere! :)
E ora, senza ulteriori
indugi, ecco il terzo capitolo :) Buona lettura!
Il tempo continuava ad andare al rallentatore mentre stringeva Lois tra
le braccia.
Gli era capitato altre volte di stringerla a sé,
più che altro in situazioni di pericolo, ma mai per
così tanto tempo. Non aveva mai potuto apprezzare al massimo
cosa volesse dire stringerla tra le braccia e lasciarsi inebriare dal
suo profumo.
Anche se, per quanto quella situazione gli sembrasse perfetta,
c’era qualcosa che non andava.
Notò come le braccia di Lois fossero rimaste aderenti a suoi
fianchi, le sue mani sempre attente a non far cadere le valige che
reggevano.
Si aspettava di sentirle sul suo viso, mentre continuavano quel bacio,
ma niente.
Eppure…
Eppure Clark ne era sicuro, lei stava rispondendo a quel bacio.
Sapeva che se Lois non avesse gradito la situazione, lui a
quest’ora si sarebbe preso uno schiaffo e lei sarebbe corsa
via senza lasciargli il tempo di spiegare.
Ma allora perché le sue labbra dicevano una cosa, mentre il
resto del suo corpo ne diceva un’altra? Perché non
si era lasciata totalmente andare a lui, cosa la frenava?
Come a risvegliarlo da tutti quei pensieri, sentì il corpo
di Lois scivolare lentamente dalla sua presa e le sue labbra lentamente
allontanarsi dalle sue.
Corrugò la fronte sorpreso da quel gesto, anche se in fondo
se lo aspettava. Lois era infuriata con lui e lui stesso non si
spiegava cosa volesse ottenere con quel bacio.
Non che avesse voluto usare qualche strano gioco sporco per rimettere
le cose apposto tra loro, ma sperava che quel bacio portasse la
discussione verso un altro argomento: loro due.
Eppure la sorpresa che vide nei suoi occhi, fece capire a Clark che
quel bacio era l’ultima cosa che Lois si aspettava.
Il suo sguardo nocciola aveva un’ombra di delusione tutta
diretta verso Clark. Improvvisamente, si sentì in imbarazzo
per quello che aveva appena fatto. Come aveva potuto essere
così precipitoso? Perché aveva dovuto
ulteriormente rovinare le cose tra loro due, peggiorando la situazione?
Infilò le mani in tasca, come faceva spesso quando si
sentiva in imbarazzo, per poi spostare il suo sguardo azzurro verso una
pozzanghera ai suoi piedi, contento di poter evitare per qualche
secondo lo sguardo severo di Lois.
“Non so cosa speravi di ottenere con quel bacio,
Clark.” Le sue parole riempirono il vuoto creato da qualche
secondo di silenzio imbarazzante tra loro. Come spesso era accaduto in
quella strana mattinata, le sue parole lo ferirono. Come poteva anche
solo pensare che dietro a quel bacio ci fosse un secondo fine?
Perché per una volta non riusciva a vedere il vero e
semplice significato dietro a quel gesto? Gli piaceva, punto e basta.
Corrugò ulteriormente la fronte, per farle capire quanto
quella sua affermazione lo avesse sorpreso; per farle capire che dietro
a quel bacio c’era tutto tranne quello che lei aveva capito,
ma Lois continuò a parlare non dandogli la
possibilità di spiegarsi. “Sappi che non
è cambiato nulla rispetto a prima.”
‘Ovviamente
no.’ Pensò Clark sconsolato. E prima
che potesse controbattere in qualche modo, vide Lois dargli le spalle e
precipitarsi giù per le scale del Daily Planet, lasciandolo
lì solo sotto la pioggia.
“Lois…” sussurrò
perché solo le sue orecchie potessero sentirlo. Aveva
nuovamente rovinato tutto e questa volta la colpa non era della sua
doppia identità o dei suoi poteri. Questa volta la colpa era
tutta di Clark Kent.
Sapeva che quel bacio non era la cosa migliore da fare, eppure
trovandosela davanti in quel modo, bellissima sotto la pioggia,
baciarla era stata l’unica cosa sensata che gli era venuta in
mente in quel momento.
Per quanto sapeva che quel gesto fosse sbagliato, Clark era altrettanto
sicuro che l’avrebbe rifatto, se solo ne avesse avuto
l’occasione.
Uno strano rumore alle sue spalle richiamò la sua
attenzione. L’ultima persona che si aspettava di vedere,
stava a qualche metro da lui e lo guardava con occhi di sfida, memore
del loro ultimo incontro. Linda Lake. La stessa persona che qualche
anno fa era stata ad un passo dal rivelare a tutti la vera
identità di Clark.
Il fatto che ora lei fosse nuovamente a Metropolis, di fronte a lui,
voleva solo dire che presto ci sarebbero stati dei guai. Grossi guai.
Si girò per guardarla negli occhi e lei, senza tante
preghiere, lanciò una delle sue frecciatine.
“Clark Kent, può salvare una città
intera alla velocità di un battito di ciglia, ma quando si
tratta di donne, la Macchia Rossa e Blu viaggia sempre col freno a mano
tirato.” Clark capì che Linda aveva assistito a
quello che era appena successo tra lui e Lois e si sentì
irritato che qualcuno avesse assistito a quel momento privato.
Come se non bastasse, le parole di Linda stranamente lo colpirono. In
fondo non aveva tutti i torti e inconsciamente aveva dato voce ad uno
dei tanti pensieri che giravano per la testa di Clark in quel momento.
Per quanto fosse superforte e invincibile, aveva sempre avuto dei
problemi in certi tipi di relazione e quello che era appena successo
con Lois, ne era la prova.
“Linda Lake.” Avrebbe voluto rispondere con un
commento altrettanto pungente per pareggiare le cose, ma le sue parole
gli rimbombavano ancora in testa, impedendogli di pensare a qualcosa di
decente da dire. Si limitò a fare la domanda più
ovvia. “Che ci fai qui?”
“Ti osservo.” Lo strano sorriso sulle sue labbra
fece quasi rabbrividire Clark. Sapeva che non ne sarebbe venuto niente
di buono. “Notevole, come sempre.” Il suo sorriso
si fece sempre più largo e Clark capì quanto a
lei piacesse quella situazione. In fondo le stava lasciando il
controllo e lei viveva per stare sopra tutto e tutti.
“Sei un’assassina. Dovresti essere in
prigione.” Ancora una volta, l’eroe che era prese
la parola, ricordandole la cosa più ovvia.
Clark notò ancora quel sorriso sulle sue labbra, prima di
vederla camminare verso di lui. “Grazie alla polizia, la mia
fedina penale è pulita.” Ormai era solo a qualche
passo di distanza. “E non c’è prigione
peggiore del posto in cui sono stata ultimamente…”
Continuava a camminare, superandolo e fermandosi dietro di lui. Clark
si girò, ritrovandosi faccia a faccia con lei a solo qualche
centimetro di distanza. “L’oscurità
dell’anonimato.” La vide fare spallucce, quasi a
sottolineare quanto le pesasse confessare il baratro in cui era
crollata. “Non sono nessuno, Kent. Due anni
nell’anonimato hanno cancellato la mia promettente
carriera.” L’ombra della delusione aleggiava sul
suo viso nel ricordare quei momenti. Clark era deciso a non provare
pena per un’assassina come lei. Prima di proseguire,
notò come quel sorriso maligno di qualche istante prima
tornò nuovamente sulle sue labbra, come a prepararlo per le
prossime parole che sarebbero uscite dalla sua bocca. “Ma
sono pronta per un altro scoop.”
“Non pensi che i tuoi articoli abbiano rovinato abbastanza
vite?” Le chiese con un tono serio, sperando di riuscire a
farla rinsavire.
“No, no!” La sua voce irritabilmente squillante gli
riempì le orecchie e il suo entusiasmo lo fece
indietreggiare di qualche passo. Doveva scoprire cosa lei avesse in
mente e doveva farlo subito. “Questa volta è
diverso,” disse eccitata da quello che stava per dire, come a
fargli capire che aveva avuto l’idea più brillante
del secolo nella storia del giornalismo, “voglio essere la
voce della Macchia Rossa e Blu.”
Clark deglutì a fatica non appena sentì quelle
parole, sperando che Linda non notasse la preoccupazione che gli
riempiva la mente in quel momento.
Sul serio pensava che lui avrebbe accettato così facilmente?
La Macchia Rossa e Blu era apparsa anche troppo spesso nelle testate
dei giornali, le sue foto erano in ogni quotidiano di Metropolis, Daily
Planet in primis. Non poteva rilasciare anche un’intervista,
non se voleva tenere segreta la sua identità.
Non riuscì a spiccicare parola e dovette stare immobile e
inerme a sentire il discorso di Linda che proseguiva. “Ogni
salvataggio, ogni criminale arrestato, ogni gattino che farai scendere
da un albero,” mentre diceva le ultime parole, Clark
notò il goffo tentativo di flirt che gli stava lanciando,
facendo scivolare per qualche secondo il suo indice sul suo petto,
“sarà una storia che dirai a me.” Clark
rimase sempre in silenzio ad ascoltarla. “Il mio nome
affiancherà il tuo in ogni testata giornalistica del
mondo.” Sentiva l’eccitazione nella sua voce, al
solo pensare a tutta la fama che avrebbero ottenuto.
“Chloe aveva ragione, tu sei pazza.”
Ricordò le parole dell’amica e le usò
contro di lei, sperando di ottenere l’effetto voluto, di
farla desistere. Ma ovviamente, non sarebbe stato così
semplice.
La vide fare spallucce, consapevole che le sue parole non avevano
scalfito il suo grande ego. “Preferisco ambiziosa. Infatti,
ho passato alcune ore della mia mattinata…” tolse
fuori dalla sua borsetta alcuni fogli di carta pinzati insieme e glieli
mostrò. Clark capì che si trattava di un articolo
e il titolo scritto in grassetto ‘la
verità su Clark Kent’ gli diede la
conferma che quello fosse un articolo su di lui. Ancora sotto shock,
sentì Linda finire la sua frase, come a confermargli che
quello che si trovava di fronte non era un miraggio.
“… a scrivere la storia della tua vita.”
Gli occhi di Clark sembravano non voler smettere di guardare quel pezzo
di carta che si trovava di fronte, come nella speranza che il suo
sguardo potesse cancellare quello che vedeva in quel momento.
“Diventa mio socio e lo distruggerò.”
Clark alzò lo sguardo per incrociarlo con quello di Linda,
sperando non riuscisse a cogliere tutta la preoccupazione che
quell’articolo gli faceva provare. “Tradiscimi e
tutto il mondo scoprirà del povero orfanello
alieno.”
Quello che gli aveva appena dato era un ultimatum, ed era consapevole
che Linda era abbastanza pazza e ambiziosa da usare ogni trucchetto in
suo possesso per ottenere quello che voleva.
Deglutì a fatica, prima di parlare con la sicurezza che in
quel momento gli mancava. “Abbiamo già vissuto
tutto questo in passato e sono riuscito a fermarti.”
“Non questa volta. Diventerai un ottimo titolo da prima
pagina, Kent.” Clark ne aveva avuto abbastanza di quel
sorrisetto irritante e sicuro di sé che sembrava non voler
abbandonare le labbra rosso fuoco di Linda. Cercò di
afferrarla per le spalle, ma lei fu più veloce di lui e
tramutandosi in acqua, scappò alla sua presa.
Clark rimase inerme ad osservare l’acqua che scorreva nei
pressi del marciapiede e finiva dentro un tombino. La via di fuga di
Linda.
Sapeva benissimo che la situazione era grave e che avrebbe dovuto fare
qualcosa.
Decise di precipitarsi con la sua supervelocità alla
fattoria per riflettere con più tranquillità sul
da farsi.
Una cosa era certa, Linda Lake andava fermata ad ogni costo.
A/N: Ok, anche questo
è andato :)
Come avete notato,
abbiamo rivisto la scena di Lois che lo lascia sotto la pioggia. Mi
piaceva l'idea di farvela vivere anche dal POV di Clark e
spero che la cosa sia stata di vostro gradimento!
Linda, per quanto odiosa,
ha detto delle cose giustissime! Se Clark non si sveglia,
rischierà di perdere una delle persone più
importanti per lui in questo momento!
Ora vi saluto,
perchè in questo momento riesco a fare tutto tranne creare
una frase di senso compiuto! :P Ho appena visto un video spoiler su
quello che succederà nella nona stagione di Smallville e vi
dico che secondo me sarà una bomba!!!
Vi saluto e come sempre
vi ringrazio per essere fermati a leggere e per avermi lasciato un
commentino! :)
Alla prossima!
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Capitolo 4 *** Big decision ***
A/N: Ed eccoci col quarto
capitolo, gente!
Come noterete, anche
questo che state per leggere è più che altro una
rivisitazione dei una scena che si vede effettivamente nel telefilm, ma
-sorpresa, sorpresa! - alla fine ci sarà una specie di scena
tagliata, un po' come nel primo capitolo! :)
Come sempre, mi prendo
qualche riga per rispondere alle vostre recensioni ^^
Cosmo: Prima
di tutto, ricambio il saluto ENORME :) Per quanto riguarda Clark,
sì, è un po' tonto, ma noi non lo adoreremmo se
così non fosse, no? Il ragazzo ci mette un po' a capire come
vanno le cose, ma almeno sappiamo che alla fine, ci arriva. Meglio
tardi che mai, no? :P
E awww, son contenta che
ti sia sentita onorata di essere stata citata su msn! XD
Enya: Wow, hai
fatto addirittura i salti di gioia quando hai visto che avevo scritto
un'altra ff? Attenta, perchè potrei anche crederci e
rischiare di montarmi la testa!! ahahah :)
Grazie mille, sia
perchè hai letto tutti e 3 i capitoli in una sola volta (e
questo è molto gratificante!) sia perchè mi hai
detto che ti sembrava quasi di vedere il tf invece che leggere una ff!
Significa davvero tantissimo per me!! :)
Per quanto riguarda la
mail, figurati! In effetti costruire un sito è una roba
lunghissima e difficile (ed è per quello che io non ci provo
nemmeno XD) però dai, scommetto che una volta finito ti
convincerai che ne è valsa la pena! :)
Ed ora, senza ulteriori
indugi, ecco il 4 capitolo :)
Clark si trovava al piano superiore del fienile, la schiena poggiata
alla staccionata e la testa piena di pensieri.
Quella giornata non sarebbe potuta iniziare in modo peggiore.
Prima il suo dovere da Macchia Rossa e Blu che lo aveva trattenuto per
tutta la mattinata, poi Lois e la sua furia omicida nei suoi confronti
e ora Linda Lake.
Era sicuro che qualche altro grosso problema si sarebbe fatto vivo nei
prossimi minuti e aveva terrore di immaginare quale sarebbe stato.
Dei delicati passi nel fienile interruppero la catena di pensieri che
stava avendo in quel momento.
“Clark!” Sentì la squillante voce di
Chloe richiamare la sua attenzione. “Hey, posso saccheggiare
la tua collezione di DVD? Jimmy è appena arrivato al
Metropolis General e non penso sia in vena di film
romantici.” Pur senza girarsi a guardare, sapeva che
l’amica aveva salito le scale e ora era solo a pochi passi da
lui.
Non ricevendo alcuna risposta da Clark, aggiunse preoccupata.
“Tutto ok?”
“Linda Lake è tornata.” Si
limitò a rispondere, sempre dando le spalle
all’amica e guardando fuori dal grande finestrone di fronte a
lui.
“Cosa?!” Clark deglutì nervosamente,
notando il tono sorpreso e preoccupato nella voce di Chloe che lo
raggiunse velocemente. “Pensavo che quella biscia fosse
tornata nella sua palude strisciando.” La vide fare gli
ultimi gradini, per poi ritrovarsi a pochi passi da lui.
Incrociò le braccia al petto prima di guardare finalmente in
faccia l’amica e spiegarle in che guaio si trovasse.
“Se non le do l’esclusiva di ogni mio salvataggio,
mi smaschererà. Chi sono, cosa faccio, tutto
quanto.” Tornò a guardare il nulla di fronte a
lui, parlando velocemente senza dare il tempo a Chloe di dar voce ai
suoi pensieri.
Questa volta era sicuro che non ci sarebbe stato nulla da fare. Avrebbe
dovuto dire addio alla fattoria, alla vita tranquilla a cui si era
abituato, al suo lavoro al Daily Planet e a tutti i suoi amici.
A meno che… Una strana idea gli passò per la
mente.
Chloe prese un respiro profondo nella speranza di riprendersi da quella
notizia inaspettata. “Oh mio Dio.
D’accordo… L’h2o le ha chiaramente dato
alla testa e dobbiamo pensare ad un modo per distruggere quella storia
una volta per tutte.” Se Linda Lake non gli avesse detto
tutti i dettagli del suo piano, Clark avrebbe di sicuro condiviso le
idee dell’amica, ma purtroppo era consapevole che questa
volta non sarebbe stato così semplice.
Questa volta sapeva che l’unica soluzione al suo problema era
un’altra.
“Ha un piano di riserva, Chloe.” Fece cadere le
braccia ai lati del suo corpo, per poi girarsi e guardare
l’amica negli occhi. Notò lo stesso sguardo
preoccupato che era sicuro di avere lui stesso. “Che noi la
fermiamo o no, lei rivelerà comunque la mia
identità.” Non spostando mai lo sguardo dal viso
di Chloe, Clark riuscì a percepire quanto l’amica
odiasse quella situazione in cui non poteva fare nulla per aiutarlo.
Sapeva benissimo che se avesse potuto, Chloe avrebbe fatto i salti
mortali per impedire a quella giornalista da due soldi di esporlo e
smascherarlo in quel modo. Ma purtroppo sapevano entrambi che questa
volta tutto era molto più complicato della volta precedente.
Clark ripensò all’idea che gli era ronzata in
mente qualche istante prima, convincendosi sempre più che
quella fosse l’unica cosa da fare per spostare la situazione
in suo vantaggio. “Per cui uscirò allo scoperto.
Alle mie condizioni.” Per quanto l’idea non gli
piacesse, se il mondo doveva scoprire la verità su di lui,
l’avrebbe fatto a modo suo, ai suoi termini.
Notò la sorpresa e la paura farsi viva sul viso di Chloe.
Sapeva che l’amica non avrebbe mai voluto che lui arrivasse a
tanto, ma sperava che capisse che quella era l’unica carta
che gli era rimasta da giocare. “Wow! Clark, capisco che da
quando Lana se n’è andata ti sei sommerso nel tuo
lavoro da super vigilante, e non c’è assolutamente
nulla di sbagliato in questo, ma… Esporsi in quel modo?
E’ un passo enorme!”
Come si era aspettato, l’amica stava cercando di fargli
cambiare idea, ma ormai era deciso. Quello era l’unico modo
di fermare Linda Lake e lui non si sarebbe opposto. “Chloe,
ho sempre pensato che avrei mantenuto in eterno il mio
segreto,” le sorrise prima di continuare, “ma tu mi
hai convinto che la foto della Macchia che aveva fatto Jimmy, fosse un
simbolo di speranza.”
“Questo quando eri un supereroe in una foto sfuocata, non
avevi né un nome, né una famiglia o una
faccia.” La vide fare qualche passo verso di lui prima di
continuare a parlare. “Voglio dire, sei sicuro di essere
pronto a leggere tutti i tuoi dettagli più intimi in un
articolo in prima pagina?”
Ci pensò su. In effetti l’idea non lo entusiasmava
più di tanto e dovette ripetersi più volte che
quella era l’unica opzione possibile. “Non ho
scelta.” Fece qualche passo, seguito con lo sguardo da Chloe.
“Almeno in questo modo posso controllare che la mia storia
non venga stravolta.”
“Ovviamente. Dopo tutto, i paparazzi son famosi per
rispettare la privacy delle persone.” L’ironia
nella voce di Chloe era evidente. “Clark,” questa
volta notò il tono più serio nella voce
dell’amica, “possiamo fermarla.
C’è sempre un modo.”
“No, Chloe, questa volta è diverso.” E
più lo ripeteva, più anche lui se ne convinceva.
“Anche se accettassi di essere la marionetta di Linda Lake,
lei troverebbe un modo per tradirmi e smascherarmi.” Vide
Chloe annuire alle sue parole. “Ho bisogno di essere un passo
avanti a lei e non solo per me, ma anche per il bene di tutti gli
altri.” Pensò a tutte le persone che erano a
conoscenza del suo segreto e che sarebbero finiti di sicuro
nell’articolo di Linda. Non poteva immaginare che Chloe, sua
madre, Lana, Pete, Oliver e tutti gli altri fossero accusati di aver
protetto un segreto del genere. Doveva evitarlo e lo avrebbe fatto.
“Anche in una civiltà avanzata come la nostra, la
gente non vede sempre di buon occhio i cambiamenti.” Capiva
quello che l’amica intendeva. Quello era stato lo stesso
motivo che lo aveva costretto per anni a tenere lontana tanta gente da
lui. Una delle sue paure più grandi era quella di rimanere
solo a causa del suo segreto, a causa del vero luogo da cui veniva e
delle sue abilità.
La paura che la gente non lo accettasse era forte e se la situazione
non l’avesse richiesto, anche questa volta avrebbe avuto il
buon senso di inventare qualche altra bugia sperando di cavarsela come
aveva sempre fatto negli ultimi anni. Ma se voleva compiere il suo
destino, doveva dimostrarsi più forte e mettere da parte
tutte le sue ansie, altrimenti ogni singolo malvivente di Metropolis ne
avrebbe approfittato.
“Lo so, Chloe. Ma quando la Macchia Rossa e Blu è
finita in prima pagina, la gente l’ha accettato.”
Le sorrise, ricordando l’eccitazione di tutta Metropolis nel
constatare che il misterioso vigilante di cui si parlava tanto,
esisteva sul serio. “Forse sono pronti ad accettare anche
me.” Si azzardò a dire e a pensare quelle parole
che gli facevano tanta paura.
Vide lo sguardo preoccupato di Chloe che non accennava a cambiare e
decise di stemperare un po’ la situazione.
“C’è anche un risvolto positivo in tutta
questa storia.” Le sorrise per un istante, prima di
continuare. “Per la prima volta nella mia vita,
potrò finalmente essere me stesso.” E il pensiero
lo fece sorridere nuovamente, questa volta più a lungo.
La prospettiva di non doversi finalmente più nascondere gli
scaldò il cuore. La sola idea di poter vivere finalmente
senza più segreti, lo faceva sentire più leggero,
più libero.
Certo, la gente avrebbe potuto non vederlo di buon occhio ed era sicuro
che qualcuno sarebbe stato restio ad accettarlo, ma finalmente avrebbe
potuto smettere di inventare stupide bugie e avrebbe potuto svolgere il
suo compito di salvatore senza più sentirsi in colpa per
aver mentito ai suoi amici; senza più il peso di aver
mentito a Lois.
Rassegnata a quella notizia, Chloe gli sorrise debolmente scrollando le
spalle, facendogli capire che se lui riteneva quella la soluzione
migliore, allora lei lo avrebbe appoggiato fino alla fine.
“Uhm, quindi scriverai da te l’articolo?”
Gli chiese e Clark ci pensò un po’ su.
L’articolo gli avrebbe dato
l’opportunità di uscire allo scoperto e
l’ultima cosa che voleva era più esposizione del
necessario. In più, doveva un favore ad una certa
giornalista dai capelli color cioccolato che aveva deluso solo qualche
ora prima.
“Non credo, Chloe.” Rispose. “Penso che
Lois sia la persona più adatta per scrivere una notizia del
genere.” Le sorrise. Già immaginava quanto lei
sarebbe stata eccitata alla sola idea di avere tra le mani un articolo
dal potenziale enorme. Certo, prima bisognava vedere come avrebbe
reagito alla notizia che il suo collega di lavoro era un
alieno…
“Rinunci alla fama di giornalista per la fama da
supereroe?” Lo stuzzicò ed entrambi sorrisero.
“Sai, è un gesto carino nei confronti di
Lois.” Notò lo strano sorrisetto
dell’amica, ma non disse niente. “Un regalo di
bentornato davvero molto carino, Clark.” La vide alzare un
sopracciglio e piegare leggermente la testa di lato, come a fargli
capire il vero significato dietro a quelle parole.
Clark incrociò nuovamente le braccia al petto e prendendo un
respiro profondo scosse la testa. “Chloe, non so cosa
intendessi, ma qualunque cosa fosse, ti sbagli.”
“Ovviamente.” Sorrise l’amica.
“Nessun secondo scopo dietro questa tua decisione,
giusto?” Continuò a stuzzicarlo.
“Eri venuta per dei DVD, vero?” Le sorrise,
evitando di rispondere a quella domanda e ricordandole il vero motivo
che l’aveva portata al fienile. Sentì Chloe
ridere. Si allontanò dalla staccionata e nel giro di qualche
secondo entrò in casa per prendere alcuni dei suoi DVD, per
poi ritrovarsi nuovamente di fronte alla bionda amica in un battito di
ciglia. “Pensi che a Jimmy basteranno?” Le chiese
porgendole i film che aveva preso.
Chloe diede un’occhiata veloce ai film che l’amico
le stava prestando. “Sì, penso che lo terranno
buono per un po’.” Gli sorrise, iniziando a
dirigersi verso le scale. “Grazie, Clark.”
“Figurati. Salutami Jimmy e digli che passo più
tardi a salutarlo.” Si affacciò alla staccionata
osservando l’amica che si allontanava lentamente da lui.
Sentiva che c’era qualcos’altro che voleva dirle,
ma non era sicuro che fosse il momento adatto. Il problema maggiore ora
era Linda Lake. “Potrei aver baciato Lois oggi.”
Prima che se ne rendesse conto, le parole gli erano sfuggite di bocca.
Vide Chloe girarsi immediatamente verso di lui, entrambe le
sopracciglia alzate in sorpresa e un sorriso di chi la sapeva lunga. Lo
guardò per qualche istante prima di parlare.
“Potresti?” Gli chiese divertita.
“Diciamo che è un po’ complicato,
Chloe.” Poggiò entrambe le mani sulla ringhiera
della staccionata e abbassò lo sguardo per evitare lo
sguardo dell’amica.
Avrebbe dovuto stare zitto e tenersi tutto per sé come
faceva sempre.
“Immagino. In perfetto stile Clark Kent.” Si
aspettava delle battutine da parte dell’amica, per cui decise
di non controbattere. “Quindi l’hai baciata,
eh?” Notò come Chloe aveva finito di scendere le
scale e ora si trovasse esattamente sotto il punto in cui stava lui.
“Sembra di sì.” Un ennesimo, contorto
pensiero gli passò per la mente. “Uhm, non te ne
ha parlato?” Oggi non riusciva proprio a mordersi la lingua.
Sarà stata la preoccupazione di uscire allo scoperto, di
dire tutta la verità sul suo passato, ma oggi non riusciva
proprio a mantenere i segreti come faceva sempre.
Ma in fondo, che male c’era a chiederle una cosa del genere?
Non voleva mica dire che lui fosse curioso di sapere cosa Lois pensasse
del bacio, no? Era una semplice domanda buttata lì per caso,
senza nessun secondo fine, giusto?
“Clark, stiamo parlando di Lois.” Gli disse sempre
più sorridente. “Quella ragazza ha tanti segreti
quanto te.” Sorrise nel sentire quelle parole.
“Pensi sul serio che mi avrebbe parlato di una cosa del
genere?” Notò il viso di Chloe piegarsi
leggermente di lato, come ad enfatizzare il tono della sua domanda.
Per quanto fosse difficile ammetterlo a sé stesso, un
po’ lo infastidiva il fatto che Lois non avesse aperto bocca
a riguardo con la cugina. Forse per lei quel bacio non aveva avuto la
stessa importanza che aveva avuto per lui.
“Ovviamente no.” Unì le labbra in un
sorriso di resa, salutando ancora una volta la sua migliore amica e
fissando le balle di fieno che aspettavano di essere messe apposto.
Ormai era tutto deciso. Il giorno dopo avrebbe reso Lois e il resto del
mondo partecipe del suo grande segreto.
A/N: Oooooh Chloe, per
fortuna ci sei tu in Smallville!! eheheh. Non so voi, ma io la adoro e
qui mi è piaciuto un sacco farle fare la parte della finta
tonta quando Clark le parla del bacio tra lui e Lois.
L'ho sempre vista come
una supporter della coppia, sempre lì pronta a far capire
sia all'uno che all'altro che sarebbero perfetti per stare insieme, ma
sempre attenta a non forzare nessuno dei due, perchè in
fondo non è che può rinchiuderli in una stanza a
forza e costringerli a stare insieme, no? Sono sicura che se mai Lois e
Clark staranno insieme in Smallville, sarà anche merito di
Chloe e dei fili invisibili che ha tirato senza che nessuno dei due se
ne rendesse veramente conto! eheheh.
Ok, basta straparlare! :P
Vi ringrazio in anticipo
per aver letto e commentato! :)
Alla prossima!! ^^
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Capitolo 5 *** Let me show you who I really am ***
A/N: Beh,
tecnicamente è già lunedì e quindi
l'aggiornamento ci sta tutto!
Cosmo ed Enya, come sempre grazie mille per
essere sempre presenti a leggere e commentare!
Sono contenta che
concordiate con me su Chloe. Molti non la sopportano perchè
non appartiene al mondo DC, ma io penso che sia stata una new entry
magnifica nel mondo di Smallville!
Tagliando corto, ecco il
prossimo capitolo! :)
Clark ormai aveva preso la sua decisione, avrebbe detto il
suo segreto a Lois, che poi lo avrebbe detto al resto del Mondo.
Ma com’è che il fatto di aprirsi in quel modo con
lei non lo spaventava quanto avrebbe dovuto?
Certo, aveva il terrore che dopo essere venuta a conoscenza della
verità su di lui, lei lo avrebbe guardato con occhi diversi,
eppure una parte di sé sembrava tranquillizzarlo. Era quella
parte che conosceva Lois meglio delle proprie tasche. Quella parte che
sapeva che Lois avrebbe reagito in un modo tutto suo, senza farlo
sentire diverso o a disagio.
Mentre scendeva le scale del Planet, tutti quei pensieri gli
annebbiavano la mente.
Si fermo a qualche gradino dalla fine, prendendosi del tempo per
osservarla.
La vide bellissima come sempre, mentre sedeva alla sua scrivania ed era
in quella trance giornalistica che le vedeva spesso quando scriveva un
articolo.
La camicia color vinaccia che indossava la fasciava perfettamente e i
quattro bottoni superiori che lasciava aperti, facevano intravedere ma
non troppo le sue curve.
I suoi capelli color cioccolato erano raccolti in un’alta
coda di cavallo di modo che non le dessero fastidio durante la stesura
del suo articolo.
Clark sarebbe potuto rimanere ore e ore fermo su quel gradino a
guardarla. Adorava vederla a lavoro.
Sapeva quanto Lois adorasse far parte del Daily Planet, e anche se una
volta gli aveva confessato che il suo futuro non comprendeva fare la
giornalista, Clark sapeva che quello era il suo destino.
Lois era nata per fare qualcosa di grande, qualcosa che sarebbe rimasto
nella memoria di tutti, e grazie alla storia che le stava per
raccontare, l’avrebbe aiutata a rendere tutto possibile.
Deglutì a fatica e dopo un respiro profondo riprese a
camminare, dirigendosi verso la sua scrivania.
“Posso parlarti?” Le chiese, pur sapendo che era
ancora arrabbiata con lui per quello che era successo il giorno prima.
Parlò senza mai distogliere lo sguardo dallo schermo del suo
PC. “Wow, cos’è questo rumore? Qualcuno
sta parlando?” E come volevasi dimostrare, ancora una volta
aveva provato di conoscere Lois Lane meglio delle sue tasche. Era
sicuro che lei ce l’avesse ancora con lui e che non
gliel’avrebbe fatta passare liscia.
“Lois, non puoi ignorarmi per sempre.”
Più una richiesta che un dato di fatto. Lui in
realtà voleva che Lois non fosse costretta ad ignorarlo per
sempre, ma in cuor suo sapeva che se solo avesse voluto, lei sarebbe
stata capace di questo e altro. Dopotutto era la figlia maggiore di un
Generale, chi meglio di lei poteva conoscere una punizione esemplare
per un soldato disobbediente?
“Potrebbe andare peggio, potresti essere ignorato per 3 ore
sotto un acquazzone.” Almeno questa volta gli fece
l’insperato favore di guardarlo in faccia, anche se lo
sguardo che gli rivolse, era uno di quelli di cui Clark avrebbe
volentieri fatto a meno. Poteva notare sul viso di Lois e nel suo tono,
come quella sua dimenticanza di qualche giorno prima l’avesse
veramente irritata.
L’ultima cosa che Clark voleva, era farle del male, ferirla
in qualunque modo possibile. Ma più il suo segreto rimaneva
tale, più lei avrebbe sofferto.
Fortuna che tutto stava per cambiare.
Vide Lois tornare a fissare il monitor di fronte a lei.
“Voglio che tu scriva la mia storia.”
Usò il tono più serio a cui poté
pensare, sperando che Lois capisse al volo il vero significato dietro a
quelle sue parole.
La vide sbuffare e guardarlo incredula, prima di alzarsi e dirigersi
verso un mobiletto che reggeva una delle tante stampanti presenti nella
redazione. “Senza offesa, ma è da un pezzo che non
scrivo più nella rubrica dei cuori solitari.”
La seguì, trovandosi a pochi centimetri da lei e
osservandola mentre cercava un foglio di carta per stampare quello a
cui stava lavorando. Parlarle mentre gli dava le spalle equivaleva a
fargli capire che in quel momento avrebbe preferito fare qualunque
cosa, tranne stare lì a sentirlo parlare.
“E’ una storia interessante.”
Cercò di convincerla senza lasciare trasparire subito tutta
la verità, sperando che questo la convincesse a smettere di
dargli le spalle e a guardarlo negli occhi.
“Clark, sono occupata.” Dal suo tono di voce
irritato, ebbe conferma che quella situazione non le piaceva per
niente. “Forse tu ti sei dimenticato di me, ma il mondo del
giornalismo non l’ha fatto.” Come se non bastasse,
Clark ricevette un’altra frecciatina rivolta al suo
comportamento di qualche giorno prima.
Sapeva di meritarsele, ma sapeva anche che facevano più male
di quanto non pensasse.
Doveva cercare in ogni modo di non lasciarsela scappare via, di
riportare Lois Lane sulla sua stessa lunghezza d’onda e
sapeva che c’era solo un modo per guadagnare
l’attenzione del Bulldog della redazione del Planet.
Lanciarle un osso molto prelibato. “Dopo la storia che
scriverai, nessuno lo farà.”
Come se le sue parole fossero state legate ad un filo invisibile
attaccato alla spalla di Lois, Clark la vide finalmente girarsi e
smettere di dargli le spalle. Sapeva che era curiosa e che facendola
partecipe della portata della notizia che doveva dirle, lei sarebbe
rimasta ad ascoltarlo interessata.
La vide sbuffare leggermente, forse per cercare di nascondere
l’eccitazione che la possibilità di un articolo da
prima pagina le aveva causato. “Che storia?”
Notò il suo tono distaccato, come a fargli credere che in
realtà avesse cose ben più interessanti da fare
in quel momento. Clark sorrise nel constatare quanto bene la conoscesse.
Improvvisamente, come se si fosse appena reso conto che il momento
della verità era arrivato, si prese un secondo per
raccogliere tutti i suoi pensieri e unirli in una frase di senso
compiuto.
Stava per confessare ad una delle persone più importanti
della sua vita la verità su di lui.
L’unica persona che contava tantissimo per lui e che ancora
non sapeva chi realmente fosse Clark Kent.
Senza nemmeno più pensarci su, lasciò che le
parole facessero il suo corso. “Non ho dimenticato di venirti
a prendere all’aeroporto, Lois.” Fece un piccolo
passo verso di lei. “Il motivo per cui non ero lì,
era perché stavo proteggendo delle persone.” Si
prese un secondo prima di continuare. Vide Lois incrociare le braccia
al petto e sbuffare, ignara del vero potenziale di quello che stava
sentendo. Le sorrise prima di dire quelle sei parole che gli pesavano
in gola come un macigno. “Sono la Macchia Rossa e
Blu.”
Le sorrise nuovamente, in attesa che lei dicesse qualcosa.
Rimasero a fissarsi l’un altro a pochi centimetri di
distanza, per quella che sembro un’eternità.
Un altro sorriso nervoso scappò a Clark che attendeva
impaziente una reazione di Lois.
Notò come il suo sguardo lo squadrò da capo a
piedi, prima di lasciare che una risata riempisse la redazione del
Planet.
Lois stava ridendo?!?!
“Questo è il meglio che ti sai
inventare?” Gli chiese ancora divertita da quelle parole,
prima di riprendere a camminare e allontanarsi da lui.
Clark rimase immobile ad osservare il punto davanti a lui in cui
qualche secondo prima stava Lois, mentre la sua risata gli rimbombava
ancora nelle orecchie.
Si sarebbe aspettato una qualsiasi reazione, tranne quella alla quale
aveva appena assistito.
Sarebbe potuta scappare via urlando o avrebbe potuto fare salti di
gioia nello scoprire di aver avuto sempre accanto il più
famoso paladino di Metropolis.
E invece, lei aveva riso e lo aveva lasciato lì a fissare il
vuoto di fronte a sé.
‘Tipico di Lois.’ Disse tra sé divertito
dalla situazione e preoccupato allo stesso tempo.
Ovviamente non gli aveva creduto e ora doveva inventare un modo per
farle capire che non le aveva mentito.
Realizzando quanto poteva sembrare stupido in quella situazione, decise
di seguirla. “Sono io che ti ho salvato da quella macchina in
corsa.” Entrambi si ritrovarono nel ripostiglio. Clark si
chiuse la porta alle spalle, mentre Lois era di qualche passo avanti a
lui, intenta a cercare quello che le serviva. “Quella volta
che il portone del fienile è volato via, tu pensavi fosse un
fenomeno atmosferico, invece ero io.” Rimase immobile vicino
alla porta, mentre Lois aveva trovato quello che stava cercando e stava
cercando un modo per raggiungerlo.
“Sì certo, per caso avevi starnutito?”
Ovviamente a Clark non passò inosservato l’ovvio
tono ironico nella sua voce, pur ignara del fatto che avesse appena
indovinato quello che realmente era successo.
Fece un passo avanti, mentre Lois aveva avvicinato una sedia alla
scrivania e stava lentamente salendoci sopra.
“Esattamente…”
“Clark,” vide Lois salire sulla scrivania e
avvicinarsi allo scaffale di fronte a lei, “la prossima volta
che decidi di farti un goccetto a pranzo, prenditi il resto della
giornata libero.” Ancora una volta rimase a subire le sue
battutine senza risponderle.
Rimase fermo, immobile, mani nelle tasche e occhi fissi su di lei che
era intenta a raggiungere dei pacchi di carta bianca che si trovavano
sul ripiano più alto dello scaffale.
La vide alzarsi sulle punte dei piedi e allungare il braccio destro il
più possibile per arrivare a prendere quello che voleva.
Pur non volendo, il suo sguardo era attratto come da una calamita dallo
scorcio di schiena nuda di Lois che la camicetta leggermente alzata gli
offriva.
Deglutì a fatica, dopodiché un pensiero razionale
gli sfiorò la mente.
Quella situazione era proprio quella che gli serviva per dare prova a
Lois che non stava mentendo.
Si avvicinò alla scrivania e senza alcuna fatica, la
sollevò con la sola mano destra.
Sentì Lois fare dei versi di stupore nel trovarsi allo
stesso livello di quei blocchi di carta che le erano sembrati
così lontani solo qualche istante prima.
La vide guardarsi intorno prima di capire quello che stava succedendo.
Si ritrovò a fissarla negli occhi, senza perdersi il minimo
cambio di espressione sul suo viso.
Temeva di trovarci paura e disgusto, e invece fu felice di trovarci
solo tanta sorpresa e stupore.
La vide guardarsi nuovamente intorno, come se il controllare
più volte le facesse capire che stava solo sognando.
“Wow!” La sentì esclamare nuovamente,
prima di ritrovarsi i suoi occhi nocciola addosso e vedersi rivolgere
un breve ma sincero sorriso.
Quel piccolo gesto che non si aspettava, quel sorriso che aveva
aspettato di vederle in viso dal giorno prima, gli fece perdere
leggermente la concentrazione, facendogli perdere la presa dalla
scrivania che cadde al suolo facendo un rumore sordo.
Con la sua supervelocità, prese Lois tra le sue braccia
prima che potesse cadere e farsi del male -un braccio sotto le sue
gambe, l’altro dietro la sua schiena, restarono a guardarsi
negli occhi in silenzio per vari secondi, senza che nessuno dei due
sapesse cosa dire.
Non che a Clark in fondo la situazione dispiacesse. Avere Lois tra le
braccia era una di quelle cose che riuscivano a calmarlo. Sentire il
suo battito così vicino al suo, lo rilassava in una maniera
che non aveva mai creduto possibile. Il suo profumo riusciva a calmare
ogni singolo muscolo del suo corpo, facendolo distendere.
L’unica controindicazione era dovuta al suo battito cardiaco
che accelerava senza preavviso ogni volta che si trovava a stretto
contatto con lei o che i loro sguardi si incrociavano appena. Ma questo
era un rischio che Clark avrebbe corso volentieri.
La sentì prendere un respiro profondo prima di rompere il
silenzio tra loro. “Penso dovrei smetterla di chiamarti
Smallville.”
E a quelle parole, che in fondo Clark si aspettava, le sorrise, non
spostando mai lo sguardo da quello di lei.
Quella era la seconda volta che Lois veniva a sapere delle sue
abilità, e pur non essendone a conoscenza, aveva reagito
allo stesso identico modo, pronunciando la stessa identica frase.
L’unica differenza tra quella e questa volta, era che ora
nessuno le avrebbe cancellato la memoria facendole dimenticare la
verità su di lui.
Questa volta era definitiva e Lois non avrebbe mai dimenticato chi lui
fosse veramente.
***
Gli sorrise nuovamente, ancora sorpresa per quello a cui aveva appena
assistito.
Clark Kent, il suo Smallville era la Macchia Rossa e Blu!
Se qualcuno le avesse proposto una scommessa sulla vera
identità del paladino di Metropolis, di sicuro Clark Kent
sarebbe stata l’ultima persona su cui avrebbe puntato anche
solo un centesimo.
Come poteva essere che un timido ragazzo di campagna come lui, fosse
l’eroe che stava cercando di intervistare da mesi?
Come poteva anche solo non aver capito chi lui fosse veramente?
Dopotutto, ormai lo conosceva da ben 4 anni, avrebbe dovuto accorgersi
subito che lui non era come tutti gli altri ragazzi.
E in effetti dal loro primo incontro aveva intuito che Clark fosse in
qualche modo diverso. Quale ragazzo si perde nudo in un campo di grano
e dopo essere stato colpito varie volte da un fulmine sta perfettamente
bene?
Magari alla prima domanda era facile rispondere, dopotutto ai ragazzi
delle superiori piace divertirsi tanto con gli alcolici, ma la seconda
domanda? No, quella non aveva risposta.
‘O almeno non
l’aveva finora.’ Si disse.
Ora tutto aveva più senso, ora era più facile
mettere insieme tutti i pezzi dell’intricato puzzle che era
Clark Kent.
Vari flash del loro primo incontro le passarono di fronte agli occhi e
li scacciò con tutta la volontà che aveva.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno ora, era ricordarsi come
era fatto ogni singolo centimetro di pelle del corpo marmoreo di Clark
Kent.
Cercò di concentrarsi sui pensieri di qualche secondo prima.
Ora che ne aveva la possibilità, non voleva farsi sfuggire
l’occasione di risolvere l’enigma che si trovava di
fronte.
Ora era facile capire perché fosse così tanto
impaurito dall’impegnarsi. Portarsi dietro un segreto
così grande e non poterlo dire a nessuno doveva averlo
distrutto.
Guardare in faccia i propri amici e non poter essere completamente
sinceri con loro doveva avere avuto un effetto devastante su di lui.
Il pensiero di avere le abilità per cui ogni ragazzo
pagherebbe oro eppure non poterle condividere con le persone a te
più care, avevano reso Clark Kent il ragazzo timido e
diffidente che aveva imparato a conoscere e a volere bene.
Non lo invidiava per niente.
Però lo ammirava.
Il solo pensiero di vivere una vita del genere la faceva rabbrividire e
non riusciva ad immaginare come Clark avesse potuto crescere bene come
ha fatto, nonostante il grande segreto che si portava dietro.
Lois non poteva certo dire di aver avuto un’infanzia ed
un’adolescenza felice, eppure in confronto a quello che Clark
aveva dovuto sopportare, la sua le era sembrata quasi una passeggiata a
confronto. Certo, lui aveva avuto due figure importanti nella sua vita,
Martha e Jonathan, però per quanto fossero speciali, Lois
era sicura che un ragazzo della sua età, avesse bisogno
anche di altro.
Per quanto Chloe gli fosse stata vicino durante gli anni delle
superiori, Lois era consapevole che Clark non gli avesse mai potuto
dare completamente sé stesso a causa di chi era veramente.
E Lana… Ora era tutto chiaro a Lois. Clark non si era mai
realmente impegnato con lei a causa del fantasma del suo segreto.
Una stretta dolorosa al cuore le fece realizzare che se Clark non
avesse avuto quel fardello, probabilmente avrebbe già
chiesto a Lana di sposarlo e ora starebbero vivendo una vita insieme
felici e contenti alla fattoria dei Kent.
Scacciò via quel pensiero doloroso e senza nemmeno
rendersene conto, chiuse a chiave la porta del ripostiglio.
Indossò ancora una volta la maschera della ragazza che si
teneva tutto dentro e decise di recitare la parte
dell’ambiziosa giornalista a caccia di notizie.
Incrociò le braccia al petto osservandolo curiosa da capo a
piedi, non notando niente di fisico che le avrebbe dovuto far intuire
che lui fosse… Speciale.
“Sei silenziosa. Non è mai un buon
segno.” Lo vide corrugare la fronte, preoccupato dal suo
silenzio.
Per quanto pensasse che fosse terribilmente adorabile con
quell’espressione dipinta in volto, e il sapere che si
preoccupava di quello che lei pensava dava il via alle farfalle nel suo
stomaco per sbattere le ali in contemporanea, doveva continuare per la
sua strada e recitare quella parte che si era imposta.
L’unica cosa che si era concessa di sperare, era che tra le
sue abilità non ci fosse quella di leggerle il pensiero,
perché in quel caso, nemmeno la sua faccia da giocatrice da
poker l’avrebbe aiutata a nascondergli la verità.
Normale ragazzo di campagna o Macchia Rossa e Blu, Clark Kent restava
comunque lo stesso adorabile ragazzo che riusciva a farle sentire cose
mai provate prima con nessuno.
E questo la spaventava a morte.
A/N: Ok, anche
questo è andato.
Ora vi devo dare una
brutta (credo XD) notizia... Da oggi fino al 23 starò fuori
città, per cui mi sarà impossibile aggiornare la
storia per almeno una settimana :(
La buona notizia
è che una volta che tornerò a casa,
farò subito un update e mi metterò a scrivere gli
altri capitoli che mi servono per completarla, cosicchè una
volta che ho tutti i capitoli scritti, posso iniziare a postare anche
2-3 volte a settimana di modo che possa fnire di postare la ff per
quando la 9 stagione inizia :) (per chi non lo sapesse, il 25/9!)
Non ho idea di quanti
capitoli complessivi saranno, ma per ora vi posso dire che ne ho altri
4 già scritti, anche se tipo 2-3 di questi completano la
scena che ho iniziato in questo capitolo.
Ah sì, spero
non fosse troppo incasinato questo, soprattutto nel punto in cui il POV
passa da quello di Clark a Lois... Fateci l'abitudine perchè
capiterà spesso nei prossimi capitoli :P
Beh, penso sia tutto per
questo aggiornamento. Non so voi, ma io spero di divertirmi in questi
giorni :P
Buone vacanze se partite,
buona permanenza in città se da lì non vi
schiodate :P
Come sempre, grazie mille
per aver letto e commentato! :)
Ci si rilegge il 23 ;)
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Capitolo 6 *** Realization ***
A/N: Hola!!! Eccomi di
nuovo in sella :P
Le vacanze sono finite, il che significa che sono tornata a casetta mia
bella e sono pronta ad essere nuovamente inghiottita nella rete :P
E' stato bello staccare la spina per 2 settimane, ma ora si torna alla
normalità! :)
Per cui, rispondo velocemente alle vostre recensioni e poi vi lascio ad
un capitolo che spero sia abbastanza lungo da farmi perdonare per i
giorni di assenza :P
@Cosmo:
Oh Cosmo, sei sempre mega puntuale con le recensioni! Ti ho mai detto
che ti adoro? :P
Spero di essere riuscita a rendere giustizia alla tua scena preferita
dell'episodio e di non aver deluso le tue aspettative. :)
Per quanto riguarda la tua domanda, ho riletto un paio di volte il
capitolo e non mi pare di aver scritto che Lois abbia capito che Clark
sia un alieno. Tutto quello a cui faccio riferimento è che
lei sa che ha dei poteri, in quanto le ha appena confessato di essere
la Macchia e lei sa che la Macchia ha delle capacità fuori
dal comune. :)
Cmq se vuoi, copiami il pezzo che ti ha fatto capire che Lois avesse
fatto 2+2 da sola, magari mi è sfuggito...
Se noti qualcosa di strano in questo capitolo, fammelo sapere, eh! L'ho
riletto prima di pubblicarlo, ma non si sa mai che abbia fatto qualche
erroruccio che non ho notato! :)
@Cristina91:
Benvenuta a bordo! :) Grazie mille per tutti i complimenti, sei davvero
troppo buona! :P
Wow, hai addirittura letto tutti i capitoli in una sola volta?! E'
veramente molto lusinghiero! Sono felice che la storia ti stia piacendo
così tanto e spero che i prossimi capitoli non ti deludano!
Ancora una volta grazie a tutti voi che avete letto e commentato! :)
Ora, senza ulteriori indugi, ecco a voi il capitolo 6!
“Sei silenziosa, non è mai un buon
segno.”
Lois era ancora in silenzio e sotto shock per la notizia che Clark le
aveva appena dato.
Clark Kent, l’ultima persona che avrebbe mai immaginato
potesse essere un eroe, era in realtà la Macchia Rossa e Blu.
Rimase a lungo a pensare a cosa dire, dopodiché ruppe
finalmente il silenzio. “Le sparizioni improvvise, le
ridicole scuse che inventavi.” Fece qualche passo verso di
lui, “Per tutto questo tempo ho pensato fosse dovuto ad una
sindrome da Peter Pan, ma…” Si prese un altro
momento di silenzio per osservarlo. “Sei l’esatto
opposto.” Sorrise nel pronunciare quelle parole e ricacciando
in gola quello che avrebbe subito voluto dirgli per fargli capire
quanto fosse fiera della persona che si trovava davanti in quel
momento. “Sei un…” Le parole che avrebbe
voluto dirgli qualche istante prima gli riempirono nuovamente la bocca
e prima di pronunciare quell’unica parola che avrebbe
descritto perfettamente l’uomo che si trovava davanti, si
prese un ulteriore momento per osservarlo. Incrociò le
braccia al petto prima di proseguire.
“…eroe?” Decise di optare per un tono
interrogativo, anche se sapeva benissimo che la sua era
un’affermazione.
Era fiera di lui, di quello che faceva per la città di
Metropolis, e non solo, senza mai chiedere il ringraziamento degli
altri, facendo sempre tutto in sordina.
Quello che aveva davanti era un Eroe
con la E maiuscola e Lois sperava che Clark leggesse nei suoi occhi
quanto fosse orgogliosa
di lui.
Lo vide imbarazzarsi un po’ nel sentire quelle sue parole e
l’impulso che sentì fu quello di stringerlo forte
a sé, ma si trattenne. Non poteva lasciarsi andare in quel
modo, nemmeno ora che sapeva il vero motivo che l’aveva
spinto a piantarla in asso all’aeroporto la mattina
precedente.
Per quanto Lois ora si sentisse rincuorata che non l’avesse
ignorata per altri motivi, era sempre consapevole che il problema
più grande tra loro non era risolto. Lana.
“Senti Lois, so che sono tante
novità…” Lo vide fare un passo verso di
lei, che a sua volta istintivamente fece un passo indietro, notando
un’espressione ferita farsi spazio sui lineamenti del suo
viso.
Sapeva che Clark avrebbe visto quel suo gesto come una sorta di paura
per quello che lui era in realtà, ma la verità
era che si sbagliava di grosso.
Il vero motivo che l’aveva spinta ad arretrare in quel modo
era che se lui si fosse trovato troppo vicino, se l’avesse
anche solo sfiorata, allora le sue difese sarebbero crollate una volta
per tutte e lei non si poteva permettere quel lusso.
Per una volta sarebbe stata lei a ferire Clark.
Clark continuò la sua frase “… Tutte in
una volta, ma volevo che lo sentissi da me, piuttosto che da qualcun
altro.” Notò una sorta di espressione seria sul
suo viso, ma un altro pensiero si fece spazio nella sua mente.
Le parole di Clark le fecero intuire che lei era la prima persona a
sapere il suo segreto.
L’emozione per quel pensiero le rese le gambe deboli,
rischiando di farle perdere l’equilibrio e il suo cuore prese
a fare varie capriole nel suo petto senza alcun preavviso.
Clark si fidava
di lei fino a quel punto e questo non aiutava a fortificare il muro
difensivo che aveva creato. Sentì le sue difese cedere poco
a poco.
“Come mai sono la prima a saperlo?” Gli chiese,
sperando che non notasse l’eccitazione nel suo tono.
Lo vide prendere un respiro profondo prima di sorriderle. “A
dire il vero Lois, non lo sei.”
L’eccitazione di qualche secondo prima, lasciò
spazio alla delusione.
Ovviamente non era la prima, chissà a quante altre persone
prima di lei aveva detto chi era veramente.
Si diede della stupida per aver anche solo avuto quel pensiero e nel
giro di qualche secondo riprese ad alzare quel muro difensivo che
l’aveva protetta in tutti quegli anni, ripromettendosi di non
abbassare mai più la guardia con lui.
“Lana e Chloe lo sanno.” Lo sentì
parlare nuovamente e quelle parole non aiutarono a far passare quella
sensazione di delusione e tradimento di qualche secondo prima.
Senza pensarci, Lois fece un verso di disapprovazione.
“Oh…” Ovviamente Chloe lo sapeva, era
scontato visto che era la sua migliore amica da anni.
E Lana… Beh, era scontato anche questo, visto che era il suo
primo amore.
Ma più cercava di razionalizzare il fatto che Lana sapesse
la verità su Clark, più questo la faceva sentire
ferita e tradita.
Perché si sentiva in diritto di dover sapere anche lei il
suo segreto, se in fondo erano solo amici? O addirittura solo colleghi?
Perché il saperla esclusa dalla verità le faceva
male a tal punto?
Perché essere l’ultima a sapere questo suo grande
segreto la faceva sentire messa da parte, quasi come fosse tornata
indietro nel tempo a quando usciva con Oliver ed era venuta a
conoscenza del suo grande segreto? Perché il fatto di
sentirsi dire la verità solo ora la faceva sentire
trascurata, quasi come se Clark non si fidasse abbastanza di lei per
dirle tutta la verità?
Ma soprattutto, perché la irritava così tanto il
fatto che Lana sapesse tutto, mentre invece per Chloe non sentiva la
stessa gelosia?
Lois sapeva benissimo la risposta a quella domanda e pur di non
affrontare quella risposta, rinforzò un po’ di
più il muro di cinta che la proteggeva e mascherò
la sua delusione con una delle sue solite battute. “Qualcuno
ha avuto una mattinata impegnativa.” Cercò di
sorridergli, ma tornò quasi subito seria.
Lo vide prendersi qualche istante prima di risponderle. Si aspettava
una sua battutina in risposta, ma la sua espressione seria le fece
subito capire che non sarebbe arrivata. Lo vide rimanere in silenzio
per qualche istante, quasi stesse soppesando le parole da dirle.
“Lo sanno da anni...” E l’espressione che
gli vide in viso le fece capire che in fondo avrebbe volentieri evitato
di dirle quel piccolo particolare, quasi fosse consapevole che la
verità l’avrebbe ferita.
Odiava che la conoscesse così bene.
“Già, ovviamente.” Un ennesimo tuffo al
cuore la colpì senza preavviso, lasciandola senza parole.
Ancora una volta, sapere che Lana lo aveva sempre saputo, le scatenava
una strana presa allo stomaco che Lois cercò di scacciare e
ignorare in ogni modo.
Si ripeté che tutto questo era scontato, che probabilmente
Lana era stata la prima a sapere la verità su di lui, che
era giusto così. Purtroppo non aiutava.
La punta di gelosia che provava nei suoi confronti era difficile da
scacciare e l’unico modo per poterla ignorare, era immergersi
nel lavoro.
Vide negli occhi di Clark una punta di comprensione per quello che
provava, quasi le avesse appena letto nel pensiero.
Determinata a non lasciarsi andare per nessun motivo, decise di
lasciare spazio alla giornalista che era in lei, iniziando con domande
tecniche a proposito dell’ormai famosissima Macchia Rossa e
Blu. “Comincia dall’inizio.” Gli sorrise,
facendo qualche passo per la stanza e trovandosi alla sua destra.
“Che armi hai nel tuo arsenale?” La sua
curiosità giornalistica stava fortunatamente avendo la
meglio sulla sua parte emotiva e l’eccitazione che provava
per l’articolo che avrebbe scritto, la fece sentire un
po’ meglio rispetto a qualche istante prima.
Vide Clark prendere un respiro profondo, prima di girarsi alla sua
destra e ritrovarsela di fronte. “A questo punto posso anche
dirti tutto.” Lois corrugò leggermente la fronte
in attesa di sapere cosa fosse questo ‘tutto’
a cui si riferiva.
“Posso sparare fuoco dagli occhi.” Lois
arretrò di un passo, non aspettandosi una notizia del
genere. Sorrise nuovamente, ora più curiosa di prima e
sempre più eccitata per quello che stava scoprendo. Se
questo era solo l’inizio di quello che lui sapeva fare, non
osava immaginare quante e quali altre cose fosse in grado di fare.
“Uhm, ok.” Riprese nuovamente a camminare,
superando Clark e dandogli le spalle, per poi fermarsi a qualche passo
dalla finestra nel muro di fronte.
Mille pensieri su come iniziare il suo articolo iniziarono a passarle
di fronte agli occhi come dei flash e avrebbe tanto voluto avere il suo
taccuino con sé in quel momento, per mettere nero su bianco
tutte le idee che le stavano venendo in mente.
Notò Clark voltarsi leggermente così da guardarla
nuovamente negli occhi, prima di proseguire. “Posso sentire
un cane abbaiare a 10 miglia di distanza.” Lois
ripensò a tutte le volte che Clark era corso in suo aiuto
anche quando si trovava a chilometri di distanza da lei. Piano-piano
stava mettendo tutti i pezzi insieme e tutto sembrava un po’
più chiaro.
Per tutti questi anni aveva sempre pensato che solo grazie alle sue
forze era riuscita ad uscire da situazioni problematiche, rapimenti e
combattimenti contro supercattivi, ma ora iniziava a capire che Clark
aveva molto più a che fare con quei salvataggi misteriosi di
quanto non credesse qualche secondo prima.
Si fece una nota mentale di inserire dei brevi racconti su alcuni dei
salvataggi di Clark ai quali aveva assistito, pensando di mantenere
l’anonimato sulla vera identità della fonte.
Se avesse scritto che lei stessa era stata salvata migliaia di volte
nel corso degli anni, avrebbe potuto portare il pubblico a pensare che
lo stesse facendo solo per farsi della pubblicità.
‘Già,
mi riferirò a me stessa come una fonte che vuole tenere
l’anonimato.’ Pensò, fiera
della sua idea.
Focalizzò nuovamente la sua attenzione su Clark che
continuava a parlare. “Posso vedere attraverso oggetti solidi
e posso correre più veloce della velocità del
suono.”
Lois collegava ogni nuovo potere di Clark di cui veniva a conoscenza ad
ogni singola volta che l’aveva salvata senza che lei ne
sapesse nulla.
Ricordò con quanta velocità la raggiunse nello
stanzino del Talon quando la seguace di Lex voleva uccidere il signor
Kent; quanto in fretta la raggiunse a casa sua quando il criminale
evaso da Black Creek con cui era uscita, aveva cercato di ucciderla;
con quanta velocità era sparito mentre aspettavano
l’ascensore dell’ospedale mentre indagavano sul
ragazzo ucciso dalla psycho Spice che stava controllando Chloe.
Tutte quelle volte aveva usato i suoi super poteri e lei non aveva
nemmeno lontanamente intuito quanto speciale fosse la persona che aveva
accanto.
Si concentrò sull’altro suo potere, il vedere
attraverso gli oggetti solidi e altri miracolosi salvataggi le vennero
in mente, per poi essere interrotti da un altro pensiero, molto
più importante.
Oggetti solidi. Il che includeva anche i vestiti.
Il pensiero che le venne in mente la rese più nervosa del
dovuto. “Un secondo, riavvolgi il nastro.”
Alzò le mani all’altezza del suo petto, i palmi
rivolti verso di lui come ad enfatizzare le sue parole. Gli sorrise,
sempre più nervosa per quel pensiero che le aveva sfiorato
la mente e che ormai non riusciva più a scacciare, senza
aver avuto prima una risposta. Si porto con nonchalance le mani al
petto, intrecciando le dita come a formare una sorta di schermo
protettivo, nella speranza che questo la aiutasse a coprire le sue
curve. “Spiegami meglio il concetto del ‘posso
vedere attraverso gli oggetti’.”
Notò come l’imbarazzo si fece largo sul viso di
Clark, facendogli assumere quell’espressione che Lois
riteneva adorabile e che ogni volta le azzerava la salivazione e le
rendeva il respiro affannoso. “No, Lois… Devo
concentrarmi.”
Lois si tranquillizzò, lasciando che le braccia cadessero ai
lati del suo corpo.
In fondo sapeva che Clark non avrebbe mai approfittato dei suoi poteri,
ma una parte di sé aveva preferito indagare. ‘Meglio prevenire che
curare.’ Si disse.
Ancora una volta il pensiero di non aver notato nulla di strano in lui
la colpì.
Si reputava una brava giornalista, una dal futuro che includeva un
Pulitzer, eppure non era riuscita a captare una sola onda di stranezza
in Clark.
Decise di renderlo partecipe di quei suoi pensieri. “Come ho
fatto a non mettere tutti i pezzi insieme? Voglio dire, ho vissuto con
te.” Ricordi di quel periodo le passarono velocemente uno
dietro l’altro davanti agli occhi e più ci
pensava, meno riusciva a ricordare qualcosa di strano in lui.
“E ora lavoriamo fianco a fianco. Voglio dire, sono stata
cieca per tutto questo tempo?” La frustrazione che provava in
quel momento era evidente anche nel suo tono. Si sforzò
nuovamente di trovare qualcosa di strano nei ricordi del giovane Clark
Kent con cui aveva vissuto, ma niente.
Più si sforzava e meno riusciva a vedere qualcosa di strano in lui.
Il pensiero di qualche minuto prima le passò nuovamente per
la mente.
Superpoteri o no, Clark le sembrava sempre il dolce, timido ragazzo di
campagna che conosceva ormai da anni e questo in fondo la spaventava.
Certo, lui non era il primo infetto da meteoriti che conosceva, eppure
c’era qualcosa di diverso in lui rispetto a tutti gli altri.
Si ricordò di un discorso che ebbero nel fienile dopo che AC
l’aveva lasciata per girare il mondo in cerca di disastri
ambientali da evitare.
Era distrutta ed era sicura che non avrebbe mai incontrato nessuno come
lui, eppure Clark, con poche parole riuscì a tirarla un
po’ su di morale.
“Lois, te lo
prometto, un giorno troverai qualcun altro ancora
più speciale.”
Sorrise nel ricordare quel momento. Le parole di Clark
l’avevano aiutata ad andare avanti, a proseguire la ricerca
di quella persona ancora più speciale che le aveva promesso
avrebbe trovato.
E se c’è una cosa di cui era sicura, ora
più che mai, era che Clark Kent sapeva mantenere le sue
promesse.
Come se avesse intuito il suo stato d’animo, notò
Clark fare qualche passo verso di lei, ritrovandoselo a pochi
centimetri di distanza. Il suo dolce profumo iniziava ad avere la
meglio sui suoi sensi e i suoi occhi blu che la guardavano in quel modo
così dolce, stavano facendo crollare lentamente le sue
difese. “L’importante è che tu lo sappia
ora.” E il suo sorriso le fece capire quanto lui fosse
veramente contento e sollevato che lei ora sapesse la verità
su di lui. “E non c’è giornalista
migliore di te per raccontare la mia storia.” Il dolce suono
delle sue parole le riempirono le orecchie, facendole gonfiare il petto
d’orgoglio. Per quanto lei stessa fosse convinta delle sue
capacità, sapere che anche lui la pensava allo stesso modo,
la rendeva felice. “Mi faresti questo onore?”
Gli sorrise e annuì. Certo che gliel’avrebbe fatto
e non solo perché quell’articolo le avrebbe dato
l’opportunità di farsi veramente un nome
all’interno del mondo del giornalismo, ma perché
lui ci teneva così tanto che fosse lei a farlo.
Dopo tutte le volte che l’aveva salvata da morte certa,
questo era il minimo che potesse fare per lui.
“Consideralo fatto.” Prese un profondo respiro
prima di continuare. “La prima pagina di domani
racconterà la storia del supereroe Rosso e Blu infetto dai
meteoriti.” Immaginò la prima pagina e il titolo
più adatto per accompagnare quella storia magnifica. Avrebbe
reso giustizia all’eroe che era Clark Kent e avrebbe scritto
il suo pezzo migliore per ringraziarlo per tutto quello che aveva
sempre fatto per la gente di Metropolis; per lei.
Si allontanò, incamminandosi verso la porta, ansiosa di
sedere alla sua scrivania e iniziare velocemente la stesura del suo
articolo, quando la voce di Clark la fermò. “A
proposito dei meteoriti…” Si girò di
scatto per guardarlo nuovamente in faccia e sentire cos’altro
aveva da dirle. Un sorriso eccitato si fece nuovamente vivo sulle sue
labbra e rimase in silenzio in attesa che lui riprendesse a parlare.
“Dovremmo parlare del luogo da cui vengo.” Le sue
parole la lasciarono a bocca aperta, senza sapere che dire o che
pensare.
Gli occhi ancora sgranati per la sorpresa di quelle parole, Lois
abbassò lo sguardo mentre una marea di pensieri le
offuscavano la mente.
Clark non era di qui? Era un… Alieno?
Quel pensiero le sembrò così strano e impossibile
allo stesso tempo. Era stata abituata a vedere di tutto negli anni
passati a Smallville - ma un alieno? Di certo questo non se lo sarebbe
aspettato.
Eppure, più lo osservava, più le sembrava
così normale.
Aveva sempre pensato agli alieni come degli esserini grigi con la testa
grande e tre dita in ogni mano, ma Clark… Clark sembrava
così… Umano.
Tornò con la memoria a quel discorso che lei e Martha ebbero
nella cucina dei Kent prima di salire sul jet privato che Lionel Luthor
aveva gentilmente prestato alla signora Kent.
Aveva appena terminato una relazione con un ragazzo che si era rivelato
ovviamente un pazzo criminale; un assassino professionista che usava i
suoi poteri da meteorite per eliminare le persone che gli venivano
commissionate.
Le veniva estremamente facile aprirsi con la mamma di Clark,
perché in fondo lei era la madre che le era mancata in tutti
quegli anni.
Le aveva confessato il suo desiderio di trovare un ragazzo tranquillo,
che la facesse sentire speciale, amata. Il suo Jonathan.
Eppure per quanto lo desiderasse, gli unici uomini che sembrava
attrarre, erano quelli che volevano distruggere il mondo, conquistarlo.
Martha la rassicurò dicendole che era normale che a
quell’età si andasse incontro a relazioni
sbagliate e controproducenti, era successo anche a lei.
L’importante, era che lei tenesse gli occhi aperti quando il
suo Jonathan si fosse fatto vivo.
L’unica cosa che spaventava Lois, era che quando se lo fosse
trovato davanti, non l’avrebbe visto, che l’avrebbe
ignorato.
E ora, in quel piccolo ripostiglio del Planet, Lois si trovava a pochi
passi da Clark, lo stesso ragazzo che l’avrebbe dovuta
spaventare a morte dopo la notizia delle sue vere origini e che invece
non era cambiato di una virgola ai suoi occhi.
Nonostante le avesse appena confessato di essere un alieno venuto da
chissà dove, lei continuava a vederlo come il migliore degli
esseri umani che avesse mai avuto la fortuna di incontrare. Un perfetto
esempio di lealtà, dolcezza e umanità fuori dal
comune.
Improvvisamente un pensiero la colpì e sorrise dolcemente,
sempre ipnotizzata dagli occhi blu che si trovava di fronte.
Capì che il vero motivo che la portava a vedere Clark nello
stesso modo di sempre e non come uno strano fenomeno da baraccone da
studiare, era uno e semplice.
Ripensò un’ultima volta al suo discorso con Martha
di qualche anno prima.
In fondo il suo Jonathan era sempre stato di fronte ai suoi occhi, ma
era stata sempre troppo distratta per notarlo.
Ma ora… ora tutto le sembrava così semplice.
Aveva negato a lungo a sé stessa la verità, ma
ormai era andata troppo oltre per continuare a mentire.
Lo amava.
Alzò finalmente lo sguardo, incrociandolo con quello blu di
Clark e semplicemente gli sorrise, come volesse fargli capire
inconsciamente il grande segreto che aveva appena scoperto.
Lois Lane era innamorata
di Clark Kent.
A/N: Allora... Spero sia
valsa la pena di aspettare! ^^
In questi giorni di
vacanza sono riuscita a scrivere il capitolo 10 che su carta risulta
abbastanza lungo, spero sarà lo stesso anche su pc! XD
Mi sono fatta un piccolo
schema per sapere come suddividere le restanti scene dell'episodio +
alcune scene aggiunt da me e se tutto va come penso, dovrei riuscire a
finire di scrivere i prossimi capitoli abbastanza in fretta, per poi
cominciare a postare anche 2-3 volte a settimana, in modo da finire la
storia prima del 25/9.
Ad ogni modo, per ora vi
dò appuntamento a lunedì prossimo per il prossimo
capitolo.
Grazie a chi legge e
commenta :)
Adoro sapere cosa ne
pensate! ^^
|
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Capitolo 7 *** One more thing ***
A/N:
Più veloce della luce (o di Clark XD) ecco il capitolo della
settimana, che penso non sarà l'unico, visto che per seguire
la tabella di marcia che mi sono imposta, dovrò fare almeno
due update alla settimana! Per cui, tornate intorno a
giovedì che ci potrebbe già essere il capitolo 8
ad aspettarvi ;)
Se continuassi a mettere
un solo nuovo capitolo alla settimana, il mio intento di pubblicare la
storia per intero prima del 25, andrebbe a farsi benedire! XD
Mettendo due capitoli
alla settimana, arriverei a pubblicare 14 capitoli in totale, che
è uno in meno di quelli che ho già scritto.
Giusto per darvi una
dritta, ora sto per scrivere la scena del "It's because you are
special!" <3
Sto cercando di renderle
giustizia meglio che posso e spero tanto che non vi deluderà!
Ora, passiamo alle
risposte alle vostre recensioni!
@Cosmo: Ahahah,
l'appuntamento del "monday night" è davvero stupendo! Ora ci
sarà anche quello del thursday night ;)
E, non mi stanchero mai
di dirlo, Grazie per i tuoi commenti sempre presenti!
@Cristina:
Scusa l'attesa! :P Spero che il capitolo ti sia piaciuto abbastanza da
farmi perdonare il fatto di averci messo così tanto per
aggiornare! :P
E grazie per tutti i
complimenti che mi fai! :)
Ora, è tempo
di vedere come si conclude la scena, sempre che si concluda in questo
capitolo... *muahahah* XD
Clark deglutì nervosamente, mentre la brunetta di
fronte a lui gli dava le spalle, pronta a tornare alla sua scrivania
per battere freneticamente le sue dita affusolate sulla tastiera e dare
vita all’articolo che avrebbe cambiato radicalmente la sua
carriera. ‘E
la mia vita.’ Pensò Clark.
Era sorpreso dal modo in cui aveva preso la notizia che il suo partner
di lavoro era dotato di poteri fuori dal normale e la verità
era che, in cuor suo, aveva sempre saputo che Lois avrebbe reagito in
quel modo.
In quegli anni vissuti a Smallville aveva imparato a conoscere tutte le
strane cose che succedevano nei dintorni e trovarsi di fronte
l’ennesima persona fuori dal comune, non le aveva fatto
nessuno strano effetto.
Eppure Clark aveva visto una strana scintilla nel suo sguardo mentre
processava quella notizia. Gli sembrava quasi che avesse iniziato a
guardarlo in modo diverso e questo un po’ lo spaventava.
Ora che sapeva la verità su di lui, le cose tra loro
sarebbero cambiate?
Mise le mani in tasca, prima di lanciarle l’ultima notizia
bomba della giornata. “A proposito dei
meteoriti…” Deglutì nuovamente prima di
proseguire. “Dovremmo parlare del luogo da cui
vengo.” Le sorrise timidamente, sentendo la paura crescere
sempre più dentro di sé.
Notò un sorriso eccitato farsi spazio su quelle labbra che
aveva baciato solo un giorno prima e sentì dei brividi farsi
largo per tutto il corpo.
Rimase immobile a guardarla mentre analizzava i pro e i contro di
quella nuova notizia.
Aveva quel suo tipico sguardo che le aveva visto più volte
quando qualcosa le passava per la testa.
Avrebbe scambiato ogni suo singolo potere con quello della telepatia
per scoprire anche solo metà dei pensieri che le stavano
passando per la testa in quel momento.
Clark si trovò a respirare affannosamente, in attesa che
Lois dicesse o facesse qualcosa. Ancora una volta l‘aveva
lasciata senza parole, cosa che non accadeva spesso con lei.
Avrebbe voluto spiegarle subito tutto su Krypton, sul suo destino, sul
suo passato, ma la sua bocca era dannatamente asciutta e ogni suo
singolo muscolo sembrava fermo, immobile, quasi congelato in attesa che
lei facesse la prima mossa.
E il fatto che lei ora evitasse di guardarlo negli occhi, non aiutava.
Ottimo, dandole quell’ultima notizia l’aveva persa
per sempre. Ora non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi, ed era
certo che prima che se ne fosse conto, Lois sarebbe scappata da quello
stanzino con la scusa dell’articolo e nel giro di qualche
giorno, magari qualche settimana, il loro rapporto si sarebbe fatto
sempre più distaccato e sarebbero diventati noti al mondo
semplicemente come due semplici giornalisti che scrivevano
occasionalmente qualche storia insieme.
Niente più week-end passati a giocare a Guitar Hero alla
fattoria; niente più battutine durante l’orario di
lavoro; niente più giochi di sguardi e attimi di silenzio
per studiare quello che l’altro provava veramente. ‘Niente più
Lois e Clark.’ Pensò triste.
In fondo, dal matrimonio di Chloe e Jimmy le cose tra loro due erano
andate via, via peggiorando e gli ultimi due giorni non avevano aiutato
a migliorare la situazione.
Ultimamente con Lois si era fatto trascinare troppo dal suo istinto,
mettendo in disparte quella parte di sé che pensava due
volte prima di dire o fare qualcosa.
Averla vicino lo faceva sentire diverso, ma questa volta in un modo
positivo.
Aveva vissuto ormai per circa 20 anni a contatto con gli umani, senza
mai sentirsi veramente uno di loro, ma con Lois… Beh, con
lei era tutto diverso.
Lavorando con lei al Planet, qualche volta desiderava essere solo un
giornalista a caccia di una notizia insieme alla sua partner, invece di
essere la notizia. Ma purtroppo nessuno poteva sconfiggere il proprio
destino e, superpoteri o no, Clark l’avrebbe seguito, come
avrebbe fatto chiunque altro.
Scosse la testa scrollandosi quei pensieri di dosso e tornando a
concentrarsi sul presente e sulla ragazza di fronte a lui che ancora
non aveva spiccicato parola.
Sfilò una mano dalla tasca, per poi tendere il braccio fino
a toccarla, ma prima che potesse finire quel suo gesto, la vide alzare
finalmente lo sguardo e incrociarlo col suo.
Il sorriso che vide sulle sue labbra gli fermò il cuore
sentendo un calore che nessun sorriso gli aveva mai fatto sentire prima
d’ora; sentì i suoi possenti polmoni restringersi
improvvisamente e richiedergli con urgenza di riprendere a respirare il
più in fretta possibile, sperimentando un bisogno disperato
d’aria come mai gli era successo prima; il nodo alla gola che
provava ogni volta che gli occhi verdi di Lois incrociavano i suoi, ora
era quadruplicato a causa di quel sorriso che sembrava averlo
ulteriormente paralizzato.
Si portò istintivamente una mano all’altezza del
colletto della camicia per allentare i primi bottoni e permettergli di
respirare, senza mai spostare i suoi occhi blu da quelli di Lois.
“Uhm, Lois…” Riuscì
finalmente a dire, facendo uno sforzo enorme anche per un superuomo
come lui. “Forse è meglio che tu ti sieda,
così che ti possa raccontare il resto.”
Indicò la sedia che qualche minuto prima lei aveva usato per
salire sulla scrivania e fu contento di vederla seguire il suo
consiglio.
Seguì i movimenti perfetti e sinuosi del suo corpo mentre
camminava verso la sedia. I suoi capelli color cioccolato erano
raccolti in una coda di cavallo e ondeggiavano ipnotici sulla sua
schiena mentre raggiungeva la scrivania.
La vide spostare la sedia cosicché una volta seduta
riuscisse a guardarlo in faccia, dopodiché si
accomodò a pochi passi da lui, poggiando i gomiti sui
braccioli della sedia e incrociando le dita affusolate di fronte a lei,
all’altezza del mento.
Clark notò che quel sorriso di poco prima era ancora
presente sulle labbra di Lois e notando un breve ma deciso movimento
del suo capo, capì che quello era il via libera per iniziare
la sua storia.
“Mai sentito parlare di un pianeta chiamato
Krypton?”
****
Lois ascoltava rapita ogni singola parola che usciva dalla bocca di
Clark.
Krypton, Jor-El, Kal-El, la Fortezza… Non avrebbe mai
ricordato ogni singola parola che stava sentendo in quel momento, aveva
dannatamente bisogno del suo taccuino. O di mettersi subito alla sua
scrivania per mettere immediatamente tutto nero su bianco, prima che
l’emozione per quella scoperta le facesse dimenticare tutto.
“Lois,” notò il tono preoccupato nella
voce di Clark che le fece capire che aveva finito con le rivelazioni da
prima pagina. “So che sono tante notizie tutte in una volta
ma…”
Lois alzò una mano per fermarlo e allo stesso tempo si
alzò dalla sedia, trovandosi a qualche passo da lui.
“Non ti preoccupare Smallville,” Lois
notò un sorriso sulle labbra di Clark nel sentirlo chiamare
col suo nomignolo, “ci vuole ben altro per mandarmi
KO.” Gli sorrise dolcemente.
La scoperta di qualche istante prima si fece nuovamente spazio tra i
suoi pensieri.
La cosa che la preoccupava di più in quel momento non era
che lui venisse da qualche strano pianeta in chissà quale
galassia, o che lui potesse scoprire il colore della sua biancheria se
solo avesse voluto.
No. La cosa che la terrorizzava di più in quel momento era
che lui scoprisse quello che provava realmente per lui.
Lois era a conoscenza della soap opera che era la vita di Clark e
aggiungere quel suo grande, inconfessabile segreto a tutto quello che
stava succedendo nella sua vita, sarebbe stata l’ultima cosa
che avrebbe fatto.
Ovviamente, c’era anche il problema Lana.
Lois non avrebbe mai confessato a Clark i suoi sentimenti, soprattutto
per colpa sua. Non avrebbe mai sopportato di vedere quello sguardo da
cane bastonato che faceva sempre quando si sentiva in colpa, quando le
avrebbe detto che non sarebbero potuti mai stare insieme
perché il suo vero amore era Lana.
No, nemmeno una persona forte come lei avrebbe potuto sopportare una
cosa del genere.
Per cui decise che avrebbe fatto quello che aveva sempre fatto meglio:
nascondere i suoi sentimenti, sperando che passassero.
“Neanche un alieno riesce a mandare al tappeto Lois
Lane.” La voce di Clark la riportò alla
realtà, facendole mettere da parte i pensieri tristi che
stava avendo.
Vedere quel sorriso a pochi passi da lei, le faceva più male
di quanto non avrebbe mai ammesso. Doveva uscire da quella stanza e
doveva farlo in fretta.
“Sembra di no, Smallville.” Gli rispose, dandogli
un buffetto sulla spalla come faceva spesso.
Si allontanò da lui, contenta che quella conversazione fosse
finita e che potesse iniziare finalmente ad annegare i suoi sentimenti
nel lavoro, come faceva spesso.
Poggiò la mano sul pomello della porta, ma prima che potesse
anche solo girarlo di qualche millimetro, la sua voce la
fermò ancora una volta.
“Lois, c’è un’ultima cosa che
penso di doverti dire.”
‘Ovviamente.’
Pensò. Più si vuole una cosa, meno la si ottiene.
E ora tutto quello che lei voleva era evitarlo per il resto della
giornata, cosicché avrebbe potuto evitare di affrontare i
suoi sentimenti e concentrarsi solo sul lavoro. Ma ovviamente, niente
andava mai come si voleva.
Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, poggiando brevemente sul
fianco sinistro la stessa mano che qualche secondo prima stava sul
pomello. Si girò a guardarlo, incrociando le braccia al
petto, sperando che quest’ultima confessione durasse meno
dell’ultima. Raccolse tutto il sarcasmo che la
contraddistingueva. “Che c’è Smallville,
hai dimenticato di dirmi che sai anche volare?”
A/N: Eheheh, cattiva fino
all'osso, ovviamente ho scelto di continuare la scena un po' di
più, lasciandovi immaginare cos'altro Clark abbia da dirle.
Allora, qualche idea? :P
Non scervellatevi troppo,
GIOVEDI
avrete la risposta! ;)
|
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Capitolo 8 *** No more lies ***
A/N: Ta-daaaa,
sorpresaaaaa!!! XD
So che vi avevo detto che
l'aggiornamento non ci sarebbe stato prima di giovedì, ma i
capitoli cominciano a diventare davvero troppi e devo smaltirli
velocemente. Oddio, sembra quasi che stia parlando di kg di troppo! XD
Cmq, spero la cosa non vi
dispiaccia e se oggi non entrerete a controllare, vorrà dire
che domani troverete la sorpresina! :P
Passiamo velocemente alle
risposte delle recensioni:
@ Cosmo: No,
no, no, Cosmo, non si dice mai finalmente è
Lunedì!!! XD E' sbagliato!! XD Vedila positiva, ora potrai
pensarlo per tutti i giorni della settimana, senza fare
discriminazioni, visto che metterò i capitoli un giorno
sì e uno no XD
E tranquilla, adoro i
tuoi vaneggi nelle recensioni! Continua pure a vaneggiare tranquilla,
che qui nessuno ti giudica pazza!! :P
Grazie ancora e spero che
questo capitolo ti piaccia ;)
@ Leti: Oh
Leti!! Io pensavo leggessi abusivamente XD e invece sei iscritta anche
tu!
Mi ha fatto tanto piacere
leggere la tua recensione, perché anche se mi avevi
già riempita di complimenti l'ultima volta che siam sentite,
mi fa stra piacere sapere cosa ne pensa una Clois fan scatenata come
te! :P *spera che Leti continui a commentare ogni capitolo*
Sono contenta la frase
finale dell'ultimo capitolo ti sia piaciuta, vedremo se sarà
lo stesso anche con questa, uhuhuh... XD
Ma dimmi... (Mi prendo un
secondo per farci i fatti nostri XD) La tua storia? *guarda Leti con i
suoi puppy dog eyes sperando di ricevere buone notizie*
Devo entrare su msn per
dirti di muoverti XD oppure sei già a buon punto? *_*
Cmq, grazie anche a te
per quello che mi hai detto, non hai idea di quanto sia felice di
sapere che la storia ti sta piacendo!!
E ora, senza ulteriori
indugi...
Quella che state per
leggere, è la parte conclusiva della scena dello sgabuzzino.
Non vi anticipo nulla però! :P
Buona lettura! :)
“Che c’è Smallville, hai dimenticato di
dirmi che sai anche volare?”
Clark sorrise nel sentirle fare quella domanda e, quasi ad imitarla,
incrociò a sua volta le braccia al petto, lasciando che una
risata sincera prendesse vita e riempisse lo stanzino in cui si
trovavano.
“Cosa c’è di tanto
divertente?” Vide Lois corrugare la fronte confusa da quella
sua reazione e non poté evitare di continuare a ridere.
Se solo avesse saputo che quello che gli aveva appena chiesto era in
realtà una delle cose che avrebbe dovuto saper fare, ma che
non sembrava voler imparare, Clark era sicuro che Lois
l’avrebbe preso in giro a vita.
“Ah, ho capito, umorismo Kryptoniano.” Clark
sorrise scuotendo leggermente la testa divertito da quella sua battuta.
“Allora Clark, qual è questa notizia? Il mondo del
giornalismo non aspetta.” Notò nel suo tono la
fretta che aveva di scrivere il suo articolo, per cui decise di non
farle perdere tempo e di sputare subito il rospo.
“A dire il vero Lois, questo preferirei non lo scrivessi
nell’articolo.” Le sorrise prima di abbassare lo
sguardo, imbarazzato alla sola idea che il mondo sapesse quello che
provava per lei.
La vide strizzare leggermente gli occhi e portare le mani ai fianchi,
un sorriso malizioso farsi spazio sulle sue labbra. “Bene,
bene. Mi vuoi dire che perfino la Macchia Rossa e Blu ha dei segreti
inconfessabili?” Clark arrossì immediatamente e si
concentrò su uno degli scaffali di fianco a lui, pur di non
incrociare lo sguardo divertito di Lois. Sapeva che si stava godendo
quella situazione e che viveva per metterlo in imbarazzo. E doveva
ammettere che adorava il modo in cui lei riusciva a farlo sentire.
Così vulnerabile, così… Umano.
“Uhm, Lois.” Si girò a guardarla e la
vide sempre sorridente, in attesa di sapere quale fosse questa grande,
ultima cosa di cui doveva parlarle. “Mi riferivo al bacio di
ieri.” E nello stesso istante in cui quelle parole uscirono
dalla sua bocca, Clark notò il sorriso sparire dalle labbra
di Lois, lasciando spazio ad una chiara espressione imbarazzata.
Sorrise nel notare che anche lui, quando voleva, riusciva a far sentire
vulnerabile la grande Lois Lane.
****
Nel sentirlo nominare quello che ormai aveva deciso di chiamare
‘il piccolo inconveniente’, una piccola speranza si
fece largo in lei, ma cercò subito di cacciarla via. Sapeva
bene che Clark aveva agito di impulso – anche se
conoscendolo, non si spiegava come quello fosse stato possibile
– ma soprattutto, sapeva con certezza che era ancora pazzo di
Lana e che la cosa non sarebbe cambiata nel giro di 24 ore.
Si morse il labbro inferiore mentre una marea di pensieri, ovviamente
tutti diretti a Clark e Lana, le annebbiavano la mente. Ormai conosceva
entrambi da 5 anni e sapeva che una storia d’amore come
quella tra loro due sarebbe durata per sempre.
Era stata la spalla su cui Clark aveva pianto quando era rimasto solo
ed era stata testimone della speranza che aveva visto illuminargli gli
occhi quando aveva rivisto Lana al matrimonio di sua cugina.
In più, Chloe le aveva spiegato vagamente come stava la
situazione durante una delle loro tante telefonate, e le era sembrato
di capire che Lana avesse dovuto lasciare Smallville – sia la
città, che Clark - non perché voleva, ma
perché doveva.
Ovviamente nel racconto di Chloe c’erano tanti buchi lasciati
in bianco e Lois era sicura che la cugina l’avesse fatto di
proposito per non farla soffrire ulteriormente.
Ad ogni modo, Lois era consapevole del fatto che Clark si fosse
separato da Lana non perché aveva lei in testa, ma per
qualche altro motivo che Lois non riusciva a trovare.
Non c’era nessun motivo per cui una persona sana di mente
avrebbe voluto iniziare un discorso del genere con lui. Sapeva come
stavano le cose e non aveva intenzione di sentirsi dire che lei non era
allo stesso livello di Lana.
‘Datti una
mossa Lane!’ Pensò, quasi con lo
stesso tono dei tantissimi comandi che suo padre aveva spesso usato con
lei quando era piccola.
Deglutì a fatica mentre dei veloci flash della giornata
precedente presero il posto di tutti quei pensieri su come comportarsi
nei suoi confronti.
Avrebbe barattato qualsiasi cosa pur di sapere che quel bacio aveva significato
qualcosa per lui, che non era stato solo un gesto impulsivo dovuto
all’abbandono di Lana e al fatto che avesse dimenticato di
andare a prenderla all’aeroporto, ma era anche consapevole
che qualunque cosa le avesse detto, non sarebbe stata mai abbastanza
per convincerla.
“Senti Clark…” Raccolse le poche parole
di senso compiuto che le vennero in mente e cercò di finire
subito quel discorso. Sfortunatamente, Clark non aveva intenzione di
dargliela vinta.
“Non
mi sono pentito di quel bacio, Lois.” Nel sentire le parole
di Clark, si dimenticò di respirare per qualche secondo, e
incapace di controbattere o di interromperlo, fece l’unica
cosa che le riuscì in quel momento: stare zitta ed immobile
ad ascoltarlo. “Quel bacio…”
“Quel bacio è stato un errore.”
Disse ancor prima che Clark potesse continuare la sua frase. Vide una
strana espressione quasi ferita nei suoi lineamenti, ma decise di
continuare prima di essere sopraffatta da quegli inutili sentimenti che
sembravano quasi avere la meglio su di lei. “Insomma
Smallville, chi ti può biasimare per aver voluto
provare?” Sorrise indicandosi da testa a piedi, come a
sottolineare che una come lei facesse girare la testa ad ogni uomo.
Sperava che la carta dell’ironia rendesse le cose meno
imbarazzanti e che portassero il discorso ad una fine immediata.
“Ma tra noi è tutto apposto, sul serio
Smallville.” Ovviamente quella era una bugia, ma chi era lei
per far sapere a Clark che se la situazione fosse stata leggermente
diversa, gli avrebbe donato il suo cuore senza pensarci per
un secondo? “Facciamo finta che niente sia successo e amici
come prima.” Gli sorrise porgendogli la mano, come se una
stretta di mano potesse cancellare tutto e sancire un nuovo inizio per
loro due.
***
Finalmente Clark aveva trovato il coraggio di parlare di quel bacio e
di tutto quello che aveva significato
per lui.
La cosa lo rendeva ancora più nervoso del dirle la
verità sui suoi poteri e sul suo pianeta di origine.
Dopotutto, era stata abituata a vedere ogni tipo di potere negli anni
che aveva passato a Smallville, ma questo… Questo era diverso.
Clark sapeva che in fondo Lois era certa che lui potesse amare solo
Lana. La verità era che anche lui fino a qualche mese prima
ne era convinto.
Se qualche anno prima qualcuno gli avesse chiesto chi avrebbe visto al
suo fianco tra 5 anni, avrebbe risposto senza alcun dubbio Lana Lang.
Ma ora… Ora tutto sembrava diverso e il futuro non gli
sembrava più sicuro come un tempo.
Cosa avrebbe fatto e chi ci sarebbe stato al suo fianco era ancora
un’incognita, anche se una piccola idea ce l’aveva.
In quei mesi aveva imparato ad amare il suo lavoro al Planet e riusciva
a vedersi seduto di fronte a quella scrivania a scrivere articoli per
il resto della sua vita. Reporter di giorno e supereroe di notte.
Ovviamente, il tutto era reso ancora più eccitante e
straordinario dalla persona che sedeva di fronte a lui.
Lois riusciva a rendere tutto un po’ più
interessante e Clark sperava di cuore che le cose sarebbero rimaste
così per sempre.
“Non
mi sono pentito di quel bacio, Lois.” Aspettò una
sua reazione a quelle parole, prima di proseguire. “Quel
bacio…” Cercò di spiegarle quello che
aveva provato quando aveva sentito il suo sapore sulle sue labbra, ma
ogni parola che gli veniva in mente era riduttiva. Non avevano ancora
inventato un aggettivo adatto alle sensazioni che Lois gli faceva
provare.
Rimanendo in silenzio per qualche secondo, sentì Lois
prendere la parola, interrompendolo.
“Quel bacio è stato un errore.”
Clark spalancò gli occhi sorpreso. Le parole di Lois erano
inaspettate e gli fecero più male di quanto avrebbe mai
immaginato. Serrò la mascella nervoso, pensando a qualcosa
da dire per fermarla, per evitarsi una punizione del genere. Non voleva
sentirle dire che avrebbero dovuto dimenticare tutto, che erano solo
amici e che tra loro non c’era niente di speciale. Clark ne
aveva abbastanza di mentire.
“Insomma Smallville, chi ti può biasimare per aver
voluto provare?” La vide sorridere, indicandosi da testa a
piedi, come a sottolineare che una come lei facesse girare la testa ad
ogni uomo. Non aveva idea di quanto avesse ragione.
Più e più volte Clark si era ritrovato a
fissarla, sperando che lei non lo beccasse ed era certo che quel giorno
prima o poi sarebbe arrivato. Cosa Lois avesse di così
magnetico che riuscisse ad attirarlo ed ipnotizzarlo in quel modo,
Clark non se lo riusciva a spiegare. Era un insieme di tante piccole
cose alle quali non riusciva a dare un nome. Eppure ormai aveva perso
il conto delle volte in cui si era perso nei suoi occhi e in cuor suo
sperava di farlo per sempre.
“Ma tra noi è tutto apposto, sul serio
Smallville.” Clark sperava che quella fosse una bugia, che
Lois stesse facendo di tutto per finire quel discorso il più
in fretta possibile. Questa volta era deciso a non dargliela vinta in
quel modo. Questa volta avevano bisogno di decidere seriamente cosa ne
sarebbe stato di loro. “Facciamo finta che niente sia
successo e amici come prima.” Vide la mano di Lois tendersi
verso di lui, invitandolo a stringergliela, come a firmare un accordo
invisibile a rimanere semplici amici.
Era consapevole che quella era l’ultima cosa che entrambi
volevano – o almeno l’ultima che voleva lui - e che
Lois stesse recitando la parte della ragazza forte. Ormai la conosceva
abbastanza da capirlo.
Se avessero continuato a mentirsi in quel modo, la situazione tra loro
non sarebbe mai cambiata e avrebbe finito col passare il resto della
sua vita a chiedersi come sarebbe stato se…
Aveva bisogno di farle sapere come stavano realmente le cose. Il tempo
di recitare la parte del timido, impacciato ragazzo di campagna era
finito ormai. Il mondo aveva bisogno di un uomo. Lui aveva bisogno di
essere un uomo.
‘Cosa mi fa
pensare che anche lei provi quello che provo io?’
Un piccolo dubbio si insinuò nella sua mente, facendolo
desistere leggermente.
In fondo chi gli dava la sicurezza che le parole di Lois facessero solo
parte della sua corazza e non che le pensasse veramente? Dopotutto non
è che lei avesse mai provato a fargli capire i suoi veri
sentimenti.
Ma più ci pensava, più vari ricordi fecero a
spallate nella sua mente.
La sua confessione nella cantina del gioielliere –
‘anche se mi ha confessato di essersi sfilata il sensore
mentre nessuno guardava.’ Pensò. – il
modo in cui aveva reagito quando lo aveva sorpreso con Maxima, gli
sguardi che si lanciavano mentre sedevano l’uno di fronte
all’altro e, soprattutto, il ballo al matrimonio di Chloe e
Jimmy e il quasi bacio che c’era stato tra loro. Era
consapevole di come era finito quel ballo, ma era anche consapevole che
entrambi si erano mossi leggermente l’uno verso
l’altro per perdersi l’uno nelle labbra
dell’altro.
Se voleva una prova di quello che Lois sentiva per lui,
l’aveva trovata.
Nuovamente incoraggiato da quel pensiero, fece qualche passo verso di
lei, ignorando la sua mano. Non aveva intenzione di stringere quello
stupido accordo con lei.
La vide ritirare la mano ed indietreggiare leggermente,
finché non si dovette bloccare, ritrovandosi con la schiena
contro la porta. “Lois.” Disse, camminando
lentamente verso di lei, lasciandole il tempo di scappare, se solo
avesse voluto. “Quel bacio era vero.” La
guardò negli occhi, quasi a farle capire che ogni singola
parola era la pura e semplice verità. Vide i suoi occhi
verdi squadrarlo velocemente, quasi non credesse a quello che aveva
appena sentito, e sentì il suo respiro farsi un
po’ più affannoso man mano che lui le si
avvicinava. Ormai era a pochi centimetri da lei e aveva poggiato le sue
mani sul muro accanto ad entrambi i lati del suo corpo,
all’altezza del suo viso. Se anche avesse voluto, Lois non
sarebbe riuscita a scappare da quel gioco di sguardi che Clark le aveva
quasi imposto. I suoi occhi blu la osservavano curiosi, in attesa che
facesse una mossa.
Quando la vide abbassare lo sguardo imbarazzata, Clark capì
che forse aveva esagerato e fece qualche passo indietro, rendendosi
conto che lo slancio di coraggio che aveva avuto forse aveva solo
peggiorato le cose. Si mise le mani in tasca, un gesto che faceva
sempre quando era nervoso, e attese una qualche reazione di Lois.
Prima che potesse pensare di rimangiarsi quello che aveva detto, vide
il viso di Lois muoversi leggermente, un sorriso dipingersi sulle sue
labbra.
La vide incrociare le braccia al petto e mordendosi leggermente il
labbro inferiore, la sentì finalmente parlare.
“Sembra che il nostro
articolo possa aspettare.”
E nel sentirle usare la parola ‘nostro’ riferita al
suo articolo, il suo stomaco si contorse per qualche secondo. Non si
sarebbe mai aspettato di sentire le parole 'nostro' e 'articolo' in una
stessa frase pronunciata da Lois Lane. Sapeva quanto lei tenesse a
marcare il fatto che lei scriveva i suoi articoli da sola, senza
l’aiuto di nessuno, eppure… Eppure ancora una
volta l’aveva sorpreso.
“Che ne dici di un caffè, Smallville?”
Gli sorrise e riprese a mordicchiarsi il labbro inferiore, in attesa di
una sua risposta.
Quel suo piccolo gesto – mordicchiarsi il labbro - riusciva a
colpirlo ogni volta, a distrarlo da ogni singolo pensiero che gli
ronzava in mente, costringendolo a concentrarsi solo su di lei e sulla
sua abilità di rendere un gesto così semplice,
così provocante. Come riuscisse a farlo, era ancora un
mistero. ‘Ma
dopotutto è di Lois Lane che stiamo parlando.’
Si disse.
Rendendosi conto che non le aveva ancora risposto, pensò
all’unica cosa da dire: sì.
Ma più cercava di parlare, meno ci riusciva, ancora
ipnotizzato dalla ragazza di fronte a lui che riusciva a rendere sexy
anche il gesto più semplice del mondo.
Si limitò a sfoggiare il suo sorriso più luminoso
e ad annuire imbarazzato, senza mai distogliere i suoi occhi blu da
quelli verdi di lei.
Un sorriso altrettanto splendido sulle labbra di Lois, gli fece capire
che aveva capito quale fosse la risposta alla sua domanda.
***
Rimase per qualche secondo con la mano tesa verso Clark, in attesa che
lui la stringesse e quella tortura finisse.
Non era il caso di affrontare tutto quello che era successo proprio in
quel momento. Avevano tantissimo tempo per farlo.
Sperava che Clark lo capisse e che le lasciasse iniziare
quell’articolo che ormai sembrava quasi una chimera, tanto
era stato rimandato.
Lo vide cambiare espressione più e più volte,
mentre chissà che cosa gli passava per la mente. Si sentiva
una stupida a rimanere con la mano tesa in quel modo, mentre lui
sembrava essere nel mondo dei sogni.
Lo avrebbe risvegliato da quella trance, gli avrebbe detto che sarebbe
andata a sedersi alla sua scrivania per iniziare l’articolo e
lui non avrebbe potuto fare nulla per fermarla.
Improvvisamente lo vide venirle incontro, costringendola a ritirare la
mano e ad indietreggiare fino a ritrovarsi con le spalle contro la
porta.
‘Nulla a parte
questo.’ Pensò, riferendosi a quello
che aveva pensato qualche secondo prima.
“Lois.” Sentire la sua voce calda pronunciare il
suo nome in quel modo, la fece sciogliere. Si guardò
leggermente intorno per cercare qualche via d’uscita a quella
situazione, ma non ne vide alcuna. In quello stesso istante,
notò Clark avvicinarsi sempre un po’
più a lei, diminuendo sempre di più la distanza
tra i loro corpi.
Per quanto quella situazione fosse imbarazzante, Lois fu costretta ad
ammettere a sé stessa che si era ritrovata ad immaginare una
scena del genere tra loro più e più volte.
Uno stanzino, lei con le spalle al muro e Clark che le veniva incontro
con occhi affamati.
“Quel bacio era vero.” Le sue parole la riportarono
alla realtà e si sarebbe voluta schiaffeggiare per essersi
lasciata andare a certe fantasie.
Certo, non che le parole di Clark avessero calmato i suoi bollenti
spiriti, ma almeno le avevano evitato di continuare a pensare a quella
sua fantasia.
Doveva pensare ad un modo per uscire da quella situazione e doveva
farlo in fretta, prima che si ritrovasse a fare qualcosa di cui poi si
sarebbe pentita.
Sentì i suoi occhi blu su di lei e non poté
evitare di ricambiare quello sguardo, attratta come da una calamita che
non esauriva mai il suo magnetismo.
Nello stesso istante in cui incrociò il suo sguardo,
notò come gli occhi di Clark emanassero una
sincerità che raramente si era permesso il lusso di mostrare
quando si parlava di sentimenti.
Lasciò che i suoi occhi verdi lo squadrassero velocemente,
come a cercare una qualsiasi traccia di una bugia, ma quando non ne
trovò alcuna, fu costretta ad abbassare lo sguardo
imbarazzata. Certo, anche ritrovarselo così vicino e
così deciso a non lasciarla andare avevano contribuito.
Possibile che Clark Kent provasse veramente dei sentimenti
così forti nei suoi confronti?
Nelle settimane passate a Star City aveva scritto più volte
un discorso da fargli per riportare la situazione alla
normalità tra loro. Se non poteva averlo come voleva, si
sarebbe accontentata di averlo come amico, anche se la cosa le faceva
male da morire.
In quelle quattro lunghissime, interminabili settimane che avevano
passato lontani, si era resa conto che non era ancora pronta a
rinunciare completamente a lui. Dopo 5 anni passati al suo fianco come
amica e spalla su cui piangere, aveva capito che ormai era diventato
una parte importante di lei e della sua vita.
Se era Lana quella che voleva, lei si sarebbe fatta da parte pur di
vederlo sorridere e saperlo felice.
Lois alzò lo sguardo e notò che Clark si era
allontanato da lei di qualche passo e aveva messo le mani in tasca come
faceva sempre quando era nervoso o quando pensava di aver detto o fatto
qualcosa di sbagliato.
Per impedirgli anche solo di pensare di aver fatto un errore ad aprirsi
in quel modo, Lois lasciò che il sorriso che aveva tenuto
rinchiuso a lungo, si fece spazio sulle sue labbra, sperando che Clark
capisse quanto le sue parole l’avessero colpita.
Incrociò le braccia al petto senza mai staccare la schiena
dalla porta alla quale era appoggiata e iniziò a
mordicchiarsi il labbro. “Sembra che il nostro articolo
possa aspettare.” Sorrise nel notare un’espressione
sorpresa nel volto di Clark, non appena sentì le parole
‘nostro articolo’ pronunciate da lei.
In effetti anche lei si sorprese che quelle parole fossero uscite
proprio dalla sua bocca. Dopotutto lei era la grande reporter che se la
cavava sempre senza l’aiuto di nessuno, ma questa volta era
consapevole che il merito per quell’articolo, era interamente
di Clark.
Certo, non l’avrebbe mai ammesso a voce alta e di sicuro ci
avrebbe messo del suo per renderlo perfetto, ma Clark era la vera
notizia, lei era solo la ragazza che lo avrebbe reso una notizia da
prima pagina.
“Che ne dici di un caffè, Smallville?”
Prima che potesse rendersene conto, quelle parole lasciarono la sua
bocca. Riprese a mordicchiarsi il labbro inferiore, questa volta
nervosa in attesa di una sua risposta.
Vedendo che stava in silenzio, si rese conto che forse aveva esagerato,
che in effetti Clark avesse solo voluto farle sapere che il bacio era
sincero e basta.
Prima che si potesse dare della stupida per quell’offerta
– ‘che
non è assolutamente un appuntamento.’
Si disse – Clark si limitò ad annuire in silenzio,
sorridendole in quel modo stupendo che solo lui riusciva a fare,
rendendo le sue ginocchia un po’ più instabili e
facendole ringraziare la porta alle sue spalle che sosteneva il peso
del suo corpo.
Senza riuscire a spiccicare parola, ipnotizzata da quegli occhi blu che
sembravano non volerne sapere di guardare altrove se non nei suoi occhi
verdi, un sorriso altrettanto splendido fece capolino sulle sue labbra.
Avrebbero preso un caffè insieme.
Decise di tornare coi piedi per terra, di non lasciarsi andare del
tutto all’eccitazione che le invadeva ogni singola cellula
del suo corpo. Dopotutto, era solo un caffè tra amici che
avevano bisogno di chiarirsi, no? La situazione tra loro non sarebbe
cambiata per nessun motivo.
Avrebbero chiarito ogni malinteso, si sarebbero detti quello che
dovevano dirsi e sarebbero tornati amici come prima. Non
c’era assolutamente niente di male in tutto questo.
‘Sì
certo, continua pure a ripetertelo.’ Si disse.
A/N: Bene e anche questa
è andata! XD
Anche il prossimo
capitolo che leggerete VENERDì
(o almeno che io metterò quel giorno XD) sarà una
scena tagliata... Curiosi di sapere cosa sarà? Beh, in quel
caso ci rivedremo VENERDì
:)
Ciao a tutti e come
sempre: GRAZIE!
:)
|
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Capitolo 9 *** Coffee ***
A/N: Eccomi,
eccomi! Puntuale come un orologio svizzero, Venerdì
è arrivato, insieme al nuovo capitolo della storia! :)
Come sempre, mi prendo
qualche riguzza per rispondere ai vostri commenti! :D
@ Cosmo: Oddio, ma mi spii?!?! XD
Sei riuscita a trovare il
nuovo capitolo anche se l'avevo postato un giorno prima! Lois sarebbe
fiera delle tue doti investigative! *.*
Wow, addirittura l'ultimo
capitolo era tra i tuoi preferiti? Bello, son contenta! :D
Speriamo che anche questo
entri in top 10 ;)
@ Leti: Grazie, grazie, grazie! Come
avrai scoperto, parlavo di venerdì oggi, non della settimana
prossima XD
Ho bisogno di postare in
fretta se voglio rispettare la mia scadenza ;) *si sente molto Lois
alle prese con un articolo* *.* XD
Ma O_o posti qui pure la
TomErica?! O.o
Di sicuro mi
leggerò con calma quella che ho appena visto che hai postato
:D
E poi... visto che ho
notato che la storia ha qualche fan XD vorrei ringraziare: AlterSiby, Enya, SARAHPOXY, ShikamaruxIno
per aver messo la storia tra le loro preferite e aggiungo
anche Akira_chan che
ce l'ha tra le seguite! :D
Ovviamente spero che
anche voi stia piacendo la storia! :)
Ok, basta cianciare XD
ecco il capitolo!
Lois sedeva al tavolino del suo bar preferito, guardando Clark in piedi
al bancone a pochi passi da lei che la raggiungeva con due tazze di
caffè fumante.
Sapeva che non sarebbe potuta scappare a quell’invito che lei
stessa aveva avuto la brillante idea di proporre.
La verità era che, ripensandoci, si era stancata di scappare.
Aveva un disperato bisogno di risposte, anche se queste
l’avrebbero potuta distruggere in mille pezzi e se questo
fosse successo, si sarebbe rifugiata in casa col suo adorato gelato
Rocky Road, avrebbe pianto per una settimana massimo senza che nessuno
ne sapesse nulla e poi avrebbe cercato di rimettere apposto i pezzi
della sua vita ed andare avanti come se niente fosse successo. ‘Più facile
a dirsi che a farsi.’ Pensò mentre
osservava Clark sedersi di fronte a lei e poggiare sul tavolino le due
tazze che teneva in mano.
Osservandolo, si rese conto che una domanda la annoiava senza sosta dal
primo istante in cui le aveva detto la verità. ‘Perché tra
tutti, proprio Clark?’
“Doppio espresso, come piace a te.” Sorrise nel
notare quanto Clark ormai la conoscesse così bene.
“Però Smallville, allora hai veramente imparato
qualcosa in questi mesi al Planet!” Vide Clark sorridere a
sua volta, prima di prendere un sorso del suo caffè.
Come Lois aveva immaginato, subito scese un silenzio imbarazzante tra
loro e si ritrovò a fissare il fumo che usciva dalla sua
tazza di caffè, sperando che uno dei due parlasse di
qualcosa il più in fretta possibile.
Odiava i silenzi imbarazzanti.
In particolare questo, perché faceva sì che
quella domanda che l’annoiava, si facesse prepotentemente
spazio nella sua mente. ‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’
Alzò lo sguardo leggermente, sperando che Clark non la
notasse e fu sorpresa di vederlo fissare la sua tazza di
caffè e corrugare la fronte, quasi si stesse sforzando di
trovare un qualche modo per iniziare a parlare del vero motivo che li
aveva portati a sedersi a quel tavolino.
In quel momento lo trovò adorabile e avrebbe tanto voluto
allungare una mano per accarezzargli la guancia, dirgli che non
c’era nessun problema tra loro, che se l’avessero
voluto, le cose tra loro sarebbero andate alla grande.
Poi, ovviamente senza preavviso, tutti i pensieri negativi che aveva su
un loro possibile futuro insieme, fecero a spallate per rovinare quel
momento.
La domanda a cui stava sfuggendo, le ronzò nuovamente in
testa. ‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’
Pensò di ignorarla ancora una volta.
Decidendo che quel silenzio imbarazzante era durato anche troppo e che
le aveva causato anche fin troppi pensieri, pensò che fosse
giunto il momento che uno dei due rompesse il ghiaccio e, ovviamente,
quel qualcuno sarebbe stata lei. “Non riesco a credere che
questo sarà l’ultimo caffè che
riusciremo a prendere insieme.” Riprese a fissare il fumo che
usciva lentamente dalla sua tazza, giocando a tracciare distrattamente
i contorni del disegno che c’era sopra. “Mi
mancherà.” Aggiunse, consapevole che le sarebbe
mancato da morire.
“Neanche scritto l’articolo e già
dimentichi i colleghi ai piani inferiori?” Sentì
il suo tono leggero ed era sicura che avesse frainteso le sue parole.
“Un po’ presuntuosa Lane, non trovi?”
Aggiunse con quel suo sorriso che come sempre aveva lo strano potere di
sciogliere ogni singola parte di lei.
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’
Alzò lo sguardo per incrociarlo con quei suoi occhi blu che
sotto il cielo plumbeo sembravano ancora più luminosi.
“Mi prendi in giro, Smallville?” Disse stupita di
quanto una persona con tutti quei poteri, potesse essere
così cieca da non capire quello che stava succedendo
realmente o quello che lei intendesse dire. “Una volta che
l’articolo sarà pubblicato, diventerai
ufficialmente l’eroe di tutti.” Vide Clark
corrugare nuovamente la fronte, confuso. Si trovò costretta
a continuare la sua frase, mostrando una delle sue debolezze, una delle
sue paure. Perderlo. “Sempre troppo impegnato a salvare il
mondo per ricordarsi dei vecchi amici.” Sorrise cercando di
non fargli capire quanto quella prospettiva la distruggesse.
Abbassò nuovamente lo sguardo e prese a girare
distrattamente il caffè col cucchiaino.
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’
Ovviamente quell’articolo avrebbe cambiato la vita ad
entrambi. Sì, forse lei avrebbe guadagnato un ufficio ai
piani alti di fianco a quello del direttore, ma che senso aveva
realizzare il suo sogno se Clark Kent non ne avrebbe fatto
più parte?
E lui… beh, lui sarebbe uscito allo scoperto ed era sicura
che la cosa lo terrorizzasse.
Vivere per tutti quegli anni con quel segreto non era stata una cosa
facile, ma uscire allo scoperto in quel modo, far sapere al mondo che
c’è una vita al di fuori della Terra. Di sicuro
non era facile, ‘soprattutto
l’idea di essere visti come un ET formato gigante.’
Pensò tra sé.
“Lois,” alzò lo sguardo di scatto
sentendosi chiamare per nome, “io per te ci sarò
sempre.” E prima che potesse essere colpita da quelle parole,
la sensazione che la mano di Clark sulla sua le fece provare, la
spiazzò completamente, facendole dimenticare ogni singolo
pensiero che stava avendo in quel momento.
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’ Si chiese
nuovamente, mentre tanti piccole scariche elettriche passavano dalla
mano di Clark ad ogni singolo centimetro del suo corpo.
Si perse nuovamente in quegli occhi che non lasciavano mai il suo viso
e non ci vide un minimo di esitazione, un minimo di paura mentre
pronunciava quelle parole.
Non aveva mai visto Clark così sicuro di sé,
soprattutto quando si parlava di sentimenti, ‘perché
diciamocelo, sarà anche l’uomo più
forte del mondo, ma quando si tratta di mettere in chiaro quello che si
prova, tutti i suoi poteri sembrano inutili.’ Si
disse tra sé.
In quel momento avrebbe voluto rispondergli qualcosa, dirgli che
apprezzava le sue parole - che sapeva con certezza che lui ci sarebbe
stato sempre per lei, cosi come lei ci sarebbe sempre stata per lui, ma
il poco ossigeno che le arrivava al cervello in quel momento le
impediva di mettere insieme una frase di senso compiuto.
Sentire la sua mano sulla sua le aveva fatto scordare di respirare,
troppo impegnata nell’avere miliardi di pensieri su di lui,
su di loro, su quello che avrebbe dovuto dire o fare in quel momento.
‘Su Lane, non
è difficile. Respira dal naso, espira dalla bocca.’
Si disse rassicurante, sperando che questo la aiutasse a calmare il
tamburo che ormai da qualche secondo aveva preso a battere frenetico
dentro di lei.
Tutto sembrava inutile però, perché le pulsazioni
del suo cuore non accennavano a smettere ed avere quello sguardo da
cucciolo che la fissava senza mai concentrarsi su
nient’altro, non aiutava di certo.
Decise che negare l’evidenza avrebbe aiutato.
Iniziò a ripetersi che quelle parole erano quelle di un
amico e che di sicuro le aveva ripetute ad ogni singola persona
– ‘il
che includeva una lista infinita.’
Pensò con una punta di gelosia ed irritazione – a
cui aveva detto il suo segreto prima di lei.
Era ovvio che lui ci sarebbe stato sempre, era la Macchia ed era suo
dovere aiutare gli altri. Fine della discussione, nessun secondo fine,
nessun sentimento nascosto.
Certo, quello sguardo però sembrava quasi farle capire il
contrario…
‘Oh, per
l’amor del cielo, Lois!’ Si disse. ‘Il tempo delle favole
è finito, siamo nel mondo reale!’ Si
disse con quel tono autoritario che si era sentita rivolgere dal
Generale più e più volte.
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’
“Lois.” La sua voce bassa e calda la
riportò alla realtà, spazzando via nuovamente
ogni suo pensiero.
Era stata davvero in silenzio per tutto questo tempo? ‘Chissà
cosa avrà pensato, che idea si sarà
fatto!’ In quel momento, se solo avesse potuto,
si sarebbe auto schiaffeggiata per essere rimasta in silenzio. ‘Ottimo Lane,
veramente perfetto!’ Deglutì, in
attesa che Clark dicesse qualcosa, anche se sapeva che toccava a lei
parlare.
Ma prima che potesse aprire bocca per dirgli qualcosa, qualunque cosa,
Clark proseguì la sua frase. “Onestamente non so
cosa tu abbia pensato di me dopo quel bacio, Lois.”
Deglutì nel ricordare le sue braccia intorno alla sua vita e
le sue labbra sulle sue, in quel bacio sotto la pioggia. “Ma
sappi che è una cosa di cui non mi pentirò
mai.” Vide nuovamente quel sorriso che solo lui riusciva a
fare e sentì il battito del suo cuore accelerare un
po’ di più il suo rimo. “E lo rifarei ogni
singola volta, se solo si presentasse l’occasione.”
Sentì la presa sulla sua mano farsi un po’
più forte e ringraziò la sedia su cui era seduta
per evitarle di cadere, cosa che sarebbe successa se fosse stata in
piedi in quel momento.
I suoi occhi verdi sembravano essere stati creati solo per perdersi in
quelli blu che si trovava davanti, perché più
cercava di guardare altrove, di cercare qualcosa di altrettanto
interessante da osservare, e più si ritrovava immersa in
quello sguardo che le sembrava sempre più magnetico.
Le aveva appena detto che l’avrebbe baciata nuovamente se
solo avesse potuto.
Aveva mille domande in testa in quel momento – una delle
quali era ‘da
quando in qua Clark Kent è così sicuro di
sé?’ – ma nessuna sembrava
voler uscire dalla sua bocca.
E certo, non dimentichiamo la domanda che continuava ad ignorare e che
puntualmente faceva a spallate con tutti i suoi pensieri, avendo la
meglio.
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’
Scosse la testa, concentrandosi nuovamente sulla sicurezza del nuovo
Clark Kent che si trovava davanti e su quello che le aveva appena
detto..
Gli avrebbe voluto chiedere se questo significava che lui aveva ormai
dimenticato una volta per tutte Lana, se questo voleva dire che
finalmente lei e Clark potevano andare oltre l’essere
semplici amici, se questo avrebbe cambiato le cose tra loro, se, se,
se…
Il muro di cinta che l’aveva protetta fin da quando era
bambina, sembrava ormai sgretolatosi sotto l’effetto del
ciclone che era Clark Kent. Lois non riusciva a credere che non si
rendesse conto dell’effetto devastante che riusciva ad avere
su di lei.
Mai nessuno in passato era riuscito a colpirla tanto profondamente con
un semplice gesto o con un paio di parole, eppure lui ogni volta
sembrava colpire il centro del bersaglio senza alcuna fatica, toccare
le giuste corde e stimolare in lei reazioni che mai avrebbe pensato di
poter provare.
Prima di incontrare lui, c’era stata solo una persona nella
sua vita che era riuscita a decriptarla in quel modo così
disarmante, a far crollare tutte le sue difese e a farla sentire
così al sicuro con un semplice gesto, un semplice sguardo.
Elle Lane, sua madre.
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’ Si chiese nuovamente.
Sentendo l’urgente bisogno di fargli capire che ogni sua
singola parola l’aveva colpita, cercò un modo
semplice, che non includesse l’uso di frasi di senso compiuto
che ancora non riusciva a formare.
Abbassò lo sguardo per la prima volta sulle loro mani,
ancora l’una sull’altra.
Spostò la sua, portando il palmo della sua mano a toccare
quello della mano di Clark, notando nuovamente come la sua presa si era
fatta ancora una volta un po’ più intensa.
Alzò nuovamente lo sguardo per incrociarlo col suo, pronta a
sorridergli, prima di notare che lui aveva a sua volta abbassato il suo.
Notò i suoi lineamenti leggermente induriti rispetto a
qualche secondo prima e pensando che quel cambiamento fosse causato dal
suo gesto, ritirò la mano, scappando alla presa di Clark che
alzò immediatamente lo sguardo sorpreso e ferito da quel suo
gesto.
“So che la situazione tra noi non è delle
migliori, Lois.” Lo vide abbassare nuovamente lo sguardo
prima di continuare. “Che abbiamo tante cose di cui parlare e
da chiarire.” Lois deglutì a fatica, sempre
immobile ad ascoltarlo senza riuscire a spiccicare parola.
“So anche che la colpa è interamente
mia.” Notò come la mascella di Clark prese a
pulsare velocemente, come gli succedeva spesso quando era nervoso o
quando si sentiva in colpa, e per quanto avesse voluto
tranquillizzarlo, sapeva che in fondo la colpa di come erano andate le
cose tra loro era sua.
Era lui che si era allontanato da lei a pochi centimetri da quel bacio;
era lui che l’aveva ignorata non appena aveva visto Lana; era
lui che aveva sempre deciso di ignorare, volutamente o no, ogni singolo
messaggio che gli aveva lanciato.
Per quanto Lois odiasse vederlo prendersi le colpe di tutto, questa
volta non avrebbe fatto nulla per impedirglielo.
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’
“E per quanto possa suonare patetico, queste ultime settimane
passate lontani…” Lo vide prendersi un ulteriore
momento per pensare alle prossime parole che le avrebbe detto.
“La verità è che mi sei mancata,
Lois.” Lo vide sorridere nuovamente e scrollare le spalle,
come se quelle sue parole e quel suo stato d’animo fossero
state le cose più scontate del mondo.
‘Forse Oliver
non aveva tutti i torti.’ Si disse, pensando
alle parole che il suo ex ragazzo le aveva detto quando
l’aveva trovata seduta sulla panca nel portico di casa Kent a
piangersi addosso. ‘Forse
Clark Kent ha veramente bisogno di me.’ E il
solo pensiero le scaldò nuovamente il cuore, dandole nuova
speranza.
“Hai bisogno di me.” Disse quasi in un sussurro,
prima che potesse rendersi conto che le parole non le aveva solo
pensate, ma dette a voce alta.
Lo guardò con occhi sgranati, rendendosi conto di quello che
gli aveva appena detto.
Lo vide sorriderle e stringerle nuovamente la mano. “Non hai
idea di quanto io abbia bisogno di te, Lois.”
‘Perché
tra tutti, proprio Clark?’ Si
ripeté nuovamente, quasi abbandonandosi a cercare una
risposta a quella domanda che la stava perseguitando senza lasciarle
scampo.
Perché tra tutti i ragazzi del mondo, anzi no
dell’universo, proprio lui doveva essere il supereroe?
Perché doveva essere come Oliver, come AC e lasciarla
indietro per seguire il suo destino?
Ma soprattutto, perché non le importava che lui avesse
questo destino così grande? Perché non provava lo
stesso terrore che aveva provato in passato, quello di essere lasciata
indietro? Perché nonostante fosse consapevole che per Clark
venisse prima la salvaguardia del mondo rispetto a lei, si sentiva
così sicura che questa volta non ci sarebbe stata nessuna
inversione ad U da parte sua?
Tutte quelle domande avevano una risposta e Lois la conosceva bene.
Tutte quelle domande la portarono a capire una cosa semplicissima: il
danno era fatto.
Le sue difese nei confronti dell’uomo che si trovava di
fronte erano state distrutte per sempre ed ora era completamente
vulnerabile nei suoi confronti.
Sapeva che da quel momento in poi, gli avrebbe donata tutta
sé stessa senza mai risparmiarsi, senza mai fargli pensare,
anche solo per un secondo, che lei non fosse perdutamente ed
irreparabilmente pazza di lui.
Era consapevole che c’erano ancora centinaia di cose da
discutere tra loro, milioni di problemi da risolvere, miliardi di
domande che esigevano una risposta, ma la verità era che in
quel momento a Lois interessava solo ripetersi tra sé quelle
parole che aveva appena sentito da Clark.
‘Non hai idea
di quanto io abbia bisogno di te, Lois.’
Era la prima volta che qualcuno glielo aveva detto.
‘Non hai idea
di quanto io abbia bisogno di te, Lois.’
Ed era contenta che quel qualcuno fosse stato proprio Clark Kent.
“Clark,” disse finalmente, non avendo la minima
idea di come avrebbe continuato quella frase. Aveva bisogno di dirgli
qualcosa, di fargli capire come si sentiva in quel momento, dopo quelle
parole che le aveva appena detto, ma la verità era che
nessuna parola sarebbe riuscita a spiegare alla perfezione come si
sentiva in quel momento.
Amata. Desiderata. Importante. Fondamentale. Speciale.
La lista sarebbe andata avanti per ore, ma la verità era che
quelle parole esprimevano a malapena la metà di come si
sentiva in quel momento.
Quasi avesse capito quanto le riusciva difficile in quel momento
mettere insieme anche solo due parole, Clark la interruppe, portando la
mano sinistra ad accarezzare la guancia destra di Lois.
Flashback dell’ultima volta che l’aveva sfiorata in
quel modo esasperatamente dolce le ritornarono alla mente, facendole
rivivere momenti della mattina precedente; il modo in cui
l’aveva stretta a sé nella corsia del Met Gen
quando gli aveva detto che sarebbe andata a Star City con Jimmy; quando
l’aveva consolato dopo l’addio di Lana; quando era
stata consolata dopo l’addio di Oliver.
Tutti quei ricordi dolce-amari non l’aiutavano a calmarsi e
si ritrovò a deglutire a fatica il nodo che le si era
formato in gola, impedendole nuovamente di dire qualcosa.
“So che probabilmente non sono la persona in cima alla lista
dei tuoi preferiti.” Lo vide sorridere, questa volta un
sorriso di circostanza sulle sue labbra, invece del suo tipico sorriso
a 32 denti che le causava sempre una stretta allo stomaco.
Avrebbe voluto alzarsi e schiaffeggiarlo per avere anche solo pensato
una cosa del genere. Per quanto l’avesse ferita, non avrebbe
mai potuto odiarlo, nemmeno se l’avesse voluto.
Sul serio non si rendeva conto di quanto dannatamente importante lui
fosse per lei? Di come ormai lui fosse diventato la sua roccia,
l’appiglio al quale si aggrappava sempre quando le cose
andavano male? Era veramente all’oscuro di quanto
fondamentale fosse la sua presenza per lei?
Si ritrovò a scuotere la testa, come a fargli capire che le
sue parole non avessero alcun senso, ed esattamente come qualche
istante prima, senza rendersene conto pronunciò le parole
che ancora le ronzavano in testa. “Non hai idea di quanto io
abbia bisogno di te,” sollevò lo sguardo per
incrociarlo col suo, prima di continuare, “Clark.”
Lo vide sorridere e arrossire nel sentirle ripetere le parole che lui
stesso aveva pronunciato solo qualche istante prima. Sentì
il suo pollice accarezzarle dolcemente la guancia, pronto ad asciugare
una lacrima che non si era neanche accorta di aver pianto.
Prese tra le sue mani quella di Clark che copriva ancora la sua,
intrecciando le sue dita con quelle della sua grande mano, prima di
sentirlo nuovamente parlare. “Ora avrai sicuramente un
milione di cose da fare, visto che sei appena tornata in
città.” Le spostò leggermente il ciuffo
dagli occhi, sorridendole dolcemente prima di continuare.
“Per non parlare del tuo grande articolo che aspetta solo di
essere scritto!” Sentì le sue labbra curvarsi in
un sorriso che imitava alla perfezione quello di Clark.
“Nostro.” Lo corresse, prima che se ne potesse
rendere conto. Notò un’espressione confusa nel
viso di Clark e abbassando lo sguardo imbarazzata proseguì.
“Il nostro articolo.” Fissò la sua mano
tra le sue, prima di alzare nuovamente lo sguardo e ritrovarsi
nuovamente quello splendido sorriso che era solo per lei.
Tutto sembrava così perfetto ora; la sensazione della sua
mano sul suo viso; quei movimenti impercettibili del suo pollice sulla
sua guancia che spedivano brividi in ogni direzione del suo corpo; la
sua mano tra le sue e il calore che riusciva ad emanare; il suo sorriso
che le faceva contorcere lo stomaco; il suo sguardo che riusciva a
farla arrossire dalla punta dei capelli a quelle dei piedi.
Aveva quasi paura che nel giro di qualche secondo si sarebbe svegliata
e avrebbe scoperto che tutto era stato solo un bellissimo sogno
“Non pretendo una risposta subito, Lois.” La sua
voce la riportò alla realtà, liberandola
dall’idea che tutto questo fosse un sogno, ma lasciandola
confusa sul vero significato delle sue parole. “Su di
noi.” Aggiunse subito e Lois capì che Clark aveva
visto in lei uno sguardo confuso. “Però promettimi
che ci penserai.”
Quasi in contemporanea, entrambi abbassarono lo sguardo sulle loro mani
ancora l’una nell’altra e sorrisero.
“Tra un paragrafo e l’altro
dell’articolo, ovviamente.” Le sorrise e ancora una
volta sentì il suo cuore dimenticarsi di battere per qualche
secondo.
Sul serio pensava che sarebbe riuscita a scrivere l’articolo
dopo quello che si erano appena detti?!
Prima che se ne rendesse conto, sentì la mano di Clark
sfilare via dalla sua presa e lo vide alzarsi e infilarsi il cappotto.
“E’ meglio che ti lasci lavorare a
quell’articolo.” Le disse, ma Lois sapeva benissimo
che le stava lasciando spazio e tempo per pensare a quello che si erano
appena detti. ‘Come
se tu avessi parlato.’ Si disse, ricordandosi
che in fondo era Clark quello che aveva portato a galla domande e
risposte.
Lo seguì con lo sguardo mentre si abbottonava alcuni bottoni
del cappotto e si metteva apposto il colletto. “Il
caffè lo offro io.” Le sorrise e con un timido
gesto della mano, la salutò.
Con pochi passi, lo vide aggirare il tavolino e camminarle vicino.
Il suo tipico profumo e l’odore di caffè che
sembrava seguirlo ovunque andasse - e che non aveva mai scordato,
nemmeno dopo quelle 4 settimane di lontananza - le inebriarono la
mente, facendole già sentire la sua mancanza.
In un gesto impulsivo, si alzò e allungando il braccio
destro, gli prese la mano, impedendogli di allontanarsi da lei,
costringendolo a girarsi e a guardarla nuovamente in faccia.
Era quasi ironico come le parti si fossero invertite a distanza di sole
24 ore.
Notò gli occhi di Clark muoversi freneticamente prima ad
incrociare quelli castani di Lois, poi sulle sue labbra, per poi
scendere fino a dove la mano di lei riposava sulla sua.
Lo vide deglutire a fatica e avvicinarsi a lei con pochi passi
impercettibili, ritrovandoselo ormai a pochi centimetri di distanza.
“Lo farò.” Gli disse quasi in un
sussurro. “Ci penserò.” Sentì
il dovere di specificare, nel caso che Clark fraintendesse come solo
lui riusciva a fare.
Sentì le sue braccia avvolgerla in vita, tirandola vicino a
sé, portando i loro corpi a contatto diretto, facendole
realizzare quanto il bisogno di sentirlo così vicino avesse
ormai raggiunto un livello ormai insopportabile.
Lois lo strinse a sua volta, poggiando la testa sul suo petto e notando
come il suo battito fosse accelerato quasi quanto il suo.
Mosse leggermente il viso per poterlo guardare in faccia e
notò che Clark la osservava dall’alto, con quel
suo sorriso che riusciva a farla sciogliere come neve al sole.
Come aveva fatto a rimanere lontana da quel sorriso, da lui anche solo
per un giorno?
Aveva bisogno di lui come dell’aria e dell’acqua e
solo ora che era sicura di essere corrisposta, ne era pianamente
consapevole.
Sentì una delle sue mani lasciare la sua vita, per salire
sul suo viso e spostarle una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
Allontanò la testa dal suo petto, per poterlo vedere meglio
in faccia e prima che se ne potesse rendere conto, notò come
il viso di Clark si stesse avvicinando lentamente al suo.
Il pensiero del loro prossimo bacio aveva iniziato ad annebbiarle la
mente nello stesso istante in cui aveva interrotto controvoglia quello
che si erano scambiati sotto la pioggia.
Ed ora, senza che nemmeno se ne fossa resa conto, quel momento a cui
aveva tanto pensato era arrivato.
Preparò le sue labbra ad assaggiare nuovamente quelle di
Clark, ma con sua grande sorpresa, invece di baciarla sulle labbra, le
posò un dolce bacio sulla fronte.
Sorrise, sempre più colpita dalle sue buone maniere. ‘Il solito Boy
Scout.’ Penso tra sé, ipnotizzata
ancora una volta dal suo sorriso.
“Non pensare troppo, Lane.” Le disse toccandole
dolcemente la punta del naso con l’indice, prima di rompere
il loro abbraccio e salutarla nuovamente.
Lo guardò girarsi un’ultima volta verso di lei,
prima di girare l’angolo e sparire dalla sua vista.
‘Non hai idea
di quanto io abbia bisogno di te, Lois.’
Come se avesse veramente bisogno di pensarci.
Quelle parole erano tutto quello di cui aveva bisogno.
A/N: Bene, bene, anche
questa scena è andata!
Ci terrei a sottolineare,
visto che penso che non sia molto chiaro XD, che la domanda che Lois si
ripete è quella che poi dice a Clark durante il loro
discorsetto nel fienile prima che lui riavvolga il tempo.
Visto che rileggendo il
capitolo prima di postarlo mi è sembrato che la cosa fosse
un po' incasinata, ho pensato di farvelo sapere qui nelle note :D
Oh, e il gelato Rocky Road è introvabile qui in Italia, a
quanto pare... XD
Dovrebbe essere una roba tipo gelato al cioccolato con pezzi di
nocciola e in Smallville si è visto nell'eppo in cui Lois
piange Oliver e Clark la consola *.*
Cmq, non sapendo come diavolo tradurlo, ho pensato bene di lasciarlo
com'era, rifiutandomi categoricamente di sapere come l'avevano
storpiato nel doppiaggio. XD
Ovviamente
100 punti a chi aveva colto la citazione XD e altri 100 a chi aveva
capito la roba del gelato. XD
Spero che le "scene
tagliate" che sto aggiungendo vi piacciano quanto la puntata ad alto
tasso Clois a cui sto cercando di rendere giustizia! XD
Tra l'altro... Sapevate
che in origine in questa puntata ci sarebbe dovuto essere veramente un
bacio Clois?!?!
Ma alla fine non se
n'è fatto niente perché Erica Durance si
è opposta, dicendo che Clark non si meritava nessun bacio
perché aveva la testa occupata da altri pensieri e non era
ancora pienamente consapevole di quello che provava per Lois.
Da una parte dico: Grande
Erica! Ti adoro per essere così coinvolta e per adorare
così tanto il tuo personaggio!!!
Dall'altra penso: Ma io
il bacio lo volevo :( XD
Eh vabeh, prendiamo
quello che arriva... XD
Ad ogni modo, ci si vede domenica,
sperando di avere un secondo libero per postare, visto che sono di
Battesimo XD
Al massimo se mi rendo
conto di non riuscire a postare Domenica,
troverete una sorpresina Sabato
:D
Baci, al prossimo
capitolo! ;)
|
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Capitolo 10 *** Trust your gut ***
A/N: Salve a tutti e chiedo
umilmente perdono per il leggero ritardo dell'update.
Alla fine non sono
riuscita a mettere il nuovo capitolo nè sabato,
nè domenica... Prometto che mi farò perdonare ;)
Ora, sono stra felice che
l'ultimo capitolo abbia avuto un paio di recensioni inaspettate! E'
stato bello leggere due nomi nuovi tra i lettori e vi dò il
benvenuto a bordo! ;)
In rigoroso ordine
cronologico, rispondo alle vostre recensioni:
@ mariamaria: Ciao e benvenuta! :) Ti
ringrazio per aver letto e recensito! Son contenta che la storia ti
stia piacendo, spero che la cosa continui anche nei prossimi capitoli!
Per quanto riguarda la botta di coraggio di cui parli, direi che Clark
ne ha anche bisogno, no? Sempre lì a piangersi
addosso, senza rendersi conto di quello che si ritrova di fronte. Ci
vuole pazienza con questo ragazzo... Oppure ci vuole una ff come questa
dove lui finalmente si decide e si da una mossa! XD
Grazie ancora! :)
@ Cosmo: no no no no, il pc che gronda
miele no!!!! :( XD
Ora mi fai
venire mille dubbi che il capitolo sia stato troppo sdolcinato e io
odio essere sdolcinata! :( XD
Penso che lo
modificherò con qualche macchina volante lanciata da qualche
mostro, poco prima che il capitolo si riveli troppo sdolcinato XD
Scherzi a parte, se dici
che quello che c'è stato nel capitolo precedente, era una
delle cose che avresti voluto vedere, allora per una volta
accetterò il titolo di mielosa '-.- XD Ma che non diventi
un'abitudine, eh!! XD
Come sempre, grazie
mille! ;)
@ Leti: Grazie, ti amo anch'io!! XD XD
Ecco, romantico mi piace come aggettivo, decisamente meglio di mieloso
XD
Il capitolo del granaio
è dietro l'angolo, Leti... Speriamo di non cadere nel
mieloso pure in quello! XD
Grazie anche a te, che
ormai sei onnipresente come Cosmo! XD
@ Cristina91: Hey, ben tornata dalle vacanze?
Sei bella abbronzata? XD
Wow, quindi appena
tornata a casa ti sei data da fare con la lettura di questa storia? Mi
sento molto onorata! Spero la lettura sia stata di tuo
gradimento! :)
Spero la mia storia non
ti causi un infarto, perché in quel caso ti avverto che non
ci saranno rimborsi! XD
Grazie mille per tutti i
complimenti che mi hai fatto, non hai idea di quanto mi hanno fatto
piacere! Sapere di riuscire a toccare i sentimenti delle persone in
quel modo, è veramente una cosa che vorrei sempre riuscire a
fare, per cui mi fa piacere leggere quello che mi hai scritto!
E ora, vi lascio alla
lettura del capitolo 10! (siamo già al 10?!?! XD)
La sveglia suonò presto come sempre a casa Kent.
Clark si alzava ogni giorno alle 6:30, faceva parte dei suoi compiti
alla fattoria e dopo aver dato da mangiare a Shelby, correva al Daily
Planet per far trovare una tazza di caffè fumante sulla
scrivania di Lois, senza che lei ne sapesse mai nulla, e mettersi a
lavoro sull’articolo a cui stava lavorando.
Si rese però presto conto che quella mattina sarebbe stata
molto diversa da tutte le altre.
Le strade di Metropolis erano tappezzate di poster con la prima pagina
del Daily Planet. “Clark Kent, l’alieno di
Krypton” lesse a voce alta il titolo scritto a lettere
cubitali, ancora incredulo che il mondo sapesse la verità su
di lui.
Si avvicinò all’edicola che distava qualche passo
da lui per comprare una copia del giornale, ma prima che potesse anche
solo pensare di pagarla, l’edicolante lo fermò.
“Non hai bisogno di pagare.” Gli disse, quasi
emozionato di ritrovarsi di fronte l’eroe di Metropolis.
“Per 50 anni ho visto questa città distrutta dal
crimine, ma tu ci hai aiutato, Kent.”
Un’ondata di orgoglio lo inondò senza preavviso e
si ritrovò a sorridere a sé stesso. Finalmente
aveva abbracciato parte del suo destino e tutto sembrava andare per il
verso giusto. “Ci hai ricordato cosa vuol dire essere
buoni.” Quello che aveva sempre fatto – aiutare gli
umani e ricordargli quanto fossero speciali, era finalmente
riconosciuto da tutti e tutti sembravano essergliene grati.
Riprese a camminare, notando come tutti gli sguardi fossero puntati su
di lui. Centinaia di persone avevano smesso di fare quello che stavano
facendo, solo per concentrarsi su di lui, scattargli qualche foto e
mostrargli tutta la loro gratitudine con un applauso che sembrava non
finire mai.
“Mi scusi Signor Kent.” Clark si fermò
non appena si sentì chiamare per nome. Abbassò lo
sguardo, ritrovandosi faccia a faccia con un suo piccolo fan che lo
guardava con occhi sognanti. “Posso avere un
autografo?” Gli chiese emozionato e Clark non poté
fare a meno di notare quanto il battito del suo piccolo fan fosse
accelerato a causa dell’emozione.
Colpito da tanto affetto, Clark gli arruffò teneramente i
capelli prima di rispondergli. “Certo.” Sorrise
sincero, autografandogli una copia del Planet col suo articolo in prima
pagina. “Ecco fatto.” Disse rendendogli il
giornale. “Mi piace il tuo vestito.” Sorrise
nuovamente, notando che il piccolo era vestito esattamente nello stesso
modo in cui era vestito lui – maglietta blu e giacca rossa.
“Grazie.” Rispose timidissimo il bambino, guardando
incredulo la copia autografata che reggeva in mano, prima di correre
incontro alla madre che stava a qualche passo di distanza ad osservare
la scena.
Clark lo seguì con lo sguardo e sentì nuovamente
quella punta d’orgoglio salirgli dalla punta dei piedi a
quelle dei capelli. Era un esempio anche per i più giovani e
sperava che questo aiutasse l’umanità a migliorare.
Non fece in tempo a pensarci su più di tanto, che
un’altra voce attirò la sua attenzione.
“Hey Clark, prendimi!” Senza nemmeno pensarci, la
ragazzina che qualche secondo prima si reggeva alla ringhiera di una
scala antincendio, si buttò, lasciando andare la presa e
costringendo Clark ad usare la sua supervelocità per
prenderla al volo. “Salterei sempre per te, Clark.”
Disse la ragazzina tutta emozionata, mentre Clark la reggeva tra le sue
braccia.
“Non puoi farlo.” La ammonì serio, ma la
ragazzina non sembrava volerlo ascoltare e gli diede un veloce bacio
sulla guancia.
Non aveva pensato a questa possibilità, a certi
comportamenti fanatici nei suoi confronti.
Quello di cui si era sempre preoccupato nel corso degli anni, se mai
fosse stato scoperto il suo segreto, era di essere visto come un
alieno, come una minaccia da sconfiggere.
Aveva sempre temuto di essere visto come un diverso e quindi come un
nemico. Invece ora la gente sembrava quasi vederlo come… ‘una
Rockstar!’ Si disse incredulo.
“E’ -” Stava per dire a quella ragazzina
che quello che aveva appena fatto era sbagliato, quando improvvisamente
tutta la gente presente si accalcò, formando un cerchio
attorno a lui che reggeva ancora la ragazzina tra le sue braccia. Tutti
sembravano impazziti e tutto quello che Clark riusciva a vedere era una
marea di gente che gli scattava foto su foto.
Guardandosi intorno, si ritrovò improvvisamente faccia a
faccia con l’ultima persona che si aspettava di vedere tra
tutta quella gente, Linda Lake.
Le braccia incrociate come sempre in tono di sfida e quel suo sorriso
maligno che fece capire a Clark che forse aveva vinto la battaglia, ma
non la guerra. “Potrai anche avermi rubato lo scoop, ma
sarò io ad avere l’ultima parola.”
‘Appunto.’
Pensò Clark sbuffando.
Prima che però potesse controbattere o fare qualcosa,
l’ennesimo flash lo distrasse, permettendo a Linda di
trasformarsi in acqua e fuggire nuovamente chissà dove.
Clark posò a terra la ragazzina che continuava a guardarlo
con uno sguardo adorante e si allontanò dalla folla
sfruttando la sua supervelocità, causando stupore tra tutti
i presenti che si lasciarono andare ad un’ovazione,
emozionati di aver visto la famosa Macchia usare i suoi poteri.
***
Nel giro di qualche secondo arrivò al Daily Planet, si
precipitò nei sotterranei, dove era sicuro avrebbe trovato
Lois seduta alla sua scrivania.
‘Per una volta sarà arrivata prima di
me.’ Pensò divertito da quella
possibilità, visto che Lois e le sveglie non andavano
proprio d’accordo. Clark sapeva che se c’era una
cosa che Lois odiava più al mondo, era svegliarsi presto. ‘Decisamente una
persona poco mattiniera.’'Pensò,
scendendo le scale che portavano ai piani bassi della redazione, pronto
a vedersela davanti.
Come sempre aveva con sé una tazza di caffè, che
era sicuro lei gli avrebbe preso da sotto il naso. Ormai la conosceva
troppo bene.
Arrivato ai piani bassi del Planet, con sua grande sorpresa e
nonostante il suo immenso ritardo, trovò la scrivania di
fronte alla sua vuota.
Posò la tazza di caffè alla scrivania di Lois e
senza sapere bene perché, sentì il bisogno
impellente di farle sapere che lui era passato e che non
l’aveva trovata.
Prese uno dei post-it gialli che stavano vicino al suo computer e
scribacchiò qualche parola.
Ciao, Lois.
Sono passato ma a quanto
pare sei a caccia di scoop.
A più tardi,
Clark.
Lo fissò a lungo, rileggendolo più e
più volte, mentre si batteva nervosamente la penna sulla
fronte.
‘Ma chi
è che scrive ancora questi bigliettini?’
Pensò, dandosi dell’idiota per avere anche solo
pensato di fare una cosa tanto stupida.
Sbuffando, decise di appallottolare il post-it e gettarlo nel cestino
che stava ai piedi della sua scrivania.
“Peccato Smallville, era davvero un’idea molto
carina.” Avrebbe riconosciuto quella voce e quel modo tutto
suo di prenderlo dolcemente in giro tra mille.
Il solo sentire la sua voce, saperla lì accanto a lui, gli
fece dimenticare tutto quello successo qualche secondo prima. Era come
se la sua mattinata fosse iniziata solo ora, nel momento in cui aveva
sentito la sua voce.
Ancora una volta aveva avuto la conferma che per lei era semplicemente
Smallville e non l’alieno venuto da Krypton.
Si voltò, ritrovandosela davanti con le braccia incrociate
al petto, la testa leggermente inclinata di lato e quel suo sorriso
malizioso ad illuminarle come sempre il viso.
“E vedo che il mio caffè è magicamente
apparso alla mia scrivania nello stesso istante in cui l’hai
fatto tu.” Disse superandolo e prendendo la tazza di
caffè in mano. Si sedette sul bordo della sua scrivania,
prendendo un piccolo sorso di quel liquido scuro che Clark sapeva che
lei adorava. “E’ strano come tu e la tazza siate
apparsi nello stesso momento.” Gli disse con un tono
fintamente serio, quel suo sorriso malizioso perennemente stampato
sulle labbra, prima di prendere un altro sorso di caffè.
“Sai, una ragazza potrebbe anche fraintendere.”
Disse come se fosse la cosa più scontata del mondo
– e in effetti lo era.
Clark non riusciva a fare altro se non fissare ogni suo minimo
movimento in religioso silenzio.
Il modo sensuale in cui sedeva sulla scrivania, accavallando
leggermente le gambe, facendo alzare leggermente l’orlo della
sua gonna che scopriva centimetri di pelle che Clark non riusciva a non
fissare.
Il suo sorriso malizioso che gli faceva pensare cose che un bravo
ragazzo come lui non avrebbe dovuto pensare. Il modo in cui flirtava
con lui, lasciandolo senza parole e facendolo arrossire quasi fosse un
bambino beccato a rubare i biscotti appena sfornati.
Lois Lane era senz’altro di un altro pianeta.
Sorrise per quell’analogia che gli venne in mente e decise
che era giunto il momento di rispondere in qualche modo a quello che
Lois stava insinuando.
Non riuscendo a pensare a niente di sensato al momento, decise che la
negazione sarebbe stata ancora una volta la sua migliore amica in
questa battaglia. “Non ho assolutamente idea di cosa tu stia
parlando, Lois.” Disse mettendo le mani in tasca, scrollando
le spalle e scuotendo la testa, come a mostrare che le sue parole erano
vere.
Lo fissò per qualche secondo, incerta di cosa rispondere,
poi scuotendo la testa divertita, poggiò la tazza di fianco
a lei sulla scrivania. “Certo che no, Smallville.”
Disse per nulla convinta dalle parole di Clark. “Allora
superstar, cosa ti porta qui al Planet?” Chiese, alzandosi
dalla scrivania e sedendosi sulla sedia di fronte alla sua scrivania,
il tutto senza mai spostare lo sguardo dagli occhi blu di Clark.
“Che io ricordi, lavoro ancora qui, Lois.” Disse la
cosa più scontata che gli venne in mente. “E se
pure così non fosse, devo per forza avere un motivo per
venire?” Disse flirtando inconsciamente con lei.
Vide Lois poggiare i gomiti sui braccioli, intrecciando le mani di
fronte a lei e socchiudendo gli occhi in modo ammiccante, fingendo
un’espressione ferita. “Oh, e io che ho pure
pensato per un momento che fossi venuto fin qui solo per vedere
me.”
Per un secondo Clark pensò di perdere il controllo e
lasciarsi andare a quello che gli passava per la mente in quel momento.
Scene di lui che cedeva all’impulso di prenderla tra le
braccia e baciarla lì, nel mezzo della redazione del Planet,
si fecero spazio nella sua mente e lui dovette ricorrere a tutto il suo
autocontrollo per non cedere a quella dolcissima tentazione.
“Uhm, congratulazioni per l’articolo,
Lois.” Sì, cambiare argomento era decisamente
l’unica cosa da fare in quella situazione, se non voleva che
tutti gli occhi della redazione che li puntavano fossero testimoni di
quello che aspettavano di vedere da tanto tempo.
Notò lo sguardo divertito di Lois nel vederlo
così imbarazzato. Decise di non pensarci e pur di evitare il
suo sguardo per qualche secondo, si precipitò a prendere la
sedia vuota che stava alla sua scrivania, portandola vicino a quella di
Lois. “A Metropolis non si parla
d’altro.” Disse sedendosi di fianco a lei.
“Così ho sentito dire. Sembra addirittura che Tess
ci voglia dare una promozione ai piani alti, un ufficio di fianco al
suo.” Gli confessò a voce bassa, avvicinando
impercettibilmente il viso a quello di Clark. “Allora, sei
corso qui per l’articolo, Smallville? Le luci della ribalta
sono così insostenibili?” Sorrise divertita dalla
sua battuta, ma Clark rimase sorpreso di come Lois avesse subito
individuato qual era il motivo del suo strano comportamento.
La guardò per un momento, prima di abbassare lo sguardo e
parlare con tono serio. “Non hai idea di quanto la gente
sia…” Si prese qualche secondo per cercare la
parola giusta per descrivere quello che gli era appena successo.
Quello a cui aveva assistito oggi aveva solo un aggettivo.
“Fanatica?” Sentì la voce di Lois finire
la frase per lui e Clark annuì, sorridendo inconsciamente.
Era incredibile come il più delle volte sapesse sempre cosa
stava pensando. “E ovviamente ti aspettavi una caccia alle
streghe invece di una caccia all’autografo.”
Continuò e Clark la vide annuire, come a mostrare quanto
fosse certa che quello che stava dicendo fosse la stessa cosa che
pensava anche lui.
“Esattamente.” Annuì a sua volta,
poggiando i gomiti sulle sue ginocchia e unendo le mani di fronte a
lui. “E onestamente non so se questo sia un punto a mio
favore o no.” Disse sbuffando e poggiando nuovamente la
schiena allo schienale, portando la testa all’indietro e
fissando il soffitto sopra di lui per qualche secondo.
“Insomma,” disse guardandola nuovamente negli
occhi, “ero preparato da anni a vedere la gente che mi dava
la caccia e aveva paura di me, ma questo… La gente che mi
idolatra in questo modo…” Scosse la testa,
ripensando all’episodio della ragazzina che si era buttata da
quella scala antincendio solo per essere presa al volo da lui.
“Una ragazzina si è perfino buttata di proposito
da una scala antincendio, solo perché io la prendessi al
volo!” Disse ancora incredulo che una cosa del genere fosse
veramente successa, respirando profondamente mentre si passava le mani
nei capelli.
Attese per qualche secondo una risposta di Lois che però
tardò ad arrivare. Alzò lo sguardo per capire se
ci fosse qualcosa di strano in lei e quello che si ritrovò
davanti lo sorprese. Lois stava sorridendo, le mani incrociate
all’altezza del mento e la sua testa che faceva lenti
movimenti da destra a sinistra, quasi lei avesse notato qualcosa di
scontato che a lui ovviamente sfuggiva. “E perché
mai staresti sorridendo, Lois?” Chiese fintamente scocciato.
“Perché sei veramente ingenuo,
Smallville.” Continuò a scuotere la testa, il suo
sorriso che si faceva sempre più spazio sulle sue labbra,
trasformandosi piano in una leggera risata divertita. “Il
fatto che tu abbia dei superpoteri è l’ultima
delle ragioni che ha spinto quella ragazzina a buttarsi tra le tue
braccia in quel modo.” Clark alzò un sopracciglio
confuso, non capendo bene quello che lei intendesse realmente dire.
Notò come Lois distolse lo sguardo –
concentrandosi improvvisamente sul PC di fronte a lei - non appena si
rese conto di quello che aveva appena detto, quasi si fosse pentita di
avergli aperto gli occhi in quel modo.
Clark sorrise nel notare che con un semplice giro di parole, Lois le
aveva appena fatto un complimento, che certo, era ben nascosto.
Deciso a sentirglielo dire esplicitamente, pensò ancora una
volta di giocare la carta del ragazzo che non coglieva mai il vero
senso delle parole.
“Uhm, non ti seguo, Lois.” Disse stuzzicandola,
usando quel tono che avrebbe imbrogliato chiunque.
Chiunque, tranne Lois Lane. “Sul serio pensi che io ti
conosca così poco da non capire che stai bluffando,
Smallville?” Girò la testa di quel tanto da
permettergli di vedere lo sguardo che aveva in quel momento,
quell’espressione che gli faceva capire che non
l’avrebbe imbrogliata tanto facilmente. Tornò a
fissare lo schermo di fronte a lei. “Non ti darò
mai questa soddisfazione, Capitan Flanella.” Prese a battere
freneticamente le dita sulla tastiera, quasi volesse fargli capire che
era troppo impegnata per continuare a parlare con lui.
Ma Clark non si sarebbe arreso così tanto facilmente. Ora
che aveva iniziato a giocare, ci aveva preso gusto. “Ah
no?” Le chiese abbassando il tono della voce e spostando la
sedia in cui sedeva Lois con un movimento rapido, ritrovandosela a
pochi centimetri di distanza e costringendola a guardarlo in faccia.
Tenendo salda la presa sui braccioli della sedia in cui sedeva Lois, si
sporse leggermente verso di lei, ritrovandosela sempre più
vicino, ormai solo pochissimi centimetri a separarli.
Sentì il suo profumo inebriarlo sempre di più,
inondandogli i sensi, quasi a fargli credere che in quel momento
esistessero solo loro due al mondo.
Sentì le mani di Lois prendere posto sulle sue e piccoli
brividi presero ad occupare ogni centimetro del suo corpo, dalla punta
dei piedi a quella del naso e un sorriso spuntò sulle labbra
di entrambi.
In quel momento tutto gli sembrava andare al rallentatore.
Notò il viso di Lois avvicinarsi lentamente un po’
più al suo e i loro respiri sembravano quasi fondersi da
quanto erano vicini.
Sentì il suo battito che copiava esattamente il ritmo di
quello di Lois e sorrise nuovamente, quasi sorpreso di come entrambi
reagivano alla vicinanza dell’altro.
Rimase a fissare per qualche secondo quelle labbra così
invitanti che stavano così vicine alle sue. Sarebbe bastato
così poco e l’avrebbe potuta nuovamente baciare,
sentire nuovamente il suo sapore di ciliegia sulla punta della sua
lingua, ma una minima parte di sé lo riportò alla
realtà, facendogli realizzare il luogo in cui si trovavano e
tutti gli occhi curiosi che li fissavano in attesa di una loro mossa.
“Penso che dovrei andare.” Fu lui il primo a
parlare, quasi in un sussurro, deglutendo a fatica e non riuscendo ad
allontanarsi da lei.
“Sì, penso che Metropolis abbia bisogno di
te.” Notò come anche Lois non si
allontanò minimamente da lui, portando una delle sue mani ad
accarezzargli dolcemente il viso, quasi volesse avvicinarlo un
po’ di più a lei.
Rimasero in quella posizione per qualche altro secondo, senza pensare a
cosa la gente che li fissava avrebbe potuto pensare. In quel momento
per Clark esistevano solo lui e Lois e nessun’altro.
Averla così vicino gli faceva sentire già il suo
sapore sulle sue labbra e si era stancato di aspettare.
Iniziò ad inclinare il viso di quei pochi centimetri che
bastavano per catturare le sue labbra tra le sue, quando il suo
cellulare iniziò a squillare senza nessun preavviso, facendo
arretrare di scatto sia lui che Lois.
Clark sbuffò, buttando la testa all’indietro e
tirando fuori il cellulare dalla sua tasca con quel suo sorriso
imbarazzato che era tipico di Clark Kent. “E’
Chloe.” Disse notando il nome dell’amica che
lampeggiava sullo schermo del cellulare.
Alzò lo sguardo per vedere l’espressione di Lois e
notò che era quasi sul punto di ridere, invece di essere
scocciata quanto lui. “Wow, questo sì che
è un deja-vù.” Esclamò e
Clark non poté evitare di sorridere, contagiato
dall’allegria della persona seduta di fronte a lui.
Certo, questo era un deja-vù, ma fortunatamente Lois stava
reagendo in maniera decisamente diversa dall’ultima volta che
erano stati interrotti in una situazione del genere.
“Che aspetti, Smallville?” Gli disse, notando che
Clark la fissava, invece di rispondere alla chiamata.
“Rispondi.” Gli disse, quasi un ordine che lo
aiutò a rilassarsi. Quando Lois gli dava un ordine col
sorriso sulle labbra, voleva dire che tutto era apposto.
“Rimandiamo a più tardi?” Le chiese
alzandosi dalla sedia. “E non accetto un no come
risposta.” Aggiunse subito prima che lei potesse anche solo
pensare ad una qualunque risposta.
Vide i suoi occhi marroni fissarlo per qualche secondo, e non
poté fare a meno di notare le piccole macchioline verdi che
rendevano i suoi occhi così particolari. I gomiti nuovamente
poggiati sui braccioli della sedia, quasi avesse bisogno di un sostegno
fisico, dopo quello che era quasi successo tra loro due.
“Ok.” Gli rispose finalmente annuendo e
sorridendogli, quasi incredula di avere un appuntamento con lui.
“Ora è meglio che risponda prima che Chloe venga
fin qui a prendere a calci il tuo sedere Kryptoniano.” Clark
rise nell’immaginare quella scena e Lois fece altrettanto,
senza mai spostare lo sguardo dai suoi occhi blu.
Vide Lois fargli l’occhiolino prima di concentrarsi
nuovamente sullo schermo di fronte a lei. “Allora
è un appuntamento.” Le sussurrò in un
orecchio, prima di sparire in una folata di vento.
***
“Ora è meglio che risponda prima che Chloe venga
fin qui a prendere a calci il tuo sedere Kryptoniano.”
Nominare nuovamente il suo vero pianeta d’origine e
realizzare che lui non era umano, le faceva ancora uno strano effetto,
più che altro per il fatto che ai suoi occhi, lui era il
più umano di tutti.
Si sentì costretta a fissare nuovamente il PC di fronte a
lei, per evitare di perdersi in quello sguardo tipico di Clark Kent che
riusciva ad ipnotizzarla come mai nessuno era riuscito a fare prima. Se
avesse ceduto, sarebbe stato impossibile per lei lasciarlo andare,
anche se fosse stata una catastrofe imminente a chiederlo.
“Allora è un appuntamento.”
Sentì la sua voce sussurrargli quelle parole
all’orecchio senza nessun preavviso e la folata di vento che
seguì subito dopo, le fece capire che era corso via,
lasciandola con un sorriso ebete e tutta la determinazione a non
pensarlo andata a farsi benedire.
Era inutile cercare di pensare ad altro, quando tutto quello che
riusciva a fare in quel momento era pensare a lui.
Si concesse il lusso di continuare il ragionamento che aveva interrotto
qualche secondo prima.
Più cercava di sforzarsi per trovargli qualcosa di strano e
meno ci riusciva.
‘Eppure
è così umano!’ Continuava
a ripetersi senza sosta. ‘Se
escludiamo i superpoteri, ovviamente.’
Proseguì, sorridendo per l’ovvietà di
quel pensiero. ‘E
il modo in cui solo lui riesce a farti sentire.’
Sentì le guance arrossarsi leggermente al solo pensiero di
come si era sentita vulnerabile solo qualche secondo prima, quando
nella redazione del Planet esistevano solo loro due e qualche
centimetro di distanza a separarli.
In effetti, nessun ragazzo prima di lui era riuscito a smuoverla in
quel modo, risvegliando in lei emozioni e sensazioni che ormai era
certa che non avrebbe mai provato per nessuno. Nessuno prima di lui era
riuscito a farle abbassare le sue difese – ‘e lui
le ha proprio sgretolate.’ Pensò - quel tanto che
bastava da conoscere la vera Lois Lane – quella che soffriva
alla sola idea di perderlo; che si emozionava quando la sfiorava o la
guardava; quella che si sentiva viva solo quando era con lui.
‘Avrei dovuto
capire che c’era qualcosa di alieno in lui.’
Pensò divertita che queste nuove sensazioni le provasse
proprio per un ragazzo venuto da una galassia distante
chissà quante migliaia di anni luce. ‘O forse avrei solo
dovuto ammettere prima a me stessa che ne sono innamorata.’
Si corresse, mentre dava un’occhiata veloce allo schermo del
PC, quasi volesse far credere al resto della redazione che stava
realmente lavorando.
Prese un sorso di caffè – lo stesso
caffè che Clark le aveva portato ogni mattina, senza che lei
capisse mai che era opera sua, anche se in cuor suo ci aveva sempre
sperato – dopodiché, si costrinse a concentrarsi
sull’articolo a cui doveva lavorare, riprendendo a
ticchettare velocemente le dita sulla tastiera.
Si distrasse nuovamente per qualche secondo, decidendo che quello era
il momento giusto per far sapere alla cugina alcune delle news delle
ultime 24 ore.
Prese il cellulare dalla sua borsetta e iniziò a scrivere il
messaggio.
Ciao cuginetta, ho una
grande news! Indovina un po’ chi è stata promossa
ad editore del Planet? Esatto, io! E Tess ha deciso di dare a me e a
Clark un ufficio di fianco al suo! Incredibile, vero? Ti chiamo
più tardi per spiegarti meglio a voce!
Baci, a dopo :)
Cercò il nome della cugina nella rubrica,
dopodiché spedì il messaggio, sapendo che molto
più tardi avrebbe ricevuto una risposta, visto che Chloe in
quel momento era al telefono con Clark.
Poggiò il cellulare sulla scrivania di fianco alla tazza di
caffè che fumava ancora e nuovamente gli venne in mente lui
e non poté fare a meno di distrarsi nuovamente.
‘Innamorata.’
Pensò incredula, quasi impossibilitata a smettere di fissare
quella tazza di caffè che le ricordava lui. ‘Chi
l’avrebbe mai detto?’ Si chiese
arricciando il naso e massaggiandosi il mento, quasi ad enfatizzare i
suoi pensieri.
Di certo se qualcuno le avesse detto solo qualche anno fa che nel giro
di qualche anno avrebbe perso la testa per Clark Kent, quella persona
si sarebbe presa probabilmente un pugno sulla spalla e
l’avrebbe fatta ridere di cuore.
Certo, doveva ammettere che aveva apprezzato tutto quello che aveva
visto quella notte in quel campo di grano, quando lo aveva trovato nudo
e senza memoria e negli anni passati in cui aveva imparato a conoscerlo
aveva ammesso che qualunque ragazza che fosse finita con Clark, sarebbe
stata senza dubbio una ragazza molto fortunata – ma che
quella ragazza sarebbe stata lei?! Beh, il pensiero non
l’aveva nemmeno mai sfiorata.
‘E
invece…’
E invece senza che se ne fosse resa conto, piano-piano Clark era
diventato una parte sempre più importante di lei, passando
da semplice conoscente ad amico, da amico a confidente, da confidente a
migliore amico, da migliore amico a colonna portante della sua vita.
“Il mio Smallville.” Disse in un sussurro che solo
lei sentì, fissando la scrivania vuota di fronte alla sua.
‘Chissà
se tornerà mai a lavorare qui, ora che è
l’idolo delle folle.’ Si chiese, ma in
fondo sapeva che la risposta a quella domanda era semplice. No.
Ovviamente uno con le sue responsabilità aveva il dovere di
dedicarsi anima e corpo agli altri, a ripulire la città dai
criminali. Dopotutto il suo lavoro era essere la Macchia Rossa e Blu.
Eppure una parte di lei, quella gelosa ed egoista l’avrebbe
voluto lì di fronte ogni mattina, pronto a scattare non
appena lo scoop era dietro l’angolo, pronto a dirle di stare
attenta, che non valeva la pena rischiare la vita per un articolo da
prima pagina.
Voleva che Clark sedesse di fronte a lei, che la fissasse di nascosto
quando pensava che non lo stesse guardando - come l’aveva
beccato a fare qualche volta e come lei stessa si era ritrovata a fare
un’infinità di volte.
Voleva che ogni mattina lui le facesse trovare il caffè
sulla sua scrivania e negasse come sempre di essere stato lui ad
averglielo portato.
Ma in fondo sapeva che tutto questo non sarebbe successo, non
più almeno.
Il suo outing cambiava tutto. Ora apparteneva al mondo e tutto il resto
sarebbe passato in secondo piano, compresa lei.
‘Eppure…’
Eppure questa volta tutto era così diverso.
L’ultima volta che era stata con un supereroe –
Freccia Verde – la loro relazione era finita soprattutto per
quel motivo, ovvero che lei non sarebbe mai stata la sua
priorità numero uno.
Eppure questa volta il suo istinto le faceva credere che tutto sarebbe
stato diverso, che Clark non l’avrebbe mai lasciata indietro
come aveva fatto Oliver; che lui non si sarebbe mai dimenticato di lei.
Una volta, qualche anno fa, aveva suggerito a Clark di seguire il suo
istinto, perché quello non sbaglia mai.
Beh, ora il suo istinto le diceva che Clark non l’avrebbe
fatta soffrire come aveva fatto Oliver e non perché era di
un altro pianeta, né perché era un eroe con degli
straordinari superpoteri.
No.
Semplicemente
perché lui era Clark Kent.
E chi era lei per andare contro il suo istinto?
A/N: Ci terrei a
precisare che la battuta sul sedere Kryptoniano suona male in Italiano,
più che altro perché nella versione italiana non
abbiamo mai sentito Lois accennare nemmeno ad una parolaccia o comunque
ad un modo di parlare colorito XD Beh, fidatevi, in lingua originale
lei si lascia andare ed è per quello che ho pensato di
mettere quella frase, nella versione soft, ovviamente XD Tutto qui XD
Ooook, pure questo è andato! Penso proprio che per
recuperare, MARTEDì troverete già il
capitolo 11!
Cosmo, non mi dire che
pure questo ti è sembrato smielato!!!! XD
Un bacio a tutti, al
prossimo aggiornamento! ;)
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Capitolo 11 *** Trouble in Paradise ***
A/N: Fate largo, capitolo
11 in arrivo, gente! ;)
Ancora una volta grazie, grazie, grazie per le recensioni che mi avete
lasciato!!!
@ Cosmo:
ahahah, son contenta che ti sia sentita presa in causa, anche se quello
che ho detto nel capitolo precedente NON ERA affatto dovuto al tuo
commento. *inserire faccina che annuisce e sorride QUI* XD
Però Cosmo, lo sai che mi fa stra piacere sapere quello che
pensi, perché ormai hai letto ogni singolo capitolo di ogni
mia storia, per cui ormai conosci il mio stile e se vedi che sono
troppo sdolcinata, ti prego, avvertimi!!!
E so che magari in questa storia Lois e Clark potrebbero risultare un
po' OOC, visto che comunque stanno sempre lì a negare
l'evidenza, però abbiamo visto quanto Clark possa diventare
odiosamente dolce (fino alla nausea) quando stava con Lana. Ovviamente
spero che il Clark di SV non faccia lo stesso con Lois,
perché son sicura che Lois gli darebbe un pugno nell'occhio
se solo ci provasse! XD Però dai, nei film e nei fumetti si
è visto quanto siano dolci l'uno con l'altro ;)
@ Cordina87:
Ciao e benvenuta a bordo! ;)
Grazie mille, spero continuerai a leggere e recensire! :)
@ Leti:
Ma no Leti, pure tu mi dici che l'altro capitolo era smielato?!?! :( XD
Eh vabeh, mi prendo il titolo di scrittrice di un capitolo smielato e
spero che questo non si ripeta mai più! XD
Son contenta che la battuta sul sedere Kryptoniano ti sia piaciuta XD e
non sai quanto mi ha fatto sorridere come una scema leggere che le
parole dette da Lois erano proprio da lei! *.*
Non hai idea di quanto mi abbiano resa felice!! *.*
@ Free air:
Ciao e benvenuta anche a te! ;)
Prima di tutto, grazie mille per aver letto e recensito, mi ha fatto
molto piacere sapere che la storia ti stia piacendo! :) Eh
sì, concordo sul fatto che questo sia uno degli episodi
migliori dell'ottava stagione! Non hai idea di quante volte mi sia
rivista le scene Clois che ci sono qui!!!
Eh sì, purtroppo piano piano ci stiamo avvicinando alla fine
dei capitoli felici... Ma come dici tu, aspettiamo la stagione 9 per
tirarci su il morale ;) Sembra davvero fantastica!! Mancano solo 17
giorni alla premiere!!!!! *saltella eccitata per tutta la stanza* XD
@ Cristina aka
caffèlatte: Sappi che d'ora in poi per
rispondere alle tue recensioni, ti chiamerò
caffèlatte e non più Cristina! XD XD
Son stra felice che la storia ti stia prendendo così tanto,
mi fa veramente tanto piacere, più che altro per il fatto
che io sono superpignola quando si tratta di fare certe cose e non hai
idea di quante volte corregga il capitolo prima di postarlo,
perché penso che ci sia sempre qualcosa che non vada bene XD
Per cui sapere che la storia ti colpisce in questo modo, mi riempie
davvero di tanto orgoglio! Grazie mille per avermelo fatto sapere, ora
andrò in giro con un sorriso a 3250 denti! :P
Eh sì, speriamo che Lois e Clark non lo tengano per
sé quello che provano l'uno per l'altro, perché
io ho veramente bisogno di vederli insieme!!! :P
@ mariamaria:
che carina, hai letto il capitolo due volte! Grazie ;)
Son contenta che il pezzo in cui Clark è a stretto contatto
con tutti quei fan ti sia piaciuto! Ho sempre il "terrore" che i
capitoli in cui non ci sono tutt'e due i personaggi principali di
questa storia, possano risultare un po' noiosi, per cui mi fa piacere
sapere che proprio quella parte ti sia piaciuta!
La parte del Planet.. ti dirò che pagherei per vedere una
scena del genere in SV! XD Ma sappiamo bene che Clark non farebbe mai
una cosa del genere, purtroppo... Per lo meno non il Clark giuggiolone
di SV! XD
Ed ora, dopo aver risposto come sempre alle vostre recensioni in
rigoroso ordine cronologico, vi lascio al capitolo!
ps: ma onestamente, preferite che risponda alle vostre recensioni
all'inizio o alla fine? XD Semplice curiosità eh! :P
“Hey Chloe!” Rispose al telefono non
appena raggiunse la fattoria, sfruttando la sua
supervelocità.
“Hey uomo del momento, indovina?” Clark
notò subito che c’era qualcosa che non andava dal
tono della voce che l’amica aveva appena usato con lui.
“Cosa è successo, Chloe?” Chiese subito
preoccupato, sperando che la cosa fosse meno grave di quanto temesse.
“Sembra proprio che siamo in due ad essere famosi.”
Le sentì dire, mentre apriva il frigo per prendere qualcosa
di fresco da bere.
“Ah sì?” Chiese incuriosito da come
quello potesse infastidirla. “Sei diventata famosa come la
moglie più veloce a portare dei DVD al marito
ricoverato?” Una battuta, proprio quello che ci voleva per
tirarla su di morale.
“Ah!” Chloe fece una finta risata. “A
cosa è dovuto questo tuo umorismo da quattro soldi?
E’ un nuovo superpotere?” Clark non fece in tempo a
rispondere alla battuta quasi acida dell’amica, che subito
Chloe riprese a parlare. “Sono la migliore amica del ragazzo
venuto da Krypton.” Disse subito e Clark sorrise nel pensarla
attorniata a sua volta dai fan che la riempivano di domande su di lui.
“Sembra che sarò costretto a dividere con te i
riflettori.” Disse prendendo un sorso di succo
all’arancia.
“Sul serio Clark, la cosa è più grave
di quanto sembri.” Disse tornando nuovamente seria.
“Lo pensavo anche io, Chloe, ma vedrai che la cosa si
sgonfierà a breve.” Disse rassicurandola e
accendendo distrattamente la TV.
“Clark, non accetteranno Jimmy al Met Gen.” Disse
dopo qualche secondo di silenzio e Clark notò come la voce
dell’amica fosse bassa. Capì che era
sull’orlo di una crisi di nervi.
“Cosa?!” Chiese sentendo la rabbia salire sempre di
più dentro sé. “Non possono
farlo!” Esclamò, non riuscendo nemmeno a pensare a
come un ospedale come il Met Gen rifiutasse di curare un paziente in
quelle condizioni.
“A quanto pare possono.” Disse quasi in un sussurro
che Clark riuscì a percepire grazie al suo superudito.
“E pensare che con tutte le visite che abbiamo fatto al Met
Gen, ora dovrebbero darci la tessera abbonati.” Clark non
rise a quella battuta, perché sapeva che Chloe stava usando
il sarcasmo per mascherare quanto in realtà fosse distrutta.
“Chloe, ti prometto -”
“Certo, Clark.” Disse interrompendolo, sapendo
già come l’amico avrebbe concluso la sua frase.
“Ovviamente cercherai un modo per risolvere la situazione.
Dopotutto sei il famoso supereroe di Metropolis, dovrà pur
servire a qualcosa, no?”
Le parole di Chloe un po’ lo ferirono, ma in fondo se le
meritava. Sapeva che uscendo allo scoperto in quel modo avrebbe
cambiato non solo la sua vita, ma anche quella delle persone che gli
stavano vicino.
La verità era che per una volta si era concesso il lusso di
essere egoista e di pensare solo ed esclusivamente alle conseguenze che
l’articolo di Linda avrebbe avuto sulla sua vita.
Non aveva calcolato che uscire allo scoperto avrebbe causato certi
problemi anche a Chloe e Jimmy. E ora, cos’altro si poteva
aspettare?
Prima che potesse anche solo pensare a tutte le altre persone che
avrebbero visto la loro vita rovinata dal suo segreto svelato, il
telefono di casa Kent prese a squillare.
Lo prese in mano e riconoscendo il numero, capì che la
chiamata proveniva da Washington.
“Uhm Chloe, perché non mi raggiungi alla fattoria
così ne parliamo meglio?” Le chiese, sperando che
l’amica avesse voglia di vederlo nonostante le avesse causato
mille problemi.
“Ovvio, sono già in viaggio.” Clark
sorrise nel sentirglielo dire. Lui e Chloe erano sempre stati sulla
stessa lunghezza d’onda e si erano sempre dati manforte nelle
situazioni più disperate. Era felice di sapere che questa
volta non faceva eccezioni.
“A tra poco allora.” Posò il suo
cellulare e rispose subito al telefono di casa che continuava a
squillare. “Pronto, mamma?” Non riuscì a
mascherare il tono di preoccupazione nella sua voce e sperò
che la madre non lo notasse.
“Oh Clark, stai bene?” Chiese Martha preoccupata a
sua volta.
“Sì, mamma.” Sorrise nel notare che
l’affetto della madre era sempre invariato anche se vivevano
ormai da anni a centinaia di chilometri di distanza.
“Tu?” Non appena la domanda uscì dalla
sua bocca, quasi si pentì di averla fatta. Non avrebbe
sopportato di sapere che anche la vita di sua madre aveva subito una
brusca frenata a causa del suo segreto svelato.
“Tutto bene, Clark.” Lo rassicurò.
“Ma sarai contento di sapere che presto tornerò a
Smallville.” Disse con un tono quasi felice, ma Clark sapeva
che c’era qualcosa sotto.
“Uhm, non che io non ne sia felice mamma, ma come mai questa
visita così inaspettata?” Attese impaziente una
risposta che per qualche secondo si fece attendere.
“Devo avere un motivo per visitare il mio unico
figlio?” Stava evitando la domanda e Clark lo sapeva.
Dopotutto lui stesso aveva fatto la stessa cosa solo qualche minuto
prima con Lois.
“Mamma.” La rimproverò affettuosamente e
la madre fu costretta a sputare il rospo.
“Diciamo che mi hanno autorizzato una vacanza che non avevo
chiesto.” Clark restò in silenzio incredulo,
mentre più e più persone si accalcavano nel
giardino di casa sua.
“Mamma, cosa intendi con
‘vacanza’?” Chiese andando avanti e
indietro per il salotto di casa sua, mentre lanciando qualche occhiata
distratta alla TV, notava che al TG era inquadrata la facciata di casa
sua. ‘Ottimo,
ci mancavano solo i paparazzi!’
Pensò. Ma in fondo Chloe l’aveva avvertito. I
paparazzi non erano famosi per lasciare spazio alle persone famose e
lui in quel momento era la patata bollente, la notizia da prima pagina,
lo scoop che ti cambiava la vita.
“Intendo che mi hanno costretto a lasciare il seggio,
Clark.” Clark sentì il mondo crollarsi addosso. La
persona che aveva sempre rinunciato a tutto per lui, ora doveva fare un
ennesimo sacrificio solo perché era stato così
egoista da voler proteggere il suo segreto senza pensare a tutte le
altre mille conseguenze che uscire allo scoperto avrebbe portato.
“Possono farlo ad un senatore?” Chiese incredulo,
continuando a passeggiare nervosamente e a guardare fuori dalla
finestra, notando come la situazione stesse degenerando. A quel punto
l’unica che poteva aiutarlo era Chloe.
“A quanto pare sì, figliolo.” Disse con
un tono sconsolato che non passò inosservato
all’udito di Clark.
“Ok, senti, passerà.” Disse rassicurando
più sé stesso che la madre. “Le persone
devono solo farci l’abitudine.”
“Hai ragione, figliolo.” Ma Clark era consapevole
che la madre sapeva che tutto questo non sarebbe passato
così in fretta. “Dopotutto non è da
tutte le città avere un supereroe locale.” Clark
cercò di sorridere per quella mezza battuta della madre, ma
non ci riuscì. “Ora è meglio che vada a
preparare quello che mi serve per il viaggio. A più tardi,
figliolo.”
Clark deglutì a fatica, immaginando la madre che
impacchettava tutto quello che possedeva lì a Washington e
tutto per colpa sua. “Ok, a più tardi.”
Disse triste.
Non fece in tempo a mettere giù, che subito fu richiamato da
dei colpi veloci alla porta di casa sua.
“Clark! Sono Chloe!” Clark si affrettò
ad aprire e per un micro secondo ebbe la piena visuale sulla massa
infinita di persone che si erano accalcate di fronte a casa sua.
“I Beatles sono atterrati a Smallville?” Disse
ironica entrando in casa. Clark si chiuse immediatamente la porta alle
spalle.
“Come va?” Le chiese nuovamente, anche se si erano
parlati solo qualche secondo prima.
“Beh, a parte i microfoni e le telecamere che spuntano come
funghi e mio marito che non verrà ricoverato, sì,
tutto alla grandissima.” Disse ironica. “Piuttosto,
tu come ti senti sotto i riflettori?” Chiese, quasi volesse
stemperare la tensione tra loro.
Guardò per un secondo fuori dalla finestra, intravedendo la
folla che non accennava ad andarsene. “Sfortunatamente i miei
quindici minuti di fama sembrano non voler finire.” Disse
realizzando ancora una volta che la sua idea di confessare tutto al
mondo era stata una delle più stupide di sempre.
“Beh, non vorrei infierire, ma Lois è stata
promossa ad editore. E congratulazioni! Ora avete un ufficio da urlo di
fianco a quello di Tess.”
Abbassò lo sguardo sul pavimento, la vergogna per quella
situazione che lo attraversava da parte a parte. Non poteva permettersi
di guardarla in faccia mentre la sua vita andava a rotoli per colpa
sua. “Uhm sì, so già tutto.”
La guardò per un secondo, prima di abbassare nuovamente lo
sguardo. “Sono passato al Planet e Lois mi ha detto
tutto.”
Prima che Chloe potesse anche solo dire qualcosa a riguardo, entrambi
vennero distratti da una voce che parlava al TG che Clark stava
guardando qualche minuto prima. “Clark Kent non è
l’eroe di tutti.”
Chloe prese il telecomando e alzò di qualche tacca il
volume, lanciando a Clark uno sguardo come a dirgli ‘non
tutti in questa stanza hanno il superudito.’
Alla TV era inquadrata una donna dall’espressione
estremamente triste che reggeva in braccio la figlioletta e parlava tra
le lacrime. “La settimana scorsa una gru è
crollata, uccidendo mio marito.” La donna si prese un secondo
per sé, prima di continuare. “Dov’era
Clark Kent in quel momento?” Clark si sentì
morire, colpito da quelle parole. Fece qualche passo verso la TV, come
se volesse sentire meglio quello che la povera vedova di fronte a lui
doveva dire. “Chi dice che sia lui a dover scegliere chi vive
e chi muore?” Disse la donna sempre più disperata,
un fiume di lacrime che continuava a bagnarle le guance.
Un Dio in terra.
Quello che Jor-El aveva sempre voluto per lui, ora gli sembrava
così offuscato.
Aveva sempre pensato che lui l’avesse mandato qui per
governare gli umani – ‘quegli
esseri così inferiori rispetto alla tecnologia e al mondo
Kriptoniano.’ Ripensò alle parole di
Jor-El.
Quelle persone che avrebbe potuto distruggere, se solo avesse voluto,
ma che aveva giustamente scelto di aiutare, mettendo al loro servizio
ogni suo singolo potere, ogni sua singola goccia di forza.
Eppure la gente che fino a qualche secondo fa lo vedeva solo come un
eroe, ora lo vedeva come un dio in terra, colui che decideva chi
avrebbe vissuto e chi no.
Un uomo era morto perché lui non era lì a
salvarlo da quella gru che lo aveva schiacciato.
Chi era lui per agire in quel modo? Per lasciare morire un innocente
che aveva una moglie e una figlia così piccola?
Chloe prese in mano nuovamente il telecomando, questa volta per
abbassare il volume della TV, assolutamente certa che l’amico
si sarebbe dato addosso e si sarebbe chiuso in sé stesso
perché colpito mortalmente da quelle parole.
“Clark,” cercò di controbattere, ma
l’amica lo fermò, continuando a parlare, sperando
di distrarlo il più possibile. “Ora dobbiamo
preoccuparci di trovare Linda Lake.” E in quel momento, non
c’era cosa che Clark desiderasse più al mondo. Era
per colpa sua che tutto questo era iniziato, ed era con lei che tutto
sarebbe finito. “Penso di sapere perché non si sia
fatta viva in tutti questi anni. Ho scoperto che Linda si trovava nella
stessa ala di Black Creek dove ero io.”
Clark aveva ancora le parole di quella donna che gli si ripetevano in
testa, quasi un mantra che gli faceva capire quanto fosse pericoloso
per la terra e per gli umani. “Si trasforma in acqua, Chloe.
Perché non è scappata?” Disse irritato
dalle parole di Chloe. Era ovvio solo a lui quanto Linda fosse forte e
pericolosa?
Subito un’ennesima ondata di senso di colpa lo
colpì. Era consapevole di avere usato un tono scocciato che
proprio Chloe non si meritava in quel momento.
Fortunatamente, l’amica lasciò perdere e
proseguì a spiegargli quello che aveva scoperto.
“Perché l’elettricità
è la sua Kryptonite.” Clark la vide srotolare dei
fogli che aveva appena tolto fuori dalla sua borsetta. Chloe prese a
camminare per il salotto e lui la seguì senza dire una
parola. “La sua cella emanava delle onde elettriche che le
impedivano di trasformarsi.” Spiegò
all’amico, mentre entrambi sedevano sul divano.
Gli passò qualche foto su Linda, mentre lui rifletteva.
“Ottimo. Ora dobbiamo solo trovarla.”
Iniziò a pensare ad ogni minima possibilità, ad
ogni luogo sulla faccia della terra in cui Linda si sarebbe potuta
nascondere.
Questo escludeva ovviamente il trovarsela di fronte mentre rilasciava
un’intervista alla tv.
Chloe si girò immediatamente per vedere cosa ci fosse alle
sue spalle che aveva shockato Clark in quel modo.
“Ed ora, andiamo in diretta a sentire la conferenza stampa di
Linda Lake.” Disse la voce alla TV e l’espressione
nel viso di Chloe era una copia esatta di quella dell’amico.
“Non sarà così difficile.”
Disse senza mai togliere gli occhi dallo schermo, rispondendo a quello
che Clark aveva detto qualche secondo prima dell’apparizione
del loro nemico numero uno.
“Clark Kent non è un eroe. Non è un
salvatore.” Entrambi guardavano in religioso silenzio Linda
sfoggiare tutta la sua sicurezza di fronte alle telecamere, scandendo
bene ogni singola accusa nei confronti di Clark. “Non
è nemmeno un amico.”
Clark sapeva che si sarebbe dovuto far scivolare di dosso ogni sua
singola parola – dopotutto lei non lo conosceva –
ma di certo quello che stava dicendo lo infastidiva più di
quanto avesse voluto ammettere. Le parole di Linda erano più
vere di quanto chiunque avesse mai potuto immaginare. Una persona che
lo conosceva così poco, lo aveva inquadrato alla perfezione.
Chi era lui per salvare questo e quello e far morire
quell’altro? Un eroe salvava tutti, portava sempre tutti in
salvo e non lasciava nessuno indietro, mentre lui aveva lasciato che
quel povero uomo morisse sotto il peso di quella gru, lasciando una
donna vedova e una povera bimba orfana di padre.
Linda aveva ragione, lui non era un eroe, né tantomeno un
salvatore.
Per quanto riguarda la parte dell’amico? Beh, di sicuro Chloe
e tutti gli altri sarebbero stati meglio senza di lui e senza il suo
maledetto segreto.
Linda riprese a parlare. “Lui fa parte della prima ondata di
un’invasione aliena.”
Clark sbuffò, infastidito da quelle parole che erano
ovviamente false e inventate. Chloe lo guardò, incredula e
sorpresa a sua volta da quello che una persona era in grado di
inventarsi pur di distruggerne un’altra. Gli
lanciò uno sguardo rassicurante, come a fargli capire che
nessuno al mondo avrebbe mai creduto ad una bugia simile, prima di
tornare a concentrarsi sulle parole della bionda giornalista.
“La mia dettagliata investigazione ha rivelato che Clark
Kent,” Clark notò l’enfasi che Linda
mise sul suo nome e cognome, “è la causa delle
piogge di meteoriti, di periodi di blackout e di un inspiegabile catena
di carneficine umane.”
“Dalla padella alla brace…” Disse Chloe,
senza mai spostare lo sguardo dalla TV e Clark non poté far
altro che darle ragione, senza però aprire bocca.
“A Smallville una volta c’era un eroe. Un vero
eroe.” Clark notò come questa volta Linda mise
molta enfasi sulla parola vero. “Che ha tentato di fermare
l’alieno,” a nessuno dei due sfuggì il
disprezzo che mise sulla parola alieno, “prima che questo
riuscisse a distruggere la Terra. E
quell’eroe…”
Linda fece una pausa teatrale, prima di proseguire.
“Quell’eroe era Lex Luthor.” Clark
serrò le labbra insieme con rabbia e prese un respiro
profondo nel processare quelle parole. Chloe aveva ragione, quando
tutto va male, ovviamente succede qualcosa che peggiora la situazione.
“E Clark Kent l’ha ucciso.” Chloe si
girò immediatamente a guardarlo, sorpresa che Linda avesse
anche solo potuto pensare di ricorrere ad un colpo tanto basso quanto
inutile, visto che era una completa bugia che presto chiunque avrebbe
scoperto.
“Mi ha appena trasformato in un nemico pubblico.”
Disse con un tono di voce piatto, senza emozione. Solo qualche istante
prima era l’idolo delle folle, quello che tutti guardavano
con occhi sognanti e rispettosi, mentre ora era diventato il nemico
numero uno, l’alieno cattivo venuto da lontano per fare del
male ad ogni singolo essere vivente sulla faccia della Terra.
Chloe si alzò rapidamente dal divano senza pensarci su e
scostando la tenda che copriva il vetro della porta, osservò
la reazione della gente che stava ancora nel giardino di casa Kent.
‘’Ovviamente.’
Pensò Clark sconsolato, sentendo tutte le grida di
disapprovazione che provenivano da fuori.
“Devi scappare subito, Clark!” Gli disse Chloe
preoccupata, sentendo lei stessa la reazione di tutte quelle persone.
“Posso risolvere tutto questo, Chloe.” Disse
ritrovandosi di fianco a lei, senza però guardarla in
faccia. Come avrebbe potuto quando stava mentendo?
Ovviamente ormai non c’era più nulla da fare, la
gente si era convinta che lui fosse una minaccia e non avrebbero
cambiato idea tanto facilmente.
“Parlerò io stesso con le
autorità.” Disse sperando di suonare sicuro di
sé, di modo che l’amica si tranquillizzasse.
L’ultima cosa di cui Chloe aveva bisogno in quel momento, era
preoccuparsi ulteriormente per lui.
“Sembra che loro abbiano avuto la stessa idea.”
Clark sentì la preoccupazione nel tono dell’amica,
che come lui aveva notato le luci della polizia che si facevano sempre
più vicine alla fattoria. “Senti Clark, questo
peggiorerà solo le cose, devi andartene finché
puoi.” Chloe smise di guardare fuori dalla finestra e si
concentrò esclusivamente sull’amico, sperando che
fosse abbastanza ragionevole da ascoltarla.
“Non scapperò, Chloe.” Rispose subito,
girando la testa di scatto per guardarla in faccia, sperando che
l’amica notasse la risolutezza nel suo sguardo.
Una cosa era certa, minaccia o no, Clark Kent non sarebbe fuggito di
fronte a niente e nessuno. Avrebbe affrontato la situazione e avrebbe
usato ogni arma in suo potere per far ragionare tutti quanti, anche se
quella fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto.
“Le persone devono sapere la verità.” Si
allontanò da lei di qualche passo, ritrovandosi di fronte
alla porta e riuscendo a sentire ancora meglio la folla che prima lo
acclamava e ora lo disprezzava. “Penso che tu debba uscire
dal retro, ok?” Non diede il tempo all’amica di
controbattere, aggiungendo subito, “ci vediamo più
tardi.” Sperava di averla rassicurata abbastanza da
convincerla a lasciare la fattoria e scappare il più lontano
possibile da tutto quello che sarebbe potuto succedere di lì
a poco.
Chloe lo guardò a lungo, anche se lui continuava a darle le
spalle, sperando che l’amica lo lasciasse solo il
più in fretta possibile.
Clark sentiva il suo sguardo bruciargli la nuca da quanto era intenso,
ma non si sarebbe girato per nessuna ragione al mondo a guardarla negli
occhi. Non poteva sopportarlo.
Tutto quello di cui Chloe aveva bisogno in quel momento era di stare il
più lontano possibile da lui.
“Fa attenzione.” Clark chiuse gli occhi e
usò tutto la sua forza per non guardarla in faccia e
intrappolarla in un abbraccio che l’avrebbe probabilmente
rassicurata per qualche secondo.
Cedette per un secondo, girandosi per guardarla, ma si rese conto di
essere solo nel soggiorno di casa sua.
Era ora di mostrare il suo lato duro, quello risoluto che non si
sarebbe abbassato di fronte a nulla.
Avrebbe spiegato ogni cosa ai federali, anche se questo lo avrebbe
potuto rovinare per sempre.
Si sarebbe sacrificato. Lo avrebbe fatto per Chloe, per sua madre, per
Pete, per Lana e per Lois.
Si costrinse a non pensare a loro, perché questo lo avrebbe
distratto.
Ora ognuno di loro aveva bisogno di Clark e lui avrebbe dimostrato a
loro, a quella folla e a sé stesso che non era assolutamente
la persona che Linda lo aveva dipinto.
Avrebbe dimostrato al mondo e a sé stesso che era degno di
essere chiamato eroe.
***
Lois era ancora al Daily Planet quando il suo cellulare prese a
squillare.
Aveva deciso di rimanere lì oltre l’orario di
chiusura perché aveva bisogno di prendersi qualche minuto
per sé.
Per tutta la mattina, ogni singola persona che faceva parte della
squadra dal Daily Planet aveva ben pensato di starle col fiato sul
collo, congratulandosi con lei ogni singolo secondo per
l’articolo da urlo che aveva scritto su Clark.
L’unico momento che era riuscita ad avere per sé,
era stato quando proprio Clark era passato di lì per parlare
con lei.
Sentendo il cellulare che continuava a squillare senza sosta, decise
che si sarebbe concessa il lusso di pensare a lei e Clark
più tardi.
Prese il cellulare in mano e notando che la chiamata era di Chloe,
rispose subito, felice di poter finalmente parlare con la cugina.
“Wow Lois, giornata impegnata?” Sentì
subito il tono ironico della cugina che la rimproverava affettuosamente
per non aver risposto subito.
“Non ne hai idea!” Rispose subito la mora reporter,
sprofondando nella sedia su cui sedeva ormai da parecchie ore.
“Sembra che scrivere quest’articolo sia stato
l’errore più grave di tutta la mia
vita!” Disse divertita. Forse in fondo la fama non faceva per
lei.
Stare a contatto con tutte quelle persone che non la lasciavano
respirare, la faceva sentire come uno di quegli animali allo zoo,
rinchiusa in gabbia. E per uno spirito libero come lei, questo
equivaleva ad uno degli incubi peggiori.
Ma in fondo, la fama era una delle cose a cui aveva ambito da quando
aveva deciso di diventare una reporter, seguendo le orme della tanto
adorata, bionda cugina.
Ora aveva tutto quello che desiderava e non sarebbe tornata indietro
per tutto l’oro del mondo.
“Non ne hai idea.” Il tono serio della voce di
Chloe le fece gelare il sangue. “Clark è in
pericolo.”
Già, si era sbagliata. In fondo sarebbe bastato solo sapere
che l’uomo che amava era in pericolo.
Immagini di Clark e scenari apocalittici le passarono velocemente di
fronte agli occhi, senza sapere bene cosa questo pericolo fosse.
Come poteva, l’uomo più forte del mondo, essere in
pericolo? Era invincibile, no?
Ripensandoci su, sorrise per le parole che Chloe le aveva appena detto.
‘Certo, Clark
è in pericolo! E io vincerò il Pulitzer nel giro
di qualche anno!’ Pensò, ridendo tra
sé.
Lois iniziò a ridere. “Chloe, se volevi farmi
prendere un colpo, ci sei quasi riuscita.” Rise nuovamente.
“Tu e Clark pensate sul serio che io sia così
ingenua da abboccare ad uno scherzo del genere?”
“Lois, non è uno scherzo.” La voce
nuovamente seria di Chloe la fece rabbrividire. Forse in fondo non la
stava prendendo in giro. Forse Clark era davvero in pericolo.
Ma no, era impossibile. Se ci fosse stato anche solo un piccolissimo
rischio per lui, non sarebbe uscito allo scoperto come aveva fatto, no?
Doveva scoprire qualcosa di più e contava che Chloe avesse
la lingua sciolta in quel momento, per poterle strappare tutte le
informazioni che sapeva.
“Chloe… Clark è l’uomo
più forte del mondo!” Ormai si aggrappava alle
cose più scontate, rifiutando di immaginarlo in pericolo.
“Cosa mai potrebbe metterlo in pericolo?” Trattenne
il respiro in attesa di una risposta di Chloe, che però si
fece attendere, quasi la cugina stesse pensando alla risposta perfetta.
Sentì Chloe prendere un ennesimo respiro profondo prima di
rispondere. “Anche lui ha dei punti deboli, Lois.”
Lois rimase a bocca aperta senza nemmeno rendersene conto, il respiro
che diventava sempre più affannoso e il battito cardiaco che
aveva preso ad accelerare sempre di più.
Perché non gliene aveva parlato? Perché le aveva
nascosto che anche lui, come tutti, aveva dei punti deboli?
“Accendi la tv, o cerca su internet, Lois.” La voce
di Chloe la riportò nuovamente alla realtà.
“Linda Lake ha appena rilasciato un’intervista,
rendendo Clark il nemico numero uno.”
‘Linda Lake,
ovviamente.’ Pensò Lois sbuffando. Il
solo sentirla nominare la irritava come raramente era capitato.
Ma Lois non riusciva a credere che delle semplici parole dette da
un’ex giornalista di gossip da quattro soldi, sarebbero
riuscite a far cambiare idea alla gente così facilmente.
C’erano i fatti a dimostrare tutto il bene che Clark aveva
fatto in tutti questi anni, sia per la città di Metropolis,
che per quella di Smallville.
Iniziò a cercare freneticamente su Internet un estratto
dell’intervista che Linda aveva rilasciato. “Ma la
gente non può credere a certe bugie!” Disse
finalmente, alzando il tono della voce e dimenticandosi per un secondo
della sua ricerca.
“Lois, la gente crede a tutto quello che gli si dice. Cosa ti
fa pensare che questa volta possa essere diverso?”
Sentì la sconfitta nella voce di Chloe.
Lois prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi e massaggiandosi la
punta del naso, sperando che questo l’aiutasse a pensare con
calma. “Perché questa volta tutti hanno visto
quello che Clark sa fare.”
“E’ proprio perché la gente sa cosa
è in grado di fare, che crederanno che è qui per
conquistarci e non per aiutarci.” Rispose subito Chloe, quasi
senza lasciare replica alla cugina.
Lois aprì una pagina internet con l’intervista di
Linda Lake scritta tutta in grassetto. Tra le tante parole inutili che
aveva detto, c’erano anche quelle che aveva appena sentito
dire dalla cugina. “Oh, dimmi che non ha osato!” La
rabbia iniziò a ribollirle in corpo e avrebbe tanto
desiderato ritrovarsi faccia a faccia con Linda Lake in quel momento,
per scacciare via con un pugno ben assestato quel sorrisetto beffardo
che la fissava dallo schermo del suo computer.
“Ha detto anche di peggio, Lois.” Disse
scoraggiata, senza però entrare nei particolari.
Lois lesse rapidamente tutta l’intervista e capì
quello che la cugina intendeva. “Ottimo, l’ha
accusato della morte di Lex.” Scosse la testa sconsolata.
“Se solo la gente sapesse tutte le volte che avrebbe potuto
ucciderlo, ma non l’ha fatto.” Sentì
Chloe lasciarsi andare alle lacrime, notando la voce rotta dal pianto
della cugina.
Le parole di Chloe la attirarono come una calamita, senza ben sapere il
perché.
Processò ogni singola parola una per una più
volte, finché un’idea la colpì.
“Ci siamo Chloe!” Disse chiudendo immediatamente la
pagina con l’intervista e la foto della vipera che era Linda
Lake e aprendo il programma con cui scriveva sempre i suoi articoli.
“Ci siamo, cuginetta! Tutto quello di cui abbiamo bisogno
sono tante, tantissime testimonianze di tutte le persone che Clark ha
salvato in tutti questi anni!” Disse iniziando a pensare ad
un titolo per l’articolo.
“Non so se sia una buona idea, Lois. Non ora che la
situazione è degenerata in questo modo.”
Decisamente il pessimismo di Chloe non aiutava il piano di Lois, che in
quel momento sprizzava energia e ottimismo da ogni singolo poro.
“Oh andiamo Chloe, abbiamo bisogno di ottimismo, non di
pessimismo!” La riprese. “Ora, dimmi dove ti trovi,
così ti vengo a prendere e ci precipitiamo a Smallville a
fare qualche domandina.” Disse già pregustando la
possibilità di aiutare Clark e rimandare Linda
nell’abisso in cui aveva vissuto negli ultimi anni.
Lois sentì un rumore in sottofondo, quasi di uno sportello
che veniva chiuso con rabbia. “Chloe, dove stai
andando?” Chiese preoccupata, immaginando che quel rumore
fosse causato dalla cugina che era appena salita in macchina.
“Ero alla fattoria fino a qualche secondo fa.” Lois
sussultò per un secondo. Non le aveva ancora chiesto dove
Clark fosse. “Clark mi ha detto che avrei fatto meglio ad
andarmene, visto che la situazione stava degenerando.”
“Lui ora dov’è?” Chiese
nuovamente preoccupata, pensando nuovamente a quello che gli sarebbe
potuto succedere.
“Alla fattoria.” Sentì la cugina esitare
per un secondo, quasi si fosse pentita di averle appena dato quella
risposta. “Ti prego Lois, dimmi che non hai intenzione di
andare lì.”
In effetti, era proprio quello che avrebbe voluto fare in quel momento.
Avrebbe dato qualunque cosa per essere lì con lui, per
dargli forza e rassicurarlo che insieme avrebbero risolto ogni singolo
problema.
Ma era intelligente abbastanza da capire che gli sarebbe stata solo
d’intralcio. “No, tranquilla.”
Sentì Chloe fare un respiro profondo, buttando fuori
l’ansia che si era tenuta dentro nell’immaginare la
cugina andare incontro alla ressa che c’era nel giardino dei
Kent. “Se ha impedito a te di aiutarlo, non vedo cosa potrei
fare io.” Disse triste, immaginandolo solo contro tutti.
“Sono sicura che se potesse, ti vorrebbe al suo fianco in
questo momento, Lois.” Quasi come se la cugina avesse intuito
quanto tutto questo la deprimesse, le disse quelle parole che Lois non
aveva idea di avere bisogno di sentirsi dire.
Sapere che lui aveva bisogno di lei, la faceva sentire importante e
allo stesso tempo inutile, in quanto non poteva fare niente per lui.
Una lacrima le rigò la guancia senza preavviso.
“Grazie, cuginetta.” Disse, sperando che Chloe non
notasse il suo tono di voce rotto dalle lacrime. “Quindi
immagino che l’articolo dovrà
aspettare?” Disse schiarendosi la voce e ricordando il suo
piano che solo qualche secondo prima le era sembrato così
geniale.
“Sentì, facciamo così, tu inizia a
buttare qualche idea, io tra qualche minuto dovrei incontrarmi con
Clark, subito dopo che lui finisce di parlare con la polizia
e-”
“Cosa?!” Lois la interruppe, non credendo alle sue
orecchie. Perché mai Clark voleva parlare con la polizia?
Perché non riusciva a rendersi conto che quello era un
errore? Come poteva anche solo pensare che erano andati lì
per parlare e non per renderlo inerme? “Come diavolo
può essere così stupido?” Disse, senza
aspettarsi una risposta a quella che era una domanda retorica.
“Ho cercato di fargli cambiare idea, di farlo
scappare.” Questa volta Chloe smise di trattenere le lacrime
e Lois sentì un dolore al cuore nel saperla da sola in
macchina a piangere. “Ma lui ha detto che doveva far sapere
la verità a tutti, che la gente meritava di sapere, che
avrebbe risolto tutto, che doveva fare la cosa
giusta…” Chloe si interruppe, i singhiozzi del
pianto che le impedivano di continuare.
“Stupido Boy Scout.” Disse Lois in un sussurro,
scuotendo la testa e ricacciando indietro le lacrime che minacciavano
di bagnarle il viso. Doveva essere forte, sia per lei, che per Chloe e
soprattutto per Clark.
‘Una reporter
che piange è inutile, le lacrime le impedirebbero di
scrivere l’articolo che potrebbe aiutare l’ex
superstar di Metropolis.’ Si disse con tono
serio, convincendosi a non lasciarsi andare e quasi suonando
distaccata, come se tutto quello che stava succedendo a Clark non la
scalfisse più di tanto. Una cosa era certa, quando
c’era bisogno di fingere di essere indistruttibili, Lois Lane
era senz’altro la migliore.
“Uhm, ora devo andare.” Lois annuì,
senza sapere bene il perché. “Ti chiamo appena
vedo Clark.” Sentì Chloe tirare su col naso e
desiderò ancora di più essere lì con
lei per darle forza. E soprattutto per farsi dare la forza che ormai
sentiva abbandonarla.
Non poteva lasciarsi andare. Clark aveva bisogno di lei e lei non
l’avrebbe abbandonato per nulla al mondo.
Dopotutto, parte della colpa era anche sua. Se non avesse mai scritto
quel maledetto articolo, tutto questo non sarebbe mai successo e Clark
non si troverebbe in pericolo in questo momento.
“D’accordo.” Disse scuotendo la testa e
scacciando quei pensieri negativi che non aiutavano in quel momento.
“Vedrai Chloe, riusciremo a cavarcela anche questa
volta.” E stranamente ne era sicura. Sapeva che il mondo
avrebbe visto il vero Clark, presto o tardi. Sapeva che ogni singola
persona che fosse venuta a contatto con lui anche solo per un secondo,
avrebbe capito anche solo dal suo sguardo, che un ragazzo dolce come
lui non avrebbe mai fatto del male a nessuno.
“Lo spero.” Le rispose la cugina con tono
titubante, dopodiché finì la chiamata.
Lois poggiò il cellulare di fianco a lei,
dopodiché prese a fissare lo schermo del suo computer.
Studiando nuovamente l’intervista che Linda aveva rilasciato,
iniziò a pensare a cosa scrivere nel suo articolo.
Prese un foglio e con una penna tracciò una linea che divise
il foglio in verticale.
Nella parte sinistra scrisse: ‘Punti a nostro favore:
fatti.’
Nella parte destra: ‘Punti a nostro sfavore: gente impazzita
che crede a qualunque cosa dica l’imbecille bionda.’
Sorrise per un secondo, decidendo che il titolo dell’articolo
che avrebbe aiutato Clark sarebbe stato: ’10 motivi per non
credere ad una sola parola che esce dalla bocca rifatta di Linda
Lake.’
Sorrise nuovamente, mentre rileggeva il titolo che le era venuto in
mente.
Di certo avrebbe attirato l’attenzione di molti e avrebbe
fatto sorridere quelli che avevano un po’ di senso
dell’umorismo. ‘Il
che significa un buon numero di lettori.’
Pensò, ritrovando un po’ dell’ottimismo
che aveva perso.
Questa volta aveva deciso di avere fede e nemmeno il caos scatenato
dalle parole di Linda Lake le avrebbe fatto cambiare idea.
A/N: Capitolo lunghetto eh? XD
Vi dico un segreto.. In realtà questi sono due capitoli
separati, che però alla fine ho deciso di unire
perché:
A- così il numero dei capitoli diminuisce XD
B- perché penso che ci stiano davvero bene insieme.
ps: le parole di Jor-El riguardo a quanto siano patetici gli umani sono
del tutto inventate XD non ho assolutamente idea se le abbia dette
veramente o no! XD
Però ricordo che all'inizio di SV, Clark si faceva sempre
mille problemi con Jor-El perché pensava che lui volesse che
fosse al di sopra degli uomini... Almeno credo... XD
Chiedo umilmente perdono ai fan di Superman e Smallville se ho scritto
una baggianata! XD
Beh, per ora è davvero tutto!
Un saluto a tutti, ci si legge GIOVEDì!
;)
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Capitolo 12 *** Run away ***
A/N: Un saluto
a tutti e un benvenuto al capitolo 12 :)
Come sempre, ora rispondo
alle vostre graditissime recensioni! :)
@ Cosmo: Sei
sempre la prima a recensire Cosmo! Sei meglio di uno Swatch! :P
Lois che si abbassa al
livello di Lana?!?! no,no,no,no! Lana, conosciuta anche come LAGNA,
è veramente di un livello di gran lunga inferiore rispetto
alla nostra Lois! Sono certa che anche lei abbia un lato dolce e
tenero, ma mai melenso come quello di Lana! Direi che ormai quel lato
lì di Lois lo abbiamo conosciuto in tutti questi anni di
Smallville e ti dirò che mi piace questo suo essere dolce e
tenera senza però mai mostrarlo più di tanto, se
non in rarissime occasioni! Dopotutto, come hai detto tu, è
anche per quel motivo che l'amiamo!! :P
ps: Adoro i tuoi commenti
chilometrici! :P
@ Caffèlatte
XD : Felicissima che il nuovo nickname ti piaccia, lo mettiamo subito
nero su bianco XD
Così anche tu
sei una fan dell'amicizia Chlark?! *.* Io li adoro, anche se penso
che Clark il più delle volte la sfrutti davvero
troppo!!!
Ad ogni modo, visto che
sei una loro fan, spero questo capitolo ti piaccia ;)
E visto che ti
è piaciuto il titolo dell'articolo di Lois contro Linda
Lake, voci di corridoio dicono che troverai nella cassetta delle
lettere una copia del Daily Planet con l'autografo di Lois in
persona ;) Tiratura limitata, l'abbiamo solo io e te! ;) XD
E quando la mia ff
finirà, non sarai triste come dici, perché
vorrà dire che Smallville sarà di nuovo in onda
(negli USA) e se tu lo segui come faccio io, sarai tutto, tranne che
triste! :P
@ Free air:
Non ricordarmelo! Mancano solo 15 giorni alla premiere, ti rendi
conto?!?!?! Fino a ieri mi sembrava un'eterntà, ora invece
mi rincuora il fatto che manchino a malapena due settimane! Non vedo
l'ora!!!
Grazie mille e se
piangerai alla fine della storia, è perché sai
già come va a finire XD
@ Cordina87: Ciao
e mi pare che tu sia nuova qui, no? :P Se sì,
benvenuta, se no, scusa la scarsa memoria XD
Grazie per i complimenti,
per aver letto e per aver trovato anche il tempo di lasciarmi un
commento! :)
Concordo con te, spero in
tante scene Clois in questa nona serie perché pure io
è dalla quarta che aspetto che si mettano insieme! XD e Lana
non stava tanto simpatica nemmeno a me XD Speriamo sia sparita per
sempre! XD
Se dopo questa ne
scriverò un'altra? Onestamente non ne ho idea, vediamo se la
9 serie porta ispirazione! ;)
Grazie ancora! :)
@ Leti: Per un
secondo ho avuto paura che fossi rimasta indietro con la storia! O.o XD
XD
E sì,
gli spoiler che ho letto ieri mi hanno lasciata del tutto a bocca
aperta... Non vedo l'ora di commentare QUELL'EPISODIO con te, Leti!!!
*.*
Da uno a dieci, quanto ci
odieranno sul forum? XD XD
E grazie per i
complimenti sul chappo :D Come sempre mi fa stra piacere sapere che la
storia ti piace ancora XD
Un ultimo grazie generale
a tutti e... buona lettura! :)
Clark deglutì un’ultima volta prima di aprire la
porta di casa sua e ritrovarsi faccia a faccia con le migliaia di
persone che un secondo prima lo adoravano e che ora non vedevano
l’ora di distruggerlo, perché convinte dalle
parole di Linda.
Un uomo in abito scuro e un cartellino che diceva Ufficiale Smith, si
fece largo tra la folla, finché Clark non se lo
ritrovò di fronte.
I due si guardarono in silenzio e l’Ufficiale gli fece segno
di entrare in casa, dove avrebbero potuto parlare. “Si
rilassi signor Kent, ho bisogno di farle solo qualche
domanda.” Sentì la voce dell’uomo di
fianco a lui solo grazie al suo superudito, mentre entrambi entravano
in casa.
Clark si chiuse la porta alle spalle, osservando attentamente ogni
minimo particolare della persona che si trovava di fronte.
Visto che questo aveva l’aria di un interrogatorio in
perfetto stile FBI, prese uno sgabello e si sedette, mentre
l’Ufficiale camminava nervosamente in silenzio per la cucina
di casa Kent.
Attese nervosamente che l’uomo di fronte a sé
dicesse qualcosa, ma la cosa sembrava non succedere. Si permise di
sorridere per un secondo, pensando a come Lois gli avesse contagiato
l’allergia ai silenzi imbarazzanti.
“Linda Lake sta mentendo.” Disse, ancor prima di
rendersi conto di aver rotto il silenzio che era calato.
L’uomo continuò a camminare, passandogli alle
spalle. “Quello che dice però ha senso.”
‘Ovviamente,’
pensò Clark, ‘ha
organizzato ogni minimo dettaglio.’
Un’ondata di rabbia gli fece ribollire il sangue, ma
respirò a fondo per calmarsi nuovamente. L’ultima
cosa di cui aveva bisogno ora era perdere la pazienza di fronte ad un
poliziotto.
“Perché non mi dice per chi lavora?” Gli
chiese il poliziotto e Clark non poté fare a meno di notare
quanto assurda fosse quella domanda.
“Gliel’ho già detto, con
nessuno.” Rispose esasperato, ripensando
all’articolo di Lois, in cui era spiegata tutta la
verità su di lui. “Sono stato mandato qui da
solo.” Alzò lo sguardo per vedere il poliziotto
camminargli a fianco, le mani in tasca e lo sguardo chino sul pavimento.
“Per fare cosa, lavorare in una fattoria?” Il
sarcasmo nella voce dell’Ufficiale lo innervosiva e i muscoli
della sua mascella iniziarono a pulsare rabbiosi.
“E’ chiaro che c’è qualcosa di
grosso che bolle in pentola.” Il poliziotto decise finalmente
di smettere di camminare, poggiando i gomiti sul tavolo di fronte a
Clark e abbassando lo sguardo al livello dei suoi occhi blu.
Clark respirò nuovamente a fondo, cercando di calmarsi.
“Mio padre mi ha mandato qui poco prima di morire,
cosicché potessi aiutare l’Umanità
grazie alle mie abilità.” Clark sperò
che il suo tono sincero lo aiutasse ad essere creduto.
“E’ quello che ho sempre fatto ed è
quello che sempre farò.” Fissò con
sguardo di sfida l’uomo di fronte a lui, che però
non accennava a lasciar cadere la questione.
“Sono sicuro che se lo chiedessi ai suoi amici lo
confermerebbero, no?” Clark annuì, quasi felice
che ci fossero persone che avrebbero potuto confermare la sua tesi.
“Amici come… Lois Lane?” Quel brivido di
felicità passo quando l’Ufficiale di fronte a lui
iniziò a fare allusioni a quello che sarebbe potuto
succedere a chi sapeva il suo segreto.
Immagini di Lois in pericolo annebbiarono la mente di Clark, che smise
di pensare razionalmente. Non riusciva a credere di averla messa in un
pericolo tale solo per uscire allo scoperto ai suoi termini, per
scappare ai ricatti di Linda Lake. Che diavolo gli era saltato in testa?
“Le ha dato la notizia che capita una volta nella vita. Visto
che è riuscita a mantenere il suo segreto tale, mi chiedo
cos’altro possa nascondere. Potrebbe essere accusata di
tradimento allo Stato.” Clark sentì il sangue
gelarsi nelle vene al solo pensarla in pericolo.
“No. Lois è innocente! Tutto quello che sa
è nell’articolo!” Rispose subito senza
nemmeno pensarci, alzando un po’ il tono della voce e
sperando che l’uomo di fronte a lui credesse almeno a questo.
“E Chloe Sullivan?” Chiese sempre più
calmo l’uomo di fronte a lui e Clark sentì un
ulteriore, invisibile pugno nello stomaco colpirlo a tradimento.
Ovviamente anche lei era in pericolo per colpa sua. Per tutti questi
anni in cui aveva saputo tutto di lui, erano sempre riusciti a salvarsi
senza mai uscire allo scoperto, perché questa volta era
così diverso? Perché questa volta sembrava andare
tutto per il verso sbagliato?
“E’ notevole per quanti anni abbia saputo la
verità, senza mai farsi scappare una parola. Mi chiedo
chissà quanti altri segreti abbia, Clark.” Fece
finta di pensarci su per qualche secondo, quasi volesse sfidarlo a
reagire.
Clark rimase a fissarlo in silenzio per qualche secondo, decidendo che
ne aveva avuto abbastanza di tutte queste supposizioni e false accuse,
ma soprattutto ne aveva avuto abbastanza di sentir minacciare i suoi
amici, le uniche persone veramente innocenti
in tutta questa faccenda.
“Senta, ho collaborato e ho risposto a tutto quello che mi ha
chiesto.” I suoi occhi risoluti, fissarono quelli inquisitori
di fronte a lui, senza esitare nemmeno per un secondo. Sperava che il
suo tono di voce deciso convincesse l’uomo di fronte a lui a
lasciarlo in pace e ad uscire da casa sua, lasciandolo solo a
riflettere a quale sarebbe stato il passo successivo nel suo piano per
risolvere la situazione.
Sfortunatamente, l’uomo di fronte a lui sembrava pensarla
diversamente. “E lo apprezzo. Sul serio.”
L’Ufficiale prese un respiro profondo, mettendosi le mani in
tasca e riprendendo a camminare. “Sono sicuro che non
avrà nulla in contrario se le chiedessimo di fare qualche
test.” L’uomo lo superò, dandogli le
spalle.
Test.
Quella parola rimbombava nella mente di Clark insieme a tante altre che
gli facevano paura.
Aveva passato l’adolescenza a temere che Lex riuscisse a fare
dei test di nascosto su di lui, per poi scoprire la verità.
Questa volta che aveva la possibilità di scegliere, non
avrebbe mai dato il consenso ad una cosa del genere.
Si diede dell’egoista, pensando che forse fare dei test
sarebbe potuta essere la mossa giusta per salvare Chloe e Lois, per
evitare che anche loro fossero viste come dei nemici da eliminare.
Ma dopotutto, come puoi prelevare un campione di sangue da un uomo che
ha la pelle spessa come l’acciaio?
No, fare degli stupidi test non era la risposta che stava cercando, non
avrebbe risolto nulla. Avrebbe solo confermato a tutto il mondo quanto
fosse indistruttibile, aumentando in loro il timore nei suoi confronti.
Per non parlare del fatto che avrebbe potuto esporre a tutti il suo
grande segreto, il suo punto debole: la Kryptonite.
“Non ne abbiamo mai parlato.” Rispose finalmente,
alzandosi a sua volta e seguendo l’uomo di fronte a lui.
“Aveva detto che mi avrebbe fatto solo qualche
domanda.”
Clark non fece quasi in tempo a finire la sua frase, che degli uomini
armati fecero irruzione in casa sua. Sgranò gli occhi,
incredulo della situazione in cui si era cacciato.
“Si calmi e tutto andrà bene.” Disse
rassicurante l’Ufficiale, con quel suo monotono, irritante
tono di voce che ovviamente mise Clark sulla difensiva, più
di quanto già non fosse.
Nel giro di qualche secondo il salone di casa Kent si riempì
di tiratori scelti che gli puntavano contro dei fucili.
“Nessuno farà alcun test.” Disse Clark
risoluto e deciso a non cedere, stringendo i denti con fare minaccioso
e trattenendo gran parte della rabbia che sentiva in quel momento.
Avrebbe voluto reagire, costringere con la forza ogni singola persona
in quella stanza a sparire dalla sua vista, ma non si poteva permettere
il lusso di lasciarsi andare, di comportarsi come avrebbe fatto un mostro.
Doveva rimanere calmo.
Certo, tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire quando un
soldato si avvicinò a lui minaccioso, cercando di
neutralizzarlo, e lui fu costretto a farlo volare dall’altra
parte della stanza facendo un minimo movimento del braccio.
Ok, forse agire responsabilmente era l’ultima cosa da fare in
quel momento.
“Fuoco!” Sentì la voce
dell’Ufficiale Smith dare il via ai suoi soldati che
seguirono subito il suo ordine ed aprirono il fuoco contro di lui.
Ovviamente ogni singolo proiettile rimbalzò addosso a Clark,
non scalfendolo minimamente e lasciando vagamente sorpresi i soldati di
fronte a lui, che però non accennavano a smettere di
sparare, con l’unico risultato di distruggere la casa dei
Kent e gli abiti di Clark.
Capendo che ormai non c’era più nulla che potesse
fare, decise di precipitarsi fuori di casa, lasciando tutti quei
soldati attoniti, increduli di ritrovarsi di fronte il nulla, dove fino
a qualche secondo prima c’era lui.
Mandò velocemente un messaggio a Chloe, dicendole il luogo
dell’appuntamento dove si sarebbero trovati nel giro di
qualche minuto, sperando che lei potesse raggiungerlo velocemente.
Aveva bisogno di farle sapere che era in pericolo e che aveva bisogno
di andare via, il più lontano possibile.
***
Clark arrivò nel punto in cui lui e Chloe si erano dati
appuntamento.
Dopo qualche minuto di attesa, vide la sua macchina avvicinarsi
velocemente verso di lui, fino a fermarsi.
“Non spegnere il motore.” Le disse subito, vedendo
lo sguardo preoccupato dell’amica. “I federali ti
stanno alle costole.” Si inginocchiò di fianco
alla macchina, infilando leggermente la testa nel finestrino,
cosicché Chloe potesse sentire chiaramente quello che aveva
da dirle.
“Cosa ti hanno fatto?” Chiese subito preoccupata,
notando i suoi vestiti stracciati e dentro di sé Clark
sorrise, sorpreso ancora una volta da come l’amica non
smettesse di preoccuparsi per lui nemmeno quando il suo nome si trovava
nella lista nera dell’FBI.
Cosa aveva fatto per meritarsi un’amica tanto speciale? Nulla.
Tutto quello che aveva fatto per ringraziarla era stato metterla in
pericolo, esporla e farla conoscere al mondo come l’amica
dell’alieno.
“A volte mi chiedo cosa ho fatto di tanto speciale per
meritarmi un’amica come te.” Disse, senza nemmeno
rendersi conto che la domanda aveva lasciato le sue labbra.
Chloe scese subito dalla macchina e si limitò ad
abbracciarlo, senza dargli alcuna risposta che sarebbe stata superflua.
In cuor suo sapeva che Chloe gli avrebbe potuto dare milioni di
spiegazioni sul perché fossero amici e sul perché
lei fosse stata sempre al suo fianco, nel bene e nel male, ma in questo
momento, il tempo era l’ultima cosa che dovevano sprecare con
discorsi inutili.
Se mai fosse capitato, ne avrebbero riparlato. Ora, l’unica
cosa da fare era rimettere ogni cosa al suo posto.
“Cosa ti hanno fatto?” Gli richiese preoccupata, il
tono della voce leggermente rotto dall’emozione.
“Non importa, Chloe.” Disse, ritrovando quella
sicurezza che aveva il bisogno di mostrare, se voleva che
l’amica facesse come le diceva. “Devi lasciare
subito Smallville!” Le disse e il suo tono non accettava un
no come risposta.
L’amica non fece in tempo a processare l’ordine che
Clark le aveva dato, che entrambi furono distratti da un annuncio alla
radio che dava l’inizio ad una spietata caccia
all’uomo, a Clark.
Un elicottero prese a girare freneticamente sopra le loro teste, senza
però notarli, ed entrambi smisero di ascoltare quello che la
radio diceva.
“Sanno della Kryptonite?” Chiese Chloe preoccupata,
mentre Clark non spostava lo sguardo dall’elicottero che
fortunatamente sembrava allontanarsi.
Clark collegò velocemente i punti mancanti, capendo il
motivo che aveva spinto il poliziotto a fargli quel terzo grado e
soprattutto il perché di quelle minacce a Lois e Chloe.
Cercavano un modo per fermarlo e niente e nessuno gli avrebbe fermati.
“No, ecco perché ti cercano, per trovare un modo
per fermarmi.” Sentì Chloe tirarlo per un braccio,
allontanandolo dalla luce dell’elicottero che illuminava il
suolo a pochi metri da loro. Si nascosero nelle ombre.
Clark sapeva che c’era una sola cosa da fare, per quanto
dolorosa fosse.
Era ora di dirle grazie, anche se questo significava probabilmente
perderla. “Dobbiamo separarci e fuggire.”
“Cosa?!” Gli chiese confusa da quelle parole, quasi
senza aspettare che Clark finisse la sua frase.
Clark non poté fare a meno di notare l’espressione
ferita della piccola ragazza indifesa di fronte a lui ed una dolorosa
stretta al cuore gli ricordò quanto quella separazione
facesse male ad entrambi.
Avevano condiviso talmente tante cose insieme, che era ingiusto
lasciarsi in quel modo.
Ma ancora una volta, se fossero rimasti insieme, non ne sarebbe venuto
niente di positivo per lei.
Avrebbe rischiato di vivere il resto della sua vita come una fuggitiva,
vista come un nemico pubblico che spalleggiava un’invasione
aliena, magari dietro la promessa di essere risparmiata quando tutta
l’Umanità sarebbe stata sterminata.
No, lei e Jimmy dovevano prendere Lois e scappare il più
lontano da lui, magari passare il confine, ricominciare da zero ed
essere felici.
Chiunque rimanesse al suo fianco sarebbe stato infelice.
“Ti sto perdendo, Clark?” Gli chiese seria, il suo
sguardo che non lasciava scampo. Clark sentì nuovamente
quella stretta al cuore diventare sempre più soffocante.
“Se questo è un addio, sappi che io non ci
sto.” E dallo sguardo fiero e deciso di fronte a lui, Clark
sapeva che ogni singola parola uscita da quelle labbra, era la pura
verità.
Se non avesse trovato una scusa credibile, Chloe non
l’avrebbe mai lasciato, non sarebbe mai corsa in salvo,
rischiando nuovamente la vita per lui, come aveva fatto per
un’infinità di volte in passato.
Aveva promesso che una volta uscito allo scoperto, non ci sarebbero
state più menzogne nella sua vita.
Si rese conto che aveva un disperato bisogno di mentire
un’ultima volta
Clark scosse la testa e le poggiò rassicurante le mani sulle
spalle. “No, Chloe.” Dovette usare tutta la sua
forza mentale per far sì che la sua voce fosse stabile e
rassicurante. “Quando tutto questo sarà finito,
verrò a cercarti.” Vide Chloe osservarlo
attentamente, quasi alla ricerca di un minimo segno di una bugia da
parte sua. Clark deglutì, prima di pronunciare quelle parole
che sapeva avrebbero ferito entrambi. “Te lo
prometto.” E nello stesso istante in cui le
pronunciò, seppe che una promessa del genere non
l’avrebbe mai potuta mantenere.
Si sarebbe voluto schiaffeggiare per aver mentito un’ennesima
volta, ma più cercava di odiarsi, più si ripeteva
che era una bugia a fin di bene, che tutto quello che stava facendo,
era per il bene di Chloe.
“Questo non finirà mai, Clark!” Rispose
certa di quello che stava dicendo, poggiando le mani sugli avambracci
di Clark. “Ci dev’essere un modo per cancellare
tutto quello che è successo. Non puoi chiedere a Jor-El di
darti una seconda possibilità?” Disse quasi
entusiasta all’idea che ci fosse una possibilità
che non includesse il doversi separare da lui.
“No, Chloe.” Rispose subito, smorzando
l’entusiasmo della piccola ragazza bionda che stava di fronte
a lui. “Jor-El ha smesso di esistere quando Braniac ha
infettato la Fortezza.”
Chloe e Clark deglutirono a fatica nello stesso istante, messi di
fronte al fatto che non c’era nessun’altra cosa da
fare, se non fuggire.
“A meno che non nasconda qualche nuovo potere che ti fa
tornare indietro nel tempo, allora sono a corto di idee.”
Disse ironica, quasi sperando di risollevare il morale
dell’amico.
E fu in quel momento che a Clark venne in mente la soluzione a quel
problema.
“La Legione.” Disse più a sé
stesso che alla ragazza che lo guardava confusa.
Come poteva essere stato così stupido da non averci pensato
prima? Ovviamente l’anello che gli aveva dato la Legione
avrebbe potuto risolvere questo gigantesco problema prima che fosse
divenuto tale!
Ripensandoci, forse una risposta alla sua domanda c’era, il
motivo che lo aveva spinto quasi a dimenticare che era in grado di
portare indietro il tempo fino al giorno in cui niente di tutto questo
era ancora successo.
E il motivo era semplice: Lois.
Tornare indietro nel tempo significava cancellare tutto quello di buono
che era successo con lei, tutti i progressi che avevano fatto da quando
lui aveva finalmente deciso di dirle il suo segreto.
Era stato davvero così egoista da mettere lei prima di tutto
il resto?
Un eroe non si poteva permettere di avere dei sentimenti
così umani.
Non quando delle scelte così importanti dipendevano da lui.
Doveva rimettere le cose apposto per Chloe e per Jimmy e anche per Lois
stessa, anche se questo significava sacrificare l’unica cosa
buona che ne aveva ricavato.
Sentì Chloe tirargli leggermente la manica della giacca, una
richiesta silenziosa di spiegarle cosa c’entrasse questa
Legione che aveva nominato.
“Mi hanno dato un anello che fa viaggiare nel
tempo.” Disse, notando una fiammella di speranza negli occhi
dell’amica, che lo spinse a continuare.
“L’ho nascosto nella cassetta degli attrezzi nel
fienile, pensando che non avrei mai dovuto usarlo, ma -”
Chloe lo interruppe. “Pensi di poter tornare indietro a prima
che l’articolo fosse pubblicato?” Clark
notò negli occhi dell’amica il disperato bisogno
di sentire rispondere un ‘sì’ a quella
sua domanda.
Si limitò ad annuire, convincendosi sempre più
che quella era la scelta giusta da fare, l’unica
possibilità che gli era rimasta di riportare tutto alla
normalità. ”La Legione è tornata
indietro di 1000 anni.” Ricordò il giorno in cui
la Legione era venuta a trovarlo, con il compito di eliminare Chloe che
era stata infettata da Braniac.
Vide un lampo di esitazione sul viso dell’amica, che vedendo
a sua volta l’espressione di Clark, decise di condividere
quello che le passava per la testa. “So che non dovrei farlo,
ma…” Esitò per un secondo prima di
proseguire, insicura di come esporre la sua paura. “Ricordi
cosa è successo l’ultima volta che hai riavvolto
il tempo, vero?”
Ovviamente ricordava. L’ultima volta che aveva chiesto a
Jor-El di riavvolgere il tempo, aveva dovuto rinunciare per sempre a
suo padre.
E questa volta chissà quale altra terribile punizione
sarebbe potuta succedere a chissà quale persona che faceva
parte della sua vita.
L’unica cosa che lo faceva esitare era proprio questa.
C’era sempre una conseguenza, ma questa conseguenza sembrava
colpire sempre qualcun altro invece che lui.
Perché non poteva essere lui quello a rimetterci la vita?
Perché doveva essere sempre qualcun altro?
Dopotutto era tutta colpa sua se questo ennesimo dramma aveva
scombussolato le loro vite.
Non avrebbe sopportato l’idea di perdere sua madre, Chloe o
Lois…
Il solo pensiero gli fece gelare il sangue, facendolo esitare ancora
una volta.
“C’è sempre una
conseguenza.” Gli ricordò l’amica, come
se gli incubi del passato non gliel’avessero insegnato
abbastanza.
Ma ormai aveva deciso. L’unica cosa da fare era riavvolgere
il tempo.
Una volta che le cose fossero tornate alla normalità,
avrebbe affrontato le conseguenze, qualunque esse fossero state.
Annuì nuovamente, dando ragione a quello che la sua migliore
amica aveva appena detto. “Il mondo ha paura di me, Chloe.
Finché sanno chi sono, non posso aiutarli.” Scosse
la testa, scoraggiato. “Non ho scelta.”
Abbassò lo sguardo, quasi a mostrarle quanto odiasse
quell’idea, quanto lo facesse sentire come se stesse
scappando dai suoi problemi.
Non c’era altro modo di vincere questa battaglia, se non far
sì che questa battaglia non fosse mai esistita.
“Che mi dici di Lois?” Chiese, insicura se
l’amico volesse affrontare l’argomento o no.
“Cosa vuoi che ti dica?” Rispose scuotendo la
testa, evitando il suo sguardo. “Riavvolgere il tempo
aiuterà anche lei.” Annuì, sapendo che
quella era la pura verità. “E anche se lo volessi,
Chloe, non potrei sacrificare tutto per lei.” Un nodo alla
gola gli impedì di continuare a parlare.
Sentì una mano rassicurante accarezzargli dolcemente il
braccio e capì che Chloe era dalla sua parte ancora una
volta, che anche se avrebbe spezzato il cuore alla cugina di
lì a poco, capiva. “Lo so.” Gli disse
sorridendogli a labbra serrate, e Clark capì quanto quel
sorriso fosse uno sforzo per lei, vista la situazione.
“Quello che intendevo era se le dirai del riavvolgimento o
no.”
Clark si passò nervosamente le mani nei capelli, non sapendo
nemmeno lui la risposta a quella domanda. “Ora come ora, non
ne ho idea, Chloe.” Scosse la testa, buttando per un secondo
la testa all’indietro. “Credo di sì. Ho
promesso che non le avrei più mentito e lei più
di tutte merita di sapere la verità.”
Annuì, facendo pulsare nervosamente i muscoli della mascella.
“Sono sicura che capirà, Clark.” Gli
disse rassicurante. “Dopotutto è di Lois che
stiamo parlando!” Chloe cercò di stemperare un
po’ la tensione con quella battuta, sorridendo e facendo
sorridere Clark a sua volta.
“Ora è meglio che vada, Chloe. La cosa
più importante è che tu ti metta in salvo, al
resto penserò io.”
“Come sempre.” Sorrise l’amica.
“Stai attento, Clark.” Disse stringendolo a
sé, quasi non volesse lasciarlo andare via da lei.
“Anche tu, Chloe.” Rispose stringendola forte a
sé a sua volta, sperando che il loro piano funzionasse come
speravano.
***
Nel mentre tra i cespugli, una Linda Lake eccitata aveva origliato
tutta la conversazione che Clark e Chloe avevano avuto e, trasformatasi
in acqua, si diresse il più velocemente possibile verso la
fattoria dei Kent, alla ricerca del fantomatico anello che le sarebbe
potuto tornare davvero tanto utile.
A/N: Fine del capitolo! XD
Penso di poter dire quasi
con sicurezza che i capitoli complessivamente saranno 20 e me ne
mancano più o meno tre da scrivere... Per ora fino al
capitolo 16 siamo coperti XD Devo solo sperare di completare al
più presto i capitoli 17 e 18 e poi il 20. XD
Invochiamo tutti insieme
la dea dell'ispirazione XD
Un saluto a tutti, ci si
legge sabato! ;)
|
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Capitolo 13 *** Dealing with the... truth? ***
A/N: Capitolo
13 in arrivo e questo è tutto su Lois ;)
@ Cris: Son
contenta che il capitolo precedente quasi interamente Chlark ti sia
piaciuto! Anche io adoro la loro amicizia e penso che introdurre il
personaggio di Chloe in Smallville sia stata una cosa davvero geniale!
Se c'era una cosa che mancava al Clark del fumetto e dei film, era
proprio una spalla come lei!
E per quanto riguarda la
s9, io non mi preoccuperei più di tanto, perché
alla fine son sicura che Clark capirà che senza un'amica
come lei è difficile andare avanti! Per cui ho piena fiducia
che il nostro eroe tornerà indietro sui suoi passi. ;)
E grazie per aver parlato
con la tua amica Invocazione da parte mia. XD Speriamo di starle
simpatica, così mi darà una mano! XD
@ Cosmo: Eh
sì cara Cosmo, penso proprio che ci sia un'altra Kryptoniana
tra di noi, perché altrimenti non riesco proprio a spiegarmi
i tuoi poteri paranormali! XD
Però hai
ragione, paziente è decisamente adatto associato a Chloe!
Per lui c'è sempre stata e sempre ci sarà, anche
se lui non fa altro che sfruttarla! XD XD
Ma vabeh, gli amici
servono pure a questo, no? Awww, povera Chloe! XD
@ Enya:
Heilà! XD Son contenta che abbia recuperato tutti i capitoli
che ti mancavano e che la storia ti piaccia sempre! :)
E mi ha fatto stra
piacere sapere che pensi che il modo in cui descrivo i personaggi non
è diverso da come sono in realtà! Non hai idea di
quanto terrore abbia di andare OOC, magari far dire qualcosa che nel
telefilm non direbbero mai! Per cui mi hai fatto sorridere come una
scema quando ho letto quella frase :D Grazie ;)
Grazie per aver
recuperato così in fretta ;)
@ Leti: ahahah,
grazie mille per avermi ricordato la promessa che mi son fatta di
finire entro il 25! XD Speriamo bene, dai! XD
E sarai felice di sapere
che il capitolo del granaio è subito dopo questo! Paura, eh?
XD XD
@ cordina87:
Awww, grazie mille, sia per i complimenti su questa ff, che per l'altra
Clois che ho scritto! :)
Son contenta che l'abbia
letta e che ti sia piaciuta, fa sempre piacere sentirselo dire! :D
Come sempre, grazie a
tutti per i commenti! :)
Ed ora... il capitolo 13
tutto per voi! :)
Era passata una buona mezz’ora da quando Lois aveva sentito
Chloe l’ultima volta e si era messa a lavorare freneticamente
all’articolo che avrebbe scagionato Clark dalle accuse che
gli erano state lanciate da Linda Lake.
Il suo articolo ’10
motivi per non credere ad una singola parola che esce dalla bocca
rifatta di Linda Lake’ era già a buon
punto, anche se di sicuro Tess l’avrebbe costretta a cambiare
il nome dell’articolo per non causare guai giudiziari al
Daily Planet.
Ancora non riusciva a credere che tutto questo stesse succedendo
davvero.
Un minuto prima tutti adoravano Clark, il minuto dopo nessuno lo vedeva
più come il buon Samaritano che era.
Scosse la testa dando un’ultima lettura veloce e correggendo
i numerosi errori di battitura che come sempre aveva fatto, prima di
spedire il suo articolo direttamente a Tess.
Buttò per un secondo la testa all’indietro,
sbuffando. Era esausta.
Quella giornata aveva risucchiato ogni singola goccia di energia che
aveva in corpo e la cosa non sembrava essere finita.
Avrebbe dovuto convincere Tess a mandare in stampa l’articolo
per l’edizione del giorno dopo e, lanciando
un’occhiata veloce all’orologio appeso al muro di
fronte a lei, notò che l’orario di consegna era
passato da un pezzo.
Sarebbe dovuta salire all’ufficio di Tess, le due avrebbero
di sicuro avuto una discussione e infine, come sempre, Tess dopo aver
letto il suo articolo, l’avrebbe pubblicato. ‘Ammettiamolo, un
capolavoro del genere non può essere gettato tra i rifiuti
come niente.’ Pensò Lois, sicura di
sé e di quello che aveva scritto.
Tornando a guardare di fronte a sé, notò il suo
cellulare vicino alla tazza di caffè che Clark le aveva
portato quella mattina.
‘Clark…’
Pensò, ‘chissà
come se la sta cavando in questo momento.’ Si
mordicchiò il labbro inferiore, pensando ad ogni singolo
scenario che poteva essersi presentato.
Lui in prigione, lui contro il mondo, i vetri di casa sua sporcati da
tutti i pomodori che i contadini dei dintorni gli lanciavano, accecati
dalle parole senza senso di Linda Lake.
Ci pensò un po’ su, combattuta dall’idea
di chiamarlo e sentire finalmente la sua voce, o lasciarlo in pace,
permettendogli di risolvere la situazione.
Rimase a pensarci su per qualche secondo, senza smettere mai di
mordicchiarsi il labbro, quando infine una delle due parti vinse.
Prese il cellulare in mano e digitò velocemente il suo
numero, che ormai conosceva a memoria per quante volte lo aveva fatto.
‘E’
libero!’ Si disse, notando gli squilli.
“Andiamo Smallville, rispondi.” Disse a voce alta,
sapendo che nessuno l’avrebbe sentita.
Dopo l’ottavo squillo, la chiamata fu reindirizzata alla
segreteria telefonica. Anche se il sentire la sua voce la
tranquillizzò un po’, odiava non potergli parlare
di persona.
Riluttante, decise di lasciare un messaggio.
“Hey Smallville, sono Lois. Chloe mi ha detto tutto. Sappi
che qualunque balla dicano su di te, puoi contare sul mio aiuto per
smentire tutto. Ho già un articolo pronto per andare in
stampa.” Disse il tutto in fretta, sperando che il suo
messaggio non venisse tagliato o interrotto all’improvviso.
Si prese un secondo prima di continuare. “Uhm, chiamami se
hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, ok Smallville?” E
questa volta il suo tono non era quello di una collega che voleva semplicemente
aiutarlo ad uscire dai guai. No, questa
volta il suo tono di voce si ridusse quasi ad un sussurro, sicura che
Clark lo avrebbe sentito e avrebbe capito quanto in realtà
fosse preoccupata
e in ansia
per lui e quanto la uccidesse non poter essere lì di fianco
a lui per aiutarlo.
Chiuse la chiamata e appoggiò nuovamente il suo cellulare
sulla scrivania, decisa a non lasciarsi andare ad emozioni che
l’avrebbero distratta dal suo obiettivo.
Prima che potesse realizzarlo, uno dei suoi colleghi che non si era
resa conto fosse rimasto oltre l’orario, buttò
sgarbatamente qualcosa sulla sua scrivania e Lois non fece a meno di
lanciargli l’occhiata più innervosita che le
riusciva in quel momento.
La gente non aveva ancora imparato a conoscerla? Non disturbare il can
che dorme e soprattutto non disturbare Mad Dog Lane quando vedi che non
è giornata.
Invece di recepire il messaggio e lasciarla in pace, il suo collega
pensò bene di irritarla ulteriormente. “Gli siedi
di fronte, Lane, come hai fatto a non capirlo?” Senza nemmeno
darle il tempo di rispondergli per le rime, la lasciò a
riflettere sulle sue parole e in particolare sul piccolo regalino che
le aveva lasciato qualche secondo prima.
Prese in mano quello che il collega le aveva poggiato sulla scrivania
solo qualche secondo prima e non poté evitare di rimanere a
fissare incredula la copia del Daily Planet che il giorno dopo avrebbe
invaso ogni singola edicola della città.
Il solo leggere l’articolo scritto in lettere cubitali, le
fece capire immediatamente che al mondo c’erano editori che
pendevano dalle labbra rifatte di Linda Lake – tra cui Tess -
e che avevano dato l’ok per pubblicare l’articolo
in cui faceva a pezzi Clark e glorificava l’eroe che era
stato Lex Luthor.
“Oh no, non credo proprio.” Disse irritata,
alzandosi di scatto dalla scrivania, portando con sé la
copia del Daily Planet.
Sarebbe salita immediatamente su ai piani alti, anticipando di qualche
minuto la visita che aveva pianificato di fare a Tess e
l’avrebbe convinta subito - con i soliti “modi
gentili” che la contraddistinguevano – a cambiare
la prima pagina del giorno dopo.
Fece una corsa veloce verso l’ascensore.
“Aspetti!” Gridò alla persona
nell’ascensore, perché impedisse alle porte di
chiudersi.
La persona la ignorò spudoratamente, ma fortunatamente Lois
con uno scattò riuscì a fermare le porte e ad
entrare, trovandosi faccia a faccia con l’ultima persona che
avrebbe immaginato di trovarsi di fronte. Linda Lake.
Buttò gli occhi al cielo, incredula che questo stesse
succedendo proprio a lei, ma in fondo questa era
l’opportunità che stava aspettando tutto il giorno.
Certo, non avrebbe potuto darle il pugno nell’occhio come
aveva desiderato fare non appena Chloe l’aveva informata
dell’intervista che aveva rilasciato, ma almeno poteva
stuzzicarla e farle capire quanto la detestava in quel momento per aver
rovinato la vita di Clark.
“L’ultima volta che ho controllato, servivano delle
prove per pubblicare un articolo.” La guardò di
sbieco, senza mai darle la soddisfazione di guardarla in faccia.
“Forse l’editore del City vorrà
pubblicare la tua storiella da quattro soldi, ma Tess sarà
contenta di mandare in stampa la mia risposta alle tue
accuse.” Le lanciò nuovamente
un’occhiataccia e notò di sfuggita che Linda
preferiva parlare al telefono piuttosto che starla ad ascoltare. ‘La verità
è troppo amara da affrontare?’
Pensò con un sorrisetto sarcastico, compiaciuta del fatto
che Linda non avesse il fegato di affrontarla.
“Mi dispiace Katie.” Lois notò
l’irritante gesto che Linda le fece per farla zittire e
sentì la rabbia montare sempre di più in lei,
rendendo molto difficile il suo intento di non dare retta al suo pugno
che in quel momento le prudeva così tanto. “Ti
richiamo più tardi, d’accordo? Sento un terribile
rumore in sottofondo.” Lois buttò nuovamente gli
occhi al cielo, capendo che il rumore in questione era lei.
“Ok, grazie.” Si girò a guardarla,
finalmente faccia a faccia. La vide finire la chiamata e rimettere il
cellulare in borsa, prima di decidersi a parlarle. “Katie
Couric.” La informò con fare fintamente modesto,
alludendo alla chiamata che aveva terminato.
Se pensava che Lois Lane si sarebbe intimidita nel sapere che parlava
con una delle più grandi giornaliste in vita, non aveva
ancora capito chi si trovava di fronte.
“Com’è che vedi una persona felice e non
puoi fare a meno di rovinarla?” Le chiese, scuotendo la testa
incredula e cercando di non mostrarle tutta la rabbia che sentiva in
quel momento al solo ritrovarsela di fronte, a pochi centimetri di
distanza. “Proprio non riesci a sopportare il fatto che ci
siano persone buone in questo mondo?” Era più
un’affermazione che una domanda, ma questa volta Lois
lasciò che nel suo tono si intravedesse parte
dell’irritazione che si sentiva dentro.
Aspettò una sua risposta che non arrivò. Tutto
quello che Linda fece durante il tragitto in ascensore, fu fissare le
porte chiuse di fronte a lei e Lois non si seppe spiegare se quello
fosse un comportamento dovuto al fatto che lei avesse ragione e che
ogni sua singola parola avesse colpito il segno.
‘Dicono che
chi tace acconsente...’ Si disse, avallando la
sua tesi. Ancora una volta le sue parole avevano avuto
l’effetto desiderato e avevano lasciato la persona di fronte
a lei senza difese, impossibilitata a rispondere, se non con una bugia.
Le porte dell’ascensore si aprirono improvvisamente e Lois
notò che erano arrivate alla fermata che serviva a lei.
Sarebbe corsa fuori dall’ascensore e dentro
l’ufficio di Tess e l’avrebbe convinta a fare la
cosa giusta: pubblicare l’articolo che scagionava Clark.
Di sicuro questa volta il fatto che Tess avesse un’evidente
cotta per Clark avrebbe aiutato parecchio.
Al solo pensiero, Lois sentì una punta di gelosia chiuderle
lo stomaco e decise di ricacciarla via dove poteva ignorarla.
Le emozioni erano l’ultima cosa che le servivano in quel
momento, se voleva che tutto andasse per il verso giusto.
Una volta che Clark fosse stato scagionato e fosse tornato ad essere il
supereroe che tutti amavano – e soprattutto dopo che lei e
Clark avessero avuto una lunga ed estenuante chiacchierata su quello
che loro due erano o non erano – lei avrebbe potuto pensare a
come disarmare le avances di Tess e a come impiegare il suo tempo con
Clark.
Uscì dall’ascensore, scuotendosi di dosso quelle
idee - in particolare quella di lei e Clark che impiegavano il loro
tempo insieme - diretta all’ufficio di Tess.
La voce di Linda la richiamò alla realtà
sorprendendola. “Se il tuo fidanzato tenesse veramente a
salvare le persone…” si girò a
guardarla, incredula che avesse avuto anche solo il coraggio di
parlare. E avrebbe voluto correggerla su tutta la storia del fidanzato,
ma qualcosa in lei le diceva che non era proprio il caso.
E che sentire qualcuno parlare di Clark come del suo fidanzato, suonava
dannatamente
bene.
Tornò in sé e riprese ad ascoltare le parole di
Linda, che aveva deciso di interrompere la sua pausa teatrale.
“Avrebbe fatto le cose a modo mio.”
Il sorriso maligno di Linda le fece serrare i pugni dalla rabbia e non
ci pensò su nemmeno per un secondo, prima di risponderle.
“Le persone lo ammiravano. Sarebbe potuto diventare
l’eroe di cui tutti hanno sempre avuto bisogno.”
Linda scosse le spalle, come se le parole di Lois non le avessero fatto
né caldo, né freddo. “Le persone sono
così strane.” Il suo sorriso si fece
più largo, gustandosi l’espressione che Lois
avrebbe fatto nel sentire le prossime parole che sarebbero uscite dalla
sua bocca. “L’unica cosa che adorano più
dell’osannare un eroe, è distruggerlo.”
Piegò la testa leggermente di lato e lasciò che
le porte dell’ascensore le si chiudessero di fronte,
lasciando Lois a riflettere su quelle parole.
Per quanto Linda Lake fosse una giornalista da quattro soldi che si
faceva beffa delle disgrazie altrui, le sue ultime parole
corrispondevano alla verità.
La gente viveva per sapere le disgrazie degli altri, riderci su e
paragonarle alla propria vita.
Se una star dello spettacolo aveva un qualche problema, saperlo rendeva
una persona normale al di sopra di quella tanto celebrata stella dello
spettacolo.
La fama rendeva tutti migliori, secondo la gente normale, e per loro
sapere che anche i cosiddetti VIP facevano degli errori, li faceva
esaltare, facendo aumentare in loro la voglia di distruggerli.
Probabilmente Linda aveva ragione, se la gente avesse avuto veramente
bisogno di un eroe, ci avrebbe pensato due volte prima di dargli
addosso in quel modo.
Scosse la testa, decisa a non pensarci su.
Si diresse verso l’ufficio di Tess con la rabbia che occupava
ogni singolo centimetro cubo del suo corpo, pronta ed esplodere al
minimo accenno di discussione.
Entrò nell’ufficio del suo capo, sventolando la
copia del Planet che teneva ancora in mano, cosicché le
avrebbe subito dato l’idea di essere poco propensa a parlare
pacificamente. “Tess, che diavolo ti è saltato in
mente?!” Chiese fissando la copia che reggeva, ancora
incredula dell’articolo contro Clark, un suo stesso
dipendente, che aveva avuto il coraggio di pubblicare,. Il suo tono di
voce non era certo adatto da usare contro il suo capo, ma in quel
momento il suo lavoro era l’ultima cosa che le importava.
Tess aveva bisogno di rendersi conto dell’idiozia che aveva
fatto nel dare l’ok per quella prima pagina.
Alzò lo sguardo dal giornale per cercare quello di Tess che
di sicuro sedeva alla sua scrivania, ma invece di ritrovarsi faccia a
faccia con un paio di occhi verdi pieni di superiorità, si
ritrovò vari sguardi puntati addosso, nessuno di questi era
quello di Tess.
Analizzò brevemente la situazione e si rese presto conto di
trovarsi in un mare di guai.
Decise che ancora una volta avrebbe mantenuto la calma, dopotutto non
era la prima volta che si trovava puntato un fucile stordente di fronte
e di certo non era la prima volta che si ritrovava faccia a faccia a
parlare con un uomo dell’esercito. Era la storia della sua
vita.
“E’ arrivata ora.” Sentì la
voce dell’uomo di fronte a lei informare del suo arrivo
qualcuno via radio. “Signorina Lane, ho bisogno di parlare
con lei di alcuni problemi relativi alla sicurezza
nazionale.” Vide l’uomo fare qualche passo verso di
lei, i due uomini con i fucili che spalleggiavano l’uomo che
aveva preso la parola, pronti a reagire.
Lois conosceva ogni singola tattica dell’esercito, grazie a
suo padre e al suo lavoro.
E il modo in cui quei tre uomini si presentavano, quasi in formazione,
le faceva capire che non ne sarebbe uscito niente di buono.
Il cervello le diceva di cooperare, ma il suo cuore le diceva che non
avrebbe nemmeno dovuto pensare a quella possibilità. Se in
più mettiamo la parte testarda di lei, quella che odiava le
regole e tutto quello che le ricordava suo padre, beh… Non
c’era una singola possibilità che sarebbe rimasta
a sentirli, men che meno a collaborare.
“Senza il mio avvocato, non mi sentirete fare neanche un
singhiozzo.” Disse in tono di sfida, sostenendo lo sguardo
dell’uomo di fronte a lei.
Gli vide fare un breve cenno del capo, prima di notare come uno dei due
soldati di fianco a lui avesse alzato l’arma che teneva in
mano ad altezza d’uomo, pronto a spararle addosso una scarica
stordente.
Si guardò intorno per qualche millesimo di secondo, sapendo
già quello che doveva fare. Scappare.
Iniziò a correre, raggiungendo velocemente la porta
dell’ufficio di Tess, convinta di essere riuscita a farla
franca, quando il rumore di una scarica elettrica rilasciata dal fucile
le fece gelare il sangue nelle vene.
‘Troppo
lenta.’ Pensò tra sé,
ormai rassegnata a cadere al suolo stordita.
Ma invece di una scarica elettrica, sentì
un’improvvisa folata di vento e delle forti braccia
sollevarla di peso, mentre tutto intorno a lei diventava una grossa
macchia in movimento.
Una strana sensazione di dejà-vu che non riuscì a
spiegarsi, le diede la strana certezza di essere completamente al
sicuro. Per ora.
A/N: Ed è
andato anche questo! Di solito il 13 porta sfiga XD per cui spero che
vi sia piaciuto. XD
Volevo rendervi partecipe
di una cosa. XD Il dejà-vù che non riesce a
spiegarsi e di cui parla Lois, in teoria sarebbe quello della settima
stagione, in cui Clark si trova in un mondo parallelo dove lui non
è mai arrivato e Lois viene rapita da Lex & Co. e
lui la salva nello stesso modo in cui la salva nell'eppo 8x15.
Spero di essere stata
chiara perché onestamente non so nemmeno io se mi sono
spiegata o no!! XD
Cmq, mi è
sembrato carino infilarcelo, anche se so che in fondo Lois non potrebbe
mai ricordarselo, visto che non è mai successo, ma siamo qui
per cambiare le cose che non ci piacciono, no? XD
Penso di avervi detto
tutto...
I prossimi due capitoli
sono quelli che mi hanno spinto a scrivere tutta questa storia, per cui
spero tanto che vi piaceranno la metà di quanto è
piaciuto me scriverli. :D
Ma vi annoierò
meglio con queste chiacchiere al prossimo aggiornamento! XD
Ci si vede
lunedì! ;)
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Capitolo 14 *** Special (pt 1) ***
A/N: Ci siamo
ragazze, il capitolo del fienile è arrivato.
Ora, non imbrogliate e
come sempre leggete tutte le mie risposte alle vostre rcecensioni,
invece di scendere velocemente e passare subito alla lettura del
capitolo! XD XD
@ cordina87:
Wow, se non ricordo male sei la prima a battere Cosmo nel recensire un
capitolo! Vanne fiera perché non succede spesso, eh! XD
Cme wow, addirittura un
libro?! Ti ringrazio, ma non penso di essere a quei livelli! XD
Però grazie,
il mio ego dice che le sei molto simpatica! :P
@ Cris: ahaha,
son contenta che la frase su Mad Dog Lane ti sia piaciuta! Mi
è dispiaciuto lasciare il suo nomignolo in Inglese, ma in
Italiano suona in modo osceno, quasi offensivo, povera Lois :( Tra
l'altro mi pare che in Smallville non l'abbiano mai nemmeno tradotto,
anche se lo dicono un paio di volte durante l'ottava stagione... Eh
vabeh! :P
Son contenta che l'idea
del dejà-vù ti sia piaciuta, perché
non ne ero convintissima al 100%!
@ Enya: ahahah,
beh Enya, fino a prova contraria Smallville è abitata solo
da contadini, quindi direi che la cosa più naturale fosse
che "attaccassero" casa Kent con pomodori, uova e chi più ne
ha più ne metta! XD Però ti giuro che l'ho
scritto pensandolo come una roba seria, invece poi mi son resa conto
che alla fin fine era quasi un modo per stemperare la tensione che in
fondo si doveva sentire in quel momento! XD
@ Leti: Solo
una cosa Leti, spero che questo capitolo e la seconda parte rispettino
le attese! Hai costruito troppa attesa attorno alla scena del fienile
che ora ho terrore che non piaccia! XD XD
@ Cosmo: Fa uno
stranissimo effetto rispondere alla tua recensione alla fine! Di solito
sei sempre il primo nome che scrivo nelle recensioni! XD
Oh beh, c'è
una prima volta per tutto! XD
E wow, addirittura una
Lois da oscar?! Beh, visto che il capitolo era praticamente una scena
di Smallville, facciamo i complimenti a chi ha scritto la scena, ignaro
che io gliel'ho soffiata per riusarla nella ff! XD
ps: spero continuerai ad
amare i granai anche dopo questo capitolo! :P
@ Free air:
Awww, spero che il ritorno a scuola sia stato meno traumatico di quanto
credessi e che in quel caso, il nuovo capitolo ti aiuti a non pensare
che la scuola è riniziata. :(
Ok, come potete notare ho
cercato di rispondere col minimo indispensabile per non rimandarvi di
troppo la lettura! XD
Ci si legge alla fine,
buona lettura a tutti! :)
Lois chiuse gli occhi durante il viaggio che durò pochi
secondi.
Quei pochi istanti in cui aveva avuto il coraggio di sbirciare, tutto
intorno a loro le era sembrato una macchia di colori confusa, senza un
inizio, né una fine.
‘Sembra che il
nome che gli ho detto calzi sempre più a pennello!’
Esclamò tra sé, concedendosi il lusso di non
pensare per qualche secondo a tutto quello che le sarebbe successo se
Clark avesse ritardato la sua entrata in scena di appena qualche
secondo. ‘Sfido
chiunque a trovare un nome migliore di quello che gli ho dato io! Certo
è un po’ difficile da
pronunciare…’ Continuò a
riflettere. ‘Magari
c’è un nome migliore di quello. Dovrei
senz’altro pensarci su.’
Prima che potesse continuare il suo ragionamento, si rese conto che
Clark si era fermato e finalmente aprì gli occhi, sorpresa
di ritrovarsi dopo pochi secondi nel fienile dei Kent.
Smallville distava circa tre ore in macchina da Metropolis e solo ora
che l’aveva provato in prima persona, si rese conto quanto
Clark fosse veloce.
Sarebbe voluta rimanere lì con lui a parlare di quanto
straordinario pensava che fosse - solo loro due lì nel
fienile, ma la verità era che ogni discorso superfluo doveva
essere rimandato finché questa situazione non si fosse
risolta.
“Bella presa,” gli disse, scivolando dalla sua
presa e rimettendosi in piedi, “ma non dovresti essere qui.
Tutti i segugi del Paese riconosceranno il tuo odore.” Era
tremendamente preoccupata per lui e non fece nulla per nasconderlo.
Dall’espressione che vide nel viso di Clark, capì
quanto anche lui lo fosse.
“E’ tutto apposto,” notò il
suo solito tono tranquillo che usava sempre quando provava a
tranquillizzarla, “so che ti sembrerà strano, ma
tutto finirà molto presto.” Clark
iniziò a camminare, allontanandosi da lei, ma lei lo
seguì a ruota, ritrovandosi nuovamente di fianco a lui.
“Okay.” Rispose confusa. “La mia soglia
di resistenza alle notizie shock è molto alta al momento,
posso resistere a tutto.” Dopotutto, cosa ci poteva essere
più strano di tutto quello che stava già
capitando? O di quello che aveva scoperto quel giorno?
Lois era sicura che ogni notizia che avesse sentito d’ora in
poi, sarebbe stata una sorpresa sempre meno inaspettata di quella che
aveva avuto quel giorno. E certo, si riferiva anche al fatto che lui
fosse di un altro pianeta, ma il fatto che avesse ammesso a
sé stessa di essere totalmente e irreparabilmente innamorata
di Clark Kent, aveva mandato in corto circuito ogni sua fibra.
Lo vide finalmente fermarsi e girarsi nuovamente verso di lei,
ritrovandoselo faccia a faccia.
Nonostante la poca luce nel fienile, poté notare quanto i
lineamenti del suo viso fossero tirati dallo stress e come quella
situazione lo stesse quasi facendo impazzire.
Avrebbe voluto convincerlo a fermarsi per qualche secondo, quel tanto
che bastava per riprendere fiato, per rassicurarsi a vicenda che tutto
sarebbe andato bene, per fargli sapere che qualunque cosa fosse
successa, lei sarebbe stata sempre al suo fianco.
Ma Clark sembrava andare così di fretta, sembrava voler
risolvere tutto il più in fretta possibile e Lois non poteva
dargli torto.
Solo lui sapeva esattamente cosa gli passava per la testa in quel
momento e lei avrebbe pagato oro perché lui la lasciasse
entrare.
Ma dopotutto Clark era anche questo, l’impenetrabile fortezza
che proteggeva il suo prezioso involucro che solo lei e pochi altri
riuscivano a scalfire, avendo il privilegio di dare
un’occhiata al vero Clark Kent. E se questa volta avesse
dovuto aspettare, chi era lei per avere fretta? Dopotutto, una volta
risolto tutto questo, avrebbero avuto tutto il tempo del mondo solo per
loro due.
Ora il problema maggiore era placare la folla inferocita che lo voleva
distruggere e lui sembrava sapere cosa fare e Lois si promise che
avrebbe fatto qualunque
cosa per aiutarlo.
“Lois, ho un anello che mi permette di viaggiare in qualsiasi
periodo temporale.”
‘Tranne
questo.’ Pensò tra sé,
incapace di rispondergli.
Rimasero a fissarsi per qualche secondo e Lois non seppe che dire. Vide
la risolutezza nei suoi occhi, ma intravide anche
qualcos’altro poco prima che lui riprendesse a camminare,
dandole le spalle.
Forse per lui questa era una decisione sofferta, una sorta di ultima
spiaggia alla quale non avrebbe voluto ricorrere.
Forse tornare indietro nel tempo, cancellare le ultime 24 ore non era
la prima soluzione a cui aveva pensato.
Forse una parte di lui stava male quanto lei alla sola idea di perdere
quello che avevano finalmente iniziato a costruire.
O forse lei aveva semplicemente capito male le sue intenzioni.
Continuò a rimanere in silenzio, in attesa che lui le
spiegasse meglio quello che intendeva.
“Tornerò indietro a prima che Linda Lake scriva
quell’articolo.”
Oh no, aveva capito benissimo quello che intendeva.
La rabbia che qualche secondo prima era riuscita a trattenere
nell’ufficio di Tess, ora stava iniziando a tornare in
superficie, ma l’ultima cosa che voleva fare, era rigettarla
addosso a Clark.
Dopotutto tutto questo non era colpa sua. Dopotutto lui stava solo
cercando di fare la cosa giusta, anche se questo significava cancellare
ogni traccia di progresso tra loro.
Ma allora perché tutto quello che voleva fare in quel
momento era prenderlo a pugni come non aveva mai fatto e fargli
cambiare idea?
Clark si fermò di fronte ad un mobiletto, fissandolo in
attesa di prendere quello che stava cercando. “Il mondo non
è pronto ad accettare uno come me.”
Sentirlo così triste e quasi disperato, le spezzava il cuore
e avrebbe voluto corrergli incontro e rassicurarlo, ma quello di cui
aveva bisogno, di cui entrambi avevano veramente bisogno in quel
momento, era di essere incoraggiati, anche con le maniere forti.
“Allora resta e combatti!” E la fece suonare come
la cosa più semplice del mondo, anche se sapeva benissimo
che non lo era.
Aveva sperimentato sulla sua pelle cosa voleva dire essere amica
dell’alieno cattivo e poteva solo immaginare quello che aveva
passato lui.
Sapeva che tornare indietro era la cosa più sensata da fare
in quel momento, sia per lui che per tutti gli altri, eppure…
Eppure nonostante tutto, una parte di lei non si spiegava come una
persona potesse semplicemente abbandonare il campo di battaglia in quel
modo, quasi dandola vinta al nemico.
Aveva imparato che nella vita bisogna combattere per quello che si
desidera, se ci si tira indietro, vuol dire che quella cosa per cui hai
combattuto tanto non era importante come credevi e non vale la pena
nemmeno sporcarsi le mani ulteriormente.
Ma quello che Clark aveva vissuto oggi era speciale, come poteva
semplicemente alzare bandiera bianca in quel modo e cancellare tutto
con un colpo di spugna?
No, non se lo spiegava e non se lo sarebbe spiegato, perché
avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per convincerlo a rimanere e
combattere.
“Dai alle persone una possibilità di vedere chi
sei veramente!” E più cercava di convincerlo,
più ripeteva a sé stessa che quelle sue parole
non erano dettate dal semplice fatto che voleva che le cose tra loro
non regredissero. Non avrebbe potuto sopportare l’idea di
rivivere quei periodi di incertezza tra loro, non di nuovo. Aveva
sofferto abbastanza la prima volta.
Tornare indietro per lei significava dover nuovamente fare a botte col
fantasma di Lana che reclamava il suo spazio nella vita di Clark e non
era così sicura che questa volta avrebbe vinto, non senza
che Clark le spiegasse nuovamente la situazione.
Lo vide girarsi, guardandola nuovamente negli occhi e le
sembrò che le sue parole non avessero colpito il segno, che
lui fosse comunque sempre convinto a cancellare tutto.
“E’ troppo tardi, Lois.” Lo
guardò in silenzio e sentì gli occhi riempirsi
lentamente di lacrime, ormai rassegnata a perderlo. “Per
tutta la mia vita sono stato diverso.”
Prese un respiro profondo, prima di rispondergli, sapendo che avrebbe
notato quanto la sua voce fosse rotta dall’emozione. Ma a
questo punto, non le importava più di risultare una debole,
una persona che aveva dei sentimenti, per lo meno non con Clark. Ormai
lui la conosceva talmente bene che fare la parte della ragazza forte
non aveva alcun senso con lui. “Alcune persone passano le
loro vite cercando un modo per distinguersi,” fece qualche
passo verso di lui, fermandosi sotto la luce di una lampada ad olio,
consapevole che Clark avrebbe notato ogni singolo segno di cedimento
sul suo viso. “Cercano un modo per essere una di quelle
persone che tutti chiamerebbero speciali.”
Rimase a fissarlo, in attesa che lui dicesse qualcosa, qualunque cosa
che la potesse fermare dal continuare a parlare, ma lui rimase
semplicemente in silenzio, forse preso alla sprovvista dalle sue parole.
Prima che tutto questo fosse finito, c’era ancora una cosa
che doveva dirgli, una cosa che forse gli avrebbe fatto capire
finalmente quanto fosse importante per lei.
Lo guardò un’ultima volta, prima di prendere
coraggio e parlare.
“Quando mi hai detto chi eri, ho pensato ‘tutti
tranne Clark’.” Ritornò per qualche
secondo indietro al giorno prima, quando lui aveva deciso di abbassare
quell’impenetrabile campo di forza e le aveva detto la
verità sulle sue origini.
Ricordò come la notizia del saperlo alieno non
l’aveva spiazzata come il realizzare che quello non cambiava
assolutamente nulla per lei, anzi, rendeva ogni suo singolo sentimento
verso Clark Kent ancora più forte di prima.
Continuò subito il suo ragionamento, prima che lui potesse
fraintendere. “E non per la notizia
dell’alieno,” scosse la testa, prima di sorridere
ironica, “ho conosciuto abbastanza ragazzi da sapere che si
può essere anche nati sulla Terra, ma essere comunque
distanti anni luce dall’essere normali.”
Notò lo sguardo di Clark abbassarsi per qualche secondo a
fissare il terreno sotto i suoi piedi ed ebbe la sensazione che forse
avesse finalmente deciso di aprire gli occhi.
“Lois, non devi spiegarmi nulla, lo capisco.”
“No invece.” Scosse la testa decisa, sicura che
Clark non avrebbe mai capito quanto lei ne avesse disperato bisogno, se
lei stessa non gliel’avesse detto apertamente.
Sapeva che Clark aveva lo strano potere di non vedere mai quello che
aveva sotto il naso e la cosa la mandava in bestia il più
delle volte.
Si chiedeva come una persona del genere potesse essere così
testarda da non voler capire quanto fosse speciale, quanto fosse
perfetta con le sue imperfezioni e soprattutto quanto la persona di
fronte a lui l’amasse in modo così disperato da
essere così egoista da volergli evitare di tornare indietro
nel tempo, solo per non perdere quello che c’era tra loro.
Beh, se lui non riusciva a vederlo da sé, lei
l’avrebbe aiutato volentieri. “Come può
una persona con la vista a raggi X, essere così cieca?”
Fece un passo verso di lui per poter vedere una reazione nei suoi
lineamenti e quello che ci trovò fu il suo solito sguardo da
cucciolo che non lasciava mai il suo viso, quasi incredulo di essersi
appena sentito dire quelle parole.
Lois prese un respiro profondo prima di proseguire. Ora che aveva
iniziato, aveva paura di fermarsi, paura di quello che avrebbe potuto
dirle.
Sapeva che c’era qualcosa tra loro, che le cose erano
cambiate 24 ore prima quando lui aveva deciso di baciarla sotto la
pioggia in un modo che probabilmente nemmeno un riavvolgimento del
tempo potrà mai cancellare. E quel caffè, quella
promessa che si erano fatti… le cose erano decisamente
cambiate, ma ora sembravano essere cambiate nuovamente e lei aveva
bisogno di buttare tutto fuori prima che fosse troppo tardi.
“Ho già percorso la strada dell’eroe in
passato,” la voce le si ruppe per l’emozione e il
nodo alla gola le rendeva difficile parlare senza che si notasse che
era sull’orlo di una crisi di pianto. Prese un ennesimo
respiro profondo, prima di andare avanti, “e ogni volta ho
sempre fatto inversione, mandando le cose a
rotoli…” I suoi occhi non si spostavano mai da
quelli di Clark, sfidandolo a fare o a dire qualunque cosa invece di
rimanere lì immobile ad ascoltarla.
“Ma questo…” indicò una volta
sé stessa e poi Clark, riferendosi a quello che
c’era tra loro. “Questa volta era diverso.”
Il suo tono deciso sorprese anche lei, non solo Clark.
Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo e Lois
sentì l’aria volatilizzarsi dai polmoni, tanto era
nervosa per quello che lui avrebbe potuto fare o dire dopo quello che
aveva appena sentito.
Dopo un’infinità di tempo, Clark finalmente le
rispose e Lois notò come non riusciva a guardarla negli
occhi. “E questa volta sarà diverso,
Lois.”
Perché non la guardava negli occhi? Gli era così
difficile dirle che la stava lasciando in quel modo, senza nemmeno
combattere?
Usando il suo tono più distaccato possibile, le
spiegò come stavano le cose. “Una volta riavvolto
il tempo, nessuno
si ricorderà chi sono.”
Non appena quelle sue parole raggiunsero le sue orecchie, Lois
capì che tutte le sue paure erano fondate.
Una piccola parte di sé le diceva di fidarsi di lui, di
chiedergli quella domanda che le ronzava in testa.
Le avrebbe detto nuovamente il suo segreto anche quando tutto questo si
sarebbe placato in quella specie di realtà parallela o
qualunque cosa fosse?
Una piccola parte di sé, il suo cuore, le diceva di
crederci, di avere fede che lui avrebbe fatto la cosa giusta e le
avrebbe nuovamente confessato ogni suo singolo segreto.
Le dava la forza di credere che Clark si fidava di lei e che prima o
poi, le avrebbe nuovamente detto il suo segreto, perché lei
era una di quelle persone di cui lui si fidava ciecamente. Tutto quello
che doveva fare era avere un po’ di pazienza e lasciargli il
suo spazio.
L’altra parte invece, il suo istinto, le diceva che era
meglio aprire gli occhi prima che fosse troppo tardi, di iniziare ad
affrontare il fatto che lei non avrebbe mai sentito nominare il segreto
di Clark e che probabilmente, se non fosse stata una giornalista che
aveva l’opportunità di pubblicare
l’articolo a cui lui teneva tanto, lui non gliene avrebbe mai
parlato.
“E quando schiaccerai il pulsante che cancellerà
tutto,” la domanda che le ronzava in testa, ebbe la meglio
sulla sua volontà di farla rimanere un semplice pensiero ed
iniziò a lasciare le sue labbra, “non mi dirai
nuovamente il tuo segreto, vero?” Nonostante la fece suonare
come una domanda, questa per Lois era una semplice affermazione, sicura
com’era che Clark avrebbe usato questa situazione a suo
vantaggio per mantenere il suo segreto tale con tutti. E lei non faceva
eccezione.
Rimase a fissarlo per qualche secondo, sperando che lui smentisse ogni
sua singola parola, che cancellasse ogni sua singola insicurezza
stringendola forte a sé e promettendole che nessun
riavvolgimento del tempo avrebbe cambiato le cose tra loro.
“Mi dispiace.” Gli sentì dire,
confermando le sue paure.
Sentì il cuore infrangersi come uno specchio gigante i cui
pezzi erano sparsi sul pavimento. Miliardi di pezzi che ormai erano
irrimediabilmente distrutti e impossibili da rimettere insieme, tanto
l’impatto col terreno era stato devastante.
Lois aveva sempre saputo che aprirsi con una persona, mostrargli il tuo
vero io non portava a niente di buono e oggi ne aveva avuto la
conferma.
Si era permessa il lusso di convincersi che Clark non
l’avrebbe mai lasciata indietro, eppure era proprio quello
che stava succedendo. Il ragazzo che le aveva rubato il cuore, ne aveva
fatto quello che voleva, distruggendolo senza pensarci su due volte.
Soprattutto si era permessa il lusso di sentirsi speciale, di sentirsi
come una di quelle persone che sono fondamentali per
l’esistenza di qualcun altro. Non si era mai permessa un
lusso tale e ora ne pagava le conseguenze.
Lois Lane non si sarebbe più fatta trovare impreparata e
avrebbe iniziato da subito a ricostruire mattone dopo mattone quelle
difese che Clark aveva sbriciolato dopo così poco tempo con
una facilità disarmante.
“E’ tutto apposto.” Disse quasi in un
sussurro, quasi tradendo il suo impegno a dimostrarsi forte.
“Perché mai dovrei pensare di essere speciale?”
Chiese retorica, senza mai spostare lo sguardo dagli occhi blu di Clark
che la fissavano quasi increduli. Decise di ignorarli, di non leggere
il possibile significato che si nascondeva dietro quello sguardo di
fronte a lei. “Clark…” gli sorrise e le
fece male, peggio di quanto si aspettasse. Strinse i denti, non volendo
rinunciare alla piccola messinscena che stava mettendo in atto.
“Lo capisco.” Annuì un paio di volte
freneticamente, come se questo potesse aiutarla a credere alle stesse
idiozie che stava dicendo per rendere il distacco meno traumatico.
Certo che non capiva il perché si comportasse in quel modo.
Poteva anche accettare il fatto che lui volesse riavvolgere tutto,
risolvendo la questione della gente impazzita, ma perché in
tutto questo doveva rimetterci anche lei?
Forse non aveva reagito come aveva voluto quando le aveva detto la
verità sulle sue origini?
Forse dirle la verità non era stato liberatorio come pensava?
Forse riusciva ad andare avanti con la sua vita anche con la
consapevolezza che lei non avesse il minimo dubbio sulle sue vere
origini?
Ogni singola possibilità che le veniva in mente le sembrava
ridicola e le faceva venire voglia di urlargli contro che no, non
capiva il perché di quel suo comportamento così
stupido.
“Lois, non capisci, è perché sei speciale.”
Sapeva che quelle parole non significavano nulla, proprio
perché erano solo parole e non fatti. I fatti erano quello
di cui aveva bisogno in quel momento.
Eppure fu più forte di lei.
Gli si lanciò contro, buttandogli le braccia al collo e
lasciando che le sue labbra sentissero il sapore delle lacrime che lui
stesso le aveva fatto versare.
Con una manovra inaspettata, Clark era riuscito a metterla nuovamente a
nudo, facendole perdere per l’ennesima volta la maschera da
ragazza forte che aveva provato ad indossare di fronte a lui. ‘Maledetto
Smallville.’ Pensò, mentre sentiva le
sue braccia cingerla per la vita e le sue labbra rispondevano al suo
bacio, facendole annebbiare nuovamente la mente, cancellando ogni
singolo pensiero sensato che stava avendo in quel momento.
***
Clark raggiunse il Planet in tempo, grazie alla sua
supervelocità, salvando Lois dall’essere stordita
da una scarica elettrica.
Non si sarebbe mai potuto perdonare se lei fosse stata ferita per colpa
sua. Fortunatamente tutto questo stava per finire.
“Bella presa,” gli disse, e la sentì
scivolare via dalla sua presa velocemente, rimettendosi in piedi. ‘Sempre la solita
Lois.’ Pensò, notando il suo spirito
battagliero e combattente che aveva la meglio su di lei.
“Ma non dovresti essere qui. Tutti i segugi del Paese
riconosceranno il tuo odore.” Per un secondo rimane
esterrefatto nel sentirla preoccupata per lui. Aveva appena rischiato
di essere messa KO da un pazzo con un fucile stordente ed invece di
preoccuparsi delle conseguenze, era preoccupata per lui e per i segugi
che avrebbero potuto trovarlo.
‘Cosa ho fatto
per meritarti?’ Si chiese, il suo complesso di
inferiorità che stava avendo nuovamente la meglio.
“E’ tutto apposto.” La
rassicurò, tornando a pensare seriamente a quello che era
venuto a fare qui al fienile. L’anello della Legione si
trovava a pochi passi da lui, ancora qualche secondo e tutto questo
sarebbe finalmente finito. “So che ti sembrerà
strano, ma tutto finirà molto presto.” Si mosse
velocemente verso la cassetta degli attrezzi che nascondeva
l’anello, allontanandosi da lei, senza notare che lo stava
seguendo.
“Okay.” Sentì la sua voce vicina e si
rese conto di averla nuovamente al suo fianco. “La mia soglia
di resistenza alle notizie shock è molto alta al momento,
posso resistere a tutto.” Clark sorrise per un secondo,
nell’immaginare in che posizione stava questa giornata nella
sua classifica speciale. Di certo era entrata a far parte delle prime
cinque posizioni ed era sicuro che per Lois era lo stesso.
Abituati o no a vivere a Smallville, certe notizie sono sempre
difficili da digerire, in primis quella del tuo collega alieno.
Rimase per qualche secondo a riflettere se fosse il caso o no di
spiegarle il suo piano, visto che tra qualche minuto avrebbe
dimenticato tutto, ma ricordò la promessa che si era fatto
– non mentirle mai più – e decise che le
avrebbe raccontato tutto quello che aveva intenzione di fare.
“Lois, ho un anello che mi permette di viaggiare in qualsiasi
periodo temporale.” Aspettò una risposta di Lois,
ma tutto quello che ricevette fu uno sguardo confuso e del silenzio.
Per quanto fosse potuto rimanere semplicemente a guardarla per il resto
della sua vita, il mondo aveva bisogno di lui in quel momento, per cui
riprese a camminare, la sua meta sempre più vicina.
“Tornerò indietro a prima che Linda Lake scriva
quell’articolo.”
Cercò di ignorare la fitta allo stomaco che gli
causò il solo pensare di riavvolgere il tempo e perdere
tutto quello che aveva ottenuto a discapito della sua
identità segreta.
Per quanto avesse terrore di rimanere anche solo un secondo in quella
che avrebbe ricordato come solo una strana realtà
alternativa, una parte di lui gli fece pensare per più di un
secondo che per stare con Lois Lane, valeva la pena rinunciare alla sua
identità.
“Il mondo non è pronto ad accettare uno come
me.” Disse più a sé stesso che a Lois,
quasi stesse cercando un ennesimo motivo che lo aiutasse a prendere la
scelta giusta.
Ne aveva trovato parecchi a dire il vero, ma tutti sembravano non
reggere il confronto rispetto a Lois.
Ma in fondo, che vita le avrebbe potuto dare se non avesse usato
l’anello come voleva?
Sarebbero stati dei fuggitivi in eterno – perché
ammettiamolo, la gente non dimentica così facilmente che
vieni da un altro pianeta. E se c’era una cosa che Clark
sapeva, era che Lois meritava una vita normale, non infestata da
movimenti clandestini con l’aiuto delle tenebre e la costante
paura di essere scoperti.
Doveva riavvolgere il tempo soprattutto per Lois, per darle la vita
normale e piena di successi che era sicuro avrebbe avuto, se
quell’articolo non fosse mai uscito.
“Allora resta e combatti!” Quella sua richiesta per
poco non lo convinse, facendo nuovamente traballare la sua risolutezza.
Perché doveva rendere il tutto così difficile,
chiedendogli di restare? Perché non poteva semplicemente
accettare il fatto che doveva risolvere il tutto a modo suo?
‘Perché
è Lois Lane.’ Ovviamente quella era
l’unica risposta a quelle domande. Se c’era una
parola che non esisteva nel suo vocabolario, quella era arrendersi.
“Dai alle persone una possibilità di vedere chi
sei veramente!” Notò nei suoi occhi castani il
fuoco che ardeva, nonostante le lacrime iniziassero a minacciare di
cadere. Odiava che lei piangesse, in particolare quando questo era
dovuto a lui.
Aveva sofferto in passato nel vedere Lana piangere a causa sua, ma mai
questo faceva male come ora con Lois. Ma dopotutto, perché
sorprendersi? Aveva già capito che Lois e Lana erano di due
mondi completamente diversi.
Si concentrò su quello che gli aveva appena detto e si
limitò a scuotere la testa, ormai senza speranza. Come
poteva riuscire a dare alla gente un motivo per fidarsi di lui, per
andare oltre le parole di Linda? Ormai tutti si erano fatti
un’idea sbagliata su di lui e non c’era nulla che
avrebbe potuto fare o dire per cambiare la situazione.
“E’ troppo tardi, Lois.” Scosse
nuovamente la testa, dando voce ai suoi pensieri. “Per tutta
la mia vita sono stato diverso.” Scosse le spalle, dicendo la
cosa più scontata del mondo.
Aveva passato tutta la vita a sentirsi diverso, perché era
diverso.
Niente football per colpa dei suoi poteri; vita quasi monacale sempre
per colpa dei suoi poteri; pochi amici perché non poteva
permettersi di frequentare troppa gente, col rischio che qualcuno
scoprisse chi era veramente.
Per tutta la sua vita aveva sempre vissuto diversamente e
l’unica volta che si era permesso di vivere come tutti gli
altri, facendo sapere al mondo la verità, tutto gli si era
ritorto contro.
‘Nasci
diverso, muori diverso.’ Pensò,
parafrasando un detto che stranamente gli venne in mente in quel
momento.
Sperò che Lois si rassegnasse, che smettesse di guardarlo in
quel modo che riusciva a metterlo in difficoltà, a fargli
avere dei ripensamenti su quello che era giusto fare.
Ma il suo sguardo fiero, il fuoco che le vedeva ardere negli occhi e
quel suo tono di voce dannatamente sicuro di sé stavano
riuscendo nel loro intento.
Aveva bisogno di usare quell’anello subito, prima che fosse
troppo tardi.
“Alcune persone passano le loro vite cercando un modo per
distinguersi.” Sentì il suo tono di voce
incrinarsi leggermente a causa delle lacrime che stavano minacciose ai
margini dei suoi occhi, pronte a cadere libere al minimo segno di
cedimento. “Cercano un modo per essere una di quelle persone
che tutti chiamerebbero speciali.” Rimase a fissarla inerme,
senza sapere che dire o che fare. Avrebbe voluto correrle incontro o
non averle mai permesso di scappare dalla sua presa qualche minuto
prima.
Quel doloroso deja-vù di quel mondo parallelo in cui lui non
era mai arrivato sulla Terra lo colpì. La Lois Lane di quel
mondo era così diversa, se possibile ancora più
sicura di sé di quella che si ritrovava di fronte, tanto da
concedersi di sbirciare da dietro la porta mentre lui si cambiava.
Anche in quella circostanza lui le corse in soccorso, aiutandola a
scappare dall’esercito di Lex Luthor, prendendola tra le sue
braccia e correndo via alla velocità della luce in un posto
sicuro.
Avrebbe mentito a sé stesso se avesse negato di non aver mai
ripensato a quella situazione e alle parole di quella Lois che non
perdeva occasione di flirtare con lui. ‘Bel modo per salvare
e conquistare una ragazza.’
La voce di Lois lo riportò alla realtà di quello
che tra poco sarebbe diventato un nuovo mondo parallelo e i cui
dejà-vù l’avrebbero perseguitato per
sempre. “Quando mi hai detto chi eri, ho pensato
‘tutti tranne Clark’.” Deglutì
nervosamente, stupito da quelle sue parole che non si era mai aspettato
di sentirsi dire da lei. Non le era sembrato che Lois avesse preso male
la sua notizia, se escludiamo i momenti in cui aveva cercato di
avvicinarsi a lei e lei si era allontanata immediatamente. Clark
l’aveva attribuito allo shock di tutte quelle notizie una
dietro l’altra, ma addirittura pensare quelle parole? Non ci
voleva credere.
Prima che potesse pensare oltre, Lois riprese la parola. “E
non per la notizia dell’alieno,” Clark riprese a
respirare, felice di sapere che ancora una volta aveva frainteso. Per
un secondo ebbe il terrore che Lois avesse iniziato a vederlo in modo
diverso come avevano fatto tutti gli altri. Tirò un respiro
di sollievo, felice che quel suo incubo esisteva solo nella sua mente.
Si concentrò su Lois e la vide scuotere la testa, prima di
sorridere ironica e proseguire, “ho conosciuto abbastanza
ragazzi da sapere che si può essere anche nati sulla Terra,
ma essere comunque distanti anni luce dall’essere
normali.”
Clark abbassò lo sguardo per un secondo, pensando di aver
letto in quelle parole un complimento, quasi volesse fargli capire che
lui era più normale di tutte le persone che aveva conosciuto
prima di lui, o almeno di tutti i ragazzi che c’erano stati
prima di lui.
Ma no, come poteva essere? Lui, un alieno, normale?
Eppure rialzando nuovamente lo sguardo e incrociandolo con quello di
Lois, ebbe la conferma che in fondo il suo pensiero aveva senso, che
lei lo riteneva normale.
Quello che gli sfuggiva era il perché lei lo avesse
paragonato proprio ai ragazzi e non avesse fatto un semplice discorso
generale.
Che volesse fargli capire che lui era più speciale per lei
di quanto in realtà non credesse?
“Lois, non devi spiegarmi nulla, lo capisco.” Ma in
fondo sperò tanto che lei non credesse alle sue parole, che
gli spiegasse quello che lui aveva il terrore di pensare.
“No invece.” La vide scuotere la testa e decise che
da quel momento in poi sarebbe rimasto in religioso silenzio ad
ascoltare ogni singola parola che sarebbe uscita dalle sue labbra.
“Come può una persona con la vista a raggi X,
essere così cieca?”
Le vide fare un passo in avanti verso di lui e sarebbe voluto correrle
incontro e spiegarle che non era così cieco come pensava, ma
invece rimase lì impalato, sperando che lei continuasse a
parlare, a spiegarli. “Ho già percorso la strada
dell’eroe in passato,” notò la sua voce
esitare per l’emozione, prima di prendere un respiro profondo
e continuare. “E ogni volta ho sempre fatto inversione,
mandando le cose a rotoli…” I suoi occhi blu non
sembravano volersi concentrare su qualcosa che fosse diversa dagli
occhi di Lois, e Clark notò che quelli suoi castani
sembravano fare lo stesso.
Per un secondo tornò a quelle volte in cui si
ritrovò a farle da spalla su cui piangere, quando questi
eroi l’avevano costretta a fare dei passi indietro,
abbandonandola e spezzandole il cuore.
Aveva odiato AC e Oliver per averla ridotta in quello stato e le aveva
promesso che un giorno avrebbe trovato qualcuno di ancora
più speciale che le avrebbe fatto dimenticare tutti quei
ragazzi che l’avevano fatta stare male.
E ora lui era esattamente come quelle persone che aveva odiato per aver
fatto a pezzi il suo cuore. Ora stava facendo esattamente la stessa
cosa e non riusciva a perdonarselo.
Doveva evitare a Lois un’ennesima delusione, un ennesimo
strappo al cuore. Non voleva che lo ricordasse come uno dei tanti che
l’aveva fatta soffrire. Riavvolgere il tempo
l’avrebbe aiutato a mascherare questo suo errore e non ne
avrebbe fatto parola con nessuno. Avrebbe ripreso a mentirle, ma questa
volta a fin di bene, sia il suo che quello di Lois.
“Ma questo…” notò il suo
indice indicare prima sé stessa, poi Clark, riferendosi a
quello che c’era tra loro. “Questa volta era diverso.”
Il suo tono deciso lo sorprese, facendogli realizzare che il discorso
di Lois era ben diverso da quello che si era immaginato negli ultimi
secondi.
Ma nonostante Lois non lo vedesse come AC ed Oliver, in cuor suo Clark
sapeva che la differenza non era tanta. Tutti e tre avevano giocato col
cuore di Lois, con la differenza che lui aveva
l’opportunità di cancellare tutto e di permettere
al suo cuore di non subire l’ennesima delusione, mentre
invece gli altri due non avevano avuto questa occasione.
“E questa volta sarà diverso,
Lois.” Le rispose, senza riuscire a guardarla negli occhi per
qualche secondo. Sperò non gli chiedesse in che modo sarebbe
stato diverso, perché non avrebbe retto il peso del suo
sguardo mentre le diceva la verità. Ma dopotutto, si era
ripromesso che non le avrebbe più mentito e così
avrebbe fatto. Ovviamente il fatto che lei avrebbe dimenticato tutto,
aiutava e non poco ad essere sincero con lei. “Una volta
riavvolto il tempo, nessuno
ricorderà chi sono.”
Come temeva, lo sguardo deluso lo colpì in petto come una
freccia scagliata da pochi passi di distanza e gli fece più
male di tutta la kryptonite che gli avrebbero potuto usare contro.
Più cercava di essere onesto con lei e più
rovinava le cose. Aveva bisogno di quel dannato anello prima che
potesse dire qualche altra cosa di cui si sarebbe pentito.
“E quando schiaccerai il pulsante che cancellerà
tutto,” la sua voce sempre più rotta
dall’emozione lo congelò, facendogli odiare sempre
di più sé stesso. E quella domanda che gli stava
per fare non aiutava a migliorare la situazione. “Non mi
dirai nuovamente il tuo segreto, vero?” A Clark non
sfuggì come quella che sembrava una domanda, suonava come
un’affermazione. Lois lo conosceva fin troppo bene e non
aveva bisogno di fargli delle domande per sapere quello che gli passava
per la testa.
Avrebbe voluto spiegarle il perché di quella sua decisione,
i mille motivi dietro al suo rifiuto totale di dirle la
verità una volta riavvolto il tempo, ma si limitò
a dire la frase che ripeteva da sempre e che, ne era certo, lo avrebbe
accompagnato per il resto della sua vita. “Mi
dispiace.”
Rimasero in silenzio e tutto quello che Clark avrebbe voluto fare, era
stringerla forte a sé e rimanere in quella posizione per
sempre, finché qualcosa di apocalittico non fosse successo.
Ma Lois non la pensava allo stesso modo.
Notò come prese decisa un respiro, prima di prendere
nuovamente la parola con quell’espressione decisa che le
aveva visto in passato, in più e più occasioni.
“E’ tutto apposto.” Lo disse quasi in un
sussurro e Clark capì quanto le costava recitare nuovamente
quella parte della ragazza forte. Si odiava per averla costretta a
riutilizzarla, dopo che era riuscito ad oltrepassare quella muraglia
che la accompagnava da anni. “Perché mai dovrei
pensare di essere speciale?”
E Clark sentì il suo cuore spezzarsi nel sentirle
pronunciare quelle parole.
Come poteva dubitare una cosa del genere? Come poteva anche solo
pensare che per lui non fosse speciale?
Perché sapere il suo segreto la rendeva più o
meno speciale rispetto agli altri?
Inconsciamente passò in rassegna i nomi delle persone che
sapevano il suo segreto prima di questi due giorni e per quanto li
adorasse tutti quanti, non riusciva a comprendere come Lois pensasse di
essere meno speciale di tutti loro.
Poi uno dei pochi nomi in lista lo colpì. Lana.
Certo, come aveva fatto a non pensarci prima? Lois di sicuro aveva
collegato il suo non volerle dire il suo segreto, con Lana.
Era incredibile come riuscisse a creare dei problemi anche ora che non
c’era più.
“Clark… lo capisco.” Gli sorrise, come a
fargli capire che non c’era nessun problema tra loro,
perché in fondo che problema ci poteva essere tra due
persone che erano solo colleghi, no?
No. Non poteva permetterle di pensare una cosa del genere, nemmeno
sapendo che avrebbe dimenticato tutto di lì a poco.
Non avrebbe potuto dilungarsi come avrebbe voluto, spiegarle i mille
motivi che la rendevano speciale, al di sopra di Lana, ma il tempo non
gli era amico e doveva fare in fretta.
“Lois, non capisci.” Si prese qualche secondo per
osservarla sotto la luce tenue di quella lampada ad olio che illuminava
il fienile. Più la osservava, più notava ogni
singolo, speciale dettaglio su di lei. Come poteva essere
così cieca da non vedersi per quella che era? Una bellissima
ragazza ed un essere umano stupendo. “E’
perché sei speciale.”
Sperava credesse alle sue parole, che quelle bastassero per darle la
sicurezza che le mancava, che le dessero finalmente la consapevolezza
della persona speciale che era e non solo per lui, ma in generale.
‘Una come Lois
Lane nasce ogni mille anni.’ Si disse. ‘E tu sei
così stupido da lasciartela scappare senza nemmeno
combattere.’ Pensò frustrato.
Ma prima che un altro pensiero negativo gli potesse offuscare la mente,
ci pensò Lois a distrarlo, buttandogli le braccia al collo e
permettendogli ancora una volta di baciarla, anche se questa volta il
suo dolce sapore di sempre era coperto dalle lacrime che lui stesso le
aveva fatto piangere.
In quel momento tutto quello a cui riusciva a pensare era lei tra le
sue braccia, probabilmente per un’ultima volta. La strinse
forte a sé, deciso a godersi appieno quest’ultimo
momento di felicità, prima di rendere tutto un semplice e
doloroso ricordo.
A/N: Ed ecco che la prima
parte è andata. Spero davvero che vi sia piaciuta,
perché ero abbastanza nervosa a proposito di questa scena.
Togliendo la parte in cui
mi distrugge il cuore ogni volta che la vedo, penso che questa sia
davvero una delle scene Clois migliori in tutta l'ottava stagione
(insieme ovviamente a quella del quasi bacio che ogni volta mi fa
piagnucolare. XD) se non di tutte le serie in cui c'è Lois.
Per cui, volevo renderle
giustizia, sperando di non sbagliare ad usare le parole o di non cadere
troppo nello sdolcinato, anche perché poi Cosmo non vuole...
XD
Cmq, questa era la prima
parte e tra un paio di giorni, ovvero mercoledì, leggerete
la seconda parte che è interamente uscita dalla mia mente
malata! XD
Sarà una
specie di scena tagliata che io stessa avrei voluto vedere,
perché per quanto questa scena fosse perfetta
così com'era (anche se un bacetto ce l'avrei visto
benissimo), sentivo il bisogno di "vedere" succedere qualcos'altro tra
loro due...
Cmq, saprete di che parlo
tra un paio di giorni! XD
Grazie ancora per aver
letto e commentato ;)
A mercoledì! :)
|
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Capitolo 15 *** Special (pt2) ***
A/N: E'
mercoledì gente, il che significa che è arrivato
anche il nuovo capitolo! :)
@ Leti: Sono contenta che il capitolo
precedente abbia risposto alle tue aspettative! L'avevi pompato
così tanto che avevo il terrore che non ti sarebbe piaciuto!
XD
Ora aspetto il commento
sulla seconda parte, sperando ti piaccia pure quella! ;)
@ cordina87: wow, addirittura perfetto *.*
grazie mille! Speriamo che l'attesa abbia veramente aumentato il
desiderio per questa seconda parte XD e soprattutto che speriamo che il
capitolo ti piaccia! :P
@ Cris: Grazie Cris, mi hai emozionato
quando hai detto che ti ho emozionato *.*
Eh beh, dopo che leggi
questo capitolo, fammi sapere se la mia mente malata deve essere
soppressa o può rimanere a piede libero ad inventarsi
qualcos'altro di nuovo! XD XD
@ Cosmo: ahahah tranquilla Cosmo, nella
classifica generale delle recensioni, sei sempre al primo posto per
quante volte hai recensito per prima! Per cui puoi stare tranquilla e
recensire con calma ancora per qualche capitolo! XD
Concordo su Lois
personaggio preferito di Smallville! Anche io la adoro in modo assurdo!
Lei e Chloe son le mie preferite, ma Lois è decisamente un
gradino sopra!
Giusto perché
tu lo sappia, coglierò al volo il celato suggerimento di
scrivere qualche capitolo in più dal POV di Lois :P Anche
perché è molto più divertente che
farlo da quello di Clark! XD
Ah sì,
speriamo questo capitolo non ti faccia salire la glicemia alle
stelle.... XD
Bene, ora vi lascio alla
lettura. Aspetterò di fronte al pc, mordicchiandomi le
unghie nervosamente, ogni vostra recensione, sperando di non ritrovarmi
una taglia sulla testa per aver rovinato la scena del "It's because you
are special" XD
Buona lettura!
“Non capisci, Lois. E’ perché sei speciale.”
La teneva ancora tra le braccia e il suo dolce sapore combinato con
quello delle sue lacrime dava a quel bacio un retrogusto dolce-amaro
che non avrebbe mai scordato.
Senza preavviso, la sentì allontanarsi leggermente da lui e
poggiare la testa sul suo petto, stringendolo più vicino a
sé.
“Non capisco, Clark.” Gli disse tra le lacrime,
senza più nascondergli il fatto che quella situazione la
stesse distruggendo. “Se sono speciale come dici,
perché non me lo dirai di nuovo?”
“Lois…” Disse in un sussurro, evitando
di risponderle. Non poteva entrare in quel campo minato, non ora che il
tempo era così poco.
“Hai paura
che non sappia mantenere un segreto?” Ovviamente lei non
aveva intenzione di far cadere l’argomento finché
non avesse avuto la risposta che alla fine avrebbe strappato a Clark.
Ormai c’era abituato, sapeva che era fatta così e
la adorava per quello.
“Fidarmi
di te non è mai stato un problema.” Le rispose
subito, ferito che avesse anche solo potuto pensare che non si fidasse
di lei.
Era stata l’unica
persona a cui aveva detto il suo segreto spontaneamente,
anche se a lei non l’aveva mai confessato. Ora che ci
pensava, forse gliel’avrebbe dovuto dire, così da
tranquillizzarla.
Ma poi gli venne in mente che nel giro di qualche minuto non avrebbe
più ricordato nulla e portare a galla
quell’ennesimo segreto era inutile.
“Allora perché?” Insistette,
allontanando il viso dal petto di Clark e guardandolo negli occhi.
Clark ci lesse una sfida. Lo sfidava a darle la risposta, ad essere
uomo abbastanza da spiegarle il motivo di quella sua scelta.
“Perché ho bisogno di proteggerti, di
saperti al sicuro.” Le disse sincero, accarezzandole
dolcemente i capelli. “Chiunque sappia il mio segreto finisce
col rischiare costantemente la propria vita. Non hai visto quello che
ti stava succedendo?” Un brivido gli percosse la schiena al
solo pensiero di quello che sarebbe potuto succederle. “Se
non fossi arrivato in tempo, quegli uomini ti avrebbero messa al
tappeto senza pensarci un solo istante e questo solo perché
sapevi la verità su di me. Hai rischiato grosso per colpa
mia, Lois e solo dopo poche ora che ti avevo confessato il mio
segreto.” Pronunciare quelle parole forse non avrebbe
convinto Lois, ma aiutavano lui a darsi forza, a pensare che stava
facendo la scelta giusta.
“So badare a me stessa, Smallville.” Gli sorrise e
lui non poté evitare di sorridere a sua volta nel sentirsi
chiamare col suo nomignolo, rapito da una delle tante espressioni che
Lois riusciva a fare. Questa volta aveva buttato gli occhi al cielo,
come faceva sempre quando si rendeva conto che lui voleva proteggerla,
e aveva piegato la testa leggermente di lato, sbuffando di quel tanto
che bastava per fargli capire che lei era una persona indipendente che
non aveva bisogno della protezione di nessuno.
E lui lo sapeva benissimo, lo aveva imparato dalla prima volta che
l’aveva vista in azione contro quell’elicottero nei
pressi della casa dove avevano creduto che Chloe fosse morta.
“Certo, lo so.”
“E quindi non pensi che a me non importi, Clark?
Che sarei disposta anche a questo pur di proteggerti?”
Arretrò un po’ da lui e mise le mani sui fianchi,
quasi a fargli notare che per lei, quella di riavvolgere il tempo era
un’idea stupida e che lei avrebbe affrontato la
realtà se solo lui avesse cambiato idea e gliene avesse dato
l’occasione.
“Lo so e questo mi spaventa a morte!”
Alzò la voce improvvisamente, la frustrazione in quel
momento stava avendo la meglio si di lui. Sbuffò, chiudendo
gli occhi per un secondo, pentendosi di aver alzato la voce con lei.
“In più saresti costretta a raccontare bugie ogni
singola volta che io uscissi di scena improvvisamente perché
ho sentito una richiesta d’aiuto. No, ho già
rovinato la vita di Chloe, non posso fare lo stesso con te.”
Per un momento gli tornarono in mente quei pochi giorni di pace che
Chloe era riuscita ad avere prima del matrimonio, quando aveva chiesto
a Jor-El di cancellare ogni singolo ricordo del suo segreto dalla sua
memoria. Non sarebbe mai riuscito a dimenticare quanto quei giorni
fossero stati così perfetti per Chloe, ma così
vuoti per lui.
Avere nuovamente tutti quei segreti con lei l’aveva
distrutto, ma gli bastava vederla così nuovamente
spensierata e felice con Jimmy, senza pensare a lui e agli
incomprensibili misteri che facevano parte della sua vita, per capire
che aveva preso la decisione giusta.
”Ormai ho deciso, tutto tornerà esattamente a come
era 72 ore prima che tutto questo succedesse e nessuno
ricorderà nulla.” E Clark sperò che
sentendo il suo tono deciso e risoluto, Lois lasciasse perdere e gli
facesse riavvolgere il tempo una volta per tutte.
“Ci dev’essere un altro modo.” Gli disse,
quasi pregandolo di pensare a qualcos’altro.
‘Ovviamente
Lois Lane e la parola rassegnazione non andavano d’accordo in
una stessa frase.’ Pensò Clark,
sicuro che la ragazza di fronte a lui avrebbe reagito in quel modo.
“E’ questo il punto, Lois, non mi importa. Pensi
sul serio che sarei disposto a metterti in pericolo e a perderti solo
per farti sapere la verità su di me?”
Corrugò la fronte e si sentì disgustato
all’idea di mettere a rischio la vita di Lois solo
perché l’egoista che era in lui voleva stare
insieme a lei.
Vide Lois abbassare lo sguardo per un secondo, passandosi velocemente
una mano sugli occhi, prima di sbuffare e riprendere a guardarlo negli
occhi. “Ma così facendo le cose tra noi non cambieranno.”
Clark deglutì spalancando gli occhi, sorpreso che lei avesse
anche solo potuto captare un segnale che non si era reso conto di aver
lanciato. In effetti c’era un altro motivo che lo spingeva a
non dirle nulla una volta risolta la situazione, ma non era sicuro di
volerlo farglielo sapere.
“C’è qualcosa che non mi stai dicendo,
vero Clark?” La vide fare un passo verso di lui, gli occhi
leggermente socchiusi e le braccia incrociate al petto, quasi stesse
cercando di trovare qualche segno che le desse la conferma di quello
che pensava. Improvvisamente Clark sentì l’urgente
bisogno di scappare lontano da lei. “Smetti di mentirmi,
Smallville, e ti prego, abbi almeno il buonsenso di dirmi il vero
motivo per cui sarò l’unica a non sapere la
verità su di te.”
L’aveva pregato di dirle la verità. ‘Lois Lane non pregava
la gente per farsi dire le cose, Lois Lane otteneva tutto quello che
voleva perché… semplicemente perché
era Lois Lane.’ Pensò sorpreso.
Perché diavolo ci teneva così tanto a sentirsi
dire la verità? Perché non lasciava che
l’anello la aiutasse a dimenticare tutto questo?
Sbuffò, infastidito dalla sua insistenza che
l’aveva infine convinto ad essere sincero con lei. Odiava
quando Lois riusciva ad avere la meglio su di lui.
“Perché quello a cui potrebbe portare mi spaventa
a morte e non sono sicuro di meritarmelo.” Tenne il tono
della voce basso, quasi un sussurro, sperando che Lois non capisse
nemmeno una parola di quello che aveva appena detto. Come avrebbe
reagito nel sapere che aveva ‘paura’ di lei e di
quello che era riuscita a fargli provare?
Clark vide Lois aggrottare le sopracciglia, facendogli capire che non
aveva recepito il suo messaggio nascosto. “Si può
sapere di che diavolo parli?” Chiese quasi scocciata dai suoi
messaggi criptici che sembravano non voler finire.
In pochi secondi, Clark pensò a mille modi per farle capire
a quello che si riferiva, optando alla fine per il più
semplice. Indicò prima lei, poi lui, senza mai riuscire a
guardarla negli occhi mentre lo faceva.
Quando finalmente ebbe il coraggio di guardarla, vide
un’espressione quasi di shock sul suo viso, gli occhi
sgranati e la bocca aperta, senza però che nessun suono ne
uscisse fuori. “Mi vuoi far credere che non mi dirai
nuovamente il tuo segreto perché non vuoi che io te stiamo
insieme?!” Chiese incredula, alzando il tono della voce di
qualche decibel, così che anche gli abitanti di Grandville
potessero sentirla. “Wow Clark, dovresti seriamente dare
un’occhiata alla descrizione di
‘speciale’ sul dizionario.” Disse
mettendosi le mani sui fianchi, utilizzando nuovamente una delle sue
mille espressioni.
Questa volta era seria, dannatamente seria e sarcastica allo stesso
tempo e Clark sapeva che quella era una delle tante facce che Lois
usava quando voleva mascherare il suo vero stato d’animo.
Delusa, sorpresa, frustrata, umiliata, confusa, disorientata? Clark
sapeva che in quella sua ultima espressione, Lois nascondeva una parte
di tutte quelle emozioni negative che provava in quel momento a causa
sua.
“Non capisci, Lois.” Disse subito, sperando che
questo aiutasse a cancellare quell’espressione sul suo viso
che non riusciva a guardare senza che sentisse una fitta allo stomaco.
“Intendo dire che non sono ancora pronto per
te.” Disse, come se fosse la cosa più scontata del
mondo. Ammetteva di essere un ingenuo qualche volta, soprattutto quando
si trattava di donne, ma anche lui era consapevole del fatto che una
ragazza non si sarebbe mai voluta sentir dire quelle parole e si diede
del cretino per averle anche solo pensate.
“Oh, ora è tutto chiaro.” Disse annuendo
sarcastica, incrociando le braccia al petto, facendogli inconsciamente
capire che stava nuovamente creando una barriera tra loro due.
Aveva bisogno di farle capire quello che intendeva realmente. Sarebbe
stato il suo regalo di addio, prima del riavvolgimento temporale. Prese
fiato prima di iniziare il suo lungo ragionamento.
“Vuoi avere sempre ragione su tutto, pretendi sempre che le
cose vengano fatte a modo tuo, vivi per dare ordini – in
particolare a me – e quando non bevi almeno due tazze di
caffè al giorno sei ingestibile.”
Spiegò gesticolando animatamente e con quel suo tono di voce
che non ammetteva repliche.
“Oh, ora sì che mi sento speciale.”
Disse sempre più sarcastica, portandosi teatralmente una
mano sul cuore. “Sai veramente come riempire una ragazza di
complimenti, Clark.” Annuì nuovamente, gettandogli
ancora addosso tutto il sarcasmo che riusciva a trovarsi dentro, in
mezzo alla miriade di sensazioni che provava in quel momento.
Clark stranamente si ritrovò a sorriderle, prima di
continuare a parlarle, questa volta con tono più dolce e
calmo. “Nonostante tutto, sei la prima cosa a cui penso la
mattina e l’ultima alla sera; sei la ragione che mi fa
arrivare al Planet sempre qualche minuto prima, così che ti
possa lasciare quella tazza di caffè che riesce sempre a
metterti in moto; la mattina per me non inizia bene se non sento la tua
voce e il tuo sorriso ha lo strano potere di rilassarmi anche quando
vorrei spaccare il mondo.”
Vide Lois corrugare la fronte e mordersi nervosamente il labbro
inferiore e capì che le sue parole stavano colpendo il
segno.
Sorrise tra sé prima di prendere fiato e continuare.
“Riesci a leggermi come un libro aperto, come mai nessuno
aveva fatto. Spero sempre che Tess ci assegni un articolo insieme,
così da poterti stare vicino e osservarti a lavoro mentre
cerchi di oltrepassare i nastri della polizia, o cerchi di
‘prendere in prestito qualche prova’.”
Rise nel ricordare le mille volte in cui aveva dovuto coprirla mentre
curiosava sulla scena di una rapina e vide un sorriso farsi spazio
anche sulle sue labbra, probabilmente perché anche lei aveva
appena pensato le stesse cose.
“Adoro osservarti mentre scrivi un articolo,
perché ci metti ogni singola goccia di passione che hai in
corpo e mi fa sorridere ripensare a quando mi dicesti che avresti
preferito morire, piuttosto che fare la giornalista.”
Sorrisero nuovamente a ripensare a quel discorso che avevano avuto da
ragazzi nel fienile. Era successo solo qualche anno prima, il giorno
della consegna dei diplomi, eppure ora sembrava lontano anni luce.
Erano così diversi da quei due ragazzini spensierati che
pensavano costantemente solo a darsi fastidio l’uno con
l’altra, invece di aprire gli occhi e realizzare chi si
trovavano di fronte.
“La tua espressione quando correggi i mille errori dei tuoi
articoli è una delle mie preferite, adoro il modo in cui
arricci il naso e te la prendi con il computer perché
giustamente ti fa notare che ‘dopotutto’ non si
scrive con due T all’inizio e due alla fine. Adoro i nostri
battibecchi, perché mi fanno sentire vivo e adoro quando mi
chiami Smallville perché mi fai sentire umano.” Si
fermò per un secondo nel vedere che il viso di Lois aveva
iniziato a bagnarsi di lacrime, senza però mai staccare lo
sguardo da lui.
“Meriti di meglio, Lois. Un uomo che ci sia sempre per te e
non che ti lasci nel bel mezzo di un appuntamento perché
deve correre in giro per il mondo a salvare della gente in
pericolo.”
“Non pensi che meriti di stare con un eroe come
te?” Gli rispose subito, quasi con rabbia, scuotendo la testa
e buttando le braccia in aria in segno di frustrazione. Clark
capì che anche lei ne aveva abbastanza di questo tira e
molla, il che gli dava un motivo in più per voler finire il
discorso il più in fretta possibile e raggiungere
l’anello.
“Penso che tu meriti un uomo che ti faccia sentire speciale,
che non ti menta e che ti renda felice. E non appena tutto questo si
risolverà, lo sarai.” Quelle parole furono
difficili per lui da dire, perché la sola idea di saperla
tra le braccia di qualcuno che non fosse lui, lo faceva inorridire.
“Non pensi che io voglia tutto questo con te, Clark? Che
chiunque altro non riuscirebbe mai a farmi provare nell’arco
di una vita intera, quello che tu sei riuscito a farmi provare in
questi ultimi due giorni o nei cinque anni in cui ci
conosciamo?” Non aveva bisogno di sentirsi dire quelle parole
in quel momento, non quando tra qualche ora le avrebbe ricordate, quasi
fossero tornate da chissà dove per tormentarlo per il resto
della sua vita. Come faceva Lois a non capire che tutto questo non
l’avrebbe aiutato una volta tornato tutto alla
normalità? Perché non poteva semplicemente dirgli
che l’odiava per volerla abbandonare e che non
l’avrebbe voluto mai più vedere? Sarebbe stato
tutto così semplice se lei l’avesse odiato.
“Chiunque altro sarebbe solo un tappabuchi, Clark, e non
osare dirmi che per te non è lo stesso.” Lo
sfidò a darle torto e sarebbe stato così facile
per lui farlo, dirle che si sbagliava e riavvolgere semplicemente il
tempo. La verità era che sarebbe stato come mentire a
sé stesso, oltre che a lei, e si era stancato di farlo.
“Certo che è lo stesso anche per me,
Lois.” Rispose senza nemmeno doverci pensare su.
Rimasero a guardarsi in silenzio per alcuni minuti, stremati da tutto
quello che stava succedendo e da tutto quello che si erano detti.
Vide Lois rimanere impassibile di fronte a lui, le braccia ancora
incrociate al petto e quello sguardo fiero che era concentrato solo ed
esclusivamente su di lui.
La vide sbuffare prima di sorridergli. “Mi spieghi come posso
anche solo pensare di farti riavvolgere il tempo dopo tutto quello che
mi hai appena detto?” Gli chiese scuotendo la testa. Senza
aspettare una sua risposta, Clark la vide venirgli incontro e
nuovamente stringerlo a sé, nascondendo il suo viso bagnato
dalle lacrime nel suo petto.
Le accarezzò dolcemente la testa, baciandola e stringendola
un’ultima volta a sé.
“Te l’ho detto, Lois, non ricorderai nulla di
quello che hai vissuto oggi.” Le ricordò
rassicurante, sfiorandole appena i capelli. “Sarò
io quello che sentirà il cuore stringersi dolorosamente ogni
volta che vedendoti non potrò stringerti a me come vorrei.
Sarò io ad avere il cuore spezzato ogni volta che sentendo
il tuo profumo ricorderò come mi son sentito ad averti tra
le mie braccia, come il tuo corpo aderiva perfettamente al mio, quasi
fossimo nati solo per fare quello. Non ti sveglierai la notte zuppa di
sudore a causa dei sogni che ti hanno fatto rivivere questi ultimi
giorni.”
La sentì singhiozzare e automaticamente la strinse un
po’ più forte a sé, sempre attento a
non esagerare per non farle del male. “Magari ora soffrirai,
Lois, ma tu hai la fortuna di poter dimenticare tutto tra qualche
secondo. Non sai quanto vorrei che ci fosse qualcun altro al mio posto,
perché ricordare come sarebbe stato stare insieme a te,
è una delle punizioni peggiori al mondo.”
Sentì le lacrime rigargli a sua volta il viso e decise di
non combatterle, di non ricacciarle indietro. Per una volta si poteva
permettere di essere umano.
“Allora resta e combatti, Smallville.” Gli disse
tra le lacrime, ma questa volta Clark notò come il suo tono
fosse meno risoluto dell’ultima volta che le aveva sentito
usare quella frase. Questa volta era una preghiera. Lois Lane lo stava
pregando per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
“Se potessi permettermi il lusso di essere egoista, scapperei
il più lontano possibile con te in questo stesso
momento.” Sorrise tra le lacrime, baciandole la testa e
lasciando che il profumo del suo shampoo gli riempisse i polmoni
un’ultima volta. “Ma Chloe e gli altri…
non posso mettere tutti in pericolo, Lois, e in cuor tuo so che la
pensi come me. Non possiamo scappare al nostro destino.” La
sentì annuire alle sue parole, prima di notare il suo corpo
muoversi leggermente, quel tanto che bastava da permetterle di
guardarlo in faccia.
“E se il mio fosse quello di stare con te?” Clark
deglutì nel vedere i suoi occhi rossi dal pianto che ora
sembravano quasi implorarlo per avere una risposta.
Le sorrise a labbra serrate, inspirando lentamente, mentre una delle
sue mani era salita sul suo viso e aveva iniziato ad accarezzarle
dolcemente una guancia “Sei destinata a cose ben
più grandi, Lois.” Disse poggiando la fronte sulla
sua, cingendole la vita con entrambe le braccia.
Sentì le mani di Lois sul suo petto e desiderò di
poter rimanere in quella posizione per sempre.
“Non hai risposto alla mia domanda.” Gli disse dopo
qualche secondo e Clark sorrise nuovamente nel notare come, anche
questa volta, non gli aveva permesso di far cadere la questione senza
prima aver avuto la risposta che cercava.
“Allora in quel caso le cose tra noi andranno
bene.” Gli disse rassicurante, prima di lasciarla andare
controvoglia. “Ora però è tardi Lois,
devo andare.” La vide annuire, tenendo lo sguardo basso,
quasi si volesse rifiutare di dirgli addio guardandola negli occhi.
La vide rimanere in silenzio a fissare il terreno e lo prese come un
permesso silenzioso di darle le spalle e cercare l’oggetto
che li avrebbe aiutati.
Non fece in tempo a darle le spalle, che Lois catturò
prontamente tra le sue mani un lembo della manica del suo giubbotto,
costringendolo a fermarsi.
“Promettimi che mi bacerai di nuovo sotto la pioggia e che mi
dirai il tuo segreto.” Le sentì dire in un
sussurro e fu costretto a girarsi nuovamente per guardarla.
Fu felice di notare che questa volta lo stava guardando negli occhi,
anche se lo sguardo implorante che vide in quei suoi occhi che
brillavano come gemme a causa delle lacrime, gli fece male.
Lo stava nuovamente supplicando, anche se era consapevole che non
avrebbe mai potuto dirle di sì.
“Lo sai che lo vorrei più di ogni altra cosa,
Lois.” Le accarezzò una guancia e sentì
le lacrime bagnargli la mano. “Ma non posso.” Le
sue stesse lacrime ripresero a rigargli il viso senza preavviso.
Era da tanto che non gli capitava di piangere in quel modo, senza sosta.
Nemmeno il video di Lana o il suo abbandono l’avevano ridotto
in quello stato.
“Allora promettimi che non mi farai aspettare
tanto.” Clark deglutì, non sapendo cosa pensare
del fatto che lei desse così per scontato il fatto che lui
prima o poi le avrebbe nuovamente detto tutto. “Che presto mi
ripeterai ogni singola parola che mi hai detto oggi e che staremo
insieme, che nessuno stupido riavvolgimento temporale ci
impedirà di stare insieme.” Sentì la
sua mano prigioniera tra quelle di Lois e non poté fare a
meno di soffermarsi a guardarle per qualche secondo.
Com’è che quel piccolo gesto riusciva a spedire
tante piccole scintille di calore ovunque nel suo corpo?
“E se non riuscissi a mantenere queste promesse?”
Le chiese, senza mai distogliere lo sguardo dalle loro mani intrecciate.
“In quel caso promettimi semplicemente che penserai a
noi.” Alzò la testa di scatto per perdersi
nuovamente nei suoi occhi e la speranza che ci trovò, gli
diede la sicurezza che in fondo Lois non aveva bisogno di sentirsi dire
una risposta a quella che a Clark sembrava quasi una domanda. Ma lui
gliel’avrebbe detta comunque.
“Ogni singolo secondo della mia vita.” Disse con
sicurezza, felice di poterle finalmente dare una risposta sincera su
quello che sarebbe successo e che avrebbe fatto dopo aver riavvolto il
tempo.
Senza più riuscire a resistere oltre, la tirò a
sé, baciandola come se la sua vita dipendesse da lei, come
se lei fosse aria e lui ne avesse un bisogno disperato per andare
avanti. Le cinse la vita con una mano, circondandola e costringendola
nuovamente vicino a sé, mentre l’altra sua mano
era salita sul suo viso e ora le accarezzava dolcemente la guancia.
Rimase lì a baciarla sotto la luce fioca
dell’unica lampada ad olio presente nel fienile, desiderando
di poter avere solo qualche altro, infinito minuto per poter restare
lì con lei.
Ma la realtà lo colpì nuovamente e
capì che aveva rimandato anche troppo
l’inevitabile.
Doveva andarsene in fretta da lì e doveva farlo subito, o
rischiava di cambiare idea.
Staccandosi lentamente da lei, seppe che una parte di sé
sarebbe per sempre rimasta lì, in quella che sarebbe
diventata presto una specie di realtà alternativa.
“Mi dispiace.” Le sussurrò, prima di
lasciarla andare del tutto e allontanarsi da lei.
Sapeva che il dolore lancinante che sentiva in quel momento non sarebbe
mai passato e ogni passo che la allontanava da lei, faceva
sì che il dolore diventasse sempre meno sopportabile.
Arrivato nei pressi della scatola degli attrezzi dove aveva nascosto
l’anello, la prese in mano e la aprì, sollevato
che tutto questo sarebbe presto finito.
Aprendola, non trovò l’anello che cercava, ma un
dolore familiare che gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Si chiese come diavolo fosse finita della Kryptonite lì, ma
non ebbe l’opportunità di pensarci su
più di tanto, perché il suo effetto letale stava
avendo la meglio su di lui.
Si accasciò pesantemente al suolo, portando con
sé il mobiletto a cui si era aggrappato non appena aveva
sentito le forze svanire.
Vide una piccola roccia verde rotolare di fianco a lui, mentre la testa
iniziava a pulsargli dolorosamente e la sua resistenza si abbassava
velocemente. Come se la sarebbe cavata questa volta?
“Clark!” Sentì a malapena la voce
preoccupata di Lois e vide una figura scura corrergli incontro, prima
di crollare al suolo a sua volta, rimpiazzata da una figura chiara.
“Lois.” Disse a denti stretti, riuscendo a mettere
a fuoco per un secondo chi quella figura scura ora svenuta di fianco a
lui fosse. Chiunque fosse stato a mettere la Kryptonite nella cassetta
degli attrezzi, era di sicuro la stessa persona che ora stava di fronte
a Clark e lo guardava con superiorità e disprezzo.
“Stavi cercando questo?” Riconobbe la proprietaria
di quella voce e si diede dello stupido per non aver pensato che fosse
stata lei ad organizzare quest’imboscata. Si
concentrò per mettere a fuoco la vista ed avere la prova che
i suoi sospetti fossero fondati e nonostante l’estrema
vicinanza del frammento di roccia e le sue forze che ormai
l’avevano quasi abbandonato del tutto, riuscì a
vedere quasi nitidamente che si trovava faccia a faccia con Linda Lake.
E questa volta non aveva idea di come sarebbe riuscito a cavarsela.
A/N: Ok... è
andato tutto bene? XD Posso smettere di guardarmi le spalle o devo
stare ad occhi aperti per evitare che qualcuno mi infili un forchettone
tra le scapole? XD
Rileggendolo prima di
postarlo, mi son resa conto che forse Lois possa risultare un po' OOC,
ma alla fine mi son chiesta: "Perché?" XD
Cioè, in fondo
in quel momento lei non è che potesse iniziare a fare
battute come niente, no? Aveva il cuore spezzato e ovviamente ci
stavano meglio quelle battute serie, piuttosto che un "Hey
Smallville..." oddio, non riesco nemmeno a pensare a come finire la
battuta perché non mi viene in mente niente di divertente
ora... XD XD
Cmq... spero abbiate
capito perché ho fatto dire a Lois quello che ha detto XD e
soprattutto spero ce l'abbiate vista bene a dire quello che ha detto XD
ps: piccola precisazione!
XD Forse qualcuno ricorderà che nell'episodio, una volta
riavvolto il tempo esce la scritta "due giorni prima" mentre invece io
qui ho fatto dire a Clark che sarebbe tornato indietro di tre giorni,
perché in effetti in Smallville il tutto si dovrebbe
svolgere in un solo giorno, mentre invece io ho spalmato XD la storia
in due giorni.
Ci si legge
venerdì *cammina rasente al muro, così ha le
spalle coperte* XD XD
|
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Capitolo 16 *** It's time for that painful rewind ***
A/N: Hola a
todos! XD
Eccoci arrivati al
capitolo 16. Wow, siamo davvero in dirittura d'arrivo!
Prima di tutto, ci tenevo
a fare un ringraziamento generale per quello che mi avete detto sul
capitolo precedente. Devo ammettere che quello è stato
l'unico capitolo che mi ha reso leggermente nervosa perché
non avevo idea di come l'avreste preso. Per cui son contenta dei
commenti positivi che ha ottenuto, grazie davvero! :)
@ cordina87: Alla
fine venerdì è arrivato e con lui anche il
capitolo, spero che l'attesa non sia stata dura come prevedevi
:P
Son contenta che il
capitolo precedente ti sia piaciuto e che soprattutto Lois ti sia
piaciuta, nonostante i miei timori di averla resa un po' troppo OOC...
Speriamo bene anche per questo capitolo :P
@ Cosmo: Ah beh,
Cosmo, se ho la tua benedizione per il capitolo precedente, allora vuol
dire che non era sdolcinato come pensavo! XD XD
Mi aspettavo da parte tua
un "non va bene Ily, Lois non si fa prendere così tanto
dalle sue emozioni e il mio schermo del pc ha grondato miele
più dell'ultima volta!" XD XD Fortunatamente ti è
piaciuto. :P Questo vuol dire via libera a capitoli melensi? eheheh
Scherzo, of course! XD
@ Leti: Bene,
bene, bene, qualcuno sta già riflettendo su come
finirà la storia... ci rendi partecipi oppure no? XD
Altrimenti me lo dici su
msn appena ti becco in linea! XD
E wow, sentirmi dire da
te, stra fan della scena del fienile, che il capitolo
precedente ti è piaciuto anche più dell'altro, mi
fa piacere all'ennesima potenza!!! *.*
ps: Spero tanto che
questo capitolo che stai per leggere renda il ritorno a scuola un po'
meno spiacevole XD Farvi rientrare direttamente lunedì, no
eh? '-.- Mah...
@ Cris: *si
inchina alla standing ovation* XD La mia mente malata ti ringrazia per
i complimenti e dice che le piace un casino condividere i suoi pensieri
malati con voi! XD Speriamo questo capitolo tenga alta la media della
storia ;) XD XD
@ Enya: Uhm, hai
gli occhi a cuoricino ogni volta che finisci di leggere un capitolo...
Fossi in te mi preoccuperei!!! XD XD
Scherzo e grazie mille
per i complimenti *.* Spero ti piaccia anche questo nuovo capitolo! ;)
Ancora grazie a tutti
e..... senza ulteriori indugi, ecco il capitolo 16! :)
Buona lettura! :D
Il frammento di Kryptonite che giaceva a pochi centimetri da lui lo
stava distruggendo.
Si sentiva ormai quasi del tutto prosciugato delle sue forze e sapere
Lois svenuta a qualche passo da lui non aiutava a gestire la situazione
con freddezza.
Linda gli stava di fronte, guardandolo dall’alto verso il
basso e giocherellando con l’anello della Legione che Clark
sapeva avrebbe dovuto nascondere meglio.
Quell’anello nelle mani sbagliate significava un mucchio di
cose, in primis perdere la fiducia della Legione per averlo
sottovalutato. Per non parlare dei danni che Linda avrebbe potuto
causare con quel potere tra le sue mani.
“Ho sempre riflettuto su l’importanza degli
anelli.” Clark poteva notare come lo sguardo di Linda era
attratto da quell’anello che accarezzava quasi fosse un
cucciolo. “Pensavo che averne uno, significasse essere
felici.” Smise di guardare l’anello per spostare lo
sguardo su Clark. “Ma in questo mondo non
c’è alcuna felicità, vero?”
Derisione era la parola adatta al tono di voce usato in quella sua
frase e per quello sguardo che aveva lanciato a Clark.
Era certo che Linda sapeva di avere la situazione sotto controllo e non
aveva nessuna fretta di andarsene di lì. In fondo aveva
aspettato così tanto per vendicarsi di lui, usare
l’anello in quel momento era molto meno stuzzicante che
prendere in giro un Clark inerme che non poteva far altro se non
ascoltare ogni singola parola che usciva dalle sue labbra.
“Non quando riesci a vedere solo gli aspetti negativi nelle
persone.” Le disse, riuscendo a trovare un po’ di
forza, mentre il mal di testa lancinante non accennava a smettere.
Pensò ad un modo per finire quella tortura causata dal
dolore della Kryptonite e dalle parole di Linda, ma niente gli venne in
mente.
Cercò di raggruppare le poche gocce di forza rimaste per
alzarsi in piedi, ma il tentativo fu vano.
Vide Linda abbassarsi verso di lui, cosicché fosse costretto
a guardarla in faccia.
Clark vide l’anello della Legione a pochi centimetri da lui e
cercò di fare uno sforzo per prenderlo e finalmente usarlo,
ma il braccio che cercò di alzare non si mosse di un
millimetro. Strizzò gli occhi, sperando di scacciare il
dolore e risvegliarsi da quell’incubo, ma non
funzionò.
“Guarda con quanta velocità ti sono andati
contro.” Ancora una volta Clark notò il sorriso di
scherno sulle sue labbra rosse. “Un secondo sei in cima al
mondo e quello dopo è come se la storia della tua vita fosse
macchiata dal sangue di qualcun altro.”
Clark odiava ammetterlo, ma in fondo aveva ragione. La gente gli si era
rivoltata contro senza pensarci su per un solo secondo e lui non ci
aveva potuto fare niente.
Lui che aveva visto negli umani quel qualcosa in più che
nessun altro popolo aveva - quegli stessi umani che lui adorava e per
cui avrebbe dato la vita, ora lo odiavano e avrebbero fatto di tutto
per distruggerlo.
‘Un motivo in
più per cercare di prendere quel dannato anello.’
Pensò tra sé, sforzandosi ancora una volta
inutilmente di rubare l’anello dalle mani di Linda.
“Non che a me interessi.” Linda scrollò
le spalle con noncuranza, prima di tornare a fissare con stupore il
piccolo anello che teneva in mano. “Questo batte ogni tua
foto sfuocata.” Clark le vide fare un breve cenno del capo
verso l’anello e quel sorriso malvagio si fece nuovamente
vivo sulle sue labbra rosso fuoco.
Se aveva bisogno di una prova che gli facesse capire se Linda sapesse o
meno il vero valore di quell’anello, ora l’aveva
appena avuta.
Doveva fare assolutamente qualcosa per fermarla e doveva farlo subito.
“Quell’anello è pericoloso.”
Disse con fatica, respirando affannosamente e sentendo il potere
distruttivo della Kryptonite farsi sempre più spazio nel suo
sistema, portandolo ad un livello di debolezza che raramente si era
trovato ad affrontare.
Parlare con Linda non risolveva il problema in cui si trovava, gli
stava solamente facendo perdere tempo. Doveva pensare subito e in
fretta a qualcosa da fare, anche se la lista delle
possibilità di riuscita era scarsa, vista la situazione
critica in cui si trovava.
Lanciò uno sguardo veloce a Lois e vide la sua figura ancora
stesa a terra, priva di sensi.
‘Lois…’
Pensò, sperando che non fosse ferita gravemente. Lo
rincuorava il fatto che, una volta riavvolto il tempo, nessun segno del
colpo infertole da Linda sarebbe stato visibile.
‘Se e quando
riuscirò a prendere l’anello e riavvolgere il
tempo.’ Si disse, quasi a ricordarsi quanto
quella possibilità fosse remota al momento.
“Questo anello è il sogno di ogni
giornalista.” Linda riprese a parlare, alzandosi nuovamente
in piedi, senza mai spostare lo sguardo dall’anello che
continuava a reggere in mano. “Verrò a conoscenza
delle storie prima che accadano.” Spiegò, quasi a
sé stessa, più che a Clark, mentre prendeva a
camminare lentamente su e giù per il fienile.
“Tutto il mondo mi conoscerà.” Disse con
soddisfazione, prima di essere scaraventata al suolo da Lois.
***
Lois giaceva al suolo senza sensi da qualche secondo ormai.
Sentiva in lontananza una voce irritante che parlava senza sosta, ma
non riusciva ad associarle un volto.
Insieme a quella voce, un suono che non accennava a smettere aveva
iniziato a ronzarle nelle orecchie e tutto quello che avrebbe voluto
fare, era girare la testa dall’altra parte, dimenticare quel
suono e continuare a fare quello che stava facendo: niente.
Non ricordava quello che stava facendo prima di ritrovarsi stesa a
terra, ma ricordava che era stata una cosa che non le aveva fatto
piacere e che se avesse potuto, avrebbe voluto dimenticare.
Ricordava una luce fioca e qualcuno che le parlava. Non le era piaciuto
quello che si erano detti.
Ricordava che quel qualcuno era una persona di cui si fidava, una
persona a cui teneva in particolar modo e che le aveva dato una notizia
che non si aspettava.
Perché quella persona aveva voluto sconvolgerle la vita in
quel modo, con quella notizia che lei rifiutava di accettare?
Lois non riusciva a spiegarselo.
Intanto, quella voce irritante e quel rumore noioso, continuavano a
ronzarle in testa senza sosta. C’era un modo per fermarli?
Pensò che forse era ora di svegliarsi, perché in
fondo quei rumori e quella luce fioca che ricordava, erano solo un
sogno. O un incubo.
Si portò una mano sul viso per aiutarsi ad aprire gli occhi
e senti del liquido caldo uscirle dalla bocca.
Si passò il pollice distrattamente all’angolo
delle labbra e aprì leggermente gli occhi per capire cosa
questo strano liquido fosse.
Sangue.
Ma come aveva fatto del sangue a rigarle un labbro, se tutto quello che
stava facendo era dormire?
Lois decise di non pensarci e si concentrò su quella voce
che le sembrava così sicura di sé e che non
accennava a smettere di parlare.
“Ho sempre riflettuto su l’importanza degli
anelli.” Disse la voce e Lois non riuscì a capire
cosa ci fosse di tanto interessante sugli anelli. “Pensavo
che averne uno, significasse essere felici.”
Lois ci pensò su e la parola anello le riportò
indietro alcune immagini. Alcune di queste includevano lei e un ragazzo
alto vestito in rosso e blu che giravano di negozio in negozio alla
ricerca di qualcosa.
A Lois sembrò quasi di rivivere quella scena, quasi come un
dejà-vù.
Vide lei e quel ragazzo entrare in un negozio di anelli, parlare col
proprietario e indossarne uno.
Si era sentita felice quando aveva notato che l’anello le
entrava perfettamente al dito.
Sorrise al ragazzo vestito di rosso e blu di fianco a lei e quando
realizzò che era stato proprio quel ragazzo ad infilarle
quell’anello al dito, una strana sensazione che non seppe
identificare si fece spazio in lei.
In effetti si era sentita felice quando quello era successo, ma non
riusciva a spiegarsi il perché. Era per colpa del ragazzo
che le aveva messo l’anello al dito o semplicemente
perché l’anello era davvero stupendo?
“Ma in questo mondo non c’è alcuna
felicità, vero?” Il tono acido nella voce che non
smetteva di parlare, fece cambiare improvvisamente la successione di
immagini che Lois vedeva.
Ora il sorriso felice che fino a poco tempo fa vedeva sulle sue labbra
di sé stessa ragazza era rimpiazzato dalle lacrime di
sé stessa bambina che stava al capezzale della madre malata,
che cercava di parlarle, sperando che la madre le rispondesse.
La bimba era diventata nuovamente una ragazza che piangeva disperata di
fronte alla tomba di sua cugina, maledicendo chiunque avesse mai potuto
fare una cosa del genere. Poi, una mano rassicurante sulla sua spalla e
la voce di un ragazzo vestito di rosso e blu la aiutarono a superare
quel momento, dandole la forza di andare avanti e scoprire la
verità.
La tomba si trasformò in un fienile e questa volta lei era
triste per un ragazzo che nuovamente l’aveva lasciata
indietro, scappando da quella città e da lei. Ancora una
volta, quel ragazzo, questa volta vestito di rosso, la aiutò
a superare il momento di crisi, convincendola che presto le cose
sarebbero andate decisamente meglio per lei.
Il fienile si trasformò lentamente nel suo appartamento e
vide sé stessa piangere, il suo cuore nuovamente spezzato da
un ragazzo troppo impegnato a salvare il mondo per pensare a stare con
lei. Anche in questa occasione, trovò rifugio tra le braccia
del ragazzo vestito di rosso e blu e in quello stesso istante
capì di essere fortunata ad avere una persona come lui nella
sua vita.
Le luci del suo appartamento si offuscarono, fino a diventare talmente
basse da non riuscire a vedere con chiarezza a pochi centimetri dal
proprio viso.
Vide nuovamente sé stessa provare a muoversi, ad alzarsi da
quella sedia, ma ogni tentativo era vano perché le sue gambe
e le sue braccia erano legate saldamente alle gambe e ai braccioli
della sedia.
Vide un’ombra senza sensi legata alla sedia di fronte a lei e
cercò con tutte le forze di svegliarla. Strizzò
leggermente gli occhi per mettere a fuoco la persona che stava
prigioniera come lei in quella cantina e notò il colore
della sua maglietta. Blu.
Blu come quella del ragazzo che le aveva messo l’anello al
dito, come quel ragazzo che le aveva dato la forza di cui aveva bisogno
per andare avanti, come quel ragazzo che sembrava esserci sempre per
lei quando ne aveva bisogno…
Stranamente, sapere che lui era lì con lei, le dava
speranza. Sapeva che in un modo o nell’altro ne sarebbero
usciti vivi.
Ricordò le urla di quei momenti, la paura che la
attraversava nel sapere lei, ma soprattutto quel ragazzo in pericolo.
Poi improvvisamente, quella domanda a cui aveva pensato per tanto tempo
da quando aveva iniziato a capire che quel ragazzo vestito di blu di
fronte a lei non era un semplice amico, ma qualcosa di più,
le riempì le orecchie.
‘Lo
ami?’
Sapeva che non aveva mai voluto veramente pensarci, ma in fondo sapeva
quale fosse la risposta a quella domanda.
Sapeva che non si provano certi sentimenti per un semplice amico e
sapeva anche che ammetterli a voce alta avrebbe rovinato le cose.
Ma piuttosto che perderlo e saperlo ferito, aveva preferito dire la
verità e ammettere a sé stessa quello che le
faceva tanta paura.
‘Sì.’
Ripensando a tutti quei momenti, Lois ci pensò su per un
secondo e notò che in ogni momento triste della sua vita,
aveva trovato rifugio in quel ragazzo che adorava così tanto
usare solamente i colori primari per i suoi vestiti.
‘Clark!’
Pensò subito aprendo gli occhi improvvisamente e lasciando
che la luce soffusa del fienile la aiutasse a riprendere i sensi.
La voce irritante che era riuscita a sentire nonostante fosse rimasta a
terra senza sensi per tutto quel tempo, non aveva smesso di parlare per
un solo secondo e ora blaterava su come il mondo l’avrebbe
conosciuta.
Velocemente, Lois collegò quella voce sgradevole ad un viso:
Linda Lake.
Tutto l’astio e il rancore che aveva provato per lei durante
le ultime 24 ore le diedero la scarica di adrenalina necessaria per
alzarsi da terra nel giro di pochi secondi ed ottenere lo slancio
necessario per piombarle addosso e farle perdere
l’equilibrio, facendola cadere rovinosamente a terra.
‘Liberatorio.’
Pensò Lois girando attorno al mucchio di oggetti sui quali
si era schiantata Linda dopo il suo spintone.
Pensava e sperava di vederla KO, invece se la ritrovò di
fronte e con una chiave inglese in mano, pronta a farle del male.
Lois si concentrò sulla chiave inglese, schivando
prontamente i colpi con cui Linda cercò maldestramente di
colpirla. Non aveva idea di chi si trovava di fronte.
La figlia di un Generale non si sarebbe mai fatta colpire da una
principiante come lei.
Prontamente e senza lasciarle il tempo di pensare alla prossima mossa
da fare, Lois le diede una ginocchiata alla bocca della stomaco,
sapendo che le avrebbe tolto il respiro e l’avrebbe
indebolita.
Poi, ripensando a quanto durante tutta la giornata avesse desiderato
farlo, le sferrò un pugno in viso, costringendola ad
arretrare di qualche passo.
‘Questo
è anche meglio che mandare al diavolo il Generale!’
Pensò prendendoci gusto e sferrando un secondo pugno sul
viso di Linda e poi un terzo e un quarto, godendosi ogni singolo gemito
di dolore che usciva dalla bocca rifatta della bionda che si trovava di
fronte.
Decidendo che forse aveva esagerato anche troppo e che aveva scaricato
parte della rabbia che si sentiva in corpo, le diede un ultimo calcio
sullo stomaco, facendole perdere l’equilibrio e facendola
cadere ancora una volta rovinosamente con un tonfo sui primi gradini
delle scale nel fienile.
‘E’
proprio un dono!’ Pensò, notando con
quanta facilità riuscì a metterla KO.
La guardò con soddisfazione per qualche secondo, prima di
ricordarsi di Clark.
“Clark!”
Gli corse vicino e lo vede inerme a terra, il suo solito viso
sorridente rimpiazzato da una maschera di dolore che Lois non si
riusciva a spiegare.
Perché era rimasto lì a terra senza occuparsi di
Linda? Ma soprattutto, perché soffriva in quel modo?
“Lois…” Notò come la sua voce
fosse ridotta ad un sussurro a causa del dolore che provava in quel
momento. “La roccia.” Gli sussurrò e
senza nemmeno pensarci su, la prese in mano e la scaraventò
il più lontano possibile, sperando che questo lo aiutasse a
stare meglio.
Quindi questa era una delle debolezze di cui le aveva parlato Chloe e
di cui lui aveva pensato bene di non dirle niente.
In teoria la cosa non avrebbe dovuto irritarla più di tanto,
visto che presto lui avrebbe riavvolto il tempo e lei non avrebbe
ricordato più nulla, eppure più cercava di non
pensarci, meno ci riusciva.
Lo osservò alzarsi a fatica e tutta la rabbia che provava
nei suoi confronti sparì come per magia, lasciando spazio
alla preoccupazione del vederlo così debole.
“Tutto apposto?” Gli chiese preoccupata, pensando
di aiutarlo ad alzarsi, ma non avendone la possibilità vista
l’incredibile fretta che notava nei movimenti di Clark.
“Starò bene.” Le rispose, prima di
allontanarsi da lei in cerca dell’anello.
Aveva davvero tutta questa fretta di lasciarla?
Scosse la testa scacciando il pensiero. Sapevano entrambi che quella
era la cosa giusta da fare.
Per un secondo ripensò a quei ricordi che le erano passati
di fronte in quei pochi istanti in cui era rimasta a terra e la voglia
di parlarne con lui la assalì. Avrebbe voluto dirgli che era
stato grazie al suo ricordo che aveva ripreso i sensi, che in lui
trovava la forza, e per quanto si sarebbe pentita se mai la lei che non
scoprirà mai il segreto di Clark l’avesse saputo,
gli avrebbe voluto dire che quando aveva ammesso che lo amava in quella
cantina, non era il sensore che non aveva funzionato, ma semplicemente
lei che aveva detto la verità.
Si alzò per inseguirlo e fermarlo nuovamente dal riavvolgere
il tempo, ma un rumore la distrasse nuovamente, lo stesso rumore che
aveva fatto da sottofondo per tutto il tempo alle chiacchiere di Linda
Lake.
Vide il suo cellulare a qualche centimetro di distanza dai suoi piedi,
lo schermo illuminato e capì che il rumore voleva dire che
aveva un messaggio in segreteria.
Raccolse in fretta il cellulare, premette il tasto della segreteria e
se lo portò all’orecchio, non credendo alle parole
che stava sentendo.
Spalancò gli occhi nel sentire la voce terrorizzata della
cugina che metteva in guardia lei, ma soprattutto Clark da Davis Bloome.
Interruppe il messaggio e corse verso Clark che in quel momento le dava
le spalle.
Era contenta che fosse ancora lì, così avrebbe
potuto avvertirlo.
“Clark!” Si girò a guardarla e Lois non
seppe decifrare l’espressione sul suo viso. Qualunque cosa
fosse, ci avrebbe pensato più tardi. Ora doveva informarlo
su Davis. “Chloe ha appena chiamato, non ci crederai, ma
Davis-”
***
Vide sparire Linda dalla sua vista improvvisamente, quasi come se fosse
stata spinta da una macchia scura arrivata dal nulla.
Clark si guardò intorno e notò come il corpo di
Lois fosse sparito, non fosse più a terra come
l’aveva visto qualche secondo prima.
Capì che quella macchia scura che aveva visto qualche
secondo prima era lei.
Sentì rumori poco rassicuranti venire da un punto del
fienile che non riusciva a vedere e di usare la vista a raggi x non se
ne parlava, era troppo debole.
Aspettò con ansia di vedere chi delle due
l’avrebbe spuntata, anche se in fondo sapeva che in pochi
sarebbero riusciti a mandare KO Lois Lane.
‘Figlia di un
Generale e cintura nera. Quante possibilità ci sono che
Linda vinca?’ Si disse rassicurante, ma Clark
sapeva che Linda aveva una cosa che Lois non aveva. I poteri da
meteorite.
Sentì dei gemiti di dolore provenire da una delle due e
qualche secondo dopo sentì urlare il suo nome e vide la
figura scura venirgli incontro.
Sorrise nel notare che ancora una volta Mad Dog Lane aveva avuto la
meglio.
La vide accucciarsi preoccupata vicino a lui e non riuscendo a
sopportare oltre quello sguardo, le diede una semplice istruzione.
“Lois… la roccia.”
Senza farselo ripetere due volte, Lois prese la roccia in mano e la
scaraventò il più lontano possibile e Clark
iniziò a sentire i benefici della lontananza di quel veleno.
Le forze stavano iniziando a tornargli lentamente, la vista non era
più annebbiata come qualche secondo prima e riusciva a
vedere il viso di Lois un po’ più chiaramente.
Si alzò velocemente, evitando il contatto fisico con lei.
Non lo avrebbe sopportato.
“Tutto apposto?” Gli chiese preoccupata e
sentì nuovamente due parti di sé combattere
l’una contro l’altra. Una voleva rimanere
lì a rassicurarla che tutto andava bene e che
l’effetto della Kryptonite sarebbe passato del tutto tra
qualche minuto; l’altra non vedeva l’ora di farle
dimenticare tutto questo.
Vinse la seconda.
“Starò bene.” Le rispose quasi
bruscamente, lasciandola lì ancora accucciata e dirigendosi
verso l’anello che Linda aveva lasciato cadere quando era
stata colpita.
Sapeva che Lois non meritava di essere trattata in quel modo, ma gli
rendeva le cose un po’ più semplici.
La guardò per un secondo prima di darle le spalle e
inchinarsi a raccogliere l’anello.
Aveva quello sguardo che gli faceva capire che aveva altro da dirgli,
cose che probabilmente gli avrebbero nuovamente confuso le idee.
Le diede definitivamente le spalle e raccolse l’anello,
respirando a fondo prima di infilarlo al dito.
“Clark!” Sentendosi chiamare per nome, non
poté evitare di fermarsi e girarsi verso di lei, per
guardarla un’ultima volta. “Chloe ha appena
chiamato, non ci crederai, ma Davis-”
Non aveva intenzione di sentire un’altra parola e
infilò l’anello al dito sussurrandole quelle
parole che probabilmente le avrebbe dovuto dire quando ne aveva avuto
l’occasione. “Ti amo, Lois Lane.”
Tutti i pazzi avvenimenti di quella strana giornata erano serviti
almeno a fargli capire quello che provava veramente per quella persona
che ogni giorno sedeva di fronte a lui nella redazione del Daily Planet.
E prima che se ne rendesse conto, tutto intorno a sé
iniziò a sciogliersi, mischiando i colori tra loro e
cancellando la persona che si trovava di fronte solo qualche secondo
prima.
Il fienile si trasformò velocemente in un vortice di colori
e si ritrovò a vedere come delle diapositive di quelle ore,
passando da un momento all’altro di quella folle giornata,
quasi stesse riavvolgendo il nastro di un video che avrebbe evitato
volentieri di rivedere.
Un doloroso riavvolgimento che lo costringeva a rivivere quei momenti
passati con Lois, che sapeva non ci sarebbero stati più.
In una manciata di secondi, si ritrovò nuovamente nel
fienile di casa sua e lanciando un’occhiata veloce alla data
nello schermo del suo cellulare, notò che era tornato
indietro fino a qualche giorno prima che Linda scrivesse quella storia
su di lui.
Rincuorato da quel piccolo particolare, chiuse gli occhi, concedendosi
il lusso di far scorrere una lacrima sul suo viso nel ricordare quello
a cui aveva appena rinunciato.
Fissò l’anello che reggeva in mano e una sola idea
gli venne in mente. Distruggerlo.
I viaggi nel tempo erano sbagliati e nessuno avrebbe mai dovuto
usufruire di tale potere.
I viaggi nel tempo erano pericolosi e non solo per le conseguenze che
portavano, ma soprattutto per quello che riuscivano a farti vedere.
***
Senza perdere tempo, distrusse l’anello con la semplice
pressione del suo pugno e dopo averlo ridotto in polvere, lo
lasciò cadere lentamente dalla sua mano, ricordandosi ancora
una volta che aveva fatto la cosa giusta.
Era tornato indietro per un motivo, fermare Linda Lake, e non avrebbe
perso tempo a piangersi addosso.
Si precipitò in casa e nel giro di qualche minuto scrisse un
articolo in cui smascherava tutto quello che c’era di marcio
in Linda Lake e tutte le atrocità che aveva commesso a
Metropolis e dintorni. Stampò velocemente
l’articolo e si precipitò immediatamente a casa
della giornalista che aveva rovinato la vita a lui e alle persone a cui
teneva di più.
Dopo qualche secondo se la ritrovò di fronte intenta a
completare l’articolo che avrebbe poi usato per ricattarlo e
approfittando del fatto che lei sembrava non notare la sua presenza, si
prese qualche secondo per raccogliere le forze e decidere il da farsi.
Questa volta la rabbia che ribolliva in lui l’aveva spinto ad
agire d’impulso, senza avere un piano vero e proprio in
mente. Tutto quello che voleva fare, era rendere la vita di Linda un
inferno, proprio come lei aveva fatto con lui.
Deglutì nervosamente, prima di rendere nota anche a lei la
sua presenza.
“So cosa hai in mente.” Disse cercando di tenere un
tono calmo, per non far trapelare quello che provava veramente in quel
momento.
Vide Linda girarsi lentamente verso di lui. Il suo sorriso crudele
sempre presente sulle sue labbra, fece capire a Clark che per quanto
sorpresa fosse che lui si trovasse lì, la cosa non la
turbava più di tanto.
“Signor Kent. Stavo proprio pensando a te.” Scosse
leggermente le spalle, senza mai smettere di sorridergli.
“Due anni senza vederci son davvero troppi.”
Come se lui non avesse fatto volentieri a meno di rivederla.
Ogni volta che Linda Lake entrava nelle loro vite, qualcosa di tremendo
era dietro l’angolo, pronto a sconvolgere le loro esistenze.
Era successo due anni fa e lo stesso problema si era presentato quando
dopo due anni si era rifatta viva.
Questa volta Clark avrebbe evitato che il ciclone Linda Lake rovinasse
la vita dei suoi amici e la sua.
“Non pubblicherai la mia storia.” Le rispose con
tono tranquillo, andando subito al sodo della questione.
Questa volta non avrebbe fatto l’errore di permetterle di
avere in mano le redini del gioco.
Questa volta lui avrebbe avuto la meglio, con le buone o con le cattive.
Ovviamente non avrebbe mai pensato ad ucciderla, anche se per un
secondo, per un minuscolo, insignificante secondo quel pensiero gli era
passato per la mente. Ma non poteva abbassarsi a tanto, non con una
come Linda Lake.
Ucciderla avrebbe solo peggiorato le cose, dandole ragione e rendendolo
il mostro che aveva descritto al mondo intero.
No, invece avrebbe fatto le cose a modo suo, come sempre, dimostrando
più che altro a sé stesso che c’era
più umanità in lui che in Linda.
“La tua storia?” Chiese alzandosi in piedi e
fingendo che la cosa non la infastidisse.
Notò Linda stupirsi nel sentire quelle parole che mai si
sarebbe aspettata di sentire da Clark.
Capì che aveva colto nel segno e sentì
l’improvvisa sicurezza che tutto sarebbe finito per il
meglio, dargli la forza per andare avanti e sconfiggerla una volta per
tutte.
“Quindi ora non solo sei super, ma anche
sensitivo.” Continuò, sempre più
stupita di essere stata smascherata.
Clark sorrise leggermente, capendo che in fondo tutto quanto sarebbe
finito molto presto, visto che ormai Linda si trovava con le spalle al
muro.
“Ora sono un giornalista.” Disse, come se bastasse
a spiegare il suo essere aggiornato sui suoi spostamenti e sulle sue
prossime vittime. “Ti ho portato il mio ultimo
articolo.” Disse sicuro di sé, mostrandole
l’articolo che aveva buttato giù solo qualche
minuto prima.“Parla di tutti gli omicidi che hai
commesso.”
Linda prese l’articolo in mano e gli diede
un’occhiata veloce, guardando di sbieco Clark ogni qual volta
leggeva qualcosa che non le andava bene.
Clark ripensò a come le sue parole l’avessero reso
il nemico numero uno al mondo solo qualche istante prima e in fondo
sperò che Linda leggendo il suo articolo, avesse provato
almeno un terzo della paura e della delusione che aveva provato lui
quando aveva visto ogni singola persona andargli contro. “Le
persone ti conosceranno per quella che sei e le tue parole non avranno
nessun peso.” Ma in fondo, cosa poteva interessare a Linda
Lake, se non essere la più nota giornalista al mondo?
Clark sapeva che Linda riusciva a farsi scivolare ogni critica addosso,
riuscendo sempre a risalire dal fondo del baratro in cui sprofondava,
tornando ogni volta sempre più forte di prima.
Un po’ in fondo la invidiava, avrebbe voluto essere
così cinico e disinteressarsi di tutto quello che la gente
pensava su di lui. Avrebbe dovuto ascoltare solo quello che la gente
che teneva davvero a lui diceva e ignorare tutto il resto.
Ma era così difficile per lui essere così
distaccato, fingere che essere visto come il cattivo della situazione
non lo toccasse minimamente.
Si concentrò nuovamente su Linda e la vide sempre intenta a
leggere il suo articolo, quasi volesse ignorare le sue parole,
lasciandolo parlare quasi da solo, come se stesse fingendo di essere
rapita da quelle pagine che raccontavano che mostro era e stesse
pensando alla prossima mossa da fare per avere nuovamente il coltello
dalla parte del manico.
Finalmente Clark notò lo sguardo inviperito di Linda alzarsi
dal foglio, per incrociare i suoi occhi blu che la fissavano con la
sicurezza che questa volta non l’avrebbe fatta liscia.
“Andrai in prigione.” Le disse sicuro di
sé come poche volte si era sentito prima.
Doveva ammettere che quella sensazione gli piaceva, essere in controllo
di tutto e sapere esattamente come le cose sarebbero finite,
perché lui aveva in mano il pallino del gioco e niente
l’avrebbe potuto cambiare.
Poche volte era riuscito a mostrare quella sicurezza - una di quelle
era stata quando aveva finalmente detto a Lois la verità su
sé stesso – e ogni volta era stato ripagato con
qualcosa che gli faceva capire che ne era valsa la pena.
L’ultima volta era stato ricompensato con un caffè
che sapeva tanto di un appuntamento, questa volta sapeva che la
ricompensa non sarebbe stata altrettanto dolce, ma almeno gli avrebbe
fatto ottenere quello per cui era tornato indietro.
Tranquillità e normalità.
“Non penso proprio.” Gli rispose gettando il suo
articolo, pronta ad attaccarlo.
Immediatamente Clark notò alla sua sinistra un cavo della
corrente e ricordando le parole che Chloe gli aveva detto sulla cella
in cui Linda era stata prigioniera a Black Creek, subito
capì cosa doveva fare. L’avrebbe colpita quel
tanto che bastava per stordirla, niente più.
Poi, lo sguardo di sfida di Linda, lo colpì.
Era convinta che non l’avrebbe fatto, che non avrebbe mai
avuto il coraggio di ferirla in quel modo, perché in fondo
lui era il buon Samaritano di Metropolis, colui che puniva senza mai
ferire veramente nessuno.
Gli bastò riflettere su questo piccolo particolare e su
quello che Linda aveva fatto passare a lui e a tutti quelli che gli
stavano vicino, che subito si lasciò andare, colpendola allo
stomaco con il cavo che sprizzava scintille e facendola arretrare
finché non si ritrovò con le spalle al muro,
ormai senza via di scampo.
Clark notò come Linda cercò di tramutarsi in
acqua per sfuggire a quella tortura, ma le parole di Chloe che
ricordava per filo e per segno, gli diedero la certezza che non sarebbe
mai potuta scappare da lì.
Vide il suo sguardo sofferente e più cercava di finire il
più in fretta possibile quella tortura, più si
ritrovava a fare sempre più pressione sul suo stomaco con
quel cavo che sembrava non finire mai di brillare a causa delle
scintille che non accennavano a smettere.
Voleva allontanarsi da lei perché ormai era inerme e avrebbe
potuto facilmente metterla KO e portarla alla stazione di polizia
più vicina e farla rinchiudere in una cella speciale che non
le avrebbe permesso di fuggire, eppure vederla soffrire in quel modo
gli dava una soddisfazione che sapeva che era sbagliata.
Voleva farle provare quello che lei aveva fatto provare a lui,
costringendolo a riavvolgere il tempo, ma non poteva permettersi di
essere debole ed ucciderla.
Non poteva permettere che la freddezza di Kal-El prendesse il
soppravvento sull’umanità di Clark Kent.
Allontanò subito il cavo dal suo stomaco e Linda cadde al
suolo priva di sensi.
La fissò per qualche secondo e si concentrò per
ascoltare il suo battito che aveva un ritmo debole, causato dalla
scossa che le aveva inferto. Il fatto che però fosse ancora
viva lo spaventava e rincuorava allo stesso tempo.
Non si sarebbe mai perdonato di aver preso la vita di qualcuno in quel
modo.
Sua madre, Chloe, Lois… nessuno l’avrebbe mai
perdonato e guardato più in faccia se si fosse lasciato
andare in quel modo.
“Nessuno saprà mai il mio nome.” Disse
più a sé stesso, che a Linda, continuando a
guardarla e pensando a quale sarebbe stato il prossimo passo da fare.
Buttò la sua giacca in terra, rimanendo solo con la
maglietta blu, di modo che all’ospedale non avrebbero potuto
collegare i suoi abbigliamenti alla Macchia Rossa e Blu,
dopodiché la raccolse da terra e sfruttando la sua
supervelocità la portò al Met-Gen, dicendo
all’infermiera che si trovava di fronte e che si sarebbe
presa cura di Linda, che aveva accidentalmente preso la scossa mentre
si asciugava i capelli col phon, dimenticandosi di asciugarsi le mani
prima di attaccare la spina.
Fortunatamente la giovane infermiera sembrò credere alla sua
bugia - ingannata dal fatto che Linda era effettivamente fradicia,
quasi fosse uscita dalla doccia - e Clark informò subito che
avrebbe chiamato la polizia mentre loro si prendevano cura di lei.
Nel giro di qualche minuto, un ufficiale della polizia di Metropolis si
precipitò all’ospedale con delle speciali manette
che avrebbero impedito a Linda di trasformarsi nuovamente in acqua e
scappare non appena avesse ripreso i sensi.
Ringraziò l’ufficiale per essere arrivato
così in fretta, dopodiché lanciò uno
sguardo veloce al suo orologio, notando l’ora che si era
fatta.
L’aereo di Lois sarebbe atterrato di lì a poco e
lui era la persona incaricata di andarla a prendere
all’aeroporto.
Precipitandosi di corsa alla fattoria per avere almeno qualche ora di
sonno alle spalle, si stese sul letto, sperando di riuscire a prendere
sonno, di modo che la mattina dopo avrebbe potuto recitare la parte che
si era imposto.
Sarebbe stata la prova più difficile della giornata,
rivedere Lois e fare come se nulla fosse mai successo tra loro due.
Il ciclone Linda Lake sarebbe stato una passeggiata a confronto.
A/N: Capitolo breve,
vero? XD XD
Ho pensato di unire tutta
questa roba perché altrimenti sarebbero risultati 8mila
capitoli in più se avessi diviso tutto come volevo e in quel
caso, ciao ciao fine della storia per il 25! XD
Spero
solo siate stati in grado di arrivare alla fine del capitolo senza
addormentarvi prima! XD
E
magari molti di voi penseranno che probabilmente sia stato un po'
azzardato fargli dire quel ti amo proprio mentre riavvolgeva il tempo,
ma io penso seriamente che da questo episodio in poi, Clark abbia
davvero realizzato quello che prova per Lois, solo che abbia terrore di
pensarci e dirlo a voce alta.
E per quanto può suonare strano, a me la cosa va anche bene!
XD Insomma, con Lana era tutto un "ti amo qui, ti amo lì" e
guardate com'è finita! Invece con Lois ha paura di pensarlo
e dirlo, perché sa che una volta detto, non può
tornare indietro *.* Awww, l'amour! XD XD
Bene, direi anche basta coi vaneggi! XD
Che dire, ci si legge
domenica ;)
Come sempre grazie a
tutti per aver letto e commentato! :)
|
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Capitolo 17 *** Welcome home v2.0 ***
A/N:
Tecnicamente è ancora domenica e vi chiedo scusa se posto il
nuovo capitolo solo ora, ma tra una cosa e l'altra, ho avuto tutto il
resto della giornata impegnato e questo è stato l'unico
momento libero :)
Vabeh, l'importante
è che l'aggiornamento ci sia, no? :P
@ cordina87:
Grazie davvero per tutti quei complimenti, ma dovresti davvero pensarci
due volte prima di farmeli, perché potrei finire col
montarmi la testa!! ahahah
Wow, hai davvero riletto
questa storia per ingannare l'attesa? 16 capitoli tutti in una volta?
Cacchio!! XD
E grazie per aver
pubblicizzato anche l'altra mia storia Clois XD se qualcuno avesse
letto la tua recensione, son sicuro che sarà andato a
leggerla, magari preso dalla curiosità! XD
Grazie ancora! ;)
@ Cris: Che
bello sapere che sei d'accordo con me su tutto quello che ho detto su
Clark nel capitolo precedente! *.* XD
E sonp ovviamente super
felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto :) Sul pezzo dei
flashback di Lois non ne ero molto convinta, più che altro
non sapevo se sarebbero piaciuti o no, ma son contenta che abbiano
ricevuto recensioni positive :P
@ Cosmo: Ti ho
mai detto che ti adoro perché mi lasci recensioni super
lunghe che non mi stanco mai di leggere? E soprattutto, lascia che ti
dica quanto mi ha fatto morire dal ridere la fine dell'ultima che mi
hai lasciato!!! XD
ahahah e concordo sulla
critica ai costumisti dello show! XD Rendere tutti idioti solo per non
far notare a nessuno che Clark si vesta esattamente allo stesso modo
della Macchia, è davvero da stupidi! XD e concordo col NO a
Lana e sì alla nostra Mad Dog!! :P
@ Enya: Ho
avvertito Clark di stare attento nel caso che non abbia intenzione di
ridire a Lois il suo segreto, che tu sei pronta a fargli vedere le
stelle! Ha detto che lui è solo un povero
giuggiolone indifeso e che non ha nessuna colpa...
Il punto è
che... mi unisco a te e lo picchiamo in due! XD XD
@ Leti: Eheheh
cara Leti, cosa succederà ora lo sappiamo solo io e il mio
pc *inserire risata maligna QUI*
Anzi no, visto che ora
leggerete il prossimo capitolo, lo saprete pure voi! ;)
Il suo aereo era appena atterrato all’aeroporto di Metropolis
e Lois non poteva essere più stanca. Non vedeva
l’ora di lasciarsi alle spalle il viaggio che aveva appena
terminato e ricominciare a vivere la sua vita, il che includeva anche
un certo contadinotto che aveva evitato per le ultime quattro settimane.
Aveva provato a non pensare a lui nell’ultimo mese, ma la
verità era che lui era stato quello a cui aveva sempre
pensato, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Se fosse stata un po’ più sincera con
sé stessa, avrebbe confessato che le notti passate in
ospedale al fianco di Jimmy, erano state accompagnate da pensieri su
pensieri su Clark Kent.
Cosa stava facendo… con chi lo stava facendo… se
sentiva almeno un po’ la sua mancanza…
Tutte quelle domande l’avevano accompagnata nel corso di
quelle quattro settimane lontana da Metropolis e oggi avrebbe potuto
avere una risposta se solo non fosse stata terrorizzata alla sola idea
fare le giuste domande ed avere finalmente una risposta a quei dubbi
che ancora oggi la perseguitavano.
Si diresse al ritiro bagagli, sperando di non dover aspettare
un’eternità prima che la sua valigia si facesse
viva, o peggio ancora, che fosse dispersa chissà dove.
Rimase a fissare il nastro trasportatore che iniziava a girare e tra le
persone che come lei aspettavano di prendere i propri bagagli e tornare
a casa, c’era il bambino che durante il viaggio sedeva dietro
di lei e che era stato così "gentile" da non smettere di
piangere per un solo secondo.
Spostando lo sguardo di poco, intravide il ragazzo che solo qualche
minuto prima sedeva di fianco a lei e che le aveva chiesto se avesse
voluto prendere un boccone insieme a lui, una volta atterrati.
Ci ripensò e si diede della stupida per aver risposto di no.
Per quanto ancora avrebbe rinunciato ad uscire con qualcuno, solo
perché quel qualcuno non era Clark?
Lui aveva voltato pagina con Lana – se si poteva definire
voltare pagina tornare con la ragazza che ti aveva più e
più volte spezzato il cuore – e lei avrebbe dovuto
fare lo stesso.
Smettere di pensare a lui era l’unica cosa sensata che
avrebbe dovuto fare, se voleva che quel poco di sanità
mentale che le era rimasta non andasse perduta.
Lanciò una seconda occhiata al ragazzo che le dava le spalle
e più cercava di immaginarsi seduta con lui al tavolino di
qualche bar, sorseggiando del caffè e semplicemente
parlando, meno ci riusciva.
Più si immaginava seduta a sorseggiare del caffè,
più riusciva a disegnare perfettamente e senza alcuna
sbavatura la figura di Clark che sedeva di fronte a lei e le raccontava
quanto le era mancata in quei circa 28 giorni in cui non si erano visti
né sentiti.
’28
giorni?’ Si disse quasi incredula. ‘Ho tenuto il
conto?!’ Continuò, sorpresa
di aver fatto una cosa del genere.
Clark la stava facendo decisamente impazzire e lei non sapeva come fare
per evitarlo.
Finalmente notò la sua valigia e si precipitò a
prenderla, sperando che lo stesso ragazzo che le offuscava i pensieri,
fosse in orario e già lì all’aeroporto.
Non gli avrebbe mai perdonato di essere in ritardo.
Lois prese la sua valigia e si avviò verso
l’uscita, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di
quel ragazzo che le aveva chiesto di uscire.
Non appena superò le porte scorrevoli, le si
presentò uno spettacolo che avrebbe volentieri evitato.
‘Oddio, ti
prego no.’ Pensò buttando gli occhi
al cielo e desiderando di essere ovunque tranne che lì.
Decine di coppiette felici si riunivano dopo tanto tempo passato
lontani e Lois non riuscì a resistere a quello spettacolo
troppo sdolcinato per i suoi gusti. Abbassò lo sguardo
sperando di non sbattere contro nessuno e si diresse
all’uscita più vicina che riuscì ad
intravedere.
‘Quando pensi
che le cose non possano diventare più
imbarazzanti…’ Pensò,
ricordandosi quanto sarebbe stato imbarazzante di per sé il
rivedere Clark dopo tanto tempo. Ovviamente lo sfondo romantico che
avrebbe accompagnato quel rendez-vous, non aiutava di certo a rendere
le cose più semplici.
“Andiamo Smallville, dove diavolo sei?”
Alzò lo sguardo per cercarlo, ma nessuno dei ragazzi che
vide assomigliava vagamente a Clark.
Prese un respiro profondo e appoggiò la schiena al muro
dietro di lei, concedendosi del tempo per pensare nuovamente a quella
cosa che la turbava.
Come avrebbe dovuto salutarlo quando si fosse fatto vivo?
Una stretta di mano amichevole o un abbraccio?
Di certo il modo in cui si erano lasciati non era stato dei migliori.
Quel quasi bacio al matrimonio di Jimmy e Chloe e
quell’abbraccio nella corsia d’ospedale che
sembrava quasi un addio, non aiutava a prendere una decisione.
Perché il loro rapporto doveva essere così
complicato? Perché non potevano sedersi a parlare e decidere
se essere solo amici, o se tra loro c’era davvero qualcosa di
più?
In effetti, ora che ci pensava, l’idea si sedersi e parlarne
da persone civili non sembrava tanto male. Magari avrebbe potuto
buttare con nonchalance un invito durante una conversazione, sperando
che Clark recepisse il messaggio.
Magari lo avrebbe potuto invitare a prendere un caffè.
‘Già.
Smallville e una tazza di caffè fumante… non
suona male.’ Pensò annuendo e
pensando seriamente a quell’opzione.
Sbuffò rumorosamente, sempre cercando la figura di Clark tra
tutta la gente che si ritrovava di fronte. Lo avrebbe riconosciuto tra
mille e a quanto pare, aveva preferito qualche mucca a lei, decidendo
di non farsi vivo.
‘Andiamo
Smallville.’ Pensò, pregando che si
decidesse ad arrivare il più in fretta possibile.
Il clima che si respirava in quell’aeroporto non aiutava a
non pensare a lui. Tutte quelle dannatissime coppiette sembravano
spuntare come funghi e non sembravano volersi staccare l’uno
dall’altro.
“Prendetevi una stanza.” Disse a voce bassa e denti
stretti, guardandone una di sbieco.
Tornò a fissare di fronte a sé in attesa che
Clark, quando la sua tipica giacca rossa e maglietta blu la colpirono,
lasciandola di sasso.
Dopo che lo aveva tanto invocato, finalmente era lì di
fronte a lei e non avrebbe mai immaginato che rivederlo
l’avrebbe lasciata senza parole.
Rivederlo a pochi passi da lei dopo tutto quel tempo, le fece capire
una cosa.
Le era mancato da morire.
“Bentornata, Lois.” Le disse con quel sorriso che
avrebbe potuto riconoscere tra mille.
Lois sorrise a sua volta, senza riuscire a controllare il respiro che
aveva iniziato a diventare un po’ più corto.
Notò che reggeva in mano un ombrello chiuso e semplicemente
le sorrideva, senza dire né fare nient’altro.
Sapeva che avrebbe dovuto dire o fare qualcosa, ma il suo corpo
sembrava non reagire agli impulsi del suo cervello, rifiutandosi di
muoversi o parlare, per cui rimase semplicemente lì a
sorridergli a sua volta.
Avrebbe voluto dire qualcosa di tipico e pensare a qualche battuta
delle sue da fare, sembrava la cosa più sensata da fare al
momento, eppure più ci pensava, meno riusciva a fare
qualunque altra cosa diversa dal notare ogni suo minimo particolare e
sorridergli.
Era sempre stato così bello da toglierle il fiato, oppure
gli era successo qualcosa in quelle quattro settimane in cui non si
erano visti?
Il suo fisico sembrava più tonico, quasi come se i lavori
alla fattoria avessero avuto un impatto decisamente positivo sui suoi
muscoli.
Il suo sorriso era affascinante come sempre, ma meno luminoso del
solito, quasi come se ci fosse qualcosa che lo turbasse, che non lo
facesse essere il sé stesso che Lois aveva sempre visto e
imparato a conoscere.
E i suoi occhi, blu e ipnotici come sempre, le sembrarono simili a
quelli che aveva lasciato qualche settimana prima… tristi.
Rimase confusa per qualche secondo nel vedere
quell’espressione triste sul suo viso e le fece male pensare
che forse quell’espressione era lì per causa sua.
Gli pesava davvero così tanto andare a prenderla
all’aeroporto? O forse aveva a che fare con Lana?
Si diede della stupida per non averci pensato prima.
Quando si parlava di Clark, ovviamente tutto aveva sempre a che fare
con Lana.
Avrebbe voluto subito dirgli che non aveva assolutamente bisogno di lui
e che avrebbe potuto benissimo prendere un taxi per tornare a casa, ma
lui fu più veloce di lei e ruppe quel silenzio che Lois non
si era nemmeno resa conto fosse calato tra loro.
“Prendi, ti servirà.” Le disse
porgendole l’ombrello che reggeva in mano e Lois
ubbidì confusa, mentre lui prendeva le valigie che stavano
vicino a lei e piano-piano si incamminava verso la macchina.
Almeno avevano evitato la parte imbarazzante del saluto, anche se in
fondo lei avrebbe voluto tanto abbracciarlo, stringerlo a sé
per aiutarla a rendersi conto che questa non era una delle tante volte
in cui l’aveva sognato mentre stava a Star City. Aveva
bisogno di sapere che questa volta era reale e che il contadino dalle
buone maniere era finalmente tornato a far parte della sua vita.
Lasciò perdere quel pensiero ridicolo e lo seguì,
chiedendosi il perché di un ombrello in una giornata in cui
non avrebbe chiaramente piovuto. “Perché mai
dovrebbe-” Non fece in tempo a finire la frase, che
iniziò a piovere e dovette aprire l’ombrello per
evitare di bagnarsi.
Lo guardò confusa, indecisa se chiedergli o no come diavolo
avesse potuto sapere che avrebbe piovuto proprio in quel momento,
quando lui si girò a guardarla e semplicemente le sorrise,
facendole dimenticare ogni singola parola che avrebbe voluto dirgli.
“Previsioni del tempo.” Disse senza che lei se lo
aspettasse, quasi le avesse appena letto la mente.
Lo guardò confusa ancora una volta, ma invece di
rispondergli, abbassò lo sguardo fingendo di dover evitare
una pozzanghera e continuò a seguirlo in silenzio, prima di
rendersi conto che lui era sotto la pioggia battente e non si era
nemmeno lamentato.
“Hey superuomo, rischi di prenderti un malanno
così. Dovevo tornare io a Metropolis per ricordarti che non
sei invincibile?” Gli disse, riuscendo finalmente a tirare
fuori quella parte di lei che riusciva a rendere tutto meno
imbarazzante.
Clark si limitò semplicemente a sorriderle, continuando a
caricare le sue valigie in macchina, quasi senza sforzo.
“So badare a me stesso, Lois.” Evitò di
guardarla mentre le rispondeva, ma avrebbe scommesso tutto
l’oro del mondo che in quel momento le stava nuovamente
sorridendo.
Invece di rispondergli, si limitò semplicemente ad
avvicinarsi a lui e ripararlo con l’ombrello.
“Non farti strane idee, Smallville.” Gli disse
subito non appena vide le sue sopracciglia aggrottarsi, preso alla
sprovvista da quel suo gesto così premuroso. “Lo
faccio solo perché così mi devi un
favore.” Sorrise a labbra serrate e piegò la testa
leggermente di lato, sperando che quel suo modo di fare non
smascherasse il fatto che ovviamente si preoccupava per lui.
Clark si limitò ad annuire e sorridere, distogliendo
immediatamente lo sguardo dai suoi occhi castani e finendo di sistemare
le valigie in macchina. Chiuse lo sportello posteriore e
aprì immediatamente quello anteriore per far salire Lois,
che rimase piacevolmente sorpresa da quel suo gesto.
Sapeva che Clark era un gentleman, ormai lo conosceva abbastanza bene,
ma essere trattata in quel modo così particolare, la faceva
sentire speciale.
Salì in macchina chiudendo l’ombrello e senza mai
incrociare il suo sguardo, sussurrò un grazie che non seppe
se Clark sentì o meno.
Cavolo se le era mancato.
Star City era davvero una bella città, quasi quanto
Metropolis e soprattutto era piena di tanti bei ragazzi che avrebbero
fatto girare la testa a chiunque.
Avrebbe potuto fare strage di cuori se solo avesse voluto, se solo non
avesse avuto lui in testa.
Perché doveva proprio perdere la testa per un ragazzo come
lui che riusciva a pensare sempre e solo alla solita ragazza che gli
spezzava il cuore?
Perché non poteva essere lei quella ragazza che occupava
perennemente i suoi pensieri?
‘Perché
non sono Lana.’ Si disse.
Una cosa era certa, si innamorava sempre dei ragazzi sbagliati.
Il rumore sordo della portiera che veniva sbattuta da Clark, la
riportò alla realtà ed interruppe il suo filo di
pensieri.
Clark mise in moto e partirono, mentre la pioggia faceva da sottofondo
al silenzio imbarazzante che era sceso tra loro.
La tolleranza di Lois verso i silenzi era sempre minore, soprattutto
quando si trattava di stare in silenzio con Clark ed ignorare quello di
cui entrambi avrebbero dovuto parlare.
Perché in fondo, ne avrebbero dovuto parlare prima o poi, no?
Lana, il loro quasi bacio, il loro continuo gioco di sguardi che
entrambi negavano…
C’erano davvero tante, troppe cose di cui avrebbero dovuto
discutere, ma nessuno dei due sembrava voler iniziare il discorso.
“Allora… come sta Shelby?” Chiese
improvvisamente e si diede della stupida per aver tirato in ballo la
palla di pelo che la faceva perennemente starnutire.
Vide Clark sorridere per qualche secondo, senza mai distogliere lo
sguardo dalla strada. “Benissimo. Credo che tu gli sia
mancata.”
Lois lo guardò confusa, senza ben capire se si riferisse
veramente a Shelby, o lo stesse semplicemente usando per farle sapere
che era a lui che era mancata. “Oh certo, immagino che i miei
starnuti gli siano mancati da morire.” Disse ironica,
riuscendo a far ridere Clark.
Il sentire la sua risata, la fece sorridere a sua volta e vedere
finalmente il suo tipico sorriso illuminargli nuovamente il viso, diede
il via al battito d’ali di tutte quelle farfalle che ormai
avevano preso possesso del suo stomaco.
Sì, gli era davvero mancato.
Clark non era una di quelle persone che ridevano spesso, sembrava quasi
dovesse portare sulle spalle il peso del mondo e che quindi non avesse
tempo per divertirsi.
Ma Lois aveva imparato a notare che quando era attorno a lei, era
più rilassato e si lasciava andare a dei frequenti sorrisi e
a delle risate che ogni volta avevano un effetto distruttivo sul suo
corpo.
Sentirlo ridere le toglieva il respiro e odiava il fatto che Clark non
ridesse spesso, perché adorava il modo in cui la faceva
sentire quando lo faceva.
Ma forse era proprio per quello che la sua risata le faceva
quell’effetto. Sentirla così raramente la rendeva
speciale, quasi la riservasse solo a pochi fortunati e lei era una di
quelli.
Presa da quei pensieri, Lois non fece caso al silenzio che era
nuovamente calato tra loro.
“Sai per caso il limite in questa strada?” Le
chiese improvvisamente e per un momento pensò di aver
chiaramente capito male.
“Scusa?” Chiese confusa, sperando che una volta
ripetuta la domanda, suonasse diversa.
“Ho chiesto se sai il limite di velocità in questa
strada.” Ripeté nuovamente, gli occhi sempre fissi
sull’asfalto di fronte a lui.
Lois sgranò gli occhi sorpresa, sicura che lui non
l’avrebbe vista. “Uhm, 60 credo.” Disse
scrollando le spalle e chiedendosi ancora il perché di
quella domanda.
“Sai, Jimmy verrà portato al Met-Gen.”
Fu di nuovo lei a parlare, sperando che la conversazione questa volta
decollasse e che non ricadessero di nuovo in quell’odioso
silenzio.
“Così ho sentito dire.” Lo vide annuire.
“Quindi sei sicura che il limite è 60?”
Le chiese nuovamente e Lois non poté fare a meno di buttare
gli occhi al cielo e poggiare la testa al sedile, rassegnandosi quasi
completamente al fatto che non sarebbe riuscita ad avere un discorso
sensato con Clark.
“Penso di sì, Clark.” Si
limitò a rispondere, sempre più confusa da quel
suo comportamento. Perché preferiva rimanere in silenzio,
invece di parlare di qualcosa, qualunque cosa? Sapeva benissimo che
odiava i silenzi più di ogni altra cosa, quindi
perché non si sforzava anche lui, invece di rispondere a
monosillabi?
Scosse la testa non riuscendo a darsi una riposta e lasciò
che ancora una volta il silenzio calasse.
In fondo non pretendeva di parlare subito di loro due. Avrebbero potuto
prendere il discorso alla lontana e piano-piano arrivare a discutere di
quello che era o non era successo tra loro.
“Tutto apposto al Daily Planet?” Il suo odio
profondo per i silenzi ebbe ancora una volta la meglio, costringendola
a parlare della prima cosa che le venne in mente.
“Sì, Lois.” Lo vide annuire.
“Tutti hanno sentito la tua mancanza.” Aggiunse,
senza che lei se lo aspettasse.
Ancora una volta le sembrava che le stesse lanciando un segnale, un
messaggio criptato per farle capire che le era mancata. Questa volta
avrebbe provato a decriptarlo, stuzzicandolo come solo lei riusciva a
fare.
“Anche tu, Smallville?” Inoltre, sperava che questa
volta Clark non cambiasse argomento come aveva fatto prima e finalmente
il discorso di spostasse su loro due.
In fondo era così grave rispondere a quella domanda? Un
sì o no le sarebbero bastati, dopotutto.
Clark rimase per qualche secondo in silenzio, quasi stesse pensando a
cosa risponderle e mentre Lois aspettava nervosamente, sentì
il cuore che prendeva a batterle un po’ più forte
alla sola idea che lui le dicesse di sì. “Sai,
penso che il limite qui sia 50, non 60, Lois.”
Si morse il labbro superiore notando il suo chiaro intento di cambiare
argomento.
Ci avrebbe potuto provare tutto il giorno, ma di sicuro non ci avrebbe
ricavato nulla di buono. Clark e i discorsi sui suoi sentimenti e su
quello che provava non andavano proprio d’accordo.
“Sì, penso tu abbia ragione.” Disse
semplicemente, prima di accendere la radio e lasciare che le note di
una canzone mai sentita riempissero il vuoto di quelle parole che si
sarebbe voluta sentir dire.
Era così difficile dirle che in fondo gli era mancata?
O forse non le era mancata affatto?
Dopotutto aveva passato le ultime quattro settimane con
l’amore della sua vita, perché mai avrebbe dovuto
pensare a lei?
Prese un lento respiro profondo e alzò di qualche tacca il
volume della radio, sperando che questo rendesse il silenzio
più facile da sopportare e soprattutto che la aiutasse a non
pensare a nulla che avesse a che fare con la persona seduta di fianco a
lei.
Incrociò le braccia al petto e appoggiò la testa
alla testiera del sedile, fissando il panorama che scorreva veloce
fuori dal finestrino.
Sapeva che nella vita c’era un momento per parlare e uno per
stare in silenzio.
Purtroppo per quanto lo odiasse, questo apparteneva alla seconda
categoria.
Sbuffò nuovamente, sperando che tutta la frustrazione che
sentiva in quel momento lasciasse il suo corpo e la facesse rilassare.
Era consapevole che quello sarebbe stato un lungo, lunghissimo viaggio
fino al Daily Planet.
A/N: Che dire, spero
questa piccola "scena tagliata" vi sia piaciuta! :)
Mi son sempre chiesta
quanto in realtà fosse stato imbarazzante questo viaggio in
macchina e penso che nel telefilm sarebbe potuto succedere una cosa del
genere.
Mi pare di non avere
nient'altro da aggiungere se non che ci si legge martedì e
che ormai il countdown alla fine della storia e all'inizio della
stagione 9 di Smallville e a -5!!!!!! *corre eccitata per tutta la
stanza* XD
A martedì
allora! Come sempre, grazie mille a chi legge e alle mie fedelissime
che recensiscono! ;)
Uuuuu, anzi, anzi!! Ho un ps! XD
Avete notato il titolo di questo capitolo? U.U XD
Per chi non masticasse inglese: Bentornata a casa v2.0
E per chi non masticasse informatica XD il v2.0 sta per "seconda
versione". XD
Ditemi che son geniale... *fa i puppy dog eyes di Clark* XD
|
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Capitolo 18 *** Some things never change ***
A/N: Eccoci al
capitolo 18 e chiarisco subito una cosa. NON è l'ultimo! XD
Pensate sul serio che non
vi avrei avvertito almeno un paio di capitoli prima se questo fosse
stato l'ultimo?
No signorine, dovrete
sopportarmi per ancora un paio di giorni! XD
@ cordina87: Come
sempre grazie mille, mi riempi sempre di complimenti! XD
Son contenta che le
battutine di Lois e Clark del capitolo precedente ti siano piaciute!
Ogni volta lo devo rileggere ottomila volte prima di postarlo,
perché non sono mai sicura che tutto quello che
c'è scritto sia davvero IC! XD Per cui grazie per la fuducia
che mi dai! ;)
@ Cosmo: Vedo
che stai riprendendo il ritmo Cosmo! XD Questa volta sei salita al
secondo posto e solo Cordina è riuscita a levarti lo scettro
di commentratrice più veloce! XD Dai che son sicura che nei
prossimi capitoli, la tua recensione tornerà ad essere la
prima! XD
Quindi credi che Clark
non fosse abbastanza timido nel capitolo precedente? Pensi che forse ci
sarebbe stato bene anche quella scena vista dal suo POV?
Cmq ti dirò
che io ho cercato di renderlo il più timido e silenzioso
possibile, senza però non volere mai esagerare,
perché alla fine un Clark troppo giuggiolone prende alle
scatole! XD Vedremo cosa dirai del Clark di questo capitolo...
@ Leti: Ahahah
grazie per il "sei geniale"! *.* XD E' stato altamente apprezzato! :P
E leggendo questo
capitolo, scoprirai se la bacerà o meno sotto la pioggia...
Tu che dici? XD
@ Cris: Grazie
anche a te per il "geniale"! *.* Fa sempre piacere sentirselo dire!! XD
XD
E visto che
l'hai nominata, la puntata "il rossetto" è una delle mie
preferite! *.* Adoro le scene Clois che ci sono e odio Clark per avere
notato l'invito al party di Lex e Lana '-.- Hai Lois lì e tu
pensi a Lana?!?! Sei proprio stupido!! ''-.-
Uuuu e visto che me l'hai
detto, propongo un duetto sulla sigla si Smallville! XD Somebooooodyyy
saaaaaaaaaaaaaaveee meeeeeeeee XD XD
Cmq, come avrai letto su,
no, questo non è l'ultimo capitolo ;) e grazie per il "sei
migliorata rispetto all'altra Clois che hai scritto" :) Fa sempre
piacere sapere che si è diventati un po' più
bravi :P
@ Enya: Prima
di tutto, spero che dal dentista sia andato todo bien *abbraccio* Io
odio i denti del giudizio '-.- Quando mi sono usciti ho visto le stelle
'-.- e spero tanto che non mi diano problemi...
Almeno ora puoi mangiare
molto gelato, no? XD Intendo per placare il dolore... Se è
così, dimentica la vaniglia e opta per cioccolato
al peperoncino (o gusto Wild Cherry se hai visto quella
puntata in English XD)
Che dire, grazie come
sempre ragazze, ormai posto i capitoli solo per leggere i vostri
commenti di cui diventerei volentieri fan su facebook! XD XD
Buona lettura! :)
Ogni singolo secondo di quella giornata gli faceva male.
Essere consapevole di poter fare un piccolo gesto e riportare tutto a
com’era stato tra loro, era una tentazione che Clark non era
sicuro di riuscire a vincere.
Aveva voluto baciarla già dalla prima volta che
l’aveva rivista all’aeroporto, farle capire quanto
gli fosse mancata, mostrarle che aveva finalmente aperto gli occhi e
che non l’avrebbe più fatta scappare da lui in
quel modo.
Invece aveva dovuto stringere i denti, far finta che niente fosse mai
successo tra loro e semplicemente fare il buon amico che le aveva fatto
il favore di andare a prenderla all’aeroporto. Solo questo,
un buon amico.
Ovviamente per tutto il tragitto era stato in silenzio,
perché non poteva permettersi una conversazione sensata con
lei - non ancora per lo meno - non dopo tutto quello che era successo.
Il solo sentire la sua voce gli rendeva le gambe deboli e riportava a
galla tutti quei momenti che ora erano semplici ricordi che solo lui
aveva.
‘Cosa
succederebbe se anche Lois avesse quei ricordi?’
Si chiese e non riuscì a trovare una risposta a quella
domanda.
Sarebbe altrettanto forte da non dire una parola, da stare in silenzio,
ricordando come sarebbe potuto essere, e lasciare che il mondo
continuasse il suo corso?
Scosse la testa, convinto che nessuno sarebbe stupido quanto lui da
sacrificare una storia come quella. Chiunque avesse quei ricordi - la
passione che c’era tra loro e l’evidente affetto
che andava ben oltre la semplice amicizia – avrebbe fatto
qualsiasi cosa pur di riaverlo.
‘Non sei
destinato ad essere felice.’ Si
ripeté quello che ormai era diventato il suo mantra.
Vivere con quei superpoteri, essere l’eroe di Metropolis,
significava avere dei nemici spietati che nessuno avrebbe voluto
ritrovarsi di fronte. E questi nemici erano disposti a tutto pur di
mettere a riposo per sempre la Macchia, e il far fuori le persone che
gli stavano vicino era al primo posto nella lista dei modi per
distruggerlo.
Per quel motivo lui stava trattenendosi dal ripetere tutto quello che
c’era stato con lei.
Sapeva che se le avesse confessato nuovamente tutto – dai
poteri, ai suoi sentimenti – da quel momento in poi lei
sarebbe stata in pericolo e la cosa non le avrebbe fatto né
caldo, né freddo.
Con Lana tutto era sempre così semplice, le diceva che era
in pericolo e lei lasciava che lui la proteggesse, ma Lois…
con Lois era tutto così diverso. Se sapeva di essere in
pericolo, cercava il modo migliore per difendersi, senza mai tirarsi
indietro. Era una combattente, la figlia di un Generale, per cui
l’ultima cosa che le avevano insegnato era la resa.
E questo lo spaventava a morte, che lei fosse ferita, o peggio, per
colpa sua, per colpa dei suoi nemici.
Perdere Lois per colpa della sua doppia identità, era un
prezzo troppo alto da pagare per un periodo di felicità.
Stringere i denti e non dire una parola, sarebbe stato la sua missione
da quel giorno in poi.
Accostò finalmente nei pressi del Daily Planet, contento che
quel viaggio fosse finalmente finito. Sapeva che il silenzio stava
uccidendo Lois e che voleva uscire da quella macchina tanto quanto lui.
Sorrise nel notare che almeno una cosa era rimasta la stessa. Lois gli
aveva contagiato la sua allergia ai silenzi imbarazzanti.
Si girò a guardarla per un secondo e vide i suoi occhi
marroni che lo osservavano, prima di abbassarsi sulla cintura che non
sembrava volersi aprire.
Le diede una mano a liberarsi e poi scese dal pick-up,
perché non resisteva più ad averla
così vicina senza poter fare nulla.
Non appena scese dalla macchina, la pioggia battente lo
inzuppò ulteriormente e Clark non poté che
esserne felice. La pioggia poteva aiutarlo a lavare via tutti quei
pensieri, tutti quei flash che stava avendo e che non riusciva a
scacciare.
Gettò indietro la testa, cosicché la pioggia
potesse bagnargli anche il viso e sorrise. Ovviamente il suo piano non
stava funzionando e le immagini di una Lois fradicia sotto la pioggia
che reggeva le sue valigie ed era infuriata con lui per non essere
andato a prenderla all’aeroporto, gli annebbiarono nuovamente
la mente.
Si diresse nel retro del pick-up per prendere le valige di Lois, che
nel mentre era scesa a sua volta dalla macchina e si riparava dalla
pioggia con l’ombrello.
Vederla così sorridente faceva bene e male al tempo stesso.
“Certe cose non cambiano mai.” Gli disse e Clark
non poté fare altro che darle ragione.
Il suo sorriso riusciva sempre a spedirgli milioni di brividi in ogni
parte del corpo ed era più che sicuro di non aver mai visto
un sorriso tale prima d’ora.
C’era quello di sua madre, che gli serviva quasi da
tranquillante ogni volta che le cose andavano male. Le bastava un
semplice sorriso per rassicurarlo.
Poi c’era quello di Chloe, che era sempre così
genuino e dava a Clark la sicurezza che lei ci sarebbe stata sempre,
non importa cosa sarebbe successo.
Poi c’era quello di Lana, che Clark aveva sempre associato
all’amore. Ogni volta che lo vedeva, Clark era sicuro che
Lana fosse innamorata di lui.
Ma quello di Lois… quel sorriso aveva così tante
sfaccettature che Clark aveva smesso di contarle.
C’era il suo sorriso ironico, che Clark riceveva
più volte durante i tanti battibecchi che avevano durante la
giornata; c’era il sorriso che gli faceva capire che erano
partner e che avrebbero risolto il caso; c’era il sorriso che
gli faceva capire che Lois sapeva che c’era qualcosa di
diverso in lui, ma che non l’avrebbe mai spinto, forzato a
confessarle quali queste cose fossero; e poi c’era il sorriso
che Clark le aveva visto rivolgere solo a lui, quello da
‘Hey, Smallville! Ti sto rubando il cuore e tu non puoi farci
assolutamente nulla’.
Tutti quei sorrisi l’avevano sempre scombussolato, dandogli
sensazioni che mai nessun sorriso, mai nessuna persona gli aveva fatto
provare prima. E dopo quell’esperienza che solo lui
ricordava, vedere quel sorriso sarebbe stata una dolce pugnalata al
cuore, una punizione che era tremenda, ma che lui avrebbe scontato fino
alla fine.
“Sto via un mese e tu guidi sempre come una
vecchietta.” Gli sorrise nuovamente e lui non poté
fare a meno di sorriderle a sua volta. Sapeva che in quel momento aveva
la sua espressione da ‘mi sei mancata’ e non aveva
intenzione di cancellarla. La verità era che vederla
così spensierata, sapere che per lei non era cambiato
niente, faceva male. Forse avrebbe dovuto pensare seriamente a scappare
via da lì.
“Prego per il passaggio, Lois. Ti ho detto che mi sono
mancate queste tue battutine?”
Sì, avrebbe dovuto allontanarsi da lei, scappare il
più lontano possibile da Metropolis cosicché
nessuno sarebbe stato più in pericolo per colpa sua, ma la
sola idea di starle lontano faceva ancora più male.
Le sarebbe rimasto accanto, nonostante tutto, da amico. Rinunciare a
lei era troppo da sopportare.
L’avrebbe tenuta d’occhio senza che lei se ne
rendesse conto, sia come Clark Kent, che come la Macchia Rossa e Blu e
per lei ci sarebbe stato sempre e comunque.
“A dire il vero, no. E se escludiamo le tue domande sul
limite di velocità mentre stavamo in macchina, hai detto a
malapena qualche parola…” Clark si rese conto che
Lois aveva ragione. Non era stato un granché quel viaggio in
macchina, più che altro per il fatto che qualunque cosa
avesse detto o fatto gli avrebbe riportato alla mente ricordi dolorosi.
Concentrarsi esclusivamente sulla strada era stata l’opzione
migliore. E la più codarda. “Non che tu sia stato
più loquace mentre sono stata via, se escludi i tre messaggi
vocali da dieci secondi l’uno che mi hai lasciato.”
Corrugò la fronte, sperando di riuscire a coprire quello che
stava provando in quel momento.
Lo sentiva, l’aveva nuovamente delusa e questa volta non
c’era nessun anello che avrebbe potuto cancellarlo.
Ripensandoci, per un secondo si pentì di aver usato
l’anello per tornare indietro solo di qualche giorno. Se
l’avesse usato per tornare indietro di quattro settimane, al
matrimonio di Chloe e Jimmy? Avrebbe cambiato le cose tra loro se
invece di distrarsi a causa di Lana, avesse semplicemente mosso il viso
di qualche centimetro in più, quel tanto che bastava per
baciarla e finalmente cambiare le cose tra loro?
No, i rimpianti non aiutavano in quel momento, specialmente dopo che
avevi deciso di lasciar perdere tutto quello che sarebbe potuto essere.
“Lois, dopo il matrimonio son successe cose un po’
strane.” Clark sapeva che quella sua frase era parecchio
riduttiva rispetto a tutto quello che era successo, ma in fondo che
bisogno c’era di ricordare nuovamente a sé stesso
quello a cui era andato incontro?
“Beh, le cose erano diventate abbastanza strane
già prima che scoppiasse l’inferno,
ammettiamolo…“ Clark si rese conto solo ora che si
trovavano sulle scale del Daily Planet, diretti verso i piani bassi.
Era stato talmente occupato a pensare e ripensare che non se
n’era reso conto.
E ora Lois non gli rendeva la vita facile, ricordandogli quel quasi
bacio che automaticamente gli fece nuovamente pensare a come sarebbe
stato se…
Tutto questo lo stava uccidendo, aveva bisogno di stare solo per
qualche secondo.
“O possiamo anche non farlo e dimenticare che sia quasi
successo.” Da quando era scesa dalla macchina, fino a questo
momento, Lois gli aveva sempre dato le spalle e lui non era quasi
sembrato accorgersene, finché non sentì
nuovamente il suo sguardo addosso. Quello sguardo che gli faceva capire
che aveva così tante domande da fargli, così
tante cose di cui parlare. Sospirò, sapendo che quel
discorso non ci sarebbe mai stato e quelle domande sarebbero rimaste
per sempre senza una risposta.
“Penso sia un discorso abbastanza complicato,
Lois.” Ancora una volta ridusse al minimo la situazione,
quasi minimizzandola. ‘Abbastanza complicato’ non
rendeva giustizia alla catastrofe a cui aveva assistito. Dal mostro che
aveva attaccato Jimmy e rapito Chloe, al ritorno di Lana e Lex; dal suo
outing al mondo e alla gente che lo ammirava, al suo essere visto come
un nemico alieno, venuto sulla Terra per portare solo distruzione; dal
loro quasi bacio a quello che si erano confessati l’un
l’altro nel fienile di casa Kent.
Tutto questo era decisamente molto più che
‘abbastanza complicato’. Erano incubi e rimpianti
con cui avrebbe convissuto per sempre.
La vide riflettere e non seppe se pensare che quello era un buon segno
o no. “Beh, non dobbiamo analizzarne ogni minimo dettaglio
ora.” Ok, buon segno. Significava che anche lei aveva bisogno
del suo spazio e che non voleva affrontare quel discorso ora.
“Senti, stasera dopo il lavoro sarò al
café qui vicino per cercare di disfarmi di questo dannato
fuso orario. Se vuoi venire a prendere un caffè con me,
vieni pure. Se non lo farai, diciamo che capirò al
volo.”
Il café all’angolo della strada per Clark
significava solo tanti ricordi, tutti stupendi ma allo stesso tempo
dolorosi. Era lì che lui e Lois avevano avuto quel discorso,
era lì che lei gli aveva promesso che avrebbe pensato a loro
due. Come poteva pensare di tornarci, sapendo che le cose sarebbero
state diverse questa volta?
“Okay.” Si limitò a rispondere,
cacciando via l’immagine di loro due seduti a quel tavolino,
mano nella mano.
“Okay, ci vediamo dopo allora.” E fu in quel
momento che vide la speranza negli occhi di Lois, che lo fece sentire
nuovamente uno straccio. Aveva alimentato le sue speranze, sapendo che
poi le avrebbe deluse. Come diavolo ci riusciva? Come riusciva a dire
sempre la cosa sbagliata, nel modo sbagliato, nel momento sbagliato?
Odiava questo suo potere.
Ma poi vederla sorridergli in quel modo così luminoso, quel
sorriso solo per lui, gli fece pensare che forse presentarsi a
quell’appuntamento non era un’idea così
malvagia. Magari avrebbero parlato, le avrebbe potuto spiegare tutto
nuovamente, aggiungendo i particolari di quella giornata che era stato
costretto a cancellare e forse sarebbero riusciti a risolvere tutto.
E forse ora, avrebbe potuto nuovamente baciarla come desiderava tanto
fare e le cose sarebbero andate semplicemente bene.
Lo sapeva, stava per cedere. Stava per lasciarsi andare e rivivere quel
bacio che in quella che ormai era una realtà alternativa,
aveva cambiato tutto tra loro.
Scosse leggermente la testa, scacciando via l’idea di quella
possibilità. C’era stato un motivo se nulla di
tutto quello aveva funzionato.
Anche se, una parte di sé cercava di convincerlo che in
fondo, l’unica cosa che era andata per il verso giusto in
quel giorno, erano proprio lui e Lois.
“O no. O forse. E’ meglio che vada a lavorare
ora.” La sentì parlare a vanvera e velocemente,
come faceva sempre quando era in imbarazzo.
Senza aggiungere altro, lo lasciò lì sulle scale
a guardare ipnotizzato la sua figura che scappava lontano da lui.
‘Onestamente
non so cosa tu abbia pensato di me dopo quel bacio, Lois.’
Flash del loro appuntamento in quello stesso bar gli attraversarono la
mente senza preavviso e Clark non riuscì a far nulla per
fermarli.
‘Ma sappi che
è una cosa di cui non mi pentirò mai.’
Ricordava ogni singola parola che aveva pronunciato, ogni singolo
movimento che aveva fatto e ogni singola emozione che aveva provato.
‘E lo rifarei
ogni singola volta, se solo si presentasse
l’occasione.’
‘Bugiardo.’
Si disse, passandosi una mano sui capelli bagnati per toglierseli dagli
occhi, evitando gli sguardi di alcuni colleghi e facendosi largo sulle
scale del Planet, desiderando al più presto di raggiungere
la porta e uscire nuovamente all’aria aperta.
Aveva bisogno che la pioggia gli cadesse addosso, nella speranza che
riuscisse a scacciare via quelle frasi, quei ricordi, quegli odori,
quelle sensazioni che non riusciva a dimenticare.
Forse parlare con Chloe l’avrebbe aiutato.
***
Il viaggio in macchina con Clark non era stato certo uno dei migliori.
Anzi, di sicuro era stato uno dei più imbarazzanti della sua
vita.
Aveva passato tutto il viaggio a fissare dal finestrino il panorama che
ormai conosceva a memoria e a pensare come mai Clark fosse
così distante.
Sapeva che il modo in cui si erano lasciati non era stato dei migliori
e che di sicuro rivederlo sarebbe stato imbarazzante - ma quello? Quel
viaggio era stato più che imbarazzante! Era… Lois
non seppe trovare la parola adatta.
Ogni singola parola non detta, ogni argomento evitato sembrava riempire
lo spazio di quel pick-up, senza quasi lasciare spazio per loro.
Fortunatamente quella tortura era finita e ora avrebbe pensato solo a
mettersi alla sua scrivania, pronta per tornare in pista e lasciare un
articolo da prima pagina sulla scrivania di Tess. ‘Meglio di un
souvenir.’ Sorrise tra sé.
La pioggia battente non accennava a smettere e dopo aver combattuto per
qualche minuto con la cintura di sicurezza che non ne voleva sapere di
sganciarsi - ed essere stata aiutata da Clark che per sganciare la
cintura quasi le sfiorò la mano, facendole accelerare il
battito cardiaco senza preavviso - Lois aprì lo sportello e
scese dalla macchina, riparandosi dalla pioggia con
l’ombrello che Clark le aveva dato qualche minuto prima
all’aeroporto.
Rivedere dopo tutte quelle settimane quella strada che le era tanto
familiare, la fece sentire finalmente a casa, come non le succedeva da
un po’.
Ad essere onesti, aveva già provato questa sensazione nello
stesso istante in cui aveva rivisto la sagoma familiare del corpo di
Clark, ma prima che lo ammettesse, sarebbe dovuta arrivare la fine del
mondo!
Sorrise nel notare che Clark si era diretto verso il retro del pick-up
per prenderle le valigie.
‘Sempre il
solito gentiluomo.’ Pensò, mentre un
sorriso si fece spazio sulle sue labbra.
“Certe cose non cambiano mai.” Disse senza
pensarci, guardando rapita ogni suo singolo movimento. Rendendosi conto
dello sguardo incuriosito che la fissava confuso, pensò bene
di mascherare il vero senso dietro quelle sue parole. “Sto
via un mese e tu guidi sempre come una vecchietta.”
Fortuna che nonostante tutto, riusciva a pensare in fretta.
Non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se Clark avesse
capito il vero senso delle sue parole.
La situazione era abbastanza complicata tra loro, non era necessario
gettare ulteriore benzina al fuoco.
Certo, avevano davvero tante, troppe cose di cui parlare, cose rimaste
in sospeso. Ma era davvero questo il momento giusto per parlarne? Era
davvero così inevitabile parlarne sotto un acquazzone del
genere?
Ovviamente no, per cui Lois decise che avrebbe rimandato il discorso
finché uno dei due non l’avesse portato a galla e
di certo quel qualcuno non sarebbe stato lei.
S’incammino decisa verso la porta del Daily Planet che
sembrava quasi aspettarla con ansia. Si chiese se avrebbe trovato
qualche cambiamento importante in quella redazione che ormai conosceva
a memoria e un po’ di ansia si fece spazio nei suoi pensieri.
“Prego per il passaggio, Lois.” La voce di Clark
interruppe le sue preoccupazioni e notò come la seguisse a
pochi passi di distanza, sempre con le sue valigie in mano, quasi come
fosse il suo fedele fattorino. Un ennesimo sorriso le scappò
dalle labbra. Le sembrò che fosse passata una vita intera da
quando aveva sorriso così spesso.
Pochi minuti vicino a lui e aveva già sorriso più
di quanto ricordasse di aver fatto nell’ultimo periodo.
Clark le faceva davvero uno strano effetto. Non che lei
l’avesse notato, ovviamente.
“Ti ho detto che mi sono mancate queste tue
battutine?”
Lois studiò con attenzione quelle parole che Clark le aveva
appena detto.
Aveva appena ammesso che le era mancata, quando durante il viaggio in
macchina aveva accuratamente evitato di rispondere a quella sua domanda?
Non riusciva a credere che Clark Kent, il contadinotto troppo chiuso in
sé stesso per far sapere a tutti come si sentiva, avesse
appena ammesso una cosa del genere.
Forse il ritorno di Lana l’aveva davvero sconvolto nel
profondo come le aveva detto Chloe.
Le avrebbe mai detto cosa era veramente successo mentre lei era stata
via?
‘Come se fossi
abbastanza importante da sapere un segreto del genere.’
Si disse ironica, con la certezza che Clark non le avrebbe mai detto
nulla a riguardo.
‘Non che mi
interessi, comunque’. Aggiunse tra sé.
Chiuse l’ombrello nello stesso istante in cui si rese conto
che il marciapiede su cui stava era protetto dalla pioggia dai balconi.
Fece il tutto con calma, quasi non volesse far capire a Clark tutto
quello che le stava passando per la testa in quel momento.
Riprese a camminare senza mai degnarlo di uno sguardo, senza riuscire a
spiegarsi il perché di questo suo comportamento.
Era quasi come se volesse punirlo, ma per cosa?
Per essere stato gentile ed essere andato a prenderla
all’aeroporto? Per essere così carino da portarle
in giro le valigie invece di farle portare a lei? Dopotutto, erano
abbastanza pesanti, come diavolo faceva a reggerle in quel modo, come
se pesassero a malapena due grammi?
Senza pensarci oltre, decise che gliel’avrebbe fatta pagare
per essere stato così poco presente con lei
nell’ultimo periodo. “A dire il vero, no. E se
escludiamo le tue domande sul limite di velocità mentre
stavamo in macchina, hai detto a malapena qualche
parola…” Gli costava davvero così tanto
spiccicare qualche parola con lei? Odiava così tanto starle
vicino, da non volerle nemmeno parlare?
Come si può passare da un quasi bacio, al più
totale silenzio nel giro di un misero mese?
Lois non ne aveva idea ed era decisa a non pensarci. L’aveva
promesso.
Nessuno ne avrebbe parlato oggi, né del quasi bacio,
né di quegli sguardi che si erano lanciati nella pista da
ballo, né dell’abbraccio in ospedale,
né di quanto le fosse mancato sentire la sua voce in tutte
queste settimane e soprattutto di quanto le fosse mancato vederlo.
Nessuno avrebbe parlato di quelle cose, né oggi,
né mai.
Quello ovviamente non le impediva di stuzzicarlo ancora e magari farlo
sentire in colpa. Per quanto odiasse che si prendesse sempre la colpa
di tutto, questa volta non riuscì a trattenersi.
Si girò finalmente a guardarlo in faccia per qualche
secondo, quasi contenta che la sua tipica espressione colpevole aveva
preso possesso del suo viso. “Non che tu sia stato
più loquace mentre sono stata via, se escludi i tre messaggi
vocali da dieci secondi l’uno che mi hai lasciato.”
Ripensandoci, fargli sapere che aveva tenuto il conto di quei messaggi
che le aveva lasciato, non era stata proprio una grande idea.
Di certo si sarebbe tenuta per sé il piccolo particolare che
mai e poi mai gli avrebbe confessato.
Nessuno avrebbe mai saputo che lei teneva ancora in segreteria quei
brevissimi messaggi che le aveva lasciato e soprattutto nessuno avrebbe
mai saputo che aveva sentito e risentito quei messaggi ogni singolo
giorno, indecisa se richiamarlo o meno, cambiando idea ogni due secondi.
Ormai aveva perso il conto delle volte in cui aveva fatto partire la
chiamata per poi chiuderla non appena si era resa conto che lui aveva
risposto.
A cosa diavolo si era ridotta per colpa di Clark Kent?
Lois Lane non si comportava in quel modo, come un’adolescente
alla prima cotta.
Era lei quella che teneva le briglie in una relazione ed era lei che
riduceva i ragazzi ad adolescenti imbarazzati.
Non era così che dovevano andare le cose tra loro. Non era
così che le aveva immaginate.
Aveva sempre creduto che sarebbero rimasti sempre amici, nemmeno buoni
amici, ma solo semplici amici che si vedevano a lavoro e che si
scambiavano messaggi d’auguri durante le feste.
Perché Clark aveva deciso di mandare all’aria quel
suo piano che sembrava così perfetto?
Perché gli aveva permesso di ricoprire un ruolo
così importante nella sua vita, arrivando ad un punto in cui
se lui non c’era, tutto andava male?
Senza rendersene conto, iniziò a scendere automaticamente le
scale del Planet che non si era nemmeno resa conto di aver raggiunto.
Stava concedendo a quei pensieri fin troppo spazio, era ora di
smetterla.
“Lois, dopo il matrimonio son successe cose un po’
strane.”
‘Pff, dopo il
matrimonio?’ Pensò Lois sbalordita e
quasi infastidita dal fatto che Clark non mettesse il loro quasi bacio
tra quelle cose strane che erano successe quel giorno.
Che quel quasi bacio per lui non fosse strano quanto lo era stato per
lei?
Decidendo di essere onesta con sé stessa, si
ricordò che la prima cosa che aveva pensato quando stavano
per baciarsi, era che tutto quello sembrava così normale.
Speciale, ma allo stesso tempo normale, come se fosse giusto che in
quel momento, in quella pista da ballo per lei esistesse solo Clark.
Poi avendo la possibilità di analizzare quello che era
successo più e più e volte, aveva deciso che
quello non era un avvenimento normale. No, era sbagliato e strano e
quindi non sarebbe dovuto ripetersi mai più.
“Beh, le cose erano diventate abbastanza strane
già prima che scoppiasse l’inferno,
ammettiamolo...“ E prima che si potesse mordere la lingua e
fermare quel fiume di parole, si rese conto di averle pronunciate a
voce alta e che Clark le aveva sentite.
Socchiuse gli occhi per un secondo, sperando che questo la aiutasse a
risvegliarsi dall’incubo che stava vivendo.
Pensò al suo appartamento e al suo letto, desiderando di
poter battere i tacchi per tre volte e ritrovarsi lì.
‘Smettila di
sognare, Dorothy.’ Si disse, facendosi gioco di
sé stessa.
Si costrinse a girarsi per guardarlo, sperando di non essere arrossita
come era sicura di aver fatto. Deglutì, sperando che le
prossime parole che avesse pronunciato la aiutassero a cavarsela da
quella situazione imbarazzante.
“O possiamo anche non farlo e dimenticare che sia quasi
successo.”
‘Nega ogni
cosa, Lane!’ Si disse, sperando che anche Clark
fosse della stessa opinione.
Dopotutto, che bisogno c’era di parlarne se nessuno dei due
lo riteneva importante, giusto?
Non che lei ci avesse pensato, dopotutto. Se escludiamo tutti quei
giorni in cui a dire il vero ci aveva pensato…
più e più e volte… in particolare la
notte quando flash di lei e Clark in quella maledetta pista da ballo si
facevano vivi non appena chiudeva gli occhi per prender sonno.
Guardò Clark in attesa che lui le rispondesse, invece di
guardarla in quel modo che non le faceva capire cosa gli stesse
passando per la testa.
‘Conoscendolo
starà pensando alle mucche, al grano e a Lana.’
Pensò, sperando che le desse ragione sul non parlarne e che
potesse finalmente scappare da quella situazione ed immergersi nel
lavoro.
‘Non
c’è niente di meglio di un buon articolo per
affogare i propri sentimenti.’ Ripeté
il suo mantra, cercando di evitare lo sguardo da cane bastonato che si
ritrovava di fronte.
“Penso sia un discorso abbastanza complicato,
Lois.” Le rispose finalmente, senza però farle
capire se ne volesse parlare o meno.
Perché diavolo un ragazzo normale e semplice come lui,
doveva essere così complicato quando si trattava di parlare
di come si sentiva?
Cosa gli costava farle capire subito se anche per lui era significato
qualcosa o no?
Non che per lei avesse significato qualcosa, comunque.
“Beh, non dobbiamo analizzarne ogni minimo dettaglio
ora.” Decisamente no. Almeno non finché Clark
fosse stato così restio a parlarne.
Si disse che magari gli avrebbe dovuto far capire che lei in fondo
voleva parlarne, senza però fargli capire che moriva dalla
voglia di sapere cosa anche lui ne pensasse.
Non aveva intenzione di esporsi in quel modo con lui, non quando era
ancora ossessionato da Lana.
Ci pensò su per un secondo e dopo aver preso un respiro
profondo, decise che avrebbe dato una scossa a quella situazione, senza
però fargli capire niente di quello che provava in quel
momento.
“Senti, stasera dopo il lavoro sarò al
café qui vicino per cercare di disfarmi di questo dannato
fuso orario. Se vuoi venire a prendere un caffè con me,
vieni pure. Se non lo farai, diciamo che capirò al
volo.”
Lois si fece i complimenti per come aveva camuffato
quell’invito, facendogli capire che se lui fosse venuto o no,
le cose per lei non sarebbero cambiate di molto.
Ovviamente la verità era tutt’altra. Nello stesso
istante in cui lasciò che quelle parole lasciassero la sua
bocca, sentì una presa allo stomaco difficile da ignorare.
Era nervosa. Clark Kent la rendeva nervosa e lo odiava per questo.
Ora era sicura che avrebbe passato l’intera giornata a
chiedersi se Clark si sarebbe presentato o meno ‘a quello che non era
assolutamente un appuntamento.’ Si
ricordò severa, sperando che la sua mente smettesse di farle
immaginare come sarebbe stato se lui si fosse presentato.
Vide una strana espressione sul volto di Clark nello stesso istante in
cui sentì il suo invito e uno strano presentimento la
colpì.
“Okay.” Le rispose senza nemmeno la traccia di un
sorriso e Lois sentì quel presentimento farsi largo sempre
più in lei.
Sentendo la sua risposta, cacciò via quel dubbio che le
attanagliava la mente, lasciando spazio alla piccola fiammella di
speranza che sentiva accendersi in lei.
“Okay, ci vediamo dopo allora.” Disse
più felice di quanto non volesse apparire. Rendendosene
conto, cambiò nuovamente il senso della frase, sperando che
Clark non notasse quanto la rendesse nervosa la sua sola vicinanza e
soprattutto quanto fosse nervosa alla sola idea di sedersi al suo
stesso tavolino e parlare di loro due. “O no. O
forse.” Stava parlando a vanvera, doveva scappare da
lì. “E’ meglio che vada a lavorare
ora.”
E detto questo, corse via da lui senza nemmeno lasciargli la
possibilità di risponderle, finendo la rampa di scale in
pochi secondi ed entrando nei piani bassi del Planet che le erano
mancati così tanto.
Salutò distrattamente tutti i colleghi che la accoglievano
nuovamente tra loro e si precipitò alla sua scrivania,
trovando una pila di articoli che chiedevano solo di essere studiati,
scritti e pubblicati.
‘Caro, vecchio
lavoro.’ Pensò, accarezzando la sua
scrivania, prima di sedersi sulla sua sedia scricchiolante che le era
mancata tanto.
Prese in mano una delle cartelle che aspettavano di essere lette e
poggiando la schiena sulla sua sedia, sentì
quell’irritante rumore familiare che la fece sentire a casa.
Senza rendersene conto, lanciò un’occhiata alla
sedia vuota di fronte a lei e nuovamente si ritrovò a
pensare a Clark.
Osservò nuovamente l’enorme pila di lavoro che
l’aspettava e ringraziò chiunque avesse deciso di
assegnare a lei quell’infinità di articoli.
Ci sarebbe voluta tutta la giornata di lavoro per studiare la
metà di tutti quei casi e Lois era più che felice
che quel compito toccasse a lei.
Si alzò per riempirsi una tazza di caffè, prima
di mettersi a lavoro.
Era certa che sarebbe stata una giornata parecchio lunga.
A/N: Sapevate vero, che
il bacio non ci sarebbe stato nuovamente, no? :(
E Cosmo, spero che Clark
ti sia sembrato abbastanza timido e tormentato! XD
Bene, il 25 si avvicina
sempre di più e così anche la fine
della ff :(
Ora, la cosa vi
sembrerà strana... ma il capitolo 19 sarà in onda
sui vostri teleschermi già domani! XD
Sorprese? Eh.............
*fa la misteriosa* XD XD
A domani allora!! :)
|
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Capitolo 19 *** Chloe ***
A/N: Ciao a
tutti e benvenuti al capitolo 19! :)
@ Cosmo: Prima
di tutto, hurrà per essere tornata ad essere la
più veloce a commentare! XD Sapevo che avresti ripreso il
tuo scettro XD o se preferisci la tiara, tiara sia! XD
E sono dalla tua parte
quando dici che non ti va giù l'idea che Lois non ricordi
nulla di quei giorni e ho pensato anche di farle avere qualche
flashback apparentemente senza senso, ma poi ho pensato che sarebbe
stato troppo forzato e quindi ho lasciato perdere. :P
@ cordina87:
eheheh, sperare per un nuovo bacio Clois non ha mai ucciso nessuno. :P
Vedremo se ce ne
sarà un altro in questa storia. :P
@ Leti: eheheh
Leti, ho le labbra sigillate... :P Non so se succederà
qualcosa di fantastico o no, ma ti posso dire che prima o poi qualcosa
potrebbe o non potrebbe succedere... Sono stata abbastanza vaga? XD
@ Cris:
ahahah, chiederò alla CW se hanno bisogno di nuovi
sceneggiatori e visto che siete tutte così fedeli a questa
storia, potrei farvi avere un aiutino per essere scritturate XD Alzi la
mano chi vuole avere una parte in Smallville! XD XD
@ Enya: Povera,
immagino quanto male tu stia per colpa del dentista :( Dai, tirati su
che devi essere in forma per il ritorno di Smallville! ;)
Oooooook, ed ora, il
capitolo 19 :)
Come sempre grazie per i
commenti!! :) Buona lettura!
Dopo averle mandato un veloce messaggio per darle appuntamento di
fronte al chioschetto dove si ritrovavano sempre per parlare e stare un
po’ soli, Clark si precipitò lì ad
aspettarla, ripensando agli ultimi minuti passati con Lois.
Rivederla era stato davvero strano. Avrebbe voluto correrle incontro e
stringerla sé, ma era consapevole che probabilmente lei si
sarebbe allontanata da lui, quasi spaventata dal suo improvviso
cambiamento.
Era consapevole che d’ora in poi avrebbe dovuto controllarsi
più del normale quando le stava intorno e la cosa non gli
piaceva affatto.
Aveva passato gli ultimi anni a rimuginare su lui e Lana e ora che
finalmente aveva aperto gli occhi e aveva visto chi si trovava di
fronte, doveva continuare a mentire a tutti e tenere nascosti i suoi
sentimenti, tutto per colpa del suo segreto.
Alzò lo sguardo al cielo e notò che la pioggia
aveva finalmente smesso di cadere e proprio in quel momento, la
macchina gialla dell’amica si fermò a qualche
metro da lui. La vide scendere dalla macchina, sorridente come sempre
anche se il marito era appena stato ricoverato al Met-Gen.
Gli venne incontro e non appena se la ritrovò vicino, non
poté evitare di stringerla a sé, quasi volesse
ringraziarla di essergli stato accanto mentre tutto il mondo lo voleva
morto.
“Wow Clark, ti son mancata così tanto nelle ultime
24 ore?”
Si ricordò che ovviamente lei non aveva idea del
perché lui si stesse comportando in quel modo e
pensò che in fondo non sarebbe successo nulla di grave se
lei avesse saputo.
Dopotutto era Chloe, la stessa Chloe che era stata al suo fianco nel
bene e nel male, che aveva vissuto con lui la maggior parte delle sue
avventure.
E per quanto lo facesse sentire un verme buttarle addosso
l’ennesimo peso, l’ennesimo segreto della sua vita,
aveva un disperato bisogno di parlarne con qualcuno e lei era
l’unica persona a cui riusciva a pensare.
“Non ne hai idea, Chloe.” Disse sincero,
sorridendole e allontanandosi leggermente da lei, rilasciando
l’abbraccio dell’orso in cui l’aveva
rinchiusa poco prima.
“Ok, Clark, ora mi spaventi.” Disse seriamente
preoccupata. “E’ successo qualcosa di cui non so
nulla?” Continuò, corrugando la fronte e sperando
in cuor suo che Clark volesse solo prenderla in giro.
“Non ne hai idea.” Ripeté senza nemmeno
rendersene conto e vide Chloe preoccuparsi sempre di più.
“Cosa penseresti se ti dicessi che ho già vissuto
le ultime 72 ore?” Iniziò a sentirsi
più leggero nel momento stesso in cui quelle parole
lasciarono le sue labbra, quel segreto che si teneva dentro, iniziava a
non essere più tanto segreto.
Chloe spalancò gli occhi sorpresa, prima di sorridere
leggermente e scuotere la testa. “Ti direi che ci siamo
già passati in passato.” Scrollò le
spalle poi sorrise. “Scusa il gioco di parole.”
Clark sorrise a sua volta, contento che la sua migliore amica stesse
rendendo il tutto un po’ più piacevole. Decise che
le avrebbe raccontato tutto per filo e per segno e lo avrebbe fatto
subito.
“Quindi sai cosa sto per dire?” Chiese con un
sorriso serrato sulle labbra, pur sapendo che le cose non funzionavano
così. Ma aveva intuito che ci fosse qualcosa in Clark che lo
rendeva un po’ più triste e malinconico del solito
e avrebbe cercato un modo per tirarlo su.
“Che vuoi che ti racconti tutto dal primo
all’ultimo secondo?” Chiese retorico, mettendo le
mani in tasca e dandole un leggero colpetto sulla spalla col suo gomito
destro.
Chloe si fermò all’improvviso, incrociando le
braccia al petto e fissandolo curiosa.
Per un momento Clark si paralizzò, pensando che le avesse
fatto del male con quel suo gesto innocuo, ma poi la vide sorridere e
strizzare gli occhi in quel modo così simile a Lois.
“Però… allora hai veramente riavvolto
il tempo.” Gli rispose, facendogli capire che quello era
esattamente la stessa cosa che gli stava per chiedere.
Le sorrise, per poi indicare una panchina al coperto in cui si
sarebbero potuti sedere e avrebbero potuto parlare. La città
in quell’ora del mattino era abbastanza calma e deserta, in
più la pioggia torrenziale che aveva appena smesso di cadere
non aveva convinto i cittadini di Metropolis a mettere il muso fuori di
casa.
“Linda Lake era tornata in città.”
Iniziò, non appena Chloe gli si sedette a fianco.
Chloe spalancò nuovamente gli occhi come qualche secondo
prima e aprì la bocca senza che nessun suono ne uscisse.
Clark sorrise nel notare come l’amica avesse reagito
esattamente come qualche giorno prima, quando prima di riavvolgere il
tempo, le aveva dato la notizia del ritorno di Linda.
“Linda Lake, Linda Lake??” Chiese ancora in stato
di shock. Clark annuì a labbra serrate e Chloe lo prese come
un invito a continuare a parlare. “Era in
prigione.” Si ricordò che dopo l’ultimo
attacco che avevano subito, Linda era finita in prigione e non riusciva
a credere che l’avessero rilasciata. “A Black
Creek.” Continuò, facendo sapere per la prima
volta a Clark – o così lei pensava – che
lei e Linda si erano intraviste quando lei era prigioniera.
“Nella mia stessa ala.” Aggiunse, guardando quasi
con sguardo colpevole l’amico.
“Lo so, Chloe.” Le sorrise, quasi capendo che stava
per chiedergli scusa per non avergli detto quella notizia. In fondo
come poteva biasimarla? Chi avrebbe mai pensato che Linda si sarebbe
fatta nuovamente viva?
“Lo sai?” Chiese confusa, ripensando al momento
esatto in cui si era lasciata scappare quella notizia con Clark.
Ovviamente non ricordava.
“Me l’hai detto quando stavamo cercando un modo per
neutralizzarla.” Le sorrise e un leggero senso di colpa
iniziò a farsi spazio in lui. Gli dispiaceva che Chloe non
ricordasse nulla di quello di cui stavano parlando e avrebbe tanto
voluto che almeno lei ricordasse parte di quello che era successo.
Per un secondo immaginò di avere una chiacchierata simile
con Lois e sorrise nel pensare che probabilmente non avrebbe esitato a
colpirlo più e più volte per aver permesso che la
sua memoria venisse cancellata.
“Ci siamo riusciti?” Gli chiese col cuore in gola,
sperando che quella biscia non fosse più un problema.
Vedendo che Clark non aveva capito di che parlava, precisò.
“Abbiamo neutralizzato Linda?”
“Oh.” Annuì e si sarebbe voluto scusare
per non aver sentito le sue ultime parole. Scosse la testa e si
concentrò nuovamente sul presente, lasciando perdere quello
che era successo in quello strano mondo parallelo che avrebbe voluto
ignorare per qualche secondo. “E’ quello il motivo
che mi ha spinto a riavvolgere il tempo, Chloe.”
Deglutì prima di proseguire. “Beh, non solo
quello.” Abbassò lo sguardo, quasi sentendosi
colpevole.
“Non solo quello? Che intendi, Clark?” Ovviamente
Chloe ora era entrata in modalità giornalista. Per quanto
ormai quella non fosse più una parte della sua vita attuale,
Clark riusciva sempre a notare come quel gene della
curiosità che lei e la cugina condividevano, aveva sempre la
meglio e le spingeva a chiedere sempre di più, per ottenere
sempre più risposte.
Sorrise nel pensare come sarebbe stato se lui, Lois, Chloe e Jimmy
lavorassero tutti insieme al Planet.
‘Un
sogno.’ Pensò.
“Clark?” Lo riportò alla
realtà schioccando le dita di fronte ai suoi occhi che
sembravano persi a fissare il vuoto. Non lo aveva mai visto conciato in
quel modo e si chiese cosa di tanto strano fosse successo in quei
giorni che aveva dimenticato.
“Scusa.” Disse con quel suo sorriso sincero che
Chloe ormai conosceva a memoria, prima di continuare a raccontarle la
verità. “Linda era tornata in città per
ricattarmi.” Vide Chloe buttare gli occhi al cielo e
continuò il suo racconto prima che lo potesse interrompere.
“Voleva l’esclusiva su ogni mio salvataggio o
avrebbe pubblicato un articolo in cui svelava la vera
identità della Macchia Rossa e Blu.”
“Sempre la solita serpe.” Disse a denti stretti, ma
limitando i commenti perché curiosa di sapere come la storia
si sarebbe conclusa. “Non avrai accettato, vero?”
Chiese improvvisamente, rimangiandosi la sua promessa di non
interrompere il suo racconto.
Clark sorrise nuovamente a labbra serrate. “Ovviamente no,
Chloe.” Vide l’amica tirare un respiro di sollievo
e ebbe quasi paura di continuare. “Ma sono uscito comunque
allo scoperto.”
Chloe strabuzzò nuovamente gli occhi, incredula di quello
che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Clark Kent.
“Uhm, wow!” Si limitò a dire, incapace
di associare una qualsiasi altra parola a quella notizia.
“Sì, è pressappoco la stessa cosa che
mi avevi detto quando ti avevo fatto sapere che avrei fatto scrivere
l’articolo a Lois.” Clark scrollò le
spalle, lanciandole l’ennesima bomba di quella giornata.
Si chiese se avrebbe reagito allo stesso modo, nel sapere che anche sua
cugina era venuta a sapere del suo segreto e aspettò una sua
qualsiasi reazione.
“Lois?” Gli chiese con uno strano sorriso sulle
labbra, che Clark non seppe decifrare.
Si limitò ad annuire, non capendo esattamente dove volesse
arrivare.
“Quindi avevi finalmente trovato il coraggio di far sapere a
Lois la verità su di te?” Chiese sempre
più curiosa e lasciando che quell’accenno di
sorriso che le aveva visto poco prima in viso si espandesse un
po’ di più sulle sue labbra.
“Beh, come avrebbe fatto a scrivere l’articolo
senza sapere la verità su di me?” Disse, fingendo
che quello fosse l’unico motivo che l’avesse spinto
a dirle tutto.
Chloe incrociò le braccia al petto – un gesto che
gli ricordò ancora una volta Lois – e si
limitò a fissarlo in silenzio e sorridere.
“Certo.” Annuì. “Ovviamente
gliel’hai detto solo per quel motivo, Clark.” Disse
alzandosi improvvisamente, dirigendosi verso il chiosco da cui
proveniva il forte odore di caffè che la stuzzicava ormai da
qualche minuto.
Clark si alzò a sua volta, decidendo che avrebbe portato
nuovamente il discorso su quello che era realmente successo in quei
giorni. “All’inizio era tutto perfetto,
sai?” Le disse, mettendo nuovamente le mani in tasca e
camminandole di fianco. “La gente mi adorava, una ragazzina
si è perfino buttata da una scala antincendio
perché io la prendessi al volo.” Chloe si
girò per un istante a guardarlo, sorridendo per il modo in
cui era arrossito quando le aveva raccontato di quella ragazzina.
“Ero l’eroe che Metropolis adorava e niente
sembrava poter andare male.”
Per un secondo ricordò tutta quella gente che in questa
stessa strada lo aveva fermato per qualche autografo e per fare qualche
foto con lui. Se si concentrava, riusciva a sentire nuovamente tutte
quelle grida di acclamazione nei suoi confronti e gli applausi che ogni
singola persona gli aveva dedicato.
Perché tutto quello era dovuto finire? Perché la
gente non poteva semplicemente sapere il suo segreto e tornare alle
loro vite di sempre, consapevoli che lui era sempre lì a
proteggerli.
Non aveva bisogno della fama, né della gente che impazziva
per lui.
Tutto quello che voleva era una vita normale, pur seguendo il suo
destino.
La gente avrebbe potuto sapere di lui e lasciare semplicemente che lui
facesse quello per cui era stato mandato sulla Terra: aiutarli.
Non desiderava ragazzine che si gettavano tra le sue braccia,
né favori speciali solo perché era la Macchia
Rossa e Blu.
No. Tutto quello che lui voleva era passare le giornate al Planet con
Lois come Clark Kent e combattere il crimine come Macchia Rossa e Blu.
Era davvero così tanto da chiedere?
“Ma?” Sentì la voce incuriosita di Chloe
riportarlo alla realtà, pregandolo di andare avanti e
spiegarle cosa era andato storto.
Deglutì, costringendosi a pensare a come Linda Lake avesse
rovinato quel suo sogno.
“Ma Linda ovviamente non aveva intenzione di dimenticare che
io avevo preferito fare a modo mio e ha deciso di mettermi il mondo
contro.” Deglutì nuovamente, ripensando a quel
momento in cui lui e Chloe avevano seguito l’intervista di
Linda alla televisione. Il ricordare quelle parole gli fece male e
decise di continuare il racconto, di modo che avrebbe smesso presto di
ricordare. O così sperava.
“E’ apparsa in tv e ha detto che sono stato io ad
uccidere Lex.”
Chloe sorpresa per l’ennesima volta in quella giornata,
decise di non commentare e lasciò che l’amico
continuasse il suo racconto.
“Ha detto che ero qui per fare del male e non del bene. Mi ha
reso un nemico pubblico, Chloe.” Serrò i pugni
sentendo la rabbia ribollirgli nuovamente nelle vene e cercò
di calmarsi ricordandosi che ormai Linda era innocua.
Chloe scuoteva la testa incredula. “Ma la gente non
può averci creduto.” Disse quasi copiando la
rabbia dell’amico.
Clark si limitò ad annuire e continuare il suo racconto.
“E’ in quel momento che mi hai detto che Linda era
stata a Black Creek e di come la sua cella fosse rinforzata dalla
corrente.”
“Quindi sei corso a darle la scossa?” Chiese
subito, sperando che l’amico le rispondesse di sì.
“No, Chloe. Prima dovevo mettere te e Lois in
salvo.” Sorrise, vedendo che l’amica sorrideva a
sua volta, per niente sorpresa del fatto che Clark avesse pensato prima
a loro due che a Linda. “Ed è grazie a te che mi
son ricordato dell’anello della Legione.” Disse,
sapendo che l’amica sarebbe stata orgogliosa di aver avuto un
ruolo importante nella lotta contro Linda.
“Quindi la squadra Sullivan-Kent ha funzionato alla grande
anche questa volta?” Clark era sicuro al 100% che quella
fosse una domanda retorica, perché in fondo anche lei sapeva
che c’era una sola risposta a quella domanda. Sì.
Ogni volta che Chloe era stata al suo fianco e lo aveva aiutato a
risolvere un problema – il che ormai includeva un numero
infinito di volte – le cose si erano sempre risolte per il
meglio e questa volta non era stata un’eccezione.
“Come sempre.” Rispose semplicemente.
“Non so davvero cosa avrei fatto senza di te, Chloe e il solo
pensiero che ti avrei potuta perdere solo per aver voluto dire il mio
segreto al mondo-”
Chloe lo interruppe abbracciandolo e lasciando che l’amico
l’abbracciasse a sua volta.
Se voleva fargli capire che lei ci sarebbe stata sempre, allora ci era
riuscita.
“Scommetto che stavo pensando di fare qualche idiozia e tu mi
hai fermato in tempo.” Gli disse sorridendogli e lasciandolo
andare.
“A dire il vero sei stata stranamente cooperativa.”
Disse ripensandoci e stupendosi di quanto in effetti Chloe avesse
accettato di lasciare Smallville come le aveva detto.
“Probabilmente io e Lois stavamo organizzando qualcosa di cui
tu eri all’oscuro.” Sorrise scrollando le spalle e
immaginando cosa lei e la cugina sarebbero state disposte a fare per
aiutare Clark.
Stranamente Clark si ritrovò a pensare lo stesso,
ricordandosi però che nessuna delle due aveva accennato ad
una contromossa nei confronti di Linda.
“Quindi alla fine hai resettato il tempo perché la
situazione era incontrollabile.” Chloe riprese a camminare
verso il chioschetto che ormai si trovava solo a pochi passi da loro.
“Sì, con qualche difficoltà, ma son
riuscito a far tornare tutto come doveva essere.”
Clark ripensò alle difficoltà che aveva
incontrato in quel fienile, e per quanto sapesse che l’unico
motivo che lo aveva spinto a ritardare quell’intervento
disperato era stata Linda e il suo piano di metterlo KO con la
Kryptonite, in cuor suo sapeva che la ‘colpevole’
era Lois e quelle parole che si erano detti.
“Che tipo di difficoltà?” Ovviamente
Chloe non si fece sfuggire quel particolare e chiese subito spiegazioni
all’amico.
Clark ci pensò su e non seppe se dirle la verità
anche su quello.
Un conto era farle saper che Lois sapeva il suo segreto e che lo aveva
accettato per quello che era, un altro era farle sapere che aveva detto
un secondo segreto a Lois e che finalmente avevano dato
l’inizio ad un qualcosa di speciale tra loro.
No, non era ancora pronto a condividere con qualcun altro quella
piccola parte di giornata che avrebbe ricordato per sempre. Magari
Chloe l’avrebbe scoperto prima o poi, ma ora era troppo
presto per dirglielo.
E non era per il “te l’avevo detto!” che
sapeva si sarebbe sentito usare contro. No, quello era
l’ultimo dei suoi problemi.
Il vero motivo era che parlarne con qualcuno l’avrebbe reso
reale, mentre ora poteva semplicemente pensarlo come un semplice sogno.
‘O un incubo.’ Pensò, consapevole che i
sogni non ti facevano sentire in quel modo.
“Linda aveva messo della Kryptonite dove avevo nascosto
l’anello.” Vide l’amica aprire bocca
pronta a chiedergli un’altra cosa, ma prima che potesse
farlo, Clark aggiunse quello che sapeva Chloe stava per chiedergli e a
cui lui stesso aveva pensato. “Non ho idea di come sapesse
dell’anello, né tantomeno del posto in cui
l’avevo nascosto.” Scrollò le spalle,
continuando a non trovare una spiegazione a quel dilemma.
“E come ti sei salvato questa volta?”
Corrugò la fronte in attesa che Clark le rispondesse.
“Tanta fortuna?” Disse semplicemente, sorridendo
nuovamente a labbra serrate e scrollando le spalle, sperando che
l’amica lasciasse cadere la questione, anche se sapeva che la
giornalista che era in lei aveva fiutato la bugia che le aveva detto.
Chloe si limitò semplicemente a sorridere ed annuire,
fermandosi di fronte al chioschetto e ordinando due caffè
che furono pronti velocemente.
Clark fu ovviamente più veloce di lei, pagò i due
caffè e poi prese le due tazze, porgendone una a Chloe che
si limitò a sorridergli, ogni volta presa alla sprovvista da
quella gentilezza che ormai aveva imparato a conoscere molto bene.
Ripresero a camminare senza una direzione, sorseggiando i loro
caffè. “Devo ammettere che mi sarebbe piaciuto
vedere Clark Kent come una celebrità
internazionale.” Disse più elettrizzata di quanto
Clark l’avesse mai sentita. Iniziò a chiedersi se
ci fosse qualcosa di strano nel caffè che la mandava su di
giri dopo appena qualche sorso.
“Credimi, non è stata una bella cosa.”
Le rispose serio, ripensando alle parti negative dell’essere
una celebrità.
Chloe continuò a sorridere genuinamente. “Beh
sì, ma far parte della tua squadra avrà avuto i
suoi vantaggi, giusto?”
Clark ripensò a quando Jimmy non fu accettato al Met-Gen
solo perché Chloe era la sua migliore amica e si chiese come
avrebbe reagito l’amica ad una notizia del genere.
Non gli ci volle molto per ricordare la sua voce distrutta quando lo
aveva chiamato per dargli la notizia e il modo in cui sentì
inutile quando capì che non c’era nulla che
avrebbe potuto fare per aiutare lei o Jimmy.
Decise che quel particolare sarebbe rimasto un segreto che Chloe non
aveva alcun bisogno di sapere.
“Se chiami vantaggio il fatto di non avere più
privacy…” Disse semplicemente, rimanendo ancora
una volta sul vago e ricordando tutta quella gente appostata nel
giardino di casa sua.
“Anche se, c’è stato un momento, subito
dopo che ho detto a Lois il mio segreto, in cui ho pensato che tutto
sarebbe andato per il verso giusto.” E in fondo il merito di
quella sensazione era più che altro di Lois.
Dopotutto, quando quelle persone si erano comportate da fanatici, lui
era corso da Lois e tutto era magicamente tornato alla
normalità.
E quando le aveva detto il suo segreto, lei non si era comportata come
tutta quella gente, ma semplicemente si era sorpresa perché
non era riuscita a cogliere in lui niente che facesse capire che non
era umano.
Qualunque cosa Lois dicesse o facesse, gli faceva sembrare che tutto
sarebbe andato per il verso giusto.
“Pensavo che avrei potuto avere tutto, ma mi
sbagliavo.” Disse infine malinconico, risvegliandosi da quei
ricordi e tornando alla realtà.
Chloe ci pensò su per qualche secondo e poi decise di
condividere con lui l’idea che le ronzava da un po’
nella mente. “Sai Clark, magari puoi avere il tuo mantello e
indossarlo.” Disse casualmente, scrollando le spalle e
cercando di cogliere qualche reazione dell’amico che le
camminava di fianco. Tutto quello che ricevette, fu uno sguardo confuso
che la costrinse a finire il suo discorso. “Immagina che
Clark Kent, giornalista che evita i riflettori e indossa sempre la sua
giacca e cravatta, si trasformi in un eroe che-”
“Spunta dalle ombre indossando il suo costume rosso e blu,
creando due personalità completamente diverse?”
Finì la frase dell’amica, rendendosi conto di
quanto stupido tutto questo suonasse. Per quanto gli sarebbe piaciuto,
ovviamente non avrebbe mai funzionato.
“Esatto.” Disse, sicura che la sua idea non fosse
così malvagia come Clark la faceva suonare. Gli
camminò di fronte, costringendolo a fermarsi di fronte a
lei, prima di continuare il suo discorso, pur sapendo che probabilmente
l’amico l’avrebbe odiata per essere tornata su
quell’argomento. “In più, hai la
possibilità di far sapere a Lois la verità su di
te e sapere in anticipo come reagirà.”
Clark vide nuovamente quello strano sorriso sulle labbra
dell’amica e anche questa volta, quello stesso sorriso era
spuntato non appena avevano affrontato l’argomento Lois.
Sapeva dove Chloe volesse arrivare, ma come poteva non capire che il
suo segreto doveva rimanere tale con Lois, se voleva che la cugina
rimanesse al sicuro?
Dopotutto lei si metteva abbastanza spesso nei guai di per
sé, dirle il suo segreto avrebbe solo moltiplicato le
possibilità di vederla senza sensi in un vicolo buio di
Metropolis, prigioniera di qualche suo nemico in qualche magazzino
sperduto o peggio ancora.
Sapeva che riavvolgendo il tempo si negava per sempre la
possibilità di dire a Lois il suo segreto, ma sapeva anche
che lo faceva per un buon motivo. Per questo non avrebbe mai cambiato
idea.
“Tutta questa avventura ha reso molto chiaro un concetto,
Chloe… Lois non verrà mai a sapere chi sono
veramente.” Disse sicuro di quelle parole, anche se tradendo
un minimo di emozione nella voce.
Chloe annuì per qualche istante, senza mai smettere di
sorridere. “Clark, non è che per caso
c’è un altro motivo per custodire il tuo segreto
in questo modo e questo motivo include il non rimanere ferito
un’altra volta?” Chiese con tenerezza, senza voler
forzare l’amico a parlargliene, ma capendo che in fondo
qualcosa era successa tra lui e Lois visto che non voleva ripeterle il
suo segreto.
Clark ci pensò su e ancora una volta si rese conto di quanto
la biondina di fronte a lui lo conoscesse spaventosamente bene.
Certo che quello era uno dei motivi che lo spingeva a non dire nulla a
Lois, di nuovo.
Tutto sembrava così perfetto quando lei sapeva tutto su di
lui, ma chi gli garantiva che sarebbe durata? Quanto ci avrebbe messo
uno dei suoi nemici prima di mettere a repentaglio la vita di Lois,
solo per arrivare a lui?
E soprattutto, quanto ci avrebbe messo Lois prima di capire che non ne
valeva la pena di stare con uno come lui, rischiare la vita ogni giorno
solo perché pensava di aver perso la testa per
un… alieno?
No, si sarebbe risparmiato quella sofferenza e soprattutto avrebbe
evitato a Lois di caricarsi sulle spalle il peso del suo segreto.
Come le aveva detto nel fienile prima di riavvolgere il tempo, aveva
già rovinato abbastanza la vita di Chloe, non avrebbe fatto
lo stesso anche con lei.
In più il modo in cui riusciva a farlo sentire lo spaventava.
Non aveva provato mai nulla di simile per nessuno, e se mai
l’avesse persa, come avrebbe potuto vivere senza
più provare quel vortice di emozioni?
Fortunatamente non avrebbe mai dovuto scoprirlo, perché
anche se non avesse mai potuto averla nel modo in cui desiderava,
poteva sempre stare al suo fianco come partner di lavoro, come amico e
lasciarsi contagiare da quel misto di emozioni che solo Lois Lane era
riuscito a fargli sentire.
“Ho distrutto l’anello della Legione.”
Disse improvvisamente, evitando la domanda di Chloe. Non era il caso di
farle sapere quello che pensava veramente su lui e Lois e
sull’ipotesi di dirle o no il suo segreto.
Sapeva che se lo avesse fatto, l’amica avrebbe trovato troppe
motivazioni che alla fine avrebbero potuto spingerlo a cambiare idea.
Non poteva permetterselo, non ora che non aveva più alcun
modo per tornare indietro nel tempo e cancellare ogni ricordo di quello
che sarebbe successo.
Negli ultimi giorni si era concesso il lusso di sperare che anche per
lui ci fosse qualcosa di buono a questo mondo, un modo per essere
felice. Beh, aveva scoperto che si sbagliava e non avrebbe commesso lo
stesso errore due volte.
La speranza era per gli umani e lui non lo era.
Chloe capì che quel cambio di argomento significava che
Clark non era pronto a parlarne. Aprì bocca per rassicurarlo
sul fatto che con Lois le cose si sarebbero risolte, ma ci
pensò su e scosse la testa, decidendo di lasciare spazio a
Clark e far cadere l’argomento. In fondo cosa c’era
da risolvere tra loro due, dal momento che Lois non ricordava nulla? Si
concentrò nuovamente sull’argomento Legione.
“Già, a proposito…” Disse
quasi curiosa di sapere cosa questa Legione fosse e cosa era in grado
di fare, ma Clark la interruppe subito.
“Controllare il tempo… è molto
pericoloso, Chloe. Tutto ha un prezzo.” E nessuno meglio di
lui aveva imparato quella lezione.
La seconda volta che aveva controllato il tempo era stata dolorosa
quasi quanto la prima.
Anni fa perse il padre per aver voluto riavvolgere il tempo.
Questa volta aveva buttato all’aria ogni progresso fatto con
Lois.
“Credimi, sono contenta che tu abbia avuto
l’opportunità di riscrivere gli ultimi due
giorni.” Disse sincera, avendo capito dal discorso
dell’amico quanto quegli ultimi giorni fossero stati un
inferno per lui. “Solo mi chiedo… cosa
sarà cambiato questa volta?”
Clark si chiedeva la stessa cosa e aveva paura di trovare una risposta.
Per quanto si ripeteva che l’unica cosa negativa che aveva
ottenuto da quel riavvolgimento, fosse stata che lui e Lois erano
tornati ad essere semplicemente degli amici, sapeva che c’era
qualche altra minaccia che aspettava solo di uscire allo scoperto.
“Ci penseremo quando si presenterà il problema,
Chloe.” Disse rassicurandola. “La cosa importante
è che Linda ora non sia più una minaccia
e-” si interruppe, sentendo una richiesta d’aiuto a
qualche chilometro di distanza da dove stavano lui e Chloe.
Chloe sorrise. “Vai.” Gli disse semplicemente,
capendo cosa stava succedendo.
Le sorrise nuovamente a labbra serrate e non con quel suo tipico
sorriso che avrebbe potuto illuminare una stanza buia, allontanandosi
velocemente da lei, sperando di non dare nell’occhio, viste
le persone che avevano cominciato ad animare le strade della
città, incoraggiati dal fatto che la pioggia avesse smesso
di cadere.
Chloe lo seguì con lo sguardo, notando la figura slanciata
dell’amico correre normalmente e allontanarsi da lei,
finché quella figura non si trasformo rapidamente in una
macchia rossa e blu, non appena girò l’angolo.
Chloe sorrise. Per quanto fosse abituata a vederglielo fare, ogni volta
la lasciava a bocca aperta.
***
Sedendosi finalmente alla sua scrivania, Lois accese il suo computer
che le era mancato così tanto in quelle settimane e si prese
qualche secondo per osservare quello che la circondava.
I colleghi che lavoravano frenetici a chissà quale articolo;
l’odore del caffè del Daily, che non era
buonissimo, ma era decisamente a cinque stelle rispetto a quello degli
ospedali; l’ascensore che portava ai piani alti e che faceva
quel rumore odioso ogni volta che raggiungeva un piano, e che non
avrebbe mai pensato le sarebbe mancato.
‘Finalmente a
casa.’ Pensò tra sé,
sorridendo senza nemmeno rendersene conto.
Ma per quanto avrebbe voluto subito mettersi a lavoro, la mattinata non
era iniziata nel migliore dei modi.
Il viaggio in aereo, l’arrivo all’aeroporto,
Clark… tutto quello che era successo in quelle poche ore non
le permetteva di concentrarsi come avrebbe voluto, per cui decise di
prendersi ancora qualche minuto per sé, prima di dedicarsi
anima e corpo a quel lavoro che le era mancato da morire.
Doveva parlare assolutamente con qualcuno di quello che era successo e
l’unica persona che le venne in mente, fu la sua adorata
cuginetta che tanto le era mancata.
Prese il suo cellulare dalla borsa e digitò velocemente il
suo numero, che ormai conosceva a memoria.
“Lois!” Esclamò Chloe non appena rispose
alla chiamata, felice di poter sentire la voce della cugina.
“Nemmeno tornata a lavoro che sei già in pausa
caffè?” Aggiunse ironica, facendo sorridere Lois.
“E’ così che mi dai il bentornato,
cuginetta?” Sì, era davvero tornata a casa e
questa sensazione non poteva essere più bella. O forse
sì, se Clark non fosse stato così distante nei
suoi confronti.
“Certo che no, Lois.” Chloe sorrise, notando come
la cugina non fosse cambiata di una virgola, nonostante il periodo
passato a Star City. “Allora, com’è
andato il viaggio?” Chiese curiosa.
“Alla grande!” Rispose la mora reporter, sprizzando
ironia da ogni poro.
Ripensando a quella giornata, Lois non riusciva davvero a trovare un
aggettivo adatto.
Disastrosa? Negativa? Tragica? Sfortunatamente indimenticabile?
Sarebbe potuta andare avanti per ore a pensarci su, ma era sicura che
non esisteva ancora una parola che potesse esprimere al meglio tutto
quello successo durante quella giornata.
“Mhm, così male?” Chloe ovviamente aveva
capito che c’era qualcosa che non andava.
Lois respirò a fondo, ripensando ancora una volta a quella
mattinata. “Dipende da cosa intendiamo per male.”
Disse seria. “Se intendi un viaggio in aereo che preferirei
dimenticare e uno altrettanto terribile in macchina con un certo
contadino che si ostinava a stare in silenzio, allora sì,
è stato veramente tremendo.” Parlò
velocemente, quasi senza prendere fiato e sperò che la
cugina fosse riuscita a capire ogni singola parola che aveva appena
detto.
Nel sentirle nominare il viaggio in macchina disastroso, Chloe si
sentì quasi in colpa per aver convinto Clark a sostituirla
come autista di Lois.
Gli aveva chiesto il piccolo favore di recuperare Lois
all’aeroporto poiché lei avrebbe passato tutta la
mattinata al Met-Gen, euforica di poter finalmente rivedere suo marito.
Clark ovviamente non aveva nemmeno pensato all’idea di dirle
no e Chloe lo prese come molto più di un semplice favore che
voleva fare sia a lei che a Lois. “Se mi prendessi la colpa
per aver delegato a Clark il compito di andare a prenderti
all’aeroporto, saresti un po’ meno
arrabbiata?” Sperò che il tono pentito che era
riuscita ad usare, mascherasse quanto in realtà non fosse
poi così tanto pentita.
Aveva notato che tra Lois e Clark le cose avevano preso una strana
piega e sperava che quel viaggio in macchina in cui ci sarebbero stati
solo loro due, li avrebbe aiutati a sciogliersi un po’ e
magari discuterne. Ovviamente il suo piano aveva miseramente fallito.
Lois scosse la testa, come se la cugina potesse vederla in quel momento
e al solo pensare che lei si volesse prendere la colpa al posto di
Clark, la irritò un po’. “Per favore,
prenderti le sue colpe è una delle ultime cose che voglio,
Chloe. E’ ora che Clark si assuma un po’ di
responsabilità.” Dopotutto era abbastanza
cresciuto per farlo e lei non avrebbe permesso che la cugina lo
difendesse in quel modo.
Non sopportava che fosse così
“coraggioso” da abbandonarla in una pista da ballo
solo perché la sua vecchia fiamma si era fatta viva, ma
così codardo da non voler parlare di quello che era successo
tra loro.
Aveva decisamente bisogno di qualcuno che lo spronasse a tirare fuori
quel coraggio che solo in poche occasioni gli aveva visto mostrare
– una di queste era stata quando entrambi si erano ritrovati
a Black Creek, entrambi lì per salvare Chloe.
Chloe ci pensò e si chiese il perché di
quell’approccio così deciso di Lois nei confronti
di Clark. “Uhm, ok… stiamo ancora parlando di
Clark e silenzi imbarazzanti o c’è
dell’altro?”
Lois si prese qualche secondo prima di rispondere, indecisa o meno se
parlare o no di quel piccolo particolare che in fondo l’aveva
spinta a chiamarla.
In fondo, c’era un passato importante tra Chloe e Clark e
anche se era riuscita ad andare avanti con Jimmy, Lois non era tanto
sicura che Chloe avrebbe gradito sapere che sua cugina aveva
praticamente chiesto al ragazzo di cui era stata innamorata per anni,
di prendere un caffè insieme.
Ma dopotutto, erano passati anni da quando Chloe aveva capito che tra
lei e Clark ci sarebbe potuta essere solo una bella e profonda amicizia
e questo diede la forza necessaria a Lois per rispondere finalmente
alla domanda della cugina.
Ovviamente prese il discorso alla lontana. “Potrei avergli
accennato che dovevamo parlare.”
“A proposito di?” Le chiese confusa.
“Lo sai benissimo.“ Lois buttò gli occhi
al cielo e sbuffò talmente piano che fu certa che la cugina
non lo sentì. Odiava quando la gente non coglieva le cose al
volo e la costringeva a spiegare ogni singola cosa. Parlarne a voce
alta lo rendeva reale e lei non aveva idea se quello fosse un bene o un
male, per lo meno non quando Clark era coinvolto. “Ma se
proprio vuoi sentirmelo dire…”
“A dire il vero sì.” Sentì la
cugina ridere e Lois capì quanto la biondina
dall’altro capo del telefono trovasse quella situazione
esilarante.
“Ovviamente.” Disse buttando nuovamente gli occhi
al cielo, quasi esasperata da quella situazione.
Si guardò intorno per un secondo, lanciando uno sguardo
casuale ai colleghi che le stavano intorno. Notando che nessuno di loro
sembrava interessato in quello di cui lei e la cugina stavano parlando,
si lasciò andare e spiegò come stavano le cose.
“Gli ho detto che dovevamo parlare di quello che
c’è o non c’è quasi stato al
vostro matrimonio e che prendere un caffè insieme non
sarebbe stata una brutta idea.” Spiegò con
nonchalance, sperando che la cugina non notasse quando in
realtà tutto quello la rendesse nervosa.
Chloe si prese qualche secondo prima di rispondere, sorpresa che uno di
loro due avesse avuto finalmente il coraggio di fare la prima mossa.
Conoscendo entrambi, aveva paura che quel momento non sarebbe mai
arrivato. “Wow, sembra che qualcuno abbia avuto delle dosi di
coraggio lì a Star City.” Disse ironica, sempre
più sorpresa che la cugina avesse anche solo potuto pensare
a chiarire le cose tra lei e Clark. Forse finalmente quei due avevano
deciso di smettere di ignorare quello che provavano l’uno per
l’altra.
Ma sapeva anche che Clark era ancora troppo coinvolto con Lana e
pensò fosse il caso di mettere in guardia la cugina.
“Non che non mi faccia piacere sapere che finalmente abbiate
deciso di togliervi le bende dagli occhi, ma… vacci coi
piedi di piombo, Lois.” Disse più dolce e
premurosa che poteva.
Lois sorrise nel notare quanto la cugina ci tenesse a metterla in
guardia da un ragazzo che apparentemente sembrava così
innocuo.
Dopotutto, chi avrebbe mai pensato a Clark Kent come ad un ragazzo che
faceva soffrire le ragazze?
Nessuno.
“Oh credimi, Chloe, quella è al top della lista
delle mie priorità in questo momento.”
Chloe si ritrovò ad annuire, contenta che la cugina la
pensasse allo stesso modo. “Bene. Perché per
quanto io adori Clark, sappiamo entrambe che al momento non pensa
proprio chiaramente.”
Lois sbuffò, capendo chiaramente il riferimento
all’unica persona che sembrava quasi riuscire veramente a
possedere ogni singola cellula di Clark. “Lana.”
Disse quasi forzatamente, sentendo una punta di gelosia che sapeva non
avrebbe dovuto provare.
‘Clark
è solo un amico.’ Continuava a
ripetersi, sperando che quel mantra la aiutasse a convincersene.
Ma sapeva anche che tutto sarebbe rimasto indefinito finché
loro due non avessero avuto quella chiacchierata di cui avevano
entrambi bisogno.
“Già. Ma ora lei non c’è
più e questo significa che potrebbe iniziare a guardarsi
intorno.” Per quanto Chloe non volesse dare false speranze
alla cugina, aveva notato uno strano cambiamento nel comportamento di
Clark nei confronti di Lois. Sembrava sempre così premuroso,
soprattutto quando si trattava dei ragazzi con cui decideva di uscire.
Per non parlare del modo in cui aveva evitato quello stesso argomento
solo qualche minuto prima. Per quanto lui si ostinasse a negare, una
ragazza riesce sempre a vedere certi segnali e Chloe non faceva
eccezione.
“Non lo so, Chloe.” Lois scosse la testa, insicura
di quello che la cugina aveva appena detto. “La loro storia
è una di quelle da ‘vissero per sempre felici e
contenti’. Cosa ti fa pensare che lei non tornerà
più e che lui non la riprenderà se mai lei si
rifarà viva?” Sperava davvero che le potesse dare
una risposta, perché lei ormai non sapeva più
cosa pensare.
Sapeva che una persona normale non avrebbe mai accettato di farsi usare
in quel modo da Lana, ma dopotutto, era di Clark Kent che si parlava e
lui era decisamente così fuori dal normale quando si
trattava di lei.
Lois non capiva davvero come una persona riuscisse a farsi sottomettere
in quel modo e sperò di non arrivare mai a capirlo,
perché significava che aveva perso del tutto la testa.
Dopotutto Clark aveva sempre detto che l’unico vero amore
della sua vita, era stata proprio Lana, per cui di sicuro
c’entrava l’amore in tutto quello.
‘Non mi
ridurrei mai in quello stato nemmeno per Clark Kent!’
E nello stesso istante in cui pensò quelle parole, si
sconvolse per averle anche solo pensate.
Ovviamente lei non si sarebbe ridotta in quello stato per Clark! Non ne
era mica innamorata. Tra loro c’era una semplice attrazione
fisica che presto sarebbe sparita e la conversazione che avrebbero
avuto di lì a poco, avrebbe chiarito tutto.
“Istinto?” Rispose Chloe, riportando Lois alla
realtà e impedendole fortunatamente di pensare oltre.
Nonostante non fosse convinta, rispose subito senza pensarci.
“Mah, spero tu abbia ragione, Chloe.” Rendendosi
ancora conto della grande idiozia che aveva detto, si corresse subito,
sperando che la cugina non avesse notato nulla di strano. “E
non lo dico perché Clark mi piace o qualcosa del genere, ma
perché penso seriamente che abbia sofferto abbastanza per
colpa sua.” Disse velocemente e prima che la cugina potesse
aggiungere qualcosa, riprese a parlare in fretta. “Aveva
davvero uno sguardo triste oggi e non intendo triste da ‘oh
no, la gallina oggi non ha fatto nemmeno un uovo, come
farò?’ ma triste da ‘potrei avere appena
perso qualcuno di importante e non c’è niente che
io possa fare per cambiare le cose’ e vederlo
così, Chloe… non so, mi ha fatto un effetto
strano.” Rallentò un po’ il ritmo della
sua parlantina, riflettendo per un secondo su quello sguardo che aveva
visto in Clark.
Le spezzava il cuore vederlo in quel modo e odiava il fatto che lui non
si aprisse con lei e le permettesse di aiutarlo, o almeno di provarci.
In passato le aveva permesso di aiutarlo e lei era sempre riuscita a
smuoverlo in qualche modo – sia con frasi serie che nemmeno
lei pensava di riuscire a pensare; sia con battute che riuscivano a
stemperare la situazione; o con analogie strane che nemmeno lei
riusciva a spiegarsi.
In qualche modo, Clark aveva sempre abbassato di almeno qualche
impercettibile centimetro le sue barriere con lei e a lei bastava,
perché in fondo la faceva sentire speciale.
Ma ora, vederlo così triste e non avere idea di cosa lo
abbattesse in quel modo, la faceva sentire inerme.
Sentì Chloe cercare di soffocare una risata con poco
successo, prima di risponderle. “Molto generoso da parte tua,
Lois, preoccuparti così tanto per Clark.”
Ovviamente a Lois non sfuggì il sarcasmo nella voce della
cugina e decise di rispondere usando la stessa carta. “Giusto
perché lo sappia, ignorerò il tuo commento e
andrò avanti col mio discorso, facendo finta che tu mi abbia
appena chiesto se ho incontrato qualcuno di carino a Star
City.”
Sentì Chloe ridere nuovamente, questa volta senza
nasconderlo. “D’accordo, però sappi che
ero sincera. Mi riferisco a Clark che può contare su
un’amica come te.” Lois annuì pur
sapendo che la cugina non l’avrebbe potuta vedere e
lasciò che continuasse a parlare. “Comunque, la
risposta è?”
Lois scosse la testa confusa, non capendo a cosa si riferisse. Clark la
stava distraendo troppo e aveva davvero bisogno di darci un taglio.
“Uhm, che risposta?” Chiese confusa.
“Alla domanda che fingi che io ti abbia appena
fatto.” Le spiegò lentamente Chloe, divertita dal
fatto che la cugina l’avesse dimenticata.
Annuì subito ricordandosi di quale domanda stesse parlando.
“Oh, quella domanda. In quel caso la risposta è
no.”
“E per caso hai incontrato qualcuno di carino
all’aeroporto?” Lois capì immediatamente
che si era cacciata in un grosso guaio e che la cugina non
gliel’avrebbe mai fatta passare liscia. “Non so,
magari alto, moro, bel fisico, occhi blu come mai ne avevi visti prima
e un sorriso che riesce ad essere contagioso anche quando è
una di quelle giornate in cui vorresti spaccare il mondo?”
Lois riusciva a sentire come la cugina in quel momento avesse un enorme
sorriso che le ricopriva tutta la faccia, evidentemente incuriosita dal
suo comportamento così premuroso nei confronti di Clark. Era
consapevole che non ne sarebbe uscita viva se le avesse dato corda.
Ci penso su e avrebbe semplicemente voluto non rispondere alla cugina e
tornare a parlare di quanto Clark le fosse sembrato strano quella
mattina e di quanto avrebbe voluto sapere il perché di quel
suo strano comportamento, anche se probabilmente Chloe non si sarebbe
lasciata sfuggire nulla, nemmeno se avesse saputo che c’era
sotto qualcosa.
Lanciò un’occhiata veloce all’orologio
di fronte a lei e ringraziò di avere una scusa per finire
quella conversazione che stava degenerando, per i suoi gusti.
“Mai incontrato nessun ragazzo che corrisponda alla tua
descrizione e prima che aggiunga qualunque altra cosa, mi dispiace
dirti che ho tonnellate di lavoro da fare e ho già rimandato
anche troppo. Ti voglio bene, ci vediamo più tardi,
ciao.” Disse tutto d’un fiato di modo che la cugina
non potesse ribattere e una volta chiusa la chiamata, rimise il suo
cellulare nella sua borsa, il più lontano possibile da lei.
Sentire la voce di Chloe era stato rilassante come sperava, ma di certo
non aveva aiutato a distogliere i pensieri da Clark.
Ripensò a quell’offerta che gli aveva fatto solo
qualche minuto prima.
Per quanto gli avesse fatto credere che se si presentava o no al
café quella sera, sarebbe stato più o meno lo
stesso per lei, in cuor suo sperava tanto che Clark facesse la cosa
giusta, o almeno quella lei che riteneva la cosa giusta.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, le si sarebbe spezzato il
cuore se non si fosse presentato. E sapeva che tutto questo era
sbagliato, perché in fondo tra loro non c’era
nulla, ma… la sola idea di rimanere tutta la sera a quel
tavolo ad aspettarlo, illudendosi che lui si sarebbe fatto vivo,
l’avrebbe distrutta.
Ma dopotutto era di Clark Kent che si parlava. Lo stesso Clark Kent che
per quanto silenzioso, si era comportato benissimo con lei quella
mattina. Lo stesso Clark Kent che prima di deludere una persona che
faceva parte della sua vita, ci pensava mille volte.
Si massaggiò gli occhi stanchi, il fuso orario cominciava a
farsi sentire e avere la mente offuscata da tutti quei pensieri non
faceva che peggiorare la sua situazione.
Decise che la missione del giorno sarebbe stata non pensare a Clark
finché non fosse arrivato il momento di quel famigerato
caffè che avrebbero – ‘o non
avrebbero.’ Si corresse subito – bevuto insieme.
E si sa che quando un soldato ha una missione, non può
fallire.
‘Forza Lane,
hai una pila infinta di articoli che ti aspettano.’
Si disse, sedendosi composta e avvicinando leggermente la sedia alla
scrivania. ‘Una
tazza di caffè fumante a portata di mano.’
Lanciò un’occhiata alla tazza di caffè
fumante di fianco a lei che non si era resa conto di essersi versata. ‘Il mondo del
giornalismo non ha tempo da perdere con Clark Kent.’
Chiuse gli occhi immediatamente, strizzandoli più che poteva
e arricciando il naso, dandosi della stupida per l’ultima
cosa che le era venuta in mente.
‘Missione
fallita.’
A/N: Non so a voi, ma a
me convince di più la parte con Clark... non so
perché, ma quella relativa a Lois non mi convince
più di tanto...
Avrei voluto farla un po'
più lunga, ma non volevo che Lois si sbottonasse troppo con
la cugina... mah, non so! XD
Un'altra cosa... non sono
molto convinta del titolo del capitolo, solo che non sono riuscita a
trovarne un altro che mi piacesse... in più, visto che Chloe
era un po' il perno e quasi la vera protagonista di questo capitolo, ho
pensato di omaggiarla dando il suo nome al titolo del capitolo. XD
Ad ogni modo, ci si legge
domani, ok? ;)
E beh, domani in teoria
è l'ultimo capitolo :( E sappiamo tutti che scena
sarà, no? :(
A domani! ;)
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Capitolo 20 *** Dreamer / Once you've tasted Wild Cherry is hard to go back to Sweet Vanilla ***
A/N: Oddio,
non avete idea di quanto sia euforica oggi! XD Ho sognato per la
seconda volta in pochi giorni, che mi vedevo la premiere di Smallville!
XD XD
Fighissima *.* XD
Ovviamente, Clark e Lois si baciavano senza nessun motivo apparente XD
c'era qualche riferimento alla S9, ma visto che non so chi di voi
è spoilerato e chi la seguirà in lingua
originale, non dico niente XD Vi dico solo che alle 6 mi son svegliata
e non son riuscita più a prendere sonno! XD Troppo euforica
per la mia personale S9 premiere! XD XD
Uhm, spero mi scuserete,
ma oggi non penso che risponderò individualmente alle vostre
rencesioni, per un motivo semplicissimo. Se rispondessi rischierei di
far capire una cosa che succede o non succede nel capitolo XD
Spero non causi uno
sciopero di recensioni come avete minacciato di fare! XD
Buona lettura! :)
Lois arrivò un po’ prima del previsto al
café e dopo aver ordinato il solito, prese posto in uno dei
tavolini che stavano all’aperto e iniziò a
sorseggiare quel caffè, guardandosi intorno con
circospezione, sperando di non sembrare una di quelle ragazze che
aspettavano con ansia che il proprio fidanzato si facesse vivo.
Il che praticamente era quello che stava facendo, eccezion fatta per il
fatto del fidanzato. Lei non aspettava un fidanzato, ma il suo
collega/migliore amico a cui aveva dato appuntamento al café.
Eccetto che non era un vero appuntamento, visto che tra loro due non
c’era assolutamente nulla che andasse oltre il rispetto e la
profonda amicizia che provavano l’uno per l’altro.
Continuando a ripetersi quelle frasi, prese un altro sorso di
caffè, notando solo ora quanto avrebbe preferito stare
seduta al caldo, piuttosto che congelarsi nei tavolini
all’aperto.
La giornata non era stata decisamente una delle migliori e questa volta
Lois si riferiva al tempo, non al disastroso viaggio in macchina con
Clark.
Per quasi tutto il giorno aveva piovuto e ora la pioggia aveva lasciato
spazio ad un vento abbastanza freddo che le pungeva le guance e la
costringeva a stringersi un po’ di più nel suo
cappotto.
Si sarebbe potuta semplicemente alzare, sorridere al ragazzo che le
aveva servito il caffè e prendere posto in uno dei tavolini
all’interno e aspettare Clark lì.
Ma la verità era che da dove sedeva in quel momento, aveva
un raggio di veduta migliore e se Clark fosse stato nei paraggi, di
certo l’avrebbe notato.
‘I trucchi del
Generale danno finalmente i suoi frutti.’
Sorrise, prendendo un ennesimo sorso di caffè.
Pensandoci meglio però, si rese conto solo ora in che razza
di stato si trovava.
Lei, Lois Lane, che contava i minuti per l’arrivo di Clark
Kent.
Socchiuse gli occhi non appena il pensiero la colpì e si
ritrovo a tichettare nervosamente il piede destro contro la gamba del
tavolino che reggeva il peso della sua tazza.
Nonostante avesse avuto più di quattro settimane per
accettare il fatto che Clark Kent le avesse scombussolato la vita, il
solo pensiero di essersi ridotta in quel modo per un uomo qualunque la
infastidiva alquanto.
‘Eccetto che
lui non è un uomo qualunque.’ Si
ricordò immediatamente.
Che Clark Kent fosse fuori dal comune era un dato di fatto, altrimenti
non sarebbe riuscito a farle perdere la testa in quel modo.
La semplicità di ogni suo piccolo gesto la lasciava sempre
di stucco e si ritrovava sempre più spesso a chiedersi
com’è che non si fosse resa conto prima di quello
che si trovava di fronte.
Ormai si conoscevano da più di quattro anni e dopo tanto
tempo passato insieme, pensi di conoscere una persona meglio delle tue
tasche. Invece con Clark era così diverso.
Era come se ogni giorno nuove, piccole sfaccettature della sua persona
le fossero svelate e Lois era sempre più convinta che
c’era qualcosa di fantastico in lui che ancora non aveva
scoperto.
C’era qualcosa nel suo modo di fare che le faceva capire che
Clark aveva ancora tanti di quei segreti e tanti di quei pregi e
difetti che lei poteva solo immaginare e scoprirli uno ad uno era una
sfida che non si sarebbe negata per nulla al mondo.
Stargli vicino era una sfida e se c’era una cosa che Lois
Lane adorava, erano proprio le sfide.
Si chiese se anche per Lana era lo stesso, oppure se ormai lei sapesse
tutto di lui.
Strizzò gli occhi dandosi della stupida per aver pensato a
lei, ma subito un nuovo pensiero si fece vivo in lei.
Chloe le aveva detto che era abbastanza sicura che Lana non si sarebbe
mai più fatta vedere in città e Lois
iniziò a chiedersi quale fosse il vero motivo della sua
partenza.
Perché aveva voluto abbandonare nuovamente Clark, quando lui
aveva chiaramente preferito lei quella notte al matrimonio? Cosa
diavolo era successo questa volta tra loro?
Ma la domanda che veramente perseguitava Lois e che la stava rendendo
irritabilmente nervosa in quel momento era un’altra.
Se Clark si fosse presentato a quello che non era assolutamente un
appuntamento, lo avrebbe fatto perché era veramente
interessato a lei, o solo perché ormai non poteva
più avere Lana?
Il solo pensiero che la risposta potesse essere la seconda opzione, la
fece pentire più e più volte di aver proposto di
prendere questo maledetto caffè insieme e per un
microsecondo sperò perfino che Clark decidesse di non farsi
vivo, perché non avrebbe sopportato l’idea di
essere una ruota di scorta, in particolare di esserlo di Lana Lang.
Continuò a guardarsi intorno con nonchalance, ma di Clark
non c’era nemmeno l’ombra.
‘Sembra che i
miei desideri saranno realizzati alla fine.’ Si
disse, prendendo un ennesimo sorso di caffè.
‘E se davvero
non venisse?’ Si ritrovò a pensare
improvvisamente, realizzando quanto quella prospettiva non fosse poi
così impossibile.
Clark odiava parlare di sentimenti quasi quanto lei, per cui cosa le
dava la sicurezza che lui si sarebbe fatto vivo? Niente.
Per quanto ne sapeva non aveva nemmeno intenzione di risolvere le cose
tra loro, ma per quanto imbarazzante sarebbe potuto rivelarsi, avrebbe
preferito che avesse il coraggio di dirglielo in faccia,
così da chiarire immediatamente le cose, dare un colpo di
spugna definitivo e solo in quell’occasione agire come se
nulla fosse successo e tornare ad essere semplici partner di lavoro.
Le cose sarebbero state così semplici se fossero andate
secondo i suoi piani, ma ovviamente c’era sempre qualcosa che
andava storto.
Fortunatamente lei, come ogni buon soldato, aveva sempre un piano di
riserva.
Il piano B si sarebbe attuato solo in caso di estrema
necessità – vedi Clark che non si presenta al
café – ed era abbastanza facile da mettere in atto.
Se avesse passato tutta la sera da sola a quel café, dal
giorno dopo avrebbe dato il suo personale colpo di spugna a tutti
quegli stupidi sentimenti che non
provava assolutamente
per Clark e si sarebbe comportata di conseguenza.
Niente più battutine sperando che lui le rispondesse,
sfidandola in quello che le riusciva meglio: avere ragione; niente
più viaggi improvvisi alla fattoria, usando le scuse
più stupide; si sarebbe opposta sempre e comunque a scrivere
un articolo insieme a lui, anche se doveva ammettere che Clark stava
mostrando del potenziale non indifferente; niente più
caffè o pranzi insieme; niente più giochi di
sguardi. Niente di niente.
Se Clark non si fosse presentato, Lois avrebbe iniziato a trattarlo
come mai aveva fatto prima. Come uno sconosciuto.
Ovviamente il tutto sarebbe stato molto più facile a dirsi
che a farsi, ma ancora una volta Lois si trovava di fronte ad una
sfida, e non sia mai che un Lane si tiri indietro.
***
Sarebbe stato così facile per Clark sedersi a quel tavolino
con lei, ordinare un caffè ed iniziare a parlare, finalmente
dirle tutto.
Ma era consapevole che sognare non aiutava, in particolare in quel
momento in cui tutti quei ricordi erano così freschi nella
sua memoria.
Ripensando all’ultima volta in cui si era seduto a quel
café in sua compagnia, gli sembrò che fosse
passata un’eternità. Ma nonostante tutto,
ricordava tutto nitidamente.
Il cielo grigio che offuscava Metropolis, Lois che sedeva di fronte a
lui e giocherellava col disegno in rilievo della sua tazza, la paura
che entrambi avevano di non riuscire più a prendere un
caffè insieme perché perennemente inseguiti da
fan e paparazzi, e ovviamente il modo in cui entrambi avevano abbassato
le rispettive impenetrabili difese per lasciare libero accesso
l’un l’altro.
Ripensandoci era stato tutto così semplice con lei, che
quasi si chiese perché tutto era successo con questo immenso
ritardo. Se entrambi avessero aperto gli occhi dal primo momento in cui
i loro sguardi si incrociarono, probabilmente ora starebbe vivendo una
vita decisamente diversa.
Con ogni probabilità, il suo cuore non avrebbe subito tutte
quelle cicatrici a causa di Lana e dei suoi ripetuti addii e Lois
sarebbe già a conoscenza del suo segreto.
Perché per quanto sicuro potesse essere della decisione
fatta di non dirle la verità, sapeva che se lui e Lois
fossero stati insieme, lei prima o poi l’avrebbe avuta vinta
e lui non avrebbe trovato nessuna ulteriore scusa da ripetersi per
evitare di farle conoscere quella parte di sé di cui aveva
tanta paura.
Ripensò alle parole che Chloe le aveva detto riguardo a Lois
e al suo segreto.
‘Clark, non
è che per caso c’è un altro motivo per
custodire il tuo segreto in questo modo e questo motivo include il non
rimanere ferito un’altra volta?’
E automaticamente ricordò le parole che lui stesso aveva
ripetuto alla Lois che aveva conosciuto il suo segreto, quando gli
chiese perché non volesse ripeterle tutto una volta
riavvolto il tempo.
‘Perché
quello a cui potrebbe portare mi spaventa a morte.’
Chloe aveva quasi centrato il bersaglio, senza sapere quanto ci fosse
andata vicino.
Aveva ammesso a sé stesso e a Lois che uno dei motivi che lo
spingevano a non ripeterle il suo segreto una volta riavvolto il tempo,
era che avere una relazione alla luce del sole con Lois, lo spaventava
a morte.
Non era la paura di soffrire ancora, perché stranamente
sapeva che Lois non si sarebbe mai comportata come Lana. Lei non lo
avrebbe mai lasciato in quel modo, perché Lois amava
combattere per quello a cui teneva, mentre Lana gettava semplicemente
la spugna quando le cose si facevano difficili.
Era sicuro che con Lois sarebbe stata una cosa da “e vissero
per sempre felici e contenti” consapevole ovviamente che non
sarebbero stati sempre “felici e contenti”, che ci
sarebbero stati dei momenti da “tristi e altamente
irritabili” ma era sicuro che quei momenti li avrebbero
comunque affrontati insieme e più uniti che mai.
E questo lo spaventava a morte, perché non aveva mai
sperimentato sulla propria pelle una cosa del genere.
L’unico riferimento che aveva avuto quando pensava
all’amore, erano i suoi genitori e sapeva che la loro storia
d’amore si basava proprio su quello: affrontare la
felicità e la tristezza insieme, senza pensare per un solo
secondo di fare le valigie e abbandonare l’altro.
Aveva sempre desiderato avere una storia come la loro un giorno e ora
che ne aveva la possibilità, si tirava indietro senza
nemmeno provarci, gettando la spugna di fronte al primo, vero ostacolo.
Forse lui e Lana non erano così diversi in fondo.
***
Lois prese il milionesimo sorso di caffè, mentre continuava
a far finta di nulla e cercava Clark fra le poche persone che avevano
deciso di avventurarsi nella fredda serata di Metropolis.
Qualche secondo prima le era sembrato di scorgere Clark a parecchi
metri di distanza, venirle in contro con il suo solito sguardo da cane
bastonato, ma non appena sbatté le palpebre qualche secondo
per mettere a fuoco quella figura, quella sagoma scura sparì
e lei si rese immediatamente conto che aveva immaginato ogni cosa.
Si sorprese sempre di più di quanto stava diventando
patetica.
Sperare che Clark si facesse vivo era una cosa, ma addirittura
immaginarselo a qualche metro da lei, era davvero troppo! Non ne poteva
davvero più e sperava che questa tortura finisse il
più in fretta possibile.
Ma per quanto patetica pensava che fosse, non era così cieca
da ignorare quanto le sue pulsazioni fossero accelerate al solo pensare
che lui avesse deciso di presentarsi.
Il pensiero che lui si sarebbe seduto lì con lei nel giro di
qualche secondo, aveva mandato il suo battito cardiaco alle stelle e
ogni singola battuta a cui aveva pensato per salutarlo e rompere il
ghiaccio, aveva deciso di abbandonare il suo cervello, per essere
rimpiazzato dal nulla più totale. Le sue mani si erano
improvvisamente paralizzate intorno alla tazza di caffè e il
solo pensiero di alzarsi per salutarlo, era ovviamente
un’utopia.
Ecco come Clark Kent aveva reso Lois Lane.
Lanciò un’occhiata all’orologio nello
schermo del suo cellulare e fu sorpresa di notare che era
già passata una buona mezz’ora da quando si era
seduta a quel tavolino.
‘Che arrivi o
meno, non cambia le cose.’ Si ripeteva, sempre
guardandosi discretamente intorno.
Quanto avrebbe voluto credere ad almeno una di quelle parole senza
senso.
***
Erano ormai passati alcuni minuti da quando era arrivato nei pressi del
café e per un secondo ebbe la certezza che Lois lo avesse
visto di sfuggita e si vide costretto a nascondersi tra le ombre ed
usare una stradina secondaria per raggiungere il punto in cui stava
ora. Se non avesse usato la supervelocità, probabilmente in
questo momento starebbe seduto a quel tavolino a parlare con lei.
‘E’
davvero così ridicola l’idea di dirle il mio
segreto nuovamente?’ Si chiese, senza mai
spostare lo sguardo dalla figura di Lois.
Fortunatamente aveva scelto un punto che non gli dava la
possibilità di vederla in faccia. Se così non
fosse stato, probabilmente avrebbe ceduto già parecchi
minuti prima a quella dolce tentazione e ora starebbe sorseggiando del
caffè con lei, ridendo di quanto stupidi erano stati a non
notarsi a vicenda e soprattutto a non ammettere cosa c’era in
realtà tra loro.
Stare al buio in una stradina quasi deserta e osservarla senza essere
visto, rendeva la sua scelta molto più semplice, ma pur
sempre devastante.
Vederla così indifesa e notare come lo cercasse tra la
folla, senza però darlo a vedere, gli faceva un male
tremendo e allo stesso tempo lo faceva sentire importante.
Conosceva Lois abbastanza da sapere che con tutta certezza, se ci fosse
stato qualcun altro al suo posto, avrebbe smesso di aspettarlo dopo
appena cinque minuti.
Perché dopotutto, lei è Lois Lane e Lois Lane non
aspetta nessuno. Al massimo si fa aspettare.
Invece lei era lì da chissà quanto, guardandosi
intorno con attenzione solo per scorgere la sua figura, mentre
continuava a sorseggiare quel caffè che di sicuro ora era
freddo.
Sarebbe potuto andare da lei e scaldarglielo con la sua vista, se solo
quel suo segreto non fosse stato così ingombrante, e lei
avrebbe potuto smettere di aspettarlo e avrebbero potuto avere quel
discorso che Clark moriva dalla voglia di avere.
Ma tutti quei sogni ad occhi aperti dovevano smettere, soprattutto
perché lui non si poteva permettere di essere un sognatore,
non in quel momento.
L’unica cosa che serviva ad entrambi in quel momento era un
taglio netto che avrebbe una volta per tutto spento ogni singola
fiammella di speranza per un futuro insieme che Clark sapeva sia lui
che Lois provavano.
L’anello della Legione non solo gli aveva permesso di sapere
come sarebbe stato se avesse dichiarato al mondo la sua vera
identità. Gli aveva anche dato
l’opportunità di aprire gli occhi e scoprire
quanto forti fossero i sentimenti che Lois provava per lui e viceversa
e non poteva permettersi di illuderla e ferirla in quel modo, facendole
credere che si sarebbe presentato al café quella sera.
Tolse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e decise di dare un taglio
a tutti quei dubbi, risolvendo le cose una volta per tutte.
Avrebbe ripreso a mentire a lei e a sé stesso, se questo
aiutava a tenerla al sicuro, e avrebbe iniziato subito.
***
Lois fece un cenno ad una cameriera che passava vicino al suo tavolino
e le chiese un secondo caffè, visto che il primo si era
sfreddato ed era imbevibile.
La cameriera le sorrise, promettendole che sarebbe tornata nel giro di
qualche minuto con del caffè appena fatto.
Lois sorrise a sua volta, sperando che quel sorriso sembrasse sincero,
dopodiché riprese a guardarsi intorno, notando come la
strada avesse preso ad animarsi rispetto alla quasi totale desolazione
di qualche minuto prima.
Il vento ora si era calmato, ma la temperatura non si era alzata di un
solo grado e Lois si trovò nuovamente a stringersi dentro il
suo cappotto beige che teneva abbottonato.
‘Massimo altri
cinque minuti e poi me ne vado da qui.’ Si
disse, sentendo ormai la pazienza che la stava abbandonando.
Era rimasta a quel tavolino per più di 45 minuti e di Clark
nemmeno l’ombra, se escludiamo quei pochi secondi in cui
pensava di averlo visto.
Per quanto desiderasse parlargli e risolvere le cose, aveva ancora una
dignità e l’avrebbe di sicuro abbandonata se lo
avesse aspettato per più di cinque minuti.
Senza che se ne rendesse conto, la cameriera era già di
ritorno con la sua seconda tazza di caffè fumante e dopo
averla ringraziata distrattamente, si ritrovò a prenderne un
lungo sorso, sentendo subito i benefici di quel liquido caldo che
iniziava a farle riprendere un po’ di sensibilità
ai piedi che ormai erano praticamente congelati.
Si guardò per l’ennesima volta intorno, prima di
essere distratta da un breve squillo del suo cellulare.
‘Un
messaggio.’ Pensò e non
poté fare a meno di pensare chi fosse il mittente.
Sperò fosse Chloe che voleva sapere come stava andando o
Jimmy che la rassicurava su quanto piacesse a Clark o Oliver che voleva
finalmente rilasciare un’intervista come Freccia Verde o
perfino Stan del Daily Planet che le voleva farle sapere in anteprima
che uno dei suoi articoli sarebbe finito in prima pagina
nell’edizione del giorno dopo.
Avrebbe accettato un sms da chiunque, tranne dalla persona che non
riusciva nemmeno a nominare.
Abbassò lo sguardo sul cellulare e decise di leggere il
messaggio, anche se avrebbe potuto convivere per sempre con lo schermo
del suo cellulare che le ricordava che aveva un sms non letto. Perfino
la sua ormai nota curiosità arrossiva di fronte al terrore
di scoprire di chi fosse quell’sms.
Una volta aperto, non c’erano dubbi di chi fosse stato a
spedirlo.
‘Scusa, sono stato trattenuto a lavoro. Non penso di riuscire
ad arrivare in tempo.’
Un brivido la colpì. ‘Ovviamente.’
Pensò.
Senza che nemmeno se ne rendesse conto, sentì gli occhi
riempirsi velocemente di lacrime e sapeva che si sarebbe odiata se
fosse stata così debole da lasciarsi andare lì,
di fronte a tutti e soprattutto per Clark Kent.
Se c’era un momento per riprendere ad alzare le sue barriere,
quello era perfetto.
Non avrebbe permesso a nessuno di trattarla in quel modo, men che meno
a Clark Kent.
Aveva avuto la sua occasione e l’aveva buttata al vento in
quel modo.
Strinse i denti e pensò all’unico modo che
l’avrebbe aiutata ad uscire da quella situazione con
dignità. Mentire.
Sentì una lacrima quasi cadere minacciosa e dopo aver preso
un respiro profondo e aver scosso la testa per darsi un po’
di forza, rispose al messaggio con la prima bugia che le venne in mente.
Una volta inviato, posò nuovamente il cellulare di fianco
alla sua tazza del caffè e rimase a fissare il vuoto di
fronte a sé, dandosi della stupida per aver anche solo
sperato che Clark si potesse fare vivo.
Si ritrovò a fissare il suo cellulare per qualche secondo e
sentì nuovamente dei brividi in tutto il corpo. Prese la
tazza del caffè e ne bevve un lungo sorso.
Il freddo che faceva quella sera lì a Metropolis, era nulla
in confronto al modo in cui l’aveva gelata quel suo messaggio.
Ormai avrebbe dovuto aver imparato la lezione. Sognare non porta da
nessuna parte e lei doveva smettere di farlo ad occhi aperti,
soprattutto quando si trattava di ragazzi.
Non che se lo permettesse spesso, ma ogni volta che aveva ceduto a
quella tentazione, era finita a porsi sempre la stessa domanda:
Perché sei una tale ingenua?
Beh, una cosa era certa. Questa era stata l’ultima volta.
Per di più, non era sicura che fosse stato realmente
trattenuto a lavoro quella sera e se solo avesse voluto, il giorno dopo
avrebbe potuto indagare e smascherarlo. Ma non avrebbe aiutato a
dimenticarlo.
Era ora di attuare il piano B, che fortunatamente aveva progettato, e
avrebbe iniziato da subito. Ma per quanto lo odiasse in quel momento
per averla resa così debole, era sempre più
sicura che ignorarlo sarebbe stato più difficile del
previsto.
Smise di pensarci su e decise che sarebbe rimasta seduta a quel
tavolino finché non si fosse scrollata definitivamente di
dosso quell’orribile sensazione di essere stata scaricata con
una bugia. Dopotutto ora aveva tutta la serata per sé e non
doveva più aspettare che qualcuno si facesse vivo.
Sarebbe rimasta lì a sorseggiare il suo caffè,
avrebbe fatto credere a tutti che non vedere Clark al café
non le aveva fatto assolutamente nessun effetto e soprattutto avrebbe
iniziato a pensare a quali articoli avrebbe scritto per il Planet il
giorno dopo.
‘Affoga i
dispiaceri nel lavoro, Lane.’ Si disse,
prendendo un ennesimo sorso di caffè. ‘Come
sempre.’
***
Nello stesso istante in cui Clark inviò il messaggio, fu
consapevole che ormai non si poteva più tornare indietro.
Aveva fatto la sua scelta ed era consapevole che dandole buca in quel
modo, aveva marcato una linea indelebile tra lui e Lois. Aveva chiarito
ad entrambi che non voleva nulla di più di una semplice
amicizia e che soprattutto quello che era quasi successo al matrimonio,
non significava assolutamente nulla per lui.
Quanto odiava mentire.
‘Magari in
futuro…’ Interruppe subito quel
pensiero, deciso a non alimentare la piccola fiammella di speranza che
non era ancora riuscito a spegnere.
Nonostante sapesse quanto pericoloso fosse per Lois, una parte di
sé sperava sempre che prima o poi, quei giorni che aveva
cancellato si sarebbero ri-avverati, come per magia.
E non si riferiva alla parte della fama e della gloria, né
tantomeno a quella in cui era visto come una minaccia.
Sentì un breve suono provenire dal cellulare che teneva
ancora in mano e si rese conto di avere appena ricevuto un sms. Non
aveva bisogno di aprirlo per indovinare chi glielo avesse mandato, ma
quando lo fece, le parole sullo schermo stranamente lo gelarono,
facendogli corrugare la fronte e serrare la mascella.
‘Sto lavorando ad un articolo. Non ce l’avrei fatta
comunque.’
Lois gli stava mentendo e la cosa lo feriva.
Ma dopotutto, lui non aveva appena fatto lo stesso con lei? Stava
semplicemente ricevendo lo stesso trattamento e non poteva certo
biasimarla.
Rileggendo quelle parole, una domanda gli iniziò a ronzare
nella testa. ‘Perché
mi ha mentito?’
Non gli ci volle tanto per trovare una risposta. Lois Lane era talmente
orgogliosa che non avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, tantomeno
Clark, che lo stava aspettando ormai da chissà quanto,
seduta a quel tavolino a sorseggiare caffè, guardandosi
intorno fingendosi disinteressata.
Si chiese come avrebbe reagito nello scoprire che lui la stava
osservando a soli pochi passi di distanza e sapeva che
quell’sms che gli aveva appena mandato diceva il falso.
Probabilmente non l’avrebbe mai perdonato e se avesse saputo
dell’effetto che la Kryptonite aveva su di lui, non avrebbe
esitato a fargliene trovare un frammento sotto il cuscino.
‘Ecco un altro
motivo per non dire il mio segreto a Lois.’
Pensò tra sé, ma quello che in un altro momento
l’avrebbe fatto sorridere, ora non sembrava funzionare.
Nonostante sarebbe potuto rimanere ore e ore a fissarla in quel modo,
pensò che aveva visto abbastanza. Per quanto adorava notare
ogni suo minimo movimento, era una tortura vederla in quello stato in
cui cercava di mascherare al resto del mondo come si sentiva, quando
tutto quello che avrebbe voluto fare era alzarsi da quel tavolo e
probabilmente prenderlo a pugni tra le lacrime, irritata e delusa per
essere stata trattata in quel modo.
Decise di allontanarsi e lasciare la sua postazione da osservatore
silenzioso, perdendosi nel buio della notte di Metropolis,
egoisticamente sperando di ricevere una richiesta d’aiuto che
l’avrebbe distratto per qualche minuto, o qualche ora, se era
fortunato.
Mentre si allontanava da lei a malincuore, si girò
un’ultima volta a guardarla, sicuro di una cosa sola.
Lois aveva ragione, una volta assaggiato il cioccolato al peperoncino,
è impossibile
tornare alla vaniglia.
A/N: Avendo letto il
capitolo, penso abbiate capito il motivo che mi ha spinto a non
rispondere alle vostre recensioni! Non volevo farvi capire come
sarebbero andate le cose. Spero solo non facciate come una mia amica,
che prima di leggere le storie, si legge le A/N iniziali e finali XD
perché in quel caso tutti i miei sforzi per non farvi capire
nulla, non sono serviti a niente! XD XD E so che probabilmente ora mi
odiate a morte e farei meglio a nascondermi e non farmi
trovare da nessuna di voi, ma... se vi dico di fidarvi di me? *puppy
dog eyes* Se la cosa vi può far piacere XD mentre scrivevo
parte del capitolo, avevo l'ipod a portata di zampa e mi rivedevo la
scena, per entrare meglio nel clima di tristezza assoluta. XD Inutile
dirvi che avevo i lacrimoni agli occhi :( Per cui la vendetta che
programmate è già iniziata mentre scrivevo questo
capitolo. Amo e odio questa scena e ogni volta rivederla mi spezza il
cuore :( e vorrei correre incontro a Lois, sedermi a quel tavolino
insieme a lei a bere caffé e rassicurarla che Clark prima o
poi deciderà di essere meno idiota e correrà da
lei. *.*
In più, se
pensate che sia finito male, vi tirerà su sapere che in
realtà doveva andare diversamente... nel senso che io avevo
in mente di far fare una sorta di sogno a Lois, in cui Clark si
presentava al café, parlavano e ovviamente le cose andavano
avanti. Ovviamente una volta svegliata, si sarebbe ricordata che Clark
in realtà non si era presentato al loro appuntamento e
sarebbe caduta in depressione, Lois Lane style, ovviamente! XD
Poi invece mio fratellino
mi ha fatto notare quanto era bastarda dentro questa cosa XD e mi ha
detto che se proprio volevo farla finire come la versione originale,
allora era meglio descrivere semplicemente la scena del
café. XD
Alla fine è
andata meglio così, no? XD Penso mi avreste bruciata viva se
avessi scritto il capitolo come volevo io! XD XD
Comunque, ovviamente, il
vero,ultimo capitolo è domani... non dimenticate che avevo
promesso che la storia sarebbe finita il 25 e oggi è "solo"
24... ghghgh XD
Per cui, mettete da parte
quelle bamboline vodoo col mio nome scritto sopra, respirate a fondo e
tornate domani
a leggere l'epilogo della storia :D *guarda tutti con sospetto e poi
scappa* XD
ps: Ero abbastanza
indecisa su come chiamare questo capitolo, perché avevo un
paio di ideuzze in testa... alla fine ho optato per il titolo della
canzone stupenda che si sente durante quella scena e la frase finale
che avete letto in questo capitolo e che si ricollega al mitico
episodio 4 (quando Lois consiglia a Clark di cambiare gusti in fatto di
donne e le paragona a gusti di gelati! XD).
Comunque, tornando alla canzone, nel caso non ve la ricordiate, vi
lascio titolo e nome del gruppo, così se non l'avete a
portata di zampa e volete risentirla...ve la risentite XD "Dreamer" by
Uh huh her.
pps (giuro
che è l'ultimo ps! XD): La frase finale del capitolo,
l'avevo in testa da taaaaaanto tempo XD anche se in Italiano suona
malissimo '-.- solo che metterla in Inglese non c'entrava una
cippaliappa, per cui ho dovuto ricorrere all'odioso cioccolato al
peperoncino della versione Italiana, invece che allo stupendo Wild Cherry
della versione originale *.* Eh vabeh, che ci volete fare...
XD
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Capitolo 21 *** Epilogo ***
A/N: Per
quanto oggi sia felice a livelli che sfiorano la stupidità
assoluta XD (e tutto questo solo perché finalmente domani
possiamo vedere la S9 premiere!! *.*) una parte di me è un
po' malinconica perché sta per postare l'ultimo capitolo (e
questa volta è la verità XD) di questa storia che
ormai va avanti da un po'.
Ma prometto che non mi
dilungherò più di tanto, per lo meno non ora. XD
@ Cris: Awww,
ti chiedo umilmente perdono per averti fatto piangere, anche se in
fondo i capitoli tristi servono proprio a quello, no? XD
Grazie ancora per gli
ennesimi complimenti che mi hai fatto e ti prometto che se quest'ultimo
capitolo non mi piace, puoi rispolverare la bambolina vodoo che hai
messo da parte e fare di me quello che vuoi! XD
ps: son contenta di non
essere l'unica pazza che sogna Smallville XD :P
@ Cosmo: Il tuo
prolungato "mmmmmmmmmm" mi fa capire che hai fatto uno sforzo enorme
per infilzare la bambolina con uno spillo. XD Grazie per la tua
magnanimità! XD
Spero che il capitolo di
oggi non ti faccia entrare in sciopero, perché non so come
farei senza leggere una tua recensione all'ultimo capitolo :(
@ Leti: Awww,
anche a te chiedo scusa per averti fatto piangere, anche se una parte
di me è comunque fiera di esserci riuscita! XD
Pensa positivo Leti, oggi
finisce la mia storia, ma inizia Smallville *.* E credimi, se facendola
finire prima, avessi potuto far iniziare Smallville qualche settimana
(mese XD) prima, l'avrei finita al primo capitolo!! XD XD In
più, significa che ora avrò la mente libera da
idee e potrò iniziare a leggere la tua *.* così
da ingannare l'attesa tra una puntata e l'altra della S9! *.*
@ cordina87:
oh-oh, e siamo a 3! XD Mi inchino a te e ti chiedo umilmente perdono
per averti fatto piangere! :P
E soprattutto scusa per
averti fatto prendere un colpo! XD Non era mia intenzione..... o forse
sì? *risata maligna* XD XD
@ Enya: Grazie
anche a te per aver avuto pietà ed aver abbandonato l'idea
di infilzare la bambolina! XD
Quindi è
deciso! Se Clark non si decide a dire a Lois quello che prova per lei,
si organizza tutte insieme una gita a Metropolis, un pigiama party a
casa di Lois e mentre ci facciamo unghie e capelli, la rassicuriamo che
Clark essendo un giuggiolone, ha bisogno del triplo del tempo per
capire quello che prova per lei! :)
Oddio, ora voglio davvero
fare questo pigiama party a Metropolis! XD XD
Un'ultima cosa prima di
andare avanti... al momento la storia ha la bellezza di 75 recensioni!!
Un record
personale per me che supera di gran lunga quello
precedente (18 XD). Che dire, ora mi sento troppo sicura di me
e punto alle 80
recensioni, sperando di ottenerle! XD
Il succo di tutto
è: GRAZIE
MILLE!!! *.*
E ora... senza ulteriori
indugi... ecco l'ultimo capitolo di "A painful rewind".
Anzi, piccolo
avvertimento... mi son resa conto che c'è un piccolo,
minuscolo spoiler
della nona stagione, che per forza di cose ho dovuto mettere...
Son sicura che capirete
il perchè man mano che leggerete il capitolo! XD
Magari se siete
totalmente spoiler free, non saprete nemmeno quale questo spoiler sia!
XD
Vi chiedo scusa,
perché questa storia doveva essere assolutamente spoiler
free, ma con l'evolversi degli eventi XD ho dovuto per forza inserire
quella piccola cosuccia....
Buona lettura, ci si
legge un bel po' di righe più giù! XD
Era una giornata tranquilla a Smallville.
La brezza leggera che soffiava in quel momento, gli scompigliava
dolcemente i capelli, facendogli cadere sulla fronte quel ciuffo che
aveva più e più volte cercato di portare
all’indietro come il resto dei suoi capelli.
Stare sdraiato sull’erba a fissare le strane forme delle
nuvole non era mai stato così rilassante.
“A che pensi?” Gli chiese la voce di fianco a lui,
mentre una mano gli accarezzava dolcemente i capelli scuri.
Intrecciò le dita di fronte a sé e
poggiò le mani sul suo stomaco, lasciando che il suo sorriso
iniziasse a farsi largo sulle sue labbra.
Non aveva mai pensato che stare semplicemente sdraiato
all’ombra di un albero con una persona potesse essere
così piacevole. Certo, l’aveva già
fatto in passato, ma con lei ogni cosa assumeva un tocco particolare,
come se tutto fosse nuovo e mai visto.
Stare lì sdraiato con la testa poggiata sul suo grembo e
sentire la sua mano che gli accarezzava senza sosta la sua chioma scura
lo faceva sentire così normale, quasi fosse un comune umano.
Inclinò leggermente la testa all’indietro,
così da poterla guardare in faccia e notò che
anche lei sorrideva.
“A nulla in particolare.” Le rispose, fermando il
suo sguardo sui suoi occhi marroni che alla luce del sole avevano
assumevano un particolare e unico riflesso verde.
“Bugiardo.” Gli sorrise, dandogli una leggera pacca
sulla fronte, pur sapendo che lui non l’avrebbe nemmeno
sentita.
Sorrise ancora una volta nel notare quanto ormai lo conoscesse bene.
Negli anni passati era stato costretto a mentirle tante di quelle
volte, che ormai aveva perso il conto. Ora invece, se anche solo ci
provava, lei lo scopriva subito, costringendolo a dirle la
verità.
In fondo sapeva che c’era stata una parte di lei che non
aveva mai bevuto ogni singola bugia che le aveva detto. Sorrise nel
pensare a chissà quante volte gliel’aveva fatta
passare liscia, facendogli pensare di aver creduto alle sue bugie ed
evitandogli discorsi imbarazzanti che probabilmente avrebbero solo
peggiorato la situazione tra loro.
‘Fortunatamente
ora non c’è più bisogno di
mentirle.’ Pensò, girandosi sul
fianco sinistro, cosicché potesse guardarla in faccia senza
tanti sforzi.
“Non avrei mai pensato che un giorno avremmo fatto
questo.” Disse sincero, riferendosi a loro due che stavano
sotto quell’albero senza far nulla, semplicemente per stare
un po’ di tempo insieme, da soli.
Lei corrugò le sopracciglia, confusa da quella sua frase.
“Me e te all’ombra di un albero, che
c’è di così strano,
Smallville?”
Clark sorrise imbarazzato e dovette abbassare lo sguardo per qualche
secondo prima di risponderle. “Beh, io e te qui insieme.
L’avresti mai detto?”
“Che c’è, hai paura di stare qui solo
con me?” Gli chiese maliziosa, ma Clark sapeva benissimo che
lo stava solo stuzzicando, pur di non rispondere alla sua domanda.
Clark respirò profondamente e la guardò in quel
modo che le fece capire che non avrebbe fatto cadere la questione
così facilmente. “Lois, tu non sei la tipa da fare
certe cose… cose come questa.” Spiegò
indicando con un gesto della mano la campagna che li circondava e poi
loro due che stavano seduti in quel modo.
Conosceva Lois ormai da anni e se c’era una cosa che aveva
imparato su di lei, era che non faceva le cose come il resto del mondo.
Era decisamente una su milione.
Ogni loro appuntamento era stato particolare.
Tutto iniziava come un appuntamento normale che poi però
finiva in modo diverso dal solito. Nottate passate a giocare a Guitar
Hero, con Lois che il più delle volte vinceva e Clark che
era stato più e più volte tentato di usare i suoi
poteri per vincere almeno una volta; ore passate a seguire una pista
per un articolo, che poi dava ad entrambi
l’opportunità di finire in prima pagina
nell’edizione del Planet del giorno dopo; Clark che scappava
improvvisamente dal ristorante in cui cenavano tranquillamente, per
volare via e salvare la persona in pericolo di turno e Lois che
semplicemente gli sorrideva genuinamente, sapendo che questo era uno
degli svantaggi di uscire con Superman.
Ma ormai erano anni che stavano insieme e niente di lei avrebbe dovuto
più sorprenderlo. E invece, più pensava di
conoscerla, più scopriva qualcosa di nuovo di cui
stranamente non avevano mai parlato prima.
“Sul serio Smallville, non ti seguo.” Disse
scuotendo leggermente la testa confusa.
Clark arrossì leggermente e capì che in fondo
stava solo cercando di fargli dire quelle parole che lei non avrebbe
mai pronunciato. “Beh, fare i fidanzatini in questo
modo… non è certo nello stile di Lois
Lane.”
Era stato così liberatorio dirle il suo segreto. Finalmente
poteva essere completamente sincero con lei, anche se i pericoli erano
sempre dietro l’angolo.
C’era sempre qualcuno pronto a prendersela con Lois per
arrivare a Superman, ma questa volta almeno la sua identità
di Clark Kent era al sicuro, il che gli permetteva di tenerla
d’occhio senza che nessuno sospettasse nulla.
Aveva cercato di farle capire quanto fosse pericoloso per lei stare
insieme a lui, ma questa volta non era riuscito ad essere
così forte da non assecondare quello che il suo cuore gli
suggeriva.
Per quanto lo irritava essere stato così debole ed avere
ceduto alla tentazione che era Lois Lane, non c’era giorno in
cui non ringraziasse di aver preso quella decisione e ripeterle
nuovamente il suo segreto.
Passare quegli anni a fingere di essere semplicemente un amico per lei,
gli avevano fatto capire quanto in realtà fossero forti quei
sentimenti che aveva provato a mettere a tacere e a come avesse fatto
la scelta sbagliata non presentandosi a quell’appuntamento
che si erano dati al café.
Non c’era stato giorno in cui non si pentiva di averla delusa
in quel modo, lasciandola lì ad aspettare per
un’ora abbondante che lui si presentasse.
E ovviamente, in perfetto stile Lois, non c’era litigio in
cui lei non gli rinfacciasse di averla quasi ignorata in quel modo.
Da quella sera in poi, ogni giorno era stato sempre più
difficile da affrontare.
Lois aveva preso ad ignorarlo e ogni tentativo che Clark faceva per
iniziare una conversazione, era interrotto sul nascere dalla mora
reporter che era decisa a portare avanti il suo piano.
Vivere in quel modo lo distruggeva, ma era consapevole che quella sua
scelta di non presentarsi, avrebbe inevitabilmente portato ad una
situazione come quella.
Aveva preso quella decisione per lei, ignorando quello che il suo cuore
gli urlava di fare, e per quanto odiasse essere trattato in quel modo,
in particolare da Lois, sapeva che era la cosa giusta da fare se voleva
davvero proteggerla.
Fortunatamente tutto quello apparteneva ad un passato che ormai gli
sembrava lontano anni luce. Da quando aveva avuto nuovamente il
coraggio di ripeterle tutto quanto, Lois aveva smesso di essere solo
un’amica – ‘come
se fosse mai stata solo una semplice amica.’
Sorrise tra sé – e soprattutto aveva smesso di
rinfacciargli quell’episodio, capendo il perché di
quel suo comportamento.
Clark sorrise nel pensare che probabilmente chiunque altro, avrebbe
reagito in tutt’altro modo. ‘Non la mia Lois,
ovviamente.’
Dirle nuovamente tutto era stato quasi come rivivere un
dejà-vù. Ogni singola scena si era ripetuta nello
stesso identico modo e Lois aveva usato le stesse identiche parole che
Clark ovviamente ricordava a memoria.
“Insinui che io non abbia un cuore, Smallville?”
Alzò un sopracciglio quasi in segno di sfida e Clark sorrise
leggermente nel vederle fare quell’espressione che a lui
piaceva tanto.
“Ma no, che hai capito?” Sbuffò
leggermente prima di proseguire. “Intendo dire che non
è da noi. E’ piacevole, ma non è da
noi.” Spiegò scrollando le spalle e tornando a
fissare le nuvole sopra di loro.
“Direi che apparteniamo ad una categoria tutta nostra,
Clark.” Sorrise dandogli ragione.
In effetti tutto si poteva dire di loro e della loro relazione, tranne
che fosse normale.
Un viaggiatore intergalattico ed un’umana che si innamorano e
stanno insieme. Quante sono le possibilità che una cosa del
genere accada? Praticamente nulle, il che rendeva tutto quello che li
riguardava, fuori dal comune. Speciale.
“Dovremmo farlo più spesso.” Gli disse,
continuando ad accarezzargli i capelli, quasi non potesse farne a meno.
Clark capì che si riferiva al rimanere semplicemente seduti
lì da soli. “Sul serio?” Chiese sorpreso.
Lois buttò gli occhi al cielo per qualche secondo, prima di
rispondere. “Oh, andiamo Smallville, perché sei
così sorpreso?”
Clark sorrise e ripensò a tutti i commenti che una Lois un
po’ più giovane aveva sempre fatto sulla piccola
cittadina di campagna che era Smallville.
Rimanere alla fattoria per lei era stato uno sforzo enorme, anche se
aveva sempre cercato di nascondere a tutti quanto quello le pesasse. Ma
Clark sapeva che per una ragazza abituata da sempre a vivere in
città o in un campo militare, la campagna non aveva nessun
fascino particolare.
Eppure ora che ripensava al passato con occhi diversi, Smallville
sembrava essere quasi una calamita per Lois. Più cercava di
evitarla e più si ritrovava lì a viverci o in
visita.
“Beh, è solo che hai sempre preferito la
città alla campagna, tutto qui. E poi, devi ammettere che
vedere la grande Lois Lane rinunciare ai sui articoli per stare
all’ombra di un albero insieme al suo fidanzato, è
abbastanza strano.” E quando la parola fidanzato
lasciò le sue labbra, non poté fare a meno di
ricorrere al suo sorriso migliore, ancora incredulo che Clark Kent e
Lois Lane fossero finalmente insieme.
“Oh, ora sei il mio fidanzato?” Chiese
stuzzicandolo con il suo migliore sorriso malizioso e Clark non
poté evitare di tornare con la memoria ad un discorso simile
che avevano avuto nel fienile.
Sorrise nel pensare a come avrebbe risposto. “Non lo
dirò a nessuno, se neanche tu lo farai.” E vedendo
il sorriso di Lois, fu sicuro che anche lei tornò con la
memoria a quel momento, quando da ragazzi si sopportavano a malapena,
troppo ciechi per notare chi
si trovavano di fronte.
Ripensandoci ora, anche se in cuor suo ci aveva sempre sperato, non
aveva mai pensato che questo sarebbe potuto realmente accadere. Erano
troppo diversi e gli anni da ragazzi passati insieme, avevano
sottolineato questo punto più e più volte.
Eppure quando lei non stava a Smallville dai Kent, lui non si sentiva
mai sé stesso, quasi come sé una parte di
sé fosse partita insieme a lei.
Aveva evitato di dare un nome a quella sensazione per un bel
po’ di anni, prima di aprire finalmente gli occhi e capire
che in fondo lui e Lois avrebbero convissuto più che bene
insieme, nonostante tutto.
“E comunque, le cose cambiano Smallville.” Disse
facendo spallucce, poggiando la testa sul tronco dell’albero
che reggeva il suo peso e ricollegandosi al pensiero di loro due che
stavano semplicemente sotto un albero a chiacchierare, senza fare
niente di particolare.
Fortunatamente Lois aveva ragione.
Le cose cambiano ed erano cambiate, soprattutto tra loro. Da quando si
era deciso ad ammettere i propri sentimenti per quella brunetta
testarda che voleva sempre avere l’ultima parola su tutto,
Clark aveva iniziato a vedere il mondo con occhi diversi e quando lei
era sparita per delle settimane, tutto il buono che c’era in
lui era sparito con lei.
In passato, che Lana fosse stata o no al suo fianco, la sua
umanità era stata sempre presente in lui. Ma quando Lois era
sparita per dei mesi, tutti i sentimenti umani che lo avevano
accompagnato in tutti quegli anni, erano spariti nel nulla insieme a
lei.
Aveva abbandonato ogni lato positivo ed umano della sua vita, lasciando
spazio solo al freddo e risoluto Kal-El.
“Ah sì?” Chiese stuzzicandola.
Lois sorrise guardando il campo di grano di fronte a sé.
“Un giorno sei una giornalista che evita di vivere la sua
vita e si immerge nel lavoro e il giorno dopo il ragazzo che ti piace
ti bacia e ti rendi conto che la vita è decisamente molto di
più che una semplice redazione di un giornale.”
Abbassò lo sguardo per incrociarlo con quello di Clark ed
entrambi sorrisero.
In fondo lui e Lois non erano poi così diversi.
“Un giorno sei un alieno che è convinto di passare
il resto dei suoi giorni in solitudine e il giorno dopo incontri la
ragazza che sei sicuro ti cambierà la vita.”
Lois annuì, sorridendo leggermente e cercando di rimanere
seria. “Ragazza fortunata.”
Clark invece non poté evitare di sorridere a quel suo
commento e farne uno a sua volta. “Potrei dire lo stesso del
tuo amico.” Sentì un’ennesima,
affettuosa pacca sulla fronte ed entrambi risero.
Anni fa, quando erano giovani e vivevano sotto lo stesso tetto, Clark
pensava che non avrebbe mai trovato dei punti in comune con la ragazza
che gli aveva soffiato la camera da letto e lo costringeva a passare
delle notti insonni sul divano al piano di sotto.
Col passare degli anni, aveva iniziato a capire che forse, in fondo,
lui e Lois non erano poi così tanto diversi.
Entrambi rifiutavano di parlare molto di sé stessi, evitando
di aprirsi con chiunque cercasse di andare oltre la dura scorza che
sembrava avvolgerli.
Eppure, l’uno era diventato per l’altro il
confidente e la roccia su cui fare forza quando tutto andava a rotoli,
quando il resto del mondo li faceva perdere la speranza.
E alla fine, quella ragazza che sembrava non poter sopportare, era
diventata piano-piano la persona che sembrava conoscerlo meglio di
chiunque altro.
“E comunque io non odio la campagna.” Gli disse
dopo qualche istante di silenzio, quasi buttandola lì per
caso.
“Ah no?” Clark era sorpreso di aver sentito una
cosa del genere uscire dalla sua bocca. “Che mi dici del
gallo che ti sveglia la mattina presto, dei lavori alla fattoria, del
nulla che ci circonda – fermami quando ne hai abbastanza,
Lois.”
Lois non se lo fece ripetere due volte e lo interruppe. “Ho
tanti bei ricordi di Smallville.” Clark annuì,
sapendo che in fondo quella cittadina di campagna che tanto aveva
odiato, le aveva dato tanto. “E’ qui che ho trovato
una vera famiglia, degli amici e la persona più importante
della mia vita.”
Clark deglutì a fatica, quasi preso di sorpresa nel sentire
l’ultima parte della sua frase.
Sapeva che quello che c’era tra loro era speciale, ma
sentirsi effettivamente dire di essere la persona più
importante della sua vita, era una cosa che lo aveva lasciato
spiazzato, soprattutto per il fatto che era stata Lois Lane a
dirlo, la stessa Lois Lane che prima di ammettere una cosa del genere,
preferirebbe passare la giornata intera a fare lavori alla fattoria.
Le sorrise, perché in fondo era l’unica cosa che
poteva fare in quel momento e lei non poté fare a meno di
abbassare lo sguardo per qualche secondo, imbarazzata da quegli occhi
blu che non smettevano di fissarla.
“Attenta Lane, chi ti sente potrebbe crederci. O darti della
sdolcinata.” Le disse, senza mai spostare lo sguardo dai suoi
occhi marroni che avevano ripreso a guardarlo.
La vide buttare nuovamente gli occhi al cielo come faceva spesso, prima
di rispondergli come solo lei riusciva a fare. “Pff, come se
ci sia qualcun altro oltre a noi nel raggio di 10 chilometri. Siamo in
campagna, Smallville, il che vuol dire che siamo circondati dal
nulla.”
“Appunto.” Sorrise, sentendo che Lois aveva appena
confermato uno dei motivi che le facevano odiare la campagna e che lui
stesso aveva nominato un secondo prima.
In fondo non era male stare lì da soli, solo loro due e
nessun altro.
Certo, se qualcuno fosse stato in pericolo, Clark sarebbe dovuto volare
via e fare il suo dovere da Superman, ma finché questo non
fosse successo, sarebbe rimasto lì sdraiato insieme a lei a
parlare e a fissare il cielo.
“Il punto è che mi piace venire qui e staccare la
spina da tutto il resto.” Piegò leggermente la
testa di lato e scrollò le spalle. “E’
piacevole.” Continuò, poggiando l’altra
mano sul petto di Clark, che sembrò gradire quel suo gesto.
“Già.” Sorrise, poggiando una mano su
quella di Lois che riposava sul suo petto. “Anche se la Lois
Lane ragazza che ricordo, avrebbe parecchio da ridire.”
Sorrise nell’immaginare una giovane Lois che ribatteva ad
ogni singola parola che la Lois Lane più grande aveva appena
detto.
“Clark, quello era una vita fa.” Rispose fintamente
annoiata dalle sue parole, buttando per l’ennesima volta gli
occhi al cielo. “Te l’ho detto, si
cambia.” Gli diede qualche pacca affettuosa sul petto, nello
stesso modo in cui faceva con Krypto quando le richiedeva un
po’ di attenzioni.
E loro ne erano la prova vivente. Chi più di loro era
cambiato rispetto a qualche anno prima?
“Da diciottenne che non riusciva a finire il liceo, a
ventiseienne con una promettente carriera giornalistica.”
Lois sorrise. “Da fan numero uno delle camicie in flanella a
uomo con un po’ di gusto nel vestire.” Clark
sbuffò leggermente nel sentire che le sue povere, innocenti
camicie venivano ancora una volta tirate in ballo. “Visto,
pure tu hai fatto un enorme cambiamento, Smallville.” Gli
diede nuovamente delle pacche affettuose sul petto, come a fargli
capire che aveva fatto un’ottima evoluzione negli anni.
Clark sorrise. Ovviamente Lois doveva avere l’ultima parola
su tutto. “Come se quelle camicie non ti
piacessero.” E lui non gliel’avrebbe data vinta,
almeno per questa volta. “Ho ricordi molto nitidi di te che
vai in giro per casa indossando solo la mia camicia in flanella,
Lois.” Le sorrise, strizzando leggermente gli occhi, quasi
stesse cercando di richiamare alla memoria uno di quei tanti momenti in
cui Lois aveva indossato le camicie che fingeva di disprezzare tanto.
Mettendosi seduto di fronte a lei, che si limitava a guardarlo con un
sopracciglio alzato quasi sfidandolo ad andare avanti, pensò
ad un’altra cosa per cui Lois andava pazza e non
esitò a dare voce a quel suo pensiero. “Per non
parlare della tua passione nei confronti della mia maglia da
football.”
La vide incrociare le braccia al petto e socchiudere gli occhi a sua
volta, quasi stesse pensando ad un modo per vendicarsi e per un momento
Clark si pentì di non averle lasciato l’ultima
parola.
“Visto che hai tanta voglia di parlare Smallville, che ne
dici di raccontarmi di quella volta che mi avevi detto il tuo segreto e
poi hai dovuto riavvolgere il tempo?”
Clark sorrise e iniziò a scuotere la testa divertito. Questa
volta l’aveva passata liscia, ma si rese conto che in futuro
non sarebbe stato così fortunato.
“Lois, te l’avrò raccontata almeno un miliardo di
volte.”
Il giorno in cui aveva deciso che le avrebbe detto nuovamente il suo
segreto, aveva anche deciso di raccontarle di tutte le volte in cui ne
era venuta a conoscenza, ma per un motivo o per un altro lo aveva
dimenticato.
Il che includeva la volta in cui aveva mostrato i suoi poteri di fronte
a lei e allo sceriffo e il suo nuovo amico infetto dai meteoriti gli
aveva fatto il favore di cancellare ad entrambe la memoria; la volta in
cui sotto l’effetto della Kryptonite rossa le aveva mostrato
chi era veramente, il che includeva le sue doti da ottimo baciatore,
come le aveva chiamate lei stessa; e ovviamente, quelle 72 ore che
aveva dovuto cancellare per colpa di Linda Lake e del suo articolo che
lo aveva reso un mostro agli occhi di tutti.
Clark le aveva raccontato tutto nei minimi dettagli e anche se Lois era
sembrata parecchio incuriosita dalla volta in cui entrambi erano
rimasti vittima dell’effetto della Kryptonite rossa, il
racconto che voleva sempre sentirsi dire, era quello sulle 72 ore che
Clark aveva sempre rimpianto.
“Lo so, ma non mi stanca mai.” Rispose subito,
inclinandosi leggermente verso di lui e dandogli un bacio veloce sulle
labbra. “In più il mio ego è sempre
felice quando mi ricordi che son stata l’unica a
cui hai detto spontaneamente
il tuo segreto non una, ma due
volte.” Annuì seria, prima di
lasciare che il suo sorriso le esplodesse in viso e copiasse in modo
identico quello che vedeva in quello stesso momento sulle labbra di
Clark.
Abbassò la testa divertito e in quel momento non si sarebbe
potuto sentire più umano.
Ovviamente, come sempre lui gliel’avrebbe raccontata,
perché ormai quello che per anni era stato solo un doloro
ricordo, si era trasformato nella sua vita di tutti i giorni. La sua
vita con Lois.
Ricordare com’era stato stare con lei in quei giorni non
faceva più male come qualche anno prima, perché
ora che stavano insieme, avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per
recuperare quelle 72 ore il cui solo ricordo lo aveva fatto stare male
per anni.
Poggiò nuovamente la testa sul grembo di Lois, che riprese
ad accarezzargli dolcemente i capelli, mentre lui iniziava il suo
racconto.
“Era una giornata piovosa in quel di Metropolis e tu eri
stata via per ben quattro settimane…”
FINE
A/N: 77364
parole dopo, ecco che la storia si è conclusa! Vi rendete
conto di quanto avete letto?!?! XD XD Faccio capitoli troppo lunghi,
vero? XD
Cmq, ora
inizierò a parlare a vanvera, per cui capirò se
vorrete evitare di leggere tutto questo! XD
Il mio pc dice che la
storia è iniziata il 14/07/09 e non riesco a credere che
riuscendo ad essermi data una scadenza (mi sento tanto Lois! *.*) sono
riuscita a rispettarla!!! Ci sono stati attimi di terrore XD in cui
pensavo che per il 25 non sarei mai riuscita a pubblicare l'ultimo
capitolo e invece...
Dopotutto questa storia
è nata per impegnare il tempo fino alla premiere e son
contenta di esserci riuscita! :P
Come penso capirete,
ormai sono affezionata a questa storia e la soddisfazione di poter
spuntare l'opzione "storia finita" è stata non indifferente!
Ma il vero motivo per cui
adoro questa storia è anche per merito vostro!
Non avete idea di quante risate mi sia fatta leggendo i vostri
commenti, o di quanto mi sentissi toccata quando mi scrivevate che il
capitolo vi era piaciuto e soprattutto... non avete idea di quanto
fossi fiera di me nel leggere che ero riuscita ad emozionarvi.
Per cui la cosa che mi
mancherà di più in realtà non
sarà proprio la storia in sé, quanto entrare su
EFP per controllare chi aveva letto e recensito e soprattutto da chi
dovevo nascondermi se il capitolo non era piaciuto! XD
La S9 sembra davvero
piena di spunti interessanti per delle ff e spero tanto mi venga in
mente qualcosa, perché non vedo l'ora di riprendere la
routine del "posta capitolo-aspetta recensioni-leggi recensioni." :P
Magari ci ritroveremo in
qualche forum a parlare di Smallville senza nemmeno sapere che ci siamo
già parlate qui su EFP (vero Leti? XD tra l'altro speriamo
aggiustino il sito di itasa al più presto '-.-). [Il che mi
porta a chiedervi... chi di voi come me, si vedrà la S9 in
contemporanea con gli USA? *.*]
Per cui, sì, mi mancherete
davvero
tanto (notato la scelta dei colori? XD) e
giuro che non è perché mi riempivate di
complimenti!!! XD XD
Cmq, spero che questo
epilogo vi abbia convinto a buttare via per sempre le bamboline vodoo!!
XD
Ovviamente, un
ringraziamento speciale va a Cosmo,
Cris, Leti, cordina87, che hanno commentato sempre e
comunque! Grazie ragazze *.*
Poi ci sono Free Fall ed Enya che
quando potevano mi lasciavano un commentino :) Per cui grazie anche a
voi ragazze!
Un grazie anche a chi ha
messo la storia tra i preferiti:
1
- AlterSiby
2
- andrea83_2007
3
- cordina87
4
- cosmopolitan
5
- Cristina91
6
- Enya
7
- mariamaria
8
- SARAHPOXY
9
- ShikamaruxIno
Tra l'altro con questa
storia ho ottenuto un record
personale, visto che mai una mia storia prima d'ora era
stata preferita da 9 persone! XD
Poi, un grazie a chi l'ha
messa tra i seguiti:
1
- Akira_chan
2
- cosmopolitan
3
- EmySmile
4
- Enya
5
- kamura86
6
- SARAHPOXY
Anche qui record personale!
XD
Penso di aver detto
tutto... spero sempre di trovare qualcos'altro da dire, così
posticipo di qualche minuto la pubblicazione, ma ormai penso
davvero di aver esaurito gli argomenti! XD
Ancora grazie, grazie, grazie!
:)
E ovviamente, buona S9 a
tutti! ;)
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