A painful rewind

di Ily18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back home ***
Capitolo 2: *** Flashes ***
Capitolo 3: *** Splash! ***
Capitolo 4: *** Big decision ***
Capitolo 5: *** Let me show you who I really am ***
Capitolo 6: *** Realization ***
Capitolo 7: *** One more thing ***
Capitolo 8: *** No more lies ***
Capitolo 9: *** Coffee ***
Capitolo 10: *** Trust your gut ***
Capitolo 11: *** Trouble in Paradise ***
Capitolo 12: *** Run away ***
Capitolo 13: *** Dealing with the... truth? ***
Capitolo 14: *** Special (pt 1) ***
Capitolo 15: *** Special (pt2) ***
Capitolo 16: *** It's time for that painful rewind ***
Capitolo 17: *** Welcome home v2.0 ***
Capitolo 18: *** Some things never change ***
Capitolo 19: *** Chloe ***
Capitolo 20: *** Dreamer / Once you've tasted Wild Cherry is hard to go back to Sweet Vanilla ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Back home ***


A/N: Ed eccoci qua! :) Questa è la mia seconda ff Clois e questa volta l'ispirazione è venuta dall'episodio 15 dell'ottava stagione: Infamous. Penso che il titolo in Italiano sia tipo Diffamazione, no? :P
Ad ogni modo, ho pensato di rivisitare quell'episodio, cambiando qualche cosuccia (come potrete subito notare in questo capitolo) ma la storia seguirà a grandi linee quello che è successo nell'episodio vero e proprio.
Per ora penso che il tutto sarà narrato dal POV di Clark, ma mai dire mai... Non si sa mai che nel mentre mi venga qualche schizzo strano e decida di cambiare idea :P
Per ora questo piccolo esperimento di riscrivere l'episodio a modo mio, mi sta piacendo tanto, soprattutto perchè mi da l'occasione di rivedere i pezzi dell'eppo! :P
Spero solo di non perdere l'ispirazione man mano che la storia va avanti! :(
Che dire, non so in quanti capitoli sarà suddivisa, dipende da quanto la mia fantasia sarà in forma in questi giorni, eheheh.
Ad ogni modo, direi anche basta con le mie baggianate, è tempo di leggere! :)

ps: ovviamente tutte le frasi che leggete qui sono prese dall'episodio e appartengono alla CW. :)




Correndo con la sua supervelocità, Clark colpì leggermente, uno ad uno, dei rapinatori che stavano cercando di derubare la gioielleria nei pressi del Planet, facendoli volare dall’altra parte della strada. Qualche istante dopo sarebbe arrivata una pattuglia della Polizia e i malviventi avrebbe avuto quello che gli spettava. La galera.

Avendo sventato con successo la tentata rapina, Clark si prese il lusso di fermarsi qualche istante. Alzò la manica sinistra della sua giacca rossa per dare un’occhiata veloce all’orologio che portava al polso, lo stesso orologio che aveva ereditato da suo padre.

‘Le 10:40.’ Pensò. Un peso sullo stomaco si fece spazio, mentre della pioggia incessante cominciava a cadere in quel di Metropolis.
L’aereo proveniente da Star City su cui viaggiava Lois, era atterrato circa 3 ore fa e lui non aveva mantenuto la promessa che le aveva fatto: andare a prenderla all’aeroporto.

Sbuffando si passò una mano sui capelli già zuppi d’acqua, dopodiché decise di dirigersi verso il Daily Planet per controllare se Lois fosse già arrivata. Sapeva che gli avrebbe urlato contro e che sicuramente in quel momento lui era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere, ma era passato più di un mese dall’ultima volta che l’aveva vista, e nonostante fosse difficile per lui ammetterlo, Lois Lane gli era mancata da morire.
Scosse la testa come ad enfatizzare il fatto che volesse scacciare quel pensiero assurdo dalla sua mente, dopodiché si rimise in ordine qualche ciuffo di capelli ribelle che gli cadeva sulla fronte e si precipitò con la super velocità al Daily Planet.

Non appena arrivò, la vide scendere dal taxi con le due grandi valige celesti che si era portata dietro per il viaggio, i capelli fradici che le stavano incollati al viso a causa del temporale e il suo solito carattere irruento triplicato a causa della buca che le aveva dato.
Come se non bastasse, il tassista pensò che fosse bene ripartire con una sgommata, alzando dell’acqua dalla strada che inzuppò Lois ulteriormente. La sentì urlare qualcosa e il suo senso di colpa crebbe sempre più.
Se c’era una persona che non meritava assolutamente questo trattamento, quella era Lois Lane.

Nonostante tutto, sentì il senso di colpa affievolirsi per un istante, lasciando spazio ad uno strano calore che gli avvolgeva il cuore e ad una strana presa che sembrava avercela con la bocca del suo stomaco, il tutto causato dalla sola vista di lei.
Era consapevole che non avrebbe dovuto farsi vedere da lei, non quando ce l’aveva a morte con lui e il vederlo avrebbe causato una discussione infinta che includeva urla e parole poco carine, in perfetto stile Lois Lane, ma non poté evitare di sorridere nel rivederla.

Lois Lane era tornata e lui non poteva essere più felice.

Dopo aver preso un respiro profondo ed essersi preparato a qualunque reazione Lois avesse avuto nei suoi confronti, le si precipitò incontro, gridando il suo nome e lo sguardo che ricevette in risposta fu tutt’altro che allegro. Clark era sicuro che se Lois avesse avuto i suoi stessi poteri, in questo momento ci sarebbero state delle fiamme che uscivano dai suoi occhi. Gli stessi occhi gli facevano capire che Lois era terribilmente delusa e arrabbiata. Clark non poté biasimarla.

“Dimmi che mi stai prendendo in giro.” Disse con un sorriso ironico in viso, mentre scuoteva la testa incredula. “Ti ho aspettato in aeroporto per ore sotto la pioggia e ti fai vivo solo ora?!” Proseguì, alzando un po’ il tono della voce, come se volesse fargli capire quanto fosse irritata dal suo comportamento.

‘Come se il suo sguardo non fosse abbastanza.’ Pensò Clark, guardandosi le punte dei piedi ed evitando il suo sguardo a causa del senso di colpa che provava. Era consapevole che c’era stata una buona ragione se non era potuto andare a prenderla come le aveva promesso. ‘Una buona ragione che lei non saprà mai.’

La voce di Lois lo riportò alla realtà. “L’unica volta in cui ho veramente bisogno di te e tu ti scordi di venirmi a prendere all’aeroporto?!” Il suo tono sempre irritato e il suo sguardo deluso, facevano più male di tutte le parole che gli avrebbe potuto dire.
Lei aveva avuto bisogno di lui e lui come sempre l’aveva delusa. Perché diavolo continuava a succedere? Perché ogni volta che faceva del bene a qualcuno, qualcun altro finiva inevitabilmente col soffrirne? ‘Pensavo che il Karma funzionasse diversamente.’ Pensò sconsolato.

Liberando nuovamente la mente, disse le uniche parole che gli vennero in mente in quel momento, le stesse parole che sempre troppo spesso aveva pronunciato. “Mi dispiace…” Lasciò la frase in sospeso, non sapendo come avrebbe potuto continuarla, che spiegazione darle.

Cercò di fare un piccolo passo verso Lois, che però, senza perdere tempo lo interruppe e iniziò a dirigersi verso l’entrata del Daily Planet che distava qualche metro. “Ti dispiace?!” La sentì dire, il suo tono di voce incredulo nel sentire quelle parole. Scese dal marciapiede per attraversare la strada, Clark sempre dietro di lei. “Le tue scuse non mi rendono le 3 ore che ho perso…” Si interruppe, la valigia che teneva nella mano sinistra si aprì nel bel mezzo della strada senza preavviso, mostrando senza pietà il suo contenuto a tutti i passanti. Lois poggiò a terra il trolley che reggeva nell’altra mano e si chinò per raccogliere tutta la sua roba. Clark si chinò a sua volta per aiutarla, ma non ci riuscì. “… Sotto l’acquazzone…” Clark raccolse il trolley che Lois aveva abbandonato qualche secondo prima, mentre lei continuava a raccogliere le sue cose da terra che continuavano ad inzupparsi sotto l’acquazzone che sembrava non voler smettere.
Notò come Lois aveva finito di raccogliere tutto quello che le apparteneva, rimettendo tutto dentro la valigia alla rinfusa e non ricordandosi di chiudere la zip. Se la mise sotto braccio e prese il trolley dalle mani di Clark, continuando la frase che aveva interrotto poco prima. “… Mentre assistevo a tutti i saluti sdolcinati di tutte quelle coppiette.” Riprese a camminare verso l’entrata del Planet, Clark che continuava a seguirla tenendo al minimo la distanza tra loro.

Rimase colpito da come Lois avesse sentito il bisogno di sottolineare che fosse pieno di coppiette felici. Che gli stesse lanciando un qualche messaggio subliminale?
Clark si diede dello stupido per aver anche solo pensato ad una cosa del genere. Dopo il modo in cui si erano messe le cose tra loro due al matrimonio di Chloe e Jimmy, era ovvio che Lois lo vedesse sotto qualunque prospettiva, tranne quella di sua dolce metà. Forse come un traditore, un menefreghista, il pupazzetto di Lana, ma di certo non come la sua metà della mela, quella che la completava.

“Posso spiegare.” Si limitò a dire, cercando di tenere il passo di Lois.
Ovviamente quelle parole non avevano alcun senso, perché era consapevole che non avrebbe mai potuto spiegarle la vera motivazione che c’era dietro a quel malinteso.
In cuor suo, Clark sperava solo che sentendogli dire quelle parole, Lois si calmasse e gli desse l’opportunità di rimettere le cose apposto tra loro.

“Mi hai mandato una mail ieri notte, per farmi sapere che ci saresti stato.” Lois procedeva sempre a passo spedito di fronte a lui, come se non vedesse l’ora di entrare nella redazione del Daily Planet e lasciarsi tutto questo, Clark compreso, alle spalle. Nonostante fosse consapevole che quella porta era sempre stata lì, Clark non si era reso conto di quanto vicini si trovassero ora, poiché era troppo preso dalla persona che gli camminava di fronte. Si era perso nel fissare la figura di fronte a lui, nel notare come evitava il contatto visivo diretto, dandogli sempre le spalle. “Hai davvero bisogno che ti faccia un nodo al dito cosicché ti possa ricordare le cose più facilmente?” Notò come mosse leggermente il viso per lanciargli un’occhiata veloce da sopra la spalla sinistra, per poi tornare a fissare la porta di fronte a lei.

Per l’ennesima volta quella mattinata, le parole di Lois e il tono che aveva usato lo avevano colpito e ferito più di quanto avrebbe mai immaginato.
Come poteva dirle che si era ricordato di lei, della promessa che le aveva fatto, ma che il suo dovere da Macchia Rossa e Blu lo aveva tenuto occupato? Non avrebbe mai potuto, ed ecco perché si inventò l’ennesima bugia. “Mi hanno trattenuto a lavoro più del previsto. Una volta finita una cosa, subito se ne presentava un’altra, Lois.” Senza volerlo, per un secondo unì le mani quasi la stesse implorando di credergli, di dargli un’ennesima occasione. Non funzionò.

“Sei un giornalista, Smallville. Non devi salvare il mondo.” Le parole di Lois lo lasciarono spiazzato per un istante, pensando all’ironia della situazione. Lois non aveva idea di quanto fosse andata vicina alla verità.
Ma nonostante tutto, la recita doveva andare avanti. Non poteva mostrarsi debole proprio ora.

“Lo so. Avrei dovuto chiamarti.” Il senso di colpa ebbe la meglio su di lui e il suo buon senso lo portò ad ammettere a voce alta, che in fondo Lois aveva ragione. Sperava che quelle parole le dessero la voglia di perdonarlo, di lasciar perdere il loro piccolo litigio. Sperava che lei ora si togliesse quella maschera di delusione che indossava, che gli sorridesse, dandogli un pugnetto affettuoso sul braccio come faceva sempre, contenta che lui le avesse dato ragione.

Ma invece di tutto questo, Lois si limitò a girarsi, guardandolo finalmente negli occhi e non dandogli il tempo di aggiungere altro, prese la parola. “Senti, lo capisco. Hai altre cose per la testa.” Clark capì dallo sguardo serio che aveva in viso e dallo strano tono della sua voce che quelle parole erano riferite a Lana. Non capiva perché, ma sentirla così ferita parlare di Lana, fece male più della freccia che Freccia Verde gli lanciò quando erano a Black Creek. Ma questa volta per guarire non sarebbe bastato l’effetto benefico che il Sole Giallo aveva su di lui, anche perché era consapevole di essersi meritato questa punizione.
Per cui fece l’unica cosa a cui riuscì a pensare in quel momento, rimase immobile a sentire tutto quello che Lois gli avrebbe detto, accettando ogni singolo insulto che gli avrebbe lanciato. “Non mi aspetto di essere in cima alle tue priorità.” Nello stesso istante in cui Lois finì quella frase, una nuova freccia colpì il bersaglio, sfruttando la ferita che la freccia precedente aveva causato solo qualche istante prima.

Non la biasimava per avergli detto tutte quelle cose, in fondo se le meritava. Avrebbe dovuto dirgliele un mese prima, il giorno del matrimonio, quando lui aveva stupidamente deciso di ignorarla per correre nuovamente dietro a Lana, per poi scoprire che in fondo, lui e Lana non erano mai stati destinati a stare insieme.
Era uomo abbastanza da ammettere che Lois aveva tutte le ragioni del mondo per avercela con lui.

Ma allora, se era consapevole di meritarsi ogni singola parola, perché il dolore che sentiva ora era così grande, così profondo?

‘Semplice,’ si disse, ‘perché è lei a dirlo.’ Il pensiero lo colpì, ma non lo sorprese più di tanto. Nell’ultimo mese passato senza di lei, aveva smesso di fingere e aveva iniziato a razionalizzare tutto. Era chiaro anche a lui che tra loro due le cose avevano preso una piega inaspettata, che erano arrivati ad avere una strana relazione che andava oltre la semplice amicizia che gli aveva sempre legati, la stessa amicizia che qualche anno fa nessuno dei due avrebbe mai immaginato si sarebbe trasformata in qualcosa di più.

‘Lois e Clark.’ Si ritrovò a pensare.

E mentre il mondo continuava a girare, per lui era come se tutto si fosse fermato, quasi congelato a causa del pensiero che gli aveva appena attraversato la mente.
Come se gli si fosse materializzata solo ora di fronte, si rese conto della persona che gli stava davanti, notando ogni piccolo particolare della ragazza dai capelli scuri che stava di fronte a lui.

Lois. La stessa Lois che negli ultimi minuti l’aveva mandato al diavolo. La stessa Lois che riusciva a farlo sentire in colpa per aver preferito di voler sventare una rapina, piuttosto che andare a prenderla all’aeroporto. La stessa Lois che aveva un terribile sguardo ferito che gli faceva sussultare il cuore, non appena gli aveva detto che capiva che lui preferiva fare chissà cosa con Lana, piuttosto che ri-accoglierla a Metropolis. La stessa Lois che gli era mancata terribilmente per tutte queste quattro interminabili settimane che aveva passato a Star City.

Notò come i capelli le aderivano al viso a causa della pioggia che aveva addirittura aumentato d’intensità. Notò come tremava, infreddolita e bagnata fino all’osso, mentre reggeva con tutte le sue forze le sue valige nella speranza che non gli facessero lo stesso scherzetto di qualche minuto prima, aprendosi di fronte a tutti. Notò come il trucco non fosse perfetto, leggermente sbavato a causa della pioggia che le bagnava il viso.

Eppure per lui, Lois non era mai stata più bella di così.

Vide Lois muoversi, dargli le spalle nuovamente per entrare subito nella redazione del Daily Planet, facendogli capire che ne aveva abbastanza di battibeccare con lui e che l’unica cosa che voleva fare ora, oltre a mettersi qualcosa di asciutto addosso, era dimenticarsi di Clark ed immergersi nel lavoro.

Senza capire da dove nacque quell’impulso, Clark fece l’unica cosa che nessuno dei due si aspettava. Sollevò la mano destra, poggiandola sulla spalla sinistra di Lois, quasi costringendola a girarsi nuovamente verso di lui. Il tutto gli sembrava una specie di moviola, ogni movimento sia suo che di Lois era esasperatamente lento, quasi la tortura di qualche istante prima dovesse andare avanti per sempre.

Ora che i loro sguardi si stavano nuovamente incrociando, Clark notò la sorpresa negli occhi verdi-nocciola di Lois ed era sicuro che lei potesse vedere la stessa identica cosa nei suoi occhi blu.

Seguendo quello slancio di coraggio che sembrava aver preso possesso dei suoi movimenti, continuò a lasciarsi andare al volere del suo corpo, ignorando deliberatamente quello che il cervello gli diceva in quel momento.
Portandola un po’ più vicina a sé, fece in contemporanea un piccolo passo verso di lei, il tutto sempre in silenzio, senza che nessuno dei due volesse interrompere quello che stava per succedere. Perché entrambi erano consapevoli di quello che sarebbe successo di lì a poco.

Come a dare vita a tutti quei pensieri, Clark fece quello che entrambi si aspettavano.
Si sporse leggermente in avanti, sempre con la sensazione che quei momenti andassero al rallentatore, e senza rimandare oltre, le sue labbra incontrarono a metà strada quelle di lei, il tutto sotto il rilassante rumore dell’incessante pioggia che cadeva imperterrita.

E senza mai ammetterlo a voce alta, Clark fece finalmente quello che si era ritrovato a pensare più e più volte nell’ultimo mese. Aveva baciato Lois.



A/N: Ok, come avete visto, alcune cose son cambiate. All'inizio non ero molto convinta di quel bacio e del comportamento di Clark, ma adoro l'atmosfera che la pioggia crea e un bacio sotto la pioggia è una delle cose più romantiche del mondo! :P
Per cui, sperando che questa piccola differenza non vi abbia sconvolto più di tanto, vi saluto e vi dò appuntamento al prossimo capitolo! :)

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Capitolo 2
*** Flashes ***


A/N: Ciao a tutti ed eccoci finalmente all'aggiornamento della settimana ^^
Dato che la storia dovrebbe essere formata da un bel po' ci capitoli, ho deciso che l'aggiornamento lo farò ogni lunedì (sperando che la vena creativa sia dalla mia parte, eheheh).
Prima di tutto, ringrazio di cuore Cosmopolitan e ShikamaruxIno per le vostre recensioni! Mi prendo qualche riga per rispondervi velocemente:
@ Cosmo: Grazie mille, sei sempre mega puntuale quando si tratta di leggere e recensire le mie storie, sei veramente la lettrice che tutti vorrebbero avere! :)
E hai ragione, ci sono stati troppi episodi di questa ottava stagione che sarebbero dovuti finire in maniera decisamente diversa! Ma vabeh, speriamo di rifarci con la stagione 9! :P
E per quanto riguarda il colpo di scena immediato nel primo capitolo, diciamo che se avessi voluto vedere un bacio Clois in quell'episodio, quel momento sarebbe stato perfetto! La pioggia era così romantica e la tensione che c'era tra i due in quella scena penso che li avrebbe portati a finire la discussione in soli due modi: a) quello che abbiamo visto nel tf. b) quello che ho scritto io XD

@ ShikamaruxIno: Grazie mille, i tuoi complimenti mi fanno veramente piacere e sono contenta che la storia ti stia piacendo. Spero continuerai a seguirla :)

E ora, prima di lasciarvi alla lettura, vorrei darvi un piccolo chiarimento su quello che state per leggere.
Ho deciso di dividere il secondo capitolo in due parti, una sotto il POV di Lois e l'altra sotto il POV di Clark.
Quella che leggerete ora, è la parte dedicata a Lois ed è una specie di scena tagliata o aggiuntiva, chiamatela come più vi piace. ^^



Ancora non riusciva a credere di trovarsi in quella situazione.
Il suo corpo aderiva perfettamente a quello di Clark e poteva sentire su di sé tutto il calore che emanava.
Le sue forti, grandi mani la stringevano forte a lui, quasi volesse impedirle di scappare.

E infine, le sue labbra sulle sue, il suo dolce sapore di caffè che le riempiva i sensi e si mischiava con il forte odore di pioggia che li circondava.

Avrebbe voluto lasciarsi andare del tutto a quel bacio che si era immaginata più e più volte in quelle notti insonni in cui le capitava di pensare a Clark, ma non poteva abbandonarsi così facilmente a lui. Non dopo che lui aveva preferito Lana a lei, non dopo che le aveva spezzato il cuore in quel modo, non dopo che si era dimenticato di lei.
Raccolse tutta la poca forza di volontà che aveva in quel momento e si allontanò da lui, rompendo la magia di quel bacio.

Si prese un secondo per guardarlo, sorpresa che avesse avuto il coraggio di ricorrere ad un colpo così basso per mettere fine alla loro discussione. Non pensava che Clark Kent fosse capace di giocare sporco, ma ancora una volta l’aveva sorpresa, anche se non nel modo a cui era abituata.

Sentì le sue mani scivolare lentamente via dai suoi fianchi per poi finire nelle tasche dei suoi jeans, quasi a farle capire quanto quella situazione lo mettesse a disagio. Lois era convinta che col senno di poi, Clark non avrebbe mai ripetuto quel gesto così istintivo. Non era da lui agire così impulsivamente senza calcolare ogni minima variabile dell’equazione.

“Non so cosa ti aspettavi di ottenere con quel bacio, Clark.” Lo vide corrugare la fronte e assumere quell’espressione da cucciolo colpevole che gli aveva visto spesso in viso. Le sembrò quasi che con quell’espressione Clark le volesse far capire qualcosa che in quel momento le sfuggiva, ma lo ignorò. Non era il caso di fraintendere le sue intenzioni più di quanto stesse già facendo.
Anche se in cuor suo, Lois sapeva che lui non era il tipo di persona che ricorreva a simili trucchetti.

‘Basta!’ Si disse. Era sicura che l’avesse baciata solo ed esclusivamente per far cadere la discussione, non per qualche altro strano motivo, e non ci sarebbe stato nulla al mondo che le avrebbe fatto cambiare idea. “Sappi che non è cambiato nulla rispetto a prima.” Sperò che il riferimento alla loro discussione gli fosse chiaro, dopodiché gli voltò le spalle e si precipitò all’entrata del Daily Planet, fiondandosi giù per le scale con il solo pensiero di mettersi a lavoro e dimenticare quell’incidente il più in fretta possibile.

Dopo essersi messa qualcosa di asciutto addosso ed essersi rifornita del suo carburante preferito, il caffè, si sedette alla sua scrivania, ritrovandosi più volte a fissare prima lo schermo del suo PC, poi la sedia vuota alla scrivania di fronte alla sua.
Sapeva che avrebbe potuto facilmente evitare Clark per le prossime ore, in quanto Tess gli aveva dato la giornata libera.
Ovviamente però, con ‘Buon Samaritano Clark’ non si poteva mai sapere. Per quanto Lois ne potesse sapere, Clark si sarebbe potuto precipitare nella redazione del Planet offrendosi volontario per prendere la consegna degli articoli di qualcun altro e fare qualche ora di straordinario.

In fondo, questo era uno degli aspetti di Clark che la mandava in bestia. Come poteva una persona come lui, con nemmeno una cellula cattiva in corpo, dimenticarsi una promessa fatta il giorno prima?

Lois sbuffò, mentre i pensieri le continuavano a scorrere in testa. Prese un altro sorso di caffè.

Magari, quello che le aveva detto qualche minuto prima non era del tutto una bugia. Magari Clark era stato veramente sommerso dal lavoro che si era accumulato e cercando di finire in tempo per l’orario di consegna, non si era reso conto dell’ora che si era fatta e non era riuscito ad arrivare in tempo all’aeroporto da lei.

“Nah,” disse poggiando la tazza di caffè di fianco alla tastiera del suo PC, “troppo scontato anche per una città stramba come questa.”

Poggiò la mano sul mouse del PC, decisa a concentrarsi sul lavoro nella speranza che potesse dimenticare quello successo finora, ma più ci provava, più tutto tornava a galla.

Più cercava una spiegazione razionale, più sentiva nuovi dubbi farsi spazio tra i suoi pensieri.
Qual era il vero motivo dietro allo strano comportamento di Clark? Perché l’aveva piantata in asso così? Eppure la sua mail le era sembrata così chiara, che aveva addirittura iniziato a pensare che lui non vedesse l’ora di rivederla.

Approfittò del PC acceso di fonte a lei e aprì la pagina della sua casella di posta elettronica. La cercò freneticamente tra le ultime mail ricevute e finalmente la trovò.
Aprì la mail che le aveva mandato solo un giorno prima e la rilesse, quasi volesse essere sicura di non aver frainteso le sue parole. Quasi volesse convincersi di non aver letto delle parole che aveva solo voluto sentirsi dire da lui. ‘Maledetto subconscio malato.’ Pensò.

Hey Lois,

come vanno le cose lì a Star City?
Qui al Daily Planet c’è una strana calma da quando sei partita.
Nessuno urla più perché i suoi articoli non vengono pubblicati in prima pagina, nessuno viene convocato giornalmente nell’ufficio di Tess e io riesco a bere i miei caffè senza che nessuno mi soffi la tazza da sotto il naso.
Non vorrai mica che la gente ci faccia l’abitudine, vero?

Uhm, Chloe mi ha detto che domani Jimmy verrà trasportato al Metropolis General e che lei sarà lì ad aspettarlo. Per cui mi chiedevo… Se ti serve un passaggio, sappi che devi solo chiedere, sempre che tu non preferisca prendere un taxi, il che sarebbe del tutto comprensibile.

Uhm, ad ogni modo, fammi sapere, ok?

Ora ti saluto, le faccende alla fattoria gridano il mio nome e non vorrei mai farle aspettare.

A presto,

Clark.


Rileggendo la sua e-mail, le tornò alla memoria ogni singolo evento della mattinata.
Il viaggio in aereo; il ragazzo che ci aveva provato spudoratamente con lei, ma che lei aveva ignorato semplicemente perché non era Clark; l’imbarazzo al solo pensiero di doverlo rivedere dopo tutto quello che era successo solo qualche settimana prima; la strana voglia di rivederlo, nonostante tutto; i suoi occhi che lo cercavano impazienti tra tutte quelle facce sconosciute all’aeroporto e la sua mente che glielo faceva immaginare a qualche passo di distanza da lei mentre reggeva un mazzo di fiori che poi le avrebbe dato come regalo di bentornato; la delusione nel capire, dopo 3 ore passate sotto la pioggia, che lui non si sarebbe fatto vivo; il viaggio silenzioso in taxi e il rifiuto di piangere nuove lacrime per colpa sua; il rivederlo così all’improvviso sotto la pioggia e la strana stretta al cuore che cercava di ignorare, ma che sapeva era stata causata da lui; il loro litigio, le parole che gli aveva detto e la frecciatina rivolta a Lana che gli aveva lanciato.

E infine, quel bacio che mai si era aspettata di ricevere. Tutto questo era successo veramente, oppure stava ancora in viaggio e stava solo avendo un terribile incubo?

Si passò inconsciamente l’indice sinistro sulle labbra e sentì nuovamente il dolce sapore di Clark che non voleva abbandonarla. Una dolorosa prova che niente di quello che aveva appena elencato fosse un incubo, ma la semplice, dolce-amara verità.

Con la mente ancora troppo offuscata dalla rabbia per poter scrivere un articolo decente anche solo per finire tra gli annunci pubblicitari, Lois decise di chiamare sua cugina, sperando che questa l’aiutasse a chiarirsi le idee.

“Hey Lois!” La voce familiare e squillante della cugina le riempì le orecchie e le fu immensamente grata per aver risposto dopo solo qualche squillo. Sapeva che forse non avrebbe dovuto disturbarla a poche ore dal rendez-vous con Jimmy, ma lei era davvero l’unica che l’avrebbe potuta salvare da quella situazione. “Come è andato il ritorno nella grande Metropolis?” L’eccessiva felicità nella voce di Chloe, puzzò di bruciato al naso della reporter più promettente del Daily Planet. Sapeva che la cugina sarebbe stata entusiasta di rivedere suo marito, ma poteva giurare di aver notato una strana allusione nelle sue parole. Ci pensò un po’ su, dopodiché capì che si riferiva a lei e Clark.

“Diciamo che la parola ‘disastro’ non rende l’idea.” Fissò un’altra volta la sedia vuota di fronte a lei, contenta che il proprietario non fosse lì seduto a sentirla parlare.

“Oh-oh, problemi in Paradiso?” Lois poteva giurare che quella chiamata stava divertendo Chloe. Dopotutto non capita tutti i giorni di sentire la forte Lois Lane ammettere che qualcosa andava storto.

“Sul serio, Chlo.” Disse, più seria di quanto volesse. “Non poteva andare veramente peggio di così.” Sbuffò e scosse la testa, enfatizzando quelle parole, quasi come se la cugina potesse vederla.

“Oh, scusami…” Lois notò l’imbarazzo nella voce della cugina e si pentì di essere suonata troppo seria qualche istante prima. Chloe era l’ultima persona sulla quale avrebbe voluto riversare tutta la sua frustrazione. “Pensavo la tua fosse solo una battuta.” Continuò a scusarsi e Lois l’avrebbe voluta interrompere, ma la vocina
di sua cugina, ora più seria, la precedette. “Cosa è successo?” Notò come ora la voce fosse meno squillante e più preoccupata.

‘Ottimo!’ Pensò. ‘Ha passato settimane a preoccuparsi per il marito e quando sembrava tutto finito, mi ci metto io con i miei stupidi problemi esistenziali.’

“Uhm, a dire il vero non è niente di importante, Chlo.” Aveva deciso di non accollare nuovi problemi alla cugina. Avrebbe fatto quello che faceva sempre, se li sarebbe risolta da sola. “Ne possiamo parlare in un altro momento.”

“Lois, non chiuderti con me, ti prego.” Rimase sorpresa da come la sua cuginetta preferita la sapesse decifrare così bene. Si commosse nel sentirla pregarla di andare avanti e condividere i suoi problemi con lei.

“Uhm, ok.” Rispose un po’ imbarazzata, prima di prendere un respiro profondo e iniziare il riassunto veloce di quella giornata. Le raccontò del pessimo viaggio che aveva fatto, del noioso ragazzo che ci aveva spudoratamente provato con lei, delle valige che per una buona mezz’ora si erano perse nell’aeroporto e poi arrivò alla parte che più la toccava, Clark. “E come se non bastasse, Capitan Flanella ha ben pensato di dimenticarsi di me, lasciandomi ad aspettarlo per la bellezza di 3 ore in aeroporto, con tutte quelle irritanti coppiette che non smettevano di sbaciucchiarsi e un acquazzone che avrebbe fatto invidia a Noè e al suo Diluvio Universale.” Prese fiato prima di proseguire. “Per aggiungere il danno alla beffa, ha deciso di onorarmi della sua presenza 3 secondi esatti dopo che io sono scesa dal taxi che lui mi ha costretta a prendere, sentendo il bisogno di balbettare delle stupide scuse, lasciando che il Boy Scout che c’è in lui avesse la meglio.” Sentì Chloe sospirare e sussurrare qualcosa, forse qualche frecciatina rivolta all’amico. Notò per un secondo che la cugina si era lasciata andare ad una breve, allegra risata, forse causata da tutti i soprannomi diretti a Clark che aveva usato nel giro di pochi secondi. Si rilassò un po’ anche lei e si concesse il lusso di sorridere per qualche secondo.

“Lois, sono sicura che Clark avesse dei buoni motivi.” Le sue orecchie non riuscivano a credere a quello che aveva appena sentito. Le parole della cugina cancellarono immediatamente il sorriso di qualche secondo prima, lasciando Lois a bocca aperta e occhi spalancati, incredula per quello che aveva appena sentito. Chloe stava davvero difendendo Clark?!
Come se Chloe avesse percepito la reazione della cugina, si corresse subito, sperando che il danno non fosse già fatto. “Ciò non toglie che avrebbe dovuto avvisarti.” Lois si tranquillizzò un po’ nel sentirla darle ragione e per calmarsi prese un altro sorso di caffè, contenta di non averlo fatto prima. Se fosse successo, a quest’ora tutte le bozze di articoli presenti sulla sua scrivania avrebbero avuto un alone marroncino che l’avrebbe trattenuta a lavoro per un bel paio di ore oltre l’orario stabilito.

“Non hai sentito la parte peggiore.” La informò, quasi pentendosi di aver voluto includere nel racconto anche l’ultima parte della mattinata.
Non era sicura che Chloe fosse la persona più adatta per quel tipo di argomento, dopotutto lei era stata profondamente innamorata di Clark e Lois lo sapeva.
Per quanto la cugina sostenesse di essere andata avanti, non aveva idea di come avrebbe preso quella notizia. Ma poi pensò a Jimmy e allo sguardo che Chloe riservava solo a lui.
Sorrise nel pensare a come solo uno sguardo facesse capire i veri sentimenti di una persona.

“Oh no,” la sentì dire sconsolata, “che altro ha fatto?”

“Beh, diciamo che ha deciso di trasformarsi da timido ragazzo delle fotocopie a perfetto Casanova.” Lois si pentì subito di aver arricchito la frase con tutti quei nuovi nomignoli per aiutare la cugina a capire quello che intendeva, senza mai pronunciarlo a voce alta.
I nomignoli la aiutavano ad evitare di pronunciare il suo nome e i giri di parole la aiutavano a vivere nel suo piccolo mondo fatto di illusioni dove, se non nomini una cosa, non devi affrontarla.

“Uhm, sarebbe a dire?” La sentì confusa e capì che la cugina non aveva capito quello che intendeva.

Sbuffò perché si ritrovò costretta a spiegarle tutto, sperando di non sentirsi chiedere tutti i dettagli.
Era giunto il momento di dire tutto a voce alta e rendere tutto reale. “Mi ha baciata, Chloe.” Sentì la cugina fare un verso rumoroso, come ad enfatizzare quanto la notizia la sorprendesse, e la immaginò a bocca aperta e gli occhi spalancati, come aveva fatto lei stessa qualche minuto prima. Non ricevendo nessun commento, continuò. “Clark Kent mi ha baciata sotto la pioggia.” Notò come questa volta il suo nome scappò dalle sue labbra, come se il suo subconscio volesse rendere reale quella parte della giornata, quel bacio. Esasperata dal silenzio della cugina a cui non era abituata, la pregò di dire qualcosa. “Chloe, dì qualcosa, ti supplico.” Si passò una mano sulla fronte, sospirando pesantemente.

“Uhm, wow!” Si limitò a dire e Lois in fondo la capiva. Probabilmente anche lei avrebbe reagito allo stesso identico modo di fronte ad una notizia del genere.

Tuttavia, non perse occasione di lanciare una frecciatina alla cugina. ”Però, niente male per una che è stata il capo redattore di un giornale.” La sentì ridere.

“Molto simpatica.” Disse ironica. “Uhm, quindi che hai fatto?” Lois notò la curiosità della cugina e non poté fare a meno di sbuffare a quella domanda. Ecco che arrivavano le tanto temute domande che richiedevano un racconto dettagliato.

“Cosa vuoi che abbia fatto?” Rispose con un’altra risposta, sperando che Chloe capisse quello che intendeva.

“Beh, hai risposto al bacio, oppure sei scappata via?” Si prese un secondo prima di rispondere alla domanda e ancora una volta mille  flashback di quel bacio le offuscarono la mente. “Ovviamente l’opzione b prevede che tu abbia fatto finta che il bacio non ti sia piaciuto.” Come se la biondina dall’altra parte della cornetta avesse preso il suo silenzio come un permesso per provocarla, non perse tempo e la stuzzicò con una battutina che la fece ridere leggermente.

“Sono contenta che la cosa ti diverta.” Disse fintamente irritata dalla situazione. Ancora una volta Chloe stava solo facendo quello che anche lei avrebbe fatto al suo posto. Sentì ancora la leggera risata della cugina riempirle le orecchie. “Comunque sia, per qualche secondo sono rimasta lì imbambolata, reggendo le mie valige e rispondendo al suo bacio, un secondo dopo, sono corsa via per le scale del Planet, lasciandolo lì sotto la pioggia.” Si aspettava un’altra battutina che però non arrivò. “Ero dannatamente arrabbiata, Chloe. Ero come un toro che vedeva solo rosso e non si sarebbe fermato di fronte a niente e nessuno.” Pensò a come l’analogia che aveva appena fatto, descrivesse alla perfezione come si era sentita nei confronti di Clark quella mattina. “Poi lui mi spiazza con quel suo sguardo da cucciolo appena sgridato e un secondo dopo mi ritrovo a baciarlo sotto la pioggia, le sue labbra incollate alle mie.” Descrisse il tutto velocemente e in modo meno romantico di quanto in realtà non ricordasse, sperando che questa descrizione veloce convincesse la cugina –che poi avrebbe dovuto convincerla a sua volta- che tutto quello che era successo non significasse niente.

“Sembra che il nostro ragazzo di campagna sappia come farsi perdonare.” Sentì lanciarsi un’ennesima frecciatina contro e non sapendo dare una risposta altrettanto divertente, si limitò ad appoggiare la schiena allo schienale della sua sedia, buttando la testa all’indietro e fissando il soffitto di fronte a lei.

“Il punto è,” decise di ignorare il commento della cugina e concludere quel racconto, “che invece di rimanere lì a subire il suo fascino, mi sono allontanata e l’ho lasciato ad inzupparsi da solo sotto la pioggia.” Quelle parole le portarono una nuova ondata di orgoglio. “E credimi cuginetta, lo rifarei di nuovo.” L’orgoglio di qualche istante prima fu rimpiazzato per qualche secondo dalla strana sensazione di pentimento che si era fatta spazio tra i suoi pensieri. Per quanto fosse sicura di aver fatto la cosa giusta, una parte di lei avrebbe sempre provato un leggero rimpianto per essersi allontanata così in fretta da lui.

“La parte del bacio o il resto?” Lois sbuffò all’ennesima battutina e fu tentata di risponderle per le rime. “Scherzavo cugina. Ovviamente nessuno la passa liscia con Lois Lane.” Aggiunse Chloe divertita.

“Esatto.” Disse annuendo e tornando a fissare la sedia vuota di fronte a lei. “Meglio che il fan numero 1 delle camicie a quadri non si faccia venire in mente strane idee.”

Chloe rise per l’ennesima volta allo strano soprannome che aveva trovato a Clark. “Per quanto mi piacerebbe rimanere qui a scoprire quanti altri soprannomi riusciresti a trovargli,” Lois sorrise, “Jimmy mi chiama. Gli ho promesso che avrei fatto una mega scorta di DVD per far passare più in fretta il tempo in ospedale. Ci sentiamo più tardi?”

“Certo cuginetta.” Sbuffò guardando l’orologio nella parete di fianco a lei. “Anche io dovrei cercare di darmi da fare, buttare giù qualche idea per il mio articolo. Non immagini tutto il lavoro arretrato che ho e che continua a fissarmi minaccioso dalla mia scrivania.” Risero entrambe e Lois iniziava a sentire gli effetti benefici della telefonata. “Grazie, Chlo.” Disse con un tono gentile e sincero che riservava il più delle volte alla cugina.

“Quando vuoi, Lo.”

“Lo so.” Rispose ritrovandosi a sorridere, nonostante quella giornata fosse iniziata nel peggiore dei modi. Salutò la cugina e rimise il telefono al suo posto.

Lanciò un’ultima occhiata alla sedia di fronte a lei, dopodiché chiuse la finestra con la mail di Clark che aveva aperto prima di chiamare Chloe e respirò profondamente.

Era sicura che sarebbe stata una lunga giornata e i continui flash di quel bacio non l’avrebbero aiutata a concentrarsi sul lavoro e a far scorrere più veloce il tempo.

Prese l’ultimo sorso di caffè e lanciò un ultimo sguardo veloce alle lancette dell’orologio, prima di mettersi a battere freneticamente i tasti sulla tastiera e iniziare il suo lavoro.



A/N: Ok, spero che la "scena tagliata" vi sia piaciuta! :)
Adoro il rapporto Chloe/Lois che mostrano nel tf e sono sicura che se mai fosse successo "l'incidente" del bacio, Lois ne avrebbe parlato con Chloe, anche se la cosa l'avrebbe imbarazzata a morte. :P
Non so voi, ma non avrei mai visto di buon occhio Lois che si scioglieva sotto il bacio di Clark e lasciava improvvisamente perdere il fatto che lui si fosse dimenticato di andare a prenderla all'aeroporto... Penso che l'unica reazione che Lois avrebbe potuto avere, sarebbe stata quella di lasciarlo sotto la pioggia senza dargli la soddisfazione di dirgli che quel bacio le era piaciuto :P  Dopotutto è di Lois Lane che stiamo parlando! ^^
Ad ogni modo, sperando che l'aggiornamento sia stato di vostro gradimento, vi do appuntamento alla prossima, con la seconda parte del capitolo 2! :)

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Capitolo 3
*** Splash! ***


A/N: E come ogni lunedì, ecco puntuale un nuovo aggiornamento! :)
Questo capitolo completa quello precedente e sarà descritto sotto il POV di Clark :)
Come noterete, qui leggerete soprattutto di una scena vista nel tf.

Velocemente rispondo a Cosmo che è sempre presente alla lettura e al commento!
Primo, sei una pazza a leggerti fanfiction alle 4 del mattino!!! :P
Secondo, le tue parole mi hanno veramente emozionata, tanto che ora le ho come messaggio su msn! eheheh.

Grazie per essere sempre presente e per spronarmi in quel modo. Lo ripeto, sei la lettrice che tutti vorrebbero avere! :)

E ora, senza ulteriori indugi, ecco il terzo capitolo :) Buona lettura!



Il tempo continuava ad andare al rallentatore mentre stringeva Lois tra le braccia.
Gli era capitato altre volte di stringerla a sé, più che altro in situazioni di pericolo, ma mai per così tanto tempo. Non aveva mai potuto apprezzare al massimo cosa volesse dire stringerla tra le braccia e lasciarsi inebriare dal suo profumo.

Anche se, per quanto quella situazione gli sembrasse perfetta, c’era qualcosa che non andava.
Notò come le braccia di Lois fossero rimaste aderenti a suoi fianchi, le sue mani sempre attente a non far cadere le valige che reggevano.
Si aspettava di sentirle sul suo viso, mentre continuavano quel bacio, ma niente.
Eppure…

Eppure Clark ne era sicuro, lei stava rispondendo a quel bacio.
Sapeva che se Lois non avesse gradito la situazione, lui a quest’ora si sarebbe preso uno schiaffo e lei sarebbe corsa via senza lasciargli il tempo di spiegare.
Ma allora perché le sue labbra dicevano una cosa, mentre il resto del suo corpo ne diceva un’altra? Perché non si era lasciata totalmente andare a lui, cosa la frenava?

Come a risvegliarlo da tutti quei pensieri, sentì il corpo di Lois scivolare lentamente dalla sua presa e le sue labbra lentamente allontanarsi dalle sue.
Corrugò la fronte sorpreso da quel gesto, anche se in fondo se lo aspettava. Lois era infuriata con lui e lui stesso non si spiegava cosa volesse ottenere con quel bacio.
Non che avesse voluto usare qualche strano gioco sporco per rimettere le cose apposto tra loro, ma sperava che quel bacio portasse la discussione verso un altro argomento: loro due.

Eppure la sorpresa che vide nei suoi occhi, fece capire a Clark che quel bacio era l’ultima cosa che Lois si aspettava.
Il suo sguardo nocciola aveva un’ombra di delusione tutta diretta verso Clark. Improvvisamente, si sentì in imbarazzo per quello che aveva appena fatto. Come aveva potuto essere così precipitoso? Perché aveva dovuto ulteriormente rovinare le cose tra loro due, peggiorando la situazione?
Infilò le mani in tasca, come faceva spesso quando si sentiva in imbarazzo, per poi spostare il suo sguardo azzurro verso una pozzanghera ai suoi piedi, contento di poter evitare per qualche secondo lo sguardo severo di Lois.

“Non so cosa speravi di ottenere con quel bacio, Clark.” Le sue parole riempirono il vuoto creato da qualche secondo di silenzio imbarazzante tra loro. Come spesso era accaduto in quella strana mattinata, le sue parole lo ferirono. Come poteva anche solo pensare che dietro a quel bacio ci fosse un secondo fine? Perché per una volta non riusciva a vedere il vero e semplice significato dietro a quel gesto? Gli piaceva, punto e basta.

Corrugò ulteriormente la fronte, per farle capire quanto quella sua affermazione lo avesse sorpreso; per farle capire che dietro a quel bacio c’era tutto tranne quello che lei aveva capito, ma Lois continuò a parlare non dandogli la possibilità di spiegarsi. “Sappi che non è cambiato nulla rispetto a prima.”

‘Ovviamente no.’ Pensò Clark sconsolato. E prima che potesse controbattere in qualche modo, vide Lois dargli le spalle e precipitarsi giù per le scale del Daily Planet, lasciandolo lì solo sotto la pioggia.

“Lois…” sussurrò perché solo le sue orecchie potessero sentirlo. Aveva nuovamente rovinato tutto e questa volta la colpa non era della sua doppia identità o dei suoi poteri. Questa volta la colpa era tutta di Clark Kent.
Sapeva che quel bacio non era la cosa migliore da fare, eppure trovandosela davanti in quel modo, bellissima sotto la pioggia, baciarla era stata l’unica cosa sensata che gli era venuta in mente in quel momento.
Per quanto sapeva che quel gesto fosse sbagliato, Clark era altrettanto sicuro che l’avrebbe rifatto, se solo ne avesse avuto l’occasione.

Uno strano rumore alle sue spalle richiamò la sua attenzione. L’ultima persona che si aspettava di vedere, stava a qualche metro da lui e lo guardava con occhi di sfida, memore del loro ultimo incontro. Linda Lake. La stessa persona che qualche anno fa era stata ad un passo dal rivelare a tutti la vera identità di Clark.

Il fatto che ora lei fosse nuovamente a Metropolis, di fronte a lui, voleva solo dire che presto ci sarebbero stati dei guai. Grossi guai.

Si girò per guardarla negli occhi e lei, senza tante preghiere, lanciò una delle sue frecciatine. “Clark Kent, può salvare una città intera alla velocità di un battito di ciglia, ma quando si tratta di donne, la Macchia Rossa e Blu viaggia sempre col freno a mano tirato.” Clark capì che Linda aveva assistito a quello che era appena successo tra lui e Lois e si sentì irritato che qualcuno avesse assistito a quel momento privato.

Come se non bastasse, le parole di Linda stranamente lo colpirono. In fondo non aveva tutti i torti e inconsciamente aveva dato voce ad uno dei tanti pensieri che giravano per la testa di Clark in quel momento.
Per quanto fosse superforte e invincibile, aveva sempre avuto dei problemi in certi tipi di relazione e quello che era appena successo con Lois, ne era la prova.

“Linda Lake.” Avrebbe voluto rispondere con un commento altrettanto pungente per pareggiare le cose, ma le sue parole gli rimbombavano ancora in testa, impedendogli di pensare a qualcosa di decente da dire. Si limitò a fare la domanda più ovvia. “Che ci fai qui?”

“Ti osservo.” Lo strano sorriso sulle sue labbra fece quasi rabbrividire Clark. Sapeva che non ne sarebbe venuto niente di buono. “Notevole, come sempre.” Il suo sorriso si fece sempre più largo e Clark capì quanto a lei piacesse quella situazione. In fondo le stava lasciando il controllo e lei viveva per stare sopra tutto e tutti.

“Sei un’assassina. Dovresti essere in prigione.” Ancora una volta, l’eroe che era prese la parola, ricordandole la cosa più ovvia.

Clark notò ancora quel sorriso sulle sue labbra, prima di vederla camminare verso di lui. “Grazie alla polizia, la mia fedina penale è pulita.” Ormai era solo a qualche passo di distanza. “E non c’è prigione peggiore del posto in cui sono stata ultimamente…” Continuava a camminare, superandolo e fermandosi dietro di lui. Clark si girò, ritrovandosi faccia a faccia con lei a solo qualche centimetro di distanza. “L’oscurità dell’anonimato.” La vide fare spallucce, quasi a sottolineare quanto le pesasse confessare il baratro in cui era crollata. “Non sono nessuno, Kent. Due anni nell’anonimato hanno cancellato la mia promettente carriera.” L’ombra della delusione aleggiava sul suo viso nel ricordare quei momenti. Clark era deciso a non provare pena per un’assassina come lei. Prima di proseguire, notò come quel sorriso maligno di qualche istante prima tornò nuovamente sulle sue labbra, come a prepararlo per le prossime parole che sarebbero uscite dalla sua bocca. “Ma sono pronta per un altro scoop.”

“Non pensi che i tuoi articoli abbiano rovinato abbastanza vite?” Le chiese con un tono serio, sperando di riuscire a farla rinsavire.

“No, no!” La sua voce irritabilmente squillante gli riempì le orecchie e il suo entusiasmo lo fece indietreggiare di qualche passo. Doveva scoprire cosa lei avesse in mente e doveva farlo subito. “Questa volta è diverso,” disse eccitata da quello che stava per dire, come a fargli capire che aveva avuto l’idea più brillante del secolo nella storia del giornalismo, “voglio essere la voce della Macchia Rossa e Blu.”

Clark deglutì a fatica non appena sentì quelle parole, sperando che Linda non notasse la preoccupazione che gli riempiva la mente in quel momento.
Sul serio pensava che lui avrebbe accettato così facilmente? La Macchia Rossa e Blu era apparsa anche troppo spesso nelle testate dei giornali, le sue foto erano in ogni quotidiano di Metropolis, Daily Planet in primis. Non poteva rilasciare anche un’intervista, non se voleva tenere segreta la sua identità.

Non riuscì a spiccicare parola e dovette stare immobile e inerme a sentire il discorso di Linda che proseguiva. “Ogni salvataggio, ogni criminale arrestato, ogni gattino che farai scendere da un albero,” mentre diceva le ultime parole, Clark notò il goffo tentativo di flirt che gli stava lanciando, facendo scivolare per qualche secondo il suo indice sul suo petto, “sarà una storia che dirai a me.” Clark rimase sempre in silenzio ad ascoltarla. “Il mio nome affiancherà il tuo in ogni testata giornalistica del mondo.” Sentiva l’eccitazione nella sua voce, al solo pensare a tutta la fama che avrebbero ottenuto.

“Chloe aveva ragione, tu sei pazza.” Ricordò le parole dell’amica e le usò contro di lei, sperando di ottenere l’effetto voluto, di farla desistere. Ma ovviamente, non sarebbe stato così semplice.

La vide fare spallucce, consapevole che le sue parole non avevano scalfito il suo grande ego. “Preferisco ambiziosa. Infatti, ho passato alcune ore della mia mattinata…” tolse fuori dalla sua borsetta alcuni fogli di carta pinzati insieme e glieli mostrò. Clark capì che si trattava di un articolo e il titolo scritto in grassetto ‘la verità su Clark Kent’ gli diede la conferma che quello fosse un articolo su di lui. Ancora sotto shock, sentì Linda finire la sua frase, come a confermargli che quello che si trovava di fronte non era un miraggio. “… a scrivere la storia della tua vita.”

Gli occhi di Clark sembravano non voler smettere di guardare quel pezzo di carta che si trovava di fronte, come nella speranza che il suo sguardo potesse cancellare quello che vedeva in quel momento. “Diventa mio socio e lo distruggerò.” Clark alzò lo sguardo per incrociarlo con quello di Linda, sperando non riuscisse a cogliere tutta la preoccupazione che quell’articolo gli faceva provare. “Tradiscimi e tutto il mondo scoprirà del povero orfanello alieno.”

Quello che gli aveva appena dato era un ultimatum, ed era consapevole che Linda era abbastanza pazza e ambiziosa da usare ogni trucchetto in suo possesso per ottenere quello che voleva.
Deglutì a fatica, prima di parlare con la sicurezza che in quel momento gli mancava. “Abbiamo già vissuto tutto questo in passato e sono riuscito a fermarti.”

“Non questa volta. Diventerai un ottimo titolo da prima pagina, Kent.” Clark ne aveva avuto abbastanza di quel sorrisetto irritante e sicuro di sé che sembrava non voler abbandonare le labbra rosso fuoco di Linda. Cercò di afferrarla per le spalle, ma lei fu più veloce di lui e tramutandosi in acqua, scappò alla sua presa.

Clark rimase inerme ad osservare l’acqua che scorreva nei pressi del marciapiede e finiva dentro un tombino. La via di fuga di Linda.

Sapeva benissimo che la situazione era grave e che avrebbe dovuto fare qualcosa.
Decise di precipitarsi con la sua supervelocità alla fattoria per riflettere con più tranquillità sul da farsi.

Una cosa era certa, Linda Lake andava fermata ad ogni costo.



A/N: Ok, anche questo è andato :)
Come avete notato, abbiamo rivisto la scena di Lois che lo lascia sotto la pioggia. Mi piaceva l'idea di farvela vivere anche dal POV di Clark e spero che la cosa sia stata di vostro gradimento!
Linda, per quanto odiosa, ha detto delle cose giustissime! Se Clark non si sveglia, rischierà di perdere una delle persone più importanti per lui in questo momento!

Ora vi saluto, perchè in questo momento riesco a fare tutto tranne creare una frase di senso compiuto! :P Ho appena visto un video spoiler su quello che succederà nella nona stagione di Smallville e vi dico che secondo me sarà una bomba!!!

Vi saluto e come sempre vi ringrazio per essere fermati a leggere e per avermi lasciato un commentino! :)
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Big decision ***


A/N: Ed eccoci col quarto capitolo, gente!
Come noterete, anche questo che state per leggere è più che altro una rivisitazione dei una scena che si vede effettivamente nel telefilm, ma -sorpresa, sorpresa! - alla fine ci sarà una specie di scena tagliata, un po' come nel primo capitolo! :)
Come sempre, mi prendo qualche riga per rispondere alle vostre recensioni ^^

Cosmo: Prima di tutto, ricambio il saluto ENORME :) Per quanto riguarda Clark, sì, è un po' tonto, ma noi non lo adoreremmo se così non fosse, no? Il ragazzo ci mette un po' a capire come vanno le cose, ma almeno sappiamo che alla fine, ci arriva. Meglio tardi che mai, no? :P
E awww, son contenta che ti sia sentita onorata di essere stata citata su msn! XD

Enya: Wow, hai fatto addirittura i salti di gioia quando hai visto che avevo scritto un'altra ff? Attenta, perchè potrei anche crederci e rischiare di montarmi la testa!! ahahah :)
Grazie mille, sia perchè hai letto tutti e 3 i capitoli in una sola volta (e questo è molto gratificante!) sia perchè mi hai detto che ti sembrava quasi di vedere il tf invece che leggere una ff! Significa davvero tantissimo per me!! :)
Per quanto riguarda la mail, figurati! In effetti costruire un sito è una roba lunghissima e difficile (ed è per quello che io non ci provo nemmeno XD) però dai, scommetto che una volta finito ti convincerai che ne è valsa la pena! :)

Ed ora, senza ulteriori indugi, ecco il 4 capitolo :)



Clark si trovava al piano superiore del fienile, la schiena poggiata alla staccionata e la testa piena di pensieri.

Quella giornata non sarebbe potuta iniziare in modo peggiore.
Prima il suo dovere da Macchia Rossa e Blu che lo aveva trattenuto per tutta la mattinata, poi Lois e la sua furia omicida nei suoi confronti e ora Linda Lake.
Era sicuro che qualche altro grosso problema si sarebbe fatto vivo nei prossimi minuti e aveva terrore di immaginare quale sarebbe stato.

Dei delicati passi nel fienile interruppero la catena di pensieri che stava avendo in quel momento.

“Clark!” Sentì la squillante voce di Chloe richiamare la sua attenzione. “Hey, posso saccheggiare la tua collezione di DVD? Jimmy è appena arrivato al Metropolis General e non penso sia in vena di film romantici.” Pur senza girarsi a guardare, sapeva che l’amica aveva salito le scale e ora era solo a pochi passi da lui.

Non ricevendo alcuna risposta da Clark, aggiunse preoccupata. “Tutto ok?”

“Linda Lake è tornata.” Si limitò a rispondere, sempre dando le spalle all’amica e guardando fuori dal grande finestrone di fronte a lui.

“Cosa?!” Clark deglutì nervosamente, notando il tono sorpreso e preoccupato nella voce di Chloe che lo raggiunse velocemente. “Pensavo che quella biscia fosse tornata nella sua palude strisciando.” La vide fare gli ultimi gradini, per poi ritrovarsi a pochi passi da lui.

Incrociò le braccia al petto prima di guardare finalmente in faccia l’amica e spiegarle in che guaio si trovasse. “Se non le do l’esclusiva di ogni mio salvataggio, mi smaschererà. Chi sono, cosa faccio, tutto quanto.” Tornò a guardare il nulla di fronte a lui, parlando velocemente senza dare il tempo a Chloe di dar voce ai suoi pensieri.

Questa volta era sicuro che non ci sarebbe stato nulla da fare. Avrebbe dovuto dire addio alla fattoria, alla vita tranquilla a cui si era abituato, al suo lavoro al Daily Planet e a tutti i suoi amici.

A meno che… Una strana idea gli passò per la mente.

Chloe prese un respiro profondo nella speranza di riprendersi da quella notizia inaspettata. “Oh mio Dio. D’accordo… L’h2o le ha chiaramente dato alla testa e dobbiamo pensare ad un modo per distruggere quella storia una volta per tutte.” Se Linda Lake non gli avesse detto tutti i dettagli del suo piano, Clark avrebbe di sicuro condiviso le idee dell’amica, ma purtroppo era consapevole che questa volta non sarebbe stato così semplice.

Questa volta sapeva che l’unica soluzione al suo problema era un’altra.

“Ha un piano di riserva, Chloe.” Fece cadere le braccia ai lati del suo corpo, per poi girarsi e guardare l’amica negli occhi. Notò lo stesso sguardo preoccupato che era sicuro di avere lui stesso. “Che noi la fermiamo o no, lei rivelerà comunque la mia identità.” Non spostando mai lo sguardo dal viso di Chloe, Clark riuscì a percepire quanto l’amica odiasse quella situazione in cui non poteva fare nulla per aiutarlo. Sapeva benissimo che se avesse potuto, Chloe avrebbe fatto i salti mortali per impedire a quella giornalista da due soldi di esporlo e smascherarlo in quel modo. Ma purtroppo sapevano entrambi che questa volta tutto era molto più complicato della volta precedente.

Clark ripensò all’idea che gli era ronzata in mente qualche istante prima, convincendosi sempre più che quella fosse l’unica cosa da fare per spostare la situazione in suo vantaggio. “Per cui uscirò allo scoperto. Alle mie condizioni.” Per quanto l’idea non gli piacesse, se il mondo doveva scoprire la verità su di lui, l’avrebbe fatto a modo suo, ai suoi termini.

Notò la sorpresa e la paura farsi viva sul viso di Chloe. Sapeva che l’amica non avrebbe mai voluto che lui arrivasse a tanto, ma sperava che capisse che quella era l’unica carta che gli era rimasta da giocare. “Wow! Clark, capisco che da quando Lana se n’è andata ti sei sommerso nel tuo lavoro da super vigilante, e non c’è assolutamente nulla di sbagliato in questo, ma… Esporsi in quel modo? E’ un passo enorme!”

Come si era aspettato, l’amica stava cercando di fargli cambiare idea, ma ormai era deciso. Quello era l’unico modo di fermare Linda Lake e lui non si sarebbe opposto. “Chloe, ho sempre pensato che avrei mantenuto in eterno il mio segreto,” le sorrise prima di continuare, “ma tu mi hai convinto che la foto della Macchia che aveva fatto Jimmy, fosse un simbolo di speranza.”

“Questo quando eri un supereroe in una foto sfuocata, non avevi né un nome, né una famiglia o una faccia.” La vide fare qualche passo verso di lui prima di continuare a parlare. “Voglio dire, sei sicuro di essere pronto a leggere tutti i tuoi dettagli più intimi in un articolo in prima pagina?”

Ci pensò su. In effetti l’idea non lo entusiasmava più di tanto e dovette ripetersi più volte che quella era l’unica opzione possibile. “Non ho scelta.” Fece qualche passo, seguito con lo sguardo da Chloe. “Almeno in questo modo posso controllare che la mia storia non venga stravolta.”

“Ovviamente. Dopo tutto, i paparazzi son famosi per rispettare la privacy delle persone.” L’ironia nella voce di Chloe era evidente. “Clark,” questa volta notò il tono più serio nella voce dell’amica, “possiamo fermarla. C’è sempre un modo.”

“No, Chloe, questa volta è diverso.” E più lo ripeteva, più anche lui se ne convinceva. “Anche se accettassi di essere la marionetta di Linda Lake, lei troverebbe un modo per tradirmi e smascherarmi.” Vide Chloe annuire alle sue parole. “Ho bisogno di essere un passo avanti a lei e non solo per me, ma anche per il bene di tutti gli altri.” Pensò a tutte le persone che erano a conoscenza del suo segreto e che sarebbero finiti di sicuro nell’articolo di Linda. Non poteva immaginare che Chloe, sua madre, Lana, Pete, Oliver e tutti gli altri fossero accusati di aver protetto un segreto del genere. Doveva evitarlo e lo avrebbe fatto.

“Anche in una civiltà avanzata come la nostra, la gente non vede sempre di buon occhio i cambiamenti.” Capiva quello che l’amica intendeva. Quello era stato lo stesso motivo che lo aveva costretto per anni a tenere lontana tanta gente da lui. Una delle sue paure più grandi era quella di rimanere solo a causa del suo segreto, a causa del vero luogo da cui veniva e delle sue abilità.
La paura che la gente non lo accettasse era forte e se la situazione non l’avesse richiesto, anche questa volta avrebbe avuto il buon senso di inventare qualche altra bugia sperando di cavarsela come aveva sempre fatto negli ultimi anni. Ma se voleva compiere il suo destino, doveva dimostrarsi più forte e mettere da parte tutte le sue ansie, altrimenti ogni singolo malvivente di Metropolis ne avrebbe approfittato.

“Lo so, Chloe. Ma quando la Macchia Rossa e Blu è finita in prima pagina, la gente l’ha accettato.” Le sorrise, ricordando l’eccitazione di tutta Metropolis nel constatare che il misterioso vigilante di cui si parlava tanto, esisteva sul serio. “Forse sono pronti ad accettare anche me.” Si azzardò a dire e a pensare quelle parole che gli facevano tanta paura.

Vide lo sguardo preoccupato di Chloe che non accennava a cambiare e decise di stemperare un po’ la situazione. “C’è anche un risvolto positivo in tutta questa storia.” Le sorrise per un istante, prima di continuare. “Per la prima volta nella mia vita, potrò finalmente essere me stesso.” E il pensiero lo fece sorridere nuovamente, questa volta più a lungo.
La prospettiva di non doversi finalmente più nascondere gli scaldò il cuore. La sola idea di poter vivere finalmente senza più segreti, lo faceva sentire più leggero, più libero.
Certo, la gente avrebbe potuto non vederlo di buon occhio ed era sicuro che qualcuno sarebbe stato restio ad accettarlo, ma finalmente avrebbe potuto smettere di inventare stupide bugie e avrebbe potuto svolgere il suo compito di salvatore senza più sentirsi in colpa per aver mentito ai suoi amici; senza più il peso di aver mentito a Lois.

Rassegnata a quella notizia, Chloe gli sorrise debolmente scrollando le spalle, facendogli capire che se lui riteneva quella la soluzione migliore, allora lei lo avrebbe appoggiato fino alla fine. “Uhm, quindi scriverai da te l’articolo?” Gli chiese e Clark ci pensò un po’ su.

L’articolo gli avrebbe dato l’opportunità di uscire allo scoperto e l’ultima cosa che voleva era più esposizione del necessario. In più, doveva un favore ad una certa giornalista dai capelli color cioccolato che aveva deluso solo qualche ora prima.

“Non credo, Chloe.” Rispose. “Penso che Lois sia la persona più adatta per scrivere una notizia del genere.” Le sorrise. Già immaginava quanto lei sarebbe stata eccitata alla sola idea di avere tra le mani un articolo dal potenziale enorme. Certo, prima bisognava vedere come avrebbe reagito alla notizia che il suo collega di lavoro era un alieno…

“Rinunci alla fama di giornalista per la fama da supereroe?” Lo stuzzicò ed entrambi sorrisero. “Sai, è un gesto carino nei confronti di Lois.” Notò lo strano sorrisetto dell’amica, ma non disse niente. “Un regalo di bentornato davvero molto carino, Clark.” La vide alzare un sopracciglio e piegare leggermente la testa di lato, come a fargli capire il vero significato dietro a quelle parole.

Clark incrociò nuovamente le braccia al petto e prendendo un respiro profondo scosse la testa. “Chloe, non so cosa intendessi, ma qualunque cosa fosse, ti sbagli.”

“Ovviamente.” Sorrise l’amica. “Nessun secondo scopo dietro questa tua decisione, giusto?” Continuò a stuzzicarlo.

“Eri venuta per dei DVD, vero?” Le sorrise, evitando di rispondere a quella domanda e ricordandole il vero motivo che l’aveva portata al fienile. Sentì Chloe ridere. Si allontanò dalla staccionata e nel giro di qualche secondo entrò in casa per prendere alcuni dei suoi DVD, per poi ritrovarsi nuovamente di fronte alla bionda amica in un battito di ciglia. “Pensi che a Jimmy basteranno?” Le chiese porgendole i film che aveva preso.

Chloe diede un’occhiata veloce ai film che l’amico le stava prestando. “Sì, penso che lo terranno buono per un po’.” Gli sorrise, iniziando a dirigersi verso le scale. “Grazie, Clark.”

“Figurati. Salutami Jimmy e digli che passo più tardi a salutarlo.” Si affacciò alla staccionata osservando l’amica che si allontanava lentamente da lui.
Sentiva che c’era qualcos’altro che voleva dirle, ma non era sicuro che fosse il momento adatto. Il problema maggiore ora era Linda Lake. “Potrei aver baciato Lois oggi.” Prima che se ne rendesse conto, le parole gli erano sfuggite di bocca.

Vide Chloe girarsi immediatamente verso di lui, entrambe le sopracciglia alzate in sorpresa e un sorriso di chi la sapeva lunga. Lo guardò per qualche istante prima di parlare. “Potresti?” Gli chiese divertita.

“Diciamo che è un po’ complicato, Chloe.” Poggiò entrambe le mani sulla ringhiera della staccionata e abbassò lo sguardo per evitare lo sguardo dell’amica.
Avrebbe dovuto stare zitto e tenersi tutto per sé come faceva sempre.

“Immagino. In perfetto stile Clark Kent.” Si aspettava delle battutine da parte dell’amica, per cui decise di non controbattere. “Quindi l’hai baciata, eh?” Notò come Chloe aveva finito di scendere le scale e ora si trovasse esattamente sotto il punto in cui stava lui.

“Sembra di sì.” Un ennesimo, contorto pensiero gli passò per la mente. “Uhm, non te ne ha parlato?” Oggi non riusciva proprio a mordersi la lingua. Sarà stata la preoccupazione di uscire allo scoperto, di dire tutta la verità sul suo passato, ma oggi non riusciva proprio a mantenere i segreti come faceva sempre.
Ma in fondo, che male c’era a chiederle una cosa del genere? Non voleva mica dire che lui fosse curioso di sapere cosa Lois pensasse del bacio, no? Era una semplice domanda buttata lì per caso, senza nessun secondo fine, giusto?

“Clark, stiamo parlando di Lois.” Gli disse sempre più sorridente. “Quella ragazza ha tanti segreti quanto te.” Sorrise nel sentire quelle parole. “Pensi sul serio che mi avrebbe parlato di una cosa del genere?” Notò il viso di Chloe piegarsi leggermente di lato, come ad enfatizzare il tono della sua domanda.
Per quanto fosse difficile ammetterlo a sé stesso, un po’ lo infastidiva il fatto che Lois non avesse aperto bocca a riguardo con la cugina. Forse per lei quel bacio non aveva avuto la stessa importanza che aveva avuto per lui.

“Ovviamente no.” Unì le labbra in un sorriso di resa, salutando ancora una volta la sua migliore amica e fissando le balle di fieno che aspettavano di essere messe apposto.

Ormai era tutto deciso. Il giorno dopo avrebbe reso Lois e il resto del mondo partecipe del suo grande segreto.



A/N: Oooooh Chloe, per fortuna ci sei tu in Smallville!! eheheh. Non so voi, ma io la adoro e qui mi è piaciuto un sacco farle fare la parte della finta tonta quando Clark le parla del bacio tra lui e Lois.
L'ho sempre vista come una supporter della coppia, sempre lì pronta a far capire sia all'uno che all'altro che sarebbero perfetti per stare insieme, ma sempre attenta a non forzare nessuno dei due, perchè in fondo non è che può rinchiuderli in una stanza a forza e costringerli a stare insieme, no? Sono sicura che se mai Lois e Clark staranno insieme in Smallville, sarà anche merito di Chloe e dei fili invisibili che ha tirato senza che nessuno dei due se ne rendesse veramente conto! eheheh.

Ok, basta straparlare! :P
Vi ringrazio in anticipo per aver letto e commentato! :)
Alla prossima!! ^^

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Capitolo 5
*** Let me show you who I really am ***


A/N: Beh, tecnicamente è già lunedì e quindi l'aggiornamento ci sta tutto!

Cosmo ed Enya, come sempre grazie mille per essere sempre presenti a leggere e commentare!
Sono contenta che concordiate con me su Chloe. Molti non la sopportano perchè non appartiene al mondo DC, ma io penso che sia stata una new entry magnifica nel mondo di Smallville!

Tagliando corto, ecco il prossimo capitolo! :)




Clark ormai aveva preso la sua decisione, avrebbe detto il suo segreto a Lois, che poi lo avrebbe detto al resto del Mondo.
Ma com’è che il fatto di aprirsi in quel modo con lei non lo spaventava quanto avrebbe dovuto?
Certo, aveva il terrore che dopo essere venuta a conoscenza della verità su di lui, lei lo avrebbe guardato con occhi diversi, eppure una parte di sé sembrava tranquillizzarlo. Era quella parte che conosceva Lois meglio delle proprie tasche. Quella parte che sapeva che Lois avrebbe reagito in un modo tutto suo, senza farlo sentire diverso o a disagio.

Mentre scendeva le scale del Planet, tutti quei pensieri gli annebbiavano la mente.
Si fermo a qualche gradino dalla fine, prendendosi del tempo per osservarla.

La vide bellissima come sempre, mentre sedeva alla sua scrivania ed era in quella trance giornalistica che le vedeva spesso quando scriveva un articolo.
La camicia color vinaccia che indossava la fasciava perfettamente e i quattro bottoni superiori che lasciava aperti, facevano intravedere ma non troppo le sue curve.
I suoi capelli color cioccolato erano raccolti in un’alta coda di cavallo di modo che non le dessero fastidio durante la stesura del suo articolo.

Clark sarebbe potuto rimanere ore e ore fermo su quel gradino a guardarla. Adorava vederla a lavoro.
Sapeva quanto Lois adorasse far parte del Daily Planet, e anche se una volta gli aveva confessato che il suo futuro non comprendeva fare la giornalista, Clark sapeva che quello era il suo destino.
Lois era nata per fare qualcosa di grande, qualcosa che sarebbe rimasto nella memoria di tutti, e grazie alla storia che le stava per raccontare, l’avrebbe aiutata a rendere tutto possibile.

Deglutì a fatica e dopo un respiro profondo riprese a camminare, dirigendosi verso la sua scrivania.

“Posso parlarti?” Le chiese, pur sapendo che era ancora arrabbiata con lui per quello che era successo il giorno prima.

Parlò senza mai distogliere lo sguardo dallo schermo del suo PC. “Wow, cos’è questo rumore? Qualcuno sta parlando?” E come volevasi dimostrare, ancora una volta aveva provato di conoscere Lois Lane meglio delle sue tasche. Era sicuro che lei ce l’avesse ancora con lui e che non gliel’avrebbe fatta passare liscia.

“Lois, non puoi ignorarmi per sempre.” Più una richiesta che un dato di fatto. Lui in realtà voleva che Lois non fosse costretta ad ignorarlo per sempre, ma in cuor suo sapeva che se solo avesse voluto, lei sarebbe stata capace di questo e altro. Dopotutto era la figlia maggiore di un Generale, chi meglio di lei poteva conoscere una punizione esemplare per un soldato disobbediente?

“Potrebbe andare peggio, potresti essere ignorato per 3 ore sotto un acquazzone.” Almeno questa volta gli fece l’insperato favore di guardarlo in faccia, anche se lo sguardo che gli rivolse, era uno di quelli di cui Clark avrebbe volentieri fatto a meno. Poteva notare sul viso di Lois e nel suo tono, come quella sua dimenticanza di qualche giorno prima l’avesse veramente irritata.
L’ultima cosa che Clark voleva, era farle del male, ferirla in qualunque modo possibile. Ma più il suo segreto rimaneva tale, più lei avrebbe sofferto.

Fortuna che tutto stava per cambiare.

Vide Lois tornare a fissare il monitor di fronte a lei. “Voglio che tu scriva la mia storia.” Usò il tono più serio a cui poté pensare, sperando che Lois capisse al volo il vero significato dietro a quelle sue parole.

La vide sbuffare e guardarlo incredula, prima di alzarsi e dirigersi verso un mobiletto che reggeva una delle tante stampanti presenti nella redazione. “Senza offesa, ma è da un pezzo che non scrivo più nella rubrica dei cuori solitari.”

La seguì, trovandosi a pochi centimetri da lei e osservandola mentre cercava un foglio di carta per stampare quello a cui stava lavorando. Parlarle mentre gli dava le spalle equivaleva a fargli capire che in quel momento avrebbe preferito fare qualunque cosa, tranne stare lì a sentirlo parlare. “E’ una storia interessante.” Cercò di convincerla senza lasciare trasparire subito tutta la verità, sperando che questo la convincesse a smettere di dargli le spalle e a guardarlo negli occhi.

“Clark, sono occupata.” Dal suo tono di voce irritato, ebbe conferma che quella situazione non le piaceva per niente. “Forse tu ti sei dimenticato di me, ma il mondo del giornalismo non l’ha fatto.” Come se non bastasse, Clark ricevette un’altra frecciatina rivolta al suo comportamento di qualche giorno prima.

Sapeva di meritarsele, ma sapeva anche che facevano più male di quanto non pensasse.

Doveva cercare in ogni modo di non lasciarsela scappare via, di riportare Lois Lane sulla sua stessa lunghezza d’onda e sapeva che c’era solo un modo per guadagnare l’attenzione del Bulldog della redazione del Planet. Lanciarle un osso molto prelibato. “Dopo la storia che scriverai, nessuno lo farà.”

Come se le sue parole fossero state legate ad un filo invisibile attaccato alla spalla di Lois, Clark la vide finalmente girarsi e smettere di dargli le spalle. Sapeva che era curiosa e che facendola partecipe della portata della notizia che doveva dirle, lei sarebbe rimasta ad ascoltarlo interessata.
La vide sbuffare leggermente, forse per cercare di nascondere l’eccitazione che la possibilità di un articolo da prima pagina le aveva causato. “Che storia?” Notò il suo tono distaccato, come a fargli credere che in realtà avesse cose ben più interessanti da fare in quel momento. Clark sorrise nel constatare quanto bene la conoscesse.

Improvvisamente, come se si fosse appena reso conto che il momento della verità era arrivato, si prese un secondo per raccogliere tutti i suoi pensieri e unirli in una frase di senso compiuto.
Stava per confessare ad una delle persone più importanti della sua vita la verità su di lui.
L’unica persona che contava tantissimo per lui e che ancora non sapeva chi realmente fosse Clark Kent.

Senza nemmeno più pensarci su, lasciò che le parole facessero il suo corso. “Non ho dimenticato di venirti a prendere all’aeroporto, Lois.” Fece un piccolo passo verso di lei. “Il motivo per cui non ero lì, era perché stavo proteggendo delle persone.” Si prese un secondo prima di continuare. Vide Lois incrociare le braccia al petto e sbuffare, ignara del vero potenziale di quello che stava sentendo. Le sorrise prima di dire quelle sei parole che gli pesavano in gola come un macigno. “Sono la Macchia Rossa e Blu.”

Le sorrise nuovamente, in attesa che lei dicesse qualcosa.
Rimasero a fissarsi l’un altro a pochi centimetri di distanza, per quella che sembro un’eternità.
Un altro sorriso nervoso scappò a Clark che attendeva impaziente una reazione di Lois.
Notò come il suo sguardo lo squadrò da capo a piedi, prima di lasciare che una risata riempisse la redazione del Planet.
Lois stava ridendo?!?!

“Questo è il meglio che ti sai inventare?” Gli chiese ancora divertita da quelle parole, prima di riprendere a camminare e allontanarsi da lui.

Clark rimase immobile ad osservare il punto davanti a lui in cui qualche secondo prima stava Lois, mentre la sua risata gli rimbombava ancora nelle orecchie.
Si sarebbe aspettato una qualsiasi reazione, tranne quella alla quale aveva appena assistito.
Sarebbe potuta scappare via urlando o avrebbe potuto fare salti di gioia nello scoprire di aver avuto sempre accanto il più famoso paladino di Metropolis.
E invece, lei aveva riso e lo aveva lasciato lì a fissare il vuoto di fronte a sé.

‘Tipico di Lois.’ Disse tra sé divertito dalla situazione e preoccupato allo stesso tempo.
Ovviamente non gli aveva creduto e ora doveva inventare un modo per farle capire che non le aveva mentito.

Realizzando quanto poteva sembrare stupido in quella situazione, decise di seguirla. “Sono io che ti ho salvato da quella macchina in corsa.” Entrambi si ritrovarono nel ripostiglio. Clark si chiuse la porta alle spalle, mentre Lois era di qualche passo avanti a lui, intenta a cercare quello che le serviva. “Quella volta che il portone del fienile è volato via, tu pensavi fosse un fenomeno atmosferico, invece ero io.” Rimase immobile vicino alla porta, mentre Lois aveva trovato quello che stava cercando e stava cercando un modo per raggiungerlo.

“Sì certo, per caso avevi starnutito?” Ovviamente a Clark non passò inosservato l’ovvio tono ironico nella sua voce, pur ignara del fatto che avesse appena indovinato quello che realmente era successo.

Fece un passo avanti, mentre Lois aveva avvicinato una sedia alla scrivania e stava lentamente salendoci sopra. “Esattamente…”

“Clark,” vide Lois salire sulla scrivania e avvicinarsi allo scaffale di fronte a lei, “la prossima volta che decidi di farti un goccetto a pranzo, prenditi il resto della giornata libero.” Ancora una volta rimase a subire le sue battutine senza risponderle.

Rimase fermo, immobile, mani nelle tasche e occhi fissi su di lei che era intenta a raggiungere dei pacchi di carta bianca che si trovavano sul ripiano più alto dello scaffale.
La vide alzarsi sulle punte dei piedi e allungare il braccio destro il più possibile per arrivare a prendere quello che voleva.

Pur non volendo, il suo sguardo era attratto come da una calamita dallo scorcio di schiena nuda di Lois che la camicetta leggermente alzata gli offriva.
Deglutì a fatica, dopodiché un pensiero razionale gli sfiorò la mente.
Quella situazione era proprio quella che gli serviva per dare prova a Lois che non stava mentendo.

Si avvicinò alla scrivania e senza alcuna fatica, la sollevò con la sola mano destra.
Sentì Lois fare dei versi di stupore nel trovarsi allo stesso livello di quei blocchi di carta che le erano sembrati così lontani solo qualche istante prima.

La vide guardarsi intorno prima di capire quello che stava succedendo.
Si ritrovò a fissarla negli occhi, senza perdersi il minimo cambio di espressione sul suo viso.

Temeva di trovarci paura e disgusto, e invece fu felice di trovarci solo tanta sorpresa e stupore.

La vide guardarsi nuovamente intorno, come se il controllare più volte le facesse capire che stava solo sognando. “Wow!” La sentì esclamare nuovamente, prima di ritrovarsi i suoi occhi nocciola addosso e vedersi rivolgere un breve ma sincero sorriso.

Quel piccolo gesto che non si aspettava, quel sorriso che aveva aspettato di vederle in viso dal giorno prima, gli fece perdere leggermente la concentrazione, facendogli perdere la presa dalla scrivania che cadde al suolo facendo un rumore sordo.

Con la sua supervelocità, prese Lois tra le sue braccia prima che potesse cadere e farsi del male -un braccio sotto le sue gambe, l’altro dietro la sua schiena, restarono a guardarsi negli occhi in silenzio per vari secondi, senza che nessuno dei due sapesse cosa dire.
Non che a Clark in fondo la situazione dispiacesse. Avere Lois tra le braccia era una di quelle cose che riuscivano a calmarlo. Sentire il suo battito così vicino al suo, lo rilassava in una maniera che non aveva mai creduto possibile. Il suo profumo riusciva a calmare ogni singolo muscolo del suo corpo, facendolo distendere.
L’unica controindicazione era dovuta al suo battito cardiaco che accelerava senza preavviso ogni volta che si trovava a stretto contatto con lei o che i loro sguardi si incrociavano appena. Ma questo era un rischio che Clark avrebbe corso volentieri.

La sentì prendere un respiro profondo prima di rompere il silenzio tra loro. “Penso dovrei smetterla di chiamarti Smallville.”

E a quelle parole, che in fondo Clark si aspettava, le sorrise, non spostando mai lo sguardo da quello di lei.
Quella era la seconda volta che Lois veniva a sapere delle sue abilità, e pur non essendone a conoscenza, aveva reagito allo stesso identico modo, pronunciando la stessa identica frase.
L’unica differenza tra quella e questa volta, era che ora nessuno le avrebbe cancellato la memoria facendole dimenticare la verità su di lui.
Questa volta era definitiva e Lois non avrebbe mai dimenticato chi lui fosse veramente.

***

Gli sorrise nuovamente, ancora sorpresa per quello a cui aveva appena assistito.
Clark Kent, il suo Smallville era la Macchia Rossa e Blu!

Se qualcuno le avesse proposto una scommessa sulla vera identità del paladino di Metropolis, di sicuro Clark Kent sarebbe stata l’ultima persona su cui avrebbe puntato anche solo un centesimo.

Come poteva essere che un timido ragazzo di campagna come lui, fosse l’eroe che stava cercando di intervistare da mesi?
Come poteva anche solo non aver capito chi lui fosse veramente? Dopotutto, ormai lo conosceva da ben 4 anni, avrebbe dovuto accorgersi subito che lui non era come tutti gli altri ragazzi.

E in effetti dal loro primo incontro aveva intuito che Clark fosse in qualche modo diverso. Quale ragazzo si perde nudo in un campo di grano e dopo essere stato colpito varie volte da un fulmine sta perfettamente bene?
Magari alla prima domanda era facile rispondere, dopotutto ai ragazzi delle superiori piace divertirsi tanto con gli alcolici, ma la seconda domanda? No, quella non aveva risposta.
‘O almeno non l’aveva finora.’ Si disse.

Ora tutto aveva più senso, ora era più facile mettere insieme tutti i pezzi dell’intricato puzzle che era Clark Kent.

Vari flash del loro primo incontro le passarono di fronte agli occhi e li scacciò con tutta la volontà che aveva.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno ora, era ricordarsi come era fatto ogni singolo centimetro di pelle del corpo marmoreo di Clark Kent.

Cercò di concentrarsi sui pensieri di qualche secondo prima. Ora che ne aveva la possibilità, non voleva farsi sfuggire l’occasione di risolvere l’enigma che si trovava di fronte.

Ora era facile capire perché fosse così tanto impaurito dall’impegnarsi. Portarsi dietro un segreto così grande e non poterlo dire a nessuno doveva averlo distrutto.
Guardare in faccia i propri amici e non poter essere completamente sinceri con loro doveva avere avuto un effetto devastante su di lui.
Il pensiero di avere le abilità per cui ogni ragazzo pagherebbe oro eppure non poterle condividere con le persone a te più care, avevano reso Clark Kent il ragazzo timido e diffidente che aveva imparato a conoscere e a volere bene.

Non lo invidiava per niente.

Però lo ammirava.
Il solo pensiero di vivere una vita del genere la faceva rabbrividire e non riusciva ad immaginare come Clark avesse potuto crescere bene come ha fatto, nonostante il grande segreto che si portava dietro.
Lois non poteva certo dire di aver avuto un’infanzia ed un’adolescenza felice, eppure in confronto a quello che Clark aveva dovuto sopportare, la sua le era sembrata quasi una passeggiata a confronto. Certo, lui aveva avuto due figure importanti nella sua vita, Martha e Jonathan, però per quanto fossero speciali, Lois era sicura che un ragazzo della sua età, avesse bisogno anche di altro.

Per quanto Chloe gli fosse stata vicino durante gli anni delle superiori, Lois era consapevole che Clark non gli avesse mai potuto dare completamente sé stesso a causa di chi era veramente.

E Lana… Ora era tutto chiaro a Lois. Clark non si era mai realmente impegnato con lei a causa del fantasma del suo segreto.
Una stretta dolorosa al cuore le fece realizzare che se Clark non avesse avuto quel fardello, probabilmente avrebbe già chiesto a Lana di sposarlo e ora starebbero vivendo una vita insieme felici e contenti alla fattoria dei Kent.

Scacciò via quel pensiero doloroso e senza nemmeno rendersene conto, chiuse a chiave la porta del ripostiglio.
Indossò ancora una volta la maschera della ragazza che si teneva tutto dentro e decise di recitare la parte dell’ambiziosa giornalista a caccia di notizie.

Incrociò le braccia al petto osservandolo curiosa da capo a piedi, non notando niente di fisico che le avrebbe dovuto far intuire che lui fosse… Speciale.

“Sei silenziosa. Non è mai un buon segno.” Lo vide corrugare la fronte, preoccupato dal suo silenzio.

Per quanto pensasse che fosse terribilmente adorabile con quell’espressione dipinta in volto, e il sapere che si preoccupava di quello che lei pensava dava il via alle farfalle nel suo stomaco per sbattere le ali in contemporanea, doveva continuare per la sua strada e recitare quella parte che si era imposta.

L’unica cosa che si era concessa di sperare, era che tra le sue abilità non ci fosse quella di leggerle il pensiero, perché in quel caso, nemmeno la sua faccia da giocatrice da poker l’avrebbe aiutata a nascondergli la verità.

Normale ragazzo di campagna o Macchia Rossa e Blu, Clark Kent restava comunque lo stesso adorabile ragazzo che riusciva a farle sentire cose mai provate prima con nessuno.

E questo la spaventava a morte.




A/N: Ok, anche questo è andato.
Ora vi devo dare una brutta (credo XD) notizia... Da oggi fino al 23 starò fuori città, per cui mi sarà impossibile aggiornare la storia per almeno una settimana :(
La buona notizia è che una volta che tornerò a casa, farò subito un update e mi metterò a scrivere gli altri capitoli che mi servono per completarla, cosicchè una volta che ho tutti i capitoli scritti, posso iniziare a postare anche 2-3 volte a settimana di modo che possa fnire di postare la ff per quando la 9 stagione inizia :) (per chi non lo sapesse, il 25/9!)
Non ho idea di quanti capitoli complessivi saranno, ma per ora vi posso dire che ne ho altri 4 già scritti, anche se tipo 2-3 di questi completano la scena che ho iniziato in questo capitolo.

Ah sì, spero non fosse troppo incasinato questo, soprattutto nel punto in cui il POV passa da quello di Clark a Lois... Fateci l'abitudine perchè capiterà spesso nei prossimi capitoli :P

Beh, penso sia tutto per questo aggiornamento. Non so voi, ma io spero di divertirmi in questi giorni :P
Buone vacanze se partite, buona permanenza in città se da lì non vi schiodate :P

Come sempre, grazie mille per aver letto e commentato! :)

Ci si rilegge il 23 ;)

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Capitolo 6
*** Realization ***


A/N: Hola!!! Eccomi di nuovo in sella :P
Le vacanze sono finite, il che significa che sono tornata a casetta mia bella e sono pronta ad essere nuovamente inghiottita nella rete :P
E' stato bello staccare la spina per 2 settimane, ma ora si torna alla normalità! :)
Per cui, rispondo velocemente alle vostre recensioni e poi vi lascio ad un capitolo che spero sia abbastanza lungo da farmi perdonare per i giorni di assenza :P

@Cosmo: Oh Cosmo, sei sempre mega puntuale con le recensioni! Ti ho mai detto che ti adoro? :P
Spero di essere riuscita a rendere giustizia alla tua scena preferita dell'episodio e di non aver deluso le tue aspettative. :)
Per quanto riguarda la tua domanda, ho riletto un paio di volte il capitolo e non mi pare di aver scritto che Lois abbia capito che Clark sia un alieno. Tutto quello a cui faccio riferimento è che lei sa che ha dei poteri, in quanto le ha appena confessato di essere la Macchia e lei sa che la Macchia ha delle capacità fuori dal comune. :)
Cmq se vuoi, copiami il pezzo che ti ha fatto capire che Lois avesse fatto 2+2 da sola, magari mi è sfuggito...
Se noti qualcosa di strano in questo capitolo, fammelo sapere, eh! L'ho riletto prima di pubblicarlo, ma non si sa mai che abbia fatto qualche erroruccio che non ho notato! :)

@Cristina91: Benvenuta a bordo! :) Grazie mille per tutti i complimenti, sei davvero troppo buona! :P
Wow, hai addirittura letto tutti i capitoli in una sola volta?! E' veramente molto lusinghiero! Sono felice che la storia ti stia piacendo così tanto e spero che i prossimi capitoli non ti deludano!

Ancora una volta grazie a tutti voi che avete letto e commentato! :)

Ora, senza ulteriori indugi, ecco a voi il capitolo 6!



“Sei silenziosa, non è mai un buon segno.”

Lois era ancora in silenzio e sotto shock per la notizia che Clark le aveva appena dato.

Clark Kent, l’ultima persona che avrebbe mai immaginato potesse essere un eroe, era in realtà la Macchia Rossa e Blu.

Rimase a lungo a pensare a cosa dire, dopodiché ruppe finalmente il silenzio. “Le sparizioni improvvise, le ridicole scuse che inventavi.” Fece qualche passo verso di lui, “Per tutto questo tempo ho pensato fosse dovuto ad una sindrome da Peter Pan, ma…” Si prese un altro momento di silenzio per osservarlo. “Sei l’esatto opposto.” Sorrise nel pronunciare quelle parole e ricacciando in gola quello che avrebbe subito voluto dirgli per fargli capire quanto fosse fiera della persona che si trovava davanti in quel momento. “Sei un…” Le parole che avrebbe voluto dirgli qualche istante prima gli riempirono nuovamente la bocca e prima di pronunciare quell’unica parola che avrebbe descritto perfettamente l’uomo che si trovava davanti, si prese un ulteriore momento per osservarlo. Incrociò le braccia al petto prima di proseguire. “…eroe?” Decise di optare per un tono interrogativo, anche se sapeva benissimo che la sua era un’affermazione.

Era fiera di lui, di quello che faceva per la città di Metropolis, e non solo, senza mai chiedere il ringraziamento degli altri, facendo sempre tutto in sordina.
Quello che aveva davanti era un Eroe con la E maiuscola e Lois sperava che Clark leggesse nei suoi occhi quanto fosse orgogliosa di lui.

Lo vide imbarazzarsi un po’ nel sentire quelle sue parole e l’impulso che sentì fu quello di stringerlo forte a sé, ma si trattenne. Non poteva lasciarsi andare in quel modo, nemmeno ora che sapeva il vero motivo che l’aveva spinto a piantarla in asso all’aeroporto la mattina precedente.
Per quanto Lois ora si sentisse rincuorata che non l’avesse ignorata per altri motivi, era sempre consapevole che il problema più grande tra loro non era risolto. Lana.

“Senti Lois, so che sono tante novità…” Lo vide fare un passo verso di lei, che a sua volta istintivamente fece un passo indietro, notando un’espressione ferita farsi spazio sui lineamenti del suo viso.
Sapeva che Clark avrebbe visto quel suo gesto come una sorta di paura per quello che lui era in realtà, ma la verità era che si sbagliava di grosso.
Il vero motivo che l’aveva spinta ad arretrare in quel modo era che se lui si fosse trovato troppo vicino, se l’avesse anche solo sfiorata, allora le sue difese sarebbero crollate una volta per tutte e lei non si poteva permettere quel lusso.

Per una volta sarebbe stata lei a ferire Clark.

Clark continuò la sua frase “… Tutte in una volta, ma volevo che lo sentissi da me, piuttosto che da qualcun altro.” Notò una sorta di espressione seria sul suo viso, ma un altro pensiero si fece spazio nella sua mente.

Le parole di Clark le fecero intuire che lei era la prima persona a sapere il suo segreto.
L’emozione per quel pensiero le rese le gambe deboli, rischiando di farle perdere l’equilibrio e il suo cuore prese a fare varie capriole nel suo petto senza alcun preavviso.
Clark si fidava di lei fino a quel punto e questo non aiutava a fortificare il muro difensivo che aveva creato. Sentì le sue difese cedere poco a poco.
“Come mai sono la prima a saperlo?” Gli chiese, sperando che non notasse l’eccitazione nel suo tono.

Lo vide prendere un respiro profondo prima di sorriderle. “A dire il vero Lois, non lo sei.”

L’eccitazione di qualche secondo prima, lasciò spazio alla delusione.
Ovviamente non era la prima, chissà a quante altre persone prima di lei aveva detto chi era veramente.
Si diede della stupida per aver anche solo avuto quel pensiero e nel giro di qualche secondo riprese ad alzare quel muro difensivo che l’aveva protetta in tutti quegli anni, ripromettendosi di non abbassare mai più la guardia con lui.

“Lana e Chloe lo sanno.” Lo sentì parlare nuovamente e quelle parole non aiutarono a far passare quella sensazione di delusione e tradimento di qualche secondo prima.

Senza pensarci, Lois fece un verso di disapprovazione. “Oh…” Ovviamente Chloe lo sapeva, era scontato visto che era la sua migliore amica da anni.
E Lana… Beh, era scontato anche questo, visto che era il suo primo amore.

Ma più cercava di razionalizzare il fatto che Lana sapesse la verità su Clark, più questo la faceva sentire ferita e tradita.
Perché si sentiva in diritto di dover sapere anche lei il suo segreto, se in fondo erano solo amici? O addirittura solo colleghi?
Perché il saperla esclusa dalla verità le faceva male a tal punto?
Perché essere l’ultima a sapere questo suo grande segreto la faceva sentire messa da parte, quasi come fosse tornata indietro nel tempo a quando usciva con Oliver ed era venuta a conoscenza del suo grande segreto? Perché il fatto di sentirsi dire la verità solo ora la faceva sentire trascurata, quasi come se Clark non si fidasse abbastanza di lei per dirle tutta la verità?
Ma soprattutto, perché la irritava così tanto il fatto che Lana sapesse tutto, mentre invece per Chloe non sentiva la stessa gelosia?

Lois sapeva benissimo la risposta a quella domanda e pur di non affrontare quella risposta, rinforzò un po’ di più il muro di cinta che la proteggeva e mascherò la sua delusione con una delle sue solite battute. “Qualcuno ha avuto una mattinata impegnativa.” Cercò di sorridergli, ma tornò quasi subito seria.

Lo vide prendersi qualche istante prima di risponderle. Si aspettava una sua battutina in risposta, ma la sua espressione seria le fece subito capire che non sarebbe arrivata. Lo vide rimanere in silenzio per qualche istante, quasi stesse soppesando le parole da dirle. “Lo sanno da anni...” E l’espressione che gli vide in viso le fece capire che in fondo avrebbe volentieri evitato di dirle quel piccolo particolare, quasi fosse consapevole che la verità l’avrebbe ferita.
Odiava che la conoscesse così bene.

“Già, ovviamente.” Un ennesimo tuffo al cuore la colpì senza preavviso, lasciandola senza parole.
Ancora una volta, sapere che Lana lo aveva sempre saputo, le scatenava una strana presa allo stomaco che Lois cercò di scacciare e ignorare in ogni modo.
Si ripeté che tutto questo era scontato, che probabilmente Lana era stata la prima a sapere la verità su di lui, che era giusto così. Purtroppo non aiutava.

La punta di gelosia che provava nei suoi confronti era difficile da scacciare e l’unico modo per poterla ignorare, era immergersi nel lavoro.
Vide negli occhi di Clark una punta di comprensione per quello che provava, quasi le avesse appena letto nel pensiero.

Determinata a non lasciarsi andare per nessun motivo, decise di lasciare spazio alla giornalista che era in lei, iniziando con domande tecniche a proposito dell’ormai famosissima Macchia Rossa e Blu. “Comincia dall’inizio.” Gli sorrise, facendo qualche passo per la stanza e trovandosi alla sua destra. “Che armi hai nel tuo arsenale?” La sua curiosità giornalistica stava fortunatamente avendo la meglio sulla sua parte emotiva e l’eccitazione che provava per l’articolo che avrebbe scritto, la fece sentire un po’ meglio rispetto a qualche istante prima.

Vide Clark prendere un respiro profondo, prima di girarsi alla sua destra e ritrovarsela di fronte. “A questo punto posso anche dirti tutto.” Lois corrugò leggermente la fronte in attesa di sapere cosa fosse questo ‘tutto’ a cui si riferiva.

“Posso sparare fuoco dagli occhi.” Lois arretrò di un passo, non aspettandosi una notizia del genere. Sorrise nuovamente, ora più curiosa di prima e sempre più eccitata per quello che stava scoprendo. Se questo era solo l’inizio di quello che lui sapeva fare, non osava immaginare quante e quali altre cose fosse in grado di fare.

“Uhm, ok.” Riprese nuovamente a camminare, superando Clark e dandogli le spalle, per poi fermarsi a qualche passo dalla finestra nel muro di fronte.

Mille pensieri su come iniziare il suo articolo iniziarono a passarle di fronte agli occhi come dei flash e avrebbe tanto voluto avere il suo taccuino con sé in quel momento, per mettere nero su bianco tutte le idee che le stavano venendo in mente.

Notò Clark voltarsi leggermente così da guardarla nuovamente negli occhi, prima di proseguire. “Posso sentire un cane abbaiare a 10 miglia di distanza.” Lois ripensò a tutte le volte che Clark era corso in suo aiuto anche quando si trovava a chilometri di distanza da lei. Piano-piano stava mettendo tutti i pezzi insieme e tutto sembrava un po’ più chiaro.

Per tutti questi anni aveva sempre pensato che solo grazie alle sue forze era riuscita ad uscire da situazioni problematiche, rapimenti e combattimenti contro supercattivi, ma ora iniziava a capire che Clark aveva molto più a che fare con quei salvataggi misteriosi di quanto non credesse qualche secondo prima.

Si fece una nota mentale di inserire dei brevi racconti su alcuni dei salvataggi di Clark ai quali aveva assistito, pensando di mantenere l’anonimato sulla vera identità della fonte.
Se avesse scritto che lei stessa era stata salvata migliaia di volte nel corso degli anni, avrebbe potuto portare il pubblico a pensare che lo stesse facendo solo per farsi della pubblicità.

‘Già, mi riferirò a me stessa come una fonte che vuole tenere l’anonimato.’ Pensò, fiera della sua idea.

Focalizzò nuovamente la sua attenzione su Clark che continuava a parlare. “Posso vedere attraverso oggetti solidi e posso correre più veloce della velocità del suono.”

Lois collegava ogni nuovo potere di Clark di cui veniva a conoscenza ad ogni singola volta che l’aveva salvata senza che lei ne sapesse nulla.
Ricordò con quanta velocità la raggiunse nello stanzino del Talon quando la seguace di Lex voleva uccidere il signor Kent; quanto in fretta la raggiunse a casa sua quando il criminale evaso da Black Creek con cui era uscita, aveva cercato di ucciderla; con quanta velocità era sparito mentre aspettavano l’ascensore dell’ospedale mentre indagavano sul ragazzo ucciso dalla psycho Spice che stava controllando Chloe.

Tutte quelle volte aveva usato i suoi super poteri e lei non aveva nemmeno lontanamente intuito quanto speciale fosse la persona che aveva accanto.

Si concentrò sull’altro suo potere, il vedere attraverso gli oggetti solidi e altri miracolosi salvataggi le vennero in mente, per poi essere interrotti da un altro pensiero, molto più importante.

Oggetti solidi. Il che includeva anche i vestiti.

Il pensiero che le venne in mente la rese più nervosa del dovuto. “Un secondo, riavvolgi il nastro.” Alzò le mani all’altezza del suo petto, i palmi rivolti verso di lui come ad enfatizzare le sue parole. Gli sorrise, sempre più nervosa per quel pensiero che le aveva sfiorato la mente e che ormai non riusciva più a scacciare, senza aver avuto prima una risposta. Si porto con nonchalance le mani al petto, intrecciando le dita come a formare una sorta di schermo protettivo, nella speranza che questo la aiutasse a coprire le sue curve. “Spiegami meglio il concetto del ‘posso vedere attraverso gli oggetti’.”

Notò come l’imbarazzo si fece largo sul viso di Clark, facendogli assumere quell’espressione che Lois riteneva adorabile e che ogni volta le azzerava la salivazione e le rendeva il respiro affannoso. “No, Lois… Devo concentrarmi.”

Lois si tranquillizzò, lasciando che le braccia cadessero ai lati del suo corpo.
In fondo sapeva che Clark non avrebbe mai approfittato dei suoi poteri, ma una parte di sé aveva preferito indagare. ‘Meglio prevenire che curare.’ Si disse.

Ancora una volta il pensiero di non aver notato nulla di strano in lui la colpì.
Si reputava una brava giornalista, una dal futuro che includeva un Pulitzer, eppure non era riuscita a captare una sola onda di stranezza in Clark.
Decise di renderlo partecipe di quei suoi pensieri. “Come ho fatto a non mettere tutti i pezzi insieme? Voglio dire, ho vissuto con te.” Ricordi di quel periodo le passarono velocemente uno dietro l’altro davanti agli occhi e più ci pensava, meno riusciva a ricordare qualcosa di strano in lui. “E ora lavoriamo fianco a fianco. Voglio dire, sono stata cieca per tutto questo tempo?” La frustrazione che provava in quel momento era evidente anche nel suo tono. Si sforzò nuovamente di trovare qualcosa di strano nei ricordi del giovane Clark Kent con cui aveva vissuto, ma niente.

Più si sforzava e meno riusciva a vedere qualcosa di strano in lui.
Il pensiero di qualche minuto prima le passò nuovamente per la mente.
Superpoteri o no, Clark le sembrava sempre il dolce, timido ragazzo di campagna che conosceva ormai da anni e questo in fondo la spaventava.
Certo, lui non era il primo infetto da meteoriti che conosceva, eppure c’era qualcosa di diverso in lui rispetto a tutti gli altri.

Si ricordò di un discorso che ebbero nel fienile dopo che AC l’aveva lasciata per girare il mondo in cerca di disastri ambientali da evitare.
Era distrutta ed era sicura che non avrebbe mai incontrato nessuno come lui, eppure Clark, con poche parole riuscì a tirarla un po’ su di morale.

“Lois, te lo prometto, un giorno troverai qualcun altro ancora più speciale.”

Sorrise nel ricordare quel momento. Le parole di Clark l’avevano aiutata ad andare avanti, a proseguire la ricerca di quella persona ancora più speciale che le aveva promesso avrebbe trovato.
E se c’è una cosa di cui era sicura, ora più che mai, era che Clark Kent sapeva mantenere le sue promesse.

Come se avesse intuito il suo stato d’animo, notò Clark fare qualche passo verso di lei, ritrovandoselo a pochi centimetri di distanza. Il suo dolce profumo iniziava ad avere la meglio sui suoi sensi e i suoi occhi blu che la guardavano in quel modo così dolce, stavano facendo crollare lentamente le sue difese. “L’importante è che tu lo sappia ora.” E il suo sorriso le fece capire quanto lui fosse veramente contento e sollevato che lei ora sapesse la verità su di lui. “E non c’è giornalista migliore di te per raccontare la mia storia.” Il dolce suono delle sue parole le riempirono le orecchie, facendole gonfiare il petto d’orgoglio. Per quanto lei stessa fosse convinta delle sue capacità, sapere che anche lui la pensava allo stesso modo, la rendeva felice. “Mi faresti questo onore?”

Gli sorrise e annuì. Certo che gliel’avrebbe fatto e non solo perché quell’articolo le avrebbe dato l’opportunità di farsi veramente un nome all’interno del mondo del giornalismo, ma perché lui ci teneva così tanto che fosse lei a farlo.
Dopo tutte le volte che l’aveva salvata da morte certa, questo era il minimo che potesse fare per lui.

“Consideralo fatto.” Prese un profondo respiro prima di continuare. “La prima pagina di domani racconterà la storia del supereroe Rosso e Blu infetto dai meteoriti.” Immaginò la prima pagina e il titolo più adatto per accompagnare quella storia magnifica. Avrebbe reso giustizia all’eroe che era Clark Kent e avrebbe scritto il suo pezzo migliore per ringraziarlo per tutto quello che aveva sempre fatto per la gente di Metropolis; per lei.

Si allontanò, incamminandosi verso la porta, ansiosa di sedere alla sua scrivania e iniziare velocemente la stesura del suo articolo, quando la voce di Clark la fermò. “A proposito dei meteoriti…” Si girò di scatto per guardarlo nuovamente in faccia e sentire cos’altro aveva da dirle. Un sorriso eccitato si fece nuovamente vivo sulle sue labbra e rimase in silenzio in attesa che lui riprendesse a parlare. “Dovremmo parlare del luogo da cui vengo.” Le sue parole la lasciarono a bocca aperta, senza sapere che dire o che pensare.

Gli occhi ancora sgranati per la sorpresa di quelle parole, Lois abbassò lo sguardo mentre una marea di pensieri le offuscavano la mente.
Clark non era di qui? Era un… Alieno?

Quel pensiero le sembrò così strano e impossibile allo stesso tempo. Era stata abituata a vedere di tutto negli anni passati a Smallville - ma un alieno? Di certo questo non se lo sarebbe aspettato.

Eppure, più lo osservava, più le sembrava così normale. Aveva sempre pensato agli alieni come degli esserini grigi con la testa grande e tre dita in ogni mano, ma Clark… Clark sembrava così… Umano.

Tornò con la memoria a quel discorso che lei e Martha ebbero nella cucina dei Kent prima di salire sul jet privato che Lionel Luthor aveva gentilmente prestato alla signora Kent.
Aveva appena terminato una relazione con un ragazzo che si era rivelato ovviamente un pazzo criminale; un assassino professionista che usava i suoi poteri da meteorite per eliminare le persone che gli venivano commissionate.

Le veniva estremamente facile aprirsi con la mamma di Clark, perché in fondo lei era la madre che le era mancata in tutti quegli anni.
Le aveva confessato il suo desiderio di trovare un ragazzo tranquillo, che la facesse sentire speciale, amata. Il suo Jonathan.
Eppure per quanto lo desiderasse, gli unici uomini che sembrava attrarre, erano quelli che volevano distruggere il mondo, conquistarlo.

Martha la rassicurò dicendole che era normale che a quell’età si andasse incontro a relazioni sbagliate e controproducenti, era successo anche a lei.
L’importante, era che lei tenesse gli occhi aperti quando il suo Jonathan si fosse fatto vivo.

L’unica cosa che spaventava Lois, era che quando se lo fosse trovato davanti, non l’avrebbe visto, che l’avrebbe ignorato.

E ora, in quel piccolo ripostiglio del Planet, Lois si trovava a pochi passi da Clark, lo stesso ragazzo che l’avrebbe dovuta spaventare a morte dopo la notizia delle sue vere origini e che invece non era cambiato di una virgola ai suoi occhi.

Nonostante le avesse appena confessato di essere un alieno venuto da chissà dove, lei continuava a vederlo come il migliore degli esseri umani che avesse mai avuto la fortuna di incontrare. Un perfetto esempio di lealtà, dolcezza e umanità fuori dal comune.

Improvvisamente un pensiero la colpì e sorrise dolcemente, sempre ipnotizzata dagli occhi blu che si trovava di fronte.
Capì che il vero motivo che la portava a vedere Clark nello stesso modo di sempre e non come uno strano fenomeno da baraccone da studiare, era uno e semplice.

Ripensò un’ultima volta al suo discorso con Martha di qualche anno prima.
In fondo il suo Jonathan era sempre stato di fronte ai suoi occhi, ma era stata sempre troppo distratta per notarlo.

Ma ora… ora tutto le sembrava così semplice.
Aveva negato a lungo a sé stessa la verità, ma ormai era andata troppo oltre per continuare a mentire.

Lo amava.

Alzò finalmente lo sguardo, incrociandolo con quello blu di Clark e semplicemente gli sorrise, come volesse fargli capire inconsciamente il grande segreto che aveva appena scoperto.

Lois Lane era innamorata di Clark Kent.



A/N: Allora... Spero sia valsa la pena di aspettare! ^^
In questi giorni di vacanza sono riuscita a scrivere il capitolo 10 che su carta risulta abbastanza lungo, spero sarà lo stesso anche su pc! XD
Mi sono fatta un piccolo schema per sapere come suddividere le restanti scene dell'episodio + alcune scene aggiunt da me e se tutto va come penso, dovrei riuscire a finire di scrivere i prossimi capitoli abbastanza in fretta, per poi cominciare a postare anche 2-3 volte a settimana, in modo da finire la storia prima del 25/9.

Ad ogni modo, per ora vi dò appuntamento a lunedì prossimo per il prossimo capitolo.

Grazie a chi legge e commenta :)
Adoro sapere cosa ne pensate! ^^

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Capitolo 7
*** One more thing ***


A/N: Più veloce della luce (o di Clark XD) ecco il capitolo della settimana, che penso non sarà l'unico, visto che per seguire la tabella di marcia che mi sono imposta, dovrò fare almeno due update alla settimana! Per cui, tornate intorno a giovedì che ci potrebbe già essere il capitolo 8 ad aspettarvi ;)
Se continuassi a mettere un solo nuovo capitolo alla settimana, il mio intento di pubblicare la storia per intero prima del 25, andrebbe a farsi benedire! XD
Mettendo due capitoli alla settimana, arriverei a pubblicare 14 capitoli in totale, che è uno in meno di quelli che ho già scritto.
Giusto per darvi una dritta, ora sto per scrivere la scena del "It's because you are special!" <3
Sto cercando di renderle giustizia meglio che posso e spero tanto che non vi deluderà!

Ora, passiamo alle risposte alle vostre recensioni!
@Cosmo: Ahahah, l'appuntamento del "monday night" è davvero stupendo! Ora ci sarà anche quello del thursday night ;)
E, non mi stanchero mai di dirlo, Grazie per i tuoi commenti sempre presenti!

@Cristina: Scusa l'attesa! :P Spero che il capitolo ti sia piaciuto abbastanza da farmi perdonare il fatto di averci messo così tanto per aggiornare! :P
E grazie per tutti i complimenti che mi fai! :)

Ora, è tempo di vedere come si conclude la scena, sempre che si concluda in questo capitolo... *muahahah* XD




Clark deglutì nervosamente, mentre la brunetta di fronte a lui gli dava le spalle, pronta a tornare alla sua scrivania per battere freneticamente le sue dita affusolate sulla tastiera e dare vita all’articolo che avrebbe cambiato radicalmente la sua carriera. ‘E la mia vita.’ Pensò Clark.

Era sorpreso dal modo in cui aveva preso la notizia che il suo partner di lavoro era dotato di poteri fuori dal normale e la verità era che, in cuor suo, aveva sempre saputo che Lois avrebbe reagito in quel modo.

In quegli anni vissuti a Smallville aveva imparato a conoscere tutte le strane cose che succedevano nei dintorni e trovarsi di fronte l’ennesima persona fuori dal comune, non le aveva fatto nessuno strano effetto.

Eppure Clark aveva visto una strana scintilla nel suo sguardo mentre processava quella notizia. Gli sembrava quasi che avesse iniziato a guardarlo in modo diverso e questo un po’ lo spaventava.
Ora che sapeva la verità su di lui, le cose tra loro sarebbero cambiate?

Mise le mani in tasca, prima di lanciarle l’ultima notizia bomba della giornata. “A proposito dei meteoriti…” Deglutì nuovamente prima di proseguire. “Dovremmo parlare del luogo da cui vengo.” Le sorrise timidamente, sentendo la paura crescere sempre più dentro di sé.

Notò un sorriso eccitato farsi spazio su quelle labbra che aveva baciato solo un giorno prima e sentì dei brividi farsi largo per tutto il corpo.

Rimase immobile a guardarla mentre analizzava i pro e i contro di quella nuova notizia.
Aveva quel suo tipico sguardo che le aveva visto più volte quando qualcosa le passava per la testa.
Avrebbe scambiato ogni suo singolo potere con quello della telepatia per scoprire anche solo metà dei pensieri che le stavano passando per la testa in quel momento.

Clark si trovò a respirare affannosamente, in attesa che Lois dicesse o facesse qualcosa. Ancora una volta l‘aveva lasciata senza parole, cosa che non accadeva spesso con lei.

Avrebbe voluto spiegarle subito tutto su Krypton, sul suo destino, sul suo passato, ma la sua bocca era dannatamente asciutta e ogni suo singolo muscolo sembrava fermo, immobile, quasi congelato in attesa che lei facesse la prima mossa.

E il fatto che lei ora evitasse di guardarlo negli occhi, non aiutava.

Ottimo, dandole quell’ultima notizia l’aveva persa per sempre. Ora non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi, ed era certo che prima che se ne fosse conto, Lois sarebbe scappata da quello stanzino con la scusa dell’articolo e nel giro di qualche giorno, magari qualche settimana, il loro rapporto si sarebbe fatto sempre più distaccato e sarebbero diventati noti al mondo semplicemente come due semplici giornalisti che scrivevano occasionalmente qualche storia insieme.

Niente più week-end passati a giocare a Guitar Hero alla fattoria; niente più battutine durante l’orario di lavoro; niente più giochi di sguardi e attimi di silenzio per studiare quello che l’altro provava veramente. ‘Niente più Lois e Clark.’ Pensò triste.

In fondo, dal matrimonio di Chloe e Jimmy le cose tra loro due erano andate via, via peggiorando e gli ultimi due giorni non avevano aiutato a migliorare la situazione.

Ultimamente con Lois si era fatto trascinare troppo dal suo istinto, mettendo in disparte quella parte di sé che pensava due volte prima di dire o fare qualcosa.
Averla vicino lo faceva sentire diverso, ma questa volta in un modo positivo.

Aveva vissuto ormai per circa 20 anni a contatto con gli umani, senza mai sentirsi veramente uno di loro, ma con Lois… Beh, con lei era tutto diverso.

Lavorando con lei al Planet, qualche volta desiderava essere solo un giornalista a caccia di una notizia insieme alla sua partner, invece di essere la notizia. Ma purtroppo nessuno poteva sconfiggere il proprio destino e, superpoteri o no, Clark l’avrebbe seguito, come avrebbe fatto chiunque altro.

Scosse la testa scrollandosi quei pensieri di dosso e tornando a concentrarsi sul presente e sulla ragazza di fronte a lui che ancora non aveva spiccicato parola.

Sfilò una mano dalla tasca, per poi tendere il braccio fino a toccarla, ma prima che potesse finire quel suo gesto, la vide alzare finalmente lo sguardo e incrociarlo col suo.

Il sorriso che vide sulle sue labbra gli fermò il cuore sentendo un calore che nessun sorriso gli aveva mai fatto sentire prima d’ora; sentì i suoi possenti polmoni restringersi improvvisamente e richiedergli con urgenza di riprendere a respirare il più in fretta possibile, sperimentando un bisogno disperato d’aria come mai gli era successo prima; il nodo alla gola che provava ogni volta che gli occhi verdi di Lois incrociavano i suoi, ora era quadruplicato a causa di quel sorriso che sembrava averlo ulteriormente paralizzato.

Si portò istintivamente una mano all’altezza del colletto della camicia per allentare i primi bottoni e permettergli di respirare, senza mai spostare i suoi occhi blu da quelli di Lois.

“Uhm, Lois…” Riuscì finalmente a dire, facendo uno sforzo enorme anche per un superuomo come lui. “Forse è meglio che tu ti sieda, così che ti possa raccontare il resto.” Indicò la sedia che qualche minuto prima lei aveva usato per salire sulla scrivania e fu contento di vederla seguire il suo consiglio.

Seguì i movimenti perfetti e sinuosi del suo corpo mentre camminava verso la sedia. I suoi capelli color cioccolato erano raccolti in una coda di cavallo e ondeggiavano ipnotici sulla sua schiena mentre raggiungeva la scrivania.
La vide spostare la sedia cosicché una volta seduta riuscisse a guardarlo in faccia, dopodiché si accomodò a pochi passi da lui, poggiando i gomiti sui braccioli della sedia e incrociando le dita affusolate di fronte a lei, all’altezza del mento.

Clark notò che quel sorriso di poco prima era ancora presente sulle labbra di Lois e notando un breve ma deciso movimento del suo capo, capì che quello era il via libera per iniziare la sua storia.

“Mai sentito parlare di un pianeta chiamato Krypton?”

****

Lois ascoltava rapita ogni singola parola che usciva dalla bocca di Clark.

Krypton, Jor-El, Kal-El, la Fortezza… Non avrebbe mai ricordato ogni singola parola che stava sentendo in quel momento, aveva dannatamente bisogno del suo taccuino. O di mettersi subito alla sua scrivania per mettere immediatamente tutto nero su bianco, prima che l’emozione per quella scoperta le facesse dimenticare tutto.

“Lois,” notò il tono preoccupato nella voce di Clark che le fece capire che aveva finito con le rivelazioni da prima pagina. “So che sono tante notizie tutte in una volta ma…”

Lois alzò una mano per fermarlo e allo stesso tempo si alzò dalla sedia, trovandosi a qualche passo da lui. “Non ti preoccupare Smallville,” Lois notò un sorriso sulle labbra di Clark nel sentirlo chiamare col suo nomignolo, “ci vuole ben altro per mandarmi KO.” Gli sorrise dolcemente.

La scoperta di qualche istante prima si fece nuovamente spazio tra i suoi pensieri.
La cosa che la preoccupava di più in quel momento non era che lui venisse da qualche strano pianeta in chissà quale galassia, o che lui potesse scoprire il colore della sua biancheria se solo avesse voluto.

No. La cosa che la terrorizzava di più in quel momento era che lui scoprisse quello che provava realmente per lui.

Lois era a conoscenza della soap opera che era la vita di Clark e aggiungere quel suo grande, inconfessabile segreto a tutto quello che stava succedendo nella sua vita, sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto.

Ovviamente, c’era anche il problema Lana.

Lois non avrebbe mai confessato a Clark i suoi sentimenti, soprattutto per colpa sua. Non avrebbe mai sopportato di vedere quello sguardo da cane bastonato che faceva sempre quando si sentiva in colpa, quando le avrebbe detto che non sarebbero potuti mai stare insieme perché il suo vero amore era Lana.

No, nemmeno una persona forte come lei avrebbe potuto sopportare una cosa del genere.
Per cui decise che avrebbe fatto quello che aveva sempre fatto meglio: nascondere i suoi sentimenti, sperando che passassero.

“Neanche un alieno riesce a mandare al tappeto Lois Lane.” La voce di Clark la riportò alla realtà, facendole mettere da parte i pensieri tristi che stava avendo.

Vedere quel sorriso a pochi passi da lei, le faceva più male di quanto non avrebbe mai ammesso. Doveva uscire da quella stanza e doveva farlo in fretta.

“Sembra di no, Smallville.” Gli rispose, dandogli un buffetto sulla spalla come faceva spesso.

Si allontanò da lui, contenta che quella conversazione fosse finita e che potesse iniziare finalmente ad annegare i suoi sentimenti nel lavoro, come faceva spesso.

Poggiò la mano sul pomello della porta, ma prima che potesse anche solo girarlo di qualche millimetro, la sua voce la fermò ancora una volta.

“Lois, c’è un’ultima cosa che penso di doverti dire.”

‘Ovviamente.’ Pensò. Più si vuole una cosa, meno la si ottiene. E ora tutto quello che lei voleva era evitarlo per il resto della giornata, cosicché avrebbe potuto evitare di affrontare i suoi sentimenti e concentrarsi solo sul lavoro. Ma ovviamente, niente andava mai come si voleva.

Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, poggiando brevemente sul fianco sinistro la stessa mano che qualche secondo prima stava sul pomello. Si girò a guardarlo, incrociando le braccia al petto, sperando che quest’ultima confessione durasse meno dell’ultima. Raccolse tutto il sarcasmo che la contraddistingueva. “Che c’è Smallville, hai dimenticato di dirmi che sai anche volare?”




A/N: Eheheh, cattiva fino all'osso, ovviamente ho scelto di continuare la scena un po' di più, lasciandovi immaginare cos'altro Clark abbia da dirle.
Allora, qualche idea? :P

Non scervellatevi troppo, GIOVEDI avrete la risposta! ;)

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Capitolo 8
*** No more lies ***


A/N: Ta-daaaa, sorpresaaaaa!!! XD
So che vi avevo detto che l'aggiornamento non ci sarebbe stato prima di giovedì, ma i capitoli cominciano a diventare davvero troppi e devo smaltirli velocemente. Oddio, sembra quasi che stia parlando di kg di troppo! XD
Cmq, spero la cosa non vi dispiaccia e se oggi non entrerete a controllare, vorrà dire che domani troverete la sorpresina! :P

Passiamo velocemente alle risposte delle recensioni:

@ Cosmo: No, no, no, Cosmo, non si dice mai finalmente è Lunedì!!! XD E' sbagliato!! XD Vedila positiva, ora potrai pensarlo per tutti i giorni della settimana, senza fare discriminazioni, visto che metterò i capitoli un giorno sì e uno no XD
E tranquilla, adoro i tuoi vaneggi nelle recensioni! Continua pure a vaneggiare tranquilla, che qui nessuno ti giudica pazza!! :P
Grazie ancora e spero che questo capitolo ti piaccia ;)

@ Leti: Oh Leti!! Io pensavo leggessi abusivamente XD e invece sei iscritta anche tu!
Mi ha fatto tanto piacere leggere la tua recensione, perché anche se mi avevi già riempita di complimenti l'ultima volta che siam sentite, mi fa stra piacere sapere cosa ne pensa una Clois fan scatenata come te! :P *spera che Leti continui a commentare ogni capitolo*
Sono contenta la frase finale dell'ultimo capitolo ti sia piaciuta, vedremo se sarà lo stesso anche con questa, uhuhuh... XD
Ma dimmi... (Mi prendo un secondo per farci i fatti nostri XD) La tua storia? *guarda Leti con i suoi puppy dog eyes sperando di ricevere buone notizie*
Devo entrare su msn per dirti di muoverti XD oppure sei già a buon punto? *_*
Cmq, grazie anche a te per quello che mi hai detto, non hai idea di quanto sia felice di sapere che la storia ti sta piacendo!!

E ora, senza ulteriori indugi...
Quella che state per leggere, è la parte conclusiva della scena dello sgabuzzino. Non vi anticipo nulla però! :P
Buona lettura! :)




“Che c’è Smallville, hai dimenticato di dirmi che sai anche volare?”

Clark sorrise nel sentirle fare quella domanda e, quasi ad imitarla, incrociò a sua volta le braccia al petto, lasciando che una risata sincera prendesse vita e riempisse lo stanzino in cui si trovavano.

“Cosa c’è di tanto divertente?” Vide Lois corrugare la fronte confusa da quella sua reazione e non poté evitare di continuare a ridere.
Se solo avesse saputo che quello che gli aveva appena chiesto era in realtà una delle cose che avrebbe dovuto saper fare, ma che non sembrava voler imparare, Clark era sicuro che Lois l’avrebbe preso in giro a vita.

“Ah, ho capito, umorismo Kryptoniano.” Clark sorrise scuotendo leggermente la testa divertito da quella sua battuta. “Allora Clark, qual è questa notizia? Il mondo del giornalismo non aspetta.” Notò nel suo tono la fretta che aveva di scrivere il suo articolo, per cui decise di non farle perdere tempo e di sputare subito il rospo.

“A dire il vero Lois, questo preferirei non lo scrivessi nell’articolo.” Le sorrise prima di abbassare lo sguardo, imbarazzato alla sola idea che il mondo sapesse quello che provava per lei.

La vide strizzare leggermente gli occhi e portare le mani ai fianchi, un sorriso malizioso farsi spazio sulle sue labbra. “Bene, bene. Mi vuoi dire che perfino la Macchia Rossa e Blu ha dei segreti inconfessabili?” Clark arrossì immediatamente e si concentrò su uno degli scaffali di fianco a lui, pur di non incrociare lo sguardo divertito di Lois. Sapeva che si stava godendo quella situazione e che viveva per metterlo in imbarazzo. E doveva ammettere che adorava il modo in cui lei riusciva a farlo sentire. Così vulnerabile, così… Umano.

“Uhm, Lois.” Si girò a guardarla e la vide sempre sorridente, in attesa di sapere quale fosse questa grande, ultima cosa di cui doveva parlarle. “Mi riferivo al bacio di ieri.” E nello stesso istante in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca, Clark notò il sorriso sparire dalle labbra di Lois, lasciando spazio ad una chiara espressione imbarazzata. Sorrise nel notare che anche lui, quando voleva, riusciva a far sentire vulnerabile la grande Lois Lane.

****

Nel sentirlo nominare quello che ormai aveva deciso di chiamare ‘il piccolo inconveniente’, una piccola speranza si fece largo in lei, ma cercò subito di cacciarla via. Sapeva bene che Clark aveva agito di impulso – anche se conoscendolo, non si spiegava come quello fosse stato possibile – ma soprattutto, sapeva con certezza che era ancora pazzo di Lana e che la cosa non sarebbe cambiata nel giro di 24 ore.

Si morse il labbro inferiore mentre una marea di pensieri, ovviamente tutti diretti a Clark e Lana, le annebbiavano la mente. Ormai conosceva entrambi da 5 anni e sapeva che una storia d’amore come quella tra loro due sarebbe durata per sempre.

Era stata la spalla su cui Clark aveva pianto quando era rimasto solo ed era stata testimone della speranza che aveva visto illuminargli gli occhi quando aveva rivisto Lana al matrimonio di sua cugina.

In più, Chloe le aveva spiegato vagamente come stava la situazione durante una delle loro tante telefonate, e le era sembrato di capire che Lana avesse dovuto lasciare Smallville – sia la città, che Clark - non perché voleva, ma perché doveva.

Ovviamente nel racconto di Chloe c’erano tanti buchi lasciati in bianco e Lois era sicura che la cugina l’avesse fatto di proposito per non farla soffrire ulteriormente.

Ad ogni modo, Lois era consapevole del fatto che Clark si fosse separato da Lana non perché aveva lei in testa, ma per qualche altro motivo che Lois non riusciva a trovare.

Non c’era nessun motivo per cui una persona sana di mente avrebbe voluto iniziare un discorso del genere con lui. Sapeva come stavano le cose e non aveva intenzione di sentirsi dire che lei non era allo stesso livello di Lana.

‘Datti una mossa Lane!’ Pensò, quasi con lo stesso tono dei tantissimi comandi che suo padre aveva spesso usato con lei quando era piccola.

Deglutì a fatica mentre dei veloci flash della giornata precedente presero il posto di tutti quei pensieri su come comportarsi nei suoi confronti.
Avrebbe barattato qualsiasi cosa pur di sapere che quel bacio aveva significato qualcosa per lui, che non era stato solo un gesto impulsivo dovuto all’abbandono di Lana e al fatto che avesse dimenticato di andare a prenderla all’aeroporto, ma era anche consapevole che qualunque cosa le avesse detto, non sarebbe stata mai abbastanza per convincerla.

“Senti Clark…” Raccolse le poche parole di senso compiuto che le vennero in mente e cercò di finire subito quel discorso. Sfortunatamente, Clark non aveva intenzione di dargliela vinta.

Non mi sono pentito di quel bacio, Lois.” Nel sentire le parole di Clark, si dimenticò di respirare per qualche secondo, e incapace di controbattere o di interromperlo, fece l’unica cosa che le riuscì in quel momento: stare zitta ed immobile ad ascoltarlo. “Quel bacio…”

“Quel bacio è stato un errore.” Disse ancor prima che Clark potesse continuare la sua frase. Vide una strana espressione quasi ferita nei suoi lineamenti, ma decise di continuare prima di essere sopraffatta da quegli inutili sentimenti che sembravano quasi avere la meglio su di lei. “Insomma Smallville, chi ti può biasimare per aver voluto provare?” Sorrise indicandosi da testa a piedi, come a sottolineare che una come lei facesse girare la testa ad ogni uomo.

Sperava che la carta dell’ironia rendesse le cose meno imbarazzanti e che portassero il discorso ad una fine immediata. “Ma tra noi è tutto apposto, sul serio Smallville.” Ovviamente quella era una bugia, ma chi era lei per far sapere a Clark che se la situazione fosse stata leggermente diversa, gli avrebbe donato il suo cuore senza pensarci per un secondo? “Facciamo finta che niente sia successo e amici come prima.” Gli sorrise porgendogli la mano, come se una stretta di mano potesse cancellare tutto e sancire un nuovo inizio per loro due.

***

Finalmente Clark aveva trovato il coraggio di parlare di quel bacio e di tutto quello che aveva significato per lui.

La cosa lo rendeva ancora più nervoso del dirle la verità sui suoi poteri e sul suo pianeta di origine.
Dopotutto, era stata abituata a vedere ogni tipo di potere negli anni che aveva passato a Smallville, ma questo… Questo era diverso.

Clark sapeva che in fondo Lois era certa che lui potesse amare solo Lana. La verità era che anche lui fino a qualche mese prima ne era convinto.
Se qualche anno prima qualcuno gli avesse chiesto chi avrebbe visto al suo fianco tra 5 anni, avrebbe risposto senza alcun dubbio Lana Lang.

Ma ora… Ora tutto sembrava diverso e il futuro non gli sembrava più sicuro come un tempo.
Cosa avrebbe fatto e chi ci sarebbe stato al suo fianco era ancora un’incognita, anche se una piccola idea ce l’aveva.

In quei mesi aveva imparato ad amare il suo lavoro al Planet e riusciva a vedersi seduto di fronte a quella scrivania a scrivere articoli per il resto della sua vita. Reporter di giorno e supereroe di notte.

Ovviamente, il tutto era reso ancora più eccitante e straordinario dalla persona che sedeva di fronte a lui.
Lois riusciva a rendere tutto un po’ più interessante e Clark sperava di cuore che le cose sarebbero rimaste così per sempre.

Non mi sono pentito di quel bacio, Lois.” Aspettò una sua reazione a quelle parole, prima di proseguire. “Quel bacio…” Cercò di spiegarle quello che aveva provato quando aveva sentito il suo sapore sulle sue labbra, ma ogni parola che gli veniva in mente era riduttiva. Non avevano ancora inventato un aggettivo adatto alle sensazioni che Lois gli faceva provare.

Rimanendo in silenzio per qualche secondo, sentì Lois prendere la parola, interrompendolo.

“Quel bacio è stato un errore.”

Clark spalancò gli occhi sorpreso. Le parole di Lois erano inaspettate e gli fecero più male di quanto avrebbe mai immaginato. Serrò la mascella nervoso, pensando a qualcosa da dire per fermarla, per evitarsi una punizione del genere. Non voleva sentirle dire che avrebbero dovuto dimenticare tutto, che erano solo amici e che tra loro non c’era niente di speciale. Clark ne aveva abbastanza di mentire.

“Insomma Smallville, chi ti può biasimare per aver voluto provare?” La vide sorridere, indicandosi da testa a piedi, come a sottolineare che una come lei facesse girare la testa ad ogni uomo. Non aveva idea di quanto avesse ragione.

Più e più volte Clark si era ritrovato a fissarla, sperando che lei non lo beccasse ed era certo che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato. Cosa Lois avesse di così magnetico che riuscisse ad attirarlo ed ipnotizzarlo in quel modo, Clark non se lo riusciva a spiegare. Era un insieme di tante piccole cose alle quali non riusciva a dare un nome. Eppure ormai aveva perso il conto delle volte in cui si era perso nei suoi occhi e in cuor suo sperava di farlo per sempre.

“Ma tra noi è tutto apposto, sul serio Smallville.” Clark sperava che quella fosse una bugia, che Lois stesse facendo di tutto per finire quel discorso il più in fretta possibile. Questa volta era deciso a non dargliela vinta in quel modo. Questa volta avevano bisogno di decidere seriamente cosa ne sarebbe stato di loro. “Facciamo finta che niente sia successo e amici come prima.” Vide la mano di Lois tendersi verso di lui, invitandolo a stringergliela, come a firmare un accordo invisibile a rimanere semplici amici.

Era consapevole che quella era l’ultima cosa che entrambi volevano – o almeno l’ultima che voleva lui - e che Lois stesse recitando la parte della ragazza forte. Ormai la conosceva abbastanza da capirlo.
Se avessero continuato a mentirsi in quel modo, la situazione tra loro non sarebbe mai cambiata e avrebbe finito col passare il resto della sua vita a chiedersi come sarebbe stato se…

Aveva bisogno di farle sapere come stavano realmente le cose. Il tempo di recitare la parte del timido, impacciato ragazzo di campagna era finito ormai. Il mondo aveva bisogno di un uomo. Lui aveva bisogno di essere un uomo.

‘Cosa mi fa pensare che anche lei provi quello che provo io?’ Un piccolo dubbio si insinuò nella sua mente, facendolo desistere leggermente.
In fondo chi gli dava la sicurezza che le parole di Lois facessero solo parte della sua corazza e non che le pensasse veramente? Dopotutto non è che lei avesse mai provato a fargli capire i suoi veri sentimenti.

Ma più ci pensava, più vari ricordi fecero a spallate nella sua mente.

La sua confessione nella cantina del gioielliere – ‘anche se mi ha confessato di essersi sfilata il sensore mentre nessuno guardava.’ Pensò. – il modo in cui aveva reagito quando lo aveva sorpreso con Maxima, gli sguardi che si lanciavano mentre sedevano l’uno di fronte all’altro e, soprattutto, il ballo al matrimonio di Chloe e Jimmy e il quasi bacio che c’era stato tra loro. Era consapevole di come era finito quel ballo, ma era anche consapevole che entrambi si erano mossi leggermente l’uno verso l’altro per perdersi l’uno nelle labbra dell’altro.

Se voleva una prova di quello che Lois sentiva per lui, l’aveva trovata.

Nuovamente incoraggiato da quel pensiero, fece qualche passo verso di lei, ignorando la sua mano. Non aveva intenzione di stringere quello stupido accordo con lei.

La vide ritirare la mano ed indietreggiare leggermente, finché non si dovette bloccare, ritrovandosi con la schiena contro la porta. “Lois.” Disse, camminando lentamente verso di lei, lasciandole il tempo di scappare, se solo avesse voluto. “Quel bacio era vero.” La guardò negli occhi, quasi a farle capire che ogni singola parola era la pura e semplice verità. Vide i suoi occhi verdi squadrarlo velocemente, quasi non credesse a quello che aveva appena sentito, e sentì il suo respiro farsi un po’ più affannoso man mano che lui le si avvicinava. Ormai era a pochi centimetri da lei e aveva poggiato le sue mani sul muro accanto ad entrambi i lati del suo corpo, all’altezza del suo viso. Se anche avesse voluto, Lois non sarebbe riuscita a scappare da quel gioco di sguardi che Clark le aveva quasi imposto. I suoi occhi blu la osservavano curiosi, in attesa che facesse una mossa.

Quando la vide abbassare lo sguardo imbarazzata, Clark capì che forse aveva esagerato e fece qualche passo indietro, rendendosi conto che lo slancio di coraggio che aveva avuto forse aveva solo peggiorato le cose. Si mise le mani in tasca, un gesto che faceva sempre quando era nervoso, e attese una qualche reazione di Lois.
Prima che potesse pensare di rimangiarsi quello che aveva detto, vide il viso di Lois muoversi leggermente, un sorriso dipingersi sulle sue labbra.

La vide incrociare le braccia al petto e mordendosi leggermente il labbro inferiore, la sentì finalmente parlare. “Sembra che il nostro articolo possa aspettare.”

E nel sentirle usare la parola ‘nostro’ riferita al suo articolo, il suo stomaco si contorse per qualche secondo. Non si sarebbe mai aspettato di sentire le parole 'nostro' e 'articolo' in una stessa frase pronunciata da Lois Lane. Sapeva quanto lei tenesse a marcare il fatto che lei scriveva i suoi articoli da sola, senza l’aiuto di nessuno, eppure… Eppure ancora una volta l’aveva sorpreso.

“Che ne dici di un caffè, Smallville?” Gli sorrise e riprese a mordicchiarsi il labbro inferiore, in attesa di una sua risposta.
Quel suo piccolo gesto – mordicchiarsi il labbro - riusciva a colpirlo ogni volta, a distrarlo da ogni singolo pensiero che gli ronzava in mente, costringendolo a concentrarsi solo su di lei e sulla sua abilità di rendere un gesto così semplice, così provocante. Come riuscisse a farlo, era ancora un mistero. ‘Ma dopotutto è di Lois Lane che stiamo parlando.’ Si disse.

Rendendosi conto che non le aveva ancora risposto, pensò all’unica cosa da dire: sì.
Ma più cercava di parlare, meno ci riusciva, ancora ipnotizzato dalla ragazza di fronte a lui che riusciva a rendere sexy anche il gesto più semplice del mondo.

Si limitò a sfoggiare il suo sorriso più luminoso e ad annuire imbarazzato, senza mai distogliere i suoi occhi blu da quelli verdi di lei.

Un sorriso altrettanto splendido sulle labbra di Lois, gli fece capire che aveva capito quale fosse la risposta alla sua domanda.

***

Rimase per qualche secondo con la mano tesa verso Clark, in attesa che lui la stringesse e quella tortura finisse.
Non era il caso di affrontare tutto quello che era successo proprio in quel momento. Avevano tantissimo tempo per farlo.
Sperava che Clark lo capisse e che le lasciasse iniziare quell’articolo che ormai sembrava quasi una chimera, tanto era stato rimandato.

Lo vide cambiare espressione più e più volte, mentre chissà che cosa gli passava per la mente. Si sentiva una stupida a rimanere con la mano tesa in quel modo, mentre lui sembrava essere nel mondo dei sogni.

Lo avrebbe risvegliato da quella trance, gli avrebbe detto che sarebbe andata a sedersi alla sua scrivania per iniziare l’articolo e lui non avrebbe potuto fare nulla per fermarla.

Improvvisamente lo vide venirle incontro, costringendola a ritirare la mano e ad indietreggiare fino a ritrovarsi con le spalle contro la porta.

‘Nulla a parte questo.’ Pensò, riferendosi a quello che aveva pensato qualche secondo prima.

“Lois.” Sentire la sua voce calda pronunciare il suo nome in quel modo, la fece sciogliere. Si guardò leggermente intorno per cercare qualche via d’uscita a quella situazione, ma non ne vide alcuna. In quello stesso istante, notò Clark avvicinarsi sempre un po’ più a lei, diminuendo sempre di più la distanza tra i loro corpi.

Per quanto quella situazione fosse imbarazzante, Lois fu costretta ad ammettere a sé stessa che si era ritrovata ad immaginare una scena del genere tra loro più e più volte.
Uno stanzino, lei con le spalle al muro e Clark che le veniva incontro con occhi affamati.

“Quel bacio era vero.” Le sue parole la riportarono alla realtà e si sarebbe voluta schiaffeggiare per essersi lasciata andare a certe fantasie.
Certo, non che le parole di Clark avessero calmato i suoi bollenti spiriti, ma almeno le avevano evitato di continuare a pensare a quella sua fantasia.

Doveva pensare ad un modo per uscire da quella situazione e doveva farlo in fretta, prima che si ritrovasse a fare qualcosa di cui poi si sarebbe pentita.

Sentì i suoi occhi blu su di lei e non poté evitare di ricambiare quello sguardo, attratta come da una calamita che non esauriva mai il suo magnetismo.
Nello stesso istante in cui incrociò il suo sguardo, notò come gli occhi di Clark emanassero una sincerità che raramente si era permesso il lusso di mostrare quando si parlava di sentimenti.
Lasciò che i suoi occhi verdi lo squadrassero velocemente, come a cercare una qualsiasi traccia di una bugia, ma quando non ne trovò alcuna, fu costretta ad abbassare lo sguardo imbarazzata. Certo, anche ritrovarselo così vicino e così deciso a non lasciarla andare avevano contribuito.

Possibile che Clark Kent provasse veramente dei sentimenti così forti nei suoi confronti?

Nelle settimane passate a Star City aveva scritto più volte un discorso da fargli per riportare la situazione alla normalità tra loro. Se non poteva averlo come voleva, si sarebbe accontentata di averlo come amico, anche se la cosa le faceva male da morire.

In quelle quattro lunghissime, interminabili settimane che avevano passato lontani, si era resa conto che non era ancora pronta a rinunciare completamente a lui. Dopo 5 anni passati al suo fianco come amica e spalla su cui piangere, aveva capito che ormai era diventato una parte importante di lei e della sua vita.

Se era Lana quella che voleva, lei si sarebbe fatta da parte pur di vederlo sorridere e saperlo felice.

Lois alzò lo sguardo e notò che Clark si era allontanato da lei di qualche passo e aveva messo le mani in tasca come faceva sempre quando era nervoso o quando pensava di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato.

Per impedirgli anche solo di pensare di aver fatto un errore ad aprirsi in quel modo, Lois lasciò che il sorriso che aveva tenuto rinchiuso a lungo, si fece spazio sulle sue labbra, sperando che Clark capisse quanto le sue parole l’avessero colpita.

Incrociò le braccia al petto senza mai staccare la schiena dalla porta alla quale era appoggiata e iniziò a mordicchiarsi il labbro. “Sembra che il nostro articolo possa aspettare.” Sorrise nel notare un’espressione sorpresa nel volto di Clark, non appena sentì le parole ‘nostro articolo’ pronunciate da lei.
In effetti anche lei si sorprese che quelle parole fossero uscite proprio dalla sua bocca. Dopotutto lei era la grande reporter che se la cavava sempre senza l’aiuto di nessuno, ma questa volta era consapevole che il merito per quell’articolo, era interamente di Clark.
 
Certo, non l’avrebbe mai ammesso a voce alta e di sicuro ci avrebbe messo del suo per renderlo perfetto, ma Clark era la vera notizia, lei era solo la ragazza che lo avrebbe reso una notizia da prima pagina.

“Che ne dici di un caffè, Smallville?” Prima che potesse rendersene conto, quelle parole lasciarono la sua bocca. Riprese a mordicchiarsi il labbro inferiore, questa volta nervosa in attesa di una sua risposta.

Vedendo che stava in silenzio, si rese conto che forse aveva esagerato, che in effetti Clark avesse solo voluto farle sapere che il bacio era sincero e basta.

Prima che si potesse dare della stupida per quell’offerta – ‘che non è assolutamente un appuntamento.’ Si disse – Clark si limitò ad annuire in silenzio, sorridendole in quel modo stupendo che solo lui riusciva a fare, rendendo le sue ginocchia un po’ più instabili e facendole ringraziare la porta alle sue spalle che sosteneva il peso del suo corpo.

Senza riuscire a spiccicare parola, ipnotizzata da quegli occhi blu che sembravano non volerne sapere di guardare altrove se non nei suoi occhi verdi, un sorriso altrettanto splendido fece capolino sulle sue labbra.

Avrebbero preso un caffè insieme.

Decise di tornare coi piedi per terra, di non lasciarsi andare del tutto all’eccitazione che le invadeva ogni singola cellula del suo corpo. Dopotutto, era solo un caffè tra amici che avevano bisogno di chiarirsi, no? La situazione tra loro non sarebbe cambiata per nessun motivo.

Avrebbero chiarito ogni malinteso, si sarebbero detti quello che dovevano dirsi e sarebbero tornati amici come prima. Non c’era assolutamente niente di male in tutto questo.

‘Sì certo, continua pure a ripetertelo.’ Si disse.





A/N: Bene e anche questa è andata! XD
Anche il prossimo capitolo che leggerete VENERDì (o almeno che io metterò quel giorno XD) sarà una scena tagliata... Curiosi di sapere cosa sarà? Beh, in quel caso ci rivedremo VENERDì :)

Ciao a tutti e come sempre: GRAZIE! :)

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Capitolo 9
*** Coffee ***


A/N: Eccomi, eccomi! Puntuale come un orologio svizzero, Venerdì è arrivato, insieme al nuovo capitolo della storia! :)
Come sempre, mi prendo qualche riguzza per rispondere ai vostri commenti! :D

@ Cosmo: Oddio, ma mi spii?!?! XD
Sei riuscita a trovare il nuovo capitolo anche se l'avevo postato un giorno prima! Lois sarebbe fiera delle tue doti investigative! *.*
Wow, addirittura l'ultimo capitolo era tra i tuoi preferiti? Bello, son contenta! :D
Speriamo che anche questo entri in top 10 ;)

@ Leti: Grazie, grazie, grazie! Come avrai scoperto, parlavo di venerdì oggi, non della settimana prossima XD
Ho bisogno di postare in fretta se voglio rispettare la mia scadenza ;) *si sente molto Lois alle prese con un articolo*  *.* XD
Ma O_o posti qui pure la TomErica?! O.o
Di sicuro mi leggerò con calma quella che ho appena visto che hai postato :D

E poi... visto che ho notato che la storia ha qualche fan XD vorrei ringraziare: AlterSiby, Enya, SARAHPOXY, ShikamaruxIno per aver messo la storia tra le loro preferite e aggiungo anche Akira_chan che ce l'ha tra le seguite! :D
Ovviamente spero che anche voi stia piacendo la storia! :)

Ok, basta cianciare XD ecco il capitolo!





Lois sedeva al tavolino del suo bar preferito, guardando Clark in piedi al bancone a pochi passi da lei che la raggiungeva con due tazze di caffè fumante.

Sapeva che non sarebbe potuta scappare a quell’invito che lei stessa aveva avuto la brillante idea di proporre.
La verità era che, ripensandoci, si era stancata di scappare.

Aveva un disperato bisogno di risposte, anche se queste l’avrebbero potuta distruggere in mille pezzi e se questo fosse successo, si sarebbe rifugiata in casa col suo adorato gelato Rocky Road, avrebbe pianto per una settimana massimo senza che nessuno ne sapesse nulla e poi avrebbe cercato di rimettere apposto i pezzi della sua vita ed andare avanti come se niente fosse successo. ‘Più facile a dirsi che a farsi.’ Pensò mentre osservava Clark sedersi di fronte a lei e poggiare sul tavolino le due tazze che teneva in mano.

Osservandolo, si rese conto che una domanda la annoiava senza sosta dal primo istante in cui le aveva detto la verità. ‘Perché tra tutti, proprio Clark?’

“Doppio espresso, come piace a te.” Sorrise nel notare quanto Clark ormai la conoscesse così bene.

“Però Smallville, allora hai veramente imparato qualcosa in questi mesi al Planet!” Vide Clark sorridere a sua volta, prima di prendere un sorso del suo caffè.

Come Lois aveva immaginato, subito scese un silenzio imbarazzante tra loro e si ritrovò a fissare il fumo che usciva dalla sua tazza di caffè, sperando che uno dei due parlasse di qualcosa il più in fretta possibile.

Odiava i silenzi imbarazzanti.

In particolare questo, perché faceva sì che quella domanda che l’annoiava, si facesse prepotentemente spazio nella sua mente. ‘Perché tra tutti, proprio Clark?’

Alzò lo sguardo leggermente, sperando che Clark non la notasse e fu sorpresa di vederlo fissare la sua tazza di caffè e corrugare la fronte, quasi si stesse sforzando di trovare un qualche modo per iniziare a parlare del vero motivo che li aveva portati a sedersi a quel tavolino.

In quel momento lo trovò adorabile e avrebbe tanto voluto allungare una mano per accarezzargli la guancia, dirgli che non c’era nessun problema tra loro, che se l’avessero voluto, le cose tra loro sarebbero andate alla grande.
Poi, ovviamente senza preavviso, tutti i pensieri negativi che aveva su un loro possibile futuro insieme, fecero a spallate per rovinare quel momento.

La domanda a cui stava sfuggendo, le ronzò nuovamente in testa. ‘Perché tra tutti, proprio Clark?’
Pensò di ignorarla ancora una volta.

Decidendo che quel silenzio imbarazzante era durato anche troppo e che le aveva causato anche fin troppi pensieri, pensò che fosse giunto il momento che uno dei due rompesse il ghiaccio e, ovviamente, quel qualcuno sarebbe stata lei. “Non riesco a credere che questo sarà l’ultimo caffè che riusciremo a prendere insieme.” Riprese a fissare il fumo che usciva lentamente dalla sua tazza, giocando a tracciare distrattamente i contorni del disegno che c’era sopra. “Mi mancherà.” Aggiunse, consapevole che le sarebbe mancato da morire.

“Neanche scritto l’articolo e già dimentichi i colleghi ai piani inferiori?” Sentì il suo tono leggero ed era sicura che avesse frainteso le sue parole. “Un po’ presuntuosa Lane, non trovi?” Aggiunse con quel suo sorriso che come sempre aveva lo strano potere di sciogliere ogni singola parte di lei.

‘Perché tra tutti, proprio Clark?’

Alzò lo sguardo per incrociarlo con quei suoi occhi blu che sotto il cielo plumbeo sembravano ancora più luminosi. “Mi prendi in giro, Smallville?” Disse stupita di quanto una persona con tutti quei poteri, potesse essere così cieca da non capire quello che stava succedendo realmente o quello che lei intendesse dire. “Una volta che l’articolo sarà pubblicato, diventerai ufficialmente l’eroe di tutti.” Vide Clark corrugare nuovamente la fronte, confuso. Si trovò costretta a continuare la sua frase, mostrando una delle sue debolezze, una delle sue paure. Perderlo. “Sempre troppo impegnato a salvare il mondo per ricordarsi dei vecchi amici.” Sorrise cercando di non fargli capire quanto quella prospettiva la distruggesse. Abbassò nuovamente lo sguardo e prese a girare distrattamente il caffè col cucchiaino.

‘Perché tra tutti, proprio Clark?’

Ovviamente quell’articolo avrebbe cambiato la vita ad entrambi. Sì, forse lei avrebbe guadagnato un ufficio ai piani alti di fianco a quello del direttore, ma che senso aveva realizzare il suo sogno se Clark Kent non ne avrebbe fatto più parte?

E lui… beh, lui sarebbe uscito allo scoperto ed era sicura che la cosa lo terrorizzasse.
Vivere per tutti quegli anni con quel segreto non era stata una cosa facile, ma uscire allo scoperto in quel modo, far sapere al mondo che c’è una vita al di fuori della Terra. Di sicuro non era facile, ‘soprattutto l’idea di essere visti come un ET formato gigante.’ Pensò tra sé.

“Lois,” alzò lo sguardo di scatto sentendosi chiamare per nome, “io per te ci sarò sempre.” E prima che potesse essere colpita da quelle parole, la sensazione che la mano di Clark sulla sua le fece provare, la spiazzò completamente, facendole dimenticare ogni singolo pensiero che stava avendo in quel momento.

‘Perché tra tutti, proprio Clark?’  Si chiese nuovamente, mentre tanti piccole scariche elettriche passavano dalla mano di Clark ad ogni singolo centimetro del suo corpo.

Si perse nuovamente in quegli occhi che non lasciavano mai il suo viso e non ci vide un minimo di esitazione, un minimo di paura mentre pronunciava quelle parole.
Non aveva mai visto Clark così sicuro di sé, soprattutto quando si parlava di sentimenti, ‘perché diciamocelo, sarà anche l’uomo più forte del mondo, ma quando si tratta di mettere in chiaro quello che si prova, tutti i suoi poteri sembrano inutili.’ Si disse tra sé.

In quel momento avrebbe voluto rispondergli qualcosa, dirgli che apprezzava le sue parole - che sapeva con certezza che lui ci sarebbe stato sempre per lei, cosi come lei ci sarebbe sempre stata per lui, ma il poco ossigeno che le arrivava al cervello in quel momento le impediva di mettere insieme una frase di senso compiuto.

Sentire la sua mano sulla sua le aveva fatto scordare di respirare, troppo impegnata nell’avere miliardi di pensieri su di lui, su di loro, su quello che avrebbe dovuto dire o fare in quel momento.

‘Su Lane, non è difficile. Respira dal naso, espira dalla bocca.’ Si disse rassicurante, sperando che questo la aiutasse a calmare il tamburo che ormai da qualche secondo aveva preso a battere frenetico dentro di lei.
Tutto sembrava inutile però, perché le pulsazioni del suo cuore non accennavano a smettere ed avere quello sguardo da cucciolo che la fissava senza mai concentrarsi su nient’altro, non aiutava di certo.

Decise che negare l’evidenza avrebbe aiutato.
Iniziò a ripetersi che quelle parole erano quelle di un amico e che di sicuro le aveva ripetute ad ogni singola persona – ‘il che includeva una lista infinita.’ Pensò con una punta di gelosia ed irritazione – a cui aveva detto il suo segreto prima di lei.

Era ovvio che lui ci sarebbe stato sempre, era la Macchia ed era suo dovere aiutare gli altri. Fine della discussione, nessun secondo fine, nessun sentimento nascosto.

Certo, quello sguardo però sembrava quasi farle capire il contrario…

‘Oh, per l’amor del cielo, Lois!’ Si disse. ‘Il tempo delle favole è finito, siamo nel mondo reale!’ Si disse con quel tono autoritario che si era sentita rivolgere dal Generale più e più volte.

‘Perché tra tutti, proprio Clark?’

“Lois.” La sua voce bassa e calda la riportò alla realtà, spazzando via nuovamente ogni suo pensiero.

Era stata davvero in silenzio per tutto questo tempo? ‘Chissà cosa avrà pensato, che idea si sarà fatto!’ In quel momento, se solo avesse potuto, si sarebbe auto schiaffeggiata per essere rimasta in silenzio. ‘Ottimo Lane, veramente perfetto!’ Deglutì, in attesa che Clark dicesse qualcosa, anche se sapeva che toccava a lei parlare.

Ma prima che potesse aprire bocca per dirgli qualcosa, qualunque cosa, Clark proseguì la sua frase. “Onestamente non so cosa tu abbia pensato di me dopo quel bacio, Lois.” Deglutì nel ricordare le sue braccia intorno alla sua vita e le sue labbra sulle sue, in quel bacio sotto la pioggia. “Ma sappi che è una cosa di cui non mi pentirò mai.” Vide nuovamente quel sorriso che solo lui riusciva a fare e sentì il battito del suo cuore accelerare un po’ di più il suo rimo. “E lo rifarei ogni singola volta, se solo si presentasse l’occasione.” Sentì la presa sulla sua mano farsi un po’ più forte e ringraziò la sedia su cui era seduta per evitarle di cadere, cosa che sarebbe successa se fosse stata in piedi in quel momento.

I suoi occhi verdi sembravano essere stati creati solo per perdersi in quelli blu che si trovava davanti, perché più cercava di guardare altrove, di cercare qualcosa di altrettanto interessante da osservare, e più si ritrovava immersa in quello sguardo che le sembrava sempre più magnetico.

Le aveva appena detto che l’avrebbe baciata nuovamente se solo avesse potuto.

Aveva mille domande in testa in quel momento – una delle quali era ‘da quando in qua Clark Kent è così sicuro di sé?’ – ma nessuna sembrava voler uscire dalla sua bocca.

E certo, non dimentichiamo la domanda che continuava ad ignorare e che puntualmente faceva a spallate con tutti i suoi pensieri, avendo la meglio.

‘Perché tra tutti, proprio Clark?’

Scosse la testa, concentrandosi nuovamente sulla sicurezza del nuovo Clark Kent che si trovava davanti e su quello che le aveva appena detto..
Gli avrebbe voluto chiedere se questo significava che lui aveva ormai dimenticato una volta per tutte Lana, se questo voleva dire che finalmente lei e Clark potevano andare oltre l’essere semplici amici, se questo avrebbe cambiato le cose tra loro, se, se, se…

Il muro di cinta che l’aveva protetta fin da quando era bambina, sembrava ormai sgretolatosi sotto l’effetto del ciclone che era Clark Kent. Lois non riusciva a credere che non si rendesse conto dell’effetto devastante che riusciva ad avere su di lei.
Mai nessuno in passato era riuscito a colpirla tanto profondamente con un semplice gesto o con un paio di parole, eppure lui ogni volta sembrava colpire il centro del bersaglio senza alcuna fatica, toccare le giuste corde e stimolare in lei reazioni che mai avrebbe pensato di poter provare.

Prima di incontrare lui, c’era stata solo una persona nella sua vita che era riuscita a decriptarla in quel modo così disarmante, a far crollare tutte le sue difese e a farla sentire così al sicuro con un semplice gesto, un semplice sguardo. Elle Lane, sua madre.

‘Perché tra tutti, proprio Clark?’ Si chiese nuovamente.

Sentendo l’urgente bisogno di fargli capire che ogni sua singola parola l’aveva colpita, cercò un modo semplice, che non includesse l’uso di frasi di senso compiuto che ancora non riusciva a formare.

Abbassò lo sguardo per la prima volta sulle loro mani, ancora l’una sull’altra.
Spostò la sua, portando il palmo della sua mano a toccare quello della mano di Clark, notando nuovamente come la sua presa si era fatta ancora una volta un po’ più intensa.

Alzò nuovamente lo sguardo per incrociarlo col suo, pronta a sorridergli, prima di notare che lui aveva a sua volta abbassato il suo.
Notò i suoi lineamenti leggermente induriti rispetto a qualche secondo prima e pensando che quel cambiamento fosse causato dal suo gesto, ritirò la mano, scappando alla presa di Clark che alzò immediatamente lo sguardo sorpreso e ferito da quel suo gesto.

“So che la situazione tra noi non è delle migliori, Lois.” Lo vide abbassare nuovamente lo sguardo prima di continuare. “Che abbiamo tante cose di cui parlare e da chiarire.” Lois deglutì a fatica, sempre immobile ad ascoltarlo senza riuscire a spiccicare parola. “So anche che la colpa è interamente mia.” Notò come la mascella di Clark prese a pulsare velocemente, come gli succedeva spesso quando era nervoso o quando si sentiva in colpa, e per quanto avesse voluto tranquillizzarlo, sapeva che in fondo la colpa di come erano andate le cose tra loro era sua.

Era lui che si era allontanato da lei a pochi centimetri da quel bacio; era lui che l’aveva ignorata non appena aveva visto Lana; era lui che aveva sempre deciso di ignorare, volutamente o no, ogni singolo messaggio che gli aveva lanciato.

Per quanto Lois odiasse vederlo prendersi le colpe di tutto, questa volta non avrebbe fatto nulla per impedirglielo.

‘Perché tra tutti, proprio Clark?’

“E per quanto possa suonare patetico, queste ultime settimane passate lontani…” Lo vide prendersi un ulteriore momento per pensare alle prossime parole che le avrebbe detto. “La verità è che mi sei mancata, Lois.” Lo vide sorridere nuovamente e scrollare le spalle, come se quelle sue parole e quel suo stato d’animo fossero state le cose più scontate del mondo.

‘Forse Oliver non aveva tutti i torti.’ Si disse, pensando alle parole che il suo ex ragazzo le aveva detto quando l’aveva trovata seduta sulla panca nel portico di casa Kent a piangersi addosso. ‘Forse Clark Kent ha veramente bisogno di me.’ E il solo pensiero le scaldò nuovamente il cuore, dandole nuova speranza.

“Hai bisogno di me.” Disse quasi in un sussurro, prima che potesse rendersi conto che le parole non le aveva solo pensate, ma dette a voce alta.
Lo guardò con occhi sgranati, rendendosi conto di quello che gli aveva appena detto.

Lo vide sorriderle e stringerle nuovamente la mano. “Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te, Lois.”


‘Perché tra tutti, proprio Clark?’  Si ripeté nuovamente, quasi abbandonandosi a cercare una risposta a quella domanda che la stava perseguitando senza lasciarle scampo.
Perché tra tutti i ragazzi del mondo, anzi no dell’universo, proprio lui doveva essere il supereroe? Perché doveva essere come Oliver, come AC e lasciarla indietro per seguire il suo destino?

Ma soprattutto, perché non le importava che lui avesse questo destino così grande? Perché non provava lo stesso terrore che aveva provato in passato, quello di essere lasciata indietro? Perché nonostante fosse consapevole che per Clark venisse prima la salvaguardia del mondo rispetto a lei, si sentiva così sicura che questa volta non ci sarebbe stata nessuna inversione ad U da parte sua?

Tutte quelle domande avevano una risposta e Lois la conosceva bene.

Tutte quelle domande la portarono a capire una cosa semplicissima: il danno era fatto.
Le sue difese nei confronti dell’uomo che si trovava di fronte erano state distrutte per sempre ed ora era completamente vulnerabile nei suoi confronti.
Sapeva che da quel momento in poi, gli avrebbe donata tutta sé stessa senza mai risparmiarsi, senza mai fargli pensare, anche solo per un secondo, che lei non fosse perdutamente ed irreparabilmente pazza di lui.

Era consapevole che c’erano ancora centinaia di cose da discutere tra loro, milioni di problemi da risolvere, miliardi di domande che esigevano una risposta, ma la verità era che in quel momento a Lois interessava solo ripetersi tra sé quelle parole che aveva appena sentito da Clark.

‘Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te, Lois.’

Era la prima volta che qualcuno glielo aveva detto.

‘Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te, Lois.’

Ed era contenta che quel qualcuno fosse stato proprio Clark Kent.

“Clark,” disse finalmente, non avendo la minima idea di come avrebbe continuato quella frase. Aveva bisogno di dirgli qualcosa, di fargli capire come si sentiva in quel momento, dopo quelle parole che le aveva appena detto, ma la verità era che nessuna parola sarebbe riuscita a spiegare alla perfezione come si sentiva in quel momento.

Amata. Desiderata. Importante. Fondamentale. Speciale.

La lista sarebbe andata avanti per ore, ma la verità era che quelle parole esprimevano a malapena la metà di come si sentiva in quel momento.

Quasi avesse capito quanto le riusciva difficile in quel momento mettere insieme anche solo due parole, Clark la interruppe, portando la mano sinistra ad accarezzare la guancia destra di Lois.

Flashback dell’ultima volta che l’aveva sfiorata in quel modo esasperatamente dolce le ritornarono alla mente, facendole rivivere momenti della mattina precedente; il modo in cui l’aveva stretta a sé nella corsia del Met Gen quando gli aveva detto che sarebbe andata a Star City con Jimmy; quando l’aveva consolato dopo l’addio di Lana; quando era stata consolata dopo l’addio di Oliver.

Tutti quei ricordi dolce-amari non l’aiutavano a calmarsi e si ritrovò a deglutire a fatica il nodo che le si era formato in gola, impedendole nuovamente di dire qualcosa.

“So che probabilmente non sono la persona in cima alla lista dei tuoi preferiti.” Lo vide sorridere, questa volta un sorriso di circostanza sulle sue labbra, invece del suo tipico sorriso a 32 denti che le causava sempre una stretta allo stomaco.

Avrebbe voluto alzarsi e schiaffeggiarlo per avere anche solo pensato una cosa del genere. Per quanto l’avesse ferita, non avrebbe mai potuto odiarlo, nemmeno se l’avesse voluto.
Sul serio non si rendeva conto di quanto dannatamente importante lui fosse per lei? Di come ormai lui fosse diventato la sua roccia, l’appiglio al quale si aggrappava sempre quando le cose andavano male? Era veramente all’oscuro di quanto fondamentale fosse la sua presenza per lei?

Si ritrovò a scuotere la testa, come a fargli capire che le sue parole non avessero alcun senso, ed esattamente come qualche istante prima, senza rendersene conto pronunciò le parole che ancora le ronzavano in testa. “Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te,” sollevò lo sguardo per incrociarlo col suo, prima di continuare, “Clark.”

Lo vide sorridere e arrossire nel sentirle ripetere le parole che lui stesso aveva pronunciato solo qualche istante prima. Sentì il suo pollice accarezzarle dolcemente la guancia, pronto ad asciugare una lacrima che non si era neanche accorta di aver pianto.

Prese tra le sue mani quella di Clark che copriva ancora la sua, intrecciando le sue dita con quelle della sua grande mano, prima di sentirlo nuovamente parlare. “Ora avrai sicuramente un milione di cose da fare, visto che sei appena tornata in città.” Le spostò leggermente il ciuffo dagli occhi, sorridendole dolcemente prima di continuare. “Per non parlare del tuo grande articolo che aspetta solo di essere scritto!” Sentì le sue labbra curvarsi in un sorriso che imitava alla perfezione quello di Clark.

“Nostro.” Lo corresse, prima che se ne potesse rendere conto. Notò un’espressione confusa nel viso di Clark e abbassando lo sguardo imbarazzata proseguì. “Il nostro articolo.” Fissò la sua mano tra le sue, prima di alzare nuovamente lo sguardo e ritrovarsi nuovamente quello splendido sorriso che era solo per lei.

Tutto sembrava così perfetto ora; la sensazione della sua mano sul suo viso; quei movimenti impercettibili del suo pollice sulla sua guancia che spedivano brividi in ogni direzione del suo corpo; la sua mano tra le sue e il calore che riusciva ad emanare; il suo sorriso che le faceva contorcere lo stomaco; il suo sguardo che riusciva a farla arrossire dalla punta dei capelli a quelle dei piedi.
Aveva quasi paura che nel giro di qualche secondo si sarebbe svegliata e avrebbe scoperto che tutto era stato solo un bellissimo sogno

“Non pretendo una risposta subito, Lois.” La sua voce la riportò alla realtà, liberandola dall’idea che tutto questo fosse un sogno, ma lasciandola confusa sul vero significato delle sue parole. “Su di noi.” Aggiunse subito e Lois capì che Clark aveva visto in lei uno sguardo confuso. “Però promettimi che ci penserai.”

Quasi in contemporanea, entrambi abbassarono lo sguardo sulle loro mani ancora l’una nell’altra e sorrisero.

“Tra un paragrafo e l’altro dell’articolo, ovviamente.” Le sorrise e ancora una volta sentì il suo cuore dimenticarsi di battere per qualche secondo.
Sul serio pensava che sarebbe riuscita a scrivere l’articolo dopo quello che si erano appena detti?!

Prima che se ne rendesse conto, sentì la mano di Clark sfilare via dalla sua presa e lo vide alzarsi e infilarsi il cappotto. “E’ meglio che ti lasci lavorare a quell’articolo.” Le disse, ma Lois sapeva benissimo che le stava lasciando spazio e tempo per pensare a quello che si erano appena detti. ‘Come se tu avessi parlato.’ Si disse, ricordandosi che in fondo era Clark quello che aveva portato a galla domande e risposte.

Lo seguì con lo sguardo mentre si abbottonava alcuni bottoni del cappotto e si metteva apposto il colletto. “Il caffè lo offro io.” Le sorrise e con un timido gesto della mano, la salutò.

Con pochi passi, lo vide aggirare il tavolino e camminarle vicino.
Il suo tipico profumo e l’odore di caffè che sembrava seguirlo ovunque andasse - e che non aveva mai scordato, nemmeno dopo quelle 4 settimane di lontananza - le inebriarono la mente, facendole già sentire la sua mancanza.
In un gesto impulsivo, si alzò e allungando il braccio destro, gli prese la mano, impedendogli di allontanarsi da lei, costringendolo a girarsi e a guardarla nuovamente in faccia.

Era quasi ironico come le parti si fossero invertite a distanza di sole 24 ore.

Notò gli occhi di Clark muoversi freneticamente prima ad incrociare quelli castani di Lois, poi sulle sue labbra, per poi scendere fino a dove la mano di lei riposava sulla sua.
Lo vide deglutire a fatica e avvicinarsi a lei con pochi passi impercettibili, ritrovandoselo ormai a pochi centimetri di distanza.

“Lo farò.” Gli disse quasi in un sussurro. “Ci penserò.” Sentì il dovere di specificare, nel caso che Clark fraintendesse come solo lui riusciva a fare.

Sentì le sue braccia avvolgerla in vita, tirandola vicino a sé, portando i loro corpi a contatto diretto, facendole realizzare quanto il bisogno di sentirlo così vicino avesse ormai raggiunto un livello ormai insopportabile.
Lois lo strinse a sua volta, poggiando la testa sul suo petto e notando come il suo battito fosse accelerato quasi quanto il suo.

Mosse leggermente il viso per poterlo guardare in faccia e notò che Clark la osservava dall’alto, con quel suo sorriso che riusciva a farla sciogliere come neve al sole.
Come aveva fatto a rimanere lontana da quel sorriso, da lui anche solo per un giorno?
Aveva bisogno di lui come dell’aria e dell’acqua e solo ora che era sicura di essere corrisposta, ne era pianamente consapevole.

Sentì una delle sue mani lasciare la sua vita, per salire sul suo viso e spostarle una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Allontanò la testa dal suo petto, per poterlo vedere meglio in faccia e prima che se ne potesse rendere conto, notò come il viso di Clark si stesse avvicinando lentamente al suo.

Il pensiero del loro prossimo bacio aveva iniziato ad annebbiarle la mente nello stesso istante in cui aveva interrotto controvoglia quello che si erano scambiati sotto la pioggia.
Ed ora, senza che nemmeno se ne fossa resa conto, quel momento a cui aveva tanto pensato era arrivato.

Preparò le sue labbra ad assaggiare nuovamente quelle di Clark, ma con sua grande sorpresa, invece di baciarla sulle labbra, le posò un dolce bacio sulla fronte.

Sorrise, sempre più colpita dalle sue buone maniere. ‘Il solito Boy Scout.’ Penso tra sé, ipnotizzata ancora una volta dal suo sorriso.

“Non pensare troppo, Lane.” Le disse toccandole dolcemente la punta del naso con l’indice, prima di rompere il loro abbraccio e salutarla nuovamente.

Lo guardò girarsi un’ultima volta verso di lei, prima di girare l’angolo e sparire dalla sua vista.

‘Non hai idea di quanto io abbia bisogno di te, Lois.’

Come se avesse veramente bisogno di pensarci.

Quelle parole erano tutto quello di cui aveva bisogno.





A/N: Bene, bene, anche questa scena è andata!
Ci terrei a sottolineare, visto che penso che non sia molto chiaro XD, che la domanda che Lois si ripete è quella che poi dice a Clark durante il loro discorsetto nel fienile prima che lui riavvolga il tempo.
Visto che rileggendo il capitolo prima di postarlo mi è sembrato che la cosa fosse un po' incasinata, ho pensato di farvelo sapere qui nelle note :D

Oh, e il gelato Rocky Road è introvabile qui in Italia, a quanto pare... XD
Dovrebbe essere una roba tipo gelato al cioccolato con pezzi di nocciola e in Smallville si è visto nell'eppo in cui Lois piange Oliver e Clark la consola *.*
Cmq, non sapendo come diavolo tradurlo, ho pensato bene di lasciarlo com'era, rifiutandomi categoricamente di sapere come l'avevano storpiato nel doppiaggio. XD

Ovviamente 100 punti a chi aveva colto la citazione XD e altri 100 a chi aveva capito la roba del gelato. XD

Spero che le "scene tagliate" che sto aggiungendo vi piacciano quanto la puntata ad alto tasso Clois a cui sto cercando di rendere giustizia! XD
Tra l'altro... Sapevate che in origine in questa puntata ci sarebbe dovuto essere veramente un bacio Clois?!?!
Ma alla fine non se n'è fatto niente perché Erica Durance si è opposta, dicendo che Clark non si meritava nessun bacio perché aveva la testa occupata da altri pensieri e non era ancora pienamente consapevole di quello che provava per Lois.
Da una parte dico: Grande Erica! Ti adoro per essere così coinvolta e per adorare così tanto il tuo personaggio!!!
Dall'altra penso: Ma io il bacio lo volevo :( XD

Eh vabeh, prendiamo quello che arriva... XD

Ad ogni modo, ci si vede domenica, sperando di avere un secondo libero per postare, visto che sono di Battesimo XD
Al massimo se mi rendo conto di non riuscire a postare Domenica, troverete una sorpresina Sabato :D

Baci, al prossimo capitolo! ;)

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Capitolo 10
*** Trust your gut ***


A/N: Salve a tutti e chiedo umilmente perdono per il leggero ritardo dell'update.
Alla fine non sono riuscita a mettere il nuovo capitolo nè sabato, nè domenica... Prometto che mi farò perdonare ;)

Ora, sono stra felice che l'ultimo capitolo abbia avuto un paio di recensioni inaspettate! E' stato bello leggere due nomi nuovi tra i lettori e vi dò il benvenuto a bordo! ;)

In rigoroso ordine cronologico, rispondo alle vostre recensioni:

@ mariamaria: Ciao e benvenuta! :) Ti ringrazio per aver letto e recensito! Son contenta che la storia ti stia piacendo, spero che la cosa continui anche nei prossimi capitoli! Per quanto riguarda la botta di coraggio di cui parli, direi che Clark ne ha anche bisogno,  no? Sempre lì a piangersi addosso, senza rendersi conto di quello che si ritrova di fronte. Ci vuole pazienza con questo ragazzo... Oppure ci vuole una ff come questa dove lui finalmente si decide e si da una mossa! XD
Grazie ancora! :)

@ Cosmo: no no no no, il pc che gronda miele no!!!! :( XD
Ora mi fai venire mille dubbi che il capitolo sia stato troppo sdolcinato e io odio essere sdolcinata! :( XD
Penso che lo modificherò con qualche macchina volante lanciata da qualche mostro, poco prima che il capitolo si riveli troppo sdolcinato XD
Scherzi a parte, se dici che quello che c'è stato nel capitolo precedente, era una delle cose che avresti voluto vedere, allora per una volta accetterò il titolo di mielosa '-.- XD Ma che non diventi un'abitudine, eh!! XD
Come sempre, grazie mille! ;)

@ Leti: Grazie, ti amo anch'io!! XD XD Ecco, romantico mi piace come aggettivo, decisamente meglio di mieloso XD
Il capitolo del granaio è dietro l'angolo, Leti... Speriamo di non cadere nel mieloso pure in quello! XD
Grazie anche a te, che ormai sei onnipresente come Cosmo! XD

@ Cristina91: Hey, ben tornata dalle vacanze? Sei bella abbronzata? XD
Wow, quindi appena tornata a casa ti sei data da fare con la lettura di questa storia? Mi sento molto onorata! Spero la lettura sia stata di tuo gradimento! :)
Spero la mia storia non ti causi un infarto, perché in quel caso ti avverto che non ci saranno rimborsi! XD
Grazie mille per tutti i complimenti che mi hai fatto, non hai idea di quanto mi hanno fatto piacere! Sapere di riuscire a toccare i sentimenti delle persone in quel modo, è veramente una cosa che vorrei sempre riuscire a fare, per cui mi fa piacere leggere quello che mi hai scritto!

E ora, vi lascio alla lettura del capitolo 10! (siamo già al 10?!?! XD)




La sveglia suonò presto come sempre a casa Kent.

Clark si alzava ogni giorno alle 6:30, faceva parte dei suoi compiti alla fattoria e dopo aver dato da mangiare a Shelby, correva al Daily Planet per far trovare una tazza di caffè fumante sulla scrivania di Lois, senza che lei ne sapesse mai nulla, e mettersi a lavoro sull’articolo a cui stava lavorando.

Si rese però presto conto che quella mattina sarebbe stata molto diversa da tutte le altre.

Le strade di Metropolis erano tappezzate di poster con la prima pagina del Daily Planet. “Clark Kent, l’alieno di Krypton” lesse a voce alta il titolo scritto a lettere cubitali, ancora incredulo che il mondo sapesse la verità su di lui.

Si avvicinò all’edicola che distava qualche passo da lui per comprare una copia del giornale, ma prima che potesse anche solo pensare di pagarla, l’edicolante lo fermò. “Non hai bisogno di pagare.” Gli disse, quasi emozionato di ritrovarsi di fronte l’eroe di Metropolis. “Per 50 anni ho visto questa città distrutta dal crimine, ma tu ci hai aiutato, Kent.”

Un’ondata di orgoglio lo inondò senza preavviso e si ritrovò a sorridere a sé stesso. Finalmente aveva abbracciato parte del suo destino e tutto sembrava andare per il verso giusto. “Ci hai ricordato cosa vuol dire essere buoni.” Quello che aveva sempre fatto – aiutare gli umani e ricordargli quanto fossero speciali, era finalmente riconosciuto da tutti e tutti sembravano essergliene grati.

Riprese a camminare, notando come tutti gli sguardi fossero puntati su di lui. Centinaia di persone avevano smesso di fare quello che stavano facendo, solo per concentrarsi su di lui, scattargli qualche foto e mostrargli tutta la loro gratitudine con un applauso che sembrava non finire mai.

“Mi scusi Signor Kent.” Clark si fermò non appena si sentì chiamare per nome. Abbassò lo sguardo, ritrovandosi faccia a faccia con un suo piccolo fan che lo guardava con occhi sognanti. “Posso avere un autografo?” Gli chiese emozionato e Clark non poté fare a meno di notare quanto il battito del suo piccolo fan fosse accelerato a causa dell’emozione.

Colpito da tanto affetto, Clark gli arruffò teneramente i capelli prima di rispondergli. “Certo.” Sorrise sincero, autografandogli una copia del Planet col suo articolo in prima pagina. “Ecco fatto.” Disse rendendogli il giornale. “Mi piace il tuo vestito.” Sorrise nuovamente, notando che il piccolo era vestito esattamente nello stesso modo in cui era vestito lui – maglietta blu e giacca rossa.

“Grazie.” Rispose timidissimo il bambino, guardando incredulo la copia autografata che reggeva in mano, prima di correre incontro alla madre che stava a qualche passo di distanza ad osservare la scena.

Clark lo seguì con lo sguardo e sentì nuovamente quella punta d’orgoglio salirgli dalla punta dei piedi a quelle dei capelli. Era un esempio anche per i più giovani e sperava che questo aiutasse l’umanità a migliorare.

Non fece in tempo a pensarci su più di tanto, che un’altra voce attirò la sua attenzione.

“Hey Clark, prendimi!” Senza nemmeno pensarci, la ragazzina che qualche secondo prima si reggeva alla ringhiera di una scala antincendio, si buttò, lasciando andare la presa e costringendo Clark ad usare la sua supervelocità per prenderla al volo. “Salterei sempre per te, Clark.” Disse la ragazzina tutta emozionata, mentre Clark la reggeva tra le sue braccia.

“Non puoi farlo.” La ammonì serio, ma la ragazzina non sembrava volerlo ascoltare e gli diede un veloce bacio sulla guancia.

Non aveva pensato a questa possibilità, a certi comportamenti fanatici nei suoi confronti.
Quello di cui si era sempre preoccupato nel corso degli anni, se mai fosse stato scoperto il suo segreto, era di essere visto come un alieno, come una minaccia da sconfiggere.
Aveva sempre temuto di essere visto come un diverso e quindi come un nemico. Invece ora la gente sembrava quasi vederlo come… ‘una Rockstar!’ Si disse incredulo.

“E’ -” Stava per dire a quella ragazzina che quello che aveva appena fatto era sbagliato, quando improvvisamente tutta la gente presente si accalcò, formando un cerchio attorno a lui che reggeva ancora la ragazzina tra le sue braccia. Tutti sembravano impazziti e tutto quello che Clark riusciva a vedere era una marea di gente che gli scattava foto su foto.

Guardandosi intorno, si ritrovò improvvisamente faccia a faccia con l’ultima persona che si aspettava di vedere tra tutta quella gente, Linda Lake.
Le braccia incrociate come sempre in tono di sfida e quel suo sorriso maligno che fece capire a Clark che forse aveva vinto la battaglia, ma non la guerra. “Potrai anche avermi rubato lo scoop, ma sarò io ad avere l’ultima parola.”

‘Appunto.’ Pensò Clark sbuffando.

Prima che però potesse controbattere o fare qualcosa, l’ennesimo flash lo distrasse, permettendo a Linda di trasformarsi in acqua e fuggire nuovamente chissà dove.

Clark posò a terra la ragazzina che continuava a guardarlo con uno sguardo adorante e si allontanò dalla folla sfruttando la sua supervelocità, causando stupore tra tutti i presenti che si lasciarono andare ad un’ovazione, emozionati di aver visto la famosa Macchia usare i suoi poteri.


***

Nel giro di qualche secondo arrivò al Daily Planet, si precipitò nei sotterranei, dove era sicuro avrebbe trovato Lois seduta alla sua scrivania. ‘Per una volta sarà arrivata prima di me.’ Pensò divertito da quella possibilità, visto che Lois e le sveglie non andavano proprio d’accordo. Clark sapeva che se c’era una cosa che Lois odiava più al mondo, era svegliarsi presto. ‘Decisamente una persona poco mattiniera.’'Pensò, scendendo le scale che portavano ai piani bassi della redazione, pronto a vedersela davanti.

Come sempre aveva con sé una tazza di caffè, che era sicuro lei gli avrebbe preso da sotto il naso. Ormai la conosceva troppo bene.

Arrivato ai piani bassi del Planet, con sua grande sorpresa e nonostante il suo immenso ritardo, trovò la scrivania di fronte alla sua vuota.
Posò la tazza di caffè alla scrivania di Lois e senza sapere bene perché, sentì il bisogno impellente di farle sapere che lui era passato e che non l’aveva trovata.

Prese uno dei post-it gialli che stavano vicino al suo computer e scribacchiò qualche parola.

Ciao, Lois.

Sono passato ma a quanto pare sei a caccia di scoop.

A più tardi,
Clark.

Lo fissò a lungo, rileggendolo più e più volte, mentre si batteva nervosamente la penna sulla fronte.

‘Ma chi è che scrive ancora questi bigliettini?’ Pensò, dandosi dell’idiota per avere anche solo pensato di fare una cosa tanto stupida.
Sbuffando, decise di appallottolare il post-it e gettarlo nel cestino che stava ai piedi della sua scrivania.

“Peccato Smallville, era davvero un’idea molto carina.” Avrebbe riconosciuto quella voce e quel modo tutto suo di prenderlo dolcemente in giro tra mille.
Il solo sentire la sua voce, saperla lì accanto a lui, gli fece dimenticare tutto quello successo qualche secondo prima. Era come se la sua mattinata fosse iniziata solo ora, nel momento in cui aveva sentito la sua voce.
Ancora una volta aveva avuto la conferma che per lei era semplicemente Smallville e non l’alieno venuto da Krypton.

Si voltò, ritrovandosela davanti con le braccia incrociate al petto, la testa leggermente inclinata di lato e quel suo sorriso malizioso ad illuminarle come sempre il viso.

“E vedo che il mio caffè è magicamente apparso alla mia scrivania nello stesso istante in cui l’hai fatto tu.” Disse superandolo e prendendo la tazza di caffè in mano. Si sedette sul bordo della sua scrivania, prendendo un piccolo sorso di quel liquido scuro che Clark sapeva che lei adorava. “E’ strano come tu e la tazza siate apparsi nello stesso momento.” Gli disse con un tono fintamente serio, quel suo sorriso malizioso perennemente stampato sulle labbra, prima di prendere un altro sorso di caffè. “Sai, una ragazza potrebbe anche fraintendere.” Disse come se fosse la cosa più scontata del mondo – e in effetti lo era.

Clark non riusciva a fare altro se non fissare ogni suo minimo movimento in religioso silenzio.
Il modo sensuale in cui sedeva sulla scrivania, accavallando leggermente le gambe, facendo alzare leggermente l’orlo della sua gonna che scopriva centimetri di pelle che Clark non riusciva a non fissare.
Il suo sorriso malizioso che gli faceva pensare cose che un bravo ragazzo come lui non avrebbe dovuto pensare. Il modo in cui flirtava con lui, lasciandolo senza parole e facendolo arrossire quasi fosse un bambino beccato a rubare i biscotti appena sfornati.

Lois Lane era senz’altro di un altro pianeta.

Sorrise per quell’analogia che gli venne in mente e decise che era giunto il momento di rispondere in qualche modo a quello che Lois stava insinuando.

Non riuscendo a pensare a niente di sensato al momento, decise che la negazione sarebbe stata ancora una volta la sua migliore amica in questa battaglia. “Non ho assolutamente idea di cosa tu stia parlando, Lois.” Disse mettendo le mani in tasca, scrollando le spalle e scuotendo la testa, come a mostrare che le sue parole erano vere.

Lo fissò per qualche secondo, incerta di cosa rispondere, poi scuotendo la testa divertita, poggiò la tazza di fianco a lei sulla scrivania. “Certo che no, Smallville.” Disse per nulla convinta dalle parole di Clark. “Allora superstar, cosa ti porta qui al Planet?” Chiese, alzandosi dalla scrivania e sedendosi sulla sedia di fronte alla sua scrivania, il tutto senza mai spostare lo sguardo dagli occhi blu di Clark.

“Che io ricordi, lavoro ancora qui, Lois.” Disse la cosa più scontata che gli venne in mente. “E se pure così non fosse, devo per forza avere un motivo per venire?” Disse flirtando inconsciamente con lei.

Vide Lois poggiare i gomiti sui braccioli, intrecciando le mani di fronte a lei e socchiudendo gli occhi in modo ammiccante, fingendo un’espressione ferita. “Oh, e io che ho pure pensato per un momento che fossi venuto fin qui solo per vedere me.”

Per un secondo Clark pensò di perdere il controllo e lasciarsi andare a quello che gli passava per la mente in quel momento. Scene di lui che cedeva all’impulso di prenderla tra le braccia e baciarla lì, nel mezzo della redazione del Planet, si fecero spazio nella sua mente e lui dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non cedere a quella dolcissima tentazione.

“Uhm, congratulazioni per l’articolo, Lois.” Sì, cambiare argomento era decisamente l’unica cosa da fare in quella situazione, se non voleva che tutti gli occhi della redazione che li puntavano fossero testimoni di quello che aspettavano di vedere da tanto tempo.

Notò lo sguardo divertito di Lois nel vederlo così imbarazzato. Decise di non pensarci e pur di evitare il suo sguardo per qualche secondo, si precipitò a prendere la sedia vuota che stava alla sua scrivania, portandola vicino a quella di Lois. “A Metropolis non si parla d’altro.” Disse sedendosi di fianco a lei.

“Così ho sentito dire. Sembra addirittura che Tess ci voglia dare una promozione ai piani alti, un ufficio di fianco al suo.” Gli confessò a voce bassa, avvicinando impercettibilmente il viso a quello di Clark. “Allora, sei corso qui per l’articolo, Smallville? Le luci della ribalta sono così insostenibili?” Sorrise divertita dalla sua battuta, ma Clark rimase sorpreso di come Lois avesse subito individuato qual era il motivo del suo strano comportamento.

La guardò per un momento, prima di abbassare lo sguardo e parlare con tono serio. “Non hai idea di quanto la gente sia…” Si prese qualche secondo per cercare la parola giusta per descrivere quello che gli era appena successo.
Quello a cui aveva assistito oggi aveva solo un aggettivo.

“Fanatica?” Sentì la voce di Lois finire la frase per lui e Clark annuì, sorridendo inconsciamente. Era incredibile come il più delle volte sapesse sempre cosa stava pensando. “E ovviamente ti aspettavi una caccia alle streghe invece di una caccia all’autografo.” Continuò e Clark la vide annuire, come a mostrare quanto fosse certa che quello che stava dicendo fosse la stessa cosa che pensava anche lui.

“Esattamente.” Annuì a sua volta, poggiando i gomiti sulle sue ginocchia e unendo le mani di fronte a lui. “E onestamente non so se questo sia un punto a mio favore o no.” Disse sbuffando e poggiando nuovamente la schiena allo schienale, portando la testa all’indietro e fissando il soffitto sopra di lui per qualche secondo. “Insomma,” disse guardandola nuovamente negli occhi, “ero preparato da anni a vedere la gente che mi dava la caccia e aveva paura di me, ma questo… La gente che mi idolatra in questo modo…” Scosse la testa, ripensando all’episodio della ragazzina che si era buttata da quella scala antincendio solo per essere presa al volo da lui. “Una ragazzina si è perfino buttata di proposito da una scala antincendio, solo perché io la prendessi al volo!” Disse ancora incredulo che una cosa del genere fosse veramente successa, respirando profondamente mentre si passava le mani nei capelli.

Attese per qualche secondo una risposta di Lois che però tardò ad arrivare. Alzò lo sguardo per capire se ci fosse qualcosa di strano in lei e quello che si ritrovò davanti lo sorprese. Lois stava sorridendo, le mani incrociate all’altezza del mento e la sua testa che faceva lenti movimenti da destra a sinistra, quasi lei avesse notato qualcosa di scontato che a lui ovviamente sfuggiva. “E perché mai staresti sorridendo, Lois?” Chiese fintamente scocciato.

“Perché sei veramente ingenuo, Smallville.” Continuò a scuotere la testa, il suo sorriso che si faceva sempre più spazio sulle sue labbra, trasformandosi piano in una leggera risata divertita. “Il fatto che tu abbia dei superpoteri è l’ultima delle ragioni che ha spinto quella ragazzina a buttarsi tra le tue braccia in quel modo.” Clark alzò un sopracciglio confuso, non capendo bene quello che lei intendesse realmente dire.

Notò come Lois distolse lo sguardo – concentrandosi improvvisamente sul PC di fronte a lei - non appena si rese conto di quello che aveva appena detto, quasi si fosse pentita di avergli aperto gli occhi in quel modo.

Clark sorrise nel notare che con un semplice giro di parole, Lois le aveva appena fatto un complimento, che certo, era ben nascosto.
Deciso a sentirglielo dire esplicitamente, pensò ancora una volta di giocare la carta del ragazzo che non coglieva mai il vero senso delle parole.

“Uhm, non ti seguo, Lois.” Disse stuzzicandola, usando quel tono che avrebbe imbrogliato chiunque.

Chiunque, tranne Lois Lane. “Sul serio pensi che io ti conosca così poco da non capire che stai bluffando, Smallville?” Girò la testa di quel tanto da permettergli di vedere lo sguardo che aveva in quel momento, quell’espressione che gli faceva capire che non l’avrebbe imbrogliata tanto facilmente. Tornò a fissare lo schermo di fronte a lei. “Non ti darò mai questa soddisfazione, Capitan Flanella.” Prese a battere freneticamente le dita sulla tastiera, quasi volesse fargli capire che era troppo impegnata per continuare a parlare con lui.

Ma Clark non si sarebbe arreso così tanto facilmente. Ora che aveva iniziato a giocare, ci aveva preso gusto. “Ah no?” Le chiese abbassando il tono della voce e spostando la sedia in cui sedeva Lois con un movimento rapido, ritrovandosela a pochi centimetri di distanza e costringendola a guardarlo in faccia.
Tenendo salda la presa sui braccioli della sedia in cui sedeva Lois, si sporse leggermente verso di lei, ritrovandosela sempre più vicino, ormai solo pochissimi centimetri a separarli.

Sentì il suo profumo inebriarlo sempre di più, inondandogli i sensi, quasi a fargli credere che in quel momento esistessero solo loro due al mondo.
Sentì le mani di Lois prendere posto sulle sue e piccoli brividi presero ad occupare ogni centimetro del suo corpo, dalla punta dei piedi a quella del naso e un sorriso spuntò sulle labbra di entrambi.

In quel momento tutto gli sembrava andare al rallentatore.

Notò il viso di Lois avvicinarsi lentamente un po’ più al suo e i loro respiri sembravano quasi fondersi da quanto erano vicini.
Sentì il suo battito che copiava esattamente il ritmo di quello di Lois e sorrise nuovamente, quasi sorpreso di come entrambi reagivano alla vicinanza dell’altro.

Rimase a fissare per qualche secondo quelle labbra così invitanti che stavano così vicine alle sue. Sarebbe bastato così poco e l’avrebbe potuta nuovamente baciare, sentire nuovamente il suo sapore di ciliegia sulla punta della sua lingua, ma una minima parte di sé lo riportò alla realtà, facendogli realizzare il luogo in cui si trovavano e tutti gli occhi curiosi che li fissavano in attesa di una loro mossa.

“Penso che dovrei andare.” Fu lui il primo a parlare, quasi in un sussurro, deglutendo a fatica e non riuscendo ad allontanarsi da lei.

“Sì, penso che Metropolis abbia bisogno di te.” Notò come anche Lois non si allontanò minimamente da lui, portando una delle sue mani ad accarezzargli dolcemente il viso, quasi volesse avvicinarlo un po’ di più a lei.

Rimasero in quella posizione per qualche altro secondo, senza pensare a cosa la gente che li fissava avrebbe potuto pensare. In quel momento per Clark esistevano solo lui e Lois e nessun’altro.

Averla così vicino gli faceva sentire già il suo sapore sulle sue labbra e si era stancato di aspettare. Iniziò ad inclinare il viso di quei pochi centimetri che bastavano per catturare le sue labbra tra le sue, quando il suo cellulare iniziò a squillare senza nessun preavviso, facendo arretrare di scatto sia lui che Lois.

Clark sbuffò, buttando la testa all’indietro e tirando fuori il cellulare dalla sua tasca con quel suo sorriso imbarazzato che era tipico di Clark Kent. “E’ Chloe.” Disse notando il nome dell’amica che lampeggiava sullo schermo del cellulare.

Alzò lo sguardo per vedere l’espressione di Lois e notò che era quasi sul punto di ridere, invece di essere scocciata quanto lui. “Wow, questo sì che è un deja-vù.” Esclamò e Clark non poté evitare di sorridere, contagiato dall’allegria della persona seduta di fronte a lui.

Certo, questo era un deja-vù, ma fortunatamente Lois stava reagendo in maniera decisamente diversa dall’ultima volta che erano stati interrotti in una situazione del genere.

“Che aspetti, Smallville?” Gli disse, notando che Clark la fissava, invece di rispondere alla chiamata. “Rispondi.” Gli disse, quasi un ordine che lo aiutò a rilassarsi. Quando Lois gli dava un ordine col sorriso sulle labbra, voleva dire che tutto era apposto.

“Rimandiamo a più tardi?” Le chiese alzandosi dalla sedia. “E non accetto un no come risposta.” Aggiunse subito prima che lei potesse anche solo pensare ad una qualunque risposta.

Vide i suoi occhi marroni fissarlo per qualche secondo, e non poté fare a meno di notare le piccole macchioline verdi che rendevano i suoi occhi così particolari. I gomiti nuovamente poggiati sui braccioli della sedia, quasi avesse bisogno di un sostegno fisico, dopo quello che era quasi successo tra loro due. “Ok.” Gli rispose finalmente annuendo e sorridendogli, quasi incredula di avere un appuntamento con lui. “Ora è meglio che risponda prima che Chloe venga fin qui a prendere a calci il tuo sedere Kryptoniano.” Clark rise nell’immaginare quella scena e Lois fece altrettanto, senza mai spostare lo sguardo dai suoi occhi blu.

Vide Lois fargli l’occhiolino prima di concentrarsi nuovamente sullo schermo di fronte a lei. “Allora è un appuntamento.” Le sussurrò in un orecchio, prima di sparire in una folata di vento.


***


“Ora è meglio che risponda prima che Chloe venga fin qui a prendere a calci il tuo sedere Kryptoniano.” Nominare nuovamente il suo vero pianeta d’origine e realizzare che lui non era umano, le faceva ancora uno strano effetto, più che altro per il fatto che ai suoi occhi, lui era il più umano di tutti.

Si sentì costretta a fissare nuovamente il PC di fronte a lei, per evitare di perdersi in quello sguardo tipico di Clark Kent che riusciva ad ipnotizzarla come mai nessuno era riuscito a fare prima. Se avesse ceduto, sarebbe stato impossibile per lei lasciarlo andare, anche se fosse stata una catastrofe imminente a chiederlo.

“Allora è un appuntamento.” Sentì la sua voce sussurrargli quelle parole all’orecchio senza nessun preavviso e la folata di vento che seguì subito dopo, le fece capire che era corso via, lasciandola con un sorriso ebete e tutta la determinazione a non pensarlo andata a farsi benedire.

Era inutile cercare di pensare ad altro, quando tutto quello che riusciva a fare in quel momento era pensare a lui.
Si concesse il lusso di continuare il ragionamento che aveva interrotto qualche secondo prima.

Più cercava di sforzarsi per trovargli qualcosa di strano e meno ci riusciva.

‘Eppure è così umano!’ Continuava a ripetersi senza sosta. ‘Se escludiamo i superpoteri, ovviamente.’ Proseguì, sorridendo per l’ovvietà di quel pensiero. ‘E il modo in cui solo lui riesce a farti sentire.’ Sentì le guance arrossarsi leggermente al solo pensiero di come si era sentita vulnerabile solo qualche secondo prima, quando nella redazione del Planet esistevano solo loro due e qualche centimetro di distanza a separarli.

In effetti, nessun ragazzo prima di lui era riuscito a smuoverla in quel modo, risvegliando in lei emozioni e sensazioni che ormai era certa che non avrebbe mai provato per nessuno. Nessuno prima di lui era riuscito a farle abbassare le sue difese – ‘e lui le ha proprio sgretolate.’ Pensò - quel tanto che bastava da conoscere la vera Lois Lane – quella che soffriva alla sola idea di perderlo; che si emozionava quando la sfiorava o la guardava; quella che si sentiva viva solo quando era con lui.

‘Avrei dovuto capire che c’era qualcosa di alieno in lui.’ Pensò divertita che queste nuove sensazioni le provasse proprio per un ragazzo venuto da una galassia distante chissà quante migliaia di anni luce. ‘O forse avrei solo dovuto ammettere prima a me stessa che ne sono innamorata.’ Si corresse, mentre dava un’occhiata veloce allo schermo del PC, quasi volesse far credere al resto della redazione che stava realmente lavorando.

Prese un sorso di caffè – lo stesso caffè che Clark le aveva portato ogni mattina, senza che lei capisse mai che era opera sua, anche se in cuor suo ci aveva sempre sperato – dopodiché, si costrinse a concentrarsi sull’articolo a cui doveva lavorare, riprendendo a ticchettare velocemente le dita sulla tastiera.

Si distrasse nuovamente per qualche secondo, decidendo che quello era il momento giusto per far sapere alla cugina alcune delle news delle ultime 24 ore.
Prese il cellulare dalla sua borsetta e iniziò a scrivere il messaggio.

Ciao cuginetta, ho una grande news! Indovina un po’ chi è stata promossa ad editore del Planet? Esatto, io! E Tess ha deciso di dare a me e a Clark un ufficio di fianco al suo! Incredibile, vero? Ti chiamo più tardi per spiegarti meglio a voce!
Baci, a dopo :)

Cercò il nome della cugina nella rubrica, dopodiché spedì il messaggio, sapendo che molto più tardi avrebbe ricevuto una risposta, visto che Chloe in quel momento era al telefono con Clark.

Poggiò il cellulare sulla scrivania di fianco alla tazza di caffè che fumava ancora e nuovamente gli venne in mente lui e non poté fare a meno di distrarsi nuovamente.

‘Innamorata.’ Pensò incredula, quasi impossibilitata a smettere di fissare quella tazza di caffè che le ricordava lui. ‘Chi l’avrebbe mai detto?’ Si chiese arricciando il naso e massaggiandosi il mento, quasi ad enfatizzare i suoi pensieri.

Di certo se qualcuno le avesse detto solo qualche anno fa che nel giro di qualche anno avrebbe perso la testa per Clark Kent, quella persona si sarebbe presa probabilmente un pugno sulla spalla e l’avrebbe fatta ridere di cuore.

Certo, doveva ammettere che aveva apprezzato tutto quello che aveva visto quella notte in quel campo di grano, quando lo aveva trovato nudo e senza memoria e negli anni passati in cui aveva imparato a conoscerlo aveva ammesso che qualunque ragazza che fosse finita con Clark, sarebbe stata senza dubbio una ragazza molto fortunata – ma che quella ragazza sarebbe stata lei?! Beh, il pensiero non l’aveva nemmeno mai sfiorata.

‘E invece…’

E invece senza che se ne fosse resa conto, piano-piano Clark era diventato una parte sempre più importante di lei, passando da semplice conoscente ad amico, da amico a confidente, da confidente a migliore amico, da migliore amico a colonna portante della sua vita.

“Il mio Smallville.” Disse in un sussurro che solo lei sentì, fissando la scrivania vuota di fronte alla sua.

‘Chissà se tornerà mai a lavorare qui, ora che è l’idolo delle folle.’ Si chiese, ma in fondo sapeva che la risposta a quella domanda era semplice. No.
Ovviamente uno con le sue responsabilità aveva il dovere di dedicarsi anima e corpo agli altri, a ripulire la città dai criminali. Dopotutto il suo lavoro era essere la Macchia Rossa e Blu.

Eppure una parte di lei, quella gelosa ed egoista l’avrebbe voluto lì di fronte ogni mattina, pronto a scattare non appena lo scoop era dietro l’angolo, pronto a dirle di stare attenta, che non valeva la pena rischiare la vita per un articolo da prima pagina.
Voleva che Clark sedesse di fronte a lei, che la fissasse di nascosto quando pensava che non lo stesse guardando - come l’aveva beccato a fare qualche volta e come lei stessa si era ritrovata a fare un’infinità di volte.
Voleva che ogni mattina lui le facesse trovare il caffè sulla sua scrivania e negasse come sempre di essere stato lui ad averglielo portato.

Ma in fondo sapeva che tutto questo non sarebbe successo, non più almeno.

Il suo outing cambiava tutto. Ora apparteneva al mondo e tutto il resto sarebbe passato in secondo piano, compresa lei.

‘Eppure…’

Eppure questa volta tutto era così diverso.

L’ultima volta che era stata con un supereroe – Freccia Verde – la loro relazione era finita soprattutto per quel motivo, ovvero che lei non sarebbe mai stata la sua priorità numero uno.
Eppure questa volta il suo istinto le faceva credere che tutto sarebbe stato diverso, che Clark non l’avrebbe mai lasciata indietro come aveva fatto Oliver; che lui non si sarebbe mai dimenticato di lei.

Una volta, qualche anno fa, aveva suggerito a Clark di seguire il suo istinto, perché quello non sbaglia mai.

Beh, ora il suo istinto le diceva che Clark non l’avrebbe fatta soffrire come aveva fatto Oliver e non perché era di un altro pianeta, né perché era un eroe con degli straordinari superpoteri.

No.

Semplicemente perché lui era Clark Kent.

E chi era lei per andare contro il suo istinto?





A/N: Ci terrei a precisare che la battuta sul sedere Kryptoniano suona male in Italiano, più che altro perché nella versione italiana non abbiamo mai sentito Lois accennare nemmeno ad una parolaccia o comunque ad un modo di parlare colorito XD Beh, fidatevi, in lingua originale lei si lascia andare ed è per quello che ho pensato di mettere quella frase, nella versione soft, ovviamente XD Tutto qui XD

Ooook, pure questo è andato! Penso proprio che per recuperare,
MARTEDì troverete già il capitolo 11!
Cosmo, non mi dire che pure questo ti è sembrato smielato!!!! XD

Un bacio a tutti, al prossimo aggiornamento! ;)

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Capitolo 11
*** Trouble in Paradise ***


A/N: Fate largo, capitolo 11 in arrivo, gente! ;)

Ancora una volta grazie, grazie, grazie per le recensioni che mi avete lasciato!!!

@ Cosmo: ahahah, son contenta che ti sia sentita presa in causa, anche se quello che ho detto nel capitolo precedente NON ERA affatto dovuto al tuo commento. *inserire faccina che annuisce e sorride QUI* XD
Però Cosmo, lo sai che mi fa stra piacere sapere quello che pensi, perché ormai hai letto ogni singolo capitolo di ogni mia storia, per cui ormai conosci il mio stile e se vedi che sono troppo sdolcinata, ti prego, avvertimi!!!
E so che magari in questa storia Lois e Clark potrebbero risultare un po' OOC, visto che comunque stanno sempre lì a negare l'evidenza, però abbiamo visto quanto Clark possa diventare odiosamente dolce (fino alla nausea) quando stava con Lana. Ovviamente spero che il Clark di SV non faccia lo stesso con Lois, perché son sicura che Lois gli darebbe un pugno nell'occhio se solo ci provasse! XD Però dai, nei film e nei fumetti si è visto quanto siano dolci l'uno con l'altro ;)

@ Cordina87: Ciao e benvenuta a bordo! ;)
Grazie mille, spero continuerai a leggere e recensire! :)

@ Leti: Ma no Leti, pure tu mi dici che l'altro capitolo era smielato?!?! :( XD
Eh vabeh, mi prendo il titolo di scrittrice di un capitolo smielato e spero che questo non si ripeta mai più! XD
Son contenta che la battuta sul sedere Kryptoniano ti sia piaciuta XD e non sai quanto mi ha fatto sorridere come una scema leggere che le parole dette da Lois erano proprio da lei! *.*
Non hai idea di quanto mi abbiano resa felice!! *.*

@ Free air: Ciao e benvenuta anche a te! ;)
Prima di tutto, grazie mille per aver letto e recensito, mi ha fatto molto piacere sapere che la storia ti stia piacendo! :) Eh sì, concordo sul fatto che questo sia uno degli episodi migliori dell'ottava stagione! Non hai idea di quante volte mi sia rivista le scene Clois che ci sono qui!!!
Eh sì, purtroppo piano piano ci stiamo avvicinando alla fine dei capitoli felici... Ma come dici tu, aspettiamo la stagione 9 per tirarci su il morale ;) Sembra davvero fantastica!! Mancano solo 17 giorni alla premiere!!!!! *saltella eccitata per tutta la stanza* XD

@ Cristina aka caffèlatte: Sappi che d'ora in poi per rispondere alle tue recensioni, ti chiamerò caffèlatte e non più Cristina! XD XD
Son stra felice che la storia ti stia prendendo così tanto, mi fa veramente tanto piacere, più che altro per il fatto che io sono superpignola quando si tratta di fare certe cose e non hai idea di quante volte corregga il capitolo prima di postarlo, perché penso che ci sia sempre qualcosa che non vada bene XD Per cui sapere che la storia ti colpisce in questo modo, mi riempie davvero di tanto orgoglio! Grazie mille per avermelo fatto sapere, ora andrò in giro con un sorriso a 3250 denti! :P
Eh sì, speriamo che Lois e Clark non lo tengano per sé quello che provano l'uno per l'altro, perché io ho veramente bisogno di vederli insieme!!! :P

@ mariamaria: che carina, hai letto il capitolo due volte! Grazie ;)
Son contenta che il pezzo in cui Clark è a stretto contatto con tutti quei fan ti sia piaciuto! Ho sempre il "terrore" che i capitoli in cui non ci sono tutt'e due i personaggi principali di questa storia, possano risultare un po' noiosi, per cui mi fa piacere sapere che proprio quella parte ti sia piaciuta!
La parte del Planet.. ti dirò che pagherei per vedere una scena del genere in SV! XD Ma sappiamo bene che Clark non farebbe mai una cosa del genere, purtroppo... Per lo meno non il Clark giuggiolone di SV! XD

Ed ora, dopo aver risposto come sempre alle vostre recensioni in rigoroso ordine cronologico, vi lascio al capitolo!

ps: ma onestamente, preferite che risponda alle vostre recensioni all'inizio o alla fine? XD Semplice curiosità eh! :P




“Hey Chloe!” Rispose al telefono non appena raggiunse la fattoria, sfruttando la sua supervelocità.

“Hey uomo del momento, indovina?” Clark notò subito che c’era qualcosa che non andava dal tono della voce che l’amica aveva appena usato con lui.

“Cosa è successo, Chloe?” Chiese subito preoccupato, sperando che la cosa fosse meno grave di quanto temesse.

“Sembra proprio che siamo in due ad essere famosi.” Le sentì dire, mentre apriva il frigo per prendere qualcosa di fresco da bere.

“Ah sì?” Chiese incuriosito da come quello potesse infastidirla. “Sei diventata famosa come la moglie più veloce a portare dei DVD al marito ricoverato?” Una battuta, proprio quello che ci voleva per tirarla su di morale.

“Ah!” Chloe fece una finta risata. “A cosa è dovuto questo tuo umorismo da quattro soldi? E’ un nuovo superpotere?” Clark non fece in tempo a rispondere alla battuta quasi acida dell’amica, che subito Chloe riprese a parlare. “Sono la migliore amica del ragazzo venuto da Krypton.” Disse subito e Clark sorrise nel pensarla attorniata a sua volta dai fan che la riempivano di domande su di lui.

“Sembra che sarò costretto a dividere con te i riflettori.” Disse prendendo un sorso di succo all’arancia.

“Sul serio Clark, la cosa è più grave di quanto sembri.” Disse tornando nuovamente seria.

“Lo pensavo anche io, Chloe, ma vedrai che la cosa si sgonfierà a breve.” Disse rassicurandola e accendendo distrattamente la TV.

“Clark, non accetteranno Jimmy al Met Gen.” Disse dopo qualche secondo di silenzio e Clark notò come la voce dell’amica fosse bassa. Capì che era sull’orlo di una crisi di nervi.

“Cosa?!” Chiese sentendo la rabbia salire sempre di più dentro sé. “Non possono farlo!” Esclamò, non riuscendo nemmeno a pensare a come un ospedale come il Met Gen rifiutasse di curare un paziente in quelle condizioni.

“A quanto pare possono.” Disse quasi in un sussurro che Clark riuscì a percepire grazie al suo superudito. “E pensare che con tutte le visite che abbiamo fatto al Met Gen, ora dovrebbero darci la tessera abbonati.” Clark non rise a quella battuta, perché sapeva che Chloe stava usando il sarcasmo per mascherare quanto in realtà fosse distrutta.

“Chloe, ti prometto -”

“Certo, Clark.” Disse interrompendolo, sapendo già come l’amico avrebbe concluso la sua frase. “Ovviamente cercherai un modo per risolvere la situazione. Dopotutto sei il famoso supereroe di Metropolis, dovrà pur servire a qualcosa, no?”

Le parole di Chloe un po’ lo ferirono, ma in fondo se le meritava. Sapeva che uscendo allo scoperto in quel modo avrebbe cambiato non solo la sua vita, ma anche quella delle persone che gli stavano vicino.

La verità era che per una volta si era concesso il lusso di essere egoista e di pensare solo ed esclusivamente alle conseguenze che l’articolo di Linda avrebbe avuto sulla sua vita.
Non aveva calcolato che uscire allo scoperto avrebbe causato certi problemi anche a Chloe e Jimmy. E ora, cos’altro si poteva aspettare?

Prima che potesse anche solo pensare a tutte le altre persone che avrebbero visto la loro vita rovinata dal suo segreto svelato, il telefono di casa Kent prese a squillare.
Lo prese in mano e riconoscendo il numero, capì che la chiamata proveniva da Washington.

“Uhm Chloe, perché non mi raggiungi alla fattoria così ne parliamo meglio?” Le chiese, sperando che l’amica avesse voglia di vederlo nonostante le avesse causato mille problemi.

“Ovvio, sono già in viaggio.” Clark sorrise nel sentirglielo dire. Lui e Chloe erano sempre stati sulla stessa lunghezza d’onda e si erano sempre dati manforte nelle situazioni più disperate. Era felice di sapere che questa volta non faceva eccezioni.

“A tra poco allora.” Posò il suo cellulare e rispose subito al telefono di casa che continuava a squillare. “Pronto, mamma?” Non riuscì a mascherare il tono di preoccupazione nella sua voce e sperò che la madre non lo notasse.

“Oh Clark, stai bene?” Chiese Martha preoccupata a sua volta.

“Sì, mamma.” Sorrise nel notare che l’affetto della madre era sempre invariato anche se vivevano ormai da anni a centinaia di chilometri di distanza. “Tu?” Non appena la domanda uscì dalla sua bocca, quasi si pentì di averla fatta. Non avrebbe sopportato di sapere che anche la vita di sua madre aveva subito una brusca frenata a causa del suo segreto svelato.

“Tutto bene, Clark.” Lo rassicurò. “Ma sarai contento di sapere che presto tornerò a Smallville.” Disse con un tono quasi felice, ma Clark sapeva che c’era qualcosa sotto.

“Uhm, non che io non ne sia felice mamma, ma come mai questa visita così inaspettata?” Attese impaziente una risposta che per qualche secondo si fece attendere.

“Devo avere un motivo per visitare il mio unico figlio?” Stava evitando la domanda e Clark lo sapeva. Dopotutto lui stesso aveva fatto la stessa cosa solo qualche minuto prima con Lois.

“Mamma.” La rimproverò affettuosamente e la madre fu costretta a sputare il rospo.

“Diciamo che mi hanno autorizzato una vacanza che non avevo chiesto.” Clark restò in silenzio incredulo, mentre più e più persone si accalcavano nel giardino di casa sua.

“Mamma, cosa intendi con ‘vacanza’?” Chiese andando avanti e indietro per il salotto di casa sua, mentre lanciando qualche occhiata distratta alla TV, notava che al TG era inquadrata la facciata di casa sua. ‘Ottimo, ci mancavano solo i paparazzi!’ Pensò. Ma in fondo Chloe l’aveva avvertito. I paparazzi non erano famosi per lasciare spazio alle persone famose e lui in quel momento era la patata bollente, la notizia da prima pagina, lo scoop che ti cambiava la vita.

“Intendo che mi hanno costretto a lasciare il seggio, Clark.” Clark sentì il mondo crollarsi addosso. La persona che aveva sempre rinunciato a tutto per lui, ora doveva fare un ennesimo sacrificio solo perché era stato così egoista da voler proteggere il suo segreto senza pensare a tutte le altre mille conseguenze che uscire allo scoperto avrebbe portato.

“Possono farlo ad un senatore?” Chiese incredulo, continuando a passeggiare nervosamente e a guardare fuori dalla finestra, notando come la situazione stesse degenerando. A quel punto l’unica che poteva aiutarlo era Chloe.

“A quanto pare sì, figliolo.” Disse con un tono sconsolato che non passò inosservato all’udito di Clark.

“Ok, senti, passerà.” Disse rassicurando più sé stesso che la madre. “Le persone devono solo farci l’abitudine.”

“Hai ragione, figliolo.” Ma Clark era consapevole che la madre sapeva che tutto questo non sarebbe passato così in fretta. “Dopotutto non è da tutte le città avere un supereroe locale.” Clark cercò di sorridere per quella mezza battuta della madre, ma non ci riuscì. “Ora è meglio che vada a preparare quello che mi serve per il viaggio. A più tardi, figliolo.”

Clark deglutì a fatica, immaginando la madre che impacchettava tutto quello che possedeva lì a Washington e tutto per colpa sua. “Ok, a più tardi.” Disse triste.

Non fece in tempo a mettere giù, che subito fu richiamato da dei colpi veloci alla porta di casa sua.

“Clark! Sono Chloe!” Clark si affrettò ad aprire e per un micro secondo ebbe la piena visuale sulla massa infinita di persone che si erano accalcate di fronte a casa sua. “I Beatles sono atterrati a Smallville?” Disse ironica entrando in casa. Clark si chiuse immediatamente la porta alle spalle.

“Come va?” Le chiese nuovamente, anche se si erano parlati solo qualche secondo prima.

“Beh, a parte i microfoni e le telecamere che spuntano come funghi e mio marito che non verrà ricoverato, sì, tutto alla grandissima.” Disse ironica. “Piuttosto, tu come ti senti sotto i riflettori?” Chiese, quasi volesse stemperare la tensione tra loro.

Guardò per un secondo fuori dalla finestra, intravedendo la folla che non accennava ad andarsene. “Sfortunatamente i miei quindici minuti di fama sembrano non voler finire.” Disse realizzando ancora una volta che la sua idea di confessare tutto al mondo era stata una delle più stupide di sempre.

“Beh, non vorrei infierire, ma Lois è stata promossa ad editore. E congratulazioni! Ora avete un ufficio da urlo di fianco a quello di Tess.”

Abbassò lo sguardo sul pavimento, la vergogna per quella situazione che lo attraversava da parte a parte. Non poteva permettersi di guardarla in faccia mentre la sua vita andava a rotoli per colpa sua. “Uhm sì, so già tutto.” La guardò per un secondo, prima di abbassare nuovamente lo sguardo. “Sono passato al Planet e Lois mi ha detto tutto.”

Prima che Chloe potesse anche solo dire qualcosa a riguardo, entrambi vennero distratti da una voce che parlava al TG che Clark stava guardando qualche minuto prima. “Clark Kent non è l’eroe di tutti.”

Chloe prese il telecomando e alzò di qualche tacca il volume, lanciando a Clark uno sguardo come a dirgli ‘non tutti in questa stanza hanno il superudito.’

Alla TV era inquadrata una donna dall’espressione estremamente triste che reggeva in braccio la figlioletta e parlava tra le lacrime. “La settimana scorsa una gru è crollata, uccidendo mio marito.” La donna si prese un secondo per sé, prima di continuare. “Dov’era Clark Kent in quel momento?” Clark si sentì morire, colpito da quelle parole. Fece qualche passo verso la TV, come se volesse sentire meglio quello che la povera vedova di fronte a lui doveva dire. “Chi dice che sia lui a dover scegliere chi vive e chi muore?” Disse la donna sempre più disperata, un fiume di lacrime che continuava a bagnarle le guance.

Un Dio in terra.
Quello che Jor-El aveva sempre voluto per lui, ora gli sembrava così offuscato.
Aveva sempre pensato che lui l’avesse mandato qui per governare gli umani – ‘quegli esseri così inferiori rispetto alla tecnologia e al mondo Kriptoniano.’ Ripensò alle parole di Jor-El.
Quelle persone che avrebbe potuto distruggere, se solo avesse voluto, ma che aveva giustamente scelto di aiutare, mettendo al loro servizio ogni suo singolo potere, ogni sua singola goccia di forza.

Eppure la gente che fino a qualche secondo fa lo vedeva solo come un eroe, ora lo vedeva come un dio in terra, colui che decideva chi avrebbe vissuto e chi no.
Un uomo era morto perché lui non era lì a salvarlo da quella gru che lo aveva schiacciato.
Chi era lui per agire in quel modo? Per lasciare morire un innocente che aveva una moglie e una figlia così piccola?

Chloe prese in mano nuovamente il telecomando, questa volta per abbassare il volume della TV, assolutamente certa che l’amico si sarebbe dato addosso e si sarebbe chiuso in sé stesso perché colpito mortalmente da quelle parole.

“Clark,” cercò di controbattere, ma l’amica lo fermò, continuando a parlare, sperando di distrarlo il più possibile. “Ora dobbiamo preoccuparci di trovare Linda Lake.” E in quel momento, non c’era cosa che Clark desiderasse più al mondo. Era per colpa sua che tutto questo era iniziato, ed era con lei che tutto sarebbe finito. “Penso di sapere perché non si sia fatta viva in tutti questi anni. Ho scoperto che Linda si trovava nella stessa ala di Black Creek dove ero io.”

Clark aveva ancora le parole di quella donna che gli si ripetevano in testa, quasi un mantra che gli faceva capire quanto fosse pericoloso per la terra e per gli umani. “Si trasforma in acqua, Chloe. Perché non è scappata?” Disse irritato dalle parole di Chloe. Era ovvio solo a lui quanto Linda fosse forte e pericolosa?

Subito un’ennesima ondata di senso di colpa lo colpì. Era consapevole di avere usato un tono scocciato che proprio Chloe non si meritava in quel momento.

Fortunatamente, l’amica lasciò perdere e proseguì a spiegargli quello che aveva scoperto. “Perché l’elettricità è la sua Kryptonite.” Clark la vide srotolare dei fogli che aveva appena tolto fuori dalla sua borsetta. Chloe prese a camminare per il salotto e lui la seguì senza dire una parola. “La sua cella emanava delle onde elettriche che le impedivano di trasformarsi.” Spiegò all’amico, mentre entrambi sedevano sul divano.

Gli passò qualche foto su Linda, mentre lui rifletteva. “Ottimo. Ora dobbiamo solo trovarla.” Iniziò a pensare ad ogni minima possibilità, ad ogni luogo sulla faccia della terra in cui Linda si sarebbe potuta nascondere.

Questo escludeva ovviamente il trovarsela di fronte mentre rilasciava un’intervista alla tv.

Chloe si girò immediatamente per vedere cosa ci fosse alle sue spalle che aveva shockato Clark in quel modo.

“Ed ora, andiamo in diretta a sentire la conferenza stampa di Linda Lake.” Disse la voce alla TV e l’espressione nel viso di Chloe era una copia esatta di quella dell’amico.

“Non sarà così difficile.” Disse senza mai togliere gli occhi dallo schermo, rispondendo a quello che Clark aveva detto qualche secondo prima dell’apparizione del loro nemico numero uno.

“Clark Kent non è un eroe. Non è un salvatore.” Entrambi guardavano in religioso silenzio Linda sfoggiare tutta la sua sicurezza di fronte alle telecamere, scandendo bene ogni singola accusa nei confronti di Clark. “Non è nemmeno un amico.”

Clark sapeva che si sarebbe dovuto far scivolare di dosso ogni sua singola parola – dopotutto lei non lo conosceva – ma di certo quello che stava dicendo lo infastidiva più di quanto avesse voluto ammettere. Le parole di Linda erano più vere di quanto chiunque avesse mai potuto immaginare. Una persona che lo conosceva così poco, lo aveva inquadrato alla perfezione.

Chi era lui per salvare questo e quello e far morire quell’altro? Un eroe salvava tutti, portava sempre tutti in salvo e non lasciava nessuno indietro, mentre lui aveva lasciato che quel povero uomo morisse sotto il peso di quella gru, lasciando una donna vedova e una povera bimba orfana di padre.

Linda aveva ragione, lui non era un eroe, né tantomeno un salvatore.
Per quanto riguarda la parte dell’amico? Beh, di sicuro Chloe e tutti gli altri sarebbero stati meglio senza di lui e senza il suo maledetto segreto.

Linda riprese a parlare. “Lui fa parte della prima ondata di un’invasione aliena.”

Clark sbuffò, infastidito da quelle parole che erano ovviamente false e inventate. Chloe lo guardò, incredula e sorpresa a sua volta da quello che una persona era in grado di inventarsi pur di distruggerne un’altra. Gli lanciò uno sguardo rassicurante, come a fargli capire che nessuno al mondo avrebbe mai creduto ad una bugia simile, prima di tornare a concentrarsi sulle parole della bionda giornalista.

“La mia dettagliata investigazione ha rivelato che Clark Kent,” Clark notò l’enfasi che Linda mise sul suo nome e cognome, “è la causa delle piogge di meteoriti, di periodi di blackout e di un inspiegabile catena di carneficine umane.”

“Dalla padella alla brace…” Disse Chloe, senza mai spostare lo sguardo dalla TV e Clark non poté far altro che darle ragione, senza però aprire bocca.

“A Smallville una volta c’era un eroe. Un vero eroe.” Clark notò come questa volta Linda mise molta enfasi sulla parola vero. “Che ha tentato di fermare l’alieno,” a nessuno dei due sfuggì il disprezzo che mise sulla parola alieno, “prima che questo riuscisse a distruggere la Terra. E quell’eroe…”

Linda fece una pausa teatrale, prima di proseguire.

“Quell’eroe era Lex Luthor.” Clark serrò le labbra insieme con rabbia e prese un respiro profondo nel processare quelle parole. Chloe aveva ragione, quando tutto va male, ovviamente succede qualcosa che peggiora la situazione. “E Clark Kent l’ha ucciso.” Chloe si girò immediatamente a guardarlo, sorpresa che Linda avesse anche solo potuto pensare di ricorrere ad un colpo tanto basso quanto inutile, visto che era una completa bugia che presto chiunque avrebbe scoperto.

“Mi ha appena trasformato in un nemico pubblico.” Disse con un tono di voce piatto, senza emozione. Solo qualche istante prima era l’idolo delle folle, quello che tutti guardavano con occhi sognanti e rispettosi, mentre ora era diventato il nemico numero uno, l’alieno cattivo venuto da lontano per fare del male ad ogni singolo essere vivente sulla faccia della Terra.

Chloe si alzò rapidamente dal divano senza pensarci su e scostando la tenda che copriva il vetro della porta, osservò la reazione della gente che stava ancora nel giardino di casa Kent.

‘’Ovviamente.’ Pensò Clark sconsolato, sentendo tutte le grida di disapprovazione che provenivano da fuori.

“Devi scappare subito, Clark!” Gli disse Chloe preoccupata, sentendo lei stessa la reazione di tutte quelle persone.

“Posso risolvere tutto questo, Chloe.” Disse ritrovandosi di fianco a lei, senza però guardarla in faccia. Come avrebbe potuto quando stava mentendo?
Ovviamente ormai non c’era più nulla da fare, la gente si era convinta che lui fosse una minaccia e non avrebbero cambiato idea tanto facilmente.

“Parlerò io stesso con le autorità.” Disse sperando di suonare sicuro di sé, di modo che l’amica si tranquillizzasse. L’ultima cosa di cui Chloe aveva bisogno in quel momento, era preoccuparsi ulteriormente per lui.

“Sembra che loro abbiano avuto la stessa idea.” Clark sentì la preoccupazione nel tono dell’amica, che come lui aveva notato le luci della polizia che si facevano sempre più vicine alla fattoria. “Senti Clark, questo peggiorerà solo le cose, devi andartene finché puoi.” Chloe smise di guardare fuori dalla finestra e si concentrò esclusivamente sull’amico, sperando che fosse abbastanza ragionevole da ascoltarla.

“Non scapperò, Chloe.” Rispose subito, girando la testa di scatto per guardarla in faccia, sperando che l’amica notasse la risolutezza nel suo sguardo.

Una cosa era certa, minaccia o no, Clark Kent non sarebbe fuggito di fronte a niente e nessuno. Avrebbe affrontato la situazione e avrebbe usato ogni arma in suo potere per far ragionare tutti quanti, anche se quella fosse stata l’ultima cosa che avrebbe fatto.

“Le persone devono sapere la verità.” Si allontanò da lei di qualche passo, ritrovandosi di fronte alla porta e riuscendo a sentire ancora meglio la folla che prima lo acclamava e ora lo disprezzava. “Penso che tu debba uscire dal retro, ok?” Non diede il tempo all’amica di controbattere, aggiungendo subito, “ci vediamo più tardi.” Sperava di averla rassicurata abbastanza da convincerla a lasciare la fattoria e scappare il più lontano possibile da tutto quello che sarebbe potuto succedere di lì a poco.

Chloe lo guardò a lungo, anche se lui continuava a darle le spalle, sperando che l’amica lo lasciasse solo il più in fretta possibile.
Clark sentiva il suo sguardo bruciargli la nuca da quanto era intenso, ma non si sarebbe girato per nessuna ragione al mondo a guardarla negli occhi. Non poteva sopportarlo.
Tutto quello di cui Chloe aveva bisogno in quel momento era di stare il più lontano possibile da lui.

“Fa attenzione.” Clark chiuse gli occhi e usò tutto la sua forza per non guardarla in faccia e intrappolarla in un abbraccio che l’avrebbe probabilmente rassicurata per qualche secondo.

Cedette per un secondo, girandosi per guardarla, ma si rese conto di essere solo nel soggiorno di casa sua.

Era ora di mostrare il suo lato duro, quello risoluto che non si sarebbe abbassato di fronte a nulla.

Avrebbe spiegato ogni cosa ai federali, anche se questo lo avrebbe potuto rovinare per sempre.

Si sarebbe sacrificato. Lo avrebbe fatto per Chloe, per sua madre, per Pete, per Lana e per Lois.

Si costrinse a non pensare a loro, perché questo lo avrebbe distratto.
Ora ognuno di loro aveva bisogno di Clark e lui avrebbe dimostrato a loro, a quella folla e a sé stesso che non era assolutamente la persona che Linda lo aveva dipinto.

Avrebbe dimostrato al mondo e a sé stesso che era degno di essere chiamato eroe.


***


Lois era ancora al Daily Planet quando il suo cellulare prese a squillare.
Aveva deciso di rimanere lì oltre l’orario di chiusura perché aveva bisogno di prendersi qualche minuto per sé.

Per tutta la mattina, ogni singola persona che faceva parte della squadra dal Daily Planet aveva ben pensato di starle col fiato sul collo, congratulandosi con lei ogni singolo secondo per l’articolo da urlo che aveva scritto su Clark.

L’unico momento che era riuscita ad avere per sé, era stato quando proprio Clark era passato di lì per parlare con lei.

Sentendo il cellulare che continuava a squillare senza sosta, decise che si sarebbe concessa il lusso di pensare a lei e Clark più tardi.
Prese il cellulare in mano e notando che la chiamata era di Chloe, rispose subito, felice di poter finalmente parlare con la cugina.

“Wow Lois, giornata impegnata?” Sentì subito il tono ironico della cugina che la rimproverava affettuosamente per non aver risposto subito.

“Non ne hai idea!” Rispose subito la mora reporter, sprofondando nella sedia su cui sedeva ormai da parecchie ore. “Sembra che scrivere quest’articolo sia stato l’errore più grave di tutta la mia vita!” Disse divertita. Forse in fondo la fama non faceva per lei.
Stare a contatto con tutte quelle persone che non la lasciavano respirare, la faceva sentire come uno di quegli animali allo zoo, rinchiusa in gabbia. E per uno spirito libero come lei, questo equivaleva ad uno degli incubi peggiori.

Ma in fondo, la fama era una delle cose a cui aveva ambito da quando aveva deciso di diventare una reporter, seguendo le orme della tanto adorata, bionda cugina.
Ora aveva tutto quello che desiderava e non sarebbe tornata indietro per tutto l’oro del mondo.

“Non ne hai idea.” Il tono serio della voce di Chloe le fece gelare il sangue. “Clark è in pericolo.”

Già, si era sbagliata. In fondo sarebbe bastato solo sapere che l’uomo che amava era in pericolo.

Immagini di Clark e scenari apocalittici le passarono velocemente di fronte agli occhi, senza sapere bene cosa questo pericolo fosse.
Come poteva, l’uomo più forte del mondo, essere in pericolo? Era invincibile, no?

Ripensandoci su, sorrise per le parole che Chloe le aveva appena detto.
‘Certo, Clark è in pericolo! E io vincerò il Pulitzer nel giro di qualche anno!’ Pensò, ridendo tra sé.

Lois iniziò a ridere. “Chloe, se volevi farmi prendere un colpo, ci sei quasi riuscita.” Rise nuovamente. “Tu e Clark pensate sul serio che io sia così ingenua da abboccare ad uno scherzo del genere?”

“Lois, non è uno scherzo.” La voce nuovamente seria di Chloe la fece rabbrividire. Forse in fondo non la stava prendendo in giro. Forse Clark era davvero in pericolo.

Ma no, era impossibile. Se ci fosse stato anche solo un piccolissimo rischio per lui, non sarebbe uscito allo scoperto come aveva fatto, no?

Doveva scoprire qualcosa di più e contava che Chloe avesse la lingua sciolta in quel momento, per poterle strappare tutte le informazioni che sapeva.

“Chloe… Clark è l’uomo più forte del mondo!” Ormai si aggrappava alle cose più scontate, rifiutando di immaginarlo in pericolo. “Cosa mai potrebbe metterlo in pericolo?” Trattenne il respiro in attesa di una risposta di Chloe, che però si fece attendere, quasi la cugina stesse pensando alla risposta perfetta.

Sentì Chloe prendere un ennesimo respiro profondo prima di rispondere. “Anche lui ha dei punti deboli, Lois.”

Lois rimase a bocca aperta senza nemmeno rendersene conto, il respiro che diventava sempre più affannoso e il battito cardiaco che aveva preso ad accelerare sempre di più.

Perché non gliene aveva parlato? Perché le aveva nascosto che anche lui, come tutti, aveva dei punti deboli?

“Accendi la tv, o cerca su internet, Lois.” La voce di Chloe la riportò nuovamente alla realtà. “Linda Lake ha appena rilasciato un’intervista, rendendo Clark il nemico numero uno.”

‘Linda Lake, ovviamente.’ Pensò Lois sbuffando. Il solo sentirla nominare la irritava come raramente era capitato.

Ma Lois non riusciva a credere che delle semplici parole dette da un’ex giornalista di gossip da quattro soldi, sarebbero riuscite a far cambiare idea alla gente così facilmente.
C’erano i fatti a dimostrare tutto il bene che Clark aveva fatto in tutti questi anni, sia per la città di Metropolis, che per quella di Smallville.

Iniziò a cercare freneticamente su Internet un estratto dell’intervista che Linda aveva rilasciato. “Ma la gente non può credere a certe bugie!” Disse finalmente, alzando il tono della voce e dimenticandosi per un secondo della sua ricerca.

“Lois, la gente crede a tutto quello che gli si dice. Cosa ti fa pensare che questa volta possa essere diverso?” Sentì la sconfitta nella voce di Chloe.

Lois prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi e massaggiandosi la punta del naso, sperando che questo l’aiutasse a pensare con calma. “Perché questa volta tutti hanno visto quello che Clark sa fare.”

“E’ proprio perché la gente sa cosa è in grado di fare, che crederanno che è qui per conquistarci e non per aiutarci.” Rispose subito Chloe, quasi senza lasciare replica alla cugina.

Lois aprì una pagina internet con l’intervista di Linda Lake scritta tutta in grassetto. Tra le tante parole inutili che aveva detto, c’erano anche quelle che aveva appena sentito dire dalla cugina. “Oh, dimmi che non ha osato!” La rabbia iniziò a ribollirle in corpo e avrebbe tanto desiderato ritrovarsi faccia a faccia con Linda Lake in quel momento, per scacciare via con un pugno ben assestato quel sorrisetto beffardo che la fissava dallo schermo del suo computer.

“Ha detto anche di peggio, Lois.” Disse scoraggiata, senza però entrare nei particolari.

Lois lesse rapidamente tutta l’intervista e capì quello che la cugina intendeva. “Ottimo, l’ha accusato della morte di Lex.” Scosse la testa sconsolata.

“Se solo la gente sapesse tutte le volte che avrebbe potuto ucciderlo, ma non l’ha fatto.” Sentì Chloe lasciarsi andare alle lacrime, notando la voce rotta dal pianto della cugina.

Le parole di Chloe la attirarono come una calamita, senza ben sapere il perché.
Processò ogni singola parola una per una più volte, finché un’idea la colpì. “Ci siamo Chloe!” Disse chiudendo immediatamente la pagina con l’intervista e la foto della vipera che era Linda Lake e aprendo il programma con cui scriveva sempre i suoi articoli. “Ci siamo, cuginetta! Tutto quello di cui abbiamo bisogno sono tante, tantissime testimonianze di tutte le persone che Clark ha salvato in tutti questi anni!” Disse iniziando a pensare ad un titolo per l’articolo.

“Non so se sia una buona idea, Lois. Non ora che la situazione è degenerata in questo modo.” Decisamente il pessimismo di Chloe non aiutava il piano di Lois, che in quel momento sprizzava energia e ottimismo da ogni singolo poro.

“Oh andiamo Chloe, abbiamo bisogno di ottimismo, non di pessimismo!” La riprese. “Ora, dimmi dove ti trovi, così ti vengo a prendere e ci precipitiamo a Smallville a fare qualche domandina.” Disse già pregustando la possibilità di aiutare Clark e rimandare Linda nell’abisso in cui aveva vissuto negli ultimi anni.

Lois sentì un rumore in sottofondo, quasi di uno sportello che veniva chiuso con rabbia. “Chloe, dove stai andando?” Chiese preoccupata, immaginando che quel rumore fosse causato dalla cugina che era appena salita in macchina.

“Ero alla fattoria fino a qualche secondo fa.” Lois sussultò per un secondo. Non le aveva ancora chiesto dove Clark fosse. “Clark mi ha detto che avrei fatto meglio ad andarmene, visto che la situazione stava degenerando.”

“Lui ora dov’è?” Chiese nuovamente preoccupata, pensando nuovamente a quello che gli sarebbe potuto succedere.

“Alla fattoria.” Sentì la cugina esitare per un secondo, quasi si fosse pentita di averle appena dato quella risposta. “Ti prego Lois, dimmi che non hai intenzione di andare lì.”

In effetti, era proprio quello che avrebbe voluto fare in quel momento.
Avrebbe dato qualunque cosa per essere lì con lui, per dargli forza e rassicurarlo che insieme avrebbero risolto ogni singolo problema.

Ma era intelligente abbastanza da capire che gli sarebbe stata solo d’intralcio. “No, tranquilla.” Sentì Chloe fare un respiro profondo, buttando fuori l’ansia che si era tenuta dentro nell’immaginare la cugina andare incontro alla ressa che c’era nel giardino dei Kent. “Se ha impedito a te di aiutarlo, non vedo cosa potrei fare io.” Disse triste, immaginandolo solo contro tutti.

“Sono sicura che se potesse, ti vorrebbe al suo fianco in questo momento, Lois.” Quasi come se la cugina avesse intuito quanto tutto questo la deprimesse, le disse quelle parole che Lois non aveva idea di avere bisogno di sentirsi dire.
Sapere che lui aveva bisogno di lei, la faceva sentire importante e allo stesso tempo inutile, in quanto non poteva fare niente per lui.

Una lacrima le rigò la guancia senza preavviso. “Grazie, cuginetta.” Disse, sperando che Chloe non notasse il suo tono di voce rotto dalle lacrime. “Quindi immagino che l’articolo dovrà aspettare?” Disse schiarendosi la voce e ricordando il suo piano che solo qualche secondo prima le era sembrato così geniale.

“Sentì, facciamo così, tu inizia a buttare qualche idea, io tra qualche minuto dovrei incontrarmi con Clark, subito dopo che lui finisce di parlare con la polizia e-”

“Cosa?!” Lois la interruppe, non credendo alle sue orecchie. Perché mai Clark voleva parlare con la polizia? Perché non riusciva a rendersi conto che quello era un errore? Come poteva anche solo pensare che erano andati lì per parlare e non per renderlo inerme? “Come diavolo può essere così stupido?” Disse, senza aspettarsi una risposta a quella che era una domanda retorica.

“Ho cercato di fargli cambiare idea, di farlo scappare.” Questa volta Chloe smise di trattenere le lacrime e Lois sentì un dolore al cuore nel saperla da sola in macchina a piangere. “Ma lui ha detto che doveva far sapere la verità a tutti, che la gente meritava di sapere, che avrebbe risolto tutto, che doveva fare la cosa giusta…” Chloe si interruppe, i singhiozzi del pianto che le impedivano di continuare.

“Stupido Boy Scout.” Disse Lois in un sussurro, scuotendo la testa e ricacciando indietro le lacrime che minacciavano di bagnarle il viso. Doveva essere forte, sia per lei, che per Chloe e soprattutto per Clark.

‘Una reporter che piange è inutile, le lacrime le impedirebbero di scrivere l’articolo che potrebbe aiutare l’ex superstar di Metropolis.’ Si disse con tono serio, convincendosi a non lasciarsi andare e quasi suonando distaccata, come se tutto quello che stava succedendo a Clark non la scalfisse più di tanto. Una cosa era certa, quando c’era bisogno di fingere di essere indistruttibili, Lois Lane era senz’altro la migliore.

“Uhm, ora devo andare.” Lois annuì, senza sapere bene il perché. “Ti chiamo appena vedo Clark.” Sentì Chloe tirare su col naso e desiderò ancora di più essere lì con lei per darle forza. E soprattutto per farsi dare la forza che ormai sentiva abbandonarla.

Non poteva lasciarsi andare. Clark aveva bisogno di lei e lei non l’avrebbe abbandonato per nulla al mondo.
Dopotutto, parte della colpa era anche sua. Se non avesse mai scritto quel maledetto articolo, tutto questo non sarebbe mai successo e Clark non si troverebbe in pericolo in questo momento.

“D’accordo.” Disse scuotendo la testa e scacciando quei pensieri negativi che non aiutavano in quel momento. “Vedrai Chloe, riusciremo a cavarcela anche questa volta.” E stranamente ne era sicura. Sapeva che il mondo avrebbe visto il vero Clark, presto o tardi. Sapeva che ogni singola persona che fosse venuta a contatto con lui anche solo per un secondo, avrebbe capito anche solo dal suo sguardo, che un ragazzo dolce come lui non avrebbe mai fatto del male a nessuno.

“Lo spero.” Le rispose la cugina con tono titubante, dopodiché finì la chiamata.

Lois poggiò il cellulare di fianco a lei, dopodiché prese a fissare lo schermo del suo computer. Studiando nuovamente l’intervista che Linda aveva rilasciato, iniziò a pensare a cosa scrivere nel suo articolo.

Prese un foglio e con una penna tracciò una linea che divise il foglio in verticale.
Nella parte sinistra scrisse: ‘Punti a nostro favore: fatti.’
Nella parte destra: ‘Punti a nostro sfavore: gente impazzita che crede a qualunque cosa dica l’imbecille bionda.’

Sorrise per un secondo, decidendo che il titolo dell’articolo che avrebbe aiutato Clark sarebbe stato: ’10 motivi per non credere ad una sola parola che esce dalla bocca rifatta di Linda Lake.’

Sorrise nuovamente, mentre rileggeva il titolo che le era venuto in mente.
Di certo avrebbe attirato l’attenzione di molti e avrebbe fatto sorridere quelli che avevano un po’ di senso dell’umorismo. ‘Il che significa un buon numero di lettori.’ Pensò, ritrovando un po’ dell’ottimismo che aveva perso.

Questa volta aveva deciso di avere fede e nemmeno il caos scatenato dalle parole di Linda Lake le avrebbe fatto cambiare idea.





A/N: Capitolo lunghetto eh? XD
Vi dico un segreto.. In realtà questi sono due capitoli separati, che però alla fine ho deciso di unire perché:
A- così il numero dei capitoli diminuisce XD
B- perché penso che ci stiano davvero bene insieme.

ps: le parole di Jor-El riguardo a quanto siano patetici gli umani sono del tutto inventate XD non ho assolutamente idea se le abbia dette veramente o no! XD
Però ricordo che all'inizio di SV, Clark si faceva sempre mille problemi con Jor-El perché pensava che lui volesse che fosse al di sopra degli uomini... Almeno credo... XD
Chiedo umilmente perdono ai fan di Superman e Smallville se ho scritto una baggianata! XD

Beh, per ora è davvero tutto!

Un saluto a tutti, ci si legge GIOVEDì! ;)

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Capitolo 12
*** Run away ***


A/N: Un saluto a tutti e un benvenuto al capitolo 12 :)

Come sempre, ora rispondo alle vostre graditissime recensioni! :)

@ Cosmo: Sei sempre la prima a recensire Cosmo! Sei meglio di uno Swatch! :P
Lois che si abbassa al livello di Lana?!?! no,no,no,no! Lana, conosciuta anche come LAGNA, è veramente di un livello di gran lunga inferiore rispetto alla nostra Lois! Sono certa che anche lei abbia un lato dolce e tenero, ma mai melenso come quello di Lana! Direi che ormai quel lato lì di Lois lo abbiamo conosciuto in tutti questi anni di Smallville e ti dirò che mi piace questo suo essere dolce e tenera senza però mai mostrarlo più di tanto, se non in rarissime occasioni! Dopotutto, come hai detto tu, è anche per quel motivo che l'amiamo!! :P
ps: Adoro i tuoi commenti chilometrici! :P

@ Caffèlatte XD : Felicissima che il nuovo nickname ti piaccia, lo mettiamo subito nero su bianco XD
Così anche tu sei una fan dell'amicizia Chlark?! *.* Io li adoro, anche se penso che Clark il più delle volte la sfrutti davvero troppo!!!
Ad ogni modo, visto che sei una loro fan, spero questo capitolo ti piaccia ;)
E visto che ti è piaciuto il titolo dell'articolo di Lois contro Linda Lake, voci di corridoio dicono che troverai nella cassetta delle lettere una copia del Daily Planet con  l'autografo di Lois in persona ;) Tiratura limitata, l'abbiamo solo io e te! ;) XD
E quando la mia ff finirà, non sarai triste come dici, perché vorrà dire che Smallville sarà di nuovo in onda (negli USA) e se tu lo segui come faccio io, sarai tutto, tranne che triste! :P

@ Free air: Non ricordarmelo! Mancano solo 15 giorni alla premiere, ti rendi conto?!?!?! Fino a ieri mi sembrava un'eterntà, ora invece mi rincuora il fatto che manchino a malapena due settimane! Non vedo l'ora!!!
Grazie mille e se piangerai alla fine della storia, è perché sai già come va a finire XD

@ Cordina87: Ciao  e mi pare che tu sia nuova qui, no? :P Se sì, benvenuta, se no, scusa la scarsa memoria XD
Grazie per i complimenti, per aver letto e per aver trovato anche il tempo di lasciarmi un commento! :)
Concordo con te, spero in tante scene Clois in questa nona serie perché pure io è dalla quarta che aspetto che si mettano insieme! XD e Lana non stava tanto simpatica nemmeno a me XD Speriamo sia sparita per sempre! XD
Se dopo questa ne scriverò un'altra? Onestamente non ne ho idea, vediamo se la 9 serie porta ispirazione! ;)
Grazie ancora! :)

@ Leti: Per un secondo ho avuto paura che fossi rimasta indietro con la storia! O.o XD XD
E sì, gli spoiler che ho letto ieri mi hanno lasciata del tutto a bocca aperta... Non vedo l'ora di commentare QUELL'EPISODIO con te, Leti!!! *.*
Da uno a dieci, quanto ci odieranno sul forum? XD XD
E grazie per i complimenti sul chappo :D Come sempre mi fa stra piacere sapere che la storia ti piace ancora XD

Un ultimo grazie generale a tutti e... buona lettura! :)





Clark deglutì un’ultima volta prima di aprire la porta di casa sua e ritrovarsi faccia a faccia con le migliaia di persone che un secondo prima lo adoravano e che ora non vedevano l’ora di distruggerlo, perché convinte dalle parole di Linda.

Un uomo in abito scuro e un cartellino che diceva Ufficiale Smith, si fece largo tra la folla, finché Clark non se lo ritrovò di fronte.

I due si guardarono in silenzio e l’Ufficiale gli fece segno di entrare in casa, dove avrebbero potuto parlare. “Si rilassi signor Kent, ho bisogno di farle solo qualche domanda.” Sentì la voce dell’uomo di fianco a lui solo grazie al suo superudito, mentre entrambi entravano in casa.

Clark si chiuse la porta alle spalle, osservando attentamente ogni minimo particolare della persona che si trovava di fronte.
Visto che questo aveva l’aria di un interrogatorio in perfetto stile FBI, prese uno sgabello e si sedette, mentre l’Ufficiale camminava nervosamente in silenzio per la cucina di casa Kent.

Attese nervosamente che l’uomo di fronte a sé dicesse qualcosa, ma la cosa sembrava non succedere. Si permise di sorridere per un secondo, pensando a come Lois gli avesse contagiato l’allergia ai silenzi imbarazzanti.

“Linda Lake sta mentendo.” Disse, ancor prima di rendersi conto di aver rotto il silenzio che era calato.

L’uomo continuò a camminare, passandogli alle spalle. “Quello che dice però ha senso.”

‘Ovviamente,’ pensò Clark, ‘ha organizzato ogni minimo dettaglio.’ Un’ondata di rabbia gli fece ribollire il sangue, ma respirò a fondo per calmarsi nuovamente. L’ultima cosa di cui aveva bisogno ora era perdere la pazienza di fronte ad un poliziotto.

“Perché non mi dice per chi lavora?” Gli chiese il poliziotto e Clark non poté fare a meno di notare quanto assurda fosse quella domanda.

“Gliel’ho già detto, con nessuno.” Rispose esasperato, ripensando all’articolo di Lois, in cui era spiegata tutta la verità su di lui. “Sono stato mandato qui da solo.” Alzò lo sguardo per vedere il poliziotto camminargli a fianco, le mani in tasca e lo sguardo chino sul pavimento.

“Per fare cosa, lavorare in una fattoria?” Il sarcasmo nella voce dell’Ufficiale lo innervosiva e i muscoli della sua mascella iniziarono a pulsare rabbiosi. “E’ chiaro che c’è qualcosa di grosso che bolle in pentola.” Il poliziotto decise finalmente di smettere di camminare, poggiando i gomiti sul tavolo di fronte a Clark e abbassando lo sguardo al livello dei suoi occhi blu.

Clark respirò nuovamente a fondo, cercando di calmarsi. “Mio padre mi ha mandato qui poco prima di morire, cosicché potessi aiutare l’Umanità grazie alle mie abilità.” Clark sperò che il suo tono sincero lo aiutasse ad essere creduto. “E’ quello che ho sempre fatto ed è quello che sempre farò.” Fissò con sguardo di sfida l’uomo di fronte a lui, che però non accennava a lasciar cadere la questione.

“Sono sicuro che se lo chiedessi ai suoi amici lo confermerebbero, no?” Clark annuì, quasi felice che ci fossero persone che avrebbero potuto confermare la sua tesi. “Amici come… Lois Lane?” Quel brivido di felicità passo quando l’Ufficiale di fronte a lui iniziò a fare allusioni a quello che sarebbe potuto succedere a chi sapeva il suo segreto.

Immagini di Lois in pericolo annebbiarono la mente di Clark, che smise di pensare razionalmente. Non riusciva a credere di averla messa in un pericolo tale solo per uscire allo scoperto ai suoi termini, per scappare ai ricatti di Linda Lake. Che diavolo gli era saltato in testa?

“Le ha dato la notizia che capita una volta nella vita. Visto che è riuscita a mantenere il suo segreto tale, mi chiedo cos’altro possa nascondere. Potrebbe essere accusata di tradimento allo Stato.” Clark sentì il sangue gelarsi nelle vene al solo pensarla in pericolo.

“No. Lois è innocente! Tutto quello che sa è nell’articolo!” Rispose subito senza nemmeno pensarci, alzando un po’ il tono della voce e sperando che l’uomo di fronte a lui credesse almeno a questo.

“E Chloe Sullivan?” Chiese sempre più calmo l’uomo di fronte a lui e Clark sentì un ulteriore, invisibile pugno nello stomaco colpirlo a tradimento. Ovviamente anche lei era in pericolo per colpa sua. Per tutti questi anni in cui aveva saputo tutto di lui, erano sempre riusciti a salvarsi senza mai uscire allo scoperto, perché questa volta era così diverso? Perché questa volta sembrava andare tutto per il verso sbagliato?

“E’ notevole per quanti anni abbia saputo la verità, senza mai farsi scappare una parola. Mi chiedo chissà quanti altri segreti abbia, Clark.” Fece finta di pensarci su per qualche secondo, quasi volesse sfidarlo a reagire.

Clark rimase a fissarlo in silenzio per qualche secondo, decidendo che ne aveva avuto abbastanza di tutte queste supposizioni e false accuse, ma soprattutto ne aveva avuto abbastanza di sentir minacciare i suoi amici, le uniche persone veramente innocenti in tutta questa faccenda.

“Senta, ho collaborato e ho risposto a tutto quello che mi ha chiesto.” I suoi occhi risoluti, fissarono quelli inquisitori di fronte a lui, senza esitare nemmeno per un secondo. Sperava che il suo tono di voce deciso convincesse l’uomo di fronte a lui a lasciarlo in pace e ad uscire da casa sua, lasciandolo solo a riflettere a quale sarebbe stato il passo successivo nel suo piano per risolvere la situazione.

Sfortunatamente, l’uomo di fronte a lui sembrava pensarla diversamente. “E lo apprezzo. Sul serio.” L’Ufficiale prese un respiro profondo, mettendosi le mani in tasca e riprendendo a camminare. “Sono sicuro che non avrà nulla in contrario se le chiedessimo di fare qualche test.” L’uomo lo superò, dandogli le spalle.

Test.

Quella parola rimbombava nella mente di Clark insieme a tante altre che gli facevano paura.
Aveva passato l’adolescenza a temere che Lex riuscisse a fare dei test di nascosto su di lui, per poi scoprire la verità. Questa volta che aveva la possibilità di scegliere, non avrebbe mai dato il consenso ad una cosa del genere.

Si diede dell’egoista, pensando che forse fare dei test sarebbe potuta essere la mossa giusta per salvare Chloe e Lois, per evitare che anche loro fossero viste come dei nemici da eliminare.
Ma dopotutto, come puoi prelevare un campione di sangue da un uomo che ha la pelle spessa come l’acciaio?
No, fare degli stupidi test non era la risposta che stava cercando, non avrebbe risolto nulla. Avrebbe solo confermato a tutto il mondo quanto fosse indistruttibile, aumentando in loro il timore nei suoi confronti.
Per non parlare del fatto che avrebbe potuto esporre a tutti il suo grande segreto, il suo punto debole: la Kryptonite.

“Non ne abbiamo mai parlato.” Rispose finalmente, alzandosi a sua volta e seguendo l’uomo di fronte a lui. “Aveva detto che mi avrebbe fatto solo qualche domanda.”

Clark non fece quasi in tempo a finire la sua frase, che degli uomini armati fecero irruzione in casa sua. Sgranò gli occhi, incredulo della situazione in cui si era cacciato.

“Si calmi e tutto andrà bene.” Disse rassicurante l’Ufficiale, con quel suo monotono, irritante tono di voce che ovviamente mise Clark sulla difensiva, più di quanto già non fosse.

Nel giro di qualche secondo il salone di casa Kent si riempì di tiratori scelti che gli puntavano contro dei fucili.

“Nessuno farà alcun test.” Disse Clark risoluto e deciso a non cedere, stringendo i denti con fare minaccioso e trattenendo gran parte della rabbia che sentiva in quel momento.
Avrebbe voluto reagire, costringere con la forza ogni singola persona in quella stanza a sparire dalla sua vista, ma non si poteva permettere il lusso di lasciarsi andare, di comportarsi come avrebbe fatto un mostro.

Doveva rimanere calmo.

Certo, tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire quando un soldato si avvicinò a lui minaccioso, cercando di neutralizzarlo, e lui fu costretto a farlo volare dall’altra parte della stanza facendo un minimo movimento del braccio.

Ok, forse agire responsabilmente era l’ultima cosa da fare in quel momento.

“Fuoco!” Sentì la voce dell’Ufficiale Smith dare il via ai suoi soldati che seguirono subito il suo ordine ed aprirono il fuoco contro di lui.
Ovviamente ogni singolo proiettile rimbalzò addosso a Clark, non scalfendolo minimamente e lasciando vagamente sorpresi i soldati di fronte a lui, che però non accennavano a smettere di sparare, con l’unico risultato di distruggere la casa dei Kent e gli abiti di Clark.

Capendo che ormai non c’era più nulla che potesse fare, decise di precipitarsi fuori di casa, lasciando tutti quei soldati attoniti, increduli di ritrovarsi di fronte il nulla, dove fino a qualche secondo prima c’era lui.

Mandò velocemente un messaggio a Chloe, dicendole il luogo dell’appuntamento dove si sarebbero trovati nel giro di qualche minuto, sperando che lei potesse raggiungerlo velocemente.

Aveva bisogno di farle sapere che era in pericolo e che aveva bisogno di andare via, il più lontano possibile.


***


Clark arrivò nel punto in cui lui e Chloe si erano dati appuntamento.
Dopo qualche minuto di attesa, vide la sua macchina avvicinarsi velocemente verso di lui, fino a fermarsi.

“Non spegnere il motore.” Le disse subito, vedendo lo sguardo preoccupato dell’amica. “I federali ti stanno alle costole.” Si inginocchiò di fianco alla macchina, infilando leggermente la testa nel finestrino, cosicché Chloe potesse sentire chiaramente quello che aveva da dirle.

“Cosa ti hanno fatto?” Chiese subito preoccupata, notando i suoi vestiti stracciati e dentro di sé Clark sorrise, sorpreso ancora una volta da come l’amica non smettesse di preoccuparsi per lui nemmeno quando il suo nome si trovava nella lista nera dell’FBI.

Cosa aveva fatto per meritarsi un’amica tanto speciale? Nulla.
Tutto quello che aveva fatto per ringraziarla era stato metterla in pericolo, esporla e farla conoscere al mondo come l’amica dell’alieno.

“A volte mi chiedo cosa ho fatto di tanto speciale per meritarmi un’amica come te.” Disse, senza nemmeno rendersi conto che la domanda aveva lasciato le sue labbra.

Chloe scese subito dalla macchina e si limitò ad abbracciarlo, senza dargli alcuna risposta che sarebbe stata superflua.
In cuor suo sapeva che Chloe gli avrebbe potuto dare milioni di spiegazioni sul perché fossero amici e sul perché lei fosse stata sempre al suo fianco, nel bene e nel male, ma in questo momento, il tempo era l’ultima cosa che dovevano sprecare con discorsi inutili.
Se mai fosse capitato, ne avrebbero riparlato. Ora, l’unica cosa da fare era rimettere ogni cosa al suo posto.

“Cosa ti hanno fatto?” Gli richiese preoccupata, il tono della voce leggermente rotto dall’emozione.

“Non importa, Chloe.” Disse, ritrovando quella sicurezza che aveva il bisogno di mostrare, se voleva che l’amica facesse come le diceva. “Devi lasciare subito Smallville!” Le disse e il suo tono non accettava un no come risposta.

L’amica non fece in tempo a processare l’ordine che Clark le aveva dato, che entrambi furono distratti da un annuncio alla radio che dava l’inizio ad una spietata caccia all’uomo, a Clark.

Un elicottero prese a girare freneticamente sopra le loro teste, senza però notarli, ed entrambi smisero di ascoltare quello che la radio diceva.

“Sanno della Kryptonite?” Chiese Chloe preoccupata, mentre Clark non spostava lo sguardo dall’elicottero che fortunatamente sembrava allontanarsi.

Clark collegò velocemente i punti mancanti, capendo il motivo che aveva spinto il poliziotto a fargli quel terzo grado e soprattutto il perché di quelle minacce a Lois e Chloe.
Cercavano un modo per fermarlo e niente e nessuno gli avrebbe fermati.

“No, ecco perché ti cercano, per trovare un modo per fermarmi.” Sentì Chloe tirarlo per un braccio, allontanandolo dalla luce dell’elicottero che illuminava il suolo a pochi metri da loro. Si nascosero nelle ombre.

Clark sapeva che c’era una sola cosa da fare, per quanto dolorosa fosse.
Era ora di dirle grazie, anche se questo significava probabilmente perderla. “Dobbiamo separarci e fuggire.”

“Cosa?!” Gli chiese confusa da quelle parole, quasi senza aspettare che Clark finisse la sua frase.

Clark non poté fare a meno di notare l’espressione ferita della piccola ragazza indifesa di fronte a lui ed una dolorosa stretta al cuore gli ricordò quanto quella separazione facesse male ad entrambi.
Avevano condiviso talmente tante cose insieme, che era ingiusto lasciarsi in quel modo.
Ma ancora una volta, se fossero rimasti insieme, non ne sarebbe venuto niente di positivo per lei.
Avrebbe rischiato di vivere il resto della sua vita come una fuggitiva, vista come un nemico pubblico che spalleggiava un’invasione aliena, magari dietro la promessa di essere risparmiata quando tutta l’Umanità sarebbe stata sterminata.

No, lei e Jimmy dovevano prendere Lois e scappare il più lontano da lui, magari passare il confine, ricominciare da zero ed essere felici.

Chiunque rimanesse al suo fianco sarebbe stato infelice.

“Ti sto perdendo, Clark?” Gli chiese seria, il suo sguardo che non lasciava scampo. Clark sentì nuovamente quella stretta al cuore diventare sempre più soffocante. “Se questo è un addio, sappi che io non ci sto.” E dallo sguardo fiero e deciso di fronte a lui, Clark sapeva che ogni singola parola uscita da quelle labbra, era la pura verità.

Se non avesse trovato una scusa credibile, Chloe non l’avrebbe mai lasciato, non sarebbe mai corsa in salvo, rischiando nuovamente la vita per lui, come aveva fatto per un’infinità di volte in passato.

Aveva promesso che una volta uscito allo scoperto, non ci sarebbero state più menzogne nella sua vita.
Si rese conto che aveva un disperato bisogno di mentire un’ultima volta

Clark scosse la testa e le poggiò rassicurante le mani sulle spalle. “No, Chloe.” Dovette usare tutta la sua forza mentale per far sì che la sua voce fosse stabile e rassicurante. “Quando tutto questo sarà finito, verrò a cercarti.” Vide Chloe osservarlo attentamente, quasi alla ricerca di un minimo segno di una bugia da parte sua. Clark deglutì, prima di pronunciare quelle parole che sapeva avrebbero ferito entrambi. “Te lo prometto.” E nello stesso istante in cui le pronunciò, seppe che una promessa del genere non l’avrebbe mai potuta mantenere.

Si sarebbe voluto schiaffeggiare per aver mentito un’ennesima volta, ma più cercava di odiarsi, più si ripeteva che era una bugia a fin di bene, che tutto quello che stava facendo, era per il bene di Chloe.

“Questo non finirà mai, Clark!” Rispose certa di quello che stava dicendo, poggiando le mani sugli avambracci di Clark. “Ci dev’essere un modo per cancellare tutto quello che è successo. Non puoi chiedere a Jor-El di darti una seconda possibilità?” Disse quasi entusiasta all’idea che ci fosse una possibilità che non includesse il doversi separare da lui.

“No, Chloe.” Rispose subito, smorzando l’entusiasmo della piccola ragazza bionda che stava di fronte a lui. “Jor-El ha smesso di esistere quando Braniac ha infettato la Fortezza.”

Chloe e Clark deglutirono a fatica nello stesso istante, messi di fronte al fatto che non c’era nessun’altra cosa da fare, se non fuggire.

“A meno che non nasconda qualche nuovo potere che ti fa tornare indietro nel tempo, allora sono a corto di idee.” Disse ironica, quasi sperando di risollevare il morale dell’amico.

E fu in quel momento che a Clark venne in mente la soluzione a quel problema.

“La Legione.” Disse più a sé stesso che alla ragazza che lo guardava confusa.

Come poteva essere stato così stupido da non averci pensato prima? Ovviamente l’anello che gli aveva dato la Legione avrebbe potuto risolvere questo gigantesco problema prima che fosse divenuto tale!

Ripensandoci, forse una risposta alla sua domanda c’era, il motivo che lo aveva spinto quasi a dimenticare che era in grado di portare indietro il tempo fino al giorno in cui niente di tutto questo era ancora successo.

E il motivo era semplice: Lois.

Tornare indietro nel tempo significava cancellare tutto quello di buono che era successo con lei, tutti i progressi che avevano fatto da quando lui aveva finalmente deciso di dirle il suo segreto.

Era stato davvero così egoista da mettere lei prima di tutto il resto?
Un eroe non si poteva permettere di avere dei sentimenti così umani. Non quando delle scelte così importanti dipendevano da lui.
Doveva rimettere le cose apposto per Chloe e per Jimmy e anche per Lois stessa, anche se questo significava sacrificare l’unica cosa buona che ne aveva ricavato.

Sentì Chloe tirargli leggermente la manica della giacca, una richiesta silenziosa di spiegarle cosa c’entrasse questa Legione che aveva nominato.

“Mi hanno dato un anello che fa viaggiare nel tempo.” Disse, notando una fiammella di speranza negli occhi dell’amica, che lo spinse a continuare. “L’ho nascosto nella cassetta degli attrezzi nel fienile, pensando che non avrei mai dovuto usarlo, ma -”

Chloe lo interruppe. “Pensi di poter tornare indietro a prima che l’articolo fosse pubblicato?” Clark notò negli occhi dell’amica il disperato bisogno di sentire rispondere un ‘sì’ a quella sua domanda.

Si limitò ad annuire, convincendosi sempre più che quella era la scelta giusta da fare, l’unica possibilità che gli era rimasta di riportare tutto alla normalità. ”La Legione è tornata indietro di 1000 anni.” Ricordò il giorno in cui la Legione era venuta a trovarlo, con il compito di eliminare Chloe che era stata infettata da Braniac.

Vide un lampo di esitazione sul viso dell’amica, che vedendo a sua volta l’espressione di Clark, decise di condividere quello che le passava per la testa. “So che non dovrei farlo, ma…” Esitò per un secondo prima di proseguire, insicura di come esporre la sua paura. “Ricordi cosa è successo l’ultima volta che hai riavvolto il tempo, vero?”

Ovviamente ricordava. L’ultima volta che aveva chiesto a Jor-El di riavvolgere il tempo, aveva dovuto rinunciare per sempre a suo padre.
E questa volta chissà quale altra terribile punizione sarebbe potuta succedere a chissà quale persona che faceva parte della sua vita.

L’unica cosa che lo faceva esitare era proprio questa. C’era sempre una conseguenza, ma questa conseguenza sembrava colpire sempre qualcun altro invece che lui.
Perché non poteva essere lui quello a rimetterci la vita? Perché doveva essere sempre qualcun altro?
Dopotutto era tutta colpa sua se questo ennesimo dramma aveva scombussolato le loro vite.

Non avrebbe sopportato l’idea di perdere sua madre, Chloe o Lois…
Il solo pensiero gli fece gelare il sangue, facendolo esitare ancora una volta.

“C’è sempre una conseguenza.” Gli ricordò l’amica, come se gli incubi del passato non gliel’avessero insegnato abbastanza.

Ma ormai aveva deciso. L’unica cosa da fare era riavvolgere il tempo.
Una volta che le cose fossero tornate alla normalità, avrebbe affrontato le conseguenze, qualunque esse fossero state.

Annuì nuovamente, dando ragione a quello che la sua migliore amica aveva appena detto. “Il mondo ha paura di me, Chloe. Finché sanno chi sono, non posso aiutarli.” Scosse la testa, scoraggiato. “Non ho scelta.” Abbassò lo sguardo, quasi a mostrarle quanto odiasse quell’idea, quanto lo facesse sentire come se stesse scappando dai suoi problemi.

Non c’era altro modo di vincere questa battaglia, se non far sì che questa battaglia non fosse mai esistita.

“Che mi dici di Lois?” Chiese, insicura se l’amico volesse affrontare l’argomento o no.

“Cosa vuoi che ti dica?” Rispose scuotendo la testa, evitando il suo sguardo. “Riavvolgere il tempo aiuterà anche lei.” Annuì, sapendo che quella era la pura verità. “E anche se lo volessi, Chloe, non potrei sacrificare tutto per lei.” Un nodo alla gola gli impedì di continuare a parlare.

Sentì una mano rassicurante accarezzargli dolcemente il braccio e capì che Chloe era dalla sua parte ancora una volta, che anche se avrebbe spezzato il cuore alla cugina di lì a poco, capiva. “Lo so.” Gli disse sorridendogli a labbra serrate, e Clark capì quanto quel sorriso fosse uno sforzo per lei, vista la situazione. “Quello che intendevo era se le dirai del riavvolgimento o no.”

Clark si passò nervosamente le mani nei capelli, non sapendo nemmeno lui la risposta a quella domanda. “Ora come ora, non ne ho idea, Chloe.” Scosse la testa, buttando per un secondo la testa all’indietro. “Credo di sì. Ho promesso che non le avrei più mentito e lei più di tutte merita di sapere la verità.” Annuì, facendo pulsare nervosamente i muscoli della mascella.

“Sono sicura che capirà, Clark.” Gli disse rassicurante. “Dopotutto è di Lois che stiamo parlando!” Chloe cercò di stemperare un po’ la tensione con quella battuta, sorridendo e facendo sorridere Clark a sua volta.

“Ora è meglio che vada, Chloe. La cosa più importante è che tu ti metta in salvo, al resto penserò io.”

“Come sempre.” Sorrise l’amica. “Stai attento, Clark.” Disse stringendolo a sé, quasi non volesse lasciarlo andare via da lei.

“Anche tu, Chloe.” Rispose stringendola forte a sé a sua volta, sperando che il loro piano funzionasse come speravano.


***


Nel mentre tra i cespugli, una Linda Lake eccitata aveva origliato tutta la conversazione che Clark e Chloe avevano avuto e, trasformatasi in acqua, si diresse il più velocemente possibile verso la fattoria dei Kent, alla ricerca del fantomatico anello che le sarebbe potuto tornare davvero tanto utile.




A/N: Fine del capitolo! XD
Penso di poter dire quasi con sicurezza che i capitoli complessivamente saranno 20 e me ne mancano più o meno tre da scrivere... Per ora fino al capitolo 16 siamo coperti XD Devo solo sperare di completare al più presto i capitoli 17 e 18 e poi il 20. XD
Invochiamo tutti insieme la dea dell'ispirazione XD

Un saluto a tutti, ci si legge sabato! ;)

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Capitolo 13
*** Dealing with the... truth? ***


A/N: Capitolo 13 in arrivo e questo è tutto su Lois ;)

@ Cris: Son contenta che il capitolo precedente quasi interamente Chlark ti sia piaciuto! Anche io adoro la loro amicizia e penso che introdurre il personaggio di Chloe in Smallville sia stata una cosa davvero geniale! Se c'era una cosa che mancava al Clark del fumetto e dei film, era proprio una spalla come lei!
E per quanto riguarda la s9, io non mi preoccuperei più di tanto, perché alla fine son sicura che Clark capirà che senza un'amica come lei è difficile andare avanti! Per cui ho piena fiducia che il nostro eroe tornerà indietro sui suoi passi. ;)
E grazie per aver parlato con la tua amica Invocazione da parte mia. XD Speriamo di starle simpatica, così mi darà una mano! XD

@ Cosmo: Eh sì cara Cosmo, penso proprio che ci sia un'altra Kryptoniana tra di noi, perché altrimenti non riesco proprio a spiegarmi i tuoi poteri paranormali! XD
Però hai ragione, paziente è decisamente adatto associato a Chloe! Per lui c'è sempre stata e sempre ci sarà, anche se lui non fa altro che sfruttarla! XD XD
Ma vabeh, gli amici servono pure a questo, no? Awww, povera Chloe! XD

@ Enya: Heilà! XD Son contenta che abbia recuperato tutti i capitoli che ti mancavano e che la storia ti piaccia sempre! :)
E mi ha fatto stra piacere sapere che pensi che il modo in cui descrivo i personaggi non è diverso da come sono in realtà! Non hai idea di quanto terrore abbia di andare OOC, magari far dire qualcosa che nel telefilm non direbbero mai! Per cui mi hai fatto sorridere come una scema quando ho letto quella frase :D Grazie ;)
Grazie per aver recuperato così in fretta ;)

@ Leti: ahahah, grazie mille per avermi ricordato la promessa che mi son fatta di finire entro il 25! XD Speriamo bene, dai! XD
E sarai felice di sapere che il capitolo del granaio è subito dopo questo! Paura, eh? XD XD

@ cordina87: Awww, grazie mille, sia per i complimenti su questa ff, che per l'altra Clois che ho scritto! :)
Son contenta che l'abbia letta e che ti sia piaciuta, fa sempre piacere sentirselo dire! :D

Come sempre, grazie a tutti per i commenti! :)

Ed ora... il capitolo 13 tutto per voi! :)





Era passata una buona mezz’ora da quando Lois aveva sentito Chloe l’ultima volta e si era messa a lavorare freneticamente all’articolo che avrebbe scagionato Clark dalle accuse che gli erano state lanciate da Linda Lake.

Il suo articolo ’10 motivi per non credere ad una singola parola che esce dalla bocca rifatta di Linda Lake’ era già a buon punto, anche se di sicuro Tess l’avrebbe costretta a cambiare il nome dell’articolo per non causare guai giudiziari al Daily Planet.

Ancora non riusciva a credere che tutto questo stesse succedendo davvero.
Un minuto prima tutti adoravano Clark, il minuto dopo nessuno lo vedeva più come il buon Samaritano che era.

Scosse la testa dando un’ultima lettura veloce e correggendo i numerosi errori di battitura che come sempre aveva fatto, prima di spedire il suo articolo direttamente a Tess.

Buttò per un secondo la testa all’indietro, sbuffando. Era esausta.

Quella giornata aveva risucchiato ogni singola goccia di energia che aveva in corpo e la cosa non sembrava essere finita.
Avrebbe dovuto convincere Tess a mandare in stampa l’articolo per l’edizione del giorno dopo e, lanciando un’occhiata veloce all’orologio appeso al muro di fronte a lei, notò che l’orario di consegna era passato da un pezzo.

Sarebbe dovuta salire all’ufficio di Tess, le due avrebbero di sicuro avuto una discussione e infine, come sempre, Tess dopo aver letto il suo articolo, l’avrebbe pubblicato. ‘Ammettiamolo, un capolavoro del genere non può essere gettato tra i rifiuti come niente.’ Pensò Lois, sicura di sé e di quello che aveva scritto.

Tornando a guardare di fronte a sé, notò il suo cellulare vicino alla tazza di caffè che Clark le aveva portato quella mattina.

‘Clark…’ Pensò, ‘chissà come se la sta cavando in questo momento.’ Si mordicchiò il labbro inferiore, pensando ad ogni singolo scenario che poteva essersi presentato.
Lui in prigione, lui contro il mondo, i vetri di casa sua sporcati da tutti i pomodori che i contadini dei dintorni gli lanciavano, accecati dalle parole senza senso di Linda Lake.

Ci pensò un po’ su, combattuta dall’idea di chiamarlo e sentire finalmente la sua voce, o lasciarlo in pace, permettendogli di risolvere la situazione.

Rimase a pensarci su per qualche secondo, senza smettere mai di mordicchiarsi il labbro, quando infine una delle due parti vinse.
Prese il cellulare in mano e digitò velocemente il suo numero, che ormai conosceva a memoria per quante volte lo aveva fatto.

‘E’ libero!’ Si disse, notando gli squilli. “Andiamo Smallville, rispondi.” Disse a voce alta, sapendo che nessuno l’avrebbe sentita.

Dopo l’ottavo squillo, la chiamata fu reindirizzata alla segreteria telefonica. Anche se il sentire la sua voce la tranquillizzò un po’, odiava non potergli parlare di persona.

Riluttante, decise di lasciare un messaggio.

“Hey Smallville, sono Lois. Chloe mi ha detto tutto. Sappi che qualunque balla dicano su di te, puoi contare sul mio aiuto per smentire tutto. Ho già un articolo pronto per andare in stampa.” Disse il tutto in fretta, sperando che il suo messaggio non venisse tagliato o interrotto all’improvviso.

Si prese un secondo prima di continuare. “Uhm, chiamami se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, ok Smallville?” E questa volta il suo tono non era quello di una collega che voleva
semplicemente aiutarlo ad uscire dai guai. No, questa volta il suo tono di voce si ridusse quasi ad un sussurro, sicura che Clark lo avrebbe sentito e avrebbe capito quanto in realtà fosse preoccupata e in ansia per lui e quanto la uccidesse non poter essere lì di fianco a lui per aiutarlo.

Chiuse la chiamata e appoggiò nuovamente il suo cellulare sulla scrivania, decisa a non lasciarsi andare ad emozioni che l’avrebbero distratta dal suo obiettivo.

Prima che potesse realizzarlo, uno dei suoi colleghi che non si era resa conto fosse rimasto oltre l’orario, buttò sgarbatamente qualcosa sulla sua scrivania e Lois non fece a meno di lanciargli l’occhiata più innervosita che le riusciva in quel momento.
La gente non aveva ancora imparato a conoscerla? Non disturbare il can che dorme e soprattutto non disturbare Mad Dog Lane quando vedi che non è giornata.

Invece di recepire il messaggio e lasciarla in pace, il suo collega pensò bene di irritarla ulteriormente. “Gli siedi di fronte, Lane, come hai fatto a non capirlo?” Senza nemmeno darle il tempo di rispondergli per le rime, la lasciò a riflettere sulle sue parole e in particolare sul piccolo regalino che le aveva lasciato qualche secondo prima.

Prese in mano quello che il collega le aveva poggiato sulla scrivania solo qualche secondo prima e non poté evitare di rimanere a fissare incredula la copia del Daily Planet che il giorno dopo avrebbe invaso ogni singola edicola della città.

Il solo leggere l’articolo scritto in lettere cubitali, le fece capire immediatamente che al mondo c’erano editori che pendevano dalle labbra rifatte di Linda Lake – tra cui Tess - e che avevano dato l’ok per pubblicare l’articolo in cui faceva a pezzi Clark e glorificava l’eroe che era stato Lex Luthor.

“Oh no, non credo proprio.” Disse irritata, alzandosi di scatto dalla scrivania, portando con sé la copia del Daily Planet.
Sarebbe salita immediatamente su ai piani alti, anticipando di qualche minuto la visita che aveva pianificato di fare a Tess e l’avrebbe convinta subito - con i soliti “modi gentili” che la contraddistinguevano – a cambiare la prima pagina del giorno dopo.

Fece una corsa veloce verso l’ascensore. “Aspetti!” Gridò alla persona nell’ascensore, perché impedisse alle porte di chiudersi.
La persona la ignorò spudoratamente, ma fortunatamente Lois con uno scattò riuscì a fermare le porte e ad entrare, trovandosi faccia a faccia con l’ultima persona che avrebbe immaginato di trovarsi di fronte. Linda Lake.

Buttò gli occhi al cielo, incredula che questo stesse succedendo proprio a lei, ma in fondo questa era l’opportunità che stava aspettando tutto il giorno.
Certo, non avrebbe potuto darle il pugno nell’occhio come aveva desiderato fare non appena Chloe l’aveva informata dell’intervista che aveva rilasciato, ma almeno poteva stuzzicarla e farle capire quanto la detestava in quel momento per aver rovinato la vita di Clark.

“L’ultima volta che ho controllato, servivano delle prove per pubblicare un articolo.” La guardò di sbieco, senza mai darle la soddisfazione di guardarla in faccia. “Forse l’editore del City vorrà pubblicare la tua storiella da quattro soldi, ma Tess sarà contenta di mandare in stampa la mia risposta alle tue accuse.” Le lanciò nuovamente un’occhiataccia e notò di sfuggita che Linda preferiva parlare al telefono piuttosto che starla ad ascoltare. ‘La verità è troppo amara da affrontare?’ Pensò con un sorrisetto sarcastico, compiaciuta del fatto che Linda non avesse il fegato di affrontarla.

“Mi dispiace Katie.” Lois notò l’irritante gesto che Linda le fece per farla zittire e sentì la rabbia montare sempre di più in lei, rendendo molto difficile il suo intento di non dare retta al suo pugno che in quel momento le prudeva così tanto. “Ti richiamo più tardi, d’accordo? Sento un terribile rumore in sottofondo.” Lois buttò nuovamente gli occhi al cielo, capendo che il rumore in questione era lei. “Ok, grazie.” Si girò a guardarla, finalmente faccia a faccia. La vide finire la chiamata e rimettere il cellulare in borsa, prima di decidersi a parlarle. “Katie Couric.” La informò con fare fintamente modesto, alludendo alla chiamata che aveva terminato.

Se pensava che Lois Lane si sarebbe intimidita nel sapere che parlava con una delle più grandi giornaliste in vita, non aveva ancora capito chi si trovava di fronte.

“Com’è che vedi una persona felice e non puoi fare a meno di rovinarla?” Le chiese, scuotendo la testa incredula e cercando di non mostrarle tutta la rabbia che sentiva in quel momento al solo ritrovarsela di fronte, a pochi centimetri di distanza. “Proprio non riesci a sopportare il fatto che ci siano persone buone in questo mondo?” Era più un’affermazione che una domanda, ma questa volta Lois lasciò che nel suo tono si intravedesse parte dell’irritazione che si sentiva dentro.

Aspettò una sua risposta che non arrivò. Tutto quello che Linda fece durante il tragitto in ascensore, fu fissare le porte chiuse di fronte a lei e Lois non si seppe spiegare se quello fosse un comportamento dovuto al fatto che lei avesse ragione e che ogni sua singola parola avesse colpito il segno.

‘Dicono che chi tace acconsente...’ Si disse, avallando la sua tesi. Ancora una volta le sue parole avevano avuto l’effetto desiderato e avevano lasciato la persona di fronte a lei senza difese, impossibilitata a rispondere, se non con una bugia.

Le porte dell’ascensore si aprirono improvvisamente e Lois notò che erano arrivate alla fermata che serviva a lei.
Sarebbe corsa fuori dall’ascensore e dentro l’ufficio di Tess e l’avrebbe convinta a fare la cosa giusta: pubblicare l’articolo che scagionava Clark.

Di sicuro questa volta il fatto che Tess avesse un’evidente cotta per Clark avrebbe aiutato parecchio.

Al solo pensiero, Lois sentì una punta di gelosia chiuderle lo stomaco e decise di ricacciarla via dove poteva ignorarla.
Le emozioni erano l’ultima cosa che le servivano in quel momento, se voleva che tutto andasse per il verso giusto.

Una volta che Clark fosse stato scagionato e fosse tornato ad essere il supereroe che tutti amavano – e soprattutto dopo che lei e Clark avessero avuto una lunga ed estenuante chiacchierata su quello che loro due erano o non erano – lei avrebbe potuto pensare a come disarmare le avances di Tess e a come impiegare il suo tempo con Clark.

Uscì dall’ascensore, scuotendosi di dosso quelle idee - in particolare quella di lei e Clark che impiegavano il loro tempo insieme - diretta all’ufficio di Tess.

La voce di Linda la richiamò alla realtà sorprendendola. “Se il tuo fidanzato tenesse veramente a salvare le persone…” si girò a guardarla, incredula che avesse avuto anche solo il coraggio di parlare. E avrebbe voluto correggerla su tutta la storia del fidanzato, ma qualcosa in lei le diceva che non era proprio il caso.

E che sentire qualcuno parlare di Clark come del suo fidanzato, suonava dannatamente bene.

Tornò in sé e riprese ad ascoltare le parole di Linda, che aveva deciso di interrompere la sua pausa teatrale.

“Avrebbe fatto le cose a modo mio.”

Il sorriso maligno di Linda le fece serrare i pugni dalla rabbia e non ci pensò su nemmeno per un secondo, prima di risponderle. “Le persone lo ammiravano. Sarebbe potuto diventare l’eroe di cui tutti hanno sempre avuto bisogno.”

Linda scosse le spalle, come se le parole di Lois non le avessero fatto né caldo, né freddo. “Le persone sono così strane.” Il suo sorriso si fece più largo, gustandosi l’espressione che Lois avrebbe fatto nel sentire le prossime parole che sarebbero uscite dalla sua bocca. “L’unica cosa che adorano più dell’osannare un eroe, è distruggerlo.” Piegò la testa leggermente di lato e lasciò che le porte dell’ascensore le si chiudessero di fronte, lasciando Lois a riflettere su quelle parole.

Per quanto Linda Lake fosse una giornalista da quattro soldi che si faceva beffa delle disgrazie altrui, le sue ultime parole corrispondevano alla verità.

La gente viveva per sapere le disgrazie degli altri, riderci su e paragonarle alla propria vita.
Se una star dello spettacolo aveva un qualche problema, saperlo rendeva una persona normale al di sopra di quella tanto celebrata stella dello spettacolo.
La fama rendeva tutti migliori, secondo la gente normale, e per loro sapere che anche i cosiddetti VIP facevano degli errori, li faceva esaltare, facendo aumentare in loro la voglia di distruggerli.

Probabilmente Linda aveva ragione, se la gente avesse avuto veramente bisogno di un eroe, ci avrebbe pensato due volte prima di dargli addosso in quel modo.

Scosse la testa, decisa a non pensarci su.

Si diresse verso l’ufficio di Tess con la rabbia che occupava ogni singolo centimetro cubo del suo corpo, pronta ed esplodere al minimo accenno di discussione.

Entrò nell’ufficio del suo capo, sventolando la copia del Planet che teneva ancora in mano, cosicché le avrebbe subito dato l’idea di essere poco propensa a parlare pacificamente. “Tess, che diavolo ti è saltato in mente?!” Chiese fissando la copia che reggeva, ancora incredula dell’articolo contro Clark, un suo stesso dipendente, che aveva avuto il coraggio di pubblicare,. Il suo tono di voce non era certo adatto da usare contro il suo capo, ma in quel momento il suo lavoro era l’ultima cosa che le importava. Tess aveva bisogno di rendersi conto dell’idiozia che aveva fatto nel dare l’ok per quella prima pagina.

Alzò lo sguardo dal giornale per cercare quello di Tess che di sicuro sedeva alla sua scrivania, ma invece di ritrovarsi faccia a faccia con un paio di occhi verdi pieni di superiorità, si ritrovò vari sguardi puntati addosso, nessuno di questi era quello di Tess.

Analizzò brevemente la situazione e si rese presto conto di trovarsi in un mare di guai.
Decise che ancora una volta avrebbe mantenuto la calma, dopotutto non era la prima volta che si trovava puntato un fucile stordente di fronte e di certo non era la prima volta che si ritrovava faccia a faccia a parlare con un uomo dell’esercito. Era la storia della sua vita.

“E’ arrivata ora.” Sentì la voce dell’uomo di fronte a lei informare del suo arrivo qualcuno via radio. “Signorina Lane, ho bisogno di parlare con lei di alcuni problemi relativi alla sicurezza nazionale.” Vide l’uomo fare qualche passo verso di lei, i due uomini con i fucili che spalleggiavano l’uomo che aveva preso la parola, pronti a reagire.

Lois conosceva ogni singola tattica dell’esercito, grazie a suo padre e al suo lavoro.
E il modo in cui quei tre uomini si presentavano, quasi in formazione, le faceva capire che non ne sarebbe uscito niente di buono.

Il cervello le diceva di cooperare, ma il suo cuore le diceva che non avrebbe nemmeno dovuto pensare a quella possibilità. Se in più mettiamo la parte testarda di lei, quella che odiava le regole e tutto quello che le ricordava suo padre, beh… Non c’era una singola possibilità che sarebbe rimasta a sentirli, men che meno a collaborare.

“Senza il mio avvocato, non mi sentirete fare neanche un singhiozzo.” Disse in tono di sfida, sostenendo lo sguardo dell’uomo di fronte a lei.

Gli vide fare un breve cenno del capo, prima di notare come uno dei due soldati di fianco a lui avesse alzato l’arma che teneva in mano ad altezza d’uomo, pronto a spararle addosso una scarica stordente.

Si guardò intorno per qualche millesimo di secondo, sapendo già quello che doveva fare. Scappare.

Iniziò a correre, raggiungendo velocemente la porta dell’ufficio di Tess, convinta di essere riuscita a farla franca, quando il rumore di una scarica elettrica rilasciata dal fucile le fece gelare il sangue nelle vene.

‘Troppo lenta.’ Pensò tra sé, ormai rassegnata a cadere al suolo stordita.

Ma invece di una scarica elettrica, sentì un’improvvisa folata di vento e delle forti braccia sollevarla di peso, mentre tutto intorno a lei diventava una grossa macchia in movimento.

Una strana sensazione di dejà-vu che non riuscì a spiegarsi, le diede la strana certezza di essere completamente al sicuro. Per ora.





A/N: Ed è andato anche questo! Di solito il 13 porta sfiga XD per cui spero che vi sia piaciuto. XD

Volevo rendervi partecipe di una cosa. XD Il dejà-vù che non riesce a spiegarsi e di cui parla Lois, in teoria sarebbe quello della settima stagione, in cui Clark si trova in un mondo parallelo dove lui non è mai arrivato e Lois viene rapita da Lex & Co. e lui la salva nello stesso modo in cui la salva nell'eppo 8x15.
Spero di essere stata chiara perché onestamente non so nemmeno io se mi sono spiegata o no!! XD

Cmq, mi è sembrato carino infilarcelo, anche se so che in fondo Lois non potrebbe mai ricordarselo, visto che non è mai successo, ma siamo qui per cambiare le cose che non ci piacciono, no? XD

Penso di avervi detto tutto...

I prossimi due capitoli sono quelli che mi hanno spinto a scrivere tutta questa storia, per cui spero tanto che vi piaceranno la metà di quanto è piaciuto me scriverli. :D

Ma vi annoierò meglio con queste chiacchiere al prossimo aggiornamento! XD

Ci si vede lunedì! ;)

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Capitolo 14
*** Special (pt 1) ***


A/N: Ci siamo ragazze, il capitolo del fienile è arrivato.
Ora, non imbrogliate e come sempre leggete tutte le mie risposte alle vostre rcecensioni, invece di scendere velocemente e passare subito alla lettura del capitolo! XD XD

@ cordina87: Wow, se non ricordo male sei la prima a battere Cosmo nel recensire un capitolo! Vanne fiera perché non succede spesso, eh! XD
Cme wow, addirittura un libro?! Ti ringrazio, ma non penso di essere a quei livelli! XD
Però grazie, il mio ego dice che le sei molto simpatica! :P

@ Cris: ahaha, son contenta che la frase su Mad Dog Lane ti sia piaciuta! Mi è dispiaciuto lasciare il suo nomignolo in Inglese, ma in Italiano suona in modo osceno, quasi offensivo, povera Lois :( Tra l'altro mi pare che in Smallville non l'abbiano mai nemmeno tradotto, anche se lo dicono un paio di volte durante l'ottava stagione... Eh vabeh! :P
Son contenta che l'idea del dejà-vù ti sia piaciuta, perché non ne ero convintissima al 100%!

@ Enya: ahahah, beh Enya, fino a prova contraria Smallville è abitata solo da contadini, quindi direi che la cosa più naturale fosse che "attaccassero" casa Kent con pomodori, uova e chi più ne ha più ne metta! XD Però ti giuro che l'ho scritto pensandolo come una roba seria, invece poi mi son resa conto che alla fin fine era quasi un modo per stemperare la tensione che in fondo si doveva sentire in quel momento! XD

@ Leti: Solo una cosa Leti, spero che questo capitolo e la seconda parte rispettino le attese! Hai costruito troppa attesa attorno alla scena del fienile che ora ho terrore che non piaccia! XD XD

@ Cosmo: Fa uno stranissimo effetto rispondere alla tua recensione alla fine! Di solito sei sempre il primo nome che scrivo nelle recensioni! XD
Oh beh, c'è una prima volta per tutto! XD
E wow, addirittura una Lois da oscar?! Beh, visto che il capitolo era praticamente una scena di Smallville, facciamo i complimenti a chi ha scritto la scena, ignaro che io gliel'ho soffiata per riusarla nella ff! XD
ps: spero continuerai ad amare i granai anche dopo questo capitolo! :P

@ Free air: Awww, spero che il ritorno a scuola sia stato meno traumatico di quanto credessi e che in quel caso, il nuovo capitolo ti aiuti a non pensare che la scuola è riniziata. :(

Ok, come potete notare ho cercato di rispondere col minimo indispensabile per non rimandarvi di troppo la lettura! XD

Ci si legge alla fine, buona lettura a tutti! :)





Lois chiuse gli occhi durante il viaggio che durò pochi secondi.
Quei pochi istanti in cui aveva avuto il coraggio di sbirciare, tutto intorno a loro le era sembrato una macchia di colori confusa, senza un inizio, né una fine.

‘Sembra che il nome che gli ho detto calzi sempre più a pennello!’ Esclamò tra sé, concedendosi il lusso di non pensare per qualche secondo a tutto quello che le sarebbe successo se Clark avesse ritardato la sua entrata in scena di appena qualche secondo. ‘Sfido chiunque a trovare un nome migliore di quello che gli ho dato io! Certo è un po’ difficile da pronunciare…’ Continuò a riflettere. ‘Magari c’è un nome migliore di quello. Dovrei senz’altro pensarci su.’

Prima che potesse continuare il suo ragionamento, si rese conto che Clark si era fermato e finalmente aprì gli occhi, sorpresa di ritrovarsi dopo pochi secondi nel fienile dei Kent.
Smallville distava circa tre ore in macchina da Metropolis e solo ora che l’aveva provato in prima persona, si rese conto quanto Clark fosse veloce.

Sarebbe voluta rimanere lì con lui a parlare di quanto straordinario pensava che fosse - solo loro due lì nel fienile, ma la verità era che ogni discorso superfluo doveva essere rimandato finché questa situazione non si fosse risolta.

“Bella presa,” gli disse, scivolando dalla sua presa e rimettendosi in piedi, “ma non dovresti essere qui. Tutti i segugi del Paese riconosceranno il tuo odore.” Era tremendamente preoccupata per lui e non fece nulla per nasconderlo. Dall’espressione che vide nel viso di Clark, capì quanto anche lui lo fosse.

“E’ tutto apposto,” notò il suo solito tono tranquillo che usava sempre quando provava a tranquillizzarla, “so che ti sembrerà strano, ma tutto finirà molto presto.” Clark iniziò a camminare, allontanandosi da lei, ma lei lo seguì a ruota, ritrovandosi nuovamente di fianco a lui.

“Okay.” Rispose confusa. “La mia soglia di resistenza alle notizie shock è molto alta al momento, posso resistere a tutto.” Dopotutto, cosa ci poteva essere più strano di tutto quello che stava già capitando? O di quello che aveva scoperto quel giorno?

Lois era sicura che ogni notizia che avesse sentito d’ora in poi, sarebbe stata una sorpresa sempre meno inaspettata di quella che aveva avuto quel giorno. E certo, si riferiva anche al fatto che lui fosse di un altro pianeta, ma il fatto che avesse ammesso a sé stessa di essere totalmente e irreparabilmente innamorata di Clark Kent, aveva mandato in corto circuito ogni sua fibra.

Lo vide finalmente fermarsi e girarsi nuovamente verso di lei, ritrovandoselo faccia a faccia.

Nonostante la poca luce nel fienile, poté notare quanto i lineamenti del suo viso fossero tirati dallo stress e come quella situazione lo stesse quasi facendo impazzire.

Avrebbe voluto convincerlo a fermarsi per qualche secondo, quel tanto che bastava per riprendere fiato, per rassicurarsi a vicenda che tutto sarebbe andato bene, per fargli sapere che qualunque cosa fosse successa, lei sarebbe stata sempre al suo fianco.
Ma Clark sembrava andare così di fretta, sembrava voler risolvere tutto il più in fretta possibile e Lois non poteva dargli torto.

Solo lui sapeva esattamente cosa gli passava per la testa in quel momento e lei avrebbe pagato oro perché lui la lasciasse entrare.

Ma dopotutto Clark era anche questo, l’impenetrabile fortezza che proteggeva il suo prezioso involucro che solo lei e pochi altri riuscivano a scalfire, avendo il privilegio di dare un’occhiata al vero Clark Kent. E se questa volta avesse dovuto aspettare, chi era lei per avere fretta? Dopotutto, una volta risolto tutto questo, avrebbero avuto tutto il tempo del mondo solo per loro due.

Ora il problema maggiore era placare la folla inferocita che lo voleva distruggere e lui sembrava sapere cosa fare e Lois si promise che avrebbe fatto qualunque cosa per aiutarlo.

“Lois, ho un anello che mi permette di viaggiare in qualsiasi periodo temporale.”

‘Tranne questo.’ Pensò tra sé, incapace di rispondergli.

Rimasero a fissarsi per qualche secondo e Lois non seppe che dire. Vide la risolutezza nei suoi occhi, ma intravide anche qualcos’altro poco prima che lui riprendesse a camminare, dandole le spalle.

Forse per lui questa era una decisione sofferta, una sorta di ultima spiaggia alla quale non avrebbe voluto ricorrere.
Forse tornare indietro nel tempo, cancellare le ultime 24 ore non era la prima soluzione a cui aveva pensato.
Forse una parte di lui stava male quanto lei alla sola idea di perdere quello che avevano finalmente iniziato a costruire.

O forse lei aveva semplicemente capito male le sue intenzioni.

Continuò a rimanere in silenzio, in attesa che lui le spiegasse meglio quello che intendeva.

“Tornerò indietro a prima che Linda Lake scriva quell’articolo.”

Oh no, aveva capito benissimo quello che intendeva.

La rabbia che qualche secondo prima era riuscita a trattenere nell’ufficio di Tess, ora stava iniziando a tornare in superficie, ma l’ultima cosa che voleva fare, era rigettarla addosso a Clark.

Dopotutto tutto questo non era colpa sua. Dopotutto lui stava solo cercando di fare la cosa giusta, anche se questo significava cancellare ogni traccia di progresso tra loro.
Ma allora perché tutto quello che voleva fare in quel momento era prenderlo a pugni come non aveva mai fatto e fargli cambiare idea?

Clark si fermò di fronte ad un mobiletto, fissandolo in attesa di prendere quello che stava cercando. “Il mondo non è pronto ad accettare uno come me.”
    
Sentirlo così triste e quasi disperato, le spezzava il cuore e avrebbe voluto corrergli incontro e rassicurarlo, ma quello di cui aveva bisogno, di cui entrambi avevano veramente bisogno in quel momento, era di essere incoraggiati, anche con le maniere forti.

“Allora resta e combatti!” E la fece suonare come la cosa più semplice del mondo, anche se sapeva benissimo che non lo era.

Aveva sperimentato sulla sua pelle cosa voleva dire essere amica dell’alieno cattivo e poteva solo immaginare quello che aveva passato lui.
Sapeva che tornare indietro era la cosa più sensata da fare in quel momento, sia per lui che per tutti gli altri, eppure…

Eppure nonostante tutto, una parte di lei non si spiegava come una persona potesse semplicemente abbandonare il campo di battaglia in quel modo, quasi dandola vinta al nemico.
Aveva imparato che nella vita bisogna combattere per quello che si desidera, se ci si tira indietro, vuol dire che quella cosa per cui hai combattuto tanto non era importante come credevi e non vale la pena nemmeno sporcarsi le mani ulteriormente.
Ma quello che Clark aveva vissuto oggi era speciale, come poteva semplicemente alzare bandiera bianca in quel modo e cancellare tutto con un colpo di spugna?
No, non se lo spiegava e non se lo sarebbe spiegato, perché avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per convincerlo a rimanere e combattere.

“Dai alle persone una possibilità di vedere chi sei veramente!” E più cercava di convincerlo, più ripeteva a sé stessa che quelle sue parole non erano dettate dal semplice fatto che voleva che le cose tra loro non regredissero. Non avrebbe potuto sopportare l’idea di rivivere quei periodi di incertezza tra loro, non di nuovo. Aveva sofferto abbastanza la prima volta.
Tornare indietro per lei significava dover nuovamente fare a botte col fantasma di Lana che reclamava il suo spazio nella vita di Clark e non era così sicura che questa volta avrebbe vinto, non senza che Clark le spiegasse nuovamente la situazione.

Lo vide girarsi, guardandola nuovamente negli occhi e le sembrò che le sue parole non avessero colpito il segno, che lui fosse comunque sempre convinto a cancellare tutto.

“E’ troppo tardi, Lois.” Lo guardò in silenzio e sentì gli occhi riempirsi lentamente di lacrime, ormai rassegnata a perderlo. “Per tutta la mia vita sono stato diverso.”

Prese un respiro profondo, prima di rispondergli, sapendo che avrebbe notato quanto la sua voce fosse rotta dall’emozione. Ma a questo punto, non le importava più di risultare una debole, una persona che aveva dei sentimenti, per lo meno non con Clark. Ormai lui la conosceva talmente bene che fare la parte della ragazza forte non aveva alcun senso con lui. “Alcune persone passano le loro vite cercando un modo per distinguersi,” fece qualche passo verso di lui, fermandosi sotto la luce di una lampada ad olio, consapevole che Clark avrebbe notato ogni singolo segno di cedimento sul suo viso. “Cercano un modo per essere una di quelle persone che tutti chiamerebbero speciali.”

Rimase a fissarlo, in attesa che lui dicesse qualcosa, qualunque cosa che la potesse fermare dal continuare a parlare, ma lui rimase semplicemente in silenzio, forse preso alla sprovvista dalle sue parole.

Prima che tutto questo fosse finito, c’era ancora una cosa che doveva dirgli, una cosa che forse gli avrebbe fatto capire finalmente quanto fosse importante per lei.
Lo guardò un’ultima volta, prima di prendere coraggio e parlare.

“Quando mi hai detto chi eri, ho pensato ‘tutti tranne Clark’.” Ritornò per qualche secondo indietro al giorno prima, quando lui aveva deciso di abbassare quell’impenetrabile campo di forza e le aveva detto la verità sulle sue origini.
Ricordò come la notizia del saperlo alieno non l’aveva spiazzata come il realizzare che quello non cambiava assolutamente nulla per lei, anzi, rendeva ogni suo singolo sentimento verso Clark Kent ancora più forte di prima.

Continuò subito il suo ragionamento, prima che lui potesse fraintendere. “E non per la notizia dell’alieno,” scosse la testa, prima di sorridere ironica, “ho conosciuto abbastanza ragazzi da sapere che si può essere anche nati sulla Terra, ma essere comunque distanti anni luce dall’essere normali.”

Notò lo sguardo di Clark abbassarsi per qualche secondo a fissare il terreno sotto i suoi piedi ed ebbe la sensazione che forse avesse finalmente deciso di aprire gli occhi.

“Lois, non devi spiegarmi nulla, lo capisco.”

“No invece.” Scosse la testa decisa, sicura che Clark non avrebbe mai capito quanto lei ne avesse disperato bisogno, se lei stessa non gliel’avesse detto apertamente.

Sapeva che Clark aveva lo strano potere di non vedere mai quello che aveva sotto il naso e la cosa la mandava in bestia il più delle volte.
Si chiedeva come una persona del genere potesse essere così testarda da non voler capire quanto fosse speciale, quanto fosse perfetta con le sue imperfezioni e soprattutto quanto la persona di fronte a lui l’amasse in modo così disperato da essere così egoista da volergli evitare di tornare indietro nel tempo, solo per non perdere quello che c’era tra loro.

Beh, se lui non riusciva a vederlo da sé, lei l’avrebbe aiutato volentieri. “Come può una persona con la vista a raggi X, essere così cieca?” Fece un passo verso di lui per poter vedere una reazione nei suoi lineamenti e quello che ci trovò fu il suo solito sguardo da cucciolo che non lasciava mai il suo viso, quasi incredulo di essersi appena sentito dire quelle parole.

Lois prese un respiro profondo prima di proseguire. Ora che aveva iniziato, aveva paura di fermarsi, paura di quello che avrebbe potuto dirle.
Sapeva che c’era qualcosa tra loro, che le cose erano cambiate 24 ore prima quando lui aveva deciso di baciarla sotto la pioggia in un modo che probabilmente nemmeno un riavvolgimento del tempo potrà mai cancellare. E quel caffè, quella promessa che si erano fatti… le cose erano decisamente cambiate, ma ora sembravano essere cambiate nuovamente e lei aveva bisogno di buttare tutto fuori prima che fosse troppo tardi.

“Ho già percorso la strada dell’eroe in passato,” la voce le si ruppe per l’emozione e il nodo alla gola le rendeva difficile parlare senza che si notasse che era sull’orlo di una crisi di pianto. Prese un ennesimo respiro profondo, prima di andare avanti, “e ogni volta ho sempre fatto inversione, mandando le cose a rotoli…” I suoi occhi non si spostavano mai da quelli di Clark, sfidandolo a fare o a dire qualunque cosa invece di rimanere lì immobile ad ascoltarla.

“Ma questo…” indicò una volta sé stessa e poi Clark, riferendosi a quello che c’era tra loro. “Questa volta era diverso.” Il suo tono deciso sorprese anche lei, non solo Clark.

Rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo e Lois sentì l’aria volatilizzarsi dai polmoni, tanto era nervosa per quello che lui avrebbe potuto fare o dire dopo quello che aveva appena sentito.

Dopo un’infinità di tempo, Clark finalmente le rispose e Lois notò come non riusciva a guardarla negli occhi. “E questa volta sarà diverso, Lois.”

Perché non la guardava negli occhi? Gli era così difficile dirle che la stava lasciando in quel modo, senza nemmeno combattere?

Usando il suo tono più distaccato possibile, le spiegò come stavano le cose. “Una volta riavvolto il tempo, nessuno si ricorderà chi sono.”

Non appena quelle sue parole raggiunsero le sue orecchie, Lois capì che tutte le sue paure erano fondate.
Una piccola parte di sé le diceva di fidarsi di lui, di chiedergli quella domanda che le ronzava in testa.

Le avrebbe detto nuovamente il suo segreto anche quando tutto questo si sarebbe placato in quella specie di realtà parallela o qualunque cosa fosse?
Una piccola parte di sé, il suo cuore, le diceva di crederci, di avere fede che lui avrebbe fatto la cosa giusta e le avrebbe nuovamente confessato ogni suo singolo segreto.
Le dava la forza di credere che Clark si fidava di lei e che prima o poi, le avrebbe nuovamente detto il suo segreto, perché lei era una di quelle persone di cui lui si fidava ciecamente. Tutto quello che doveva fare era avere un po’ di pazienza e lasciargli il suo spazio.

L’altra parte invece, il suo istinto, le diceva che era meglio aprire gli occhi prima che fosse troppo tardi, di iniziare ad affrontare il fatto che lei non avrebbe mai sentito nominare il segreto di Clark e che probabilmente, se non fosse stata una giornalista che aveva l’opportunità di pubblicare l’articolo a cui lui teneva tanto, lui non gliene avrebbe mai parlato.

“E quando schiaccerai il pulsante che cancellerà tutto,” la domanda che le ronzava in testa, ebbe la meglio sulla sua volontà di farla rimanere un semplice pensiero ed iniziò a lasciare le sue labbra, “non mi dirai nuovamente il tuo segreto, vero?” Nonostante la fece suonare come una domanda, questa per Lois era una semplice affermazione, sicura com’era che Clark avrebbe usato questa situazione a suo vantaggio per mantenere il suo segreto tale con tutti. E lei non faceva eccezione.

Rimase a fissarlo per qualche secondo, sperando che lui smentisse ogni sua singola parola, che cancellasse ogni sua singola insicurezza stringendola forte a sé e promettendole che nessun riavvolgimento del tempo avrebbe cambiato le cose tra loro. “Mi dispiace.” Gli sentì dire, confermando le sue paure.

Sentì il cuore infrangersi come uno specchio gigante i cui pezzi erano sparsi sul pavimento. Miliardi di pezzi che ormai erano irrimediabilmente distrutti e impossibili da rimettere insieme, tanto l’impatto col terreno era stato devastante.

Lois aveva sempre saputo che aprirsi con una persona, mostrargli il tuo vero io non portava a niente di buono e oggi ne aveva avuto la conferma.
Si era permessa il lusso di convincersi che Clark non l’avrebbe mai lasciata indietro, eppure era proprio quello che stava succedendo. Il ragazzo che le aveva rubato il cuore, ne aveva fatto quello che voleva, distruggendolo senza pensarci su due volte.
Soprattutto si era permessa il lusso di sentirsi speciale, di sentirsi come una di quelle persone che sono fondamentali per l’esistenza di qualcun altro. Non si era mai permessa un lusso tale e ora ne pagava le conseguenze.

Lois Lane non si sarebbe più fatta trovare impreparata e avrebbe iniziato da subito a ricostruire mattone dopo mattone quelle difese che Clark aveva sbriciolato dopo così poco tempo con una facilità disarmante.

“E’ tutto apposto.” Disse quasi in un sussurro, quasi tradendo il suo impegno a dimostrarsi forte. “Perché mai dovrei pensare di essere speciale?” Chiese retorica, senza mai spostare lo sguardo dagli occhi blu di Clark che la fissavano quasi increduli. Decise di ignorarli, di non leggere il possibile significato che si nascondeva dietro quello sguardo di fronte a lei. “Clark…” gli sorrise e le fece male, peggio di quanto si aspettasse. Strinse i denti, non volendo rinunciare alla piccola messinscena che stava mettendo in atto. “Lo capisco.” Annuì un paio di volte freneticamente, come se questo potesse aiutarla a credere alle stesse idiozie che stava dicendo per rendere il distacco meno traumatico.

Certo che non capiva il perché si comportasse in quel modo.
Poteva anche accettare il fatto che lui volesse riavvolgere tutto, risolvendo la questione della gente impazzita, ma perché in tutto questo doveva rimetterci anche lei?
Forse non aveva reagito come aveva voluto quando le aveva detto la verità sulle sue origini?
Forse dirle la verità non era stato liberatorio come pensava?
Forse riusciva ad andare avanti con la sua vita anche con la consapevolezza che lei non avesse il minimo dubbio sulle sue vere origini?

Ogni singola possibilità che le veniva in mente le sembrava ridicola e le faceva venire voglia di urlargli contro che no, non capiva il perché di quel suo comportamento così stupido.

“Lois, non capisci, è perché sei speciale.”

Sapeva che quelle parole non significavano nulla, proprio perché erano solo parole e non fatti. I fatti erano quello di cui aveva bisogno in quel momento.

Eppure fu più forte di lei.

Gli si lanciò contro, buttandogli le braccia al collo e lasciando che le sue labbra sentissero il sapore delle lacrime che lui stesso le aveva fatto versare.

Con una manovra inaspettata, Clark era riuscito a metterla nuovamente a nudo, facendole perdere per l’ennesima volta la maschera da ragazza forte che aveva provato ad indossare di fronte a lui. ‘Maledetto Smallville.’ Pensò, mentre sentiva le sue braccia cingerla per la vita e le sue labbra rispondevano al suo bacio, facendole annebbiare nuovamente la mente, cancellando ogni singolo pensiero sensato che stava avendo in quel momento.


***


Clark raggiunse il Planet in tempo, grazie alla sua supervelocità, salvando Lois dall’essere stordita da una scarica elettrica.
Non si sarebbe mai potuto perdonare se lei fosse stata ferita per colpa sua. Fortunatamente tutto questo stava per finire.

“Bella presa,” gli disse, e la sentì scivolare via dalla sua presa velocemente, rimettendosi in piedi. ‘Sempre la solita Lois.’ Pensò, notando il suo spirito battagliero e combattente che aveva la meglio su di lei.  “Ma non dovresti essere qui. Tutti i segugi del Paese riconosceranno il tuo odore.” Per un secondo rimane esterrefatto nel sentirla preoccupata per lui. Aveva appena rischiato di essere messa KO da un pazzo con un fucile stordente ed invece di preoccuparsi delle conseguenze, era preoccupata per lui e per i segugi che avrebbero potuto trovarlo.

‘Cosa ho fatto per meritarti?’ Si chiese, il suo complesso di inferiorità che stava avendo nuovamente la meglio.

“E’ tutto apposto.” La rassicurò, tornando a pensare seriamente a quello che era venuto a fare qui al fienile. L’anello della Legione si trovava a pochi passi da lui, ancora qualche secondo e tutto questo sarebbe finalmente finito. “So che ti sembrerà strano, ma tutto finirà molto presto.” Si mosse velocemente verso la cassetta degli attrezzi che nascondeva l’anello, allontanandosi da lei, senza notare che lo stava seguendo.

“Okay.” Sentì la sua voce vicina e si rese conto di averla nuovamente al suo fianco. “La mia soglia di resistenza alle notizie shock è molto alta al momento, posso resistere a tutto.” Clark sorrise per un secondo, nell’immaginare in che posizione stava questa giornata nella sua classifica speciale. Di certo era entrata a far parte delle prime cinque posizioni ed era sicuro che per Lois era lo stesso.
Abituati o no a vivere a Smallville, certe notizie sono sempre difficili da digerire, in primis quella del tuo collega alieno.

Rimase per qualche secondo a riflettere se fosse il caso o no di spiegarle il suo piano, visto che tra qualche minuto avrebbe dimenticato tutto, ma ricordò la promessa che si era fatto – non mentirle mai più – e decise che le avrebbe raccontato tutto quello che aveva intenzione di fare. “Lois, ho un anello che mi permette di viaggiare in qualsiasi periodo temporale.” Aspettò una risposta di Lois, ma tutto quello che ricevette fu uno sguardo confuso e del silenzio. Per quanto fosse potuto rimanere semplicemente a guardarla per il resto della sua vita, il mondo aveva bisogno di lui in quel momento, per cui riprese a camminare, la sua meta sempre più vicina. “Tornerò indietro a prima che Linda Lake scriva quell’articolo.”

Cercò di ignorare la fitta allo stomaco che gli causò il solo pensare di riavvolgere il tempo e perdere tutto quello che aveva ottenuto a discapito della sua identità segreta.
Per quanto avesse terrore di rimanere anche solo un secondo in quella che avrebbe ricordato come solo una strana realtà alternativa, una parte di lui gli fece pensare per più di un secondo che per stare con Lois Lane, valeva la pena rinunciare alla sua identità.

“Il mondo non è pronto ad accettare uno come me.” Disse più a sé stesso che a Lois, quasi stesse cercando un ennesimo motivo che lo aiutasse a prendere la scelta giusta.
Ne aveva trovato parecchi a dire il vero, ma tutti sembravano non reggere il confronto rispetto a Lois.

Ma in fondo, che vita le avrebbe potuto dare se non avesse usato l’anello come voleva?
Sarebbero stati dei fuggitivi in eterno – perché ammettiamolo, la gente non dimentica così facilmente che vieni da un altro pianeta. E se c’era una cosa che Clark sapeva, era che Lois meritava una vita normale, non infestata da movimenti clandestini con l’aiuto delle tenebre e la costante paura di essere scoperti.

Doveva riavvolgere il tempo soprattutto per Lois, per darle la vita normale e piena di successi che era sicuro avrebbe avuto, se quell’articolo non fosse mai uscito.

“Allora resta e combatti!” Quella sua richiesta per poco non lo convinse, facendo nuovamente traballare la sua risolutezza. Perché doveva rendere il tutto così difficile, chiedendogli di restare? Perché non poteva semplicemente accettare il fatto che doveva risolvere il tutto a modo suo?

‘Perché è Lois Lane.’ Ovviamente quella era l’unica risposta a quelle domande. Se c’era una parola che non esisteva nel suo vocabolario, quella era arrendersi.

“Dai alle persone una possibilità di vedere chi sei veramente!” Notò nei suoi occhi castani il fuoco che ardeva, nonostante le lacrime iniziassero a minacciare di cadere. Odiava che lei piangesse, in particolare quando questo era dovuto a lui.

Aveva sofferto in passato nel vedere Lana piangere a causa sua, ma mai questo faceva male come ora con Lois. Ma dopotutto, perché sorprendersi? Aveva già capito che Lois e Lana erano di due mondi completamente diversi.

Si concentrò su quello che gli aveva appena detto e si limitò a scuotere la testa, ormai senza speranza. Come poteva riuscire a dare alla gente un motivo per fidarsi di lui, per andare oltre le parole di Linda? Ormai tutti si erano fatti un’idea sbagliata su di lui e non c’era nulla che avrebbe potuto fare o dire per cambiare la situazione. “E’ troppo tardi, Lois.” Scosse nuovamente la testa, dando voce ai suoi pensieri. “Per tutta la mia vita sono stato diverso.” Scosse le spalle, dicendo la cosa più scontata del mondo.

Aveva passato tutta la vita a sentirsi diverso, perché era diverso.
Niente football per colpa dei suoi poteri; vita quasi monacale sempre per colpa dei suoi poteri; pochi amici perché non poteva permettersi di frequentare troppa gente, col rischio che qualcuno scoprisse chi era veramente.
Per tutta la sua vita aveva sempre vissuto diversamente e l’unica volta che si era permesso di vivere come tutti gli altri, facendo sapere al mondo la verità, tutto gli si era ritorto contro.

‘Nasci diverso, muori diverso.’ Pensò, parafrasando un detto che stranamente gli venne in mente in quel momento.

Sperò che Lois si rassegnasse, che smettesse di guardarlo in quel modo che riusciva a metterlo in difficoltà, a fargli avere dei ripensamenti su quello che era giusto fare.
Ma il suo sguardo fiero, il fuoco che le vedeva ardere negli occhi e quel suo tono di voce dannatamente sicuro di sé stavano riuscendo nel loro intento.
Aveva bisogno di usare quell’anello subito, prima che fosse troppo tardi.

“Alcune persone passano le loro vite cercando un modo per distinguersi.” Sentì il suo tono di voce incrinarsi leggermente a causa delle lacrime che stavano minacciose ai margini dei suoi occhi, pronte a cadere libere al minimo segno di cedimento. “Cercano un modo per essere una di quelle persone che tutti chiamerebbero speciali.” Rimase a fissarla inerme, senza sapere che dire o che fare. Avrebbe voluto correrle incontro o non averle mai permesso di scappare dalla sua presa qualche minuto prima.

Quel doloroso deja-vù di quel mondo parallelo in cui lui non era mai arrivato sulla Terra lo colpì. La Lois Lane di quel mondo era così diversa, se possibile ancora più sicura di sé di quella che si ritrovava di fronte, tanto da concedersi di sbirciare da dietro la porta mentre lui si cambiava.
Anche in quella circostanza lui le corse in soccorso, aiutandola a scappare dall’esercito di Lex Luthor, prendendola tra le sue braccia e correndo via alla velocità della luce in un posto sicuro.
Avrebbe mentito a sé stesso se avesse negato di non aver mai ripensato a quella situazione e alle parole di quella Lois che non perdeva occasione di flirtare con lui. ‘Bel modo per salvare e conquistare una ragazza.’

La voce di Lois lo riportò alla realtà di quello che tra poco sarebbe diventato un nuovo mondo parallelo e i cui dejà-vù l’avrebbero perseguitato per sempre. “Quando mi hai detto chi eri, ho pensato ‘tutti tranne Clark’.” Deglutì nervosamente, stupito da quelle sue parole che non si era mai aspettato di sentirsi dire da lei. Non le era sembrato che Lois avesse preso male la sua notizia, se escludiamo i momenti in cui aveva cercato di avvicinarsi a lei e lei si era allontanata immediatamente. Clark l’aveva attribuito allo shock di tutte quelle notizie una dietro l’altra, ma addirittura pensare quelle parole? Non ci voleva credere.

Prima che potesse pensare oltre, Lois riprese la parola. “E non per la notizia dell’alieno,” Clark riprese a respirare, felice di sapere che ancora una volta aveva frainteso. Per un secondo ebbe il terrore che Lois avesse iniziato a vederlo in modo diverso come avevano fatto tutti gli altri. Tirò un respiro di sollievo, felice che quel suo incubo esisteva solo nella sua mente. Si concentrò su Lois e la vide scuotere la testa, prima di sorridere ironica e proseguire, “ho conosciuto abbastanza ragazzi da sapere che si può essere anche nati sulla Terra, ma essere comunque distanti anni luce dall’essere normali.”

Clark abbassò lo sguardo per un secondo, pensando di aver letto in quelle parole un complimento, quasi volesse fargli capire che lui era più normale di tutte le persone che aveva conosciuto prima di lui, o almeno di tutti i ragazzi che c’erano stati prima di lui.

Ma no, come poteva essere? Lui, un alieno, normale?

Eppure rialzando nuovamente lo sguardo e incrociandolo con quello di Lois, ebbe la conferma che in fondo il suo pensiero aveva senso, che lei lo riteneva normale.
Quello che gli sfuggiva era il perché lei lo avesse paragonato proprio ai ragazzi e non avesse fatto un semplice discorso generale.
Che volesse fargli capire che lui era più speciale per lei di quanto in realtà non credesse?

“Lois, non devi spiegarmi nulla, lo capisco.” Ma in fondo sperò tanto che lei non credesse alle sue parole, che gli spiegasse quello che lui aveva il terrore di pensare.

“No invece.” La vide scuotere la testa e decise che da quel momento in poi sarebbe rimasto in religioso silenzio ad ascoltare ogni singola parola che sarebbe uscita dalle sue labbra. “Come può una persona con la vista a raggi X, essere così cieca?” Le vide fare un passo in avanti verso di lui e sarebbe voluto correrle incontro e spiegarle che non era così cieco come pensava, ma invece rimase lì impalato, sperando che lei continuasse a parlare, a spiegarli. “Ho già percorso la strada dell’eroe in passato,” notò la sua voce esitare per l’emozione, prima di prendere un respiro profondo e continuare. “E ogni volta ho sempre fatto inversione, mandando le cose a rotoli…” I suoi occhi blu non sembravano volersi concentrare su qualcosa che fosse diversa dagli occhi di Lois, e Clark notò che quelli suoi castani sembravano fare lo stesso.

Per un secondo tornò a quelle volte in cui si ritrovò a farle da spalla su cui piangere, quando questi eroi l’avevano costretta a fare dei passi indietro, abbandonandola e spezzandole il cuore.

Aveva odiato AC e Oliver per averla ridotta in quello stato e le aveva promesso che un giorno avrebbe trovato qualcuno di ancora più speciale che le avrebbe fatto dimenticare tutti quei ragazzi che l’avevano fatta stare male.

E ora lui era esattamente come quelle persone che aveva odiato per aver fatto a pezzi il suo cuore. Ora stava facendo esattamente la stessa cosa e non riusciva a perdonarselo.

Doveva evitare a Lois un’ennesima delusione, un ennesimo strappo al cuore. Non voleva che lo ricordasse come uno dei tanti che l’aveva fatta soffrire. Riavvolgere il tempo l’avrebbe aiutato a mascherare questo suo errore e non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Avrebbe ripreso a mentirle, ma questa volta a fin di bene, sia il suo che quello di Lois.

“Ma questo…” notò il suo indice indicare prima sé stessa, poi Clark, riferendosi a quello che c’era tra loro. “Questa volta era diverso.” Il suo tono deciso lo sorprese, facendogli realizzare che il discorso di Lois era ben diverso da quello che si era immaginato negli ultimi secondi.

Ma nonostante Lois non lo vedesse come AC ed Oliver, in cuor suo Clark sapeva che la differenza non era tanta. Tutti e tre avevano giocato col cuore di Lois, con la differenza che lui aveva l’opportunità di cancellare tutto e di permettere al suo cuore di non subire l’ennesima delusione, mentre invece gli altri due non avevano avuto questa occasione.

“E questa volta sarà diverso, Lois.” Le rispose, senza riuscire a guardarla negli occhi per qualche secondo. Sperò non gli chiedesse in che modo sarebbe stato diverso, perché non avrebbe retto il peso del suo sguardo mentre le diceva la verità. Ma dopotutto, si era ripromesso che non le avrebbe più mentito e così avrebbe fatto. Ovviamente il fatto che lei avrebbe dimenticato tutto, aiutava e non poco ad essere sincero con lei. “Una volta riavvolto il tempo, nessuno ricorderà chi sono.”

Come temeva, lo sguardo deluso lo colpì in petto come una freccia scagliata da pochi passi di distanza e gli fece più male di tutta la kryptonite che gli avrebbero potuto usare contro. Più cercava di essere onesto con lei e più rovinava le cose. Aveva bisogno di quel dannato anello prima che potesse dire qualche altra cosa di cui si sarebbe pentito.

“E quando schiaccerai il pulsante che cancellerà tutto,” la sua voce sempre più rotta dall’emozione lo congelò, facendogli odiare sempre di più sé stesso. E quella domanda che gli stava per fare non aiutava a migliorare la situazione. “Non mi dirai nuovamente il tuo segreto, vero?” A Clark non sfuggì come quella che sembrava una domanda, suonava come un’affermazione. Lois lo conosceva fin troppo bene e non aveva bisogno di fargli delle domande per sapere quello che gli passava per la testa.

Avrebbe voluto spiegarle il perché di quella sua decisione, i mille motivi dietro al suo rifiuto totale di dirle la verità una volta riavvolto il tempo, ma si limitò a dire la frase che ripeteva da sempre e che, ne era certo, lo avrebbe accompagnato per il resto della sua vita. “Mi dispiace.”

Rimasero in silenzio e tutto quello che Clark avrebbe voluto fare, era stringerla forte a sé e rimanere in quella posizione per sempre, finché qualcosa di apocalittico non fosse successo. Ma Lois non la pensava allo stesso modo.

Notò come prese decisa un respiro, prima di prendere nuovamente la parola con quell’espressione decisa che le aveva visto in passato, in più e più occasioni. “E’ tutto apposto.” Lo disse quasi in un sussurro e Clark capì quanto le costava recitare nuovamente quella parte della ragazza forte. Si odiava per averla costretta a riutilizzarla, dopo che era riuscito ad oltrepassare quella muraglia che la accompagnava da anni. “Perché mai dovrei pensare di essere speciale?” E Clark sentì il suo cuore spezzarsi nel sentirle pronunciare quelle parole.

Come poteva dubitare una cosa del genere? Come poteva anche solo pensare che per lui non fosse speciale?
Perché sapere il suo segreto la rendeva più o meno speciale rispetto agli altri?

Inconsciamente passò in rassegna i nomi delle persone che sapevano il suo segreto prima di questi due giorni e per quanto li adorasse tutti quanti, non riusciva a comprendere come Lois pensasse di essere meno speciale di tutti loro.

Poi uno dei pochi nomi in lista lo colpì. Lana.
Certo, come aveva fatto a non pensarci prima? Lois di sicuro aveva collegato il suo non volerle dire il suo segreto, con Lana.
Era incredibile come riuscisse a creare dei problemi anche ora che non c’era più.

“Clark… lo capisco.” Gli sorrise, come a fargli capire che non c’era nessun problema tra loro, perché in fondo che problema ci poteva essere tra due persone che erano solo colleghi, no?

No. Non poteva permetterle di pensare una cosa del genere, nemmeno sapendo che avrebbe dimenticato tutto di lì a poco.
Non avrebbe potuto dilungarsi come avrebbe voluto, spiegarle i mille motivi che la rendevano speciale, al di sopra di Lana, ma il tempo non gli era amico e doveva fare in fretta.

“Lois, non capisci.” Si prese qualche secondo per osservarla sotto la luce tenue di quella lampada ad olio che illuminava il fienile. Più la osservava, più notava ogni singolo, speciale dettaglio su di lei. Come poteva essere così cieca da non vedersi per quella che era? Una bellissima ragazza ed un essere umano stupendo. “E’ perché sei speciale.”

Sperava credesse alle sue parole, che quelle bastassero per darle la sicurezza che le mancava, che le dessero finalmente la consapevolezza della persona speciale che era e non solo per lui, ma in generale.

‘Una come Lois Lane nasce ogni mille anni.’ Si disse. ‘E tu sei così stupido da lasciartela scappare senza nemmeno combattere.’ Pensò frustrato.

Ma prima che un altro pensiero negativo gli potesse offuscare la mente, ci pensò Lois a distrarlo, buttandogli le braccia al collo e permettendogli ancora una volta di baciarla, anche se questa volta il suo dolce sapore di sempre era coperto dalle lacrime che lui stesso le aveva fatto piangere.

In quel momento tutto quello a cui riusciva a pensare era lei tra le sue braccia, probabilmente per un’ultima volta. La strinse forte a sé, deciso a godersi appieno quest’ultimo momento di felicità, prima di rendere tutto un semplice e doloroso ricordo.




A/N: Ed ecco che la prima parte è andata. Spero davvero che vi sia piaciuta, perché ero abbastanza nervosa a proposito di questa scena.
Togliendo la parte in cui mi distrugge il cuore ogni volta che la vedo, penso che questa sia davvero una delle scene Clois migliori in tutta l'ottava stagione (insieme ovviamente a quella del quasi bacio che ogni volta mi fa piagnucolare. XD) se non di tutte le serie in cui c'è Lois.
Per cui, volevo renderle giustizia, sperando di non sbagliare ad usare le parole o di non cadere troppo nello sdolcinato, anche perché poi Cosmo non vuole... XD

Cmq, questa era la prima parte e tra un paio di giorni, ovvero mercoledì, leggerete la seconda parte che è interamente uscita dalla mia mente malata! XD
Sarà una specie di scena tagliata che io stessa avrei voluto vedere, perché per quanto questa scena fosse perfetta così com'era (anche se un bacetto ce l'avrei visto benissimo), sentivo il bisogno di "vedere" succedere qualcos'altro tra loro due...

Cmq, saprete di che parlo tra un paio di giorni! XD

Grazie ancora per aver letto e commentato ;)

A mercoledì! :)

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Capitolo 15
*** Special (pt2) ***


A/N: E' mercoledì gente, il che significa che è arrivato anche il nuovo capitolo! :)

@ Leti: Sono contenta che il capitolo precedente abbia risposto alle tue aspettative! L'avevi pompato così tanto che avevo il terrore che non ti sarebbe piaciuto! XD
Ora aspetto il commento sulla seconda parte, sperando ti piaccia pure quella! ;)

@ cordina87: wow, addirittura perfetto *.* grazie mille! Speriamo che l'attesa abbia veramente aumentato il desiderio per questa seconda parte XD e soprattutto che speriamo che il capitolo ti piaccia! :P

@ Cris: Grazie Cris, mi hai emozionato quando hai detto che ti ho emozionato *.*  
Eh beh, dopo che leggi questo capitolo, fammi sapere se la mia mente malata deve essere soppressa o può rimanere a piede libero ad inventarsi qualcos'altro di nuovo! XD XD

@ Cosmo: ahahah tranquilla Cosmo, nella classifica generale delle recensioni, sei sempre al primo posto per quante volte hai recensito per prima! Per cui puoi stare tranquilla e recensire con calma ancora per qualche capitolo! XD
Concordo su Lois personaggio preferito di Smallville! Anche io la adoro in modo assurdo! Lei e Chloe son le mie preferite, ma Lois è decisamente un gradino sopra!
Giusto perché tu lo sappia, coglierò al volo il celato suggerimento di scrivere qualche capitolo in più dal POV di Lois :P Anche perché è molto più divertente che farlo da quello di Clark! XD
Ah sì, speriamo questo capitolo non ti faccia salire la glicemia alle stelle.... XD

Bene, ora vi lascio alla lettura. Aspetterò di fronte al pc, mordicchiandomi le unghie nervosamente, ogni vostra recensione, sperando di non ritrovarmi una taglia sulla testa per aver rovinato la scena del "It's because you are special" XD

Buona lettura!




“Non capisci, Lois. E’ perché sei speciale.”

La teneva ancora tra le braccia e il suo dolce sapore combinato con quello delle sue lacrime dava a quel bacio un retrogusto dolce-amaro che non avrebbe mai scordato.

Senza preavviso, la sentì allontanarsi leggermente da lui e poggiare la testa sul suo petto, stringendolo più vicino a sé.

“Non capisco, Clark.” Gli disse tra le lacrime, senza più nascondergli il fatto che quella situazione la stesse distruggendo. “Se sono speciale come dici, perché non me lo dirai di nuovo?”

“Lois…” Disse in un sussurro, evitando di risponderle. Non poteva entrare in quel campo minato, non ora che il tempo era così poco.

“Hai paura che non sappia mantenere un segreto?” Ovviamente lei non aveva intenzione di far cadere l’argomento finché non avesse avuto la risposta che alla fine avrebbe strappato a Clark. Ormai c’era abituato, sapeva che era fatta così e la adorava per quello.

Fidarmi di te non è mai stato un problema.” Le rispose subito, ferito che avesse anche solo potuto pensare che non si fidasse di lei.

Era stata l’unica persona a cui aveva detto il suo segreto spontaneamente, anche se a lei non l’aveva mai confessato. Ora che ci pensava, forse gliel’avrebbe dovuto dire, così da tranquillizzarla.
Ma poi gli venne in mente che nel giro di qualche minuto non avrebbe più ricordato nulla e portare a galla quell’ennesimo segreto era inutile.

“Allora perché?” Insistette, allontanando il viso dal petto di Clark e guardandolo negli occhi. Clark ci lesse una sfida. Lo sfidava a darle la risposta, ad essere uomo abbastanza da spiegarle il motivo di quella sua scelta.

“Perché ho bisogno di proteggerti, di saperti al sicuro.” Le disse sincero, accarezzandole dolcemente i capelli. “Chiunque sappia il mio segreto finisce col rischiare costantemente la propria vita. Non hai visto quello che ti stava succedendo?” Un brivido gli percosse la schiena al solo pensiero di quello che sarebbe potuto succederle. “Se non fossi arrivato in tempo, quegli uomini ti avrebbero messa al tappeto senza pensarci un solo istante e questo solo perché sapevi la verità su di me. Hai rischiato grosso per colpa mia, Lois e solo dopo poche ora che ti avevo confessato il mio segreto.” Pronunciare quelle parole forse non avrebbe convinto Lois, ma aiutavano lui a darsi forza, a pensare che stava facendo la scelta giusta.

“So badare a me stessa, Smallville.” Gli sorrise e lui non poté evitare di sorridere a sua volta nel sentirsi chiamare col suo nomignolo, rapito da una delle tante espressioni che Lois riusciva a fare. Questa volta aveva buttato gli occhi al cielo, come faceva sempre quando si rendeva conto che lui voleva proteggerla, e aveva piegato la testa leggermente di lato, sbuffando di quel tanto che bastava per fargli capire che lei era una persona indipendente che non aveva bisogno della protezione di nessuno.

E lui lo sapeva benissimo, lo aveva imparato dalla prima volta che l’aveva vista in azione contro quell’elicottero nei pressi della casa dove avevano creduto che Chloe fosse morta. “Certo, lo so.”

“E quindi non pensi che a me non importi, Clark? Che sarei disposta anche a questo pur di proteggerti?” Arretrò un po’ da lui e mise le mani sui fianchi, quasi a fargli notare che per lei, quella di riavvolgere il tempo era un’idea stupida e che lei avrebbe affrontato la realtà se solo lui avesse cambiato idea e gliene avesse dato l’occasione.

“Lo so e questo mi spaventa a morte!” Alzò la voce improvvisamente, la frustrazione in quel momento stava avendo la meglio si di lui. Sbuffò, chiudendo gli occhi per un secondo, pentendosi di aver alzato la voce con lei. “In più saresti costretta a raccontare bugie ogni singola volta che io uscissi di scena improvvisamente perché ho sentito una richiesta d’aiuto. No, ho già rovinato la vita di Chloe, non posso fare lo stesso con te.”

Per un momento gli tornarono in mente quei pochi giorni di pace che Chloe era riuscita ad avere prima del matrimonio, quando aveva chiesto a Jor-El di cancellare ogni singolo ricordo del suo segreto dalla sua memoria. Non sarebbe mai riuscito a dimenticare quanto quei giorni fossero stati così perfetti per Chloe, ma così vuoti per lui.

Avere nuovamente tutti quei segreti con lei l’aveva distrutto, ma gli bastava vederla così nuovamente spensierata e felice con Jimmy, senza pensare a lui e agli incomprensibili misteri che facevano parte della sua vita, per capire che aveva preso la decisione giusta.

”Ormai ho deciso, tutto tornerà esattamente a come era 72 ore prima che tutto questo succedesse e nessuno ricorderà nulla.” E Clark sperò che sentendo il suo tono deciso e risoluto, Lois lasciasse perdere e gli facesse riavvolgere il tempo una volta per tutte.

“Ci dev’essere un altro modo.” Gli disse, quasi pregandolo di pensare a qualcos’altro.

‘Ovviamente Lois Lane e la parola rassegnazione non andavano d’accordo in una stessa frase.’ Pensò Clark, sicuro che la ragazza di fronte a lui avrebbe reagito in quel modo.

“E’ questo il punto, Lois, non mi importa. Pensi sul serio che sarei disposto a metterti in pericolo e a perderti solo per farti sapere la verità su di me?” Corrugò la fronte e si sentì disgustato all’idea di mettere a rischio la vita di Lois solo perché l’egoista che era in lui voleva stare insieme a lei.

Vide Lois abbassare lo sguardo per un secondo, passandosi velocemente una mano sugli occhi, prima di sbuffare e riprendere a guardarlo negli occhi. “Ma così facendo le cose tra noi non cambieranno.” Clark deglutì spalancando gli occhi, sorpreso che lei avesse anche solo potuto captare un segnale che non si era reso conto di aver lanciato. In effetti c’era un altro motivo che lo spingeva a non dirle nulla una volta risolta la situazione, ma non era sicuro di volerlo farglielo sapere.

“C’è qualcosa che non mi stai dicendo, vero Clark?” La vide fare un passo verso di lui, gli occhi leggermente socchiusi e le braccia incrociate al petto, quasi stesse cercando di trovare qualche segno che le desse la conferma di quello che pensava. Improvvisamente Clark sentì l’urgente bisogno di scappare lontano da lei. “Smetti di mentirmi, Smallville, e ti prego, abbi almeno il buonsenso di dirmi il vero motivo per cui sarò l’unica a non sapere la verità su di te.”

L’aveva pregato di dirle la verità. ‘Lois Lane non pregava la gente per farsi dire le cose, Lois Lane otteneva tutto quello che voleva perché… semplicemente perché era Lois Lane.’ Pensò sorpreso. Perché diavolo ci teneva così tanto a sentirsi dire la verità? Perché non lasciava che l’anello la aiutasse a dimenticare tutto questo?

Sbuffò, infastidito dalla sua insistenza che l’aveva infine convinto ad essere sincero con lei. Odiava quando Lois riusciva ad avere la meglio su di lui. “Perché quello a cui potrebbe portare mi spaventa a morte e non sono sicuro di meritarmelo.” Tenne il tono della voce basso, quasi un sussurro, sperando che Lois non capisse nemmeno una parola di quello che aveva appena detto. Come avrebbe reagito nel sapere che aveva ‘paura’ di lei e di quello che era riuscita a fargli provare?

Clark vide Lois aggrottare le sopracciglia, facendogli capire che non aveva recepito il suo messaggio nascosto. “Si può sapere di che diavolo parli?” Chiese quasi scocciata dai suoi messaggi criptici che sembravano non voler finire.

In pochi secondi, Clark pensò a mille modi per farle capire a quello che si riferiva, optando alla fine per il più semplice. Indicò prima lei, poi lui, senza mai riuscire a guardarla negli occhi mentre lo faceva.

Quando finalmente ebbe il coraggio di guardarla, vide un’espressione quasi di shock sul suo viso, gli occhi sgranati e la bocca aperta, senza però che nessun suono ne uscisse fuori. “Mi vuoi far credere che non mi dirai nuovamente il tuo segreto perché non vuoi che io te stiamo insieme?!” Chiese incredula, alzando il tono della voce di qualche decibel, così che anche gli abitanti di Grandville potessero sentirla. “Wow Clark, dovresti seriamente dare un’occhiata alla descrizione di ‘speciale’ sul dizionario.” Disse mettendosi le mani sui fianchi, utilizzando nuovamente una delle sue mille espressioni.

Questa volta era seria, dannatamente seria e sarcastica allo stesso tempo e Clark sapeva che quella era una delle tante facce che Lois usava quando voleva mascherare il suo vero stato d’animo.
Delusa, sorpresa, frustrata, umiliata, confusa, disorientata? Clark sapeva che in quella sua ultima espressione, Lois nascondeva una parte di tutte quelle emozioni negative che provava in quel momento a causa sua.

“Non capisci, Lois.” Disse subito, sperando che questo aiutasse a cancellare quell’espressione sul suo viso che non riusciva a guardare senza che sentisse una fitta allo stomaco. “Intendo dire che non sono ancora pronto per te.” Disse, come se fosse la cosa più scontata del mondo. Ammetteva di essere un ingenuo qualche volta, soprattutto quando si trattava di donne, ma anche lui era consapevole del fatto che una ragazza non si sarebbe mai voluta sentir dire quelle parole e si diede del cretino per averle anche solo pensate.

“Oh, ora è tutto chiaro.” Disse annuendo sarcastica, incrociando le braccia al petto, facendogli inconsciamente capire che stava nuovamente creando una barriera tra loro due.

Aveva bisogno di farle capire quello che intendeva realmente. Sarebbe stato il suo regalo di addio, prima del riavvolgimento temporale. Prese fiato prima di iniziare il suo lungo ragionamento.

“Vuoi avere sempre ragione su tutto, pretendi sempre che le cose vengano fatte a modo tuo, vivi per dare ordini – in particolare a me – e quando non bevi almeno due tazze di caffè al giorno sei ingestibile.” Spiegò gesticolando animatamente e con quel suo tono di voce che non ammetteva repliche.

“Oh, ora sì che mi sento speciale.” Disse sempre più sarcastica, portandosi teatralmente una mano sul cuore. “Sai veramente come riempire una ragazza di complimenti, Clark.” Annuì nuovamente, gettandogli ancora addosso tutto il sarcasmo che riusciva a trovarsi dentro, in mezzo alla miriade di sensazioni che provava in quel momento.

Clark stranamente si ritrovò a sorriderle, prima di continuare a parlarle, questa volta con tono più dolce e calmo. “Nonostante tutto, sei la prima cosa a cui penso la mattina e l’ultima alla sera; sei la ragione che mi fa arrivare al Planet sempre qualche minuto prima, così che ti possa lasciare quella tazza di caffè che riesce sempre a metterti in moto; la mattina per me non inizia bene se non sento la tua voce e il tuo sorriso ha lo strano potere di rilassarmi anche quando vorrei spaccare il mondo.”

Vide Lois corrugare la fronte e mordersi nervosamente il labbro inferiore e capì che le sue parole stavano colpendo il segno.

Sorrise tra sé prima di prendere fiato e continuare. “Riesci a leggermi come un libro aperto, come mai nessuno aveva fatto. Spero sempre che Tess ci assegni un articolo insieme, così da poterti stare vicino e osservarti a lavoro mentre cerchi di oltrepassare i nastri della polizia, o cerchi di ‘prendere in prestito qualche prova’.” Rise nel ricordare le mille volte in cui aveva dovuto coprirla mentre curiosava sulla scena di una rapina e vide un sorriso farsi spazio anche sulle sue labbra, probabilmente perché anche lei aveva appena pensato le stesse cose.

“Adoro osservarti mentre scrivi un articolo, perché ci metti ogni singola goccia di passione che hai in corpo e mi fa sorridere ripensare a quando mi dicesti che avresti preferito morire, piuttosto che fare la giornalista.” Sorrisero nuovamente a ripensare a quel discorso che avevano avuto da ragazzi nel fienile. Era successo solo qualche anno prima, il giorno della consegna dei diplomi, eppure ora sembrava lontano anni luce. Erano così diversi da quei due ragazzini spensierati che pensavano costantemente solo a darsi fastidio l’uno con l’altra, invece di aprire gli occhi e realizzare chi si trovavano di fronte.

“La tua espressione quando correggi i mille errori dei tuoi articoli è una delle mie preferite, adoro il modo in cui arricci il naso e te la prendi con il computer perché giustamente ti fa notare che ‘dopotutto’ non si scrive con due T all’inizio e due alla fine. Adoro i nostri battibecchi, perché mi fanno sentire vivo e adoro quando mi chiami Smallville perché mi fai sentire umano.” Si fermò per un secondo nel vedere che il viso di Lois aveva iniziato a bagnarsi di lacrime, senza però mai staccare lo sguardo da lui.

“Meriti di meglio, Lois. Un uomo che ci sia sempre per te e non che ti lasci nel bel mezzo di un appuntamento perché deve correre in giro per il mondo a salvare della gente in pericolo.”

“Non pensi che meriti di stare con un eroe come te?” Gli rispose subito, quasi con rabbia, scuotendo la testa e buttando le braccia in aria in segno di frustrazione. Clark capì che anche lei ne aveva abbastanza di questo tira e molla, il che gli dava un motivo in più per voler finire il discorso il più in fretta possibile e raggiungere l’anello.

“Penso che tu meriti un uomo che ti faccia sentire speciale, che non ti menta e che ti renda felice. E non appena tutto questo si risolverà, lo sarai.” Quelle parole furono difficili per lui da dire, perché la sola idea di saperla tra le braccia di qualcuno che non fosse lui, lo faceva inorridire.

“Non pensi che io voglia tutto questo con te, Clark? Che chiunque altro non riuscirebbe mai a farmi provare nell’arco di una vita intera, quello che tu sei riuscito a farmi provare in questi ultimi due giorni o nei cinque anni in cui ci conosciamo?” Non aveva bisogno di sentirsi dire quelle parole in quel momento, non quando tra qualche ora le avrebbe ricordate, quasi fossero tornate da chissà dove per tormentarlo per il resto della sua vita. Come faceva Lois a non capire che tutto questo non l’avrebbe aiutato una volta tornato tutto alla normalità? Perché non poteva semplicemente dirgli che l’odiava per volerla abbandonare e che non l’avrebbe voluto mai più vedere? Sarebbe stato tutto così semplice se lei l’avesse odiato.

“Chiunque altro sarebbe solo un tappabuchi, Clark, e non osare dirmi che per te non è lo stesso.” Lo sfidò a darle torto e sarebbe stato così facile per lui farlo, dirle che si sbagliava e riavvolgere semplicemente il tempo. La verità era che sarebbe stato come mentire a sé stesso, oltre che a lei, e si era stancato di farlo.

“Certo che è lo stesso anche per me, Lois.” Rispose senza nemmeno doverci pensare su.

Rimasero a guardarsi in silenzio per alcuni minuti, stremati da tutto quello che stava succedendo e da tutto quello che si erano detti.

Vide Lois rimanere impassibile di fronte a lui, le braccia ancora incrociate al petto e quello sguardo fiero che era concentrato solo ed esclusivamente su di lui.

La vide sbuffare prima di sorridergli. “Mi spieghi come posso anche solo pensare di farti riavvolgere il tempo dopo tutto quello che mi hai appena detto?” Gli chiese scuotendo la testa. Senza aspettare una sua risposta, Clark la vide venirgli incontro e nuovamente stringerlo a sé, nascondendo il suo viso bagnato dalle lacrime nel suo petto.

Le accarezzò dolcemente la testa, baciandola e stringendola un’ultima volta a sé.

“Te l’ho detto, Lois, non ricorderai nulla di quello che hai vissuto oggi.” Le ricordò rassicurante, sfiorandole appena i capelli. “Sarò io quello che sentirà il cuore stringersi dolorosamente ogni volta che vedendoti non potrò stringerti a me come vorrei. Sarò io ad avere il cuore spezzato ogni volta che sentendo il tuo profumo ricorderò come mi son sentito ad averti tra le mie braccia, come il tuo corpo aderiva perfettamente al mio, quasi fossimo nati solo per fare quello. Non ti sveglierai la notte zuppa di sudore a causa dei sogni che ti hanno fatto rivivere questi ultimi giorni.”

La sentì singhiozzare e automaticamente la strinse un po’ più forte a sé, sempre attento a non esagerare per non farle del male. “Magari ora soffrirai, Lois, ma tu hai la fortuna di poter dimenticare tutto tra qualche secondo. Non sai quanto vorrei che ci fosse qualcun altro al mio posto, perché ricordare come sarebbe stato stare insieme a te, è una delle punizioni peggiori al mondo.” Sentì le lacrime rigargli a sua volta il viso e decise di non combatterle, di non ricacciarle indietro. Per una volta si poteva permettere di essere umano.

“Allora resta e combatti, Smallville.” Gli disse tra le lacrime, ma questa volta Clark notò come il suo tono fosse meno risoluto dell’ultima volta che le aveva sentito usare quella frase. Questa volta era una preghiera. Lois Lane lo stava pregando per la seconda volta nel giro di pochi minuti.

“Se potessi permettermi il lusso di essere egoista, scapperei il più lontano possibile con te in questo stesso momento.” Sorrise tra le lacrime, baciandole la testa e lasciando che il profumo del suo shampoo gli riempisse i polmoni un’ultima volta. “Ma Chloe e gli altri… non posso mettere tutti in pericolo, Lois, e in cuor tuo so che la pensi come me. Non possiamo scappare al nostro destino.” La sentì annuire alle sue parole, prima di notare il suo corpo muoversi leggermente, quel tanto che bastava da permetterle di guardarlo in faccia.

“E se il mio fosse quello di stare con te?” Clark deglutì nel vedere i suoi occhi rossi dal pianto che ora sembravano quasi implorarlo per avere una risposta.

Le sorrise a labbra serrate, inspirando lentamente, mentre una delle sue mani era salita sul suo viso e aveva iniziato ad accarezzarle dolcemente una guancia  “Sei destinata a cose ben più grandi, Lois.” Disse poggiando la fronte sulla sua, cingendole la vita con entrambe le braccia.

Sentì le mani di Lois sul suo petto e desiderò di poter rimanere in quella posizione per sempre.

“Non hai risposto alla mia domanda.” Gli disse dopo qualche secondo e Clark sorrise nuovamente nel notare come, anche questa volta, non gli aveva permesso di far cadere la questione senza prima aver avuto la risposta che cercava.

“Allora in quel caso le cose tra noi andranno bene.” Gli disse rassicurante, prima di lasciarla andare controvoglia. “Ora però è tardi Lois, devo andare.” La vide annuire, tenendo lo sguardo basso, quasi si volesse rifiutare di dirgli addio guardandola negli occhi.

La vide rimanere in silenzio a fissare il terreno e lo prese come un permesso silenzioso di darle le spalle e cercare l’oggetto che li avrebbe aiutati.

Non fece in tempo a darle le spalle, che Lois catturò prontamente tra le sue mani un lembo della manica del suo giubbotto, costringendolo a fermarsi.

“Promettimi che mi bacerai di nuovo sotto la pioggia e che mi dirai il tuo segreto.” Le sentì dire in un sussurro e fu costretto a girarsi nuovamente per guardarla.

Fu felice di notare che questa volta lo stava guardando negli occhi, anche se lo sguardo implorante che vide in quei suoi occhi che brillavano come gemme a causa delle lacrime, gli fece male.

Lo stava nuovamente supplicando, anche se era consapevole che non avrebbe mai potuto dirle di sì.

“Lo sai che lo vorrei più di ogni altra cosa, Lois.” Le accarezzò una guancia e sentì le lacrime bagnargli la mano. “Ma non posso.” Le sue stesse lacrime ripresero a rigargli il viso senza preavviso.

Era da tanto che non gli capitava di piangere in quel modo, senza sosta.
Nemmeno il video di Lana o il suo abbandono l’avevano ridotto in quello stato.

“Allora promettimi che non mi farai aspettare tanto.” Clark deglutì, non sapendo cosa pensare del fatto che lei desse così per scontato il fatto che lui prima o poi le avrebbe nuovamente detto tutto. “Che presto mi ripeterai ogni singola parola che mi hai detto oggi e che staremo insieme, che nessuno stupido riavvolgimento temporale ci impedirà di stare insieme.” Sentì la sua mano prigioniera tra quelle di Lois e non poté fare a meno di soffermarsi a guardarle per qualche secondo. Com’è che quel piccolo gesto riusciva a spedire tante piccole scintille di calore ovunque nel suo corpo?

“E se non riuscissi a mantenere queste promesse?” Le chiese, senza mai distogliere lo sguardo dalle loro mani intrecciate.

“In quel caso promettimi semplicemente che penserai a noi.” Alzò la testa di scatto per perdersi nuovamente nei suoi occhi e la speranza che ci trovò, gli diede la sicurezza che in fondo Lois non aveva bisogno di sentirsi dire una risposta a quella che a Clark sembrava quasi una domanda. Ma lui gliel’avrebbe detta comunque.

“Ogni singolo secondo della mia vita.” Disse con sicurezza, felice di poterle finalmente dare una risposta sincera su quello che sarebbe successo e che avrebbe fatto dopo aver riavvolto il tempo.

Senza più riuscire a resistere oltre, la tirò a sé, baciandola come se la sua vita dipendesse da lei, come se lei fosse aria e lui ne avesse un bisogno disperato per andare avanti. Le cinse la vita con una mano, circondandola e costringendola nuovamente vicino a sé, mentre l’altra sua mano era salita sul suo viso e ora le accarezzava dolcemente la guancia.

Rimase lì a baciarla sotto la luce fioca dell’unica lampada ad olio presente nel fienile, desiderando di poter avere solo qualche altro, infinito minuto per poter restare lì con lei.

Ma la realtà lo colpì nuovamente e capì che aveva rimandato anche troppo l’inevitabile.

Doveva andarsene in fretta da lì e doveva farlo subito, o rischiava di cambiare idea.

Staccandosi lentamente da lei, seppe che una parte di sé sarebbe per sempre rimasta lì, in quella che sarebbe diventata presto una specie di realtà alternativa.

“Mi dispiace.” Le sussurrò, prima di lasciarla andare del tutto e allontanarsi da lei.

Sapeva che il dolore lancinante che sentiva in quel momento non sarebbe mai passato e ogni passo che la allontanava da lei, faceva sì che il dolore diventasse sempre meno sopportabile.

Arrivato nei pressi della scatola degli attrezzi dove aveva nascosto l’anello, la prese in mano e la aprì, sollevato che tutto questo sarebbe presto finito.

Aprendola, non trovò l’anello che cercava, ma un dolore familiare che gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Si chiese come diavolo fosse finita della Kryptonite lì, ma non ebbe l’opportunità di pensarci su più di tanto, perché il suo effetto letale stava avendo la meglio su di lui.

Si accasciò pesantemente al suolo, portando con sé il mobiletto a cui si era aggrappato non appena aveva sentito le forze svanire.

Vide una piccola roccia verde rotolare di fianco a lui, mentre la testa iniziava a pulsargli dolorosamente e la sua resistenza si abbassava velocemente. Come se la sarebbe cavata questa volta?

“Clark!” Sentì a malapena la voce preoccupata di Lois e vide una figura scura corrergli incontro, prima di crollare al suolo a sua volta, rimpiazzata da una figura chiara.

“Lois.” Disse a denti stretti, riuscendo a mettere a fuoco per un secondo chi quella figura scura ora svenuta di fianco a lui fosse. Chiunque fosse stato a mettere la Kryptonite nella cassetta degli attrezzi, era di sicuro la stessa persona che ora stava di fronte a Clark e lo guardava con superiorità e disprezzo.

“Stavi cercando questo?” Riconobbe la proprietaria di quella voce e si diede dello stupido per non aver pensato che fosse stata lei ad organizzare quest’imboscata. Si concentrò per mettere a fuoco la vista ed avere la prova che i suoi sospetti fossero fondati e nonostante l’estrema vicinanza del frammento di roccia e le sue forze che ormai l’avevano quasi abbandonato del tutto, riuscì a vedere quasi nitidamente che si trovava faccia a faccia con Linda Lake.

E questa volta non aveva idea di come sarebbe riuscito a cavarsela.




A/N: Ok... è andato tutto bene? XD Posso smettere di guardarmi le spalle o devo stare ad occhi aperti per evitare che qualcuno mi infili un forchettone tra le scapole? XD

Rileggendolo prima di postarlo, mi son resa conto che forse Lois possa risultare un po' OOC, ma alla fine mi son chiesta: "Perché?" XD
Cioè, in fondo in quel momento lei non è che potesse iniziare a fare battute come niente, no? Aveva il cuore spezzato e ovviamente ci stavano meglio quelle battute serie, piuttosto che un "Hey Smallville..." oddio, non riesco nemmeno a pensare a come finire la battuta perché non mi viene in mente niente di divertente ora... XD XD
Cmq... spero abbiate capito perché ho fatto dire a Lois quello che ha detto XD e soprattutto spero ce l'abbiate vista bene a dire quello che ha detto XD

ps: piccola precisazione! XD Forse qualcuno ricorderà che nell'episodio, una volta riavvolto il tempo esce la scritta "due giorni prima" mentre invece io qui ho fatto dire a Clark che sarebbe tornato indietro di tre giorni, perché in effetti in Smallville il tutto si dovrebbe svolgere in un solo giorno, mentre invece io ho spalmato XD la storia in due giorni.

Ci si legge venerdì *cammina rasente al muro, così ha le spalle coperte* XD XD

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Capitolo 16
*** It's time for that painful rewind ***


A/N: Hola a todos! XD

Eccoci arrivati al capitolo 16. Wow, siamo davvero in dirittura d'arrivo!

Prima di tutto, ci tenevo a fare un ringraziamento generale per quello che mi avete detto sul capitolo precedente. Devo ammettere che quello è stato l'unico capitolo che mi ha reso leggermente nervosa perché non avevo idea di come l'avreste preso. Per cui son contenta dei commenti positivi che ha ottenuto, grazie davvero! :)

@ cordina87: Alla fine venerdì è arrivato e con lui anche il capitolo, spero che l'attesa non sia stata dura come prevedevi :P
Son contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto e che soprattutto Lois ti sia piaciuta, nonostante i miei timori di averla resa un po' troppo OOC... Speriamo bene anche per questo capitolo :P

@ Cosmo: Ah beh, Cosmo, se ho la tua benedizione per il capitolo precedente, allora vuol dire che non era sdolcinato come pensavo! XD XD
Mi aspettavo da parte tua un "non va bene Ily, Lois non si fa prendere così tanto dalle sue emozioni e il mio schermo del pc ha grondato miele più dell'ultima volta!" XD XD Fortunatamente ti è piaciuto. :P Questo vuol dire via libera a capitoli melensi? eheheh Scherzo, of course! XD

@ Leti: Bene, bene, bene, qualcuno sta già riflettendo su come finirà la storia... ci rendi partecipi oppure no? XD
Altrimenti me lo dici su msn appena ti becco in linea! XD
E wow, sentirmi dire da te, stra fan della scena del fienile, che il capitolo precedente ti è piaciuto anche più dell'altro, mi fa piacere all'ennesima potenza!!! *.*
ps: Spero tanto che questo capitolo che stai per leggere renda il ritorno a scuola un po' meno spiacevole XD Farvi rientrare direttamente lunedì, no eh? '-.- Mah...

@ Cris: *si inchina alla standing ovation* XD La mia mente malata ti ringrazia per i complimenti e dice che le piace un casino condividere i suoi pensieri malati con voi! XD Speriamo questo capitolo tenga alta la media della storia ;) XD XD

@ Enya: Uhm, hai gli occhi a cuoricino ogni volta che finisci di leggere un capitolo... Fossi in te mi preoccuperei!!! XD XD
Scherzo e grazie mille per i complimenti *.* Spero ti piaccia anche questo nuovo capitolo! ;)

Ancora grazie a tutti e..... senza ulteriori indugi, ecco il capitolo 16! :)

Buona lettura! :D





Il frammento di Kryptonite che giaceva a pochi centimetri da lui lo stava distruggendo.
Si sentiva ormai quasi del tutto prosciugato delle sue forze e sapere Lois svenuta a qualche passo da lui non aiutava a gestire la situazione con freddezza.

Linda gli stava di fronte, guardandolo dall’alto verso il basso e giocherellando con l’anello della Legione che Clark sapeva avrebbe dovuto nascondere meglio.
Quell’anello nelle mani sbagliate significava un mucchio di cose, in primis perdere la fiducia della Legione per averlo sottovalutato. Per non parlare dei danni che Linda avrebbe potuto causare con quel potere tra le sue mani.

“Ho sempre riflettuto su l’importanza degli anelli.” Clark poteva notare come lo sguardo di Linda era attratto da quell’anello che accarezzava quasi fosse un cucciolo. “Pensavo che averne uno, significasse essere felici.” Smise di guardare l’anello per spostare lo sguardo su Clark. “Ma in questo mondo non c’è alcuna felicità, vero?” Derisione era la parola adatta al tono di voce usato in quella sua frase e per quello sguardo che aveva lanciato a Clark.

Era certo che Linda sapeva di avere la situazione sotto controllo e non aveva nessuna fretta di andarsene di lì. In fondo aveva aspettato così tanto per vendicarsi di lui, usare l’anello in quel momento era molto meno stuzzicante che prendere in giro un Clark inerme che non poteva far altro se non ascoltare ogni singola parola che usciva dalle sue labbra.

“Non quando riesci a vedere solo gli aspetti negativi nelle persone.” Le disse, riuscendo a trovare un po’ di forza, mentre il mal di testa lancinante non accennava a smettere.

Pensò ad un modo per finire quella tortura causata dal dolore della Kryptonite e dalle parole di Linda, ma niente gli venne in mente.
Cercò di raggruppare le poche gocce di forza rimaste per alzarsi in piedi, ma il tentativo fu vano.

Vide Linda abbassarsi verso di lui, cosicché fosse costretto a guardarla in faccia.
Clark vide l’anello della Legione a pochi centimetri da lui e cercò di fare uno sforzo per prenderlo e finalmente usarlo, ma il braccio che cercò di alzare non si mosse di un millimetro. Strizzò gli occhi, sperando di scacciare il dolore e risvegliarsi da quell’incubo, ma non funzionò.

“Guarda con quanta velocità ti sono andati contro.” Ancora una volta Clark notò il sorriso di scherno sulle sue labbra rosse. “Un secondo sei in cima al mondo e quello dopo è come se la storia della tua vita fosse macchiata dal sangue di qualcun altro.”

Clark odiava ammetterlo, ma in fondo aveva ragione. La gente gli si era rivoltata contro senza pensarci su per un solo secondo e lui non ci aveva potuto fare niente.

Lui che aveva visto negli umani quel qualcosa in più che nessun altro popolo aveva - quegli stessi umani che lui adorava e per cui avrebbe dato la vita, ora lo odiavano e avrebbero fatto di tutto per distruggerlo.

‘Un motivo in più per cercare di prendere quel dannato anello.’ Pensò tra sé, sforzandosi ancora una volta inutilmente di rubare l’anello dalle mani di Linda.

“Non che a me interessi.” Linda scrollò le spalle con noncuranza, prima di tornare a fissare con stupore il piccolo anello che teneva in mano. “Questo batte ogni tua foto sfuocata.” Clark le vide fare un breve cenno del capo verso l’anello e quel sorriso malvagio si fece nuovamente vivo sulle sue labbra rosso fuoco.

Se aveva bisogno di una prova che gli facesse capire se Linda sapesse o meno il vero valore di quell’anello, ora l’aveva appena avuta.

Doveva fare assolutamente qualcosa per fermarla e doveva farlo subito.

“Quell’anello è pericoloso.” Disse con fatica, respirando affannosamente e sentendo il potere distruttivo della Kryptonite farsi sempre più spazio nel suo sistema, portandolo ad un livello di debolezza che raramente si era trovato ad affrontare.

Parlare con Linda non risolveva il problema in cui si trovava, gli stava solamente facendo perdere tempo. Doveva pensare subito e in fretta a qualcosa da fare, anche se la lista delle possibilità di riuscita era scarsa, vista la situazione critica in cui si trovava.

Lanciò uno sguardo veloce a Lois e vide la sua figura ancora stesa a terra, priva di sensi.

‘Lois…’ Pensò, sperando che non fosse ferita gravemente. Lo rincuorava il fatto che, una volta riavvolto il tempo, nessun segno del colpo infertole da Linda sarebbe stato visibile.

‘Se e quando riuscirò a prendere l’anello e riavvolgere il tempo.’ Si disse, quasi a ricordarsi quanto quella possibilità fosse remota al momento.

“Questo anello è il sogno di ogni giornalista.” Linda riprese a parlare, alzandosi nuovamente in piedi, senza mai spostare lo sguardo dall’anello che continuava a reggere in mano. “Verrò a conoscenza delle storie prima che accadano.” Spiegò, quasi a sé stessa, più che a Clark, mentre prendeva a camminare lentamente su e giù per il fienile. “Tutto il mondo mi conoscerà.” Disse con soddisfazione, prima di essere scaraventata al suolo da Lois.


***


Lois giaceva al suolo senza sensi da qualche secondo ormai.

Sentiva in lontananza una voce irritante che parlava senza sosta, ma non riusciva ad associarle un volto.

Insieme a quella voce, un suono che non accennava a smettere aveva iniziato a ronzarle nelle orecchie e tutto quello che avrebbe voluto fare, era girare la testa dall’altra parte, dimenticare quel suono e continuare a fare quello che stava facendo: niente.

Non ricordava quello che stava facendo prima di ritrovarsi stesa a terra, ma ricordava che era stata una cosa che non le aveva fatto piacere e che se avesse potuto, avrebbe voluto dimenticare.

Ricordava una luce fioca e qualcuno che le parlava. Non le era piaciuto quello che si erano detti.

Ricordava che quel qualcuno era una persona di cui si fidava, una persona a cui teneva in particolar modo e che le aveva dato una notizia che non si aspettava.
Perché quella persona aveva voluto sconvolgerle la vita in quel modo, con quella notizia che lei rifiutava di accettare?

Lois non riusciva a spiegarselo.

Intanto, quella voce irritante e quel rumore noioso, continuavano a ronzarle in testa senza sosta. C’era un modo per fermarli?

Pensò che forse era ora di svegliarsi, perché in fondo quei rumori e quella luce fioca che ricordava, erano solo un sogno. O un incubo.

Si portò una mano sul viso per aiutarsi ad aprire gli occhi e senti del liquido caldo uscirle dalla bocca.
Si passò il pollice distrattamente all’angolo delle labbra e aprì leggermente gli occhi per capire cosa questo strano liquido fosse.

Sangue.

Ma come aveva fatto del sangue a rigarle un labbro, se tutto quello che stava facendo era dormire?

Lois decise di non pensarci e si concentrò su quella voce che le sembrava così sicura di sé e che non accennava a smettere di parlare.

“Ho sempre riflettuto su l’importanza degli anelli.” Disse la voce e Lois non riuscì a capire cosa ci fosse di tanto interessante sugli anelli. “Pensavo che averne uno, significasse essere felici.”

Lois ci pensò su e la parola anello le riportò indietro alcune immagini. Alcune di queste includevano lei e un ragazzo alto vestito in rosso e blu che giravano di negozio in negozio alla ricerca di qualcosa.

A Lois sembrò quasi di rivivere quella scena, quasi come un dejà-vù.

Vide lei e quel ragazzo entrare in un negozio di anelli, parlare col proprietario e indossarne uno.

Si era sentita felice quando aveva notato che l’anello le entrava perfettamente al dito.
Sorrise al ragazzo vestito di rosso e blu di fianco a lei e quando realizzò che era stato proprio quel ragazzo ad infilarle quell’anello al dito, una strana sensazione che non seppe identificare si fece spazio in lei.

In effetti si era sentita felice quando quello era successo, ma non riusciva a spiegarsi il perché. Era per colpa del ragazzo che le aveva messo l’anello al dito o semplicemente perché l’anello era davvero stupendo?

“Ma in questo mondo non c’è alcuna felicità, vero?” Il tono acido nella voce che non smetteva di parlare, fece cambiare improvvisamente la successione di immagini che Lois vedeva.

Ora il sorriso felice che fino a poco tempo fa vedeva sulle sue labbra di sé stessa ragazza era rimpiazzato dalle lacrime di sé stessa bambina che stava al capezzale della madre malata, che cercava di parlarle, sperando che la madre le rispondesse.

La bimba era diventata nuovamente una ragazza che piangeva disperata di fronte alla tomba di sua cugina, maledicendo chiunque avesse mai potuto fare una cosa del genere. Poi, una mano rassicurante sulla sua spalla e la voce di un ragazzo vestito di rosso e blu la aiutarono a superare quel momento, dandole la forza di andare avanti e scoprire la verità.

La tomba si trasformò in un fienile e questa volta lei era triste per un ragazzo che nuovamente l’aveva lasciata indietro, scappando da quella città e da lei. Ancora una volta, quel ragazzo, questa volta vestito di rosso, la aiutò a superare il momento di crisi, convincendola che presto le cose sarebbero andate decisamente meglio per lei.

Il fienile si trasformò lentamente nel suo appartamento e vide sé stessa piangere, il suo cuore nuovamente spezzato da un ragazzo troppo impegnato a salvare il mondo per pensare a stare con lei. Anche in questa occasione, trovò rifugio tra le braccia del ragazzo vestito di rosso e blu e in quello stesso istante capì di essere fortunata ad avere una persona come lui nella sua vita.

Le luci del suo appartamento si offuscarono, fino a diventare talmente basse da non riuscire a vedere con chiarezza a pochi centimetri dal proprio viso.
Vide nuovamente sé stessa provare a muoversi, ad alzarsi da quella sedia, ma ogni tentativo era vano perché le sue gambe e le sue braccia erano legate saldamente alle gambe e ai braccioli della sedia.

Vide un’ombra senza sensi legata alla sedia di fronte a lei e cercò con tutte le forze di svegliarla. Strizzò leggermente gli occhi per mettere a fuoco la persona che stava prigioniera come lei in quella cantina e notò il colore della sua maglietta. Blu.

Blu come quella del ragazzo che le aveva messo l’anello al dito, come quel ragazzo che le aveva dato la forza di cui aveva bisogno per andare avanti, come quel ragazzo che sembrava esserci sempre per lei quando ne aveva bisogno…

Stranamente, sapere che lui era lì con lei, le dava speranza. Sapeva che in un modo o nell’altro ne sarebbero usciti vivi.

Ricordò le urla di quei momenti, la paura che la attraversava nel sapere lei, ma soprattutto quel ragazzo in pericolo.

Poi improvvisamente, quella domanda a cui aveva pensato per tanto tempo da quando aveva iniziato a capire che quel ragazzo vestito di blu di fronte a lei non era un semplice amico, ma qualcosa di più, le riempì le orecchie.

‘Lo ami?’

Sapeva che non aveva mai voluto veramente pensarci, ma in fondo sapeva quale fosse la risposta a quella domanda.
Sapeva che non si provano certi sentimenti per un semplice amico e sapeva anche che ammetterli a voce alta avrebbe rovinato le cose.

Ma piuttosto che perderlo e saperlo ferito, aveva preferito dire la verità e ammettere a sé stessa quello che le faceva tanta paura.

‘Sì.’

Ripensando a tutti quei momenti, Lois ci pensò su per un secondo e notò che in ogni momento triste della sua vita, aveva trovato rifugio in quel ragazzo che adorava così tanto usare solamente i colori primari per i suoi vestiti.

‘Clark!’ Pensò subito aprendo gli occhi improvvisamente e lasciando che la luce soffusa del fienile la aiutasse a riprendere i sensi.

La voce irritante che era riuscita a sentire nonostante fosse rimasta a terra senza sensi per tutto quel tempo, non aveva smesso di parlare per un solo secondo e ora blaterava su come il mondo l’avrebbe conosciuta.

Velocemente, Lois collegò quella voce sgradevole ad un viso: Linda Lake.

Tutto l’astio e il rancore che aveva provato per lei durante le ultime 24 ore le diedero la scarica di adrenalina necessaria per alzarsi da terra nel giro di pochi secondi ed ottenere lo slancio necessario per piombarle addosso e farle perdere l’equilibrio, facendola cadere rovinosamente a terra.

‘Liberatorio.’ Pensò Lois girando attorno al mucchio di oggetti sui quali si era schiantata Linda dopo il suo spintone.

Pensava e sperava di vederla KO, invece se la ritrovò di fronte e con una chiave inglese in mano, pronta a farle del male.

Lois si concentrò sulla chiave inglese, schivando prontamente i colpi con cui Linda cercò maldestramente di colpirla. Non aveva idea di chi si trovava di fronte.

La figlia di un Generale non si sarebbe mai fatta colpire da una principiante come lei.

Prontamente e senza lasciarle il tempo di pensare alla prossima mossa da fare, Lois le diede una ginocchiata alla bocca della stomaco, sapendo che le avrebbe tolto il respiro e l’avrebbe indebolita.

Poi, ripensando a quanto durante tutta la giornata avesse desiderato farlo, le sferrò un pugno in viso, costringendola ad arretrare di qualche passo.

‘Questo è anche meglio che mandare al diavolo il Generale!’ Pensò prendendoci gusto e sferrando un secondo pugno sul viso di Linda e poi un terzo e un quarto, godendosi ogni singolo gemito di dolore che usciva dalla bocca rifatta della bionda che si trovava di fronte.

Decidendo che forse aveva esagerato anche troppo e che aveva scaricato parte della rabbia che si sentiva in corpo, le diede un ultimo calcio sullo stomaco, facendole perdere l’equilibrio e facendola cadere ancora una volta rovinosamente con un tonfo sui primi gradini delle scale nel fienile.

‘E’ proprio un dono!’ Pensò, notando con quanta facilità riuscì a metterla KO.

La guardò con soddisfazione per qualche secondo, prima di ricordarsi di Clark.

“Clark!”

Gli corse vicino e lo vede inerme a terra, il suo solito viso sorridente rimpiazzato da una maschera di dolore che Lois non si riusciva a spiegare.
Perché era rimasto lì a terra senza occuparsi di Linda? Ma soprattutto, perché soffriva in quel modo?

“Lois…” Notò come la sua voce fosse ridotta ad un sussurro a causa del dolore che provava in quel momento. “La roccia.” Gli sussurrò e senza nemmeno pensarci su, la prese in mano e la scaraventò il più lontano possibile, sperando che questo lo aiutasse a stare meglio.

Quindi questa era una delle debolezze di cui le aveva parlato Chloe e di cui lui aveva pensato bene di non dirle niente.
In teoria la cosa non avrebbe dovuto irritarla più di tanto, visto che presto lui avrebbe riavvolto il tempo e lei non avrebbe ricordato più nulla, eppure più cercava di non pensarci, meno ci riusciva.

Lo osservò alzarsi a fatica e tutta la rabbia che provava nei suoi confronti sparì come per magia, lasciando spazio alla preoccupazione del vederlo così debole.

“Tutto apposto?” Gli chiese preoccupata, pensando di aiutarlo ad alzarsi, ma non avendone la possibilità vista l’incredibile fretta che notava nei movimenti di Clark.

“Starò bene.” Le rispose, prima di allontanarsi da lei in cerca dell’anello.

Aveva davvero tutta questa fretta di lasciarla?

Scosse la testa scacciando il pensiero. Sapevano entrambi che quella era la cosa giusta da fare.

Per un secondo ripensò a quei ricordi che le erano passati di fronte in quei pochi istanti in cui era rimasta a terra e la voglia di parlarne con lui la assalì. Avrebbe voluto dirgli che era stato grazie al suo ricordo che aveva ripreso i sensi, che in lui trovava la forza, e per quanto si sarebbe pentita se mai la lei che non scoprirà mai il segreto di Clark l’avesse saputo, gli avrebbe voluto dire che quando aveva ammesso che lo amava in quella cantina, non era il sensore che non aveva funzionato, ma semplicemente lei che aveva detto la verità.

Si alzò per inseguirlo e fermarlo nuovamente dal riavvolgere il tempo, ma un rumore la distrasse nuovamente, lo stesso rumore che aveva fatto da sottofondo per tutto il tempo alle chiacchiere di Linda Lake.

Vide il suo cellulare a qualche centimetro di distanza dai suoi piedi, lo schermo illuminato e capì che il rumore voleva dire che aveva un messaggio in segreteria.
Raccolse in fretta il cellulare, premette il tasto della segreteria e se lo portò all’orecchio, non credendo alle parole che stava sentendo.

Spalancò gli occhi nel sentire la voce terrorizzata della cugina che metteva in guardia lei, ma soprattutto Clark da Davis Bloome.

Interruppe il messaggio e corse verso Clark che in quel momento le dava le spalle.
Era contenta che fosse ancora lì, così avrebbe potuto avvertirlo.

“Clark!” Si girò a guardarla e Lois non seppe decifrare l’espressione sul suo viso. Qualunque cosa fosse, ci avrebbe pensato più tardi. Ora doveva informarlo su Davis. “Chloe ha appena chiamato, non ci crederai, ma Davis-”


***


Vide sparire Linda dalla sua vista improvvisamente, quasi come se fosse stata spinta da una macchia scura arrivata dal nulla.

Clark si guardò intorno e notò come il corpo di Lois fosse sparito, non fosse più a terra come l’aveva visto qualche secondo prima.
Capì che quella macchia scura che aveva visto qualche secondo prima era lei.

Sentì rumori poco rassicuranti venire da un punto del fienile che non riusciva a vedere e di usare la vista a raggi x non se ne parlava, era troppo debole.

Aspettò con ansia di vedere chi delle due l’avrebbe spuntata, anche se in fondo sapeva che in pochi sarebbero riusciti a mandare KO Lois Lane.

‘Figlia di un Generale e cintura nera. Quante possibilità ci sono che Linda vinca?’ Si disse rassicurante, ma Clark sapeva che Linda aveva una cosa che Lois non aveva. I poteri da meteorite.

Sentì dei gemiti di dolore provenire da una delle due e qualche secondo dopo sentì urlare il suo nome e vide la figura scura venirgli incontro.

Sorrise nel notare che ancora una volta Mad Dog Lane aveva avuto la meglio.

La vide accucciarsi preoccupata vicino a lui e non riuscendo a sopportare oltre quello sguardo, le diede una semplice istruzione. “Lois… la roccia.”

Senza farselo ripetere due volte, Lois prese la roccia in mano e la scaraventò il più lontano possibile e Clark iniziò a sentire i benefici della lontananza di quel veleno.

Le forze stavano iniziando a tornargli lentamente, la vista non era più annebbiata come qualche secondo prima e riusciva a vedere il viso di Lois un po’ più chiaramente.

Si alzò velocemente, evitando il contatto fisico con lei. Non lo avrebbe sopportato.

“Tutto apposto?” Gli chiese preoccupata e sentì nuovamente due parti di sé combattere l’una contro l’altra. Una voleva rimanere lì a rassicurarla che tutto andava bene e che l’effetto della Kryptonite sarebbe passato del tutto tra qualche minuto; l’altra non vedeva l’ora di farle dimenticare tutto questo.

Vinse la seconda.

“Starò bene.” Le rispose quasi bruscamente, lasciandola lì ancora accucciata e dirigendosi verso l’anello che Linda aveva lasciato cadere quando era stata colpita.

Sapeva che Lois non meritava di essere trattata in quel modo, ma gli rendeva le cose un po’ più semplici.

La guardò per un secondo prima di darle le spalle e inchinarsi a raccogliere l’anello.
Aveva quello sguardo che gli faceva capire che aveva altro da dirgli, cose che probabilmente gli avrebbero nuovamente confuso le idee.

Le diede definitivamente le spalle e raccolse l’anello, respirando a fondo prima di infilarlo al dito.

“Clark!” Sentendosi chiamare per nome, non poté evitare di fermarsi e girarsi verso di lei, per guardarla un’ultima volta. “Chloe ha appena chiamato, non ci crederai, ma Davis-”

Non aveva intenzione di sentire un’altra parola e infilò l’anello al dito sussurrandole quelle parole che probabilmente le avrebbe dovuto dire quando ne aveva avuto l’occasione. “Ti amo, Lois Lane.”

Tutti i pazzi avvenimenti di quella strana giornata erano serviti almeno a fargli capire quello che provava veramente per quella persona che ogni giorno sedeva di fronte a lui nella redazione del Daily Planet.

E prima che se ne rendesse conto, tutto intorno a sé iniziò a sciogliersi, mischiando i colori tra loro e cancellando la persona che si trovava di fronte solo qualche secondo prima.

Il fienile si trasformò velocemente in un vortice di colori e si ritrovò a vedere come delle diapositive di quelle ore, passando da un momento all’altro di quella folle giornata, quasi stesse riavvolgendo il nastro di un video che avrebbe evitato volentieri di rivedere.

Un doloroso riavvolgimento che lo costringeva a rivivere quei momenti passati con Lois, che sapeva non ci sarebbero stati più.

In una manciata di secondi, si ritrovò nuovamente nel fienile di casa sua e lanciando un’occhiata veloce alla data nello schermo del suo cellulare, notò che era tornato indietro fino a qualche giorno prima che Linda scrivesse quella storia su di lui.

Rincuorato da quel piccolo particolare, chiuse gli occhi, concedendosi il lusso di far scorrere una lacrima sul suo viso nel ricordare quello a cui aveva appena rinunciato.

Fissò l’anello che reggeva in mano e una sola idea gli venne in mente. Distruggerlo.

I viaggi nel tempo erano sbagliati e nessuno avrebbe mai dovuto usufruire di tale potere.

I viaggi nel tempo erano pericolosi e non solo per le conseguenze che portavano, ma soprattutto per quello che riuscivano a farti vedere.


***


Senza perdere tempo, distrusse l’anello con la semplice pressione del suo pugno e dopo averlo ridotto in polvere, lo lasciò cadere lentamente dalla sua mano, ricordandosi ancora una volta che aveva fatto la cosa giusta.

Era tornato indietro per un motivo, fermare Linda Lake, e non avrebbe perso tempo a piangersi addosso.

Si precipitò in casa e nel giro di qualche minuto scrisse un articolo in cui smascherava tutto quello che c’era di marcio in Linda Lake e tutte le atrocità che aveva commesso a Metropolis e dintorni. Stampò velocemente l’articolo e si precipitò immediatamente a casa della giornalista che aveva rovinato la vita a lui e alle persone a cui teneva di più.

Dopo qualche secondo se la ritrovò di fronte intenta a completare l’articolo che avrebbe poi usato per ricattarlo e approfittando del fatto che lei sembrava non notare la sua presenza, si prese qualche secondo per raccogliere le forze e decidere il da farsi.

Questa volta la rabbia che ribolliva in lui l’aveva spinto ad agire d’impulso, senza avere un piano vero e proprio in mente. Tutto quello che voleva fare, era rendere la vita di Linda un inferno, proprio come lei aveva fatto con lui.

Deglutì nervosamente, prima di rendere nota anche a lei la sua presenza.

“So cosa hai in mente.” Disse cercando di tenere un tono calmo, per non far trapelare quello che provava veramente in quel momento.

Vide Linda girarsi lentamente verso di lui. Il suo sorriso crudele sempre presente sulle sue labbra, fece capire a Clark che per quanto sorpresa fosse che lui si trovasse lì, la cosa non la turbava più di tanto.

“Signor Kent. Stavo proprio pensando a te.” Scosse leggermente le spalle, senza mai smettere di sorridergli. “Due anni senza vederci son davvero troppi.”

Come se lui non avesse fatto volentieri a meno di rivederla.
Ogni volta che Linda Lake entrava nelle loro vite, qualcosa di tremendo era dietro l’angolo, pronto a sconvolgere le loro esistenze. Era successo due anni fa e lo stesso problema si era presentato quando dopo due anni si era rifatta viva.
Questa volta Clark avrebbe evitato che il ciclone Linda Lake rovinasse la vita dei suoi amici e la sua.

“Non pubblicherai la mia storia.” Le rispose con tono tranquillo, andando subito al sodo della questione.

Questa volta non avrebbe fatto l’errore di permetterle di avere in mano le redini del gioco.
Questa volta lui avrebbe avuto la meglio, con le buone o con le cattive.

Ovviamente non avrebbe mai pensato ad ucciderla, anche se per un secondo, per un minuscolo, insignificante secondo quel pensiero gli era passato per la mente. Ma non poteva abbassarsi a tanto, non con una come Linda Lake.

Ucciderla avrebbe solo peggiorato le cose, dandole ragione e rendendolo il mostro che aveva descritto al mondo intero.

No, invece avrebbe fatto le cose a modo suo, come sempre, dimostrando più che altro a sé stesso che c’era più umanità in lui che in Linda.

“La tua storia?” Chiese alzandosi in piedi e fingendo che la cosa non la infastidisse.
Notò Linda stupirsi nel sentire quelle parole che mai si sarebbe aspettata di sentire da Clark.

Capì che aveva colto nel segno e sentì l’improvvisa sicurezza che tutto sarebbe finito per il meglio, dargli la forza per andare avanti e sconfiggerla una volta per tutte.

“Quindi ora non solo sei super, ma anche sensitivo.” Continuò, sempre più stupita di essere stata smascherata.

Clark sorrise leggermente, capendo che in fondo tutto quanto sarebbe finito molto presto, visto che ormai Linda si trovava con le spalle al muro.

“Ora sono un giornalista.” Disse, come se bastasse a spiegare il suo essere aggiornato sui suoi spostamenti e sulle sue prossime vittime. “Ti ho portato il mio ultimo articolo.” Disse sicuro di sé, mostrandole l’articolo che aveva buttato giù solo qualche minuto prima.“Parla di tutti gli omicidi che hai commesso.”

Linda prese l’articolo in mano e gli diede un’occhiata veloce, guardando di sbieco Clark ogni qual volta leggeva qualcosa che non le andava bene.

Clark ripensò a come le sue parole l’avessero reso il nemico numero uno al mondo solo qualche istante prima e in fondo sperò che Linda leggendo il suo articolo, avesse provato almeno un terzo della paura e della delusione che aveva provato lui quando aveva visto ogni singola persona andargli contro. “Le persone ti conosceranno per quella che sei e le tue parole non avranno nessun peso.” Ma in fondo, cosa poteva interessare a Linda Lake, se non essere la più nota giornalista al mondo?

Clark sapeva che Linda riusciva a farsi scivolare ogni critica addosso, riuscendo sempre a risalire dal fondo del baratro in cui sprofondava, tornando ogni volta sempre più forte di prima.

Un po’ in fondo la invidiava, avrebbe voluto essere così cinico e disinteressarsi di tutto quello che la gente pensava su di lui. Avrebbe dovuto ascoltare solo quello che la gente che teneva davvero a lui diceva e ignorare tutto il resto.

Ma era così difficile per lui essere così distaccato, fingere che essere visto come il cattivo della situazione non lo toccasse minimamente.

Si concentrò nuovamente su Linda e la vide sempre intenta a leggere il suo articolo, quasi volesse ignorare le sue parole, lasciandolo parlare quasi da solo, come se stesse fingendo di essere rapita da quelle pagine che raccontavano che mostro era e stesse pensando alla prossima mossa da fare per avere nuovamente il coltello dalla parte del manico.

Finalmente Clark notò lo sguardo inviperito di Linda alzarsi dal foglio, per incrociare i suoi occhi blu che la fissavano con la sicurezza che questa volta non l’avrebbe fatta liscia.

“Andrai in prigione.” Le disse sicuro di sé come poche volte si era sentito prima.
Doveva ammettere che quella sensazione gli piaceva, essere in controllo di tutto e sapere esattamente come le cose sarebbero finite, perché lui aveva in mano il pallino del gioco e niente l’avrebbe potuto cambiare.

Poche volte era riuscito a mostrare quella sicurezza - una di quelle era stata quando aveva finalmente detto a Lois la verità su sé stesso – e ogni volta era stato ripagato con qualcosa che gli faceva capire che ne era valsa la pena.

L’ultima volta era stato ricompensato con un caffè che sapeva tanto di un appuntamento, questa volta sapeva che la ricompensa non sarebbe stata altrettanto dolce, ma almeno gli avrebbe fatto ottenere quello per cui era tornato indietro. Tranquillità e normalità.

“Non penso proprio.” Gli rispose gettando il suo articolo, pronta ad attaccarlo.

Immediatamente Clark notò alla sua sinistra un cavo della corrente e ricordando le parole che Chloe gli aveva detto sulla cella in cui Linda era stata prigioniera a Black Creek, subito capì cosa doveva fare. L’avrebbe colpita quel tanto che bastava per stordirla, niente più.

Poi, lo sguardo di sfida di Linda, lo colpì.
Era convinta che non l’avrebbe fatto, che non avrebbe mai avuto il coraggio di ferirla in quel modo, perché in fondo lui era il buon Samaritano di Metropolis, colui che puniva senza mai ferire veramente nessuno.

Gli bastò riflettere su questo piccolo particolare e su quello che Linda aveva fatto passare a lui e a tutti quelli che gli stavano vicino, che subito si lasciò andare, colpendola allo stomaco con il cavo che sprizzava scintille e facendola arretrare finché non si ritrovò con le spalle al muro, ormai senza via di scampo.

Clark notò come Linda cercò di tramutarsi in acqua per sfuggire a quella tortura, ma le parole di Chloe che ricordava per filo e per segno, gli diedero la certezza che non sarebbe mai potuta scappare da lì.

Vide il suo sguardo sofferente e più cercava di finire il più in fretta possibile quella tortura, più si ritrovava a fare sempre più pressione sul suo stomaco con quel cavo che sembrava non finire mai di brillare a causa delle scintille che non accennavano a smettere.

Voleva allontanarsi da lei perché ormai era inerme e avrebbe potuto facilmente metterla KO e portarla alla stazione di polizia più vicina e farla rinchiudere in una cella speciale che non le avrebbe permesso di fuggire, eppure vederla soffrire in quel modo gli dava una soddisfazione che sapeva che era sbagliata.

Voleva farle provare quello che lei aveva fatto provare a lui, costringendolo a riavvolgere il tempo, ma non poteva permettersi di essere debole ed ucciderla.

Non poteva permettere che la freddezza di Kal-El prendesse il soppravvento sull’umanità di Clark Kent.

Allontanò subito il cavo dal suo stomaco e Linda cadde al suolo priva di sensi.

La fissò per qualche secondo e si concentrò per ascoltare il suo battito che aveva un ritmo debole, causato dalla scossa che le aveva inferto. Il fatto che però fosse ancora viva lo spaventava e rincuorava allo stesso tempo.

Non si sarebbe mai perdonato di aver preso la vita di qualcuno in quel modo.
Sua madre, Chloe, Lois… nessuno l’avrebbe mai perdonato e guardato più in faccia se si fosse lasciato andare in quel modo.

“Nessuno saprà mai il mio nome.” Disse più a sé stesso, che a Linda, continuando a guardarla e pensando a quale sarebbe stato il prossimo passo da fare.

Buttò la sua giacca in terra, rimanendo solo con la maglietta blu, di modo che all’ospedale non avrebbero potuto collegare i suoi abbigliamenti alla Macchia Rossa e Blu, dopodiché la raccolse da terra e sfruttando la sua supervelocità la portò al Met-Gen, dicendo all’infermiera che si trovava di fronte e che si sarebbe presa cura di Linda, che aveva accidentalmente preso la scossa mentre si asciugava i capelli col phon, dimenticandosi di asciugarsi le mani prima di attaccare la spina.

Fortunatamente la giovane infermiera sembrò credere alla sua bugia - ingannata dal fatto che Linda era effettivamente fradicia, quasi fosse uscita dalla doccia - e Clark informò subito che avrebbe chiamato la polizia mentre loro si prendevano cura di lei.

Nel giro di qualche minuto, un ufficiale della polizia di Metropolis si precipitò all’ospedale con delle speciali manette che avrebbero impedito a Linda di trasformarsi nuovamente in acqua e scappare non appena avesse ripreso i sensi.

Ringraziò l’ufficiale per essere arrivato così in fretta, dopodiché lanciò uno sguardo veloce al suo orologio, notando l’ora che si era fatta.

L’aereo di Lois sarebbe atterrato di lì a poco e lui era la persona incaricata di andarla a prendere all’aeroporto.

Precipitandosi di corsa alla fattoria per avere almeno qualche ora di sonno alle spalle, si stese sul letto, sperando di riuscire a prendere sonno, di modo che la mattina dopo avrebbe potuto recitare la parte che si era imposto.

Sarebbe stata la prova più difficile della giornata, rivedere Lois e fare come se nulla fosse mai successo tra loro due.

Il ciclone Linda Lake sarebbe stato una passeggiata a confronto.





A/N: Capitolo breve, vero? XD XD
Ho pensato di unire tutta questa roba perché altrimenti sarebbero risultati 8mila capitoli in più se avessi diviso tutto come volevo e in quel caso, ciao ciao fine della storia per il 25! XD
Spero solo siate stati in grado di arrivare alla fine del capitolo senza addormentarvi prima! XD

E magari molti di voi penseranno che probabilmente sia stato un po' azzardato fargli dire quel ti amo proprio mentre riavvolgeva il tempo, ma io penso seriamente che da questo episodio in poi, Clark abbia davvero realizzato quello che prova per Lois, solo che abbia terrore di pensarci e dirlo a voce alta.
E per quanto può suonare strano, a me la cosa va anche bene! XD Insomma, con Lana era tutto un "ti amo qui, ti amo lì" e guardate com'è finita! Invece con Lois ha paura di pensarlo e dirlo, perché sa che una volta detto, non può tornare indietro *.* Awww, l'amour! XD XD

Bene, direi anche basta coi vaneggi! XD


Che dire, ci si legge domenica  ;)

Come sempre grazie a tutti per aver letto e commentato! :)

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Capitolo 17
*** Welcome home v2.0 ***


A/N: Tecnicamente è ancora domenica e vi chiedo scusa se posto il nuovo capitolo solo ora, ma tra una cosa e l'altra, ho avuto tutto il resto della giornata impegnato e questo è stato l'unico momento libero :)
Vabeh, l'importante è che l'aggiornamento ci sia, no? :P

@ cordina87: Grazie davvero per tutti quei complimenti, ma dovresti davvero pensarci due volte prima di farmeli, perché potrei finire col montarmi la testa!! ahahah
Wow, hai davvero riletto questa storia per ingannare l'attesa? 16 capitoli tutti in una volta? Cacchio!! XD
E grazie per aver pubblicizzato anche l'altra mia storia Clois XD se qualcuno avesse letto la tua recensione, son sicuro che sarà andato a leggerla, magari preso dalla curiosità! XD
Grazie ancora! ;)

@ Cris: Che bello sapere che sei d'accordo con me su tutto quello che ho detto su Clark nel capitolo precedente! *.* XD
E sonp ovviamente super felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto :) Sul pezzo dei flashback di Lois non ne ero molto convinta, più che altro non sapevo se sarebbero piaciuti o no, ma son contenta che abbiano ricevuto recensioni positive :P

@ Cosmo: Ti ho mai detto che ti adoro perché mi lasci recensioni super lunghe che non mi stanco mai di leggere? E soprattutto, lascia che ti dica quanto mi ha fatto morire dal ridere la fine dell'ultima che mi hai lasciato!!! XD
ahahah e concordo sulla critica ai costumisti dello show! XD Rendere tutti idioti solo per non far notare a nessuno che Clark si vesta esattamente allo stesso modo della Macchia, è davvero da stupidi! XD e concordo col NO a Lana e sì alla nostra Mad Dog!! :P

@ Enya: Ho avvertito Clark di stare attento nel caso che non abbia intenzione di ridire a Lois il suo segreto, che tu sei pronta a fargli vedere le stelle! Ha detto che lui è solo un povero giuggiolone indifeso e che non ha nessuna colpa...
Il punto è che... mi unisco a te e lo picchiamo in due! XD XD

@ Leti: Eheheh cara Leti, cosa succederà ora lo sappiamo solo io e il mio pc *inserire risata maligna QUI*

Anzi no, visto che ora leggerete il prossimo capitolo, lo saprete pure voi! ;)





Il suo aereo era appena atterrato all’aeroporto di Metropolis e Lois non poteva essere più stanca. Non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle il viaggio che aveva appena terminato e ricominciare a vivere la sua vita, il che includeva anche un certo contadinotto che aveva evitato per le ultime quattro settimane.

Aveva provato a non pensare a lui nell’ultimo mese, ma la verità era che lui era stato quello a cui aveva sempre pensato, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Se fosse stata un po’ più sincera con sé stessa, avrebbe confessato che le notti passate in ospedale al fianco di Jimmy, erano state accompagnate da pensieri su pensieri su Clark Kent.

Cosa stava facendo… con chi lo stava facendo… se sentiva almeno un po’ la sua mancanza…

Tutte quelle domande l’avevano accompagnata nel corso di quelle quattro settimane lontana da Metropolis e oggi avrebbe potuto avere una risposta se solo non fosse stata terrorizzata alla sola idea fare le giuste domande ed avere finalmente una risposta a quei dubbi che ancora oggi la perseguitavano.

Si diresse al ritiro bagagli, sperando di non dover aspettare un’eternità prima che la sua valigia si facesse viva, o peggio ancora, che fosse dispersa chissà dove.

Rimase a fissare il nastro trasportatore che iniziava a girare e tra le persone che come lei aspettavano di prendere i propri bagagli e tornare a casa, c’era il bambino che durante il viaggio sedeva dietro di lei e che era stato così "gentile" da non smettere di piangere per un solo secondo.

Spostando lo sguardo di poco, intravide il ragazzo che solo qualche minuto prima sedeva di fianco a lei e che le aveva chiesto se avesse voluto prendere un boccone insieme a lui, una volta atterrati.

Ci ripensò e si diede della stupida per aver risposto di no. Per quanto ancora avrebbe rinunciato ad uscire con qualcuno, solo perché quel qualcuno non era Clark?
Lui aveva voltato pagina con Lana – se si poteva definire voltare pagina tornare con la ragazza che ti aveva più e più volte spezzato il cuore – e lei avrebbe dovuto fare lo stesso.

Smettere di pensare a lui era l’unica cosa sensata che avrebbe dovuto fare, se voleva che quel poco di sanità mentale che le era rimasta non andasse perduta.

Lanciò una seconda occhiata al ragazzo che le dava le spalle e più cercava di immaginarsi seduta con lui al tavolino di qualche bar, sorseggiando del caffè e semplicemente parlando, meno ci riusciva.

Più si immaginava seduta a sorseggiare del caffè, più riusciva a disegnare perfettamente e senza alcuna sbavatura la figura di Clark che sedeva di fronte a lei e le raccontava quanto le era mancata in quei circa 28 giorni in cui non si erano visti né sentiti.

’28 giorni?’ Si disse quasi incredula. ‘Ho tenuto il conto?!’  Continuò, sorpresa di aver fatto una cosa del genere.

Clark la stava facendo decisamente impazzire e lei non sapeva come fare per evitarlo.

Finalmente notò la sua valigia e si precipitò a prenderla, sperando che lo stesso ragazzo che le offuscava i pensieri, fosse in orario e già lì all’aeroporto.

Non gli avrebbe mai perdonato di essere in ritardo.

Lois prese la sua valigia e si avviò verso l’uscita, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di quel ragazzo che le aveva chiesto di uscire.

Non appena superò le porte scorrevoli, le si presentò uno spettacolo che avrebbe volentieri evitato.

‘Oddio, ti prego no.’ Pensò buttando gli occhi al cielo e desiderando di essere ovunque tranne che lì.

Decine di coppiette felici si riunivano dopo tanto tempo passato lontani e Lois non riuscì a resistere a quello spettacolo troppo sdolcinato per i suoi gusti. Abbassò lo sguardo sperando di non sbattere contro nessuno e si diresse all’uscita più vicina che riuscì ad intravedere.

‘Quando pensi che le cose non possano diventare più imbarazzanti…’ Pensò, ricordandosi quanto sarebbe stato imbarazzante di per sé il rivedere Clark dopo tanto tempo. Ovviamente lo sfondo romantico che avrebbe accompagnato quel rendez-vous, non aiutava di certo a rendere le cose più semplici.

“Andiamo Smallville, dove diavolo sei?” Alzò lo sguardo per cercarlo, ma nessuno dei ragazzi che vide assomigliava vagamente a Clark.

Prese un respiro profondo e appoggiò la schiena al muro dietro di lei, concedendosi del tempo per pensare nuovamente a quella cosa che la turbava.

Come avrebbe dovuto salutarlo quando si fosse fatto vivo?

Una stretta di mano amichevole o un abbraccio?

Di certo il modo in cui si erano lasciati non era stato dei migliori.

Quel quasi bacio al matrimonio di Jimmy e Chloe e quell’abbraccio nella corsia d’ospedale che sembrava quasi un addio, non aiutava a prendere una decisione.

Perché il loro rapporto doveva essere così complicato? Perché non potevano sedersi a parlare e decidere se essere solo amici, o se tra loro c’era davvero qualcosa di più?

In effetti, ora che ci pensava, l’idea si sedersi e parlarne da persone civili non sembrava tanto male. Magari avrebbe potuto buttare con nonchalance un invito durante una conversazione, sperando che Clark recepisse il messaggio.

Magari lo avrebbe potuto invitare a prendere un caffè.

‘Già. Smallville e una tazza di caffè fumante… non suona male.’ Pensò annuendo e pensando seriamente a quell’opzione.

Sbuffò rumorosamente, sempre cercando la figura di Clark tra tutta la gente che si ritrovava di fronte. Lo avrebbe riconosciuto tra mille e a quanto pare, aveva preferito qualche mucca a lei, decidendo di non farsi vivo.

‘Andiamo Smallville.’ Pensò, pregando che si decidesse ad arrivare il più in fretta possibile.

Il clima che si respirava in quell’aeroporto non aiutava a non pensare a lui. Tutte quelle dannatissime coppiette sembravano spuntare come funghi e non sembravano volersi staccare l’uno dall’altro.

“Prendetevi una stanza.” Disse a voce bassa e denti stretti, guardandone una di sbieco.

Tornò a fissare di fronte a sé in attesa che Clark, quando la sua tipica giacca rossa e maglietta blu la colpirono, lasciandola di sasso.

Dopo che lo aveva tanto invocato, finalmente era lì di fronte a lei e non avrebbe mai immaginato che rivederlo l’avrebbe lasciata senza parole.

Rivederlo a pochi passi da lei dopo tutto quel tempo, le fece capire una cosa.
 
Le era mancato da morire.

“Bentornata, Lois.” Le disse con quel sorriso che avrebbe potuto riconoscere tra mille.

Lois sorrise a sua volta, senza riuscire a controllare il respiro che aveva iniziato a diventare un po’ più corto. Notò che reggeva in mano un ombrello chiuso e semplicemente le sorrideva, senza dire né fare nient’altro.

Sapeva che avrebbe dovuto dire o fare qualcosa, ma il suo corpo sembrava non reagire agli impulsi del suo cervello, rifiutandosi di muoversi o parlare, per cui rimase semplicemente lì a sorridergli a sua volta.

Avrebbe voluto dire qualcosa di tipico e pensare a qualche battuta delle sue da fare, sembrava la cosa più sensata da fare al momento, eppure più ci pensava, meno riusciva a fare qualunque altra cosa diversa dal notare ogni suo minimo particolare e sorridergli.

Era sempre stato così bello da toglierle il fiato, oppure gli era successo qualcosa in quelle quattro settimane in cui non si erano visti?

Il suo fisico sembrava più tonico, quasi come se i lavori alla fattoria avessero avuto un impatto decisamente positivo sui suoi muscoli.

Il suo sorriso era affascinante come sempre, ma meno luminoso del solito, quasi come se ci fosse qualcosa che lo turbasse, che non lo facesse essere il sé stesso che Lois aveva sempre visto e imparato a conoscere.

E i suoi occhi, blu e ipnotici come sempre, le sembrarono simili a quelli che aveva lasciato qualche settimana prima… tristi.

Rimase confusa per qualche secondo nel vedere quell’espressione triste sul suo viso e le fece male pensare che forse quell’espressione era lì per causa sua. Gli pesava davvero così tanto andare a prenderla all’aeroporto? O forse aveva a che fare con Lana?

Si diede della stupida per non averci pensato prima.
Quando si parlava di Clark, ovviamente tutto aveva sempre a che fare con Lana.

Avrebbe voluto subito dirgli che non aveva assolutamente bisogno di lui e che avrebbe potuto benissimo prendere un taxi per tornare a casa, ma lui fu più veloce di lei e ruppe quel silenzio che Lois non si era nemmeno resa conto fosse calato tra loro.

“Prendi, ti servirà.” Le disse porgendole l’ombrello che reggeva in mano e Lois ubbidì confusa, mentre lui prendeva le valigie che stavano vicino a lei e piano-piano si incamminava verso la macchina.

Almeno avevano evitato la parte imbarazzante del saluto, anche se in fondo lei avrebbe voluto tanto abbracciarlo, stringerlo a sé per aiutarla a rendersi conto che questa non era una delle tante volte in cui l’aveva sognato mentre stava a Star City. Aveva bisogno di sapere che questa volta era reale e che il contadino dalle buone maniere era finalmente tornato a far parte della sua vita.

Lasciò perdere quel pensiero ridicolo e lo seguì, chiedendosi il perché di un ombrello in una giornata in cui non avrebbe chiaramente piovuto. “Perché mai dovrebbe-” Non fece in tempo a finire la frase, che iniziò a piovere e dovette aprire l’ombrello per evitare di bagnarsi.

Lo guardò confusa, indecisa se chiedergli o no come diavolo avesse potuto sapere che avrebbe piovuto proprio in quel momento, quando lui si girò a guardarla e semplicemente le sorrise, facendole dimenticare ogni singola parola che avrebbe voluto dirgli.

“Previsioni del tempo.” Disse senza che lei se lo aspettasse, quasi le avesse appena letto la mente.

Lo guardò confusa ancora una volta, ma invece di rispondergli, abbassò lo sguardo fingendo di dover evitare una pozzanghera e continuò a seguirlo in silenzio, prima di rendersi conto che lui era sotto la pioggia battente e non si era nemmeno lamentato.

“Hey superuomo, rischi di prenderti un malanno così. Dovevo tornare io a Metropolis per ricordarti che non sei invincibile?” Gli disse, riuscendo finalmente a tirare fuori quella parte di lei che riusciva a rendere tutto meno imbarazzante.
Clark si limitò semplicemente a sorriderle, continuando a caricare le sue valigie in macchina, quasi senza sforzo.

“So badare a me stesso, Lois.” Evitò di guardarla mentre le rispondeva, ma avrebbe scommesso tutto l’oro del mondo che in quel momento le stava nuovamente sorridendo.

Invece di rispondergli, si limitò semplicemente ad avvicinarsi a lui e ripararlo con l’ombrello.

“Non farti strane idee, Smallville.” Gli disse subito non appena vide le sue sopracciglia aggrottarsi, preso alla sprovvista da quel suo gesto così premuroso. “Lo faccio solo perché così mi devi un favore.” Sorrise a labbra serrate e piegò la testa leggermente di lato, sperando che quel suo modo di fare non smascherasse il fatto che ovviamente si preoccupava per lui.

Clark si limitò ad annuire e sorridere, distogliendo immediatamente lo sguardo dai suoi occhi castani e finendo di sistemare le valigie in macchina. Chiuse lo sportello posteriore e aprì immediatamente quello anteriore per far salire Lois, che rimase piacevolmente sorpresa da quel suo gesto.

Sapeva che Clark era un gentleman, ormai lo conosceva abbastanza bene, ma essere trattata in quel modo così particolare, la faceva sentire speciale.

Salì in macchina chiudendo l’ombrello e senza mai incrociare il suo sguardo, sussurrò un grazie che non seppe se Clark sentì o meno.

Cavolo se le era mancato.

Star City era davvero una bella città, quasi quanto Metropolis e soprattutto era piena di tanti bei ragazzi che avrebbero fatto girare la testa a chiunque.
Avrebbe potuto fare strage di cuori se solo avesse voluto, se solo non avesse avuto lui in testa.

Perché doveva proprio perdere la testa per un ragazzo come lui che riusciva a pensare sempre e solo alla solita ragazza che gli spezzava il cuore?
Perché non poteva essere lei quella ragazza che occupava perennemente i suoi pensieri?

‘Perché non sono Lana.’ Si disse.

Una cosa era certa, si innamorava sempre dei ragazzi sbagliati.

Il rumore sordo della portiera che veniva sbattuta da Clark, la riportò alla realtà ed interruppe il suo filo di pensieri.

Clark mise in moto e partirono, mentre la pioggia faceva da sottofondo al silenzio imbarazzante che era sceso tra loro.

La tolleranza di Lois verso i silenzi era sempre minore, soprattutto quando si trattava di stare in silenzio con Clark ed ignorare quello di cui entrambi avrebbero dovuto parlare.
Perché in fondo, ne avrebbero dovuto parlare prima o poi, no?

Lana, il loro quasi bacio, il loro continuo gioco di sguardi che entrambi negavano…

C’erano davvero tante, troppe cose di cui avrebbero dovuto discutere, ma nessuno dei due sembrava voler iniziare il discorso.

“Allora… come sta Shelby?” Chiese improvvisamente e si diede della stupida per aver tirato in ballo la palla di pelo che la faceva perennemente starnutire.

Vide Clark sorridere per qualche secondo, senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. “Benissimo. Credo che tu gli sia mancata.”

Lois lo guardò confusa, senza ben capire se si riferisse veramente a Shelby, o lo stesse semplicemente usando per farle sapere che era a lui che era mancata. “Oh certo, immagino che i miei starnuti gli siano mancati da morire.” Disse ironica, riuscendo a far ridere Clark.

Il sentire la sua risata, la fece sorridere a sua volta e vedere finalmente il suo tipico sorriso illuminargli nuovamente il viso, diede il via al battito d’ali di tutte quelle farfalle che ormai avevano preso possesso del suo stomaco.

Sì, gli era davvero mancato.

Clark non era una di quelle persone che ridevano spesso, sembrava quasi dovesse portare sulle spalle il peso del mondo e che quindi non avesse tempo per divertirsi.
Ma Lois aveva imparato a notare che quando era attorno a lei, era più rilassato e si lasciava andare a dei frequenti sorrisi e a delle risate che ogni volta avevano un effetto distruttivo sul suo corpo.

Sentirlo ridere le toglieva il respiro e odiava il fatto che Clark non ridesse spesso, perché adorava il modo in cui la faceva sentire quando lo faceva.

Ma forse era proprio per quello che la sua risata le faceva quell’effetto. Sentirla così raramente la rendeva speciale, quasi la riservasse solo a pochi fortunati e lei era una di quelli.

Presa da quei pensieri, Lois non fece caso al silenzio che era nuovamente calato tra loro.

“Sai per caso il limite in questa strada?” Le chiese improvvisamente e per un momento pensò di aver chiaramente capito male.

“Scusa?” Chiese confusa, sperando che una volta ripetuta la domanda, suonasse diversa.

“Ho chiesto se sai il limite di velocità in questa strada.” Ripeté nuovamente, gli occhi sempre fissi sull’asfalto di fronte a lui.

Lois sgranò gli occhi sorpresa, sicura che lui non l’avrebbe vista. “Uhm, 60 credo.” Disse scrollando le spalle e chiedendosi ancora il perché di quella domanda.

“Sai, Jimmy verrà portato al Met-Gen.” Fu di nuovo lei a parlare, sperando che la conversazione questa volta decollasse e che non ricadessero di nuovo in quell’odioso silenzio.

“Così ho sentito dire.” Lo vide annuire. “Quindi sei sicura che il limite è 60?” Le chiese nuovamente e Lois non poté fare a meno di buttare gli occhi al cielo e poggiare la testa al sedile, rassegnandosi quasi completamente al fatto che non sarebbe riuscita ad avere un discorso sensato con Clark.

“Penso di sì, Clark.” Si limitò a rispondere, sempre più confusa da quel suo comportamento. Perché preferiva rimanere in silenzio, invece di parlare di qualcosa, qualunque cosa? Sapeva benissimo che odiava i silenzi più di ogni altra cosa, quindi perché non si sforzava anche lui, invece di rispondere a monosillabi?

Scosse la testa non riuscendo a darsi una riposta e lasciò che ancora una volta il silenzio calasse.

In fondo non pretendeva di parlare subito di loro due. Avrebbero potuto prendere il discorso alla lontana e piano-piano arrivare a discutere di quello che era o non era successo tra loro.

“Tutto apposto al Daily Planet?” Il suo odio profondo per i silenzi ebbe ancora una volta la meglio, costringendola a parlare della prima cosa che le venne in mente.

“Sì, Lois.” Lo vide annuire. “Tutti hanno sentito la tua mancanza.” Aggiunse, senza che lei se lo aspettasse.

Ancora una volta le sembrava che le stesse lanciando un segnale, un messaggio criptato per farle capire che le era mancata. Questa volta avrebbe provato a decriptarlo, stuzzicandolo come solo lei riusciva a fare.

“Anche tu, Smallville?” Inoltre, sperava che questa volta Clark non cambiasse argomento come aveva fatto prima e finalmente il discorso di spostasse su loro due.

In fondo era così grave rispondere a quella domanda? Un sì o no le sarebbero bastati, dopotutto.

Clark rimase per qualche secondo in silenzio, quasi stesse pensando a cosa risponderle e mentre Lois aspettava nervosamente, sentì il cuore che prendeva a batterle un po’ più forte alla sola idea che lui le dicesse di sì. “Sai, penso che il limite qui sia 50, non 60, Lois.”

Si morse il labbro superiore notando il suo chiaro intento di cambiare argomento.

Ci avrebbe potuto provare tutto il giorno, ma di sicuro non ci avrebbe ricavato nulla di buono. Clark e i discorsi sui suoi sentimenti e su quello che provava non andavano proprio d’accordo.

“Sì, penso tu abbia ragione.” Disse semplicemente, prima di accendere la radio e lasciare che le note di una canzone mai sentita riempissero il vuoto di quelle parole che si sarebbe voluta sentir dire.

Era così difficile dirle che in fondo gli era mancata?
O forse non le era mancata affatto?

Dopotutto aveva passato le ultime quattro settimane con l’amore della sua vita, perché mai avrebbe dovuto pensare a lei?

Prese un lento respiro profondo e alzò di qualche tacca il volume della radio, sperando che questo rendesse il silenzio più facile da sopportare e soprattutto che la aiutasse a non pensare a nulla che avesse a che fare con la persona seduta di fianco a lei.

Incrociò le braccia al petto e appoggiò la testa alla testiera del sedile, fissando il panorama che scorreva veloce fuori dal finestrino.

Sapeva che nella vita c’era un momento per parlare e uno per stare in silenzio.
Purtroppo per quanto lo odiasse, questo apparteneva alla seconda categoria.

Sbuffò nuovamente, sperando che tutta la frustrazione che sentiva in quel momento lasciasse il suo corpo e la facesse rilassare.

Era consapevole che quello sarebbe stato un lungo, lunghissimo viaggio fino al Daily Planet.





A/N: Che dire, spero questa piccola "scena tagliata" vi sia piaciuta! :)
Mi son sempre chiesta quanto in realtà fosse stato imbarazzante questo viaggio in macchina e penso che nel telefilm sarebbe potuto succedere una cosa del genere.

Mi pare di non avere nient'altro da aggiungere se non che ci si legge martedì e che ormai il countdown alla fine della storia e all'inizio della stagione 9 di Smallville e a -5!!!!!! *corre eccitata per tutta la stanza* XD

A martedì allora! Come sempre, grazie mille a chi legge e alle mie fedelissime che recensiscono! ;)

Uuuuu, anzi, anzi!! Ho un ps! XD
Avete notato il titolo di questo capitolo? U.U XD
Per chi non masticasse inglese: Bentornata a casa v2.0
E per chi non masticasse informatica XD il v2.0 sta per "seconda versione". XD

Ditemi che son geniale... *fa i puppy dog eyes di Clark* XD

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Capitolo 18
*** Some things never change ***


A/N: Eccoci al capitolo 18 e chiarisco subito una cosa. NON è l'ultimo! XD
Pensate sul serio che non vi avrei avvertito almeno un paio di capitoli prima se questo fosse stato l'ultimo?
No signorine, dovrete sopportarmi per ancora un paio di giorni! XD

@ cordina87: Come sempre grazie mille, mi riempi sempre di complimenti! XD
Son contenta che le battutine di Lois e Clark del capitolo precedente ti siano piaciute! Ogni volta lo devo rileggere ottomila volte prima di postarlo, perché non sono mai sicura che tutto quello che c'è scritto sia davvero IC! XD Per cui grazie per la fuducia che mi dai! ;)

@ Cosmo: Vedo che stai riprendendo il ritmo Cosmo! XD Questa volta sei salita al secondo posto e solo Cordina è riuscita a levarti lo scettro di commentratrice più veloce! XD Dai che son sicura che nei prossimi capitoli, la tua recensione tornerà ad essere la prima! XD
Quindi credi che Clark non fosse abbastanza timido nel capitolo precedente? Pensi che forse ci sarebbe stato bene anche quella scena vista dal suo POV?
Cmq ti dirò che io ho cercato di renderlo il più timido e silenzioso possibile, senza però non volere mai esagerare, perché alla fine un Clark troppo giuggiolone prende alle scatole! XD  Vedremo cosa dirai del Clark di questo capitolo...

@ Leti: Ahahah grazie per il "sei geniale"! *.* XD E' stato altamente apprezzato! :P
E leggendo questo capitolo, scoprirai se la bacerà o meno sotto la pioggia... Tu che dici? XD

@ Cris: Grazie anche a te per il "geniale"! *.* Fa sempre piacere sentirselo dire!! XD XD
E visto che l'hai nominata, la puntata "il rossetto" è una delle mie preferite! *.* Adoro le scene Clois che ci sono e odio Clark per avere notato l'invito al party di Lex e Lana '-.- Hai Lois lì e tu pensi a Lana?!?! Sei proprio stupido!! ''-.-
Uuuu e visto che me l'hai detto, propongo un duetto sulla sigla si Smallville! XD Somebooooodyyy saaaaaaaaaaaaaaveee meeeeeeeee XD XD
Cmq, come avrai letto su, no, questo non è l'ultimo capitolo ;) e grazie per il "sei migliorata rispetto all'altra Clois che hai scritto" :) Fa sempre piacere sapere che si è diventati un po' più bravi :P

@ Enya: Prima di tutto, spero che dal dentista sia andato todo bien *abbraccio* Io odio i denti del giudizio '-.- Quando mi sono usciti ho visto le stelle '-.- e spero tanto che non mi diano problemi...
Almeno ora puoi mangiare molto gelato, no? XD Intendo per placare il dolore... Se è così, dimentica la vaniglia e opta per cioccolato al peperoncino (o gusto Wild Cherry se hai visto quella puntata in English XD)

Che dire, grazie come sempre ragazze, ormai posto i capitoli solo per leggere i vostri commenti di cui diventerei volentieri fan su facebook! XD XD

Buona lettura! :)





Ogni singolo secondo di quella giornata gli faceva male.
Essere consapevole di poter fare un piccolo gesto e riportare tutto a com’era stato tra loro, era una tentazione che Clark non era sicuro di riuscire a vincere.

Aveva voluto baciarla già dalla prima volta che l’aveva rivista all’aeroporto, farle capire quanto gli fosse mancata, mostrarle che aveva finalmente aperto gli occhi e che non l’avrebbe più fatta scappare da lui in quel modo.

Invece aveva dovuto stringere i denti, far finta che niente fosse mai successo tra loro e semplicemente fare il buon amico che le aveva fatto il favore di andare a prenderla all’aeroporto. Solo questo, un buon amico.

Ovviamente per tutto il tragitto era stato in silenzio, perché non poteva permettersi una conversazione sensata con lei - non ancora per lo meno - non dopo tutto quello che era successo. Il solo sentire la sua voce gli rendeva le gambe deboli e riportava a galla tutti quei momenti che ora erano semplici ricordi che solo lui aveva.

‘Cosa succederebbe se anche Lois avesse quei ricordi?’ Si chiese e non riuscì a trovare una risposta a quella domanda.
Sarebbe altrettanto forte da non dire una parola, da stare in silenzio, ricordando come sarebbe potuto essere, e lasciare che il mondo continuasse il suo corso?

Scosse la testa, convinto che nessuno sarebbe stupido quanto lui da sacrificare una storia come quella. Chiunque avesse quei ricordi - la passione che c’era tra loro e l’evidente affetto che andava ben oltre la semplice amicizia – avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riaverlo.

‘Non sei destinato ad essere felice.’ Si ripeté quello che ormai era diventato il suo mantra.

Vivere con quei superpoteri, essere l’eroe di Metropolis, significava avere dei nemici spietati che nessuno avrebbe voluto ritrovarsi di fronte. E questi nemici erano disposti a tutto pur di mettere a riposo per sempre la Macchia, e il far fuori le persone che gli stavano vicino era al primo posto nella lista dei modi per distruggerlo.

Per quel motivo lui stava trattenendosi dal ripetere tutto quello che c’era stato con lei.
Sapeva che se le avesse confessato nuovamente tutto – dai poteri, ai suoi sentimenti – da quel momento in poi lei sarebbe stata in pericolo e la cosa non le avrebbe fatto né caldo, né freddo.

Con Lana tutto era sempre così semplice, le diceva che era in pericolo e lei lasciava che lui la proteggesse, ma Lois… con Lois era tutto così diverso. Se sapeva di essere in pericolo, cercava il modo migliore per difendersi, senza mai tirarsi indietro. Era una combattente, la figlia di un Generale, per cui l’ultima cosa che le avevano insegnato era la resa.

E questo lo spaventava a morte, che lei fosse ferita, o peggio, per colpa sua, per colpa dei suoi nemici.
Perdere Lois per colpa della sua doppia identità, era un prezzo troppo alto da pagare per un periodo di felicità.

Stringere i denti e non dire una parola, sarebbe stato la sua missione da quel giorno in poi.

Accostò finalmente nei pressi del Daily Planet, contento che quel viaggio fosse finalmente finito. Sapeva che il silenzio stava uccidendo Lois e che voleva uscire da quella macchina tanto quanto lui.

Sorrise nel notare che almeno una cosa era rimasta la stessa. Lois gli aveva contagiato la sua allergia ai silenzi imbarazzanti.

Si girò a guardarla per un secondo e vide i suoi occhi marroni che lo osservavano, prima di abbassarsi sulla cintura che non sembrava volersi aprire.
Le diede una mano a liberarsi e poi scese dal pick-up, perché non resisteva più ad averla così vicina senza poter fare nulla.

Non appena scese dalla macchina, la pioggia battente lo inzuppò ulteriormente e Clark non poté che esserne felice. La pioggia poteva aiutarlo a lavare via tutti quei pensieri, tutti quei flash che stava avendo e che non riusciva a scacciare.

Gettò indietro la testa, cosicché la pioggia potesse bagnargli anche il viso e sorrise. Ovviamente il suo piano non stava funzionando e le immagini di una Lois fradicia sotto la pioggia che reggeva le sue valigie ed era infuriata con lui per non essere andato a prenderla all’aeroporto, gli annebbiarono nuovamente la mente.

Si diresse nel retro del pick-up per prendere le valige di Lois, che nel mentre era scesa a sua volta dalla macchina e si riparava dalla pioggia con l’ombrello.

Vederla così sorridente faceva bene e male al tempo stesso.

“Certe cose non cambiano mai.” Gli disse e Clark non poté fare altro che darle ragione.

Il suo sorriso riusciva sempre a spedirgli milioni di brividi in ogni parte del corpo ed era più che sicuro di non aver mai visto un sorriso tale prima d’ora.

C’era quello di sua madre, che gli serviva quasi da tranquillante ogni volta che le cose andavano male. Le bastava un semplice sorriso per rassicurarlo.
Poi c’era quello di Chloe, che era sempre così genuino e dava a Clark la sicurezza che lei ci sarebbe stata sempre, non importa cosa sarebbe successo.
Poi c’era quello di Lana, che Clark aveva sempre associato all’amore. Ogni volta che lo vedeva, Clark era sicuro che Lana fosse innamorata di lui.

Ma quello di Lois… quel sorriso aveva così tante sfaccettature che Clark aveva smesso di contarle.

C’era il suo sorriso ironico, che Clark riceveva più volte durante i tanti battibecchi che avevano durante la giornata; c’era il sorriso che gli faceva capire che erano partner e che avrebbero risolto il caso; c’era il sorriso che gli faceva capire che Lois sapeva che c’era qualcosa di diverso in lui, ma che non l’avrebbe mai spinto, forzato a confessarle quali queste cose fossero; e poi c’era il sorriso che Clark le aveva visto rivolgere solo a lui, quello da ‘Hey, Smallville! Ti sto rubando il cuore e tu non puoi farci assolutamente nulla’.

Tutti quei sorrisi l’avevano sempre scombussolato, dandogli sensazioni che mai nessun sorriso, mai nessuna persona gli aveva fatto provare prima. E dopo quell’esperienza che solo lui ricordava, vedere quel sorriso sarebbe stata una dolce pugnalata al cuore, una punizione che era tremenda, ma che lui avrebbe scontato fino alla fine.

“Sto via un mese e tu guidi sempre come una vecchietta.” Gli sorrise nuovamente e lui non poté fare a meno di sorriderle a sua volta. Sapeva che in quel momento aveva la sua espressione da ‘mi sei mancata’ e non aveva intenzione di cancellarla. La verità era che vederla così spensierata, sapere che per lei non era cambiato niente, faceva male. Forse avrebbe dovuto pensare seriamente a scappare via da lì.

“Prego per il passaggio, Lois. Ti ho detto che mi sono mancate queste tue battutine?”

Sì, avrebbe dovuto allontanarsi da lei, scappare il più lontano possibile da Metropolis cosicché nessuno sarebbe stato più in pericolo per colpa sua, ma la sola idea di starle lontano faceva ancora più male.
Le sarebbe rimasto accanto, nonostante tutto, da amico. Rinunciare a lei era troppo da sopportare.
L’avrebbe tenuta d’occhio senza che lei se ne rendesse conto, sia come Clark Kent, che come la Macchia Rossa e Blu e per lei ci sarebbe stato sempre e comunque.

“A dire il vero, no. E se escludiamo le tue domande sul limite di velocità mentre stavamo in macchina, hai detto a malapena qualche parola…” Clark si rese conto che Lois aveva ragione. Non era stato un granché quel viaggio in macchina, più che altro per il fatto che qualunque cosa avesse detto o fatto gli avrebbe riportato alla mente ricordi dolorosi. Concentrarsi esclusivamente sulla strada era stata l’opzione migliore. E la più codarda. “Non che tu sia stato più loquace mentre sono stata via, se escludi i tre messaggi vocali da dieci secondi l’uno che mi hai lasciato.”

Corrugò la fronte, sperando di riuscire a coprire quello che stava provando in quel momento.
Lo sentiva, l’aveva nuovamente delusa e questa volta non c’era nessun anello che avrebbe potuto cancellarlo.

Ripensandoci, per un secondo si pentì di aver usato l’anello per tornare indietro solo di qualche giorno. Se l’avesse usato per tornare indietro di quattro settimane, al matrimonio di Chloe e Jimmy? Avrebbe cambiato le cose tra loro se invece di distrarsi a causa di Lana, avesse semplicemente mosso il viso di qualche centimetro in più, quel tanto che bastava per baciarla e finalmente cambiare le cose tra loro?

No, i rimpianti non aiutavano in quel momento, specialmente dopo che avevi deciso di lasciar perdere tutto quello che sarebbe potuto essere.

“Lois, dopo il matrimonio son successe cose un po’ strane.” Clark sapeva che quella sua frase era parecchio riduttiva rispetto a tutto quello che era successo, ma in fondo che bisogno c’era di ricordare nuovamente a sé stesso quello a cui era andato incontro?

“Beh, le cose erano diventate abbastanza strane già prima che scoppiasse l’inferno, ammettiamolo…“ Clark si rese conto solo ora che si trovavano sulle scale del Daily Planet, diretti verso i piani bassi. Era stato talmente occupato a pensare e ripensare che non se n’era reso conto.

E ora Lois non gli rendeva la vita facile, ricordandogli quel quasi bacio che automaticamente gli fece nuovamente pensare a come sarebbe stato se…
Tutto questo lo stava uccidendo, aveva bisogno di stare solo per qualche secondo.

“O possiamo anche non farlo e dimenticare che sia quasi successo.” Da quando era scesa dalla macchina, fino a questo momento, Lois gli aveva sempre dato le spalle e lui non era quasi sembrato accorgersene, finché non sentì nuovamente il suo sguardo addosso. Quello sguardo che gli faceva capire che aveva così tante domande da fargli, così tante cose di cui parlare. Sospirò, sapendo che quel discorso non ci sarebbe mai stato e quelle domande sarebbero rimaste per sempre senza una risposta.

“Penso sia un discorso abbastanza complicato, Lois.” Ancora una volta ridusse al minimo la situazione, quasi minimizzandola. ‘Abbastanza complicato’ non rendeva giustizia alla catastrofe a cui aveva assistito. Dal mostro che aveva attaccato Jimmy e rapito Chloe, al ritorno di Lana e Lex; dal suo outing al mondo e alla gente che lo ammirava, al suo essere visto come un nemico alieno, venuto sulla Terra per portare solo distruzione; dal loro quasi bacio a quello che si erano confessati l’un l’altro nel fienile di casa Kent.
Tutto questo era decisamente molto più che ‘abbastanza complicato’. Erano incubi e rimpianti con cui avrebbe convissuto per sempre.

La vide riflettere e non seppe se pensare che quello era un buon segno o no. “Beh, non dobbiamo analizzarne ogni minimo dettaglio ora.” Ok, buon segno. Significava che anche lei aveva bisogno del suo spazio e che non voleva affrontare quel discorso ora. “Senti, stasera dopo il lavoro sarò al café qui vicino per cercare di disfarmi di questo dannato fuso orario. Se vuoi venire a prendere un caffè con me, vieni pure. Se non lo farai, diciamo che capirò al volo.”

Il café all’angolo della strada per Clark significava solo tanti ricordi, tutti stupendi ma allo stesso tempo dolorosi. Era lì che lui e Lois avevano avuto quel discorso, era lì che lei gli aveva promesso che avrebbe pensato a loro due. Come poteva pensare di tornarci, sapendo che le cose sarebbero state diverse questa volta?

“Okay.” Si limitò a rispondere, cacciando via l’immagine di loro due seduti a quel tavolino, mano nella mano.

“Okay, ci vediamo dopo allora.” E fu in quel momento che vide la speranza negli occhi di Lois, che lo fece sentire nuovamente uno straccio. Aveva alimentato le sue speranze, sapendo che poi le avrebbe deluse. Come diavolo ci riusciva? Come riusciva a dire sempre la cosa sbagliata, nel modo sbagliato, nel momento sbagliato? Odiava questo suo potere.

Ma poi vederla sorridergli in quel modo così luminoso, quel sorriso solo per lui, gli fece pensare che forse presentarsi a quell’appuntamento non era un’idea così malvagia. Magari avrebbero parlato, le avrebbe potuto spiegare tutto nuovamente, aggiungendo i particolari di quella giornata che era stato costretto a cancellare e forse sarebbero riusciti a risolvere tutto.
E forse ora, avrebbe potuto nuovamente baciarla come desiderava tanto fare e le cose sarebbero andate semplicemente bene.

Lo sapeva, stava per cedere. Stava per lasciarsi andare e rivivere quel bacio che in quella che ormai era una realtà alternativa, aveva cambiato tutto tra loro.

Scosse leggermente la testa, scacciando via l’idea di quella possibilità. C’era stato un motivo se nulla di tutto quello aveva funzionato.
Anche se, una parte di sé cercava di convincerlo che in fondo, l’unica cosa che era andata per il verso giusto in quel giorno, erano proprio lui e Lois.

“O no. O forse. E’ meglio che vada a lavorare ora.” La sentì parlare a vanvera e velocemente, come faceva sempre quando era in imbarazzo.

Senza aggiungere altro, lo lasciò lì sulle scale a guardare ipnotizzato la sua figura che scappava lontano da lui.

‘Onestamente non so cosa tu abbia pensato di me dopo quel bacio, Lois.’ Flash del loro appuntamento in quello stesso bar gli attraversarono la mente senza preavviso e Clark non riuscì a far nulla per fermarli.

‘Ma sappi che è una cosa di cui non mi pentirò mai.’ Ricordava ogni singola parola che aveva pronunciato, ogni singolo movimento che aveva fatto e ogni singola emozione che aveva provato.

‘E lo rifarei ogni singola volta, se solo si presentasse l’occasione.’

‘Bugiardo.’ Si disse, passandosi una mano sui capelli bagnati per toglierseli dagli occhi, evitando gli sguardi di alcuni colleghi e facendosi largo sulle scale del Planet, desiderando al più presto di raggiungere la porta e uscire nuovamente all’aria aperta.

Aveva bisogno che la pioggia gli cadesse addosso, nella speranza che riuscisse a scacciare via quelle frasi, quei ricordi, quegli odori, quelle sensazioni che non riusciva a dimenticare.

Forse parlare con Chloe l’avrebbe aiutato.


***


Il viaggio in macchina con Clark non era stato certo uno dei migliori.

Anzi, di sicuro era stato uno dei più imbarazzanti della sua vita.

Aveva passato tutto il viaggio a fissare dal finestrino il panorama che ormai conosceva a memoria e a pensare come mai Clark fosse così distante.

Sapeva che il modo in cui si erano lasciati non era stato dei migliori e che di sicuro rivederlo sarebbe stato imbarazzante - ma quello? Quel viaggio era stato più che imbarazzante! Era… Lois non seppe trovare la parola adatta.

Ogni singola parola non detta, ogni argomento evitato sembrava riempire lo spazio di quel pick-up, senza quasi lasciare spazio per loro.

Fortunatamente quella tortura era finita e ora avrebbe pensato solo a mettersi alla sua scrivania, pronta per tornare in pista e lasciare un articolo da prima pagina sulla scrivania di Tess. ‘Meglio di un souvenir.’ Sorrise tra sé.

La pioggia battente non accennava a smettere e dopo aver combattuto per qualche minuto con la cintura di sicurezza che non ne voleva sapere di sganciarsi - ed essere stata aiutata da Clark che per sganciare la cintura quasi le sfiorò la mano, facendole accelerare il battito cardiaco senza preavviso - Lois aprì lo sportello e scese dalla macchina, riparandosi dalla pioggia con l’ombrello che Clark le aveva dato qualche minuto prima all’aeroporto.

Rivedere dopo tutte quelle settimane quella strada che le era tanto familiare, la fece sentire finalmente a casa, come non le succedeva da un po’.
Ad essere onesti, aveva già provato questa sensazione nello stesso istante in cui aveva rivisto la sagoma familiare del corpo di Clark, ma prima che lo ammettesse, sarebbe dovuta arrivare la fine del mondo!

Sorrise nel notare che Clark si era diretto verso il retro del pick-up per prenderle le valigie.

‘Sempre il solito gentiluomo.’ Pensò, mentre un sorriso si fece spazio sulle sue labbra.

“Certe cose non cambiano mai.” Disse senza pensarci, guardando rapita ogni suo singolo movimento. Rendendosi conto dello sguardo incuriosito che la fissava confuso, pensò bene di mascherare il vero senso dietro quelle sue parole. “Sto via un mese e tu guidi sempre come una vecchietta.”

Fortuna che nonostante tutto, riusciva a pensare in fretta.
Non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se Clark avesse capito il vero senso delle sue parole.
La situazione era abbastanza complicata tra loro, non era necessario gettare ulteriore benzina al fuoco.

Certo, avevano davvero tante, troppe cose di cui parlare, cose rimaste in sospeso. Ma era davvero questo il momento giusto per parlarne? Era davvero così inevitabile parlarne sotto un acquazzone del genere?

Ovviamente no, per cui Lois decise che avrebbe rimandato il discorso finché uno dei due non l’avesse portato a galla e di certo quel qualcuno non sarebbe stato lei.

S’incammino decisa verso la porta del Daily Planet che sembrava quasi aspettarla con ansia. Si chiese se avrebbe trovato qualche cambiamento importante in quella redazione che ormai conosceva a memoria e un po’ di ansia si fece spazio nei suoi pensieri.

“Prego per il passaggio, Lois.” La voce di Clark interruppe le sue preoccupazioni e notò come la seguisse a pochi passi di distanza, sempre con le sue valigie in mano, quasi come fosse il suo fedele fattorino. Un ennesimo sorriso le scappò dalle labbra. Le sembrò che fosse passata una vita intera da quando aveva sorriso così spesso.

Pochi minuti vicino a lui e aveva già sorriso più di quanto ricordasse di aver fatto nell’ultimo periodo.
Clark le faceva davvero uno strano effetto. Non che lei l’avesse notato, ovviamente.

“Ti ho detto che mi sono mancate queste tue battutine?”

Lois studiò con attenzione quelle parole che Clark le aveva appena detto.
Aveva appena ammesso che le era mancata, quando durante il viaggio in macchina aveva accuratamente evitato di rispondere a quella sua domanda?

Non riusciva a credere che Clark Kent, il contadinotto troppo chiuso in sé stesso per far sapere a tutti come si sentiva, avesse appena ammesso una cosa del genere.
Forse il ritorno di Lana l’aveva davvero sconvolto nel profondo come le aveva detto Chloe.

Le avrebbe mai detto cosa era veramente successo mentre lei era stata via?

‘Come se fossi abbastanza importante da sapere un segreto del genere.’ Si disse ironica, con la certezza che Clark non le avrebbe mai detto nulla a riguardo.

‘Non che mi interessi, comunque’. Aggiunse tra sé.

Chiuse l’ombrello nello stesso istante in cui si rese conto che il marciapiede su cui stava era protetto dalla pioggia dai balconi. Fece il tutto con calma, quasi non volesse far capire a Clark tutto quello che le stava passando per la testa in quel momento.

Riprese a camminare senza mai degnarlo di uno sguardo, senza riuscire a spiegarsi il perché di questo suo comportamento.

Era quasi come se volesse punirlo, ma per cosa?
Per essere stato gentile ed essere andato a prenderla all’aeroporto? Per essere così carino da portarle in giro le valigie invece di farle portare a lei? Dopotutto, erano abbastanza pesanti, come diavolo faceva a reggerle in quel modo, come se pesassero a malapena due grammi?

Senza pensarci oltre, decise che gliel’avrebbe fatta pagare per essere stato così poco presente con lei nell’ultimo periodo. “A dire il vero, no. E se escludiamo le tue domande sul limite di velocità mentre stavamo in macchina, hai detto a malapena qualche parola…” Gli costava davvero così tanto spiccicare qualche parola con lei? Odiava così tanto starle vicino, da non volerle nemmeno parlare?

Come si può passare da un quasi bacio, al più totale silenzio nel giro di un misero mese?

Lois non ne aveva idea ed era decisa a non pensarci. L’aveva promesso.
Nessuno ne avrebbe parlato oggi, né del quasi bacio, né di quegli sguardi che si erano lanciati nella pista da ballo, né dell’abbraccio in ospedale, né di quanto le fosse mancato sentire la sua voce in tutte queste settimane e soprattutto di quanto le fosse mancato vederlo.

Nessuno avrebbe parlato di quelle cose, né oggi, né mai.

Quello ovviamente non le impediva di stuzzicarlo ancora e magari farlo sentire in colpa. Per quanto odiasse che si prendesse sempre la colpa di tutto, questa volta non riuscì a trattenersi.

Si girò finalmente a guardarlo in faccia per qualche secondo, quasi contenta che la sua tipica espressione colpevole aveva preso possesso del suo viso. “Non che tu sia stato più loquace mentre sono stata via, se escludi i tre messaggi vocali da dieci secondi l’uno che mi hai lasciato.”

Ripensandoci, fargli sapere che aveva tenuto il conto di quei messaggi che le aveva lasciato, non era stata proprio una grande idea.
Di certo si sarebbe tenuta per sé il piccolo particolare che mai e poi mai gli avrebbe confessato.

Nessuno avrebbe mai saputo che lei teneva ancora in segreteria quei brevissimi messaggi che le aveva lasciato e soprattutto nessuno avrebbe mai saputo che aveva sentito e risentito quei messaggi ogni singolo giorno, indecisa se richiamarlo o meno, cambiando idea ogni due secondi.

Ormai aveva perso il conto delle volte in cui aveva fatto partire la chiamata per poi chiuderla non appena si era resa conto che lui aveva risposto.

A cosa diavolo si era ridotta per colpa di Clark Kent?

Lois Lane non si comportava in quel modo, come un’adolescente alla prima cotta.
Era lei quella che teneva le briglie in una relazione ed era lei che riduceva i ragazzi ad adolescenti imbarazzati.

Non era così che dovevano andare le cose tra loro. Non era così che le aveva immaginate.
Aveva sempre creduto che sarebbero rimasti sempre amici, nemmeno buoni amici, ma solo semplici amici che si vedevano a lavoro e che si scambiavano messaggi d’auguri durante le feste.

Perché Clark aveva deciso di mandare all’aria quel suo piano che sembrava così perfetto?
Perché gli aveva permesso di ricoprire un ruolo così importante nella sua vita, arrivando ad un punto in cui se lui non c’era, tutto andava male?

Senza rendersene conto, iniziò a scendere automaticamente le scale del Planet che non si era nemmeno resa conto di aver raggiunto.
Stava concedendo a quei pensieri fin troppo spazio, era ora di smetterla.

“Lois, dopo il matrimonio son successe cose un po’ strane.”

‘Pff, dopo il matrimonio?’ Pensò Lois sbalordita e quasi infastidita dal fatto che Clark non mettesse il loro quasi bacio tra quelle cose strane che erano successe quel giorno.

Che quel quasi bacio per lui non fosse strano quanto lo era stato per lei?

Decidendo di essere onesta con sé stessa, si ricordò che la prima cosa che aveva pensato quando stavano per baciarsi, era che tutto quello sembrava così normale. Speciale, ma allo stesso tempo normale, come se fosse giusto che in quel momento, in quella pista da ballo per lei esistesse solo Clark.

Poi avendo la possibilità di analizzare quello che era successo più e più e volte, aveva deciso che quello non era un avvenimento normale. No, era sbagliato e strano e quindi non sarebbe dovuto ripetersi mai più.

“Beh, le cose erano diventate abbastanza strane già prima che scoppiasse l’inferno, ammettiamolo...“ E prima che si potesse mordere la lingua e fermare quel fiume di parole, si rese conto di averle pronunciate a voce alta e che Clark le aveva sentite.

Socchiuse gli occhi per un secondo, sperando che questo la aiutasse a risvegliarsi dall’incubo che stava vivendo.
Pensò al suo appartamento e al suo letto, desiderando di poter battere i tacchi per tre volte e ritrovarsi lì.

‘Smettila di sognare, Dorothy.’ Si disse, facendosi gioco di sé stessa.

Si costrinse a girarsi per guardarlo, sperando di non essere arrossita come era sicura di aver fatto. Deglutì, sperando che le prossime parole che avesse pronunciato la aiutassero a cavarsela da quella situazione imbarazzante.

“O possiamo anche non farlo e dimenticare che sia quasi successo.”

‘Nega ogni cosa, Lane!’ Si disse, sperando che anche Clark fosse della stessa opinione.

Dopotutto, che bisogno c’era di parlarne se nessuno dei due lo riteneva importante, giusto?

Non che lei ci avesse pensato, dopotutto. Se escludiamo tutti quei giorni in cui a dire il vero ci aveva pensato… più e più e volte… in particolare la notte quando flash di lei e Clark in quella maledetta pista da ballo si facevano vivi non appena chiudeva gli occhi per prender sonno.

Guardò Clark in attesa che lui le rispondesse, invece di guardarla in quel modo che non le faceva capire cosa gli stesse passando per la testa.

‘Conoscendolo starà pensando alle mucche, al grano e a Lana.’ Pensò, sperando che le desse ragione sul non parlarne e che potesse finalmente scappare da quella situazione ed immergersi nel lavoro.

‘Non c’è niente di meglio di un buon articolo per affogare i propri sentimenti.’ Ripeté il suo mantra, cercando di evitare lo sguardo da cane bastonato che si ritrovava di fronte.

“Penso sia un discorso abbastanza complicato, Lois.” Le rispose finalmente, senza però farle capire se ne volesse parlare o meno.

Perché diavolo un ragazzo normale e semplice come lui, doveva essere così complicato quando si trattava di parlare di come si sentiva?
Cosa gli costava farle capire subito se anche per lui era significato qualcosa o no?

Non che per lei avesse significato qualcosa, comunque.

“Beh, non dobbiamo analizzarne ogni minimo dettaglio ora.” Decisamente no. Almeno non finché Clark fosse stato così restio a parlarne.

Si disse che magari gli avrebbe dovuto far capire che lei in fondo voleva parlarne, senza però fargli capire che moriva dalla voglia di sapere cosa anche lui ne pensasse.
Non aveva intenzione di esporsi in quel modo con lui, non quando era ancora ossessionato da Lana.

Ci pensò su per un secondo e dopo aver preso un respiro profondo, decise che avrebbe dato una scossa a quella situazione, senza però fargli capire niente di quello che provava in quel momento.

“Senti, stasera dopo il lavoro sarò al café qui vicino per cercare di disfarmi di questo dannato fuso orario. Se vuoi venire a prendere un caffè con me, vieni pure. Se non lo farai, diciamo che capirò al volo.”

Lois si fece i complimenti per come aveva camuffato quell’invito, facendogli capire che se lui fosse venuto o no, le cose per lei non sarebbero cambiate di molto.

Ovviamente la verità era tutt’altra. Nello stesso istante in cui lasciò che quelle parole lasciassero la sua bocca, sentì una presa allo stomaco difficile da ignorare.

Era nervosa. Clark Kent la rendeva nervosa e lo odiava per questo.

Ora era sicura che avrebbe passato l’intera giornata a chiedersi se Clark si sarebbe presentato o meno ‘a quello che non era assolutamente un appuntamento.’ Si ricordò severa, sperando che la sua mente smettesse di farle immaginare come sarebbe stato se lui si fosse presentato.

Vide una strana espressione sul volto di Clark nello stesso istante in cui sentì il suo invito e uno strano presentimento la colpì.

“Okay.” Le rispose senza nemmeno la traccia di un sorriso e Lois sentì quel presentimento farsi largo sempre più in lei.

Sentendo la sua risposta, cacciò via quel dubbio che le attanagliava la mente, lasciando spazio alla piccola fiammella di speranza che sentiva accendersi in lei.

“Okay, ci vediamo dopo allora.” Disse più felice di quanto non volesse apparire. Rendendosene conto, cambiò nuovamente il senso della frase, sperando che Clark non notasse quanto la rendesse nervosa la sua sola vicinanza e soprattutto quanto fosse nervosa alla sola idea di sedersi al suo stesso tavolino e parlare di loro due. “O no. O forse.” Stava parlando a vanvera, doveva scappare da lì. “E’ meglio che vada a lavorare ora.”

E detto questo, corse via da lui senza nemmeno lasciargli la possibilità di risponderle, finendo la rampa di scale in pochi secondi ed entrando nei piani bassi del Planet che le erano mancati così tanto.

Salutò distrattamente tutti i colleghi che la accoglievano nuovamente tra loro e si precipitò alla sua scrivania, trovando una pila di articoli che chiedevano solo di essere studiati, scritti e pubblicati.

‘Caro, vecchio lavoro.’ Pensò, accarezzando la sua scrivania, prima di sedersi sulla sua sedia scricchiolante che le era mancata tanto.

Prese in mano una delle cartelle che aspettavano di essere lette e poggiando la schiena sulla sua sedia, sentì quell’irritante rumore familiare che la fece sentire a casa.

Senza rendersene conto, lanciò un’occhiata alla sedia vuota di fronte a lei e nuovamente si ritrovò a pensare a Clark.

Osservò nuovamente l’enorme pila di lavoro che l’aspettava e ringraziò chiunque avesse deciso di assegnare a lei quell’infinità di articoli.
 
Ci sarebbe voluta tutta la giornata di lavoro per studiare la metà di tutti quei casi e Lois era più che felice che quel compito toccasse a lei.

Si alzò per riempirsi una tazza di caffè, prima di mettersi a lavoro.

Era certa che sarebbe stata una giornata parecchio lunga.





A/N: Sapevate vero, che il bacio non ci sarebbe stato nuovamente, no? :(
E Cosmo, spero che Clark ti sia sembrato abbastanza timido e tormentato! XD

Bene, il 25 si avvicina sempre di  più e così anche la fine della ff :(

Ora, la cosa vi sembrerà strana... ma il capitolo 19 sarà in onda sui vostri teleschermi già domani! XD

Sorprese? Eh............. *fa la misteriosa* XD XD

A domani allora!! :)

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Capitolo 19
*** Chloe ***


A/N: Ciao a tutti e benvenuti al capitolo 19! :)

@ Cosmo: Prima di tutto, hurrà per essere tornata ad essere la più veloce a commentare! XD Sapevo che avresti ripreso il tuo scettro XD o se preferisci la tiara, tiara sia! XD
E sono dalla tua parte quando dici che non ti va giù l'idea che Lois non ricordi nulla di quei giorni e ho pensato anche di farle avere qualche flashback apparentemente senza senso, ma poi ho pensato che sarebbe stato troppo forzato e quindi ho lasciato perdere. :P

@ cordina87: eheheh, sperare per un nuovo bacio Clois non ha mai ucciso nessuno. :P
Vedremo se ce ne sarà un altro in questa storia. :P
 
@ Leti: eheheh Leti, ho le labbra sigillate... :P Non so se succederà qualcosa di fantastico o no, ma ti posso dire che prima o poi qualcosa potrebbe o non potrebbe succedere... Sono stata abbastanza vaga? XD

@ Cris: ahahah, chiederò alla CW se hanno bisogno di nuovi sceneggiatori e visto che siete tutte così fedeli a questa storia, potrei farvi avere un aiutino per essere scritturate XD Alzi la mano chi vuole avere una parte in Smallville! XD XD

@ Enya: Povera, immagino quanto male tu stia per colpa del dentista :( Dai, tirati su che devi essere in forma per il ritorno di Smallville! ;)

Oooooook, ed ora, il capitolo 19 :)

Come sempre grazie per i commenti!! :) Buona lettura!





Dopo averle mandato un veloce messaggio per darle appuntamento di fronte al chioschetto dove si ritrovavano sempre per parlare e stare un po’ soli, Clark si precipitò lì ad aspettarla, ripensando agli ultimi minuti passati con Lois.

Rivederla era stato davvero strano. Avrebbe voluto correrle incontro e stringerla sé, ma era consapevole che probabilmente lei si sarebbe allontanata da lui, quasi spaventata dal suo improvviso cambiamento.
Era consapevole che d’ora in poi avrebbe dovuto controllarsi più del normale quando le stava intorno e la cosa non gli piaceva affatto.

Aveva passato gli ultimi anni a rimuginare su lui e Lana e ora che finalmente aveva aperto gli occhi e aveva visto chi si trovava di fronte, doveva continuare a mentire a tutti e tenere nascosti i suoi sentimenti, tutto per colpa del suo segreto.

Alzò lo sguardo al cielo e notò che la pioggia aveva finalmente smesso di cadere e proprio in quel momento, la macchina gialla dell’amica si fermò a qualche metro da lui. La vide scendere dalla macchina, sorridente come sempre anche se il marito era appena stato ricoverato al Met-Gen.

Gli venne incontro e non appena se la ritrovò vicino, non poté evitare di stringerla a sé, quasi volesse ringraziarla di essergli stato accanto mentre tutto il mondo lo voleva morto.

“Wow Clark, ti son mancata così tanto nelle ultime 24 ore?”

Si ricordò che ovviamente lei non aveva idea del perché lui si stesse comportando in quel modo e pensò che in fondo non sarebbe successo nulla di grave se lei avesse saputo.

Dopotutto era Chloe, la stessa Chloe che era stata al suo fianco nel bene e nel male, che aveva vissuto con lui la maggior parte delle sue avventure.
E per quanto lo facesse sentire un verme buttarle addosso l’ennesimo peso, l’ennesimo segreto della sua vita, aveva un disperato bisogno di parlarne con qualcuno e lei era l’unica persona a cui riusciva a pensare.

“Non ne hai idea, Chloe.” Disse sincero, sorridendole e allontanandosi leggermente da lei, rilasciando l’abbraccio dell’orso in cui l’aveva rinchiusa poco prima.

“Ok, Clark, ora mi spaventi.” Disse seriamente preoccupata. “E’ successo qualcosa di cui non so nulla?” Continuò, corrugando la fronte e sperando in cuor suo che Clark volesse solo prenderla in giro.

“Non ne hai idea.” Ripeté senza nemmeno rendersene conto e vide Chloe preoccuparsi sempre di più. “Cosa penseresti se ti dicessi che ho già vissuto le ultime 72 ore?” Iniziò a sentirsi più leggero nel momento stesso in cui quelle parole lasciarono le sue labbra, quel segreto che si teneva dentro, iniziava a non essere più tanto segreto.

Chloe spalancò gli occhi sorpresa, prima di sorridere leggermente e scuotere la testa. “Ti direi che ci siamo già passati in passato.” Scrollò le spalle poi sorrise. “Scusa il gioco di parole.”

Clark sorrise a sua volta, contento che la sua migliore amica stesse rendendo il tutto un po’ più piacevole. Decise che le avrebbe raccontato tutto per filo e per segno e lo avrebbe fatto subito.

“Quindi sai cosa sto per dire?” Chiese con un sorriso serrato sulle labbra, pur sapendo che le cose non funzionavano così. Ma aveva intuito che ci fosse qualcosa in Clark che lo rendeva un po’ più triste e malinconico del solito e avrebbe cercato un modo per tirarlo su.

“Che vuoi che ti racconti tutto dal primo all’ultimo secondo?” Chiese retorico, mettendo le mani in tasca e dandole un leggero colpetto sulla spalla col suo gomito destro.

Chloe si fermò all’improvviso, incrociando le braccia al petto e fissandolo curiosa.

Per un momento Clark si paralizzò, pensando che le avesse fatto del male con quel suo gesto innocuo, ma poi la vide sorridere e strizzare gli occhi in quel modo così simile a Lois. “Però… allora hai veramente riavvolto il tempo.” Gli rispose, facendogli capire che quello era esattamente la stessa cosa che gli stava per chiedere.

Le sorrise, per poi indicare una panchina al coperto in cui si sarebbero potuti sedere e avrebbero potuto parlare. La città in quell’ora del mattino era abbastanza calma e deserta, in più la pioggia torrenziale che aveva appena smesso di cadere non aveva convinto i cittadini di Metropolis a mettere il muso fuori di casa.

“Linda Lake era tornata in città.” Iniziò, non appena Chloe gli si sedette a fianco.

Chloe spalancò nuovamente gli occhi come qualche secondo prima e aprì la bocca senza che nessun suono ne uscisse. Clark sorrise nel notare come l’amica avesse reagito esattamente come qualche giorno prima, quando prima di riavvolgere il tempo, le aveva dato la notizia del ritorno di Linda.

“Linda Lake, Linda Lake??” Chiese ancora in stato di shock. Clark annuì a labbra serrate e Chloe lo prese come un invito a continuare a parlare. “Era in prigione.” Si ricordò che dopo l’ultimo attacco che avevano subito, Linda era finita in prigione e non riusciva a credere che l’avessero rilasciata. “A Black Creek.” Continuò, facendo sapere per la prima volta a Clark – o così lei pensava – che lei e Linda si erano intraviste quando lei era prigioniera. “Nella mia stessa ala.” Aggiunse, guardando quasi con sguardo colpevole l’amico.

“Lo so, Chloe.” Le sorrise, quasi capendo che stava per chiedergli scusa per non avergli detto quella notizia. In fondo come poteva biasimarla? Chi avrebbe mai pensato che Linda si sarebbe fatta nuovamente viva?

“Lo sai?” Chiese confusa, ripensando al momento esatto in cui si era lasciata scappare quella notizia con Clark. Ovviamente non ricordava.

“Me l’hai detto quando stavamo cercando un modo per neutralizzarla.” Le sorrise e un leggero senso di colpa iniziò a farsi spazio in lui. Gli dispiaceva che Chloe non ricordasse nulla di quello di cui stavano parlando e avrebbe tanto voluto che almeno lei ricordasse parte di quello che era successo.

Per un secondo immaginò di avere una chiacchierata simile con Lois e sorrise nel pensare che probabilmente non avrebbe esitato a colpirlo più e più volte per aver permesso che la sua memoria venisse cancellata.

“Ci siamo riusciti?” Gli chiese col cuore in gola, sperando che quella biscia non fosse più un problema. Vedendo che Clark non aveva capito di che parlava, precisò. “Abbiamo neutralizzato Linda?”

“Oh.” Annuì e si sarebbe voluto scusare per non aver sentito le sue ultime parole. Scosse la testa e si concentrò nuovamente sul presente, lasciando perdere quello che era successo in quello strano mondo parallelo che avrebbe voluto ignorare per qualche secondo. “E’ quello il motivo che mi ha spinto a riavvolgere il tempo, Chloe.” Deglutì prima di proseguire. “Beh, non solo quello.” Abbassò lo sguardo, quasi sentendosi colpevole.

“Non solo quello? Che intendi, Clark?” Ovviamente Chloe ora era entrata in modalità giornalista. Per quanto ormai quella non fosse più una parte della sua vita attuale, Clark riusciva sempre a notare come quel gene della curiosità che lei e la cugina condividevano, aveva sempre la meglio e le spingeva a chiedere sempre di più, per ottenere sempre più risposte.

Sorrise nel pensare come sarebbe stato se lui, Lois, Chloe e Jimmy lavorassero tutti insieme al Planet.

‘Un sogno.’ Pensò.

“Clark?” Lo riportò alla realtà schioccando le dita di fronte ai suoi occhi che sembravano persi a fissare il vuoto. Non lo aveva mai visto conciato in quel modo e si chiese cosa di tanto strano fosse successo in quei giorni che aveva dimenticato.

“Scusa.” Disse con quel suo sorriso sincero che Chloe ormai conosceva a memoria, prima di continuare a raccontarle la verità. “Linda era tornata in città per ricattarmi.” Vide Chloe buttare gli occhi al cielo e continuò il suo racconto prima che lo potesse interrompere. “Voleva l’esclusiva su ogni mio salvataggio o avrebbe pubblicato un articolo in cui svelava la vera identità della Macchia Rossa e Blu.”

“Sempre la solita serpe.” Disse a denti stretti, ma limitando i commenti perché curiosa di sapere come la storia si sarebbe conclusa. “Non avrai accettato, vero?” Chiese improvvisamente, rimangiandosi la sua promessa di non interrompere il suo racconto.

Clark sorrise nuovamente a labbra serrate. “Ovviamente no, Chloe.” Vide l’amica tirare un respiro di sollievo e ebbe quasi paura di continuare. “Ma sono uscito comunque allo scoperto.”

Chloe strabuzzò nuovamente gli occhi, incredula di quello che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Clark Kent. “Uhm, wow!” Si limitò a dire, incapace di associare una qualsiasi altra parola a quella notizia.

“Sì, è pressappoco la stessa cosa che mi avevi detto quando ti avevo fatto sapere che avrei fatto scrivere l’articolo a Lois.” Clark scrollò le spalle, lanciandole l’ennesima bomba di quella giornata.

Si chiese se avrebbe reagito allo stesso modo, nel sapere che anche sua cugina era venuta a sapere del suo segreto e aspettò una sua qualsiasi reazione.

“Lois?” Gli chiese con uno strano sorriso sulle labbra, che Clark non seppe decifrare.

Si limitò ad annuire, non capendo esattamente dove volesse arrivare.

“Quindi avevi finalmente trovato il coraggio di far sapere a Lois la verità su di te?” Chiese sempre più curiosa e lasciando che quell’accenno di sorriso che le aveva visto poco prima in viso si espandesse un po’ di più sulle sue labbra.

“Beh, come avrebbe fatto a scrivere l’articolo senza sapere la verità su di me?” Disse, fingendo che quello fosse l’unico motivo che l’avesse spinto a dirle tutto.

Chloe incrociò le braccia al petto – un gesto che gli ricordò ancora una volta Lois – e si limitò a fissarlo in silenzio e sorridere. “Certo.” Annuì. “Ovviamente gliel’hai detto solo per quel motivo, Clark.” Disse alzandosi improvvisamente, dirigendosi verso il chiosco da cui proveniva il forte odore di caffè che la stuzzicava ormai da qualche minuto.

Clark si alzò a sua volta, decidendo che avrebbe portato nuovamente il discorso su quello che era realmente successo in quei giorni. “All’inizio era tutto perfetto, sai?” Le disse, mettendo nuovamente le mani in tasca e camminandole di fianco. “La gente mi adorava, una ragazzina si è perfino buttata da una scala antincendio perché io la prendessi al volo.” Chloe si girò per un istante a guardarlo, sorridendo per il modo in cui era arrossito quando le aveva raccontato di quella ragazzina. “Ero l’eroe che Metropolis adorava e niente sembrava poter andare male.”

Per un secondo ricordò tutta quella gente che in questa stessa strada lo aveva fermato per qualche autografo e per fare qualche foto con lui. Se si concentrava, riusciva a sentire nuovamente tutte quelle grida di acclamazione nei suoi confronti e gli applausi che ogni singola persona gli aveva dedicato.

Perché tutto quello era dovuto finire? Perché la gente non poteva semplicemente sapere il suo segreto e tornare alle loro vite di sempre, consapevoli che lui era sempre lì a proteggerli.

Non aveva bisogno della fama, né della gente che impazziva per lui.
Tutto quello che voleva era una vita normale, pur seguendo il suo destino.
La gente avrebbe potuto sapere di lui e lasciare semplicemente che lui facesse quello per cui era stato mandato sulla Terra: aiutarli.

Non desiderava ragazzine che si gettavano tra le sue braccia, né favori speciali solo perché era la Macchia Rossa e Blu.

No. Tutto quello che lui voleva era passare le giornate al Planet con Lois come Clark Kent e combattere il crimine come Macchia Rossa e Blu.

Era davvero così tanto da chiedere?

“Ma?” Sentì la voce incuriosita di Chloe riportarlo alla realtà, pregandolo di andare avanti e spiegarle cosa era andato storto.

Deglutì, costringendosi a pensare a come Linda Lake avesse rovinato quel suo sogno.

“Ma Linda ovviamente non aveva intenzione di dimenticare che io avevo preferito fare a modo mio e ha deciso di mettermi il mondo contro.” Deglutì nuovamente, ripensando a quel momento in cui lui e Chloe avevano seguito l’intervista di Linda alla televisione. Il ricordare quelle parole gli fece male e decise di continuare il racconto, di modo che avrebbe smesso presto di ricordare. O così sperava.

“E’ apparsa in tv e ha detto che sono stato io ad uccidere Lex.”

Chloe sorpresa per l’ennesima volta in quella giornata, decise di non commentare e lasciò che l’amico continuasse il suo racconto.

“Ha detto che ero qui per fare del male e non del bene. Mi ha reso un nemico pubblico, Chloe.” Serrò i pugni sentendo la rabbia ribollirgli nuovamente nelle vene e cercò di calmarsi ricordandosi che ormai Linda era innocua.

Chloe scuoteva la testa incredula. “Ma la gente non può averci creduto.” Disse quasi copiando la rabbia dell’amico.

Clark si limitò ad annuire e continuare il suo racconto. “E’ in quel momento che mi hai detto che Linda era stata a Black Creek e di come la sua cella fosse rinforzata dalla corrente.”

“Quindi sei corso a darle la scossa?” Chiese subito, sperando che l’amico le rispondesse di sì.

“No, Chloe. Prima dovevo mettere te e Lois in salvo.” Sorrise, vedendo che l’amica sorrideva a sua volta, per niente sorpresa del fatto che Clark avesse pensato prima a loro due che a Linda. “Ed è grazie a te che mi son ricordato dell’anello della Legione.” Disse, sapendo che l’amica sarebbe stata orgogliosa di aver avuto un ruolo importante nella lotta contro Linda.

“Quindi la squadra Sullivan-Kent ha funzionato alla grande anche questa volta?” Clark era sicuro al 100% che quella fosse una domanda retorica, perché in fondo anche lei sapeva che c’era una sola risposta a quella domanda. Sì.

Ogni volta che Chloe era stata al suo fianco e lo aveva aiutato a risolvere un problema – il che ormai includeva un numero infinito di volte – le cose si erano sempre risolte per il meglio e questa volta non era stata un’eccezione.

“Come sempre.” Rispose semplicemente. “Non so davvero cosa avrei fatto senza di te, Chloe e il solo pensiero che ti avrei potuta perdere solo per aver voluto dire il mio segreto al mondo-”

Chloe lo interruppe abbracciandolo e lasciando che l’amico l’abbracciasse a sua volta.

Se voleva fargli capire che lei ci sarebbe stata sempre, allora ci era riuscita.

“Scommetto che stavo pensando di fare qualche idiozia e tu mi hai fermato in tempo.” Gli disse sorridendogli e lasciandolo andare.

“A dire il vero sei stata stranamente cooperativa.” Disse ripensandoci e stupendosi di quanto in effetti Chloe avesse accettato di lasciare Smallville come le aveva detto.

“Probabilmente io e Lois stavamo organizzando qualcosa di cui tu eri all’oscuro.” Sorrise scrollando le spalle e immaginando cosa lei e la cugina sarebbero state disposte a fare per aiutare Clark.

Stranamente Clark si ritrovò a pensare lo stesso, ricordandosi però che nessuna delle due aveva accennato ad una contromossa nei confronti di Linda.

“Quindi alla fine hai resettato il tempo perché la situazione era incontrollabile.” Chloe riprese a camminare verso il chioschetto che ormai si trovava solo a pochi passi da loro.

“Sì, con qualche difficoltà, ma son riuscito a far tornare tutto come doveva essere.”

Clark ripensò alle difficoltà che aveva incontrato in quel fienile, e per quanto sapesse che l’unico motivo che lo aveva spinto a ritardare quell’intervento disperato era stata Linda e il suo piano di metterlo KO con la Kryptonite, in cuor suo sapeva che la ‘colpevole’ era Lois e quelle parole che si erano detti.

“Che tipo di difficoltà?” Ovviamente Chloe non si fece sfuggire quel particolare e chiese subito spiegazioni all’amico.

Clark ci pensò su e non seppe se dirle la verità anche su quello.
Un conto era farle saper che Lois sapeva il suo segreto e che lo aveva accettato per quello che era, un altro era farle sapere che aveva detto un secondo segreto a Lois e che finalmente avevano dato l’inizio ad un qualcosa di speciale tra loro.

No, non era ancora pronto a condividere con qualcun altro quella piccola parte di giornata che avrebbe ricordato per sempre. Magari Chloe l’avrebbe scoperto prima o poi, ma ora era troppo presto per dirglielo.

E non era per il “te l’avevo detto!” che sapeva si sarebbe sentito usare contro. No, quello era l’ultimo dei suoi problemi.
Il vero motivo era che parlarne con qualcuno l’avrebbe reso reale, mentre ora poteva semplicemente pensarlo come un semplice sogno. ‘O un incubo.’ Pensò, consapevole che i sogni non ti facevano sentire in quel modo.

“Linda aveva messo della Kryptonite dove avevo nascosto l’anello.” Vide l’amica aprire bocca pronta a chiedergli un’altra cosa, ma prima che potesse farlo, Clark aggiunse quello che sapeva Chloe stava per chiedergli e a cui lui stesso aveva pensato. “Non ho idea di come sapesse dell’anello, né tantomeno del posto in cui l’avevo nascosto.” Scrollò le spalle, continuando a non trovare una spiegazione a quel dilemma.

“E come ti sei salvato questa volta?” Corrugò la fronte in attesa che Clark le rispondesse.

“Tanta fortuna?” Disse semplicemente, sorridendo nuovamente a labbra serrate e scrollando le spalle, sperando che l’amica lasciasse cadere la questione, anche se sapeva che la giornalista che era in lei aveva fiutato la bugia che le aveva detto.

Chloe si limitò semplicemente a sorridere ed annuire, fermandosi di fronte al chioschetto e ordinando due caffè che furono pronti velocemente.

Clark fu ovviamente più veloce di lei, pagò i due caffè e poi prese le due tazze, porgendone una a Chloe che si limitò a sorridergli, ogni volta presa alla sprovvista da quella gentilezza che ormai aveva imparato a conoscere molto bene.

Ripresero a camminare senza una direzione, sorseggiando i loro caffè. “Devo ammettere che mi sarebbe piaciuto vedere Clark Kent come una celebrità internazionale.” Disse più elettrizzata di quanto Clark l’avesse mai sentita. Iniziò a chiedersi se ci fosse qualcosa di strano nel caffè che la mandava su di giri dopo appena qualche sorso.

“Credimi, non è stata una bella cosa.” Le rispose serio, ripensando alle parti negative dell’essere una celebrità.

Chloe continuò a sorridere genuinamente. “Beh sì, ma far parte della tua squadra avrà avuto i suoi vantaggi, giusto?”

Clark ripensò a quando Jimmy non fu accettato al Met-Gen solo perché Chloe era la sua migliore amica e si chiese come avrebbe reagito l’amica ad una notizia del genere.
Non gli ci volle molto per ricordare la sua voce distrutta quando lo aveva chiamato per dargli la notizia e il modo in cui sentì inutile quando capì che non c’era nulla che avrebbe potuto fare per aiutare lei o Jimmy.

Decise che quel particolare sarebbe rimasto un segreto che Chloe non aveva alcun bisogno di sapere.

“Se chiami vantaggio il fatto di non avere più privacy…” Disse semplicemente, rimanendo ancora una volta sul vago e ricordando tutta quella gente appostata nel giardino di casa sua.

“Anche se, c’è stato un momento, subito dopo che ho detto a Lois il mio segreto, in cui ho pensato che tutto sarebbe andato per il verso giusto.” E in fondo il merito di quella sensazione era più che altro di Lois.

Dopotutto, quando quelle persone si erano comportate da fanatici, lui era corso da Lois e tutto era magicamente tornato alla normalità.
E quando le aveva detto il suo segreto, lei non si era comportata come tutta quella gente, ma semplicemente si era sorpresa perché non era riuscita a cogliere in lui niente che facesse capire che non era umano.

Qualunque cosa Lois dicesse o facesse, gli faceva sembrare che tutto sarebbe andato per il verso giusto.

“Pensavo che avrei potuto avere tutto, ma mi sbagliavo.” Disse infine malinconico, risvegliandosi da quei ricordi e tornando alla realtà.

Chloe ci pensò su per qualche secondo e poi decise di condividere con lui l’idea che le ronzava da un po’ nella mente. “Sai Clark, magari puoi avere il tuo mantello e indossarlo.” Disse casualmente, scrollando le spalle e cercando di cogliere qualche reazione dell’amico che le camminava di fianco. Tutto quello che ricevette, fu uno sguardo confuso che la costrinse a finire il suo discorso. “Immagina che Clark Kent, giornalista che evita i riflettori e indossa sempre la sua giacca e cravatta, si trasformi in un eroe che-”

“Spunta dalle ombre indossando il suo costume rosso e blu, creando due personalità completamente diverse?” Finì la frase dell’amica, rendendosi conto di quanto stupido tutto questo suonasse. Per quanto gli sarebbe piaciuto, ovviamente non avrebbe mai funzionato.

“Esatto.” Disse, sicura che la sua idea non fosse così malvagia come Clark la faceva suonare. Gli camminò di fronte, costringendolo a fermarsi di fronte a lei, prima di continuare il suo discorso, pur sapendo che probabilmente l’amico l’avrebbe odiata per essere tornata su quell’argomento. “In più, hai la possibilità di far sapere a Lois la verità su di te e sapere in anticipo come reagirà.”

Clark vide nuovamente quello strano sorriso sulle labbra dell’amica e anche questa volta, quello stesso sorriso era spuntato non appena avevano affrontato l’argomento Lois.
Sapeva dove Chloe volesse arrivare, ma come poteva non capire che il suo segreto doveva rimanere tale con Lois, se voleva che la cugina rimanesse al sicuro?

Dopotutto lei si metteva abbastanza spesso nei guai di per sé, dirle il suo segreto avrebbe solo moltiplicato le possibilità di vederla senza sensi in un vicolo buio di Metropolis, prigioniera di qualche suo nemico in qualche magazzino sperduto o peggio ancora.

Sapeva che riavvolgendo il tempo si negava per sempre la possibilità di dire a Lois il suo segreto, ma sapeva anche che lo faceva per un buon motivo. Per questo non avrebbe mai cambiato idea.

“Tutta questa avventura ha reso molto chiaro un concetto, Chloe… Lois non verrà mai a sapere chi sono veramente.” Disse sicuro di quelle parole, anche se tradendo un minimo di emozione nella voce.

Chloe annuì per qualche istante, senza mai smettere di sorridere. “Clark, non è che per caso c’è un altro motivo per custodire il tuo segreto in questo modo e questo motivo include il non rimanere ferito un’altra volta?” Chiese con tenerezza, senza voler forzare l’amico a parlargliene, ma capendo che in fondo qualcosa era successa tra lui e Lois visto che non voleva ripeterle il suo segreto.

Clark ci pensò su e ancora una volta si rese conto di quanto la biondina di fronte a lui lo conoscesse spaventosamente bene.

Certo che quello era uno dei motivi che lo spingeva a non dire nulla a Lois, di nuovo.
Tutto sembrava così perfetto quando lei sapeva tutto su di lui, ma chi gli garantiva che sarebbe durata? Quanto ci avrebbe messo uno dei suoi nemici prima di mettere a repentaglio la vita di Lois, solo per arrivare a lui?

E soprattutto, quanto ci avrebbe messo Lois prima di capire che non ne valeva la pena di stare con uno come lui, rischiare la vita ogni giorno solo perché pensava di aver perso la testa per un… alieno?

No, si sarebbe risparmiato quella sofferenza e soprattutto avrebbe evitato a Lois di caricarsi sulle spalle il peso del suo segreto.
Come le aveva detto nel fienile prima di riavvolgere il tempo, aveva già rovinato abbastanza la vita di Chloe, non avrebbe fatto lo stesso anche con lei.

In più il modo in cui riusciva a farlo sentire lo spaventava.
Non aveva provato mai nulla di simile per nessuno, e se mai l’avesse persa, come avrebbe potuto vivere senza più provare quel vortice di emozioni?

Fortunatamente non avrebbe mai dovuto scoprirlo, perché anche se non avesse mai potuto averla nel modo in cui desiderava, poteva sempre stare al suo fianco come partner di lavoro, come amico e lasciarsi contagiare da quel misto di emozioni che solo Lois Lane era riuscito a fargli sentire.

“Ho distrutto l’anello della Legione.” Disse improvvisamente, evitando la domanda di Chloe. Non era il caso di farle sapere quello che pensava veramente su lui e Lois e sull’ipotesi di dirle o no il suo segreto.

Sapeva che se lo avesse fatto, l’amica avrebbe trovato troppe motivazioni che alla fine avrebbero potuto spingerlo a cambiare idea. Non poteva permetterselo, non ora che non aveva più alcun modo per tornare indietro nel tempo e cancellare ogni ricordo di quello che sarebbe successo.

Negli ultimi giorni si era concesso il lusso di sperare che anche per lui ci fosse qualcosa di buono a questo mondo, un modo per essere felice. Beh, aveva scoperto che si sbagliava e non avrebbe commesso lo stesso errore due volte.

La speranza era per gli umani e lui non lo era.

Chloe capì che quel cambio di argomento significava che Clark non era pronto a parlarne. Aprì bocca per rassicurarlo sul fatto che con Lois le cose si sarebbero risolte, ma ci pensò su e scosse la testa, decidendo di lasciare spazio a Clark e far cadere l’argomento. In fondo cosa c’era da risolvere tra loro due, dal momento che Lois non ricordava nulla? Si concentrò nuovamente sull’argomento Legione. “Già, a proposito…” Disse quasi curiosa di sapere cosa questa Legione fosse e cosa era in grado di fare, ma Clark la interruppe subito.

“Controllare il tempo… è molto pericoloso, Chloe. Tutto ha un prezzo.” E nessuno meglio di lui aveva imparato quella lezione.

La seconda volta che aveva controllato il tempo era stata dolorosa quasi quanto la prima.
Anni fa perse il padre per aver voluto riavvolgere il tempo.
Questa volta aveva buttato all’aria ogni progresso fatto con Lois.

“Credimi, sono contenta che tu abbia avuto l’opportunità di riscrivere gli ultimi due giorni.” Disse sincera, avendo capito dal discorso dell’amico quanto quegli ultimi giorni fossero stati un inferno per lui. “Solo mi chiedo… cosa sarà cambiato questa volta?”

Clark si chiedeva la stessa cosa e aveva paura di trovare una risposta.

Per quanto si ripeteva che l’unica cosa negativa che aveva ottenuto da quel riavvolgimento, fosse stata che lui e Lois erano tornati ad essere semplicemente degli amici, sapeva che c’era qualche altra minaccia che aspettava solo di uscire allo scoperto.

“Ci penseremo quando si presenterà il problema, Chloe.” Disse rassicurandola. “La cosa importante è che Linda ora non sia più una minaccia e-” si interruppe, sentendo una richiesta d’aiuto a qualche chilometro di distanza da dove stavano lui e Chloe.

Chloe sorrise. “Vai.” Gli disse semplicemente, capendo cosa stava succedendo.

Le sorrise nuovamente a labbra serrate e non con quel suo tipico sorriso che avrebbe potuto illuminare una stanza buia, allontanandosi velocemente da lei, sperando di non dare nell’occhio, viste le persone che avevano cominciato ad animare le strade della città, incoraggiati dal fatto che la pioggia avesse smesso di cadere.

Chloe lo seguì con lo sguardo, notando la figura slanciata dell’amico correre normalmente e allontanarsi da lei, finché quella figura non si trasformo rapidamente in una macchia rossa e blu, non appena girò l’angolo.

Chloe sorrise. Per quanto fosse abituata a vederglielo fare, ogni volta la lasciava a bocca aperta.


***


Sedendosi finalmente alla sua scrivania, Lois accese il suo computer che le era mancato così tanto in quelle settimane e si prese qualche secondo per osservare quello che la circondava.

I colleghi che lavoravano frenetici a chissà quale articolo; l’odore del caffè del Daily, che non era buonissimo, ma era decisamente a cinque stelle rispetto a quello degli ospedali; l’ascensore che portava ai piani alti e che faceva quel rumore odioso ogni volta che raggiungeva un piano, e che non avrebbe mai pensato le sarebbe mancato.

‘Finalmente a casa.’ Pensò tra sé, sorridendo senza nemmeno rendersene conto.

Ma per quanto avrebbe voluto subito mettersi a lavoro, la mattinata non era iniziata nel migliore dei modi.

Il viaggio in aereo, l’arrivo all’aeroporto, Clark… tutto quello che era successo in quelle poche ore non le permetteva di concentrarsi come avrebbe voluto, per cui decise di prendersi ancora qualche minuto per sé, prima di dedicarsi anima e corpo a quel lavoro che le era mancato da morire.

Doveva parlare assolutamente con qualcuno di quello che era successo e l’unica persona che le venne in mente, fu la sua adorata cuginetta che tanto le era mancata.

Prese il suo cellulare dalla borsa e digitò velocemente il suo numero, che ormai conosceva a memoria.

“Lois!” Esclamò Chloe non appena rispose alla chiamata, felice di poter sentire la voce della cugina. “Nemmeno tornata a lavoro che sei già in pausa caffè?” Aggiunse ironica, facendo sorridere Lois.

“E’ così che mi dai il bentornato, cuginetta?” Sì, era davvero tornata a casa e questa sensazione non poteva essere più bella. O forse sì, se Clark non fosse stato così distante nei suoi confronti.

“Certo che no, Lois.” Chloe sorrise, notando come la cugina non fosse cambiata di una virgola, nonostante il periodo passato a Star City. “Allora, com’è andato il viaggio?” Chiese curiosa.

“Alla grande!” Rispose la mora reporter, sprizzando ironia da ogni poro.

Ripensando a quella giornata, Lois non riusciva davvero a trovare un aggettivo adatto.

Disastrosa? Negativa? Tragica? Sfortunatamente indimenticabile?

Sarebbe potuta andare avanti per ore a pensarci su, ma era sicura che non esisteva ancora una parola che potesse esprimere al meglio tutto quello successo durante quella giornata.

“Mhm, così male?” Chloe ovviamente aveva capito che c’era qualcosa che non andava.

Lois respirò a fondo, ripensando ancora una volta a quella mattinata. “Dipende da cosa intendiamo per male.” Disse seria. “Se intendi un viaggio in aereo che preferirei dimenticare e uno altrettanto terribile in macchina con un certo contadino che si ostinava a stare in silenzio, allora sì, è stato veramente tremendo.” Parlò velocemente, quasi senza prendere fiato e sperò che la cugina fosse riuscita a capire ogni singola parola che aveva appena detto.

Nel sentirle nominare il viaggio in macchina disastroso, Chloe si sentì quasi in colpa per aver convinto Clark a sostituirla come autista di Lois.

Gli aveva chiesto il piccolo favore di recuperare Lois all’aeroporto poiché lei avrebbe passato tutta la mattinata al Met-Gen, euforica di poter finalmente rivedere suo marito. Clark ovviamente non aveva nemmeno pensato all’idea di dirle no e Chloe lo prese come molto più di un semplice favore che voleva fare sia a lei che a Lois. “Se mi prendessi la colpa per aver delegato a Clark il compito di andare a prenderti all’aeroporto, saresti un po’ meno arrabbiata?” Sperò che il tono pentito che era riuscita ad usare, mascherasse quanto in realtà non fosse poi così tanto pentita.

Aveva notato che tra Lois e Clark le cose avevano preso una strana piega e sperava che quel viaggio in macchina in cui ci sarebbero stati solo loro due, li avrebbe aiutati a sciogliersi un po’ e magari discuterne. Ovviamente il suo piano aveva miseramente fallito.

Lois scosse la testa, come se la cugina potesse vederla in quel momento e al solo pensare che lei si volesse prendere la colpa al posto di Clark, la irritò un po’. “Per favore, prenderti le sue colpe è una delle ultime cose che voglio, Chloe. E’ ora che Clark si assuma un po’ di responsabilità.” Dopotutto era abbastanza cresciuto per farlo e lei non avrebbe permesso che la cugina lo difendesse in quel modo.

Non sopportava che fosse così “coraggioso” da abbandonarla in una pista da ballo solo perché la sua vecchia fiamma si era fatta viva, ma così codardo da non voler parlare di quello che era successo tra loro.

Aveva decisamente bisogno di qualcuno che lo spronasse a tirare fuori quel coraggio che solo in poche occasioni gli aveva visto mostrare – una di queste era stata quando entrambi si erano ritrovati a Black Creek, entrambi lì per salvare Chloe.

Chloe ci pensò e si chiese il perché di quell’approccio così deciso di Lois nei confronti di Clark. “Uhm, ok… stiamo ancora parlando di Clark e silenzi imbarazzanti o c’è dell’altro?”

Lois si prese qualche secondo prima di rispondere, indecisa o meno se parlare o no di quel piccolo particolare che in fondo l’aveva spinta a chiamarla.

In fondo, c’era un passato importante tra Chloe e Clark e anche se era riuscita ad andare avanti con Jimmy, Lois non era tanto sicura che Chloe avrebbe gradito sapere che sua cugina aveva praticamente chiesto al ragazzo di cui era stata innamorata per anni, di prendere un caffè insieme.

Ma dopotutto, erano passati anni da quando Chloe aveva capito che tra lei e Clark ci sarebbe potuta essere solo una bella e profonda amicizia e questo diede la forza necessaria a Lois per rispondere finalmente alla domanda della cugina.

Ovviamente prese il discorso alla lontana. “Potrei avergli accennato che dovevamo parlare.”

“A proposito di?” Le chiese confusa.

“Lo sai benissimo.“ Lois buttò gli occhi al cielo e sbuffò talmente piano che fu certa che la cugina non lo sentì. Odiava quando la gente non coglieva le cose al volo e la costringeva a spiegare ogni singola cosa. Parlarne a voce alta lo rendeva reale e lei non aveva idea se quello fosse un bene o un male, per lo meno non quando Clark era coinvolto. “Ma se proprio vuoi sentirmelo dire…”

“A dire il vero sì.” Sentì la cugina ridere e Lois capì quanto la biondina dall’altro capo del telefono trovasse quella situazione esilarante.

“Ovviamente.” Disse buttando nuovamente gli occhi al cielo, quasi esasperata da quella situazione.

Si guardò intorno per un secondo, lanciando uno sguardo casuale ai colleghi che le stavano intorno. Notando che nessuno di loro sembrava interessato in quello di cui lei e la cugina stavano parlando, si lasciò andare e spiegò come stavano le cose. “Gli ho detto che dovevamo parlare di quello che c’è o non c’è quasi stato al vostro matrimonio e che prendere un caffè insieme non sarebbe stata una brutta idea.” Spiegò con nonchalance, sperando che la cugina non notasse quando in realtà tutto quello la rendesse nervosa.

Chloe si prese qualche secondo prima di rispondere, sorpresa che uno di loro due avesse avuto finalmente il coraggio di fare la prima mossa. Conoscendo entrambi, aveva paura che quel momento non sarebbe mai arrivato. “Wow, sembra che qualcuno abbia avuto delle dosi di coraggio lì a Star City.” Disse ironica, sempre più sorpresa che la cugina avesse anche solo potuto pensare a chiarire le cose tra lei e Clark. Forse finalmente quei due avevano deciso di smettere di ignorare quello che provavano l’uno per l’altra.

Ma sapeva anche che Clark era ancora troppo coinvolto con Lana e pensò fosse il caso di mettere in guardia la cugina. “Non che non mi faccia piacere sapere che finalmente abbiate deciso di togliervi le bende dagli occhi, ma… vacci coi piedi di piombo, Lois.” Disse più dolce e premurosa che poteva.

Lois sorrise nel notare quanto la cugina ci tenesse a metterla in guardia da un ragazzo che apparentemente sembrava così innocuo.
Dopotutto, chi avrebbe mai pensato a Clark Kent come ad un ragazzo che faceva soffrire le ragazze?

Nessuno.

“Oh credimi, Chloe, quella è al top della lista delle mie priorità in questo momento.”

Chloe si ritrovò ad annuire, contenta che la cugina la pensasse allo stesso modo. “Bene. Perché per quanto io adori Clark, sappiamo entrambe che al momento non pensa proprio chiaramente.”

Lois sbuffò, capendo chiaramente il riferimento all’unica persona che sembrava quasi riuscire veramente a possedere ogni singola cellula di Clark. “Lana.” Disse quasi forzatamente, sentendo una punta di gelosia che sapeva non avrebbe dovuto provare.

‘Clark è solo un amico.’ Continuava a ripetersi, sperando che quel mantra la aiutasse a convincersene.

Ma sapeva anche che tutto sarebbe rimasto indefinito finché loro due non avessero avuto quella chiacchierata di cui avevano entrambi bisogno.

“Già. Ma ora lei non c’è più e questo significa che potrebbe iniziare a guardarsi intorno.” Per quanto Chloe non volesse dare false speranze alla cugina, aveva notato uno strano cambiamento nel comportamento di Clark nei confronti di Lois. Sembrava sempre così premuroso, soprattutto quando si trattava dei ragazzi con cui decideva di uscire. Per non parlare del modo in cui aveva evitato quello stesso argomento solo qualche minuto prima. Per quanto lui si ostinasse a negare, una ragazza riesce sempre a vedere certi segnali e Chloe non faceva eccezione.

“Non lo so, Chloe.” Lois scosse la testa, insicura di quello che la cugina aveva appena detto. “La loro storia è una di quelle da ‘vissero per sempre felici e contenti’. Cosa ti fa pensare che lei non tornerà più e che lui non la riprenderà se mai lei si rifarà viva?” Sperava davvero che le potesse dare una risposta, perché lei ormai non sapeva più cosa pensare.

Sapeva che una persona normale non avrebbe mai accettato di farsi usare in quel modo da Lana, ma dopotutto, era di Clark Kent che si parlava e lui era decisamente così fuori dal normale quando si trattava di lei.

Lois non capiva davvero come una persona riuscisse a farsi sottomettere in quel modo e sperò di non arrivare mai a capirlo, perché significava che aveva perso del tutto la testa.

Dopotutto Clark aveva sempre detto che l’unico vero amore della sua vita, era stata proprio Lana, per cui di sicuro c’entrava l’amore in tutto quello.

‘Non mi ridurrei mai in quello stato nemmeno per Clark Kent!’ E nello stesso istante in cui pensò quelle parole, si sconvolse per averle anche solo pensate.

Ovviamente lei non si sarebbe ridotta in quello stato per Clark! Non ne era mica innamorata. Tra loro c’era una semplice attrazione fisica che presto sarebbe sparita e la conversazione che avrebbero avuto di lì a poco, avrebbe chiarito tutto.

“Istinto?” Rispose Chloe, riportando Lois alla realtà e impedendole fortunatamente di pensare oltre.

Nonostante non fosse convinta, rispose subito senza pensarci. “Mah, spero tu abbia ragione, Chloe.” Rendendosi ancora conto della grande idiozia che aveva detto, si corresse subito, sperando che la cugina non avesse notato nulla di strano. “E non lo dico perché Clark mi piace o qualcosa del genere, ma perché penso seriamente che abbia sofferto abbastanza per colpa sua.” Disse velocemente e prima che la cugina potesse aggiungere qualcosa, riprese a parlare in fretta. “Aveva davvero uno sguardo triste oggi e non intendo triste da ‘oh no, la gallina oggi non ha fatto nemmeno un uovo, come farò?’ ma triste da ‘potrei avere appena perso qualcuno di importante e non c’è niente che io possa fare per cambiare le cose’ e vederlo così, Chloe… non so, mi ha fatto un effetto strano.” Rallentò un po’ il ritmo della sua parlantina, riflettendo per un secondo su quello sguardo che aveva visto in Clark.

Le spezzava il cuore vederlo in quel modo e odiava il fatto che lui non si aprisse con lei e le permettesse di aiutarlo, o almeno di provarci.
In passato le aveva permesso di aiutarlo e lei era sempre riuscita a smuoverlo in qualche modo – sia con frasi serie che nemmeno lei pensava di riuscire a pensare; sia con battute che riuscivano a stemperare la situazione; o con analogie strane che nemmeno lei riusciva a spiegarsi.

In qualche modo, Clark aveva sempre abbassato di almeno qualche impercettibile centimetro le sue barriere con lei e a lei bastava, perché in fondo la faceva sentire speciale.

Ma ora, vederlo così triste e non avere idea di cosa lo abbattesse in quel modo, la faceva sentire inerme.

Sentì Chloe cercare di soffocare una risata con poco successo, prima di risponderle. “Molto generoso da parte tua, Lois, preoccuparti così tanto per Clark.”

Ovviamente a Lois non sfuggì il sarcasmo nella voce della cugina e decise di rispondere usando la stessa carta. “Giusto perché lo sappia, ignorerò il tuo commento e andrò avanti col mio discorso, facendo finta che tu mi abbia appena chiesto se ho incontrato qualcuno di carino a Star City.”

Sentì Chloe ridere nuovamente, questa volta senza nasconderlo. “D’accordo, però sappi che ero sincera. Mi riferisco a Clark che può contare su un’amica come te.” Lois annuì pur sapendo che la cugina non l’avrebbe potuta vedere e lasciò che continuasse a parlare. “Comunque, la risposta è?”

Lois scosse la testa confusa, non capendo a cosa si riferisse. Clark la stava distraendo troppo e aveva davvero bisogno di darci un taglio. “Uhm, che risposta?” Chiese confusa.

“Alla domanda che fingi che io ti abbia appena fatto.” Le spiegò lentamente Chloe, divertita dal fatto che la cugina l’avesse dimenticata.

Annuì subito ricordandosi di quale domanda stesse parlando. “Oh, quella domanda. In quel caso la risposta è no.”

“E per caso hai incontrato qualcuno di carino all’aeroporto?” Lois capì immediatamente che si era cacciata in un grosso guaio e che la cugina non gliel’avrebbe mai fatta passare liscia. “Non so, magari alto, moro, bel fisico, occhi blu come mai ne avevi visti prima e un sorriso che riesce ad essere contagioso anche quando è una di quelle giornate in cui vorresti spaccare il mondo?” Lois riusciva a sentire come la cugina in quel momento avesse un enorme sorriso che le ricopriva tutta la faccia, evidentemente incuriosita dal suo comportamento così premuroso nei confronti di Clark. Era consapevole che non ne sarebbe uscita viva se le avesse dato corda.

Ci penso su e avrebbe semplicemente voluto non rispondere alla cugina e tornare a parlare di quanto Clark le fosse sembrato strano quella mattina e di quanto avrebbe voluto sapere il perché di quel suo strano comportamento, anche se probabilmente Chloe non si sarebbe lasciata sfuggire nulla, nemmeno se avesse saputo che c’era sotto qualcosa.

Lanciò un’occhiata veloce all’orologio di fronte a lei e ringraziò di avere una scusa per finire quella conversazione che stava degenerando, per i suoi gusti. “Mai incontrato nessun ragazzo che corrisponda alla tua descrizione e prima che aggiunga qualunque altra cosa, mi dispiace dirti che ho tonnellate di lavoro da fare e ho già rimandato anche troppo. Ti voglio bene, ci vediamo più tardi, ciao.” Disse tutto d’un fiato di modo che la cugina non potesse ribattere e una volta chiusa la chiamata, rimise il suo cellulare nella sua borsa, il più lontano possibile da lei.

Sentire la voce di Chloe era stato rilassante come sperava, ma di certo non aveva aiutato a distogliere i pensieri da Clark.

Ripensò a quell’offerta che gli aveva fatto solo qualche minuto prima.

Per quanto gli avesse fatto credere che se si presentava o no al café quella sera, sarebbe stato più o meno lo stesso per lei, in cuor suo sperava tanto che Clark facesse la cosa giusta, o almeno quella lei che riteneva la cosa giusta.

Anche se non l’avrebbe mai ammesso, le si sarebbe spezzato il cuore se non si fosse presentato. E sapeva che tutto questo era sbagliato, perché in fondo tra loro non c’era nulla, ma… la sola idea di rimanere tutta la sera a quel tavolo ad aspettarlo, illudendosi che lui si sarebbe fatto vivo, l’avrebbe distrutta.

Ma dopotutto era di Clark Kent che si parlava. Lo stesso Clark Kent che per quanto silenzioso, si era comportato benissimo con lei quella mattina. Lo stesso Clark Kent che prima di deludere una persona che faceva parte della sua vita, ci pensava mille volte.

Si massaggiò gli occhi stanchi, il fuso orario cominciava a farsi sentire e avere la mente offuscata da tutti quei pensieri non faceva che peggiorare la sua situazione.

Decise che la missione del giorno sarebbe stata non pensare a Clark finché non fosse arrivato il momento di quel famigerato caffè che avrebbero – ‘o non avrebbero.’ Si corresse subito – bevuto insieme.

E si sa che quando un soldato ha una missione, non può fallire.

‘Forza Lane, hai una pila infinta di articoli che ti aspettano.’ Si disse, sedendosi composta e avvicinando leggermente la sedia alla scrivania. ‘Una tazza di caffè fumante a portata di mano.’  Lanciò un’occhiata alla tazza di caffè fumante di fianco a lei che non si era resa conto di essersi versata. ‘Il mondo del giornalismo non ha tempo da perdere con Clark Kent.’

Chiuse gli occhi immediatamente, strizzandoli più che poteva e arricciando il naso, dandosi della stupida per l’ultima cosa che le era venuta in mente.

‘Missione fallita.’





A/N: Non so a voi, ma a me convince di più la parte con Clark... non so perché, ma quella relativa a Lois non mi convince più di tanto...
Avrei voluto farla un po' più lunga, ma non volevo che Lois si sbottonasse troppo con la cugina... mah, non so! XD

Un'altra cosa... non sono molto convinta del titolo del capitolo, solo che non sono riuscita a trovarne un altro che mi piacesse... in più, visto che Chloe era un po' il perno e quasi la vera protagonista di questo capitolo, ho pensato di omaggiarla dando il suo nome al titolo del capitolo. XD

Ad ogni modo, ci si legge domani, ok? ;)

E beh, domani in teoria è l'ultimo capitolo :( E sappiamo tutti che scena sarà, no? :(

A domani! ;)

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Capitolo 20
*** Dreamer / Once you've tasted Wild Cherry is hard to go back to Sweet Vanilla ***


A/N: Oddio, non avete idea di quanto sia euforica oggi! XD Ho sognato per la seconda volta in pochi giorni, che mi vedevo la premiere di Smallville! XD XD
Fighissima *.* XD Ovviamente, Clark e Lois si baciavano senza nessun motivo apparente XD c'era qualche riferimento alla S9, ma visto che non so chi di voi è spoilerato e chi la seguirà in lingua originale, non dico niente XD Vi dico solo che alle 6 mi son svegliata e non son riuscita più a prendere sonno! XD Troppo euforica per la mia personale S9 premiere! XD XD

Uhm, spero mi scuserete, ma oggi non penso che risponderò individualmente alle vostre rencesioni, per un motivo semplicissimo. Se rispondessi rischierei di far capire una cosa che succede o non succede nel capitolo XD

Spero non causi uno sciopero di recensioni come avete minacciato di fare! XD

Buona lettura! :)





Lois arrivò un po’ prima del previsto al café e dopo aver ordinato il solito, prese posto in uno dei tavolini che stavano all’aperto e iniziò a sorseggiare quel caffè, guardandosi intorno con circospezione, sperando di non sembrare una di quelle ragazze che aspettavano con ansia che il proprio fidanzato si facesse vivo.

Il che praticamente era quello che stava facendo, eccezion fatta per il fatto del fidanzato. Lei non aspettava un fidanzato, ma il suo collega/migliore amico a cui aveva dato appuntamento al café.

Eccetto che non era un vero appuntamento, visto che tra loro due non c’era assolutamente nulla che andasse oltre il rispetto e la profonda amicizia che provavano l’uno per l’altro.

Continuando a ripetersi quelle frasi, prese un altro sorso di caffè, notando solo ora quanto avrebbe preferito stare seduta al caldo, piuttosto che congelarsi nei tavolini all’aperto.

La giornata non era stata decisamente una delle migliori e questa volta Lois si riferiva al tempo, non al disastroso viaggio in macchina con Clark.

Per quasi tutto il giorno aveva piovuto e ora la pioggia aveva lasciato spazio ad un vento abbastanza freddo che le pungeva le guance e la costringeva a stringersi un po’ di più nel suo cappotto.

Si sarebbe potuta semplicemente alzare, sorridere al ragazzo che le aveva servito il caffè e prendere posto in uno dei tavolini all’interno e aspettare Clark lì.
Ma la verità era che da dove sedeva in quel momento, aveva un raggio di veduta migliore e se Clark fosse stato nei paraggi, di certo l’avrebbe notato.

‘I trucchi del Generale danno finalmente i suoi frutti.’ Sorrise, prendendo un ennesimo sorso di caffè.

Pensandoci meglio però, si rese conto solo ora in che razza di stato si trovava.

Lei, Lois Lane, che contava i minuti per l’arrivo di Clark Kent.

Socchiuse gli occhi non appena il pensiero la colpì e si ritrovo a tichettare nervosamente il piede destro contro la gamba del tavolino che reggeva il peso della sua tazza.

Nonostante avesse avuto più di quattro settimane per accettare il fatto che Clark Kent le avesse scombussolato la vita, il solo pensiero di essersi ridotta in quel modo per un uomo qualunque la infastidiva alquanto.

‘Eccetto che lui non è un uomo qualunque.’ Si ricordò immediatamente.

Che Clark Kent fosse fuori dal comune era un dato di fatto, altrimenti non sarebbe riuscito a farle perdere la testa in quel modo.
La semplicità di ogni suo piccolo gesto la lasciava sempre di stucco e si ritrovava sempre più spesso a chiedersi com’è che non si fosse resa conto prima di quello che si trovava di fronte.

Ormai si conoscevano da più di quattro anni e dopo tanto tempo passato insieme, pensi di conoscere una persona meglio delle tue tasche. Invece con Clark era così diverso.
Era come se ogni giorno nuove, piccole sfaccettature della sua persona le fossero svelate e Lois era sempre più convinta che c’era qualcosa di fantastico in lui che ancora non aveva scoperto.

C’era qualcosa nel suo modo di fare che le faceva capire che Clark aveva ancora tanti di quei segreti e tanti di quei pregi e difetti che lei poteva solo immaginare e scoprirli uno ad uno era una sfida che non si sarebbe negata per nulla al mondo.

Stargli vicino era una sfida e se c’era una cosa che Lois Lane adorava, erano proprio le sfide.

Si chiese se anche per Lana era lo stesso, oppure se ormai lei sapesse tutto di lui.

Strizzò gli occhi dandosi della stupida per aver pensato a lei, ma subito un nuovo pensiero si fece vivo in lei.

Chloe le aveva detto che era abbastanza sicura che Lana non si sarebbe mai più fatta vedere in città e Lois iniziò a chiedersi quale fosse il vero motivo della sua partenza.

Perché aveva voluto abbandonare nuovamente Clark, quando lui aveva chiaramente preferito lei quella notte al matrimonio? Cosa diavolo era successo questa volta tra loro?

Ma la domanda che veramente perseguitava Lois e che la stava rendendo irritabilmente nervosa in quel momento era un’altra.

Se Clark si fosse presentato a quello che non era assolutamente un appuntamento, lo avrebbe fatto perché era veramente interessato a lei, o solo perché ormai non poteva più avere Lana?

Il solo pensiero che la risposta potesse essere la seconda opzione, la fece pentire più e più volte di aver proposto di prendere questo maledetto caffè insieme e per un microsecondo sperò perfino che Clark decidesse di non farsi vivo, perché non avrebbe sopportato l’idea di essere una ruota di scorta, in particolare di esserlo di Lana Lang.

Continuò a guardarsi intorno con nonchalance, ma di Clark non c’era nemmeno l’ombra.

‘Sembra che i miei desideri saranno realizzati alla fine.’ Si disse, prendendo un ennesimo sorso di caffè.

‘E se davvero non venisse?’ Si ritrovò a pensare improvvisamente, realizzando quanto quella prospettiva non fosse poi così impossibile.

Clark odiava parlare di sentimenti quasi quanto lei, per cui cosa le dava la sicurezza che lui si sarebbe fatto vivo? Niente.

Per quanto ne sapeva non aveva nemmeno intenzione di risolvere le cose tra loro, ma per quanto imbarazzante sarebbe potuto rivelarsi, avrebbe preferito che avesse il coraggio di dirglielo in faccia, così da chiarire immediatamente le cose, dare un colpo di spugna definitivo e solo in quell’occasione agire come se nulla fosse successo e tornare ad essere semplici partner di lavoro.

Le cose sarebbero state così semplici se fossero andate secondo i suoi piani, ma ovviamente c’era sempre qualcosa che andava storto.
Fortunatamente lei, come ogni buon soldato, aveva sempre un piano di riserva.

Il piano B si sarebbe attuato solo in caso di estrema necessità – vedi Clark che non si presenta al café – ed era abbastanza facile da mettere in atto.
Se avesse passato tutta la sera da sola a quel café, dal giorno dopo avrebbe dato il suo personale colpo di spugna a tutti quegli stupidi sentimenti che non provava assolutamente per Clark e si sarebbe comportata di conseguenza.

Niente più battutine sperando che lui le rispondesse, sfidandola in quello che le riusciva meglio: avere ragione; niente più viaggi improvvisi alla fattoria, usando le scuse più stupide; si sarebbe opposta sempre e comunque a scrivere un articolo insieme a lui, anche se doveva ammettere che Clark stava mostrando del potenziale non indifferente; niente più caffè o pranzi insieme; niente più giochi di sguardi. Niente di niente.

Se Clark non si fosse presentato, Lois avrebbe iniziato a trattarlo come mai aveva fatto prima. Come uno sconosciuto.

Ovviamente il tutto sarebbe stato molto più facile a dirsi che a farsi, ma ancora una volta Lois si trovava di fronte ad una sfida, e non sia mai che un Lane si tiri indietro.


***


Sarebbe stato così facile per Clark sedersi a quel tavolino con lei, ordinare un caffè ed iniziare a parlare, finalmente dirle tutto.

Ma era consapevole che sognare non aiutava, in particolare in quel momento in cui tutti quei ricordi erano così freschi nella sua memoria.

Ripensando all’ultima volta in cui si era seduto a quel café in sua compagnia, gli sembrò che fosse passata un’eternità. Ma nonostante tutto, ricordava tutto nitidamente.

Il cielo grigio che offuscava Metropolis, Lois che sedeva di fronte a lui e giocherellava col disegno in rilievo della sua tazza, la paura che entrambi avevano di non riuscire più a prendere un caffè insieme perché perennemente inseguiti da fan e paparazzi, e ovviamente il modo in cui entrambi avevano abbassato le rispettive impenetrabili difese per lasciare libero accesso l’un l’altro.

Ripensandoci era stato tutto così semplice con lei, che quasi si chiese perché tutto era successo con questo immenso ritardo. Se entrambi avessero aperto gli occhi dal primo momento in cui i loro sguardi si incrociarono, probabilmente ora starebbe vivendo una vita decisamente diversa.

Con ogni probabilità, il suo cuore non avrebbe subito tutte quelle cicatrici a causa di Lana e dei suoi ripetuti addii e Lois sarebbe già a conoscenza del suo segreto.
Perché per quanto sicuro potesse essere della decisione fatta di non dirle la verità, sapeva che se lui e Lois fossero stati insieme, lei prima o poi l’avrebbe avuta vinta e lui non avrebbe trovato nessuna ulteriore scusa da ripetersi per evitare di farle conoscere quella parte di sé di cui aveva tanta paura.

Ripensò alle parole che Chloe le aveva detto riguardo a Lois e al suo segreto.

‘Clark, non è che per caso c’è un altro motivo per custodire il tuo segreto in questo modo e questo motivo include il non rimanere ferito un’altra volta?’

E automaticamente ricordò le parole che lui stesso aveva ripetuto alla Lois che aveva conosciuto il suo segreto, quando gli chiese perché non volesse ripeterle tutto una volta riavvolto il tempo.

‘Perché quello a cui potrebbe portare mi spaventa a morte.’

Chloe aveva quasi centrato il bersaglio, senza sapere quanto ci fosse andata vicino.

Aveva ammesso a sé stesso e a Lois che uno dei motivi che lo spingevano a non ripeterle il suo segreto una volta riavvolto il tempo, era che avere una relazione alla luce del sole con Lois, lo spaventava a morte.

Non era la paura di soffrire ancora, perché stranamente sapeva che Lois non si sarebbe mai comportata come Lana. Lei non lo avrebbe mai lasciato in quel modo, perché Lois amava combattere per quello a cui teneva, mentre Lana gettava semplicemente la spugna quando le cose si facevano difficili.

Era sicuro che con Lois sarebbe stata una cosa da “e vissero per sempre felici e contenti” consapevole ovviamente che non sarebbero stati sempre “felici e contenti”, che ci sarebbero stati dei momenti da “tristi e altamente irritabili” ma era sicuro che quei momenti li avrebbero comunque affrontati insieme e più uniti che mai.

E questo lo spaventava a morte, perché non aveva mai sperimentato sulla propria pelle una cosa del genere.
L’unico riferimento che aveva avuto quando pensava all’amore, erano i suoi genitori e sapeva che la loro storia d’amore si basava proprio su quello: affrontare la felicità e la tristezza insieme, senza pensare per un solo secondo di fare le valigie e abbandonare l’altro.

Aveva sempre desiderato avere una storia come la loro un giorno e ora che ne aveva la possibilità, si tirava indietro senza nemmeno provarci, gettando la spugna di fronte al primo, vero ostacolo.

Forse lui e Lana non erano così diversi in fondo.


***


Lois prese il milionesimo sorso di caffè, mentre continuava a far finta di nulla e cercava Clark fra le poche persone che avevano deciso di avventurarsi nella fredda serata di Metropolis.

Qualche secondo prima le era sembrato di scorgere Clark a parecchi metri di distanza, venirle in contro con il suo solito sguardo da cane bastonato, ma non appena sbatté le palpebre qualche secondo per mettere a fuoco quella figura, quella sagoma scura sparì e lei si rese immediatamente conto che aveva immaginato ogni cosa.

Si sorprese sempre di più di quanto stava diventando patetica.

Sperare che Clark si facesse vivo era una cosa, ma addirittura immaginarselo a qualche metro da lei, era davvero troppo! Non ne poteva davvero più e sperava che questa tortura finisse il più in fretta possibile.

Ma per quanto patetica pensava che fosse, non era così cieca da ignorare quanto le sue pulsazioni fossero accelerate al solo pensare che lui avesse deciso di presentarsi.
Il pensiero che lui si sarebbe seduto lì con lei nel giro di qualche secondo, aveva mandato il suo battito cardiaco alle stelle e ogni singola battuta a cui aveva pensato per salutarlo e rompere il ghiaccio, aveva deciso di abbandonare il suo cervello, per essere rimpiazzato dal nulla più totale. Le sue mani si erano improvvisamente paralizzate intorno alla tazza di caffè e il solo pensiero di alzarsi per salutarlo, era ovviamente un’utopia.

Ecco come Clark Kent aveva reso Lois Lane.

Lanciò un’occhiata all’orologio nello schermo del suo cellulare e fu sorpresa di notare che era già passata una buona mezz’ora da quando si era seduta a quel tavolino.

‘Che arrivi o meno, non cambia le cose.’ Si ripeteva, sempre guardandosi discretamente intorno.

Quanto avrebbe voluto credere ad almeno una di quelle parole senza senso.


***


Erano ormai passati alcuni minuti da quando era arrivato nei pressi del café e per un secondo ebbe la certezza che Lois lo avesse visto di sfuggita e si vide costretto a nascondersi tra le ombre ed usare una stradina secondaria per raggiungere il punto in cui stava ora. Se non avesse usato la supervelocità, probabilmente in questo momento starebbe seduto a quel tavolino a parlare con lei.

‘E’ davvero così ridicola l’idea di dirle il mio segreto nuovamente?’ Si chiese, senza mai spostare lo sguardo dalla figura di Lois.

Fortunatamente aveva scelto un punto che non gli dava la possibilità di vederla in faccia. Se così non fosse stato, probabilmente avrebbe ceduto già parecchi minuti prima a quella dolce tentazione e ora starebbe sorseggiando del caffè con lei, ridendo di quanto stupidi erano stati a non notarsi a vicenda e soprattutto a non ammettere cosa c’era in realtà tra loro.

Stare al buio in una stradina quasi deserta e osservarla senza essere visto, rendeva la sua scelta molto più semplice, ma pur sempre devastante.

Vederla così indifesa e notare come lo cercasse tra la folla, senza però darlo a vedere, gli faceva un male tremendo e allo stesso tempo lo faceva sentire importante.

Conosceva Lois abbastanza da sapere che con tutta certezza, se ci fosse stato qualcun altro al suo posto, avrebbe smesso di aspettarlo dopo appena cinque minuti.
Perché dopotutto, lei è Lois Lane e Lois Lane non aspetta nessuno. Al massimo si fa aspettare.

Invece lei era lì da chissà quanto, guardandosi intorno con attenzione solo per scorgere la sua figura, mentre continuava a sorseggiare quel caffè che di sicuro ora era freddo.
Sarebbe potuto andare da lei e scaldarglielo con la sua vista, se solo quel suo segreto non fosse stato così ingombrante, e lei avrebbe potuto smettere di aspettarlo e avrebbero potuto avere quel discorso che Clark moriva dalla voglia di avere.

Ma tutti quei sogni ad occhi aperti dovevano smettere, soprattutto perché lui non si poteva permettere di essere un sognatore, non in quel momento.
L’unica cosa che serviva ad entrambi in quel momento era un taglio netto che avrebbe una volta per tutto spento ogni singola fiammella di speranza per un futuro insieme che Clark sapeva sia lui che Lois provavano.

L’anello della Legione non solo gli aveva permesso di sapere come sarebbe stato se avesse dichiarato al mondo la sua vera identità. Gli aveva anche dato l’opportunità di aprire gli occhi e scoprire quanto forti fossero i sentimenti che Lois provava per lui e viceversa e non poteva permettersi di illuderla e ferirla in quel modo, facendole credere che si sarebbe presentato al café quella sera.

Tolse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e decise di dare un taglio a tutti quei dubbi, risolvendo le cose una volta per tutte.

Avrebbe ripreso a mentire a lei e a sé stesso, se questo aiutava a tenerla al sicuro, e avrebbe iniziato subito.


***


Lois fece un cenno ad una cameriera che passava vicino al suo tavolino e le chiese un secondo caffè, visto che il primo si era sfreddato ed era imbevibile.

La cameriera le sorrise, promettendole che sarebbe tornata nel giro di qualche minuto con del caffè appena fatto.

Lois sorrise a sua volta, sperando che quel sorriso sembrasse sincero, dopodiché riprese a guardarsi intorno, notando come la strada avesse preso ad animarsi rispetto alla quasi totale desolazione di qualche minuto prima.

Il vento ora si era calmato, ma la temperatura non si era alzata di un solo grado e Lois si trovò nuovamente a stringersi dentro il suo cappotto beige che teneva abbottonato.

‘Massimo altri cinque minuti e poi me ne vado da qui.’ Si disse, sentendo ormai la pazienza che la stava abbandonando.

Era rimasta a quel tavolino per più di 45 minuti e di Clark nemmeno l’ombra, se escludiamo quei pochi secondi in cui pensava di averlo visto.

Per quanto desiderasse parlargli e risolvere le cose, aveva ancora una dignità e l’avrebbe di sicuro abbandonata se lo avesse aspettato per più di cinque minuti.

Senza che se ne rendesse conto, la cameriera era già di ritorno con la sua seconda tazza di caffè fumante e dopo averla ringraziata distrattamente, si ritrovò a prenderne un lungo sorso, sentendo subito i benefici di quel liquido caldo che iniziava a farle riprendere un po’ di sensibilità ai piedi che ormai erano praticamente congelati.

Si guardò per l’ennesima volta intorno, prima di essere distratta da un breve squillo del suo cellulare.

‘Un messaggio.’ Pensò e non poté fare a meno di pensare chi fosse il mittente.

Sperò fosse Chloe che voleva sapere come stava andando o Jimmy che la rassicurava su quanto piacesse a Clark o Oliver che voleva finalmente rilasciare un’intervista come Freccia Verde o perfino Stan del Daily Planet che le voleva farle sapere in anteprima che uno dei suoi articoli sarebbe finito in prima pagina nell’edizione del giorno dopo.

Avrebbe accettato un sms da chiunque, tranne dalla persona che non riusciva nemmeno a nominare.

Abbassò lo sguardo sul cellulare e decise di leggere il messaggio, anche se avrebbe potuto convivere per sempre con lo schermo del suo cellulare che le ricordava che aveva un sms non letto. Perfino la sua ormai nota curiosità arrossiva di fronte al terrore di scoprire di chi fosse quell’sms.

Una volta aperto, non c’erano dubbi di chi fosse stato a spedirlo.

‘Scusa, sono stato trattenuto a lavoro. Non penso di riuscire ad arrivare in tempo.’


Un brivido la colpì. ‘Ovviamente.’ Pensò.

Senza che nemmeno se ne rendesse conto, sentì gli occhi riempirsi velocemente di lacrime e sapeva che si sarebbe odiata se fosse stata così debole da lasciarsi andare lì, di fronte a tutti e soprattutto per Clark Kent.

Se c’era un momento per riprendere ad alzare le sue barriere, quello era perfetto.
Non avrebbe permesso a nessuno di trattarla in quel modo, men che meno a Clark Kent.
Aveva avuto la sua occasione e l’aveva buttata al vento in quel modo.

Strinse i denti e pensò all’unico modo che l’avrebbe aiutata ad uscire da quella situazione con dignità. Mentire.

Sentì una lacrima quasi cadere minacciosa e dopo aver preso un respiro profondo e aver scosso la testa per darsi un po’ di forza, rispose al messaggio con la prima bugia che le venne in mente.

Una volta inviato, posò nuovamente il cellulare di fianco alla sua tazza del caffè e rimase a fissare il vuoto di fronte a sé, dandosi della stupida per aver anche solo sperato che Clark si potesse fare vivo.

Si ritrovò a fissare il suo cellulare per qualche secondo e sentì nuovamente dei brividi in tutto il corpo. Prese la tazza del caffè e ne bevve un lungo sorso.

Il freddo che faceva quella sera lì a Metropolis, era nulla in confronto al modo in cui l’aveva gelata quel suo messaggio.

Ormai avrebbe dovuto aver imparato la lezione. Sognare non porta da nessuna parte e lei doveva smettere di farlo ad occhi aperti, soprattutto quando si trattava di ragazzi.
Non che se lo permettesse spesso, ma ogni volta che aveva ceduto a quella tentazione, era finita a porsi sempre la stessa domanda: Perché sei una tale ingenua?

Beh, una cosa era certa. Questa era stata l’ultima volta.

Per di più, non era sicura che fosse stato realmente trattenuto a lavoro quella sera e se solo avesse voluto, il giorno dopo avrebbe potuto indagare e smascherarlo. Ma non avrebbe aiutato a dimenticarlo.

Era ora di attuare il piano B, che fortunatamente aveva progettato, e avrebbe iniziato da subito. Ma per quanto lo odiasse in quel momento per averla resa così debole, era sempre più sicura che ignorarlo sarebbe stato più difficile del previsto.

Smise di pensarci su e decise che sarebbe rimasta seduta a quel tavolino finché non si fosse scrollata definitivamente di dosso quell’orribile sensazione di essere stata scaricata con una bugia. Dopotutto ora aveva tutta la serata per sé e non doveva più aspettare che qualcuno si facesse vivo.

Sarebbe rimasta lì a sorseggiare il suo caffè, avrebbe fatto credere a tutti che non vedere Clark al café non le aveva fatto assolutamente nessun effetto e soprattutto avrebbe iniziato a pensare a quali articoli avrebbe scritto per il Planet il giorno dopo.

‘Affoga i dispiaceri nel lavoro, Lane.’ Si disse, prendendo un ennesimo sorso di caffè. ‘Come sempre.’


***


Nello stesso istante in cui Clark inviò il messaggio, fu consapevole che ormai non si poteva più tornare indietro. Aveva fatto la sua scelta ed era consapevole che dandole buca in quel modo, aveva marcato una linea indelebile tra lui e Lois. Aveva chiarito ad entrambi che non voleva nulla di più di una semplice amicizia e che soprattutto quello che era quasi successo al matrimonio, non significava assolutamente nulla per lui.

Quanto odiava mentire.

‘Magari in futuro…’ Interruppe subito quel pensiero, deciso a non alimentare la piccola fiammella di speranza che non era ancora riuscito a spegnere.

Nonostante sapesse quanto pericoloso fosse per Lois, una parte di sé sperava sempre che prima o poi, quei giorni che aveva cancellato si sarebbero ri-avverati, come per magia.
E non si riferiva alla parte della fama e della gloria, né tantomeno a quella in cui era visto come una minaccia.

Sentì un breve suono provenire dal cellulare che teneva ancora in mano e si rese conto di avere appena ricevuto un sms. Non aveva bisogno di aprirlo per indovinare chi glielo avesse mandato, ma quando lo fece, le parole sullo schermo stranamente lo gelarono, facendogli corrugare la fronte e serrare la mascella.

‘Sto lavorando ad un articolo. Non ce l’avrei fatta comunque.’

Lois gli stava mentendo e la cosa lo feriva.
Ma dopotutto, lui non aveva appena fatto lo stesso con lei? Stava semplicemente ricevendo lo stesso trattamento e non poteva certo biasimarla.

Rileggendo quelle parole, una domanda gli iniziò a ronzare nella testa. ‘Perché mi ha mentito?’

Non gli ci volle tanto per trovare una risposta. Lois Lane era talmente orgogliosa che non avrebbe mai ammesso di fronte a nessuno, tantomeno Clark, che lo stava aspettando ormai da chissà quanto, seduta a quel tavolino a sorseggiare caffè, guardandosi intorno fingendosi disinteressata.

Si chiese come avrebbe reagito nello scoprire che lui la stava osservando a soli pochi passi di distanza e sapeva che quell’sms che gli aveva appena mandato diceva il falso.
Probabilmente non l’avrebbe mai perdonato e se avesse saputo dell’effetto che la Kryptonite aveva su di lui, non avrebbe esitato a fargliene trovare un frammento sotto il cuscino.

‘Ecco un altro motivo per non dire il mio segreto a Lois.’ Pensò tra sé, ma quello che in un altro momento l’avrebbe fatto sorridere, ora non sembrava funzionare.

Nonostante sarebbe potuto rimanere ore e ore a fissarla in quel modo, pensò che aveva visto abbastanza. Per quanto adorava notare ogni suo minimo movimento, era una tortura vederla in quello stato in cui cercava di mascherare al resto del mondo come si sentiva, quando tutto quello che avrebbe voluto fare era alzarsi da quel tavolo e probabilmente prenderlo a pugni tra le lacrime, irritata e delusa per essere stata trattata in quel modo.

Decise di allontanarsi e lasciare la sua postazione da osservatore silenzioso, perdendosi nel buio della notte di Metropolis, egoisticamente sperando di ricevere una richiesta d’aiuto che l’avrebbe distratto per qualche minuto, o qualche ora, se era fortunato.

Mentre si allontanava da lei a malincuore, si girò un’ultima volta a guardarla, sicuro di una cosa sola.

Lois aveva ragione, una volta assaggiato il cioccolato al peperoncino, è impossibile tornare alla vaniglia.





A/N: Avendo letto il capitolo, penso abbiate capito il motivo che mi ha spinto a non rispondere alle vostre recensioni! Non volevo farvi capire come sarebbero andate le cose. Spero solo non facciate come una mia amica, che prima di leggere le storie, si legge le A/N iniziali e finali XD perché in quel caso tutti i miei sforzi per non farvi capire nulla, non sono serviti a niente! XD XD E so che probabilmente ora mi odiate a morte e farei meglio a nascondermi e non farmi trovare da nessuna di voi, ma... se vi dico di fidarvi di me? *puppy dog eyes* Se la cosa vi può far piacere XD mentre scrivevo parte del capitolo, avevo l'ipod a portata di zampa e mi rivedevo la scena, per entrare meglio nel clima di tristezza assoluta. XD Inutile dirvi che avevo i lacrimoni agli occhi :( Per cui la vendetta che programmate è già iniziata mentre scrivevo questo capitolo. Amo e odio questa scena e ogni volta rivederla mi spezza il cuore :( e vorrei correre incontro a Lois, sedermi a quel tavolino insieme a lei a bere caffé e rassicurarla che Clark prima o poi deciderà di essere meno idiota e correrà da lei. *.*

In più, se pensate che sia finito male, vi tirerà su sapere che in realtà doveva andare diversamente... nel senso che io avevo in mente di far fare una sorta di sogno a Lois, in cui Clark si presentava al café, parlavano e ovviamente le cose andavano avanti. Ovviamente una volta svegliata, si sarebbe ricordata che Clark in realtà non si era presentato al loro appuntamento e sarebbe caduta in depressione, Lois Lane style, ovviamente! XD

Poi invece mio fratellino mi ha fatto notare quanto era bastarda dentro questa cosa XD e mi ha detto che se proprio volevo farla finire come la versione originale, allora era meglio descrivere semplicemente la scena del café. XD
Alla fine è andata meglio così, no? XD Penso mi avreste bruciata viva se avessi scritto il capitolo come volevo io! XD XD

Comunque, ovviamente, il vero,ultimo capitolo è domani... non dimenticate che avevo promesso che la storia sarebbe finita il 25 e oggi è "solo" 24... ghghgh XD

Per cui, mettete da parte quelle bamboline vodoo col mio nome scritto sopra, respirate a fondo e tornate domani a leggere l'epilogo della storia :D *guarda tutti con sospetto e poi scappa* XD

ps: Ero abbastanza indecisa su come chiamare questo capitolo, perché avevo un paio di ideuzze in testa... alla fine ho optato per il titolo della canzone stupenda che si sente durante quella scena e la frase finale che avete letto in questo capitolo e che si ricollega al mitico episodio 4 (quando Lois consiglia a Clark di cambiare gusti in fatto di donne e le paragona a gusti di gelati! XD).
Comunque, tornando alla canzone, nel caso non ve la ricordiate, vi lascio titolo e nome del gruppo, così se non l'avete a portata di zampa e volete risentirla...ve la risentite XD "Dreamer" by Uh huh her.

pps
(giuro che è l'ultimo ps! XD): La frase finale del capitolo, l'avevo in testa da taaaaaanto tempo XD anche se in Italiano suona malissimo '-.- solo che metterla in Inglese non c'entrava una cippaliappa, per cui ho dovuto ricorrere all'odioso cioccolato al peperoncino della versione Italiana, invece che allo stupendo Wild Cherry della versione originale *.* Eh vabeh, che ci volete fare... XD 

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


A/N: Per quanto oggi sia felice a livelli che sfiorano la stupidità assoluta XD (e tutto questo solo perché finalmente domani possiamo vedere la S9 premiere!! *.*) una parte di me è un po' malinconica perché sta per postare l'ultimo capitolo (e questa volta è la verità XD) di questa storia che ormai va avanti da un po'.
Ma prometto che non mi dilungherò più di tanto, per lo meno non ora. XD

@ Cris: Awww, ti chiedo umilmente perdono per averti fatto piangere, anche se in fondo i capitoli tristi servono proprio a quello, no? XD
Grazie ancora per gli ennesimi complimenti che mi hai fatto e ti prometto che se quest'ultimo capitolo non mi piace, puoi rispolverare la bambolina vodoo che hai messo da parte e fare di me quello che vuoi! XD
ps: son contenta di non essere l'unica pazza che sogna Smallville XD :P

@ Cosmo: Il tuo prolungato "mmmmmmmmmm" mi fa capire che hai fatto uno sforzo enorme per infilzare la bambolina con uno spillo. XD Grazie per la tua magnanimità! XD
Spero che il capitolo di oggi non ti faccia entrare in sciopero, perché non so come farei senza leggere una tua recensione all'ultimo capitolo :(

@ Leti: Awww, anche a te chiedo scusa per averti fatto piangere, anche se una parte di me è comunque fiera di esserci riuscita! XD
Pensa positivo Leti, oggi finisce la mia storia, ma inizia Smallville *.* E credimi, se facendola finire prima, avessi potuto far iniziare Smallville qualche settimana (mese XD) prima, l'avrei finita al primo capitolo!! XD XD In più, significa che ora avrò la mente libera da idee e potrò iniziare a leggere la tua *.* così da ingannare l'attesa tra una puntata e l'altra della S9! *.*

@ cordina87: oh-oh, e siamo a 3! XD Mi inchino a te e ti chiedo umilmente perdono per averti fatto piangere! :P
E soprattutto scusa per averti fatto prendere un colpo! XD Non era mia intenzione..... o forse sì? *risata maligna* XD XD

@ Enya: Grazie anche a te per aver avuto pietà ed aver abbandonato l'idea di infilzare la bambolina! XD
Quindi è deciso! Se Clark non si decide a dire a Lois quello che prova per lei, si organizza tutte insieme una gita a Metropolis, un pigiama party a casa di Lois e mentre ci facciamo unghie e capelli, la rassicuriamo che Clark essendo un giuggiolone, ha bisogno del triplo del tempo per capire quello che prova per lei! :)
Oddio, ora voglio davvero fare questo pigiama party a Metropolis! XD XD

Un'ultima cosa prima di andare avanti... al momento la storia ha la bellezza di 75 recensioni!! Un record personale per me che supera di gran lunga quello precedente (18 XD). Che dire, ora mi sento troppo sicura di me e punto alle 80 recensioni, sperando di ottenerle! XD
Il succo di tutto è: GRAZIE MILLE!!! *.*

E ora... senza ulteriori indugi... ecco l'ultimo capitolo di "A painful rewind".

Anzi, piccolo avvertimento... mi son resa conto che c'è un piccolo, minuscolo spoiler della nona stagione, che per forza di cose ho dovuto mettere...
Son sicura che capirete il perchè man mano che leggerete il capitolo! XD
Magari se siete totalmente spoiler free, non saprete nemmeno quale questo spoiler sia! XD
Vi chiedo scusa, perché questa storia doveva essere assolutamente spoiler free, ma con l'evolversi degli eventi XD ho dovuto per forza inserire quella piccola cosuccia....

Buona lettura, ci si legge un bel po' di righe più giù! XD





Era una giornata tranquilla a Smallville.

La brezza leggera che soffiava in quel momento, gli scompigliava dolcemente i capelli, facendogli cadere sulla fronte quel ciuffo che aveva più e più volte cercato di portare all’indietro come il resto dei suoi capelli.

Stare sdraiato sull’erba a fissare le strane forme delle nuvole non era mai stato così rilassante.

“A che pensi?” Gli chiese la voce di fianco a lui, mentre una mano gli accarezzava dolcemente i capelli scuri.

Intrecciò le dita di fronte a sé e poggiò le mani sul suo stomaco, lasciando che il suo sorriso iniziasse a farsi largo sulle sue labbra.

Non aveva mai pensato che stare semplicemente sdraiato all’ombra di un albero con una persona potesse essere così piacevole. Certo, l’aveva già fatto in passato, ma con lei ogni cosa assumeva un tocco particolare, come se tutto fosse nuovo e mai visto.

Stare lì sdraiato con la testa poggiata sul suo grembo e sentire la sua mano che gli accarezzava senza sosta la sua chioma scura lo faceva sentire così normale, quasi fosse un comune umano.

Inclinò leggermente la testa all’indietro, così da poterla guardare in faccia e notò che anche lei sorrideva.

“A nulla in particolare.” Le rispose, fermando il suo sguardo sui suoi occhi marroni che alla luce del sole avevano assumevano un particolare e unico riflesso verde.

“Bugiardo.” Gli sorrise, dandogli una leggera pacca sulla fronte, pur sapendo che lui non l’avrebbe nemmeno sentita.

Sorrise ancora una volta nel notare quanto ormai lo conoscesse bene.
Negli anni passati era stato costretto a mentirle tante di quelle volte, che ormai aveva perso il conto. Ora invece, se anche solo ci provava, lei lo scopriva subito, costringendolo a dirle la verità.

In fondo sapeva che c’era stata una parte di lei che non aveva mai bevuto ogni singola bugia che le aveva detto. Sorrise nel pensare a chissà quante volte gliel’aveva fatta passare liscia, facendogli pensare di aver creduto alle sue bugie ed evitandogli discorsi imbarazzanti che probabilmente avrebbero solo peggiorato la situazione tra loro.

‘Fortunatamente ora non c’è più bisogno di mentirle.’ Pensò, girandosi sul fianco sinistro, cosicché potesse guardarla in faccia senza tanti sforzi.

“Non avrei mai pensato che un giorno avremmo fatto questo.” Disse sincero, riferendosi a loro due che stavano sotto quell’albero senza far nulla, semplicemente per stare un po’ di tempo insieme, da soli.

Lei corrugò le sopracciglia, confusa da quella sua frase. “Me e te all’ombra di un albero, che c’è di così strano, Smallville?”

Clark sorrise imbarazzato e dovette abbassare lo sguardo per qualche secondo prima di risponderle. “Beh, io e te qui insieme. L’avresti mai detto?”

“Che c’è, hai paura di stare qui solo con me?” Gli chiese maliziosa, ma Clark sapeva benissimo che lo stava solo stuzzicando, pur di non rispondere alla sua domanda.

Clark respirò profondamente e la guardò in quel modo che le fece capire che non avrebbe fatto cadere la questione così facilmente. “Lois, tu non sei la tipa da fare certe cose… cose come questa.” Spiegò indicando con un gesto della mano la campagna che li circondava e poi loro due che stavano seduti in quel modo.

Conosceva Lois ormai da anni e se c’era una cosa che aveva imparato su di lei, era che non faceva le cose come il resto del mondo. Era decisamente una su milione.

Ogni loro appuntamento era stato particolare.

Tutto iniziava come un appuntamento normale che poi però finiva in modo diverso dal solito. Nottate passate a giocare a Guitar Hero, con Lois che il più delle volte vinceva e Clark che era stato più e più volte tentato di usare i suoi poteri per vincere almeno una volta; ore passate a seguire una pista per un articolo, che poi dava ad entrambi l’opportunità di finire in prima pagina nell’edizione del Planet del giorno dopo; Clark che scappava improvvisamente dal ristorante in cui cenavano tranquillamente, per volare via e salvare la persona in pericolo di turno e Lois che semplicemente gli sorrideva genuinamente, sapendo che questo era uno degli svantaggi di uscire con Superman.

Ma ormai erano anni che stavano insieme e niente di lei avrebbe dovuto più sorprenderlo. E invece, più pensava di conoscerla, più scopriva qualcosa di nuovo di cui stranamente non avevano mai parlato prima.

“Sul serio Smallville, non ti seguo.” Disse scuotendo leggermente la testa confusa.

Clark arrossì leggermente e capì che in fondo stava solo cercando di fargli dire quelle parole che lei non avrebbe mai pronunciato. “Beh, fare i fidanzatini in questo modo… non è certo nello stile di Lois Lane.”

Era stato così liberatorio dirle il suo segreto. Finalmente poteva essere completamente sincero con lei, anche se i pericoli erano sempre dietro l’angolo.
C’era sempre qualcuno pronto a prendersela con Lois per arrivare a Superman, ma questa volta almeno la sua identità di Clark Kent era al sicuro, il che gli permetteva di tenerla d’occhio senza che nessuno sospettasse nulla.

Aveva cercato di farle capire quanto fosse pericoloso per lei stare insieme a lui, ma questa volta non era riuscito ad essere così forte da non assecondare quello che il suo cuore gli suggeriva.

Per quanto lo irritava essere stato così debole ed avere ceduto alla tentazione che era Lois Lane, non c’era giorno in cui non ringraziasse di aver preso quella decisione e ripeterle nuovamente il suo segreto.

Passare quegli anni a fingere di essere semplicemente un amico per lei, gli avevano fatto capire quanto in realtà fossero forti quei sentimenti che aveva provato a mettere a tacere e a come avesse fatto la scelta sbagliata non presentandosi a quell’appuntamento che si erano dati al café.

Non c’era stato giorno in cui non si pentiva di averla delusa in quel modo, lasciandola lì ad aspettare per un’ora abbondante che lui si presentasse.
E ovviamente, in perfetto stile Lois, non c’era litigio in cui lei non gli rinfacciasse di averla quasi ignorata in quel modo.

Da quella sera in poi, ogni giorno era stato sempre più difficile da affrontare.
Lois aveva preso ad ignorarlo e ogni tentativo che Clark faceva per iniziare una conversazione, era interrotto sul nascere dalla mora reporter che era decisa a portare avanti il suo piano.

Vivere in quel modo lo distruggeva, ma era consapevole che quella sua scelta di non presentarsi, avrebbe inevitabilmente portato ad una situazione come quella.
Aveva preso quella decisione per lei, ignorando quello che il suo cuore gli urlava di fare, e per quanto odiasse essere trattato in quel modo, in particolare da Lois, sapeva che era la cosa giusta da fare se voleva davvero proteggerla.

Fortunatamente tutto quello apparteneva ad un passato che ormai gli sembrava lontano anni luce. Da quando aveva avuto nuovamente il coraggio di ripeterle tutto quanto, Lois aveva smesso di essere solo un’amica – ‘come se fosse mai stata solo una semplice amica.’ Sorrise tra sé – e soprattutto aveva smesso di rinfacciargli quell’episodio, capendo il perché di quel suo comportamento.

Clark sorrise nel pensare che probabilmente chiunque altro, avrebbe reagito in tutt’altro modo. ‘Non la mia Lois, ovviamente.’

Dirle nuovamente tutto era stato quasi come rivivere un dejà-vù. Ogni singola scena si era ripetuta nello stesso identico modo e Lois aveva usato le stesse identiche parole che Clark ovviamente ricordava a memoria.

“Insinui che io non abbia un cuore, Smallville?” Alzò un sopracciglio quasi in segno di sfida e Clark sorrise leggermente nel vederle fare quell’espressione che a lui piaceva tanto.

“Ma no, che hai capito?” Sbuffò leggermente prima di proseguire. “Intendo dire che non è da noi. E’ piacevole, ma non è da noi.” Spiegò scrollando le spalle e tornando a fissare le nuvole sopra di loro.

“Direi che apparteniamo ad una categoria tutta nostra, Clark.” Sorrise dandogli ragione.

In effetti tutto si poteva dire di loro e della loro relazione, tranne che fosse normale.
Un viaggiatore intergalattico ed un’umana che si innamorano e stanno insieme. Quante sono le possibilità che una cosa del genere accada? Praticamente nulle, il che rendeva tutto quello che li riguardava, fuori dal comune. Speciale.

“Dovremmo farlo più spesso.” Gli disse, continuando ad accarezzargli i capelli, quasi non potesse farne a meno.

Clark capì che si riferiva al rimanere semplicemente seduti lì da soli. “Sul serio?” Chiese sorpreso.

Lois buttò gli occhi al cielo per qualche secondo, prima di rispondere. “Oh, andiamo Smallville, perché sei così sorpreso?”

Clark sorrise e ripensò a tutti i commenti che una Lois un po’ più giovane aveva sempre fatto sulla piccola cittadina di campagna che era Smallville.
Rimanere alla fattoria per lei era stato uno sforzo enorme, anche se aveva sempre cercato di nascondere a tutti quanto quello le pesasse. Ma Clark sapeva che per una ragazza abituata da sempre a vivere in città o in un campo militare, la campagna non aveva nessun fascino particolare.

Eppure ora che ripensava al passato con occhi diversi, Smallville sembrava essere quasi una calamita per Lois. Più cercava di evitarla e più si ritrovava lì a viverci o in visita.

“Beh, è solo che hai sempre preferito la città alla campagna, tutto qui. E poi, devi ammettere che vedere la grande Lois Lane rinunciare ai sui articoli per stare all’ombra di un albero insieme al suo fidanzato, è abbastanza strano.” E quando la parola fidanzato lasciò le sue labbra, non poté fare a meno di ricorrere al suo sorriso migliore, ancora incredulo che Clark Kent e Lois Lane fossero finalmente insieme.

“Oh, ora sei il mio fidanzato?” Chiese stuzzicandolo con il suo migliore sorriso malizioso e Clark non poté evitare di tornare con la memoria ad un discorso simile che avevano avuto nel fienile.

Sorrise nel pensare a come avrebbe risposto. “Non lo dirò a nessuno, se neanche tu lo farai.” E vedendo il sorriso di Lois, fu sicuro che anche lei tornò con la memoria a quel momento, quando da ragazzi si sopportavano a malapena, troppo ciechi per notare chi si trovavano di fronte.

Ripensandoci ora, anche se in cuor suo ci aveva sempre sperato, non aveva mai pensato che questo sarebbe potuto realmente accadere. Erano troppo diversi e gli anni da ragazzi passati insieme, avevano sottolineato questo punto più e più volte.

Eppure quando lei non stava a Smallville dai Kent, lui non si sentiva mai sé stesso, quasi come sé una parte di sé fosse partita insieme a lei.

Aveva evitato di dare un nome a quella sensazione per un bel po’ di anni, prima di aprire finalmente gli occhi e capire che in fondo lui e Lois avrebbero convissuto più che bene insieme, nonostante tutto.

“E comunque, le cose cambiano Smallville.” Disse facendo spallucce, poggiando la testa sul tronco dell’albero che reggeva il suo peso e ricollegandosi al pensiero di loro due che stavano semplicemente sotto un albero a chiacchierare, senza fare niente di particolare.

Fortunatamente Lois aveva ragione.
Le cose cambiano ed erano cambiate, soprattutto tra loro. Da quando si era deciso ad ammettere i propri sentimenti per quella brunetta testarda che voleva sempre avere l’ultima parola su tutto, Clark aveva iniziato a vedere il mondo con occhi diversi e quando lei era sparita per delle settimane, tutto il buono che c’era in lui era sparito con lei.

In passato, che Lana fosse stata o no al suo fianco, la sua umanità era stata sempre presente in lui. Ma quando Lois era sparita per dei mesi, tutti i sentimenti umani che lo avevano accompagnato in tutti quegli anni, erano spariti nel nulla insieme a lei.
Aveva abbandonato ogni lato positivo ed umano della sua vita, lasciando spazio solo al freddo e risoluto Kal-El.

“Ah sì?” Chiese stuzzicandola.

Lois sorrise guardando il campo di grano di fronte a sé. “Un giorno sei una giornalista che evita di vivere la sua vita e si immerge nel lavoro e il giorno dopo il ragazzo che ti piace ti bacia e ti rendi conto che la vita è decisamente molto di più che una semplice redazione di un giornale.” Abbassò lo sguardo per incrociarlo con quello di Clark ed entrambi sorrisero.

In fondo lui e Lois non erano poi così diversi. “Un giorno sei un alieno che è convinto di passare il resto dei suoi giorni in solitudine e il giorno dopo incontri la ragazza che sei sicuro ti cambierà la vita.”

Lois annuì, sorridendo leggermente e cercando di rimanere seria. “Ragazza fortunata.”

Clark invece non poté evitare di sorridere a quel suo commento e farne uno a sua volta. “Potrei dire lo stesso del tuo amico.” Sentì un’ennesima, affettuosa pacca sulla fronte ed entrambi risero.

Anni fa, quando erano giovani e vivevano sotto lo stesso tetto, Clark pensava che non avrebbe mai trovato dei punti in comune con la ragazza che gli aveva soffiato la camera da letto e lo costringeva a passare delle notti insonni sul divano al piano di sotto.
Col passare degli anni, aveva iniziato a capire che forse, in fondo, lui e Lois non erano poi così tanto diversi.

Entrambi rifiutavano di parlare molto di sé stessi, evitando di aprirsi con chiunque cercasse di andare oltre la dura scorza che sembrava avvolgerli.
Eppure, l’uno era diventato per l’altro il confidente e la roccia su cui fare forza quando tutto andava a rotoli, quando il resto del mondo li faceva perdere la speranza.

E alla fine, quella ragazza che sembrava non poter sopportare, era diventata piano-piano la persona che sembrava conoscerlo meglio di chiunque altro.

“E comunque io non odio la campagna.” Gli disse dopo qualche istante di silenzio, quasi buttandola lì per caso.

“Ah no?” Clark era sorpreso di aver sentito una cosa del genere uscire dalla sua bocca. “Che mi dici del gallo che ti sveglia la mattina presto, dei lavori alla fattoria, del nulla che ci circonda – fermami quando ne hai abbastanza, Lois.”

Lois non se lo fece ripetere due volte e lo interruppe. “Ho tanti bei ricordi di Smallville.” Clark annuì, sapendo che in fondo quella cittadina di campagna che tanto aveva odiato, le aveva dato tanto. “E’ qui che ho trovato una vera famiglia, degli amici e la persona più importante della mia vita.”

Clark deglutì a fatica, quasi preso di sorpresa nel sentire l’ultima parte della sua frase.
Sapeva che quello che c’era tra loro era speciale, ma sentirsi effettivamente dire di essere la persona più importante della sua vita, era una cosa che lo aveva lasciato spiazzato,  soprattutto per il fatto che era stata Lois Lane a dirlo, la stessa Lois Lane che prima di ammettere una cosa del genere, preferirebbe passare la giornata intera a fare lavori alla fattoria.

Le sorrise, perché in fondo era l’unica cosa che poteva fare in quel momento e lei non poté fare a meno di abbassare lo sguardo per qualche secondo, imbarazzata da quegli occhi blu che non smettevano di fissarla.

“Attenta Lane, chi ti sente potrebbe crederci. O darti della sdolcinata.” Le disse, senza mai spostare lo sguardo dai suoi occhi marroni che avevano ripreso a guardarlo.

La vide buttare nuovamente gli occhi al cielo come faceva spesso, prima di rispondergli come solo lei riusciva a fare. “Pff, come se ci sia qualcun altro oltre a noi nel raggio di 10 chilometri. Siamo in campagna, Smallville, il che vuol dire che siamo circondati dal nulla.”

“Appunto.” Sorrise, sentendo che Lois aveva appena confermato uno dei motivi che le facevano odiare la campagna e che lui stesso aveva nominato un secondo prima.

In fondo non era male stare lì da soli, solo loro due e nessun altro.
Certo, se qualcuno fosse stato in pericolo, Clark sarebbe dovuto volare via e fare il suo dovere da Superman, ma finché questo non fosse successo, sarebbe rimasto lì sdraiato insieme a lei a parlare e a fissare il cielo.

“Il punto è che mi piace venire qui e staccare la spina da tutto il resto.” Piegò leggermente la testa di lato e scrollò le spalle. “E’ piacevole.” Continuò, poggiando l’altra mano sul petto di Clark, che sembrò gradire quel suo gesto.

“Già.” Sorrise, poggiando una mano su quella di Lois che riposava sul suo petto. “Anche se la Lois Lane ragazza che ricordo, avrebbe parecchio da ridire.” Sorrise nell’immaginare una giovane Lois che ribatteva ad ogni singola parola che la Lois Lane più grande aveva appena detto.

“Clark, quello era una vita fa.” Rispose fintamente annoiata dalle sue parole, buttando per l’ennesima volta gli occhi al cielo. “Te l’ho detto, si cambia.” Gli diede qualche pacca affettuosa sul petto, nello stesso modo in cui faceva con Krypto quando le richiedeva un po’ di attenzioni.

E loro ne erano la prova vivente. Chi più di loro era cambiato rispetto a qualche anno prima?

“Da diciottenne che non riusciva a finire il liceo, a ventiseienne con una promettente carriera giornalistica.”

Lois sorrise. “Da fan numero uno delle camicie in flanella a uomo con un po’ di gusto nel vestire.” Clark sbuffò leggermente nel sentire che le sue povere, innocenti camicie venivano ancora una volta tirate in ballo. “Visto, pure tu hai fatto un enorme cambiamento, Smallville.” Gli diede nuovamente delle pacche affettuose sul petto, come a fargli capire che aveva fatto un’ottima evoluzione negli anni.

Clark sorrise. Ovviamente Lois doveva avere l’ultima parola su tutto. “Come se quelle camicie non ti piacessero.” E lui non gliel’avrebbe data vinta, almeno per questa volta. “Ho ricordi molto nitidi di te che vai in giro per casa indossando solo la mia camicia in flanella, Lois.” Le sorrise, strizzando leggermente gli occhi, quasi stesse cercando di richiamare alla memoria uno di quei tanti momenti in cui Lois aveva indossato le camicie che fingeva di disprezzare tanto. Mettendosi seduto di fronte a lei, che si limitava a guardarlo con un sopracciglio alzato quasi sfidandolo ad andare avanti, pensò ad un’altra cosa per cui Lois andava pazza e non esitò a dare voce a quel suo pensiero. “Per non parlare della tua passione nei confronti della mia maglia da football.”

La vide incrociare le braccia al petto e socchiudere gli occhi a sua volta, quasi stesse pensando ad un modo per vendicarsi e per un momento Clark si pentì di non averle lasciato l’ultima parola.

“Visto che hai tanta voglia di parlare Smallville, che ne dici di raccontarmi di quella volta che mi avevi detto il tuo segreto e poi hai dovuto riavvolgere il tempo?”

Clark sorrise e iniziò a scuotere la testa divertito. Questa volta l’aveva passata liscia, ma si rese conto che in futuro non sarebbe stato così fortunato.

“Lois, te l’avrò raccontata almeno un miliardo di volte.”

Il giorno in cui aveva deciso che le avrebbe detto nuovamente il suo segreto, aveva anche deciso di raccontarle di tutte le volte in cui ne era venuta a conoscenza, ma per un motivo o per un altro lo aveva dimenticato.

Il che includeva la volta in cui aveva mostrato i suoi poteri di fronte a lei e allo sceriffo e il suo nuovo amico infetto dai meteoriti gli aveva fatto il favore di cancellare ad entrambe la memoria; la volta in cui sotto l’effetto della Kryptonite rossa le aveva mostrato chi era veramente, il che includeva le sue doti da ottimo baciatore, come le aveva chiamate lei stessa; e ovviamente, quelle 72 ore che aveva dovuto cancellare per colpa di Linda Lake e del suo articolo che lo aveva reso un mostro agli occhi di tutti.

Clark le aveva raccontato tutto nei minimi dettagli e anche se Lois era sembrata parecchio incuriosita dalla volta in cui entrambi erano rimasti vittima dell’effetto della Kryptonite rossa, il racconto che voleva sempre sentirsi dire, era quello sulle 72 ore che Clark aveva sempre rimpianto.

“Lo so, ma non mi stanca mai.” Rispose subito, inclinandosi leggermente verso di lui e dandogli un bacio veloce sulle labbra. “In più il mio ego è sempre felice quando mi ricordi che son stata l’unica a cui hai detto spontaneamente il tuo segreto non una, ma due volte.” Annuì seria, prima di lasciare che il suo sorriso le esplodesse in viso e copiasse in modo identico quello che vedeva in quello stesso momento sulle labbra di Clark.

Abbassò la testa divertito e in quel momento non si sarebbe potuto sentire più umano.

Ovviamente, come sempre lui gliel’avrebbe raccontata, perché ormai quello che per anni era stato solo un doloro ricordo, si era trasformato nella sua vita di tutti i giorni. La sua vita con Lois.

Ricordare com’era stato stare con lei in quei giorni non faceva più male come qualche anno prima, perché ora che stavano insieme, avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per recuperare quelle 72 ore il cui solo ricordo lo aveva fatto stare male per anni.

Poggiò nuovamente la testa sul grembo di Lois, che riprese ad accarezzargli dolcemente i capelli, mentre lui iniziava il suo racconto.

“Era una giornata piovosa in quel di Metropolis e tu eri stata via per ben quattro settimane…”



FINE




A/N: 77364 parole dopo, ecco che la storia si è conclusa! Vi rendete conto di quanto avete letto?!?! XD XD Faccio capitoli troppo lunghi, vero? XD

Cmq, ora inizierò a parlare a vanvera, per cui capirò se vorrete evitare di leggere tutto questo! XD
Il mio pc dice che la storia è iniziata il 14/07/09 e non riesco a credere che riuscendo ad essermi data una scadenza (mi sento tanto Lois! *.*) sono riuscita a rispettarla!!! Ci sono stati attimi di terrore XD in cui pensavo che per il 25 non sarei mai riuscita a pubblicare l'ultimo capitolo e invece...

Dopotutto questa storia è nata per impegnare il tempo fino alla premiere e son contenta di esserci riuscita! :P

Come penso capirete, ormai sono affezionata a questa storia e la soddisfazione di poter spuntare l'opzione "storia finita" è stata non indifferente!
Ma il vero motivo per cui adoro questa storia è anche per merito vostro! Non avete idea di quante risate mi sia fatta leggendo i vostri commenti, o di quanto mi sentissi toccata quando mi scrivevate che il capitolo vi era piaciuto e soprattutto... non avete idea di quanto fossi fiera di me nel leggere che ero riuscita ad emozionarvi.
Per cui la cosa che mi mancherà di più in realtà non sarà proprio la storia in sé, quanto entrare su EFP per controllare chi aveva letto e recensito e soprattutto da chi dovevo nascondermi se il capitolo non era piaciuto! XD

La S9 sembra davvero piena di spunti interessanti per delle ff e spero tanto mi venga in mente qualcosa, perché non vedo l'ora di riprendere la routine del "posta capitolo-aspetta recensioni-leggi recensioni." :P

Magari ci ritroveremo in qualche forum a parlare di Smallville senza nemmeno sapere che ci siamo già parlate qui su EFP (vero Leti? XD tra l'altro speriamo aggiustino il sito di itasa al più presto '-.-). [Il che mi porta a chiedervi... chi di voi come me, si vedrà la S9 in contemporanea con gli USA? *.*]

Per cui, sì, mi mancherete davvero tanto (notato la scelta dei colori? XD) e giuro che non è perché mi riempivate di complimenti!!! XD XD

Cmq, spero che questo epilogo vi abbia convinto a buttare via per sempre le bamboline vodoo!! XD

Ovviamente, un ringraziamento speciale va a Cosmo, Cris, Leti, cordina87, che hanno commentato sempre e comunque! Grazie ragazze *.*
Poi ci sono Free Fall ed Enya che quando potevano mi lasciavano un commentino :) Per cui grazie anche a voi ragazze!
Un grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti:
1 - AlterSiby 
2 - andrea83_2007
3 - cordina87
4 - cosmopolitan
5 - Cristina91
6 - Enya
7 - mariamaria
8 - SARAHPOXY
9 - ShikamaruxIno

Tra l'altro con questa storia ho ottenuto un record personale, visto che mai una mia storia prima d'ora era stata preferita da 9 persone! XD

Poi, un grazie a chi l'ha messa tra i seguiti:
1 - Akira_chan
2 - cosmopolitan
3 - EmySmile
4 - Enya
5 - kamura86
6 - SARAHPOXY

Anche qui record personale! XD

Penso di aver detto tutto... spero sempre di trovare qualcos'altro da dire, così posticipo di qualche minuto la pubblicazione, ma ormai penso davvero di aver esaurito gli argomenti! XD

Ancora grazie, grazie, grazie! :)

E ovviamente, buona S9 a tutti! ;)

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