Happier

di marie52
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella volta in cui a casa Goldstein arriva un pacco inaspettato (Tina/Newt) ***
Capitolo 2: *** Quella volta in cui Newt fu invitato ad un matrimonio (Newt/Leta) (1) ***
Capitolo 3: *** Quella volta in cui Albus Silente è incerto su quello che deve fare (Albus/Grindelwald) ***
Capitolo 4: *** Quella volta in cui Queenie decide di partire. (Queenie/Tina rapporto tra sorelle) ***
Capitolo 5: *** Quella volta in cui Teseo scopre la vera natura donatrice di suo fratello (Teseo/Newt rapporto tra fratelli) ***
Capitolo 6: *** Quella volta in cui Credence si chiese il perché Tina fosse l'unica a calmarlo (Credence/Tina rapporto madre/figlio) ***



Capitolo 1
*** Quella volta in cui a casa Goldstein arriva un pacco inaspettato (Tina/Newt) ***


Note dell’autrice:
Prima di incominciare l’autrice consiglia vivamente per la lettura in musica l’ascolto di:
Happier by Marshmello ft Bastille.
Questa raccolta di one-shot è infatti ispirata parzialmente o completamente alla canzone di Marshmello e tratta di possibili e non situazioni che seguono gli eventi di Animali Fantastici e dove trovarli con accenni a teorie, spoiler e trailer riguardanti il suo seguito Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald.
Non possiedo alcun personaggio della sfera di Harry Potter/Animali Fantastici nato dall’autrice J.K.Rowling.
Ogni riferimento al nuovo film è puramente casuale perché dettato dalla fantasia di una fan molto attenta.
Un bacio
marie52
 
Capitolo 1:
Quella volta in cui a casa Goldstein arriva un pacco inaspettato
 
When the evening falls and I’m left there with my thoughts,
and the image of you with someone else,
Well it’s eating me up inside.
 
Non era mai stata il tipo di persona che si chiedeva con nostalgia che cosa sarebbe potuto succedere se non avesse detto quelle cose o se invece avesse fatto una scelta piuttosto che un’altra.
Infondo Tina Goldstein, auror del MACUSA era sempre stata il tipo di donna che non piangeva sul latte versato: del resto di scelte sbagliate ne aveva fatte ma guidate sempre da un senso di giustizia innato e da quel fiuto che le era stato tramandato da suo padre, Anthony, capo Auror del Macusa, le cui imprese erano state elogiate da tutti coloro che lo avevano conosciuto.
Ed era stata una di queste imprese, lontano in una zona rurale della lontana Africa, dove aveva contratto la malattia e tornato a casa, si era portato via nella sua morsa mortale anche sua madre, che le era rimasta vicino nonostante i guaritori le consigliassero vivamente di non toccarlo o sfiorarlo.
Ma lei, Esther, ex Auror, era una donna tutta d’un pezzo e incredibilmente testarda soprattutto riguardante la salute di suo marito: non era strano infatti per i guaritori più anziani, vederla entrare a passo furioso dentro l’ospedale di turno ogni qualvolta che quell’ auror molto coraggioso veniva ferito in missione e regalargli pugni a volontà sopra il suo petto mentre imprecava contro la sua stupida ingenuità e lui d’altro canto rispondeva a tono a quelle provocazioni per poi baciarle dolcemente le labbra una volta che la donna aveva concluso il suo discorso.
Quell’amore, nato dopo anni passati sul campo a schivare colpi e proteggersi a vicenda, li aveva uniti conducendoli insieme alla morte.
Tina ricordava perfettamente il modo in cui i suoi genitori ci scherzavano sopra facendo ridere sua sorella che piccola com’era ancora non capiva ciò che implicavano quelle parole.
“Non essere così seria Teenie” le disse una volta sua madre dentro al letto d’ospedale “ altrimenti non troverai mai un bell’uomo con cui avere tanti bei bambini”.
“Un auror deve essere seria e risoluta” aveva risposto lei mentre tentava di non mostrare a sua madre quanto in realtà stesse soffrendo.
“Sei come tuo padre” aveva affermato con semplicità mentre il signor Goldstein per tutta risposta le aveva fatto cadere grazie all’incantesimo Leviosa un cuscino in faccia alla mogliettina adorata cosa che l’aveva fatta arrabbiare non poco e questa frase, che era stata l’ultima pronunciata da sua madre, era stata anche la prima che Percival Graves le rivolse una volta che la giovane donna entrò a far parte della sua squadra investigativa.
Ma suo padre non era mai stato espulso dalla squadra
Si rigirò nelle lenzuola assaporando la tranquillità della notte newyorkese, combattendo contro le lacrime che minacciavano di cadere.
Sola in quell’appartamento, la giovane Goldstein aveva perso il sonno da molte ore in attesa di una lettera proveniente dal vecchio continente che tardava ad arrivare.
Lei e il giovane inglese, aveva continuato a scriversi durante quell’anno di assenza aggiornandosi su ogni piccolo dettaglio: lui, le scriveva delle condizioni delle sue creature e di come stesse procedendo il manoscritto, mentre lei, dopo aver sorriso alle vicende di Pickett e delle altre creature, lo aggiornava sui casi che aveva appena risolto e su come procedesse la vita delle due sorelle e del loro amico Jacob.
Ma, per qualche strana ragione un mese prima, le lettere si erano interrotte bruscamente e quella famosa risposta da allora aveva tardato ad arrivare.
In contemporanea poi, c’era stato la fuga “romantica”, così l’aveva definita nell’unica lettera che le scrisse, di Queenie e Jacob in Inghilterra, per poter, come scriveva sua sorella “vivere la loro storia d’amore alla luce del sole”.
Ma Jacob, non ricordava un bel nulla di ciò che era successo con le creature magiche e lei, che non voleva di certo spezzare il cuore di sua sorella ne tantomeno ricordarle di come lui aveva reagito la prima volta che aveva scoperto l’esistenza della magia, aveva risposto solo al suo saluto con un “ti voglio bene, si felice”.
Infondo non erano affari suoi se Queenie era stata più coraggiosa di lei e aveva scelto di prendere le redini del suo destino senza lasciarlo in balia del mare, aspettando una lettera che mai sarebbe arrivata.
Un singhiozzo involontario le partì dalla gola, mentre le lacrime continuavano a cadere copiose sul cuscino.
Non si era mai sentita così sola e di certo, il suo umore non era migliorato quando quel giorno, sul Times magico, era uscito un articolo che parlava non soltanto della prima del libro di Newt Scamander appena conclusa in Inghilterra, con tanto di foto in prima pagina della sua incredibile enciclopedia dei suoi “Animali Fantastici”, giudicata da tutti come “fresca” e “affascinante” ma anche del matrimonio più in dell’anno considerato da tutti come “sconvolgente” e “inaspettato”.
Quello tra una giovane e incredibile strega Lestrange e un britannico proveniente dalla famiglia Scamander, con tanto di foto di lui, proprio di quel giovane mago a cui aveva donato il suo cuore affiancato dalla bellissima Leta alla sua presentazione oltre che al fratello di Newt, Teseo, che sembrava piuttosto in imbarazzo davanti alla macchina da presa, affianco della futura cognata.
Non era passato inosservato lo sguardo della giovane che si era posata sul bel mago inglese e di quel sorriso appena accennato e, senza leggere l’articolo aveva ridotto il giornale in mille frammenti per poi cambiarsi immediatamente sperando che il sonno le avrebbe fatto dimenticare il suo tocco gentile e quelle labbra che non avrebbe mai sentito sulle sue.
Leta infondo era una donna bellissima e non poteva biasimare il giovane Newt se aveva scelto la donna piuttosto che lei.
Un piccolo gufo bussò alla sua finestra, scuotendola dai suoi pensieri, ma non portava quella lettera finita chissà dove nell’Oceano bensì una busta.
Lo fece entrare e, ricordandosi una vecchia affermazione di Newt su alcune curiosità dei gufi, gli diede qualche piccolo stuzzichino e lo adagio in una ciotola dove il gufo prima si avvicinò con sospetto, poi gracchiò felice e infine si immerse completamente nella razione di cibo offertagli da quella destinataria inconsueta.
Con un tocco leggero della bacchetta, la maga aprì la busta e fece scivolare tra le sue mani, quel libro che aveva promesso di consegnare di persona.
La scritta dorata di Animali Fantastici brillava illuminata solo dal tepore di una vecchia candela.
“Mi dispiace” recitava il biglietto contenuto all’interno del libro “ non ho potuto consegnartelo di persona perché ho delle questioni urgenti da dover risolvere e inoltre il MACUSA ha respinto la mia richiesta. Spero che ti piaccia. Con affetto Newt”
E, nonostante dovesse essere triste mentre piangeva abbracciata a quella promessa, l’idea che lui fosse felice con la donna che amava le riscaldò il cuore perché anche se si amava alla follia Newt Scamander, quel britannico originale e unico nel suo genere, amava di più l’idea di lui che felice ballava con la sua sposa, vestita magari in un bellissimo abito costoso da far invidia ad ogni donna inglese.
A quella fossetta, appena accennata e al rossore sulle guance.
Al bacio dolce sincero, non troppo audace che le avrebbe donato come solo lui sa fare, non sapendo che dall’altra parte dell’Oceano, Newt non stava sorridendo e il suo cuore sanguinava vedendo il suo bel sorriso.
So I go, i will go.
I think that you’ll be happier.
I want you to be happier.

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Capitolo 2
*** Quella volta in cui Newt fu invitato ad un matrimonio (Newt/Leta) (1) ***


Capitolo 2:
Quella volta in cui Newt fu invitato ad un matrimonio (Newt/Leta) (1)
N.B: il segno tra parentesi (1) segnala che questo capitolo è il seguito di quello precedente.
Lately I’ve been thinking.
I want you to be happier.
 
Newt aveva sempre intravisto nelle creature qualcosa di unico e allo stesso tempo gentile dove gli altri suoi compagni vedevano solo creature pericolose che avrebbero causato solo danni alla scuola.
Nonostante la sua casata, Tassorosso, fosse la migliore dato che nessuno lo giudicava apertamente come invece facevano gli altri soprattutto i Serpeverde, ed erano disponibili a conversare con lui ogni volta che lo vedevano un po’ più giù di morale, al giovane Scamander non erano mai sfuggite le occhiatacce e quelle risatine sottili ogni volta che era in presenza di qualche creatura, e con molta pazienza aveva tenuto il controllo, ostentando quindi una tranquillità fasulla ed evitando così che i suoi amici causassero degli incidenti molto costosi.
Perché si, le sue creature erano suoi amici, forse gli unici che realmente ascoltavano con interesse i suoi discorsi e con uno squittio o un ronzio gli davano dei suggerimenti sul da farsi e su come riuscire a sopravvivere assieme agli altri esseri viventi come lui.
O meglio questo ancora non lo sapeva e lo aveva appreso solo dopo che se ne andò da Hogwarts e i suoi contatti con Leta lentamente diminuirono fino a scomparire del tutto.
Leta era come lui una personalità estranea a quel mondo pieno di troppe incognite e poche risposte: non era la classica Lestrange nonostante nessuno si fosse meravigliato che una donna con quel cognome fosse finita in Serpeverde, sia da un punto di vista estetico, dato il suo colore della pelle e sia da un punto di vista caratteriale perché, a differenza della sua famiglia e della casata a cui apparteneva, alla giovane non le importava del suo sangue puro.
Fu lei, vedendolo così solo, ad avviare la conversazione e nonostante per la maggior parte del tempo assieme lui parlasse delle sue creature, lei lo ascoltava rapita da quella passione innata.
Erano diventati migliori amici senza accorgersene e allo stesso modo lui iniziò a provare qualcosa per lei senza realmente saperlo.
Un altro punto a suo favore durante il periodo di Hogwarts era soprattutto il fatto che lei odiasse esattamente come il giovane Teseo Scamander, il fratello perfetto.
Teseo era infatti ciò che suo padre avrebbe voluto che lui diventasse: finito nei Grifondoro, si era distinto per le sue abilità sia magiche che di cercatore, diventando poi automaticamente al terzo anno prefetto della sua casata e con una strada spianata per la professione di Auror, seguendo quindi le orme paterne.
Persino l’aspetto era tipico di uno Scamander: capelli scuri, occhi magnetici, sempre ben vestito e curato, sorriso smagliante capace di ammaliare chiunque ci parlasse.
Tutti tranne lei, Leta.
La giovane Lestrange infatti, era l’unica che odiava con la stessa sua intensità Teseo e spesso quando si incrociavano tra i corridoi e il giovane la prendeva in giro, lei rispondeva alla provocazione dapprima in parole poco adatte ad una donna di alta classe come lei e poi se lui continuava con piccoli trucchetti di magia, che lo rimettevano in riga.
“è solo un pallone gonfiato” aveva detto una volta a Newt mentre se ne stavano seduti sul prato a leggere il capitolo per la lezione del giorno dopo di Storia della Magia “ crede di essere chissà chi solo perché è un giocatore di Quidditch”
“Beh, lui è il capitano di Grifondoro” aveva replicato il giovane con un po’ di rossore sulle guance
“ed è anche molto bravo nel suo ruolo di portiere”
“Anche tu fai parte della squadra di Tassorosso come cercatore, e hai fatto vincere tantissime partite con le tue abilità ma mica ti pavoneggi come fa lui!”
Il giovane aveva sorriso in risposta e si era sentito così fortunato nel avere qualcuno concreto e reale che poteva risponderle a parole e non a suoni come invece era abituato con le sue creature.
Eppure troppo concentrato sul libro non aveva notato lo sguardo di lei cambiare vedendo suo fratello con la sua bellissima fidanzata e forse, se lo avesse visto di certo non si sarebbe stupito di lei, che vestita nel suo abito bianco ballava assieme a Teseo stringendosi l’uno all’altro come se la loro vita dipendesse da quel momento e i loro baci fossero l’aria che respiravano.
Ma, nonostante il cuore che sanguinasse profondamente e gli occhi che minacciavano di lasciar cadere quelle lacrime trattenute a stento, Newt era felice perché Leta sorrideva.
E, non c’era niente di più bello e prezioso del suo sorriso.
Guardò l’orologio da taschino in mano, che segnava le sette e mezza di mattina.
Presto il giovane sarebbe partito per Parigi su ordine di Silente in una missione supersegreta e sperava vivamente che il pacco che aveva mandato fosse giunto a destinazione nella casa delle sorelle Goldstein.
Per qualche secondo, il britannico avvertì un inquietudine nel suo cuore perché era vero, aveva smesso di scriverle troppo concentrato sul finire al più presto il suo manoscritto ma era altrettanto vero che una volta terminato aveva tentato di partire per l’America senza successo.
“Sei stato classificato dal MACUSA come altamente pericoloso Newt” aveva commentato suo fratello una sera a cena con Leta “non mi stupisco che il ministero abbia deciso di non farti partire”.
Era certo che avrebbe apprezzato il suo manoscritto infondo era ciò che voleva e se non fosse stata per lei, Tina non avrebbe mai trovato un titolo adatto che racchiudesse la sua idea di creature.
E, nella sua mente la vide felice che affianco a sua sorella scartava il pacchetto, i suoi occhi che brillavano e il suo sorriso appena accennato.
Chissà magari un giorno le loro strade si sarebbero nuovamente incrociate e l’avrebbe rivista.
Non sapeva tuttavia che d’altra parte dell’oceano, la giovane Goldstein stava partendo su una nave diretta proprio nella città dell’amore su ordine del MACUSA.
E non era felice del suo regalo come pensava
Then only for a minute
I want change my mind, cause this just don’t feel right to me.
I wanna raise your spirits,
I want to see you smile, know that means i’ll have to leave.
Angolo autrice:
Sebbene io sia una fan della Newtina (Newt/Tina) sono abbastanza certa che il prossimo film si focalizzerà nel risolvere la questione Leta e ho immaginato un possibile scenario che credo sia tuttavia molto improbabile all'interno del nuovo film.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo.
A presto
marie52

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Capitolo 3
*** Quella volta in cui Albus Silente è incerto su quello che deve fare (Albus/Grindelwald) ***


Attenzione:
Questo capitolo è la ragione per cui la storia principale è stata catalogata come di tipo arancione,
a causa di contenuti che potrebbero urtare la sensibilità del lettore quali: rapporti sessuali omosessuali accennati.
Nonostante sia una sostenitrice dell’amore come espressione individuale dove l’importante sarebbe vedere una persona felice con un’altra indipendentemente se quella persona sia omosessuale, etero o bisex, l’autrice qui presente ha deciso di alzare il raiting in modo da avvertire i lettori con una mentalità chiusa del contenuto presente in questo capitolo.
È sconsigliata quindi la lettura del  singolo capitolo a chiunque abbia problemi con le immagini appena accennate di un rapporto sessuale.
Grazie per la vostra attenzione e buona lettura.
Votre
marie52
 
Capitolo 3:
O quella volta in cui Albus Silente è incerto su quello che deve fare.
When the morning comes
When we see what we've become
In the cold light of day we're a flame in the wind
Not the fire that we've begun
A volte quando il professore aveva bisogno di pensare senza che nessuno potesse in qualche modo fiutare la sua paura, Albus si rifugiava all’interno della Stanza delle Necessità, un luogo a cui pochi studenti avevano avuto accesso nel corso degli anni e che non avevano più ritrovato.
Del resto Hogwarts era sempre stata una scuola di tutto rispetto dove niente sfuggiva al controllo autoritario del suo preside.
Ma Albus, quel professore visto dai suoi colleghi come “fuori di testa”, non aveva mai accettato quelle rigide regole imposte dal suo superiore: era infatti noto a tutti il corpo insegnanti le sue scappatelle come sostituto durante le lezioni di Galatea e l’utilizzo di Mollicci durante proprio quelle lezioni per incoraggiare i ragazzi a combattere contro le loro peggiori paure e sconfiggerle.
“Hanno bisogno di pratica e non di teoria” aveva spiegato una volta al preside Dippet durante una riunione “ il mondo è un luogo pericoloso e fare pratica li aiuterà ad affrontarlo con facilità e preparali al peggio”.
Eppure nonostante ciò l’eccentrico professore era sempre benvoluto dai suoi colleghi a causa della sua gentilezza ma anche dai suoi studenti che eccellevano inaspettatamente per poi assumere ruoli di rilievo nel campo del mondo magico.
Del resto Albus aveva sempre adorato le cosiddette sfide impossibili perché richiedevano il dispendio di energia ma soprattutto una dose massiccia di non curanza delle regole e quando aveva incontrato quel giovane inglese, timido e impacciato, Silente aveva visto in lui qualcosa che nessun’altro riusciva a vedere e lo aveva preso automaticamente sotto la sua ala, difendendolo con le unghie e con i denti ad ogni suo passo falso.
Anche contro l’opinione della gente, che non aveva visto troppo legati ai fatti ciò che lui invece aveva notato.
Ricordava benissimo il giorno in cui Newt fu espulso: la confusione nei suoi occhi, mescolata a un pizzico di tristezza e una strana fierezza in quella bugia che aveva raccontato di fronte al resto del corpo docenti.
Quella colpa che non aveva commesso ne lui e nemmeno le sue creature, ma invece era stata una donna tentatrice e subdola spinta da un amore non corrisposto.
Quello stesso tipo di amore che aveva spinto il giovane Scamander a mentire
“Ho dovuto farlo” gli aveva risposto mentre finiva di chiudere la sua valigia con tutte le sue cose “lei non può capire”.
Ma Silente capiva perché aveva provato anche lui quel tipo di amore dolce e allo stesso tempo complicato che lo aveva portato a perdere se stesso e anche la sua famiglia.
Gellert Grindelwald era quello il nome del tormento che continuava a perseguitarlo nei suoi sogni, nei quali poteva sentire ancora il profumo dei suoi capelli e il tocco delle sue mani sulla sua pelle.
Quel sorriso così luminoso e i suoi occhi azzurri capace di fargli perdere la testa, senza parlare.
I suoi capelli simili al grano che lo avevano accecato senza accorgersene, dimenticando del mondo circostante e di come le loro idee, nate da due menti geniali fossero sbagliate.
“ Non capisci che cosa ti sta facendo” aveva detto un giorno Aberforth a cena prima che quell’essere entrasse in casa loro, mentre tranquillizzava Arianna da uno dei suoi possibili attacchi “ ti sta utilizzando e tu glielo lasci fare”
“Tu non capisci Aberforth” aveva risposto lui con un arroganza tale da provare ancora disgusto per se stesso “le sue idee sono geniali: potremmo vivere finalmente alla luce del sole”
“Uccidendo persone innocenti però” aveva commentato lui ironico mentre continuava ad accarezzare dolcemente la sua amata sorellina “credi che sia giusto? Ammazzare per il potere?”
No che non lo era.
Eppure Silente si era innamorato di quel ragazzo a tal punto da dimenticare la linea sottile che intercorreva tra giusto e sbagliato, tra convenzionale e scandaloso.
Le loro notti erano ancora impresse nella sua memoria: i tocchi sicuri, indagatori di lui mescolati a quelli suoi amorevoli e dolci, le loro labbra che si sfioravano incerte da prima e sicure inseguito e quel fuoco che bruciava al suo interno mandandolo in estasi.
“Loro sono il nemico” aveva detto una volta riferendosi ai Babbani tra quelle lenzuola disfatte, il petto sudato dal loro precedente incontro “lo capisci non è vero?”.
Silente aveva sorriso premendogli le labbra sulle sue.
“Certo” gli aveva risposto mentre entrambi venivano avvolti nuovamente da quella fame e dalla voglia di continuare ad analizzarsi ancora e ancora e ancora…
Fino a dimenticarsi del tempo e del luogo in cui si trovavano.
Ma per fortuna, ci aveva pensato quel tempo a fargli tornare il senno strappandogli via con forza la sua famiglia in un solo istante.
Il corpo privo di vita di Arianna era ancora lì, tra le sue mani mentre quell’uomo che aveva tanto amato fuggiva via, come un codardo.
Così il destino lo aveva riportato sulla retta via e, nel corso degli anni aveva tentato in tutti modi di espiare quella colpa che tuttavia sarebbe potuta essere pagata solo con la sconfitta di Grindelwald, riportando il mondo nel suo ordine naturale e inseguito con la sua morte.
Ma come poteva affrontarlo se quello Specchio, che ogni volta che lui provocava un attacco consultava gli mostrava la sua immagine?
Come poteva essere certo che lo avrebbe sconfitto senza cadere sotto il suo magico incantesimo?
I suoi occhi lo fissavano, magnetici come erano sempre stati.
La sua mano calda tocco quella gelida dell’immagine proiettata.
“Non posso ancora combatterti” sussurrò mentre una lacrima solitaria gli scorreva lungo la guancia sinistra “ ti amo ancora troppo”.
Grindelwald gli sorrise quasi ridendo alla sua esitazione.
“Ma non ti lascerò” disse questa volta con determinazione “ distruggere quel mondo che mi ha strappato via Arianna”.
Non sapeva se Newt avrebbe accettato quella proposta che gli avrebbe redatto il mattino successivo, ma sperava vivamente che la sua risposta sarebbe stata un sì perché Newt a differenza sua aveva continuato a vivere nel presente agendo per quello che era giusto e non perciò che il suo cuore desiderava.
Solo lui avrebbe potuto salvare il mondo magico dalla distruzione.
Non un mago che amava ancora l’oscuro nemico.
E che per lui, avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di risentire il suo tocco amorevole e i suoi baci pieni di sicurezza e di bugie.
Every argument, every word we can't take back
'Cause with the all that has happened
I think that we both know the way that the story ends

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Capitolo 4
*** Quella volta in cui Queenie decide di partire. (Queenie/Tina rapporto tra sorelle) ***


Capitolo 4:
Quello in cui Queenie decide di partire.
But we run our course, we pretend that we're okay.
Now if we jump together at least we can swim
Far away from the wreck we made.
Le accarezzò lentamente con la mano destra tremante, il viso addormentato.
Adagiata su un letto di un vecchio ospedale francese Queenie guardava il volto sereno di sua sorella, tentando di catturare ogni sfumatura di quel viso, ricoperto ora da cicatrici profonde che l’avevano resa irriconoscibile.
Una lacrima solitaria cadde su quei vestiti distrutti dalla lotta precedente in cui era stata coinvolta.
Che cosa stava pensando? si chiese sfiorandole con i polpastrelli quella ciocca nera che si era spostata dal suo volto
Avrebbe dovuto semplicemente lasciarla morire.
Del resto era quello che accadeva ai traditori, che avevano accettato una strada tortuosa e solitaria convinti da una bugia irrealizzabile.
Ricordava ancora quel momento: i suoi occhi sorpresi, ricchi di una strana malinconia che non le apparteneva, i loro incantesimi che si incontravano creando scintille diverse, le sue parole rassicuranti, nonostante fossero ora nemici e non più le unite sorelle Goldstein.
“Ti prego” l’aveva supplicata continuando quella lotta con poca intensità “torna a casa con me, Queenie. Lui ti sta solo usando”
Ma lei, Queenie l’aveva ignorata, spinta da quel folle amore da poter ascoltare.
Da Jacob, quel no-mag che amava talmente tanto da non riuscire a leggere la sua mente e quei pensieri spaventati quasi quanto quelli della sorella.
Infondo, Queenie non capiva il perché avrebbe dovuto cedere a lui: era la sua vita, e lei lo amava ne era certa perciò perché non seguire Grindelwald nella sua causa.
Glielo aveva promesso che avrebbe risparmiato lui, il suo amato da quella follia, giurandolo sulla sua vita.
E, lei come una sciocca aveva accettato ignorando tutte quelle menti vicino a lei, che ricordavano con gioia quei corpi di bambini no-mag strappati alla vita.
Come poteva aver creduto a quelle bugie? E a quell’amore privo di ogni logica?
Non poteva di certo biasimare Jacob che aveva deciso vedendo la furia nei suoi occhi dopo il combattimento non soltanto di interrompere il loro matrimonio ma anche di trasferirsi in Gran Bretagna per sfuggire al suo folle amore.
“Ma io ti amo” aveva detto lei con quella solita ingenuità che l’aveva sempre contraddistinta da tutte le altre donne americane.
Lui le aveva sorriso e le aveva baciato la testa, amorevolmente esprimendo tutti quei sentimenti che non erano frutto delle sue fantasie.
“Io ti amavo Queenie” le rispose in un sussurro “ma ora non lo so più”
Ed era così che si era ritrovata lì, al suo capezzale, accarezzando un corpo la cui vita stava scivolando via per raggiungere i loro genitori dall’altra parte mentre singhiozzava.
“Ho bisogno di te” disse prima di spostare la sua mano sulla pancia gonfia dove una piccola creatura stava crescendo lentamente “non so che cosa fare”.
Tina non rispose troppo concentrata a ispirare ed espirare l’aria proveniente dall’esterno: nonostante tutto quella strega testarda era ancora attaccata alla vita, non arrendendosi ad un destino già scritto.
Era sempre stata così forte sua sorella e così sicura che niente le avrebbe mai divise.
“Tu te ne andrai mai?” le aveva chiesto un giorno proprio la strega dai capelli biondi dopo l’ennesimo incubo riguardante i suoi genitori
“Non dire stupidaggini Queenie!” le aveva risposto lei sorridendole mentre la cullava tra le sue braccia “Non ti lascerò mai”
“Nemmeno se farò qualcosa di stupido?”
“Mai” disse nuovamente la bimba continuando a stringerla a se “e ti vorrò sempre bene Queenie ricordatelo”
La strega scosse la testa lasciando la presa da quel volto sfregiato: doveva aver capito le sue intenzioni aveva deciso di ricordarle di quel giorno nella speranza che quella giovane sorella cambiasse idea sulla sua decisione.
Ma, Queenie aveva paura: come poteva essere sicura che non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore che le aveva fatto perdere l’amore della sua vita e contemporaneamente il suo ultimo pezzo di famiglia?
“Abbi cura di te Teenie” disse in un sussurro “Ti voglio bene e ti prego perdonami se ci riesci”
Le baciò dolcemente la testa poi una volta staccatasi si smaterializzò via da quel luogo pieno di rimpianti e di colpe da dover scontare.
Lontano dalla magia, da sua sorella e da Jacob per diventare una strega migliore.
Una madre migliore.
Even though I might not like this
I think that you'll be happier, I want you to be happier
Angolo autrice:
Nonostante sia il quindici e finalmente animali fantastici è al cinema, purtroppo riuscirò a vedere il film solo ed esclusivamente il 18 a causa dello studio che non mi lascia in pace.
Ho immaginato una situazione di certo non presente nel film dove Queenie nel tentare di convincere la sorella a tornare sulla retta via, viene colpita da un incantesimo vagante.
Non mi è difficile immaginare la giovane legilimens dalla parte di Grindelwald dato che mi sembra una persona che si fa guidare dal cuore, nonostante le sue azioni non sono giuste e possono creare uno squilibrio molto forte.
Mi piace sperare che rimarrà la solita affianco dei suoi amici ma non credo sarà questo il caso.
Comunque domani già pubblicherò un altro capitolo e domenica ci sarà la pubblicazione dell'ultimo capitolo di questa piccola raccolta.
Un bacio
marie52

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Capitolo 5
*** Quella volta in cui Teseo scopre la vera natura donatrice di suo fratello (Teseo/Newt rapporto tra fratelli) ***


Capitolo 5:
In cui Teseo scopre la vera natura donatrice di suo fratello
 
I want to change my mind
'Cause this just don't feel right to me.

Teseo Scamander non era il tipo di persona che ammetteva quando sbagliava: orgoglioso com’era, non aveva mai ammesso ad anima viva quando il suo sesto senso sbagliava facendogli perdere tempo prezioso nella sua indagine o mandalo a seguire qualcuno che non centrava niente.
E, questa regola valeva soprattutto se applicata al suo disastroso fratello Newt.
Sebbene il giovane avesse sempre avuto ragione su molti aspetti riguardante il suo impacciato e timido fratello, c’erano state altrettante volte in cui si era sbagliato sul suo conto: quando aveva cinque anni per esempio e credeva che fosse stato lui a fargli quel piccolo scherzetto che lo aveva fatto puzzare come un troll per una settimana mentre invece era stata Malissa Paterson di Serpeverde perché aveva deciso di rifiutare il suo corteggiamento oppure quella volta a dodici anni che credeva con altrettanta sicurezza fosse stato sempre lui a distruggere il suo compito per Transfigurazione cosa che invece si scoprì fosse stata proprio la sua attuale fidanzata Leta, come vendetta per la presa in giro pubblica subita qualche giorno addietro.
Eppure mai, aveva titubato sulla sua colpevolezza riguardante la sua espulsione a Hogwarts a causa di una sua creatura magica: del resto il giovane aveva confessato pubblicamente il peccato commesso disonorando ancora di più la famiglia da cui proveniva.
Non soltanto era finito come casata nei Tassorosso mentre la sua famiglia era sempre stata Grifondoro fin dall’alba dei tempi, ma inoltre aveva gettato fango su una delle più importanti famiglie britanniche purosangue mai create.
“Sei una delusione” aveva commentato suo padre mentre gli gettava le ultime valigie fuori casa “non voglio vedere più il tuo brutto muso in casa nostra”.
Ricordava perfettamente il suo sguardo lacrimoso e il modo in cui aveva abbassato la testa, come un animale ferito nell’orgoglio.
A nulla erano servite le suppliche di sua madre, l’unica che aveva visto qualcosa in lui di sincero in quello sguardo: Newt fu buttato via di casa e fu solo a causa di Silente e delle sue conoscenze al ministero se ricompose il suo orgoglio lavorando in quella sezione per la regolamentazione delle Creature Magiche che nessuno sano di mente avrebbe voluto avere.
Ma quel fratello era pazzo e tutti ad Hogwarts lo sapevano.
Questo tuttavia non intaccò la sua carriera perfetta e la sua vita amorosa: era forse grazie a lui, se Leta avesse deciso di mettere da parte il suo orgoglio e di mettersi con lui.
Certo l’annuncio del suo matrimonio non fu preso benissimo da suo padre, ma non appena conobbe la giovane nuora, esattamente come lui si innamorò ben presto del suo carattere sprezzante e della sua gentilezza innata.
“ Il mio figlio perfetto” aveva commentato una volta di fronte a sua madre, che non smise di lanciargli occhiatacce per tutta la sera per quella affermazione.
Del resto, Teseo aveva sempre saputo fin da piccolo che la donna aveva avuto sempre un debole per il piccolo Newt tanto da trasmettergli quella passione folle che lo aveva portato all’espulsione.
Eppure per qualche strana ragione, la prima persona che aveva pensato per quell’incarico che sottocopertura era stato lui, suo fratello, con cui non parlava da una vita intera.
Non per compassione fraterna ovviamente, semplicemente per il fatto che lui conosceva quella strana cosa a cui il Ministero stava dando la caccia: e poi lui con quelle strane creature era capace di entrare in contatto con facilità.
Tuttavia, si era stupito da quella risposta negativa.
“Tu non capisci” aveva continuato a parlargli mentre si avviava per il lungo corridoio verso l’uscita “quella cosa è pericolosa”.
“Quella cosa per tua informazione è una persona e si chiama Credence ed è mio amico perciò no, Teseo”
“Un giorno quando quella cosa impazzirà o seguirà gli ordini di Grindelwald dovrai schierarti fratellino, lo sai”
“Forse” disse lui, gli occhi accessi da una furia sconosciuta “ma non dalla tua parte”
Ricordava ancora quell’odio che aveva provato al suo rifiuto e quel tradimento che aveva sentito nel cuore non appena aveva scoperto che era partito per Parigi su richiesta di quel ex insegnante che per qualche ragione aveva invece sempre odiato lui, il grande Teseo Scamander, capo Auror della sua divisione per il Ministero della Magia Inglese.
Così era partito, lo aveva cercato e si erano scontrati più di una volta fino a quando non era successo l’impensabile.
Onestamente era stato tutto fin troppo veloce persino per un Auror come lui e oltre al corpo di suo fratello che cadeva davanti a lui per proteggerlo da un incantesimo nemico, non ricordava nient’altro.
Forse, l’urlo del suo nome sussurrato da quella Auror dai capelli scuri oppure il pianto della sua fidanzata affianco a lui.
Si erano smaterializzati subito via da quell’inferno lasciando che il loro nemico fuggisse e prima che lui cadesse in balia del suo subconscio, la domanda che gli porse fu spontanea e inaspettata persino da uno come lui.
“Perché?”
Lui gli aveva sorriso
“Sei mio fratello” gli aveva risposto ignorando i guaritori che gli intimavano di non sforzarsi troppo “e ti ho sempre protetto anche quando credevi che non lo stessi facendo”
Un rumore lontano simile ad un sussurro lo risvegliò da quei pensieri e non si stupì dello sguardo sorpreso dell’uomo che aveva quasi rischiato la morte qualche giorno prima.
“Che cosa ci fai qui Teseo?”
Lui non rispose.
Per la prima volta, Teseo Scamander non sapeva cosa rispondere ed era certo che una volta uscito da quel luogo di certo il suo amabile fratellino lo avrebbe preso in giro a vita.
“Dov’è Leta?”
Per qualche strana ragione, la voce gli ritornò all’improvviso
“è partita per l’Inghilterra: dopo quello che era successo non riusciva a rimanere in questo paese un secondo di più”
“Merlino” disse lui sorridendo “devo averti realmente fatto incazzare per essere rimasto qui a sorvegliarmi”
Teseo rise di gusto a quella risposta così diretta e schietta ma Newt sembrò notare la forza che ci aveva messo nel stringere la sua mano e il tremore involontario dell’altra poggiata sul lenzuolo del suo letto.
Meditò per qualche secondo e forse, lesse in qualche modo i suoi ricordi da quella mente ancora confusa e disordinata
“Sai di Hogwarts non è vero?”
L’uomo annuì
“Leta me lo ha detto mentre tu eri incosciente”
“Merlino mica è andata da…”
“Si”
“E tu non l’hai fermata? Così si farà arrestare dal Ministero per un fatto accaduto anni fa e..”
“Non sta a me decidere. È una sua scelta”
L’uomo nel letto tentò di alzarsi senza successo, dato che il dolore della ferita era molto più forte della sua volontà.
“Perché non me lo hai detto?”
“Sei mio fratello” gli rispose nuovamente lui “ e sapevo quanto tenevi a Leta nonostante tutte le tue battute, come del resto io tenevo a lei.”
Non voleva sentire nient’altro, troppe emozioni erano venute a galla durante quei giorni di agonia e di paura.
Gli strinse nuovamente la mano forte, poi uscì dalla stanza facendo entrare la giovane strega americana che come lui aveva perso il sonno nel sorvegliare quel corpo fragile e indifeso.
Fu da quella esperienza terrificante che Teseo imparò tre cose fondamentali: la prima, era che Newt era un fiero Scamander nonostante non lo dimostrasse spesso, la seconda era ovviamente che quel fratellino imbranato era un donatore mentre non poteva dire lo stesso per la sua oramai ex-fidanzata, e la terza era che la signorina Goldstein quando c’era in gioco la vita del suo amabile fratello era molto più pericolosa di qualsiasi mago oscuro.
Si felice fratello
Poi si smaterializzò
I want to raise your spirits
I want to see you smile
Angolo autrice:
Come promesso la penultima storia che ho concentrato sul rapporto tra Teseo e Newt.
Nonostante sia una brava bambina e non mi sono fatta alcun genere di spoiler su Animali Fantastici, dal trailer ho notato come il rapporto tra questi improbabili fratelli da quelle poche scene possa essere uno dei più reali ma scritti: non si amano completamente, odiano alcuni lati che trovano insopportabili l'uno dall'altro ma entrambi sono molto coraggiosi e sono pronti a rischiare per il bene del mondo circostante.
E, se non si dovesse evincere ho pensato che Teseo ad Hogwarts fosse un Grifondoro perché vedo una certa ambizione molto tipica di quella casata (non credo fosse un Serpeverde per via del fatto che vuole fare la cosa giusta, non quella che va meglio per se).
A domenica per l'ultima storia
A presto
marie52

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Capitolo 6
*** Quella volta in cui Credence si chiese il perché Tina fosse l'unica a calmarlo (Credence/Tina rapporto madre/figlio) ***


Capitolo 6:
Quella volta in cui Credence si chiese il perché Tina fosse l’unica a calmarlo.
So I'll go, I'll go
I will go, go, go
La prima volta che incontrò la signorina Goldstein aveva sette anni, ed era andato al mercato per comprare alcuni prodotti per la zuppa della sera.
Sua madre si era raccomandata di comprare tutto il necessario ma i soldi che le aveva dato non erano sufficienti per tutti gli ingredienti e con il cuore in pace, si era preparato alla solita serata passata con le mani di lei e la sua maledetta cintura.
Ma, poi era arrivata lei, che le aveva  regalato il denaro necessario per acquistare l’ultimo ingrediente e scampare così almeno per qualche ora dalla morsa prepotente della vecchia "strega".
“Non posso accettare” aveva detto con voce flebile ma la donna gli sorrise prima di chiudere le dita sopra quel gruzzolo.
“Sta tranquillo, Credence.” gli rispose lei sorridendo “cerca solo di non arrivare tardi o lei si arrabbierà”
Lui annuì, e dopo aver ringraziato calorosamente corse con le buste piene di ingredienti a casa, con un sorriso sulle labbra talmente lucente da meritarsi le botte serali oltre al fatto che andò a letto senza cena.
E fu lì, sopra quel letto scomodo che condivideva con sua sorella, che si accorse di non aver mai detto a quella donna del suo nome e nemmeno che Mary Barebone aveva un carattere abbastanza irascibile.
La seconda volta invece, Credence aveva dodici anni e si era svegliato da poco.
Stava lavando a fondo il locale quando notò quella donna dai capelli neri discutere animatamente con sua madre, che dal canto suo se ne stava come al solito con le braccia conserte sul suo petto.
“Glielo già detto signorina Goldstein” ripeté sua madre alzando il tono della voce “Credence è un ragazzo disturbato ed è mio compito prendermi cura di quel mostro”
“è un ragazzo normalissimo” replicò la sconosciuta gli occhi furiosi “anche se lei non riesce a vederlo.”
“Questo non cambia il fatto che è mio figlio e non permetterò ad una sudicia ebrea di portarmelo via”
Credence spalancò gli occhi a quella affermazione.
Davvero esisteva al mondo qualcuno che voleva uno come lui?
Il suo cuore si gonfiò di una strana felicità.
La donna fissò sua madre con puro odio e disgusto.
“Questo non cambia il fatto che Credence sarebbe meglio con qualcuno che lo ami per quello che è e non lo denigri solo perché è diverso, speciale”
Quello che accadde dopo era facilmente intuibile da chiunque conoscesse la signora Barebone: la sconosciuta fu invitata ad uscire dalla casa e a non tornare più e quella sera le botte verso di lui, furono più feroci del solito.
La terza volta invece, avvenne in un sogno quando aveva più o meno sedici anni e stava per essere picchiato da sua madre come al solito quando lei, arrivò silenziosa.
Non si dissero nulla e si fissarono a lungo prima che quella sconosciuta disarmasse Mary Barebone, facendola cadere con un tonfo per terra svenuta.
In mano, aveva una bacchetta come quelle di quei demoni che lei, sua madre combatteva contro da tempo.
Lei si avvicinò a lui, lentamente ma al posto di colpirlo, mise a posto la bacchetta, gli toccò dolcemente la spalla.
“Va tutto bene” gli disse e lui sapeva dal suo tono di voce che era vero.
Scoppiò in lacrime abbracciandole la vita e stringendosi al suo calore, che tuttavia gli veniva strappato da un uomo alto e forte che fissava la donna come se fosse il nemico.
“Ricordati Credence” diceva sempre prima che il mondo si oscurasse “non sei un mostro, non lo sarai mai”.
E si risvegliava nel suo letto, sentendo i passi di sua madre che si avvicinavano alla sua porta per picchiarlo con la sua cintura dato che aveva dormito troppo e la colazione non era pronta ancora.
Ma lui lo era, un mostro.
Altrimenti perché uccidere altre persone sotto quella forma macabra e oscura?
Eppure lei aveva continuato a credere in lui nonostante tutto le cose malvagie che aveva fatto, le vite che aveva spezzato solo perché lo avevano infastidito.
Come faceva a vedere qualcosa di buono in un essere che era anormale persino per la comunità magica?
E poi c’era stato lui, Percival Graves l’uomo che lo aveva illuso di potere essere qualcos’altro e di poter imparare a controllare quella forza distruttrice.
Ricordava perfettamente la sete di sangue che aveva provato nell’averlo sotto la sua morsa: la sua paura che lo aveva inchiodato al terreno.
Ma, poi lei si era presentata con gli occhi pieni di lacrime e lo aveva supplicato di smetterla, che lo avrebbe protetto.
Ma era un mostro e quelli come lui dovevano essere soffocati, abbattuti.
Ricordava il suo urlo, straziante mentre gridava agli Auror di fermarsi, ripetendo che non era pericoloso.
Era tuttavia un mostro e loro fecero la cosa più sensata: lo colpirono senza esitazione ma purtroppo non lo uccisero.
Così aveva iniziato a vagare per il globo, alla ricerca di quel passato che nessuno voleva rivelargli scoprendo che era per la sua natura, babbana così lo definivano gli inglesi, se i suoi genitori lo avevano abbandonato.
D’altronde i Lestrange amavano il sangue puro e non quelli come lui.
Così era ritornato ad essere ciò che gli altri volevano, un mostro al servizio di un uomo crudele senza scrupoli che gli aveva promesso il potere e il rispetto così non avrebbe più dovuto nascondersi.
Grindelwald.
Pauroso quanto lui, senza cuore e privo di ogni senso di pudore.
Quanti bambini aveva visto morire sotto il suo tocco magico?
Quanti genitori straziati dal dolore erano morti tentando di fermarlo?

E, poi lei, lo aveva riportato di nuovo sul cammino della luce, solo chiamandolo per nome.
“Questo non sei tu” diceva mentre poteva vedere le lacrime bagnarle le guance “ti prego, non fare più quello che gli altri vogliano che tu sia”
Tina.
Come faceva quella sconosciuta a calmarlo?

“Perché non hai paura di me?” gli chiese quando tonò in se mentre lei continuava ad accarezzargli i capelli scuri sotto lo sguardo sorpreso del britannico dallo strano cappotto azzurro.
Lei sorrise.
“Perché ti conosco Credence e so che non faresti mai del male a nessuno se potessi controllare i tuoi poteri”
Lui non disse niente stringendosi ancora di più alle sue gambe mentre sentiva le sue lacrime immergersi nel tessuto del pantalone della donna mentre lei continuava ad accarezzargli i capelli.
“Perché credi che io non sia un mostro?”
“Perché i mostri non piangono Credence e non provano emozioni. Ma tu lo fai perciò non sei un mostro capito?”
Lui annuì.
Gli occhi si erano gonfiati per il troppo piangere.
“Mi dispiace io non volevo”
“Lo so” rispose lei. “Sta tranquillo Credence, è tutto finito”
E sotto i suoi tocchi capì il perché riusciva a calmarlo, regalandogli quella speranza che aveva perso da tempo.
Semplicemente era l’amore che lei donava ogni volta a lui: non era passionale ne maturo ma fanciullesco simile a quello di una madre verso il proprio figlio o quello di una sorella maggiore verso il suo fratello minore.
Se avesse potuto tornare indietro nel tempo, avrebbe fatto un sacco di cose che non aveva fatto e tra queste ci sarebbe stato il fuggire da quella donna malvagia portando con se anche Modesty la sua sorellina minore che ora non sapeva nemmeno più che era esistito, e si sarebbe rifugiati nella dolce dimora di Tina Goldstein.
Tra coperte calde, tanta cioccolata e dolci tocchi come quelli di quel momento.
“è tutto finito” ripeté la donna
“Lo so” rispose lui.
E  si sorrisero a vicenda guardandosi negli occhi.
I've been thinking
I want you to be happier, I want you to be happier
Angolo autrice:
Ecco l'ultima one-shot ispirata a questa canzone e mi sono concentrata sul rapporto tra Credence e Tina che spero verrà approfondito nel nuovo film che andrò a vedere oggi, perché è un legame veramente speciale: almeno dal mio punto di vista, Tina potrebbe essere sia una madre che una sorella per Credence dato che non ha mai avuto qualcuno che realmente lo vedesse (tranne ovviamente sua sorella Modesty anche se dopo che ha scoperto la sua vera natura è rimasta terrorizzata dal fratello).
Stessa cosa vale per Tina che vede Credence sia come un fratello minore che come un figlio in un certo senso: inoltre credo si riveda in lui perché entrambi hanno avuto un passato per niente semplice alle spalle.
Qui si conclude la storia, spero vi sia piaciuta.
A presto
marie52

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