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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Festa a sorpresa [o dei tiri mancini del destino] *** Capitolo 2: *** Ti sia lieve la terra [o della consapevolezza] *** Capitolo 3: *** Il suo volto sconosciuto [o dei bimbi sperduti] *** Capitolo 4: *** I cambiamenti inaspettati [o della responsabilità] *** Capitolo 5: *** I primi passi del cucciolo [o della convivenza] *** Capitolo 6: *** L’eterno ricordo [o delle confessioni] *** Capitolo 7: *** Solo i bambini hanno paura del buio [o dei sogni premonitori] *** Capitolo 8: *** Ombre trasparenti [o dei cattivi presagi] *** Capitolo 9: *** La burattinaia [o delle minacce nella nebbia] *** Capitolo 10: *** I cacciatori di streghe [o delle incertezze] *** Capitolo 11: *** L’uccello del malaugurio [o di trappole invisibili e imminenti pericoli] *** Capitolo 12: *** Come un branco di lupi [o di quell’illusione di tranquillità] *** Capitolo 13: *** Il gelo fin nelle ossa [o della disillusione] *** Capitolo 14: *** Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa alcuna. [o di un uomo buono che andò in guerra] *** Capitolo 15: *** Piccoli Pugni [o di bambini e demoni che corrono] *** Capitolo 16: *** Il Paradosso dell’Onnipotenza [o di ossa rotte e veri Eroi] *** Capitolo 17: *** Il Mondo dei Nuovi Eroi [o di qualcosa che non si vede ma è sempre stato qui] *** Capitolo 18: *** In difesa di Caino [o del Complesso di Prometeo] ***
Capitolo 1 *** Festa a sorpresa [o dei tiri mancini del destino] ***
Ne
parlo da settimane, e finalmente eccola qui! Ci è voluta un’eternità per dare
una forma a questa storia, anche solo generica, e io sono esausta.
Spero
abbiate letto bene i tag, prima di avventurarvi qui,
perché potrebbero esserci un po’ di spoiler acquattati nell’erba alta come i velociraptor e forse qualche trigger (credo, idk, non so di preciso dove mi porterà questa storia, nel
dubbio è meglio avvisare).
Per
il resto, ci vediamo al fondo!
Hopelesswanderers
Festa a sorpresa
[o dei tiri mancini del
destino]
15
luglio
Lui neanche ci voleva andare, a
quella festa. È stato costretto.
«Andiamo,
sono i nostri vecchi compagni! Per una sera smettila di fare l’asociale, Bakugou.»
Dare retta a Kirishima
è stata la più grande cazzata degli ultimi tre giorni, pensa Katsuki, mentre scola l’ennesimo shot
della serata e reprime ancora una volta gli istinti omicidi – verso Eijirou che l’ha trascinato qui ma anche verso tutti gli
altri coglioni presenti.
E anche verso Deku,
che in tutto il suo terribile e nauseante buonismo ha fatto anche finta di non
sapere della festa a sorpresa per il suo compleanno che Faccia Tonda stava
organizzando da una settimana.
Cazzo, sono tutti così coglioni.
Accanto a Deku
c’è un ragazzino con i capelli e gli occhi scuri, insignificante, e si guarda
intorno spaesato e terrorizzato— incrocia il suo sguardo, si irrigidisce e
guarda altrove, forse spaventato dallo sguardo affilato che gli ha rifilato.
-Kacchan!
Non sapevo saresti venuto anche tu.- ecco, parlando
proprio di Deku. È da solo e sta sorridendo da un
orecchio all’altro e si sta mostrando felice nonostante l’unica cosa che
vorrebbe, probabilmente, è togliersi il costume da Eroe e andare a letto a
dormire fino alla prossima glaciazione.
-Sono stato letteralmente
trascinato qui, Deku.- sbotta, infilando le mani nelle tasche dei jeans per
cercare il pacchetto di sigarette. –Non lo faccio per te.-
-E io ti ringrazio lo stesso per
aver permesso a chiunque sia stato di trascinarti qui.-Deku ridacchia, poi diventa improvvisamente serio.
–Senti… Possiamo parlare?-
Katsuki
socchiude un occhio, distraendosi un secondo dalla sua ricerca della nicotina.
–In tempi brevi.-
Okay, porca puttana, ora sono cazzi
per tutti. Katsuki lo segue a testa bassa, la
sigaretta tra le labbra e le mani nelle tasche dei jeans, fuori dalla stanza
dove tutti ancora festeggiano e ridono e fanno un casino infernale.
-Volevo che lo conoscessi, Kacchan.-
conoscere chi? –Vieni, dai. Sembra pericoloso ma non lo è, te lo assicuro.-
-…non sono un cane, Deku.- sibila, poi incontra di nuovo quegli occhi scuri e
fa due più due. -Cazzo.-
Deku
sorride, passando un braccio intorno alle spalle del ragazzino. –Lui è Ryu. Erediterà il One for All, un giorno.-
Katsuki
è senza parole. Boccheggia, cercando di mettere in ordine le parole per formare
una frase di senso compiuto, ma Deku lo batte sul
tempo.
-Se dovesse succedermi qualcosa,
vorrei che fossi tu a occuparti di lui.-
…cosa?
No, davvero.
C
o s a.
La sigaretta gli cade dalle labbra,
ancora spenta. -Che cazzo stai blaterando, nerd?-
Deku
nemmeno si scompone, come se si aspettasse questa reazione. –Se dovesse
succedermi qualcosa, e non avessi la possibilità di insegnargli come
controllare il Quirk o seguirlo come AllMight ha fatto con me, vorrei
che fossi tu a prendere il mio posto.-
-Tu sei completamente impazzito.- ringhia trai denti stretti. –Ti sei
definitivamente rincoglionito, Deku.-
-Kacchan…
- l’altro sospira, mentre il bambino – Ryu, si chiama Ryu – si nasconde dietro la sua schiena.
-Come puoi chiedermi una cosa del
genere? Non sono una cazzo di balia, non puoi lasciare a me i tuoiproblemi.-
-Ma sei l’unico che sa del One for All, sei
l’unico che sa cosa comporta.- ora Deku
sorride. –Per favore, Kacchan. Se non vuoi farlo per
me, fallo per… vedilo come un bene superiore. Ti ricordi cosa diceva AllMight? Il mondo ha bisogno di
un simbolo di pace.-
Ed è lui, no? È Deku,
non hanno bisogno di un altro simbolo di pace, basta lui – lui e il suo
insopportabile modo di fare, lui che non sa dire di no a nessuno. Lui che, Katsuki ne è certo, prima o poi si farà ammazzare.
E allora sbuffa, esausto. -…perché
proprio io?-
-Perché mi fido di te, Kacchan.-Deku scrolla le spalle, come se fosse una risposta
ovvia. –E perché so che saprai cosa fare, se dovesse succedere.-
-Ma non succederà, sono stato chiaro?- sbotta, minacciandolo. –Perché non ho alcuna
intenzione di fare da balia al moccioso.-
-Promettimelo, però. Promettimi che
ci sarai se dovesse succedermi qualcosa.-
-Ma allora non mi ascolti. Ti ho
detto… -
-Kacchan.- negli occhi di Deku, Katsuki legge qualcosa –
paura, apprensione, senso di colpa? Non riesce a decifrarlo, ma lo spaventa.
E quando è spaventato e non sa come
rispondere, Katsuki fa soltanto una cosa.
Scappa.
Torna nella stanza della festa con
ogni nervo a fior di pelle e l’umore più nero degli ultimi quindici giorni, e
l’ultima cosa che vuole in questo momento è che qualcuno gli rivolga la parola
e cerchi di trattenerlo lì anche solo per un secondo in più.
-Bakugou!
Vai già via?-
…ecco, appunto.
Kirishima
gli si para davanti con il suo sorriso da squalo stampato in faccia,
impedendogli di raggiungere la sua giacca e il casco. –Resta ancora un po’,
dai. Sei qui da meno di un’ora.-
-Fidati, mi è bastato per una vita intera.- ringhia, spostandosi quel tanto che basta per raggiungere
l’attaccapanni. –Ora levati dalle palle.-
Kirishima
lo afferra per il braccio, costringendolo a voltarsi. –Se c’è qualcosa che non
va, se qualcosa ti preoccupa… Lo sai che con me puoi parlarne, vero?-
Katsuki
si libera dalla stretta del rosso con uno strattone. –Non ho niente che non va.
Ho solo sonno.-
Perché Kirishima
non lo sa. Perché Kirishima non deve sapere.
14
ottobre
-Ho parlato con Todoroki,
l’altro giorno.- mormora Deku
una sera, prima di iniziare il loro turno di pattugliamento. Katsuki odia quei momenti, perché non può scappare da Deku e dai suoi monologhi e dal suo essere l’Eroe perfetto
– gli bastano già i giornali, a sbattergli in faccia che come Eroe fa cagare,
non gli serve che anche Deku glielo faccia notare. –Sta
per diventare papà… -
-Non me ne frega un cazzo se hai
parlato con Mezzo e Mezzo.- sibila, sistemando uno dei
guantoni intorno all’avambraccio. –Per quanto mi interessa può anche crepare.
Lui e tutta la sua stirpe.-
Se Deku
se lo stesse chiedendo, sì, è di cattivo umore – pessimo umore, perché quella mattina si era guastato lo scaldabagno
e ha dovuto fare una doccia gelata, ha perso il treno e per di più quella sera
in televisione trasmettono il finale dell’ultima stagione di How I metyourmother e lui se lo sta
perdendo per passare un’altra nottata a saltare trai tetti come nemmeno Brandon
Lee ne Il Corvo. Cazzo, avesse almeno
la metà del fascino di Brandon Lee, sarebbe anche contento.
Per di più quella domenica, che
progettava di andare in pista a correre per sfogarsi, danno quello che si
preannuncia un Diluvio Universale e quindi col
cazzo che la sua moto esce dal garage.
-Kacchan…
-
-Non ci provare, Deku. Lo dico per il tuo bene.- lo
interrompe subito, perché stasera non ha proprio voglia di ascoltarlo.
Ma Deku
non lo ascolta. E quando mai l’ha davvero ascoltato? –Per favore, Kacchan. Ho bisogno di sapere che ti prenderai cura di Ryu.-
-Perché, Deku?- sbotta,
fronteggiandolo. –Hai paura di tirare le cuoia?-
-In tutta onestà, sì.- la risposta, schietta e diretta, è una secchiata d’acqua
gelida in testa. –Per favore, Kacchan, te lo chiedo
in ginocchio.-
-E io ti ripeto che non sono una tata.-
-Non voglio che tu sia la sua tata,
voglio che lo prepari alle conseguenze del One for All… -
-Perché io?-
lo incalza. –Perché io e non Mezzo e Mezzo? O RoboCop?
O Faccia Tonda?-
-Perché loro non lo sanno. E te
l’ho già detto, perché mi fido di te.- gli occhi verdi
di Deku brillano nel buio come se fossero una fonte
di luce, sgranati fino all’inverosimile e fissi nei suoi. È serio,
tremendamente serio, Katsuki crede di non averlo mai
visto così.
Sbuffa, sconsolato, passandosi una
mano trai capelli. –E va bene. Mi occuperò del moccioso, contento?-
Deku
sorride raggiante. –Grazie, Kacchan. Significa molto
per me.-
-Ma tu vedi di non crepare, sono stato
chiaro?-
Deku
continua a sorridere, mentre lo supera. –Questo non posso promettertelo, però.-
25
ottobre
Deku
parte in missione. Da solo.
Katsuki
lo viene a sapere il giorno dopo da Kirishima, che lo
sostituisce durante il pattugliamento. Gli spiega che, da quel poco che sa, è
una missione semplice e breve, tra una settimana dovrebbe già essere di
ritorno.
Katsuki,
quella notte, fatica a dormire.
2
novembre
Nei giorni liberi, che sono sempre
troppo pochi e troppo lontani tra loro, Katsuki torna
a dormire dai genitori. A suo padre fa piacere riaverlo a casa una volta ogni
tanto, perché così sua madre si tranquillizza un po’ - visto che lui e il
concetto di chiamare casa per dire che è vivo e sta bene e non è stato rapito
come cavia dagli alieni non sono mai andati d’accordo.
Quella mattina, come tutte le altre
mattine nei suoi giorni liberi, ha dormito fino all’una, in quel letto che
ormai è diventato troppo piccolo per lui, fino a quando una chiamata in arrivo
non ha disturbato il suo sonno a suon di Thunderstruck degli AC/DC.
Nemmeno guarda chi lo stia chiamando: afferra il telefono, lo scollega dal
caricabatteria e risponde alla chiamata, il tutto con gli occhi ancora chiusi e
con le coperte tirate fin sopra la testa.
-Chiunque tu sia, spero che ci sia
un cazzo di buon motivo per svegliarmi nel mio giorno libero.-
ringhia, pronto a incenerire la persona che ha osato svegliarlo.
-Accendi il primo televisore che
hai vicino, Bakugou.-Kirishima, dall’altro capo
della linea, sembra sconvolto. –Davvero, fallo.-
Dopo che Kirishima
gli ha spiegato perché, in un attimo è in piedi e sta scendendo di corsa le
scale, incurante di essere andato a dormire in mutande per lo scazzamento di cercare un pigiama pulito nell’armadio dopo
la doccia. La televisione del soggiorno è accesa, sua madre sta guardando una
delle sue soap opera nauseanti e inconcludenti, e allora le strappa il
telecomando dalle mani e cambia canale, cercando il primo notiziario dopo essersi
parato proprio di fronte allo schermo.
-Ehy, stronzetto!- strilla Mitsuki,
inviperita. –Che cazzo ti salta in mente! Ridammi il telecoman…
E quando avresti fatto quel tatuaggio,
tu?!-
-Mamma!- sbotta allora,
lasciandola di sasso sul divano. –Stai zitta. Un minuto. Per favore.-
Masaru
esce dal suo studio di corsa, preoccupato che si stia per scatenare la terza
guerra mondiale in soggiorno, quando finalmente Katsuki
trova un notiziario.
-…dopo le notizie per nulla
rassicuranti dei medici di poche ore fa… - mormora la giornalista, visibilmente
intristita. -…siamo costretti ad annunciare la caduta di un grande Eroe, il
migliore di tutti.-
…no. Cazzo no. Stanno scherzando,
non può essere.
-…le ferite riportate durante lo
scontro con il Villain sono state fatali, per Deku.-
Lo state prendendo per il culo,
vero?
-Il suo cuore ha smesso di battere
meno di un’ora fa. I tentativi di rianimarlo sono stati inutili.-
Il mondo gli crolla addosso con la
stessa potenza di quei pezzi di cemento lanciatigli da Faccia Tonda, durante il
Festival Sportivo del primo anno. Solo che questa volta non riesce a evitarli.
D.D.B.: Deliri Dal Bunker
ASPETTATE METTETE GIÙ I FORCONI POSSO SPIEGARE.
A dire la verità no, non posso spiegare, BUT è tutto
partito dalle mie solite idee strampalate durante le notti insonni, un po’ come
“Of Monsters and Men”, solo che qui è degenerata per
colpa del bingewatching di
alcune serie tv viste nell’ultimo periodo – tra cui “Dark”, “The Rain” e “American Gods” – e il rewatch delle due stagioni di “StrangerThings”. Quindi è molto probabile che troverete
qualche somiglianza con queste serie nei capitoli a venire, innanzitutto nel
personaggio di Bakugou – mi è uscito un mix tra Jim Hopper e Shadow Moon che
presenta qualche spunto a Ulrich Nielsen con l’ironia pungente di MadSweeney e i modi di fare
scontrosi del Dodicesimo Dottore e devo ammettere che non mi dispiace. Ne sono
piuttosto fiera di come sta prendendo forma.
Sì, mi dispiace tantissimo per Deku, ma era necessario per far iniziare questa storia. Posso
dirvi che ogni tanto tornerà, in qualche flashback o con Katsuki
che parla a cazzo (perdonate l’assonanza, vi giuro che non era voluta) di lui e
con lui, se può consolarvi – no, mi dispiace, ma niente monete di leprecauni questa volta. Chi conosce “American Gods” ha compreso cosa intendo.
Detto questo, sperando che non vogliate
ammazzarmi in modo molto doloroso, vi ringrazio tutti per essere arrivati fino
a qui. Come sempre un grazie alla Conviventeh che si
sorbisce i miei scleri e mi fa da beta/consigliera/grillo parlante, e a voi che
vorrete lasciarmi un commentino per farmi sapere cosa ne pensate. Ormai lo
sapete che mi interessano tantissimo le vostre opinioni.
Capitolo 2 *** Ti sia lieve la terra [o della consapevolezza] ***
Hopelesswanderers
Ti sia lieve la terra
[o della consapevolezza]
2
novembre
Rimane in silenzio per quelle che
paiono ore, immobile come una statua di sale, prima di rendersi conto di quello
che è appena successo ed essere costretto a sedersi per terra quando le
ginocchia non lo reggono più.
-…ma stiamo scherzando.-
mormora la strega alle sue spalle alzandosi dal divano. –Non è possibile. È un
cazzo di scherzo.-
-Non credo scherzerebbero su
qualcosa del genere, Mitsuki.- suo padre è fermo sulla soglia del soggiorno, gli occhi
sgranati dietro le spesse lenti degli occhiali. Lo sa che suo padre ha ragione,
non potrebbero mai scherzare su qualcosa del genere, ma per un attimo Katsuki ha sperato che fosse davvero uno scherzo, che Deku ora sarebbe apparso davanti alla telecamera con il suo
solito sorriso idiota e avrebbe chiesto scusa per aver fatto preoccupare tutti
quanti.
Deku è morto.
Lo dice prima nella sua testa, un
paio di volte, prima di ripeterlo ad alta voce.
-Deku è morto.- le parole scivolano sulla lingua ed escono dalla sua
bocca come nient’altro che un sussurro strozzato, in cui non riconosce nemmeno
la propria voce. Le mani tremano, chiuse a pugno, mentre il respiro gli si
blocca in gola.
-Deku è morto.- mormora ancora, nel silenzio surreale del soggiorno
di casa, davanti alla televisione.
13
novembre
La salma di Deku
impiega una settimana a tornare a casa e altri quattro giorni per avere una
degna sepoltura.
È il giorno del funerale del
migliore degli Eroi e il mondo intero sembra essersi fermato: improvvisamente pare
sia arrivato l’inverno, insieme a una pioggia incessante che bagna da giorni la
città. Tutti gli abitanti si muovono per le strade come figure spettrali dal
capo chino, attonite e sconvolte dall’accaduto, anche la mattina in cui quella
bara di legno chiaro viene calata nella sua fossa – intorno a essa, sono tutte
nere figure spettrali e indistinte dai capi chini, nascoste dai loro ombrelli
scuri per ripararsi dalla pioggia, figure che Katsuki
osserva da poco distante, incurante del diluvio che gli inzuppa i capelli e i
vestiti e dell’acqua che è così gelida che sente freddo fin nelle ossa.
Riconosce nella folla Eri, caschetto di capelli chiarissimi che sembrano
brillare in contrasto con il giubbotto nero e le mani delicate strette tra loro
che non smettono di tremare, e vicino a lei RoboCop e
Mezzo e Mezzo. Sente, più che vederla, Faccia Tonda singhiozzare, nascosta
chissà dove in mezzo a tutte quelle ombre nere – non distoglie lo sguardo dal
gruppo nemmeno quando nota gli occhi dorati del Parafulmini scrutarlo da
lontano: senza farsi notare Kaminari solleva appena
una mano in segno di saluto e sorride, tornando poi a guardare davanti a sé.
E poi, silenziosi come erano
arrivati e chiusi nel loro dolore, tutti iniziano lentamente ad allontanarsi e Katsuki aspetta pazientemente di restare da solo. Incerto
sui propri passi, con gli scarponi che affondano nel fango e nelle pozzanghere
che si sono formate, Katsuki compie qualche decina di
passi avanti, le mani nelle tasche della giacca di pelle che ormai trattiene
ben poco del suo calore corporeo.
Il telefono vibra nella tasca dei
jeans e il trillo di un messaggio in arrivo lo distrae per qualche secondo da
quel metro di terra che fissava con insistenza.
Pikachuwannabe
>Potevi
anche avvicinarti, non ti avrebbe mandato via nessuno.11:50 AM
Forse, ma aveva bisogno di parlare
con Deku da solo.
Rimette il telefono in tasca e
torna a osservare la tomba. -…tu lo sapevi, vero? Quando mi hai parlato lo
sapevi che sarebbe successo.-
Gli risponde soltanto il vento, che
comincia a colpirgli il viso con forza portando con sé anche la pioggia gelata,
ma Katsuki non smette. –Sei un coglione, Deku. Sapevi che sarebbe successo, cazzo, e hai fatto quello che ti avevo esplicitamente chiesto di non fare.
Hai lasciato a me i tuoi casini.-
Inizia a camminare avanti e
indietro davanti alla tomba, gli stivali sporchi di fango e le mani strette a
pugno.
-Casini che, tra parentesi, non ho
intenzione di accollarmi.- sibila, fermandosi
all’improvviso. –Mi basta la mia, di vita incasinata. E poi, cazzo, chi
vogliamo prendere in giro? So a malapena badare a me stesso, come pensi che
possa occuparmi di un ragazzino che non
so nemmeno dove hai lasciato?! Spiegami come faccio!-
La sua voce si disperde nel silenzio
del cimitero, sovrastando dalla pioggia che ha cominciato a scemare. Katsuki inspira forte dal naso e chiude gli occhi, cercando
di riordinare le idee, poi fa una giravolta su un tallone e si allontana a
passo spedito – perché tanto è inutile, discutere con i morti.
Non c’è dialogo. Non rispondono.
E vincono sempre loro.
Per tornare a casa decide di
percorrere la strada più lunga, per chiarirsi le idee – almeno ha smesso di
piovere, se questo può fare un po’ di differenza. Il cielo ha smesso di
piangere il suo più grande Eroe?
Ah,
che ironia: forse ha pianto anche al posto suo…
Si sente afferrare per una spalla e
strattonare. Non ha voglia di far partire una rissa, perché non ha voglia di
avere a che fare con la polizia che caga il cazzo e i giornalisti che gli
lancerebbero altra merda addosso, quindi si limita a sfoggiare il suo tono meno
strafottente e l’espressione più neutra che riesce a fare. –Senti, qualsiasi
cosa tu voglia, valla a cercare da qualche altra parte. Non ho proprio voglia
di lit… -
Le parole gli muoiono in gola
quando una lama – piccola, sottile, affilata – affonda nel fianco destro e lì
ci resta, mentre la figura lo afferra per la giacca e lo solleva come se
pesasse meno di una piuma, facendogli sbattere la testa contro la parete alle
sue spalle.
-Dov’è?-
ringhia l’uomo – perché è un uomo, solo un uomo può avere una forza simile.
–Dimmi dov’è?-
Katsuki
cerca di restare lucido nonostante il colpo violentissimo alla nuca e le fitte
al fianco. Caccia giù per la gola quello che crede sia sangue e cerca di
ribattere. –Che cazzo stai dicendo?-
-Dimmi… - la lama viene estratta
dal suo fianco con uno strattone e quel poco di aria che era riuscito a far
arrivare ai polmoni improvvisamente scompare di nuovo. Gli gira la testa e non
è normale che si senta così debole solo per un coltellino svizzero nel fianco
che quasi certamente ha evitato gli organi vitali. Se avesse voluto ucciderlo,
lo avrebbe già fatto. –Dov’è. Il. Bambino.-
Ma di che cazzo sta parlando? Quale
bambino? – Non ho idea di che cosa tu stia parlando, stronzo.-
Il pugno che si abbatte contro il
suo viso di sicuro lascerà un bel ricordo, pensa mentre si sente afferrare per
il collo e tirare di nuovo su dopo essere scivolato contro la parete. Cazzo, di
sicuro la sua giacca si sarà rovinata: è pelle d’agnello, cazzo, gli è costata
l’ira di Dio.
-Il bambino che era con Deku quando è passato a miglior vita.-
spiega l’uomo, stringendogli il collo quel tanto che basta per fargli mancare
l’aria ma non abbastanza da ucciderlo. –Dov’è?-
–E io che cazzo ne so?- a Katsuki viene da sorridere,
mentre gli sferra una ginocchiata al plesso solare. L’uomo arretra e barcolla,
ma non si arrende. –E anche se lo sapessi, di certo non verrei a dirlo a te, coglione.-
Katsuki
cerca di difendersi come può, ma le braccia sono sempre più deboli e i suoi
movimenti più lenti – e un altro pugno impatta con il suo zigomo, poi un altro
e un altro ancora, mentre l’uomo continua incalzante a chiedere del bambino.
Così concentrato nel fracassargli il naso, questi non si accorge del lieve
scoppiettare dei suoi palmi: viene investito pochi istanti dopo da una delle
sue esplosioni più deboli, ma lo stesso capace di spedirlo quasi dall’altro
lato della strada secondaria in cui era stato trascinato. L’uomo si accascia al
muro, gemendo di dolore, mentre Katsuki raccoglie
quelle poche energie che gli sono rimaste e barcolla verso di lui.
Deve restare lucido, non può
crollare adesso, cazzo.
-Non me ne frega un cazzo se volete
il moccioso di Deku … - ringhia, tirando su con il
naso. L’uomo cerca di alzarsi, così lui gli pianta un piede tra le gambe. -…ma
prova ad avvicinarti ancora a me e ti stacco le palle con delle cesoie da
giardinaggio e le uso per giocare a biliardo. S’est compris?-
-Non abbiamo paura di voi Er… - le parole gli muoiono in gola quando il suo stivale
preme sul cavallo dei pantaloni e i palmi scoppiettano ancora, minacciosi.
-Ho detto.-
sibila ancora, fulminandolo con lo sguardo. – S’est compris?-
Lo lascia andare quando annuisce e
balbetta qualcosa a mezza bocca, scappando da lui come se avesse visto il
diavolo in persona – solo quando è abbastanza lontano ed è sicuro di essere
rimasto solo, Katsuki si permette di appoggiare la
schiena al muro e di riprendere fiato: la ferita al fianco continua a pisciare
sangue, come il naso, e non riesce a tenere aperto l’occhio sinistro. Probabilmente
non resterà cosciente ancora a lungo, ora che il pericolo è passato, perciò con
un colpo di reni si rimette in piedi e barcolla verso casa sua che per fortuna
non è lontana: ha la vista offuscata quando riesce finalmente ad aprire la
porta d’ingresso e a trascinarsi all’interno dell’appartamento senza nemmeno
preoccuparsi di togliere gli stivali, e si libera della giacca e della maglia
con pochi movimenti che gli costano fitte di dolore al fianco. Almeno la ferita
ha smesso di sanguinare.
Sibilando trai denti una lunga
lista di insulti e maledizioni, apre il cassetto del mobiletto del bagno, dove
sa di avere una di quelle sparapunti automatiche e
del disinfettante – sparare i punti per chiudere la ferita lo costringe a
mordersi l’interno delle guance per non urlare, e Katsuki
ringrazia che sia un taglio non troppo largo o i punti non sarebbero bastati
come nemmeno le bende. Deve comprarne di nuove, lo scrive subito sulla lista
della prossima spesa appesa al frigo con un magnete, mentre cerca del congelatore
dei cubetti di ghiaccio per il naso.
Quando li ha trovati e li ha
avvolti intorno a quel che resta della sua maglia, si lascia cadere sul divano,
esalando esausto.
Il suo corpo è così stanco che alla
fine cede al sonno.
16
novembre
Il trillo assordante del campanello
gli sta facendo venire il mal di testa. Ha provato a ignorarlo, davvero, ma Katsuki capisce che se non risponde chiunque ci sia fuori
dal suo appartamento non se ne andrà senza averlo visto.
-Bakugou,
per l’amor di Dio.- strilla Ashido,
battendo con insistenza il palmo contro il legno della porta. –Se non mi apri
giuro che sfondo la porta. Lo sai che ne sono capace.-
Eh, appunto.
Si pente di aver aperto la porta
nell’esatto momento in cui l’ha fatto. –Cazzo vu… -
-Santo cielo, Bakugou!- esclama ancora la
ragazza, entrando nel suo appartamento con la stessa forza di un tornado. –Ci
hai fatto morire di paura! Credevamo ti fosse successo qualcosa!-
Katsuki
sbuffa, spingendola di nuovo verso l’uscita. –Beh, adesso mi hai visto. Ciao e
a mai più rivederci.-
-Credevamo ti avessero rapito di nuovo!- Mina è veramente sconvolta, quando lo guarda negli
occhi. –Non rispondi ai messaggi da tre giorni e il tuo telefono è sempre
spento… Abbiamo temuto che… -
-Sarà scarico.-
solleva le spalle, come se niente fosse. –Sono stati giorni un po’ impegnativi.
Mi sono dimenticato di metterlo sotto carica.-
Mina sembra rilassarsi, nel sentire
quelle parole. –Quindi non lo sai.-
Katsuki
inarca un sopracciglio. Cosa non sa? –Se intendi Deku
che ha tirato le cuoia… -
-No, no. Quello lo sai, ti abbiamo
visto al funerale.- lo interrompe, prima di sospirare.
–Non sai che ci sono dei Villains che stanno dando la
caccia a tutte le persone che erano vicine a Midoriya.-
Sospettando che sarà una lunga
chiacchierata, Katsuki la accompagna verso il
soggiorno – e mentalmente ringrazia che il divano non si sia sporcato di
sangue, qualche giorno prima. –In che senso?-
Mina si siede sulla poltrona di
fronte al divano, Katsuki prepara del caffè. –Due
giorni fa qualcuno ha seguito Ochaco, mentre tornava
a casa. E ieri Iida è stato aggredito.-
-E come stanno?-
le porge una delle due tazze, cercando di farle notare il dolore al fianco per
ogni minimo movimento.
-Ochaco se
l’è cavata con un grosso spavento… Grazie.- beve un
lungo sorso, prima di continuare. –Iida si è preso un
paio di pugni ma sta bene, niente di rotto. A parte gli occhiali… -
…quindi l’unico che si è preso un
coltello nel fianco è stato lui? Ma che cazzo. –E cosa volevano?-
-Iida
dice che continuava a chiedere di un bambino… - Mina sorseggia ancora il suo
caffè. –Tu sai qualcosa?-
Katsuki
lascia vagare lo sguardo lungo le pareti del suo soggiorno, evitando gli occhi
di Mina. Non sa se dirglielo o no, perché se Deku
avesse voluto che lo sapessero non l’avrebbe nascosto… Alla fine decide che
deve dirlo, emettendo giusto qualche particolare. -Più o meno. Hanno attaccato
anche me.-
Mina sbianca improvvisamente e
scatta in piedi, preoccupata. –Oddio, stai bene? Non sei ferito vero?-
-Sto bene, sto bene. Ora calmati.- la rassicura, e Mina torna a sedersi sul divano.
–Ho preso qualche giorno di riposo, quel coglione mi ha quasi spaccato il naso.-
La ragazza annuisce, rimanendo in
silenzio a osservare le proprie mani.
-Non possiamo rischiare che
attacchino qualcun altro.- esordisce dopo qualche
secondo. Mina annuisce. –Per adesso si sono limitati a spaventarci, perché se
avessero voluto ucciderci lo avrebbero già fatto.-
-Sono d’accordo.-
Mina annuisce ancora. –Escludendo te, Ochaco e Iida, siamo ancora tutti in pericolo… -
-L’idea migliore è di non restare
mai da soli.- cercano di attaccare quando meno se lo
aspettano, appena usciti dal lavoro o anche solo fuori di casa per fare la
spesa, quindi è meglio avere qualcuno vicino.
-È la stessa idea che ha avuto Sero.-
ribatte Mina. –Ci stiamo organizzando in modo da non lasciare nessuno da solo,
nemmeno a casa. Io vado a stare da Sero almeno finché
non si calmano le acque, e Kaminari e Jirou hanno anticipato il trasloco nel nuovo appartamento. Kirishima ha detto che si arrangerà in qualche modo. Dopo
farò un giro di telefonate per avvisare tutti.-
Katsuki
annuisce. Prevedibile che Kirishima avrebbe detto
qualcosa del genere… -Inizia da Mezzo e Mezzo. Tra tutti, lui è forse quello
che ha più da perdere.-
-…non credo che abbiano abbastanza
fegato da avvicinarsi a Yaomomo per arrivare a Todoroki, non adesso con il bimbo in arrivo almeno.- mormora Mina. –Anche perché si troverebbero contro Endeavor... Sembrano tutti Villains
di bassa categoria, nessun pezzo grosso con abbastanza palle e risorse da
rischiare di far incazzare Todorokisenior.-
-Però è meglio non rischiare.-
-…però è meglio non rischiare.- ammette ancora la ragazza. –Abbiamo dimenticato qualcuno?-
Katsuki
nega con la testa e qualche minuto dopo Mina è fuori da casa e lui può
lanciarsi a peso morto sul divano a guardare qualcosa su Netflix…
Poi, come un fulmine, nella sua mente si forma un pensiero spaventoso eppure
così banale che Katsuki può solo darsi del coglione
per non averci pensato prima.
-…cazzo.-
La madre di Deku.
M.C.A.S.T.:
Maki Comincia A Scrivere Testamento che è meglio(?)
…
. . .
*sipstachiflu con fare molto british(???)*
Per favore, mettete di nuovo giù i forconi, non
vogliamo che qualcuno si faccia del male.
Allora.
Sì, questo capitolo è arrivato prima di quanto
pensassi, ma sono riuscita ad andare avanti con la scaletta di questa storia più
o meno fino al capitolo 8, quindi mi sembrava giusto postare questo. Ci tengo a
informarvi che con il capitolo 8 non sono nemmeno arrivata a metà di quello che
voglio raccontare, quindi penso proprio che sarà una cosa lunga.
Come potete notare, ancora niente Ryu, ma state tranquilli che arriverà presto: avevo bisogno
di concentrarmi esclusivamente su Bakugou almeno
ancora per un capitolo o due, prima di prenderlo di peso e buttarlo in mezzo al
casino in cui Deku l’ha mollato, per fargli più o
meno capire che quello che lo aspetta e un casino bello grosso.
Gli servirà un po’ di tempo per arrivarci, ma
sì, è un casino molto grosso. [foreshadowing,
lo stai facendo bene]
Detto questo, come sempre grazie per essere
arrivati fino a qui! Se volete lasciatemi una recensione, così magari
discutiamo insieme di cosa ne pensate o se avete qualche idea su cosa possa
essere successo – o succederà.
Hastaluego!
Maki
P.S.: E visto che si avvicina il Natale e non
so se ci rivedremo altrove, vi auguro buone feste! Mangiate tanti panettoni e
pandori, e se vorrete farmi un regalo regalatemi un concentrato di anticorpi
che ne ho veramente bisogno.
Capitolo 3 *** Il suo volto sconosciuto [o dei bimbi sperduti] ***
Hopelesswanderers
Il suo volto sconosciuto
[o dei bimbi sperduti]
18
novembre
Il primo ricordo che Katsuki ha di MidoriyaInko risale al primo giorno d’asilo, quando lei cercava in
tutti i modi di scollarsi Deku di dosso – alla fine
ci era riuscita, e Deku era scoppiato a piangere tra
le braccia della maestra mentre si allungava verso la madre e la pregava di non
lasciarlo lì da solo. Quello era stato anche il primo momento in cui avevano
parlato, lui e Deku, perché in fondo anche lui si era
sentito abbandonato quando la vecchia strega lo aveva letteralmente mollato
come un pacco postale davanti al suo armadietto ed era andata via senza se e
senza ma.
Per molto tempo è stato convinto
che gran parte dei suoi problemi fossero dovuti a quel giorno - ora invece, a
trent’anni suonati, sa che è così perché è una testa di cazzo e ha un carattere
di merda.
Ricorda anche di aver pensato che
la signora Inko fosse davvero bella con quel vestito azzurro
e il sorriso dolce, così diverso dal sorrisetto divertito di sua madre che a
volte lo spaventava un po’, e poco tempo dopo aveva scoperto che era davvero
brava a fare le torte e le sue mani profumavano sempre di zucchero e cannella.
E non lo ammetterebbe nemmeno sotto
tortura, ma Katsuki ha paura di andare dalla madre di
Deku.
Una paura fottuta.
Perché non è certo sempre stato
quello che si definirebbe Un Bravo Bambino con il figlio, e quindi sarebbe più
che normale se lei gli sbattesse la porta in faccia e gli dicesse di andare a
farsi fottere – magari non proprio con queste parole, ma ehy,
il succo del discorso è quello e lui lo accetterebbe anche. Ma soprattutto
perché ha paura che sia troppo tardi, che siano arrivati loro prima di lui, e
quel pensiero gli fa attorcigliare lo stomaco in una morsa dolorosa: non
riuscirebbe ad accettarlo, sarebbe colpa sua che non ha pensato prima a lei.
Prende un profondo respiro,
iniziando a salire l’ultima rampa di scale che porta fino al piano dove si
trova l’appartamento della signora Midoriya – e si
ricorda tutte le volte in cui, da bambini, lui e Deku
avevano corso su per quelle stesse scale quando lei li chiamava per la merenda,
e di come aspettassero sempre insieme sua madre, seduti sui primi scalini a
leggere un fumetto o a discutere del nuovo Eroe che aveva debuttato quella
settimana.
Quando i suoi piedi si posano su
quell’ultimo scalino a Katsuki sembra di aver corso
una maratona: gli tremano le mani e il respiro gli si blocca in gola, mentre
preme forse con troppa forza il dito sul campanello. I secondi successivi sono
interminabili e lentissimi, in cui nemmeno una mosca osa sollevarsi in volo e
che Katsuki passa a formulare le peggiori soluzioni –
è stata rapita, la tengono in ostaggio, l’hanno uccisa, Katsuki
si prepara anche a combattere per difendersi quando la porta si socchiude e…
-…Bakugou?- gli occhi nocciola
di Uraraka lo osservano incuriositi, mentre Katsuki torna finalmente a respirare.
-Cristo santo, Faccia Tonda!- crede di essere improvvisamente invecchiato di altri
trent’anni.
–Che ci fai qui?-Uraraka esce dall’appartamento accostando la porta e
guardandosi intorno per assicurarsi di essere soli. –A proposito, come stai?
Mina mi ha detto che hanno attaccato anche te… -
-Sto bene, anche se tra tutti e tre
sono quello che se l’è vista peggio.- sbuffa,
passandosi una mano trai capelli. –Immagino che tu sia qui per tenere d’occhio
la signora Inko.-
Uraraka
annuisce, riaprendo di nuovo la porta. Ma prima si ferma un attimo. –Non sa
degli attacchi, le ho detto che starò un po’ da lei perché i miei sono fuori
città e non me la sentivo di stare a casa da sola.-Katsuki pensa che sia stata una buona idea non dirle degli
attacchi, si sarebbe soltanto preoccupata. –Signora! Abbiamo visite!-
-Aspettavi qualcuno, Ochaco?-
la voce della signora Inko arriva dalla cucina
insieme a qualche stoviglia spostata. –Perché non me l’hai detto? Avrei preparato
una torta… Oh, Katsuki.-
MidoriyaInko sembra invecchiata di dieci anni in poco più di dieci
giorni, ma ha ancora quel dolcissimo sorriso a illuminarle il viso: si asciuga
le mani con il grembiule e cammina verso di loro, un po’ incerta sui passi,
fermandosi a una manciata di centimetri da Katsuki.
-Signora… - mormora, indeciso su
come comportarsi, ma lei gli sorride ancora. Sembra davvero felice di vederlo.
-È passato davvero tanto tempo, Katsuki… Pensavo giusto a te, l’altro giorno.-
sussurra, rabbuiandosi leggermente. –Ma vieni, entra. Ochaco,
cara, prepara il tè, io… vado a cercare una cosa che devo dare a Katsuki… ma dove l’avrò messa… ?-
Rimasti di nuovo da soli Faccia
Tonda occhieggia distrattamente verso di lui, forse intuendo la sua domanda.
–Non è successo nulla di strano, almeno da quando sono qui. Sembra che nessuno
sappia dove sia o abbia pensato che lei possa sapere qualcosa.-
–Meglio così.-Katsuki sospira. –Una preoccupazione in meno.-
-Però preferisco restare ancora un
po’ qui, non si sa mai.- il bollitore sul fornello
fischia insistente, e Uraraka prende una presina. –E
poi… Senti, tu che sei più alto, renditi utile e prendi le tazze dalla mensola…
Dicevo, non mi piace l’idea di lasciarla qui da sola.-
Katsuki
sbuffa, allungando un braccio per prendere le tazze proprio mentre Inko esclama di aver finalmente trovato quello che cercava.
-Era finita in mezzo a dei vecchi
documenti di mio marito… - ridacchia, allungando una busta arancione verso di
lui. –Izuku voleva che la dessi a te, se gli fosse
successo qualcosa.-
Sia Faccia Tonda che Katsuki aggrottano le sopracciglia, confusi – Uraraka cerca di sbirciare quando apre la busta con le dita
che tremano di nuovo, e impallidisce quando riesce a scorgere qualche riga dei
fogli all’interno.
-Ma che significa?-
sussurra, cercando una risposta nelle iridi rosse dell’ex compagno di classe. Katsuki serra la mascella con forza, spiegando i fogli per
leggerli meglio: un documento d’adozione, già compilato e firmato in tutte le
sue parti.
Mancano solo le sue firme, Deku si è anche premurato di segnare con una crocetta dove
devono essere apposte.
-Bakugou…
- Ochaco ci prova, a chiedere spiegazioni, ma Katsuki ha già iniziato ad avviarsi verso l’ingresso per
recuperare i propri stivali. –No, aspett… -
-Dov’era la missione?-
la ignora, infilando gli stivali con pochi movimenti bruschi. –Dove era andato
in missione Deku?-
-…a Yokohama, perché?-Inko non capisce, sorpresa dalla reazione di
entrambi. –Che cosa succede?-
-Non ne ho idea, signora. Bakugou, ti ho detto di aspettare!-
strilla ancora Uraraka, uscendo di corsa
dall’appartamento. –Non osare lasciarmi indietro! Vengo con te!-
Katsuki
la scruta, qualche rampa di scale più in giù, serissimo. –Se vuoi venire con
me, dobbiamo prima trovare un casco che ti vada bene.-
Alla fine un casco che andasse bene
per Uraraka lo hanno trovato, e hanno percorso i
chilometri che li separano da Yokohama in meno di quaranta minuti1 –
quaranta minuti che Faccia Tonda ha passato praticamente arpionata alla sua
giacca e schiacciata contro la sua schiena, terrorizzata, mentre continuava a
gridargli di rallentare e che non erano su un circuito di GrandPrix.
-E smettila di strillare.-
sbuffa, appena arrivati, sfilandosi il casco. –Non andavo così veloce, sei tu
che sei una cagasotto.-
-No, andavi davvero troppo veloce!- ribatte lei, le gambe che tremano quando finalmente
scende dalla moto. –Io con te non torno a casa, piuttosto prendo il treno.-
-Fai come ti pare, tu hai insistito
per venire con me.-
Uraraka
si ferma proprio davanti a lui e lo fronteggia. –Certo, perché pretendo delle
spiegazioni. Perché Izuku ha lasciato quei documenti
per l’adozione? Perché a te?-
-Ascolta, Faccia Tonda… - è
improvvisamente stanco, non crede di avere abbastanza forze da affrontare
questa situazione con la calma necessaria.
-No, adesso tu ascolti me.-
lo interrompe. Sarà rimasta anche alta come un nano da giardino, ma in questo
momento Katsuki ha quasi paura che possa rivoltarlo
come una calza spaiata. –Tu sai qualcosa che Izuku
non voleva sapessi, e va bene così perché si fidava di te forse più di quanto
si fidasse di tutti gli altri, ma che cosa significano quei documenti per l’adozione?-
Katsuki
riesce quasi a sentirla, anche se lei non la pronuncia, la vera domanda che
vorrebbe porgli: “perché non si è fidato di me per parlarmene? Perché mi ha
tenuto all’oscuro di tutto?”. E lui non saprebbe cosa risponderle.
E sapere che Deku
si fidava di lui più di chiunque altro lo lascia perplesso – andiamo, chi vuole
prendere in giro? Il loro non era di certo uno di quei rapporti perfetti e
idilliaci tra migliori amici!
Sbuffa, superandola e salendo gli
scalini che conducono all’ingresso principale dell’ospedale. –Quando avremo
risolto questa situazione ti spiegherò cosa succede, va bene?-
Ochaco
lo segue come un’ombra, senza mai perderlo di vista e in silenzio: non dice una
parola nemmeno quando, fermando un infermiere molto gentile e disponibile,
chiede indicazioni per trovare un ragazzino sui tredici anni, ricoverato
nell’ospedale da più o meno due settimane.
-È alto così, all’incirca.-
si porta una mano al petto, indicando approssimativamente l’altezza. –Ha i
capelli e gli occhi scuri… Era con Deku, l’Eroe che…
-
-Oh, sì, ho capito chi sta cercando.- l’infermiere annuisce, indicando il tabellone con
la pianta dell’edificio. –È in rianimazione, se volete vi accompagno… Potrei
solo sapere chi siete?-
-Io sono il tutore del ragazzo.- risponde immediatamente, e solo allora Uraraka si decide a parlare.
-Io sono la fidanzata di Deku.- ha
i pugni stretti contro i fianchi e gli occhi fissi su Katsuki,
indagatori e sospettosi.
L’infermiere annuisce, indicando la
strada è facendo segno di seguirlo. –Scusate se vi sono sembrato sospettoso, ma
Ryu è un testimone molto importante per la polizia,
che deve ancora stabilire cosa sia davvero successo quel giorno, e non vogliamo
che qualcuno coinvolto nella morte di Deku tenti di
eliminare anche lui. Non ora che si sta riprendendo da… quello che è successo.-
-Certo, è comprensibile.-
annuisce Faccia Tonda, affiancando il giovane. –Lo hanno ferito?-
-Gli hanno sparato, ma nulla di
grave. Quello che più ci preoccupa è stato il crollo emotivo che ha avuto dopo
che… Beh… - spiega l’infermiere, e Katsuki sente un
brivido correre lungo le braccia. –Ma adesso è fuori pericolo, lo teniamo qui
solo perché nessuno è mai venuto a chiedere di lui. Prima di voi, almeno.-
-Ho scoperto da poco di essere il
suo tutore.-Katsuki mastica
quelle parole a mezza voce, e l’infermiere annuisce di nuovo mentre apre la
porta del reparto.
-Cercate i poliziotti dall’aria
cattiva e avrete trovato la sua stanza.- ridacchia.
–Se no, è l’ultima in fondo al corridoio, a sinistra.-
Uraraka
lo ringrazia con un sorriso, Katsuki con un cenno del
capo, poi entrambi si avviano lungo il corridoio. Improvvisamente, Katsuki sente un freddo inspiegabile.
-Bakugou…
- mormora Uraraka, avvicinandosi di più. –Sono solo
io, o anche tu ti senti osservato?-
No, anche lui sente qualche paio di
occhi fissarlo con insistenza da qualche parte, così dice a Uraraka
di restare qualche passo indietro. –Io penso al ragazzino, tu guardati intorno.-
-…non credo sarà necessario.-
borbotta lei, indicando dietro di lui e proprio di fronte alla porta della
stanza indicata dall’infermiere: è lo stesso Villain
che gli ha piantato un coltello nel fianco e gli ha quasi fracassato il naso,
che quando lo riconosce lascia subito andare uno dei due poliziotti che ormai è
potenzialmente morto.
A Katsuki
viene da ridere, mentre sente delle urla per tutto il reparto e gente che
scappa, mentre altri Villain li circondano.
-Oh, ma guarda un po’ chi si
rivede… Questo sì che si chiama culo.- sta ghignando
mentre si volta verso di lui dando la schiena a Uraraka.
Anche lei fa lo stesso, fronteggiando i Villains che
si parano minacciosi davanti a lei.
-Non sperare di cavartela con una
cicatrice sul fianco, Ground Zero.-
-Cicatrice sul fianco?!- strilla Faccia
Tonda, agitata. -Bakugou ma cosa… ?!-
-Non distrarti, Faccia Tonda.- ribatte, liquidandola con una scrollata di spalle
prima di rivolgersi di nuovo al Villain. -Tu invece
mi devi una giacca nuova. O se preferisci sessantacinque mila yen.2-
E i Villains
– una decina, forse di più – si avventano su di loro tutti insieme, forse
tentando un attacco disperato o veramente convinti di avere qualche
possibilità: la sensazione di smarrimento dovuta all’attacco improvviso non
dura che qualche secondo, poi quei criminali cominciano a cadere a terra come
le foglie secche dagli alberi uno dopo l’altro. Katsuki
non nota subito che la ferita al fianco, quasi per niente guarita, si è
riaperta, ma non ha il tempo per curarsene – non ora che quel coglione gli sta di
nuovo puntando un coltellino svizzero contro e cerca in tutti i modi di
spingerlo lontano dalla stanza del ragazzo.
Ha combattuto con ferite ben
peggiori, e non si è mai rotto niente lottando contro i calci micidiali di Deku, quel taglietto sul fianco non è nulla in confronto.
Il Villain
lo carica come un toro e Katsuki lo evita, gli fa lo
sgambetto e lo manda dritto per terra: il coltellino gli scivola dalle dita e
lui ha tutto il tempo di avvicinarsi a uno dei carrelli abbandonati dagli
infermieri, cercare un paio di pinze e avvicinarsi minaccioso.
-Che cosa avevo detto che avrei
fatto se ti avessi incontrato di nuovo?- domanda,
facendo schioccare tra loro le pinze. –Non sono cesoie da giardinaggio, ma
dovrebbero andare bene comun… -
Sembra un’esplosione, così forte da
assordarlo, quella che giunge dalla porta socchiusa della stanza, seguita poco
distante da un pianto disperato. Katsuki lascia
perdere i suoi intenti di castrazione e si precipita all’interno qualche
secondo dopo Faccia Tonda.
Ed è proprio lì, anche se non lo
nota subito: rannicchiato su sé stesso, tremante e in lacrime, il ragazzino – Ryu, si chiama Ryu
– si tiene il polso sinistro nella mano destra, tutte e cinque le dita gonfie e
viola e piegate in un angolo innaturale. Dall’altro lato della stanza, a
qualche passo da Uraraka, il corpo di un Villain addossato contro il muro. Non hanno bisogno di
avvicinarsi per capire che è morto.
-Io… - sussurra il ragazzino,
tremando come una foglia e piangendo ancora più forte. –Io non volevo… Non volevo
fargli del male… -
Se prima era logico avere qualche
dubbio, ora Katsuki non può averne. Ha visto Deku finire in infermeria troppe volte per non riconoscerne
i tratti.
-…oh.-
mormora Faccia Tonda.
-Già, oh.-
Quello è il One For All.
1.Secondo Google Maps,
prendendo come riferimento Tokyo, per arrivare a Yokohama ci vogliono circa
quarantacinque minuti. Prendendo ad esempio la moto che ho scelto (che è
meravigliosa, davvero, vi lascio il link qui per ammirarla in tutto il suo
splendore di sport racer:
https://www.honda.it/motorcycles/range/street/cb1000r/overview.html) si
guadagnano di sicuro più di cinque minuti.
2.65 mila yen corrispondono a più o meno 500
euro, e credetemi se vi dico che per un chiodo di vera pelle di agnello fatto
come si deve è ancora un prezzo accettabile.
D.I.P.P.: Deliri Intristiti Post Partum
Oggi
sono andata da un amico di mio padre per comprare una moto e ho scoperto che
quella che volevo con tutta me stessa era già stata venduta. Era bellissima,
gialla, un po’ smarmittata e con un’esplosione
stilizzata sul serbatoio. Volevo chiamarla Kacchan.
Addio,
amore mio, è stato breve ma intenso *piange tutto*
…sì,
avete ragione. Scusate.
Ci
sto prendendo gusto con i cliffhanger, lol.
No,
okay, scherzi a parte. Non ho molto da dire, se non che probabilmente questa fic si muoverà un po’ più velocemente di “Of Monsters and Men” perché sono riuscita a finire la scaletta
e ho i capitoli pressoché pronti fino al 10. Appena avrò un paio di occhiali
con la gradazione a posto tornerò a scrivere a pieno regime, sempre lavoro e
Vita Sociale permettendo.
Come
sempre, grazie per essere arrivati fino qui e aver lasciato un commentino! Mi
rendete sempre immensamente felice.
Capitolo 4 *** I cambiamenti inaspettati [o della responsabilità] ***
Hopelesswanderers
I cambiamenti inaspettati
[o della responsabilità]
-Non
riusciamo a farlo reagire.- sbuffa qualcuno alle sue
spalle. –È così da quando è tornato dallo scontro.-
Deku se ne sta immobile, con la schiena curva, seduto su
una sediolina a fissare le proprie mani con lo sguardo vuoto, a qualche passo Katsuki. È in quello stato da quelle che sembrano ore anche
se sono in realtà minuti, da quando Katsuki l’ha
sollevato di peso e trascinato via da quel cumulo di macerie.
-…chiamate
AllMight.- mormora, senza distogliere gli occhi dalla figura curva
di Deku. –Avremo bisogno di lui.-
Nel
guanto destro, rosso di sangue, Deku stringe un
nastrino per capelli color menta.
YagiToshinori – vecchio,
stanco, malato – arriva qualche decina di minuti dopo. Gli sorride, l’ex
simbolo di pace, e gli dà una pacca leggera sulla spalla mormorando un grazie,
prima di trascinare le gambe affaticate verso il suo allievo prediletto.
-Midoriya, ragazzo mio… - sussurra e solo allora Deku si muove: solleva leggermente la testa, puntando gli
occhi sgranati in quelli di AllMight,
e inizia a singhiozzare.
-Io…
Io ce l’avevo quasi fatta… - balbetta, mentre le lacrime iniziano a rigargli il
viso senza alcun freno. –Ci ero quasi riuscito, AllMight… Mancava… così poco… -
AllMight abbraccia Deku più forte che può e lo lascia piangere contro la sua
spalla – Katsuki nemmeno si accorge che Aizawa è fermo accanto a lui, lo nota solo quando gli
rivolge la parola.
-Non
potevate fare altro.- il suo tono è neutro, incolore,
come se volesse allontanarli emotivamente da quello che hanno visto. –Non è
stata colpa vostra, Bakugou.-
Katsuki stringe i pugni con rabbia.
–Lo
vada a dire ai genitori di quella bambina, allora.-
sibila, furioso, prima di allontanarsi a grandi passi.
18
novembre [One For All: ??%]
-Ow.-Katsuki
sibila per il dolore, mentre l’infermiere tenta di rimuovere il più
delicatamente possibile i punti di metallo ancora rimasti a chiudere la ferita.
–Piano, cazzo.-
-Sto facendo il più piano che
posso, ma credo ci sia un principio di infezione… - risponde l’infermiere,
aggrottando le sopracciglia. –Aspetti qui, vado a prendere del disinfettante.-
Il ragazzo si allontana
velocemente, chiedendo a gran voce se qualche collega avesse a disposizione
l’occorrente necessario per suturare una ferita, e Katsuki
rimane ad aspettare in religioso silenzio, osservando medici e pazienti fare
avanti e indietro per il corridoio dal lettino su cui gli è stato chiesto di
sedersi per essere medicato.
Uraraka
gli si avvicina pochi secondi dopo, scura in viso e le braccia incrociate sotto
il seno.
-Ora mi devi una spiegazione, Bakugou.-
sentenzia. –Me l’avevi promesso.-
Katsuki
sospira e chiude gli occhi. –Faccia Tonda… -
-No, non tentare di sviare di nuovo
le mie domande.- lo interrompe. –Ho il diritto di
sapere che cosa è successo.-
Ma lui rimane in silenzio,
occhieggiando verso di lei con fare rilassato e al tempo stesso testardo: non
dirà una sola parola, ha promesso che non avrebbe detto ad anima viva quello
che saputo così tanti anni prima.
Uraraka
sembra capirlo, perché sospira sconsolata. –Qualsiasi cosa tu e Izuku mi… ci abbiate nascosto, da quanto lo sai?-
Ora lo ammazza. -…dalla sera del
test per la licenza provvisoria, al primo anno.-
-Quindici anni.-
mormora basita, sollevando gli occhi al cielo. –Su una cosa devo complimentarmi,
Bakugou: sei un maestro nel tenere i segreti.-
-Nemmeno io avrei dovuto saperlo, Uraraka.-
ribatte, stringendo i pugni. –Ma Deku ha sempre fatto
cagare con i segreti… -
“Questo
Quirk… Mi è stato dato in prestito da qualcuno.”
-…io ho semplicemente collegato i
puntini. E AllMight… -
-AllMightcosa?- sbotta allora lei.
–Cosa c’entra AllMightadesso?-
-…è stato costretto a spiegarmi tutto.-
Rimangono entrambi in silenzio,
persi nei loro pensieri, prima che Uraraka parli di
nuovo. –Chi altri lo sa? Oltre a te, chi sa di questa storia?-
-Recovery
e il preside Nezu.-
-E nessun altro?-Katsuki scuote la testa, mentre arriva l’infermiere
con l’occorrente per disinfettare e suturare la sua ferita.
Uraraka
esce dall’ambulatorio dichiarando che ha chiamato Iida
e che porterà Ryu da Recovery
Girl, Katsuki sa che la discussione è solo rimandata.
-Un bambino?-
mormora suo padre. Katsuki aveva improvvisamente
sentito la necessità di parlare con qualcuno, qualcuno che anche senza sapere
davvero come stanno le cose non avrebbe giudicato. Suo padre è stata la prima
scelta. –Katsuki, non prendertela, ma non credi che…
-
-L’ha affidato a me, papà.- lo interrompe. –Non ho scelta.-
-C’è sempre una scelta, Katsuki. Lo sai bene.-Masaru sospira. Katsuki riesce
quasi a vederlo, mentre si sistema gli occhiali sul naso. –È davvero
impegnativo, prendersi cura di un bambino… -
-Ha tredici anni, papà, non è
un neonato.-
-Rimane comunque impegnativo.
Fidati, sono tuo padre.- lo interrompe e Katsuki si ammutolisce. –Però sono convinto che se Izuku ti ha chiesto di prendertene cura un motivo ci sarà.
-
In effetti c’è, ma non può correre
il rischio di mettere in pericolo il suo vecchio, per questo tace. –Diciamo che
è complicato.-
-Non mi devi spiegazioni, figliolo,
lo sai. - ridacchia Masaru. – Non posso dirti che
sarà facile, ma sono sicuro che farai del tuo meglio. Mi fido di te, e mi fido
del giudizio di Izuku, so che saprai cosa fare. Ora
però è meglio se vai a riposare un po’. Sembri esausto.-
Katsuki
si passa una mano sul viso: è veramente stanco. –Grazie, papà.-
Masaru
sbuffa una risata. –Ti voglio bene, figliolo.-
-Sì, sì… - “Ti voglio bene anche io, papà.”
19
novembre [One For All: ??%]
Katsuki
si sveglia in un bagno di sudore e con il cuore a mille non sa bene quante ore
dopo essere tornato a casa ed essersi infilato sotto le coperte – deve aver
sognato qualcosa, ormai gli incubi sono diventati una spiacevole costante della
sua vita a cui ormai ha fatto l’abitudine. Sta per girarsi su un fianco per
cercare di riaddormentarsi quando uno spadellare proveniente dalla cucina,
insieme a delle risatine allegre, lo avvertono di non essere solo in casa:
scatta in piedi con un agile balzo, per poi essere costretto a piegarsi in due
per il dolore al fianco.
-Puttana merda cazzo vaffanculo che
dolore.- sibila, stringendo i denti e poggiando la
fronte sul pavimento, mentre le lacrime si formano agli angoli degli occhi. –Non
è normale che faccia così male, porca troia.-
-Amen.-
-E si è ancora trattenuto.-
Quando arriva in cucina, camminando
più piano di una lumaca e con una mano sul fianco ferito, è quasi contento di
sentire l’odore di bacon e uova provenire dai fornelli insieme a quello del
caffè.
Poi si ricorda del perché ci sia
quel fantastico profumo in casa sua e: -…che cazzo ci fate voi due qui?-
-Buongiorno anche a te, raggio di sole.- lo saluta Faccia Tonda, mentre Mina agita la mano che
regge la paletta senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla padella, ricordandogli
di quando le ha lasciato le chiavi di casa sua quasi due anni prima. –Ho riaccompagnato
Ryu, Recovery l’ha rimesso
in sesto.-
Uraraka
si sposta un poco e Katsuki incrocia gli occhi scuri
di Ryu, che lo saluta con un cenno impercettibile
della testa prima di tornare a concentrarsi sulla sua tazza di latte caldo.
-Ha detto di riferirti che non ha
intenzione di vederlo ridotto come Izuku.- aggiunge, tornando a sorseggiare il suo caffè.
Katsuki
annuisce. -Lo so, devo cominciare a pensare a un allenamento… -
-Allenamento?-
domanda Ryu, piegando la testa di lato, curioso.
–Perché mi devo allenare?-
-Beh, se vuoi entrare alla UA, devi
per forza imparare a controllare il tuo Quirk… -
suppone Mina, mettendo sul tavolo il piatto con il bacon.
-Non solo. Devi imparare a
resistere alle… controindicazioni di
quel Quirk.-Katsuki prende un paio di fette di bacon. Impiega
qualche secondo a notare che i tre lo stanno fissando. –Che c’è?-
-Che intendi con controindicazioni?-
domanda Mina. –È un Quirk con degli effetti collaterali?-
-Mina, ti voglio ricordare come si
riduceva Izuku all’inizio del primo anno.- ribatte Ochaco, masticando
un boccone.
-Giusto, hai ragione… -
Katsuki
sgrana gli occhi, voltandosi verso Faccia Tonda. –Glielo hai detto?!-
Ochaco
alza le spalle. –Le ho detto quello che ho saputo da te, quindi nulla!-
-Cazzo, Uraraka!- sbotta. –Se questa
storia dovesse venire fuori sarà la fine!-
-Tranquillo, Bakugou.- Mina tenta di
rassicurarlo. –Mi porterò il segreto nella tomba.-
Katsuki
inarca un sopracciglio, dubbioso. –…disse quella che al secondo anno mi ha
sputtanato esattamente due minuti dopo avermi detto le stesse identiche parole.-
-In mia difesa… - ribatte Mina,
sollevando le mani. –…posso dire che quella notizia non doveva uscire dal
gruppo di noi ragazze. È stata colpa di Mineta che ha
letto la conversazione dal cellulare di Tooru.-
-In parole povere, è stata… una
lunga e spiacevole catena di coincidenze.-Ochaco annuisce per darle man forte. –E lo sai anche tu
com’era fatto: da quando Todoroki e Yaomomo avevano iniziato a uscire insieme, l’unico rimasto
a minare la sua “superiorità” da Casanova dei poveri sulle ragazze eri tu.-
Katsuki
la fulmina con lo sguardo, Ryu si rannicchia su sé
stesso per la paura. -…hai una vaga idea di come ci si può sentire nel sapere
che tutti sanno che hai una cotta per un ragazzo senza che tu volessi che si sapesse?-
Ochaco
cerca di ribattere e di difendersi, ma è costretta ad arrendersi. –Okay,
torniamo al punto. Cosa intendi con controindicazioni?-
Katsuki
la fulmina ancora con lo sguardo, facendole capire che non la perdonerà tanto
facilmente, poi sospira. –Okay, facciamo un esempio. Che cosa succede se
cercate di mettere qualcosa di molto grande in un contenitore molto più piccolo?-
Mina e Ochaco
si guardano senza capire, mentre Ryu si sporge in
avanti, incuriosito. -…non si chiude il contenitore?-
-Fuochino.-
-Non entra tutto nel contenitore?- tenta Uraraka,
inarcando le sopracciglia, ma è Mina a dare la risposta esatta.
-Si rompe.-
mormora. –A lungo andare il contenitore si rompe.-
–Esatto.-Katsuki annuisce. Poi indica Ryu.
–Lui è il contenitore troppo piccolo. Il One For All è quel qualcosa di troppo grande.-
Ryu
sbianca improvvisamente. –R… Rischio di rompermi?!-
-No, se inizi ad allenarti seriamente.- gli risponde, socchiudendo gli occhi. –E se ti
dai dei limiti per il suo utilizzo.-
-Nel senso che deve usarlo con il contagocce?- chiede Ochaco,
bevendo un sorso di caffè. Katsuki nega con la testa.
-Al contrario, deve solo imparare a
limitare i danni.-Ryu lo
guarda perplesso, la testa reclinata verso la spalla. –Devi imparare a dosare
la forza. Deku l’aveva spiegato con la metafora dell’uovo
nel microonde.-
Ryu
annuisce, avendo capito il paragone. Mina e Ochaco
invece rimangono perplesse, e preferiscono lasciar perdere.
-Beh, adesso finiamo di fare
colazione e poi noi tre andiamo a fare un po’ di shopping!-
esclama Ashido, battendo le mani. –Che ne dici, Ryu, ti va di stare un po’ con noi?-
Le ragazze e Ryu
sono usciti di casa da nemmeno venti minuti, quando finalmente Katsuki si decide a farsi una doccia, cambiarsi e uscire a
sua volta. Non gli è mai piaciuto guidare in mezzo al traffico della città, ma
di sicuro in moto impiega meno tempo che in metropolitana o in autobus per
raggiungere la sua destinazione – e blocca il cavalletto proprio quando il
portoncino d’ingresso della villetta si sta per richiudere, per fortuna Eri lo
vede e lo tiene socchiuso.
-Ciao.-
sussurra la ragazza, sorridendogli e facendosi da parte quando si avvicina. -È
in soggiorno.-
-È scazzato?-
domanda a mezza bocca, le mani affondate nelle tasche dei jeans.
Eri sorride, sollevando le spalle.
–Non lo è sempre?-
Katsuki
entra in casa silenzioso come un ombra, camminando in punta d’alluci per non
spaventare nessuno dei gatti che vivono lì dentro, e si appoggia allo stipite
della porta per osservare l’unico occupante della casa: è seduto sul tappeto a
gambe incrociate, circondato da almeno sei o sette gatti, i capelli arruffati
raccolti in modo disordinato in cima alla testa, un biberon pieno di latte in
una mano e un gattino piccolissimo nel palmo dell’altra, che con le zampe cerca
di raggiungere la pappa.
Eppure è sicuro che l’abbia sentito
arrivare.
-…credevo di essermi liberato di voi.- sbuffa, infatti, senza nemmeno voltarsi. –Nemmeno dopo
il diploma mi lasciate in pace?-
-Nemmeno dopo la morte, prof.-
ridacchia. –Saremo il suo personale contrappasso.-
-Ma che culo… - Aizawa
piega leggermente la testa, scrutandolo. –Non credo che tu sia qui per darmi
una mano con i gatti, quindi sputa il rospo.-
Katsuki
raddrizza la schiena. –Lei cosa sa del One For All?-
Nota l’impercettibile irrigidimento
nei lineamenti del professore, segno che forse ha sempre avuto ragione a
sospettare che Aizawa sapesse qualcosa. -…il minimo
indispensabile per sapere che adesso che Midoriya non
c’è più è fondamentale sperare che ci sia un successore.-
Si limita annuire, facendogli
capire che sì, c’è.
-Aiutami ad alzarmi, sarà una lunga
chiacchierata.-Aizawa
sbuffa, posando il biberon sul tappeto e il gattino in una cesta insieme agli altri
cuccioli.
-Partiamo
dal presupposto che sono certo che questa sarà un’impresa titanica. Soprattutto
per te, visto il tuo carattere di merda.-
Katsuki abbandona la testa tra le braccia. -…grazie, prof, ne
sono consapevole.-
Aizawa, come risposta, gli dà un colpo nemmeno tanto forte
sulla nuca. -Quello che intendo dire è che non sei AllMight. E non sei nemmeno Midoriya.
Non tentare di imitare loro, segui i tuoi tempi.-
-I
miei tempi?- inarca un sopracciglio, senza capire.
-AllMight ha preparato Midoriya in dieci mesi scarsi, pur di farlo ammettere alla
UA. Tu hai sei mesi in più, sfruttali.-
Ritorna a casa che è ormai
pomeriggio inoltrato, però in un certo senso si sente sollevato dopo aver
parlato con Aizawa…
-MA CHE CAZZO SUCCEDE QUI?- strilla, appena rientrato in casa. –Chi cazzo ha trasformato
casa mia in un foresta pluviale?!-
-…zia Mina.-
risponde Ryu dalla cucina. –Ciao, comunque.-
-Zia Mi… No, non voglio sapere.- borbotta, dirigendosi verso il bagno. Apre il
mobiletto dopo tiene di solito gli antidolorifici e le pastiglie per il mal di
testa e viene letteralmente investito da non sa bene quante scatole di cartone
e altri oggetti non identificati che prima, era sicuro, non c’erano. Una
rischia quasi di cavargli un occhio.
-E CHE CAZZO CI FANNO DEGLI
ASSORBENTI AL POSTO DEI MIEI MEDICINALI?!- urla ancora, ormai sull’orlo di una
crisi isterica e con i palmi che fumano come ciminiere.
-Oh, beh… Potrei essermi allargata
troppo e aver invaso anche i tuoi spazi.- risponde
Mina affacciandosi dalla porta della camera degli ospiti.
-…come scusa?-
-Beh, non posso mica lasciarti qui
da solo.- ribatte, come se si trattasse di un’ovvietà.
-Ma non dovevi andare a stare da Sero?-
gli deve essere sfuggito qualche passaggio.
-Sero è
riuscito a convincere Kirishima a stare con lui, e io
ne ho approfittato per non lasciare voi due da soli. Una volta hai fatto morire
uncactus, non posso abbandonare Ryu con te.-
-Zia Mina, il forno.-
la chiama Ryu dalla cucina.
-Arrivo, angioletto mio!- Mina saltella verso la cucina, lasciando Katsuki sbigottito e immobile sulla soglia del bagno.
-…quindi si è praticamente
accampata in casa mia.- mormora esterrefatto. Spera
che almeno a fine mese paghi metà dell’affitto, ma con Mina non lo darebbe così
per scontato.
Anche se, ben pensarci, potrebbe rivelarsi
una convivenza interessante. -Okay, va bene, puoi restare, mi dici dove hai
messo la mia schiuma da barb… Non osare buttarmi via
le sigarette! Ashido Mina se ci provi ti uccido!-
Fa davvero un caldo insopportabile.
Così caldo che quasi non si respira.
Nemmeno il ventaglio che la donna
sta freneticamente sventolando davanti al viso riesce a darle un minimo di
sollievo, allo stesso modo del drink ghiacciato che è diventato caldo appena è
stato appoggiato sul piccolo tavolino vicino alla sdraio.
-Venire in Namibia in pieno inverno
non è stata un’idea brillante.- mormora la donna. Non
è abituata a tutto questo caldo. –La prossima volta scegliamo un Paese europeo.-
-Che ne dice dei Paesi Bassi, signora?- le consiglia il giovane che le sta porgendo un
altro drink rinfrescante e pieno di ghiaccio. –Le temperature sono le classiche
del nord Europa. E dicono che Amsterdam sia veramente affascinante.-
-Cercherò di tenerlo a mente per
l’anno prossimo… E questa?- domanda, osservando
scettica la fotografia che il ragazzo ha appoggiato vicino al drink. Solleva
gli occhiali da sole e la scruta meglio.
-…volevo informarla che avremo
qualche difficoltà in più, signora.- constata il
ragazzo in tono neutro. La donna sbuffa, accartocciando la foto. –Cosa vuole
che faccia? Quali sono le nuove disposizioni?-
-Nessuna, il piano rimane invariato.- risponde, risistemando gli occhiali.
D.P.P.:
Deliri Post Partum
L’avevo accennato che questa fic
si sarebbe mossa più velocemente di “Of Monsters and
Men”, e quindi eccomi di nuovo qui – ma se tutto va come progettato anche
quella vedrà un aggiornamento relativamente molto presto.
Su questo capitolo non c’è molto da dire… Potrei
quasi affermare che la vera storia inizia adesso, in un certo senso, visto che Ryu è riapparso e iniziano i grattacapi per Bakugou.
Come sempre, grazie per essere arrivati fin qui e
aver lasciato un commentino! Noi ci rivediamo al prossimo aggiornamento!
Capitolo 5 *** I primi passi del cucciolo [o della convivenza] ***
Hopelesswanderers
I primi passi del cucciolo
[o della convivenza]
26
novembre [One For All: 0%]
Nonostante le premesse non fossero
delle migliori, Katsuki impara in fretta a dividere
casa sua con altre due persone e presto tutti e tre riescono a incastrare tra
loro le diverse abitudini, creando un ingranaggio che scricchiola un po’ ma è abbastanza
funzionante: Mina ha comprato un piccolo mobiletto con dei cassetti da mettere
nella sua camera, così da restituire a Katsuki il suo
ripiano dei medicinali – e lui la ringrazia per non aver fatto domande davanti
ai vasetti di tranquillanti e ai sonniferi – mentre Katsuki
ha smontato gli attrezzi da palestra per lasciare l’altra stanza a Ryu e così tutti hanno di nuovo i loro spazi.
La cosa bella è che il suo frigo,
da quando Mina ha preso possesso della cucina, sembra quello di un ristorante a
cinque stelle. E anche quella mattina, come tutte le mattine da quando la
ragazza si è trasferita in pianta stabile in casa sua, c’è un foglietto appeso
al frigo e fermato con un magnete a forma di elefantino rosa. Katsuki solleva il magnete per leggere meglio il messaggio.
Oggi sono
di pattuglia a Ikebukuro, nel frigo c’è il pranzo da
scaldare e sul tavolo la colazione.
Ci vediamo
stasera! Fate i bravi, mi raccomando ♥
Katsuki
non riesce a trattenere uno sbuffo infastidito, mentre accartoccia il foglietto
e lo incenerisce con un movimento impercettibile delle dita, togliendo poi la
pellicola che protegge i piatti lasciati sul tavolo.
Bene, ora deve svegliare Ryu.
In quei pochi giorni di convivenza,
Katsuki ha scoperto alcuni aspetti interessanti del ragazzo:
è sempre molto attento ma silenzioso, cerca di non dare nell’occhio e ci riesce
così bene che a volte Katsuki si dimentica di lui; ma
soprattutto ha il sonno pesantissimo. Tutte le mattine, per svegliarlo ci
vogliono dieci minuti, e lui non ha tutta questa pazienza.
Per questo di solito si limita a
spalancare la porta della sua camera e urlare: -Giù dalla branda, principessa!-
Ryu
scatta seduto come colpito da un fulmine. -Che? Come? Cosa? Che ore sono?-
-È ora di muovere il culo e darsi
una mossa, abbiamo troppe cose da fare e poco tempo.-Katsuki torna indietro, lasciando la porta aperta. –Se non
sei in cucina tra cinque minuti ti vengo a prendere per le orecchie.-
Per fortuna – dei suoi nervi, di Ryu, dei vicini – il ragazzino è in cucina in quattro
minuti e mezzo, così assonnato che quasi manca la sedia e rischia di piantare
un culata sul pavimento.
-Sei di nuovo stato sveglio tutta
la notte?- gli chiede, posandogli davanti la colazione
preparata da Mina. Ryu solleva le spalle.
-Non posso farci nulla. È come… -
tenta di spiegare. –È come se ci fosse troppa energia in circolo… Non un
sovraccarico… Non so come spiegarlo… -
Katsuki
annuisce: anche Deku dormiva poco, glielo aveva
accennato un paio di volte, quando capitava che anche lui restasse sveglio per
colpa degli incubi che lo seguono da ormai quindici anni. Capitava più spesso
di quanto fossero disposti ad ammetterlo di ritrovarsi sui divani della sala
comune a orari improponibili della notte, uno sveglio a causa di sogni che
spesso non ricordava e l’altro per tutta l’energia del One For All.
-Vedrai che quando inizieremo
l’allenamento dormirai come un sasso.- lo rassicura.
-…anche se, a ben pensarci, già lo fai.-
-Spero almeno di riuscire a dormire
qualche ora in più… - Ryu sospira, masticando
lentamente un boccone. –Però approfitto delle notti insonni per cercare qualche
informazione in più.-
Katsuki
inarca un sopracciglio. –Informazioni su cosa?-
Ryu
scrolla le spalle. –Un po’ di tutto. Sulla UA, su AllMight, su Deku… cercavo
qualcosa sul One For All,
credo, anche se ho come l’impressione che non troverei nulla. Ho letto anche
qualche articolo su di te, a volte sono stati veramente cattivi nei tuoi confronti.-
Katsuki
incassa la testa nelle spalle, sbuffando. -Diciamo che ci metto anche del mio e
mi faccio odiare con molta facilità… -
-Se Deku
mi ha affidato a te un motivo ci sarà, non credi?-Ryu ha le sopracciglia inarcate e la testa reclinata di
lato, ma non sembra aspettare una risposta da parte sua. –Senti, non ne abbiamo
mai davvero parlato, ma come devo chiamarti? Non mi piace l’idea di chiamarti
Ground Zero, in fondo sei il mio tutore… -
-Chiamami come ti pare.- per lui non fa alcuna differenza.
-Deku ti
chiamava Kacchan… -
-Okay, no, chiamami come ti pare ma non così.-
per quanto trovi insopportabile quel soprannome da più o meno ventisette anni
di vita, quello è il nome che solo Deku aveva il
permesso di usare. –E ora muoviti, abbiamo un appuntamento e non mi piace
arrivare in ritardo.-
-Katsuki
va bene?-Ryu lo segue. –E
dove dobbiamo andare?-
-Ti iscriviamo a scuola.-
risponde, come se fosse un’ovvietà. Ma forse non lo era per Ryu.
-…aspetta, cosa? Ma da quando? Ehy, non ignorarmi!-
-Okay, ho un paio di domande.- mormora il ragazzino, appena scende dalla moto.
-Solo un paio? È un progresso.-Katsuki si sfila il
casco.
-…forse più di un paio. Va bene comunque?-
–Dai, spara.-
Ryu
alza il dito indice. -Numero Uno: chi ha avuto il coraggio di darti la patente?
Sei un pericolo pubblico, non è che l’hai comprata?–
-Senti, stronzetto… !-
Ma non gli lascia il tempo di
rispondere. –Numero Due: perché hai parcheggiato così lontano? Credevo fossimo
in ritardo.-
-Sospettavo che avresti voluto
qualche spiegazione, e così possiamo parlare in pace.-
risponde, infilando le mani nelle tasche del giubbotto. –E poi, arrivare in
moto fin davanti a scuola attirerebbe troppo l’attenzione.-
Ryu
annuisce. –Numero Tre: perché non abbiamo preso la metro? Avremmo fatto prima
ed è molto più comoda.-
Katsuki
scrolla le spalle. –Odio usare i mezzi pubblici, tutto qui. Le poche volte che
ho dovuto farlo per forza è stato un cazzo di incubo.-
-Numero Quattro: perché mi vuoi
iscrivere a scuola? Non che non abbia voglia di andarci o che, ma… -
-Per diversi motivi.-
ribatte, continuando a camminare a passo spedito. –Perché non puoi restare a
casa fare niente, perché forzare l’allenamento sarebbe controproducente, perché
per entrare alla UA ci vogliono anche dei voti decenti, perché ti farà bene
stare con i tuoi simili… -
-…con miei simili intendi altri adolescenti?-
-E perché anche io non posso
starmene a casa a fare niente e dovrò ricominciare a fare le ronde, presto o tardi.- continua, guardandolo con la coda dell’occhio. –E
quando ricomincerò a fare le ronde tu sarai da solo, e lasciarti da solo
sapendo che qualcuno ha cercato di rapirti non mi fa stare tranquillo. Almeno
saperti a scuola con altre persone mi eviterà una buona fetta di paranoie.-
-Ma c’è zia Mina.-
Katsuki
scuote la testa. –Anche a lei capiterà una ronda in contemporanea con la mia e
tu saresti da solo. Io cercherò di prendere quelle del mattino, e il pomeriggio
lo sfrutteremo per l’allenamento.-
-Okay, Numero Cinque, giuro che è
l’ultima: prima hai detto che quando inizierò ad allenarmi riuscirò a dormire
di più. Che intendi dire?-
-Hai mai provato a mettere la
vaschetta delle lasagne nel forno senza togliere la pellicola che la chiude?- perché lui conosce qualcuno che l’ha fatto - come
siano riusciti a sopravvivere rimane un mistero.
-No, ma… - Ryu
si ferma e ci pensa un attimo. –Dovrebbe esplod… Oh.-
-Perché se non trovi un modo per
liberare almeno una parte di tutta l’energia del One For All stai pur certo che farai la fine
della lasagna.-Katsuki
sorride. –E noi non vogliamo che tu faccia la fine della lasagna, vero?-
-…decisamente, sì.-Ryu annuisce vigorosamente, pallido come un lenzuolo,
raggiungendolo proprio mentre sta entrando nel cortile della scuola. Devono
essere arrivati durante un intervallo o un cambio d’ora, perché ci sono un
sacco di studenti nei corridoi, che subito si precipitano alle finestre per
guardare chi sia arrivato.
Ryu
si guarda intorno quasi intimorito, inciampando nei suoi stessi piedi un paio
di volte, mentre Katsuki continua a tenere lo sguardo
dritto davanti a sé, una mano in tasca e l’altra a reggere i casco.
-Oddio, ma è Ground Zero!-
Succede tutto così in fretta e
all’improvviso, che Ryu si spaventa. Gran parte degli
studenti si precipitano verso il cortile, urlando come delle groupie davanti alla loro star preferita.
-Cosa?!-
-Dove?!-
-…adesso capisci perché non abbiamo
preso la metro e ho parcheggiato lontano da qui.-Katsuki sbuffa, continuando a camminare. –Passi lunghi e
ben tirati, principessa!-
Ryu
lo segue immediatamente e può permettersi di fermarsi solo quando raggiungono
lo studio del preside: Katsuki bussa un paio di
volte, mentre il ragazzino si accascia esausto su una delle sedie vicino alla
porta.
La porta si socchiude e Katsuki porge a Ryu il suo casco,
fulminandolo con lo sguardo. –Tu stai qui. Non ti
muovere, chiaro?-
Ryu
annuisce.
-E se te lo chiedono, tu non sai
dove sono e non mi hai nemmeno mai visto.-
-Tranquillo, sarò muto come un pesce.-
-Conto su di te.-Katsuki ghigna, chiudendosi la porta alle spalle.
Nella busta arancione che Deku aveva lasciato alla madre, insieme ai documenti per
l’adozione di Ryu, Katsuki
aveva trovato anche un modulo d’iscrizione alla stessa scuola media che avevano
frequentato loro, anche quello già perfettamente compilato in ogni suo campo e
firmato, e cinque buste sigillate.
Nonostante gli anni, Katsuki continua a stupirsi della capacità di Deku di prevedere gli eventi – comincia addirittura a
pensare che abbia architettato tutto fin dall’inizio.
-Perché, Deku? Hai paura di tirare le cuoia?-
-In tutta onestà, sì.-
A distanza di un mese, deve ancora capire
cosa passasse per la testa del nerd, quella sera.
Che abbia sempre sospettato che prima o
poi qualcuno avrebbe cercato di farlo fuori? Possibile, perché proprio come è
stato per AllMight prima
di lui tutti i Villains avevano un po’ paura di Deku.
Che qualcuno sia venuto a conoscenza del One For All e fosse
disposto a uccidere per ottenerlo? A Katsuki sembra
impossibile, perché le persone che sanno della vera natura di quel Quirk – tolto lui e Ryu – sono
purtroppo passate a miglior vita o chi è ancora vivo non parlerebbe nemmeno
sotto tortura.
Che sia stato tutto un caso, una
disgrazia, una fatalità? Ancora più impossibile, agli occhi di Katsuki: Deku era sì previdente e
molto prudente, ma non avrebbe organizzato tutto questo se non si fosse sentito
minacciato. Il fatto che abbia coinvolto anche lui in questo processo lo fa
incazzare, ma purtroppo dovrà aspettare di tirare le cuoia a sua volta prima di
poter sfogare la sua rabbia. E non ha intenzione di farlo a breve.
-Sì, mi era stato accennato di questa
situazione… - mormora il preside, leggendo velocemente la lettera che Deku aveva scritto e indirizzato a lui. Ne ha scritte
cinque, a cinque persone diverse, cinque persone in qualche modo fondamentali
nel futuro di Ryu o che almeno meritano una
spiegazione. Katsuki non ha ancora avuto il coraggio
di leggere la propria.
Il preside appoggia la lettera sulla
scrivania, osservando Katsuki da sopra le lenti tonde
degli occhiali – quando era un po’ più giovane, gli aveva sempre ricordato un
po’ John Lennon. –A questo punto direi che è più logico farlo iniziare con
l’anno nuovo, visto che siamo a novembre.-
-Certo.-
annuisce.
-Spero non sarà un problema per te, dover
essere tu a stare con lui fino ad aprile… -
–Per quanto mi scocci ammetterlo, Deku l’ha affidato a me. Non ho alternative.-Katsuki schiocca la lingua. –E poi non sono
propriamente da solo… -
L’uomo annuisce, comprensivo. –Meglio così.
Non che non mi fidi di te, ma potrebbe essere un compito troppo grande per una
persona sola. Sei ancora così giovane, Bakugou… -
E forse anche la persona meno adatta a
prendersi cura di un ragazzino, ma non ha avuto scelta.
Quando esce dallo studio del preside, Ryu non è più seduto sulla sedia vicino alla porta.
Katsuki sente il cuore salirgli
in gola. –Ryu?-
-Sono qui.-
mormora appena il ragazzino, attirando la sua attenzione. Ryu
si è spostato di qualche metro: sta osservando con gli occhi lucidi una foto
posta nella bacheca dei trofei vinti dagli alunni della scuola, risalente a
dieci anni prima e ritagliata da un articolo del giornale scolastico.
IL GRANDE VANTO DELLA NOSTRA SCUOLA: I MIGLIORI EROI DI SEMPRE.
Katsuki se la ricorda, quella
foto: Deku l’aveva letteralmente trascinato a quel
meeting, probabilmente usando anche il One For All per impedirgli di ribellarsi, esclamando che gli
avrebbe di sicuro sollevato il morale stare un po’ con altre persone. Ma era Deku, quello amato dalla folla, non lui, lui li ha sempre e
solo spaventati.
In quello scatto Katsuki
ha le braccia incrociate al petto e le labbra tirate in un ringhio incazzato,
lo sguardo rivolto di lato, mentre Deku sorride e
solleva le dita in segno di vittoria verso l’obbiettivo.
Posa una mano sulla testa di Ryu e gli scompiglia i capelli, mentre il ragazzino si
asciuga velocemente gli occhi.
-Sembra stia sorridendo proprio a noi… -
mormora, senza davvero guardare la foto per non piangere ancora.
-…già.-Katsuki riprende il casco. –Andiamo. Qui abbiamo finito.-
Deku sembrava stesse
sorridendo proprio a loro, è vero, ma Katsuki si è
sentito terribilmente giudicato da quello sguardo.
Stanno ancora mangiando il pranzo
preparato da Mina, quando suona il campanello.
-…zia Mina è già tornata?-
mormora Ryu, sollevando appena la testa per
incontrare gli occhi di Katsuki.
-No, è troppo presto.-
risponde, irrigidendo i muscoli e voltando lentamente la testa verso
l’ingresso. –E poi ha le chiavi.-
Si scambiano uno sguardo veloce, poi Katsuki, con un gesto della mano, gli indica la porta della
sua stanza. –Fila in camera tua e chiuditi dentro.-
Il citofono suona di nuovo.
-Sei sicuro?-
-Vai, veloce.-Katsuki si alza in piedi e Ryu,
in punta d’alluci, si allontana velocemente dal tavolo. I palmi di Katsuki iniziano a fumare, piccole esplosioni pronte a
scoppiare sulle punte delle dita, mentre si avvicina lentamente alla porta.
-Mamma mia, quanto pesano… !-
-Non capisco perché non hai voluto che li
portassi io, visto che pesano così tanto… -
Katsuki si rilassa, fermo in
mezzo al corridoio, voltandosi per dare un colpo leggero alla porta di Ryu. –Nessun pericolo, vieni fuo...-
Ryu è esattamente dietro di
lui e gli sta tirando l’orlo della maglia. Katsuki
aggrotta le sopracciglia e Ryu scuote le spalle, come
per dirgli di lasciar perdere. Poi Katsuki spalanca
la porta e i due nuovi arrivati sobbalzano per lo spavento.
-Faccia Tonda. RoboCop.- li saluta,
fulminandoli con lo sguardo. –A cosa devo la visita?-
-Me l’hai chiesto tu di portarti questi!- sbuffa Uraraka,
sollevando lo scatolone che ha tra le braccia. –Prego, comunque. È stato un piacere.-
-Non credevo me li avresti portati subito.- si giustifica lui, prendendo lo scatolone dalle
braccia della ragazza e facendosi da parte per farli entrare. –Sono tutti?-
Iida annuisce. –Tutti. Non
capisco a cosa ti possano servire, però… -
-Cazzi miei.-
sbotta, zittendolo immediatamente, mentre Ryu corre
ad abbracciare Faccia Tonda. Katsuki e Iida posano gli scatoloni sul tavolino davanti al divano e
vicino alla poltrona – sono veramente tanti, Katsuki
è impressionato.
-Cosa sono, Katsuki?-Ryu solleva il coperchio di una delle scatole, curioso, e
corruccia la fronte quando scopre il suo contenuto. -…quaderni?-
-Sono gli appunti di Deku.- ribatte, e Ryu sembra non capire: lo liquida con un cenno della mano,
gli spiegherà tutto quando saranno da soli. Poi si volta verso Uraraka. –Aspetta un attimo.-
Lei annuisce e attende: Katsuki torna verso la sua camera, prendendo la busta
arancione e tirando fuori due delle tre buste bianche sigillate ancora
all’interno. Gliele porge lentamente, quasi avesse paura della sua reazione.
-Le ha scritte Deku.
Erano nella busta arancione, insieme ai documenti di Ryu.- spiega, mentre Faccia
Tonda le prende delicatamente tra le mani. -Sono indirizzate a cinque persone diverse.-
Quelle due sono indirizzate a sua madre e
a lei.
Non comprende la strana luce negli occhi
della ragazza, quando lo guarda. Non ha bisogno, forse, che le dica che anche
lui ne ha ricevuta una. -Tu hai già letto la tua?-
Il suo silenzio vale più di mille parole,
perché Uraraka annuisce mestamente e si congeda,
seguita da un Iida stranamente silenzioso e rigido.
Ryu, seduto a gambe
incrociate per terra, continua a fissare i quaderni di Deku
con curiosità senza però osare toccarli.
Katsuki spera di trovare
qualcosa di utile, in quegli appunti.
D.P.P.: Deliri Post Partum
Vediamo se
indovinate chi è che ha tentato di mettere una vaschetta di lasagne nel forno
senza togliere la pellicola. Sono aperte le scommesse!
È iniziato
febbraio and herewe are again, se tutto va per il verso giusto stasera arriva anche
il capitolo di Of Monsters and Men, dipende tutto da
quanto tempo passerò a casa di amici a giocare a Kingdom Hearts
III sperando di non piangere qualsiasi cosa perché sono tredici anni che aspettavo questo momento prima di
andare a vedere Dragon Trainer al cinema.
Voi restate
sintonizzati(?), ci rivedremo al più presto!
Capitolo 6 *** L’eterno ricordo [o delle confessioni] ***
D.P.P.:
Deliri PrePartum
Sono tre notti che non dormo, sono stanca, tra
dieci minuti devo andare a lavorare, ho mal di testa e mi fanno di nuovo male
gli occhi. E questo capitolo è molto meh.
Perdonatemi se ci saranno degli errori, ci
rivediamo nelle recensioni!
Maki
Hopelesswanderers
L’eterno ricordo
[o delle confessioni]
26
novembre [One For All: 0%]
Quella sera, Katsuki
non può sfuggire alle domande di Ryu sui quaderni
negli scatoloni.
-Hai detto che sono gli appunti Deku.-
prorompe, curioso, mentre lo aiuta a spostarli dal salotto fino in camera sua.
–Appunti su cosa?-
-Eroi.-
gli risponde, sollevando uno scatolone.
-Eroi? Non capisco… -
-Midoriya
aveva questa… fissazione, diciamo.- interviene Mina,
tenendo aperta la porta della stanza di Katsuki per
aiutarlo. –Prendeva appunti su ogni singolo Eroe in circolazione. Credevo che
con gli anni avesse smesso, ma a quanto pare mi sbagliavo… -
-Non ha mai smesso.-
chiarisce Katsuki. –Ha iniziato quando ha imparato a
scrivere e non ha più smesso. In certi momenti era davvero inquietante.-
-Questo è vero.-
Mina annuisce. –Ma dobbiamo ammettere che molte volte la sua conoscenza degli
Eroi e le sue capacità strategiche ci hanno salvato la vita.-
Katsuki
inarca un sopracciglio. –Il più delle volte le sue strategie funzionavano per
delle botte di culo.-
-Lo sai benissimo che non è vero.
Le sue strategie funzionavano sempre, soprattutto quando coinvolgevano te.- puntualizza la ragazza, strappandogli la sigaretta
dalle dita. –E non fumare vicino a Ryu.-
-Ma a me non dà fastidio… - tenta
di ribattere il ragazzino.
-Non dargli corda, tu.-
-Ridammela o ti brucio i pacchi
nuovi degli assorbenti.- la minaccia, fissandola
truce. Mina indietreggia.
-…non oseresti.-
con quello che costano, Mina potrebbe ucciderlo veramente se mai dovesse farlo.
-Non sfidarmi.-
alla fine Mina cede e gli restituisce la sigaretta.
-È bello vedere un’amicizia così… -
mormora Ryu, le sopracciglia inarcate e l’espressione
perplessa. –…duratura?-
-E non hai ancora conosciuto il
resto della squadra!- cinguetta Mina, battendo le
mani.
-Oddio, ti prego no… - uggiola Katsuki.
-Li ho invitati dopodomani, per cena!-
-Che cazzo, questa è casa mia!-
-E allora? Non ti fa piacere vedere
anche gli altri?-
-…Katsuki,
stai bene?-
-Io emigro in Tibet! Vado a fare
l’eremita in una grotta nelle montagne!-
27
novembre [One For All: 0%]
Quella mattina fa davvero troppo
freddo, cazzo, ma Katsuki ormai sa di non poter più
rimandare l’inizio dell’allenamento di Ryu. Per
questo, si arma di una felpa bella pesante e del giubbotto, oltre che di una
sciarpa e di tanta pazienza, sperando di non congelare nel mentre. Ryu è già sulla soglia che lo aspetta, agitato e forse
curioso di sapere in cosa consisterà l’allenamento per diventare un degno
possessore del One For All.
Katsuki,
in tutta onestà, non sa proprio bene cosa deve fare e ha un po’ paura di combinare
solo un enorme puttanaio, ma come ha detto Aizawa
deve smetterla di paragonarsi a Deku e AllMight e fare quello che pensa
sia più giusto.
In fondo, può vederla come una
sfida personale.
-Okay.-
esclama Ryu, immobile davanti a lui. Il vento freddo
di fine novembre gli scompiglia i capelli che non riesce a raccogliere in quel
codino sulla nuca. –Quando iniziamo?-
-A usare il Quirk?
Non nell’immediato futuro.- risponde, lasciandolo
perplesso. –Devi prima rafforzare i muscoli, se non vuoi finire con le ossa
rotte come è successo a Yokohama.-
Ryu
sbianca, tenendosi il polso sinistro. -…ho ucciso una persona, quel giorno.-
Katsuki
si alza dalla panchina su cui si stava congelando il culo, le mani nelle tasche
del giubbotto. –Ti sei difeso. Se non l’avessi fatto, probabilmente ti avrebbe
ucciso lui.-
-Sono un mostro.-
forse non l’ha nemmeno ascoltato. –Un mostro.-
-Tutti sono mostri per qualcun
altro, dipende dal punto di vista. I Villains sono i
mostri per la società, gli Eroi sono i mostri per i Villains.
Non esiste la verità assoluta, è nella natura delle cose.-
sbuffa, osservandolo dall’alto in basso. –Impara a fare dei compromessi e a
convivere con gli errori che ne deriveranno, se vuoi diventare un Eroe senza
impazzire per il senso di colpa. E ora inizia il riscaldamento.-
-Tu ne hai dovuti fare?-Ryu inizia a correre sul
posto per scaldarsi. -Compromessi, dico.-
Katsuki
ci pensa un attimo. -…abbastanza.-
E ancora adesso sta facendo i conti
con i loro errori – e, osservando Ryu fare nemmeno il
giro completo del campo di atletica prima di iniziare a ciondolare per la
stanchezza, sta cominciando a pensare che Deku glielo
abbia affidato proprio per farlo sentire una merda per come si è comportato con
lui quando erano ragazzini.
-Che c’è, principessa, batti già la
fiacca?- esclama, accendendo una sigaretta. –Avanti,
almeno un giro completo sei in grado di farlo!-
-Katsuki…
Non… Non credo di… -
-…Ryu?-
-Sentirmi… Bene… - Ryu collassa sul pavimento rosso della pista come un sacco
di patate.
-Che cazzo, Ryu?!- morirà d’infarto prima
della fine dei sedici mesi di allenamento, se lo sente.
-…non ha fatto colazione e ha avuto
un calo di zuccheri?- mormora basito, occhieggiando Ryu, addormentato nel suo letto, pallido come il lenzuolo.
-Già.-
Mina annuisce, prendendo dal comodino il bicchiere di acqua e zucchero che gli
aveva fatto bere appena tornati a casa. –Ora lasciamolo riposare un po’.-
-Non ci posso credere.-
scuote la testa, esterrefatto. –Ma si può essere così coglioni?-
Mina solleva le spalle. –Forse credeva
di essere in grado di resistere.-
Katsuki
se ne accorge subito, che qualcosa non va in lei. –Che hai?-
La ragazza si tortura le mani, lo
sguardo fisso a terra. –Lo so che non avrei dovuto, ma ho guardato i documenti
che erano nella busta arancione che ti ha dato la mamma di Midoriya…
-
-Cristo, Mina!-
-…e ho capito perché Midoriya ha preso Ryu con sé.- lo interrompe. –Hai letto il suo documento d’adozione?-
-Non proprio.-
è un modo gentile per dire che l’ha firmato senza neanche guardarlo, perché non
ha avuto nemmeno il tempo di pensare a quello che stava facendo.
-Come immaginavo.-
sospira, sedendosi sulla poltrona . –I genitori di Ryu
sono morti durante l’attacco di un Villain.-
-Non capisco cosa vuoi… -
-Non lo so, forse Ryu si sente in colpa per la morte dei genitori, di Midoriya… Forse vuole essere abbastanza forte da evitare
che succeda ancora.-
-Se continua così non diventerà mai
più forte.- borbotta, spegnendo la sigaretta nel
posacenere.
Mina sospira rassegnata. -Dovresti parlargli.-
Katsuki
annuisce: lo farà, non sa nemmeno lui di cosa con precisione, ma per oggi è
stato anche troppo per Ryu. Per adesso è meglio
lasciarlo tranquillo.
28
novembre [One For All: 0%]
-Bakugou!
Che bello vederti!-
-Sembra passata un’eternità, amico!
Ma dove sei stato?-
-A fanculo.-
mormora, mentre Kirishima e Kaminari
lo stritolano in un abbraccio soffocante. Lui odia gli abbracci. –E ora mollatemi,
coglioni, non respiro!-
-Uffa, è così che si salutano dei
cari amici che non vedi da tanto?- uggiola il
Parafulmini, fingendosi offeso. Amici suoi? Loro? Ma se si sono autoproclamati
tali! Lui non è mai stato d’accordo!
-Ringrazia che non ci abbia ancora
cacciato di casa a calci, Kaminari.-Katsuki invece ringrazia la
pacifica presenza di Sero, che sembra calmare gli
animi di quei due esagitati. Gli porge un sacchetto di tela scuro da cui
proviene un fantastico profumo di spezie. –Questa è per te, fanne buon uso. Mi
è costata un occhio dalla testa, ma mi hanno garantito che è la miglior miscela
di spezie piccanti immaginabile.-
Cazzo, adesso si mette a piangere. Katsuki ringrazia che Mina abbia avuto il cuore di invitare
anche Jirou, perché ha come l’impressione che avrà
bisogno di tutto il supporto morale disponibile.
-Oh, e così tu sei Ryu.- il
Parafulmini ammicca in direzione del ragazzino, che saluta timidamente con una
mano. –Da come Mina ti aveva descritto, ti avevo immaginato… diverso.-
A Katsuki
si gela il sangue nelle vene. Cosa ha detto Mina a quei quattro? Pensava di
essere stato abbastanza chiaro: nessuno deve sapere di Ryu,
nessuno.
-Non prendertela con Mina.- mormora Kyouka,
affiancandolo. –Siamo stati noi a insistere.-
-Non avrebbe comunque dovuto dirvelo.- ringhia sottovoce, mentre Kyouka
gli posa una mano sul braccio. Probabilmente Mina ha intuito che qualcosa non
va, perché lo prega con gli occhi di lasciar perdere. Katsuki
assottiglia lo sguardo: ne discuteranno dopo.
La cena, tutto sommato, prosegue
senza troppi problemi, anche grazie a Kaminari che fa
il coglione e che tiene alto il morale dei presenti. Jirou
e Sero devono aver intuito che qualcosa non va,
perché ogni tanto lo guardano preoccupati, ma non dicono una sola parola,
mentre Mina si sforza di ridere alle battute del Parafulmini come se nulla
fosse.
Quando, alla fine, i quattro se ne
vanno, nell’appartamento cala improvvisamente il gelo. Anche Ryu scompare, silenzioso come solo lui sa essere,
lasciandolo da solo con Mina.
-Senti, Bakugou,
mi dispiace. Io… -
-Secondo te, quando ho detto a
Faccia Tonda che non avrebbe dovuto dirti niente riguardo a Ryu,
mi sono incazzato così, per sport?-
-No, certo che no.-
ribatte la ragazza. –Ma non capisco cosa c’è di così perico...
-
-La sua stessa esistenza, Mina, è
così pericolosa da dover essere tenuta nascosta.- la
interrompe. –Ti voglio ricordare che ci hanno dato la caccia subito dopo la
morte di Deku, pur di trovarlo.-
-Non capisco… -
-Perché adesso che Deku è morto e sanno che Ryu è ancora
vivo, quello che vogliono verranno a cercarlo direttamente da lui. E più
persone ne sono a conoscenza, più si allarga il cerchio di chi potrebbe essere
in pericolo.-
Mina inizia a tremare, spaventata.
–Io… Io non immaginavo che… -
Katsuki
sospira. Si sente improvvisamente troppo stanco. –Avrei dovuto chiarire da
subito la situazione, è anche colpa mia.-
Mina sorride, posandogli le mani
sulle spalle. –Stai facendo del tuo meglio, Bakugou.
Non è colpa tua.-
…a volte Katsuki
crede di non riuscire a fare abbastanza.
3
dicembre [One For All:
0.5%]
Oggi Ryu
è riuscito a fare un passo avanti, per quanto infinitamente piccolo. Katsuki è davvero felice che sia riuscito a sferrare un
pugno, seppure debolissimo, senza fratturarsi il braccio – ed è anche riuscito
a fargli relativamente male.
-Niente male.-
esclama, agitando il polso per controllare che non sia rotto. No, gli fa solo
un po’ male, ma nulla di grave. –Davvero niente male, Ryu.-
-Però non basta.-
ringhia il ragazzo, stringendo i pugni per la rabbia. –Non basta.-
-Ehy, con
calma.- gli batte una mano sulla spalla,
rassicurandolo. –Abbiamo ancora più di un anno prima del test d’ingresso alla
UA, c’è tempo.-
-E se non dovessi riuscire a
migliorare abbastanza?- gli occhioni scuri di Ryu sono lucidi, quando alza il viso su di lui. –Se non
dovessi essere forte abbastanza? Se perdessi il controllo e non riuscissi a fermarmi?-
-Se cominci a pensare a tutti
questi se e questi ma possiamo tranquillamente rinunciare.-
sbuffa. –E poi, vuoi sapere una cosa? Deku, durante
il test pratico, si è rotto entrambe le gambe e un braccio, pur di distruggere
almeno un robot.-
-Aveva perso il controllo?-
Katsuki
scuote la testa. –Non aveva assolutamente idea di quali potessero essere i
rischi del One For All,
visto che l’aveva ricevuto da AllMight
giusto qualche ora prima del test. Quindi tu, rispetto a Deku,
hai un vantaggio.-
Ryu
si carica il borsone in spalla e lo segue. –Ho più tempo?-
-Anche, ma soprattutto ti stai già
allenando sapendo di possedere il One For All.- Katsuki si ferma,
pensoso. –Anche se devo ancora capire come hai fatto a riceverlo… -
Ryu
solleva le spalle. –Non ne ho assolutamente idea.-
Katsuki
corruccia la fronte, sospirando abbattuto. Dovrà trovare il coraggio di leggere
la lettera che Deku ha scritto per lui.
Aveva chiesto a Faccia Tonda di
fargli avere i quaderni di Deku nella speranza di
trovare qualche informazione in più sul One For All, sui progressi di Deku o
un abbozzo di allenamento da seguire, ma tolto qualche breve accenno fino ad
adesso non ha trovato proprio nulla.
Il niente più assoluto.
Il vuoto siderale.
-…e così alla fine avevi imparato a
mantenere i segreti, Deku.- borbotta, chiudendo l’ennesimo quaderno e allungandosi
verso la pila alla sua destra per prenderne un altro. Peccato che dia un colpo
con il braccio a un’altra pila di quaderni, che inizia a traballare minacciando
di cadere: nel panico, Katsuki scatta in piedi dalla
sedia e cerca di evitare il disastro, perché sarebbe solo una rottura di
coglioni mettersi a sistemare di nuovo tutti i quaderni impilandoli in ordine.
Per fortuna riesce a evitare il
peggio, lasciando cadere solo un paio di scartoffie e la busta, ancora
sigillata, indirizzata a lui. Katsuki la fissa con
insistenza.
-…non adesso, nerd.-
sibila, sedendosi di nuovo e prendendo un altro quaderno. –Non ho tempo per
sentire cosa hai da dire.-
La lettera, ovviamente, non si
muove e non gli risponde, ma a Katsuki pare di
sentire la risatina rassegnata di Deku.
Sbuffa ancora, puntando la lettera
con fare minaccioso. –Sono ancora incazzato con te per avermi trascinato in
questo casino, quindi adesso aspetti.-
Sa di non poter più rimandare, ma
non ha davvero il coraggio di leggere quelle righe.
Capitolo 7 *** Solo i bambini hanno paura del buio [o dei sogni premonitori] ***
Prima di procedere alla lettura, ci tenevo a
dirvi che dal 11 al 18 di marzo sarò
lontana da casa e quindi con molta probabilità il capitolo di “Of Monsters and
Men” subirà dei ritardi. Mi sono inceppata a metà del capitolo e gn, è
difficile andare avanti.
Appena tornerò mi metterò al lavoro, voi
abbiate fede!
Hopeless wanderers
Solo i bambini hanno paura del buio
[o dei sogni premonitori]
4
dicembre [One For All: 0.5%]
Kirishima
allunga un braccio e urla: -Muoviti!-
Katsuki,
che in quel momento non riusciva proprio a immaginare un modo per scappare da
lì, riesce a formulare un unico, assordante pensiero. Afferra quella cazzo di
mano e vattene da qui.
E
Katsuki lo fa: salta, sfreccia per aria come un proiettile per raggiungere la
mano tesa di chi è venuto fin lì per salvarlo nonostante tutti i pericoli e
tutte le conseguenze che questo gesto comporterà. Sta sorridendo, quando
allunga anche lui un braccio per afferrare la mano di Kirishima…
…ma
le sue dita stringono l’aria, e Katsuki inizia a precipitare.
Katsuki si sveglia con un sobbalzo,
percependo ancora addosso il ricordo della sensazione opprimente di cadere nel
vuoto.
Non si ricorda di essersi
addormentato alla scrivania, sul quaderno di Deku e con ancora gli occhiali da
lettura sul naso, sa solo che ora ha un terribile mal di schiena.
-Cazzo, non ho più l’età per
addormentarmi sui libri.- sibila, cercando di sollevarsi lentamente e facendo
scrocchiare le sue povere vertebre doloranti. Lo schermo del cellulare, quando
lo accende per controllare l’ora, lo abbaglia con la sua luce troppo forte che
lo costringe a chiudere gli occhi, ma riesce comunque ad apprendere che è notte
fonda e ha dormito circa quattro ore.
Lentamente, Katsuki raggiunge la
porta della propria stanza e la socchiude, camminando in punta d’alluci verso
la cucina. Poi sente un singhiozzo, e solo in quel momento si accorge di non
essere l’unico sveglio nel cuore della notte.
Seduto sul divano, rannicchiato su
sé stesso e con una coperta a coprirlo fin sopra la testa come un mantello, Ryu
sta singhiozzando, le spalle scosse tra lievi tremiti. Sembra non l’abbia
sentito arrivare, perché quando prova a scostare la coperta per guardarlo in
viso sobbalza per lo spavento.
-Ehy, tranquillo, sono io.- lo
rassicura, mentre Ryu lentamente si calma. –Cos’è successo?-
-Incubo.- il ragazzo tira su con il
naso e si asciuga gli occhi, stringendosi nella coperta. –Tu?-
-Sete.- mente. Scrollando le
spalle, si avvicina al frigorifero per prendere la bottiglia dell’acqua. –Vuoi
un po’ di latte caldo? Magari ti aiuta a calmarti, così provi a dormire ancora
un po’.-
La risposta impiega qualche
secondo, per arrivare. -…okay.-
Katsuki aveva già messo a scaldare
qualche dito di latte in ogni caso, prima di mettersi a cercare il vasetto del
miele. Quando lo trova allunga un braccio per prenderlo, ritrovandosi a
sibilare di dolore quando la sua schiena urla pietà. –Porca puttana che male.-
-Katsuki, stai bene?- Ryu solleva
la testa per controllare che stia bene, preoccupato. –Qualcosa non va?-
-Sì, sto bene.- sussurra,
dolorante. –Mi sono addormentato leggendo i quaderni di Deku. E adesso ho mal
di schiena.-
Ryu ridacchia. –Ormai sei vecchio,
Katsuki. Dovresti farti da parte e lasciare spazio ai giovani.-
-E sentiamo, stronzetto, cosa
dovrei fare?- gli porge una tazza piena di latte caldo, fulminandolo con uno
sguardo. –Ritirarmi in campagna come Aizawa con un’intera colonia di gatti e
lavorare a maglia?-
Per poco Ryu non si soffoca con il
latte. –Ormai è l’ora, vecchio.-
Beh, almeno è riuscito a farlo
ridire. –A chi hai dato del vecchio, merdina? Rimangiatelo immediatamente.-
-Neanche per sogno.-
Alla fine scoppiano a ridere tutti
e due, prima che Ryu torni improvvisamente serio. –Senti, Katsuki… -
-Che c’è?- gli prende la tazza,
ormai vuota, dalle sue mani e la posa nel lavandino, poi torna a sedersi vicino
a lui.
-Deku una volta, quando l’avevo
svegliato dopo un incubo, aveva detto che a lui capitava di fare sempre lo
stesso sogno, che a volte era anche spaventato all’idea di addormentarsi per
paura di sognarlo ancora. Capita anche a te? Di fare incubi? Di fare sempre lo
stesso?-
Katsuki non sa come rispondergli. Rimane
qualche secondo in silenzio, per riflettere, prima di parlare: -Ho cominciato
ad avere incubi a quindici anni, poco dopo l’inizio del primo anno alla UA, e
da quando sono un Eroe è andato sempre peggio. Ma è una cosa normale, avere
incubi: il cervello si focalizza su un pensiero, un ricordo che ti angoscia, e
ci costruisce delle immagini sopra. È qualcosa che non puoi controllare.-
-E prima o poi passa?- gli occhi
scuri di Ryu brillano nella penombra del salotto, illuminato solo dalle luci
della strada.
Katsuki vorrebbe davvero dirgli di
sì, che il tempo allontana i mostri sotto il letto, ma purtroppo non può.
–Impari… a ignorarli e basta. Arriverai a un certo punto della tua vita in cui
svegliarti in piena notte dopo un incubo sarà ormai un’abitudine. Non ci farai
neanche più caso.-
Quando sarà un Eroe, vedrà così
tante atrocità che gli incubi di adesso gli sembreranno una passeggiata.
Ryu si appoggia al suo fianco, la
fronte contro il suo braccio. -…ho sognato la mia mamma. Mi diceva che sarebbe
andato tutto bene, che sarebbe tornata a prendermi e che mi avrebbe portato a
casa. Diceva che papà ci stava aspettando e che non vedeva l’ora di rivedermi,
ma lei... –
Ryu singhiozza di nuovo, Katsuki
gli circonda le spalle con un braccio.
-Ma lei non è più tornata.- il
ragazzo sembra volersi nascondere nella coperta, le ginocchia tirate fin sotto
il mento, mentre le spalle continuano a essere scosse dai singhiozzi.
Forse sa qual è l’incubo che
tormentava le notti di Deku - perché c’era anche lui, quel giorno, e crede che
non riuscirà mai a perdonarsi per non essere riuscito a salvare quella bambina.
Lo stringe di più verso di sé, aspettando che smetta di piangere.
La mattina dopo, quando si alza per
preparare la colazione, Mina li trova tutti e due addormentati sul divano e non
riesce a non sorridere.
10
dicembre [One For All: 1.5%]
Questa volta, con quel pugno, Katsuki
è quasi sicuro che gli avrebbe rotto il braccio se non fosse riuscito a
evitarlo.
-Vedi che i progressi ci sono, principessa?-
ghigna, scompigliandogli i capelli. Si toglie velocemente gli stivali e
abbandona il giubbotto sull’attaccapanni, sperando di scaldarsi un po’. –Basta
avere pazienza.-
-Beh, detto da te, poi… - borbotta
divertito il ragazzino.
-Cosa vorresti dire, stronzetto?-
Katsuki gli tira le guance, fissandolo truce.
-He ‘on scei popio ‘n ese’pio di pasie’sa.- alla fine lo lascia
andare. –Ammettilo: non sei proprio la persona più paziente di questo mondo.-
-Sto migliorando, però.- esclama,
sollevando il mento.
–In fondo, non si smette mai di
imparare.- ridacchia qualcuno dal salotto. –Questo vale anche per te.-
Katsuki e Ryu si guardano per
qualche secondo. -…casa mia è diventata peggio di un club di ritrovo di
Harley-Davidson.-
-Credo sia colpa di zia Mina… -
intanto, Mina corre verso il ragazzo, stritolandolo in un abbraccio e
cinguettando di essere contenta di rivederlo. –Ma siamo stati via nemmeno
quattro ore… -
-Che c’è? Non possiamo più passare
a fare un saluto a Mina da quando si è trasferita da te?- Yaoyorozu li saluta
con un piccolo gesto della mano, sorridendo. –Ben tornati, comunque.-
Katsuki la squadra da capo a piedi,
fermandosi a osservare la pancia già abbastanza evidente. -…stai gonfiando come
un pallone, Yaoyorozu.-
-E tu sei simpatico come un manico
di scopa su per il… -
-Mezzo e Mezzo ha una brutta
influenza su di te.- la interrompe, raggiungendo la cucina e prendendo una
tazza per prepararsi del caffè. -Chiedi il divorzio e fatti dare un bel
gruzzolo per gli alimenti.-
-A dire la verità credo siano gli
ormoni.- ribatte Yaoyorozu. –Sono in congedo di maternità da quattro mesi e già
non ce la faccio più.-
-E ne hai ancora un po’, davanti.-
commenta Mina, lasciando finalmente andare Ryu. –Povera Yaomomo.-
-Non me ne parlare.- Yaoyorozu si
rilassa contro lo schienale, lamentandosi. –Ho sempre i piedi gonfi e male alla
schiena e sono entrata nel secondo trime… -
-Senti, Yaoyorozu.- Katsuki si
appoggia al piano della cucina, la tazza di caffè bollente tra le mani. –Cosa
vuoi, esattamente?-
Mina sgrana gli occhi, smettendo di
fare le treccine ai capelli di Ryu seduto per terra. –Perché qualcuno deve
sempre volere qualcosa quando viene da te?-
-Perché per lei sarebbe stato
sicuramente più comodo chiamarti, invece di venire fin qui.- risponde,
prendendo un sorso di caffè. –Di certo non è venuta a piedi, perché sì, sono
gonfi, ma non così gonfi da essere i piedi di una donna al quarto mese di
gravidanza che ha camminato e preso i mezzi pubblici. Probabilmente è venuta in
macchina, ma qualcuno ha guidato al posto suo, e deve anche averla lasciata
proprio di fronte a casa mia, visto il vestito troppo leggero per essere ai
primi di dicembre.-
Ryu solleva la testa e si volta,
appoggiando le braccia sul bracciolo del divano. -…wow.-
-E, cosa più importante, è stata
così tanto precisa da passare per caso di
qui quando io non sono in casa, così che non potessi evitarla una volta tornato.-
conclude, posando la tazza vuota nel lavello. –Ho indovinato?-
Yaoyorozu – non riuscirà mai a
chiamarla signora Todoroki, è più
forte di lui – sospira, abbattuta. –Sono stata scoperta. Complimenti,
Sherlock.-
Katsuki scrolla le spalle, come se
non fosse qualcosa di così straordinario. –Beh? Perché sei qui?-
-Per chiederti di tornare di
pattuglia.-
-E perché dovrei?-
–Da quando Midoriya è… - Yaoyorozu
cerca una posizione più comoda sul divano, prendendo un profondo respiro. –Da
quando Midoriya non c’è più, gli attacchi dei Villains si sono triplicati,
proprio come dopo il ritiro di All Might.-
-E allora?- incrocia le braccia al
petto.
-Da quando tu hai preso un congedo
fino a data da destinarsi… -
-Aprile.- precisa. –Che non è poi così lontano.-
-…sono raddoppiati.- conclude. –Per
favore, riconsidera il congedo.-
-Perché?- inarca le sopracciglia,
scettico. –Un Eroe in più o in meno non farà la differenza.-
-Sì, se quell’Eroe sei tu.-
interviene Ryu, il mento appoggiato sulle braccia e gli occhioni scuri fissi
nei suoi. –Deku lo diceva sempre: ogni Eroe è importante a modo suo, e in caso
di pericolo tutti hanno bisogno dei loro Eroi.-
-Che cazzo fai, fraternizzi con il
nemico?- sbuffa, premendo indice e pollice sugli occhi. –E comunque non posso.
Ryu, tu non puoi stare da solo, ne abbiamo già parlato e sai il motivo.-
-Ma non deve per forza essere da
solo.- Mina si ringalluzzisce all’improvviso. –Se il problema è questo… Allora…
Non lo so, possiamo occuparcene noi. Che ne dici? Almeno fino ad aprile, quando
inizierà la scuola… -
-Certo, chi non è di turno può
occuparsi di lui, così non sarà mai da solo.- annuisce l’altra donna,
sorridendo. Poi si volta verso Katsuki. –Per favore, Bakugou.-
Katsuki sbuffa una risata. –Certo
che Mezzo e Mezzo deve essere proprio disperato, per mandare la mogliettina
adorata da me.-
-Veramente mi sono offerta io di
venire qui. Shouto non era d’accordo.- risponde Yayorozu.-E poi, sapeva che se
ti avesse chiamato non gli avresti risposto.-
-Mi sembra ovvio.-
-O che se fosse riuscito a
chiamarti e tu avessi risposto gli avresti riattaccato il telefono in faccia.-
-E l’avrei anche mandato a
fanculo.-
-Sì, sapeva anche questo.- annuisce
ancora, ridacchiando. Ryu scuote la testa sconsolato, mentre Mina mormora un “in fondo si parla di Bakugou…”. Katsuki
decide che ne ha già abbastanza.
-Va bene, torno di pattuglia.-
sbuffa. –Ma voglio che ogni volta qualcuno stia con Ryu. Non mi interessa,
possa anche cascare il mondo, Ryu non va lasciato da solo.-
Yaoyorozu sospira, visibilmente più
tranquilla, quando lui si allontana per tornare alla lettura degli appunti di
Deku.
-Tutta questa ansia nelle mie
condizioni non fa bene… - la sente mormorare.
-Però ha detto di sì, è questo che
conta.- sussurra Mina, rassicurandola.
-È questo che conta.-
20
dicembre [One For All: 1.5%]
Katsuki ha deciso che tornerà di
pattuglia da gennaio, e che sfrutterà gli ultimi giorni rimastigli liberi per
cercare quante più informazioni possibili dagli appunti di Deku – che è stato
bravo, deve concederglielo, a nascondere tutti i più piccoli accenni al One For All che scriveva con dei nomi in
codice o dei giri di parole. Forse temeva che qualcuno avrebbe potuto prendere
i suoi quaderni, il che non è poi così tanto impossibile vista l’accuratezza
con cui descriveva ogni singola caratteristica. Katsuki, a distanza di anni,
rimane sempre affascinato da questa sua capacità.
Tuttavia, fino a ora non ha trovato
nulla di relativamente importante, di utile per la crescita o l’allenamento di
Ryu, come se Deku non volesse parlarne.
Almeno fino a quando Katsuki non
arriva a “Analisi degli Eroi per il
futuro n.18” e subito capisce che quel quaderno ha qualcosa di diverso: la
copertina è rovinata, le pagine strappate e spiegazzate sui bordi, mentre tutti
gli altri – escluso il numero 13 per… una serie di motivi per cui si scaverebbe
una fossa sotto un ghiacciaio perenne in Islanda – sono tenuti come dei
brandelli della Sindone, perfetti, senza nemmeno l’ombra di un’orecchia o una
piega.
Katsuki solleva gli occhi,
abbassando gli occhiali sulla punta del naso, e guarda l’ora: quasi le due. Oh,
dai, la notte è ancora giovane.
Apre la prima pagina e inizia a
leggere.
Stanno
diventando sempre peggio e sono sempre più frequenti. Non capisco cosa
significa e All Might non sa darmi spiegazioni.
A
lui non è mai successo di avere incubi così vividi sul One For All, men che
meno adesso che il suo potere si è esaurito.
Ho
paura che possa capitare ancora.
Sto
iniziando ad avere paura di addormentarmi.
-…ma che cazzo ti stava succedendo,
Deku?- mormora, allibito e forse anche spaventato dai pensieri disordinati che
riempiono quelle pagine, così diversi dai commenti analitici e precisi a cui si
era abituato.
Capisce che quello è il quaderno di
cui Deku aveva più timore, perché raccoglie tutte le sue paure, ma è anche
quello di cui Katsuki ha più bisogno in questo momento.
Capisce anche che dovrà avere un
occhio di riguardo per Ryu.
Due uomini attendono fuori da un
magazzino, la sola luce di un lampione a illuminare la piccola strada di
periferia.
-Siamo qui da ore, ormai.- sbuffa
uno, stretto nel suo parka color senape. –Forse ha deciso di non venire più.-
-Fidati, non penso proprio possa
aver cambiato idea.- mormora l’altro, le mani affondate nelle tasche
dell’impermeabile blu. –L’hai sentita al telefono, no? Ha detto che sono pezzi
fondamentali, non può aver rinunciato.-
-Ancora non ho capito cosa se ne
fa… -
-Nemmeno io e preferisco non
saperlo, voglio soltanto i miei soldi e andarmene a casa da mia moglie e da mia
figlia.-
L’uomo con il parka color senape
annuisce, scuro in volto, occhieggiando alle proprie spalle. Si sente maledettamente
in colpa per quello che ha fatto, ma con la somma che riceverà potrà pagare le
cure che quel luminare dell’oncologia ha proposto per salvare suo fratello e
perfino vivere dignitosamente.
-Oh, eccoli che arrivano.- esclama
l’uomo con l’impermeabile blu, notando i fari di una macchina avvicinarsi:
dietro la macchina segue un furgone scuro, che si ferma poco indietro rispetto
alla vettura da cui l’autista si prodiga immediatamente a scendere e aprire la
porta posteriore.
-Perdonate il ritardo.- sussurra
una voce di donna. L’accento, nota l’uomo con il parka color senape, lascia
intendere che sia straniera. –Sapete, il traffico… -
L’uomo con l’impermeabile blu scuote
la testa, come a dire di non preoccuparsi, e la donna sospira sollevata. Fa un
paio di passi avanti, superando i due uomini mentre il ticchettio cristallino
dei tacchi riempie il piccolo magazzino. La luce è poca e la visibilità è
pessima, ma le labbra della donna – perfettamente colorate di un meraviglioso
rossetto rosso scuro – si stirano in un sorriso soddisfatto.
Poi fa un cenno verso il conducente
della vettura. -Carica i pezzi, su, siamo di fretta. E paga i gentili signori.-
Il chauffeur si prodiga
immediatamente e, mentre l’autista del furgone carica i pezzi sul retro del
mezzo, questi porge due buste bianche ai due uomini mormorando in un inglese
dal forte accento straniero che è stato un onore lavorare con loro. La donna,
intanto, controlla ancora una volta i pezzi prima di risalire in macchina.
Solo quando la macchina e il
furgone si sono allontanati, i due uomini si permettono di sospirare di
sollievo.
-È finita, amico mio.- mormora
l’uomo con l’impermeabile blu. –Ora possiamo tornare a casa.-
L’uomo con il parka color senape
annuisce, stringendo nel pugno la sua busta ancora chiusa mentre l’amico conta
i suoi soldi.
-Porca troia, non ho mai visto così
tanti soldi in vita mia!- esclama felice. –Potrò comprare una casa nuova e una
barca nuova! E iscrivere mia figlia all’università! Forse non è poi così male
lavorare per lei!-
L’uomo con il parka color senape
sospira. Suo fratello avrà la possibilità di salvarsi, ma è davvero questo il
prezzo che ha dovuto pagare?
D.P.P.:
Deliri della ritardataria Post Partum
Io non sono in ritardo.
Macché.
È tutta una vostra impressione---
No, okay, chiedo venia. Marzo si prospetta un
mese massacrante, non solo per la settimana di preparazione full immersion da
cui dipenderà il mio futuro lavorativo ma anche per altri mille motivi.
Onestamente non c’è molto da dire su questo
capitolo: volevo scrivere qualcosa di più o meno tranquillo e rafforzare un po’
il legame tra Katsuki e Ryu – perché dal loro legame dipenderà l’esito di
questa fic, almeno in parte.
Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con
una recensione! Ormai lo sapete che vivo dei vostri feedback.
Capitolo 8 *** Ombre trasparenti [o dei cattivi presagi] ***
Okay, okay, fermi. Ci tenevo a dirvi una cosa
importante, che riguarderà la pubblicazione degli aggiornamenti.
Sì, sono tornata dalla mia settimana full
immersion e sono stata assunta come animatrice in un villaggio turistico per la
stagione che va da aprile fino a inizio/metà ottobre, indi per cui sarò
veramente impegnata e non so quanto tempo riuscirò a dedicare alla scrittura.
Prometto, come impegno nei confronti di voi lettori che mi seguite sempre e
comunque, di postare almeno un aggiornamento al mese, ma non credo di riuscire
a rispondere alle vostre recensioni in tempi molto brevi. E questo vale anche
per le recensioni alle storie che seguo, ovviamente.
…a meno che io non mi riduca alle tre del
mattino e potrebbe essere un problema, soprattutto per voi. La me delle tre del
mattino è un pericolo pubblico.
Detto questo, se volete sapere se sono viva o
morta o semplicemente sapere cosa sto facendo potete seguirmi su twitter o instagram – che penso
saranno i due social che userò di più. Trovate i link nella pagina autore.
Hopelesswanderers
Ombre trasparenti
[o dei cattivi presagi]
4
gennaio [One For All: 1.5%]
Quello che Katsuki
teme più di qualsiasi altra cosa capita troppo presto.
Purtroppo lui e Mina non erano
preparati a qualcosa di simile, nonostante sapessero che sarebbe potuto
succedere e fossero pronti a intervenire – Katsuki le
aveva fatto leggere “Analisi degli Eroi
per il futuro n. 18” proprio per farle comprendere che non era una
situazione da prendere alla leggera, così anche lei ne sarebbe stata
consapevole.
Ma, comunque, capita davvero troppo
presto. Katsuki sperava di avere più tempo, ma almeno
ringrazia che quella sera fossero tutti e due a casa.
Ryu
si agita nel suo letto e urla, urla così forte che i timpani fanno male, urla
che vuole essere lasciato in pace e che non devono fare del male a nessuno,
scalcia come un cavallo imbizzarrito e piange. Deve essersi svegliato, a un
certo punto, ma è così spaventato che non riesce a capire la differenza tra
realtà e sogno e così continua a urlare e a piangere e a scalciare per impedire
a chiunque di avvicinarsi.
Mina ha gli occhi sgranati e
spaventati quando spalanca la porta della sua camera e corre verso quella di Ryu, i piedi scalzi e le braccia strette intorno al busto
per non far notare che sta tremando – e non solo per il freddo.
Ryu
si agita così tanto ed è così spaventato che gli fa male, quando Katsuki tenta di avvicinarsi e il ragazzino gli rifila una
ginocchiata nello stomaco – ma riesce a prendergli i polsi tra le mani e a
immobilizzarlo, almeno un po’.
-Lasciatemi! Lasciatemi in pace! Io
non ho fatto niente!- continua a gridare, il viso
rigato dalle lacrime. –Non mi lasciano in pace, Katsuki!
Perché non mi lasciano in pace!-
-Ryu.- lo riprende, non
riuscendo a sovrastare le grida del ragazzo. –Adesso calmati, è solo un sogno.-
-Sono qui! Sono tutti qui!- continua invece questi, liberando il polso destro e
indicando qualcosa alle spalle di Katsuki. –Sono
tutti qui! Tutti e nove!-
-Tutti e nove chi?-
mormora Mina, voltandosi di scatto per controllare che non ci sia davvero
nessuno alle loro spalle. -Ryu, chi?-
-I possessori del One For All!- urla ancora, piangendo sempre di più e cercando di
portarsi le mani alla testa come per difendersi.
Il mondo sembra fermarsi per
qualche secondo, quel tanto che basta per dare il tempo a Katsuki
e Mina di capire cosa succede. Ryu intanto sembra
calmarsi, rannicchiato su sé stesso e con il viso nascosto contro il petto di Katsuki.
-…cosa.-
mormora Mina, immobile come una statua. –Cosa è appena successo?-
Quello che Katsuki
sperava non succedesse.
Ryu
si riaddormenta dopo quasi due ore, una tazza di camomilla e la porta della sua
stanza lasciata socchiusa, così non è troppo buio e lui può sentire che non è
da solo. Katsuki non si è mai sentito così stanco in
vita sua.
Mina, seduta sulla poltrona con le
ginocchia tirate fin sotto il mento, non ha più detto una parola, ma è lei a
rompere il silenzio. –Non ci posso credere che Midoriya
convivesse con questo.-
-Nemmeno io.-
non glie ne aveva mai parlato nel dettaglio, soltanto qualche accenno durante
gli anni alla UA, ha taciuto per anni tutta questa sofferenza e non l’ha
condivisa con nessuno. Forse, alla fine, Deku non si
fidava così tanto di lui se gli ha tenuto nascosto qualcosa di così importante.
-Devono saperlo.-
sentenzia Mina, risoluta.
-Di cosa?-
-Di Ryu.
Di Midoriya. Del One For All. Devi dire loro la verità.-Katsuki non capisce. –Se
davvero non possiamo permetterci che Ryu stia da
solo, allora è giusto che gli altri sappiano del One For All.-
-No.- scuote la testa. –No, Mina,
non se ne parla.-
-E se dovesse succedere di nuovo?- ribatte lei. –Se dovesse succedere e tu non ci sei?
E non ci sono nemmeno io?-
-Mina, cazzo, non… - tenta di
ribattere, ma lei è irremovibile.
-Bakugou,
davvero, io apprezzo quello che stai facendo, perché stai cercando di
proteggerci da qualcosa che… Da qualcosa che forse nemmeno comprendiamo appieno.- la luce negli occhi della ragazza è decisa ma
anche triste, addolorata. –Ma cosa farai se dovesse capitare ancora e al posto
nostro ci fossero Kirishima e Sero?
O Kaminari? O Kyouka? O,
forse peggio ancora, Yaomomo, Ochaco
e Todoroki? Dovrai dare loro delle spiegazioni in
ogni caso, quindi tanto vale avvertirli prima.-
-Non è così facile… -
-Sai cosa mi ha detto Ochaco? Mi ha detto che nemmeno tu avresti dovuto sapere di
questa storia, che l’hai capito soltanto perché “hai unito i puntini”.-
fa le virgolette con le dita. –Non pensi che anche gli altri inizierebbero a
trarre da soli le loro conclusioni? Sempre che non abbiano già iniziato.-
Sa che Mina ha ragione, lo sa
davvero, ma Katsuki non crede sia la cosa giusta da
fare.
-Non devi dire loro tutto, ma lo
devono sapere.- insiste ancora Mina, gli occhi resi
lucidi dalle lacrime. –Devono sapere quello che potrebbe succedere.-
18
gennaio [One For All: 1.5%]
Gli incubi, grazie al cielo, sembra
siano finiti dopo quella notte – tuttavia, né lui né Mina riescono a riposare
tranquilli, sapendo che Ryu potrebbe svegliarsi
urlando da un momento all’altro.
Katsuki
comprende che si era sempre sbagliato, pensando di aver sempre saputo quale
fosse l’incubo che perseguitava Deku – e invece non
aveva capito proprio un cazzo, perché quello stronzo parlava tanto di fiducia
ma non gli ha mai davvero spiegato cosa stesse succedendo. L’ha soltanto
lasciato indietro, a portare un peso troppo grande per farcela da solo, e con
un ragazzino da crescere.
-Vaffanculo, Deku.- sibila, sbattendo sul
comodino il barattolo quasi vuoto di sonniferi. –Vaffanculo, tu e il One For All.-
La lettera rimane lì, immobile e un
po’ stropicciata, a ricordargli che quando vuole potrà avere tutte le risposte
di cui ha bisogno.
-Ehilà!-
esclama il Parafulmini, entrando in casa sua e iniziando subito a fare un
casino infernale. –Ho portato ResidentEvil, Ryu! Te l’avevo
promesso, no?-
-Scusa il ritardo, Bakugou.-
sussurra invece Kirishima, grattandosi la guancia
imbarazzato. –FatGum mi aveva chiesto di aiutarlo con
la scelta dei nuovi tirocinanti e… Ehy, sei sicuro di
stare bene?-
–Sto una favola.-
no, non sta bene, e i cerchi neri che ha sotto gli occhi dovrebbero anche
testimoniarlo. –Voi due siete proprio le ultime persone a cui affiderei
qualcuno, non fatemene pentire.-
Kaminari
solleva il pollice. –Stai tranquillo, Bakugou! Hai
lasciato Ryu in ottime mani!-
-…proprio per quello mi preoccupo.-
Il ragazzo, dal canto suo, solleva
una mano e lo saluta. –Andrà bene, Katsuki. Credo, spero.-
-Se distruggete qualcosa me lo
ripagherete fino all’ultimo centesimo, sono stato chiaro?-
Kirishima
e Kaminari annuiscono decisi, per nulla intimoriti
dalla minaccia nemmeno troppo velata di Katsuki.
Se deve proprio essere onesto, un
po’ gli mancava fare i pattugliamenti – almeno gli permettono di concentrarsi
solo sul suo lavoro e non pensare ad altro, zittire per un po’ quei pensieri
che gli tolgono il sonno e gli causano soltanto delle insopportabili emicranie
del cazzo. Per questo ora è quasi contento, lì, su quel tetto, accovacciato con
i gomiti sulle ginocchia a guardare la città dall’alto mentre attende l’arrivo
dell’Eroe che è di servizio insieme a lui. E sta anche congelando, porca troia,
odia l’inverno.
-Ah, eccoti qui.-Katsuki solleva gli occhi al cielo, chiedendosi cosa
abbia mai potuto fare di così terribile da meritarsi un pattugliamento con
Mezzo e Mezzo. –Noto con piacere che rimani il solito asociale che conoscevo, bene.-
-Piantala di prendermi per il culo
e rispondi a una semplicissima domanda, Mezzo e Mezzo.-
se un’occhiata potesse uccidere, ora di Shouto non
rimarrebbe altro che un mucchietto di cenere.
-…e noto con piacere che sei la
persona gentile e garbata di sempre.- commenta
l’altro, per nulla impressionato. –Avanti, che vuoi sapere?-
-Perché hai insistito che tornassi
di pattuglia?- domanda. –E non mi rifilare la cazzata
dell’aumento degli attacchi, perché vi conosco e so che siete perfettamente in
grado di cavarvela anche senza di me.-
-Beh, in parte però è vero.- ammette Shouto. –Comunque
hai ragione, c’è dell’altro.-
-Grazie al cazzo, stronzo, questo
l’avevo capito da me.-
-E riguarda la morte di Midoriya.-
Katsuki
drizza le orecchie e volta di scatto la testa. –Cosa c’entra Dekuadesso?-
Shouto
sospira, aspettando impassibile che Katsuki si decida
ad alzarsi. –Qualche giorno prima di partire per Yokohama, Midoriya
mi aveva… chiesto un favore.-
-Mezzo e Mezzo, giuro che se non
arrivi al punto ti ustiono anche l’altro occhio.-
-Voleva che indagassi su un Villain che l’aveva preso di mira, credeva che qualcuno lo
seguisse e che potesse mettere in pericolo altre persone per arrivare a lui.- conclude l’altro Eroe. –Non mi ha spiegato il perché,
ma mi ha fatto promettere di non farne parola con nessuno. Nessuno a parte te,
perché secondo lui avresti capito.-
-Quindi, fammi capire.-Katsuki aggrotta le sopracciglia, confuso. –Mi stai
dicendo che mi hai fatto rientrare di pattuglia dal congedo per avere una mano
nelle tue indagini?-
–In pratica, sì.-Shouto annuisce. –Midoriya
diceva che tu avresti capito, che sapevi perché qualcuno gli stesse dando la
caccia e che avresti potuto aiutarmi a rintracciarlo prima che riuscisse a
trovare… Ryu, giusto?-
Katsuki
sbianca e deglutisce a vuoto. -…tu cosa sai, esattamente?-
-Di specifico? Niente di niente.- risponde. –In generale? Che probabilmente la
maggior parte delle risposte le sai solo tu o sono nelle cinque lettere che Midoriya ha scritto. A proposito, voleva che mi assicurassi
che tu leggessi la tua. Dimmi che l’hai letta e non l’hai bruciata.-
-Non l’ho ancora letta.-
mormora a denti stretti. Perché Deku non gli ha detto
di aver coinvolto anche Mezzo e Mezzo, in tutto questo? –Prima o poi la leggerò.-
Shouto
sospira. –Dovresti leggerla al più presto. Magari in quella lettera c’è scritto
qualcosa che può aiutar… -
-La leggerò quando ne avrò voglia.- sbotta, interrompendolo. –O magari non la leggerò
mai, sono cazzi miei cosa ne farò di quella lettera.-
Non ci riesce, non ne ha la forza –
anche solo il pensiero di toccarla, aprirla e leggerla, gli provoca brividi
freddi lungo la schiena.
-Il due di novembre, Bakugou, non è morto soltanto Deku
il nerd. È morto anche Dekul’Eroe.-
lo riprende Shouto, serio e rigido. –È morto anche Izuku il migliore amico di Iida,
il fidanzato di Uraraka, il mio testimone di nozze e quello
che sarebbe diventato il padrino di mia figlia.-
Katsuki
resta in silenzio, impassibile.
-Non sei solo tu, ad aver sofferto
per la sua morte.-Katsuki
tenta di ribattere, ma Shouto glielo impedisce. –No,
non provare a dire che non è vero. Se non è vero, perché ti sei preso così a
cuore quel ragazzo? Perché sei così irremovibile sul non lasciarlo mai da solo?
Non l’avresti mai fatto, Bakugou, se te l’avesse
chiesto un’altra persona.-
Katsuki
digrigna i denti e stringe i pugni, colpito su un nervo scoperto, ma si impone
di stare calmo: non è incazzandosi che risolverà la situazione.
-Bakugou,
posso immaginare quanto sia difficile, lo è per tut…
-
-…così è femmina.-
-Come?-
-Il tuo bambino. È femmina.-
-Oh. Sì.-Shouto annuisce. –Se fosse stato un maschio, Momo avrebbe
voluto chiamarlo Izuku.-
–Che romantici del cazzo.-Katsuki schiocca la
lingua. –Diamoci una mossa, ora. A differenza tua, io se non mi muovo rischio
di congelarmi il culo.-
Shouto
sbuffa una risata. -…è bello riaverti con noi, Bakugou.-
Lui, per tutta risposta, gli rifila
un dito medio senza nemmeno guardarlo.
Quando torna a casa ha una fame da
lupi e non vede l’ora di mettere qualcosa sotto i denti, ma è così stanco che
non ha voglia di mettersi a cucinare e quindi finirà per doversi accontentare
di quello che troverà nel frigo…
Appena apre la porta, si accorge
subito che è tutto troppo silenzioso. Ma davvero troppo, visti i soggetti a cui
aveva affidato Ryu e anche il suo appartamento.
Ryu
che, insieme a Kaminari e Kirishima,
sta dormendo della grossa nel suo soggiorno, senza essere nemmeno disturbato
dalla luce del televisore che mostra ancora la schermata di pausa di ResidentEvil.
-…cazzo, sono quasi inquietanti.- sussurra, camminando in punta di piedi per non
svegliarli.
-Sì, sono d’accordo.-Katsuki quasi si appende al lampadario per lo
spavento. –Scusa, non volevo spaventarti.-
-Jirou,
che cazzo.-
Kyouka
ridacchia, in imbarazzo. –Sono passata a vedere come se la stavano cavando
quando ho finito il turno, e già che c’ero ho preparato la cena. Lo sai che non
bisogna fidarsi di Pikachu ai fornelli.-
Katsuki
annuisce, sospirando sconsolato: dopo l’esperienza delle lasagne, a Kaminari è stato impedito di mettere piede in una qualsiasi
cucina a vita.
-È avanzato qualcosa.-
aggiunge Jirou. –Riscaldo il piatto?-
–Con cosa li hai stesi?-
-Riso al curry.-
risponde la ragazza. –Ti va?-
Annuisce, ancora allibito dal
vedere casa sua ancora integra e quei tre tranquilli e addormentati come
angioletti – per Ryu è contento, ovviamente, si
merita di dormire almeno una notte in pace e senza incubi.
-Jirou.-
-Mh?-
-Sei il mio nuovo Dio.- mormora. –Casa mia è salva grazie al tuo riso al curry.-
Kyouka
scoppia a ridere davanti all’espressione stanca e adorante di Katsuki. –Vai a farti una doccia, dai, intanto riscaldo il piatto.-
29
gennaio [One For All: 1.5%]
-…a me non sembra di fare alcun progresso.- commenta Ryu, alla
fine dell’allenamento, osservando i palmi delle proprie mani. –Insomma, mi
sembra di essere fermo a dov’ero un mese fa.-
-Ci vuole tempo, Ryu.-Katsuki neanche solleva la testa dalla panca su cui si è
sdraiato a sonnecchiare. –Nemmeno Deku è diventato
forte in qualche giorno. Ha impiegato degli anni per raggiungere il massimo.-
-Ma avevi detto che AllMight l’aveva preparato in
dieci mesi!-
-A resistere al One For All senza esplodere come la lasagna
nel forno.- puntualizza Katsuki,
sollevando un dito come a sottolineare la cosa. –Per il resto, ha passato buona
parte della metà del primo anno più in infermeria da Recovery
che in classe.-
Ryu
ammutolisce e stringe i pugni. Katsuki capisce come
si sente, e gli dà un colpetto leggero sulla schiena con le nocche.
-Ehy,
abbiamo ancora un anno prima dell’esame. Almeno per allora dovremmo riuscire ad
arrivare al cinque per cento.-Ryu
solleva un sopracciglio, per nulla impressionato. –Fidati, tu pensi sia poco ma
sarai davvero molto forte.-
-…mi stanno cercando, Katsuki.-
sussurra il ragazzino. –Mi hanno sempre cercato.-
-Che cazzo hai detto?-
–Devo essere pronto, non posso
permettermi di mandare a monte tutte le speranze che Deku
ha riposto in me.-
-Okay, adesso stai correndo un po’ troppo.- si mette seduto di scatto. –Non sanno di preciso dove
sei, perché dovrebbero… -
Ryu
punta i suoi occhi neri, così profondi e imperscrutabili, in quelli rossi di Katsuki. –Quando lo hanno ucciso, io ero lì. Li ho sentiti,
Katsuki, ho sentito tutto quello che dicevano.-
-Chi?-
-I Villain
che lo hanno ucciso.- risponde il ragazzo. –Che non
avrebbero dovuto ucciderlo, perché “lei
lo voleva vivo”.-
Katsuki
sta cominciando avere paura. Deglutisce a vuoto, le sopracciglia aggrottate in
un’espressione confusa. -…“lei lo voleva vivo”?-
-Credo che nella lettera che Deku ti ha scritto ci siano più dettagli, ma sì, parlavano
di una lei.-Ryu annuisce.
-Hanno detto nient’altro? Un nome?
O qualcosa?- mentalmente si appunta tutte queste
informazioni, ricordandosi di riferirle immediatamente a Mezzo e Mezzo.
Ryu
sembra rifletterci qualche secondo. –Non me lo ricordo con precisione… ma uno
di loro l’aveva chiamata la Collezionista.-
Capitolo 9 *** La burattinaia [o delle minacce nella nebbia] ***
ATTENZIONE,
ATTENZIONE. MESSAGGIO CHE SARÀ COPIA-INCOLLATO SU OF MONSTERS AND MEN.
Aggiornamento lampo per dire che, ahimè, il
mio portatile non è stato riparato in tempo e quindi non so se riuscirò ad
aggiornare nei sei mesi che starò via. Proverò a fare qualcosa dal tablet, magari senza html, ma comunque andrò avanti a
scrivere. Questo è poco ma sicuro.
[spero che il mio
coinquilino sia così gentile da prestarmi il suo pc per qualche ora al mese, in
quel caso gli dedicherò una statua]
Hopelesswanderers
La burattinaia
[o delle minacce nella
nebbia]
29
gennaio [One For All: 1.5%]
–Non
me lo ricordo con precisione… ma uno di loro l’aveva chiamata la Collezionista.-
Silenzio. Nemmeno una mosca osa spiccare il volo, dopo che Ryu ha smesso di parlare, e il tempo sembra essersi congelato.
Poi Katsuki abbassa la testa e
prende un profondo respiro. –Quando pensavi di dirmelo?-
Il ragazzino si irrigidisce e sgrana gli occhi, poi balbetta:
-Non… Non credevo fosse importante… -
-Non credevi fosse importante?!- urla Katsuki,
furioso. –Un Villain ti dà la caccia da quando Deku è morto, probabilmente per avere il One For All, e tu
non hai pensato di dirmelo perché non
credevi fosse importante?! Che cazzo, Ryu, ma
dove hai la testa!-
Ryu scatta in piedi, agitato. –Sono successe così
tante cose tutte insieme che non credevo… !-
-Due mesi, Ryu!- sbotta ancora Katsuki. –Sono
due mesi che sei con me e non hai mai pensato di dirmelo!-
-Due mesi che sei costantemente in ansia per colpa mia!- ribatte il ragazzino, i pugni stretti e la postura
rigida. –Non volevo farti preoccupare ancora di più, Katsuki…
Io… Mi dispiace… -
Katsuki si calma e sbuffa, posando le mani sulle spalle
di Ryu. –Okay, non importa. Ora non metterti a
piangere, va bene?-
Ryu singhiozza. –Scusami… -
-Ho detto che non importa, Ryu.- ormai il danno è
fatto, non si può tornare indietro. –Troveremo una soluzione, okay?-
-…okay.-Ryu
annuisce, un po’ più convinto. –Okay.-
Ora Katsuki dovrà trovare un modo
per dirlo a Mina senza farle venire un infarto.
4
febbraio [One For All:
1.5%]
-La Collezionista?-
-Già.-
-Ne sei proprio sicuro?-
-Mezzo e Mezzo, non ero ubriaco o
strafatto, mi ricordo cosa ho sentito.-
-Va bene, va bene. Scusa.-Todoroki si appoggia alla
scrivania di legno scuro dell’ufficio che fu di Endeavor
e incrocia le braccia al petto. –Beh, questo è un passo avanti. Adesso sappiamo
di dover cercare una donna.-
Katsuki
fa un altro tiro alla sigaretta e inarca un sopracciglio. –Pensavate a un uomo?-
-Onestamente brancolavamo nel buio
fino ad adesso.-Shouto
scuote la testa. –Stavo cominciando a rassegnarmi, se proprio devo essere
sincero. Quindi grazie, Bakugou.-
Katsuki
solleva le spalle. –Mi hai richiamato dal congedo proprio per questo, no?-
-Non me lo perdonerai, vero?- Mezzo e Mezzo ridacchia, beccandosi come risposta un
dito medio da parte sua. –Comunque, parlando seriamente, Ryu
non ti ha detto nient’altro?-
Katsuki
può solo scuotere la testa, spegnendo la sigaretta nel posacenere che Todoroki gli sta porgendo. –Oltre a quello che ti ho detto,
nulla. Ryu dice che i Villains
che hanno ucciso Deku continuavano a ripetere che
avevano fatto una stronzata perché la Collezionista lo voleva vivo, quindi
immagino che qualsiasi cosa volesse da lui non l’avrebbe di certo avuta da un cadavere.-
Shouto
corruccia le sopracciglia. –…traffico dei Quirk?-
Katsuki
solleva un sopravviglio. –Esiste una cosa del genere?-
-Esiste il matrimonio di Quirk, vuoi che non esista il traffico?-
come se fosse un’ovvietà.
-Non ne avevo idea.-
ammette. –Ma poi, che se ne fanno? Insomma, funziona come il traffico di organi?-
-Più come una… nuova tratta di
schiavi, legata al matrimonio di Quirk.- spiega Mezzo e Mezzo. –Me ne sono occupato per qualche
anno in seguito alla scomparsa di alcune ragazze, e mi sono informato. Fidati,
anche io avrei preferito restarne all’oscuro.-
-Porca troia, mi sono venuti i brividi.- mormora Katsuki,
impallidendo all’improvviso.
-In alcuni Paesi nel mondo, il Quirk determina lo stato sociale.-
continua Shouto. –E visto che i Quirk
si ereditano dai genitori… -
-Okay, Mezzo e Mezzo, ho afferrato
il concetto.- vista la forza del Quirk
di Deku, un potenziale bambino che lo eredita diventerebbe
una sorta di re. –Ora, per favore, cambiamo argomento perché mi sto sentendo male.-
-Sì, hai ragione.- Shouto si schiarisce la voce. –Comunque, alla luce di
queste poche informazioni e il rischio del traffico di Quirk,
proverò a chiedere ai servizi segreti se hanno qualcosa su una Villain che si fa chiamare la Collezionista. Magari
gestisce i movimenti fuori dal Giappone.-
-Un Villaininternazionale.- sussurra stringendo i pugni. –In che
cazzo di casino era andato a cacciarsi?-
-Più che altro… - sbuffa Shouto. –…in che razza di casino ha lasciato noi?-
-Cosa. Succede. Qui.-
-…ben tornato, Katsuki.-Ryu lo saluta agitando piano una mano, seduto a gambe
incrociate sulla poltrona. Kaminari, invece diventa
di tutti i colori prima di fermarsi su una meravigliosa tonalità cadavere.
-Io… - balbetta. –Io posso spiegare… ?-
Katsuki
incrocia le braccia e aspetta. –E allora spiega.-
-Ecco… Insomma, stavamo giocando ad
ResidentEvil con la
tua PS4… - comincia il Parafulmini, gesticolando. –Poi… Ecco, si è bloccato
tutto e c’è stato una sorta di CTRRRRR
che sembrava il suono di… di… -
-Sembrava un tritacarne infernale.- commenta Ryu,
occhieggiando verso Katsuki, che intanto sta cercando
di non far esplodere qualcosa.
-…no. No, è uno scherzo.-
ridacchia, nervoso, ma Kaminari si sposta e indica il
tavolino: proprio lì, come se fosse una reliquia sacra, c’è lo scheletro
annerito di quello che resta della sua console ancora fumante.
-Vorremmo dirti di sì, Katsuki, davvero.-
-Mi state dicendo che quella figlia
di puttana è andata all’inferno e si è portata con sé anche il gioco?!-
strilla, facendo sobbalzare Kaminari che corre a
nascondersi dietro la poltrona su cui è seduto Ryu. Ryu che non fa una piega, come se non avesse notato i palmi
fumanti di Katsuki o la sua espressione da maniaco
omicida.
-Ebbene sì.- risponde,
semplicemente, scrollando le spalle. Katsuki prende
un respiro profondo, imponendosi di stare calmo, poi spedisce Kaminari fuori da casa sua: il Parafulmini non aspettava
altro, perché scompare dalla sua vista a una velocità impressionante.
-Sei arrabbiato per la console?- mormora Ryu, spostando
continuamente gli occhi da ciò che rimane della PlayStation
a Katsuki, che intanto si è lasciato cadere sul
divano con uno sbuffo.
-No.-
-Eppure sembri arrabbiato, Katsuki… -
-Sono incazzato perché il casino in
cui Deku ci ha cacciati, e non siamo soltanto io e
te, è più grosso di quanto potessi credere.- sbotta.
Ryu
sgrana gli occhi. -…quindi, è vero. La Collezionista vuole il One For All.-
Katsuki
annuisce. –Mezzo e Mez… Todoroki
sospetta dietro ci sia un traffico di Quirk.-
-Esiste un traffico di Quirk?-
-A quanto pare sì, Ryu. L’ho scoperto qualche ora fa.- e, brevemente e
tralasciando qualche particolare, gli spiega le conclusioni a cui è arrivato Shouto da quelle poche informazioni che ha a disposizione.
–Non posso crederci che esista
qualcosa del genere.- il ragazzo inizia a tremare. –Che
cosa ci guadagnano?-
-Soldi, immagino.-
-È orribile.-Katsuki non può che annuire. –Pensi che il One For All si
possa trasmettere anche di padre in figlio?-
-Non ne ho idea, Ryu.-
ammette. –Tutti i possessori prima di te, almeno da quel poco che si sa, non
avevano figli… -
E non è poi così insolito: una
carriera come quella dell’Eroe, inevitabilmente, ti porta una marea di nemici e
molti Eroi scelgono di non avere una famiglia e dei figli per non rischiare di
mettere in pericolo altre persone. Lui, personalmente, si era sempre dichiarato
contrario alla decisione di Mezzo e Mezzo e Yaoyorozu
di sposarsi - e per quanto ammiri e rispetti sia Uraraka
che Jirou e sia perfettamente consapevole che sono in
grado di difendersi da sole, ha sempre pensato che, nel preciso momento in cui
è diventato ufficiale, siano divenute i principali bersagli dei Villain che vogliono colpire Deku
o Kaminari. E inevitabilmente, l’effetto può anche
essere contrario.
Tante volte Mina gli aveva chiesto
perché non volesse nessuno nella sua vita oltre loro, e lui aveva sempre
risposto che non gli interessa, che sta bene così. La verità è che non avrebbe
abbastanza energie e forze per essere costantemente certo che sia al sicuro,
che nessun Villain cerchi di arrivare a lui prendendo
di mira la persona che ama.
Ora c’è Ryu,
e porca puttana se Katsuki non sta vivendo con la
costante e soffocante sensazione che stia per succedere qualcosa che non potrà
evitare.
26
febbraio [One For All:
1.5%]
Katsuki si sta annoiando.
Ad
essere del tutto onesto, lui si annoia sempre alle feste: non è proprio la
compagnia ideale da portare a una festa, e di solito quando può cerca sempre di
tagliare la corda, ma quella sera non ci riesce proprio. È la festa d’addio per
gli studenti del terzo anno, che inizieranno le loro carriere da Eroi nei
giorni a venire, e lui è uno di loro – e quindi se ne sta lì, in silenzio e
imbronciato, stravaccato su una sediolina in un angolo dell’enorme palestra
addobbata come nemmeno a Natale con le mani affondate nelle tasche dei
pantaloni. Deku l’ha raggiunto da qualche secondo e
ora è in piedi, a qualche passo da lui, con le braccia dietro la schiena, che
osserva gli altri divertirsi in pista e sorride – ma Deku
sorride sempre, sorride da quando Katsuki ne ha memoria,
non ha mai smesso di farlo.
-Perché
non raggiungi gli altri, Kacchan?- gli domanda, piegando la testa per guardarlo. –Ti
assicuro che c’è da divertirsi!-
-Preferisco
stare qui.- brontola, zittendolo. –Perché non ci vai
tu, Deku? In fondo sono amici tuoi.-
Deku ride, scorgendo tra la folla Kaminari
e Kirishima ballare il tango guancia a guancia al
centro della pista. Nota Jirou sbattersi una mano in fronte
e borbottare qualcosa e Sero piegarsi in due per le
risate. Anche Katsuki li ha notati, e non può non
pensare a quanto siano coglioni.
–Ma
sono anche amici tuoi, Kacchan.-Deku fa qualche passo avanti.
–E non mi piace che tu sia sempre da solo.-
Katsuki lo fulmina con lo sguardo. –Io sto bene da solo, Deku.-
-Non
è vero. - lui nemmeno si volta, continua a dargli la schiena, ma Katsuki sa che il suo sorriso si è intristito. –Lo sai
anche tu che non è vero.-
Curioso come gli sia tornato in
mente il ricordo di quella festa proprio ora, mentre aiuta una ragazza a uscire
dall’abitacolo dell’auto ormai distrutta. Non ha più di vent’anni, quella
ragazza così piccola e pallida e terrorizzata, che si appende con le braccia al
suo collo e non lo lascia andare – e in fondo Katsuki
la capisce: è stata fortunata, quell’incidente poteva sicuramente finire
peggio, la morte le è passata accanto e ha deciso di risparmiarla, per questo
la lascia piangere contro la sua spalla mentre si allontana dalla carcassa
dell’auto per raggiungere l’ambulanza dove un’infermiera è già pronta per
medicarla.
Sbuffa, esausto, maledicendo Kirishima e Sero per averlo
lasciato lì con Uraraka e Jirou
a occuparsi dell’incidente mentre loro hanno continuato a inseguire il Villain – questi sono i momenti in cui odia il suo lavoro,
odia doversi occupare di quello che resta dopo il passaggio di un Villain. Il suo sguardo cade su un gruppo di quattro uomini
con le divise da paramedici a pochi passi da lui, che sembrano discutere animatamente:
a terra c’è una delle vittime di quel mortale scontro di auto, un giovane che
era stato sbalzato fuori dalla vettura.
-Non possiamo lasciarlo qui.-
mormora uno dei paramedici, forse il più vecchio.
-Ma finché non arriva un perito per
i rilievi non possiamo portarlo via.- ribatte un
altro.
-Potrebbe essere tuo figlio, o mio
figlio. Vorresti che lo lasciassero così?- domanda un
terzo, visibilmente arrabbiato.
-Ma… -
-È ancora caldo?-Katsuki si intromette e i quattro sobbalzano. I tre
più anziani si scambiano sguardi confusi, mentre il più giovane lo guarda
dritto negli occhi.
-Sì.-
mormora, annuendo.
Katsuki
affonda il viso nel collo del costume e socchiude gli occhi. -Caricatelo in
ambulanza e dite che è morto durante il trasporto.-
-Ma… Noi non… - ribatte uno dei tre
più anziani.
-Dite che ve l’ho chiesto io.- lo interrompe. –Date la colpa a me.-
Dopo qualche secondo di
indecisione, i quattro si mobilitano subito per portare via quel ragazzo,
mentre Katsuki può tornare a cercare altri
sopravvissuti e controllare i danni.
Una mano si posa al centro della
sua schiena: Jirou sorride mestamente, stanca e con
il viso sporco di polvere.
-Midoriya
avrebbe fatto lo stesso.- sussurra. –Sono sicura che
sarebbe stato contento.-
Un nodo gli si forma in gola, Katsuki si impone di buttarlo giù mentre scuote la testa –
no, Deku non sarebbe mai potuto essere contento di
lui.
16
marzo [One For All: 1.5%]
Ryu
sta di nuovo gridando e scalciando e piangendo, nel messaggio che Faccia Tonda
gli ha lasciato in segreteria mentre lui era di pattuglia.
“Non
riusciamo a calmarlo, Bakugou. Non so più cosa fare…
Sto cominciando ad avere paura.”
Sente anche la voce di Mina,
forzatamente calma, che cerca di tranquillizzarlo senza riuscirci. “Va tutto bene, Ryu…
È soltanto un sogno, nessuno ti farà del male... ”
“Erano
di nuovo qui.- lo sente
biascicare. –Erano di nuovo loro, tutti e
nove. Non capisco che significa. Cosa vogliono da me? Io non ho fatto niente!”
“Cosa
faccio, Bakugou? Devo chiamare Recovery?
O Aizawa? Per favore, rispondimi.”
Quel messaggio era stato inviato
quasi tre ore prima, quando finalmente richiama Faccia Tonda lei gli risponde
che alla fine erano riuscite a calmarlo.
-Ci abbiamo messo un po’.- mormora, pianissimo, e anche solo dalla voce intuisce
quanto possa essere stanca. –Ma ci siamo riuscite.-
Da quel giorno, Katsuki
decide di portarsi il cellulare sempre con sé, anche durante le pattuglie.
-…hai intenzione di staccarti le
braccia, Ryu?- domanda, osservando molto scettico i pesi che il ragazzo
vuole sollevare. –Con l’allenamento che hai, sarà già tanto se riesci a
sollevare i pesi da due chili, che cazzo provi a sollevare quelli da venti?-
-Volevo soltanto provare.-Ryu ansima, non riuscendo a spostare nemmeno di mezzo
millimetro i pesi da terra.
-Sì, e magari anche danneggiarti i
tendini della braccia.- sbuffa, allontanando Ryu e sollevando i pesi da solo. –Poi chi la sente Recovery, se ti fai di nuovo male?-
-Mi sono fatto male una volta sola,
Katsuki!-
precisa il ragazzo, seduto per terra. –E non sapevo neanche cosa fosse tutta
quella forza.-
-Sì, diciamo che in confronto a Deku tu sei un po’ più sveglio… -
-Grazie… ?-
Katsuki gli lancia due guantoni. Ryu
quasi si ribalta con la schiena sul pavimento per prenderli al volo. –E questi?-
-I miei primi guantoni da boxe,
dovrebbero andarti bene.- spiega, facendogli cenno di
alzarsi.
-E perché li stai dando a me?-Ryu non capisce.
-Diciamo che diamo una svolta al
tuo allenamento.- ciondola, cercando qualcosa in una
vecchia scatola da scarpe sul ripiano più alto del mobile del garage. –Ero
convinto di avere ancora delle bende… -
-Vuoi insegnarmi a boxare?!- Ryu salta in piedi, esagitato e con gli occhi che brillano.
–Davvero?!-
-Sì, ma smettila di urlare.- agita una mano come per scacciare una mosca, ma Ryu gli salta addosso e lo abbraccia. –No, no! Niente
abbracci! Sono contrario agli abbracci!-
-Dovrai abituartici, Katsuki.-
ribatte il ragazzino, stringendolo ancora più forte. –Perché a me piacciono
tanto gli abbracci!-
-Non se ne parla! Mollami subito! Ryu, che cazzo, mollami subito!-
D.P.P.:
Deliri Post Partum
Di nuovo, mi sento in colpa a lasciarvi in
sospeso così.
Capitolo 10 *** I cacciatori di streghe [o delle incertezze] ***
Hopeless wanderers
I cacciatori di
streghe
[o delle
incertezze]
16 marzo
[One For All: 1.5%]
Mina non è per nulla contenta che Katsuki stia insegnando a
Ryu a “dare dei pugni a caso, sperando di
non spaccarsi qualche osso nel mentre”, ma in qualche modo alla fine
accetta questo piccolo rischio nella crescita del ragazzo – Katsuki dice che
sta diventando sempre più una mamma chioccia nei suoi confronti e Mina gli ha
quasi cavato gli occhi, per fortuna Kirishima è riuscito a calmarla e le ha
assicurato che terrà un occhio sempre vigile su Katsuki e l’allenamento di Ryu.
…già, l’allenamento di Ryu.
-…Aizawa aveva ragione.- borbotta Kirishima. –Questa storia
sarà un’impresa titanica per te, visto il tuo caratteraccio.-
Katsuki si trova costretto ad annuire. -Se arrivo alla fine
di questi dodici mesi senza un esaurimento nervoso, mi merito una medaglia al
valore.-
Alla fine, però, Ryu non è poi così male: fa qualche
disastro ma impara in fretta e ascolta sempre molto attentamente quello che
Katsuki gli dice, cerca sempre di impegnarsi al massimo e tolto qualche livido
non si rompe nulla – e Mina è contenta e Katsuki può ritenersi fortunato per
essere scampato a una morte molto dolorosa se non fosse stato così – ma a volte
si lascia prendere la mano e combina dei disastri da far accapponare la pelle.
Come quella volta in cui ha distrutto un muro della palestra scagliandoci
contro il sacco con uno Smash.
Probabilmente, l’urlo di Katsuki si è sentito fino all’altro
capo del pianeta, mentre davanti agli occhi vedeva il suo stipendio uscire dal
portafogli e salutarlo con un “Ciao,
coglione!” molto eloquente.
-Allora, come sta andando con Ryu?-
gli chiede Kirishima, poco prima di iniziare il pattugliamento. –Bene? Come se
la cava?-
Katsuki solleva gli occhi su di lui, impassibile. –Credo di
aver capito come mai Socrate preferì la cicuta ai suoi allievi nonostante le
mille soddisfazioni, Kirishima.-
-…eh?-
4 aprile
[One For All: 2%]
Ryu ha iniziato ad andare a scuola da tre giorni e, per
certi versi, Katsuki crede di aver ripreso a respirare dopo un lungo periodo di
apnea: senza più l’esigenza di sapere sempre dove si trova il ragazzo, Katsuki
può concentrarsi ancora di più sulla ricerca di questa Villain e continuare le
sue letture dei quaderni di Deku.
E sta proprio leggendo “Analisi
degli Eroi per il futuro n. 25”, quando una chiamata in arrivo lo distrae
dalle teorie e gli schemi del nerd.
-Dimmi che sei a casa e hai tempo per ascoltarmi.- esordisce
Mezzo e Mezzo. –Ho delle novità sulla Collezionista.-
-Novità del tipo?-
-Che avevamo ragione a sospettare di una criminale
internazionale.-
…cazzo.
Dieci minuti dopo, Todoroki irrompe in casa sua come se
avesse il Diavolo alle calcagna, stringendo sotto braccio un portatile.
-Buongiorno anche a te, Mezzo e Mezzo. Prego, entra pure.-
ma Todoroki nemmeno lo ascolta, occupando subito il tavolo della cucina.
-Questi sono file del governo, non dovrei nemmeno farti
sapere della loro esistenza.- spiega, accendendo il computer e inserendo una
chiavetta USB. –Ma direi che tu sei un’eccezione e che ne hai il diritto.-
-Che pensiero gentile, grazie.- Katsuki intanto ha preso
un’altra sedia e si è accomodato vicino a Todoroki, che sta cercando tra le
decine di cartelle contenute nella chiavetta.
-Ecco, questa.- mormora Todoroki, facendo partire un video.
–Qui, sulla sinistra.-
Il video, forse estratto da una videocamera di sorveglianza,
mostra i fotogrammi sgranati e sfocati di una ragazza che attente l’arrivo
dell’autobus alla fermata – ma qualcuno arriva prima del mezzo pubblico,
stordisce la ragazza e la porta via con sé in pochi secondi. Non si riesce a
vedere il volto dell’assalitore perché coperto da un cappuccio, solo per
qualche manciata di attimi la videocamera riesce a catturare il labiale
dell’uomo.
-…ha davvero detto “la
Collezionista sta aspettando”?- mormora Katsuki, allibito. Shouto può solo
annuire. –E perché è in inglese? Da dove l’hanno preso questo filmato?-
-I servizi segreti hanno diramato un ordine di cattura
internazionale per la Collezionista, dopo che ho riferito le informazioni che
mi hai dato tu.- spiega ancora Mezzo e Mezzo. –Hanno ricevuto segnalazioni da
Parigi, Città del Messico, Il Cairo, New York, Berlino, Roma… Questo ce l’ha
mandato un reparto speciale dell’intelligence britannica. Sono arrivate a
decine, decine di filmati come questo.-
-C’è una rete, allora.- suppone Katsuki, osservando ancora
una volta gli attimi del rapimento della ragazza. –La Collezionista gestisce
una rete… Che mi sai dire delle persone scomparse?-
-Tutti possessori di Quirk. I più disparati.- risponde
Shouto, aprendo un’altra cartella piena di foto segnaletiche. –Persone che
potevano cambiare lo stato fisico degli oggetti, chi poteva controllare le onde
elettromagnetiche… Quirk di ogni tipo.-
-Scusa un secondo. Ma se davvero dietro tutto questo c’è il
traffico di Quirk, che se ne fanno di Quirk del genere?- insomma, alcune
Unicità sono davvero assurde, non avrebbe senso.
-…non ci avevo pensato.- Todoroki lo guarda perplesso.
-Insomma, posso capire cercare di rapire Midoriya, ma questi qui… -
Katsuki annuisce. –Se davvero dietro questi rapimenti c’è il
traffico di Quirk, non avrebbe più senso rapire persone con Quirk più… -
-…da re?-
Katsuki schiocca le dita. –Esatto.-
-Però anche un Quirk semplicissimo, in certi Paesi, può fare
la differenza… - Todoroki torna a osservare lo schermo del portatile. –Forse
c’è davvero il traffico di Quirk, dietro questi rapimenti… -
-Però sappiamo con certezza che c’è la Collezionista dietro
la morte di Deku.-
Gli occhi dicromi di Mezzo e Mezzo lo fissano severi. –Credo
sia ora che tu legga quella lettera, Bakugou. Davvero.-
Katsuki sospira, rassegnato, premendo i palmi delle mani
sugli occhi. -…lo so.-
Todoroki se n’è andato da quasi un’ora, quando Katsuki si
decide ad alzarsi dalla sedia e tornare in camera sua. La lettera è rimasta lì,
sul suo comodino, per tutto il tempo, stropicciata e rovinata ma ancora
perfettamente sigillata. Sente le mani che tremano, quando sfiora la busta
prima di prenderla delicatamente tra le dita, come se avesse paura di vederla
dissolversi come la polvere.
Sospira per calmare il tremore delle mani, apre la busta con
un gesto deciso del pollice e spiega il foglio.
-Okay, Deku: a noi due.-
Prende un profondo respiro e inizia a leggere.
Quando Mina torna a casa dopo il suo turno di pattuglia lo
trova in corridoio, seduto per terra con le mani trai capelli e un mucchietto
di cenere vicino ai piedi – non le serve molto per capire che cosa è successo,
non quando osservandolo meglio nota i sobbalzi delle spalle e la tensione delle
braccia, come se stesse cercando di trattenersi. Gli si avvicina piano,
lentamente, come se fosse in presenza di un animale ferito e spaventato, e si
siede vicino: appoggia la testa sulla sua spalla e una mano sul braccio e non
si muove, ma è già abbastanza perché Katsuki si decida a parlare.
-Se n’è davvero andato.- mormora, e Mina rafforza un poco la
presa sul suo braccio quando lo sente singhiozzare ancora.
-Lo so.- sussurra. –Ma non puoi arrenderti adesso: Ryu ha
bisogno di te... -
Katsuki nemmeno solleva la testa, si limita a stringere di
più i pugni e irrigidirsi. -Ryu ha bisogno di Deku, non di me.-
-Smettila.- Mina gli tira uno schiaffo leggero sul braccio.
–Ryu non potrebbe essere più al sicuro di così. Stai facendo tutto quello che è
in tuo potere per proteggerlo, Bakugou. Questo Midoriya lo sapeva.-
-Ma non basta.- perché la Collezionista non si fermerà
finché non avrà quello che vuole. –Non basterà.-
Mina sospira, rassegnata, raccogliendo le gambe al petto e
stringendosi di più contro il suo fianco. –Forse, ma Ryu potrà sempre contare
su di te.-
Katsuki nasconde di più la testa tra le braccia, deglutendo
il nodo di pianto che ancora gli blocca il respiro in gola.
-…e tu potrai sempre contare su di noi, Bakugou.-
Quando anche Ryu rientra a casa, dopo le attività
pomeridiane a scuola, Mina lo accoglie con un sorriso radioso e una bella fetta
di torta per merenda – ma il ragazzino è troppo attento, è troppo sensibile per
non capire che c’è qualcosa che non va, Katsuki vede la preoccupazione stampata
a chiare lettere sul suo viso quando si siede sulla poltrona a mangiucchiare la
torta a guardare i commenti in diretta della cattura di un Villain insieme a
lui.
Katsuki cerca di rassicurarlo arruffandogli i capelli e
forse Ryu si tranquillizza, almeno un poco.
8 maggio
[One For All: 2%]
-Katsuki, credo di aver fatto un disastro… -
-Che hai fatto?- Ryu sibila di dolore quando gli sfila il
guanto e scioglie le bende intorno alla mano sinistra: sì, ha fatto un
disastro, ma si può rimediare. Solleva piano anulare e mignolo, muovendoli
lentamente nonostante le proteste di Ryu che continua a ripetergli che gli sta
facendo male. –Non credo siano rotte, ma nel dubbio è meglio chiamare
Recovery.-
Il ragazzino annuisce. –E pensare che me l’avevi detto di
stare attento… -
Katsuki scrolla le spalle. –Capita a tutti prima o poi di
rompersi le dita o la mano. Non a caso, si chiama frattura del pugile.-
-Davvero?- Katsuki annuisce. –Ah, zia Mina si arrabbierà
tantissimo… -
-Ryu, posso farti una domanda?- il ragazzino piega la testa
di lato, curioso, aspettando. –Tu ti fidi di me?-
–Sì. Sì, mi fido di te. Perché me lo chiedi?- Ryu non sembra
capire il perché di quella domanda, visto lo sguardo sorpreso e confuso che gli
si dipinge sul volto. Poi sembra arrivare a una risposta. -Aspetta, hanno di
nuovo scritto delle cattiverie su di te, non è vero?-
-No, ormai a quelle ci sono abituato.- ed è vero: ormai
tutta la merda che i giornalisti gli buttano addosso non gli fa più né caldo né
freddo. –È… Niente, lascia perdere.-
Ma Ryu deve comunque aver capito cosa vuole intendere.
-Se pensi che Deku mi abbia affidato a te solo perché eri
l’unico a sapere del One For All, ti
sbagli di grosso.- ribatte allora, serissimo. –Deku si fidava ciecamente di te,
ti avrebbe affidato la sua vita… -
-E allora perché non l’ha fatto?- lo interrompe, stringendo
tra le dita la sigaretta che ha appena acceso. –Perché non l’ha fatto? Perché
non mi ha detto niente di questa… Collezionista che lo perseguitava?-
Ryu abbassa lo sguardo, torturandosi l’orlo della maglia con
la mano destra. –Io… Questo non lo so, ma Deku si fidava davvero di te.-
E Katsuki ci crede, alle parole di Ryu, perché nei suoi
occhi scuri non legge altro che sincerità.
-E come lui si è fidato di te, fino all’ultimo, io mi fiderò
sempre di te.-
-Siamo arrivati, signora.- sussurra il giovane, riempiendo
il calice di vino. –Stiamo atterrando.-
-Meraviglioso.- sussurra la donna, iniziando a sorseggiare
lentamente il liquido. –Contatta nuovamente i nostri collaboratori, devono
riprendere la ricerca.-
-Signora, mi sono permesso di restare in contatto con loro
anche dopo il fallimento della precedente trattativa.- ribatte il ragazzo, la
donna è visibilmente compiaciuta. –Non hanno mai smesso di cercare. E ho
provveduto ad assumere qualcuno di nuovo, in sostituzione di quelli che
abbiamo… licenziato.-
La donna sorride ancora. –Cosa farei senza di te… -
-Faccio soltanto il mio lavoro, signora.- mormora ancora il
giovane con un inchino. -Quante stanze faccio preparare?-
Lei soppesa la domanda, muovendo lentamente il calice e
osservando il vino colorare il bicchiere. -Non più di quattro… Una più grande
delle altre, è un ospite importante.-
-Certamente, signora.-
-Oh, per la ricerca manda soltanto i vecchi collaboratori.-
aggiunge. –Per quelli nuovi ho un altro lavoro.-
Il giovane annuisce. –Potrei sapere di cosa si tratta,
signora?-
La donna sogghigna, osservando fuori dal finestrino.
–Disinfestazione.-
Il ragazzo impiega qualche secondo a capire di cosa stia
parlando, poi annuisce e si congeda. La donna rimane sola a sorseggiare il suo
vino, osservando la terraferma farsi sempre più vicina ogni secondo che passa.
-Mi chiedo se sarà possibile assistere a uno spettacolo del
teatro kabuki.- mormora, osservando le poche gocce di vino rimaste nel calice.
–Dicono sia veramente affascinante.-
D.D.R.: Deliri
Della Rediviva
SONO VIVAH.
E no, non è davvero così scontato che io lo
sia. Perché il sistema immunitario della Maki non sa neanche dove stia di casa
e quindi sono dovuta rientrare in Italia per motivi di salute. Nulla di grave,
almeno spero, dalla prossima settimana inizierò tutti i dovuti accertamenti.
Ma andiamo avanti, che è meglio (cit.). Questo
capitolo è stato scritto durante le quattro ore di volo, solo per questo motivo
è già qui - capitolo in cui non succede granché, gneh,
chiedo perdono.
Nei prossimi giorni inizierò a lavorare anche
al capitolo finale di “Of Monsters and Men” e risponderò
anche alle vostre recensioni [le ho lette tutte appena le avete postate ma non
riuscivo a trovare il tempo per rispondervi come si deve, abbiate pazienza
ancora un po’] quindi restate sintonizzati.
Capitolo 11 *** L’uccello del malaugurio [o di trappole invisibili e imminenti pericoli] ***
Hopelesswanderers
L’uccello del malaugurio
[o di trappole invisibili
e imminenti pericoli]
22
giugno [One For All: 2%]
Katsuki
non ci aveva visto nulla di male, nel permettere a Ryu
di invitare a casa una compagna di scuola per studiare – aveva scoperto, in
quei pochi mesi dall’inizio del suo terzo anno di scuola media, che Ryu ha un vero talento per le materie scientifiche e che è
subito diventato uno dei migliori della sua classe, quindi non lo stupisce
sapere che qualcuno gli abbia chiesto di aiutarlo.
-Ci sono dei problemi se sabato
pomeriggio viene una mia compagna di classe a studiare qui?-
aveva domandato qualche giorno prima, mentre apparecchiava la tavola per la
cena, occhieggiando titubante verso Katsuki che si era
limitato a sollevare le spalle.
-Non vedo perché no.-
aveva ribattuto, senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla padella ancora sul
fuoco. Ryu gli aveva sorriso felice. –Ma domenica ci
alleniamo, sono stato chiaro?-
Il ragazzo annuisce, deciso.
–Certo, abbiamo un obbiettivo da raggiungere.-
Quel sabato sia lui che Mina sono
di pattuglia, ma Uraraka si è resa subito disponibile
per stare con Ryu: li ha rassicurati che non avrebbe
mai perso di vista né lui e neanche la ragazza, mentre loro avrebbero dovuto
fare attenzione.
Katsuki
non ha bisogno che qualcuno gli dica di fare attenzione, sa benissimo che deve
essere più attento che mai – soprattutto ora che qualcuno sta dando la caccia a
Ryu. Le ultime informazioni che Todoroki
gli ha fatto avere non lo rassicurano per niente - sono avvenuti alcuni
rapimenti nella zona tra Osaka e Kōbe, con le
stesse modalità di quello del filmato che gli era stato mostrato: due fratelli,
un maschio e una femmina, rapiti nell’arco di una manciata di secondi alla
stazione della metro, e un ragazzo delle superiori sparito nel nulla sulla
strada verso casa.
-Sembra non ci sia un criterio,
dietro i rapimenti.- aveva detto Mezzo e Mezzo qualche
sera prima, al telefono. –La Collezionista, o chi per lei, sceglie chi rapire
praticamente a caso. Mi dispiace, Bakugou: se
seguisse uno schema potremmo provare a fermare la sua rete prima che arrivi a Ryu, ma più di così non credo di poterti aiutare.-
Katsuki
può solo continuare a restare in allerta e sperare di essere pronto, quando
quella troia si avvicinerà a Ryu.
Mina si è fermata poco più
indietro, circondata da un gruppo di ragazzine che le chiedono un autografo o
una foto insieme, mentre Katsuki continua a guardarsi
intorno – all’improvviso, un bagliore attira il suo sguardo verso l’alto, sul
tetto di uno dei palazzi che si affacciano sulla strada: con il sole dritto in
faccia, Katsuki vede praticamente un cazzo, ma i suoi
nervi si infiammano e scatta sull’attenti, pronto a difendersi.
-Mina.- la
chiama, cercando di attirare la sua attenzione.
-Sì, un attimo e ci sono.- risponde lei, raggiante, firmando gli autografi con
una penna rosa.
-No, Mina, ora.-
la riprende. –Spero di sbagliarmi, ma siamo sotto tiro.-
Lo scribacchiare e la risatina
felice di Mina si fermano, come un disco inceppato, mentre lei cerca le iridi
rosse di Katsuki come se volesse chiedergli cosa
fare. Poi torna a guardare le ragazze. –Okay, tesori, adesso però è meglio se
vi allontanate… -
-Va tutto bene?-
-È successo qualcosa?-
-Ragazze, ho bisogno che vi
allontaniate da qui e cerchiate un posto sicuro.-
mormora ancora Mina. –Cercate di non mostrarvi agitate o rischierete di
scatenare il panico.-
-Mina, si è mosso.-
sussurra ancora Katsuki, che non ha perso di vista il
bagliore per un solo momento. –No, non si è mosso. Sono due.-
Le ragazze si allontanano in
fretta, spaventate ma ostentando la tranquillità che Mina aveva richiesto
mentre l’Eroina fa un paio di passi verso di lui.
-Credi che si siano accorti che li
abbiamo visti?-
-Sono stato abbastanza attento a
non guardarli direttamente, anche se il sole non aiuta.-
-Chiamiamo i rinforzi?-
-Vediamo cosa fanno.-
con un movimento quasi impercettibile della testa dice a Mina di riprendere a
camminare come se nulla fosse.
Ma, forse, chiunque ci fosse su
quei tetti voleva soltanto essere un diversivo, perché il vero pericolo è
proprio di fronte a loro: Katsuki ringrazia i propri
riflessi, o sia lui che Mina sarebbero stati schiacciati da quel furgone che il
Villain ha scagliato loro contro. Villain
che, porca troia, è una montagna di muscoli, ancora più grande di AllMight, e potrebbe
spiaccicarli sull’asfalto con un solo dito.
-…cazzo.-
mormora, mentre Mina cerca nelle tasche del suo costume il cercapersone per
chiedere rinforzi. Ne avranno veramente bisogno. –Okay, siamo nel centro della
città, all’ora di punta, percentuale di vittime potenziali altissima… E siamo
pure sotto tiro.-
-Siamo in un bel casino, Bakugou.-
commenta Mina, inviando la richiesta di rinforzi. –Che facciamo?-
-Cerchiamo di evitare le vittime,
prima di tutto.- cerca di fare un passo avanti, quando
Mina gli domanda cosa abbia davvero intenzione di fare. –Tu pensa ai civili,
alla montagna di muscoli ci penso io.-
-…vuoi fare da esca?-
mormora, allibita. –Sei impazzito? Se non finisci all’ospedale schiacciato da
quel Villain, ti ci spediranno quei due con qualche proiettile!-
-Sì, nel migliore dei casi… -
commenta, controllando i guantoni intorno agli avambracci.
-Tu sei completamente fuori di testa.-
–E l’hai capito solo ora?-Katsuki ghigna, sarcastico.
Poi sfila le braccia dalle protezioni e gliele lancia. –Sono cariche, sai
usarle in caso servisse.-
Mina sbuffa, appoggiando il mento
su una delle protezioni. –Promettimi solo una cosa, okay?-
-Non sono il tipo da fare promesse,
lo sai… - l’ultima volta che ne ha fatta una gli ha portato Ryu
e solo un sacco di grane.
-Promettimi che non ti farai ammazzare,
Bakugou.- mormora. –Non solo adesso. Promettimi che
non ti farai mai uccidere.-
–Non devi nemmeno chiedermelo, Mina.-Katsuki la guarda negli
occhi, impassibile. –Ho ancora troppe cose da fare prima di poter tirare le cuoia.-
Non le lascia il tempo di
ribattere, perché si scaglia contro il Villain con
tutta la forza delle sue esplosioni, cercando di portarlo via dalla strada,
lontano da centinaia di indifesi che si sono riversati fuori dai negozi e dalle
case per assistere allo scontro.
Sente Mina gridare ai civili di
tornare dentro le abitazioni e di allontanarsi dalle finestre, mentre con un
colpo di reni riesce a sfuggire alla presa ferrea del Villain
– non riesce a evitare, però, il proiettile che gli sfiora la coscia e che lo
distrae quel tanto che basta per ritrovarsi scaraventato contro il muro di uno
dei palazzi che si affaccia sulla strada. Scivola a terra, dolorante e
stordito, pensando che deve prima occuparsi di quei due stronzi sui tetti se
vuole liberarsi del coglione palestrato.
Per fortuna sono arrivati i primi
rinforzi, quindi Katsuki può concentrarsi su un unico
compito: punta i palmi a terra e concentra delle esplosioni abbastanza potenti
da fargli raggiungere in fretta il tetto del palazzo, così in fretta che il
cecchino che lo teneva sotto tiro non ha il tempo di reagire. Lo stordisce con
una ginocchiata, prima di dedicarsi anche all’altro che inizia subito a sparare
a raffica nella sua direzione. Avvicinarsi risulta chiaramente impossibile, tuttavia
con un’esplosione precisa e non troppo potente riesce a ferirlo – e anche il Villain riesce a colpirlo alla spalla, seppur di striscio,
ma è qualcosa di cui Katsuki potrà occuparsi dopo. La
ferita del Villain, invece, è una bruciatura
parecchio profonda ed estesa che gli copre quasi tutto il lato sinistro del
volto, il braccio e il busto.
Ma lui non sembra rendersene
pienamente conto, quando alza la testa e tira le labbra in un sorriso beffardo.
-Ricordati una cosa, Eroe.- sibila, dolorante. –Nessuno sfugge alla
Collezionista, nemmeno tu.-
-…cosa?-
mormora, mentre il Villain spalanca le braccia e si
lascia cadere nel vuoto. –No, no, no!-
Si lancia a sua volta di sotto, il
braccio allungato in avanti per afferrarlo, ma qualcuno arresta all’improvviso
la sua caduta e Katsuki non fa in tempo: il Villain precipita, come un sasso lasciato cadere nell’acqua
di uno stagno, fino a impattare con l’asfalto della strada. Sente Mina urlare
il suo nome, ma non capisce dove sia.
-Ti tiro su, Bakugou.- esclama Sero, iniziando a tirare il nastro che gli ha arrotolato
intorno alla vita. –Non ti agitare, okay? O rischiamo di cadere in due.-
Katsuki
non gli risponde, gli occhi ancora fissi sul corpo esanime del Villain. Quando finalmente scende dal tetto – il corpo del Villain è già stato portato via, mentre gli altri due sono
già in custodia della polizia – Mina corre verso di lui con il viso paonazzo e
gli occhi terrorizzati.
Katsuki
non capisce perché gli abbia appena tirato uno schiaffo. -Ma che cazzo ti
prende?!-
-Che mi prende?-
sbotta Mina, colpendolo più volte sul petto. –Ti ho visto lanciarti di sotto,
ecco cosa mi prende! Perché non la smetti una volta tanto di fare così?!-
Katsuki può contare sulle dita di una mano sola le volte in
cui si è davvero incazzato con Deku. Le volte in cui
ha minacciato di spedirlo all’Inferno a calci non contano, quelle in cui
avrebbe davvero voluto spaccargli la faccia ed è andato molto vicino a farlo sono
veramente poche.
-…Kacchan, non per dire, anzi sto davvero apprezzando il
passaggio, ma potresti mettermi giù? Sai, le ossa della tua spalla contro le
mie costole non sono molto piacevoli.- si era caricato
Deku in spalla come un sacco di patate per evitare
che facesse una cazzata come affrontare da solo quei Villain
quando ormai era allo stremo delle forze e aveva iniziato a correre, fermandosi
solo quando ha ritenuto di essersi allontanato abbastanza.
A
Deku non ha nemmeno rivolto una parola.
-Kacchan?-Deku ci prova, a farsi ascoltare, ma Katsuki continua a ignorarlo. –Kacchan,
Kacchan, Kacchan, Kacchan, Kacc… -
-Se
non la smetti ti spedisco nella stratosfera a calci in culo, nerd!-
sbotta il biondo. Deku si limita a ridacchiare.
-Nah, non lo faresti. Ti mancherei troppo.-
Alla
fine Katsuki lo mette giù e lo osserva controllarsi
le varie ferite che si è procurato durante lo scontro con le braccia incrociate
al petto. –Cosa cazzo ti è saltato in mente di saltare davanti alla mia
esplosione? Vuoi ucciderti?-
-Ti
giuro che non ho intenzione di passare a miglior vita a breve, Kacchan. –Deku solleva le braccia
in segno di resa. –E mi dispiace, davvero: è stato un incidente, ho calcolato
male le tempistiche tra il mio atterraggio e la tua esplosione… -
Katsuki sbuffa, esausto e troppo incazzato per ascoltare i
suoi vaneggi da nerd. –Finirai per farti veramente del male, se continui ad
essere così spericolato, Deku.-
-Ma
senti da che pulpito.-Deku
solleva un sopracciglio, puntando un dito verso di lui. –Ti sei guardato allo
specchio, Kacchan? Perché, sai, non so chi ha più
cicatrici tra me e te.-
-Dico
sul serio, coglione.-Katsuki
invece rotea esasperato gli occhi, mentre Deku inizia
ad allontanarsi. –Finirai per farti ammazzare, se continui così.-
Deku gli sorride, raggiante. –Forse, ma non è un rischio
che abbiamo deciso di correre quando abbiamo scelto questa vita?-
Katsuki non ha il tempo di rispondergli, perché Deku ha preso la rincorsa ed è balzato via in un turbine di
fulmini verdi.
-Katsuki!- quando torna a
casa, Ryu gli corre incontro, arrestando la sua corsa
a qualche passo da lui. Si tortura le mani e muove la testa in piccoli scatti
veloci, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. –Non farlo mai più,
okay? Non farlo mai più.-
Katsuki
gli passa lentamente una mano trai capelli, cercando di tranquillizzarlo. Gli
occhi di Ryu si riempiono improvvisamente di lacrime
mentre lo abbraccia più forte che riesce, nascondendo il viso contro il suo
petto.
-…non posso perdere anche te.- sussurra il ragazzino, e Katsuki
sente una morsa dolorosa stringergli il cuore.
-Ricordati
una cosa, Eroe. Nessuno sfugge alla Collezionista, nemmeno tu.-
30
giugno [One For All: 2%]
-Buonasera, paparino. Come te la cavi con pannolini e biberon?-
è il saluto che Katsuki rifila a Todoroki
appena lo vede. Questi si limita a sbuffare e sollevare gli occhi al cielo,
ormai abituato alle sue stronzate. La bambina, la piccola principessa Todoroki, è nata da ormai trenta giorni, e Mina era così
felice quando l’ha saputo che ha quasi tagliato le dita a Ryu
con il coltello che teneva in mano.
-Dove stiamo andando, Bakugou?-
gli domanda, scorgendo trai palazzi alcune insegne per nulla rassicuranti.
–Perché stiamo andando verso Kabuki-cho1?-
-Tranquillo, non ho intenzione di
farti tradire la cara mogliettina.- lo rassicura, ma
dal sopracciglio chiaro che Mezzo e Mezzo ha appena inarcato capisce di aver
fallito miseramente. Fa un cenno con la testa verso destra, nella direzione
opposta a Kabuki-cho. –Noi andiamo di là.-
-…è un bar quello?-
domanda ancora Todoroki, che sembra proprio non aver
capito un cazzo.
Katsuki
emette un verso gutturale, nervoso, mentre attraversa la strada appena il
semaforo diventa verde. –Ti ricordi il Villain dei
love hotel? Quello di cui ci siamo occupati io, te e Kirishima?-
-Sì, è successo due o tre anni fa…
-
-Sette.- era
stato… un battesimo del fuoco piuttosto interessante, sotto certi aspetti.
-Già sette anni fa? Wow.-
-Comunque, non è questo il punto.- lo aspetta sul marciapiede, facendo un ultimo tiro
alla sigaretta prima di spegnerla contra la suola dello stivale e buttarla via.
–Avevamo bisogno di un informatore che conoscesse abbastanza bene la zona e
avesse occhi e orecchie un po’ ovunque, no?-
Shouto
annuisce. –Sì, e avevi detto che te ne saresti occupato tu… -
Katsuki
entra nel bar senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. –Ti ci ho appena portato.-
E, finalmente, Todoroki
ci arriva. -…oh.-
-Buongiorno, Mezzo e Mezzo.- a grandi falcate raggiunge il bancone, dove un uomo
alto e magrissimo lo saluta calorosamente.
-Signor Eroe! Che piacere rivederti!- l’uomo, Daisuke, come
è scritto sulla piccola targhetta attaccata alla camicia, li fa accomodare
sugli sgabelli di fronte al bancone di legno nero e lucido. –Immagino tu sia
qui per quello che mi hai chiesto… Che cosa vi posso portare, signori? Offre la
casa.-
-Whiskey, liscio. Ho fatto il prima
che ho potuto, ma avevo bisogno ci fosse anche lui qui.-
indica Mezzo e Mezzo con il pollice. –È stato un casino trovare un giorno in
cui fossimo entrambi liberi.-
Daisuke
annuisce, comprensivo. –Nessun problema, questo ci ha dato un po’ più tempo.-
-Gli hai chiesto di cercare
informazioni sulla Collezionista?- domanda Todoroki, senza neanche toccare il bicchiere di whiskey che
il barista gli ha poggiato davanti.
Katsuki
annuisce. –È un informatore che lavora per la polizia, quindi ho pensato che
avrebbe potuto scoprire qualcosa. Quello lo bevi?-
-Domattina sono di servizio.- borbotta. –Quindi, cosa ha scoperto?-
Daisuke
appoggia i gomiti sul bacone. –Le ragazze mi hanno riferito di un gruppo di
uomini, sei o sette, che confabulavano tra loro qualche sera fa. Parlavano di
una collezionista che stava diventando impaziente, perché non era ancora
riuscita ad avere quello che voleva.-
-Sembra proprio lei… - sussurra
Mezzo e Mezzo. –Non hanno detto nient’altro?-
–Parlavano di opere d’arte,
signori, e di un carico che avrebbe tardato a partire.-
l’uomo solleva le spalle. -Più di questo non so dirvi.-
-Usano il mercato dell’arte come copertura?- domanda Todoroki. Katsuki scuote la testa.
–Penso sia più una specie di
linguaggio in codice.- appoggia anche il secondo
bicchiere sul bancone. –Sei stato più che d’aiuto, Daisuke.
Grazie.-
-Sempre a disposizione, signori.-
-Di’ alle tue ragazze di tenere gli
occhi e le orecchie ben aperti, se vedono di nuovo quei tipi.-
si raccomanda. –E se hai qualcosa di nuovo, sai come contattarmi.-
Daisuke
annuisce, salutandoli mentre escono dal locale e attraversano di nuovo la
strada.
Todoroki
sospira. –Non è molto, ma almeno adesso abbiamo la certezza che la sua rete è
arrivata fino qui.-
Katsuki
annuisce, le mani affondate nelle tasche dei jeans. Ha finito le sigarette.
-Bene, adesso che si fa?- chiede ancora Todoroki,
sbadigliando. –Abbiamo ancora qualche posto dove andare o posso tornarmene a
casa e dormire?-
-Tu vai pure, io credo farò ancora
un giro… - Katsuki ciondola, spostando il peso da un
piede all’altro, mentre si incammina verso le strade affollate di Shinjuku.
–Tanto domani è il mio giorno libero.-
-Bakugou,
stai attento.-
-Andiamo, Mezzo e Mezzo.- cammina all’indietro mentre sogghigna in direzione
di Todoroki. –Non avrebbero nemmeno un briciolo di
speranza, con me.-
-Non era questo che intendevo… - ma
Katsuki ormai si è già allontanato, scomparendo nella
folla.
-Ricordati
una cosa, Eroe. Nessuno sfugge alla Collezionista, nemmeno tu.-
1.Kabuki-cho è una zona di Tokyo, nel quartiere di Shinjuku, piena
di love hotel e night club - vi lascio il link a un articolo molto interessante
qui: https://www.marcotogni.it/kabukicho/
B.S.T.P.P.T.T.:
Breve Storia Triste Post Partum[ovvero di come la
Maki arrivò a inserire il riferimento a Kabuki-cho in
questo capitolo] Totalmente Trascurabile
Quando qualche giorno fa annunciai che –
salute e soldi permettendo – nell’inverno mi piacerebbe fare un viaggio in
Giappone o almeno visitare Tokyo, le reazioni delle persone a me più vicine
sono state le più disparate. Due dei miei più cari amici mi hanno chiesto come
penso di sopravvivere a dodici ore di volo se ho faticato a resistere quattro
ore per arrivare in Egitto, mia madre ha blindato la porta d’ingresso per non
farmi più uscire di casa e mio padre si è limitato a salutarmi dicendo di
portargli un souvenir.
Ma la reazione migliore rimane quella della
mia migliore amica e della sua ragazza, che è stata nell’ordine: risate, No aspetta ripeti, altre risate, Portaci l’action
figure di, ancora risate, Devi
assolutamente andare a Kabuki-cho!
Ora, per quanto io conosca abbastanza Tokyo e
mi sia informata a sufficienza su cosa visitare e perché, non avevo mai sentito
parlare di questo posto. Così sono andata a informarmi.
Non l’avessi mai fatto.
Detto questo, come potete vedere sono tornata.
La mia salute continua a essere altalenante e molto incerta, insieme al mio
futuro lavorativo. Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, come
sempre fatemelo sapere con un commento.
Capitolo 12 *** Come un branco di lupi [o di quell’illusione di tranquillità] ***
Hopelesswanderers
Come un branco di lupi
[o di quell’illusione di
tranquillità]
2
luglio [One For All: 2%]
Katsuki
si sveglia perché ha sete.
Ha
provato a ignorarla, ma non ha funzionato. È talmente stanco che fa fatica
anche ad arrivare all’interruttore della lampada sul comodino - e non vuole
nemmeno aprire gli occhi, ma si conosce e sa che è decisamente meglio se evita
di camminare tenendoli chiusi.Accende la luce, si alza e solo allora si accorge che
c'è qualcosa che non va.
Riconosce quella sensazione, è come
l’energia statica nell’aria che gli fa rizzare i capelli sulla nuca e
irrigidire i muscoli e sudare i palmi delle mani. È un segnale d’allarme che
negli anni Katsuki non ha mai ignorato, facendo
scattare un meccanismo di difesa perfettamente rodato.
Spera sia solo la sua paranoia, lo
spera davvero, ma Katsuki conosce troppo bene casa
propria e sa perfettamente che in questo momento c’è qualcosa fuori posto che
lo fa sentire in pericolo.
Un
sudore freddo gli scivola lungo la schiena, la sete gli è passata, ma ha la
gola più secca che mai. Tende le orecchie.
Sente
un sibilo, un fruscio. Passi.
Cazzo.
Sente
dei passi leggeri e prudenti anche dall’altro lato del muro: anche Mina li ha
sentiti, grazie al cielo, ed è pronta a difendersi. Spera che anche Ryu li abbia sentiti e abbia il tempo di nascondersi, pensa
mentre allunga un braccio all’indietro, verso il comodino, per cercare a
tentoni il cercapersone senza perdere di vista la porta.
Fa un
paio di passi in avanti, fermandosi a un soffio dalla porta. Quanti sono? Sono
armati? Hanno dei Quirk? Cosa è meglio fare, uscire e
consegnarsi o restare nella stanza e venire accerchiato?
Che
vadano tutti a fanculo, questi stronzi che sono venuti a rompere il cazzo alle
tre del mattino, lui preferirebbe dormire, sibila mentre il cercapersone si
illumina confermando che il messaggio è stato inviato. Qualcuno risponderà,
prima o poi… Cerca di ricordarsi chi è di pattuglia quella notte, se è
fortunato non dovrebbero impiegarci molto.
I
passi si fermano davanti alla porta a destra della sua, la socchiudono piano,
sicuri di coglierli nel sonno, e Katsuki decide.
Spalanca
la porta e si avventa sul primo che gli capita a tiro – sente, più che vederla,
Mina fare lo stesso e tutto diventa confuso: urla di dolore, il suono acuto
delle sue esplosioni e quello liquido dell’acido di Mina che corrode il
pavimento e l’intonaco e anche la pelle, rumore di qualcosa che si spezza,
forse un braccio o un collo, Katsuki non lo sa e non
gli interessa, si limita ad attaccare e a difendersi, viene scagliato con la
schiena a terra e si rialza, graffia e morde pur di difendersi e di far fuori
quei bastardi che sono entrati in casa sua mentre dormivano.
Perde
di vista Mina per una manciata di secondi, ma non ha il tempo di
preoccuparsene: continua a colpire, un’esplosione dietro l’altra in rapida
successione, precise e letali, Mina cade a terra a un soffio dallo spigolo di
un mobile ma si rialza in un battito di ciglia – a terra c’è del sangue, sangue
vischioso, a fiumi, Katsuki ci mette un piede sopra e
perde l’equilibrio, sente un forte dolore alla gamba e Mina è di nuovo per
terra, e Katsuki non capisce se quel sangue è anche
loro o no. Spera di no.
Non sa
dove sia Ryu, il pensiero lo colpisce come una delle
scariche elettriche di Kaminari e lo lascia
paralizzato quel tanto che basta per essere colpito di nuovo – e capisce che
sì, quel sangue in parte è anche suo, merda, ma continua ad attaccare a testa
bassa e colpisce e colpisce e colpisce.
Gli
fanno male braccia e le gambe ed è esausto, non credeva fosse così stancante
combattere con l’intento di uccidere pur di sopravvivere – ringrazia qualsiasi
divinità che conosce quando il Villain che si sta
avventando su Mina, a terra dolorante e sanguinante, rimane folgorato e si
accascia pateticamente sul pavimento, mentre un sottile strato di ghiaccio
imprigiona gli altri bastardi fino a trasformarli in statue grottesche e di
pessimo gusto. Solo in quel momento si permette di scivolare lungo la parete
fino a sedersi per terra.
-Todoroki, Kaminari, non avete
idea di quanto sia felice di vedervi.- esala Mina,
mettendosi seduta lentamente. Jirou e supera i due e
le si inginocchia di fianco con un kit di primo soccorso sotto braccio.
-Abbiamo
fatto il prima che abbiamo potuto. C’è stata una tentata rapina e non potevamo
lasciare gli altri da soli.- sussurra Earphone Jack, tamponando il taglio sulla fronte di Mina.
–Chiamo Recovery, quei lividi non mi piacciono… -
Katsuki osserva impassibile i bastardi che sono entrati in casa sua
e il puttanaio che hanno creato nel suo soggiorno. –Dov’è Ryu?-
-Sono
qui. Ero sotto il letto.- il ragazzino sbuca da uno
spiraglio della porta della sua stanza lasciata socchiusa, pallido e
spaventato. –Sono… Scusa, Katsuki. Ho solo pensato a
nascondermi… -
Katsuki scuote la testa. –Hai fatto bene, se ti avessero visto
sarebbe stato ancora peggio.-
-Cercavano
lui, giusto.- borbotta il Parafulmini. Forse non aveva
pensato che fosse proprio Ryu, l’obbiettivo di quegli
stronzi. –Che poi, come hanno fatto a non trovarti?-
-Bakugou e Ashido li hanno tenuti occupati.- suppone Todoroki.
-Ryu ha la straordinaria capacità di passare inosservato,
quando si mette d’impegno.- spiega Katsuki.
Non è la prima volta che gli capita, un attimo prima è seduto sulla poltrona a
mangiucchiare qualche biscotto e quello dopo, puff!, non c’è più.
Cala
il silenzio, un silenzio d’attesa in cui nessuno osa fiatare. Poi Katsuki sibila un : -…non li ho
nemmeno sentiti entrare.-
Nessuno
osa ribattere a quelle parole, perché sanno cosa implicano: se non si fosse
svegliato, a quest’ora sarebbero morti. E Ryu… Chissà
cosa gli sarebbe successo.
-L’importante
è che ti sei accorto che erano qui.- sentenzia Mezzo e
Mezzo. –Sei ferito?-
–No,
solo qualche botta, niente di grave.- scuote la testa.
Poi squadra Todoroki.-Voglio sapere chi sono questi stronzi e chi li ha mandati.-
Mezzo
e Mezzo annuisce, le braccia incrociate e l’espressione più seria che gli ha
mai visto dipinta in viso. -Cercherò di scoprire qualcosa.-
-No,
Mezzo e Mezzo.- sbotta. –Tu scopri qualcosa, e alla svelta.-
-Tu
scopri chi ha mandato questi stronzi, così io lo posso massacrare.-
-Bakugou, cerca di stare calmo… -
-Sono
entrati in casa mia di notte con l’intento di ucciderci tutti e tre, il loro
sangue non andrà mai più via dal mio tappeto e tu mi dici di stare calmo?-
-Bakugou.-
mormora Mina, attirando la sua attenzione. –Sono d’accordo con te, ma essere
così precipitosi non ci aiuterà. Dobbiamo pensare a cosa è successo a mente fredda.-
La
conversazione viene interrotta dall’arrivo di Recovery
Girl, ma tutti sanno che è soltanto rimandata.
Katsuki comincia a vivere con i nervi a fior di pelle, sempre
allerta, pronto a difendersi come un animale braccato.
17
luglio [One For All: 3%]
-Stai migliorando, Ryu!-
esclama Kirishima, dandogli una pacca sulla schiena. Ryu quasi cade di faccia sul pavimento della palestra.
–Quella serie di destri non era per niente male. Bakugou
ti sta preparando davvero bene.-
-Io faccio del mio meglio… -
sussurra il ragazzino, esausto. Non credeva che sarebbe stato così complicato
ed estenuante prepararsi a gestire l’immenso potere del One For All.
-No, è vero.-Katsuki annuisce, le
braccia incrociate al petto e la schiena appoggiata al muro. –Stai davvero
migliorando. Sto quasi pensando di farti fare un passo avanti.-
–Davvero?- gli occhi di Ryu
luccicano di anticipazione. –E cosa facciamo?-
-Hai
intenzione di fargli provare qualche Smash
più complesso?- ipotizza Kirishima,
scettico.
-Nah, si distruggerebbe le braccia proprio come Deku.-
scuote la testa. –Però adesso che ha raggiunto il tre per cento si potrebbe
iniziare a lavorare al Full Cowl.-
Ryu sembra non capire, proprio come Kirishima. -…il Fullche?-
Katsuki solleva gli occhi al cielo, borbottando se
fosse stato davvero il caso di fargliela pagare così cara per tutto quello che
ha fatto nelle sue vite precedenti e anche in questa. –Pensa a degli interruttori.-
-…okay.-Ryu è molto scettico, ma
sta comunque seguendo il suo ragionamento.
-Ora
pensa di attivarli tutti insieme.-
Dopo qualche
secondo di intenso movimento intellettuale, Ryu si
illumina come una lampadina. –Ho capito!-
-…io no.- mormora invece Kirishima. Katsuki non si stupisce granché.
-Se
accendi un solo interruttore tutta l’energia passa solo di lì, ma se accendi più
interruttori insieme quella stessa quantità di energia viene distribuita
uniformemente per ognuno di essi.- spiega il ragazzo.
–Stessa potenza, ma con probabilità di danni minore.-
Katsuki annuisce. –Deku era
arrivato a questa conclusione durante la sua settimana di tirocinio da Gran Torino.-
Kirishima è basito: indica Ryu,
sollevando gli occhi verso Katsuki. –Il ragazzino è sveglio!-
-Lo so.- ribatte. Poi fa un cenno con la testa. –Ora è meglio se
ti allontani: non ho idea di come possa reagire il suo corpo al Full Cowl. E
al massimo della potenza il One For All potrebbe tranquillamente farti il culo quadro anche
in Unbreakable.-
Kirishima si allontana in fretta, un po’ pallido per la
notizia appena ricevuta, e lo affianca. -…anche in Unbreakable?-
-Può darsi.- occhieggia verso Kirishima.
–Vuoi provare?-
Il rosso
sbianca. –Per questa volta passo… -
-Okay, Ryu.-
esordisce. –Concentrati come hai sempre fatto per provare la percentuale, ma
non convogliarla solo sul braccio. Focalizzala in tutto il corpo. E ricordati
l’uovo nel microonde.-
-Va bene,
ce la posso fare… -mormora, stringendo i pugni e concentrandosi. Katsuki le vede, nonostante la distanza, le piccole
venature rosse che segnano la pelle di Ryu nello
stesso modo in cui segnavano quella di Deku, prima di
esplodere in una miriade di fulmini blu. Kirishima
fischia impressionato.
Katsuki è davvero colpito. –Riesci a muoverti?-
–Non…
Non lo so… - Ryu solleva a fatica la testa, i denti
digrignati e i tendini del collo tirati per lo sforzo. Prova a muovere le
braccia e le gambe, molto lentamente. -È difficile… Restare concentrati… E
muoversi… -
Riesce a
fare qualche passo in avanti, prima di crollare esausto per terra. Katsuki cerca di nascondere la preoccupazione che sta
provando, quando si avvicina e gli chiede come si sente.
–È
davvero, davvero difficile… - Ryu ansima, ma sorride.
–Ma ce la posso fare, Katsuki. Ce la farò entro aprile.-
E Katsuki gli crede. Ghigna, aiutandolo ad alzarsi. –Ci
conto, principessa.-
Kirishima corre verso di Ryu e
lo abbraccia così forte che gli fa male, continuando a ripetere che è stato
fantastico.
Katsuki
incontra Naeko, per la prima volta di persona, proprio
quel pomeriggio assolato e afoso, in cui ha permesso a Ryu
di fare una pausa dall’allenamento visti i recenti miglioramenti per andare in
piscina con degli amici. Non può impedirgli di svagarsi un po’, nonostante la
minaccia della Collezionista - è un ragazzino, ha il diritto di vivere come i
suoi coetanei, e Mina e Faccia Tonda possono dire quello che vogliono.
Naeko
è una ragazzina carina e minuta, con i capelli color rame che circondano un
visino tondo e pallido pieno di efelidi su cui brillano due grandi occhi grigi,
che subito si focalizzano su di lui come due fari indagatori appena Ryu la invita ad accomodarsi mentre lui prende la borsa
dalla sua camera. Katsuki fa finta di ignorarla,
continuando a seguire il notiziario in televisione.
-…c’è un forte sentimento di
inadeguatezza, intorno a lei.- mormora la ragazzina,
in un sussurro appena udibile. –E una sensazione di gelo, come un’ombra che
continua a perseguitarla... Ma anche calore, come se qualcuno stesse vegliando
su di lei.-
Katsuki
piega la testa verso di lei, inarcando un sopracciglio. –Hai detto qualcosa?-
Naeko
diventa un tutt’uno con i suoi capelli e inizia a balbettare. –Chiedo… Chiedo
scusa, è… Il mio Quirk… Io… -
-Naeko ha
un Quirk davvero interessante, Katsuki.- spiega Ryu, e Naeko gli rivolge uno
sguardo adorante e sussurra un grazie. –È… una sorta di empatia, potremmo dire.
Percepisce le emozioni delle persone e degli oggetti che la circondano.-
-Interessante.-
commenta Katsuki, curioso. Gli viene da ridere,
immaginandosi Deku sommergerla di domande e prendere
appunti sul suo Quirk. –Immagino tu abbia percepito
qualcosa, allora.-
Naeko
annuisce, sempre rossissima. –Io… Mi dispiace… Non so ancora controllarlo bene
e… -
-Naeko,
dobbiamo andare.- la interrompe Ryu,
già sulla porta. Naeko balbetta ancora le sue scuse a
fa un inchino, prima di sparire fuori dal suo appartamento in uno svolazzare di
cotone azzurro del suo prendisole.
-…c’è
un forte sentimento di inadeguatezza, intorno a lei. E una sensazione di gelo,
come un’ombra che continua a perseguitarla... Ma anche calore, come se qualcuno
stesse vegliando su di lei.-
Che abbia percepito la minaccia
della Collezionista? Katsuki decide di non pensarci,
riprendendo la lettura degli appunti di Deku.
Ryu
torna a casa dopo l’ora di cena, rosso come un pomodoro maturo e con un
principio di insolazione ma felice come non lo è mai stato da quando Katsuki lo conosce, e quindi va bene così. Lo spedisce a
letto dopo una doccia veloce e una ramanzina nemmeno troppo convinta,
lanciandogli un tubetto di crema per le scottature che Mina aveva comprato
qualche settimana prima.
30
agosto [One For All: 3.5%]
-Bakugou?-
Chi è questo coglione?
-Bakugou.-
Rompipalle.
-Bakugou!-
-Shonoshveglio… - apre un occhio e cerca la sveglia. Le nove del
mattino, cazzo, è praticamente l’alba. –Ma vorrei non esserlo. Dimmi che hai un
buon motivo per svegliarmi, Mina.-
Mina annuisce, prima di indicare la
porta con il pollice. –C’è Todoroki di là. Dice di
avere qualcosa di nuovo.-
Katsuki
si gira sulla schiena e sbadiglia, allungando le braccia. Che palle. –Cinque
minuti e arrivo, tu prepara del caffè.-
Todoroki
lo saluta con un gesto della mano. –Forse avrei dovuto avvisare, ho dato per
scontato che fossi sveglio.-
-Mezzo e Mezzo, fosse per me i
giorni liberi li passerei a dormire.- sbuffa,
lasciandosi cadere sul divano. –Ma a quanto pare la Sfiga Cosmica mi ha preso
in simpatia… Quindi, cosa vuoi?-
-Ti ricordi il Villain
che avete affrontato tu e Ashido un po’ di tempo fa?-
-…intendi la montagna di muscoli o
la brutta copia di Occhio di Falco?-
-La montagna di muscoli.-Todoroki sorseggia il suo caffè. –L’altro giorno Shinsou è tornato dalla Germania e… -
-…chi?-
alla sua domanda, Mina si sbatte una mano in fronte e Mezzo e Mezzo sbuffa
rassegnato. –Che c’è?-
-ShinsouHitoshi.-
esordisce Mina, ma lui scuote la testa. –Alto alto, controfigura di Jack Skeletron ma con troppi capelli, trent’anni e senza una
notte di sonno decente da quando è nato… -
-Oh.-
esclama. –Lo strizzacervelli.-
-Lui.-
Mezzo e Mezzo annuisce. –Dicevo, l’altro giorno è tornato dalla Germania e gli
abbiamo chiesto di usare Brainwashing
sui due Villains. Il cecchino non ha detto una sola
parola, l’altro invece ci è cascato con entrambe le scarpe.-
-Ha detto qualcosa di utile?- l’altro Villain gli aveva
fatto intendere, nemmeno molto sottilmente, che la Collezionista sarebbe
arrivata anche a lui, magari gli altri hanno saputo dare qualche informazione
in più.
-Probabilmente non sapeva molto,
perché tutte le volte che Shinsou gli chiedeva
qualcosa non rispondeva, ma scriveva sempre la stessa frase.-
spiega Todoroki. –Come se fosse l’ordine che gli era
stato impartito.-
Katsuki
annuisce, spronandolo ad andare avanti mentre si porta la tazza di caffè alle
labbra.
-Uccidere Ground Zero.-
La tazza quasi gli scivola dalle
mani, mentre vede con la coda dell’occhio Mina sbiancare e appoggiarsi allo
schienale del divano per non cadere.
-…okay.-
sussurra, posando la tazza sul tavolino. Adesso è davvero sveglio. –Questo è interessante.-
-Non sei nemmeno un po’ preoccupato?- domanda Mina, ancora più pallida.
-Certo che lo sono, Mina.- è fottutamente terrorizzato, è solo molto bravo a non
farlo notare. -Avrei dovuto aspettarmelo, però. Se vuole arrivare a Ryu, la Collezionista deve essere sicura che non ci sia
nessuno a fermarla.-
Prima c‘era la polizia, ora c’è
lui. Era prevedibile, visto anche gli avvenimenti di un mese prima, Katsuki è solo stato così coglione da non pensarci.
-Che cosa facciamo?-
domanda ancora Mina, agitata. –Li dobbiamo allontanare da qui, non è più sicuro
per loro.-
-Ryu si è
ambientato a questo posto ormai, Mina, e ad aprile inizierà a studiare alla UA.-Katsuki cerca di
tranquillizzarla. –E andrà al dormitorio. Devi essere proprio un coglione con
istinti suicidi se vuoi tentare di entrare nei dormitori della UA.-
-E se non dovesse entrare?-
Todoroki
ridacchia. –Kirishima mi ha parlato dei progressi che
sta facendo. Se non lo accettano sono davvero stupidi.-
Katsuki
schiocca le dita. –L’hai detto.-
Mina non è per nulla tranquilla e Katsuki può capirla, davvero, ma non può andarsene.
Se la Collezionista vuole Ryu, dovrà prima vedersela con lui.
20
ottobre [One For All:
3.75%]
-Bakugou,
io sono convinta sia una pessima idea.-
-Nah,
andrà tutto bene.-
-Senza offesa, Bakugou,
davvero, ma forse non è il metodo migliore.-
-…non mi stai incoraggiando, zia ‘Chaco, sai?-Ryu
sta sudando freddo ma si sforza di ridacchiare, fermo in mezzo alla palestra
mentre Katsuki controlla che le mani siano fasciate
nel modo giusto e che le bende non siano troppo strette. –Anzi, mi stai
mettendo ansia.-
Uraraka
si porta una mano alle labbra. –Scusami, tesoro. È che so com’è quel troglodita
quando fa sul serio.-
Katsuki
preferisce ignorarla, lanciando nella sua direzione un cronometro. Uraraka lo afferra al volo. –Avvisami quando passano due minuti.-
-Perché due minuti?-
domanda Ryu, confuso.
-Hai due minuti per provare a
mettermi in difficoltà prima che io inizi a fare sul serio. Due minuti in cui
non ti attaccherò, mi limiterò a stare in difesa e a schivare, prova a farmi male.- gli spiega, scrocchiando le nocche prima di infilare
i guantoni. –Ripasso veloce delle regole di base, principessa.-
-Niente colpi sotto la cintura o
dietro la nuca, niente calci, niente gomitate… - Ryu
sciorina una lunga serie di regole che ha imparato a memoria, ciondolando
svogliatamente sul posto, prima che Katsuki gli
ricordi che non deve decantargli l’intero regolamento.
-Quindi… - mormora Faccia Tonda.
–Due minuti a partire da… ora?-
Ryu
si piega in avanti e attacca a testa bassa, Katsuki
lo evita con fin troppa facilità: Ryu barcolla,
sbilanciato, ma si riprende in fretta e torna alla carica cercando di colpirlo
con un gancio destro. Questa volta Katsuki non lo
schiva, limitandosi a incassare il colpo – sì, è un bel gancio, ma può fare
decisamente di meglio – e indietreggia. Ryu si
galvanizza, continuando a sferrare pugni a grande velocità che lo raggiungono
alle braccia.
-Bakugou.- il richiamo di Uraraka gli ricorda che sono passati due minuti: scioglie
la posizione di difesa – e un pugno gli arriva dritto nelle costole, ma non fa
così tanto male – e carica il sinistro, colpendo Ryu
allo zigomo. Il colpo è così forte che il ragazzino barcolla ancora, in questo
caso per lo stordimento.
-Bakugou!-Uraraka questa volta strilla, ma lui neanche la ascolta:
sfruttando la distrazione di Ryu, carica un altro
gancio, dritto al naso, mandandolo al tappeto. Soffocando un lamento, Ryu cade a terra con un tonfo sordo e lì ci resta, mentre Katsuki si accovaccia per controllare le sue condizioni.
-Era il caso di colpirlo così
forte?!- urla ancora Faccia Tonda, componendo il numero di Recovery
sul cellulare.
-Forse ho esagerato.-
ammette, mentre Ryu riapre gli occhi.
-…Gazughi?- domanda il ragazzo, confuso. –‘uelloscìghe era ‘n bugno… -
–Fai piano, credo di averti rotto
il naso.-
-Credi?!-
-E piantala di strillare, Faccia
Tonda, sembri una cazzo di arpia!-
D.P.P.:
Deliri Post Partum
È uscito da poco il trailer finale della s3 di
StrangerThings ed è
uscita anche la seconda stagione di Dark.
La Maki si chiede come farà a sopravvivere, adesso che ha anche ricominciato a
lavorare e fa così caldo che le sembra di sciogliersi come il burro dimenticato
dieci secondi fuori dal frigorifero, ma non si è dimenticata di voi e di questa
storia.
Ho finito questo capitolo due ore fa, sul
pullman mentre tornavo a casa con un caldo asfissiante e la voglia di vivere di
un bradipo in letargo.
Capitolo 13 *** Il gelo fin nelle ossa [o della disillusione] ***
Hopelesswanderers
Il gelo fin nelle ossa
[o della disillusione]
-Ormai
non ho più niente da insegnarvi.- mormora AllMight, accasciandosi sulla
sedia dietro la cattedra, l’ultimo giorno del loro ultimo anno alla UA. –Siete
cresciuti così tanto, ragazzi miei… Sono così fiero di voi, degli Eroi che
siete diventati.-
La
classe rimane in silenzio, sospesa come in una bolla di aspettativa e
trepidazione – qualcuno si commuove, altri sorridono, altri ancora ringraziano per i complimenti dell’ex Simbolo di Pace.
-Non
ho più niente da insegnarvi, ma posso sempre darvi un ultimo consiglio.-
sentenzia ancora, facendo vagare lo sguardo sui suoi studenti. –Non
dimenticatevi mai cosa vuol dire essere un Eroe. Essere Eroi non vuol dire
soltanto salvare più vite possibili, non vuol dire fermare il maggior numero di
criminali possibile. Essere Eroi vuol dire essere umani. Non siate Eroi che
vogliono battere qualcuno, siate Eroi che sappiano fare la cosa giusta, che
sappiano cosa vuol dire avere pietà. E soprattutto, che sappiano essere gentili.-
Il
silenzio ora è rotto da singhiozzi e parole sussurrate a mezza voce, così piano
che sembrano a malapena udibili, mentre AllMight continua a parlare.
-Siate
Eroi anche quando non ci sarà più alcuna speranza, quando nessuno potrà
testimoniare quello che avete fatto e senza chiedere nulla in cambio. Questo…
Questo farà di voi dei veri Eroi.-AllMight sorride, prima di alzarsi lentamente e con
fatica. Poi spalanca le braccia. –E ora venite qui, tutti quanti. Date un
abbraccio a questo vecchio sentimentale.-
Tutta
la classe lo stringe in un immenso abbraccio commosso, ringraziandolo per tutto
quello che l’Eroe ha fatto per loro.
Katsuki osserva Deku, rimasto in
disparte proprio come lui: nei suoi occhi vede la stessa consapevolezza che sa
esserci nei propri, perché anche lui ha capito.
Questo
è il modo che AllMight ha
pensato per salutarli prima di andarsene, dopo una vita passata a salvare gli
altri.
Senza
speranza, senza testimoni, senza ricompensa alcuna.
10
febbraio [One For All: 5%]
-Bakugou…
-
Katsuki
sbuffa. Non la sopporta più. -Speri ancora di farmi cambiare idea, Mina?-
Mina gli posa davanti una tazza di
caffè e lo osserva con insistenza. –Dammi un buon motivo per smetterla di
preoccuparmi, allora.-
Katsuki
ci pensa un paio di secondi. –La UA è un posto sicuro?-
Mina gli punta l’indice contro. –Ti
voglio ricordare che è stato proprio durante il campeggio estivo della UA che
la Lega dei Villains ti ha rapito.-
-Perché io sono un coglione e ho
fatto esattamente il contrario di quello che avrei dovuto fare.-
sospira, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. –Senti, ho capito che vuoi
proteggere Ryu, ma è indispensabile che vada alla UA.
Non solo perché è il posto più sicuro che mi è venuto in mente, ma anche perché
Ryu ha bisogno di imparare a controllare il One For All. Ci
sono cose che nemmeno io posso spiegargli, Mina.-
Ma lei è irremovibile. –Ma Bakugou… -
-Deku non
mi ha affidato soltanto un ragazzino inesperto con un Quirkpotente.– la interrompe. –Mi ha affidato qualcosa di
molto più grande, più grande di me e di te. Qualcosa che se dovesse finire
nelle mani sbagliate sarebbe l’equivalente di una bomba all’idrogeno.-
-E non è un buon motivo per allontanarlo?-
-Hai ragione, Mina.-Katsuki annuisce. -Non posso permettere alla
Collezionista di metterci le mani sopra, ma non posso nemmeno scappare in
eterno. Lo sai anche tu che sarebbe impossibile.-
Mina è costretta ad annuire,
abbattuta. Restano in silenzio per quelle che paiono ore, prima che Katsuki aggiunga qualcosa.
-Posso solo dirti, se può
tranquillizzarti un po’… - sentenzia, incrociando gli occhi neri di Mina. -….che se vorrà Ryu, quella
puttana dovrà prima passare sul mio cadavere.-
I progressi di Ryu
nell’ultimo periodo sono davvero stupefacenti, Katsuki
può chiaramente confermare che il ragazzino si sta impegnando al massimo per
mantenere fede alla sua promessa: ora riesce a muoversi tranquillamente con il Full Cowl
attivo per quasi un’ora, se continua di questo passo arriverà ad aprile con la
stessa padronanza del One For All che
aveva Deku a metà del primo anno.
-È davvero bravo.-
mormora Faccia Tonda, osservandolo evitare le palline da tennis su cui ha
attivato Zero Gravity.
–Si sta impegnando.-
ribatte lui, senza perdere di vista un solo movimento di Ryu:
deve aver osservato per molto tempo i movimenti di Deku,
perché gli somiglia in maniera spaventosa – gli viene da sbuffare, perché Ryu sta facendo esattamente quello che aveva fatto il nerd.
Sta imitando chi ha avuto il One For All prima di lui.
-Così non va bene.-
sbuffa, prima di rivolgersi a Uraraka. –Lascia andare
le palline.-
La ragazza non capisce, ma dopo
qualche secondo di tentennamento rilascia il suo Quirk:
senza Zero Gravity,
le palline da tennis iniziano a cadere a terra e a rimbalzare senza un minimo
di logica, e Ryu si mostra subito in evidente
difficoltà. Una lo colpisce dritto in fronte, così forte da farlo barcollare e
perdere l’equilibrio.
-Caspita, questa non me l’aspettavo!- esclama, ridendo. –Mi sono fatto fregare come
uno stupido… -
-Ti sei fatto fregare perché vuoi
imitare Deku.- ribatte invece Katsuki. Adesso
anche Faccia Tonda sembra aver capito. –Smettila di pensare al One For All come
qualcosa che funziona solo se usato in quel modo. Pensa a uno stile tuo,
qualcosa che si adatti a te.-
Ryu
rimane in silenzio, pensieroso, così Katsuki decide
che per oggi può bastare: ha ancora tempo per pensare a qualcosa.
-Si sta davvero impegnando molto.- mormora Uraraka, mentre
indossa di nuovo le scarpe quando Katsuki la
accompagna alla porta. –Izuku sarebbe fiero di lui. E
sarebbe anche fiero di te, Bakugou.-
Katsuki
scuote la testa. –Non lo so, forse invece sto sbagliando tutto e se potesse Deku mi prenderebbe a calci nelle palle.-
-Penso proprio di no.-Uraraka ridacchia, poi si
intristisce. –L’ho letta, sai? La sua lettera. L’altra sera… Ho impiegato più
di un anno per trovare il coraggio di farlo.-
Katsuki
si irrigidisce. Ah. –E… -
-…e c’era anche questo, dentro.-Uraraka solleva la mano
sinistra, mostrando un anello: un semplicissimo cerchio d’oro bianco con un
piccolo diamante incastonato. –Nella lettera diceva che se fosse tornato da
Yokohama mi avrebbe chiesto di sposarlo.-
…cazzo, ora è lui che vorrebbe
prendere Deku a calci nelle palle. Prende un profondo
respiro e si appoggia allo stipite. –Come stai?-
–Mi sono sfogata su un sacco da
boxe, l’ho quasi rotto… - Uraraka ridacchia,
sfregando le nocche della mano destra con le dita della sinistra. –Sto… vorrei
dirti bene, ma mentirei a me stessa. Ho iniziato ad accettare che ormai lui non
tornerà e che dovrò farmene una ragione e andare avanti, come dice nella
lettera. È difficile, ma prima o poi passerà. Smetterò di aspettare tutte le
sere la sua chiamata e i messaggi del buongiorno al mattino… Chissà, magari un
giorno riuscirò ad aprire il mio armadio senza scoppiare a piangere appena vedo
i vestiti che ha lasciato da me.... -
Katsuki
può solo annuire.
-Tu? Tu come stai?-
chiede allora Faccia Tonda. –Non te l’ho mai davvero chiesto.-
Katsuki
tira avanti, esattamente come lei, perché il mondo non deciderà di fermarsi per
la morte di Deku - il mondo non si ferma per nessuno,
nemmeno per Deku o per AllMight, e ti costringe a guardare in faccia una vita un po’
più grigia ma che dovrai comunque vivere. Faccia Tonda ha ragione: prima o poi
smetterà di guardare indietro nella speranza di vederlo ancora lì, a guardargli
le spalle. E magari un giorno riuscirà a guardare in faccia Ryu
senza rivedere Deku in lui.
-Sopravvivo.-
risponde con una scrollata di spalle. –Ryu ha la
priorità in questo momento.-
Probabilmente lei si aspettava una
risposta simile.
-Non ci posso credere che avesse
organizzato tutto… Tutto questo.- continua, allargando
le braccia.
Katsuki
solleva le spalle. –Sapeva che sarebbe morto, ha soltanto agito in modo che noi
sapessimo cosa fare.-
Rimane comunque un buon motivo per
desiderare di prenderlo calci nelle palle.
–Potrebbe succedere anche a lui?-
Katsuki
aggrotta le sopracciglia. –Cosa?-
-Quello che è successo a Izuku. Il One For All che impazzisce.-
Non è propriamente impazzito, ma
questo Uraraka non lo sa. -…non lo so.-
-…quindi,
ricapitolando.- mormora, cercando di riordinare le
idee. –Non solo hai ereditato il One For All da AllMight,
ma hai anche ereditato i Quirk di sei degli otto
possessori prima di te?-
Deku si agita, torturandosi le mani. –Teoricamente sono
sette possessori, se escludiamo il primo… -
-Deku, non è questo il punto.-
-Sì,
giusto. Allora, mh… - prende un profondo respiro. –In
sostanza, con il passaggio a un nuovo possessore, non viene trasmesso solo il One For All ma anche il Quirk dei precedenti possessori. O almeno così ha detto
quell’uomo pelato… -
Katsuki non capisce. –Credevo che il One
For All si trasferisse solo ai Quirkless.-
-Non
è propriamente così, giovane Bakugou.- sussurra AllMight, rimasto in silenzio fino ad adesso. –Si può
trasferire a chiunque, l’importante è che ne sia degno.-
Katsuki annuisce, poi osserva Deku.
–Cosa hai intenzione di fare, adesso?-
-Onestamente
non lo so… - Deku sospira. –Cercherò di capire quali
sono gli altri cinque Quirk e che cosa li scatena,
poi proverò a controllarli. Per tenerli a bada.-
Katsuki inarca un sopracciglio. Anche AllMight sembra non capire. -…cosa li scatena?-
-Quel
Quirk si è manifestato perché… Perché ero arrabbiato
per quello che aveva detto Monoma.-
Katsuki continua a non capire. –E cosa ha detto quello
stronzo da farti incazzare così?-
Insomma,
Monoma merita una stretta di mano per essere riuscito
a fare incazzare uno buono dentro come Deku, ma deve
esserci andato giù veramente pesante.
Deku solleva le spalle, come per dirgli di lasciar
perdere, e Katsuki decide che forse è meglio così.
12
marzo [One For All: 5%]
Manca poco al test d’ingresso alla
UA e Ryu sta continuando a migliorare. Katsuki è davvero fiero di quel ragazzino, si è impegnato
al massimo e sa che non fallirà.
-Avanti, Ryu!- esclama Kirishima. –Fatti sotto!-
-…sei sicuro che non succederà nulla?- domanda Mezzo e Mezzo, appoggiato al muro accanto a
lui. Katsuki si limita a sollevare le spalle.
-Beh, anche tu hai provato a
stendere Kirishima in Unbreakable. Non sarà così facile
buttarlo giù.- sussurra. -…credo.-
Il Full Cowl sprigiona tutta la sua potenza,
mentre Ryu continua a sussurrare che “l’uovo non deve esplodere.” e si
scaglia contro Kirishima come un proiettile. È così
veloce che Katsuki e Todoroki
hanno fatto fatica a vederlo: c’è solo un buco nel muro alle spalle di Red Riot, da cui provengono dei lamenti soffocati.
-…porca troia.-
-Kirishima…?- lo chiama Tordoroki. –Kirishima, tutto bene?-
-Sto… Sto bene… - Eijirou solleva un pollice. -Bakugou
aveva ragione. Anche in Unbreakable
ha fatto un male cane, ahia.-
Ryu
si preoccupa immediatamente. –Mi dispiace, io non volevo… -
-Tranquillo, Ryu.
Sto bene.- lo rassicura Kirishima.
–Sto alla gran… Okay, forse no… -
-Dobbiamo chiamare Recovery?-
domanda ancora Todoroki.
-Eh, sarebbe un pensiero gentile… -
Ryu
continua a scusarsi e a ripetere che non voleva fargli del male, mentre lo
aiuta a tirarsi in piedi.
-Porca troia.-
ripete Katsuki, dopo qualche secondo.
Mezzo e Mezzo si volta leggermente
verso di lui. -Non avrei saputo esprimermi meglio.-
20
marzo [One For All: 5%]
Ryu
torna a casa trascinando i piedi e con un’espressione rassegnata in viso,
mormorando un “Ciao.” appena
biascicato prima di sedersi sulla sua sedia al tavolo della cucina. Katsuki e Mina si scambiano uno sguardo confuso, tornando
poi a osservare il ragazzino.
-Com’è andato il test, tesoro?- domanda dolcemente Mina, cercando di intuire cosa
possa essere successo.
Ryu
solleva le spalle. –Bene, credo… Ma Naeko… -
Mina occhieggia verso Katsuki, che sospira: sospettava che non ce l’avrebbe fatta,
il test fisico è sempre stato svantaggioso per Quirk
come quello della compagna di classe di Ryu. –Ha
fatto richiesta anche per la classe ordinaria?-
-Credo di sì.-
risponde Ryu, senza capire. –Perché?-
-Forse non riuscirà a entrare nella
sezione Eroi, ma potrà comunque provarci.-Katsuki scrolla le spalle. –Se durante il Festival Sportivo
riuscirà a dimostrare che in fondo vale qualcosa, potrebbero anche spostarla
dalla classe ordinaria.-
Ryu
si illumina come un sole. –Davvero?-
Mina annuisce. –Non sarebbe la
prima volta che capita. È andata così anche a Shinsou…
-
-Quindi… Anche Naeko
potrebbe diventare un’Eroina?-
Katsuki
incrocia le braccia. –Beh, solo perché il suo Quirk
non si basa sulla forza bruta non significa che non possa diventarlo.
L’hai detto tu, no? Ogni Eroe è fondamentale a modo suo.-
Ryu
sorride ancora. –Lo diceva anche Deku.-
30
marzo [One For All: 5%]
-Insegnare?!-
-Tu?!-
-…precetti di Eroismo?-
-Seriamente?-
-Ragazzi, insomma… -
Katsuki
deve stare calmo. Deve prendere dei profondi respiri, contare da zero a mille e
poi da mille a zero, ed espirare. Deve stare calmo per non commettere un pluriomicidio – sente i palmi delle mani sudare e iniziare
a fumare, ma si sforza di pensare che l’omicidio non è una soluzione.
-Ma potrebbe anche non essere poi
così male… - Ryu ci prova a prendere le sue difese,
pace al suo animo innocente, ma Kaminari e Mina scoppiano
a ridere ancora più forte – Jirou stende il
Parafulmini con uno spinotto dritto nella cervicale mentre Sero
cerca di calmare Mina ed evitare che si soffochi con la sua stessa saliva.
…forse, tutto sommato, l’omicidio
potrebbe anche essere una soluzione. Ma Katsuki si
impone comunque di stare calmo, anche perché dovrebbe trovare un modo per
mandare al tappeto Kirishima prima che questi possa
intervenire per fermarlo.
-Tanto non credo accetterò.-
sbuffa. Ryu sembra deluso.
-Perché?-
-Perché hanno ragione, Ryu.-
ribatte annoiato. Al ragazzino sembra non andare bene quella risposta, perché
sta per ribattere qualcosa, ma viene interrotto dal citofono – e tutti, Katsuki compreso, osservano il ragazzino in silenzio.
Ryu
non può fare altro che sbuffare ed alzarsi controvoglia. –Va bene, vado io.
Siete proprio degli sfaticati… -
-Noi lavoriamo, signorino.-
ribatte Kaminari, ancora dolorante. Jirou lo colpisce di nuovo per farlo stare zitto.
Sero
annuisce. –Questo mi ricorda che il mio turno di pattuglia inizia a bre… - ma viene interrotto da uno strillo entusiasta e Ryu che corre in soggiorno come se fosse inseguito. Nel
pugno stringe una lettera.
-Katsuki!-
-Eh.-
Ryu
gli mostra la lettera. –Katsuki è arrivata!-
-E aprila, no?-
lo incita con un gesto svogliato del capo.
-Sì, sì… Ora la apro… - Ryu sta per strappare la busta, quando si blocca. –E se poi
non mi hanno preso? No, no, non ce la faccio!-
-Per l’amor di… - sbotta Jirou.
Sero
lo minaccia, puntandogli contro l’indice. –Ryu, apri
quella lettera o stai pur certo che qualcuno qui ti spedisce in Antartide a calci.-
Kaminari
e Kirishima annuiscono convinti, Katsuki
si limita a incrociare le braccia.
Ryu
invece non si muove. -…perché l’Antartide?-
-Aprila!- strillano i sei Eroi in
coro.
-Va bene!-
urla invece il ragazzino, strappando la busta e iniziando a far scorrere gli
occhi sulle righe del foglio.
-…ho più ansia in questo momento di
quando è arrivata la lettera a me.- sussurra Kirishima, e Katsuki può
comprendere quella sensazione.
–Mi hanno preso.-Ryu sorride raggiante, quando solleva la testa. –Mi
hanno preso!-
Kaminari,
Kirishima e Sero balzano in
piedi ed esultano come un cazzo di coro allo stadio durante la finale dei
Mondiali, mentre Jirou borbotta che in fondo era
scontato che lo accettassero e Mina lo abbraccia forte e piange di gioia. Ryu continua a sorridere, felice e sereno.
Katsuki
si limita a rilassarsi e a sospirare.
“Hai
visto, Deku? Ce l’ha fatta.”
Il suo lavoro finisce lì, ora ci
penserà qualcun altro a Ryu.
13
aprile [One For All: 5%]
Ryu
si trasferisce al dormitorio della UA qualche giorno prima di iniziare la sua
vita da liceale, mettendo le sue poche cose in un paio di valigie e qualche
scatolone e salutando Katsuki non la promessa di
chiamarlo appena avrà finito di sistemarsi.
E Ryu lo
chiama davvero, anzi: gli manda un fottuto video in cui, tutto esaltato,
continua a ripetere come mai non gli abbia parlato di quanto fossero fighi i
dormitori e le palestre e la UA in generale.
-No, davvero, Katsuki.- sentenzia, quando
finalmente lo chiama. –Perché non me l’hai detto? Sembravo un bambino a DisneyWorld.-
-Ti esalti veramente con poco, principessa.- ridacchia. –Sono soltanto dormitori, nulla di speciale.-
-Nulla di speciale?-
ripete il ragazzino. –Katsuki, sono immensi!-
-E non hai ancora visto le aree di
allenamento e la USJ.-
-Katsuki!-Ryu si lamenta ancora e a Katsuki
viene da ridere: gli ricorda troppo Kaminari i primi
giorni al dormitorio, passava delle ore a registrare qualsiasi cosa senza
motivo – avevano scoperto soltanto dopo quasi un anno che quei video erano per
i suoi genitori, che con il loro lavoro erano sempre lontani dal Giappone.
-E
qui abbiamo un esemplare selvatico di Bakugou intento
a preparare il suo curry piccante immangiabile!-
esclama il Parafulmini, puntandogli la telecamera dritta in faccia. Katsuki la scosta con un gesto scocciato del braccio.
-Vaffanculo,
Kaminari.-
-E
andiamo, Bakugou! Non essere sempre così rigido, se
continui così ti verranno le rughe sulla fronte prima dei trent’anni.-
borbotta Kaminari, continuando a ronzargli intorno
mentre prepara la cena.
-Probabilmente
anche prima dei venticinque.- ridacchia Deku.
Katsuki lo minaccia con un mestolo. -Senti, stronzo, ce n’è
anche per te se proprio vuoi.-
-Kacchan, ormai non ti crede più nessuno.-
-Ho paura, Katsuki.-
Katsuki
inarca un sopracciglio. –Paura di cosa?-
-Paura di non essere all’altezza.- risponde il ragazzo. –Paura di sbagliare
qualcosa, di deludere Deku. Di deludere te.-
–È normale avere paura, Ryu. Tutti hanno paura qualcosa, c’è chi è più bravo a
nasconderlo rispetto ad altri.-Katsuki
raddrizza la schiena, appoggiandosi con i gomiti al tavolo. –È ciò che ti rende
umano, quando smetterai di avere paura vorrà dire che non lo sarai più.-
Ryu
sospira. –Ho capito.-
-Alla UA imparerai ad affrontare le
tue paure.- aggiunge. –Ora fila dormire. Sarà un
massacro fin dall’inizio, vedi di darti da fare.-
-Signorsì, signore!-
esclama Ryu. –Farò del mio meglio, signore! Non la
deluderò, signore!-
Katsuki
riesce quasi a vederlo, mentre scatta sull’attenti imitando il saluto militare,
e sbuffa una risata.
-E comunque si sbagliano, Katsuki.-
mormora ancora. –Saresti un ottimo insegnante.-
–Non avrei abbastanza pazienza per
stare dietro a una banda di stronzetti insolenti.-Katsuki sbuffa, scuotendo la testa. Ancora adesso, a
distanza di anni, si chiede come facesse Aizawa a
sopportarli.
Ryu
ridacchia. –Forse è vero, ma questo non toglie che saresti comunque migliore di
molti professori.-
20
giugno [One For All: 5%]
Daisuke
lo chiama poco dopo la fine del suo turno di pattuglia, avvisandolo che nel
primo pomeriggio lo avrebbe contattato una persona che è a conoscenza di
informazioni importanti sulla Collezionista.
-Perché non puoi dirmi tu cosa sa
questo tizio?- gli chiede, caricandosi il borsone in
spalla.
Daisuke
sbuffa. –Gliel’ho detto ma è stato insistente, signore. Vuole parlare con te di
persona.-
Katsuki
sospira, improvvisamente stanco, poi ringrazia il barista e riattacca. In
fondo, quelle informazioni gli servono se vuole fermare quella pazza prima che
arrivi a Ryu.
Sussulta per lo spavento quando sente
la notifica di un messaggio in arrivo. È l’informatore? Pare proprio di sì,
perché è un numero protetto – a volte Katsuki
vorrebbe chiedere a Daisuke quali sono i suoi
agganci, ma onestamente preferisce restarne all’oscuro.
XXX XXXXXXX
>Spero
che tu sia libero, adesso. È veramente importante.02:30 PM
<
Dove e quando? 02:30
PM
>Ha condiviso la sua posizione.02:31 PM
>Tra
mezz’ora va bene? 02:31
PM
…ora che ci pensa, da quando si è
svolto il funerale Katsuki non ha più messo piede nel
cimitero. Proprio come quel giorno, appena varca il cancello d’ingresso sente
il petto schiacciato da un macigno e l’aria abbandonare improvvisamente i
polmoni, mentre sente in bocca il gusto amaro e orrendo della bile – Katsuki riconosce questi sintomi, la sua terapista ha
passato ore e ore di sedute per fargli riconoscere i suoi traumi e superarli.
Ricorda ancora la sensazione di gelo e di terrore e lei che con delicatezza gli
posava le mani sulle spalle per tranquillizzarlo, ripetendo che non c’era
niente di cui avere paura. Aveva impiegato degli anni, ma alla fine era
riuscito a superare almeno in parte la paura. Ed era anche riuscito a scendere
a patti con sé stesso, capendo tutti gli sbagli che ha commesso.
Deve avere ancora il suo numero, da
qualche parte. Potrebbe fargli bene una chiacchierata con lei, dopo tanto
tempo…
Katsuki
si ferma a qualche passo dalla lapide, le mani affondate nelle tasche dei
jeans. Questa volta non piove, ma gli sembra non sentire la differenza.
-…ciao, nerd.-
mormora, facendo scorrere gli occhi lungo le lettere incise sulla lapide.
MIDORIYA
IZUKU
“DEKU”
15/07/20XX
– 02/11/20YY
Figlio,
Amico, Eroe
C’è una piccola piantina e un mazzo di fiori bianchi,
ai piedi della lapide, e poco distante un pupazzetto verde con la sua orribile
maschera e le orecchie da coniglio – “Non
sono orecchie da coniglio, Kacchan! Quante volte devo
dirtelo?”
-Sono orecchie da coniglio, nerd.-
sbuffa. –Non riuscirai a farmi cambiare idea.-
Una risata alle sue spalle e Katsuki si irrigidisce immediatamente, pronto a difendersi,
mentre un uomo di mezz’età lo affianca con passi lenti e studiati – ha capito
che non si fida di lui, per questo non vuole sembrare minaccioso. Gli offre una
sigaretta, ma Katsuki la rifiuta. Il cellulare,
dimenticato silenzioso sin dalla mattina, vibra nella tasca dei pantaloni.
Decide di ignorarlo.
-Spero perdonerai la scelta di questo posto, ma ho
colto così l’occasione per passare a salutarlo.-
spiega l’uomo, togliendosi il cappello e chinando la testa in un cenno di
saluto.
-Lo conosceva?- domanda Katsuki, sollevando un sopracciglio, studiando il suo
profilo.
-Oh, sì.- annuisce questi.
–Abbiamo avuto il piacere di incontrarci qualche volta… L’ho aiutato a
incastrare dei trafficanti di droga, i soldi falsi li ho disegnati io. Dieci
milioni di yen1 in banconote da cinquemila, disegnati uno per uno con
queste mani.-
Solo allora, grazie al dettaglio delle banconote, Katsuki riconosce in quell’uomo il falsario di cui Deku non aveva mai voluto parlare quando quella banda era
stata fermata. Non ha mai voluto dirgli come avesse fatto a trovare delle
banconote false così ben fatte… E Katsuki ha sempre
creduto di essere lui, quello con gli agganci poco raccomandabili.
-Ho incontrato la donna che cerchi, ragazzo.-
sentenzia l’uomo, espirando il fumo. –La Collezionista, giusto? Così si fa chiamare?-
Katsuki
annuisce, permettendo al falsario di proseguire: l’aveva incontrata quasi sei
mesi prima, ma non aveva pensato potesse essere la Villain
internazionale di cui gli agenti parlano in sussurri e mormorii.
-Poi, per caso è passata dalla mia
bottega. Ha comprato una copia dei Girasoli
di Van Gogh e Impressione. Levare del
sole di Monet.- sussurra l’uomo. –La signora ha
stile, devo ammetterlo. È sempre elegantissima. Ho capito che era lei solo
quando le ho consegnato le tele: uno dei suoi uomini l’ha chiamata la Collezionista.-
-Me la descriverebbe?-
il cellulare vibra ancora, ma ancora una volta Katsuki
lo ignora.
-Guarda, a primo acchito non
penseresti che sia in grado di fare del male a una mosca.-
risponde il falsario. –È una donna normalissima, sulla quarantina… Capelli
scuri, occhi chiari, piuttosto alta… Si sente molto l’accento straniero… Direi
dell’Est Europa, ma non saprei dirti di più.-
Katsuki
annuisce. –Qualche segno particolare?-
L’uomo scuote la testa. –Nulla di
rilevante. Te l’ho detto, è una donna normalissima.-
Gli viene da sbuffare: queste
informazioni sono davvero utili, ma non lo aiutano a rintracciarla prima che
possa arrivare a Ryu.
-Mi dispiace di non potervi aiutare
più di così.- sussurra l’uomo, spegnando la sigaretta
contro la suola della scarpa e poi riponendo il mozzicone in un portamozziconi. –Ma è tutto quello che so su di lei.-
Katsuki
schiocca la lingua contro il palato, stufo di sentire il telefono vibrare
ancora: ringrazia il falsario con un cenno del capo e si allontana in fretta
per rispondere alla chiamata di Sero. L’uomo lo ferma
poco prima che possa rispondere.
-C’è un aereo privato,
all’aeroporto di Narita.- aggiunge. –Mi ha fatto caricare lì i quadri.-
-E allora?-Katsuki non capisce, Sero
continua a insistere.
-Ha anche detto che non ha
intenzione di partire più tardi di stasera.-
Il sangue si gela nelle vene,
quando sente quelle parole. Se non vuole ripartire più tardi di stasera,
allora…!
-Dimmi che non è quello che credo, Sero.-
balbetta, correndo fuori dal cimitero come un fulmine. –Dimmi che mi sto allarmando
per niente.-
Il silenzio dall’altro capo della
linea non fa che confermare i suoi dubbi: sente solo un pianto e delle urla
disperate che sembrano quelle di una ragazzina, poi Sero
che prende un profondo respiro.
Capitolo 14 *** Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa alcuna. [o di un uomo buono che andò in guerra] ***
Questa storia Questo capitolo partecipa al
Writober2019 con la lista di prompt di Fanwriter.it
Parole: 5123
Prompt/Traccia: Flashback
Brevi Deliri PrePartum: PORCA LOCA MA È LUNGHISSIMO. COME È STATO POSSIBILE.
Okay, uhm, ci sono. Questo è uno dei capitoli
più lunghi che io abbia mai scritto, ma tutte le spiegazioni e i perché e i per
come siamo arrivati alla situazione dei primi capitoli doveva essere spiegata
tutta insieme altrimenti si perdeva il pathos Maki sei letto vai a stanca.
Come sempre grazie a tutti voi che continuate
a seguirmi! Ci rivediamo nelle recensioni o alla prossima!
Hopelesswanderers
Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa
alcuna.
[o di un uomo buono che
andò in guerra]
Gennaio
È iniziato tutto con una semplice,
banalissima sensazione di essere osservato.
Non è così strano, gli ripetono
spesso alcuni colleghi, in fondo è famoso – Izuku
risponde sempre che è un Eroe, non un divo di Hollywood, ma sembra non vedano
la differenza.
Anche quella domenica sera si sente
osservato, sente degli occhi sconosciuti fissi sulla schiena mentre si sforza
di non farlo notare a Ochaco che continua a trascinarlo
per le strade fino al cinema; non lascia andare la sua mano nemmeno un istante,
vuole essere sicuro che chiunque ce l’abbia con lui non cerchi di fare del male
a lei.
-Izuku?-Ochaco
lo chiama, il tono preoccupato, mentre cerca i suoi occhi. –Va tutto bene? Sei
stanco? Scusami, ti ho costretto a uscire subito dopo il turno… -
Ma Izuku
le sorride e le bacia la fronte. –Tranquilla, ‘Chaco,
non sono stanco. Andiamo, dai, prima che inizi il film.-
Ochaco
sorride raggiante e lo trascina verso la sala felice come una bambina,
rischiando di farlo inciampare negli scalini.
“Piantala,
Midoriya. Stai diventando paranoico.”
I giorni liberi, qualsiasi altro
Eroe potrebbe confermare, sono sempre troppo pochi e troppo lontani tra loro. Izuku un po’ li odia, perché nonostante tutto l’impegno e
tutta la buona volontà di cui dispone non riesce a stare fermo: accompagna sua
madre dal medico o a fare la spesa, aiuta i vicini del piano di sotto a
sistemare il loro negozio, si arrampica su un albero per recuperare il gatto di
un bambino… Nonostante sia esausto, Izuku non riesce
proprio a stare fermo. Si chiede come faccia Kacchan
a dormire per un giorno intero.
Ma anche in quei giorni, in cui non
capita nulla di anormale e Izuku può anche fingere di
non essere l’Eroe Deku, quella sensazione di essere
osservato non lo abbandona.
Febbraio
Quello che si staglia davanti ai
suoi occhi è paragonabile soltanto a uno scenario apocalittico: niente, di quel
paese a qualche manciata di chilometri da Yokohama, è riuscito a resistere
all’onda d’urto distruttiva creata dal Quirk di quel Villain. Izuku sente forte
l’odore acre di gas che si mischia a quello del fumo e crea un mix
terrificante, che gli fa rivoltare lo stomaco e salire la bile su per la gola.
E nonostante ci provi con tutto sé
stesso, non riesce a distogliere lo sguardo.
Si riscuote quando sente un pianto
– flebile, debole, appena udibile – e senza nemmeno pensarci inizia a seguirlo:
è un ragazzino, rimasto intrappolato sotto i pezzi di cemento di quello che
crede sia un muro che però non lo hanno schiacciato.
-Ehy… -
mormora, cercando di attirare la sua attenzione. Un paio di occhi scuri, rossi
e gonfi di lacrime, si alzano di scatto verso di lui. –Ehy,
ciao. Come ti chiami?-
-Ryu… -
singhiozza il ragazzino.
-Ryu.- sorride -Va tutto
bene, okay? Ti tiro fuori di lì.-
Con un po’ di fatica, anche per le
condizioni del ragazzo intrappolato, Izuku riesce a
sollevare i blocchi di cemento e a liberarlo. Ryu si
lascia prendere in braccio come un bambino, singhiozzando di avere male alle
gambe.
-Nell’insieme sta bene, non è grave.- lo rassicura una dottoressa, pulendosi gli occhiali
con un angolo della maglia. –Le gambe sono quelle che hanno riportato più
danni, sicuramente, ma con il gesso e un po’ di riposo non avrà problemi.-
-Meno male… - Izuku
sospira di sollievo. –Cosa ne sarà di lui, una volta che lo dimetterete?-
La donna si scurisce in volto. –Non
so nemmeno io come risponderti, Deku. È un ragazzino
che viveva nell’orfanotrofio di quella città… Credo lo affideranno ai servizi
sociali, magari lo porteranno in un’altra struttura.-
No, non può permetterlo. Non di
nuovo.
-È
ancora chiuso lì dentro?- domanda Todoroki.
-Uraraka ha cercato di farsi aprire, ma non ascolta nessuno.- sbuffa Iida. –Comincio
davvero a preoccuparmi.-
Izuku resta rannicchiato sul suo letto, chiuso nella sua
stanza, nel pugno stringe ancora quel nastrino verde.
-Levatevi
dal cazzo.-
-Bakugou… !-
-Ho
detto di levarvi dal cazzo! Mi avete rotto le palle già abbastanza!-
sbraita Kacchan, tirando poi un calcio alla porta.
–Sturati le orecchie e ascoltami bene, nerd, perché lo dirò una volta sola.
Capisco che sia difficile da accettare ma non puoi cambiare quello che è
successo, stare lì dentro a piangerti addosso come una checca isterica non la
riporterà qui.-
Izuku non ci vede più dalla rabbia: con un balzo scatta in
piedi e spalanca la porta, scagliandosi contro Kacchan
con tutta la forza del One For All.
Kacchan lo evita con una facilità disarmante.
-Come
puoi dire una cosa simile, Kacchan!?- urla, caricando
un destro verso il viso del biondo. –È morta! Ed è stata colpa mia!-
-E
allora reagisci!- bercia in risposta questi. –Sei un
Eroe, cazzo, fai quello che ti hanno insegnato a fare!-
-Ed eccoci qui.-
sospira, tenendo la porta di casa aperta per permettere a Ryu
di entrare tranquillamente nonostante le stampelle. –Ti ho preparato la tua
stanza, vuoi vederla?-
-Quanto resterò con te?- sussurra il ragazzino, quasi spaventato.
-Tutto il tempo che vorrai, Ryu. Non ti manderò via.-Izuku gli sorride. –Dai, poso la tua valigia in camera tua
e poi prepariamo la cena. Hai voglia di qualcosa in particolare?-
Aprile
- giugno
La sensazione di essere osservato
non lo abbandona nemmeno quando parte in missione lontano da casa. Sente quegli
occhi sempre addosso, anche se non riesce a individuare di chi siano e cosa
voglia questa persona da lui.
Alla fine ce la fa, a capire chi lo
sta seguendo da ormai mesi: è un uomo smilzo e altissimo, che appena si accorge
di essere stato scoperto inizia a correre più veloce che può – ma Izuku lo raggiunge in un attimo, senza neanche usare il One For All. Non
vuole fargli del male, non ne sarebbe capace, desidera solo capire cosa vuole
da lui.
-Io… Mi… Mi dispiace… - balbetta
l’uomo, visibilmente spaventato. –Io non c’entro niente! Io…Mi ha mandato qui!-
-Chi?-
domanda, confuso.
-Non lo so! Qualcuno!-
strilla l’uomo, pallido come un lenzuolo. –Qualcuno mi ha mandato qui!-
Izuku
non capisce. –Perché ti ha mandato qui?-
-Per… Per sorvegliarti e… E…-
-Cosa vuole da me?-
lo incalza nervoso.
L’uomo si guarda intorno
terrorizzato, poi inchioda gli occhi sgranati nei suoi. –Te. Ha detto che vuole
te.-
In quell’esatto momento, Izuku capisce che deve pensare a qualcosa. E in fretta.
Izuku dondola le gambe lasciate a penzoloni oltre il bordo
del tetto, Kacchan gli ha appena messo tra le mani un
hamburger, sedendosi accanto a lui.
-Senti,
Kacchan… -
-Oh
porca troia, conosco quel tono.- brontola Kacchan, sospirando. –Cosa ti turba, nerd? Forza, esponi i
tuoi crucci, anche perché se ti dicessi di non rompere il cazzo lo faresti comunque.-
-…là
fuori, c’è davvero così tanta malvagità? Insomma, davvero tutti i Villains sono Villains solo
perché sono cattivi?-
Kacchan resta in silenzio, soppesando per qualche secondo le
sue parole. –A volte, penso che qualcuno lo faccia perché non ha altra
scelta.O non gli è stata data, un’altra
scelta. Altre volte penso che non sia cattiveria, ma… non lo so, fame.-
-Fame?-Izuku non capisce.
–Pensaci
un attimo, nerd. Cattiveria e fame, per certi versi, si somigliano: ti spingono
a compiere azioni che altrimenti non faresti.-Kacchan addenta il suo sandwitch
al tonno. –E poi, la fame può essere anche cattiva, se inverti i punti di
vista. Guarda questo sandwitch, o il tuo panino.
Secondo te ci amano in questo momento?-
Izuku rimane in silenzio per qualche istante, elaborando le
informazioni che ha ascoltato, poi scoppia a ridere così forte che si ribalta
all’indietro. Anche Kacchan ride, scuotendo con forza
la testa.
-Ma
che cazzo mi sono fumato, prima?-
-Kacchan, è geniale!-Izuku quasi non respira, mentre agita le gambe e comincia a
sentire male alle guance.
-Lo
so, nerd. L’ho pensata io, questa stronzata, è ovvio che sia geniale.-
-Ryu, ti
piacerebbe diventare un Eroe?- glielo domanda una
sera, mentre stanno guardando Avengers: Age of Ultron. Ryu solleva gli occhi
scuri su di lui, confuso e curioso, prima di annuire.
-Sarebbe bello, ma con il mio Quirk sarei un Eroe inutile.-
-E qual è il tuo Quirk?-
non gliel’ha mai mostrato, forse se ne vergogna.
Ryu
ridacchia, portando le ginocchia verso il petto. –Posso letteralmente passare inosservato.-
Izuku
non capisce, così Ryu gli dà una dimostrazione: si
alza in piedi e si allontana di qualche passo, gli occhi verdi di Izuku che lo seguono senza perderlo di vista. Poi Izuku sbatte le palpebre e oh, Ryu è scomparso.
-Ryu?- lo chiama, alzandosi a
sua volta e iniziando a cercarlo. –Ryu dove ti sei cacciato?-
Izuku
si sente tirare l’orlo della maglia: Ryu è
esattamente dove l’aveva lasciato. -Non mi sono mosso da qui. Hai semplicemente
smesso di prestarmi attenzione.-
-…wow.- è
impressionato dalle capacità di questo ragazzino. –Perché dici che saresti un
Eroe inutile? Saresti fantastico per fare l’infiltrato, o la spia. Pensa a Invisible Girl: è letteralmente invisibile!-
Ryu
sorride, arrossendo un po’. –Ma non è come avere un Quirk
come il tuo: non riuscirei mai a sconfiggere un Villain,
se questo capisce che basta davvero poco per scovarmi. Basta uno starnuto e bam!, addio copertura
e addio Ryu.-
-Ryu, tu
non hai idea di quanto ti stai sbagliando. È vero, il tuo Quirk
non è il più adatto a uno scontro frontale, ma ti posso assicurare che non è
sempre la forza bruta quella che ti fa vincere. Sono tanti fattori che
determinano l’esito di una battaglia, e gli sforzi di chi sta “dietro le quinte”… - fa le virgolette con le dita.
–…come Invisible Girl, sono fondamentali.-
Ryu
non è molto convinto, ma annuisce lo stesso. –Perché mi hai fatto questa domanda?-
Oh, giusto. –Beh, è una storia un
po’ lunga… -
-Tanto il film l’ho già visto.-Ryu scrolla le spalle. –E
ho tempo.-
Izuku
ride. –Sai chi era AllMight?-
Gli occhi scuri del ragazzino si
illuminano come due stelle. –AllMight
è il più grande Eroe di sempre! Il simbolo di pace! Tu hai ereditato il suo titolo!-
Izuku
arrossisce. –Diciamo che ho provato ad essere all’altezza delle aspettative…
Comunque, devi sapere che AllMight
non ha sempre avuto quell’immenso potere. E nemmeno io.-
Ryu
piega la testa, confuso, così Izuku gli racconta del One For All e di
come AllMight lo abbia
passato a lui proprio come Shimura Nana lo ha passato
a Toshinori. –È come… una staffetta infinita. Il One For All deve
continuare a passare di mano in mano, senza mai fermarsi, portando con sé il
simbolo di pace.-
-Perché mi stai dicendo questo?-
-Perché mi piacerebbe fossi tu a
ereditare il One For All, un
giorno. Saresti il decimo possessore.-
Ryu
ha il occhi sgranati e lucidi, quando parla balbetta. –Perché proprio io?-
Izuku
gli sorride. –Perché penso saresti un ottimo simbolo di pace, Ryu. E perché penso che chi ha provato cosa vuol dire
sentirsi impotenti davanti a qualcuno in difficoltà sia abbastanza forte da
ricevere il One For All.-
-E tu lo hai provato?-
Il sorriso di Izuku
vacilla, trasformandosi in una piega triste e mesta. –Così tante volte che ho
perso il conto.-
Izuku
incontra Kacchan durante un pattugliamento, dopo che
quest’ultimo è stato lontano dal Giappone per quasi sei mesi per occuparsi di
un gruppo di Villains in Cina. Non ci ha nemmeno
riflettuto troppo: Kacchan è l’unico a cui può
affidare Ryu in caso gli succedesse qualcosa – non
solo perché è l’unico a conoscenza di ogni dettaglio, ma perché Izuku è certo che saprebbe davvero come gestire la
situazione in caso prendessero di mira Ryu.
Eppure, non riesce a parlargli.
“Domani
glielo chiedo.”
Tutti i giorni la stessa storia.
Domani, domani, sempre domani. Più Izuku continua a
rimandare, più sente di essere braccato, con l’acqua alla gola.
“Domani
glielo chiedo.”
Una sera, quando Ryu si è finalmente addormentato, Izuku
strappa un foglio da uno dei suoi quaderni, afferra una penna dal portapenne
sulla scrivania e inizia a scrivere:
Kacchan,
se
stai leggendo questa lettera, vuol dire che qualcosa è andato storto e io non
sono più con voi…
15
luglio
-Sorpresa!-
Izuku
non vede l’ora di andare a casa, ma si sforza di sorridere quando Ochaco lo abbraccia e gli schiocca un bacio sulla guancia. Ryu è in un angolo da solo: gli sorride e il ragazzo lo
saluta con un gesto della mano quando si avvicina.
-Tanti auguri, Deku.- lo saluta,
abbracciandolo. –Ti sei dimenticato di dirmelo, però. Ti avrei preso un regalo.-
Izuku
ride, scompigliandogli i capelli. –Non è necessario, Ryu.
È già bello saperti qui.-
Ryu
lo abbaglia con un sorriso, abbracciandolo ancora più stretto.
Poi Deku
scorge Kacchan nella folla.
Okay, può farcela. –Ora o mai più…
-
-Deku?-Ryu
lo guarda con un sopracciglio inarcato, confuso, mentre si allontana da lui a
grandi passi.
E Kacchan…
Kacchan
è allibito, sorpreso e soprattutto furioso, in questo momento. Appena ha
pronunciato quelle poche sillabe – “Se
dovesse succedermi qualcosa, vorrei che fossi tu a occuparti di lui.” – Kacchan ha cominciato ad agitarsi e ribattere che lui non
ne vuole sapere, che non è una tata e che Izuku non
può lasciare a lui i suoi problemi personali.
Ora sembra più stanco che
arrabbiato, mentre Ryu continua a restare nascosto
dietro la sua schiena per la paura. -…perché proprio io?-
-Perché mi fido di te, Kacchan.-
e quale altro motivo dovrebbe avere? Si fida ciecamente di lui, non ha pensato
a nessun altro a cui affidare Ryu e il futuro del One For All. –E
perché so che saprai cosa fare, se dovesse succedere.-
Ma Kacchan
non cede: rimane rigido, minaccioso, mentre continua a ripetergli che non ne
vuole sapere e che non gli succederà niente – poi forse scorge qualcosa, negli
occhi di Izuku, che lo zittisce.
E scappa, lasciandoli senza parole.
-…direi che è un no.-
sussurra il ragazzino, sempre nascosto dietro di lui. Izuku
si limita a sbuffare e a scuotere la testa: non si arrenderà tanto facilmente.
10
ottobre
-Un bambino!-
esclama Izuku, illuminandosi come un sole. Yaoyorozu annuisce e gli sorride, raggiante, portando
istintivamente le mani a intrecciarsi sul ventre: il gonfiore non è nemmeno
lontanamente visibile, eppure quella piccola vita è già lì. –È fantastico!-
-Sono appena entrata nella quinta settimana.- Momo non smette di sorridere. –E tu sei il primo
a saperlo, dopo i nostri genitori.-
Izuku
trattiene il respiro, incredulo, mentre poco lontano Todoroki
li osserva in silenzio. –Davvero?-
–Tanto prima o poi tutti lo
avrebbero saputo, ma almeno a voi volevamo dirlo di persona.-Shouto annuisce. –Diciamo che la tua presenza qui ti
ha dato un vantaggio sugli altri.-
Izuku
ride, quasi commosso, facendo correre lo sguardo da Todoroki
a Momo. -Wow, è… È meraviglioso, ragazzi. Sono davvero felice per voi.-
Momo ridacchia e abbassa gli occhi
verso il proprio ventre, prima di sentenziare che sarebbe andata a preparare il
tè per tutti. Appena Yaoyorozu lascia la stanza Izuku si ricorda perché si trovi lì e il suo sorriso muore
insieme a tutto l’entusiasmo di quella lieta notizia.
-Midoriya,
che succede?- mormora Todoroki,
socchiudendo la porta. Si fida di sua moglie, non origlierebbe mai, ma Izuku sembra preoccupato che possa succedere proprio
questo. –C’è qualcosa che non va?-
Izuku
si morde l’interno delle guance, poi sospira. –Todoroki,
posso chiederti un favore? Devi promettermi però che non ne farai parola con nessuno.-
Shouto
annuisce, aspettando che Izuku inizi a parlare.
-Se dovesse succedermi qualcosa, ti
prego di assicurarti di un paio di cose per me.-
mormora, scuro in volto. –Ho scritto delle lettere, le ha mia madre insieme ad
altri documenti. Sono cinque, ma devi assicurarti che Kacchan
legga la sua.-
Todoroki
impallidisce. -…Midoriya, mi stai spaventando.-
-Non devi, davvero.-Izuku scuote la testa. –Non posso spiegarti nel
dettaglio che cosa sta succedendo, ma ti
prego, Todoroki, ho bisogno di sapere che farai
quello che ti chiedo.-
-Se hai bisogno di aiuto, basta che
tu lo dica e… -
-No, no, non capisci. È…- agita le
mani, cercando di spiegarsi. –È qualcosa di troppo pericoloso, meno persone ne
sono a conoscenza e meglio sarà per tutti.-
-Perché è così importante che Bakugou legga quella lettera?-
domanda, scettico.
-Perché Kacchan
sa e capirà quello che sta succedendo. Lui saprà cosa fare, ma avrà bisogno di aiuto.-
Todoroki
sbuffa. –Non sarà facile convincerlo a farsi aiutare… -
-Infatti non dovrai convincerlo.- lo interrompe, sorridendo. –Okay, facciamo un
passo indietro, forse renderà tutto più chiaro.-
Shouto
si appoggia allo schienale della sedia, sempre pallido e teso per la
preoccupazione. –Ti ascolto.-
Izuku
prende un profondo respiro e: -Mi stanno seguendo.-
-…cosa?-
sussurra l’altro Eroe. –Da quando?-
-Da gennaio.-
-E lo dici solo adesso?-
Izuku
porta le mani avanti, per cercare di placare la comprensibile rabbia di Todoroki. –Credevo di poter risolvere questa situazione da
solo… Comunque, fatto rimane che chi mi sta seguendo è un Villain
che vuole qualcosa da me e se non riuscirà ad averlo da me andrà a cercare
qualcuno che ancora non sa difendersi.-
Il volto di Todoroki
si illumina della consapevolezza di aver intuito qualcosa. –Il ragazzino che
era con te alla tua festa di compleanno.-
–Si chiama Ryu
e sarà in un pericolo pressoché mortale se dovesse succedermi qualcosa.-Izuku annuisce. –Ma di
lui non dovrai preoccuparti, ci penserà Kacchan.-
Shouto
sgrana gli occhi. –Hai intensione di affidare un bambino a Bakugou?!-
-Ssssh!-
La voce di Yaoyorozu
li fa sobbalzare entrambi. -Shouto? Va tutto bene?-
-Tutto a posto, Momo. Non preoccuparti.- prima di sillabare un “Ma sei serio?” rivolto a Izuku.
Izuku
che emette un versetto tra il nervoso e l’esasperato. –Todoroki,
non è questo il punto.-
-A me sembra abbastanza importante,
invece.- e Izuku lo capisce,
davvero, perché solo un pazzo affiderebbe un ragazzino a Kacchan,
ma ha i suoi motivi per farlo.
-Mi fido di lui, Todoroki.-
sussurra. –Come ho già detto, saprà cosa fare. Non dovrai preoccuparti, ma se
vorrai essere più tranquillo non credo che Kacchan
avrà problemi a dimostrarti che non hai motivo di essere in ansia per Ryu.-
-Midoriya…
-
-Per una volta.-
lo interrompe. –Per una sola volta, prova a fidarti di Kacchan
come io mi fido di lui.-
Todoroki
non sembra per niente convinto, ma annuisce comunque. –Va bene. Ci proverò.-
Izuku
sorride. –Grazie.-
-Cosa devo fare?-
gli domanda ancora e Izuku gli spiega quello che
vorrebbe che facesse: non può fidarsi di nessun altro che, al tempo stesso, è
abbastanza vicino a Kacchan da tenerlo d’occhio e ha
anche contatti con i servizi segreti – i pregi di essere il figlio di Endeavor, crede.
Momo rientra nella stanza con tre
tazze da tè su un vassoio insieme a dei biscotti e il discorso viene
bruscamente interrotto, riportando di nuovo la chiacchera su argomenti più
frivoli.
…Izuku si
sente in colpa, per aver trascinato anche Todoroki in
questo disastro, ma non ha avuto scelta.
14
ottobre – 15 ottobre
–E va bene. Mi occuperò del
moccioso, contento?- sbotta Kacchan,
quando finalmente riesce a convincerlo.
Izuku
crede di essersi tolto un peso immenso dal petto. –Grazie, Kacchan.
Significa molto per me.-
-Ma tu vedi di non crepare, sono
stato chiaro?-Kacchan lo
minaccia puntandogli contro un dito, Izuku lo supera
e non smette di sorridere.
–Questo non posso promettertelo, però.-
“Mi
dispiace tanto, Kacchan. Spero tu possa perdonarmi
prima o poi… ”
-Quindi ha detto di sì.- sussurra Ryu, la mattina
dopo, quando Izuku gli annuncia di essere riuscito a
convincere Kacchan.
-Possiamo dire che ha accettato per
non sentirmi più parlare di questa cosa… -
Ryu
si intristisce, piegando la testa verso il petto. Izuku
gli posa una mano trai capelli e glieli scompiglia.
-Ehy, non
deve per forza succedere domani, Ryu.- gli sorride. –Magari non è necessario e mi sto allarmando
per niente, ma voglio essere sicuro che se dovesse succedermi qualcosa tu non
sia da solo. E ci sia qualcuno con te che sappia proteggerti.-
25
ottobre – 2 novembre
Yokohama, Izuku
lo sa, è costellata di tanti brutti ricordi per Ryu.
Eppure gli ha promesso che lo avrebbe aiutato a scoprire che cosa successe ai
suoi genitori durante quell’incidente tanti anni prima, il giorno in cui restò
orfano. Glielo deve, è giusto che sappia, magari i suoi genitori sono vivi e lo
credono morto…
Izuku
ci sperava davvero, in una risposta simile. Ryu forse
si era già rassegnato, perché non batte ciglio quando dagli archivi
dell’anagrafe risalgono ai certificati di morte di suo padre e di sua madre: si
limita a sospirare e posare i palmi sul tavolo, dichiarando che vorrebbe andare
via da lì.
Izuku
acconsente immediatamente.
Incontra la dottoressa di qualche
mese prima proprio davanti alla porta del suo studio, accanto a lei Recovery Girl solleva lentamente una mano in un cenno di
saluto. La donna lo saluta con un caldo sorriso, invitandolo ad entrare e
chiudendo la porta alle proprie spalle.
–Allora, Deku,
come posso aiutarti?- gli chiede, sedendosi. Recovery si siede lentamente accanto a lui, in attesa.
-Ho una domanda… piuttosto
specifica, direi.- esordisce. Le due donne lo invitano
a proseguire. –Un particolare gene del DNA di una persona si può trasferire
anche attraverso il sangue?-
La dottoressa e l’infermiera
sgranano gli occhi, sorprese, prima che il medico provi a rispondergli. –Beh, è
certamente una domanda insolita… Attraverso una trasfusione di sangue si
possono trasmettere delle malattie, come l’HIV o l’epatite… -
-E alcuni organismi geneticamente
modificati possono infettare gli animali che si nutrono di essi.-
aggiunge Recovery, occhieggiando verso di lui.
-Dipende da che cosa vorresti trasferire attraverso la trasfusione.-
Izuku
si agita sulla sedia, a disagio. –Posso contare che, qualsiasi cosa dirò d’ora
in poi, non uscirà da questa stanza?-
-Quasi vent’anni fa, quando sono
diventata medico, ho fatto un giuramento. - la donna gli sorride. –Non ho
intenzione di venire meno a nessuno dei suoi punti.-
Forse l’ex Eroina ha capito dove
vuole arrivare, perché si limita a sussurrare: -Ormai sono anni che non ho
detto una sola parola a riguardo. Stai pur certo che mi porterò il segreto
nella tomba.-
-C’è la possibilità, in caso di
trasfusione, di trasferire a un’altra persona il proprio Quirk?- domanda allora,
lasciando la dottoressa a bocca aperta. La donna resta in silenzio per quelle
che paiono ore, riflettendo, prima di provare a rispondere.
-I Quirk
si trasmettono dai genitori ai figli, come tutti i geni del DNA, non si è mai
sentito parlare di un Quirk che può trasferirsi ad
altre persone… -
-Le posso garantire che esiste.- asserisce Recovery.
La donna annuisce, pensierosa.
–Allora potremmo provare a vederlo come una malattia, come se stessimo
trasmettendo l’epatite da un soggetto malato a uno sano… Quindi direi di sì,
con una trasfusione si potrebbe trasmettere. Come mai questa domanda, se posso saperlo?-
-Lei mi deve garantire che se mi
succederà qualcosa farà in modo che il mio sangue sia trasfuso soltanto a Ryu.-
Recovery
stringe nel pugno il suo bastone, irrigidendosi e fissandolo truce. –Non mi
dirai che… -
-Non lo so, Recovery.- la interrompe.
–Forse è solo la mia paranoia, ma voglio essere sicuro che… Che il One For All vada
avanti e sia in mani sicure.-
La dottoressa resta in silenzio,
osservando quello scambio di battute senza battere ciglio, prima di sollevarsi
in piedi.
-Allora vieni con me. Andiamo a
fare la trasfusione.-
Izuku
rimane in silenzio per tutta la durata della trasfusione, osservando la sacca
di plastica ondeggiare nella vaschetta e riempirsi lentamente. Il futuro del One For All, se
dovesse accedergli qualcosa, dipenderà da Ryu.
Izuku
ha sempre creduto – e la cosa era diventata più palese e ovvia dopo essere
diventato un Eroe professionista – di essere una persona abbastanza attenta,
con la testa sulle spalle e previdente.
Allora perché, perché si è fatto
fregare come un novellino? Perché ha abbassato la guardia?
-DEKU!-
…perché Ryu
sta gridando? Ryu non alza mai la voce, come se
avesse paura di risultare fastidioso o come se fosse sempre pronto a usare il
suo Quirk… Ora invece sta urlando con tutto il fiato
che ha nei polmoni per attirare la sua attenzione e Izuku
non capisce perché.
Lo capisce troppo tardi, quando un
proiettile gli trapassa il fianco e il dolore quasi lo acceca, mentre di
accascia a terra – e il primo istinto è quello di proteggere Ryu, allontanarlo da lì e assicurarsi che sia al sicuro.
-Deku!- grida ancora il
ragazzino, spaventato, mentre quei tre uomini incappucciati continuano a
sparare nella loro direzione e la gente intorno a loro scappa terrorizzata.
Qualcuno ha chiamato la polizia, perché sente delle sirene in lontananza, spera
facciano in tempo…
-Non restare, Ryu,
allontanati da qui.- gli ordina, spingendolo lontano
dalla traiettoria dei proiettili. In borghese e senza nemmeno i guanti
rinforzati si sente indifeso, come se non potesse fare nulla. Ma il ragazzino
non vuole saperne di lasciarlo andare e si appende al suo braccio con entrambe
le mani, urlando che non lo lascerà da solo. –Ryu,
per favore!-
-Non ti lascio qui! Ho già perso i
miei genitori, non voglio restare di nuovo da solo!-
-Ryu, per
l’amor di… !- una pallottola lo sfiora, questa volta
alla spalla, e Izuku inizia a correre. Ryu ha la priorità, lui può sopportare un po’ di dolore.
Un altro sparo e Ryu cade, ferito, Izuku riesce a
sollevarlo da terra e a saltare più in alto che può – la ferita alla coscia del
ragazzino sanguina copiosamente e si appende al suo collo spaventato a morte,
continuando a ripetere che non lo lascerà andare e resterà con lui, perché non
vuole essere di nuovo lasciato da solo. I Villain
sparano ancora e questa volta il proiettile lo colpisce alla schiena: Izuku cade ed entrambi rotolano per terra, cerca di fare da
scudo a Ryu che per il male sta iniziando a perdere i
sensi mentre impatta con violenza sull’asfalto e sente la spalla sinistra
scrocchiare in modo inquietante. Crede sia rotta, o almeno lussata.
-Coglione! Che cazzo fai?!- sbraita
uno dei Villains, strattonando l’uomo armato di
pistola.
-Ha detto che dobbiamo catturarlo!- tenta di difendersi questi, puntando di nuovo
la pistola verso di loro.
-La Collezionista lo vuole vivo, imbecille!- bercia il terzo uomo, strappando l’arma dalle
mani del Villain.
E Izuku
ne approfitta: si alza, barcollando, prende in braccio Ryu
e con le poche energie che gli restano cerca di saltare di nuovo, di
allontanarsi da lì. Stanno anche arrivando la polizia e un’ambulanza, sente le
loro sirene farsi più vicine—
Sta
per darsi lo slancio e saltare, Ryu ormai incosciente
tra le braccia, quando sente ancora una volta degli spari – e succede tutto in
un battito di ciglia: lancia Ryu verso il poliziotto
che corre verso di lui un istante prima che il proiettile lo colpisca in pieno
petto. Si accascia a terra senza nemmeno un lamento e il mondo si ferma,
attonito, poi dopo una frazione di secondo ricomincia a muoversi.
-Deku!- esclama qualcuno,
correndo al suo fianco. –Deku, per favore, resisti!-
-…niente stelle.-
sussurra, esausto, gli occhi offuscati puntati verso il cielo. –Speravo ci
fossero le stelle… -
-De… ku…
- sente Ryu sussurrare il suo nome, come un’eco
lontana, poi chiude gli occhi e si lascia andare.
Ryu
si risveglia e la prima cosa che vede è un soffitto bianco.
Ryu
si risveglia e la prima cosa che sente è un beep insistente alla sua
sinistra.
Ryu
si risveglia e la prima cosa che percepisce è un tremendo fastidio al braccio
destro. Poi la testa pesante, appena prova ad alzarsi.
-No, no, stai giù.-
sussurra un’infermiera, dolcemente. Ryu non capisce
cosa stia succedendo. –Riposati, tesoro. È stata una notte difficile per te.-
-Dov’è?-
mormora con un filo di voce. –Dov’è Deku?-
Il viso della donna si incupisce,
mentre gli accarezza dolcemente i capelli. –Mi dispiace tanto, tesoro… -
Appena viene lasciato da solo, Ryu nasconde la testa sotto il cuscino e piange, le grida
attutite e soffocate dalla stoffa.
È di nuovo rimasto da solo.
18
novembre
Per la sua sicurezza, la polizia di
Yokohama ha messo due uomini davanti alla porta della sua stanza – “Così avrai qualcuno che ti difenderà, se
dovessero provare ad avvicinarsi.”, aveva sentenziato il commissario. Ryu si era limitato ad annuire lentamente, con piccoli
movimenti automatici del capo.
Sono passati sedici giorni e
nessuno è ancora venuto da lui. Ryu comincia a
credere che si siano dimenticati che esista, che abbiano deciso di lasciarlo da
solo.
Si sono dimenticati di lui, pensa,
rannicchiandosi su sé stesso e nascondendo il viso contro le ginocchia. Nessuno
verrà a cercarlo…
Sono le urla provenienti dal
corridoio a distrarlo dai suoi pensieri e a riportarlo alla realtà: sono grida
spaventate e passi veloci verso la sua stanza, Ryu
sbianca perché sa che presto arriveranno da lui – ma lui non sa difendersi, che
cosa deve fare? Non può scappare…
-Eccoti qui… - gracchia una voce
alle proprie spalle. Quando si volta capisce di essere in trappola: le
infermiere si sono scordate la finestra socchiusa e quel Villain
si è arrampicato fino ad entrare. Ora lo sta guardando con un ghigno spaventoso
stampato sul viso deformato, mentre si avvicina a lui.
Arretra, rannicchiandosi sul
materasso e cercando di liberarsi della flebo ancora nel suo braccio: riesce a
strappare via l’ago e a lanciare le coperte lontano, ma il Villain
gli piomba addosso e cerca di caricarselo sulla spalla per portarlo via.
-Lasciami andare!-
strilla allora, scalciando come un cavallo imbizzarrito senza però riuscire ad
allontanarlo.
Accade tutto troppo in fretta e la
sensazione gli ricorda qualcosa, un fuoco che gli scorre nelle vene e fa
scattare nella sua testa uno strano meccanismo di autodifesa: stringe la mano
sinistra in un pugno e colpisce, così forte da spaccarsi le dita, spedendo il Villain contro la parete di fronte al letto. E forse per il
dolore o per il rumore simile a quello di un’esplosione causato dal pugno,
tutto sembra tacere: la porta della sua stanza si spalanca e una donna arresta
la sua corsa a qualche passo dalla soglia. Impiega qualche secondo a
riconoscere in lei Ochaco, la fidanzata di Deku, forse per il dolore che gli annebbia la mente o per
le lacrime che gli rigano copiose il viso.
Dietro di lei si staglia BakugouKatsuki, Kacchan, la persona di cui Deku
si fidava di più, e Ryu capisce di non essere stato
abbandonato quando i suoi occhi rossi si focalizzano solo su di lui.
Se possibile, scoppia a piangere
ancora più forte, stringendo il polso dolorante nella mano destra. -Io… Io non
volevo… Non volevo fargli del male… -
Ochaco
continua a osservare il corpo del Villain,
accartocciato contro la parete, pallida come uno spettro. -…oh.-
Katsuki
invece ha gli occhi fissi su di lui e solo lui, una mano premuta sul fianco
destro resa rossa dal sangue che esce copioso da una ferita e ansimante per lo
sforzo. -Già, oh.-
Capitolo 15 *** Piccoli Pugni [o di bambini e demoni che corrono] ***
Hopelesswanderers
Piccoli Pugni
[o di bambini e demoni
che corrono]
20
giugno [One For All: 5%]
Ryu
avrebbe dovuto capire che quella non sarebbe stata una giornata tranquilla già
di prima mattina, quando appena uscito dal dormitorio della 1-A Naeko ha cercato di riportarlo indietro con la poca forza
che possiede.
-…buongiorno anche a te, Naeko.-
sussurra, osservando l’amica cercare di spostarlo di peso, trascinandolo per un
braccio.
-Non puoi uscire, oggi!- ansima lei, continuando a sforzarsi senza però
smuoverlo di un millimetro. –Non puoi! È pericoloso!-
-Naeko,
ma che stai dicendo?- con delicatezza, per non farle
male, Ryu si libera della sua presa e si incammina
verso le aule. Sono anche in ritardo.
La ragazza gli è davanti un istante
dopo, a sbarrargli la strada, testarda come non mai. –L’ho sentito, Ryu. Il pericolo. È… Devi credermi, per favore!-
Ryu
sospira, esasperato. –Ti ringrazio, Naeko, davvero,
ma non hai niente di cui preoccuparti: dovesse succedere qualcosa, so difendermi.-
Detto questo si carica meglio la
sacca sulla spalla e la supera, sotto lo sguardo triste e sconfortato della
ragazza.
-…ma io gli ho promesso che avrei
fatto di tutto per aiutarti.- la sente sussurrare, ma
non le dà troppo peso. A volte il Quirk di Naeko le si ritorce contro, rendendola un groviglio confuso
e indistinto di emozioni non sue, e Ryu sa che in
questi casi è meglio lasciarla sola a dare un senso a quello che prova.
E, tutto sommato, nonostante le
paure di Naeko, la mattina passa tranquilla tra
lezioni e simulazione – tutto nella norma, nessun pericolo, visto, Naeko si era agitata per niente.
-Mi ero agitata per niente.- lo ammette lei stessa, sedendosi accanto a lui, con
il suo bento del pranzo sulle ginocchia e le gambe
che dondolano oltre il muretto. –Scusami, Ryu, non so
cosa mi sia preso… Ehy!-
Ryu
ridacchia, mangiucchiando il wurstel a forma di polpo che ha appena rubato dal bento della ragazza. –Stai tranquilla, Naeko.
Non posso dire che capisco cosa significhi avere un Quirk
come il tuo, ma penso di comprendere come ci si sente.-
L’ha vista già troppe volte andare
nel panico per colpa di qualche emozione percepita, per non comprendere come si
deve essere sentita.
La ragazza sospira ancora, forse
sollevata dell’essere stata perdonata, e inizia a mangiucchiare il suo pranzo
mentre parlano della loro giornata. Ryu le chiede,
tutti i giorni, cosa ha deciso di fare durante il Festival Sportivo.
-Ti ho già detto che non lo so.- ribatte lei, sbuffando. –Non so se sono davvero così
sicura di voler passare alla sezione A… Mi piacciono, i ragazzi della Ordinaria.-
-Sì, ma è la Sezione Ordinaria.- puntualizza lui.
-Siamo Ordinari se paragonati a
voi, ma a nostro modo siamo StraOrdinari!- ribatte allora lei, piccata, tirandogli un pugnetto sul
braccio.
L’istante esattamente successivo, Ryu la vede impallidire e sgranare gli occhi.
-…Naeko?- ha anche iniziato a
tremare tra le sue braccia, quando cerca di scuoterla dallo stato catatonico in
cui è caduta. Quale emozione ha percepito, adesso, per farla reagire in questo
modo? –Naeko, ti prego rispondimi!-
-Sono qui.-
la ragazza si aggrappa alle sue braccia come alla ricerca di un appiglio. –Sono
qui. Sono di nuovo qui.-
Sta per chiederle chi, o cosa, sia
di nuovo qui e perché è così spaventata, che qualcosa lo colpisce con violenza
alla nuca – sente Naeko strillare e chiamare il suo
nome, mentre qualcuno lo solleva dopo essere caduto a terra.
-Ryu!- urla ancora Naeko, iniziando a piangere. –Lasciami! Lasciami ho detto!
Lasciateci andare!-
-Cazzo, ma quanto strilla questa?- sbuffa una voce, femminile.
-Ryu!-
–È peggio di un’arpia.-
-Lasciala, Ten.- ordina una voce,
più profonda, maschile. –Lei non ci serve.-
-Se la lascio andare questa
stronzetta ci fre... Ahia! Mi ha morsa, Emil! Mi ha morsa, la bastarda!-
Ryu
approfitta della confusione per sferrare un pugno allo stomaco dell’uomo, che
per il dolore lo lascia andare. Naeko è già lontana,
veloce e agilissima sulle sue gambe da ballerina, quando lui inizia a correre
per cercare di allontanarsi.
-Dove credi di andare?-
la donna, Ten, gli è addosso in un attimo e Ryu non ha scampo: qualcosa, una siringa, sospetta, affonda
nel suo collo e perde i sensi.
Non sa bene dopo quanto abbia
recuperato conoscenza, né dove si trova e tantomeno dove sia diretto, Ryu sa soltanto che non è da solo: ci sono due ragazzini e
un ragazzo suo coetaneo, insieme a lui. Il ragazzo, quando nota che si è
risvegliato, gli sorride.
-Ehy, ben
svegliato.- l’accento è quello di Kōbe.
–Ti devono aver dato un bel colpo per stenderti così.-
Quando cerca di alzarsi, una fitta
di dolore gli trafigge le tempie. –Dove… ?-
-Non ne ho idea.-
il ragazzo scrolla le spalle, sbuffando spazientito. –Sono Shiki,
comunque.-
-Ryu.- bofonchia, cercando di
mettersi seduto. –Che cosa è successo, esattamente?-
-Di nuovo, non ne ho idea.-Shiki ridacchia,
scostandosi un ciuffo di capelli biondi dalla fronte e socchiudendo gli occhi viola.
–Io mi sono svegliato… penso un paio di giorni fa, purtroppo chiusi qui dentro
non abbiamo indicazioni del tempo che passa. È un problema.-
Ryu
sospira scoraggiato, le lacrime che pizzicano agli angoli degli occhi. Ha
paura, tanta, troppa, e non ha idea di come tirarsi fuori da questo pasticcio.
Eppure Katsuki
gli aveva detto di stare attento.
Approssimativamente Cinque giorni dal rapimento [One For All: 5%]
Alla fine, Ryu
e Shiki – e Akiko e Haruya, gli altri due ragazzi – scoprono che quella che
credevano una stanza senza porte e finestre è in realtà una sorta di vagone
merci.
Lo scoprono quando sentono una
serratura scattare e due ante spalancarsi, inondando il piccolo spazio di luce
– a Ryu bruciano gli occhi, quando tenta di aprirli e
resistere alla luce, almeno per carpire qualche dettaglio su ciò che lo
circonda. Nota due figure, un uomo altissimo e muscoloso come un armadio e una
donna con quelle che sembrano orecchie e coda da cane; non riesce a distinguere
un singolo lineamento di entrambi perché sono in controluce, ma riconosce le
voci.
-Oh, stanno bene.-
commenta la donna, Ryu riconosce in lei Ten. –Mi
aspettavo di trovarli più fiacchi.-
L’uomo si limita a sbuffare,
facendo poi un cenno con la testa. –Non provate a fare scherzi.-
Oh, questo è Emil.
Quindi sono questi i due individui che l’hanno portato via, pensa ancora,
mentre li studia nel breve tragitto che dal vagone li porta verso una villa.
Ten
è una donna mingherlina e slanciata, i capelli bianchi raccolti in un codino
sulla nuca fanno risaltare le orecchie da lupo che si muovono a ogni rumore
sospetto, mentre Emil – capelli castani dal classico
taglio militare - è davvero grosso come una montagna di muscoli.
No, non potrebbero mai riuscire a
scappare, nemmeno se Ryu usasse tutta la forza del One For All, Ten sarebbe subito alle loro calcagna con l’agilità
dell’animale con condivide i tratti ed Emil li
schiaccerebbe come noccioline nei suoi pugni senza nemmeno provare a faticare.
Per adesso, meglio stare tranquilli
e osservare.
Akiko
e Haruya, terrorizzati, si stringono a Shiki, che li abbraccia dolcemente.
Ryu
spera che, nel frattempo, Katsuki lo stia cercando.
La Collezionista, a discapito di
tutto quello che Ryu aveva immaginato su di lei, si
presenta come una donna gentile e amorevole. Per certi aspetti, avrebbe
preferito fosse un mostro sia dentro che fuori, che mostrasse di essere
spietata e senza scrupoli senza nascondersi dietro la facciata da affabile
padrona di casa, gli sarebbe stato più facile odiare quella signora sempre
vestita con completi eleganti, una spilla d’argento a forma di luna sulla
giacca e un fermaglio trai capelli scuri, con una stupenda pietra azzurra
proprio come i suoi occhi.
-Immagino abbiate fame.- sta sorridendo, le labbra tirate in un dolce sorriso
tinto di rosso rubino mentre indica loro una tavolata imbandita con una mano
pallida e affusolata, da pittrice. –Mangiate quanto volete, ho fatto preparare
tutto solo per voi.-
Accanto al tavolo un giovane con i
capelli neri sposta leggermente una sedia, invitando Akiko
a sedersi con un gesto silenzioso del capo. Lei accetta, sedendosi un po’
impacciata, e ringraziando il giovane quando accompagna la sedia di nuovo
vicino al tavolo. Haruya la imita, sedendosi accanto
a lei e riempendosi il piatto.
Ryu
sente la potenza del One For All
corrergli sotto la pelle in piccole scosse elettriche, Shiki
gli posa una mano sulla spalla, mormorandogli all’orecchio poche parole.
-Per adesso facciamo il loro gioco.-
Con passo deciso, dopo uno sguardo
d’intesa, anche loro si avvicinano al tavolo.
Approssimativamente Dieci giorni dal rapimento [One For All: 5%]
I problemi cominciano poco dopo, e
all’inizio né lui e nemmeno Shiki se ne accorgono.
Sembrano semplici incubi, almeno così pensa Shiki, e
alla fine anche Ryu si convince.
Forse per la paura, gli incubi
tornano a perseguitarlo e le figure scure ed evanescenti dei precedenti
possessori del One For All
cominciano a togliergli il sonno: Ryu si sforza di
stare sveglio, di resistere, ma la stanchezza alla fine vince sempre e loro
sono di nuovo lì, immobili e in silenzio, ad osservarlo, e a Ryu sembra lo stiano giudicando.
“Sei
un fallimento.”
“Ci
hai abbandonati.”
“Abbiamo
sbagliato a scegliere te.”
-State zitti.-
sibila al nulla, chiuso a chiave nella sua stanza alla villa della
Collezionista. –Riuscirò a uscire da qui. Vi dimostrerò che Deku
non ha sbagliato a scegliere me.-
Fuori dalla finestra, Ten ed Emil pattugliano il
perimetro – un’altra ragazza arrivata prima di loro, Lily, ha spiegato che
hanno iniziato a pattugliare i dintorni durante la notte quando un paio di
ragazzi hanno cercato di scappare, quasi un mese prima.
Quando Ryu
le ha chiesto che cosa fosse accaduto loro, Lily ha assottigliato gli occhi
verdi e stretto i denti.
-Prova a immaginare.-
ha ribattuto. Ryu non ha più voluto chiederle altro.
Nel frattempo, Shiki
ha iniziato a pensare un modo per scappare, memorizzando ogni singolo
spostamento effettuato nella villa – Ryu ringrazia il
suo Quirk, la sua memoria infallibile, e la sua
capacità di restare impassibile davanti al pericolo. Lily, quando le chiedono
di aiutarli, inizialmente rifiuta, forse troppo spaventata per fare qualcosa,
ma alla fine accetta e la sua capacità di modificare parti del suo corpo in
altri materiali diventa parte fondante del loro piano di fuga.
Ora devono solo aspettare il
momento adatto.
E, magari, Katsuki
sta continuando a cercarlo.
Approssimativamente Quindici giorni dal rapimento [One For All: 5%]
Nonostante l’opprimente e
soffocante sensazione di essere sempre osservati, Ryu
constata che sono comunque liberi di girovagare per la villa come preferiscono,
con il solo obbligo di non uscire, mai.
Non è stato necessario domandare
alla Collezionista il perché, anche Haruya l’ha
comunque fatto: vuole giocare a calcio in giardino, quella mattina c’è un bel
sole e la temperatura è piacevole, ma la donna è irremovibile.
-Perché?-
domanda allora il ragazzino, battendo un piede per terra.
La collezionista gli sorride, le
labbra di un bellissimo rosso geranio. –Perché è pericoloso, caro. Non voglio
che tu ti faccia del male.-
Ryu
sente brividi gelati di paura corrergli lungo la schiena, osservando il
luccichio glaciale nei suoi occhi chiarissimi.
Ryu
si chiede, per l’ennesima volta, se Katsuki riuscirà
mai a trovarlo e a portarlo a casa prima che sia troppo tardi.
Approssimativamente Venti giorni dal rapimento [One For All: 5%]
Non si era nemmeno accorto di
essersi addormentato - crollato a causa della stanchezza sul divanetto nel
soggiorno proprio accanto a Shiki e Lily, mentre
osservavano distrattamente Haruya e Akiko giocare con dei pastelli donati dalla Collezionista –
e in un attimo apre gli occhi in un luogo buio, per niente famigliare, di
fronte a uno specchio.
Ryu
comprende che non si tratta di uno specchio quando il sé stesso riflesso inizia
a camminare verso di lui trascinandosi dietro qualcosa, come se trasportasse un
sacco piuttosto pesante. Con un gesto svogliato del braccio, la copia di sé gli
getta davanti ai piedi quello che non è sacco ma un cadavere.
Ryu
non riesce a trattenere un urlo che gli graffia la gola, quando riconosce la
tuta da Eroe di Deku.
-Lo sai, che è stata solo colpa tua?- lo sguardo della copia e impassibile, la voce gelida,
mentre si avvicina. Ryu rimane bloccato per la paura,
gli occhi scuri sgranati e fissi sul cadavere di Deku,
riverso a terra come un giocattolo rotto e abbandonato senza cure.
-Non… - balbetta. –Non è vero! Io…
-
-È stata colpa tua.-
ripete il suo riflesso, mentre Ryu indietreggia.
-Basta! Non è vero!-
scuote la testa e si porta le mani alle orecchie. –Basta, lasciami in pace!-
-Lo sai che è invece è vero.- continua la voce. –Deku è
morto per colpa tu... –
Alle spalle di Ryu,
l’aria si muove con la rapidità di uno schiocco e una figura scura appare alle
sue spalle, superandolo e allungando un braccio per stringere la testa della
sua copia, schiacciandola fino a farla esplodere. Ryu
sgrana gli occhi pieni di lacrime, barcollando all’indietro per lo spavento.
-Giù le mani dal mio pupillo.- sentenzia una voce autoritaria ma gentile, severa
ma affettuosa al tempo stesso, che Ryu non sentiva da
troppo tempo. Gli viene da piangere.
-De..ku... – balbetta, mentre Deku si volta lentamente verso di lui e gli sorride. Il suo
solito sorriso rassicurante.
-Ciao, Ryu.- sussurra. –Ti vedo bene.-
–Deku!-Ryu,
se possibile, scoppia a piangere ancora più forte. Prende la rincorsa e fa per
abbracciarlo, ma gli passa attraverso e cade a terra con un tonfo sordo.
-Scusami, Ryu.- sospira scoraggiato, Deku, accucciandosi vicino a lui. –Non sono tornato in vita
o qualcosa del genere. Sono quello che resta del Deku
che conoscevi, fa parte dei poteri del One For All.-
…i poteri del One For All? Ryu
non capisce, continuando a fissare Deku con
un’espressione stranita. Katsuki non gli ha mai
parlato di questa cosa, possibile che non lo sappia?
-Ah, a quanto pare Kacchan non te l’ha detto.-
ridacchia. –Ora capisco perché eri così spaventato quando ci vedevi… -
Alle spalle di Deku,
Ryu scorge altre figure emergere dall’ombra:
riconosce l’imponente figura di AllMight, avvolta in un’accecante luce gialla, e accanto alla
sua quella più minuta di una donna e un’altra figura massiccia, di sicuro un
uomo.
-Abbiamo sentito che eri in
pericolo e siamo venuti ad aiutarti.- spiega Deku. –Non potevamo lasciarti in balia di quel Quirk di controllo mentale… Anche se ammetto che ci ha
messo parecchio in difficoltà.-
-Che intendi dire?-
Deku
si siede a gambe incrociate di fronte a lui. –Ryu,
penso che Kacchan ti abbia spiegato quanto è
importante il One For All.-
Il ragazzo annuisce. –Sì, me l’ha
detto. Ha spiegato che se dovesse finire nelle mani sbagliate… Che paragone
aveva usato… Ah, sarebbe come sganciare una bomba all’idrogeno.-
-Sì, il paragone rende l’idea.-Deku ridacchia e scuote
la testa. –Per questo non potevamo permettere che cadessi vittima di quel Quirk, Ryu.-
Quirk?
Quale Quirk? –Non capisco… -
-Il leccapiedi della Collezionista,
quello che non parla mai.- spiega Deku,
e Ryu capisce che sta parlando del ragazzo che segue
sempre la donna. –Il suo Quirk, da quello che ho capito, induce degli incubi
basandosi sulle paure della persona colpita e nel frattempo di costringe a fare
quello che desidera.-
Ryu
impallidisce. Cosa sta facendo adesso, se era sotto il controllo di quel Quirk? Potrebbe fare qualsiasi stupidaggine e nemmeno
ricordarselo!
-Stai tranquillo, per adesso non
sei in pericolo.- lo rassicura l’Eroe. –Ma devi
comunque restare in guardia, Ryu. La Collezionista
non è da sottovalutare, questo immagino tu lo abbia capito da solo, ma non ti
scordare di chi lavora per lei.-
-Certo.-
Deku
gli sorride, dolcemente, a Ryu ricorda tantissimo uno
dei sorrisi di suo padre… -Sono così fiero di te, Ryu.
Di te, di Kacchan, di tutti quanti. Vorrei potervelo
dire di persona.-
Ryu
non capisce cosa stia succedendo. -Deku, cosa… -
-Ma adesso ti devi svegliare.-
E Ryu
apre gli occhi all’improvviso.
Si sveglia in mezzo al lungo
corridoio che porta al salone centrale, quello con il lampadario di cristallo
dell’Ottocento, a metà di una lunga fila indiana composta da tutti i ragazzi
presenti alla villa.
Che cosa sta succedendo?
Senza pensarci due volte, prende un
profondo respiro e trattiene il fiato, contando fino a cinque. Emil gli passa accanto, contando tutti i ragazzi in fila, e
lo salta senza nemmeno vederlo. Perfetto, il suo Quirk
ha già fatto effetto.
Silenzioso come un gatto, Ryu esce dalla file e si allontana, in punta d’alluci,
osservando gli occhi vuoti dei ragazzi in fila, tutti sotto il giogo del
controllo mentale. Ryu trattiene a stento un
imprecazione, quando finalmente trova Shiki e Lily:
sono uno accanto all’altra, immobili come marionette a cui hanno tagliato i
fili, gli occhi vuoti e inespressivi che gli mettono i brividi. Li scuote
entrambe per le spalle, dolcemente, per non spaventarli.
Lily è la prima a riprendersi. –Cosa…
Ryu?-
Ryu
le fa segno di fare silenzio. –Se mi notano sono finito. State bene?-
Shiki
annuisce. –Che cosa è successo?-
-Un Quirk
di controllo mentale, ora ne siete liberi.- spiega,
esortandoli a seguirlo. –Ora andiamocene da qui. Non possiamo più rimandare.-
-Tu come hai fatto a liberarti?- domanda Lily, seguendolo come un’ombra. Ryu si limita a sorriderle e lei capisce che è qualcosa che
non può spiegarle.
Dopo un paio di passi, Shiki si immobilizza in mezzo al corridoio ora deserto. –Lo
sentite anche voi?-
-Cosa?-
Shiki
piega un poco la testa, annusando l’aria. –Sembra odore di ga…
-
Un’esplosione sconquassa l’intera
struttura, facendoli quasi cadere a terra. Il controllo mentale si spezza e
tutti i ragazzi, ora liberi e spaventati, cominciando a correre in ogni
direzione. Lily afferra Akiko e Haruya
per un braccio, attirandoli a sé.
-…sì, era proprio gas.- conclude allora Shiki, più
confuso di prima, sporgendosi da una finestra per cercare di capire cosa stia
succedendo: tutti gli ospiti della Collezionista – ricchi scapoli in cerca di
una moglie giovane, magnati senza scrupoli o semplici contrabbandieri - si
precipitano fuori dalla villa, verso il cancello principale, dove sembra ci sia
qualcuno ad attenderli.
-Beh, sembra che ci abbiano anticipato.- esclama, sorridendo. –Abbiamo un diversivo per scappare.-
-E allora che aspettiamo? Che vengano
a prenderci?- sbotta Ryu. –Muoviamoci,
prima che questo posto salti in aria.-
-Ryu?- è una voce femminile,
dalla cima delle scale alla loro sinistra. Ryu ha un
tuffo al cuore quando se la vede davanti.
-Zia Chaco!- urla, correndo verso
di lei e abbracciandola. Ochaco lo stringe a sé come
se avesse paura di vederlo scomparire da un momento all’altro. –Sei qui! Lo sapevo
che sareste venuti a cercarmi!-
-Non potevamo starcene con le mani
in mano, tesoro. Bakugou probabilmente ci avrebbe
massacrati tutti.- ridacchiano entrambi, immaginandosi
Katsuki dare di matto e minacciare di andare a cercarlo
da solo. –Non potete stare qui, dovete uscire. È troppo pericoloso.-
Ryu
annuisce, facendo un cenno verso gli altri e iniziando a correre lungo il
corridoio, lui in testa con Shiki accanto e Lily con
i fratelli subito dietro di loro.
C’è un gran trambusto, nei corridoi
della villa, tra persone che corrono in ogni direzione e altre esplosioni –
rumore di vetri infranti e altre esplosioni, in rapida sequenza, diverse dalle
precedenti. Ryu le riconosce, e se non stesse
correndo per salvarsi la pelle si metterebbe a piangere.
Katsuki
è davvero venuto a cercarlo.
Lo strillo spaventato di Akiko e il gemito di dolore di Lily lo riscuotono dai suoi
pensieri: Emil incombe su di loro, immenso nella sua
stazza, con Akiko stretta per la vita nel pugno e
Lily tenuta ferma per i capelli – ma la ragazza, rapida come il fulmine che ha
messo fuori gioco l’impianto elettrico, trasforma le proprie dita in lame di
ferro e con un gesto secco e disperato taglia di netto la treccia, poco lontano
dalla nuca, ferendo Emil per costringerlo a liberare
la bambina.
L’uomo non demorde, nemmeno con
tutti i decibel raggiunti dalle urla di Akiko che
iniziano a ferire anche le sue orecchie – e Ryu lo
sente, può giurare di averla sentita, la mano di Deku
sulla spalla e la sua voce a un soffio dall’orecchio.
-Avanti,
Ryu, fagli vedere di cosa è capace il One For All.-
Filamenti neri si allungano dalle
sue dita protese in avanti e si stringono attorno a Emil,
immobilizzandolo, Ryu fa forza sulle gambe e colpisce
l’uomo al plesso solare: il colpo è così forte da sfondare il muro alle spalle
del militare e quello dall’altra parte della stanza. Emil
si accascia su se stesso con un lamento, incosciente o morto a Ryu non interessa. Akiko è al
sicuro tra le braccia del fratello.
-Di qua!-
esclama Shiki. Ha trovato un fucile. –Siamo vicini alle cucine!-
Ryu
annuisce, prendendo per mano i fratelli e osservando Lily per assicurarsi che
stia bene – si è ferita, nel tentativo di liberarsi, e qualche ciocca di
capelli castani è stata strappata, ma nulla di cui preoccuparsi.
Ora devono solo pensare a uscire da
lì.
Poi dei passi.
Lenti, strascicati, qualcuno che zoppica,
esattamente verso di loro: Akiko e Haruya si stringono a lui e Ryu
cerca di nasconderli dietro di sé, mentre Shiki
carica il fucile e Lily si prepara a combattere.
I passi rallentano, forse li ha
sentiti, e anche Shiki arretra di qualche passo – ed
è un attimo: appena l’estraneo svolta l’angolo, Lily gli salta addosso con
tutta l’agilità e la velocità che possiede, scaraventandolo a terra e cercando
di immobilizzarlo, prima di essere colpita ed essere costretta ad allontanarsi.
Shiki punta il fucile in direzione dell’estraneo e Ryu decide di intervenire per aiutarla, quando sentono
quella voce.
-Ma che cazzo?!-
D.D.N.A.:
Deliri Del Nuovo Anno
BUON ANNO A TUTTI! *stappa spumante*
Wow, non ci credo nemmeno io, ho finito questo
capitolo.
Oemmegi, è stato un
trauma. Ho iniziato a scriverlo esattamente tre giorni dopo aver postato il
precedente, ma ho passato tutto il tempo a cancellare a riscrivere tutto.
Ho perso il conto delle riscritture dopo la decima
volta, così, per dire.
E comunque il record dello scorso capitolo non l’ho
battuto: sono solo 3700 parole :”D
*si butta nel fiume con un sasso legato al collo*
Okay, la smetto, lo giuro.
Spero che questo capitolo vi piaccia, e che io non
ci metta una vita a finire il prossimo.
Capitolo 16 *** Il Paradosso dell’Onnipotenza [o di ossa rotte e veri Eroi] ***
Hopelesswanderers
Il Paradosso dell’Onnipotenza
[o di ossa rotte e veri
Eroi]
-Perché
sei così irremovibile sul non lasciare Ryu da solo?- gli chiede Mina, appena Yaoyorozu
se ne va da casa sua. –Cioè, capisco il suo Quirk e
la sua importanza… -
-Lo
voglio sempre accanto a me perché è il posto più sicuro a questo mondo, Mina.- sentenzia, senza neanche guardarla. –E poi, gli ho
promesso che mi sarei preso cura di lui.-
Mina
piega la testa di lato, senza capire. –Promesso a chi?-
Katsuki continua a non guardarla, fissando un punto
imprecisato della parete del soggiorno. -…l’ho deluso troppe volte quando era
vivo, non posso permettermi di continuare anche adesso che Deku
è morto.-
20
giugno [One For All: 5%]
Katsuki
sfreccia in sella alla sua moto a una velocità folle – sente il motore rombare
e surriscaldarsi più del dovuto, la lancetta del contagiri schizzare sempre più
verso destra, mentre continua ad accelerare e a zigzagare tra macchine e pedoni
senza nemmeno prestare attenzione ai semafori - fino a raggiungere la UA,
saltare sul marciapiede e arrestare la sua corsa in mezzo al cortile
dell’istituto, lasciando sull’asfalto la scia nera di una frenata e nell’aria
l’odore di gomma bruciata. Sero e Kaminari
scattano in piedi appena scende dalla moto e a passo di carica si avvicina a
loro, mentre Iida inizia a sbraitargli in un
orecchio.
-Bakugou!
Questo non è il comportamento di un Eroe! Entrare così all’interno della UA… !- viene zittito da Naeko, che
corre verso di loro e si getta tra le braccia di Katsuki,
quasi buttandolo a terra, piangendo e singhiozzando senza freni.
-È solo colpa mia!-
continua a ripetere la ragazzina, disperata, i capelli scompigliati e il viso
pallido rigato dalle lacrime affondato nel giubbotto di Katsuki.
–È soltanto colpa mia!-
–Non è colpa tua, okay?-Katsuki le posa le mani
sulle spalle. –Non è colpa di nessuno… -
-Sì invece!-
strilla, sollevando di scatto la testa e puntando i suoi occhi grigi in quelli
rossi di Katsuki. –Se fossi stata più attenta, se me
ne fossi accorta prima… Ora Ryu non…
!-
-Non potevi saperlo, Naeko.-
si impone di stare calmo, sperando in questo modo di calmare anche l’amica di Ryu. In qualche modo sembra riuscirci. –Non prevedi il futuro.-
-Ma ho sentito il pericolo.- singhiozza la ragazzina, ora più calma. –Ho percepito un pericolo imminente.-
–E hai cercato di aiutarlo.-Katsuki piega sulle
ginocchia, di fronte a lei. –Eravate due ragazzini contro degli adulti, hai
fatto quello che hai potuto.-
Naeko
piega il capo in avanti, nascondendo gli occhi dietro una cascata di capelli
rossi. -…avrei voluto fare di più.-
-…anche io.-
la ragazzina solleva lentamente la testa, confusa. Katsuki
non distoglie lo sguardo. –Anche io avrei voluto fare di più.-
Con gli occhioni grigi ancora colmi
di lacrime e i singhiozzi a romperle il respiro, Naeko
si sbilancia in avanti e lo abbraccia.
-Perché deve sempre finire così?!- Katsuki sfoga la sua rabbia sul proprio casco, che viene
scagliato senza alcun controllo contro il muro del suo soggiorno. -Perché per
una volta, per una sola cazzo di volta,
non può andare tutto per il verso giusto?!-
-Non è colpa tua, Bakugou.-Kaminari raccoglie il casco ammaccato e lo appoggia
sul tavolino. -Hai fatto del tuo meglio… -
-Ed è proprio questo il punto!- sbotta. -Ho fatto del mio meglio per proteggerlo e
l’hanno preso comunque! È stato tutto inutile!-
-Lo sai che non è vero… - mormora Sero.
-Sì invece! Smettila, cazzo, smettetela di cercare di farmi
cambiare idea!- sta tremando, per la rabbia e la frustrazione,
e i palmi fumano e scoppiettano incontrollati. -Deku
si era sbagliato! Su tutto! Non sono l’Eroe che credeva che fossi! Non sono
neanche un Eroe!-
Questo Sero
non può sentirlo: gli si para davanti e gli punta l’indice contro, come a
sfidarlo. -Okay, adesso basta. Bakugou, guardami
negli occhi e prova a ripetere quello che hai appena detto. E intanto che
formuli un’arringa abbastanza convincente per motivare questa tua affermazione,
lasciami ricordarti un paio di cose.-
Katsuki
sbuffa, improvvisamente tutta la sua rabbia sembra sparire, lasciando il posto
a un’infinita stanchezza. -Sero, per favore, risparmiamelo.-
-No, adesso mi ascolti.-
ribatte Hanta, la postura rigida di una statua. -Te
lo ricordi, vero Bakugou, quel Villain
che aveva preso in ostaggio i clienti del centro commerciale? Perché io me lo
ricordo benissimo. Non sapevamo cosa fare, né noi che avevamo appena avuto le
nostre licenze né gli Eroi con più esperienza, perché quel pazzo minacciava di
ammazzare tutti gli ostaggi se avessimo anche solo mosso un dito. Tu eri là
dentro, te lo ricordi, vero? Eri tra gli ostaggi.-
-Era il mio giorno libero dopo tre fottutissimi
mesi.- borbotta.
Kaminariannuice. –Me lo ricordo anche io. Avevi lasciato il
tuo cellulare alla ragazza che era seduta vicino a te e hai mandato la tua
posizione a Sero.-
Il
trillo di un messaggio in arrivo interrompe il battibecco tra Ryukyu e Miruko, la prima che cercava di convincere la seconda ad
aspettare nuove istruzioni prima di saltare dentro la struttura e prendere a
calci chiunque le si parasse davanti.
Hanta sblocca il proprio cellulare e apre la notifica. -È
un messaggio di Bakugou, mi ha inviato la sua posizione.-
Miruko solleva un sopracciglio, confusa. –E quindi?-
-È
dentro il centro commerciale.- risponde, anche lui
confuso.
Ryukyu
si incupisce. –Questo non ci aiuta. Un Eroe tra gli ostaggi rende tutto più diffi… -
Il
trillo di un altro messaggio in arrivo la interrompe: è una brevissima nota
vocale, di appena un minuto, in cui si sente chiaramente il Villain
parlare di una vendetta che vuole assolutamente portare a termine e che loro –
gli ostaggi, suppone Hanta – sono lo strumento ideale
per farlo. Poi sente la voce di Bakugou, il suo
solito tono strafottente e irragionevolmente alto, chiedergli con quale
criterio aveva deciso che proprio loro sarebbero stati i mezzi ideali per la
sua vendetta.
-…okay,
è ufficiale.- esclama Denki.
–Bakugou è impazzito.-
-No,
non è impazzito.-Midoriya
scuote la testa. –Sta cercando di farci guadagnare tempo.-
-Tutti eravamo così presi da
trovare una soluzione veloce che non abbiamo pensato al modo più semplice per
fermarlo: convincerlo a parlare.-Sero
sospira, passandosi una mano trai capelli. -Prova a immaginare se non fosse
andata così. Cosa sarebbe successo se tu non avessi fatto quello che avremmo
dovuto fare tutti?-
Katsuki
non sa come rispondere: boccheggia, la voce andata a farsi fottere, mentre
nella sua testa riesce solo a ripetersi che in fondo Sero
ha ragione. Ma è dura ammetterlo, ed è dura accettare di aver fallito.
Sero
e Kaminari tirano un sospiro di sollievo, quando
finalmente Katsuki sembra calmarsi.
-Lo troveremo, Bakugou.- sentenzia Kaminari, dandogli una pacca sulla spalla. –Lo troveremo, a
costo di setacciare il Paese palmo a palmo. Stanne certo.-
30
giugno [dieci giorni dal rapimento]
Katsuki
non chiude occhio da quando Ryu è scomparso,
continuando a lavorare senza sosta per trovare anche solo una piccolissima
traccia per rintracciare Ryu. Instancabile, continua
a cercare informazioni sui movimenti della Collezionista, cercando di
rintracciare anche i compratori di opere d’arte del mercato nero – di tornare a
casa non se ne parla, non riuscirebbe a sopportare la vista di Mina nello stato
catatonico in cui è caduta quando ha saputo che avevano rapito Ryu, e così alla fine ha preferito tornare dai suoi. Suo
padre ha quasi creduto di avere davanti un fantasma, non suo figlio, quando se
l’è visto davanti pallido come un cadavere e stanco all’inverosimile.
E non è riuscito a trovare un
singolo indizio, nemmeno un’idea di dove possa essersi cacciata quella troia e
che cosa voglia farne di Ryu.
E tutto questo lo sta logorando,
mangiandoselo dall’interno come un cancro, mentre sente salire e ribollire la
rabbia e la frustrazione. Si sente pronto a esplodere, lòetteralmente.
-Bakugou
ti ho portato qualcosa da mangia… Dio mio, ma è appena finita una guerra, qui
dentro?!- strilla Kirishima, bloccandosi sulla soglia
e osservando il caos e le varie pile di cartelline e faldoni e scartoffie
abbandonati in giro per la stanza.
Katsuki
solleva appena gli occhi verso di lui, i pugni stretti che iniziano a fumare.
-Non è il momento.-
Kaminari,
apparso alle spalle del rosso, mormora titubante: –Bakugou, sei
veramente sicuro di stare bene?-
-Sto benissimo, Kaminari.- sbotta. –Hanno
rapito Ryu da dieci giorni e non ho idea di dove
possano averlo portato e non so che cosa possano fargli, se lo terranno in vita
o se lo hanno già ucciso e si sono sbarazzati del suo cadavere, Mina è
diventata un vegetale da quando lo hanno portato via e io non chiudo occhio da più
di una settimana e sto tirando avanti a caffè e barrette energetiche. Sto alla
grande, visto?-
Kirishima
occhieggia verso il Parafulmini. -…era una domanda stupida, Kaminari.-
-Molto stupida.-
ammette il biondo, incassando la testa nelle spalle.
Dei passi veloci alle loro spalle e
un molto gentile “Levatevi dai coglioni”
annuncia l’arrivo di sua madre, che li sbatte fuori dalla stanza e si chiude
dentro con lui.
-Cazzo vuoi?-
è veramente troppo stanco e troppo nervoso per affrontare sua madre, in questo
momento. Si sente come la pentola a pressione che suo padre le ha regalato e
che lei aveva distrutto, dimenticandola accesa sul fornello la sera di
Capodanno quasi vent’anni prima.
-Senti, coglione, prima di tutto ti
dai una calmata.- esordisce lei, inviperita. –Il fatto
che Ryu sia stato rapito non ti dà il diritto di
sbottare contro chiunque.-
E, proprio come la pentola a
pressione dimenticata accesa sul fuoco, Katsuki
esplode: è di un violenza inaudita, lo scatto d’ira con cui scaglia a terra
quella tazza di caffè e inizia a inveire contro sua madre, contro la
Collezionista, contro i suoi collaboratori, contro il mondo intero, contro se
stesso, fino a quando è troppo stanco anche per stare in piedi e si accascia a
terra a ginocchioni, respirando in affanno e con gli occhi lucidi.
Curioso, non aveva pianto al
funerale di Deku, e ora sta piangendo per Ryu.
-…non credevi di affezionarti così
tanto a quel ragazzino, vero?- sussurra la vecchia
strega, Katsuki sente gli occhi riempirsi ancora di
più di lacrime. No, non credeva di affezionarsi così tanto a Ryu da considerarlo un fratello minore, parte di una
famiglia che non ha.
-È tutto quello che… - balbetta, chinando
la testa e stringendo i pugni. –È tutto quello che ci resta di Deku.-
Sua madre gli è accanto l’attimo
esattamente successivo: gli solleva il viso, quasi con violenza, fissandolo
dritto negli occhi. –E allora riportalo a casa.-
Katsuki
sgrana gli occhi, confuso e senza parole, giusto per un momento: scatta in
piedi, scuote la testa e inizia a camminare per la stanza.
-Ma che cazzo sto facendo?- blatera. –Piangermi addosso? Io? Adesso? Ma
scherziamo? Ryu ha bisogno di aiuto e dobbiamo
muovere il culo!-
–Questo è mio figlio.-Mitsuki ghigna, puntandogli l’indice contro. -Ora ti
riconosco, stronzetto.-
Katsuki
si ferma giusto un istante a guardarla, quello che resta della tazza di caffè
tra le mani. -…ti vendo un sacco di bottiglie, mamma.-
-E io ti varo un sacco di barche, Katsuki. Ora datti da fare.-
-Signor sì, signora.-
5
luglio [quindici giorni dal rapimento]
A distrarlo dalle sue ricerche è
una telefonata di Tsukauchi, coincisa e sintetica,
che lo fa scattare in piedi come una molla.
-Abbiamo un sospettato.-
sentenzia. –Corrisponde a uno degli identikit che ci ha fornito il nostro
informatore. Lo stanno portando qui.-
L’anticamera della sala degli
interrogatori è in fondo a un lungo corridoio che Katsuki
percorre a passo di carica, il rumore secco delle suole dei suoi scarponi che
rimbomba lungo le pareti spoglie come il ritmo di un tamburo da guerra. Nella
piccola stanzetta isolata ci sono soltanto due agenti, che appena lo vedono
scattano sull’attenti, mentre insieme al sospettato ci sono Tsukauchi
e Todoroki – e a quanto pare non stanno cavando un
solo ragno dal buco, vista l’espressione contrita di Mezzo e Mezzo che si sta
sforzando di restare calmo per non spaccare la faccia allo stronzo di fronte a
lui e quella esausta del detective.
Katsuki
non dice una sola parola, ma uno dei due agenti ha già capito: gli fa cenno di
seguirlo e insieme escono dall’anticamera per raggiungere la stanza adiacente.
L’agente apre la porta e si sporge all’interno, mormorando qualcosa che Katsuki non capisce.
Sente soltanto il sospettato ridere
di gusto. –Cos’è? Giochiamo a Poliziotto
buono e Poliziotto cattivo?-
Sta ancora ridendo quando Katsuki entra nella stanza.
-Sarebbe più preciso dire… -
afferra una sedia e la trascina proprio di fronte al sospettato, che intanto ha
smesso di ridere ed è diventato dello stesso colore di un lenzuolo. –Poliziotto buono ed Eroe molto incazzato,
che preferiresti non far incazzare più di quanto già non lo sia.-
L’uomo, se possibile, sbianca
ancora di più e inizia a tremare quando Katsuki ferma
la corsa della sedia a qualche manciata di centimetri dall’altra e vi si siede
a cavalcioni.
-Allora, ratto di fogna.- sta ghignando, i palmi appoggiati allo schienale
della sedia che scoppiettano minacciosi. –Inizi a squittire o ti devo
costringere? Sai, ho una certa fretta.-
TsukauchiNaomasa continua a ripetere, ormai da anni, che lo
pagano davvero troppo poco per tutto quello che fa: prima AllMight e All For One, poi Midoriya e ora il successore
di Midoriya.
Ha davvero bisogno di un aumento. O
una vacanza. O magari entrambi.
-Crede sia stata una buona idea
lasciare Ground Zero da solo con il sospettato, signore?-
sussurra uno degli agenti, fuori dalla stanza degli interrogatori. Tsukauchi non ha neanche la forza di ribattere e si limita
a sospirare: se riesce a fargli dire qualcosa, sarà meglio per tutti.
-Bakugou
sa essere molto convincente, quando vuole.- mormora Todoroki, picchiettando un dito sull’avambraccio e
aspettando. La camera degli interrogatori è isolata, quindi ovviamente non
sentono un singolo rumore provenire dall’interno, e dopo quasi venti minuti
temono che Bakugou abbia eliminato il sospettato e
stia cercando di eliminare anche le tracce del reato.
-…no, vi prego, non voglio essere
complice in un occultamento di cadavere.- balbetta Tsukauchi, impallidendo, quando la porta si spalanca e Bakugou esce da lì come se avesse il Diavolo e tutto
l’Inferno alle calcagna, sibilando improperi e maledizioni contro la
Collezionista.
-Scoprirà di essersi condannata a
morte nello stesso momento in cui si è messa contro di me.-
ringhia, ormai quasi fuori dal commissariato. -E che il mondo è più piccolo di
un fottutissimo paesino di campagna quando sono incazzato con qualcuno.-
Todoroki
e Tsukauchi si scambiano uno sguardo prima di
seguirlo. –Dove si va?-
Katsuki
nemmeno arresta la sua marcia, continuando ad allontanarsi di gran carriera. –Dove
vado, vorrai dire.-
-Stai scherzando, spero.- ribatte Todoroki, secco.
–Non penserai che ti lasceremo andare da solo, finirai per farti ammazzare.-
-Mezzo e Mezzo, Ryu
è stato affidato a me, questo è un mioproblema.-
-Correzione: è diventato anche un mio problema quando Midoriya
mi ha chiesto di aiutarti.- ora anche Todoroki si sta incazzando, e non accetterà un no come
risposta. –Quindi, che ti stia bene o no, tu non vai da solo a cercare Ryu.-
Rimangono istanti che sembrano
infiniti a fissarsi negli occhi come due cani pronti a sbranarsi, prima che Todoroki aggiunga: -Dove, Bakugou?-
-Francia.-
sibila, arrendendosi. –Foresta Nera. C’è una villa dell’Ottocento, la sua base
è lì.-
Tsukauchi,
alle loro spalle, si limita ad annuire. –Credo avremmo bisogno di aiuto.-
7
luglio [diciassette giorni dal rapimento]
Alla fine, l’aiuto si concretizza
in una vera e propria task force capeggiata da Todoroki
stesso che comprende Uraraka, Sero,
Kirishima, Jirou e Kaminari per la gioia di Katsuki,
che avrebbe preferito di gran lunga andare da solo - ma Mezzo e Mezzo ha
ragione, se fosse andato da solo probabilmente avrebbe fatto il coglione e si
sarebbe fatto ammazzare. E non può lasciare Ryu da
solo.
Non di nuovo.
-Vengo anch’io.-
per la prima volta da quando Ryu è stato portato via,
Mina esce dalla sua stanza, già pronta e con un borsone sulla spalla. –State
per partire, no? Vengo anch’io.-
Katsuki
la scruta, studiando la sue espressione. –Sei sicura?-
-Voglio vedere in faccia la stronza
che mi ha portato via Ryu.- gli occhi scuri di Mina sono ancora gonfi di lacrime, ma Katsuki crede di non averla mai vista così combattiva.
Non può che annuire, chiudendo il
suo borsone e facendole un cenno con la testa. –E allora andiamo.-
8
luglio [diciotto giorni dal rapimento]
Raggiungere la Foresta Nera senza
farsi notare non si rivela difficile come Katsuki
aveva pensato, ma piuttosto una passeggiata turistica nella natura. I militari
che li aiuteranno sono già posizionati e la villa è tenuta sotto controllo
ventiquattro ore al giorno, ma nessuno di loro ha osato avvicinarsi più di
settecento metri – troppo rischioso, hanno riferito quando Katsuki
ha chiesto perché. Soltanto la mano di Sero premuta
con forza sulla sua spalla e l’occhiataccia di Todoroki
gli hanno impedito di spaccare la faccia a quel soldato.
Ad accoglierli al campo è un uomo
bassino e tarchiato, dalle numerose medaglie Katsuki
sospetta qualcuno in alto nella catena alimentare dell’esercito francese, che
si prodiga subito nei saluti. –Benvenuti, signori… -
-Qui è il capo, qui?-
domanda invece Katsuki, continuando a camminare
pestando i piedi per terra.
-Io, signore.-
risponde il graduato, scattando sull’attenti. –Tenente Augu…
-
-Benissimo, ora so chi ignorare.- lo interrompe, lasciandolo senza parole. –Tu,
portami una mappa della struttura.-
Il soldato semplice scatta
sull’attenti e scappa via, tornando pochi istanti dopo con un abbozzo di
planimetria.
Il tenente, intanto, si riprende
dalla risposta appena ricevuta. –Ma… Ma come si permette… !-
-Non intendo ascoltare una singola
parola di qualcuno che si nasconde dietro i suoi gradi militari, che in quasi
una settimana non ha osato avvicinarsi all’obbiettivo e che non ha nemmeno
un’idea di piano d’azione.-
-Siamo stati chiamati per
un’operazione di salvataggio, non posso mettere a repentaglio la vita dei miei uomini!-
-Infatti non la metterete.-
ribatte. –Resterete qui, ad aspettare, mentre noi entreremo nella villa… da qui.-
Indica un punto sulla planimetria,
al primo piano, indicata dalla dicitura come “dispensa”.
-Perché dalla dispensa?-
domanda il Parafulmini, confuso. –Spuntino prima di attaccare?-
Todoroki
si batte una mano sulla fronte con così tanta forza che Katsuki
sospetta gli rimarrà il segno, mentre Jirou gli tira
uno scappellotto in testa e Kirishima sospira
sconsolato. Lui si limita a fulminarlo.
-Ma solo io stavo attento durante
le lezioni di Aizawa sullo stealth,
al terzo anno?- grugnisce.
-Cucine, dispense e obitori.- interviene Sero. –Gli
unici posti mai sorvegliati perché non c’è nulla da sorvegliare.-
-Niente può uscire sulle proprie
gambe, da lì.- conclude Mina.
-Grazie, ragazzi, almeno ci siete
voi a ricordarmi del perché continuo ad avere a che fare le persone.-
sospira. –Stavo dicendo. No, razza di rincoglionito, niente spuntino, quella
dispensa sarà la nostra entrata in scena.-
10
luglio [venti giorni dal rapimento]
Loro sono gli ultimi due a entrare
nella villa, sempre usando la piccola finestrella della dispensa. Jirou si accovaccia a terra e i suoi spinotti bucano
l’intonaco del muro, mentre Katsuki controlla
un’ultima volta le cariche e le munizioni che ha con sé.
-Bakugou, li ho trovati.-Katsuki si volta appena
verso di lei. –Secondo piano, ala ovest della villa. Approssimativamente mille
persone tra adulti e bambini, credo ci sia anche la Collezionista.-
-Perfetto, grazie Jirou.-
annuisce. –Resta sempre allerta e avvisami per qualsiasi cambiamento. Voi a che
punto siete?-
-Ho
trovato i condotti dell’acqua.-
sentenzia Mezzo e Mezzo. –Ho già iniziato
a congelarli.-
-Forse
fai prima a farli esplodere, Todoroki.- suppone Sero,
ricevendo un “Hum”
come risposta. –Comunque, io e Kirishima siamo davanti al cancello principale in attesa.-
-Ho
eliminato gli uomini a guardia delle entrate secondarie, sono entrata dal
terrazzo al quarto piano e sto iniziando a scendere.-
risponde coincisa Faccia Tonda.
-Io
ho trovato i condotti del gas.-
mormora invece Mina. –Non dovrei
impiegare molto a metterli fuori gioco.-
-ChargeBolt è in posizione davanti al quadro elettrico
pronto a colpire.-Katsuki sente il sospiro rassegnato di Jirou
e può solo provare ancora più stima per lei. –La prossima fase?-
Katsuki
ci pensa un attimo, prima di sentenziare: -Sero e Kirishima, voi pensate a chiunque tenti di uscire da lì. Uraraka, tu occupati dei ragazzi e portali al sicuro, Jirou vi darà una mano. Voialtri distruggete tutto, fate
più casino che potete, poi cercate di disperdere gli ospiti della Collezionista.-
-E
lei?- mormora Kirishima. –Cosa
facciamo con la Collezionista?-
-La puttana lasciatela a me.- ringhia. -Uscite da qui il prima che potete, quando
avete finito.-
-Che vuoi fare?-
gli domanda preoccupata Jirou, scrutandolo con gli
occhi sgranati.
-Bakugou.-
il tono di Mezzo e Mezzo è più freddo del suo ghiaccio. –Non provare a trasformare questa cosa in una missione suicida.-
-Tranquillo, Mezzo e Mezzo, non vi
libererete di me tanto velocemente.-
-…lo diceva anche Midoriya e guarda in che situazione siamo.-
sussurra ancora Jirou, ma ogni altra risposta viene
soffocata sul nascere dalla prima esplosione. Ora è il momento di agire.
Katsuki
fa un passo avanti, fuori dalla dispensa.
Aveva memorizzato la planimetria
della villa proprio per trovare la via più sicura per raggiungere qualsiasi
nascondiglio quella bastarda avrebbe potuto scegliere, quindi alla fine si
rivela abbastanza facile districarsi trai mille corridoi tutti uguali della
villa senza incappare in troppi problemi.
Almeno finché Katsuki
non si vede piombare addosso qualcosa – no, qualcuno,
un lampo bianco che con un ringhio da battaglia affonda quelli che sembrano artigli nella sua coscia e nel suo
fianco, fottutamente vicino alla femorale, e lo scaglia con violenza contro la
parete con una ginocchiata ben assestata allo stomaco.
Il colpo alla schiena è così forte da
fargli mancare il fiato e lasciarlo stordito per una manciata di secondi che si
rivelerebbe fatale, se non si fosse accucciato a terra: questa volta, gli
artigli puntavano alla gola. Riesce ad allontanare il suo aggressore con un
destro ben assestato, quel tanto che basta per ricomporsi e osservare il suo
avversario: è una donna, che lo sta osservando come un cane rabbioso, le labbra
sollevate a mostrare i denti di un lupo e la mano destra insanguinata.
-La Collezionista aveva ragione.- ghigna lei, osservandolo. –Bastava soltanto
aspettare e sareste venuti a prenderlo.-
Katsuki
non capisce. –Ma che cazzo stai dicen… -
Lei lo carica ancora ed è
velocissima, puntando di nuovo alla sua gola: riesce a evitarla ancora
spostandosi di lato e scagliandole contro un’esplosione, ma gli artigli lo feriscono
al viso e le grida che rimbombano lungo le pareti, sia il suo che quello della
donna, sono veramente strazianti. La sua maschera cade a terra, tranciata di
netto, e l’occhio destro inizia a pulsare sotto il palmo che si riempie di
sangue e fa troppo male anche solo pensare di aprirlo – anche lei si porta una
mano alla spalla, gemendo di dolore, l’ustione che si estende lungo il collo e giù
fino al gomito e sul busto.
Katsuki
comincia a sentire la testa farsi pesante, la stoffa dei pantaloni riempirsi di
sangue e appiccicarsi alla pelle e quello che gli cola dall’occhio scivolare
lungo il collo come una cascata. Deve pensare a qualcosa, o finisce che ci
lascia davvero le penne – perché la donna-lupo si è rialzata e lo sta
caricando, instancabile, cercando di colpirlo con l’intenzione di ucciderlo, e
in meno di una manciata di secondi Katsuki si ritrova
con le spalle al muro, in un angolo, e prossimo a soccombere.
E ha paura. Una paura fottuta.
-Ti
arrendi di già, Kacchan? Ti credevo più forte di così.-
…non se l’è sognato, vero? Quella era
la voce di Deku, vero?
-Facciamo
una simulazione, apprendista.- sentenzia Miruko, cogliendolo alla sprovvista.
Katsuki non capisce. –Simulazione? Di cosa?-
-Di
una situazione in cui ti potresti trovare, soprattutto se hai a che fare con Villains senza Quirk.- spiega lei, puntandogli contro una lucina laser rossa.
-Ti hanno appena sparato. Ora cosa fai?-
Katsuki osserva la lucina, puntata sul suo stomaco. –Cerco di
superare lo shock?-
-Bravo.
Hai un buco nello stomaco, cosa ti ucciderà?-
-Emorragia.- ribatte, ovvio.
-Risposta
esatta, ma non completa.-Miruko
incrocia le braccia al petto. –Emorragia interna. C’è un foro d’uscita? Sì? No?
Facciamo di no, cosa fai?-
Katsuki ci pensa un attimo. –Se non c’è, cado sulla schiena. Questo
rallenterà la fuoriuscita di sangue.-
L’Eroina
annuisce ancora. –Poi?-
-Non
devo farmi prendere dal panico… E devo restare cosciente. Concentrarmi sul
dolore potrebbe aiutare, una volta superato lo shock.-
-Esatto.- scioglie l’incrocio delle braccia, sollevando il
dito indice della mano destra. –Prima regola del morire: convinciti che non
vuoi morire. Seconda regola: rallenta e pensa.-
-Rallentare
e pensare.- ripete, confuso. –A cosa?-
-Alla
regola numero tre, apprendista: un modo per levare le tende e salvare la pelle,
cercando di limitare al minimo i danni ma allo stesso tempo stendere il tuo
avversario. Perché se avrai un buco nello stomaco o qualsiasi altra ferita di
quel genere, sarà davvero difficile che tu sia in grado di combattere ancora
per molto.-
-Forza,
Kacchan, so che puoi farcela. Tu ce la fai sempre.-
-Ed è ancora troppo presto per
tirare le cuoia.- sussurra, ghignando, prima di
scattare in piedi. Ogni muscolo del suo corpo implora pietà, ma Katsuki ignora il dolore e si scaglia come una furia contro
la donna, che nel frattempo sta balzando contro di lui.
È un attimo. Mentre i denti di lei
affondano nel suo bicipite sinistro, l’esplosione la colpisce in pieno viso,
scagliandola a metri di distanza e contro la parete opposta – Katsuki non riesce a trattenere un urlo, quando per la
potenza dell’impatto e lo strattone i denti strappano la pelle e lacerano il muscolo
e forse gli rompono qualche osso, perché Katsuki è
costretto a lasciar cadere il braccio lungo il fianco, immobile.
La donna-lupo, invece, sembra non
avere intenzione di muoversi, e questo sì che un bene – non sarebbe in grado di
andare avanti a combattere, il sangue perso dalle ferite comincia a essere
troppo e sta iniziando a sentire la testa pesante, mentre si trascina
stancamente fuori dalla sala.
Sente dei passi, proprio verso di
lui, e nonostante non ce la faccia più si prepara a difendersi. Deve ancora
trovare Ryu e la troia, non può arrendersi adesso…
Qualcosa, o qualcuno gli balza
addosso, di nuovo, buttandolo a terra senza dargli il tempo di capire cosa stia
succedendo e colpendolo un paio di volte al viso con dei pugni, e quando riesce
a liberarsi sente il rumore secco e inconfondibile di un fucile che viene
caricato.
-Ma che cazzo?!- sbotta,
inviperito, tirando su il busto e puntando il braccio destro alla cieca, spera
più o meno nella direzione giusta. Non riesce più a tenere l’occhio destro
aperto.
-Katsuki?!-
ha già un’esplosione pronta a partire quando riconosce quella voce. –Shiki, fermo! Fermi!-
Ryu
emerge dall’angolo buio, affannato e spaventato ma tutto intero, e Katsuki può permettersi di rilassarsi un poco.
-Katsuki…
- Ryu gli si avvicina, lentamente, dandogli il tempo
di rimettersi in piedi. –Cosa… Cosa ti è successo? Sei ferito! Stai perdendo un
sacco di sangue!-
Katsuki
gli posa una mano trai capelli per rassicurarlo. –Una bastarda mezza lupo, era
veramente intenzionata a non mollare.-
–Ten è
veramente forte… - il ragazzo con il fucile, che crede si chiami Shiki, annuisce. –Adesso è… -
Katsuki
indica alle proprie spalle: sul pavimento si scorge ancora la figura della
donna-lupo, immobile in una pozza di sangue. Shiki, Ryu e la ragazza che ha tentato di stenderlo tirano un
sospiro di sollievo.
-Cristo, Bakugou!- Mezzo e Mezzo
appare alle loro spalle come un’apparizione mistica, trascinandosi dietro
qualcosa. E ha un’espressione incazzatissima, uh, cos’ha fatto adesso? -Tra te
e Midoriya mi farete venire un infarto!-
-Zio Shouto!- esclama Ryu, illuminandosi correndogli incontro, bloccandosi quando
scorge cosa stia trascinando Mezzo e Mezzo. –Oh. Quello è… -
-Già.-Todoroki annuisce, indicando il ragazzo svenuto e
immobilizzato che trattiene per la collottola. –Ha provato a usare su di me il
suo Quirk. È stato facile sbarazzarsi di lui, una
volta capito come funzionava.-
-Ma è un Quirk
di controllo mentale!- esclama Ryu,
Katsuki solleva un sopracciglio. –Come hai… ?-
-Ryu, non
prendertela, ma ho preso a pugni in faccia il vero Midoriya.- ribatte Todoroki. –Figurati se mi faccio degli scrupoli a farlo con
uno finto.-
–Tutti quanti nella vita abbiamo almeno
una volta preso Deku a pugni in faccia.-Katsuki annuisce, appoggiandosi al muro per non
cadere. –È come un rito di passaggio.-
-E tu rimani il campione indiscusso.- borbotta ancora l’altro Eroe. –Anzi, no. Tu. Che diavolo ti è successo?! Jirou ha quasi avuto un attacco di panico quando ti ha
sentito urlare!-
Katsuki
allarga… il braccio, visto che il sinistro non accenna a muoversi. –Mezzo e
Mezzo, giudica da te.-
-…ti hanno ridotto veramente uno
schifo, Katsuki.- sussurra Ryu, mentre Shiki e la ragazza dietro di lui annuiscono vigorosamente. –Hai
bisogno di un medico.-
-E voi dovete uscire da qui.- sbotta allora Katsuki. –Io devo
ancora trovare la Collezionista.-
-Bakugou,
non sei nelle condizioni di continuare.- ribatte Todoroki. –La Collezionista è circondata ed è rimasta da
sola, sarà costretta ad arrendersi… -
-Non me ne andrò da qui fino a
quando non avrò visto quella stronza in una fottutissima cella!-
grida, puntando i piedi per terra e fronteggiandolo, ignorando il dolore. –Dovessi
morirci, qui dentro, chi cazzo se ne fotte! Saprò che quella puttana sarà a
marcire dietro le sbarre e sarò in pace con me stesso per quello che ha fatto a
Deku e a Ryu!-
-Non dire scemenze e muoviti!- sbraita ancora Todoroki,
facendo un cenno con la testa ai ragazzini. Shiki e
la ragazza lo seguono immediatamente, tenendo per mano due bambini, mentre Ryu rimane indietro.
-Vai anche tu.-
mormora, troppo stanco per anche provare a essere autoritario.
-No.-
-Ryu, che
cazzo… ! non ti ci mettere anche tu!-
-No, Katsuki.- ribatte il
ragazzino, testardo come un mulo. –O vieni via anche tu o io resto qui con te. Perché
non ho intenzione di lasciarti da solo, ferito e in pericolo, a cercare una
pazza che probabilmente ti ucciderà.-
Katsuki
sbuffa, esasperato. –Il complesso del martire si trasferisce insieme al Quirk, a quanto pare.-
Non
era così che sarebbe dovuta andare, non era questo il piano che Katsuki aveva pensato. Ha fatto un errore da principiante,
cazzo, si è montato la testa e ha sottovalutato il Villain
– e ora sta in piedi per miracolo, dopo essere stato scagliato contro un muro e
aver incassato non sa nemmeno lui quanti colpi consecutivi. E la partner del Villain, di cui non sapeva nemmeno l’esistenza, ha un cazzo
di Quirk di duplicazione e ha creato almeno una
ventina di copie di se stessa.
Cazzo,
se non pensa qualcosa alla svelta è fottuto.
-Kacchan, levati di mezzo!-Katsuki ha appena il tempo di buttarsi di lato per non
essere investito in pieno dall’onda d’urto generata da quel Manchester Smash1,
che comunque lo fa rotolare per terra almeno per qualche decina di metri prima
di riuscire fermarsi.
-Deku, che cazzo ci fai qui?!- urla, quando finalmente
riesce ad alzarsi da terra.
-Sono
i rinforzi, mi sembra ovvio.- ribatte questi,
stendendo le poche copie della Villain rimaste in
piedi con Delware Smash Air Force2.
Peccato che questa le rigeneri all’istante, e quindi sono di nuovo punto e a
capo.
Katsuki ne abbatte una decina con un paio di esplosioni, ma
le braccia stanno cominciando a cedere. -Levati dal cazzo, nerd, posso
cavarmela benissimo da solo!-
-No,
Kacchan.-
ribatte Deku. –Hai perso i guantoni, sei ferito e
circondato e se provi a usare un’altra volta le tue esplosioni rischi di spaccarti
i tendini delle braccia. Non me ne vado.-
-Deku, porca troia, ho detto… !-
-Non
ti lascio qui!-
Alla fine si arrende con uno
sbuffo, trascinandosi stancamente fuori dalla villa. Ryu
è sempre accanto a lui, a meno di un braccio di distanza, pronto a sorreggerlo
quando lo vede barcollare.
La prima ad avvicinarsi, quando
raggiungono il cortile esterno della villa, è Mina, che abbraccia Ryu così forte da fargli male quando il ragazzino le corre
incontro e scoppia a piangere come una bambina, continuando a ripetere che le
dispiace. Le dispiace di non essere stata in grado di proteggerlo come avrebbe
voluto e che è felice di vederlo sano e salvo.
-Ma che bel quadretto felice.-
Katsuki
sente il sangue, quel poco che ha ancora nelle vene, gelarsi in un battito di
ciglia: la Collezionista è proprio alle sue spalle, elegantissima e bellissima
in quel vestito acquamarina, e minacciosa con un sorriso malato sul viso
pallido dal trucco sbavato e un braccio attorno al collo di un bambino.
-Haruya!- sente Ryu urlare e il bambino agitarsi tra le braccia della
donna, che come se nulla fosse gli punta alla tempia una pistola.
Almeno una decina di sicure scattano,
tutte insieme, e altrettante armi vengono puntate contro la donna. Katsuki solleva il braccio destro.
-No, no! Fermi tutti, non sparate!- sbraita, frapponendosi tra i militari e la Villain. –Non uccidetela!-
-Ma signore… !-
-Non sparate!-
-Non mi ucciderai.-
ride, lei, il rossetto scarlatto sbavato sul lato sinistro del labbro inferiore
e i capelli scarmigliati sfuggiti allo chignon sulla nuca. –Voi Eroi avete così
tante regole… -
-I bravi Eroi, quelli degni di
questo nome, non hanno bisogno di regole.- ribatte Katsuki, facendo qualche passo instabile in avanti. Le ossa
e i muscoli urlano per il dolore, ma non si ferma. –Spero non arrivi mai il
giorno in cui si capirà perché io me ne sono imposte così tante. Ora, lascia
andare il bambino.-
La donna continua a tenere la pistola
premuta sulla tempia del ragazzino. –Perché dovrei? Così non ti sentirai in
colpa quando quei gentili signori alle tue spalle inizieranno a sparare?-
-Non lo faranno. Nessuno sparerà
fino a nuovo ordine.- la assicura. –Davvero, ti
conviene arrenderti. Per cosa stai ancora combattendo? Sei rimasta solo tu.-
Il volto della donna si contorce in
un’espressione di dolore e rabbia e la pistola si sposta, dalla tempia del
ragazzino a Katsuki, dritta verso il petto. Katsuki cerca di non farle notare il sussulto che ha
trattenuto a stento, mentre è sicuro di aver sentito Faccia Tonda arrestare sul
nascere uno strillo. Così è morto Deku, un solo colpo
in pieno petto, semplice e indolore. Non ha nemmeno avuto il tempo di
realizzare cosa stava succedendo.
-Voi non potete capire!-
sbraita allora lei, stravolta e stanca da tutto quanto. –Voi non capirete mai
cosa si prova a essere normali! A
essere inutili! Ho passato la mia
vita a cercare un modo per essere qualcuno, perché nessuno voleva una Quirkless! Potevo
essere la più intelligente, la più bella e la più brava, ma ero nessuno! E tutto per una… per una
stramaledetta falange in un mignolo!-
Katsuki
la ascolta in silenzio, senza muoversi, mentre la donna continua a urlare al
mondo la sua rabbia e il suo odio per qualcosa di cui nessuno ha colpe se non
la genetica, la pistola sempre puntata verso di lui.
-Conoscevo un Quirkless.- esordisce,
facendo un passo avanti barcollando, poi un altro e un altro ancora. –Un vero
coglione, uno di quelli di prima categoria. Anche lui era lo sfigato perché senza un Quirk, e sai
cosa ha fatto? Non si è mai arreso, ha passato tutta la vita a lottare per quello
in cui credeva, fino a quando non gli è stato donato un potere immenso. Un
potere che nemmeno sapeva controllare.-
La Collezionista arretra di qualche
passo, insicura sui suoi stessi piedi, continuando a stringere il ragazzino a
sé. Katsuki non si fa intimorire.
-Eroi come lui ce ne sono pochi,
forse uno su un milione. E lui è… è stato
il migliore. E tu lo hai ucciso.- ora la pistola gli
sfiora il petto, poco sotto la gola, ma gli occhi rossi di Katsuki
sono inchiodati in quelli azzurri della Villain, che
lentamente si riempiono di lacrime. –Hai ragione: non ti ucciderò, anche se lo
vorrei. Oh, non immagini quanto vorrei farti passare lo stesso dolore che hai
fatto patire a lui. Ma non lo farò, non perché ho le mie regole. Non lo farò
perché Deku non lo farebbe. Nonostante tutto, quel
coglione di Deku ti perdonerebbe.-
Il braccio intorno al bambino
ricade immobile lungo il fianco della donna e il piccolo si allontana in
fretta, mentre la pistola le scivola dalle mani e cade a terra vicino ai loro
piedi. E infine anche lei crolla, cadendo ginocchioni sul terreno, le mani
sugli occhi e i collant strappati sulle ginocchia, piangendo come una bambina.
L’attimo dopo è già ammanettata.
-Avrei voluto conoscerlo, Deku.-
sussurra, mentre due militari la sollevano da terra. –Doveva essere una persona
meravigliosa.-
Katsuki
annuisce. -Lo era.-
Prima che la portino via, gli
sorride un’ultima volta. –Anche tu, a modo tuo, sei degno di essere un Eroe.-
Come la Collezionista si è
allontanata, scortata dalle forze dell’ordine verso una cella di cui spera
buttino via la chiave, solo allora, Katsuki si
permette di crollare.
Faccia Tonda è la più veloce: si sente
trascinare, ma è troppo stanco per davvero capire dove lo stia portando.
-Serve un medico, presto!- urla a qualcuno attraverso un auricolare. –È grave,
non so di preciso quanto, ma ha bisogno di cure! Subito!-
-Sto bene, Faccia Tonda… - sussurra,
esausto, costringendola a sorreggerlo per non farlo rovinare a terra.
-Non stai bene, Bakugou!- strilla ancora
lei, terrorizzata. –Cosa ti è saltato in mente? Il piano non era questo!-
Katsuki
sta per chiederle di non urlare, perché gli fa male la testa, quando si sente
chiamare e due braccia gli circondano il busto: Ryu
gli sta facendo male ma lo lascia fare.
-Stai bene.-
mormora, sospirando di sollievo. –Tu stai bene.-
Ryu
annuisce, piangendo, mentre continua a stringerlo. –Sto bene, vecchio idiota.
Non farlo mai più, siamo morti di paura qui.-
-…a chi hai dato del vecchio, merdina?-Ryu sta bene, è tutto finito, è finita.
Con questo pensiero, Katsuki si lascia andare.
1.Citando la
Wiki, il Manchester Smash è quel calcio che Deku usa contro Overhaul,
sfruttando il 20% del OFA per polverizzare il terreno sotto i piedi di Chisaki.
2.Sempre
citando la Wiki, il Delaware Smash Air Force è il
colpo generato grazie ai guanti creati da Mei, usato con Gentle.
Personalmente penso siano uno dei più fighi.
Per scrivere
il flashback sono andata a spulciarmi la pagina Wiki
del One For All, penso si
sia notato lol. È stato parecchio illuminante,
sapete?
…questo mi
ricorda che dovrò pensare a un nome da Eroe per Ryu
che contenga il kanji di “dieci”, visto che devo mantenere
la tradizione(???). Si accettano consigli!
D.P.A.:
Deliri Pre Assassinio mio? Di Bakugou?
Vostro? Boh, idk, nel dubbio il testamento l’ho
scritto
Come mai questo capitolo ha visto la luce così
presto? La Maki è tornata a scrivere a pieno regime?
Ma assolutamente
n o.
In verità ci sono due motivi: il primo è che, visto
che il mio capo sarà in ferie da metà febbraio a metà marzo io e la mia collega
non avremo modo di prendere giorni di riposo, così per compensare fino a quando
lui non parte faremo due giorni di riposo a settimana. Quindi ho più tempo
libero circa, più o meno per scrivere. Il secondo è che manca poco
all’uscita del DLC di Kingdom Hearts 3, Re:Mind, e so già che quando
riuscirò a giocarci perderò completamente il senno e mi dimenticherò di tutto
quello che dovrei fare oltre che quel DLC per cui non sono per nulla pronta.
Voi fan di KH che leggete, aiutatemi a superare
questo momento.
Detto questo, spero vivamente che questo capitolo
sia uscito meglio del… guazzabuglio informe di idee che era nella mia testa. È stato veramente difficile, mettere insieme
tutti i pezzi di quello che avevo pensato e trasformarlo in queste 6300 parole.
E porca balorda è lunghissimo. Mamma mia, mai più
capitoli così lunghi, mai più.
Katsuki apprendista di Miruko è il mio guiltypleasure, adorerei quei due insieme. Non so se nel manga succede
oppure no, in caso la risposta sia un no Horikoshi
prendi nota.
E… non credo ci sia molto altro da aggiungere. Solo,
non fatemi troppo male per il cliffhanger e per la
lunga attesa per il prossimo capitolo.
…che, ora che ci penso, credo sarà proprio il
finale.
…
Oh.
No, non sono pronta, oddio, no, non ce la faccio.
Okay, la smetto di blaterare. Come sempre grazie
per essere passati, fatemi sapere cosa ne pensate in un commento e noi ci
ribecchiamo… boh, ci ribeccheremo.
Che la Forza sia con me e con tutti voi, ora vado a
dormire.
Cia’
Maki
P.S.: Se siete un po’ masochisti e volete farvi del
male, per scrivere questo capitolo ho praticamente ascoltato in loopThe weight of the world. Non ringraziatemi.
Capitolo 17 *** Il Mondo dei Nuovi Eroi [o di qualcosa che non si vede ma è sempre stato qui] ***
Hopelesswanderers
Il Mondo dei Nuovi Eroi
[o di qualcosa che non si
vede ma è sempre stato qui]
Kacchan,
se stai leggendo questa lettera, vuol
dire che qualcosa è andato storto e io non sono più con voi. Ti dirò la verità,
ad essere onesto speravo di avere più tempo: Ho come la sensazione di aver
lasciato troppe cose in sospeso, e mi dispiace davvero tanto… E mi dispiace
tanto che
Kacchan, per favore, non arrabbiarti troppo.
So
già che non leggerai subito la tua lettera e forse farai finta che nemmeno
esista, ti conosco troppo bene, ma ho davvero bisogno che tu lo faccia.
Perché hai il diritto di sapere, e io ho bisogno di dividere questo peso con
qualcuno. Lo sai, sono sempre stato un maledetto egoista.
Se
avrai modo di confrontarti con Ochaco o con la mamma,
capirai che le lettere sono diverse, quindi stai attento a quello che dirai
dopo che l’avrai letta. Vale ancora la regola che nessuno deve sapere del One For All.
Ti
ricordi, vero Kacchan, quel giorno in cui non siamo
riusciti a salvare quella bambina? È stata una delle nostre prime missioni da
Eroi professionisti, eravamo così inesperti
Però,
io non sono mai davvero riuscito a superare quell’errore, nonostante Aizawa continuasse a ripetere che non è stata colpa nostra.
Quel giorno, mi sono promesso che non sarebbe più successo, non in mia
presenza.
Nessuno,
mai più, dovrà sentirsi così. Non se posso evitarlo.
È
stato così che ho incontrato Ryu, a Yokohama. Era
rimasto da solo dopo l’attacco di un Villain, e non ho
potuto lasciarlo. Era ferito e solo, è stato più forte di me.
Ancora
non sapevo che qualcuno era venuto a conoscenza del One
For All, sapevo di essere seguito, anche se
all’inizio credevo fosse soltanto la mia paranoia… Ma ho sempre avuto ragione a
sospettare che qualcuno mi controllasse e ora posso dire che è disposto a tutto
per avere il mio Quirk. Non so chi sia ma so che mi sta
dando la caccia. E ho paura, Kacchan, ho paura che
sia disposto a qualunque cosa per arrivare a me,
Ogni
volta che vado in missione ho sempre il terrore di non riuscire a tornare, o
che siano riusciti a trovarmi, ma questa volta sono sicuro che non tornerò da
Yokohama. Ho avuto la conferma ormai due mesi fa, durante un’altra missione,
che chi mi sta cercando ha mandato qualcuno per tenermi d’occhio. Ho chiesto a Todoroki di indagare e di provare a fermarli, spero che ci
riesca…
Ma
proprio per questo, Kacchan, è fondamentale che
appena ti sarà possibile tu vada subito da Ryu: Non
sa che riceverà il One For All
da una trasfusione di sangue in caso mi dovesse succedere qualcosa, e non sa
cosa davvero comporta ricevere quel Quirk. Non sa di
essere in pericolo, perché se non riusciranno ad avere quello che vogliono da
me andranno a cercare sicuramente lui.
Mi
dispiace davvero tanto per averti trascinato con me in qualcosa di cui non
avresti nemmeno voluto sentir parlare, ma non sapevo di chi altro fidarmi.
Spero
solo che tu possa perdonarmi, prima o poi. E che sarai per Ryu
una figura di riferimento come AllMight lo è stato per noi, ha bisogno di qualcuno su cui
contare.
Mi
hai ripetuto per tutta la vita di guardarti. Sai che non ho mai smesso, e che continuerò
a farlo.
Sempre.
Nonostante
ormai sia una donna adulta, Momo continua a essere una ragazzina dalle mille
insicurezze e paure che gli anni da Eroina professionista non hanno fatto altro
che accrescere, fino a trasformarli in fantasmi a cui con il tempo ha dato dei
nomi e a cui ha associato un dolore
diverso: Abbiamopersouncompagno le toglie il sonno, Feriteincurabilile provoca la nausea, Eraunatrappola le
fa mancare il fiato, Shoutoèmorto
la ucciderebbe.
Ha odiato i nove mesi di gravidanza e quelli
successivi con tutta se stessa, perché avrebbe preferito essere sul campo a
rischiare l’osso del collo piuttosto che vedere gli altri rischiare il proprio
senza poter fare nulla per aiutarli, vedere Shouto
uscire in pattugliamento e sperare – pregare, ogni giorno, ogni santissimo
giorno – di vederlo tornare a casa sulle sue gambe proprio come in questo
momento, mentre osserva senza davvero vederli quei ragazzini stanchi e
spaventati superarla a testa bassa, in silenzio come se avessero paura di farsi
notare. Tra loro non scorge Ryu e Momo comprende che Abbiamofallito le
provoca vertigini così forti da farle perdere l’equilibrio e lasciarla a
barcollare davanti ai gate dell’aeroporto, sperando di vedere un viso
famigliare, qualcuno che le dica che alla fine è andato tutto bene.
Quasi crolla sul pavimento, le ginocchia
debolissime, quando scorge Ochaco e Mina e Kyouka: corre verso di loro e le abbraccia, tutte e tre,
singhiozzando di sollievo. Kirishima e Kaminari le passano accanto e le posano una mano sulla
spalla e una carezza sulla testa, mentre Momo allunga un braccio per stringere
la mano di Sero.
-State… State tutti bene?-
balbetta, stretta alle sue amiche. Sero le sorride e
annuisce, mormorando un “Ce la caveremo, Yaomomo. Stai tranquilla.”
Lascia andare le ragazze solo per correre verso Shouto e lanciargli le braccia al collo, felice di vederlo
sano e salvo e solo con qualche graffio. Shouto
affonda il viso contro la sua spalla, stringendola piano tra le braccia e mormorando
che sta bene, che ce l’hanno fatta, e Momo può permettersi di rilassarsi.
Poi però sente le sirene di un’ambulanza e vede Ryu, immobile e con lo sguardo perso nel vuoto qualche
passo indietro, stringere tra le braccia una delle protezioni a forma di
granata di Bakugou o quello che ne resta, e ha un
tuffo al cuore.
Perché quello… Quello è sangue. Ed è… tanto, troppo.
Oddio.
-No… - mormora, arretrando di qualche passo. Una
squadra di infermieri con una barella le passa accanto così velocemente che non
ha il tempo di osservarli per bene, ma ha visto i loro volti. –No… Non di
nuovo… Ti prego, no… -
-Momo. Momo, guardami.-Shouto la costringe a girarsi e le posa i palmi su viso,
obbligandola a non distogliere lo sguardo da lui. –Andrà tutto bene. Bakugou è… è grave, ma è stabile. Dicono che se la caverà.-
Ryu le sta passando accanto come se nemmeno li avesse visti, e
Momo lo segue con gli occhi mentre si allontana dietro la barella verso
l’ambulanza. -Ma… -
-Momo, è Bakugou.- sembra lo stia dicendo per convincere se stesso,
piuttosto che lei, ma riesce comunque a calmarla quel tanto che basta per far
placare un poco i battiti del cuore. –Lo sai, no? Non muore nemmeno quando
vogliono ammazzarlo sul serio.-
E Momo può solo sperare che Shouto abbia veramente ragione, perché il suo cuore
potrebbe non farcela davvero.
Riconosce i suoi passi ancora prima
di vederla, ma Ryu non ha nemmeno la forza di
sollevare la testa o di salutarla – e Naeko sembra
averlo capito, perché si siede sullo sgabello di fianco al suo e raccoglie le mani
in grembo, restando in silenzio per quelle che paiono ore.
Poi prende un bel respiro. –Ti
hanno… detto qualcosa?-
-Faremo tutto il possibile, ragazzo. Questo hanno detto.- la voce raschia contro la gola
e quasi non la riconosce. –Lo sai anche tu che quella è una frase che si dice
per i morti.-
-Ryu, non
dire così… - le dita di Naeko sono così fredde,
quando gli sfiorano l’avambraccio e lo stringono appena. Sta cercando di trasmettergli
un po’ di forza? Il suo Quirk è in grado di farlo?
–Il signor Bakugou non si arrenderà. Vedrai, andrà
tutto bene… -
-Sono stanco, Naeko.- singhiozza,
abbandonando la testa sulla spalla dell’amica. –Sono così stanco di perdere le
persone, di restare da solo. Non ce la faccio più.-
La ragazza lo stringe dolcemente
tra le braccia, mormorando qualcosa che Ryu non
capisce e lasciandolo piangere fino a inzupparle la camicetta verde all’altezza
della clavicola sinistra fino a quando dalla sala operatoria non emerge un
medico: è provato anche lui, mentre si appoggia con la schiena al muro e sfila
i guanti di lattice sporchi di sangue e abbassa la mascherina.
Ryu
stringe gli occhi e Naeko si irrigidisce, pronti a
tutto.
-Se la caverà.-
sentenzia l’uomo, e Ryu vorrebbe abbracciarlo e
ringraziarlo in tutte le lingue che conosce. –Dovrà stare a riposo e stare
attento, d’ora in poi. Le ferite hanno lacerato dei tendini e potrebbero
indebolirlo più avanti con gli anni, ma con la giusta terapia e le dovute attenzioni
dovrebbero soltanto rimanere dei brutti ricordi.-
-Sia ringraziato il cielo… -
mormora Naeko, rilassandosi sullo sgabello.
-L’unica ferita più preoccupante è
quella all’occhio.- il medico fa una smorfia. –Per
quella serviranno altri accertamenti, ma non penso che ci sia il rischio che lo
perda.-
Ora Ryu
sta piangendo per il sollievo, perché Katsuki ce la
farà.
-Adesso è sedato, ma se volete
potete vederlo.- sussurra l’uomo, spostandosi dal
muro. –Tra qualche minuto lo porteranno nella sua stanza, vi farò chiamare.-
Ryu
sente a malapena il “Grazie.”
sussurrato da Naeko, ancora scosso dai singhiozzi e
migliaia di parole sconnesse impastate sulla lingua insieme al pianto – quando
finalmente li lasciano entrare, Ryu ha come
l’impressione che Katsuki quasi si perda, in tutto
quel bianco. Ma è lì, respira, il suo cuore batte ancora, non se n’è andato,
non l’ha lasciato indietro.
-Mi hai fatto morire di paura, Katsuki.-
bisbiglia, stringendo piano le dita della mano destra nella propria. –Di nuovo.
Due volte in meno di due giorni. Credo sia un record.-
Altre cicatrici si uniranno alle
tante che Katsuki ha già, perché in fondo è un idiota
spericolato senza spirito di autoconservazione, ma a Ryu
non importa .
Perché Katsuki
è ancora qui, ce l’ha fatta, e non l’ha lasciato da solo.
20
agosto [One For All: 7.5%]
-Caspita, Katsuki.
Mi avevi detto che ti avevano ridotto male, ma non pensavo cosìmale.- esordisce così, la sua
analista, appena entrata nella sua stanza all’ospedale. -Ti hanno ridotto
veramente uno straccio.-
-Tu invece sei ancora più radiosa
di come ti ricordavo, Doc.- ribatte lui, sbuffando una risata che gli costa una
fitta dolorosa alle costole.
–Lo so! Me lo dicono tutti, da
quando ho divorziato!- lei si illumina come un sole,
avvicinandosi al suo letto e sedendosi sulla sedia posta dal lato sinistro del
letto. –Scherzi a parte, come ti senti?-
Katsuki
solleva la spalla destra. –Ho passato di peggio. Adesso non vedo l’ora che mi
spediscano a casa, ne ho veramente le palle piene di brodini e semolino insipido.-
–Sì, capisco eccome.-
la donna annuisce, infilando una mano nella borsa e tirandone fuori un
pacchetto di carta marrone. Glielo appoggia sulle gambe. –Ti capisco così bene
che ti ho portato un pensierino.-
Katsuki
quasi si mette a piangere, quando dopo averlo scartato con qualche difficoltà
trova nel pacchetto un hamburger con bacon e salsa barbeque.
–Doc!-
-Sì, sì, non ringraziarmi e mangia.- lo liquida lei, tirando fuori dalla borsa anche una
cartellina portadocumenti. –Io intanto ti aggiorno su quello che ho trovato.-
Katsuki
annuisce e addenta il panino, emettendo un verso estatico dal profondo della
gola. –Questo sì che si chiama cibo!-
La psichiatra ridacchia, sfogliando
distrattamente un plico di fogli prima di posarglielo sulle ginocchia. Katsuki sposta il panino sul lato destro del letto, per non
sporcare i fogli.
-AmalijaKarič, conosciuta come la Collezionista.-
sentenzia. –Nata a Vienna da immigrati sloveni, madre pittrice e padre
musicista. Entrambi deceduti.-
-Una famiglia di artisti.-
sussurra Katsuki, masticando lentamente un pezzetto
di bacon e sfogliando distrattamente il fascicolo, il braccio sinistro troppo
debole per sollevare anche una decina di fogli. Ha ancora la testa e le braccia
fasciate, e delle garze candide a coprirgli l’occhio destro, ma non ha esitato
un solo istante quando la donna gli ha telefonato per dirgli che è stata scelta
per analizzare la personalità della Villain e si è
poi presentata nella sua stanza all’ospedale con quelle informazioni.
La dottoressa annuisce
distrattamente. –Si perde ogni traccia della ragazza quando ha circa
diciassette anni. Probabilmente lascia Vienna e inizia a viaggiare per
l’Europa… A diciannove anni arriva a Parigi e diventa l’assistente di Pierre
Gilbert, un noto critico e mercante d’arte.-
Nel fascicolo c’è una foto
dell’uomo, ormai anziano, seduto su una poltrona nel suo negozio nel centro
della capitale francese, e accanto a lui una ragazza poco più che ventenne. La
Collezionista ha uno sguardo allegro e sicuro, forse un po’ malizioso, con gli
occhi puntati dritti verso l’obiettivo della macchina fotografica.
-Alla morte di Gilbert, AmalijaKarič rileva
l’attività e comincia a farsi un nome nel mondo dell’arte, comprando e
rivendendo opere importanti e curando mostre per i musei francesi. E intanto
comincia anche a entrare nel mercato nero.- conclude
ancora la donna, appoggiando la schiena contro la sedia e accavallando le
gambe.
-Come sia passata dal mercato nero
dell’arte al rapire persone immagino sia un bel punto interrogativo ancora
senza risposta… - suppone Katsuki.
–Credo che la vera motivazione
delle sue scelte la sappia solamente lei.- la
dottoressa può solo annuire. –Ma non si decide a parlare. Tutte le volte che
vado a trovarla in carcere non dice nemmeno mezza sillaba.-
-E questo è un problema… -
-Ma mi sono fatta una mezza idea di
cosa possa averla spinta a fare quello che ha fatto.-
esclama ancora, raddrizzando la schiena. –Abbiamo poche informazioni su di lei
e la sua famiglia, ma sappiamo che i suoi genitori erano Quirkless,
proprio come lei.-
-Beh.-Katsuki non distoglie lo sguardo dai fogli, rileggendo più
volte i dati relativi alla Collezionista. –Questo spiega un po’ di cose.-
La sua analista schiocca le dita.
–Esattamente. È tutta una supposizione, quindi prendi quello che sto per dire
con le pinze, ma sospetto che in qualche modo abbia sviluppato una sorta di…
complesso di Prometeo.-
Katsuki
la osserva per qualche istante, ragionando su quello che ha appena detto.
-…quindi, è come se in qualche modo stesse facendo tutto questo per dare un Quirk a chi non ce l’ha? Proprio come Prometeo e il fuoco?-
–Essenzialmente, sì.-
lei annuisce. –Ma come ti ho detto, è solamente una supposizione, non ho prove
per assicurartelo con certezza. E questo mi fa sorgere spontaneamente altre due
domande.-
Katsuki,
nel frattempo, ha finito il suo hamburger. –Quali?-
-La Collezionista sapeva del One For All?- domanda, guardandolo dritto negli occhi. –E se sì, come
ha fatto?-
Katsuki
impallidisce. –Stai… Stai pensando che… -
-Sto pensando che forse c’è
qualcuno là fuori che sa del One For All e di cui voi non sapevate l’esistenza.-
sospira lei, incrociando le braccia. –Non voglio allarmarti per nulla, Katsuki, ma se non fosse così non saprei come spiegarmi la
sua ossessione per Izuku. E come sia arrivata a
pensare di rapire Ryu per avere quello che voleva
dopo che Izuku era morto.-
Katsuki
si morde l’interno del labbro, trattenendo un grido di frustrazione. –Ha senso,
invece, Doc. Ha senso eccome.-
Questo vuol dire che, se la sua
analista ha ragione, il One For All sarà
sempre in pericolo, perché qualcuno là fuori cercherà di impossessarsene in
ogni modo. Stringe il pugno fino a far sbiancare le nocche, sentendosi
completamente impotente – cosa crede di fare lui, bloccato in un letto
d’ospedale con più ossa rotte di quelle al loro posto.
La donna sospira, sciogliendosi in
un sorriso, e gli posa delicatamente una mano sulla sua. –Però so anche che ora
ci penseranno due volte prima di provare a fare di nuovo del male a Ryu, perché hanno visto cosa succede. Hanno visto di cosa
siete capaci pur di proteggerlo.-
È un lieve bussare alla porta, a
porre fine al colloquio: la testa rossissima di Naeko
fa capolino dalla porta socchiusa, seguita da quella di Ryu.
-Ehm… Ciao.-
-Disturbiamo?-
-Ma guarda, stavamo giusto parlando
di lui.- la sua analista ridacchia, mentre si alza e
riprende il fascicolo che Katsuki le sta porgendo.
–Bene, ora è meglio che vada. Ti terrò aggiornato, dovessi venire a sapere
qualcosa di nuovo.-
Katsuki
annuisce. –Grazie, Doc, anche per il panino.-
-Ah, figurati. Vedi di far sparire
il corpo del reato prima che qualche infermiera lo trovi, o se no altro che semolini insipidi.-
la dottoressa fa un gesto svogliato con la mano a mo’ di saluto. –Ci si vede.-
Rimasti da soli, Ryu si avvicina subito al suo letto, sedendosi sullo
sgabello che prima era occupato dalla sua analista. Naeko
prende un altro sgabello e si siede accanto a lui. –Ehy.-
-Ehy, principessa.- ghigna, Katsuki, e i
punti sotto la garza sull’occhio tirano un po’. –Com’è andato il ritiro estivo?-
-Oh, alla grande!-
esclama il ragazzino, galvanizzandosi. –Sono migliorato ancora, secondo i
professori: riesco a controllare il Full Cowl quasi alla perfezione e...
-
-…e nessuno è stato rapito,
torturato, ferito o brutalmente mutilato, se è quello che sta per chiedere.- aggiunge la ragazzina, ridacchiando quando Ryu le rifila un’occhiataccia. Lei solleva le spalle. –Che
c’è? È la verità.-
Katsuki
non capisce. –Quindi, alla fine sei passata alla Sezione Eroi.-
–Credo proprio che rimarrò alla
Sezione Ordinaria, alla fine.-Neako
scuote la testa. –Ho parlato con la professoressa Midnight
e lei mi ha detto che per un Quirk come il mio ci
sono molte altre strade. Potrei diventare psicologa, o profiler
per la polizia, o anche un’educatrice.-
-Rimango dell’idea che tu sia
sprecata, in quella sezione.- borbotta Ryu, incrociando le braccia. Katsuki
assottiglia l’occhio sinistro, fulminandolo.
-Deve sentirsi libera di fare
quello che vuole e tu puoi pensarla come vuoi ma non le farai cambiare idea, stronzetto.- lo rimprovera.
-Ehy!-Ryu
diventa di tutti i colori. –A stare qui sei diventato ancora più acido del Quirk di zia Mina, Katsuki.
Quand’è che ti rispediscono a casa?-
-Spero presto.-
getta la testa all’indietro, contro la testiera. –Non ne posso più si cibo
insipido. Ryu, portami una bella costata alla
griglia, la prossima volta.-
-Beh, però almeno c’è
quell’infermiere carino.-Naeko
scoppia a ridere, Ryu cerca di restare impassibile.
–Com’è che si chiama?-
Katsuki
rimane in silenzio qualche istante, fulminandolo con lo sguardo. –Naeko.-
La ragazza scatta in piedi,
imitando il saluto militare. –Procedo.-
-Cosa?-Ryu li guarda confuso, mettendosi a strillare giusto un
attimo prima che Naeko inizi a fargli il solletico:
si alza di scatto e inizia a correre per la stanza, seguito dall’amica e sotto
lo sguardo divertito di Katsuki.
-Così impari, stronzetto.-
Ryu
quasi non respira, tempestato da Naeko. -No, no. Katsuki, mi dispiace! Ti prego, basta! Ho detto che mi dispiace!-
Cinque
anni dopo [One For All:
40%]
Per essere appena metà marzo fa già
parecchio caldo, pensa Ryu, appoggiato a uno degli
alberi nel giardino della villa di zio Shouto e zia Momo, a osservare
distrattamente la loro bambina giocare con Naeko in
mezzo all’erba.
La piccola Yumi è un tesoro di
bimba, così allegra e vivace, con i capelli nerissimi di sua madre e gli occhi
dello stesso colore del cielo d’inverno - quando è sereno e non c’è nemmeno una
nuvola, proprio come i giorni in cui Katsuki lo porta
con sé a camminare e dalla cima della collina riesce a vedere fino a oltre l’orizzonte.
Ryu non può fare a meno di adorarla, così piccola e
ingenua e serena nonostante i pericoli che la circondano e le aspettative che
tutti hanno verso di lei: a Yumi non importa, perché Yumi ha soltanto sei anni,
perché Yumi si sporca ancora le dita quando mangia la sua fetta di pane e
marmellata e adora le caramelle al mirtillo. Perché Yumi guarda il mondo con gli
occhi innocenti e meravigliati tipici dei bambini, e Ryu
spera lo faccia per il resto della sua vita.
Yumi corre verso di lui ridendo
come una matta dopo essere saltata in braccio a Naeko
e averla fatta cadere lunga e distesa sul prato, agitando le braccia per essere
tirata su. La prende in braccio senza il minimo sforzo, mentre la bambina
affonda le mani trai suoi capelli e agita le gambe.
-Voliamo, Ryu!- strilla, senza
smettere di ridere. –Voliamo!-
-…volentieri, Yumi, ma sono dell’idea
che se dovessi farlo il tuo papà mi spedirebbe dall’altra parte del pianeta.-
-Puoi starne certo.-
sibila zio Shouto, emergendo dalla veranda e
fulminandolo con un solo sguardo. Naeko, che nel
frattempo si è tirata su e sta cercando di districare i fili d’erba dalla
treccia, ridacchia divertita delle sue disgrazie. Ingrata che non è altro,
nemmeno prova a difenderlo.
-E comunque.-
zio Denki tira su la testa dallo stereo che sta
cercando di far funzionare. –Bakugou è in ritardo.-
-Sarà rimasto imbottigliato nel traffico.- suppone Ryu. Zia Mina e
zio Sero scuotono la testa.
-Lui? Imbottigliato nel traffico? Nah.-
–Conoscendolo, avrà perso la
cognizione del tempo… -
Ryu
non capisce. Fa scendere Yumi dalla spalla su cui si è arrampicata come una
scimmietta quando Naeko lo raggiunge con un pacco tra
le mani, incartato con una carta da regalo color malva e con un bel fiocco argentato
sopra. –Direi che intanto possiamo cominciare con i regali. Questo è da parte mia,
Mina e Kyouka mi hanno aiutata a sceglierli.-
Ryu
strappa la carta e apre la scatola, trovandovi dentro un paio di stivali e dei
guanti da moto. L’espressione, da stupita, si addolcisce quasi subito. –Naeko… -
-No, non iniziare.-
ribatte lei. –Non dire che non dovevo, perché ti prendo a calci negli stinchi.-
-Ti saranno costati una fortuna… -
-Più o meno la stessa cifra che hai
speso tu per quei biglietti per il mio compleanno.- la
ragazza incrocia le braccia, soddisfatta di averlo zittito. –Quindi direi che
siamo pari.-
Ryu
si arrende, perché non ha speranze quando la ragazza si impunta con qualcosa, e
si siede sul prato per sfilarsi le sneakers e provare
gli stivali: calzano alla perfezione.
Si sta ancora tirando in piedi per
ringraziare ancora una volta Naeko, quando il rumore
secco di una sgommata sul selciato del vialetto d’ingresso quasi lo fa
sobbalzare – Katsuki? Ma non riconosce il rombo di
quel motore, è diverso da quello della sua moto… Corre verso il vialetto
seguito da Naeko e tutti gli altri, quasi non sentendo
lo strillo esagitato di zia Mina che “non
vuole perdersi questo momento!”.
Beh, è sicuramente Katsuki, ma quella non è la sua moto: Ryu
perde qualche istante per scorgere i dettagli del mezzo, mentre Katsuki sfila il caso e lo appoggia sul sedile posteriore. Sta
sghignazzando, lo può vedere chiaramente perché gli sfregi degli artigli di Ten sul suo viso, di solito tirati, ora sembrano onde
increspate sulla sua pelle.
-Woah.- riesce solo a
mormorare, non riscendo a distogliere lo sguardo dal nero lucido della moto. –Bella
moto.-
-Lo so.-Katsuki gli lancia qualcosa, Ryu
lo afferra al volo: un mazzo di chiavi. –Tua.-
Impiega qualche secondo per
processare quello che appena sentito – osserva prima le chiavi, poi la moto, poi
Katsuki, poi di nuovo la moto e poi di nuovo Katsuki – e alla fine ci arriva: spalanca gli occhi e si
gira verso Naeko, rimasta a qualche manciata di
passi.
-Tu lo sapevi!-
Naeko
ciondola con il corpo, cercando di trattenere il sorriso che Ryu sa essere proprio lì. –Ops.-
-Non prendertela con lei,
principessa. L’idea è stata mia, lei mi ha solo assecondato.-Katsuki lo affianca e gli porge il suo casco. –Ora
potrai dire di avere una moto tutta tua e la smetterai di usare la mia.-
Senza pensarci due volte, Ryu si lancia tra le sue braccia, stringendolo più forte
che può. Ormai è quasi alto come Katsuki, ancora
qualche anno e potrebbe anche superarlo.
-No! Che cazzo, Ryu!-Katsuki
si agita nell’abbraccio, cercando di scappare. -Cosa avevamo detto sugli
abbracci?!-
-Oh, ma stai un po’ zitto per una volta!- strilla di rimando. –Che piattola che sei!-
Sente zia Momo scoppiare a ridere,
poi un urlo spartano che riconosce essere di zio Eijirou.
-Abbraccio di gruppo!-
-Sì!-
-Tutti addosso a Bakugou!-
-Wooh!-
E in un attimo Ryu
si ritrova stretto nel mezzo di un abbraccio soffocante, ma onestamente non gli
importa. È così felice che potrebbe scoppiare, per tutta la gioia che sente.
Katsuki,
invece continua a sbraitare come un’arpia. -Cos… ?! Brutti stronzi, lasciatemi
andare! Che cazzo, non respiro, coglioni!-
-Certe cose non cambiano proprio mai.- mormora zia Momo, osservando come anche Ochaco e Kyouka vengano
trascinate a forza nell’abbraccio.
-Immagino che questa sia una delle
poche certezze di questo mondo.- brontola invece di Shouto, con Yumi appesa al fianco che vuole essere presa in
braccio.
-…sembra che alla fine se la
caveranno, tutto sommato.-Naeko,
rimasta in disparte, rimane a osservare la scena ridacchiando divertita. Poi si
incupisce. -E che per te sia arrivato il momento di andare.-
Piega appena il collo, osservando
qualcosa alla sua destra. Sorride, perché anche lui sta sorridendo, finalmente
sereno. –Adesso anche tu puoi riposare in pace.-
Il lieve bagliore verde che l’ha
sempre accompagnata da quando ha conosciuto Ryu
inizia a svanire, lentamente, osservando un’ultima volta Bakugou
e Ryu e tutti gli altri. Naeko
è l’unica a vederlo, è sempre stata l’unica, anche se lui è sempre stato qui.
Naeko
socchiude gli occhi e non smette di sorridere, per non far notare a nessuno che
ha iniziato a piangere.
-Buonanotte, Deku.-
-Per dire, la moto in questione è
questa qui https://www.ducati.com/it/it/moto/monster/monster-1200.
Ora sapete cosa regalarmi al compleanno
D.C.P.P.: Deliri Conclusivi Post Partum
Ed
ecco spiegato il vero e unico motivo per cui è stato creato il personaggio di Naeko: essere l’unica in grado di vedere quel residuo della
volontà di Deku rimasto ancorato a Ryu e a Katsuki come per
proteggerli, vegliando su di loro. Ora non hanno più bisogno di lui, e
finalmente Deku potrà riposare in pace.
Vi
giuro su quello che volete che non avrei mai immaginato che qualcuno sarebbe
arrivato a shipparla con Ryu.
…
*sigh*
Ed
eccoci di nuovo qui, di nuovo alla fine di una storia. Come vola il tempo.
Sembra
ieri che iniziavo a buttare giù la bozza di questa storia che manco stava in
piedi e continuavo a tentennare nel pubblicarla per paura del linciaggio per
aver ucciso Deku subito alla fine del primo capitolo.
Non avete idea di quanto coraggio mi sia servito per premere quel dannatissimo
bottone per pubblicare la storia, ma sono contenta di averlo fatto: ho avuto
modo di sperimentare diverse idee e fare un po’ di tentativi qua e là, molto
caotici e alcuni non proprio ben riusciti, ho avuto la possibilità di
descrivere lati del personaggio di Bakugou che di
solito non vengono affrontati – un Katsuki più
maturo, a tratti insicuro, che all’improvviso si ritrova da solo a prendersi
cura di un ragazzino rimasto a sua volta da solo, a cui deve insegnare a vivere
e nel frattempo cercare di proteggerlo da qualcuno che lo vuole rapire. Katsuki si è ritrovato suo malgrado a fare il padre e ha
scoperto di essere pessimo per quel ruolo, eppure in qualche modo se l’è
cavata.
Ho
avuto modo di testare altri lidi anche con il Villain,
di cui ammetto di non essere pienamente soddisfatta: la Collezionista non è
quel cattivo fine a se stesso, lei era veramente convinta di quello che stava
facendo, anche se le sue reali motivazioni le lascio immaginare a voi – magari quello
sfogo con Katsuki del capitolo precedente è tutta una
balla pensata ad arte per salvarsi la pelle, o forse ha davvero ragione la
psichiatra citando il complesso di Prometeo.
Fatemi
sapere voi cosa ne pensate, ormai lo sapete che mi interessano sempre le vostre
opinioni.
E
ho avuto anche modo di salvare tentare
diTen! Perché sì, in origine doveva essere
lei la traditrice di “Of Monsters and Men”, lei a
ferire mortalmente Kyouka e poi scappare e darsi alla
macchia. Ma la sua storyline è stata brutalmente
tagliata per salvaguardare le mia sanità mentale e i miei nervi, e mi è
dispiaciuto troppo abbandonarla lì nel dimenticatoio, e così l’ho ficcata qui
dentro.
A…
fare una fine orribile.
Ordunque, che cosa aggiungere ancora, se non
un grazie enorme e immenso per essere arrivati fino a qui.
Grazie
per non avermi massacrata, quando avete letto della morte di Deku.
Grazie
per aver dato una possibilità a questo Katsuki
parecchio ooc con un marmocchio al seguito e tutta la
Bakusquad + Uraraka e i TodoMomo ad aiutarlo.
Grazie
per tutte le speculazioni che avete fatto lungo la storia, alcuni hanno anche
azzeccato.
Grazie
per aver sopportato la mia lentaggine e per non avermi data per morta. Sì, Blu,
sto guardando te.
Grazie
a tutti voi che avete letto in silenzio, a voi che apparivate a caso ogni
tanto, a voi che avete messo la storia nelle varie categorie.
Capitolo 18 *** In difesa di Caino [o del Complesso di Prometeo] ***
Questa storia Questo capitolo partecipa al Writober2020 con la
lista di prompt di Fanwriter.it
Parole: 2448. È una roba lunghissima,
mamma mia, ma almeno è ancora nei miei standard *fiuu*
Prompt/Traccia: Backstory
Brevi
Deliri PrePartum:
Hello! Non sono morta. Se vi stavate chiedendo dove
caspita fossi andata a cacciarmi, NIENTE PANICO: sono viva et vegeta et
produttiva.
Grossomodo.
E ormai c’ho
preso gusto a scrivere i capitoli delle long per il Writober,
lol. Spiegone al fondo, se
volete saltatelo pure tanto sono solamente io che straparlo come al solito.
Hopelesswanderers
In difesa di Caino
[o del Complesso di
Prometeo]
Non
ci aveva mai pensato prima, ma… adesso si chiede se quello che ha fatto fosse,
oltre che deplorevole, umanamente sbagliato.
Prima
non si era mai davvero soffermata sulle potenziali conseguenze delle sue
azioni, Amalija, forse perché accecata da un
bambinesco orgoglio e narcisisticamente convinta di essere imbattibile –
inarrestabile e inarrivabile, un po’ come quelle stupende sorelle ladre
protagoniste di quel fumetto che le capitava qualche volta di leggere, quando
lavorava come assistente di Pierre. Forse, riflette osservando la luce
distorcersi sul vetro antisfondamento della sua cella, desiderava soltanto che
per una volta le cose andassero per il verso giusto, che potesse in qualche
modo colmare il vuoto lasciatole dai genitori prima e dal vecchio Pierre poi.
Che
stupida.
Una
piccola, irrimediabile stupida.
Esattamente
come la ragazzina che le è seduta di fronte, dall’altro lato dello spesso vetro
– dal lato giusto, forse, o forse no, chi può dirlo davvero, sono solamente
punti di vista – che la osserva senza dire una parola, imperscrutabile nella
sua postura rigida. Ad Amalija pare quasi una bambola
da quanto è bella, crede di non aver mai visto degli occhi come i suoi. Così…
puri, innocenti, pieni di vita e di gioia, velati da una tristezza non sua che
però non può fare a meno si sentire come propria; si sente scrutata fin nel
profondo dell’anima, da quegli occhi come nuvole tempestose, sezionata e
studiata come un topolino in laboratorio dalla scienziata che cerca di capire
quello ha vissuto – e, Amalija sente un brivido
correrle lungo la schiena, è in qualche modo certa che riesca quasi a vedere i
suoi ricordi scorrerle come un vecchio film rovinato davanti al viso.
Allora
posa il quaderno e la matita con cui stava disegnando e si gira sullo sgabello:
si fronteggiano, ora, schiene dritte e labbra cucite, e il cielo d’inverno
incontra il cielo in tempesta, in una battaglia di sguardi in cui a perdere
sarà la prima a mostrare un qualsivoglia sentimento. Amalija
è sicura di avere l’età e l’esperienza come vantaggi, rispetto a quella
ragazzina che pare una cucciola appena svezzata che muove i suoi primi insicuri
passetti nel mondo – e, molto probabilmente, anche lei doveva sembrare così,
quando aveva quattordici o quindici anni, quando era felice e aveva tanti
sogni…
…sogni
che vanno in pezzi a diciassette anni, quando una trave di ferro precipita
addosso a suo padre e non gli lascia scampo.
Si
chiede come reagirebbe quella bambolina che ha di fronte, nella sua situazione:
urlerebbe? Piangerebbe? Desidererebbe di morire proprio come fece sua madre,
impazzita dal dolore?
Boccheggia,
lasciando cadere la busta di plastica con dentro quella torta alla crema
chantilly che alla madre piace tanto, muovendo qualche passo barcollante verso
il piccolo salottino.
-Ma… Mamma… ?- balbetta, incapace di comprendere appieno il macabro
spettacolo che ha davanti agli occhi.
Non si ricorda
cosa ha fatto dopo, come sono arrivati quegli uomini in casa sua e come lei sia
finita in una stanzetta piccola e fredda di un commissariato. Sa solo che anche
sua madre l’ha lasciata indietro, preferendo la morte a un mondo senza l’amore
della sua vita – le ha lasciato una scatola di latta rossa e una chiave, però,
e dentro ci trova dei soldi e una lettera scritta in una calligrafia che stenta
a riconoscere come quella della madre da quanto è sbavata; forse l’ha scritta
piangendo, o era ubriaca, Amalija non lo sa e non
glielo può nemmeno chiedere.
Quegli uomini la
sommergono di domande a cui Amalija non sa e non
vuole rispondere – le chiedono di suo padre, dell’incidente in cui rimase
coinvolto, se per caso avesse sospettato che sua madre potesse fare un gesto
simile o ci avesse tentato nell’anno passato, se qualcuno potesse avere avuto
degli screzi con i suoi genitori, se c’è qualcuno a questo mondo che può
occuparsi di lei.
-Non ho nessuno.- mormora appena, gli occhi chiari gonfi e rossi, le
dita sottili strette intorno alla scatola di latta. –Non ho nessuno, non ho
bisogno di nessuno.-
I due poliziotti
si scambiano uno sguardo preoccupato e la lasciano andare, dopo averle
raccomandato di recarsi da loro per firmare i documenti necessari per inserirla
in un progetto di accoglienza o qualcosa di simile una volta sbrigate le
pratiche per il funerale.
Amalija, quando sua madre è in una bara accanto a quella del
marito, raccoglie le sue cose in una valigia e lascia Vienna.
Andarsene
da Vienna, forse, sperava la allontanasse anche dal dolore – ma Amalija impara in fretta che il dolore è come un predatore:
fiuta la paura delle sue prede, le segue in capo al mondo e non lascia loro
scampo. Amalija è una ragazza Quirkless
sola al mondo, senza un posto da chiamare casa
o persone da chiamare famiglia,
disillusa e convinta che anche la sua fine arriverà presto, perché i soldi
della scatola di latta rossa iniziano a scarseggiare e lei non sa che fare; la
sua salvezza arriva nelle sembianze di un uomo dagli occhi gentili che dice di
chiamarsi Pierre, qualche sera prima del suo diciannovesimo compleanno, che le
offre un lavoro nella sua bottega e una stanzetta in cui stare.
Quando
Amalija gli aveva domandato perché avesse deciso di
aiutarla, Pierre aveva semplicemente scrollato le spalle e spiegato che nel
momento in cui avrebbe lasciato questo mondo gli sarebbe piaciuto pensare di
aver trasmesso il suo amore per l’arte a qualcuno e che quel qualcuno si
sarebbe occupato di quello che avrebbe lasciato indietro con lo stesso amore e
la stessa dedizione che furono sue.
Pierre se ne va sereno,
con un sorriso e senza rimpianti, seduto sulla sua poltrona di pelle preferita
con accanto il suo tè preferito dimenticato lì a raffreddarsi, una mattina d’autunno
come tante in quel di Parigi, mentre legge il giornale e dallo stereo Bob Seger canta “Night Moves”:
occhieggia un’ultima volta verso la tela che Amalija
sta dipingendo prima di chiudere gli occhi, sentendo i primi passi scendere le
scale dalla soffitta.
Pierre
se ne va proprio mentre Amalija conosce Vivienne,
pronta a vedere la propria vita stravolgersi ancora e ancora.
Vivienne
è... affascinante, magnetica, misteriosa, Amalija non riesce a capire cosa stia davvero pensando ma
la donna la conquista con poche semplici parole e in men che non si dica
iniziano a collaborare: mostre, scambi di opere, collaborazioni con musei e
collezionisti privati… Vivienne capisce che Amalija è
brava non solo a dipingere ma anche a trattare con beneficiari e compratori e
allora fanno il primo azzardo.
Il
mercato nero delle opere d’arte, ripensandoci a mente fredda, è stato l’inizio
della fine.
-Non sei stufa, Amalija?-
domanda una sera Vivienne, appoggiata allo stipite della porta di fronte a lei,
il cielo plumbeo e la pioggia battente modulano le ombre in modo che la sua
figura paia scivolare lungo le pareti, rendendo Vivienne bellissima e
pericolosa al tempo stesso.
Ma Amalija non smette di dipingere. -Stufa di cosa?-
Fruscio di seta,
pochi passi, Vivienne le circonda il collo con le braccia e il profumo di
violetta della sua pelle le riempie le narici. –Stufa di essere trattata come…
qualcuno di inferiore, moncoeur,
solo perché non hai un Quirk.-
–Ho passato tutta
la vita come Quirkless e lo resterò fino alla fine
dei miei giorni, ormai direi che mi posso rassegnare.-
ride, Amalija, posando il pennello sul tavolino
accanto alla tela. –E poi, non è così male. Insomma, nelle grandi città la
discriminazione si sente molto meno… -
-…e se ti dicessi
che esiste un Quirk che può essere trasmesso a
chiunque, senza legami di sangue, cosa faresti?-
Vivienne pronuncia ogni sillaba con un tono… strano, che la incanta come un
serpente al suono del flauto. La pioggia che scrocia fuori dalla finestra
sembra placarsi all’improvviso, o forse è solamente lei che smette darci peso.
-Ti direi che hai
bevuto troppo cognac, Vivienne.- la sente allontanarsi
a si gira sullo sgabello, osservandola perplessa: dal basso della sua posizione
seduta non riesce a vedere bene l’espressione negli occhi blu di Vivienne, ma
c’è qualcosa nella linea sottile della sue labbra che la spaventa ma elettrizza
al tempo stesso.
-Non ho toccato un
solo goccio di cognac oggi, Amalija.- ribatte lei, osservando le sue reazioni. –Sto dicendo la
verità: da qualche parte, su questo pianeta, esiste un Quirk
che può essere trasmesso senza aver bisogno di legami di sangue. Lo chiamanoOne For All.-
La
caccia al One For All
inizia così, quasi per scherzo, ma più passava il tempo più Amalija
si convinceva della veridicità delle parole di Vivienne: era diventata una
missione, ormai, trovare il possessore del One For All e avere quel Quirk
- perché averlo significava poterlo donare ad altri Quirkless
come lei, porre fine alle loro sofferenze.
E
nel frattempo, Amalija aveva scoperto che il traffico
di Quirk frutta bene quasi quanto il mercato delle
opere d’arte e che avevano bisogno di collaboratori.
-Come ti chiami?-
-Soggetto da
Combattimento Numero Dieci.-
Ten era stata la prima ad arrivare,
orecchie tese e nervi a fior di pelle, sempre pronta a combattere e a
difendersi, ringhiando a chiunque si avvicinava un passo di troppo: era stato
difficile, all’inizio, riuscire a farle capire che non era più in un’arena in
cui doveva uccidere per sopravvivere, che Amalija non
l’avrebbe mai obbligata a fare del male a nessuno a meno che non fosse
strettamente necessario, e anche in quel caso le avrebbe lasciato l’ultima
parola: le aveva tolto il suo collare, quello fisico e quello metaforico, e Ten è stata con lei fino all’ultimo.
Poi
è arrivato Emil, ex soldato dalla forza sovrumana e
la fama di riuscire a fermare qualsiasi attacco gli venga scagliato contro, e
in ultimo WongSoo con il
suo Quirk di controllo mentale che tanto la
spaventava e da cui Vivienne, invece, era affascinata.
Ten si agita, quando la vede arrivare. –Signora, non si…
-
Troppo tardi.
-…che cosa è successo?- balbetta, osservando i due ragazzini in quella
pozza di sangue, i loro occhi spenti rivolti verso l’alto. Le orecchie di Ten si piegano verso il basso ed Emil
si tortura le mani, rifiutandosi di parlare o anche solo di guardarla.
-Sono stato io.- sentenzia allora WongSoo, impeccabile della sua giacca nera. Sembra davvero un
cameriere. –Volevano scappare, li ho fermati. Proprio come ha detto lei, signora.-
Amalija sente il tè che ha appena finito di bere risalirle in
gola. –Non era questo quello che intendevo.-
Emil posa una mano sulla testa di WongSoo e lo costringe a fare un piccolo inchino prima
che possa ribattere. –Non ricapiterà più, signora. Glielo garantisco.-
Non
le hanno voluto dire che cosa è successo a Ten ed Emil, sa solamente che WongSoo è un paio di celle più a sinistra della sua – in una
cella insonorizzata in modo che non possa usare il suo Quirk
sulle guardie per scappare.
Vorrebbe
sperare che stiano bene, che siano anche loro lì, ma lo dubita fortemente –
allora spera solo che la loro fine sia stata rapida e indolore.
-Lei vada avanti, signora.- urla Ten, cercando di
sovrastare il rumore assordante delle esplosioni e le altre grida intorno a
loro. Emil e WongSoo, alle sue spalle, annuiscono. –Se non dovessimo essere
fuori da qui entro qualche ora, si allontani il più in fretta che può.-
Sta scappando,
spaventata e sola, evitando cumuli di macerie e buchi nei pavimenti, fino a
raggiungere un punto abbastanza lontano dalla villa e al sicuro: crolla sulle
ginocchia, ferendosi e stringendo tra le mani quella pistola che aveva preso
dalle mani di qualcuno mentre scappava – aveva agito senza pensarci, l’istinto
che continuava a gridarle di difendersi e scappare.
Le tremano le
mani, mentre rafforza la presa sull’arma.
-Ah, a quanto pare
è stato un fallimento.-Amalija
ha un sobbalzo e la pistola è più salda fra le sue mani, poi riconosce Vivienne
in quella figura e si rilassa. –Come la spiegherò al capo, adesso?-
-Vivie… -
-Mi hai veramente
delusa, Amalija.- la voce della donna è gelida come il ghiaccio e tagliente
come una lama, mentre la zittisce. –Credevo saresti stata in grado di portare a
termine un semplice compito, ma non solo hai lasciato che il primo possessore
del One For All venisse
ucciso: hai anche permesso a degli Eroi di trovare la base.-
Amalija boccheggia, incapace di formulare una frase di senso
compiuto, sentendosi improvvisamente piccola e indifesa.
-I… Io… -
-Ma in fondo, cosa
dovevo aspettarmi?- sbuffa ancora Vivienne,
allontanandosi verso il folto della foresta e lasciandola lì, pietrificata.
–Sei soltanto una Quirkless.-
E il mondo le
crolla davanti agli occhi come il castello di carte che Ten
stava costruendo qualche giorno prima e che per sbaglio Emil
ha fatto cadere urtando il tavolino, lasciandola sola a riascoltare come un
disco rotto le ultime parole di Vivienne.
Alla fine, decide
che ormai nulla ha più importanza, non ha più niente da perdere.
Stringe la pistola
tra le dita e torna indietro.
Ground Zero si
regge a malapena in piedi, quando lo scorge in lontananza, ed è l’unico vicino
al ragazzino che sa essere il nuovo possessore del One
For All. Questa è la sua occasione.
…cosa
sperava di ottenere, ancora non l’ha capito. È stata una stupida, un’emerita
stupida, e quella ragazzina sembra averlo capito.
Dopo
quelle paiono ore, la vede socchiudere gli occhi e sciogliere i pugni,
distendendo le mani sulle ginocchia, e una manciata di istanti dopo si alza in
piedi. Amalija non dice una parola mentre la segue
con lo sguardo.
-Io
la perdono, signorina Karič,
perché adesso che l’ho vista capisco che cosa ha provato.-
sussurra, e alle sue spalle un’ombra sembra prendere la forma di una figura
umana. –Voleva soltanto che le riferissi questo.-
«Hai ragione: non ti ucciderò, anche se lo vorrei.
Oh, non immagini quanto vorrei farti passare lo stesso dolore che hai fatto
patire a lui. Ma non lo farò, non perché ho le mie regole. Non lo farò
perché Deku non
lo farebbe. Nonostante tutto, quel coglione di Deku ti perdonerebbe.» - e le parole che Ground
Zero le rivolse quel giorno vorticano nella sua testa come un tornado e quel
volto diventa più nitido: ricorda di averlo visto in foto, quando Vivienne le
ha detto dove trovare il One For All e chi
cercare, si ricorda di aver pensato che avesse un sorriso meraviglioso,
rassicurante. Ora di MidoriyaIzuku
rimane un’ombra evanescente pronta a scomparire, che non sorride più ma anzi la
guarda con occhi tristi e sinceramente addolorati. E l’ha perdonata.
Non
ci aveva mai pensato prima, ma… adesso si chiede se quello che ha fatto fosse,
oltre che deplorevole, umanamente sbagliato.
Ora Amalija ha la sua risposta ed è
sì, ha sbagliato, tutto quanto, e piange, nella sua cella d’isolamento, mentre
la ragazzina fa un piccolo inchino e si allontana – lasciandola sola, dal lato
sbagliato di quel vetro antisfondamento.
V.C.P.P.: Vaneggi Chilometrici Post Partum
(con qualche spiegazione su come e perché è nata questa fic
e perché questo capitolo esiste)
Avete allacciato le
cinture di sicurezza e controllato gli specchietti retrovisori sia davanti che
ai lati? Perché sarà una cosa un pochettino lunga.
Detto questo, procediamo.
Avevo iniziato a pensare questa storia
agli inizi di Ottobre 2018, partendo da un prompt per
il Writober che poi è come mio solito degenerato in
cinque capitoli scritti di getto uno dietro l’altro. Nel frattempo, su
richiesta del mio prof di Letteratura di quinto Liceo, stavo preparando insieme
a lui una serie di lezioni su Harry Potter e quindi ero nel pieno della
rilettura della saga; in più avevo anche iniziato il recupero di Kingdom Hearts in vista dell’uscita a Gennaio del terzo titolo
numerato e dopo mesi di silenzio stampa era anche uscito un nuovo capitolo di D.Gray-Man – confermandoci che quella santa donna
dell’autrice era ancora viva e che nonostante la malattia stesse continuando a
lavorare alla sua opera, blessher
and her soul.
Tutto questo insieme di fattori –
l’aberrazione crescente verso la saga del maghetto riletta con la mentalità di
una ventenne, il nuovo capitolo pieno di turbe mentali del povero Allen e il
mio ritornato sentimento di amore-odio nei confronti della Disney per la
gestione di Sora&Co. – mi hanno spinta verso i
primi di Novembre a prendere quei capitoli scritti, rileggerli e cancellarne
quattro su cinque. L’unico che si salvò fu un embrionale capitolo 14, quello su
Deku, che subì solamente degli ampliamenti in corso
d’opera mentre scrivevo quello che poi sarebbe diventato il capitolo 1. Perché
mi sono accorta che non era la storia di Ryu, quella
che volevo raccontare – o meglio, era
la sua storia, ma non volevo
raccontarla dal suo punto di vista: sarebbe stata una copia carbone
dell’originale MHA, in un qual modo.
E poi, diciamocelo, son tutti bravi a
raccontare le storie degli eroi.
Mi sono resa conto che io non volevo
raccontare la storia di un eroe, volevo raccontare la storia di una persona (o
più persone) alle prese con l’essere eroi e con tutto ciò che ne consegue.
Scegliere Bakugou come protagonista e punto di vista
per raccontare questa storia è stato quasi automatico: Katsuki
è tutto fuorché l’eroe perfetto, ha mille difetti che però lo rendono a volte
più umano degli altri, e per il suo modo di fare e di porsi lo vedo più come un
anti-eroe che si contrappone all’eroe ideale che è Deku.
Entrambi hanno lo stesso fine, ma
usano mezzi diversi. Motivo per cui, all’inizio inconsciamente, mi sono sempre
ritrovata a preferire personaggi come Bakugou o Lavi
o Riku, che rientrano più in quella “zona grigia” tra
bene e male piuttosto che personaggi totalmente positivi come Deku o Lenalee o Sora.
Ed è anche uno dei motivi per cui ho
cominciato a odiare la saga di Harry Potter, ma questo è un altro discorso per
un altro momento.
Per di più, sono arrivata alla
conclusione che hanno ragione quelli che dicono che esistono eroi da entrambi i
lati di una guerra e Alan Moore insegna che potrai sì sconfiggere il nemico ma
non riuscirai mai a estirpare il concetto che lo guidava. Leggetevi gli albi di
V per Vendetta e poi venite a ringraziarmi.
E qui arriviamo a questo capitolo,
finalmente, dopo uno spiegone lunghissimo. In
sostanza, questo capitolo (e questa storia in generale) esiste per lo stesso
esatto motivo per cui ho sempre trovato più affascinanti i villains
e/o gli anti-eroi: in fondo, ognuno ha una sua serie di motivazioni – giuste o
sbagliate che siano – per fare quello che fa. Horikoshi
stesso parla più volte dei suoi Villains dedicando
loro dei capitoli, e quindi mi sembrava giusto dedicare un capitolo anche alla
Collezionista e i suoi collaboratori e al fatto che con molta probabilità il One For All non avrà mai pace e
sarà sempre perseguitato da qualcuno o qualcosa che lo vuole per sé. Perfino la
Collezionista è solamente una pedina in una scacchiera più grande di lei, un
pedone sacrificabile come tutti gli altri che però credeva di essere la evilmastermind dietro tutto
quanto.
Questo non la giustifica
assolutamente, sia chiaro, come non si può giustificare nessun Villain presente nella storia originale, ma si possono
comprendere le motivazioni che lo spingono a fare quello che fa. Odio
auto-citarmi, ma quando Katsuki e Deku
parlano sul tetto, nel capitolo 14, e Katsuki accenna
alla “fame” che spinge una persona a fare un’azione, quella “fame” riassume al
meglio il concetto che sto cercando di spiegare. Ed è uno dei pezzi rimasto
lì dal capitolo 14 originale, quello che scrissi all’inizio, tra l’altro.
Volevo scrivere questo capitolo anche
per dare un po’ di spessore ai Villains di questa
storia, anche se credo di aver fallito miseramente: ho impiegato un sacco di
tempo a scrivere questo capitolo e a iniziare il successivo che spero di
finire… boh, facciamo per Natale, ma non mi piace lasciare conti in sospeso e
quindi eccoci qui, a scrivere alle tre del mattino appena arrivata a casa dal
pub in cui lavoro e a correggere e rileggere nelle giornate di riposo in cui
sono morta di sonno. Spero piaccia più a voi di quanto faccia schifo a me.
Detto questo, come sempre grazie per essere
qui a sorbirvi me che vaneggio a cazzo de cane (cit.) e se vi va lasciatemi un
commentino.