Hopeless wanderers

di _thantophobia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Festa a sorpresa [o dei tiri mancini del destino] ***
Capitolo 2: *** Ti sia lieve la terra [o della consapevolezza] ***
Capitolo 3: *** Il suo volto sconosciuto [o dei bimbi sperduti] ***
Capitolo 4: *** I cambiamenti inaspettati [o della responsabilità] ***
Capitolo 5: *** I primi passi del cucciolo [o della convivenza] ***
Capitolo 6: *** L’eterno ricordo [o delle confessioni] ***
Capitolo 7: *** Solo i bambini hanno paura del buio [o dei sogni premonitori] ***
Capitolo 8: *** Ombre trasparenti [o dei cattivi presagi] ***
Capitolo 9: *** La burattinaia [o delle minacce nella nebbia] ***
Capitolo 10: *** I cacciatori di streghe [o delle incertezze] ***
Capitolo 11: *** L’uccello del malaugurio [o di trappole invisibili e imminenti pericoli] ***
Capitolo 12: *** Come un branco di lupi [o di quell’illusione di tranquillità] ***
Capitolo 13: *** Il gelo fin nelle ossa [o della disillusione] ***
Capitolo 14: *** Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa alcuna. [o di un uomo buono che andò in guerra] ***
Capitolo 15: *** Piccoli Pugni [o di bambini e demoni che corrono] ***
Capitolo 16: *** Il Paradosso dell’Onnipotenza [o di ossa rotte e veri Eroi] ***
Capitolo 17: *** Il Mondo dei Nuovi Eroi [o di qualcosa che non si vede ma è sempre stato qui] ***
Capitolo 18: *** In difesa di Caino [o del Complesso di Prometeo] ***



Capitolo 1
*** Festa a sorpresa [o dei tiri mancini del destino] ***


Ne parlo da settimane, e finalmente eccola qui! Ci è voluta un’eternità per dare una forma a questa storia, anche solo generica, e io sono esausta.

Spero abbiate letto bene i tag, prima di avventurarvi qui, perché potrebbero esserci un po’ di spoiler acquattati nell’erba alta come i velociraptor e forse qualche trigger (credo, idk, non so di preciso dove mi porterà questa storia, nel dubbio è meglio avvisare).

Per il resto, ci vediamo al fondo!

 

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Festa a sorpresa

[o dei tiri mancini del destino]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

15 luglio

Lui neanche ci voleva andare, a quella festa. È stato costretto.

«Andiamo, sono i nostri vecchi compagni! Per una sera smettila di fare l’asociale, Bakugou

Dare retta a Kirishima è stata la più grande cazzata degli ultimi tre giorni, pensa Katsuki, mentre scola l’ennesimo shot della serata e reprime ancora una volta gli istinti omicidi – verso Eijirou che l’ha trascinato qui ma anche verso tutti gli altri coglioni presenti.

E anche verso Deku, che in tutto il suo terribile e nauseante buonismo ha fatto anche finta di non sapere della festa a sorpresa per il suo compleanno che Faccia Tonda stava organizzando da una settimana.

Cazzo, sono tutti così coglioni.

Accanto a Deku c’è un ragazzino con i capelli e gli occhi scuri, insignificante, e si guarda intorno spaesato e terrorizzato— incrocia il suo sguardo, si irrigidisce e guarda altrove, forse spaventato dallo sguardo affilato che gli ha rifilato.

-Kacchan! Non sapevo saresti venuto anche tu.- ecco, parlando proprio di Deku. È da solo e sta sorridendo da un orecchio all’altro e si sta mostrando felice nonostante l’unica cosa che vorrebbe, probabilmente, è togliersi il costume da Eroe e andare a letto a dormire fino alla prossima glaciazione.

-Sono stato letteralmente trascinato qui, Deku.- sbotta, infilando le mani nelle tasche dei jeans per cercare il pacchetto di sigarette. –Non lo faccio per te.-

-E io ti ringrazio lo stesso per aver permesso a chiunque sia stato di trascinarti qui.- Deku ridacchia, poi diventa improvvisamente serio. –Senti… Possiamo parlare?-

Katsuki socchiude un occhio, distraendosi un secondo dalla sua ricerca della nicotina. –In tempi brevi.-

-Da solo, Kacchan.- aggiunge, guardandosi intorno. –Riguarda… quello.-

Oh. Quello.

One for All.

Okay, porca puttana, ora sono cazzi per tutti. Katsuki lo segue a testa bassa, la sigaretta tra le labbra e le mani nelle tasche dei jeans, fuori dalla stanza dove tutti ancora festeggiano e ridono e fanno un casino infernale.

-Volevo che lo conoscessi, Kacchan.- conoscere chi? –Vieni, dai. Sembra pericoloso ma non lo è, te lo assicuro.-

-…non sono un cane, Deku.- sibila, poi incontra di nuovo quegli occhi scuri e fa due più due. -Cazzo.-

Deku sorride, passando un braccio intorno alle spalle del ragazzino. –Lui è Ryu. Erediterà il One for All, un giorno.-

Katsuki è senza parole. Boccheggia, cercando di mettere in ordine le parole per formare una frase di senso compiuto, ma Deku lo batte sul tempo.

-Se dovesse succedermi qualcosa, vorrei che fossi tu a occuparti di lui.-

…cosa?

No, davvero.

C o s a.

La sigaretta gli cade dalle labbra, ancora spenta. -Che cazzo stai blaterando, nerd?-

Deku nemmeno si scompone, come se si aspettasse questa reazione. –Se dovesse succedermi qualcosa, e non avessi la possibilità di insegnargli come controllare il Quirk o seguirlo come All Might ha fatto con me, vorrei che fossi tu a prendere il mio posto.-

-Tu sei completamente impazzito.- ringhia trai denti stretti. –Ti sei definitivamente rincoglionito, Deku.-

-Kacchan… - l’altro sospira, mentre il bambino – Ryu, si chiama Ryu – si nasconde dietro la sua schiena.

-Come puoi chiedermi una cosa del genere? Non sono una cazzo di balia, non puoi lasciare a me i tuoi problemi.-

-Ma sei l’unico che sa del One for All, sei l’unico che sa cosa comporta.- ora Deku sorride. –Per favore, Kacchan. Se non vuoi farlo per me, fallo per… vedilo come un bene superiore. Ti ricordi cosa diceva All Might? Il mondo ha bisogno di un simbolo di pace.-

Ed è lui, no? È Deku, non hanno bisogno di un altro simbolo di pace, basta lui – lui e il suo insopportabile modo di fare, lui che non sa dire di no a nessuno. Lui che, Katsuki ne è certo, prima o poi si farà ammazzare.

E allora sbuffa, esausto. -…perché proprio io?-

-Perché mi fido di te, Kacchan.- Deku scrolla le spalle, come se fosse una risposta ovvia. –E perché so che saprai cosa fare, se dovesse succedere.-

-Ma non succederà, sono stato chiaro?- sbotta, minacciandolo. –Perché non ho alcuna intenzione di fare da balia al moccioso.-

-Promettimelo, però. Promettimi che ci sarai se dovesse succedermi qualcosa.-

-Ma allora non mi ascolti. Ti ho detto… -

-Kacchan.- negli occhi di Deku, Katsuki legge qualcosa – paura, apprensione, senso di colpa? Non riesce a decifrarlo, ma lo spaventa.

E quando è spaventato e non sa come rispondere, Katsuki fa soltanto una cosa.

Scappa.

 

Torna nella stanza della festa con ogni nervo a fior di pelle e l’umore più nero degli ultimi quindici giorni, e l’ultima cosa che vuole in questo momento è che qualcuno gli rivolga la parola e cerchi di trattenerlo lì anche solo per un secondo in più.

-Bakugou! Vai già via?-

…ecco, appunto.

Kirishima gli si para davanti con il suo sorriso da squalo stampato in faccia, impedendogli di raggiungere la sua giacca e il casco. –Resta ancora un po’, dai. Sei qui da meno di un’ora.-

-Fidati, mi è bastato per una vita intera.- ringhia, spostandosi quel tanto che basta per raggiungere l’attaccapanni. –Ora levati dalle palle.-

Kirishima lo afferra per il braccio, costringendolo a voltarsi. –Se c’è qualcosa che non va, se qualcosa ti preoccupa… Lo sai che con me puoi parlarne, vero?-

Katsuki si libera dalla stretta del rosso con uno strattone. –Non ho niente che non va. Ho solo sonno.-

Perché Kirishima non lo sa. Perché Kirishima non deve sapere.

 

 

 

14 ottobre

-Ho parlato con Todoroki, l’altro giorno.- mormora Deku una sera, prima di iniziare il loro turno di pattugliamento. Katsuki odia quei momenti, perché non può scappare da Deku e dai suoi monologhi e dal suo essere l’Eroe perfetto – gli bastano già i giornali, a sbattergli in faccia che come Eroe fa cagare, non gli serve che anche Deku glielo faccia notare. –Sta per diventare papà… -

-Non me ne frega un cazzo se hai parlato con Mezzo e Mezzo.- sibila, sistemando uno dei guantoni intorno all’avambraccio. –Per quanto mi interessa può anche crepare. Lui e tutta la sua stirpe.-

Se Deku se lo stesse chiedendo, sì, è di cattivo umore – pessimo umore, perché quella mattina si era guastato lo scaldabagno e ha dovuto fare una doccia gelata, ha perso il treno e per di più quella sera in televisione trasmettono il finale dell’ultima stagione di How I met your mother e lui se lo sta perdendo per passare un’altra nottata a saltare trai tetti come nemmeno Brandon Lee ne Il Corvo. Cazzo, avesse almeno la metà del fascino di Brandon Lee, sarebbe anche contento.

Per di più quella domenica, che progettava di andare in pista a correre per sfogarsi, danno quello che si preannuncia un Diluvio Universale e quindi col cazzo che la sua moto esce dal garage.

-Kacchan… -

-Non ci provare, Deku. Lo dico per il tuo bene.- lo interrompe subito, perché stasera non ha proprio voglia di ascoltarlo.

Ma Deku non lo ascolta. E quando mai l’ha davvero ascoltato? –Per favore, Kacchan. Ho bisogno di sapere che ti prenderai cura di Ryu.-

-Perché, Deku?- sbotta, fronteggiandolo. –Hai paura di tirare le cuoia?-

-In tutta onestà, sì.- la risposta, schietta e diretta, è una secchiata d’acqua gelida in testa. –Per favore, Kacchan, te lo chiedo in ginocchio.-

-E io ti ripeto che non sono una tata.-

-Non voglio che tu sia la sua tata, voglio che lo prepari alle conseguenze del One for All… -

-Perché io?- lo incalza. –Perché io e non Mezzo e Mezzo? O RoboCop? O Faccia Tonda?-

-Perché loro non lo sanno. E te l’ho già detto, perché mi fido di te.- gli occhi verdi di Deku brillano nel buio come se fossero una fonte di luce, sgranati fino all’inverosimile e fissi nei suoi. È serio, tremendamente serio, Katsuki crede di non averlo mai visto così.

Sbuffa, sconsolato, passandosi una mano trai capelli. –E va bene. Mi occuperò del moccioso, contento?-

Deku sorride raggiante. –Grazie, Kacchan. Significa molto per me.-

-Ma tu vedi di non crepare, sono stato chiaro?-

Deku continua a sorridere, mentre lo supera. –Questo non posso promettertelo, però.-

 

 

 

25 ottobre

Deku parte in missione. Da solo.

Katsuki lo viene a sapere il giorno dopo da Kirishima, che lo sostituisce durante il pattugliamento. Gli spiega che, da quel poco che sa, è una missione semplice e breve, tra una settimana dovrebbe già essere di ritorno.

Katsuki, quella notte, fatica a dormire.

 

 

 

2 novembre

Nei giorni liberi, che sono sempre troppo pochi e troppo lontani tra loro, Katsuki torna a dormire dai genitori. A suo padre fa piacere riaverlo a casa una volta ogni tanto, perché così sua madre si tranquillizza un po’ - visto che lui e il concetto di chiamare casa per dire che è vivo e sta bene e non è stato rapito come cavia dagli alieni non sono mai andati d’accordo.

Quella mattina, come tutte le altre mattine nei suoi giorni liberi, ha dormito fino all’una, in quel letto che ormai è diventato troppo piccolo per lui, fino a quando una chiamata in arrivo non ha disturbato il suo sonno a suon di Thunderstruck degli AC/DC. Nemmeno guarda chi lo stia chiamando: afferra il telefono, lo scollega dal caricabatteria e risponde alla chiamata, il tutto con gli occhi ancora chiusi e con le coperte tirate fin sopra la testa.

-Chiunque tu sia, spero che ci sia un cazzo di buon motivo per svegliarmi nel mio giorno libero.- ringhia, pronto a incenerire la persona che ha osato svegliarlo.

-Accendi il primo televisore che hai vicino, Bakugou.- Kirishima, dall’altro capo della linea, sembra sconvolto. –Davvero, fallo.-

Dopo che Kirishima gli ha spiegato perché, in un attimo è in piedi e sta scendendo di corsa le scale, incurante di essere andato a dormire in mutande per lo scazzamento di cercare un pigiama pulito nell’armadio dopo la doccia. La televisione del soggiorno è accesa, sua madre sta guardando una delle sue soap opera nauseanti e inconcludenti, e allora le strappa il telecomando dalle mani e cambia canale, cercando il primo notiziario dopo essersi parato proprio di fronte allo schermo.

-Ehy, stronzetto!- strilla Mitsuki, inviperita. –Che cazzo ti salta in mente! Ridammi il telecomanE quando avresti fatto quel tatuaggio, tu?!-

-Mamma!- sbotta allora, lasciandola di sasso sul divano. –Stai zitta. Un minuto. Per favore.-

Masaru esce dal suo studio di corsa, preoccupato che si stia per scatenare la terza guerra mondiale in soggiorno, quando finalmente Katsuki trova un notiziario.

-…dopo le notizie per nulla rassicuranti dei medici di poche ore fa… - mormora la giornalista, visibilmente intristita. -…siamo costretti ad annunciare la caduta di un grande Eroe, il migliore di tutti.-

…no. Cazzo no. Stanno scherzando, non può essere.

-…le ferite riportate durante lo scontro con il Villain sono state fatali, per Deku.-

Lo state prendendo per il culo, vero?

-Il suo cuore ha smesso di battere meno di un’ora fa. I tentativi di rianimarlo sono stati inutili.-

Il mondo gli crolla addosso con la stessa potenza di quei pezzi di cemento lanciatigli da Faccia Tonda, durante il Festival Sportivo del primo anno. Solo che questa volta non riesce a evitarli.

 

 

 

 

 

D.D.B.: Deliri Dal Bunker

ASPETTATE METTETE GIÙ I FORCONI POSSO SPIEGARE.

A dire la verità no, non posso spiegare, BUT è tutto partito dalle mie solite idee strampalate durante le notti insonni, un po’ come “Of Monsters and Men”, solo che qui è degenerata per colpa del binge watching di alcune serie tv viste nell’ultimo periodo – tra cui “Dark”, “The Rain” e “American Gods” – e il rewatch delle due stagioni di “Stranger Things”. Quindi è molto probabile che troverete qualche somiglianza con queste serie nei capitoli a venire, innanzitutto nel personaggio di Bakugou – mi è uscito un mix tra Jim Hopper e Shadow Moon che presenta qualche spunto a Ulrich Nielsen con l’ironia pungente di Mad Sweeney e i modi di fare scontrosi del Dodicesimo Dottore e devo ammettere che non mi dispiace. Ne sono piuttosto fiera di come sta prendendo forma.

Sì, mi dispiace tantissimo per Deku, ma era necessario per far iniziare questa storia. Posso dirvi che ogni tanto tornerà, in qualche flashback o con Katsuki che parla a cazzo (perdonate l’assonanza, vi giuro che non era voluta) di lui e con lui, se può consolarvi – no, mi dispiace, ma niente monete di leprecauni questa volta. Chi conosce “American Gods” ha compreso cosa intendo.

 

Detto questo, sperando che non vogliate ammazzarmi in modo molto doloroso, vi ringrazio tutti per essere arrivati fino a qui. Come sempre un grazie alla Conviventeh che si sorbisce i miei scleri e mi fa da beta/consigliera/grillo parlante, e a voi che vorrete lasciarmi un commentino per farmi sapere cosa ne pensate. Ormai lo sapete che mi interessano tantissimo le vostre opinioni.

 

Live long and prosper!

Maki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Ti sia lieve la terra [o della consapevolezza] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ti sia lieve la terra

[o della consapevolezza]

 

 

 

 

 

2 novembre

Rimane in silenzio per quelle che paiono ore, immobile come una statua di sale, prima di rendersi conto di quello che è appena successo ed essere costretto a sedersi per terra quando le ginocchia non lo reggono più.

-…ma stiamo scherzando.- mormora la strega alle sue spalle alzandosi dal divano. –Non è possibile. È un cazzo di scherzo.-

-Non credo scherzerebbero su qualcosa del genere, Mitsuki.- suo padre è fermo sulla soglia del soggiorno, gli occhi sgranati dietro le spesse lenti degli occhiali. Lo sa che suo padre ha ragione, non potrebbero mai scherzare su qualcosa del genere, ma per un attimo Katsuki ha sperato che fosse davvero uno scherzo, che Deku ora sarebbe apparso davanti alla telecamera con il suo solito sorriso idiota e avrebbe chiesto scusa per aver fatto preoccupare tutti quanti.

Deku è morto.

Lo dice prima nella sua testa, un paio di volte, prima di ripeterlo ad alta voce.

-Deku è morto.- le parole scivolano sulla lingua ed escono dalla sua bocca come nient’altro che un sussurro strozzato, in cui non riconosce nemmeno la propria voce. Le mani tremano, chiuse a pugno, mentre il respiro gli si blocca in gola.

-Deku è morto.- mormora ancora, nel silenzio surreale del soggiorno di casa, davanti alla televisione.

 

 

 

13 novembre

La salma di Deku impiega una settimana a tornare a casa e altri quattro giorni per avere una degna sepoltura.

È il giorno del funerale del migliore degli Eroi e il mondo intero sembra essersi fermato: improvvisamente pare sia arrivato l’inverno, insieme a una pioggia incessante che bagna da giorni la città. Tutti gli abitanti si muovono per le strade come figure spettrali dal capo chino, attonite e sconvolte dall’accaduto, anche la mattina in cui quella bara di legno chiaro viene calata nella sua fossa – intorno a essa, sono tutte nere figure spettrali e indistinte dai capi chini, nascoste dai loro ombrelli scuri per ripararsi dalla pioggia, figure che Katsuki osserva da poco distante, incurante del diluvio che gli inzuppa i capelli e i vestiti e dell’acqua che è così gelida che sente freddo fin nelle ossa. Riconosce nella folla Eri, caschetto di capelli chiarissimi che sembrano brillare in contrasto con il giubbotto nero e le mani delicate strette tra loro che non smettono di tremare, e vicino a lei RoboCop e Mezzo e Mezzo. Sente, più che vederla, Faccia Tonda singhiozzare, nascosta chissà dove in mezzo a tutte quelle ombre nere – non distoglie lo sguardo dal gruppo nemmeno quando nota gli occhi dorati del Parafulmini scrutarlo da lontano: senza farsi notare Kaminari solleva appena una mano in segno di saluto e sorride, tornando poi a guardare davanti a sé.

E poi, silenziosi come erano arrivati e chiusi nel loro dolore, tutti iniziano lentamente ad allontanarsi e Katsuki aspetta pazientemente di restare da solo. Incerto sui propri passi, con gli scarponi che affondano nel fango e nelle pozzanghere che si sono formate, Katsuki compie qualche decina di passi avanti, le mani nelle tasche della giacca di pelle che ormai trattiene ben poco del suo calore corporeo.

Il telefono vibra nella tasca dei jeans e il trillo di un messaggio in arrivo lo distrae per qualche secondo da quel metro di terra che fissava con insistenza.

 

 

Pikachu wannabe

>Potevi anche avvicinarti, non ti avrebbe mandato via nessuno. 11:50 AM

 

 

Forse, ma aveva bisogno di parlare con Deku da solo.

Rimette il telefono in tasca e torna a osservare la tomba. -…tu lo sapevi, vero? Quando mi hai parlato lo sapevi che sarebbe successo.-

Gli risponde soltanto il vento, che comincia a colpirgli il viso con forza portando con sé anche la pioggia gelata, ma Katsuki non smette. –Sei un coglione, Deku. Sapevi che sarebbe successo, cazzo, e hai fatto quello che ti avevo esplicitamente chiesto di non fare. Hai lasciato a me i tuoi casini.-

Inizia a camminare avanti e indietro davanti alla tomba, gli stivali sporchi di fango e le mani strette a pugno.

-Casini che, tra parentesi, non ho intenzione di accollarmi.- sibila, fermandosi all’improvviso. –Mi basta la mia, di vita incasinata. E poi, cazzo, chi vogliamo prendere in giro? So a malapena badare a me stesso, come pensi che possa occuparmi di un ragazzino che non so nemmeno dove hai lasciato?! Spiegami come faccio!-

La sua voce si disperde nel silenzio del cimitero, sovrastando dalla pioggia che ha cominciato a scemare. Katsuki inspira forte dal naso e chiude gli occhi, cercando di riordinare le idee, poi fa una giravolta su un tallone e si allontana a passo spedito – perché tanto è inutile, discutere con i morti.

Non c’è dialogo. Non rispondono.

E vincono sempre loro.

 

Per tornare a casa decide di percorrere la strada più lunga, per chiarirsi le idee – almeno ha smesso di piovere, se questo può fare un po’ di differenza. Il cielo ha smesso di piangere il suo più grande Eroe?

Ah, che ironia: forse ha pianto anche al posto suo…

Si sente afferrare per una spalla e strattonare. Non ha voglia di far partire una rissa, perché non ha voglia di avere a che fare con la polizia che caga il cazzo e i giornalisti che gli lancerebbero altra merda addosso, quindi si limita a sfoggiare il suo tono meno strafottente e l’espressione più neutra che riesce a fare. –Senti, qualsiasi cosa tu voglia, valla a cercare da qualche altra parte. Non ho proprio voglia di lit… -

Le parole gli muoiono in gola quando una lama – piccola, sottile, affilata – affonda nel fianco destro e lì ci resta, mentre la figura lo afferra per la giacca e lo solleva come se pesasse meno di una piuma, facendogli sbattere la testa contro la parete alle sue spalle.

-Dov’è?- ringhia l’uomo – perché è un uomo, solo un uomo può avere una forza simile. –Dimmi dov’è?-

Katsuki cerca di restare lucido nonostante il colpo violentissimo alla nuca e le fitte al fianco. Caccia giù per la gola quello che crede sia sangue e cerca di ribattere. –Che cazzo stai dicendo?-

-Dimmi… - la lama viene estratta dal suo fianco con uno strattone e quel poco di aria che era riuscito a far arrivare ai polmoni improvvisamente scompare di nuovo. Gli gira la testa e non è normale che si senta così debole solo per un coltellino svizzero nel fianco che quasi certamente ha evitato gli organi vitali. Se avesse voluto ucciderlo, lo avrebbe già fatto. –Dov’è. Il. Bambino.-

Ma di che cazzo sta parlando? Quale bambino? – Non ho idea di che cosa tu stia parlando, stronzo.-

Il pugno che si abbatte contro il suo viso di sicuro lascerà un bel ricordo, pensa mentre si sente afferrare per il collo e tirare di nuovo su dopo essere scivolato contro la parete. Cazzo, di sicuro la sua giacca si sarà rovinata: è pelle d’agnello, cazzo, gli è costata l’ira di Dio.

-Il bambino che era con Deku quando è passato a miglior vita.- spiega l’uomo, stringendogli il collo quel tanto che basta per fargli mancare l’aria ma non abbastanza da ucciderlo. –Dov’è?-

–E io che cazzo ne so?- a Katsuki viene da sorridere, mentre gli sferra una ginocchiata al plesso solare. L’uomo arretra e barcolla, ma non si arrende. –E anche se lo sapessi, di certo non verrei a dirlo a te, coglione.-

Katsuki cerca di difendersi come può, ma le braccia sono sempre più deboli e i suoi movimenti più lenti – e un altro pugno impatta con il suo zigomo, poi un altro e un altro ancora, mentre l’uomo continua incalzante a chiedere del bambino. Così concentrato nel fracassargli il naso, questi non si accorge del lieve scoppiettare dei suoi palmi: viene investito pochi istanti dopo da una delle sue esplosioni più deboli, ma lo stesso capace di spedirlo quasi dall’altro lato della strada secondaria in cui era stato trascinato. L’uomo si accascia al muro, gemendo di dolore, mentre Katsuki raccoglie quelle poche energie che gli sono rimaste e barcolla verso di lui.

Deve restare lucido, non può crollare adesso, cazzo.

-Non me ne frega un cazzo se volete il moccioso di Deku … - ringhia, tirando su con il naso. L’uomo cerca di alzarsi, così lui gli pianta un piede tra le gambe. -…ma prova ad avvicinarti ancora a me e ti stacco le palle con delle cesoie da giardinaggio e le uso per giocare a biliardo. S’est compris?-

-Non abbiamo paura di voi Er… - le parole gli muoiono in gola quando il suo stivale preme sul cavallo dei pantaloni e i palmi scoppiettano ancora, minacciosi.

-Ho detto.- sibila ancora, fulminandolo con lo sguardo. – S’est compris?-

Lo lascia andare quando annuisce e balbetta qualcosa a mezza bocca, scappando da lui come se avesse visto il diavolo in persona – solo quando è abbastanza lontano ed è sicuro di essere rimasto solo, Katsuki si permette di appoggiare la schiena al muro e di riprendere fiato: la ferita al fianco continua a pisciare sangue, come il naso, e non riesce a tenere aperto l’occhio sinistro. Probabilmente non resterà cosciente ancora a lungo, ora che il pericolo è passato, perciò con un colpo di reni si rimette in piedi e barcolla verso casa sua che per fortuna non è lontana: ha la vista offuscata quando riesce finalmente ad aprire la porta d’ingresso e a trascinarsi all’interno dell’appartamento senza nemmeno preoccuparsi di togliere gli stivali, e si libera della giacca e della maglia con pochi movimenti che gli costano fitte di dolore al fianco. Almeno la ferita ha smesso di sanguinare.

Sibilando trai denti una lunga lista di insulti e maledizioni, apre il cassetto del mobiletto del bagno, dove sa di avere una di quelle sparapunti automatiche e del disinfettante – sparare i punti per chiudere la ferita lo costringe a mordersi l’interno delle guance per non urlare, e Katsuki ringrazia che sia un taglio non troppo largo o i punti non sarebbero bastati come nemmeno le bende. Deve comprarne di nuove, lo scrive subito sulla lista della prossima spesa appesa al frigo con un magnete, mentre cerca del congelatore dei cubetti di ghiaccio per il naso.

Quando li ha trovati e li ha avvolti intorno a quel che resta della sua maglia, si lascia cadere sul divano, esalando esausto.

Il suo corpo è così stanco che alla fine cede al sonno. 

 

 

 

16 novembre

Il trillo assordante del campanello gli sta facendo venire il mal di testa. Ha provato a ignorarlo, davvero, ma Katsuki capisce che se non risponde chiunque ci sia fuori dal suo appartamento non se ne andrà senza averlo visto.

-Bakugou, per l’amor di Dio.- strilla Ashido, battendo con insistenza il palmo contro il legno della porta. –Se non mi apri giuro che sfondo la porta. Lo sai che ne sono capace.-

Eh, appunto.

Si pente di aver aperto la porta nell’esatto momento in cui l’ha fatto. –Cazzo vu… -

-Santo cielo, Bakugou!- esclama ancora la ragazza, entrando nel suo appartamento con la stessa forza di un tornado. –Ci hai fatto morire di paura! Credevamo ti fosse successo qualcosa!-

Katsuki sbuffa, spingendola di nuovo verso l’uscita. –Beh, adesso mi hai visto. Ciao e a mai più rivederci.-

-Credevamo ti avessero rapito di nuovo!- Mina è veramente sconvolta, quando lo guarda negli occhi. –Non rispondi ai messaggi da tre giorni e il tuo telefono è sempre spento… Abbiamo temuto che… -

-Sarà scarico.- solleva le spalle, come se niente fosse. –Sono stati giorni un po’ impegnativi. Mi sono dimenticato di metterlo sotto carica.-

Mina sembra rilassarsi, nel sentire quelle parole. –Quindi non lo sai.-

Katsuki inarca un sopracciglio. Cosa non sa? –Se intendi Deku che ha tirato le cuoia… -

-No, no. Quello lo sai, ti abbiamo visto al funerale.- lo interrompe, prima di sospirare. –Non sai che ci sono dei Villains che stanno dando la caccia a tutte le persone che erano vicine a Midoriya.-

Sospettando che sarà una lunga chiacchierata, Katsuki la accompagna verso il soggiorno – e mentalmente ringrazia che il divano non si sia sporcato di sangue, qualche giorno prima. –In che senso?-

Mina si siede sulla poltrona di fronte al divano, Katsuki prepara del caffè. –Due giorni fa qualcuno ha seguito Ochaco, mentre tornava a casa. E ieri Iida è stato aggredito.-

-E come stanno?- le porge una delle due tazze, cercando di farle notare il dolore al fianco per ogni minimo movimento.

-Ochaco se l’è cavata con un grosso spavento… Grazie.- beve un lungo sorso, prima di continuare. –Iida si è preso un paio di pugni ma sta bene, niente di rotto. A parte gli occhiali… -

…quindi l’unico che si è preso un coltello nel fianco è stato lui? Ma che cazzo. –E cosa volevano?-

-Iida dice che continuava a chiedere di un bambino… - Mina sorseggia ancora il suo caffè. –Tu sai qualcosa?-

Katsuki lascia vagare lo sguardo lungo le pareti del suo soggiorno, evitando gli occhi di Mina. Non sa se dirglielo o no, perché se Deku avesse voluto che lo sapessero non l’avrebbe nascosto… Alla fine decide che deve dirlo, emettendo giusto qualche particolare. -Più o meno. Hanno attaccato anche me.-

Mina sbianca improvvisamente e scatta in piedi, preoccupata. –Oddio, stai bene? Non sei ferito vero?-

-Sto bene, sto bene. Ora calmati.- la rassicura, e Mina torna a sedersi sul divano. –Ho preso qualche giorno di riposo, quel coglione mi ha quasi spaccato il naso.-

La ragazza annuisce, rimanendo in silenzio a osservare le proprie mani.

-Non possiamo rischiare che attacchino qualcun altro.- esordisce dopo qualche secondo. Mina annuisce. –Per adesso si sono limitati a spaventarci, perché se avessero voluto ucciderci lo avrebbero già fatto.-

-Sono d’accordo.- Mina annuisce ancora. –Escludendo te, Ochaco e Iida, siamo ancora tutti in pericolo… -

-L’idea migliore è di non restare mai da soli.- cercano di attaccare quando meno se lo aspettano, appena usciti dal lavoro o anche solo fuori di casa per fare la spesa, quindi è meglio avere qualcuno vicino.

-È la stessa idea che ha avuto Sero.- ribatte Mina. –Ci stiamo organizzando in modo da non lasciare nessuno da solo, nemmeno a casa. Io vado a stare da Sero almeno finché non si calmano le acque, e Kaminari e Jirou hanno anticipato il trasloco nel nuovo appartamento. Kirishima ha detto che si arrangerà in qualche modo. Dopo farò un giro di telefonate per avvisare tutti.-

Katsuki annuisce. Prevedibile che Kirishima avrebbe detto qualcosa del genere… -Inizia da Mezzo e Mezzo. Tra tutti, lui è forse quello che ha più da perdere.-

-…non credo che abbiano abbastanza fegato da avvicinarsi a Yaomomo per arrivare a Todoroki, non adesso con il bimbo in arrivo almeno.- mormora Mina. –Anche perché si troverebbero contro Endeavor... Sembrano tutti Villains di bassa categoria, nessun pezzo grosso con abbastanza palle e risorse da rischiare di far incazzare Todoroki senior.-

-Però è meglio non rischiare.-

-…però è meglio non rischiare.- ammette ancora la ragazza. –Abbiamo dimenticato qualcuno?-

Katsuki nega con la testa e qualche minuto dopo Mina è fuori da casa e lui può lanciarsi a peso morto sul divano a guardare qualcosa su Netflix… Poi, come un fulmine, nella sua mente si forma un pensiero spaventoso eppure così banale che Katsuki può solo darsi del coglione per non averci pensato prima.

-…cazzo.-

La madre di Deku.

 

 

 

 

 

 

 

M.C.A.S.T.: Maki Comincia A Scrivere Testamento che è meglio(?)

. . .

*sips tachiflu con fare molto british(???)*

Per favore, mettete di nuovo giù i forconi, non vogliamo che qualcuno si faccia del male.

Allora.

Sì, questo capitolo è arrivato prima di quanto pensassi, ma sono riuscita ad andare avanti con la scaletta di questa storia più o meno fino al capitolo 8, quindi mi sembrava giusto postare questo. Ci tengo a informarvi che con il capitolo 8 non sono nemmeno arrivata a metà di quello che voglio raccontare, quindi penso proprio che sarà una cosa lunga.

Come potete notare, ancora niente Ryu, ma state tranquilli che arriverà presto: avevo bisogno di concentrarmi esclusivamente su Bakugou almeno ancora per un capitolo o due, prima di prenderlo di peso e buttarlo in mezzo al casino in cui Deku l’ha mollato, per fargli più o meno capire che quello che lo aspetta e un casino bello grosso.

Gli servirà un po’ di tempo per arrivarci, ma sì, è un casino molto grosso. [foreshadowing, lo stai facendo bene]

 

Detto questo, come sempre grazie per essere arrivati fino a qui! Se volete lasciatemi una recensione, così magari discutiamo insieme di cosa ne pensate o se avete qualche idea su cosa possa essere successo – o succederà.

Hasta luego!

Maki

 

 

 

P.S.: E visto che si avvicina il Natale e non so se ci rivedremo altrove, vi auguro buone feste! Mangiate tanti panettoni e pandori, e se vorrete farmi un regalo regalatemi un concentrato di anticorpi che ne ho veramente bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Il suo volto sconosciuto [o dei bimbi sperduti] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il suo volto sconosciuto

[o dei bimbi sperduti]

 

 

 

 

 

18 novembre

Il primo ricordo che Katsuki ha di Midoriya Inko risale al primo giorno d’asilo, quando lei cercava in tutti i modi di scollarsi Deku di dosso – alla fine ci era riuscita, e Deku era scoppiato a piangere tra le braccia della maestra mentre si allungava verso la madre e la pregava di non lasciarlo lì da solo. Quello era stato anche il primo momento in cui avevano parlato, lui e Deku, perché in fondo anche lui si era sentito abbandonato quando la vecchia strega lo aveva letteralmente mollato come un pacco postale davanti al suo armadietto ed era andata via senza se e senza ma.

Per molto tempo è stato convinto che gran parte dei suoi problemi fossero dovuti a quel giorno - ora invece, a trent’anni suonati, sa che è così perché è una testa di cazzo e ha un carattere di merda.

Ricorda anche di aver pensato che la signora Inko fosse davvero bella con quel vestito azzurro e il sorriso dolce, così diverso dal sorrisetto divertito di sua madre che a volte lo spaventava un po’, e poco tempo dopo aveva scoperto che era davvero brava a fare le torte e le sue mani profumavano sempre di zucchero e cannella.

E non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma Katsuki ha paura di andare dalla madre di Deku.

Una paura fottuta.

Perché non è certo sempre stato quello che si definirebbe Un Bravo Bambino con il figlio, e quindi sarebbe più che normale se lei gli sbattesse la porta in faccia e gli dicesse di andare a farsi fottere – magari non proprio con queste parole, ma ehy, il succo del discorso è quello e lui lo accetterebbe anche. Ma soprattutto perché ha paura che sia troppo tardi, che siano arrivati loro prima di lui, e quel pensiero gli fa attorcigliare lo stomaco in una morsa dolorosa: non riuscirebbe ad accettarlo, sarebbe colpa sua che non ha pensato prima a lei.

Prende un profondo respiro, iniziando a salire l’ultima rampa di scale che porta fino al piano dove si trova l’appartamento della signora Midoriya – e si ricorda tutte le volte in cui, da bambini, lui e Deku avevano corso su per quelle stesse scale quando lei li chiamava per la merenda, e di come aspettassero sempre insieme sua madre, seduti sui primi scalini a leggere un fumetto o a discutere del nuovo Eroe che aveva debuttato quella settimana.

Quando i suoi piedi si posano su quell’ultimo scalino a Katsuki sembra di aver corso una maratona: gli tremano le mani e il respiro gli si blocca in gola, mentre preme forse con troppa forza il dito sul campanello. I secondi successivi sono interminabili e lentissimi, in cui nemmeno una mosca osa sollevarsi in volo e che Katsuki passa a formulare le peggiori soluzioni – è stata rapita, la tengono in ostaggio, l’hanno uccisa, Katsuki si prepara anche a combattere per difendersi quando la porta si socchiude e…

-…Bakugou?- gli occhi nocciola di Uraraka lo osservano incuriositi, mentre Katsuki torna finalmente a respirare.

-Cristo santo, Faccia Tonda!- crede di essere improvvisamente invecchiato di altri trent’anni.

–Che ci fai qui?- Uraraka esce dall’appartamento accostando la porta e guardandosi intorno per assicurarsi di essere soli. –A proposito, come stai? Mina mi ha detto che hanno attaccato anche te… -

-Sto bene, anche se tra tutti e tre sono quello che se l’è vista peggio.- sbuffa, passandosi una mano trai capelli. –Immagino che tu sia qui per tenere d’occhio la signora Inko.-

Uraraka annuisce, riaprendo di nuovo la porta. Ma prima si ferma un attimo. –Non sa degli attacchi, le ho detto che starò un po’ da lei perché i miei sono fuori città e non me la sentivo di stare a casa da sola.- Katsuki pensa che sia stata una buona idea non dirle degli attacchi, si sarebbe soltanto preoccupata. –Signora! Abbiamo visite!-

-Aspettavi qualcuno, Ochaco?- la voce della signora Inko arriva dalla cucina insieme a qualche stoviglia spostata. –Perché non me l’hai detto? Avrei preparato una torta… Oh, Katsuki.-

Midoriya Inko sembra invecchiata di dieci anni in poco più di dieci giorni, ma ha ancora quel dolcissimo sorriso a illuminarle il viso: si asciuga le mani con il grembiule e cammina verso di loro, un po’ incerta sui passi, fermandosi a una manciata di centimetri da Katsuki.

-Signora… - mormora, indeciso su come comportarsi, ma lei gli sorride ancora. Sembra davvero felice di vederlo.

-È passato davvero tanto tempo, Katsuki… Pensavo giusto a te, l’altro giorno.- sussurra, rabbuiandosi leggermente. –Ma vieni, entra. Ochaco, cara, prepara il tè, io… vado a cercare una cosa che devo dare a Katsuki… ma dove l’avrò messa… ?-

Rimasti di nuovo da soli Faccia Tonda occhieggia distrattamente verso di lui, forse intuendo la sua domanda. –Non è successo nulla di strano, almeno da quando sono qui. Sembra che nessuno sappia dove sia o abbia pensato che lei possa sapere qualcosa.-

–Meglio così.- Katsuki sospira. –Una preoccupazione in meno.-

-Però preferisco restare ancora un po’ qui, non si sa mai.- il bollitore sul fornello fischia insistente, e Uraraka prende una presina. –E poi… Senti, tu che sei più alto, renditi utile e prendi le tazze dalla mensola… Dicevo, non mi piace l’idea di lasciarla qui da sola.-

Katsuki sbuffa, allungando un braccio per prendere le tazze proprio mentre Inko esclama di aver finalmente trovato quello che cercava.

-Era finita in mezzo a dei vecchi documenti di mio marito… - ridacchia, allungando una busta arancione verso di lui. –Izuku voleva che la dessi a te, se gli fosse successo qualcosa.-

Sia Faccia Tonda che Katsuki aggrottano le sopracciglia, confusi – Uraraka cerca di sbirciare quando apre la busta con le dita che tremano di nuovo, e impallidisce quando riesce a scorgere qualche riga dei fogli all’interno.

-Ma che significa?- sussurra, cercando una risposta nelle iridi rosse dell’ex compagno di classe. Katsuki serra la mascella con forza, spiegando i fogli per leggerli meglio: un documento d’adozione, già compilato e firmato in tutte le sue parti.

Mancano solo le sue firme, Deku si è anche premurato di segnare con una crocetta dove devono essere apposte.

-Bakugou… - Ochaco ci prova, a chiedere spiegazioni, ma Katsuki ha già iniziato ad avviarsi verso l’ingresso per recuperare i propri stivali. –No, aspett… -

-Dov’era la missione?- la ignora, infilando gli stivali con pochi movimenti bruschi. –Dove era andato in missione Deku?-

-…a Yokohama, perché?- Inko non capisce, sorpresa dalla reazione di entrambi. –Che cosa succede?-

-Non ne ho idea, signora. Bakugou, ti ho detto di aspettare!- strilla ancora Uraraka, uscendo di corsa dall’appartamento. –Non osare lasciarmi indietro! Vengo con te!-

Katsuki la scruta, qualche rampa di scale più in giù, serissimo. –Se vuoi venire con me, dobbiamo prima trovare un casco che ti vada bene.-

 

Alla fine un casco che andasse bene per Uraraka lo hanno trovato, e hanno percorso i chilometri che li separano da Yokohama in meno di quaranta minuti1 – quaranta minuti che Faccia Tonda ha passato praticamente arpionata alla sua giacca e schiacciata contro la sua schiena, terrorizzata, mentre continuava a gridargli di rallentare e che non erano su un circuito di Grand Prix.

-E smettila di strillare.- sbuffa, appena arrivati, sfilandosi il casco. –Non andavo così veloce, sei tu che sei una cagasotto.-

-No, andavi davvero troppo veloce!- ribatte lei, le gambe che tremano quando finalmente scende dalla moto. –Io con te non torno a casa, piuttosto prendo il treno.-

-Fai come ti pare, tu hai insistito per venire con me.-

Uraraka si ferma proprio davanti a lui e lo fronteggia. –Certo, perché pretendo delle spiegazioni. Perché Izuku ha lasciato quei documenti per l’adozione? Perché a te?-

-Ascolta, Faccia Tonda… - è improvvisamente stanco, non crede di avere abbastanza forze da affrontare questa situazione con la calma necessaria.

-No, adesso tu ascolti me.- lo interrompe. Sarà rimasta anche alta come un nano da giardino, ma in questo momento Katsuki ha quasi paura che possa rivoltarlo come una calza spaiata. –Tu sai qualcosa che Izuku non voleva sapessi, e va bene così perché si fidava di te forse più di quanto si fidasse di tutti gli altri, ma che cosa significano quei documenti per l’adozione?-

Katsuki riesce quasi a sentirla, anche se lei non la pronuncia, la vera domanda che vorrebbe porgli: “perché non si è fidato di me per parlarmene? Perché mi ha tenuto all’oscuro di tutto?”. E lui non saprebbe cosa risponderle.

E sapere che Deku si fidava di lui più di chiunque altro lo lascia perplesso – andiamo, chi vuole prendere in giro? Il loro non era di certo uno di quei rapporti perfetti e idilliaci tra migliori amici!

Sbuffa, superandola e salendo gli scalini che conducono all’ingresso principale dell’ospedale. –Quando avremo risolto questa situazione ti spiegherò cosa succede, va bene?-

Ochaco lo segue come un’ombra, senza mai perderlo di vista e in silenzio: non dice una parola nemmeno quando, fermando un infermiere molto gentile e disponibile, chiede indicazioni per trovare un ragazzino sui tredici anni, ricoverato nell’ospedale da più o meno due settimane.

-È alto così, all’incirca.- si porta una mano al petto, indicando approssimativamente l’altezza. –Ha i capelli e gli occhi scuri… Era con Deku, l’Eroe che… -

-Oh, sì, ho capito chi sta cercando.- l’infermiere annuisce, indicando il tabellone con la pianta dell’edificio. –È in rianimazione, se volete vi accompagno… Potrei solo sapere chi siete?-

-Io sono il tutore del ragazzo.- risponde immediatamente, e solo allora Uraraka si decide a parlare.

-Io sono la fidanzata di Deku.- ha i pugni stretti contro i fianchi e gli occhi fissi su Katsuki, indagatori e sospettosi.

L’infermiere annuisce, indicando la strada è facendo segno di seguirlo. –Scusate se vi sono sembrato sospettoso, ma Ryu è un testimone molto importante per la polizia, che deve ancora stabilire cosa sia davvero successo quel giorno, e non vogliamo che qualcuno coinvolto nella morte di Deku tenti di eliminare anche lui. Non ora che si sta riprendendo da… quello che è successo.-

-Certo, è comprensibile.- annuisce Faccia Tonda, affiancando il giovane. –Lo hanno ferito?-

-Gli hanno sparato, ma nulla di grave. Quello che più ci preoccupa è stato il crollo emotivo che ha avuto dopo che… Beh… - spiega l’infermiere, e Katsuki sente un brivido correre lungo le braccia. –Ma adesso è fuori pericolo, lo teniamo qui solo perché nessuno è mai venuto a chiedere di lui. Prima di voi, almeno.-

-Ho scoperto da poco di essere il suo tutore.- Katsuki mastica quelle parole a mezza voce, e l’infermiere annuisce di nuovo mentre apre la porta del reparto.

-Cercate i poliziotti dall’aria cattiva e avrete trovato la sua stanza.- ridacchia. –Se no, è l’ultima in fondo al corridoio, a sinistra.-

Uraraka lo ringrazia con un sorriso, Katsuki con un cenno del capo, poi entrambi si avviano lungo il corridoio. Improvvisamente, Katsuki sente un freddo inspiegabile.

-Bakugou… - mormora Uraraka, avvicinandosi di più. –Sono solo io, o anche tu ti senti osservato?-

No, anche lui sente qualche paio di occhi fissarlo con insistenza da qualche parte, così dice a Uraraka di restare qualche passo indietro. –Io penso al ragazzino, tu guardati intorno.-

-…non credo sarà necessario.- borbotta lei, indicando dietro di lui e proprio di fronte alla porta della stanza indicata dall’infermiere: è lo stesso Villain che gli ha piantato un coltello nel fianco e gli ha quasi fracassato il naso, che quando lo riconosce lascia subito andare uno dei due poliziotti che ormai è potenzialmente morto.

A Katsuki viene da ridere, mentre sente delle urla per tutto il reparto e gente che scappa, mentre altri Villain li circondano.

-Oh, ma guarda un po’ chi si rivede… Questo sì che si chiama culo.- sta ghignando mentre si volta verso di lui dando la schiena a Uraraka. Anche lei fa lo stesso, fronteggiando i Villains che si parano minacciosi davanti a lei.

-Non sperare di cavartela con una cicatrice sul fianco, Ground Zero.-

-Cicatrice sul fianco?!- strilla Faccia Tonda, agitata. -Bakugou ma cosa… ?!-

-Non distrarti, Faccia Tonda.- ribatte, liquidandola con una scrollata di spalle prima di rivolgersi di nuovo al Villain. -Tu invece mi devi una giacca nuova. O se preferisci sessantacinque mila yen.2-

E i Villains – una decina, forse di più – si avventano su di loro tutti insieme, forse tentando un attacco disperato o veramente convinti di avere qualche possibilità: la sensazione di smarrimento dovuta all’attacco improvviso non dura che qualche secondo, poi quei criminali cominciano a cadere a terra come le foglie secche dagli alberi uno dopo l’altro. Katsuki non nota subito che la ferita al fianco, quasi per niente guarita, si è riaperta, ma non ha il tempo per curarsene – non ora che quel coglione gli sta di nuovo puntando un coltellino svizzero contro e cerca in tutti i modi di spingerlo lontano dalla stanza del ragazzo.

Ha combattuto con ferite ben peggiori, e non si è mai rotto niente lottando contro i calci micidiali di Deku, quel taglietto sul fianco non è nulla in confronto.

Il Villain lo carica come un toro e Katsuki lo evita, gli fa lo sgambetto e lo manda dritto per terra: il coltellino gli scivola dalle dita e lui ha tutto il tempo di avvicinarsi a uno dei carrelli abbandonati dagli infermieri, cercare un paio di pinze e avvicinarsi minaccioso.

-Che cosa avevo detto che avrei fatto se ti avessi incontrato di nuovo?- domanda, facendo schioccare tra loro le pinze. –Non sono cesoie da giardinaggio, ma dovrebbero andare bene comun… -

Sembra un’esplosione, così forte da assordarlo, quella che giunge dalla porta socchiusa della stanza, seguita poco distante da un pianto disperato. Katsuki lascia perdere i suoi intenti di castrazione e si precipita all’interno qualche secondo dopo Faccia Tonda.

Ed è proprio lì, anche se non lo nota subito: rannicchiato su sé stesso, tremante e in lacrime, il ragazzino – Ryu, si chiama Ryu – si tiene il polso sinistro nella mano destra, tutte e cinque le dita gonfie e viola e piegate in un angolo innaturale. Dall’altro lato della stanza, a qualche passo da Uraraka, il corpo di un Villain addossato contro il muro. Non hanno bisogno di avvicinarsi per capire che è morto.

-Io… - sussurra il ragazzino, tremando come una foglia e piangendo ancora più forte. –Io non volevo… Non volevo fargli del male… -

Se prima era logico avere qualche dubbio, ora Katsuki non può averne. Ha visto Deku finire in infermeria troppe volte per non riconoscerne i tratti.

-…oh.- mormora Faccia Tonda.

-Già, oh.-

Quello è il One For All.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1.       Secondo Google Maps, prendendo come riferimento Tokyo, per arrivare a Yokohama ci vogliono circa quarantacinque minuti. Prendendo ad esempio la moto che ho scelto (che è meravigliosa, davvero, vi lascio il link qui per ammirarla in tutto il suo splendore di sport racer: https://www.honda.it/motorcycles/range/street/cb1000r/overview.html) si guadagnano di sicuro più di cinque minuti.

2.       65 mila yen corrispondono a più o meno 500 euro, e credetemi se vi dico che per un chiodo di vera pelle di agnello fatto come si deve è ancora un prezzo accettabile.

 

 

 

 

 

 

D.I.P.P.: Deliri Intristiti Post Partum

Oggi sono andata da un amico di mio padre per comprare una moto e ho scoperto che quella che volevo con tutta me stessa era già stata venduta. Era bellissima, gialla, un po’ smarmittata e con un’esplosione stilizzata sul serbatoio. Volevo chiamarla Kacchan.

Addio, amore mio, è stato breve ma intenso *piange tutto*

…sì, avete ragione. Scusate.

Ci sto prendendo gusto con i cliffhanger, lol.

No, okay, scherzi a parte. Non ho molto da dire, se non che probabilmente questa fic si muoverà un po’ più velocemente di “Of Monsters and Men” perché sono riuscita a finire la scaletta e ho i capitoli pressoché pronti fino al 10. Appena avrò un paio di occhiali con la gradazione a posto tornerò a scrivere a pieno regime, sempre lavoro e Vita Sociale permettendo.

 

Come sempre, grazie per essere arrivati fino qui e aver lasciato un commentino! Mi rendete sempre immensamente felice.

Alla prossima!

Maki

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Capitolo 4
*** I cambiamenti inaspettati [o della responsabilità] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I cambiamenti inaspettati

[o della responsabilità]

 

 

 

 

 

-Non riusciamo a farlo reagire.- sbuffa qualcuno alle sue spalle. –È così da quando è tornato dallo scontro.-

Deku se ne sta immobile, con la schiena curva, seduto su una sediolina a fissare le proprie mani con lo sguardo vuoto, a qualche passo Katsuki. È in quello stato da quelle che sembrano ore anche se sono in realtà minuti, da quando Katsuki l’ha sollevato di peso e trascinato via da quel cumulo di macerie.

-…chiamate All Might.- mormora, senza distogliere gli occhi dalla figura curva di Deku. –Avremo bisogno di lui.-

Nel guanto destro, rosso di sangue, Deku stringe un nastrino per capelli color menta.

Yagi Toshinori – vecchio, stanco, malato – arriva qualche decina di minuti dopo. Gli sorride, l’ex simbolo di pace, e gli dà una pacca leggera sulla spalla mormorando un grazie, prima di trascinare le gambe affaticate verso il suo allievo prediletto.

-Midoriya, ragazzo mio… - sussurra e solo allora Deku si muove: solleva leggermente la testa, puntando gli occhi sgranati in quelli di All Might, e inizia a singhiozzare.

-Io… Io ce l’avevo quasi fatta… - balbetta, mentre le lacrime iniziano a rigargli il viso senza alcun freno. –Ci ero quasi riuscito, All Might… Mancava… così poco… -

All Might abbraccia Deku più forte che può e lo lascia piangere contro la sua spalla – Katsuki nemmeno si accorge che Aizawa è fermo accanto a lui, lo nota solo quando gli rivolge la parola.

-Non potevate fare altro.- il suo tono è neutro, incolore, come se volesse allontanarli emotivamente da quello che hanno visto. –Non è stata colpa vostra, Bakugou.-

Katsuki stringe i pugni con rabbia.

–Lo vada a dire ai genitori di quella bambina, allora.- sibila, furioso, prima di allontanarsi a grandi passi.

 

18 novembre [One For All: ??%]

-Ow.- Katsuki sibila per il dolore, mentre l’infermiere tenta di rimuovere il più delicatamente possibile i punti di metallo ancora rimasti a chiudere la ferita. –Piano, cazzo.-

-Sto facendo il più piano che posso, ma credo ci sia un principio di infezione… - risponde l’infermiere, aggrottando le sopracciglia. –Aspetti qui, vado a prendere del disinfettante.-

Il ragazzo si allontana velocemente, chiedendo a gran voce se qualche collega avesse a disposizione l’occorrente necessario per suturare una ferita, e Katsuki rimane ad aspettare in religioso silenzio, osservando medici e pazienti fare avanti e indietro per il corridoio dal lettino su cui gli è stato chiesto di sedersi per essere medicato.

Uraraka gli si avvicina pochi secondi dopo, scura in viso e le braccia incrociate sotto il seno.

-Ora mi devi una spiegazione, Bakugou.- sentenzia. –Me l’avevi promesso.-

Katsuki sospira e chiude gli occhi. –Faccia Tonda… -

-No, non tentare di sviare di nuovo le mie domande.- lo interrompe. –Ho il diritto di sapere che cosa è successo.-

Ma lui rimane in silenzio, occhieggiando verso di lei con fare rilassato e al tempo stesso testardo: non dirà una sola parola, ha promesso che non avrebbe detto ad anima viva quello che saputo così tanti anni prima.

Uraraka sembra capirlo, perché sospira sconsolata. –Qualsiasi cosa tu e Izuku mi… ci abbiate nascosto, da quanto lo sai?-

Ora lo ammazza. -…dalla sera del test per la licenza provvisoria, al primo anno.-

-Quindici anni.- mormora basita, sollevando gli occhi al cielo. –Su una cosa devo complimentarmi, Bakugou: sei un maestro nel tenere i segreti.-

-Nemmeno io avrei dovuto saperlo, Uraraka.- ribatte, stringendo i pugni. –Ma Deku ha sempre fatto cagare con i segreti… -

“Questo Quirk… Mi è stato dato in prestito da qualcuno.”

-…io ho semplicemente collegato i puntini. E All Might… -

-All Might cosa?- sbotta allora lei. –Cosa c’entra All Might adesso?-

-…è stato costretto a spiegarmi tutto.-

Rimangono entrambi in silenzio, persi nei loro pensieri, prima che Uraraka parli di nuovo. –Chi altri lo sa? Oltre a te, chi sa di questa storia?-

-Recovery e il preside Nezu.-

-E nessun altro?- Katsuki scuote la testa, mentre arriva l’infermiere con l’occorrente per disinfettare e suturare la sua ferita.

Uraraka esce dall’ambulatorio dichiarando che ha chiamato Iida e che porterà Ryu da Recovery Girl, Katsuki sa che la discussione è solo rimandata.

 

-Un bambino?- mormora suo padre. Katsuki aveva improvvisamente sentito la necessità di parlare con qualcuno, qualcuno che anche senza sapere davvero come stanno le cose non avrebbe giudicato. Suo padre è stata la prima scelta. –Katsuki, non prendertela, ma non credi che… -

-L’ha affidato a me, papà.- lo interrompe. –Non ho scelta.-

-C’è sempre una scelta, Katsuki. Lo sai bene.- Masaru sospira. Katsuki riesce quasi a vederlo, mentre si sistema gli occhiali sul naso. –È davvero impegnativo, prendersi cura di un bambino… -

-Ha tredici anni, papà, non è un neonato.-

-Rimane comunque impegnativo. Fidati, sono tuo padre.- lo interrompe e Katsuki si ammutolisce. –Però sono convinto che se Izuku ti ha chiesto di prendertene cura un motivo ci sarà. -

In effetti c’è, ma non può correre il rischio di mettere in pericolo il suo vecchio, per questo tace. –Diciamo che è complicato.-

-Non mi devi spiegazioni, figliolo, lo sai. - ridacchia Masaru. – Non posso dirti che sarà facile, ma sono sicuro che farai del tuo meglio. Mi fido di te, e mi fido del giudizio di Izuku, so che saprai cosa fare. Ora però è meglio se vai a riposare un po’. Sembri esausto.-

Katsuki si passa una mano sul viso: è veramente stanco. –Grazie, papà.-

Masaru sbuffa una risata. –Ti voglio bene, figliolo.-

-Sì, sì… - “Ti voglio bene anche io, papà.”

 

 

 

19 novembre [One For All: ??%]

Katsuki si sveglia in un bagno di sudore e con il cuore a mille non sa bene quante ore dopo essere tornato a casa ed essersi infilato sotto le coperte – deve aver sognato qualcosa, ormai gli incubi sono diventati una spiacevole costante della sua vita a cui ormai ha fatto l’abitudine. Sta per girarsi su un fianco per cercare di riaddormentarsi quando uno spadellare proveniente dalla cucina, insieme a delle risatine allegre, lo avvertono di non essere solo in casa: scatta in piedi con un agile balzo, per poi essere costretto a piegarsi in due per il dolore al fianco.

-Puttana merda cazzo vaffanculo che dolore.- sibila, stringendo i denti e poggiando la fronte sul pavimento, mentre le lacrime si formano agli angoli degli occhi. –Non è normale che faccia così male, porca troia.-

-Amen.-

-E si è ancora trattenuto.-

Quando arriva in cucina, camminando più piano di una lumaca e con una mano sul fianco ferito, è quasi contento di sentire l’odore di bacon e uova provenire dai fornelli insieme a quello del caffè.

Poi si ricorda del perché ci sia quel fantastico profumo in casa sua e: -…che cazzo ci fate voi due qui?-

-Buongiorno anche a te, raggio di sole.- lo saluta Faccia Tonda, mentre Mina agita la mano che regge la paletta senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla padella, ricordandogli di quando le ha lasciato le chiavi di casa sua quasi due anni prima. –Ho riaccompagnato Ryu, Recovery l’ha rimesso in sesto.-

Uraraka si sposta un poco e Katsuki incrocia gli occhi scuri di Ryu, che lo saluta con un cenno impercettibile della testa prima di tornare a concentrarsi sulla sua tazza di latte caldo.

-Ha detto di riferirti che non ha intenzione di vederlo ridotto come Izuku.- aggiunge, tornando a sorseggiare il suo caffè.

Katsuki annuisce. -Lo so, devo cominciare a pensare a un allenamento… -

-Allenamento?- domanda Ryu, piegando la testa di lato, curioso. –Perché mi devo allenare?-

-Beh, se vuoi entrare alla UA, devi per forza imparare a controllare il tuo Quirk… - suppone Mina, mettendo sul tavolo il piatto con il bacon.

-Non solo. Devi imparare a resistere alle… controindicazioni di quel Quirk.- Katsuki prende un paio di fette di bacon. Impiega qualche secondo a notare che i tre lo stanno fissando. –Che c’è?-

-Che intendi con controindicazioni?- domanda Mina. –È un Quirk con degli effetti collaterali?-

-Mina, ti voglio ricordare come si riduceva Izuku all’inizio del primo anno.- ribatte Ochaco, masticando un boccone.

-Giusto, hai ragione… -

Katsuki sgrana gli occhi, voltandosi verso Faccia Tonda. –Glielo hai detto?!-

Ochaco alza le spalle. –Le ho detto quello che ho saputo da te, quindi nulla!-

-Cazzo, Uraraka!- sbotta. –Se questa storia dovesse venire fuori sarà la fine!-

-Tranquillo, Bakugou.- Mina tenta di rassicurarlo. –Mi porterò il segreto nella tomba.-

Katsuki inarca un sopracciglio, dubbioso. –…disse quella che al secondo anno mi ha sputtanato esattamente due minuti dopo avermi detto le stesse identiche parole.-

-In mia difesa… - ribatte Mina, sollevando le mani. –…posso dire che quella notizia non doveva uscire dal gruppo di noi ragazze. È stata colpa di Mineta che ha letto la conversazione dal cellulare di Tooru.-

-In parole povere, è stata… una lunga e spiacevole catena di coincidenze.- Ochaco annuisce per darle man forte. –E lo sai anche tu com’era fatto: da quando Todoroki e Yaomomo avevano iniziato a uscire insieme, l’unico rimasto a minare la sua “superiorità” da Casanova dei poveri sulle ragazze eri tu.-

Katsuki la fulmina con lo sguardo, Ryu si rannicchia su sé stesso per la paura. -…hai una vaga idea di come ci si può sentire nel sapere che tutti sanno che hai una cotta per un ragazzo senza che tu volessi che si sapesse?-

Ochaco cerca di ribattere e di difendersi, ma è costretta ad arrendersi. –Okay, torniamo al punto. Cosa intendi con controindicazioni?-

Katsuki la fulmina ancora con lo sguardo, facendole capire che non la perdonerà tanto facilmente, poi sospira. –Okay, facciamo un esempio. Che cosa succede se cercate di mettere qualcosa di molto grande in un contenitore molto più piccolo?-

Mina e Ochaco si guardano senza capire, mentre Ryu si sporge in avanti, incuriosito. -…non si chiude il contenitore?-

-Fuochino.-

-Non entra tutto nel contenitore?- tenta Uraraka, inarcando le sopracciglia, ma è Mina a dare la risposta esatta.

-Si rompe.- mormora. –A lungo andare il contenitore si rompe.-

Esatto.- Katsuki annuisce. Poi indica Ryu. –Lui è il contenitore troppo piccolo. Il One For All è quel qualcosa di troppo grande.-

Ryu sbianca improvvisamente. –R… Rischio di rompermi?!-

-No, se inizi ad allenarti seriamente.- gli risponde, socchiudendo gli occhi. –E se ti dai dei limiti per il suo utilizzo.-

-Nel senso che deve usarlo con il contagocce?- chiede Ochaco, bevendo un sorso di caffè. Katsuki nega con la testa.

-Al contrario, deve solo imparare a limitare i danni.- Ryu lo guarda perplesso, la testa reclinata verso la spalla. –Devi imparare a dosare la forza. Deku l’aveva spiegato con la metafora dell’uovo nel microonde.-

Ryu annuisce, avendo capito il paragone. Mina e Ochaco invece rimangono perplesse, e preferiscono lasciar perdere.

-Beh, adesso finiamo di fare colazione e poi noi tre andiamo a fare un po’ di shopping!- esclama Ashido, battendo le mani. –Che ne dici, Ryu, ti va di stare un po’ con noi?-

 

Le ragazze e Ryu sono usciti di casa da nemmeno venti minuti, quando finalmente Katsuki si decide a farsi una doccia, cambiarsi e uscire a sua volta. Non gli è mai piaciuto guidare in mezzo al traffico della città, ma di sicuro in moto impiega meno tempo che in metropolitana o in autobus per raggiungere la sua destinazione – e blocca il cavalletto proprio quando il portoncino d’ingresso della villetta si sta per richiudere, per fortuna Eri lo vede e lo tiene socchiuso.

-Ciao.- sussurra la ragazza, sorridendogli e facendosi da parte quando si avvicina. -È in soggiorno.-

scazzato?- domanda a mezza bocca, le mani affondate nelle tasche dei jeans.

Eri sorride, sollevando le spalle. –Non lo è sempre?-

Katsuki entra in casa silenzioso come un ombra, camminando in punta d’alluci per non spaventare nessuno dei gatti che vivono lì dentro, e si appoggia allo stipite della porta per osservare l’unico occupante della casa: è seduto sul tappeto a gambe incrociate, circondato da almeno sei o sette gatti, i capelli arruffati raccolti in modo disordinato in cima alla testa, un biberon pieno di latte in una mano e un gattino piccolissimo nel palmo dell’altra, che con le zampe cerca di raggiungere la pappa.

Eppure è sicuro che l’abbia sentito arrivare.

-…credevo di essermi liberato di voi.- sbuffa, infatti, senza nemmeno voltarsi. –Nemmeno dopo il diploma mi lasciate in pace?-

-Nemmeno dopo la morte, prof.- ridacchia. –Saremo il suo personale contrappasso.-

-Ma che culo… - Aizawa piega leggermente la testa, scrutandolo. –Non credo che tu sia qui per darmi una mano con i gatti, quindi sputa il rospo.-

Katsuki raddrizza la schiena. –Lei cosa sa del One For All?-

Nota l’impercettibile irrigidimento nei lineamenti del professore, segno che forse ha sempre avuto ragione a sospettare che Aizawa sapesse qualcosa. -…il minimo indispensabile per sapere che adesso che Midoriya non c’è più è fondamentale sperare che ci sia un successore.-

Si limita annuire, facendogli capire che sì, c’è.

-Aiutami ad alzarmi, sarà una lunga chiacchierata.- Aizawa sbuffa, posando il biberon sul tappeto e il gattino in una cesta insieme agli altri cuccioli.

 

-Partiamo dal presupposto che sono certo che questa sarà un’impresa titanica. Soprattutto per te, visto il tuo carattere di merda.-

Katsuki abbandona la testa tra le braccia. -…grazie, prof, ne sono consapevole.-

Aizawa, come risposta, gli dà un colpo nemmeno tanto forte sulla nuca. -Quello che intendo dire è che non sei All Might. E non sei nemmeno Midoriya. Non tentare di imitare loro, segui i tuoi tempi.-

-I miei tempi?- inarca un sopracciglio, senza capire.

-All Might ha preparato Midoriya in dieci mesi scarsi, pur di farlo ammettere alla UA. Tu hai sei mesi in più, sfruttali.-

Ritorna a casa che è ormai pomeriggio inoltrato, però in un certo senso si sente sollevato dopo aver parlato con Aizawa

-MA CHE CAZZO SUCCEDE QUI?- strilla, appena rientrato in casa. –Chi cazzo ha trasformato casa mia in un foresta pluviale?!-

-…zia Mina.- risponde Ryu dalla cucina. –Ciao, comunque.-

-Zia Mi… No, non voglio sapere.- borbotta, dirigendosi verso il bagno. Apre il mobiletto dopo tiene di solito gli antidolorifici e le pastiglie per il mal di testa e viene letteralmente investito da non sa bene quante scatole di cartone e altri oggetti non identificati che prima, era sicuro, non c’erano. Una rischia quasi di cavargli un occhio.

-E CHE CAZZO CI FANNO DEGLI ASSORBENTI AL POSTO DEI MIEI MEDICINALI?!- urla ancora, ormai sull’orlo di una crisi isterica e con i palmi che fumano come ciminiere.

-Oh, beh… Potrei essermi allargata troppo e aver invaso anche i tuoi spazi.- risponde Mina affacciandosi dalla porta della camera degli ospiti.

-…come scusa?-

-Beh, non posso mica lasciarti qui da solo.- ribatte, come se si trattasse di un’ovvietà.

-Ma non dovevi andare a stare da Sero?- gli deve essere sfuggito qualche passaggio.

-Sero è riuscito a convincere Kirishima a stare con lui, e io ne ho approfittato per non lasciare voi due da soli. Una volta hai fatto morire un cactus, non posso abbandonare Ryu con te.-

-Zia Mina, il forno.- la chiama Ryu dalla cucina.

-Arrivo, angioletto mio!- Mina saltella verso la cucina, lasciando Katsuki sbigottito e immobile sulla soglia del bagno.

-…quindi si è praticamente accampata in casa mia.- mormora esterrefatto. Spera che almeno a fine mese paghi metà dell’affitto, ma con Mina non lo darebbe così per scontato.

Anche se, ben pensarci, potrebbe rivelarsi una convivenza interessante. -Okay, va bene, puoi restare, mi dici dove hai messo la mia schiuma da barb… Non osare buttarmi via le sigarette! Ashido Mina se ci provi ti uccido!-

 

 

 

 

 

 

Fa davvero un caldo insopportabile. Così caldo che quasi non si respira.

Nemmeno il ventaglio che la donna sta freneticamente sventolando davanti al viso riesce a darle un minimo di sollievo, allo stesso modo del drink ghiacciato che è diventato caldo appena è stato appoggiato sul piccolo tavolino vicino alla sdraio.

-Venire in Namibia in pieno inverno non è stata un’idea brillante.- mormora la donna. Non è abituata a tutto questo caldo. –La prossima volta scegliamo un Paese europeo.-

-Che ne dice dei Paesi Bassi, signora?- le consiglia il giovane che le sta porgendo un altro drink rinfrescante e pieno di ghiaccio. –Le temperature sono le classiche del nord Europa. E dicono che Amsterdam sia veramente affascinante.-

-Cercherò di tenerlo a mente per l’anno prossimo… E questa?- domanda, osservando scettica la fotografia che il ragazzo ha appoggiato vicino al drink. Solleva gli occhiali da sole e la scruta meglio.

-…volevo informarla che avremo qualche difficoltà in più, signora.- constata il ragazzo in tono neutro. La donna sbuffa, accartocciando la foto. –Cosa vuole che faccia? Quali sono le nuove disposizioni?-

-Nessuna, il piano rimane invariato.- risponde, risistemando gli occhiali.

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

L’avevo accennato che questa fic si sarebbe mossa più velocemente di “Of Monsters and Men”, e quindi eccomi di nuovo qui – ma se tutto va come progettato anche quella vedrà un aggiornamento relativamente molto presto.

Su questo capitolo non c’è molto da dire… Potrei quasi affermare che la vera storia inizia adesso, in un certo senso, visto che Ryu è riapparso e iniziano i grattacapi per Bakugou.

Come sempre, grazie per essere arrivati fin qui e aver lasciato un commentino! Noi ci rivediamo al prossimo aggiornamento!

Maki

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Capitolo 5
*** I primi passi del cucciolo [o della convivenza] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I primi passi del cucciolo

[o della convivenza]

 

 

 

 

 

26 novembre [One For All: 0%]

Nonostante le premesse non fossero delle migliori, Katsuki impara in fretta a dividere casa sua con altre due persone e presto tutti e tre riescono a incastrare tra loro le diverse abitudini, creando un ingranaggio che scricchiola un po’ ma è abbastanza funzionante: Mina ha comprato un piccolo mobiletto con dei cassetti da mettere nella sua camera, così da restituire a Katsuki il suo ripiano dei medicinali – e lui la ringrazia per non aver fatto domande davanti ai vasetti di tranquillanti e ai sonniferi – mentre Katsuki ha smontato gli attrezzi da palestra per lasciare l’altra stanza a Ryu e così tutti hanno di nuovo i loro spazi.

La cosa bella è che il suo frigo, da quando Mina ha preso possesso della cucina, sembra quello di un ristorante a cinque stelle. E anche quella mattina, come tutte le mattine da quando la ragazza si è trasferita in pianta stabile in casa sua, c’è un foglietto appeso al frigo e fermato con un magnete a forma di elefantino rosa. Katsuki solleva il magnete per leggere meglio il messaggio.

 

Oggi sono di pattuglia a Ikebukuro, nel frigo c’è il pranzo da scaldare e sul tavolo la colazione.

Ci vediamo stasera! Fate i bravi, mi raccomando

 

Katsuki non riesce a trattenere uno sbuffo infastidito, mentre accartoccia il foglietto e lo incenerisce con un movimento impercettibile delle dita, togliendo poi la pellicola che protegge i piatti lasciati sul tavolo.

Bene, ora deve svegliare Ryu.

In quei pochi giorni di convivenza, Katsuki ha scoperto alcuni aspetti interessanti del ragazzo: è sempre molto attento ma silenzioso, cerca di non dare nell’occhio e ci riesce così bene che a volte Katsuki si dimentica di lui; ma soprattutto ha il sonno pesantissimo. Tutte le mattine, per svegliarlo ci vogliono dieci minuti, e lui non ha tutta questa pazienza.

Per questo di solito si limita a spalancare la porta della sua camera e urlare: -Giù dalla branda, principessa!-

Ryu scatta seduto come colpito da un fulmine. -Che? Come? Cosa? Che ore sono?-

-È ora di muovere il culo e darsi una mossa, abbiamo troppe cose da fare e poco tempo.- Katsuki torna indietro, lasciando la porta aperta. –Se non sei in cucina tra cinque minuti ti vengo a prendere per le orecchie.-

Per fortuna – dei suoi nervi, di Ryu, dei vicini – il ragazzino è in cucina in quattro minuti e mezzo, così assonnato che quasi manca la sedia e rischia di piantare un culata sul pavimento.

-Sei di nuovo stato sveglio tutta la notte?- gli chiede, posandogli davanti la colazione preparata da Mina. Ryu solleva le spalle.

-Non posso farci nulla. È come… - tenta di spiegare. –È come se ci fosse troppa energia in circolo… Non un sovraccarico… Non so come spiegarlo… -

Katsuki annuisce: anche Deku dormiva poco, glielo aveva accennato un paio di volte, quando capitava che anche lui restasse sveglio per colpa degli incubi che lo seguono da ormai quindici anni. Capitava più spesso di quanto fossero disposti ad ammetterlo di ritrovarsi sui divani della sala comune a orari improponibili della notte, uno sveglio a causa di sogni che spesso non ricordava e l’altro per tutta l’energia del One For All.

-Vedrai che quando inizieremo l’allenamento dormirai come un sasso.- lo rassicura. -…anche se, a ben pensarci, già lo fai.-

-Spero almeno di riuscire a dormire qualche ora in più… - Ryu sospira, masticando lentamente un boccone. –Però approfitto delle notti insonni per cercare qualche informazione in più.-

Katsuki inarca un sopracciglio. –Informazioni su cosa?-

Ryu scrolla le spalle. –Un po’ di tutto. Sulla UA, su All Might, su Deku… cercavo qualcosa sul One For All, credo, anche se ho come l’impressione che non troverei nulla. Ho letto anche qualche articolo su di te, a volte sono stati veramente cattivi nei tuoi confronti.-

Katsuki incassa la testa nelle spalle, sbuffando. -Diciamo che ci metto anche del mio e mi faccio odiare con molta facilità… -

-Se Deku mi ha affidato a te un motivo ci sarà, non credi?- Ryu ha le sopracciglia inarcate e la testa reclinata di lato, ma non sembra aspettare una risposta da parte sua. –Senti, non ne abbiamo mai davvero parlato, ma come devo chiamarti? Non mi piace l’idea di chiamarti Ground Zero, in fondo sei il mio tutore… -

-Chiamami come ti pare.- per lui non fa alcuna differenza.

-Deku ti chiamava Kacchan… -

-Okay, no, chiamami come ti pare ma non così.- per quanto trovi insopportabile quel soprannome da più o meno ventisette anni di vita, quello è il nome che solo Deku aveva il permesso di usare. –E ora muoviti, abbiamo un appuntamento e non mi piace arrivare in ritardo.-

-Katsuki va bene?- Ryu lo segue. –E dove dobbiamo andare?-

-Ti iscriviamo a scuola.- risponde, come se fosse un’ovvietà. Ma forse non lo era per Ryu.

-…aspetta, cosa? Ma da quando? Ehy, non ignorarmi!-

 

-Okay, ho un paio di domande.- mormora il ragazzino, appena scende dalla moto.

-Solo un paio? È un progresso.- Katsuki si sfila il casco.

-…forse più di un paio. Va bene comunque?-

–Dai, spara.-

Ryu alza il dito indice. -Numero Uno: chi ha avuto il coraggio di darti la patente? Sei un pericolo pubblico, non è che l’hai comprata?–

-Senti, stronzetto… !-

Ma non gli lascia il tempo di rispondere. –Numero Due: perché hai parcheggiato così lontano? Credevo fossimo in ritardo.-

-Sospettavo che avresti voluto qualche spiegazione, e così possiamo parlare in pace.- risponde, infilando le mani nelle tasche del giubbotto. –E poi, arrivare in moto fin davanti a scuola attirerebbe troppo l’attenzione.-

Ryu annuisce. –Numero Tre: perché non abbiamo preso la metro? Avremmo fatto prima ed è molto più comoda.-

Katsuki scrolla le spalle. –Odio usare i mezzi pubblici, tutto qui. Le poche volte che ho dovuto farlo per forza è stato un cazzo di incubo.-

-Numero Quattro: perché mi vuoi iscrivere a scuola? Non che non abbia voglia di andarci o che, ma… -

-Per diversi motivi.- ribatte, continuando a camminare a passo spedito. –Perché non puoi restare a casa fare niente, perché forzare l’allenamento sarebbe controproducente, perché per entrare alla UA ci vogliono anche dei voti decenti, perché ti farà bene stare con i tuoi simili… -

-…con miei simili intendi altri adolescenti?-

-E perché anche io non posso starmene a casa a fare niente e dovrò ricominciare a fare le ronde, presto o tardi.- continua, guardandolo con la coda dell’occhio. –E quando ricomincerò a fare le ronde tu sarai da solo, e lasciarti da solo sapendo che qualcuno ha cercato di rapirti non mi fa stare tranquillo. Almeno saperti a scuola con altre persone mi eviterà una buona fetta di paranoie.-

-Ma c’è zia Mina.-

Katsuki scuote la testa. –Anche a lei capiterà una ronda in contemporanea con la mia e tu saresti da solo. Io cercherò di prendere quelle del mattino, e il pomeriggio lo sfrutteremo per l’allenamento.-

-Okay, Numero Cinque, giuro che è l’ultima: prima hai detto che quando inizierò ad allenarmi riuscirò a dormire di più. Che intendi dire?-

-Hai mai provato a mettere la vaschetta delle lasagne nel forno senza togliere la pellicola che la chiude?- perché lui conosce qualcuno che l’ha fatto - come siano riusciti a sopravvivere rimane un mistero.

-No, ma… - Ryu si ferma e ci pensa un attimo. –Dovrebbe esplodOh.-

-Perché se non trovi un modo per liberare almeno una parte di tutta l’energia del One For All stai pur certo che farai la fine della lasagna.- Katsuki sorride. –E noi non vogliamo che tu faccia la fine della lasagna, vero?-

-…decisamente, sì.- Ryu annuisce vigorosamente, pallido come un lenzuolo, raggiungendolo proprio mentre sta entrando nel cortile della scuola. Devono essere arrivati durante un intervallo o un cambio d’ora, perché ci sono un sacco di studenti nei corridoi, che subito si precipitano alle finestre per guardare chi sia arrivato.

Ryu si guarda intorno quasi intimorito, inciampando nei suoi stessi piedi un paio di volte, mentre Katsuki continua a tenere lo sguardo dritto davanti a sé, una mano in tasca e l’altra a reggere i casco.

-Oddio, ma è Ground Zero!-

Succede tutto così in fretta e all’improvviso, che Ryu si spaventa. Gran parte degli studenti si precipitano verso il cortile, urlando come delle groupie davanti alla loro star preferita.

-Cosa?!-

-Dove?!-

-…adesso capisci perché non abbiamo preso la metro e ho parcheggiato lontano da qui.- Katsuki sbuffa, continuando a camminare. –Passi lunghi e ben tirati, principessa!-

Ryu lo segue immediatamente e può permettersi di fermarsi solo quando raggiungono lo studio del preside: Katsuki bussa un paio di volte, mentre il ragazzino si accascia esausto su una delle sedie vicino alla porta.

La porta si socchiude e Katsuki porge a Ryu il suo casco, fulminandolo con lo sguardo. –Tu stai qui. Non ti muovere, chiaro?-

Ryu annuisce.

-E se te lo chiedono, tu non sai dove sono e non mi hai nemmeno mai visto.-

-Tranquillo, sarò muto come un pesce.-

-Conto su di te.- Katsuki ghigna, chiudendosi la porta alle spalle.

 

Nella busta arancione che Deku aveva lasciato alla madre, insieme ai documenti per l’adozione di Ryu, Katsuki aveva trovato anche un modulo d’iscrizione alla stessa scuola media che avevano frequentato loro, anche quello già perfettamente compilato in ogni suo campo e firmato, e cinque buste sigillate.

Nonostante gli anni, Katsuki continua a stupirsi della capacità di Deku di prevedere gli eventi – comincia addirittura a pensare che abbia architettato tutto fin dall’inizio.

-Perché, Deku? Hai paura di tirare le cuoia?-

-In tutta onestà, sì.-

A distanza di un mese, deve ancora capire cosa passasse per la testa del nerd, quella sera.

Che abbia sempre sospettato che prima o poi qualcuno avrebbe cercato di farlo fuori? Possibile, perché proprio come è stato per All Might prima di lui tutti i Villains avevano un po’ paura di Deku.

Che qualcuno sia venuto a conoscenza del One For All e fosse disposto a uccidere per ottenerlo? A Katsuki sembra impossibile, perché le persone che sanno della vera natura di quel Quirk – tolto lui e Ryu – sono purtroppo passate a miglior vita o chi è ancora vivo non parlerebbe nemmeno sotto tortura.

Che sia stato tutto un caso, una disgrazia, una fatalità? Ancora più impossibile, agli occhi di Katsuki: Deku era sì previdente e molto prudente, ma non avrebbe organizzato tutto questo se non si fosse sentito minacciato. Il fatto che abbia coinvolto anche lui in questo processo lo fa incazzare, ma purtroppo dovrà aspettare di tirare le cuoia a sua volta prima di poter sfogare la sua rabbia. E non ha intenzione di farlo a breve.

-Sì, mi era stato accennato di questa situazione… - mormora il preside, leggendo velocemente la lettera che Deku aveva scritto e indirizzato a lui. Ne ha scritte cinque, a cinque persone diverse, cinque persone in qualche modo fondamentali nel futuro di Ryu o che almeno meritano una spiegazione. Katsuki non ha ancora avuto il coraggio di leggere la propria.

Il preside appoggia la lettera sulla scrivania, osservando Katsuki da sopra le lenti tonde degli occhiali – quando era un po’ più giovane, gli aveva sempre ricordato un po’ John Lennon. –A questo punto direi che è più logico farlo iniziare con l’anno nuovo, visto che siamo a novembre.-

-Certo.- annuisce.

-Spero non sarà un problema per te, dover essere tu a stare con lui fino ad aprile… -

–Per quanto mi scocci ammetterlo, Deku l’ha affidato a me. Non ho alternative.- Katsuki schiocca la lingua. –E poi non sono propriamente da solo… -

L’uomo annuisce, comprensivo. –Meglio così. Non che non mi fidi di te, ma potrebbe essere un compito troppo grande per una persona sola. Sei ancora così giovane, Bakugou… -

E forse anche la persona meno adatta a prendersi cura di un ragazzino, ma non ha avuto scelta.

Quando esce dallo studio del preside, Ryu non è più seduto sulla sedia vicino alla porta.

Katsuki sente il cuore salirgli in gola. –Ryu?-

-Sono qui.- mormora appena il ragazzino, attirando la sua attenzione. Ryu si è spostato di qualche metro: sta osservando con gli occhi lucidi una foto posta nella bacheca dei trofei vinti dagli alunni della scuola, risalente a dieci anni prima e ritagliata da un articolo del giornale scolastico.

IL GRANDE VANTO DELLA NOSTRA SCUOLA: I MIGLIORI EROI DI SEMPRE.

Katsuki se la ricorda, quella foto: Deku l’aveva letteralmente trascinato a quel meeting, probabilmente usando anche il One For All per impedirgli di ribellarsi, esclamando che gli avrebbe di sicuro sollevato il morale stare un po’ con altre persone. Ma era Deku, quello amato dalla folla, non lui, lui li ha sempre e solo spaventati.

In quello scatto Katsuki ha le braccia incrociate al petto e le labbra tirate in un ringhio incazzato, lo sguardo rivolto di lato, mentre Deku sorride e solleva le dita in segno di vittoria verso l’obbiettivo.

Posa una mano sulla testa di Ryu e gli scompiglia i capelli, mentre il ragazzino si asciuga velocemente gli occhi.

-Sembra stia sorridendo proprio a noi… - mormora, senza davvero guardare la foto per non piangere ancora.

-…già.- Katsuki riprende il casco. –Andiamo. Qui abbiamo finito.-

Deku sembrava stesse sorridendo proprio a loro, è vero, ma Katsuki si è sentito terribilmente giudicato da quello sguardo.

 

Stanno ancora mangiando il pranzo preparato da Mina, quando suona il campanello.

-…zia Mina è già tornata?- mormora Ryu, sollevando appena la testa per incontrare gli occhi di Katsuki.

-No, è troppo presto.- risponde, irrigidendo i muscoli e voltando lentamente la testa verso l’ingresso. –E poi ha le chiavi.-

Si scambiano uno sguardo veloce, poi Katsuki, con un gesto della mano, gli indica la porta della sua stanza. –Fila in camera tua e chiuditi dentro.-

Il citofono suona di nuovo.

-Sei sicuro?-

-Vai, veloce.- Katsuki si alza in piedi e Ryu, in punta d’alluci, si allontana velocemente dal tavolo. I palmi di Katsuki iniziano a fumare, piccole esplosioni pronte a scoppiare sulle punte delle dita, mentre si avvicina lentamente alla porta.

-Mamma mia, quanto pesano… !-

-Non capisco perché non hai voluto che li portassi io, visto che pesano così tanto… -

Katsuki si rilassa, fermo in mezzo al corridoio, voltandosi per dare un colpo leggero alla porta di Ryu. –Nessun pericolo, vieni fuo...-

Ryu è esattamente dietro di lui e gli sta tirando l’orlo della maglia. Katsuki aggrotta le sopracciglia e Ryu scuote le spalle, come per dirgli di lasciar perdere. Poi Katsuki spalanca la porta e i due nuovi arrivati sobbalzano per lo spavento.

-Faccia Tonda. RoboCop.- li saluta, fulminandoli con lo sguardo. –A cosa devo la visita?-

-Me l’hai chiesto tu di portarti questi!- sbuffa Uraraka, sollevando lo scatolone che ha tra le braccia. –Prego, comunque. È stato un piacere.-

-Non credevo me li avresti portati subito.- si giustifica lui, prendendo lo scatolone dalle braccia della ragazza e facendosi da parte per farli entrare. –Sono tutti?-

Iida annuisce. –Tutti. Non capisco a cosa ti possano servire, però… -

-Cazzi miei.- sbotta, zittendolo immediatamente, mentre Ryu corre ad abbracciare Faccia Tonda. Katsuki e Iida posano gli scatoloni sul tavolino davanti al divano e vicino alla poltrona – sono veramente tanti, Katsuki è impressionato.

-Cosa sono, Katsuki?- Ryu solleva il coperchio di una delle scatole, curioso, e corruccia la fronte quando scopre il suo contenuto. -…quaderni?-

-Sono gli appunti di Deku.- ribatte, e Ryu sembra non capire: lo liquida con un cenno della mano, gli spiegherà tutto quando saranno da soli. Poi si volta verso Uraraka. –Aspetta un attimo.-

Lei annuisce e attende: Katsuki torna verso la sua camera, prendendo la busta arancione e tirando fuori due delle tre buste bianche sigillate ancora all’interno. Gliele porge lentamente, quasi avesse paura della sua reazione.

-Le ha scritte Deku. Erano nella busta arancione, insieme ai documenti di Ryu.- spiega, mentre Faccia Tonda le prende delicatamente tra le mani. -Sono indirizzate a cinque persone diverse.-

Quelle due sono indirizzate a sua madre e a lei.

Non comprende la strana luce negli occhi della ragazza, quando lo guarda. Non ha bisogno, forse, che le dica che anche lui ne ha ricevuta una. -Tu hai già letto la tua?-

Il suo silenzio vale più di mille parole, perché Uraraka annuisce mestamente e si congeda, seguita da un Iida stranamente silenzioso e rigido.

Ryu, seduto a gambe incrociate per terra, continua a fissare i quaderni di Deku con curiosità senza però osare toccarli.

Katsuki spera di trovare qualcosa di utile, in quegli appunti.

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Vediamo se indovinate chi è che ha tentato di mettere una vaschetta di lasagne nel forno senza togliere la pellicola. Sono aperte le scommesse!

È iniziato febbraio and here we are again, se tutto va per il verso giusto stasera arriva anche il capitolo di Of Monsters and Men, dipende tutto da quanto tempo passerò a casa di amici a giocare a Kingdom Hearts III sperando di non piangere qualsiasi cosa perché sono tredici anni che aspettavo questo momento prima di andare a vedere Dragon Trainer al cinema.

Voi restate sintonizzati(?), ci rivedremo al più presto!

Maki

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Capitolo 6
*** L’eterno ricordo [o delle confessioni] ***


D.P.P.: Deliri Pre Partum

Sono tre notti che non dormo, sono stanca, tra dieci minuti devo andare a lavorare, ho mal di testa e mi fanno di nuovo male gli occhi. E questo capitolo è molto meh.

Perdonatemi se ci saranno degli errori, ci rivediamo nelle recensioni!

Maki

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’eterno ricordo

[o delle confessioni]

 

 

 

 

 

26 novembre [One For All: 0%]

Quella sera, Katsuki non può sfuggire alle domande di Ryu sui quaderni negli scatoloni.

-Hai detto che sono gli appunti Deku.- prorompe, curioso, mentre lo aiuta a spostarli dal salotto fino in camera sua. –Appunti su cosa?-

-Eroi.- gli risponde, sollevando uno scatolone.

-Eroi? Non capisco… -

-Midoriya aveva questa… fissazione, diciamo.- interviene Mina, tenendo aperta la porta della stanza di Katsuki per aiutarlo. –Prendeva appunti su ogni singolo Eroe in circolazione. Credevo che con gli anni avesse smesso, ma a quanto pare mi sbagliavo… -

-Non ha mai smesso.- chiarisce Katsuki. –Ha iniziato quando ha imparato a scrivere e non ha più smesso. In certi momenti era davvero inquietante.-

-Questo è vero.- Mina annuisce. –Ma dobbiamo ammettere che molte volte la sua conoscenza degli Eroi e le sue capacità strategiche ci hanno salvato la vita.-

Katsuki inarca un sopracciglio. –Il più delle volte le sue strategie funzionavano per delle botte di culo.-

-Lo sai benissimo che non è vero. Le sue strategie funzionavano sempre, soprattutto quando coinvolgevano te.- puntualizza la ragazza, strappandogli la sigaretta dalle dita. –E non fumare vicino a Ryu.-

-Ma a me non dà fastidio… - tenta di ribattere il ragazzino.

-Non dargli corda, tu.-

-Ridammela o ti brucio i pacchi nuovi degli assorbenti.- la minaccia, fissandola truce. Mina indietreggia.

-…non oseresti.- con quello che costano, Mina potrebbe ucciderlo veramente se mai dovesse farlo.

-Non sfidarmi.- alla fine Mina cede e gli restituisce la sigaretta.

-È bello vedere un’amicizia così… - mormora Ryu, le sopracciglia inarcate e l’espressione perplessa. –…duratura?-

-E non hai ancora conosciuto il resto della squadra!- cinguetta Mina, battendo le mani.

-Oddio, ti prego no… - uggiola Katsuki.

-Li ho invitati dopodomani, per cena!-

-Che cazzo, questa è casa mia!-

-E allora? Non ti fa piacere vedere anche gli altri?-

-…Katsuki, stai bene?-

-Io emigro in Tibet! Vado a fare l’eremita in una grotta nelle montagne!-

 

 

 

27 novembre [One For All: 0%]

Quella mattina fa davvero troppo freddo, cazzo, ma Katsuki ormai sa di non poter più rimandare l’inizio dell’allenamento di Ryu. Per questo, si arma di una felpa bella pesante e del giubbotto, oltre che di una sciarpa e di tanta pazienza, sperando di non congelare nel mentre. Ryu è già sulla soglia che lo aspetta, agitato e forse curioso di sapere in cosa consisterà l’allenamento per diventare un degno possessore del One For All.

Katsuki, in tutta onestà, non sa proprio bene cosa deve fare e ha un po’ paura di combinare solo un enorme puttanaio, ma come ha detto Aizawa deve smetterla di paragonarsi a Deku e All Might e fare quello che pensa sia più giusto.

In fondo, può vederla come una sfida personale.

-Okay.- esclama Ryu, immobile davanti a lui. Il vento freddo di fine novembre gli scompiglia i capelli che non riesce a raccogliere in quel codino sulla nuca. –Quando iniziamo?-

-A usare il Quirk? Non nell’immediato futuro.- risponde, lasciandolo perplesso. –Devi prima rafforzare i muscoli, se non vuoi finire con le ossa rotte come è successo a Yokohama.-

Ryu sbianca, tenendosi il polso sinistro. -…ho ucciso una persona, quel giorno.-

Katsuki si alza dalla panchina su cui si stava congelando il culo, le mani nelle tasche del giubbotto. –Ti sei difeso. Se non l’avessi fatto, probabilmente ti avrebbe ucciso lui.-

-Sono un mostro.- forse non l’ha nemmeno ascoltato. –Un mostro.-

-Tutti sono mostri per qualcun altro, dipende dal punto di vista. I Villains sono i mostri per la società, gli Eroi sono i mostri per i Villains. Non esiste la verità assoluta, è nella natura delle cose.- sbuffa, osservandolo dall’alto in basso. –Impara a fare dei compromessi e a convivere con gli errori che ne deriveranno, se vuoi diventare un Eroe senza impazzire per il senso di colpa. E ora inizia il riscaldamento.-

-Tu ne hai dovuti fare?- Ryu inizia a correre sul posto per scaldarsi. -Compromessi, dico.-

Katsuki ci pensa un attimo. -…abbastanza.-

E ancora adesso sta facendo i conti con i loro errori – e, osservando Ryu fare nemmeno il giro completo del campo di atletica prima di iniziare a ciondolare per la stanchezza, sta cominciando a pensare che Deku glielo abbia affidato proprio per farlo sentire una merda per come si è comportato con lui quando erano ragazzini.

-Che c’è, principessa, batti già la fiacca?- esclama, accendendo una sigaretta. –Avanti, almeno un giro completo sei in grado di farlo!-

-Katsuki… Non… Non credo di… -

-…Ryu?-

-Sentirmi… Bene… - Ryu collassa sul pavimento rosso della pista come un sacco di patate.

-Che cazzo, Ryu?!- morirà d’infarto prima della fine dei sedici mesi di allenamento, se lo sente.

 

-…non ha fatto colazione e ha avuto un calo di zuccheri?- mormora basito, occhieggiando Ryu, addormentato nel suo letto, pallido come il lenzuolo.

-Già.- Mina annuisce, prendendo dal comodino il bicchiere di acqua e zucchero che gli aveva fatto bere appena tornati a casa. –Ora lasciamolo riposare un po’.-

-Non ci posso credere.- scuote la testa, esterrefatto. –Ma si può essere così coglioni?-

Mina solleva le spalle. –Forse credeva di essere in grado di resistere.-

Katsuki se ne accorge subito, che qualcosa non va in lei. –Che hai?-

La ragazza si tortura le mani, lo sguardo fisso a terra. –Lo so che non avrei dovuto, ma ho guardato i documenti che erano nella busta arancione che ti ha dato la mamma di Midoriya… -

-Cristo, Mina!-

-…e ho capito perché Midoriya ha preso Ryu con sé.- lo interrompe. –Hai letto il suo documento d’adozione?-

-Non proprio.- è un modo gentile per dire che l’ha firmato senza neanche guardarlo, perché non ha avuto nemmeno il tempo di pensare a quello che stava facendo.

-Come immaginavo.- sospira, sedendosi sulla poltrona . –I genitori di Ryu sono morti durante l’attacco di un Villain.-

-Non capisco cosa vuoi… -

-Non lo so, forse Ryu si sente in colpa per la morte dei genitori, di Midoriya… Forse vuole essere abbastanza forte da evitare che succeda ancora.-

-Se continua così non diventerà mai più forte.- borbotta, spegnendo la sigaretta nel posacenere.

Mina sospira rassegnata. -Dovresti parlargli.-

Katsuki annuisce: lo farà, non sa nemmeno lui di cosa con precisione, ma per oggi è stato anche troppo per Ryu. Per adesso è meglio lasciarlo tranquillo.

 

 

 

28 novembre [One For All: 0%]

-Bakugou! Che bello vederti!-

-Sembra passata un’eternità, amico! Ma dove sei stato?-

-A fanculo.- mormora, mentre Kirishima e Kaminari lo stritolano in un abbraccio soffocante. Lui odia gli abbracci. –E ora mollatemi, coglioni, non respiro!-

-Uffa, è così che si salutano dei cari amici che non vedi da tanto?- uggiola il Parafulmini, fingendosi offeso. Amici suoi? Loro? Ma se si sono autoproclamati tali! Lui non è mai stato d’accordo!

-Ringrazia che non ci abbia ancora cacciato di casa a calci, Kaminari.- Katsuki invece ringrazia la pacifica presenza di Sero, che sembra calmare gli animi di quei due esagitati. Gli porge un sacchetto di tela scuro da cui proviene un fantastico profumo di spezie. –Questa è per te, fanne buon uso. Mi è costata un occhio dalla testa, ma mi hanno garantito che è la miglior miscela di spezie piccanti immaginabile.-

Cazzo, adesso si mette a piangere. Katsuki ringrazia che Mina abbia avuto il cuore di invitare anche Jirou, perché ha come l’impressione che avrà bisogno di tutto il supporto morale disponibile.

-Oh, e così tu sei Ryu.- il Parafulmini ammicca in direzione del ragazzino, che saluta timidamente con una mano. –Da come Mina ti aveva descritto, ti avevo immaginato… diverso.-

A Katsuki si gela il sangue nelle vene. Cosa ha detto Mina a quei quattro? Pensava di essere stato abbastanza chiaro: nessuno deve sapere di Ryu, nessuno.

-Non prendertela con Mina.- mormora Kyouka, affiancandolo. –Siamo stati noi a insistere.-

-Non avrebbe comunque dovuto dirvelo.- ringhia sottovoce, mentre Kyouka gli posa una mano sul braccio. Probabilmente Mina ha intuito che qualcosa non va, perché lo prega con gli occhi di lasciar perdere. Katsuki assottiglia lo sguardo: ne discuteranno dopo.

La cena, tutto sommato, prosegue senza troppi problemi, anche grazie a Kaminari che fa il coglione e che tiene alto il morale dei presenti. Jirou e Sero devono aver intuito che qualcosa non va, perché ogni tanto lo guardano preoccupati, ma non dicono una sola parola, mentre Mina si sforza di ridere alle battute del Parafulmini come se nulla fosse.

Quando, alla fine, i quattro se ne vanno, nell’appartamento cala improvvisamente il gelo. Anche Ryu scompare, silenzioso come solo lui sa essere, lasciandolo da solo con Mina.

-Senti, Bakugou, mi dispiace. Io… -

-Secondo te, quando ho detto a Faccia Tonda che non avrebbe dovuto dirti niente riguardo a Ryu, mi sono incazzato così, per sport?-

-No, certo che no.- ribatte la ragazza. –Ma non capisco cosa c’è di così perico... -

-La sua stessa esistenza, Mina, è così pericolosa da dover essere tenuta nascosta.- la interrompe. –Ti voglio ricordare che ci hanno dato la caccia subito dopo la morte di Deku, pur di trovarlo.-

-Non capisco… -

-Perché adesso che Deku è morto e sanno che Ryu è ancora vivo, quello che vogliono verranno a cercarlo direttamente da lui. E più persone ne sono a conoscenza, più si allarga il cerchio di chi potrebbe essere in pericolo.-

Mina inizia a tremare, spaventata. –Io… Io non immaginavo che… -

Katsuki sospira. Si sente improvvisamente troppo stanco. –Avrei dovuto chiarire da subito la situazione, è anche colpa mia.-

Mina sorride, posandogli le mani sulle spalle. –Stai facendo del tuo meglio, Bakugou. Non è colpa tua.-

…a volte Katsuki crede di non riuscire a fare abbastanza.

 

 

 

3 dicembre [One For All: 0.5%]

Oggi Ryu è riuscito a fare un passo avanti, per quanto infinitamente piccolo. Katsuki è davvero felice che sia riuscito a sferrare un pugno, seppure debolissimo, senza fratturarsi il braccio – ed è anche riuscito a fargli relativamente male.

-Niente male.- esclama, agitando il polso per controllare che non sia rotto. No, gli fa solo un po’ male, ma nulla di grave. –Davvero niente male, Ryu.-

-Però non basta.- ringhia il ragazzo, stringendo i pugni per la rabbia. –Non basta.-

-Ehy, con calma.- gli batte una mano sulla spalla, rassicurandolo. –Abbiamo ancora più di un anno prima del test d’ingresso alla UA, c’è tempo.-

-E se non dovessi riuscire a migliorare abbastanza?- gli occhioni scuri di Ryu sono lucidi, quando alza il viso su di lui. –Se non dovessi essere forte abbastanza? Se perdessi il controllo e non riuscissi a fermarmi?-

-Se cominci a pensare a tutti questi se e questi ma possiamo tranquillamente rinunciare.- sbuffa. –E poi, vuoi sapere una cosa? Deku, durante il test pratico, si è rotto entrambe le gambe e un braccio, pur di distruggere almeno un robot.-

-Aveva perso il controllo?-

Katsuki scuote la testa. –Non aveva assolutamente idea di quali potessero essere i rischi del One For All, visto che l’aveva ricevuto da All Might giusto qualche ora prima del test. Quindi tu, rispetto a Deku, hai un vantaggio.-

Ryu si carica il borsone in spalla e lo segue. –Ho più tempo?-

-Anche, ma soprattutto ti stai già allenando sapendo di possedere il One For All.- Katsuki si ferma, pensoso. –Anche se devo ancora capire come hai fatto a riceverlo… -

Ryu solleva le spalle. –Non ne ho assolutamente idea.-

Katsuki corruccia la fronte, sospirando abbattuto. Dovrà trovare il coraggio di leggere la lettera che Deku ha scritto per lui.

 

Aveva chiesto a Faccia Tonda di fargli avere i quaderni di Deku nella speranza di trovare qualche informazione in più sul One For All, sui progressi di Deku o un abbozzo di allenamento da seguire, ma tolto qualche breve accenno fino ad adesso non ha trovato proprio nulla.

Il niente più assoluto.

Il vuoto siderale.

-…e così alla fine avevi imparato a mantenere i segreti, Deku.- borbotta, chiudendo l’ennesimo quaderno e allungandosi verso la pila alla sua destra per prenderne un altro. Peccato che dia un colpo con il braccio a un’altra pila di quaderni, che inizia a traballare minacciando di cadere: nel panico, Katsuki scatta in piedi dalla sedia e cerca di evitare il disastro, perché sarebbe solo una rottura di coglioni mettersi a sistemare di nuovo tutti i quaderni impilandoli in ordine.

Per fortuna riesce a evitare il peggio, lasciando cadere solo un paio di scartoffie e la busta, ancora sigillata, indirizzata a lui. Katsuki la fissa con insistenza.

-…non adesso, nerd.- sibila, sedendosi di nuovo e prendendo un altro quaderno. –Non ho tempo per sentire cosa hai da dire.-

La lettera, ovviamente, non si muove e non gli risponde, ma a Katsuki pare di sentire la risatina rassegnata di Deku.

Sbuffa ancora, puntando la lettera con fare minaccioso. –Sono ancora incazzato con te per avermi trascinato in questo casino, quindi adesso aspetti.- 

Sa di non poter più rimandare, ma non ha davvero il coraggio di leggere quelle righe.

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Capitolo 7
*** Solo i bambini hanno paura del buio [o dei sogni premonitori] ***


Prima di procedere alla lettura, ci tenevo a dirvi che dal 11 al 18 di marzo sarò lontana da casa e quindi con molta probabilità il capitolo di “Of Monsters and Men” subirà dei ritardi. Mi sono inceppata a metà del capitolo e gn, è difficile andare avanti.

Appena tornerò mi metterò al lavoro, voi abbiate fede!

 

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solo i bambini hanno paura del buio

[o dei sogni premonitori]

 

 

 

 

 

4 dicembre [One For All: 0.5%]

Kirishima allunga un braccio e urla: -Muoviti!-

Katsuki, che in quel momento non riusciva proprio a immaginare un modo per scappare da lì, riesce a formulare un unico, assordante pensiero. Afferra quella cazzo di mano e vattene da qui.

E Katsuki lo fa: salta, sfreccia per aria come un proiettile per raggiungere la mano tesa di chi è venuto fin lì per salvarlo nonostante tutti i pericoli e tutte le conseguenze che questo gesto comporterà. Sta sorridendo, quando allunga anche lui un braccio per afferrare la mano di Kirishima…

…ma le sue dita stringono l’aria, e Katsuki inizia a precipitare.

 

Katsuki si sveglia con un sobbalzo, percependo ancora addosso il ricordo della sensazione opprimente di cadere nel vuoto.

Non si ricorda di essersi addormentato alla scrivania, sul quaderno di Deku e con ancora gli occhiali da lettura sul naso, sa solo che ora ha un terribile mal di schiena.

-Cazzo, non ho più l’età per addormentarmi sui libri.- sibila, cercando di sollevarsi lentamente e facendo scrocchiare le sue povere vertebre doloranti. Lo schermo del cellulare, quando lo accende per controllare l’ora, lo abbaglia con la sua luce troppo forte che lo costringe a chiudere gli occhi, ma riesce comunque ad apprendere che è notte fonda e ha dormito circa quattro ore.

Lentamente, Katsuki raggiunge la porta della propria stanza e la socchiude, camminando in punta d’alluci verso la cucina. Poi sente un singhiozzo, e solo in quel momento si accorge di non essere l’unico sveglio nel cuore della notte.

Seduto sul divano, rannicchiato su sé stesso e con una coperta a coprirlo fin sopra la testa come un mantello, Ryu sta singhiozzando, le spalle scosse tra lievi tremiti. Sembra non l’abbia sentito arrivare, perché quando prova a scostare la coperta per guardarlo in viso sobbalza per lo spavento.

-Ehy, tranquillo, sono io.- lo rassicura, mentre Ryu lentamente si calma. –Cos’è successo?-

-Incubo.- il ragazzo tira su con il naso e si asciuga gli occhi, stringendosi nella coperta. –Tu?-

-Sete.- mente. Scrollando le spalle, si avvicina al frigorifero per prendere la bottiglia dell’acqua. –Vuoi un po’ di latte caldo? Magari ti aiuta a calmarti, così provi a dormire ancora un po’.-

La risposta impiega qualche secondo, per arrivare. -…okay.-

Katsuki aveva già messo a scaldare qualche dito di latte in ogni caso, prima di mettersi a cercare il vasetto del miele. Quando lo trova allunga un braccio per prenderlo, ritrovandosi a sibilare di dolore quando la sua schiena urla pietà. –Porca puttana che male.-

-Katsuki, stai bene?- Ryu solleva la testa per controllare che stia bene, preoccupato. –Qualcosa non va?-

-Sì, sto bene.- sussurra, dolorante. –Mi sono addormentato leggendo i quaderni di Deku. E adesso ho mal di schiena.-

Ryu ridacchia. –Ormai sei vecchio, Katsuki. Dovresti farti da parte e lasciare spazio ai giovani.-

-E sentiamo, stronzetto, cosa dovrei fare?- gli porge una tazza piena di latte caldo, fulminandolo con uno sguardo. –Ritirarmi in campagna come Aizawa con un’intera colonia di gatti e lavorare a maglia?-

Per poco Ryu non si soffoca con il latte. –Ormai è l’ora, vecchio.-

Beh, almeno è riuscito a farlo ridire. –A chi hai dato del vecchio, merdina? Rimangiatelo immediatamente.-

-Neanche per sogno.-

Alla fine scoppiano a ridere tutti e due, prima che Ryu torni improvvisamente serio. –Senti, Katsuki… -

-Che c’è?- gli prende la tazza, ormai vuota, dalle sue mani e la posa nel lavandino, poi torna a sedersi vicino a lui.

-Deku una volta, quando l’avevo svegliato dopo un incubo, aveva detto che a lui capitava di fare sempre lo stesso sogno, che a volte era anche spaventato all’idea di addormentarsi per paura di sognarlo ancora. Capita anche a te? Di fare incubi? Di fare sempre lo stesso?-

Katsuki non sa come rispondergli. Rimane qualche secondo in silenzio, per riflettere, prima di parlare: -Ho cominciato ad avere incubi a quindici anni, poco dopo l’inizio del primo anno alla UA, e da quando sono un Eroe è andato sempre peggio. Ma è una cosa normale, avere incubi: il cervello si focalizza su un pensiero, un ricordo che ti angoscia, e ci costruisce delle immagini sopra. È qualcosa che non puoi controllare.-

-E prima o poi passa?- gli occhi scuri di Ryu brillano nella penombra del salotto, illuminato solo dalle luci della strada.

Katsuki vorrebbe davvero dirgli di sì, che il tempo allontana i mostri sotto il letto, ma purtroppo non può. –Impari… a ignorarli e basta. Arriverai a un certo punto della tua vita in cui svegliarti in piena notte dopo un incubo sarà ormai un’abitudine. Non ci farai neanche più caso.-

Quando sarà un Eroe, vedrà così tante atrocità che gli incubi di adesso gli sembreranno una passeggiata.

Ryu si appoggia al suo fianco, la fronte contro il suo braccio. -…ho sognato la mia mamma. Mi diceva che sarebbe andato tutto bene, che sarebbe tornata a prendermi e che mi avrebbe portato a casa. Diceva che papà ci stava aspettando e che non vedeva l’ora di rivedermi, ma lei... –

Ryu singhiozza di nuovo, Katsuki gli circonda le spalle con un braccio.

-Ma lei non è più tornata.- il ragazzo sembra volersi nascondere nella coperta, le ginocchia tirate fin sotto il mento, mentre le spalle continuano a essere scosse dai singhiozzi.

Forse sa qual è l’incubo che tormentava le notti di Deku - perché c’era anche lui, quel giorno, e crede che non riuscirà mai a perdonarsi per non essere riuscito a salvare quella bambina. Lo stringe di più verso di sé, aspettando che smetta di piangere.

La mattina dopo, quando si alza per preparare la colazione, Mina li trova tutti e due addormentati sul divano e non riesce a non sorridere.

 

 

 

10 dicembre [One For All: 1.5%]

Questa volta, con quel pugno, Katsuki è quasi sicuro che gli avrebbe rotto il braccio se non fosse riuscito a evitarlo.

-Vedi che i progressi ci sono, principessa?- ghigna, scompigliandogli i capelli. Si toglie velocemente gli stivali e abbandona il giubbotto sull’attaccapanni, sperando di scaldarsi un po’. –Basta avere pazienza.-

-Beh, detto da te, poi… - borbotta divertito il ragazzino.

-Cosa vorresti dire, stronzetto?- Katsuki gli tira le guance, fissandolo truce.

-He ‘on scei popio ‘n ese’pio di pasie’sa.- alla fine lo lascia andare. –Ammettilo: non sei proprio la persona più paziente di questo mondo.-

-Sto migliorando, però.- esclama, sollevando il mento.

–In fondo, non si smette mai di imparare.- ridacchia qualcuno dal salotto. –Questo vale anche per te.-

Katsuki e Ryu si guardano per qualche secondo. -…casa mia è diventata peggio di un club di ritrovo di Harley-Davidson.-

-Credo sia colpa di zia Mina… - intanto, Mina corre verso il ragazzo, stritolandolo in un abbraccio e cinguettando di essere contenta di rivederlo. –Ma siamo stati via nemmeno quattro ore… -

-Che c’è? Non possiamo più passare a fare un saluto a Mina da quando si è trasferita da te?- Yaoyorozu li saluta con un piccolo gesto della mano, sorridendo. –Ben tornati, comunque.-

Katsuki la squadra da capo a piedi, fermandosi a osservare la pancia già abbastanza evidente. -…stai gonfiando come un pallone, Yaoyorozu.-

-E tu sei simpatico come un manico di scopa su per il… -

-Mezzo e Mezzo ha una brutta influenza su di te.- la interrompe, raggiungendo la cucina e prendendo una tazza per prepararsi del caffè. -Chiedi il divorzio e fatti dare un bel gruzzolo per gli alimenti.-

-A dire la verità credo siano gli ormoni.- ribatte Yaoyorozu. –Sono in congedo di maternità da quattro mesi e già non ce la faccio più.-

-E ne hai ancora un po’, davanti.- commenta Mina, lasciando finalmente andare Ryu. –Povera Yaomomo.-

-Non me ne parlare.- Yaoyorozu si rilassa contro lo schienale, lamentandosi. –Ho sempre i piedi gonfi e male alla schiena e sono entrata nel secondo trime… -

-Senti, Yaoyorozu.- Katsuki si appoggia al piano della cucina, la tazza di caffè bollente tra le mani. –Cosa vuoi, esattamente?-

Mina sgrana gli occhi, smettendo di fare le treccine ai capelli di Ryu seduto per terra. –Perché qualcuno deve sempre volere qualcosa quando viene da te?-

-Perché per lei sarebbe stato sicuramente più comodo chiamarti, invece di venire fin qui.- risponde, prendendo un sorso di caffè. –Di certo non è venuta a piedi, perché sì, sono gonfi, ma non così gonfi da essere i piedi di una donna al quarto mese di gravidanza che ha camminato e preso i mezzi pubblici. Probabilmente è venuta in macchina, ma qualcuno ha guidato al posto suo, e deve anche averla lasciata proprio di fronte a casa mia, visto il vestito troppo leggero per essere ai primi di dicembre.-

Ryu solleva la testa e si volta, appoggiando le braccia sul bracciolo del divano. -…wow.-

-E, cosa più importante, è stata così tanto precisa da passare per caso di qui quando io non sono in casa, così che non potessi evitarla una volta tornato.- conclude, posando la tazza vuota nel lavello. –Ho indovinato?-

Yaoyorozu – non riuscirà mai a chiamarla signora Todoroki, è più forte di lui – sospira, abbattuta. –Sono stata scoperta. Complimenti, Sherlock.-

Katsuki scrolla le spalle, come se non fosse qualcosa di così straordinario. –Beh? Perché sei qui?-

-Per chiederti di tornare di pattuglia.-

-E perché dovrei?-

–Da quando Midoriya è… - Yaoyorozu cerca una posizione più comoda sul divano, prendendo un profondo respiro. –Da quando Midoriya non c’è più, gli attacchi dei Villains si sono triplicati, proprio come dopo il ritiro di All Might.-

-E allora?- incrocia le braccia al petto.

-Da quando tu hai preso un congedo fino a data da destinarsi… -

-Aprile.- precisa. –Che non è poi così lontano.-

-…sono raddoppiati.- conclude. –Per favore, riconsidera il congedo.-

-Perché?- inarca le sopracciglia, scettico. –Un Eroe in più o in meno non farà la differenza.-

-Sì, se quell’Eroe sei tu.- interviene Ryu, il mento appoggiato sulle braccia e gli occhioni scuri fissi nei suoi. –Deku lo diceva sempre: ogni Eroe è importante a modo suo, e in caso di pericolo tutti hanno bisogno dei loro Eroi.-

-Che cazzo fai, fraternizzi con il nemico?- sbuffa, premendo indice e pollice sugli occhi. –E comunque non posso. Ryu, tu non puoi stare da solo, ne abbiamo già parlato e sai il motivo.-

-Ma non deve per forza essere da solo.- Mina si ringalluzzisce all’improvviso. –Se il problema è questo… Allora… Non lo so, possiamo occuparcene noi. Che ne dici? Almeno fino ad aprile, quando inizierà la scuola… -

-Certo, chi non è di turno può occuparsi di lui, così non sarà mai da solo.- annuisce l’altra donna, sorridendo. Poi si volta verso Katsuki. –Per favore, Bakugou.-

Katsuki sbuffa una risata. –Certo che Mezzo e Mezzo deve essere proprio disperato, per mandare la mogliettina adorata da me.-

-Veramente mi sono offerta io di venire qui. Shouto non era d’accordo.- risponde Yayorozu.-E poi, sapeva che se ti avesse chiamato non gli avresti risposto.-

-Mi sembra ovvio.-

-O che se fosse riuscito a chiamarti e tu avessi risposto gli avresti riattaccato il telefono in faccia.-

-E l’avrei anche mandato a fanculo.-

-Sì, sapeva anche questo.- annuisce ancora, ridacchiando. Ryu scuote la testa sconsolato, mentre Mina mormora un “in fondo si parla di Bakugou…”. Katsuki decide che ne ha già abbastanza.

-Va bene, torno di pattuglia.- sbuffa. –Ma voglio che ogni volta qualcuno stia con Ryu. Non mi interessa, possa anche cascare il mondo, Ryu non va lasciato da solo.-

Yaoyorozu sospira, visibilmente più tranquilla, quando lui si allontana per tornare alla lettura degli appunti di Deku.

-Tutta questa ansia nelle mie condizioni non fa bene… - la sente mormorare.

-Però ha detto di sì, è questo che conta.- sussurra Mina, rassicurandola.

-È questo che conta.-

 

 

 

20 dicembre [One For All: 1.5%]

Katsuki ha deciso che tornerà di pattuglia da gennaio, e che sfrutterà gli ultimi giorni rimastigli liberi per cercare quante più informazioni possibili dagli appunti di Deku – che è stato bravo, deve concederglielo, a nascondere tutti i più piccoli accenni al One For All che scriveva con dei nomi in codice o dei giri di parole. Forse temeva che qualcuno avrebbe potuto prendere i suoi quaderni, il che non è poi così tanto impossibile vista l’accuratezza con cui descriveva ogni singola caratteristica. Katsuki, a distanza di anni, rimane sempre affascinato da questa sua capacità.

Tuttavia, fino a ora non ha trovato nulla di relativamente importante, di utile per la crescita o l’allenamento di Ryu, come se Deku non volesse parlarne.

Almeno fino a quando Katsuki non arriva a “Analisi degli Eroi per il futuro n.18” e subito capisce che quel quaderno ha qualcosa di diverso: la copertina è rovinata, le pagine strappate e spiegazzate sui bordi, mentre tutti gli altri – escluso il numero 13 per… una serie di motivi per cui si scaverebbe una fossa sotto un ghiacciaio perenne in Islanda – sono tenuti come dei brandelli della Sindone, perfetti, senza nemmeno l’ombra di un’orecchia o una piega.

Katsuki solleva gli occhi, abbassando gli occhiali sulla punta del naso, e guarda l’ora: quasi le due. Oh, dai, la notte è ancora giovane.

Apre la prima pagina e inizia a leggere.

 

Stanno diventando sempre peggio e sono sempre più frequenti. Non capisco cosa significa e All Might non sa darmi spiegazioni.

 

A lui non è mai successo di avere incubi così vividi sul One For All, men che meno adesso che il suo potere si è esaurito.

 

Ho paura che possa capitare ancora.

 

Sto iniziando ad avere paura di addormentarmi.

 

-…ma che cazzo ti stava succedendo, Deku?- mormora, allibito e forse anche spaventato dai pensieri disordinati che riempiono quelle pagine, così diversi dai commenti analitici e precisi a cui si era abituato.

Capisce che quello è il quaderno di cui Deku aveva più timore, perché raccoglie tutte le sue paure, ma è anche quello di cui Katsuki ha più bisogno in questo momento.

Capisce anche che dovrà avere un occhio di riguardo per Ryu.

 

 

 

 

 

 

 

Due uomini attendono fuori da un magazzino, la sola luce di un lampione a illuminare la piccola strada di periferia.

-Siamo qui da ore, ormai.- sbuffa uno, stretto nel suo parka color senape. –Forse ha deciso di non venire più.-

-Fidati, non penso proprio possa aver cambiato idea.- mormora l’altro, le mani affondate nelle tasche dell’impermeabile blu. –L’hai sentita al telefono, no? Ha detto che sono pezzi fondamentali, non può aver rinunciato.-

-Ancora non ho capito cosa se ne fa… -

-Nemmeno io e preferisco non saperlo, voglio soltanto i miei soldi e andarmene a casa da mia moglie e da mia figlia.-

L’uomo con il parka color senape annuisce, scuro in volto, occhieggiando alle proprie spalle. Si sente maledettamente in colpa per quello che ha fatto, ma con la somma che riceverà potrà pagare le cure che quel luminare dell’oncologia ha proposto per salvare suo fratello e perfino vivere dignitosamente.

-Oh, eccoli che arrivano.- esclama l’uomo con l’impermeabile blu, notando i fari di una macchina avvicinarsi: dietro la macchina segue un furgone scuro, che si ferma poco indietro rispetto alla vettura da cui l’autista si prodiga immediatamente a scendere e aprire la porta posteriore.

-Perdonate il ritardo.- sussurra una voce di donna. L’accento, nota l’uomo con il parka color senape, lascia intendere che sia straniera. –Sapete, il traffico… -

L’uomo con l’impermeabile blu scuote la testa, come a dire di non preoccuparsi, e la donna sospira sollevata. Fa un paio di passi avanti, superando i due uomini mentre il ticchettio cristallino dei tacchi riempie il piccolo magazzino. La luce è poca e la visibilità è pessima, ma le labbra della donna – perfettamente colorate di un meraviglioso rossetto rosso scuro – si stirano in un sorriso soddisfatto.

Poi fa un cenno verso il conducente della vettura. -Carica i pezzi, su, siamo di fretta. E paga i gentili signori.-

Il chauffeur si prodiga immediatamente e, mentre l’autista del furgone carica i pezzi sul retro del mezzo, questi porge due buste bianche ai due uomini mormorando in un inglese dal forte accento straniero che è stato un onore lavorare con loro. La donna, intanto, controlla ancora una volta i pezzi prima di risalire in macchina.

Solo quando la macchina e il furgone si sono allontanati, i due uomini si permettono di sospirare di sollievo.

-È finita, amico mio.- mormora l’uomo con l’impermeabile blu. –Ora possiamo tornare a casa.-

L’uomo con il parka color senape annuisce, stringendo nel pugno la sua busta ancora chiusa mentre l’amico conta i suoi soldi.

-Porca troia, non ho mai visto così tanti soldi in vita mia!- esclama felice. –Potrò comprare una casa nuova e una barca nuova! E iscrivere mia figlia all’università! Forse non è poi così male lavorare per lei!-

L’uomo con il parka color senape sospira. Suo fratello avrà la possibilità di salvarsi, ma è davvero questo il prezzo che ha dovuto pagare?

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri della ritardataria Post Partum

Io non sono in ritardo.

Macché.

È tutta una vostra impressione---

No, okay, chiedo venia. Marzo si prospetta un mese massacrante, non solo per la settimana di preparazione full immersion da cui dipenderà il mio futuro lavorativo ma anche per altri mille motivi.

Onestamente non c’è molto da dire su questo capitolo: volevo scrivere qualcosa di più o meno tranquillo e rafforzare un po’ il legame tra Katsuki e Ryu – perché dal loro legame dipenderà l’esito di questa fic, almeno in parte.

Come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione! Ormai lo sapete che vivo dei vostri feedback.

 

Alla prossima!

Maki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Ombre trasparenti [o dei cattivi presagi] ***


Okay, okay, fermi. Ci tenevo a dirvi una cosa importante, che riguarderà la pubblicazione degli aggiornamenti.

Sì, sono tornata dalla mia settimana full immersion e sono stata assunta come animatrice in un villaggio turistico per la stagione che va da aprile fino a inizio/metà ottobre, indi per cui sarò veramente impegnata e non so quanto tempo riuscirò a dedicare alla scrittura. Prometto, come impegno nei confronti di voi lettori che mi seguite sempre e comunque, di postare almeno un aggiornamento al mese, ma non credo di riuscire a rispondere alle vostre recensioni in tempi molto brevi. E questo vale anche per le recensioni alle storie che seguo, ovviamente.

…a meno che io non mi riduca alle tre del mattino e potrebbe essere un problema, soprattutto per voi. La me delle tre del mattino è un pericolo pubblico.

Detto questo, se volete sapere se sono viva o morta o semplicemente sapere cosa sto facendo potete seguirmi su twitter o instagram – che penso saranno i due social che userò di più. Trovate i link nella pagina autore.

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ombre trasparenti

[o dei cattivi presagi]

 

 

 

 

 

4 gennaio [One For All: 1.5%]

Quello che Katsuki teme più di qualsiasi altra cosa capita troppo presto.

Purtroppo lui e Mina non erano preparati a qualcosa di simile, nonostante sapessero che sarebbe potuto succedere e fossero pronti a intervenire – Katsuki le aveva fatto leggere “Analisi degli Eroi per il futuro n. 18” proprio per farle comprendere che non era una situazione da prendere alla leggera, così anche lei ne sarebbe stata consapevole.

Ma, comunque, capita davvero troppo presto. Katsuki sperava di avere più tempo, ma almeno ringrazia che quella sera fossero tutti e due a casa.

Ryu si agita nel suo letto e urla, urla così forte che i timpani fanno male, urla che vuole essere lasciato in pace e che non devono fare del male a nessuno, scalcia come un cavallo imbizzarrito e piange. Deve essersi svegliato, a un certo punto, ma è così spaventato che non riesce a capire la differenza tra realtà e sogno e così continua a urlare e a piangere e a scalciare per impedire a chiunque di avvicinarsi.

Mina ha gli occhi sgranati e spaventati quando spalanca la porta della sua camera e corre verso quella di Ryu, i piedi scalzi e le braccia strette intorno al busto per non far notare che sta tremando – e non solo per il freddo.

Ryu si agita così tanto ed è così spaventato che gli fa male, quando Katsuki tenta di avvicinarsi e il ragazzino gli rifila una ginocchiata nello stomaco – ma riesce a prendergli i polsi tra le mani e a immobilizzarlo, almeno un po’.

-Lasciatemi! Lasciatemi in pace! Io non ho fatto niente!- continua a gridare, il viso rigato dalle lacrime. –Non mi lasciano in pace, Katsuki! Perché non mi lasciano in pace!-

-Ryu.- lo riprende, non riuscendo a sovrastare le grida del ragazzo. –Adesso calmati, è solo un sogno.-

-Sono qui! Sono tutti qui!- continua invece questi, liberando il polso destro e indicando qualcosa alle spalle di Katsuki. –Sono tutti qui! Tutti e nove!-

-Tutti e nove chi?- mormora Mina, voltandosi di scatto per controllare che non ci sia davvero nessuno alle loro spalle. -Ryu, chi?-

-I possessori del One For All!- urla ancora, piangendo sempre di più e cercando di portarsi le mani alla testa come per difendersi.

Il mondo sembra fermarsi per qualche secondo, quel tanto che basta per dare il tempo a Katsuki e Mina di capire cosa succede. Ryu intanto sembra calmarsi, rannicchiato su sé stesso e con il viso nascosto contro il petto di Katsuki.

-…cosa.- mormora Mina, immobile come una statua. –Cosa è appena successo?-

Quello che Katsuki sperava non succedesse.

 

Ryu si riaddormenta dopo quasi due ore, una tazza di camomilla e la porta della sua stanza lasciata socchiusa, così non è troppo buio e lui può sentire che non è da solo. Katsuki non si è mai sentito così stanco in vita sua.

Mina, seduta sulla poltrona con le ginocchia tirate fin sotto il mento, non ha più detto una parola, ma è lei a rompere il silenzio. –Non ci posso credere che Midoriya convivesse con questo.-

-Nemmeno io.- non glie ne aveva mai parlato nel dettaglio, soltanto qualche accenno durante gli anni alla UA, ha taciuto per anni tutta questa sofferenza e non l’ha condivisa con nessuno. Forse, alla fine, Deku non si fidava così tanto di lui se gli ha tenuto nascosto qualcosa di così importante.

-Devono saperlo.- sentenzia Mina, risoluta.

-Di cosa?-

-Di Ryu. Di Midoriya. Del One For All. Devi dire loro la verità.- Katsuki non capisce. –Se davvero non possiamo permetterci che Ryu stia da solo, allora è giusto che gli altri sappiano del One For All.-

-No.- scuote la testa. –No, Mina, non se ne parla.-

-E se dovesse succedere di nuovo?- ribatte lei. –Se dovesse succedere e tu non ci sei? E non ci sono nemmeno io?-

-Mina, cazzo, non… - tenta di ribattere, ma lei è irremovibile.

-Bakugou, davvero, io apprezzo quello che stai facendo, perché stai cercando di proteggerci da qualcosa che… Da qualcosa che forse nemmeno comprendiamo appieno.- la luce negli occhi della ragazza è decisa ma anche triste, addolorata. –Ma cosa farai se dovesse capitare ancora e al posto nostro ci fossero Kirishima e Sero? O Kaminari? O Kyouka? O, forse peggio ancora, Yaomomo, Ochaco e Todoroki? Dovrai dare loro delle spiegazioni in ogni caso, quindi tanto vale avvertirli prima.-

-Non è così facile… -

-Sai cosa mi ha detto Ochaco? Mi ha detto che nemmeno tu avresti dovuto sapere di questa storia, che l’hai capito soltanto perché “hai unito i puntini.- fa le virgolette con le dita. –Non pensi che anche gli altri inizierebbero a trarre da soli le loro conclusioni? Sempre che non abbiano già iniziato.-

Sa che Mina ha ragione, lo sa davvero, ma Katsuki non crede sia la cosa giusta da fare.

-Non devi dire loro tutto, ma lo devono sapere.- insiste ancora Mina, gli occhi resi lucidi dalle lacrime. –Devono sapere quello che potrebbe succedere.-

 

 

 

18 gennaio [One For All: 1.5%]

Gli incubi, grazie al cielo, sembra siano finiti dopo quella notte – tuttavia, né lui né Mina riescono a riposare tranquilli, sapendo che Ryu potrebbe svegliarsi urlando da un momento all’altro.

Katsuki comprende che si era sempre sbagliato, pensando di aver sempre saputo quale fosse l’incubo che perseguitava Deku – e invece non aveva capito proprio un cazzo, perché quello stronzo parlava tanto di fiducia ma non gli ha mai davvero spiegato cosa stesse succedendo. L’ha soltanto lasciato indietro, a portare un peso troppo grande per farcela da solo, e con un ragazzino da crescere.

-Vaffanculo, Deku.- sibila, sbattendo sul comodino il barattolo quasi vuoto di sonniferi. –Vaffanculo, tu e il One For All.-

La lettera rimane lì, immobile e un po’ stropicciata, a ricordargli che quando vuole potrà avere tutte le risposte di cui ha bisogno.

 

-Ehilà!- esclama il Parafulmini, entrando in casa sua e iniziando subito a fare un casino infernale. –Ho portato Resident Evil, Ryu! Te l’avevo promesso, no?-

-Scusa il ritardo, Bakugou.- sussurra invece Kirishima, grattandosi la guancia imbarazzato. –FatGum mi aveva chiesto di aiutarlo con la scelta dei nuovi tirocinanti e… Ehy, sei sicuro di stare bene?-

–Sto una favola.- no, non sta bene, e i cerchi neri che ha sotto gli occhi dovrebbero anche testimoniarlo. –Voi due siete proprio le ultime persone a cui affiderei qualcuno, non fatemene pentire.-

Kaminari solleva il pollice. –Stai tranquillo, Bakugou! Hai lasciato Ryu in ottime mani!-

-…proprio per quello mi preoccupo.-

Il ragazzo, dal canto suo, solleva una mano e lo saluta. –Andrà bene, Katsuki. Credo, spero.-

-Se distruggete qualcosa me lo ripagherete fino all’ultimo centesimo, sono stato chiaro?-

Kirishima e Kaminari annuiscono decisi, per nulla intimoriti dalla minaccia nemmeno troppo velata di Katsuki.

 

Se deve proprio essere onesto, un po’ gli mancava fare i pattugliamenti – almeno gli permettono di concentrarsi solo sul suo lavoro e non pensare ad altro, zittire per un po’ quei pensieri che gli tolgono il sonno e gli causano soltanto delle insopportabili emicranie del cazzo. Per questo ora è quasi contento, lì, su quel tetto, accovacciato con i gomiti sulle ginocchia a guardare la città dall’alto mentre attende l’arrivo dell’Eroe che è di servizio insieme a lui. E sta anche congelando, porca troia, odia l’inverno.

-Ah, eccoti qui.- Katsuki solleva gli occhi al cielo, chiedendosi cosa abbia mai potuto fare di così terribile da meritarsi un pattugliamento con Mezzo e Mezzo. –Noto con piacere che rimani il solito asociale che conoscevo, bene.-

-Piantala di prendermi per il culo e rispondi a una semplicissima domanda, Mezzo e Mezzo.- se un’occhiata potesse uccidere, ora di Shouto non rimarrebbe altro che un mucchietto di cenere.

-…e noto con piacere che sei la persona gentile e garbata di sempre.- commenta l’altro, per nulla impressionato. –Avanti, che vuoi sapere?-

-Perché hai insistito che tornassi di pattuglia?- domanda. –E non mi rifilare la cazzata dell’aumento degli attacchi, perché vi conosco e so che siete perfettamente in grado di cavarvela anche senza di me.-

-Beh, in parte però è vero.- ammette Shouto. –Comunque hai ragione, c’è dell’altro.-

-Grazie al cazzo, stronzo, questo l’avevo capito da me.-

-E riguarda la morte di Midoriya.-

Katsuki drizza le orecchie e volta di scatto la testa. –Cosa c’entra Deku adesso?-

Shouto sospira, aspettando impassibile che Katsuki si decida ad alzarsi. –Qualche giorno prima di partire per Yokohama, Midoriya mi aveva… chiesto un favore.-

-Mezzo e Mezzo, giuro che se non arrivi al punto ti ustiono anche l’altro occhio.-

-Voleva che indagassi su un Villain che l’aveva preso di mira, credeva che qualcuno lo seguisse e che potesse mettere in pericolo altre persone per arrivare a lui.- conclude l’altro Eroe. –Non mi ha spiegato il perché, ma mi ha fatto promettere di non farne parola con nessuno. Nessuno a parte te, perché secondo lui avresti capito.-

-Quindi, fammi capire.- Katsuki aggrotta le sopracciglia, confuso. –Mi stai dicendo che mi hai fatto rientrare di pattuglia dal congedo per avere una mano nelle tue indagini?-

–In pratica, sì.- Shouto annuisce. –Midoriya diceva che tu avresti capito, che sapevi perché qualcuno gli stesse dando la caccia e che avresti potuto aiutarmi a rintracciarlo prima che riuscisse a trovare… Ryu, giusto?-

Katsuki sbianca e deglutisce a vuoto. -…tu cosa sai, esattamente?-

-Di specifico? Niente di niente.- risponde. –In generale? Che probabilmente la maggior parte delle risposte le sai solo tu o sono nelle cinque lettere che Midoriya ha scritto. A proposito, voleva che mi assicurassi che tu leggessi la tua. Dimmi che l’hai letta e non l’hai bruciata.-

-Non l’ho ancora letta.- mormora a denti stretti. Perché Deku non gli ha detto di aver coinvolto anche Mezzo e Mezzo, in tutto questo? –Prima o poi la leggerò.-

Shouto sospira. –Dovresti leggerla al più presto. Magari in quella lettera c’è scritto qualcosa che può aiutar… -

-La leggerò quando ne avrò voglia.- sbotta, interrompendolo. –O magari non la leggerò mai, sono cazzi miei cosa ne farò di quella lettera.-

Non ci riesce, non ne ha la forza – anche solo il pensiero di toccarla, aprirla e leggerla, gli provoca brividi freddi lungo la schiena.

-Il due di novembre, Bakugou, non è morto soltanto Deku il nerd. È morto anche Deku l’Eroe.- lo riprende Shouto, serio e rigido. –È morto anche Izuku il migliore amico di Iida, il fidanzato di Uraraka, il mio testimone di nozze e quello che sarebbe diventato il padrino di mia figlia.-

Katsuki resta in silenzio, impassibile.

-Non sei solo tu, ad aver sofferto per la sua morte.- Katsuki tenta di ribattere, ma Shouto glielo impedisce. –No, non provare a dire che non è vero. Se non è vero, perché ti sei preso così a cuore quel ragazzo? Perché sei così irremovibile sul non lasciarlo mai da solo? Non l’avresti mai fatto, Bakugou, se te l’avesse chiesto un’altra persona.-

Katsuki digrigna i denti e stringe i pugni, colpito su un nervo scoperto, ma si impone di stare calmo: non è incazzandosi che risolverà la situazione.

-Bakugou, posso immaginare quanto sia difficile, lo è per tut… -

-…così è femmina.-

-Come?-

-Il tuo bambino. È femmina.- 

-Oh. Sì.- Shouto annuisce. –Se fosse stato un maschio, Momo avrebbe voluto chiamarlo Izuku.-

–Che romantici del cazzo.- Katsuki schiocca la lingua. –Diamoci una mossa, ora. A differenza tua, io se non mi muovo rischio di congelarmi il culo.-

Shouto sbuffa una risata. -…è bello riaverti con noi, Bakugou.-

Lui, per tutta risposta, gli rifila un dito medio senza nemmeno guardarlo.

 

Quando torna a casa ha una fame da lupi e non vede l’ora di mettere qualcosa sotto i denti, ma è così stanco che non ha voglia di mettersi a cucinare e quindi finirà per doversi accontentare di quello che troverà nel frigo…

Appena apre la porta, si accorge subito che è tutto troppo silenzioso. Ma davvero troppo, visti i soggetti a cui aveva affidato Ryu e anche il suo appartamento.

Ryu che, insieme a Kaminari e Kirishima, sta dormendo della grossa nel suo soggiorno, senza essere nemmeno disturbato dalla luce del televisore che mostra ancora la schermata di pausa di Resident Evil.

-…cazzo, sono quasi inquietanti.- sussurra, camminando in punta di piedi per non svegliarli.

-Sì, sono d’accordo.- Katsuki quasi si appende al lampadario per lo spavento. –Scusa, non volevo spaventarti.-

-Jirou, che cazzo.-

Kyouka ridacchia, in imbarazzo. –Sono passata a vedere come se la stavano cavando quando ho finito il turno, e già che c’ero ho preparato la cena. Lo sai che non bisogna fidarsi di Pikachu ai fornelli.-

Katsuki annuisce, sospirando sconsolato: dopo l’esperienza delle lasagne, a Kaminari è stato impedito di mettere piede in una qualsiasi cucina a vita.

-È avanzato qualcosa.- aggiunge Jirou. –Riscaldo il piatto?-

–Con cosa li hai stesi?-

-Riso al curry.- risponde la ragazza. –Ti va?-

Annuisce, ancora allibito dal vedere casa sua ancora integra e quei tre tranquilli e addormentati come angioletti – per Ryu è contento, ovviamente, si merita di dormire almeno una notte in pace e senza incubi.

-Jirou.-

-Mh?-

-Sei il mio nuovo Dio.- mormora. –Casa mia è salva grazie al tuo riso al curry.-

Kyouka scoppia a ridere davanti all’espressione stanca e adorante di Katsuki. –Vai a farti una doccia, dai, intanto riscaldo il piatto.-

 

 

 

29 gennaio [One For All: 1.5%]

-…a me non sembra di fare alcun progresso.- commenta Ryu, alla fine dell’allenamento, osservando i palmi delle proprie mani. –Insomma, mi sembra di essere fermo a dov’ero un mese fa.-

-Ci vuole tempo, Ryu.- Katsuki neanche solleva la testa dalla panca su cui si è sdraiato a sonnecchiare. –Nemmeno Deku è diventato forte in qualche giorno. Ha impiegato degli anni per raggiungere il massimo.-

-Ma avevi detto che All Might l’aveva preparato in dieci mesi!-

-A resistere al One For All senza esplodere come la lasagna nel forno.- puntualizza Katsuki, sollevando un dito come a sottolineare la cosa. –Per il resto, ha passato buona parte della metà del primo anno più in infermeria da Recovery che in classe.-

Ryu ammutolisce e stringe i pugni. Katsuki capisce come si sente, e gli dà un colpetto leggero sulla schiena con le nocche.

-Ehy, abbiamo ancora un anno prima dell’esame. Almeno per allora dovremmo riuscire ad arrivare al cinque per cento.- Ryu solleva un sopracciglio, per nulla impressionato. –Fidati, tu pensi sia poco ma sarai davvero molto forte.-

-…mi stanno cercando, Katsuki.- sussurra il ragazzino. –Mi hanno sempre cercato.-

-Che cazzo hai detto?-

–Devo essere pronto, non posso permettermi di mandare a monte tutte le speranze che Deku ha riposto in me.-

-Okay, adesso stai correndo un po’ troppo.- si mette seduto di scatto. –Non sanno di preciso dove sei, perché dovrebbero… -

Ryu punta i suoi occhi neri, così profondi e imperscrutabili, in quelli rossi di Katsuki. –Quando lo hanno ucciso, io ero lì. Li ho sentiti, Katsuki, ho sentito tutto quello che dicevano.-

-Chi?-

-I Villain che lo hanno ucciso.- risponde il ragazzo. –Che non avrebbero dovuto ucciderlo, perché “lei lo voleva vivo.-

Katsuki sta cominciando avere paura. Deglutisce a vuoto, le sopracciglia aggrottate in un’espressione confusa. -…“lei lo voleva vivo”?-

-Credo che nella lettera che Deku ti ha scritto ci siano più dettagli, ma sì, parlavano di una lei.- Ryu annuisce.

-Hanno detto nient’altro? Un nome? O qualcosa?- mentalmente si appunta tutte queste informazioni, ricordandosi di riferirle immediatamente a Mezzo e Mezzo.

Ryu sembra rifletterci qualche secondo. –Non me lo ricordo con precisione… ma uno di loro l’aveva chiamata la Collezionista.-

 

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

*voce alla Kuzko* BOOM BABY.

No pun intended.

Maki

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Capitolo 9
*** La burattinaia [o delle minacce nella nebbia] ***


ATTENZIONE, ATTENZIONE. MESSAGGIO CHE SARÀ COPIA-INCOLLATO SU OF MONSTERS AND MEN.

Aggiornamento lampo per dire che, ahimè, il mio portatile non è stato riparato in tempo e quindi non so se riuscirò ad aggiornare nei sei mesi che starò via. Proverò a fare qualcosa dal tablet, magari senza html, ma comunque andrò avanti a scrivere. Questo è poco ma sicuro.

[spero che il mio coinquilino sia così gentile da prestarmi il suo pc per qualche ora al mese, in quel caso gli dedicherò una statua]

 

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La burattinaia

[o delle minacce nella nebbia]

 

 

 

 

 

29 gennaio [One For All: 1.5%]

–Non me lo ricordo con precisione… ma uno di loro l’aveva chiamata la Collezionista.-

Silenzio. Nemmeno una mosca osa spiccare il volo, dopo che Ryu ha smesso di parlare, e il tempo sembra essersi congelato.

Poi Katsuki abbassa la testa e prende un profondo respiro. –Quando pensavi di dirmelo?-

Il ragazzino si irrigidisce e sgrana gli occhi, poi balbetta: -Non… Non credevo fosse importante… -

-Non credevi fosse importante?!- urla Katsuki, furioso. –Un Villain ti dà la caccia da quando Deku è morto, probabilmente per avere il One For All, e tu non hai pensato di dirmelo perché non credevi fosse importante?! Che cazzo, Ryu, ma dove hai la testa!-

Ryu scatta in piedi, agitato. –Sono successe così tante cose tutte insieme che non credevo… !-

-Due mesi, Ryu!- sbotta ancora Katsuki. –Sono due mesi che sei con me e non hai mai pensato di dirmelo!-

-Due mesi che sei costantemente in ansia per colpa mia!- ribatte il ragazzino, i pugni stretti e la postura rigida. –Non volevo farti preoccupare ancora di più, Katsuki… Io… Mi dispiace… -

Katsuki si calma e sbuffa, posando le mani sulle spalle di Ryu. –Okay, non importa. Ora non metterti a piangere, va bene?-

Ryu singhiozza. –Scusami… -

-Ho detto che non importa, Ryu.- ormai il danno è fatto, non si può tornare indietro. –Troveremo una soluzione, okay?-

-…okay.- Ryu annuisce, un po’ più convinto. –Okay.-

Ora Katsuki dovrà trovare un modo per dirlo a Mina senza farle venire un infarto.

 

 

 

4 febbraio [One For All: 1.5%]

-La Collezionista?-

-Già.-

-Ne sei proprio sicuro?-

-Mezzo e Mezzo, non ero ubriaco o strafatto, mi ricordo cosa ho sentito.-

-Va bene, va bene. Scusa.- Todoroki si appoggia alla scrivania di legno scuro dell’ufficio che fu di Endeavor e incrocia le braccia al petto. –Beh, questo è un passo avanti. Adesso sappiamo di dover cercare una donna.-

Katsuki fa un altro tiro alla sigaretta e inarca un sopracciglio. –Pensavate a un uomo?-

-Onestamente brancolavamo nel buio fino ad adesso.- Shouto scuote la testa. –Stavo cominciando a rassegnarmi, se proprio devo essere sincero. Quindi grazie, Bakugou.-

Katsuki solleva le spalle. –Mi hai richiamato dal congedo proprio per questo, no?-

-Non me lo perdonerai, vero?- Mezzo e Mezzo ridacchia, beccandosi come risposta un dito medio da parte sua. –Comunque, parlando seriamente, Ryu non ti ha detto nient’altro?-

Katsuki può solo scuotere la testa, spegnendo la sigaretta nel posacenere che Todoroki gli sta porgendo. –Oltre a quello che ti ho detto, nulla. Ryu dice che i Villains che hanno ucciso Deku continuavano a ripetere che avevano fatto una stronzata perché la Collezionista lo voleva vivo, quindi immagino che qualsiasi cosa volesse da lui non l’avrebbe di certo avuta da un cadavere.-

Shouto corruccia le sopracciglia. –…traffico dei Quirk?-

Katsuki solleva un sopravviglio. –Esiste una cosa del genere?-

-Esiste il matrimonio di Quirk, vuoi che non esista il traffico?- come se fosse un’ovvietà.

-Non ne avevo idea.- ammette. –Ma poi, che se ne fanno? Insomma, funziona come il traffico di organi?-

-Più come una… nuova tratta di schiavi, legata al matrimonio di Quirk.- spiega Mezzo e Mezzo. –Me ne sono occupato per qualche anno in seguito alla scomparsa di alcune ragazze, e mi sono informato. Fidati, anche io avrei preferito restarne all’oscuro.-

-Porca troia, mi sono venuti i brividi.- mormora Katsuki, impallidendo all’improvviso.

-In alcuni Paesi nel mondo, il Quirk determina lo stato sociale.- continua Shouto. –E visto che i Quirk si ereditano dai genitori… -

-Okay, Mezzo e Mezzo, ho afferrato il concetto.- vista la forza del Quirk di Deku, un potenziale bambino che lo eredita diventerebbe una sorta di re. –Ora, per favore, cambiamo argomento perché mi sto sentendo male.-

-Sì, hai ragione.- Shouto si schiarisce la voce. –Comunque, alla luce di queste poche informazioni e il rischio del traffico di Quirk, proverò a chiedere ai servizi segreti se hanno qualcosa su una Villain che si fa chiamare la Collezionista. Magari gestisce i movimenti fuori dal Giappone.-

-Un Villain internazionale.- sussurra stringendo i pugni. –In che cazzo di casino era andato a cacciarsi?-

-Più che altro… - sbuffa Shouto. –…in che razza di casino ha lasciato noi?-

 

-Cosa. Succede. Qui.-

-…ben tornato, Katsuki.- Ryu lo saluta agitando piano una mano, seduto a gambe incrociate sulla poltrona. Kaminari, invece diventa di tutti i colori prima di fermarsi su una meravigliosa tonalità cadavere.

-Io… - balbetta. –Io posso spiegare… ?-

Katsuki incrocia le braccia e aspetta. –E allora spiega.-

-Ecco… Insomma, stavamo giocando ad Resident Evil con la tua PS4… - comincia il Parafulmini, gesticolando. –Poi… Ecco, si è bloccato tutto e c’è stato una sorta di CTRRRRR che sembrava il suono di… di… -

-Sembrava un tritacarne infernale.- commenta Ryu, occhieggiando verso Katsuki, che intanto sta cercando di non far esplodere qualcosa.

-…no. No, è uno scherzo.- ridacchia, nervoso, ma Kaminari si sposta e indica il tavolino: proprio lì, come se fosse una reliquia sacra, c’è lo scheletro annerito di quello che resta della sua console ancora fumante.

-Vorremmo dirti di sì, Katsuki, davvero.-

-Mi state dicendo che quella figlia di puttana è andata all’inferno e si è portata con sé anche il gioco?!- strilla, facendo sobbalzare Kaminari che corre a nascondersi dietro la poltrona su cui è seduto Ryu. Ryu che non fa una piega, come se non avesse notato i palmi fumanti di Katsuki o la sua espressione da maniaco omicida.

-Ebbene sì.- risponde, semplicemente, scrollando le spalle. Katsuki prende un respiro profondo, imponendosi di stare calmo, poi spedisce Kaminari fuori da casa sua: il Parafulmini non aspettava altro, perché scompare dalla sua vista a una velocità impressionante.

-Sei arrabbiato per la console?- mormora Ryu, spostando continuamente gli occhi da ciò che rimane della PlayStation a Katsuki, che intanto si è lasciato cadere sul divano con uno sbuffo.

-No.-

-Eppure sembri arrabbiato, Katsuki… -

-Sono incazzato perché il casino in cui Deku ci ha cacciati, e non siamo soltanto io e te, è più grosso di quanto potessi credere.- sbotta.

Ryu sgrana gli occhi. -…quindi, è vero. La Collezionista vuole il One For All.-

Katsuki annuisce. –Mezzo e MezTodoroki sospetta dietro ci sia un traffico di Quirk.-

-Esiste un traffico di Quirk?-

-A quanto pare sì, Ryu. L’ho scoperto qualche ora fa.- e, brevemente e tralasciando qualche particolare, gli spiega le conclusioni a cui è arrivato Shouto da quelle poche informazioni che ha a disposizione.

–Non posso crederci che esista qualcosa del genere.- il ragazzo inizia a tremare. –Che cosa ci guadagnano?-

-Soldi, immagino.-

orribile.- Katsuki non può che annuire. –Pensi che il One For All si possa trasmettere anche di padre in figlio?-

-Non ne ho idea, Ryu.- ammette. –Tutti i possessori prima di te, almeno da quel poco che si sa, non avevano figli… -

E non è poi così insolito: una carriera come quella dell’Eroe, inevitabilmente, ti porta una marea di nemici e molti Eroi scelgono di non avere una famiglia e dei figli per non rischiare di mettere in pericolo altre persone. Lui, personalmente, si era sempre dichiarato contrario alla decisione di Mezzo e Mezzo e Yaoyorozu di sposarsi - e per quanto ammiri e rispetti sia Uraraka che Jirou e sia perfettamente consapevole che sono in grado di difendersi da sole, ha sempre pensato che, nel preciso momento in cui è diventato ufficiale, siano divenute i principali bersagli dei Villain che vogliono colpire Deku o Kaminari. E inevitabilmente, l’effetto può anche essere contrario.

Tante volte Mina gli aveva chiesto perché non volesse nessuno nella sua vita oltre loro, e lui aveva sempre risposto che non gli interessa, che sta bene così. La verità è che non avrebbe abbastanza energie e forze per essere costantemente certo che sia al sicuro, che nessun Villain cerchi di arrivare a lui prendendo di mira la persona che ama.

Ora c’è Ryu, e porca puttana se Katsuki non sta vivendo con la costante e soffocante sensazione che stia per succedere qualcosa che non potrà evitare.

 

 

 

26 febbraio [One For All: 1.5%]

Katsuki si sta annoiando.

Ad essere del tutto onesto, lui si annoia sempre alle feste: non è proprio la compagnia ideale da portare a una festa, e di solito quando può cerca sempre di tagliare la corda, ma quella sera non ci riesce proprio. È la festa d’addio per gli studenti del terzo anno, che inizieranno le loro carriere da Eroi nei giorni a venire, e lui è uno di loro – e quindi se ne sta lì, in silenzio e imbronciato, stravaccato su una sediolina in un angolo dell’enorme palestra addobbata come nemmeno a Natale con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni. Deku l’ha raggiunto da qualche secondo e ora è in piedi, a qualche passo da lui, con le braccia dietro la schiena, che osserva gli altri divertirsi in pista e sorride – ma Deku sorride sempre, sorride da quando Katsuki ne ha memoria, non ha mai smesso di farlo.

-Perché non raggiungi gli altri, Kacchan?- gli domanda, piegando la testa per guardarlo. –Ti assicuro che c’è da divertirsi!-

-Preferisco stare qui.- brontola, zittendolo. –Perché non ci vai tu, Deku? In fondo sono amici tuoi.-

Deku ride, scorgendo tra la folla Kaminari e Kirishima ballare il tango guancia a guancia al centro della pista. Nota Jirou sbattersi una mano in fronte e borbottare qualcosa e Sero piegarsi in due per le risate. Anche Katsuki li ha notati, e non può non pensare a quanto siano coglioni.

–Ma sono anche amici tuoi, Kacchan.- Deku fa qualche passo avanti. –E non mi piace che tu sia sempre da solo.-

Katsuki lo fulmina con lo sguardo. –Io sto bene da solo, Deku.-

-Non è vero. - lui nemmeno si volta, continua a dargli la schiena, ma Katsuki sa che il suo sorriso si è intristito. –Lo sai anche tu che non è vero.-

 

Curioso come gli sia tornato in mente il ricordo di quella festa proprio ora, mentre aiuta una ragazza a uscire dall’abitacolo dell’auto ormai distrutta. Non ha più di vent’anni, quella ragazza così piccola e pallida e terrorizzata, che si appende con le braccia al suo collo e non lo lascia andare – e in fondo Katsuki la capisce: è stata fortunata, quell’incidente poteva sicuramente finire peggio, la morte le è passata accanto e ha deciso di risparmiarla, per questo la lascia piangere contro la sua spalla mentre si allontana dalla carcassa dell’auto per raggiungere l’ambulanza dove un’infermiera è già pronta per medicarla.

Sbuffa, esausto, maledicendo Kirishima e Sero per averlo lasciato lì con Uraraka e Jirou a occuparsi dell’incidente mentre loro hanno continuato a inseguire il Villain – questi sono i momenti in cui odia il suo lavoro, odia doversi occupare di quello che resta dopo il passaggio di un Villain. Il suo sguardo cade su un gruppo di quattro uomini con le divise da paramedici a pochi passi da lui, che sembrano discutere animatamente: a terra c’è una delle vittime di quel mortale scontro di auto, un giovane che era stato sbalzato fuori dalla vettura.

-Non possiamo lasciarlo qui.- mormora uno dei paramedici, forse il più vecchio.

-Ma finché non arriva un perito per i rilievi non possiamo portarlo via.- ribatte un altro.

-Potrebbe essere tuo figlio, o mio figlio. Vorresti che lo lasciassero così?- domanda un terzo, visibilmente arrabbiato.

-Ma… -

-È ancora caldo?- Katsuki si intromette e i quattro sobbalzano. I tre più anziani si scambiano sguardi confusi, mentre il più giovane lo guarda dritto negli occhi.

-Sì.- mormora, annuendo.

Katsuki affonda il viso nel collo del costume e socchiude gli occhi. -Caricatelo in ambulanza e dite che è morto durante il trasporto.-

-Ma… Noi non… - ribatte uno dei tre più anziani.

-Dite che ve l’ho chiesto io.- lo interrompe. –Date la colpa a me.-

Dopo qualche secondo di indecisione, i quattro si mobilitano subito per portare via quel ragazzo, mentre Katsuki può tornare a cercare altri sopravvissuti e controllare i danni.

Una mano si posa al centro della sua schiena: Jirou sorride mestamente, stanca e con il viso sporco di polvere.

-Midoriya avrebbe fatto lo stesso.- sussurra. –Sono sicura che sarebbe stato contento.-

Un nodo gli si forma in gola, Katsuki si impone di buttarlo giù mentre scuote la testa – no, Deku non sarebbe mai potuto essere contento di lui.

 

 

 

16 marzo [One For All: 1.5%]

Ryu sta di nuovo gridando e scalciando e piangendo, nel messaggio che Faccia Tonda gli ha lasciato in segreteria mentre lui era di pattuglia. 

“Non riusciamo a calmarlo, Bakugou. Non so più cosa fare… Sto cominciando ad avere paura.”

Sente anche la voce di Mina, forzatamente calma, che cerca di tranquillizzarlo senza riuscirci. “Va tutto bene, Ryu… È soltanto un sogno, nessuno ti farà del male... ”

“Erano di nuovo qui.- lo sente biascicare. –Erano di nuovo loro, tutti e nove. Non capisco che significa. Cosa vogliono da me? Io non ho fatto niente!”

“Cosa faccio, Bakugou? Devo chiamare Recovery? O Aizawa? Per favore, rispondimi.”

Quel messaggio era stato inviato quasi tre ore prima, quando finalmente richiama Faccia Tonda lei gli risponde che alla fine erano riuscite a calmarlo.

-Ci abbiamo messo un po’.- mormora, pianissimo, e anche solo dalla voce intuisce quanto possa essere stanca. –Ma ci siamo riuscite.-

Da quel giorno, Katsuki decide di portarsi il cellulare sempre con sé, anche durante le pattuglie.

 

-…hai intenzione di staccarti le braccia, Ryu?- domanda, osservando molto scettico i pesi che il ragazzo vuole sollevare. –Con l’allenamento che hai, sarà già tanto se riesci a sollevare i pesi da due chili, che cazzo provi a sollevare quelli da venti?-

-Volevo soltanto provare.- Ryu ansima, non riuscendo a spostare nemmeno di mezzo millimetro i pesi da terra.

-Sì, e magari anche danneggiarti i tendini della braccia.- sbuffa, allontanando Ryu e sollevando i pesi da solo. –Poi chi la sente Recovery, se ti fai di nuovo male?-

-Mi sono fatto male una volta sola, Katsuki!- precisa il ragazzo, seduto per terra. –E non sapevo neanche cosa fosse tutta quella forza.-

-Sì, diciamo che in confronto a Deku tu sei un po’ più sveglio… -

-Grazie… ?- Katsuki gli lancia due guantoni. Ryu quasi si ribalta con la schiena sul pavimento per prenderli al volo. –E questi?-

-I miei primi guantoni da boxe, dovrebbero andarti bene.- spiega, facendogli cenno di alzarsi.

-E perché li stai dando a me?- Ryu non capisce.

-Diciamo che diamo una svolta al tuo allenamento.- ciondola, cercando qualcosa in una vecchia scatola da scarpe sul ripiano più alto del mobile del garage. –Ero convinto di avere ancora delle bende… -

-Vuoi insegnarmi a boxare?!- Ryu salta in piedi, esagitato e con gli occhi che brillano. –Davvero?!-

-Sì, ma smettila di urlare.- agita una mano come per scacciare una mosca, ma Ryu gli salta addosso e lo abbraccia. –No, no! Niente abbracci! Sono contrario agli abbracci!-

-Dovrai abituartici, Katsuki.- ribatte il ragazzino, stringendolo ancora più forte. –Perché a me piacciono tanto gli abbracci!-

-Non se ne parla! Mollami subito! Ryu, che cazzo, mollami subito!-

 

 

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

Di nuovo, mi sento in colpa a lasciarvi in sospeso così.

Abbiate pazienza, please and thank you.

Maki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** I cacciatori di streghe [o delle incertezze] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I cacciatori di streghe

[o delle incertezze]

 

 

 

 

 

16 marzo [One For All: 1.5%]

Mina non è per nulla contenta che Katsuki stia insegnando a Ryu a “dare dei pugni a caso, sperando di non spaccarsi qualche osso nel mentre”, ma in qualche modo alla fine accetta questo piccolo rischio nella crescita del ragazzo – Katsuki dice che sta diventando sempre più una mamma chioccia nei suoi confronti e Mina gli ha quasi cavato gli occhi, per fortuna Kirishima è riuscito a calmarla e le ha assicurato che terrà un occhio sempre vigile su Katsuki e l’allenamento di Ryu.

…già, l’allenamento di Ryu.

-…Aizawa aveva ragione.- borbotta Kirishima. –Questa storia sarà un’impresa titanica per te, visto il tuo caratteraccio.-

Katsuki si trova costretto ad annuire. -Se arrivo alla fine di questi dodici mesi senza un esaurimento nervoso, mi merito una medaglia al valore.-

Alla fine, però, Ryu non è poi così male: fa qualche disastro ma impara in fretta e ascolta sempre molto attentamente quello che Katsuki gli dice, cerca sempre di impegnarsi al massimo e tolto qualche livido non si rompe nulla – e Mina è contenta e Katsuki può ritenersi fortunato per essere scampato a una morte molto dolorosa se non fosse stato così – ma a volte si lascia prendere la mano e combina dei disastri da far accapponare la pelle. Come quella volta in cui ha distrutto un muro della palestra scagliandoci contro il sacco con uno Smash.

Probabilmente, l’urlo di Katsuki si è sentito fino all’altro capo del pianeta, mentre davanti agli occhi vedeva il suo stipendio uscire dal portafogli e salutarlo con un “Ciao, coglione!” molto eloquente.

-Allora, come sta andando con Ryu?- gli chiede Kirishima, poco prima di iniziare il pattugliamento. –Bene? Come se la cava?-

Katsuki solleva gli occhi su di lui, impassibile. –Credo di aver capito come mai Socrate preferì la cicuta ai suoi allievi nonostante le mille soddisfazioni, Kirishima.-

-…eh?-

 

 

 

4 aprile [One For All: 2%]

Ryu ha iniziato ad andare a scuola da tre giorni e, per certi versi, Katsuki crede di aver ripreso a respirare dopo un lungo periodo di apnea: senza più l’esigenza di sapere sempre dove si trova il ragazzo, Katsuki può concentrarsi ancora di più sulla ricerca di questa Villain e continuare le sue letture dei quaderni di Deku.

E sta proprio leggendo “Analisi degli Eroi per il futuro n. 25”, quando una chiamata in arrivo lo distrae dalle teorie e gli schemi del nerd.

-Dimmi che sei a casa e hai tempo per ascoltarmi.- esordisce Mezzo e Mezzo. –Ho delle novità sulla Collezionista.-

-Novità del tipo?-

-Che avevamo ragione a sospettare di una criminale internazionale.-

…cazzo.

Dieci minuti dopo, Todoroki irrompe in casa sua come se avesse il Diavolo alle calcagna, stringendo sotto braccio un portatile.

-Buongiorno anche a te, Mezzo e Mezzo. Prego, entra pure.- ma Todoroki nemmeno lo ascolta, occupando subito il tavolo della cucina.

-Questi sono file del governo, non dovrei nemmeno farti sapere della loro esistenza.- spiega, accendendo il computer e inserendo una chiavetta USB. –Ma direi che tu sei un’eccezione e che ne hai il diritto.-

-Che pensiero gentile, grazie.- Katsuki intanto ha preso un’altra sedia e si è accomodato vicino a Todoroki, che sta cercando tra le decine di cartelle contenute nella chiavetta.

-Ecco, questa.- mormora Todoroki, facendo partire un video. –Qui, sulla sinistra.-

Il video, forse estratto da una videocamera di sorveglianza, mostra i fotogrammi sgranati e sfocati di una ragazza che attente l’arrivo dell’autobus alla fermata – ma qualcuno arriva prima del mezzo pubblico, stordisce la ragazza e la porta via con sé in pochi secondi. Non si riesce a vedere il volto dell’assalitore perché coperto da un cappuccio, solo per qualche manciata di attimi la videocamera riesce a catturare il labiale dell’uomo.

-…ha davvero detto “la Collezionista sta aspettando”?- mormora Katsuki, allibito. Shouto può solo annuire. –E perché è in inglese? Da dove l’hanno preso questo filmato?-

-I servizi segreti hanno diramato un ordine di cattura internazionale per la Collezionista, dopo che ho riferito le informazioni che mi hai dato tu.- spiega ancora Mezzo e Mezzo. –Hanno ricevuto segnalazioni da Parigi, Città del Messico, Il Cairo, New York, Berlino, Roma… Questo ce l’ha mandato un reparto speciale dell’intelligence britannica. Sono arrivate a decine, decine di filmati come questo.-

-C’è una rete, allora.- suppone Katsuki, osservando ancora una volta gli attimi del rapimento della ragazza. –La Collezionista gestisce una rete… Che mi sai dire delle persone scomparse?-

-Tutti possessori di Quirk. I più disparati.- risponde Shouto, aprendo un’altra cartella piena di foto segnaletiche. –Persone che potevano cambiare lo stato fisico degli oggetti, chi poteva controllare le onde elettromagnetiche… Quirk di ogni tipo.-

-Scusa un secondo. Ma se davvero dietro tutto questo c’è il traffico di Quirk, che se ne fanno di Quirk del genere?- insomma, alcune Unicità sono davvero assurde, non avrebbe senso.

-…non ci avevo pensato.- Todoroki lo guarda perplesso. -Insomma, posso capire cercare di rapire Midoriya, ma questi qui… -

Katsuki annuisce. –Se davvero dietro questi rapimenti c’è il traffico di Quirk, non avrebbe più senso rapire persone con Quirk più… -

-…da re?-

Katsuki schiocca le dita. –Esatto.-

-Però anche un Quirk semplicissimo, in certi Paesi, può fare la differenza… - Todoroki torna a osservare lo schermo del portatile. –Forse c’è davvero il traffico di Quirk, dietro questi rapimenti… -

-Però sappiamo con certezza che c’è la Collezionista dietro la morte di Deku.-

Gli occhi dicromi di Mezzo e Mezzo lo fissano severi. –Credo sia ora che tu legga quella lettera, Bakugou. Davvero.-

Katsuki sospira, rassegnato, premendo i palmi delle mani sugli occhi. -…lo so.-

 

Todoroki se n’è andato da quasi un’ora, quando Katsuki si decide ad alzarsi dalla sedia e tornare in camera sua. La lettera è rimasta lì, sul suo comodino, per tutto il tempo, stropicciata e rovinata ma ancora perfettamente sigillata. Sente le mani che tremano, quando sfiora la busta prima di prenderla delicatamente tra le dita, come se avesse paura di vederla dissolversi come la polvere.

Sospira per calmare il tremore delle mani, apre la busta con un gesto deciso del pollice e spiega il foglio.

-Okay, Deku: a noi due.-

Prende un profondo respiro e inizia a leggere.

Quando Mina torna a casa dopo il suo turno di pattuglia lo trova in corridoio, seduto per terra con le mani trai capelli e un mucchietto di cenere vicino ai piedi – non le serve molto per capire che cosa è successo, non quando osservandolo meglio nota i sobbalzi delle spalle e la tensione delle braccia, come se stesse cercando di trattenersi. Gli si avvicina piano, lentamente, come se fosse in presenza di un animale ferito e spaventato, e si siede vicino: appoggia la testa sulla sua spalla e una mano sul braccio e non si muove, ma è già abbastanza perché Katsuki si decida a parlare.

-Se n’è davvero andato.- mormora, e Mina rafforza un poco la presa sul suo braccio quando lo sente singhiozzare ancora.

-Lo so.- sussurra. –Ma non puoi arrenderti adesso: Ryu ha bisogno di te... -

Katsuki nemmeno solleva la testa, si limita a stringere di più i pugni e irrigidirsi. -Ryu ha bisogno di Deku, non di me.-

-Smettila.- Mina gli tira uno schiaffo leggero sul braccio. –Ryu non potrebbe essere più al sicuro di così. Stai facendo tutto quello che è in tuo potere per proteggerlo, Bakugou. Questo Midoriya lo sapeva.-

-Ma non basta.- perché la Collezionista non si fermerà finché non avrà quello che vuole. –Non basterà.-

Mina sospira, rassegnata, raccogliendo le gambe al petto e stringendosi di più contro il suo fianco. –Forse, ma Ryu potrà sempre contare su di te.-

Katsuki nasconde di più la testa tra le braccia, deglutendo il nodo di pianto che ancora gli blocca il respiro in gola.

-…e tu potrai sempre contare su di noi, Bakugou.-

 

Quando anche Ryu rientra a casa, dopo le attività pomeridiane a scuola, Mina lo accoglie con un sorriso radioso e una bella fetta di torta per merenda – ma il ragazzino è troppo attento, è troppo sensibile per non capire che c’è qualcosa che non va, Katsuki vede la preoccupazione stampata a chiare lettere sul suo viso quando si siede sulla poltrona a mangiucchiare la torta a guardare i commenti in diretta della cattura di un Villain insieme a lui.

Katsuki cerca di rassicurarlo arruffandogli i capelli e forse Ryu si tranquillizza, almeno un poco.

 

 

 

8 maggio [One For All: 2%]

-Katsuki, credo di aver fatto un disastro… -

-Che hai fatto?- Ryu sibila di dolore quando gli sfila il guanto e scioglie le bende intorno alla mano sinistra: sì, ha fatto un disastro, ma si può rimediare. Solleva piano anulare e mignolo, muovendoli lentamente nonostante le proteste di Ryu che continua a ripetergli che gli sta facendo male. –Non credo siano rotte, ma nel dubbio è meglio chiamare Recovery.-

Il ragazzino annuisce. –E pensare che me l’avevi detto di stare attento… -

Katsuki scrolla le spalle. –Capita a tutti prima o poi di rompersi le dita o la mano. Non a caso, si chiama frattura del pugile.-

-Davvero?- Katsuki annuisce. –Ah, zia Mina si arrabbierà tantissimo… -

-Ryu, posso farti una domanda?- il ragazzino piega la testa di lato, curioso, aspettando. –Tu ti fidi di me?-

–Sì. Sì, mi fido di te. Perché me lo chiedi?- Ryu non sembra capire il perché di quella domanda, visto lo sguardo sorpreso e confuso che gli si dipinge sul volto. Poi sembra arrivare a una risposta. -Aspetta, hanno di nuovo scritto delle cattiverie su di te, non è vero?-

-No, ormai a quelle ci sono abituato.- ed è vero: ormai tutta la merda che i giornalisti gli buttano addosso non gli fa più né caldo né freddo. –È… Niente, lascia perdere.-

Ma Ryu deve comunque aver capito cosa vuole intendere.

-Se pensi che Deku mi abbia affidato a te solo perché eri l’unico a sapere del One For All, ti sbagli di grosso.- ribatte allora, serissimo. –Deku si fidava ciecamente di te, ti avrebbe affidato la sua vita… -

-E allora perché non l’ha fatto?- lo interrompe, stringendo tra le dita la sigaretta che ha appena acceso. –Perché non l’ha fatto? Perché non mi ha detto niente di questa… Collezionista che lo perseguitava?-

Ryu abbassa lo sguardo, torturandosi l’orlo della maglia con la mano destra. –Io… Questo non lo so, ma Deku si fidava davvero di te.-

E Katsuki ci crede, alle parole di Ryu, perché nei suoi occhi scuri non legge altro che sincerità.

-E come lui si è fidato di te, fino all’ultimo, io mi fiderò sempre di te.-

 

 

 

 

 

 

 

-Siamo arrivati, signora.- sussurra il giovane, riempiendo il calice di vino. –Stiamo atterrando.-

-Meraviglioso.- sussurra la donna, iniziando a sorseggiare lentamente il liquido. –Contatta nuovamente i nostri collaboratori, devono riprendere la ricerca.-

-Signora, mi sono permesso di restare in contatto con loro anche dopo il fallimento della precedente trattativa.- ribatte il ragazzo, la donna è visibilmente compiaciuta. –Non hanno mai smesso di cercare. E ho provveduto ad assumere qualcuno di nuovo, in sostituzione di quelli che abbiamo… licenziato.-

La donna sorride ancora. –Cosa farei senza di te… -

-Faccio soltanto il mio lavoro, signora.- mormora ancora il giovane con un inchino. -Quante stanze faccio preparare?-

Lei soppesa la domanda, muovendo lentamente il calice e osservando il vino colorare il bicchiere. -Non più di quattro… Una più grande delle altre, è un ospite importante.-

-Certamente, signora.-

-Oh, per la ricerca manda soltanto i vecchi collaboratori.- aggiunge. –Per quelli nuovi ho un altro lavoro.-

Il giovane annuisce. –Potrei sapere di cosa si tratta, signora?-

La donna sogghigna, osservando fuori dal finestrino. –Disinfestazione.-

Il ragazzo impiega qualche secondo a capire di cosa stia parlando, poi annuisce e si congeda. La donna rimane sola a sorseggiare il suo vino, osservando la terraferma farsi sempre più vicina ogni secondo che passa.

-Mi chiedo se sarà possibile assistere a uno spettacolo del teatro kabuki.- mormora, osservando le poche gocce di vino rimaste nel calice. –Dicono sia veramente affascinante.-

 

 

 

 

 

 

D.D.R.: Deliri Della Rediviva

SONO VIVAH.

E no, non è davvero così scontato che io lo sia. Perché il sistema immunitario della Maki non sa neanche dove stia di casa e quindi sono dovuta rientrare in Italia per motivi di salute. Nulla di grave, almeno spero, dalla prossima settimana inizierò tutti i dovuti accertamenti.

Ma andiamo avanti, che è meglio (cit.). Questo capitolo è stato scritto durante le quattro ore di volo, solo per questo motivo è già qui - capitolo in cui non succede granché, gneh, chiedo perdono.

Nei prossimi giorni inizierò a lavorare anche al capitolo finale di “Of Monsters and Men” e risponderò anche alle vostre recensioni [le ho lette tutte appena le avete postate ma non riuscivo a trovare il tempo per rispondervi come si deve, abbiate pazienza ancora un po’] quindi restate sintonizzati.

Alla prossima!

Maki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** L’uccello del malaugurio [o di trappole invisibili e imminenti pericoli] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’uccello del malaugurio

[o di trappole invisibili e imminenti pericoli]

 

 

 

 

 

22 giugno [One For All: 2%]

Katsuki non ci aveva visto nulla di male, nel permettere a Ryu di invitare a casa una compagna di scuola per studiare – aveva scoperto, in quei pochi mesi dall’inizio del suo terzo anno di scuola media, che Ryu ha un vero talento per le materie scientifiche e che è subito diventato uno dei migliori della sua classe, quindi non lo stupisce sapere che qualcuno gli abbia chiesto di aiutarlo.

-Ci sono dei problemi se sabato pomeriggio viene una mia compagna di classe a studiare qui?- aveva domandato qualche giorno prima, mentre apparecchiava la tavola per la cena, occhieggiando titubante verso Katsuki che si era limitato a sollevare le spalle.

-Non vedo perché no.- aveva ribattuto, senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla padella ancora sul fuoco. Ryu gli aveva sorriso felice. –Ma domenica ci alleniamo, sono stato chiaro?-

Il ragazzo annuisce, deciso. –Certo, abbiamo un obbiettivo da raggiungere.-

Quel sabato sia lui che Mina sono di pattuglia, ma Uraraka si è resa subito disponibile per stare con Ryu: li ha rassicurati che non avrebbe mai perso di vista né lui e neanche la ragazza, mentre loro avrebbero dovuto fare attenzione.

Katsuki non ha bisogno che qualcuno gli dica di fare attenzione, sa benissimo che deve essere più attento che mai – soprattutto ora che qualcuno sta dando la caccia a Ryu. Le ultime informazioni che Todoroki gli ha fatto avere non lo rassicurano per niente - sono avvenuti alcuni rapimenti nella zona tra Osaka e Kōbe, con le stesse modalità di quello del filmato che gli era stato mostrato: due fratelli, un maschio e una femmina, rapiti nell’arco di una manciata di secondi alla stazione della metro, e un ragazzo delle superiori sparito nel nulla sulla strada verso casa.

-Sembra non ci sia un criterio, dietro i rapimenti.- aveva detto Mezzo e Mezzo qualche sera prima, al telefono. –La Collezionista, o chi per lei, sceglie chi rapire praticamente a caso. Mi dispiace, Bakugou: se seguisse uno schema potremmo provare a fermare la sua rete prima che arrivi a Ryu, ma più di così non credo di poterti aiutare.-

Katsuki può solo continuare a restare in allerta e sperare di essere pronto, quando quella troia si avvicinerà a Ryu.

Mina si è fermata poco più indietro, circondata da un gruppo di ragazzine che le chiedono un autografo o una foto insieme, mentre Katsuki continua a guardarsi intorno – all’improvviso, un bagliore attira il suo sguardo verso l’alto, sul tetto di uno dei palazzi che si affacciano sulla strada: con il sole dritto in faccia, Katsuki vede praticamente un cazzo, ma i suoi nervi si infiammano e scatta sull’attenti, pronto a difendersi.

-Mina.- la chiama, cercando di attirare la sua attenzione.

-Sì, un attimo e ci sono.- risponde lei, raggiante, firmando gli autografi con una penna rosa.

-No, Mina, ora.- la riprende. –Spero di sbagliarmi, ma siamo sotto tiro.-

Lo scribacchiare e la risatina felice di Mina si fermano, come un disco inceppato, mentre lei cerca le iridi rosse di Katsuki come se volesse chiedergli cosa fare. Poi torna a guardare le ragazze. –Okay, tesori, adesso però è meglio se vi allontanate… -

-Va tutto bene?-

-È successo qualcosa?-

-Ragazze, ho bisogno che vi allontaniate da qui e cerchiate un posto sicuro.- mormora ancora Mina. –Cercate di non mostrarvi agitate o rischierete di scatenare il panico.-

-Mina, si è mosso.- sussurra ancora Katsuki, che non ha perso di vista il bagliore per un solo momento. –No, non si è mosso. Sono due.-

Le ragazze si allontanano in fretta, spaventate ma ostentando la tranquillità che Mina aveva richiesto mentre l’Eroina fa un paio di passi verso di lui.

-Credi che si siano accorti che li abbiamo visti?-

-Sono stato abbastanza attento a non guardarli direttamente, anche se il sole non aiuta.-

-Chiamiamo i rinforzi?-

-Vediamo cosa fanno.- con un movimento quasi impercettibile della testa dice a Mina di riprendere a camminare come se nulla fosse.

Ma, forse, chiunque ci fosse su quei tetti voleva soltanto essere un diversivo, perché il vero pericolo è proprio di fronte a loro: Katsuki ringrazia i propri riflessi, o sia lui che Mina sarebbero stati schiacciati da quel furgone che il Villain ha scagliato loro contro. Villain che, porca troia, è una montagna di muscoli, ancora più grande di All Might, e potrebbe spiaccicarli sull’asfalto con un solo dito.

-…cazzo.- mormora, mentre Mina cerca nelle tasche del suo costume il cercapersone per chiedere rinforzi. Ne avranno veramente bisogno. –Okay, siamo nel centro della città, all’ora di punta, percentuale di vittime potenziali altissima… E siamo pure sotto tiro.-

-Siamo in un bel casino, Bakugou.- commenta Mina, inviando la richiesta di rinforzi. –Che facciamo?-

-Cerchiamo di evitare le vittime, prima di tutto.- cerca di fare un passo avanti, quando Mina gli domanda cosa abbia davvero intenzione di fare. –Tu pensa ai civili, alla montagna di muscoli ci penso io.-

-…vuoi fare da esca?- mormora, allibita. –Sei impazzito? Se non finisci all’ospedale schiacciato da quel Villain, ti ci spediranno quei due con qualche proiettile!-

-Sì, nel migliore dei casi… - commenta, controllando i guantoni intorno agli avambracci.

-Tu sei completamente fuori di testa.-

–E l’hai capito solo ora?- Katsuki ghigna, sarcastico. Poi sfila le braccia dalle protezioni e gliele lancia. –Sono cariche, sai usarle in caso servisse.-

Mina sbuffa, appoggiando il mento su una delle protezioni. –Promettimi solo una cosa, okay?-

-Non sono il tipo da fare promesse, lo sai… - l’ultima volta che ne ha fatta una gli ha portato Ryu e solo un sacco di grane.

-Promettimi che non ti farai ammazzare, Bakugou.- mormora. –Non solo adesso. Promettimi che non ti farai mai uccidere.-

–Non devi nemmeno chiedermelo, Mina.- Katsuki la guarda negli occhi, impassibile. –Ho ancora troppe cose da fare prima di poter tirare le cuoia.-

Non le lascia il tempo di ribattere, perché si scaglia contro il Villain con tutta la forza delle sue esplosioni, cercando di portarlo via dalla strada, lontano da centinaia di indifesi che si sono riversati fuori dai negozi e dalle case per assistere allo scontro.

Sente Mina gridare ai civili di tornare dentro le abitazioni e di allontanarsi dalle finestre, mentre con un colpo di reni riesce a sfuggire alla presa ferrea del Villain – non riesce a evitare, però, il proiettile che gli sfiora la coscia e che lo distrae quel tanto che basta per ritrovarsi scaraventato contro il muro di uno dei palazzi che si affaccia sulla strada. Scivola a terra, dolorante e stordito, pensando che deve prima occuparsi di quei due stronzi sui tetti se vuole liberarsi del coglione palestrato.

Per fortuna sono arrivati i primi rinforzi, quindi Katsuki può concentrarsi su un unico compito: punta i palmi a terra e concentra delle esplosioni abbastanza potenti da fargli raggiungere in fretta il tetto del palazzo, così in fretta che il cecchino che lo teneva sotto tiro non ha il tempo di reagire. Lo stordisce con una ginocchiata, prima di dedicarsi anche all’altro che inizia subito a sparare a raffica nella sua direzione. Avvicinarsi risulta chiaramente impossibile, tuttavia con un’esplosione precisa e non troppo potente riesce a ferirlo – e anche il Villain riesce a colpirlo alla spalla, seppur di striscio, ma è qualcosa di cui Katsuki potrà occuparsi dopo. La ferita del Villain, invece, è una bruciatura parecchio profonda ed estesa che gli copre quasi tutto il lato sinistro del volto, il braccio e il busto.

Ma lui non sembra rendersene pienamente conto, quando alza la testa e tira le labbra in un sorriso beffardo.

-Ricordati una cosa, Eroe.- sibila, dolorante. –Nessuno sfugge alla Collezionista, nemmeno tu.-

-…cosa?- mormora, mentre il Villain spalanca le braccia e si lascia cadere nel vuoto. –No, no, no!-

Si lancia a sua volta di sotto, il braccio allungato in avanti per afferrarlo, ma qualcuno arresta all’improvviso la sua caduta e Katsuki non fa in tempo: il Villain precipita, come un sasso lasciato cadere nell’acqua di uno stagno, fino a impattare con l’asfalto della strada. Sente Mina urlare il suo nome, ma non capisce dove sia.

-Ti tiro su, Bakugou.- esclama Sero, iniziando a tirare il nastro che gli ha arrotolato intorno alla vita. –Non ti agitare, okay? O rischiamo di cadere in due.-

Katsuki non gli risponde, gli occhi ancora fissi sul corpo esanime del Villain. Quando finalmente scende dal tetto – il corpo del Villain è già stato portato via, mentre gli altri due sono già in custodia della polizia – Mina corre verso di lui con il viso paonazzo e gli occhi terrorizzati.

Katsuki non capisce perché gli abbia appena tirato uno schiaffo. -Ma che cazzo ti prende?!-

-Che mi prende?- sbotta Mina, colpendolo più volte sul petto. –Ti ho visto lanciarti di sotto, ecco cosa mi prende! Perché non la smetti una volta tanto di fare così?!-

 

Katsuki può contare sulle dita di una mano sola le volte in cui si è davvero incazzato con Deku. Le volte in cui ha minacciato di spedirlo all’Inferno a calci non contano, quelle in cui avrebbe davvero voluto spaccargli la faccia ed è andato molto vicino a farlo sono veramente poche.

-…Kacchan, non per dire, anzi sto davvero apprezzando il passaggio, ma potresti mettermi giù? Sai, le ossa della tua spalla contro le mie costole non sono molto piacevoli.- si era caricato Deku in spalla come un sacco di patate per evitare che facesse una cazzata come affrontare da solo quei Villain quando ormai era allo stremo delle forze e aveva iniziato a correre, fermandosi solo quando ha ritenuto di essersi allontanato abbastanza.

A Deku non ha nemmeno rivolto una parola.

-Kacchan?- Deku ci prova, a farsi ascoltare, ma Katsuki continua a ignorarlo. –Kacchan, Kacchan, Kacchan, Kacchan, Kacc… -

-Se non la smetti ti spedisco nella stratosfera a calci in culo, nerd!- sbotta il biondo. Deku si limita a ridacchiare.

-Nah, non lo faresti. Ti mancherei troppo.-

Alla fine Katsuki lo mette giù e lo osserva controllarsi le varie ferite che si è procurato durante lo scontro con le braccia incrociate al petto. –Cosa cazzo ti è saltato in mente di saltare davanti alla mia esplosione? Vuoi ucciderti?-

-Ti giuro che non ho intenzione di passare a miglior vita a breve, Kacchan. –Deku solleva le braccia in segno di resa. –E mi dispiace, davvero: è stato un incidente, ho calcolato male le tempistiche tra il mio atterraggio e la tua esplosione… -

Katsuki sbuffa, esausto e troppo incazzato per ascoltare i suoi vaneggi da nerd. –Finirai per farti veramente del male, se continui ad essere così spericolato, Deku.-

-Ma senti da che pulpito.- Deku solleva un sopracciglio, puntando un dito verso di lui. –Ti sei guardato allo specchio, Kacchan? Perché, sai, non so chi ha più cicatrici tra me e te.-

-Dico sul serio, coglione.- Katsuki invece rotea esasperato gli occhi, mentre Deku inizia ad allontanarsi. –Finirai per farti ammazzare, se continui così.-

Deku gli sorride, raggiante. –Forse, ma non è un rischio che abbiamo deciso di correre quando abbiamo scelto questa vita?-

Katsuki non ha il tempo di rispondergli, perché Deku ha preso la rincorsa ed è balzato via in un turbine di fulmini verdi.

 

-Katsuki!- quando torna a casa, Ryu gli corre incontro, arrestando la sua corsa a qualche passo da lui. Si tortura le mani e muove la testa in piccoli scatti veloci, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. –Non farlo mai più, okay? Non farlo mai più.-

Katsuki gli passa lentamente una mano trai capelli, cercando di tranquillizzarlo. Gli occhi di Ryu si riempiono improvvisamente di lacrime mentre lo abbraccia più forte che riesce, nascondendo il viso contro il suo petto.

-…non posso perdere anche te.- sussurra il ragazzino, e Katsuki sente una morsa dolorosa stringergli il cuore.

-Ricordati una cosa, Eroe. Nessuno sfugge alla Collezionista, nemmeno tu.-

 

 

 

30 giugno [One For All: 2%]

-Buonasera, paparino. Come te la cavi con pannolini e biberon?- è il saluto che Katsuki rifila a Todoroki appena lo vede. Questi si limita a sbuffare e sollevare gli occhi al cielo, ormai abituato alle sue stronzate. La bambina, la piccola principessa Todoroki, è nata da ormai trenta giorni, e Mina era così felice quando l’ha saputo che ha quasi tagliato le dita a Ryu con il coltello che teneva in mano.

-Dove stiamo andando, Bakugou?- gli domanda, scorgendo trai palazzi alcune insegne per nulla rassicuranti. –Perché stiamo andando verso Kabuki-cho1?-

-Tranquillo, non ho intenzione di farti tradire la cara mogliettina.- lo rassicura, ma dal sopracciglio chiaro che Mezzo e Mezzo ha appena inarcato capisce di aver fallito miseramente. Fa un cenno con la testa verso destra, nella direzione opposta a Kabuki-cho. –Noi andiamo di là.-

-…è un bar quello?- domanda ancora Todoroki, che sembra proprio non aver capito un cazzo.

Katsuki emette un verso gutturale, nervoso, mentre attraversa la strada appena il semaforo diventa verde. –Ti ricordi il Villain dei love hotel? Quello di cui ci siamo occupati io, te e Kirishima?-

-Sì, è successo due o tre anni fa… -

-Sette.- era stato… un battesimo del fuoco piuttosto interessante, sotto certi aspetti.

-Già sette anni fa? Wow.-

-Comunque, non è questo il punto.- lo aspetta sul marciapiede, facendo un ultimo tiro alla sigaretta prima di spegnerla contra la suola dello stivale e buttarla via. –Avevamo bisogno di un informatore che conoscesse abbastanza bene la zona e avesse occhi e orecchie un po’ ovunque, no?-

Shouto annuisce. –Sì, e avevi detto che te ne saresti occupato tu… -

Katsuki entra nel bar senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. –Ti ci ho appena portato.-

E, finalmente, Todoroki ci arriva. -…oh.-

-Buongiorno, Mezzo e Mezzo.- a grandi falcate raggiunge il bancone, dove un uomo alto e magrissimo lo saluta calorosamente.

-Signor Eroe! Che piacere rivederti!- l’uomo, Daisuke, come è scritto sulla piccola targhetta attaccata alla camicia, li fa accomodare sugli sgabelli di fronte al bancone di legno nero e lucido. –Immagino tu sia qui per quello che mi hai chiesto… Che cosa vi posso portare, signori? Offre la casa.-

-Whiskey, liscio. Ho fatto il prima che ho potuto, ma avevo bisogno ci fosse anche lui qui.- indica Mezzo e Mezzo con il pollice. –È stato un casino trovare un giorno in cui fossimo entrambi liberi.-

Daisuke annuisce, comprensivo. –Nessun problema, questo ci ha dato un po’ più tempo.-

-Gli hai chiesto di cercare informazioni sulla Collezionista?- domanda Todoroki, senza neanche toccare il bicchiere di whiskey che il barista gli ha poggiato davanti.

Katsuki annuisce. –È un informatore che lavora per la polizia, quindi ho pensato che avrebbe potuto scoprire qualcosa. Quello lo bevi?-

-Domattina sono di servizio.- borbotta. –Quindi, cosa ha scoperto?-

Daisuke appoggia i gomiti sul bacone. –Le ragazze mi hanno riferito di un gruppo di uomini, sei o sette, che confabulavano tra loro qualche sera fa. Parlavano di una collezionista che stava diventando impaziente, perché non era ancora riuscita ad avere quello che voleva.-

-Sembra proprio lei… - sussurra Mezzo e Mezzo. –Non hanno detto nient’altro?-

–Parlavano di opere d’arte, signori, e di un carico che avrebbe tardato a partire.- l’uomo solleva le spalle. -Più di questo non so dirvi.-

-Usano il mercato dell’arte come copertura?- domanda Todoroki. Katsuki scuote la testa.

–Penso sia più una specie di linguaggio in codice.- appoggia anche il secondo bicchiere sul bancone. –Sei stato più che d’aiuto, Daisuke. Grazie.-

-Sempre a disposizione, signori.-

-Di’ alle tue ragazze di tenere gli occhi e le orecchie ben aperti, se vedono di nuovo quei tipi.- si raccomanda. –E se hai qualcosa di nuovo, sai come contattarmi.-

Daisuke annuisce, salutandoli mentre escono dal locale e attraversano di nuovo la strada.

Todoroki sospira. –Non è molto, ma almeno adesso abbiamo la certezza che la sua rete è arrivata fino qui.-

Katsuki annuisce, le mani affondate nelle tasche dei jeans. Ha finito le sigarette.

-Bene, adesso che si fa?- chiede ancora Todoroki, sbadigliando. –Abbiamo ancora qualche posto dove andare o posso tornarmene a casa e dormire?-

-Tu vai pure, io credo farò ancora un giro… - Katsuki ciondola, spostando il peso da un piede all’altro, mentre si incammina verso le strade affollate di Shinjuku. –Tanto domani è il mio giorno libero.-

-Bakugou, stai attento.-

-Andiamo, Mezzo e Mezzo.- cammina all’indietro mentre sogghigna in direzione di Todoroki. –Non avrebbero nemmeno un briciolo di speranza, con me.-

-Non era questo che intendevo… - ma Katsuki ormai si è già allontanato, scomparendo nella folla.

-Ricordati una cosa, Eroe. Nessuno sfugge alla Collezionista, nemmeno tu.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1.       Kabuki-cho è una zona di Tokyo, nel quartiere di Shinjuku, piena di love hotel e night club - vi lascio il link a un articolo molto interessante qui: https://www.marcotogni.it/kabukicho/

 

 

 

 

 

 

 

B.S.T.P.P.T.T.: Breve Storia Triste Post Partum [ovvero di come la Maki arrivò a inserire il riferimento a Kabuki-cho in questo capitolo] Totalmente Trascurabile

Quando qualche giorno fa annunciai che – salute e soldi permettendo – nell’inverno mi piacerebbe fare un viaggio in Giappone o almeno visitare Tokyo, le reazioni delle persone a me più vicine sono state le più disparate. Due dei miei più cari amici mi hanno chiesto come penso di sopravvivere a dodici ore di volo se ho faticato a resistere quattro ore per arrivare in Egitto, mia madre ha blindato la porta d’ingresso per non farmi più uscire di casa e mio padre si è limitato a salutarmi dicendo di portargli un souvenir.

Ma la reazione migliore rimane quella della mia migliore amica e della sua ragazza, che è stata nell’ordine: risate, No aspetta ripeti, altre risate, Portaci l’action figure di, ancora risate, Devi assolutamente andare a Kabuki-cho!

Ora, per quanto io conosca abbastanza Tokyo e mi sia informata a sufficienza su cosa visitare e perché, non avevo mai sentito parlare di questo posto. Così sono andata a informarmi.

Non l’avessi mai fatto.

 

Detto questo, come potete vedere sono tornata. La mia salute continua a essere altalenante e molto incerta, insieme al mio futuro lavorativo. Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto, come sempre fatemelo sapere con un commento.

Alla prossima!

Maki

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Capitolo 12
*** Come un branco di lupi [o di quell’illusione di tranquillità] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come un branco di lupi

[o di quell’illusione di tranquillità]

 

 

 

 

 

 

2 luglio [One For All: 2%]

Katsuki si sveglia perché ha sete.

Ha provato a ignorarla, ma non ha funzionato. È talmente stanco che fa fatica anche ad arrivare all’interruttore della lampada sul comodino - e non vuole nemmeno aprire gli occhi, ma si conosce e sa che è decisamente meglio se evita di camminare tenendoli chiusi. Accende la luce, si alza e solo allora si accorge che c'è qualcosa che non va.

Riconosce quella sensazione, è come l’energia statica nell’aria che gli fa rizzare i capelli sulla nuca e irrigidire i muscoli e sudare i palmi delle mani. È un segnale d’allarme che negli anni Katsuki non ha mai ignorato, facendo scattare un meccanismo di difesa perfettamente rodato.

Spera sia solo la sua paranoia, lo spera davvero, ma Katsuki conosce troppo bene casa propria e sa perfettamente che in questo momento c’è qualcosa fuori posto che lo fa sentire in pericolo.

Un sudore freddo gli scivola lungo la schiena, la sete gli è passata, ma ha la gola più secca che mai.
Tende le orecchie.

Sente un sibilo, un fruscio. Passi.

Cazzo.

Sente dei passi leggeri e prudenti anche dall’altro lato del muro: anche Mina li ha sentiti, grazie al cielo, ed è pronta a difendersi. Spera che anche Ryu li abbia sentiti e abbia il tempo di nascondersi, pensa mentre allunga un braccio all’indietro, verso il comodino, per cercare a tentoni il cercapersone senza perdere di vista la porta.

Fa un paio di passi in avanti, fermandosi a un soffio dalla porta. Quanti sono? Sono armati? Hanno dei Quirk? Cosa è meglio fare, uscire e consegnarsi o restare nella stanza e venire accerchiato?

Che vadano tutti a fanculo, questi stronzi che sono venuti a rompere il cazzo alle tre del mattino, lui preferirebbe dormire, sibila mentre il cercapersone si illumina confermando che il messaggio è stato inviato. Qualcuno risponderà, prima o poi… Cerca di ricordarsi chi è di pattuglia quella notte, se è fortunato non dovrebbero impiegarci molto.

I passi si fermano davanti alla porta a destra della sua, la socchiudono piano, sicuri di coglierli nel sonno, e Katsuki decide.

Spalanca la porta e si avventa sul primo che gli capita a tiro – sente, più che vederla, Mina fare lo stesso e tutto diventa confuso: urla di dolore, il suono acuto delle sue esplosioni e quello liquido dell’acido di Mina che corrode il pavimento e l’intonaco e anche la pelle, rumore di qualcosa che si spezza, forse un braccio o un collo, Katsuki non lo sa e non gli interessa, si limita ad attaccare e a difendersi, viene scagliato con la schiena a terra e si rialza, graffia e morde pur di difendersi e di far fuori quei bastardi che sono entrati in casa sua mentre dormivano.

Perde di vista Mina per una manciata di secondi, ma non ha il tempo di preoccuparsene: continua a colpire, un’esplosione dietro l’altra in rapida successione, precise e letali, Mina cade a terra a un soffio dallo spigolo di un mobile ma si rialza in un battito di ciglia – a terra c’è del sangue, sangue vischioso, a fiumi, Katsuki ci mette un piede sopra e perde l’equilibrio, sente un forte dolore alla gamba e Mina è di nuovo per terra, e Katsuki non capisce se quel sangue è anche loro o no. Spera di no.

Non sa dove sia Ryu, il pensiero lo colpisce come una delle scariche elettriche di Kaminari e lo lascia paralizzato quel tanto che basta per essere colpito di nuovo – e capisce che sì, quel sangue in parte è anche suo, merda, ma continua ad attaccare a testa bassa e colpisce e colpisce e colpisce.

Gli fanno male braccia e le gambe ed è esausto, non credeva fosse così stancante combattere con l’intento di uccidere pur di sopravvivere – ringrazia qualsiasi divinità che conosce quando il Villain che si sta avventando su Mina, a terra dolorante e sanguinante, rimane folgorato e si accascia pateticamente sul pavimento, mentre un sottile strato di ghiaccio imprigiona gli altri bastardi fino a trasformarli in statue grottesche e di pessimo gusto. Solo in quel momento si permette di scivolare lungo la parete fino a sedersi per terra.

-Todoroki, Kaminari, non avete idea di quanto sia felice di vedervi.- esala Mina, mettendosi seduta lentamente. Jirou e supera i due e le si inginocchia di fianco con un kit di primo soccorso sotto braccio.

-Abbiamo fatto il prima che abbiamo potuto. C’è stata una tentata rapina e non potevamo lasciare gli altri da soli.- sussurra Earphone Jack, tamponando il taglio sulla fronte di Mina. –Chiamo Recovery, quei lividi non mi piacciono… -

Katsuki osserva impassibile i bastardi che sono entrati in casa sua e il puttanaio che hanno creato nel suo soggiorno. –Dov’è Ryu?-

-Sono qui. Ero sotto il letto.- il ragazzino sbuca da uno spiraglio della porta della sua stanza lasciata socchiusa, pallido e spaventato. –Sono… Scusa, Katsuki. Ho solo pensato a nascondermi… -

Katsuki scuote la testa. –Hai fatto bene, se ti avessero visto sarebbe stato ancora peggio.-

-Cercavano lui, giusto.- borbotta il Parafulmini. Forse non aveva pensato che fosse proprio Ryu, l’obbiettivo di quegli stronzi. –Che poi, come hanno fatto a non trovarti?-

-Bakugou e Ashido li hanno tenuti occupati.- suppone Todoroki.

-Ryu ha la straordinaria capacità di passare inosservato, quando si mette d’impegno.- spiega Katsuki. Non è la prima volta che gli capita, un attimo prima è seduto sulla poltrona a mangiucchiare qualche biscotto e quello dopo, puff!, non c’è più.

Cala il silenzio, un silenzio d’attesa in cui nessuno osa fiatare. Poi Katsuki sibila un : -…non li ho nemmeno sentiti entrare.-

Nessuno osa ribattere a quelle parole, perché sanno cosa implicano: se non si fosse svegliato, a quest’ora sarebbero morti. E Ryu… Chissà cosa gli sarebbe successo.

-L’importante è che ti sei accorto che erano qui.- sentenzia Mezzo e Mezzo. –Sei ferito?-

–No, solo qualche botta, niente di grave.- scuote la testa. Poi squadra Todoroki.-Voglio sapere chi sono questi stronzi e chi li ha mandati.-

Mezzo e Mezzo annuisce, le braccia incrociate e l’espressione più seria che gli ha mai visto dipinta in viso. -Cercherò di scoprire qualcosa.-

-No, Mezzo e Mezzo.- sbotta. –Tu scopri qualcosa, e alla svelta.-

Ryu indietreggia spaventato, nascondendosi dietro Kaminari.

-Tu scopri chi ha mandato questi stronzi, così io lo posso massacrare.-

-Bakugou, cerca di stare calmo… -

-Sono entrati in casa mia di notte con l’intento di ucciderci tutti e tre, il loro sangue non andrà mai più via dal mio tappeto e tu mi dici di stare calmo?-

-Bakugou.- mormora Mina, attirando la sua attenzione. –Sono d’accordo con te, ma essere così precipitosi non ci aiuterà. Dobbiamo pensare a cosa è successo a mente fredda.-

La conversazione viene interrotta dall’arrivo di Recovery Girl, ma tutti sanno che è soltanto rimandata.

 

Katsuki comincia a vivere con i nervi a fior di pelle, sempre allerta, pronto a difendersi come un animale braccato.

 

 

 

17 luglio [One For All: 3%]

-Stai migliorando, Ryu!- esclama Kirishima, dandogli una pacca sulla schiena. Ryu quasi cade di faccia sul pavimento della palestra. –Quella serie di destri non era per niente male. Bakugou ti sta preparando davvero bene.-

-Io faccio del mio meglio… - sussurra il ragazzino, esausto. Non credeva che sarebbe stato così complicato ed estenuante prepararsi a gestire l’immenso potere del One For All.

-No, è vero.- Katsuki annuisce, le braccia incrociate al petto e la schiena appoggiata al muro. –Stai davvero migliorando. Sto quasi pensando di farti fare un passo avanti.-

Davvero?- gli occhi di Ryu luccicano di anticipazione. –E cosa facciamo?-

-Hai intenzione di fargli provare qualche Smash più complesso?- ipotizza Kirishima, scettico.

-Nah, si distruggerebbe le braccia proprio come Deku.- scuote la testa. –Però adesso che ha raggiunto il tre per cento si potrebbe iniziare a lavorare al Full Cowl.-

Ryu sembra non capire, proprio come Kirishima. -…il Full che?-

Katsuki solleva gli occhi al cielo, borbottando se fosse stato davvero il caso di fargliela pagare così cara per tutto quello che ha fatto nelle sue vite precedenti e anche in questa. –Pensa a degli interruttori.-

-…okay.- Ryu è molto scettico, ma sta comunque seguendo il suo ragionamento.

-Ora pensa di attivarli tutti insieme.-

Dopo qualche secondo di intenso movimento intellettuale, Ryu si illumina come una lampadina. –Ho capito!-

-…io no.- mormora invece Kirishima. Katsuki non si stupisce granché.

-Se accendi un solo interruttore tutta l’energia passa solo di lì, ma se accendi più interruttori insieme quella stessa quantità di energia viene distribuita uniformemente per ognuno di essi.- spiega il ragazzo. –Stessa potenza, ma con probabilità di danni minore.-

Katsuki annuisce. –Deku era arrivato a questa conclusione durante la sua settimana di tirocinio da Gran Torino.-

Kirishima è basito: indica Ryu, sollevando gli occhi verso Katsuki. –Il ragazzino è sveglio!-

-Lo so.- ribatte. Poi fa un cenno con la testa. –Ora è meglio se ti allontani: non ho idea di come possa reagire il suo corpo al Full Cowl. E al massimo della potenza il One For All potrebbe tranquillamente farti il culo quadro anche in Unbreakable.-

Kirishima si allontana in fretta, un po’ pallido per la notizia appena ricevuta, e lo affianca. -…anche in Unbreakable?-

-Può darsi.- occhieggia verso Kirishima. –Vuoi provare?-

Il rosso sbianca. –Per questa volta passo… -

-Okay, Ryu.- esordisce. –Concentrati come hai sempre fatto per provare la percentuale, ma non convogliarla solo sul braccio. Focalizzala in tutto il corpo. E ricordati l’uovo nel microonde.-

-Va bene, ce la posso fare… -mormora, stringendo i pugni e concentrandosi. Katsuki le vede, nonostante la distanza, le piccole venature rosse che segnano la pelle di Ryu nello stesso modo in cui segnavano quella di Deku, prima di esplodere in una miriade di fulmini blu. Kirishima fischia impressionato.

Katsuki è davvero colpito. –Riesci a muoverti?-

–Non… Non lo so… - Ryu solleva a fatica la testa, i denti digrignati e i tendini del collo tirati per lo sforzo. Prova a muovere le braccia e le gambe, molto lentamente. -È difficile… Restare concentrati… E muoversi… -

Riesce a fare qualche passo in avanti, prima di crollare esausto per terra. Katsuki cerca di nascondere la preoccupazione che sta provando, quando si avvicina e gli chiede come si sente.

–È davvero, davvero difficile… - Ryu ansima, ma sorride. –Ma ce la posso fare, Katsuki. Ce la farò entro aprile.-

E Katsuki gli crede. Ghigna, aiutandolo ad alzarsi. –Ci conto, principessa.-

Kirishima corre verso di Ryu e lo abbraccia così forte che gli fa male, continuando a ripetere che è stato fantastico.

 

Katsuki incontra Naeko, per la prima volta di persona, proprio quel pomeriggio assolato e afoso, in cui ha permesso a Ryu di fare una pausa dall’allenamento visti i recenti miglioramenti per andare in piscina con degli amici. Non può impedirgli di svagarsi un po’, nonostante la minaccia della Collezionista - è un ragazzino, ha il diritto di vivere come i suoi coetanei, e Mina e Faccia Tonda possono dire quello che vogliono.

Naeko è una ragazzina carina e minuta, con i capelli color rame che circondano un visino tondo e pallido pieno di efelidi su cui brillano due grandi occhi grigi, che subito si focalizzano su di lui come due fari indagatori appena Ryu la invita ad accomodarsi mentre lui prende la borsa dalla sua camera. Katsuki fa finta di ignorarla, continuando a seguire il notiziario in televisione.

-…c’è un forte sentimento di inadeguatezza, intorno a lei.- mormora la ragazzina, in un sussurro appena udibile. –E una sensazione di gelo, come un’ombra che continua a perseguitarla... Ma anche calore, come se qualcuno stesse vegliando su di lei.-

Katsuki piega la testa verso di lei, inarcando un sopracciglio. –Hai detto qualcosa?-

Naeko diventa un tutt’uno con i suoi capelli e inizia a balbettare. –Chiedo… Chiedo scusa, è… Il mio Quirk… Io… -

-Naeko ha un Quirk davvero interessante, Katsuki.- spiega Ryu, e Naeko gli rivolge uno sguardo adorante e sussurra un grazie. –È… una sorta di empatia, potremmo dire. Percepisce le emozioni delle persone e degli oggetti che la circondano.-

-Interessante.- commenta Katsuki, curioso. Gli viene da ridere, immaginandosi Deku sommergerla di domande e prendere appunti sul suo Quirk. –Immagino tu abbia percepito qualcosa, allora.-

Naeko annuisce, sempre rossissima. –Io… Mi dispiace… Non so ancora controllarlo bene e… -

-Naeko, dobbiamo andare.- la interrompe Ryu, già sulla porta. Naeko balbetta ancora le sue scuse a fa un inchino, prima di sparire fuori dal suo appartamento in uno svolazzare di cotone azzurro del suo prendisole.

-…c’è un forte sentimento di inadeguatezza, intorno a lei. E una sensazione di gelo, come un’ombra che continua a perseguitarla... Ma anche calore, come se qualcuno stesse vegliando su di lei.-

Che abbia percepito la minaccia della Collezionista? Katsuki decide di non pensarci, riprendendo la lettura degli appunti di Deku.

Ryu torna a casa dopo l’ora di cena, rosso come un pomodoro maturo e con un principio di insolazione ma felice come non lo è mai stato da quando Katsuki lo conosce, e quindi va bene così. Lo spedisce a letto dopo una doccia veloce e una ramanzina nemmeno troppo convinta, lanciandogli un tubetto di crema per le scottature che Mina aveva comprato qualche settimana prima.

 

 

 

30 agosto [One For All: 3.5%]

-Bakugou?-

Chi è questo coglione?

-Bakugou.-

Rompipalle.

-Bakugou!-

-Shono shveglio… - apre un occhio e cerca la sveglia. Le nove del mattino, cazzo, è praticamente l’alba. –Ma vorrei non esserlo. Dimmi che hai un buon motivo per svegliarmi, Mina.-

Mina annuisce, prima di indicare la porta con il pollice. –C’è Todoroki di là. Dice di avere qualcosa di nuovo.-

Katsuki si gira sulla schiena e sbadiglia, allungando le braccia. Che palle. –Cinque minuti e arrivo, tu prepara del caffè.-

Todoroki lo saluta con un gesto della mano. –Forse avrei dovuto avvisare, ho dato per scontato che fossi sveglio.-

-Mezzo e Mezzo, fosse per me i giorni liberi li passerei a dormire.- sbuffa, lasciandosi cadere sul divano. –Ma a quanto pare la Sfiga Cosmica mi ha preso in simpatia… Quindi, cosa vuoi?-

-Ti ricordi il Villain che avete affrontato tu e Ashido un po’ di tempo fa?-

-…intendi la montagna di muscoli o la brutta copia di Occhio di Falco?-

-La montagna di muscoli.- Todoroki sorseggia il suo caffè. –L’altro giorno Shinsou è tornato dalla Germania e… -

-…chi?- alla sua domanda, Mina si sbatte una mano in fronte e Mezzo e Mezzo sbuffa rassegnato. –Che c’è?-

-Shinsou Hitoshi.- esordisce Mina, ma lui scuote la testa. –Alto alto, controfigura di Jack Skeletron ma con troppi capelli, trent’anni e senza una notte di sonno decente da quando è nato… -

-Oh.- esclama. –Lo strizzacervelli.-

-Lui.- Mezzo e Mezzo annuisce. –Dicevo, l’altro giorno è tornato dalla Germania e gli abbiamo chiesto di usare Brainwashing sui due Villains. Il cecchino non ha detto una sola parola, l’altro invece ci è cascato con entrambe le scarpe.-

-Ha detto qualcosa di utile?- l’altro Villain gli aveva fatto intendere, nemmeno molto sottilmente, che la Collezionista sarebbe arrivata anche a lui, magari gli altri hanno saputo dare qualche informazione in più.

-Probabilmente non sapeva molto, perché tutte le volte che Shinsou gli chiedeva qualcosa non rispondeva, ma scriveva sempre la stessa frase.- spiega Todoroki. –Come se fosse l’ordine che gli era stato impartito.-

Katsuki annuisce, spronandolo ad andare avanti mentre si porta la tazza di caffè alle labbra.

-Uccidere Ground Zero.-

La tazza quasi gli scivola dalle mani, mentre vede con la coda dell’occhio Mina sbiancare e appoggiarsi allo schienale del divano per non cadere.

-…okay.- sussurra, posando la tazza sul tavolino. Adesso è davvero sveglio. –Questo è interessante.-

-Non sei nemmeno un po’ preoccupato?- domanda Mina, ancora più pallida.

-Certo che lo sono, Mina.- è fottutamente terrorizzato, è solo molto bravo a non farlo notare. -Avrei dovuto aspettarmelo, però. Se vuole arrivare a Ryu, la Collezionista deve essere sicura che non ci sia nessuno a fermarla.-

Prima c‘era la polizia, ora c’è lui. Era prevedibile, visto anche gli avvenimenti di un mese prima, Katsuki è solo stato così coglione da non pensarci.

-Che cosa facciamo?- domanda ancora Mina, agitata. –Li dobbiamo allontanare da qui, non è più sicuro per loro.-

-Ryu si è ambientato a questo posto ormai, Mina, e ad aprile inizierà a studiare alla UA.- Katsuki cerca di tranquillizzarla. –E andrà al dormitorio. Devi essere proprio un coglione con istinti suicidi se vuoi tentare di entrare nei dormitori della UA.-

-E se non dovesse entrare?-

Todoroki ridacchia. –Kirishima mi ha parlato dei progressi che sta facendo. Se non lo accettano sono davvero stupidi.-

Katsuki schiocca le dita. –L’hai detto.-

Mina non è per nulla tranquilla e Katsuki può capirla, davvero, ma non può andarsene.

Se la Collezionista vuole Ryu, dovrà prima vedersela con lui.

 

 

 

20 ottobre [One For All: 3.75%]

-Bakugou, io sono convinta sia una pessima idea.-

-Nah, andrà tutto bene.-

-Senza offesa, Bakugou, davvero, ma forse non è il metodo migliore.-

-…non mi stai incoraggiando, zia ‘Chaco, sai?- Ryu sta sudando freddo ma si sforza di ridacchiare, fermo in mezzo alla palestra mentre Katsuki controlla che le mani siano fasciate nel modo giusto e che le bende non siano troppo strette. –Anzi, mi stai mettendo ansia.-

Uraraka si porta una mano alle labbra. –Scusami, tesoro. È che so com’è quel troglodita quando fa sul serio.-

Katsuki preferisce ignorarla, lanciando nella sua direzione un cronometro. Uraraka lo afferra al volo. –Avvisami quando passano due minuti.-

-Perché due minuti?- domanda Ryu, confuso.

-Hai due minuti per provare a mettermi in difficoltà prima che io inizi a fare sul serio. Due minuti in cui non ti attaccherò, mi limiterò a stare in difesa e a schivare, prova a farmi male.- gli spiega, scrocchiando le nocche prima di infilare i guantoni. –Ripasso veloce delle regole di base, principessa.-

-Niente colpi sotto la cintura o dietro la nuca, niente calci, niente gomitate… - Ryu sciorina una lunga serie di regole che ha imparato a memoria, ciondolando svogliatamente sul posto, prima che Katsuki gli ricordi che non deve decantargli l’intero regolamento.

-Quindi… - mormora Faccia Tonda. –Due minuti a partire da… ora?-

Ryu si piega in avanti e attacca a testa bassa, Katsuki lo evita con fin troppa facilità: Ryu barcolla, sbilanciato, ma si riprende in fretta e torna alla carica cercando di colpirlo con un gancio destro. Questa volta Katsuki non lo schiva, limitandosi a incassare il colpo – sì, è un bel gancio, ma può fare decisamente di meglio – e indietreggia. Ryu si galvanizza, continuando a sferrare pugni a grande velocità che lo raggiungono alle braccia.

-Bakugou.- il richiamo di Uraraka gli ricorda che sono passati due minuti: scioglie la posizione di difesa – e un pugno gli arriva dritto nelle costole, ma non fa così tanto male – e carica il sinistro, colpendo Ryu allo zigomo. Il colpo è così forte che il ragazzino barcolla ancora, in questo caso per lo stordimento.

-Bakugou!- Uraraka questa volta strilla, ma lui neanche la ascolta: sfruttando la distrazione di Ryu, carica un altro gancio, dritto al naso, mandandolo al tappeto. Soffocando un lamento, Ryu cade a terra con un tonfo sordo e lì ci resta, mentre Katsuki si accovaccia per controllare le sue condizioni.

-Era il caso di colpirlo così forte?!- urla ancora Faccia Tonda, componendo il numero di Recovery sul cellulare.

-Forse ho esagerato.- ammette, mentre Ryu riapre gli occhi.

-…Gazughi?- domanda il ragazzo, confuso. –uello scì ghe era ‘n bugno… -

–Fai piano, credo di averti rotto il naso.-

-Credi?!-

-E piantala di strillare, Faccia Tonda, sembri una cazzo di arpia!-

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum

È uscito da poco il trailer finale della s3 di Stranger Things ed è uscita anche la seconda stagione di Dark. La Maki si chiede come farà a sopravvivere, adesso che ha anche ricominciato a lavorare e fa così caldo che le sembra di sciogliersi come il burro dimenticato dieci secondi fuori dal frigorifero, ma non si è dimenticata di voi e di questa storia.

Ho finito questo capitolo due ore fa, sul pullman mentre tornavo a casa con un caldo asfissiante e la voglia di vivere di un bradipo in letargo.

Spero ne valga la pena.

Maki

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Il gelo fin nelle ossa [o della disillusione] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gelo fin nelle ossa

[o della disillusione]

 

 

 

 

 

 

-Ormai non ho più niente da insegnarvi.- mormora All Might, accasciandosi sulla sedia dietro la cattedra, l’ultimo giorno del loro ultimo anno alla UA. –Siete cresciuti così tanto, ragazzi miei… Sono così fiero di voi, degli Eroi che siete diventati.-

La classe rimane in silenzio, sospesa come in una bolla di aspettativa e trepidazione – qualcuno si commuove, altri sorridono, altri ancora ringraziano per i complimenti dell’ex Simbolo di Pace.

-Non ho più niente da insegnarvi, ma posso sempre darvi un ultimo consiglio.- sentenzia ancora, facendo vagare lo sguardo sui suoi studenti. –Non dimenticatevi mai cosa vuol dire essere un Eroe. Essere Eroi non vuol dire soltanto salvare più vite possibili, non vuol dire fermare il maggior numero di criminali possibile. Essere Eroi vuol dire essere umani. Non siate Eroi che vogliono battere qualcuno, siate Eroi che sappiano fare la cosa giusta, che sappiano cosa vuol dire avere pietà. E soprattutto, che sappiano essere gentili.-

Il silenzio ora è rotto da singhiozzi e parole sussurrate a mezza voce, così piano che sembrano a malapena udibili, mentre All Might continua a parlare.

-Siate Eroi anche quando non ci sarà più alcuna speranza, quando nessuno potrà testimoniare quello che avete fatto e senza chiedere nulla in cambio. Questo… Questo farà di voi dei veri Eroi.- All Might sorride, prima di alzarsi lentamente e con fatica. Poi spalanca le braccia. –E ora venite qui, tutti quanti. Date un abbraccio a questo vecchio sentimentale.-

Tutta la classe lo stringe in un immenso abbraccio commosso, ringraziandolo per tutto quello che l’Eroe ha fatto per loro.

Katsuki osserva Deku, rimasto in disparte proprio come lui: nei suoi occhi vede la stessa consapevolezza che sa esserci nei propri, perché anche lui ha capito.

Questo è il modo che All Might ha pensato per salutarli prima di andarsene, dopo una vita passata a salvare gli altri.

Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa alcuna.

 

10 febbraio [One For All: 5%]

-Bakugou… -

Katsuki sbuffa. Non la sopporta più. -Speri ancora di farmi cambiare idea, Mina?-

Mina gli posa davanti una tazza di caffè e lo osserva con insistenza. –Dammi un buon motivo per smetterla di preoccuparmi, allora.-

Katsuki ci pensa un paio di secondi. –La UA è un posto sicuro?-

Mina gli punta l’indice contro. –Ti voglio ricordare che è stato proprio durante il campeggio estivo della UA che la Lega dei Villains ti ha rapito.-

-Perché io sono un coglione e ho fatto esattamente il contrario di quello che avrei dovuto fare.- sospira, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. –Senti, ho capito che vuoi proteggere Ryu, ma è indispensabile che vada alla UA. Non solo perché è il posto più sicuro che mi è venuto in mente, ma anche perché Ryu ha bisogno di imparare a controllare il One For All. Ci sono cose che nemmeno io posso spiegargli, Mina.-

Ma lei è irremovibile. –Ma Bakugou… -

-Deku non mi ha affidato soltanto un ragazzino inesperto con un Quirk potente.– la interrompe. –Mi ha affidato qualcosa di molto più grande, più grande di me e di te. Qualcosa che se dovesse finire nelle mani sbagliate sarebbe l’equivalente di una bomba all’idrogeno.-

-E non è un buon motivo per allontanarlo?-

-Hai ragione, Mina.- Katsuki annuisce. -Non posso permettere alla Collezionista di metterci le mani sopra, ma non posso nemmeno scappare in eterno. Lo sai anche tu che sarebbe impossibile.-

Mina è costretta ad annuire, abbattuta. Restano in silenzio per quelle che paiono ore, prima che Katsuki aggiunga qualcosa.

-Posso solo dirti, se può tranquillizzarti un po’… - sentenzia, incrociando gli occhi neri di Mina. -….che se vorrà Ryu, quella puttana dovrà prima passare sul mio cadavere.-

 

 

I progressi di Ryu nell’ultimo periodo sono davvero stupefacenti, Katsuki può chiaramente confermare che il ragazzino si sta impegnando al massimo per mantenere fede alla sua promessa: ora riesce a muoversi tranquillamente con il Full Cowl attivo per quasi un’ora, se continua di questo passo arriverà ad aprile con la stessa padronanza del One For All che aveva Deku a metà del primo anno.

-È davvero bravo.- mormora Faccia Tonda, osservandolo evitare le palline da tennis su cui ha attivato Zero Gravity.

–Si sta impegnando.- ribatte lui, senza perdere di vista un solo movimento di Ryu: deve aver osservato per molto tempo i movimenti di Deku, perché gli somiglia in maniera spaventosa – gli viene da sbuffare, perché Ryu sta facendo esattamente quello che aveva fatto il nerd. Sta imitando chi ha avuto il One For All prima di lui.

-Così non va bene.- sbuffa, prima di rivolgersi a Uraraka. –Lascia andare le palline.-

La ragazza non capisce, ma dopo qualche secondo di tentennamento rilascia il suo Quirk: senza Zero Gravity, le palline da tennis iniziano a cadere a terra e a rimbalzare senza un minimo di logica, e Ryu si mostra subito in evidente difficoltà. Una lo colpisce dritto in fronte, così forte da farlo barcollare e perdere l’equilibrio.

-Caspita, questa non me l’aspettavo!- esclama, ridendo. –Mi sono fatto fregare come uno stupido… -

-Ti sei fatto fregare perché vuoi imitare Deku.- ribatte invece Katsuki. Adesso anche Faccia Tonda sembra aver capito. –Smettila di pensare al One For All come qualcosa che funziona solo se usato in quel modo. Pensa a uno stile tuo, qualcosa che si adatti a te.-

Ryu rimane in silenzio, pensieroso, così Katsuki decide che per oggi può bastare: ha ancora tempo per pensare a qualcosa.

-Si sta davvero impegnando molto.- mormora Uraraka, mentre indossa di nuovo le scarpe quando Katsuki la accompagna alla porta. –Izuku sarebbe fiero di lui. E sarebbe anche fiero di te, Bakugou.-

Katsuki scuote la testa. –Non lo so, forse invece sto sbagliando tutto e se potesse Deku mi prenderebbe a calci nelle palle.-

-Penso proprio di no.- Uraraka ridacchia, poi si intristisce. –L’ho letta, sai? La sua lettera. L’altra sera… Ho impiegato più di un anno per trovare il coraggio di farlo.-

Katsuki si irrigidisce. Ah. –E… -

-…e c’era anche questo, dentro.- Uraraka solleva la mano sinistra, mostrando un anello: un semplicissimo cerchio d’oro bianco con un piccolo diamante incastonato. –Nella lettera diceva che se fosse tornato da Yokohama mi avrebbe chiesto di sposarlo.-

…cazzo, ora è lui che vorrebbe prendere Deku a calci nelle palle. Prende un profondo respiro e si appoggia allo stipite. –Come stai?-

–Mi sono sfogata su un sacco da boxe, l’ho quasi rotto… - Uraraka ridacchia, sfregando le nocche della mano destra con le dita della sinistra. –Sto… vorrei dirti bene, ma mentirei a me stessa. Ho iniziato ad accettare che ormai lui non tornerà e che dovrò farmene una ragione e andare avanti, come dice nella lettera. È difficile, ma prima o poi passerà. Smetterò di aspettare tutte le sere la sua chiamata e i messaggi del buongiorno al mattino… Chissà, magari un giorno riuscirò ad aprire il mio armadio senza scoppiare a piangere appena vedo i vestiti che ha lasciato da me.... -

Katsuki può solo annuire.

-Tu? Tu come stai?- chiede allora Faccia Tonda. –Non te l’ho mai davvero chiesto.-

Katsuki tira avanti, esattamente come lei, perché il mondo non deciderà di fermarsi per la morte di Deku - il mondo non si ferma per nessuno, nemmeno per Deku o per All Might, e ti costringe a guardare in faccia una vita un po’ più grigia ma che dovrai comunque vivere. Faccia Tonda ha ragione: prima o poi smetterà di guardare indietro nella speranza di vederlo ancora lì, a guardargli le spalle. E magari un giorno riuscirà a guardare in faccia Ryu senza rivedere Deku in lui.

-Sopravvivo.- risponde con una scrollata di spalle. –Ryu ha la priorità in questo momento.-

Probabilmente lei si aspettava una risposta simile.

-Non ci posso credere che avesse organizzato tutto… Tutto questo.- continua, allargando le braccia.

Katsuki solleva le spalle. –Sapeva che sarebbe morto, ha soltanto agito in modo che noi sapessimo cosa fare.-

Rimane comunque un buon motivo per desiderare di prenderlo calci nelle palle.

–Potrebbe succedere anche a lui?-

Katsuki aggrotta le sopracciglia. –Cosa?-

-Quello che è successo a Izuku. Il One For All che impazzisce.-

Non è propriamente impazzito, ma questo Uraraka non lo sa. -…non lo so.-

 

-…quindi, ricapitolando.- mormora, cercando di riordinare le idee. –Non solo hai ereditato il One For All da All Might, ma hai anche ereditato i Quirk di sei degli otto possessori prima di te?-

Deku si agita, torturandosi le mani. –Teoricamente sono sette possessori, se escludiamo il primo… -

-Deku, non è questo il punto.-

-Sì, giusto. Allora, mh… - prende un profondo respiro. –In sostanza, con il passaggio a un nuovo possessore, non viene trasmesso solo il One For All ma anche il Quirk dei precedenti possessori. O almeno così ha detto quell’uomo pelato… -

Katsuki non capisce. –Credevo che il One For All si trasferisse solo ai Quirkless.-

-Non è propriamente così, giovane Bakugou.- sussurra All Might, rimasto in silenzio fino ad adesso. –Si può trasferire a chiunque, l’importante è che ne sia degno.-

Katsuki annuisce, poi osserva Deku. –Cosa hai intenzione di fare, adesso?-

-Onestamente non lo so… - Deku sospira. –Cercherò di capire quali sono gli altri cinque Quirk e che cosa li scatena, poi proverò a controllarli. Per tenerli a bada.-

Katsuki inarca un sopracciglio. Anche All Might sembra non capire. -…cosa li scatena?-

-Quel Quirk si è manifestato perché… Perché ero arrabbiato per quello che aveva detto Monoma.-

Katsuki continua a non capire. –E cosa ha detto quello stronzo da farti incazzare così?-

Insomma, Monoma merita una stretta di mano per essere riuscito a fare incazzare uno buono dentro come Deku, ma deve esserci andato giù veramente pesante.

Deku solleva le spalle, come per dirgli di lasciar perdere, e Katsuki decide che forse è meglio così.

 

 

 

12 marzo [One For All: 5%]

Manca poco al test d’ingresso alla UA e Ryu sta continuando a migliorare. Katsuki è davvero fiero di quel ragazzino, si è impegnato al massimo e sa che non fallirà.

-Avanti, Ryu!- esclama Kirishima. –Fatti sotto!-

-…sei sicuro che non succederà nulla?- domanda Mezzo e Mezzo, appoggiato al muro accanto a lui. Katsuki si limita a sollevare le spalle.

-Beh, anche tu hai provato a stendere Kirishima in Unbreakable. Non sarà così facile buttarlo giù.- sussurra. -…credo.-

Il Full Cowl sprigiona tutta la sua potenza, mentre Ryu continua a sussurrare che “l’uovo non deve esplodere.” e si scaglia contro Kirishima come un proiettile. È così veloce che Katsuki e Todoroki hanno fatto fatica a vederlo: c’è solo un buco nel muro alle spalle di Red Riot, da cui provengono dei lamenti soffocati.

-…porca troia.-

-Kirishima…?- lo chiama Tordoroki. –Kirishima, tutto bene?-

-Sto… Sto bene… - Eijirou solleva un pollice. -Bakugou aveva ragione. Anche in Unbreakable ha fatto un male cane, ahia.-

Ryu si preoccupa immediatamente. –Mi dispiace, io non volevo… -

-Tranquillo, Ryu. Sto bene.- lo rassicura Kirishima. –Sto alla gran… Okay, forse no… -

-Dobbiamo chiamare Recovery?- domanda ancora Todoroki.

-Eh, sarebbe un pensiero gentile… -

Ryu continua a scusarsi e a ripetere che non voleva fargli del male, mentre lo aiuta a tirarsi in piedi.

-Porca troia.- ripete Katsuki, dopo qualche secondo.

Mezzo e Mezzo si volta leggermente verso di lui. -Non avrei saputo esprimermi meglio.-

 

 

 

20 marzo [One For All: 5%]

Ryu torna a casa trascinando i piedi e con un’espressione rassegnata in viso, mormorando un “Ciao.” appena biascicato prima di sedersi sulla sua sedia al tavolo della cucina. Katsuki e Mina si scambiano uno sguardo confuso, tornando poi a osservare il ragazzino.

-Com’è andato il test, tesoro?- domanda dolcemente Mina, cercando di intuire cosa possa essere successo.

Ryu solleva le spalle. –Bene, credo… Ma Naeko… -

Mina occhieggia verso Katsuki, che sospira: sospettava che non ce l’avrebbe fatta, il test fisico è sempre stato svantaggioso per Quirk come quello della compagna di classe di Ryu. –Ha fatto richiesta anche per la classe ordinaria?-

-Credo di sì.- risponde Ryu, senza capire. –Perché?-

-Forse non riuscirà a entrare nella sezione Eroi, ma potrà comunque provarci.- Katsuki scrolla le spalle. –Se durante il Festival Sportivo riuscirà a dimostrare che in fondo vale qualcosa, potrebbero anche spostarla dalla classe ordinaria.-

Ryu si illumina come un sole. –Davvero?-

Mina annuisce. –Non sarebbe la prima volta che capita. È andata così anche a Shinsou… -

-Quindi… Anche Naeko potrebbe diventare un’Eroina?-

Katsuki incrocia le braccia. –Beh, solo perché il suo Quirk non si basa sulla forza bruta non significa che non possa diventarlo. L’hai detto tu, no? Ogni Eroe è fondamentale a modo suo.-

Ryu sorride ancora. –Lo diceva anche Deku.-

 

 

 

30 marzo [One For All: 5%]

-Insegnare?!-

-Tu?!-

-…precetti di Eroismo?-

-Seriamente?-

-Ragazzi, insomma… -

Katsuki deve stare calmo. Deve prendere dei profondi respiri, contare da zero a mille e poi da mille a zero, ed espirare. Deve stare calmo per non commettere un pluriomicidio – sente i palmi delle mani sudare e iniziare a fumare, ma si sforza di pensare che l’omicidio non è una soluzione.

-Ma potrebbe anche non essere poi così male… - Ryu ci prova a prendere le sue difese, pace al suo animo innocente, ma Kaminari e Mina scoppiano a ridere ancora più forte – Jirou stende il Parafulmini con uno spinotto dritto nella cervicale mentre Sero cerca di calmare Mina ed evitare che si soffochi con la sua stessa saliva.

…forse, tutto sommato, l’omicidio potrebbe anche essere una soluzione. Ma Katsuki si impone comunque di stare calmo, anche perché dovrebbe trovare un modo per mandare al tappeto Kirishima prima che questi possa intervenire per fermarlo.

-Tanto non credo accetterò.- sbuffa. Ryu sembra deluso.

-Perché?-

-Perché hanno ragione, Ryu.- ribatte annoiato. Al ragazzino sembra non andare bene quella risposta, perché sta per ribattere qualcosa, ma viene interrotto dal citofono – e tutti, Katsuki compreso, osservano il ragazzino in silenzio.

Ryu non può fare altro che sbuffare ed alzarsi controvoglia. –Va bene, vado io. Siete proprio degli sfaticati… -

-Noi lavoriamo, signorino.- ribatte Kaminari, ancora dolorante. Jirou lo colpisce di nuovo per farlo stare zitto.

Sero annuisce. –Questo mi ricorda che il mio turno di pattuglia inizia a bre… - ma viene interrotto da uno strillo entusiasta e Ryu che corre in soggiorno come se fosse inseguito. Nel pugno stringe una lettera.

-Katsuki!-

-Eh.-

Ryu gli mostra la lettera. –Katsuki è arrivata!-

-E aprila, no?- lo incita con un gesto svogliato del capo.

-Sì, sì… Ora la apro… - Ryu sta per strappare la busta, quando si blocca. –E se poi non mi hanno preso? No, no, non ce la faccio!-

-Per l’amor di… - sbotta Jirou.

Sero lo minaccia, puntandogli contro l’indice. –Ryu, apri quella lettera o stai pur certo che qualcuno qui ti spedisce in Antartide a calci.-

Kaminari e Kirishima annuiscono convinti, Katsuki si limita a incrociare le braccia.

Ryu invece non si muove. -…perché l’Antartide?-

-Aprila!- strillano i sei Eroi in coro.

-Va bene!- urla invece il ragazzino, strappando la busta e iniziando a far scorrere gli occhi sulle righe del foglio.

-…ho più ansia in questo momento di quando è arrivata la lettera a me.- sussurra Kirishima, e Katsuki può comprendere quella sensazione.

-Allora?- mormora Mina, incitandolo. –Cosa dice, Ryu?-

–Mi hanno preso.- Ryu sorride raggiante, quando solleva la testa. –Mi hanno preso!-

Kaminari, Kirishima e Sero balzano in piedi ed esultano come un cazzo di coro allo stadio durante la finale dei Mondiali, mentre Jirou borbotta che in fondo era scontato che lo accettassero e Mina lo abbraccia forte e piange di gioia. Ryu continua a sorridere, felice e sereno.

Katsuki si limita a rilassarsi e a sospirare.

“Hai visto, Deku? Ce l’ha fatta.”

Il suo lavoro finisce lì, ora ci penserà qualcun altro a Ryu.

 

 

 

13 aprile [One For All: 5%]

Ryu si trasferisce al dormitorio della UA qualche giorno prima di iniziare la sua vita da liceale, mettendo le sue poche cose in un paio di valigie e qualche scatolone e salutando Katsuki non la promessa di chiamarlo appena avrà finito di sistemarsi.

E Ryu lo chiama davvero, anzi: gli manda un fottuto video in cui, tutto esaltato, continua a ripetere come mai non gli abbia parlato di quanto fossero fighi i dormitori e le palestre e la UA in generale.

-No, davvero, Katsuki.- sentenzia, quando finalmente lo chiama. –Perché non me l’hai detto? Sembravo un bambino a DisneyWorld.-

-Ti esalti veramente con poco, principessa.- ridacchia. –Sono soltanto dormitori, nulla di speciale.-

-Nulla di speciale?- ripete il ragazzino. –Katsuki, sono immensi!-

-E non hai ancora visto le aree di allenamento e la USJ.-

-Katsuki!- Ryu si lamenta ancora e a Katsuki viene da ridere: gli ricorda troppo Kaminari i primi giorni al dormitorio, passava delle ore a registrare qualsiasi cosa senza motivo – avevano scoperto soltanto dopo quasi un anno che quei video erano per i suoi genitori, che con il loro lavoro erano sempre lontani dal Giappone.

 

-E qui abbiamo un esemplare selvatico di Bakugou intento a preparare il suo curry piccante immangiabile!- esclama il Parafulmini, puntandogli la telecamera dritta in faccia. Katsuki la scosta con un gesto scocciato del braccio.

-Vaffanculo, Kaminari.-

-E andiamo, Bakugou! Non essere sempre così rigido, se continui così ti verranno le rughe sulla fronte prima dei trent’anni.- borbotta Kaminari, continuando a ronzargli intorno mentre prepara la cena.

-Probabilmente anche prima dei venticinque.- ridacchia Deku.

Katsuki lo minaccia con un mestolo. -Senti, stronzo, ce n’è anche per te se proprio vuoi.-

-Kacchan, ormai non ti crede più nessuno.-

 

-Ho paura, Katsuki.-

Katsuki inarca un sopracciglio. –Paura di cosa?-

-Paura di non essere all’altezza.- risponde il ragazzo. –Paura di sbagliare qualcosa, di deludere Deku. Di deludere te.-

–È normale avere paura, Ryu. Tutti hanno paura qualcosa, c’è chi è più bravo a nasconderlo rispetto ad altri.- Katsuki raddrizza la schiena, appoggiandosi con i gomiti al tavolo. –È ciò che ti rende umano, quando smetterai di avere paura vorrà dire che non lo sarai più.-

Ryu sospira. –Ho capito.-

-Alla UA imparerai ad affrontare le tue paure.- aggiunge. –Ora fila dormire. Sarà un massacro fin dall’inizio, vedi di darti da fare.-

-Signorsì, signore!- esclama Ryu. –Farò del mio meglio, signore! Non la deluderò, signore!-

Katsuki riesce quasi a vederlo, mentre scatta sull’attenti imitando il saluto militare, e sbuffa una risata.

-E comunque si sbagliano, Katsuki.- mormora ancora. –Saresti un ottimo insegnante.-

–Non avrei abbastanza pazienza per stare dietro a una banda di stronzetti insolenti.- Katsuki sbuffa, scuotendo la testa. Ancora adesso, a distanza di anni, si chiede come facesse Aizawa a sopportarli.

Ryu ridacchia. –Forse è vero, ma questo non toglie che saresti comunque migliore di molti professori.-

 

 

 

20 giugno [One For All: 5%]

Daisuke lo chiama poco dopo la fine del suo turno di pattuglia, avvisandolo che nel primo pomeriggio lo avrebbe contattato una persona che è a conoscenza di informazioni importanti sulla Collezionista.

-Perché non puoi dirmi tu cosa sa questo tizio?- gli chiede, caricandosi il borsone in spalla.

Daisuke sbuffa. –Gliel’ho detto ma è stato insistente, signore. Vuole parlare con te di persona.-

Katsuki sospira, improvvisamente stanco, poi ringrazia il barista e riattacca. In fondo, quelle informazioni gli servono se vuole fermare quella pazza prima che arrivi a Ryu.

Sussulta per lo spavento quando sente la notifica di un messaggio in arrivo. È l’informatore? Pare proprio di sì, perché è un numero protetto – a volte Katsuki vorrebbe chiedere a Daisuke quali sono i suoi agganci, ma onestamente preferisce restarne all’oscuro.

 

XXX XXXXXXX

>Spero che tu sia libero, adesso. È veramente importante. 02:30 PM

< Dove e quando? 02:30 PM

>Ha condiviso la sua posizione. 02:31 PM

>Tra mezz’ora va bene? 02:31 PM

 

 

…ora che ci pensa, da quando si è svolto il funerale Katsuki non ha più messo piede nel cimitero. Proprio come quel giorno, appena varca il cancello d’ingresso sente il petto schiacciato da un macigno e l’aria abbandonare improvvisamente i polmoni, mentre sente in bocca il gusto amaro e orrendo della bile – Katsuki riconosce questi sintomi, la sua terapista ha passato ore e ore di sedute per fargli riconoscere i suoi traumi e superarli. Ricorda ancora la sensazione di gelo e di terrore e lei che con delicatezza gli posava le mani sulle spalle per tranquillizzarlo, ripetendo che non c’era niente di cui avere paura. Aveva impiegato degli anni, ma alla fine era riuscito a superare almeno in parte la paura. Ed era anche riuscito a scendere a patti con sé stesso, capendo tutti gli sbagli che ha commesso.

Deve avere ancora il suo numero, da qualche parte. Potrebbe fargli bene una chiacchierata con lei, dopo tanto tempo…

Katsuki si ferma a qualche passo dalla lapide, le mani affondate nelle tasche dei jeans. Questa volta non piove, ma gli sembra non sentire la differenza.

-…ciao, nerd.- mormora, facendo scorrere gli occhi lungo le lettere incise sulla lapide.

 

MIDORIYA IZUKU

“DEKU”

15/07/20XX – 02/11/20YY

Figlio, Amico, Eroe

 

C’è una piccola piantina e un mazzo di fiori bianchi, ai piedi della lapide, e poco distante un pupazzetto verde con la sua orribile maschera e le orecchie da coniglio – “Non sono orecchie da coniglio, Kacchan! Quante volte devo dirtelo?”

-Sono orecchie da coniglio, nerd.- sbuffa. –Non riuscirai a farmi cambiare idea.-

Una risata alle sue spalle e Katsuki si irrigidisce immediatamente, pronto a difendersi, mentre un uomo di mezz’età lo affianca con passi lenti e studiati – ha capito che non si fida di lui, per questo non vuole sembrare minaccioso. Gli offre una sigaretta, ma Katsuki la rifiuta. Il cellulare, dimenticato silenzioso sin dalla mattina, vibra nella tasca dei pantaloni. Decide di ignorarlo.

-Spero perdonerai la scelta di questo posto, ma ho colto così l’occasione per passare a salutarlo.- spiega l’uomo, togliendosi il cappello e chinando la testa in un cenno di saluto.

-Lo conosceva?- domanda Katsuki, sollevando un sopracciglio, studiando il suo profilo.

-Oh, sì.- annuisce questi. –Abbiamo avuto il piacere di incontrarci qualche volta… L’ho aiutato a incastrare dei trafficanti di droga, i soldi falsi li ho disegnati io. Dieci milioni di yen1 in banconote da cinquemila, disegnati uno per uno con queste mani.-

Solo allora, grazie al dettaglio delle banconote, Katsuki riconosce in quell’uomo il falsario di cui Deku non aveva mai voluto parlare quando quella banda era stata fermata. Non ha mai voluto dirgli come avesse fatto a trovare delle banconote false così ben fatte… E Katsuki ha sempre creduto di essere lui, quello con gli agganci poco raccomandabili.

-Ho incontrato la donna che cerchi, ragazzo.- sentenzia l’uomo, espirando il fumo. –La Collezionista, giusto? Così si fa chiamare?-

Katsuki annuisce, permettendo al falsario di proseguire: l’aveva incontrata quasi sei mesi prima, ma non aveva pensato potesse essere la Villain internazionale di cui gli agenti parlano in sussurri e mormorii.

-Poi, per caso è passata dalla mia bottega. Ha comprato una copia dei Girasoli di Van Gogh e Impressione. Levare del sole di Monet.- sussurra l’uomo. –La signora ha stile, devo ammetterlo. È sempre elegantissima. Ho capito che era lei solo quando le ho consegnato le tele: uno dei suoi uomini l’ha chiamata la Collezionista.-

-Me la descriverebbe?- il cellulare vibra ancora, ma ancora una volta Katsuki lo ignora.

-Guarda, a primo acchito non penseresti che sia in grado di fare del male a una mosca.- risponde il falsario. –È una donna normalissima, sulla quarantina… Capelli scuri, occhi chiari, piuttosto alta… Si sente molto l’accento straniero… Direi dell’Est Europa, ma non saprei dirti di più.-

Katsuki annuisce. –Qualche segno particolare?-

L’uomo scuote la testa. –Nulla di rilevante. Te l’ho detto, è una donna normalissima.-

Gli viene da sbuffare: queste informazioni sono davvero utili, ma non lo aiutano a rintracciarla prima che possa arrivare a Ryu.

-Mi dispiace di non potervi aiutare più di così.- sussurra l’uomo, spegnando la sigaretta contro la suola della scarpa e poi riponendo il mozzicone in un portamozziconi. –Ma è tutto quello che so su di lei.-

Katsuki schiocca la lingua contro il palato, stufo di sentire il telefono vibrare ancora: ringrazia il falsario con un cenno del capo e si allontana in fretta per rispondere alla chiamata di Sero. L’uomo lo ferma poco prima che possa rispondere.

-C’è un aereo privato, all’aeroporto di Narita.- aggiunge. –Mi ha fatto caricare lì i quadri.-

-E allora?- Katsuki non capisce, Sero continua a insistere.

-Ha anche detto che non ha intenzione di partire più tardi di stasera.-

Il sangue si gela nelle vene, quando sente quelle parole. Se non vuole ripartire più tardi di stasera, allora…!

-Dimmi che non è quello che credo, Sero.- balbetta, correndo fuori dal cimitero come un fulmine. –Dimmi che mi sto allarmando per niente.-

Il silenzio dall’altro capo della linea non fa che confermare i suoi dubbi: sente solo un pianto e delle urla disperate che sembrano quelle di una ragazzina, poi Sero che prende un profondo respiro.

-L’hanno preso, Bakugou.- mormora. –Siamo arrivati troppo tardi.-

 

 

 

 

 

 

 

1.       Dieci milioni di yen sono poco meno di un milione di euro

 

 

 

 

D.D.D.: Deliri Dal Bunker

Non fatemi troppo male.

Maki

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa alcuna. [o di un uomo buono che andò in guerra] ***


Questa storia Questo capitolo partecipa al Writober2019 con la lista di prompt di Fanwriter.it

Parole: 5123

Prompt/Traccia: Flashback

Brevi Deliri Pre Partum: PORCA LOCA MA È LUNGHISSIMO. COME È STATO POSSIBILE.

Okay, uhm, ci sono. Questo è uno dei capitoli più lunghi che io abbia mai scritto, ma tutte le spiegazioni e i perché e i per come siamo arrivati alla situazione dei primi capitoli doveva essere spiegata tutta insieme altrimenti si perdeva il pathos Maki sei letto vai a stanca.

Come sempre grazie a tutti voi che continuate a seguirmi! Ci rivediamo nelle recensioni o alla prossima!

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Senza speranza, senza testimoni, senza ricompensa alcuna.

[o di un uomo buono che andò in guerra]

 

 

 

 

 

Gennaio

È iniziato tutto con una semplice, banalissima sensazione di essere osservato.

Non è così strano, gli ripetono spesso alcuni colleghi, in fondo è famoso – Izuku risponde sempre che è un Eroe, non un divo di Hollywood, ma sembra non vedano la differenza.

Anche quella domenica sera si sente osservato, sente degli occhi sconosciuti fissi sulla schiena mentre si sforza di non farlo notare a Ochaco che continua a trascinarlo per le strade fino al cinema; non lascia andare la sua mano nemmeno un istante, vuole essere sicuro che chiunque ce l’abbia con lui non cerchi di fare del male a lei.

-Izuku?- Ochaco lo chiama, il tono preoccupato, mentre cerca i suoi occhi. –Va tutto bene? Sei stanco? Scusami, ti ho costretto a uscire subito dopo il turno… -

Ma Izuku le sorride e le bacia la fronte. –Tranquilla, ‘Chaco, non sono stanco. Andiamo, dai, prima che inizi il film.-

Ochaco sorride raggiante e lo trascina verso la sala felice come una bambina, rischiando di farlo inciampare negli scalini.

“Piantala, Midoriya. Stai diventando paranoico.”

 

I giorni liberi, qualsiasi altro Eroe potrebbe confermare, sono sempre troppo pochi e troppo lontani tra loro. Izuku un po’ li odia, perché nonostante tutto l’impegno e tutta la buona volontà di cui dispone non riesce a stare fermo: accompagna sua madre dal medico o a fare la spesa, aiuta i vicini del piano di sotto a sistemare il loro negozio, si arrampica su un albero per recuperare il gatto di un bambino… Nonostante sia esausto, Izuku non riesce proprio a stare fermo. Si chiede come faccia Kacchan a dormire per un giorno intero.

Ma anche in quei giorni, in cui non capita nulla di anormale e Izuku può anche fingere di non essere l’Eroe Deku, quella sensazione di essere osservato non lo abbandona.

 

 

 

Febbraio

Quello che si staglia davanti ai suoi occhi è paragonabile soltanto a uno scenario apocalittico: niente, di quel paese a qualche manciata di chilometri da Yokohama, è riuscito a resistere all’onda d’urto distruttiva creata dal Quirk di quel Villain. Izuku sente forte l’odore acre di gas che si mischia a quello del fumo e crea un mix terrificante, che gli fa rivoltare lo stomaco e salire la bile su per la gola.

E nonostante ci provi con tutto sé stesso, non riesce a distogliere lo sguardo.

Si riscuote quando sente un pianto – flebile, debole, appena udibile – e senza nemmeno pensarci inizia a seguirlo: è un ragazzino, rimasto intrappolato sotto i pezzi di cemento di quello che crede sia un muro che però non lo hanno schiacciato.

-Ehy… - mormora, cercando di attirare la sua attenzione. Un paio di occhi scuri, rossi e gonfi di lacrime, si alzano di scatto verso di lui. –Ehy, ciao. Come ti chiami?-

-Ryu… - singhiozza il ragazzino.

-Ryu.- sorride -Va tutto bene, okay? Ti tiro fuori di lì.-

Con un po’ di fatica, anche per le condizioni del ragazzo intrappolato, Izuku riesce a sollevare i blocchi di cemento e a liberarlo. Ryu si lascia prendere in braccio come un bambino, singhiozzando di avere male alle gambe.

 

-Nell’insieme sta bene, non è grave.- lo rassicura una dottoressa, pulendosi gli occhiali con un angolo della maglia. –Le gambe sono quelle che hanno riportato più danni, sicuramente, ma con il gesso e un po’ di riposo non avrà problemi.-

-Meno male… - Izuku sospira di sollievo. –Cosa ne sarà di lui, una volta che lo dimetterete?-

La donna si scurisce in volto. –Non so nemmeno io come risponderti, Deku. È un ragazzino che viveva nell’orfanotrofio di quella città… Credo lo affideranno ai servizi sociali, magari lo porteranno in un’altra struttura.-

No, non può permetterlo. Non di nuovo.

 

-È ancora chiuso lì dentro?- domanda Todoroki.

-Uraraka ha cercato di farsi aprire, ma non ascolta nessuno.- sbuffa Iida. –Comincio davvero a preoccuparmi.-

Izuku resta rannicchiato sul suo letto, chiuso nella sua stanza, nel pugno stringe ancora quel nastrino verde.

-Levatevi dal cazzo.-

-Bakugou… !-

-Ho detto di levarvi dal cazzo! Mi avete rotto le palle già abbastanza!- sbraita Kacchan, tirando poi un calcio alla porta. –Sturati le orecchie e ascoltami bene, nerd, perché lo dirò una volta sola. Capisco che sia difficile da accettare ma non puoi cambiare quello che è successo, stare lì dentro a piangerti addosso come una checca isterica non la riporterà qui.-

Izuku non ci vede più dalla rabbia: con un balzo scatta in piedi e spalanca la porta, scagliandosi contro Kacchan con tutta la forza del One For All. Kacchan lo evita con una facilità disarmante.

-Come puoi dire una cosa simile, Kacchan!?- urla, caricando un destro verso il viso del biondo. –È morta! Ed è stata colpa mia!-

-E allora reagisci!- bercia in risposta questi. –Sei un Eroe, cazzo, fai quello che ti hanno insegnato a fare!-

 

 

-Ed eccoci qui.- sospira, tenendo la porta di casa aperta per permettere a Ryu di entrare tranquillamente nonostante le stampelle. –Ti ho preparato la tua stanza, vuoi vederla?-

-Quanto resterò con te?- sussurra il ragazzino, quasi spaventato.

-Tutto il tempo che vorrai, Ryu. Non ti manderò via.- Izuku gli sorride. –Dai, poso la tua valigia in camera tua e poi prepariamo la cena. Hai voglia di qualcosa in particolare?-

 

 

 

Aprile - giugno

La sensazione di essere osservato non lo abbandona nemmeno quando parte in missione lontano da casa. Sente quegli occhi sempre addosso, anche se non riesce a individuare di chi siano e cosa voglia questa persona da lui.

Alla fine ce la fa, a capire chi lo sta seguendo da ormai mesi: è un uomo smilzo e altissimo, che appena si accorge di essere stato scoperto inizia a correre più veloce che può – ma Izuku lo raggiunge in un attimo, senza neanche usare il One For All. Non vuole fargli del male, non ne sarebbe capace, desidera solo capire cosa vuole da lui.

-Io… Mi… Mi dispiace… - balbetta l’uomo, visibilmente spaventato. –Io non c’entro niente! Io…  Mi ha mandato qui!-

-Chi?- domanda, confuso.

-Non lo so! Qualcuno!- strilla l’uomo, pallido come un lenzuolo. –Qualcuno mi ha mandato qui!-

Izuku non capisce. –Perché ti ha mandato qui?-

-Per… Per sorvegliarti e… E…-

-Cosa vuole da me?- lo incalza nervoso.

L’uomo si guarda intorno terrorizzato, poi inchioda gli occhi sgranati nei suoi. –Te. Ha detto che vuole te.-

In quell’esatto momento, Izuku capisce che deve pensare a qualcosa. E in fretta.

 

Izuku dondola le gambe lasciate a penzoloni oltre il bordo del tetto, Kacchan gli ha appena messo tra le mani un hamburger, sedendosi accanto a lui.

-Senti, Kacchan… -

-Oh porca troia, conosco quel tono.- brontola Kacchan, sospirando. –Cosa ti turba, nerd? Forza, esponi i tuoi crucci, anche perché se ti dicessi di non rompere il cazzo lo faresti comunque.-

-…là fuori, c’è davvero così tanta malvagità? Insomma, davvero tutti i Villains sono Villains solo perché sono cattivi?-

Kacchan resta in silenzio, soppesando per qualche secondo le sue parole. –A volte, penso che qualcuno lo faccia perché non ha altra scelta.  O non gli è stata data, un’altra scelta. Altre volte penso che non sia cattiveria, ma… non lo so, fame.-

-Fame?- Izuku non capisce.

–Pensaci un attimo, nerd. Cattiveria e fame, per certi versi, si somigliano: ti spingono a compiere azioni che altrimenti non faresti.- Kacchan addenta il suo sandwitch al tonno. –E poi, la fame può essere anche cattiva, se inverti i punti di vista. Guarda questo sandwitch, o il tuo panino. Secondo te ci amano in questo momento?-

Izuku rimane in silenzio per qualche istante, elaborando le informazioni che ha ascoltato, poi scoppia a ridere così forte che si ribalta all’indietro. Anche Kacchan ride, scuotendo con forza la testa.

-Ma che cazzo mi sono fumato, prima?-

-Kacchan, è geniale!- Izuku quasi non respira, mentre agita le gambe e comincia a sentire male alle guance.

-Lo so, nerd. L’ho pensata io, questa stronzata, è ovvio che sia geniale.-

 

 

-Ryu, ti piacerebbe diventare un Eroe?- glielo domanda una sera, mentre stanno guardando Avengers: Age of Ultron. Ryu solleva gli occhi scuri su di lui, confuso e curioso, prima di annuire.

-Sarebbe bello, ma con il mio Quirk sarei un Eroe inutile.-

-E qual è il tuo Quirk?- non gliel’ha mai mostrato, forse se ne vergogna.

Ryu ridacchia, portando le ginocchia verso il petto. –Posso letteralmente passare inosservato.-

Izuku non capisce, così Ryu gli dà una dimostrazione: si alza in piedi e si allontana di qualche passo, gli occhi verdi di Izuku che lo seguono senza perderlo di vista. Poi Izuku sbatte le palpebre e oh, Ryu è scomparso.

-Ryu?- lo chiama, alzandosi a sua volta e iniziando a cercarlo. –Ryu dove ti sei cacciato?-

Izuku si sente tirare l’orlo della maglia: Ryu è esattamente dove l’aveva lasciato. -Non mi sono mosso da qui. Hai semplicemente smesso di prestarmi attenzione.-

-…wow.- è impressionato dalle capacità di questo ragazzino. –Perché dici che saresti un Eroe inutile? Saresti fantastico per fare l’infiltrato, o la spia. Pensa a Invisible Girl: è letteralmente invisibile!-

Ryu sorride, arrossendo un po’. –Ma non è come avere un Quirk come il tuo: non riuscirei mai a sconfiggere un Villain, se questo capisce che basta davvero poco per scovarmi. Basta uno starnuto e bam!, addio copertura e addio Ryu.-

-Ryu, tu non hai idea di quanto ti stai sbagliando. È vero, il tuo Quirk non è il più adatto a uno scontro frontale, ma ti posso assicurare che non è sempre la forza bruta quella che ti fa vincere. Sono tanti fattori che determinano l’esito di una battaglia, e gli sforzi di chi sta “dietro le quinte” - fa le virgolette con le dita. –…come Invisible Girl, sono fondamentali.-

Ryu non è molto convinto, ma annuisce lo stesso. –Perché mi hai fatto questa domanda?-

Oh, giusto. –Beh, è una storia un po’ lunga… -

-Tanto il film l’ho già visto.- Ryu scrolla le spalle. –E ho tempo.-

Izuku ride. –Sai chi era All Might?-

Gli occhi scuri del ragazzino si illuminano come due stelle. –All Might è il più grande Eroe di sempre! Il simbolo di pace! Tu hai ereditato il suo titolo!-

Izuku arrossisce. –Diciamo che ho provato ad essere all’altezza delle aspettative… Comunque, devi sapere che All Might non ha sempre avuto quell’immenso potere. E nemmeno io.-

Ryu piega la testa, confuso, così Izuku gli racconta del One For All e di come All Might lo abbia passato a lui proprio come Shimura Nana lo ha passato a Toshinori. –È come… una staffetta infinita. Il One For All deve continuare a passare di mano in mano, senza mai fermarsi, portando con sé il simbolo di pace.-

-Perché mi stai dicendo questo?-

-Perché mi piacerebbe fossi tu a ereditare il One For All, un giorno. Saresti il decimo possessore.-

Ryu ha il occhi sgranati e lucidi, quando parla balbetta. –Perché proprio io?-

Izuku gli sorride. –Perché penso saresti un ottimo simbolo di pace, Ryu. E perché penso che chi ha provato cosa vuol dire sentirsi impotenti davanti a qualcuno in difficoltà sia abbastanza forte da ricevere il One For All.-

-E tu lo hai provato?-

Il sorriso di Izuku vacilla, trasformandosi in una piega triste e mesta. –Così tante volte che ho perso il conto.-

 

 

 

Izuku incontra Kacchan durante un pattugliamento, dopo che quest’ultimo è stato lontano dal Giappone per quasi sei mesi per occuparsi di un gruppo di Villains in Cina. Non ci ha nemmeno riflettuto troppo: Kacchan è l’unico a cui può affidare Ryu in caso gli succedesse qualcosa – non solo perché è l’unico a conoscenza di ogni dettaglio, ma perché Izuku è certo che saprebbe davvero come gestire la situazione in caso prendessero di mira Ryu.

Eppure, non riesce a parlargli.

“Domani glielo chiedo.”

Tutti i giorni la stessa storia. Domani, domani, sempre domani. Più Izuku continua a rimandare, più sente di essere braccato, con l’acqua alla gola.

“Domani glielo chiedo.”

 

Una sera, quando Ryu si è finalmente addormentato, Izuku strappa un foglio da uno dei suoi quaderni, afferra una penna dal portapenne sulla scrivania e inizia a scrivere:

Kacchan,

se stai leggendo questa lettera, vuol dire che qualcosa è andato storto e io non sono più con voi…

 

 

 

 

15 luglio

-Sorpresa!-

Izuku non vede l’ora di andare a casa, ma si sforza di sorridere quando Ochaco lo abbraccia e gli schiocca un bacio sulla guancia. Ryu è in un angolo da solo: gli sorride e il ragazzo lo saluta con un gesto della mano quando si avvicina.

-Tanti auguri, Deku.- lo saluta, abbracciandolo. –Ti sei dimenticato di dirmelo, però. Ti avrei preso un regalo.-

Izuku ride, scompigliandogli i capelli. –Non è necessario, Ryu. È già bello saperti qui.-

Ryu lo abbaglia con un sorriso, abbracciandolo ancora più stretto.

Poi Deku scorge Kacchan nella folla.

Okay, può farcela. –Ora o mai più… -

-Deku?- Ryu lo guarda con un sopracciglio inarcato, confuso, mentre si allontana da lui a grandi passi.

E Kacchan

Kacchan è allibito, sorpreso e soprattutto furioso, in questo momento. Appena ha pronunciato quelle poche sillabe – “Se dovesse succedermi qualcosa, vorrei che fossi tu a occuparti di lui.”Kacchan ha cominciato ad agitarsi e ribattere che lui non ne vuole sapere, che non è una tata e che Izuku non può lasciare a lui i suoi problemi personali.

Ora sembra più stanco che arrabbiato, mentre Ryu continua a restare nascosto dietro la sua schiena per la paura. -…perché proprio io?-

-Perché mi fido di te, Kacchan.- e quale altro motivo dovrebbe avere? Si fida ciecamente di lui, non ha pensato a nessun altro a cui affidare Ryu e il futuro del One For All. –E perché so che saprai cosa fare, se dovesse succedere.-

Ma Kacchan non cede: rimane rigido, minaccioso, mentre continua a ripetergli che non ne vuole sapere e che non gli succederà niente – poi forse scorge qualcosa, negli occhi di Izuku, che lo zittisce.

E scappa, lasciandoli senza parole.

-…direi che è un no.- sussurra il ragazzino, sempre nascosto dietro di lui. Izuku si limita a sbuffare e a scuotere la testa: non si arrenderà tanto facilmente.

 

 

 

10 ottobre

-Un bambino!- esclama Izuku, illuminandosi come un sole. Yaoyorozu annuisce e gli sorride, raggiante, portando istintivamente le mani a intrecciarsi sul ventre: il gonfiore non è nemmeno lontanamente visibile, eppure quella piccola vita è già lì. –È fantastico!-

-Sono appena entrata nella quinta settimana.- Momo non smette di sorridere. –E tu sei il primo a saperlo, dopo i nostri genitori.-

Izuku trattiene il respiro, incredulo, mentre poco lontano Todoroki li osserva in silenzio. –Davvero?-

–Tanto prima o poi tutti lo avrebbero saputo, ma almeno a voi volevamo dirlo di persona.- Shouto annuisce. –Diciamo che la tua presenza qui ti ha dato un vantaggio sugli altri.-

Izuku ride, quasi commosso, facendo correre lo sguardo da Todoroki a Momo. -Wow, è… È meraviglioso, ragazzi. Sono davvero felice per voi.-

Momo ridacchia e abbassa gli occhi verso il proprio ventre, prima di sentenziare che sarebbe andata a preparare il tè per tutti. Appena Yaoyorozu lascia la stanza Izuku si ricorda perché si trovi lì e il suo sorriso muore insieme a tutto l’entusiasmo di quella lieta notizia.

-Midoriya, che succede?- mormora Todoroki, socchiudendo la porta. Si fida di sua moglie, non origlierebbe mai, ma Izuku sembra preoccupato che possa succedere proprio questo. –C’è qualcosa che non va?-

Izuku si morde l’interno delle guance, poi sospira. –Todoroki, posso chiederti un favore? Devi promettermi però che non ne farai parola con nessuno.-

Shouto annuisce, aspettando che Izuku inizi a parlare.

-Se dovesse succedermi qualcosa, ti prego di assicurarti di un paio di cose per me.- mormora, scuro in volto. –Ho scritto delle lettere, le ha mia madre insieme ad altri documenti. Sono cinque, ma devi assicurarti che Kacchan legga la sua.-

Todoroki impallidisce. -…Midoriya, mi stai spaventando.-

-Non devi, davvero.- Izuku scuote la testa. –Non posso spiegarti nel dettaglio che cosa sta succedendo, ma ti prego, Todoroki, ho bisogno di sapere che farai quello che ti chiedo.-

-Se hai bisogno di aiuto, basta che tu lo dica e… -

-No, no, non capisci. È…- agita le mani, cercando di spiegarsi. –È qualcosa di troppo pericoloso, meno persone ne sono a conoscenza e meglio sarà per tutti.-

-Perché è così importante che Bakugou legga quella lettera?- domanda, scettico.

-Perché Kacchan sa e capirà quello che sta succedendo. Lui saprà cosa fare, ma avrà bisogno di aiuto.-

Todoroki sbuffa. –Non sarà facile convincerlo a farsi aiutare… -

-Infatti non dovrai convincerlo.- lo interrompe, sorridendo. –Okay, facciamo un passo indietro, forse renderà tutto più chiaro.-

Shouto si appoggia allo schienale della sedia, sempre pallido e teso per la preoccupazione. –Ti ascolto.-

Izuku prende un profondo respiro e: -Mi stanno seguendo.-

-…cosa?- sussurra l’altro Eroe. –Da quando?-

-Da gennaio.-

-E lo dici solo adesso?-

Izuku porta le mani avanti, per cercare di placare la comprensibile rabbia di Todoroki. –Credevo di poter risolvere questa situazione da solo… Comunque, fatto rimane che chi mi sta seguendo è un Villain che vuole qualcosa da me e se non riuscirà ad averlo da me andrà a cercare qualcuno che ancora non sa difendersi.-

Il volto di Todoroki si illumina della consapevolezza di aver intuito qualcosa. –Il ragazzino che era con te alla tua festa di compleanno.-

–Si chiama Ryu e sarà in un pericolo pressoché mortale se dovesse succedermi qualcosa.- Izuku annuisce. –Ma di lui non dovrai preoccuparti, ci penserà Kacchan.-

Shouto sgrana gli occhi. –Hai intensione di affidare un bambino a Bakugou?!-

-Ssssh!-

La voce di Yaoyorozu li fa sobbalzare entrambi. -Shouto? Va tutto bene?-

-Tutto a posto, Momo. Non preoccuparti.- prima di sillabare un “Ma sei serio?” rivolto a Izuku.

Izuku che emette un versetto tra il nervoso e l’esasperato. –Todoroki, non è questo il punto.-

-A me sembra abbastanza importante, invece.- e Izuku lo capisce, davvero, perché solo un pazzo affiderebbe un ragazzino a Kacchan, ma ha i suoi motivi per farlo.

-Mi fido di lui, Todoroki.- sussurra. –Come ho già detto, saprà cosa fare. Non dovrai preoccuparti, ma se vorrai essere più tranquillo non credo che Kacchan avrà problemi a dimostrarti che non hai motivo di essere in ansia per Ryu.-

-Midoriya… -

-Per una volta.- lo interrompe. –Per una sola volta, prova a fidarti di Kacchan come io mi fido di lui.-

Todoroki non sembra per niente convinto, ma annuisce comunque. –Va bene. Ci proverò.-

Izuku sorride. –Grazie.-

-Cosa devo fare?- gli domanda ancora e Izuku gli spiega quello che vorrebbe che facesse: non può fidarsi di nessun altro che, al tempo stesso, è abbastanza vicino a Kacchan da tenerlo d’occhio e ha anche contatti con i servizi segreti – i pregi di essere il figlio di Endeavor, crede.

Momo rientra nella stanza con tre tazze da tè su un vassoio insieme a dei biscotti e il discorso viene bruscamente interrotto, riportando di nuovo la chiacchera su argomenti più frivoli.

Izuku si sente in colpa, per aver trascinato anche Todoroki in questo disastro, ma non ha avuto scelta.

 

 

 

14 ottobre – 15 ottobre

–E va bene. Mi occuperò del moccioso, contento?- sbotta Kacchan, quando finalmente riesce a convincerlo.

Izuku crede di essersi tolto un peso immenso dal petto. –Grazie, Kacchan. Significa molto per me.-

-Ma tu vedi di non crepare, sono stato chiaro?- Kacchan lo minaccia puntandogli contro un dito, Izuku lo supera e non smette di sorridere.

–Questo non posso promettertelo, però.-

“Mi dispiace tanto, Kacchan. Spero tu possa perdonarmi prima o poi… ”

 

 

-Quindi ha detto di sì.- sussurra Ryu, la mattina dopo, quando Izuku gli annuncia di essere riuscito a convincere Kacchan.

-Possiamo dire che ha accettato per non sentirmi più parlare di questa cosa… -

Ryu si intristisce, piegando la testa verso il petto. Izuku gli posa una mano trai capelli e glieli scompiglia.

-Ehy, non deve per forza succedere domani, Ryu.- gli sorride. –Magari non è necessario e mi sto allarmando per niente, ma voglio essere sicuro che se dovesse succedermi qualcosa tu non sia da solo. E ci sia qualcuno con te che sappia proteggerti.-

 

 

 

25 ottobre – 2 novembre

Yokohama, Izuku lo sa, è costellata di tanti brutti ricordi per Ryu. Eppure gli ha promesso che lo avrebbe aiutato a scoprire che cosa successe ai suoi genitori durante quell’incidente tanti anni prima, il giorno in cui restò orfano. Glielo deve, è giusto che sappia, magari i suoi genitori sono vivi e lo credono morto…

Izuku ci sperava davvero, in una risposta simile. Ryu forse si era già rassegnato, perché non batte ciglio quando dagli archivi dell’anagrafe risalgono ai certificati di morte di suo padre e di sua madre: si limita a sospirare e posare i palmi sul tavolo, dichiarando che vorrebbe andare via da lì.

Izuku acconsente immediatamente.

 

Incontra la dottoressa di qualche mese prima proprio davanti alla porta del suo studio, accanto a lei Recovery Girl solleva lentamente una mano in un cenno di saluto. La donna lo saluta con un caldo sorriso, invitandolo ad entrare e chiudendo la porta alle proprie spalle.

–Allora, Deku, come posso aiutarti?- gli chiede, sedendosi. Recovery si siede lentamente accanto a lui, in attesa.

-Ho una domanda… piuttosto specifica, direi.- esordisce. Le due donne lo invitano a proseguire. –Un particolare gene del DNA di una persona si può trasferire anche attraverso il sangue?-

La dottoressa e l’infermiera sgranano gli occhi, sorprese, prima che il medico provi a rispondergli. –Beh, è certamente una domanda insolita… Attraverso una trasfusione di sangue si possono trasmettere delle malattie, come l’HIV o l’epatite… -

-E alcuni organismi geneticamente modificati possono infettare gli animali che si nutrono di essi.- aggiunge Recovery, occhieggiando verso di lui. -Dipende da che cosa vorresti trasferire attraverso la trasfusione.-

Izuku si agita sulla sedia, a disagio. –Posso contare che, qualsiasi cosa dirò d’ora in poi, non uscirà da questa stanza?-

-Quasi vent’anni fa, quando sono diventata medico, ho fatto un giuramento. - la donna gli sorride. –Non ho intenzione di venire meno a nessuno dei suoi punti.-

Forse l’ex Eroina ha capito dove vuole arrivare, perché si limita a sussurrare: -Ormai sono anni che non ho detto una sola parola a riguardo. Stai pur certo che mi porterò il segreto nella tomba.-

-C’è la possibilità, in caso di trasfusione, di trasferire a un’altra persona il proprio Quirk?- domanda allora, lasciando la dottoressa a bocca aperta. La donna resta in silenzio per quelle che paiono ore, riflettendo, prima di provare a rispondere.

-I Quirk si trasmettono dai genitori ai figli, come tutti i geni del DNA, non si è mai sentito parlare di un Quirk che può trasferirsi ad altre persone… -

-Le posso garantire che esiste.- asserisce Recovery.

La donna annuisce, pensierosa. –Allora potremmo provare a vederlo come una malattia, come se stessimo trasmettendo l’epatite da un soggetto malato a uno sano… Quindi direi di sì, con una trasfusione si potrebbe trasmettere. Come mai questa domanda, se posso saperlo?-

-Lei mi deve garantire che se mi succederà qualcosa farà in modo che il mio sangue sia trasfuso soltanto a Ryu.-

Recovery stringe nel pugno il suo bastone, irrigidendosi e fissandolo truce. –Non mi dirai che… -

-Non lo so, Recovery.- la interrompe. –Forse è solo la mia paranoia, ma voglio essere sicuro che… Che il One For All vada avanti e sia in mani sicure.-

La dottoressa resta in silenzio, osservando quello scambio di battute senza battere ciglio, prima di sollevarsi in piedi.

-Allora vieni con me. Andiamo a fare la trasfusione.-

Izuku rimane in silenzio per tutta la durata della trasfusione, osservando la sacca di plastica ondeggiare nella vaschetta e riempirsi lentamente. Il futuro del One For All, se dovesse accedergli qualcosa, dipenderà da Ryu.

 

 

Izuku ha sempre creduto – e la cosa era diventata più palese e ovvia dopo essere diventato un Eroe professionista – di essere una persona abbastanza attenta, con la testa sulle spalle e previdente.

Allora perché, perché si è fatto fregare come un novellino? Perché ha abbassato la guardia?

-DEKU!-

…perché Ryu sta gridando? Ryu non alza mai la voce, come se avesse paura di risultare fastidioso o come se fosse sempre pronto a usare il suo Quirk… Ora invece sta urlando con tutto il fiato che ha nei polmoni per attirare la sua attenzione e Izuku non capisce perché.

Lo capisce troppo tardi, quando un proiettile gli trapassa il fianco e il dolore quasi lo acceca, mentre di accascia a terra – e il primo istinto è quello di proteggere Ryu, allontanarlo da lì e assicurarsi che sia al sicuro.

-Deku!- grida ancora il ragazzino, spaventato, mentre quei tre uomini incappucciati continuano a sparare nella loro direzione e la gente intorno a loro scappa terrorizzata. Qualcuno ha chiamato la polizia, perché sente delle sirene in lontananza, spera facciano in tempo…

-Non restare, Ryu, allontanati da qui.- gli ordina, spingendolo lontano dalla traiettoria dei proiettili. In borghese e senza nemmeno i guanti rinforzati si sente indifeso, come se non potesse fare nulla. Ma il ragazzino non vuole saperne di lasciarlo andare e si appende al suo braccio con entrambe le mani, urlando che non lo lascerà da solo. –Ryu, per favore!-

-Non ti lascio qui! Ho già perso i miei genitori, non voglio restare di nuovo da solo!-

-Ryu, per l’amor di… !- una pallottola lo sfiora, questa volta alla spalla, e Izuku inizia a correre. Ryu ha la priorità, lui può sopportare un po’ di dolore.

Un altro sparo e Ryu cade, ferito, Izuku riesce a sollevarlo da terra e a saltare più in alto che può – la ferita alla coscia del ragazzino sanguina copiosamente e si appende al suo collo spaventato a morte, continuando a ripetere che non lo lascerà andare e resterà con lui, perché non vuole essere di nuovo lasciato da solo. I Villain sparano ancora e questa volta il proiettile lo colpisce alla schiena: Izuku cade ed entrambi rotolano per terra, cerca di fare da scudo a Ryu che per il male sta iniziando a perdere i sensi mentre impatta con violenza sull’asfalto e sente la spalla sinistra scrocchiare in modo inquietante. Crede sia rotta, o almeno lussata.

-Coglione! Che cazzo fai?!- sbraita uno dei Villains, strattonando l’uomo armato di pistola.

-Ha detto che dobbiamo catturarlo!- tenta di difendersi questi, puntando di nuovo la pistola verso di loro.

-La Collezionista lo vuole vivo, imbecille!- bercia il terzo uomo, strappando l’arma dalle mani del Villain.

E Izuku ne approfitta: si alza, barcollando, prende in braccio Ryu e con le poche energie che gli restano cerca di saltare di nuovo, di allontanarsi da lì. Stanno anche arrivando la polizia e un’ambulanza, sente le loro sirene farsi più vicine

Sta per darsi lo slancio e saltare, Ryu ormai incosciente tra le braccia, quando sente ancora una volta degli spari – e succede tutto in un battito di ciglia: lancia Ryu verso il poliziotto che corre verso di lui un istante prima che il proiettile lo colpisca in pieno petto. Si accascia a terra senza nemmeno un lamento e il mondo si ferma, attonito, poi dopo una frazione di secondo ricomincia a muoversi.

-Deku!- esclama qualcuno, correndo al suo fianco. –Deku, per favore, resisti!-

-…niente stelle.- sussurra, esausto, gli occhi offuscati puntati verso il cielo. –Speravo ci fossero le stelle… -

-De… ku… - sente Ryu sussurrare il suo nome, come un’eco lontana, poi chiude gli occhi e si lascia andare.

 

 

Ryu si risveglia e la prima cosa che vede è un soffitto bianco.

Ryu si risveglia e la prima cosa che sente è un beep insistente alla sua sinistra.

Ryu si risveglia e la prima cosa che percepisce è un tremendo fastidio al braccio destro. Poi la testa pesante, appena prova ad alzarsi.

-No, no, stai giù.- sussurra un’infermiera, dolcemente. Ryu non capisce cosa stia succedendo. –Riposati, tesoro. È stata una notte difficile per te.-

-Dov’è?- mormora con un filo di voce. –Dov’è Deku?-

Il viso della donna si incupisce, mentre gli accarezza dolcemente i capelli. –Mi dispiace tanto, tesoro… -

Appena viene lasciato da solo, Ryu nasconde la testa sotto il cuscino e piange, le grida attutite e soffocate dalla stoffa.

È di nuovo rimasto da solo.

 

 

 

18 novembre

Per la sua sicurezza, la polizia di Yokohama ha messo due uomini davanti alla porta della sua stanza – “Così avrai qualcuno che ti difenderà, se dovessero provare ad avvicinarsi.”, aveva sentenziato il commissario. Ryu si era limitato ad annuire lentamente, con piccoli movimenti automatici del capo.

Sono passati sedici giorni e nessuno è ancora venuto da lui. Ryu comincia a credere che si siano dimenticati che esista, che abbiano deciso di lasciarlo da solo.

Si sono dimenticati di lui, pensa, rannicchiandosi su sé stesso e nascondendo il viso contro le ginocchia. Nessuno verrà a cercarlo…

Sono le urla provenienti dal corridoio a distrarlo dai suoi pensieri e a riportarlo alla realtà: sono grida spaventate e passi veloci verso la sua stanza, Ryu sbianca perché sa che presto arriveranno da lui – ma lui non sa difendersi, che cosa deve fare? Non può scappare…

-Eccoti qui… - gracchia una voce alle proprie spalle. Quando si volta capisce di essere in trappola: le infermiere si sono scordate la finestra socchiusa e quel Villain si è arrampicato fino ad entrare. Ora lo sta guardando con un ghigno spaventoso stampato sul viso deformato, mentre si avvicina a lui.

Arretra, rannicchiandosi sul materasso e cercando di liberarsi della flebo ancora nel suo braccio: riesce a strappare via l’ago e a lanciare le coperte lontano, ma il Villain gli piomba addosso e cerca di caricarselo sulla spalla per portarlo via.

-Lasciami andare!- strilla allora, scalciando come un cavallo imbizzarrito senza però riuscire ad allontanarlo.

Accade tutto troppo in fretta e la sensazione gli ricorda qualcosa, un fuoco che gli scorre nelle vene e fa scattare nella sua testa uno strano meccanismo di autodifesa: stringe la mano sinistra in un pugno e colpisce, così forte da spaccarsi le dita, spedendo il Villain contro la parete di fronte al letto. E forse per il dolore o per il rumore simile a quello di un’esplosione causato dal pugno, tutto sembra tacere: la porta della sua stanza si spalanca e una donna arresta la sua corsa a qualche passo dalla soglia. Impiega qualche secondo a riconoscere in lei Ochaco, la fidanzata di Deku, forse per il dolore che gli annebbia la mente o per le lacrime che gli rigano copiose il viso.

Dietro di lei si staglia Bakugou Katsuki, Kacchan, la persona di cui Deku si fidava di più, e Ryu capisce di non essere stato abbandonato quando i suoi occhi rossi si focalizzano solo su di lui.

Se possibile, scoppia a piangere ancora più forte, stringendo il polso dolorante nella mano destra. -Io… Io non volevo… Non volevo fargli del male… -

Ochaco continua a osservare il corpo del Villain, accartocciato contro la parete, pallida come uno spettro. -…oh.-

Katsuki invece ha gli occhi fissi su di lui e solo lui, una mano premuta sul fianco destro resa rossa dal sangue che esce copioso da una ferita e ansimante per lo sforzo. -Già, oh.-

 

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Capitolo 15
*** Piccoli Pugni [o di bambini e demoni che corrono] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccoli Pugni

[o di bambini e demoni che corrono]

 

 

 

 

 

20 giugno [One For All: 5%]

Ryu avrebbe dovuto capire che quella non sarebbe stata una giornata tranquilla già di prima mattina, quando appena uscito dal dormitorio della 1-A Naeko ha cercato di riportarlo indietro con la poca forza che possiede.

-…buongiorno anche a te, Naeko.- sussurra, osservando l’amica cercare di spostarlo di peso, trascinandolo per un braccio.

-Non puoi uscire, oggi!- ansima lei, continuando a sforzarsi senza però smuoverlo di un millimetro. –Non puoi! È pericoloso!-

-Naeko, ma che stai dicendo?- con delicatezza, per non farle male, Ryu si libera della sua presa e si incammina verso le aule. Sono anche in ritardo.

La ragazza gli è davanti un istante dopo, a sbarrargli la strada, testarda come non mai. –L’ho sentito, Ryu. Il pericolo. È… Devi credermi, per favore!-

Ryu sospira, esasperato. –Ti ringrazio, Naeko, davvero, ma non hai niente di cui preoccuparti: dovesse succedere qualcosa, so difendermi.-

Detto questo si carica meglio la sacca sulla spalla e la supera, sotto lo sguardo triste e sconfortato della ragazza.

-…ma io gli ho promesso che avrei fatto di tutto per aiutarti.- la sente sussurrare, ma non le dà troppo peso. A volte il Quirk di Naeko le si ritorce contro, rendendola un groviglio confuso e indistinto di emozioni non sue, e Ryu sa che in questi casi è meglio lasciarla sola a dare un senso a quello che prova.

E, tutto sommato, nonostante le paure di Naeko, la mattina passa tranquilla tra lezioni e simulazione – tutto nella norma, nessun pericolo, visto, Naeko si era agitata per niente.

-Mi ero agitata per niente.- lo ammette lei stessa, sedendosi accanto a lui, con il suo bento del pranzo sulle ginocchia e le gambe che dondolano oltre il muretto. –Scusami, Ryu, non so cosa mi sia preso… Ehy!-

Ryu ridacchia, mangiucchiando il wurstel a forma di polpo che ha appena rubato dal bento della ragazza. –Stai tranquilla, Naeko. Non posso dire che capisco cosa significhi avere un Quirk come il tuo, ma penso di comprendere come ci si sente.-

L’ha vista già troppe volte andare nel panico per colpa di qualche emozione percepita, per non comprendere come si deve essere sentita.

La ragazza sospira ancora, forse sollevata dell’essere stata perdonata, e inizia a mangiucchiare il suo pranzo mentre parlano della loro giornata. Ryu le chiede, tutti i giorni, cosa ha deciso di fare durante il Festival Sportivo.

-Ti ho già detto che non lo so.- ribatte lei, sbuffando. –Non so se sono davvero così sicura di voler passare alla sezione A… Mi piacciono, i ragazzi della Ordinaria.-

-Sì, ma è la Sezione Ordinaria.- puntualizza lui.

-Siamo Ordinari se paragonati a voi, ma a nostro modo siamo StraOrdinari!- ribatte allora lei, piccata, tirandogli un pugnetto sul braccio.

L’istante esattamente successivo, Ryu la vede impallidire e sgranare gli occhi.

-…Naeko?- ha anche iniziato a tremare tra le sue braccia, quando cerca di scuoterla dallo stato catatonico in cui è caduta. Quale emozione ha percepito, adesso, per farla reagire in questo modo? –Naeko, ti prego rispondimi!-

-Sono qui.- la ragazza si aggrappa alle sue braccia come alla ricerca di un appiglio. –Sono qui. Sono di nuovo qui.-

Sta per chiederle chi, o cosa, sia di nuovo qui e perché è così spaventata, che qualcosa lo colpisce con violenza alla nuca – sente Naeko strillare e chiamare il suo nome, mentre qualcuno lo solleva dopo essere caduto a terra.

-Ryu!- urla ancora Naeko, iniziando a piangere. –Lasciami! Lasciami ho detto! Lasciateci andare!-

-Cazzo, ma quanto strilla questa?- sbuffa una voce, femminile.

-Ryu!-

–È peggio di un’arpia.-

-Lasciala, Ten.- ordina una voce, più profonda, maschile. –Lei non ci serve.-

-Se la lascio andare questa stronzetta ci fre... Ahia! Mi ha morsa, Emil! Mi ha morsa, la bastarda!-

Ryu approfitta della confusione per sferrare un pugno allo stomaco dell’uomo, che per il dolore lo lascia andare. Naeko è già lontana, veloce e agilissima sulle sue gambe da ballerina, quando lui inizia a correre per cercare di allontanarsi.

-Dove credi di andare?- la donna, Ten, gli è addosso in un attimo e Ryu non ha scampo: qualcosa, una siringa, sospetta, affonda nel suo collo e perde i sensi.

 

 

Non sa bene dopo quanto abbia recuperato conoscenza, né dove si trova e tantomeno dove sia diretto, Ryu sa soltanto che non è da solo: ci sono due ragazzini e un ragazzo suo coetaneo, insieme a lui. Il ragazzo, quando nota che si è risvegliato, gli sorride.

-Ehy, ben svegliato.- l’accento è quello di Kōbe. –Ti devono aver dato un bel colpo per stenderti così.-

Quando cerca di alzarsi, una fitta di dolore gli trafigge le tempie. –Dove… ?-

-Non ne ho idea.- il ragazzo scrolla le spalle, sbuffando spazientito. –Sono Shiki, comunque.-

-Ryu.- bofonchia, cercando di mettersi seduto. –Che cosa è successo, esattamente?-

-Di nuovo, non ne ho idea.- Shiki ridacchia, scostandosi un ciuffo di capelli biondi dalla fronte e socchiudendo gli occhi viola. –Io mi sono svegliato… penso un paio di giorni fa, purtroppo chiusi qui dentro non abbiamo indicazioni del tempo che passa. È un problema.-

Ryu sospira scoraggiato, le lacrime che pizzicano agli angoli degli occhi. Ha paura, tanta, troppa, e non ha idea di come tirarsi fuori da questo pasticcio.

Eppure Katsuki gli aveva detto di stare attento.

 

 

 

Approssimativamente Cinque giorni dal rapimento [One For All: 5%]

Alla fine, Ryu e Shiki – e Akiko e Haruya, gli altri due ragazzi – scoprono che quella che credevano una stanza senza porte e finestre è in realtà una sorta di vagone merci.

Lo scoprono quando sentono una serratura scattare e due ante spalancarsi, inondando il piccolo spazio di luce – a Ryu bruciano gli occhi, quando tenta di aprirli e resistere alla luce, almeno per carpire qualche dettaglio su ciò che lo circonda. Nota due figure, un uomo altissimo e muscoloso come un armadio e una donna con quelle che sembrano orecchie e coda da cane; non riesce a distinguere un singolo lineamento di entrambi perché sono in controluce, ma riconosce le voci.

-Oh, stanno bene.- commenta la donna, Ryu riconosce in lei Ten. –Mi aspettavo di trovarli più fiacchi.-

L’uomo si limita a sbuffare, facendo poi un cenno con la testa. –Non provate a fare scherzi.-

Oh, questo è Emil. Quindi sono questi i due individui che l’hanno portato via, pensa ancora, mentre li studia nel breve tragitto che dal vagone li porta verso una villa.

Ten è una donna mingherlina e slanciata, i capelli bianchi raccolti in un codino sulla nuca fanno risaltare le orecchie da lupo che si muovono a ogni rumore sospetto, mentre Emil – capelli castani dal classico taglio militare - è davvero grosso come una montagna di muscoli.

No, non potrebbero mai riuscire a scappare, nemmeno se Ryu usasse tutta la forza del One For All, Ten sarebbe subito alle loro calcagna con l’agilità dell’animale con condivide i tratti ed Emil li schiaccerebbe come noccioline nei suoi pugni senza nemmeno provare a faticare.

Per adesso, meglio stare tranquilli e osservare.

Akiko e Haruya, terrorizzati, si stringono a Shiki, che li abbraccia dolcemente.

Ryu spera che, nel frattempo, Katsuki lo stia cercando.

 

La Collezionista, a discapito di tutto quello che Ryu aveva immaginato su di lei, si presenta come una donna gentile e amorevole. Per certi aspetti, avrebbe preferito fosse un mostro sia dentro che fuori, che mostrasse di essere spietata e senza scrupoli senza nascondersi dietro la facciata da affabile padrona di casa, gli sarebbe stato più facile odiare quella signora sempre vestita con completi eleganti, una spilla d’argento a forma di luna sulla giacca e un fermaglio trai capelli scuri, con una stupenda pietra azzurra proprio come i suoi occhi.

-Immagino abbiate fame.- sta sorridendo, le labbra tirate in un dolce sorriso tinto di rosso rubino mentre indica loro una tavolata imbandita con una mano pallida e affusolata, da pittrice. –Mangiate quanto volete, ho fatto preparare tutto solo per voi.-

Accanto al tavolo un giovane con i capelli neri sposta leggermente una sedia, invitando Akiko a sedersi con un gesto silenzioso del capo. Lei accetta, sedendosi un po’ impacciata, e ringraziando il giovane quando accompagna la sedia di nuovo vicino al tavolo. Haruya la imita, sedendosi accanto a lei e riempendosi il piatto.

Ryu sente la potenza del One For All corrergli sotto la pelle in piccole scosse elettriche, Shiki gli posa una mano sulla spalla, mormorandogli all’orecchio poche parole.

-Per adesso facciamo il loro gioco.-

Con passo deciso, dopo uno sguardo d’intesa, anche loro si avvicinano al tavolo.

 

 

 

Approssimativamente Dieci giorni dal rapimento [One For All: 5%]

I problemi cominciano poco dopo, e all’inizio né lui e nemmeno Shiki se ne accorgono. Sembrano semplici incubi, almeno così pensa Shiki, e alla fine anche Ryu si convince.

Forse per la paura, gli incubi tornano a perseguitarlo e le figure scure ed evanescenti dei precedenti possessori del One For All cominciano a togliergli il sonno: Ryu si sforza di stare sveglio, di resistere, ma la stanchezza alla fine vince sempre e loro sono di nuovo lì, immobili e in silenzio, ad osservarlo, e a Ryu sembra lo stiano giudicando.

“Sei un fallimento.”

“Ci hai abbandonati.”

“Abbiamo sbagliato a scegliere te.”

-State zitti.- sibila al nulla, chiuso a chiave nella sua stanza alla villa della Collezionista. –Riuscirò a uscire da qui. Vi dimostrerò che Deku non ha sbagliato a scegliere me.-

Fuori dalla finestra, Ten ed Emil pattugliano il perimetro – un’altra ragazza arrivata prima di loro, Lily, ha spiegato che hanno iniziato a pattugliare i dintorni durante la notte quando un paio di ragazzi hanno cercato di scappare, quasi un mese prima.

Quando Ryu le ha chiesto che cosa fosse accaduto loro, Lily ha assottigliato gli occhi verdi e stretto i denti.

-Prova a immaginare.- ha ribattuto. Ryu non ha più voluto chiederle altro.

Nel frattempo, Shiki ha iniziato a pensare un modo per scappare, memorizzando ogni singolo spostamento effettuato nella villa – Ryu ringrazia il suo Quirk, la sua memoria infallibile, e la sua capacità di restare impassibile davanti al pericolo. Lily, quando le chiedono di aiutarli, inizialmente rifiuta, forse troppo spaventata per fare qualcosa, ma alla fine accetta e la sua capacità di modificare parti del suo corpo in altri materiali diventa parte fondante del loro piano di fuga.

Ora devono solo aspettare il momento adatto.

E, magari, Katsuki sta continuando a cercarlo.

 

 

 

Approssimativamente Quindici giorni dal rapimento [One For All: 5%]

Nonostante l’opprimente e soffocante sensazione di essere sempre osservati, Ryu constata che sono comunque liberi di girovagare per la villa come preferiscono, con il solo obbligo di non uscire, mai.

Non è stato necessario domandare alla Collezionista il perché, anche Haruya l’ha comunque fatto: vuole giocare a calcio in giardino, quella mattina c’è un bel sole e la temperatura è piacevole, ma la donna è irremovibile.

-Perché?- domanda allora il ragazzino, battendo un piede per terra.

La collezionista gli sorride, le labbra di un bellissimo rosso geranio. –Perché è pericoloso, caro. Non voglio che tu ti faccia del male.-

Ryu sente brividi gelati di paura corrergli lungo la schiena, osservando il luccichio glaciale nei suoi occhi chiarissimi.

Ryu si chiede, per l’ennesima volta, se Katsuki riuscirà mai a trovarlo e a portarlo a casa prima che sia troppo tardi.

 

 

 

Approssimativamente Venti giorni dal rapimento [One For All: 5%]

Non si era nemmeno accorto di essersi addormentato - crollato a causa della stanchezza sul divanetto nel soggiorno proprio accanto a Shiki e Lily, mentre osservavano distrattamente Haruya e Akiko giocare con dei pastelli donati dalla Collezionista – e in un attimo apre gli occhi in un luogo buio, per niente famigliare, di fronte a uno specchio.

Ryu comprende che non si tratta di uno specchio quando il sé stesso riflesso inizia a camminare verso di lui trascinandosi dietro qualcosa, come se trasportasse un sacco piuttosto pesante. Con un gesto svogliato del braccio, la copia di sé gli getta davanti ai piedi quello che non è sacco ma un cadavere.

Ryu non riesce a trattenere un urlo che gli graffia la gola, quando riconosce la tuta da Eroe di Deku.

-Lo sai, che è stata solo colpa tua?- lo sguardo della copia e impassibile, la voce gelida, mentre si avvicina. Ryu rimane bloccato per la paura, gli occhi scuri sgranati e fissi sul cadavere di Deku, riverso a terra come un giocattolo rotto e abbandonato senza cure.

-Non… - balbetta. –Non è vero! Io… -

-È stata colpa tua.- ripete il suo riflesso, mentre Ryu indietreggia.

-Basta! Non è vero!- scuote la testa e si porta le mani alle orecchie. –Basta, lasciami in pace!-

-Lo sai che è invece è vero.- continua la voce. –Deku è morto per colpa tu... –

Alle spalle di Ryu, l’aria si muove con la rapidità di uno schiocco e una figura scura appare alle sue spalle, superandolo e allungando un braccio per stringere la testa della sua copia, schiacciandola fino a farla esplodere. Ryu sgrana gli occhi pieni di lacrime, barcollando all’indietro per lo spavento.

-Giù le mani dal mio pupillo.- sentenzia una voce autoritaria ma gentile, severa ma affettuosa al tempo stesso, che Ryu non sentiva da troppo tempo. Gli viene da piangere.

-De.. ku... – balbetta, mentre Deku si volta lentamente verso di lui e gli sorride. Il suo solito sorriso rassicurante.

-Ciao, Ryu.- sussurra. –Ti vedo bene.-

Deku!- Ryu, se possibile, scoppia a piangere ancora più forte. Prende la rincorsa e fa per abbracciarlo, ma gli passa attraverso e cade a terra con un tonfo sordo.

-Scusami, Ryu.- sospira scoraggiato, Deku, accucciandosi vicino a lui. –Non sono tornato in vita o qualcosa del genere. Sono quello che resta del Deku che conoscevi, fa parte dei poteri del One For All.-

…i poteri del One For All? Ryu non capisce, continuando a fissare Deku con un’espressione stranita. Katsuki non gli ha mai parlato di questa cosa, possibile che non lo sappia?

-Ah, a quanto pare Kacchan non te l’ha detto.- ridacchia. –Ora capisco perché eri così spaventato quando ci vedevi… -

Alle spalle di Deku, Ryu scorge altre figure emergere dall’ombra: riconosce l’imponente figura di All Might, avvolta in un’accecante luce gialla, e accanto alla sua quella più minuta di una donna e un’altra figura massiccia, di sicuro un uomo.

-Abbiamo sentito che eri in pericolo e siamo venuti ad aiutarti.- spiega Deku. –Non potevamo lasciarti in balia di quel Quirk di controllo mentale… Anche se ammetto che ci ha messo parecchio in difficoltà.-

-Che intendi dire?-

Deku si siede a gambe incrociate di fronte a lui. –Ryu, penso che Kacchan ti abbia spiegato quanto è importante il One For All.-

Il ragazzo annuisce. –Sì, me l’ha detto. Ha spiegato che se dovesse finire nelle mani sbagliate… Che paragone aveva usato… Ah, sarebbe come sganciare una bomba all’idrogeno.-

-Sì, il paragone rende l’idea.- Deku ridacchia e scuote la testa. –Per questo non potevamo permettere che cadessi vittima di quel Quirk, Ryu.-

Quirk? Quale Quirk? –Non capisco… -

-Il leccapiedi della Collezionista, quello che non parla mai.- spiega Deku, e Ryu capisce che sta parlando del ragazzo che segue sempre la donna. –Il suo Quirk, da quello che ho capito, induce degli incubi basandosi sulle paure della persona colpita e nel frattempo di costringe a fare quello che desidera.-

Ryu impallidisce. Cosa sta facendo adesso, se era sotto il controllo di quel Quirk? Potrebbe fare qualsiasi stupidaggine e nemmeno ricordarselo!

-Stai tranquillo, per adesso non sei in pericolo.- lo rassicura l’Eroe. –Ma devi comunque restare in guardia, Ryu. La Collezionista non è da sottovalutare, questo immagino tu lo abbia capito da solo, ma non ti scordare di chi lavora per lei.-

-Certo.-

Deku gli sorride, dolcemente, a Ryu ricorda tantissimo uno dei sorrisi di suo padre… -Sono così fiero di te, Ryu. Di te, di Kacchan, di tutti quanti. Vorrei potervelo dire di persona.-

Ryu non capisce cosa stia succedendo. -Deku, cosa… -

-Ma adesso ti devi svegliare.-

E Ryu apre gli occhi all’improvviso.

Si sveglia in mezzo al lungo corridoio che porta al salone centrale, quello con il lampadario di cristallo dell’Ottocento, a metà di una lunga fila indiana composta da tutti i ragazzi presenti alla villa.

Che cosa sta succedendo?

Senza pensarci due volte, prende un profondo respiro e trattiene il fiato, contando fino a cinque. Emil gli passa accanto, contando tutti i ragazzi in fila, e lo salta senza nemmeno vederlo. Perfetto, il suo Quirk ha già fatto effetto.

Silenzioso come un gatto, Ryu esce dalla file e si allontana, in punta d’alluci, osservando gli occhi vuoti dei ragazzi in fila, tutti sotto il giogo del controllo mentale. Ryu trattiene a stento un imprecazione, quando finalmente trova Shiki e Lily: sono uno accanto all’altra, immobili come marionette a cui hanno tagliato i fili, gli occhi vuoti e inespressivi che gli mettono i brividi. Li scuote entrambe per le spalle, dolcemente, per non spaventarli.

Lily è la prima a riprendersi. –Cosa… Ryu?-

Ryu le fa segno di fare silenzio. –Se mi notano sono finito. State bene?-

Shiki annuisce. –Che cosa è successo?-

-Un Quirk di controllo mentale, ora ne siete liberi.- spiega, esortandoli a seguirlo. –Ora andiamocene da qui. Non possiamo più rimandare.-

-Tu come hai fatto a liberarti?- domanda Lily, seguendolo come un’ombra. Ryu si limita a sorriderle e lei capisce che è qualcosa che non può spiegarle.

Dopo un paio di passi, Shiki si immobilizza in mezzo al corridoio ora deserto. –Lo sentite anche voi?-

-Cosa?-

Shiki piega un poco la testa, annusando l’aria. –Sembra odore di ga… -

Un’esplosione sconquassa l’intera struttura, facendoli quasi cadere a terra. Il controllo mentale si spezza e tutti i ragazzi, ora liberi e spaventati, cominciando a correre in ogni direzione. Lily afferra Akiko e Haruya per un braccio, attirandoli a sé.

-…sì, era proprio gas.- conclude allora Shiki, più confuso di prima, sporgendosi da una finestra per cercare di capire cosa stia succedendo: tutti gli ospiti della Collezionista – ricchi scapoli in cerca di una moglie giovane, magnati senza scrupoli o semplici contrabbandieri - si precipitano fuori dalla villa, verso il cancello principale, dove sembra ci sia qualcuno ad attenderli.

-Beh, sembra che ci abbiano anticipato.- esclama, sorridendo. –Abbiamo un diversivo per scappare.-

-E allora che aspettiamo? Che vengano a prenderci?- sbotta Ryu. –Muoviamoci, prima che questo posto salti in aria.-

-Ryu?- è una voce femminile, dalla cima delle scale alla loro sinistra. Ryu ha un tuffo al cuore quando se la vede davanti.

-Zia Chaco!- urla, correndo verso di lei e abbracciandola. Ochaco lo stringe a sé come se avesse paura di vederlo scomparire da un momento all’altro. –Sei qui! Lo sapevo che sareste venuti a cercarmi!-

-Non potevamo starcene con le mani in mano, tesoro. Bakugou probabilmente ci avrebbe massacrati tutti.- ridacchiano entrambi, immaginandosi Katsuki dare di matto e minacciare di andare a cercarlo da solo. –Non potete stare qui, dovete uscire. È troppo pericoloso.-

Ryu annuisce, facendo un cenno verso gli altri e iniziando a correre lungo il corridoio, lui in testa con Shiki accanto e Lily con i fratelli subito dietro di loro.

C’è un gran trambusto, nei corridoi della villa, tra persone che corrono in ogni direzione e altre esplosioni – rumore di vetri infranti e altre esplosioni, in rapida sequenza, diverse dalle precedenti. Ryu le riconosce, e se non stesse correndo per salvarsi la pelle si metterebbe a piangere.

Katsuki è davvero venuto a cercarlo.

Lo strillo spaventato di Akiko e il gemito di dolore di Lily lo riscuotono dai suoi pensieri: Emil incombe su di loro, immenso nella sua stazza, con Akiko stretta per la vita nel pugno e Lily tenuta ferma per i capelli – ma la ragazza, rapida come il fulmine che ha messo fuori gioco l’impianto elettrico, trasforma le proprie dita in lame di ferro e con un gesto secco e disperato taglia di netto la treccia, poco lontano dalla nuca, ferendo Emil per costringerlo a liberare la bambina.

L’uomo non demorde, nemmeno con tutti i decibel raggiunti dalle urla di Akiko che iniziano a ferire anche le sue orecchie – e Ryu lo sente, può giurare di averla sentita, la mano di Deku sulla spalla e la sua voce a un soffio dall’orecchio.

-Avanti, Ryu, fagli vedere di cosa è capace il One For All.-

Filamenti neri si allungano dalle sue dita protese in avanti e si stringono attorno a Emil, immobilizzandolo, Ryu fa forza sulle gambe e colpisce l’uomo al plesso solare: il colpo è così forte da sfondare il muro alle spalle del militare e quello dall’altra parte della stanza. Emil si accascia su se stesso con un lamento, incosciente o morto a Ryu non interessa. Akiko è al sicuro tra le braccia del fratello.

-Di qua!- esclama Shiki. Ha trovato un fucile.  –Siamo vicini alle cucine!-

Ryu annuisce, prendendo per mano i fratelli e osservando Lily per assicurarsi che stia bene – si è ferita, nel tentativo di liberarsi, e qualche ciocca di capelli castani è stata strappata, ma nulla di cui preoccuparsi.

Ora devono solo pensare a uscire da lì.

Poi dei passi.

Lenti, strascicati, qualcuno che zoppica, esattamente verso di loro: Akiko e Haruya si stringono a lui e Ryu cerca di nasconderli dietro di sé, mentre Shiki carica il fucile e Lily si prepara a combattere.

I passi rallentano, forse li ha sentiti, e anche Shiki arretra di qualche passo – ed è un attimo: appena l’estraneo svolta l’angolo, Lily gli salta addosso con tutta l’agilità e la velocità che possiede, scaraventandolo a terra e cercando di immobilizzarlo, prima di essere colpita ed essere costretta ad allontanarsi. Shiki punta il fucile in direzione dell’estraneo e Ryu decide di intervenire per aiutarla, quando sentono quella voce.

-Ma che cazzo?!-

 

 

 

 

 

 

D.D.N.A.: Deliri Del Nuovo Anno

BUON ANNO A TUTTI! *stappa spumante*

Wow, non ci credo nemmeno io, ho finito questo capitolo.

Oemmegi, è stato un trauma. Ho iniziato a scriverlo esattamente tre giorni dopo aver postato il precedente, ma ho passato tutto il tempo a cancellare a riscrivere tutto.

Ho perso il conto delle riscritture dopo la decima volta, così, per dire.

E comunque il record dello scorso capitolo non l’ho battuto: sono solo 3700 parole :”D

*si butta nel fiume con un sasso legato al collo*

Okay, la smetto, lo giuro.

Spero che questo capitolo vi piaccia, e che io non ci metta una vita a finire il prossimo.

Voi… abbiate fede.

Maki

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Capitolo 16
*** Il Paradosso dell’Onnipotenza [o di ossa rotte e veri Eroi] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Paradosso dell’Onnipotenza

[o di ossa rotte e veri Eroi]

 

 

 

 

 

-Perché sei così irremovibile sul non lasciare Ryu da solo?- gli chiede Mina, appena Yaoyorozu se ne va da casa sua. –Cioè, capisco il suo Quirk e la sua importanza… -

-Lo voglio sempre accanto a me perché è il posto più sicuro a questo mondo, Mina.- sentenzia, senza neanche guardarla. –E poi, gli ho promesso che mi sarei preso cura di lui.-

Mina piega la testa di lato, senza capire. –Promesso a chi?-

Katsuki continua a non guardarla, fissando un punto imprecisato della parete del soggiorno. -…l’ho deluso troppe volte quando era vivo, non posso permettermi di continuare anche adesso che Deku è morto.-

 

20 giugno [One For All: 5%]

Katsuki sfreccia in sella alla sua moto a una velocità folle – sente il motore rombare e surriscaldarsi più del dovuto, la lancetta del contagiri schizzare sempre più verso destra, mentre continua ad accelerare e a zigzagare tra macchine e pedoni senza nemmeno prestare attenzione ai semafori - fino a raggiungere la UA, saltare sul marciapiede e arrestare la sua corsa in mezzo al cortile dell’istituto, lasciando sull’asfalto la scia nera di una frenata e nell’aria l’odore di gomma bruciata. Sero e Kaminari scattano in piedi appena scende dalla moto e a passo di carica si avvicina a loro, mentre Iida inizia a sbraitargli in un orecchio.

-Bakugou! Questo non è il comportamento di un Eroe! Entrare così all’interno della UA… !- viene zittito da Naeko, che corre verso di loro e si getta tra le braccia di Katsuki, quasi buttandolo a terra, piangendo e singhiozzando senza freni.

-È solo colpa mia!- continua a ripetere la ragazzina, disperata, i capelli scompigliati e il viso pallido rigato dalle lacrime affondato nel giubbotto di Katsuki. –È soltanto colpa mia!-

–Non è colpa tua, okay?- Katsuki le posa le mani sulle spalle. –Non è colpa di nessuno… -

-Sì invece!- strilla, sollevando di scatto la testa e puntando i suoi occhi grigi in quelli rossi di Katsuki. –Se fossi stata più attenta, se me ne fossi accorta prima… Ora Ryu non… !-

-Non potevi saperlo, Naeko.- si impone di stare calmo, sperando in questo modo di calmare anche l’amica di Ryu. In qualche modo sembra riuscirci. –Non prevedi il futuro.-

-Ma ho sentito il pericolo.- singhiozza la ragazzina, ora più calma. –Ho percepito un pericolo imminente.-

–E hai cercato di aiutarlo.- Katsuki piega sulle ginocchia, di fronte a lei. –Eravate due ragazzini contro degli adulti, hai fatto quello che hai potuto.-

Naeko piega il capo in avanti, nascondendo gli occhi dietro una cascata di capelli rossi. -…avrei voluto fare di più.-

-…anche io.- la ragazzina solleva lentamente la testa, confusa. Katsuki non distoglie lo sguardo. –Anche io avrei voluto fare di più.-

Con gli occhioni grigi ancora colmi di lacrime e i singhiozzi a romperle il respiro, Naeko si sbilancia in avanti e lo abbraccia.

 

 

-Perché deve sempre finire così?!- Katsuki sfoga la sua rabbia sul proprio casco, che viene scagliato senza alcun controllo contro il muro del suo soggiorno. -Perché per una volta, per una sola cazzo di volta, non può andare tutto per il verso giusto?!-

-Non è colpa tua, Bakugou.- Kaminari raccoglie il casco ammaccato e lo appoggia sul tavolino. -Hai fatto del tuo meglio… -

-Ed è proprio questo il punto!- sbotta. -Ho fatto del mio meglio per proteggerlo e l’hanno preso comunque! È stato tutto inutile!-

-Lo sai che non è vero… - mormora Sero.

-Sì invece! Smettila, cazzo, smettetela di cercare di farmi cambiare idea!- sta tremando, per la rabbia e la frustrazione, e i palmi fumano e scoppiettano incontrollati. -Deku si era sbagliato! Su tutto! Non sono l’Eroe che credeva che fossi! Non sono neanche un Eroe!-

Questo Sero non può sentirlo: gli si para davanti e gli punta l’indice contro, come a sfidarlo. -Okay, adesso basta. Bakugou, guardami negli occhi e prova a ripetere quello che hai appena detto. E intanto che formuli un’arringa abbastanza convincente per motivare questa tua affermazione, lasciami ricordarti un paio di cose.-

Katsuki sbuffa, improvvisamente tutta la sua rabbia sembra sparire, lasciando il posto a un’infinita stanchezza. -Sero, per favore, risparmiamelo.-

-No, adesso mi ascolti.- ribatte Hanta, la postura rigida di una statua. -Te lo ricordi, vero Bakugou, quel Villain che aveva preso in ostaggio i clienti del centro commerciale? Perché io me lo ricordo benissimo. Non sapevamo cosa fare, né noi che avevamo appena avuto le nostre licenze né gli Eroi con più esperienza, perché quel pazzo minacciava di ammazzare tutti gli ostaggi se avessimo anche solo mosso un dito. Tu eri là dentro, te lo ricordi, vero? Eri tra gli ostaggi.-

-Era il mio giorno libero dopo tre fottutissimi mesi.- borbotta.

Kaminari annuice. –Me lo ricordo anche io. Avevi lasciato il tuo cellulare alla ragazza che era seduta vicino a te e hai mandato la tua posizione a Sero.-

 

 

Il trillo di un messaggio in arrivo interrompe il battibecco tra Ryukyu e Miruko, la prima che cercava di convincere la seconda ad aspettare nuove istruzioni prima di saltare dentro la struttura e prendere a calci chiunque le si parasse davanti.

Hanta sblocca il proprio cellulare e apre la notifica. -È un messaggio di Bakugou, mi ha inviato la sua posizione.-

Miruko solleva un sopracciglio, confusa. –E quindi?-

-È dentro il centro commerciale.- risponde, anche lui confuso.

Ryukyu si incupisce. –Questo non ci aiuta. Un Eroe tra gli ostaggi rende tutto più diffi… -

Il trillo di un altro messaggio in arrivo la interrompe: è una brevissima nota vocale, di appena un minuto, in cui si sente chiaramente il Villain parlare di una vendetta che vuole assolutamente portare a termine e che loro – gli ostaggi, suppone Hanta – sono lo strumento ideale per farlo. Poi sente la voce di Bakugou, il suo solito tono strafottente e irragionevolmente alto, chiedergli con quale criterio aveva deciso che proprio loro sarebbero stati i mezzi ideali per la sua vendetta.

-…okay, è ufficiale.- esclama Denki. –Bakugou è impazzito.-

-No, non è impazzito.- Midoriya scuote la testa. –Sta cercando di farci guadagnare tempo.-

 

-Tutti eravamo così presi da trovare una soluzione veloce che non abbiamo pensato al modo più semplice per fermarlo: convincerlo a parlare.- Sero sospira, passandosi una mano trai capelli. -Prova a immaginare se non fosse andata così. Cosa sarebbe successo se tu non avessi fatto quello che avremmo dovuto fare tutti?-

Katsuki non sa come rispondere: boccheggia, la voce andata a farsi fottere, mentre nella sua testa riesce solo a ripetersi che in fondo Sero ha ragione. Ma è dura ammetterlo, ed è dura accettare di aver fallito.

Sero e Kaminari tirano un sospiro di sollievo, quando finalmente Katsuki sembra calmarsi.

-Lo troveremo, Bakugou.- sentenzia Kaminari, dandogli una pacca sulla spalla. –Lo troveremo, a costo di setacciare il Paese palmo a palmo. Stanne certo.-

 

 

30 giugno [dieci giorni dal rapimento]

Katsuki non chiude occhio da quando Ryu è scomparso, continuando a lavorare senza sosta per trovare anche solo una piccolissima traccia per rintracciare Ryu. Instancabile, continua a cercare informazioni sui movimenti della Collezionista, cercando di rintracciare anche i compratori di opere d’arte del mercato nero – di tornare a casa non se ne parla, non riuscirebbe a sopportare la vista di Mina nello stato catatonico in cui è caduta quando ha saputo che avevano rapito Ryu, e così alla fine ha preferito tornare dai suoi. Suo padre ha quasi creduto di avere davanti un fantasma, non suo figlio, quando se l’è visto davanti pallido come un cadavere e stanco all’inverosimile.

E non è riuscito a trovare un singolo indizio, nemmeno un’idea di dove possa essersi cacciata quella troia e che cosa voglia farne di Ryu.

E tutto questo lo sta logorando, mangiandoselo dall’interno come un cancro, mentre sente salire e ribollire la rabbia e la frustrazione. Si sente pronto a esplodere, lòetteralmente.

-Bakugou ti ho portato qualcosa da mangia… Dio mio, ma è appena finita una guerra, qui dentro?!- strilla Kirishima, bloccandosi sulla soglia e osservando il caos e le varie pile di cartelline e faldoni e scartoffie abbandonati in giro per la stanza.

Katsuki solleva appena gli occhi verso di lui, i pugni stretti che iniziano a fumare. -Non è il momento.-

Kaminari, apparso alle spalle del rosso, mormora titubante:  Bakugou, sei veramente sicuro di stare bene?-

-Sto benissimo, Kaminari.- sbotta. –Hanno rapito Ryu da dieci giorni e non ho idea di dove possano averlo portato e non so che cosa possano fargli, se lo terranno in vita o se lo hanno già ucciso e si sono sbarazzati del suo cadavere, Mina è diventata un vegetale da quando lo hanno portato via e io non chiudo occhio da più di una settimana e sto tirando avanti a caffè e barrette energetiche. Sto alla grande, visto?-

Kirishima occhieggia verso il Parafulmini. -…era una domanda stupida, Kaminari.-

-Molto stupida.- ammette il biondo, incassando la testa nelle spalle.

Dei passi veloci alle loro spalle e un molto gentile “Levatevi dai coglioni” annuncia l’arrivo di sua madre, che li sbatte fuori dalla stanza e si chiude dentro con lui.

-Cazzo vuoi?- è veramente troppo stanco e troppo nervoso per affrontare sua madre, in questo momento. Si sente come la pentola a pressione che suo padre le ha regalato e che lei aveva distrutto, dimenticandola accesa sul fornello la sera di Capodanno quasi vent’anni prima.

-Senti, coglione, prima di tutto ti dai una calmata.- esordisce lei, inviperita. –Il fatto che Ryu sia stato rapito non ti dà il diritto di sbottare contro chiunque.-

E, proprio come la pentola a pressione dimenticata accesa sul fuoco, Katsuki esplode: è di un violenza inaudita, lo scatto d’ira con cui scaglia a terra quella tazza di caffè e inizia a inveire contro sua madre, contro la Collezionista, contro i suoi collaboratori, contro il mondo intero, contro se stesso, fino a quando è troppo stanco anche per stare in piedi e si accascia a terra a ginocchioni, respirando in affanno e con gli occhi lucidi.

Curioso, non aveva pianto al funerale di Deku, e ora sta piangendo per Ryu.

-…non credevi di affezionarti così tanto a quel ragazzino, vero?- sussurra la vecchia strega, Katsuki sente gli occhi riempirsi ancora di più di lacrime. No, non credeva di affezionarsi così tanto a Ryu da considerarlo un fratello minore, parte di una famiglia che non ha.

-È tutto quello che… - balbetta, chinando la testa e stringendo i pugni. –È tutto quello che ci resta di Deku.-

Sua madre gli è accanto l’attimo esattamente successivo: gli solleva il viso, quasi con violenza, fissandolo dritto negli occhi. –E allora riportalo a casa.-

Katsuki sgrana gli occhi, confuso e senza parole, giusto per un momento: scatta in piedi, scuote la testa e inizia a camminare per la stanza.

-Ma che cazzo sto facendo?- blatera. –Piangermi addosso? Io? Adesso? Ma scherziamo? Ryu ha bisogno di aiuto e dobbiamo muovere il culo!-

–Questo è mio figlio.- Mitsuki ghigna, puntandogli l’indice contro. -Ora ti riconosco, stronzetto.-

Katsuki si ferma giusto un istante a guardarla, quello che resta della tazza di caffè tra le mani. -…ti vendo un sacco di bottiglie, mamma.-

-E io ti varo un sacco di barche, Katsuki. Ora datti da fare.-

-Signor sì, signora.-

 

 

 

5 luglio [quindici giorni dal rapimento]

A distrarlo dalle sue ricerche è una telefonata di Tsukauchi, coincisa e sintetica, che lo fa scattare in piedi come una molla.

-Abbiamo un sospettato.- sentenzia. –Corrisponde a uno degli identikit che ci ha fornito il nostro informatore. Lo stanno portando qui.-

 

L’anticamera della sala degli interrogatori è in fondo a un lungo corridoio che Katsuki percorre a passo di carica, il rumore secco delle suole dei suoi scarponi che rimbomba lungo le pareti spoglie come il ritmo di un tamburo da guerra. Nella piccola stanzetta isolata ci sono soltanto due agenti, che appena lo vedono scattano sull’attenti, mentre insieme al sospettato ci sono Tsukauchi e Todoroki – e a quanto pare non stanno cavando un solo ragno dal buco, vista l’espressione contrita di Mezzo e Mezzo che si sta sforzando di restare calmo per non spaccare la faccia allo stronzo di fronte a lui e quella esausta del detective.

Katsuki non dice una sola parola, ma uno dei due agenti ha già capito: gli fa cenno di seguirlo e insieme escono dall’anticamera per raggiungere la stanza adiacente. L’agente apre la porta e si sporge all’interno, mormorando qualcosa che Katsuki non capisce.

Sente soltanto il sospettato ridere di gusto. –Cos’è? Giochiamo a Poliziotto buono e Poliziotto cattivo?-

Sta ancora ridendo quando Katsuki entra nella stanza.

-Sarebbe più preciso dire… - afferra una sedia e la trascina proprio di fronte al sospettato, che intanto ha smesso di ridere ed è diventato dello stesso colore di un lenzuolo. –Poliziotto buono ed Eroe molto incazzato, che preferiresti non far incazzare più di quanto già non lo sia.-

L’uomo, se possibile, sbianca ancora di più e inizia a tremare quando Katsuki ferma la corsa della sedia a qualche manciata di centimetri dall’altra e vi si siede a cavalcioni.

-Allora, ratto di fogna.- sta ghignando, i palmi appoggiati allo schienale della sedia che scoppiettano minacciosi. –Inizi a squittire o ti devo costringere? Sai, ho una certa fretta.-

 

Tsukauchi Naomasa continua a ripetere, ormai da anni, che lo pagano davvero troppo poco per tutto quello che fa: prima All Might e All For One, poi Midoriya e ora il successore di Midoriya.

Ha davvero bisogno di un aumento. O una vacanza. O magari entrambi.

-Crede sia stata una buona idea lasciare Ground Zero da solo con il sospettato, signore?- sussurra uno degli agenti, fuori dalla stanza degli interrogatori. Tsukauchi non ha neanche la forza di ribattere e si limita a sospirare: se riesce a fargli dire qualcosa, sarà meglio per tutti.

-Bakugou sa essere molto convincente, quando vuole.- mormora Todoroki, picchiettando un dito sull’avambraccio e aspettando. La camera degli interrogatori è isolata, quindi ovviamente non sentono un singolo rumore provenire dall’interno, e dopo quasi venti minuti temono che Bakugou abbia eliminato il sospettato e stia cercando di eliminare anche le tracce del reato.

-…no, vi prego, non voglio essere complice in un occultamento di cadavere.- balbetta Tsukauchi, impallidendo, quando la porta si spalanca e Bakugou esce da lì come se avesse il Diavolo e tutto l’Inferno alle calcagna, sibilando improperi e maledizioni contro la Collezionista.

-Scoprirà di essersi condannata a morte nello stesso momento in cui si è messa contro di me.- ringhia, ormai quasi fuori dal commissariato. -E che il mondo è più piccolo di un fottutissimo paesino di campagna quando sono incazzato con qualcuno.-

Todoroki e Tsukauchi si scambiano uno sguardo prima di seguirlo. –Dove si va?-

Katsuki nemmeno arresta la sua marcia, continuando ad allontanarsi di gran carriera. –Dove vado, vorrai dire.-

-Stai scherzando, spero.- ribatte Todoroki, secco. –Non penserai che ti lasceremo andare da solo, finirai per farti ammazzare.-

-Mezzo e Mezzo, Ryu è stato affidato a me, questo è un mio problema.-

-Correzione: è diventato anche un mio problema quando Midoriya mi ha chiesto di aiutarti.- ora anche Todoroki si sta incazzando, e non accetterà un no come risposta. –Quindi, che ti stia bene o no, tu non vai da solo a cercare Ryu.-

Rimangono istanti che sembrano infiniti a fissarsi negli occhi come due cani pronti a sbranarsi, prima che Todoroki aggiunga: -Dove, Bakugou?-

-Francia.- sibila, arrendendosi. –Foresta Nera. C’è una villa dell’Ottocento, la sua base è lì.-

Tsukauchi, alle loro spalle, si limita ad annuire. –Credo avremmo bisogno di aiuto.-

 

 

 

7 luglio [diciassette giorni dal rapimento]

Alla fine, l’aiuto si concretizza in una vera e propria task force capeggiata da Todoroki stesso che comprende Uraraka, Sero, Kirishima, Jirou e Kaminari per la gioia di Katsuki, che avrebbe preferito di gran lunga andare da solo - ma Mezzo e Mezzo ha ragione, se fosse andato da solo probabilmente avrebbe fatto il coglione e si sarebbe fatto ammazzare. E non può lasciare Ryu da solo.

Non di nuovo.

-Vengo anch’io.- per la prima volta da quando Ryu è stato portato via, Mina esce dalla sua stanza, già pronta e con un borsone sulla spalla. –State per partire, no? Vengo anch’io.-

Katsuki la scruta, studiando la sue espressione. –Sei sicura?-

-Voglio vedere in faccia la stronza che mi ha portato via Ryu.- gli occhi scuri di Mina sono ancora gonfi di lacrime, ma Katsuki crede di non averla mai vista così combattiva.

Non può che annuire, chiudendo il suo borsone e facendole un cenno con la testa. –E allora andiamo.-

 

 

 

8 luglio [diciotto giorni dal rapimento]

Raggiungere la Foresta Nera senza farsi notare non si rivela difficile come Katsuki aveva pensato, ma piuttosto una passeggiata turistica nella natura. I militari che li aiuteranno sono già posizionati e la villa è tenuta sotto controllo ventiquattro ore al giorno, ma nessuno di loro ha osato avvicinarsi più di settecento metri – troppo rischioso, hanno riferito quando Katsuki ha chiesto perché. Soltanto la mano di Sero premuta con forza sulla sua spalla e l’occhiataccia di Todoroki gli hanno impedito di spaccare la faccia a quel soldato.

Ad accoglierli al campo è un uomo bassino e tarchiato, dalle numerose medaglie Katsuki sospetta qualcuno in alto nella catena alimentare dell’esercito francese, che si prodiga subito nei saluti. –Benvenuti, signori… -

-Qui è il capo, qui?- domanda invece Katsuki, continuando a camminare pestando i piedi per terra.

-Io, signore.- risponde il graduato, scattando sull’attenti. –Tenente Augu… -

-Benissimo, ora so chi ignorare.- lo interrompe, lasciandolo senza parole. –Tu, portami una mappa della struttura.-

Il soldato semplice scatta sull’attenti e scappa via, tornando pochi istanti dopo con un abbozzo di planimetria.

Il tenente, intanto, si riprende dalla risposta appena ricevuta. –Ma… Ma come si permette… !-

-Non intendo ascoltare una singola parola di qualcuno che si nasconde dietro i suoi gradi militari, che in quasi una settimana non ha osato avvicinarsi all’obbiettivo e che non ha nemmeno un’idea di piano d’azione.-

-Siamo stati chiamati per un’operazione di salvataggio, non posso mettere a repentaglio la vita dei miei uomini!-

-Infatti non la metterete.- ribatte. –Resterete qui, ad aspettare, mentre noi entreremo nella villa… da qui.-

Indica un punto sulla planimetria, al primo piano, indicata dalla dicitura come “dispensa”.

-Perché dalla dispensa?- domanda il Parafulmini, confuso. –Spuntino prima di attaccare?-

Todoroki si batte una mano sulla fronte con così tanta forza che Katsuki sospetta gli rimarrà il segno, mentre Jirou gli tira uno scappellotto in testa e Kirishima sospira sconsolato. Lui si limita a fulminarlo.

-Ma solo io stavo attento durante le lezioni di Aizawa sullo stealth, al terzo anno?- grugnisce.

-Cucine, dispense e obitori.- interviene Sero. –Gli unici posti mai sorvegliati perché non c’è nulla da sorvegliare.-

-Niente può uscire sulle proprie gambe, da lì.- conclude Mina.

-Grazie, ragazzi, almeno ci siete voi a ricordarmi del perché continuo ad avere a che fare le persone.- sospira. –Stavo dicendo. No, razza di rincoglionito, niente spuntino, quella dispensa sarà la nostra entrata in scena.-

 

 

 

10 luglio [venti giorni dal rapimento]

Loro sono gli ultimi due a entrare nella villa, sempre usando la piccola finestrella della dispensa. Jirou si accovaccia a terra e i suoi spinotti bucano l’intonaco del muro, mentre Katsuki controlla un’ultima volta le cariche e le munizioni che ha con sé.

 -Bakugou, li ho trovati.- Katsuki si volta appena verso di lei. –Secondo piano, ala ovest della villa. Approssimativamente mille persone tra adulti e bambini, credo ci sia anche la Collezionista.-

-Perfetto, grazie Jirou.- annuisce. –Resta sempre allerta e avvisami per qualsiasi cambiamento. Voi a che punto siete?-

-Ho trovato i condotti dell’acqua.- sentenzia Mezzo e Mezzo. –Ho già iniziato a congelarli.-

-Forse fai prima a farli esplodere, Todoroki.- suppone Sero, ricevendo un Hum come risposta. –Comunque, io e Kirishima siamo davanti al cancello principale in attesa.-

-Ho eliminato gli uomini a guardia delle entrate secondarie, sono entrata dal terrazzo al quarto piano e sto iniziando a scendere.- risponde coincisa Faccia Tonda.

-Io ho trovato i condotti del gas.- mormora invece Mina. –Non dovrei impiegare molto a metterli fuori gioco.-

-ChargeBolt è in posizione davanti al quadro elettrico pronto a colpire.- Katsuki sente il sospiro rassegnato di Jirou e può solo provare ancora più stima per lei. –La prossima fase?-

Katsuki ci pensa un attimo, prima di sentenziare: -Sero e Kirishima, voi pensate a chiunque tenti di uscire da lì. Uraraka, tu occupati dei ragazzi e portali al sicuro, Jirou vi darà una mano. Voialtri distruggete tutto, fate più casino che potete, poi cercate di disperdere gli ospiti della Collezionista.-

-E lei?- mormora Kirishima. –Cosa facciamo con la Collezionista?-

-La puttana lasciatela a me.- ringhia. -Uscite da qui il prima che potete, quando avete finito.-

-Che vuoi fare?- gli domanda preoccupata Jirou, scrutandolo con gli occhi sgranati.

-Bakugou.- il tono di Mezzo e Mezzo è più freddo del suo ghiaccio. –Non provare a trasformare questa cosa in una missione suicida.-

-Tranquillo, Mezzo e Mezzo, non vi libererete di me tanto velocemente.-

-…lo diceva anche Midoriya e guarda in che situazione siamo.- sussurra ancora Jirou, ma ogni altra risposta viene soffocata sul nascere dalla prima esplosione. Ora è il momento di agire.

Katsuki fa un passo avanti, fuori dalla dispensa.

 

Aveva memorizzato la planimetria della villa proprio per trovare la via più sicura per raggiungere qualsiasi nascondiglio quella bastarda avrebbe potuto scegliere, quindi alla fine si rivela abbastanza facile districarsi trai mille corridoi tutti uguali della villa senza incappare in troppi problemi.

Almeno finché Katsuki non si vede piombare addosso qualcosa – no, qualcuno, un lampo bianco che con un ringhio da battaglia affonda quelli che sembrano artigli nella sua coscia e nel suo fianco, fottutamente vicino alla femorale, e lo scaglia con violenza contro la parete con una ginocchiata ben assestata allo stomaco.

Il colpo alla schiena è così forte da fargli mancare il fiato e lasciarlo stordito per una manciata di secondi che si rivelerebbe fatale, se non si fosse accucciato a terra: questa volta, gli artigli puntavano alla gola. Riesce ad allontanare il suo aggressore con un destro ben assestato, quel tanto che basta per ricomporsi e osservare il suo avversario: è una donna, che lo sta osservando come un cane rabbioso, le labbra sollevate a mostrare i denti di un lupo e la mano destra insanguinata.

-La Collezionista aveva ragione.- ghigna lei, osservandolo. –Bastava soltanto aspettare e sareste venuti a prenderlo.-

Katsuki non capisce. –Ma che cazzo stai dicen… -

Lei lo carica ancora ed è velocissima, puntando di nuovo alla sua gola: riesce a evitarla ancora spostandosi di lato e scagliandole contro un’esplosione, ma gli artigli lo feriscono al viso e le grida che rimbombano lungo le pareti, sia il suo che quello della donna, sono veramente strazianti. La sua maschera cade a terra, tranciata di netto, e l’occhio destro inizia a pulsare sotto il palmo che si riempie di sangue e fa troppo male anche solo pensare di aprirlo – anche lei si porta una mano alla spalla, gemendo di dolore, l’ustione che si estende lungo il collo e giù fino al gomito e sul busto.

Katsuki comincia a sentire la testa farsi pesante, la stoffa dei pantaloni riempirsi di sangue e appiccicarsi alla pelle e quello che gli cola dall’occhio scivolare lungo il collo come una cascata. Deve pensare a qualcosa, o finisce che ci lascia davvero le penne – perché la donna-lupo si è rialzata e lo sta caricando, instancabile, cercando di colpirlo con l’intenzione di ucciderlo, e in meno di una manciata di secondi Katsuki si ritrova con le spalle al muro, in un angolo, e prossimo a soccombere.

E ha paura. Una paura fottuta.

-Ti arrendi di già, Kacchan? Ti credevo più forte di così.-

…non se l’è sognato, vero? Quella era la voce di Deku, vero?

 

-Facciamo una simulazione, apprendista.- sentenzia Miruko, cogliendolo alla sprovvista.

Katsuki non capisce. –Simulazione? Di cosa?-

-Di una situazione in cui ti potresti trovare, soprattutto se hai a che fare con Villains senza Quirk.- spiega lei, puntandogli contro una lucina laser rossa. -Ti hanno appena sparato. Ora cosa fai?-

Katsuki osserva la lucina, puntata sul suo stomaco. –Cerco di superare lo shock?-

-Bravo. Hai un buco nello stomaco, cosa ti ucciderà?-

-Emorragia.- ribatte, ovvio.

-Risposta esatta, ma non completa.- Miruko incrocia le braccia al petto. –Emorragia interna. C’è un foro d’uscita? Sì? No? Facciamo di no, cosa fai?-

Katsuki ci pensa un attimo. –Se non c’è, cado sulla schiena. Questo rallenterà la fuoriuscita di sangue.-

L’Eroina annuisce ancora. –Poi?-

-Non devo farmi prendere dal panico… E devo restare cosciente. Concentrarmi sul dolore potrebbe aiutare, una volta superato lo shock.-

-Esatto.- scioglie l’incrocio delle braccia, sollevando il dito indice della mano destra. –Prima regola del morire: convinciti che non vuoi morire. Seconda regola: rallenta e pensa.-

-Rallentare e pensare.- ripete, confuso. –A cosa?-

-Alla regola numero tre, apprendista: un modo per levare le tende e salvare la pelle, cercando di limitare al minimo i danni ma allo stesso tempo stendere il tuo avversario. Perché se avrai un buco nello stomaco o qualsiasi altra ferita di quel genere, sarà davvero difficile che tu sia in grado di combattere ancora per molto.-

 

-Forza, Kacchan, so che puoi farcela. Tu ce la fai sempre.-

-Ed è ancora troppo presto per tirare le cuoia.- sussurra, ghignando, prima di scattare in piedi. Ogni muscolo del suo corpo implora pietà, ma Katsuki ignora il dolore e si scaglia come una furia contro la donna, che nel frattempo sta balzando contro di lui.

È un attimo. Mentre i denti di lei affondano nel suo bicipite sinistro, l’esplosione la colpisce in pieno viso, scagliandola a metri di distanza e contro la parete opposta – Katsuki non riesce a trattenere un urlo, quando per la potenza dell’impatto e lo strattone i denti strappano la pelle e lacerano il muscolo e forse gli rompono qualche osso, perché Katsuki è costretto a lasciar cadere il braccio lungo il fianco, immobile.

La donna-lupo, invece, sembra non avere intenzione di muoversi, e questo sì che un bene – non sarebbe in grado di andare avanti a combattere, il sangue perso dalle ferite comincia a essere troppo e sta iniziando a sentire la testa pesante, mentre si trascina stancamente fuori dalla sala.

Sente dei passi, proprio verso di lui, e nonostante non ce la faccia più si prepara a difendersi. Deve ancora trovare Ryu e la troia, non può arrendersi adesso…

Qualcosa, o qualcuno gli balza addosso, di nuovo, buttandolo a terra senza dargli il tempo di capire cosa stia succedendo e colpendolo un paio di volte al viso con dei pugni, e quando riesce a liberarsi sente il rumore secco e inconfondibile di un fucile che viene caricato.

-Ma che cazzo?!- sbotta, inviperito, tirando su il busto e puntando il braccio destro alla cieca, spera più o meno nella direzione giusta. Non riesce più a tenere l’occhio destro aperto.

-Katsuki?!- ha già un’esplosione pronta a partire quando riconosce quella voce. –Shiki, fermo! Fermi!-

Ryu emerge dall’angolo buio, affannato e spaventato ma tutto intero, e Katsuki può permettersi di rilassarsi un poco.

-Katsuki… - Ryu gli si avvicina, lentamente, dandogli il tempo di rimettersi in piedi. –Cosa… Cosa ti è successo? Sei ferito! Stai perdendo un sacco di sangue!-

Katsuki gli posa una mano trai capelli per rassicurarlo. –Una bastarda mezza lupo, era veramente intenzionata a non mollare.-

Ten è veramente forte… - il ragazzo con il fucile, che crede si chiami Shiki, annuisce. –Adesso è… -

Katsuki indica alle proprie spalle: sul pavimento si scorge ancora la figura della donna-lupo, immobile in una pozza di sangue. Shiki, Ryu e la ragazza che ha tentato di stenderlo tirano un sospiro di sollievo.

-Cristo, Bakugou!- Mezzo e Mezzo appare alle loro spalle come un’apparizione mistica, trascinandosi dietro qualcosa. E ha un’espressione incazzatissima, uh, cos’ha fatto adesso? -Tra te e Midoriya mi farete venire un infarto!-

-Zio Shouto!- esclama Ryu, illuminandosi correndogli incontro, bloccandosi quando scorge cosa stia trascinando Mezzo e Mezzo. –Oh. Quello è… -

-Già.- Todoroki annuisce, indicando il ragazzo svenuto e immobilizzato che trattiene per la collottola. –Ha provato a usare su di me il suo Quirk. È stato facile sbarazzarsi di lui, una volta capito come funzionava.-

-Ma è un Quirk di controllo mentale!- esclama Ryu, Katsuki solleva un sopracciglio. –Come hai… ?-

-Ryu, non prendertela, ma ho preso a pugni in faccia il vero Midoriya.- ribatte Todoroki. –Figurati se mi faccio degli scrupoli a farlo con uno finto.-

–Tutti quanti nella vita abbiamo almeno una volta preso Deku a pugni in faccia.- Katsuki annuisce, appoggiandosi al muro per non cadere. –È come un rito di passaggio.-

-E tu rimani il campione indiscusso.- borbotta ancora l’altro Eroe. –Anzi, no. Tu. Che diavolo ti è successo?! Jirou ha quasi avuto un attacco di panico quando ti ha sentito urlare!-

Katsuki allarga… il braccio, visto che il sinistro non accenna a muoversi. –Mezzo e Mezzo, giudica da te.-

-…ti hanno ridotto veramente uno schifo, Katsuki.- sussurra Ryu, mentre Shiki e la ragazza dietro di lui annuiscono vigorosamente. –Hai bisogno di un medico.-

-E voi dovete uscire da qui.- sbotta allora Katsuki. –Io devo ancora trovare la Collezionista.-

-Bakugou, non sei nelle condizioni di continuare.- ribatte Todoroki. –La Collezionista è circondata ed è rimasta da sola, sarà costretta ad arrendersi… -

-Non me ne andrò da qui fino a quando non avrò visto quella stronza in una fottutissima cella!- grida, puntando i piedi per terra e fronteggiandolo, ignorando il dolore. –Dovessi morirci, qui dentro, chi cazzo se ne fotte! Saprò che quella puttana sarà a marcire dietro le sbarre e sarò in pace con me stesso per quello che ha fatto a Deku e a Ryu!-

-Non dire scemenze e muoviti!- sbraita ancora Todoroki, facendo un cenno con la testa ai ragazzini. Shiki e la ragazza lo seguono immediatamente, tenendo per mano due bambini, mentre Ryu rimane indietro.

-Vai anche tu.- mormora, troppo stanco per anche provare a essere autoritario.

-No.-

-Ryu, che cazzo… ! non ti ci mettere anche tu!-

-No, Katsuki.- ribatte il ragazzino, testardo come un mulo. –O vieni via anche tu o io resto qui con te. Perché non ho intenzione di lasciarti da solo, ferito e in pericolo, a cercare una pazza che probabilmente ti ucciderà.-

Katsuki sbuffa, esasperato. –Il complesso del martire si trasferisce insieme al Quirk, a quanto pare.-

 

Non era così che sarebbe dovuta andare, non era questo il piano che Katsuki aveva pensato. Ha fatto un errore da principiante, cazzo, si è montato la testa e ha sottovalutato il Villain – e ora sta in piedi per miracolo, dopo essere stato scagliato contro un muro e aver incassato non sa nemmeno lui quanti colpi consecutivi. E la partner del Villain, di cui non sapeva nemmeno l’esistenza, ha un cazzo di Quirk di duplicazione e ha creato almeno una ventina di copie di se stessa.

Cazzo, se non pensa qualcosa alla svelta è fottuto.

-Kacchan, levati di mezzo!- Katsuki ha appena il tempo di buttarsi di lato per non essere investito in pieno dall’onda d’urto generata da quel Manchester Smash1, che comunque lo fa rotolare per terra almeno per qualche decina di metri prima di riuscire fermarsi.

-Deku, che cazzo ci fai qui?!- urla, quando finalmente riesce ad alzarsi da terra.

-Sono i rinforzi, mi sembra ovvio.- ribatte questi, stendendo le poche copie della Villain rimaste in piedi con Delware Smash Air Force2. Peccato che questa le rigeneri all’istante, e quindi sono di nuovo punto e a capo.

Katsuki ne abbatte una decina con un paio di esplosioni, ma le braccia stanno cominciando a cedere. -Levati dal cazzo, nerd, posso cavarmela benissimo da solo!-

-No, Kacchan.- ribatte Deku. –Hai perso i guantoni, sei ferito e circondato e se provi a usare un’altra volta le tue esplosioni rischi di spaccarti i tendini delle braccia. Non me ne vado.-

-Deku, porca troia, ho detto… !-

-Non ti lascio qui!-

 

Alla fine si arrende con uno sbuffo, trascinandosi stancamente fuori dalla villa. Ryu è sempre accanto a lui, a meno di un braccio di distanza, pronto a sorreggerlo quando lo vede barcollare.

La prima ad avvicinarsi, quando raggiungono il cortile esterno della villa, è Mina, che abbraccia Ryu così forte da fargli male quando il ragazzino le corre incontro e scoppia a piangere come una bambina, continuando a ripetere che le dispiace. Le dispiace di non essere stata in grado di proteggerlo come avrebbe voluto e che è felice di vederlo sano e salvo.

-Ma che bel quadretto felice.-

Katsuki sente il sangue, quel poco che ha ancora nelle vene, gelarsi in un battito di ciglia: la Collezionista è proprio alle sue spalle, elegantissima e bellissima in quel vestito acquamarina, e minacciosa con un sorriso malato sul viso pallido dal trucco sbavato e un braccio attorno al collo di un bambino.

-Haruya!- sente Ryu urlare e il bambino agitarsi tra le braccia della donna, che come se nulla fosse gli punta alla tempia una pistola.

Almeno una decina di sicure scattano, tutte insieme, e altrettante armi vengono puntate contro la donna. Katsuki solleva il braccio destro.

-No, no! Fermi tutti, non sparate!- sbraita, frapponendosi tra i militari e la Villain. –Non uccidetela!-

-Ma signore… !-

-Non sparate!-

-Non mi ucciderai.- ride, lei, il rossetto scarlatto sbavato sul lato sinistro del labbro inferiore e i capelli scarmigliati sfuggiti allo chignon sulla nuca. –Voi Eroi avete così tante regole… -

-I bravi Eroi, quelli degni di questo nome, non hanno bisogno di regole.- ribatte Katsuki, facendo qualche passo instabile in avanti. Le ossa e i muscoli urlano per il dolore, ma non si ferma. –Spero non arrivi mai il giorno in cui si capirà perché io me ne sono imposte così tante. Ora, lascia andare il bambino.-

La donna continua a tenere la pistola premuta sulla tempia del ragazzino. –Perché dovrei? Così non ti sentirai in colpa quando quei gentili signori alle tue spalle inizieranno a sparare?-

-Non lo faranno. Nessuno sparerà fino a nuovo ordine.- la assicura. –Davvero, ti conviene arrenderti. Per cosa stai ancora combattendo? Sei rimasta solo tu.-

Il volto della donna si contorce in un’espressione di dolore e rabbia e la pistola si sposta, dalla tempia del ragazzino a Katsuki, dritta verso il petto. Katsuki cerca di non farle notare il sussulto che ha trattenuto a stento, mentre è sicuro di aver sentito Faccia Tonda arrestare sul nascere uno strillo. Così è morto Deku, un solo colpo in pieno petto, semplice e indolore. Non ha nemmeno avuto il tempo di realizzare cosa stava succedendo.

-Voi non potete capire!- sbraita allora lei, stravolta e stanca da tutto quanto. –Voi non capirete mai cosa si prova a essere normali! A essere inutili! Ho passato la mia vita a cercare un modo per essere qualcuno, perché nessuno voleva una Quirkless! Potevo essere la più intelligente, la più bella e la più brava, ma ero nessuno! E tutto per una… per una stramaledetta falange in un mignolo!-

Katsuki la ascolta in silenzio, senza muoversi, mentre la donna continua a urlare al mondo la sua rabbia e il suo odio per qualcosa di cui nessuno ha colpe se non la genetica, la pistola sempre puntata verso di lui.

-Conoscevo un Quirkless.- esordisce, facendo un passo avanti barcollando, poi un altro e un altro ancora. –Un vero coglione, uno di quelli di prima categoria. Anche lui era lo sfigato perché senza un Quirk, e sai cosa ha fatto? Non si è mai arreso, ha passato tutta la vita a lottare per quello in cui credeva, fino a quando non gli è stato donato un potere immenso. Un potere che nemmeno sapeva controllare.-

La Collezionista arretra di qualche passo, insicura sui suoi stessi piedi, continuando a stringere il ragazzino a sé. Katsuki non si fa intimorire.

-Eroi come lui ce ne sono pochi, forse uno su un milione. E lui è… è stato il migliore. E tu lo hai ucciso.- ora la pistola gli sfiora il petto, poco sotto la gola, ma gli occhi rossi di Katsuki sono inchiodati in quelli azzurri della Villain, che lentamente si riempiono di lacrime. –Hai ragione: non ti ucciderò, anche se lo vorrei. Oh, non immagini quanto vorrei farti passare lo stesso dolore che hai fatto patire a lui. Ma non lo farò, non perché ho le mie regole. Non lo farò perché Deku non lo farebbe. Nonostante tutto, quel coglione di Deku ti perdonerebbe.-

Il braccio intorno al bambino ricade immobile lungo il fianco della donna e il piccolo si allontana in fretta, mentre la pistola le scivola dalle mani e cade a terra vicino ai loro piedi. E infine anche lei crolla, cadendo ginocchioni sul terreno, le mani sugli occhi e i collant strappati sulle ginocchia, piangendo come una bambina.

L’attimo dopo è già ammanettata.

-Avrei voluto conoscerlo, Deku.- sussurra, mentre due militari la sollevano da terra. –Doveva essere una persona meravigliosa.-

Katsuki annuisce. -Lo era.-

Prima che la portino via, gli sorride un’ultima volta. –Anche tu, a modo tuo, sei degno di essere un Eroe.-

Come la Collezionista si è allontanata, scortata dalle forze dell’ordine verso una cella di cui spera buttino via la chiave, solo allora, Katsuki si permette di crollare.

Faccia Tonda è la più veloce: si sente trascinare, ma è troppo stanco per davvero capire dove lo stia portando.

-Serve un medico, presto!- urla a qualcuno attraverso un auricolare. –È grave, non so di preciso quanto, ma ha bisogno di cure! Subito!-

-Sto bene, Faccia Tonda… - sussurra, esausto, costringendola a sorreggerlo per non farlo rovinare a terra.

-Non stai bene, Bakugou!- strilla ancora lei, terrorizzata. –Cosa ti è saltato in mente? Il piano non era questo!-

Katsuki sta per chiederle di non urlare, perché gli fa male la testa, quando si sente chiamare e due braccia gli circondano il busto: Ryu gli sta facendo male ma lo lascia fare.

-Stai bene.- mormora, sospirando di sollievo. –Tu stai bene.-

Ryu annuisce, piangendo, mentre continua a stringerlo. –Sto bene, vecchio idiota. Non farlo mai più, siamo morti di paura qui.-

-…a chi hai dato del vecchio, merdina?- Ryu sta bene, è tutto finito, è finita.

Con questo pensiero, Katsuki si lascia andare.

 

 

 

 

 

 

 

1.       Citando la Wiki, il Manchester Smash è quel calcio che Deku usa contro Overhaul, sfruttando il 20% del OFA per polverizzare il terreno sotto i piedi di Chisaki.

2.       Sempre citando la Wiki, il Delaware Smash Air Force è il colpo generato grazie ai guanti creati da Mei, usato con Gentle. Personalmente penso siano uno dei più fighi.

Per scrivere il flashback sono andata a spulciarmi la pagina Wiki del One For All, penso si sia notato lol. È stato parecchio illuminante, sapete?

…questo mi ricorda che dovrò pensare a un nome da Eroe per Ryu che contenga il kanji di “dieci”, visto che devo mantenere la tradizione(???). Si accettano consigli!

 

 

 

 

 

 

D.P.A.: Deliri Pre Assassinio mio? Di Bakugou? Vostro? Boh, idk, nel dubbio il testamento l’ho scritto

Come mai questo capitolo ha visto la luce così presto? La Maki è tornata a scrivere a pieno regime?

Ma assolutamente n o.

In verità ci sono due motivi: il primo è che, visto che il mio capo sarà in ferie da metà febbraio a metà marzo io e la mia collega non avremo modo di prendere giorni di riposo, così per compensare fino a quando lui non parte faremo due giorni di riposo a settimana. Quindi ho più tempo libero circa, più o meno per scrivere. Il secondo è che manca poco all’uscita del DLC di Kingdom Hearts 3, Re:Mind, e so già che quando riuscirò a giocarci perderò completamente il senno e mi dimenticherò di tutto quello che dovrei fare oltre che quel DLC per cui non sono per nulla pronta.

Voi fan di KH che leggete, aiutatemi a superare questo momento.

Detto questo, spero vivamente che questo capitolo sia uscito meglio del… guazzabuglio informe di idee che era nella mia testa.  È stato veramente difficile, mettere insieme tutti i pezzi di quello che avevo pensato e trasformarlo in queste 6300 parole.

E porca balorda è lunghissimo. Mamma mia, mai più capitoli così lunghi, mai più.

Katsuki apprendista di Miruko è il mio guilty pleasure, adorerei quei due insieme. Non so se nel manga succede oppure no, in caso la risposta sia un no Horikoshi prendi nota.

E… non credo ci sia molto altro da aggiungere. Solo, non fatemi troppo male per il cliffhanger e per la lunga attesa per il prossimo capitolo.

…che, ora che ci penso, credo sarà proprio il finale.

Oh.

No, non sono pronta, oddio, no, non ce la faccio.

 

Okay, la smetto di blaterare. Come sempre grazie per essere passati, fatemi sapere cosa ne pensate in un commento e noi ci ribecchiamo… boh, ci ribeccheremo.

Che la Forza sia con me e con tutti voi, ora vado a dormire.

Cia’

Maki

 

 

 

P.S.: Se siete un po’ masochisti e volete farvi del male, per scrivere questo capitolo ho praticamente ascoltato in loop The weight of the world. Non ringraziatemi.

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Capitolo 17
*** Il Mondo dei Nuovi Eroi [o di qualcosa che non si vede ma è sempre stato qui] ***


Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Mondo dei Nuovi Eroi

[o di qualcosa che non si vede ma è sempre stato qui]

 

 

 

 

 

Kacchan,

se stai leggendo questa lettera, vuol dire che qualcosa è andato storto e io non sono più con voi. Ti dirò la verità, ad essere onesto speravo di avere più tempo: Ho come la sensazione di aver lasciato troppe cose in sospeso, e mi dispiace davvero tanto… E mi dispiace tanto che

Kacchan, per favore, non arrabbiarti troppo.

So già che non leggerai subito la tua lettera e forse farai finta che nemmeno esista, ti conosco troppo bene, ma ho davvero bisogno che tu lo faccia. Perché hai il diritto di sapere, e io ho bisogno di dividere questo peso con qualcuno. Lo sai, sono sempre stato un maledetto egoista.

Se avrai modo di confrontarti con Ochaco o con la mamma, capirai che le lettere sono diverse, quindi stai attento a quello che dirai dopo che l’avrai letta. Vale ancora la regola che nessuno deve sapere del One For All.

Ti ricordi, vero Kacchan, quel giorno in cui non siamo riusciti a salvare quella bambina? È stata una delle nostre prime missioni da Eroi professionisti, eravamo così inesperti

Però, io non sono mai davvero riuscito a superare quell’errore, nonostante Aizawa continuasse a ripetere che non è stata colpa nostra. Quel giorno, mi sono promesso che non sarebbe più successo, non in mia presenza.

Nessuno, mai più, dovrà sentirsi così. Non se posso evitarlo.

È stato così che ho incontrato Ryu, a Yokohama. Era rimasto da solo dopo l’attacco di un Villain, e non ho potuto lasciarlo. Era ferito e solo, è stato più forte di me.

Ancora non sapevo che qualcuno era venuto a conoscenza del One For All, sapevo di essere seguito, anche se all’inizio credevo fosse soltanto la mia paranoia… Ma ho sempre avuto ragione a sospettare che qualcuno mi controllasse e ora posso dire che è disposto a tutto per avere il mio Quirk. Non so chi sia ma so che mi sta dando la caccia. E ho paura, Kacchan, ho paura che sia disposto a qualunque cosa per arrivare a me,

Ogni volta che vado in missione ho sempre il terrore di non riuscire a tornare, o che siano riusciti a trovarmi, ma questa volta sono sicuro che non tornerò da Yokohama. Ho avuto la conferma ormai due mesi fa, durante un’altra missione, che chi mi sta cercando ha mandato qualcuno per tenermi d’occhio. Ho chiesto a Todoroki di indagare e di provare a fermarli, spero che ci riesca…

Ma proprio per questo, Kacchan, è fondamentale che appena ti sarà possibile tu vada subito da Ryu: Non sa che riceverà il One For All da una trasfusione di sangue in caso mi dovesse succedere qualcosa, e non sa cosa davvero comporta ricevere quel Quirk. Non sa di essere in pericolo, perché se non riusciranno ad avere quello che vogliono da me andranno a cercare sicuramente lui.

Mi dispiace davvero tanto per averti trascinato con me in qualcosa di cui non avresti nemmeno voluto sentir parlare, ma non sapevo di chi altro fidarmi.

Spero solo che tu possa perdonarmi, prima o poi. E che sarai per Ryu una figura di riferimento come All Might lo è stato per noi, ha bisogno di qualcuno su cui contare.

 

Mi hai ripetuto per tutta la vita di guardarti. Sai che non ho mai smesso, e che continuerò a farlo.

Sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonostante ormai sia una donna adulta, Momo continua a essere una ragazzina dalle mille insicurezze e paure che gli anni da Eroina professionista non hanno fatto altro che accrescere, fino a trasformarli in fantasmi a cui con il tempo ha dato dei nomi e a cui ha associato un dolore diverso: Abbiamopersouncompagno le toglie il sonno, Feriteincurabili le provoca la nausea, Eraunatrappola le fa mancare il fiato, Shoutoèmorto la ucciderebbe.

Ha odiato i nove mesi di gravidanza e quelli successivi con tutta se stessa, perché avrebbe preferito essere sul campo a rischiare l’osso del collo piuttosto che vedere gli altri rischiare il proprio senza poter fare nulla per aiutarli, vedere Shouto uscire in pattugliamento e sperare – pregare, ogni giorno, ogni santissimo giorno – di vederlo tornare a casa sulle sue gambe proprio come in questo momento, mentre osserva senza davvero vederli quei ragazzini stanchi e spaventati superarla a testa bassa, in silenzio come se avessero paura di farsi notare. Tra loro non scorge Ryu e Momo comprende che Abbiamofallito le provoca vertigini così forti da farle perdere l’equilibrio e lasciarla a barcollare davanti ai gate dell’aeroporto, sperando di vedere un viso famigliare, qualcuno che le dica che alla fine è andato tutto bene.

Quasi crolla sul pavimento, le ginocchia debolissime, quando scorge Ochaco e Mina e Kyouka: corre verso di loro e le abbraccia, tutte e tre, singhiozzando di sollievo. Kirishima e Kaminari le passano accanto e le posano una mano sulla spalla e una carezza sulla testa, mentre Momo allunga un braccio per stringere la mano di Sero.

-State… State tutti bene?- balbetta, stretta alle sue amiche. Sero le sorride e annuisce, mormorando un “Ce la caveremo, Yaomomo. Stai tranquilla.”

Lascia andare le ragazze solo per correre verso Shouto e lanciargli le braccia al collo, felice di vederlo sano e salvo e solo con qualche graffio. Shouto affonda il viso contro la sua spalla, stringendola piano tra le braccia e mormorando che sta bene, che ce l’hanno fatta, e Momo può permettersi di rilassarsi.

Poi però sente le sirene di un’ambulanza e vede Ryu, immobile e con lo sguardo perso nel vuoto qualche passo indietro, stringere tra le braccia una delle protezioni a forma di granata di Bakugou o quello che ne resta, e ha un tuffo al cuore.

Perché quello… Quello è sangue. Ed è… tanto, troppo.

Oddio.

-No… - mormora, arretrando di qualche passo. Una squadra di infermieri con una barella le passa accanto così velocemente che non ha il tempo di osservarli per bene, ma ha visto i loro volti. –No… Non di nuovo… Ti prego, no… -

-Momo. Momo, guardami.- Shouto la costringe a girarsi e le posa i palmi su viso, obbligandola a non distogliere lo sguardo da lui. –Andrà tutto bene. Bakugou è… è grave, ma è stabile. Dicono che se la caverà.-

Ryu le sta passando accanto come se nemmeno li avesse visti, e Momo lo segue con gli occhi mentre si allontana dietro la barella verso l’ambulanza. -Ma… -

-Momo, è Bakugou.- sembra lo stia dicendo per convincere se stesso, piuttosto che lei, ma riesce comunque a calmarla quel tanto che basta per far placare un poco i battiti del cuore. –Lo sai, no? Non muore nemmeno quando vogliono ammazzarlo sul serio.-

E Momo può solo sperare che Shouto abbia veramente ragione, perché il suo cuore potrebbe non farcela davvero.

 

 

Riconosce i suoi passi ancora prima di vederla, ma Ryu non ha nemmeno la forza di sollevare la testa o di salutarla – e Naeko sembra averlo capito, perché si siede sullo sgabello di fianco al suo e raccoglie le mani in grembo, restando in silenzio per quelle che paiono ore.

Poi prende un bel respiro. –Ti hanno… detto qualcosa?-

-Faremo tutto il possibile, ragazzo. Questo hanno detto.- la voce raschia contro la gola e quasi non la riconosce. –Lo sai anche tu che quella è una frase che si dice per i morti.-

-Ryu, non dire così… - le dita di Naeko sono così fredde, quando gli sfiorano l’avambraccio e lo stringono appena. Sta cercando di trasmettergli un po’ di forza? Il suo Quirk è in grado di farlo? –Il signor Bakugou non si arrenderà. Vedrai, andrà tutto bene… -

-Sono stanco, Naeko.- singhiozza, abbandonando la testa sulla spalla dell’amica. –Sono così stanco di perdere le persone, di restare da solo. Non ce la faccio più.-

La ragazza lo stringe dolcemente tra le braccia, mormorando qualcosa che Ryu non capisce e lasciandolo piangere fino a inzupparle la camicetta verde all’altezza della clavicola sinistra fino a quando dalla sala operatoria non emerge un medico: è provato anche lui, mentre si appoggia con la schiena al muro e sfila i guanti di lattice sporchi di sangue e abbassa la mascherina.

Ryu stringe gli occhi e Naeko si irrigidisce, pronti a tutto.

-Se la caverà.- sentenzia l’uomo, e Ryu vorrebbe abbracciarlo e ringraziarlo in tutte le lingue che conosce. –Dovrà stare a riposo e stare attento, d’ora in poi. Le ferite hanno lacerato dei tendini e potrebbero indebolirlo più avanti con gli anni, ma con la giusta terapia e le dovute attenzioni dovrebbero soltanto rimanere dei brutti ricordi.-

-Sia ringraziato il cielo… - mormora Naeko, rilassandosi sullo sgabello.

-L’unica ferita più preoccupante è quella all’occhio.- il medico fa una smorfia. –Per quella serviranno altri accertamenti, ma non penso che ci sia il rischio che lo perda.-

Ora Ryu sta piangendo per il sollievo, perché Katsuki ce la farà.

-Adesso è sedato, ma se volete potete vederlo.- sussurra l’uomo, spostandosi dal muro. –Tra qualche minuto lo porteranno nella sua stanza, vi farò chiamare.-

Ryu sente a malapena il “Grazie.” sussurrato da Naeko, ancora scosso dai singhiozzi e migliaia di parole sconnesse impastate sulla lingua insieme al pianto – quando finalmente li lasciano entrare, Ryu ha come l’impressione che Katsuki quasi si perda, in tutto quel bianco. Ma è lì, respira, il suo cuore batte ancora, non se n’è andato, non l’ha lasciato indietro.

-Mi hai fatto morire di paura, Katsuki.- bisbiglia, stringendo piano le dita della mano destra nella propria. –Di nuovo. Due volte in meno di due giorni. Credo sia un record.-

Altre cicatrici si uniranno alle tante che Katsuki ha già, perché in fondo è un idiota spericolato senza spirito di autoconservazione, ma a Ryu non importa .

Perché Katsuki è ancora qui, ce l’ha fatta, e non l’ha lasciato da solo.

 

 

 

20 agosto [One For All: 7.5%]

-Caspita, Katsuki. Mi avevi detto che ti avevano ridotto male, ma non pensavo così male.- esordisce così, la sua analista, appena entrata nella sua stanza all’ospedale. -Ti hanno ridotto veramente uno straccio.-

-Tu invece sei ancora più radiosa di come ti ricordavo, Doc.- ribatte lui, sbuffando una risata che gli costa una fitta dolorosa alle costole.

–Lo so! Me lo dicono tutti, da quando ho divorziato!- lei si illumina come un sole, avvicinandosi al suo letto e sedendosi sulla sedia posta dal lato sinistro del letto. –Scherzi a parte, come ti senti?-

Katsuki solleva la spalla destra. –Ho passato di peggio. Adesso non vedo l’ora che mi spediscano a casa, ne ho veramente le palle piene di brodini e semolino insipido.-

–Sì, capisco eccome.- la donna annuisce, infilando una mano nella borsa e tirandone fuori un pacchetto di carta marrone. Glielo appoggia sulle gambe. –Ti capisco così bene che ti ho portato un pensierino.-

Katsuki quasi si mette a piangere, quando dopo averlo scartato con qualche difficoltà trova nel pacchetto un hamburger con bacon e salsa barbeque. –Doc!-

-Sì, sì, non ringraziarmi e mangia.- lo liquida lei, tirando fuori dalla borsa anche una cartellina portadocumenti. –Io intanto ti aggiorno su quello che ho trovato.-

Katsuki annuisce e addenta il panino, emettendo un verso estatico dal profondo della gola. –Questo sì che si chiama cibo!-

La psichiatra ridacchia, sfogliando distrattamente un plico di fogli prima di posarglielo sulle ginocchia. Katsuki sposta il panino sul lato destro del letto, per non sporcare i fogli.

-Amalija Karič, conosciuta come la Collezionista.- sentenzia. –Nata a Vienna da immigrati sloveni, madre pittrice e padre musicista. Entrambi deceduti.-

-Una famiglia di artisti.- sussurra Katsuki, masticando lentamente un pezzetto di bacon e sfogliando distrattamente il fascicolo, il braccio sinistro troppo debole per sollevare anche una decina di fogli. Ha ancora la testa e le braccia fasciate, e delle garze candide a coprirgli l’occhio destro, ma non ha esitato un solo istante quando la donna gli ha telefonato per dirgli che è stata scelta per analizzare la personalità della Villain e si è poi presentata nella sua stanza all’ospedale con quelle informazioni.

La dottoressa annuisce distrattamente. –Si perde ogni traccia della ragazza quando ha circa diciassette anni. Probabilmente lascia Vienna e inizia a viaggiare per l’Europa… A diciannove anni arriva a Parigi e diventa l’assistente di Pierre Gilbert, un noto critico e mercante d’arte.-

Nel fascicolo c’è una foto dell’uomo, ormai anziano, seduto su una poltrona nel suo negozio nel centro della capitale francese, e accanto a lui una ragazza poco più che ventenne. La Collezionista ha uno sguardo allegro e sicuro, forse un po’ malizioso, con gli occhi puntati dritti verso l’obiettivo della macchina fotografica.

-Alla morte di Gilbert, Amalija Karič rileva l’attività e comincia a farsi un nome nel mondo dell’arte, comprando e rivendendo opere importanti e curando mostre per i musei francesi. E intanto comincia anche a entrare nel mercato nero.- conclude ancora la donna, appoggiando la schiena contro la sedia e accavallando le gambe.

-Come sia passata dal mercato nero dell’arte al rapire persone immagino sia un bel punto interrogativo ancora senza risposta… - suppone Katsuki.

–Credo che la vera motivazione delle sue scelte la sappia solamente lei.- la dottoressa può solo annuire. –Ma non si decide a parlare. Tutte le volte che vado a trovarla in carcere non dice nemmeno mezza sillaba.-

-E questo è un problema… -

-Ma mi sono fatta una mezza idea di cosa possa averla spinta a fare quello che ha fatto.- esclama ancora, raddrizzando la schiena. –Abbiamo poche informazioni su di lei e la sua famiglia, ma sappiamo che i suoi genitori erano Quirkless, proprio come lei.-

-Beh.- Katsuki non distoglie lo sguardo dai fogli, rileggendo più volte i dati relativi alla Collezionista. –Questo spiega un po’ di cose.-

La sua analista schiocca le dita. –Esattamente. È tutta una supposizione, quindi prendi quello che sto per dire con le pinze, ma sospetto che in qualche modo abbia sviluppato una sorta di… complesso di Prometeo.-

Katsuki la osserva per qualche istante, ragionando su quello che ha appena detto. -…quindi, è come se in qualche modo stesse facendo tutto questo per dare un Quirk a chi non ce l’ha? Proprio come Prometeo e il fuoco?-

–Essenzialmente, sì.- lei annuisce. –Ma come ti ho detto, è solamente una supposizione, non ho prove per assicurartelo con certezza. E questo mi fa sorgere spontaneamente altre due domande.-

Katsuki, nel frattempo, ha finito il suo hamburger. –Quali?-

-La Collezionista sapeva del One For All?- domanda, guardandolo dritto negli occhi. –E se sì, come ha fatto?-

Katsuki impallidisce. –Stai… Stai pensando che… -

-Sto pensando che forse c’è qualcuno là fuori che sa del One For All e di cui voi non sapevate l’esistenza.- sospira lei, incrociando le braccia. –Non voglio allarmarti per nulla, Katsuki, ma se non fosse così non saprei come spiegarmi la sua ossessione per Izuku. E come sia arrivata a pensare di rapire Ryu per avere quello che voleva dopo che Izuku era morto.-

Katsuki si morde l’interno del labbro, trattenendo un grido di frustrazione. –Ha senso, invece, Doc. Ha senso eccome.-

Questo vuol dire che, se la sua analista ha ragione, il One For All sarà sempre in pericolo, perché qualcuno là fuori cercherà di impossessarsene in ogni modo. Stringe il pugno fino a far sbiancare le nocche, sentendosi completamente impotente – cosa crede di fare lui, bloccato in un letto d’ospedale con più ossa rotte di quelle al loro posto.

La donna sospira, sciogliendosi in un sorriso, e gli posa delicatamente una mano sulla sua. –Però so anche che ora ci penseranno due volte prima di provare a fare di nuovo del male a Ryu, perché hanno visto cosa succede. Hanno visto di cosa siete capaci pur di proteggerlo.-

È un lieve bussare alla porta, a porre fine al colloquio: la testa rossissima di Naeko fa capolino dalla porta socchiusa, seguita da quella di Ryu.

-Ehm… Ciao.-

-Disturbiamo?-

-Ma guarda, stavamo giusto parlando di lui.- la sua analista ridacchia, mentre si alza e riprende il fascicolo che Katsuki le sta porgendo. –Bene, ora è meglio che vada. Ti terrò aggiornato, dovessi venire a sapere qualcosa di nuovo.-

Katsuki annuisce. –Grazie, Doc, anche per il panino.-

-Ah, figurati. Vedi di far sparire il corpo del reato prima che qualche infermiera lo trovi, o se no altro che semolini insipidi.- la dottoressa fa un gesto svogliato con la mano a mo’ di saluto. –Ci si vede.-

Rimasti da soli, Ryu si avvicina subito al suo letto, sedendosi sullo sgabello che prima era occupato dalla sua analista. Naeko prende un altro sgabello e si siede accanto a lui. –Ehy.-

-Ehy, principessa.- ghigna, Katsuki, e i punti sotto la garza sull’occhio tirano un po’. –Com’è andato il ritiro estivo?-

-Oh, alla grande!- esclama il ragazzino, galvanizzandosi. –Sono migliorato ancora, secondo i professori: riesco a controllare il Full Cowl quasi alla perfezione e... -

-…e nessuno è stato rapito, torturato, ferito o brutalmente mutilato, se è quello che sta per chiedere.- aggiunge la ragazzina, ridacchiando quando Ryu le rifila un’occhiataccia. Lei solleva le spalle. –Che c’è? È la verità.-

Katsuki non capisce. –Quindi, alla fine sei passata alla Sezione Eroi.-

–Credo proprio che rimarrò alla Sezione Ordinaria, alla fine.- Neako scuote la testa. –Ho parlato con la professoressa Midnight e lei mi ha detto che per un Quirk come il mio ci sono molte altre strade. Potrei diventare psicologa, o profiler per la polizia, o anche un’educatrice.-

-Rimango dell’idea che tu sia sprecata, in quella sezione.- borbotta Ryu, incrociando le braccia. Katsuki assottiglia l’occhio sinistro, fulminandolo.

-Deve sentirsi libera di fare quello che vuole e tu puoi pensarla come vuoi ma non le farai cambiare idea, stronzetto.- lo rimprovera.

-Ehy!- Ryu diventa di tutti i colori. –A stare qui sei diventato ancora più acido del Quirk di zia Mina, Katsuki. Quand’è che ti rispediscono a casa?-

-Spero presto.- getta la testa all’indietro, contro la testiera. –Non ne posso più si cibo insipido. Ryu, portami una bella costata alla griglia, la prossima volta.-

-Beh, però almeno c’è quell’infermiere carino.- Naeko scoppia a ridere, Ryu cerca di restare impassibile. –Com’è che si chiama?-

Katsuki rimane in silenzio qualche istante, fulminandolo con lo sguardo. –Naeko.-

La ragazza scatta in piedi, imitando il saluto militare. –Procedo.-

-Cosa?- Ryu li guarda confuso, mettendosi a strillare giusto un attimo prima che Naeko inizi a fargli il solletico: si alza di scatto e inizia a correre per la stanza, seguito dall’amica e sotto lo sguardo divertito di Katsuki.

-Così impari, stronzetto.-

Ryu quasi non respira, tempestato da Naeko. -No, no. Katsuki, mi dispiace! Ti prego, basta! Ho detto che mi dispiace!-

 

 

 

Cinque anni dopo [One For All: 40%]

Per essere appena metà marzo fa già parecchio caldo, pensa Ryu, appoggiato a uno degli alberi nel giardino della villa di zio Shouto e zia Momo, a osservare distrattamente la loro bambina giocare con Naeko in mezzo all’erba.

La piccola Yumi è un tesoro di bimba, così allegra e vivace, con i capelli nerissimi di sua madre e gli occhi dello stesso colore del cielo d’inverno - quando è sereno e non c’è nemmeno una nuvola, proprio come i giorni in cui Katsuki lo porta con sé a camminare e dalla cima della collina riesce a vedere fino a oltre l’orizzonte. Ryu non può fare a meno di adorarla, così piccola e ingenua e serena nonostante i pericoli che la circondano e le aspettative che tutti hanno verso di lei: a Yumi non importa, perché Yumi ha soltanto sei anni, perché Yumi si sporca ancora le dita quando mangia la sua fetta di pane e marmellata e adora le caramelle al mirtillo. Perché Yumi guarda il mondo con gli occhi innocenti e meravigliati tipici dei bambini, e Ryu spera lo faccia per il resto della sua vita.

Yumi corre verso di lui ridendo come una matta dopo essere saltata in braccio a Naeko e averla fatta cadere lunga e distesa sul prato, agitando le braccia per essere tirata su. La prende in braccio senza il minimo sforzo, mentre la bambina affonda le mani trai suoi capelli e agita le gambe.

-Voliamo, Ryu!- strilla, senza smettere di ridere. –Voliamo!-

-…volentieri, Yumi, ma sono dell’idea che se dovessi farlo il tuo papà mi spedirebbe dall’altra parte del pianeta.-

-Puoi starne certo.- sibila zio Shouto, emergendo dalla veranda e fulminandolo con un solo sguardo. Naeko, che nel frattempo si è tirata su e sta cercando di districare i fili d’erba dalla treccia, ridacchia divertita delle sue disgrazie. Ingrata che non è altro, nemmeno prova a difenderlo.

-E comunque.- zio Denki tira su la testa dallo stereo che sta cercando di far funzionare. –Bakugou è in ritardo.-

-Sarà rimasto imbottigliato nel traffico.- suppone Ryu. Zia Mina e zio Sero scuotono la testa.

-Lui? Imbottigliato nel traffico? Nah.-

–Conoscendolo, avrà perso la cognizione del tempo… -

Ryu non capisce. Fa scendere Yumi dalla spalla su cui si è arrampicata come una scimmietta quando Naeko lo raggiunge con un pacco tra le mani, incartato con una carta da regalo color malva e con un bel fiocco argentato sopra. –Direi che intanto possiamo cominciare con i regali. Questo è da parte mia, Mina e Kyouka mi hanno aiutata a sceglierli.-

Ryu strappa la carta e apre la scatola, trovandovi dentro un paio di stivali e dei guanti da moto. L’espressione, da stupita, si addolcisce quasi subito. –Naeko… -

-No, non iniziare.- ribatte lei. –Non dire che non dovevo, perché ti prendo a calci negli stinchi.-

-Ti saranno costati una fortuna… -

-Più o meno la stessa cifra che hai speso tu per quei biglietti per il mio compleanno.- la ragazza incrocia le braccia, soddisfatta di averlo zittito. –Quindi direi che siamo pari.-

Ryu si arrende, perché non ha speranze quando la ragazza si impunta con qualcosa, e si siede sul prato per sfilarsi le sneakers e provare gli stivali: calzano alla perfezione.

Si sta ancora tirando in piedi per ringraziare ancora una volta Naeko, quando il rumore secco di una sgommata sul selciato del vialetto d’ingresso quasi lo fa sobbalzare – Katsuki? Ma non riconosce il rombo di quel motore, è diverso da quello della sua moto… Corre verso il vialetto seguito da Naeko e tutti gli altri, quasi non sentendo lo strillo esagitato di zia Mina che “non vuole perdersi questo momento!”.

Beh, è sicuramente Katsuki, ma quella non è la sua moto: Ryu perde qualche istante per scorgere i dettagli del mezzo, mentre Katsuki sfila il caso e lo appoggia sul sedile posteriore. Sta sghignazzando, lo può vedere chiaramente perché gli sfregi degli artigli di Ten sul suo viso, di solito tirati, ora sembrano onde increspate sulla sua pelle.

-Woah.- riesce solo a mormorare, non riscendo a distogliere lo sguardo dal nero lucido della moto. –Bella moto.-

-Lo so.- Katsuki gli lancia qualcosa, Ryu lo afferra al volo: un mazzo di chiavi. –Tua.-

Impiega qualche secondo per processare quello che appena sentito – osserva prima le chiavi, poi la moto, poi Katsuki, poi di nuovo la moto e poi di nuovo Katsuki – e alla fine ci arriva: spalanca gli occhi e si gira verso Naeko, rimasta a qualche manciata di passi.

-Tu lo sapevi!-

Naeko ciondola con il corpo, cercando di trattenere il sorriso che Ryu sa essere proprio lì. –Ops.-

-Non prendertela con lei, principessa. L’idea è stata mia, lei mi ha solo assecondato.- Katsuki lo affianca e gli porge il suo casco. –Ora potrai dire di avere una moto tutta tua e la smetterai di usare la mia.-

Senza pensarci due volte, Ryu si lancia tra le sue braccia, stringendolo più forte che può. Ormai è quasi alto come Katsuki, ancora qualche anno e potrebbe anche superarlo.

-No! Che cazzo, Ryu!- Katsuki si agita nell’abbraccio, cercando di scappare. -Cosa avevamo detto sugli abbracci?!-

-Oh, ma stai un po’ zitto per una volta!- strilla di rimando. –Che piattola che sei!-

Sente zia Momo scoppiare a ridere, poi un urlo spartano che riconosce essere di zio Eijirou. -Abbraccio di gruppo!-

-Sì!-

-Tutti addosso a Bakugou!-

-Wo oh!-

E in un attimo Ryu si ritrova stretto nel mezzo di un abbraccio soffocante, ma onestamente non gli importa. È così felice che potrebbe scoppiare, per tutta la gioia che sente.

Katsuki, invece continua a sbraitare come un’arpia. -Cos… ?! Brutti stronzi, lasciatemi andare! Che cazzo, non respiro, coglioni!-

-Certe cose non cambiano proprio mai.- mormora zia Momo, osservando come anche Ochaco e Kyouka vengano trascinate a forza nell’abbraccio.

-Immagino che questa sia una delle poche certezze di questo mondo.- brontola invece di Shouto, con Yumi appesa al fianco che vuole essere presa in braccio.

 

-…sembra che alla fine se la caveranno, tutto sommato.- Naeko, rimasta in disparte, rimane a osservare la scena ridacchiando divertita. Poi si incupisce. -E che per te sia arrivato il momento di andare.-

Piega appena il collo, osservando qualcosa alla sua destra. Sorride, perché anche lui sta sorridendo, finalmente sereno. –Adesso anche tu puoi riposare in pace.-

Il lieve bagliore verde che l’ha sempre accompagnata da quando ha conosciuto Ryu inizia a svanire, lentamente, osservando un’ultima volta Bakugou e Ryu e tutti gli altri. Naeko è l’unica a vederlo, è sempre stata l’unica, anche se lui è sempre stato qui.

Naeko socchiude gli occhi e non smette di sorridere, per non far notare a nessuno che ha iniziato a piangere.

-Buonanotte, Deku.-

 

 

 

 

-          Per dire, la moto in questione è questa qui https://www.ducati.com/it/it/moto/monster/monster-1200. Ora sapete cosa regalarmi al compleanno

 

 

 

 

D.C.P.P.: Deliri Conclusivi Post Partum

Ed ecco spiegato il vero e unico motivo per cui è stato creato il personaggio di Naeko: essere l’unica in grado di vedere quel residuo della volontà di Deku rimasto ancorato a Ryu e a Katsuki come per proteggerli, vegliando su di loro. Ora non hanno più bisogno di lui, e finalmente Deku potrà riposare in pace.

Vi giuro su quello che volete che non avrei mai immaginato che qualcuno sarebbe arrivato a shipparla con Ryu.

*sigh*

Ed eccoci di nuovo qui, di nuovo alla fine di una storia. Come vola il tempo.

Sembra ieri che iniziavo a buttare giù la bozza di questa storia che manco stava in piedi e continuavo a tentennare nel pubblicarla per paura del linciaggio per aver ucciso Deku subito alla fine del primo capitolo. Non avete idea di quanto coraggio mi sia servito per premere quel dannatissimo bottone per pubblicare la storia, ma sono contenta di averlo fatto: ho avuto modo di sperimentare diverse idee e fare un po’ di tentativi qua e là, molto caotici e alcuni non proprio ben riusciti, ho avuto la possibilità di descrivere lati del personaggio di Bakugou che di solito non vengono affrontati – un Katsuki più maturo, a tratti insicuro, che all’improvviso si ritrova da solo a prendersi cura di un ragazzino rimasto a sua volta da solo, a cui deve insegnare a vivere e nel frattempo cercare di proteggerlo da qualcuno che lo vuole rapire. Katsuki si è ritrovato suo malgrado a fare il padre e ha scoperto di essere pessimo per quel ruolo, eppure in qualche modo se l’è cavata.

Ho avuto modo di testare altri lidi anche con il Villain, di cui ammetto di non essere pienamente soddisfatta: la Collezionista non è quel cattivo fine a se stesso, lei era veramente convinta di quello che stava facendo, anche se le sue reali motivazioni le lascio immaginare a voi – magari quello sfogo con Katsuki del capitolo precedente è tutta una balla pensata ad arte per salvarsi la pelle, o forse ha davvero ragione la psichiatra citando il complesso di Prometeo.

Fatemi sapere voi cosa ne pensate, ormai lo sapete che mi interessano sempre le vostre opinioni.

E ho avuto anche modo di salvare tentare di Ten! Perché sì, in origine doveva essere lei la traditrice di “Of Monsters and Men”, lei a ferire mortalmente Kyouka e poi scappare e darsi alla macchia. Ma la sua storyline è stata brutalmente tagliata per salvaguardare le mia sanità mentale e i miei nervi, e mi è dispiaciuto troppo abbandonarla lì nel dimenticatoio, e così l’ho ficcata qui dentro.

A… fare una fine orribile.

 

Ordunque, che cosa aggiungere ancora, se non un grazie enorme e immenso per essere arrivati fino a qui.

Grazie per non avermi massacrata, quando avete letto della morte di Deku.

Grazie per aver dato una possibilità a questo Katsuki parecchio ooc con un marmocchio al seguito e tutta la Bakusquad + Uraraka e i TodoMomo ad aiutarlo.

Grazie per tutte le speculazioni che avete fatto lungo la storia, alcuni hanno anche azzeccato.

Grazie per aver sopportato la mia lentaggine e per non avermi data per morta. Sì, Blu, sto guardando te.

Grazie a tutti voi che avete letto in silenzio, a voi che apparivate a caso ogni tanto, a voi che avete messo la storia nelle varie categorie.

Non sapete quanto mi avete resa felice.

 

Vi vendo un sacco di bottiglie, anime belle.

Ci si vede in giro.

Maki

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Capitolo 18
*** In difesa di Caino [o del Complesso di Prometeo] ***


Questa storia Questo capitolo partecipa al Writober2020 con la lista di prompt di Fanwriter.it

Parole: 2448. È una roba lunghissima, mamma mia, ma almeno è ancora nei miei standard *fiuu*

Prompt/Traccia: Backstory

Brevi Deliri Pre Partum: Hello! Non sono morta. Se vi stavate chiedendo dove caspita fossi andata a cacciarmi, NIENTE PANICO: sono viva et vegeta et produttiva.

Grossomodo.

E ormai c’ho preso gusto a scrivere i capitoli delle long per il Writober, lol. Spiegone al fondo, se volete saltatelo pure tanto sono solamente io che straparlo come al solito.

 

 

Hopeless wanderers

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In difesa di Caino

[o del Complesso di Prometeo]

 

 

 

 

 

Non ci aveva mai pensato prima, ma… adesso si chiede se quello che ha fatto fosse, oltre che deplorevole, umanamente sbagliato.

Prima non si era mai davvero soffermata sulle potenziali conseguenze delle sue azioni, Amalija, forse perché accecata da un bambinesco orgoglio e narcisisticamente convinta di essere imbattibile – inarrestabile e inarrivabile, un po’ come quelle stupende sorelle ladre protagoniste di quel fumetto che le capitava qualche volta di leggere, quando lavorava come assistente di Pierre. Forse, riflette osservando la luce distorcersi sul vetro antisfondamento della sua cella, desiderava soltanto che per una volta le cose andassero per il verso giusto, che potesse in qualche modo colmare il vuoto lasciatole dai genitori prima e dal vecchio Pierre poi.

Che stupida.

Una piccola, irrimediabile stupida.

Esattamente come la ragazzina che le è seduta di fronte, dall’altro lato dello spesso vetro – dal lato giusto, forse, o forse no, chi può dirlo davvero, sono solamente punti di vista – che la osserva senza dire una parola, imperscrutabile nella sua postura rigida. Ad Amalija pare quasi una bambola da quanto è bella, crede di non aver mai visto degli occhi come i suoi. Così… puri, innocenti, pieni di vita e di gioia, velati da una tristezza non sua che però non può fare a meno si sentire come propria; si sente scrutata fin nel profondo dell’anima, da quegli occhi come nuvole tempestose, sezionata e studiata come un topolino in laboratorio dalla scienziata che cerca di capire quello ha vissuto – e, Amalija sente un brivido correrle lungo la schiena, è in qualche modo certa che riesca quasi a vedere i suoi ricordi scorrerle come un vecchio film rovinato davanti al viso.

Allora posa il quaderno e la matita con cui stava disegnando e si gira sullo sgabello: si fronteggiano, ora, schiene dritte e labbra cucite, e il cielo d’inverno incontra il cielo in tempesta, in una battaglia di sguardi in cui a perdere sarà la prima a mostrare un qualsivoglia sentimento. Amalija è sicura di avere l’età e l’esperienza come vantaggi, rispetto a quella ragazzina che pare una cucciola appena svezzata che muove i suoi primi insicuri passetti nel mondo – e, molto probabilmente, anche lei doveva sembrare così, quando aveva quattordici o quindici anni, quando era felice e aveva tanti sogni…

…sogni che vanno in pezzi a diciassette anni, quando una trave di ferro precipita addosso a suo padre e non gli lascia scampo.

Si chiede come reagirebbe quella bambolina che ha di fronte, nella sua situazione: urlerebbe? Piangerebbe? Desidererebbe di morire proprio come fece sua madre, impazzita dal dolore?

 

Boccheggia, lasciando cadere la busta di plastica con dentro quella torta alla crema chantilly che alla madre piace tanto, muovendo qualche passo barcollante verso il piccolo salottino.

-Ma… Mamma… ?- balbetta, incapace di comprendere appieno il macabro spettacolo che ha davanti agli occhi.

Non si ricorda cosa ha fatto dopo, come sono arrivati quegli uomini in casa sua e come lei sia finita in una stanzetta piccola e fredda di un commissariato. Sa solo che anche sua madre l’ha lasciata indietro, preferendo la morte a un mondo senza l’amore della sua vita – le ha lasciato una scatola di latta rossa e una chiave, però, e dentro ci trova dei soldi e una lettera scritta in una calligrafia che stenta a riconoscere come quella della madre da quanto è sbavata; forse l’ha scritta piangendo, o era ubriaca, Amalija non lo sa e non glielo può nemmeno chiedere.

Quegli uomini la sommergono di domande a cui Amalija non sa e non vuole rispondere – le chiedono di suo padre, dell’incidente in cui rimase coinvolto, se per caso avesse sospettato che sua madre potesse fare un gesto simile o ci avesse tentato nell’anno passato, se qualcuno potesse avere avuto degli screzi con i suoi genitori, se c’è qualcuno a questo mondo che può occuparsi di lei.

-Non ho nessuno.- mormora appena, gli occhi chiari gonfi e rossi, le dita sottili strette intorno alla scatola di latta. –Non ho nessuno, non ho bisogno di nessuno.-

I due poliziotti si scambiano uno sguardo preoccupato e la lasciano andare, dopo averle raccomandato di recarsi da loro per firmare i documenti necessari per inserirla in un progetto di accoglienza o qualcosa di simile una volta sbrigate le pratiche per il funerale.

Amalija, quando sua madre è in una bara accanto a quella del marito, raccoglie le sue cose in una valigia e lascia Vienna.

 

Andarsene da Vienna, forse, sperava la allontanasse anche dal dolore – ma Amalija impara in fretta che il dolore è come un predatore: fiuta la paura delle sue prede, le segue in capo al mondo e non lascia loro scampo. Amalija è una ragazza Quirkless sola al mondo, senza un posto da chiamare casa o persone da chiamare famiglia, disillusa e convinta che anche la sua fine arriverà presto, perché i soldi della scatola di latta rossa iniziano a scarseggiare e lei non sa che fare; la sua salvezza arriva nelle sembianze di un uomo dagli occhi gentili che dice di chiamarsi Pierre, qualche sera prima del suo diciannovesimo compleanno, che le offre un lavoro nella sua bottega e una stanzetta in cui stare.

Quando Amalija gli aveva domandato perché avesse deciso di aiutarla, Pierre aveva semplicemente scrollato le spalle e spiegato che nel momento in cui avrebbe lasciato questo mondo gli sarebbe piaciuto pensare di aver trasmesso il suo amore per l’arte a qualcuno e che quel qualcuno si sarebbe occupato di quello che avrebbe lasciato indietro con lo stesso amore e la stessa dedizione che furono sue.

 

Pierre se ne va sereno, con un sorriso e senza rimpianti, seduto sulla sua poltrona di pelle preferita con accanto il suo tè preferito dimenticato lì a raffreddarsi, una mattina d’autunno come tante in quel di Parigi, mentre legge il giornale e dallo stereo Bob Seger canta “Night Moves”: occhieggia un’ultima volta verso la tela che Amalija sta dipingendo prima di chiudere gli occhi, sentendo i primi passi scendere le scale dalla soffitta.

 

Pierre se ne va proprio mentre Amalija conosce Vivienne, pronta a vedere la propria vita stravolgersi ancora e ancora.

Vivienne è... affascinante, magnetica, misteriosa, Amalija non riesce a capire cosa stia davvero pensando ma la donna la conquista con poche semplici parole e in men che non si dica iniziano a collaborare: mostre, scambi di opere, collaborazioni con musei e collezionisti privati… Vivienne capisce che Amalija è brava non solo a dipingere ma anche a trattare con beneficiari e compratori e allora fanno il primo azzardo.

Il mercato nero delle opere d’arte, ripensandoci a mente fredda, è stato l’inizio della fine.

 

-Non sei stufa, Amalija?- domanda una sera Vivienne, appoggiata allo stipite della porta di fronte a lei, il cielo plumbeo e la pioggia battente modulano le ombre in modo che la sua figura paia scivolare lungo le pareti, rendendo Vivienne bellissima e pericolosa al tempo stesso.

Ma Amalija non smette di dipingere. -Stufa di cosa?-

Fruscio di seta, pochi passi, Vivienne le circonda il collo con le braccia e il profumo di violetta della sua pelle le riempie le narici. –Stufa di essere trattata come… qualcuno di inferiore, mon coeur, solo perché non hai un Quirk.-

–Ho passato tutta la vita come Quirkless e lo resterò fino alla fine dei miei giorni, ormai direi che mi posso rassegnare.- ride, Amalija, posando il pennello sul tavolino accanto alla tela. –E poi, non è così male. Insomma, nelle grandi città la discriminazione si sente molto meno… -

-…e se ti dicessi che esiste un Quirk che può essere trasmesso a chiunque, senza legami di sangue, cosa faresti?- Vivienne pronuncia ogni sillaba con un tono… strano, che la incanta come un serpente al suono del flauto. La pioggia che scrocia fuori dalla finestra sembra placarsi all’improvviso, o forse è solamente lei che smette darci peso.

-Ti direi che hai bevuto troppo cognac, Vivienne.- la sente allontanarsi a si gira sullo sgabello, osservandola perplessa: dal basso della sua posizione seduta non riesce a vedere bene l’espressione negli occhi blu di Vivienne, ma c’è qualcosa nella linea sottile della sue labbra che la spaventa ma elettrizza al tempo stesso.

-Non ho toccato un solo goccio di cognac oggi, Amalija.- ribatte lei, osservando le sue reazioni. –Sto dicendo la verità: da qualche parte, su questo pianeta, esiste un Quirk che può essere trasmesso senza aver bisogno di legami di sangue. Lo chiamano One For All.-

 

La caccia al One For All inizia così, quasi per scherzo, ma più passava il tempo più Amalija si convinceva della veridicità delle parole di Vivienne: era diventata una missione, ormai, trovare il possessore del One For All e avere quel Quirk - perché averlo significava poterlo donare ad altri Quirkless come lei, porre fine alle loro sofferenze.

E nel frattempo, Amalija aveva scoperto che il traffico di Quirk frutta bene quasi quanto il mercato delle opere d’arte e che avevano bisogno di collaboratori.

 

-Come ti chiami?-

-Soggetto da Combattimento Numero Dieci.-

 

Ten era stata la prima ad arrivare, orecchie tese e nervi a fior di pelle, sempre pronta a combattere e a difendersi, ringhiando a chiunque si avvicinava un passo di troppo: era stato difficile, all’inizio, riuscire a farle capire che non era più in un’arena in cui doveva uccidere per sopravvivere, che Amalija non l’avrebbe mai obbligata a fare del male a nessuno a meno che non fosse strettamente necessario, e anche in quel caso le avrebbe lasciato l’ultima parola: le aveva tolto il suo collare, quello fisico e quello metaforico, e Ten è stata con lei fino all’ultimo.

Poi è arrivato Emil, ex soldato dalla forza sovrumana e la fama di riuscire a fermare qualsiasi attacco gli venga scagliato contro, e in ultimo Wong Soo con il suo Quirk di controllo mentale che tanto la spaventava e da cui Vivienne, invece, era affascinata.

 

Ten si agita, quando la vede arrivare. –Signora, non si… -

Troppo tardi.

-…che cosa è successo?- balbetta, osservando i due ragazzini in quella pozza di sangue, i loro occhi spenti rivolti verso l’alto. Le orecchie di Ten si piegano verso il basso ed Emil si tortura le mani, rifiutandosi di parlare o anche solo di guardarla.

-Sono stato io.- sentenzia allora Wong Soo, impeccabile della sua giacca nera. Sembra davvero un cameriere. –Volevano scappare, li ho fermati. Proprio come ha detto lei, signora.-

Amalija sente il tè che ha appena finito di bere risalirle in gola. –Non era questo quello che intendevo.-

Emil posa una mano sulla testa di Wong Soo e lo costringe a fare un piccolo inchino prima che possa ribattere. –Non ricapiterà più, signora. Glielo garantisco.-

 

Non le hanno voluto dire che cosa è successo a Ten ed Emil, sa solamente che Wong Soo è un paio di celle più a sinistra della sua – in una cella insonorizzata in modo che non possa usare il suo Quirk sulle guardie per scappare.

Vorrebbe sperare che stiano bene, che siano anche loro lì, ma lo dubita fortemente – allora spera solo che la loro fine sia stata rapida e indolore.

 

-Lei vada avanti, signora.- urla Ten, cercando di sovrastare il rumore assordante delle esplosioni e le altre grida intorno a loro. Emil e Wong Soo, alle sue spalle, annuiscono. –Se non dovessimo essere fuori da qui entro qualche ora, si allontani il più in fretta che può.-

Sta scappando, spaventata e sola, evitando cumuli di macerie e buchi nei pavimenti, fino a raggiungere un punto abbastanza lontano dalla villa e al sicuro: crolla sulle ginocchia, ferendosi e stringendo tra le mani quella pistola che aveva preso dalle mani di qualcuno mentre scappava – aveva agito senza pensarci, l’istinto che continuava a gridarle di difendersi e scappare.

Le tremano le mani, mentre rafforza la presa sull’arma.

-Ah, a quanto pare è stato un fallimento.- Amalija ha un sobbalzo e la pistola è più salda fra le sue mani, poi riconosce Vivienne in quella figura e si rilassa. –Come la spiegherò al capo, adesso?-

-Vivie… -

-Mi hai veramente delusa, Amalija.- la voce della donna è gelida come il ghiaccio e tagliente come una lama, mentre la zittisce. –Credevo saresti stata in grado di portare a termine un semplice compito, ma non solo hai lasciato che il primo possessore del One For All venisse ucciso: hai anche permesso a degli Eroi di trovare la base.-

Amalija boccheggia, incapace di formulare una frase di senso compiuto, sentendosi improvvisamente piccola e indifesa.

-I… Io… -

-Ma in fondo, cosa dovevo aspettarmi?- sbuffa ancora Vivienne, allontanandosi verso il folto della foresta e lasciandola lì, pietrificata. –Sei soltanto una Quirkless.-

E il mondo le crolla davanti agli occhi come il castello di carte che Ten stava costruendo qualche giorno prima e che per sbaglio Emil ha fatto cadere urtando il tavolino, lasciandola sola a riascoltare come un disco rotto le ultime parole di Vivienne.

Alla fine, decide che ormai nulla ha più importanza, non ha più niente da perdere.

Stringe la pistola tra le dita e torna indietro.

Ground Zero si regge a malapena in piedi, quando lo scorge in lontananza, ed è l’unico vicino al ragazzino che sa essere il nuovo possessore del One For All. Questa è la sua occasione.

 

…cosa sperava di ottenere, ancora non l’ha capito. È stata una stupida, un’emerita stupida, e quella ragazzina sembra averlo capito.

Dopo quelle paiono ore, la vede socchiudere gli occhi e sciogliere i pugni, distendendo le mani sulle ginocchia, e una manciata di istanti dopo si alza in piedi. Amalija non dice una parola mentre la segue con lo sguardo.

-Io la perdono, signorina Karič, perché adesso che l’ho vista capisco che cosa ha provato.- sussurra, e alle sue spalle un’ombra sembra prendere la forma di una figura umana. –Voleva soltanto che le riferissi questo.-

«Hai ragione: non ti ucciderò, anche se lo vorrei. Oh, non immagini quanto vorrei farti passare lo stesso dolore che hai fatto patire a lui. Ma non lo farò, non perché ho le mie regole. Non lo farò perché Deku non lo farebbe. Nonostante tutto, quel coglione di Deku ti perdonerebbe.» - e le parole che Ground Zero le rivolse quel giorno vorticano nella sua testa come un tornado e quel volto diventa più nitido: ricorda di averlo visto in foto, quando Vivienne le ha detto dove trovare il One For All e chi cercare, si ricorda di aver pensato che avesse un sorriso meraviglioso, rassicurante. Ora di Midoriya Izuku rimane un’ombra evanescente pronta a scomparire, che non sorride più ma anzi la guarda con occhi tristi e sinceramente addolorati. E l’ha perdonata.

Non ci aveva mai pensato prima, ma… adesso si chiede se quello che ha fatto fosse, oltre che deplorevole, umanamente sbagliato.

Ora Amalija ha la sua risposta ed è sì, ha sbagliato, tutto quanto, e piange, nella sua cella d’isolamento, mentre la ragazzina fa un piccolo inchino e si allontana – lasciandola sola, dal lato sbagliato di quel vetro antisfondamento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

V.C.P.P.: Vaneggi Chilometrici Post Partum (con qualche spiegazione su come e perché è nata questa fic e perché questo capitolo esiste)

Avete allacciato le cinture di sicurezza e controllato gli specchietti retrovisori sia davanti che ai lati? Perché sarà una cosa un pochettino lunga.

Detto questo, procediamo.

Avevo iniziato a pensare questa storia agli inizi di Ottobre 2018, partendo da un prompt per il Writober che poi è come mio solito degenerato in cinque capitoli scritti di getto uno dietro l’altro. Nel frattempo, su richiesta del mio prof di Letteratura di quinto Liceo, stavo preparando insieme a lui una serie di lezioni su Harry Potter e quindi ero nel pieno della rilettura della saga; in più avevo anche iniziato il recupero di Kingdom Hearts in vista dell’uscita a Gennaio del terzo titolo numerato e dopo mesi di silenzio stampa era anche uscito un nuovo capitolo di D.Gray-Man – confermandoci che quella santa donna dell’autrice era ancora viva e che nonostante la malattia stesse continuando a lavorare alla sua opera, bless her and her soul.

Tutto questo insieme di fattori – l’aberrazione crescente verso la saga del maghetto riletta con la mentalità di una ventenne, il nuovo capitolo pieno di turbe mentali del povero Allen e il mio ritornato sentimento di amore-odio nei confronti della Disney per la gestione di Sora&Co. – mi hanno spinta verso i primi di Novembre a prendere quei capitoli scritti, rileggerli e cancellarne quattro su cinque. L’unico che si salvò fu un embrionale capitolo 14, quello su Deku, che subì solamente degli ampliamenti in corso d’opera mentre scrivevo quello che poi sarebbe diventato il capitolo 1. Perché mi sono accorta che non era la storia di Ryu, quella che volevo raccontare – o meglio, era la sua storia, ma non volevo raccontarla dal suo punto di vista: sarebbe stata una copia carbone dell’originale MHA, in un qual modo.

E poi, diciamocelo, son tutti bravi a raccontare le storie degli eroi.

Mi sono resa conto che io non volevo raccontare la storia di un eroe, volevo raccontare la storia di una persona (o più persone) alle prese con l’essere eroi e con tutto ciò che ne consegue. Scegliere Bakugou come protagonista e punto di vista per raccontare questa storia è stato quasi automatico: Katsuki è tutto fuorché l’eroe perfetto, ha mille difetti che però lo rendono a volte più umano degli altri, e per il suo modo di fare e di porsi lo vedo più come un anti-eroe che si contrappone all’eroe ideale che è Deku.

Entrambi hanno lo stesso fine, ma usano mezzi diversi. Motivo per cui, all’inizio inconsciamente, mi sono sempre ritrovata a preferire personaggi come Bakugou o Lavi o Riku, che rientrano più in quella “zona grigia” tra bene e male piuttosto che personaggi totalmente positivi come Deku o Lenalee o Sora.

Ed è anche uno dei motivi per cui ho cominciato a odiare la saga di Harry Potter, ma questo è un altro discorso per un altro momento.

Per di più, sono arrivata alla conclusione che hanno ragione quelli che dicono che esistono eroi da entrambi i lati di una guerra e Alan Moore insegna che potrai sì sconfiggere il nemico ma non riuscirai mai a estirpare il concetto che lo guidava. Leggetevi gli albi di V per Vendetta e poi venite a ringraziarmi.

E qui arriviamo a questo capitolo, finalmente, dopo uno spiegone lunghissimo. In sostanza, questo capitolo (e questa storia in generale) esiste per lo stesso esatto motivo per cui ho sempre trovato più affascinanti i villains e/o gli anti-eroi: in fondo, ognuno ha una sua serie di motivazioni – giuste o sbagliate che siano – per fare quello che fa. Horikoshi stesso parla più volte dei suoi Villains dedicando loro dei capitoli, e quindi mi sembrava giusto dedicare un capitolo anche alla Collezionista e i suoi collaboratori e al fatto che con molta probabilità il One For All non avrà mai pace e sarà sempre perseguitato da qualcuno o qualcosa che lo vuole per sé. Perfino la Collezionista è solamente una pedina in una scacchiera più grande di lei, un pedone sacrificabile come tutti gli altri che però credeva di essere la evil mastermind dietro tutto quanto.

Questo non la giustifica assolutamente, sia chiaro, come non si può giustificare nessun Villain presente nella storia originale, ma si possono comprendere le motivazioni che lo spingono a fare quello che fa. Odio auto-citarmi, ma quando Katsuki e Deku parlano sul tetto, nel capitolo 14, e Katsuki accenna alla “fame” che spinge una persona a fare un’azione, quella “fame” riassume al meglio il concetto che sto cercando di spiegare. Ed è uno dei pezzi rimasto lì dal capitolo 14 originale, quello che scrissi all’inizio, tra l’altro.

Volevo scrivere questo capitolo anche per dare un po’ di spessore ai Villains di questa storia, anche se credo di aver fallito miseramente: ho impiegato un sacco di tempo a scrivere questo capitolo e a iniziare il successivo che spero di finire… boh, facciamo per Natale, ma non mi piace lasciare conti in sospeso e quindi eccoci qui, a scrivere alle tre del mattino appena arrivata a casa dal pub in cui lavoro e a correggere e rileggere nelle giornate di riposo in cui sono morta di sonno. Spero piaccia più a voi di quanto faccia schifo a me.

 

Detto questo, come sempre grazie per essere qui a sorbirvi me che vaneggio a cazzo de cane (cit.) e se vi va lasciatemi un commentino.

Noi ci ribecchiamo… idk, ci ribeccheremo.

Cia’

Maki

 

 

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