Texas Knight ranger

di jarmione
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ok ok lo so, faccio proprio schifo…scrivo, scrivo e riscrivo ma non riesco a concentrarmi solo su una cosa e finirla.
Sto cercando di migliorare ma…vi giuro è molto difficile…
Dedico questo nuova storia ad Evelyn80 che so essere amante della serie di Supercar (nonché di Michael…vero cara? Eheheh)
Buona lettura a tutti
 
Amy se ne stava seduta in un angolo del garage e attendeva il ritorno del camion della Fondazione, che trasportava KITT con un danno ai circuiti dovuto ad un volo di circa due metri.
Sbuffava e tamburellava con le dita su una latta di olio motore.
Quando, finalmente, la porta del garage si aprì e KITT fece il suo ingresso, si alzò e gli andò incontro sbuffando.
“Non voglio nemmeno sapere che diamine avete combinato” disse rivolta anche a suo padre “ma è già la quarta volta questo mese che i circuiti di KITT saltano e comincio a credere che lo facciate apposta”
“Lo penso anche io”
“Grazie KITT” commentò Michael, scendendo dall’auto “è bello sapere che il tuo migliore amico si allea con tua figlia e ti si rivolta contro”
Amy incrociò le braccia e lo fissò seria, tanto che a Michael venne un colpo.
“Hai le stesse espressioni di tua madre”
“Ringrazia che sei mio padre e non posso prenderti a chiavi inglesi in testa” non aggiunse altro e, con un altro sbuffo molto sonoro, andò a recuperare il materiale necessario per riparare KITT.
“Posso farlo io”
“Tu non hai le braccia e sei programmato per proteggere la vita umana” puntualizzò Michael, dando qualche colpo sul tetto “ci vediamo dopo”
“A dopo”
Michael uscì dal garage superando un Amy infuriata a cui, comunque, ammiccò con un sorriso facendola quasi cedere.
Salì ai piani alti, facendo le scale due a due, raggiungendo l’ufficio di Devon.
Lo udì parlare con qualcuno, così attese con pazienza il suo turno.
Quando la conversazione finì, alzò il braccio per bussare ma…
“Entra Michael”
Michael sgranò gli occhi ed entrò “Come…”
“…Faccio a sapere che eri tu?” concluse la domanda per lui “semplice, ho sentito i tuoi passi sulle scale e poi…” indicò il telefono “Amy mi avvertito che stavi salendo”
Michael alzò gli occhi al cielo “Come va Devon?”
“Non cambiare discorso, Michael” Devon divenne serio “hai di nuovo mandato in confusione i circuiti di KITT!”
“Solo il radar”
“Lo sai che senza il radar diventa difficile localizzarti se ti trovi in pericolo”
“Ma non è successo niente come puoi vedere” allargò le braccia e fece un giro su se stesso “sono qui, davanti a te e sto bene”
Devon sospirò e si portò una mano alla testa
“Spero che Amy ci metta poco a riparare KITT”
“Di solito venti minuti”
“Beh prega che sia così” concluse Devon, facendo un altro sospiro “adesso va, ho una cosa da fare”
Michael rimase sbalordito.
Devon sembrava preoccupato.
“Tutto bene?”
“Si…si tutto bene, devo fare una telefonata, ti raggiungo dopo” rispose facendogli cenno con la mano di uscire.
Michael non disse nulla e se ne andò, tornando da Amy in garage.
La trovò all’interno della macchina che maneggiava con un cacciavite e parlava con KITT.
Conversavano…di loro.
Si tenne in disparte, sperando che lei non lo vedesse.
Sapeva che KITT lo aveva percepito e ringraziò che ebbe la decenza di non dirlo alla ragazza.
“E’ sempre stato così?” chiese Amy a KITT
“Questo è niente” la tranquillizzò lui “una volta sono rimasto sciolto nell’acido, ma non fu colpa sua”
“Meno male, o non lo avrei perdonato” avvitò qualcosa e poi chiuse lo sportello che conteneva i cavi del radar di KITT “non voglio che ti accada qualcosa di brutto, ti voglio troppo bene per perderti”
Fece per uscire ma KITT chiese “Perché mi vuoi bene?”
Amy rimase stupita da quella domanda.
Rimase seduta e guardò il cruscotto
“Perché sei mio amico” rispose “perché la mamma mi ha sempre parlato di te e…”
“E…?” la incalzò KITT
“E perché se non ci fossi stato tu, mio padre non avrebbe avuto alcun amico”
Michael ebbe un tuffo al cuore e dovette deglutire per riprendere a respirare.
“Io la penso diversamente” disse KITT “tuo padre ha degli amici”
“Te e lo zio Devon” precisò Amy “altrimenti la maggior parte delle volte sono persone che vogliono farlo fuori”
“Pochi amici sono meglio di molti” le ricordò KITT
“Hai ragione” uscì dall’auto e chiuse la portiera “a volte…penso di non essere abbastanza…di non essere all’altezza della situazione e…nemmeno all’altezza per lui”
Michael distolse lo sguardo e si appoggiò alla parete.
“Ti vuole bene Amy”
“Si ma…come si fa a voler bene ad una persona che non si conosce a pieno?”
“Ho sentito dire che tra genitori e figli c’è un legame speciale e, anche se a volte non ci si vede per lungo tempo, quel legame sarà sempre duraturo”
“Stiamo insieme poco tempo” nel frattempo si pulì le mani su uno straccio “lui sa tutto di me, dice che assomiglio alla mamma e quindi se conosceva lei automaticamente conosce me, ma io di lui non so niente”
“Perché non glielo chiedi?”
“Oh certo” rise sarcasticamente “immagina che scena”
“Non ho modo di immaginare dal nulla” disse “ma se tu descrivi posso memorizzare”
“C’è ben poco da descrivere” mise via lo straccio e raggiunse il computer, dove registrò il lavoro fatto e rimise KITT in funzione.
Michael, che non era stato notato da Amy, sospirò e fece il suo ingresso.
“Ehilà ragazzi”
“Ciao Michael” lo salutò KITT “sono tornato come nuovo, Amy è un vero genio in meccanica”
“Oh non lo metto in dubbio” sorrise fiero Michael, avvicinandosi ad Amy “tutto bene?”
“Adesso che KITT è riparato sì”
“L’ho ridotto così male?”
“Tu come ti sentiresti dopo un volo di due metri?”
“Un metro e novantasette per l’esattezza”
Michael fece per rispondere ma venne interrotto dall’arrivo di Devon, che aveva cambiato espressione e sfoggiava un sorriso sfavillante.
Era proprio il tipo di sorriso che faceva preoccupare Michael.
Il suo pensiero venne messo in mostra da Amy
“Non mi piace quel sorriso” la ragazza si alzò e fece un passo indietro, mettendosi a fianco di Michael.
“Mi sento sollevato a sapere che avete così tanta fiducia in me” il tono era sarcastico “ero venuto solo per comunicarvi che potete prendervi una vacanza”
Michael ed Amy si guardarono, senza capire
“Una vacanza?” domandarono cercando di capire dove fosse l’inghippo
“Certo, una vacanza” rispose tranquillamente Devon “vi ho già prenotato una stanza nella città di Dallas!”
Ed ecco l’inghippo.
“Devon, una vacanza…” si intromise Michael, pronto a fargli capire che non erano due stupidi “significa che siamo io ed Amy a scegliere dove andare”
“Dipendesse da voi, vi ritroverei in California a mangiare gelato…” osservò Amy, che fece finta di niente “e a cercare di far colpo sulle donne” spostò lo sguardo su Michael
“Non ha tutti i torti”
“KITT…taci” lo ammonì Michael, senza smettere di guardare Devon
“Amy, mia cara…” Devon si rivolse a lei “ti consiglio di preparare qualche vestito pesante, non credo che le magliette senza maniche siano ideali laggiù”
“Ma a Dallas dovrebbe fare caldo in questo periodo”
“Fa come ti dico”
Amy sbuffò, sapeva di avere ben poco da discutere.
Avrebbero vinto sempre suo padre e suo zio.
“Vado zio Devon” e lo superò.
Il silenzio che seguì nei cinque secondi successivi all’uscita di Amy sembrava infinito e spettrale.
Michael aveva uno sguardo serio, come se volesse minacciare Devon di morte.
“Perché quello sguardo Michael?”
“Amy non è stupida e nemmeno io!” esclamò “perché ci stai mandando a Dallas?”
La faccia di Michael fece rabbrividire Devon che, nonostante fosse abituato alle sue uscite, non poté fare a meno di indietreggiare.
“Ci sono delle indagini in corso che nemmeno i ranger riescono a venirne a capo”
“E da quando i Texas ranger si rivolgono alla Fondazione?” Michael incrociò le braccia “sono abbastanza autonomi da cavarsela da soli”
“E’ proprio questo il punto” disse Devon “stavolta sono in difficoltà e serve il nostro aiuto” fece un pausa poi riprese “tu vai…fidati…”
“Ed Amy?” domandò Michael “è ancora minorenne e non me la sento di portarmela a dietro mentre indago”
“Può aiutarti con KITT” ed ecco spiegato il motivo per cui doveva partire anche lei “nel tempo libero, ne avrà parecchio, potrà visitare il museum of art, oppure l’Heritage Village”
Michael fece per ribattere ma Devon lo zittì “Così è deciso, Michael! Partirete domani mattina” detto questo se ne andò, lasciando Michael solo e in mezzo al garage.
“Tu ne sai qualcosa?” domandò rivolto a KITT
“No Michael” rispose KITT “ne vengo a conoscenza adesso come voi…detesto non sapere”
“A chi lo dici, amico…a chi lo dici”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il mattino seguente, intorno alle sei, Michael ed Amy si incontrarono nel garage.
Amy aveva i capelli raccolti svogliatamente in una coda, con qualche ciocca ribelle che le ricadeva sul volto, la borsa con i cambi sulla spalla e lo sguardo ancora assonnato.
Michael, abituato alle sveglie all’alba  o a non dormire, era fresco e riposato e osservava Amy che avanzava come uno zombie.
“Buongiorno Amy” salutò per primo KITT, aprendo automaticamente il baule
“Ciao KITT” Amy mise la borsa al suo interno e la macchina lo richiuse.
“Ciao Amy”
“Ciao papà” incrociò le braccia sul tetto di KITT e vi appoggiò la testa “come fate ad essere così svegli?”
Michael rise.
“Io sono una macchina” commentò KITT, quasi sconsolato “e il vantaggio dell’essere tale è che non sentiamo la stanchezza come voi umani”
“Vorresti fare cambio?” propose Michael
“Neanche rottamato”
Michael ed Amy risero, salendo poi in macchina.
KITT fece aprire il garage ed uscì.
“Parti tu KITT, se non ti dispiace” disse Michael “prenderò i comandi tra un po’”
“Nessun problema” e per dare un po’ di brio all’inizio del viaggio, sgommò e partì.
Devon, che osservava dalla finestra del suo ufficio, rise e li vide scomparire in fondo al vialetto.
Il sole era sorto da cinque minuti, il cielo aveva sfumature gialle e rosa che davano un nonsochè di pittoresco al paesaggio collinare.
Con il finestrino abbassato, Amy teneva il gomito appoggiato e la testa quasi fuori.
L’aria le faceva fluttuare i capelli.
Un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra.
Michael non potè fare a meno di notarlo, come non riuscì a non vedere l’ennesima somiglianza con Bonnie.
Avrebbe voluto dirglielo, dirle quanto fosse uguale alla madre, ma sapeva che sarebbero finiti a crogiolarsi nei ricordi.
Ripensò al discorso che aveva udito tra lei e KITT la sera prima.
Era probabile che se avesse detto frasi tipo “somigli molto a tua madre” oppure “anche tua madre aveva quell’espressione”, poteva rischiare di finire a discutere, oltre che immergersi nelle memorie.
Amy aveva ragione, non si conoscevano affatto.
La prima volta che l’aveva vista, aveva solamente undici anni e dopo un anno era riuscita a perderla nuovamente per ritrovarla quattro anni dopo.
Come poteva credere di conoscere una ragazza di diciasette anni, che aveva vicino da un anno dopo la sua ennesima scomparsa e che non aveva niente in comune con lui?
Forse solo KITT e il carattere scontroso, altrimenti erano totalmente diversi.
Se ci fosse stata Bonnie.
Se solo fosse ancora viva.
I suoi pensieri vennero interrotti da Amy, che chiese “Come mai Dallas?”
Michael sospirò e, nel frattempo, tolse il pilota automatico e prese lui la guida.
Deicse di essere sincero, senza troppi giri di parole “I ranger hanno chiesto aiuto alla Fondazione”
“I ranger!?” domandò stupita “e da quando i ranger si rivolgono a noi? Non lo fa la polizia, figuriamoci loro”
“Anche a me sembra strano” ammise Michael “ma vediamo, comunque, di che si tratta”
“Ed io a che servo?”
“Devon dice che tu puoi aiutarmi con KITT” rispose Michael “ma non credo che ti farò lavorare” si voltò un attimo verso di lei e sorrise “penso che tu, ti godrai una vera e propria vacanza”
Lo sguardo di Amy si incupì e Michael si allarmò “Tutto bene?”
“C’è sempre il lavoro di mezzo”
“Che vuoi dire?”
“Saremo solo noi due” spiegò Amy “lontani dalla Fondazione, a Dallas e con KITT, ma tu dovrai lavorare ed io me ne starò da qualche parte a fissare il soffitto” sbuffò “pensavo di poter stare un po con te”
Michael deglutì “Ma noi saremo insieme”
“Oh certo, io dentro KITT e tu ad investigare” alzò gli occhi al cielo “bel modo di stare assieme”
“Non ha tutti i torti, Michael” intervenne KITT, che fino a quel momento era rimasto in silenzio “potrei creare un database in cui riesco a dividere lavoro e famiglia”
“Ottima idea, KITT” disse Michael, grato dell’intervento del suo amico.
“Una famiglia che si vede su apputnamento…fantastico”
“Volevo solo aiutare”
“Non preoccuparti KITT” sorrise Amy, rivolta allo schermo della macchina “grazie lo stesso amico mio”
“Che bello essere amico di qualcuno”
“Ehi!” esclamò Michael, con finto tono offeso “guarda che sei anche amico mio!”
“Ma tu non sei una donna”
“Eh già, papà” si aggregò Amy “tu non sei una donna”
“Bene, vi siete coalizzati contro di me”
Amy scoppiò a ridere, per poi tornare a guardare fuori dal finestrino.
Osservò in lontananza.
Qualche metro più in là, si stendeva una lunga strada sterrata.
Un pick up la stava percorrendo, alzando un enorme nuvola di polvere.
Nel guardare meglio, potè notare degli strani movimenti all’interno del veicolo.
“KITT…”
Michael si voltò di scatto, preoccupato per il tono con cui Amy aveva chiamato KITT.
Quest’ultimo, per sicurezza, tirò su il finestrino e monitorò la situazione.
“In quel pick up stanno trasportando dei contenitori chimici” disse, facendo calare poi il silenzio.
Un silenzio glaciale.
Amy non smise di osservare e, quando la strada sterrata curvò avvicinandosi di più a quella normale, sgranò gli occhi
“Papà sono armati!”
Michael non fece in tempo a parlare che il passeggero del pick up sparò un paio di colpi.
Sterzò ed inchiodò, vedendo però che il pick si allontanava come se nulla fosse accaduto.
“Ma che diavolo…” Michael scosse la testa “KITT rileva i danni”
“Negativo, Michael” affermò “tutto a posto”
Michael sospirò di sollievo ed osservò Amy “Stai bene?”
Amy annuì e Michael, dopo essersi assicurato che dicesse la verità, scese dall’auto.
Poco dopo lei fece lo stesso “Perché ce l’avevano con noi?”
“Non ne ho idea” rispose Michael, osservando la carrozzeria di KITT.
Come sempre, non aveva un graffio o rientranza.
Era impeccabile.
L’unica cosa esterna era una piccola macchia, visibile solo contro luce.
“KITT, esamina questa sostanza” avvicinò l’orologio alla carrozzeria.
Attese alcuni istanti, poi KITT diede il risultato.
“Acqua Tofana” dichiarò “quei proiettili ne erano pieni”
Michael lo guardò senza capire “Ci hanno sparato con dell’acqua?”
“Veramente, Michael…quello è veleno”
Amy ebbe un sussulto e si appoggiò a KITT, evitando di toccare la sostanza.
“Amy…”
Lei deglutì e i suoi occhi divennero lucidi.
“Austin…Austin la produceva”
Michael tentò di seguirla e riuscì a realizzare di cosa parlava dopo alcuni istanti.
“Ok…Sali in macchina”
Salirono e ripresero il viaggio.
Non accadde più nulla, per fortuna, ma Michael obbligò Amy a parlare.
Più cose sapeva, meglio poteva difenderla.
“Austin non aveva ottenuto la sua ricchezza con il solo lavoro di tutore” spiegò Amy “oltre ai combattimenti, produceva Acqua Tofana e la vendeva”
La sua voce era spezzata, ma non demorse.
“La utilizzava anche sui ragazzi in istituto con me” proseguì “nell’attimo che venivano dichiarati adottabili, li avvelenava in modo tale che la morte sembrava accidentale”
“Morto il bambino lui otteneva la ‘liquidazione’”
Amy annuì “Aveva tentato di usarla con me ma…sei arrivato tu”
Michael sospirò e allungò una mano, stringendo quella di Amy.
“Mi hai salvato la vita più volte…”
“E continuerò a farlo, Amy” affermò Michael “verremo in fondo a questa storia”
Lei annuì e poi si ammutolì.
Adesso capì perché Devon voleva anche Amy.
Quest’ultimo aveva intuito sicuramente qualcosa ed Amy sarebbe stata un ottima testimone.
Era per forza così, altrimenti perché far venire anche lei?
Non riusciva a resistere.
Si fermò al primo distributore, cogliendo l’occasione di fare un gallone a KITT.
Mandò Amy a prendere qualcosa di fresco per entrambi e, nel frattempo, approfittò a chiamare Devon.
“Michael!” si stupì l’uomo, che era apparso sullo schermo di KITT “siete già arrivati? mi sembra presto”
“Tu sapevi cosa volevano i ranger!”
Devon si accigliò “Prego?”
“Siamo già stati presi di mira!” continuò Michael, cercando di mantenere la calma…cosa che non sapeva quanto avrebbe tenuto.
“Che è successo!?” si allarmò Devon, aggrappandosi ai braccioli della sedia.
“Qualcuno ha cercato di avvelenarci con…come hai detto che si chiama, KITT?”
“Acqua Tofana”
“Proprio quella”
“Oh santo cielo…”
“E indovina un po’…” proseguì Michael “Amy conosce molto bene quella sostanza”
Non solo Devon sgranò gli occhi, senza parole, ma intuì la frase sottointesa di Michael.
“Mi hai obbligato a portarla perché ti serve nelle indagini!”
“Conosce bene quella sostanza e potrebbe aiutare i ranger a risolvere il caso e…”
“Potevamo farlo anche tramite chiamata!” sbottò “io non intendo mettere a rischio la vita di mia figlia per i tuoi casi!”
“Michael…”
“Appena tornerò alla Fondazione rassegnerò le dimissioni” taglio corto Michael, stufo di ascoltare le parole di un uomo che non capiva il pericolo in cui aveva messo una povera ragazza innocente “addio, Devon” e riagganciò.
Strinse le mani sul sedile, quasi graffiandolo.
“Michael…per quanto io capisca la tua rabbia, vorrei che non ti sfogassi con la mia tappezzeria”
“Scusami, KITT” allentò la presa “ma questo non me lo doveva fare” si voltò verso le finestre del bar, Amy aveva quasi finito.
“Penso ci sia ben altro”
“Per esempio?”
“Amy ha detto che Austin produceva quel veleno” spiegò KITT “e se fosse coinvolto anche lui?”
“Vieni al punto”
“Amy lo consce bene” proseguì l’auto “se lui è coinvolto, Amy potrebbe testimoniare e raccontare quello che sa sull’Acqua Tofana e dei suoi effetti così…”
“Così Austin verrebbe nuovamente processato e riceverà la pena capitale” anche se la spiegazione era valida, ancora non si capacitava di una cosa “Come può aver già scontato la pena?”
KITT cercò nel suo database e… “Michael…non ho niente su Austin” disse “risulta ancora in galera”
Calò di nuovo il silenzio.
“Papà?” Amy lo ridestò dai suoi pensieri “tutto ok?”
“Si, certo” le sorrise e attese che la ragazza si sedesse.
“Ho la sfortuna di essere minorenne…” porse a Michael una lattina di Coca Cola “mi ha venduto solo questa”
“Va bene lo stesso” l’aprì e la bevve.
Era fredda e andava giù che era un piacere, ma non riusciva a mandar via il groppo che Michael aveva sullo stomaco.
Ripartirono e giunsero a Dallas nel tardo pomeriggio.
Una volta arrivati nella pensione, prenotata da Devon, Michael aiutò Amy a scaricare e poi scese alla reception a svolgere le normalità burocratiche.
Amy si sedette sul letto che c’era nella stanza, per fortuna era un singolo come quello di Michael, accanto al suo.
“KITT…” chiamò dall’orologio, fornitole da Devon “tutto bene?”
“Certo”
“Durerà tanto questa storia?”
“Difficile a dirlo” rispose l’auto “tuo padre ha la capacità di far durare a lungo le cose, specie le indagini in caso c’è di mezzo una bella donna”
Amy rise appena, poi tornò seria.
“KITT…ho paura”
“Non temere, Amy” la tranquillizzò KITT “ci sono io a proteggerti”
“Sei unico, KITT” e chiuse la conversazione.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Dopo il lungo viaggio, avevano bisogno di lavarsi e cambiarsi, anche se Michael sarebbe partito subito alla ricerca dei ranger invece che stare in camera.
Però voleva assicurarsi che Amy avesse tutto.
Quando entrambi furono pronti, Michael si stupì nel vedere la figlia pronta per andare a fare un giro.
“E tu dove pensi di andare?”
“A fare un giro” rispose lei, come se fosse una cosa ovvia “tu svolgi le indagini ed io, nel frattempo, osservo la città”
Michael scosse la testa, anche se apprezzava il suo spirito da turista.
“Non penso sia una buona idea”
“Perché?”
“Hanno tentato di avvelenarci” gli ricordó “non è prudente che tu vada in giro da sola”
“KITT mi terra d’occhio”
“KITT verrà con me”
Amy sbuffó e si sedette pesantemente sulla poltrona accanto al letto.
“Volevo distrarmi...” confessò, lasciando intendere che era ancora scossa dalla scoperta dell’Acqua Tofana che produceva Austin.
Michael non le disse che, secondo i database di KITT, Austin risultava ancora in galera.
I conti non tornavano e voleva venirne a capo anche lui.
“Possiamo fare in questo modo...” si inginocchiò accanto a lei “vieni con me, io svolgo le mie indagini e tu, nel frattempo, ti osservi attorno e cerchi un luogo che vorresti visitare e un locale dove potremmo andare stasera”
La proposta era allettante.
Amy non se lo fece ripetere due volte.
Scesero in strada.
Per fortuna, o per chissà quale altro motivo, la pensione si trovava poco distante dalla centrale di polizia, così andarono a piedi.
Anche se sbuffava ad ogni passo, Amy non era del tutto contraria a seguire Michael alla centrale.
Con lui si sentiva protetta.
Fece un profondo respiro.
“Papà...tu hai mai avuto paura?” sapeva che era stupido, che era ovvia la paura che l’uomo potesse avere
La domanda a bruciapelo fece strabuzzare gli occhi a Michael, nonché mancare un battito.
Persa Bonnie, era convinto di aver perso tutto e quindi non aveva più avuto paura di niente.
Trovata Amy, essa ritornata e non c’era giorno in cui non si facesse sentire.
“Sempre” ammise lui, senza però il coraggio di guardarla negli occhi.
“E di cosa?”
-Di perderti- 
“Dipende dalla situazione” rispose “la paura, una volta superata, ci rende più forti e pronti per affrontare le situazioni”
Amy alzò le spalle, poco convinta, concludendo lì la conversazione.
“Michael” la voce di KITT uscì dall’orologio “Devon ha detto di chiedere del ranger Walker”
“Va bene, KITT, grazie”
Giunti in centrale, vennero accolti da poliziotti, persone varie e diverse che facevano reclami o denunce ed infine persone che venivano scortate ammanettate.
Per un attimo, Amy sperò di vedere Austin ammanettato e sbattuto in cella a vita.
Ancora si chiedeva come fosse possibile che Garth Knight avesse avuto la pena capitale, mentre Austin la semplice galera.
Si avvicinarono allo sportello informazioni, dove una giovane donna prendeva appunti e chiamate.
“Desiderate?” chiese in tutta fretta, quasi scocciata dall’interruzione.
“Cerchiamo il ranger Walker”
“Mi cercavate?” rispose una voce allo loro spalle, evitando alla donna del centralino di rispondere.
“E’ lei Walker?”
“Esattamente” rispose l’uomo “come posso aiutarvi?”
Amy rimase sbalordita dal fisico muscoloso dell’uomo.
Si aspettava il classico poliziotto grasso, mangia ciambelle e sempre di fretta, invece sembrava calmo e attendeva di proseguire la conversazione.
“Mi chiamo Michael Knight, lavoro alla Fondazione per il rispetto della legge”
Walker sorrise “Oh bene, la stavamo aspettando” allungò la mano e strinse quella di Michael “allora il signor Miles ha accolto la nostra richiesta”
“E’ sempre pronto ad aiutare, come tutti noi” confermò “che presa salda”
“Anni di duro allenamento” risero entrambi “e questa signorina?” chiese, poi, rivolto ad Amy
“Mi chiamo Amelia” anche lei strinse la mano di Walker
“E’ mia figlia” affermò Michael, orgoglioso.
“E’ un piacere conoscerti” poi guardò Michael “non vorrei sembrare offensivo ma…non ci aspettavamo una ragazza”
“Il signor Miles è imprevedibile” rispose Michael, lasciando intendere che avrebbe spiegato tutto a tempo debito.
“Seguitemi” li scortò al piano superiore della centrale, in un ufficio dove regnava una montagna di carta.
Segretarie e poliziotti che andavano avanti e indietro, talvolta evitando di colpirsi l’un l’altro.
Walker si posizionò dietro ad una scrivania, senza distogliere gli occhi dagli altri due.
“Mi spiace, ma devo chiedere ad Amelia di aspettarci qui fuori”
“Certamente” Michael aveva intuito “Amy, perché non ci aspetti qua fuori?”
“Preferisci che vada da KITT?”
“Fallo venire qui che è meglio”
Lei annuì ed uscì, lasciandoli soli.
“KITT?” domandò Walker “c’è qualcun altro con voi?”
“Siamo solo io ed Amy” rispose Michael “KITT è…lo spiegherò più tardi” se iniziava la conversazione sarebbe finito a parlare della macchina e non del caso.
Walker, per sua fortuna, sembrava aver capito e non fece altre domande.
“Sa, signor Walker” iniziò Michael “sono rimasto sorpreso dalla vostra chiamata, non mi aspettavo che i ranger avessero bisogno di noi e nemmeno che fossero a conoscenza della Fondazione”
“Siamo venuti a conoscenza della Fondazione per caso” spiegò Walker “abbiamo fatto delle ricerche ed è venuto fuori che i casi irrisolti della polizia sono stati sistemati grazie a voi”
“Anche voi avete un caso irrisolto?”
Walker scosse la testa “E’ aperto da circa due mesi, ma né io né i miei collaboratori siamo riusciti a venirne a capo” spiegò “abbiamo avuto casi di decessi e coma dovuti ad avvelenamento ma, durante le visite, nessuno ha trovato tracce di questo veleno” fece un lungo sospiro “abbiamo pensato ad un epidemia, ci siamo ricreduti quando abbiamo notato che sono stati colpiti bambini e ragazzi di età comprese tra i sei e diciassette anni” specificò “nessuna persona adulta è stata coinvolta”
Michael distolse lo sguardo, avvertendo la mancanza di un battito.
Che la paura di Amy fosse fondata? Che ci fosse davvero Austin dietro a tutto questo?
“Qualcosa la turba signor Knight?”
“Può sembrare strano…” disse “ma, mentre venivamo qui, siamo stati ‘accolti’ da un pick up che ci ha sparato addosso una sostanza liquida che Amy ha riconosciuto come Acqua Tofana”
Walker si portò una mano sotto al mento ed assunse uno sguardo riflessivo.
“Ho sentito parlare di questa sostanza, se non sbaglio è proprio un veleno” ammise il ranger “sapevo esistere solo in Italia”
“A quanto pare è giunta fin qui”
Michael si tamburellò le dita sulle gambe.
Se le cose stavano così, Amy era troppo esposta ma non poteva mandarla indietro.
Doveva proteggerla.
“Ranger Walker, so di essere appena arrivato ma…prima di iniziare qualunque indagine, devo chiederle un favore”
Walker annuì “Qualsiasi cosa”
“Si tratta di Amy…”
 
***************************
Amy tamburellava le dita sulle gambe e sospirava.
Se ne stava seduta all’interno di KITT, che era giunto dal parcheggio della pensione fino a lì, osservando le persone che passavano.
“Qualcosa non va?” chiese l’auto.
“Mi annoio” rispose Amy, facendo scendere lo schienale del sedile fino a ritrovarsi sdraiata “se non posso indagare con papà, vorrei almeno visitare la città”
“Ho l’ordine di tenerti d’occhio, Amy” disse KITT “non possiamo muoverci da qui ma, se desideri, posso mostrarti le immagini più belle della città e spiegarti la loro storia”
Amy sorrise “Sei unico KITT, ma non serve…grazie lo stesso”
“Figurati” e calò il silenzio.
Pochi istanti dopo, un uomo con un distintivo ed un cappello da cowboy, si avvicinò alla macchina e la osservò con aria affascinata.
I vetri scuri di KITT impedivano all’uomo di vedere all’interno, ma Amy poteva vederlo benissimo.
L’uomo osservava ogni lineamento dell’auto e ne faceva apprezzamenti.
“KITT…” mormorò Amy “apri il tetto”
KITT eseguì, facendo sobbalzare l’uomo.
Amy spuntò dal tetto e lo guardò “Salve” disse sorridente “le serve qualcosa?”
L’uomo sgranò gli occhi e fece un passo indietro “Stavo solo ammirando la bellezza di questa macchina”
“Lo so, fa invidia a tutti” si vantò Amy.
“Ed è tua?”
“Certamente”
Ma l’uomo, a quella risposta, non credette più di tanto e il suo sguardo divenne serio.
“Non sembri avere l’età per guidare”
“Ho diciasette anni” continuò lei “ce l’ho eccome l’età per guidare”
“Mh…”
“Amy, ti consiglio di dire la verità” disse KITT, ricevendo un ‘shh’ da parte di Amy.
“Chi ha parlato?” domandò l’uomo, cercando di capire e vedere chi ci fosse all’interno.
“Ehm…”
“Amy!” Michael, che aveva finito ed era uscito, richiamò la sua attenzione e si avvicinò venendo, a sua insaputa, in soccorso di Amy.
Dietro di lui il ranger Walker.
“Jimmy” Walker si mise accanto all’uomo che stava parlando con Amy “tutto ok?”
“Si…certo”
Walker non sembrava convinto, ma non indagò e si rivolse ad Amy “Amelia, questo è il ranger James Trivette”
“Conosci la ragazza?”
“E’ sua figlia” indicò Michael “vengono dalla Fondazione”
“Ah…” Trivette era rimasto senza parole “è vero, me ne avevi parlato”
“Jimmy ho bisogno del tuo aiuto…” lo portò un attimo in disparte, mentre Michael parlava con Amy, appoggiato al tetto.
“Cos’hai combinato per fargli fare quella faccia?” domandò, non riuscendo a trattenere un risolino.
“Gli ho detto che KITT è mio e che ho la patente da poterlo guidare”
“Solo?”
“Beh…KITT ha parlato”
“Non si dicono le bugie ed io detesto le bugie”
“Ne ho già uno di padre, non ti ci mettere anche tu”
Michael alzò gli occhi al cielo, poi tornò a guardare la figlia “Amy, adesso ascoltami attentamente” attese che la ragazza lo seguisse, poi proseguì “ho parlato con il ranger Walker, dovremo fare alcune indagini e tu dovrai starne fuori”
“Lo immaginavo” sbuffò.
“Ad ogni modo…” proseguì lui, ignorando il commento “non sarai sola, il ranger Trivette…” indicò l’uomo accanto a Walker “avrà l’ordine di sorvegliarti”
“Che cosa!?” sbottò lei “non è giusto! E KITT allora? Non può farlo lui?”
“KITT dovrà venire con me e il ranger Walker e…”
“Devon ha detto che avremmo potuto considerarla anche una ‘vacanza’!” esclamò Amy “quando potrò stare un po’ con te, senza il baby-sitter?”
“Amy…”
“Tanto valeva che restassi alla Fondazione!”
“Qualche problema?” intervenne Walker, con fare preoccupato.
Michael guardò Amy implorante, mentre lei gli lanciò degli sguardi di fuoco.
“No ranger Walker” rispose lei “va tutto bene” rientrò, facendo si che KITT chiudesse il tettuccio e poi scese dall’auto, mettendosi accanto al ranger Trivette.
“Andiamo” Walker e Michael salirono in auto
“Ma…” Trivette osservò i due salire e notò che non c’era nessuno al posto di guida e nessuno era sceso dal retro “devo avere le allucinazioni” si passl una mano al volto, poi si dedicò ad Amy “forza, vieni, avrai fame” Trivette le mise una mano sulla spalla e l’accompagnò dalla parte opposta a quella in cui era andata KITT “ti porterò in un posto dove si mangia dell’ottimo chili con carne”
 
******************
Tra Michael e Walker vi era silenzio, nemmeno KITT osava fiatare.
“Non voglio sembrare invadente…” disse Walker “ma non sembrà felice”
“Lo so” rispose Michael “ma preferisco che tra noi ci sia un rapporto conflittuale, piuttosto che vederla su un letto d’ospedale” ammise “prima arriviamo in fondo a questa storia, meglio è”
“Se davvero c’è in mezzo questo Austin, Amy dovrà fare molta attenzione” constatò il ranger “a titolo di curiosità, che tipo di ragazza è?” notò lo sguardo perplesso di Michael e aggiunse… “tranquilla? Impulsiva? E’ un tipo di adolescente che rimane al suo posto se le viene richiesto?”
Michael deglutì “Diciamo che è il tipo di ragazza che se la metti in un angolo si arrampica persino sulle pareti per uscire”
Walker annuì.
Trivette avrebbe avuto un bel po’ di lavoro da fare.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Trivette portò con se Amy presso un pub chiamato “Da C.D.”
Per un attimo, Amy credette che quello fosse un locale per gente malfamata.
Si ricredette quando, entrando, venne accolta da musica e gente di ogni tipo che rideva e chiacchierava.
Un intenso profumo di fagioli aleggiava nell’aria, misto all’odore di sigaro.
In un angolo, il Juke box intonava ‘Cotton eye Joe’ Dei Rednex e qualcuno tentava di ballare a ritmo.
“Questo posto è....” Amy non trovava le parole.
Non era abituata a quel tipo di locali.
Ovunque era entrata, negli ultimi anni, tutti si erano voltati a guardarla.
Chi scioccato perché una minorenne entrava in un locale e chi, non capendo l’età, la considerava un bel bocconcino.
Lì nessuno la guardava, nessuno badava a lei.
“Lo trovi strano?” Azzardò Trivette
“Fico”
Trivette sorrise e si avvicinò al bancone.
Amy aveva scordato la rabbia nei confronti di Michael.
In quel momento sentiva solo una gran leggerezza e spensieratezza.
“Ehi Trivette!” Un uomo anziano, dietro al bancone, lo salutò “sei fuori orario”
“Lo so” ammise “ma sto svolgendo un compito” indico Amy, ferma all’ingresso.
“Jimmy!” CD si scandalizzò “avrà si e no sedici anni!”
“Primo, ha diciassette anni” precisò Trivette “e secondo, hai capito proprio male”
CD lo guardo accigliato e Jimmy proseguì “Fa parte dell’indagine che stiamo svolgendo”
“Ah...” CD non aggiunse altro in merito “falla avvicinare, nessuno la mangia”
“Amy” la chiamo Trivette “vieni, avvicinati”
Lei si avvicinò, con un gran sorriso.
“Amy, ti presento CD” l’anziano signore fece il bacia mano ad Amy, che arrossì.
“Molto piacere signorina Amy”
“Salve” salutó lei, guardandosi nuovamente attorno “questo posto è fantastico”
CD sorrise soddisfatto “Visto Jimmy? Qualcuno qui apprezza il mio locale”
“Non è colpa mia se trovo di dubbio gusto quelle targhe delle auto appese al muro e....quelle cose...” indico un paio di corna finte appese sulla prete dietro CD.
“Oh credimi, Jimmy” disse CD, pulendo un bicchiere con uno straccio “quelle fanno sempre un figurone, specialmente quando ci sei tu ad aiutarmi qua dietro”
“Ma...” Trivette spalancò la bocca, ma CD lo interruppe.
“E adesso, visto che la nostra ospite è stata così gentile, preparerò per lei il mio miglior chili con carne” e si ritiró nel retro.
Trivette rimase a bocca aperta “Sbaglio o mi stava prendendo in giro?”
Ed Amy non poté fare a meno di ridere.
 
******************
 
Walker condusse Michael all’ospedale della città.
Al pronto soccorso c’erano emergenze di ogni genere.
Quella che attirò di più l’attenzione di Michael, fu un bambino di circa undici anni.
Era sdraiato su un lettino e i medici erano tutti attorno a lui e cercavano di farlo respirare e usavano il defibrillatore.
“Dimmi che non è un’altra vittima…” mormorò Michael, più rivolto a se stesso che ad altri.
Walker osservò il bambino che, velocemente, esalò l’ultimo respiro.
I genitori, non tanto distanti, scoppiarono in un pianto a dirotto, mentre i medici parlavano fra di loro.
Ora del decesso 12:41, causa della morte ‘Avvelenamento’.
“Purtroppo sì...” disse Walker, distogliendo lo sguardo e stringendo i pugni tanto da farsi venire le nocche bianche.
Michael deglutì, sentendo un groppo alla gola. 
Il suo pensiero andò ad Amy.
Non aveva idea di cosa avrebbe fatto se fosse successo lo stesso a lei.
Un brivido gelido gli percorse la schiena e cercò di scacciare via quel pensiero.
Walker lo guardò e gli diede una pacca sulla spalla “Vieni” e lo portò via.
Michael lo seguì come un cagnolino.
“KITT” sussurrò al suo orologio, prima di entrare nell’ascensore “dov’è Amy?”
KITT lo fece attendere alcuni attimi.
“Con il ranger Trivette” rispose “il suo orologio è collegato e mi dà segnali di vita”
Questo fece tranquillizzare Michael “Ok” rispose “grazie, KITT e tienimi aggiornato”
Chiuse il collegamento e raggiunse, assieme a Walker, il reparto di terapia intensiva.
La scena che gli si parò davanti, rasentava un film horror.
Il reparto era pieno di bambini e ragazzi, che andavano da un età di sei anni a quella di Amy.
Alcuni erano sdraiati a letto, impossibilitati ad alzarsi, altri passeggiavano nel corridoio con i genitori.
“Sono tutti vittime?”
Walker annuì
“E…Si riprenderanno?”
“Stiamo cercando un modo per tenerli in vita il più possibile”
Il che significava che non avevano una cura.
“Lisa” Walker fermó un infermiera “ci sono novità?”
La donna scosse la testa “Se non troviamo una cura subito, questi bambini non ce la faranno” guardò verso una madre con la figlia che camminava nel corridoio “non sappiamo come dirglielo” e poi andò via, per fare il giro di tutte le stanze.
Michael sospirò.
Quei poveri bambini, così giovani...così puri.
“Penso sia meglio se andiamo a vedere il luogo dove si è verificato il primo caso” disse Michael a Walker.
“Si andiamo” acconsentì Walker.
Uscendo fuori, Michael si bloccò di colpo, rischiando di far finire Walker contro la sua schiena.
Un odore improvviso di dopobarba penetrò nelle sue narici.
Era odore orribile, quasi nauseante e non era la prima volta che lo sentiva.
Purtroppo lo conosceva bene.
Inizió a guardarsi attorno.
Infermieri, medici e parenti erano tutto ciò che riusciva a vedere.
Il suo sguardo, prima di arrendersi, si posò su una macchina poco distante, su cui era salito un uomo che, probabilmente, gli era passato vicino.
E lui non si era accorto.
Era salito su una Cadillac nera.
Guardò attentamente.
Un volto, intravisto dai finestrini di dietro, lo fece sobbalzare.
“Signor Knight...?” Lo chiamó Walker “tutto bene?”
Michael lo ignoró “KITT, Cadillac nera...targata California, sta svoltando sulla Hall Street”
Attimi di silenzio.
Attimi che a Michael parvero un’eternità.
“L’auto risulta intestata ad una società chiamata A.R.T. di cui non ho nulla nei miei database”
“Com’è possibile?” domandò “sai il nome ma non sai niente su di essa? Amy non ti ha aggiornato?”
“Lo ha fatto, ma non esiste nulla e sembra che qualcuno abbia assicurato l’auto presso una ditta fallita da anni”
“Ma…”
“Non sarebbe la prima” commentò Walker “ne abbiamo fermate tante così, almeno adesso ne avremo un'altra a cui far riferimento”
“Eppure non mi piace, qualcosa non mi quadra” Michael sospirò e ripensò all’odore di dopobarba sentito poco prima “KITT sei riuscito a vedere il passeggero?”
Ancora silenzio.
Era stufo di quei silenzi e si ripromise di chiedere ad Amy di velocizzare il motore di ricerche di KITT.
“Michael…”
“Cosa?”
“E’ lui!”
Michael sbiancò e chiuse il collegamento.
Quella frase gli bastò.
“Che succede?” Domandò Walker, pronto a passare all’azione.
“Dobbiamo andare da Amy” mormorò “devo farla tornare subito a casa”
Corse verso KITT, parcheggiato nel parcheggio sul retro dell’ospedale.
Vi salì e attese che Walker facesse lo stesso.
“KITT, sei riuscito ad inquadrarlo?”
“Certo, Michael” e sullo schermo apparve il volto...il suo volto.
Walker osservava l’immagine ma, prima di ogni altro commento, riuscì a dire “Sbaglio o questa macchina ha parlato?”
“Certo che parlo!” Rispose KITT, mettendosi in mostra “ed ho anche altre funzioni”
“Non adesso, KITT!” Lo interruppe Michael.
Poi si voltò verso Walker “Conosco questo uomo”
“Lo conoscono tutti in città” commentò Walker “è un pezzo grosso delle Austin’s towers”
“Michael...” il tono di KITT era preoccupato, nonché poco convinto “A.R.T.”
“Lo so lo so, Austin Roger’s Tower” cercò di pensare alla svelta “dobbiamo scoprire quanto più possibile su di lui ma, soprattutto, come fa ad essere fuori di prigione”
“Era in prigione?” Domandò Walker.
“E dovrebbe essere così tutt’ora, secondo i database della polizia” rispose Michael, mentre KITT mostrava i dati dallo schermo “Era stato arrestato per tentato omicidio e combattimenti illegali” per un attimo la ferita al fianco, dovuta ad un accoltellamento, sembrò bruciare.
“E’ molto strano…”
“Ed è per questo che ora sono io a chiedere il vostro aiuto” aggiunse Michael “come vede, ranger Walker, i ruoli si possono scambiare”
“Vedrò cosa riesco a fare” disse Walker “ma se vogliamo che le indagini vadano come vorremmo, dovremmo iniziare a darci de tu e dovremo dirci ogni cosa”
Michae sospiró.
“Come lo conosci?” Domandò con tono calmo “Michael...” lo incalzò “c’è di mezzo Amy?”
Michael voleva non pensarci, ma non era semplice.
Walker aveva ragione, dovevano dirsi tutto se volevano aiutare quei poveri bambini ed Amy
“Austin è stato il tutore legale di Amy” e gli spiegò ogni dettaglio della sua storia.
 
*******************
 
“Signor CD questo chili è fantastico” Amy gustava il suo chili, assaporandone ogni singola cucchiaiata.
“Sono felice che ti piaccia” sorrise l’anziano uomo, orgoglioso di tanti complimenti “ma ti prego, ‘signor CD’ mi sentire vecchio!” aggiunse “chiamami CD e basta e dammi del tu”
Lei annuì e finì di mangiare, bevendo il suo bicchiere di coca cola.
Per quanto strano e folle fosse, Amy si trovava bene in quel luogo.
Sembrava che non le importasse più nulla di visitare la città, anche se si ripromise di farlo prima o poi.
Poco dopo sentì CD sbuffare “Ma guarda te” indicò con la mano un tavolo in fondo al locale “fanno disastri e poi se ne vanno lasciando i soldi sul tavolo” un altro sbuffo “che fastidio che mi danno”
Preparò un vassoio ed uno straccio, ma Amy lo fermò “Lascia, ci penso io”
“Neanche per sogno!” esclamò lui “sei mia ospite e poi non permetto ai miei clienti di fare il lavoro al posto mio”
“E’ logico ma…se io sono un ospite non sono una cliente, ergo, un ospite come si deve fa di tutto per agevolare chi lo ospita e fa anche in modo di non dar troppo da fare al padrone”
Prese il vassoio e lo straccio, il tutto prima che CD potesse ribattere.
L’anziano guardò Trivette, che aveva assistito alla scena.
“Non guardare me” alzò le mani in segno di resa “ho rischiato lo stesso giochetto un’ora fa”
CD non osò ribattere e tornò a sistemare i vari bicchieri al loro posto, mentre il ranger osservava Amy.
Lei si avvicinò al tavolo.
Era un vero porcile.
Briciole e gusci di noccioline erano sparsi ovunque, qualcuno aveva persino sputato della salsa sul tavolo e aveva lasciato le cicche delle sigarette.
Fece una smorfia di disgusto, poi ripulì.
I soldi del servizio li mise nella tasca della felpa, in modo tale da evitare che si bagnassero, poi raccolse due bicchieri, di cui uno pieno fino a metà, mettendoli sul vassoio ed infine rimise le sedie in ordine.
Per evitare di colpire le persone ancora sedute, il vassoio lo tenne ad altezza volto come una vera cameriera.
Solo che, mentre si avvicinava al bancone, un energumeno le andò addosso.
Che fosse fatto apposta oppure no, Amy si ritrovò con il vassoio a terra, i due bicchieri completamente a pezzi e bagnata dal volto al petto.
“Guarda dove vai, ragazzina” e se ne andò.
“Ehi!” Intervenne Trivette “Ehi, aspetta!” ma l’uomo non lo ascoltò e corse fuori “Che razza di maniere” poi si voltò verso Amy, aiutandola recuperare i pezzi, sotto lo sguardo di alcuni clienti ancora scioccati dal comportamento maleducato dell’uomo.
Persino CD accorse in suo aiuto.
“Stai bene?” gli chiese ed Amy annuì “Ti sei fatta una bella doccia, vero?” aggiunse ridacchiando “non badare a certa gente, sono più stupidi di un somaro”
“A quanto pare…” Amy si ripulì le labbra e gli occhi “meno male che era solo acqua”
CD la guardò accigliato “Sono dei tizi che vengono spesso qui…non mi risulta che avessero ordinato dell’acqua”
“Beh, però così pare” convenne Trivette.
Portarono tutto al bancone ed Amy si rimise seduta.
Tornò a guardarsi attorno, togliendosi la felpa bagnata e restando in maglietta.
Tutto era tornato tranquillo e lei stava bene.
L’unica cosa fuori posto erano alcuni capogiri, probabilmente dovuti agli sbalzi di temperatura presenti nel locale.
Amy non ci badò

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Dopo aver raccontato la storia di Amy, evitando dettagli molto personali, Michael si lasciò condurre in un quartiere di villette poco fuori città.
Era un quartiere lussuoso ed il viale principale era tutto in ombra grazie alle folte chiome degli alberi.
Raggiunsero una villa a metà circa e parcheggiarono lì accanto.
“KITT stai allerta” ordinò Michael e KITT attivò i suoi sensori.
Walker restò alcuni istanti a fissare la macchina, meravigliato da tanta tecnologia.
“Avessi avuto anche io una macchina così quando ero giovane”
“Visto, Michael?” disse KITT “non piaccio solo alle donne”
Michael sorrise appena, poi raggiunse la porta di ingresso.
“Questa è a casa della signora Smith” spiegò Walker, che bussò e attese “suo figlio è in ospedale, per fortuna non è fra le vittime”
“Se la si può chiamare fortuna”
Walker comprese il punto di vista di Michael, non era facile assistere alla morte di qualcuno, specie se si trattava di un bambino.
Le era stato detto della madre di Amy, che era spirata fra le braccia di Michael.
Quel ricordo lo struggeva, ed era per quel motivo che voleva a tutti i costi trovare la soluzione a quelle indagini.
Walker sapeva che, se non fosse stato per lui, non avrebbero mai aggiunto un tassello ed un eventuale testimone in così poco tempo per avanzare nelle indagini.
La porta di ingresso della signora Smith si aprì poco dopo ma, al posto della signora Smith, apparve un'altra donna.
“Alex!” si stupì Walker “come mai qui’”
“Walker!” ricambiò lei “stavo giusto per chiederti la stessa cosa” gli sorrise dolcemente.
Walker ricambiò, ma tornò subito serio “Alex, lui è Michael Knight, lo ha mandato la Fondazione” disse “Michael, lei è Alex il vice procuratore distrettuale, nonché…mia moglie” si morse il labbro, arrossendo.
Alex rise “Ancora non ha realizzato” disse, allungando la mano “comunque, piacere di conoscerla signor Knight”
“Piacere mio” fece il baciamano “mi chiami Michael, signor Knight mi invecchia”
“E Michael sia” acconsentì, divenendo poi seria “prego entrate”
Alex li fece entrare.
La casa sembrava enorme.
Aveva un ingresso ampio e sulla destra vi era l’ingresso del salone, sempre enorme.
Una signora, più o meno sull’età di Alex, era seduta sul divano.
Aveva lo sguardo perso nel vuoto e sembrava sul punto di piangere.
Walker lanciò un occhiata di intesa ad Alex, che la capì e…annuì “Ieri sera”
Il ranger sospirò sconsolato e Michael capì, non solo dalle parole di Alex ma anche da una foto di un bambino di dieci anni su una credenza lì vicino e con a fianco una candela profumata accesa.
Emanava un lieve odore di gelsomino.
“Betty…” Walker si avvicinò alla donna e le strinse la mano “mi dispiace…”
La donna lo guardò e scoppiò in lacrime, mentre Alex si metteva al suo fianco e la stringeva.
Attesero che si sfogasse per bene, ci vollero due minuti.
Walker si sedette sulla poltrona a fianco del divano “Betty, capisco come ti senti ma…” fece avvicinare Michael “questo signore è qui per indagare su quello che è accaduto a Danny e gli altri bambini”
La donna si soffiò il naso e si asciugò le lacrime.
“Te la senti di rispondere?” la donna annuì e Walker lasciò il posto a Michael.
Si sentiva impacciato e non sapeva più come comportarsi e cosa dire.
Deglutì e tentò di sembrare normale.
“Signora Smith…condoglianze…” riuscì a dire come prima cosa “perdoni la mia intrusione, ma ho bisogno di sapere che cosa è successo a suo figlio quel giorno”
La donna rivisse quei momenti nella sua mente e riprese a piangere silenziosamente, però rispose.
“Stava giocando a palla con i suoi amici, qui davanti” disse “aveva dato un calcio forte ed era finito sul marciapiede opposto…è andato a recuperarlo e nel farlo ha urtato un signore che aveva dell’acqua in mano” fece un profondo respiro “è tornato in casa tutto bagnato dalla testa al collo, si è cambiato e verso sera ha cominciato a non sentirsi bene” un singhiozzo, poi riprese “all’inizio, avevo pensato si trattasse di una normale febbre, dovuta al fatto che l’acqua presa era anche fredda…mai avrei pensato che…che…” e lì riprese a piangere, non riuscendo più a proseguire.
Alex la consolò.
“Grazie Betty” Walker guardò Michael “ci sei stata di grande aiuto”
“Grazie signora Smith” Michael fece un cenno col capo e seguì Walker fuori.
“Tu vieni, Alex?” domandò quest’ultimo alla donna.
Lei scosse la testa “Resto ancora un po’ con lei” rispose “ci vediamo stasera da CD”
Lui annuì e poi raggiunse la KITT.
Una volta partiti, fecero il punto della situazione.
“Non riesco a capire” disse Michael “come può aver contratto il veleno?”
Walker sospirò “Adesso capisci perché ti ho chiamato?” domandò “nemmeno noi riusciamo a capirlo”
“C’è qualcosa che sapete, oltre al fatto che sono stati colpiti solo bambini e adolescenti?”
Walker pensò.
“In effetti…c’è qualcosa di strano…”
“Del tipo?”
“Sono tutti bambini che arrivano, o sono stati, in casa famiglia”                            
Michael sgranò gli occhi e guardò Walker che, nel voltarsi a guardarlo, capì.
“KITT…” disse Michael “traccia la strada che ci porta da Amy”
“Subito Michael” KITT eseguì e poi partì.
 
*******************
 
Amy si sciacquò il viso con l’acqua gelida.
Era da CD ormai da tre ore e, non sapendo cosa fare, si annoiava e sentiva un gran sonnolenza.
L’unica nota positiva, era che quella sera ci sarebbe stata una serata danzante e CD le aveva chiesto di venire assieme a suo padre.
Non era sicura di voler fare una serata danzante, non era nemmeno sicura di essere in grado di ballare.
In più sentiva ancora la testa girarle.
Fece dei respiri profondi e tenne gli occhi chiusi per un momento.
Poi uscì, ritrovandosi Trivette davanti alla porta.
“Ranger Trivette…”
“Tutto bene?”
“Certo…perché?”
“Amy!” Michael, dietro di lui, quando la vide tirò un sospiro di sollievo.
In mano la felpa bagnata di lei.
“Papà…quando sei arrivato?” domandò lei, stupita.
“Stai bene?” la guardò da cima a fondo “sicura?”
“Ehm…” guardò verso CD e Trivette, che annuirono, facendole intendere che doveva rispondere tranquillamente “si…si sto bene”
Michael emise un sospiro e le diede un bacio sulla fronte “Meno male”
Amy non fece domande e sorrise “Papà, CD farà una serata danzante stasera”
“Amy…”
“Ti prego papà” lo implorò Amy “così staremo un po’ insieme”
Michael la guardò negli occhi e, come accadeva con la sua Bonnie, non riuscì a dirle di no.
“Grazie papà!” lo strinse e poi si avvicinò a CD.
“Stasera ti voglio vedere in piena forma e splendore, capito?”
“Si signore!”
Anche se poco convinto, Michael riaccompagnò Amy alla pensione dove alloggiavano.
Nel momento in cui la ragazza entrò nel bagno per prepararsi e darsi una ripulita, Michael chiamò immediatamente Devon.
“Michael!” salutò Devon “come va? Hai scoperto qualcosa?”
“Parecchie cose” rispose lui “e, guarda caso, sono tutte collegate e fra di esse c’è di mezzo una persona di nostra conoscenza” nella sua voce trapelava parecchio sarcasmo.
“Michael…”
“Ti vorrei far notare che sono già due ore che sono in pensiero per lei, senza contare quelle precedenti”
“Che è successo?”
“Non so perché ma ho uno strano presentimento”
“Tu continua a tenermi informato” gli disse Devon risoluto “ogni dettaglio”
“Tu, immagino, non hai scoperto nulla”
“E qui ti sbagli” lo fermò lui “ho scoperto che il signor Austin Rogers non è l’unico esistente con questo nome e, non ho ancora capito come, è riuscito a scambiarsi con questo povero malcapitato e infatti è stato rilasciato e stanno per emanare un mandato di arresto”
“Appena è pronto chiamami” chiese Michael “e comunque non è finita qui, entro due giorni rimanderò Amy indietro”
“Ma, Michael…”
“Ma non lo capisci che non posso permettermi di perdere anche lei!?”
Devon, dall’altro capo della cornetta, sospirò “Mi dispiace Michael” e riattaccò.
“Devon? Devon!?” Michael chiuse la conversazione e gettò il telefono sul divano con forza “maledizione”
“Michael” la voce di KITT uscì dall’orologio “avverto un accelerazione dei tuoi battiti”
“Non farmici pensare”
“Anche i battiti di Amy sono accelerati…più del dovuto”
Michael ebbe un sussulto e si avvicinò al bagno, bussando con forza alla porta “Amy!” tentò di aprire “Amy!”
La porta si aprì all’istante “Papà ma sei impazzito!?”
“Stai bene?” tentò di entrare ma lei lo fermò.
“Sarei in accappatoio” precisò lei.
“Tu dimmi che stai bene ed io non entro”
“Ma...” Amy ragionò.
In effetti aveva avuto dei capogiri più forti di quelli di prima e si sentiva sempre stanca.
KITT doveva averglielo fatto notare.
“KITT!”
“Mi dispiace Amy” si scusò lui “lo sai che ho l’ordine di vegliare sulla tua vita e quella di Michael”
“Si ma non devi dirgli ogni singola cosa!”
“Ehm…vorrei farti notare che sono ancora qui” Michael incrociò le braccia al petto.
Amy sbuffò e chiuse la comunicazione con KITT.
“Posso vestirmi?”
Michael si passò una mano sul volto “Si…si cambiati” e la porta si richiuse.
 
******************
 
Quella sera, Michael non si sentiva per niente tranquillo.
Era preoccupato per Amy.
Non l’aveva vista mangiare, non l’aveva vista lamentarsi, ma era sicuro che qualcosa non andava.
Giunti da CD, parcheggiò KITT poco distante dall’ingresso.
“Pronta per la serata?” sorrise ad Amy, cercando di ignorare la morsa allo stomaco che lo invadeva.
“Certo!” rispose lei “tu entra, ti raggiungo subito”
“Hai bisogno qualcosa?” si preoccupò subito Michael.
Lei scosse la testa “Devo chiedere una cosa a KITT”
“Ed è così importante”
“E’ una cosa privata fra me e lui” tagliò corto lei, facendo una mezza linguaccia.
Michael la guardò, poi scese.
Una volta sola, Amy sospirò.
“Qualcosa non va Amy?” chiese KITT.
“Non lo so…mi sento strana” disse lei “tutta questa situazione mi sta facendo impazzire, sono qui da un giorno e già voglio tornare a casa”
Ci fu silenzio.
“Amy, non penso che la tua stanchezza sia dovuta a quello che è accaduto oggi”
“Ah già, è dovuto a papà che fa troppo l’uomo apprensivo”
Uno scomparto minuscolo, posto sotto lo schermo di KITT, si aprì
“Per cortesia appoggia il tuo dito qui sopra”
 
*******************
 
“Oh Amy!” esclamò CD appena la vide entrare “era ora! Non volevi lasciarci da soli!”
“No…no assolutamente” si avvicinò e lo salutò “Buona sera Ranger Trivette, buona sera anche a lei ranger Walker”
“Ciao Amy” salutarono loro.
“Ciao” c’era anche Alex “tu devi essere Amy, mi hanno parlato di te” le strinse la mano “e sei anche molto bella”
Amy arrossì e distolse lo sguardo.
Per quanto la serata dovesse essere bella, la sua era cominciata male…molto male.
Respirava a fondo ma non si sentiva bene e non poteva dirlo a suo padre, non voleva rovinargli la serata.
“Molto bene” intervenne di nuovo CD “prima di tutto mangiate, dovete essere in forma per le danze”
“Non vedo l’ora” disse Michael “Amy mi ha parlato del suo Chili con carne, dice che è ottimo, vero Amy?”
“Cosa?” domandò lei, che era sovra pensiero “sì…sì”
“Qualcosa non va?” chiese Walker “sembri su un altro pianeta”
Lei scosse la testa “Tutto bene” sorrise appena “la giornata è stata lunga e stancante, forse è un bene che non ho fatto la turista oggi”
“Adesso ti aiuto io con un buon piatto di pasta e fagioli!” CD andò nel retro e recuperò i piatti.
Tutti si sederono a tavola e chiacchierarono di qualsiasi cosa che non fosse lavoro.
Amy non li ascoltava, non riusciva a sentire neanche i suoi stessi pensieri.
Aveva mangiato sì e no due bocconi ma più che fastidio allo stomaco non le avevano fatto.
“Non hai toccato cibo, Amy” Michael le mise un braccio intorno alle spalle “sei sicura che ti senti bene”
“Certo, papà” rispose lei “sto bene” cercando di non farsi vedere, si asciugò la fronte imperlata di sudore.
Nel frattempo, il Juke box aveva cominciato a suonare della musica da ballo.
Walker invitò Alex e diedero loro il via alle danze.
Pian piano si aggiunsero anche le altre persone.
La seconda musica “Mia Clementina” era un po’ più lenta e questo fece sì che Michael invitò Amy a danzare.
“Mi concede questo balla, signorina?”
Amy rise appena “Certo, mio cavaliere” e si alzò, cercando di non pensare ai capogiri.
Si mise a danzare un lento assieme a Michael.
Lei stava stretta a lui, si sentiva protetta.
Michael la teneva fra le sue braccia.
“Danzi magnificamente”
“Mi ha insegnato la mamma” rispose lei orgogliosa “vorrei tanto che fosse qui”
“Anche io, Amy” rispose Michael “ma lei è con noi…vive in noi”
“Già” confermò lei, continuando a danzare.
La cosa non durò a lungo.
Pochi istanti dopo, avvertì un capogiro più forte e dovette fermarsi sentendo le gambe cedere
Michael la sorresse “Amy...”
“Papà…io…”
“Che ti succede?” negli occhi di Michael si instaurò il panico più totale.
“Mi dispiace” non riuscì a stare sveglia, il suo corpo e la sua testa glielo impedivano.
Le gambe cedettero definitivamente.
L’ultima cosa che udì, prima di perdere i sensi fu la voce di Michael che la implorava e la chiamava.
“AMY!!”
 
 
Evelyn80….TVB

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


E rieccoci con il nuovo capitolo!!! 

Perdonate il ritardo ma mi stavo dedicando ad Un altra long e poi il lavoro...quello mi ha ucciso.

Grazie a chiunque vorrà ancora seguirmi.

Ciauuuuuu

 

 

Ormai era sera tarda.

Qualunque cosa fosse successa, Michael sembrò non notarla finché non si ritrovò seduto sulle sedie della sala d’aspetto in un ospedale di Dallas.

KITT lo aveva avvertito via orologio che Devon lo stava chiamando ma, non ottenendo risposta di alcun genere, aveva bloccato le chiamate scusandosi lui stesso per Michael.

Quest’ultimo era stato cacciato dall’ambulanza e costretto a seguirla a bordo di KITT, che aveva insistito a prendere lui i comandi.

Walker, Trivette, Alex e CD lo avevano raggiunto pochi minuti dopo e si erano messi anche loro nella sala d’attesa.

Alex stringeva la mano di Walker, evidentemente preoccupata.

“Non vorrai davvero interrogarla” mormorò, sapendo che tanto Michael non li avrebbe sentiti.

“Per quanto indelicato...” rispose Walker “Amy è l’unica che può darci una pista o dirci qualcosa di più”

“Ma, Walker...” Alex tentò di parlare ma venne interrotta da Michael che, preso da un attacco di ira, diede un pugno alla parete facendoli sobbalzare.

Per sua fortuna non c’era nessun’altro.

Si alzò di scatto ed uscì fuori, iniziando a fare avanti e indietro nervosamente e con i pugni stretti.

Walker fu tentato di seguirlo, ma sia Alex che gli altri lo fermarono.

Non era di loro che aveva bisogno.

“Michael...” la voce di KITT, proveniente dall’orologio, lo ridestò dai suoi pensieri “verresti da me per favore?”

Michael sbuffó e raggiunse il parcheggio dove era KITT e sali a bordo.

“I tuoi battiti sono accelerati”

“Chissà perché” rispose Michael con tono scettico e infastidito.

“Riesco ad avvertire i parametri vitali di Amy”

“Come sta?” Domandò con urgenza.

“I battiti sono irregolari”

“Dannazione!” Esclamò battendo i pugni sul cruscotto.

KITT non si difese, né disse nulla.

Capiva la frustrazione del suo amico.

Michael sentì la rabbia salire alle stelle, ma non poteva prendersela con una macchina che non poteva difendersi.

Non era KITT il suo problema.

“C’è di mezzo Austin” mormorò.

“Ma risulta ancora in prigione” disse KITT “non è fattibile”

“Non c’è altra spiegazione” ribattè Michael.

Ci fù silenzio alcuni istanti

“Michael...credo che tu stia delirando”

“Vorrei vedere te al mio posto”

“Non sono umano” gli ricordó KITT, con tono evidentemente infastidito “non posso provare le vostre emozioni e non ho modo di fare quello che fate voi, ma vorrei farti notare che sono programmato per difendere le vite umane ed Amy rientra fra quelle, non per niente la sto monitorando da quando è salita in ambulanza” ancora silenzio “spero di essere stato chiaro”

“Si...si, scusami” Michael sospirò e si porto le mani al volto “perdonami, amico mio...” tremò visibilmente “È solo che...KITT, non posso perdere anche lei...non credo di poterlo sopportare”

“Vai dentro” gli disse KITT “scommetto quello che vuoi che starà bene, a Devon ci penso io”

Michael sospiró di nuovo e battè un piccolo colpo sul cruscotto, stavolta più amichevole “Grazie, KITT” ed uscì respirando a pieni polmoni l’aria fresca della sera.

Erano ormai le dieci.

Tornò verso l’ingresso, trovando Trivette che lo aspettava.

“Ah eccoti” disse il ranger.

“Allora?” Domandò, iniziando a pregare mentalmente.

Il ranger sospiró “Vieni dentro”

Michael inizio ad avvertire un groppo alla gola e corse immediatamente dentro, trovando un medico che parlava con Walker.

“Michael, Amy è...” CD cercò di parlare ma venne ignorato.

“Dottore! Come sta?” Chiese “la prego, mi dica che sta bene”

“Per adesso è stabile” rispose il dottore “ma ha ingerito più di due milligrammi di veleno e quindi è possibile una ricaduta”

Michael si senti morire.

“La fortuna è che grazie ad Amelia e alle informazioni del ranger Walker, sappiamo di che veleno si tratta e possiamo immediatamente metterci alla ricerca di una cura adeguata”

Anche se era una notizia buona, Michael non era intenzionato ad ascoltare nient’altro che la voce di sua figlia che gli diceva che andava tutto bene.

“Posso vederla?”

“L’orario di visite è chiuso da un pezzo e non credo che...”

“Posso vederla, o no?” Lo interruppe bruscamente, riproponendo la domanda “le faccio presente che mia figlia è ancora minorenne e fino a prova contraria sono il padre”

“Signor Knight...”

“SONO SUO PADRE, DANNAZIONE!” Gridò per tutta la sala.

Per fortuna non c’era nessuno.

“Michael!” Intervenne Walker “calmati”

Michael sbuffó e cerco di calmarsi.

Alla fine, il medico non centrava niente e si stava prendendo cura di sua figlia.

“Resterò in un angolo” mormorò “ma non mi mandi via”

Walker annuì, facendogli capire che poteva fidarsi.

Stessa cosa fecero Alex e gli altri.

Il medico si arrese e annuì “Buonanotte” e se ne andò.

“Signor Knight” CD si avvicinò a Michael e gli diede un colpetto sulla spalla “tornerò domani mattina e le darò io il cambio” anche se tranquillo, era un tono che non ammetteva un no “e le porterò la colazione”

Michael sorrise appena “Grazie”

CD salutó ed uscì, seguito da Trivette e da Alex.

“Ci vediamo domani” disse Walker.

“Si” annuì Michael “Grazie, Walker”

Ed anche Walker uscì.

Rimasto finalmente solo, Michael andò subito nella stanza.

Vedere Amy sdraiata su quel letto gli riportò alla mente Bonnie.

 

Ci fu silenzio e, lentamente, la mano di Bonnie scivolò giù, colpendo il materasso...senza muoversi.

"Bonnie?...Bonnie!" La scrollò lievemente per le spalle, accorgendosi solo in quel momento del bip prolungato della macchina segna battiti.

 

Si aspettava la stessa scena da un momento all’altro.

Amy mugugnó qualcosa nel sonno e Michael le fu subito accanto.

“Sono qui Amy” le prese la mano “papà è qui”

Ma lei, ovviamente, non lo sentì e non rispose.

Fece un sospiro e andò a sedersi sulla poltrona accanto al letto, facendo cadere per sbaglio i vestiti appoggiati su di essa assieme all’orologio.

Quest’ultimo lo prese e lo appoggio su comodino accanto al letto, in modo tale che KITT avrebbe potuto dirgli qualcosa se peggiorava.

Infine passo ai vestiti.

Li raccolse e li piegò ma da una delle tasche della borsetta, che Amy aveva con se quella sera, uscì un foglio piegato in quattro.

Incuriosito lo raccolse e lo lesse, la scrittura era di Amy.

I suoi occhi si sgranarono dallo stupore.

Erano indirizzi di Dallas, alcuni di essi corrispondevano a case.

In alto al foglio, scritto con tratto pesante quasi a voler spaccare il foglio e persino sottolineato, vi era posto un nome.

 

I vari Austin Roger

 

Amy aveva fatto una ricerca con KITT su tutta Dallas e periferia.

Non sapeva della macchina che avevano visto lui e Walker e che Austin era in circolazione.

Ma grazie a quegli indirizzi aveva una pista extra.

Sorrise e diede un bacio sulla fronte ad Amy.

“Grazie, tesoro mio” mormorò “Grazie”

Ed uscì dalla stanza, nonché dall’ospedale, salendo a bordo di KITT.

“KITT controlla questi indirizzi” mise il foglio nello scanner della macchina “dimmi quale di questi corrisponde a grattaceli o uffici”

KITT eseguì l’ordine “Pacific Ave, Michael” rispose “è l’unico che corrisponde ad ufficio, gli altri sono industrie nelle periferie”

“Grazie amico, partiamo” mise in moto.

“È il ranger Walker?”

“Avvertilo che sto andando lì” disse secco Michael “non mi importa se sono le dieci di sera passate”

Anche lì, KITT eseguì “Michael...”

“Si KITT?”

“Ed Amy?”

Tu cerca di stare più che puoi collegato al suo orologio e tienimi informato” rispose Michael “starà bene KITT...vedrai che starà bene”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


“Michael!” La voce di Walker risuonò per tutto l’abitacolo di KITT “cosa hai scoperto?”
“Ho una pista e la sto seguendo” rispose Michael “mi farebbe comodo un po’ di aiuto”
“Dove?”
“1700 Pacific Ave”
“Vengo subito” e KITT chiuse il collegamento.
Raggiunto l’edificio corrispondente all’indirizzo segnato, Michael avvertì un brivido lungo la schiena.
Sentiva di essere vicino...fin troppo vicino.
La cosa che doveva fare, prima di ogni altra, era calmarsi e concentrarsi su quello che stava per fare.
KITT era con lui e teneva d’occhio la situazione di Amy tramite l’orologio della Fondazione ed infine il ranger Walker stava arrivando per dargli una mano.
Era tutto sotto controllo e non doveva lasciarsi sopraffare dalla rabbia, nonostante fosse difficile in quella situazione.
Fece un profondo respiro e si calmò.
Poco dopo, un bip lo ridestò dai suoi pensieri.
“Michael, Devon è in linea” annunciò KITT.
Michael chiuse gli occhi, non poteva ignorarlo per sempre.
Attivò il collegamento sul monitor, aspettandosi qualche predica.
“Ciao Devon”
“Michael! Sei sparito e non hai risposto alle mie chiamate!” Esclamò l’anziano “siete entrambi sotto la mia responsabilità ed ho il diritto di sapere come sta Amelia! E se fosse successo qualcosa anche a te? Ti rendi conto che mi hai fatto stare in pensiero?”
Michael sospirò, Devon era davvero infuriato e ne aveva tutto il diritto.
“Hai ragione, Devon” si arrese.
L’anziano fece per ribattere, ma sospirò e si sistemò la camicia “Dimmi solo che è fuori pericolo” implorò.
“Stanno cercando la cura” rispose Michael “per ora siamo in un vicolo cieco”
“Santo Dio” Devon era evidentemente preoccupato ed immaginava come si sentiva Michael.
Poi scosse la testa “Il monitor segna che ti trovi a Pacific Ave, è lontano dall’ospedale e dalla pensione che vi ho prenotato”
“Lo so”
“Che stai facendo?” domandò, aspettandosi tutto tranne che un “niente”
“Ho una pista e...”
“E...” incalzò Devon
“So che c’è Austin di mezzo” concluse Michael “se riesco a smascherarlo io...”
Devon sospiró e non osò fargli altre ramanzine.
“Mi raccomando stai attento, Michael” si raccomandò Devon “non farmi stare in pensiero e…non abbandonare Amy”
“Non intendo farlo” ma che razza di raccomandazione era?
“A presto Michael” e chiuse il collegamento.
Rimasto nel silenzio, Michael avvertì un altro brivido e, prima che potesse sfogare la sua rabbia appena risalita, dei colpi sul finestrino lo costrinsero a fermarsi.
Walker era arrivato e con lui il ranger Trivette.
Michael scese dalla macchina “Sei stato veloce”
“Posso esserlo di più, pur di aiutare quei ragazzi” disse Walker.
Osservó l’enorme edificio.
“Sei sicuro che sia qui?” Domando Trivette 
“Più che sicuro” Michael avanzò, raggiungendo l’ingresso.
Dentro era buio e pareva deserto.
“KITT aprimi” avvicinò l’orologio alla serratura ed essa scattò pochi istanti dopo “grazie amico, resta in allarme e guidaci”
“Subito, Michael”
Il trio entrò, osservando tutto intorno e assicurandosi che non ci fosse nessuno.
Le telecamere di sicurezza erano la loro unica compagnia, ma poco gli importava.
“Qui non c’è nessuno” commentò Trivette “da dove cominciamo?”
“Dovremo provare ai piani superiori”
“Michael” chiamo KITT dall’orologio “rilevo qualcuno all’ultimo piano dell’edificio”
“All’ultimo piano?” Trivette sgranò gli occhi “ditemi che l’ascensore funziona anche di notte”
“Andiamo” Walker li condusse verso l’ascensore.
Una volta dentro, Michael dovette resistere dal distruggere l’altoparlante che trasmetteva la classica musica da sala da attesa.
Era fastidiosa e subirla per quaranta piani era un vero e proprio inferno.
Pensò che quella musica fosse a giusta penitenza per tutte le sue colpe da sedici anni a quella parte.
“Quanto manca?” Si lamentò Trivette, anche lui visibilmente stanco.
“Siamo solo al ventitreesimo piano...ventiquattro” preciso Walker, sorridendo appena.
Dopo dieci minuti buoni, finalmente, raggiunsero l’ultimo piano ed emisero un sospiro di sollievo.
All’uscita non si trovarono in un corridoio con tante porte, ma direttamente all’interno di un ufficio.
L’unica porta doveva essere, probabilmente, il bagno.
Enormi piante, riposte in altrettanto grandi vasi, delimitavano il perimetro della stanza.
La luce era accesa e in fondo vi erano due enormi armadi, misti a scaffali, pieni di faldoni ed anche una scrivania con la sedia rivolta verso le finestre dietro essa.
Walker e Trivette fecero per avvicinarsi, ma Michael li bloccò.
“Sapeva che il mondo è piccolo” disse “ma per i miei gusti anche troppo”
La sedia si mosse e si voltò verso i tre, mostrando un uomo anziano e dall’aspetto distinto.
Le mani incrociate sotto al mento.
“L’ho sempre pensato anche io” disse “è un piacere rivederla, signor Knight”
“Non posso dire lo stesso...Austin” strinse i pugni.
“Come sta Amelia?”
La domanda sarcastica fece ribollire il sangue a Michael, che stava per scagliarsi contro Austin.
Walker e Trivette lo bloccarono appena in tempo.
Ci vollero alcuni istanti per farlo stare fermo, sotto la risata divertita dell’anziano.
“Come hai fatto ad uscire...”
“Di prigione?” Michael venne zittito “ti basti sapere che non esistono guardie penitenziarie oneste, figuriamoci i direttori dei carceri e superiori”
“Sapevo che avrei dovuto ucciderti quando ne avevo l’occasione”
Austin rise di nuovo, quasi a volerlo schernire “Ce l’hai ancora con me per quello che è accaduto un anno fa?” Domandò sarcastico “è acqua passata, adesso mi dedico ad altro”
Michael fece rischiamo a tutte le sue forze per evitare di tirargli un pugno in faccia, stessa cosa Walker e Trivette.
Questi ultimi sapevano che la situazione si stava trasformando in una battaglia di interessi fra i due.
Ma le indagini dovevano andare avanti.
“Perché fare del male a dei ragazzini?” Chiese Walker.
“Niente?” Sbottó Austin “quei ragazzini, come dite voi, sono stati la mia rovina” disse “essendo un uomo molto influente ero perfetto per fare il tutore legale di quei mocciosi, ma loro non pensavano a me, loro volevano cercare famiglia o tornare dalla loro” si alzò dalla sedia e superò la scrivania “c’erano delle percentuali che mi spettavano in base a ciò che accadeva ai ragazzi e la loro morte mi avrebbe fruttato parecchio, circa il dieci percento della somma assicurativa”
Sia Walker che Trivette ebbero un sussulto nel vedere e sentire tanta meschinità.
Non avevano mai visto un essere così infimo e disgustoso.
“Ma Amelia...” sospirò “lei è sempre stata una spina nel fianco e per colpa sua, nonché della Fondazione, ho perso ogni possibilità di riscuotere ciò che mi spetta”
“Perché uccidere?” Chiese Trivette “quei ragazzini sono innocenti e lei non ha nulla da riscuotere”
“Lei crede, ranger?” Austin si avvicinò a passi lenti “il mio orgoglio, il mio onore e la mia dignità, ecco che cosa riscuoto” quando fu vicino a Michael, sorrise malignamente “ma niente mi darà più soddisfazione di questo...” frugò nella tasca, mettendo in allarme Walker e Trivette che misero le mani sulle pistole.
Austin, che non era minimamente colpito, prese un telecomando e lo puntò verso il monitor del televisore appeso su una delle pareti.
Esso si accese e mostrò una schermata con scritto “play”
“Volete vedere il resto?” Chiese.
“Michael!” Era KITT “alla porta!”
Si voltarono e la porta si spalancò e fecero capolino cinque uomini alti e robusti.
Erano persino più grossi di Walker.
I due ranger cercarono di estrarre la pistola, ma vennero bloccati e disarmati dovendo difendersi a mani nude.
Michael si sorprese nel vedere quanto fossero bravi nelle arti marziali, mentre lui si arrangiava come se stesse facendo una rissa di strada.
Erano, però, più i colpi che incassava che quelli che dava.
Nel giro di poco si ritrovò steso a terra, seguito pochi istanti dopo da Trivette e Walker.
Austin rise, circondato dagli energumeni “Ci vediamo Signor Knight” premette il pulsante sul telecomando ed entrò nell’ascensore, scendendo da basso.
Una volta a pian terreno, osservò la pulsantiera di richiamo della cabina.
Prese la pistola e la puntò contro colpendola, mandando in fumo il pannello ed impedendo l’eventuale richiamo dell’ascensore da parte di Michael “A mai più signor Knight” ed uscì dall’edificio.
Michael, per l’appunto, tentò di chiamare l’ascensore ottenendo solo la scritta a led di emergenza “FUORI USO”.
Diede dei colpi alla porta scorrevole, come se volesse sfondarla, ma non ottenne altro che un rimbombo assordante ed un forte dolore alle nocche.
“Michael...” la voce grave di Walker lo obbligò a voltarsi.
Michael sbuffò ed eseguì avvicinandosi ai due ranger, che osservavano lo schermo.
“Ma quella è...” Trivette osservó meglio “oh santo cielo! È Amy!”
Michael sgranò gli occhi e si sentì morire “Amy!” Deglutì.
Lo schermo mostrava il video in tempo reale della camera di Amy.
La ragazza era sdraiata, attaccata ad un respiratore e con l’appendi flebo al suo fianco “KITT dammi la situazione di Amy”
“Risulta stabile, Michael”
“Tieniti pronto a far scattare l’allarme della sua stanza e chiamare i rinforzi”
“Agli ordini Michael”
Chiuse il collegamento con KITT e lo apri con l’orologio di Amy.
“Amy! Amy, tesoro, riesci a sentirmi?” Ovviamente no, ma aveva bisogno di farle sentire che non l’aveva abbandonata.
Parlare con lei era come parlare con Bonnie, si sentiva libero.
“Non temere, papà sta venendo a prenderti” chiuse il collegamento e si osservó attorno.
Non c’erano vie d’uscita, nemmeno monta carichi e le finestre non erano così basse da permettergli di saltare dentro KITT senza morire spiaccicato sulla carrozzeria.
Erano bloccati...a meno che...
“Walker, Trivette, dobbiamo trovare qualcosa per aprire queste porte” disse riferito alle porte scorrevoli dell’ascensore.
I due ranger non fecero domande e si misero subito alla ricerca di qualcosa per aiutare Michael.
Fu Trivette a trovare l’arnese giusto.
Un pugnale risalente all’epoca medioevale, che era chiuso in una scatola dentro al cassetto della scrivania.
Aveva la lama ondulata, ma affilata abbastanza da uccidere il malcapitato al primo colpo
“Ho quasi paura a chiedere perché lo avesse”
“Non penso di volerlo sapere” Walker lo prese e lo passò a Michael, che lo piantò in mezzo alle due porte e fece leva per aprirle.
Aveva talmente tanta rabbia in corpo da riuscirci quasi subito.
Walker e Trivette accorsero e lo aiutarono a spalancarle.
Per un attimo ebbero tutti le vertigini nel guardare il vuoto dei quaranta piani.
“E’ l’unica via d’uscita” mormorò Michael, facendo annuire Walker.
Trivette deglutì “Te l’hanno mai detto che sei completamente fuori?”
“No” rispose Michael “ma lo prendo come un complimento”
Frugò nelle tasche della giacca e trovò una bandana, che utilizzava nel caso dovesse fare colpo.
La divise a metà e se l’avvolse sulle mani, poi fece un profondo respiro e sciolse le braccia.
Saltò e si aggrappò alla corda metallica di scorrimento centrale della tromba dell’ascensore, iniziando a scivolare sempre più giù.
“Devo prorpio?” domandò Trivette, che non amava le altezze ed era poco convinto della stabilità di quella corda.
“A meno che non vuoi attendere che lo riparino…” Walker schioccò le dita e saltò iniziando a scendere, più lentamente di Michael in quanto non aveva protezioni sulle mani.
“Non bastava lui” si lamentò Trivette “anche uno della Fondazione doveva farmi fare pazzie” prese coraggio e saltò.
Nel frattempo, Michael era giunto a terra ed era corso verso KITT.
“Riesci a vedere dov’è andato?”
“Sta andando verso l’aeroporto”
“Inseguiamolo!” ordinò salendo in macchina mettendo in moto e sgommando a tutta velocità.
Quella sarebbe stata l’ultima volta che Austin gli rovinava la vita.
L’ultima volta che avrebbe toccato Amy.
 
I know a girl
She puts the color inside of my world
But, she's just like a maze
Where all of the walls all continually change
And I've done all I can
To stand on her steps with my heart in my hand
Now I'm starting to see
Maybe It's got nothing to do with me

 
 
Ciao a tutti! Nuovo capitolo, ne mancano due e poi stop! (Sempre che non mi giri di fare un eventuale super epilogo, ma dubito…restiamo che sono due e bon)
La canzone alla fine è di John Mayer e si intitola “Daughetrs” e l’ho trovata adatta alla situazione in quanto Amy, per Michael, è colei che ridà colore al suo mondo ormai grigio.
Spero vi sia piaciuto.
A presto!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il prossimo sarà l’ultimo!
Buona lettura
 
 
 
Walker e Trivette avevano raggiunto il piano terra ed erano usciti.
Non vedendo Michael, capirono che era già corso all’inseguimento di Austin e stessa cosa fecero loro.
“Michael?” chiamò Trivette con la radio “dove sei diretto?”
“Aeroporto, gli sono dietro” rispose Michael.
“Stiamo arrivando e ti mandiamo i rinforzi, passo e chiudo” Trivette armeggiò con la frequenza della radio e si collegò alla centrale di polizia dell’Aeroporto “Qui rangers Walker e Trivette, a tutte le pattuglie aeroportuali, mi sentite? passo”
Passò qualche istante, poi la radio gracchiò “Qui unità cinque dell’aeroporto, vi sentiamo, passo”
“Unità uno in ascolto, passo”
“Unità due anche, passo”
“Tre e quattro presenti, passo”
Walker sorrise, più aiuto avevano e meglio era.
“Una cadillac nera con la targa della California si sta dirigendo verso di voi” spiegò Trivette “all’interno c’è l’uomo che ha avvelenato i bambini della città, fermatelo! Passo e chiudo”
Nessuno osò obbiettare, il che stava a significare che erano pronti all’azione.
Walker sfrecciò a gran velocità, evitando e sorpassando alcune auto che tornavano dal lavoro o stavano partendo per il turno del mattino.
“A quest’ora avremo dovuto raggiungerlo” commentò Trivette “ma a quanto va quella macchina?”
“Molto più di una normale macchina della polizia truccata” e, dopo aver visto la faccia del compagno, scoppiò a ridere, premendo di più l’acceleratore.
Michael guidò alla velocità massima che KITT poteva raggiungere e, più di una volta, quest’ultimo dovette aiutarlo a fare le curve troppo strette.
Michael capì che stava invecchiando per essere giunto al punto di farsi aiutare.
“Non perdiamo tempo” mormorò, rivolto più a se stesso che a KITT.
“Siamo arrivati” commentò l’auto “ma è tutto bloccato e ci sono le guardie”
“Chi ti ha detto che passeremo dall’ingresso?”
Calò il silenzio “Oh, no…”
“Oh, si” Michael strinse di più il volante “diamoci dentro” e premette il pulsante che innescò il turbo aumentando ancora di più la velocità della macchina.
Nel giro di pochi secondi sfondarono la rete che divideva la strada principale dalle piste di atterraggio.
Ovviamente vennero subito allertate le forze di polizia di Dallas e quelle aeroportuali, che non .
“Eccolo laggiù!” disse Michael, vedendo la cadillac che si fermava accanto ad un piccolo aereo privato.
Austin scese e salì sull’aereo, lanciando uno sguardo verso KITT e sorridendo in segno di vittoria, mentre i motori del velivolo iniziarono a rombare.
“Ferma i motori KITT!”
“Subito Michael!” e sullo schermo apparve l’immagine dell’aereo che veniva colpito da delle onde di KITT.
Come conseguenza, il velivolo non aveva controllo e tutte le luci, nonché le lancette, sul pannello nella sala comando diedero di matto segnalando guasti di ogni genere ed impedendo al comandante di prendere il volo.
“Che diavolo succede?!” domandò Austin aggredendo il povero pilota.
“Non lo so!” esclamò quest’ultimo “è impazzito!”
“Fallo volare, subito!”
“Non posso!” e, senza che il povero uomo potesse fare nulla per impedirlo, i motori si spensero automaticamente.
Michael rimase in attesa, mentre la polizia aeroportuale e quella di Dallas avevano raggiunto la pista seguiti da Walker e Trivette.
I due ranger scesero con le pistole ben in vista, stessa cosa fecero tutti gli altri poliziotti, circondando Austin e i due uomini che non erano ancora scesi dalla cadillac.
Michael, vedendo che ormai Austin non aveva via di scampo, tirò un sospiro di sollievo e batte un paio di colpi sul cruscotto di KITT “Bel lavoro, amico” mormorò “è finita” ed infine scese dalla macchina, raggiungendo Walker.
Austin venne ammanettato e chiuso in una delle auto della polizia di Dallas.
Guardava Michael, il finestrino aperto a metà.
“Ti senti realizzato, Knight?” domandò, sorridendo con aria di sfida “lo sai che non puoi fermarmi”
“Tu dici?” domandò con finto tono sorpreso “credevo che in Texas esistesse la pena capitale”
“Non riuscirete a risalire a me” ribattè Austin “non ci sono prove che riconducano il veleno a me”
“Michael” intervenne Walker, mettendo una mano dietro alla schiena di Michael, all’altezza dei pantaloni “ti ricordi quel video che stavamo guardando mentre eravamo chiusi in quell’ufficio?”
Austin rise “Uno dei miei uomini era pronto ad entrare nel mio ufficio dalla finestra, avrà già cancellato tutto”
“Io non credo” Michael, che sapeva cosa avrebbe trovato, estrasse dalla tasca sul retro dei pantaloni il telecomando che avrebbe dovuto permettere all’uomo che Austin aveva nominato di cancellare il video.
Secondo Walker e Trivette, non c’era solo il video di Amy in quell’ufficio.
Lo sguardo di Austin variò da vittorio a sbalordito e spaventato.
Si era reso conto di essere in trappola.
“Ma come…?”
“Come vedi, Austin…” disse Walker “avvelenare e lasciar morire dei bambini, prevede la pena capitale…quindici di loro sono già morti”
Austin non rispose e lasciò che Michael si avvicinasse al finestrino “Ci vedremo all’inferno, Austin” e si allontanò, lasciando che l’auto se ne andasse.
Walker sorrise soddisfatto “Sai, Michael, è sempre bello risolvere un caso…anche se è difficile ammettere che se non ci fosse stata la Fondazione non saremmo mai riusciti a collegarci ad Austin” ammise “Amy è stata di grande aiuto e stessa cosa tu”
Michael sospirò “Felice di esserti stato di aiuto, Walker” disse sconsolato “peccato che io di aiuto non ne posso avere” alludeva ad Amy.
“Michael!” Trivette richiamò la sua attenzione “ha chiamato l’ospedale, hanno trovato la cura!”
Michael sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
“Sia ringraziato il cielo” mormorò “KITT svelto andiamo” e salì in macchina, sgommando a passando dallo stesso punto da cui erano entrati.
 
*************************************
 
C’era silenzio nella stanza, forse anche troppo.
Il bip della macchina segna battiti era diventato parte dell’ambiente e sembrava essere sparito alle orecchie di Michael, che teneva la testa appoggiata al letto di Amy.
Era sfinito e non era stato in grado di resistere alla stanchezza che lo aveva impadronito obbligandolo a chiudere gli occhi e addormentarsi.
Avevano curato Amy, erano riusciti a prenderla prima che fosse troppo tardi, ma lei non si era ancora svegliata.
Dormiva da due giorni, il siero avrebbe dovuto farla ridestare entro la mezza giornata.
Devon, chiamato da KITT, li aveva raggiunti ed era rimasto accanto ad Amy ogni volta che Michael usciva per prendere una boccata d’aria…che durava si e no cinque minuti scarsi.
Il tempo passava e lui era sempre più disperato.
Walker, Trivette, Alex e CD erano stati un grande supporto e se non ci fossero stati loro, Michael avrebbe già dato di matto.
Era già tanto che i dottori gli permettevano di dormire nella stessa stanza con Amy, a patto che non armeggiasse con i macchinari.
 
“Michael…” una voce femminile lo chiamava “Michael…”
Michael aprì gli occhi lentamente, venendo accecato da una luce in centro alla stanza.
Udì dei passi e poco dopo, Bonnie era davanti a lui che lo guardava.
Michael deglutì e sentì il respiro mancargli “Bonnie…”
“Ehi, che è quella faccia?” ridacchiò lei “sembra quasi che tu abbia un visto un fantasma”
Michael si strofinò gli occhi incredulo.
“Bonnie…” si alzò dalla sedia, spingendola all’indietro e avvicinandosi alla donna.
Senza darle il tempo di parlare, la strinse forte a se e la baciò con trasporto.
Le teneva il volto fra le mani e aveva paura di vederla scomparire come già era accaduto.
Ogni volta che Michael si trovava in difficoltà chiedeva aiuto a lei e sembrava che gli rispondesse, quando la vedeva apparire nei suoi sogni, allora significava che tutto andava bene.
Aveva sempre voluto lasciarsi andare, stare con lei e raggiungerla.
La morte era la soluzione migliore per poterla riavere e smettere di soffrire e far soffrire le persone, ma sapeva che sarebbe stato un gesto egoista e stupido.
Bonnie viveva ancora in lui e in Amy e questo era più che sufficiente.
“Mi manchi, Bonnie”
“Mi manchi anche tu, Michael” rispose lei “mi mancate entrambi”
“Oh, Bonnie…”
“So che hai ancora paura…paura di non farcela” precisò “ma sappi, Michael, che Amy non è mai stata così felice e fiera di te”
Lui rise “Lo stai dicendo per non farmi dire cose stupide tipo –Non ce la faccio, sono un pessimo padre– e cose simili?”
“Ed io cosa dovrei dire?” ribattè la donna “una madre che obbliga la figlia a vivere con gente come Garth e poi la spedisce in un collegio per evitare che diventi come lui?”
“Lo hai fatto per proteggerla”
“Ed ora io dico le stesse cose a te” tagliò corto lei “perciò non discutere con me, Michael Knight, altrimenti…” e venne zittita da un ennesimo bacio da parte dell’uomo.
Quando si staccarono lei sorrise “Non puoi zittirmi in questo modo”
“Lo farei diversamente se potessi” rispose lui, facendola ridere.
“Oh, Michal” gli accarezzò il volto “non ho mai smesso di amarti”
“Nemmeno io, Bonnie”
Senza smettere di sorridere, Bonnie iniziò ad allontanarsi “Sta per svegliarsi…dalle un bacio da parte mia”
“Lo farò…quando ti rivedrò?”
“Un giorno” rispose lei “il più lontano possibile” e scomparve.

 
Michael si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi e sentendo il suo cuore battere all’impazzata.
Si ricompose quasi istantaneamente e si passò una mano sul volto.
Poi guardò Amy, che ancora dormiva, sospirando ed infine sorrise.
Bonnie lo aveva rassicurato, la loro bambina si sarebbe svegliata a breve e lui non voleva mancare.
Le accarezzò il volto “Ehi, Amy” mormorò “papà è ancora qui” con l’altra mano strinse quella della figlia “ma…ho bisogno di te…ho troppo bisogno di te”
Ma non ci fu risposta, solo secondi di silenzio assoluto e tensione.
Il macchinario dei battiti cardiaci emise un paio di bip più forti facendo spaventare Michael, che voltò lo sguardo per notare il flusso dei battiti era aumentato.
Era tornato regolare.
Fece per chiamare i medici ma, inaspettatamente, avvertì una stretta sulla mano e vide gli occhi di Amy aprirsi lentamente.
“Amy…”
La porta della stanza si spalancò subito dopo, facendo entrare Devon “Michael, che succede?”
Lui non lo ascoltò e continuò a guardare Amy con occhi lucidi.
Devon tirò un sospiro di sollievo appena capì che andava tutto bene “Amy, tesoro…”
La ragazza li osservò senza capire.
“Dove…sono?” mormorò confusa.
Michael avvertì un tuffo al cuore e si lasciò sfuggire alcune lacrime.
“Non preoccuparti, tesoro” rispose, appoggiando la fronte sui capelli di Amy e avvolgendola con un braccio “adesso sono qui, Amy…e ti giuro che non ti lascerò”

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Ultimo capitolo!
Grazie per avermi seguito fino a qui.
 
 
Il locale di CD era pieno, tanto che alcuni clienti stavano aspettando che si liberasse qualche tavolo per potersi sedere e gustarsi un buon chili.
Ma, per loro sfortuna, non si sarebbero liberati così facilmente.
CD aveva costretto Michael a restare qualche giorno in più perché aveva organizzato una festa per il ritorno di Amy; Il tutto in concomitanza con il suo compleanno.
Ma lei non sembrava intenzionata a festeggiare, se ne stava rinchiusa dentro KITT e si tormentava le mani.
Michael, al suo fianco, la osservava “CD ha organizzato tutto per te” le disse “perché non vuoi venire?”
“Mi sento stupida”
Michael non capì “Perché?”
“Ho creato solo problemi” mormorò “sono venuta qui a Dallas con te per una vacanza che in realtà era un lavoro e mi sono ritrovata a dar problemi al ranger Walker”
Si sentiva in colpa per essere stata avvelenata.
Ma la colpa non era sua, non lo è mai stata.
La colpa era di Austin, dei suoi scagnozzi e…di Devon.
Michael non riusciva a trovare qualcosa che discolpasse il suo principale.
Con la scusa della vacanza aveva fatto in modo che Amy venisse coinvolta come dai suoi piani, lui sapeva che la ragazza sarebbe stata di vitale importanza ma non aveva voluto metterlo al corrente.
Infatti, da quando Devon era giunto a Dallas con il camion, non gli rivolgeva la parola.
“Io penso che dovresti uscire, Amy” si intromise KITT
“KITT…”
“Posso assicurarti che non ti accadrà nulla” continuò l’auto “ti proteggerò io”
Amy sospirò e guardò Michael “Vieni con me?”
L’uomo annuì e la strinse a se “Verrò sempre con te”
Amy si rilassò e, più sicura, scese dall’auto, raggiungendo il locale.
Quando entrò venne accolta dalla musica country e dal profumo di chili.
“Ehi, Amy!” salutò CD da dietro al bancone “era ora!”
“Ciao Amy” salutò Trivette “come stai?”
“Bene…” sorrise forzatamente lei.
“Che ti succede?” chiese Walker, avvicinandosi con Alex.
Amy deglutì “Mi dispiace, ranger Walker”
“Per cosa?”
“Per averle creato tanti problemi”
“Non dirlo neanche per scherzo, Amy” Walker le mise le mani sulle spalle “non hai fatto niente”
“Da dove ti vengono certe idee?” domandò Devon guardando Michael, che distolse lo sguardo.
Devon non seppe che dire e strinse Amy “Dimenticati ogni cosa, Amy” mormorò “e goditi la festa in tuo onore” le baciò la fronte “buon compleanno tesoro”
“Grazie, zio Devon”
“Buon compleanno” esclamarono gli altri in coro, facendo notare ad Amy uno striscione ed una torta al cioccolato e panna.
Michael non smise di guardare Devon che, capendo le sue intenzioni, si avviò all’uscita.
“Ti affido Amy qualche minuto” si raccomandò Michael a Walker, per poi uscire anche lui.
Devon osservava la strada e le case circostanti.
“E’ carina, Dallas” disse “sto meditando di spostare qui la Fondazione”
“Vuoi sapere cosa sto meditando io?” domandò bruscamente Michael.
Devon sospirò “So cosa stai pensando, Michael” disse “ma non avresti accettato se te lo avessi detto”
“E quindi mettere Amy in pericolo era la cosa giusta da fare per farmi accettare l’incarico!?”
“Lei è l’unica che avrebbe potuto aiutarti e così è stato”
“Certo, mettendola in pericolo e obbligarmi a guardarla su un letto d’ospedale che combatte fra la vita e la morte!” sbottò Michael, che cercava di stare il più calmo possibile per non mettergli le mani addosso “hai una vaga idea di quello che ho passato? Di cosa ho dovuto sopportare?” si avvicinò pericolosamente all’uomo “non ti è bastato privarmi di Bonnie? Volevi privarmi anche di lei?”
“Non sapevo che sarebbe stata coinvolta, non potevo prevederlo”
“Non me la dai a bere” sibilò Michael “dopo la festa prenderò Amy…e ce ne andremo” frugò nelle tasche.
“Michael…” non finì la frase che si ritrovò un badge per terra, accanto ai piedi.
“Io mi licenzio” concluse Michael
“Ma, Michael…”
“Ho deciso, KITT” zittì l’auto, risoluto “me ne vado, tu fai quello che vuoi” e rientrò nel locale.
“Tutto bene?” domandò Walker, senza farsi notare dagli altri.
“Adesso si” e lo superò avvicinandosi ad Amy, che stava parlando con Alex, CD e Trivette “tesoro…”
“Papà guarda” mostrò a Michael un diario, un bracciale ed un biglietto per il concerto di David Bowie che si sarebbe tenuto l’indomani “me li hanno regalati, Walker, Alex e Trivette”
“Sono splendidi tesoro e penso che il concerto ti piaccia anche di più”
“Oh beh, non capita tutti i giorni di vedere David Bowie in prima fila” Michael sorrise appena “papà?”
“Vorrei parlarti” disse, attendendo che lei venisse vicino.
“Papà mi fai paura”
“No, non preoccuparti volevo…volevo solo dirti una cosa” deglutì ed intravide dal vetro del jukebox Devon che chiudeva la porta del locale e se ne andava “ti piace questa città?”
“S-si”
“Ti piacerebbe restare qui?”
“Qui?”
“Si, qui” confermò Michael “resteremo qui, se ti fa piacere, ci trasferiremo…solo io e te”
Amy non capì, ma era una notizia che considerava splendida.
“Solo io e te?”
“Solo noi due”
Amy lo abbracciò forte… “Sarebbe fantastico, papà…e la sua stretta venne ricambiata “zio Devon e KITT?”
Michael non sapeva cosa rispondere, non poteva garantire per KITT.
“Sono entrambi al corrente della mia decisione” le disse “e…”
“Io sono con voi, Michael” aggiunse KITT dall’orologio “non crederai di liberarti di me così facilmente”
Amy sorrise “Devon resterà alla Fondazione?”
“Probabilmente, ma…” fece un profondo respiro “potrai vederlo ogni volta che vorrai”
“Ranger Walker!” esclamò Amy avvicinandosi al ranger “CD! Papà ha detto che ci trasferiremo qui!”
“Oh bene!” esultò CD “la mia miglior cliente sarà sempre benvenuta”
Walker guardò Michael, ma non disse nulla.
Lo sguardo dell’uomo era più che sufficiente come risposta.
Sorrise ad Amy “Se desideri potrai venire a darmi una mano alla palestra di karate”
“Hai una palestra di Karate?”
“Certo” intervenne Alex “e se vuoi potrai anche iscriverti”
“Oh sì, sicuramente” confermò Amy e si battè il cinque con Walker.
“Buon compleanno Amy” concluse il ranger “e benvenuta a Dallas”
La ragazza si guardò con suo padre.
Sarebbe cominciata una nuova vita.
 
 
FINE

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