Mai sottovalutare una Nott

di Tia Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


1 Settembre 1989

 

-Signorina Penelope è ora di svegliarsi.- Un suono destò dal sonno una bambina di 11 anni che nascose la testa nel cuscino, infastidita.

 

-Signorina si svegli.- Penelope bofonchiò qualcosa sul perché dovesse svegliarsi.

 

-Signorina, oggi è il suo primo giorno di scuola e sta facendo tardi.- Il tempo di comprendere ciò appena detto e in modalità valanga la bambina si precipitò fuori dal letto, travolgendo la povera elfa domestica.

 

-Scusami Asia!- Urlò Penelope ormai già fuori dalla stanza.

 

Un gran baccano proveniente dai piani superiori fece intendere che la primogenita di casa Nott fosse sveglia. Dopo una veloce doccia Penelope arraffò i primi vestiti a portata di mano e li indossò cercando di scendere le scale. Con il risultato di ritrovarsi sdraiata sul pavimento alla fine della scalinata, il tutto accompagnato dalla risata del fratellino Theo.

 

-Theodore evita di urlare a tavola.- Il signor Nott, seduto all'altro capo della tavolata, sgridò il povero bambino per una risata fuori luogo poiché, secondo lui, durante i pasti doveva regnare il silenzio.

 

-Scusi padre.- Rispose il piccolo Theo corrucciato dalla sgridata.

 

-E tu, Penelope.- Riprese parola il Signor Nott. -Suppongo che a nessuno sia sfuggito il tuo risveglio. Tutti i giorni la stessa storia, se provassi a stare più attenta ed evitassi di correre potresti risparmiarci questo marasma.

 

-Scusa papà.

 

-Padre. E' tuo padre signorina, imparalo.- La rimproverò Elisabette seduta di fianco a Theodore. 

 

-Si, Lady Nonna. 

 

Al contrario del fratellino, i continui rimproveri dei suoi familiari davano fastidio a Penelope. Sembravano sperduti nella loro continua ricerca della perfezione che, purtroppo, dovevano ancora capire inesistere. Ma nonostante tutto Penelope voleva un gran bene al padre. Lo stesso non si poteva certo dire di sua nonna materna.

 

Penelope viveva nel grande maniero di famiglia con suo fratello Theo, suo padre e Lady Nonna. Elisabette voleva essere chiamata in tal modo perché, a suo parere, il legame sanguigno era futile. Lei era la Signora di casa, una donna anziana e bisognava trattarla e chiamarla rispettosamente. Penelope aveva avuto la fortuna di ereditare il suo nome che ora lo si poteva leggere accanto al suo nelle anagrafe magiche. Lady Nonna era sempre a lamentarsi: "Anthony per Merlino! Un po' di educazione a questi poveri figli. Guarda come è venuta su Penelope, se solo ci fosse mio marito. Sarebbe stato in grado di metterla in riga in meno di un giorno", ripeteva in continuazione sgridando suo padre. Era la tipica donna di tante parole e nessuna azione. Tant'è che bastava un'occhiata del signor Nott per fermare la continua fuoriuscita di lamentele dalla sua bocca.

 

Penelope e Theo non parlavano molto. Ciascuno era rifugiato nel proprio mondo e quando questi si scontravano i bambini litigavano, raramente li si vedeva giocare felicemente insieme. Ma sarebbero stati disposti ad uccidere l'uno per l'altra, anche se non lo avrebbero mai ammesso. 

 

Celine Nott, loro madre, era morta tre anni dopo la nascita di Theodore. Ammalatasi dopo il parto la sua situazione non fece che peggiorare fino a spegnere la donna, quando la bambina aveva solo cinque anni. Penelope voleva davvero evitare di incolpare il fratello per la morte della madre, ma proprio non ci riusciva. Tutto ciò che di più bello c'era per la bambina era scomparso per colpa di Theo, ed era stato sostituito con Lady Nonna.

 

La bambina vedeva Celine come un prezioso fiore nato dalla terra meno fertile. I ricordi di Penelope erano ben pochi, per non dire quasi inesistenti, ma la bambina ricordava bene il sorriso caldo della madre, l'unico in grado di attenuare i suoi incubi. Celine aveva lasciato quasi nulla alla figlia, ma probabilmente il più bel regalo che le avesse fatto era stato il semplice essere sua madre. Ogni volta che Penelope si guardava allo specchio vedeva lo sguardo della madre sorriderle. 

 

Come ogni degno Nott, Penelope aveva i corti capelli a caschetto rigorosamente neri, ma al contrario dei suoi antenati non possedeva gli occhi marroni, neanche quella rarità di iride verde che invece aveva ereditato Theo: era la prima della sua famiglia ad avere gli occhi grigi. 

 

Penelope era molto timida con le persone che non conosceva. Poteva sembrare introversa, ma se la si conosceva bene si poteva pensare solo una cosa: che fosse un vero peperino. Nell'insieme Penelope non era l'emblema della bellezza: leggermente in carne; postura non perfetta, forse anche un po' ingobbita; fin troppo alta per la sua giovane età e aveva uno spazietto tra i denti incisivi.

 

-Penelope usciamo tra quindici minuti.- Riprese parola il Signor Nott. 

 

-Tuo padre ti aspetterà al portone, e vai subito a sistemarti. Una Nott non può presentarsi così il primo giorno ad Hogwarts.- Lady Nonna si riferì al vestitino estivo indossato di tutta fretta e ai capelli costretti in due disordinate treccine.

 

Mentre saliva le scale Penelope sentì la nonna lamentarsi. -Anthony, insomma! Hai sentito come ti si è rivolta? Quella bambina è proprio una gran maleducata. E poi, hai visto come cammina? Sempre con la schiena curva, dovresti assolutamente fare qualcosa per...

 

La bambina sbuffò. Si diresse verso la sua camera da letto. Indossò gonna e camicia, come era sicura volesse Lady Nonna. Poi un pensiero le fulminò la mente: ad Hogwarts non ci sarebbe stato nessuno a dirle come vestirsi, come comportarsi, come mangiare, come parlare, come camminare. Così, improvvisamente, quella partenza, inizialmente dolorosa, mostrò il suo lato buono. 
La bambina era stata istruita da degna Purosangue, cresciuta come La Signorina Nott. Ad Hogwarts sarebbe stata semplicemente Penelope, la ragazzina disordinata e con la testa sempre tra le nuvole. 

 

La bambina ebbe un triste moto di felicità. Cominciò a cercare le cose a lei più care, nascoste per evitare che gli elfi domestici le trovassero e, per ordine della nonna, le buttassero. Scaraventò già dalla libreria decine di libri, frugò nell'armadio, raccattò varie cose sotto il materasso. Prese tutto e lo gettò nel baule che chiuse stranamente con facilità. Penelope si sedette per terra tirando un sospiro soddisfatto. Sapeva che non era una cosa bella provare quelle emozioni, ma non poteva farci niente. 

 

Lanciò uno sguardo alla stanza e fu colta dal panico. Sparse per terra c'erano almeno dieci centimetri di oggetti e vestiti che nascondevano il pavimento. 

 

-Non posso lasciare la camera così in disordine, e se...?- Si disse fra se e se. 

 

Non voleva far faticare la sua elfa domestica e ancora di meno desiderava che suo padre la sgridasse per non aver ordinato, cosa che invece aveva fatto. Cominciò ad infilare tutto nell'armadio, riuscendo a chiuderlo solo dopo svariati tentativi, supponendo che il prossimo che l'avesse aperto si sarebbe trovato di fronte ad un grande problema. 

 

Perché la signorina Nott non aveva il tipico comportamento da strega nobile, a lei non erano mai interessati questo genere di pregiudizi che, invece, per il padre e la nonna erano fondamentali per la sua formazione. "Il nome non fa la persona." era ciò che le ripeteva la madre. 
 

Inoltre il padre la rimproverava spesso per i suoi comportamenti campagnoli. Poiché Penelope era una ragazza a cui piaceva prendere un libro e salire su un albero nell'enorme giardino del maniero per leggerlo senza essere disturbata, stare all'aria aperta sdraiata sull'erba a guardare il cielo, indossare indumenti comodi ed evitare quel gergo così usato dai suoi parenti che sembrava costruire un muro invisibile tra lei e la persona con cui stava parlando, e la cosa può essere triste, se non dolorosa se usata con persone a cui vuoi bene come la tua famiglia. 

 

Penelope scese le scale con fatica a causa del pesante baule che portava dietro. Il padre lo notò e sottrasse il bagaglio alla bambina con un incantesimo di levitazione. Giunti al portone e pronti a partire Penelope abbracciò Theodore, le sarebbe mancato in fin dei conti. Il bambino quasi pianse nel vedere sua sorella allontanarsi da lui.

 

-A natale Lady Nonna.- Penelope la salutò cordialmente. 

 

-Spero bene, e guai se ti ritrovo inselvatichita. Sto male al solo pensiero della feccia che incontrerai.- Elisabette rientrò in casa seguita da Theo, brontolando sul fatto che a Beauxbaton avrebbe ricevuto un'educazione migliore. Erano passati anni da quando aveva lasciato la Francia e, dopo aver permesso a sua figlia di frequentare Hogwarts, aveva cominciato a sentirsi sempre più distaccata dalla famiglia che si era creata in Inghilterra. Celine però aveva sempre fatto tutto ciò che era nelle sue corde per mantenere viva quella parte di se, continuando con l'insegnare ai suoi figli il francese. Istruzione che fu continuata da Elisabette dopo la sua morte. 

 

Una volta arrivati al binario 9 e ¾ Penelope si riempì di euforia. Il bubolare dei diversi gufi proveniva da ogni angolo della banchina. Si scorgevano ragazzi di ogni età che facevano avanti ed indietro alla ricerca di conoscenti. Di tanto in tanto uno sbuffo di fumo candido usciva dalla locomotiva in contrasto con il magnifico scarlatto che ricopriva invece la sua superficie. La bambina abbracciò il padre che si irrigidì, sorpreso da questo scambio improvviso d'affetto.

 

-Mi mancherai pa...mi mancherà padre.- Si corresse la ragazzina. 

 

Il signor Nott sentì una parte del suo cuore spegnersi nel vedere sua figlia di 11 anni, una bambina, perché questo era, abbracciare il padre e non essere ricambiata e correggersi nel chiamarlo in terza persona come se si stesse salutano con un uomo a lei sconosciuto.

 

-Mancherai anche a me.- Rispose il signor Nott riprendendo ad abbracciare la figlia. 

 

Penelope si allontanò dal padre felice per essere riuscita a far uscire quei sentimenti umani da lui sempre ben nascosti. Mentre pensava a questo non vide una persona dalla testa fulva correre nella direzione opposta alla sua... e inevitabilmente si scontrarono. Penelope cadde per terra ed emise un gemito di dolore.

 

-Per Merlino! Scusa, non ti avevo visto. Ti sei fatta male?- Disse il ragazzino rimasto in piedi.

 

-... no, sto bene.- Rispose la bambina massaggiandosi la un punto sul capo. Penelope si ritrovò di fronte ad un bambino più o meno della sua età, un pochino più basso di lei con il volto ricoperto di lentiggini. -Cercherò di stare più attenta la prossima volta, sai... sono una persona un po' distratta.- Si giustificò la bambina afferrando la mano che le porgeva il ragazzino per aiutarla a rialzarsi.

 

-Possiamo dire che la colpa è di entrambi, stavo correndo come mio solito non guardando dove andavo.-
 

Dopo un momento di silenzio imbarazzante che fece arrossire Penelope, il ragazzino ricominciò a parlare: -Comunque io sono Frederick Weasley, ma ti prego di chiamarmi Fred, odio il mio nome per esteso.

 

-Va bene Frederick.- Il bambino fece una smorfia e la ragazzina si sbrigò a correggere la sua frase precedente per poi presentarsi. 

 

-GEORGE! Per l'amor del cielo vieni qui!- Ad interrompere Penelope fu l'urlo di una donna sulla mezz'età che arrancava verso di loro con un'espressione inferocita.

 

-Oh! Devo andare. Ci vediamo in giro Penelope.- Soffiò Fred salutandola, riprendendo a correre.

 

"George? Mi pareva di aver capito Fred..." 

 

Dopo quell'incontro fu aiutata da un gentile ragazzo di quinto anno per mettere il suo baule sul treno e posizionarlo sulla rastrelliera di uno scompartimento vuoto. Ringraziò il ragazzo più grande e, una volta che egli fu uscito, si accoccolò in un angolo accanto al finestrino, indossò gli occhiali e si immerse nella lettura di un libro preso in precedenza. Dopo qualche minuto che il treno aveva cominciato la sua corsa qualcuno bussò ed entrò nello scompartimento.

 

-Possiamo stare qui? Il treno....- Il bambino appena entrato si fermò a metà frase. Osservò attentamente la sola presenza nella cabina togliersi velocemente gli occhiali e nasconderli dietro la schiena. Il ragazzino era inebriato dallo sguardo di Penelope che lo osservava curiosa. Quel bambino era terribilmente simile all'altro ragazzino incontrato poco prima: stessi occhi marroni, perenne sorriso malandrino ad increspargli il volto e la medesima zazzera di scompigliati capelli rossi. Però c'era qualcosa di diverso, cosa non sarebbe riuscita a dirlo.

 

-Tu non sei Fred vero?- Chiese per sicurezza. Lo osservò attentamente.

 

Il bambino parve risvegliarsi da un sogno alle parole della ragazzina e rimase parecchio sorpreso da quella domanda. "Perché conosce Fred? Come è riuscita a capire che io non sono lui?" Si domandò confuso. 

 

-Certo che sono Fred! Non mi riconosci?- Chiese, pregustando già lo scherzo perfetto.

 

Penelope lo guardò con superiorità. -No, non ti riconosco. Il Frederick...- Aspettò un momento per vedere la sua reazione, sorrise e continuò. -...di poco fa avrebbe fatto tutte le peggio smorfie sentendomi chiamarlo così.- Sorrise soddisfatta, giurò di averlo visto tentennare un momento. Nel frattempo il ragazzino si sentì sprofondare. Come poteva lei riuscire a distinguerli? Insomma, neanche loro madre a volte ci riusciva. Ma non volle arrendersi e riprese il suo sguardo beffardo.

 

-Ti dico che sono io Fred e te lo dimostrerò, prima permetteresti a me e a mio fratello di sederci qui?

 

-Certo, per vedere questo patetico scherzo sprofondare farei anche di più.- Sogghignò e si mise comoda. Già non sopportava quel ragazzino, chi si credeva di essere? Lei non era un'idiota, era riuscita a distinguerlo, perché andare avanti con questa farsa?

 

-George! Ne ho trovato uno.- Urlò fuori dallo scompartimento. Fred comprese al volo e raggiunse il fratello nella cabina ma rimase sorpreso nel vedere la vittima del loro prossimo scherzo. Nonostante ciò sorrise e si mise a sedere. Penelope li osservò attentamente: entrambi indossavano pantaloni troppo corti e maglioni infeltriti che avevano sicuramente visto tempi migliori. Il loro aspetto si contrapponeva a quello della bambina, che faceva sfoggia della sua divisa nuova di zecca. Sicuramente i due bambini si somigliavano molto, ma Penelope era restia nell'abbandonare i suoi ideali e non si lasciò sfuggire alcun movimento. Era sicurissima che il ragazzino appena entrato fosse Fred e l'altro, quanto capito, sarebbe dovuto essere il suo gemello George.

 

-Ti presento George, è mio fratello, come spero avrai notato.- Spiegò Il Falso Fred.

 

Penelope sorrise, ormai li aveva in pugno. 

 

-E tu sei?- Chiese angelicamente Il Vero Fred.

 

-George, perché non lo chiedi a Fred come mi chiamo? Dovrebbe conoscerlo il mio nome, ci hanno presentati poco tempo fa i nostri genitori, a quanto pare amici di famiglia...- Penelope si era inventata tutto di sana pianta. I motivi erano due: in primo luogo per far finire quella stupida farsa; e poi, per testare l'intelligenza di quei due, che mostravano più testardaggine che astuzia. Si scambiarono uno sguardo apparentemente casuale, ma Penelope notò una supplicante richiesta di aiuto da parte del Falso Fred, mentre Il Vero Fred cercava di informare il fratello sul tranello. La ragazzina si trattenne dallo sghignazzare.

 

-Bè, sai. Le presentazioni sono cose veloci e io non presto mai molta attenzione, sono un po' rimbambito. Sono sicuro che capiti anche a te, ma purtroppo ho la memoria un po' annebbiata...- Il Vero Fred si colpì la fronte con la mano.

 

-Che c'è George? Ti sorprende il fatto che i nostri genitori siano amici?- Chiese divertito Il Falso Fred, supponendo che le mosse del fratello fossero dovute alla parte che interpretava. 

 

-Oh no.- Sospirò Il Vero Fred. -Niente lascia perdere. Sono io Fred e lui... è mio fratello George.

 

-Perché gliel'hai detto!

 

-Ci aveva sgamati, su. Si è inventata l'incontro perché...

 

-Perché...- Lo interruppe Penelope. -Sapevo sin dall'inizio che non eri Frederick.- Si rivolse al Falso Fred. 

 

-Potresti evitare di chiamarmi così... davvero, per favore.- Supplicò Il Vero Fred. 

 

-Va bene Frederick.- Penelope provò soddisfazione del vederlo infastidito per quell'appellativo. 

 

-Quindi tu sei...?- La sollecitò Il Falso Fred. 

 

-Penelope Nott.- Rispose fiera la bambina. 

 

I ragazzini strabuzzarono gli occhi, per poi iniziare a sussurrare tra di loro. -Una Nott? Ma che ti è saltato in testa?! Potevi dirmelo! 

 

-Non avevo sentito bene prima, mamma mi era alle calcagna! E sai come è lei quando si arrabbia. 

 

-Per Merlino Fred! Non ti è venuto in mente che lo fosse?! Guardala! E' identica alla foto delle stampe di papà. 

 

-E allora? 

 

-Scusatemi? Sono ancora qui.- Penelope era visibilmente infastidita dal loro comportamento, specialmente dal Falso Fred. "Stupidi pregiudizi, perché contaminate il mondo?" Pensò. 

 

-Scusaci, ma, giusto per chiarire...- Cominciò George rivolto a Penelope. -La tua famiglia non è composta da tutti ex Mangiamorte?- Pronunciò quel "ex" con riluttanza.

 

La bambina sperò di aver capito male. -Come scusa?

 

-Bè... la tua famiglia come la nostra è purosangue.- Iniziò a spiegare Fred. 

 

-Con la sottile differenza che i Weasley sono traditori del loro sangue, mentre i Nott anni fa vennero accusati di seguire il Signore Oscuro.- Continuò George.

 

-Esattamente, anni fa.- Ormai Penelope era infuriata, come si permettevano loro di dare dei Mangiamorte alla sua famiglia?! Sicuramente se ne parlava poco a casa, ma Anthony sembrava pentito di ciò che aveva fatto durante la guerra. -Questo non significa che per degli stupidi errori compiuti da un uomo in tempo di guerra bisogna disprezzare tutta la sua famiglia!- Con questo la bambina chiuse il discorso, portando lo sguardo sui campi in movimento fuori al finestrino.

 

-Allora come spieghi tutta la faccenda della fissazione con il sangue puro, eh? Per non parlare che la tua famiglia appartiene da generazioni a Serpeverde, come tutti i Mangiamorte!- Le urlò dietro George. Penelope sbuffò. Va bene che a volte non sopportava suo padre e Lady Nonna quando attaccavano questi argomenti, ma erano pur sempre la sua famiglia.

 

-Non significa niente!- Rispose con tono di voce piuttosto alto. Se solo Lady Nonna l'avesse sentita... Prese un respiro profondo. Non poteva permettere a quei due Weasley terribilmente fastidiosi di farle perdere il controllo. -Se è per questo anche la vostra famiglia appartiene a Grifondoro da generazioni per quello che so, ma io non me ne faccio problemi.- Continuò risoluta. 

 

-Naturalmente. Contando che Grifondoro è la casata migliore.- Disse Fred. 

 

-Su questo ho i miei dubbi, se ne verrete a far parte sicuramente saranno accertati.- Li osservò di sottecchi prima di passare lo sguardo al paesaggio.

 

-Ah si, eh?- Era stato George a parlare. -Se invece ci capiterai tu in Grifondoro? Ti affogherai nel Lago per paura di essere diseredata?- Chiese con ironia.

 

-Se capiterò a Grifondoro, cosa che sottolineo non avverrà mai, mi affogherei per disperazione di far parte della vostra stessa casata.- Chiuse nuovamente il discorso la bambina.

 

-Che caratterino. Si, Serpeverde, assolutamente. Che cosa hai dietro la schiena?- George si spostò un pò più in avanti.

 

-Non sono affari tuoi.- "Per Merlino quanto è irritante!" Pensò Penelope. 

 

-Dai! Facci vedere.- Detto questo Fred le prese gli occhiali dalle mani, infilandoseli. -Per le mutande di Morgana! Sei cieca!

 

-Guarda, guarda. Anche quattrocchi la nostra amichetta.- Incrementò la dose George. 

 

A queste ultime parole Penelope dimenticò totalmente di riprendersi gli occhiali da Fred che ci stava ancora 'giocando'. -Amichetta?! Weasley, forse non ci siamo capiti... amichetta lo vai a dire a qualche altra persona che ha la malaugurata sfortuna di trovarti simpatico! Cosa che a me, grazie a Merlino, non è successo.

 

-Come si esprime bene la nostra Nott, vero Georgie?

 

-Lo stavo pensando anche io Freddie.

 

Penelope storse il naso infastidita, riprendendo ad osservare il paesaggio, ignorando la presenza di lenti estranee sul volto di un gemello.

 

-Usi la tattica del silenzio?- Domandò Fred, ma non ricevette nessuna risposta.

 

-E' così che ti hanno insegnato a casa? Ad ignorare chiunque non sia come voi?- Con questo George era riuscito a far terminare la pazienza di Penelope che, di sicuro, disponendone ben poca si sorprese di essere durata così a lungo in sua presenza.

 

-Sapete che c'è, avete superato il limite. Continuate pure a parlare male delle famiglie altrui, vedrete come avrete successo nella vostra vita. Ma sappiate che fino a quel momento mi piacerebbe starne molto lontana. 

 

-Bene!- Esclamò George. 

 

-Ottimo! 

 

-Fantastico!- Concluse il rosso, con ogni lettera che trasudava disprezzo. Dopo essersi lanciati un'occhiata assassina, Penelope e George ripresero le loro attività, ignorando l'uno l'esistenza dell'altra. La prima tornando a leggere, se pur con qualche difficoltà, il secondo a scherzare con il fratello.

 

Una volta arrivati alla stazione Penelope scese dal treno senza degnare di un'occhiata i due Weasley, giusto il tempo per strappare dalla faccia di Fred una sua proprietà.

 

A quanto pare gli studenti del primo anno avevano un percorso diverso, poiché il guardiacaccia li portò ad un molo che si affacciava sul lago. Hagrid, così aveva detto di chiamarsi, li fece salire su delle barchette, per attraversare lo specchio d'acqua. E fu così che Penelope si ritrovò davanti al più bello spettacolo della sua vita: il chiarore del castello si rifletteva sulla superficie scura del lago creando uno spettacolo di luce indimenticabile.

 

Per non parlare del castello. Sicuramente suo padre lo aveva sminuito. Era qualcosa di spettacolare e aveva quell'atmosfera accogliente che mai aveva avuto la fortuna di percepire. Entrata in Sala Grande si riempì di euforia. Entrare in quella sala era stato uno dei suoi più grandi sogni da quando ne aveva memoria. 
Purtroppo, una volta iniziato lo smistamento, tutte queste emozioni furono sostituite dalla preoccupazione. 
 

Presto vennero chiamati i due Weasley.
-Weasley Frederick.- Disse la vicepreside. Fred fece una smorfia e Penelope non poté evitare di ghignare. Dopo pochissimi secondi che il cappello era sulla sua testa esclamò: -GRIFONDORO!- Era ovvio.

 

-Weasley George.- Venne chiamato. Dopo qualche secondo... -GRIFONDORO!- Doveva immaginarlo. 

 

Passò ancora qualche nome prima di sentir pronunciare il suo. -Nott Penelope.- La bambina si avvicinò incespicando e la vicepreside le mise il cappello parlante sulla testa.

 

-Difficile, davvero difficile. Vedo lealtà verso amici e parenti, ma la pazienza e la correttezza non sono esattamente ciò che si nota più in te, con questo si potrebbero escludere i Tassi...- Penelope si ritrovò ad annuire.

-Inoltre sei una ragazza di spiccato ingegno e creatività, vai alla ricerca del sapere ottime qualità per un Corvonero. Ma non accetti essere contrariata, ciò ci porta alla testardaggine molto diffusa tra i Grifondoro...- La bambina cominciò ad agitarsi, "Non voglio andare in quella casata, rischio di incontrare quei Weasley" pensò.

-Weasley? Si, da quel che ricordo li ho smistati tutti tra i nobili di cuore. Comunque Gifondoro ti aiuterebbe a diventare una grande strega, hai molte qualità degne di un Grifone: audacia, nobiltà d'animo...- Mentre il cappello cominciava ad elencare le varie virtù dei coraggiosi di cuore la bambina sbuffò.

-Impaziente noto, ti accontenterò. Ambizione e furbizia di certo non ti mancano, forse sarebbe meglio... SERPEVERDE!- Urlò il cappello. Penelope si avvicinò tutta contenta alla sua tavolata rivolgendo uno sguardo di superiorità a due certe teste rosse sedute al tavolo dei Grifondoro.  



 

Angolo me

Prendo un po' di spazio per giustificare questo racconto per il quale avete avuto l'interesse di leggere fino a qui. 
Ho quest'idea in testa da troppo tempo e quindi ho deciso di riportarla da qualche parte per evitare di perderla. Premetto che non ho mai avuto molta affinità con la scrittura quindi, se mai troverete alcune mie modalità di esporre sbagliate o difficilmente comprensibili, vi invito a farmelo notare, sia per aiutarmi nel migliorare a scrivere che per rendere la lettura più piacevole ad altri. A parte questa premessa (che trovo terribilmente formale) spero vi abbia intrigato questo capitolo e ancora di più che continuerete a seguire la storia :) Vi auguro in ogni caso buona lettura.
Al prossimo aggiornamento,
un buffetto affettuoso da Tia

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


23 Novembre 1993
 

Gli anni trascorsero, il tempo passò. Il carattere di Fred, George e Penelope si formò, prese il proprio aspetto, ricalcandone gli argini. I gemelli avevano già cominciato a dare molti problemi ad insegnati e studenti, con i loro scherzi e burle. Erano cresciuti, naturalmente, facevano parte della squadra di Quiddich di Grifondoro, a cui cominciavano a tenere di più in confronto alla carriera scolastica. Si erano fatti alti e robusti, l'onnipresente ghigno aveva assunto un'inclinazione di malvagio divertimento. Passavano la maggior parte del tempo a bighellonare insieme ai compagni di casata, divertendosi come non mai. Sembravano del tutto ignari di trovarsi a scuola se non durante le lezioni che passavano a sbuffare e facendo qualche sonnellino. Ancora indistinguibili da tutti se non qualche caro amico, e da Penelope naturalmente.

 

La ragazza si era alzata e aveva perso il volto infantile, aveva cominciato ad essere osservata. I capelli non più corti come un tempo erano sempre legati in una disordina coda di cavallo che non riusciva a catturare i ciuffi più corti, gli occhiali segregati in un cassetto nella sua stanza. Aveva mantenuto la piega studiosa del suo carattere rafforzandola fino a diventare la migliore di quasi ogni corso. Quell'anno era stata nominata Prefetto, non che la cosa abbia sconvolto qualcuno, se l'aspettavano tutti in famiglia. Le piaceva passare il tempo libero leggendo solitaria nel parco della scuola, ma questo accadeva raramente, poiché era diventata una specie di faro nella sua casata. Si era costruita una reputazione: era autoritaria, intelligente, orgogliosa. Raramente qualcuno osava infastidirla senza pensare alle conseguenze. Manteneva il prestigio della sua famiglia comportandosi da degna purosangue.


 

Penelope era desiderata come amicizia e, ad essere sinceri, anche come qualcosa di più. Erano pochi però i veri amici che si era fatta ma a lei andavano più che bene. Riuscire a trovare tra i Serpeverde qualcuno con le sue stesse idee era difficile. Nonostante ciò, lei c'era riuscita. Matthew Towler era il primo che aveva conosciuto, fortunatamente seduto accanto a lei durante la prima sera ad Hogwarts. Fu il ragazzino a scoprire Penelope, data la timidezza di quest'ultima che, se non fosse stato per lui, non avrebbe spiccicato parola per tutta la serata. Matt era un ragazzo biondo con dolci occhi marroni, alto, mingherlino e con un impertinente naso all'insù. Era fin troppo ligio alle regole e sarcastico al punto giusto. Era un mezzosangue, cosa non molto accetta nella casa in cui era stato smistato. Ma Penelope era riuscita a mettere a tacere gran parte delle voci, anche da parte dei più grandi, in solo un paio di giorni; assurdo cosa riuscisse a fare solamente undicenne. A quanto pare Matt aveva una sorella minore solo da parte della madre babbana, che ora viveva a New York. Lui invece trascorreva l'estate a casa del padre nella periferia di Londra, sembrava un tipo simpatico da quanto aveva detto.


 

Poi c'era Katherine Lockwood, furba e altezzosa come non mai. Sempre appartenente alla casata di Serpeverde, Penelope ci aveva messo un po' ad entrare in confidenza con lei, tanto si mescolava a tutte le altre ragazze che vivevano nel suo dormitorio. Aveva lunghi boccoli castani, sempre tenuti in perfetto ordine, due occhi verdi come smeraldi che parevano brillare sulla sua carnagione caffellatte. Era una ragazza di media altezza, brava in quasi tutti gli sport ma restia nel praticarli. I suoi genitori erano entrambi maghi e la madre aveva un ruolo importante al Ministero, luogo in cui aveva conosciuto Anthony Nott. Penelope era venuta a conoscenza dell'amicizia tra i genitori solo dopo molto tempo dall'inizio del rapporto con Katherine.


 

In fine c'era Gwen Carlyle, Corvonero. Una ragazza minuta e delicata, con lo sguardo ceruleo più innocente che avesse mai visto. Peccato stonasse con il carattere della ragazza. Penelope passava gran parte del tempo con lei in biblioteca. Essendo entrambe molto competitive si divertivano con piccole sfide di logica o anche nella semplice carriera scolastica che, con umiliazione della Corvonero, vinceva quasi sempre Penelope.


 

I suoi amici erano intoccabili, come sapeva bene la gran parte degli alunni: se non volevi essere perseguitato da Penelope Nott per il resto della tua vita scolastica, era meglio non procurarle noie, poteva essere tremendamente vendicativa.


 

Molte cose cambiarono a Hogwarts che, dall'arrivo del famoso Harry Potter, sembrava esserci un nuovo pericolo mortale ogni anno. Durante il terzo anno di Penelope l'ex insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure si era rivelato nascondere e aiutare Lord Voldemort, l'anno successivo era stato liberato un serpente ammazza mezzosangue che girava per le tubature e ora, durante il loro quinto anno, un pazzo assassino era tornato in circolazione dopo essere scappato dalla prigione magica di massima sicurezza. Un bel pasticcio.


 

Naturalmente anche i dissapori tra i gemelli Weasley e la primogenita Nott negli anni ad Hogwarts si erano tramutati: se prima si trattava di una questione meramente personale ora era divenuto qualcosa di più. Si trattava dell'orgoglio per la propria casa che li contrapponeva in due schieramenti rivali: Grifondoro e Serpeverde. Gli scontri fra i tre, al posto di estinguersi, si erano semplicemente spostati su un altro piano: ora non era più necessario farsi sgambetti a vicenda e pronunciare battutine imbarazzanti, potevano tranquillamente schiantarsi tra loro! Si era passati ad enormi litigi e sfuriate tra i corridoi e le aule, complice la rabbia per l'ultimo scherzo andato a segno da entrambe le parti. Il solo sentir pronunciare il nome dell'altro li faceva imbestialire. Ormai era diventato un fatto quotidiano e fin troppo frequente.


 

Non si possono dimenticare le sedie incollate al didietro dei Weasley ne, tanto meno, la pelle ricoperta da bubboni della Nott. Pareva che i due fratelli si divertissero a testare su di lei ogni cosa gli passasse per la testa e la ragazza rispondeva per le rime. C'era però un fatto molto importante che li distingueva: Penelope era scaltra. I Grifondoro, troppo intenti nel creare il piano perfetto, dimenticavano l'astuzia della futura vittima, ricadendo loro stessi nelle proprie trappole. Nell'insieme era una situazione divertente, almeno per chi stava a guardare.


 

L'iniziale antipatia si era modellata e plasmata in un sentimento molto vicino all'odio, ma che effettivamente odio non era. Non intendo dire che i ragazzi sopra citati confondessero quel sentimento duro e ambiguo con uno più piacevole e armonioso, nel tentativo di nasconderlo perché, purtroppo, non era così; purché a volte Amore ed Odio combacino, non era quello il caso. Semplicemente non si può odiare una persona, a mio parere. Si può provare antipatia, disgusto, ma non odio. L'Odio è un sentimento profondo e sincero, ma così fortemente negativo che non porta mai nulla di buono.


 

Nella maggior parte dei casi sono altre emozioni che vengono confuse con l'Odio, o che portano a suscitarlo: disprezzo, rabbia, disperazione, vendetta, discordia e potrei continuare. Ma nessun individuo sano di mente o momentaneamente calmo potrebbe affermare di odiare qualcuno. Fin tanto che la stessa Penelope era d'accordo con le mie idee, tranne che per una cosa della quale parleremo in seguito.


 

Va bene, chiudiamo la parentesi prima che degeneri in "Riflessioni alla Albus Silente" e riprendiamo il filo della storia. Naturalmente questa antipatia reciproca non aveva potuto fare altro che estendersi agli amici di entrambe le parti, che a volte si univano ai dibattiti. La faida non faceva altro che aumentare l'astio tra le due casate per eccellenza nemiche. I Serpeverde, naturalmente, li prendevano come esempio. Era ovvio che fosse così, insomma, Penelope Nott, la Serpeverde per antonomasia, non poteva non avere un conflitto personale con qualche Grifondoro.


 

Successe quel martedì mattina. Al terminare di due pesanti ore di Pozioni. Il professor Piton, deluso dal fatto che i suoi studenti Grifondoro fossero ancora stranamente felici, si inventò un innovativo modo per abbassare di molto il loro stato d'animo.


 

-Durante queste ultime ore di pratica,- Cominciò il professore. -ho notato, con mio grande dispiacere, che nessuno ha avuto successi nello studio della mia materia. Non è così signor Jordan?- Piton si avvicinò al suo calderone che emanava un tenue bagliore bluastro.


 

-Le pare forse che questa sia una Pozione Occhiopallato*? Probabilmente se solo una goccia ne venisse a contatto con il suo apparato digerente avrebbe lo stesso risultato se si buttasse dalla Torre di Astronomia. Naturalmente, per quanto sia tentato di farglielo provare...


 

-Ma professore, non sono l'unico che non è riuscito a....


 

-Silenzio!- Lo interruppe Piton. -Un punto in meno a Grifondoro.


 

-Non è giusto.- Borbottò Angelina.


 

-Un altro punto in meno a Grifondoro. Johnson, se deve dire qualcosa me la dica in faccia. Non creda che il semplice fatto di andare bene nella mia materia la salvi.


 

-O 'per il semplice fatto' di non appartenere a Serpeverde, per fortuna aggiungerei.- Si intromise Fred. Gli studenti sussultarono, raramente qualcuno attaccava così ravvicinatamente l'ambiguo professore di pozioni. Ma per Fred aveva superato il limite, basta con questa assurda discriminazione! Penelope già si pregustava la sfuriata del suo insegnante.


 

-Cinque punti in meno a Grifondoro, la prossima volta saranno dieci.- Li ammonì il professore, con la viscida calma che lo caratterizzava. -Signor Weasley, mi stavo appunto domandando per quale strana ragione si stesse ancora comportando bene. E, se lei lo vuole sapere, i suoi compagni della casata di Serpeverde hanno un ottimo andamento nella mia materia, al contrario suo. E noto anche che non si sta nemmeno impegnando a migliorare.- Disse il professore indicando il suo calderone che pareva contenere minestrone bollito.


 

-Ma se il calderone di Flitt** è esploso.- Ricordò George. La Nott intanto se la rideva sotto i baffi, lanciò un sorrisetto compiaciuto al ragazzo vestito rosso oro poco distante da lei, che le rispose alzando gli occhi al cielo.


 

-E così fanno altri dieci punti in meno a Grifondoro e, per la sgradevole esistenza dei signori Wealsey qui presenti, voi quattro a cui piace tanto parlare finirete in punizione.- Piton si diresse alla cattedra con un leggero sorrisetto per la pacata approvazione dei Serpevedre, mentre i Grifondoro borbottavano il loro disprezzo per lo scorretto insegnante di pozioni.


 

Penelope se ne stava seduta al suo posto, con un sorriso divertito stampato in volto. Osservò il suo pentolone contenente una pozione Occhiopallato perfetta, per Salazar quanto erano idioti quei Grifondoro. Katherine le diede una gomitata facendo una risata sguainata. -Scommetterei cinque zellini che la fa assaggiare a qualcuno.- Le sussurrò all'orecchio. La Nott soffocò una risata.


 

-Oh, e giusto per farvi capire inutilmente l'importanza della mia lezione, signor Jordan, le do fino al termine dell'ora, a cui mancano poco meno di dieci minuti, per sistemare la sua poltiglia. In seguito, non mi interessa se sarà o meno commestibile, la porterò in infermeria. Ho saputo che c'è stato un incidente questa mattina, durante una lezione di volo per gli studenti di primo anno appartenenti a Grifondoro. Madama Chips aspetta proprio questa pozione per risvegliare il malcapitato.- Raramente si vedeva Severus Piton sorridere, ma quella fu sicuramente un'eccezione. Al solo pensiero di infliggere un'altra umiliazione alla casata da lui più odiata gli si riempiva l'anima di un triste e malinconico conforto. Al contrario, quell'affermazione preoccupò Penelope. Le avrebbe fatto molto, ma davvero molto piacere, se a bere quell'obbrobrio fosse stata la Spinnet, Jordan o la Johnson, o meglio ancora uno di quegli insopportabili Weasley, ma al pensiero che quell'idiota avrebbe fatto del male a qualcuno....


 

-E se vedo una sola toga appartenente alla casata di Grifondoro avvicinarsi al signor Jonson, i punti sottratti saranno cinquanta.- Con questo il professore chiuse il discorso, mentre la classe in rigoroso silenzio cominciò a prepararsi. Lee sembrava sul punto di urlare mentre gettava cose a caso nel suo calderone. Naturalmente ricavava sempre tempo per lanciare occhiate di astio al professor Piton.


 

La Nott non poteva stare li a guardare. -Jordan?- Sussurrò Penelope allungandosi. Fortunatamente per lei era seduto al banco davanti.


 

-Che cosa stai facendo?- Le chiese a bassa voce Kathe.


 

-Non voglio che per colpa sua qualcuno ci lasci le penne.- Rispose risoluta.


 

-Penny ma che cosa ti salta per la tes...


 

-Jordan!


 

-Che c'è?!


 

-Silenzio!


 

Dopo qualche secondo Penelope riprese parola. -Jordan...


 

-Nott, per un volta potresti evitare di dare fastidio!? Sono già messo abbastanza male senza che tu ti intrometti.- Sbuffò Lee al limite della speranza.


 

-Ti voglio solo aiutare.- Tentò di nuovo la Serpeverde.

-Certo, come no.- Il ragazzo riprese a mescolare la sua pozione mentre aggiungeva altri ingredienti al calderone. La Serpeverde si trattenne dal fare una smorfia contrariata.

 

-Smettila, la stai peggiorando!


 

-E a te cosa interessa Nott?


 

-Vorrei evitare che uccidessi qualcuno per la tua poca bravura in pozioni.- Continuò imperterrita la ragazza mentre cominciava a riordinare i suoi oggetti.



 

-No, grazie!- Rispose secco Lee. 

 

Penelope sbuffò. -Non lo capisci che non ti faccio un torto? Sei già spacciato, ti stai solo ingarbugliando di più con le tue stesse mani e i tuoi amici non ti possono aiutare, anche se dubito che siano capaci di farlo. Io non voglio che qualcuno si faccia male per una vendetta di un professore, ti sto offrendo una mano sincera.


 

Lee lanciò uno sguardo incerto alla ragazza seduta accanto a Penelope, che stava osservando in silenzio. -Ah, non guardare me! L'idea è sua, io non voglio responsabilità.- Disse Katherine.


 

-D'accordo. Dimmi cosa devo fare. Ma sappi che non ti ringrazierò per questo.- A Penelope andava più che bene. Una volta finita la lezione la pozione aveva assunto il pieno significato del termine e lei era seduta al suo posto, pronta ad alzarsi e avviarsi alla prossima lezione.


 

-Bene potete andare, tutti tranne voi quattro...- Disse il professore allo scoccare dell'ora. Davanti a Penelope la Spinnet parve restia a lasciare la stanza, ma oltrepassò lo stesso il limitare dell'aula. -...e lei, signorina Nott.- 


 

Penelope raggelò al suono del suo nome. Pensò che probabilmente il professore si fosse sbagliato, insomma, era la più brava del corso e, detto in circostanze che comprendevano Piton, la adorava. Nonostante ciò, si fermò davanti alla porta e tornò in dietro a testa alta, raggiungendo i Grifondoro che stavano confabulando davanti alla cattedra.


 

-Allora...- Iniziò il professore una volta che la ragazza ebbe raggiunto gli altri. -Vi aspetto nel mio ufficio questa sera alle nove, e sarà lo stesso per i prossimi tre giorni. Sono arrivati i nuovi ingredienti e voi mi aiuterete a catalogarli.- Concluse.


 

-Ma non basterebbe un semplice incantesimo per farlo?- Domandò Fred.


 

-La sua esuberanza mi infastidisce signor Weasley. Ora scusatemi, ma devo portare questa ampolla in infermeria.- Disse il professore riferendosi al campione di pozione che aveva in mano. -Potete andare.


 

-Ma non può farlo veramente! C'è in ballo la vita di un undicenne, senza offesa Lee.- Disse Angelina, alla cui l'amico rispose con un'alzata di spalle.


 

-Professore, scusi se mi intrometto...- Cominciò Penelope, i gemelli sbuffarono. -Ma perché devo partecipare anche io? Non ho fatto niente.


 

-Nott, niente è esattamente ciò che avrebbe dovuto fare, ma che effettivamente, non ha fatto.- Le rispose Piton avviandosi alla porta. -E si dia il caso, Johnson, che questa pozione sia perfetta proprio per l'intervento della qui presente signorina Nott.- Detto questo il professore uscì dall'aula, nel mentre alcuni alunni di terzo anno di Tassorosso e Serpeverde entravano.


 

-Non...- Iniziò George.


 

-Ci...- Continuò Fred.


 

-Credo!- Terminarono insieme, Penelope alzò gli occhi al cielo. Avrebbero dovuto fare gli attori, che scena ragazzi! 


 

-Lee! Che cosa hai fatto?!- Esclamò invece Angelina, facendo pietrificare alcuni ragazzini di Tassorosso seduti ai primi banchi.


 

-Niente di male, questo è sicuro.


 

-Niente di male?!- Urlò Fred.


 

-Ma ti è andato di volta il cervello? Farti aiutare dalla Nott... sei impazzito o cosa? Probabilmente avvelenerà quel povero ragazzino.- Gemette George.


 

Penelope diede un leggero colpo di tosse. -Si, sono ancora qui.


 

-Lo sappiamo, ci stai rendendo solo più difficile ignorarti.- Proruppe Angelina.


 

-Ebbene, non sono qui per farvi un favore, anche se effettivamente uno ve ne ho fatto.


 

-Noi di sicuro non lo abbiamo chiesto!- Esclamò George.


 

-Non mi sarei aspettata mai il contrario, siete troppo pieni di se per ammettere di avere bisogno d'aiuto. Comunque tra tutte le cose che vi mancano, l'educazione ad esempio...


 

-Sicuramente tu non ti devi lamentare della nostra educazione, visto e accertato come ti comporti.


 

-Qui sei tu quello che mi ha interrotto mentre stavo parlando.- Ed è così che Penelope riuscì a zittire George Weasley, il quale le lanciò un'occhiata ricolma di disprezzo.


 

-Stavo dicendo... ero sicura che le orecchie le aveste. Piton ha appena affermato la perfezione del liquido contenuto in quell'ampolla, inoltre l'unica a rimetterci qui sono io, perché mi devo subire quattro giorni di punizioni insieme a voi... quindi se volete continuare a cincischiare su fatti inutili fate pure ma io preferirei non arrivare in ritardo alla prossima lezione.- La ragazza si sistemò meglio la sua borsa a tracolla continuando a rivolgersi a loro. -Ne riparleremo quando il vostro amichetto si risveglierà in perfette condizioni e, come già detto con Jordan, potete non ringraziarmi, anche se dovreste.- Detto ciò concluse avviandosi alla porta, fermandosi giusto un istante per scompigliare i capelli al fratellino seduto in fondo all'aula.


 

-Per Salazar se l'adoro.- Esclamò un ragazzo appartenente ai Serpeverde appena Penelope fu uscita.


 

-Stai parlando di mia sorella Draco!


 

-Insomma, zitti voi due!- Esclamò Fred irritato. Come potesse una ragazza essere tanto insopportabile non lo sapeva. 


 

-Fossi in te parlerei meno e ascolterei di più Weasley, o forse mamma e papà non hanno potuto pagare qualcuno per insegnartelo? Dato che non ne sono capaci neanche loro.- Disse Draco.


 

-Malfoy, sarà meglio per te...


 

-George, ignoralo.- Lo fermò Lee, poiché l'amico si stava avvicinando pericolosamente al Malfoy.


 

-Sapete,- Riprese parola Draco. -forse Penelope ha ragione. Non avete neanche le orecchie.- Concluse posizionandosi due dita dietro un lobo, in ascolto. Nella stanza si fece silenzio e si udì il rimbombo dei passi del professore di Pozioni che attraversava i sotterranei. Un attimo dopo Piton era sull'uscio dell'aula.


 

-Che cosa ci fate ancora qui? Fuori!- E con ciò i Grifondoro si allontanarono velocemente dai sotterranei.

 

*****

 

Ore 21:07


 

Penelope arrivò di corsa all'ufficio del professor Piton. Sull'uscio si fermò di colpo, prese un paio di respiri profondi per calmare il fiatone, e bussò.


 

-Avanti.- Disse la voce di Severus Piton. La ragazza entrò e si chiuse la porta alle spalle. -E' in ritardo.- La informò.


 

-Lo so, sono mortificata. Mi scusi professore.- Penelope si avvicinò alla scrivania, accostandosi ai Grifondoro, che si lanciarono un'occhiata.


 

-Ma come..? Noi siamo arrivati con un minuto di...


 

-Silenzio!- Piton interruppe Lee. -Signorina Nott, avevo appena finito di spiegare ai suoi compagni qui presenti cosa fare. Tornerò tra due ore e sarà meglio per voi di aver finito. Le spiegheranno loro cosa fare. E un'altra cosa... qui le bacchette.- Così con riluttanza, gli studenti gli consegnarono le proprie bacchette. L'insegnante, in seguito, uscì dall'aula. "Fantastico!" Pensò Penelope.


 

La Serpeverde li guardò interrogativa. -Allora?


 

-Allora... cosa?- Fece la finta tonta Angelina sorridendole.


 

-Siete pregati di dirmi cosa dobbiamo fare.- Le rispose con sguardo severo.


 

-Lo sai che niente ti è dovuto, vero Nott? Saresti potuta arrivare prima.- Disse stufo Fred. Penelope notò che stava facendo avanti e indietro da uno scatolone, alla scrivania, all'enorme scaffalatura che circondava la stanza. Avrebbe voluto rispondere: "Va bene, non c'è problema, ho capito da sola." Ma perché non far fare il lavoro a loro?


 

-D'accordo.- La ragazza si sedette sulla sedia dietro la scrivania, accavallò le gambe con eleganza e cominciò ad osservarsi le unghie. I Grifondoro pian piano si fermarono per guadarla.


 

-Fiorellino, per quanto possano essere belle le tue mani, sei pregata di impegnarle.- La richiamò Fred.


 

-Certo che sei un controsenso vivente!- Disse con calma Penelope sedendosi composta. -Come credete che possa aiutarvi se non mi dite cosa fare? Naturalmente non escludo l'ipotesi di aver capito da sola però... mi piacerebbe sentirlo dire da voi.


 

Angelina e Lee fecero un verso molto simile ad un ringhio poi, con avversione, George cominciò a spiegare. La Serpeverde lo zittì quasi subito, cominciando a muoversi lasciando sfuggire un mugugno di disapprovazione dal ragazzo.


 

I Grifondoro impiegarono la noia parlando tra di loro, ignorando totalmente Penelope che lavorava in silenzio. Passarono il tempo prendendo ampolle da uno scatolone, appuntandone nome, utilizzo e locazione su una pergamena per poi sistemarle nel luogo descritto.


 

Ad un certo punto, all'avvicinarsi dell'ora di scadenza, l'argomento dei Grifondoro passò al tempo aggiuntivo di punizione che avrebbero dovuto fare per essere arrivati in ritardo, con annessa l'indignazione per l'esclusione della Serpeverde che, in confronto a loro, aveva sforato di brutto.


 

George le si avvicinò. -Come mai sei arrivata in ritardo Nott?- Chiese. "Per amor di Salazar! Un'altra decina di minuti a ciarlare con gli altri no? Perché rompermi i boccini? Non ho la minima voglia di litigare." Pensò Penelope.


 

-Non sono affari tuoi.- Rispose dura la ragazza, continuando a lavorare.


 

-Dai Nott! Noi siamo stati addirittura puniti, cosa avrai tanto da nascondere?- Domandò malizioso George. 

 

Penelope alzò lo sguardo stanco verso di lui. -Come ho già detto: non sono affari tuoi. Ora puoi tornare da quelli lì, non ho voglia di ripetermi, tanto meno di litigare.


 

-C'è ancora di mezzo Higgs, eh? Oppure ti sei già stufata di quelli di ultimo anno?- Le chiese con disinvoltura ignorando l'ultimo commento di Penelope, la quale lo stava incenerendo con lo sguardo. -Sai sono bravo in affari di cuore...- Continuò come a motivare le sue parole.

 

Penelope lo osservò attentamente con quei suoi occhi di una particolare sfumatura di grigio, ricordavano le nuvole temporalesche; belli ma minacciosi, come se stesse studiando il miglior modo per metterlo al tappeto. -Bravo in affari di cuore?- Chiese con calma. -Se lo sei per davvero avresti dovuto capire che non è il motivo del mio ritardo.- Continuò con voce altera.

 

-Non c'è bisogno di scaldarsi tanto...- Constatò il Grifondoro, leggermente compiaciuto. 


 

-Si invece. Questi non sono affari tuoi, non devi azzardarti a giudicare Weasley.- Sibilò, poi fece un sorriso derisorio. -Giusto! Come se non l'avessi mai fatto, no? Continuiamo a dar fastidio alla Nott che ci divertiamo tanto!- Esclamò. Questo piccolo scatto di rabbia aveva attirato l'attenzione degli altri ragazzi presenti nella stanza.


 

-Che succede qui?- Si fece avanti Angelina con fare accusatorio, guardando Penelope.


 

-La solita storia... ci detesta.- Rispose sorridendo George, poi si rivolse a Penelope. -Fortuna che non volevi litigare.


 

-Tra tutte le sfuriate che mi avete fatto fare, mi piacerebbe passare il turno per questa sera, grazie.


 

-Quindi siamo noi?- Chiese divertito Fred.


 

-Ovviamente, sempre in mezzo. Come credete che qualcuno possa stare tranquillo con voi tra i piedi?! E' impossibile.


 

-Pareri personali Nott.- Intervenne Lee, per poi allontanarsi insieme agli amici e riprendere a lavorare.


 

-Non ci credo che dovrò passare altre tre serate con loro...- Pensò ad alta voce la ragazza.

-La prendo come un'offesa personale.- La Nott fece un piccolo salto di lato. Non si era accorta che George fosse rimasto dietro di lei, sorprendendola. -Ti ho davvero spaventata?- Chiese divertito.

 

-...Stai sempre tra i piedi.- Sbuffò Penelope andando verso lo scatolone, il ragazzo la seguì. -Che hai da guardare?- Chiese notando lo sguardo del rosso puntato su di lei.


 

-Ti si sono sbiancati i capelli.- Penelope tentò di osservarsi la coda in cui erano intrappolati i suoi capelli che, effettivamente, sfumavano dal nero, al grigio, al bianco.


 

-Per Merlino! Dopo tanti anni ancora non riesco ad evitarlo.- Scosse la testa e i suoi capelli tornarono al color pece originale. Osservò George di sottecchi che pareva stupito. 


 

-Ma... come... ?


 

Penelope si aspettava una reazione del genere. -Non mi spavento spesso, ancora non so governarlo bene.- Spiegò sbrigativa.


 

-Vuoi dire che ogni volta che ti spaventi ti capita? Me lo terrò a conto.- George sorrise mentre prendeva un porta fiale dallo scatolone. 


 

La tensione stava sfumando e mantenere quel discorso aperto risultò facile ad entrambi. -Si, ma non solo quando mi spavento. Per esempio sono riuscita a controllare la tinta rossa per la rabbia. Con tutte le volte che tu e tuo fratello mi avete portato al limite della sopportazione... quindi diciamo che vi dovrei ringraziare.- Penelope mise un'ampolla su uno scaffale.


 

-Quindi puoi cambiare colore ai capelli con la mente? Come fai? Voglio riuscirci anche io!- Esclamò George.


 

-Ma smettila, non si può acquisire. Sono una metamorfomaga, l'ho ereditato dalla famiglia di mamma a quanto so.- Penelope fece spallucce, al contrario di George che la guardava sempre più sbigottito. La situazione si stava facendo strana, quei due non avevano avuto una conversazione tranquilla da... mai!


 

-Wow! Ma non è una cosa rarissima? Io sarei elettrizzato nel possederla.


 

-Bè, allora abbiamo idee diverse al riguardo. In famiglia è come un'orribile malattia incurabile: il mio sangue è malato. 

 

-Quindi puoi cambiare aspetto?- Chiese il ragazzo ignorando l'ultimo commento di Penelope. "Duro di comprendonio, eh?" Pensò la ragazza. Si fermò per inchiodare il suo sguardo al suo. Fece cambiare il colore degli occhi dal grigio, al verde, al marrone, al viola.


 

-E' una cosa pazzesca!- Esclamò George. La ragazza sorrise divertita, sembrava un bambino piccolo davanti alla sua prima magia. Poi scosse la testa: era un Weasley, il Weasley che la detestava e che lei detestava. Anche se, a guardarlo in quel momento, non pareva odiarla tanto.


 

-George, che stai facendo? Perché non ti sento urlare?- Lo richiamò il fratello.


 

-Probabilmente perché quando vuole sa essere una persona civile.- Lo rimbeccò Penelope, rendendosi conto dopo di ciò che aveva detto.


 

-Guarda, guarda. George, non sapevo che riuscissi ad ammaestrare i serpenti.- Disse stupito Fred.


 

-Serpente a chi, Weasley?- Domandò minacciosa Penelope che lo guardò con occhi rossi. Fred rimase interdetto come anche gli altri Grifondoro. Furono interrotti dall'arrivo di Piton che posizionò le loro bacchette sulla scrivania.


 

-Signorina Nott può andare. Domani qui alla stessa ora e non sarò altrettanto clemente per un ritardo. Può dormire la notte.- Così dicendo si sedette alla scrivania.


 

-Ma guarda un po'.- Commentò Lee. -La Nott che arriva in ritardo per sonnecchiare non me...


 

-Silenzio!- Lo zittì l'insegnante nel mentre la ragazza recuperava la sua bacchetta e si accingeva all'uscita.


 

-Divertitevi.- Salutò malignamente i Grifondoro mostrando il suo ghigno in special modo a Fred. Sarà stata anche un serpente, ma quest'ultimo sa bene come cavarsela con i leoni.






 

*La pozione Occhiopallato o Risvegliante previene il sonno, fa rinvenire da sedazione e commozione celebrale.

**Flitt dovrebbe essere nello stesso anno di Oliver Baston, ma mi serve che sia negli stessi corsi di Penelope quindi è di due anni più piccolo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


10 febbraio 1994

 

Penelope detestava febbraio. Si svolgeva dopo Natale, quest'ultimo passato da abbastanza tempo affinché l'effetto rilassante delle vacanze si esaurisse. Quell'anno ci sarebbero stati i G.U.F.O. e la Serpeverde non poteva permettersi di staccare dallo studio e, da febbraio, mancavano ancora diversi mesi prima degli esami. Febbraio era un mese insulso, di soli 28 giorni dove, nella metà dei quali, era anche presente la giornata più melensa e detestabile della storia: San Valentino. Ma la cosa più snervante era che quell'anno la giornata in questione cadeva con l'uscita ad Hogsmaede. Credo di aver elencato abbastanza ragioni per non tollerare febbraio.

 

La ragazza aveva sempre mal sopportato quella 'festività'. Il mondo si riempiva di cuori e cuoricini e le persone diventavano ridicole comportandosi da perfetti idioti. Questo suo personale pensiero era stato incrementato l'anno precedente, nel quale il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure aveva deciso di addobbare il collegio per l'avvenimento. Gilderoy Allock aveva avuto la brillante idea di tappezzare la scuola di vischi, cuori giganti, rose rosse e, la peggiore di tutti, di nani che gironzolavano per il castello vestiti da cupidi, portando con se poesie imbarazzanti.

 

Certo, la Serpeverde aveva avuto la sua dose di relazioni. Molte meno di quante se ne parlasse, si riducevano a quel paio durate quanto poco fosse normale per la sua età. Potrà sembrare strano, ma nonostante tutto la Nott non aveva mai avuto una relazione "seria", se così può essere definita. Il principale motivo era il suo disinteresse. Per ciò che pensava Penelope, queste effimere emozioni che ti fanno legare di più ad una persona rispetto ad un'altra la annoiavano, le trovava senza senso e le continue sollecitazioni delle sue compagne non la tangevano anzi, vederle sempre spiaccicate contro un ragazzo le faceva alzare gli occhi al cielo. "Perchè dovremmo vedere qualcuno a cui rivolgiamo lo stesso affetto di altri in maniera diversa?" Questi erano i suoi pensieri. Ma nonostante ciò era stata smistata nella casata degli ambiziosi e furbi perciò, conoscendo l'effetto che aveva sugli altri, ne approfittava.

 

Da ciò derivava il suo nomignolo più famoso: cuore di ghiaccio. Lei era viziata, dispotica, glaciale e dannatamente bella. Aveva quel tipo di eleganza capace di ammaliare chiunque e ciò aveva portato a farle ricevere attenzioni continue da più di qualche anno. Faceva parte della sua persona, essere abituata agli sguardi degli studenti nei corridoi, chi invidioso e chi ammirato, chi rassegnato e chi innamorato. Non che le dispiacesse, ma con il passare del tempo dire la parola "no" diveniva sempre più facile. Arrivati al decimo giorno di quel mese le richieste erano già sopraggiunte e quel pomeriggio Penelope si trovava in biblioteca con Matthew e Gwen, a prendere a testate il tavolo.


 

-Su, su. Vedrai che sopravvivrai a tutto questo.- La rassicurava Matt con scherzose pacche sulle spalle.

 

-La fai leggera!- Gemette Penelope. -Non sei tu quello che deve rifiutare una ventina di proposte.

 

-Penny, non dovresti fare tutte queste scene. C'è chi darebbe la propria bacchetta per tutte le tue attenzioni.- La rimproverò Gwen non staccando gli occhi dalla pergamena che stava compilando per Astronomia.

 

-Hai ragione, però... ogni volta la stessa storia! Per non parlare che quest'anno non sono neanche impegnata. Matt, come ti sentiresti se chiedessi a qualcuno di passare un pomeriggio insieme e questa rifiutasse?

 

Il ragazzo parve pensieroso. -Non so, non mi è mai successo. In ogni caso dipende da come ci si sente in quella determinata compagnia e...- Penny gli lanciò un'occhiata con il chiaro significato di accorciare il discorso. -Male, non sarebbe sicuramente qualcosa di piacevole.

 

-Grazie per la gentile concessione. Gwen, hai visto! Lui ci resterebbe male, ma pensa alla povera persona che rifiuta come si sente.

 

-Però così stai facendo passare per bastardi quelli che propongono.- Notò Matthew. -Sono sicuro che non conosci la difficoltà nell'esplicitare i propri sentimenti per qualcuno, vero 'Cuore di Ghiaccio'?- Disse con fare strafottente. Gwen trattenne una risata.

 

La mora gli fece il verso. -Non tirare di nuovo in ballo quella storia Matt. Perchè fai così? Mi stai preoccupando. Tu sei l'unico qui che mi comprende su San Valentino e ti stai trasformando in... Kathe.- Penelope rise alla quale si unì anche Matt. Gwen al contrario rimase imperturbabile, intenta a trascrivere dettagliatamente i movimenti di Saturno degli ultimi cento anni da un libro alla sua pergamena.

 

-Gwen?- La richiamò Penny. 

 

Quella alzò stancamente gli occhi.-Era meglio la frecciatina di Matthew.- Si giustificò. Il ragazzo in questione si allungò per battere il cinque alla Corvonero.

 

-Ma... ma come, mi tradisci così?

 

-Questo non è tradimento Nott, si chiama buon occhio.- Fece altezzoso Matt. 

 

I due cominciarono a bisticciare. Gwen sorrise sotto i baffi e le capitò sott'occhio l'orologio al polso dell'amica, rendendosi conto dell'ora tarda. -Sentite, per quanto mi piaccia stare in vostra compagnia ho dei compiti da fare...

 

-O approfondire, dato che li hai finiti da tempo.- Le fece notare Matt.

 

-In ogni caso non trovo così spiacevole San Valentino.- Riprese parola la Corvonero, lanciando un'occhiataccia al ragazzo. -E poi trovo inutili le tue preoccupazioni. Come ti ho già detto altre volte, quando qualcuno ti propone di uscire in parte è già preparato ad un rifiuto. Per quanto ci possa stare male.- Aggiunse. I due ragazzi presenti le lanciarono uno sguardo, al che Gwen gli rispose con un sorrisetto. -Mi sorprendo sempre di più che non ci abbiano ancora cacciato da qui, dato il casino che stiamo facendo.- Scosse la testa riprendendo a scrivere. Matt le diede una scherzosa gomitata. Poco dopo la Corvonero li salutò per spostarsi a studiare nella sua Sala Comune.

 

-Dice così soltanto perché ha un ragazzo.- Matthew cercò di rassicurare Penelope.

 

-Ogni anno credo di essere io quella svitata.

 

-Ma tu sei svitata!

 

-Sta zitto.- Penny gli sorrise.

 

-Non accetterai nessun invito?- Le chiese interessato Matthew.

 

-Credo di no, sai il mio parere al riguardo.

 

Il ragazzo annuì. -Non c'è proprio nessuno che ti interessa? Anche se non ti ha invitato magari...- Ma si interruppe cogliendo lo sguardo di negazione presente sul volto dell'amica. Il sorriso del Serpeverde si spense per un momento impercettibile, per poi tornare abbagliante sulle sue labbra.

 

-Puoi venire con me e Kathe, come sempre.- Propose.

 

-Kathe è già impegnata, mi sta asfissiando da giorni perché finalmente Kain l'ha invitata.- Scosse la testa. -Matt, mi affido a te... se mai un giorno mi innamorerò e diventerò così, affatturami.

 

-La prendo come proposta seria. Se mai un giorno lo farò, ricordati che me l'hai chiesto tu.- Le sorrise alzandosi.

 

-Dove vai?- Domandò Penny, sistemando alla belle meglio libri e pergamene nella sua borsa, cercando di stare al passo del compagno.

 

-Vado a chiedere alla Beauregarde se vuole venire con me. Da quanto capito tu non verrai.- Matthew era già di spalle mentre si avvicinava all'uscita.

 

-Matt!- Lo richiamò Penelope ad alta voce, atto che le costò una librata in testa da parte di Madama Pince, che la guardava severa dalla sua postazione con la bacchetta in mano. Il Serpeverde trattenne una risata, voltandosi. Penelope lo raggiunse veloce.

 

-Non fare così.- Lo sgridò. -Detesto le persone che vengono suggestionate dall'amore, diventano così... melense, mi viene il vomito solo a pensarci. Preferisco rimanere qui ed evitare un pomeriggio da Madama Piediburro.- Fece un'alzata di spalle mentre usciva dalla Biblioteca con Matt accanto.

 

-Prima o poi cambierai idea.

 

Penny arricciò il naso. -Tu ne sei tanto sicuro? Io non credo.
 

-Io si, e posso dirti anche quando accadrà. Sarà il giorno in cui ti affatturerò.- Spiegò, al che Penny alzò gli occhi al cielo. -Cosa ci troverà tanta gente in te proprio non lo so.- Matt sorrise scompigliandole i capelli sulla fronte.

 

-Sta parlando il Signor Rubacuori. Come mai vuoi invitare Linette?- Lo prese in giro.

 

-Pare abbia un debole per me.- Si vantò.

 

La Nott annuì. -Si, lo sapevo che avesse un debole per le teste di pluffa.

 

-Ma smettila!- Esclamò Matt per poi salutarla. A quel punto si voltò e si diresse verso i Sotterranei alla ricerca di Linette.

 

Penelope, con la mente impegnata in questi pensieri, si incamminò lentamente diretta in Sala Grande. In fin dei conti li aveva anche lei dei compiti da finire. Purtroppo le sue idee sfumarono al suono del suo nome.

 

-Nott!

 

Penelope gemette frustrata. -Non si riesce a passare neanche una giornata senza incontrarvi?!- Domandò affrettando il passo. I due Weasley le corsero dietro.

 

-Purtroppo no. Specialmente quando incanti accessori altrui!- Le disse scontroso Fred, affiancandola. Penelope sorrise sorniona, rallentò il passo ancheggiando.

 

-Allora ve ne siete accorti! Ci avete messo meno tempo di quanto avessi immaginato, complimenti.- Li osservò con un'ironica ammirazione. -Mi immagino la scena...

 

-Si, si. Molto divertente Nott.- Prese parola George alzando gli occhi al cielo, attirando lo sguardo della Serpeverde. -Mi dispiace dirti che non abbiamo dato lo spettacolo che avresti voluto.

 

-No?

 

-No.- Risposero insieme.

 

-Dannazione! E io che mi ero impegnata tanto... non potevo lasciarvela passare liscia dopo l'ultima volta.- Li rimproverò. I gemelli si lanciarono un'occhiata sorridendo, al ricordo della Serpeverde ricoperta di Pozione Restringente*.

 

-E' già.- Disse Fred con sguardo trasognato. -L'idea dei fuochi d'artificio è stata mia.- Continuò fiero.

 

-Certo però che eri bruttina da piccola.- Commentò George.

 

-E' stato esilarante vedere una bambina di sei anni urlarci contro.

 

Penelope si intromise nello sproloquio impassibilmente. -Farmi esplodere il pentolone non è stata una mossa corretta.

 

-Quando mai lo siamo?- Ghignò Fred.

 

-E poi, perderci lo spettacolo?- George alzò le sopracciglia.

 

-Assolutamente no!- Esclamarono insieme. 

 

La ragazza sbuffò, li detestava quando facevano così. -Non avete pensato che la mia pozione non fosse correttamente preparata?- Li sgridò Penny.

 

-Penelope Nott che va male in Pozioni? Il giorno in cui accadrà ammetterò che te ne vengono in mente migliori delle nostre.- Propose Fred.

 

-Mi stai tentando Weasley...- Gli puntò un dito contro. Le sarebbe piaciuto continuare il discorso, fargli abbassare la cresta un'altra volta, però decise di cogliere al volo un'occasione per liberarsi di quei due pesi al piede. Che altro volevano da lei? Insomma, con il suo scherzetto non avevano neanche dato spettacolo. -...ma credo che ciò che è lì dietro ti interessi di più.- Puntò lo sguardo su un gruppetto di Grifondoro che passava li vicino.

 

-Ti saluto Georgie.- Furono le ultime parole di Fred prima che si avviasse verso le sue compagne. In ogni caso le ultime che la ragazza gli sentì pronunciare, avendo già ripreso il suo cammino verso la Sala Grande.

 

-Come fai a sapere che Fred voleva parlarle?- Penelope sussultò. George al contrario scoppiò a ridere.

 

-La devi smettere di catapultarti alle mie spalle per Salazar!- E riprese a camminare impettita. 

 

George la seguì. -Non sapevo che spaventarti fosse così semplice. D'ora in poi ti tenderò agguati alle svolte nei corridoi.- Pensò ad alta voce. -Nott?


 

-Che cosa vuoi?- Esclamò adirata Penelope, fermandosi. George le lanciò un'occhiata.

 

-Sei in quel periodo del mese?- Domandò come fosse niente.

 

-Come prego?- Domandò spazientita Penny.

 

-Ti vedo nervosetta.

 

-Non sono 'nervosetta'! Sono soltanto infastidita dalla tua presenza!- Sbraitò. Detestava quei ragazzi, la rendevano una persona bipolare.

 

-Si, sei in quel periodo del mese.- Affermò George. La ragazza sbuffò riprendendo a camminare. "Nennet, trattieniti. Non affatturarlo. Fai un respiro profondo..." Pensò la Serpeverde.

 

-Allora Nott...- Riprese parola George raggiungendola.

 

-Non hai qualcun altro da importunare? Amici, parenti, serpenti velenosi magari.- Propose Penelope.

 

-Grazie per il suggerimento ma al momento mi sto impegnando con un'altra Serpe. Non hai idea di quanto sia difficile intrattenere una conversazione con te.- L'occhiata che ricevette dalla ragazza sarebbe stata più velenosa di qualunque morso di serpente. -In ogni caso,- Riprese parola. -ho già in mente come ricambiare il tuo scherzetto. E' indolore per pura pietà.

 

-Ah sì? Illuminami.- Penelope iniziò a scendere una rampa di scale.

 

-Vieni con me ad Hogsmaede.- Propose il Grifondoro. 

 

La ragazza scoppiò a ridere. -No.- Rispose divertita. D'accordo che George voleva fare pan per focaccia, ma sicuramente la figura che avrebbe fatto passando un pomeriggio con lui sarebbe stata peggiore delle cravatte sputa insulti.

 

-No, cosa?

 

-No, non verrò ad Hogsmaede con te.

 

-Perché?

 

-E perché mai dovrei Weasley? Sarebbe indolore per chi? Per me?- Gli rispose con fare saccente.

 

-Bè... Fred, come avrai intuito, è andato a chiederlo ad Angelina. E io non voglio passare tutto il giorno con Lee che si lamenta di non avere una ragazza. Così ho pensato: perché non chiedere alla Nott? Non penso sia qualcosa di insopportabile.- Incrociò le braccia con fare sicuro. Penelope lo osservò con il sopracciglio alzato.

 

-Davvero Weasley? Questa è la scusa più fasulla che abbia mai sentito.- La ragazza lo appellò. -E niente ti dice che sia ancora libera.- Continuò.

 

-Oh, si che lo sei.- Rispose il Grifondoro, mantenendo il sorriso.

 

-Come mai tanto sicuro Weasley? Il tuo non è sicuramente il primo invito che ricevo.- Penelope portò dalla sua parte le tante proposte che le pesavano.

 

-Di questo ne sono certo. Frequentiamo la stessa scuola, le voci scorrono. Non avrai pensato che le tante parole sulla bella e affascinante Nott non mi siano mai arrivate?- Il ragazzo sorrise, o meglio, ghignò. George Weasley ghignava, non sorrideva. -Però so anche che non ne hai accettato nessuno.

 

Penelope rimase impassibile mentre riapriva bocca per rispondere, nonostante il crescente rossore sulle guance. -Come mai tanto attento...

 

-Nott?- La interruppe George sorpreso. -Nott sei arrossita? Per Merlino la Nott è arrossita!- Il ragazzo rise. Poi prese ad urlare, attirando l'attenzione dei pochi ragazzi presenti nei corridoi del primo piano: -Udite udite! La Bella e Affascinante Cuore di Ghiaccio è arrossita! Accorrete tutti per vedere questa sensazio... ahi!- Penelope gli aveva dato uno scappellottolo e ora lo tirava per la cravatta male allacciata.

 

-Sta zitto deficente se non vuoi che ti butti giù dalla Torre di Astronomia.- Gli sussurrò minacciosa. -E voi... cosa avete da guardare? Circolare!- Disse brusca, attingendo al suo titolo di Prefetto.

 

-Nott?

 

-Che c'è?!- Gridò. 

 

George sorrise. -Per quanto non mi dispiaccia questa vicinanza sei pregata di lasciarmi.- Solo in quel momento la ragazza si rese conto che aveva costretto George Weasley alla sua altezza e che erano fin troppo vicini per i suoi gusti. Lasciò andare la sua cravatta con uno strattone e riprese a camminare raggiungendo la seconda rampa di scale.

 

Sentendo lo scalpiccio di passi alle sue spalle Penelope ricominciò a parlare, non degnando di uno sguardo il Grifondoro dietro di lei. -Ho già detto di no, evapora.

 

-Beh, non credo che tu abbia scelta. Sempre se non vuoi ritrovarti con qualcosa Made in Weasley tra i tuoi di vestiti, sarà meglio se accetti.- Penelope si fermò e lo osservò dubbiosa. Tutta quella pazienza non gliel'aveva mai vista. Era più che sicura che qualche tempo prima avrebbe perso le speranze e se ne sarebbe andato via imprecando.

 

-Quindi mi stai dicendo di dover venire con te ad Hogsmaede, il giorno di San Valentino per fare da balia a te e al tuo amico e ricambiare uno scherzetto innocente? Si, è ufficialmente la scusa più stupida che abbia mai sentito, minaccia insulsa a parte.- Così dicendo riprese a scendere le scale.

 

-Sarà, ma non intendo darti altre spiegazioni.- Commentò George riprendendo il passo.

 

-Guarda che lo so perché fai così.

 

-Ah si? Illuminami.- Replicò George, pronunciando le esatte parole della sua interlocutrice poco prima. 

 

Penelope si fermò e gli puntò un dito contro. -Perché non c'è nessuna che ti si fili.- Gli rispose maligna, ormai abbandonata la rabbia.

 

-Come no, Nott. Se non l'hai notato, c'è la fila anche per me. Puoi metterti in coda.- Disse sottolineando quell'anche.

 

-Perché aspettare tanto se poi il premio saresti tu?

 

-Perché sono irresistibile.- Ghignò il ragazzo.

 

-Vallo a dire ai Troll di montagna Weasley. Forse loro ci crederanno.- La ragazza alzò gli occhi al cielo, anche se, in fin dei conti sorrideva.

 

-Allora?- Domandò George, cogliendo quel segno come un'altra possibilità.

 

-Allora cosa?

 

-Vieni ad Hogsmaede con me?- 

 

"Certo che è di coccio questo ragazzo!". Pensò Penelope. "Grifondoro fino al midollo" . -Già ti ho dato una risposta e non ho intenzione di cambiarla. Che cosa penserebbe la gente se ci vedesse uscire insieme il giorno di San Valentino?! Io non ti sopporto!- Esclamò spazientita.

 

-Si...forse hai ragione...- Commentò pensieroso George.

 

-Ottimo! Dopo, ehm...- Penelope si controllò l'orologio con un gesto teatrale. -dopo ben quindici minuti hai capito che quest'idea è totalmente...

 

-E rimandiamo ad un'altra volta!- La interruppe il ragazzo.

 

-Proprio non vuoi capirlo, eh?- Si lamentò la Serpeverde raggiungendo l'ingresso della Sala Grande, nella quale si vedevano studenti di tutte le casate studiare in compagnia. Penelope si girò e notando che George le stava ancora accanto cedette. -Va bene, rimandiamo ad un'altra volta... se questo significa non averti tra i piedi per un pò.

 

-Fantastico! Ci conto, le parole della Nott sono frutto di chiacchiere. A quanto pare non ti smentisci mai.

 

-Era su questo che puntavi sin dall'inizio?

 

-Esatto.- Fece per andarsene ma poi si voltò. -Un'altra cosa, hai deciso di non venire con me per la prossima uscita quindi... nulla ti salva da future marachelle.- Detto questo si avviò verso la propria Sala Comune per poi fermarsi di colpo e girarsi. -E già che ci siamo, la prossima volta alza il livello delle tue idee. Calamai e borse che insultano la gente? Davvero?- Si allontanò ridendo.

 

La ragazza era confusa. -Che cosa...?- Penelope fu interrotta da uno strattone della sua camicia che la trascinava in Sala Grande. Poi lo stesso accadde alle calze e alle scarpe. Prima che si ritrovasse a ballare in modi improbabili nel bel bezzo della Sala Grande davanti alla maggior parte degli studenti di Hogwarts riuscì a pronunciare un'ultima parola, urlata con tutta la rabbia e frustrazione possibili: -WEASLEY!!

 

Fortunatamente, o sfortunatamente, Katherine si trovava proprio lì. Penelope ci aveva sperato che annullasse subito l'incantesimo e la portasse fuori dalla Sala Grande, naturalmente invano. Kathe adorava questo genere di cose o meglio: adorava osservarle. La divertivano molto. Di partecipare neanche se ne parlava o si sarebbe scompigliata i capelli! Per non parlare dell'opinione pubblica. La sua fama sarebbe scesa sotto lo zero e sai che scandalo, considerato che per il momento non si trovava affatto in posizioni anguste.

 

Nonostante ciò, dopo qualche minuto la Serpeverde parve provare più pena che divertimento per la propria amica così annullò l'incantesimosenza farsi notare, lamentandosi ad alta voce della durata così breve dello spettacolino. Prese a braccetto Penelope e la scortò nei sotterranei, sempre continuando a far sentire la propria disapprovazione.

 

Appena entrati in Sala Comune Kathe cedette al riso. Matt le venne incontro proprio in quel momento. -Chi ha dato spettacolo questa volta?- Domandò capendo al volo il motivo delle risate della riccia.


 

-Penny.- Rispose Kathe, cercando di trattenere le risate. 

 

Matthew sgranò gli occhi interessato.-Hanno fatto qualcosa di avvincente?

 

-Non "hanno", ma "ha". Quanto lo detesto...- Brontolò Penelope. Matt e Kathe si lanciarono un'occhiata.

 

-Come fai a distinguerli me lo devi ancora spiegare.- Disse il ragazzo. Penny lo guardò truce. -Va bene, sarà per un'altra volta...- Il Serpeverde portò le mani in avanti.

 

-Matt, ho saputo che hai chiesto a Linette di uscire.- Katherine cambiò argomento .

 

-Affermazione esatta. Sarà un pomeriggio "emozionante".- Commentò con ironia il Serpeverde guardando di traverso Penelope, poi spostò lo sguardo sulla camicia dell'amica.

 

Indicò un punto sotto al mento di Kathe.-Sei sporca qui.

 

-Dove?- La ragazza abbassò lo sguardo e Matt le diede una schicchera sul naso scoppiando a ridere. Kathe fece uno strano grugnito. Penny sorrise. Il suo buon umore era scivolato di diversi metri sotto terra ed era grata a Matt per averlo capito e averle fatto scappare un sorriso.

 

-Come mai sempre così infantile Towler?- Chiese Flitt, avvicinatosi a loro attirato dalle risate.

 

-Hai quindici anni Flitt. Di sicuro non ti puoi definire un uomo e tanto meno definire altri infantili.- Matt gli rispose non curante. 
 

-Sedici...- Sibilò il ragazzo. 
 

Matt alzò le sopracciglia. -Oh, chiedo umilmente venia. In questo caso, allora sì che le cose cambiano, sei un uomo adulto!- Lo sfotté.
 

Marcus lo guardò male. -In ogni caso...- Riprese parola. -Cosa fa tanto ridere... a parte Towler naturalmente?

 

-Non te lo immagineresti mai!- Cominciò Kathe. -Uno di quei Weasley ha incantato la divisa di Penelope nel bel mezzo della Sala Grande. Non la passeranno liscia un'altra volta, vero Penny? Se lo andiamo a dire al Professor Silente forse...

 

-Non farebbe niente.- La interruppe Marcus, con una smorfia in viso. -Quel tipo li adora i Grifondoro, figurati se arriva a punirli. Mi sorprendo sempre di più che continui a lavorare.- Matt alzò gli occhi al cielo facendo una risata di scherno. -Qualche problema Angioletto?


 

-Assolutamente no...- Matt rispose mantenendo acceso il suo sorriso derisorio.


 

-Ah davvero? Perché sembra proprio...

 

-Marcus ha ragione.- Lo interruppe Kathe con tono frivolo. Katherine odiava gli scontri, cercava di risolvere sempre tutto a parole. Lanciò un'occhiata severa a Matt che pareva dire: "Smettila o dopo sarò io a schiantarti." -Il professor Silente non li punirebbe adeguatamente. Potremmo dirlo a Piton. Lui ci ascolterebbe sicuramente.

 

Marcus annuì con vigore. -Ottima idea Lockwood. Vado subito a...

 

-Fermi, fermi, fermi.- Penelope si intromise con tono strascicato. Si massaggiò le tempie, la sua pazienza aveva quasi raggiunto il limite, un'altra parola fuori posto e sarebbe scoppiata. Tutta colpa di quel Weasley odioso. Avrebbe trovato sicuramente un modo per dargli pan per focaccia, ma se Flitt fosse andato da Piton probabilmente quest'ultimo lo avrebbe solamente annoiato. Sicuramente non il genere di punizione che avrebbe voluto per George.

 

-Ma Penny, non vorrai lasciarli così?- Esclamò stupito Flitt.

 

La mora alzò un sopracciglio.-Per caso pensi che non sia in grado di farlo io? 

 

-Beh... si, cioè... volevo dire no... forse...

 

-Marcus tranquillo, so perfettamente come ricambiare la moneta.- Detto questo si avviò verso i dormitori con un alone nero che la circondava.

 

-Ah, già che ci sono... Nennet? Per l'uscita è tutto a posto?

 

-Oh no...- Gemette Kathe, al contrario di Matt che sorrise pronto al divertimento. "Possibile che Marcus non abbia compreso l'umore nero di Penny. Sa essere tanto bello quanto stupido." Pensò Kathe. 

 

-Per l'uscita è tutto a posto?! No! Non è a posto! Non uscirò con te ne ora ne mai, tanto meno il giorno di San Valentino!!- Urlò Penelope, attirando l'attenzione di tutta la Sala Comune, prima di chiudersi la porta del dormitorio alle spalle.

 

Kathe fece una risatina imbarazzata rivolta a tutti i compagni che erano rimasti attoniti dalla sfuriata. -E' di pessimo umore oggi.- Difese l'amica. Pian piano i Serpeverde ripresero le loro attività. -Scusala Marcus. E' che quei Grifondoro la mandano ai matti. La conosci, non ti avrebbe mai...- Le parole di Kathe furono spezzate dal tipico sbuffo dovuto alle risate trattenute.

 

-Sc... scusate.- Disse Matt, cercando in tutti modi di non scoppiare a ridere.

 

-Ti diverti, eh Towler?

 

-Non sai quanto.- Rispose trasognato Matt, fece un respiro profondo per calmarsi. Poi però scoppiò lo stesso a ridere.

 

-Matt...- Lo ammonì Katherine.

 

-Davvero, scusami Flitt. Ma vedere Penny urlarti in faccia rifiutandoti in quel modo... non sono proprio riuscito a trattenermi.

 

-Per caso credi di avere più possibilità di me perché sei il suo "migliore amico"?- Fece un verso di scherno. -Tu che le strisci sempre dietro senza fare niente!

 

Kathe guardò l'amico confusa. -Matt, di cosa sta parlando?

 

-Di niente.- Le rispose svelto il biondo.

 

-Niente, Angioletto? Saresti dovuto appartenere ai Tassorosso. Almeno io mi sono fatto avanti con Penelope, è da anni che ci provo!

 

-Come ci provi con un'altra mezza dozzina di ragazze! Ricordati che eri tu quello che rideva di lei in primo anno.- Ringhiò Matt. 

 

La situazione cominciò a surriscaldarsi.-Questo te lo concedo, ma hai visto che schianto è diventata? Le mie critiche hanno avuto un grande effetto.- Marcus fece una risata palesemente finta. -Credi di intimorirmi così? Fare il Buon Samaritano non funzionerà. Ricordati chi è lei... e chi sei tu mezzosangue.

 

Matt si irrigidì. -Flitt, stai esagerando.

 

-Ho toccato un tasto dolente Towler?- Flitt sorrise. -A volte non importa come sei, ma chi sei. Con quella schifezza che ti scorre nelle vene la sua famiglia non ti permetterebbe mai di contaminarla. E si dia il caso che è già stato firmato un contratto. Non hai possibilità mezzosangue.- Matthew sfoderò con ferocia la propria bacchetta puntandola contro Marcus che lo imitò di pari passo. 

 

Grazie a Merlino, prima che un singolo incantesimo volasse, Kathe era già in mezzo ai due litiganti.-Sentite, siamo nel bel mezzo della Sala Comune e in ogni caso scannarvi a vicenda non risolverebbe nulla. Tutti abbiamo qui qualcuno che non sopportiamo, dovete imparare a conviverci.- Katherine abbassò le braccia che prima erano tese contro i ragazzi. -Matt, con te ci parlo dopo. Marcus, dovresti imparare a trattare i tuoi compagini di casata più rispettosamente.


 

Flitt ringhiò in direzione del biondo. -Per questa volta è andata così. Ma sappi Towler, solo perché me lo chiede Kathe.- Dicendo questo li lasciò soli.

 

I ragazzi andarono a chiamare Penelope, per dirigersi insieme a cena. Ma a quanto pare la Nott stava già dormendo. Matt e Kathe tirarono un sospiro di sollievo, anche se non lo avrebbero mai ammesso. Quando Penny era di cattivo umore era in grado di suggestionare chiunque con il suo temperamento. Così si avviarono in Sala Grande, parlando della prossima partita di Quiddich Tassorosso contro Serpeverde.

 

-A proposito, tu non uscivi con Montague? Perché quell'atteggiamento per Flitt?- Chiese Matt.

 

-Per un ragazzo carino...- Kathe alzò le spalle sorridendo, poi osservò l'amico di sottecchi. -E giusto che siamo in argomento... Che cosa ti è saltato in mente prima?! Attaccare così Flitt, che cos'hai nel cervello? Acqua e zucchero?- Esclamò improvvisamente adirata. 

 

-Mi stava insultando! Che avrei dovuto fare? Ignorarlo e lasciarlo continuare?- Rispose ironico Matthew.

 

-Esattamente!

 

-Ma...

 

-No.- Kathe si fermò e prese un respiro profondo. -Allora, ne vuoi parlare?- Matt la guardò confuso. -Di quello che ha detto Marcus.

 

Il Serpeverde scacciò quelle parole con un movimento della mano. -Ma figurati, l'ha detto solo per innervosirmi.- Disse non curante.

 

Kathe annuì poco convinta. -Da fastidio anche a me quel suo comportamento.- Entrarono in Sala Grande. Matt le lanciò uno sguardo. -Va bene, solo a volte...- Sorrise Kathe.

 

-Ehi Lockwood!- Gridò un ragazzo. -Hai visto cosa ha fatto la tua amica questo pomeriggio? La prossima volta toccherà a te!- Continuò, scatenando le risate della tavolata di Grifondoro.

 

-Ci devi solo provare.- Rispose tagliente la ragazza, per poi andarsi a sedere.

 

-In questo momento vorrei che ci fosse Penny, almeno lei potrebbe dirci chi è stato a parlare.- Pensò ad alta voce Matt, mettendosi composto.

 

-Per Salazar se hai ragione.





 

*Pozione Restringente: riduce il soggetto ad una forma più giovane.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 5 Giugno 1994

 

Quel giorno era perfetto: stranamente soleggiato e poco umido, non c'erano lezioni di alcun tipo e la scuola stava per finire. Purtroppo quest'ultimo particolare comportava l'essere giugno. Quindi si può arrivare alla conclusione che il 99% degli studenti di Hogwarts stesse rintanato in biblioteca o nella propria Sala Comune, sepolto da libri e pergamene a studiare per gli esami e a recuperare tutto ciò che non aveva svolto durante l'anno; per non parlare di chi quel mese avrebbe avuto i M.A.G.O. oppure i G.U.F.O.

 

Ebbene, questo non era il caso di Penelope. Ne era piena fino ai capelli di ripassi e studi, voleva una pausa. Come non approfittare dell'occasione? Così, sicura che nessuno avrebbe fatto caso a lei, aveva inforcato gli occhiali e abbandonato la divisa scolastica dirigendosi al Lago con un libriciattolo sotto mano. Arrivata sino alla sponda si guardò un po' in giro e salì su una grande quercia. A quel punto si mise a leggere in serenità.

 

Non so ben dire quando si stufò di osservare la carta, poiché senza accorgersene il suo sguardo si spostò sul paesaggio. Non si sarebbe mai stancata di quella vista. In mezzo alla boscaglia con la visuale del Lago Nero sotto i suoi occhi, era uno spettacolo magnifico. Ormai la considerava una casa.

 

Chi sa cosa avrebbe fatto dopo la scuola... Mancavano poco più di due anni e poi avrebbe dovuto lasciare quel posto. E così la Serpeverde si fece travolgere di nuovo dall'ansia degli esami. Se non sarebbe riuscita ad avere come minimo un Oltre Ogni Previsione in alcune materie avrebbe corso il rischio di non frequentarle più l'anno successivo, e se proprio quella materia si sarebbe rivelata necessaria al lavoro che avrebbe intrapreso? Non poteva pensarci. Scacciò via questi pensieri con un movimento della mano. Quel giorno non avrebbe toccato libro, era una giornata di riposo. Si sentiva bene lì.

 

Si sistemò meglio sopra i robusti rami, sporcando la salopette che aveva addosso. Non che la cosa le importasse, quell'indumento aveva vissuto giorni migliori, non era neanche sua. Per quello che sapeva sarebbe potuta appartenere a chiunque. Penelope l'aveva trovata nella soffitta del Maniero in cui viveva. Lady Nonna appena l'ebbe vista tra le mani della nipote non aveva perso l'occasione per miagolare il suo disdegno. Le spiegò che Celine l'aveva presa in prestito da una sua amica quando era giovane ed era finita per diventare sua. "Non esiste indumento più sdegnoso!" Con questo suo commento Penny aveva cominciato ad indossarla. In qualche modo tramite la salopette sdrucita e ancora grande sentiva sua madre vicina.

 

La ragazza sbuffò, non sarebbe riuscita a stare ferma lì con tutto lo studio che le pesava. Si tolse gli occhiali, appuntandoli ad una tasca e cominciò a ripassare le formule che ricordava di Incantesimi e Trasfigurazione, agitando le acque del lago e facendo un po' più del rumore consono di quel luogo. Naturalmente ciò attirò l'attenzione di qualcuno che si aggirava nelle vicinanze del bosco. Inizialmente si trattò soltanto di qualche mormorio che Penelope non udì.

 

-E' inutile, non ce ne sono! Fa troppo caldo oggi, si saranno nascoste dal sole.- Si trattò di una voce lontana, quasi un sussurro.

 

-E' per questo che stiamo cercando nel bosco Lee.- Un'altra voce più vicina fece la sua apparizione.

 

-Ehi, avete sentito?- Una terza voce fece capolino riferendosi al tipico rumore di legna spezzata. Una voce che la Nott udì distintamente.

 

-Cosa Fred?

 

"Per Merlino!" Penelope fece un piccolo calcolo. Si, tutto combaciava. Chi potevano essere gli unici che non studiavano alla vigilia di un esame per cercare chi sa quale animale nella Foresta? La risposta a quella domanda era fin troppo stupida da porsela. La sorpresa però, le fece dimenticare dell'incantesimo che stava sottoponendo ad un vecchio tronco marcio, che cadde inevitabilmente a terra non più sotto l'azione della magia.

 

Le voci sobbalzarono. -Avete visto? E' appena caduto un ramo in acqua!

 

-Sarà qualche animale...- Rispose la prima voce notando la spuma e il lago leggermente agitato vicino alla riva.

 

-Non penso che così vicini al castello ci siano animali tanto grossi da far cadere pezzi di legno così grandi.

 

-Wow, un genio.- Sussurrò sarcastica la ragazza.

 

-Questo... l'ho sentito.- Affermò la seconda voce, seguita dal rumore di passi sul sottobosco.

 

"Oh Salazar! Perché non mi sto mai zitta!? Pensa Nennet, pensa!" Questa volta Penelope fece ben attenzione a non pronunciare quelle parole. Arricciò il naso e... lampo di genio! Provò a cambiare forma ma lo scarso esercizio e il quasi nullo utilizzo di quella sua abilità le fece soltanto cambiar colore in blu alla punta del naso, un colore che si stava pian piano propagando al resto del corpo. "Va bene, di cambiare forma non se ne parla." Con sforzo riportò la sua pelle al colore originale, non avrebbe mai pensato che questa orribile malattia le sarebbe servita.

 

-Ehi, c'è qualcuno su quell'albero!- Affermò la voce che sembrava appartenere a Lee, un paio di metri sotto di lei.

 

Penelope raggelò, se qualcuno l'avesse vista in quelle condizioni, in quel posto, in quel giorno... sicuramente la voce si sarebbe sparsa. Già lo immaginava sulla bocca di tutti: "Penelope Nott è stata vista sopra un albero vestita da contadina a gettare tronchi in acqua invece che studiare per gli esami", sicuramente non una bella pubblicità. Per non parlare di chi l'avrebbe vista in quelle condizioni. Avrebbero fatto di tutto per metterla ancora più in ridicolo.

 

Tentò un ultimo tentativo, ormai non c'era altro da fare. Suppose che riuscendo a far cambiare colore al proprio corpo in blu, forse sarebbe riuscita anche con qualche altro e, sperando che Salazar fosse dalla sua parte, non l'avrebbero riconosciuta. Penelope chiuse gli occhi in attesa delle risate che però non arrivarono.

 

-Ah... non sei un grosso animale parlante. 

 

-Ehilà? Come mai sei lassù? 

 

La ragazza aprì gli occhi sorpresa. Spostando lo sguardo sotto di lei dove, poco più in là, si trovavano proprio gli Weasley e quel loro cane da riporto Jordan.

 

Poiché Penelope non si azzardava a spiccicare parola Lee riaprì il discorso. -Non mi pare di averti mai visto a scuola... in che anno sei?

 

Dopo qualche secondo di silenzio, Penelope prese parola. -Sono all'ultimo anno.- Rispose cambiando un po' il timbro di voce. Si osservò le mani che mostravano un bellissimo color cioccolata. Si sentì molto orgogliosa di se stessa.

 

-Non mi pare lo stesso di averti mai incontrata.- Replicò dubbioso Fred.

 

Penelope era sull'orlo della disperazione. -Mi piace non essere al centro dell'attenzione, sono di Tassorosso, non mi si nota facilmente.- Ammise come se l'appartenenza alla casata spiegasse tutto. 

 

Lee annuì mentre George sembrava trattenere un sorrisino. -Non sarai un po' troppo piccola per andare al settimo anno?- Quella voce odiosa non si sarebbe mai fermata.

 

Penelope sbuffò. -Per tua informazione sono nell'età giusta per fare i M.A.G.O.- Disse in tono aspro. -E con gli esami imminenti non mi servono anche dei Grifondoro con le loro stupide insinuazioni!- Sbottò. Poi si rese conto di ciò che aveva detto. -Cioè... no, non sono troppo piccola.- Si corresse in tono affabile. Che stupida era stata, Penny si malediceva da sola. Dove era andata a finire tutta la sua astuzia?

 

-Sei sicura di appartenere a Tassorosso?- Domandò infatti Lee. Quella ragazza lo affascinava, aveva dei bellissimi occhi nocciola e il suo sguardo lo distraeva.

 

-Ma si Lee, la incontriamo sempre dopo Difesa Contro le Arti Oscure.- Si intromise George, lanciando uno sguardo alla ragazza sull'albero. -Sei Gracie Watson giusto?

 

-Oh, si si. Watson, giusto.- Blaterò Penelope.

 

Il rosso sorrise derisorio.-Sei il prodigio di Cura delle Creature Magiche, se non sbaglio. Hagrid ci ha fatto il tuo nome.

 

Penelope lo osservò di sottecchi, George non poteva averla riconosciuta. Sarà stata la voce a tradirla? No, non è possibile, gli altri due la stavano guardando imbambolati, sicuramente non lo sguardo che le rivolgevano di solito. -Si...- Rispose diffidente.

 

-Allora non è che potresti dirci se ci sono delle lumache cornute la sopra? Ne avremmo bisogno.- "Ecco cosa aveva in mente. Lurido Grifondoro, lo sai perfettamente che ci sono delle lumache qui."

 

George pensava di averla in pugno. Inizialmente ci era quasi cascato: carnagione ed occhi scuri, capelli castani, viso dolce. Era indubbiamente una bella ragazza, con tratti fin troppo simili ad un'altra per non porsi qualche domanda. Ma la reazione che aveva avuto alle parole insistenti di suo fratello gli avevano tolto ogni dubbio. In tutta la scuola c'era una sola persona che si innervosiva così facilmente in loro presenza ed era abbastanza sicuro di avercela davanti.

 

Fred e Lee erano troppo distratti da lei per capirlo. George rise tra se, il solo pensiero della reazione che avrebbero avuto i suoi amici se gli avesse detto di star sbavando dietro alla Nott con un diverso colore di capelli lo faceva sbellicare.

 

-Si ce ne sono un paio, le volete?- Chiese Gracie.

 

-Ci faresti un favore. Ne stiamo cercando da ore!- Disse Lee indicandole il barattolo tra le mani di Fred quasi vuoto.

 

George attendeva il momento. Conoscendo la ragazza avrebbe scommesso che tenendosi ben distante gli avrebbe sporto le lumache con un incantesimo di levitazione. Ma sapeva anche benissimo che se lo avesse fatto avrebbe mandato a monte la farsa che stava interpretando. In quel momento il Weasley credette di aver superato in ingegno Penelope.

 

La Serpeverde, al contrario, tirò un sospiro di sollievo. Quanto poteva essere ottuso, se era salita su un albero con muschio e ragnatele prendere un paio di lumache non era niente di che. Così, senza farsi alcun problema e con una disinvoltura tale solo di un appassionato di Cura delle Creature Magiche, si allungò prese le lumache con le mani e le lasciò cadere dall'albero, finendo proprio nel capiente barattolo che Fred aveva tra le mani.

 

-E anche ottima tiratrice!- Lee si guardò in torno spaesato. -Scusate, ho pensato ad alta voce.- 

 

George e Fred risero. Quest'ultimo in particolare dell' imbranataggine dell'amico, essere discreto non era nella sua natura. Alzò lo sguardo e notò Gracie sorridere divertita. "Chissà come mai non l'ho notata prima." Glielo concedeva, a Lee. Non era male. Lo capiva. Era un uomo e aveva gli occhi. Non le era indifferente. Se non avesse avuto Angelina per la testa un pensierino ce lo avrebbe fatto.

 

-Va bene, grazie per l'aiuto Gracie.- Fred la salutò di fretta.

 

-George? Vieni?- Lo richiamò Lee. -Abbiamo abbastanza lumache, possiamo finire la pozione.

 

-Vi raggiungo dopo. Ne cerco qualche altra, magari Gracie mi può aiutare.

 

Lee socchiuse gli occhi. -Non metteteci troppo.

 

George rise. -Facciamo subito, vi raggiungo tra poco.- Purtroppo Lee non parve rassicurato da quelle parole. -Amico, non ci sto provando.

 

Penelope dovette trattenere un ringhio. Era questa la colpa del suo soprannome? "Cuore di Ghiaccio"? Che fosse pure, non avrebbe cambiato idea. Gli uomini sarebbero stati sempre gli stessi, gli basta il bell'aspetto e sono contenti. Che una ragazza sia intelligente o simpatica non gli sarebbe mai importato, al contrario se ha belle forme e un volto armonioso ecco che si accalcano. La Serpeverde non aveva memoria di un singolo complimento riferito alla sua propensione o al suo intelletto, si tratta soltanto di bella bocca, begli occhi, belle gambe... complimenti del genere sulle prime sono anche graditi, purtroppo pian piano ci si stufa di piacere alle persone per il proprio aspetto e non per ciò che si pensa. Tutto ciò l'avrebbe fatta vomitare.

 

-Allora... Nott.- Proruppe George appena suo fratello e Lee fossero stati abbastanza distanti.

 

Penelope alzò di scatto lo sguardo al suono del suo nome, per poi osservarlo confusa. -Chi? ... la Serpeverde? Non la conosco, almeno non di persona. So di lei per pettegolezzi. Non penso la troverai nel bosco.

 

-Bel tentativo, non ci casco.

 

La ragazza attinse a tutta la sua bravura nel recitare imparata negli anni. -Ti assicuro, non la conosco. Devi credermi. Non mi è mai andata a genio, ancora di più ora che ha rotto con James. Sai, è un mio compagno di Casa e mi è dispiaciuto davvero tanto vederlo stare così male. Ha proprio fatto uscire il peggio di se stessa. Per quel che so su di lei ora probabilmente è da qualche parte nel castello a fare chi sa cosa con il primo che capita...- Gracie scosse la testa contrariata. Per Penelope imbastire un discorso del genere contro se stessa non fu affatto complicato, aveva tante voci di corridoio da cui prendere spunto, come quello su James Lloyd: un ragazzo di Tassorosso che aveva come unica colpa l'aver intuito il brutto periodo che Penelope stava passando per le restrizioni della famiglia e averle proposto di parlarne con lui; dopo un primo periodo di riluttanza, in cui Penelope aveva risposto acidamente ad ogni tentativo di dialogo, la ragazza aveva ceduto di fronte alla costanza con cui quella proposta di amicizia sincera le era stata offerta e la cosa l'aveva confortata oltre ogni limite. Purtroppo i divieti del padre si erano rifatti vivi nel momento in cui il Sr Nott, venuto a conoscenza di ciò che si diceva ad Hogwarts, aveva imposto a Penelope di tagliare i ponti con "quel nato babbano".

 

-Hai davvero un'alta concezione di te.- George pareva sorpreso, ma non dava segno di voler demordere.

 

-Di me? No, sto parlando di quella Nott che dici tu. Ora, ti dispiacerebbe andartene? Dovrei studiare.- Senza farsi notare trasfigurò la copertina del suo libro in uno di Storia della Magia. Infilò gli occhiali e iniziò a leggere, ma pian piano il suo sguardo si posò su George ancora sotto di lei.

 

-Porti ancora gli occhiali? Wow, non l'avrei mai detto.- Commentò il ragazzo.

 

-Senti, gli occhiali li ho sempre portati. E smettila di sostenere che io sia la Nott, cosa te lo fa pensare?

 

George alzò un sopracciglio. -Davvero? Beh... per cominciare hai lo stesso comportamento impertinente.

 

-Possono averlo in molti...

 

-Oh, ma la vuoi piantare?! Ti stai rendendo ridicola.- Ammise il Grifondoro.

 

-Ridicola io?! Ma fammi il piacere.- Penelope chiuse di colpo il libro.

 

-Non ti sai proprio atteggiare da Tassorosso "Gracie", hai il veleno nel cuore.


 

Penny scese dall'albero. -E tu la sfrontatezza di un cretino.

 

-Sai, forse Fred ha ragione. Per quanto tu voglia apparire più grande, non li dimostri affatto diciotto anni, altezza a parte.- George si riferì al fatto di superarla solo di un paio di centimetri. -Ma non solo di viso e atteggiamenti, hai proprio il carattere di una bambina.

 

La ragazza alzò gli occhi a cielo .-Senti un po' chi parla...

 

-Che ne dici di tornare al tuo aspetto normale?

 

La Serpeverde lo osservò con superiorità per pochi secondi, per poi rispondere non riuscendo a nascondere un pizzico di paura: -Non ci riesco.- George scoppiò a ridere. -Non è divertente!

 

-Invece non sai quanto!- Il ragazzo si dovette reggere ad un albero per non cadere a terra dalle risate. Penelope lo guardò in tralice. Per poi realizzare una cosa: quale vincolo la tratteneva a rimanere li con lui? Nessuno, esattamente. Si allontanò con passo lento.

 

George se ne accorse. -Sai...?- Le corse dietro. -Ci dovresti proprio lavorare su questa "malattia" o rischi di rimanere in certe sembianze... per sempre!- Disse con tono falsamente grave, solo per metterle un altro po' di panico. -Ah, e ti si riconosce.- Aggiunse.

 

Penelope era ferma, si reggeva ad un albero ed aveva gli occhi chiusi. Stava cercando in tutti i modi di tornare al suo aspetto originale. -Questo non è vero, i tuoi amichetti non mi hanno riconosciuta. Anche se praticamente non ho fatto niente di eccezionale con il mio aspetto.

 

-Bè, io ti ho riconosciuta. Scommetto che ci riuscirei anche con un cambiamento fatto decentemente.- George la osservò con superiorità, prima di notare che la ragazza stava respirando molto più velocemente del normale. -Non sforzarti troppo.

 

-Non mi sto sforzando troppo! Per le mutande di Merlino e Morgana! Semplicemente non avevo mai provato a cambiare totalmente aspetto e... e non so come farlo al contrario!- Dal tono di voce sembrava terrorizzata. -Dannazione, e io che l'ho anche fatto di fretta!

 

Il Weasley percepì tensione in quelle parole e si sentì improvvisamente a disagio. Non si era mai trovato in una situazione del genere con Penelope. E' vero, probabilmente qualche tempo prima l'avrebbe derisa, ma adesso... vederla in queste condizioni, nel bel mezzo di un attacco di panico lo mise con le spalle al muro. -Senti, se non lo vai a dire in giro ti posso dare una mano.

 

-Non ti ho chiesto aiuto!- Urlò quella. -Ce la posso fare da sola!- Penelope rimase immobile qualche secondo. "Avanti! Non è così complicato, capelli più scuri...pelle più chiara... ce la puoi fare per Salazar! Devi solo cambiare tonalità!" Non vedendo alcun risultato tirò un calcio per terra sopraffatta dalla rabbia. Notò George, fermo lì dove lo aveva lasciato. -Cosa vuoi ancora?! Qualche altra scena da raccontare? Vattene per favore.- Supplicò disperata.

 

-Potresti dimenticare per un attimo di odiarmi? Il tempo di aiutarti e poi torniamo a comportarci come prima, va bene?- Propose il rosso.

 

Penelope soppesò la proposta. Non avrebbe voluto farsi aiutare indipendentemente da chi si fosse offerto, ma cominciava ad averne bisogno. Altro poco tempo con quel problema sapendo che la soluzione fosse fuori dalla sua portata e sarebbe impazzita. -D'accordo.- Annuì la ragazza. -Come pensi di fare mio prode soccorritore?

 

-Ah ah ah, non penso che tu sia nella posizione di usare il sarcasmo.- Disse George, avvicinandosi cautamente alla ragazza. La prese per le spalle e la orientò verso il bosco. -Innanzi tutto calmati. Pensa di avere il tuo normale aspetto...- Il ragazzo trattenne una risata e Penelope gli calpestò il piede.

 

-Ehi! E' sleale!

 

-Smettila di trovare la situazione divertente.- Lo minacciò la ragazza.

 

-Si, si, va bene...- Si sforzò per trattenere un'ultima risata. -Sei venuta al Lago per rilassarti, con la tua divisa da contadina e ora ti stai godendo la pace con un tuo momentaneo amico.- George la fece sedere. -Non guardarti le mani.- La riprese.

 

Penelope fece un respiro profondo. Doveva ammetterlo, stava funzionando. -Va bene, sono calma.

 

-Ottimo. Ora fai esattamente la stessa cosa che mi hai mostrato qualche mese fa. Cambia colore ai tuoi occhi. Solo agli occhi, voglio rivedere come fai.

 

"Come se non ci avessi già pensato." Considerò la ragazza. 

 

George la spronò. -Avanti, provaci.Penelope puntò lo sguardo sul ragazzo. Provò a far mutare colore alle sue iridi ma non ottenendo nessun risultato fu percorsa da un altro tremito di paura. George la strinse più forte. -Va bene, di nuovo. Senza fretta.- La ragazza si concentrò e fece sfumare di colore i suoi occhi per poi soffermarsi sul grigio. Dal sorriso del ragazzo, la Nott suppose di esserci riuscita.

 

-Adesso, con i capelli. Ti ho appena spaventata, che fai?- Questo era facile e in un batter d'occhio la ragazza aveva di nuovo i capelli color pece.

 

George trovava questa capacità di Penelope sorprendente, assurdo che qualcuno pensasse diversamente. Certo, osservarla con questa strana accoppiata era strano. Ma quei bellissimi diamanti che aveva al posto degli occhi parevano brillare ancora di più in risalto con la carnagione color cioccolata. Colorito che scomparve subito senza che lui avesse detto niente, schiarendosi lentamente lasciando spazio al rosa chiaro.

 

La ragazza si osservò le mani e si rimise in piedi con un salto. -Grazie a Merlino. Stavo impazzendo...- Penelope porse la mano a George e lo aiutò a rialzarsi. -Beh... suppongo dovrei ringraziare anche te.- Disse con le guance leggermente arrossate. -Nemici come prima?

 

-Nemici come prima.- George sorrise, spolverandosi i pantaloni e allontanandosi, come se non si fossero mai incontrati.

 

-Weasley?- Lo richiamò Penelope.

 

Quello si girò. -Che c'è?
 

-Prima ho sentito che scommetteresti sul riuscire a riconoscermi, o sbaglio?

 

-Non sbagli.- Ghignò il rosso.

 

-Ottimo, perché accetto la scommessa. La mia unica pretesa è del tempo per esercitarmi.

 

George rise. -Unica pretesa? Non ti do più di una settimana. Fino all'ultimo giorno di scuola.

 

Penelope lo guardò indecisa. In quella settimana ci sarebbero stati gli esami e trovare tempo anche per esercitarsi pareva impossibile. -... E va bene.- Concesse. -L'ultimo giorno farò in modo di presentarmi sotto mentite spoglie e se non riesci a riconoscermi la scommessa la vinco io. In tal caso, è giunto il momento di smetterla con tutte le scenate tra i corridoi. Non voglio più una parola da parte tua e di tuo fratello.

 

Una pretesa del genere lo spiazzò, fu un duro colpo per George. -E io, se vincessi la scommessa, cosa molto probabile tra l'altro...

 

-Vedremo Weasley.

 

-In tal caso, voglio un bacio. Da parte tua ovviamente.- La ragazza fece una smorfia, ma se lei aveva giocato duro poteva farlo anche il rosso. -Attenta, perchè non sarà ne sulla fronte ne sulla guancia.- Così George si allontanò con l'eco del suo sghignazzare diminuire pian piano e non fu più richiamato indietro.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


22 Agosto 1994

 

La Coppa del Mondo di Quiddich! Da quanto tempo la aspettava... Sarà stato da quando aveva otto anni che desiderava parteciparvi, purtroppo le ultime due erano state disputate in luoghi talmente tanto lontani dall'Inghilterra che era stato impossibile parteciparvi. Ma quell'anno si sarebbe giocato in Irlanda e suo padre era stato categorico, purché lei e suo fratello non fossero rimasti per i festeggiamenti a fine partita. Ma era una richiesta nella norma.

 

Fu così che nella tarda mattina furono raggiunti dai Lockwood e dopo i soliti convenevoli si smaterializzarono. Katherine appena toccato di nuovo il suolo approfittò del primo cespuglio per rigettare la sua colazione al contrario di Penelope che, così come Theo, ci si era abituata: loro padre preferiva fare ogni genere di spostamento con la materializzazione, in tal modo i suoi due figli avevano imparato ad abituarcisi. Era bastato allungargli la mano e il signor Nott li aveva portati nell'ampia landa destinata alla Coppa del Mondo. Certo, bisognava avere una grande esperienza e altrettanta concentrazione per portare con se due minori senza farli spaccare, ma il signor Nott possedeva entrambe le credenziali.

 

Le due famiglie raggiunsero subito le proprie tende, sistemate a solo poche decine di metri l'una dall'altra. Si trovavano in uno dei pochi reparti riservati sparsi per la landa. La tenda della famiglia Nott era tanto prestigiosa all'esterno che lascio totalmente all'immaginazione l'interno. Penelope e Theodore raggiunsero con calma le loro camere e cominciarono a sistemare le loro poche cose, per poi raggiungere il padre nella sala principale.

 

-Penny!- Esclamò Katherine ancora fuori dalla residenza dell'amica, che però non mancò di sentirla. -Hai visto che tenda ci hanno dato?! Ci potrebbero vivere come minimo cento persone, c'è anche un'area relax e... wow, a te è andata anche meglio.- Ammise varcandone la soglia. -Penso che mi stabilirò da te.

 

Penelope raggiunse l'amica all'entrata, era talmente tanto abituata al lusso, essendoci nata, che per lei non era niente di particolare. Più che altro voleva vedere il campeggio, passare a vedere le tende degli Irlandesi e dei Bulgari e prendere qualche gadget. Fu così che dopo essersi licenziata dal padre trascinò la riccia fuori dalla sfarzosa tenda per godersi l'eccitazione del pre-partita.

 

-Oh Merlino! Ancora non ci credo siamo davvero alla Coppa del Mondo!- Esclamò eccitata Penelope. 

 

-Se ti piace così tanto il Quiddich perché non partecipi alle selezioni a scuola?- Protestò Katherine.

 

-Non penso sia adatto ad una persona come me mettersi in sella alla scopa e scorrazzare per un campo cercando di non farsi colpire da un bolide.- Ammise Penelope, aggirandosi tra i vari venditori ambulanti e comprando un Omniocolo.

 

-Ma per piacere. L'estate scorsa quando sei venuta con me sulla Costa Est insieme a tutta la mia famiglia hai fatto la tua bella esibizione, eri tra i giocatori più bravi.- Contestò Kathe, ammirando una miniatura di Krum che osservava torvo la coccarda verde appesa alla maglia della ragazza.

 

-Se è per questo anche tu giochi bene, non per questo però ti costringo a partecipare alle selezioni.- Replicò Penelope prendendo un cappello con i trifogli danzanti.

 

-Perché a me non eccita l'idea di partecipare.- Rispose ovvia comprando una sciarpa bulgara con leoni che ruggivano per davvero. 

 

Penny sorrise. -Con quella non passerai sicuramente inosservata.

 

-Ehi, guarda chi c'è!- Disse Kathe mentre salutava con una mano Abigail Smith, loro compagna di stanza.

 

Questa rispose cordialmente, soffermandosi solo poco per qualche chiacchiera e riprendendo probabilmente a cercare qualcuno. La ragazza fu subito rimpiazzata da Theo, il quale fu richiamato dalla sorella dopo averlo intravisto tra il fiume di maghi.

 

-Avete visto? Ne compare uno ogni metro.- Theo si avvicinò alle ragazze indicando i diversi venditori ambulanti. -Hai preso qualcosa anche per me?- Chiese. 

 

-Si.- Rispose Penelope, tirando fuori da una tasca l'Omniocolo e una coccarda dell'Irlanda. 

 

-Come mai da queste parti?- Chiese Kathe.

 

-Nostro padre mi ha mandato a cercare i Malfoy che a quanto pare sono dall'altra parte del campeggio.- Spiegò. -Beh, almeno mi ha dato il permesso di rimanere da loro e andare insieme alla partita. Con Draco non mi annoierò.

 

-Se vuoi ti accompagniamo.- Disse Kathe. -Penelope voleva farsi un giro e io non intendo camminare così tanto per niente.- Gli sussurrò.

 

-Sono a pochi centimetri da voi.- Li riprese Penny sorridendo.

 

-Oh no!- Gemette Kathe. -Guardate lì, ci sono anche i Weasley. Mi sorprende sempre di più che quella possa essere definita una famiglia. Sembra più un gregge spagliato.- Esclamò ad alta voce con repulsione.

 

Si dia la sfortuna che i gemelli passassero li per caso, dopo aver preso la legna per accendere il fuoco. -Lockwood... Io non parlerei fossi in te.- Provò a zittirla George, avvicinandosi insieme al fratello.

 

Penelope alzò gli occhi al cielo. Possibile che ovunque andasse si ritrovasse quei due pesi al piede? Katherine ignorò le parole del Weasley rivolgendogli un sorriso derisorio. -E vogliamo parlare di quella... "tenda"? Pensavo fosse uno straccetto trovato per terra, anche se forse è meglio della baracca in cui vivete.- Continuò imperterrita.

 

-Lockwood perché non chiudi il becco una buona volta e fai un favore alla società.- Disse Fred cominciando ad irritarsi.

 

-Chissà come vi sarete procurati i biglietti, probabilmente vostro padre sarà entrato in qualche brutto giro.- Kathe scosse la testa. -O forse vostra sorella si è fatta fare qualche... ehm favore?

 

-Kathe...- L'ammonì Penelope. In altre situazioni si sarebbe volentieri unita, far arrabbiare quei due era uno dei suoi motivi di vita, ma Katherine stava esagerando. Che si possano dire le parole più cruente e maligne sulla singola persona, ma quando si offende la sua famiglia si sta minando all'individuo come essere umano, mettendo in cattiva luce il suo sangue, le persone che l'hanno generato, coloro che ci sono stati per tutto e che l'hanno istruito.

 

-Sappi brutta serpe perfida, che se osi dire un'altra parola, dimenticherò che sei una donna e...

 

-Cosa?- Chiese Kathe, interrompendo George. -Lo vai a dire a mammina? Ogni volta che la vedo penso a come possa essere così... larga, visto che non vi potete permettere neanche...

 

E quello fu troppo. Dopo il loro litigio con Molly per le Mou Mollelingua, svolto quella mattina sul presto, i gemelli erano sensibili in argomento. Non fecero finire neanche la ragazza che tentarono di correrle a dosso. Purtroppo il loro tentativo fu vano, dato che Penelope, aspettandoselo, si era già messa in mezzo e Theo si era fermato davanti alla riccia.

 

-Adesso voi due fate un paio di respiri profondi e vi calmate.- Impose severa Penny. I gemelli parvero non capirlo tentando di raggiungere la Lockwood che rideva sguaiatamente.

 

-Che cosa ci hai fatto?! Perché non riusciamo a staccarci?- Chiese orripilato George. Effettivamente era una bella domanda. Penelope non poteva ancora usare la magia fuori dalla scuola, ma aveva imparato qualche trucchetto. In questa maniera i Weasley si trovavano con gli avambracci bloccati dalle mani della Nott che non si muoveva di un millimetro, nonostante gli sforzi dei ragazzi.

 

-Kathe, non aiuti così.- Le fece notare Theo facendola smettere di ridere.

 

-Nott! Lasciaci andare!- Strepitò Fred. 

 

-Altrimenti?- Domandò in tono di sfida la ragazza. I Weasley continuavano a dimenarsi inutilmente. Capirono un pò troppo tardi che per risolvere la situazione l'unica soluzione era fermarsi.

 

-Vi siete calmati?

 

I gemelli smisero di dimenarsi, guadagnando la libertà di movimento. -Se osi offendere un'altra volta la nostra famiglia Lockwood, non te la caverai di nuovo in questa maniera.- Disse con rabbia Fred, ignorando la domanda di Penelope, per poi allontanarsi, con un alone nero che lo adornava.

 

-Oh, che paura.- Replicò sarcastica Kathe.

 

George -Io non scherzerei tanto Lockwood.

 

Penelope lanciò uno sguardo d'intesa all'amica che l'obbligò a fermarsi. Fatto questo si girò pronta ad andarsene.

 

-Se non sbaglio noi due abbiamo una scommessa ancora in atto.- Il ragazzo la fermò. Era dalla fatidica giornata che ci pensava. George aveva preso sul serio quella proposta. Se avesse perso non avrebbe potuto più rivolgere la parola a Penelope. Promessa complicata da mantenere, ma se avesse vinto... oltre alla torta avrebbe avuto anche la ciliegina, e che ciliegina. Si dia il caso per l'appunto che l'ultimo giorno di scuola George sia stato attentissimo ad ogni persona che gli aveva rivolto la parola, intenzionato a riconoscerla. Doveva riuscire ad individuare una persona talmente tanto particolare da essere impossibile confonderla. Ma Penelope era anche un individuo bravissimo nell'arte della recitazione e questo aveva complicato un po' le cose.

 

-Quale scommessa?- Chiese Theo.

 

Penelope ghignò voltandosi. -Una che sto per vincere.

 

George rise. -Non ne sarei tanto sicuro.

 

-Parla per te.- Gli rispose la ragazza.

 

Il Weasley la osservò divertito, quasi dimenticata la rabbia per gli eventi appena accaduti. -Tutti... eri semplicemente tutti.- Il sorriso di Penelope scomparve troppo velocemente dal suo volto. -Mi si sono stranamente presentate quattro persone. Chi mai si presenta l'ultimo giorno di scuola?!

 

-In che senso eri tutti Penny?- Chiese Kathe, ma la mora quasi non la sentì. Era stato più furbo di lei... 

 

-Quali sono queste quattro persone?- La ragazza tentò di non far scomparire del tutto la speranza nella vittoria.

 

-Innanzi tutto un compagno di classe di Ginny: Stewart... Qualcosa. Mi devi assolutamente dire come hai fatto a non farti beccare da mia sorella, ci ha presentati lei. Giusto?

 

-Si, poi?- Chiese in tono stanco la ragazza. Theo guardò confuso la sorella che le rispose sminuendo con lo sguardo la questione, ma dentro la ragazza stava imprecando a gran voce.

 

-Due ragazze Corvonero di ultimo anno. Sono andato a sbattere con la prima mentre salivo sul treno e la seconda si è presentata poco dopo chiedendomi se avessi visto la compagna con cui mi ero scontrato. Mi dispiace ma i nomi non li ricordo.- Si finse dispiaciuto.

 

-Va avanti...- Lo sollecitò Penelope.

 

Il rosso rise. -Ansiosa nel sapere se hai perso?

 

-Ma smettila Weasley, ricordati con chi stai parlando.- Disse Kathe appoggiando l'amica pur non sapendo di cosa stesse parlando George, al che Penelope nascose il viso dietro la mano sorridendo.

 

-Dicevi?- Si riferì la mora al rosso.

 

-Solo una Tassorosso di quinto anno, Stacy se non sbaglio. Allora? Ho vinto?- Gongolò George.

 

Penelope si paralizzò, mai avrebbe immaginato che George sarebbe riuscito a riconoscerla. -Theo, torna a cercare i Malfoy. E tu Kathe, vai a dire a nostro padre che stiamo arrivando, si sarà preoccupato siamo via da un po'.- Disse con voce atona.

 

Theodore la osservò come si guarda una pazza. -Cosa?- Chiese sgomento in sincronia con Kathe.

 

-Ho detto di andare.- Ripeté irremovibile.

 

L'amica e il fratello la osservarono confusi, per poi sbuffare ormai vinti dallo sguardo di Penelope. -Sappi che dopo dovrai spiegarmi tutto.- Rammentò Kathe prendendo sotto braccio Theo e allontanandosi, non prima di aver lanciato un ultimo sguardo all'amica che rispose con un gesto non curante.

 

George la osservò tracotante. -Volevi rimanere sola con me?- Chiese con malizia.

 

-Volevo che non mi vedessero abbassarmi ad un tale livello. Avanti, togliamoci questo dente.

 

-Ehi! Non sono mica un Troll.- Replicò il ragazzo indignato.

 

La ragazza roteò gli occhi mentre George si chinava in avanti, cogliendo giusto un attimo per osservarla: Penelope aveva uno sguardo inespressivo in volto che però non riusciva a nascondere una piccola smorfia di disgusto. Non era per niente quello George aveva sperato. Agognava alla ragazza furba e quasi ingegnosa quanto lui, non a Penelope Nott costretta in un atto che la disgustava. Stava per dirle di fermarsi quando, con la determinazione che la caratterizzava, Penny gli mise le mani attorno al collo e lo baciò. A quel punto per George fu troppo. Perso in quei bellissimi occhi non poté fare altro che godersi il momento che purtroppo durò meno del dovuto.

 

-Angelina...?!- Esclamò una voce stupita.

 

George sollevò le palpebre a fatica, ritrovandosi faccia a faccia con la suddetta ragazza. Si allontanò di scatto. -Ma che...?

 

-George?! Che... che cosa ti è saltato in mente?- Domandò Fred con un misto di stupore e rabbia.

 

Il fratello provò a giustificarsi. -Fred... io... lei... non è assolutamente quello che sembra.

 

Penelope nel frattempo stava gongolando. Nonostante avesse perso la scommessa era riuscita lo stesso a riportare la situazione a suo favore. -In che senso non è quello che sembra?- Domandò con rabbioso sbigottimento, doveva pur sempre interpretare una parte.

 

-Non... oh, non ti ci mettere anche tu! Fred credimi, non è Angie ma la Nott.- Sbottò George.

 

-Mi stai paragonando a quella battona solo perché ti ho baciato?- Chiese infuriata "Angelina".

 

-Non ti sto paragonando a lei... tu sei lei!- Corresse George. Come colpo di grazia nell'istante subito successivo alla sua ultima parola percepì una mano stamparsi sulla sua guancia. Osservò la ragazza che aveva davanti, prima con stupore, poi con rabbia sempre crescente. Ma non poté replicare. Angelina si era già allontanata. A quel punto si riferì al gemello, massaggiandosi il punto colpito che mostrava un lieve rossore. -Fred, devi credermi... io...

 

-Basta George.- Lo interruppe il fratello. -Quella lì era Angelina, non la solita ragazza di turno e no... neanche la Nott. Sei cieco per caso? Come potresti confonderle? E poi... che motivo avresti di baciare quella Serpeverde?- Domandò adirato per poi correre dietro alla ragazza.

 

Nel frattempo Penelope camminava ridendo allegramente. Un'idea del genere meritava qualche premio. Per quale motivo George avesse preteso quella ricompensa ancora non lo aveva capito. 

 

-Angie!

 

Probabilmente aveva qualche subdolo doppio fine... Almeno in questa maniera quel Weasley ci avrebbe pensato due volte prima di andare a raccontare la storia in giro. 

 

-Angelina!

 

Lo aveva proprio preso in contropiede, era riuscita a fargliela in beffa ed anche divinamente. Mai Penelope si sentì più orgogliosa di se stessa.

 

Qualcuno l'afferrò per un braccio. -Ehi, Angelina ci senti?- Penny fu costretta a girarsi trovandosi di fronte Fred. -Angie, ti prego rispondimi!- Supplicò il ragazzo. Penelope si sentì un momento spossata. Frederick Weasley non poteva essere davvero preoccupato, non quel tanto da permettergli di rincorrerla. Ma il suo sguardo... gli occhi sgranati e le pupille ridotte ad un puntino nero quasi invisibile tra il marrone delle sue iridi. Sembrava tutto così vero. -Per favore scusaci, non pensare a quello che ha detto George. Non so cosa gli sia preso...- Fred cominciò a scusarsi per il comportamento del fratello, cercando di nascondere un sempre crescente fastidio per il fatto che Angelina avesse preferito il suo gemello a lui.

 

La ragazza smise di ascoltarlo. Ferma. Bloccata dalla presa del rosso. Un solo pensiero le passava per la testa: "E se avessi esagerato?" Mai aveva avuto una reazione del genere ad una delle sue birichinate. -Fred, Fred ascoltami tu.- Prese parola interrompendolo, cercando di non creare qualche sospetto nel suo interlocutore. Si dovette trattenere per non chiamarlo Frederick, fu lo sforzo più complicato della giornata.

 

-Sono stata presa dalle emozioni e non ho ragionato. Non pensavo di incontrarvi, così quando ho visto George ho supposto fossi tu. Ti chiedo io scusa per la reazione esagerata, ma quando mi sono accorta che ero saltata addosso a tuo fratello ho dato di matto.- Fred parve rilassarsi aprendosi in un sorriso. "Grazie a Merlino." Pensò Penelope. Il fatto che Frederick tenesse così tanto a quell'Angelina non le aveva neanche sfiorato la mente, fortunatamente aveva avuto una giusta intuizione.

 

-Quindi è tutto a posto?- Chiese il ragazzo. 

 

Penelope annuì. -E facciamo una cosa, dimentichiamo l'accaduto. Rifacciamo da capo come se non ci fossimo incontrati.- Propose Penelope, per far si che la vera Johnson non fosse sottoposta a certe domande. Fred la osservò dubbioso. -Guarda comincio io.- Disse Penelope schiarendosi la voce. -Oh... Godric! Fred non credevo di incontrarti qui!- Abbracciò il ragazzo di slancio. Tentennò solo un momento, ma il Weasley parve non accorgersene.

 

Anzi, Fred rise rispondendo all'abbraccio. -Nemmeno io.

 

-Sei venuto con tutta la famiglia? 

 

-Si, come sempre.- Disse divertito.

 

-Ottimo...- Si controllò l'orologio. -Senti, devo andare. Mi piacerebbe rimanere qui a parlare ma i miei mi staranno cercando. Salutami tutti... e chiedi scusa a George già che ci siamo.- Aggiunse.

 

-Non dovevamo dimenticare l'accaduto?

 

-Si, ma questo George non lo sa.- Rispose ovvia. -Davvero, chiedigli scusa per lo schiaffo. E' stato più forte del dovuto.

 

Fred scoppiò a ridere ricordandosi la scena. -Va bene, ci rivediamo in giro allora.- La salutò. Penelope sventolò una mano mentre si allontanava.

 

Una volta messa una data distanza tra loro si prese per i capelli. "Che cosa ho appena fatto?!"

"Si chiamano sensi di colpa." La sua coscienza si fece sentire.

"E' stato... strano."

 

Non avrebbe mai potuto immaginare che gli eventi avrebbero preso una piega del genere. Mentre si dirigeva alla sua tenda si lasciò trasportare dai pensieri. Sperò che George accettasse le sue scuse, sempre se Frederick gliele avesse riportate. 

 

Effettivamente i sensi di colpa la stavano logorando. George non la osservava con quello sguardo furente da molto tempo, e ripensandoci non lo trovò più divertente. Forse si era di nuovo inimicata quel ragazzo che nell'ultimo periodo aveva smesso di torturarla come invece faceva lei: per farli arrabbiare. Era così strano pensarci, ma sarebbe potuto diventare un... qualcosa di diverso da una persona da detestare. 

 

Con la testa impegnata in questi pensieri entrò nella tenda.

 

Non si sarebbe mai dimenticata lo sguardo di Fred... di tutto quello che aveva le mancava proprio qualcuno che si preoccupasse in questa maniera per lei. Qualcuno che se facesse azioni sbagliate nei suoi confronti la rincorra per chiederle scusa. 

 

Qualcuno la richiamò. -Scusi?- Penelope alzò lo sguardo verso il padre, intento a riordinare vecchi vestiti neri. -Penso che lei abbia sbagliato tenda.

 

La ragazza lo osservò stranita per poi ricordarsi di essere ancora nelle sembianze di Angelina. -Oh... no, padre sono io.- Affermò tornando al solito aspetto. Il Signor Nott si bloccò a quella vista.

 

-E questo...?- Disse incuriosita Kathe. Penelope neanche l'aveva notata. Si era totalmente mimetizzata con il divano tanto ci si era spaparanzata. -Da quando lo...

 

-Come osi mostrarlo in pubblico?- Disse con voce furente il signor Nott, avvicinandosi con fare minaccioso. -Come osi mostrarlo in mia presenza?!

 

Penelope sussultò. -I... Io non pensa...

 

-Era ovvio che non stessi pensando! Se qualcuno ti avesse vista...- Lasciò la frase in sospeso. -Non devi più azzardarti ad utilizzarlo, mostreresti la tua malattia, abbasseresti il tuo valore.

 

-Ma padre...- Penelope provò a giustificarsi. -Può essere molto utile, lo uso da mesi e...- Fu interrotta dal padre, la cui mano aperta aveva colpito con forza il suo volto. Quel suono sordo quasi riecheggiò nella grandezza del luogo. Era stata un'azione del tutto diversa da quella effettuata dalla ragazza pochi minuti prima.

 

La pesante fede del padre mostrava il suo marchio sulla guancia di Penelope. La ragazza non aveva proferito suono e fatto alcun movimento mentre sul suo volto apparivano pian piano le dita del signor Nott. Sempre più distinte e nitide. -Scusa padre.- Disse Penelope con voce ferma, rimanendo immobile davanti a lui.

 

-Non ti azzardare ad usarlo ancora. Se vengo a sapere del contrario questo schiaffetto sarà niente, lo sai perfettamente.- L'avvisò.

 

-Si padre.

 

-Chi ti ha vista in quelle... condizioni, chi ti ha vista mutare?- Chiese il Signor Nott riprendendo da dove si era fermato.

 

-Oh, probabilmente uno di quei Weasley, avevano una scomm...- Kathe si interruppe allo sguardo dell'amica, porgendole delle piccole scuse silenziose. Purtroppo la riccia pensava di fare un'azione gentile. Magari la rabbia dell'uomo sarebbe diminuita ricevendo subito una risposta.

 

L'uomo fece una smorfia di disgusto. -Weasley? Chi di tutto quel puzzolente gregge?

 

-Solo uno padre.

 

-E pensi che sappia rimanere in silenzio?

 

Penelope rispose con sicurezza. -Assolutamente si.

 

L'uomo non parve convinto. -Per ora ho troppe cose per la testa per pensare anche a questo. Raggiungi tuo fratello dai Malfoy ed entrate nello stadio. Mi riunirò a voi dopo. 

 

Sentito questo Penelope si fiondò subito fuori dalla tenda, seguita dall'amica. -Se mi concede, dovrei andare anche io.- Si riferì all'uomo. 

 

-Sì sì, puoi andare.

 

Ricevute quelle parole Katherine si catapultò fuori dalla tenda cogliendo l'amica nel tentativo di asciugarsi alcune lacrime dal volto. -Penny! Penny rallenta un attimo.- La richiamò.

 

La mora si fermò e Katherine appena la raggiunse cacciò un fischio. -Penny tesoro, dovresti almeno coprirla.- Si riferì al marchio rosso che aveva sulla guancia sinistra, consapevole che l'amica non le avrebbe permesso di farla scomparire.

 

-Non mi interessa.- Proferì Penelope riprendendo a camminare. -L'unica cosa che voglio fare ora è godermi la partita. Sono venuta qui per questo.

 

-Ti va... che so... di parlarne?

 

-Assolutamente no! Lo sapevo che non avrei mai dovuto dargli ascolto, esercitarmi addirittura! Ti rendi conto?!- Esclamò furente accelerando il passo.

 

Katherine, notando lo sguardo interrogativo che si formava sul volto dei campeggiatori, si mise di fianco a Penelope nel tentativo di nascondere, anche se poco, il segno. Naturalmente non funzionò molto arrivandole a mala pena all'orecchio. 


 

Tra le tante persone che si accorsero del rossore sulla sua guancia ci furono anche svariati componenti della famiglia Weasley i quali, appostati davanti la loro tenda, interruppero Arthur nel suo vano tentativo di distogliere i gemelli dal fare una dispendiosa scommessa, per far notare il passaggio della ragazza, che continuava la sua camminata svelta ignara delle persone che la osservavano.

 

-Ma quella non era la Nott?- Chiese Ginny.

 

-Chi?- Domandò Bill.

 

-Un'insopportabile Serpe.- Rispose George, in memoria degli eventi appena accaduti. 

 

-Nott hai detto?- Chiese Ludo Bagman. Ginny annuì. 

 

-E' nello stesso anno di Fred e George, a scuola passano tutto il tempo ad urlarsi contro e a farsi orribili scherzi a vicenda. Non c'è un'istante in cui troveresti questi tre a parlare civilmente. Anche se a tutti è conosciuta per altro.- Spiegò Hermione con disappunto.

 

-Ah si?- Chiese incuriosito Charlie. -Non pensavo che questa storia sarebbe continuata. Me li ricordo ancora quando a dodici anni battibeccavano innocentemente.

 

-Non sarete un po' troppo cresciuti per comportarvi così?- Domandò con rimprovero Percy.

 

-Nah.- Replicò George.

 

-Anzi... quasi quasi le sta bene quella manata sulla guancia.- Fred mostrò il suo disappunto per Penelope.

 

-Non dire così Fred... povera ragazza.- Sospirò il signor Weasley.

 

George si sorprese. -Un momento, quale manata?

 

-Non l'hai vista? Ve l'ho fatto notare proprio per questo.- Replicò Ginny.

 

-Con una persona di carattere quale è suo padre non mi sorprendono le sue condizioni.- Disse Ludo. -Anzi, mi sorprenderebbe se non accadesse spesso.

 

-Cosa intende dire con questo?- Chiese George. 

 

-Beh... - Ludo iniziò ma venne fermato dal signor Weasley.

 

-Non penso dovremmo parlarne Ludo. Più che altro, ancora nessuna notizia di Bertha Jorkins?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


15 Dicembre 1994

 

-Uff... Non so altro. Non sono arrivata neanche a 30 centimetri!- Si lamentò sconsolata Katherine, lasciando cadere il capo sulla pergamena di Erbologia. -E sappiate che io non intendo andare in biblioteca. È troppo lontana.

 

Gwen fece un piccolo sorriso non smettendo di compilare la sua relazione sulla Grassa Sedum acrePur sapendo di trovarsi nella stessa situazione dell'amica, cercava di ingannare lo spazio con giri di parole. Fu Kathe a notare che una di loro era fissa sulla pergamena da quando aveva scritto il titolo della ricerca. -Penny?- La richiamò sbattendo la mano sul tavolo. Oltre a Gwen, che al momento sembrava avere i suoi stessi problemi, Penelope era di sicuro la sua prima scelta in caso di compiti e qualunque altra cosa da cui "prendere spunto".

 

-Non lo capisco.- Sbottò ad un tratto Penelope.

 

-Cosa?- Chiese Gwen, ormai totalmente disinteressata dalla ricerca.

 

-Insomma ci saremo passati accanto un'infinità di volte! Perché mi ignora?- Domandò.

 

Kathe si mostrò piacevolmente sorpresa da quelle parole. -E di chi...

 

-A parte qualche battibecco con suo fratello sono stata totalmente invisibile! Sono passati quasi quattro mesi per Merlino!- La mora riprese a parlare interrompendo Katherine. La riccia si lanciò un fugace sguardo interrogativo con Gwen, la quale rispose con la medesima espressione. -Per non parlare delle occasioni che ci sono state! Dopo il tentativo di inserire il mio nome nel Calice sono dovuta andare in Infermeria non sapete in quali condizioni, ma non una parola da parte sua! E sono sicura che mi abbia vista. Non gli è sfuggita neanche una battuta.- Esclamò irritata.

 

-Fammi capire...- Tentò di nuovo la Lockwood. -Sei dispiaciuta che "qualcuno" abbia smesso di deriderti?

 

-Esattamente.- Rispose Penny.

 

Kathe non sembrò comprendere a pieno la risposta. -Non ti sforzare troppo, si sta riferendo ad uno di quei Weasley.- Chiarì Gwen.

 

La riccia si mise una mano sulla bocca. -Tu... tu mi stai dicendo...?

 

Penelope la guardò orripilata. -Ma per piacere! Assolutamente no!

 

-Però ci stai dicendo che ti infastidisce non essere considerata da...- Gwen si schiarì un attimo la voce. -Da uno dei gemelli.

 

-No... o per lo meno non credo.- Penelope sospirò. La Serpeverde temeva che il comportamento del rosso fosse dovuto all'ultimo scontro che avevano avuto. Era da mesi che si tormentava, forse era stato troppo anche per lei. Riuscire ad allontanare una persona che si divertiva a renderle la vita un inferno non era un lavoro facile, ma a quanto pare lei c'era riuscita. Quanto poteva essere stata meschina? -Sentite, cambiamo discorso. Gwen, che ne dici se ti accompagniamo alla tua Sala Comune? Così nella traversata passiamo in biblioteca.- Detto questo prese penna e calamaio cominciando a sistemare tutto nella borsa.

 

-Mi stai dicendo che dobbiamo arrivare fino alla Torre Ovest?!

 

-Se vuoi una relazione che abbia un minimo di competenza Kathe: si.- Replicò Penelope.

 

-Diventi ogni giorno più sfaticata.- La prese in giro Gwen avviandosi verso l'uscita della Sala Grande con Penelope. 

 

Kathe sbuffò nel mentre gettava tutto nella sua borsa in ordine sparso, brontolando tra se e se. -Come fa ogni giorno a fare su e giù da lì prima o poi me lo spiegherà.

 

Una volta che la riccia ebbe raggiunto le compagne, Gwen notò una scia di chiazzoline nere segnare il suo percorso. -Non hai chiuso bene il calamaio.- La avvisò, facendo scomparire la chiazza di inchiostro e chiudendo la boccetta con un colpo di bacchetta.

 

-Grazie.- Replicò Kathe riprendendo il passo verso le scale. -Allora... avete già trovato un cavaliere per il Ballo?

 

-Kathe...- L'ammonì con un sussurro Penelope, indicandole con uno sguardo Gwen.

 

-Non ho detto niente che lo riguardasse.- Bisbigliò in risposta Katherine.

 

La Corvonero le guardò scocciata. -Smettetela, non mi interessa più di Harvey, ho definitamente chiuso.- Esclamò. -Peggio per lui. Anzi, grazie a questa sua scelta mi sono guadagnata già quattro inviti.- Le amiche risposero con un esclamazione sorpresa.

 

Parlare di questi fatti così superficiali non eccitava molto Penelope, al contrario di Katherine che ogni volta reclamava pensieri e fatti. Per l'appunto, si dia il caso che all'inizio dell'anno avesse preteso dalla Corvonero ogni singolo dettaglio dell'avvenimento. Così facendo venne a scoprire che il miglior amico, nonchè primo ragazzo di Gwen, avesse preso le distanze da lei con l'avvento del Torneo Tremaghi. E la Corvonero non aveva reagito con la stessa fermezza appena descritta.

 

-Ah si? Ne hai già accettato uno?- Chiese Kathe.

 

-No.- Rispose la bionda. -Ne sto aspettando uno in particolare...

 

-Davvero? E da chi?- Chiese Penelope.

 

-Segreto.- Chiuse il discorso la Corvonero. -E tu Penny? La solita mandria di spasimanti?

 

Kathe alzò un pugno vittoriosa. -No! Questa volta ho avuto io più proposte. Un paio di giorni fa ne aveva appena dodici mentre io quindici!! Anzi, fanno sedici con quella di Montague.

 

Penelope rise. -Kathie... in due giorni le cose cambiano.

 

Gwen si liberò in una risata sadica. -Ma non mi dire! Aspetta, aspetta, fammi indovinare... diciotto! No, diciannove?

 

-Questo comunque è ingiusto. Mai che abbia qualcuno più di te in fila.- Si lamentò Katherine.

 

-Guarda che se vuoi te li regalo.

 

-Penelope cara, i fan non si regalano... si conquistano.- Spiegò Kathe. -Allora? Per quanto ci farai agognare quel numero?

 

-Temo di aver perso il conto a venti. Non ricordo il numero preciso.- Ammise Penelope.

 

Katherine parve soppesare la risosta. -Nulla di insormontabile.

 

-Ma smettila.- Replicò Penelope, spintonandola con la spalla. -Invece che cercare di ricevere più inviti di me io mi concentrerei sull'accettarne uno. Hai trovato un valido cavaliere?

 

Kathe alzò le spalle. -Probabilmente accetterò quello di Matt, ma ci andremo solo come amici. L'ha specificato.- Le compagne si librarono con un esclamazione sorpresa.

 

-Matt... il nostro Matt?- Chiese Gwen. Katherine fece una piccola smorfia non nascondendo il suo dispiacere per la situazione.

 

-Ehi, non fare così! E' pur sempre un invito, non può essere apparso dal nulla. Anche Matthew non è di certo il ragazzo più ignorato della scuola.- La rincuorò Penelope. -Penso sia una cosa stupenda quando la grande amicizia si trasforma in amore.

 

Katherine alzò di scatto la testa, con occhi infervorati. -Davvero? Lo pensi sul serio?!- Le amiche la osservarono confuse costringendo Kathe a riscuotersi. Le guardò spaesata, riprendendo a parlare con voce più bassa. -Cioè, volevo dire che è un pensiero non molto comune. In ogni caso Matthew me l'ha proposto solo per nascondere un interesse per un'altra persona.

 

-Ah... mi dispiace. Sono comunque sicurissima che prima o poi lo farai cadere ai tuoi piedi.- Disse Penelope, sinceramente dispiaciuta. Era sicura che tra tutte quelle storielle d'amore che si vedevano ovunque per la scuola osservare quella dei suoi due migliori amici sarebbe stato stupendo.

 

Katherine guardò attentamente Penelope, come a chiedersi se sarebbe mai riuscita nell'intento. -Ovviamente!- Rispose sfacciata, nascondendo bene il dubbio dell'affermazione. -Come se non ci fossi mai riuscita... Ah! Quasi dimenticavo! Provate ad indovinare uno degli ultimi che mi ha invitato. Mi è dispiaciuto un po' dirgli di no...- Ammise con una smorfietta. 

 

Le due compagne si guardarono assottigliando lo sguardo concentrate. -Steeval.- Propose per prima Gwen ricevendo un no come risposta. 

 

-Harrison.

 

-Macavoy.

 

-Blocklehurst.- Concluse Penelope ma "no""si, ma non intendevo lui" e "per Merlino no!".

 

Kathe fece un risolino. -Niente po' po' di meno che il nostro caro Theo Nott.- Esclamò.

 

Gwen scoppiò a ridere. -Hai visto il ragazzo, punta in alto.

 

Kathe si mise una mano sul cuore. -Oh, grazie Gwen.

 

Penelope abbassò lo sguardo scuotendo la testa. -La prossima volta che lo vedo gli farò una bella ramanzina.- Alzò lo sguardo rivelando un sorriso divertito. -Però lo ammetto, ambizioso da parte sua invitare una ragazza più grande.- Si liberò in una risata delicata.

 

-Bene.- Esclamò Katherine. -Dopo questo bel momento direi di lascar stare me.- Continuò osservando la Serpeverde accanto a lei con malizia. -C'è qualcuno che ti ha scalfito il cuore con un invito?

 

-Da quanto so io: no.- Si intromise una voce alle loro spalle.

 

Penelope dovette trattenersi dal sorridere. -Sempre tra i piedi, eh Weasley?- Domandò.

 

-Ma guarda un po' chi si rivede... vero Penny? Parli del diavolo...- Commentò con ironia Kathe.

 

-Stavate parlando di me?- Chiese il rosso con sorpresa calcolata.

 

-Di te o di tuo fratello, non si è capito.- Rispose Gwen facendosi piccola piccola.

 

George inclinò la testa e osservò la Corvonero con un piccolo sorriso compiaciuto. -Ah si? Dicevi cose belle di noi Nott?

 

-Sì, elencavo tutti i vostri punti di forza.- La Serpeverde rispose con ironia. -A proposito... dove hai lasciato Riflesso?

 

-Ah ah ah.- George le fece il verso. -La tua battuta "Specchio e Riflesso" non fa più ridere nessuno, tanto meno me.

 

-Non mi interessa minimamente se ti fa ridere o meno.- Penelope sospirò malinconica. -Ripetere vecchi tormentoni mi porta sempre gioia.

 

-Certo.

 

-Vero.- Dissero rispettivamente Kathe e Gwen.

 

George rise sotto i baffi. Gli erano mancati questi battibecchi. -D'accordo. Ma ora, se volete scusarmi...- Si rivolse a Gwen e Kathe. -Dovrei fare quattro chiacchiere con la vostra amichetta.- Detto questo prese Penelope per un braccio e se la trascinò appresso mentre riprendeva a camminare.

 

-Ehi! Lasciami!- Strillò la Serpeverde tentando di indietreggiare, ma la mano di George sembrava ancorata al suo braccio.

 

-Voi continuate pure i vostri peregrinaggi. La Nott vi raggiungerà dopo.- Il rosso si riferì alla Lockwood e alla Carlyle, che erano rimaste ferme immobili all'inizio del corridoio.

 

-No! No, voi non vi muovete da lì! E tu, smettila e lasciami!- Gridò la mora scrollando il braccio più forte che poteva.

 

George si fermò. -Finiscila, stai facendo una scena inutile.- Le ricordò, accennando ai vari studenti nel corridoio che si fermavano per indicarli. Penelope ne approfittò per dare un ultimo strattone e liberare finalmente il suo braccio, lanciando occhiate di fuoco al ragazzo che aveva davanti. Improvvisamente si pentì di aver penato per la quasi totale assenza di quel Weasley nei mesi precedenti.

 

-La vedo per le lunghe.- Sussurrò Kathe alla compagna mentre accennava alle scale dietro di loro. Così senza neanche essere viste, ripresero la strada per la Sala Comune di Corvonero.

 

-Allora?- Chiese George. -Hai intenzione di continuare ad osservarmi così per quanto ancora?

 

Penelope fece un piccolo grugnito rassegnato. -Va bene... scusami. Davvero, mi dispiace.

 

Il suo interlocutore la guardò stranito. -Mi stai chiedendo scusa?

 

-Non ci senti per caso? Le conosco le buone maniere.- Sbuffò la Nott.

 

-No, no. Questo non lo metto in dubbio... ma, perché ti stai scusando?

 

Penelope sgranò gli occhi. "Possibile se lo chieda davvero?!" -Ma... ma pensavo che tu...

 

-Che io...?- La sollecitò il ragazzo. -Ti metto così in soggezione?- Chiese sbeffeggiandola, notato che la Serpeverde continuava a boccheggiare.

 

-Ma figurati.- Ribatté Penelope colorandosi leggermente. -Ti stavo chiedendo scusa per la Coppa del Mondo. Non avrei dovuto comportarmi così. Avevi vinto lealmente, non è stato corretto.

 

Il Weasley assottigliò le labbra. Certo, quel giorno Penelope era davvero riuscita a farsi odiare per il suo comportamento... era entrata talmente tanto nella scorrettezza che forse, forse, neanche lui e suo fratello sarebbero riusciti ad eguagliarla.

 

E questo George non riusciva ad accettarlo. Era l'orgoglio tipico delle persone come lui. Una parola data deve essere mantenuta ad ogni costo. Per questo aveva temuto di non riuscire a distinguerla: la promessa fatta l'avrebbe costretto a non rivolgerle più la parola. Questo Penelope pareva saperlo, non si era mai smentita, neanche una volta si era rimangiata qualcosa. Ma quell'onore, o stupidaggine, dipende dai punti di vista, che ti impedisce di leggere tra le righe una possibile via di fuga potevano possederlo solamente i Grifondoro.

 

-Me ne ero dimenticato.- Mentì il ragazzo.

 

Penelope sembrava abbagliata sia dalla rabbia che dalla meraviglia. "Io che mi sono data pena per mesi!! E... e lui che se ne dimentica?! Allora per quale diavolo di motivo ha smesso di parlarmi?!" Cercò di rimanere calma facendo un respiro profondo. -Non importa. Cosa dovevi dirmi?- Chiese.

 

-Oh, giusto.- Si ricordò. -Innanzi tutto devi sapere che questo periodo è stato un incubo. Non riuscivo a trovarti una singola volta con meno di una mezza dozzina di persone al seguito.- George si portò un pugno alla bocca e lo morse, stava entrando in panico. -Allora, torniamo a noi... Non ho la più pallida idea di come Fred ed io siamo riusciti ad ottenere il GUFO di Pozioni... ma ora ci troviamo nei casini e tu sei la più brava dell'anno!- Sputò fuori la prima cosa che gli venne in mente.

 

Penelope fece un piccolo sospiro rassegnato. Si ritrovò sorpresa per la propria reazione dispiaciuta, si aspettava forse qualcosa in più rispetto ad una richiesta di recuperi in Pozioni? -Non mi hai chiesto ancora nulla Weasley.

 

George grugnì, in cosa si stava cacciando? -Avanti! Non farmelo dire.- Implorò, ma Penelope si limitò ad alzare le sopracciglia. Il ragazzo sospirò, provando a continuare quella storiella che aveva messo su. -E va bene... puoiaiutarciinpozioni?

 

-Non ho sentito bene...- Lo riprese Penny. Si stava divertendo a vederlo così in difficoltà, pur non riconoscendone il vero motivo.

 

-Ho detto:- Il Grifondoro prese un respiro profondo. -Se puoi...

 

-Nennet!


 

Penelope sgranò gli occhi interrompendo George. -Grazie a Godric.- Sospirò il rosso.

 

-Ehi, Nennet?- Di nuovo qualcuno riprovò a chiamarla.

 

-Ma a chi...?- Provò a chiedere George.

 

-Sta zitto.- Lo rimproverò Penelope, prendendo subito dopo il braccio del Grifondoro e costringendolo a seguirla.

 

-Nennet! Dove vai?

 

La Serpeverde continuò ad ignorare la voce accelerando il passo e svicolando in più corridoi. George le era alle calcagna in religioso silenzio. Quando si fermarono, con un po' di fiatone, Penelope lasciò il braccio al ragazzo.

 

-Nennet?- Domandò interrogativo George.

 

-Era il nome con cui mi chiamava mia madre, non so come Flitt l'abbia scoperto. E' da mesi che ha cominciato a rivolgersi e me così.- Spiegò.

 

-E quindi sei scappata da lui perché ti ha chiamato con un vecchio soprannome, logico.

 

-Non fare lo scemo. Mi ha proposto di andare al Ballo con lui e vuole una risposta. È da una settimana che lo evito.

 

George cominciò a passeggiare seguito dalla ragazza. -Io non mi capacito del perché voi ragazze non diciate subito di no a certe proposte. Non è così difficile, vi risparmiate tante scocciature... e altrettante ne risparmiate a noi.

 

Penelope rise sarcasticamente. -Certo, perché a tutti quelli come te non interessa minimamente di ciò che possano provare gli altri. Vorrei proprio vedere come ti comporteresti se chiedessi di uscire a qualcuna, magari dopo aver raccolto il coraggio per mesi e ricevere un secco "no" come risposta, aggiungiamoci anche una bella risata e concludiamo divinamente la faccenda.- Spiegò, ma non parve convincere il rosso. -In ogni caso...- Riprese a parlare Penelope. -Tu mi stavi chiedendo qualcosa o sbaglio?

 

-Vuoi venire al Ballo con me?- Domandò quasi interrompendola.

 

Penelope lo guardò stranita. -E questo cosa c'entra? Assolutamente no!- Rispose ovvia.

 

Per George non fu di sicuro una bella risposta. Certo, si era preparato ad una replica negativa, in fin dei conti quel pomeriggio l'aveva fermata proprio per chiederglielo. Purtroppo quella vocina che ti fa sperare nel meglio non riesci a zittirla. Continua a far sentire la sua opinione in ogni caso, e quel no gli aveva fatto male. Il Weasley con il passare del tempo aveva capito che la Serpeverde non gli era indifferente e ascoltarla mentre lo rifiutava in quella maniera lo fece sentire misero... come pochi mesi prima, quando Penelope lo aveva osservato come si guarda un Troll, prima di baciarlo. E quel ricordo non era associato ad un momento piacevole.

 

George aveva uno sguardo talmente tanto attonito e dispiaciuto che la Serpeverde non poté resistere oltre scoppiando a ridere. -Devi vedere la tua faccia!- Strepitò tenendosi la pancia.

 

-La mia faccia?- Chiese George, cercando di nascondere il fastidio per la reazione della ragazza.

 

Penelope rispose osservandolo per un altro millesimo di secondo, per poi riprendere da dove si era interrotta. -D'accordo, va bene. Va bene.- Disse, cercando di smettere di ridere. -Oh, Merlino. Davvero, è stato divertente. La reazione è stata un po' esagerata però...

 

-La reazione?- La interruppe George. -Non avrei dovuto reagire cosi?- Chiese confuso, con un minimo di rabbia nella voce.

 

-No, no. Affatto. Solo un po' eccessivo. Forse solo perché sei tu che hai chiesto a me e il fatto di essere stato avvertito pochi secondi prima ha smontato la realtà della scena. Una reazione del genere si può avere solo con una vera proposta.- Affermò osservando George con superiorità. Purtroppo lo sguardo di quest'ultimo smentiva le parole appena dette. -Perché non era una vera proposta, giusto?- Chiese Penelope.

 

George si portò una mano dietro la nuca sorridendo colpevole. -Oh Salazar!- Esclamò Penelope coprendosi la bocca con una mano.

 

-Nennet! Ti ho trovata finalmente.- Esclamò Flitt, avvicinandosi ai due. -Weasley? La stai importunando per caso?

 

Prima che George potesse controbbattere Penelope si riscosse e rispose per lui. -Per niente. Ci stava rimettendo lui nella questione, sai quanto mi diverto.- Disse avvicinandosi al moro.

 

-Non mi avevi sentito prima?- Chiese Flitt.

 

-No... Quand'è che mi hai cercato?- Chiese, in una maniera tale che fece dubitare persino a George di averlo incrociato pochi minuti prima. 

 

-Poco fa, ti ho chiamata nel corridoio principale.- La sollecitò. -Non importa, in ogni caso volevo avere una risposta per l'invito.- Proseguì ignorando il rosso. -Non c'è bisogno che rimandi ancora la tua risposta per far illudere tutti gli altri poveracci. Siamo giusti per una volta e diamogli il tempo di trovare un'altra dama.- Flitt sorrise malizioso.

 

Penelope rispose al risolino. -Marcus, non mi vorrai togliere così il divertimento?- Chiese con una falsa espressione imbronciata.

 

Il ragazzo in questione rispose prendendola per un fianco e avvicinandosela. -Quanto ti adoro quando fai così.- Rise.

 

George li osservava immobile. Non sarebbe mai riuscito a capire fino in fondo Penelope. Era sicuro che mai nessuno ci sarebbe riuscito. Guardando il loro affiatamento quasi si pentì di averla invitata. Poi ricordò le parole che la ragazza gli aveva riferito poco prima. Era ancora indeciso se pensare che la Serpeverde stesse mentendo a Flitt o a lui... optò per la prima.

 

-Purtroppo c'è un problema.- Riferì la Nott a Marcus, sembrava davvero dispiaciuta. -Riguardo al tuo invito... beh...

 

Il Grifondoro si intromise. -Ne ha ricevuto un altro.

 

Flitt rise bonario. -Anche più di uno Weasley. Non è come le solite sciacquette che frequenti tu. Dalle nostre parti ci sono standard più elevati.- Affermò posando lo sguardo su Penelope che ridacchiò giulivamente, cogliendo giusto un momento in cui non si trovava nella visuale del compagno per mandare un segnale di avvertimento al Grifondoro.

 

Gli angoli della bocca di George piegarono leggermente verso l'alto. -Oh, ma questo lo ha accettato. E non sei tu.- Penelope sgranò gli occhi, intimandogli di tacere. Ma il rosso era determinato a continuare.

 

Il Serpeverde sorrise. -Certo! Come non crederci, chi sarebbe questo fantastico cavaliere?- Chiese con sarcasmo.

 

Il Weasley si guardò un po' in torno per poi sgrullare le spalle e fare un pomposo inchino. -Il "fantastico cavaliere" al vostro servizio.- George sorrise malvagio.

 

Marcus rise. -Nennet, hai sentito cosa ha detto? Non avresti mai accettato un suo invito, vero?

 

"No!" Sarebbe stata la risposta giusta, ma Penelope esitò. "Dannazione a quel Weasley e alla sua testardaggine, non gli ho detto affatto di si... E ora? Cosa dico?" La Nott stava avendo un piccolo conflitto interiore. Spostava lo sguardo da un ragazzo all'altro ad una velocità impressionante alla ricerca di ogni genere di risposta possibile. Dopo aver boccheggiato per un po' riprese a parlare: -Si invece. Andrò al Ballo col Weasley.

 

Flitt sbiancò con la stessa velocità con cui il sorriso di George si apriva. -Sul serio?! Con questo lurido Traditore?- Domandò infuriato. -Preferisci uno come lui a me! Ci sono decine di ragazze che spasimano per avere la mia attenzione, sono io! 

 

-Tesoruccio?- Lo richiamò George. -Io non aggiungerei altre ragioni a sostegno della sua scelta di rifiuarti.

 

Il Serpeverde, dopo aver guardato con disprezzo sia il Weasley che Penelope, si allontanò. La ragazza tentò di richiamarlo indietro, inutilmente.

 

-Sei un'idiota!- Esclamò adirata, colpendo George ad un braccio con un pugno ben assestato. Il ragazzo gemette di dolore. -Oh Merlino! Scusa, scusa. Non volevo... cioè: ti sta bene! Cosa ti è saltato in mente?! - Penelope si riscosse e ripercosse a ritroso quel paio di passi che aveva fatto in direzione del rosso.

 

Il ragazzo si massaggiò il punto colpito. -Pensavo non volessi andare al Ballo con lui.- Protestò.

 

-Infatti non volevo!- Strillò quella, raggiungendo suoni troppo acuti per il suo normale tono di voce. -Infatti non volevo.- Ripeté con calma. -Ma avrei trovato da sola una soluzione.

 

-E togliermi l'onore di essere accompagnato dalla ragazza tanto diversa dalle "sciacquette che frequento", al Ballo?! Mai!- Affermò sicuro.

 

Penelope si portò le mani alle tempie. Tutto ciò non poteva essere possibile. Sospirò, poi sorrise. -Penso ci divertiremo, non credi?

 

George sgranò gli occhi. -Con me? Non c'è neanche bisogno di chiedere. In mia presenza la Serietà è bandita. Se solo osi portare le sue amiche Responsabilità, Correttezza e Moralità ti ritroverai senza accompagnatore.

 

Penelope rise. -Sei un'idiota.- Scosse la testa.

 

-Si, certo. Un idiota stupendo, bellissimo e simpaticissimo.- Le fece l'occhiolino. -Ci accorderemo un'altra volta per le lezioni di Pozioni.- Detto questo la salutò e si avviò alla sua Sala Comune.

 

-Weasley?- Lo richiamò Penelope. Il Grifondoro si girò, sembrava essere diventato un loro luogo comune. -So che ti è passato per la testa, ma non chiamarmi Nennet, per favore.- Chiese.

 

George concesse con un movimento del capo, per poi riprendere da dove si era interrotto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


4 dicembre 1994

 

Quella sera si poteva sentire più trambusto del solito provenire dai dormitori delle quattro casate, o per lo meno da quelle camere dentro le quali ci si stava agghindando a festa per l'evento che si sarebbe svolto di lì a poco. Più precisamente, nel dormitorio femminile di sesto anno che si affacciava sulle profondità del Lago Nero, una povera ragazza stava tentando di far indossare il vestito da cerimonia a Penelope, con scarsi risultati.

 

-Perché non posso andare in pigiama al Ballo?!- Esclamò esasperata Penelope.

 

-Shhh, abbassa la voce.- Kathe le indicò con lo sguardo le compagne di stanza intente ad indossare il proprio abito da cerimonia. Poi le lanciò un'occhiata seccata. -Penny, tu stasera non ti presenterai in pigiama. Saranno tutti vestiti per bene, inoltre hai quel bellissimo vestito che ti ha comprato tuo padre e sarebbe un abominio non indossarlo, credimi. E sappi che se non lo indosserai tu lo farò io.

 

-Bene, fai pure.- Protestò la mora.

 

Kathe la riprese. -Smettila di lagnarti e indossa quell'abito.

 

Penelope brontolò qualcosa provando ad infilarsi il vestito. -È troppo stretto.- Si lamentò.

 

Katherine sospirò. -Deve essere stretto.

 

-Mi sta male. Posso provare a mettermi la gonna scolastica?- Implorò.

 

-Penelope, pensa al tuo cavaliere quando ti vedrà... L'insopportabile vestito darà pure qualche soddisfazione.- Sussurrò.

Penelope bisbigliò in risposta. -Mi riderà in faccia, sicuramente cadrò a causa di questi trampoli.- Indicò le scarpe bordeaux.

 

-E comunque credo di essermi già fatta un'idea su chi possa essere.- Ammiccò Kathe, per poi riprendere a parlare ad alta voce. -Allora... Come mai voi non siete ancora vestite? Si sta facendo tardi.- Si riferì ad Abigail e Linette, notandone una sdraiata sul letto ancora in divisa e l'altra appena uscita dal bagno tutta gocciolante.

 

-Non ci si può certo presentare in anticipo.- Rispose Abigail tirandosi a sedere.

 

Hailey si fece avanti con fare un po' goffo agitando le mani, apparentemente già pronta con il suo tubino nero. -Con tutte le cose che devo ancora fare? Il trucco va risistemato... e i capelli!- Si mise le mani tra i ciuffi rossi che uscivano dall'acconciatura. -Per carità...

 

Rose la interruppe, ponendo in secondo piano l'ammirazione della propria figura nello specchio. -Sei sicura che con quel vestito riuscirai a muoverti?- Chiese con malizia, notato l'andamento impacciato della compagna.

 

Questa rispose con un gesto vago delle mani. -Con tutta la fatica che ho fatto per metterlo?! Adrian sarà costretto a non agitarsi troppo... finché lo terrò addosso.- Aggiunse con un sorrisino.

 

Penelope sogghingò. -Noto che hai già dei progetti interessanti per la serata.

 

Rose sospirò. -Come se non li avesse nessuno, persino Sue si è organizzata. Vero zuccherino?- La castana si fece avanti per stringere la guancia della suddetta ragazza che la scansò in malo modo. -Ma che maniere biondina, non è da te. Beh, non credo che ci sia altro da fare qui.- Rose si osservò un'ultima volta allo specchio. -Penny tu vieni?

 

La diretta interessata negò con la testa. -Oh, non ancora. Devo farmi l'acconciatura.- Con ciò Rose si sistemò meglio il corto vestito azzurro ed uscì dalla stanza.

 

-Non te la prendere.- Linette si avvicinò a Susie. -E' solo invidiosa.

 

La bionda sorrise. -Non importa. Io comunque sto andando, ci vediamo nel corso della serata.

 

Hailey uscì di scatto dal bagno. -Aspetta!- Esclamò. -Vengo anche io. Okay, tutto a posto. Andiamo.- La rossa prese un respiro e si aggrappò al braccio di Sue. Poi entrambe uscirono dal dormitorio.

 

-Rimasero in quattro.- Kathe sottolineò la situazione.

 

Abigail e Linette risero. -Penny, quando ho finito con Lin vuoi una sistematina al trucco?

 

-Cosa c'è che non va nel mio?- Chiese Kathe, tanto era orgogliosa dell'opera fatta sul viso di Penelope.

 

-Beh... è un po' troppo scuro e i brillantini...

 

-Abbie! Lo sai che tra noi Kathe è la più brava in queste cose. E poi Penelope sta benissimo con i colori scuri.- Affermò Linette asciugandosi i capelli biondi con un colpo di bacchetta. -Oh Salazar! Quello è il tuo vestito?- Chiese alla Nott osservandola per la prima volta.

 

La ragazza annuì raggiante. -Bello vero? Fatto su misura dai migliori magosarti di tutto il Regno Unito.- Ammise girando su se stessa.

 

-Ti sta d'incanto Penny, sono invidiosa.- Brontolò divertita la bionda sedendosi, permettendo ad Abigail di truccarla. -E io che speravo di fare scena con quello straccetto.- Indicò un abito viola opaco con una profonda scollatura sulla schiena appeso al baldacchino del suo letto.

 

Penelope fece una smorfia di incredulità. -Non fare la tragica, il tuo accompagnatore non guarderà di certo me. Farai la tua bella scena Lin, sine sicura.- La rassicurò, mentre si faceva acconciare i capelli dalle mani esperte di Katherine.

 

-Ma per piacere, tutti ti lanceranno uno sguardo almeno una volta... e questo lo sappiamo entrambe.- Linette rise per poi aprirsi in un'esclamazione di stupore. -A proposito! A chi hai concesso l'onore di accompagnarti?

 

Alla domanda si aggiunsero anche Abigail e Katherine, quest'ultima più insistente delle altre indispettita dal fatto che la sua migliore amica non glielo avesse ancora riferito.Penelope arrossì.

 

-Wow, deve essere carino.- Commentò Linette. 

 

-Molto più che carino.- Aggiunse Abigail ridendo. -E giusto che ne parliamo... vogliamo discutere dell'accompagnatrice di Diggory? Troppo bello lui per quella ragazzina.- Esclamò contrariata Abbie, cambiando argomento.

 

A quel punto la discussione si portò su certi pettegolezzi riguardanti i Campioni e Penelope ne approfittò per espandere quel pensiero che le amiche le avevano appena espresso. Ci rifletté un momento, cullata dalle mani di Katherine che le pettinavano i capelli con delicatezza. Lei sicuramente non era una ragazza di bassa statura ed entrambi i gemelli infatti erano stati superati dalla Serpeverde in altezza fino ad un paio di anni da quel momento, nel quale la ragazza arrivava ad entrambi  malapena al naso. In effetti George si poteva potevano definire un bel ragazzo: abbastanza robusto, con spalle larghe da battitore, occhi scuri, caldi come il sole, amichevoli e vividi, e gli inconfondibili capelli rossi.

 

Per non omettere il ghigno malandrino che increspava le sue labbra ad ogni ora e le lentiggini marchio Weasley che gli donavano un'aria sbarazzina. Aveva una debole per i ragazzi con le lentiggini... beh, più che debole una sorta di preferenza. Si, ovviamente era un ragazzo attraente. Penelope si diede della stupida per aver pensato quelle cose. Di sicuro non le piaceva classificare le sue compagnie in aspetto.

 

-Allora?- Chiese Linette interrompendo un'accanita discussione tra Abigail e Katherine, rivolgendosi a Penelope. -Devi scusarmi, ma non starò con l'anima in pace fino a quando non mi dirai quel nome.- Aggiunse curiosa.  

 

Penelope sorrise. -Weasley.- Concesse. Quel cognome riuscì a distrarre le acconciatrici dal loro dibattito, costringendole a rimanere di stucco. -George Weasley.- Sorrise. A quel punto le compagne di stanza gelarono. Linette ed Abigail si guardarono negli occhi per poi sgattaiolare in bagno dopo un cenno di Kathe. La riccia insonorizzò la stanza.

 

-Penny! Per Salazar, perché non me l'hai detto prima?! E io che mi sorprendevo che non ce lo volessi dire!- Esclamò arrabbiata. -Uh, Gwen aveva ragione! Sei messa male... hai una bella cotta per quel Weasley! Adesso si spiegano i tuoi recenti comportamenti.- Pensò ad alta voce.

 

Penelope alzò velocemente lo sguardo, pronta a difendersi. -Innanzi tutto, il mio atteggiamento non è affatto cambiato. Secondo, non ho una cotta per lui, e terzo... se fosse? Cosa c'è di strano?- Domandò.

 

-Fino a qualche tempo fa vi scannavate a vicenda, ecco cosa c'è di strano. Secondo me non ne uscirà niente di buono.- Affermò Kathe sedendosi sul letto terminata l'acconciatura. Osservò l'amica attentamente facendo sentire Penelope infima davanti quei profondi occhi verdi. -Penny, stammi a sentire. Quel Weasley ti interessa... o ne sei minimamente attratta.- Aggiunse velocemente, evitando di essere interrotta dall'amica. -Riflettici, perché l'avresti scelto tra tutti quelli che ti hanno proposto di andare al ballo insieme?

 

Penelope sbottò. -Mi ha praticamente costretto!- Prese un respiro e continuò, rallegrata. -Per non dire che è capace di farmi ridere in qualsiasi situazione.

 

-O Merlino siamo messi male!- Katherine rise. -Non ti ho mai visto in queste condizioni con nessuno, per non pensare che questa sera vi adocchieranno tutti.

 

La Nott scacciò quelle parole con un gesto della mano. -Cosa potrebbe succedere? È solo un ballo non significa niente.- La riccia l'osservò in modo strano. -Ma stai zitta.- Replicò Penelope arrossendo una volta capito cosa volesse intendere.

 

Kathe rise. -Ma non ho detto niente.

 

Penelope a quel punto sciolse l'incantesimo ed entrò in bagno. -Potete uscire.- Proferì alle compagne di stanza. Le quali, già truccate ed acconciate, indossarono velocemente i loro vestiti ed uscirono borbottando. -Era esattamente questo quello che volevo evitare.- Affermò Penny entrando in bagno.

 

Si sentì Kathe ridere. -Tesoro ti lascio il portabacchetta sul letto, ti aspetto di sotto. Non fare tardi.- Le parole dell'amica furono seguite dal tipico rumore della chiusura di una porta.

 

Penelope tirò un sospiro di sollievo. Si tolse tutto il trucco che la compagna le aveva spalmato in faccia, le dava un fastidio tremendo. Lo stesso trattamento ebbe l'elegante acconciatura. Tutti i giorni dell'anno portava i capelli legati, per una volta avrebbe fatto uno strappo alla regola.
Non poteva negare che con tutti quei cosmetici e la particolare pettinatura il suo aspetto rifletteva l'emblema della perfezione e questo non lo poteva sopportare. Disapprovava caldamente la maniera di come tutti cercassero l'apice in ogni cosa, un risultato illusorio. Penelope al contrario andava fiera delle sue incompletezze e per quanto raramente poteva adorava mostrarle, ma non accentuarle, per questo una parte di lei era d'accordo con il parere della famiglia riguardo alla sua capacità di cambiare aspetto. Faceva in modo che, chi fosse abbastanza attento da notarlo, riuscisse a capire che lei non era perfetta, non era come dava l'idea di essere. Le poche persone che se ne erano accorte in quel momento erano i suoi più cari amici.

 

La ragazza si sistemò il vestito rosso e si avvicinò allo specchio per l'ultimo controllo. L'abito era semplice: in seta e quindi troppo leggero per la stagione, per non contare l'assenza delle spalline. Non aveva scollatura ed il corpetto era strettissimo ma, per quanto potesse esserlo quest'ultimo, la gonna era altrettanto morbida e ricadeva quasi fino a terra dandole l'impressione di essere tre volte più alta del normale. Sotto al seno c'era un disegno astratto in perla contornato da piccole pietruzze rosso scuro che fungevano da cinturino. Stesso ricamo riprendeva al fine della gonna, dando quel lieve tocco natalizio. I capelli sciolti non mostravano l'ordinario aspetto a "spaghetto", si presentavano in morbide onde fino alla spalla a causa dei pochi minuti costretti nell'acconciatura.
Ora che ci rifletteva però, non era affatto male vestita così, e il lieve segno nero che le era rimasto intorno agli occhi faceva risplendere il loro colore argento.

 

Una volta uscita dal bagno prese il portabacchetta, lo allacciò alla gamba e raggiunse velocemente i compagni in Sala Comune.
Sorrise nel vedere Matthew e Katherine insieme, lei con quel suo vestito verde e nero era stupenda. -Penelope sei bellissima.- Le disse Matt incantato una volta che si fu avvicinata. La ragazza accanto diede un lieve colpo di tosse. -Naturalmente non quanto Katherine.- Si affrettò ad aggiungere.

 

Penelope rise. -Non c'è problema, anche tu non sei niente male.- Li lasciò andare in Sala Grande da soli e si avviò con calma, ignorando lo sguardo contrariato di Kathe per aver sciolto la sua splendida acconciatura.


 

***


 

Un'oretta prima nella torre di Grifondoro tre ragazzi stavano tentando di allacciarsi la cravatta.

 

-È impossibile!- Strepitò Fred.

 

-Chi ha inventato questi aggeggi infernali?!- Si lamentò George.

 

-Sicuramente qualcuno che ha provato ad impiccarsi.- Disse Lee allargandosi il viluppo che aveva creato intorno alla sua gola. I tre ragazzi scoppiarono a ridere.

 

-Fred, secondo te Angelina ci può dare una mano?- Chiese George mentre cercava di slacciarsi il groviglio che aveva attorno al collo.

 

-Non credo, però... l'altro giorno ho visto Alicia riallacciarsi la cravatta dopo Trasfigurazione!- Immediatamente i tre Grifondoro si catapultarono fuori dalla loro stanza per dirigersi alle scale del dormitorio femminile cominciando ad urlare il nome della povera ragazza all'inizio della scalinata.

 

Alicia per fermare quel baccano infernale uscì dalla camera solo con la testa, da cui sporgevano i capelli bagnati. -Che cosa volete?- Gli domandò.

 

-Ci puoi fare il nodo della cravatta?- Chiesero insieme i gemelli.

 

Alicia replicò esasperata. -Non potete farvelo da soli?

 

-Non ci riusciamo.- Si lamentarono tutti e tre.

 

La ragazza li illuminò. -Siete consapevoli che l'avete indosso tutto il giorno?

 

I Grifondoro si guardarono perplessi, come se se ne accorgessero solo in quel momento. -Ti preeeego.- Chiesero all'unisono.

 

-Sono appena uscita dalla doccia, ce la fate ad aspettare?- Tentò di nuovo Alicia.

 

-Per noi puoi venire anche come mamma ti ha fatta, non ci dà alcun fastidio.- Propose George mentre Fred e Lee sghignazzavano.

 

Alicia sbuffò. -Siete sempre i soliti.- Rientrò e i tre ragazzi ripresero ad urlare il suo nome. Pochi secondi dopo una ragazza coperta da un solo asciugamano con il turbante in testa li raggiunse alla fine della scalinata.

 

-Una cosa veloce.- Brontolò, cominciando ad annodare la cravatta di Lee. Passò a quella di Fred ed infine a quella di George.

 

-Alicia grazie, grazie davvero.- Dissero.

 

-Vestiti. Ti aspettiamo, non vedo l'ora di incontrare Kevin.- Ammiccò Lee facendole l'occhiolino. Alicia lo guardò divertita rispondendo con un gesto di derisione.

 

I gemelli risero indicando Lee fino al loro ritorno nel dormitorio. A quel punto si misero seduti e stettero per qualche secondo in silenzio. -Alicia è davvero uscita con addosso solo un asciugamano?!- Ricordò George.

 

Gli altri si scambiarono un'occhiata. -SI!!!- Risero.

 

-L'abbiamo fatta esasperare a dovere.- Ammise Fred.

 

Lee sbuffò. -Ma avete visto! Noi siamo già pronti e probabilmente tutte le altre ragazze della scuola sono appena uscite dalla doccia.

 

-Si fanno desiderare.- Commentò George. Fred e Lee si scambiarono uno sguardo d'intesa.

 

-Forge caro.- Incominciò Fred.

 

-Tu non ci hai ancora detto con chi vai al ballo.- Terminò Lee.

 

George fece una faccia da finto fesso. -Non ve l'ho detto? Sul serio?- I due annuirono.

 

-Almeno è simpatica?- Sospirò Fred.

 

-Cosa intendi con "almeno" Gred?- Chiese George.

 

Lee si affrettò a spiegare. -Se non ci vuoi dire chi è probabilmente non è molto carina.

 

George lo guardò in maniera strana. -Anche se fosse, non sarebbe lo stesso?

 

-Bè, immaginatela mentre stai ballando e ti viene l'improvvisa voglia di baciarla...- Illustrò Fred. A quel punto George si abbandonò un po' troppo alla fantasia, Penelope non glielo avrebbe mai permesso.

 

-...e ti ritrovi al posto di una faccia uno sgorbio.- Lee rise.

 

-Ah ah ah molto divertente.- Li canzonò George. -E comunque, se è questo che vi interessa, è una delle ragazze più desiderate della scuola.

 

-Nah... avrebbe scelto me, non la mia brutta copia.- Scherzò Fred.

 

-Dai, almeno descrivicela. Magari indoviniamo.- Chiese Lee.

 

Il ragazzo se la rivide come l'anno prima, nel momento in cui l'aveva beccata a gettare rami nel lago da sopra un albero con gli occhiali sul volto. Era terribilmente bella anche allora, nonostante non abbia fatto nulla per metterlo in mostra. Fred e Lee si ritrovarono con espressioni disgustate per lo sguardo incantato di George. -È semplicemente bellissima, sia dentro che fuori. Non so se mi capite, ma quando la vedo penso che sia lei... Insomma, la ragazza giusta per me.- A quel punto i due ragazzi scoppiarono a ridere. George ci rimase male. -Che c'è di tanto divertente?!

 

-Ti dovevi sentire... "la ragazza giusta per me".- Gli fecero il verso.

 

-Ero serio.- Si spiegò George.

 

I compagni ammutolirono. -Chi è?- Chiesero all'unisono.

 

George rispose fiero. -Penelope Nott.

 

Il tempo di comprendere quelle parole e suo fratello già gli urlava contro. -Oh Merlino George!!

 

Lee continuò. -Ti rendi conto di quello che hai detto?!

 

-Come può essere se fino a questo pomeriggio litigavate?!- Domandò Fred.

 

George si mise in piedi, pronto a chiarire i fatti. -Innanzi tutto, io non ho litigato con la Nott oggi. Sei stato tu che hai costretto tutti ad interrompere la partita a palle di neve perché ne avevi tirata una alla Lockwood... e non fare quella faccia perché so che l'hai fatto a posta. E poi quelli a litigare siete stati voi due, mentre io e Penelope ce la ridevamo bellamente.- Concluse George.

 

-Sembravate una vecchia coppia di sposini.- Lee si riferì a Fred e Katherine.

 

-Ma statevi zitti. Per me lei è solo un'arrogante, spocchiosa e insopportabile Serpeverde.- Fred chiuse il discorso.

 

-Si si, è quello che dicevo anche io.- Lo prese in giro il fratello guadagnandosi le risate di Lee.

 

-Smettila di cambiare argomento!- Protestò Fred.

 

George si controllò l'orologio. -Si sta facendo tardi, dovremmo cominciare a scendere.- Propose.

 

-No! No, assolutamente no. Come ti viene in mente di andare da lei?! Tu sei pazzo.- Fred lo fermò.

 

-Pazzo di lei.- Aggiunse Lee. Ma ricevette uno sguardo assassino da parte del gemello a cui rispose: -Che c'è? In caso diventa tua cognata, non mia.- Lee sghignazzò allo sguardo preoccupatissimo di Fred. George prese il fratello sottobraccio aiutandolo ad arrivare in Sala Comune tale era il suo shock. Lì lo lasciò ad aspettare la sua dama e si diresse insieme a Lee all'entrata della Sala Grande.

 

E la vide. Quasi non gli venne un colpo ad osservarla fasciata da quel vestito di un bordeaux sorprendente che le faceva brillare i bellissimi occhi grigio mentre li spostava con calma tra i dipinti appesi alle fiancate della sala. La risata di Lee gli parve un'eco lontano. -Ti lascio amico, divertiti.- Il moro gli diede una pacca sulla spalla prima di lasciarlo per dedicarsi alla ricerca della sua accompagnatrice. 

 

George si risvegliò come da un sogno, voltandosi per salutare il compagno che però era già scomparso. A quel punto nulla gli restava se non avvicinarsi a Penelope. Le bussò alla spalla e quando la ragazza si girò sorrise involontariamente alla vista di George. Non lo aveva mai visto messo così in tiro, con giacca e cravatta, tutto perfettamente in ordine. Certo, si notava che il suo vestito era di seconda mano ma questo non le importava minimamente. Il ragazzo rispose allo sguardo di lei che, per la prima volta, aveva assunto un accenno di dolcezza e non lo osservava più come se volesse disintegrarlo.

 

George si inchinò e le fece un galante baciamano. -Signorina, mi vuole concedere l'onore di accompagnarmi in Sala Grande.

 

-Con immenso piacere Messere.

 

Si concessero una risata. -Sei più alta.- Affermò il ragazzo mettendosi composto sottolineando il fatto che la Serpeverde lo avesse quasi raggiunto in altezza. 

 

Penelope mostrò le sue scarpe. -Tutto grazie alle mie amiche che mi hanno costretto a mettere queste zeppe.- Riconobbe Penelope.

 

Passarono svariati secondi prima che George si decidesse a parlare di nuovo: -Mi piacciono molto di più i tuoi capelli così.- Penelope si sorprese, di certo non si era aspettata un complimento del genere anzi, da lui non se ne aspettava proprio. Di norma si notavano i suoi occhi o le sue gambe, quella lusinga era personale e nulla fece oltre che a rallegrarla. Fu così che la Nott si colorì leggermente, al ciò George ne sorrise compiaciuto.

 

-Sai, è da un po' che ho notato il tuo rossore facile... Ho capito anche che ne se infastidita, ma devi sapere che a volte è una fortuna trovare una ragazza così.- Affermò. -Capisci subito se quello che dici le fa piacere, la mette in imbarazzo o le da fastidio.- Disse George sorridendo. A questo punto Penelope arrossì vistosamente ma non si azzardò a distogliere lo sguardo. -Come adesso.- E cominciò a ridere, una risata che coinvolse anche Penelope.

 

-Allora Nennet, ti va di entrare?

 

-Come mi hai chiamata?

 

-Penny.

 

-Potrei giurare di aver sentito altro.

 

-Allora hai problemi di udito mia cara Nennet.- Penelope suppose che non avrebbe mai capito a fondo George, e con questi pensieri entrò insieme a lui in Sala Grande, sotto gli occhi confusi e sconcertati di gran parte degli studenti di Hogwarts.

 

Si misero di fianco alla pista da ballo per vedere bene i campioni quando sarebbero entrati. -Che bel vestito! Sicuramente è più comodo di questo.- Pensò ad alta voce Penelope osservando Fleur passare.

 

-È tanto scomodo?- Domandò George. -Per me puoi toglierlo e ballare in intimo non fa differenza.- Penelope gli diede un leggero pugno sul petto.

 

-Sei un idiota.- Sorrise.

 

-Non dimenticarti...

 

-Stupendo, bellissimo e simpaticissimo.- Continuò Penelope per lui, con un leggero sorriso.

 

Ormai la pista era quasi piena. -Nott, mi concederebbe questo ballo?- Chiese George.

 

-Con molto piacere Weasley.- Penelope prese la mano che George le stava porgendo e raggiunsero la pista iniziando a ballare.

 

-Non ti muovi male.- Commentò dopo un po' Penelope.

 

-Beh... anche tu non sei male...

 

-Faccio pena vero?

 

George evitò di rispondere. -Non c'è problema, guido io.- Replicò. -Quindi la tanto desiderata Penelope Nott non sa ballare. Appena lo dirò ai tuoi spasimanti sciameranno tutti via.- Commentò George, pronunciando le ultime parole con una certa avversione.

 

Dopo qualche minuto il valzer finì e iniziò a propagarsi nella Sala la voce rauca della cantante delle Sorelle Stravagarie. George cominciò ad muoversi nei modi più improbabili. Penelope si mise a ridere e il ragazzo, notandolo, le prese la mano e l'attirò a se continuando ad agitarsi. Presero a muoversi in modo sfrenato venendo interrotti qualche volta da un amico dell'una, un amico dell'altro e diversi commenti ai quali rispondevano prontamente. Penelope però negli ultimi minuti aveva continuato a guardare dietro la spalla di George. -Che c'è?- Le chiese il ragazzo.

 

-La Johnson sta incenerendo con lo sguardo la mia migliore amica.- Rispose Penelope. In effetti Angelina in quel momento stava osservando con puro odio Katherine, la quale sembrava non accorgersene tanto era impegnata a ridere con il suo cavaliere mentre saltavano a ritmo di musica.

 

-Sarebbe lo stesso sguardo che le riserveresti tu se fossi stato tutta la sera a fissarla.- Disse George. Penelope lo guardò confusa. -Fred è dall'inizio della serata che non le stacca gli occhi di dosso.- Spiegò il rosso, la ragazza rise.

 

-Scommetto un intero galeone che prima o poi quei due si sposeranno.- Propose Penelope.

 

-Vai sul sicuro.- George rise.

 

-Io non riderei tanto.- Fece in tono malizioso Penelope.

 

-Ma dai! Guardala, sta tanto bene tra le braccia di quel Towler. Non si abbasserebbe mai a sposare la mia brutta copia, se mai sceglierebbe me!- Ghignò George indicando Katherine che in quel momento era impegnata a guardare con fare fin troppo sdolcinato Matthew. -Comunque accetto la sfida Nott! Un galeone che quei due non si sposeranno. Potrei puntare sul fatto che Fred si prenda una sbandata per lei, omettendo che non se la sia già presa, ma non di più.- Replicò George.

 

-Ah! In ogni caso, non hai idea di quanti ragazzi stiano guardando male te.- Sottolineò Penelope.

 

-Lo so perfettamente.- Rispose George. -E comunque sta accadendo lo stesso a te, quindi non dare per scontata la mia magnifica compagnia.

 

La ragazza sorrise sarcasticamente. -E chi sarebbe sentiamo.

 

-Bè, per cominciare una ragazzina di Tassorosso.- Iniziò ad elencare George. -Un paio ragazze di Corvonero degli ultimi anni, una certa Carlyle e...

 

Penelope lo interruppe. -Carlyle hai detto?- Sperò di aver sentito male.

 

-Si, dovresti conoscerla. Ti ho visto più di una volta in sua compagnia.- Disse George.

 

-Si.- Tagliò corto Penelope cominciando a vagare con lo sguardo alla ricerca di Gwen. La trovò dall'altra parte della Sala, seduta a mangiare qualcosa con degli altri compagni della sua casata. Il suo sguardo era incollato su di lei, lo distolse solo dopo che Penelope l'ebbe vista. Possibile che Gwen fosse gelosa di lei?

 

-Pare si sia presa una cotta per me e Fred... o per lo meno ci ha dato quest'idea.

 

Il loro discorso fu interrotto dall'arrivo di un ragazzo dal bell'aspetto che bussò alla spalla di George. -Mi concede qualche minuto per ballare con la sua dama?-  Il Weasley, in qualunque altra circostanza, lo avrebbe mandato a quel paese senza troppe cerimonie. Ma il suo interlocutore non era uno qualsiasi, per questo George si scansò, se pur con un po' di fastidio, per permettere al ragazzo di ballare con Penelope. Questi danzarono per qualche minuto a tempo di musica. -Sei incantevole come non mai stasera, finalmente hai deciso di scioglierti quella coda.- Commentò il ragazzo.

 

-Grazie mille.- Sorrise Penelope. -Dove è la tua accompagnatrice?- Chiese con fare malizioso.

 

-In bagno, l'ho vista che ci andava con qualche sua amica. Penso non tornerà prima di mezz'ora.- Rispose il ragazzo scocciato per poi lanciare uno sguardo di rimprovero alla compagna. -Nennet non saresti dovuta venire al ballo con quel Weasley.

 

-Non mi chiamare in questa maniera, lo sai perfettamente che non mi diverte più. Te lo ripeto da anni.- Rispose Penelope con sguardo duro.

 

-Mi dispiace.- Si scusò il ragazzo. -Non ti sfogare su di me, sai anche tu che non diverte nemmeno me, è l'abitudine.- Continuò.

 

-Si, hai ragione, mi dispiace.- Si scusò Penelope allungandosi per abbracciarlo.

 

-Però sul serio Penny, avresti dovuto evitare di venire a questo evento accompagnata da quel Weasley.


 

-Theo non cominciare. Ci sono già le mie compagne a farmi abbastanza problemi per questa serata e non ho bisogno di un fratello terribilmente protettivo.- Rispose Penelope, addolcendo la voce sulle ultime parole, dando un buffetto sulla guancia del fratellino.

 

Theodor sorrise, incupendosi l'attimo successivo. -Appena lo saprà nostro padre....

 

-Infatti lui non lo saprà!- Si preoccupò Penelope.

 

-Sicuramente qualcuno glielo dirà, ha occhi ovunque.- Replicò Theo.

 

-Anche in quel caso non potrà fare più di tanto, è solo un ballo.- Lo rassicurò Penelope.

 

-Penny, io non penso sia "solo un ballo". Dovevate vedervi. Sembravate in luna di miele.- 
Penelope abbassò lo sguardo arrossendo. 
-Promettimi una cosa, evita di farti del male. Sai che questa storia non avrà una bella fine.

 

-Come puoi saperlo?- Chiese, poi osservò George: rideva con i suoi amici e le rispettive accompagnatrici. -Il mio parere è godersi una cosa bella finché dura invece che non farla affatto, per quanto possa essere corta. Non preoccuparti.- Detto questo diede un bacio sulla guancia del fratello e si allontanò, dirigendosi verso George.

 

-Ehilà Nott. Chiacchiere tra fratelli?- George lo chiese sorridendo, mentre gli altri gelarono lo sguardo all'arrivo di Penelope. 

 

La ragazza annuì per poi rivolgere lo sguardo agli interlocutori del suo accompagnatore. -Misà che noi non ci conosciamo.- Disse la Serpeverde con un sorriso, porgendo la mano al ragazzo che affiancava Alicia. -Sono Penelope...

 

-Nott.- La interruppe il ragazzo dai capelli dorati creando stupore tra le persone presenti e confusione sul volto della sottoscritta che sorrise interrogativa. -Perdonami.- Si scusò il ragazzomentre stringeva la mano a Penelope, rivelando un forte accento francese. -Louis mi ha tormontato per giorni... Il era desoleto quondo lo hai refiuto.- Quell'inglese, che inglese non era,  non fece bene intendere a tutti ciò che volesse dire. Sta di fatto che la metà dei presenti lo osservò con aria interrogativa, esattamente come avevano fatto ogni qual volta aveva parlato fino a quel momento. 

 

Penelope al contrario fece un sorriso di cortesia. -Dites lui que je suis desolè, je l'avais déjà pris un engagement.- Si scusò indicando con lo sguardo George. 

 

Il francese rispose al sorriso, felice che qualcuno replicasse nella sua lingua. -Oh, comment je suis grossier! Je m'appelle Kevin Rousseau.- Si presentò.

 

-Plasir*. 

 

-Avete finito!?- Sbottò Angelina. Fred le strinse più forte il braccio sulla vita in segno di avvertimento ma la compagna lo ignorò. Era infuriata e tale sentimento sembrava rispondere in Alicia. Non conosceva bene la lingua francese, ma quel poco le bastava per intuire che la Nott si fosse fatta riconoscere anche tra le altre scuole, nonostante il poco tempo trascorso insieme. Ciò implicava a quanto pare l'aver ricevuto inviti anche da parte loro, tra cui quel Louis che la Serpeverde aveva rifiutato. E per chi? Per George?! La questione non le quadrava. La cosa le fece storcere il naso e il timore che quella poco di buono avrebbe potuto ferire un suo amico prese il sopravvento. Per non parlare di come si era rivolta a Kevin... Come si permetteva quella Serpeverde di parlare in una tale maniera all'accompagnatore di Alicia? Stare sempre al centro dell'attenzione non le bastava? Voleva anche quella riservata ad altri? 

 

La Nott tornò con calma al suo posto di fianco a George. -Johnson sono sicura che le buone maniere non ti siano estranee, allora perché privare ad una persona il definirsi educata?

 

Angelina la osservò come se stesse contenendo a fatica il desiderio di schiantarla . -Educata...- Borbottò.

 

Subito al seguito delle parole di Penelope una figura seminascosta dagli altri presenti attirò l'attenzione della Serpeverde. Una ragazza dal viso familiare sembrava indecisa sul da farsi. Si muoveva agitata spostando il peso da un piede all'altro, le mani impegnate nel torcersi tra loro insicure nel lasciarne una tendersi verso la Nott, timorose nella sua reazione. -Do... dovrei presentarmi anche io.- Si fece avanti dopo un attimo di titubanza allontanandosi di poco da Lee.

 

Penelope osservò la ragazza minuta dai dolci occhi marroni tenderle la mano tremante. -Non ce n'è bisogno.- Replicò la Serpeverde. Notò il piccolo sorriso della studentessa traballare e prima che Alicia scattasse riprese parola. -Robinson... Lucy, giusto? Frequentiamo lo stesso corso di Aritmanzia.- Strinse la mano alla Tassorosso riservandole un sorriso gentile.

 

Lucy annuì colorandosi leggermente a quelle parole. -Beh, non ce n'era veramente bisogno allora, so perfettamente chi sei.- Ammise. -...come tutti.- Si affrettò ad aggiungere.

 

A quel punto fu Fred a farsi avanti, parlando in tono neutrale. -Allora Nott, come passa la serata? 

 

Penelope si era stretta di più a George ma prima che potesse rispondere Angelina le rubò il momento. -Sappiamo tutti che non ci interessa veramente. Che cosa stavate facendo tu e tuo fratello piuttosto? Progettavate un'altra delle vostre orribili messe in scena per George?- Domandò stranamente velenosa.


 

-Angie...- La riprese Fred, a voce questa volta per evitare che andasse oltre.

 

-Tranquillo, non importa.- Penelope incrociò le braccia al petto. -Si Johnson. Avevo in progetto di immobilizzarlo e abbandonarlo in qualche stanza del castello in disuso, Theo mi aveva appena dato il via libera. Però, ora che hai rovinato la sorpresa, sarò costretta ad inventarmi qualcos'altro, spero solo che non abbiano riportato in Romania i draghi.- Rispose fintamente pensierosa.

 

Lee dovette ammettersi che se non fosse stata la Nott a dire quelle cose sarebbe scoppiato a ridere. -Non lo sapevate?- Riprese parola Penelope notato il silenzio che si era creato. -È per questo che sono venuta al ballo con lui e sto facendo di tutto per sopportare i suoi amici, al contrario loro. Naturalmente non perché mi piace la sua compagnia.

 

Alicia rise. -Come se non sapessimo che questo non è possibile.- La bionda affiancò l'amica. Entrambe trasformatesi improvvisamente in cani da guardia. Sorelle iperprotettive che però George non sembrò apprezzare sul momento.

 

-Tu non sei una "nobile purosangue Serpeverde"? Che non sopporta la presenza nè di mezzosangue nè di traditori del proprio sangue e simili? Per non parlare di noi.- L'accusò con disprezzo Angelina. Fred e Lee preferirono rimanere in silenzio dopo ciò che gli aveva confessato George in dormitorio. Lo osservarono, sembrava mantenere la solita calma. Penelope alzò gli occhi al cielo sorridendo leggermente, come se avesse davanti un caro amico che si eccitava per l'ennesima banalità. Il pesante silenzio creatosi dopo l'ultima frecciatina fu interrotto da un colpo di tosse proveniente da George.

 

-Se volete scusarci.- Avvertì George trascinando con se Penelope che si strinse al suo braccio, lanciando un ultimo sorrisetto alle due Grifondoro, accennando al fatto che non avevano alcuna influenza sull'andamento che quella serata era destinata ad avere. Si allontanarono fino ad essere fuori portata di orecchie. -Scusali, scusali davvero. È che non sono abituati a...- Cominciò il ragazzo.

 

-Weasley tranquillo.- Rispose Penelope, provando a sminuire la rabbia che manteneva nascosta per non peggiorare la serata al Grifondoro. George la osservò. Intuì al volo ciò che Penelope stesse provando a fare e le sorrise riconoscente. La portò in pista, dove stava suonando già da qualche minuto un lento. -Senti, non ne ho proprio voglia adesso.- Continuò la ragazza incrociando le braccia.

 

-Per tutta la serata siamo stati interrotti, e lei signorina mi deve un ballo.- Dichiarò il rosso. Le fece l'occhiolino e la portò al centro della pista. Nonostante l'iniziale opposizione la ragazza fu trasportata dalla melodia.

 

Ballando così abbracciati, Penelope cominciò a rilassarsi cullata dal loro lento movimento. -Posso farti una domanda?- Chiese George dopo qualche minuto di silenzio.

 

-Certo, fai pure.- Rispose Penelope.

 

-Hai ricevuto diversi inviti per questo ballo, perché hai scelto di venirci con me?

 

Penelope rise. -Tecnicamente mi hai costretto.- Gli ricordò.

 

Il ragazzo sorrise. -Appunto, tecnicamente. Ma se non ti fosse interessato avresti fatto finta di niente e ne avresti accettato un altro.- Fece George con fare ovvio.

 

-L'hai detto a Flitt, secondo te cosa avrei dovuto fare?

 

-Non credo ti interessi molto cosa pensa Flitt di te.- Penelope alzò la testa e incrociò gli occhi di George. -E poi, l'unico che avrebbe fatto una pessima figura sarei stato io. Se fossi stata la stessa ragazza di qualche tempo fa, non ti saresti fatta scrupoli a lasciarmi li, con un "no" stampato in fronte.

 

Penelope si sentì in soggezione sotto quello sguardo. Rimase stupita dal fatto che George ci avesse pensato tanto, sembrava doverci riflettere da molto. -Se fossi stato tu lo stesso ragazzo di poco tempo fa, mi avresti comunque invitato?- Penelope con questo lo mise in difficoltà. -E ricordati che io avevo ancora un'uscita in sospeso con te.

 

George si immobilizzò un attimo: si era totalmente dimenticato delle parole fattole promettere tempo prima. In questo modo una domanda gli sorse spontanea: "E se avesse accettato il mio invito per la parola data?" George riuscì a cacciare quei pensieri e prese a ridere della sfacciataggine della ragazza.

 

-Non hai risposto alla mia domanda.- Cantilenò la sottoscritta.

 

George le fece il verso. -Nemmeno tu.- Disse anche se Penelope gli aveva risposto e anche schiettamente. Il Grifondoro lo sapeva perfettamente.

 

-Va bene.- Concesse. -Weasley, solo per essere sincera: all'inizio ho evitato di dare in escandescenze proprio perché, con questa sera, il mio debito con te si sarebbe estinto.

 

George arricciò le labbra. Se lo aspettava? Certo, che domande. Stava solamente pensando che Penelope gli aveva dato l'idea di essersi divertita con lui, fin ad ora.

 

-E per essere altrettanto sincera:- Penelope riprese parola. -appena l'ho realizzato mi è dispiaciuto. Avrei voluto giocarmelo meglio, siccome avrei accettato la tua proposta in ogni caso.- George sgranò gli occhi provocando le risate della ragazza. -Anche se posso non farlo notare Weasley, ho cominciato ha trovarti simpatico già da un po', e devo ammettere che le idee che avete tu e tuo fratello sono da ammirare.- George sorrise. -Naturalmente però non superano le mie.

 

-Naturalmente.- Commentò con ironia George.

 

Penelope gli lanciò un sorrisetto. -Mi distrugge, davvero, mi distrugge ammetterlo ma le nostre continue litigate mi sono mancate all'inizio di quest'anno.- Gli diede un bacio sulla guancia. George si sentì strano nel vedere la Serpeverde comportarsi in quella maniera con lui.

 

Il ragazzo si riscosse. -Vuoi qualcosa da bere?- Domandò, non riuscendo più a starle così vicino senza fare niente.

 

Penelope stranita annuì. -Vengo con te.

Arrivati alla tavolata delle bevande la ragazza mostrò qualche difficoltà nel leggere le targhette attaccate sulle bottiglie, di questo George sogghignò.

 

-Se mi dici cosa vuoi te la prendo io.- Si offrì.

 

-Sono totalmente in grado di farcela da sola.- Rispose, troppo orgogliosa per ammettere i suoi limiti.

 

George ridacchiò. -Mi devi spiegare come fai a leggere quando sei in aula.

 

-Io riesco a leggere!- Rispose piccata Penelope, allontanandosi un po' per vedere cosa fosse scritto su una bottiglia di vetro.

 

-Se cerchi la burrobirra è questa qui.- George prese una bottiglia versandone il contenuto in due bicchieri e porgendone uno a Penelope.

 

-Come fai a sapere che mi piace la burrobirra?

 

-Intuizione.- Ghignò.

 

-Sai che cominciano a preoccuparmi quei ghigni, devo pensare che hai messo qualcosa nel bicchiere?- George rise, il che di sicuro non era un buon presagio. A quel punto il ragazzo approfittò del momento per fare uno delle sue solite bravate, incantando tutti i bicchieri.

 

La Nott si fermò un momento per osservarlo. -Weasley, almeno per questa sera, puoi evitare di creare disordine?- Domandò la ragazza.

 

-Non sarebbe nel mio stile Nott.- Rispose George. -Ti va di uscire?

 

-Con piacere, fa molto caldo qui.

 

Arrivarono in giardino accompagnati da un piacevole silenzio. Una volta entrati nel parco Penelope si abbassò per togliersi le scarpe che tenne con una mano. Provò un senso di sollievo nell'avvertire l'erba sotto i suoi piedi.

 

-Perché te le sei tolte?- Domandò George.


 

Penelope si osservò i piedi scalzi. -Non intendevo farlo. Mi è venuto involontario.- Si giustificò rindossandole.

 

George non ne parve convinto. -Penelope ti chiedo un favore: scegli un unico alterego per il resto della serata, altrimenti ne uscirei matto.

 

La ragazza lo osservò stranita. -Come scusa?

 

-Sto avendo difficoltà a capirti. Qualunque cosa tu faccia non sembra seguire alcun filo logico.- Spiegò George. -Questa sera sei riuscita a parlare delle stesse cose cambiando idea ed atteggiamenti con il passare di un attimo.

 

-Non è affatto così.

 

-Invece si!- Aggiunse piccato George. -E non credere che non l'abbia notato, anzi. Potrei farti una miriade di esempi iniziando semplicemente dal fatto che mezz'ora fa ti sei dovuta sedere per il dolore ai piedi. Se ti fanno male puoi togliertele le scarpe, di certo non devi fare bella impressione con me.

 

Penelope lo osservò un attimo stranita. -Ascoltami Weasley, io non...

 

-No, invece mi ascolti tu.- La interruppe George. -Volevi sapere perché ti avessi invitata? L'ho fatto perché speravo di passare la serata con la ragazza che ho visto arrampicarsi su un albero e prendere con le mani delle lumache senza ripensamenti, con gli occhiali in faccia e, in questo caso, senza scarpe. Con quella persona che fa scherzi non per vendetta ma per il semplice gusto di farli. Mi dispiacerebbe aver sprecato del tempo con... qualcun altro. Non voglio vedere questa persona davanti a me, fatta di... ah, non lo so.

 

Ebbene, questo Penelope non se lo aspettava. George la intrigava proprio perché sembrava diverso dalle solite compagnie. Però c'era sempre stato quel pensiero che non faceva altro che ricordarle di quanto ciò fosse poco probabile, che George fosse come tutti gli altri, se non peggio... ma questo! L'aveva ufficialmente conquistata.

 

Fu quando la ragazza fece oscillare il braccio lungo il fianco che George ipotizzò uno schiaffo imminente. Al contrario, Penelope si allungò fino ai piedi e si tolse di nuovo le scarpe. -Non me le sono tolte perché mi fanno male... mi piace la sensazione dell'erba umida sotto i piedi.- Ammise, George ne parve sorpreso. -E non sono entusiasta di vestirmi elegante... e sono la persona più goffa che potresti conoscere.

 

-Questo, beh, non l'avrei mai detto.- George si aprì in un sorriso. -Come mai tutta quella scena? Se posso.- Si affrettò ad aggiungere. La Serpeverde lo invitò a sedersi con lei su una panchina tra quelle messe appositamente per il ballo.

 

Penelope si concesse qualche momento per decidere se rispondere o meno. -Mi devo far piacere dagli altri.- Iniziò a spiegare. -Altrimenti la mia famiglia perderebbe fama. Mai accada che la primogenita di una famiglia purosangue si comporti come una contadina, nessuno si proporrebbe come marito. A nessun marito purosangue segue alcuna progenie purosangue e a questo sangue sporco, con il sangue sporco la famiglia non sarebbe più stimata tra i purosangue e questo porta cattiva fama e una macchia indelebile sull'albero genealogico.- Penelope prese un bel respiro. -Nessuno ci guarderebbe più con gli stessi occhi, per gli altri saremmo infimi, impuri, imperfetti, solo qualcuno da calpestare.

 

George la osservò con tanto d'occhi. Non avrebbe mai detto che Penelope avesse questo peso sulle spalle, costretta ad essere qualcuno che non era per farsi accettare dalla famiglia, suppose che in caso contrario l'avrebbero diseredata senza pensiero alcuno. -Penelope, guarda il lato positivo, suppongo che adesso tuo padre debba tenere appuntamenti per tutte le famiglie che spasimano ad avere legami con te.- Cercò di rallegrarla.

 

La ragazza annuì distratta. -Va beh, passiamo ad argomenti più spensierati... Ti stai divertendo?- Chiese Penelope. -...non contando gli ultimi minuti magari.

 

George sorrise con sguardo perso. -Molto...

 

Penelope lo esaminò stranita. -Ho detto qualcosa che non andava o...

 

-No, per carità non sei tu... solo che, se l'avessi saputo prima avremmo evitato tanti anni di litigi. Non credi?

 

Penelope rise. -Oh no Weasley, credo che quelli ci sarebbero stati lo stesso.

 

George si concesse una risata prima di porre totale attenzione alla ragazza che aveva di fianco. La osservò per qualche secondo, indeciso sul da farsi, poi le si avvicinò. Ma proprio quando le loro labbra erano in procinto di sfiorarsi la ragazza voltò il capo.

 

George realizzò un po' troppo tardi. Scosse la testa con un sorriso amaro, dopo tutto quello che gli aveva raccontato come sperava che Penelope Nott si comportasse in una data maniera con un traditore del suo sangue. -Scusami, forse ho frainteso. Spero tu ti sia divertita, cancella l'ultima parte. Scusami ancora, vado a farmi una passeggiata.- E si avviò in direzione del parco.

 

Penelope rimase ferma sulla panchina per qualche secondo, cercando di realizzare cosa fosse appena successo. Quando notò George farsi meno visibile nel buio della notte capì che forse quello era il momento giusto per raggiungerlo. Così fece, alzandosi e dimenticando le scarpe accanto alla panchina.

 

-Weasley! Per Salazar, fermati!- Gridò.

 

Il ragazzo la sentì e quell'esclamazione lo fece infuriare... che cosa gli era venuto in testa? Che razza di maleficio lo aveva spinto ad avere certe attenzioni per lei?

 

-George! Che cosa ti è preso?!

 

Che cosa aveva potuto attira... lo aveva appena chiamato per nome?

 

-Santi Numi, George!

 

Sì, questa volta lo aveva sentito distintamente. Era la prima volta che lo chiamava così, ciò lo fece rallentare. Ormai Penelope era a due passi da lui.

 

-George che ti è....

 

Purtroppo il vestito le finì sotto un piede e George si girò giusto in tempo per vedere Penelope cadergli addosso. Finirono per terra con un tonfo, l'una sopra l'altro. Penelope si scansò di scatto e si sedette per terra.

 

-Scusami, scusami tanto. Non avrei dovuto, sono inciampata nel vestito. Che situazione imbarazzante. Scusami!- Cominciò a pronunciare scuse improbabili nel mentre le sue guance si tingevano di un forte color porpora. George si tirò a sedere ridendo della parlantina di Penelope. -Che hai tanto da ridere?

 

-Sei rossa come un peperone.- George si rotolò per terra contorcendosi dalle risate. Penelope sbuffò incrociando le braccia al petto. -Avanti! Non puoi negare l'ilarità della scena!

 

-Ti sono caduta addosso!

 

-Quindi dovrei essere io quello offeso, non tu.- Il ragazzo lentamente smise di ridere, guardò Penny giusto un momento per poi avvicinarsi con cautela. Ancora seduto a terra come Penelope, George si allungò per toglierle delicatamente una foglia dai capelli. 

 

-Grazie.- Sussurrò Penelope.

 

George stava per rispondere quando il braccio su cui si era poggiato scivolò sull'erba umida causando il franamento del suo corpo sulla ragazza. -Merlino scusami!- George provò a tirarsi su, fallendo miseramente perchè nella fretta scivolò di nuovo peggiorando la sua situazione: cadde con il viso proprio sul seno di Penelope. Il ragazzo si sollevò ancora, con successo questa volta, cominciando a brontolare scuse visibilmente a disagio. Ancora sdraiata accanto a lui, Penelope iniziò a ridere senza contegno. 

 

-Possiamo dire di essere pari, no?- George tentò di rievocare la disastrosa caduta di Penelope per sollevarsi dall'imbarazzo ma l'unica cosa che ottenne fu l'aumento di volume delle risate della compagna, la quale si rannicchiò su un fianco tenendosi la pancia. -Avanti! Così mi fai sentire peggio. Smettila!- Supplicò il ragazzo ripiegandosi su di lei per scuoterla un po', non riuscendo però a smettere di sorridere. Osservò la compagna sdraiata per terra, gli occhi appannati dalle lacrime dovute dalle risate e i capelli scompigliati sparsi sull'erba. Rimase imbambolato per qualche istante, fino a quando Penelope non ricongiunse lo sguardo con il suo, le risate ridotte al semplice sussulto del petto. George provò ad allontanarsi, ancora imbarazzato, ma la Nott lo trattenne per la camicia. La Serpeverde lo guardò con un sorrisino divertito per poi alzarsi e congiungere le sue labbra con quelle del rosso. 

 

Si trattò di un bacio casto, una lieve pressione sulle labbra che a Penelope fece venire una strana sensazione allo stomaco, molto diversa da ciò che aveva provato quell'estate. Quando si allontanarono George si lasciò scappare un sorriso, se Penelope lo aveva baciato dopo una figura del genere... beh, non credo di dover spiegare quanto si sentisse felice. La ragazza riuscì a malapena a notarlo prima che il Grifondoro riunisse le loro labbra approfondendo il bacio, stringendola a se.

 

Ricordate quel discorso sull'odio? Secondo il quale per l'appunto l'odio non esistesse. C'era però qualcosa per cui Penelope era in contrasto con i miei pensieri. Ebbene, per la Signorina Nott il vero Amore non esisteva, considerava stupide le persone che ci credevano. Per lo stesso ragionamento dell'Odio, se questo era inesistente sarebbe dovuto essere lo stesso per la sua controparte. Poteva essere un'idea che seguiva una certa logica, ma per me quel sentimento non può avere una logica, al contrario dei pensieri della nostra protagonista. L'Amore, proprio come l'Odio, era sopravvalutato. Era un sentimento esattamente come tutti gli altri, però fortemente positivo, il più felice di tutti per enfatizzare.  

 

Nessuno può dire con certezza di amare qualcuno, si può provare affetto o grande amicizia, ma addirittura amore? Penelope questo lo trovava improbabile. Eppure in quel momento non avrebbe potuto descrivere in altra maniera ciò che provava. Forse George era la persona giusta, colui che sarebbe stato capace di sciogliere quel suo cuore ghiacciato.

 

I due ragazzi rimasero vicini fino a quando George non decise di allontanarsi dalla Serpeverde per poterla osservare. Si abbassò e appoggiò la sua fronte su quella di Penelope che aprì gli occhi incollandoli a quelli del ragazzo.

 

Si guardarono attentamente per un paio di secondi. Tempo che bastò ad entrambi per scoppiare di nuovo a ridere. Caddero per terra sotto l'effetto delle risate. Rimasero in balia di quell'ilarità per un tempo impreciso, fino a quando non si trovarono entrambi ad osservare il cielo, ancora sdraiati sull'erba umida.

 

-Da quanto?- Domandò Penelope, dopo svariati minuti di silenzio.

 

George la guardò. -Non lo so di preciso...- Prese una pausa. -Dall'inizio dell'anno scorso, forse. Si, è stato allora che ho cominciato ad interessarmi di nuovo a te.


 

-Di nuovo? Vuoi dirmi che avevi avuto già una cotta per me?

 

Il Grifondoro sorrise della curiosità della ragazza. -Non direi proprio "cotta". Mi avevi a dir poco folgorato sai. Quel primo giorno. Sul treno. L'audacia con cui ci hai tenuto testa mi aveva impressionato, beh... poi quell'audacia è stata proprio la causa dell'odio che mi hai fatto provare nei tuoi confronti e quindi ho accantonato la prima impressione che mi avevi fatto.

 

La Nott era fin troppo contenta di questa risposta. George aveva avuto una prima infantile attenzione per lei quando non era ancora la ragazza tanto desiderata che era in quel momento. -Mi stai facendo sentire meschina.- Penelope osservò George: stava sorridendo. Dovette passare qualche secondo prima che lei rispondesse alla domanda implicita. -Probabilmente da quella volta in cui abbiamo scommesso. Dopo avermi aiutata con la mia piccola crisi di nervi.

 

-Piccola?

 

-Ma sta zitto.- Penelope rise, mettendogli una mano sulla faccia.

 

George la seguì, lasciando indisturbata il palmo della ragazza sul suo volto. -Sei comoda?

 

-Oh, non sai quanto.- Rispose quella divertita.

 

Il Weasley sorrise. -Ti sarai sporcata il vestito.- Affermò.

 

Penelope lo osservò con tanto d'occhi. -Ti sembro il tipo di persona a cui potrebbe interessare?- Domandò.

 

Il Grifondoro sorrise, tornando ad osservare il cielo, ormai sembrava incapace di fare altro. Non si sarebbe mai aspettato che la serata avrebbe preso una piega del genere. Rimase disteso a terra immobile fino a quando un movimento di Penelope lo distrasse. La Serpeverde si era messa seduta subito seguita dal ragazzo, il quale era rimasto immobile a fissarla. Penelope si alzò immediatamente ed iniziò a sollevare il vestito fino a mostrare parte della coscia, a cui era agganciato un portabacchetta. Il ragazzo emise uno sbuffo divertito: era esattamente quel tipo di cosa che si sarebbe aspettato addosso a Penelope.

 

La Serpeverde richiamò con un incantesimo d'appello le scarpe e una volta prese in mano si avviò verso il castello. Si fermò giusto un momento per osservare indietro, là dove George la guardava confuso. -Non vieni?- Gli chiese.

 

Il Grifondoro semplicemente si alzò, mantenendo acceso il sorriso. La raggiunse, le portò un braccio attorno alla vita e la strinse a se.




 

*Scusate, scusate, scusate. Tanti problemi col francese. Ho avuto la fortuna di studiarlo alle medie e la sfortuna di aver avuto professori che non mi hanno trasmesso la passione per questa lingua. Queste poche parole sono il frutto di google traduttore, qualche regola di grammatica controllata sul momento e rimembranze di una vita lontana. So per certo che queste poche frasi hanno talmente tanti errori da far sbiancare un madrelingua, ma io non ho le competenze appropriate per correggerle. Scusatemi ancora, e se c'è qualcuno che conosce questa lingua tra i lettori, dopo esservi fatti beffe di me (ve lo supporto, riderei anche io di me stessa) vi scongiuro di rendermeli noti.




 

Angolo me

Mi prendo anche qualche riga per farmi perdonare. So perfettamente che questo capitolo sia lunghissimo ma ho il difetto di soffermarmi troppo sui dettagli e per quanto abbia provato a tagliare non sono riuscita a togliere più di così.

Un buffetto affettuoso da Tia,

al prossimo aggiornamento.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


1 aprile 1995

 

Penelope stava camminando con fretta per i corridoi del primo piano, uscita da poco dall'ultima lezione. Aveva appena svoltato l'angolo dopo la scalinata quando andò a sbattere con forza contro qualcuno. 

 

-Ehi! Guarda dove... oh, scusa Penny. Non mi ero accorto fossi tu.

 

La Nott  osservò infastidita il suo assaltatore. -Eri davvero sul punto di dire «guarda dove metti i piedi»?- Commentò. -Stai diventando troppo scontato, Adrian. Oppure questa è la tua nuova patetica strategia per avvicinare qualcuna? Dopo tanto tempo, devi aver perso colpi. Ti do un suggerimento: farci cadere a terra non è la tecnica migliore.- Si ravviò i capelli con cipiglio presuntuoso. Lo osservò per un momento. Sembrava che le sue parole non lo avessero scalfito nemmeno. Continuava a sorridere, vagamente divertito. -Se vuoi scusarmi...

 

-Va bene, alzo le mani.- Proruppe Adrian, ma Penelope non gli degnò neanche uno sguardo. -Dove stai andando?- Continuò il ragazzo correndole dietro. 

 

La Nott emise un leggero sospiro. -Sto cercando Hailey e le ragazze, avremmo dovuto passare il pomeriggio insieme ma devo dirle che ho un altro impegno.

 

Adrian si fermò. -Allora ti risparmio la fatica. Venivo dalla Sala Comune e non c'è, sarà sicuramente in Sala Grande con Rose e quell'altra bionda.- Affermò voltandosi. -La stavo cercando anche io.

 

Penelope lo raggiunse e ripresero a camminare insieme. -Questo mi fa pensare che abbiate risolto.

 

Adrian le sorrise. -E non sai come!- Esclamò contento. -Il miglior sesso della mia vita, credimi.- Sottolineò. 

 

Penelope si lasciò sfuggire una risata. In fondo era felice per loro. La coppia era diventata quasi storica tra i Serpeverde: andava avanti da due anni senza tradimenti registrati, fino a pochi giorni prima. Adrian Pucey era stata la prima cotta scolastica della giovane Hailey che per i primi anni aveva solamente sognato il potersi avvicinare al ragazzo più grande. Pucey pian piano aveva cominciato a farsi piacere la presenza della piccola compagna di Casa accanto a se, orgoglioso di quella nuova conquista. Ma quando al suo quarto anno Hailey si fidanzò con «quello stupido Corvonero», così lo chiamava Adrian, quest'ultimo fu assalito dalla gelosia che si accumulò per mesi fino ad esplodere durante una partita di Quiddich. Volta in cui colpì malamente Davies in testa con un bolide, mandandolo in infermeria per una buona settimana. A fine evento il ragazzo si era trovato davanti una Hailey Sommers inferocita, nonostante la vittoria appena registrata. La ragazza si era fiondata nello spogliatoio come una furia e i compagni di squadra, notato il suo sguardo, avevano preferito defilarsi per lasciare Pucey al suo destino. Che tanto triste non fu, poiché entrambi non si fecero vivi prima di un paio d'ore, al termine delle quali piombarono all'interno della Sala Comune dei Serpeverde tutti scarmigliati e con le mani congiunte, accolti tra gli applausi dei compagni di Casa.

 

-Finalmente! E con questa posso smetterla di guardarti male ogni volta che ti vedo.- Esclamò Penelope scusandosi implicitamente per averlo trattato peggio del solito negli ultimi giorni. -Sono felice per voi. 

 

Pucey sorrise divertito, "Donne...". -Tu ancora con quel Grifondoro?- Le chiese Adrian ricevendo un sì come risposta. -Ma sinceramente, non ti fa un po' schifo? È pur sempre un Weasley.- Domandò schietto. 

 

-E' pur sempre Hailey dei Sommers.- Replicò lei, riferendosi alla famiglia nobile della sua ragazza ma anche ai suoi genitori: assurdamente entrambi maghinò, occasione più unica che rara. 

 

-Touchè. 

 

La ragazza lo osservò ripiegando il sorriso in un ghigno vittorioso. 

 

-Non guardarmi così, mi farai impazzire.- Scherzò il ragazzo. -Tuo padre l'ha presa bene? Me lo ricordo abbastanza severo su questo argomento. 

 

Penelope alzò gli occhi al cielo. -La mia famiglia non viene a conoscenza di tutto ciò che accade all'interno di questo castello, anche perché non credo gli importi tanto. E poi, non lo devo certo sposare.- La ragazza rispose con noncuranza, nascondendo ottimamente il disagio che provava per quella situazione: lei che credeva di essersi innamorata di un traditore del suo sangue e suo padre che non ne sapeva niente. Il compagno continuava ad osservarla poco convinto. -Guardala dal mio punto di vista: è un bel ragazzo e ovviamente questo non mi dispiace, ma soprattutto così abbiamo smesso di attentarci alla vita.- Spiegò. -Se gli piaccio tanto non c'è niente di male, è una situazione che funziona per entrambi. 

 

Adrian scoppiò a ridere. -Se la metti così.- Alzò le mani in segno di resa. -Sai? Erano partite scommesse a Natale.

 

-Oh, lo so.- Affermò. -Tu su cosa hai puntato?- Gli chiese curiosa. 

 

-Conoscendoti avrei detto un mese o due, ma poi ho alzato la posta ai quattro mesi. Ti stuferai prima o poi.

 

Penelope scosse la testa. -Credo proprio che ti ritroverai con qualche galeone in meno. 

 

Pucey schioccò la lingua. -Non penso proprio. Hai davanti ancora tre lunghe settimane. E poi non può durare più della nostra. 

 

-È stato tempo fa, eravamo praticamente bambini.- Gli ricordò Penelope. -E penso proprio che non ci saremmo nemmeno potuti definire "insieme". 

 

Il Serpeverde alzò le spalle. -Come se non lo sapessi.- Sogghignò leggermente. - Figurati che Hailey continua ad avere paura di te per quella stupidaggine.- Le confidò. 

 

Penelope si voltò di scatto. -No, non ci credo. Sarebbe poco intelligente da parte sua e la conosco abbastanza bene da dire che non è vero. 

 

-E io l'ho sentita e risentita abbastanza volte da dire che stava cominciando a diventare snervante: ogni volta che mi vedeva in tua compagnia impazziva.- Sbraitò. 

 

-Beh, non è certo per me che avete litigato.

 

-E credi che il tuo nome non sia spuntato in mezzo alla questione? È a dir poco ossessionata.- Il ragazzo gemette, fermandosi a pochi metri dall'ingresso della Sala Grande. Penelope lo osservò interrogativa e subito il Serpeverde le si avvicinò. Si sporse verso di lei e dissimulandolo alla vista in maniera perfetta si chinò a baciarle il collo. -Sai... a volte credo che abbia ragione ad avere paura.- Inspirò il suo profumo. -Vorrei provarti adesso. E dimenticarmi di come ho sprecato la mia occasione... Merlino! Ti tenevo soltanto per mano. 

 

-Adrian...- Penelope utilizzò un tono di rimprovero. Pucey non doveva neanche azzardarsi a rivolgersi a lei in quel modo. 

 

Il ragazzo si allontanò alla svelta. -Che cosa c'è? Se è come dici e la tua è una relazione di convenienza cosa ci separa?

 

-Io non sono una cosa "da provare", Adrian. E se Hailey ti lascia parlare di lei in questa maniera, hai fatto bene ad aver risolto la situazione.- Disse tagliente. 

 

Adrian boccheggiò un attimo. -No io... io non volevo. Scusa. 

 

La ragazza arricciò le labbra infastidita. -Ti sei appena rimesso con Hailey! Saresti davvero disposto a mandare di nuovo tutto all'aria?- La Serpeverde chiese conferma, ormai insensibile al fatto che l'integrità del cuore di una ragazza dipendesse dalle sue parole. 

 

-E me lo chiedi anche?-  Adrian parlava deciso, negli occhi sgranati un barlume di sincerità. -Ti tratterei benissimo, fai finta che prima non abbia detto niente. Staresti di sicuro meglio che con quel Weasley. 

 

-Sono le stesse parole che hai detto a Stella?- Penelope lo fissò con quello sguardo inquisitore che lo costrinse ad ammutolire. -Sto bene così, magari un'altra volta Adrian.- Rispose con un sospiro, dovendo ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non tirargli un bel ceffone in faccia. La presenza di George accanto le aveva cambiato determinate ottiche, compresa quella con cui avrebbe osservato la stessa scena qualche mese prima. 

 

Il Serpeverde si allontanò dalla compagna facendo una smorfia. Non si aspettava di venire dietro ad un Weasley, ma in fin dei conti era quasi certo che Penelope avrebbe dato una risposta del genere. Lei aveva solo preferenze. Rimaneva dove stava bene sennò cambiava aria, da sempre. Era stato proprio lui infatti a suggerire l'appellativo "Cuore di Ghiaccio" dopo che Penelope lo aveva allontanato perchè era diventato troppo "appiccicoso". Tipico atteggiamento infantile del dodicenne qual era. -A questo punto direi di raggiungere Hailey.

 

Penelope annuì varcando la soglia della Sala Grande con Adrian di fianco. Trovarono Hailey seduta accanto a Sue. Le compagne stavano ridendo alle battute di Matthew posto dall'altro lato del tavolo con Rose di fianco. Il ragazzo sembrava trovarsi a suo agio con loro osservando come agitasse le braccia mentre raccontava chi sa cosa con un'enorme sorriso in volto, pergamene e calamai di tutti e quattro abbandonati sul tavolo. Penelope si rallegrò a quella vista. Appena entrò nella visuale dell'amico questi se possibile allargò ancora di più il sorriso facendo segno ad entrambi di avvicinarsi. 

 

-Grazie a Merlino siete arrivati.- Rose fece spazio a Penelope. -Se fossi stata costretta ad osservare questi due sfiorarsi le mani e lanciarsi sorrisini ogni due secondi ancora per molto sarei dovuta scappare in bagno a vomitare.- Indicò i due biondi seduti uno davanti l'altra. 

 

-Gentile come sempre Rose.- Sue sbuffò, provando ad ignorare il diffondersi di risatine tra gli studenti più vicini. 

 

Hailey osservò di sottecchi Penelope. -Allora...- Iniziò aggrappandosi al suo ragazzo. -Per questo pomeriggio tutto confermato?

 

-Sono venuta qui giusto per dirvelo. Mi sono dimenticata di avere un altro impegno.- Penelope fece una smorfietta. Sembrava dispiaciuta, eppure sapeva da settimane che quel pomeriggio fosse destinato ad altro, e la prospettiva di non partecipare non la toccava più di tanto.

 

Si levò un coro di disapprovazione per quelle parole. -Ma come? Avevo prenotato per cinque! Non sai quanto ho dovuto insistere con mio zio... se ora arriviamo addirittura con qualcuno in meno...!- Si lamentò Haily . 

 

Rose si accasciò sul tavolo portando le mani a sconvolgersi i corti capelli castani. -Non puoi lasciarmi anche tu. Con Abbie e Hailey che fanno coppietta mi ritroverei ad interagire fin troppo con la nostra adorata Susie.

 

-Smettila Rose, io e Abigail non faremo coppietta.- Replicò la rossa.

 

La castana annuì poco convinta, alzandosi con svogliatezza. Adrian si ritrovò a sorridere. Le fece cenno di osservare Sue. Conoscendola da abbastanza tempo aveva capito che a Rose non sarebbe dispiaciuto per niente "interagire" con la biondina.

 

La Serpeverde sopracitata sembrava trattenere a stento la rabbia. -Perché devi essere sempre così?- Sibilò Susie.

 

Penelope accavallò le gambe ignorando il piccolo batibecco. -A questo punto prova a convincere Linette.- Riportò l'attenzione su di se.

 

I ragazzi si girarono ad osservarla. -È da una settimana che proviamo.- Informò Rose. -Ma con l'uscita di oggi ad Hogsmead Lin si vede con il fratello. Sai, è tornato da un mese dal Marocco e ancora non si sono visti. 

 

-Allora fate venire Adrian.- Propose di nuovo Penny. 

 

Lui e Hailey si osservarono entusiasti. -È un'ottima idea.- Approvarono all'unisono in contemporanea al «Non se ne parla nemmeno» di Sue e Rose. Si osservarono un istante prima che la castana distogliesse lo sguardo a disagio. -Tenta di nuovo Moretta.- Continuò Rose ricomponendosi. 

 

L'interpellata fece una smorfia infastidita per il soprannome e Matthew, seduto di fianco a lei, si soffermò più del dovuto ad osservarla. Penelope a quel punto esclamò: -Fate venire anche Matt! Tanto ad Abbie queste cose non interessano, secondo me basterà accennare al problema e si offrirà da se di non venire.- Tra i borbottii di approvazione Penelope fece l'occhiolino all'amico. 

 

Dopo qualche altra battuta i ragazzi si alzarono cominciando a raccattare le proprie cose insieme a tutti gli altri studenti nella Sala, la quale doveva essere preparata per quei pochi che avrebbero pranzato al Castello.  

 

-Guai a voi se fate i piccioncini.- Avvisò Rose mentre varcavano la soglia della Sala Grande. -Di fare il quinto incomodo non ne ho proprio voglia. Da uscita tutte ragazze si è trasformato in un appuntamento a quattro più Roselyn.

 

"Ed eccole di nuovo a litigare." Pensò Penelope alzando gli occhi al cielo osservando le due compagne di stanza inveire l'una contro l'altra. Adrian scoppiò a ridere. 

 

-Rose se proprio non ti va puoi sempre non venire.- Disse Hailey, infastidita dal suo comportamento. 

 

L'interpellata sbuffò allontanandosi da Sue. -Figurati se rinuncio.

 

-Su ragazzi! Un pò di vivacità.- Esclamò Penelope. -Non voglio avervi rovinato il pomeriggio, e poi di sicuro Matt e Adrian non vi faranno problemi del genere. 

 

-Ma certo.- Adrian la sostenne. -Nulla vieta a me e Matthew di filarcela e farci i fatti nostri per una mezz'oretta.-
Penelope annuì vigorosa. 

 

-A proposito, questo impegno...?- Chiese Sue.

 

La Nott si mise a fianco a lei. -Beh, oggi è il compleanno di George.- Rispose con una risatina. 

 

-Oh allora non ti ferma proprio nessuno.- Esclamò ridendo Susie stringendo la sua mano in quella di Matthew che le sorrise, lo sguardo lontano.

 

I minuti passarono veloci durante questa passeggiata per il castello senza meta. Di tanto in tanto qualcuno si aggiungeva per una chiacchieratina, qualcun'altro si ritirava per andare a pranzo o prepararsi. Penelope camminava davanti accanto ad Adrian e Rose parlando del più e del meno. Fu allora che notò tra tante teste due rosse. Una delle quali le fece un veloce occhiolino dopo aver incrociato il suo sguardo, per poi riportare la sua attenzione agli amici che gli camminavano accanto. A quel punto Penelope portò una mano alla borsa, tastandola. Sorrise radiosa una volta percepito il rigonfiamento in fondo. Salutò educatamente il gruppo infilandosi di soppiatto nella prima aula disponibile. 

 

***

 

Quel gruppo di Grifondoro stava passeggiando per i corridoi diretti alla propria Sala Comune dopo l'abbondante pranzo. Le lezioni erano finite nella mattinata come ogni sabato, lasciando alla combriccola tutto il tempo per organizzare una piccola festicciola quella sera.

 

Fred e George capitanavano il gruppo all'apice dell'euforia per i diciassette anni appena compiuti. Gli auguri da parte dei parenti erano arrivati tutti nella mattinata. I fratelli più grandi si erano fatti sentire tramite lettera. Anche il sobrio Percy ne aveva inviata una con su scritto formalmente le sue felicitazioni e una dettagliata spiegazione su quante responsabilità portasse il compimento della maggiore età. La missiva fu letta tra le risate e poi abbandonata sopra le camicie regalate dai Signori Weasley.

 

-No! Fermi tutti!- Esclamò Alicia bloccandosi improvvisamente rimanendo dietro di qualche passo rispetto ai compagni. 

 

-Cosa succede?- Chiese Angelina.

 

La bionda osservò tutti, uno ad uno. -Gli alcolici...- Sussurrò.

 

I tre ragazzi proruppero in una risata rumorosa. -Tranquilla Ali, abbiamo pensato a tutto. L'uscita di oggi ad Hogsmead servirà pure a qualcosa.- Asserì Lee.

 

I gemelli sghignazzarono. -Certo che la tua è diventata una vera e propria ossessione.- Notò George.

 

-Georgie ricordami di non far assaggiare mai più del Whisky Incendiario a nessuna brava ragazza. Ora anche Ali è caduta nell'oblio come tutti noi.

 

La Grifondoro si mise le mani sui fianchi. -Non è vero... dico solo che non è una vera festa senza.

 

Ad interromperli arrivò una ragazzina dall'aria trafelata, piazzandosi davanti a loro. -Ehi! Scusatemi, una mia amica... dietro l'angolo... non so che...- Si interruppe di colpo, lasciando il braccio di Angelina a cui si era aggrappata. -Aspetta un attimo, ma tu non sei il Weasley della Nott?- Si avvicinò al ragazzo, quasi dimentica dell'amica che tanto la preoccupava. 

 

-A dire il vero...

 

George alzò una mano. -Sono io.- Affermò. 

 

La ragazzina dai tratti medio orientali passò lo sguardo da un fratello all'altro. Poi con un sorriso si allontanò da Fred per prendere la mano del gemello. -Oh.- Lo studiò per qualche secondo. -Ottima scelta!

 

George scoppiò a ridere insieme ai compagni, tagliando purtroppo fuori Fred. -L'ho sempre detto di essere il più bello.- Si vantò. 

 

-E il più stupido.- Replicò Fred. 

 

La ragazzina si intromise. -Non credo che la Nott avrebbe mai scelto il fratello più stupido.

 

-Amico, fai conquiste.- Lee si fece sentire tra le risate dei partecipanti. 

 

Alicia brontolò. -Magari invece lo ha fatto apposta per sentirsi superiore.

 

-Ehi!- Replicò George. -La prendo sul personale.

 

-Lo sai che ti preferisco a Fred.- Alicia gli sorrise. 

 

La giovane studentessa si dondolò sui piedi mostrando un enorme sorriso: osservare quella scenetta doveva averla resa molto felice. -Io sono Aurora.

 

Passato qualche secondo di silenzio, in cui la ragazzina aveva continuato a fissare George, Angelina si schiarì la voce rivolgendosi ad Aurora dolcemente. -La tua amica di là, sta...

 

-Quindi con Penelope va tutto bene?- La interruppe la nuova arrivata. 

 

George osservò Aurora con un nuovo bagliore negli occhi. -Si, dovrebbe andare diversamente?

 

-Potrebbe.- La ragazzina si mise le mani dietro la schiena. -Sicuro sicuro? Perché hai risposto così?

 

-Perché non vorrei che la mia ragazza mi sentisse. Chissà, magari ci sta guardando.- Spiegò George lanciando un'occhiata penetrante alla ragazzina. 

 

-Smettila George, la spaventi.

 

Lee e Fred scoppiarono a ridere. -Non vogliamo che l'unica altra persona che ti fila scappi via.

 

Aurora si strinse nelle spalle. -Beh, a notare come ti guarda quella bionda non penso di essere l'unica "altra".

 

George si girò di scatto verso i compagni, pronto con la prossima battuta. Purtroppo la vista del crescente rossore presente sul volto di Alicia lo fermò sul colpo. Osservò suo fratello, per poi tornare sull'amica che ora lo guardava con un sorrisetto storto. -Mia cara Aurora, temo proprio che ti sia sbagliata a riguardo.- Affermò il rosso facendo l'occhiolino ad Alicia. 

 

Angelina agitò le mani per aria, quasi frustrata. -Ma smettila George, sappiamo perfettamente quanto staresti meglio con Alicia! 

 

Fred si mise accanto alla compagna. -Guarda che sorriso, cosa ha da invidiare alla Nott?- Alicia gli mimò un "grazie" con le labbra. 

 

-Ah! Se solo potessi!- Gemette il rosso. -Purtroppo però, questa meravigliosa ragazza sta insieme a lui.- George spinse Lee addosso ad Alicia. Rispose con un sorrisetto allo sguardo di disgusto e confusione che gli lanciarono entrambi. -Solo nei miei più bei sogni posso ardire al suo amore.- A quel punto George cadde teatralmente sulle ginocchia davanti alla ragazza per poi passare lo sguardo verso Aurora. 

 

Quest'ultima lo osservava impassibile, solo l'irrigidimento della mascella tradiva la sua noncuranza. 

 

-Aurora, la tua amica? Non ce ne vogliamo dimenticare, no?- Angelina riprese di nuovo il discorso, provando a trattenere le risate e ad ammiccare nella direzione dell'amica. 

 

-Giusto.- Sputò fuori amaramente la ragazzina osservando le mani di George e Alicia strette l'una nell'altra. -Qualcuno può aiutarmi?- Riprese con la vocina acuta con la quale si era presentata. Fermò subito Fred, preferendo separare bruscamente le mani dei due ragazzi di fianco a lui e trascinarsi a presso George. -Non vorrei rovinare il pomeriggio a voi quattro piccioncini.- Affermò sorridendo prima di svoltare l'angolo con il Grifondoro. 

 

Qualche altro corridoio in silenzio e la ragazzina si fermò di botto. Aveva lo sguardo basso e i capelli scuri che le coprivano il volto. -Non ti ho ancora fatto gli auguri.- Sussurrò. 

 

George la osservò. -Scusami, non ho capito. 

 

-Buon compleanno. 

 

-Oh... vieni qui, su.- Detto questo la avvicinò a se per abbracciarla. 

 

Stettero così per qualche secondo. -Non ti avrei mai fatto una persona gelosa, sai?- Strofinò la guancia contro la nuca della ragazza. 

 

-Sai perfettamente che non lo sono.

 

George sbuffò divertito. -Certo, per poco non mi staccavi la mano da Alicia a morsi. La guardavi come se volessi ucciderla.

 

-Sei tu che non ti accorgi come lei guarda te!- Aurora si allontanò di scatto poggiandosi con la schiena al muro di fronte. -...scusa.

 

-Penny devi stare tranquilla, non c'è davvero...

 

-Si, si lo so.- Sospirò. -Volevo fare questa cosa, così. Per riderci un po' sopra. Però tu hai iniziato a scherzarci da copione e loro ovviamente hanno cominciato ad appoggiare la Alicia. Io non volevo reagire così. Non voglio farti vedere che mi da questo fastidio indecente solo... magari è vero, con lei staresti davvero meglio.- Aveva da sempre trovato la gelosia un'emozione veramente inutile e da quando aveva cominciato a provarla, pochi mesi prima, non la sopportava. 

 

George sospirò pesantemente passandosi una mano sulla faccia. E chi l'avrebbe mai detto, Cuore di Ghiaccio che faceva la gelosona. Si avvicinò a lei e le prese il volto tra le mani. Si bloccò giusto prima di qualunque altra azione. -Ti prego, torna al tuo aspetto normale. Così mi fa veramente tanto strano.- Fece una smorfia. 

 

Penelope scoppiò a ridere. -Ti vorrei proprio vedere provarci. 

 

-É una sfida questa?

 

-Oh si!- Esclamò Penelope. 

 

Il ragazzo la osservò assottigliando gli occhi per poi piombare su di lei. Fu un bacio che divertì entrambi. Nel momento in cui si allontanarono George attese ancora un attimo prima di riaprire gli occhi. -Evito infarti? Ti prego dimmi che sei più alta perché sei tornata normale. 

 

-Sì George, cosa pensi abbia fatto sennò?

 

E niente. Mi pare inutile spiegare che quando George aprì gli occhi si ritrovò davanti la figura della Professoressa McGranitt con addosso una divisa decisamente piccola per la sua statura. 

 

-Questa potevi evitartela, davvero.- Asserì il ragazzo mentre si passava la mano sulla lingua. 

 

-E perdermi questo spettacolo?- Domandò, tornando finalmente al suo aspetto, trasfigurando al meglio la sua divisa. 

 

George la osservò beato.-Mai. 

 

La ragazza arrossì. -Guarda che cambio di nuovo. 

 

-No, no ti prego!- Il Grifondoro la raggiunse veloce. Le si mise accanto e le portò un braccio sulle spalle iniziando a camminare. -Senti, per quanto riguarda Alicia: ne...

 

Penelope lo interruppe subito. -Cosa? Pensavi stessi facendo sul serio?

 

-Nennet, per favore. Parliamone, non voglio che ti senta così.- Supplicò il ragazzo. 

 

Penelope sorrise nel sentire quel soprannome pronunciato dal ragazzo. -Avanti George! Stavo scherzando. Faceva parte del personaggio. Ho cominciato a trovare sopportabili i tuoi amici già da un po'.- Affermò con un sorriso. -E poi, sapevo perfettamente che dicessero questo tipo di cose. È solo che... sentirmelo dire davanti ha un altro effetto. Tutto qui.


 

Il ragazzo la osservò socchiudere un momento gli occhi. Non era tutto lì, e lo sapeva bene. Anche lui ci stava male. Voleva tanto che i suoi amici capissero quanto tenesse a Penelope, capissero come lei si fosse dimostrata essere la ragazza più spettacolare che avesse mai avuto a fianco. E vederla stare così, perché i suoi amici non la accettavano, lo faceva sentire terribilmente in colpa. Avrebbe voluto gridarle quanto lui la amasse, confortarla, baciarla fino a quando non ne avesse avuto abbastanza. Ma Penelope era sempre così distante al riguardo, come se temesse di affezionarsi troppo a lui. E George cominciava a rendersene conto. 

 

Il Grifondoro strinse la presa sulle sue spalle e Penelope bloccò sul nascere il suo secondo tentativo di discutere sulla questione. -Ora su, approfittiamo della scuola vuota. E poi, ancora non ti ho dato il tuo regalo!

 

Purtroppo George aveva poca perseveranza e attenzione. -Perché? C'è anche un regalo?

 

Di conseguenza i due si ritrovarono a vagare per i corridoi finché non si svuotarono del tutto. La scuola di Hogwarts così deserta, abbandonata da tutti se non loro due, stava dando quel perfetto romanticismo che mai nessuno dei due avrebbe voluto creare, eppure affascinò entrambi tanto da far venire l'idea di provare la torre di Astronomia. 

 

-È così scontata.- Esordì Penelope salendo l'ultimo gradino. 

 

George acconsentì. -Terribilmente cliché. 

 

Si spinsero fino al ballatoio per osservare meglio la spettacolare vista che quella torre riusciva ad offrire anche di giorno. -Ogni volta mi sorprendo come la prima per la bellezza di questo posto.- Affermò George nel momento in cui la prima folata di vento freddo lì colpì.
Penelope tremò portandosi le mani sulle braccia coperte dalla sola camicia. -Sei una matta ad andare in giro anche senza mantello.- George pose il suo sulle spalle della ragazza. 

 

Lei lo guardò con sufficienza. -Anche questo è terribilmente cliché. 

 

-Concedimelo qualche volta.- George le diede un bacio a fior di labbra. -E poi sei dannatamente sexy con lo stemma di Grifondoro addosso.  

 

-Ah si?- Penelope scoppiò a ridere. -Io non ti ho mai immaginato vestito in verde e argento. 

 

George si indignò. -Beh, penso sia giunto il momento di farlo.- Esclamò allentandole la cravatta. 

 

-Sbaglio o questa è una scusa per cominciare a spogliarmi, Signor Feticista? 

 

-Non ci penso neanche con questo freddo.- Il ragazzo si mise la cravatta di Serpeverde per poi sistemare la propria su Penelope. -Oh.- Il ragazzo si portò una mano sul cuore fingendo un piccolo svenimento. -Che vista magnifica. Ora si che sei perfetta, altro che tutto quel blaterare che fai tu sul tuo... AH!

 

La ragazza gli aveva pizzicato il retro della nuca. -Su di te quella cravatta fa a pugni con i ricami del maglione. Sembri una sorta di strano ibrido. 
 

Il ragazzo annuì con noncuranza. -Certo certo, ma sappiamo entrambi che sono bellissimo con la mia divisa. Indipendentemente dal colore...- Le sue parole sfumarono nel rumore del vento. -No, non ci riesco. Sei troppo bella così!- George si avvicinò con foga alla ragazza per baciarla. Penelope sorrise. 

 

Soli, sulla torre di astronomia. Gli unici maghi presenti negli ultimi piani del castello. Erano felici. Erano loro due, mentre si baciavano nel posto più bello che conoscessero. In quell'agitarsi di braccia, George spinse Penelope fino a sollevarla sull'ampio parapetto. La Serpeverde allungò le mani per infilarle sotto il colletto della camicia del ragazzo. George si allontanò da lei di scatto con un gemito, posando la fronte sulla spalla di Peneope.

 

-Così mi uccidi.

 

La ragazza sorrise. -Oh no, perderei il mio termosifone personale.- Gli posò uno bacio sulla nuca.

 

George si voltò per osservarla. -Dì che l'hai fatto solo ed unicamente per vedermi soffrire.

 

Penelope spinse più in basso le mani congelate provocando un sussulto nel ragazzo. -La prima volta è stato involontario. 

 

George mugugnò qualcosa. -Potevi semplicemente rispondermi di sì.

 

La Nott sorrise malevolmente. Forse, sotto sotto, l'aveva fatto apposta.-Non possiamo prenderci tutto il pomeriggio.- Si giustificò.


 

Il ragazzo la osservò intensamente, tracotante. -La cosa ti metteva a disagio?

 

Penelope mantenne lo sguardo di sfida, -No.- purtroppo un leggero rossore tradì le sue parole. 
 

George sorrise vittorioso per poi allungarsi di poco e posare un leggero bacio sul suo naso. -Sei bellissima quando arrossisci.

La ragazza provò a mantenere il suo sguardo, ma fu costretta poi a portarsi una mano sul viso, coprendosi gli occhi. Osservare George con quello sguardo era troppo per il suo cuore. -Idiota.- Sbuffò allontanandolo da se con una leggera spinta che fece scoppiare a ridere il Grifondoro. Scese dal parapetto e si mise seduta a terra, al riparo dal vento, subito seguita dal ragazzo. Continuò ad evitare il suo sguardo mentre frugava nella propria borsa per permettere al proprio viso di tornare ad una normale colorazione. Tirò poi fuori vittoriosa un pacchetto di plastica trasparente, con dentro quelle che sembravano banali caramelle mou, e lo porse a George. 
 

Il ragazzo lo prese in mano, osservandolo confuso. Era forse il suo regalo? Lo sguardo della Serpeverde era affermativo. -Ehr... grazie...- Disse, non riuscendo a nascondere il proprio avvilimento. 
 

Ma Penelope continuava ad osservarlo entusiasta. -Avanti! Assaggiale.- Esclamò euforica. 
 

George non fu influenzato dalla sua vivacità e si portò alla bocca una caramella con poca energia. Tutti i suoi pensieri cercavano di riprendersi dall'enorme delusione che stava provando. Sentiva Penelope che parlava di voler tornare al mare quell'estate senza veramente ascoltarla, si limitava ad annuire. "Poteva dirmelo di essere pessima con i regali. Mi ha dato un'aspettativa..."
 

Poi, tutto ad un tratto, Penelope non c'era più. Anche la porta d'entrata alla torre era scomparsa. Si trovava in piedi, senza scarpe e con una nuova sensazione all'estremità nude delle sue gambe: stava toccando qualcosa di umido e... morbido. Anche l'aria era cambiata. Il vento era più impetuoso ed aveva un'odore dolciastro. Alle orecchie gli arrivava l'inconfondibile suono di possenti onde che andavano ad infrangersi sulla costa. Il suo sguardo era catturato da quella vista magnifica. 

 

Davanti a lui c'erano metri e metri di sabbia bagnata mentre, ancora più in là, l'acqua del mare creava un disegno unico con il colorito plumbeo del cielo. Senza chiedersi né come né perchè, George iniziò a correre verso l'oceano. Desiderava toccarlo, immergere i piedi in quell'acqua gelida. 
 

Ad un passo dalla spuma bianca però, tutto svanì. Si ritrovò seduto sulla torre di Astronomia con Penelope che gli sventolava una mano davanti agli occhi. -Ti stavi divertendo troppo per i miei gusti.- Disse con un sorrisetto. -Allora? Com'era?
 

George la osservava con gli occhi sgranati. -Come hai fatto?- Gridò al massimo dell'eccitazione afferrando la ragazza per le spalle. 
 

Penelope si liberò dalla presa quel tanto che bastava per allungarsi e prendere l'ennesima cosa dalla sua borsa. -Mi avevi detto di come tu e Frederick steste cercando le giuste dosi e ingredienti per quella pozione allucinogena... sai? Per quel nuovo prodotto che vi era venuto in mente.-Spiegò mostrando davanti a se un'ampolla. -Questa è solo una piccola parte, quasi simbolica. Ho un calderone pieno nascosto in uno dei bagni.
 

George osservò il contenitore verdognolo mentre si ripeteva le parole della ragazza più e più volte nella mente, per constatare se avesse capito bene. Portò poi lo sguardo su Penelope che, dopo aver scosso un po' la testa, alzò le sopracciglia indicando la fiaschetta in vetro. Questo bastò a far comparire un'enorme sorriso sul suo volto. George strappò la boccetta dalle mani della Serpeverde e si liberò in una risata stringendo l'oggetto al petto, facendo attenzione a non romperlo. -Non ci credo! È... è lei?- Chiese emozionato. 
 

-Si.- Rispose insistente la ragazza. 
 

-Per le mutande di Merlino quanto ti amo! È il miglior regalo di sempre!- Esclamò avvicinandosi a Penelope per baciarla. -Grazie.- Esclamò felice, ritirandosi per osservare meglio l'ampolla, gli occhi che brillavano di euforia. Poi fu costretto ad alzare lo sguardo sulla compagna, seduta in ginocchio davanti a lui, giusto per controllare se le parole dette poco prima l'avessero in qualche modo turbata. 
 

Ma Penelope non dava alcun segno di preoccupazione. Neanche l'ormai familiare senso di oppressione al petto o il dispiacere, che raramente le si leggeva negli occhi davanti a un evento simile, erano presenti. Al contrario, la ragazza si sentì pervadere da una bellissima sensazione di calore che dallo stomaco si stava diradando in tutto il resto del corpo. Il sapore della felicità la stava inebriando. 
 

La ragazza si spinse verso il Grifondoro per baciarlo con delicatezza mentre quest'ultimo portava una mano al suo volto, posando con l'altra la fiaschetta a terra. In seguito trascinò entrambi più vicino al muro, appoggiandosi con la schiena alla parete. Si muovevano con calma in quel momento dolcissimo, entrambi spinti solo dal desiderio infantile di trovarsi in quella calda sicurezza quale erano le braccia di pochi altri. Il bacio rimasto il semplice contatto delle labbra, i nasi che si sfioravano e le mani sul collo. Fino a quando Penelope, ormai seduta sulle gambe di George, si allontanò per cingere le braccia dietro il collo del ragazzo e alzarsi un po', stringendosi forte a lui. 
 

George rispose all'abbraccio, abbastanza sicuro che quello per Penelope volesse dire "anche io". 
 

-Se mi prometti che anche le prossime volte diventi una gattina affettuosa te lo ripeterò più spesso. 
 

La ragazza lo colpì alla nuca. -Devi sempre rovinare tutto.

 

George si massaggiò il punto colpito. Pur sapendo che le parole di Penelope non fossero riferite al tragico cambiamento di atmosfera, ma al fatto di averla sgamata l'ennesima volta mentre faceva la parte della romantica, si sentì in colpa. 
 

Accidenti a lui e alla sua boccaccia. Penelope si lasciava andare così poche volte che avrebbe davvero dovuto imparare a tenere la bocca chiusa. -Avanti, su. Scusa, stavo scherzando.- La prese per il fianchi e l'avvicinò di nuovo a se. 

 

Quel bacio stava giusto diventando qualcosa di più spinto, con Penelope che aveva iniziato a muoversi leggermente sopra il ragazzo, quando la porta della Torre fu aperta con un cigolio straziante. -Ah! Scu... scusate.- Uno studente appartenente al secondo anno, per essere generosi, si era girato di scatto per distogliere lo sguardo. -Mi manda Rose.- Iniziò il ragazzino, facendo intendere di non conoscere la ragazza di cui aveva appena fatto il nome. 

 

Penelope si alzò frustrata, consigliando a George di fare altrettanto. -Che cosa vuole?- Chiese scocciata.

 

Il ragazzino sobbalzò a quel tono e rispose con voce flebile. -Dice... dice che il suo pomeriggio è stato rovinato per colpa di qualcuno. E ora vuole compagnia.

 

-Be', puoi dirle che non sono fatti mie.- Replicò Penelope con fare arrogante. George le mise una mano sulla spalla, la guardò interrogativo. La ragazza sospirò, richiamando indietro il Corvonero che aveva già iniziato a scendere le scale. -Come ti chiami?

 

-Michael.- Rispose incontrando per la prima volta lo sguardo della Serpeverde. -Puoi tornare dai tuoi amici Michael, con Rose ci parlo io.- Disse, poi guardò George che le sorrideva raggiante. -Ah, un'altra cosa. Non farti mettere i piedi in testa così. Se le avessi detto di no, anche solo una volta, avrebbe demorso.

 

Il ragazzino abbassò lo sguardo arrossendo. Biascicò un "grazie" e scomparve dietro la porta. 

 

-Dobbiamo migliorare questo tuo modo di fare.- La prese in giro George.

 

-Oh, ma smettila! So essere dolce, anche io ho un fratello più piccolo.

 

Il ragazzo annuì ironico beccandosi il decimo scappellotto di quella giornata. 

 

 

 

 

 

 

Angolo me

Non sono morta!

Tutta la faccenda di quegli articoli e il copyright su internet mi ha messo una tale fifa che ero talmente felice quando è stata bocciata (e rimandata accidenti) che mi è venuta voglia di continuare questa storia. 

Questo è un capitolo dedito tutto al romanticismo (va a vomitare in un angolino), ma in fin dei conti non mi è dispiaciuto così tanto.

Spero di non aver aizzato contro di me troppa gente con questo mio assurdo prolungato silenzio... vi vedo abbassate quei forconi.

Mi scuso tanto, tanto, tanto. E giusto per sottolineare questo mio difetto, premetto che non so quando uscirà il prossimo capitolo. Non faccio più promesse, ho un'idea ma è qualcosa di molto sfocato.

Per cui perdonatemi già la lunga attesa che so dovrete aspettare dopo questo capitolo.

Non uccidetemi, io vi voglio bene.

Baci.

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