Police, crime and drama

di ilfanditurno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: Spento ***
Capitolo 2: *** 2: La chiamata ***
Capitolo 3: *** 3: Pranzo ***



Capitolo 1
*** 1: Spento ***


Spento
-“Un ragazzo stava tornando a casa dopo una lunga giornata a lavoro.  Stanco e annoiato camminava lentamente per quel marciapiede verso casa sua. Poche persone passavano, e ancora di meno notavano il ragazzo: era spento, spento come il paesaggio, che dal crepuscolo passava lentamente al buio tenebroso della notte, spento come la sua vita, monotona e ripetitiva, senza speranza di uscirne fuori, spento come tutte le altre persone intorno a lui. Perché andava avanti? Ebbene, era come una palla che, lanciata da una discesa continua a rotolare anche quando la discesa è finita, andando avanti senza forze, continuando a muoversi solamente perché è quello che ha fatto sempre, perché era l’unica cosa che sapeva fare. Ma non poteva durare per sempre, giusto? Una vita così, priva di scelte e di azioni, priva di conseguenze, una vita blanda, non era quello che voleva. Il ragazzo non era soddisfatto, eppure andava avanti, non voleva continuare, ma lo faceva comunque, portato ad andare avanti dai suoi sogni passati, dai ricordi della sua infanzia, piena di energia, ottimismo e felicità. Piena di speranza, speranza per il suo futuro, speranza nel realizzare i suoi sogni, speranza che la vita non farà che migliorare. Che il domani sarà sempre meglio di oggi. Cosa ne è stato di tutti quei sogni? Dell’ottimismo? Della speranza che era emozione così forte nella mente del ragazzo? Se lo chiedeva anche lui, anche se sapeva bene la risposta… La verità è che la vita ha assorbito ogni goccia di energia che il ragazzo aveva, ha passato così tanto tempo a sognare che una volta entrato nel “mondo degli adulti” tutti i suoi sogni e speranze sono state distrutte brutalmente dallo scontro con la realtà, ed il ragazzo ha dovuto smettere di sognare ed aprire gli occhi, come un malcapitato che sbatte la faccia contro un muro di mattoni. Le scelte del ragazzo erano poche, puntava chiaramente alla scelta più facile, presto sarebbe tutto finito…”. Basta-

Un uomo, intorno ai quarant’anni, stropiccia il foglio che stava leggendo, si alza dalla sedia da bar in cui era seduto e lo butta nella spazzatura. –Dimmi Nick, sai l’autore di questi testi?- Dice l’uomo, tornando al suo posto massaggiandosi la sua folta barba nera. A questo punto, il barista si gira verso l’uomo e avvicinandosi a lui dice: -Stai parlando dell’opera che hai appena buttato nella spazzatura? Stai parlando di Manni Jonas, un autore recente che ha ottenuto ottimo successo, parecchio grande in effetti. Così grande che le sue opere vengono spesso aggiunte nei giornali culturali, come quello che hai appena buttato…- -Ah già, beh scusami Nick.- -Non mi regalano quei giornali e lo sai- L’uomo cercando di cambiare argomento ricomincia a bere il suo drink, una birra media, e guarda una piccola televisione appesa all’angolo del bar. -In ogni caso non capisco come alla gente possa apprezzare testi così depressi, non c’è nessun messaggio dietro di loro, sono solo depressi per il gusto di essere depressi.- -Non saprei Sean, molti dei suoi testi spingono al pensiero, magari te ne sarà capitato uno particolarmente brutto. Per quanto mi riguarda ne ho letti alcuni e personalmente li trovo molto piacevoli, mi piace parlarne ai miei incontri con il mio club dei libri perché davvero spingono al pensiero, allo scopo dell’umanità, al nostro destino, ci rende tutti parte di un qualcosa di più grande e…- Il barista viene fermato dall’uomo, che gli fa segno di fermarsi, e aggiunge:-Dammi un’altra birra media Nick, ho appena finito la mia.- Il barista, rimasto apparentemente deluso dall’essere stato interrotto così bruscamente, per pochi secondi rimane perso a guardare il vuoto senza saper bene che cosa fare, per poi riguadagnare la sua compostezza. –Birra media in arrivo- Il ragazzo prende dal suo freezer una bottiglia di birra e la poggia accanto a l’uomo che nel frattempo sembrava molto pensieroso.

–Sai Sean- Dice il ragazzo mentre pulisce il calice di Sean precedentemente usato –Te lo ripeto sempre, non va affatto bene che tu beva così tanti alcolici- L’uomo prende la sua birra aperta e non risponde al commento del ragazzo, trattandolo come se fosse un fastidio quotidiano che aveva imparato ad ignorare. Sorseggia la sua birra tranquillamente, quando il ragazzo interviene una seconda volta –Sean…- dice guardandolo con uno sguardo rammaricato. L’uomo fa uno sforzo e decide di rispondergli –Sono solo birre Nick, non mi creano così tanti problemi- -Si sono solo birre, ma siamo solo alle 4 del pomeriggio amico mio.- L’uomo sospira, i due non si scambiano più nessuna parola, creando una situazione imbarazzante, almeno per il ragazzo. Nick allora va a servire nuovi clienti che erano appena entrati, mentre l’uomo finisce velocemente la birra, per poi lasciare vicino alla cassa i soldi spesi. prende la sua giacca appesa, saluta il suo amico Nick, ed esce dal bar camminando diretto verso casa.

La verità è che non sapeva bene dove andare, ma la situazione al bar era diventata abbastanza pesante e decise che se doveva bere era meglio farlo a casa, dove nessuno lo poteva giudicare. Si chiedeva perché beveva così tanto, non è che avesse problemi con la gente, ne tantomeno aveva problemi emotivi... o sentimentali, lo faceva e basta. La verità era che la sua vita era ripetitiva e senza conseguenze, quotidiana e monotona. Sean era spento. Non se ne è accorto, ma lui e il ragazzo di quel testo breve si somigliavano molto.

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Capitolo 2
*** 2: La chiamata ***


Erano le 20:00, Sean aveva appena finito di cenare, aveva mangiato un panino fatto sul momento,  stava seduto vicino ad un piccolo tavolino che usava per pranzare. L’appartamento in cui abitava non era molto grande: una camera da letto, un bagno, un salotto e un piccolo cucinino. Nonostante le dimensioni ridotte poteva essere un’abitazione molto accogliente ma Sean non se ne interessava minimamente, l’appartamento era abbastanza caotico e sciatto , bottiglie di birra vuote invadevano ogni stanza, il lavandino era pieno di piatti sporchi, cartoni di pizza ovunque, un’ambiente decisamente sgradevole in cui vivere, ma Sean passava la maggior parte del suo tempo o nei bar o sul divano (che era sorprendentemente ordinato) di fronte alla televisione e quindi non se ne interessava più di tanto.

L’uomo dai capelli corvini si alza e si dirige con fare svogliato verso il divano e si butta su di esso: “ed un’altra giornata se ne va” dice fra se e se per poi accendere la televisione cercando qualcosa di decente da vedere. La luce fioca della televisione, che si rifletteva sugli occhi bruni di Sean, era la sola ad illuminare la stanza. Nemmeno dieci minuti che Sean si inizia ad annoiare e spegne la televisione, a questo punto esce il suo telefono dalla tasca ed inizia ad ascoltare un po’ di musica.

 Auricolari infilati, aveva già iniziato ad assopirsi mentre ascoltava un po’ di musica rilassante. Quel momento fra il sonno e la veglia, forse era uno dei pochi momenti in cui si poteva sentire in pace con se stesso, si, poteva dirlo: era davvero rilassato quando ascoltava la musica, svuotava la mente e non pensava a niente… e proprio così che lentamente cade nel mondo dei sogni… Se non fosse che la musica rilassante viene brutalmente interrotta da un fastidiosissimo suono: la sua suoneria.

Sean apre gli occhi visibilmente irritato iniziandosi subito a chiedere chi fra le “migliaia” di persone che conosceva potesse averlo chiamato, specialmente ad un orario così strano.

-Pronto?- Dice Sean con tono annoiato –Hey, Sean- Un tono femminile risponde, una voce molto familiare per Sean, talmente tanto che Sean diventa ancora più irritato da quella chiamata –Ma guarda un po’- Dice con tono sarcastico –La puttana delle puttane, cosa vuoi da me?- -Sean… Sono passati 4 anni ormai…- -Già, 4 anni… 4 anni da quando mi hai rovinato la vita, secondo te me lo posso dimenticare?!- Sean non sta urlando, ma il solo parlare con questa donna lo rende furioso –Ti sei presa tutto quello che avevo e pensi che io, dopo 4 anni ti perdoni? Fammi il piacere! Ti sei presa la casa, metà dei miei soldi, perfino mio- Sean viene bruscamente interrotto dalla donna che lo aveva lasciato sfogare –Ascoltami, quel che è fatto è fatto, non ho intenzione di tornare indietro a quella storia, ne tantomeno di chiederti perdono- La donna qui fa una pausa e pensa: -(anche se avevo tutto il diritto di fare quel che ho fatto)- -Sono qui non per qualche ricongiungimento, ma in veste ufficiale- -Veste ufficiale? Cos’è, mi vuoi denunciare un’altra volta prenderti l’altra metà dei miei averi?- -Per l’amor del cielo Sean! Ascoltami!- -uff, va bene parla pure- - In questi 4 anni mentre tu li hai passati bevendo e a non fare altro che compiangerti io ho fatto strada nel tuo vecchio posto di lavoro e ora sono diventata capo del dipartimento della polizia- -Tu? Questore? Come cacchio hai fatto?- -Non Sono affari che ti riguardano. Comunque sia: io sono qui perché ti devo parlare del tuo vecchio lavoro, il vecchio commissario mi ha parlato di te, del “sempre efficiente Sergente Maverick” di tutto quello che hai fatto per combattere la mafia locale, e del motivo per cui ti hanno cacciato 5 anni fa, anche se lo sapevo già.- Sean stava ascoltando silenziosamente la conversazione, capendo lentamente il motivo della chiamata

-In ogni caso, stiamo avendo problemi con i nuovi agenti e le organizzazioni criminali sono più forti che mai in questo periodo, abbiamo bisogno di un uomo con esperienza sul campo, che non sia di rango troppo alto, che ispiri le nuove reclute ma che soprattutto abbia un forte senso della giustizia. Mentre ne parlavo con gli altri commissari mi sei venuto in mente tu, mi ringrazierai un altro giorno! Gli altri di alto rango erano un po’ imbarazzati a dover incontrare il loro vecchio agente ma tutti hanno accettato alla fine. Ti verrà restituito il tuo distintivo e ricomincerai a lavorare. Beh non sei contento che ti ho tirato fuori dalla pessima situazione in cui sei?- Il tono della donna si trasformò, passando da un tono serio e professionale ad uno più colloquiale, quasi giocoso, sapeva bene la risposta che Sean avrebbe accettato, eppure…

-Cioè tu mi stai dicendo che prima il dipartimento mi caccia e poi pretende di riassumermi? Ma sono completamente pazzi?! La mia risposta è no!- -Sean ti hanno cacciato per quell’incidente- -Incidente o no stavo solamente facendo il mio lavoro!- -Sean per favore, non comportarti da testardo, non riesco a credere che stai rifiutando questa occasione data per un senso di orgoglio- -Non mi importa, non possono rovinarmi la vita e poi dire “ah no stavamo scherzando, ritorna all’agenzia!”- -Che alternative hai Sean?- La donna inizia ad irritarsi –Non lavori da non so quanto, i soldi guadagnati in passato dopo 4 anni sicuramente staranno finendo! Vuoi finire sotto un ponte? La tua vita è in fondo ad una fossa e io ti sto dando la pala per uscire alla luce! E tu che fai? Me la sbatti in testa? Ingrato…- Sean aspetta pazientemente che la donna abbia finito, per poi riprendere a parlare:

- Ascoltami, sono… riconoscente che tu abbia pensato a me- Sean sembra che si sia strozzato nel far uscire quella parola –Però non voglio tornare, ok? Non voglio, grazie del pensiero, ma preferisco di no- -So bene che richiamerai Sean…- Dice la donna con un tono malizioso –Per ora ti lascio gestire la sbronza che probabilmente hai, dormi un po’ e poi domani ne riparliamo- -Si, si certo, addio e a mai rivederci!- Sean chiude il telefono innervosito da quel tono. Si lascia andare sul divano e si massaggia la sua fronte portando i suoi capelli neri all’indietro, era stufo di quella giornata interminabile. Lentamente trascina la sua carcassa a letto e si butta li, senza togliersi nemmeno le scarpe.

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Capitolo 3
*** 3: Pranzo ***


Una fioca luce entra da una piccola finestra in una camera da letto, quella di Sean. La luce arriva dritta in faccia a quest’ultimo, dandogli un risveglio pacifico e rilassante, così Sean lentamente… Apre gli occhi. Controlla la sua sveglia posta su quello che dovrebbe essere un comodino e vede l’orario senza sorprendersi di questo: mezzogiorno, solo lui aveva l’abilità di andare a letto alle ventuno e di svegliarsi così tardi. Sean inizia la routine mattutina che tutti fanno; colazione, doccia, caffe… Accompagnando il tutto dai generi più variegati di musica riprodotti dal suo fidato telefono. Dopo aver lasciato vestiti a lavare, altri ad asciugare ed essersi messo quei pochi vestiti che gli rimanevano puliti era pronto ad andare. Dove? Era solito andare a pranzo al bar del suo amico Nick nei giorni settimanali, mangiare con un po’ di compagnia era sempre meglio che mangiare da soli. Prima di uscire dalla porta Sean fa’ un’azione insolita: si ferma a guardarsi allo specchio vicino all’uscio della sua porta, non sapeva bene perché lo avesse fatto ma rimase li per qualche minuto. Che cosa doveva provare per quell’uomo che se ne stava fermo lì, di fronte allo specchio? Dopo attimi di incertezza realizzò che non era messo poi così male: certo, il tempo non è gentile con nessuno ma considerando il suo stile di vita trasandato lui appariva come ogni altro quarantenne.  Sorrise, era felice che riusciva almeno a sembrare una persona senza problemi e con una vita soddisfacente.

 

Dopo una rapida sistemata ai capelli Sean esce dal suo appartamento e raggiunge la strada –Un’altra giornata nuvolosa…- Commenta fra sé e sé stringendosi il cappotto al petto. Una leggera brezza si alza e Sean si incammina per la sua destinazione raggiungendola in una ventina di minuti a piedi. Si trova di fronte a lui un grande insegna con su scritto “Nick’s bar”. Il locale è chiuso al pubblico ed a confermare questo pensiero sono le saracinesche chiuse ed un cartello appeso all’interno della porta con su scritto “chiuso”. Sean non si fa problemi ed entra ugualmente.  -Oh! Ehy Sean!- Sentendo la porta aprire Nick si gira verso di essa e saluta l’amico, ricevendo in cambio un cenno con la mano fatto da Sean. L’uomo va a sedersi ad uno dei tavoli vuoti aspettando l’amico, che è andato a prendere dei vassoi da una stanza dietro al bancone.

 

 Mentre aspetta l’amico Sean si guarda intorno, quel piccolo locale in cui a trascorso così tanto tempo lì, quel bancone marrone con legno rovinato, le sedie ad altezza del bancone, più nuove rispetto a quest’ultimo, quella piccola televisione risalente probabilmente ad un periodo in cui la sua vita non era andata a puttane, e infine quel frigo, casa di così tanti drink che potrebbe durare perfino giorni in un bar irlandese. Sean si sentì strano, era la seconda volta che si era fermato con la mente ad osservare, a guardare quei piccoli dettagli quel giorno:- Questo posto è proprio una merda- Dice lui tra una risata e l’altra. Mentre aspetta Nick prende il suo telefono dalla tasca per ascoltare musica, ma realizza subito che il suo telefono era completamente scarico, cosa che fa imprecare silenziosamente Sean, ieri si era dimenticato di metterlo a caricare:-“Hai visto, sei servita a qualcosa Giuly, sei servita a darmi fastidio E a rovinarmi la giornata”- Pensa Sean riferendosi al giorno precedente.

 

Ma una voce interrompe i suoi pensieri –Eccomi!- Nick arriva di corsa poggiando a tavola un vassoio con quel che dovrebbe essere cibo italiano. Sean ringrazia e paga l’amico:- Che cosa farei senza di te Nick…- -Beh molto probabilmente ti procureresti da mangiare da solo, il ristorante italiano e proprio dietro l’angolo sai…- -Sono troppo pigro per arrivare fino a là- Sean a questo punto inizia a mangiare il suo piatto di spaghetti, seguito da Nick –Beh come ti va la vita?- Dice il ragazzo a Sean per iniziare una conversazione –Non puoi fare questa domanda, mi hai letteralmente visto ieri pomeriggio Nick!- -Va bene va bene come vuoi brontolone scusami se ero interessato alla tua vita mangiamo…- Nick riprende a mangiare come se nulla fosse successo ma viene interrotto da Sean che con sorpresa gli rivolge la parola:- A te come va invece? Ti sei più visto con quel tuo club del libro?- -Oh wow! Tu che ti interessi alla mia vita! Allora tieni davvero a me! Sono così felic- -Sta zitto e rispondi alla domanda.- -Ok, va bene, comunque si mi sono visto ieri sera! Abbiamo parlato delle figure retoriche, argomento che, se mi permetti, mi ha un po’ tediato. Non fraintendermi, amo la poesia, è un pezzo importantissimo della letteratura, ma ho sempre preferito altri generi e le figure retoriche sono così difficili da memorizzare… Penso di essermele imparate tutte, tranne una, se non sbaglio il suo nome era Sineddoche?- -La Sineddoche si, so cosa esprime- A questa affermazione Nick si ferma a meta boccone e lascia andare la forchetta in completa stupefazione. –Santo cielo, non solo Sean Maverick mi ha seguito nel discorso che facevo ma in più ha interventi da fare? Non ho parole…- -Nick, non aver niente da aggiungere non vuol dire essere assente con la mente… Comunque sia, vuoi sapere che significa?- -Certo!- Sean si ferma per qualche secondo per pensare a come farglielo capire e ridacchia appena ricorda un evento –Allora: hai presente quel sabato sera di tre mesi fa? Quando andammo a quella festa e c’era quella bella ragazza con cui tu ci volevi provare?- Nick annuisce non commentando, sa già la fine della storia e si vergogna molto di essa. –Hai presente quando molto timidamente tu ti eri messo accanto a lei al buffet e le dissi completamente fuori contesto “h-h-hey, hai dei bel-llissi-ssimi occhi blu!”? Quella, è una sineddoche, non tutti gli occhi della ragazza erano blu ovviamente, ma tu hai preso la parte, l’iride, per indicare il tutto, questo esprime la sineddoche, la parte per il tutto.- Nick sprofonda nell’imbarazzo più totale mentre Sean sta lì con un sorriso bonaccione, fiero di avergli insegnato qualcosa e di averlo messo all’imbarazzo. –Su, su!- Fa lui stropicciando i capelli a Nick:-andrà meglio la prossima volta-.

 

-Mi sorprende che tu sapessi il significato di questa figura retorica- Fa Nick per cambiare argomento –Si beh, la mia ex moglie studiava molto, le cose che sottolineava, che diceva, un paio di cosette me le sono imparate pure io, a furia di sentirla –Non sapevo che Giuly leggesse molto…- -Già, gli piaceva- La conversazione arriva ad un punto morto fino a quando Nick non decide di ricominciare a parlare, oramai entrambi hanno finito di mangiare –Comunque dovresti cercare altre donne, dopotutto non sei così brutto! Hai parlato con qualcuna ultimamente?- -No guarda, meglio di no, ieri ho ricevuto una chiamata da Giuly e mi sono ricordato perché non c’ho provato con nessuna da quando ci siamo lasciati- -Giuly ti ha chiamato ieri?!- Dice Nick sconvolto e offeso allo stesso tempo, perché il suo caro amico non glielo aveva detto prima? –E dimmi, che ti ha detto???- Sean sospira realizzando la situazione che aveva creato, ed inizia a malincuore a parlare:- Mi ha chiamato perché ha quanto pare lei è diventata un pezzo grosso nel dipartimento di polizia e mi rivogliono lì, così mi ha chiamato per farmelo sapere…- -Sean ma è assolutamente fantastico! Perché non me lo hai detto prima? Ritornerai a lavorare! Grandios- -Ho rifiutato- dice secco Sean, interrompendo la gioia del ragazzo –Cosa?! Ma perché?- -Non possono sempre cambiare idea su quello che fanno, mi avevano licenziato e ora  rimango licenziato- -Sean non essere stupido- il ragazzo assume un tono serio rispetto a prima:- Quando pensi ti ricapiterà un’occasione del genere? Con un lavoro del genere? Pagato in quel modo? Non usare scuse con me Sean, andiamo! Prendi quel dannato lavoro! Che alternative hai? Rifiutare, finire i soldi e andare a vivere sotto un ponte andiamo!- -Nick, ascolta...- -No io non ascolto Sean, sappiamo entrambi che hai paura quindi smettila di trovare scuse e ritorna a fare quel che sai fare meglio dannazione!- -Vuoi sapere perché non te lo volevo dire? Eh? Beh non te l’ho detto perché sapevo che sarebbe finita così! Sei mio amico! Il mio UNICO amico in tutta sta merda, quindi comportati come tale e supporta una mia decisione una buona volta!- -Hai ragione, sono tuo amico e come tale devo farti ragionare visto che quella tua testa è cocciuta! Non provare ad ingannarmi Sean, sappiamo entrambi perché non vuoi prendere il lavoro!- Sean rimane zitto, Nick ne approfitta per continuare –Hai paura vero? Paura di tornare in quell’ambiente, paura di quello che può succedere, paura di sbagliare, ma è normale... Fai la scelta giusta- Sean reagisce molto male a quello che dice Nick, decidendo quindi di lasciare la sua metà per il pranzo e di dirigersi verso la porta continuando a non dire niente ma viene fermato da Nick, che gli afferra un polso –Ascolta, non voglio che ogni volta che entri qui poi esci arrabbiato ok? Non voglio, ma ti prego ragiona, pensaci ok?-  Sean non dice niente, sbuffa un po’ e si libera dalla stretta di Nick, lasciando il ragazzo solo a guardare la porta chiudersi di fronte a lui. Nel frattempo Sean esce e inizia a vagare senza metà, cercando di chiarire la sua situazione e capire che fare.

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