A Certain Old Man Accelerator

di Alucard97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Futuro Imperfetto ***
Capitolo 2: *** 2- Desolazione ***
Capitolo 3: *** 3- Mental Out ***
Capitolo 4: *** 4- Ascolta la mia storia... ***



Capitolo 1
*** 1- Futuro Imperfetto ***


1.
 

Futuro Imperfetto

 
 
Gakuen Toshi: una metropoli urbana situata al centro del Giappone la cui popolazione era costituita dal 90% da studenti dall’età compresa tra i 12 e i 25 anni. La metropoli, estesa e maestosa, era il fulcro per tutti gli Esper del Giappone, un rifugio sicuro dove potevano studiare e imparare ad accrescere il loro potere, essi erano divisi in cinque livelli in base al loro potere e ognuno possedeva una dote particolare che si distingueva da quella degli altri. Un climax di pace e serenità ricolmava l’intera Gakuen Toshi, il classico posto adatto per le cartoline qualcuno oserebbe dire e c’era persino qualcuno che sosteneva che la bellezza e la tecnologia della città arrivassero a un livello di splendore tale da superare le migliori metropoli al mondo come New York e Dubai.
La città, si poteva dire essere sorretta da ben sette pilastri costituiti dai sette Level 5, tutti i ragazzi che abitavano lì avevano imparato a temerli e rispettarli. Nonostante questo vi era un singolo reggente: Aleister Crowley, un uomo misterioso di cui nessuno conosceva l’aspetto, un uomo o una donna? Un essere umano comune o un Esper? Level 0 o Level 5? Nessuno poteva comprendere chi o cosa egli fosse, ma tutti sapevano che esisteva… in qualche modo lo sentivano, lo percepivano come il cuore pulsante della città, se Alesteir era il fulcro di tutto questo agglomerato di paranormale, allora si poteva benissimo affermare che egli stesso era Gakuen Toshi. Un intero ecosistema perfettamente bilanciato costituito da coloro i quali erano ritenuti il prossimo step evolutivo della razza umana.
 
Alla fine, in una mite giornata di primavera, accadde uno degli eventi più terribili che la storia dell'umanità ricorderà. Ci fu un boato, un fungo atomico come non si era mai visto si estese nel limpido cielo blu. Fu improvviso, come se fosse stato uno schiocco di dita, nessuno avrebbe potuto prevedere una catastrofe simile, nessuno avrebbe mai potuto concepire che lo scontro tra Aleister e il Principe delle Tenebre, Satana, potesse aver generato un inferno simile: i cieli si oscurarono come se fossero stati avvolti dal tenebroso manto del dio ellenico Morfeo, la terra tremò e i mari impazzirono. Un lampo, una frazione di secondo fu sufficiente per mietere molte vittime nell'intero globo, in molti sopravvissero, ma le perdite seppur poche, facevano male. E fu allora che successe, fu allora che una delle famiglie più influenti di Gakuen Toshi prese il potere sul Giappone: i Kihara erano diventati i nuovi Alasteir, presero il dominio sulla città ricostruendola dalle fondamenta. Ahimè, l’antico splendore della metropoli era ormai perduto, edifici semi-distrutti, povertà diffusa e gli Esper… furono cacciati come bestie selvagge da quelle macchine infernali progettate per ucciderli, la famiglia di scienziati aveva iniziato un piano di sterminio per tutte le persone dotate di poteri paranormali; nessuno sapeva il perché di tutto ciò ma una cosa era certa: Ormai, il Giappone e Gakuen, appartenevano alla famiglia Kihara. Governo dittatoriale, le persone di tutta l’isola indotte all’obbedienza assoluta, atroci esperimenti compiuti contro gli Esper catturati, solamente i più utili ai loro esperimenti venivano risparmiati, ma a quale prezzo? Potete chiederlo ai ragazzi rinchiusi se volete, fatelo se ne avete il coraggio, la loro risposta sarà sempre una soltanto: il desiderio di morire.
 
Nessuno conosce i retroscena di quello che successe quel fatidico giorno, il giorno in cui Alasteir e Satana si uccisero a vicenda e i Kihara presero il potere, e nessuno sapeva come quella maledetta famiglia riuscì a inventare quelle terribili armi per eliminare gli Esper. Il mistero più grande, però, riguardava il Level 5 più forte di tutto il mondo, colui il quale fu sottoposto a terribili esperimenti perpetrati dalla famiglia fin da quando era bambino, colui che era in grado di controllare tutti i vettori: Accelerator.
Si diceva che le macchine lo soverchiarono col loro numero e lo ridussero in fin di vita, alcuni, invece, sostenevano che si fosse stancato di lottare e scelse una vita semplice. In ogni caso, nessuno riuscì a rintracciarlo e neanche quarantacinque anni dopo si ebbe più alcuna notizia. Tutti questi anni, nessuno che lo aveva visto e sentito, probabilmente i suoi vecchi compagni non l’avrebbero nemmeno riconosciuto.
 
*****
 
Una landa di terra semi-desolata, neanche un filo d’erba, arida e priva d’acqua. Un uomo che guidava, sotto un limpido cielo azzurro d’estate illuminato da un radioso sole, una moto malandata e dal manubrio arrugginito. L’uomo era piuttosto alto, robusto, coperto da un impermeabile beige, i capelli bianchi come la neve gli arrivavano all’altezza delle spalle e una folta barba bianca gli decorava il viso stanco e affaticato. I suoi occhi, rossi come il sangue, erano vuoti quasi come privi di anima e l’espressione del suo volto pareva che comunicasse depressione. Ecco come appariva quest’ uomo: un individuo di 61 anni dallo sguardo triste e vuoto.
Sfrecciava con la sua moto fino ad un’abitazione dall’aspetto fatiscente, una modesta casa di campagna che poteva offrire unicamente dei bisogni primari: un tetto, dei letti, cibo e acqua, quella casa rappresentava il concetto stesso della vita spartana.
L’uomo parcheggiò la sua moto in quel piccolo garage che emanava un forte odore di benzina, una voce lo chiamava, una voce che sembrava quella di un ragazzo di vent'anni:
 
<< Papà? >>
 
L’uomo non rispose subito, era assorto nei suoi pensieri. Un flash di un lontano passato gli aveva attraversato la mente, mostrava dei corpi morti di ragazze e due donne sulla trentina morte. La sua figura, un tempo magra e slanciata, che vagava coperto di sangue per un bosco, una luce abbagliante e poi nulla. L’individuo si portò una mano sugli occhi, la sua mente ancora irrequieta cercava di scacciare l’immagine che aveva appena avuto, come se fosse un brutto incubo dal quale cercava di scappare.
 
<< Papà? >> lo chiamò di nuovo la voce. Allorché l’uomo si riprese e guardò il ragazzo. Era castano, come i suoi occhi, indossavs degli abiti campagnoli. << Ancora immerso nei tuoi pensieri, eh? Sono gli incubi, vero? Mamma me ne ha parlato >>
 
<< Niente di cui tu ti debba preoccupare, Shiage. Sto bene, dì a tua madre di non preoccuparsi troppo >> rispose scendendo dalla moto.
 
<< Abbiamo un problemino, pa’ >> disse con voce flebile, quasi imbarazzato. Shiage Shiori, il nome del ragazzo, soleva spesso chiamare così suo padre “Pa’”, sosteneva che rafforzasse meglio il legame tra di loro e ad Akuma, perché questo era il nome del misterioso uomo, non dispiaceva affatto. Il nome lo aveva scelto la madre, apparteneva a un vecchio amico che sacrificò la propria vita per salvarla dal massacro.
 
<< Di che si tratta? >>
 
<< Il trattore è fuori uso, ho provato a sistemarlo ma temo che dovremo procurarcene uno nuovo >>
 
<< A meno che tu non abbia dei fagioli magici da vendere, non vedo come potremmo comprarci un nuovo trattore, ragazzo >>
 
<< Quindi cosa facciamo? >>
 
<< Lavoro sodo e olio di gomito. Dov’è tua madre? >>
 
<< Al recinto dei maiali, sembra preoccupata >>
 
Akuma sbuffò e si diresse verso il recinto degli animali. Una donna insieme a una bambina di dieci anni lo attendeva, lei era vestita con un classico vestito da campagnola e i lunghi capelli castani erano tenuti sciolti in modo tale che cadessero dolcemente sulle spalle. Nonostante l’età rimaneva una bella donna, ma i segni della vecchiaia si facevano vedere e gli occhi castani, stanchi e provati dalla faticosa vita, non comunicavano più quell’energia di tanti anni fa. Il vecchio uomo provava sempre un senso di affetto nel vederla, un poco di calore in quella sua vita tormentata da incubi, quella figura femminile riusciva sempre a riscaldare il suo cuore attanagliato dai rimorsi, il suo sorriso era un raggio di sole in una fredda giornata nuvolosa. Non era solo la donna a fargli questo effetto, ma anche Shiage e la piccola bambina accanto alla madre. Quest’ultima, infatti, corse subito da lui ad abbracciarlo:
 
<< Ciao papà! >> esclamò cingendogli la vita con le braccia e strofinandogli la testa sull’addome. Lui ricambiò mettendole una mano sulla testa:
 
<< Ciao, Mikoto, hai fatto la brava? >>
 
<< Sì >> rispose squittendo. Il padre le rivolse un amorevole gesto per farla rientrare in casa, congedandosi così da sua figlia. Nonostante il gesto d’amore, il suo sguardo faceva trasparire molta tristezza, era felice della sua nuova vita ma non riusciva a chiudere i conti con il passato. Quale peccato potrebbe tormentare una tale anima? Il nome della bambina, invece, lo aveva scelto il padre per commemorare la memoria di una ragazza, una degli ex Level 5, a cui l'uomo aveva procurato tante sofferenze; in un certo senso, dare il suo nome alla propria figlia, era un gesto atto a poter espiare i propri crimini e a rispettare la sua memoria.
La donna gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia, accogliendolo sempre con il calore che solo una moglie può dare. Akuma la guardò, riuscì a incurvare le labbra in un piccolo sorriso mentre posava i suoi occhi rossi in quelli color nocciola di lei. Il suo sguardo ritornò preoccupato e le chiese:
 
<< Shiage ha detto che mi cercavi, cosa ti turba? >>
 
<< Al mercato non mi daranno molti soldi per questi maiali, ho detto agli altri contadini che erano degli animali sicuri ma dopo l’ultima volta… la vedo molto dura questo mese. Cosa facciamo, Akuma? >>
 
<< Penserò a qualcosa, Mugino, non temere. Vado a sedermi un attimo, sono molto stanco >>
 
Shizuri Mugino, il nome completo della donna, sposò Akuma 31 anni fa ed ebbe due figli con lui. Un tempo, lei, era un’Esper di Gakuen Toshi nonché una dei temuti Level 5. L’uomo al quale era sposata lo ricordava perfettamente a quei tempi, e ormai era irriconoscibile, non sembrava più lui. Il giorno in cui i Kihara presero il potere qualcosa di molto brutto gli successe, qualcosa che solo lei sapeva, ma non osava mai proporre l’argomento; da quel giorno, quella persona, si cambiò il nome in Shiori Akuma che significava letteralmente “Demone Bianco” poiché odiava il suo vero nome. La donna, in passato, aveva provato diversi modi per confortarlo ma niente poteva cancellare dalla sua testa quel terribile giorno, lei era cosciente che l’uomo l’amava ma non c’era verso di rasserenare la sua anima.
 
L'uomo entrò in casa sedendosi sul vecchio divano verde, era ancora un buon divano anche se ormai completamente usurato. La casa non era molto grande, non avevano nemmeno la televisione, avevano solo lo stretto necessario per vivere: stanze da letto, una cucina fornita in modo tale da sfamare quattro persone e il riscaldamento funzionante. Il tetto era ben solido, Akuma si era premunito di ripararlo a dovere dopo che lo scorso anno si ritrovarono con la pioggia in casa. Era decisamente una vita spartana, ma a lui non dispiaceva e nemmeno a Mugino e i suoi figli, l'unica cosa che lo preoccupava veramente era l'affitto dell'abitazione, il denaro scarseggiava. Vivevano nella regione di Chūgoku, a sud, e quella zona era controllata dal più repellente dei Kihara: Amata. 
Egli imponeva che tutti gli abitanti della regione pagassero dei tributi speciali imposti da lui solo e chi non pagava... spariva misteriosamente dalla circolazione, senza lasciare traccia alcuna.
I pensieri di Akuma erano rivolti sì al suo tremendo passato, ma anche alla sua nuova casa, nella sua mente era in corso una guerra: le morti che gravavano sulle sue spalle e il benessere della sua famiglia; si sentiva come imprigionato da questi sentimenti negativi, si sentiva un fallito incapace di provvedere ai suoi cari. Un'esplosione di ansie e insicurezze tormentava la sua mente da troppo tempo ormai, era un uomo distrutto e sulla soglia del capolinea, osservava le sua mani stanche e provate dall'età pensando che con quelle non era riuscito a combinare mai niente di buono e poi, tutto a un tratto, sentì un rumore provenire dal retro dell'abitazione.
 
<< Ancora lei. Si sta esercitando di nuovo >> si disse tra sé e sé. Uscì dalla porta e lì la vide: una ragazza alta all'incirca 1,75 m, dal fisico snello, dai lunghi castani e gli occhi del medesimo colore, indossava un vestito azzurro coperto da un camice bianco e un paio di sandali. Era intenta ad allenarsi per migliorare il suo potere: era capace di generare e manipolare l'elettricità. Anche lei era un'Esper, aveva conosciuto Akuma quarantacinque anni fa quando egli ancora era un Level 5 e non si separò mai più da lui; quando scoppiò l'apocalisse e il Giappone divenne una dittatura, lei scappò insieme al suo compagno che considerava come un padre, da allora lui le insegnò a usare il suo potere ed ella imparò a incanalare la corrente elettrica in una moneta per poterla poi sparare dalla mano come un proiettile ad altissima velocità distruttiva. 
 
<< Last Order >> la chiamò con voce pacata e tranquilla. Era questo il nome della ragazza, molto insolito come nome penserete, la spiegazione era semplice: lei era il clone di Misaka Mikoto, soprannominata Railgun. Last Order fu creata anni fa dai Kihara grazie al codice genetico dell'Esper. Erano passati molti anni da allora, eppure lei sembrava una ventenne e ciò era dovuto al fatto che era il primo dei ventimila cloni di Misaka, e dunque la copia meglio riuscita, il suo invecchiamento si cristallizzò a vent'anni.
Lei si girò a guardare il vecchio uomo e gli sorrise, era contenta di vederlo:
 
<< Padre, ben tornato. Hai visto? Sono migliorata ancora nell’utilizzo del Railgun, dice Misaka mostrandoti i propri progressi >>
 
<< Potenza discreta, ma sei ancora imprecisa >> disse lui osservando i larghi tubi di metallo usati come bersagli dalla ragazza. Erano conciati male, dai segni delle bruciature sul metallo era chiaro che la potenza del colpo era notevole, ma un'attenta analisi mostrava che i segni dell'impatto della moneta non erano precisi, la ragazza aveva dato priorità alla potenza senza perdere tempo a mirare.
 
<< Tch… l’importante è colpire il bersaglio, no? Chi se ne frega se non colpisci il centro perfetto. Sostiene Misaka replicando al tuo rimprovero. Neanche tu sapresti fare di meglio >>
 
Il vecchio le si avvicinò, le prese la moneta dalle mani. Si mise accanto a lei mettendosi in posa aprendo per bene le gambe e, allungando il braccio e tenendo la moneta nel pugno, puntò in direzione di un bersaglio libero:
 
<< Mirare al centro aiuta a perfezionare la mira per colpire i punti vitali. Cadenza ai tiri, la precisione non ha fretta, devi agire con calma e liberare la mente. Fissa sempre il bersaglio e respira. Piedi saldi, spalle dritte, respira e rilascia >> così, generando della corrente elettrica, sparò la moneta molto più veloce di lei e con maggiore forza. Colpì il tubo nel suo centro preciso, trapassandolo da parte a parte, il calore generato aveva fuso il metallo. Akuma si voltò per guardarla e le affidò una nuova moneta estratta dalla tasca dei suoi pantaloni. << Visto, ragazza? Devi allenarti di più >>
 
<< Tch... hai avuto solamente fortuna! Dice Misaka prendendo la tua stupida moneta. Sono anni che mi addestro, perché non uniamo mai le forze? Possiamo rovesciare i Kihara! Sostiene Misaka valutando i risultati del suo addestramento >>
 
<< Non se ne parla nemmeno. Come hai potuto constatare tu stessa, sei ancora acerba nonostante tutti questi anni, forse ciò è dovuto al fatto che sei comunque un clone della Mikoto originale ma nonostante la tua potenza notevole sei ancora impulsiva e non rifletti nelle situazioni critiche. Per di più... >> sbuffò << non esiste alcun "noi". Non intendo usare i miei poteri per ferire alcuna anima viva, mai più >> fece per andarsene, ma Last Order richiamò ancora la sua attenzione:
 
<< Quello che è successo quel giorno non è veramente colpa tua, e lo sai bene! Smettila di fuggire in questo modo e smettila di incolpare te stesso, eri l'Esper più forte del pianeta, non il rammollito che sei diventato adesso. Tu sei Accelerator, e questo non cambierà mai! Dice Misaka ricordandoti chi sei veramente >>
 
L'uomo si girò per guardarla, stavolta il suo sguardo era arrabbiato: << Modera... quel... tono, ragazza! Te l'ho già detto una volta, io non ho intenzione di ferire più nessuno e non usare quel nome davanti a me, a tua madre e soprattutto davanti ai tuoi fratelli. Ci siamo capiti? Allora ci siamo capiti?! >>
 
La clone abbassò lo sguardo ed emise un piccolo sbuffo. Dopo tutto questo tempo, non riusciva a far dimenticare a suo padre l'incidente, era ostinato a darsi tutte le colpe. Alzò lo sguardo per far incontrare i propri occhi con quelli scarlatti di lui:
 
<< Va bene. Scusa, ho esagerato. Dice Misaka mostrando pentimento. Vuoi rimanere qui per un po' con me a vigilare sul mio allenamento? >>
 
Lui si calmò e annuì alla sua domanda. Si sedette su una vecchia gomma del loro "ex" trattore e per tutta la giornata rimase a osservare Last Order che migliorava il suo potere, faceva sempre più progressi, ma ancora non era ai livelli della Mikoto originale. Erano anni che si allenava e Akuma era convinto che ciò fosse dovuto al fatto che Last Order fosse un clone, ma non se ne preoccupò, l’importante era che lei ottenesse la potenza necessaria per proteggere sé stessa e la famiglia.
 
Qualche ora dopo, il loro allenamento venne interrotto da Mugino che aveva preparato la cena invitando padre e figlia a prendere posto a tavola. Mentre mangiavano, la donna, richiamò all’attenzione di Akuma i soldi per l’affitto:
 
<< La famiglia contadina qui vicino mi ha offerto 3000 Yen per i giochi dei ragazzi, può arrivare anche a 4000 se sono in condizioni ottimali >>
 
<< Non venderemo i giochi dei ragazzi, Mugino >>
 
<< Era solo un’idea, l’affitto scade domani e non abbiamo abbastanza denaro, i ragazzi sanno che ci mancano i fondi >>
 
<< Per noi non è un problema, pa’. Non abbiamo mai tempo per giocare, tanto. Ci servono più i soldi che qualche pupazzo o statuetta in legno >> si intromise Shiage.
 
<< Non venderò i giochi dei miei figli, non posso >>
 
A quel punto si intromise la piccola Mikoto che, anche a tavola, teneva stretto con un braccio il peluche di un orso: << La mamma della mia amica dice che tu una volta eri uno dei Level 5 delle storie della buona notte, e che eri il più forte di tutti loro. Mi ha detto anche che avevi un nome diverso, ma è complicato da pronunciare. E’ vero, papà? >>
 
A quelle parole, Mugino e Last alzarono lo sguardo per osservare l’uomo, la bambina aveva appena toccato un tasto molto dolente senza rendersene conto. Akuma si limitò a stare in silenzio per qualche secondo, per poi riprendere a mangiare:
 
<< Di’ alla mamma della tua amica che i Level 5 non esistono, e adesso passami il pane >>
 
 
Qualche ora dopo
 
 
Akuma si trovava fuori casa a osservare il tramonto. Mentre guardava i colori rosei del tramonto la sua mentre ritornò a farsi carico delle preoccupazione e insicurezze che lo avevano attanagliato qualche ora prima. Soleva spesso recarsi lì per meriggiare pallido e assorto il calar del sole, in qualche strano modo gli faceva dimenticare i brutti pensieri, ma non quella sera: il giorno del pagamento stava arrivando e lui non aveva i soldi, non sapeva cosa fare e si interrogava su come avrebbe potuto proteggere la sua famiglia. Tutta quella caterva di pensieri venne interrotta dal rumore di passi alle sue spalle, avrebbe riconosciuto quel rumore ovunque.
 
<< Mugino, che ci fai qui? Dovresti sdraiarti un po’, ti ricordo che non sei molto in salute negli ultimi tempi, sei malata >>
 
<< Per chi mi hai preso? Sono ancora capace di fare una passeggiata all’aria aperta >> gli si portò di fianco a osservare la scena insieme a lui. << Mikoto non voleva dire niente di male a cena. Non avercela con lei, è solo una bambina, è naturale che sia curiosa di quello che faceva suo padre da giovane >> dopodiché aggiunse, con una smorfia volutamente ironica atta a rallegrare suo marito: << E’ un peccato che la madre della sua amica non abbia parlato di me, significa che non ero così famosa >>
 
<< Non ce l’ho con lei, ma con me stesso >> rispose in maniera impassibile davanti a quell’ultima frase ironica. << Come ho potuto lasciare che le cose arrivassero a questo punto? Sai cosa succede a chi non paga l’affitto? Io no, e questo mi spaventa. Ho paura per voi. Ti ricordi della famiglia che viveva a pochi isolati da qui? Sparita nel nulla >>
 
<< Ma loro non pagavano da diversi mesi, questa per noi è la prima volta dopo vent’anni >>
 
<< Non importa, quel vigliacco di Amata non può fare la figura del debole davanti ai membri della sua famiglia, deve punire chi sgarra >>
 
<< Allora di’ che il prossimo mese pagheremo il doppio, sono certa che davanti a un’offerta del genere, gli emissari di Amata, si dimostreranno ragionevoli >>
 
<< Stiamo parlando della feccia peggiore della famiglia Kihara, non si dimostrerà affatto ragionevole >> e detto ciò si portò le mani nei capelli << Che razza di merda, non riesco neanche a tutelare il vostro benessere. Non ho mai protetto nessuno, e non riesco nemmeno a proteggere voi >>
 
<< Non dire così, ricorda che sei molto importante per noi. Qualunque cosa accada… >> lo prese per mano e appoggiò la testa all’incavo del suo collo << Qualunque cosa accada, noi resteremo sempre al tuo fianco. Tu non sei un mostro, sei una splendida persona e io lo so. Ti ricordi come ci siamo innamorati? >>
 
Lui appoggiò la testa sopra la sua e rispose: << Sì, me lo ricordo bene. Dopo che Hamazura si è sacrificato per permetterti di scappare. Ti trovai e ti ospitai nel mio riparo… ai tempi eri vogliosa di vendetta, ma grazie al cielo ti fermai >>
 
<< Non mi hai fermata… >> ridacchiò << Ti sei fatto pestare da me finché non cambiassi idea. Ti avevo conciato male, che stupido che sei stato. Da quando hai subito quel trauma, hai smesso di difenderti… credo sia questo che mi ha permesso di innamorami di te, tutti e due avevamo perso la nostra famiglia e ci sentivamo direttamente responsabili per questo. Non siamo stati in grado di proteggere ciò a cui più tenevamo ed entrambi ci siamo macchiati di un grave crimine >>
 
<< Quella merda è stata colpa mia, Mugino. Ho giurato che non avrei mai più alzato le mani contro chiunque >>
 
<< No, non è così. So che odi parlare dell’argomento e so che detesti essere chiamato col tuo vero nome, così come so anche che non si può cancellare il passato ma adesso io sono il tuo presente. Noi siamo il tuo presente >>
 
<< Grazie Mugino, di tutto >>
 
<< E’ questo il compito di una buona moglie e madre no? >> detto questo gli schioccò un bacio sulle labbra che venne ricambiato. << Adesso andiamo a dormire, siamo stanchi tutti e due >>
 
 
La mattina seguente
 
 
Akuma si svegliò con una certa leggerezza d’animo, il conforto della sua donna lo aveva fatto dormire bene, senza gli incubi che da molti anni a questa parte lo avevano tormentato. Si alzò constatando che la donna non era sdraiata, si era alzata prima. Si cambiò indossando dei jeans usurati e una canottiera rossa che metteva in risalto il fisico formato da tutti quegli anni passati a lavorare come contadino, uscì di casa e trovò suo figlio Shiage intento a caricare un fucile a canne mozze, si avvicinò a lui e con tono severo lo rimproverò:
 
<< Metti via quel fucile, Shiage >>
 
<< Non ti devi preoccupare, pa’, non lo vedrà nessuno, però lo tengo a portata di mano nel caso in cui quei Kihara diano problemi >>
 
<< Ce ne daranno un sacco di problemi se vedono quel maledetto fucile >>
 
Il ragazzò sbuffò e, tenendo il fucile nella mano destra, si allontanò da lui: << Volevo solo essere d’aiuto, porca puttana! >>
 
<< Bada a come parli, ragazzo, non voglio più sentirti dire… >> l’uomo venne interrotto dalla moglie che lo chiamò:
 
<< Akuma, la banda di Amata è qui >>
 
Davanti a loro si fermarono tre automobili da cui scesero sei individui, un ragazzo sulla trentina vestito con un completo nero seguito da tre soldati armati e due di quegli androidi costruiti dai Kihara. Quest’ultimi erano alti quanto un essere umano ed erano fatti di un metallo speciale molto solido ed elastico che permetteva a loro di muoversi con la stessa agilità di un essere umano, la loro caratteristica peculiare e più inquietante è che essi possedevano gli stessi poteri di Kakine Teytoku, alias Dark Matter, il Level 5 più forte dopo Accelerator. I Kihara avevano catturato Kakine quarantacinque anni fa e lo torturarono per i loro esperimenti, alla fine riuscirono a copiare il suo potere.
Il trentenne che li guidava si chiamava Kihara Suoichiro ed era il figlio di Amata, somigliava molto a lui nell’aspetto ed era venuto lì per effettuare gli affari sporchi del padre.
 
<< Accelerator, buon pomeriggio >> lo salutò con un tono irriverente << Ops, scusa è vero. Ogni volta mi dimentico che tu odi il tuo vecchio nome, signor Accelerator è meglio? >>
 
<< Preferisco Akuma >> rispose con noncuranza.
 
<< Giusto, hai ragione, Accelerator è morto il giorno in cui la mia famiglia ti ha rotto le ossa. Me lo dimentico ogni singola volta >> detto questo incrociò le braccia << Ma veniamo al movente che ci spinge qui: abbiamo saputo che sei in ritardo con l’affitto di questo mese indi per cui ho voluto portare con me questi allegri signori e i miei… come posso definirli… gorilla meccanici. Tanti anni fa eri un tipo dal carattere veramente irascibile e temevo che potessi… protestare, ecco… non ti dispiace vero? Dopotutto meglio prevenire che curare, non sei d’accordo? >>
 
Gli uomini armati di fucile circondarono l’esper: << Sei sordo, vecchio? Hai sentito il capo >>
 
Akuma prese un respiro profondo, nella sua testa immaginava già la scena: stringere i pugni, caricarsi di antica rabbia e dar sfogo a tutti i suoi sentimenti repressi massacrando quelle persone una ad una, strappare la testa del figlio di Amata e spedirla al padre dentro una scatola. Ma qualcosa lo tratteneva, e quel qualcosa era la sua famiglia: da quando le persone che amava erano morte, lui aveva giurato di non ferire più nessuno e se si fosse scatenato adesso? No, non poteva, poiché i suoi figli lo stavano guardando e se avesse mostrato loro la sua vera natura, lo avrebbero odiato e avrebbero avuto paura di lui; per non parlare dei guai che Amata gli avrebbe fatto passare a causa delle sue azioni avventate. No, non poteva mettere in pericolo la sua famiglia, non più, non avrebbe fallito con loro. Stavolta le cose sarebbero andate in maniera diversa.
 
<< Sì, ho sentito >> disse facendo un respiro profondo << procedete pure >>
 
E detto questo, un soldato, lo colpì sulla nuca con il manico del fucile buttando l'uomo a terra, a quel punto gli altri seguirono il loro compagno e iniziarono a riempire di calci e pugni l'esper. Quella che stavano attuando era una vera e propria barbarie, colpivano il vecchio Esper senza alcuna pietà incrinandogli costole, slogandogli una spalla, colpirgli il viso con poderosi calci rompendogli il setto nasale e il tutto davanti alla sua famiglia.
 
<< Eddai, Accelerator! >> esclamò il figlio di Amata con tono di scherno << Ti sei rammollito a tal punto? Sono solo dei semplici soldati, e tu eri l'Esper più pericoloso del pianeta. Dai Accelerator arrabbiati, così non c'è gusto! >>
 
In quel momento, Shiage e Last Order, corsero incontro ai soldati, il ragazzo puntava loro il fucile mentre lei era pronta a scagliare il Railgun. Non potevano più sopportare che loro padre venisse umiliato in quel modo.
 
<< Lasciatelo andare o vi riempio di buchi finché le budella non vi sanguineranno ferro, bastardi! >> urlò la ragazza caricando la moneta di elettricità.
 
<< Oh mio Dio, sul serio? >> fece Suochiro ridendo << Ti fai difendere da una ragazza e da un moccioso, Accelerator? Per di più, quella non è una semplice ragazza, ma il clone di quella Level 5. Ti ricordi di come hai massacrato tutte le sue sorelle? >>
 
<< IO TI AMMAZZO! >> urlò Last Order, ma venne fermata dall'esper ormai stramazzato al suolo e con poca voce in corpo a causa delle percosse subite.
 
<< Coraggio, obbedisci a papà. Fai la brava bambina, oh ma aspetta... tu non sei una ragazza, sei solo un esperimento di laboratorio >>
 
Ormai l'Esper non ci vedeva più dalla rabbia, voleva scagliare il suo Railgun ma ancora una volta, la voce rotta di Accelerator la fermò dal combinare un disastro. Lei abbassò il braccio e guardò per terra mordendosi il labbro.
 
<< Bene così >> sentenziò il Kihara << Tra un mese il doppio, altrimenti uccideremo tutti. Capito, Accelerator? >> e detto questo ritornò alle sue auto seguito dalla scorta, mentre il corpo del vecchio albino venne soccorso dai suoi famigliari.
 
Quella stessa sera, l'albino, si risvegliò nel suo letto. Era pieno di bende su tutto il corpo sinonimo che i suoi famigliari lo avevano medicato. Davanti a lui vide Mugino in piedi a osservarlo preoccupata, mentre era accompagnata da un uomo che ad occhio e croce aveva la sua stessa età, vestito con dei vecchi abiti e i disordinati capelli bianchi; avrebbe riconosciuto quegli occhi neri ovunque.
 
<< Touma, che diavolo ci fai qui? >> chiese il pover'uomo adagiato sul letto.
 
<< Volevo semplicemente fare una visita a un vecchio amico e quando arrivo qui, scopro da tua moglie che sei stato conciato per le feste da quella mezza sega di Suoichiro. Vederti così fa male al cuore, santo cielo >>
 
<< Non hai risposto alla mia domanda: cosa sei venuto a fare qui? >>
 
<< Che c'è, adesso non si può più passare a salutare un amico di vecchia data e prendere un caffè insieme a lui? >>
 
L'Esper assottigliò lo sguardo, per farlo arrivare dritto al punto. Sapeva che Touma non era venuto lì per una semplice visita di cortesia.
 
<< E va bene... non ti si può tenere nascosto niente. Ho saputo che quei tipacci ti hanno pestato a causa dell'affitto arretrato, e non hai dei risparmi da parte. Ho indovinato? >>
 
<< Tu che dici? >>
 
 << Dico che sei in un mare di guai, quelli fanno sul serio. Mi chiedo che intenzioni hai, a tal proposito >>
 
<< Se intendi reagire, io non partecipo. Ho giurato che non avrei più fatto del male a nessuno >>
 
<< Sì sì, lo so bene, ci hanno aperto il culo quando eravamo in tanti figurati adesso che siamo in quattro gatti. Cosa credi? Anche per me sono finiti i giorni in cui prendevo a pugni gli stronzi. No, vecchio mio, sono qui per offrirti una proposta di lavoro >>
 
<< Che tipo di lavoro? >>
 
<< Una semplice consegna >>
 
<< Legale? >>
 
<< Amico, ti prego >> disse Touma ridacchiando << Ti pare che io, Kamijou Touma, il santarellino Level 0 possa infrangere la legge? Devo recarmi a Nuova Gakuen e consegnare un pacco entro tre settimane a partire da domani. Però non posso recarmi fin là da solo, il viaggio è lungo e anche piuttosto pericoloso. Ho bisogno di un navigatore nonché bodyguard, e sono disposto a pagarti 64000 Yen. È un bel malloppo, Accelerator. Con quelli ci paghi molti affitti. Affare fatto? >>
 
<< Mi chiamo Akuma, idiota >>
 
<< Ovviamente >> rispose il Level 0 con un sorriso. Non credeva di riuscire a convincere così quel vecchio burbero.
 
<< Comunque scordati che ti faccia da bodyguard. Io non alzo le mani su nessuno >>
 
<< Va bene, va bene ho capito. Mi basta solo che tu venga con me >>
 
 
Il mattino seguente
 
 
I preparativi per il viaggio erano pronti, l’albino era pronto a partire insieme a Touma verso la loro meta. Nutriva ancora dei forti dubbi sull’onestà del Level 0, ma lo conosceva bene e sapeva che non era un truffatore, per di più non aveva altra scelta. Sua moglie e i suoi figli erano lì con lui per salutarlo:
 
<< Sei sicuro di volerlo fare, amore mio? Il viaggio per Nuova Gakuen è lungo e pericoloso, soprattutto quello che affronterai una volta lì >> gli disse la donna
 
<< Che altra scelta abbiamo, altrimenti? Ci metterò tre settimane per andare e tornare, sarò indietro per il pagamento e non dovremo più preoccuparci per molto tempo >>
 
<< Mi mancherai molto >> fece con uno sguardo misto tra il triste e il fiducioso nei confronti del marito. Portò le mani sul suo volto e lo baciò con dolcezza << Ti amo >>
 
<< Anche io. Tornerò, vedrete >> rispose ricambiando il bacio. Poi si rivolse ai suoi figli, si inginocchiò per poter portare il proprio viso alla loro altezza << Shiage, prenditi cura della tua sorellina, va bene? Mikoto, promettimi che farai la brava e ascolterai la mamma >>
 
<< Promesso >> rispose lei trattenendo le lacrime, volendo dimostrare al proprio padre di essere forte.
 
<< Vieni qui, piccola >> disse l’esper abbracciandola << Ti voglio bene >>
 
<< Anche io, papà. Torna in fretta >>
 
Quando l’ex Accelerator si alzò in piedi constatò che Last Order mancava all’appello. Si guardò in giro perplesso:
 
<< Dov’è Last Order? >>
 
<< Non ne ho idea >> rispose Mugino << Sarà andata da qualche parte ad allenarsi, sai che lo fa spesso. La saluterò io per te, tranquillo >>
 
<< Tch… è diventata proprio grande >> si disse tra sé e sé soddisfatto per la crescita di Last Order. << Bene, ora vado >>
 
Diede loro le spalle e si incamminò verso Touma che se ne stava con la schiena appoggiata davanti a quella insolita jeep. Aveva l’aspetto di una normale jeep, ma il metallo di cui era composta sembrava alquanto insolito.
 
<< Giuro, sei un amore, amico >> disse Kamijou prendendolo in giro << Se ti vedesse Kakine adesso… mph… >> detto questo salì in macchina mettendosi al posto del conducente.
 
<< Che cazzo fai, idiota? Credevo che dovessi scortarti io >>
 
<< Appunto, ma questa è la mia auto e quindi col cazzo che la faccio guidare a uno come te. No, il tuo compito è tenere sotto controllo il navigatore e darmi qualche gomitata se vedi una buca. Ora zitto e salta su >>
 
L’albino, dunque, si sedette al posto del conducente e poté affermare che c’era qualcosa di anomalo in quella vettura, non sembrava l’auto di un poveraccio: i sedili erano stranamente comodi e, come già constatò prima, il metallo di cui era composta era molto particolare.
 
<< Amico, ma che roba è questa? >>
 
<< Questo gioiellino dici? L’ho fregato a quegli stronzi dei Kihara durante una… beh, i dettagli sono irrilevanti, ciò che conta è che questa piccola ha una velocità notevole, percorreremo tre miglia in sole tre settimane. Ringrazia i Kihara, hanno creato una serie di jeep all’avanguardia per permettere il trasporto di truppe con una velocità impressionante. Adesso reggiti forte, vecchio mio, perché stiamo per cominciare il viaggio della tua vita! >>
 
L’auto si mise in moto e partì con un frastuono enorme, era schizzata via con una rapidità impressionante. Il duo Esper era quindi diretto a Nuova Gakuen per portare a termine il lavoro di consegna, durante il viaggio i pensieri di Accelerator erano rivolti alla sua famiglia augurandosi col tutto il cuore che se la sarebbero cavata in quelle tre settimane. Non metteva piede fuori dalla sua terra da almeno quarant’anni, non sapeva niente del mondo che lo aspettava e di come era drasticamente cambiato, ma di ciò non se ne preoccupava poiché voleva solo i soldi necessari per sistemarsi definitivamente e poter proseguire la sua vita tranquilla. Per lui era una questione di vita o di morte, avrebbe fatto di tutto per proteggere i suoi cari, costasse quel che costasse.

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Capitolo 2
*** 2- Desolazione ***


 

2.

 

Desolazione

 
La jeep su cui viaggiavano i due Esper percorse circa un miglio, il tutto in breve tempo, il sole era ancora alto nel cielo e i suoi raggi illuminavano quella distesa di terra e sabbia che una volta era la regione di Chūgoku. Davanti a loro si stagliavano centinaia e centinaia di metri quadrati di deserto, alle volte poterono notare diversi scheletri di animali durante il cammino, o peggio di esseri umani, scheletri senza una degna sepoltura la cui anima era costretta a rimanere intrappolata nel piano mortale… o almeno così pensava Accelerator. Il paesaggio desertico sembrava come un triste quadro di morte e desolazione dipinto da qualche pittore depresso morto giovane anni orsono. Non aveva mai visto il mondo all’infuori della sua fattoria, o quanto meno… non lo aveva più visto da quando si era trasferito anni fa, faceva quasi fatica a credere che i Kihara avessero potuto portare una tale catastrofe sul suolo giapponese. L’uomo tenne sotto controllo il navigatore e, per il momento, stavano procedendo nella direzione giusta; per tutto il viaggio si interrogò sulle reali motivazioni di Touma riguardo al volerlo come scorta personale, ma ancora non ne era venuto a capo. Era molto tentato di chiederglielo, giusto per spezzare la monotonia del viaggio, ma decise di restarsene zitto. Il vecchio Level 0 lo guardò per qualche secondo e, togliendo la mano destra dal volante, accese il piccolo stereo incorporato nella vettura facendo fuoriuscire da esso della musica heavy metal che l’albino ricordava molto bene, era una delle sue canzoni preferite da giovane, ma rimase con la sua solita espressione impassibile e malinconica sul volto, fingendo che non gliene importasse nulla. Quegli assoli di chitarra gli riportarono alla mente la sua gioventù perduta da tempo, e la voce profonda del cantante gli permetteva di ricordare bene gli anni in cui si aggirava per le strade di Gakuen Toshi, l’aria fresca che gli solcava sul visto e la sensazione di benessere che gli procurava il dolce sapore del caffè del minimarket vicino al suo appartamento. La frenesia della canzone gli consentiva di rimembrare anche delle sue risse, quando dei gruppi di Esper Level 0 lo attaccavano in massa nel futile tentativo di dimostrare il loro valore, ricordava le loro ossa spezzate, le loro articolazioni snodate e la loro sensazione di terrore nel vederlo ghignare e ridere di fronte a loro. Rammentava fin troppo bene il dolore che causava… e quello lo faceva stare male, non poteva sopportare le immagini di persone ridotte in miseria a causa sua. L’heavy metal che tanto adorava, iniziava ad odiarlo e così chiese al suo compagno di spegnere la radio.
 
 
<< Ma come, amico, non dirmi che adesso non ti piacciono più i Motörhead! Credevo che tu adorassi questa canzone, “Live To Win”. Live to win, amico, vivere per vincere. Dovresti imparare qualcosa da questa canzone, rialzati in piedi e vivi per vincere >>
 
<< Ti prego, risparmiami queste puttanate >> rispose l’ex Level 5 << Mi dà fastidio, va bene? Spegnila >>
 
 
Kamijou obbedì e spense la radio con un sonoro sbuffo. Osservò il suo accompagnatore con uno sguardo indagatorio, meditando su quanto fosse cambiato in tutti questi anni, non era più il terribile Numero Uno di Gakuen Toshi che seminava terrore nelle menti dei poveri Esper che speravano di poter fare carriera; sembrava un completo rammollito, non metteva più paura a nessuno con quell’aria depressa che incorniciava continuamente il suo volto. Cosa gli avevano fatto i Kihara quel giorno? Quale orrore indicibile perpetrato dal più vile dei demoni poteva aver spezzato in quel modo un’anima fiera e orgogliosa come quella di Accelerator? A ogni domanda che si poneva, giungeva ad una sola ed unica risposta: la menzogna. Accelerator, Shiori Akuma, stava solamente recitando la parte del finto vecchio di campagna timorato di Dio, e di questo ne era quasi certo al cento per cento.
Arrivarono fino alla città di Nara, nonostante tutto si conservava abbastanza bene anche se la povertà dilagava, difatti era possibile vedere diverse tende allestite come piccoli mercati lungo la strada. Erano esposti articoli di vario genere di una qualità a dir poco scadente, e di certo l’umore del popolo non era gioioso. La popolazione dell’attuale Nara era famosa per non vedere molto di buon occhio gli stranieri provenienti dalle altre città e regioni, di conseguenza i due esper venivano continuamente osservati… e com’era possibile non notarli? Il loro veicolo era tutto fuorchè mimetizzato con l’ambiente circostante.
Akuma si guardò intorno e notò le occhiate ricolme di disprezzo e malafede che i passanti del posto rivolgevano a lui e al suo guidatore. Lo scrutò per qualche secondo, non sembrava minimamente preoccupato da ciò, anzi, guidava con una completa disinvoltura nel mentre con la mano destra si sistemava gli occhiali da sole.
 
 
<< Hey, non credi che forse stiamo dando troppo nell’occhio con questa auto? >>
 
<< Ah? Non preoccuparti, amico, non abbiamo niente da temere. Questa gente abbaia ma non morde mica >>
 
<< Non sono loro che mi preoccupano, bensì le guardie che potrebbero essere allertate della nostra presenza. Ti ricordo che siamo ancora nel Chūgoku, e questa è zona di Amata >>
 
<< Vedi di rilassarti, tanto ce ne andremo subito da qui, ancora qualche metro e saremo fuori da Nara, e poi… il mio copilota è il grande Accelerator, nessuno ci romperà le palle >> ribatté con un ghigno.
 
<< Te l’ho già detto prima di metterci in viaggio, io non sono più quello di una volta. Mi chiamo Akuma, Shiori Akuma >>
 
<< Certo, certo, e io sono il bianconiglio del cazzo… semplicemente credo che tu stia solo recitando, vecchio mio >>
 
<< Allora credi male. Ho chiuso con la mia vecchia vita >>
 
<< Sei tu che sbagli, l’animale feroce è ancora dentro di te ed io lo so >>
 
 
Uscirono, infine, da Nara per percorrere ancora una volta il territorio completamente desertico e privo di vita. Viaggiarono ancora per diverse ore, ormai il sole era completamente calato.
 
 
<< Direi che sarebbe saggio fare tappa alla prossima città per sostare un po’, tu che dici Accelerator? >>
 
 
Il diretto interessato non rispose affatto. Teneva il gomito destro sulla portiera della vettura e con la testa appoggiata sulla mano. Touma sbuffò per poi riprendere il discorso con un tono decisamente canzonatorio:
 
 
<< Ti va di riposarci alla prossima fermata, egregio signor Shiori? >>
 
<< Direi che è una buona idea, dobbiamo dormire e mangiare qualcosa… ma gradirei che tu pronunciassi il mio nome correttamente, senza disgustosi appellativi. Grazie >>
 
<< Oh buon Signore, sei veramente pesante. Avrei dovuto chiedere a Mugino di accompagnarmi… ah, giusto, a proposito… >> fu come se sulla sua testa si accese una lampadina, guardò l’ex Level 5 con uno sguardo malizioso dipinto sul volto: << Tu e Mugino, eh? L’ho scoperto solamente l’altra sera, amico… quand’è che pensavi di dirmelo? >>
 
<< Prima di tutto, non ci vediamo da quarant’anni, dunque pensavo di non dirti un bel niente. E seconda cosa, appunto perché non ci vediamo da quarant’anni, come hai fatto a trovarmi? Credevo che mi avessero dato per morto… e così doveva essere >>
 
<< Diciamo che ho le mie fonti… ti ricordi di Tsuchimikado? >>
 
 
Akuma ricordava bene quel nome. Tsuchimikado Motoharu, quarant’anni fa loro due lavoravano insieme in un’organizzazione chiamata GROUP, se lo ricordava come un giovane biondo dai capelli sparati in aria come quelli di un punk e indossante sempre degli occhiali da sole. Ripesandoci su, non lo aveva mai visto senza occhiali, non sapeva di che colore fossero i suoi occhi. Dopo la caduta di Gakuen e a la presa di potere della famiglia Kihara, pensava che fosse morto… doveva immaginarlo che fosse ancora vivo, era un tipo troppo sveglio per morire come la maggior parte degli Esper. Fece ancora mente locale dei tempi in cui lavorava per la GROUP, e ripensò anche agli altri suoi colleghi… chissà se erano ancora vivi, e se lo erano… chissà come sarebbero diversi, probabilmente non li avrebbe riconosciuti. Questa pletora di pensieri venne nuovamente interrotta da Touma:
 
 
<< Non cambiamo discorso, però. Stavamo dicendo… tu e Mugino eh? Questa proprio la devo sapere, come ha fatto un lupo solitario e trasandato come te a conquistare il cuore della ragazza più sexy di tutta Gakuen Toshi? >>
 
<< Tch… non sono cazzi tuoi, pensa a guidare. E vedi di non usare questi termini con mia moglie >>
 
<< E’ chiaro, l’hai drogata o fatto il lavaggio del cervello. Nessuna donna potrebbe sopportare questo tuo caratteraccio >>
 
 
Proseguirono fino a quando non si imbatterono in uno spettacolo che ghiacciò le loro vene. Davanti a loro vi era Kyoto, la mitica e sfarzosa metropoli ricca di templi e storia la cui bellezza e poesia era equiparabile a Tokyo, superata unicamente da Gakuen Toshi, solamente… che era desolata. I grattacieli distrutti, le strade sostituite da terra, i templi completamente ridotti a un cumulo di cenere, nessun essere umano viveva più lì. Nemmeno Kamijou sapeva che cosa fosse successo a quella città poiché non l’aveva più visitata da quando era solo un ragazzo e non sapeva che durante la guerra fosse andata distrutta. I due poterono percepire sulla loro pelle, per qualche secondo, un vento gelido che fece venir loro la pelle d’oca dando l’impressione di trovarsi davanti a un cimitero in cui le anime dei defunti non trovavano pace.
 
Il pilota si fece coraggio e spense i fari della vettura, scese e raccolse dal sedile del passeggero degli strumenti con cui accendere un fuoco.
 
 
<< Riposiamoci qui, non abbiamo alternative >>
 
<< Touma, che cazzo è successo qui? Il navigatore dice che siamo arrivati a Kyoto ma… Dio mio, non me la ricordavo così. E’ peggio di quanto mi aspettassi >>
 
<< Non lo so, non sono più venuto qui da quando… beh, lo sai… non credevo che i Kihara fossero capaci di una simile desolazione. Non dobbiamo preoccuparcene, e pensiamo solo a riposare, forza aiutami ad accendere un fuoco >>
 
 
 
Non fecero in tempo a preparare il riparo per la notte che un frastuono riconducibile al rombo di motori si espanse per tutta la zona. Puntarono lo sguardo verso Est e notarono che un gruppo di motociclisti stava puntando contro di loro a grande velocità, si poterono udire anche le loro grida e i loro versi gutturali. Gli Esper non fecero in tempo a reagire che si ritrovarono subito circondati, con le moto giravano in cerchio intorno a loro come se fossero un branco di lupi con le loro prede. Uno di loro colpì Touma alla testa buttandolo a terra e la stessa sorte toccò all'albino che cadde con un sonoro tonfo. Si rialzò a fatica, ma venne subito ributtato a terra da uno dei teppisti. Non ci volle molto per rimanere a steso a pancia in giù.
 
 
<< Vecchio di merda, si può sapere che combini? Possibile che non sei capace a difenderti un minimo? >>
 
<< Fate quello che volete, io non intendo ferire nessuno >>
 
<< Ma lo sentite che vecchio rincoglionito? >> urlò un altro di loro mentre lo riempiva di calci << Questo tipo è da ospizio! Ma adesso ci pensiamo noi a metterti a nanna >> continuarono la loro barbarie finché non vennero folgorati da una scossa elettrica ad alto voltaggio. Il resto della cricca si girò a controllare e videro la figura di questa ragazza con un camice bianco circondata da scosse elettriche. Last Order era scesa in campo e il suo sguardo lasciava trapelare collera e sadismo, il tono della sua voce era alquanto inquietante:
 
<< Tch... aprite le orecchie, vermi, perché sto per farvi quello che io chiamo -il discorso-. Me ne sono preparata uno soltanto ed è quello che di solito rivolgo alla gente come voi: finora la vostra vita è stata solo divertimento e scorrerie, alcolici e puttane. Ma ora siete nella merda fino al collo, perciò vi concedo due scelte:
-Voi mi attaccate e io vi arrostisco pure le palle.
-Vi allontanate da lui e vi ritirate con la coda tra le gambe e ve ne tornate dalle vostre sgualdrine sani e salvi.
Allora... cosa avete deciso? >>
 
La banda criminale deglutì, erano visibilmente spaventati davanti a quella figura femminile. Lei era chiaramente una Esper. Loro non ne avevano mai visto uno, anzi, credevano che fossero tutti estinti. Non sapevano cosa fare, erano come bloccati. Da una parte, avevano paura del suo potere elettrico, dall'altra si sentivano sicuri di poterla eliminare in quanto superiori numericamente. Non fecero in tempo a prendere una decisione che, la testa di uno di loro, venne fatta saltare in aria da un proiettile vagante; occhi, pezzi di pelle e cervello schizzarono dal corpo del malcapitato sporcando di sangue i suoi compagni. Colui che aveva sparato il colpo altri non era che Kamijou Touma, si era ripreso velocemente dalla botta in testa e aveva estratto dal bagagliaio della vettura un fucile a canne mozze.
 
 
<< Ok, figli di puttana, adesso tocca a me. Venite un po' dallo zio Touma, vi faccio saltare quelle vostre teste di merda! >> sparò un altro colpo e via un'altra testa. Il gruppo corse alle moto per poter fuggire, ma il Level 0 fu lesto a estrarre dalla sua giacca una pistola e colpire tutti nei loro punti vitali con estrema rapidità e precisione. Last Order osservò la scena con un'espressione indecifrabile sul volto, ricordava Touma ai tempi e non era affatto così... crudele? Era forse il termine adatto? Certo, infondo quelli erano criminali, ma meritavano per caso la morte? Si stavano ritirando. Lei non poteva sapere cosa passava nella testa del suo amico, stava di fatto che per lui non vi era alcuna differenza tra il bruciare i rifiuti e uccidere quella gentaglia. Per lui erano solo feccia.
 
<< Touma, che diavolo hai fatto?! >> Sbottò Accelerator rialzandosi e tenendosi il braccio ferito. Non credeva ai suoi occhi. Osservava il macabro spettacolo di cadaveri stesi al suolo e ancora grondanti sangue, chiedendosi quanto era cambiato quell'uomo in quarant'anni.
 
<< Sta zitto, per stasera mi hai fatto incazzare a sufficienza! >> gridò portandosi il fucile sulle spalle e lanciando un'occhiataccia al suo compagno. << Da quand'è che hai giurato di non difenderti e diventare un gran bel pacifista, eh?! >>
 
<< È da quando abbiamo lasciato casa mia che te lo sto ripetendo! >>
 
<< Ok, ma non credevo che il tuo cambiamento arrivasse a tanto! Porca puttana, quelli ti avrebbero ucciso e tu glielo avresti permesso! >> non credeva a ciò che aveva davanti. Touma ricordava Accelerator come un fiero e potente Esper che era capace di sgominare interi eserciti se solo lo voleva. Un'autentica macchina da guerra... ridotta a una tigre senza artigli. Ecco cosa aveva davanti. Il suo sguardo si ammorbidì: << Che diavolo ti hanno fatto, amico mio? >>
 
 
 
A quella domanda, l'ex Level 5, chiuse gli occhi e ripensò a quella notte. La notte in cui i soldati dei Kihara attaccarono lui e la sua famiglia. Quella tremenda notte in cui venne soverchiato dalle loro macchine e armamenti. Tremò, riaprì gli occhi e guardò il suo compagno di viaggio dritto negli occhi: << Mi hanno spezzato, bello... ecco perché sono ancora vivo >>
 
Distolse poi lo sguardo per concentrarsi sulla ragazza: << Ma tu... cosa diavolo ci fai qui? Soprattutto come?! >>
 
 
 
La clone si limitò ad alzare le spalle: << Mi ero infilata nel bagagliaio mentre nessuno prestava attenzione, in più non volevo lasciarti andare da solo con lui. Non sei più capace di difenderti da solo, quindi hai bisogno di una guardia del corpo. Dice Misaka spiegandoti il motivo del suo gesto >>
 
<< E non hai pensato a tua madre e ai tuoi fratelli? Saranno in pensiero per te! >>
 
<< Ho lasciato un biglietto >>
 
<< Non è questo il punto! Tu... >> sbuffò portandosi l'indice e il pollice sugli occhi << Tch... fanculo... ormai non è possibile tornare indietro. Sono troppo stanco per farti la predica, è meglio sederci intorno a un fuoco a riposare. Il discorso non finisce qui, comunque >> la rimproverò, dopodiché aiutò Touma a preparare l'accampamento. Si sedettero intorno al fuoco, Last Order fasciò le ferite di suo padre nel mentre il Level 0 intavolò una discussione:
 
<< Dunque… mi sembra un po’ un mortorio stare qui senza parlare. Se non sbaglio ci eravamo interrotti davanti a una domanda importante… Akuma… >> pronunciò il suo nome con una nota di sarcasmo, causato dal patetico scenario che fu costretto ad osservare. << Tu e Shizuri Mugino. Me lo devi veramente spiegare, e non accetto un no come risposta >>
 
<< Effettivamente anche Misaka sa poco sull’argomento. E dire che dopo tutti questi anni, la curiosità mi sale solo adesso. Chiede Misaka esprimendosi con un volto curioso >>
 
<< Tch… ma fatevi i cazzi vostri! Lasciatemi riposare >>
 
<< Ti abbiamo salvato il culo, ce lo devi questo favore, bello >> rispose il vecchio con al seguito Last Order che annuiva.
 
Emise un sonoro sbuffo. Infondo quello sarebbe stato un viaggio abbastanza lungo, valeva la pensa distrarsi un po’. Ripensare a quel momento… lo metteva a suo agio, come se per qualche secondo scordasse gli orrori che aveva subito.
 
<< E va bene, seccatori, volete che ve lo racconti? D’accordo, restate lì e ascoltate… >> prese un bel respiro: << Cominciò tutto trent’anni fa. Io avevo subito da poco l’incidente e avevo bisogno di un riparo per me e Last Order… >>
 
 
Era una sera d’estate, ero uscito dal rifugio che avevo costruito per me e Last quando, sulla mia strada, vidi il corpo ferito della Level 4 di Gakuen strisciare verso di me. Era ferita gravemente, stava delirando su qualcosa che non ricordo di preciso, di certo non era ferita solo nel corpo. Svenne, allora la presi in braccio e la portai nel mio rifugio, le macchine la stavano ancora cercando.
Qualche benda e la mia sapienza medica aiutarono, nonché una buona dose del mio potere di controllo vettoriale.
Si svegliò di colpo e gridò il nome di Hamazura. Fu sorpresa di vedermi, mi ricordo che si alzò di colpo per incamminarsi fuori, ma ovviamente era troppo debole e dovetti reggerla. Mi respinse, il suo orgoglio era incredibile, arrivò anche ad insultarmi, proprio io che le avevo salvato la vita.
 
<< Fatti da parte, Numero Uno, o sarai spostato! >> mi gridò. Io rimasi fermo, non avevo intenzione di lasciarla andare da sola a morire, per di più non avevo alcun intenzione di ferirla. Lo sapete, ho giurato di non usare mai più il mio potere per fare del male. Gridava, mi insultava, e alla fine arrivò a picchiarmi.
 
 
<< Tipico suo… >> commentò Touma interrompendo per un attimo l’esper.
 
 
Mi riempì di calci e pugni, ma io non cedevo. Non potevo e non volevo cedere, dovevo farle capire che la sua era una pazzia, sarebbe andata in contro alla morte.
 
<< Perché fai così?! >> gridava << Tu sei davvero il Numero Uno di Gakuen Toshi?! Te ne stai qui a ricevere botte e a nasconderti come un coniglio, quando dovresti essere là fuori a lottare! Si può sapere che ti prende? Ti sei ridotto a un’ameba, non hai più orgoglio! >>
 
<< Può essere che io abbia perso il mio orgoglio, ciò non toglie che se tu uscissi adesso, ti faresti ammazzare. Hamazura… quel Level 0 si è sacrificato per te, vero? Lo invocavi nella tua convalescenza. Dimmi, se tu ti muovessi e morissi… a cosa sarebbe servito il suo sacrificio? Per di più, rischieresti di far scoprire me e Last Order >> Indicai la ragazza. Si era svegliata da quelle urla, e guardava lo scenario con sguardo attonito e mezzo impaurito.
 
 
<< Sì me lo ricordo, ricordo come ti stava picchiando. Ho sempre pensato che Mugino sia la tua versione femminile. Dice Misaka prendendoti un po’ in giro >>
 
 
Non so cosa le successe, ma era come se vedendola… si fosse calmata. Sputò per terra e si ritirò a dormire. Da allora passammo molto tempo insieme, e lentamente… moooolto lentamente… imparammo a conoscerci. Mi raccontò di come aveva perso tutto, anche Fremea, la bambina che aveva adottato. In quel momento credetti di aver capito perché aveva deciso di seguirmi. Last Order le ricordava Fremea, in qualche modo. Anche io iniziai a parlarle di me, e scoprimmo di avere fin troppo in comune. Non sapevo come, né perché, ma ci sentivamo talmente affini… da sentire il bisogno di confortarci a vicenda.
 
 
<< E così avete fatto tram tram >> disse Touma con un ghigno malevolo sul volto
 
<< Sì, abbiamo fatto tram tram… razza di maniaco. Bene, ora sapete la storia, buona notte >> e detto questo si allontanò per coricarsi nel suo sacco a pelo.
 
<< Hey, non vale! Ti sei bloccato proprio sul più bello! >>
 
<< Dormi, brutto cazzone! >>
 
 
Il Level 0 e la clone si guardarono e scrollarono le spalle, erano parzialmente soddisfatti, almeno avevano alleggerito la tensione causa dall’aggressione di qualche ora fa. Si coricarono a dormire, anche se il vecchio esper tenne un occhio aperto per controllare la situazione. Dopotutto, quello era un mondo pericoloso e all’alba avrebbero dovuto riprendere il viaggio. Il tempo era infinitamente prezioso.

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Capitolo 3
*** 3- Mental Out ***


3.
 
Mental Out
 
 
 
Il trio sfrecciava attraverso il deserto a gran velocità. Avevano superato da parecchie ore il Chūgoku, adesso erano nella regione di Chubu, stavano per entrare nella prefettura di Ishikawa. Per tutta la mattinata erano stati in una sorta di religioso silenzio, come se avessero imbarazzo o timore di parlare. Touma e Last Order ricordavano perfettamente quel momento avvenuto la sera precedente, l’immagine dell'ex Accelerator che veniva riempito di percosse da quella banda di teppisti.
La ragazza sapeva bene che tipo di carattere aveva maturato suo padre durante quegli anni, ma ogni volta che lo vedeva… non sapeva mai come reagire, era in grado di stupirla e lasciarla sempre senza parole. Lo stava osservando coi suoi grandi occhi marroni, con sguardo enigmatico. Da quando era piccola era abituata a vederlo sotto una luce diversa: un fiero e potente Esper che lottava con la furia di una tigre, che rideva dell’impotenza dei suoi nemici, ma che infondo aveva un cuore desideroso di ripulire il suo onore. Quello che era davanti a lei cos’era invece? Nient’altro che un guscio vuoto, la pallida e mera ombra della persona che un tempo avrebbe sfidato i cieli pur di proteggerla.
A volte si chiedeva se quell’uomo fosse davvero suo padre, ma ogni volta scuoteva la testa e non ci pensava più. Lui era davvero suo padre, l’essere che la salvò dalla morte e da una vita fatta di pura solitudine.
 
La clone era stufa di tutto quel silenzio, e secondo il pilota, mancava ancora un po’ prima di raggiungere Ishikawa, così volle rompere il ghiaccio.
 
<< Padre, perché non racconti una storia? Così, tanto per passare il tempo. Chiede Misaka proponendoti un’attività per vivacizzare la noia del viaggio >>
 
<< Una... storia? >> l'Esper rimase allibito di fronte a quella richiesta così improvvisa e inusuale.
 
<< Sì esatto, una storia, come quelle che racconta spesso la mamma alla piccola Mikoto. A Misaka piacerebbe sentirne una da te. Dice Misaka provando a convincerti >>
 
<< Tu che fai il cantastorie? Questa la devo vedere >> Ridacchiò il Level 0.
 
L’ex Numero Uno sbuffò e si chiese perché mai Last gli avesse chiesto una cosa simile. Che fosse solo per noia? O c’era di più? Per qualche secondo ripensò alla sua vita da quando aveva subito il trauma, e si accorse che non aveva passato molto tempo insieme a lei.
Le cose erano molto cambiate, a cominciare dal fatto che aveva smesso di dormirci insieme, attività che prima era abituale. Aveva smesso di abbracciarla, aveva smesso perfino di chiamarla “marmocchia” ma solamente “ragazza” o a volte usava il nome completo. Era diventato più freddo e distaccato, aveva iniziato ad allenarla nell’uso del suo potere e si comportava spesso come un maestro severo. Una cosa era certa, Last Order non era affatto una sprovveduta o una stolta, e probabilmente gli aveva avanzato quella richiesta per consolidare quello che in gergo viene definito “rapporto padre-figlia”. Si strinse nelle spalle e decise di accontentare la sua richiesta, dopotutto il viaggio era ancora lungo.
 
<< Molto bene. Questa qui è molto breve, ma significativa. C’era una volta una lepre che sfidò una tartaruga in una gara di velocità, ella era veloce ma stupida e avventata, la tartaruga era sì lenta, ma costante e disciplinata. Vinse la tartaruga >>
 
<< Non… non ne hai raccontate molte di storie, eh? Dice Misaka con tono deluso dalla tua storia >>
 
<< Neanche era una storia… dov’è il pathos e l’emozione? La conosco pure io, e la so raccontare meglio di te >> Disse Kamijou emettendo uno sbuffo annoiato.
 
<< Non conta come racconti la storia, ma il significato in essa contenuta. Cosa voglio dire con questo, ragazza? Che tu, ancora, sei una lepre, hai fretta di diventare più forte. Devi agire come la tartaruga, lenta ma costante, e otterrai dei risultati a dir poco soddisfacenti >>
 
<< Wow… senti, ne conosci un’altra? Chiede Misaka provando a sviare discorso mentre si massaggia le tempie >>
 
L’albino sbuffò e guardò i due con un’occhiataccia. Non gli piaceva che lo prendessero in giro, così prese un respiro profondo e iniziò a raccontare:
 
<< Ve ne racconterò due, dopodiché basta. Ok? >>
 
<< D’accordo >> risposero all’unisono.
 
<< C’era una volta uno scorpione che voleva attraversare un fiume… >>
 
<< Perché? Chiede Misaka sottolineando la stranezza della cosa >>
 
<< Se non mi fai continuare, non posso finire >> fece con un tono di rimprovero, ammutolendola sul colpo. << Lo scorpione vide una rana e le chiese di aiutarlo a guadare il fiume. Le propose di salire sulla sua schiena. La rana si rifiutò, temeva che lo scorpione l’avrebbe punta, ma l’aracnide la convinse del contrario sostenendo che se lo avesse fatto, sarebbero morti entrambi. Alla fine, la rana accettò e lo portò sulla sua schiena. A metà strada, lo scorpione la punse e la rana cadde in acqua a causa della ferita mortale e con lei il suo passeggero. Morirono entrambi annegati >>
 
<< Che tristezza. Perché lo scorpione avrebbe dovuto farlo? Non ha senso! Dice Misaka sottolineando questa incongruenza >>
 
<< E’ uno scorpione, fare del male, uccidere, è nella sua natura >>
 
<< La mamma dice lo stesso dei Kihara quando ne parla con Shiage e Mikoto. Dice Misaka sottolineando la coincidenza della cosa >>
 
<< Tua madre la sa molto lunga >> Confermò Touma. << Sentiamo un po’ l’altra, Papà Akuma >>
 
<< Tch… C’era una volta una tigre che aveva gli artigli piccolissimi rispetto agli altri del suo branco. La tigre desiderava più potere per poter dimostrare al branco di essere forte come loro, anzi… la più forte, ma non poteva farlo da sola. Incontrò un cacciatore e fece un patto con lui: si sarebbe fatta catturare e in cambio, lui l’avrebbe aiutata a sviluppare i suoi artigli. Alla fine, la tigre, uccise il suo branco e si sentì incredibilmente potente… ma il cacciatore non liberò la tigre e la imprigionò, esibendola come un mostro da circo >>
 
<< La sete di potere è costata la libertà alla tigre, spero ne sia valsa la pena. Dice Misaka provando pena per l’animale. >>
 
<< Io non credo… >> rispose Akuma con un tono di profondo disprezzo verso quell’animale mentre osservava con sguardo accigliato il paesaggio desertico circostante.
 
Per un momento, Kamijou, guardò il suo accompagnatore con un cipiglio serio stampato sul volto. Aveva pienamente capito il significato di quel racconto ma decise di restare in silenzio e lasciarlo in pace, dopotutto ne aveva passate tante. Chissà se anche la clone ne avesse carpito il senso, dopotutto lei non era una sciocca ma sembrava che non lo avesse inteso... o quanto meno che fingesse di non aver capito. 
 
Erano ormai alle porte della prefettura e, questa volta, la città sembrava mantenersi meglio delle altre... o per lo meno... meglio rispetto a quelli che erano gli standard. La povertà era comunque diffusa, l'assenza di strade era evidente, ma gli edifici erano tenuti meglio ed era più viva in quanto una moltitudine di persone passeggiava tranquillamente. Numerosi mercati erano allestiti e vendevano articoli di vario gusto, dai generi alimentari fino agli articoli regalo.
Era di sicuro un'ambiente sereno, senza ombra di dubbio, ma i danni causati dai Kihara erano evidenti così come la paura negli occhi degli abitanti. E come dar loro torto? La regione del Chubu era governata da Kihara Ransuu, uno dei figli di Gensei, un genio esperto nel campo della chimica, e come ogni membro di quella dannata famiglia, governava col pugno di ferro. Alcuni sostenevano che il suo sadismo fosse pari a quello del capostipite Kihara Gensei, in quanto vi era un laboratorio nel quale conduceva esperimenti. Ransuu richiedeva come tributo un civile al mese, che fosse un uomo, un vecchio, una donna o anche un bambino, da essere portato nel suddetto studio. Inutile dire che i prescelti non facevano mai ritorno.
 
<< Bizzarra questa città. Dice Misaka commentando la situazione >>
 
<< Benvenuti a Ishikawa, il luogo dove i Kihara hanno ucciso una gran maggioranza dei nostri. Non ci eravate mai venuti? >> davanti alla negazione dei due, l'esper riprese a parlare: << Qui la gente si raduna a pregare per il ritorno degli Esper, dei Santi e per finire... dei Level 5 >> disse lanciando un'occhiata ad Akuma.
 
<< Tch... non succederà mai >>
 
<< Oh, lo so bene, ma ti consiglio di non dir loro questa cosa. La speranza delle persone muore a sentire cose del genere >>
 
<< Un momento, quegli articoli regalo... sono... sono... >> prese parola la ragazza, ma Touma fu lesto a risponderle, intuendo cosa volesse dire:
 
<< Ebbene sì, ragazza, quelli che vedi sono action figure di Esper. Magliette, tazze... un sacco di roba >>
 
<< Perché? Non credo che al presidente di questo posto faccia piacere avere in giro tutti questi souvenir >> chiese il vecchio Shiori.
 
<< Su queste cose chiude sempre un occhio. Il merchandising degli Esper, in particolare dei Level 5, porta molti soldi e Ishikawa è una delle attrazioni turistiche del Giappone >>
 
<< A proposito... chi comanda qui? >>
 
<< Non lo sai, amico? Qui il capo è Kihara Ransuu >>
 
A sentire quel nome, l'uomo, ebbe un sussulto e il cuore iniziò a battere più freneticamente. Strinse i pugni e pronunciò il dannato nome di quell'individuo serrando i denti. Il Level 0 si accorse di questa sua reazione e gli lanciò un'occhiata curiosa:
 
<< Ci hai avuto a che fare? >>
 
<< Sì... >> rispose chiudendo gli occhi ed emettendo un profondo respiro << ma non mi va di parlarne >>
 
<< Come vuoi. Oh, stiamo per vedere la famosa "Reliquia della Santa" di Ishikawa >>
 
<< Reliquia della Santa? Che cos'è? Chiede Misaka contraendo il sopracciglio in un'espressione di curiosità >>
 
<< Oh, lo vedrai... >>
 
Fermarono la macchina davanti a una folla adorante, genuflessa in cerchio davanti a quella che sembrava una lunga katana con la lama conficcata nel terreno. Benché padre e figlia non comprendessero la natura di quell'oggetto né tantomeno perché suscitasse le preghiere degli abitanti, Touma lo sapeva molto bene:
 
<< La spada di Kanzaki Kaori, la Santa della Chiesa di Amakusa. Voi non la conoscete, ma io sì. Era una donna in gamba... sexy e in gamba. Scherzi a parte, quel giorno lei partecipò alla guerra, ma nemmeno la sua forza poteva soverchiare le macchine dei Kihara che avevano replicato il potere di Kakine Teitoku. Ti sei perso proprio una grande battaglia quel giorno, Akuma >>
 
<< Mi fanno pena. Pensano davvero che la loro Santa tornerà? Se voglio davvero cambiare le cose, allora uno di loro dovrebbe estrarre quella spada >> disse il Level 5.
 
<< Perché non lo fai tu, allora? >> ribatté l'altro << Perché ti sei rassegnato. Stessa cosa pure loro. Non criticare, tu non sei meglio di loro... ma almeno loro credono in qualcosa, seppur in una fede sciocca. Ora basta parlare, vorrei portare questo carro a farsi dare una ripulita. Credo che ci sia qualcosa che non va nel motore >> 
 
Portarono l'auto da un meccanico lì vicino. La proprietaria, a detta di Touma, era un'amica e gli avrebbe fatto un lavoro coi fiocchi a un buon prezzo. La donna si presentava come una persona piuttosto alta, abbastanza massiccia a causa del lavoro che faceva e l'età. I capelli erano corvini ma presentavano diverse striature grigie, sintomo che tendeva a tingerli di nero. La figura femminile osservò il trio avvicinarsi con la macchina e il Level 0 la salutò togliendosi gli occhiali da sole:
 
<< È lei, ragazzi miei, Fukiyose Seiri. Ciao Seiri! >> e dopo quella frase, ricevette uno schiaffo dalla suddetta, così forte da farlo voltare verso i suoi accompagnatori. I due rimasero interdetti, mentre l'uomo si massaggiò la guancia << Questo non sono sicuro di meritarlo... >> poi si girò verso di lei << Seiri, mia cara... ma che ti prende?! >>
 
<< Che mi prende, mi chiedi? Ti fai vivo solamente quando hai bisogno che ti aggiusti qualcosa, e per di più ti ricordo che siamo divorziati! >>
 
<< No, fammi capire bene... tu sei sposato?! >> fece l’antico Accelerator allargando gli occhi.
 
<< Molto tempo fa, sì, ma abbiamo divorziato... >>
 
<< Questo perché tu avevi altre donne >> rispose lei.
 
<< Senti, ne abbiamo già parlato, possiamo non farlo davanti alle altre persone? >>
 
La donna emise un sonoro sbuffo e si portò le braccia al petto: << E va bene, te la riparo, tanto è sempre così con te. Ah a proposito… prima del vostro arrivo… lei è venuta da me, il capo degli EAGLES >>
 
<< Gli EAGLES? Perché? >> fu sorpreso nel sentire quel nome. Touma conosceva molto bene questa organizzazione, in particolare per il loro capo.
 
<< Secondo te perché? Lei ti vuole vedere >>
 
<< Cristo… tra tutte le persone… Mi presteresti la tua carretta per arrivare da lei? Sai, visto che il mio bolide rimarrà qui da te >>
 
<< Vorrei dirti di no… ma da come lei mi parlava, sembrava che fosse estremamente importante. Visto che non ci tengo a farla arrabbiare, ti presterò il mio pick-up. Ti sta aspettando >>
 
<< Pfh, mi sento quasi onorato… >> detto questo, il vecchio, si voltò e si ricongiunse coi suoi compagni. << Ragazzi… credo che dovremo andare a fare un salto a trovare una persona >>
 
<< Non se ne parla. Dobbiamo arrivare a Nuova Gakuen, è troppo importante. Niente distrazioni >> lo ammonì l’albino.
 
<< Tranquillo, amico, tanto la sede degli EAGLES è sulla strada, non preoccuparti. Ti ho promesso che avremo svolto il lavoro per tempo, no? Andiamo, forza, non perdiamo tempo >>
 
Senza dar loro il tempo di ribattere, Touma, prese la vettura della donna e insieme a loro si mise in moto verso la sua destinazione. Mentre guidava teneva lo sguardo fisso sulla strada, l’espressione seria e corrucciata era ben nascosta dagli occhiali da sole, ma in qualche modo Akuma se ne accorse e gli chiese:
 
<< Non ci hai ancora detto dove stiamo andando >>
 
<< A trovare una vecchia amica. Ti ricordi della Mental Out? >>
L’ex Accelerator inarcò un sopracciglio, visibilmente sorpreso da quella frase. Mental Out, ricordava bene questo soprannome, apparteneva a Shokuhou Misaki, una dei leggendari Level 5, la quinta in classifica. Come ben sapevano tutti, i Level 5 erano i sette Esper più potenti di tutto il mondo e di Gakuen Toshi: Sogiita Gunha, il settimo in classifica, soprannominato Number Seven. Il sesto innominato e mai avvistato. Shokuhou Misaki, la numero cinque, Mental Out. Shizuri Mugino, la numero quattro, la Meltdowner ora sposata con Shiori Akuma. Misaka Mikoto, la numero tre, Railgun. Kakine Teitoku, il numero due, Dark Matter attualmente tenuto prigioniero dei Kihara chissà dove e usato come cavia da laboratorio. Accelerator, il numero uno, il vero nome era sconosciuto perfino a lui, ma ora si faceva chiamare Shiori Akuma.
Questi erano i nomi di tutti i Level 5 che passarono alla storia come leggende, storie della buonanotte che i genitori leggevano ai figli prima di metterli a letto. Alcune persone, invece, li veneravano come vere e proprie divinità pregando che un giorno tornassero e abbattessero il governo dei Kihara.
Il vecchio numero uno non sapeva che fine avevano fatto i suoi simili, a parte Mugino, e non si era mai interessato di sapere la loro sorte. L’unica cosa di cui gli era importato fino ad ora, era la salvezza e il benessere della sua famiglia, ma qualcosa dentro di lui gli imponeva di chiedere informazioni al suo ex amico. La sapeva molto lunga, ormai era certo.
 
<< Misaki, la Mental Out? Ovvio che mi ricordo di lei. Non ho mai avuto modo di conoscerla bene, ma me la ricordo di vista. Una giovane ragazza bionda dotata di enormi poteri telepatici. Quindi anche lei è sopravvissuta. Senti un po’… quanti dei nostri sono rimasi? >>
 
<< Quasi nessuno. Ormai gli Esper non esistono più, siamo veramente in pochi, troppo pochi. Non nasce un Esper da almeno quarant’anni… >> la voce del guidatore si fece più cupa, triste e malinconica. Era evidente che gli mancavano quei tempi, ma cercava di nasconderlo. << Se invece ti riferisci ai tuoi amici Level 5… beh… Gunha è morto durante la guerra. Il Numero Sei nessuno sa niente di lui, vivo o morto, poco importa. Misaki è sopravvissuta, ma ne è rimasta traumatizzata nella mente. Mugino… beh, credevo fosse morta esattamente come te, ma da quando Tsuchimikado mi ha fatto la soffiata che eravate vivi e vi eravate stabiliti nel Chugoku… beh… >>
 
In quell’istante, all’albino, sembrò che Touma stesse sorridendo. Il fatto che lui e la quarta esper fossero vivi lo aveva consolato, e poi riprese il discorso:
 
<< Per quanto riguarda Mikoto… >> il suo tono divenne ancora più triste, come se un treno in corsa lo avesse investito << … Scusa, non mi va molto di parlare di lei… torniamo a Misaki. Come ti ho detto lei è sopravvissuta, ma ne è rimasta segnata per un po’. Dopo qualche anno, decise di fondare una sua organizzazione, gli EAGLES. Da allora cerca di combattere come può contro i Kihara, ma come vedi i risultati sono scarsi >>
 
<< Come ha fatto a sfuggire a quella famiglia per così tanti anni? Chiede Misaka intromettendosi nel discorso >>
 
<< Grazie ai suoi poteri telepatici è capace di nascondersi perfino a loro, per di più i Kihara non sembrano avere troppo interesse nei suoi confronti. Si vede che non la ritengono una minaccia, ma quando si stancheranno del suo giocare alla ribelle… non farmici pensare. Siamo quasi arrivati, comunque >>
 
<< Un momento, una cosa non mi torna >> disse Akuma << Se lei è così brava a nascondersi e gli EAGLES sono una società segreta di ribelli, come fai tu a sapere dov’è la loro base? >>
 
<< Beh, è molto semplice amico mio… Misaki è un’altra delle mie ex mogli >>
 
 
Sia padre che figlia rimasero increduli davanti a quella dichiarazione. << Ma quante mogli hai avuto?! >>
 
<< Beh…ho avuto Seiri, Misaki, Itsuwa, altre donne e poi… Mikoto… >> il suo viso tornò a farsi oscuro. Era evidente che non gli piaceva parlare di lei. Nonostante la storia della donna riguardava molto da vicino l’anziano padre di famiglia, decise di non porre alcuna domanda. Era fin troppo evidente il dolore che trasmetteva.
 
Arrivarono infine davanti a quella che sembrava una struttura alquanto futuristica. Una grande torre ricoperta da numerose vetrate che risplendevano sotto la luce del Sole. La struttura trasmetteva imponenza ed eleganza alla vista, come una rosa rossa in mezzo a una distesa sterile e senza vita.
Era una struttura fin troppo appariscente per potersi mimetizzare correttamente. Il dubbio era potente nella coppia, tant’è che la ragazza pose immediatamente la domanda:
 
<< Come diavolo è possibile che i Kihara non siano mai riusciti a trovare quell’affare? E’ enorme! Constata Misaka incredula davanti a questo fenomeno >>
 
<< Questo grazie ai poteri di Misaki >> rispose << Il suo potere telepatico è diventato molto più forte negli anni, è capace di creare potenti illusioni e rendere… mettiamola così… invisibile la base degli EAGLES agli occhi dei Kihara. Nemmeno telecamere e satelliti riescono a localizzarla, tantomeno i radar più potenti del mondo. Adesso è visibile perché lei sa che stiamo arrivando, ma se lo chiedeste a un’altra persona… non vedrebbe niente di niente >>
 
Arrivarono fin dentro la base e vennero accolti dai ribelli con una certa freddezza, era evidente che non erano abituati ad avere ospiti. Vennero scortati fino al centro di comando, dove operava il loro capo. L'ambiente si presentava come una grossa stanza piena di computer e schermi, dai quali gli addetti monitoravano ogni angolo della struttura sia all'interno che all'esterno.
Al centro vi era una figura femminile dai lunghi capelli biondi e vestita con un elegante abito azzurro. Dava le spalle al gruppo di Esper, ma non le servì voltarsi per capire che  erano arrivati.
 
<< Oh, finalmente, vi stavo aspettando... >> a quel punto si girò e mostrò un viso per niente logorato dall'età, sottile e bianco come il latte. Ciò che rendeva bizzarro il suo aspetto, ma altresì affascinante, erano i suoi occhi color nocciola le cui pupille presentavano uno stranissimo difetto ottico, difatti sembravano l'immagine di una coppia di stelle.
Era di sicuro una donna dotata di una grande bellezza, avrebbe potuto ammaliare qualsiasi uomo, ad eccezione dell'esper albino che non sembrava risentire di quella visione paradisiaca. 
La bionda si avvicinò a loro e venne calorosamente salutata dal suo ex marito... prima di ricevere un forte schiaffo.
 
<< Fammi indovinare, non ti meritavi nemmeno questo >> disse il vecchio Accelerator incrociando le braccia al petto.
 
<< No, questo lo meritavo eccome... >> poi si schiarì la voce << Misaki. Mia dolce, stupenda e radiosa Misaki... quale onore essere convocato da te in persona. No, sul serio, credevo che non volessi più vedermi >>
 
<< Difatti è così, ma ho bisogno di te. Anzi, di tutti e tre >> rispose con tono rigido è composto, per poi mutarlo in un sorriso accomodante nei confronti del padre di famiglia << Ciao Accelerator, è da tanto che non ci vediamo. Ti ricordi di me? >>
 
<< Ovviamente... e comunque non... >>
 
<< Ti chiami Shiori Akuma, lo so, ma onestamente preferisco chiamarti Accelerator visto che non mi sono abituata alla tua nuova identità. Lei è la piccola Last Order, anche se non è più piccina. Sei perfino sposato con la Meltdowner. Un gran bel cambiamento per uno come te... hai combinato proprio un bel casino, eh? >>
 
<< Bada a come parli... >> ringhiò << Come diavolo fai a sapere tutte queste cose >>
 
<< Ti ho letto nel pensiero mentre stavi venendo qui. Il mio campo mentale è molto più forte rispetto al passato, e poi la tua Reflection si è indebolita parecchio anche se ancora rimane... difatti non posso addentrarmi troppo nella tua mente. Ho captato solo le informazioni di base >> e poi si avvicinò a lui, appoggiò delicatamente il dito indice sul suo petto, lo fece scorrere lentamente su tutta la superficie, e il suo timbro vocale divenne suadente << Quelle più profonde sono un mistero. Il tuo passato, i motivi del tuo cambiamento... tutto di te è un mistero. Un affascinante lupo stanco, provato, con una zampa affossata in un passato che solo lui conosce e uno sguardo che punta in un futuro di dubbia esistenza. Dimmi, Accelerator, cosa si cela dietro questo corpo martoriato e tormentato? >> infine avvicinò le propria labbra all'orecchio e sussurrò: << Posso aiutarti a lenire le tue sofferenze >> 
 
Si staccò da lei con violenza, lanciandole un insulto. Perfino Last Order avrebbe voluto picchiare quella donna, non sopportava i suoi modi canzonatori. Quello visibilmente più irritato di tutti era Touma, non aveva affatto digerito quello pseudo flirt, e si mise in mezzo a loro:
 
<< Senti un po', non abbiamo molto tempo. Se il tuo scopo era provarci con quel palle-mosce solo per farmi ingelosire, a proposito obbiettivo fallito, allora possiamo anche andarcene. Abbiamo un impegno troppo urgente, zuccherino >>
 
Misaki gli lanciò un sorriso di scherno: << A me sembra che tu sia effettivamente geloso. Sei sempre il solito. In ogni caso la faccenda è estremamente seria, venite con me e vi spiegherò tutto >>
 
<< Va bene, ma in ogni caso non mi sono intromesso perché sono geloso ma perché il signor palle-mosce è sposato >>
 
<< Oh, ma lo so bene. Volevo solo stuzzicarlo un po'. È un vero peccato che tu sia già occupato, Numero Uno, Shizuri deve essere una donna fortunata >>
 
<< Piantala e facci strada >> rispose secco l'albino.
 
Mental Out fece loro da guida, intenta a portarli nelle sue stanze private. Nel mentre, Last Order, si prese la libertà di porle una domanda:
 
<< Senti un po'... perché se sono passati cinquant'anni, non sembri una vecchia befana? Chiede Misaka osservando il tuo aspetto giovanile >>
 
<< Sono la telepate più potente del mondo, piccola, posso farvi vedere quello che voglio. È chiaro che anche io sia invecchiata, ma non mi va di mostrarmi al pubblico col mio vero aspetto. Preferisco questo, fidati che aiuta >>
 
Giunsero, infine, nell'alloggio privato della Esper. Era molto grande e decorato con un appariscente stile vittoriano, costituito da tre stanze, il soggiorno con tanto di cucina, il bagno e la camera da letto. 
Una volta chiusa la porta a chiave, ella prese un fascicolo appoggiato sopra al tavolo di mogano del soggiorno, e lo porse al Level 0.
Sul foglio vi era la foto di un ragazzo di all'incirca 20 anni, dai corti capelli biondi e scompigliati.
 
<< È uno dei miei uomini. È stato catturato durante una ricognizione ed ora è tenuto prigioniero nel laboratorio di Ransuu. Le loro difese impediscono ai miei poteri di scoprire se è vivo oppure no, e sono troppo potenti per poter sferrare un attacco. Per questo ho chiesto il tuo aiuto, Touma >>
 
<< E ti aspetti che io lo vada a salvare? Senti, so che ce l'hai con me per quello che ti ho fatto e quindi pensi che io ti debba un favore. Mi spiace di averti ferito all'epoca, ma la vita va avanti zuccherino, non credere di essere l'unica che soffre. Contatta Tsuchimikado e chiedigli uno dei suoi Esper sopravvissuti, noi abbiamo fretta >>
 
<< È mio figlio, Touma >> la sua voce si fece improvvisamente malinconica. << Ti ho dato il fascicolo, guardalo e vedrai il suo nome. Shokuhou Akira. Ha venticinque anni >>
 
<< venticinque anni? Stai scherzando, spero! >>
 
<< Tra noi non scorre buon sangue, ma ti chiedo, per favore, salva mio figlio. È l'unica cosa che mi è rimasta, te lo chiedo come una madre >>
 
I loro occhi si incrociarono e i suoi non mentivano. Il Level 0 era molto bravo a leggere i sentimenti delle persone, e quelle pupille stellate erano fin troppo chiare. Si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima, ed era fin troppo palese che l'anima della bionda era tormentato e preoccupato. Akira era l'unica cosa che le rimaneva dopo che i Kihara le avevano portato via tutto, e probabilmente chiese questo favore a lui proprio perché era l'unico di cui potersi fidare... nonostante l'abbia abbandonata anni fa. 
Era forse questo il motivo? Touma la lasciò molto tempo fa e da allora non si parlavano, o lo facevano raramente. Che cosa spingeva, dunque, la donna a rivolgersi a lui? Fiducia? Amore? Chi poteva saperlo, la vera domanda era perché Kamijou avesse accettato di recuperare il ragazzo. Perché? Pietà? O forse... o forse c'era un motivo ben più profondo? Akuma non sapeva niente di tutto questo, si limitò a seguirlo uscire insieme a Last Order. 
Appena giunsero alla vettura parcheggiata di fuori, lo afferrò per il braccio:
 
<< Non vorrai mica fare su, serio, Touma. Non se ne parla minimante >>
 
<< Di che cazzo stai parlando, amico? >>
 
<< Di salvare quel moccioso. Non abbiamo tempo, dobbiamo raggiungere Nuova Gakuen il più in fretta possibile e sai bene perché. Mi hai assunto come copilota per raggiungere Nuova Gakuen Toshi, questo era l’accordo, non voglio essere immischiato in una rissa con Ransuu >>
 
<< Senti, arriveremo in tempo, ok? E avrai i tuoi soldi, ma dobbiamo andare a recuperare quel ragazzo >>
 
<< No! Basta distrazioni! Abbiamo già perso ulteriore tempo a far visita alle tue ex fiamme, non ho intenzione di tergiversare ancora. Quel marmocchio penserà a sé stesso, che mandino qualcun altro >>
 
<< Sei sempre stato uno stronzo insensibile, ma questo è il colmo! Ti sto chiedendo un favore, uno solo. Vorresti lasciarlo nelle mani dei Kihara? Hai una vaga idea di cosa gli faranno? Ha solo venticinque anni, Akuma, è un ragazzo. Ha venticinque anni! >>
 
A quel punto lo afferrò per il colletto e lo strattonò con violenza: << E allora? Tu piuttosto. Siamo partiti da casa, eri tutto bello cazzuto, hai ammazzato delle persone senza battere ciglio e adesso ti interessa della vita di un singolo marmocchio? Che c’è, vuoi fare ancora l’eroe? Guardati intorno, idiota, tutto è perduto! I Kihara ci hanno fatto fuori all’epoca, cosa pensi di poter fare? Anche se io… anche se io tornassi quello di una volta non cambierebbe il risultato. Quel ragazzo è già morto, fattene una ragione! >>
 
<< PORCA PUTTANA, ACCELERATOR, QUELLO E’ MIO FIGLIO! >> Urlò il Level 0 spintonando il suo interlocutore e liberandosi così dalla presa. Ansimò, nemmeno si era reso conto di averlo chiamato “Accelerator”.
 
Sia padre che figlia rimasero senza parole di fronte a quel grido. << Come scusa? >>
 
<< Mi hai capito bene. L’aspetto, l’età… tutto coincide. Venticinque anni fa, io e Misaki, avemmo il nostro primo rapporto carnale con il preciso intento di avere un bambino. Per una serie di ragioni io me ne andai, ma… ascolta, non sapevo che lei era incinta, sono shockato quanto te. Ma quel ragazzo… Akira… è mio figlio. Per favore, Akuma, ti sto praticamente implorando, cazzo! Anche tu sei un padre… >>
 
<< Come puoi esserne certo? Chiede Misaka sottoponendoti a un dubbio. Potrebbe averlo avuto da un altro, tu non puoi sapere se lei si sia risposata o no >>
 
<< Lo so e basta, ok? Vi prego… >> tenendo lo sguardo abbassato, strinse i pugni, poi alzò la testa guardando l’anziano Level 5 negli occhi << Ti pagherò il doppio, ok? La quota pattuita te la raddoppio. A te servono i soldi per salvare la tua famiglia? Bene, te li raddoppierò purché mi aiutiate >>
 
<< Padre? >> lo richiamò all’attenzione la castana. Shiori rifletté in silenzio, Touma aveva ragione, anche lui era un padre. Se fosse stata Last Order ad essere rimasta prigioniera? Oppure Shiage e Mikoto? Avrebbe reagito come lui e per questa ragione non poteva biasimarlo. Si sentì un verme per aver ricattato un amico, pur comprendendo il suo stato d’animo, ma non ci dette peso.
La sua anima era irrequieta e si chiese che cosa avrebbe fatto Mugino al suo posto, o cosa gli avrebbe consigliato. In fin dei conti… avevano bisogno l’uno dell’altro… il Più Forte e il Più Debole… sembrava quasi il titolo di una testata fumettistica di supereroi. Alla fine, prese la decisione che riteneva più saggia:
 
<< E va bene, accetto le nuove condizioni, ma sia ben chiara una cosa… preferisco morire piuttosto che ferire qualcuno col mio potere. Afferrato il concetto? >>
 
<< Credo di essere ancora in grado di combattere le mie battaglie da solo, e poi… c’è pur sempre la tua “allieva” qui con me, una Level 4 di tutto rispetto >> disse mettendo una mano sulla nuca di Last Order.
 
<< Ti aiuterò io, non temere. Dice Misaka parlando francamente >> e lo affermò con un tono fiero e orgoglioso. Orgoglioso per suo padre che stava ritrovando la propria umanità perduta quel giorno nefasto. Era fiera della sua decisione, della sua scelta di credere nella speranza in un mondo dove essa sembrava perduta. Nonostante il suo pessimismo, Mugino credeva ancora nella speranza e spesso la insegnava ai due fratellini; anche la clone credeva in quelle parole.
 
<< Adesso andiamo, abbiamo davanti almeno dodici ore di strada prima di raggiungere il laboratorio di quel topo di fogna >> concluse Kamijou, per poi salire sulla vettura.

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Capitolo 4
*** 4- Ascolta la mia storia... ***


4.
 
Ascolta la mia storia…
 
 
 
Quarant’anni fa
 
Il distretto di Gakuen Toshi era ridotto a un cumulo di macerie sotto un cielo tinto del rosso scarlatto del sangue. Tutta la città era nel caos e nella cremisi volta celeste risuonava il rimbombo dei tuoni che fendevano lo scenario apocalittico.
Al centro di tutto quell’agglomerato di morte e devastazione, spiccava la figura di un individuo dai lunghi capelli bianchi, coperto dai detriti fino al petto, lasciando scoperto il volto stanco, ferito e distrutto dall’orrore di quella stessa guerra che lui aveva causato.
L’uomo era Aleister Crowley, colui che un tempo era a capo di tutto quell’agglomerato urbano composto da Esper.
 
Un rumore di passi interruppe il rumore dei tuoni. Passi che il mago ormai riconosceva molto bene:
 
<< Cos’è quello che sento dalle tue fredde labbra, Aleister? Un canto? Un’invocazione? Oppure… una preghiera? Sappi, dunque, che Dio oggi non c’è… ci sono io >> la voce proveniva da un signore anziano, calvo e col camice bianco, che si fermò davanti a lui, tenendo le braccia dietro la schiena, nel mentre osservava con sguardo soddisfatto e vittorioso il teatro dell’Armageddon che si stagliava dinnanzi a lui. << Io, Kihara Gensei, uno degli uomini di cui ti fidavi. Sai, è buffo… tu hai organizzato tutto questo bel piano per salvare l’umanità dall’estinzione, e ti si è ritorto contro. Avevi calcolato tutto tranne la mia famiglia. Dimmi una cosa, te lo aspettavi? Avevi pianificato fin dall’inizio il tradimento della mia stirpe? D’altro canto… come potrebbe una famiglia di scienziati riuscire a calcolare l’algoritmo magico necessario a scombinare i tuoi piani? Decenni… decenni di calcoli scientifici, esperimenti… tanti esperimenti… solo per questo giorno. Nel mentre tu organizzavi le tue forze, noi Kihara studiavamo un modo per usurpare quel tuo trono fatto delle ossa dei tuoi camerati. Ne è valsa la pena, vecchio mio? >>
 
Davanti al silenzio di Aleister, il capostipite riprese a parlare: << Ad Amata andrà il Chugoku, il Chubu a Raansu, Therestina vuole l’Hokkaido, e sai a chi andrà Gakuen Toshi? >> chiese incurvando le labbra in un ghigno canzonatorio. << Per quanto riguarda il resto del mondo… beh, nessuno lo vuole. Il meglio dell’avanguardia scientifica è qui, dopotutto. Shhhh, non agitarti, vecchio mio… tra poco sarà tutto finito >>
 
 
Presente
 
Kihara Gensei stava nel suo laboratorio, osservava quello che sembrava un silos metallico, al cui interno vi era una figura maschile immersa in uno strano liquido. Quell’umanoide era difficile da vedere in viso a causa del bizzarro colore verdognolo dell’acqua in cui era contenuto. Sul fabbricato era stata installata una placca di ferro che recitava la scritta “Protocollo XI”. L’anziano scienziato, nonostante avesse effettivamente più di cento anni, non mostrava segni di invecchiamento preponderanti. Sembrava non essere cambiato molto rispetto a molti anni fa, e questo era dovuto agli speciali trattamenti medici a cui era stato sottoposto dai suoi stessi famigliari.
 
Osservava la figura soggetta ai suoi esperimenti con una strana luce negli occhi, come se trasudasse la fierezza che generalmente era possibile vedere in un padre nei confronti del figlio. Chiuse gli occhi e inspirò col naso immaginando uno spettacolo di cui solo lui conosceva la scenografia, ma ecco che i suoi pensieri vennero interrotti da uno dei suoi dipendenti, per essere precisi… da sua figlia, Yuiitsu. Una donna sulla sessantina, dai lunghi capelli grigi, un tempo corvini. Lavorava come assistente per suo padre.
 
<< Padre? Siete ancora davanti alla vasca del Protocollo Undici? >>
 
<< E perché non dovrei? Questa è la mia creazione più grande, la mia creatura perfetta. Un padre che si rispetti deve guardare il suo neonato figlio nella culla. Ed è quello che sto facendo. Perché disturbi la meditazione di un vecchio, figlia mia? >>
 
<< Semplicemente ero venuta qui per monitorare le condizioni di Undici. E volevo vedere come stavate >>
 
<< Tu… che vuoi vedere come sto io? Sono un vecchio centenario, come vuoi che stia? Qual è la vera motivazione che ti spinge a venire da me? >>
 
Alche, la scienziata, prese un profondo respiro: << Volevo chiedervi se ne foste sicuro. Sicuro… di questo. Parlo di Undici… può davvero farlo? Può sostenere un conflitto simile? Voi vi rendete conto a chi stiamo per dichiarare guerra, vero? >>
 
Gensei, non si girò, rimase ancora a guardare la vasca mentre teneva le braccia dietro la schiena. << Quello che faccio, Yuiitsu, lo faccio per noi, per il nostro popolo, la nostra specie. Dimmi, cara, tu credi? >>
 
La donna rimase colpita da questa domanda così inusuale quanto vaga. << Credere? Credere… nella scienza? Ovviamente sì, padre, perché lo chiedete? >>
 
Il patriarca si lasciò trasportare da una sottile risata, per poi introdurre il suo discorso: << Ovviamente, e la tua è una visione limitata della fede. Molto limitata, figlia mia >>
 
<< Che intendi? >>
 
<< Vedi… ci sono molte cose in cui io credo, piccola mia. Credo nella scienza, nella sopravvivenza, nel destino, nella supremazia della razza umana e credo nel fascismo. Oh sì, io sono fascista. E allora? Penserai. Fascismo… è solo una parola, il suo significato è andato perduto nei piagnucolii dei deboli e degli infidi. I Romani hanno inventato li fascismo, il suo simbolo era un fascio di ramoscelli legati, è possibile rompere un ramoscello… ma un fascio? Un fascio prevarrà. Il fascismo, la forza dell’unità. Io credo nella forza, credo nell’unità. E se questa forza, questa unità di scopo, richiede un’uniformità di pensiero, di parola e azione, allora così sia.
Non permetto che si parli di libertà, né sociale, né individuale poiché questi sono lussi, e io non credo nei lussi. La guerra, promossa quarant’anni fa da Aleister, ha messo fine ai lussi e di conseguenza alla libertà. L’unica libertà rimasta al mio popolo è quella di soffrire la fame, la libertà di morire, la libertà di vivere in un mondo di caos. Dovrei concedere loro questa libertà? Penso di no… penso di no.
Riservo forse a me stesso la libertà che nego agli altri? No. Siedo qui, nella mia gabbia e sono solo un servitore. Io, che sono il padrone di tutto ciò che vedo. Vedo desolazione, vedo ceneri, ho così tanto e ho così poco. Non sono amato, questo lo so bene, né nell’anima né nel corpo. Ho conosciuto, certo, le gioie del piacere carnale ma mai il sentimento che gli altri componenti della mia razza definiscono “Amore carnale”. Tuttavia sono rispettato, sono temuto, e questo è sufficiente.
Perché io amo. Io che non sono amato, provo un amore più profondo dei vuoti ansiti e delle convulsioni di un bestiale accoppiamento. Devo forse parlare di lui? >>
 
E dopo essersi preso una breve pausa dal suo monologo, il calvo dottore portò una mano sul vetro della vasca, ormai sembrava come posseduto. Si fece prendere da uno strano sentimento, scollegandosi completamente dal discorso precedente: << Devo parlare di mio figlio? Non ha occhi per civettare o promettere, ma vede tutto. Vede e comprende con una saggezza di divine proporzioni, che solo i neonati possiedono. Sono alle porte del suo intelletto e sono accecato dalla sua luce interiore. Quanto devo sembrargli stupido? Inetto, magari. La sua anima è immacolata, non è infetta dalle trappole e dalle ambiguità dell’emozione. Lui non odia e non desidera, non è toccato da gioia o dolore.
Lo venero, anche se non ne sono degno. Amo la sua purezza così dolce e infantile. Lui mi ama? Mi rispetta? Potrebbe imparare a farlo, e solo io vedo il disegno che ho realizzato per lui.
Tutti gli impiegati addetti a questo lavoro pensano che sia duro e freddo, pensano che sia vuoto e senza passione. Non lo conoscono, lui non li ha mai toccati. Lui tocca me e io sono toccato dal destino, l’esistenza intera scorre in lui. Io lo venero, sono suo schiavo. Nessuna libertà è mai stata dolce.
Figlio mio, mio dolce bambino, resterei con te per sempre, passerei la mia vita con te. Attenderei ogni tua espressione senza mai chiedere il minimo frammento di affetto. Protocollo Undici… Undici… sessant’anni di duro lavoro e ricerche… mio figlio… io ti amo >>
 
Yuiitsu non capiva più niente. Sembrava come se suo padre si fosse perso nei meandri della sua psiche, ignorando la sua domanda. Per un attimo pensò che fosse pazzo, o senile a causa dell’età avanzata. Lanciò ancora una volta un’occhiata al Protocollo Undici e fu allora che rabbrividì. L’umanoide nella vasca aveva aperto un occhio e stava guardando proprio lei… la osservava con la sua iride sanguigna.
La scienziata rabbrividì, e si allontanò a passo felpato lasciando Gensei da solo con quello che lui chiamava figlio. Era come nel famoso romanzo di Mary Shelley, lui era Victor Frankenstein e quella la sua creatura.
 
 
***
 
Il sole era calato sulle lande sabbiose del Giappone. I tre Esper era arrivati al laboratorio di Raansu, si erano appostati a diversi metri di distanza e Akuma osservava l’edificio col binocolo di Touma. Era uno strumento dalla tecnologia estremamente avanzata, gli permetteva di vedere oltre le pareti dell’edificio. Come aveva fatto il Level 0 a mettere le mani su una strumentazione tanto sofisticata? Ovviamente lo aveva rubato uccidendo un soldato scelto dell’esercito dei Kihara. Il come e il quando non era dato saperlo.
 
<< Lo vedo, Akira si trova al terzo piano. Due guardie fuori dalla sua cella, più tutte le altre di pattuglia sparse per i vari piani. Ci sono altre celle con diversi prigionieri. Spero che tu sappia cosa stai facendo, amico. E’ una missione suicida, questa >>
<< Non ti preoccupare, ho un piano. Mi servirà il tuo aiuto, vecchio mio >>
 
<< Non se ne parla minimamente. Ti ho già spiegato che… >>
 
<< Sì, lo abbiamo capito tutti, Gandhi. Ho bisogno che tu svolga un piccolo compito più adatto alle tue abilità… sei ancora capace ad usare un computer? >>
 
<< Ovviamente… ma questo che c’entra? >>
 
Kamijou prese dal bagagliaio della sua vettura (ritirata dopo che Seiri aveva riparato il motore) un computer portatile, e dal logo sullo schermo era palese che avesse rubato pure quello. << E’ molto semplice, vecchio mio, devi solamente hackerare la struttura e causare un black out. Una volta fatto ciò, io e Last Order penetreremo nella struttura e… beh… poi improvvisiamo >>
 
<< Mi sembra un piano stupido! >>
 
<< Sta zitto e fai come ti dico. Sei pronta, piccola Railgun? >> chiese con tono scherzoso.
 
<< Sono sempre pronta. Dice Misaka rispondendo con fierezza alla tua domanda. >>
 
L’albino sbuffò e iniziò ad eseguire una sequela di calcoli informatici attraverso lo strumento. Nella frazione di un secondo l’intera base sprofondò nel buio della notte. Era giunto il momento di attaccare.
Il Level 0 e la clone ne approfittarono per far fuori in fretta e furia le guardie all’entrata, nel mentre il panico causato dal black out dilagava per l’intera struttura. I due erano tutto fuorché furtivi, poiché irruppero nella base con violenza estrema, agendo col favore delle tenebre. Touma si mise delle cuffie nelle orecchie, la musica lo ispirava e lo eccitava allo stesso tempo. Con la mano destra, sparava colpi con la sua doppietta, con l’altra adoperava la pistola, mentre Last Order sbarrava la strada col suo potere da Electro-Master.
 
https://www.youtube.com/watch?v=wcRd4EkrFg0
 
Il Level 0, assuefatto da quelle note, prese la mira con la sua arma da fuoco e sparò un priettile che colpì in piena fronte uno dei soldati guardiani, il cui corpo cadde a terra con un sonoro tonfo mentre pezzi di cervello si sparsero per tutto il corridoio.
Più in là, la clone folgorò un altro degli agenti. Spararono contro di lei, ma i proiettili vennero bloccati a mezz’aria dalle scariche elettriche. Last Order aveva imparato a sfruttare il suo potere per controllare il magnetismo esattamente come faceva la sua originale.
 
Il Level 0 non era da meno, poiché approfittò del caos generato dalla ragazza per uscire allo scoperto e fiondarsi di corpo a corpo. Estrasse un coltello dalla tasca della sua giacca e lo conficcò con forza nel ventre di un sicario per poi trafiggergli un occhio. Menò un pugno a un altro e lo usò come scudo umano per bloccare alcuni proiettili.
Riuscirono a salire qualche piano, ma nonostante la loro bravura e tenacia le cose non stavano andando bene. Anche con il favore dell’oscurità e il fattore sorpresa, le guardie avevano ripreso coraggio ed ora rischiavano di essere accerchiati. I due si guardarono negli occhi e si intesero subito… dovevano accelerare i tempi. Ne uccisero più che poterono, e presto i corridoi si tinsero di macchie scarlatte del sangue nemico, come se fosse un pittoresco quadro di Jackson Pollock.
 
I corridoi erano stretti, e questo era un vantaggio tattico non indifferente in quanto riduceva lo svantaggio numerico, ma i soldati della fazione Kihara erano meglio addestrati ed equipaggiati. Non ci misero molto ad accerchiarli.
I due Esper procedettero a mettersi schiena contro schiena. Last Order era pronta ad usare il suo potere magnetico, ma aveva già usato una gran quantità di energia e non era sicura di poter rifarlo ancora.
Contrattaccarono con tutto ciò che potevano, non potevano e non dovevano fallire. Non ora che erano così vicini al loro obiettivo.
 
Akuma, all’esterno, osservò lo spettacolo col binocolo. Delle gocce di sudore scesero dalla sua fronte poiché aveva paura di quello che sarebbe successo se non fosse intervenuto. Dentro di sé era combattuto in quanto il suo giuramento gli imponeva di non fare più del male a nessuno, ma se non l’avesse fatto… Touma e Last Order, sua figlia, sarebbero potuti morire. Per un attimo il respiro gli si bloccò in gola. Un flash improvviso si materializzò di fronte a lui, e ancora quelle orribili immagini: la sua ex famiglia… morta. I cadaveri di Yoshikawa, Yomikawa, Worst ed Estelle ai suoi piedi. Un oceano di sangue sotto ai suoi piedi che lo trascinava verso il fondo.
 
L’albino cadde in ginocchio mentre si strinse nelle spalle. Non ce la faceva, era più forte di lui. Ogni volta che pensava di usare il suo potere quelle immagini tornavano nella sua mente a tormentarlo.
Improvvisamente un’idea alquanto stupida e folle gli balenò nel cervello. Osservò l’auto dietro di lui e pensò di usarla per sfondare la parete dell’edificio e penetrare nel piano in cui stavano i due Esper.
Per un attimo scosse la testa in quanto era un piano folle, ma poi ci ripensò. Non aveva altra scelta, anche se una strategia simile… era senz’altro degna di quell’idiota di Kamijou. Mise in moto il veicolo e arretrò per prendere più velocità. Davanti a lui stava una rampa naturale, che gli avrebbe permesso di spiccare il volo.
 
Premette il pedale con tutta la sua forza e attivò l’acceleratore incorporato della vettura per aumentare la velocità ancora di più. La rampa lo lanciò e, con enorme sorpresa del suddetto, riuscì a sfondare la parete e comparire davanti ai due Esper disperdendo le guardie.
 
<< Ma che cazzo… >> sbottò il detentore di Imagine Breaker.
 
<< Meno chiacchiere, pensa a salvare il marmocchio! >> e, detto questo, l’albino coprì i due Esper sparando dei colpi con una pistola che aveva preso dal bagagliaio della vettura.
 
Creando il fuoco di copertura perfetto, Touma e Last Order ebbero l’occasione giusta per salire l’ultima rampa di scale e arrivare infine alla cella dove era tenuto prigioniero il ragazzo. Era esattamente come nella foto del dossier, un giovane ragazzo dai corti capelli biondi spettinati, con pantaloni mimetici e una canottiera grigia.
 
<< Gesù Cristo! E voi chi diavolo sareste? >>
 
<< La cavalleria, giovane. Ci manda tua madre >> rispose l’uomo.
 
<< Mia madre? Ma… non siete degli EAGLES, perché avrebbe mandato voi? >>
 
<< Ne parliamo dopo, adesso seguici senza fare storie. Last, fai quello che sai fare meglio >>
 
Fu lesta la ragazza a porre la propria mano davanti al meccanismo di sicurezza. Con un impulso elettrico hackerò il sistema operativo e disattivò le sbarre laser che separavano il biondo dalla libertà.
 
 
*****
 
Akuma aveva allontanato tutti i soldati presenti nel corridoio, ricaricò l’arma e fu in quel momento che udì la sua voce… una voce che non avrebbe mai più dimenticato e che la notte lo teneva sveglio.
 
<< Guarda, guarda chi è venuto a trovarmi dopo tanto tempo. Ti sono mancato, Esper? >>
 
La voce apparteneva a quella di un uomo dai capelli sbiancati, un tempo biondi, che ora gli arrivavano alle spalle. Un paio di occhiali da sole sportivi tenuti sulla fronte e gli occhi rossi come il sangue, esattamente come quelli di Akuma.
 
<< Ransuu… >> sibilò e puntò la pistola contro di lui, tenendolo sotto tiro.
 
<< Vuoi spararmi, Accelerator? Oh scusa, avevo dimenticato, adesso ti fai chiamare in un altro modo. Chissà perché… riguarda forse quella notte? >>
 
Gli occhi del vecchio si spalancarono e la mano iniziò a tremargli, ma decise di non demordere e continuare a tenere l’arma puntata contro il suo demone.
 
<< Cos’è quell’espressione che vedo nei tuoi occhi? Paura? Rimpianto, forse? Perché in fondo al tuo cuore sai che l’incidente non fu causato da me. Fu tutta colpa tua. Non c’è luogo dove puoi nasconderti, Esper. Puoi mettere tutte le distanze che vorrai tra te e la verità, ma non cambierà nulla. Fingi pure di essere quello che non sei: maestro, marito… padre! Ma c’è una verità ineluttabile a cui non puoi sfuggire… tu non puoi cambiare. Tu sarai per sempre un mostro >>
 
Il Level 5 potè sentire chiaramente i battiti del suo cuore e il respiro pesante. La mano iniziò a tremare di più. Sentiva che Ransuu aveva ragione, ma voleva premere quel grilletto, lo voleva con tutto sé stesso finché…
 
<< Non sono stato io a uccidere la tua famiglia quella notte, Accelerator. Dimmi… il sangue dei tuoi cari su che mani colava? Le mie o le tue? Guarda dentro di te. E’ tutta colpa tua. Ma se te la senti di aggiungere un’altra vittima alla tua lista di omicidi, prego fai pure. Qui, Esper, spara qui >> concluse portandosi un dito al cuore.
 
Akuma, infine, abbassò la pistola e si portò le mani nei capelli. I flash di quell’episodio ritornarono ancora nella sua mente e stavolta erano ancora più potenti. Cacciò un grido, nel mente il Kihara lo guardava con un’espressione tronfia.
 
<< Lo sapevo. Tu non hai il fegato. Tch… sei così patetico. Non ne vale nemmeno la pena. Portati via il moccioso, se sei qui per lui. Per quanto mi riguarda non avrei cavato nulla da quel buono a nulla, né tanto meno con te. Addio, nullità >>
 
Lo scienziato se ne andò, lasciandolo da solo coi propri deliri e fantasmi finché la voce di Touma non lo richiamò:
 
<< Abbiamo il ragazzo, metti in moto! Hey… hey, amico che cazzo ti succede? >>
 
<< Padre, padre siamo noi! Calmati! Dice Misaka prendendoti il viso tra le mani >>
 
<< Niente da fare… merda, ci stanno sparando contro! Ah, fanculo >> e con un rapido gesto, il Level 0 prese il posto del guidatore e partì a tutta velocità sfondando la parete dell’edificio.
 
Si allontanarono per diversi chilometri, ormai i soldati non li seguivano più. Forse ciò era dovuto a un ordine di Ransuu.
Akuma si era calmato e si era accasciato sul sedile inspirando ed espirando profondamente, il tutto mentre il Level 0 osservava il suo compagno.
 
<< Che cazzo è successo, amico? Sei ridotto uno straccio >>
 
<< Ho… ho visto Ransuu >>
 
<< Davvero? L’hai ucciso?
 
<< No… >>
 
<< Ma porca puttana! Ce lo avevi sotto tiro! E allora perché non l’hai ammazzato?! >>
 
<< Io… non lo so… >>
 
<< Come sarebbe a dire che non lo sai?! Maledizione! >>
 
<< Scusatemi >> Si intromise Akira << Ora che siamo lontani dal laboratorio, mi spiegate chi sareste? E perché mia madre ha mandato voi? >>
 
<< Beh, ecco, noi… >> fece Touma distraendosi dal discorso precedente per rispondere al biondo. << Più che altro io. Tua… tua madre ti ha mai parlato di me? Io sono Kamijou Touma >>
 
<< No, non l’ha mai fatto. E’ la prima volta che sento il tuo nome. Sei un suo amico? >>
 
<< Capisco… beh… più o meno. Sì, possiamo dire di sì >> rispose con tono sconsolato.
 
<< Io sono Last Order e lui è Shiori Akuma, mio padre. Dice Misaka rispondendo alla tua domanda >>
 
<< Che buffo modo di esprimersi. Credo che mamma vi abbia detto il mio nome, quindi il piacere è mio. Come mai ha chiesto a voi di salvarmi? >>
 
<< Diciamo che… dovevo un favore a tua madre >> rispose il Level 0. << E’ notte fonda. Potremmo discutere meglio se ci accampassimo >>
 
Detto questo, il gruppo costruì un piccolo accampamento accanto alla vettura. Erano seduti intorno al fuoco, e sembrava che il silenzio facesse da padrone a quello scenario. Touma, deciso a rompere questa monotonia, si alzò e andò a prendere dall’auto un paio di birre che teneva di scorta, si sedette accanto ad Akira e gliene porse una.
 
<< Immagino tu abbia bevuto altre volte, ma mi sembra carino offrirtene una >>
 
<< In realtà… non ne ho mai bevuta una. Sono astemio >>
 
<< Sul serio? Mai una sola in tutta la tua vita? >>
 
<< La mamma mi ha sempre vietato di bere alcolici. Dice sempre che distraggono e rendono gli uomini degli idioti >>
 
<< O signore dei cieli… beh, stasera le cose cambiano. Ne berremo una insieme, sarà la tua prima volta. Non fare quella faccia, ragazzo, tua madre non è qui e il detto recita: occhio non vede, cuore non duole. Forza, prendi >>
 
Akuma e Last Order osservavano lo scenario da qualche metro di distanza. La ragazza era piuttosto confusa dal comportamento dell’uomo, dunque decise di chiedere spiegazioni a suo padre. Bisbigliò al suo orecchio, in modo che i due non sentissero:
 
<< Mi spieghi cosa sta facendo Touma? Dice Misaka ponendoti una domanda sottovoce e invitandoti a mantenere la privacy >>
 
<< Gli sta offrendo una birra. Classico rito di passaggio tra padre e figlio. Il genitore offre una bottiglia al figlio e bevono insieme. E’ una sorta di rituale, un passaggio all’età adulta >>
 
<< Tu non l’hai mai fatto con me, né con i miei fratelli. Dice Misaka mantenendo il dubbio >>
 
<< Questo perché Shiage è ancora troppo giovane e Mikoto è una bambina. E poi tu sei una ragazza. Si fa solamente coi figli maschi >>
 
<< Questo è sessismo… Dice Misaka contrariata. Ma ancora non sappiamo se il ragazzo è davvero suo figlio. Spero solo che Touma non ci rimanga troppo male se dovesse ricevere delle risposte negative >>
 
Dall’altra parte, il detentore di Imagine Breaker aveva scolato la sua birra tutto d’un fiato nel mentre Akira lo imitava. Il povero ragazzo assunse un cipiglio disgustato nel mentre iniziava a tossire.
Il presunto genitore gli diede qualche pacca sulla spalla e, facendogli segno di guardarlo, inspirò e rilasciò un sonoro rutto. In segno di apprezzamento per la bevanda. Il giovane, per tutta risposta, non poté trattenere una risata.
 
<< Se non rutti non ti è piaciuto, ragazzo. Immagino che la birra non faccia per te >>
 
<< In realtà… non è così male, anche se immaginavo diverso il sapore. Credo sia una questione di abitudine >>
 
<< Ovviamente >> rispose con una piccola risatina contenuta << Come sono riusciti i Kihara a catturarti, se posso chiedere? >>
 
<< Ero in ricognizione con una squadra. Avevo pregato mia madre di mandarmi in missione, perché volevo rendermi utile, volevo dimostrare a lei… e a me stesso… di essere un vero uomo. Ma la verità? Io non so nemmeno come premere un grilletto… ma volevo solo aiutare la causa. In modo da salvare le persone di questa regione. E’ così sbagliato voler aiutare il prossimo? Probabilmente la mamma si starà dando tutte le colpe >>
 
 
Kamijou lo osservò in silenzio mentre parlava. Non aveva più alcun dubbio. Quel ragazzo dai corti capelli dorati era terribilmente simile a lui quando era giovane. Il desiderio di giustizia, di voler aiutare il prossimo e rendere felici i propri cari. Gli ricordava quei giorni sereni a Gakuen Toshi con Index e gli altri. Rammentò quell’epoca, e non poté fare a meno di trattenere una lacrima.
Era giovane e ingenuo… esattamente come Akira. Era chiaro come il Sole che Misaki aveva fatto in modo di proteggere l’innocenza del figlio, di educarlo alla speranza. Probabilmente gli aveva raccontato di come il mondo non era veramente finito. In un certo senso… era una brava madre, poiché aveva impedito che vivesse le stesse esperienze del presunto padre.
Touma che cos’era diventato? Una persona abbattuta, che aveva perso la persona che più amava al mondo. Quando aveva scoperto che razza di oscura e terribile barzelletta fosse il mondo… era morto.
Perché quel Kamijou Touma che si batteva per la felicità del singolo individuo, era morto il giorno in cui perse tutto. Al suo posto era nato una nuova persona, un individuo cinico e dal sangue freddo che beveva e ammazzava per soldi. Spaccio di alcool, droga, omicidi, furti… questo era il nuovo Kamijou Touma.
Ora, davanti a sé, aveva un ragazzo che ancora non sapeva niente del mondo nonostante avesse venticinque anni. Un ragazzo dannatamente simile a lui, e forse la sua occasione di voltare pagina.
Ma se Akira avesse saputo? Se avesse saputo che lui era suo padre? O quantomeno… il suo ipotetico padre… Ma ne era troppo convinto. Akira come avrebbe reagito? L’uomo non l’aveva mai visto nascere, né tantomeno crescere. Probabilmente lo avrebbe odiato. Decise di non dirgli niente. Era meglio così, non voleva che suo figlio scoprisse che razza di uomo fosse suo padre.
 
<< Non sai sparare eh? Guarda >> estrasse dalla sua giacca la pistola e la puntò contro una roccia. << E’ facile. Devi semplicemente impugnare la pistola come faccio io, vedi? Miri… e premi il grilletto. Devi tenere la presa salda, altrimenti verrai sbilanciato dal rinculo >>
 
Per qualche ora, il vecchio Esper insegnò al giovane come sparare. Il ragazzo non sapeva perché quell’individuo stesse facendo tutto questo per lui, ma non gli dava fastidio. Era bello fare qualcosa di diverso dal solito. Per una volta nella sua vita… si divertì.
Quando la stanchezza prese il sopravvento, si coricarono nei sacchi a pelo per dormire. Si addormentarono subito… tranne Touma e Akuma. I due erano ancora in piedi.
 
<< Pensi che una birra e qualche lezione di tiro al bersaglio bastino? Non sai se lui è veramente tuo figlio >>
 
<< Per favore non ricominciare, ok? Senti, non mi interessa ciò che pensi. Ciò che mi interessa davvero è sapere perché cazzo non hai sparato a Ransuu quando potevi farlo. Che ti è preso? Adesso non hai nemmeno le palle di premere un grilletto? Nemmeno per accoppare un Kihara? >>
 
<< Io… io li ho rivisti in quel frangente. Ransuu ha fatto leva sui miei peccati >>
 
<< Ci risiamo con questa storia. Si può sapere… >>
 
<< Te lo racconterò >> disse interrompendo il compagno << Ti racconterò… della sera in cui mi hanno spezzato. Così capirai, finalmente. Capirai perché ho deciso di cambiare vita. Voglio che tu, adesso, ti ponga una domanda: Accelerator, merita di morire? Una volta che avrai ascoltato, dovrai rispondere a questo quesito. E ti assicuro… che non avrai dubbi sulla risposta >>
 
<< Sono tutto orecchi >>
 
<< Molto bene… prima di cominciare, ricordi il Progetto Sisters? >>
 
<< Non lo dimentico mai >>
 
<< Perfetto, perché è da lì che tutto ha inizio. Ascolta la mia storia… >>
 
****
Tutto è iniziato esattamente quarant’anni fa, dopo che la guerra scoppiò e i Kihara avevano iniziato a fare da padroni. Prima delle macchine, delle Sentinelle, Gensei attivò loro… le Sisters. Il panico aveva iniziato a dilagare per le strade non appena il virus omicida entrò in circolo nel Misaka Network, e te lo giuro non avevo mai visto Last Order soffrire così tanto.
Fui costretto a farlo di nuovo, Touma, fui costretto a ucciderle tutte… non ho avuto altra scelta. Il virus era impossibile da disattivare e allora feci quello che era necessario fare. Salvai molte vite quel giorno, ma qualcosa dentro di me si ruppe per sempre.
C’è chi pensa che quel porco di Gensei abbia attivato le Sisters per mettere nel panico Gakuen Toshi… stronzate. Le Sentinelle esistevano già. Lo ha fatto… Lo ha fatto solo per mirare a me. Per colpire me.
 
 
<< Cristo, amico è terribile. Anche io ero legato alle Sisters, ma non puoi lasciare che la loro morte influisca su di te. Non avevi altra scelta se non quella. Adesso staranno riposando finalmente in pace e credimi se ti dico che non ti darebbero mai e poi mai la colpa >>
 
<< La storia non è finita qui, amico. C’è dell’altro. Ora arriva la parte peggiore… >>
 
 
Ritornai a casa devastato. Ero sicuro di trovare conforto in mezzo alla mia famiglia, ma non appena arrivai là… li vidi. Le Sentinelle stavano attaccando la mia casa. Non persi tempo e mi lancia subito all’attacco.
 
<< Estelle, porta via Yoshikawa e Yomikawa. Qui ce ne occupiamo io e Misaka Worst! >> gridai mentre spezzavo quelle diavolerie infernali una ad una. Mi accerchiarono e il loro potere, il Dark Matter, riuscì a mettermi in difficoltà. Questo non bastò a fermarmi, poiché riuscii a liberarmi di loro. Mi sentivo così forte, ed ero sicuro di essere riuscito a portare in salvo tutte.
E sai chi vidi in mezzo a quel campo di battaglia? Amata. Aveva portato lui le Sentinelle, ma non aveva previsto che io mi sarei liberato facilmente di loro. Lottai contro di lui come un leone, quel Kihara conosceva il mio tallone d’Achille, il calcolo inverso per superare la mia Reflection. Alla fine ci riuscii, riuscii ad ucciderlo, tuttavia…
 
<< Accelerator, basta, ti prego… perché ci hai fatto questo? Non eravamo forse… una famiglia? >>
 
Ora ti starai chiedendo che cazzo sta succedendo… era quello che mi chiesi anche io in quel momento. Perché l’ambiente mutò e tra le braccia non reggevo il cadavere di Amata… ma quello di Misaka Worst.
A quel punto la sua voce… quell’orribile voce appartenente a quel fetente di Ransuu riecheggiò per tutto il complesso:
 
<< Oh povero, povero Numero Uno… sul serio ti ritenevi capace di fare tutto questo da solo? Di tenere testa alle Sentinelle, a mio fratello e abbatterli? Avevo saputo che eri un tipo presuntuoso, ma mi stupisci! Tutta un’altra storia quando c’è di mezzo la tua stessa famiglia, vero? Persone che non possono colpirti con la stessa forza con la quale li hai colpiti tu. Kihara Ransuu, al tuo servizio Numero Uno, spero che le mie tossine ti siano piaciute. Non ti preoccupare… questo giro te l’ha offerto la casa. A nome della mia famiglia, grazie per il servizio che hai offerto alla nostra causa >>
 
****
 
 
<< Non posso crederci… mi stai dicendo che li hai uccisi tu? Yoshikawa, Yomikawa, Worst… Estelle… >>
 
<< Li ho uccisi uno ad uno… con le mie mani… ma non sapevo che fossero loro, Touma, le tossine di Ransuu riuscirono a superare la mia Reflection. Ero già emotivamente distrutto per l’assassinio delle Sisters, e allora le tossine riuscirono a fare effetto. >> a quel punto, Akuma si portò una mano sulla fronte e iniziò a piangere lacrime amare. << Giuro su Dio, non ne avevo idea >>
 
<< Dopo cosa hai fatto? >>
 
<< Non lo so… ricordo solo di aver vagato per i boschi circostanti singhiozzando e piangendo. Non so per quanto camminai, ricordo la sensazione delle foglie umide e il sapore del sangue nella mia bocca. E gli animali che fuggivano spaventati da me. La battaglia finale tra Espers e i Kihara era solo un eco lontano per me, mi avevano spezzato al punto che non riuscivo più a pensare a niente. Volevo solo farmi del male. Farmela pagare per quanto avevo fatto, ma… >>
 
<< Ma non esiste niente al mondo che possa ferirti fisicamente >>
 
<< Esatto. E non sai quanto ho maledetto il mio potere, la mia inettitudine nel proteggere le persone a me care e la mia stessa esistenza. Ho gridato quella notte. Ho gridato più forte che potevo, ma sentivo qualcosa… tornai di fretta nel luogo dell’incidente e lì la ritrovai. Last Order era lì in piedi in mezzo a quel lago di sangue. Non so come si salvò, non mi è mai importato saperlo, mi importava solo che fosse viva. Ricordo che mi guardava con quei suoi dolci occhi castani… confusa. Mi chiese cosa fosse successo e io non sapevo che rispondere. Mi limitai solamente ad abbracciarla, la strinsi più forte che potei e la portai lontano da quel luogo infernale. >>
 
Il vecchio Esper alzò allora lo sguardo verso il Level 0. Quest’ultimo poté specchiarsi nelle iridi color sangue del suo compagno, iridi rovinate dalle lacrime che ancora sgorgavano dai suoi dotti lacrimali. L’espressione dell’albino era la rappresentazione del dolore allo stato puro, le labbra gli tremarono, ma riuscì a parlare:
 
<< Ed ora, Touma, rispondi alla domanda che ti ho posto prima di raccontarti tutto. Ma tu la conosci già la risposta, vero? Adesso prova a dirmi che Accelerator non meritava di morire. PROVA ANCHE SOLO A DIRMI… prova anche solo a dirmi che sono stato uno stupido a nascondere i miei poteri per quarant’anni >>
 
<< Non ci provo nemmeno… >>
 
<< Sono un contadino, adesso. Queste mani si limitano solo a lavorare la terra. Perciò non tentare più di chiedermi di tornare a combattere, capito? Non farò più del male a nessun essere vivente… non userò mai più i miei poteri. Mai più… mai più… mai più >>
 
A quel punto, Kamijou estrasse dalla tasca della sua giacca un pacchetto di sigarette e se ne accese una. La offrì al suo compagno. Accettò l’offerta e la prese. Non ricordava nemmeno più l’ultima volta che aveva fumato, e questo pensiero venne interrotto dall’altro:
 
<< Tu hai aperto il tuo cuore a me, raccontandomi il tuo dolore. Ora è giusto che lo faccia pure io. Come hai notato, non mi piace parlare di Mikoto, ma credo che sia giusto farlo adesso. Ascolta la mia storia… >>
 
****
 
Io e Mikoto eravamo sempre stati legati. Ho sempre saputo di piacerle, ma non avevo mai mosso un dito. Più che altro perché mi piaceva molto stuzzicarla. Tutto cambiò il giorno della battaglia contro i Kihara, dopo che perdemmo la guerra, fuggimmo lontano.
Io, BiriBiri e Shirai Kuroko. Tu non la conosci, ma diciamo che era “L’Araldo della Railgun”
 
 
<< Che? >>
 
<< E’ così che si definiva quella svitata >> rispose con un mezzo sorriso.
 
<< Sembra una cosa da svitati… e da una che sta dall’altra sponda del fiume, se capisci che intendo >>
 
<< Capisco benissimo, e ti assicuro che è come dici tu. Ma fammi continuare >>
 
 
Scappammo il più lontano possibile. Non ricordo esattamente in che regione andammo, ricordo solamente che scappammo in montagna. Ti assicuro, amico mio, che il viaggio con quelle due fu un autentico inferno. Sembravano delle fottute boss mafiose. Kuroko era la personificazione del male. Se la prendeva sempre con me.
Abbiamo iniziato una vita pacifica, lontano da tutto e da tutti. Anche se, di tanto in tanto quando scendevamo in città, aiutavamo le persone in difficoltà o oppresse dai soldati dei Kihara.
Fu proprio in questo periodo che io e Mikoto rafforzammo il nostro legame, un legame iniziato anni fa, consolidato durante la guerra e finito quel giorno. Perché durante la battaglia le salvai la vita, sai? Mi ringraziò dal profondo del suo cuore. Ricordo che ci trovavamo in mezzo al bosco, Kuroko era andata in città, e quella fu l’occasione… ci baciammo. Fu… intenso, dico davvero. Quello era il nostro primo bacio, e cazzo non hai idea di quanto mi manchi.
Quel giorno nacque ufficialmente la nostra storia, ma decidemmo di non dirlo a Kuroko… non subito, almeno e per ovvie ragioni. Glielo rivelammo solo due anni più tardi… e non ti dico le scenate che fece. Ancora sono convinto che cercò di uccidermi nel sonno.
BiriBiri… lei era speciale, Akuma, e nonostante stavamo insieme da ben quattro anni, detestava esternare i propri sentimenti.
Era quando stavamo da soli in casa che si trasformava. Iniziava a coccolarmi come una bambina farebbe col suo oracchiotto di peluche e ti assicuro che quei quattro anni non la resero più matura, al contrario. Era sempre una bambina nell’animo. I baci erano rari, per qualche strana ragione che ancora non capisco, lei preferiva di più gli abbracci e le carezze.
 
Un anno dopo… facemmo l’amore per la prima volta. Il ricordo è ancora vivido nella mia mente, fu l’esperienza più bella della mia vita. Lo facemmo nel cuore del bosco. Eravamo entrambi un po’ agitati, ma lei di più. Se ci penso ancora… mi viene da ridere… continuava a imprecare di fare piano o mi avrebbe evirato.
Anche per lei fu l’esperienza più bella della sua vita. Nonostante vivessimo in un mondo così… orribile… riuscivamo ad essere felici. E tanto bastava.
 
Il tempo passò, finché un giorno… il posto venne assaltato dai Kihara. Precisamente da quella laida puttana di Therestina. Sai qual è la cosa peggiore? Quella Kihara… attaccò la città solamente per arrivare a Mikoto. In qualche modo aveva scoperto che si nascondeva lì.
Non mi tirai indietro, combattei per cercare di proteggere lei e gli abitanti del posto, ma quella stupida Level 5 non voleva scappare. Voleva combattere anche lei, e per Dio non riuscii a farla desistere.
Non so cosa successe… ma nello scontro con Therestina… in qualche modo, Mikoto venne avvelenata. Lo ricordo molto bene.
La ragazza era riuscita ad uccidere quella puttana, ma ormai la città era perduta e il bosco stava bruciando. Noi tre scappammo, ma quando fummo lontani…
 
<< Touma… non mi sento bene >> disse lei e crollò a terra. Io e Kuroko le prestammo subito soccorso, ma eravamo lontani da qualsiasi centro abitato. Non… non c’era più niente da fare. La strinsi tra le mie braccia. Ricordo ancora le sue ultime parole:
 
<< Mi… mi hanno avvelenata… i Kihara… >>
 
<< Risparmia le forze, amore mio. Resisti, troveremo un ospedale. Devi solamente stringere i denti, per favore! >> gridai.
 
<< Non… non ce la farete mai in tempo. Touma, tienimi stretta. Voglio… voglio chiederti un ultimo favore. Tu hai fatto tanto per me negli anni, e io ho cercato sempre di ricambiare ogni cosa. Avrei… avrei voluto così tanto sposarti, sai? Ma non eravamo già sposati nel cuore? Non avevamo pagato una dote di sangue, dolore e solitudine? Il voto più sacro non è forse quello che stringiamo in fondo all’anima? >>
 
Lei tossiva piccole gocce di sangue. Sia io che Kuroko non potevamo trattenere le lacrime, e credo che stavamo tutti e due soffrendo allo stesso modo.
 
<< Che cosa vuoi chiedermi, amore mio? >> chiesi.
 
<< Risparmia la mia agonia. Libera la mia anima mentre ancora canta d’amore per te. Uccidimi, mio amato >>
 
<< NO! NON POSSO! >> Urlai. Non potevo e non dovevo.
 
<< Ti prego… >> con le poche forze che le rimanevano, estrasse la pistola dalla mia fondina e me la mise in mano. << Ti prego, voglio morire serenamente e tra le tue braccia. Touma… ti amo dal profondo della mia anima >>
 
<< Ti amo anche io, Mikoto… >>
 
A quel punto il mio corpo si mosse da solo. Sparai, donandole la morte serena che tanto desiderava.
 
****
 
<< Ed ora conosci la mia storia >> concluse il Level 0.
 
<< Vedo che abbiamo una storia simile. Mi dispiace molto, amico, sul serio. Anche io volevo bene a Mikoto, nonostante il male che le feci.
 
<< Non ti ha mai odiato >>
 
<< Come? >>
 
<< Nonostante l’esperimento, nonostante fosse furiosa con te… non ti ha mai odiato. Perciò apprezzo il tuo conforto, Akuma. Dico davvero >>
 
<< Che ne è stato di Kuroko? >>
 
<< Lei era quella più furente. Non ha mai accettato la morte di Mikoto e mi dà la colpa di tutto. Crede che sia morta per causa mia, che non sono stato capace di proteggerla. E non ha tutti i torti. Mi abbandonò… da allora non l’ho più vista. Seppellii il corpo della ragazza che amavo davanti a quello che rimaneva della nostra casa, per poi non fare più ritorno. Qualcosa dentro di me era morto. L’unica cosa che volevo era vendetta… una dolorosa vendetta per quei maledetti Kihara che me l’hanno portata via. Ho iniziato a uccidere i loro uomini e a rubare i loro equipaggiamenti. E’ così che ho preso le armi, la vettura… ed è così che ho perso il braccio sinistro >>
 
<< Come scusa? >>
 
A quel punto si tolse la giacca e la maglietta, mostrando all’albino il fisico scolpito da anni e anni di lotte, pieno di cicatrici, punti e abrasioni ovunque. Poté notare che il braccio sinistro era completamente meccanico. Un corpo competamente martoriato a causa della sua crociata vendicativa. Non c'era un solo punto in cui la pelle non fosse rovinata o squarciata. Un'altra persona, probabilmente, sarebbe rabbrividita nel vedere quelle ferite cicatrizzate.
 
<< Un’esplosione, se te lo stai chiedendo. Me l’ha costruito Seiri, non è brava solo coi motori sai? Ha perfino installato un mini-gun dentro questo braccio. Se tiro questa cordicella che vedi qui… beh, inizia il divertimento >>
 
<< A proposito di Seiri… le tue mogli, immagino… >>
 
<< Dopo Mikoto, sì. Te l’ho detto, ero diventato un uomo alla deriva. Volevo solo annegare i miei problemi nel sangue, nell’alcool… e nelle donne. Incontrai Itsuwa e, dopo la prima notte, la lasciai. Poi con Seiri, con altre donne… e infine con Misaki. Con lei sbagliai tutto. Sai qual è la differenza? Misaki mi amava troppo… anche più di Mikoto, e io non fui in grado di capirlo. Lo capisco solamente ora, che ne parlo con te e guardo il volto di Akira che dorme. Fu lei a venire da me… disse che aveva trovato il modo di ridarmi i ricordi! Ci credi? Ricordo che, quando riacquistai le mie memorie del passato, mi abbracciò e mi baciò. Iniziammo a vivere insieme e te lo giuro… credevo davvero di poter ricominciare. Misaki era fantastica, sapeva cucinare divinamente e adorava “Everything I Do It For You” di Bryan Adams… diceva che era la nostra canzone. La ballavamo spesso. Ce l’ho ancora tra i CD >> Inspirò col naso. << Però non riuscivo a dimenticare Mikoto. E nonostante avessi fatto l’amore con lei, le avessi detto che l’amavo… fuggii. Scappai via. Non sapevo che fosse incinta, ma a quanto pare… >> poi lanciò uno sguardo sul ragazzo.
 
<< Cazzo amico… senza offesa, ma se io fossi stato Misaki ti avrei dato ben di più di un semplice schiaffo >>
 
<< Lo so, non ho giustificazioni. Sono una merda umana. E tu, con Mugino? Non hai mai finito di raccontare quella storia >>
 
****
 
Come ben sai, quella pazza mi pestò a sangue prima di darsi una calmata. Iniziammo a vivere insieme e all’inizio prendevamo bene le distanze. Io ero diventato quello che ero, e lei era sempre la solita Meltdowner fiera ed orgogliosa.
Ricordo che ci ricoprivamo spesso di insulti, ma in qualche modo ci volevamo bene. Ci raccontavamo tutto finché una notte non decisi di dirglielo. Le raccontai la stessa storia che ho raccontato a te.
Non sembrava troppo sconvolta, anzi, disse che mi capiva… e mi raccontò di Frenda, di come aveva cercato di uccidere anche l’intero ITEM. Lei riesce a capirmi, Touma, riuscì a capirmi come nessuno prima di lei. Anche più di Last Order.
 
<< Quello che hai fatto è orribile, lo capisco benissimo ma… >> ricordo che pianse << Cristo, Accelerator, tu sei un uomo fortunato. Molto fortunato! Non ti accorgi di quello che hai? Hai la bambina che nonostante sappia tutto, riesce a sorriderti! Io invece cosa avevo? Un pugno di mosche, ecco cosa. Non ti sto dicendo di dimenticare, ti sto solo dicendo di non osare auto-commiserarti di fronte a me. E’ una mancanza di rispetto verso tutti quelli come me… appesi al baratro, in attesa di cadere >>
 
Quello che successe dopo fu del tutto naturale. La abbracciai. Non so cosa mi prese, ma non riuscii a fare altro. La abbracciai forte e lei ricambiò stringendosi al mio petto. Piangemmo entrambi quella notte, tirando fuori tutto quello che avevamo dentro. Dopo lo sfogo, ci fissammo negli occhi per un tempo che mi pareva interminabile. Non credo di averle mai visto gli occhi così luminosi. Ci baciammo per la prima volta e dopo… facemmo l’amore. La nostra prima volta. Nessuno dei due era in imbarazzo, o agitato… volevamo solo confortarci a vicenda. Fu meraviglioso, davvero.
Alla fine dell’amplesso, la strinsi a me e le dissi:
 
<< Infondo hai ragione, ma su una cosa ti sbagli: Non hai più bisogno di restare attaccata al baratro perché qualcuno la mano te l’ha già tesa >>
 
<< Sì… >> mi baciò << Mi va bene. Quello che abbiamo fatto… leccarci le ferite… a me sta bene >>
 
E il tempo passò, fino a innamorarci completamente. Ci sposammo in una chiesa diroccata, senza un prete, con Last Order come unica testimone. Ma infondo… ci andava bene così. Stare insieme era ciò che contava. E poi ci trasferimmo nel Chugoku… e il resto lo sai.
 
****
 
<< Beh… ti è andata meglio che a me. Sono felice di questa discussione… sono riuscito a tirare fuori quello che da tempo tenevamo dentro. Grazie, amico, di tutto >>
 
A quel punto il fuoco si spense, senza sapere né come né perché. Touma prese in mano l’accendino, ma non funzionava più. Era come se si fosse bloccato del tutto.
 
<< Ma porca puttana… Ohi, Akuma, ce l’hai una scintilla del cazzo? >>
 
Il vecchio Esper incrociò le braccia al petto e assunse una smorfia strana che Touma non poté vedere. Prese un respiro e rispose:
 
<< No… però ho un cazzo che fa scintille, va bene comunque? >>
 
Il Level 0 si girò completamente e lo guardò negli occhi. Rimasero in silenzio qualche secondo e poi… iniziarono a ridere. Si sedettero insieme e risero di gusto, come mai prima d’ora. Una sana, genuina risata fra due migliori amici… per la prima volta dopo tanti anni. Una risata limpida, che si estendeva nel cielo stellato sopra di loro.

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