Like Brothers di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Fratellone ***
Capitolo 2: *** Cap.2 Separazione ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Fratellino ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Sei il mio piccolo guaio ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Dopo la missione ***
Capitolo 6: *** Cap.6 Punishment ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Le lacrime di Kakaroth ***
Capitolo 8: *** Cap.8 Son of man ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Allenamento ***
Capitolo 10: *** Cap.10 La bugiarda ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Scontro interrotto ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Notte, fratellino ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Vegeta, non morire ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Dragonball ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Vorrei un cucciolo ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Piccolo ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Yamcha ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Crilin ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Lacrime di sangue ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Revelation ***
Capitolo 21: *** Cap.21 You’ll be in my heart ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Incontri/Scontri ***
Capitolo 23: *** Cap.23 Intermezzo ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Sempre più vicini ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Tingo ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Remember ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Gohan ***
Capitolo 28: *** Cap.28 ‘Goku’ ***
Capitolo 29: *** Cap.29 Talk to me ***
Capitolo 30: *** Cap.30 Prima uccisione ***
Capitolo 31: *** Cap.31Mostri ed eroi ***
Capitolo 32: *** Cap.32 Prigioniero dell’orgoglio ***
Capitolo 33: *** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***
Capitolo 34: *** Cap.34 Prigionieri del drago ***
Capitolo 35: *** Cap.35 Febbre notturna ***
Capitolo 36: *** Cap.36 Febbricitanti ammissioni ***
Capitolo 37: *** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***
Capitolo 38: *** Cap.38 Vegeta vuole raggiungere Kakaroth ***
Capitolo 39: *** Cap.39 Lo scontro volge al termine ***
Capitolo 40: *** Cap.40 Vegeta contro Freezer ***
Capitolo 41: *** Cap.41 Addio, fratellino ***
Capitolo 42: *** Cap.42 Il nostro sogno ***
Capitolo 43: *** Cap.43 Tutto bene quel che finisce bene I° parte ***
Capitolo 44: *** Cap.44 Tutto bene quel che finisce bene II° parte ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Fratellone ***
Like
Brothers
Cap.1
Fratellone
La
navicella di Freezer vagava a velocità sostenuta,
sfrecciando
tra i pianeti, girando su se stessa o scendendo in picchiata attraverso
lo
spazio profondo. Superava decine e decine di pianeti di diverse
dimensioni,
alcuni di essi di un solo colore tendente al rosso, al violo o al
verde, altre
volte passando accanto a planetoidi con diverse sfumature. La luce dei
diversi
soli, quasi sempre di un giallo brillante, si rifletteva sulla sua
superficie bianca
cromata. Al contrario non veniva rimandata dalle grandi cupole di simil
vetro,
oscurate dall’interno. Solo l’immensa cupola da cui
guardava il padrone della
navicella, ogni tanto, rimandava alcuni riflessi sulla grande calotta
azzurrina.
Man
mano che si avvicinava a un pianeta, i portelloni
al cui interno si trovavano le zampette di metallo candido, fremevano.
Una
serie di portelloni sferici contenevano navicelle bianche sferiche,
simili a
spore, attivante per la partenza e l’invasione.
Ogni
tanto qualche minuto asteroide si abbatteva sui
fianchi frastagliati, coperti da delle rivestiture simili a titanici
pannelli
di legno, ma resistenti agli urti cosmici.
All’interno
del mezzo si profilavano labirintici
dedali di corridoi di metallo, che si affacciavano si innumerevoli
stanze
chiuse da delle porte automatiche.
Nella
parte più buia e meno illuminata del mezzo si
trovavano i cubicoli adibiti a camere da letto per i saiyan, prive
degli aerosi
bagni del resto del veicolo spaziale.
In
una di queste stanze si rifletteva la fioca luce di
una torcia, abbandonata sul letto adibito anche a tavolo. Nel medesimo
talamo
era seduto il principe dei saiyan, intento a infilarsi la battle-suit
sul corpo
smagrito, ma muscoloso.
Un
piccolo della sua stessa specie correva davanti a
lui, agitando rapidamente le braccia e lasciandosi sfuggire delle
rumorose
risate.
“Vuoi
stare fermo due secondi?
Non
riesco a prepararmi con te che continui a correre
avanti e indietro.
Perché
non vai a infastidire tuo fratello o Nappa?”
domandò
Vegeta. Teneva gli occhi socchiusi e le labbra piegate in una smorfia,
mentre
era intento a infilarsi uno stivaletto.
“Voglio
stare con te prima che tu parta” mormorò
l’altro,
con gli occhi liquidi. La sua voce supplicante risuonò sulle
pareti di metallo
della minuta stanzetta.
Vegeta
sbuffò sonoramente, a pieni polmoni.
<
Odio quando mi fai gli occhioni da cucciolo, non
riesco proprio a dirti di no > pensò, scuotendo il
capo. Facendo ondeggiare
le ciocche more larghe tre dita che componevano la sua frangetta e
muovendo la
punta dei suoi notevoli capelli a fiamma.
“Facciamo
così, moccioso. Puoi accompagnarmi fino alla
navicella. Appena vedi che sta arrivando Lord Freezer, ti sbrighi ad
andartene”
cedette con tono rassegnato.
<
Prima di metterti nei guai o direttamente farti
ammazzare > rifletté.
L’altro
saltellò sul posto, sorridendo, dimenando ritmicamente
la voluminosa coda di pelliccia castana.
Vegeta
finì di prepararsi, si alzò in piedi e gli
sfuggì un sorriso, passandogli una mano tra i capelli e
scompigliandoglieli. Si
allontanò con passo marziale, l’altro lo
seguì, trotterellandogli dietro.
“Fratellone…”
chiamò con voce infantile.
“Io
non sono Radish, perciò non chiamarmi in quel
modo…
Kakaroth…” rispose Vegeta, con tono esasperato.
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Capitolo 2 *** Cap.2 Separazione ***
Cap.2 Separazione
Kakaroth dimenò la coda e piegò di lato il capo,
facendo ondeggiare i capelli a cespuglio, ogni ciocca mora era larga
tre dita.
< Mi avrà ripetuto un’infinità
di volte di non chiamarlo fratellone, come di non coricarmi la notte
insieme a lui perché nel sonno scalcio… Mi basta
ignorarlo > pensò, ridacchiando interiormente.
“Perché Lord Freezer vuole che distruggiamo per
forza i pianeti?
A me non piace combattere. Per questo fai finta che vengo con te anche
se non è vero?
Perché…” cominciò a
domandare parlando a raffica.
< Quando fa così, capisco perfettamente
perché Radish lo accontenta in tutto e quel colosso di Nappa
lo implora.
Oh, ma io non cedo. Mi basterà fare finta di non sentirlo
> rifletté Vegeta. Continuò a proseguire
con passo cadenzato fino alla sua navicella candida, si
voltò e rivolse al più piccolo uno sguardo
glaciale.
Kakaroth si mise entrambe le manine sulla bocca, deglutendo, abbassando
lo sguardo.
< Mi sa che si è davvero arrabbiato >
rifletté. Sbirciò di sottecchi e
guardò l’altro estrarre un telecomando, iniziando
a impostare la navicella sulle coordinate. <… O forse
no. Voleva solo stessi zitto. Teoricamente dovrei chiamarlo:
“principe” o “vostra altezza”,
ma da quando ho memoria lo chiamo solo Vegeta >.
Abbassò le mani e deglutì nuovamente, battendo le
palpebre.
< Ha solo nove anni ed è già alto il
doppio di me alla sua età. Crescendo si farà alto
come Radish.
Finirà che sembrerà lui il più grande,
anche se io ho già quattordici anni.
Dannazione, in questa base sono più alto solo di Guldo e di
Lord Freezer > rifletté Vegeta.
“Lord Freezer ordina, non si chiedono spiegazioni su
ciò che desidera” rispose secco.
Kakaroth giocherellò con il lobo del proprio orecchio.
< Lord Freezer questo, Lord Freezer quello. Non vedo
l’ora che ‘fratellone’ lo sconfigga. Me
lo ha promesso!
Sono stufo lo tratti sempre così male! Non lo fa mangiare,
non lo fa dormire.
Magari se non dividesse con me le sue minuscole razioni di cibo di
nascosto non sarebbe magrissimo. Sono piccolo, non stupido! >
rifletté, corrugando la fronte.
“Finalmente hai deciso di rimanere in silenzio.
Eri perso nei tuoi soliti castelli in aria?
O pensavi al cibo?” domandò Vegeta, aprendo il
portellone della navicella.
“Se ci fossero i castelli in aria mi ci
porteresti?” chiese Kakaroth.
Nell’hangar delle navicelle entrarono Nappa e Radish,
indossavano le tute e avevano gli scouter attivi.
Vegeta si sistemò la frangetta, che gli era finita davanti
agli occhi, dietro l’orecchio.
“Tsk, forse” borbottò.
Kakaroth si aggrappò alla sua gamba e tirò su con
il naso, aveva gli occhi liquidi.
“Non andare di nuovo” piagnucolò.
< Non voglio finisca ancora nella camera rigeneratrice.
Quando torna ogni volta dorme per giorni stremato, ricoperto di ferite.
Penso siano gli altri mercenari a fare i bulli con lui > gemette
mentalmente.
“Non fare i capricci come tuo solito. Ora lasciami andare a
vai da tuo fratello Turles. Capito?” ordinò Vegeta.
Kakaroth gli fece una linguaccia e corse via.
Vegeta scosse la testa e sospirò.
< Vorrei poterti portare via da qui > pensò.
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Capitolo 3 *** Cap.3 Fratellino ***
Cap.3
Fratellino
Vegeta
sciolse le braccia che teneva incrociate al
petto e appoggiò la mano accanto
all’oblò rosso sangue, guardando lo spazio
all’esterno, galassie, stelle e pianeti si susseguivano in
enormi ammassi di
polvere stellare.
<
Mi perdo in quest’oscurità, nera come la mia
anima. Non mi capacito.
Come
uno come me, un mostro che vive nel sangue delle
sue stesse vittime, ha potuto affezionarsi a te? Kakaroth, sei un
cucciolo:
così ingenuo, dalla risata che scalda il cuore. Come fa quel
moccioso ad
appartenere alla mia stessa razza assassina? >.
Espirò rumorosamente
dalle narici.
<
Non assomiglia nemmeno ai suoi fratelli, uno arso
dalla lussuria per ogni donzella, l’altro interessato solo
alle conquiste e
agli stermini.
Radish
che rassomiglia nell’aspetto al padre Bardack,
ma il suo grande cuore è come quello che aveva loro madre
Gine >.
Chiuse
gli occhi.
Vegeta
socchiuse gli
occhi e gorgogliò, dimenando la coda, intorno a lui era
tutto verde. Dimenò la coda
e delle ciocche di capelli neri gli finirono davanti alla fronte
spaziosa.
Il
neonato si dimenava
all’interno della boccia criogenica, tra le bollicine che si
alzavano dal
liquido verdastro contenuto nel vetro insieme a lui.
Un
tubo gli finiva nell’ombelico,
dandogli il nutrimento e sulla bocca aveva appoggiata una mascherina da
cui
veniva l’ossigeno.
Vide
la figura del
piccolo appena nato addormentato nella boccia accanto alla sua.
Kakaroth
era in
posizione fetale, avvolto nella sua stessa coda. Si svegliò
sbadigliando, vide
Vegeta e gli sorrise.
Delle
mani presero
Vegeta dalla sua boccia e Kakaroth scoppiò a piangere, rosso
in viso, allungando
le manine verso il principe.
Le
sue urla svegliarono
Broly in un’altra boccia ancora, anche quest’ultimo
scoppiò a piangere.
Vegeta
riaprì gli occhi.
<
La sua potenza fino a quel momento era stata di
due, ma quel giorno arrivò a un livello tale che Lord
Freezer lo rivalutò.
Volle
prendere alla base anche lui, insieme a me e
Radish. Nappa venne perché aveva il compito di proteggermi.
Da
quello che so dall’esplosione che distrusse il mio
pianeta si salvò anche quel bambino di nome Broly. Solo che
è stato mandato a
fare missioni al limitare dell’universo >
rifletté.
“Tsk, quel moccioso
di Kakaroth non se ne fa niente del suo livello combattivo, non farebbe
del
male nemmeno a una mosca” borbottò.
<
Anche se la sua passione per le sfide cresce di
giorno in giorno, gli basta vedere una goccia di sangue per scoppiare a
piangere.
Umphf,
è inutile. Sono troppo
affezionato a quel moccioso > rifletté.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Sei il mio piccolo guaio ***
Scritta sentendo:
https://www.youtube.com/watch?v=tQObQBzd4vw&start_radio=1&list=RDtQObQBzd4vw
Cap.4 Sei il mio piccolo guaio
Turles sospirò e si
sedette pesantemente sulla sedia di
plastica, davanti al tavolinetto di metallo.
“Su, magia”
ordinò al fratello. La sua fisionomia ricordava
quella di un Kakaroth più grande, ma il giovane era
abbronzato e teneva
un’espressione seccata. La sua battle-suit era nero pece,
quella di Kakaroth
azzurra.
“No” rispose
quest’ultimo, allontanando da sé un piatto
colmo di tofu viola. Il suo stomaco gorgogliava e vedeva sfocato.
“Mangia!”
ordinò Turles, sbattendo un pugno sul tavolo, che
tremò visibilmente.
Kakaroth digrignò i denti,
dimenò la coda e si alzò in piedi
sulla propria sedia.
“No!”
urlò.
Turles indicò il suo
piatto.
“Se non mangi questo,
morirai di fame” lo minacciò.
“Il frutto
dell’albera della vita gli fa male” disse Radish,
appoggiandosi alla parete con la schiena.
“Abbiamo solo quello per
oggi” abbaiò Turles.
“Lo so, altrimenti gli
avrei dato già qualcos’altro”
esalò
Radish, scuotendo il capo.
Bardack si
portò una
sigaretta alle labbra e aspirò, sentendo il sapore di
nicotina.
“Ci
siamo presi tutti
i difetti degli Tsufuru, ma la nostra gente continua a fare la fame.
Cambia il
padrone, ma rimaniamo sempre schiavi” disse.
Osservò dalla finestra e sorrise,
guardando Gine addormentata sul divano.
“A
me piacerebbe
cucinare e non far più morire nessuno di fame”
ammise Radish, piegando in
avanti il capo.
Bardack
consumò la
sigaretta con un paio di aspirate, sbuffi di fumo coprivano il suo
viso. La
gettò a terra e la pestò sotto lo stivaletto.
“Impara
a combattere.
Se non diventi un guerriero, non potrai vivere abbastanza da realizzare
nessun
sogno” lo richiamò.
Il figlio
abbassò lo
sguardo ed annuì.
“Nappa ci
griderà addosso se lo faremo morire di fame e il
principe al suo ritorno ci ucciderà”
ricordò Radish.
Turles si massaggiò la
fronte.
“Odio tornare qui, alla
base di Cooler non ho tutti questi
problemi.
Diamine, ha la testa dura di nostro
padre” si lamentò.
Kakaroth gli fece la linguaccia.
“Ho un’idea, ma
è rischiosa” propose Radish.
“Mi va bene
tutto” borbottò Turles.
***********
Alte piramidi di metallo si alzavano
verso il cielo plumbeo,
puntellate da pesanti nuvole color perla. Brulicanti palazzi della
città
ricoprivano il brullo terreno cinereo.
Vegeta spiccò il volo,
facendo lo slalom tra dei proiettili
laser e con un attacco energetico fece saltare delle barricate dietro
cui erano
nascosti diversi soldati alieni armati, dai capelli che andavano dal
verde
acqua al fucsia acceso.
< Sento la battaglia scorrermi
nelle vene. In questi
momenti mi sento quasi libero, forse perché posso decidere
il destino degli
altri.
Il sangue mi eccita, mi fa respirare.
Avverto una potenza
crescere dentro di me, mi rende superiore e invincibile.
Distruggerò ogni cosa e
non avrò pietà >. Rise sadico,
atterrando tra gli avversari, ne disarmò alcuni,
strappò un fucile con il
braccio del proprietario ancora attaccato, facendosi schizzare il
sangue
addosso, utilizzandolo per sfondare l’addome di altri due
nemici.
< Delirio, follia omicida, le
mie mani è come se si
muovessero da sole… Oh, se mi piace >
pensò. Piegò di lato il capo, facendo
scricchiolare l’osso del collo. < Io sono un sovrano,
il più potente >.
“Io sono
Vegeta-sama!” gridò.
Le carcasse dei nemici morti si
ammonticchiavano per terra,
insieme alle loro armi.
La
luce dell’unico
sole illuminava a fatica l’ambiente di radiazioni azzurrine.
Vegeta si abbassò
schivando una gomitata diretta alla sua
fronte spaziosa, saltò evitando dei proiettili laser e il
suo scouter iniziò a
tremare.
“Ma
cos…” si chiese.
Raggiunse un nemico con un calcio
alto al mento e si diede
la spinta, fece una capriola in volo all’indietro e
atterrò ritto in piedi.
< Questa è la prima
volta che Lord Freezer mi disturba
mentre sono intento a conquistare un pianeta > pensò.
Fece ondeggiare la
testa a destra e a sinistra, schivando i pugni del nemico diretto al
suo viso.
Ne raggiunse un altro con una spallata e balzò,
atterrò alle spalle di uno di
quelli con la pistola laser e gli spezzò l’osso
del collo.
< Non posso ignorarlo, o al
mio ritorno rischierò una
punizione… Aspetta, la frequenza non sembra la sua. Radish?
> si chiese,
attivandolo.
“Chi diamine
è?!” gridò.
“Fratellone!”
l’urlo di Kakaroth lo assordò. Fu raggiunto da
un pugno allo stomaco, sputò sangue, ma balzò
sulle spalle di un altro nemico,
piegato verso di lui e vi fece una capriola, nascondendosi dal primo
aggressore
dietro di lui.
“Moccioso, ti sei fatto
male?” domandò Vegeta, sentendo
Kakaroth singhiozzare.
< Dovrei chiudere,
ma… Non posso lasciarlo piangere a
questo modo > pensò.
L’avversario che aveva
utilizzato come trampolino cercò di
tagliargli la gola con una lama, il principe dei saiyan lo
afferrò ai lati del
viso, obbligandolo ad abbassarsi, e gli spaccò la testa con
una testata.
Graffiandosi a sua volta la pelle a sangue.
“Ho
fameee! Turles
è cattivo. Mi nasconde un ‘brutto
frutto’ in mezzo al cibo” strepitò.
Vegeta utilizzò le braccia
per parare le raffiche di calci e
pugni di tre nemici in una volta sola.
“Passamelo”
ordinò duro.
“Principe! Non abbiamo
altro e…”. Iniziò a piagnucolare
Turles.
“Non volevamo disturbarvi,
ma non abbiamo altre idee” gli
parlò di sopra Radish. Di sottofondo si continuava a sentire
Kakaroth
piagnucolare.
Una venuzza iniziò a
pulsare sulla fronte di Vegeta.
< Come se Lord Freezer e i
suoi mercenari non bastassero,
mi devo sopportare anche questi idioti. Ci manca solo Nappa >
pensò Vegeta.
Spezzò il braccio di un nemico che gli stava puntando contro
il fucile e lo
utilizzò per sparare ai nuovi soldati che lo stavano
raggiungendo.
“Basta così!
Turles, non puoi mangiare solo quella robaccia
e non puoi darla anche a Kakaroth!
Sono convinto che possiate rubare
qualcosa dalle cucine”
ordinò.
< Con voi non sono severi come
con me. Sanno che non ci
sono e non mi potrete passare niente > rifletté.
“V-va
bene…” biascicò Turles.
“Ci proveremo”
gemette Radish.
“Per l’amore
degli dei. Com’è possibile che un intero
esercita non posso fermare un ragazzino!” gridò un
generale. Sul doppiopetto
della sua divisa militare verde acido aveva una serie di medaglie
luccicanti
appuntate.
“Io non sono un ragazzino e
non voglio essere disturbato
quando ‘parlooo’!” sbraitò
Vegeta. Balzò e gli comparve davanti con la
supervelocità. Allungò il braccio davanti a
sé e lanciò un attacco energetico,
il generale si trasformò in cenere.
“Tutto bene?”
chiesero preoccupati i tre figli di Radish.
Vegeta si mise a correre su una delle
piramidi metalliche e
si fermò arrivato in cima, appoggiandosi la mano sullo
scouter.
“Sì, un
moscerino” li rassicurò. Da lì
iniziò a fare piovere
una serie di ki-blast dorati. “Se dovessero esserci troppe
guardie, fatemelo
sapere. Sulla via del ritorno caccerò qualche animale e ve
lo porterò già
arrosto”.
“Grazie,
fratellone!” gli disse Kakaroth, con tono festante.
“Non
c’è bisogno di fare tutti questi capricci e non
chiamarmi
fratellone” ribatté secco Vegeta.
“Sì,
fratellone” rispose Kakaroth.
Vegeta sospirò, guardando
i nemici cadere uno dopo l’altro,
in una serie di esplosioni, tra lontane grida confuse.
“Sei il mio
‘piccolo guaio’, Kakaroth” ammise. Un
ghigno si
dipinse sul suo viso.
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Capitolo 5 *** Cap.5 Dopo la missione ***
Scritto
con il prompt de ‘I prompt del lunedì’.
Prompt:
- Tornado.
Cap.5
Dopo la missione
Guldo
guardava un piccolo oggetto dorato che teneva nella manina
grassoccia, dalla pelle verde, con tutti e quattro i suoi occhi, che
brillavano
maligni.
“Sei
diabolicamente geniale, mi piace” disse. Scoppiò a
ridere e il grasso
adiposo del suo corpo minuto tremò viscido al movimento.
Dodoria
affondò le mani nel suo ventre ancor più lardoso,
mentre la luce
elettrica faceva risplendere gli spuntoni del suo corpo roseo.
“Sarà
proprio un bello scherzo” gli fece eco. Le sue labbra carnose
erano
piegate in un ghigno.
“Oh,
il nostro signore lo ucciderà” gongolò
l’altro alieno.
<
Non credo che lo farà, altrimenti noi tutti, lui compreso,
perderemmo
il nostro divertimento preferito > pensò Dodoria.
“Sarà
un giochetto da ragazzi forzare la sua porta, con la mia tessera di
alto livello possiamo entrare in qualsiasi stanza voglia, anche se
sigillata”
si vantò.
******
Kakaroth
si divincolò tra le braccia di Turles, dibattendo i piedi.
“Che
bello!” gridò. Dimenò le mani,
sorrideva con gli occhi chiusi e
dimenava la coda. “Finalmente è
arrivato!” strepitò.
Turles
perse la presa, mentre il fratellino gli si arrampicava sulla
spalla.
“Datti
una calmata, piccolo ‘tornado’” si
lamentò.
La
navicella candida atterrava nello spiazzo accanto alle altre si
aprì,
lasciando uscire degli sbuffi di fumo.
Vegeta
uscì fuori, con un sospiro di sollievo.
Kakaroth
spiccò il volo e levitò fino a lui, atterrandogli
davanti.
“Aspetta,
dove vai?!” gridò Radish, correndogli dietro
insieme a Turles.
Vegeta
guardò i figli di Bardack e si massaggiò il collo.
“Tsk,
deduco che Nappa non sia ancora atterrato”
borbottò.
Turles
schioccò la lingua sul palato.
“Mio
fratello è stato una peste, ma chiamami quando hai bisogno
di aiuto. È
un concentrato di allegria, questo piccolo tornado” disse.
“Prendimi!”
gridò il bambino e saltò al collo di Vegeta.
“Sì,
tornado è la parola giusta” disse Vegeta. Si
sedette sulla sua
navicella, appoggiandosi allo schienale morbido e se lo
appoggiò sulle gambe.
“Ora
io devo tornare da Cooler” disse Turles.
Vegeta
gli fece un cenno di saluto.
“Vieni,
ti accompagno, così intanto loro aspettano Nappa”
disse Radish, seguendo
Turles.
Vegeta
sbadigliò e socchiuse gli occhi.
Kakaroth
gli appoggiò la testa sulla spalla, avvolgendogli la coda
intorno
al suo braccio muscoloso.
“A
proposito di tornadi… Sul pianeta ce ne sono stati
tantissimi! Li ho
visti tutti attraverso l’oblò. Mi hanno fatto
venire fame.
Il
tuo piano era fighissimo e ha funzionato e…”.
Iniziò a raccontare,
gesticolando, parlando abbastanza velocemente da mangiarsi alcune
parole.
"Tsk" rispose Vegeta.
Kakaroth
incrociò le braccia al petto e sbuffò.
“Tu
non mi stai ascoltando” si lamentò.
“Umh?”
chiese il principe dei saiyan. Si mise una mano davanti alla bocca e
sbadigliò rumorosamente.
Kakaroth
gli passò la coda dalla peluria castana sotto il naso,
facendolo
starnutire.
“Ascoltami!”
piagnucolò.
Vegeta
si passò la mano tra i capelli mori a fiamma.
“Parlavi
di… Di un tornado, forse? Mnh…
Scusa, Kakaroth, sono stanco. È stata una missione
impegnativa, ho viaggiato a
lungo perché l’hanno allungata solo a
me…” chiese. Gli occhi arrossati gli si
chiudevano e la testa gli cadeva in avanti.
< Non si è neanche arrabbiato… >
pensò Kakaroth, mordendosi l’interno della
guancia.
“Scusa,
ma in questo posto mi annoio” mugolò, aveva gli
occhi lucidi.
Vegeta
gli ticchettò con l’indice sulla punta del naso.
“Questo
perché sei un ‘moccioso’” lo
punzecchiò. Ghignò sentendo l’altro
mugolare.
“Non
è vero” borbottò Kakaroth. Gli fece la
linguaccia.
“Sì,
invece… Arma segreta!” gridò Vegeta,
facendogli il solletico. Il bambino
rideva fragorosamente, dimenandosi, mentre l’altro gli
solleticava la pancia e
sotto le ascelle.
"Basta, basta! Ahahahah… Mi
arrendo. Ahahah"
implorò,
tra le risate.
Vegeta
lo fece sedere diritto sulle sue gambe e gli scompigliò i
capelli.
“Ora
lasciami riposare, ok?” gli chiese.
Kakaroth
annuì e si accoccolò sopra il suo petto, Vegeta
lo strinse tra le
braccia e gettò indietro la testa, addormentandosi.
Nappa
li trovò appisolati all’interno della navicella,
la chiuse
sorridendo, lasciandoli riposare.
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Capitolo 6 *** Cap.6 Punishment ***
Cap.6 Punishment
Vegeta si chinò, arcuando
la schiena, appoggiò un ginocchio
per terra e adagiò la mano, coperta dal guanto candido,
sull’altro, tenendo lo
sguardo basso.
“Lord Freezer, abbiamo
portato a termine la missione sul
pianeta Sherth” disse con tono atono.
Nappa era inchinato alle sue spalle,
i muscoli in tensione,
si teneva sollevato facendo leva con un pugno sul pavimento.
“La popolazione si
è arresa completamente in un solo giorno
di combattimento” spiegò il principe dei saiyan.
< Sento l’ira
scorrermi dentro le vene… > pensò Vegeta,
alzando di sottecchi lo sguardo sul dittatore.
Le labbra viola di Freezer piegate in
una smorfia, sulla
pelle violetta si erano andate a delineare delle rughe di espressione
ed i suoi
occhi rossi brillavano nella penombra.
< So di dover cedere,
altrimenti mi metterei in una
situazione scomoda, ma la rabbia mi acceca anche al solo pensiero di
piegarmi a
lui, figuriamoci quando devo, a conti fatti, realmente inginocchiarmi
ai suoi
piedi. Odio dovermi sottomettere ad un essere così
spregevole, anche se ci ha
comunque dato un posto dove stare dopo l’esplosione del
nostro pianeta natale
> rifletté il principe dei saiyan.
“Oh, ma dici
davvero?” sussurrò Freezer. Si portò
due dita
alle labbra e le sfiorò, sporgendole, mentre assottigliava
gli occhi. “Bravi…”
li canzonò. Ghignò e allargò le
braccia, mostrando i palmi, mentre la punta candida
della sua coda si ergeva da sotto il sedile volante, in mezzo alle sue
gambe.
Zarbon incrociò le braccia
al petto, ergendosi accanto al
trono levitante, dall’altro lato del dittatore spaziale si
trovava Zarbon, che
si stringeva l’addome rigonfio, trattenendo a stento
l’ilarità.
“…
Però non crediate che questo possa soddisfarmi”.
Aggiunse
Freezer, guardandosi le unghie nere, laccate e aguzze.
Nappa si lasciò sfuggire
un basso verso, simile a un ringhio.
“Cosa volete
dire?” domandò Radish, alzando di scatto il
capo con aria sorpresa.
Vegeta serrò le labbra.
< Strano, sembra sospettoso
> rifletté.
Freezer schioccò le dita,
indicò Zarbon e spostò il dito
fino ad indicare i saiyan davanti a lui, dall’altra parte del
salone,
rischiarato dalla luce violetta delle lampade elettriche.
“È stato trovato
questo nelle tue stanze, Vegeta” disse
Zarbon, alzò la mano e mostrò, adagiato sul
palmo, un pomo d’oro.
“Sì, uno dei
tesori del nostro adorato Lord Freezer. Volevi
rubarlo, vero?” domandò Dodoria, leccandosi le
labbra.
Radish impallidì.
“Questa è una
sporca calunnia” ringhiò Nappa, Vegeta lo
zittì con un cenno della mano.
< Nessuno è tanto
stupido da derubare un conquistatore
potente come Freezer e lui lo sa. Sta credendo a questa farsa soltanto
per
potersi divertire alle mie spalle, ma se il pensiero lo avesse davvero
sfiorato, sarei già morto > pensò.
Corrugò la fronte, vedendo Zarbon piegare
le labbra in un sorriso, le iridi color oro gli brillavano.
“Non dovevate tentare di
derubare il nostro signore” disse
con voce vellutata, ma con un tono canzonatorio.
“Sì che ti dai
sempre tante arie come guerriero, ma sei solo
uno sporco ladro” disse Zarbon. Le spesse membrane viola
sotto i suoi occhi,
dalle iridi nere porcine, si gonfiarono vibrando.
< Non devo perdere la testa.
Freezer vuole semplicemente
punirmi. Sa che agogno la vendetta nei suoi confronti e gli piace
umiliarmi
proprio per questo, inoltre, infliggendomi una pena pubblica,
servirò da monito
per eventuali infrazioni future. Per non parlare che questi castighi
sono molto
spettacolarizzati, e si rivelano un’ottima distrazione nella
noiosa routine dei
mercenari > rifletté Vegeta.
Freezer accentuò il
sorriso mostrando i denti bianchi, con
la coda recuperò l’oggetto dalla mano di Dodoria.
“Zarbon, sono convinto che
per te sia un gioco da ragazzi…”
sussurrò
mellifluo.
Vegeta vide un lampo e un dolore
lancinante lo colse, mentre
del sangue schizzava tutt’intorno.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Le lacrime di Kakaroth ***
Cap.7 Le lacrime di Kakaroth
Jeeth si piegò in avanti e
afferrò Kakaroth da sotto le
braccia, sollevandolo.
“No, non andare,
è pericoloso” disse.
Il piccolo saiyan dimenò
la coda dalla folta peluria castana
e gli tirò un calcio al bacino, facendolo gemere.
Jeeth cercò di
trattenerlo, mentre l’altro si dimenava.
“Vegeta!”
sbraitò il piccolo, singhiozzando. “Stava urlando,
è in pericolo!”. Tirò i capelli bianchi
del maggiore, strappandogliene
dolorosamente una ciocca.
Jeeth assottigliò gli
occhi e sospirò pesantemente.
“Lord Freezer potrebbe
decidere di ucciderti, è pericoloso”
lo richiamò.
“VOGLIO… IL
MIO… FRATELLONE!” gridò Kakaroth.
Incrementò la
sua aura, Jeeth perse la presa venendo sbalzato all’indietro
dall’energia, Kakaroth
atterrò e si mise a correre.
Entrò nel salone, mentre
Lord Freezer usciva fuori
sbadigliando. Zarbon, malconcio e zoppicante, portava con
sé, sostenendolo
sulle spalle, un ferito Dodoria.
Nappa nascose con il suo corpo
ricoperto di sangue quello incosciente
di Radish.
Il bambino notò Vegeta
steso a terra, in una pozza di sangue
e gli si avvicinò con gambe tremanti. Kakaroth ansimava,
trafelato, gli occhi
arrossati e il battito cardiaco accelerato.
S’inginocchiò accanto a Vegeta e lo
scosse, sporcandosi di sangue.
“Perdonatemi, mi
è sfuggito” disse Jeeth, affacciandosi.
Nappa raggiunse il bambino e gli
coprì gli occhi con la
mano.
“Sì, forse
è tempo che tu cominci a vedere queste cose”
sussurrò,
mentre Kakaroth scoppiava a piangere, singhiozzando rumorosamente.
Jeeth guardò Vegeta, i
segni delle frustate della coda di
Freezer sulla schiena e tagli profondi in tutto il corpo.
“Diamine, come lo ha
ridotto…” esalò.
Nappa gli porse Kakaroth e Jeeth se
lo strinse al petto.
“Freezer ha ordinato di non
curarlo nella vasca
rigeneratrice, vuole che rimangano le cicatrici. Questa è
una punizione che
voleva incidergli profondamente nella carne” disse.
********
Nappa osservò la
fasciatura sul suo braccio passare da
bianca a rossa, impregnandosi del suo sangue.
< Mi è andata di
lusso, Dodoria poteva farmi a pezzi.
Radish è finite in coma due giorni per quante ne ha prese da
Zarbon, anche se
quei due galoppini di Freezer se ne sono pentiti. Ci hanno
sottovalutato,
considerato deboli e non pericolosi, e l’hanno pagata per
questo, li abbiamo
gonfiati di botte > rifletté. Strinse le labbra e le
fece sbiancare. < Il
principe d’altro canto …>.
Nappa sospirò pesantemente
e scosse il capo, la coda stretta
intorno alla vita. “… Ancora non sappiamo se
sopravvivrà. Forza, mio piccolo
Vegeta” sussurrò con voce roca.
********
Zarbon era intento a camminare nel
corridoio, si fermò
vedendo Kakaroth accucciato davanti alla porta metallica di Vegeta,
sigillata. Teneva
le ginocchia strette al petto, aveva le labbra strette e gli occhi
arrossati,
ma lo sguardo deciso.
Zarbon si massaggiò il
petto ed espirò rumorosamente.
Un bambino
tozzo dalla
pelle verde stava accucciato davanti a una porta, il viso butterato da
rana e
gli occhi liquidi.
“Mi
dispiace, non c’è
l’ha fatta” disse il dottore.
Il piccolo
Zarbon si
alzò in piedi, tremando.
“Ha
chiesto di te fino
alla fine, ti doveva voler molto bene… Però
sapeva di non avere scampo sfidando
King Cold ” sussurrò il medico.
“Io
sarò bellissimo
per entrambi!” gridò il mercenario, correndo via.
Zarbon
s’inginocchiò vicino a lui.
“Cosa fai qui?”
gli domandò.
Kakaroth tirò su con il
naso, strofinandovi contro il dorso
della mano.
“Radish non mi fa entrare,
dice che deve riposare, ma io…
Voglio andare dal principe” disse, alzandosi in piedi e
serrando i pugni.
Zarbon corrugò la fronte.
< Forse vederlo farebbe bene
anche a Vegeta. My Lord
Freezer voleva soprattutto punirlo a livello psicologico, prima che
fisico, il ‘fratellino’
potrebbe essere la cura migliore > rifletté.
“Radish è
gentile, mi abbraccia, ma Nappa ha detto che posso
vedere le cose brutte adesso. Sono grande” disse Kakaroth,
gonfiando il petto.
Zarbon utilizzò il suo
passepartout e gli aprì la porta.
“Fila dentro, ti
chiuderò io” lo invogliò e
guardò il saiyan
obbedire.
Il bambino si avvicinò al
letto.
Vegeta era sdraiato a faccia in su,
era pallido e respirava
a fatica, era quasi completamente fasciato.
Kakaroth s’issò
sul letto e, accoccolandosi accanto a lui
con attenzione, si rannicchiò. Pianse silenziosamente e si
addormentò
singhiozzando, le lacrime scivolavano sul suo viso.
“Ti prometto che, quando
sarò grande, ti difenderò io da
quel mostro” promise nel sonno.
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Capitolo 8 *** Cap.8 Son of man ***
Capitolo ispirato alla canzone Son of
man di Phil Collins,
soundtrack di Tarzan.
Cap.8 "Son of man"
"Ka-Kakaroth, aspettami…
una buona volta" urlò un
giovane uomo, ansimando, socchiudendo i suoi occhi intensi, dalle
profonde
iride color ossidiana. I suoi capelli a fiamma erano neri come la
notte, ed
ondeggiavano ai suoi movimenti.
< Assurdo come il tempo cambi
le cose, un tempo ero io
quello che distanziava in velocità quel
‘mocciosetto’ ed ora gli sto dietro a
malapena. È rapido come il vento e gli sto dietro con il
fiato corto >
pensò.
"Muoviti, "fratellone". Lo devi
vedere!!" lo spronò il più giovane.
Il bambino
si passò le
mani nella zazzera di capelli mori, sporca di terra e rametti, anche di
fango
violetto.
“Era
bello il nostro
pianeta?” domandò, mentre delle ciocche
aggrovigliate gli coprivano il viso
tondo.
Vegeta era
seduto al
suo fianco, un ginocchio piegato e l’altra gamba distesa per
terra, aveva lo
sguardo perso nel vuoto, mentre fissava l’oscurità
spaziale sopra di lui.
“I
saiyan erano
davvero più forti?” chiese Kakaroth,
saltellandogli intorno.
“Certo”
disse Vegeta.
Si voltò verso il più piccolo ed
utilizzò la manica della sua tuta per pulirgli
il visetto. “Un giorno sarai anche tu il più forte
e crescendo diventerai anche
saggio. Datti solo tempo”. Gli accarezzò la spalla.
Kakaroth
chiuse gli
occhi e ridacchiò.
“Un
giorno sarò più
forte di te” promise, mentre Vegeta gli scompigliava i
capelli.
“Intanto
cresci” gli
rispose.
Vegeta si posò una mano
sul fianco e respiro affannosamente,
socchiudendo gli occhi.
< Il suo viso è
rimasto lo stesso di quando era bambino,
ma… Ormai il suo corpo è da uomo, è
riuscito a farsi più muscoloso sia di
Radish che di Turles.
Però… per me
resta sempre piccolo, ma si capisce che
paragonarlo fisicamente a quel colosso di Nappa ormai è solo
una scusa >
pensò, evitando d’inciampare in una roccia che
fuoriusciva dal terreno.
“Possibile
che con
Turles tu debba sempre fare i capricci?” domandò
serio il principe dei saiyan,
mentre il bambino gli rivolgeva un sorriso monello.
“Lui
è antipatico”
borbottò Kakaroth.
<
Deve essere
difficile non avere tuo padre accanto, non hai nessuno a guidarti o a
prenderti
per mano. So cosa vuol dire, ma abbi fede. Comprendi questo mondo con
una
gentilezza e un’attenzione che a me mancano.
Vedrai,
passerai
dall’essere un ragazzo all’essere un uomo senza
neanche accorgertene > pensò
Vegeta.
Notò che Kakaroth si era
arrestato e accelerò il passo.
< Oh, non pensavo tu avessi
una tale predisposizione per
la battaglia. Col la crescita hai ottenuto il potere per essere forte,
ma forse
è proprio perché sei saggio che non vuoi
combattere. Ormai potrei portarti in
missione con me, non ti devi più nascondere da Radish,
ma… Così dolce e timido
come avrei potuto farti vivere una vera battaglia? Preferisco lasciarti
libero
di a scorrazzare per lo spazio, girovagando da solo con la tua
navicella, per
raggiungermi solo quando ti chiamo una volta finito >
pensò.
“Quando ho scoperto questa
cosa, ho pensato che dovevo
assolutamente fartelo vedere!” lo chiamò Kakaroth.
“Adesso arrivo!”
gridò Vegeta.
Vegeta si
lasciò
cadere pesantemente su una roccia, il tanfo del sangue e dei vari
focolari gli
pungeva le narici. I corpi puntellavano il prato fiorito, i loro occhi
bianchi
lo fissavano senza vederlo.
Vegeta
notò una
farfalla e allungò la mano, coperta dal guanto sporco di
sangue, verso di lei.
< Mi
ricorda quello
strano moccioso che è cresciuto con me, una cosa
così pura nata e cresciuta
nella battaglia > pensò.
< Incredibile come il suo
cuore, rinchiuso nel corpo di
un saiyan, riesca ad essere così puro >
rifletté Vegeta, riuscendo a
raggiungere Kakaroth.
"Tsk. Si può sapere cosa
c'è in questo insulso pianeta,
insignificante e disabitato, di tanto importante da meritare
l'attenzione del
principe dei saiyan?"chiese altezzoso. Si mise ritto a fatica,
respirando
affannosamente e ingoiando aria per riprendere fiato.
"Alza gli occhi e lo vedrai" rispose
Kakaroth con
tono sognante. Vegeta alzò il capo e spalancò la
bocca con aria sorpresa. Una
pioggia di stelle cadenti si susseguivano nel cielo rosso fuoco.
“C’è
da rimanere a bocca aperta, vero?” domandò
Kakaroth.
Vegeta deglutì.
“Tu-tutto qui?”
dissimulò la sua sorpresa.
"Non mi sarebbe piaciuto vedere di
nuovo questo spettacolo
senza di te, "fratellone"" disse Kakaroth, sorridendo solare.
"Non chiamarmi "fratellone""
ripeté il
maggiore per abitudine.
< Sei l’unica
persona che si preoccupi così tanto per me,
ma non mi sarei ugualmente aspettato queste parole da te.
Il tuo spirito s’innalza,
liberalo. Un giorno camminerai a
testa alta con orgoglio >.
"Umphf. Ora andiamo, Nappa e tuo
fratello ci staranno
aspettando" disse guardando da tutt'altra parte, i suoi occhi erano
diventati lucidi.
"Sai, non accade spesso questo strano
fenomeno. Pensavo
che per esaudire il mio desiderio più grande ci sarebbero
volute tantissime
stelle cadenti" disse Kakaroth, parlando così velocemente da
mangiarsi
alcune parole.
"Desiderio?" domandò
confuso Vegeta.
"Non te lo dico o non si
avvererà" rispose il più
giovane, facendo una linguaccia e ricominciando nuovamente a correre.
"Stavolta non mi batti!" urlò, allontanandosi rapidamente.
"Tsk, se vinci e solo
perché non mi abbasso ad un
livello infantile come il tuo, "moccioso"!" gli urlò il
principe,
correndogli dietro.
< Vegeta,
continuerò ad allenarmi senza tregua, riuscirò
un giorno ad eguagliare gli allenamenti infernali in cui ti sottoponi
tu. Un
giorno ti difenderò, sconfiggerò Freezer e
libererò te e gli altri, me stesso
compreso.
La speranza nel mio cuore
sarà l’ultima cosa che morirà >
pensò Kakaroth, il vento gli sferzava il viso e
ridacchiò, saltando.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Allenamento ***
Cap.9
Allenamento
Figlio
d'uomo, un uomo col tempo sarai.
"Basta.
Io sono
distrutto. Tocca a te Radisch"
mormorò
Nappa, inginocchiato sul pavimento, mentre grandi gocce di sudore
colavano dal
suo viso.
"No,
per favore. Per
oggi ho già preso la mia razione di batoste" rispose Radish,
con un movimento
deciso della testa, negando.
<
Io e il principe
siamo cresciuti insieme. Sin da piccoli ho cercato di essere alla sua
altezza,
volevo fare il duro per rassomigliargli. Al contrario di Kakaroth, sono
sempre
stato la sua ombra, grato che mi avesse preso nella sua squadra
speciale,
quando ancora avevamo un pianeta da bambini.
Ci
si aspettava che
avrebbe dimostrato una potenza senza eguali crescendo, così
è stato.
Non
avrei mai pensato che
mi avrebbe continuato a rispettare abbastanza da permettermi di
confrontarmi
con lui, nonostante il divario di capacità >
pensò.
“Tsk,
non siete riusciti
a durare nemmeno cinque minuti, sommando il tempo di
entrambi” si lamentò
Vegeta. Li troneggiava in volo, con le braccia incrociate.
Kakaroth,
sulla porta,
scodinzolò, sorridendo.
“Posso
allenarmi io con
te?” domandò.
Vegeta
inarcò un
sopracciglio, voltando il capo.
“Umphf,
richiesta
insolita” borbottò.
Radish
aiutò Nappa a
rialzarsi ed entrambi raggiunsero un angolo della stanza, accasciandosi
per
terra.
“Ti
prego” implorò
Kakaroth, gli occhi liquidi e le mani giunte.
Vegeta
roteò gli occhi e
atterrò.
“Muoviti”
cedette.
Kakaroth
partì all’attacco
con un pugno e Vegeta lo schivò, spostandosi lateralmente.
Ci fu uno scambio di
colpi, un ghigno adornava le labbra del principe dei saiyan, mentre un
ampio sorriso
di sfida splendeva sul volto del più giovane.
“Si
vede subito che il
principe è il più forte. Soprattutto
perché più che un allenamento sembra un
combattimento in piena regola” bisbigliò Radish.
“Kakaroth
sta crescendo,
migliora ogni giorno di più. Mi sorprendono le sue
capacità.
Non
era stato cresciuto
dai tuoi genitori in casa per il suo basso livello
combattivo?” domandò Nappa.
Radish
si grattò la
guancia.
“Uh?
Sì, era proprio una
vergogna da molto piccolo” sussurrò.
<
In realtà è il
contrario, aveva una potenza eccessiva per una terza classe. Io sono
nato
normale, lui no, nostro padre voleva solo proteggerlo. Persino Turles,
che
arrivava quasi a pareggiare con una seconda classe, è nato
con un potenziale
minore > rifletté.
Vegeta
parò un pugno di Kakaroth
con una mano e lo allontanò con una gomitata, sentendolo
gemere.
“Direi
che non posso
limitare a giocare contro di te, moccioso” disse, udendo
Kakaroth ridacchiare.
<
Con il tempo ti sei
fatto ben più alto di me, mi duole ammetterlo, ma
probabilmente finirai per
superarmi anche nella forza. Ho sempre desiderato essere il migliore,
seguendo
il destino che mio padre aveva tracciato per me, ma… Tu sei
come un fratello
minore per me e vederti diventare un combattente provetto mi riempie di
orgoglio.
Però
non credere, sarò io
il primo a divenire supersaiyan! > promise mentalmente Vegeta.
Kakaroth
utilizzò le
braccia per parare una serie di colpi diretti al viso,
saltellò sul posto e
balzò, si mise in posizione di combattimento.
<
Le arti marziali
sono un modo di vivere, quello che t’insegnano ti scorre
nelle vene.
Sto
utilizzando il tempo
che Vegeta mi lascia, durante le missioni, per scandagliare tutte le
rotte solitamente
non seguite per le conquiste. Mi sto facendo insegnare tutto il
possibile da
guerrieri di diverse razze, ogni singola tecnica insolita mi
è cara.
Non
ho dimenticato la
promessa di liberarci, fratellone. Tieni solo duro >
pensò.
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Capitolo 10 *** Cap.10 La bugiarda ***
Scritta
sentendo: Nightcore
- He's a Pirate; https://www.youtube.com/watch?v=wkPCj9C1Ad4,
Cap.10
La bugiarda
"So
danzare in duello la danza del crudo
Ares" (Iliade libro VII).
<
Che sonno… >
pensò Vegeta, sbadigliando. La testa gli ciondolava in
avanti, si raddrizzò la
maglietta e sbadigliò più forte, aveva gli occhi
cerchiati da profonde
occhiaie. Si accorse, battendo le palpebre lentamente, di aver messo un
guanto
storto e lo indossò nuovamente. Lo scricchiolio dei suoi
stivaletti risuonava
nel corridoio, i suoi vestiti erano sporchi di sangue.
Si
fermò, trovandosi
davanti una figura che gli bloccava il passaggio.
Zangya
lanciò in aria una
moneta dorata e l’afferrò al volo, piegando di
lato il capo, facendo ondeggiare
i suoi orecchini che rifletterono la luce elettrica delle lampade, i
lunghi
capelli arancioni le ondeggiavano morbidi dietro le spalle sottili.
Vegeta
corrugò la fronte,
trovandosela davanti, la sua figura si rifletté nel vetro
rosso dello scouter
di lei.
“Ho
sentito dire che il
tuo livello di potenza sta aumentando. Vuoi diventare una spina del
fianco per
l’élite come noi?” domandò.
Sporse le labbra piene e socchiuse gli occhi.
Vegeta
guardò la
cicatrice sul ventre di lei, lasciato scoperto dai vestiti succinti e
assottigliò
gli occhi.
“Tsk.
La tua squadra non
varrebbe niente senza tuo marito. Persino tuo figlio non è
alla sua altezza”
disse gelido. Fu costretto a saltare indietro, quando lei fece partire
dei fili
tagliente di energia dalle sue dita affusolate, cercando
d’imprigionarlo.
“Noi
siamo come dei”
sibilò.
Vegeta
balzò, facendo una
capriola in aria, e si mosse, riuscendo a passare tra i fili,
scivolò lungo la
parete e concentrò la sua aura nella mano. Con delle piccole
sferette di
energia dorata a scoppio ritardato riuscì a distruggerli.
“Magari
il tuo uomo, voialtri
siete dei deboli. In compenso la sua potenza è direttamente
proporzionale al
palco di corna che gli metti” la derise Vegeta.
Zangya
cercò di
raggiungerlo al viso con uno schiaffo, ma Vegeta le fermò la
mano.
“Forse
ti ho fraintendo.
Stai cercando di provarci, ragazzino?” domandò
l’aliena con tono provocante. Si
piegò in avanti, facendo ondeggiare i seni sodi.
Il
viso di Vegeta divenne
bluastro, mentre indietreggiava.
“Voglio
essere il
migliore per me stesso, non certo per avere le attenzioni di una come
te”
ringhiò il principe dei saiyan.
Zangya
si allontanò la
frangetta dal viso, mentre con l’altra mano gli risaliva il
fianco sotto la
maglia blu della battle-suit.
Vegeta
fece un altro paio
di passi indietro, fino a sbattere contro la parete con un suono
metallico.
“Stai…
lontana…” sibilò.
“Sei
giovane, aitante, magari
se riesco a dare un freno alla tua lingua, potresti rivelarti una buona
compagnia. Chissà che tipo di amante sei” disse
Zangya.
Vegeta
le fermò la mano,
allontanandola da sé e un rivolo di sudore gli
scivolò lungo la guancia, quando
la donna cerco di afferrargli la coda.
“Urca…
Non ti vergogni,
potrebbe essere tuo figlio come età”. La voce di
Kakaroth risuonò nel
corridoio.
Vegeta
scattò e gli si
mise davanti.
Zangya
lanciò un grido
acuto, Kakaroth mugolò, tappandosi le orecchie.
Zangya
ne approfittò per
avvilupparlo in una serie di fili, graffiandogli a sangue la pelle
rosea.
Vegeta
fu assaltato dagli
uomini di Zangya, che apparvero tutt’intorno, ed
iniziò a combatterci, abbattendoli
uno dopo l’altro.
Zangya
raggiunse Kakaroth
e gli adagiò le mani sul petto.
“Moccioso,
non ti ha
insegnato nessuno le buone maniere?” domandò,
mentre le sue iridi brillavano d’intensi
riflessi blu.
Kakaroth
cercò di
liberarsi, graffiandosi a sangue, l’aliena gli
afferrò la coda e arricciò un sopracciglio,
notando che continuava a dimenarsi.
<
Su di lui non ha l’effetto
che ha sugli altri della sua specie > rifletté.
<
Sento come se tutte
le mie energie venissero risucchiate da questi maledetti fili!
Non
voglio morire, sono
troppo giovane e… Non ho ancora mantenuto la mia promessa!
> pensò Kakaroth.
Vegeta
fece svenire l’ultimo
avversario e venne investito dall’onda d’urto
dell’aura di Kakaroth che
aumentava sempre di più.
Zangya
indietreggiò, il
suo scouter smise di funzionare, mandando un sottile fumo grigio.
Kakaroth
gridò più forte,
i suoi occhi divennero bianchi e i fili si spezzarono, il saiyan
avanzò di un
paio di passi, la raggiunse con uno schiaffo alla spalla, dato col
dorso, che
la fece volare via.
Zangya
gemette, andando a
sbattere contro la parete.
Vegeta
raggiunse il
minore correndo e lo afferrò per una spalla, mettendosi
sulle punte.
“Kakaroth,
no” ordinò
duro.
<
Così rischia di far
capire a Freezer il suo elevato livello di potenza >
pensò.
L’aura
di Kakaroth scemò
di colpo e il saiyan più giovane cadde in ginocchio,
respirando pesantemente.
Dei
passi pesanti
risuonarono nel corridoio, entrambi si voltarono, trovandosi Bojack
dinanzi.
“La
prossima volta non lasciare
la tua brandina in camera mia, la base è troppo
rischiosa” sussurrò Vegeta all’orecchio
di Kakaroth, che annuì distrattamente.
“Bojack,
amore, meno male che sei qui. Vegeta ha
cercato di approcciarmi.
Dev’essere
attratto dalle donne più anziane, io ho
avuto così tanta paura. Quel suo amichetto lo hai visto
anche tu, mi ha
picchiato” gemette Zangya, ancora stesa in terra.
Bojack
guardò i suoi uomini incoscienti per terra e
fece un basso ringhio.
“Nessuno
tocca le mie cose” ruggì, guardando suo
figlio steso incosciente per terra.
“Non
è vero! Lei ha tentato di mettermi le mani
addosso!” gridò Vegeta, assumendo un colorito
bluastro.
“Penso
non abbia preso bene l’essere stata rifiutata”
esalò Kakaroth, stringendosi con una mano la ferita,
superficiale, ma sanguinante,
sul suo collo.
Zangya
ridacchiò, appoggiandosi alla parete di metallo,
stringendosi la spalla. Un rivolo di sangue le era colato dalle labbra
piene e
sul suo corpo si era creato un livido lì dove Kakaroth
l’aveva colpita.
“Siete
morti” sibilò rivolta ai due saiyan.
“Senti,
non è per niente vero. Noi no…”.
Iniziò a dire
Kakaroth, camminando verso Bojack.
Quest’ultimo
lo raggiunse con un pugno all’addome, Kakaroth
si piegò in avanti sputando sangue.
“Kakaroth!”
gridò Vegeta, pallido e stravolto dalla
preoccupazione.
<
Stupendo, posso ammirare il mio sangue sul
pavimento. Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Ero solo
uscito
dalla mia stanza per cercare Vegeta, non è giusto! >
pensò Kakaroth, cadendo
in ginocchio.
Bojack
fece una risata gelida e gli mise una mano
massiccia davanti al viso, caricando un’onda.
“Ci
vediamo all’altro mondo, pivello” disse. Il corpo
del demone era in tensione, solcato da venature e gocce di sudore.
Kakaroth
strinse gli occhi.
<
Dannazione, non ha nessuna intenzione di
ascoltarmi. Questa è la fine > pensò,
tremando. S’irrigidì, il sudore gli
scivolava lungo il viso, lo sentiva lungo scendere lungo le sue spalle.
<
Come mai il colpo non arriva? > si domandò.
Riaprì
gli occhi, Vegeta era ritto davanti a lui, il
viso deformato dall’ira e il braccio, con cui aveva deflesso
l’onda, teso. Il
colpo aveva annerito il pavimento e del fumo scuro si era alzato
davanti a lui.
<
Ci risiamo. Ho fatto di nuovo la figura dell’imbranato
che non se la sa cavare. Ti costringo a salvarmi ogni cinque minuti.
Farei di
tutto per aiutarti, ma finisce sempre che sei tu a dover aiutare me
> pensò.
Vegeta
gli allungò una mano.
“Rimettiti
in piedi” ordinò.
“Grazie,
‘fratellone’” sussurrò
Kakaroth. Prese la
mano e si alzò, Bojack sputò per terra.
“Deboli”
abbaiò.
“Ora
vedrai cosa sanno combattere due saiyan” disse
Vegeta. Guardò Kakaroth che annuì ed entrambi
spiccarono il volo, attaccando il
demone all’unisono.
|
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Capitolo 11 *** Cap.11 Scontro interrotto ***
Cap.11
Scontro interrotto
Innalza
il tuo spirito, liberalo
Un
giorno camminerai a testa alta con orgoglio
Figlio
d'uomo, un uomo col tempo sarai
Imparando
insegnerai e insegnando imparerai
Radish
corse nel corridoio, balzò oltre le gambe di Zangya,
abbandonata incosciente contro la parete e alzò il capo.
Kakaroth
e Vegeta stavano affrontando Bojiack l’uno
affianco all’altro.
Radish
serrò i pugni e alzò il capo.
“Smettetela
alla svelta! Lord Freezer giustizierà
tutti e tre scoprendo che state combattendo quando è
vietato!” gridò.
Vegeta
sputò un grumo di sangue ed atterrò.
<
Sì, se la lucertola venisse a saperlo, non ci risparmierebbe
> pensò. Il suo viso era madido di sudore, che gli
faceva aderire le ampie
ciocche di capelli neri al viso arrossato, e gocciolavano.
Bardack
digrignò i denti.
“Non
lo temo” ruggì.
“Però
non vuoi perdere il tuo posto. Ti pagano bene o
sbaglio?” domandò Radish, mordicchiandosi
l’interno della guancia. I suoi
lunghi capelli mori ondeggiavano dietro le sue spalle massicce, mentre
il
saiyan giocherellava con la fascetta rossa sul suo braccio.
Kakaroth
riatterrò, il suo respiro era affannoso e dimenava
furiosamente la coda dietro di sé, la pelliccia castana era
aggrovigliata e
ritta.
Bojack
atterrò a sua volta, la bandana che indossava
si era strappata, i suoi capelli arancioni erano gonfi e ricci, la sua
pelle
verde scuro umidiccia brillava sotto la luce del neon.
“Ringraziate
il vostro amico, o vi avrei ucciso”
ringhiò. Gli diede le spalle e si allontanò,
calpestando pesantemente il
pavimento di metallo con i suoi stivali.
“Vediamo
di sparire, alla svelta” disse Radish.
“Umphf.
Avremmo vinto noi” disse Vegeta con tono
lapidario.
“Sicuramente,
ma ha ragione mio fratello. Siamo
rimasti qui fin troppo a lungo” disse Kakaroth.
“Nappa
ci aspetta alla festa per la conquista di
Nabuerk. Tutti i mercenari sono già lì, si
insospettiranno se non raggiungiamo
gli altri” gli ricordò Radish.
“Dividiamoci.
Sia io che il moccioso dobbiamo farci
una doccia, ma io ho delle scartoffie da compilare. Freezer si aspetta
quei
rapporti prima di domani e la cosa sarà lunga”
spiegò Vegeta.
<
Quindi neanche questa volta potrò riposarmi…
Sì
che avevo bisogno di dormire > pensò digrignando i
denti.
“Allora
ci vediamo dopo” disse Kakaroth,
allontanandosi.
“Vedi
lo stesso di fare un salto alla festa prima che
finisca, o Lord Freezer potrebbe prenderla come scusa per
punirti” gli ricordò
Radish.
Vegeta
annuì e corse via.
<
Sì, esattamente come il non presentargli il
rapporto. Dovrò riuscire a fare entrambe le cose > si
disse. La sua vista
era sfocata e il sangue delle sue ferite superficiali gli si era
asciugato
addosso insieme a quello che già gli macchiava i vestiti.
Fece un ghigno. < Certo
che Kakaroth è un guerriero formidabile. Oggi l’ho
proprio visto, il suo
spirito sembrava libero e si innalzava su tutti i miseri insetti e
sciocchi
schiavi che popolano questa base.
Combattere
al suo fianco mi spronava. Imparava da me,
insegnandomi a sua volta, un mutuo miglioramento e incitamento a fare
di meglio
>.
|
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Capitolo 12 *** Cap.12 Notte, fratellino ***
Cap.12
Notte, "fratellino"
Le
visioni che ho visto.
<
Guardo Kakaroth accomodarsi sulla brandina
abusiva che ha sistemato in camera mia. Mi fingo infastidito, ma in
realtà, mi
fa piacere.
Andare
alla festa è stato peggio sia di quel
lavoraccio che dovrò presentare tra solo qualche ora, sia,
persino, del
combattimento mortale. Ogni volta che vado agli incontri pubblici con
gli altri
mercenari, è sempre la stessa agonia.
Mi
sento giudicato dagli sguardi di tutti, è come se
fossi un fenomeno da baraccone, mi studiano, mi temono e mi odiano.
Lui
è l’unico che mi tratta in modo diverso
> pensò Vegeta.
“Potresti
dormire in camera tua ogni
tanto” borbottò.
Kakaroth
si stese, mentre la brandina
cigolava sotto di lui.
“Buonanotte,
fratellone” rispose,
sbadigliando.
Vegeta roteò gli occhi, Kakaroth si addormentò di
colpo, russando piano.
“Tsk,
il solito…” mormorò il
principe, stendendosi a sua volta sul letto.
Il
sangue trasudava dalle pareti,
gocciolava dalle sue dita.
Vegeta
indietreggiò, cadaveri pallidi, dal
forte odore di putrescenza, strisciavano verso di lui, allungando
innumerevoli
mani.
I
loro occhi bianchi riflettevano la
figura del principe dei saiyan, che si dimenava inutilmente, gridando.
Olezzo
di sudore e metallo, si mischiava all’odore nauseabondo di
morte, il terrore
gli faceva battere così velocemente il cuore da farglielo
dolore.
“Ci
hai ucciso tu!”. “È colpa
tua!”. “Colpa
tua!”. “Cattivo!”.
“Assassino”. Lo accusavano a ciclo continuo le
vittime,
trascinando in una melma maleodorante.
Frezeer
troneggiava sopra di lui, additandolo,
tra le sue dita lattee due pezzi di legni ad x, con cui manovrava dei
fili.
Il
saiyan si accorse che i fili erano
legati ai suoi arti, e lo muovevano, manovrandolo, mentre le voci di
biasimo si
confondevano in un roboante verso indistinto.
Si
aprì una gigantesca porta, in
lontananza, Re Vegeta lo guardava con sguardo schifato.
Vegeta
vide il giudizio nei suoi occhi,
cercò di chiamarlo, ma il sovrano gli diede le spalle, il
pesante mantello
rosso ondeggiava dietro le sue spalle possenti.
Vegeta
si alzò di scatto seduto sul letto, il battito cardiaco
accelerato,
le mani sudate e gli occhi rossi. Scivolò fuori dal letto,
massaggiandosi il
collo e guardò Kakaroth addormentato. Scosse il capo,
guardando la sua
espressione serena e si sedette sul bordo
dell’oblò, nascondendosi il viso con
la mano.
<
Per me non ci sarà mai una notte serena.
Tutte
le notti gli stessi incubi. O corro in tunnel oscuri che non
finiscono mai, circondato da evanescenti tentacoli di fumo viola e
pesanti gas bluastri,
o i morti mi conducono con loro in profondi tornanti di mera materia.
Non
ci sarà mai pace per un assassino come me finché
non
imparerò ad escludere i sensi di colpa, ma questo vorrebbe
dire escludere anche
l’affetto che provo per il piccolo Kakaroth >
pensò.
|
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Capitolo 13 *** Cap.13 Vegeta, non morire ***
Cap.13 Vegeta,
non morire
Figlio
d'uomo, guarda il cielo
Innalza
il tuo spirito, liberalo
Un
giorno camminerai a testa alta con orgoglio
“Ragazzi,
dove siete?
Perché è tutto buio?”
domandò preoccupato il giovane Kakaroth. Camminava veloce
nel corridoio.
“No,
basta, no…”. Un
bisbiglio maschile rimbalzava flebile, arrivando ovattato alle sue
orecchie.
“Vegeta?!”
gridò
Kakaroth, iniziando a correre. Intravedeva le pareti ai propri lati
nell’oscurità, mentre i suoi passi veloci
rimbombavano rimbalzando sul metallo.
<
Questo posto è così
silenzioso, non è mai stato così inquietante.
Perché diamine è deserto? Mai
visto così, neanche da bambino > pensò.
“Vegeta!”
chiamò
angosciato.
<
Nappa e Radish
avevano una missione? Perché non sono con me? Che siano con
lui? > pensò, il
battito cardiaco accelerato.
“No!”.
Una supplica
arrivò più nitida alle sue orecchie, seguita da
una risata che fendette l’aria,
facendo accapponare la pelle del giovane saiyan.
<
Urca, tutto questo
è così spaventoso > pensò
Kakaroth, serrando i denti. Corse nella direzione
da cui veniva il suono, spalancò una porta ed
entrò, i suoi stivaletti
affondarono in una sostanza umidiccia, che li faceva come scricchiolare
ad ogni
passo. Kakaroth si abbassò, cercando d’intravedere
il liquido, v’infilò le dita
e le sollevò. Gli uscì un gemito strozzato,
riconoscendo che era sangue e
incrementò la propria aura, venendo avvolto da un pallido
bagliore biancastro.
Gridò disperato, riconoscendo un corpo abbandonato su un
fianco nella pozza di
sangue. Lo raggiunse, correndo come un disperato, la vittima aveva il
petto
scuorciato.
“Vegeta…”.
Un mugolio
strozzato sfuggì dalle labbra di Kakaroth, che cadde in
ginocchio davanti al
cadavere. Lo scosse, mentre le lacrime gli rigavano il viso.
“Tutto
questo è stata
colpa tua” lo accusò Freezer,
dall’angolo della stanza.
“Noooo!”
gridò Kakaroth.
“Kakaroth…
Kakaroth, sveglia”.
Kakaroth
venne scosso, mugolava dimenandosi nella
brandina, il suo lenzuolo era caduto sul pavimento.
<
Non ho mai visto Kakaroth piangere, figuriamoci
singhiozzando sommessamente nel sonno.
Si
sveglia di soprassalto e leggo terrore puro nei
suoi occhi. Lo scontro con quel demone lo ha sconvolto a tal punto?
> si
domandò Vegeta.
“Calmati,
era solo un incubo” disse con tono distaccato,
sedendosi accanto a lui sul letto.
Kakaroth
lo abbracciò.
“Vegeta,
ti prego, non morire” gemette.
Vegeta
sgranò gli occhi, assumendo un’espressione
sconcertata, e rispose: “Certo che no”.
Gli
passò i pollici sugli occhi e schioccò la lingua
sul palato. “In ogni caso, anche se non dovessi esserci io,
non saresti solo.
Nappa, Radish e Turles saranno al tuo fianco”
sussurrò.
Kakaroth
gli appoggiò la guancia sulla spalla, era
seduto sul letto e tremava, la schiena arcuata.
“Stai
calmo e torna a dormire. Non ho proprio nessuna
intenzione di morire” si lamentò il principe dei
saiyan.
<
Devo rimanere vivo per fare in modo che nessuno
ti faccia mai del male. Non permetterò a Freezer di logorare
il tuo spirito e
macchiarti come ha fatto con me. Il tuo spirito è libero, e
tale deve rimanere >
pensò.
“Tsk,
ora to…”. Iniziò a dire, si accorse che
Kakaroth
si era riaddormentato, abbandonato contro di lui e roteò gli
occhi.
“’Notte,
fratellino” bisbigliò con voce
impercettibile. Si coricò nella brandina, poggiandoselo
contro e lo fece
riposare su di sé. Sbadigliò e si
addormentò a sua volta.
|
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Capitolo 14 *** Cap.14 Dragonball ***
Scritta
sentendo: Status symbol dei Nomadi.
Cap.14
Dragonball
In
questo viaggio che stai compiendo
Ci
saranno le risposte che cercherai
Il
fumo
invadeva la sala oscurando l’ambiente con una coltre
grigiastra, l’odore di
droga e tabacco si confondeva col tanfo di sudore, profumi e spezie.
Qua
e là
cadevano a terra dei mercenari, gruppetti irosi si lanciavano in risse
agli
angoli della stanza, diversi ubriachi si accasciavano sui tavolacci,
c’erano
scoppi di risa sguaiate e grida.
Vegeta
digrignò i denti, un’aliena si avvicinò
a lui, indossava solo un pellicciotto
di piume rosa.
“Vuoi
divertirti?” domandò, mettendogli le mani sulle
cosce.
Vegeta
la
scostò.
“Tsk,
togliti dai piedi” ringhiò.
“Oh,
che
caratteraccio” si lamentò l’aliena.
“Vieni
qui,
io sono libero” l’abbordò un altro
mercenario, lei ridacchiò e corse da lui. Lo
baciò, intrecciando le loro lingue, mentre gli sfilava una
bottiglia di spumante
color oro dalle mani.
Vegeta
schioccò la lingua, osservando il barista servire diversi
clienti con le sue
otto braccia nerborute, un sorriso malefico sul viso.
<
Il mio
onore mi permette di resistere a simili vizi. Sono armi psicologiche
con cui
Lord Freezer li piega, rendendoli schiavi felici di essergli
completamente
avvinti.
Io
manterrò
la mia mente lucida. Questi sono i momenti migliori per ottenere
qualche informazione,
si può ricavare parecchio spremendo qualche ubriaco in
cambio di alcool gratis.
Se poi si rivelano solo idiozie e sviolinate di noiose vite personali,
si possono
sempre ammazzare per averti fatto sprecare minuti preziosi del tuo
tempo >
pensò.
Radish
si
sedette accanto a lui e gli avvicinò le labbra
all’orecchio.
“Mi
sono
fatto un paio di ragazze, ma niente. Poi abbordando uno di quelli
nuovi…”
bisbigliò.
“Non
scendere nei dettagli. Cos’hai scoperto?”
ribatté secco il principe.
<
Anche
lui ha il suo modo personale per ricavare dati, ma è fin
troppo viscido per i
miei gusti > rifletté.
“Lord
Freezer ha fatto virare le sue squadre migliori su Nameck. Ha sentito
dire che
ci sono delle sfere magiche che esaudiscono dei desideri con un drago.
Quell’idiota
era stato sulla Terra e ha detto che il nostro signore non sa che
c’è qualcosa
del genere anche lì. Credeva fosse un trucco
perché le sfere erano più piccole
e sono diventate sassi davanti ai suoi occhi. L’ho convinto a
non dirlo a Lord
Freezer, confermandogli che sicuramente erano dei falsi rispetto a
quelle di
Nameck”. La voce di Radish era simile a un fruscio, coperto
dalla musica a
tutto volume nella saletta.
Vegeta
riuscì a captare le parole dell’altro saiyan,
dimenando la coda ed annuì
lentamente.
<
Questi,
poi, sono tra i pochi momenti in cui possiamo andare in giro senza
scouter
senza destare sospetti.
Devo
approfittare della partenza di Lord Freezer per manomettere il mio.
Questa
faccenda della ‘Terra’ potrebbe essere la nostra
ultima chance.
Se
permettiamo a quella lucertola di fare la sua mossa su Nameck prima di
noi,
potremmo non riuscire a liberarci mai più >
rifletté.
“Avverti
Nappa. Tu e lui occupatevi di eliminare quel testimone facendolo
passare per
incidente.
Io
andrò a
fare una ricognizione sulla Terra” ordinò.
“Non
posso
sparire subito dalla festa. Ho alcune pollastre che mi aspettano. Lo
farò
subito dopo” bisbigliò Radish, alzandosi in piedi.
“Sì,
suppongo che sarebbe strano se sparissimo ora. Nappa, poi,
sarà sicuramente
ubriaco. Però vedi di non lasciare in vita
l’informatore” ordinò Vegeta. Chiuse
gli occhi e si posò una mano sul viso, fingendo di
sonnecchiare.
Radish
si diresse
verso due donne dai prosperosi tre seni e delle corna sulle spalle, e
sulla
fronte, salutandole con dei cenni della mano. Sul viso il sorriso di un
marpione,
i lunghi capelli mori ondeggiavano dietro le sue spalle massicce.
|
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Capitolo 15 *** Cap.15 Vorrei un cucciolo ***
★
Iniziativa: Questa
storia partecipa a “Non dire gatto se…”
a cura di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 516
★
Prompt/Traccia: 30.
Cat
Lover!A Vs Dog
Lover!B.
Cap.15
Vorrei un cucciolo
Oltre
il tondeggiante oblò rosso si susseguivano
pianeti, galassie luccicanti brillavano in lontananza, soli apparivano
come
puntini e meteore solcavano lo spazio siderale.
“Io
continuo a preferire i cani” borbottò Kakaroth
all’interno
del velivolo spaziale.
“Lo
so che sei un amante dei cani, ma sei mai prendessi
un animale sarebbe un gatto” rispose Vegeta.
Reclinò
indietro il sedile rosso della sua navicella,
sentiva le gambe formicolare per il peso di Kakaroth, seduto sulle sue
ginocchia.
<
Prendere un altro mezzo sarebbe sospetto, visto
che ufficialmente non sta venendo con me, ma… Ormai
è almeno di un palmo buono
più alto di me e pesa, non ci entriamo in una navicella
sola. Non è come quando
era bambino > pensò, serrando gli occhi.
Kakaroth
sfiorava con i capelli a cespuglio il tetto
della navicella bianca sferica.
“Cosa
ci trovi nei gatti? Non so come fai ad amare
delle creature così egoiste. I cani sono sempre allegri e ti
fanno le feste”
disse.
Vegeta
si grattò il mento.
“I
gatti fanno paura a Lord Freezer e questo è già
un
punto a loro favore…”. Iniziò.
Kakaroth
ridacchiò.
“Forse
è meglio se disattivi l’audio dello scouter,
prima che ti senta” disse.
<
Non può spegnerlo, o farebbero dei controlli.
Potrebbero scoprire che il mio è manomesso e farsi troppe
domande sul nostro
viaggio > rifletté.
“Già
fatto. Comunque anche i gatti sono affettuosi,
semplicemente lo dimostrano in modo meno ebete.
“Insomma,
sei un gatto. Vuoi anche i grattini?”. Scherzò
Kakaroth. Gemette quando l’altro lo raggiunse con una
gomitata delicata all’addome.
“Tsk.
Per
un periodo da piccolo ho avuto un gatto. Poi l’ho
fatto scappare, per noi mercenari sono vietate cose come queste. Era
morbido,
caldo, piccolo e faceva le fusa. Io non credo di avere nessuna di
queste
caratteristiche” brontolò Vegeta.
<
Probabilmente neko-fratellone passerebbe il tempo
a soffiare e graffiare > rifletté il più
giovane.
“Guarda
che ti sento ridacchiare. Tu piuttosto
sembri un cane” brontolò Vegeta.
“Sei
sicuro? Radish non avrà capito male?” chiese
Kakaroth.
“Mnh?”
domandò Vegeta, inarcando un sopracciglio. Le
gambe gli si erano intorpidite e la schiena gli diede delle fitte.
“Mi
riferisco alle sfere. Mi sembra assurdo avere dei
desideri senza niente in cambio. Probabilmente c’è
il trucco” valutò Kakaroth.
“Sicuro,
ma mi va bene tutto se riusciamo a
sconfiggere Freezer” disse Vegeta. Incrociò le
braccia al petto, Kakaroth si
piegò posandogli la testa sulla spalla.
“Se
le sfere esistono, fratellone, e vinciamo, mi prenderai
un cucciolo?” implorò Kakaroth, con gli occhi
liquidi.
“Se
non finisci tutte le scorte di cibo da qui alla Terra,
e ci fai andare in sonno criogenico fino all’atterraggio, ti
farò prendere un
cucciolo di qualsiasi razza tu voglia. Soltanto non farlo scoprire a
Lord
Freezer” ordinò Vegeta.
“Grazie,
fratellone” disse Kakaroth, chiudendo gli
occhi.
“Umphf,
non chiamarmi fratellone” rispose
meccanicamente Vegeta.
<
Magari gli prendo un gatto e lo faccio contento.
Magari nero e scontroso come lui.
Anche
se un bel cagnolone grande e bianco lo adorerei
> pensò Kakaroth, sbadigliando.
<
Se davvero quelle sfere del drago funzionano,
saremo liberi > pensò Vegeta, dimenando la coda.
|
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Capitolo 16 *** Cap.16 Piccolo ***
Cap.16
Piccolo
Kakaroth
si passò il dorso della mano sulla guancia,
sporca di polvere e si piegò in avanti, sputando un grumo di
sangue.
Diede
un calcio al cadavere del demone davanti a lui, massaggiandosi
la spalla.
“Maledetto
namecciano” ringhiò.
Vegeta
atterrò alle sue spalle, vedendolo sporco di
sangue.
“Dovevi
occuparti di quel gruppo di idioti con la
sfera. Mi spieghi come ti sei ridotto così?”
domandò il principe dei saiyan.
“Quell’imbecille
si chiamava Pilaf. Ho sconfitto lui,
la ragazza e il cane che lo servivano in nemmeno cinque minuti.
Soltanto
che poi è spuntato questo namecciano
demoniaco di nome Al Satan. Era parecchio pericoloso”
ringhiò Kakaroth, dimenando
furiosamente la coda, dalla peluria aggrovigliata e sporca.
“Tsk.
Avrei dovuto metterci meno con i miei nemici,
soltanto che era un esercito abbastanza numeroso. Avevano anche dei
cyborg”
rispose Vegeta.
Si
guardò intorno e vide una decina di cadaveri di
demoni.
<
L’avversario di Kakaroth doveva essere in grado
di evocare dei minion. Avremmo dovuto portarci i saybamen >
rifletté.
“Non
avrei mai immaginato che un posto con abitanti dai
bassissimi potenziali combattivi potesse rivelarsi un covo di
matti” borbottò.
“Come
si chiamava l’esercito che hai annientato?”
domandò
Kakaroth, grattandosi la guancia.
“Red
Ribbon. A quanto pare avevano conquistato la
Terra qualche anno fa, ma stavano venendo annientati da una nuova
minaccia.
Stavano cercando le sfere perché avevano usato quelle per
assoggettare il
pianeta la prima volta” spiegò Vegeta,
attorcigliando la propria coda intorno
alla vita.
<
Anche se non aveva un grande livello combattivo,
ho sudato freddo nell’affrontare il Dopompa di
quell’assassino con la treccia.
Quella tecnica mi ha ricordato fin troppo l’attacco di
Freezer > pensò.
“Il
fatto che ci sia un namecciano rende plausibile l’idea
delle sfere del drago. Dev’essere scappato al cataclisma che
aveva colpito
Nameck” disse Kakaroth.
Vegeta
impallidì vedendo un uovo gigantesco.
“Quello
cos’è?” domandò, indicandolo.
“La
cena, suppongo. Lo ha sputato il namecciano
morendo” spiegò Kakaroth, passandosi
l’indice sotto il naso. Si abbassò e prese
l’uovo tra le braccia, dal suo interno provenne uno
sbadiglio. “Aspetta… c’è
qualcosa” sussurrò il più giovane, con
un brillio negli occhi.
“Qualcosa
mi dice guai” borbottò Vegeta.
La
parte superiore dell’uovo si ruppe e ne uscì la
testolina paffutella di un namecciano, che batté le palpebre
confuso.
“Papà?”
domandò, guardando il principe dei saiyan.
“Diamine.
Avevo sentito dire che i namecciani potevano
riprodursi anche così” brontolò
quest’ultimo.
“Che
carino! Possiamo tenerlo? Ha già anche i
vestitini” disse Kakaroth, aiutando il bambino ad uscire dal
resto dell’uovo rotto.
<
Probabilmente il demone voleva ordinargli di
vendicarlo, ma non è riuscito in tempo a farlo. La sua
telepatia riproduttiva
doveva essere compromessa.
Però
nel DNA di questo marmocchio ci dev’essere
qualche legame con le sfere, potrei usarlo come bussola >
rifletté Vegeta.
“Dai,
mi avevi promesso che potevo tenerlo un cucciolo
se non finivo le scorte di cibo durante il viaggio”
piagnucolò Kakaroth.
“Ti
avevo detto un gatto o un cane, non un namecciano
bambino” borbottò Vegeta.
<
Ci mancava solo un piccolo muso verde > pensò.
“Ti
supplico, fratellone” implorò Kakaroth, mentre il
piccolo lo guardava con espressione astiosa.
Vegeta
sospirò rumorosamente, massaggiandosi le tempie
“Non
chiamarmi fratellone. Di certo non possiamo abbandonarlo,
ci ha visto e lo direbbe in giro” borbottò.
“Magari
da solo non riesce neanche a sopravvivere”
piagnucolò
Kakaroth, stringendo il namecciano al petto.
“D’accordo,
teniamolo” capitolò Vegeta. Guardando
l’essere
appena nato muovere delle antennine verdi sul capo pelato.
“Mettimi
giù, non sono un pupazzo” si lamentò
adirato
il piccolo, dimenandosi, rosso in volto.
“Ti
va bene se ti chiamo ‘Piccolo’?”
domandò Kakaroth
rivolto al namecciano, che scalciava.
“Fai
come ti pare, basta che mi metti giù”
brontolò il
namecciano, incrociando le braccia al petto.
“Però,
ha un bel caratterino. Forse inizia a piacermi”
valutò Vegeta.
Kakaroth
lo mise a terra, Piccolo corse fino a Vegeta
e gli abbracciò la caviglia, stringendo lo stivaletto bianco.
“Papà”
chiamò.
“Fratellone,
ti ha già adottato” disse Kakaroth.
“Tu
non chiamarmi papà” disse Vegeta, indicando il
namecciano. Spostò il dito su Kakaroth e aggiunse:
“Tu non chiamarmi fratellone”.
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Capitolo 17 *** Cap.17 Yamcha ***
Cap.17
Yamcha
Le
visioni che ho visto;
Beh,
il momento si sta avvicinando ora.
Vegeta
udì uno schiocco e aprì un occhio,
Kakaroth aveva gettato un ciocco di legno nel fuoco del falò.
“Papà,
sei sveglio?” domandò il piccolo namecciano,
avvicinandoglisi.
“Ohy,
Vegeta, cercare quelle sfere è più difficile di
quanto credevamo. Vero?” lo interrogò Kakaroth.
Vegeta
serrò gli occhi, sbadigliando.
“Sapete
che è ora di dormire?” domandò,
nascondendosi
il viso con il braccio.
Piccolo
saltellò sul posto, domandandogli:
“Papà, m’insegni
a combattere?”.
“Quando
cresci, tappo” borbottò Vegeta.
Piccolo
si stese al suo fianco.
“Fratellone,
dai, così vi vedo allenarvi insieme e
imparo anche io” disse Kakaroth, incrociando le braccia
dietro la testa.
“Tsk,
magari quando ce ne andiamo da questo sasso
dimenticato dalle mappe spaziali. Inoltre non sono tuo padre, Piccolo,
e non
sono tuo fatello, Kakaroth” borbottò Vegeta.
Ascoltando il rumore prodotto
dalle fiamme e lo scricchiolio della legna che si consumava.
<
Chi me l’ha fatto fare? > si chiese.
Kakaroth
si stese, sbadigliando piano, mantenendo le
braccia intrecciate dietro la testa.
“Ora
dormite” ordinò Vegeta.
“Sai
che Piccolo può individuare le auree senza
bisogno dello scouter? Me lo sta insegnando” chiese Kakaroth,
chiudendo gli
occhi.
“Ottimo,
ma me lo dirai domani. Adesso è ora di
dormire” rimarcò duro il principe.
“Buonanotte”
dissero gli altri due, appisolandosi.
*******
Vegeta
alzò il capo e
nascose un sorriso dietro la mano coperta dal guanto, osservando
Piccolo e
Kakaroth intenti ad allenarsi.
<
Il namecciano è
appena nato, eppure sembra più maturo di Kakaroth.
Sento
che le visioni di
gloria che ho visto per quel ragazzo si stanno avvicinando sempre di
più. Lo
vedo felice, libero, senza costrizioni, diventa più potente
ogni giorno.
Ed
ora ha qualcuno con
cui può divertirsi ed essere se stesso >
rifletté.
Si
voltò, sentendo
sfrigolare, e guardò i due pesci giganti che stavano
cucinandosi sul falò.
Vide
una creatura
azzurrina intenta a staccarne un pezzo di coda, corrugò la
fronte e scattò,
afferrandola.
L’essere
volante strillò
e si divincolò, il principe dei saiyan lo guardò.
“Un
gatto?” domandò.
Kakaroth
e Piccolo erano
atterrati dietro di lui.
“Io
non sono un gatto.
Sono un folletto e mi chiamo Pual” piagnucolò la
creaturina.
“Peccato,
vero? Mi
sarebbe piaciuto se avessi trovato un gatto, ne desideravi tanto
uno” disse
Kakaroth, massaggiandosi la spalla.
“Si
mangia?” domandò
Piccolo, indicandolo.
Paul
rizzò tutti i peli e
negò furiosamente la testa, abbassando le orecchie.
“Vi
prego, lasciatemi
stare. Io e il mio padrone abbiamo soltanto tanta fame”
piagnucolò.
<
Un padrone? Se non
ci fosse Kakaroth avrei già fatto fuori entrambi, ma ho
paura che li
considererebbe vittime innocenti. Non voglio che mi veda fare queste
cose >
rifletté Vegeta.
Un
ragazzo dal viso sfregiato,
vestito da beduino, li raggiunse a bordo di una motocicletta da corsa.
“Lasciatelo
stare!” gridò.
Piccolo
colpì una delle
due ruote con una sfera, la motocicletta inchiodò e lo
sconosciuto volò in
avanti. Cadde ai loro piedi con un gemito, sollevando un alto polverone.
“Nessuno
grida al mio
papà” disse Piccolo, incrociando le braccia al
petto.
Yamcha
si rialzò dolorante,
premette una capsula e con ‘pop’ la sua navicella
vi finì all’interno. Se la
mise in tasca e serrò un pugno.
“Siete
dei ladri?”
domandò Kakaroth, grattandosi la guancia con
l’indice.
<
Se ho imparato bene
a calcolare le auree, il suo livello combattivo è infimo.
Certo, sempre
superiore a quello degli abitanti tipo di questo pianeta, ma niente
anche rispetto
a quello che ci siamo trovati davanti finora >
rifletté.
“Yamcha!”
piagnucolò
Paul, Vegeta lo lasciò andare e l’esserino
abbracciò il suo padrone.
“Se
volete prendervela
con qualcuno, fatelo con me. Gli ho detto io di prendere da
mangiare” disse
Yamcha.
Kakaroth
gli ticchettò
sulla fronte, incrementando l’aura, e lo fece cadere a terra
a gambe all’aria.
“Vegeta,
sembrano davvero
affamati. Perché non gli lasciamo uno dei due pesci? Non
è per niente una
minaccia” disse.
Vegeta
schioccò la lingua
sul palato.
“Va
bene, andiamo a
mangiare più in là” disse.
Si
abbassò, vedendo
Yamcha rialzarsi seduto.
“Ringrazia,
mollusco.
Oggi è il tuo giorno fortunato, non morirai” gli
sussurrò all’orecchio.
Yamcha
avvertì un brivido
gelido scendergli lungo la spina dorsale.
*******
Piccolo
guardò il pezzo
di pesce, grande tre volte due, che gli era stato messo davanti. I suoi
occhi
brillarono voraci, mentre sorrideva, mostrando i suoi aguzzi canini
bianchi.
“Questo
pianeta è davvero
povero. I suoi abitanti sono degl’infelici. Avere quelle
sfere non li ha
aiutati minimamente” disse Kakaroth, addentando rumorosamente
un pezzo di
pesce.
Vegeta
era intento a
divorare uno degli occhi della creatura.
“Probabilmente
non sanno
neanche della loro esistenza e poi… bisogna combattere per
la propria felicità.
Se ci si arrende o si è deboli, non la si ottiene”
spiegò.
|
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Capitolo 18 *** Cap.18 Crilin ***
Cap.18
Crilin
Figlio
d'uomo.
“La
prossima sfera è in
quella casetta… rosa. Certo che sono strani questi
terrestri” disse Vegeta,
atterrando su un’isoletta.
Piccolo
guardava
incantato il sole che si rifletteva sulle onde del mare, sorridendo.
Kakaroth
atterrò vicino a
una palma, i suoi stivaletti affondarono nella fine sabbia dorata.
“Questa
è una delle poche
case integre che abbiamo visto finora” disse.
Kakaroth raggiunse la porta, allungò il braccio e la fece
cadere pesantemente
all’indietro con un incremento d’aura.
Piccolo
si affacciò da
dietro la sua gamba e osservò all’interno della
casa, indicò un anziano
profondamente addormentato su una sedia a sdraio bianca.
Vegeta entrò, notò dei giornalacci osé
sparsi in giro sul pavimento e li
trasformò in cenere con dei calibrati ki-blast, senza
danneggiare il pavimento.
“Fratellone, è al suo collo”
bisbigliò Kakaroth, indicando la collana con la
sfera indossata dal vegliardo.
Vegeta
si avvicinò
all’anziano, indossava degli occhiali da sole, che gli
ricadevano storti, e la
bava che colava dalla sua bocca gocciolava sulla sua camicia hawaiana.
“Dici
che dovremmo
rapinare un anziano?” bisbigliò Kakaroth,
osservando il guscio di tartarughe enorme,
con agganciate delle bretelle, appoggiato in un angolo.
“Beh,
gli conviene darcela
se ci tiene alla vita.
Vero,
papà?” chiese il
namecciano. Aveva incrociato le braccia al petto ed annuì,
alzando il capo sul
saiyan più grande con gli occhi liquidi.
Vegeta
ghignò.
“Mi
piace come ragioni,
tappo” disse, sfilando la sfera dal collo di Muten.
S’irrigidì sentendo dei
passi avvicinarsi, Kakaroth e Piccolo si voltarono
all’unisono avvertendo un’aura,
tutti e tre videro un ragazzo entrare dalla porta.
Era
alto il doppio del
piccolo namecciano, si mise in posizione di combattimento, mentre il
sole che
entrava dalla finestra si rifletteva sul suo capo privo di capelli.
“Se
volete fare del male
al maestro, dovrete vedervela con me” minacciò.
Saltellò sul posto, facendo
ondeggiare gli ampi vestiti arancioni.
Kakaroth
gli sorrise,
avvicinandosi.
“Hai
l’aria simpatica, ma
non vogliamo fargli del male. Abbiamo bisogno della sua sfera per
sconfiggere
un conquistatore galattico” spiegò.
“Non
dovresti dirglielo,
non sono affari suoi” brontolò Piccolo, gonfiando
le guance.
Crilin
batté un paio di
volte le palpebre.
“Un
conquistatore?
Aspettate… avete la coda. Siete voi che avete sconfitto Al Satan?
Magari avete anche distrutto
il fiocco rosso! Già si parla di voi, siete degli
eroi!” gridò.
Vegeta
si grattò la
testa, scompigliandosi i capelli mori a fiamma.
<
Si parla di noi? Non
dirmi che Kakaroth ha lasciato vivi dei testimoni >
pensò, sospirando.
“Lasciate
che vi aiuti,
allora. Io ho un radar che cerca le sfere” disse Crilin.
Piccolo
si massaggiò la
testa.
“Cercare
le sfere mi stanca,
papà. Preferirei usassimo un altro metodo” disse.
“Dai,
fratellone. Questo
tipo mi fa simpatia, portiamolo con noi” disse Kakaroth,
sorridendo.
“Non
sono fratello o
padre di nessuno! Non ci serve un altro peso!”
sbraitò Vegeta.
“Dai,
amico. Per aiutare
il bambino. Sono anche un bravo combattente, posso esservi
d’aiuto! Sono stanco
di passare il tempo qui a fare la muffa in casa del maestro aspettando
la mia
occasione” implorò Crilin.
“D’accordo!
Però non sono
tuo amico!” sbraitò Vegeta.
Muten
si svegliò di
scatto al grido, sgranò gli occhi vedendo il gruppetto che
volava dalla
finestra. Si tastò il collo, trovò la collana
senza sfera e vide Crilin levitare
via in lontananza e scosse il capo.
“Che
diamine è successo?”
biascicò.
<
Beh, finalmente
Crilin se n’è andato. Non dovrò
più avvelenarmi con quello che cucina, almeno
questo > si disse.
|
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Capitolo 19 *** Cap.19 Lacrime di sangue ***
Cap.19 Lacrime
di sangue
L’aurora
boreale di un verde intenso drappeggiava il cielo in una serie di
tinte che risaltavano sullo sfondo blu notte.
<
Preferisco la notte o la tempesta alle giornate luminose e
apparentemente piene di vita
Era
una bella giornata di sole su un altro pianeta quando da bambino mi
comunicarono che il mio pianeta era esploso. Ed era una bella giornata
sulla
Terra, oggi… > pensò Vegeta. Gli effetti
di luce nella volta celeste sopra
di lui si riflettevano nei suoi vuoti occhi color ossidiana.
Teneva
le spalle curve, il corpo rigido ed i suoi occhi erano arrossati, il
cheto vento faceva ondeggiare i suoi capelli a fiamma.
“Nappa,
ti avevo detto
di non metterti in contatto con me. Ho preso questo scouter non ancora
tarato
per le emergenze, non per me…”. Iniziò
a lamentarsi Vegeta, assottigliando gli
occhi. Era seduto su una palma, sotto di lui Crilin chiacchierava con
Goku,
mentre Piccolo inseguiva dei gabbiani.
“Principe…”
esalò Nappa,
tossendo.
Vegeta
sentiva il suo respiro profondo, aveva la vista annebbiata e le
tempie gli pulsavano, alcune ciocche larghe tre dita gli erano finite
davanti
al viso.
“Cosa
c’è?” chiese
Vegeta con voce roca, corrugando la fronte.
“…
Sono felice di
sentirti… ragazzo…”. La voce di Nappa
arrivava ovattata, affaticata.
Vegeta
serrò un pugno, facendo scricchiolare le ossa, le nocche in
tensione
e il braccio che gli doleva.
<
La stessa voce che mi comunicò il mio popolo, la mia gente,
il mio
futuro, la mia corona, erano stati spazzati via, mi ha dato le
più terribili
notizie che potessi ricevere dopo quelle non più tardi di
qualche ora fa… >.
Nappa
ansimava, il suo
respiro era simile a un rumoroso rantolo.
“Posso
sapere cos’hai?”
domandò Vegeta, con tono d’urgenza.
“…
Vegeta… è stato bello
lavorare per te…” mormorò Nappa. Si
udì un basso singhiozzo, seguito da dei
forti colpi di tosse.
<
Ora posso solo rivivere all’infinito quei momenti,
schiacciato
dall’amarezza e dal rimpianto … >
pensò, serrando gli occhi. Gettò indietro
la testa, sentì sapore di sale sulle labbra, mentre un
gonfio rivolo di lacrime
gli scivolava lungo la guancia. < Nappa era sempre stato un tipo
strano, non
avevo mai voluto ammettere nemmeno con me stessa che fosse come un
padre per
me>.
“Nappa,
dannazione, mi
stai spaventando. Cosa sta succedendo?!” domandò
il principe, la voce deformata
dall’ansia.
“Freezer,
ha… ha pensato
che… che fossimo pericolosi per lui… c-ci ha
attaccato…”.
Alla
risposta di Nappa,
Vegeta si alzò in piedi, levitando sopra la palma con il
fiato mozzato. Osservò
con gli occhi appannati il resto del gruppo sotto di lui, diminuendo
l’aura
fino ad azzerarla.
Vegeta
controllò che la sua aura fosse ancora azzerata ed
espirò pesantemente.
<
Avrei dovuto portarli tutti con me, avrei dovuto temere di
più
Freezer. In fondo lo sapevo che quel tiranno non è solo un
nemico imbattibile,
ma è anche un avversario subdolo… un vero mostro.
Ed
io mi ero illuso pensando che loro ci sarebbero stati a vedere il
giorno
in cui lo avrei annientato > pensò Vegeta.
“Dove
siete? Radish e Turles
sono con te?
La
navicella non è
lontana, posso raggiungervi e…”. Iniziò
a proporre Vegeta.
“…
Sono morti…” rispose
Nappa lapidario. “… davanti ai miei occhi, non ho
potuto evitarlo…”.
Vegeta
si allontanò in
volo silenziosamente, le gambe gli tremavano e sentiva un gruppo alla
gola.
“…
Non è possibile…”
esalò.
<
Come dirò a Kakaroth che i suoi fratelli sono morti?
>. Il respiro
dei principe dei saiyan divenne profondamente irregolare.
Boccheggiò un paio di
volte. < Rivedo ancora il sorriso di quel folle di Turles ed i
suoi modi di
fare astrusi. Litigava sempre con Kakaroth solo per infastidire Radish.
Radish…
mi aiutava sempre a fasciarmi le ferite come un fratello maggiore
premuroso. M’incoraggiava a non mollare, come se ce ne fosse
stato bisogno. Si
vantava delle sue conquiste in ambito di donne, quando si vedeva che
non ci
provava nessun reale gusto.
Non
meritavano questa fine, di annegare nel loro stesso sangue per colpa di
una maledetto > pensò.
“…Principe,
vi ho voluto
bene, ma non spero di rivedervi agl’inferi con me. Meritate
di meglio…” esalò
Nappa come ultimo respiro.
“Nappa,
non dire
fesserie… Nappa?! NAPPA! NAPPA RISPONDI!
Ti
prego, rispondi! NAPPAAA!”.
|
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Capitolo 20 *** Cap.20 Revelation ***
Scritto
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=qTgHiqpVCGk; Nightcore -
Exit Strategy [ Omri ].
Cap.20
Revelation
Figlio
d'uomo, guarda il cielo.
“Ti
cerco da ieri. Perché sei scappato così? Non
è da te” disse Kakaroth,
atterrando alle spalle di Vegeta.
La
luce della luna, circondata dagli effetti fluorescenti
dell’aurora
boreale si rifletteva sulla superficie dell’immenso lago
davanti a loro, circondato
dalle montagne.
Il
principe dei saiyan sfiorò con entrambe le mani il terriccio
della
collinetta.
<
Quando il sole è tramontato nel lago, tinto di rosso, si
è portato con
sé i miei dolorosi ricordi. Sembrava morire, spegnendosi
lentamente nell’acqua. Mi
chiedo se farò anch’io quella fine >
pensò.
“Vegeta…”
disse Kakaroth con voce affaticata, appoggiandogli una mano sulla
spalla.
<
Percepisco che qualcosa non va. Mi sembra di essere tornato bambino,
quando non potevo aiutarlo o consolarlo in nessun modo. Alla fine sono
solo un
ragazzino che si sente sperduto > si disse.
Vegeta
si strinse le ginocchia al petto, tenendo le braccia serrate, e vi
appoggiò contro la testa, posando il mento sulle ginocchia.
<
Se non fosse stato per Crilin non l’avrei neanche trovato. Mi
ha
indicato dove si trovava utilizzando il radar, in fondo le sfere le
tiene ‘fratellone’
> pensò Kakaroth.
“Dobbiamo
tornare da Piccolo. O vuoi lasciarlo da solo col terrestre?”
interrogò
il maggiore. Si sporse e guardò in viso Vegeta.
<
I suoi occhi sono vuoti, è come se si fosse allontanato con
la mente.
Si è sganciato da questa realtà con lo spirito,
come se fosse l’unico modo per
soffrire meno.
Cosa
lo ha così dilaniato interiormente? Cosa è
successo?! >. Si
mordicchiò il labbro inferiore. < Sembra
così vulnerabile, lui che è sempre riuscito a
dissimulare ogni sua sofferenza
>.
“Ti
prego ‘fratellone’, dimmi
cos’è successo. Sono abbastanza forte da poter
accettare la realtà…”
mormorò Kakaroth, aumentando la stretta sulla sua spalla.
Vegeta
si riscosse, rabbrividendo.
<
Questa è la prima volta che vedo Kakaroth così
serio e teso > pensò,
battendo un paio di volte le palpebre.
Con
la voce rauca, disse: “Freezer ha eliminato i nostri
compagni”.
Il
viso di Kakaroth divenne esangue.
<
… Me lo aspettavo. Non volevo ammetterlo, forse, ma avevo
capito… >
pensò quest’ultimo.
“Vedrai…”.
Calde lacrime segnarono il suo viso, cercò inutilmente di
trattenerle. “… Lo sconfiggeremo…
Magari un futuro con le sfere potremo farli
tornare in vita… il drago si ripresenterà tra un
anno…” farfugliò.
Vegeta
negò con il capo.
“Non
perdi mai la speranza, vero?” domandò.
<
In fondo è questa una delle sue doti migliori >
pensò Vegeta.
Abbassò le gambe e appoggiò la testa sulla mano
di Kakaroth sulla sua spalla.
Kakaroth
scoppiò a piangere, singhiozzando rumorosamente, le lacrime
cadevano copiose.
|
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Capitolo 21 *** Cap.21 You’ll be in my heart ***
Cap.21
You’ll be in my heart
La
luce del sole si rifletteva sul vetro a cupola della motocicletta di
una
giovane dai capelli azzurri.
Una
manica della sua maglietta era scivolata, lasciando scoperta la sua
spalla rosea, anche le diverse cinture e cartuccere che indossava le
ricadevano
più in basso, costringendola a rialzarsi diverse volte i
suoi pantaloni.
<
Ora che finalmente le sfere del drago possono essere di nuovo
utilizzate, potrò finalmente chiedere il mio
‘principe azzurro’ > pensò,
schiacciando un mozzicone di sigaretta sotto lo stivaletto. Si mise in
sella
sulla sua motocicletta.
“Io
sono Bulma Briefs e se pensano di poter deridere così il mio
fidanzato,
si sbagliano” disse con tono secco.
Una
ragazza dai lunghi capelli mori si sedette dietro di lei e le avvolse
le braccia intorno al corpo.
“Il
fatto che abbiano Crilin dalla loro e il tuo radar cerca sfere non
c’entra, vero?” domandò
quest’ultimo.
“Chichi…
Certo che non c’entra il mio gioiellino, costruito con tanta
fatica. Hanno umiliato Yamcha ed io devo mettere le cose in
chiaro” disse
Bulma.
“Non
penso sia una buona idea. Potrebbero eliminarci, sono sicuramente dei
combattenti micidiali” borbottò Chichi.
Bulma
mise in moto e partì a tutta velocità, il vento
le fece ondeggiare la
coda di cavallo dietro la testa.
“Non
avere paura, vedrai che riusciremo a mettere le cose in
chiaro” la
rassicurò con tono sprezzante.
***
Kakaroth
uscì dal fiume, rialzandosi in piedi, e mosse
il capo, facendo ondeggiare i capelli mori, goccioline
d’acqua volarono
tutt’intorno, mentre altre scivolavano lungo il suo corpo
muscoloso.
<
Da quando abbiamo quel radar la ricerca è
diventata più facile, ma…
Dopo
quello che è successo…>. I suoi occhi
erano
arrossati, sospirò pesantemente, facendo ondeggiare i
pettorali poderosi.
Udì
un rumore e, guardingo, si nascose dietro un
cespuglio. I suoi piedi si sporcarono di terra, mentre l’erba
alta gli sfiorava
le caviglie, e gli solleticava la pelle gocciolante.
<
Un’altra minaccia? Non posso avvertire
fratellone, si deve riprendere dal colpo. Anche perché io
non sono riuscito ad
essergli molto d’aiuto. Le lacrime continuano a sfuggire al
mio controllo,
mentre un puzzle di ricordi si forma nella mia testa. Ogni singolo
momento
sembra apparire come un flash solo per dirmi che quella persona in quel
punto
non ci sarà più ed io finirò per
dimenticarmi come si stagliava, in che modo e
cosa faceva >. Acquattato raggiunse i pantaloni aderenti della
propria tuta
e l’indossò, ancora bagnato, mentre la coda si
agitava gonfia sopra i suoi
glutei.
Il
rumore era prodotto da dei passi leggerissimi
sull’erba, che rimbombavano a causa dei suoi sensi allertati.
Sotto
un albero, attraverso cui la luce del sole
risultava frammentata dalla presenza delle foglie su cui si rifrangeva,
Kakaroth vide una figura femminile.
“È-è
bellissima…” mormorò confuso con voce
quasi inudibile.
<
Non avevo mai visto niente di più bello. Che sia una ninfa
dell’acqua?
In fondo una giovane così affascinante, quasi una bambola,
dai capelli corvini,
gli abiti eleganti, non troppo distante da un lago scintillante, non
potrebbe
essere altro.
così
vicina al lago scintillante, non può essere altro. Non posso
correre
il rischio che lei sfugga dalle mie mani, come i petali che proprio
adesso il
vento ha portato via dalle sue piccole, bianche e delicate mani. Mi
affascina,
mentre, lei così leggiadra, sta intrecciando stupende
collane di fiori. Come in
stato di trance esco allo scoperto.
Mi
rendo conto di non avere niente per lei. Prendo una mela dal ramo
dell’albero, e mi avvicino per porgergliela >
pensò.
Chichi
gridò terrorizzata, mentre Kakaroth balbettava:
“Ca-calma… No-non
sono… Io non sono pericoloso…”.
La
giovane lo raggiunse con un calcio al volto, Kakaroth non mosse nemmeno
la testa, la faccia intatta, mentre le afferrava il piedino.
<
Devo aver sbagliato qualcosa nell’approccio.
Se
Radish fosse ancora qui con me, avrebbe saputo aiutarmi >
pensò.
“Sei bravina…”si
complimentò, sorridendole gioviale. Le porse
nuovamente la mela con l’altra mano.
“Lasciami...
” urlò lei spaventata, si divincolò
fino a sbilanciarsi.
Riuscì a liberare il piede e cadde a terra.
“Tutto
bene?” chiese lui, lasciando
andare di colpo il frutto, spaventato. “Niente di
rotto?” le chiese dolcemente,
inginocchiandosi sull’erba accanto a lei.
|
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Capitolo 22 *** Cap.22 Incontri/Scontri ***
Cap.22
Incontri/Scontri
“Quindi
Crilin è diventato vostro amico?”
domandò Chichi.
Kakaroth
annuì e le raccolse nuovamente la mela.
“Non
siamo male e abbiamo le nostre ragioni, basta conoscerci”
spiegò.
Chichi
la prese e le loro mani si sfiorarono.
“Scusa”
biascicò Kakaroth, ritraendo la propria.
Chichi
la prese nella propria, con l’altra mano, arrossendo.
<
Sembra il guerriero coraggioso che ho aspettato tutta la vita. Quello
di cui mi parlava mio padre sin da bambina. Il cavaliere destinato ad
una
principessa come me > pensò.
“No,
tranquillo… Anzi, vorrei tu la tenessi”
sussurrò.
Kakaroth
avvertiva delle vampate di calore, le sue guance erano arrossate,
sentiva
il sudore freddo asciugarsi sul suo corpo muscoloso. Stringeva la mano
di
Chichi a sua volta, con aria impacciata.
<
Il mio corpo ha smesso di obbedirmi. Nessuno mi ha mai parlato di una
malattia che corrispondesse a sintomi come questi.
Oh,
fratellone, aiutami. Sono così diverso, timido. Solo tu puoi
sapere
cosa mi sta succedendo > pensò.
***
“Bulma,
davvero, è meglio che non infastidisci né Vegeta,
né Piccolo.
Quei due non hanno un buon carattere” borbottò
Crilin, passandosi l’indice sul
viso lì dove mancava il naso.
Bulma
digrignò i denti.
“Stai
zitto! Come hai osato fargli usare il ‘mio’ radar
cercasfere? Sei un
traditore” lo rimbrottò, appoggiando le mani sui
fianchi.
Crilin
roteò gli occhi.
“Senti,
Kakaroth è un bravo ragazzo. Davvero un tipo a
posto” disse.
“Dovresti
vergognarti. Per diventare mio amico ci hai messo anni ed,
invece, hai subito fatto amicizia con questi alieni pazzi”
disse Briefs con
tono piccato, sbattendo per terra il piede. Si piegò in
avanti, accigliata. “Sono
anni che ti propongo di venire a cercare le sfere con me e mi hai
sempre detto
che era troppo pericoloso. Invece ‘a loro’ li stai
aiutando”. Proseguì a
lamentarsi.
Crilin
scosse il capo, schioccando la lingua sul palato.
“Così
non chiarirai un bel niente e risolverai solo di farti ammazzare. Se
proprio vuoi delle scuse, e non ne capisco il motivo, perché
in cambio non gli proponi
di rendere più efficiente il radar?
Inoltre
le tue invenzioni potrebbero di gran lunga agevolare i tempi delle
ricerche” la invogliò.
<
Da quando sono con loro sono migliorato tanto. Questa è
l’occasione
che aspettavo da tutta una vita, non posso permettere a Bulma di farla
sfumare
> pensò Crilin.
Bulma
si grattò il collo.
<
Se me li faccio amici, magari riuscirò a tenermi le sfere
alla fine di
tutto. Se non si tratta di questo desiderio, sarà il
prossimo.
Mi
conviene aiutarli > rifletté.
“Ci
penserò” cedette.
Piccolo
guardava Vegeta, era intento a fissare le sfere del drago che
avevano raccolto, a vedervi il suo riflesso.
“Papà?”
domandò il namecciano, avvicinandosi al saiyan.
Vegeta
socchiuse gli occhi, chiedendo: “Cosa
c’è?”.
“Sei
triste?” lo interrogò Piccolo, sedendosi accanto
al suo stivaletto.
“Tsk”
disse secco Vegeta.
<
Kakaroth mi ha detto che non supererò mai il dolore
finché non lo
lascerò trasparire. Mi ha promesso di sciogliere il mio
cuore di ghiaccio…
Chi
mai avrebbe detto che quel moccioso sapesse essere anche poetico?
>
s’interrogò. “ Umphf. Cosa
vuoi?” borbottò.
“Se
ci alleniamo, magari non sarai triste” propose Piccolo.
Vegeta
gli accarezzò la testa.
“Non
chiamarmi papà… e poi non è il
momento. Sento un’aura sconosciuta in
avvicinamento. Visto che viene con Crilin, potrebbe essere qualche
altra ‘piattola’
terrestre” borbottò.
<
Che sterminerei volentieri, ma qualcosa mi dice che anche Piccolo ha
un cuore buono.
Ormai
sono circondato, tra lui e Kakaroth > rifletté.
***
<
Tutto quello che volevo dire, l’ho scordato davanti a
“lui”.
Esistono davvero uomini così? È
così…così perfetto, così...
così principesco
> pensò Bulma.
“Mi
stai dicendo che il tuo aggeggio si può rompere
così facilmente? Tsk,
potevi farlo meglio questo ‘orologio
mancato’” la derise Vegeta.
“Sei
insopportabile, accidenti! Ringrazia che la grande Bulma Briefs ti
abbia offerto i suoi servigi” si lamentò Bulma,
indicandolo.
<
Una così petulante in altri momenti l’avrei voluta
far fuori, ma ora…
Mi sento così depresso da star ragionando troppo. Devo
essere diventato
cervellotico, perché tutto sommato ne vedo le
qualità.
Penso
sia bella, ma non ha un fascino eccessivo. Non è un ammasso
di carne
compiacente come le donnacce alla base.
Un bel corpo sì, ma uno spirito eguale. Ha qualcosa nel suo
essere di
ammaliante… intrigante, ecco > rifletté il
principe dei saiyan.
“Servigi?”
la punzecchiò, vedendola arrossire.
“Di
scienziata, pervertito!” sbraitò lei.
<
Nessuno mette i piedi in testa a Bulma Brief! Nemmeno
se ha
un corpo da favola, degli addominali scolpiti, due neri occhi ossidiana
in cui
perdersi, un viso che sembra marmo… Oh, quanto è
figo da paura…
Un
attimo, sto ricominciando di nuovo > pensò, scuotendo
il capo.
“Hai
un’insopportabile voce da ochetta, e fai degli aggeggi che
funzionano
in modo discutibile. Ringrazia se ti farò restare”
le disse Vegeta, incrociando
le braccia al petto.
<
Nonostante il suo sorriso mi prenda in giro, c’è
un’ombra sul suo
volto.
Il
modo preoccupato in cui lo guarda Crilin a distanza, lo sguardo
d’ansia
di quel mostriciattolo verde che ha vicino ai piedi… Qui
dev’essere successo
qualcosa di grave. Sento lo stesso puzzo di tragedia che avvolse casa
mia
quando mio padre perse mia madre… Prima di
risposarsi…
Sto
perdendo il punto per cui sono venuta > pensò Bulma,
scuotendo il
capo.
“Che
cosa stai dicendo? Ti ricordo che in cambio delle mie incredibili
capacità come meccanica, esigo delle scuse per aver umiliato
il mio fidanzato!”
gridò.
<
Già, io sono fidanzata. Per quanto il mio rapporto con
Yamcha stia
ristagnando, e lui stesso non è più felice con
me, non è giusto io pensi cose
del genere per altri.
Non
che io lo abbia mai fatto…
Che
mi sta succedendo? Sono passata dalla solita avventuriera, a una
scolaretta timida…
Tutto
perché lui sembra provenire da un’altra
realtà > rifletté.
“Chiedo
scusa per il tuo mollusco, allora” la stuzzicò
Vegeta.
Bulma
lo raggiunse a passo di marcia e gli si mise di fronte.
“Senti
scimmione…”. Iniziò, ringhiando.
“Sì,
gallinella?” scherzò Vegeta.
Crilin
li raggiunse, pallido in volto, vedendo il saiyan ridacchiare.
Bulma
era diventata completamente rosso-violacea in viso.
“Non
ridere alle mie spalle, zoticone!” sbraitò Bulma.
<
Ormai ne ho una certezza. Per lui tutto questo è solo una
distrazione.
I suoi occhi rivelano la verità, questa gelida risata
è solo una facciata.
Sta
cercando di ottenere il controllo nel vano tentativo di ferirmi, di
umiliarmi. Non rendendosi conto che questo sembra più una
schermaglia tra
bambini > rifletté.
“Io
ti rido in faccia, pulce”. Proseguì Vegeta.
<
Cosa può far soffrire così tanto una persona? Non
lo so, non ho mai
provato dolori così forti.
Sono
sempre stata empatica, quando voleva, ma non mi sono mai trovata di
fronte niente di simile. Sì che vivo in un mondo sconvolto
dalla guerra da
tutta la vita > pensò Bulma.
“Adesso
basta, lascialo stare, mocciosa” borbottò Piccolo.
La spintonò,
facendole una linguaccia. “Papà sta
male!”.
Bulma
impallidì.
“Questo
è tuo figlio?” biascicò.
Vegeta
si nascose il viso con una mano e sospirò pesantemente.
“A
quanto pare l’ho adottato appena uscito
dall’uovo” borbottò.
“Sì,
sono suo figlio, antipatica” ringhiò il
namecciano. Le morse un dito,
facendola strillare.
“Oh,
mamma” gemette Crilin, scuotendo la testa.
Bulma
si premette la mano al petto, col dito arrossato.
“Voi
non avete minimamente idea di con chi avete a che fare” si
lagnò. Tirò
su col naso, ignorando Crilin, che le posò una mano sul
braccio. “Sono una
scienziata famosissima e la più ricca del pianeta”
si vantò.
“Avevo
ragione a pensarti viziata” sbottò arrabbiato il
saiyan.
<
Che sia invidioso?
Beh,
dovrai abituarsi alla mia presenza. Potrei anche far smettere di
funzionare il mio radar, e obbligarli a chiedermi di aggiustarlo. Non
scoprirebbero mai il mio trucco > pensò Bulma.
“Scusate
il ritardo”. S’intromise la voce di Kakaroth.
Bulma
si voltò e impallidì, vedendo che lo sconosciuto
aveva Chichi stretta
al suo braccio, nascosta in parte dietro le sue spalle possenti.
“Bulma,
lui è Kakaroth. Perché non parli con lui? Ti
assicuro che è
simpatico”. Crilin invogliò Bulma.
“Va
bene” borbottò Bulma.
|
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Capitolo 23 *** Cap.23 Intermezzo ***
Cap.23
Intermezzo
“Non è bellissima?” chiese Kakaroth con
tono sognante.
<
Penso di essermi innamorato di lei. O almeno Crilin mi ha detto che
quello che provo si chiama amore.
Potrebbe
funzionare tra noi?
Siamo
troppo diversi, anche nel modo di vedere la vita.
Ho
visto troppe cose negative per riuscire immediatamente ad immaginare
una
vita futura con lei. Prima dobbiamo sconfiggere la lucertola e poi si
vedrà.
Vediamo,
intanto, se il mio “fratellone” mi può
dare qualche consiglio in
merito > rifletté Kakaroth.
“Si,
una bellezza non convenzionale, anche se… se solo sapesse
stare
zitta, sarebbe meglio…” rispose stizzoso il
principe.
“Di
chi stai parlando?” chiese Kakaroth, sporgendo la testa. Vide
l’altro
saiyan arrossire e ridacchiò. “Io non parlavo di
Bulma”.
“Un’altra
parola e ti prendo a testate” lo minacciò Vegeta,
posandogli la
fronte sulla sua.
<
Sono felice che qualcosa lo distragga. Non m’interessa se mi
guarda
furibondo, non ce la faccio più a vederlo così
abbattuto.
Soffre
perché non è riuscito a salvare ciò
che rimaneva della nostra gente,
della nostra ‘famiglia’, quando un tempo
già non aveva potuto fare niente per
il nostro pianeta e il nostro popolo > pensò
Kakaroth, strofinando la fronte
contro quella spaziosa del maggiore, che gli passò la mano
nella zazzera mora.
“Dai,
dimmi i tuoi guai” lo invogliò Vegeta,
allontanandosi da lui.
<
Accidentaccio, il moccioso riesce sempre ad ammorbidirmi >
pensò.
“Vedi,
lei non è solo bellissima. All’inizio pensavo
fosse una ninfa, ma in
realtà è la principessa di un regno in fiamme.
Insomma, il suo castello è
avvolto da un fuoco magico ed eterno, e lei è dovuta
scappare. Perciò sa
combattere, anche se…”. Iniziò a
parlare a raffica Kakaroth.
****
<
Ero così preso dai miei guai, che non mi sono accorto che si
è
richiuso di nuovo nella sua apatia.
Dannazione!
Siamo guerrieri, la vita l’affrontiamo combattendo, non
lasciandoci
sopraffare > pensò Kakaroth.
“Cambiando
discorso. Guarda lì” disse, indicando Piccolo
addormentato
abbracciato con Chichi.
Erano
vicini al fuoco, mentre Bulma s’intravedeva attraverso una
finestra
della casa capsula che aveva evocato.
Crilin
era intento a ravvivare il falò con dei legnetti.
“Ripetimi
come si chiama quella ‘moretta’”
indagò Vegeta.
Kakaroth
si grattò un sopracciglio.
<
Umh, sento puzza di fratello geloso…
Mi
chiedo come l’avrebbero presa Radish e Turles se avessero
sentito Crilin
parlami dell’amore. Probabilmente mi avrebbero preso in giro
per essere caduto
vittima di una cosa simile > rifletté.
“Chichi.
Ha un significato nella lingua saiyan?” domandò.
“Umh,
no Kakaroth, non abbiamo nomi così.
In
ogni caso, tieni la testa al suo posto. Abbiamo cose più
importanti da
fare” lo richiamò Vegeta.
“Suppongo
tu non ti sia mai innamorato” disse Kakaroth, grattandosi una
guancia. Si udiva lo scricchiolio delle fiamme.
“Tsk,
moccioso, io sono superiore a queste cose” ribatté
Vegeta, piccato.
Kakaroth
si sdraiò per terra a faccia in su, le braccia sotto la
testa.
<
Non che le donne alla base inspirassero amore. Quella pazza di Zangya
mi rimarrà eternamente impressa >
rifletté.
“Quella
Bulma, però, non mi sembra ti lasci indifferente. Vuoi dirmi
che è
solo qualcosa di fisico?” domandò Kakaroth. Un
ki-blast gli venne lanciato
contro, lo afferrò con la mano, soffocandolo tra le dita.
“Non
sarà una terrestre a distrarmi dalla nostra missione.
Io
sono il principe dei saiyan, non mi abbasserò al livello di
una razza
così inferiore” ribatté Vegeta.
<
Ci risiamo con le sue manfrine. Sono tutte cose che ha imparato a
memoria, ma sprofondano in lui come dei cunei fastidiosi.
Cercare
di fargli avere una vita e come cercare di de-programmare un
computer.
Non
che io sia da meno, cammino e mi muovo sempre come se fossi un soldato
impegnato in una marcia militare. Ho dovuto forzarmi per imparare a
fermarmi, a
godermi un tramonto o un paesaggio.
Questo
pianeta Terra, poi, lo trovo particolarmente meraviglioso >
pensò
Kakaroth.
“Lo
sai che non ci sono più donne della nostra razza? Con questo
ragionamento rischiamo l’estinzione.
Approfittane,
“fratellone”. Non ti ha tolto gli occhi di dosso
nemmeno per
un secondo”.
Fu
costretto a saltare all’indietro, evitando una decina di
onde,
schivandole ridacchiando.
“Non
chiamarmi fratellone” sbottò Vegeta, scuotendo il
capo, abbassando la
mano ancora brillante di energia. Le gote arrossate e gli occhi
liquidi. “Smettila
con questi discorsi, o mi farai arrabbiare veramente” lo
rimbrottò.
<
Eccolo, ora mi guarda con quell’aria da cane bastonato. Cerca
di non
far vedere come abbassa gli occhi depresso. Sa che un saiyan non
può farsi
vedere così…
Anche
se… Ha passato tutto il giorno sospirando sognante a quella
ragazzina
dai capelli mori.
Sorrideva
in modo strano, adulto. Non avrei mai potuto pensare di vedere il
mio ‘fratellino’ innamorato.
Ho
così paura che soffra, che tutto non vada come vorrebbe. Non
saprei
proprio cosa fare se lo ferissero. Non posso proteggerlo dai suoi
sentimenti
> rifletté.
“Andiamo
a dormire, ora” ordinò.
|
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Capitolo 24 *** Cap.24 Sempre più vicini ***
“Questa
storia partecipa alla Parole Intraducibili
Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt:
8) Mamihlapinatapei. Dall’yaghan: sguardi tra
due persone che si piacciono, ma non hanno il coraggio di fare il primo
passo.
Cap.24
Sempre più vicini
<
Questa città è il genere di posti che odio e che
farei volentieri saltare in aria.
Troppo
rumore, troppa confusione e troppa gente >
pensò Vegeta.
Bulma
gli mise una mano sul petto, impedendogli di
attraversare la strada mentre il semaforo segnava rosso.
Un
fiume di gente camminava ai loro lati, sulla
panchina, mentre il sole sopra di loro si rifletteva nelle grandi
vetrate degli
edifici.
“Siamo
arrivati” disse Bulma, indicando una cupola
color crema che si ergeva in un ampio giardino.
“Lì c’è il mio laboratorio.
Al
suo interno potrò potenziare il mio radar grazie ai
macchinari giusti” spiegò.
“Tsk,
era l’ora” rispose secco Vegeta.
Bulma
lo lasciò passare, mentre il segnale diventava
verde, osservandolo incedere con passo marziale verso la sua abitazione.
<
Un pezzo della cupola è crollato e si vede che
questa è una metropoli che si sta rialzando dopo essere
stata in ginocchio per
decenni.
Però…
Io sono abituato al silenzio.
Non
mi stupisco che la gallina non stia mai zitta, venendo
da un posto così logorroico era il minimo.
La
sua stamberga non è male, sembra un piccolo
palazzo. Vedo diversi robot servitori in giro e più mi
avvicino più mi rendo
conto di quanto questo edificio sia enorme > rifletté
Vegeta.
Bulma
lo seguì, si voltò vedendo che Chichi e Kakaroth
li stavano raggiungendo. Raggiunto il giardino, il principe dei saiyan
osservò
la giovane stretta al braccio del saiyan più giovane,
sbuffando.
“Com’è
che tu e lui, siete così amici, nonostante
abbiate caratteri così diversi?”
sussurrò Chichi a Kakaroth, notando che il
principe dei saiyan la scrutava torvo.
“Lui
non è come sembra. In realtà lui è
come un
fratello per me” rispose il saiyan più giovane.
<
Mi aspettavo una domanda simile > pensò.
Chichi
si sistemò una ciocca di capelli mori dietro
l’orecchio.
“Scusami.
Semplicemente sembra avercela sempre con
tutti” ammise.
Kakaroth
si passò la mano tra i capelli.
“Lo
so. In molti, infatti, non riescono a vedere oltre
la sua apparenza, ma… Ha fatto grandi sacrifici per aiutarmi
sin da quando ero
piccolo” spiegò.
<
Oltre quella corazza, soltanto io riesco a vedere
un fratello con facilità > rifletté.
“Davvero?”
chiese la principessa, con tono
incuriosito.
“Sì,
mia ha cresciuto da quando ero molto piccolo,
forse appena nato. Non riesco a ricordarmi, ma mi era stato
raccontato” spiegò.
Chichi
spalancò la bocca con aria sorpresa.
<
Oh, Radish, fratello mio, mi raccontavi tu queste
storie.
Perché
mi manchi così tanto?! > si chiese Kakaroth.
Notò Piccolo e Crilin che li raggiungevano, mentre sentiva
gli occhi
diventargli lucidi.
Crilin
teneva per mano Piccolo, il namecciano
sbuffava.
“Sei
uno zio insopportabile” si lamentò.
Crilin
ridacchiò, chiudendo gli occhi e lo accompagnò
sulle strisce, piegando di lato il capo.
“Ti
chiedo scusa” mormorò. Notò che Piccolo
osservava
Chichi che si teneva abbracciata a Kakaroth. Entrambi si guardavano di
sottecchi, rossi in volto, ridacchiando.
“Hai
notato anche tu?” chiese Crilin.
“Non
capisco cosa fanno” borbottò Piccolo.
Crilin
lo prese in braccio e lo sentì sospirare, il terrestre
se lo cullò contro.
<
Sembra molto scontroso, ma cambia tutto quando
scopri che è appena uscito dall’uovo >
rifletté.
“Quello
che vedi lo capirai crescendo. Il mio maestro
chiamava mamihlapinatapei quel
modo
di guardarsi. Ossia gli sguardi tra due persone che si piacciono, ma
non hanno
il coraggio di fare il primo passo” spiegò Crilin.
Piccolo
sbuffò, mostrando i dentini aguzzi, e disse: “Vuol
dire che si vogliono mangiare?”.
“No,
si vogliono amare. Te l’ho detto, capirai
crescendo” disse Crilin.
|
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Capitolo 25 *** Cap.25 Tingo ***
“Questa
storia partecipa alla Parole Intraducibili
Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt:
23) Tingo. Dal pascuense: chiedere un oggetto
in prestito e non restituirlo.
Cap.25
Tingo
“Si
sta bene in questa casa. Sembra un piccolo
rifugio.
Ci
hanno offerto morbidi letti, ci hanno messo a
nostra disposizione dei giardini immensi. Ci hanno persino dato da
mangiare i
biscotti. Tu non li hai sempre amati?” domandò
Kakaroth.
“Niente
di tutto questo m’interessa davvero, Kakaroth.
Il nostro compito è solo di ritrovare le sfere.
Sono
stanco di questo pianeta” borbottò Vegeta.
<
Non voglio che quella ragazza lo renda fragile o
lo faccia soffrire.
Ormai
l’ho capito, affezionarsi a qualcuno non è solo
inutile, ma anche pericoloso. Quando chi ami finisce per morire, anche
una
parte di te se ne va.
Nessuno
deve sfiorare il ‘mio fratellino’ neanche con
un dito. Nessuno deve ferirlo! > pensò, serrando le
labbra.
“Vuoi
che vado a vedere io, allora, se Crilin e
Piccolo stanno bene? Così tu resti con le sfere”
propose Kakaroth.
“Bene”
disse Vegeta, lasciandosi ricadere pesantemente
sul letto. Sentì l’altro sospirare, lo
ascoltò allontanarsi, aprire la porta ed
uscire, chiudendosela alle spalle.
<
L’ennesimo soffitto sconosciuto della mia vita,
mi chiedo se mai qualcuno di questi lo considererò quello di
casa mia >
pensò.
<
Questo non è
il soffitto della mia cameretta > pensò il bambino,
sporgendo il labbro
inferiore in un broncio. < In questo posto si soffoca,
è così stretto.
Voglio tornare a casa, qui fa freddo e sembra sempre tutto buio senza i
soli
>. I capelli neri a fiamma ondeggiavano sul suo capo, sfiorando
il cuscino
candido.
“Un
peccato che io non
sia riuscito a diventare re” borbottò.
Nappa
sospirò, seduto
sul pavimento.
“Sicuro
di non voler
giocare col piccolo Kakaroth o con Radish? Vi distrarrebbe”
propose. Si
massaggiò la testa. “Lo so che questo posto non vi
piace e lo trovate infido,
pieno di minacce, ma ci adatteremo”.
“Come
diamine potrei
giocare con un neonato?” borbottò il principe dei
saiyan.
“Freezer,
ti sei preso la mia casa e non l’hai mai più
restituita.
Tu
non mi hai mai ridato ciò che era mio ed ora non mi
restano altro che luoghi sconosciuti che mi sembrano sempre dei gorghi
oscuri”
sussurrò roco Vegeta.
<
Nappa sapeva sempre cosa pensavo o provavo in
realtà > pensò.
Vegeta
era seduto in un angolo,
con le ginocchia abbracciate.
<
Se trovassero
Kakaroth lo ucciderebbero, è troppo piccolo per poter far
parte dei mercenari
di una navicella da guerra > pensò. Si
mordicchiò l’interno della guancia.
< Dobbiamo nascondere le sue urla con quelle
d’incitamento o con Nappa e
Radish che fingono di fare a braccio di ferro. >.
“Non
si può entrare in
quella stanza” disse gelido.
Apple
posò le mani sui
fianchi e piegò di lato il capo butterato.
“Mi
stai prendendo in
giro?” domandò gelido. Socchiuse gli occhi.
“Sento odore di merda…”.
Iniziò a
dire.
“Radish
si è preso una
malattia aliena molto contagiosa sull’ultimo pianeta che ha
visitato. Questo è
lui. Vuoi davvero rischiare?” chiese Nappa, raggiungendoli.
< In
realtà è il pannolino di Kakaroth >
pensò Vegeta.
“Al
diavolo, dannate
scimmie. Voi e i vostri orridi problemi…”
ruggì Apple, allontanandosi con una
smorfia sul volto.
Nappa
s’inginocchiò
davanti al principe.
“Come
ti senti?”
domandò, riferendosi ai tagli sulle sue guance.
“Tsk.
Dimmi piuttosto come
sta quella terza classe di Turles” ringhiò il
bambino in risposta.
“Lui
non lo hanno
torturato a lungo come voi, principe” esalò Nappa.
“Quello
che mi fa
innervosire è che Freezer si è preso tutti i miei
gioielli. Me li aveva
regalati mia madre, avevano il simbolo reale.
Ci
ha punito perché
Turles ha cercato di nascondere almeno un anello”
ribatté Vegeta.
Il
principe dei saiyan si nascose il viso con la mano,
chiudendo gli occhi.
“La
pagherai, prima o poi, ladro” giurò.
|
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Capitolo 26 *** Cap.26 Remember ***
Cap.26
Remember
“Sei
sicura… La prossima sfera si trova in una
foresta?” domandò Kakaroth.
Bulma
annuì, guardando Son passare la spugnetta sul
corpo di Piccolo. Il namecciano era quasi del tutto immerso nella
vasca,
nascosto dalle bolle di sapone, che soffiava.
“Con
tutti i potenziamenti che ho fatto, non dovete
avere dubbi. Non posso sbagliare” rispose la terrestre,
sistemandosi una ciocca
di capelli azzurri dietro l’orecchio.
Kakaroth
annuì.
<
Dovrò dirlo a fratellone > pensò.
Il
neonato gattonava per
la stanza di metallo, avanti e indietro, raggiungeva la massiccia porta
bloccata e la colpiva con delle manate date con le manine paffutelle.
Dimenava
la coda da
scimmietta, i capelli a cespuglio gli ricadevano intorno al viso roseo.
Raggiunse
un tavolo ed
iniziò a colpire una delle gambe con entrambi i piedi, ruppe
il mobile che
rovinò a terra, andando in pezzi con un forte rumore.
Staccò ciò che rimaneva
della gamba e se la portò alla boccuccia, addentandola con i
dentini che
stavano spuntando e le gengive arrossate.
Oggetti
mordicchiati
erano abbandonati in vari punti.
Il
piccolo notò una
pulsantiera, si sedette facendo scricchiolare il proprio pannolino e
lanciò il
pezzo di legno. Ci furono delle scintille, la corrente ebbe un picco e
la porta
si socchiuse.
Kakaroth
gorgogliò,
ghignando, e gattonò fuori dalla stanza, scivolando lungo il
pavimento di
metallo. Alzò il capo, osservando la luce che filtrava dagli
oblò dei corridoi,
sentì un pungente odore di cibo e lo seguì.
Lasciò
dietro di sé una
scia di bava che gli colava dalle labbra piene.
Trovò
una stanza e s’infiltrò
attraverso la porta aperta, si trovò davanti le lenzuola di
seta di un letto a
baldacchino. Vi si arrampicò, affondando nel materasso
morbido con le ditina
paffutelle.
Il
piccolo si guardò
intorno, vedendo il proprio riflesso in molti specchi, le pareti erano
ricoperte
di ritratti di Zarbon. Il bambino sbadigliò e si
addormentò, rannicchiato.
Si
risvegliò sentendosi
sollevato da delle braccia muscoloso.
“Grazie
agli dei polpi
che ti ho trovato io, prima del padrone della stanza” gemette
Radish, correndo
fuori dalla camera.
Kakaroth
gorgogliò
infastidito, allungandosi verso una cesta di frutta fresca dentro la
stanza,
appoggiato su un mobiletto sotto la miniatura di uno Zarbon intento a
fare il
baciamano a Freezer.
Radish
si avviò alla
porta, udì dei passi e sgranò gli occhi;
tornò indietro e si nascose sotto il
letto. Tappò la bocca dei più piccolo, che
iniziò a succhiargli avidamente le
dita.
Si
udirono dei tonfi,
Radish avvertì qualcuno coricarsi sul letto, il russare di
Zarbon risuonò forte
nella stanza.
Kakaroth
si addormentò
tra le braccia del fratello, nonostante il frastuono.
<
Se non fosse stato per mio fratello, quella
volta, sarei morto.
Ultimamente
i ricordi con lui si fanno sempre meno
chiari, confusi e sbiaditi. Però sono sempre presenti, ogni
cosa sembra richiamare
lui, solo per cancellarmi quel momento > pensò
Kakaroth, facendo uscire
dalla vasca Piccolo.
Lo
avvolse in una tovaglia ed iniziò ad asciugarlo.
“Ci
sai fare con i bambini” ammise Bulma.
“Mai
quanto ‘fratellone’ Vegeta. Lui mi ha sempre
fatto il bagno da piccolo” ammise Kakaroth.
“Come
fai a dire cose simili in modo così candido? Non
hai un senso del pudore?” gemette Bulma.
“Non
ci vedo niente di male, io” borbottò Piccolo.
|
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Capitolo 27 *** Cap.27 Gohan ***
Cap.27
Gohan
Figlio
d'uomo, guarda il cielo.
<
Meno male che Bulma aveva detto che non ci
sarebbero stati problemi. Sono giorni che vaghiamo in questa foresta
alla
ricerca dell’ultima sfera.
Siamo
così vicini alla fine della nostra missione, ma
non ne veniamo a caso. La spia si muove di continuo, ma nessuno di noi
è ancora
riuscito a vederla questa spia > pensò Kakaroth,
grattandosi il collo.
“Ti
senti bene?” domandò rivolto a Chichi, vedendola
passarsi le dita sottili sul viso pallido.
“Sì,
sto solo risentendo di tutta questa umidità.
Però
sto sempre meglio di Bulma, lei non è abituata a
dormire per terra senza poter usare le case nelle capsule
oplà” rispose quest’ultima.
“Voi
due, smettetela di chiacchierare e datevi una
mossa. La sfera si è spostata di nuovo”
ringhiò Vegeta.
“Forse
ci conviene dividerci un gruppi” propose
Crilin, prendendo la mano di Piccolo nella propria.
“Ottima
idea. Io da solo, tu donna vai con Kakaroth.
Tu, moretta, vai con il pelato e Piccolo” ordinò
Vegeta.
<
Così vedo di dividere Kakaroth da quella mocciosa
per almeno cinque minuti. Sono sempre appiccicati a guardarsi negli
occhi!
Ed
io stesso… ho bisogno di qualche attimo lontano
dalla Donna. Il suo odore mi si è attaccato addosso, lo
sento nelle narici
mentre dormo e…
Vorrei
annusarla, stringerle i capelli ed avvicinarla
a me. Giorno dopo giorno, sembra che la sua presenza mi si tatui
addosso, che
la sua figura si stia incidendo nei miei occhi. Non posso permetterlo!
> pensò.
“D’accordo.
Però ogni gruppo si porterà delle radio
per comunicare” disse Bulma.
Chichi
incassò il capo tra le spalle.
“Qualsiasi
cosa succeda, riuniamoci, però” mormorò
con
tono gentile, mentre il vento le faceva ondeggiare il mantello dietro
la
schiena.
Nell’oscurità
dovuta alle fronde spesse i suoni
rimbombavano, alcune farfalle che si muovevano
nell’oscurità battendo le ali
creavano dei rumori distorti.
“Questo
è ovvio. Kakaroth, Piccolo, state attenti a
non cacciarvi nei guai” ordinò Vegeta.
“Sì,
‘fratellone’”. “Contaci,
‘papà’”. Risposero in
coro.
“Io
non ci provo nemmeno più” borbottò
Vegeta.
Bulma
si nascose la bocca con la mano, soffocando una
risatina.
<
Inizio a credere che abbai, ma non morda>
pensò. Afferrò Kakaroth per un braccio e lo
trasse con sé. “Andiamo, allora”.
********
Bulma
gridò, vedendo la gigantesca testa del dinosauro
avvicinarsi sempre più di lei. Saltò di lato,
evitando che l’immensa chiostra
di denti della creatura si chiudesse su di lui, estrasse la pistola e
sparò una
serie di colpi, i proiettili rimbalzavano sulle dure scaglie della
pelle
marrone dell’animale.
Kakaroth
lo raggiunse con un’onda di energia. La
bestia rovinò a terra, il suo peso fece franare il terreno.
Bulma
precipitò, Kakaroth volò fino a lei e la prese
al volo, sentendola urlare. Atterrò ai piedi di una cascata
e l’appoggiò a
terra.
“Me
la cavava” borbottò la scienziata. Si
alzò in
piedi ed indietreggiò di un paio di passi.
“Cer…”.
Iniziò a rispondere Kakaroth, prima che la
montagna gli franasse addosso. Prima di svenire, udì solo
gli strilli
terrorizzati dell’altra.
*****
Kakaroth
mugolò, vedendolo solo nero. Si portò una
mano al viso, sentì qualcosa di umido sopra il suo volto, lo
spostò e si
accorse che si trattava di una pezzuola. Si guardò intorno
confuso e si trovò
davanti il sorriso di un vecchio anziano.
“T-tu…
chi sei?” esalò.
L’anziano
gli posò una mano sulla spalla.
“Resta
sdraiato, non so come tu abbia fatto a sopravvivere”
disse gentilmente.
Bulma
corse nella stanza e saltò sul letto,
abbracciandolo.
“Ti
sei svegliato! Credevo che saresti morto!”
strillò, stringendolo.
Kakaroth
mugolò, sentiva il corpo dolorante.
“Non
credevo ti fossi affezionata così tanto” gemette.
Bulma
si mise in ginocchio sul letto, arrossendo, e
rispose: “Non volevo certo che tu morissi in parte per colpa
mia”. Scivolò giù
dal letto, rimettendosi in piedi. “Lui è quello
che ci ha salvato. Ti ha tirato
fuori dalle macerie e ti ha curato” spiegò,
indicando l’anziano.
Kakaroth
si alzò seduto di scatto.
“Vegeta?!”
gridò.
“La
tua amica ha mentito sulle tue condizioni. Io non
ero d’accordo, ma lei continuava a ripetere che sapendo che
ti eri fatto male
ci avrebbe ucciso tutti” disse l’anziano,
raddrizzandosi il cappellino morbido
che teneva sul capo.
Kakaroth
si massaggiò la spalla.
“Bulma,
mi duole darti ragione. Cosa gli hai
raccontato?” domandò.
“Ha
chiamato solo una volta, fortunatamente. Voleva
sapere come stavi, gli ho risposto che eri a caccia”
spiegò Bulma.
<
Strano non si sia mangiato la foglia > pensò
Kakaroth. Si voltò verso l’anziano e gli sorrise.
“La
ringrazio, le devo la vita” disse con tono grato.
|
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Capitolo 28 *** Cap.28 ‘Goku’ ***
“Questa
storia partecipa alla #SummerBingoChallenge
indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt:
Casella 42-Medicina antica
Cap.28
‘Goku’
“Questo
simpatico anziano ci ha trovato ‘sperduti’ qui
in giro, quindi ha deciso di ospitarci” spiegò
Kakaroth, grattandosi la testa.
“Almeno
abbiamo un posto dove dormire in questa
dannata foresta. D’accordo, faremo tappa qui. Lasciate le
cose inutili qui
dentro.
Io
torno a cercare la sfera” disse Vegeta, uscendo
dalla casupola.
Kakaroth
lo salutò con la mano, sorridendo.
<
Lo sapevo che si era mangiato la foglia,
fortunatamente sono riuscito a rimettermi in piedi quel tanto che
bastava
appena tempo. Ho imparato negli anni a mentire abbastanza bene da non
insospettirlo > pensò.
“Scimmione,
non puoi ignorare così una persona che ci
ha aiutato!” gridò Bulma, con le mani a conca ai
lati della bocca.
Vegeta
spiccò il volo.
“Dannato,
ignora tutto e tutti” ringhiò Bulma.
“Bulma,
facciamo come ci ha detto. Poi controlliamo i
nostri radar” propose Kakaroth.
Gohan,
appoggiato contro la parete, negò con il capo.
“Quel
giovincello è proprio in piena adolescenza”
apostrofò Vegeta.
Bulma
annuì.
“Certo
che sei fantastica, Bulma. Hai fatto un radar
ciascuno, praticamente” disse Crilin, grattandosi la testa.
“Lo
so di essere fantastica” si vantò Bulma.
Piccolo
raggiunse l’anziano e gli chiese: “Hai
dell’acqua di fonte per me?”.
“Certo,
piccoletto” rispose Gohan.
<
Sono sempre più strani i giovani d’oggi >
pensò.
Chichi
lo raggiunse e s’inchinò.
“Vi
ringrazio umilmente e vi chiedo scusa per aver
interrotto la vostra vita eremitica” disse gentilmente.
Gohan
le posò una mano sulla spalla.
“Io
ti conosco, ti ho visto da bambina. Tuo padre è il
mio migliore amico.
Sono
ancora più contento di avervi dato asilo. Anche
perché qui, tra i Monti Paoz, mi sento solo.
Sono
fuggito ad un mondo folle, ma ora sono anziano e
sentivo il bisogno di un po’ di compagnia”
ribatté.
“Lei
sì che è un tipo gentile!”
gridò Crilin,
facendogli l’occhiolino e il segno dell’ok.
“Diamoci
una mossa, anche io fremo dalla voglia di
rimettermi alla ricerca della sfera” borbottò
Kakaroth.
Gohan
si grattò il mento.
<
Penso sia scortese chiedergli di cosa parlano,
anche se ho qualche dubbio > pensò.
*********
“Ahi ahi ahi…”
gemette Kakaroth, serrando gli occhi.
Chichi
rabbrividì, fissandolo nascosta dietro la porta
e si tirò indietro, appoggiandosi al muro, stringendo un
pugno al petto.
<
Sono così preoccupata. So che dovrei conoscerlo
meglio, che è un alieno, ma quel ragazzo è
così dolce, gentile, bello… ed io
non c’ero neanche quando si è fatto male >
pensò. Lo sentì piagnucolare
ancora e scappò via, i lunghi capelli mori le ondeggiavano
dietro le spalle.
“Ti
farà bene, vedrai” disse Nonno Gohan,
sorridendogli.
Kakaroth
si passò l’indice sotto il naso e
sospirò,
dalle ciotole colme di olii veniva un odore forte, stomachevole.
“Non
si preoccupi… nonnino” sussurrò,
arrossendo.
Nonno
Gohan addolcì ancor più il sorriso e gli
accarezzò la testa con la mano libera, scompigliandogli i
capelli mori.
Kakaroth
tossicchiò, il bruciore gli faceva lacrimare
gli occhi.
“Cerca
di distrarti. Perché non mi parli un po’,
così
non pensi al fastidio” lo invogliò Gohan, tornando
a massaggiargli la crema
sulle ferite alla schiena.
“Beh… Urca,
veramente sarei più… ahi!...
in-interessato… Ahiah!...
a lei…”. Kakaroth tirò su col naso,
continuando a piagnucolare.
Gohan
guardò la sua coda da scimmia e socchiuse gli
occhi.
“Dai,
dalle nostre parti c’è una leggenda che parla di
un certo Goku, grande guerriero di arti marziali, capace di sfidare
anche gli
dei con la sua insolenza. Un po’ me lo ricordi”
ammise.
“Nah.
Se c’è qualcuno che debba chiamarsi
‘Grande ‘re’
delle scimmie’, quello è fratellone”
disse Goku. L’odore di una delle spezie
sul tavolo gli pizzicò il naso, facendolo starnutire
rumorosamente.
Gohan
gli porse un fazzoletto, dicendogli: “Ancora un
po’ di pazienza”.
Kakaroth
gettò indietro la testa e chiuse gli occhi.
<
Anche Nappa ci curava con la sua strana medicina
antica. Sapeva di saggezza, ma aveva tanti effetti collaterali >
pensò,
detergendosi le labbra secche con la lingua.
“Finito”
disse Gohan, finendo di fasciarlo, lo aiutò a
rimettersi in piedi e lo guidò dolcemente fino al divano,
Kakaroth si lasciò
trasportare, pesando sulle spalle dell’anziano.
“Mi
gira la testa” esalò il saiyan.
Gohan
lo fece stendere sul divano e lo ragguardì:
“Tranquillo, è normale. Non fare movimenti
bruschi”.
Kakaroth
stava con gli occhi chiusi, il respiro
irregolare.
“Sai,
ho sempre desiderato avere un figlio. Tu mi
ricordi un po’ il ragazzo che avrei voluto che
fosse” ammise Gohan. Prese un
altro fazzoletto e vi si pulì le mani.
Kakaroth
sentì le orecchie bollenti, mentre avvampava
ancor di più per l’imbarazzo.
<
Lui si sta prendendo cura di me come se fosse mio
padre. Però… sento che c’è
qualcosa di profondamente sbagliato.
Affezionarmi
a lui in questo modo non è un po’ come
appannare il ricordo dei miei fratelli e di Nappa?
Io
lo avevo un padre, si chiamava Bardack ed era un
grande eroe.
Inoltre
non ho chiesto il parere di fratellone Vegeta.
Lui sembra proprio ignorare questo nonnino, anche se ultimamente lui
ignora un
po’ tutti > pensò.
Si
addormentò, abbandonandosi sul divanetto.
|
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Capitolo 29 *** Cap.29 Talk to me ***
Scritta col prompt de Il giardino di
Efp de I prompt del
lunedì.
Prompt: Quello che nascondono i tuoi
occhi.
“Questa storia partecipa
alla #SummerBingoChallenge indetta
sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt: Casella 64 - Goodbye
Cap.29 Talk to me
Vegeta fece comparire
un’onda di energia nella mano e voltò
lentamente la testa, guardando Bulma che lo fissava, con le mani sui
fianchi.
“Perché devi
essere così scontroso con quel povero vecchio?
Lo ignori o peggio. Ti ricordo che ci sta ospitando” disse la
donna.
Vegeta la guardò.
< Ci metterei un attimo ad
alzare la mano e a
minacciarla, ma non ci riesco. Non so perché, ma a vedere
quella ragazzina lì,
che mi fissa, mi viene solo d’arrossire. Si rende conto che
è da sola con un
mercenario, un potenziale assassino, in un bosco? > si chiese.
“Tsk. Con chi credi di star
parlando? Io sono Vegeta-sama e
non ho certo bisogno di un vecchio petulante” rispose con
voce roca, facendo
scomparire l’onda.
“Tutti cercano di essere
gentili con te. Persino Crilin!
Quel… bambino,
sì, Piccolo vuole solo essere considerato da
quello che pensa sia suo padre. Vuole imitarti ed allenarsi con te.
Potresti
almeno essere garbato con loro!” lo rimproverò
Bulma.
Vegeta guardò le iridi
azzurre di lei ed arrossì
vistosamente, sentendo le orecchie in fiamme.
< Non così vicina.
Non venire così vicina! > pensò,
mentre lei accorciava le distanze a passo di carica, la schiena
leggermente
piegata verso di lui.
“Non ho tempo per voi. Le
sfere sono…”. Iniziò con voce
rauca.
“Non hai tempo neanche per
Kakaroth?” lo interrogò Bulma.
Vegeta chinò il capo, le
braccia abbandonate ai lati del
corpo.
Bulma si rialzò e lo
guardò nel viso, in ombra, si soffermò
sui suoi capelli neri a fiamma, sulla sua fronte spaziosa e sui suoi
‘occhi’.
< Cos’è
quello che nascondono i tuoi occhi? Dolore per
caso?
Vogliono tutti consolarti
perché è davvero sofferenza quella
che ti rende così scontroso? Il tuo non è il
semplice dolore di un adolescente,
vero?
Questo mondo è stato
crudele con tutti, ma con te sembra
essersi accanito.
Penso che potrei perdermi in quelle
pepite nere, pozzi senza
fondo e notti senza fine >.
Vegeta
s’irrigidì, sentendo la mano di lei sulla guancia.
“Cosa ti è
successo?” domandò Bulma, con dolcezza.
< Sento la mancanza di quando
mi urlava addosso. Vorrei
semplicemente scappare, ma il mio corpo non mi obbedisce, le mie gambe
non
corrono.
Non riesco a scacciarla! >
pensò Vegeta.
“Tsk”
borbottò, voltando il capo di scatto. Serrò con
forza
le braccia incrociate intorno al petto muscoloso.
“So che potresti uccidermi,
ma…”. Bulma si mordicchiò il
labbro, socchiudendo gli occhi. Scese lungo la sua guancia abbronzata,
facendogli una carezza.
< In questo momento sono
completamente affascinata da lui
> pensò.
La luce che filtrava dalle foglie
della foresta li
illuminava, creando giochi di luce tutt’intorno.
“… Lasciati
consolare. Dimmi cos’è che ha ferito il tuo
cuore” mormorò Bulma.
< Devo essere completamente
impazzita > pensò.
“N-non riesco…
Non riesco a dirgli addio. Umphf,
loro vorrebbero vedermi vivere la
mia vita, andare avanti, ma io non riesco a farlo.
Li voglio ancora con me, al mio
fianco. Rivoglio la mia
famiglia, o almeno quello che mi era rimasto da loro” si
confessò Vegeta.
< Dovrei ucciderla,
scacciarla. Questa è solo debolezza!
Mi sarà fatale!
Devo essere forte, devo farlo per
Kakaroth >. Trattenne
le lacrime, ma i suoi occhi si arrossarono.
“Ho perso mia madre. La mia
matrigna è buona, dolce, anche
se è molto più giovane di mia madre. Io,
però, non ho mai saputo dire addio a
mia madre. Né io, né mia sorella ci siamo
riuscite.
Lei se n’è
andata di casa. Ha cercato di essere forte, ma
così non ha retto. Io ho semplicemente capito che le persone
che amiamo non ci
lasciano mai veramente” mormorò Bulma.
Vegeta ingoiò un gemito
stridulo.
“Chi hai perso? Vuoi
parlarmi di loro? Così li sentirai più
vicini” mormorò Bulma.
Vegeta annuì, lasciando
che lei continuasse ad accarezzarlo.
< Non voglio sembrarle un
cucciolo indifeso, ma anche
loro avrebbe voluto essere ricordati. La loro paura non era soltanto la
morte,
ma che questo mondo li cancellasse > pensò.
|
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Capitolo 30 *** Cap.30 Prima uccisione ***
Scritta
per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK"
CHALLENGE!
Prompt
di D.S.: eravamo soli, io e lui, e in quel
momento capii che non lo avrei abbandonato
Scritta
sentendo: Nightcore - Majesty; https://www.youtube.com/watch?v=SaKnSOesrcc.
Cap.30
Prima uccisione
<
Non so cosa mi sia preso con quella ‘donna’ prima.
Il dolore dovrebbe fortificarmi, non rammollirmi >
pensò Vegeta. Sentì dei
bassi sospiri e si nascose dietro un albero, guardando oltre di esso.
Impallidì, vedendo Kakaroth e Chichi intenti a baciarsi.
La
mano di Kakaroth sulla gamba di lei, quelle
delicate della giovane sulla sua schiena possente, le loro labbra
unite,
mugolavano tra un sospiro e l’altro.
<
Cosa fa? Ancora è solo un bambino >
rifletté,
facendo una smorfia infastidita. Si mise a camminare nella direzione
contraria,
accelerò e si mise a correre, silenziosamente.
“Oggi
sto scappando da tutto e da tutti. Sembra che il
mondo sia impazzito” sibilò.
<
Chi voglio prendere in giro? Kakaroth ormai non è
più un bambino, è un uomo adulto. Non lo
riconosco più giorno dopo giorno. Le nostre
strade finiranno per dividersi, è normale >
pensò.
********
<
Qui, tra le braccia di Chichi, vorrei
concentrarmi solo su di lei, ma ho sentito nitidamente un ramo che si
spezzava
poco più avanti.
Non
ci vuole molto a capire che si tratta di mio
fratello Vegeta.
Ricordo
ancora il giorno in cui capii quanto fossimo
legati.
Eravamo
soli, io e lui, e in quel momento capii che
non lo avrei abbandonato.
Lo
avevo sempre chiamato fratellone, ma da quel giorno
quell’appellativo fu diverso. Non era come con Radish e con
Turles. Alla fine
loro mi davano sempre il nervoso, per quanto gli volessi bene. Eravamo
su
pianeti diversi, pur condividendo lo stesso sangue. No, io scelsi
Vegeta come
fratello, le nostre anime erano affini, legate.
Quel
giorno ero così eccitato. Vegeta mi aveva portato
con sé, certo, non era una vera missione pericolosa, ma per
era già tanto poter
uscire dal nascondiglio per andarmene con lui.
L’ho
sempre ammirato, nonostante tutto, nonostante
anche il suo caratteraccio.
Mio
fratello Radish aveva cercato di dissuadermi,
facendomi capire quanto saresti stato d’intralcio al principe.
Io,
però, sono sempre stato più cocciuto di lui. Ora
mi manca, moltissimo, persino poterci litigare.
Nonostante
fossi soltanto un pargolo, non avevo
sentito ragioni e alla fine Vegeta si era ritrovato un piccolo me
saltellante
alle calcagna.
La
‘strana’ missione consisteva nel recuperare delle
pietre in territorio nemico. Nessuna spiegazione, nessuna domanda, ma
si
trattava solo di dieci pietruzze in un pianeta con una razza di potenza
combattiva pari a quella di un mollusco di mare.
Al
massimo si poteva trovare qualche mostriciattolo. L’intero
pianeta era una gigantesca massa rocciosa.
Quello
che nessuno si era degnato di farci presente
era che l’intero pianeta basasse il suo ecosistema su quelle
pietre. Una volta
rimosse dai loro alveoli di origine, tutto il pianeta iniziò
a collassare.
Il
terrore mi aveva subito assalito, mentre mi
aggrappavo al polpaccio di Vegeta.
Cercò
di raggiungere le navicelle in volo, ma c’erano
frane continue. Alla fine fu costretto a balzare da un masso
all’altro, mentre
tutti crollavano sotto i suoi piedi. Mi teneva in braccio, stretto a
sé,
nonostante tutto lì mi sentivo al sicuro.
Finì
per ruzzolare, ma mi protesse col suo corpo, io
non mi feci praticamente nulla, mentre lui rovinava dolorosamente
dentro un
crepaccio.
La
sua tasca si scucì, le pietre magiche presero il
volo, tornando al loro luogo di origine, il pianeta smise di
collassare. Non
prima che Vegeta colpisse con la tempia un gigantesco masso.
Scivolai
fuori dalle sue braccia, lo chiamai, ma lui
rimase incosciente.
“Vegeta!”.
I miei richiami si facevano sempre più
forti, mentre inutilmente lo smuovevo.
Usai
la mia maglietta per fasciargli la testa e
fermare il sangue.
Dal
centro di quella terra, però, provennero dei
mostri. Prigionieri da secoli, ora che il pianeta si era quasi
smembrato, si
erano liberati.
Uomini
immensi, completamente fatti di pietra, con
delle auree per niente raccomandabili.
La
paura mi gridava di mettermi in salvo, di scappare
in lacrime, ma Vegeta era lì, accasciato.
“Io
non ti lascio, “fratellone””. Avevo
detto, anche
se lui non poteva sentirmi. Avevo abbracciato il suo corpo, volevo
difenderlo,
ma riuscivo solo a singhiozzare.
Quando
uno dei giganti tentò di schiacciarci entrambi,
una cieca ira s’impossessò di me. Non sono
orgoglioso di quell’oscurità nel mio
cuore, ma seppi che tutta quella forza si era trasformata in qualcosa
di puro.
Lo stavo facendo per la persona a cui tenevo di più!
La
mia potenza mi permise di polverizzare i nemici, combattendoli
tutti insieme. Non m’interessava fossero creature millenarie.
Successivamente
riuscii a sollevare Vegeta, anche se
era più forte di me. Lo portai alla navicella, qui premetti
tasti a caso.
Sono
sempre stato abbastanza fortunato. Quella volta
il mezzo attivò l’autoguida, riportandoci alla
base.
Rimasi
accanto a Vegeta per tutto il tempo. Era così
strano vederlo in posizione fetale all’interno della vasca
rigenerante. Le bollicine
accarezzavano il suo corpo, gli scompigliavano capelli a fiamma e coda,
e
sembrava diventare completamente blu per la luce interna.
Giorno
dopo giorno, dormivo lì, mangiavo lì. Le mani
sul vetro, a guardarlo, come se distraendomi lui sarebbe sparito, per
finire
divorato da quel pianeta di roccia.
Gli
ripetevo soltanto: “Svegliati, fratellone. Torna
da me”. Come un mantra, sempre e solo queste parole.
Quando
Vegeta si svegliò non volle credere lo avessi
salvato. Pensò che Nappa e Radish lo stessero prendendo in
giro.
Inoltre
non aveva idea di quei giganti di pietra e di
quello che veramente avevamo rischiato. Trovai inutile dirglielo
> rifletté
Kakaroth.
“Chichi…
Anche io ti amo” mormorò.
<
Le accarezzo le gote, fresche, morbide. Qualcosa mi
dice che sono succose come le sue labbra >.
“… Però ora devo andare. Credo
di dover dire a mio fratello quanto tengo a te”. Aggiunse.
Chichi
annuì.
“Lo
capisco” disse. Socchiuse gli occhi, facendo
fremere le ciglia, e gli sorrise.
|
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Capitolo 31 *** Cap.31Mostri ed eroi ***
Scritta
per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK"
CHALLENGE!
Prompt
di S.G.: Perdeva tanto, troppo sangue. E
insieme alla linfa vermiglia anche la sua vita scivolava via.
Cap.31Mostri
ed eroi
È
tuo da reclamare.
Vegeta
si passò la mano tra i capelli mori,
scompigliandoli e sospirò.
<
Ricordo ancora il giorno in cui vidi con i miei
occhi la vera potenza combattiva di Kakaroth. Non più
indizi, ma qualcosa di
evidente.
Quel
giorno perdevo tanto, troppo sangue… E insieme
alla linfa vermiglia anche la mia vita scivolava via >
pensò.
“Vegeta!
Vegeta,
svegliati!” gridò Kakaroth, inginocchiandosi
accanto al principe.
Vegeta
lo guardò con
aria confusa.
“Che
vuoi?” domandò,
mentre i suoi occhi si chiudevano, pesanti. Cercò di
alzarsi, ma si accasciò
nuovamente, l’attacco gli aveva trapassato la gamba, perdeva
molto sangue
scuro.
“Se
è l’arteria, morirai”
disse Kakaroth. Posò entrambe le mani sulla pelle del
principe e incrementò l’aura,
bruciò la pelle, richiudendola.
“Aaaaaaaaahhhhhhh!” gridò Vegeta, a pieni
polmoni. Strinse i
denti, ricadendo semi-incosciente. Il suo viso da pallidissimo era
diventato
arrossato, madido di sudore.
“Non
svenire. Non
lasciarmi da solo sul campo di battaglia” lo
implorò Kakaroth.
Vegeta
allungò la mano a
fatica e gli scompigliò i capelli.
“Non
ci tengo, moccioso”
rispose, con la bocca impastata.
“Guardate,
è arrivata un’altra
scimmia” disse uno degli avversari.
Il
gruppetto li
circondò.
<
Sono usciti da
sotto terra, non me lo aspettavo. Era una trappola, qualche mercenario
doveva
aver cantato > pensò Vegeta. Respirava
affannosamente. < Kakaroth come ha
fatto a sapere che ero qui? Mi seguiva a distanza con la navicella? Lo
sa che
non dovrebbe, è pericoloso >.
“Kakaroth,
scappa…” mormorò
con un filo di voce. Una fitta di dolore rischiò nuovamente
di fargli perdere i
sensi.
“Non
ti lascerò qui da
solo. Ti proteggerò” ribatté Kakaroth,
alzandosi in piedi. Serrò i pugni e gli
si mise davanti, con espressione combattiva.
“Ammazziamo
‘l’eroe’ e
poi ci continuiamo a divertire con l’altro. Capirà
che hanno attaccato il
pianeta sbagliato” disse un altro degli avversari.
“Non
fare lo stupido…”
esalò Vegeta.
Kakaroth
partì all’attacco,
si mise a correre intorno agli avversari e apparvero diverse immagini
residue
di sé.
La
decina di nemici
iniziò a colpirle, con calci, pugni, sparando laser con le
pistole o attacchi d’energia
dalle mani; trapassando i falsi.
La
testa del primo
nemico volò, staccandosi dal corpo, in una pioggia di
sangue. Altri due precipitarono
al suolo inceneriti, un altro venne tagliato in due da un calcio.
Man
mano che veniva
uccisi, i guerrieri attaccavano alla cieca, gridando, si sbattevano
addosso,
tremanti, con le espressioni stravolte dal terrore.
Lo
scouter di Vegeta
iniziò a calcolare un’energia sempre maggiore,
fino ad esplodere.
“N-
non può… essere”
biascicò il principe dei saiyan, perdendo i sensi.
<
Quando mi ripresi avevo davanti i volti sorridenti
di Nappa e Radish.
Trovai
Kakaroth abbracciato a me, profondamente
addormentato. Quella sua aria angelica e pura, mal si accostava a
quello a cui
avevo assistito.
Ancora
oggi mi chiedo se non fosse un delirio dovuto
alla febbre e alla ferita alla gamba >.
|
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Capitolo 32 *** Cap.32 Prigioniero dell’orgoglio ***
Cap.32
Prigioniero dell’orgoglio
Figlio
d'uomo, un uomo col tempo sarai.
Lord
Freezer dimenò la coda oltre il bordo del sedile
volante, sorseggiando un calice di vino.
<
Cari saiyan, sto venendo a prendervi. Vi
abbiamo localizzati con precisione > pensò. Socchiuse
gli occhi, guardando
il suo riflesso nell’oblò, oltre il quale si
vedeva lo spazio.
<
Ucciderò il più piccolo, si sta rivelando una
minaccia che non sapevo di avere qui, nella mia base. Questo
spezzerà Vegeta.
Una
volta da solo, sarà facile domarlo. Lo punirò in
maniera esemplare e poi, da persona magnanima quale sono, lo
riprenderò tra le
mie fila.
Il
principino è il mio personale trofeo, non voglio
smettere di sfoggiarlo. Anche se è recalcitrante come un
giovane puledro,
finirà per lasciarsi guidare docile alla mia stalla >
pensò.
“Prenderò
i miei uomini di fiducia e li condurrò con me
sulla… Terra” sussurrò mellifluo.
******
“Chi
era quel terrestre con cui ti ho visto parlare
stamani?” domandò gelido Vegeta, sentendo Kakaroth
arrivare dietro le sue
spalle.
“Un
indiano di nome Upa. Ha visto un grande uccello,
uno pterodattilo, con qualcosa che sembrava la sfera” disse
Kakaroth,
irrigidendosi.
Vegeta
serrò un pugno, abbassando il capo.
“Finalmente
potremo prendere l’ultima sfera” disse
gelido.
“…
Vegeta, senti…”. Iniziò a dire
Kakaroth. Gli
posò una mano sulla spalla, Vegeta la spintonò,
allontanandola da sé.
“Perché
sei così arrabbiato con me? Cosa ti ho fatto?”
domandò Kakaroth con voce rauca.
“Tsk”.
Vegeta serrò gli occhi. “Tu fai mai qualcosa di
sbagliato?! Sei sempre perfetto, tutti i tuoi
‘amichetti’ ti adorano. Ti stanno
cambiando e neanche te ne accorgi.
Perché
non te ne vai da loro e mi lasci respirare?”
domandò con tono acido.
Kakaroth
sentì gli occhi pizzicare.
<
Non fare lo stucchevole con me, questa volta non
attacca > pensò Vegeta, sentendolo sospirare con un
mugolio.
Kakaroth
intrecciò la coda intorno alla gamba e distolse
lo sguardo.
“Non
voglio andarci senza di te” mormorò con tono
dispiaciuto. Si mordicchiò il labbro. “Non
preoccuparti. Tanto presto partiremo
e non li rivedrò mai più…
dovrò dire addio persino a Chichi. Lei la amo,
Vegeta”
ammise e la voce gli tremò.
Vegeta
si voltò con espressione furente.
<
Anche io amo Bulma, anche io mi sto legando a
questo maledetto pianeta! Non voglio, non voglio soffrire ancora, non
voglio
provare niente! Persino tu sei un pericolo per il mio cuore! >
pensò.
“Credevo
volessi rimanere su questo maledetto sasso a
giocare alla famigliola! Magari facendoti adottare da quel vecchio,
Goahn!”
gridò. La sua voce risuonò come un ruggito nella
foresta.
Kakaroth
indietreggiò di un passo.
“Cosa
dici?! Io e Piccolo restiamo con te” esalò.
Serrò un pugno. “Piccolo ha bisogno di te. Quando
si è aperto l’uovo, ha
considerato te suo padre” gemette Kakaroth. I suoi occhi
divennero liquidi. “… Ed
io ho bisogno di te. Sei la mia unica famiglia”
piagnucolò.
Un
cespuglio si mosse e Crilin ne saltò fuori,
indicandoli.
“Io
voglio venire con voi! Non è giusto che mi
abbondoniate qui come un cane!
Io
vi ho aiutato con le sfere!” sbraitò.
Vegeta
batté le palpebre, guardandolo stranito.
“Quando
troverò le sfere, vi lascerò tutti qui. Non ho
intenzione di appesantirmi con persone inutili”.
Incrociò le braccia al petto e
spiccò il volo.
Kakaroth
sospirò pesantemente.
“Sei
proprio un fratello geloso e cocciuto” brontolò.
Crilin
si portò le mani alla bocca. “Io e Piccolo non
ci faremo abbandonare così. Sappilo!”
sbraitò.
|
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Capitolo 33 *** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***
Scritto per i prompt del
Lunedì di Il giardino di EFP.
Prompt: Tesoro; Chiave; Cuore.
Cap.37 Kakaroth vs Freezer
Una navicella atterrò tra
le montagne, alcuni alberi si
piegarono, ondeggiando, a causa del vento che si alzava. Altri vennero
arsi dalle
fiamme dei motori, o spezzati dal peso del veicolo che atterrava.
La porta di metallo si
spalancò, facendo ricadere a terra una
lunga pedala di metallo.
Tre figure scivolarono fuori, avvolte
da potenti auree
negative.
*****
Kakaroth abbassò il capo,
il suo viso si scurì.
“Quest-queste
auree…” disse.
“Che succede?”
chiese Crilin.
“Lord Freezer è
qui” annunciò Kakaroth con voce sepolcrale.
< Lo ammetto con la morte nel
cuore. Siamo stati
scoperti, ed ora, a causa nostra, questo splendido pianeta è
in pericolo…
Chichi è in pericolo! > pensò.
Proseguì a spostare rocce, col battito
cardiaco accelerato. < Avevamo quasi vinto. Ci mancava solo una
sfera per
averle tutte! > rifletté.
“Crilin, finisci tu di
liberare Vegeta. Io faccio nascondere
Piccolo con le sfere… Se Freezer si avvicina, prendo
tempo” disse Kakaroth.
Iniziando a levitare con l’aura azzerata.
Crilin annuì, continuando
a scavare, attento alle frane,
guardandolo allontanarsi.
< Nei suoi occhi aveva il
terrore, il suo viso era stravolto
e sudato > pensò.
*******
Chichi si legò i capelli
mori in una treccia, che decorò con
una serie di fiori colorati.
< Perché Kakaroth
ancora non torna? Spero che ‘suo
fratello maggiore’ stia bene > pensò.
Socchiuse gli occhi, le sue iridi more
erano liquide. < Sono così legati. So che se
accadesse qualcosa a Vegeta, ne
soffrirebbe anche Kakaroth… Il ‘mio’
Kakaroth >.
Si passò la mano sulla
corta gonna del vestito a un pezzo
che indossava.
< Lui ha trovato la chiave del
mio cuore, e si è
trasformato nel mio più grande tesoro.
Non avrei mai pensato che sarei
voluta diventare la sposa di
un alieno, ma lui è un guerriero. Sembra un eroe delle
favole, proprio di
quelli che salvano le principesse > pensò.
Kakaroth
afferrò la
mano di Chichi nella propria, guardandola negli occhi.
“Non
devi preoccuparti
per me. Sono un saiyan, me la caverò” disse,
rassicurante. Facendole un
sorriso.
“Io…”
mormorò Chichi,
arrossì. “Io penso di… di essermi
innamorata di te” ammise.
Kakaroth
chiuse gli
occhi e le posò un bacio delicato sulle labbra.
Chichi si voltò, vedendo
il vecchio Gohan raggiungerlo.
“Quel
‘ragazzo’ ci sta mettendo troppo a
tornare… e ho
sentito un’aura molte potente in lontananza, insieme ad
altre” disse l’anziano.
Chichi si rialzò in piedi.
“Auree
nemiche…” esalò.
“Se uno di questi
‘fantomatici nemici’ faranno succedere
qualcosa a quei ragazzi, se la vedranno con me”
ringhiò il vecchietto.
********
Piccolo strinse a sé le
sfere, premendo la schiena contro la
parete di roccia, alzò il capo, osservando le grosse radici
dell’albero. Dalle
piccole buche filtrava ossigeno e luce.
Il namecciano sentiva il sudore
scivolargli lungo il viso
paffutello.
< Se qualcuno viene qui, lo
uccido. Lo faccio esplodere
> pensò, rabbrividendo di paura. Aveva gli occhi
arrossati, le antenne
ondeggiavano sulla sua testa.
I raggi facevano brillare la
superficie arancione delle
sferette, le stelline rilucevano.
*******
Freezer fece una smorfia,
saltò giù dal suo sedile volante,
atterrando in piedi, dimenando la coda.
I suoi occhi vermigli guizzarono.
Posandosi su Kakaroth; il
saiyan era piegato in avanti, con la schiena curva, ansimava, le
braccia
abbandonate e le dita delle mani socchiuse. Aveva la maglia strappata,
all’altezza della sua spalla c’era una ferita
profonda, sanguinante. Teneva le
gambe aperte, gli stivaletti conficcati nel terreno.
Il changelling abbassò lo
sguardo, osservando Zarbon con il
ventre squarciato e la testa di Dodoria, il resto del corpo era
abbandonato a
un braccio di distanza.
“Notevole, ma ora vedrai la
mia di potenza” disse mellifluo
Freezer.
|
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Capitolo 34 *** Cap.34 Prigionieri del drago ***
“Questa
storia partecipa alla Teen! Challenge indetta sul gruppo facebook Il
Giardino di Efp”.
Cap.34 Prigionieri
del drago
Oh,
e tutte le cose di cui hai sognato.
<
Quando in lontananza vedo qualcosa che luccica. Avanzo ancora di
più, fino a sbucare in una gigantesca galleria sotterranea.
Trovarmela
davanti è completamente inaspettato.
Risalendo
c’è una parte dove si può camminare,
dove l’acqua di bassa marea non arriva. Faticosamente riesco
ad arrivarci e mi appoggio alla pietra un po’ stanca, non
sono abituata a faticare tanto.
Eccola,
la vedo! La sfera arancione del drago.
“Come
c’è finita fino a qui!” grido.
Vegeta
riemerge dietro di me, e mi indica una serie di carcasse
tutt’intorno.
“Qualcuno
ce l’ha portata… qualcosa vive qui
dentro” mi fa notare ed io rabbrividisco.
Vegeta
guarda tra le mie mani la mia piccola scoperta. Sembra così
diverso, il suo volto è illuminato, tutte le sue speranze si
riaccendono grazie a questo piccolo oggetto, ne sembra stregato. Una
fitta di gelosia mi coglie alla sprovvista, vorrei che guardasse me
nello stesso modo.
Qui
dentro fa molto freddo e mentre mi ritrovo a tremare.
Un
ruggito risuona tutt’intorno e davanti a noi compare il
padrone di casa.
“U-un…
un drago!” strillò, nascondendomi dietro un grosso
masso > pensò Bulma.
“Un
drago che protegge una sfera del drago, mi pare giusto”.
<
Non posso incrementare la mia aura qui dentro, o ci crollerà
tutto addosso. Persino io rischierei la vita.
Speriamo
che la mia forza al minimo basti per distruggere il lucertolone
> pensò.
“Quella
sfera è mia, da donare alla mia nuova sposa,
‘cucciolo’”
disse il drago. Ruggì, alcune rocce si staccarono dal
soffitto, sfracellandosi a terra.
Vegeta
si passò l’indice sotto il naso e
ribatté: “Chi ti sposerebbe mai?”.
<
Non chiamarmi cucciolo! > gridò mentalmente.
“Voglio
quella donna per farne la mia sposa.
Chiaro ‘cucciolo’?”
disse il drago, indicando nella direzione di Bulma con
la coda.
“Umphf”.
Fece una smorfia Vegeta. Si mise in posizione di combattimento e
partì all’attacco, corse tra le artigliate del
drago e lo colpì al muso con un calcio.
La
creatura lanciò una fiammata, Vegeta rotolò di
lato, schivandola, il fuoco lo aveva sfiorato, sentiva la pelle
bruciare.
“Si
dia il caso che sarà mia” disse deciso il principe
dei saiyan.
Bulma avvertì
il battito cardiaco accelerare.
<
So che parla della sfera, ma sentire quelle parole mi fa battere il
cuore.
Davvero
sono così folle da voler essere la sposa di quel saiyan?
> pensò.
Il
drago tentò di sbranarlo, Vegeta balzò e con un
pugno gli spezzò la carotide, uccidendolo.
<
Il cadavere del drago crolla sopra una delle pareti, ne segue una frana.
Vegeta
mi fa da scudo, ma so che lo fa solo per la salvezza della piccola
sfera che stringo in pugno.
In
questo putiferio riesco a pensare soltanto: “Ora
moriremo”.
Quando
finisce tutto, mi concedo un sospiro di sollievo.
“Siamo
bloccati qui”. La lapidaria frase di Vegeta mi terrorizza.
Una
cupa paura mi afferra mentre comincio a lamentarmi pian piano.
“Non
fare storie, ora avverto Kakaroth.
Non posso utilizzare onde, o causerò un’altra
frana. Mi limiterò ad incrementare la mia aura abbastanza da
non fare disastri, sa che è un segnale di
pericolo” mi spiegò con tono duro. Mi parla di
sopra, zittendomi.
Non
capisco come faccia a mantenere un tale sangue freddo.
Eppure
vedo che sta sudando copiosamente, abbasso lo sguardo e impallidisco.
Un masso lo ha colpito all’altezza della schiena. Non aveva
armature, niente a proteggerlo e sta sanguinando.
Se
non ci fosse stato lui, probabilmente quella roccia mi avrebbe ucciso
> pensò Bulma.
Vegeta
scrollò le spalle, ribattendo: “Non è
niente”.
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Capitolo 35 *** Cap.35 Febbre notturna ***
Scritta
per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK" CHALLENGE!
Prompt
di G.B.: La
mia pelle bruciava, ma il suo tocco era come acqua fresca, come un
balsamo delicato che allontanava ogni problema
“Quanto
ci mette Kakaroth?
Riuscirà a farci uscire? Tu hai bisogno di cure”
sussurrò Bulma.
Aveva fatto stendere il principe dei saiyan vicino
a dove si era creato un ristagno d’acqua e stava utilizzando
quest’ultima per ripulirgli la schiena ferita.
“Il
terreno è friabile. Riuscire a ricavare un’uscita
senza farci crollare in testa tutta la montagna non sarà
facile…
contando anche che noi siamo entrati da sott’acqua”
le spiegò Vegeta.
Socchiuse
gli occhi, il suo viso
era arrossato e la temperatura gli stava salendo, espirò
pesantemente dalle narici. “Ve-vedi di… non
perdere la sfera…” mormorò.
Bulma incassò
il capo tra le spalle, socchiudendo gli occhi.
“Idiota.
Per un po’ dovresti pensare a te stesso” lo
richiamò.
<
La sfera l’ho nascosta tra quelle due rocce e la tengo sempre
d’occhio, ma non posso certo occuparmi una mano tenendola
sempre! > pensò.
<
Sono felice che ci sia lei, in
questo momento, con me… > pensò, mentre il
dolore gli faceva girare la testa. La sonnolenza lo rendeva stordito,
mentre il suo intero corpo era intorpidito.
Bulma si
guardò intorno, iniziò a raccogliere una serie di
radici, ammontandole.
Vegeta
utilizzò una sferetta per accendere un fuocherello.
<
Le energie mi abbandonano >. Iniziò a tremare per il
freddo, battendo i denti.
Bulma si
passò le mani sulle braccia.
<
Sta per perdere i sensi. Sono preoccupata per lui, ma anche per me
stessa. In questo posto, l’idea di restare sola mi terrorizza
> pensò.
Si
sedette accanto al fuoco, ad osservare le fiamme danzare.
Bulma si
riscosse, sentendo Vegeta iniziare a mugolare
nell’incoscienza, il saiyan boccheggiava,
il sudore continuava a scendere lungo il suo viso, ormai completamente
vermiglio.
“… Mnh…
n-no…”
gemette Vegeta, tra i gemiti. “…
Freezer… no, ti prego…”.
<
Ha iniziato a delirare >. Si sporse e prese dell’acqua
dalla pozza, detergendogli il viso, era bollente sotto le sue dita.
Il
cadavere del drago aveva iniziato a puzzare, facendo salire una forte
nausea nella scienziata.
Vegeta
aprì gli occhi di scatto, e la guardò, lei
continuava a detergergli il viso.
<
La mia pelle bruciava, ma il suo tocco è come acqua fresca,
come un balsamo delicato che allontana ogni problema >
pensò.
“Re-resta…
Resta accanto a me, ti prego” la supplicò. Tremava
sempre più forte, a causa del freddo, mentre il sudore
solcava il suo corpo.
Bulma iniziò
a massaggiarlo, cercando di detergerlo il più possibile.
“Tu
vedi di resistere” gli disse.
Vegeta
chiuse gli occhi, respirando pesantemente.
“…
Mi chiedo come saresti stata… vestita da sposa…
Qualcosa di tribale, ma divino… Come solo i draghi sanno
essere…” farfugliò.
Bulma scosse
il capo, facendo ondeggiare i corti capelli azzurri.
<
Da quello che ho capito, non usciremo da qui prima dell’alba,
o anche di più. Come faccio a fargli superare la notte?
> si domandò.
“Non
voglio saperlo, sinceramente. Se mai mi sposerò
sarà con un abito bianco e non con un lucertolone come
marito” brontolò.
“Su
Vegeta-sei si usavano tanti veli. Non ho mai visto un matrimonio, ma
mia madre me lo raccontava…” biascicò.
Le sue pupille erano dilatate ed i suoi occhi color ossidiana erano
liquidi. “Ti starebbe bene il bianco”. Aggiunse,
ansimando.
<
Non sa probabilmente cosa dice, sta sragionando >
pensò Bulma.
“Prova
a riposare ancora un po’. Resto io a controllarti”
promise.
“N-non
te ne… andare…” la implorò
Vegeta.
<
Non potrei neanche volendo, ma di sicuro non lo lascerei in questo
stato > pensò Bulma.
“Sarò accanto a te, promesso” lo
rassicurò.
<
Certo che quel che so di lui non è incoraggiante. Ho potuto
toccare con mano la sua voglia di litigare, e la sua tracotanza.
Però
in questo momento vorrei solo poterlo mettere sotto delle coperte.
Invece siamo qui, lui in boxer ed io in intimo >.
Continuò
a bagnare la pelle arrossata e ferita di lui, ascoltandolo ogni tanto
mugolare di sollievo.
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Capitolo 36 *** Cap.36 Febbricitanti ammissioni ***
Scritta
per il: "IT'S JUST A QUICK PRICK" CHALLENGE!
Prompt di
S.L.C.: lui era sempre stato un guerriero, un principe, uno che non
aveva bisogno di nessuno, men che meno dei sentimenti... poi... poi era
arrivata lei, con quei suoi modi strambi, quei suoi capelli dal colore
improponibile e lui... lui aveva scoperto di non poterne più
fare a meno...
Cap.36 Febbricitanti
ammissioni
Bulma socchiuse
un occhio, sbadigliò e alzò il capo, scorse le
spalle di Vegeta dinnanzi a lei e si svegliò di colpo,
sgranando gli occhi, e si alzò seduta.
“N-non
volevo addormentarmi. Scusa” mormorò.
<
Sembra giorno inoltrato. Per quanto ho dormito? > si
domandò.
Vegeta
scrollò le spalle.
“Hai
rischiato parecchio. Nel sonno mi hai… abbracciato.
Stavo
per strangolarti. Ringrazia che la febbre ha rallentato i miei riflessi
e non sono scattato prima di riconoscerti” la
rimproverò.
<
Alla base sono sempre stato circondato da nemici. La sua fortuna era che Kakaroth dormisse
spesso con me, o l’avrei comunque uccisa prima di capire
l’errore.
Nonostante
sia così… debole. Dannazione, per solo qualche
graffio! > rifletté.
Bulma gonfiò
le guance e sbuffò. “Questo è il tuo
modo di ringraziarmi?” domandò.
Vegeta
infilò la testa sott’acqua e la riemerse,
scuotendo il capo, ed indicò il fuoco che ancora
scoppiettava.
Bulma vide
che c’erano dei pesciolini intenti ad arrostire e
domandò: “Quelli sono per me?”.
“Il
principe dei saiyan ripaga
sempre i suoi debiti” borbottò Vegeta. Aveva
ancora il viso accaldato, ma i suoi occhi erano vigili.
Bulma prese
un pesciolino per la coda, la sua espressione era interessata. Ci
soffiò sopra e lo guardò. “Sto morendo
di fame” ammise. Grattò via un po’ della
parte bruciata e cominciò a mangiare il contenuto di carne
pallida, l’odore le pungeva le narici, aumentandole la
salivazione.
Vegeta
si massaggiò gli occhi con le palpebre chiuse.
“Tu
non mangi?” domandò Bulma,
battendo un paio di volte gli occhi.
“No,
mentre dormivi ho divorato ciò che rimaneva del drago,
abbrustolendolo con le mie onde” rispose Vegeta,
strofinandosi le mani sul viso.
Bulma fece
una smorfia schifata e scosse il capo.
“Non
dovresti affaticarti così tanto. Ieri notte stavi davvero
male e non sappiamo ancora quanto tempo passerà prima che
vengano a recuperarci” brontolò.
<
Ha pensato a offrirmi da mangiare. Potrei iniziare a pensare sia
davvero un principe, e non solo uno scimmione tutto muscoli >
pensò.
Vegeta
incrociò le braccia e arrossì, notando che lei lo
fissava con attenzione.
“Che
cosa vuoi, ragazzina?” domandò.
Bulma schioccò
la lingua sul palato.
<
Se è evidente che sono più grande io! >
pensò. Notò che ogni tanto rabbrividiva e
corrugò la fronte. “Mettiti vicino al fuoco. Ti
ricordo che avevi la febbre” lo richiamò.
“Ho
il viso accaldato” ammise Vegeta.
<
Il suo sguardo indagatore mi perfora, come se fosse fatto di
spilli.
Non
ricordo quasi niente di ieri notte, ma temo di aver fatto qualcosa per
cui il mio orgoglio possa rimordere > rifletté.
Bulma finì
di mangiare anche gli altri due pesci ed indicò accanto a
sé. “Mettiti qui, al caldo. Non ti
mordo” propose.
“Tsk”.
Vegeta le si accostò. “Ringrazia che sono io e non
qualche altro mercenario. In questa situazione, avrebbe potuto
fraintendere le tue attenzioni” la ragguardì.
“Stai
dicendomi di stare attenta ai malintenzionati?”
domandò, con una punta di divertimento.
Vegeta
sbuffò. “Anche se per me sei
‘bruttina’, non vuol dire valga anche per gli
altri” mentì.
Bulma abbassò
il capo e i suoi occhi divennero liquidi.
“Bruttina?” domandò e la voce le
tremò. Una lacrima le rigò il viso e fece una
risatina stridula. “Non so neanche perché mi
offendo. Non dovrei rimanerci male. Il tuo parere non
m’interessa”.
“Senti…
guarda che piangere al massimo ti rende più
brutta” borbottò Vegeta.
Bulma si
nascose il viso tra le mani singhiozzando più forte.
“Lo
doveva pensare anche Yamcha…
Ecco perché mi tradiva” gemette.
Vegeta
le posò una mano bollente sulla spalla e la fece voltare,
passandole i pollici sul viso umido. “No, no… Non
piangere… Io non lo penso davvero… Sei
bellissima, anche se sei una terrestre. Sei di un’altra
razza, ma… Oh, al diavolo.
Sei
stupenda. Soltanto che non voglio ammetterlo! Va bene?”
borbottò.
Bulma fece
un sorriso stentato.
Vegeta
annuì vigorosamente.
“Senti,
quel mollusco ti tradiva perché era idiota. Se fossi la mia
di ragazza, non oserei neanche pensarlo” borbottò.
Si alzò e raggiunse la sfera, la prese e la nascose nei suoi
boxer.
Bulma si
tappò la bocca con entrambe le mani, per non strillare,
arrossendo.
Vegeta
camminò nuovamente verso di lei, rischiò di
scivolare per una vertigine e si sedette al suo fianco, man mano i suoi
occhi si fecero nuovamente liquidi.
“Vorrei
non morire così dal caldo in volto e dal freddo nel resto
del corpo… Almeno saprei cosa fare”
borbottò. Prese delle radici e le gettò nelle
fiamme, insieme a dei rametti.
“Stenditi.
Mi sa che la febbre ti sta salendo nuovamente. Finirai ancora per
delirare” disse Bulma.
Vegeta
si stese accanto a lei, il suo battito cardiaco accelerò,
mentre lei gli faceva sistemare la testa sulle gambe.
“Tu
ci tieni proprio a farti incenerire” brontolò.
Bulma prese
un po’ d’acqua e gliela fece gocciolare sulla
fronte spaziosa, ribattendo: “Kakaroth non
ne sarebbe felice”.
Vegeta
aprì la bocca, sentendola secca, e si concentrò
sulle carezze che lei gli lasciava sulla testa. Le ferite pizzicavano,
il dolore si era trasformato in fastidio, ma la testa iniziò
a pulsargli e la vista a sfocarsi. Mugolò, chiudendo gli
occhi.
“Anche
tu non sei niente male… fisicamente intendo” ammise Bulma.
<
Mi sento così dannatamente male. Però so che
c’è lei, accanto a me, magari stretta a
me… > rifletté. Accavallò le
gambe, facendo rotolare la sfera all’interno dei boxer.
<
Sono sempre stato un guerriero, un principe, uno che non aveva bisogno
di nessuno, men che meno dei sentimenti... Poi-poi è
arrivata lei, con quei suoi modi strambi, quei suoi capelli dal colore
improponibile ed io... Io sto scoprendo di non poterne più
fare a meno... > pensò, addormentandosi.
Bulma lo
guardò mugolare nel sonno, continuando a bagnargli il viso
periodicamente, accarezzandoglielo.
“Vedete
di trovarci e alla svelta” pregò.
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Capitolo 37 *** Cap.37 Kakaroth vs Freezer ***
Scritto
per i prompt del Lunedì di Il giardino di EFP.
Prompt:
Tesoro; Chiave; Cuore.
Cap.37 Kakaroth vs
Freezer
Una
navicella atterrò tra le montagne, alcuni alberi si
piegarono, ondeggiando, a causa del vento che si alzava. Altri vennero
arsi dalle fiamme dei motori, o spezzati dal peso del veicolo che
atterrava.
La
porta di metallo si spalancò, facendo ricadere a terra una
lunga pedala di metallo.
Tre
figure scivolarono fuori, avvolte da potenti auree negative.
Kakaroth abbassò
il capo, il suo viso si scurì.
“Quest-queste
auree…” disse.
“Che
succede?” chiese Crilin.
“Lord
Freezer è qui” annunciò Kakaroth con
voce sepolcrale.
<
Lo ammetto con la morte nel cuore. Siamo stati scoperti, ed ora, a
causa nostra, questo splendido pianeta è in
pericolo… Chichi è
in pericolo! > pensò. Proseguì a spostare
rocce, col battito cardiaco accelerato. < Avevamo quasi vinto.
Ci mancava solo una sfera per averle tutte! >
rifletté.
“Crilin,
finisci tu di liberare Vegeta. Io faccio nascondere Piccolo con le
sfere… Se Freezer si avvicina, prendo tempo” disse Kakaroth.
Iniziando a levitare con l’aura azzerata.
Crilin annuì,
continuando a scavare, attento alle frane, guardandolo allontanarsi.
<
Nei suoi occhi aveva il terrore, il suo viso era stravolto e sudato
> pensò.
Chichi si
legò i capelli mori in una treccia, che decorò
con una serie di fiori colorati.
<
Perché Kakaroth ancora
non torna? Spero che ‘suo fratello maggiore’ stia
bene > pensò. Socchiuse gli occhi, le sue iridi more
erano liquide. < Sono così legati. So che se
accadesse qualcosa a Vegeta, ne soffrirebbe anche Kakaroth…
Il ‘mio’ Kakaroth >.
Si
passò la mano sulla corta gonna del vestito a un pezzo che
indossava.
<
Lui ha trovato la chiave del mio cuore, e si è trasformato
nel mio più grande tesoro.
Non
avrei mai pensato che sarei voluta diventare la sposa di un alieno, ma
lui è un guerriero. Sembra un eroe delle favole, proprio di
quelli che salvano le principesse > pensò.
Kakaroth afferrò
la mano di Chichi nella
propria, guardandola negli occhi.
“Non
devi preoccuparti per me. Sono un saiyan,
me la caverò” disse, rassicurante. Facendole un
sorriso.
“Io…”
mormorò Chichi,
arrossì. “Io penso di… di essermi
innamorata di te” ammise.
Kakaroth chiuse
gli occhi e le posò un bacio delicato sulle labbra.
Chichi si
voltò, vedendo il vecchio Gohan raggiungerlo.
“Quel
‘ragazzo’ ci sta mettendo troppo a
tornare… e ho sentito un’aura molte potente in
lontananza, insieme ad altre” disse l’anziano.
Chichi si
rialzò in piedi.
“Se
uno di questi ‘fantomatici nemici’ faranno
succedere qualcosa a quei ragazzi, se la vedranno con me”
ringhiò il vecchietto.
Piccolo
strinse a sé le sfere, premendo la schiena contro la parete
di roccia, alzò il capo, osservando le grosse radici
dell’albero. Dalle piccole buche filtrava ossigeno e luce.
Il namecciano sentiva
il sudore scivolargli lungo il viso paffutello.
<
Se qualcuno viene qui, lo uccido. Lo faccio esplodere >
pensò, rabbrividendo di paura. Aveva gli occhi arrossati, le
antenne ondeggiavano sulla sua testa.
I
raggi facevano brillare la superficie arancione delle sferette, le
stelline rilucevano.
Freezer
fece una smorfia, saltò giù dal suo sedile
volante, atterrando in piedi, dimenando la coda.
I
suoi occhi vermigli guizzarono. Posandosi su Kakaroth;
il saiyan era
piegato in avanti, con la schiena curva, ansimava, le braccia
abbandonate e le dita delle mani socchiuse. Aveva la maglia strappata,
all’altezza della sua spalla c’era una ferita
profonda, sanguinante. Teneva le gambe aperte, gli stivaletti
conficcati nel terreno.
Il changelling abbassò
lo sguardo, osservando Zarbon con
il ventre squarciato e la testa di Dodoria,
il resto del corpo era abbandonato a un braccio di distanza.
“Notevole,
ma ora vedrai la mia di potenza” disse mellifluo Freezer.
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Capitolo 38 *** Cap.38 Vegeta vuole raggiungere Kakaroth ***
Partecipa
al: The Sprint Run -
I Edizione di Piume d'Ottone - la Cittadella degli Scrittori.
Prompt:
9. Carne al sangue
Prompt
2: 20. Puzza di fumo
Cap.38 Vegeta
vuole raggiungere Kakaroth
Crilin aiutò
Vegeta a sedersi.
<
Non pensavo che sarei mai riuscito a tirarlo fuori da solo da quella
trappola. Men che meno credevo che avrei trovato Vegeta in queste
condizioni e Bulma perfettamente
sana.
Sarà
egoista da parte mia pensare una cosa simile, visto che si tratta di
una mia amica, ma visto la minaccia incombente forse sarebbe stato
meglio avere il saiyan in
ottima forma > pensò.
“Cos’è
questa puzza
di fumo?”
domandò Bulma.
Vegeta
cercò di rimettersi in piedi, ondeggiava ed il suo viso era
pallido.
“Quel
fumo e quell’aura vogliono dire
battaglia…” ringhiò. Serrò
un pugno. “Dimmi che Kakaroth non
lo sta affrontando da solo”.
“Beh…
ecco…” esalò Crilin.
<
Non ho altra scelta > pensò Vegeta, estraendo la
sfera dai boxer. “Prendi questa e portala insieme alle
altre” ordinò.
Crilin afferrò
la sfera e la guardò con gli occhi vitrei.
“Vegeta,
dove credi di andare?!” gridò Bulma,
vedendo che il principe dei saiyan aveva
spiccato il volo.
“Voglio
raggiungere mio fratello!” urlò Vegeta,
dirigendosi verso l’aura di Freezer. La sua
velocità era simile a quella di un jet, il vento gli
sferzava il volto e gli faceva ondeggiare i capelli a fiamma.
Kakaroth cadde
in ginocchio, ansimando.
<
Non credevo che avrei potuto tenere testa ad un mostro simile.
Poi… dopo quello che gli ho visto fare…>.
Il
suo viso divenne bluastro.
“Non
disprezzo la
carne al sangue”
disse ironico Freezer. Strappò la gamba dal cadavere di Dodoria e
la morse all’altezza della coscia, sporcandosi di sangue
violetto. “Vuoi farmi assaggiare la tua,
scimmietta?” lo sfidò.
Kakaroth fece
una smorfia, rabbrividendo. “Che schifo”
biascicò, stomacato.
Kakaroth rialzò
il capo arrossato, rigato da gocce di sudore. I suoi capelli a
cespuglio erano arruffati, la sua battle-suit era
strappata e bruciacchiata in innumerevoli punti, coprendogli ormai ben
poco del corpo muscoloso.
Freezer
indietreggiò, guardando la sua mano sporca del sangue che
gli era colato dalle labbra spaccate.
“T-tu...
tu hai osato... ferirmi...” sibilò.
Allargò le braccia, i suoi occhi color brace brillavano,
mentre il suo volto era deformato dall’ira.
<
Nessuno… nessuno mai mi aveva fatto sanguinare! >
gridò mentalmente.
“Ora
vedrai la mia vera potenza!” urlò, incrementando
l’aura. Si piegò in avanti, ululando, mentre il
suo corpo cambiava forma.
Kakaroth sgranò
gli occhi, mentre l’avversario, completamente mutato, si
abbatteva su di lui senza pietà in un lampo.
Il
vecchio Gohan strinse Chichi a
sé, la giovane singhiozzava e piangeva. Era scossa
da tremiti e cercava disperatamente di liberarsi dalle braccia
dell’anziano.
In
tutta la radura risuonavano le grida di Kakaroth,
man mano che il tempo passava le sue urla di dolore erano sempre
più alte e strazianti.
Chichi gemeva
e gridava insieme a lui.
<
Mi sento morire! Come se riuscissi a riconoscere ogni colpo, come se
ogni attacco venisse inferto anche alla mia carne > pensava la
giovane.
<
L’amore che li unisce è di quelli a filo doppio,
che ti legano sia nella vita che nella morte > ammise Gohan.
|
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Capitolo 39 *** Cap.39 Lo scontro volge al termine ***
Cap.39 Lo
scontro volge al termine
Vegeta
era pallido in volto e tremava, volando al massimo della
velocità.
<
Io ero lì, intrappolato in quel buco, a cercare di portare
in salvo Bulma ed intanto... >. Sentiva il fiato venirgli meno,
il petto gli doleva per quanto batteva forte.
Nappa
era intento ad abbattere un albero con i pugni, con versi gutturali,
mentre schegge della corteccia volavano tutt’intorno a lui.
Vegeta
batté un paio di volte le palpebre e piegò di
lato il capo, facendo ondeggiare i capelli a fiamma.
“Si
può sapere cosa stai facendo?” domandò.
Nappa
ghignò, passandosi la lingua sui denti. “Cerco di
fare un’opera d’arte”. Chiuse gli occhi e
si voltò, continuando a sorridere. “Non si vede,
principe?”.
Vegeta
schioccò rumorosamente la lingua sul palato.
“Tu
sei un guerriero grande e grosso. Non sembri esattamente quello che si
può definire artista”. Scosse il capo.
“Tsk, rischi solo di renderti ridicolo”.
Nappa
gettò indietro la testa e rise. “Non è
l’aspetto che stabilisce chi è o non è
un artista”.
Nappa
riaprì gli occhi e si piegò in avanti, fissandolo.
“Principe,
non permettete a nessuno di dirvi se avete la possibilità di
fare o non fare qualcosa. Lasciate perdere i preconcetti. Siate
ciò che desiderate!”.
Vegeta
osservò l’albero con occhio critico.
<
A me sembra un ammasso di legna contorta >. Dimenò la
coda. “Tsk”
rimarcò.
Nappa
serrò un pugno e lo alzò al cielo.
"Non
conta chi o cosa siete, potrete sempre spiccare il volo!"
gridò.
Vegeta
gli diede le spalle, dirigendosi verso la sua navicella. “Non
capisco perché ancora ti do retta”
brontolò.
<
Non posso perdere anche Kakaroth! Non dopo che ho perso tutti gli altri
> gemette il principe. <
Nappa, Radish, Turles, datemi la forza. Non posso crollare adesso, non
posso semplicemente svenire. Kakaroth ha bisogno di me!
Questa
è la nostra unica occasione per sconfiggere Freezer!
Dannazione,
eravamo così vicini, avevamo tutte le sfere. La nostra
libertà era a portata di mano >.
“L’aura
di Freezer continua a cambiare e ad aumentare minuto dopo
minuto.
Che
diamine sta succedendo?!” gridò al vento.
<
Potrebbe essere questione di secondi. Devo sbrigarmi! DEVO! > si
ordinò.
“Sei
stato interessante e mi hai dato davvero del filo da torcere. Mi hai
costretto ad arrivare alla mia ultima forma, non volevi proprio
lasciarti sconfiggere” disse Freezer. Dimenò la
coda bianca, dove risaltavano i segni dei denti di Kakaroth,
lì dove lo aveva morso, facendogli uscire del sangue
violetto.
“Però
adesso basta, scimmione”.
Proseguì Freezer, scattando in avanti. Raggiunse Kakaroth
con un colpo dell’indice alla fronte, facendolo volare
all’indietro.
Kakaroth
gemette, mentre precipitava, allungando il braccio davanti a
sé. Nel
vano tentativo di afferrarsi a qualcosa, tenendo le dita socchiuse.
La
figura di Freezer era sfocata ai suoi occhi.
Il
saiyan cadde pesantemente a terra, con braccia e gambe spalancate.
Tentò di rialzarsi, ma il corpo non gli obbedì.
Freezer
rise sadico, mentre il più giovane iniziava
ad ansimare rumorosamente.
“Addio”
sibilò Freezer. Sollevò l’indice con un
movimento teatrale e caricò un’onda rosa.
Kakaroth
chiuse gli occhi.
|
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Capitolo 40 *** Cap.40 Vegeta contro Freezer ***
“Questa
storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt:
62. "Uccidi, ma con fantasia.".
Cap.40
Vegeta contro Freezer
Freezer
afferrò la mano di Vegeta nella propria, mettendogli in mano
un coltello. Lo guardò negli occhi, le proprie iridi rosso
sangue brillarono.
Piegò
le labbra in un ghigno e obbligò il principe dei saiyan a
stringere così tanto da sbiancarsi le nocche, facendogli
scricchiolare le ossa delle dita.
“Uccidi,
ma con fantasia”.
I
versi della donna legata al lettino risuonavano tutt’intorno,
aveva polsi e caviglie bloccati da degli anelli di energia, il corpo
avvolto da un campo di forza che mandava dei fulminelli.
“Ogni
tuo omicidio deve essere un’opera
d’arte”. Proseguì a spiegare il tiranno.
Guidò la mano di Vegeta, la lama del coltello
penetrò nella pelle verde della prigioniera. La vittima
venne squartata, mentre il sangue scuro fluiva attraverso il taglio,
denso, quasi solido.
Il
viso di Vegeta divenne bluastro, mentre il saiyan faceva
una smorfia.
“Sperimenta,
sempre” gli soffiò Freezer all’orecchio.
“Il terrore è il primo tassello per il
potere”.
Vegeta
parò il colpo diretto a Kakaroth,
facendolo volare via.
<
Metterò in pratica quello che mi hai insegnato su di te,
maledetto > promise. Ringhiò e il verso
risuonò nelle orecchie del saiyan più
giovane.
Quest’ultimo
riaprì gli occhi e si trovò Vegeta
davanti.
Il
principe dei saiyan rimase
in piedi, serrando le labbra.
“Sei
stato bravo... Kakaroth”
disse con voce rassicurante. Volse lo sguardo e sorrise.
“I-io...”
esalò Kakaroth,
mentre appoggiava la testa per terra, sporcandosi di terra i capelli
neri a cespuglio.
“Non
preoccuparti” sussurrò Vegeta. Si mise in
posizione di combattimento. “Ora riposa” disse con
voce rauca.
“Come
vuoi... fratellone...” esalò Kakaroth.
Chiuse gli occhi e perse i sensi.
Vegeta
partì all’attacco.
<
Le sembianze di Freezer sono molto cambiate. Se non lo conoscessi bene,
non lo riconoscerei.
Sembra
più viscido e feroce, il bianco del suo corpo lo rende una
creatura albina ancora più spaventosa alla vista.
Sa
come incutere timore, ma questa volta non posso esitare. Devo vendicare
tutti quelli che mi ha portato via, devo avere quel folle coraggio che
non mancava mai a Turles >.
“Maledetto,
pagherai per come hai ridotto Kakaroth!”
gridò.
Freezer
parava i colpi digrignando i denti.
<
Non capisco. Non è in condizioni di combattere. Come fa ad
essere così potente? Perché non riesco a reagire?
> pensava. Ogni volta che parava un calcio, sulla sua pelle si
creava un ematoma, ogni volta che defletteva una scarica di pugni le
sue ossa scricchiolavano.
<
Ho capito! L’ira lo acceca e questo rende i suoi colpi
più potenti!
A
guidarlo è la forza della disperazione, gl’infonde
una furia invincibile. Maledetto! Maledetti gli scimmioni come
lui!
La
sua è una razza maledetta >. Si trovò a
sputare un grumo di sangue, mentre un calcio più forte
all’addome lo spediva all’indietro, facendolo
andare a sbattere contro una roccia che franò.
Si
rimise in piedi a fatica, boccheggiando.
Vegeta
fece un ghigno maligno e raggiunse in pieno il nemico con
un’onda che causò un’esplosione
immane.
Il
principe dei saiyan si
guardò intorno, nel denso fumo che si era venuto a
creare.
“Non
ci credo, ho vinto” disse confuso. Intravedendo il corpo del
mostro a terra, solcato da squarci orribili, da cui sgorgava del sangue
che insozzava il terreno.
Aveva
perso entrambe le gambe.
“Vegeta!”.
La voce di Bulma risuonò,
aveva raggiunto il campo di battaglia.
Vegeta
si voltò verso di lei, sorridendole.
|
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Capitolo 41 *** Cap.41 Addio, fratellino ***
“Questa
storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt:
60. “Avevi detto che lo avresti fatto...”.
Scritto
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=Tm8LGxTLtQk;
One More Light (Official Video) - Linkin Park.
E
sarai tu a scalare la montagna
Sarai
tu a raggiungere la vetta
“Attento!”
gridò Bulma. Freezer aveva, con immane fatica, sollevato
l’indice. Il resto del suo corpo era dilaniato.
L’onda
che lanciò trafisse da parte a parte il petto del giovane
Vegeta, prendendolo alle spalle.
Vegeta
divenne esangue, cadde dapprima in ginocchio e poi steso a faccia in
giù.
“VEGEETAAAA!”.
L’urlo di dolore di Bulma svegliò
Kakaroth.
Ciò
che rimaneva di Freezer aveva iniziato a levitare, grondando sangue che
scendeva a cascata sul terreno.
“Avevi
detto che avresti sconfitto quel mostro... Avevi detto che lo avresti
fatto e io ci avevo creduto. Una volta libero pensavo che saresti
rimasto con me” esalò Bulma. Si strinse le braccia
intorno al petto, serrando le dita alle spalle, gettò
indietro la testa e gridò di dolore fino a farsi andare via
la voce, mentre le lacrime cadevano intorno a lei.
Kakaroth
si alzò seduto a fatica, vide l’altro saiyan
esamine a terra. “Vegeta!” sbraitò,
gattonando verso di lui.
“Schifose
scimmie... Guardate come mi avete ridotto!”. La voce di
Freezer era sia straziata che iraconda.
Bulma
piangeva disperata, si lasciò cadere a terra su un fianco,
priva di energia, rannicchiandosi in posizione fetale.
“…
Vegeta…” esalò Kakaroth, voltandolo a
faccia in su.
Vegeta
lo riconobbe, aveva vomitato sangue e i suoi occhi non scorgevano
più nulla. Tremava per il freddo, mentre il suo corpo
diventava grigiastro.
“Smettetela
di ignorarmi! La pagherete voi e questo stupido sasso!”.
Tuonava Freezer.
“Vegeta…
io…” gemette Kakaroth.
<
Questa volta non m’importa di frignare. Non sono un guerriero
in questo momento > pensò.
“…
A-addio… fratellino…” esalò
Vegeta, spirando.
Piccolo
sentiva le urla, si era abbracciato le sfere e piangeva a sua volta.
Alzò la testa, tremando, vedendo che Crilin lo
raggiungeva.
“Papà!
Dov’è il mio papà?”
piagnucolò.
Crilin
lo abbracciò, stringendolo a sé.
<
L’aura di Vegeta si è spenta. Non è
difficile capire cos’è successo >
pensò, cullando il namecciano.
“...
Papà...” gemette il piccolo. Le lacrime scendevano
copiose lungo il suo viso scuro.
<
Non c’è niente di più terribile che
comprendere che è avvenuta una perdita. Che quella persona
non ci sarà più. Non sentirai di nuovo la sua
voce, il calore del suo tocco. Non potrai abbracciarla, non potrai
parlarle.
Non
so cosa sia successo, ma l’ho sentito. Nella
gravità delle grida di Bulma, nella voce di Kakaroth. Si
percepisce l’odore di morte, quando un lutto aleggia intorno
a te.
Era
duro, era scontroso, ma era mio amico ormai > pensò
Crilin, stringendo più forte il namecciano.
“Vedrai,
magari non è come sembra... Ora probabilmente
arriverà qui, vittorioso” mentì.
Chichi
guardò in viso Nonno Gohan, vedendolo tetro.
“Queste
urla...” biascicò.
L’anziano
chiuse gli occhi, il viso segnato dalle profonde rughe.
“...
Hanno detto Vegeta, vero? Chiamano lui.” domandò
Chichi. Si mordicchiò. “N-non
sarà...”.
Nonno
Gohan scosse la testa, sospirando pesantemente.
“Speriamo
che il giovane Kakaroth riesca a mettersi in salvo... almeno
lui...”.
Chichi
si portò entrambe le mani alla bocca, scuotendo
vigorosamente la testa.
<
Tutto questo dev’essere un incubo. Non può essere
vero!
<
Mi è caduto il mondo addosso. Tutto intorno a me sembra
diventare scuro, sfocato e inutile > pensò Kakaroth,
prendendo tra le braccia il corpo senza vita di Vegeta.
“...
Vegeta...” bisbigliò con voce flebile,
terrorizzata. “... Non può essere...”.
Chiuse gli occhi del più grande con la mano.
“NOOOOOOOO!”
gridò a pieni polmoni.
Freezer
rimase raggelato dall’espressione cupa e aggressiva che aveva
stravolto il viso del saiyan più giovane.
Gli
occhi di Kakaroth brillarono d’oro. Lanciò
un’onda che aprì una voragine nel
terreno.
“Perdonami,
fratellone” esalò. Si alzò in piedi,
stringendo Vegeta al petto, si era alzato un forte vento che faceva
ondeggiare i capelli a fiamma del defunto e danzare delle foglie secche
intorno a loro.
Il
rumore che si veniva a creare assomigliava ad una litania.
<
Avevo promesso che ti avrei protetto, invece ho fallito.
Sono
precipitato in uno dei miei incubi, ma questa volta non mi
sveglierò. Non troverò te al mio fianco, a
consolarmi, quando aprirò gli occhi.
Freezer
non doveva farlo.
Non
doveva permettersi di farlo!
Ti
vendicherò! Fosse l’ultima cosa che faccio!
> giurò mentalmente. Lo posò nella fossa,
delicatamente.
|
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Capitolo 42 *** Cap.42 Il nostro sogno ***
“Questa
storia partecipa alla Red Challenge indetta dal gruppo facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt: 13.
Dito mozzato.
Figlio
d'uomo sei un uomo che tutti vedranno
Freezer
ringhiò, mentre Kakaroth si
voltava a fissarlo con gli occhi luminosi di rabbia.
Kakaroth partì
all’attacco.
“Stupidi
bastardi! Pagherete! Oh se pagherete!”. Le urla di Freezer
risuonavano agghiaccianti.
<
Lo rivedo in lui: quel maledetto saiyan che
osò sfidarmi, bandana in testa e cicatrice sul viso. La sua
figura combacia perfettamente con questo altro scimmione.
Avrei
dovuto accorgermi di lui ed eliminarlo per tempo > pensava
furente, lanciando onde in ogni direzione.
Queste
s’infrangevano contro il corpo di Kakaroth,
andando in fumo.
Bulma rialzò
il capo, vedeva sfocato, gli occhi arrossati.
Rabbrividì,
notando che il cielo andava oscurandosi, fulmini cadevano
tutt’intorno a loro dando vita ad una pioggia di
scintille.
“ADESSO
BASTA!” tuonò Kakaroth,
piantando i piedi in terra, affondandoli. Con un incremento
dell’aura spazzò via gli attacchi energetici del
tiranno.
“Non
ti perdonerò mai per quello che hai fatto!”
gridò il saiyan più
giovane. I suoi occhi si tinsero di verde. “La
pagherai!”.
“Fratellone,
ho freddo” si lamentò il piccolo Kakaroth,
nascondendosi sotto le coperte. Di lui si vedevano solo i capelli neri
a cespuglio.
“È
solo un po’ di febbre, passerà presto”
lo consolo.
Kakaroth fece
spuntare il visino, era arrossato ed aveva gli occhi vitrei, il naso
gocciolante.
“Tu
non andartene” lo implorò con un filo di
voce.
Vegeta
gli accarezzò la testa. “Certo che no. Non devi
preoccuparti, ci penso io a spazzare via questa malattia” lo
rassicurò con tono deciso. “Ora dormi”
ordinò.
I
capelli di Kakaroth si
tinsero di biondo, mentre stringeva i pugni fino a farsi sanguinare le
mani.
“Tsk”.
Si lamentò Vegeta, mettendo le mani sui fianchi.
“Dovresti smettere di fare i capricci, stai diventando grande
ormai. I saiyan non
fanno così” disse Vegeta.
<
La verità è che lo faccio solo perché
so che poi arrivi tu e mi coccoli.
Mi
vergogno a dirtelo. So che ti offenderesti… >
pensò Kakaroth,
arrossendo. Chinò il capo e sporse il labbro
inferiore.
“Scusa
per i capricci, ‘fratellone’”
gemette.
“Fa
niente, ma non chiamarmi fratellone” borbottò
Vegeta, prendendolo in braccio.
“AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH”.
Il grido di Kakaroth risuonò,
mentre la sua aura continuava a spingere indietro Freezer, impedendo a
qualsiasi attacco di raggiungerlo.
Kakaroth piegò
il capo in avanti, alzandolo a scatti. I suoi capelli iniziarono a
lampeggiare, neri quando teneva la testa mesta, color oro quando la
rialzava.
Bulma gattonò
fino a Vegeta, lentamente. Il viso ancora umido di lacrime.
Le
grida di Kakaroth proseguivano,
levandosi sempre più fragorose.
Il saiyan teneva
gli occhi chiusi, stretti così forte da creare delle rughe
sul suo viso.
“Credevo
volessi rimanere su questo maledetto sasso a giocare alla famigliola!
Magari facendoti adottare da quel vecchio, Gohan!”
gridò Vegeta. La sua voce risuonò come un ruggito
nella foresta.
Kakaroth indietreggiò
di un passo.
“Cosa
dici?! Io e Piccolo restiamo con te” esalò.
Serrò un pugno. “Piccolo ha bisogno di te. Quando
si è aperto l’uovo, ha considerato te suo
padre” gemette Kakaroth.
I suoi occhi divennero liquidi. “… Ed io ho
bisogno di te. Sei la mia unica famiglia”
piagnucolò.
“Quando
troverò le sfere, vi lascerò tutti qui. Non ho
intenzione di appesantirmi con persone inutili”.
Incrociò le braccia al petto e spiccò il
volo.
Kakaroth riaprì
gli occhi, il suo intero corpo brillava d’oro.
<
Il supersaiyan!
Era vero! La leggenda è divenuta realtà >
pensò Freezer.
“Non
può essere... Non può!”
sbraitò. Allungò nuovamente
l’indice.
Kakaroth fece
una smorfia e, con un’onda sprigionata dai suoi occhi, lo
mozzò.
Freezer
iniziò a urlare, mentre il sangue sgorgava copioso anche
dalla sua nuova ferita. Gridava di terrore, rabbia e frustrazione. Il
suo corpo ridotto ormai a un moncherino.
Kakaroth scagliò
un’onda, Freezer venne spazzato via.
“Del
grande Lord Freezer non è rimasto niente, se non fumo al
vento” disse con sfregio.
Bulma lo
guardava con aria spaventata.
<
Non sembra neanche lui > pensò.
Kakaroth si
ritrasformò, cadendo in ginocchio.
<
Ho vinto, ma non provo alcuna soddisfazione. Mi sento così
vuoto, stanco, ferito e disperato. Questa trasformazione richiedeva un
cuore puro.
Qualcosa
di alieno a noi saiyan.
Io
l’ho ottenuta pensando ai nostri ricordi insieme,
all’affetto fraterno che ci univa >.
Carponi
raggiunse Vegeta, Bulma gli
porse il cadavere.
Kakaroth lo
strinse al petto, scoppiando a piangere. I suoi lugubri lamenti
riempirono la radura circostante.
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Capitolo 43 *** Cap.43 Tutto bene quel che finisce bene I° parte ***
“Questa
storia partecipa a Xmas Song
indetta dal gruppo facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt:
16. Mettere una ghirlanda a mo' di sciarpa intorno al collo di un'altra
persona;
Scritta
sentendo: 「Nightcore」→
Thunder ✗ Radioactive ✗ Believer ✗ Whatever It Takes
and MORE (Switching Vocals).
Cap.43
Tutto bene quel che finisce bene I° parte
Troverai
il tuo posto accanto quelli
Chichi si
affacciò alla porta, i lunghi capelli neri legati in una
crocchia e un kimono che le ricadeva largo sul corpo.
“Gohan! Bardack!
Venite a casa, il cenone è quasi pronto!”
chiamò, gridando.
La
sua voce risuonò tutt’intorno, tra gli alti alberi
dei Monti Paoz.
Alcuni corvi e degli pterodattili spiccarono il volo.
Due
bambini corsero nella sua direzione, il più veloce aveva i
capelli a cespuglio. Nonostante il taglio degli occhi severo, aveva un
grande sorriso.
Il
secondo si guardava più intorno, con due occhi curiosi.
Aveva il libro sotto braccio, un cappellino rosso in testa e i capelli
a caschetto.
Chichi li
controllò mentre entravano.
“Ecco,
lo sapevo, piccoli monelli. Di nuovo a fare la lotta”. Scosse
il capo e ridacchiò. “Filate a lavarvi”
disse, accarezzando la testa di entrambi i gemelli.
Una
risata fragorosa provenne dalla stanza accanto.
“Ti
ricordi quando anche noi ci riducevamo in quel modo, amico
mio?” domandò Yuma.
Il
vecchio Gohan annuì,
portandosi le mani ai fianchi.
“Eccome,
ma era anche colpa del Maestro Muten e
dei suoi assurdi allenamenti”.
Yuma
gli disse: “Ha promesso che verrà anche lui. Vuole
assolutamente conoscere il tuo nipote adottivo”.
Nonno Gohan negò
col capo.
“Sbagliato
i miei ‘due’ nipoti adottivi”.
Yuma
si raddrizzò il grande elmo cornuto.
“Chissà
che faccia farà quando scoprirà che sono i due
che gli hanno rubato la sfera e si sono portati il suo allievo Crilin”.
Gohan uscì
dal bagno e raggiunse la madre.
“Dov’è
papà?” domandò. Guardò con
la coda dell’occhio suo fratello Bardack che
si era messo a ballare davanti allo specchio del bagno, utilizzando lo
spruzzino della doccia come microfono.
Dalla
porta entrò Kakaroth.
“Eccomi
qui, figliolo” disse. Si strofinò le mani tra
loro, il suo aspetto era identico a quello di Bardack.
“Siete pronti a festeggiare il Natale?”
domandò.
Alle
sue spalle entrò un uomo dalla folta chioma, che gli
arrivava fino alle caviglie.
“Abbiamo
fatto la spesa”.
“Radish,
spostati, questi pacchi pesano”. Un altro saiyan ancora
entro, del tutto simile a Kakaroth,
tranne la pelle più scura.
“Turles,
andiamo in cucina, così possiamo posare tutto”
propose Kakaroth.
Turle
annuì, borbottando: “Chi lo immaginava che i
supermercati avessero così tante belle
luci”.
“Non
le hanno sempre, sono solo per questa festa. Il...
Il...”.
“Natale”
disse Gohan,
chiudendo gli occhi e sorridendo.
Bardack aspettò
che le braccia del padre fossero libere e vi saltò,
stringendolo.
“Oggi
viene zio Vegeta?” domandò.
Kakaroth abbassò
lo sguardo.
Piccolo
li raggiunse insieme a Crilin,
aveva le braccia colme di sfere.
“Possiamo
resuscitarlo con queste!” gridò il
terrestre.
Piccolo
annuì, gli occhi liquidi. “Possiamo riportare qui
il mio papà” gemette.
Kakaroth mise
il figlio sulla spalla, sollevò Gohan e
se lo mise sull’altra spalla. Entrambi i figli ridacchiarono,
dimenando i piedi.
“Oggi
finalmente batterò Nappa davanti agli occhi del
principino” si vantò Radish.
S’indicò col pollice, i suoi occhi
brillavano.
“Non
ci riuscirai mai”. Bardack lo
raggiunse alla fronte con un cetriolo.
Chichi raggiunse
il marito e gli mise una ghirlanda natalizia intorno al collo.
“Ecco, ora sei addobbato anche tu”
scherzò. Si nascose la bocca con la mano
ridacchiando.
“Come
sei buffo, papà!” trillò Bardack.
Gohan ridacchiò
piano. “Sembra una strana sciarpa”.
Chichi si
sistemò una ciocca dietro l’orecchio e disse:
“Non vedo l’ora di far vedere a Bulma il
mio vestito nuovo”.
“Chi
avrebbe mai detto che quei Bulma e
‘fratellone’ si sarebbero messi insieme”
disse Kakaroth,
grattandosi il naso.
Bardack disse:
“Papà, ti prego, tienila”.
Indicò la ghirlanda. “... Voglio vedere che faccia
farà zio Vegeta quando la
vedrà”.
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Capitolo 44 *** Cap.44 Tutto bene quel che finisce bene II° parte ***
“Questa
storia partecipa a Xmas Song
indetta dal gruppo facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt:
15. Nastro rosso;
Cap.44
Tutto bene quel che finisce bene II° parte
Bulma sorrise,
guardando Vegeta levitare fino alla cima dell’albero di
Natale, sistemando il puntale.
Bulma alzò
lo sguardo, osservando Crilin e
Vegeta a poco da lei, uno in piedi davanti all’altro.
Vegeta
si rigirò il pacchetto, che il terrestre gli aveva dato, tra
le mani, inarcando un sopracciglio.
“Un
dono per me?” domandò.
Crilin si
passò la mano sulla testa e ridacchiò.
Vegeta
sciolse il fiocco rosso che teneva chiuso il presente e lo
guardò con aria confusa. “Sei sicuro di volermi
fare un regalo?” chiese.
Crilin rispose
gioviale: “Certo, siamo amici!”.
“Donna,
sei sicura vada messo così?” domandò il
principe dei saiyan,
ridestandola.
“Papà,
sbrigati con quell’albero! Finiremo per fare
tardi!” si lamentò Piccolo.
Crilin,
al suo fianco, sbadigliò. “Potevi metterlo tu. Ti
sei fatto alto come un palo della luce”.
“Umphf”
si lamentò il namecciano,
spintonandolo. “Non è colpa mia se voi siete tutti
dei nanetti”.
Crilin notò
il sacchetto al fianco di Piccolo.
“Lo
sai che non puoi sempre recuperare tutte le sfere e tenerle con
te?” domandò.
Piccolo
ribatté: “Sono il futuro Supremo, certo che posso.
Inoltre preferisco essere previdente”. Incrociò le
braccia al petto, sospirando. Indossava una tuta violetta, con una
casacca blu scura su cui risaltava lo stemma della casata dei saiyan.
“Voi
due, smettetela di punzecchiarvi. Sì, Vegeta,
così è perfetta. Ora possiamo andare a
prepararci” disse Bulma,
passandosi la mano tra i corti capelli azzurri.
Vegeta
atterrò davanti a lei. “Sarà meglio. Se
arriviamo in ritardo anche solo di un paio di minuti, Kakaroth e
la sua famiglia si mangeranno tutto”.
“Voi saiyan e
la fissazione per il cibo” brontolò.
Bulma atterrò
con il jet davanti alla casa dei Son. Aprì il portellone
premendo un pulsante, facendo scendere Piccolo e Crilin.
Vegeta
era seduto sopra il veicolo, con le gambe incrociate. Osservava un
fiocco rosso.
“Natale...”
sussurrò. Fece una smorfia poco convinta. “Tsk”.
“Amore,
scendi!” lo chiamò Bulma.
Vegeta
infilò il fiocco in tasca e spiccò il volo,
atterrando fino a lei. Raggiunse la porta e bussò
così forte da farla tremare.
“Così
finirai per buttarla giù” disse la donna.
Vegeta
rispose con un grugnito.
< Crilin e
Piccolo sono già entrati > pensò. Si
voltò verso Bulma e
la osservò con aria preoccupata. < La
‘mia’ donna che aspetta il
‘mio’ bambino. Non avrei mai creduto di diventare
padre > pensò.
Kakaroth aprì
la porta. “Gli altri sono già a tavola. Persino
Piccolo, gli ho fatto trovare dell’ottima acqua di
fonte” spiegò.
Vegeta
fece una smorfia, mentre il suo stomaco gorgogliava.
“Finalmente
siete arrivati. Se facevi più tardi di così,
mangiavo tutto io, “fratellone” gli disse Kakaroth.
“Non chiamarmi “fratellone” rispose
Vegeta, meccanicamente.
Chichi li
raggiunse e aiutò Bulma ad
entrare, sorridendo nel vedere il pancione
dell’amica.
Kakaroth sorrise,
facendo entrare il più grande.
<
Alcune cose sono cambiate, altre rimarranno per sempre le
stesse.
Forse
un giorno torneremo nello spazio, o forse no. Nel frattempo, per noi la
Terra non è un posto niente male
>.
<
Che strana famiglia che siamo, ma l’importante è:
“Tutto bene quel che finisce bene > pensò
Nonno Gohan,
guardando i due ragazzi accomodarsi a tavola.
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