Chop Candy di GiselleTankian (/viewuser.php?uid=1071335)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wrong place, right time ***
Capitolo 2: *** Bizarre People ***
Capitolo 1 *** Wrong place, right time ***
INFORMATIC ELISA (non toccare)
Ciao
a tutti ^-^
Questa è la prima fanfiction sui System Of A Down che
scrivo...o
almeno, la prima che viene resa pubblica, infatti sono molto insicura
ogni volta che devo pubblicare qualcosa...ma la voglia di tirar fuori
anche qualcosa di mio ha avuto la meglio! Come primo capitolo mi sono
un po' lasciata andare e penso sia uno dei più carini che io
abbia mai scritto nella mia triste vita ahahah. Spero vivamente che
possa piacervi e farvi appassionare. Vi auguro una buona
lettura ♥ -Giselle
2001
Era una fredda e buia serata autunnale a Los Angeles, quando Candy si
era arresa ai capricci del suo ragazzo e aveva accettato di seguirlo ad
una di quelle feste di cui lei, ovviamente, non era molto amica. Forse,
era la troppa gente...o forse, la troppa gente che non le andava a
genio. Candy non era una santa, anzi, ma ritrovarsi in un luogo pieno
di ragazze mezze nude che limonano, ragazzi che fumano erba come se
fosse il loro ossigeno, o generalmente in un tale ambiente, non era di
certo una delle sue opzioni di divertimento preferite.
«Questa sarà l'ultima volta» disse,
sbucando nel
soggiorno dopo essersi messa dei semplici leggins neri e una maglia
corta e brillantinata dello stesso colore. «Lo sai che mi
stanno
sul cazzo queste cose qui»
Joey la scrutò, seduto sul grande divano rosso che Candy
aveva
avuto in casa da sempre, accennando un sorriso e spegnendo la
televisione alla quale non aveva prestato attenzione neanche per due
minuti interi. «Smettila» le disse ridacchiando e
avvicinandosi a lei mentre posizionava entrambe le mani nelle tasche
dei pantaloni, «Non sono mica così brutte...ci si
diverte
nei nightclubs, sai»
La ragazza alzò gli occhi al cielo, mentre nella testa le si
formava il pensiero della sua serata ideale: lei, il suo ragazzo, cibo
spazzatura, sepolti dalle coperte mentre guardavano qualche programma
nonsense che di solito mandavano in onda la notte. I locali, le
discoteche...non erano
per lei, non lo erano mai
stati, nonostante ogni tanto, specialmente nella sua età
adolescienziale, la paura di passare per l'asociale di turno o
addirittura "colei inferiore alle sue amiche" aveva avuto la meglio
sulla sua persona: le aveva fatto mettere vestiti più corti
del
dovuto e tacchi che solo la più abile delle modelle avrebbe
potuto indossare senza rischiare di ammazzarsi almeno tre volte.
«Dai, tutti i ragazzi vanno con le proprie
ragazze!»
esclamò Joey, mentre le spostava i lunghi e ondulati capelli
misti fra un biondo e un castano per poterle legare la collana che lui
stesso le aveva regalato.
«Okay, questa è una cazzata
però»
«Okay, ho mentito» entrambi scoppiarono a ridere,
divertiti, nonostante non ci fosse nulla di estremamente
esilarante. «Fatto»
Candy osservò la collana argentata di cui era entrata in
possesso
qualche giorno prima. Joey gliel'aveva rinchiusa una piccola scatolina
di colore rosa e gliel'aveva messa davanti agli occhi in un attimo che
era si era distratta e concentrata su tutto un altro mondo. Una
bellissima
collana con appeso un ciondolo a
forma di cuore...forse "un po' banale", pensò, quando la
vide
per la prima volta: ma a lei non importava, avrebbe amato anche un
sasso se le fosse stato donato col cuore.
«Allora, andiamo?»
La ragazza, nonostante nell'animo fosse un po' scocciata, non
poté fare a meno di sorridere e annuire. Alla fine, stava
facendo felice il suo ragazzo: un piccolo sacrificio non l'avrebbe
uccisa di certo. No?
***
Candy riconobbe subito il nightclub in cui erano diretti: quelle
terribili e accecanti luci rosse che emetteva l'nsegna non potevano di
certo passare inosservate. C'era stata una sola volta lì
dentro,
all'incirca cinque anni prima, e ricorderà sempre quella
notte
in cui fu trascinata a bere talmente tanto che, ad un certo punto, si
ritrovò a vomitare sul vestito nuovo di una sua amica...se
così si può chiamare: da quel giorno le parlava a
stento.
La ragazza scosse la testa per scacciare via quel ricordo e non se ne
rese neanche conto, come non realizzò neanche che erano
ormai
sul punto di varcare la porta d'ingresso.
«Ti faccio conoscere qualche amico» disse Joey,
tirando
fuori dalla tasca una sigaretta e posizionandosela in bocca.
«Sono simpatici»
«La conosco la tua concezione di "simpatici"»
ribatté la giovane, seguendo con uno sguardo contraddittorio
la
mano del ragazzo che andava ad accendere la sigaretta.
«Fare nuove conoscenze non fa mai male, Candy»
«Dipende...»
Joey ignorò la risposta e la prese sottobraccio, sapendo che
molto probabilmente avrebbe rischiato di perderla tra la folla se
l'avesse lasciata per conto suo. Dio, Candy odiava trovarsi in mezzo a
tutta quella gente. Lo odiava più di ogni altra cosa.
Ricordava
ancora quel 23 Dicembre di sette anni prima: la sua prima serata in
discoteca. Muoversi era praticamente impossibile, tutti ti urtavano, ti
spingevano, non potevi perdere un attimo di vista le tue amiche che
subito vi ritrovavate in parti opposte...e le cose che più
l'avevano mandata fuori di testa: la puzza di sudore quando andavi in
pista, e le braccia della gente che si strusciavano contro le sue
lasciandole tutto il loro sporco sudore addosso. Probabilmente, uno dei
peggiori incubi che potrebbe ritrovarsi a fare la notte.
Fortunatamente, il cammino verso una meta conosciuta solo da Joey non
si rivelò traumatico come si era immaginata. "Wow, sono sopravvisuta"
pensò tra sé, ringraziando qualcosa o qualcuno
nell'alto
dei cieli, una volta arrivata in uno spazio pieno di tavoli e
divanetti. Stringeva il braccio di Joey guardandosi attorno.
Già, la sola visione di due ragazzi che stavano per
prendersi
a pugni le fece domandare, nella sua testa, quando sarebbe finito tutto
questo e quando sarebbe potuta uscire da quel buco infernale.
«Ragazzi!» gridò Joey, lasciando il
braccio di Candy
per allargare le sue in segno di saluto. «Ci becchiamo di
nuovo,
eh!»
La ragazza scrutò attentamente quel gruppo di persone verso
la
quale il suo ragazzo si era diretto, mentre con gli occhi leggermente
spalancati seguiva lentamente i suoi passi. Beh, ovviamente la ragazza
ebbe confermata la sua tesi: seduti c'erano diversi ragazzi e diverse
ragazze, tutti totalmente strafatti. Per prima cosa notò
quel
mucchio di erba che, molto ordinatamente, avevano disposto sul
tavolino, accompagnata da filtri e tutta quella roba di cui lei avrebbe
volentieri fatto a meno. C'era anche una bottiglia di vodka mezza
rovesciata a terra e un bicchiere spaccato a metà. Che
diavolo
avevano combinato lì dentro?
Voltò lo sguardo verso le ragazze ed erano posizionate
talmente
tanto bene sulle gambe dei loro uomini che Candy si ritrovò
la
mente offuscata dall'immagine delle loro parti intime...ovviamente
avevano ben pensato che per quella sera l'intimo avrebbero anche potuto
non metterlo.
«Questa è la mia ragazza, Candy»
inaspettamente si
ritrovò ad essere presentata a quel branco di, secondo lei,
ritardati mentali, che ora la fissavano quasi inespressivi.
«Cristo...» sussurrò, attenta a non
farsi sentire o capire.
«Candy?» ripeté la biondina che aveva
letteralmente
le gambe allargate in faccia ad un ragazzo con degli occhi neri,
particolarmenti grandi, e una strana barbetta legata in due treccine.
«Daron!» gridò ridacchiando,
«Hai sentito come
si chiama? Candy!»
«Candy...» ripeté lui, con gli occhi
socchiusi e il
collo abbandonato allo schienale. Poi un leggero sorriso gli
spuntò in volto:«è un nome
particolare...»
"Come è
possibile che queste grandissime teste di cazzo non abbiano mai sentito
il mio nome da nessuna parte?" sbottò Candy
nella sua mente, mentre iniziava a pentirsi sempre di più di
aver ascoltato le richieste di Joey.
"Non mi meraviglierei se questa finta bionda avesse uno di quei nomi
che puntualmente si danno alle troie"
«Conoscevo una di nome Candy»
improvvisamente un
ragazzo estremamente magro, pelato, e con una barbetta legata in una
treccina, parlò:«Poi è
morta.»
«Shavo!» una tuonante voce alle spalle della
giovane la
fece sobbalzare come se qualcuno le avesse appena gridato dritto
nell'orecchio. «Non dire cazzate, non conoscevi nessuna
Candy» continuò un ragazzo decisamente
più alto
rispetto alla Candy reale, con dei capelli neri e uno strano e lungo
pizzetto alla quale la ragazza non sapeva attribuire un nome adatto per
indicarlo. Aveva degli occhiali da sole nonostante fosse notte fonda, e
le si era affiancato mentre faceva uscire del fumo fuori dalla bocca.
«D'accordo, me lo sono inventato» fece l'ennesimo
tirò dalla sua canna, perdendosi in non si sa quali pensieri
affianco ad un altro ragazzo rasato, con una barbetta nera e una specie
di canotta bianca. Sembrava estremamente serio...e sobrio. Cosa
accidenti
ci faceva in mezzo a questa gente?
«Comunque a me piace il tuo nome» disse l'uomo con
gli
occhiali da sole, accomodandosi. Il viso si spostò
velocemente
su Joey, e nonostante gli occhi non fossero visibili, il sospiro che
uscì fuori dalla sua bocca fu abbastanza chiaro per far
capire
che la vista del ragazzo di Candy non era certamente una delle migliori
che potesse sperare di avere davanti.
«Che hai, Serj?» tuonò, fra tante
virgolette, Joey. «Vuoi altri problemi per caso?»
«Non mi sembra di aver aperto bocca»
«Lo so che mi vorresti fuori dalle palle»
ribatté
il più giovane, prendendo in mano la bottiglia di
vodka e
facendo un sorso. «Ma stasera ci sono anche io» si
buttò a sedere, allentando la cravatta che aveva indossato,
forse, per sembrare più elegante. «Forza,
Candy» le
fece un gesto con la mano, «Vieni a bere anche tu»
Candy aggrottò lo sopracciglia, muovendo le labbra come se
stesse per dirgli qualcosa, qualcosa che non starebbe stato molto
educato e gentile. Poi il suo sguardo cadde quasi involontariamente su
Serj, rivolto verso di lei in silenzio come se fosse curioso di sentire
una sua risposta, e quando lo ripuntò sul suo ragazzo
aprì un poco le labbra, riappacificando l'espressione sul
suo
volto. «Lo sai che non bevo»
«Daiii Candy!» squittì una bruna,
totalmente
ubriaca, sdraiata a terra con la schiena appoggiata ad uno dei
divanetti, «Per una volta che esci di casa...siamo ad un
night
club mica ad un convento di suore...» disse in un modo
estremamente irritante e tra mille singhiozzi.
Il ragazzo fece un sorso particolarmente lungo dalla bottiglia di vodka
di cui si era appropriato, leccandosi le labbra prima di
parlare:«dai...ti ho portato qua per divertirci mica per
guardarci»
«Adesso vuoi pure costringere la tua ragazza a
bere?» mise
bocca Serj, girandosi verso di lui prima che Candy potesse pensare a
qualsiasi cosa.
«In effetti dovresti lasciarla stare» si
unì il
più sobrio di tutta quella mandria di persone, mentre si
scostava dalla spalla la testa del pelato, «Se non vuole
bere, non beve»
«Intanto, John, lei è la mia ragazza, sto solo
cercando di
non farla sentire esclusa...e secondo, Serj, vedi di tapparti quella
cazzo di bocca»
«Basta, mi hai rotto i coglioni» colui alla quale
fu
riferita l'ultima frase si rimese la sigaretta in bocca, e come se da
un momento all'altro qualcuno lo avrebbe afferrato, prese a camminare
come una furia allontanandosi il più possibile. Candy gli
rivolse un rapido sguardo, andando a sedersi al suo posto dopo che le
fu intimato da Joey e qualche altro sconosciuto lì in mezzo.
Cazzo! Non poteva crederci! Le aveva detto che le avrebbe fatto
conoscere qualche "amico", vero, ma addirittura farla sedere in mezzo a
quella gente cercando di farla bere? Una cosa era certa: quando
sarebbero usciti da quel fottuto locale, glielo avrebbe detto chiaro e
tondo: col cazzo che ci tornava in uno di questi posti!
Quando un ragazzo dai capelli tinti di viola, sistemati in una specie
di cresta, si presentò totalmente a petto nudo portando
all'incirca altre tre bottiglie di non si sa quale strano alcol, John
mise le mani in avanti e subitò si alzò per
andarsene via
il prima possibile da quella calca di psicopatici, rischiando anche di
inciampare sulla gamba di quello strano soggetto di nome Daron, che
magicamente si era risvegliato giusto in tempo per versare qualche
altro
liquido nel suo bicchiere.
«Mannaggia a te, Daron» disse riacquistando appena
in tempo
l'equilibrio, «Ci manca solo che ora mi fai
ammazzare»
«Eh?» rispose confuso l'altro facendo cascare in
testa alla
bruna, che ora era letteralmente andata, svenuta a terra, la vodka che
ancora aveva nel bicchiere. «Oh, merda» disse,
nonostante
ignorò totalmente l'accaduto.
C'è da ammettere...che difronte a questa breve scenetta
comica,
Candy non riuscì a trattenere una leggera risata che
prepotentemente le era uscita contro la sua volontà, mentre
si
metteva una mano davanti alla bocca e si voltava rapidamente in
un'altra direzione. Prese un profondo respiro e tornò subito
seria. Un bicchiere di alcol le venne posato davanti e lei, che di
storie voleva sentirne poche, non disse nulla con la bocca ma
fulminò in ogni modo possibile il suo ragazzo con lo
sguardo, e
si azzardò a fare un breve sorso di quello schifo che
volentieri avrebbe sputato in faccia a qualcuno.
«Uhhh!» esclamò una ragazza dai capelli
corti, rosa,
e un vestitino argentato appena sotto le cosce. Si era accomodata
accanto a lei coprendole totalmente la visuale di Joey. «Un
altro
po'!» continuarono in coro altre ragazze quasi del tutto
andate,
mentre come delle psicopatiche versavano altro alcol e gettavano
sigarette contro la povera Candy, che ora stava maledicendo l'intero
mondo.
«Cazzo!» gridò, prendendo in mano il
bicchiere con
tutta la rabbia possibile e mandando giù tutto quello che
c'era
all'interno.
-
«Serj!»
John aveva visto l'amico accostarsi in un angolo non molto distante
dalla porta che dava sul retro, e aveva deciso di seguirlo
perché avrebbe preferito mille volte stare solo con lui che
restare un altro secondo in mezzo a quel gruppo di folli.
«Che
fai qui?»
Serj fece un tiro dalla sua sigaretta, voltandosi per non dare le
spalle all'amico. «Joey è proprio un
coglione»
disse, senza troppi giri di parole. «Non capisco
perché
continuo a ritrovarmelo vicino ogni volta»
«Ma l'hai vista la ragazza?» disse John,
appoggiandosi al
muro. «Mi domando come cazzo faccia a stare con un soggetto
del
genere»
Serj allungò il collo per riuscire a trovarla, e un senso di
enorme dispiacere gli si fece spazio nel cuore quando la vide
circondata di persone che la intimavano di bere e unirsi a loro. Glielo
potevi leggere negli occhi che questo non era un posto adatto per lei.
Glielo potevi leggere negli occhi che in quel momento sarebbe solo
voluta scappare via...potevi leggere tante cose nei suoi occhi, se
fossi stato attento. «Ma guardala...solo una testa di cazzo
come
Barnes poteva portare la propria ragazza qui»
«Poverina» continuò John,
«Probabilmente
neanche sapeva che quello diventa tutta un'altra persona quando si
lascia andare...e si è già lasciato
andare» lo
indicò, mentre una ragazza gli si strusciava contro senza
neanche che Candy potesse vederlo, «...da parecchio»
Joey era lì, nascosto da Candy, con una ragazza che non
faceva
altro che toccarlo ripetutamente in modo da farlo eccitare. La sua
schifosa mano accarezzava il suo petto, lentamente gli sbottonava la
camicia, addirittura era arrivata a leccarlo su mezza faccia. Il
problema più grande, fu però Joey stesso: il
ragazzo
infatti non sembrava per niente dispiaciuto, era come se si fosse
completamente dimenticato di avere una ragazza che, tra l'altro, aveva
abbandonato in mezzo a sconosciuti ubriachi e troie strafatte. Candy,
di certo, aveva immaginato la serata in modo diverso. Liberarsi da
quella calca di luridi fu un'impresa. Cercava di farsi spazio spingendo
qualcuno qua e là, ma puntualmente una mano sudata la
riprendeva
e la trascinava riportandola al punto di prima, e ritornava a mandar
giù qualche bicchierino di "schifo". Era come trovarsi in un
fottutissimo incubo!
«Cazzo, basta» Serj buttò la sigaretta a
terra.
«Cazzo, basta!» gridò Candy, colpendo
qualcuno
random nelle palle per poi gettarsi a terra e iniziare a passare tra le
gambe della gente per poter tornare a respirare un po' di aria pulita.
Più andava avanti e più le sembrava di essere
schiacchiata. Il tacco a spillo di una le aveva, a momenti, bucato una
mano, e puntualmente le ginocchia di qualcuno la colpivano in
faccia...e lei, ricadeva a terra. Ma poi, una mano l'afferrò
di
nuovo, e mentre quasi si rassegnava ad essere riportata al centro
dell'attenzione di quegli psicopatici, una voce
esclamò:«presa!» e realizzò
che non la
stavano riportando indietro verso il tavolo, ma bensì in
avanti.
Qualche secondo, e la forza con cui venne tirata fuori da quell'ammasso
di gente la fece piombare tra le braccia di qualcuno, qualcuno che ora
l'aveva stretta a sé, allontanandola il più
possibile.
Aveva chiuso i pugni e stringeva la maglietta di colui che l'aveva
tirata fuori, spaventata, ancora con gli occhi chiusi.
«Cazzo!» la voce di due ragazzi che scleravano
all'unisono
si fece più vicina. «Questa sera sono
più pazzi del
solito!»
Candy aprì gli occhi, lentamente, ora sicura al cento per
cento che non si trovava più in mezzo a quella gente.
«Ti correggo, Daron: sono più rincoglioniti del
solito»
«Uo, Serj...» iniziò Shavo ridacchiando,
«Perché stai abbracciando la ragazza di Joey? Se
ti vede ti
ammazza...»
Candy in quel momento spalancò gli occhi, alzando la testa
per
osservare Serj e staccandosi da lui una volta realizzato che ancora lo
stava stringendo. Restò a guardarlo in silenzio, ancora
leggermente sconvolta. «Ehm...» iniziò,
facendo un
respiro profondo prima di riprendere a parlare, «Ti
ringrazio...Serj» tentennò un poco, abbassando lo
sguardo,
e qualche attimo dopo rialzandolo velocemente, «Davvero, ti
ringrazio davvero tanto»
L'uomo sorrise e fece una specie di inchino con la testa, «Ti
ho vista in difficoltà...era la cosa giusta da
fare»
«Ohhhhhh!!!» delle voci esultanti fecero voltare
sia Candy,
sia gli altri quattro ragazzi: compreso John, che li aveva raggiunti da
qualche secondo. «Guardate Barnes!!»
Non fu tanto la scena di Joey Barnes che baciava appassionatamente
un'altra donna a colpire dritto nel il cuore di Candy, ma
bensì
tutto ciò che aveva subito quella sera: il suo ragazzo aveva
insistito per farla andare in un posto che detestava e lei aveva
accettato solo per farlo felice...e fu ripagata così:
totalmente
dimenticata, lasciata a soffocare in mezzo a persone alquanto
discutibili, spinta a bere dal suo ragazzo stesso...basta, era troppo.
Una prepotente carica di rabbia, delusione, chi più ne ha
più ne metta, si fece spazio nel suo corpo e in quel momento
avrebbe solo voluto gridare come se non ci fosse stato un domani. Ma
non lo fece...si staccò la collana che le era stata regalata
pochi giorni prima e la gettò a terra, iniziando a correre
verso
il bagno mentre le lacrime iniziavano a bagnarle l'intero volto, e di
certo il:«Candy!» che gridò Serj non
sarebbe servito
a farla tornare indietro.
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Capitolo 2 *** Bizarre People ***
INFORMATIC ELISA 2 (non toccare)
Candy ora correva, spingendo chiunque le fosse capitato davanti per
riuscire a farsi un po' di strada verso il bagno: voleva solo stare in
un angolino a piangere, mentre nella sua testa avrebbe mandato qualche
maleficio con la
speranza che diventasse reale. «Stai attenta,
puttana!» le
gridò un uomo, dopo che il suo prezioso drink venne
brutalmente
scaraventato a terra dalla povera ragazza che, onestamente, in quel
momento non poté fare altro che fregarsene altamente. "Fanculo pure al suo drink",
pensò, mentre poteva sentire qualcuno pestare i pezzi di
vetro che si erano sparsi a terra. "Fanculo
a me" continuò, sempre nella sua mente, "e a quando ho dato retta a quel
coglione!"
Candy si ritrovò a sentire attorno agli occhi quel
fastidiosissimo appiccicume che il trucco colato, e ormai rovinato, le
stava lasciando. Avrebbe volentieri cercato di strofinare via tutto con
la mano, ma la paura di sembrare ancora di più come una
specie
di misterioso essere uscito da un film dell'orrore la
bloccò.
Così, a testa bassa, spalancò la porta del bagno
e mentre
quasi soffocava per via dei singhiozzi del pianto, si rinchiuse nello
stretto spazio riservato esclusivamente al wc, bloccando la porticina
blu riempita di scritte offensive o a sfondo sessuale e lasciandosi
andare in un triste e doloroso
pianto pieno di delusione e rabbia.
Serj l'aveva osservata fino a quando non sparì letteralmente
tra
la folla. Non sapeva perché vedere una sconosciuta in quelle
condizioni gli provocò una tale fitta allo stomaco. Forse,
fu il
profondo odio che aveva nei confronti di colui che l'aveva appena fatta
scoppiare in lacrime, o forse fu il profondo dispiacere nel vedere un
ragazzo tradire la propria ragazza difronte agli occhi della stessa.
Rivolse uno sguardo a John, che non aveva smesso neanche un
secondo di guardare storto Joey, poi ne rivolse uno a Shavo e Daron
che, sballati come già erano, si ritrovarono ancora
più
confusi difronte a questa scena e ora si osservavano tra la loro,
immobili, alzando le braccie in segno di:"amico, che cazzo sta
succedendo?"
«Oh, no...» se ne uscì con una
fastidiosa vocina una
ragazza dai lunghi capelli castani, legati in una coda praticamente
perfetta:«Qualcuno ha fatto piangere Candy Candy...Joey, sei
davvero un cattivo ragazzo!» si leccò il palmo
della mano,
usandolo per sculacciare l'ormai ex-ragazzo di Candy.
Serj, che in quel momento riusciva ad avere in volto soltanto
un'espressione schifata, piena di disgusto, si avvicinò a
John,
dandogli una leggera pacca sulla spalla e sussurandogli che sarebbe
tornato a breve, mentre subito riprendeva a camminare sugli stessi
passi della ragazza incontrata poco prima: l'aveva vista scappare verso
il bagno, sapeva che si era rifugiata lì dentro come sapeva
che,
per un motivo o per un altro, doveva raggiungerla. Così, non
curante dell'adesivo che stava ad indicare a quale sesso fosse
destinato il bagno, aprì lentamente la porta, guardandosi
alle
spalle un attimo prima di entrare e rinchiudersi lì dentro.
«Cazzo! Mi ha visto?» se ne uscì nel
frattempo Joey,
con la bocca circondata di rossetto alla fragola.
«Merda...»
«Certo, brutto coglione!» Daron alzò le
braccie in
segno di ovvietà, dopo aver ricollegato bene i
fatti:«Certo che ti ha visto! E per fortuna, cazzo!»
Joey lo guardò male: non avrebbe mai accettato che qualcuno
gli
parlasse così. Aveva sempre avuto quel senso di
superiorità secondo la quale nessuno avrebbe potuto
mancargli di
rispetto: era già tanto se quella sera non avesse preso a
botte
Serj, ma ora che l'alcol, il fumo e il recente scompiglio gli stavano
mandando in tilt in cervello...a sentirsi chiamare in quel modo,
partì immediatamente in quarta contro il ragazzo che lo
aveva appena provocato.
Spinse via la troia che si era limonato fino a quel momento e a passo
svelto e furioso si avvicinò a Daron, con aria estremamente
minacciosa. «Che cazzo hai detto tu, chitarrista dei miei
coglioni?»
Daron ignorò prontamente il super-prevedibile "uhhh"
generale,
tipico di un film americano, che la gente aveva innalzato come delle
pecore. Sollevò ancora di più la testa, senza
smuoversi
di un centimetro. «Ho detto che sei un coglione...»
rivolse
un rapido sguardo a Shavo e John, incurante delle loro occhiate che
chiedevano esplicitamente di non continuare la frase, per poi ritornare
a fissare colui che gli stava letteralmente col fiato sul
collo:«...coglione»
**
Candy spingeva nervosamente le gambe contro la porta
sperando, a
causa della rabbia, di spaccarla. Non poteva e non voleva crederci:
come aveva fatto il suo ragazzo a farle una cosa del genere? Lei lo
amava da ben due anni: due anni passati a pensare solamente a lui.
Sapeva che certe volte aveva comportamenti un po' strani, ed eccessivi.
Ma, alla fine, chi non li ha? Con lei si era sempre comportato come un
ragazzo per bene, sempre pronto a consolarla ed aiutarla per qualsiasi
problema. Perché ora le aveva fatto questo? Forse, pensava,
non
era più adatta per lui. Forse, continuava, l'aveva annoiato
ed
ora voleva provare cose nuove. Tante domande simili, tutte insieme, si
facevano spazio nella mente della ragazza che continuava a piangere
ininterrotamente mentre ad ogni lacrima si passava una mano sotto agli
occhi per asciugarsi. Era come se non avesse più fiato. La
testa
le stava esplodendo. Ma lei, non riusciva proprio a smettere.
«Candy?»
Ad un tratto, il silenzio. "Merda!"
pensò, tirando subito su con il naso. Qualcuno
l'aveva sentita piangere...l'ultima cosa che avrebbe voluto! La bocca
leggermente spalancata per riprendere fiato, e gli occhi completamente
rossi che puntavano fissi lo spazietto sotto alla porta per osservare
qualsiasi movimento all'esterno. Era talmente confusa, che neanche si
rese conto di essere appena stata chiamata per nome. Neanche si chiese
chi potesse essere.
«Ti ho sentita, sai?» l'uomo riprese a camminare,
lentamente. «Dove sei?»
Serj.
Gli occhi di Candy stavano ricominciando a riempirsi di lacrime. Lei li
strizzò, cercando di trattenersi, staccandosi dalla pelle
bagnata qualche capello che fece distrattamente passare dietro alle
orecchie. Non voleva parlare...non poteva parlare. Non voleva che la
sua voce tremante e spezzata dai singhiozzi, ancora faticosamente
trattenuti, fosse udita. Espirò, inspirò ed
espirò
di nuovo.
Serj si fermò al centro della stanza.
Candy si portò le mani al volto.
«Qui» se ne uscì lei dopo almeno una
decina di
secondi di assoluto silenzio, quasi involontariamente. Neanche lei
sapeva perché glielo avesse detto.. neanche ci voleva
parlare
lei, in quel momento. Si sentiva una scema. Iniziò a
scuotere la testa e a riempirsi di piccoli schiaffetti il viso. Perché-diavolo-l'ho-detto?
L'uomo si avvicinò e si appoggiò a braccia
conserte sulla
porta dietro la quale si trovava la ragazza. «Tutto
bene?»
Tirò su con il naso, un'altra volta, mentre ritornava a
sentire
quell'odioso nodo alla gola. Il respirò si fece
più
pesante, il labbro inferiore ricominciò a tremare. No, no!
Stava
per piangere di nuovo...con qualcuno a pochi centimentri da lei! Si
portò le mani alla bocca, per non farsi sentire. Si
appoggiò con i gomiti sulle ginocchia ed osservava quasi
attentamente le nere scarpe che indossava Serj dallo spazietto tra
l'entrata del wc ed il pavimento. Non si spostavano neanche di un
centimetro.
«Candy?»
Candy ormai sapeva che l'uomo non si sarebbe arreso e che sarebbe
rimasto nella stanza con lei. Da una parte si sentiva infastidita:
certe volte, quando era davvero triste ed impegnata a sfogare i suoi
sentimenti attraverso litri di lacrime, detestava avere qualcuno
accanto che avrebbe potuto sentirla. La imbarazzava, piangere vicino a
qualcuno. E quando quel qualcuno iniziava a far
domandare...lì,
andava totalmente fuori di testa! Ma dall'altra parte, questa persona
la incuriosiva: la incuriosiva davvero tanto! Era, forse, una delle
persone più ragionevoli dentro quel locale, secondo lei, o
almeno, era la più ragionevole fra tutte le persone in cui
si
era imbattuta quella sera. Quindi, perché fare scena muta?
Magari, provare a rispondere alle sue domande non le sarebbe costato
poi così tanto, no? In più, ormai, si era fatta
sentire e aveva rivelato il proprio "nascondiglio".
«Che-» un singhiozzo,
«c'è?»
«Ti andrebbe di uscire fuori?» domandò
lui, gentilmente.
«No» tagliò corto lei, secca, sincera da
una parte, ma dubbiosa dall'altra.
«So che non ci conosciamo» riprese lui, cercando di
farsi
ancora più vicino, «ma mi dispiace vederti
così.» fece girare attorno al polso l'orologio che
indossava ogni giorno, con la speranza di sentire la voce della
ragazza. «Scusa se, magari, posso sembrarti un po' sfacciato,
ma
Joey è sempre stato un cretino...per non dire altro. Non ti
saresti dovuta trovare qui, stasera.»
«E invece ci sono. Ci sono venuta e ora sono ridotta peggio
di...peggio...non lo so! A me neanche piacciono questi maledetti posti!
Li ho sempre odiati, cazzo! C'è un motivo se non ci metto
mai piede: ogni fottuta volta che ci entro finisco in
lacrime!»
«Lo so che non ti piacciono questi posti...me ne sono
accorto.»
Silenzio.
«Me ne sono accorto molto prima che succedesse quel che
è successo. Ti ho vista, quando ti ha presentata...quasi
quasi, ti avrei aiutata a scappare» accompagnò
quest'ultima frase con una risatina, cercando di sdrammatizare in mezzo
a quella cupa atmosfera che si era formata tutt'intorno. «Non
meriti di piangere per quella persona. Sei una ragazza per bene, ne
sono certo. Mi spiace vederti così, Candy. So quanto sia
brutto quando qualcuno di cui ti fidavi prende un coltello e te lo
conficca dritto nella schiena, è orribile, lo so. Ma, prima
o poi, capirai che grande liberazione sia stata.» Poi,
deciso, alzò il tono della voce e si smosse dalla posizione
tenuta fino a quel momento. «Anzi, sai che ti dico? Hai fatto
bene a venire qui, stasera. Almeno hai capito con che razza di persona
avevi a che fare.»
Candy smise di piangere. Di colpo. Come se improvvisamente qualcuno
avesso premuto un tasto "reset" e l'avesse riportata all'inizio della
serata. Si strofinò gli occhi finendo per
ritrovarsi sul
palmo delle mani l'ennesima macchia nera di mascara. Perché,
si
chiedeva lei, questo sconosciuto dal nome estraneo e totalmente
inaudito, l'aveva aiutata già una volta e ora stava cercando
di
consolarla? Quelle parole...quelle semplici, premurose, affettuose
parole le avevano fatto sentire una strana e particolare sensazione
allo stomaco. Quel tipo di sensazione che ti fa totalmente dimenticare
delle tue insicurezze, del tuo trucco sparso attorno agli occhi, del
tuo rossetto sbavato, dei tuoi capelli non più perfetti come
quando sei uscita di casa, e ti fa aprire senza troppi problemi quella
maledetta porta che sei stata a fissare per tutto il tempo, facendoti
ritrovare difronte ad un estraneo che, alla fine, tanto estraneo poi
non era più.
Candy stette lì a fissarlo, con lo sguardo distrutto ma con
un
sorriso accennato, guardandolo dritto negli...negli occhiali da sole,
cavoli! Ma perché se ne andava in giro con degli occhiali da
sole pure di notte?
«Grazie...di nuovo»
Serj si avvicinò di più a lei, passandole un
pollice
sullo zigomo per bloccare una lacrima solitaria.
«Dai...»
le disse, stringendola in un leggero abbraccio mentre Candy abbandonava
la testa sul suo petto, stringendo l'uomo a sua volta. «Basta
piangere» continuò quasi sussurrando,
strofinandole
lentamente la mano sulla schiena.
A volte la vita andava così. Non c'era un motivo, o forse
si,
chissà. Ma Candy in quel momento si sentì meglio
di
qualsiasi altra volta qualcuno l'avesse abbracciata. Le braccia di Serj
l'avevano fatta sentire estremamente protetta dal mondo esterno: era
come se nessuno ora potesse farle nulla...per la seconda volta. Non lo
avrebbe mai ammesso, almeno per ora, ma quel semplice abbraccio fu
centomila volte meglio di qualsiasi bacio le avesse dato quel verme di
Joey Barnes. Se fosse stato per lei sarebbe rimasta lì, a
farsi
cullare fra quelle baccia, sicura di non dover più temere
qualche altra lacrima sprecata.
**
«Okay, adesso basta!» sbottò John,
buttandosi contro
Daron per afferrarlo e portarlo via da Joey e co. «Possibile
che non riesci a startene buono un attimo?»
Nel frattempo, Daron e Shavo si erano ritrovati in una vera e propria
rissa. Fu più che altro Daron, in realtà, ad
iniziare una
furiosa scazzottata con i suoi nemici dopo averli riempiti di insulti,
mentre Shavo si era aggregato giusto per non lasciar solo l'amico.
John, invece, aveva cercato invano di allontanarli: quando facevano
così, erano davvero insopportabili. Lui le odiava le risse,
si
capiva a prima vista che era un tipo abbastanza serio che non si
lasciava trascinare facilmente, ma i suoi due amici certe volte erano
davvero indomabili!
«Quel coglione...» ripeté sottovoce
Daron passandosi
la mano sulla bocca ricoperta di sangue per via del labbro spaccato.
Qualcuno lo aveva colpito in pieno, senza pensarci due volte.
«Spero di non dover avere più a che fare con
quella faccia
di merda»
«Io con questa gente ho definitivamente chiuso!»
affermò Shavo ad alta voce mandando, con un gesto della
mano, a
quel paese tutta la compagnia con cui lui e i suoi amici erano tipici
riunirsi.
«Finalmente» commentò John, serio
all'esterno, ma
estremamente contento e soddisfatto all'interno, ricevendo pure
un'occhiataccia da parte di Shavo.
«Piuttosto...» fece Daron guardandosi attorno
accigliato, «Serj dov'è?»
John si voltò, guardandosi attorno come aveva fatto Daron un
paio di secondi prima. Tutto questo casino gli aveva completamente
fatto dimenticare di Serj! «Non saprei» fece
spallucce,
«Si è allontanato poco fa per andare da
Candy»
«Ovunque sia deve farsi vivo subito. Mi sono stufato, voglio
andarmene a letto» sbuffò Shavo, ricevendo un
mezzo
scappellotto da parte di Daron che gli aveva gridato di
avere un minimo di compassione.
Dopo un paio di minuti passati ad offendersi a vicenda per pura noia,
come ogni tanto succedeva, Serj li raggiunse accompagnato da Candy.
Quest'ultima aveva deciso di darsi una sistemata prima di venir fuori:
non voleva
lasciare nemmeno una traccia sul suo viso che rimandasse ad un
potenziale pianto. L'uomo le aveva premurosamente risistemato i capelli
la quale, in preda a quella piccola crisi, la ragazza aveva
scompigliato del tutto quasi sull'orlo di strapparseli. Il trucco
invece era stata costretta a rimuoverlo del tutto. Ora capiva
perché quasi tutte le ragazze si portavano dietro i
cosmetici
ovunque andassero. L'ultima cosa a cui lei avrebbe pensato prima di
uscire di casa, era proprio quella di un possibile e necessario
ritocco: non impazziva molto per queste cose, a lei piaceva la
semplicità...e di sicuro, riempirsi la faccia di colore e
robe
varie non era per nulla un qualcosa di semplice! Anzi, un altro motivo
per cui odiava il make-up era quello di nascondere il proprio volto. "Con tutto quel trucco sul viso
attirerei molti", si era sempre ripetuta, "Ma quanti rimarrebbero la
mattina successiva?"
Serj si
fermò di
colpo, a pochi passi da Daron. Lo scrutò per bene
soffermandosi
specialmente sul labbro incriminato:«che diavolo ti
è
successo?» chiese avvicinandosi.
«Il solito cretino» intervenne John dando un
colpetto sul
braccio del più giovane. «Te, invece, come
stai?» si
rivolse a Candy, quasi totalmente nascosta dietro Serj per paura di
imbattersi in qualcuno di poco piacevole. «Tutto
bene?»
«Un po' meglio» mormorò con lo sguardo
abbassato,
«Non è di certo una cosa che si supera in qualche
minuto»
«Certo, ci mancherebbe»
«Daron Malakian!» Daron gridò
all'improvviso e
allungò contento una mano verso la ragazza. Tutti e tre i
ragazzi spalancarono gli occhi per qualche attimo, colti alla
sprovvista. Dio, quel ragazzo era davvero imprevedibile! Candy non
poté trattenere un leggero sorriso ed allungò
lieta la
sua mano per stringere quella del ragazzo, di cui solo ora notava i
grandi e scuri occhioni fissati su di lei.
«Candy Verstappen»
«E' un piacere, Candy! Oh, questo è Shavo
Odadjian: passa
le sue intere giornate a fumare erba perché non ha un cazzo
da
fare» l'interpellato provò a controbattere, ma
senza
successo a causa di Daron che lo interruppe e che continuò
molto
appassionatamente le presentazioni. «Quello lì
è
John Dolmayan: è quello messo un po' meglio di
tutti...»
poi si avvicinò all'orecchio della ragazza, senza farsi
sentire
da colui che era appena stato introdotto:«...quindi il
più
noioso. Ma shhh! Non dirgli che te l'ho detto» poi si fece
indietro e indicò velocemente Serj, che già
temeva quello
che avrebbe detto il suo amico:«quel brontolone lì
è Serj Tankian» Candy alzò gli occhi
verso di lui,
«Ha sempre qualcosa da ridire, ma alla fine...è
quasi una
brava persona»
«Comunque non sto tutto il giorno a fumare erba»
«Io
giuro di non essere un brontolone»
«Ti ho sentito comunque, scemo»
Candy emise una risatina, divertita. Diede per l'ennesima volta uno
sguardo ad ognuno: erano soggetti particolari, certo. Non li conosceva
per niente, li aveva appena incontrati, ma non poteva assolutamente
negare il fatto che gli stessero tutti quanti ispirando una particolare
simpatia. Per la prima volta, si era ritrovata a parlare con dei
completi sconosciuti senza sentirsi nemmeno un briciolo a disagio. Non
erano come gli altri che, nel corso della sua vita, Candy si era
ritrovata ad avere davanti intenti a parlarle o ad improvvisare qualche
presentazione non richiesta. Molto probabilmente era stato Serj a darle
tutta questa sicurezza, entrato automaticamente nelle grazie della
ragazza.
«Avete dei nomi strani» commentò.
«E' perché abbiamo origini armene»
rispose il
più vecchio il quale ricevette in risposta un cenno con la
testa. «Tutto nella norma»
«Vi spiacerebbe se uscimmo da qui? Tutto questo caos mi ha
altamente stufato» domandò John.
«Candy!» l'irritante, insopportabile, odiosa,
assolutamente
non gradita voce di un Joey ubriaco, avanzante verso la ragazza tradita
poco prima, si era propagata improvvisamente verso i ragazzi che
riuscirono solo a rivolgergli uno sguardo pieno di odio. In un solo
secondo erano già tutti e quattro posizionati davanti
all'oggetto del desiderio del ragazzo, pronti per respingerlo e non
fare in modo che si avvicinasse troppo. Fu costretto a fermarsi ed,
accigliato, con l'angolo del labbro superiore sollevato,
guardò
con altrettanto disprezzo i quattro, alzando in risposta il medio.
«Fanculo Candy! Adesso te la fai pure con questa band di
falliti?»
"Band?"
Pensò Candy,
abbozzando nella sua mente il pensiero che i ragazzi appena conosciuti
potessero aver formato una piccola band fra di loro.
«Band di falliti?» si fece avanti Shavo, ridendo,
«Si
dia il caso che colui a passare le sue serate ad ubriacarsi in
discoteca mentre si limona qualche troia trovata a caso, sia tu.
L'ultima cosa che puoi permetterti di fare è dare dei
falliti a
noi.»
«Perché non te ne vai via invece di dare aria alla
bocca?» continuò Serj, indicando qualcosa dietro
Joey,
«Là è pieno ragazze, proprio come
piacciono a te.
Non penso che Candy voglia aver più qualcosa a che fare con
qualcuno di spregevole come te»
Candy non poteva crederci. Non poteva. Nessuno l'aveva mai difesa in
questa maniera prima d'allora. Nessuno. Le palpebre leggermente
socchiuse, la bocca un poco aperta e la testa incinata da un lato
appena. Silenziosamente si avvicinava a piccoli passi, godendosi la
scena, sentendosi protetta.
«Andate a farvi fottere, tutti quanti.»
sbottò in
definitiva il nemico di turno, voltando le spalle e tornandosene da
qualche parte sconosciuta. «Fanculo voi, quella puttana di
Candy
e i vostri fans di merda!»
Serj si appressò alla giovane e le passò una mano
sul braccio, «Non starlo a sentire»
«Sul serio, ragazzi» Candy iniziò ad
intrecciare le
propria dita alzando le sopracciglia, quasi insicura, «Vi
ringrazio davvero tanto...»
«E di cosa?» Shavo le mise un braccio dietro al
collo,
stringendola in una specie di abbraccio mezzo storto. «Quel
pezzo
di merda deve starti lontana! Anzi, andiamocene direttamente...e, dato
che ormai ti è stato accennato qualcosa, direi di
approffitare e
presentarci un po' meglio»
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