Chop Candy

di GiselleTankian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wrong place, right time ***
Capitolo 2: *** Bizarre People ***



Capitolo 1
*** Wrong place, right time ***


INFORMATIC ELISA (non toccare) Ciao a tutti ^-^ Questa è la prima fanfiction sui System Of A Down che scrivo...o almeno, la prima che viene resa pubblica, infatti sono molto insicura ogni volta che devo pubblicare qualcosa...ma la voglia di tirar fuori anche qualcosa di mio ha avuto la meglio! Come primo capitolo mi sono un po' lasciata andare e penso sia uno dei più carini che io abbia mai scritto nella mia triste vita ahahah. Spero vivamente che possa piacervi e farvi appassionare. Vi auguro una buona lettura ♥ -Giselle

2001


Era una fredda e buia serata autunnale a Los Angeles, quando Candy si era arresa ai capricci del suo ragazzo e aveva accettato di seguirlo ad una di quelle feste di cui lei, ovviamente, non era molto amica. Forse, era la troppa gente...o forse, la troppa gente che non le andava a genio. Candy non era una santa, anzi, ma ritrovarsi in un luogo pieno di ragazze mezze nude che limonano, ragazzi che fumano erba come se fosse il loro ossigeno, o generalmente in un tale ambiente, non era di certo una delle sue opzioni di divertimento preferite.
 
«Questa sarà l'ultima volta» disse, sbucando nel soggiorno dopo essersi messa dei semplici leggins neri e una maglia corta e brillantinata dello stesso colore. «Lo sai che mi stanno sul cazzo queste cose qui»

Joey la scrutò, seduto sul grande divano rosso che Candy aveva avuto in casa da sempre, accennando un sorriso e spegnendo la televisione alla quale non aveva prestato attenzione neanche per due minuti interi. «Smettila» le disse ridacchiando e avvicinandosi a lei mentre posizionava entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni, «Non sono mica così brutte...ci si diverte nei nightclubs, sai»

La ragazza alzò gli occhi al cielo, mentre nella testa le si formava il pensiero della sua serata ideale: lei, il suo ragazzo, cibo spazzatura, sepolti dalle coperte mentre guardavano qualche programma nonsense che di solito mandavano in onda la notte. I locali, le discoteche...non erano per lei, non lo erano mai stati, nonostante ogni tanto, specialmente nella sua età adolescienziale, la paura di passare per l'asociale di turno o addirittura "colei inferiore alle sue amiche" aveva avuto la meglio sulla sua persona: le aveva fatto mettere vestiti più corti del dovuto e tacchi che solo la più abile delle modelle avrebbe potuto indossare senza rischiare di ammazzarsi almeno tre volte.

«Dai, tutti i ragazzi vanno con le proprie ragazze!» esclamò Joey, mentre le spostava i lunghi e ondulati capelli misti fra un biondo e un castano per poterle legare la collana che lui stesso le aveva regalato.

«Okay, questa è una cazzata però»

«Okay, ho mentito» entrambi scoppiarono a ridere, divertiti, nonostante non ci fosse nulla di estremamente esilarante. «Fatto»

Candy osservò la collana argentata di cui era entrata in possesso qualche giorno prima. Joey gliel'aveva rinchiusa una piccola scatolina di colore rosa e gliel'aveva messa davanti agli occhi in un attimo che era si era distratta e concentrata su tutto un altro mondo. Una bellissima collana con appeso un ciondolo a forma di cuore...forse "un po' banale", pensò, quando la vide per la prima volta: ma a lei non importava, avrebbe amato anche un sasso se le fosse stato donato col cuore.

«Allora, andiamo?»

La ragazza, nonostante nell'animo fosse un po' scocciata, non poté fare a meno di sorridere e annuire. Alla fine, stava facendo felice il suo ragazzo: un piccolo sacrificio non l'avrebbe uccisa di certo. No?

***
Candy riconobbe subito il nightclub in cui erano diretti: quelle terribili e accecanti luci rosse che emetteva l'nsegna non potevano di certo passare inosservate. C'era stata una sola volta lì dentro, all'incirca cinque anni prima, e ricorderà sempre quella notte in cui fu trascinata a bere talmente tanto che, ad un certo punto, si ritrovò a vomitare sul vestito nuovo di una sua amica...se così si può chiamare: da quel giorno le parlava a stento.

La ragazza scosse la testa per scacciare via quel ricordo e non se ne rese neanche conto, come non realizzò neanche che erano ormai sul punto di varcare la porta d'ingresso.

«Ti faccio conoscere qualche amico» disse Joey, tirando fuori dalla tasca una sigaretta e posizionandosela in bocca. «Sono simpatici»

«La conosco la tua concezione di "simpatici"» ribatté la giovane, seguendo con uno sguardo contraddittorio la mano del ragazzo che andava ad accendere la sigaretta.

«Fare nuove conoscenze non fa mai male, Candy»

«Dipende...»

Joey ignorò la risposta e la prese sottobraccio, sapendo che molto probabilmente avrebbe rischiato di perderla tra la folla se l'avesse lasciata per conto suo. Dio, Candy odiava trovarsi in mezzo a tutta quella gente. Lo odiava più di ogni altra cosa. Ricordava ancora quel 23 Dicembre di sette anni prima: la sua prima serata in discoteca. Muoversi era praticamente impossibile, tutti ti urtavano, ti spingevano, non potevi perdere un attimo di vista le tue amiche che subito vi ritrovavate in parti opposte...e le cose che più l'avevano mandata fuori di testa: la puzza di sudore quando andavi in pista, e le braccia della gente che si strusciavano contro le sue lasciandole tutto il loro sporco sudore addosso. Probabilmente, uno dei peggiori incubi che potrebbe ritrovarsi a fare la notte.

Fortunatamente, il cammino verso una meta conosciuta solo da Joey non si rivelò traumatico come si era immaginata. "Wow, sono sopravvisuta" pensò tra sé, ringraziando qualcosa o qualcuno nell'alto dei cieli, una volta arrivata in uno spazio pieno di tavoli e divanetti. Stringeva il braccio di Joey guardandosi attorno. Già, la sola visione di due ragazzi che stavano per prendersi a pugni le fece domandare, nella sua testa, quando sarebbe finito tutto questo e quando sarebbe potuta uscire da quel buco infernale.

«Ragazzi!» gridò Joey, lasciando il braccio di Candy per allargare le sue in segno di saluto. «Ci becchiamo di nuovo, eh!»

La ragazza scrutò attentamente quel gruppo di persone verso la quale il suo ragazzo si era diretto, mentre con gli occhi leggermente spalancati seguiva lentamente i suoi passi. Beh, ovviamente la ragazza ebbe confermata la sua tesi: seduti c'erano diversi ragazzi e diverse ragazze, tutti totalmente strafatti. Per prima cosa notò quel mucchio di erba che, molto ordinatamente, avevano disposto sul tavolino, accompagnata da filtri e tutta quella roba di cui lei avrebbe volentieri fatto a meno. C'era anche una bottiglia di vodka mezza rovesciata a terra e un bicchiere spaccato a metà. Che diavolo avevano combinato lì dentro?
Voltò lo sguardo verso le ragazze ed erano posizionate talmente tanto bene sulle gambe dei loro uomini che Candy si ritrovò la mente offuscata dall'immagine delle loro parti intime...ovviamente avevano ben pensato che per quella sera l'intimo avrebbero anche potuto non metterlo.

«Questa è la mia ragazza, Candy» inaspettamente si ritrovò ad essere presentata a quel branco di, secondo lei, ritardati mentali, che ora la fissavano quasi inespressivi.

«Cristo...» sussurrò, attenta a non farsi sentire o capire.

«Candy?» ripeté la biondina che aveva letteralmente le gambe allargate in faccia ad un ragazzo con degli occhi neri, particolarmenti grandi, e una strana barbetta legata in due treccine. «Daron!» gridò ridacchiando, «Hai sentito come si chiama? Candy!»

«Candy...» ripeté lui, con gli occhi socchiusi e il collo abbandonato allo schienale. Poi un leggero sorriso gli spuntò in volto:«è un nome particolare...»

"Come è possibile che queste grandissime teste di cazzo non abbiano mai sentito il mio nome da nessuna parte?" sbottò Candy nella sua mente, mentre iniziava a pentirsi sempre di più di aver ascoltato le richieste di Joey. "Non mi meraviglierei se questa finta bionda avesse uno di quei nomi che puntualmente si danno alle troie"

«Conoscevo una di nome Candy» improvvisamente un ragazzo estremamente magro, pelato, e con una barbetta legata in una treccina, parlò:«Poi è morta.»

«Shavo!» una tuonante voce alle spalle della giovane la fece sobbalzare come se qualcuno le avesse appena gridato dritto nell'orecchio. «Non dire cazzate, non conoscevi nessuna Candy» continuò un ragazzo decisamente più alto rispetto alla Candy reale, con dei capelli neri e uno strano e lungo pizzetto alla quale la ragazza non sapeva attribuire un nome adatto per indicarlo. Aveva degli occhiali da sole nonostante fosse notte fonda, e le si era affiancato mentre faceva uscire del fumo fuori dalla bocca.

«D'accordo, me lo sono inventato» fece l'ennesimo tirò dalla sua canna, perdendosi in non si sa quali pensieri affianco ad un altro ragazzo rasato, con una barbetta nera e una specie di canotta bianca. Sembrava estremamente serio...e sobrio. Cosa accidenti ci faceva in mezzo a questa gente?

«Comunque a me piace il tuo nome» disse l'uomo con gli occhiali da sole, accomodandosi. Il viso si spostò velocemente su Joey, e nonostante gli occhi non fossero visibili, il sospiro che uscì fuori dalla sua bocca fu abbastanza chiaro per far capire che la vista del ragazzo di Candy non era certamente una delle migliori che potesse sperare di avere davanti.

«Che hai, Serj?» tuonò, fra tante virgolette, Joey. «Vuoi altri problemi per caso?»

«Non mi sembra di aver aperto bocca»

«Lo so che mi vorresti fuori dalle palle» ribatté il più giovane, prendendo in mano la bottiglia di vodka e facendo un sorso. «Ma stasera ci sono anche io» si buttò a sedere, allentando la cravatta che aveva indossato, forse, per sembrare più elegante. «Forza, Candy» le fece un gesto con la mano, «Vieni a bere anche tu»

Candy aggrottò lo sopracciglia, muovendo le labbra come se stesse per dirgli qualcosa, qualcosa che non starebbe stato molto educato e gentile. Poi il suo sguardo cadde quasi involontariamente su Serj, rivolto verso di lei in silenzio come se fosse curioso di sentire una sua risposta, e quando lo ripuntò sul suo ragazzo aprì un poco le labbra, riappacificando l'espressione sul suo volto. «Lo sai che non bevo»

«Daiii Candy!» squittì una bruna, totalmente ubriaca, sdraiata a terra con la schiena appoggiata ad uno dei divanetti, «Per una volta che esci di casa...siamo ad un night club mica ad un convento di suore...» disse in un modo estremamente irritante e tra mille singhiozzi.

Il ragazzo fece un sorso particolarmente lungo dalla bottiglia di vodka di cui si era appropriato, leccandosi le labbra prima di parlare:«dai...ti ho portato qua per divertirci mica per guardarci»

«Adesso vuoi pure costringere la tua ragazza a bere?» mise bocca Serj, girandosi verso di lui prima che Candy potesse pensare a qualsiasi cosa.

«In effetti dovresti lasciarla stare» si unì il più sobrio di tutta quella mandria di persone, mentre si scostava dalla spalla la testa del pelato, «Se non vuole bere, non beve»

«Intanto, John, lei è la mia ragazza, sto solo cercando di non farla sentire esclusa...e secondo, Serj, vedi di tapparti quella cazzo di bocca»

«Basta, mi hai rotto i coglioni» colui alla quale fu riferita l'ultima frase si rimese la sigaretta in bocca, e come se da un momento all'altro qualcuno lo avrebbe afferrato, prese a camminare come una furia allontanandosi il più possibile. Candy gli rivolse un rapido sguardo, andando a sedersi al suo posto dopo che le fu intimato da Joey e qualche altro sconosciuto lì in mezzo. Cazzo! Non poteva crederci! Le aveva detto che le avrebbe fatto conoscere qualche "amico", vero, ma addirittura farla sedere in mezzo a quella gente cercando di farla bere? Una cosa era certa: quando sarebbero usciti da quel fottuto locale, glielo avrebbe detto chiaro e tondo: col cazzo che ci tornava in uno di questi posti!

Quando un ragazzo dai capelli tinti di viola, sistemati in una specie di cresta, si presentò totalmente a petto nudo portando all'incirca altre tre bottiglie di non si sa quale strano alcol, John mise le mani in avanti e subitò si alzò per andarsene via il prima possibile da quella calca di psicopatici, rischiando anche di inciampare sulla gamba di quello strano soggetto di nome Daron, che magicamente si era risvegliato giusto in tempo per versare qualche altro liquido nel suo bicchiere.

«Mannaggia a te, Daron» disse riacquistando appena in tempo l'equilibrio, «Ci manca solo che ora mi fai ammazzare»

«Eh?» rispose confuso l'altro facendo cascare in testa alla bruna, che ora era letteralmente andata, svenuta a terra, la vodka che ancora aveva nel bicchiere. «Oh, merda» disse, nonostante ignorò totalmente l'accaduto.

C'è da ammettere...che difronte a questa breve scenetta comica, Candy non riuscì a trattenere una leggera risata che prepotentemente le era uscita contro la sua volontà, mentre si metteva una mano davanti alla bocca e si voltava rapidamente in un'altra direzione. Prese un profondo respiro e tornò subito seria. Un bicchiere di alcol le venne posato davanti e lei, che di storie voleva sentirne poche, non disse nulla con la bocca ma fulminò in ogni modo possibile il suo ragazzo con lo sguardo, e si azzardò a fare un breve sorso di quello schifo che volentieri avrebbe sputato in faccia a qualcuno.

«Uhhh!» esclamò una ragazza dai capelli corti, rosa, e un vestitino argentato appena sotto le cosce. Si era accomodata accanto a lei coprendole totalmente la visuale di Joey. «Un altro po'!» continuarono in coro altre ragazze quasi del tutto andate, mentre come delle psicopatiche versavano altro alcol e gettavano sigarette contro la povera Candy, che ora stava maledicendo l'intero mondo.

«Cazzo!» gridò, prendendo in mano il bicchiere con tutta la rabbia possibile e mandando giù tutto quello che c'era all'interno.

-

«Serj!»

John aveva visto l'amico accostarsi in un angolo non molto distante dalla porta che dava sul retro, e aveva deciso di seguirlo perché avrebbe preferito mille volte stare solo con lui che restare un altro secondo in mezzo a quel gruppo di folli. «Che fai qui?»

Serj fece un tiro dalla sua sigaretta, voltandosi per non dare le spalle all'amico. «Joey è proprio un coglione» disse, senza troppi giri di parole. «Non capisco perché continuo a ritrovarmelo vicino ogni volta»

«Ma l'hai vista la ragazza?» disse John, appoggiandosi al muro. «Mi domando come cazzo faccia a stare con un soggetto del genere»

Serj allungò il collo per riuscire a trovarla, e un senso di enorme dispiacere gli si fece spazio nel cuore quando la vide circondata di persone che la intimavano di bere e unirsi a loro. Glielo potevi leggere negli occhi che questo non era un posto adatto per lei. Glielo potevi leggere negli occhi che in quel momento sarebbe solo voluta scappare via...potevi leggere tante cose nei suoi occhi, se fossi stato attento. «Ma guardala...solo una testa di cazzo come Barnes poteva portare la propria ragazza qui»

«Poverina» continuò John, «Probabilmente neanche sapeva che quello diventa tutta un'altra persona quando si lascia andare...e si è già lasciato andare» lo indicò, mentre una ragazza gli si strusciava contro senza neanche che Candy potesse vederlo, «...da parecchio»

Joey era lì, nascosto da Candy, con una ragazza che non faceva altro che toccarlo ripetutamente in modo da farlo eccitare. La sua schifosa mano accarezzava il suo petto, lentamente gli sbottonava la camicia, addirittura era arrivata a leccarlo su mezza faccia. Il problema più grande, fu però Joey stesso: il ragazzo infatti non sembrava per niente dispiaciuto, era come se si fosse completamente dimenticato di avere una ragazza che, tra l'altro, aveva abbandonato in mezzo a sconosciuti ubriachi e troie strafatte. Candy, di certo, aveva immaginato la serata in modo diverso. Liberarsi da quella calca di luridi fu un'impresa. Cercava di farsi spazio spingendo qualcuno qua e là, ma puntualmente una mano sudata la riprendeva e la trascinava riportandola al punto di prima, e ritornava a mandar giù qualche bicchierino di "schifo". Era come trovarsi in un fottutissimo incubo!

«Cazzo, basta» Serj buttò la sigaretta a terra.

«Cazzo, basta!» gridò Candy, colpendo qualcuno random nelle palle per poi gettarsi a terra e iniziare a passare tra le gambe della gente per poter tornare a respirare un po' di aria pulita. Più andava avanti e più le sembrava di essere schiacchiata. Il tacco a spillo di una le aveva, a momenti, bucato una mano, e puntualmente le ginocchia di qualcuno la colpivano in faccia...e lei, ricadeva a terra. Ma poi, una mano l'afferrò di nuovo, e mentre quasi si rassegnava ad essere riportata al centro dell'attenzione di quegli psicopatici, una voce esclamò:«presa!» e realizzò che non la stavano riportando indietro verso il tavolo, ma bensì in avanti. Qualche secondo, e la forza con cui venne tirata fuori da quell'ammasso di gente la fece piombare tra le braccia di qualcuno, qualcuno che ora l'aveva stretta a sé, allontanandola il più possibile.

Aveva chiuso i pugni e stringeva la maglietta di colui che l'aveva tirata fuori, spaventata, ancora con gli occhi chiusi.

«Cazzo!» la voce di due ragazzi che scleravano all'unisono si fece più vicina. «Questa sera sono più pazzi del solito!»

Candy aprì gli occhi, lentamente, ora sicura al cento per cento che non si trovava più in mezzo a quella gente.

«Ti correggo, Daron: sono più rincoglioniti del solito»

«Uo, Serj...» iniziò Shavo ridacchiando, «Perché stai abbracciando la ragazza di Joey? Se ti vede ti ammazza...»

Candy in quel momento spalancò gli occhi, alzando la testa per osservare Serj e staccandosi da lui una volta realizzato che ancora lo stava stringendo. Restò a guardarlo in silenzio, ancora leggermente sconvolta. «Ehm...» iniziò, facendo un respiro profondo prima di riprendere a parlare, «Ti ringrazio...Serj» tentennò un poco, abbassando lo sguardo, e qualche attimo dopo rialzandolo velocemente, «Davvero, ti ringrazio davvero tanto»

L'uomo sorrise e fece una specie di inchino con la testa, «Ti ho vista in difficoltà...era la cosa giusta da fare»

«Ohhhhhh!!!» delle voci esultanti fecero voltare sia Candy, sia gli altri quattro ragazzi: compreso John, che li aveva raggiunti da qualche secondo. «Guardate Barnes!!»

Non fu tanto la scena di Joey Barnes che baciava appassionatamente un'altra donna a colpire dritto nel il cuore di Candy, ma bensì tutto ciò che aveva subito quella sera: il suo ragazzo aveva insistito per farla andare in un posto che detestava e lei aveva accettato solo per farlo felice...e fu ripagata così: totalmente dimenticata, lasciata a soffocare in mezzo a persone alquanto discutibili, spinta a bere dal suo ragazzo stesso...basta, era troppo. Una prepotente carica di rabbia, delusione, chi più ne ha più ne metta, si fece spazio nel suo corpo e in quel momento avrebbe solo voluto gridare come se non ci fosse stato un domani. Ma non lo fece...si staccò la collana che le era stata regalata pochi giorni prima e la gettò a terra, iniziando a correre verso il bagno mentre le lacrime iniziavano a bagnarle l'intero volto, e di certo il:«Candy!» che gridò Serj non sarebbe servito a farla tornare indietro.




















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Capitolo 2
*** Bizarre People ***


INFORMATIC ELISA 2 (non toccare) Candy ora correva, spingendo chiunque le fosse capitato davanti per riuscire a farsi un po' di strada verso il bagno: voleva solo stare in un angolino a piangere, mentre nella sua testa avrebbe mandato qualche maleficio con la speranza che diventasse reale. «Stai attenta, puttana!» le gridò un uomo, dopo che il suo prezioso drink venne brutalmente scaraventato a terra dalla povera ragazza che, onestamente, in quel momento non poté fare altro che fregarsene altamente. "Fanculo pure al suo drink", pensò, mentre poteva sentire qualcuno pestare i pezzi di vetro che si erano sparsi a terra. "Fanculo a me" continuò, sempre nella sua mente, "e a quando ho dato retta a quel coglione!"
Candy si ritrovò a sentire attorno agli occhi quel fastidiosissimo appiccicume che il trucco colato, e ormai rovinato, le stava lasciando. Avrebbe volentieri cercato di strofinare via tutto con la mano, ma la paura di sembrare ancora di più come una specie di misterioso essere uscito da un film dell'orrore la bloccò.
Così, a testa bassa, spalancò la porta del bagno e mentre quasi soffocava per via dei singhiozzi del pianto, si rinchiuse nello stretto spazio riservato esclusivamente al wc, bloccando la porticina blu riempita di scritte offensive o a sfondo sessuale e lasciandosi andare in un triste e doloroso pianto pieno di delusione e rabbia.

Serj l'aveva osservata fino a quando non sparì letteralmente tra la folla. Non sapeva perché vedere una sconosciuta in quelle condizioni gli provocò una tale fitta allo stomaco. Forse, fu il profondo odio che aveva nei confronti di colui che l'aveva appena fatta scoppiare in lacrime, o forse fu il profondo dispiacere nel vedere un ragazzo tradire la propria ragazza difronte agli occhi della stessa.
Rivolse uno sguardo a John, che non aveva smesso neanche un secondo di guardare storto Joey, poi ne rivolse uno a Shavo e Daron che, sballati come già erano, si ritrovarono ancora più confusi difronte a questa scena e ora si osservavano tra la loro, immobili, alzando le braccie in segno di:"amico, che cazzo sta succedendo?"

«Oh, no...» se ne uscì con una fastidiosa vocina una ragazza dai lunghi capelli castani, legati in una coda praticamente perfetta:«Qualcuno ha fatto piangere Candy Candy...Joey, sei davvero un cattivo ragazzo!» si leccò il palmo della mano, usandolo per sculacciare l'ormai ex-ragazzo di Candy.

Serj, che in quel momento riusciva ad  avere in volto soltanto un'espressione schifata, piena di disgusto, si avvicinò a John, dandogli una leggera pacca sulla spalla e sussurandogli che sarebbe tornato a breve, mentre subito riprendeva a camminare sugli stessi passi della ragazza incontrata poco prima: l'aveva vista scappare verso il bagno, sapeva che si era rifugiata lì dentro come sapeva che, per un motivo o per un altro, doveva raggiungerla. Così, non curante dell'adesivo che stava ad indicare a quale sesso fosse destinato il bagno, aprì lentamente la porta, guardandosi alle spalle un attimo prima di entrare e rinchiudersi lì dentro.

«Cazzo! Mi ha visto?» se ne uscì nel frattempo Joey, con la bocca circondata di rossetto alla fragola. «Merda...»

«Certo, brutto coglione!» Daron alzò le braccie in segno di ovvietà, dopo aver ricollegato bene i fatti:«Certo che ti ha visto! E per fortuna, cazzo!»

Joey lo guardò male: non avrebbe mai accettato che qualcuno gli parlasse così. Aveva sempre avuto quel senso di superiorità secondo la quale nessuno avrebbe potuto mancargli di rispetto: era già tanto se quella sera non avesse preso a botte Serj, ma ora che l'alcol, il fumo e il recente scompiglio gli stavano mandando in tilt in cervello...a sentirsi chiamare in quel modo, partì immediatamente in quarta contro il ragazzo che lo aveva appena provocato.
Spinse via la troia che si era limonato fino a quel momento e a passo svelto e furioso si avvicinò a Daron, con aria estremamente minacciosa. «Che cazzo hai detto tu, chitarrista dei miei coglioni?»

Daron ignorò prontamente il super-prevedibile "uhhh" generale, tipico di un film americano, che la gente aveva innalzato come delle pecore. Sollevò ancora di più la testa, senza smuoversi di un centimetro. «Ho detto che sei un coglione...» rivolse un rapido sguardo a Shavo e John, incurante delle loro occhiate che chiedevano esplicitamente di non continuare la frase, per poi ritornare a fissare colui che gli stava letteralmente col fiato sul collo:«...coglione»

 **
Candy spingeva nervosamente le gambe contro la porta sperando, a causa della rabbia, di spaccarla. Non poteva e non voleva crederci: come aveva fatto il suo ragazzo a farle una cosa del genere? Lei lo amava da ben due anni: due anni passati a pensare solamente a lui. Sapeva che certe volte aveva comportamenti un po' strani, ed eccessivi. Ma, alla fine, chi non li ha? Con lei si era sempre comportato come un ragazzo per bene, sempre pronto a consolarla ed aiutarla per qualsiasi problema. Perché ora le aveva fatto questo? Forse, pensava, non era più adatta per lui. Forse, continuava, l'aveva annoiato ed ora voleva provare cose nuove. Tante domande simili, tutte insieme, si facevano spazio nella mente della ragazza che continuava a piangere ininterrotamente mentre ad ogni lacrima si passava una mano sotto agli occhi per asciugarsi. Era come se non avesse più fiato. La testa le stava esplodendo. Ma lei, non riusciva proprio a smettere.

«Candy?»

Ad un tratto, il silenzio. "Merda!" pensò, tirando subito su con il naso. Qualcuno l'aveva sentita piangere...l'ultima cosa che avrebbe voluto! La bocca leggermente spalancata per riprendere fiato, e gli occhi completamente rossi che puntavano fissi lo spazietto sotto alla porta per osservare qualsiasi movimento all'esterno. Era talmente confusa, che neanche si rese conto di essere appena stata chiamata per nome. Neanche si chiese chi potesse essere.

«Ti ho sentita, sai?» l'uomo riprese a camminare, lentamente. «Dove sei?»

Serj.

Gli occhi di Candy stavano ricominciando a riempirsi di lacrime. Lei li strizzò, cercando di trattenersi, staccandosi dalla pelle bagnata qualche capello che fece distrattamente passare dietro alle orecchie. Non voleva parlare...non poteva parlare. Non voleva che la sua voce tremante e spezzata dai singhiozzi, ancora faticosamente trattenuti, fosse udita. Espirò, inspirò ed espirò di nuovo.
Serj si fermò al centro della stanza.
Candy si portò le mani al volto.

«Qui» se ne uscì lei dopo almeno una decina di secondi di assoluto silenzio, quasi involontariamente. Neanche lei sapeva perché glielo avesse detto.. neanche ci voleva parlare lei, in quel momento. Si sentiva una scema. Iniziò a scuotere la testa e a riempirsi di piccoli schiaffetti il viso. Perché-diavolo-l'ho-detto?

L'uomo si avvicinò e si appoggiò a braccia conserte sulla porta dietro la quale si trovava la ragazza. «Tutto bene?»

Tirò su con il naso, un'altra volta, mentre ritornava a sentire quell'odioso nodo alla gola. Il respirò si fece più pesante, il labbro inferiore ricominciò a tremare. No, no! Stava per piangere di nuovo...con qualcuno a pochi centimentri da lei! Si portò le mani alla bocca, per non farsi sentire. Si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia ed osservava quasi attentamente le nere scarpe che indossava Serj dallo spazietto tra l'entrata del wc ed il pavimento. Non si spostavano neanche di un centimetro.

«Candy?»

Candy ormai sapeva che l'uomo non si sarebbe arreso e che sarebbe rimasto nella stanza con lei. Da una parte si sentiva infastidita: certe volte, quando era davvero triste ed impegnata a sfogare i suoi sentimenti attraverso litri di lacrime, detestava avere qualcuno accanto che avrebbe potuto sentirla. La imbarazzava, piangere vicino a qualcuno. E quando quel qualcuno iniziava a far domandare...lì, andava totalmente fuori di testa! Ma dall'altra parte, questa persona la incuriosiva: la incuriosiva davvero tanto! Era, forse, una delle persone più ragionevoli dentro quel locale, secondo lei, o almeno, era la più ragionevole fra tutte le persone in cui si era imbattuta quella sera. Quindi, perché fare scena muta? Magari, provare a rispondere alle sue domande non le sarebbe costato poi così tanto, no? In più, ormai, si era fatta sentire e aveva rivelato il proprio "nascondiglio".

«Che-» un singhiozzo, «c'è?»

«Ti andrebbe di uscire fuori?» domandò lui, gentilmente.

«No» tagliò corto lei, secca, sincera da una parte, ma dubbiosa dall'altra.

«So che non ci conosciamo» riprese lui, cercando di farsi ancora più vicino, «ma mi dispiace vederti così.» fece girare attorno al polso l'orologio che indossava ogni giorno, con la speranza di sentire la voce della ragazza. «Scusa se, magari, posso sembrarti un po' sfacciato, ma Joey è sempre stato un cretino...per non dire altro. Non ti saresti dovuta trovare qui, stasera.»

«E invece ci sono. Ci sono venuta e ora sono ridotta peggio di...peggio...non lo so! A me neanche piacciono questi maledetti posti! Li ho sempre odiati, cazzo! C'è un motivo se non ci metto mai piede: ogni fottuta volta che ci entro finisco in lacrime!»

«Lo so che non ti piacciono questi posti...me ne sono accorto.»

Silenzio.

«Me ne sono accorto molto prima che succedesse quel che è successo. Ti ho vista, quando ti ha presentata...quasi quasi, ti avrei aiutata a scappare» accompagnò quest'ultima frase con una risatina, cercando di sdrammatizare in mezzo a quella cupa atmosfera che si era formata tutt'intorno. «Non meriti di piangere per quella persona. Sei una ragazza per bene, ne sono certo. Mi spiace vederti così, Candy. So quanto sia brutto quando qualcuno di cui ti fidavi prende un coltello e te lo conficca dritto nella schiena, è orribile, lo so. Ma, prima o poi, capirai che grande liberazione sia stata.» Poi, deciso, alzò il tono della voce e si smosse dalla posizione tenuta fino a quel momento. «Anzi, sai che ti dico? Hai fatto bene a venire qui, stasera. Almeno hai capito con che razza di persona avevi a che fare.»

Candy smise di piangere. Di colpo. Come se improvvisamente qualcuno avesso premuto un tasto "reset" e l'avesse riportata all'inizio della serata. Si strofinò gli occhi finendo per ritrovarsi  sul palmo delle mani l'ennesima macchia nera di mascara. Perché, si chiedeva lei, questo sconosciuto dal nome estraneo e totalmente inaudito, l'aveva aiutata già una volta e ora stava cercando di consolarla? Quelle parole...quelle semplici, premurose, affettuose parole le avevano fatto sentire una strana e particolare sensazione allo stomaco. Quel tipo di sensazione che ti fa totalmente dimenticare delle tue insicurezze, del tuo trucco sparso attorno agli occhi, del tuo rossetto sbavato, dei tuoi capelli non più perfetti come quando sei uscita di casa, e ti fa aprire senza troppi problemi quella maledetta porta che sei stata a fissare per tutto il tempo, facendoti ritrovare difronte ad un estraneo che, alla fine, tanto estraneo poi non era più.
Candy stette lì a fissarlo, con lo sguardo distrutto ma con un sorriso accennato, guardandolo dritto negli...negli occhiali da sole, cavoli! Ma perché se ne andava in giro con degli occhiali da sole pure di notte?

«Grazie...di nuovo»

Serj si avvicinò di più a lei, passandole un pollice sullo zigomo per bloccare una lacrima solitaria. «Dai...» le disse, stringendola in un leggero abbraccio mentre Candy abbandonava la testa sul suo petto, stringendo l'uomo a sua volta. «Basta piangere» continuò quasi sussurrando, strofinandole lentamente la mano sulla schiena.
A volte la vita andava così. Non c'era un motivo, o forse si, chissà. Ma Candy in quel momento si sentì meglio di qualsiasi altra volta qualcuno l'avesse abbracciata. Le braccia di Serj l'avevano fatta sentire estremamente protetta dal mondo esterno: era come se nessuno ora potesse farle nulla...per la seconda volta. Non lo avrebbe mai ammesso, almeno per ora, ma quel semplice abbraccio fu centomila volte meglio di qualsiasi bacio le avesse dato quel verme di Joey Barnes. Se fosse stato per lei sarebbe rimasta lì, a farsi cullare fra quelle baccia, sicura di non dover più temere qualche altra lacrima sprecata.

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«Okay, adesso basta!» sbottò John, buttandosi contro Daron per afferrarlo e portarlo via da Joey e co. «Possibile che non riesci a startene buono un attimo?»

Nel frattempo, Daron e Shavo si erano ritrovati in una vera e propria rissa. Fu più che altro Daron, in realtà, ad iniziare una furiosa scazzottata con i suoi nemici dopo averli riempiti di insulti, mentre Shavo si era aggregato giusto per non lasciar solo l'amico. John, invece, aveva cercato invano di allontanarli: quando facevano così, erano davvero insopportabili. Lui le odiava le risse, si capiva a prima vista che era un tipo abbastanza serio che non si lasciava trascinare facilmente, ma i suoi due amici certe volte erano davvero indomabili!

«Quel coglione...» ripeté sottovoce Daron passandosi la mano sulla bocca ricoperta di sangue per via del labbro spaccato. Qualcuno lo aveva colpito in pieno, senza pensarci due volte. «Spero di non dover avere più a che fare con quella faccia di merda»

«Io con questa gente ho definitivamente chiuso!» affermò Shavo ad alta voce mandando, con un gesto della mano, a quel paese tutta la compagnia con cui lui e i suoi amici erano tipici riunirsi.

«Finalmente» commentò John, serio all'esterno, ma estremamente contento e soddisfatto all'interno, ricevendo pure un'occhiataccia da parte di Shavo.

«Piuttosto...» fece Daron guardandosi attorno accigliato, «Serj dov'è?»

John si voltò, guardandosi attorno come aveva fatto Daron un paio di secondi prima. Tutto questo casino gli aveva completamente fatto dimenticare di Serj! «Non saprei» fece spallucce, «Si è allontanato poco fa per andare da Candy»

«Ovunque sia deve farsi vivo subito. Mi sono stufato, voglio andarmene a letto» sbuffò Shavo, ricevendo un mezzo scappellotto da parte di Daron che gli aveva gridato di avere un minimo di compassione.

Dopo un paio di minuti passati ad offendersi a vicenda per pura noia, come ogni tanto succedeva, Serj li raggiunse accompagnato da Candy. Quest'ultima aveva deciso di darsi una sistemata prima di venir fuori: non voleva lasciare nemmeno una traccia sul suo viso che rimandasse ad un potenziale pianto. L'uomo le aveva premurosamente risistemato i capelli la quale, in preda a quella piccola crisi, la ragazza aveva scompigliato del tutto quasi sull'orlo di strapparseli. Il trucco invece era stata costretta a rimuoverlo del tutto. Ora capiva perché quasi tutte le ragazze si portavano dietro i cosmetici ovunque andassero. L'ultima cosa a cui lei avrebbe pensato prima di uscire di casa, era proprio quella di un possibile e necessario ritocco: non impazziva molto per queste cose, a lei piaceva la semplicità...e di sicuro, riempirsi la faccia di colore e robe varie non era per nulla un qualcosa di semplice! Anzi, un altro motivo per cui odiava il make-up era quello di nascondere il proprio volto. "Con tutto quel trucco sul viso attirerei molti", si era sempre ripetuta, "Ma quanti rimarrebbero la mattina successiva?"

Serj si fermò di colpo, a pochi passi da Daron. Lo scrutò per bene soffermandosi specialmente sul labbro incriminato:«che diavolo ti è successo?» chiese avvicinandosi.

«Il solito cretino» intervenne John dando un colpetto sul braccio del più giovane. «Te, invece, come stai?» si rivolse a Candy, quasi totalmente nascosta dietro Serj per paura di imbattersi in qualcuno di poco piacevole.  «Tutto bene?»

«Un po' meglio» mormorò con lo sguardo abbassato, «Non è di certo una cosa che si supera in qualche minuto»

«Certo, ci mancherebbe»

«Daron Malakian!» Daron gridò all'improvviso e allungò contento una mano verso la ragazza. Tutti e tre i ragazzi spalancarono gli occhi per qualche attimo, colti alla sprovvista. Dio, quel ragazzo era davvero imprevedibile! Candy non poté trattenere un leggero sorriso ed allungò lieta la sua mano per stringere quella del ragazzo, di cui solo ora notava i grandi e scuri occhioni fissati su di lei.

«Candy Verstappen»

«E' un piacere, Candy! Oh, questo è Shavo Odadjian: passa le sue intere giornate a fumare erba perché non ha un cazzo da fare» l'interpellato provò a controbattere, ma senza successo a causa di Daron che lo interruppe e che continuò molto appassionatamente le presentazioni. «Quello lì è John Dolmayan: è quello messo un po' meglio di tutti...» poi si avvicinò all'orecchio della ragazza, senza farsi sentire da colui che era appena stato introdotto:«...quindi il più noioso. Ma shhh! Non dirgli che te l'ho detto» poi si fece indietro e indicò velocemente Serj, che già temeva quello che avrebbe detto il suo amico:«quel brontolone lì è Serj Tankian» Candy alzò gli occhi verso di lui, «Ha sempre qualcosa da ridire, ma alla fine...è quasi una brava persona»

«Comunque non sto tutto il giorno a fumare erba»

«Io giuro di non essere un brontolone»

«Ti ho sentito comunque, scemo»

Candy emise una risatina, divertita. Diede per l'ennesima volta uno sguardo ad ognuno: erano soggetti particolari, certo. Non li conosceva per niente, li aveva appena incontrati, ma non poteva assolutamente negare il fatto che gli stessero tutti quanti ispirando una particolare simpatia. Per la prima volta, si era ritrovata a parlare con dei completi sconosciuti senza sentirsi nemmeno un briciolo a disagio. Non erano come gli altri che, nel corso della sua vita, Candy si era ritrovata ad avere davanti intenti a parlarle o ad improvvisare qualche presentazione non richiesta. Molto probabilmente era stato Serj a darle tutta questa sicurezza, entrato automaticamente nelle grazie della ragazza.

«Avete dei nomi strani» commentò.

«E' perché abbiamo origini armene» rispose il più vecchio il quale ricevette in risposta un cenno con la testa. «Tutto nella norma»

«Vi spiacerebbe se uscimmo da qui? Tutto questo caos mi ha altamente stufato» domandò John.

«Candy!» l'irritante, insopportabile, odiosa, assolutamente non gradita voce di un Joey ubriaco, avanzante verso la ragazza tradita poco prima, si era propagata improvvisamente verso i ragazzi che riuscirono solo a rivolgergli uno sguardo pieno di odio. In un solo secondo erano già tutti e quattro posizionati davanti all'oggetto del desiderio del ragazzo, pronti per respingerlo e non fare in modo che si avvicinasse troppo. Fu costretto a fermarsi ed, accigliato, con l'angolo del labbro superiore sollevato, guardò con altrettanto disprezzo i quattro, alzando in risposta il medio. «Fanculo Candy! Adesso te la fai pure con questa band di falliti?»

"Band?" Pensò Candy, abbozzando nella sua mente il pensiero che i ragazzi appena conosciuti potessero aver formato una piccola band fra di loro.

«Band di falliti?» si fece avanti Shavo, ridendo, «Si dia il caso che colui a passare le sue serate ad ubriacarsi in discoteca mentre si limona qualche troia trovata a caso, sia tu. L'ultima cosa che puoi permetterti di fare è dare dei falliti a noi.»

«Perché non te ne vai via invece di dare aria alla bocca?» continuò Serj, indicando qualcosa dietro Joey, «Là è pieno ragazze, proprio come piacciono a te. Non penso che Candy voglia aver più qualcosa a che fare con qualcuno di spregevole come te»

Candy non poteva crederci. Non poteva. Nessuno l'aveva mai difesa in questa maniera prima d'allora. Nessuno. Le palpebre leggermente socchiuse, la bocca un poco aperta e la testa incinata da un lato appena. Silenziosamente si avvicinava a piccoli passi, godendosi la scena, sentendosi protetta.

«Andate a farvi fottere, tutti quanti.» sbottò in definitiva il nemico di turno, voltando le spalle e tornandosene da qualche parte sconosciuta. «Fanculo voi, quella puttana di Candy e i vostri fans di merda!»

Serj si appressò alla giovane e le passò una mano sul braccio, «Non starlo a sentire»

«Sul serio, ragazzi» Candy iniziò ad intrecciare le propria dita alzando le sopracciglia, quasi insicura, «Vi ringrazio davvero tanto...»

«E di cosa?» Shavo le mise un braccio dietro al collo, stringendola in una specie di abbraccio mezzo storto. «Quel pezzo di merda deve starti lontana! Anzi, andiamocene direttamente...e, dato che ormai ti è stato accennato qualcosa, direi di approffitare e presentarci un po' meglio»



 



























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