L'allievo di Mihawk

di Urom99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tre pirati in barca ***
Capitolo 2: *** Solo un cuoco ***



Capitolo 1
*** Tre pirati in barca ***


La piccola nave per qualche motivo restava impassibile alle onde che avrebbero invece dovuto scuoterla, tramortirla o almeno scalfirla superficialmente, ma sembrava che nulla potesse interrompere quel placido avanzare. Il padrone della piccola imbarcazione era annoiato, il cappello lo riparava dal sole e lasciava alla sua destra una piacevole ombra ristoratrice per quegli altri due mal capitati, sprovvisti di un trono dove sedere.
Roronoa Zoro durante quei brevi viaggi riviveva una sensazione lontana, un uomo con uno strano cappello, una ragazza lamentosa ed infine lui che sonnecchiava appena poteva.
Erano tempi strani quelli che sognava, quando non c'era ancora Brook a suonare la sua musica, né Franky che li stupiva con le sue costruzioni innovative che facevano luccicare gli occhi a Luffy, né Robin che lasciava tutti a bocca aperta con quelle piccole pillole di cultura e conoscenza... Tempi senza chopper che raccomandava di coprirsi quando si alzava un vento freddo, del cuoco impegnato ai fornelli ad ogni ora del giorno con quell'espressione felice che non perdeva neanche quando si azzuffavano e, cosa strana, quei momenti lontani erano sprovvisti delle bugie di Usopp che allietavano la giornata a modo loro.


Erano istanti lontani, appartenevano solo ad un ragazzo con un strano cappello che guardava l'orizzonte con fare annoiato, una mocciosa che si lamentava all'infinito e uno sciocco spadaccino che credeva di poter aspirare al trono del mondo.


Cosa era cambiato da allora, infondo? Beh... Tutto.


Drakul Mihawk non poteva di certo paragonarsi a Luffy, non aveva nulla di lui e da una parte Zoro era felice di questa cosa, nemmeno Perona e Nami avevano molto in comune, l'unica cosa rimasta uguale nell'intera faccenda era lui, ma neanche tanto.
Sicuramente era cambiato dall'inizio, ma era cambiato anche da sei mesi prima, dalla separazione dai ragazzi.


Sei mesi era durato il viaggio con Luffy, sei mesi li aveva passati come allievo di Mihawk e la cosa che lo turbava era che, se avesse dovuto scegliere quelle noiose giornate in barca passate con Luffy e Nami e le noiose giornate in barca passate con il suo Maestro e Perona, avrebbe scelto le seconde.


“Hai sete, ragazzo?” fece una voce monotona dall'alto, sventolandogli davanti una borraccia d'acqua, Zoro non rispose a parole ma accettò l'acqua.
Dopo averne bevuta un sorso, bagnò un po' la bandana per poi rimettersela sulla testa e passò l'acqua a Perona.
Perché gli piaceva Mihawk?
La risposta era crudele.
“Credo che quella sia l'isola” mormorò Perona restituendo la borraccia.
“Nami non l'avrebbe mai restituita...” si ritrovò a pensare Zoro prima di rielaborare le parole della donna.
“Siamo arrivati?” chiese un po' a tutti e due, saltando in piedi.
Mihawk sorrise prima di alzarsi a sua volta
“Roronoa ti consiglio di non sottovalutare gli abitanti di quest'isola, sanno essere pericolosi, soprattutto per i ragazzini come te”
“Hey, com'è che le raccomandazioni le fai solo a lui? Ti sembro vecchia io?” lo additò Perona relativamente offesa.
Mihawk non si voltò neppure a guardarla “Dubito che tu possa essere in pericolo qui, ma se ti rassicura stammi vicina” il verde la vide arrossire con la coda dell'occhio e sorrise senza rendersene conto.
Il moro partì spedito e Perona lo seguì senza battere ciglio,
“Hey, Taka no me!” lo richiamò Zoro alzando la voce, il moro si fermò, voltando a malapena la testa verso di lui.
“Devo trattenermi?”
Occhi di falco scosse la mano noncurante e Zoro, recepito il messaggio, si incamminò per la parte opposta.


Aveva il permesso di uccidere.


 

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Capitolo 2
*** Solo un cuoco ***


Sanji strisciò sfinito dentro la minuscola caverna umida, era il suo nascondiglio da qualche giorno, non lo avevano ancora scovato e questo lo rincuorava. Era angusta e decisamente poco confortevole, un sasso impiantato nel terreno non gli lasciava la possibilità di stendersi completamente, causandogli un certo disagio durante la notte.
Aveva racimolato si e no 10 ricette ed erano passati già sei mesi, lasciarsi andare allo sconforto non era da lui, ma quei bestioni travestiti erano più in gamba di qualsiasi altro avversario con cui si era scontrato.
Magari eliminando dalla lista quell'Orso qualcosa e l'ammiraglio Borsalino, si intendeva.
C'era anche quel Geko Moria e la sua orda di zombi, per non parlare di Lucci e Mr One e Crocodile... ma non era stato lui a batterli, nessuno di loro.
C'erano sempre stati quei due idioti a salvargli il culo, quante volte quella testa d'alga gli si era palesato davanti rubandogli l'avversario da sotto il naso.
Tutte quelle provocazioni che nascondevano ordini chiari e indiscutibili, che parevano urlagli addosso di non essere abbastanza forte per quell'avversario.


“Oi, torciglio, fatti da parte”


“Datti una calmata e stai indietro con gli altri”


“Cuoco se resti qui finirai per farti davvero male, torna sulla nave”


E Luffy, nonostante l'aria spensierata, non era molto diverso dal suo vice capitano, anzi era proprio quel suo fare bonaccione a fargli abbassare la guardia. Quella volta sul treno marino gli aveva dato una possibilità, ma le cose erano andate bene solo quando erano arrivati quei due, alla fine aveva solo preso tempo.


Era stato inutile.


Ed entrambi lo avevano appurato, era solo un cuoco.
Ma cosa era servito tutto quel “Proteggiamo la ciurma” alla fine dei giochi?
Semplice, mentre Luffy e Zoro entravano a far parte della Generazione Peggiore, lui e gli altri rimanevano deboli.
E quando alle Sabaody Zoro era crollato, dimostrandosi umano una volta tanto, uno dei pilastri che teneva in equilibrio l'intera faccenda era crollato con lui.
Luffy non ce l'aveva fatta a proteggerli tutti ed era andato tutto a puttane.
Sanji ripensava spesso a quella scena in cui il Marimo perdeva i sensi e la responsabilità passava a lui in automatico e non riusciva combinare niente.
Luffy che correva da una parte all'altra riuscendo ad urlare solo “ritirata”, Robin e Franky che cercavano di recuperare lo spadaccino, Usopp l'aveva preso in spalla senza battere ciglio come se non gli importasse della sua vita.
Sanji a quel gesto ci era rimasto di sasso a dirla tutta, lui aveva provato diversi diversivi, ma poi era successo.
Zoro si era rialzato e Sanji si era sentito meglio per un istante, nell'attimo successivo quella testa d'alga era scomparsa.
Dimenticava spesso che quell'isola non era fatta per pensare così a lungo.
“Sanji-kuun” quella voce grottesca mal mascherata gli mandò una scossa di disgusto lungo la spina dorsale, improvvisamente il cuoco si rese conto del più grande difetto di quel nascondiglio, non c'era nessuna via di fuga.
Il muso di quel tizio spuntò dall'unica apertura facendolo trasalire ed indietreggiare da seduto, per quel poco che poteva in uno spazio tanto angusto.
Il faccione dell'okama venne ben presto rimpiazzato dalla sua mano che cercò di acchiapparlo, il biondo fece subito partire un calcio caricato, ma quel bastardo non solo lo schivò, ma successivamente afferrò lo stesso piede per trascinarlo fuori a forza.
“Sanji-kuun, fai il bravo bambino” sghignazzò quell'omone gigantesco, tenendolo sollevato da terra.
Tra tutti gli okama che aveva incontrato sull'isola quello era senz'altro il più rozzo e pericoloso, era anche il possessore dell'undicesima ricetta che il povero cuoco cercava di recuperare ormai da due mesi senza successo.
“Lasciami bastardo” ringhiò il biondo scalciando a vuoto, l'haki della percezione di quell'uomo era davvero impressionante,
“Sai qual è il vero peccato?” sogghignò abbassandogli la camicia con un dito sopra cui primeggiava un'unghia lunga e piena di brillantini che gli graffiava la pelle al suo passaggio, Sanji soffocò un brivido cercando di ostacolare quel bastardo rimettendosi a posto i vestiti.
“Iva ci ha raccomandato di andarci piano con te” sussurrò scoprendo i capezzoli, mentre Sanji si raggomitolava su sé stesso.
“Smettila non sono un giocattolo!” abbaiò il biondo riuscendo finalmente a colpirlo, liberandosi. Mentre l'okama si schiantava a pochi metri da lui, il ragazzo riprese la sua corsa sistemandosi i vestiti alla svelta.
Quel tizio era davvero pericoloso, l'obbiettivo degli altri era sempre stato vestirlo da donna o simili, a quello non importava affatto, anzi, era ovvio che puntasse a ben altro.

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