Pensieri sparsi di Arthur Pendragon

di elfin emrys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 27/11/20XX - 3/12/20XX ***
Capitolo 2: *** 4/12/20XX – 10/12/20XX ***
Capitolo 3: *** 11/12/20XX – 17/12/20XX ***
Capitolo 4: *** 18/12/20XX – 24/12/20XX ***
Capitolo 5: *** 25/12/20XX – 31/12/20XX ***



Capitolo 1
*** 27/11/20XX - 3/12/20XX ***


27/11/20XX- 3/12/20XX
 
Pensieri del 27/11/20XX
Arthur non si era mai definito un uomo emotivamente intelligente, capace di intendere le proprie sensazioni e comprendere da dove derivassero, ma quando aveva davanti Merlin si credeva veramente inetto. Era un pensiero costante, quello, perché non capiva, semplicemente non riusciva a capire, eppure conosceva Merlin da tanti, tanti anni.
Si erano conosciuti all’ultimo anno di asilo perché lui aveva rubato una palla a un bambino e, ovviamente, Merlin non aveva potuto fare finta di nulla. Avevano iniziato a giocare insieme e già a quel punto Arthur aveva perso totalmente cognizione di cosa stesse facendo e perché. Sua madre in particolare sembrava molto divertita dalla cosa (“Ho giocato ancora con quel bambino con le orecchie grandi ed è proprio antipatico!”), mentre suo padre pareva “leggermente turbato” dal profondo fossato che divideva quello che diceva da quello che faceva.
Ora, Arthur si doveva costringere ad ammettere che forse era già da allora che doveva capire che nessuna donna sarebbe stata importante per lui come invece lo era Merlin.
-Cosa stai disegnando, tesoro?
-Il mio matrimonio.
Igraine aveva sorriso, alzando lievemente le sopracciglia.
-E come mai?
Arthur aveva alzato le spallucce e aveva imbronciato le labbra in un’espressione concentrata, mentre cercava di colorarsi l’abito.
-Abbiamo visto quel film dove quei due si sposavano e la maestra ha detto che si fa il matrimonio con una persona che vuoi avere per tutta la vita.
Il bambino guardò la madre negli occhi, mormorando seriamente.
-È un sacco di tempo, sai.
Igraine rise, accarezzando la testa del figlio.
-Quindi hai deciso di disegnare il tuo, di matrimonio?
Arthur annuì e indicò il foglio.
-Questo sono io. Questo è il tizio che ci sposa. E questo è Merlin.
La donna alzò le sopracciglia, pregustandosi l’espressione di Uther quando avrebbe visto il disegno.
-Ti vuoi sposare con Merlin?
-Sì, ma solo se diventa più simpatico.
Arthur si passò una mano sul viso, ricordandosi tutte le cose che aveva detto alla madre o, non sapeva con quale coraggio, al padre in tutti quegli anni. Quindi, sì, in realtà dentro di sé lo sapeva da tempo che non avrebbe mai funzionato con nessuna (e con nessuno) se non con Merlin, ma lui era stato lento e ci era veramente arrivato, prendendo pienamente consapevolezza della cosa, solo quando ormai avevano diciassette anni, quando aveva visto coso-lì-Gwaine spalmarsi sopra il suo migliore amico senza la sua regale autorizzazione (“Ma come si permette?”) e Merlin che (“Si lascia toccare così?!”) sembrava non farci troppo caso (“Cos’ha quello che io non ho?”). Si ricordava bene l’espressione perplessa di Gwen, la ragazza per cui aveva creduto di avere una cotta per tanto tempo, mentre lo guardava arrovellarsi e dire quelle cose. Poi, beh… Poi…
Arthur rallentò il passo, scontrandosi anche con un passante, ritornando di fronte alla vetrina che aveva appena oltrepassato. Lasciò vagare lo sguardo sui numerosi gioielli, finché non trovò quello che aveva attirato la sua attenzione.
Deglutì.
…Poi eccolo lì, fermo a scoprire che Merlin gli sarebbe piaciuto sposarlo davvero.
 
Pensieri del 28/11/20XX
L’aveva fatto.
Arthur respirò lentamente, girando per casa nel tentativo di trovare un nascondiglio soddisfacente.
Il giorno prima era riuscito a fermarsi, ma quella mattina non ce l’aveva fatta. Era entrato nella gioielleria e l’aveva preso.
Aveva preso l’anello di fidanzamento per Merlin.
Sbatté le palpebre e strinse le labbra, accarezzando con il pollice la chiusura della scatolina che aveva in mano. Si sedette e la poggiò sopra il tavolinetto davanti a sé, guardandola intensamente. Il fatto era (e non credeva di poterlo pensare) che… Non era sicuro fosse la cosa corretta da fare, ecco.
Intendeva dire che nel momento in cui l’aveva preso, gli era sembrata la cosa più geniale e naturale del mondo, ma durante la camminata dalla gioielleria a casa, invece, qualcosa gli aveva messo il seme del dubbio. Non che credesse che il matrimonio con Merlin non avrebbe funzionato, anzi, ma Arthur aveva scoperto di avere una sorta di ansia, una sensazione di “non star facendo le cose come andavano fatte”.
Prese nuovamente la scatolina e la aprì, sorridendo dolcemente al pensiero di vedere l’anello al dito di Merlin.
Forse… Forse erano quei sentimenti strani, quella vaga sorta di nostalgia che ogni tanto incupiva la quotidianità dei gesti fra lui e il fidanzato che gli stavano facendo avere mille pensieri e un’agitazione in corpo come non ne aveva da anni. Forse erano quei sogni che gli lasciavano il mal di testa e una grandissima stanchezza addosso, forse quell’aleggiante senso di sorpresa ogni volta che si soffermava a pensare che –diamine!- lui e Merlin stavano davvero insieme (e intendeva dire insieme-insieme) o quei momentanei, ma profondi, attimi di totale estraneità (come se non potesse riconoscere il proprio corpo, la propria vita), di “Io sono qui?”.
Arthur si alzò di scatto, dirigendosi verso la loro camera da letto per infilare la scatolina dentro il suo comò, dietro un libro sulla scherma storica che, in un lampo di follia, aveva comprato a un mercatino e che sapeva Merlin non avrebbe mai spostato.
Gliel’avrebbe chiesto entro la fine dell’anno, di quello era certo, solo che… Solo che Arthur, per la prima volta, si stava chiedendo perché.
 
Pensieri del 29/11/20XX
La vita per lui era stato quello. Era stato stare al buio, come sommerso da acqua scura e fredda, e cercare, cercare fra i flutti da dove provenisse quella voce –la voce di Merlin- che lo chiamava ancor prima che sapesse che “Arthur” era il suo nome.
Era stato come stare sommersi, senza riuscire a vedere la luce del sole, e solo dopo che Merlin lo aveva guardato, lo aveva chiamato, allora aveva ricominciato a esistere.
 
Pensieri del 30/11/20XX
Merlin, da quando avevano cominciato a dividere la casa e il letto, gli si accoccolava con la testa sul petto, come se sentire il battito del suo cuore fosse confortante. Arthur non poteva fare a meno di accarezzargli piano i capelli neri, distrattamente.
In quel momento, l’uomo girò lo sguardo verso il cassetto del comodino, stringendo le labbra al pensiero di cosa vi aveva nascosto.
Sperava che l’anello gli sarebbe piaciuto.
 
Pensieri dell’1/12/20XX
-Buongiorno, pigro fiorellino!
Merlin aprì le tende, sorridendo con sincero entusiasmo.
Arthur sbuffò qualcosa di incomprensibile, tentando di continuare la sua dormita. Si girò in modo da nascondere il viso dalla luce del sole, ma Merlin gli gattonò sul letto per cominciare a pizzicargli la guancia e stuzzicargli la pelle dell’avambraccio.
-Arthur, sono già le 10 e dobbiamo andare da Percival!
Gli si avvicinò all’orecchio, posandovi un bacio leggero per sussurrare un “Ed è pronta la colazione…” molto invitante. Arthur aprì subito gli occhi, chiedendosi, con la mente annebbiata, come mai Merlin non lo avesse già letteralmente gettato fuori dal letto e ficcato un toast e un frutto in bocca. Si alzò con una certa velocità, mentre cominciava a registrare e capire la frase “sono le 10” (e per andare da Percival sarebbero dovuti partire alle 10, non alzarsi!) e, ficcandosi velocemente le ciabatte, quasi corse verso la cucina. Si sedette velocemente, facendo quasi cappottare la seggiola e addentò con furia il cornetto ripieno che si era trovato davanti.
Alzò lo sguardo, vedendo Merlin sorseggiare con calma il suo succo ai frutti rossi e melograno. Arthur quasi si irritò a vederlo così lento e così… pacifico.
-Merlin?
-Mh?
Il moro alzò lo sguardo dalla scelta dei biscotti (aveva posato la mano su quelli al grano saraceno) e lo fissò con un sorriso che Arthur avrebbe potuto definire quasi ebete sulla faccia.
-Sono le 10, Merlin.
Arthur lo disse calcando bene sull’orario e sul nome del fidanzato, cercando di essere il più chiaro possibile. L’altro scosse lievemente il capo, continuando a sorseggiare il succo.
-No, asino, sono le 8:45.
Arthur smise di mangiare, guardandolo attentamente sbattendo le palpebre con aria perplessa.
-…Come?
Merlin fece un cenno con la testa all’orologio della cucina.
-Ti ho detto che erano le 10 perché altrimenti non ti saresti mai alzato in tempo.
Lo guardò da dietro il bicchiere con un lieve sorriso compiaciuto, mentre Arthur induriva la mascella e metteva i pugni sul tavolo.
-Ricordami un attimo perché ho pensato fosse una buona idea vivere con te.
Merlin gli fece cenno di un bacio con le labbra (segno che era molto di buon umore, lui) e guardò con aria eloquente la colazione dell’altro.
-Perché ti porto tutti i giorni il cornetto al cioccolato.
Beh, era vero. Quello e perché era difficile vederlo spesso quanto era necessario senza vivere nella stessa casa.
Arthur ringhiò qualcosa, dando un morso notevolmente più calmo al suddetto cornetto (quello per cui, a quanto pare, si era venduto l’anima).
 
Pensieri del 2/12/20XX
“Resta con me.”
Quella voce gli giungeva appannata, cupa e roca.
La vista era offuscata, le palpebre erano pesanti e Arthur scoprì di sentirsi stanco, tanto, tanto stanco.
Cercò di tenere gli occhi aperti e per un secondo sembrò riuscirci, ma poi si accorse che non poteva, semplicemente non poteva. Ricominciò a chiuderli, lentamente, continuando a sentire quella voce e, anche se ogni volta che la sentiva sembrava scaldargli il cuore, non poteva nulla contro quel freddo, quell’inesorabile gelo…
“Arthur…”
-Arthur!
L’uomo si risvegliò, scoprendosi madido di sudore. Sentì una mano sulla guancia girargli il viso e si trovò davanti due grossi occhi azzurri.
-Arthur, tutto bene?
-…Mh?
-Ti rigiravi nel letto, sembrava avessi un incubo.
Merlin allungò la mano verso il comodino per prendere un fazzoletto con cui tamponargli il sudore.
-Vuoi un bicchiere d’acqua?
-N… No, acqua no.
Arthur tentò di alzarsi, sentendo la testa pulsare.
-È sempre quel sogno?
Guardò l’espressione preoccupata del fidanzato, sentendo una sorta di malinconica dolcezza prendergli le viscere. Gli accarezzò i capelli corvini con delicatezza (gesto che in quel momento gli sembrò così doloroso) e tentò di sorridergli per rassicurarlo.
Si chiese se per smettere di fare quei sogni avrebbe dovuto andare loro incontro o dimenticarli.
Si appoggiò a Merlin, scoprendo che non aveva una soluzione.
 
Pensieri del 3/12/20XX
Si sentiva l’uomo più felice che avesse mai camminato sul pianeta.
E si sentì come se l’universo gli avesse regalato una seconda possibilità, anche se non sapeva ben definire quando era stata la prima.
 
 
Note di Elfin
L’ho tenuta fino a oggi, ma in realtà questa è la prima ff che ho scritto quando sono ricaduta in questo fandom a luglio (sì, anche prima di tutte quelle su Eleanor XD). Stavo morendo dall'attesa, vi giuro, sono rimasta sveglia apposta per attendere la mezzanotte, maledizione!
Vi appunto inizialmente una cosa. È una Reincarnation!AU e tutte le cose che sono successe nella puntata 5x13 sono accadute anche qui, tuttavia c’è un What if in quanto do per scontato che anche Merlin a un certo punto sia morto e che, quindi, il Merlin che vedete nella storia sia una reincarnazione.
In realtà originariamente erano pezzi di cose diverse. Mano a mano che mi veniva l’ispirazione, scrivevo un singolo pezzo. Per non occupare la cartella con tantissimi file diversi, che magari avevano anche una sola frase dentro, li avevo messi tutti in un unico documento. Leggendoli mentre ne cercavo uno da allungare per renderlo una ff vera e propria, ho pensato che tutto sommato stavano bene così. Quindi, è nata questa storia, con questo format un po’ strano, che dovrebbe ricordare anche un diario, ma non è :D
Saranno in tutto 5 capitoli. Mi spiace dirvi che non ci saranno colpi di scena. Tuttavia, ci saranno momenti anche molto diversi, alcuni più romantici, altri più domestici, altri ancora più divertenti. Purtroppo ci sono cose e personaggi che non sono riuscita a inserire nemmeno di sfuggita, avrei appesantito ulteriormente il tutto mettendoli, me li sto tenendo per altro…
Ditemi cosa ne pensate! Ci tengo molto ad avere qualche vostro commento, perché mi rendo conto che, a volte, con questo genere di ff introspettive, mi dilungo un po’ troppo. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto (ce ne sarà uno ogni martedì) <3
Alla prossima!
Kiss

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Capitolo 2
*** 4/12/20XX – 10/12/20XX ***


4/12/20XX – 10/12/20XX
 
Pensieri del 4/12/20XX
-Qui?
Merlin inclinò il capo e fece il giro dell’albero, osservando le decorazioni con aria critica. Arthur rimase in punta di piedi e con il braccio teso, attendendo il responso del fidanzato.
-Sì, là va bene.
Il biondo diede un sospiro di sollievo. Era un quarto d’ora che stava cercando di piazzare quell’ultima pallina in modo convincente.
Da quando avevano iniziato a vivere insieme, lui e Merlin avevano deciso di mischiare le tradizioni familiari. Se l’albero a casa Pendragon si era sempre fatto molto tardi, ma con decorazioni tradizionali ben stabilite, sempre le stesse di anno in anno, a casa Emrys l’abete lo si preparava entro i primi cinque giorni di Dicembre, lasciandolo praticamente spoglio all’inizio e ornandolo man mano con nuove decorazioni, alcune regalate, altre fatte in casa. Così, i due fidanzatini si erano ritrovati a decidere di fare l’albero in netto anticipo (come Merlin voleva), con ornamenti in rosso e oro fin da subito (come desiderio di Arthur) e aggiungere, ogni Natale, una sola decorazione in più, su cui scrivevano, nascondendolo, l’anno in cui era stata acquisita.
Merlin corse a prendere il cellulare per registrare l’evento.
-Arthur, prendi le scale e il puntale!
Il biondo scostò delle buste da vicino l’abete, portandoci vicino degli scalini in legno, salendoci tenendo ben stretto il puntale in mano.
-Aspetta aspetta aspetta…
Merlin tornò con il mano il telefono e, messa la fotocamera su modalità video, inquadrò il fidanzato facendogli un “Vai” sottovoce come cenno. Arthur si schiarì la voce con aria solenne.
-Questo è stato un anno importante e faticoso per entrambi. Il nostro nuovo lavoro ci ha preso energie e tempo in abbondanza, ma il sostegno che ci siamo dati l’un l’altro ha fatto in modo che nessuno di noi due mancasse ai propri doveri, né che ci scarseggiasse l’amore e la serenità. Con la speranza che ogni anno sia come questo, cioè sempre migliore, dichiaro ufficialmente aperto il Natale a casa Pendragon-Emrys 20XX!
Merlin iniziò a interpretare un pubblico molto affiatato, mentre Arthur sistemava il puntale in cima all’abete e applaudiva per qualche secondo. Dopo che fu sceso dalle scalette, diede il cambio al fidanzato dietro il telefono, inquadrando il moro.
-E ora, il gran finale.
Merlin prese una bustina, da cui tirò fuori una scatoletta che conteneva una piccola calza rossa, decorata con un disegno a squama dorato. Sorrise alla telecamera.
-Questo è il simbolo dell’anno passato, perché sia sempre ricordato con affetto.
Andò verso l’albero, mettendoci quell’ultima decorazione facendo attenzione a non coprirne la visuale e applaudì, poi andò a scambiarsi un bacio con Arthur, come da tradizione che quest’ultimo aveva assolutamente preteso di avere. Chiusero il video, dopo aver lanciato un ultimo sguardo allegro verso l’obiettivo e aver augurato un “Buon Natale” forse anche un po’ troppo entusiasta.
Una volta poggiato il telefono, Merlin cinse il collo dell’uomo con le braccia, dandogli un bacio più profondo.

Pensieri del 5/12/20XX
Non capiva bene cosa lo circondasse.
Dov’era?
Vedeva le proprie mani tenere qualcosa di cui riconosceva a malapena la forma (era… una balestra?) e sentiva il proprio corpo chinarsi di fronte a un ramo (ramo?!) un po’ troppo basso.
Poi c’era emozione, calore al petto e freddo dentro la testa. C’era un cinghiale, un cinghiale bellissimo che avrebbe fatto il vanto di ogni cacciatore. Si sentì stringere la balestra e fare dei cenni dietro di sé, come se fossero normali, come se fossero di tutti i giorni.
Fece un passo avanti. Lui era immobile, lì, fermo, ed era un cinghiale enorme, da esserne orgogliosi e sentì già un sorriso vittorioso sul volto, i suoi canini nel labbro inferiore, l’istinto di scattare (prendilo! Prendilo!) che doveva essere frenato dalla tattica (era troppo presto, ancora un secondo…), dal pensiero gelido della prudenza, del metodo…
Poi, Arthur iniziò a non capire più cosa stesse accadendo. Era correre in eterno, in eterno a inseguire il cinghiale, per sempre con la balestra in mano dentro la foresta e Merlin poco lontano che gli diceva di non colpirlo e il cinghiale che non sembrava più tanto un cinghiale, il suo pelo che si schiariva, la sua figura che, felce dopo felce, sembrava farsi più allungata ed elegante.
“Prendilo!”
“No, Arthur, non toccarlo!”
La risata, una risata trionfante da cacciatore (da conquistatore) e la freccia conficcata nell’unicorno… la foresta rallentata… il verde meno sfocato… il bosco fermo…
“Non dovevi farlo.”
“Perché?”
“Non è più il tempo, Arthur.”
C’era solo Merlin, in quel momento, di fronte a lui. Non sentiva più alcuna frenesia, alcuna vittoria, alcun orgoglio. Il servitore –cosa?- gli diede una carezza sulla fronte –non è mai successo- e lo guardò con una sorta di malinconia, di silenziosa dolcezza.
“Non è più il tempo, Arthur.”
“Non è più il tempo, Arthur.”
“Non è più il tempo, Arthur.”
Si svegliò con un forte mal di testa.

Pensieri del 6/12/20XX
Non aveva mai imparato ad annodare la cravatta. Era sempre stato Merlin a sistemargliela, fin dal suo primo completo. 
E nel gesto di sistemargli il colletto, lasciar scivolare la mano sulla giacca, all’altezza del cuore, così nostalgico, così esclusivo, Arthur vedeva sovrapposto qualcosa di non ben definibile, che lo costringeva sia ad allontanarsi che a stringerlo a sé intimamente.
 
Pensieri del 7/12/20XX
Se avesse dovuto nascere ancora, tanti e tanti anni dopo, Arthur pensò che l’unica cosa che avrebbe voluto mantenere era Merlin. Per gli altri, avrebbe trovato un modo per andare avanti.
 
Pensieri dell’8/12/20XX
-Non ho mai dubitato di te, lo sai, vero?
Arthur guardò Merlin, mollemente sdraiato sul loro letto a pancia in giù, il corpo nudo totalmente esposto. Era diventata una loro usanza, dalla prima volta in cui avevano fatto l’amore insieme, che Merlin dicesse quella frase ogni tanto. La prima volta era sembrato lui stesso stupito di averla detta, come se non avesse avuto un senso preciso. Ancora non avevano trovato una ragione logica soddisfacente della sua esistenza, tuttavia, Arthur percepì un brivido nel cuore a sentire quelle parole, una sorta di senso di rassicurazione e di felicità.
Si avvicinò per baciargli con dolcezza una spalla, le labbra, accarezzandogli la nuca, poi Merlin si girò sulla schiena, la gamba sinistra leggermente piegata. Arthur si tolse le lenzuola per coprirlo col proprio corpo, baciando il ragazzo sul mento e sul collo.
-Lo so.
Gli accarezzò piano un fianco, inspirando il profumo di Merlin.
-Lo so…
 
Pensieri del 9/12/20XX
Quando aveva detto a Merlin “Dobbiamo parlare” tanto tempo prima, non aveva pensato sarebbe finita in quella maniera. Aveva sinceramente creduto che l’altro lo avrebbe rifiutato, oppure avrebbe semplicemente scelto di lasciarlo andare perché, forse, sarebbe stato troppo difficile per loro mantenere una relazione.
Invece non era stato così.
Arthur poteva anche ammettere dentro di sé che anche lui aveva avuto dei dubbi all’epoca. Se Merlin fosse stato, non sapeva, diverso, forse non si sarebbero trovati in quella situazione scomoda. Forse Arthur non avrebbe davvero avuto alcuna incertezza. In realtà, non era sicuro neppure di cosa volesse precisamente da lui e quindi aveva deciso di ignorare la sua insoddisfazione adolescenziale, in nome di quell’allora ipotetico nuovo rapporto.
Arthur gli aveva dato appuntamento subito dopo pranzo nel parchetto vicino casa, una zona dove non veniva mai nessuno se non qualche individuo un po’ losco la sera tarda. Aveva iniziato parlando di alcuni sogni che aveva fatto (quelli tristi, gli incubi che ogni tanto tornavano a perseguitarlo la notte) ed era stato assurdo scoprire che Merlin aveva avuto sogni coincidenti. Quella condivisione aveva dato loro il coraggio per continuare la conversazione e avevano parlato e parlato e parlato per ore, fino a che il sole non era tramontato. Un paio di volte avevano persino alzato la voce, scoprendo che quando ci si apre totalmente, o almeno si tenta, è ancora più difficile dire le parole giuste.
Poi, Merlin gli aveva sorriso, con la luce del tramonto che gli accarezzava i lineamenti appuntiti, e gli aveva messo gli arti intorno al collo in un abbraccio imbarazzato e dolce e falsamente virile.
“Guardate cosa abbiamo.”
E, alla fine, Arthur aveva deciso che poteva, doveva baciarlo. Perché in quel momento aveva capito che non l’avrebbe fatto per nessun altro motivo che il Merlin che aveva fra le braccia, in quel momento, in quel luogo, quel Merlin. E aveva cominciato a sentire tante frasi, tante sensazioni diverse nel corpo, mentre le labbra dolci del ragazzo si chiudevano lentamente contro le proprie perché “Mio, eternamente mio”, “Qui e ora”, “Dio, ti amo, ti amo”, “Tuo, sempre stato tuo”, “Ti ho voluto così tanto”, “Ora posso”…
“Tienimi… Tienimi così.”
“Merlin…”
Aveva sentito come un singhiozzo nel petto mentre diceva il suo nome, col suo corpo caldo stretto al proprio e il cuore che batteva, batteva forte.
In quel momento, in quel preciso istante, Arthur aveva pensato che, quella volta, avrebbe anche potuto morire davvero.

Pensieri del 10/12/20XX
Prendere un regalo per Merlin si stava rivelando più difficile del previsto. Visto che ormai non dipendeva più economicamente dai propri genitori, che aveva dovuto acquistare delle buone bottiglie di vino che avrebbe portato alla Vigilia, che aveva dovuto fare una spesa piuttosto ingente per l’anello e che doveva mantenersi dei soldi per organizzare Capodanno, Arthur si era ritrovato con ben pochi spiccioli in tasca per la prima volta nella propria esistenza. Tuttavia non sentiva di potersi permettere di abbassare di troppo il tono dei suoi soliti regali, per non destare sospetti.
Si grattò il naso, cercando una soluzione al problema. Nel tempo, fra compleanni, Natali, anniversari e San Valentini, aveva usato qualsiasi idea possibile immaginabile per Merlin, da omaggi costosi a doni economici ma significativi, fino a regali scherzosi, fatti solo per prenderlo in giro.
Si sentiva messo con le spalle al muro.
Continuava a girare nel centro commerciale, sbirciando ogni genere di vetrina, senza trovare una soluzione adeguata.
Ridacchiò, passando di fronte alla libreria in cui, anni prima, aveva comprato come regalo “L’idiota” di Dostoevskij quando Merlin gli aveva detto, scherzando, che a Natale voleva una sua biografia. Non che lui l’avesse mai letto, ma aveva trovato che il titolo fosse abbastanza efficace ai fini del gioco.
Continuò a camminare, passando di fronte al negozio dove gli aveva preso un cellulare ultimo modello (perché quello che aveva allora era veramente indecente), poi davanti al posto dove gli aveva comprato quella sciarpa rossa che continuava a indossare anche dopo tanto tempo, poi a quell’enorme negozio di tè dove aveva trovato quella miscela speciale dal nome calzante che aveva creato la proprietaria all’epoca, per quel San Valentino in cui Merlin gli aveva chiesto “un po’ di Comprensione” e lui aveva deciso di prendere la cosa alla lettera.
Ora che ci pensava, aveva comprato veramente tanti regali in quell’enorme centro commerciale, quindi forse sarebbe stato meglio cambiare po- E quello?
Arthur si fermò all’istante, inclinando la testa di fronte alla vetrina. Guardò l’insegna.
Non aveva mai visto quel negozio… Probabilmente aveva aperto da poco. Riguardò l’interno, osservando le pareti in legno e le luci calde. Tutto pareva fatto apposta per sembrare un po’ più antico. Riabbassò lo sguardo, guardando l’oggetto che aveva attirato la sua attenzione. Costicchiava, ma se avesse speso un po’ meno per alcuni regali di circostanza ci sarebbe arrivato tranquillamente.
Più lo guardava e più si convinceva fosse il regalo adatto.
Entrò nel negozio con un grande e inconsapevole sorriso sulle labbra.


Note di Elfin
Ed eccoci arrivati al secondo martedì di questa ff :D Complimenti a tutti!
In questo capitolo si entra un po’ di più nello spirito natalizio, che a me parte sempre a palla appena finisce l’1 Novembre e, quindi, posso chiudere definitivamente con Halloween XD Sapete com’è, no, si vive una festa dopo l’altra ;D
Fra pochi giorni partirò per New York e a causa del fuso orario la pubblicazione del prossimo capitolo potrebbe sfalsare un po’… ma dubito che qualcuno se ne lamenterà XD
Visto che questo per gli universitari (come me D:) è periodo di esoneri e varie, auguro a tutti voi una buona fortuna!
Ringrazio tutti i lettori silenziosi e quei trottolini amorosi che hanno messo questa ff fra le seguite <3
Kiss

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Capitolo 3
*** 11/12/20XX – 17/12/20XX ***


11/12/20XX – 17/12/20XX
 
Pensieri dell’11/12/20XX
Merlin spostò la guancia sull’altra mano distrattamente, continuando a guardarlo con aria persa. Arthur gli schioccò le dita davanti al viso.
-Merlin, ascoltami.
-Sì sì…
Lo guardò male, come per dire “Ascoltami sul serio” mentre continuava a declamare il discorso che aveva scritto. O era più corretto dire “riscritto”?  E riscritto. E riscritto, riscritto e riscritto.
-No, scusa, ripeti un attimo.
-…Cosa?
-L’ultima frase che hai detto.
Arthur riguardò velocemente un foglio, cercando il punto incriminato. Quella era la prima volta che doveva fare un discorso di quella portata, era importante per lui, per la carriera che voleva avere, quindi ci avrebbe messo tutto se stesso (e tutto Merlin) per fare la miglior figura possibile.
Quindi, ripeté la frase e tentò di suonare il più convinto possibile, anche se vide il fidanzato scuotere la testa.
-Non mi piace, mi dà una brutta sensazione. Forse…
L’uomo si alzò, andandogli vicino con quella matita maledetta, con cui non aveva fatto altro da ora di pranzo se non cancellare e riscrivere frasi. Arthur sospirò, sentendo la testa pulsare e il nervosismo scalare vette altissime e inesplorate a quella correzione. Insomma, era lui ad aver studiato e, soprattutto, sudato per arrivare fino a lì, non Merlin.
-… Credo che così sia meglio. Riparti da questo punto.
Arthur sospirò, pensando a quante altre volte aveva chiesto il suo consiglio quando era diventato il presidente di quel gruppo politico studentesco all’università… Doveva decisamente iniziare a chiedere meno il parere di Merlin, si disse, per l’ennesima volta in tutti quegli anni.
Peccato che, ancora, non si sarebbe ascoltato.
Quindi, ricominciò dal punto indicato, guardando di sottecchi il ragazzo per leggergli una certa soddisfazione in viso.
 
Pensieri del 12/12/20XX
-Ancora tè, caro?
Arthur annuì mormorando un grazie, mentre Hunith gli versava la bevanda nella tazza. Vide la donna guardare ancora l’orologio e sbuffare, per poi rivolgersi a Merlin.
-Il giorno in cui tuo padre sarà in orario, nevicherà ad agosto.
Sorrise, sorseggiando il tè e scegliendo, con finta nonchalance, il biscotto al cioccolato. Davanti a loro, la tv continuava a mostrare foto di Merlin da piccolo, intervallate da qualche breve audio o filmato.
-Era proprio necessario tutto questo, mamma?
-Ma certo, tesoro! Tuo padre e io ci abbiamo messo molto impegno per farlo.
-Ma non c’è alcun motivo per…
Hunith gli mise un dito vicino alle labbra.
-Sh sh sh. Non ci deve essere un motivo per rivedere i ricordi di mio figlio, no?
Merlin le sorrise dolcemente e con imbarazzo, dando un’occhiata di scuse ad Arthur, come se quest’ultimo non avesse praticamente vissuto là per anni. Improvvisamente Hunith alzò le sopracciglia, esclamando qualcosa e posando una mano sul ginocchio del suo “secondo figlio”.
-Questo video è tenerissimo, devi assolutamente vederlo, Arthur!
Il biondo, sentendosi tirato in causa, smise di bere il tè e guardò con interesse la televisione, dove si vedeva un Merlin di non più di cinque anni che colorava qualcosa piuttosto scocciato.
-Che è successo, caro?
Il piccolo Merlin la guardò, incrociando le braccia.
-Arthur oggi mi ha chiesto di sposarlo.
Hunith si fermò con la telecamera e sussurrò un “Ah” piuttosto sorpreso.
-E tu cosa hai detto?
-Ho detto di no! Non voglio mica sposare un asino!
La donna rise, immaginando l’espressione del bambino.
-E allora perché sei tu quello offeso?
Merlin la guardò arrossendo, stringendo più forte il pastello.
-Perché mi ha detto che allora io ho le orecchie grosse e me le ha tirate!
Hunith si morse il labbro, guardando l’espressione totalmente devastata del figlio, che intanto aveva ricominciato a colorare rabbiosamente.
-Non sono così grandi, ecco… stupido asino…
Arthur si sentì arrossire fino alla punta dei capelli, ringraziando di non ricordare quell’episodio se non per sentito dire. Sbirciò nella direzione del fidanzato, che nel frattempo aveva nascosto il viso dietro la tazza di tè, fingendo di non aver visto né sentito nulla. Lo osservò attentamente, lasciando che il parlare di Hunith gli scivolasse addosso. “Ho detto di no, non voglio mica sposare un asino!” erano state le sue parole e anche se Arthur era pienamente consapevole che fossero state dette anni prima, quando la situazione era molto diversa, non poteva non sentirsi preso in fallo istintivamente.
Si morse il labbro inferiore e tentò di dirigere il pieno delle sue attenzioni ai deliziosi biscotti di Hunith.
 
Pensieri del 13/12/20XX
Arthur sentì le spalle rilassarsi inconsciamente quando capì di aver fatto colpo sulla folla che gli stava davanti.
Alla fine aveva avuto ragione Merlin, con quella sua maledetta matita e la sua mania di contraddire costantemente il modo in cui diceva le cose.
L’uomo resistette alla tentazione di abbassare il capo e continuò per un altro secondo a godersi il senso di vittoria, ma appena si girò l’unico suo pensiero furono gli occhi di Merlin, poco lontano, che non l’avevano lasciato un attimo.
 
Pensieri del 14/12/20XX
Era stato facile baciarlo anni prima, dopo essersi detti dei sogni e delle emozioni quantomeno curiose che provavano quando si guardavano, di quel senso di intimità e di nostalgia. Era stato facile baciarlo, dopo essersi raccontati del mezzo desiderio che provavano l’uno per l’altro.
Arthur, per la prima volta contro quelle labbra che aveva pensato tante e tante volte, aveva trovato ironico (e, in qualche assurdo modo, anche familiare) che per avere il coraggio di prendersi Merlin aveva dovuto prima spogliarsi e spogliarlo. Era come se si fossero trovati improvvisamente nudi, vicini, meravigliati nello scoprire che avevano sempre percepito nell’altro qualcosa di segreto, che non aveva la volontà di uscire.
 
Pensieri del 15/12/20XX
Attraversò a grandi passi il corridoio per arrivare in salotto, dove un Merlin decisamente soddisfatto stava leggendo un libro e bevendo quello che doveva sembrargli un meritatissimo tè.
-Merlin?
-Mh?
-Sai per caso dov’è finito il mio maglione rosso?
Il moro lo guardò immobile per mezzo secondo, prima di affondare ancora di più il corpo nel capo incriminato.
-Non so proprio di cosa tu stia parlando…
Arthur incrociò le braccia sul petto.
-Merlin.
L’altro sorseggiò brevemente il tè, continuando a guardarlo fisso con gli occhi più grandi e luminosi che riuscisse a fare. Era l’atteggiamento da “Lo sai che mi piace il tuo odore” che assumeva per scampare a quelle situazioni fin dall’inizio della loro relazione. Arthur sentì un brivido di arrendevolezza sulla pelle.
-Me ne metterò un altro. Ma solo per stavolta, Merlin.
Indicò con un dito il fidanzato con aria minacciosa e calcò la voce sul suo nome. Il compagno gli sorrise soddisfatto, osservando mentre usciva dalla stanza.
 
Pensieri del 16/12/20XX
Ogni volta che Natale si avvicinava, cominciava a sentire una sorta di tristezza, malinconia e senso di gratitudine. Si chiedeva quando avesse cominciato a percepire quella sensazione singolare, a volte opprimente. Merlin era l’unico che sembrava rendersi conto del suo stato d’animo. Diceva che non c’era nulla di magico nel suo semplicemente sapere, era solo grazie al fatto che Arthur, ogni volta che cominciava a “fare la testa di fagiolo” e “occupare la mente in attività poco allenate, come il pensiero”, si portava la mano al costato. Non se n’era mai accorto lui stesso, né suo padre, né sua madre, né Morgana o i loro amici.
Ogni tanto, quell’azione diventava strana, quando ci faceva caso.
Ancora una volta, Arthur si chiese se stesse facendo bene a tentare di lasciar andare.
 
Pensieri del 17/12/20XX
La prima volta che gli aveva detto “Ti amo”, non l’aveva detto sul serio. L’aveva solo mimato con le labbra, come se non pensasse di poterlo dire ad alta voce. Poi, aveva preso un grande respiro e aveva guardato Merlin negli occhi. Gli aveva preso le mani…
Gliel’aveva detto.
Ti amo.”
Era stato come se avesse atteso una vita per dirglielo, finalmente, ed effettivamente un po’ era così perché forse –giusto un pochino- l’aveva amato fin da quando erano piccoli.
Arthur si sorprendeva, dunque, di quanto continuasse a essere curioso dirgli che lo amava. Neanche Merlin lo diceva spesso, del resto. Forse, non si erano mai abituati e forse era quasi meglio così, perché ogni volta che lo diceva Arthur era sicuro di sentirlo fin dentro le ossa.
Per questo, quando vide Merlin posargli di fronte la sua tazza rossa con dentro il miglior tè che avevano in casa dopo una giornata a dir poco sfiancante e dai risultati deludenti, Arthur sorrise dolcemente e gli accarezzò una mano.
-Ti amo…
Merlin posò un bacio sul suo capo.
-Anche io.
 

Note di Elfin
Buongiorno pìpol! Ed eccoci al nostro terzo martedì in compagnia dei pipponi mentali di Arthur :) Abbiamo superato la metà di questa ff, mancano solo gli ultimissimi due capitoli! *applauso*
Come starete cominciando a notare… sono tutti in vita, praticamente, ahahah. Il motivo è ovvio, visto che non è facile come un tempo morire di parto (vedi Igraine) e, sicuramente, non è proprio diffusissimo morire in battaglia / a causa di incantesimi / in seguito a purghe contro la magia. In realtà avevo lasciato qualcuno morto, cioè il povero Will :( Il suo pezzo è stato però tolto perché mi era venuto straordinariamente lungo e ho deciso di tenermelo per qualcos’altro. Ebbene sì, prima o poi una robetta su Will non ve la leva nessuno è_é
Ringrazio tutti voi, lettori silenziosi, e tutti coloro che hanno messo questa ff fra le seguite… siete aumentati <3 Inoltre, mando un abbraccio a quei due che hanno messo la storia fra i preferiti e chi l’ha messa fra le “da ricordare”! Spero che entro la fine non cambiate idea!
Un commento, anche veloce, è sempre ben accetto.
Al prossimo martedì!
Kiss

 

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Capitolo 4
*** 18/12/20XX – 24/12/20XX ***


18/12/20XX – 24/12/20XX
 
Pensieri del 18/12/20XX
Si erano rifiutati di stagnare.
Arthur era fermamente convinto che l’unica cosa che aveva permesso a lui e Merlin di giungere finalmente a quel punto era stata proprio quella: il rifiuto.
Il rifiuto di continuare a dirsi mezze verità, il rifiuto di non capire, il rifiuto di vedere l’altro sempre lì, fermo, immobile, come impaludato (“C’è qualcosa in te, Merlin, che non riesco a cogliere.”), sì, come inchiodato (“È da tre giorni che non ti vedo sorridere, Merlin.”).
Nel momento in cui si erano decisi a dirsi tutto, il mondo aveva ricominciato a fluire.
E, stavolta, nella giusta direzione.
 
Pensieri del 19/12/20XX
Era il suo sorriso. Quel sorriso che non mancava mai di illuminargli gli occhi, che gli faceva apparire quella fossetta all’angolo della guancia, quello che forse non rivolgeva solo a lui, ma era come se fosse così ogni volta che lo vedeva.
Arthur si ritrovò qualcosa di tremante nel petto, senza sapere bene cosa pensare o cosa farci.
 
Pensieri del 20/12/20XX
-Daaaai, Merliiin…!
Arthur si poggiò con tutto il corpo sopra il fidanzato, muovendo la guancia sopra la sua spalla.
-Dammi un ba… un bascino!
L’altro alzò gli occhi al cielo, sussurrando il suo nome con aria ferma.
-Merlin! Uno soltanto… uno piccolino…
-Perché continuo a fidarmi di Gwaine e lasciare che mi anticipi al pub?
Il moro lanciò un’occhiataccia all’amico, che continuava a ridere tenendo il cellulare per fare il video. Certo, quella situazione non era più imbarazzante della volta prima (“Quindi, Arthur, ti piace ingoiare?” “Ahahah, sì!”), ma era ugualmente scomoda.
Arthur incrociò le braccia, facendo il broncio.
-Cosa vorresti dire, idiota, io sono il tuo futuro ma-Uh, altra birra!
-No!
Merlin gliela strappò di mano, versandone un po’ sopra Leon, il quale (anima santa!) faceva finta di non vedere né sentire nulla. Lanciò un’occhiataccia a Lancelot, che aveva messo quel nuovo boccale di birra di fronte ad Arthur (e che l’aveva fatto anche con una certa fretta). Mise un dito sopra le labbra del compagno.
-Tu non berrai questa birra.
-Sono… sono il re, Merlin, non puoi… non puoi dirmi cosa… cosa fare.
Gwaine rise più forte, biascicando un “Ma l’avete sentito?” e asciugandosi una lacrimuccia con un gesto teatrale. Arthur lo guardò socchiudendo gli occhi con aria seria e impegnata.
-Tu!
Lo indicò con aria ferma.
-Tu! Non mi sei mai (e dico mai!) piasciuto!
Assunse un’espressione decisamente offesa vedendo l’altro scoppiare a ridere ancora più forte mentre cercava di tenersi al braccio di Percival. Approfittando della disattenzione generale, Merlin si alzò, tirando su il proprio fidanzato, che ormai era chiaramente totalmente sbronzo, per tornare a casa il più velocemente possibile.
 
Pensieri del 21/12/20XX
-Merlin!
Igraine aprì le braccia, dando un bacio sulla fronte del moro.
-Da quanto tempo non venite a trovarci!
La donna lo abbracciò forte, come se fosse il suo bambino, prima di passare al figlio vero.
-Arthur, vuoi forse far morire di crepacuore la tua povera madre?
-Certo che no, mamma.
Uther si fece avanti, stringendo la mano di Merlin (come aveva sempre fatto, nonostante tutto), per poi dare un’energica pacca sulla spalla al figlio col sorriso sulle labbra.
-E il tuo povero padre?
Arthur rise, stringendo la mano del genitore sulla sua spalla.
-Vi ho sentiti solo quindici giorni fa.
Igraine lo guardò con un’aria da madre affranta.
-Un tempo era ogni tre giorni! Non ci piacciono queste nuove abitudini.
Scompigliò i capelli al figlio e fece passare davanti il marito e Merlin. Mise il braccio sotto quello di Arthur, come per passeggiare verso la sala da pranzo.
-Voi andate, voglio far vedere ad Arthur il nuovo mobilio del salotto!
I due uomini annuirono e il biondo rise vedendo l’espressione persa del fidanzato mentre Uther gli raccontava qualcosa riguardo il cricket. Quando ebbero ormai girato l’angolo, Igraine rivolse ad Arthur uno sguardo di rimprovero.
-Non si beve prima delle visite ai genitori.
A quella donna non si poteva nascondere mai nulla.
-Certo, mamma.
-E non mi dire “Certo, mamma”, io mi preoccupo per te. E per quello che direbbe tuo padre se sapesse che il proprio figlio, che vuole diventare una figura politica di spicco, se ne va in giro a gozzovigliare con i suoi amici! L’unica cosa che mi consola è che so che Merlin ti tirerebbe fuori dai guai, quel santo ragazzo.
-Ce la potrei fare anche da solo, comunque.
Igraine gli diede una carezza sul braccio.
-Questo lo so, mio caro. Ma diciamo che Merlin è sempre stato una sicurezza.
Gli sorrise, annuendo con brevi movimenti del capo.
-Comunque…
La donna abbassò la voce.
-Non mi sono allontanata da tuo padre e Merlin per rimproverarti.
-Perché parli sottovoce?
-Si parla sottovoce quando bisogna dirsi qualcosa di segreto, no?
-…Segreto?
-Sì. Come sta andando l’organizzazione della richiesta?
Arthur sorrise.
-Credo bene. L’hai detto a papà?
-In realtà no. Non è mai stato bravo in queste cose: ti proporrebbe di fare una cosa troppo in grande e sappiamo tutti che Merlin non è tipo. Non la gradirebbe.
-In realtà ci avevo fatto un pensierino anche io, ma poi ho desistito.
-Hai buttato giù qualche riga?
-Veramente ci sto ancora pensando.
Igraine spalancò gli occhi.
-Cosa? Mancano pochi giorni ormai!
-È che non mi sento a mio agio…
La donna sbuffò.
-Voi Pendragon, sempre così… così emotivamente stitici!
-Mamma!
-Ma sì, mai una volta che vi esca di bocca qualcosa che… che, insomma, riveli i vostri sentimenti!
Arthur aprì le labbra con aria offesa.
-Beh, scusa se non siamo così… così…
-Non impegnarti, tesoro.
-Mamma!
-Sssssh, abbassa la voce! E invece il regalo di Natale?
-Gli ho preso un uovo di drago…
-… Come scusa?
-So che gli piacerà.
Igraine alzò gli occhi al cielo.
-Se lo dici tu.
Sentirono bussare e sobbalzarono.
-Scusate, volevo vedere anche io il nuovo salotto.
-Ma certo, Merlin caro, vieni.
La donna diede una leggera gomitata al figlio, poi prese sotto braccio il futuro genero.
 
Pensieri del 22/12/20XX
Una volta, Arthur aveva origliato una conversazione fra suo padre e sua madre durante un loro anniversario e le parole che Uther aveva rivolto alla moglie ora gli tornavano alla mente con prepotenza.
Aveva detto –contro ogni cosa ci si potesse aspettare da Uther- che credeva che quella vita fosse un’occasione per essere felici, ma, per diventarlo, aveva dovuto rinunciare a molte, molte cose. Aveva dovuto fare sacrifici di principio che a lui erano apparsi tanto grandi all’inizio per arrivare dov’era in quel momento, per giungere a cosa davvero gli era necessario. Aveva detto che, senza Igraine che gli era stata accanto ogni giorno, a guidare il suo cammino, non ce l’avrebbe mai fatta. Aveva dovuto lasciare che le cose facessero il loro corso, dimenticare.
Che, a volte, c’era stato qualcosa che il suo istinto gli aveva detto di fare contro ogni logica e contro ogni buon senso.
Che, anche se con sforzo, anche se non senza ferire il proprio orgoglio, aveva ignorato ogni intralcio, compreso il fatto che quell’istinto non volesse portarlo dove lui invece si era preparato ad andare.
Arthur se lo ricordava bene che, in quel momento, anche lui si era ripromesso di non rifiutare la gioia che gli veniva offerta.
-Tu credi nelle anime gemelle, Arthur?
-In che senso?
Se suo padre aveva ragione, se quella vita era davvero un’occasione di essere felici…
-Che ci sia qualcuno che è l’altra parte della medaglia.
…lui avrebbe voluto essere felice davvero.
 
Pensieri del 23/12/20XX
Arthur alzò un sopracciglio, guardando con aria totalmente innocente Merlin che, con le orecchie rosse, in piedi nel bel mezzo della porta che conduceva dal salotto al corridoio, teneva delle mutande macchiate di rosa a sprazzi.
-Di nuovo, Arthur, davvero?
Il biondo rimase immobile a fissarlo, sbattendo lentamente le palpebre e tenendo il labbro inferiore imbronciato quel po’ che bastava per essere abbastanza tenero da far pietà al fidanzato ed evitare l’ennesima ramanzina al riguardo.
Merlin sbuffò sonoramente, andandosene a passi lunghi e pesanti.
Arthur sospirò. Non gli andava proprio di sentirsi spiegare nuovamente come si facesse il bucato.
 
Pensieri del 24/12/20XX
Arthur si mise una mano sulla faccia, vedendo Gwen rientrare nella sala da pranzo con altro cibo. Oggettivamente, quei cenoni che facevano fra loro alla Vigilia stavano cominciando a sfuggire di mano. Si versò un altro bicchiere del costosissimo vino che aveva portato e lo bevve tutto d’un sorso come se stesse accettando una sfida. Sentì la mano di Merlin sull’avambraccio e lo udì sussurrare un “Non esagerare…” che assomigliava decisamente troppo a quando Hunith gli diceva di smettere di mangiare la cioccolata quando da piccolo andava in visita a casa loro.
Guardò con determinazione il pollo (era il terzo?) che era stato appena messo a tavola, poi girò il viso per osservare i commensali. Percival ed Elyan sembravano presi quanto lui dalla cosa.
-A noi due…
Sussurrò quella frase con un tono quasi di minaccia, prima di prendersi un bel pezzo del pollo e assaltarlo. Sapeva che dai suoi non avrebbero fatto un pranzo di Natale come si doveva e, quindi, si sentiva il diritto di rimediare alla cosa il giorno prima.
Si girò brevemente a osservare Merlin, che stava decidendo cosa prendere dell’ennesimo insieme di fritti che era stato messo in tavola. “Forse le zucchine”, lo sentì sussurrare. Sorrise dolcemente, il boccone che stava masticando improvvisamente bloccato nella guancia destra. Allungò una mano sotto al tavolo  per pizzicare il fidanzato sulla coscia; quando l’altro si girò imbronciato, Arthur alzò le sopracciglia, facendo uno sguardo lievemente malizioso. Merlin arrossì al pensiero di quello che avevano combinato quella mattina in macchina, capendo al volo.
Un sospiro alla loro estrema sinistra li risvegliò.
-Certo, mi piacerebbe trovare qualcuno che mi guardi come Arthur guarda Merlin.
Il biondo si girò verso Elena, che li stava osservando incantata. Ingoiò il boccone, nel tentativo di parlare senza sputacchiare pezzi di pollo.
-Come prego?
-Siete così… carini.
Arthur inarcò entrambe le sopracciglia con aria di cortese condiscendenza. Non conosceva abbastanza quella ragazza per risponderle rudemente, visto che, in fondo, era un’amica di Gwen (o meglio, una collega d’università piuttosto strana che le si era letteralmente appiccicata senza che nessuno avesse avuto il coraggio di mandarla via), non sua. Gettò uno sguardo verso Morgana e Mithian, che avevano interrotto il chiacchiericcio costante per godere dello spettacolo, poi di nuovo verso Merlin, il quale sembrava molto intenzionato a gustarsi l’espressione del fidanzato fino all’ultimo goccio. Non oserà…
-Perché, come mi guarderebbe Arthur?
Il biondo lo guardò truce.
-Come se ti amasse più di se stesso, che domande…
Elena unì le mani.
-Sai, come se fossi la cosa più preziosa a questo mondo, come se volesse sempre baciarti o abbracciarti e averti sempre con sé…
Merlin si girò, forse pensando, dai risolini di Morgana e Gwaine e dall’insolito colore rosso sul volto di Arthur, o forse dai cenni con la testa che gli stava facendo Lancelot, di averne avuto abbastanza.
-Sicura di non star parlando del pollo che è stato appena messo in tavola?
Gwen rise e il fidanzato le diede man forte, cercando di distrarre Elena con la frittura.

 
Note di Elfin
Ed eccoci nuovamente fra di noi. Manca solo il capitolo finale e avrò archiviato anche questa ff. Devo nuovamente ringraziare coloro che hanno messo questa storia fra le preferite o fra le seguite, perché siete, di nuovo, lievemente aumentati dallo scorso capitolo! Voi. Voi siete una gioia per il mio cuoricino <3
Nel frattempo sto tentando di finire una nuova ff su Eleanor e sto facendo un’altra storia Merthur post!5x13. Stavolta, per vostra fortuna, è nettamente più movimentata (ma non vi lamentate, ve l’avevo detto fin dall’inizio che in questa ff non sarebbe accaduto niente di niente)… e non so quando la completerò, visto che cambio in continuazione idea sulla lunghezza! Per ora sto scrivendo qualche punto saliente, poi si vedrà. Perché ve lo dico? Perché in entrambi questi “progetti” ci sta almeno un pezzo che, originariamente, era destinato a questa ff!
Per la cosa di Arthur ubriaco, io ho l’headcanon che quell’uomo sia un totale disastro se beve un po’ troppo. Quindi ce lo dovevo mettere. Ho certe cose al riguardo, da qualche parte le ficcherò.
Comunque non vedo l’ora sia Natale per postare l’ultimo capitolo. Vi giuro, avendo tutta questa cosa pronta da mesi l’ho letta e riletta e riletta e riletta e riletta e riletta, non ho idea di quante volte l’ho ricominciata da capo leggendola tutta insieme e quante volte ho aperto i capitoli singoli per vedere come stavano a sé. In realtà ho fatto più spesso la prima cosa, per vedere quanto risultava pesante… perché io ho un serio problema al riguardo, non ho gli standard del resto della popolazione mondiale. Non è cambiata molto dalla prima stesura, a essere sinceri, ho solo tentato di eliminare qualche pippone davvero eccessivamente lungo. Quindi, se avete qualcosa da dire e la vostra mano pò esse piuma o pò esse fero, commentate, plìz. Tanto lo prenderò come un regalo in ogni caso :3
Adieu *sparisce in una nuvola di fumo*
Kiss

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Capitolo 5
*** 25/12/20XX – 31/12/20XX ***


25/12/20XX – 31/12/20XX
 
Pensieri del 25/12/20XX
Arthur si lasciò lievemente scivolare sul divano, rilassandosi. Sentiva il calore della stanza, delle persone a lui così vicine, e pensò che era bello, incredibilmente bello che stessero tutti lì, a ridere in maniera aperta e sincera, come una famiglia.
Uther e Igraine si erano baciati dolcemente quando avevano aperto i regali l’uno dell’altra e Tristan aveva riso, ricordando che “Quella è mia sorella!”, cosa che faceva ogni Natale, da quando lei aveva presentato l’allora fidanzato alla famiglia. Agravaine, come al solito, aveva fatto un regalo notevolmente più bello a Morgana che a lui, ma questo ad Arthur importava poco perché sapeva che lo faceva involontariamente, per simpatia personale (e, in fondo, neanche a lui lo zio piaceva molto). Morgana e i suoi genitori sembravano un po’ stanchi per tutti i guai che avevano passato quell’anno, ma erano in mezzo ad amici e questo sembrava bastare loro per essere, almeno in quel momento, contenti. Poco più in là, Hunith e Balinor stavano parlando tra di loro guardando una vecchia foto, ricordando il primo Natale che avevano passato insieme in quella casa.
Arthur lasciò cadere il capo sulla spalla sinistra di Merlin, seduto accanto a lui. Inspirò a fondo il suo profumo e sentì il fidanzato stringergli la mano delicatamente. Guardò pigramente le sue dita e il proprio petto, già caldo, sembrò scoppiare al pensiero che sarebbe stato ancora più incredibilmente bello se vi avesse visto un anello.
Ma quello sarebbe accaduto molto presto, se gli avesse detto di sì.
Merlin rise quando Arthur strofinò il naso sulla sua spalla in un gesto affettuoso.
 
Pensieri del 26/12/20XX
Era stato strano dover dire ai propri genitori di essersi fidanzato con un ragazzo, ma era stato ancora più strano vedere il volto di suo padre inclinarsi prima di chiedere “Merlin?” e sentirlo esclamare, con le braccia al cielo e l’aria di uno che si era da tempo arreso all’evidenza, qualcosa come “Lo sapevo. Lo sapevo, era solo questione di tempo” quando Arthur aveva annuito alla sua domanda. Igraine non era stata da meno. Aveva sorriso, mettendo una mano sul braccio del marito e annuendo vigorosamente. “Non ti preoccupare, tesoro, credevamo sarebbe successa una cosa del genere. Spero solo tu non ce l’abbia tenuto nascosto tanto a lungo…”. La sua espressione era stata tanto preoccupata e incoraggiante che Arthur aveva ringraziato ogni nume per aver preso la decisione di rivelarsi immediatamente, prima che nascondersi cominciasse a sembrargli naturale, pochi giorni dopo il suo primo bacio con Merlin, perché si sarebbe sentito decisamente troppo in colpa a doverle dire di aver atteso di più.
 
Pensieri del 27/12/20XX
…Ora che ci pensava, anche fare per la prima volta l’amore con Merlin era stato strano, e Arthur ci ripensò mentre lo sentiva muoversi nel bagno per iniziare a farsi la doccia, perché erano stati amici per così tanti anni che pensare a lui in quel senso gli aveva provocato, agli inizi, non poco imbarazzo.
L’evolversi del loro rapporto fisico era stato graduale, un approfondimento costante, anche se lento. Nonostante avessero scoperto di aver entrambi avuto le proprie fantasie al riguardo, mettere in pratica le cose su cui avevano… “riflettuto”… non era stato per nulla semplice. Finché si era trattato di baciarsi o sfiorarsi da sopra i vestiti, in realtà era stato facile. Poi, senza che in realtà ci avessero propriamente pensato e con un certo timore, le magliette avevano cominciato a sparire (Arthur aveva scoperto che Merlin provava gusto ad aggrapparsi alle sue braccia e a lui piaceva decisamente troppo la leggera peluria che scendeva fin dentro i calzoni dell’altro), poi, almeno un mese dopo, i pantaloni (non aveva mai visto gambe così bianche e non aveva immaginato di poterle trovare così attraenti e si era chiesto come avesse fatto fino a quel momento senza sentire le mani di Merlin che si aggrappavano subito sotto i suoi glutei), poi il semplice strofinio dei corpi era diventato qualcosa di più intimo, di più profondo.
Quando avevano fatto l’amore la prima volta insieme, era passato un anno dal bacio che aveva dato inizio alla loro storia.
Arthur si alzò, avanzando con un sorrisetto verso il bagno quando sentì l’acqua cominciare a scorrere.
Era strano anche pensare che invece in quel momento quell’intimità venisse così naturale e libera, con una disinvoltura da far sorridere.
-Merlin, mi sto unendo a te!
-Ma mi sto lavando!
-Anche io voglio lavarmi.
Merlin lo guardò con finta aria sorpresa, reggendo in mano il bagnoschiuma al miele di Arthur, come se ci avesse sperato nella sua iniziativa.
-Un anno passa in fretta, eh?
Arthur lo prese per un fianco, avvicinandosi a lui per riuscire a richiudere la tenda.
 
Pensieri del 28/12/20XX
-Dimmi che non gli dirai una poesia.
-Arthur? Una poesia? E che gli dovrebbe dire, quelle che gli ha declamato durante le nostre serate alcoliche al pub?
-Per me quelle sono delle opere d’arte. Non ce lo vedete a piazzare nel mezzo della richiesta di matrimonio un bel “Merlin / come sugli alberi / i fagioli”?
-Gwaine!
-No, ti prego! Perché hai ritirato fuori quello scempio?
-O quando iniziò con uno shakespeariano “Posso paragonarti a un giorno d’estate?” per poi cominciare a cadere nel baratro fino a tramutarlo in un sonetto lievemente pornografico?
-Potreste smetterla di rivangare sulle cose che dico da ubriaco e pensare a quello che stiamo facendo?
Arthur unì le mani vicino alle labbra, tentando di concentrarsi sul foglio che aveva davanti. Stava approfittando dell’assenza di Merlin per finire di organizzare tutta la richiesta di matrimonio e aveva bisogno che i loro amici gli dessero una mano. Non era mai stato bravo con le cose romantiche e voleva impegnarsi almeno per quell’occasione. Invece quelli là non facevano altro che parlare delle castronerie che si lasciava scivolare dalla bocca.
-Io ancora non capisco perché dovrei essere io a farti provare la proposta. Chiedilo a Morgana, no?
Arthur alzò un sopracciglio con aria scettica, fissando Gwaine come se fosse impazzito.
-Morgana?! Morgana ha passato due anni interi a capire che quando dicevo a inizio liceo “Chiederò al mio consigliere” intendevo dire Merlin! Non lo conosce bene quanto te e non è così sveglia come sembra.
-Deve essere stata la vicinanza con voi Pendragon.
-Effettivamente, ora che ci penso la velocità di ragionamento non è il tuo punto forte, Arthur… e, con tutto il rispetto, neanche di tuo padre.
Leon intervenne a bassa voce, come se fosse pensieroso.
-Già… è come se non vi rendeste conto delle cose… Del tipo… totalmente ignari, no?
Lancelot alzò le spalle.
-Ce ne siamo accorti quando abbiamo deciso di giocare a Tabù insieme. Voglio dire, Arthur, tu e Morgana siete veramente scarsi!
Elyan rise.
-Vi ricordate quando, in preda al panico, per “Harry Potter” mi sono messo a cantare la canzoncina con cui iniziano sempre i film della saga, no? E Arthur e Morgana che continuavano a dire “canzone”, “stonatura” senza capire cosa intendessi.
-A mia difesa posso dire che la stavi cantando molto male.
Gwaine gli batté una mano sulla spalla.
-Tanto male che avevamo capito letteralmente tutti tranne voi due.
Arthur alzò lo sguardo, annuendo lentamente.
-Ti ho mai detto che tu non mi sei mai piaciuto?
L’altro rise.
-Dai, mi sembra che quella piccola… rivalità, o come la vogliamo chiamare, iniziale sia sfumata, no? Ormai ti stai per sposare con Merlin e io… beh, diciamo che, dopo il fallimento totale anche con Morgana, ho altri progetti.
Era un’impressione di Arthur o nel dire quell’ultima frase l’altro aveva sfiorato un po’ troppo a lungo la spalla di Percival? Il biondo osservò l’omone arrossire lievemente e bere un bel sorso di birra dalla lattina, come per nascondere l’imbarazzo.
-Tu ne sai qualcosa, Percival?
-Mh… No… Non proprio.
Arthur alzò un sopracciglio. Beh, doveva essere stata una sua impressione. Dimenticò immediatamente l’accaduto e, sospirando, tornò sul foglio.
-Allora ricapitoliamo. La festa di Capodanno si farà in un luogo neutro e insospettabile con tutti voi, cioè la nostra villetta di campagna. Cercheremo di essere tutti assolutamente indifferenti, è chiaro? Quindi la parte inziale andrà come al solito, cena un po’ raffazzonata, giochi da tavolo… magari qualcuno potrebbe anche mettere da parte la sua fortuna folle per non dovermi costringere a giocare l’anello per due cartelle a tombola…
Leon tossì con finta nonchalance.
-Poi, quando si starà per avvicinare mezzanotte ognuno di voi farà il proprio dovere. Che sarebbe sparire nel nulla e lasciarmi andare in giardino con Merlin da soli. E ora, aiutatemi a scrivere questa maledetta dichiarazione.
Sospirò, vedendo Lancelot prendergli il foglio e cominciare a leggere fino a che punto erano arrivati.
Sarebbe stata una battaglia da vincere.
 
Pensieri del 29/12/20XX
Arthur chiuse la chiamata di lavoro, giusto in tempo prima di sentire Merlin aprire la porta di casa. Sorrise all’uomo, che lo guardò stranito, come se la sua espressione fosse bizzarra.
-Ho preso del cinese per strada.
Sospirò, posandogli un bacio sulle labbra come bentornato, poi lo vide filare in camera per vestirsi da casa.
-Non vorremo mica mangiare sano per questo finale di stagione, no?
Tutto, quella volta, era perfetto per loro due.
 
Pensieri del 30/12/20XX
Merlin era semplicemente Merlin. Non era solo una voce strana dentro il suo animo e non era solo vaghi sogni in cui vedeva, confusamente, stendardi rossi e oro, oro, oro ovunque, sui mantelli informi, sul proprio capo, negli occhi (perché sembravano occhi quelli).
Merlin era il ragazzino che aveva fatto a metà con lui per la merenda. Era quello che gli aveva goffamente suggerito alla verifica di geografia “Boh, tu scrivi ‘barbabietola da zucchero’.” Era colui che gli aveva fatto notare che, in effetti, i suoi amici più grandi, in terza media, non erano così tanto amici ed erano pure piuttosto ridicoli, anche se lo facevano sentire potente. Ed era la causa della sua confusione di sedicenne, mentre andava a cercare per la prima volta in vita sua porno gay; era quello di cui aveva sempre avuto un paio di mutande, pigiama, spazzolino e varie a casa propria, perché sarebbe potuto rimanere anche senza avvertire; era quello con cui aveva chiacchierato del più e del meno a letto, sottovoce per non svegliare il resto della famiglia; era quello con cui aveva cercato un lavoro estivo in lungo e in largo, con cui aveva preparato i test all’università, con cui aveva fatto l’esame della patente (e colui che aveva dovuto preparare nuovamente quando Merlin l’aveva dovuto rifare una seconda volta), con cui aveva cercato un appartamento perché avevano deciso di non vivere più dai propri genitori.
Voleva invecchiare con lui. Voleva invecchiare con lui in quel momento, in quella vita, perché non sapeva se ce ne sarebbe mai stata un’altra.
E un Pendragon non si lasciava mai sfuggire un’occasione.
 
Pensieri del 31/12/20XX
Arthur cercò Merlin con lo sguardo nel riflesso della porta finestra che portava al giardino e lo vide chiacchierare amabilmente con Lance, che aveva una mano sul fianco di Gwen.
Arthur non si era mai definito un uomo emotivamente intelligente, benché non lo volesse ammettere, perché sentiva come qualcosa che lo chiamava, in Merlin, e non riusciva a comprendere quella voce dentro di sé da dove venisse.
Stavolta non ti lascerò.”, diceva, e forse lo ripeteva perché si era allontanato da lui quando aveva sedici anni a causa di un paio di istinti un po’ “particolari” o forse perché alle medie si erano momentaneamente persi di vista, cominciando a frequentare gente troppo diversa. Ad Arthur, tuttavia, sembrava una voce molto più antica, scavata dentro il proprio petto.
-Hai davvero paura dell’acqua?
-Non so nuotare, va bene?!
-Non ci posso credere…
Sentiva girare la testa, quando ci pensava, e i suoni diventavano ovattati. Se rimaneva con la mente sopra quella frase –quel giuramento- poteva vedere il mondo incresparsi, contrarsi per deformarsi e poi rilassarsi… e a quel punto, solo a quel punto, percepiva un’altra sensazione forte nel retro della nuca (“Dovresti ricordare.”) ed era come cadere verso il basso (“Dovresti sapere.”), come fluttuare, lentamente, verso il fondo… tornare indietro…
-Sei sicuro? A me sembra di star affondando.
-Non ti preoccupare, Arthur, non ti lascerò.
Ricordava le mani di Merlin che tremavano dietro la sua schiena, mentre lo reggeva nell’acqua del lago che avevano subito fuori città, dove avevano deciso di provare.
-Non dovresti, non so, lasciarmi per vedere se galleggio da solo?
Ricordava l’ansia che aveva dentro lo stomaco, confortata dalla sicurezza di quello che aveva detto il suo amico (anche se le sue mani tremavano, anche se sembrava turbato dall’idea di doverlo abbandonare anche solo per poco). Arthur era ancora sicuro. Merlin non l’avrebbe mai lasciato.
Il biondo poggiò delicatamente le mani sulle tasche della giacca, come per nascondere il loro importante contenuto, quando vide il fidanzato venirgli incontro con il sorriso sulle labbra.
-Lancelot mi ha detto che avete assunto un nuovo giardiniere.
-…Come?
Cercò di concentrarsi su quello che l’altro gli stava dicendo, smettendo di ripetersi la dichiarazione in testa.
-Dice che fa un ottimo lavoro. Mi ha anche detto di andare assolutamente a vedere il giardino prima che inizi il conto alla rovescia perché “è favoloso”. Questa era Gwen, comunque.
Merlin rise, scuotendo la testa.
-Anche Percival vuole assolutamente che io vada in giardino. Che è, avete organizzato uno scherzo?
Arthur arrossì, chinando lievemente il capo in direzione degli amici e lanciando loro uno sguardo molto eloquente. Quale parte di “insospettabili” non era stata chiara? Sperò che riuscissero a leggere l’enorme dito medio che aveva negli occhi anche da quella distanza e sorrise a Merlin.
-No, no, nessuno scherzo.
Il fidanzato alzò un sopracciglio scuro con un lieve sorriso sulle labbra e, dopo un attimo di evidente incredulità, sospirò profondamente.
-E va bene. Andiamo a vedere questo giardino, forza.
-C… cosa? Ora?
-Sì, ora.
Merlin lo squadrò.
-Qualche problema?
Assolutamente no, a meno che non intendesse l’assoluta impreparazione mentale di Arthur.
-No.
-Bene.
-Bene.
Merlin lo afferrò per il braccio, portandolo fuori. Incrociò le braccia e se le strinse intorno al corpo, rendendosi conto che faceva più freddo di quello che credeva.
-Aspetta, accendo le luci.
Arthur gettò un’ultima occhiataccia dentro casa, vedendo quasi tutti i loro invitati fargli cenni vari di “ok” con testa, mani e braccia, e li guardò tutti con sguardo omicida. Accese le luci del giardino, che sapeva essere piuttosto potenti, e riuscì.
-Se ci avviciniamo di più a uno dei faretti sentiremo più calore.
Avvolse le spalle di Merlin con il braccio e lo accompagnò a un angolo. Si misero a guardare il cielo.
Passarono diversi minuti prima che uno dei due parlasse.
-Tutto questo è ancora più sospetto.
-Come?
Merlin piegò un po’ la testa fino a toccare quella dell’altro.
-Dico, era più o meno così che era iniziato lo scherzo che mi hai fatto quando avevamo… non ricordo se quindici o sedici anni.
Arthur si morse il labbro.
-Non ricordo…
-Mmmh, strano, perché lo ritiri fuori ogni volta che conosciamo qualcuno di nuovo.
Il biondo sentì arrivargli un pizzico su un fianco e borbottò.
-Era qualcosa di innocente.
-Decidere di farmi rientrare in casa e tentare di farmi credere che nessuno di voi era mai esistito non era innocente e soprattutto non ci sarei mai cascato, razza di asino. E comunque c’ero rimasto male, pensavo mi volessi baciare!
Arthur sorrise maliziosamente e gli si avvicinò.
-Beh, ora ti voglio baciare, effettivamente.
Posò le labbra sulle sue.
-Arthur…
-Mh?
-Gli altri possono vederci da dentro?
-No?
-Perché mi va di…
Merlin gli si avvicinò all’orecchio, sussurrando qualche parola, e Arthur arrossì.
-Sei indecente!
-Sì, e la cosa non ti dispiace.
Il moro sorrise con aria furba e ogni organo interno di Arthur fece una giravolta.
Beh, era vero.
Come era vero che non si poteva lasciar distrarre dal proprio obiettivo primario, perché era da un mese che si diceva “Domani, lo chiederò domani”, tanto che aveva dovuto mettersi una data stabilita e raccontarlo a tutti per darsi seriamente da fare.
Un po’, era sempre stato come essere già sposati con Merlin, col suo continuo metter bocca, col suo costante sostegno, col suo coprirlo nelle situazioni più improbabili.
Voleva dirglielo. Arthur voleva dirglielo che vedeva tutto quello che faceva e aveva fatto per lui, che Merlin era la persona che più gli era stata accanto, che l’aveva notato come non si fosse mai tirato indietro, come l’avesse sempre sostenuto. Come non glielo avesse mai rinfacciato.
Arthur sapeva profondamente, tanto nell’intimo che pure il suo orgoglio taceva di fronte all’evidenza, che non sarebbe stato la stessa persona senza Merlin…
Glielo voleva dire e l’aveva tutto scritto nella proposta (la proposta più lunga e imbarazzante avesse mai visto, a dirla tutta), ma in quel momento non riusciva a pronunciarla. Sentiva un groppo fra il petto e la gola e una tale forza che lo guidava verso il fidanzato da non riuscire a concentrarsi, non riuscire a ricordarsi nemmeno una singola parola del discorso che aveva preparato, il primo che avesse scritto senza l’aiuto di Merlin.
Guardò il moro, respirando lentamente. Lo vedeva sorridere (riscaldava il suo cuore) e inclinare la testa come quando era preoccupato per lui (gli veniva voglia di baciarlo e basta).
Merlin avrebbe potuto distruggerlo in ogni momento, non perché fosse forte fisicamente, o avesse una posizione sociale autorevole, o per qualche talento particolare, ma perché Merlin sapeva tutto di lui, perfino dove avrebbe dovuto colpire per ferirlo davvero, per fargli male irrimediabilmente. E non l’aveva mai fatto.
Si sentì fortunato.
Si sentì grato.
Prese le mani di Merlin fra le sue, tentando, incerto, un sorriso che gli venne un po’ storto, ma non per questo meno sincero.
-Merlin, io…
Si schiarì la gola, cercando di non distogliere lo sguardo da quello perplesso del fidanzato.
-A Natale, quando abbiamo messo il puntale sull’albero, ho detto che speravo che quest’anno fosse migliore di quello scorso, non perché fosse stato triste o non mi fosse piaciuto viverlo, ma perché desideravo qualcosa di ancora più appagante, più bello. In realtà, ti confesso che quando l’ho detto stavo già pensando a questo momento. Anni fa ci siamo detti che non avremmo avuto più segreti tra di noi, quindi…
Prese un grande respiro, rendendosi conto che si stava avvicinando a un punto dove non ce la faceva più a continuare.
-Quindi perdonami se ti ho tenuto nascosto le mie intenzioni fino a oggi.
Non era neanche a metà di quello che si era preparato e già la voce cominciava a tremargli e non sarebbe stato in grado di mantenerla ferma per ancora una frase in più.
-Il fatto è che…
Eccola, la vibrazione della voce. Avrebbe finito solo quell’ultima cosa, solo quella e basta. Arthur guardò Merlin negli occhi, sperando di riuscire a mettere in quel finale improvvisato tutto quello che provava, per quanto potesse essere semplice, per quanto potesse essere banale e infantile la frase che stava per dire.
-Il fatto è che ci sei solo tu.
Si mise in ginocchio. Rise dall’imbarazzo guardando gli occhi di Merlin farsi notevolmente più grandi e decisamente confusi. Tirò fuori la scatolina dalla tasca e, con tutto il coraggio che aveva in corpo, fece per aprirla.
-Vuoi sposarmi?
E Merlin si chinò su di lui, abbracciandolo forte, senza neanche notare l’anello che l’altro ancora teneva in mano.
-Oh, Arthur…!
Il ragazzo si sentì il cuore sprofondare: il tono con cui Merlin gli aveva appena parlato, il modo in cui si stringeva a lui, dicendogli sì e sì con tutto il suo essere, gli stavano facendo venire le lacrime agli occhi.
Arthur lo abbracciò a sua volta, tirando su col naso e inclinando il viso leggermente verso l’alto, come se questo potesse fermare le lacrime che spingevano per uscire. Merlin si staccò da lui per baciarlo con trasporto sulle labbra e su tutto il volto, tenendogli le mani fra i capelli biondi.
Arthur si trovò a pensare, mentre il futuro marito continuava a sussurrare il suo nome nel modo più bello che avesse mai sentito (più di quando facevano l’amore, più di ogni altra occasione), che doveva fare in modo di esserne all'altezza, di guadagnarsi la devozione con cui l’altro lo stava guardando, lo stavo baciando e lo stava circondando con le braccia.
-Ti giuro che farò in modo di meritarti.
Lo guardò negli occhi, sentendo un groppo alla gola perché Merlin lo stava guardando come se fosse già perfetto. Si sentì indifeso, perché percepiva di stare a  guardarlo nella stessa maniera e –maledetta Elena!- ormai se ne sentiva troppo consapevole. Rise, sentendo l’urlo di giubilo di Gwaine dalla porta finestra di casa, seguito da un fischio da parte di Elyan, l’applauso di Percival e Lancelot che cercava di calmare Gwen, che evidentemente se l’era presa per non essere stata messa al corrente e aver ricevuto come spiegazione solo un “Tu fai come ti dico”. Arthur tentò di rialzarsi, portando su con sé anche Merlin, ma ricadde dopo pochi attimi a causa del continuo muoversi del fidanzato, che continuava a stringerlo.
-Posso metterti l’anello o il tuo piano è quello di impedirmelo finché non mi sarò arreso?
-Ah, sì…
Se possibile, il moro arrossì ancora di più, tendendogli una mano tremante. L’anello, così semplice, andò fino in fondo al dito.
La taglia era perfetta.
 
 
Note di Elfin
Siamo alla fine. Ho messo prima il capitolo perché mi sono resa conto che domani non l’avrei potuto mettere, quindi…
Auguro un buon Natale a tutti voi che avete seguito questa storia.
Ringrazio tutti voi, lettori silenziosissimi, e in particolare, per i miei soliti ringraziamenti singoli, chi ha messo la storia fra le seguite (akira uzumakipaffy333Dany_skywalker,Emrys3103FondofanimeLadyTsukylululove2Roxhope08Sunny0719vanessatomasimoyukii96), fra le ricordate (paffy333) e fra le preferite (Asialivebacieabbraccimaru). Spero che stiate passando e che passerete delle feste meravigliose <3
Eh… c’è poco da dire. Era una ff molto prevedibile, come vi avevo già detto, però non per questo è stata per me meno bella da scrivere. Alcune cose sono state molto pensate, altre per nulla :P Questo finale era il capitolo più lungo e vi assicuro che è stato una tragedia scrivere la proposta effettiva. Spero di non aver deluso le aspettative di chi di voi ha seguito la storia :3
Piccolo appunto è che vi ricordo che ci sono due Tristani nella serie. Uno è quello di Tristano e Isotta e l’altro appare nella prima stagione e viene detto essere un fratello defunto di Igraine. Mi auguro di non aver creato confusione!
Per altre ff, mi rivedrete presto. La nuova ff su Eleanor è praticamente completa, mi manca un ultimo pezzo che il sito di streaming mi vuole impedire di rivedere. Per quella Merthur post5x13 che vi avevo detto un po’ di tempo fa, ho finito ieri il secondo capitolo per intero… doveva essere una one-shot nella mia testa ed è diventata una long XD Si chiamerà Revolution Roots e la metterò a breve, appena andrò un po’ più avanti con i capitoli completi.
Vi ringrazio ancora sentitamente e ancora a tutti voi un buon Natale e un felice anno nuovo!
Kiss

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