Braveheart

di Teemo Omegasquad
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La prima radice: orfana ***
Capitolo 2: *** Seconda radice: vacuo ***
Capitolo 3: *** Terza radice: progenie del fulmine ***
Capitolo 4: *** Quarta radice: sole nascente ***
Capitolo 5: *** Test d'ammissione ***
Capitolo 6: *** Primi giorni ***
Capitolo 7: *** Guai a Icatiel e non un bel weekend ***
Capitolo 8: *** Iniziano i guai ***
Capitolo 9: *** Spirito aureo ***
Capitolo 10: *** A volte bisogna urlare ***
Capitolo 11: *** A Ovest ***
Capitolo 12: *** Mare di Nuvole ***
Capitolo 13: *** Riunione dei Reami ***
Capitolo 14: *** Perdita ***



Capitolo 1
*** La prima radice: orfana ***


Capitolo 1
La prima radice: orfana


Il mondo venne sconvolto dalla scoperta delle razze magiche, rimaste nascoste e ben occultate dagli occhi degli umani.
Quando vennero in contatto con la razza umana si ebbe l'inizio di qualcosa di nuovo.
Si ebbero parecchie diffidenze verso le creature magiche, in quanto erano qualcosa di mai visto prima.
Le differenze tra loro erano parecchie evidenti, se non abissali, mostrando con grande evidenza le loro peculiarità.
Per fortuna in molti ambivano alla pace, non avevano desiderio di dominio, eccetto, sfortunatamente, per alcune, che volevano dimostrare la propria supremazia sugli altri. A causa di ciò si susseguirono lunghi periodi di persecuzioni e svariate battaglie in alcuni punti del mondo.
Ma grazie alla "Pace di Amalia" tutto questo trovò finalmente una fine. Tutte le razze coesistono insieme, con pari diritti ed andando d'accordo.

Si vennero a creare dei simboli in memoria di ciò, per fare in modo che non succedesse ancora.
Uno di essi era la Braveheart, divenuta la più grande scuola del regno, che aiutò la Convocazione formando i più grandi paladini che il mondo conosce e divenne la rappresentante della coesistenza tra più razze.
La preside Iris, una bellissima donna che soleva accarezzarsi con fare malizioso la lunga chioma di mori capelli selvaggi, osservava con i suoi occhi coperti da una folta frangia, la scuola e chiunque nel raggio di pochi chilometri incontrasse la sua persona, ne restava estasiato.
Quella mattina indossava una giacca scura con una cravatta rossa abbinata e pantaloni eleganti. Mosse in modo impercettibile, la lunga coda rossa e le piccole ali da diavola fremettero mentre guardava dal suo ufficio, dall'alto, l'accademia che aveva creato.
Restava estasiata e rapita dai meravigliosi giardini e la fornitissima biblioteca con tomi che contenevano ogni sorta di magia e nozione scolastica, con lo scopo di addestrare e istruire i prossimi difensori del regno.
Ovviamente non c'era riuscita come se niente fosse da sola.
Tutto questo, le origini della scuola, avevano radici ben più profonde di quanto si pensi.
Iris se lo ricordava bene, impresso nella sua mente e sulla pelle, senza poterlo dimenticare neanche volerlo.
 
Successe molto tempo fa, durante una delle grandi crisi che il mondo affrontò.
Lei era nata appena agli inizi di quel tragico evento e la sua razza veniva perseguitata e temuta a causa dei doppi poteri che possedeva.
 
-Forza Iris! Se riusciremo a passare il confine potremmo finalmente essere lasciate in pace!- la donna-diavolo correva, mentre i lunghi capelli mori come quelli della figlia, si muovevano in armonia con la sua schiena sferzati dal forte vento.
La pelle rosso-fuoco, era levigata dalle continue frustrate che la donna riceveva ogni giorno, costretta ad ubbidire a chi le voleva male e per paura del suo potere, desiderava la sua totale eliminazione.
Sulla fronte spiccavano due lunghe corna ricurve che come i rami di un albero si ergevano fiere. indossava solamente una povera tunica stracciata e logora e i piedi erano scalzi e sanguinanti dal troppo correre, teneva sulla schiena la piccola Iris e sperava suo malgrado, di raggiungere un luogo sicuro almeno per la figlia.
Erano nel mezzo di una foresta ormai bruciata.
Usavano i resti cinerei degli alberi morti come copertura per non essere viste da delle probabili pattuglie aeree.
Non si fermarono nemmeno un attimo per timore di essere scoperte.
La donna era stanca, volenterosa di fermarsi anche per rassicurare la propria figlia, ma girandosi vide un drappello di orchi guerrieri che seguivano le loro tracce.
A quel punto cambiò idea proseguendo la corsa, mettendo in primo piano la salvezza della piccola.
La bambina si teneva stretta alla schiena della propria madre, impaurita e in cerca di scacciare la paura che la tormentava.
Tentò di confondere le tracce in fretta e furia che si lasciava dietro usando le ceneri degli alberi, muovendone alcuni rami carichi di quella  polvere bruciata e grigia.
Una volta fuori dalla foresta, e aver guadagnato un po' di tempo, videro una città ormai distrutta e ridotta in macerie.
Si incamminarono verso di esso ormai stanche, ma l'udito della madre sentì dei battiti d'ali in lontananza.
Alzò la testa verso il cielo, vedendo due imponenti dragoni, nascondendosi nel primo cespuglio che vide nel panico di quell'attimo.
Valutò la distanza che mancava verso  le rovine, pensando che i draghi avrebbero tenuto lontani anche gli orchi per via della loro fama di distruttori. Ma valeva la pena rischiare? Sì, per sua figlia sì.
 
-Ascoltami Iris, adesso dobbiamo correre il più velocemente possibile. Hai capito? Corri come non hai mai corso piccola!- mise a terra Iris tenendola per le spalle, guardandola dritta negli occhi per avere la sua più totale attenzione e assicurarsi che abbia capito cosa doveva fare.
 
-M-ma mamma...! P-possiamo farcela...? Ho paura!- terrorizzata dalla situazione in cui erano, cominciò a versare delle piccole, innocenti, lacrime, rigandole il viso intriso di paura.
 
-Certo che possiamo farcela tesoro! Ora forza...!- le sorrise per rassicurarla, portando la calma nel suo cuore e nella sua mente, momentaneamente.
 
Guardò sia in cielo che in terra per cercare il giusto tempismo per uscire, ma non le venne dato il tempo per farlo che gli orchi riuscirono a uscire dalla foresta, più infuriati di prima, sbracciando le loro armi a dimostrazione della loro rabbia.
Corse in fretta e furia, passando da cespuglio a cespuglio e per loro fortuna gli energumeni verdi furono intimoriti dai draghi che volavano sopra le loro teste, ma per sfortuna presero coraggio, e anche a causa della loro stupidità, le inseguirono urlando a squarciagola, con le armi in alto.
Madre e figlia, dopo una pericolosa corsa allo scoperto, riuscirono a introdursi nelle rovine trovando un nascondiglio per potersi finalmente riposare.
Sfortunatamente vennero presto raggiunte dagli orchi e la donna strinse a se Iris tra le sue braccia con fare materno e protettiva, guardando da uno spioncino la situazione fuori.
Dannazione a quei cosi e al loro fiuto sopraffino, unico pregio che possedevano, ma che le ha condannate.
 
-Qualsiasi cosa succeda non uscire ok Iris?! Rimani qui!- a mali estremi estremi rimedi.
 
Fu obbligata a uscire, nascondendo come meglio poteva la figlia, con la paura pressante che la opprimeva.
 
-Cercavate me per caso...?- uscì con passo lento e sensuale, tenendo in mostra le gambe per intontirli, cercando di rimanere calma il più possibile per non mandare tutto a monte.
 
-Eccoti mostro! Verrai con noi e ci darai i tuoi poteri! Sarai pure la fattrice del nostro clan!- l'orco a capo del gruppo le puintò contro la spada, parlando con tono grosso e grottesco, avvicinandosi lentamente.
 
-Mmmh, penso potrebbe esserci un'altra opzione che va contro il vostro piano...- si avvicnò pure lei, poggiando una mano sul petto del capo che sembrò eccitarsi, carezzandoglielo dolcemente.
 
Lentamente gli trafisse il petto con la mano strappandogli il cuore di netto, uccidendolo quasi sul colpo.
 
-Che ho una figlia a cui badare!-
 
Il drapello le saltò addosso senza perdere tempo tutti insieme, sguainando le loro spade.
La donna saltò in aria, appoggiandosi al soffitto, per poi spingere con le gambe con forza tramortendo tutti quanti i nemici con un colpo solo, facendoli sbattere a terra.
Per la fretta non li controllò e andò dalla figlia per andarsene da quel postaccio tirandola fuori dal nascondiglio, frettolosa di andarsene.
 
-Iris! Piccola mia! Andiamocene prima che...!- mentre parlò le uscì un rivolo di sangue dalla bocca che quasi finì sul viso di Iris, accorgendosi che una lama le aveva trafitto il petto, di cui la punta aveva quasi raggiunto i dolci lineamenti di Iris.
 
Con un calcio allontanò l'aggressore estraendo l'arma, facendola sanguinare ancora di più, costringendola a tenersi una mano sull'emorragia per rallentare la perdita, pronta a dare ancora battaglia per proteggere la propria figlia.
Quando gli orchi videro la piccola la chiamarono "figlia di satana" ripetutamente, innalzando le mani in coro festeggiando il fatto che avrebbero potuto vincere la guerra grazie a lei.
La donna tentò di reagire per proteggerla, ma a causa della ferita i suoi movimenti erano rallentati, venendo soprafatta, dilaniata e fatta in mille pezzi dalle lame.
Cadde a terra ormai morta.
Iris, in lacrime, andò da lei muovendole leggermente una spalla, pensando innocentemente che fosse solamente caduta a terra dormiente.
 
-M-mamma...? N-no mamma, dovevamo stare insieme per sempre...! M-mamma...!- le lacrime scesero copiose e senza tregua, in un'espressione di disperazione e tristezza.
 
-Su piccola, vedrai che con noi starai bene!- un'orco la prese per i capelli sollevandola da terra scoprendone gli splendenti occhi color smeraldo.
 
Si dimenò per liberarsi, ma ad un tratto, a causa del forte shock emotivo, cominciò a vedere delle strane linee rosse passare nei loro grossi e tozzi corpi, in diversi punti e lunghezza.
Ne toccò uno del braccio che la teneva su, venendo liberata cadendo a terra.
 
-Il mio braccio! Non lo sento più! Cosa mi hai fatto dannata?!- stava per colpirla con ferocia, ma la spada si disgregò al solo sfiorarla.
 
La piccola stava emanando una strana aurea rosso sangue che la circondò, la pelle si mutò in un divampante scarlatto acceso, le crebbero due lunghe corna curve sulla sua fronte che si facevano spazio nella frangia e infine, sulla schiena, due grosse e maestose ali infernali e gli occhi si illuminarono da una ardente fiamma proveniente dagli inferi più oscuri e brucianti.
 
-MAMMA!!- lo urlò con tutta la forza che aveva dentro, scatenando una potente onda d'urto che disgregò gli orchi partendo dalla loro pelle come se fosse un acido altamente corrisivo, distruggendo anche l'edificio in cui si trovava.
 
Attirò l'attenzione dei due draghi che volevano in cielo, facendoli scendere in picchiata sul posto per indagare cosa fosse accaduto.
Esaminarono il luogo dell'accaduto e uno dei due si accorse di Iris, ancora trasformata e con gli occhi che smbrava ormai vuoti, che la attaccò a vista e con ferocia per via dell'alta pericolosità della sua razza chiamandola "figlia di satana", ma venne polverizzato all'istante a causa del suo immenso potere incontrollato.
Il secondo dragone vide la scena e attaccò anche lui con furia per vendicare il proprio compagno morto.
Il braccio gli venne polverizzato non appena la sfiorò, perdendo poi la propria vita in un mucchio di polvere.
 
-M-mamma, t-ti prego svegliati...m-mamma...- si mise le mani sugli occhi, piangendo più forte di prima.
 
Non appena vide i cadaveri apparvero vari immagini nella sua testa o meglio dire ricordi, i ricordi di chi aveva appena ucciso e di chi era morto, un quantitativo spropositato di dati che la piegarono in due dal dolore, facendola quasi impazzire.
Urlò, urlò per sfogare il dolore che la attanagliava in quel momento, quasi coinvolgendo l'ambiente intorno a lei nelle sue grida.
Per mantenere la sanità mentale si ancorò ai ricordi di sua madre.
La tempesta nella sua mente si placò, attenuando il dolore e tornando normale.
Guardò il mare rosso che si era formato intorno a lei, era rimasta completamente sola.
Prese il corpo della madre trascinandola di peso con se fino a una grande radura poco distante, seppellendola come meglio poteva, imprimendo nella sua mente, e nel suo cuore, il luogo di sepoltura in suo ricordo e per renderle onore, in un futuro che si augura arrivì presto per poterlo fare.
 
Si mise in cammino verso una meta sconosciuta.
Dopo svariati giorni di viaggio trovò una piccola città. Vide che era parecchio movimentata, ma il suo stomaco non aveva pietà senza darle tregua, cadde a terra priva di energie, con i crampi di fame.
Riaprì gli occhi dopo molte ore, risvegliandosi sul letto di una casa.
 
-Tutto bene piccola?- una donna umana dai lunghi capelli appoggiati sulla spalla sinistra, raccolti in una elegante e grossa treccia, e un lungo grembiule bianco sporco di farina per averle appena preparato una piccola focaccia ripiena.
 
In preda alla fame gliela strappò di mano mangiandola in gran fretta e voracità, quasi piangendo per la squisitezza, in preda alla fame più feroce, come se qualcuno gliela volesse portare via da un momento all'altro.
 
-Avevi fame eh? Si vede che hai affrontato un lungo viaggio. Come ti chiami piccola?-
 
-I-iris...- parlò con la bocca piena, continuando a mangiare senza ritegno.
 
-Mangia con calma piccola. Vado a prenderti qualcos'altro.- le sorride andando in cucina.
 
Finì di mangiare, aspettando la gentile donna, muovendo le gambe giocosa. Che finalmente ha trovato una casa in cui poter vivere...?
Passò fin troppo tempo da quando era andata, quindi decise di scendere dal letto per andare a vedere come mai ci stesse mettendo così tanto e si rese conto che era stato un grande errore...
La vide con il telefono in mano, guardandola spaventata e prese al volo un coltello, aggredendola immediatamente.
Riuscì a schivarla per miracolo, andando nel panico a causa di quella scoperta e della distruzione del piccolo sogno che si era fatta prima.
 
-A-adesso te rimarrai qui...con me...e le guardie ti porteranno via...!- le puntò contro il coltello tremante, tentando di tenerla ferma fino all'arrivo delle guardie.
 
-P-perché signora...?- le chiese in lacrime, convinta che lei era diversa rispetto agli altri per il modo che la aveva accolta.
 
-P-perché quelli come te della tua razza sono pericolosi e se ti porterò dalle guardie mi daranno una lauta ricompensa...!-
 
Tentò di scappare via, ma la donna provò a fermarla in un gesto di panico.
Iris, inconsciamente e impanicata per la sua vita, le crebbe un piccolo corno sulla fronte e le si infiammò un occhio, che con un gesto della mano le fece implodere il braccio che brandiva il coltello in un mare di sangue e urla, scappando via per la strada.
Corse via il più lontano possibile da quella casa, ritrovandosi di nuovo sola e cominciò pure a piovere. Si mise sotto un balcone stringendosi con le gambe, impaurita di cosa la attendeva il domani.
Passarono svariati anni, combattè con le unghie e con i denti per sopravvivere in mezzo alla strada, imparandone la legge e facendo anche nuove amicizie che la aiutarono a sopravvivere per lungo tempo.
 
Aveva ormai 18 anni, ha visto cosa la crisi ha portato via a tante persone, portando distruzione, disperazione e morte in qualsiasi luogo che ha colpito, ma tutto quanto si stava ormai attenuando e calmando finalmente, dando un po' di pace agli abitanti
Iris se ne stava tranquilla sul tetto di una casa abbandonata, guardando dall'alto il mercato della città, che era diventato più grande e movimentato da come si ricordava da piccola. Indossava dei pantaloni logori e strappati grigi, testimoni di estenuanti e esasperate corse a rubare, e una maglietta a brandelli che la copriva dal collo fino quasi all'ombelico, fiero lottato della strada, si era fatta crescere la frangia per coprirle gli occhi e i capelli si erano fatti selvaggi.
 
-Iris! Iris! è arrivato il mercante dell'oriente con un grosso carico e sembra che abbia molte cose interessanti!- un ragazzino povero, orfano come lei, con solamente come avere gli indumenti che indossava, ovvero dei semplici pantaloncini strappati e una maglietta a maniche corte con svariati buchi sul petto, consumato dalla fame di qualche insetto rendendolo il proprio pasto. Pure scalzo coi piedi anneriti e il viso sporco dalla polvere di strada, doveva avere sui 12 anni.
 
-Grazie per la soffiata Jes! Raduna gli altri che ci prepariamo a colpire!- lo ringraziò per poi mandarlo ad avvisare gli altri.
 
Si incamminò anche lei nel loro punto di incontro.
Una volta riuniti organizzarono il colpo in base alle informazioni a loro disposizione.
Si diressero al mercato, alcuni sui tetti, alcuni a terra, vedendo che il mercante era accerchiato da delle guardie armate, nascoti da lunghi mantelli incappucciati.
Iris diede il segnalo per distrarle e sembrò pure funzionare, tenendole tutte quante occupate, saccheggiando il grosso bottino.
 
-DIVIDE...!- quando stava per dare il comando notò che quelli che dovevano distrarli erano stati uccisi tutti, per questo sembrava che andasse così bene, bloccandosi per un momento, tormentata dal fatto che era stata lei a mandarli incontro alla morte.
 
L'illusione della pace la aveva ingannata, scordandosi che il mondo intero era ancora sul piede di guerra.
Si accorse che era l'unica a essere sopravvissuta, ma una guardia imponente le bloccò la strada e stava per agguantarla.
Lasciò dietro di se il malloppo per poter riuscire a scappare più velocemente senza alcun peso, correndo più come poteva.
Però la guardia non la mollò per un attimo, correndole dietro andando più veloce di lei.
Disperata e ancorata alla propria vita era nel panico e quando riuscì a prenderla atterrandola per la vita non ci vide più, rispondendo all'istinto di sopravvivenza scalciando per poi riuscire a liberarsi, ritrovandosi con le spalle al muro, pronta a vendere cara la pelle.
Le tornarono in mente i ricordi della sua burrascosa infanzia, agli inizi della guerra, in cui veniva perseguitata e la morte di sua madre.
L'enorme figuro la attaccò di nuovo, ma Iris reagì spinta dai ricordi che la tormentavano in quel momento, scrutando il proprio nemico per colpire i punti vitali, senza vederne uno. In preda al panico tentò di afferrargli un braccio per poi buttarlo a terra, ma gli tolse solamente il mantello rivelandone l'identità.
Era un grosso uomo muscoloso con una benda nera sugli occhi, dai corti capelli mori che, in apparenza, evidenziavano il carattere duro e freddo della guardia che aveva di fronte e la divisa militare con gli scarponil e fecero affermare questo sempre di più insieme ai muscoli, con una lunga e enorme coda nera di drago mostrando la sua razza di appartenza, ma sembrava muoverlo con discreta agilità facendola sembrare un terzo braccio.
 
-Va tutto bene ragazza, non voglio farti del male.- tentò di rassicurarla per fermarla.
 
-Fottiti stronzo! Dite tutti quanti così per poi tentare di catturarmi o uccidermi! E poi come cazzo fai a vedere se sei bendato?!?!-
 
-Posso vedere i tuoi selvaggi e lunghi capelli neri, il tuo fisico e che nascondi gli occhi color smeraldo.-
 
-S-stai zitto!- provò di nuovo a scrutare su di lui per vari punti deboli, ma non vide ne i punti e nemmeno il passato del suo avversario per eventuali punti deboli di cui poteva sfruttare contro di lui.
 
Provò a colpirlo con un pugno nello stomaco guidata dalla paura, ma quando lo colpì le si ruppe quasi la mano, era come colpire un blocco di acciaio.
Il dragone, in quell'attimo, la prese bloccandola a terra in una presa di sottomissione, rompendole un braccio senza volerlo, ma si dimenò tentando di liberarsi.
 
-Se ti calmi ti lascio andare!- la ragazza si fermò e quando la lasciò ne approfittò per scappare via.

-Ma sei seria?- la bloccò di nuovo, ammanettandola e portandola con se.
 
Quando la portò dal mercante venne severamente rimproverata e prese una sciabola intenzionato a tagliarle un braccio come punizione.
 
-Penso che sia più utile con entrambe le braccia e ho qualche lavoretto per lei per questo. Me ne occuperò io e scommetto che non è un problema per lei, vero? - il dragone prese Iris mettendola dietro di se dicendolo con un fare intimidatorio, riuscendo ad ottenere l'approvazione.
 
Instillò nel mercante una paura viscerale, passando sopra all'accaduto, nonostante avesse gli occhi coperti dalla benda.
Quel pomeriggio stesso terminò l'incarico, mettendosi in tasca vari fogli e portò con se Iris.
 
-Su, ora ti porto con me da una mia amica che ti metterà a posto il braccio e la mano.-
 
Intrapresero un viaggio che durò per ben 5 ore in treno.
In lontananza videro una grande città, florida e ricca, per poi scoprire che era la più grande metropoli mai creata finora , nonche simbolo della futura pace.
 
-Q-quella è...!-
 
-Sì, Icatiel, la più grande metropoli esistente al mondo, nonche il fulcro di ogni cosa e centro dell'esercito e anche la nostra destinazione. Forza, preparati e ti troveremo pure qualcosa di decente da metterti, ti unirai all'esercito.-
 
Iris non replicò, valutando che era un individuo particolarmente forte e che era meglio non avere contro.
Una volta scesi non si fermarono da nessuna parte, dirigendosi subito in caserma.
I soldati presenti esultarono quando entrò il dragone, urlando come se fossero un coro da stadio, dicendo cose tipo "bella la ragazza! te la vuoi fare?" e simili, urlando anche un nome, ovvero Dante.
 
 -Non pensavo che ci fosse così tanta carne morta da mangiare.- li mise in silenzio in quanto era anche un loro superiore dirigendosi nella infermeria.
 
Disse a Iris di abbassarsi quando aprì la porta e infatti fece come dice in quanto volò  addosso a loro una sedia in metallo.
 
-Porco di...! Dove cazzo eri finito brutta testa di cazzo di una lucertola nera troppo cresciuta?!- un'infermiera elfa si lanciò addosso a lui con un calcio volante, ma la prese per la caviglia lanciandola contro il muro in una grossa chiazza di sangue, sentendo un fragoroso rumore di ossa che si rompevano tutte insieme.
 
-Ma l'hai uccisa!!!- Iris rimase sconvolta da ciò che aveva fatto.
 
-Non muore per così poco...o almeno non può morire proprio in ogni caso. Ti presento Scarlett, un'elfa mezza matta e piuttosto violenta.-
 
-Esattamente!- si staccò dal muro ricomponendosi pezzo per pezzo con un fragoroso rumore di ossa.
 
-Allora, che cazzo ti serve Dante?- si tolse la cuffia e la mascherina mostrandone i lineamenti del volto.
 
Aveva dei lunghi capelli scarlatti proprio come faceva presagire il nome, gli occhi di un vigoroso e acceso rosso invece ricalcavano sempre un'espressione di rabbia e disgusto verso chiunque guardava, tutto quanto era intonato al suo umore attuale o almeno pensava che era così solo in quel momento, accorgendosi dopo che aveva un sinuoso fisico, dalle curve provocanti.
 
-Dai un'occhiata a questa ragazza, io devo fare un paio di cose. Tienila d'occhio per me.- la lasciò a lei dileguandosi.
 
La ladra decise di approfittare di quel momento per scappare, ma un bisturi la bloccò alla parete tramite i vestiti e Scarlett le fece segno col dito di no con un'espressione da pazza tirandola verso di lei guardandole il braccio.
Mugolò di dolore mentre le muoveva l'arto.
Una volta finito di valutarne lo stato l'elfa creò dei cerchi magici sui palmi delle mani, afferrandola stringendo con forza, quasi facendola gridare, ma al tempo stesso glielo curò, rimettendola apposto.
 
-Come ti chiami ragazza?- le chiese bendandole il braccio con una specie di benda magica.
 
-I-iris...-
 
-Mi domando come mai Dante ti abbia portata qui, non è il tipo da fare queste cose. Comunque faresti bene a rimanere qua con me, questo edificio è pieno di soldati arrapati e pure vecchi che ci proverebbero con la prima bella ragazza che vedono.- la incitò a rimanere con lei più per proteggerla.
 
Infatti ciò che disse Scarlett non ci mise poco a realizzarsi.
Due soldati erano entrati in infermeria, flirtando con Iris, che si imbarazzò subito tentando di prendere le distanze, ma le loro robuste braccia la bloccarono quasi portandola fuori.
L'elfa intervenne infastidita separandoli dalla ragazza con dei calci volanti, sbattendoli fuori, rompendogli pure il naso.
Dante tornò verso sera.
 
-Era ora che tornassi! Che fine hai fatto?!- lo rimproverò la pazza, volendo sapere cosa avesse fatto.
 
-Non incazzarti fin da subito Scarlett. Ho finalmente trovato notizie di lei, prendo le mie robe e parto subito!- andò al suo armadietto raccattando tutto quello che c'era dentro.
 
Si bloccò a guardare Iris per un secondo, prendendola di peso per un braccio.
 
-E tu verrai con me. Mi saresti più utile in viaggio che qui.-
 
-E-ehi! Perché dovrei venire con te?!- gli chiese infastidita.
 
-Preferisci subire le advance di vecchi arrappati e andare incontro di nuovo alla morte oppure venire con me e vivere senza questi rischi?- una domanda veramente convincente le fece.
 
Remuginò per qualche secondo, decidendo di andare con lui.
 
-Ehi! Mica mi vorrai lasciare qua ad annoiarmi?! Con te è tutto più divertente e meno noioso! E poi mica lascio da sola Iris con te e alle tue "abilità" di guarigione!- Scarlett aveva già un grosso zaino in spalla, pronta a partire insieme a loro.
 
-Molto bene allora. Avevo giusto bisogno di qualcuno che medicasse eventuali ferite di vario genere o simili.- rimise giù Iris a terra.
 
Una volta tutto pronto uscirono dalla caserma cominciando un viaggio che sembrerà non avere fine.
Ma non sapevano che quel viaggio era soltanto l'inizio delle origini della Braveheart, costruendone le prime radici e fondamenta.
 
ANGOLO AUTORE
Non vi aspettavate questo aggiornamento colossale della storia eh?! Comunque ci sono altri motivi per cui ho deciso di riscriverla, ma non voglio annoiarvi.
Spero che questo nuovo inizio possa coinvolgevi meglio della versione precedente e di come era prima. La trama è cambiata drasticamente, come la storia e i poteri di alcuni personaggi come i loro ruoli e tutto quanto e per questo ringrazio la mia collaboratrice Stardust94(leggete le sue storie) che mi sta dando una grossa mano con la riscrittura di Braveheart e a risolvere svariati dubbi e collegamenti.(un giorno troverò il modo di ringraziarla a dovere)
Ci ho messo un po' a riscrivere questa storia, ci ho dovuto pensare molto per riuscirci e spero gradirete molto!

Nota dopo un piccolo rework: non credevo di metterci così tanto per farre delle modifiche così piccole e insignificanti... comunque anche i prossimi 3 capitoli potranno subire piccoli cambiamenti per via del nuovo incipit creato per la storia, adattandolo di conseguenza, sperando che vi possa piacere di più. Tra l'altro lo reputo più realistico di quello di prima.
                                                   Comunque davvero... credevo che c'era bisogno di più modifiche, ma a quanto pare non è stato così. Forse lo riguarderò ancora in futuro.
(forse i primi 4 capitoli verranno uniti in 1 più avanti e se lo riterrò giusto)

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Capitolo 2
*** Seconda radice: vacuo ***


Capitolo 2
Seconda radice: vacuo


Ad un tratto si aprì la porta dell'ufficio di Iris.
Entrò qualcuno che si poteva definire un vero uomo solamente dall'aspetto fisico.
Indossava un cappotto di pelle rosso cremisi, come se fosse fatta di sangue ancora vivo e pulsante, con sotto una canottiera bianca che metteva in risalto i muscoli, con pantaloni, scarpe e guanti nero pece, che sembravano provenire da un pronfondo abisso componendo un'orgogliosa armatura, con sugli occhi degli occhiali da sole.

-è il momento della cerimonia Iris.- la avvisò che era l'unica a mancare.

-Sì, arrivo Dante...- gli rispose ancora pensierosa, baciandolo con amore sulle labbra, uscendo dall'ufficio insieme a lei.

Ricambiò il bacio felice, ma Iris non era la prima donna che aveva amato.
La prima, a cui aveva donato il proprio cuore e amore, qualcuna per cui valeva la pena amare.
Tutto questo succedde moltissimo tempo fa, ancor prima che la grande guerra delle razze scoppiò, più di 30 anni fa.
Le razze magiche erano uscite allo scoperto da poco tempo dal loro mondo, per unirsi insieme agli umani, in pace, o almeno la maggior parte.
Dante era un famoso e rinomato mercenario.

Fu convocato dal re del regno di Zakhar.
Rispose alla convocazione dubbioso, con indosso la sua fidata armatura a piastre, oscura come la pece, con grossi spuntoni sugli spallacci che gli davano un'aria minacciosa.

-Benvenuto nel mio umile castello Dante, ti ringrazio per aver risposto alla mia convocazione.- gli diede il benvenuto, alzandosi dal proprio regale trono lasciando cadere a terra il suo regale mantello.

-Per qual motivo hai chiamato me...? è stato un viaggio decisamente lungo e spero che tu abbia un buon modo per convincermi.- incrociò le braccia infastidito, in attesa di una risposta.

-Beh, la chiamano il conquistatore, il distruttore, l'abbatti giganti, quindi ho voluto chiamarla per assumerla come guardia e verrà ricompensato lautamente. Siccome le tensioni si fanno sempre più fitte con le razze magiche è meglio avere qualche protezione in più.-

-E quanto esattamente...?- prestò attenzione alle ultime parole dette, mostrando finalmente dell'interesse.

-Che ne pensa come anticipo al momento?- il re schioccò le dita, facendo entrare nella sala del trono 3 forzieri pieni d'oro.

-Inizio oggi stesso allora.-

-Allora mi segua.-

Lo condusse, insieme a delle guardie, nei meandri del castello, portandolo di fronte a un grossa porta.
Quando entrarono si notò subito che era la stanza della figlia del re.

-Amalia, mia cara, voglio presentarti la tua guardia del corpo.- a quella frase, la ragazza si alzò che era davanti allo specchio.

-è un piacere conoscerla signor...?- indossava un elegante e vistoso vestito viola, con lunghi capelli castani che le cadevano lungo la schiena e gli occhi sembravano due zaffiri brillanti.

Gli sorrise andandogli incontro, aspettando che le rispondesse.

-Dante...- non la guardò nemmeno in faccia, impegnato a guardarsi intorno.

-Vi lascio conoscervi meglio, per qualsiasi cosa abbiate bisogno ci sono le guardie fuori. Mi aspettano vari doveri.-

Li lasciò soli, uscendo dalla stanza.
Dante ne approfittò per guardare subito dalla finestra per guardare meglio i dintorni del castello.

-Cosa fa? Perché guarda fuori dalla finestra?-

-Per controllare se il perimetro è sicuro.-

-Ma siamo nel castello reale, è il luogo più sicuro.-

-Di solito luoghi del genere sono i primi a cadere...-

-Piuttosto posso vedere il viso di chi mi proteggerà d'ora in poi...?- si avvicinò a lui senza farsi sentire.

Gli tolse l'elmo che lo copriva, ma le cadde immediatamente a causa dell'enorme peso, ma rimase stupita della sorpresa che celavano.
Dei capelli, che lei riteneva meraviglioso, bianchi come la neve e gli occhi coperti da una benda.
Ci infilò subito una mano, mettendosi in punta di piedi per toccarli, con gli occhi che le sbriluccicavano, come se fosse una bambina che stava osservando un nuovissimo gioco.

-La smetti...? Tipo ora...?- le disse infastidito, facendola smettere.

-Oh, mi scusi, ma non è da tutti i giorni trovare qualcuno con dei capelli come i suoi.- esaudì la richiesta, ritraendo il braccio. -Però mi piacerebbe sapere di più su di lei, a parte il nome intendo. Potrà esaudire la mia richiesta un giorno?-

-Sono la sua guardia del corpo, devo soltanto obbedire.-

-Mediterò su questo.- gli sorrise angelico.

Dante si guardò intorno nella stanza, notando due spade dalla lama sottile appesi al muro, degli stocchi per la precisione.

-Come mai ha questa decorazione?- indicò le due armi incrociate.

-Non sono una decorazione. Tiro di spada seguendo l'arte dell'arma bianca. In quanto priva di magia devo pur difendermi in qualche modo no?-

-Come prego...?- le chiese incredulo, pensando che stesse scherzando.

-Che c'è? Una principessa non può saper combattere?- si alzò dal letto con le braccia incrociate, mantenendo il sorriso.

-Da quando una principessa ha bisogno di saper tirar di spada?-

-Allora glielo mostrerò. Mi alleni!-

-Non è meglio per le vostre delicate manine dedicarsi al cucito? E perché mai una guardia dovrebbe insegnare?- la prese in giro toccando un punto dolente, rimanendo fermo al suo pensiero che lei fosse una principessa qualunque.

-Lo sa che le mie guardie seguono una dieta molto particolare...? Una dieta esclusivamente vegetariana e siccome lei è la mia guardia del corpo dovrà dare l'esempio agli altri, seguendone una vegana. Ma, e dico ma, se mi allenerà per lei questo non varrà. Mi sembra un accordo che vada a vantaggio di entrambi no?- mentre gli esponeva il patto, gli camminò intorno con un'espressione astuta, anche più di una volpe.

-Vuole iniziare ora?-

-Certo, mi segua al campo d'addestramento.- Amalia canticchiò felice, conducendolo al campo.

Era un luogo molto ampio, poteva ospitare molte persone nello stesso tempo.
Avevano preparato un'area apposta per loro, con un ampio tavolo con una vasta varietà di armi.
Dante le stava guardando, provandole e testandone il materiale di cui erano fatti, aspettando la principessa che era andata a cambiarsi.

-Sono le armi che può scegliere. Scelga quello che più le aggrada. O magari ne vuole di altri tipi? tornò da lui, indossando una tuta bianca da scherma, coi capelli raccolti all'indietro in una specie di coda di coniglio, mentre brandiva un semplice stocco in mano.

-Sono abituato ad armi più pesanti...dovrò abituarmi a queste...- prese una spada lunga, facendola girare e menando qualche colpo nell'aria.
.-

-Beh, spero non ti diano problemi. Iniziamo al mio...- lei non finì la frase che venne sorpresa da un attacco a sorpresa da parte della sua guardia, mettendola in difficoltà in quel istante, procuradole un piccolo taglio sulla guancia che sanguinò subito.

Menò pesanti colpi di spada, facendola continuamente sbilanciare e perdere l'equilibrio.
Cadde a terra per un istante, schivando l'affondo che si conficcò a terra, tornando in equilibrio per poter contrattaccare.
Dante, con un rapido e agile movimento di polso, fece scontrare le due punte l'una contro l'altro, e la disarmò colpendole il polso con cui brandiva lo stocco, buttandola a terra mettendole la spada alla gola.

-Se fosse un vero combattimento sareste già morta. Ci sarà molto lavoro da fare, sappia questo e diventerò ancora più brutale. Vuoi continuare comunque?- le chiese, lasciandola andare, con tono freddo e distaccato.

-Non chiedo di meglio!- si rialzò, sorridendo e con un'espressione determinata, come se fosse pronta ad affrontare il mondo intero da sola.

Dante rimase sotto incarico ancora per molti anni.
Si stavano esercitando nel tirare con la spada e Amalia dimostrò grande abilità nell'arte dell'arma bianca, ma non sufficiente per poterlo battere.
La principessa procedette con un rapido affondo, tenendo la mano libera dietro la schiena, e lui la schivò facilmente colpendole con un pugno la schiena, facendola cadere a terra.

-Forza! I nemici non aspetteranno che ti rialzi! Coglieranno la prima occasione per ucciderla!-

-Ancora Dante...!- si rialzò da sola, mettendosi in una posizione di attacco impugnando la sottile spada, con qualche graffio sul viso.

-Avrei una piccola curiosità da chiederti Amalia.- con l'elsa della lama le bloccò ogni colpo con estrema facilità.

-Dimmi pure...!- lei continuò a muoversi agilmente, provando nuovi attacchi, schemi e finte.

-Potevi rifiutarmi come guardia fin dall'inizio. Perché non l'hai fatto?- con abilità la disarmò, facendole volare l'arma in aria che poi finì conficcata a terra.

-Perché mai avrei dovuto rifiutare? Non ne avevo alcun motivo per farlo.- fece una scivolata in mezzo alle sue gambe, riprendendosi lo stocco, preparandosi ad attaccare di nuovo.

-E se non ero umano invece? Cosa avresti fatto?- parlò, continuando l'allenamento, falciandole le gambe con un colpo secco, facendola cadere a terra di nuovo.

-Che vuoi dire? Non mi sarei rifiutata in ogni caso.- gli rispose diretta, rimettendosi su, ansimando.

-Adesso basta per oggi. Abbiamo fatto abbastanza.- le prese l'arma dalle mani con estrema facilità, anche a causa della stanchezza che Amalia aveva addosso.

-V-va bene...- parlò a fatica a causa del fiatone, asciugandosi la fronte con un asciugamano.

Ad un tratto vennero convocati entrambi dal re per una missione di pace.
Gli spiegò che gli orchi erano sul piede di guerra e volle mandarli per stipulare una tregua, per calmare le acque.
Amalia accettò volentieri, potendo finalmente uscire dal castello per adempiere ai doveri di principessa, iniziando subito i preparativi.

-Amalia, sei sicura di volerlo fare?- le chiese Dante, per nulla tranquillo.

-Sì, ho sempre voluto aiutare mio padre e ora ne ho l'occasione! E poi se ci sei anche tu mi sento decisamente più sicura.- gli sorrise solare, pronta più che mai.

Senza accorgersene, Dante gradì nel profondo quella frase, come se gli avessero fatto un complimento.
Dopo svariate ore partirono per la missione di pace, muniti di molte guardie e di un convoglio ben armato.
Per arrivare a destinazione furono obbligati a passare attraverso la foresta nera.
Quel posto era diventato famoso a causa della materia oscura che sgorgava dalle crepe di quei misteriosi alberi dal colore nero misto grigio, come se fosse cenere, rendendo quel luogo uno dei più pericolosi al mondo.
Il semplice contatto significherebbe morte certa, pericolo mortale, punto di non ritorno.

Ad un tratto Dante fece segno con la mano di fermarsi, scrutando con attenzione i dintorni. Sentiva il pericolo avvicinarsi a loro, pronto a assaltarli.
Infatti fu proprio così, perché degli orchi uscirono dai loro nascondigli ben mimetizzati, saltando addosso alle guardie e sopratutto su Dante, lasciando indifesa la principessa.
Il guardiano reale provò a liberarsi per soccorrere Amalia, ma una montagna di carne verde lo teneva bloccato a terra.

-Vieni con noi principessa. Il nostro capo vuole vederti, ti vuole come carne da riproduzione!- l'orco più grande allungò la mano su di lei, per poi ritrovarsela mozzata di netto.

La principessa "indifesa" si rivelò non esserlo, piantando i piedi sulle spalle della montagns verdognola, infilzandogli la testa con lo stocco come se fosse uno spiedo, cadendo a terra.
Dante riuscì finalmente a liberarsi, togliendo di mezzo tutti gli orchi, aiutato dalle guardie.
Non fu troppo difficile sbarazzarsi di loro, ma non avrebbero potuto vivere molto in quanto erano stati infettati dalla materia oscura presente nella foresta.
Si prepararono a tornare indietro, dando per fallita la missione, mentre Amalia stava guardando l'ammasso di cadaveri orchesco.

-Amalia...? Tutto bene...?- la sua guardia del corpo si avvicinò lentamente a lei, preoccupato.

-Perché lo hanno fatto? Eravamo venuti apposta per stipulare la pace, per andare d'accordo, ma per loro noi umani siamo solamente carne da macello e riproduzione...- cominciò a tremare, girandosi di scatto tornando al convoglio. -Torniamo a casa Dante...-

Annuì, accompagnandola.

Passarono svariati anni di servizio, finchè non convocarono Dante per un'udienza dal re, senza spiegargli il motivo o altro, lasciandolo in sospeso.
Non capì il motivo di tale chiamata, ma in preda alla curiosità si preparò.
Una volta pronto si presentò alla cerimonia, che presenziava nella sala del trono, con tutti i reali e il re, insieme alla figlia.
Si avvicinò al trono.
Il sovrano prese la spada, alzandosi in piedi, ma Dante lo fermò.

-Le chiedo perdono, ma non posso accettare questa carica. Piuttosto che essere un pinguino che prende ordini, preferisco sposare vostra figlia Amalia.- quel rifiuto scatenò un brusio generale in tutta la sala, mettendolo sul dubbio.

Il re stava per parlare, ma Amalia si mise in mezzo, sorridente e dicendo al padre che non era nulla di grave, capendo le parole di Dante meglio di chiunque altro.

-Dante, per favore...falla meglio la tua proposta.-

-Beh...ecco...come posso dirlo...? Cavolo, pensavo fosse più facile da dire...!- tutto agitato prese un piccolo cofanetto dall'armatura.

Per l'agitazione cominciò a saltargli tra le mani, cadendogli poi a terra.
Lo riprese con le mani tremanti, mettendosi su un ginocchio, aprendolo mostrando al suo interno un anello matrimoniale.
Non appena lo vide, gli occhi di Amalia cominciarono a brillare saltandogli al collo felice, urlando sì.
Tutti quanti guardarono il re, in attesa di un suo esito.
Sospirò, non aveva mai visto la propria figlia così felice, accordando il matrimonio.
Furono fatti grandi festeggiamenti in onore del matrimonio.
Prepararono tutto quanto, degno di una reale e Dante trovò quell'occasione per indossare l'abito elegante.
L'intero regno festeggiò.
Una volta finiti i festeggiamenti andarono in luna di miele, solo loro due, senza guardie perché Amalia era comunque al sicuro con lui.
Andarono in un luogo meraviglioso, più precisamente ai laghi di Merzhal, famosi per la splendida acqua limpida e rigenerante, metà favorevole per i viaggi di coppia.
Passarono una stupenda giornata insieme per poi giungere a sera, ovvero il momento di consumare il matrimonio.
Entrarono in camera da letto mentre si baciavano, tenendola in braccio proprio come una principessa.

-Ti prego...sii gentile Dante...- Amalia era tutta rossa, mentre la posava sul letto matrimoniale.

-Amalia...devo dirti una cosa importante...- si mise sopra di lei, emanando una strana aua magica.

Gli apparvero due grossi ali imponenti e una coda neri come la notte, la pelle delle braccia e delle mani si tramutarono in scaglie e anche lungo i lineamenti del mento, coprendosi il viso con una mano, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi.
Ma si sorprese quando lo baciò con amore e passione, rimanendo stupefatto.

-Che tu sia umano e no, non mi importa Dante. Ti amo e nemmeno la tua pelle o razza mi farà cambiare idea.- gli sorrise dolcemente, carezzandogli il viso, persino il mento, avvicinandolo a se.

Il dragone quasi piange di gioia, baciandola con foga, lasciandosi andare dall'eccitazione di quel momento.
Fu una notte fantastica, entrambi si abbandonarono a Eros e da quella notte concepirono la loro unica figlia, Olivia.
Il padre di Amalia fu felice che aveva una nipotina così bella. La bellezza la aveva presa senza dubbio dalla madre.
Passò sopra sul fatto che era anche mezzo drago, per la felicità della propria figlia.
Passarono un paio di anni da allora e Dante andò dalla propria amata, dopo aver addormentato la prole.

-Cosa dovevi dirmi Amalia?-

-Voglio che gli umani riconoscano le razze magiche come propri pari. Tutti questi perseguimenti...maltrattamenti e pregiudizi solamente perché sono diversi...devono finire!- battè il pugno contro il muro, indignata dal comportamento degli umani.

-Lo sai che sarà dura e richiederà molto tempo, sopratutto da parte degli umani per capire. Sono avidi e mali...!- si fermò, ricordandosi che anche Amalia era umana.

-No...hai perfettamente ragione Dante! Sono avidi, maligni, meschini...i peggiori animali di questo mondo...ed è per questo che bisogna fare qualcosa!- pianse di amarezza, stringendo i denti.

-Vorrà dire che lo farmeo insieme allora.- la abbracciò da dietro, baciandole con dolcezza la testa.

Amalia fu felice di quel gesto, girandosi per poi abbracciarlo sorridendo.
Dante ricambiò, pronto ad appoggiarla e aiutarla in quell'impresa che sembrava impossibile. Aiutare il suo cuore, carico di coraggio, a fare quel primo passo per porre fine ai sopprusi.
Tutto quanto si fece col dovuto tempo di cui necessitava.
I prossimi mesi furono ricolmi di lavoro, tra i rappresentanti convocati per discutere riguardo la pace e le notti insonni a causa della piccola Olivia.
Quello fu l'inizio di qualcosa che era destinato a essere grandioso, ma purtroppo non sempre tutto procede secondo i piani.
Le guardie cittadine diedero l'allarme di un pericoloso intruso che si era introdotto durante il trattato di pace, seguito da un piccolo esercito di zombie che cresceva man mano che camminava.
Un uomo incappucciato, avvolto da un cappuccio e mantello nero come l'oscurità più nera, si stava dirigendo verso l'entrata del palazzo.

-Si fermi! Non può entrare!- un guardiano del portone provò a bloccarlo, mettendosi in mezzo al suo cammino.

L'incappucciato non profelì parola, alzando una mano avvolto dalla lunga e ampia manica.
Come una tempesta, uscì del fumo oscuro e spettrale, che lo travolse. La pelle venne contagiata da quella cosa che cambiò colore da rosa a nero, facendo avvizzire il corpo e disgregando la pelle fino a ucciderlo.

-ALLARME! L'INTRUSO è QUI!- l'altro guardiano diede l'allarme più veloce che poteva, venendo ucciso pure lui da quella nebbia funerea.

Alzò il dito all'insù e i due cadaveri si alzarono, trasformati in zombie, lo seguirono.
Dante, lasciando Amalia insieme ai rappresentanti, organizzò le difese il più velocemente possibile, preparandosi al contrattacco.
Aveva radunato circa una cinquantina di uomini, con gli scudi alzati, in posizione difensiva, davanti al portone.
Il grosso pezzo di quercia cadde lentamente, polverizzato e, come un fiume in piena, vennero travolti da una marea di morti viventi, che erano superiori a loro numericamente.

-Li odio i necromancer!- Dante ringhiò di disgusto e rabbia, decimando i resti di quei soldati caduti.

Erano in estrema difficoltà.
Più ne uccidevano e più sembravano che ne apparissero, facendolo sembrare un'orda senza fine e come se non bastasse intervenne pure il negromante col suo fumo oscuro, "convertendo" i guerrieri ancora vivi dalla sua parte.
Il dragone riconobbe subito quella nebbia, era fatta di materia oscura. Quindi era qualcosa in grado di manipolare?
Quel pensiero gli passò di mente quanto stava per essere colpito anche lui, ma rispose con un potente colpo di spada che la dissolse immediatamente.
Ormai era rimasto solo, circondato da quei cadaveri moventi, che si stavano avvicinando a lui.
A quel punto estrasse una seconda spada, pronto a dar battaglia.

Dante si destreggiò alla perfezione, riuscendo a tener testa a entrambi i fuochi nemici.
Si alternava tra la destra e la sinistra nel decimare gli zombie e dissipare il fumo di materia oscura, impedendone il contatto fisico, ma non accennavano a diminuire, anzi, aumentavano sempre di più!
Più andava avanti e più la stanchezza stava cominciando a farsi sentire, disfandosi man mano dell'armatura per alleggerire il carico e che uso come oggetti da lancio, rimanendo in pantaloni e canotta.
All'improvviso lo attaccarono in un attacco di massa simultaneo, costringendolo a focalizzarsi solamente su loro, distruggendoli in un unico colpo incrociato di lame.
Si fermò per un secondo, ormai distrutto dalla stanchezza e barcollante privo di forze, ma fu il suo più grande errore che non si sarebbe mai perdonato in vita sua.
Ad un tratto un incantesimo carico di energia oscura lo colpì sulla schiena, quasi facendolo cadere sulle ginocchia, sorprendendo il tenebroso mago.

-P-pensi che ci voglia così poco per buttarmi giù?!- Dante aguzzò i denti, mentre le scaglie stavano cominciando ad estendersi.

Di colpo lo prese per il collo e dei flussi viola fuoriuscirono da lui, affluendo verso il necromancer, sentendosi sempre più sfinito e i sensi si offuscarono.
La fatica compiuta prima lo misero in una posizione di non poter reagire a quel risucchio magico.
Non appena lo lasciò andare, svenne sul pavimento, annullando la trasformazione.
Si svegliò all'incirca due ore dopo, sentendo che si era fatto un silenzio tombale e preoccupante.
Non appena si rialzò, corse a perdifiato verso la sala delle udienze.
Sperava che fossero tutti salvi. Sperava col cuore che nessuno fosse morto! Ma scoprì la dura e amara verità che fu un tremendo colpo al cuore.
Tutti quanti...uccisi e quella messa peggio tra tutti era Amalia, la cui infezione ormai le aveva intaccato tutto il corpo, che aveva provato a difenderli.
Si avvicinò a lei e la sollevò da terra.

-D-dante...- aprì gli occhi, sorridendogli con molta fatica a causa della propria condizione.

-N-no! Cosa ho fatto?! Se solo non mi fossi distratto in quel momento tutto questo non sarebbe successo...! Te saresti ancora viva!-

-Hai fatto del tuo meglio Dante...-

-Non parlare! Risparmia le forze! Non lasciarmi!- balbettò in preda al panico, mentre la paura e la tristezza lo stavano pian piano dominando.

-è-è troppo tardi ormai...non posso più salvarmi...-

-Ci deve essere una soluzione...!- le lacrime non si accennavano a smettere di calare.

-Ti amo...Dante...Drake...- sollevò lentamente una mano, carezzandogli il viso un'ultima volta, prima di esalare il suo ultimo respiro, sorridendo in faccia alla morte con il coraggio che aveva sempre mostrato.

In preda al panico, provò a rianimarla, a salvarla come meglio poteva, a farla tornare da lui, però nulla funzionava.
La strinse forte a se, dandosi la colpa della sua morte. Se non si fosse distratto...se non si fosse fermato...gli eventi sarebbero stati diversi?
I suoi occhi divennero completamente bianchi e vuoti.
I sensi di colpa lo stavano schiacciando sempre di più. Continuò a sentire una voce, che lo accusò ripetutamente, che era solo colpa sua, del suo momento di stanchezza che aveva determinato l'accaduto. Il suo cuore, che aveva iniziato a farsi sentire solo per Amalia, cominciò lentamente a ritornare come era prima, ovvero quasi inesistente e duro come la pietra.
Rimase immobile e inerme, tenendo in braccio la donna che amava più al mondo.
Tutte quelle emozioni negative attrarono la materia oscura residua per terra e nell'aria, convergendo verso Dante.
Intaccarono il suo corpo, infettandolo pian piano, però non riuscì a sentire alcun dolore.
Ma qualcosa stava succedendo, quel fumo oscuro non riuscì corromperlo, perché la sua natura magica da dragone lo protesse.
Quella cosa non si arrese, avvolgendolo in una grossa massa che lo inglobò completamente.
Quella sfera fatta di oscurità si incrinò, ingrossandosi in alcuni punti come una specie di blob.
Si distrusse in una gigantesca esplosione nera, a causa di una grosa reazione di rigetto dalla natura draconica di Dante. Si estesero rovi oscuri, traboccanti di fumo spettrale, muniti di grandi spine che si estesero a loro volta, fino a ricoprire completamente il regno ormai morto e disabitato. Quel luogo, con il passare del tempo, sarà rinominata "Antro della morte".
Il dragone si alzò in piedi, staccandosi dai rovi di cui era il nucleo centrale, tenendo in braccio Amalia come la principessa che era.
Lentamente uscì dai resti morenti di Zakhar, le piante oscure si tolsero al suo passo, liberandogli la strada.
Aveva finalmente trovato la felicità, qualcosa per cui valeva veramente la pena continuare a rimanere in un singolo luogo, ma gli venne strappato da un essere completamente malvagio, giurando a se stesso che gliela avrebbe fatta pagare.

Quel evento divenne uno dei motivi per cui la grande guerra delle razze scoppiò in ogni angolo del globo, venendo addirittura storpiato e soltanto Dante sapeva come le cose fossero andate veramente.

*****

Dante tornò nelle forze militari, erano passati ormai 18 anni dal tragico evento, che lo tormenta nel sonno, ogni singola notte.
Gli venne affidato l'incarico di fare da scorta a un mercante dell'oriente in una cittadina, che stava tornando alla vita nonostante la continua devastazione della guerra.
Al suo fianco c'erano altre guardie, ma non alte quanto lui, scambiandole per dei nanetti in suo confronto.
Si era già stufato di stare accanto a quel grassone, ma ad un tratto la sua mercanzia venne presa d'assalto da dei figli della strada, intervenendo immediatamente coi suoi rovi oscuri, mietendo le loro vite.
Solo una ragazza era ancora in vita, con appresso un grosso bottino sulle spalle.
Non appena si girò le prese il panico scappando in preda alla paura, per poi inseguirla
Fu un inseguimento molto movimentato e la ragazza gli lanciò contro il sacco per seminarlo.
Tentò di afferrargli un braccio per poi buttarlo a terra, ma gli tolse solamente il mantello rivelandone l'identità.
Era un grosso uomo muscoloso con una benda nera sugli occhi, dai corti capelli mori che, in apparenza, evidenziavano il carattere duro e freddo della guardia che aveva di fronte e la divisa militare con gli scarponil e fecero affermare questo sempre di più insieme ai muscoli, con una lunga e enorme coda nera di drago mostrando la sua razza di appartenza, ma sembrava muoverlo con discreta agilità facendola sembrare un terzo braccio.

-Va tutto bene ragazza, non voglio farti del male.- tentò di rassicurarla per fermarla.

-Fottiti stronzo! Dite tutti quanti così per poi tentare di catturarmi o uccidermi! E poi come cazzo fai a vedere se sei bendato?!?!-

-Posso vedere i tuoi selvaggi e lunghi capelli neri, il tuo fisico e che nascondi gli occhi color smeraldo.-

-S-stai zitto!-

Provò a colpirlo con un pugno nello stomaco guidata dalla paura, ma quando lo colpì le si ruppe quasi la mano, era come colpire un blocco di acciaio.
Il dragone, in quell'attimo, la prese bloccandola a terra in una presa di sottomissione, rompendole un braccio senza volerlo, ma si dimenò tentando di liberarsi.

-Se ti calmi ti lascio andare!- la ragazza si fermò e quando la lasciò ne approfittò per scappare via.
-Ma sei seria?- la bloccò di nuovo, ammanettandola e portandola con se.

Quando la portò dal mercante venne severamente rimproverata e prese una sciabola intenzionato a tagliarle un braccio come punizione.

-Penso che sia più utile con entrambe le braccia e ho qualche lavoretto per lei per questo. Me ne occuperò io e scommetto che non è un problema per lei vero? - Dante prese la ragazza mettendola dietro di se dicendolo con un fare intimidatorio, riuscendo ad ottenere l'approvazione.

Instillò nel mercante una paura viscerale, passando sopra all'accaduto, nonostante avesse gli occhi coperti dalla benda.
Quel pomeriggio stesso terminò l'incarico, mettendosi in tasca vari fogli e se la portò con se.

-Su, ora ti porto con me da una mia amica che ti metterà a posto il braccio e la mano.-

Intrapresero un viaggio che durò per ben 5 ore in treno.
In lontananza videro una grande città, florida e ricca, per poi scoprire che era la più grande metropoli mai creata finora, nonche simbolo della futura pace.

-Q-quella è...!-

-Sì, Icatiel, la più grande metropoli esistente al mondo, nonche il fulcro di ogni cosa e centro dell'esercito e anche la nostra destinazione. Forza, preparati e ti troveremo pure qualcosa di decente da metterti, ti unirai all'esercito.-

Lei non replicò, valutando che era un individuo particolarmente forte e che era meglio non avere contro.
Una volta scesi non si fermarono da nessuna parte, dirigendosi subito in caserma.
I soldati presenti esultarono quando entrò il dragone, urlando come se fossero un coro da stadio, dicendo cose tipo "bella la ragazza! te la vuoi fare?" e simili, urlando il suo nome.

-Non pensavo che ci fosse così tanta carne morta da mangiare.- li mise in silenzio in quanto era anche un loro superiore dirigendosi nella infermeria.

Disse alla ragazza di abbassarsi quando aprì la porta e infatti fece come dice in quanto volò addosso a loro una sedia in metallo.

-Porco di...! Dove cazzo eri finito brutta testa di cazzo di una lucertola nera troppo cresciuta?!- un'infermiera elfa si lanciò addosso a lui con un calcio volante, ma la prese per la caviglia lanciandola contro il muro in una grossa chiazza di sangue, sentendo un fragoroso rumore di ossa che si rompevano tutte insieme.

-Ma l'hai uccisa!!!- rimase sconvolta da ciò che aveva fatto.

-Non muore per così poco...o almeno non può morire proprio in ogni caso. Ti presento Scarlett, un'elfa mezza matta e piuttosto violenta.-

-Esattamente!- si staccò dal muro ricomponendosi pezzo per pezzo con un fragoroso rumore di ossa.

-Allora, che cazzo ti serve Dante?- si tolse la cuffia e la mascherina mostrandone i lineamenti del volto.

Aveva dei lunghi capelli scarlatti proprio come faceva presagire il nome, gli occhi di un vigoroso e acceso rosso invece ricalcavano sempre un'espressione di rabbia e disgusto verso chiunque guardava, tutto quanto era intonato al suo umore attuale o almeno pensava che era così solo in quel momento, accorgendosi dopo che aveva un sinuoso fisico, dalle curve provocanti.

-Dai un'occhiata a questa ragazza, io devo fare un paio di cose. Tienila d'occhio per me.- la lasciò a lei dileguandosi.

La ladra decise di approfittare di quel momento per scappare, ma un bisturi la bloccò alla parete tramite i vestiti e Scarlett le fece segno col dito di no con un'espressione da pazza tirandola verso di lei guardandole il braccio.
Mugolò di dolore mentre le muoveva l'arto.
Una volta finito di valutarne lo stato l'elfa creò dei cerchi magici sui palmi delle mani, afferrandola stringendo con forza, quasi facendola gridare, ma al tempo stesso glielo curò, rimettendola apposto.

-Come ti chiami ragazza?- le chiese bendandole il braccio con una specie di benda magica.

-I-iris...-

-Mi domando come mai Dante ti abbia portata qui, non è il tipo da fare queste cose. Comunque faresti bene a rimanere qua con me, questo edificio è pieno di soldati arrapati e pure vecchi che ci proverebbero con la prima bella ragazza che vedono.- la incitò a rimanere con lei più per proteggerla.

Infatti ciò che disse Scarlett non ci mise poco a realizzarsi.
Due soldati erano entrati in infermeria, flirtando con Iris, che si imbarazzò subito tentando di prendere le distanze, ma le loro robuste braccia la bloccarono quasi portandola fuori.
L'elfa intervenne infastidita separandoli dalla ragazza con dei calci volanti, sbattendoli fuori, rompendogli pure il naso.

Dante si diresse verso un saloon molto rumoroso, spalancandone le porte con forza.
Si diresse immediatamente verso il balcone, poggiandosi sopra con un braccio.

-Ehi, è arrivato il mio informatore?-

-Perché non glielo chiedi a lui?- il barista, che era umano e con molti anni sulle spalle, gli indicò con la testa accanto a lui.

-Per la miseria Dante! Ci ho quasi rimesso la vita per procurarti quello che volevi! Adesso voglio che mi dai il doppio della paga pattuita!- una grossa montagna di muscoli sbattè il pugno contro il balcone con rabbia, intenzionato a volere i soldi che, secondo lui, gli spettano.

-Ti pagherò con soltanto i soldi che ti ho promesso, non un soldo di più.- disse con calma e freddezza.

-Io dico invece che mi darai quanto ho chiesto!- si mise a ridere fragorosamente, accompagnato dai brutti ceffi che stavano ospitando in quel momento il saloon.

Ad un tratto si fece un silenzio tombale in sala e quando il muscolone riaprì gli occhi vide che tutti quanti avevano puntati alla gola delle spine di rovi, pronti a impalarli sul posto, che emanavano uno strano fumo funereo.
Cominciò a tremare come una foglia impaurito e a temere per la propria vita.

-Siccome hai voluto fare lo stronzo non avrai nessuna paga e mi prenderò le informazioni che hai raccolto finora. Forza...- Dante gli porse la mano, aspettando che facesse come aveva detto.

Glieli diede immediatamente, ritirando lentamente i rovi uscendo dal saloon.
Tornò in caserma verso sera.

-Era ora che tornassi! Che fine hai fatto?!- lo rimproverò la pazza, volendo sapere cosa avesse fatto.

-Non incazzarti fin da subito Scarlett. Ho finalmente trovato notizie di lei, prendo le mie robe e parto subito!- andò al suo armadietto raccattando tutto quello che c'era dentro.

Si bloccò a guardare Iris per un secondo, prendendola di peso per un braccio.

-E tu verrai con me. Mi saresti più utile in viaggio che qui.-

-E-ehi! Perché dovrei venire con te?!- gli chiese infastidita.

-Preferisci subire le advance di vecchi arrappati e andare incontro di nuovo alla morte oppure venire con me e vivere senza questi rischi?- una domanda veramente convincente le fece.

Remuginò per qualche secondo, decidendo di andare con lui.

-Ehi! Mica mi vorrai lasciare qua ad annoiarmi?! Con te è tutto più divertente e meno noioso! E poi mica lascio da sola Iris con te e alle tue "abilità" di guarigione!- Scarlett aveva già un grosso zaino in spalla, pronta a partire insieme a loro.

-Molto bene allora. Avevo giusto bisogno di qualcuno che medicasse eventuali ferite di vario genere o simili.- rimise giù Iris a terra.

Una volta tutto pronto uscirono dalla caserma cominciando un viaggio che sembrerà non avere fine.
Ma non sapevano che quel viaggio era soltanto l'inizio delle origini della Braveheart, costruendone le prime radici e fondamenta.

Prossimo capitolo: Progenie del fulmine(il titolo può essere soggetto a cambiamenti)

ANGOLO AUTORE
Questo capitolo doveva essere pubblicato più di un mese fa, ma ho avuto la sfortuna che il pc si rompesse facendomi perdere tutti i dati al suo interno, obbligandomi a riscriverlo per intero...ci sono finalmente riuscito e posso morire felice!
Mi è costata molta fatica perché di personaggi Dante e Amalia(che sono di stardust) erano veramente complicati e difficili da fare! Per mia fortuna Star mi ha aiutato moltissimo e il capitolo praticamente l'ha scritto lei indirettamente secondo me! Probabilmente mi sarò scordato qualcosa, scusate, ma è colpa della stanchezza.
Spero vi sia piaciuto e ci si vede al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Terza radice: progenie del fulmine ***


Capitolo 3
Terza radice: Progenie del fulmine

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Iris e Dante stavano percorrendo un lungo corridoio, costellato dalle numerose porte delle varie classi.
Più andavano verso l'esterno e più si sentiva un fragoroso rumore di una grande folla entusiasta, come se fossero in attesa di qualcosa di grandioso.
Poco lontano dall'entrata del loro "palcoscenico" un ragazzo, quasi sulla trentina, un adulto ormai, li stava aspettando appoggiato con le mani in tasca.
Aveva dei capelli argentei dalla lunghezza media, castani come dei bronzei filamenti metallici, raccolti in un piccolo codino dietro la nuca, con dei denti aguzzi che ricordavano quelli di uno squalo pronto ad addentare la propria preda e gli occhi ambrati, che sembravano dargli una natura malvagia.

-Ehi, guardate che qua fuori sono in fibrillazione! E poi sbrigatevi che Mister Perfezione mi sta facendo impazzire! Quel dannato elfo!- li rimproverò dell'apparente ritardo che stavano facendo, sfoderando un lieve ghigno.

-Ma sbaglio o andate d'accordo proprio per questo?- Iris gli sorrise, rispondendogli con una domanda che evidenziava la verità.

-Ahahahahah! Ha perfettamente ragione signora preside! Ci divertiamo così noi due! E poi...!- alzò leggermente la testa verso Dante.

-Prova a parlare Thomas e vedi che fine farai.- parlò con freddezza per ammutolirlo sul posto.

-Eheh, si signor vice-preside!- si mise sull'attenti come un soldato, ridacchiando.

Sembrava un giovane uomo molto allegro e sorridente, senza alcun pensiero che lo tormentava.
Per essere diventato così lo doveva a loro, se non fosse andato con loro non sarebbe diventato uno dei professori di quella grande scuola e non sarebbe lì.
Il loro incontro successe molto tempo fa, ma partiamo dal principio.

Thomas nacque poco dopo l'inizio della crisi, all'incirca due anni dopo, in un piccolo villaggio di montagna. Era abitato da svariate specie, che vivevano in pace tra loro, quello a cui Amalia ambiva per tutti quanti.
Pensavano di essere al sicuro, da quelle alti vette che fungevano da mura e che li avevano protetti per molto tempo, almeno fino a quel giorno.
Il cielo si oscurò lentamente e non appena alzarono le teste videro l'incubo sotto forma di un gigantesco stormo di draghi di vari specie e dimensioni.
Grazie alle loro ali riuscirono a superare quelle vette che sembravano invalicabili, portando il terrore al loro semplice passaggio.
Planarono in picchiata contro quel villaggio, dando inizio alla grande strage della guerra.
Gli abitanti tentarono di scappare via nel panico per sopravvivere non potendo contrastare quella incredibile, se non quasi divina, potenza di fuoco, venendo semplicemente inceneriti da quei soffi ricolmi di magia elementale.

-Signor generale, perché mai dobbiamo ricorrere a tutto questo? C'è sempre un'altro modo!- un dragone d'argento, dal grosso mento sporgente e aguzzo, con la spina dorsale decorata di spuntoni, parlò al suo superiore, un grosso dragone scarlatto, per trovare un modo alternativo.

-Se non siamo i primi a muoverci periremo solamente! La nostra forza viene paragonata a quelli delle divinità e perciò dobbiamo farci sentire per primi e farci temere!- gli rispose in maniera fredda e violenta.

-Eppure poco tempo fa c'era un modo mio generale! Quella principessa umana...!-

-Non parlare degli umani come nostri pari! Sono esseri inferiori e perciò devono essere schiacciati!- lo fermò dal finire la frase con rabbia, quasi rimproverandolo con amarezza.

-Allora perché li temiamo così tanto...? Potrebbe esserci un modo...-

-Ho sbagliato a portarmi dietro un drago d'argento! Siete la disgrazia della nostra nobile razza! Dopo questa incursione verrai portato di fronte al consiglio degli anziani e avrai la tua punizione Xalar!- decise già il destino per lui solamente per ciò che pensava, perché andava contro il credo dei draghi.

Dopo quella missione sarebbe stato spacciato. Morire sotto processo oppure vivere segretato nelle prigioni magmatiche. Non aveva moltissima scelta.
Decise di provare a far colpo sul generale andando giù in picchiata per essere risparmiato in qualche modo.
Xalar si unì ai suoi fratelli in quel bagno di sangue, col suo soffio d'argento incandescente, ma non riusciva a colpire nessuno perché andava contro la sua stessa natura.
I draghi d'argento erano quei draghi che preferivano socializzare con le altre razze, interagire con loro, non avevano alcun pregiudizio verso nessuno, proprio per questo venivano considerati le "pecore nere" rispetto agli altri.
Nonostante fosse sotto pressione non riusciva ad uccidere con solamente lo scopo di sterminare e dominare, perciò tentò di allontanarsi dal campo di battaglia per nascondersi o ancora meglio fuggire.
Senza volerlo andò incontro a un piccolo gruppo di umani che stavano scappando. Stava per aggredirli, ma se non avesse dato ascolto alla sua natura di sicuro non sarebbe successo quello che doveva succedere.
Non appena stava per sfiorarli si bloccò, titubante, facendoli cadere a terra per la paura, inescando le lacrime del bambino che una donna si portava in braccio.
Non appena iniziò il bimbo a piangere il cielo si coprì di nubi, come se stesse per arrivare un violento temporale.
Xalar tentò di calmarlo, ma un fulmine dal colore blu elettrico, richiamato da quelle piccole grida, si schiantò sul suolo tra loro, creando una piccola gabbia elettrica in loro difesa.
Quando il drago argentato vide l'accaduto cominciò a pensare:

"Che valga la pena proteggere il futuro di questo bambino...?"

Valutò con velocità la situazione. Da un lato aveva un intero stormo di draghi assetati di sangue, ma dall'altro...decise di lasciarsi guidare dall'istinto.

-Perdonatemi se vi ho spaventati, ma sbrigatevi ad andarvene via...! Vi coprirò la fuga io! Forza, andate!- li incitò ad andarsene dandogli di spalle.

Quando calmarono il bambino la gabbia si dissolse, permettendogli di andarsene via.
Xalar li guardò prima che sparissero, pensando che quella era la prima volta che proteggeva il futuro di qualcuno.
Continuò a girarsi per assicurarsi che nessun drago li inseguisse, finchè uno, sfortunatamente, si fece avanti.

-Fermo! Dove vuoi andare?!- si mise in mezzo alla strada del drago rosso.

-Sento odore di umani! Hanno la carne più deliziosa! Lasciali a me! Voi draghi d'argento non avete le palle di uccidere nessuno! Ahahah!- quando fece un passo in avanti, Xalar lo fermò ancora. -...cosa stai facendo...?-

-Non azzardarti di andare oltre.- rimase deciso e risoluto, guardandolo freddamente.

Rimasero qualche secondo a guardarsi negli occhi per poi iniziare a darsi battaglia a suon di zampate.
Il drago rosso era più forte in confronto a lui, ma riuscì a sconfiggerlo, anche se con estrema difficoltà.

-Xalar! Come hai potuto fare questo a un tuo fratello?!- lo scontro venne subito notato dal generale che scese dal cielo fino a raggiungerlo, guardandolo con superiorità e disprezzo.

-Non mi pento di nulla.- gli disse ansimante, ma orgoglioso di ciò che aveva fatto, pronto a ingaggiare ancora battaglia contro uno dei grandi antichi più forti.

-Pagherai il tuo tradimento con la tua vita. Qui! E ora!- si poso a terra, tenendo la testa alta.

-Wow, hai persino poggiato le tue zampine su questo terreno sporco. Ne sono veramente onorato.- lo prese in giro, ritenendolo il suo ultimo attimo di vita.

-La spazzatura non parla!- con un colpo di artigli gli ferisce gravemente il viso, aprendo una cascata di sangue, quasi sbattendolo a terra a causa della forza usata.

Si resse a malapena in piedi, ansimante, alzando appena lo sguardo verso il suo carnefice.
Con violenza gli morse la base del collo sperando di spezzarglielo, per poi lanciarlo giù dalla montagna.

-L'ha ucciso generale?-

-No...non è ancora morto, per sua fortuna le scaglie di noi draghi sono molto dure e resistenti, ma morirà dissanguato nel giro di qualche giorno...- il grosso generale scarlatto si girò tornando al massacro del villaggio.

Xalar precipitò con violenza, trovando sul suo percorso svariate rocce che si frantumarono non appena si scontrarono contro la sua corazza naturale, fermandosi contro il suolo alzando un grosso polverone e qualche zolla di terra.
Respirava ancora nonostante le ferite che aveva addosso, dandosi ormai per spacciato.

"è la mia fine...anche se avrei dovuto prevederlo per via della mia natura, ma non me ne pento affatto...quel bambino riuscirà a fare qualcosa di grandioso...!" pensò, chiudendo lentamente gli occhi a causa della grossa perdita di sangue.

Quando riaprì gli occhi, per sua grande sorpresa, era ancora vivo per chissà quale miracolo, per poi scoprire che quel "miracolo" era una donna che era sopra il suo muso, mentre gli stava mettendo delle strane e grosse foglie.
Mosse un occhio verso di lei, che la spaventò, accorgendosi che era la donna che aveva salvato, insieme al gruppo di umani.

-L-la prego...! Non si muova, altrimenti non riesco a medicarla...!- parlò balbettando spaventata.

-Non mi muoverò...ma perché mi sta medicando...? E da quanto sono qui...?- nonostante le condizioni in cui era, le diede del lei gentilmente.

-B-beh, è qui da un paio di giorni e poi...ha salvato noi e mio figlio e volevamo ringraziarla...non siamo medici, ma questo dovrebbe fermare il sangue.-

Rimase del tutto fermo e lasciare che finiscano, ma prese quel momento come una seconda occasione per poter far qualcosa, almeno in parte.

Passarono 14 anni da allora.
Grazie alla sua natura di drago d'argento riuscì ad andare contro all'orgoglio draconico, unendosi all'esercito degli umani per ristabilire la pace, assumendo una forma antropomorfa per adattarsi meglio a loro.
In poco tempo, e grazie al suo grande contributo, riuscì a guadagnarsi un buon grado con tanto di divisa.
In quel periodo la crisi sembrava attenuarsi, come se stesse rallentando per fortuna di tutto, dando modo di potersi riprendere.
Mentre passava in rassegna le truppe ne vide un piccolo gruppetto che stava facendo a botte con una sola, notando che quella persona stava palesemente perdendo.

-Vedi di portarci rispetto ragazzino!-

-Siete voi a essere dei razzisti! Denigrate e tormentate chiunque sia diverso da voi!- non riusciva a vederlo bene, ma si fece valere nonostante le botte che aveva preso e il sangue che gli usciva.

-Adesso basta! Devi solo stare in silenzio novellino!- uno dei veterani stava per alzare la mano ancora per colpirlo, ma qualcosa lo bloccò.

-Hai ragione, adesso basta.- Xalar gli bloccò il polso in aria, guardandolo in modo truce e rabbioso per intimidirlo.

Spaventato se ne andò insieme ai suoi compagni, riuscendo a soccorrere il ragazzo appena pestato, ma gli era particolarmente familiare, quei capelli castani continuarono a balenargli nella mente, per poi realizzare chi era, bensì il bambino che fece scappare insieme ai suoi genitori, ma decise di rimanere in silenzio.

-Va tutto bene ragazzo? Ti hanno conciato per bene direi.- gli prese il viso con le mani esaminandolo e valutandone le condizioni, notandone finalmente gli occhi che erano di un meraviglioso ambra, specialmente il destro che sembrava essere più luminoso e gli acuminati denti da squalo.

-Sono degli idioti! Hanno voluto trattar male uno di noi solamente perché è diverso! Perché noi umani siamo così spregevoli...?!- strinse i denti indignato da quel comportamento, nonostante dovevano dare l'esempio.

-Perché hanno paura di ciò che è diverso da loro e perciò fanno in modo che non gli dia fastidio. Purtroppo molti umani sono così...- Xalar sospirò tristemente, ricordando le atrocità che aveva visto compiersi davanti ai suoi occhi nel corso degli anni per mano degli umani.

-Come ti chiami ragazzo?- gli lasciò il viso.

-Soldato semplice Thomas, sono appena arrivato! A rapporto, signore!- si mise sull'attenti, facendo il saluto militare.

-Persino a reclutare dei ragazzini sono arrivati, stanno grattando il fondo del barile. Riposo ragazzo, riposo...vedi di stare attento, qui intorno bazzicano dei brutti figuri come quelli con cui ti sei confrontato prima.- lo avvertì con voce bassa, per non farsi sentire da qualcuno di poco raccomandabile.

-Maestro! Dobbiamo andare alla riunione!- una ragazza, sulla ventina o più, raggiunse il dragone.

Era un'elfa, sembrava avere 25 anni o giù di lì, i lunghi capelli purpurei legati in una grossa e gigantesca treccia che le penzolava dietro la schiena, aveva gli occhi di una donna forte e determinata, accompagnati dal color marrone della terra, indossando la mimetica militare come tutti i soldati, con tanto di anfibi. Sembrava raggiungere il metro e 75 di altezza.
Aveva sulla testa anche il capello militare, mentre si portava dietro due borse, di cui una faceva pensare che apparteneva a Xalar siccome lo aveva chiamato "maestro".

-Arrivo Elasia! Ci vediamo ragazzo, vedi di non morire nella prossima missione del plotone.- dopo quell'augurio si dileguò, insieme alla ragazza.

Thomas si sistemò la divisa, rimanendo colpito dal comportamento del suo superiore, ma ancora ribolliva di rabbia per colpa dei prepotenti di prima.
Quell'esercito non era composto da soli umani, c'erano altre razze come elfi, troll, orchi, una grande varietà, che ambivano anche loro a una pace unica.
Ma ovviamente non potevano mancare soggetti come i quattro casi di prima, gente che preferisce rinnegare e tormentare chi era diverso da loro, dal modo di pensare e di fare, una tipologia di persone che non meriterebbe avere alcuna pietà.
Proprio mentre stava andando verso l'infermeria vicino a lui ci fu un'esplosione nera che lo scaraventò dall'altro lato contro una tenda, buttandola giù, rimanendo stordito.
A susseguirsi c'è ne furono altre, una vera e propria pioggia di fiamme nere, portando la devastazione sul campo.
L'allarme venne dato immediatamente, tutti quanti intervenirono tempestivamente sia per mettersi sulla difensiva, sia per spegnere quei fuochi oscuri e Thomas, non appena si riprese, fece la sua parte.
In lontananza si vide in cielo un grande esercito composti da elfi oscuri maghi e combattenti ben equipaggiati, sopra dei giganteschi esseri alati, simili ai pipistrelli.
I loro occhi color rosso sangue sembravano penetrare negli animi dei soldati, che sembravano indietreggiare.

-Come hanno fatto a trovarci?! L'ubicazione del nostro campo dovrebbe essere segreta!- Xalar si guardò intorno per valutare la situazione e non era per nulla delle migliori.

-SOLDATI! Non indietreggiate! Siete qui per portare la pace, non ci faremo spaventare da delle persone troppo pallide, sopra dei topi volanti troppo cresciuti! Tutti ai propri posti di combattimento!- risollevò l'umore generale come meglio poteva, con un pizzico di ironia, sperando che bastasse per colmare lo svantaggio numerico.

Stava chiaramente sudando freddo.
I soldati, col coraggio ristabilito, si rimisero in piedi, pronti a vendere cara la pelle, riprendendo i mano gli armamenti.
Il dragone diede una mano per la offensiva area, mettendo in posizioni l'artiglieria per abbatterla, ma per loro sfortuna riuscirono a buttarne giù non abbastanza per fronteggiarli al meglio. La maggior parte riuscirono ad atterrare, procedendo all'assalto.
Il drago d'argento si mise in prima linea sfondando con facilità le linee nemiche, seguito dalle truppe.
Thomas, invece, si stava dando da fare per recuperare gli eventuali feriti per portarli in salvo, ma non voleva rimanere in disparte e decise di abbandonare la propria mansione.
Mentre si lanciava sul campo di battaglia, nella confusione vide Elasia allontanarsi, quasi incuriuosito di seguirla, ma ritornò alla realtà lanciandosi.

Un grosso mucchio di soldati corazzati nemici avevano sommerso Xalar, che si liberò subito trasformandosi nella sua forma draconica, sputando fiammate argentee decimandone, a malincuore, a decine, ma non sembravano finire mai.
Ad un tratto sentì delle urla dietro di lui farsi sempre più vicine, sentendo che qualcuno gli stava percorrendo la schiena, usando poi il suo muso come trampolino. Era Thomas, ricoperto di fulmini dal colore blu elettrico.
Tutta quella energia che lo stava avvolgendo si spostò nel braccio destro, scatenando una tempesta elettrica non appena colpì il terreno davanti a se, colpendo anche alcune delle proprie truppe.
Rimase meravigliato di fronte all'azione di quel ragazzo, notando che delle piccole scosse gli stavano uscendo dall'occhio destro, come se non riuscisse a contenere tutta quella magia

-Thomas...tu...SEI UN IDIOTA! Potevi benissimo coinvolgere i tuoi compagni lo sai?!- non resistette a fargli la ramanzina nel bel mezzo del combattimento dopo l'azione incosciente e rischiosa che aveva.

-Ma le sembra il momento di una ramanzina?!- quelli intorno a loro due rimasero scioccati, nemici compresi, da quella scena.

-Se si tratta di una azione rischiosa come la tua sì, dannato incosciente! Dopo parleremo di questo!- Xalar fermò il tutto, riprendendo ad attaccare.

Sembrò durare un'eternità quella battaglia, riuscendo a far battere in ritirata il nemico, ma ad un prezzo altissimo per loro sfortuna.
Esaminarono gli innumerevoli cadaveri sparsi per tutto il campo di battaglia per controllare se ci siano sopravvissuti, alleati o nemici. Raccolse ciò che rimaneva dell'accampamento, nella speranza che ci fosse ancora qualcosa di intero.

-Ti rendi conto che il tuo sconsiderato controllo della magia ha rischiato di mandare a monte tutto proprio nel momento sbagliato?! Già avevano scoperto le nostre coordinate e poi arrivi te, rischiando di ucciderci prima!- Xalar ci andò giù pesante con il rimprovero.

-Ma signore...! Quella mia azione è stata anche determinante! Purtroppo non ho un controllo sulla mia magia, però sono riuscito a fare una grande differenza!- Thomas provò a difendersi, tentando di avere una punizione più leggera.

-Dio mio...! Ti rivedo dopo anni e già hai rischiato di fare un gran casino!- il comandante si massaggiò gli occhi mugolando di rabbia, tentando di calmarsi.

-Come signore...?- rimase colpito da quella frase, senza capirne il motivo per cui la aveva pronunciata.

-Da ora in poi sarai sotto il mio comando! Così eviterai di fare casini e magari darti una mano riguardo il controllo.- sospirò, ottenendo la calma che sperava.

-Credevo che mi avrebbe portato di fronte alla corte marziale, signore...!-

-Ci sono cose più importanti in confronto a ciò che hai fatto ragazzo, ovvero che qualcuno qui ha spifferato delle informazioni riguardo la nostra posizione, che erano note solo alle persone presenti nel campo e al quartier generale che ci ha fornito le coordinate, bisogna solo capire chi è...- ad un tratto il dragone si guardò intorno, attento a ogni individuo che guardava.

-Però può essere chiunque e se era qui potrebbe benissimo essere morto.- Thomas disse quello che pensava, potendo anche essere vera.

-Potresti avere ragione...comunque dacci una mano, non possiamo più stare qui ora che il nemico conosce il posto.- Xalar si voltò, iniziando a raccogliere i resti del materiale importante, come carte e progetti di attacco.

Elasia lo fermò subito, tamponandogli quelle poche ferite che aveva con un piccolo panno, mettendoselo subito in tasca.
Il ragazzo rimase in silenzio, dando una mano anche lui a sistemare tutto quanto.
Una volta fatte le valigie si spostarono in un campo più vicino e grande, ma quando arrivarono Thomas vide che alcune persone si staccarono dal gruppo, andandosene via con delle grosse jeep.

-Mi scusi signore, ma come mai alcuni di noi se ne sono andati?- chiese al dragone comandante, riguardo a ciò che aveva visto.

-Stanno tornando a casa. Sono stati richiamati in quanto dichiarati neutrali. Penso sia un buon segno.-

-Segno di cosa?-

-Che la crisi sta per finire finalmente. Da svariati anni si stava discutendo di ciò, riprendendo i progetti di molto tempo fa creati da una principessa che aveva deciso di far qualcosa. L'azione di una sola persona sta finalmente portando alla fine di questo stupido massacro di sangue.- posò stanco il sacco per terra, stiracchiandosi.

Stava per finire, tutto quel gran casino, come pensava l'umano, stava per finire. Aveva vissuto in mezzo alle difficoltà, alla consistente paura di non riuscire a procurarsi da mangiare, a digiunare ogni giorno.
Vedeva l'ottenimento della pace come un nuovo inizio, una nuova vita da vivere.
Stava quasi per saltare di gioia, ma nel bel mezzo dell'atto qualcosa lo trattenne in aria.

-Non esultare tu! Per continuare a combattere dovrai avere un maggiore controllo, perciò ora ti farò talmente tanto sudare che ti pentirai di avermi incontrato! Si inizia ora! Primo passo. Portami la sacca alla mia tenda mentre tieni due secchi sulla testa. Scattare!- gli lanciò addosso la sacca, mettendogli in testa due secchi pieni d'acqua, dandogli poi una pacca che gli fece cadere tutto quanto. -Ci sarà molto lavoro da fare...- sospirò già stanco.

Da quel giorno Xalar lo massacrò di secchi e pose strane per perfezionare la postura, lanciandogli spesso la sua pesante sacca e qualche volta anche più di uno.
Ormai passarono svariate settimane e Thomas non vide alcun miglioramento secondo lui.
Ad un tratto Thomas andò dal dragone argenteo, manifestando la propria rabbia, gettando a terra i secchi.

-Signore! I suoi esercizi non stanno funzionando affatto!- il comandante lo guardò dritto negli occhi e con un colpo di coda gli lanciò contro un sasso, difficile da vedere.

Reagì prontamente, con una rapida scarica che lo frantumò in polvere. Rimase visibilmente stupito.

-La magia non può essere lanciata a caso, sopratutto se il corpo non è nelle condizioni adatte per farlo. Ti ho fatto portare quei secchi e quelle sacche per rinforzarti la schiena. Non hai notato che respiri meglio ora? E che la scarica di prima era più forte?-

-Oh mio dio...è vero!- si accorse che aveva ragione, portando i sacchi faceva i muscoli delle braccia e della schiena e i secchi sulla testa a raddrizzarla.

-Questo perché prima, tenendo la schiena piegata, non lasciavi i polmoni fare il loro lavoro, così ora il flusso di energia magica scorre meglio, permettendoti di sfruttarne al meglio il potenziale del tuo circolo magico e siamo solo all'inizio ragazzo.-

-Sono pronto a imparare, signore!- incuriosito e desideroso di imparare, volle continuare per migliorarsi.

-Quello che ho in mente non è per nulla facile.-

-Sono riuscito a sopravvivere finora! Il resto non mi fa paura, signore!-

-Molto bene! Allora prendi questo e tienilo sospeso più a lungo possibile e non rompere la palla di vetro, altrimenti ti lincio vivo. Mica sono economiche!- gli diede una piccola palla di vetro, con all'interno una piccola sfera metallica.

Se fosse la prima volta direbbe che era qualcosa di ridicolo, ma vedendo i risultati di prima non potè che fidarsi, iniziando a darsi da fare.
Rimasero nel campo per molti mesi in attesa di ordini e ne approfittarono sia per riposarsi, sia per allenarsi, in vista di una probabile missione.

Xalar stava cercando Thomas, in quanto si era nascosto da qualche parte. Provo a chiedere ai propri soldati se lo avevano visto, ottenendo solo rispsote vaghe.
Grazie alle informazioni e al suo fiuto riuscirono a trovarlo, che si era imboscato da qualche parte a leggere un libro, disteso su delle sacche

-Che stai facendo?- gli strappò il libro dalle mani, grugnendo infastidito.

-Ehi! Mi sono preso una pausa! Ogni tanto bisogna nutrire anche la mente, no?- si mise a gambe incrociate, sorridendo.

-Tradizioni orientali...? Da quando ti interessi ad altre culture?- gli chiese guardando il libro.

-è una cultura davvero molto affascinante! E i loro guerrieri sono davvero fighi con le loro armature e le loro katane. Sembrano davvero affilate! E ci sono un sacco di cose interesanti!- quando ne parlò i suoi occhi sembravano brillare dall'eccitazione.

Rimase un attimo a pensare, ridandogli il libro, ma prendendolo per il colletto della divisa trascinandoselo dietro.

-In ogni caso ti sei preso una pausa senza permeso. Ora torna al lavoro!-

Si concentrarono sugli esercizi della sfera, per poi passarne ad altri utili per il controllo del flusso magico. Anche Elasia diede una mano, quando ovviamente c'era, perché si era fatta sempre più assente, come se non esistesse certe volte.
Thomas fece sia grandi progressi, sia grandi errori per via della grande vitalità che possedeva e dell'impeto che impiegava.
Gli insegnò anche i valori che un uomo doveva seguire, quali ideali in cui credere, a maturare e riuscire a distinguere cosa era sbagliato e giusto, preparandolo al mondo che sarebbe stato senza
Poi, 20 mesi dopo, arrivarò all'accampamento una grossa carrozza trainata da dei strani cavalli che sembravano essere sia robotici che animali, corazzata quanto un carroarmato e nonostante questo atterrò delicatamente sul terreno.
Uscirono solamente due figure, ovvero un uomo grande quanto un armadio, per l'esattezza due metri, il volto era nascosto da un elmo dalla forma di un teschio di corvo funebre dalle doppie corne ricurve, sembrava quasi che dagli occhi uscisse del fumo nero, mentre una grossa tunica, che lo teneva coperto dall'elmo fino ai piedi, lo copriva del tutto celando il suo aspetto.
La seconda persona ad uscire era una donna e non si faceva problemi a nascondersi, tenendo la tunica aperta sulle spalle come se fosse un mantello. I suoi corti capelli erano neri come la notte tutti raccolti all'indietro, munita anche lei di corna ricurve, ma a differenza del suo compagno le erano cresciute naturalmente sulla testa, di uno spento grigio pietra e il colore della sua pelle cambiava scendendo verso il basso di un colore sempre più scuro e non sembrava avere vestiti, come se avesse addosso una tuta organica e i tacchi sembravano parte integrante del suo corpo, con una cintura ossa bianca che le legava la vita. Mentre la pelle delle braccia sembravano dei lunghi guanti neri che le arrivavano fino al gomito.
Sulle spalle aveva degli spallacci accuminati ingialliti, come se fossero invecchiati molto.
Ma la cosa che più la rendeva agghiacciante erano i suoi occhi, non trasparivano alcuna emozione ne sentimento, talmente oscuri che il buio sembrava luce in confronto, e penetravano l'anima di ogni persona che guardava nei loro bulbi oculari, raggelandola.

-Signore, chi sono quei figuri raccapriccianti...?- chiese THomas intimorito dal solo guardarli.

-Loro sono della Convocazione ragazzo, è un ordine che è stato creato da qualche anno circa. Sono una strega e uno stregone e la donna fa parte di una nuova razza di demoni appena scoperta, mentre l'altro non lo so. Da quel che ne so sono la elitè della compagnia del corvo di Icatiel, infatti mi domando come mai sono qui.- Xalar non era per niente tranquillo di quei due.

Ad un tratto la donna si giro verso di loro, avvicinandosi insieme al suo compare armadio.

-è lei il comandante di questo campo?- chiese al dragone, con una voce femminile alterata, come se provenisse direttamente dal mondo dei morti.

Annuì, intimorito.

-Ho ricevuto l'ordine di venire a perquisire il campo. La Convocazione sta per ultimare gli accordi, ma ci vorrà ancora un po' di tempo prima di un risultato finale e per precauzione faremo mensilmente delle perquisizioni prima che possiate tornare. Vogliono essere sicuri che non abbiate con voi alcun oggetto pericoloso, capitano Xalar.-

Xalar si mise da parte, lasciando fare il loro lavoro.
Quando provò a chiamare Elasia non rispose, in quanto era scomparsa ancora, insospettendosi di tale comportamento.
Dopo la perquisizione la serenità torno a regnare quando quei due se ne andarono, come se quella strega l'avesse assorbita tutta nel momento in cui era arrivata.
Ritornarono alla loro routine, rimanendo sempre in attesa.
Dopo circa 3 settimane Thomas e Xalar andarono a cercare Elasia nella sua tenda, ma videro che non c'era nessuno.
In compenso c'era una specie di botola, costruita con materiali di fortuna e nascosta di fretta, e la aprirono insospettiti, sentendo dei rumori provenire da esso, pensando di averla trovata.
I rumori si fecero sempre più forti insieme a quelle delle scariche.
Quando raggiunsero la fine videro Elasia al centro di uno strano cerchio alchemico su cui erano riposti degli strani oggetti, identificando solamente un panno sporco di sangue.
L'elfa era ricoperta da scosse nere-violacee, e quando si girò verso di lui aveva uno sguardo che pietrificò il ragazzo dalla paura.

Le macchine intorno a lei erano già in sovraccarico per il grande sforzo a cui erano sottoposte e quella reazione innesco una grossa esplosione che fece saltare in aria il terreno sopra di lei.
Entrambi furono sbalzati fuori, cadendo violentemente a terra e il dragone si mise in mezzo facendo da scudo a Thomas.

-C-cosa era quello?!- chiese spaventato.

-Magia nera...è stata proibita e resa tabù per via della sua alta pericolosità...- provò ad alzarsi tremante e il sangue colo lungo il braccio.

-Per cosa...?-

-Per usarla...devi dare in cambio la tua anima...-

A quelle parole rimase scioccato.
I soldati di tutto il campo si raccolsero intorno al buco creato, armati e pronti a sparare.
Si senti qualcosa muoversi nel polverone creatasi dall'esplosione e all'improvviso un getto di fiamme viola uscì colpendo buona parte delle truppe disintegrandole.
Elasia, o meglio ciò che rimaneva della sua parte elfica, si alzò, ma non era più la stessa. Quel cerchio alchemico oscuro l'aveva mutata in uno strano incrocio tra elfa e drago.
Metà viso era ricoperto da scaglie viola, con denti aguzzi, sproporzionato al resto della faccia. Aveva una mezza ala deformata e storta, una lunga coda prima di scaglie, un braccio e una gamba ingigantite rispetto al corpo, contorte.
Non assomigliava per nulla a un drago, ma solamente a un esperimento fallito e deforme.

-Ti ringrazio lucertola, ho potuto portare a compimento una parte della missione! Però mi dispiace che non siate morti nell'imboscata di prima!- quando parlò aveva la voce che si sdoppiava, sorridendo e ridendo.

-Avrei dovuto intuire che eri tu, ma in cuor mio speravo che non fosse vero...perché...?- le chiese Xalar dolorante.

-Perché le razze non possono coesistere tra loro! Il mondo deve essere dominato dai più forti! E tu adesso morirai!- alzò la grossa zampa deforme per colpirlo.

Ma il dragone contrattaccò, riuscendo a respingere il suo attacco, facendole svanire quel sorriso.

-Sarò vecchio e ferito...ma non vuol dire che non posso combattere!- la guardò con uno sguardo di sfida, pronto a dar battaglia.

I soldati, risollevati da quelle parole, aprirono il fuoco su di lui, ma vennero decimati facilmente di fronte alla potenza di fuoco dell'abominio.
Il comandante e Thomas ne approfittarono per avvicinarsi assestandole due colpi uno alla pancia e uno al viso, per provare a salvare più soldati possibili.
Solamente il colpo di Xalar andò a segno, mentre l'umano quasi si ruppe la mano e Elasia ne approfittò per dargli una zampata che lo lanciò via.

-Sarai diventata un drago, ma la tua forza non può essere paragonata a quella di uno vero!- la afferrò per la zampa sollevandola in aria e le diede una fiammata argentata, sbattendola poi a terra.

Ne approfittò per andare da Thomas e soccorerlo, ma nel mentre qualcosa simile a una lancia violacea gli trafisse un fianco, portandolo via dalla traiettoria del secondo lancio con uno slancio.
In quel momento glielo lanciò contro.

-Sei così disperato vecchio?!- se la rise di gusto preparandosi a annientarlo, ma all'improvviso si bloccò sputando sangue, il suo corpo non si era ancora stabilizzato a dovere.

-Non preoccuparti! Ho io una bella cura per te!- il ragazzo alzò la testa colpendola in pieno viso con un potente pugno elettrificato.

-E anche io!- si lanciò anche il dragone d'argento, procedendo con un doppio affondo nello stomaco, facendole sputare ancora più sangue di prima, perdendo molto lentamente scaglie.

Credevano di aver vinto, ma la donna non volle arrendersi, puntando a trafiggere Thomas.
Xalar lo prese per il colletto della divisa, mettendosi di nuovo in mezzo per proteggerlo, infilzandogli il cuore.
Lei si mise a ridere soddisfatta, ma notevolemente indebolita dal suo doppio colpo.
Thomas urlò disperato, prendendolo in lacrime.

-P-perché signore? Perché arrivare a tanto per proteggermi...?- gli chiese piangendo, senza riuscire a trattenere la tristezza che lo stava assalendo.

-Ho voluto proteggere il tuo futuro ragazzo...lo avevo già fatto una volta, molto tempo fa...e non me ne pento affatto...- ansimò sorridendo.

-M-ma ora come farò senza di lei...?!- cominciò ad avere degli attacchi di panico.

-Prima o poi...l'allievo deve cominciare a cavarsela da solo...avrei voluto insegnarti di più, ma ti affido un ultimo incarico! Ti prego...! Fai qualcosa di grandioso...! Contribuisci...alla pace! Tu sei...il mio lascito vivente...- mentre gli parlò gli strinse la testa con una mano, esalando le ultime parole e spegnendosi lentamente.

Stava sorridendo, ma in faccia alla morte con coraggio.
Thomas lo strinse a se un'ultima volta, piangendo.

-Finalmente quel vecchio è morto! Non faceva altro che parlare! Bla bla bla...!- Elasia sembrava stesse impazzendo ormai.

-Taci...-

-Eh...?-

-CHIUDI QUELLA CAZZO DI BOCCA, PUTTANA!- Thomas si girò di scatto emanando una gigantesca aura elettrica che prese le sembianze di un dragone, sferrandole addosso una ondata di fulmini.

-Merda...! Hai il suo stesso sguardo! Lo odio lo odio lo odio lo odio lo odio lo odio! LO ODIO!- urlò a squarciagola e nonostante le ferite si gettò a testa bassa su di lui, guidata dalla pazzia.

Lui si chinò leggermente chiudendo gli occhi, divaricando le gambe lateralmente e unendo i pugni vicino al suo petto, concentrando l'energia magica in un unico punto, una mossa rischiosa, ma che avrebbe portato un grande effetto.
Più si avvicino a lui e più rimase fermo, attendendo e quando era vicinissima

-Via del tuono, primo kata. Thunder Strike!- agì di scatto, colpendola in faccia a piena potenza, rilasciando quell'accumolo magico in un'esplosione di fulmini che lanciò entrambi a causa dell'onda d'urto provocata.

Elasia tornò al suo aspetto normale, mentre a Thomas venne il fiatone, aveva prosciugato tutte le sue energie in quel attacco.

-M-mi rifiuto...mi rifiuto di farmi prendere...!- in un ultimo urlo si alzò in piedi grondando sangue come una fontana e si ritrasformò, volando via con l'unica ala che aveva.

Quella lotta finì, ma cadde a terra privo di forze e perdendo i sensi.
Quando si riprese era in un autoveicolo dell'esercito, bendato a curato, mentre stava tornando indietro a casa, con gli ultimi soldati rimasti.
Si alzò dal letto lentamente, ancora dolorante, guardando fuori e notò che davanti a loro c'era la carrozza di prima della Convocazione che li stava scortando.
Quando arrivarono al quartier generale un grosso carro buttò i cadaveri che aveva raccolto dal campo, destinati all'inceneritore e fu lì che vide il corpo senza vita di Xalar.
Si gettò a recuperarlo, ignorando del tutto le sue condizioni fisiche in cui era, tirandolo fuori dal gruppo, ma ad un tratto la sua vista cominciò ad annebbiarsi.

-Cosa stai facendo soldato? Ma tu...- lo prese per il polso, guardando cosa stesse facendo e ricordandosi di lui.

-V-vi prego...! Deve avere una degna sepoltura...! Ha combattuto valorosamente per noi! Non è giusto...!- nonostante la posizione in cui era riusciva comunque ad andare avanti, senza mollare.

Lo guardò dritto negli occhi e quando schioccò le dita il suo compare prese il corpo di Xalar, poggiandolo delicatamente per terra, disteso.

-Yarstahl, tienilo lì. Becchino, per qual motivo quel corpo è insieme agli altri cadaveri?- chiese allo scavatombe.

-Oh tenente Xidra, è solo un cadavere destinato all'inceneritore.- il becchino si inchinò con fare sottomesso.

-Non merita una fine del genere. Portatelo all'obitorio, avrà la sepoltura che merita.- a quelle parole a Thomas ricomparve il sorriso.

-Lo conoscevo anche io. Ci ha dato un grande aiuto.- provò ammirazione per Xidra, ringraziandola.

Venne fatta una grande cerimonia sepoltura, dopo il suo contributo nella guerra era il minimo per lui.
Le sue ultime parole rimbombarono nella sua testa, ormai impossibilitato a dimenticarle.
Da quel giorno passò ben 1 anni ed era stato congedato dal servizio militare di recente, due ragazzi per la precisione, suoi coetanei.
Potè finalmente godersi un po' di riposo, ma vide qualcuno che stava denigrando la lapide di Xalar. Gli salì il sangue al cervello arrabbiandosi e senza preavviso fece subito a botte con loro due.
All'improvviso qualcosa li separò, una grande e imponente forza si mise in mezzo a loro. I due imbrattatori scapparono.

-Vergognatevi! Insudiciare la tomba di un grande eroe! Ha contribuito a portare la pace, brutti idioti! Dovreste solo che essere grati a lui!- ignorò del tutto chi aveva intervenuto, dando prorità a pulire la tomba e una volta fatto si girò verso di lui.

Notò che era molto altò, circa sui due metri, indossava una divisa militare ormai usurata, candidi capelli bianchi e corti, indossando un paio di occhiali da sole.
Vedendo il grado sulla sua spalla sinistra capì che era un generale e gli fece il saluto militare, più per questione di abitudine.

-No ragazzo, non sono un soldato, non più ormai.- gli fece segno con la mano di non farlo.

-Porco ***! Che cazzo stai facendo Dante?! Dobbiamo andare!- un'elfa infermiera, dai vivi capelli rossi, sembrava volerlo uccidere incazzata come una iena. Sulla schiena aveva una specie di sacca in cui c'era quel che sembrava una bambina e dalla sua testa sbucavano delle piccole orecchie da coniglio.

-Ho sentito tutto quanto ragazzo e sono rimasta veramente colpita per l'ammirazione che provi verso questo...Xalar, dico bene?- dietro Dante arrivò una bella donna dai lunghi capelli mori, lucenti e meravigliosi come l'ossidiana, con una frangia che le copriva gli occhi, indossando un semplice vestito da viaggio e dalla testa spuntavano due piccolissime corna rosse, sbirciando il nome sulla lapide.

-Sì...mi ha aiutato molto e ha portato a tutto questo. Lui non vedeva alcuna distinzione negli altri, ne odio, ne disprezzo e sono d'accordo con lui di questo tutt'ora. Nessuno merita essere pregiudicato e tormentato, per nulla al mondo.-

-Allora...che ne pensi di venire con noi? Abbiamo intenzione di fare più o meno la stessa cosa, creando qualcosa di magnifico. Io sono Iris, l'omone serio è Dante, mentre l'elfa sclerotica qui dietro è Scarlett.-

-Ma vaffanculo!- Scarlett, in lontananza, le fece un dito medio.

-Un ragazzo con i tuoi ideali ci sarebbe veramente d'aiuto nella nostra "piccola" impresa. Ci stai ragazzo?- gli porse la mano sorridente.

-Se ci rallenterai invece ti scaricherò nel primo cestino che troverò, non importa se sarà piccolo, ti ci farò stare comunque.- le parole di Dante sembravano una minaccia bella e buona, facendo capire che odiava le perdite di tempo.

Erano una combricola decisamente strana quella che aveva di fronte, composta da strani elementi, ma continuò a pensare alle parole di Xalar.
Se quello che dicevano era vero...se parlavano sul serio. Il primo pensiero che gli venne in mente fu:

"Che avrebbe fatto Xalar...?"

Quella domanda lo tormentò per qualche secondo, per poi ottenere la calma, decidendo per istinto di accettare la loro offerta, stringendole la mano.
Quei 3 gli piacevano molto a prima vista e voleva mantenere la promessa fatta a lui.
Probabilmente per qualcuno quella decisione era molto rischiosa da prendere, ma quei qualcuno, sopratutto Thomas, non sapevano che quella decisione avrebbe cambiato tutto.

ANGOLO AUTORE
Sono vivo? Si, sono vivo!*mezzo morto e stanco* Finalmente sono riuscito a partorire pure sto colosso di capitolo! Ma non lo ritengo il più riuscito purtroppo, non mi ritengo soddisfatto a pieno nell'averlo completato, però ho un certo limite, che al momento non sono in grado di superare per questo capitolo e mi dispiace molto, volevo scriverlo al meglio.
A causa della scuola, e che sono in quinta superiore, non ho tutto questo tempo per pensare a qualcosa di bello grosso, ho la testa e il corpo costantemente stanchi, abbiate pietà di me. So di averlo fatto al meglio delle mie capacità attuali e di aver messo un bel po' di carne al fuoco, come ad esempio i tipi della convocazione(nome soggetto a cambiamenti, attenzione!) e di sti due tizi oscuri e inquietanti.
Ho provato a rivederlo tutto, ma è moltissima roba solo la metà, quindi a un certo punto la stanchezza ha voluto dominare il mio corpo, più avanti, quando sarò più libero, lo rivedro(seeeeee, certo con 10 verifiche la settimana).
Vi dico sol oche con questa storia voglio iniziare da un piccolo punto per poi continuare ad allargarci sempre di più a tutto il mondo di Braveheart, che sembra essere bello grosso. Aspetta...bello grosso...? Oh me...

Prossimo capitolo: Sole nascente.

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Capitolo 4
*** Quarta radice: sole nascente ***


Capitolo 4
Quarta radice: sole nascente


-Allora mister perfezione? è tutto pronto?- Thomas chiese all'elfo, con un ghigno di divertimento prendendolo in giro.

-Almeno io faccio qualcosa a differenza tua, scansafatiche.- si girò di scatto verso il ragazzo del fulmine, guardandolo con aria severa.

Aveva il viso di un giovane uomo, ma il suo carattere faceva sembrare che ne aveva molti di più. I suoi lunghi capelli biondi gli pendevano lungo la schiena fino alle scapole e gli occhi azzurri tentavano di folgorare Thomas, non aveva un buon legame loro due, perché non piaceva il suo modo di fare spensierato che gli rutava spesso i nervi.
Indossava un mantello che celava il suo ambigliamento, col colletto alto che gli arrivava quasi fino al naso, mostrando solamente degli stivali lunghi fino alle ginocchia color terra.
E sulla testa aveva un riccio.

-E quello come ha fa...OH MIO DIO! AIUTO!- il riccio saltò sulla faccia di Thomas, aggredendolo e graffiandolo. Il suo padrone sorrise appena, godendo della scena.

-Allora Lignas? è tutto pronto?- gli chiese Iris sorridendo.

-Tutto quanto è operativo, Preside.- Lignas si fece da parte, lasciandole la scena.

In quel momento stava ricordando il loro incontro.
Successe molto tempo fa, ancor prima che la guerra iniziasse.
A quel tempo Lignas era un principe, o meglio il secondo in quanto era il più giovane tra i due, sembrava quasi un bambino. spensierato, nonostante la sfortunata che gli era accaduta alla nascita.
Ma l'età funzionava in modo diverso per gli elfi.
Viveva nella sua casa, nel palazzo reale di uno dei paesi elfici, ed era appoggiato al balcone della sua stanza scrutando fuori, come se fosse in attesa di qualcosa.
Si era stufato di aspettare, ma poi vide in lontananza un convoglio e si precipitò nella sala del trono.

-Mamma! Papà! è tornato! è tornato Amdir!- tutto estasiato e sprizzante di energia, andò dai propri genitori a informarli, per poi andare di fronte ai grandi portoni del palazzo.

Quando si aprirono si gettò subito su un elfo in particolare, vestito da una raffinata armatura elfica e un elmo particolare che gli copriva solamente gli occhi.
Quasi caddero all'indietro e l'elmo cadde all'uomo a cui era saltato quasi in braccio.
L'aspetto era quasi uguale a quello di Lignas, se non per i capelli corti e che era più anziano di lui, con l'aspetto da guerriero.

-Calmati Lignas! Dammi almeno il tempo di posare l'elmo...!- Amdir ridacchiò, ricambiando l'abbraccio del piccolo fratello sorridendo.

-Ma è a terra! Quindi è come se lo avessi posato!- controbattè, senza lasciarlo andare.

-Che piccolo furbastro che sei. Adesso però devo andare da mamma e papà. è una questione molto importante, perciò devo farla subito. Dopo però sarò tutto tuo. Vai in camera, forza.- gli promise di stare con lui non appena aveva finito una questione importante.

-Mh!- annuì entusiasta che era tornato, facendo come diceva subito.

-Bentornato Amdir. Lignas ti ha già torchiato eh?- il re sorrise ad aver assistito a quella scena tra fratelli, sempre così tenera.

-Non faceva altro che chiederci quando saresti tornato. Ha solamente te.- la regina tirò un sospiro di sollievo, pensando alle notti in cui potrà finalmente dormire, senza che Lignas venga a disturbarli.

-Non si è ancora fatto nessun amico...?- chiese serio Amdir.

-Purtroppo no, per via del fatto che è privo di magia...nessuno lo vuole.- gli rispose triste il padre, sempre più preoccupato

-Non preoccuparti padre, prima o poi ne troverà almeno uno. Comunque ho fatto ciò che mi ha chiesto. Ho preso in custodia le 3 magie che l'Ordine della magia ha voluto affidare a noi elfi dopo lo sterminio di quel popolo.- dal carro prese una cassa di metallo rinforzata, come se contenesse qualcosa di prezioso, ma al tempo stesso pericoloso.

-Ottimo lavoro figliolo. Con quella riunione segreta nessuno saprà che sono qui. Portali nella stanza isolante.-

-Sì, padre.- Amdir portò quella cassa al sicuro, in un posto in cui nessuno ne era a conoscenza, se non per la famiglia reale.

Dopo aver compiuto il suo ultimo dovere fu finalmente libero, andando a riposarsi.
Posò l'elmo sul suo comodino, ma si sentì osservato ad un tratto, preparandosi per l'intruso.
Una rapida ombra gli saltò addosso, ma Amdir si girò all'improvviso precendendolo, prendendolo per le ascelle.

-Fratellino, non sei anti-sgamo, lo sai vero?- ridacchiò sorridendo.

-Ma uffa! Non ho avuto nessuno finora con cui allenarmi!- mise il broncio, dimenandosi.

-Tranquillo, per molto tempo ci sarò a casa. Contento?-

-Sìììììì!- gli saltò in braccio, abbracciandolo felice.

Dopo un po' di tempo ebbero modo di recuperare il tempo perso e stare insieme.
Da allora passarono alcuni anni. La guerra era iniziata all'incirca da un anno.
Si stava facendo sempre più movimentata. Il rischio che il suo paese dovette scendere in guerra era sempre più alto, nonostante si erano dichiarati neutrali.
Lignas si fece sempre più grande, diventando un giovane uomo, ligio alle regole e severo, sopratutto verso se stesso quando sbagliava per via del ruolo di principe che rivestiva.
Era in biblioteca a studiare, per poi incontrare il fratello maggiore in compagnia di una donna elfa con cui stava conersando.
Notò il fratellino e si congedette da lei, andandogli incontro.

-Ehi fratellino. Sempre a studiare eh?-

-Te invece vedo che ti vuoi sposare.- controbattè il fratello.

-Eh sì, in quanto primogenito è anche mio dovere dare un erede, anche se vorrei poterla scegliere io sinceramente...- sospira angosciato.

-Ci metteresti troppo tempo e sai come sono fatti mamma e papà. E poi ti ci troverai bene, la conosco quell'elfa. Non devi preoccuparti.- mantenne un'espressione seria, ma gli sorrise.

-Dio mio Lignas! Tu si che sai come aiutarmi!- rise di gusto, dandogli una pacca sulla spalla.

In quel momento si fecero compagnia a vicenda per un po' sul balacone del palazzo, godendosi la magnifica vista che dava sul paese.
Ad un tratto videro una strana figura nera che si stava avvicinando lentamente verso il palazzo, era incappucciato e avvolto da una strana tunica, seguita poco più lontana da una strana mandria di oscurità, accorgendosi che erano zombie.
Le guardie gli dissero di allontanarsi, ma quando alzò la mani vennero scaraventate da qualcosa di invisibile, aprendo il portone.
Amdir e Lignas si alzarono in piedi, dando l'allarme di intrusione.
Il maggiore preparò prontamente le difese, indossando il proprio fido elmo, insieme al fratellino che era al suo fianco.

-Chiunque tu sia, faresti bene ad andartene!- lo intimò di tornare indietro siccome era solo uno.

-Solo quando ci ridarete ciò che ci appartiene...ridatemi il re, la lancia e il martello.- parlò con voce rocca e anziana.

-Non so nemmeno di cosa stai parlando! Ti prego, non voglio usare la forza.- Amdir voleva assolutamente evitarla perché, giudicando dalla voce, sembrerebbe essere un vecchio.

-Allora dovrò chiedere direttamente ai vostri cari genitori. Andate miei zombie! Come a Zakhar!- schioccò le dita, scatenando l'orda non-morta contro di loro con furia.

L'esercito si divise in due, tenendo a bada le guardie e al tempo stesso andare a "prelevare" il re e la regina.
Ebbero grandi difficoltà, sopratutto Amdir, ferendoli gravemente.
Lignas, in preda al panico e alla paura di perdere la persona che più amava, provò a far qualcosa come meglio poteva, ma il fatto di essere privo di magia lo metteva in estrema difficoltà.
Un non-morto lo pugnolò alle spalle, venendo poi bloccato a terra sanguinante.

-Lignas! No!- il fratello lo soccorse liberandolo con un colpo di bastone, tentando di portarlo via, ma una gamba gli saltò via dal resto del corpo, azzoppandolo, senza capire come sia successo.

Lo stregone oscuro gliela aveva strappata via di netto, ma nonostante ciò continuò a rimanere in piedi tenendo appoggiato a se il proprio fratellino.
Stava per colpirlo di nuovo, ma Lignas lo strattonò verso il basso facendogli evitare quel colpo fatale.
Provavano a collaborare insieme in quella situazione, pensando a un modo per uscirne.
Il necromante stufo procedette con una miriade di aghi oscuri contro il minore, capendone la pericolosità, ma il maggiore, stavolta, si mise lui in mezzo facendogli da scudo e venendo trafitto da parte a parte, facendo anche cadere l'elmo a terra.

-NO! FRATELLONE!- si disperò di fronte a quella sanguinolenta scena.

-V-va tutto bene fratellino...va tutto...bene.- respirava molto a fatica, anaspando aria disperatamente.

Posò delicatamente il fratello a terra per non aggravare la situazione, per gettarsi con rabbia contro lo stregone impugnando una spada che gliela puntò contro, ma gliela fece in barba amputandogli entrambe le gambe quasi fino al bacino con precisione chirurgica, aprendo dei getti di sangue che sembravano inarrestabili.
Con il segno della mano ordinò di lasciarli in vita, per poi sollevare entrambi da terra come per tenerli in ostaggio.
Li fece riunire ai genitori, anch'essi bloccati e imprigionati da una strana catena grigia al collo che li impedì di usare la magia.

-Cos'hai fatto ai nostri figli, mostro?!- il re gli urlò contro con rabbia e preoccupazione vedendo le condizioni in cui erano.

-Sono qui perché voglio che ridiate indietro le magie che avete preso.-

-Voi...voi appartenete a quel popolo?!- rimase stupito.

-Allora? Dove sono il Martello, il Re e la Lancia?- non cambiò discorso.

-Va bene, allora ci penserà il Requiem a stanarli...- capì che non voleva parlare dal silenzio che dimostrava.
Prese da una tasca della tunica uno strano flauto particolare, quasi impossibile da descrivere, ma per gli occhi del morente Lignas sembravano due radici attorigliate insieme dall'aspetto metallico.
Cominciò a suonare lo strano strumento e si sentì una scossa colpire il palazzo. Il trono si frantumò in mille pezzi e ne uscirono 3 figure umanoidi, fatte di pura essenza di energia magica.
Una brandiva un grosso martello che teneva appoggiato sulla spalla, una teneva sulla testa una corona fluttuante e un mantello, mentre l'ultima brandiva una lancia che sembrava dall'aspetto semplice.
Sembravano tentar opporre resistenza a quella melodia, di ribellarsi pur di non ascoltarla, come se possedessero una propria volontà e coscienza.

-I vostri possessori hanno osato tradirci, ma ora ci tornerete utili...-

Amdir fece l'occhiolino a Lignas, confondendolo, e si liberò con un rapido e secco colpo di braccia, prendendo il fratellino per poi lanciarlo contro il necromante.
Quasi gli prese un colpo, ma riuscì a raggiungerlo riuscendo a sottrargli il flauto, quasi rompendolo e di conseguenza liberando le 3 strane creature.

-No! Dannato moccioso!- in un attacco d'ira lo trafisse alla spalla con un grosso ago di materia oscura, infettandogli con rapidità il corpo, che gli passò anche attraverso.

Il Martello intervenne spiazzando con un sol colpo gli zombie scatenando delle piccole scintille, insieme alla Lancia.
Il necromante iniziò a combattere seriamente, scatenando tempeste oscure che lanciò contro di loro.
Riuscivano a difendersi, ma con fatica, non riuscivano a fare molto senza un "contenitore" e senza un elemento di cui usufruire. Erano, come dire, in una specie di semplice forma base limitante.
Lignas ignorò tutto quel casinò, trascinandosi per le braccia verso Amdir col corpo che era quasi del tutto infetto, ma la volontà del ragazzo del voler salvare il proprio fratello era più forte.
La materia oscura era conosciuta per le sue proprietà tossiche e nocive, distruggendo il corpo con cui entrava in contatto, senza riuscire a capire come funzionava esattamente, ma a quanto pare il giovane elfo riusciva a rallentarne l'infezione in una qualche maniera.
La Lancia rimase colpito dal suo spirito, avvicinandosi a loro due.

-T-ti prego...sal...salvalo...- Amdir implorò lo strano essere a salvare Lignas, ormai il suo corpo era compromesso, perduto in quanto completamente infetto, ma rimase in silenzio.

Si girò verso il minore, chinandosi e porgendogli la mano.

-L-lignas! Prendigli la mano! Così potrai...potrai salvarci tutti!- il maggiore fece leva sul senso del dovere, lo conosceva bene il proprio amato fratellino e sapeva su cosa fare leva per motivarlo.

Non esitò, prendendogli la mano e ad un tratto si scatenò un'esplosione di luce che investì tutti quanti, accecandoli.
Quando sparì delle fiamme scaturirono dall'elfo, formando un grosso sole incadescente, l'infezione del tutto sparita, aveva delle gambe fatte di fiamme e brandiva una lancia di fuoco con dalla forma che richiamava la cultura elfica.
L'occhio destro si fece più luminoso e gli apparve il simbolo del sole nella pupilla.

-Tu! Come ti sei permesso, ladro?!- il necromante si concentrò su di lui, lanciandogli contro un'ondata di materia oscura.

Mosse lentamente la lancia, scatenando delle fiamme che incenerirono ogni cosa che toccarono, lasciando il nemico spiazzato.

-Vattene...DA CASA NOSTRA!- sfruttò la rabbia che aveva dentro, cacciandolo via.

Finalmente tornò la pace e le altre due figure umanoidi erano sparite.
L'arma e le fiamme sparirono, lasciando solamente le gambe fittizze per raggiungere il fratello, perdendole dopo essersi seduto vicino al maggiore.
Lo prese con se, vedendo che aveva gli occhi chiuse e ipotizzò che si stava riposando. Tentò di svegliarlo, ma notò che aveva un buco sul petto e vide che non c'era più il cuore.
Gli tornò in mente quando gli aveva trafitto la spalla che gli era pure passato attraverso, cominciando ad avere degli attacchi di panico.
Era colpa sua, colpa sua se suo fratello era stato trafitto al cuore, si sentì responsabile della sua morte.
Lentamente delle lacrime gli rigarono il viso, stringendolo a se come faceva da piccolo, dando sfogò alla tristezza urlando, ormai privo di ogni cosa.
Sorrideva, Amdir stava sorridendo come faceva sempre, quel sorriso, quel dannato sorriso contagioso che solo lui faceva...non sarebbe più stato presente nella sua vita.

Da quel giorno la sua vita passava tra le pene dell'inferno per via del suo handicap alle gambe.
Ogni singolo anno della guerra lo passava tra la vita e la morte, combattendo con i denti e con le unghie solamente per un piccolo tozzo di pane.
Finì per essere catturato e reso schiavo da un ricco mercante, che a volte li usava per la servitù e altri per semplice divertimento.
Ogni giorno che passava era sempre peggio, uno dopo l'altro. L'unico piacere che aveva era un piccolo riccio che, per qualche strano motivo, lo seguiva da un po' di tempo.
Ad un tratto, il suo "proprietario" si era stufato di lui e decise di venderlo al mercato.
Erano passati moltissimi anni, la guerra era appena finita, ma attività di quel genere, purtroppo, erano ancora in voga per il puro scrupolo di far soldi.
Per Lignas invece quegli anni erano passati molto in fretta, passati solamente a soffrire e patire.
L'asta cominciò, iniziando proprio da lui per via delle pressioni del mercante che se ne voleva sbarazzare subito, ritenendo che era noioso aspettare.
Nessuno faceva offerte, nessuno lo voleva proprio perché gli mancavano le gambe ed era ridotto molto male.
Gli schiavi, che sarebbero venuti dopo, erano preoccupati per lui, i "non-voluti" facevano sempre una brutta fine, se non addirittura uccisi in quanto ritenuti non più utili a nessuno.
Lignas invece erano nel suo mondo dei ricordi, si ricordava della sua famiglia, della sua casa, di suo fratello, degli assurdi eventi accaduti quel giorno, di come aveva perduto tutto in un singolo istante. Si riteneva almeno fortunato di essersi salvato dalla materia oscura, nonostante sapesse che non esisteva cura, ma non volle approfondire tale cosa, in quanto stava finalmente per arrivare alla sua presunta fine del suo viaggio.

-100 monete d'oro!- ad un tratto, una voce femminile si alzò in mezzo alla folla, riuscendo a farsi spazio.

Era una donna dai lunghi capelli neri selvaggi, che le coprivano gli occhi e delle piccolissime corna le sbucavano dalla folta frangia, che indossava una tenuta da avventuriera.
Insieme a lei c'erano pure un ragazzo umano dai capelli castani raccolti all'indietro da un piccolo codino, vestito anche lui da avventuriero, un'elfa vestita da infermiera, ma era talmente consumato che sembrava preso da un cassonetto, dai capelli rossi raccolti in parte all'indietro e infine un grosso uomo-dragone, circa un armadio a due ante, dalle scaglie nere, in divisa militare con un lungo cappotto di pelle nera che faceva capire che era una persona con cui non si scherza, occhiali da sole e dei corti capelli bianchi, che sembravano stonare con tutto il resto del suo abbigliamento.
Il piccolo gruppo si fece largo tra la folla, salendo addirittura sul piccolo palco.
Il banditore tentò di fermarli, ma il dragone lo bloccò con una mnao spingendolo fuori dal palco, lanciandogli poi in faccia il sacchetto con le monete.

-Non valgo così tanto signora...perché...?- con la poca voce che aveva, cercando di capire.

-Mio caro, io penso l'esatto opposto. Non vali nemmeno l'oro che abbiamo speso da quanto sei prezioso.-

-Io non ero d'accordo sull'acquisto. Ok, ok cazzo...!- la rossa disse la propria nel momento sbagliato, mugolando infastidita dalla reazione della mora.

-Dicevo...ti sottostimi. Lo capisco dai tuoi occhi. Una volta avevi tutto. Una famiglia, una casa, ma ti è stato portato via all'improvviso. è successo a tutti noi. Siamo come te.- con la mano punta il resto del suo gruppo.

-Noi vogliamo cambiare le cose, vogliamo che tutto questo smetta! E per questo ho bisogno di gente come te, di gente che ha provato sulla propria pelle cosa significa perdere qualcosa di veramente prezioso. Ora sei libero e ti faccio una proposta. Vieni con noi, per fare in modo di cambiare le cose.- gli porse la mano, sorridendo.

Ormai non aveva più nulla di nulla, lo zero assoluto, ma era rimasto affascinato e motivato dalle sue parole, che le strinse la mano, felice di accettare.
All'improvviso il riccio che aveva tenuto compagnia Lignas fece la sua apparizione, poggiandosi sulla sua spalla.

-Può venire anche lui...?-

-Ahahahah! Certo! è il benvenuto pure lui, avevamo bisogno di una mascotte! Io sono Iris e loro sono Dante, Thomas e Scarlett!- Iris si mise a ridere di gusto, accogliendolo con loro.

******

Alcuni giorni prima degli eventi attuali.
I capitani delle 7 compagnie, che in realtà erano presenti solo in 4, si erano riuniti nel salone delle conferenze della Sede centrale della Convocazione per discuterne, in una sala talmente bianca che sembrava risplendere, riguardo la cerimonia della Braveheart.
Su ogni sedia c'era simboleggiata sopra il disegno di un animale diverso, che simboleggiavano ogni compagnia e i relativi posti.

-Bisogna decidere chi dovrà presenziare alla cerimonia e anniversario della Braveheart. Chi si vuole offrire volontario?- il più anziano, che sembrava una specie di Gandalf corazzato, fu il primo a parlare, con la testa da gufo che gli sbucava dall'armatura e munito di occhiali, nonchè il capitano, per l'appunto, della compagnia del Gufo.

Sembrava tenere gli occhi perennemente chiusi. Alcuni pensavano che fosse cieco, ma allora perché portare degli occhiali?
Era sempre seduto e fermo al proprio posto, come se non avesse voglia di alzarsi o magari non fare del male a nessuno, nemmeno a una mosca. Era chiamato "Il Sapiente", per via della vasta conoscenza del mondo della magia che possedeva, nonchè bibliotecario della Convocazione e della biblioteca che essa possedeva.

-Tsk! Io non c'ho voglia di andarci per nulla, vecchiaccio! Sono tutti pazzi lì! Specialmente quella rossa sclerotica!- parlò con arroganza Siegfald, era uno dei più giovani dei presenti, mettendosi in una posizione sulla poltrona che dire che fosse scandaloso era poco, capitano della compagnia dell'orso.

Già i capelli rossi alludevano in parte al suo carattere, con indosso una vistosa armatura elegante, che cozzavano contro la sua personalità bellicosa. Gli occhi, sempre ingrottati e all'ingiù, sprizzavano fuoco e fiamme dalle viscere della terra, di cui erano del emedesimo colore.

-Mio caro Siegfald, vedi di parlare con rispetto quando ti rivolgi a qualcuno con più esperienza di te.- Xidra era diventata capitano della compagnia del corvo e parlò con calma e pacatezza, tenendo unite le dita delle mani, guardandolo coi suoi occhi oscuri.

Indossava solamente un mantello nero ricamato con disegni che richiamavano la morte e il malaugurio, con attorno al colletto delle piume nere.

-Taci donna demone! Non mi piaci e mai mi piacerai! Anzi, fatti sotto ora se ne hai il coraggio!- Siegfald si alzò di scatto rabbioso, mettendosi in piedi sui braccioli, per poi lanciarle contro una lancia.

-Voi umani siete sempre così impulsivi?- Xidra non si scompose minimamente e prese la lancia al volo con due dita, disgregandola in polvere di oscurità nera.

-Tsk! Quanto mi stai sul cazzo tu!-

-Quanto mi dispiace.- lo prese in giro per puro piacere di farlo, rimanendo sempre ferma e calma.

Stava per attacarla ancora, ma qualcosa attira la sua attenzione, più una risata quasi infantile.

-Ahahahahah! è sempre divertente vederti arrabbiato Siegfald!- un ragazzo, circa sui 17 anni, sedeva sulla poltrona col simbolo dell'avvoltoio, mentre dimenava i piedi in preda all'irralità del momento.

Non indossava alcuna armatura, ma solamente una camicia bianca con sopra un gilet nero, talmente elegante fa far sembrare un barbone Siegfald, con abbinati pantaloni e le scarpe, e sulle mani aveva dei guanti di pelle, sempre neri, che gli arrivavano a malapena fino alla fine del palmo.
Aveva uno spallaccio di metallo scintillante sulla spalla sinistra con sotto una piccola mantella col simbolo della propria compagnia.
Aveva dei corti capelli bianchi, con sulla punta della testa degli inizi di colore nero come se stessero contaminando il bianco, e splendenti occhi come due ametisti. Dalla fronte gli spuntavano due piccole corna blu.
Lui era Calien, capitano della compagnia dell'avvoltoio, nonchè il demone della sfortuna. Il suo soprannome fece capire che era estremamente abile, rispetto ai suoi colleghi e al suo coetaneo. Ma alcuni capitani odiavano avere un soprannome.

-Vedi di tacere Calien! Altrimenti...!-

-Altrimenti cosa?- si fa all'improvviso serio e a Siegfald comincia a mancare il respiro, come se gli incutesse timore. -Vedi di stare a cuccia, che più stai calmo e meno attenzione attiri da parte dei 4 Saggi.- gli fa segno di sedersi, accavallando le gambe con fare superiore.

-Comunque ci voglio andare io! Mi manca già quella scuola e i miei genitori volevano vederla anche. Unirò l'utile al dilettevole!- Calien se la rise mettendosi comodo sulla poltrona.


ANGOLO AUTORE
E anche questo capitolo è finalmente finito gente! è stato un parto fare questi capitoli e farli nel giusto tempo cronologico! Ma dal prossimo inizierà la storia vera e proprio, prima o voluto mostrare alcune cose che serviranno in futuro.
Alcune scene però non sono venute come me le immaginavo, qquindi se non vi piaceranno lo comprendero pienamente.
Mi ritengo soddisfatto da quersto lavoro, anche se non sempre completamente, come in questo caso. Però ora inizia la vera storia, quindi preparatevi, perché potrete vederne di belle con gli altri personaggi in arrivo.
E io mi preparo alla montagna di lavoro in arrivo...qualcuno mi aiuti...

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Capitolo 5
*** Test d'ammissione ***


Capitolo 5: Test d'ammissione
_______

Braveheart.
La più grande accademia della magia, cominciata come una semplice scuola per poi espandersi sempre di più, divenendo una delle più grandi, e poche, strutture scolastiche, quasi pari a una città.
Aveva svariati anni sulle spalle ormai, ma aveva creato veri geni della magia, considerati dei prodigi che erano divenuti addirittura capitani al servizio della Convocazione come paladini e cavalieri magici, la sede centrale della magia, creata durante la crisi per garantire il buon proseguimento dei trattati di pace, assumendosi il compito di mantenere l'equilibrio e la tregua.
La scuola in se era veramente molto grande, una fusione tra antico e moderno, lo stesso per le lunghe mura che la circondavano.
In tutto il suolo scolastico erano in corso preparativi di ogni sorta di tipo, dalle decorazioni alle preparazioni delle pietanze per il rinfresco.
I fondatori si erano divis il lavoro in sezioni per mantenere tutto quanto sotto controllo e che nulla andasse storto, più per via delle manie di controllo.


-Forza. Vedete di sistemare al meglio quelle impalcature e striscioni.- Lignas tenne sotto controllo i lavori in corso, tenendo sott'occhio la lista delle cose da fare.

-Ehm, mi scusi? Sto cercando la preside Iris.- qualcuno picchiettò sulla spalla dell'elfo, ottenendo la sua attenzione.

-Calien? Che ci fai qui?- lo guardò Lignas, meravigliato della sua presenza.

-Prof Lignas! è bello rivederla! E come al solito sempre al lavoro con serietà eh?- contento di rivederlo gli mise un braccio intorno al collo.

-Non è per nulla facile dimenticarti. Oltre a essere il "ragazzo meraviglia"...mi facevi impazzire di brutto.- gli prese il braccio quasi contorcendoglielo per vendetta per quanto lo abbia fatto arrabbiare.

-Ahia ahia ahia! Mi serve il braccio!-

-Ora rispondi alla mia domanda.- non lo lasciò andare.

-Sono qui per conto della Convocazione per assistere alla cerimonia e assistere la scuola nelle sue esercitazioni!- implorò pietà per liberarsi.

-E poi sei stato un nostro studente. Perché cavolo mi chiedi dove sia? è nell'edificio al centro dell'istituto a amministrare tutto quanto.-

-Credevo che avevate cambiato qualcosa. Beh, grazie mille prof!- una volta liberato, si diresse verso il centro, salutandolo da lontano con uno sgargiante sorriso.

Per un attimo l'espressione seria dell'elfo di sciolse di fronte a quel sorrise tanto solare, quanto nostalgico per lui, ritornando come era prima.

Il giovane cavaliere prodigio lo ringraziò, avviandosi verso la propria meta.
Il fondatore rimase qualche secondo a guardarlo, per poi tornare al proprio lavoro.
Il capitano dell'avvoltoio si diresse nella struttura centrale, ma vide che all'entrata non c'era nessuno per poi addentrarsi dentro.
Era piuttosto affollato, ma in tutta quella folla vide stagliare una lunga chioma nera selvaggia, capendo subito chi fosse.
Le andò dietro, seguendola sempre più dentro l'edificio, accorgendosi che si ritrovava nella mensa scolastica e qualcosa lo solleva da terra prendendolo per la testa.

-Lo sai che hai finito di venire qui da un pezzo vero? E poi come sei vestito?-

-Prof Dante! Ma è mai possibile che mi prende sempre di sorpresa? E poi sono qui per conto della Convocazione e aiutare la scuola con le sue attività e questa è la mia uniforme! Ora potrebbe lasciarmi per favore...?- sorrise nervosamente, rimanendo sempre sospeso a mezz'aria.

Dante lo lasciò andare, posandolo a terra, ma si scostò subito dopo, lasciandolo disorientato da quella azione.
Ad un tratto gli arrivò in mestolo in testa che lo fece capottare a terra, facendogli spuntare un bel bernocolo.

-Calien! Per qual motivo sei qui scusa? Ti mancavamo o cosa?- una voce femminile si fece avanti, scoprendo che era lei che aveva lanciato l'utensile da cucina.

-Solo una donna è capace di tale cosa...MELIA! La donna che più mi ha sopportato fra tutte!- si rimise in piedi, andando verso il balcone della mensa mensa, in cui la cucina era piena di cuochi al lavoro.

Lì davanti c'era Iris e la donna a cui Calein si stava riferendo, tutto sorridente.
Era una donna umana di colore in carne, i capelli raccolti tutti dentro il capello da chef, ma da quanto era gonfio si capiva che erano tanti, alta quanto Iris, gli occhi erano di uno sgargiante blu marino talmente raro che era impossibile rivederlo in altre persone per via della sua bellezza unica, con indosso una divisa completa da cuoca macchiata e teneva in mano altri mestoli da lanciargli.

-Come minimo avrebbero dovuto darmi il premio Nobel per la pace solo per averti sopportato! Ti intrufolavi sempre in cucina a darmi fastidio, mi razziavi la dispensa e mi facevi fare talmente tante cose assurde che guarda, ti avrei fatto del male fisico, dannato!- con un braccio lo prese per il collo con la tentazione di strozzarlo, felice di rivederlo di nuovo.

-Ahahah! Mi sei mancata anche te, Melia!- Calien rise, contento del loro incontro.

-Piuttosto che ci fai qui eh?- lo lascia andare, facendogli quella domanda.

-Come dicevo a Dante...sono qui per conto della Convocazione e ad aiutare la scuola. E mi hanno pure nominato capitano.- mentre lo diceva sorrise ancora.

-Avrebbero dovuto nominare me capitano solo per averti sopportato e poi...sta lontano dalla mia cucina.- subito dopo si manifestò un'aura omicida verso il ragazzo prodigio, mentre affilava un coltello.

-Vedo che, non appena hai lasciato la scuola, hai fatto grandi progressi Calien. Ho sentito che sei pure un possibile candidato per far parte degli alti ranghi della convocazione.- per la fortuna del ragazzo, Iris si mise in mezzo per calmare gli animi, grazie anche al suo tono calmo e tranquillo che infondeva tranquillità.

-Sì! Siccome sono riuscito a ottenere il mio "incanto", a far evolvere la mia magia, in tempo record, sono uno di quei fortunati.- si appoggiò al balcone, per potersi mettere comodo a parlare.

-è anche grazie a noi se sei riuscito ad ottenerlo, perciç vedi di essercene grato.- Dante lo prese per una guancia, quasi tirandolo per rimproverarlo e fargli notare che è anche merito loro.

-Ahia ahia ahia! Sì sì prof Dante!-

-Ahah, forza Dante, lascialo, abbiamo bisogno di averlo intero. Più tardi ti mostreremo la tua stanza e dove dormirai per quest'anno Calien, adesso siamo nel bel mezzo dei preparativi per la cerimonia.-

-Posso dare una mano, se volete.- Calien si propose.

-Non a cucinare! Spiluccheresti troppo cibo e non ne lasceresti nemmeno un po'!- Melia aveva già messo delle protezioni per tenerlo lontano, sapeva di cosa era capace quel ragazzo.

-Ahahahah! Va bene, ho capito mia cara.-

-Ma tu guarda chi c'è! Il nostro "ragazzo meraviglia" ci fa l'onore della sua presenza! Come va capitano dell'avvoltoio eh?- Thomas, coi capelli sciolti e in divisa da cantiere, gli mise un braccio sul collo come se fossero grandi amici.

-Va tutto bene prof Flinged! Sono qui per venir a lavorare qui! Saremo colleghi di lavoro!- Calien fece lo stesso gesto, facendo vedere che erano molto legati, ma come compagni di scorribande.

-Davvero? Allora vedi di darti da fare, perché il qui presente vice-preside col cavolo che ci lascerà poltrire!-

-Thomas...faresti meglio ad andare a finire i lavori a te assegnati, altrimenti...- Dante si fece subito sentire, facendo capire dal tono che era infastidito, odiava a morte i ritardi.

-Ecco, visto? Torno subito al lavoro capo! Ci vediamo Calien!- Thomas, ridacchiando, tornò alle proprie mansioni lavorative.

I coinvolti trovarono quell'incontro molto piacevole. Non lo vedevano da tempo e rivederlo gli aveva solo che fatto piacere.
Una volta spiegato tutto il necessario tutti tornarono ai propri lavori, ma Calien preferì aiutare maggiormente Lignas.
I preparativi furono tutti quanti ultimati, giusto in tempo per la cerimonia e dare inizio all'inaugurazione.
Vicino alla scuola, più precisamente all'entrata ovest, c'era una stazione ferroviaria che si stagliava dal grande verde che circondava l'edificio.
Un ragazzo dai capelli scompigliati cinerei, con un ciuffo sull'occhio destro nascondendone le proprietà, e l'occhio sinistro che richiamava uno smeraldo che, non appena vide la scuola in lontananza, cominciò a brillare.
Dal finestrino del vagone ammirava il panorama della Braveheart, gli suscitava grande emozione e gioia essere arrivato fin lì.
Ad un certo punto, mentre rimaneva ad ammirare, per qualche strano motivo gli sembrava allontanarsi da essa, non accorgendosi che il treno si era fermato, andando nella disperazione.

-Aspetta...oh mer...!-

Dentro le mura, col passare del tempo, si riempì di persone che venivano da svariati angoli del regno, pronte a imparare per diventare i prossimi paladini.
Per fortuna avevano iniziato i lavori molto presto quel giorno, per rispettare al meglio la tabella di marcia che si erano prefissati.
Dopo molte ore di lavoro era tutto pronto, in perfetto orario.

Il grande giorno era arrivato, la celebrazione della Braveheart. Era tutto quanto pronto e disposto nei minimi dettagli, sopratutto grazie a Lignas.
La piazza davanti all'edificio era piena di ragazzi e ragazze di varie razze, un insieme di studenti nuovi, e probabili, e vecchi in attesa che la cerimonia inizi.
Sul palco, posto davanti all'ingresso, salirono Iris, Dante, Thomas e Lignas, al fianco della preside mentre provava il microfono, picchiettandoci sopra per avere l'attenzione di tutti.

-E-ehm! Allora... benvenuti a quelli nuovi e bentornati a quelli dell'anno scorso! Spero che abbiate goduto delle vacanze e che vi stia piacendo la visita alla scuola! Ma ora la pacchia è finita miei cari! Forgeremo, plasmeremo, lavoreremo quelle vostre dannate ossa per farvi diventare i difensori del nostro regno! Sudate, lavorate, esercitatevi, ingegnatevi, sgobbate, elaborate! Usate quei cervelli per migliorare voi stessi e andare sempre più avanti! Solamente quando mettete tutto voi stessi, potete dire di averci provato davvero!- Iris sbattè un pugno contro il proprio petto, facendosi sentire a gran voce da tutti quanti, che esultarono al suo discorso.

-Non vedo l'ora di vedervi in azione! Intanto godetevi pure il rinfresco offerto dalla scuola, fatto dalla nostra fantastica cuoca Melia! Tra un po' vi comunicheremo l'inizio dell'esame di ingresso! Buon rinfresco!- allungò le braccia ai propri lati, indicando degli stand con vari assortimenti di vivande per ogni specie lì presente.

Fece un piccolo inchino, riponendo il microfono al proprio posto, scendendo dal palco allestito.

-Breve, ma intenso devo dire!- Thomas rise di gusto, guardando quanto aveva fomentato la folla.

-Hai fatto faville. Niente male.- Dante parlò con la sua solita freddezza, tenendo le braccia incrociate.

-Beh, se non mi avessi aiutato tu non avrebbe dato lo stesso effetto. Per quanto riguarda i test invece? Sono pronti?- rispose al dragone sorridente carezzandogli dolcemente un braccio, per poi rivolgersi a Lignas che annuì alla sua domanda.

-Bene. Durante i test, mi raccomando...appena ne vedete uno che copia bocciatelo immediatamente e mandatelo via. Non tollero che, un futuro difensore del regno, venga ammesso alla nostra scuola in questa maniera. Se lo deve meritare lavorando sodo. Chiaro?-

Tutti e tre annuirono essendo d'accordo con lei. Avevano anche una reputazione da difendere e avevano intenzione di mantenernee fede. E poi c'era un motivo se da quella scuola sì sono usciti i migliori, ma era anche vero che aveva un buon tasso di bocciature.

Intanto fuori dalla scuola, un minuto prima dell'inizio della cerimonia.
Il treno si fermò pochi metri dalla stazione, facendo scendere il ragazzo dai capelli cinerei, mettendosi a correre. Se solo non si fosse perso nel suo mondo, ora sarebbe in orario. Indossava una maglietta dalle maniche corte nera, un foulard del medesimo colore intorno al collo con particolari disegni orientali bianchi, i pantaloni erano sul marroncino/rossiccio, per poi finire con degli anfibi neri.
Il capo treno quasi lo mandò a quel paese per averlo fatto fermare, ma nonostante ciò ringraziò il vecchio, tentando di sbrigarsi come meglio poteva.

Gli sembrava quasi di driftare per quanta fretta aveva, ma proprio quando era a metà strada la cerimonia iniziò e lì si fermò un attimo per riprendere fiato.
Si maledì da solo, voleva arrivare puntuale per l'apertura, ma purtroppo la sua mania di ammirare troppo qualcosa aveva avuto la meglio su di lui, però non poteva farci niente se dall'esterno la scuola era un bel panorama.
Sbuffò massaggiandosi le tempie, per poi riprendere a correre. Almeno doveva arrivare per l'inizio dei test!

Non appena entrò nei confini scolastici rimase subito meravigliato. Quel luogo era un vero e proprio crogiolo di culture e etnie diverse, proprio come anche gli edifici, che rispecchiavano la diversità nel mondo. Una specie di piccolo regno insomma.
Mentre camminava verso il centro, si girò intorno per osservare meglio il tutto. Voleva permettersi il lusso di guardare i dettagli degli edifici, ma era già in ritardo di suo, lasciando perdere a malincuore. Però questo non gli vietò di continuare a guardarsi intorno.
Più andava verso il centro e più la folla aumentava, accorgendosene quando si sentiva stretto tipo sardina in scatola, anzi le sardine erano decisamente più comode.

Tentò di districarsi in mezzo a quella moltitudine di persone e con fatica ne uscì, venendo quasi spinto. Proprio a causa di quella spinta andò a sbattere, testa contro testa, contro qualcuno che aveva subito il suo stesso destino in quel momento, cadendo entrambi a terra.
Quando alzò la testa per vedere chi era il povero malcapitato potè intravedere una corta chioma castana, con sopra due orecchie da lupo che si erano abbassate a causa del dolore, evidenziandone anche una natura tenera, cosa alquanto anomala in un lupo e una coda del medesimo colore, stesa a terra. Aveva dei vestiti particolari, per la precisione di origine orientale e dai colori, e sembrava che sotto quei grossi pantaloni c'erano degli stivali apparentemente metallici.

-Oh dio...! Mi dispiace veramente tanto, ma mi avevano spinto e lanciato via dalla folla...!- il ragazzo-lupo provò a scusarsi, mantenendo le orecchie abbassate.

-No no...non preoccuparti. è successo anche a me...! Ahia, che male!- alzò la testa notando che la persona di fronte a lui aveva gli occhi dello stesso colore della terra, con una piccolissima tendenza al giallo, ma sembravano umani come i suoi.

-E-ecco...io sono Okami Itsupiki.- gli porse la mano, con un'espressione talmente cucciolosa da spupazzare che ricordava un coccoloso peluche e agitazione.

-Wow, pensavo che solo i peluche potessero essere così coccolosi...! Comunque io sono Simon King Croel, piacere.- sorrise, stringendogli la mano, almeno era riuscito a trovarsi un amico.

-Hai un secondo nome e un cognome alquanto particolari devo dire.- dopo avergli stretto la mano, Okami sentì una piacevole sensazione di calma nel parlare con Simon.

-Lo so, ma mi domando cosa voglia dire il mio cognome. Ne ignoro il significato.- ridacchiò per allentare, inutilmente, l'atmosfera.

-Però te vedo che fai parte di un clan, vero...? Lo si capisce dai tuoi vestiti.- guardando la sua reazione capì che aveva toccato un tasto dolente, proponendogli di parlarne in privato.

Si allontanarono dalla folla, per avere un po' di tranquillità e magari anche lontani da orecchie indiscrete.
Ovviamente non senza aver preso qualcosa da bere.

-Simon...come hai fatto a riconoscere questi vestiti...? Pensavo di averli diversificati come meglio potevo...- gli chiede curioso, ma al tempo stesso agitato.

-Beh, i colori sono quelli, anche le cuciture e tutto. Alla fine non sei riuscito a fare un gran lavoro.- tentò di addolcire la pillola.

-M-ma...! Ho impiegato delle ore per nulla...?!- si disperò, rendendosi conto che aveva buttato delle ore inutilmente per tentare di modificarlo.

-Ecco...sì. Mi dispiace Okami.- Simon ridacchiò nervoso, dispiaciuto per aver sfumato i suoi sforzi.

-Tanto lavoro per niente...aspetta, mi sorge una domanda ora. Come fai a conoscere gli abiti di un clan...?- il lupacchiotto si appoggiò al muro depresso, per poi fargli quella domanda.

-Vengo dalle terre orientali anche io, più precisamente da quelle dell'est.-

-Dell'est?! La terra degli sciamani?!- alzò di soppiatto la testa verso di lui, sorpreso di quella risposta.

-Prego?- disse del tutto incredulo, senza sapere cosa diceva.

-Le terre orientali dell'est sono chiamate anche "la terra degli sciamani"! Sono molto riservati e sono temuti dai loro confinanti per via del loro stretto legame con il mondo magico della natura! è raro vederne uno fuori! Anche se...non hai per nulla dei tratti orientali, sai?- Okami parlò con sorpresa e stupore, come se avesse visto un animale ormai estinto e sorprendente.

-Aaaaah, no no, non sono uno di loro. Spero di non aver distrutto una specie di immagine che ti avevi fatto. Riguardo i tratti...diciamo che sono una specie di anormale.- verso la fine si bloccò un attimo, come se stesse rivivendo una specie di ricordo, qualcosa che avrebbe fatto a meno di ricordare, ma ci sorrise sopra.

A Okami, per un istante, gli sembrò di aver toccato anche lui un suo tasto dolente, per poi lasciar perdere quando lo vide sorridere.
Voleva provare a parlarne, ma all'improvviso sentirono il frastornante suono di una campana. I test teorici erano pronti.

Quelli che dovevano accedere furono chiamati a raccolta in una delle sale comuni della scuola. I due amici intravidero, in mezzo alla folla, un enorme peluche che sembrava stesse camminando da solo, notando delle ciocche castane dietro di esso, ma lo persero di vista.
Sembravano all'incirca un centinaio a prima vista, forse di meno.
Si disposero ai loro posti sui banchi, con già sopra i fogli per l'esame di ammissione.
Simon fece un pollice in su a Okami in segno di augurio, confortandolo e calmandolo siccome lo vedeva molto nervoso.

-Buongiorno e benvenuti a tutti. Sono il vice-preside Dante e vi sorveglierò, tutti quanti. Chi verrà sorpreso a copiare verrà bocciato all'istante. Potete iniziare.- Dante era davanti alla cattedra, a braccia incrociate, guardingo e attento mettendo una pressione che potrebbe lasciar impallidire.

Quando diede il via tutti quanti girarono i fogli, pronti a iniziare.

"Bene! Mi sento pronto e conosco le basi! Sarà fa...!" il cinereo non potè finire la frase nella sua mente mentre guardava il foglio, che qualcos'altro attirò la sua attenzione.

Ad un tratto un gigantesco rovo spinato oscuro emerso da sotto un banco vicino a lui, che lo scaraventò via distruggendolo, lasciando illeso lo studente.
Le spine, che si erano allungate, scovarono fuori i bigliettini che teneva nascosto, cogliendolo con le mani nel sacco.

-Sei bocciato. Vattene da qui.- il dragone lo cacciò via subito senza alcuna pietà.

"...cazzo..." l'unico pensiero che gli balenò in mente a Simon, rimanendo spaventato a morte e scioccato di fronte a tale brutalità gestita con proverbiale freddezza.

Notò che non era stato l'unico ad avere avuto quella reazione.

L'atmosfera si fece subito tesa, con quel bestione imponente che teneva controllato in una qualche maniera tutti quanti.
La sua mente cominciò a bloccarsi, continuando a ripensare alla scena a cui aveva appena assistito.
Tutto ciò di cui era sicuro era stato bloccato dalla presenza di quell'uomo imponente.

Tentò di calmarsi, ma la situazione non migliorò in quanto, col passare del tempo, altre persone vennero scoperte a copiare con il vano tentativo di riuscire a sfuggire alla sua vista, nonostante indossasse gli occhiali da sole.
Ma come potevano solo tentare di copiare ancora?! Non era bastato quello che era successo nei primi minuti?
Fece respiri profondi per mantenere la calma, iniziando a scrivere qualcosa, ma ancora si sentiva bloccato.
Dante camminò in mezzo ai banchi per controllarli che non facessero nulla se non scrivere e si soffermò su Simon.

Si sentì avere, come dire, addosso gli occhi di un dominatore, un cacciatore spietato, pronto ad azzannargli il collo al singolo passo falso.
Rimase su di lui per qualche secondo, per poi passare oltre.

"CHE TENSIONE!" rabbrividì per la semplice paura viscerale che gli aveva provocato, sudando freddo, se non addirittura cubetti di ghiaccio.

A quel punto fece il possibile per rispondere alle domande del test, non era mai stato bravo a gestire la pressione, di qualsiasi tipo, e sentirsela addosso in quel momento non era per nulla l'ideale per lui.
Il tempo concesso finì, finalmente, potendo respirare un po' di agognata calma e pace, tirando un sospiro di sollievo.

-Ti ho visto in difficoltà. Sembrava che eri sul punto di esplodere.- Okami si rivolse a lui, preoccupato, vedendolo che non aveva ancora digerito il tutto.

-M-mi sono sentito come una preda in trappola...! Quell'uomo è terrificante...!- si avvinghiò alle gambe del lupo, in lacrime, sfogando tutte le emozioni che aveva immagazzinato prima, per non esplodere sul serio e sembrava pure che stesse piangendo.

-T-ti prego, calmati...! Adesso il peggio è passato...! Tra un po' ci daranno i risultati! Andiamo a fare due passi...?- tentò di calmarlo, perché la situazione stava diventando imbarazzante.

-Forse è meglio...però sono stato un disastro! A causa della paura che quell'omone instillava non sono riuscito a rispondere bene alle domande!- non voleva proprio lasciarlo andare, impanicandosi ancora di più.

-Dai su, non essere così negativo senza nemmeno sapere come sono andate realmente...!- provò a staccarselo e al tempo stesso di calmarlo, arrendendosi pian piano.

Tutti i ragazzi intorno a loro li guardarono male, definendoli strani, allontanandosi da loro lentamente.
Ma Simon, con quella scena imbarazzante, non si accorse che aveva attirato incosapevolmente l'attenzione di qualcuno in particolare, anzi, qualcuna.

-Però, devo dire che è un ragazzo interessante.- se ne andò di sfuggita all'improvviso, ma si poterono intravedere dei capelli neri, con la punta delle ciocche viola.

C'era un grande afflusso di studenti dopo il test scritto e da lì gli scritti vennero avviati verso la correzione.
Iris vide lo spettacolo sorridente, vedendo che Dante aveva fatto un ottimo lavoro nel bocciare quelli che copiavano, recandosi poi nella sala insegnanti.
Vide che tutti i professori erano al lavoro per correggere i test, dirigendosi poi nel suo ufficio.
Quando entrò però vide che c'era già Dante ad aspettarla.

-Vedo che mi hai preceduta, Dante.-

-Come ben saprai il test scritto è finito e sono stati bocciati circa una trentina di ragazzi su un centinaio. Nel pratico ne sfoltiremo ancora molti.-

-Beh, ci saremo noi, in mezzo alla loro strada verso l'ammissione alla scuola. Però, come al solito, devo chiederti di doverci andar piano.- si avvicinò a lui.

-Per forza...? Se ci andiamo piano non si faranno mai le ossa.- Dante era contrario alla richiesta di Iris.

-Lo so bene, però ti ricordo che sei un drago. Semplicemente sfiorandoli potresti ucciderli e tu, in quanto vice-preside, non puoi permettertelo. Ti daresti una cattiva reputazione e potrebbero persino rinchiuderti. I tempi sono cambiati, e pure in meglio. Abbiamo lottato per arrivare fin qui. Abbiamo subito sulla nostra stessa pelle la furia della guerra...ci ha portato via ciò che più amavamo...e proprio per questo bisogna proteggere il futuro, sia il nostro che il loro, per impedire che succeda ancora ciò che successe in passato.- poggiò le mani sul petto di Dante, abbassando il capo tremante stringendogli tra le mani la maglietta, tornandole alla mente quei orribili ricordi.

-Non preoccuparti Iris. Non succederà, ne ora ne mai. Il passato è difficile da dimenticare, sopratutto se ha inflitto ferite profonde, ma le useremo come monito per il domani che verrà.- il dragone la abbracciò, carezzandole dolcemente la testa per calmarla.

-Ti amo...- sorrise lievemente, prendendogli delicatamente il viso per poi baciarlo.

-Ti amo anche io.- ricambiò.

All'improvviso Iris spinse Dante sulla poltrona accanto alla scrivania della presidenza, per poi mettersi a cavalcioni su di lui, continuando il bacio con più foga e passione.
Al rettilone non dispiaque, anzi, reincarò la dose del bacio prendendola per i fianchi, tastandole con decisione il sedere.
Lei sobbalzò sorpresa, sorridendo poi maliziosa e le piccole corna sulla fronte crebbero un poco all'improvviso.
Passò le mani sui suoi addominali, analizzandoli con i polpastrelli lentamente, scendendo lentamente verso il basso ventre.
Dante ansimò di piacere a quel contatto, aprendole la giacca e la camicia, spostando il reggiseno nero e infilandoci poi la mano per tastarle il rigoroso seno maturo direttamente, facendola ansimare di colpo dal piacere, buttando la testa all'indietro tornando poi a baciarlo con foga.

-Eh-ehm! Perdonate l'intrusione, ma devo chiedervi di calmare i bollenti spiriti e rimandare a dopo la procreazione.- Lignas e Thomas erano entrati nell'ufficio e l'elfo aveva un'espressione della scena che più infastidita e rigida non ne aveva.
Le corna crebbero ancora un po'.

-Ma se volete continuare, fate pure! A me non dispiace assistere!- l'umano fece capolino da dietro Lignas, facendo un pollice in su, ridacchiando.

Iris si bloccò di colpo, divampando in un rosso luminoso per l'imbarazzo del momento, coprendosi istantaneamente il seno con le braccia.
Dante, invece, lanciò contro i due due grossi rovi oscuri, che schivarono prontamente, creando una piccola voragine sulla parete dietro di loro, per la rabbia e il fastidio per averli disturbati e interrotti.

-FUORI DI QUI!- li cacciò via dall'ufficio, dandogli il tempo di rimettersi apposto i vestiti.

-Proprio adesso!- Dante sbuffò infastidito.

-Non preoccuparti. Continueremo più tardi...- gli carezza il viso, baciandolo e si sistema la camicia e le corna tornarono alle dimensioni di prima.

Una volta pronti, uscirono dall'ufficio.

-Cosa dovete dirci di così importante?- gli chiese il dragone, ancora infastidito della loro intrusione.

-A breve dovrete presentare i risultati dei test. SLa maggior parte sono stati corretti e esporre le caratteristiche del test pratico.- rispose Lignas.

-E farlo solo voi no?-

-è dovere vostro questo. Lo avete detto voi.- controbattè l'elfo.

-Non preoccuparti. Ci penseremo noi.- si mise in mezzo Iris, fermando Dante dal rispondere, sempre sorridente.

Lignas e Thomas si congedarono, lasciandoli ancora soli.

-Mmmh, dici che riusciamo a fare qualcosa in 20 minuti?- la preside guardò l'orologio, dando una palpata veloce al suo vice, sorridendogli maliziosa.

-Ne bastano anche di meno.- ricambiò il sorriso, prendendola poi in braccio, tornando insieme in ufficio.

******

Simon venne lasciato solo da Okami, dicendogli che doveva fare una chiamata importante.
Approfittò del momento per andare un po' in giro per la scuola.
Ne rimase stupito di fronte alla bellezza di quella struttura, di come quel luogo accoglieva ogni sorta di etnia e cultura, adeguandosi a essi così facilmente.
Inoltre c'erano anche dei giardinetti all'interno dell'istituto, e incuriosito, ci andò.

Rimase ancora meravigliato. Sembrava un giardino a tema orientale, con tanto di statue e bonsai.
Osservò come il laghetto di sabbia era stato passato col rastrello con cura. Si vede che avevano un personale qualificato per prendersi cura di tutto ciò.
Vide un'invitante albero contorto, con tanto di ombra sotto di esso.
Ci andò subito, appoggiando la schiena su di esso, facendo un profondo respiro distendendo i nervi.

-Dopo tutta quella tensione ci voleva proprio...- sorrise, finalmente rilassato, quasi addormentandosi.

Ad un tratto gli passò accanto un gatto bianco, con una silhouette in stile fumetto, andando dietro l'albero.
Pensò che era alquanto strano d'aspetto, ricordandosi poi che gatti del genere non esistono e lo seguì da dietro l'albero.
Quel felino scomparve proprio come era apparso, domandandosi come era possibile quel fenomeno.
Ritornò nella posizione di prima, con più domande di prima, ritrovandosi poi una sorpresa inaspettata.

-Ciao!- alla sua sinistra apparve all'improvviso una ragazza, seduta accanto a lui a gambe incrociate, quasi facendolo sbalzare in aria per lo spavento improvviso.

Aveva lunghi capelli neri ossidiana e punte viola che le seguivano la schiena, con qualche ciocca che le cadeva in avanti, dando un pizzico di bellezza al sorriso che stava sfoggiando in quel momento, con smaglianti occhi verdi dal colore di smeraldi.
Indossava un top nero, che risaltava il colore della carnagione della sua pelle e shorts azzurri, tipo jeans, ed era scalza.
QUando la vide pensò subito che era una ragazza davvero molto carina, le ciocche viola le davano un non so che di attraente, con le curve davvero niente male e mozzafiato.

-Cos...? Come hai fatto ad apparire all'improvviso?- le chiese sorpreso.

-Se ti dicessi che sono un fantasma, mi crederesti?- gli rispose con un'altra domanda.

Tirò fuori il suo telefono, facendole una foto.

-Ma nella foto ci sei.-

-Oh dio...l-l'hai fatto davvero?!- si mise a ridere per quello che aveva fatto, cadendo all'indietro troppo presa dal ridere e coprendosi la pancia con le braccia.

-Avevi detto di essere un fantasma, ma siccome ci sei nella foto non penso che tu lo sia.-

-Sei un ragazzo davvero particolare! Mi piace! Mi chiamo Natalia Greyson!- si calmò, porgendogli la mano con decisione.

-Io invece Simon King Croel.- le strinse la mano, abbozzando un sorriso.

-Ooooh, non sapevo che fosse un reale, sua maestà.- si fece all'improvviso formale, come se fosse davanti a un vero re.

-Lo so, ma non voglio darlo a vedere e nemmeno farlo sapere. Mi piace girare in incognito.- Simon stette al gioco, facendo una strana espressione da pricnipino smorfioso, avvicinando il labbro superiore alla punta del naso.

-Oh dio! Come sei buffo!- riprese a ridere, mettendo le mani all'indietro, ancorandoli al terreno.

-Come mai sei a piedi nudi?-

-Che sei? Un feticista dei piedi? Comunque mi piace girare nei giardini così, lo trovo rilassante, un po' come la tua voce.- si distese a terra, poggiando la testa sulle gambe di Simon.

-Te invece sprizzi energia vedo.- si mette a gioccherellare con una ciocca di capelli della ragazza.

-Ehi, non si gioca coi capelli di una ragazza, senza il suo permesso!-

-Allora perché non mi fermi?- ribattè, sorridendole.

-Noto che ti piace essere audace... Ma fino a che punto?- si alzò di scatto e il tono di voce divenne all'improvviso suadente.

Il ragazzo venne colto alla sprovvista da tale cambiamento repentino.
Natalia si mise a cavalcioni su di lui, piantando le mani contro l'albero, avvicinando i loro visi l'uno all'altro con un'espressione maliziosa, arrivando sempre di più sulle sue labbra.
Diventò rosso, mettendo in mezzo le braccia come scudo.

-Ok ok! Hai vinto tu!- si arrese, facendosi battere dal suo stesso imbarazzo.

-Eheheh, attento con chi decidi di competere.- gli sorrise allontanandosi da lui, senza però togliersi.

-Ehm, ora puoi toglierti.-

-Nope! Sei molto comodo sai?- si mise comoda guardandolo dritto in faccia.

In quel momento Simon stava litigando con svariate parti del suo corpo.
Col cervello che gli diceva di toglierla dalle sue gambe, col cuore che gli diceva di lasciarla lì perché chissà quando sarebbe ricapitato ancora e che era anche molto bella e infine col basso ventre che gli stava urlando un certo verbo coniugato al femminile rivolto a lei.
Le tre parti erano in contrasto, l'una contro l'altra.
Stava avendo enormi difficoltà nel gestire tutte quante, costrigendosi al silenzio, e Natalia notò la cosa.

-Ehi, tutto bene?-

"Dì la prima cosa che ti viene in mente, presto! Anzi, no, aspetta! Non farlo!"

-Sei molto carina.- mezzo secondo dopo realizzò ciò che aveva detto, divampando in un vistoso rosso acceso.

-Ahahahah! Che c'è? Sei in crisi di fronte a una ragazza per caso, mio caro re?- gli premette la punta del naso con un dito, ridacchiando.

Approfittò del momento per prenderlo un po' in giro.
Simon tentò di uscire dalla situazione in cui lui si era infilato da solo.
I due iniziarono a parlare del più e del meno, instaurando pian piano un legame.
I minuti diventarono secondi, da quanto tempo avevano passato a parlare e scherzare.

Croel si sentiva come se tutta la tensione che aveva addosso poco fa fosse sparita parlando con lei. La guardò sorridendo, come se volesse ancora perdersi nelle parole con quella ragazza.
Ma ad un tratto sentì il rumore di una campana, portandolo alla realtà e rendendosi conto che erano passate quasi due ore.
Si alzò di scatto. Tra poco sarebbe iniziato il test pratico e non sapeva ancora i risultati di quello teorico.

-Devo andare Nata!-

-Allora dopo il test rivediamoci qui o in infermeria. Voglio parlare ancora con te! Consideralo un appuntamento.-

-Perché in infermeria...?-

-Beh, se non ti presenterai qui vuol dire che sei stato menato non poco durante il test e sarai in infermeria.- ridacchiò, dicendola come se fosse una cosa normale.

-Allora vedrò di non finirci! A dopo!- la salutò, mettendosi a correre.

-Sì... Decisamente un ragazzo davvero interessante devo dire...- Nata si mise una mano sotto il mento sorridente, mentre lo guardava andar via.

Intanto, nello stesso momento, Okami era ancora al telefono, con di sicuro qualcuno di importante.

-Mamma, sono riuscito a passare il test teorico...- stava parlando con un tono di voce arrendevole.

-è fantastico Okami, sei stato veramente bravo. Tuo padre e i tuoi fratelli saranno felici di questa notizia.- dal telefono si sentiva una voce femminile adulta e dolce.

-Papà...? Come sta...?- aveva fatto fatica a fare quella domanda, si era quasi forzato da solo nel farla, sapendo che era una questione delicata.

-Sta riposando al momento. Le sue condizioni sembrano migliorare, anche se di molto poco. La vecchiaia, anche se gestita con la magia, non si può fermare molto a lungo. Già il fatto che scorre dentro di noi ci aiuta a mantenere un aspetto giovane, però... Possiamo esserne maestri, ma la morte non può essere fermata purtroppo...- verso metà frase il tono passò da dolce a triste.

-So che è in buone mani... Mentre Yuma e Homura...?-

-Sono tornati a casa da un po' di tempo per papà... Okami, sei sicuro di non voler ambire anche tu il ruolo di capoclan...? So bene che non lo vuoi, però...-

-No mamma, ne avevamo già parlato... Yuma è il più indicato per quello, io... Non sono degno. Loro hanno già scoperto il loro potere latente, mentre io...- strinse il telefono in mano, venendogli un nodo in gola.

-Hai bisogno del tuo tempo Okami, come tutti noi. Sai? C'è gente che ti ammirerebbe. Persino Yuma ti ammira.-

-Eh? Per qual motivo dovrei essere ammirato...?- rimase sorpreso per tali parole, sopratutto della parte riguardante suo fratello.

-Non hai alcuna ambizione al potere e fai quel che è giusto. Sono sicura che troverai qualcun'altro così.-

-Mamma, io... Devo andare...-

-Buona fortuna, figlio mio.- le disse dolcemente.

Riattaccò, ma si sentiva come un nodo allo stomaco, trattenendo le lacrime dalla commozione. Non si aspettava che le persone che più stimava, i suoi fratelli, lo ammiravano.
Fece un respiro profondo, trovando la calma dall'agitazione, schiaffeggiandosi un attimo le guance per riprendersi.
Non appena si staccò dal telefono vide in lontanaza uno strano polverone che siu stava avvicinando sempre di più. Aguzzò la vista, notando che era Simon preso dalla fretta.
Gli passò velocemente davanti, scivolando lungo il pavimento lasciandosi dietro pure una specie di sgommata molto rumorosa. In lontananza si potè sentire uno dire che non erano in Fast and Furious.
Ritornò indietro da lui, ansimando e riprendendo il respiro.

-I-i risultati dei test...! Dove sono?!- appoggiò bruscamente le mani sulle spalle del lupetto, quasi spaventandolo e glieli indicò.

-C-calmati Simon...! Sei riuscito a passare!-

-Dio mio...! Ho preso 71 su 100...! Mi sento sollevato... Te invece quanto hai preso?- si appoggiò alla bacheca coi risultati, scivolando pian piano verso il basso, tirando un sospiro di sollievo.

-95.- lo disse come se fosse la cosa più normale del mondo.

-ASPETTA, COSA?!- spalancò letteralmente la bocca e la mandibola toccò terra, quasi crepandola.

-Diciamo che ho avuto un discreto aiuto.- ridacchiò, sorridendo al pensiero di chi lo aveva aiutato.

Simon si congratulò col suo amico, stringendogli la mano meravigliato di fronte a tanta intelligenza.
Ad un tratto sentirono l'interfono annunciare che tutti quelli che hanno passato l'esame scritto si devono radunare di fronte all'ingresso del campo di addestramento A, per l'esame pratico.

Iris, insieme agli altri fondatori, più Calien e Scarlett, erano davanti all'ingresso del campo, attendendo che tutti quanti si riunirono al punto di incontro. Aveva dei fogli in mano, con chiaramente scritto cosa doveva dire.

-Bene, ora che ci siamo tutti... Mi congratulo con voi per aver passato l'esame scritto. Vi siete dati da fare tutti quanti! Ora tocca al pratico e vedremo quanti di voi sopravivveranno a questo. Sarete divisi in gruppi e la prova si divide in due fasi: nella prima dovrete affrontare dei golem e distruggerli e prendere il loro nucleo, che vi permetterà di accedere alla seconda fase che sarà una specie di "cattura la bandiera".-

-Però sarà diversa dal solito presumo. Dico bene...?- Simon alzò la mano in mezzo alla folla, parlando senza aspettare il consenso.

-Esattamente mio caro! Ci saranno dei "guardiani" che vi impediranno di passare e andare oltre, ma questo non succederà...perché non ve lo permetteremo!- Iris alzò la testa, lanciando in aria i fogli che aveva in mano, lasciandosi trasportare dall'entusiasmo.

-Dovrete affrontare noi, i membri dell'istituto, per raggiungere la bandiera! Mi raccomando, datevi da fare e fate del vostro meglio! Dimostrateci che siete meritevoli di far parte di questa scuola e che siete pronti a difendere il nostro regno!-

La folla di studenti rimase basita di fronte a tale notizia, ma si fecero prendere dalle parole della preside, che esultarono pronti a combattere.
Okami invece ne era spaventato. Era spaventato da quelle persone, sopratutto dall'imponenza di Dante.
Simon deglutì, sorridendo per tentare di contenere la paura, ma al tempo stesso di sentiva emozionato e carico. Su di lui le parole di Iris avevano avuto una grande efficacia.

-Forza Okami...! Facciamo del nostro meglio. Anche se saremo in due gruppi differenti, non dobbiamo essere da meno!- gli sorrise, ma capiva che anche lui era impaurito e nervoso, però apprezzò molto il gesto per provare a calmarlo.

Quel sorriso gli portò la calma nel suo cuore, battendo il pugno con lui, ricambiando.

Intanto, in lontananza, sul muretto della scuola era seduta una ragazza-lucertola, ovviamente sotto il sole, che indossava un paio di occhiali da sole.
Aveva dei lunghi capelli arancioni, setosi e brillanti che aderivano sulla sua schiena, due ciuffi dalle punte ricurve le arrivavano sulle guance come per differenziarsi dal resto dei capelli con furore.
Indossava una semplice maglietta bianca a maniche corte che le mettevano in risalto i muscoli sotto la maglia e le braccia, come se non avesse avuto altro da mettersi, e dei jeans blu e anche le gambe sembravano avere un po' di muscoli, ma erano un poco larghi.
Si teneva vicino una vaschetta di pop-rocn, due birre e un binocolo.

-Allora? Hanno Iniziato? E Adelie dov'è?- le chiese Natalia, arrivandole da dietro e indossava delle comode scarpe da ginnastica, sedendosi vicino a lei.

-Adelie è dovuta andare a preparare i kit di pronto soccorso. Con Dante ci saranno un sacco di feriti! E stanno per iniziare ora! Quanti feriti scommetti che ci saranno? Io dico una trentina o più!- le passò una birra, aspettando che inizino.

-Perché scommettere su una cosa che è certa che accadrà scusa? Non c'è il rischio! E poi sono interessata a vedere come se la cava una certa persona.- si stappò la bottiglia, dandole un sorso.

10 minuti prima che iniziasse l'esame pratico.
Calien era nel suo nuovo ufficio, che lo stava sistemando.

-Sembra che qua ci sia stato quell'orso di Siegfald! Sembra un campo di battaglia!- gli sembrava di essere una casalinga mentre puliva, ma ad un tratto bussano alla sua porta.

-Mamma! Papà!- sulla soglia della porta c'erano i suoi genitori.

Il padre aveva i capelli corti bianchi, con gli occhi viola del medesimo colore dell'ametista che evidenziavano il suo carattere freddo e serio. Era elegante, indossava una camicia bianca sotto il gilet, pantaloni e scarpe nere e dalla manica destra si vedeva un braccio cibernetico, che teneva in mano un pacco.
La madre invece aveva lunghi capelli neri, con una ciocca indaco, aveva la carnagione chiara, anche lei aveva gli occhi viola come il suo compagno e gli arrivava alla spalla. Indossava un lungo vestito elegante grigio e tacchi a spillo neri, che sorrideva al figlio. Nonostante l'età sembra giovanissima, conservando un bel fisico.

-Calien, hai fatto veramente molta strada e io e tua madre vogliamo farti un regalo.- gli porse il pacco.

Calien lo aprì subito, preso dalla foga, scoprendo che era una spada orientale.

-Ma...! è la tua spada papà!- rimase felice e sorpreso.

-Ho semplicmeente pensato che ora serve più a te che a me... e poi questa spada deve rimanere in famiglia. è stata al mio fianco per moltissimi anni, abbiane cura.-

-Io e tuo padre siamo orgogliosi di te Calien. Hai fatti grandi cose.- la madre gli sorrise dolcemente, prendendogli la mano affettuosamente guardandolo negli occhi.

Di fronte a tanta tenerezza non potè fare a meno di abbracciarla insieme a suo papà.

-Grazie! Ne farò buon uso e la terrò con cura!-

Dopo averli ringraziati si congedò da loro, dopo avergli detto che gli vuole bene, avviandosi per l'inizio dell'esame.

*****

-Ora vi spiegheremo meglio come svolgere l'esame! Prima di tutto sarete divisi in gruppi da 5, con cui dovrete fare lavoro di squadra. Non c'è la condizioni di essere tutti quanti per passare alla seconda fare, ne basta uno solo. Inoltre noi avremo addosso dei limitatori, per potervi dare la possibilità di affrontarci. Ora lascio la parola al vice-preside!- Iris si fece da parte, lasciando il "palcoscenico" a Dante.

-Ora vi divideremo tutti quanti. Quando sentirete il vostro nome venite qui davanti a noi.- il dragone prese un foglio, iniziando a chiamarli.

Vennero fatti all'incirca una decina di gruppi, finchè non toccò a loro.

-Daglas Sigraph, Tsuki Momoko, Okami Itsupiki, Simon King Croel e Leon Squallearth.-

Simon e Okami si fecero avanti, vedendo i loro compagni di squadra per la prima fase del test.

Il primo chiamato aveva dei corti capelli bianchi, che continuavano dietro la testa con una piccola treccia, con gli occhi che richiamavano il sangue, un corno ricurvo in avanti sul lato sinistro della testa e un canino che spuntava dal labbro inferiore. Indossava una giacca di jeans leggera, più primaverile che autunnale, con sotto una maglietta nera con raffigurato un mandala bianco, scarpe semplici e pantaloni marroncini. Aveva un'espressione seria, che sembrava anche arrabbiata. Aveva un guanto nero nella mano sinistra.

La seconda a venir chiamata era una ragazza, anche se dalla statura sembrava una ragazzina per lo più, si poteva dire di essere sul metro e 60, sembrava quasi una bambola. Possiede lunghi capelli lisci color rosa salmone con alcune ciocche di bianco panna molto dolce, con una frangia dal taglio orientale e due ciuffi che le ricadevano sul davanti, come se non volessero far parte del resto dei capelli. Gli occhi invece erano particolari, sempre sul rosa, ma con dei splendenti riflessi bianchi che richiamavano il diamante.
Indossava un grazioso vestitino a balze bianco, con sandali rosa confetto, con alle spalle un grosso zaino a forma di peluche.

L'ultimo, invece, sembrava un ragazzo molto energico e col sorriso sempre pronto, atletico e con non pochi muscoli, ma nemmeno esagerati, dal fisico asciutto.
Aveva dei capelli marroncini dalla lunghezza media, con gli occhi di un sfavillante azzurro mare ed era sul metro e 80. Indossava una maglietta blu scuro smanicata aderente, come se volesse mettere in mostra i propri muscoli, pantaloni grigi scuro che sembravano quelli militari e stivali neri che quasi gli arrivavano al ginocchio, con guanti neri.

-Ehi! è un piacere conoscervi ragazzi! E noto che non sono l'unico umano qui! Io sono Leon!- si fece avanti per primo a presentarsi agli altri.

-P-piacere, sono T-tsuki...- Tsuki, invece, si vedeva subito che era molto timida.

Si capì che l'ultimo, che era rimasto in silenzio, era Daglas.

-Piacere a tutti. Noi siamo Simon e Okami. Abbiamo poco tempo ora, perciò meglio scambiarsi più informazioni possibili adesso! Quali sono le vostre magie?- Simon si presentò anche per Okami, iniziando a discutere tra loro per poter mettere insieme una strategia.

Tutti quanti risposero a quella domanda.
Tsuki possedeva l'abilità "puppetmaster", con cui era in grado di dar vita agli oggetti inanimati, come i suoi peluche.
Leon possedeva "imitazione", gli permetteva di copiare le magie che vedeva, ma secondo determinate condizioni.
Daglas, invece, possedeva "inchiostro", che gli permetteva di creare ciò che voleva tramite, appunto, l'uso del inchiostro.

-Tu hai la magia di inchiostro?! Una delle magie di creazione? Ma è raro possederne una di quella tipologia!- Okami rimase sorpreso di fronte a quella scoperta.

-Sì, anche se al momento ne sono molto limitato...- rispose Daglas, anche se voleva fare a meno di stare con loro, ma la situazione lo richiedeva, altrimenti non sarebbe riuscito a passare.

-Quindi abbiamo un grosso armamentario di abilità a nostra disposizione. Sfruttiamolo al meglio!-

Con il suono di una campana annunciarono che la prova stava per iniziare, ma videro che Calien era scomparso.
Si misero in posizione, pronti a partire.
Dante diede il via, aprendo le porte del campo di addestramento.

Intanto, nello stesso momento, vicino alla seconda fase, c'erano Calien e una ragazza accanto a lui, con intorno a loro dieci cristalli.
Sembrava una donna matura dall'aspetto, aveva la pelle completamente scarlatta, lunghji capelli bianchi che le seguivano la schiena, occhi del colore del sangue, due corna ricurve all'in su sulla fronte.
Di petto non era molto sviluppata rispetto alle sue coetanee, ma compensava col resto, ed era decisamente carina.
Indossava un abito lungo orientale bianco, con uno spacco che le arrivava a metà coscia, decorato con delle raffigurazioni di fiori di ciliegio, tacchi alti neri e indossava una giacchetta color begè, con un poco di pelliccia sul colletto.

-Allora? Pronta principessa dei demoni?- Calien le rivolse la parole, scrocchiandosi le dita, con un ghigno in faccia come se fosse pronto per una rissa.

Lei sospirò.

-Sì, vediamo cosa riescono a fare. Te vedi di darmi supporto. Dio della terra: esercito del deserto.- alzò lentamente le mani.

-Te vedi di fare un buon lavoro invece.-

Si formarono dei cumuli di sabbia intorno ai cristalli, ricoprendoli, e trasformandoli in golem che fece avanzare.
Calien si sfilò un guanto poggiando la mano per terra, ed emanò un'onda di particelle magiche che si propagò in tutta l'area.

Gli aspiranti studenti lo sentirò, bloccandosi sul posto, insieme alle scosse che i costrutti di sabbia provocavano con il loro cammino.
Ad un tratto, dal terreno, si sollevarono delle sfere trasparenti, cariche di energia, che si scagliarono a gran velocità su di loro, prendendone alcuni.

-Modellazione!-

-Ink shield.-

Daglas e Leon reagirono immediatamente erigendo delle protezioni, sembrando quasi anormali, per loro e per il proprio gruppo.

-Okami!- Simon lo chiamò, sorpassandolo.

Okami creò una corrente ascensionale che trasporto loro cinque insieme, superando la barriera di sfere.
Quella situazione ormai era diventata vera e propria competizione.
Andarono avanti per primi, trovando un golem sulla loro strada.
Lentamente, il costrutto si era accorto di loro, andandogli incontro.
Stava per alzare la mano, ma una colonna di fuoco gli trapassò il petto, disperdendolo e lanciando in aria il cristallo.
Una ragazza lo prese al volo con agilità felina, atterrando poco lontano da loro.
Aveva i capelli color ebano più scuri della pece, gli occhi erano verde acqua, qualcosa che era impossibile da vedere in un essere vivente, orecchie e coda da leonessa del medesimo colore dei capelli e un paio di occhiali dalle lenti rettangolari.
Indossava dei leggings neri sportivi, una maglietta a maniche corte rossa quasi aderente ed era scalza, un abbigliamento che le poteva permettere moltissimi movimenti.
Si girò verso di loro guardandoli con disprezzo.

-Ehi! Quello era nostro!- Leon era infastidito per avergliela rubata.

-Come se due umani, un cane e una... coniglietta, potessero farcela.- li guardò mentre rigirava il nucleo nella mano, ignorando Daglas.

-N-non sono una coniglietta...! Sono solo timida ecco...!- Tsuki arrossì, correggendola.

-Sì, certo... vediamo se riuscirete ad arrivare fino in fondo alla prova...- con uno scattò felino se ne andò rapidamente.

-Che odiosa!- Leon sbuffò infastidito del comportamento della ragazza.

Subito dopo vennero sorpassati dagli altri, adopo aver annientato ogni sfera.
Più andavano avanti però, più ostacoli si presentarono davanti a loro sottoforma di mini-golem di roccia che li attaccarono.
Leon e Daglas riuscirono a spianare la strada al proprio gruppo e si assicurarono che non ci fosse nessun'altro a "fregargli" il pass per andare avanti.
Non trovarono nessuno, se non il costrutto di sabbia, che lì attacco con violenza.
Provarono a contrattaccare, ma i loro colpi di passarono attraverso.

-Ma il nucleo continua a spostarsi o cosa?! Abbiamo mirato ovunque, ma non lo abbiamo mai preso! Simon, fai qualcosa anche tu però!- Leon si lamentò, ansimando stanco per i continui tentativi.

Simon, invece, era rimasto fermo, come in trans, a guardare il golem, con solamente gli occhi in continuo movimento.

-Ho capito dove si trova il nucleo! Ma dobbiamo elaborare una strategia prima!- li richiamò tutti e cinque a se, ritirandosi momentaneamente.

-Se ci fregano pure questo mi incazzo! Cos'hai in mente?- si erano ritirati dietro una roccia, mentre il costrutto li stava cercando. Per loro fortuna gli altri erano impegnati coi loro.

-Avevi ragione te. Il nucleo continua a spostarsi, impedendoci di colpirlo. Bisogna anticiparlo sui movimenti.- Croel gli spiegò cosa aveva visto.

-E tu come hai fatto a vederlo...?- chiese Daglas, stranito da quella sua "abilità".

-è un po' difficile da spiegare e ci metterei troppo tempo per farlo. Perciò ho bisogno di qualcuno che distragga quel coso e lo immobilizzi, mentre io e altri due provvediamo a prenderlo di sorpresa.- Simon spiegò il suo piano agli altri.

Uscirono allo scoperto Leon e Daglas, di cui il primo teneva le mani in tasca.
Il golem li vide e andò contro di loro.
Quando ormai stava per toccarli, reagirono subito, andando ai suoi lati con agilità.

-Modellazione: imprigionamento!- Leon modellò il terreno bloccandogli i piedi fino ad arrivare alle gambe.

-Catene di inchiostro.- Daglas, invece, creò delle gorsse e resistenti catene nere, che bloccarono il resto del corpo.

Intanto, qualche secondo prima.

-Sei sicuro di volerlo fare Simon...? C'è un buon rischio di non prenderlo!- Okami diede voce alle sue preoccupazioni, mentre teneva una mano appoggiata alla spalla di Tsuki per aiutarla a mantenere le grossi dimensioni del peluche che teneva sollevato, pronto a lanciarlo, l'umano.

-Sì! Forza, o la va o la spacca.-

Quando videro che avevano bloccato il golem, lo lanciarono anche grazie alla propulsione del vento, trasformandolo in una specie di proiettile umano.

-Vattene a fanculo! Rising Star!- Simon utilizzò la propria magia, trapassando il costrutto e prendere l'agognato cristallo.

-Qualcuno mi prenda! Sono volato troppo in alto!- quando si accorse di ciò, andò nel panico cercando qualcosa su cui atterrare.

Leon provò a creare un appoggio di roccia per prenderlo, ma non fece in tempo e involontariamente lo colpì in pieno petto.

-AAAAAAH! SIMON!- Okami e Tsuki si spaventarono a morte, raggiungendolo preoccupati.

-Sta bene! Non preoccupatevi!- Squallearth li rassicurò, anche se visivamente non aveva accusato bene il colpo.

Erano riusciti a procurarsi il loro biglietto per la seconda fase.
Notarono che altri gruppi, anche se pochi, erano rimasti indietro.
Non sapevano se essere preoccupati o meno, ma poterono andare avanti.

L'unica a essere passata finora era stata la ragazza di prima.
L'area in cui aveva avuto accesso era una specie di piccola pianura. Si guardava intorno, stranita che non c'era nessuno, ma si ricredette.
Scarlett le diede la benvenuta piantandole due piedi in faccia, quasi lanciandola via.

-Benvenuta stronza!- le fece saltare gli occhiali dal viso.

Si rimise in piedi facendo perno con le mani, riprendendo gli occhiali.
L'elfa si avvicinò di nuovo a lei per colpirla ancora, ma la leonessa reagì colpendola in pieno stomaco con una potente fiammata che la trapassò, bruciandole anche gli occhi.
Il corpo cadde a terra, ma si rialzò subito dopo prendendola per la vita e facendole un suplex con prepotenza.

-Usi il fuoco eh? Mi dispiace per te, ma non puoi uccidere un immortale!- i pezzi di carne si rigenerarono subito, lasciando danneggiato solamente l'uniforme da infermiera con un bel buco.

La prese per il collo con le gambe spezzandoglielo con un colpo secco, ma non la lasciò andare.
La sollevò da terra dandole un pugno in pancia che le fece anaspare aria.
Si contorse dal dolore, coprendosi con le braccia.

-Mi aspettavo di più da una Yamitsu sinceramente, ho sperimentato fiamme peggiori addosso...- si accese una sigaretta, come se fosse delusa da lei.

La ragazza non prese bene quelle parole e le afferro il viso carbonizzandoglielo istantaneamente.

-Chiudi... quella cazzo di bocca...!- ansimò ancora per il dolore, rispondendole con disprezzo.

-Come devo dirtelo? Non puoi uccidermi!- la afferrò per la testa dandole una ginocchiata in pieno viso, rompendole anche gli occhiali e facendola sanguinare.

Fece un giro su se stessa dandole un calcio che la lanciò contro un albero, facendole sbattere la testa con forza, facendole anche perdere i sensi.

-Cazzo! Ho esagerato!- l'elfa si accorse troppo tardi di aver fatto più danni del dovuto.

*****
Il nostro gruppo, una volta raggiunto l'ingresso della prossima fase venne diviso subito dopo, ritrovandosi in posti differenti.

Tsuki era davanti alla preside Iris, seduta a terra che la stava aspettando.
Quando si accorse di lei sorrise dolcemente, alzandosi in piedi.

-Piccola Tsuki, ti faccio i miei complimenti per essere arrivata fin qui e noto pure che ti sei fatta degli amici.- Iris era davanti a Tsuki, pronta a fermare il suo percorso.

-I-iris... P-per favore, lasciaci passare...!- nella sua timidezza, Tsuki provò a farsi avanti e a tirar fuori un po' di coraggio.

-Mi dispiace, ma no piccola... Dovrete passare sul mio cadavere.- si fece all'improvviso seria, spaventandola.

Tsuki prese il proprio peluche-zainetto orsacchiotto dandogli vita e il suo braccio cominciò ad allungarsi e ingrandirsi fino a coprire il sole sopra la preside, che alzò la testa vedendo lo zampone peloso, rimanendo sorpresa.
Lo fece schiantare su di lei, ma Iris lo bloccò con una mano, tenendola ferma.

-Complimenti Tsuki, ma devi ancora darti molto da fare.- ad un tratto lo sentì più pesante, quasi piegandole le gambe per la fatica.

Fu sconvolta da quella forza improvvisa.
Alzò la testa vedendo che stava dando fondo alle proprie forze, vedendola ansimare.
Di fronte a quella scena sorrise, vedendo come è cresciuta.

-Beh, allora dovrò fare sul serio anche io...- le corne le crebbero un poco e un ciuffo si sollevò, mostrando un occhio del tutto bianco che emanava energia magica.

Affondò le dita nel grosso zampone del peluche, sollevandolo e distruggendolo, aprendolo letteralmente in due e il peluche si sgonfiò come un palloncino, perdendo le proprie energie, tornando inanimato.
Tsuki si sentì impotente, sentendo la paura crescerle dentro, vedendo Iris avanzare verso di lei.
Riprese lo zianetto, frugandoci dentro.
La preside era vicino alla ragazza, ma le lanciò in viso un piccolo peluche di un coniglio, coprendole gli occhi.

-Ma che...?- Iris provò a staccarselo di dosso, ma era talmente fastidioso che si muoveva ovunque.

-Esercito di coniglietti...!- ne uscirono molti altri, andando addosso alla donna fino a ricoprirla.

Ansimò sia per paura che per la fatica di aver usato troppa energia, pensando di averla messa in scacco.
Con le ultime forze rimastole si incamminandosi verso la fine, ma i pupazzi vennero subito polverizzati.
Tsuki si girò lentamente sudando freddo, ritrovandosi bloccata contro un muro, con una mano di Iris rossa, e che emana un'aura infuocata, al petto, mentre con l'altra la tiene ferma contro la parete.

-Scacco matto Tsuki.- sorrise, ma dall'espressione sembrava che stava trattenendo qualcosa dentro di lei.

****

Daglas si ritrovava in una speci di landa, assomigliante di più a un'arena e davanti a se c'era Calien, che stava brandendo qualcosa in mano.


-Tu saresti uno degli studenti, giusto? Iris mi ha chiesto di andarci piano con voi studenti e io, da bravo collaboratore, esaudirò la sua richiesta. Ho pure la scusa per usare il regalo che mi ha fatto mio padre.- teneva in mano una lunga spada orientale, una nodachi precisamente, con un piccolo cordino rosso legato alla base vicino all'elsa, con delle croci bianche sul fodero nero.

-Non puoi uccidere nessuno. Lo sai, vero...?- Daglas volle precisare questo fatto vedendo la spada.

-Lo so, lo so, per questo voglio farti un favore. Non estrarro la spada dal fodero, così non riceverai ferite mortali.- impugnò la lama prendendola per il manico e puntandola contro il ragazzo.

-Non sottovalutarmi solo perché sono un principiante...!- gettò velocemente due grosse macchie di inchiostro, una sotto di se e una dietro Calien, riuscendo ad arrivare alle sue spalle.

Calien, con abile agilità e passaggio di mano, lo colpì nel plesso solare con la punta del fodero, facendo pressione col manico per andare più a fondo.
Una volta colpitosi alzò in aria girando su se stesso insieme alla spada, colpendolo sulla schiena per poi scaraventarlo a terra con violenza.

-Ho detto che non ti avrei ucciso, non che non ti avrei pestato a sangue.- lo guardò dall'alto in basso, con un ghigno sbeffeggiandolo.

-Vediamo allora cosa puoi fare...!- dalla machcia che aveva lasciato si alzarono degli aculei che si allungarono a dismisura contro il viso di Calien.

Piegò la testa di lato, schivandoli tutti quanti, vedendo che Daglas era già sparito sotto di lui tornando nella posizione di prima.
Mosse le mani comandandoli a distanza per tentare di avere un vantaggio, ma all'improvviso sentì le mani talmente pesanti che quando caddero a terra, creando delle piccole voragini.
Calien annullò subito le distanze, mollandogli una ginocchiata in pieno viso e con un colpo di fodero lo schiantò di nuovo a terra.

-Ti sei mosso per caso? Mi sembri ancora a terra.- lo provocò, come se non avesse fanto niente per affrontarlo.

-Ah sì...? Ne sei sicuro...?- Daglas ghigno, schioccando le dita.

Si formò un leone di inchiostro, che assaltò il capitano con furia, ma lui contrattaccò tagliandolo a metà e facendolo tornare nella miacchiolina che era prima.
Piantò un piede sul torace del giovane ragazzo, tenendolo giù.

-Prego?-

Sigraph tentò di reagire a quella provocazione, ma era bloccato.
In un ultimo disperato tentativo alzò con forza le mani, tirando ogni muscolo possibile che aveva nell'impresa.
Diede fondo a tutta l'energia magica che aveva in corpo, creando una gigantesca piovra di inchiostro corazzata.
Calien, però, non ne rimase per nulla sbarlodito, anzi, sembrava per lo più annoiato.

-Tutto qui? Ho visto creature ben peggiori di questa...- sbuffò, schivando e parando ogni singolo colpo del polpo.

Daglas non riusciva ne a vederlo e nemmeno a seguirlo, per poi vedere che un istante dopo la sua creatura era stata tagliata in migliaia di pezzettini.
Passò poi a lui, assumendo una specie di posa di samurai a mezz'aria, colpendolo al petto a piena potenza che gli permetteva il limitatore.
Gli fece perdere i sensi dopo quel colpo, cadendo a terra completamente.


******

Okami sembrava di essere capitato in una specie di foresta alquanto particolare, pieno di salici piangenti in preda a una brezza primaverile. Nonostante fosse fittizia sembrava vera.
Vide Lignas davanti a una specie di tempietto, seduto sulle ginocchia, come se stesse pregando per qualcosa o qualcuno, con accanto a lui un riccio.

-Ti do il benvenuto Okami Itsupiki, terzo genito del clan Itsupiki.- si alzò in piedi con calma, girandosi verso di lui.

-Come fa a saperlo...?- chiese, anche lui calmo.

-La preside ci informa di tutto, a noi fondatori. Anche se sei di una famiglia prestigiosa non avrai un trattamento diverso dagli altri.- creò una lancia di fiamme gialle.

-Guardi, è quello che vorrei.- fece il finto coraggioso, ma in cuor suo non voleva.

Lignas si spostò velocemente accorciando subito le distanze, colpendolo con la punta del bastone, bruciandogli una parte di vestito.
Grazie all'impatto lo lancia poco lontano, facendo una capriola all'indietro.
Fece fatica a rialzarsi, ma provò a reagire creando una tempesta di vento contro di lui.

-Arte del vento: burrasca...!- gliele lancia il più forte possibile.

Facendo roteare la lancia riuscì a comprimere il suo attacco, per poi rimandarglielo indietro unito alle fiamme e con più potenza.
Quando impattò contro Okami esplose in una tempesta di fuoco.
Ma Lignas rimase stupito su quello che successe dopo.
Le fiamme vennero istinte con un boato, o meglio, ululato, mentre alle spalle del ragazzo si materializzò una specie di lupo umanoide fatto di vento.
Aveva un occhio giallo, che richiamava la sua natura di lupo e le zanne erano più pronunciate, che stava ansimando per qualche motivo, mentre lo guardava come una bestia.

-Interessante devo dire. Facciamo che finirò il tutto con il prossimo colpo.- l'elfo mise la lancia dietro di se, facendola roteare ad alta velocità, preparando qualcosa.

Okami fece un ruggito quasi alieno, lanciandosi a correre a quattro zampe, seguito da una potente tempesta
Si lanciò, con dietro a se la più furiosa delle tormente.

-Alba.- creò un disco solare, sfoderando tutta la sua potenza contro Itsupiki, bruciando l'aria stessa e una parte dei suoi vestiti.

Cadde a terra, mancandogli il respiro e le forze, siccome le aveva concentrate in quel unico attacco.
Lignas si avvicinò a lui, porgendogli la mano. Si teneva la testa tra le mani, come se stesse tentando di controllare qualcosa di selvaggio dentro di lui.

-Non preoccuparti Okami, siamo a conoscenza che possiedi un enorme potere latente e della tua natura selvaggia e ti aiuteremo a controllarle. Saremo ben felici di farlo.-

Con quelle parole il ragazzo si calmò, tornando normale e gli prese la mano, ammettendo la sconfitta e di essere ancora debole.


******

Leon si era ritrovato in una specie di pianura.
Thomas era vicino a un albero, con le cuffie nelle orecchie a tutto volume, si sentiva "devil trigger", disteso sull'erba tranquillo.
Squallearth decise di approfittarne, portandosi dietro di lui.
Furtivamente lo attaccò modellando il terreno sotto di lui per imprigionarlo, ma lui si mosse ocn agilità togliendosi da lì e una saetta gli sfiorò la guancia, facendogli uscire un poco di sangue.

-Non si può nemmeno ascoltare un po' di musica in santa pace ora? Tra l'altro figa.- sbuffò, abbassandosi le cuffie sulle spalle.

-Beh, era una occasione troppo ghiotta per non approfittarne. Ma adesso possiamo confrontarci.-

-Mi sembra giusto. Fatti sotto allora...- l'atmosfera si fece elettrica e delle scosse iniziarono a comparire dal suo corpo.

Tramite la scarica riuscì a muoversi molto velocemente, raggiungendolo.
Leon, prontamente, afferrò un pezzo di terreno che si allungò come se fosse di gomma per proteggersi, riuscendo a toccarlo, ma venendo però respinto dall'impatto. Allungò una mano dietro di se e un ramo si allunga per prenderlo e attutirgli l'impatto.

-Quindi la tua abilità non consiste solamente nel modellare il terreno vero?- ha visto cosa ha fatto con l'albero.

-Esattamente. Posso imitare qualsiasi tipo di magia.- delle saette balzarono dalla sua mano, sorridendo soddisfatto.

-Voglio vedere come affronti la tua stessa magia!- sfruttò l'energia elettrica, chiudendo le mani a pugno per poi colpirlo nello stomaco dandogli la scossa più potente che era in grado di scatenare.

-Mi dispiace, ma forse non sai che scontrare due stessi elementi succede ben poco.- consapevole che aveva copiato la sua magia, Thomas lo colpì al viso con un pugno.

Riuscì a staccarselo di dosso e lo prese per le spalle, dandogli anche una ginocchiata nello stomaco.
Mise una mano per terra creando una colonna di terra che colpì Thomas per allontanarselo.
Si fece colpire apposta, per poi attraversare i lati della colonna grazie ai suoi fulmini, tornando di nuuovo addosso a lui colpendolo con una scarica.
Gli prese la testa lanciandolo poi via e gli apparve dietro calciandogli la schiena, finendolo poi per schiantarlo a terra.

-Ehi, tutto bene?- si avvicina preoccupato, vedendo che forse non avrebbe dovuto esagerare con tutta quella foga.

-Una meraviglia...!- Leon si rialzò senza arrendersi e gli imglobò i piedi nel terreno.

Era finalmente alla sua mercè, colpendogli ripetutamente il petto e lo stomaco.
Ansimò più per il dolore che per la fatica, sorridendo soddisfatto.
Con una potente scarica si libero dal terreno, che da Leon.
Thomas si chinò leggermente mettendo all'indietro la gamba destra, mentre delle scosse percorrevano il suo corpo.

-Via del tuono, prima forma. Colpo fulmineo.- sorrise appena facendo un respiro profondo, colpendolo istantaneamente con un calcio rapido nello stomaco, allontanandolo.

-S-solo un calcio?-

-Ne hai visto solo uno...?- ghignò, aspettando la sua reazione.

Ad un tratto ne senti altri in rapida successione nello stesso punto, con tanto di fulmini, facendolo piegare in due dal dolore coprendosi lo stomaco con le braccia, per poi vomitare sul posto e mettendosi sulle ginocchia.

-Ti do un consiglio. Stai sempre attento a ogni cosa, perchè potresti ritrovarti delle sorprese davvero sgradite.- gli sorrise, massaggiandosi il collo.

-N-non ho ancora finito...!- nonostante la paralisi e i duri colpi subiti tentò comunque di tornare in piedi.

-Adesso basta, altrimenti potresti rimetterci la pelle.- si mise rapidamente dietro di lui, colpendolo dietro la testa per stordirlo e fargli perdere i sensi.

-Sei stato comunque bravo, nonostante sia stato breve la lotta.- sorrise per quello che aveva fatto il ragazzo.

********
Simon si ritrovava nello stesso ambiente di Leon, ma vide qualcosa in lontananza e quando vide la bandiera si reputava fortunato per averla trovata subito.

Stava per raggiungerla, ma lungo il percorso si accorse che non era stato il primo a raggiungere quel punto, vedendo altri studenti, anche se erano pochi, a terra.
Sembravano dei cadaveri e privi di vita, ma erano soltanto svenuti, anche a causa di una forte botta vedendo gli ematomi sulle loro pelli.
Vedeva la collinetta col pezzo di stoffa che librava guidata dal vento, però c'era anche il suo guardiano, che poggiava a terra un ragazzo delicatamente, per evitare che si facesse male nella caduta, nonostante sia già mal ridotto.
Era Dante, senza la sua giacca di pelle e al suo posto una canottiera bianca senza maniche, vedendo il resto delle scaglie che gli percorreva l'avambraccio. I suoi muscoli sembravano blocchi di ghiaccio da quanto erano immobili, segno che non si stava ancora scaldando.

Voleva indietreggiare, ma il tempo girava contro di lui ed era ormai vicino al obiettivo, che era davanti ai suoi occhi, anche se c'era una vera e propria montagna.
IL dragone girò di scatto la testa verso di lui, scomparendo all'improvviso non appena mosse le palpebre.
Simon si impanicò, sentendo una strana sensazione di pericolo da ogni direzione.

"Davanti a te!" sentì nella sua testa.

Ad un tratto, proprio come era scomparso, gli riapparve davanti, minaccioso e armato dei suoi rovi neri.
Di scatto mise il braccio destro davanti a se e il sinistro dietro la schiena, facendo comparire una moltitudine di piccole stelle che gli facevano da scudo, bloccando i rovi.

-Starry sky!-

-Riflessi pronti. Ora ti pongo una domanda. Può proteggerti?- parlò con freddezza, senza riuscire a decifrare la sua espressione apatica per capirne le intenzioni.

Rimase fermo davanti a lui, però da sotto Simon uscì un getto di rovi che lo colpì nello stomaco, facendo disperdere la sua barriera di stelle.
Subito dopo, quasi istantaneamente, lo colpì in faccia con un pugno, approfittando della sua difesa abbassata, lanciandolo via contro un albero.

-La tua barriera è monodirezionale e di conseguenza perde contro nemici che dispongono di attacchi omnidirezionali.- gli parlò di uno dei difetti della sua tecnica, controllandosi la mano.

Gli era sembrato, per qualche strano motivo, di colpire un blocco di metallo, non della carne umana.
Dopo aver notato questa cosa vide che il ragazzo si stava ancora rialzando, col naso sanguinante e una ferita aperta, pensando che avrebbe potuto ucciderlo sul colpo, se non fosse stata per quella strana protezione che aveva usato.
Lo guardò negli occhi, notando che sotto il ciuffo l'occhio brillava di un blu intenso e brillante, senza vedere la forma della pupilla.

-Sei il primo che regge un mio colpo, però ammetto che ho esagerato. Ti chiedo scusa Simon King Croel.- girò la manopola del limitatore di un po', per ridurre la propria potenza fisica.

-Ricordi il mio nome...? Addirittura...?- tentò di mascherare la paura che aveva con dell'ironia, controllandosi il naso.

-Certo. Sono il vice-preside ed è mio dovere controllare la vostra crescita.- comincia ad avvicinarsi a lui, imponente.

"Pensa Simon! PENSA!" pensò questo, tentando di escogitare qualcosa, ma la presenza draconica che il suo avversario emanava gli impediva di pensare lucidamente.

-Stellar storm!- non appena fu vicino a lui, gli lanciò in faccia una tempesta di stelle, sperando di averlo mometaneamente acceciato, passandogli accanto di lato con uno scatto.

Di risposta, Dante allungò il braccio dietro di se, prendendolo per il colletto della maglietta, bloccandolo.

-Mi dispiace per te, ma sono già cieco.- girò la testa verso di lui, mostrando che gli erano caduti gli occhiali da sole e che aveva gli occhi completamente bianchi.

A quel punto gli mollò una ginocchiata nella pancia, comprimendogli lo stomaco, e mandandolo contro lo stesso albero di prima. Quando si dice la precisione.
Simon, una volta tornato col sedere per terra, vomitò sul posto a causa del colpo troppo forte.
Il dragone si avvicina a lui e ad un tratto sentì addosso a lui una strana pressione di terrore, vedendo che un'aura a forma di drago nero si stava formando sul vice-preside, con occhi sanguinari, come quelli di una bestia.
Ansimò pesantemente nel vederlo e si sentì bloccato, mentre la sua mente si stava annebbiando.
Le vene del suo braccio destro cominciavano a illuminarsi di una strana luce blu brillante e la sua magia stellare si stava caricando su di esso, aspettando.

Stava per afferrarlo per il viso e lui contrattaccò in quel momento in un gesto dettato dalla disperazione.

-STELLAR STORM!- lanciò una seconda tempesta di stelle, stavolta molto più potente della precedente, che quasì sbilanciò Dante, ma non fu sufficiente.

Lo afferrò per la spalla con stretta decisa e il panico e la paura si impossessarono di Simon, svenendo sul posto, incapace di gestire tale pressione.
Dante sospirò, prendendolo su come un sacco di patate e mettendolo insieme agli altri, in attesa che l'esame finisse.


ANGOLO AUTORE!(i capitoli 5, 6, 7 e 8 sono stati uniti)
UFF! Anche questo è fatta finalmente! Ho faticato decisamente molto per scriverlo e di sicuro si noterà nel capitolo... devo ricordarmi di non fare altri con cui gestisco molti scontri come questo, mi mandano in pappa il cervello.
Beh, si sono potuti conoscere molti nuovi personaggi in questo capitolo, sperando che vi abbiano incuriositi in una qualche mainera.
I nostri ragazzi hanno appena sostenuto il loro esame pratico e le hanno solo che prese di santa ragione! Mi dispiace di aver fatto scontri veloce e/o lampo, però era palese che avrebbero perso e poi era come mettere a confronto un livello 1 contro un livello 50. è ovvio che vieni distrutto con un singolo colpo!
Come mai Tsuki e Iris sono così confidenziali? E cosa stavano trattenendo Iris e Okami? e quelle vene brillanti di Simon invece? Tutte domande che avranno una risposta, solo se continuerete a leggere. Ora qualche curiosità!
P.S. Il capitolo potrà essere modificato per vari aggiustamenti.

Curiosità(siccome mancavano negli altri capitoli li recupero qua alcuni):
-L'Incanto è una specie di evoluzione della magia stessa, portandola a un nuovo livello di potenza mutandone nome e capacità, ma verrà spiegato più avanti.
-Le magie di creazione sono molto rare per via della loro capacità di poter creare una specie di vita. Si dice che la vera magia di creazione esista, ma è solo una leggenda o si dice che venga da un'altro mondo. Non bisogna confonderla con la magia elementale o simili, in quanto danno vita a un particolare tipo di elemento, mentre queste creano la vita stessa.
-Xidra appartiene a una razza di demone tutt'ora sconosciuta, ma si dice che abbiano una specie di parentela con i diavoli.
-La materia oscura è altamente volatile ed è in grado di annientare qualsiasi tipo di forma di vita, semplicemente infettandoli con una piccola particella invisibile a occhio umano. Sono tutt'ora in corso degli studi per contrastarla.

 

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Capitolo 6
*** Primi giorni ***


Capitolo 6: primi giorni
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Avevano portato tutti quanti nella infermeria della scuola e molti di loro erano svenuti o privi di sensi, mentre i più fortunati avevano delle lesioni su tutto il corpo o bruciature.
Okami era stato bruciacchiato peggio di un pollo in un forno e i suoi vestiti rovinati e marroncini tipo pelle di pollo croccante.
Leon aveva i capelli che erano in una specie di stile afro e pompati a causa delle scosse, con qualche piccola bruciatura.
Daglas invece aveva solo ematomi addosso, ma erano ovunque e un occhio sembrava avercelo nero.
Tsuki non era presente.
Simon era disteso su un lettino, svenuto.

Riaprì lentamente gli occhi, riprendendosi pian piano.
Vide una distinta figura di un viso femminile sopra la sua faccia, con su un occhio una lente di ingrandimento, però... o ci vedeva male o quelli erano ben otto occhi?
I capelli erano bruni, raccolti all'indietro in un chignon.
I loro visi erano letteralmente vicini, quasi le punte dei loro nasi si toccavano e stava quasi per parlarle.

-Zitto e fermo. Ti sto medicando la ferita al naso.- con quell'avvertimento lo invitò a rimane, appunto, fermo, mentre si stava destreggiando con dei fili che erano attaccati alle sue dita, muovendole con grande maestria.

Durante il procedimento sentiva un leggerissimo pizzicorio al naso.
Quando finì il fastidio al naso scomparì.

-Nel giro di qualche ora sarai guarito e i fili scompariranno da soli. E non toccarlo! Altrimenti ritardi il processo e non guarisci!- gli diede un piccolo schiaffetto sulla mano quando tentò di toccarsi il punto medicato.

Quando si alzò trovò il motivo per cui quella ragazza aveva 8 occhi. Era una ragazza ragno.
Aveva 8 zampe sottili, ma dall'aspetto letale e un grosso addome, tutti quanti neri e indossava una divisa da infermiera.
Si vedeva che era ligia al suo lavoro, perché quando aveva appena finito con lui si mise già a lavorare al prossimo mal capitato morente e lì c'è ne erano circa una in condizioni peggiori delle sue.

-Come sta il nostro moribondo?- Leon, che era vicino di lettino con lui, quando vide rialzarsi lo salutò con la mano.

-L'acconciatura afro non ti dona proprio, lo sai?- indicò con un dito il suo nuovo look "elettrizzante"

-Colpa delle scosse troppo forti.- ridacchiò, grattandosi dietro la testa.

-Comunque... Dici che avremo passato l'esame...?-

-Non lo so Leon... abbiamo passato quello teorico, ma quello pratico ci hanno letteralmente massacrato.-

-Vedrete che siete passati invece.- Natalia apparve a bordo del letto vicino a Simon, quasi spaventandolo per l'improvvisata.

-La smetteresti di spaventarmi? Per favore?- le chiese Simon, che stava quasi per saltargli il cuore.

-Ovvio che no! è divertente. Non siete stati bocciati comunque. Avete raggiunto un buon punto con l'esame.- ridacchiò sorridendo.

Quelle parole erano come una manna dal cielo per loro.

-Comunque lo sapevo che ti avrei trovato in infermeria.-

-Natalia! Lo sai che non puoi rimanere qui e l'infermeria è chiusa per recuperare gli studenti.- la ragazza-ragno la riprese, mandandola via per via del fatto che era anche molto presa.

-Sì sì, va bene Adelie. Ci vediamo dopo Simon, ora devo fare un paio di cose per conto della scuola.- gli fece l'occhiolino, andandosene e scoprirono anche il nome della ragazza che la aveva cacciata.

-Ehi... chi è quella bella sventola? Hai fatto colpo per caso?- gli chiese Leon, curioso con un sorriso malizioso, mentre si sporgeva per vederle il suo lato B.

-A dir la verità ci siamo appena conosciuti e... da quando faccio colpo su una ragazza scusa?!- reagì in maniera un po' esagerata, come se quello che aveva detto Leon era impossibile per uno come lui.

Il primo a essere dimesso fu Daglas, che passò accanto a loro, ma gli dedicò del tempo, se non una veloce occhiata quando tentarono di salutarlo, mostrando la sua grande "simpatia".
I suoi ematomi stavano sta guarendo da sole.
Lungo il corridoio c'era ad aspettarlo la principessa dei demoni che stava sorridendo e lo stava raggiungendo.
Quando stava per parlargli la sorpassò senza esitare.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

-Devi sempre fare così, eh...?- disse tra se e se, guardando Daglas, abbozzando un triste sorriso.

Pian piano tutti quanti vennero dimesso nel giro di alcune ore per accertamenti medici e sanitari.
Gli studenti vennero messi in attesa, aspettando che esponessero i risultati e sapere chi fosse passato e meno.

**********

Era una attesa snervante, che non faceva altro che portare ansia nei loro animi.
Ognuno lo affrontava nella propria maniera, ad esempio per Leon si mise a camminare convulsivamente, Simon si era messo a mangiare e tentava di rilassarsi sotto l'albero in cui aveva incontrato Natalia.
Okami, per sopportare l'ansia, si fece una passeggiata per la scuola.
Nel mentre, in un punto abbastanza appartato, vide due teppisti che stavano molestando un povero gattino indifeso, fra risate di puro e sadico divertimento.
Non sapeva cosa fare, non voleva finire nei guai a causa di due odioti, ma al tempo stesso non poteva lasciare quel povero felino alla loro mercè.

-E-ehi...! Voi due..!- la sua bocca si mosse da sola, attirando la loro attenzione.

Si paralizzò sul posto e quando si avvicinarono a lui  volle sprofondare per sfuggire da loro, ma lo presero mettendolo al muro.

-Cosa pensi di fare ragazzino?-

-Guarda! è letteralmente sbiancato!- gli tirò una guancia ridendo sotto i baffi.

-L-lasciate... stare quel gattino...!- parlò ancora da solo, tappandosi subito dopo la bocca.

-I ragazzini come te me li mangio a colazione!- quello più grosso gli diede un pugno nello stomaco, per poi lasciarlo cadere a terra e piegarsi in due dal dolore.

Dopo averlo punito tornarono al loro divertimento, però si accorsero che non c'era più, ne il felino ne il ragazzo che avevano appena dato una lezione.
Okami, prima se ne accorsero, era già scappato e grazie alla sua magia del vento aveva preso il povero gattino, ma venne subito scoperto e inseguito.
Quando lo presero erano quasi davanti all'ingresso della scuola, placcandolo e bloccandolo per terra.
Ci fu un mormorio generale, senza voler intervenire, ma alcuni andarono dentro l'edificio velocemente.

-Ora ti insegno io a farti gli affaracci tuoi!- alzò il pugno per colpirlo in faccia, mentre l'altro lo teneva fermo per i polsi.

-Che mi dici di insegnarlo prima a me?- Iris lo bloccò prendendolo per il polso, guardandolo dall'alto in basso con rabbia e lo sollevò da sopra il giovane lupo, seguito da Dante

-Oh dio, la preside!-

-Per fortuna che mi hanno avvisato in tempo... siete espulsi entrambi con azione immediata.- lo lasciò con disprezzo, allontanandoli entrambi.

-Cosa?! Ma lo sa chi siamo?!-

-Puoi benissimo baciarmi il culo! Ora andate a prendere le vostre robe e anddatevene subito! Dante, li lascio a te.- incrociò le braccia, mentre il dragone le passò davanti, prendendo per la collottola i due ragazzi e portandoseli via.

-G-grazie preside Iris, volevo solo...io... ho sbagliato a intervenire, solo che non tolleravo che...!- in quel momento si sentiva impotente e le parole gli stavano morendo in gola.

-Non preoccuparti Okami, anche se ti eri cacciato in un bel guaio. Ma sai una cosa? Ogni errori sono esperienze di vita che ti aiuteranno a crescere. Forza, portalo alla Pet Therapy.- Lo aiutò ad alzarsi, posandogli il gattino tra le braccia e sorridendogli per dargli il buon umore.

Gli indicò dove stava la Pet Therapy.
Grazie alle indicazioni raggiunse una zona dell'istituto che sembrava più un enorme giardino, che una parte della struttura scolastica.
Confinava con il giardino orientale e le dimensioni erano pressoche le stesse.
C'erano vari tipi di recinti, con al loro interno diversi tipi di animali, tra cui cani, gatti e conigli. Tutti per lo più animali pucciosi e coccolosi, ma non li lasciavano girovagare liberi per la scuola, avrebbero corso il rischio di perdersi o addirittura rimetterci la pelle. Per loro fortuna lo spazio a loro adibito erano molto grande.

Okami vide una ragazza, seudta per terra, che stava accarezzando dei conigli, che le era spaventosamente familiare, con accanto a lei una specie di grosso peluche che stava... in piedi?
Si avvicinò a lei lentamente.

-Tsuki...?- le chiese dolcemente.

-IK!- la piccola Tsuki quasì saltò sul posto, spaventando anche il coniglio che stava coccolando.

-Oh dio! Scusami Tsuki! Non volevo spaventarti!- era dispiaciuto il lupacchiotto, non voleva assolutamente spaventarla e provò a calmarla.

-Oh, s-sei tu Okami... cosa ci fai qui...?- gli chiese timidamente, mentre tentava di prendere qualcosa dallo zaino.

-Beh, sono agitato per i risultati e quando ho saputo di questa Pet Therapy... ho voluto approfittarne. Te invece...?- si sedette anche lui per terra, davanti a lei, mentre i conigli scappavano da lui.

-E-ecco, bado agli animali... quando posso...- gli rispose chinando il capo, mentre le cadeva dalle mani l'astuccio, mugolando infastidita.

-E fai da sola?-

-S-sì, ogni tanto mi aiutano Lignas e Thomas, ma siccome sono dei professori vengono raramente e sono sempre sola... e non riesco nemmeno a rimanere quando viene qualcuno... mi viene paura...- lei odiava quel suo lato da fifona, ma era più forte di lei ed era inevitabile assecondare tale paura.

-Se vuoi... posso venire io ad aiutarti qui. Avrò bisogno di qualcosa per rilassarmi, per via anche di altre questioni importanti...- sembrò incupirsi verso il pezzo finale della frase.

-D-davvero...?! Mi servirebbero delle braccia in più e robuste anche... s-se lo farai per davvero te ne sarò riconoscente...!-

-Non c'è bisogno di ricambiare. Lo faccio volentieri.- le sorrise, porgendole il gattino.

Ne approfittò per mostrargli l'intera zona, trovando piacere nella sua presenza.

*****

-Mmmmh, dove sono...?- la leonessa era ancora in infermeria, distesa sul letto, mentre si tastava la testa dolorante.

-Sei in infermeria mia cara... Felynia giusto? Faresti meglio a stare ancora lì a dormire. Ti ho ridotta piuttosto male.- Scarlett guardò la sua cartellina medica, posandola sulla propria scrivania.

-Non ho bisogno di riposare. Posso benissimo andare.- fa per alzarsi dal letto, ignorando le proprie ferite.

-Sta a cuccia gattina! Sono io il medico qua, perciò te ne starai a letto ancora un po'!- rabbiosa. l'elfa gettò Felynia sul letto con una spinta, tentando di obbligarla a rimanere qui.

-Non mi servono le tue cure.- le ringhiò contro per provare a intimorirla.

-Senti ciccia! Con questo tuo atteggiamento mi stai decisamente sulle palle! Qua sono io a decidere se puoi andare o no e di persone come te ne ho conosciute molte, che mostrate semplicemente una maschera per nascondere ciò che avete dentro!-

La leonessa rimase di stucco, zittendosi e facendo come diceva Scarlett, ovvero rimanere a letto. La aveva descritta in maniera davvero proverbiale.
Le pattò la testa come premio.

-Ehi! Non sono un gatto!- controbattè infastidita, sentendosi offesa.

-Ah, davvero?- Scarlett tirò fuori un bastoncino con attaccato un piccolo piumino, mostrandoglielo e agitandolo.

-Non penserai sul serio che funzioni...?- Felynia lo fissò con insistenza, senza staccargli gli occhi di dosso.

Tentò di prenderlo con le mani più e più volte per istinto e quando vide l'elfa ridere, prendendola in giro, realizzò ciò che era successo.

-Ma io ti ammazzo stronza!-

-Fai pure, tanto sono immortale.- sorrise, sbeffeggiandola.

-...- rimase in silenzio, capendo di essere stata fregata.

*****

-Daglas, per favore...!- la principessa dei demoni aveva seguito Daglas, fermandolo prendendolo per un braccio.

-Cosa c'è...?- non si girò nemmeno per guardarla.

-Per favore, guardami...- abbassò la testa, mostrando la propria tristezza.

Si girò lentamente verso di lei, era poco più alto di lei di pochi centimetri, circa un paio se non di meno.

-Sai come sono fatta, mi sono sempre preoccupata per te e ho sempre voluto assicurarmi che stessi bene... sopratutto dopo quello che è successo tempo fa...- strinse la mano a pugno.

-Volevo che venissi qui perché possono aiutarti e non ho fatto alcun trattamento di favoritismo o raccomandazione, però... però...- non riesce a finire la frase, trattenendo le lacrime dopo quell'atteso riconciungimento.

-Vieni qui...- sospirò, abbracciandola lentamente.

-è strano vederti fare gesti del genere lo sai...?- ridacchiò mentre una lacrima le rigava una guancia.

-E te ti preoccupi troppo Shauna...-

-Sono pur sempre la tua sorellona no...? Sotto sotto sai essere dolce.- ricambiò l'abbraccio, stringendolo a se ocme se non volesse lasciarlo andare.

Non lo dava a vedere, ma il ragazzo era felice di rivedere la propria sorella che stava bene.
I due fratelli sciolsero l'abbraccio, mentre Shauna si asciugò la lacrima sorridendo.

-Sei cresciuto molto dall'ultima volta che ci siamo visti eh...?-

-E sono anche diventato più alto di te sai...?-

-Oh dio! è vero!-

Risero un poco, stando insieme prima che annunciassero i risultati.

******
Leon, dopo aver lasciato l'infermeria, era fuori dall'ingresso della scuola per prendere una boccata d'aria, guardando sulla posizione sopraelevata il panorama che esso poteva offrire.

-Sinceramente pensavo fosse più difficile questo esame.- ghignò tra se e se, mentre si guardava intorno da quella altezza.

-Non pensi di essere troppo sicuro di te?- una voce femminile fredda e tagliente come una lama si sentì da dietro di lui.

-E te non pensi di essere troppo seria a volte?- si girò di colpò, guardandola la ragazza davanti a lui.

Indossava una specie di divisa scolastica con la camicia bianca, con tanto di mini-gonna blu.
Aveva una lunga chioma nera  che si intonava con la sua espressione di pura freddezza, con occhi blu che richiamavano la notte e pelle pallida, facendola sembrare una candida guerriera.

-Vedo che non sei cambiato per nulla...-

Si guardavano dritti negli occhi per alcuni secondi, come se stessero tentando di guardarsi dentro l'anima.

-Benvenuto Leon.- la ragazza gli sorrise, felice di vederlo lì con lei.

-Grazie mille, Mikage.- lui ricambiò, abbozzando un sorriso felice di vederla, come se si conoscessero da molto tempo.


Natalia si stava dirigendo verso i dormitori femminili, insieme ad Anastasia, dopo aver fatto vista a Simon in infermeria.

-Forza Anastasia, dobbiamo andare. Abbiamo già un piccolo compito da fare per conto di Melia.- si stava trascinando dietro la ragazza-lucertola.

-Uffa! Dobbiamo proprio andarci? Potrebbe chiedere a chiunque altro!- si lamentò come una bambina svogliata.

-No! Si tratta di un ingrediente particolare e mi ha pure promesso una bella bistecca con la mia salsa piccante preferita! E anche i piatti preferiti di tutte noi.- le disse la loro ricompensa e a sentirla si rimise subito in piedi.

-Allora muoviamo il culo e andiamo a prenderle ciò che ha chiesto!- era motivata più che mai, scrocchiandosi le braccia, pronta ad andare.

Ad un tratto qualcuno si mise in mezzo alla loro strada, che fece sbuffare e roteare gli occhi a Natalia.
Era un orco, circa sui due metri, zanne e, ovviamente, pelle verde e di bell'aspetto anche, con qualche chilo di muscoli.
Capelli neri legati dietro in una coda che aderiva alla schiena, occhi marroni che richiamavano le rocce. Indossava una giacchetta di jeans e una maglietta bianca dalle maniche strappate per mettere in mostra i muscoli delle braccia e pantaloni di pelle nera, con scarpe che sembravano borchiate.
Era appoggiato al muro, guardandola con fare malizioso.

-Ehi Nata. Che ne dici di uscire dopo le lezioni?- dalla sua incapacità si poteva palesemente capire che stava flirtando con lei e questo le dava ancora più fastidio.

-Wow, non credevo che gli orchi sapessero fare frasi di senso compiuto.- lingua tagliente e velenosa, rispondedogli con una freddezza tale da far sembrare l'era glaciale una brezza estiva.

-Cosa?! Come ti permetti?!- passò subito ad essere aggressivo, ma senza che se ne accorgesse gli era già passato davanti, ignorandolo del tutto.

-Greg, fai meglio a lasciarla stare. Sei un vero incapace nel provarci con le ragazze. Continua pure ad allenare i muscoli e non il cervello.- ci si mise pure Anastasia ad essere velenosa, mettendo ancora più in evidenza quanto la sua stupidità.

Ribollì di rabbia, stringendo i pugni infastidito, per poi saltare addosso alla ragazza-lucertola.
Anastasia, con grande abilità marziale, lo prese per il polso del braccio con cui la aveva attaccata, anticipandolo, per poi piantargli l'altra mano nello stomaco, lanciandolo verso Natalia.
Greyson sguainò una strana matita metallica, con al centro una piccolissima sfera di vetro con all'interno quel che sembrava essere una runa, disegnando con estrema velocità una enorme mano che schiantò l'orco a terra con violenza.
Lo guardò con uno sguardo freddo e spietato, per poi andarsene con la sua compagna, lasciando Greg al suo nuovo lavoro da zerbino.

Verso il tardo pomeriggio di quello stesso giorno i nuovi studenti vennero convocati nell'aula magna.
C'era un costante brusio tra di loro, tra scambi di interesse e chiacchiericcio.
La preside e il suo vice erano davanti a loro, con lì vicino Thomas davanti a un tavolo con sopra una sorta di contenitore con all'interno delle chiavi.

-Vi ringrazio per essere qui! Finalmente abbiamo i risultati, per voi attesissimi, dell'esame di ammissione e quando vi chiamiamo fatevi avanti e riceverete le chiavi della vostra stanza in dormitorio! Ora procedi pure Dante.- gli passò la parola, facendo un passo indietro.

Dante cominciò a pronunciare i nomi, invitandoli a venire a prendere le loro chiavi.
Erano attimi di pura ansia e agitazione.
Alcuni stavano incrociando le dita delle mani, altri quelli dei piedi.
Simon venne chiamato, tirando un sospiro di sollievo e l'anima voleva quasi abbandonarlo con tanto di dito medio. Sembrava una specie di cadavere ambulante quando venne a sapere della notizia della buona riuscita.
Okami e Tsuki vennero chiamati, entrambi gioirono quasi abbracciandosi, ma si fermarono sul nascere per l'imbarazzo del momento.
Leon venne chiamato, sorrise soddisfatto ghignando, come se sapesse fin dal principio che sarebbe passato.
Daglas venne chiamato, a differenza degli altri non ebbe nessuna reazione, se non un leggero mugoliò.

Qualcuna, fuori dall'aula, stava osservando e ascoltando il tutto, sorridendo.

-Da ora in poi non sarà facile fratellino... preparati, perché non avranno pietà.- Shauna stava guardando Daglas da lontano, per poi andarsene.

-Ma tu guarda. La principessa dei demoni che fa la sorella maggiore premurosa, per giunta con un meticcio!- una voce femminile, per la principessa assillante e fastidiosa, si fece sentire dietro di lei, facendole assumere un'espressione di fastidio.

-Non hai di meglio da fare Ligra? E non chiamare mio fratello in quel modo.- non si girò nemmeno per parlarle da quanto la trovava fastidiosa.

Era una ragazza-demone, grande quanto lei, con la pelle nera dalla tonalità leggermente chiara, sembrando tendente al grigio.
Le corna erano ricurve all'indietro, con sfarzosi capelli lunghi tinti di rosso, con piccolissime ciocche bianche.
La sclera degli occhi erano più oscuri della sua pelle, mentre le iridi erano sul verde.
Intorno al collo aveva una specie di pelliccia, attaccata alla bianca e vistosa giacchetta, sopra a un top che lasciava parecchio all'immaginazione e una mini-gonna di pelle sbriluccicante e tacchi a spillo di circa 5 cm.
Era accompagnata da due gorilla, con più o meno lo stesso abbigliamento di Greg, ed erano due troll.

-Perché non dovrei? è quello che è no? E poi è carne fresca, ci potrei fare su un bel pensierino su di lui. Non sembra per nulla male.- gli diede uno sguardo da lontano, leccandosi con fare malizioso le labbra, pronto a mangiarlo con gli occhi.

In quel istante Shauna la prese per il collo con una mano, sbattendola contro un muro e sollevandola da terra facendola strisciare sulla parete.
Le guardie del corpo stavano per intervenire, ma l'aura negativa di pura rabbia che emanava li faceva desistere da ciò che volevano fare.

-Ascoltami brutta puttana ciuccia cazzi! Non osare o permettere di toccarlo in alcun modo mio fratello, chiaro?! Se solo ti avvicinerai a lui o ci parlerai ti giuro che ti lascerò altre cicatrici talmente gravi e grandi che non potrai nemmeno nasconderle con quella tua pacchiana giacchetta del cazzo!- strinse sempre di più la presa, fino a quasi soffocarla, riservandole uno sguardo iniettato di ira.

-P-pensi di fare come vuoi solo perché appartieni a una stirpe demoniaca superiore...?!- Ligra provò a controbattere, ma ciò che ottenne fu solo avere meno ossigeno di prima.

-Mi domando come ho potuto essere tua amica tempo fa. Vattene e non osare farti vedere ai miei occhi o avvicinarti a lui. Siamo intesi...?- quando disse di sì con la testa la lasciò andare cadere come un sacco di patate, mandandola via.

Lei, spaventata, se ne andò di corsa, legandosi al dito quel fatto, programmando un modo per vendicarsi.
Gli studenti uscirono, esastiasi per essere riusciti a passare, non tutti però. Altri invece furono stati respinti, anche se erano molto vicini dal essere promossi.
Nel piccolo gruppetto si stavano complimentando tra di loro, di cui uno in particolare stava tentando di tornare in vita.

-Dio mio! Non sarei riuscito a reggere ancora un po' l'ansia!- Simon stava respirando in un sacchetto di carta per riprendere a respirare normalmente e per calmarsi, mentre stava stringendo in una mano un piccolo peluche anti-stress datogli da Tsuki.

-Ci hanno appena dato la conferma e te sei ancora agitato? Ora abbiamo pure le chiavi della nostra stanza al dormitorio! Shishishi!- Leon si stava girando su un dito le sue chiavi, ghignando con un bel sorriso.

-Dai Simon, respira lentamente e con calma.- Okami lo stava aiutando, dandogli pian piano delle istruzioni.

-Stai meglio ora...?- gli chiese Tsuki, con una dolcezza da far venire il diabete.

-Sì, grazie ancora Tsuki.- non era più in iper-ventilazione, ridando alla ragazza il piccolo peluche che, una volta lasciato andare, lo stava mandando a quel paese con le braccia tentando anche di fargli un dito medio.

-Se fai così solo per una promozione, chissà che ti succede se ti arriva una brutta notizia...- disse Daglas, dopo aver visto come aveva reagito il suo compagno di scuola, con aria severa.

-Beh, diciamo che mi agito facilmente e poi complimenti anche a te, hai avuto un bel punteggio!- Simon si congratulò con lui, come se lo stesse ammirando.

-Ora però rispondi alla domanda che ti ho fatto prima. Come facevi a vedere dove era il nucleo...?- quella domanda fece tornare in mente anche a loro quella facenda.

-Oh, giusto. Ora vi Spiego, però prima andiamo in un posto più comodo. Vorrei sedermi e so dove andare.- Croel fece segno a tutti di seguirlo.

Li portò al giardino in stile orientale, sotto all'albero ritorto.
Fu anche l'unico a togliersi le scarpe e i calzini, camminando a piedi nudi.
Quando si sedettero iniziò a spiegargli tutto.
Ovvero che era nato nelle terre orientali dell'est, la terra degli sciamani e che fin dalla nascita possedeva una specie di legame con la natura e con gli spiriti, permettendogli di "vedere" e "sentire" i flussi della magia, sia negli oggetti, che nelle persone.
Disse anche che però non era completa e pure poco sviluppata per via della sua natura umana, siccome solamente le creature magiche potevano averla completa.
Si sapeva che da chi veniva da quelle terre possedeva delle particolari abilità non acquisibili normalmente, ma che era un umano ad averla era davvero sorprendente.

-Quindi... sei in grado di vedere l'energia magica e di sentirla, ma in modo molto sfocato e non tutte quante come se fossi miope...?- chiese Okami per avere qualche chiarimento in più.

-Sì, non riesco a "vedere" tutto e lo percepisco debolmente anche.-

-Però è strano che un umano possieda tale abilità. Sicuro di essere nato lì? Non hai nemmeno i tratti orientali.- parlò Leon, dubbioso delle sue parole.

-Lo so io il motivo penso. La terra degli sciamani è un luogo molto riservato e non fanno entrare nessuno nelle loro terre. E poi le loro terre sono sature di energia magica della natura e i nascituri possono acquisire abilità particolare siccome sono come delle lavagnette vuote e al tempo stesso delle spugne. Come ad esempio la "vista" di Simon e questo dimostra anche che è nato lì.- Tsuki difese Simon, dandogli ragione.

-In effetti sì, hai ragione.- Squallearth si spinse all'indietro, distendendosi sul prato, sospirando.

-Posso dire di essere particolare forse...?- Simon fece spallucce, ridacchiando.

-Quindi tuo padre era uno sciamano...?- a quel punto intervenne Daglas, seduto a gambe incrociate, poggiando la testa su una mano.

-Non lo so. Non ho mai conosciuto mio padre. Ipotizzo che sia morto in guerra.-

-Oh, mi dispiace Simon.- Itsupiki si sentì in dovere di dirlo a sentire tale cosa.

-Non preoccuparti Okami, ci ho messo una pietra sopra ormai.- sorrise all'amico per non farlo preoccupare troppo.

Ridendo e scherzando si era fatta un'ora alquanto tarda e decisero di ritirarsi nelle loro stanze.
Dovettero fare la stessa strada in quanto, per lo meno i ragazzi, erano nello stesso dormitorio, all'incirca al primo piano.
Si divisero da Tsuki, ma era poco distante.
Quando si avviarono videro che le loro stanze erano l'una accanto all'altra, come dei giovani vicini di casa, tranne per Leon che era situato in un'altroa ala di un'altro piano, salutandosi a vicenda.
Rimasero solamente Simon e Daglas.

-Senti Daglas, non ho potuto fare a meno di notare una cosa di te.- quando gli disse questo rimase del tutto immobile e fermo.

-...ovvero...?-

-Come se volessi stare sempre da solo. Fidati, non è una buona idea stare sempre da solo. Ne patisci solamente e basta. Se vuoi parlarne noi ci siamo.- per qualche motivo sembrava essere comprensivo verso di lui, guardandolo con fare preoccupato, ma calmo.

-...ci penserò...- quale frase per lui sembrava come se avesse ammesso ciò che gli aveva detto, chiudendosi la porta dietro di se.

Simon sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
Quando entrò vide che era una camera molto semplice, una vera e propria tela bianca pronta per essere dipinta, con vicino al letto le sue valigie.
Si lasciò cadere in avanti, finendo sopra il morbido giaciglio, facendo sprofondare il viso nel cuscino, mugolandoci dentro.
Okami stava sistemando i suoi effetti personali, stiracchiandosi verso a metà dell'opera, per poi andare ad aprire la finestra lasciando passare un poco di aria, che davav all'altra ala dell'edificio.
Stava scrutando il cielo stellato, ma quando abbassò lo sguardo notò che non era l'unico ad avere ancora la luce accesa, infatti intravide Tsuki, che era al suo stesso piano dell'ala femminile.
Entrambi si salutarono a vicenda, con tanto di sorriso, prima di andare a dormire.

Il mattino seguente ebbe inizio ufficialmente il primo giorno di scuola con tanto di sveglia rumorosa, dandogli il tormento.
Con un colpo di mano Simon la spense subito, ma da essa uscì una sorta di piede meccanico che lo fece saltare fuori dal letto, ritrovandosi con la faccia che bacia il pavimento.
Dopo quel brusco risveglio si domando come fosse possibile ciò, ma a causa del fatto che è tipo uno zombie lasciò stare subito la questione.
Una volta uscito si ricongiunse con gli altri, meno Daglas, dirigendosi in segreteria per scoprire la classe a cui erano stati assegnati.
Si ritrovarono nella stessa classe e videro il loro amico mezzo cornuto già seduto.
Sembrava una classe universitaria dall'aspetto, con una grande lavagna nera attaccata alla parete.
Ovviamente c'erano altri oltre a loro e si sedettero ai loro posti.

Entrarono in classe Lignas e Mikage, che si misero vicino alla cattedra.

-Do il benvenuto a tutti voi e complimenti per aver passato l'esame. Io sono Mikage Kurohika, presidentessa del comitato studentesco. Se avete problemi con qualcuno o svariate problematiche rivolgetevi a me, cercherò di aiutarvi il più possibile per rendervi piacevole la permanenza qui. E spero che possiamo anche andare d'accordo.- Mikage, nonostante la sua espressione fredda, sembrava molto rassicurante e ligia al suo ruolo di presidentessa.

-Spero vivamente però... che siate qui per un motivo valido e giusto, perché altrimenti fareste meglio ad andarvene, in quanto questo posto non fa per voi. Noi saremo coloro che proteggeranno il paese e il suo popolo e per questo dobbiamo essere pronti a qualsiasi cosa per farlo. E sopratutto...- nel mentre della frase venne interrotta dall'apertura improvvisa della classe.

Entrò in ritardo un giovane tritone, si poteva capire per via delle orecchie che sembravano delle pinne e le squame in alcuni punti del viso.
Aveva dei capelli mori corti, quasi rasati, e occhi marroncini che non stavano mai fermi, come se stessero guardando parecchie cose simultaneamente.
Indossava dei pantaloncini stile bermuda, scarponcini impermeabili e una maglietta a maniche corte.

-Scusate il ritardo, però ho avuto da fare con... un impegno davvero bellissima.- sorrise solare, come se quel ritardo fosse una cosa di poco conto, mettendosi nel primo posto che era libero vicino a lui.

-... come dicevo, ci vuole serietà. Non come lui che ha fatto appena ritardo al primo giorno di scuola, spero che non continuerai. Con questo è tutto.- un discorso breve, ma che andava dritto al punto.

-Ti ringrazio Mikage. Ragazzi, anche se è il primo giorno non vuol dire che non faremo nulla. Il programma scolastico inizia già da oggi. Forza, iniziamo.- Lignas, sempre severo con tutti non ebbe pietà di loro.

La maggior parte fecero versi di lamenti e sospiri esasperati, ma quando li guardò con un'occhiataccia dura si ricomposero subito.
Furono ore ben dure di storia antica, rese alquanto dure e pesanti dal modo di insegnare dell'elfo.
E ora spero vivamente che non mi massacri di botte ora.

Si susseguirono poi lingue antiche e storia della magia, ma finalmente giunse l'agognato pranzo.
Si sentivano distrutti, o meglio solamente Simon e Leon lo sembravano rispetto agli altri.
Sembravano dei morti viventi a cui la noia gli aveva strappato via la noia, ma erano semplicemente esagerati.

Quando si misero in fila notarono che dopo svariati minuti la fila non si muoveva, qualcosa la stava bloccando.
Si sporsero e videro qualcuno che gesticolava con le mani con la cuoca.
Simon si sporse leggermente per vedere cosa stesse succedendo e vide un ragazzo all'incirca della sua stessa età.
La pelle e i capelli, che sembravano fatti di neve, erano bianchi e sembrava indossare una mascherina nera che gli copriva la bocca.
Stava provando a comunicare con Melia, ma senza successo, se non nel farla irritare.
Indossava una maglietta a maniche corte arancione, con appeso alla cinta una specie di porta libri sul fianco, con dei pantaloni tendenti al verde sporco e semplici scarpe bianche con delle strisce nere sui lati.

-Senti, non mi piacciono gli scherzi e faresti meglio a parlare, invece di gesticolare di continuo con le mani!-

Il ragazzo, in difficoltà, provò a calmarla, continuando a comunicare con le mani.

-Ti avverto sai?!- Melia ormai stava perdendo le staffe.

-Scusatemi, ma vorrebbe del salmone affumicato.- Okami si mise in mezzo, ponendo finalmente fine a quel teatrino che di lì a breve si sarebbe trasformata in un bagno di sangue.

-Capisci quello che dice?- rimase sorpresa.

-Conosco alcune lingue, tra cui quello dei muti. Dico bene?- si rivolse al ragazzo pallido, che lo stava guardando come se fosse il suo salvatore.

Dopo aver finalmente risolto la questione la fila pote smaltirsi senza problemi.
Quando Okami si avvicinò agli altri, anche l'albino lo seguì e si presentò agli altri.
Il giovane lupo gli fece da interprete, dicendo che si chiama Elgar e che viene dalla landa polare.

-Beh, piacere Elgar. Vuoi unirti a noi? Insieme si sta meglio.- Simon lo invitò a mangiare con loro e lui ne fu subito felice.

Mentre stavano cercando posto Croel notò che anche Daglas stava cercando un posto e quando i loro sguardi si incrociarono provò a svignarsela.
Si mise in mezzo alla sua strada Melia, che lo guardava con sguardo truce.

-Dove pensi di andare? Qui nessuno mangia da solo! Perciò o ti siedi con qualcuno o te la vedi con me.- fu molto convincente, mentre stava facendo girare il mestolo tra le dita.

Nel mentre l'attenzione del piccolo gruppetto fu chiamato da Natalia, che gli faceva segno di venire al suo tavolo, insieme ad Anastasia.

-Ci hai tenuto il posto per caso?- si sedettero finalmente, mentre Simon sorrise lievemente rivolgendosi a Nata.

-Mi piace mangiare in compagnia. Vi presento Anastasia.- ricambiò il sorriso con piacere, mentre faceva le presentazioni.

Tutti quanti fecero lo stesso.

-è un problema se posso sedermi qui...?- Daglas si avvicinò a loro.

-Uh? E come mai? Non ti piace stare da solo come un cane?- Leon fu diretto e tagliente.

-Più che altro siete gli unici che conosco... e poi quella lì non vuole lasciarmi stare.- indicò dietro di se la cuoca che lo stava guardando con aria minacciosa.

Lo lasciarono sedersi con loro.
Era un tavolo molto grande. Tsuki e Okami erano seduti vicini, con accanto a loro Leon, Simon e Daglas e Elgar si era messo vicino ad Anastasia.
Iniziarono a parlare del più e del meno, mentre alcuni stavano sempre in silenzio.

-Ehi Sim, ti andrebbe di provare? è molto buono.- Natalia tagliò un pezzo dalla sua bistecca con sopra una strana salsa rossa, porgendogliela.

-Cosa è questo soprannome...? E poi quella salsa?- era molto titubante nel accettare.

-Non te lo dico. Scoprilo.- gli fece l'occhiolino, facendogli anche una piccola lingua divertita.

Dubbioso provò a stare al gioco mangiando il piccolo pezzo offertogli.
Provò a tastarlo appieno, ma ad un tratto qualcosa cominciò a pizzicargli in bocca fino a divampare in una bomba di calore magmatico, diventando rosso e facendogli uscire il fuoco dalla bocca e gli occhi dalle orbite.
A tutti quanti gli sfuggirono una risata, alcuni provarono anche a trattenersi.
Natalia, invece, rise divertita.

-Dio mio! Non hai mai mangiato piccante?- provò a calmarsi, quasi lacrimando dalle troppe risate.

-Ma che è?! Magma incandescente?!- Croel cercò l'acqua quasi disperato, per trovare sollievo dalle fiamme che si stavano scatenando nella sua cavità orale.

-No, ma bensì "ira dei draghi", una salsa piccante che adoro per la sua piccantezza! Mi fa andare all'altro mondo!-

-Sì! Uccidendoti però!-

-Per chi non avesse mai mangiato piccante come te... fragilino.- ridacchiò ancora.

Intanto una ragazza si avvicinò a loro.
Non era molto alta, sul metro e 65, dal fisico magro e poco seno, con un bagliore verde nei suoi occhi che ricordavano la giada, con lunghi capelli rossi come il rubino.
Indossava sugli occhi degli occhiali da vista rotondi, una felpa leggera dello stesso colore del mare dalle maniche corte, e un vestito color pastello chele arrivava alle ginocchia, con delle graziose scarpette.

-E-ecco....- era al loro tavolo, con il vassoio in mano, mentre provava a dire qualcosa e solo dall'espressione arrossata e timida era in difficoltà.

-Mh? Sì?- Natalia si rivolse a lei, guardandola.

-N-niente, s-scusate per il disturbo.- provò a girarsi, ma la ragazza al prese per un braccio, trascinandola nel posto libero davanti a Daglas.

-Ehi! Dove vai? Lo sai che mi sembri la cosa più tenera di questo mondo? Come ti chiami?- le pizzicò una guancia, tutta quanta impressionata dall'aura di pucciosità che emanava.

-M-mirai Rondo.- vdentro di se voleva a tutti i costi uscire da quella situazione a lei spiacevole, mentre si stava scatenando una tempesta di rosso sul suo viso.

-Mi vien voglia solo di spupazzarti di coccole! Stai pure qui con noi.- quando notò che si sentiva a disagio la lasciò andare, sorridendole per aiutarla a calmarsi.

-Comunque Daglas, so che anche te possiedi una magia di creazione come me giusto?-

-P-possedete la magia di creazione?! S-sono molto rare! M-me le fareste vedere per favore...?- Mirai rimase sorpresa, chiedendo con timidezza se potevano esaudire la sua richiesta.

Natalia tirò fuori la propria matita, disegnando una gatta dal pelo lungo, che si avvicinò a Simon, facendogli le fusa.
Daglas sospirò, creando un gatto di inchiostro, ma stava guardando altrove con menefreghismo.
Greyson spiegò che la loro magia poteva essere molto influenzabile dalle loro emozioni e dal loro carattere, cosa che permetteva di distinguerli tra loro con facilità.
La gatta si posò sulle gambe di Croel, appalottolandosi.

-Però, siccome creiamo degli esseri viventi, rispettano la loro natura e possono avere la tendenza di andare fuori dal nostro controllo. Come il gatto di Daglas, poco attento e menefreghista.-

-Tipo come sta facendo la tua gatta...?- chiese Sim a Nata.

-Forse.- poggiò il viso sulla mano, guardandolo col sorriso.

-P-però anche i più ostici possono cambiare no...? Basta un piccolo aiuto.- Mirai provò a porgere al gatto di inchiostro un piccolo pezzo di carne.

Ottenne la sua attenzione, facendo cadere il pezzo di carne sul tavolo mangiandoselo, per poi sfregare la testa contro la mano della ragazza.
Daglas rimase colpito a quella scena, guardandola e quando lei se ne accorse sembrava volersi nascondere dal suo sguardo nella felpa.

In infermeria, Adelie stava facendo delle analisi del sangue su Simon. Qualcosa la aveva attirata su di lui, ma era più che altro un'impressione.

-Maestra, ho rilevato dei picchi anomali di energia magica nei parametri di uno studente e...- entrò all'improvviso nell'ufficio di Scarlett, trovandola mentre si stava cambiando in maniera elegante e stava per mettersi una giacca.

-Perché si è vestita come un pinguino?-

-Perché sei qua a rompere le palle te invece? La cartella la controllerò quando torno. Appoggiala sulla mia scrivania.- si sistemò la giacca, tirando la cravatta per metterla a posto.

-Ma sono preoccupanti maestra...! Questi picchi non sono normali per nulla per un umano!- Adelie provò a convincerla a supervisionare la cartella che le aveva preparato, facendo sembrare la cosa preoccupante.

-Ho detto... che la controllo dopo. Mi raccomando, non esagerare e non rompere troppo, chiaro? Ci vediamo più tardi.- l'elfa abbozzò un piccolo sorriso, toccandole una spalla con una mano, defilandosi.

Adelie si girò verso di lei, notando che aveva pure dei tacchi poco alti, ma una cosa la fece rimanere di sasso e sorpresa.

-Non mi ha imprecato contro... cosa le prende?!- rimase letteralmente a bocca aperta, con gli occhi sgranati.

Scarlett prese il primo treno che portava a Icatiel, mentre osservava dal finestrino allontanarsi dalla scuola.
Sulla strada passò da un fioraio, prendendo un mazzo di Primule, dirigendosi verso l'ospedale.
Una volta passata in reception, andò in un camera.
C'era un unico letto e intorno a esso c'erano dottori e infermieri che, quando la videro arrivare, si fecero da parte.
Sul lettino c'era un elfo dai lunghi e pochi capelli bianchi, del tutto aderito a esso. Era molto vecchio e rinsecchito, la pelle sembrava quasi attaccata alle ossa.
Scarlett si sedette vicino, al suo fianco, sfoggiando un sorriso sincero, ma con un tono di tristezza. Cambiò i fiori che erano nel vaso sul comodino, sostituendoli con le primule.

-Chi è...?- l'elfo aprì lentamente gli occhi, che erano del tutto bianchi e privi di ogni nota di colore, facendo un lungo respiro.

-Sono Scarlett, fratello.- posò la mano sopra la sua, stando attenta a non stringergliela troppo.

-Scarlett... hai usato talmente tanto questo nome che ho dimenticato quello vero...- ridacchiò, strofinando le dita nella sua mano.

-Lo sai che non mi è mai piaciuto, ne quando ero la custode e nemmeno ora.- abbozzò un piccolo sorriso divertita.

-E dire che tempo fa... eri la custode dell'albero della vita... devota, ligia alle regole, religiosa... mettevi addirittura in riga i bambini indisciplinati...-

-Quello lo faccio tutt'ora a dir la verità, anche se in un'altra maniera.-

-Era la parte che ti faceva sentire più soddisfatta... e io che ti rimproveravo ogni volta che esageravi...- ridacchiò ancora, provando a sorridere ricordando quei momenti.

-è passato molto tempo da allora... più di 500 anni... ancor prima che la guerra iniziasse... avevano anche distrutto la nostra casa.- il sorriso di Scarlett scomparve, lasciando spazio alla tristezza diventando cupa.

-Sì... erano inarrestabili... mai visto un popolo del genere... se tu non avessi preso l'essenza dell'albero... chissà cosa sarebbe successo...- fece un profondo respiro per riprendere fiato.

-Ma se invece non lo avessi fatto... tutti voi sareste ancora vivi e ti avrei anche risparmiato questa lunga agonia nel lottare contro la morte solo per vegliare su di me fratello.- la voce dell'elfa diventò tremante, come le sue mani, tentando di calmarsi, e una lacrima le rigò una guancia.

-Però loro avrebbero avuto la vita eterna e avrebbero compiuto chissà quale strage con essa... è stato meglio così sorella mia e hai fatto bene ciò che hai fatto... non cruciarti troppo...- inclinò leggermente la testa verso di lei, alzando lentamente la mano asciugandole con fare paterno e rassicurante, sfoggiando per lei il suo miglior sorriso, facendole tornare in mente i tempi in cui era ancora giovane.

Tenne la mano sul suo viso, come se non volesse lasciarlo andare.

-Sei cresciuta bene sorella... ti ho guidato, istruita, cresciuta e protetta come meglio poteva nel limite delle mie possibilità... il mio compito è finito...-

-C-cosa?! Ti prego, non andare! Sei... sei tutto ciò che rimane della famiglia...!- si alzò all'improvviso in piedi, con un'espressione disperata e ricolma di lacrime.

-Lo sai che non è possibile per me rimanere... nemmeno riportare in vita le persone... non esiste una magia in grado di farlo...-

-A-allora... f-fai buon viaggio... fratellone.- nonostante stia trattenendo le lacrime amare e le parole le stavano morendo in gola, trovò la forza di lasciarlo andare separandosi da lui.

-Mi raccomando... continua a preservare il segreto dell'albero... saluterò la famiglia anche per te sorellina...- chiuse lentamente gli occhi, aderendo del tutto sul lettino, esalando l'ultimo respiro, sorridendo alla morte.

La macchina del cardiogramma produsse un rumore singolo e continuo, disegnando una lunga liena dritta.
Scarlett si coprì gli occhi con una mano, mentre le lacrime le cadevano copiosamente passavano tra le dita.
Strine talmente tanto le tempie che sanguinarono, ma non era nulla in confronto al dolore che la stava lacerando dall'interno, un genere di dolore che la sua immortalità non poteva assolutamente guarire.
Singhiozzava ripetutamente, stringendo i denti e le palpebre, provando a chiudere quelle fontane.
Una volta riuscita a smettere stava per uscire, ma fissò il cardiogramma che frantumò con un singolo pugno, ritrovandosi la mano piena di schegge di vetro.
Quando uscì dalla camera era già guarita e informò i medici della morte del fratello.
Uscì dall'ospedale, guardando verso il cielo sereno, mentre altre lacrime le rigavano il viso con un'espressione di pura tristezza.

-A quanto pare sta piovendo...-

Scarlett non volle imboccare subito la strada verso l'accademia, cambiando direzione, decidendo che doveva fare alcune cose prima di ritornare.

Il giorno seguente iniziò presto la giornata lavorativa per alcuni. Era la mattina presto, circa le 5.
In uno dei campi di addestramento si poteva sentire un rumore di qualcosa che colpiva un oggetto.
Iris, in tuta, stava usando quello spazio.
Aveva iniziato con esercizi base. Stava colpendo dei fantocci metallici disseminati intorno a lei, con al centro un bersaglio, che provvedeva a colpire con precisione.
Con velocità li distrusse letteralmente, facendo un lieve respiro.
Aumentò la difficoltà facendo diventare i fantocci moventi, riprendendo a picchiarli, anche per testare la precisione.

All'improvviso qualcuno provò a colpirla e lei reagì girandosi di scatto mirando alla testa dell'individuo con il piede, riuscendo anche a schivare il suo colpo.
Quest'ultimo la bloccò prendendola per la caviglia, rivelandosi poi Dante.

-Come mai ti stai allenando al livello di quelli di prima? Ti stai forse rammollendo?- le chiese con freddezza, guardandola dritta in volto.

-Meglio ripassare cominciando dalle basi. Piuttosto che fai qui?- ricambiò le domande col sorriso.

-Più o meno per il tuo stesso motivo. Allenarmi prima che gli impianti vengano occupati dagli studenti.- le lasciò la caviglia, poggiando la giacca su una panchina rimanendo in canottiera.

-Oppure vuoi offrirmi un bello spettacolo?- ridacchiò, rimanendo a guardarlo.

-Quei fantocci non sono dei degni avversari mia cara.- mise un braccio dietro la schiena, facendole segno con l'altra mano di farsi avanti.

-Accetto il tuo invito con piacere.- sorrise divertita togliendosi la felpa della tuta, rimanendo in cannotta.

Poco lontano, Lignas e Thomas ebbero la stessa idea, sentendoli anche da fuori dal campetto.

-A quanto pare non siamo stati gli unici ad aver avuto la stessa idea...- l'umano sbuffò, scazzato e un po' assonnato.

-Si può usare un'altro.-

-Però era il più vicino e non mi va di andare a prendere un'altro paio di chiavi.- si lamentò come un bambino, sopratutto a causa del sonno.

-E poi perché hai trascinato me e non Calien scusa?-

-Non volevo svegliarlo.-

-Lui no, ma io sì...? Oppure lo hai fatto per parlarmi di qualcosa?- lo guardò in malo modo incrociando le braccia.

-Scusa?- si girò verso di lui, come se non capisse.

-Da quando è arrivato parlate e state spesso insieme... Dai, adesso ne parliamo amico mio.- Thomas gli mise il braccio intorno al collo, con un sorriso sornione, come se avesse capito qualcosa di particolare.

Ci misero molto ad allenarsi, arrivando a finire verso l'orario di inizio delle lezioni.
Iris era ormai sfinita e spossata, ansimando pesantemente e anaspando aria, seduta sulla panchina.
Dante le porse una bottiglia di acqua fresca poggiandogliela sulla guancia, facendola un poco ridacchiare.

-Prendila prima che cambi idea.-

-Grazie Dante...- prese la bottiglietta sospirando pensierosa.

-Forza, dimmi che succede.- si sedette vicino a lei.

-Stavo solo pensando... a quello che aveva fatto Amalia. Lei è stata la prima a muoversi per far qualcosa, per fermare tutto e guarda a cosa ha portato. A una pace che dura tutt'ora, riuscendo a far coesistere tutti quanti. E io cosa ho fatto? Solo una accademia. Mi sento davvero piccola in confronto a lei...- abbassò il capo, sentendsi come se non avesse fatto nulla di importante, stringendo la bottiglietta tra le mani.

-Non è vero Iris. Hai contribuito facendo la tua parte e guarda. Sei la preside di una delle più grandi accademie, nonchè simbolo di questa pace. Hai fatto molto.- le sollevò la testa carezzandole il mento.

-Grazie Dante.- sorrise sentendosi sollevata, appoggiandosi sul suo petto con fare spensierato.

-Che stai facendo...?- le chiese stranito.

-Sssssh, mi sto ricaricando...- lo disse soavemente, ridacchiando ogni tanto con goduria.

Simon, quel giorno, si alzò convinto di essersi alzato prima che la sveglia suonasse. Si sentiva fiero di se, ma quando guardò l'orario sgranò gli occhi per quello che vedeva. Ovvero che erano le 8:10.
Sbiancò di colpo impanicandosi, anche se il ritardo era lieve, alzandosi in fretta e furia.

I corridoi erano pieni di studenti, affolandoli per quanti erano.
Mirai stava cercando la propria classe, tentando di destreggiarsi in quella marea. Alcune persone la spintonarono senza averla vista, facendole cadere un libro.
Stava per raccoglierlo, ma una mano squamosa si protrasse per prima, raccogliendola per lei.

-Tutto bene? Se vuoi posso aiutarti.- quando alzò la testa notò che era il ragazzo tritone che aveva fatto tardi il giorno dei risultati.

-S-se potessi indicarmi la classe B-1...- abbassò lo sguardo.

-Prima mi presento. Sono Alkatar e sai che non ho potuto fare a meno di notare che i tuoi occhiali risaltano i tuoi verdi.- le alzò leggermente il mento con un dito, sorridendole dolcemente.

La ragazza esplose di un vistoso rosso e imbarazzo allo stato puro, sentendosi anche un po' a disagio.

-P-per favore, smettila...! V-vorrei soltanto sapere dove è la classe...!- si liberò dal suo flirt, riprendendosi il libro strappandoglielo dalle mani.

-In fondo a destra. Che ne pensi se stasera usci...eh?- quando si girò per darle le indicazioni se la era già data a gambe, rimanendoci un po' male.

Tutti quanti si affrettarono ad arrivare a lezione, specialmente i dormiglioni, in quanto sapevano chi era il loro professore.
Notarono che Croel non si era unito a loro in classe, domandandosi cosa possa essergli successo.

-Secondo te cosa gli sarà successo...?-  domandò Okami preoccupato, rivolgendosi a Tsuki.

-Magari avrà avuto un problema...- gli rispose rimanendogli vicina.

-Oppure non aveva voglia di alzarsi.- si intromise Daglas, mentre rimaneva poggiato al proprio posto e tenendo appoggiata la testa sulla mano annoiato.

-Io dico che ha fatto bene, non è posto per umani fragili.- Felynia fu diretta, esponendo il proprio pensiero, girando poi la testa verso Mirai come se fosse di troppo.

Indossava un top con sopra una felpa e pantaloncini che le arrivavano fino alle ginocchia.
Lei lo notò subito, sentendosi in imbarazzo e nscondendosi dietro un libro mentre si toccò la fronte con una mano.
Sigraph decise di intervenire, prendendo le sue difese.

-Stai esagerando con quello che stai dicendo. Questo luogo è fatto apposta per dimostrare la coesistenza tra più razze, nessuna esclusa.- la guardò infastidito.

-Non credevo che ammettessero pure i meticci... dovrebbero anche portare rispetto verso chi è puro sangue. E quando mi dimostrerai l'incontrario, avvisami.- a quelle parole si alzò dal proprio posto e di conseguenza anche lei.

Una picca di fuoco solare si impiantò in mezzo ai due litiganti, fermando il litigio che stava per iniziare a divampare.
Con lo sguardo li obbligò a sedersi, facendo capire che era meglio fermare la discussione lì.

Croel si fece largò tra la mole di persone in mezzo. Stava correndo a perdifiato con lo zaino, mentre guardava sul programma in quale classe aveva lezione.

-Mi dispiace prof, ho avuto problemi ad alzarmi!- Simon spalancò la porta col fiatone, ottenendo come sottofondo delle risatine appena percettibili.

-Beh, sei comunque arrivato in tempo. Adesso andiamo al campetto.- Thomas lo rassicurò, esortandolo a riprendere fiato.

Il giovane lupo e Tsuki gli chiesero se andava tutto bene preoccupati.
Uscirono dalla classe in quanto era l'ora delle esercitazioni pratiche, ma alcune persone andarono nella direzione opposta, tra cui Mirai.

-Mirai? Non vieni con noi...?- le chiese Okami, vedendo la ragazza andare in un'altra direzione.

-E-ecco, io faccio il corso per la sezione "supporto". F-faccio corsi e esami leggermente diversi dai vostri.- gli rispose timidamente, toccando i due indici tra loro.

-Allora... ci vediamo dopo.- la salutò, per poi ricongiungersi con Tsuki e Symon.

Daglas osservò la scena da lontano per un attimo, guardando Mirai e poi girarsi.  

Si diressero a uno dei campi da allenamento, in cui c'era Thomas ad aspettarli e stava preparando tutto il necessaria.
Quando lì vide arrivare, cambiati con la tuta da ginnastica, li accolse in maniera allegra, come se li accogliesse a una festa.
Dopo aver sistemato la questione giustifica, potè iniziare la lezione.

-Allora! Benvenuti a tutti ragazzi e al campo da allenamento! Spero che siate pronti e...!- partì subito con entusiasmo e col sorriso.

-Professore! Prima che inizi la lezione voglio prendermi la mia rivincita! E stavolta con un due contro 1!- Leon se la era legata al dito ormai, puntandolo con l'indice e il sorriso spavaldo.

-Che? Guarda che non ho il limitatore e poi non siamo all'esame.- Thomas provò a spiegargli che non era il caso.

-E potrebbe andare diversamente stavolta! Oppure ha paura?- lo schernì incrociando le braccia, guardandolo con sfida.

-Beh, come vuoi allora.- fece spallucce, accettando la sua sfida.

-Vieni Simon! Possiamo farcela!- prese Croel per il braccio trascinandoselo dietro, pronto a iniziare a lottare.

-Ma almeno lasciarmi dire qualcosa...?- Simon era contro a quella sua iniziativa, ma ormai era stato messo in mezzo.

Gli altri si fecero da parte per non venire coinvolti.
Leon stava per fare la prima mossa, ma il professore, grazie alla sua abilità, scomparve di fronte ai suoi occhi, lasciandolo del tutto basito.

-Vai del tuono, primo kata. Colpo tuonante.- non si mosse minimamente da quanto fu veloce.

Squallearth si ritrovò a baciare il terreno un secondo dopo, sprofondando col viso come uno struzzo, facendogli sentire la potenza di quel colpo.
Si mise le mani sui fianchi guardando gli altri, aspettando che l'altro si fece avanti.
Simon, dopo aver visto che fine aveva fatto il suo compagno, e la potenza del professore, non era tentato di farsi avanti.

-Beh, se non ti muovi faccio io allora!- Thomas ghignò avvicinandosi a lui ad alta velocità, di nuovo, al suo fianco.

Croel provò a reagire volgendo lo sguardo verso il prof.

-Stellar sto...!- stava per colpirlo con una tempesta stellare.

L'altro gli afferrò il polso facendo andare a vuoto l'attacco, per poi falciargli le gambe facendolo cadere a terra.
Stava per colpirlo col tallone, ma si fermò a pochi centrimetri al suo viso.

-Questo è quello che succede quando o siete arroganti o esitate. Chi è il prossimo?- Thomas sorrise divertito, guardando verso il gruppo di ragazzi.

-Potevano andare peggio questi primi giorni...- disse tra se e se, rassicurandosi da solo.



ANGOLO AUTORE(i capitoli 10 e 11 sono stati uniti in questo)
Natalia è poco figa mi dicono.
A sorpresa sono di nuovo qui! Però non lo reputo ben riuscito questo capitolo, perché ho avuto spesso la mente altrove per via degli esami e non appena li avrò finiti provvederò a rivedermelo per eventuali cambiamenti.
comunque capitolo molto leggero, che ci mostra come sarà la vita quotidiana della scuola da ora in poi, con la presentazione di altri nuovi personaggi(che provvederò a dargli il loro giusto spazio).
A quanto pare Shauna aveva fatto una amicizia sbagliata e ora teme che questa cosa si ripercuota sul fratello, provando a tenerla lontana da lui. Mi sorprendo dei cambiamenti che ha subito il personaggio di Shauna rispetto a come era prima.
Abbiamo pure un tritone alquanto spensierato se posso dire, ma lui ve lo presenterò per bene nei prossimi capitoli e sappiamo anche che le lezioni di Lignas uccidono dalla noia.
Ho voluto introdurre Elgar perché voglio sperimentare una nuova esperienza, ovvero fare un personaggio affetto da mutismo, insieme alle sue difficoltà di comunicazione ed equivoci. sarà interessante.
Ho voluto anche mostrare un piccolo pezzo del passato di Scarlett e sto lavorando a una storia a parte per lei per raccontare il suo passato prima dell'incontro con Dante.
E Mirai quanto è pucciosa?! Già la adoro io e a quanto pare ha attirato l'attenzione di Daglas pure.
Ringrazio Star per avermela lasciata usare.

Curiosità
- la forma delle corna dei demoni, di solito, rappresentano il carattere del loro possessore. Come ad esempio le corna Shauna, che sono lunghe e curve, rappresentano un carattere dolce e gentile.
- i mezzosangue sono differenti dai puro sangue, in quanto non possiedono tutte le capacità di uno puro. Ad esempio possono avere una longevità differente o che gli manca una determinata capacità fisica.
- La lingua dei draghi è una lingua molto difficile da imparare, se non impossibile, ma l'unica a esserci riuscita finora è stata Amalia che, per amore di Dante, l'ha imparata solamente per lui e per dire il suo cognome correttamente. Ci sta pure provando Iris a impararla per lo stesso motivo, ma con risultati scarsi.(una volta ha detto Drallarl invece di Drake, il cognome di Dante)
- I genitori di Calien, in realtà, vengono dalla storia mia di khr: unione dei cieli(il padre) e dalla storia di stardust94 Domino Arc(la madre) e stanno ufficialmente insieme anche in queste due storie.

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Capitolo 7
*** Guai a Icatiel e non un bel weekend ***


Capitolo 7: Guai a Icatiel e non un bel weekend
_______


Mirai seguì le indicazioni del suo programma scolastico, raggiungendo l'aula dedicata alla categoria supporto.
Ma quando vi entrò capì che non era molto popolare, in quanto sembravano essere una decina a occhio e croce.
Tra loro spiccavano due persone in particolare: un ragazzo-pesce dalla pelle azzurra, i capelli erano dei piccoli tentacoli che si tenevano insieme annodati da soli, con gli occhi rossi, sembrando anche privo di bocca e indossava una semplice giacchetta nera che lasciava in mostra il bel fisico che aveva e pantaloni marroncini. L'altra era una ragazza, una ninfa della natura precisamente, con lunghi capelli che erano fili d'erba raccolti dietro e occhi marroni, con indosso indumenti in corteccia, come un corsetto e dei pantaloncini, mentre dai piedi fino al ginocchio e dagli avambracci fino alle mani erano coperti dal medesimo materiale dei vestiti.
Sembrava essere l'unica umana presente, mentre il resto era molto variegato.
Quando entrò tutti si girarono verso di lei, scatenando una reazione di imbarazzo, sentendosi in difficoltà.

-Benvenuta. Spero che sei qui per il corso e non perché hai sbagliato classe.- Adelie, con dei vestiti degni di una insegnante, ridacchiò vedendola entrare.

-S-sì! S-sono qui per il corso. S-sono Mirai Rondo...!- a causa dell'agitazione balbettò in modo compulsivo, tenendo gli occhi puntati verso il basso.

-Bene, allora prego. Siediti dove vuoi. Adesso iniziamo.- le sorrise, sistemando le carte.

-Mi scusi, ma non doveva esserci la maestra Scarlett?- la ninfa alzò subito la mano, parlando con voce calma.

-Sì, ma non è ancora tornata, quindi la sostituisco io al momento. Forza, ai propri posti.- pose la cartella sulla cattedra.

Mirai si affrettò a trovare posto, ma decise di mettersi non troppo vicino alla ragazza, siccome quando la sentì parlare si sentiva più tranquilla.

-Non avere timore Mirai. Mi chiamo Flowey.- quando la vide la invitò a mettersi volentieri più vicina a lei.

Passato l'imbarazzo iniziale, potè concentrarsi sulla lezione.
Vennero spiegati i principi sul proteggere e sulla magia curativa, mostrando che possono esisterne molte forme.
Quando la lezione finì Adelie si sentì più sollevata, temeva che a causa del nervosismo non sarebbe riuscita a parlare, anche se alcune cose poteva benissimo approfondirle meglio.
Mirai, quando si alzò dal proprio posto, le cadde sbadatamente un libro.
Stava per raccoglierlo, ma il ragazzo-pesce lo prese per lei, porgendoglielo che indossava un guanto.

-G-grazie, ma prima non lo avevi il...?-

-Perché ho le mani viscide. Non volevo sporcarti il libro.- parlò, ma non si capiva da dove veniva la sua voce.

Vedendo la sua confusione le indicò sotto il mento e quando alzò il viso verso l'alto si potè vedere la bocca e sembrò aprirsi come se non avesse l'osso del collo.
Questo la spaventò quasi facendola saltare, riparandosi dietro Flowey che ridacchiò dolcemente.

-Oh! Mi dispiace Mirai! Non volevo spaventarti!- si allarmò facilmente tentando di calmarla preoccupato, rimettendo la testa al proprio posto.

-S-scusatemi, m-ma devo fare una cosa... Scusatemi...!- se la svignò velocemente, lasciandoli soli.

Non capirono bene come mai si era dileguata così facilmente, straniti. Si chiesero anche se fuggire via velocemente sia una sua abilità innata.

********

Una volta recuperati i due sfortunati battuti da Thomas, si potè riprendere la lezione.
Consisteva in semplici esercizi fisici come riscaldamento, per poi iniziare a maneggiare le proprie abilità magiche

Alkatar, in quel momento, volle mettere in mostra in mostra le sue abilità di manipolazione dell'acqua, facendo scena.
Fece delle coregrafie creando colonne acquatiche e sfruttando le sue abilità da nuotatore, ottenendo l'attenzione di tutti. Il professore vide che non era per nulla male nel controllo della magia, ma aveva ancora dei difetti, perché le forme d'acqua erano molto imperfetti guastando il tutto.
Tutti rimasero a bocca aperta e lui sfoggiava la sua espressione migliore da seduttore, facendo l'occhiolino a una certa leonessa.
Felynia stava rabbrividendo dal disgusto e ribrezzo, accorgendosi che quel flirt era diretto a lei.
Fece fatica a rimanere a vedere, poggiando una mano sugli occhi, senza voler guardare.

-Dio, se continuo a guardare vomito!-

-Tsk, che esibizionista.- disse stizzito Daglas vedendolo.

Con una piroetta ritornò a terra, e grazie alla sua abilità magica del'acqua, riuscì a porgere una rosa a ogni ragazza, finendo poi di persona davanti a Felynia, ma purtroppo lo stava guardando malissimo.
Lo prese per il collo, facendo quasi diventare rovente la mano, e facendo evaporare tutta la scena che aveva creato.

-Non ti azzardare piccolo pesce, altrimenti ce il rischio che oggi avrò tritone arrosto per pranzo!- lo stava quasi strozzando.

-E non pensare che un essere come te possa avere delle possibilità con una leonessa!- lo gettò a terra con disgusto.

Stava quasi per calpestarlo, ma Thomas arrivò in tempo a fermare il tutto.
La felina fece un'espressione di fastidio, allontanandosi e mettendosi sulla panchina con le gambe accavallate.

La giornata passò in fretta dopo quell'evento.
Verso sera Mikage uscì dalla sala riunioni, con in mano dei fogli, e lì fuori Leon lo stava aspettando.

-Ehi Mikage.- la salutò col sorriso in faccia, appoggiato al muro con la spalla.

-Ciao Leon...- lo salutò alla veloce, quasi passandogli oltre.

-Non ci vediamo da un po' e mi liquidi così?- la prese per il polso trascinandosela vicina.

Lei non oppose alcuna resistenza, anzi sperava che lo avrebbe fatto, abbozzando un sorriso.

-Mi dedicherebbe un po' del suo tempo... presidentessa...?- sfoderò un sorriso malizioso, mentre le carezzava il mento.

-Vediamo...- con un colpo di polso si liberò.

Lui non volle lasciarla andare così facilmente, prendendola per l'avambraccio e mettendole una mano sulla vita.
Con la mano destra gli attraversò il braccio per il lungo riuscendo a separarlo da lei, mentre il sinistro lo appoggiò sulla spalla, allontanandosi un poco.
Si avvicinò di colpo facendo aderire i loro corpi l'uno contro l'altro, cingendole la vita con il braccio sinistro, mettendola contro il muro, dimostrando la sua carica passionale.

Mikage arrossì in quella posizione, ma non distolse lo sguardo dai suoi occhi poggiando la testa e la mano sul suo petto.

-Mi sei mancato Leon...- lo disse con voce flebile, ma calma e dolce.

-Sono qui ora.- le sorrise sollevandole il mento con un dito, per poi baciarla e stringerla a se, come se avesse paura che potrebbero portargliela via.

Mirai, che in quel momento aveva un pessimo tempismo, si nascose subito arrossendo dopo averli visti baciarsi, accelerando il passo dall'altra parte.
In mezzo alle persone potè vedere Daglas in lontananza. Voleva ringraziarlo per quello che aveva fatto prima, quando la aveva difesa da Felynia.
Fece un profondo respiro, per poi andare, pensando che un grazie glielo doveva.

Si avvicinò timidamente a lui, senza accorgersi che stava parlando con Shauna.
Gli prese un lembo della giacca tra le dita.

-Mh? Cosa c'è...?- si girò appena subito dopo, guardandola.

-E-ecco, volevo ringraziarti per avermi difeso prima.- tenne timidamente la testa abbassata mentre lo diceva.

-Non mi era sembrato giusto che se la prendesse con te. Per questo sono intervenuto.-

-I-io... Oh, s-scusate se vi ho disturbato...- non appena vide Shauna si blocca girandosi subito, andando via.

-Abbiamo fatto colpo per caso?- lo guardò sorniona, inclinandosi per vedere Mirai mentre se ne andava.

-Non sei divertente Shauna. Non sarebbe nemmeno possibile.- la guardò male, come se pensasse che ciò sia impossibile. La guardò prima che sparì.

Scosse la testa sospirando arrendevole. Aveva un presentimento su loro due, ma volle lasciare la questione al tempo, che era capace di tutto.

******

Il fine settimana giunse in fretta. Si erano dati da fare e finalemente un po' di meritato riposo, nonostante fosse solo l'inizio.
Era domenica e Simon si sentiva parecchio annoiato, perciò decise di approfittarne per andare a Icatiel. Non aveva mai avuto occasioni di vederla e ora era lì vicino.
Provò a invitare qualcuno che lo accompagnasse, ma tutti quanti dissero di no e Leon non gli rispose nemmeno al telefono.

Volle tentare di invitare Natalia, ma dovette andare al dormitorio di queli del secondo anno.
Infatti, non appena entrò nell'atrio, si sentì subito un pesce fuor d'acqua in confronto agli altri.

-Ehi, abbiamo qualcuno che si è perso!- Greg lo sollevò prendendolo per la testa, scherzandoci su.

-Ehm, sì. Sapreste dirmi dove è Natalia...?-

-Perché uno come te vorrebbe saperlo...?- l'orco si fece subito serio, guardandolo con ben poco piacere.

-E perché mai dovrei dire i miei affari a un completo sconosciuto come te? Anche se sarebbe difficile che tu possa capirlo in quanto sembri grosso, ma con poco cervello. Eeeeee l'ho detto ad alta voce, vero?- il suo orribile vizio aveva colpito, facendo arrabbiare il bestione verde che lo teneva, con un'espressione consapevole di quello che potrebbe accadere.

Strinse la presa alla testa per ripicca, con lo scopo di frantumargli il cranio. Tutti intorno a loro incitarono la cosa per puro divertimento.
Ad un tratto ogni cosa si fermò subito dopo, quando Natalia fece la sua comparsa, mostrando che era una ragazza con cui era meglio non scherzare.
Greg lo lasciò andare, ricordandosi cosa gli aveva fatto il giorno prima.

-Sim! Cosa ci fai qui?- tutta sorridente andò da lui.

-Volevo chiederti una cosa, ma sto coso verde mi ha fermato prima.-

-COSO VERDE A CHI?!-

-Vieni, andiamo fuori che così non ci disturberanno.- lo portò fuori con se.

L'orco stava per seguirli, ma Anastasia si mise in mezzo facendogli segno di no con il dito, come avvertimento.

-Nata, ti andrebbe di andare in città? Devo fare una cosa.-

-Perché vorresti andarci?-

-Volevo andare alla biblioteca della Sapienza per cercare un libro.-

-Mmmmh, non mi va tanto Sim.-

-Sigh, va bene...- sospirò rassegnato di andare da solo.

-Sarà per un'altra volta.- gli sorrise.

-Ti pesa proprio il culo, eh?- subito dopo Simon si tappò la bocca, accorgendosi di ciò che aveva detto, allarmandosi e impaurito per la reazione di Natalia.

-Prego?- si girò di colpo verso di lui.

-Scusa! Mi è scappato! Non volevo!- fece di tutto per non farla impazzire dalla rabbia, scusandosi.

-Beh, puoi farti perdonare... dammi un bacio.- gli sorrise angelica, ma sembrava trattenere qualcosa.

-...prego...?- la sua espressione era tra il sorpreso e malfidente, in quanto non ci credeva nemmeno.

-Sì, hai capito bene. Qua sulle labbra.- poggiò l'indice sulle proprie labbra, indicandogli dove doveva baciarla.

-Ci conosciamo da poco e già vuoi una cosa del genere?-

-Per caso hai paura di un piccolo bacio innocente?-

-Va bene, va bene.- sospirò, pensando che non sarebbe stato male se la avesse baciata.

-Chiudi gli occhi.-

Fece come diceva, preparandosi a baciarla.
Natalia, però, mise in mezzo un libro, facendogli baciare la copertina.

-Ma...! Nata!- era sgradevolmente infastidito.

-Ma dai. Non si può nemmeno scherzare tra amici? Ti sei offeso?- tra una parola e l'altra rise un poco.

Se la prese girandosi e dandole le spalle.
Ma per sua sorpresa lo prese per un braccio baciandogli la guancia.

-Ci vediamo più tardi Sim.- sorrise andandosene canticchiando.

Si carezzò la guancia, sentendo la rabbia sparire del tutto.
Aveva trovato quel momento assai piacevole, sopratutto perché lo aveva baciato sulla guancia una bella ragazza. Non gli era dispiaciuto per nulla.

Prese il primo treno per Icatiel, ma era infastidito del fatto che andava da solo, però probabilmente non avrebbe avuto altre occasioni per andarci.
Quando arrivò alla grande città rimase del tutto basito per quanta gente c'era in un singolo luogo, sentendosi spiazzato.
In confronto a quel luogo, dove viveva prima era una minuscola briciola.
Mentre andava tentò di districarsi tra la gente in quanto non era familiare di quel luogo.

Uscendo si ritrovò davanti più gente di prima, finendoci investito e trascinato contro la sua stessa volontà, non essendoci per nulla abituato.
Fece di tutto per districarsi, riuscendo poi a "salvarsi" da quella massa, appoggiandosi di schiena a un muro.
Quando abbassò la testa notò una scia di sangue che si addentrò in un vicolo. Quasi sobbalzò, mettendosi in allarme.
Osservandola con attenzione era ancora fresca, ma quello che più lo lasciava sconvolto era che nessuno sembrava averlo notato. Totale indifferenza.
Mentre lui volle andare fino in fondo alla questione.

Andò con molta cautela, ma aveva anche osservato che, se quel luogo fosse stato pericoloso, nessuno aveva provato a fermarlo o avvertirlo.
Andando più avanti cominciò a sentire dei rumori, rumori di qualcuno che vieniva picchiato.
Si affrettò, nascondendosi dietro un cassonetto e quello che vedeva non era un bello spettacolo.
Un uomo sulla mezza età, probabilmente un negoziante, era ricoperto di lividi e sangue, che veniva picchiato da quello che sembrava una bambina.
Aveva un vestitino grazioso sul color rosa con maniche lunghe, calze nere che le arrivavano fino al ginocchio e delle scarpette nere. Aveva dei capelli mori a caschetto.
La forza di quei colpi non sembravano, però, quelli di una bambina e l'uomo implorava pietà.

In quel momento si sentiva paralizzato. Non aveva fatto esperienze del genere, ma non poteva di certo rimanere ad assistere.
Provò a elaborare un piano alla svelta, anche il più banale, prendendo dei sassolini per terra con l'intenzione di usarli come diversivo.
Ad un tratto i colpi cessarono finendo nel silenzio. Ma, per qualche motivo, sentiva che non era un buon segno.

-A quanto pare abbiamo un nuovo compagno di giochi... e dall'odore sembra anche giovane. Molto meglio. Forza, vieni fuori e fatti dare una bella occhiata, che se mi piaci lo lascio andare.- ridacchiò divertita, mentre teneva il piede sulla testa dell'uomo.

-T-ti prego! Chiunque sei aiutami...!- il negoziante fece un disperato tentativo, ma venne subito zittito facendo più pressione col piede.

-Ferma ferma! Esco, ma lascialo andare!- uscì subito allo scoperto, tenendo ben nascosto nella mano il sasso, tenendo gli occhi su di lei.

-Lo sai che sei carino? Sarai un'ottima bambola.- alzò lentamente lo sguardo rivelando un unico e grosso occhio verde, che lo stava fissando con un insano sorriso in viso.

Si sentiva a disagio con quel grosso bulbo a fissarlo, ma stava aspettando una piccola apertura per la sua occasione.

-Ho fatto come dici. Ora lascialo.-

-Chi? Questa bambola malconcia? Non mi diverte più e ha fatto quello che doveva per me e papà, perciò sì... Ma prima...- mantenne il sorriso, girando la testa verso la sua vittima.

Simon non capì quella frase, ma quando il vecchio iniziò a lamentarsi mentre vedeva il viso schiacciarsi ne colse il senso.

-Fermati!- approfittò del momento per mirare al suo occhio e lanciarle il sasso.

Per sua nefasta sorpresa lo prese al volo, facendo segno di no col dito.

-Non. Si. Fa. Ora ho voglia di ucciderlo. E sarà per colpa tua e della tua malcomprensione.- gli spiaccicò la testa contro il muro in una grossa chiazza di sangue insieme alle cervella.

Rimase spiazzato e scioccato ad assistere in prima persona alla scena della morte di qualcuno, senza poter far nulla.
Ora, con in mente la visione della sua morte imminente, cominciò ad ansimare pesantemente.

-Non preoccuparti, non farai la sua stessa fine... al momento almeno. Sei troppo carino.- con la scarpa sporca si lanciò su di lui con uno scatto.

Quando realizzò che si era avvicinata a lui era già troppo tardi, assestandogli tra la spalla e il collo un calcio che lo fece schiantare contro il muro di fianco, alzando un po' di polvere.
La bambina si massaggiò l'arto, stranita.

-Che strano. Mi è sembrato di colpire qualcosa di molto duro.-

Sfruttando la polvere per l'effetto sorpresa, si rialzò nonostante il dolore, anche se era molto piccolo in confronto a quello che gli ha fatto provare Dante.
Stava per dargli un pugno in faccia, ma quando la colpì si sentì la mano frantumarsi, vedendo che nel punto che aveva colpito era diventato di pietra.

-Sorpresa!- giocosamente gli sorrise con delle scintille carine, prendendolo per la maglietta e lanciarlo contro un cassonetto.

-Che ne pensi di prenderti le tue responsabilità per averlo ucciso? Se non avessi lanciato il sasso... non sarebbe morto. Ora vieni con me. Ci divertiremo molto!- gli porse la mano gentilmente, sorridendo gioiosa.

-...pensi che ci caschi...?- ansimò per il colpo.

-Mh?- piegò la testa di lato.

-Stai provando... a farmi una specie di ricatto o terrorismo psicologico... per convincermi a venire con te... Beh, non funziona!- la puntò con lo sguardo infastidito dal suo comportamento.

-Come hai fatto a capirlo?! Ora come faccio a portarti via con me?! Sei troppo carino per farti lasciare andare!- si mise a fare i capricci in un miscuglio di rabbia e tristezza infantile.

Simon provò a cercare qualcosa, qualsiasi cosa, che lo aiutasse ad uscire da quella situazione.
Ad un tratto la bambina si bloccò, girando verso di lui in modo inquietante.

-Non azzardarti a rovistrare nella spazzatura... già puzzi così! E ho deciso... ti ridurrò in fin di vita e poi ti porterò via con me!- si scagliò addosso a lui sorridendo maligna.

Preso dalla paura agì per puro istinto di sopravvivenza, colpendola con due piccole stelle quando era vicino a lui, scatenando una piccola esplosione.
Si alzò di fretta sopportando il dolore, lanciandole anche un sacchetto della spazzatura, per poi correre via.

-Ora così puzzerò dannato tipo carino!- distrusse il sacco per poi gettarsi al suo inseguimento.

Uscì dal vicolo e per sua sfortuna, o fortuna di lui, lo perse in mezzo alla grossa folla di gente.
Pestò i piedi a terra arrabbiata, in quanto era impossibile passare.

-Non preoccuparti mia bella bambola. Questo mio occhietto ha memorizzato il tuo viso e il mio nasino il tuo odore. Prima o poi sarai mio.- quando si calmò sorrise lentamente divertita, aprendo la sua caccia personale.

Simon, per fuggire, si era lasciato trasportare dalla massa di persone, riuscendo ad allontanarsi abbastanza e valutando di tornare subito all'accademia.
Raggiunse la stazione, trovando un momento di pace dalla frenesia e tirando un sospiro di sollievo.

Come prima visita alla capitale poteva andare meglio di come aveva immaginato. Era ormai pomeriggio e si ritrovò quasi messo peggio di prima e un po' sporco.
Decise di andare a darsi una pulita, siccome stavano lontani da lui a causa del suo incontro con la spazzatura.

Simon si stava facendo una doccia nei bagni del dormitorio, ripensando ancora all'esperienza appena fatta.
Continuava a perseguitarlo, vedere una persona morire davanti ai propri occhi. Sapeva che non era un gran bello spettacolo, ma viverlo di persona era tutto un'altra cosa.
Alzò il viso ritrovandosi il getto in faccia, levando il ciuffo sul suo occhio destro, tenendoli chiusi entrambi.
Sperava tanto che quei pensieri si lavassero via insieme allo sporco, ma non successe. Il modo di fare di quella bambina lo terrorizzava. Sembrava piccola, ma il modo in cui agiva gli fece credere l'incontrario.
Lì riaprì, rivelando che l'occhio destro era di un bel azzurro cielo con all'interno il simbolo di una stella.

Ad un tratto qualcuno gli diede una forte pacca sulla schiena, spaventandolo.

-Oh dio! Chi è?!-

-Sono Leon, sta calmo!- vedendo la sua reazione si mise a ridere divertito. Aveva intorno alla vita solo un asciugamano.

-Oh, ciao Leon...-

-Che ti affligge?- iniziò a darsi una lavata nel piatto accanto.

-è successo una cosa in cui non sono riuscito a fare nulla...- abbassò il capo, appoggiando una mano contro la parete della doccia.

-Se non potevi fare nulla che colpa te ne fai? Mettiti l'anima in pace, altrimenti questo pensiero potrebbe solo tormentarti. Fatti forza.- gli diede un piccolo pugno sulla spalla, sorridendo per incoraggiarlo.

-Sì, forse hai ragione...- fece un profondo sospiro, per poi schiaffeggiarsi il viso con entrambe le mani.

Lo osservò per un attimo, notando di sfuggito il colore dell'altro occhio, tentando di guardarlo meglio. Poi si sofferma sul suo fisico.

-Sai una cosa? Faresti bene ad andare in palestra. Magari con qualche chilo di muscoli in più fai colpo con le ragazze. Sembri uno stecco. Guarda che muscoli! E poi forse cambiare look, il ciuffo sull'occhio non penso vada ancora di moda.- tende un braccio mostrando i muscoli che ha.

-Cos'hanno i miei capelli che non va?! Mi piacciono così! E sulla palestra... hai ragione mi sa. Ne ho bisogno.-

-E direi! Basta un soffio per portarti via!- si mise a ridere, prendendolo in giro.

-Grazie. Ci penserò. Prima però passo alla biblioteca della scuola, potevo evitarmi di andare a Icatiel. Mi sono complicato la vita per nulla come al solito...- si deprime per un'altro suo vizio che reputa orribile.

Leon rise di risposta, tirandogli su il morale.

**************

Nella mensa Mirai era in un angolino a mangiare da sola, ma Flowey e il ragazzo-pesce la trovarono e si avvicinarono a lei, facendola quasi scappare.

-Mirai, come mai sei scappata via così?- le chiese Flowey tranquilla.

-E-ecco, dovevo dire una cosa a una p-persona, anche se non tutto...- solo lei sapeva di chi stava parlando, quasi arrossendo della cosa.

-Un tuo amico?-

-S-sì, a-anche se non penso c-che lo siamo.-

-Ehi...! Rieccoti qui. Non ho avuto il tempo di presentarmi, Mirai. Sono Willirgam.- le porse la mano che indossava un guanto e stava sorridendo, anche se era difficile capirlo siccome la bocca era sotto il mento.

-P-piacere.- era un po' titubante nel stringergli la mano, facendolo a malapena.

-Scusa se ti ho spaventata, ma il mio aspetto provoca le reazioni che hai avuto ieri.- era dispiaciuto di quello che era successo.

-N-no...! S-solo che è stata una sorpresa! Non volevo che ti offendessi...!- ascoltando quelle parole tirò un sospiro di sollievo.

Mirai si sentiva un po' felice dentro a essersi fatta degli amici, la faceva sentire rassicurata.
Flowey riprese il suo discorso di prima.

-Non hai detto tutto a questa persona, giusto...?-

-A-a un certo punto ho perso il coraggio...- abbassò il capo toccando le punte degli indici l'una contro l'altra.

-Non lasciare le cose in sospeso, non è mai una cosa buona farlo. Se vuoi possiamo aiutarti.- si offrì volontaria ad aiutarla.

-M-mi sareste di grande aiuto...! Ci tengo a dirgli una cosa!- quasi le brillavano gli occhi, sapendo che che la avrebbero aiutata e di avere nuovi amici.

******

Licra, trovando finalmente Daglas da solo, gli andò incontro, con passo e fare sensuale.

-Sei tu il fratellino di Shauna Sigraph, giusto?- Licra si avvicinò a lui, da sola.

-Mh...? Sì...e tu saresti...?- la seguì con lo sguardo per non perderla di vista, gli dava una sensazione di sfiducia e poco rassicurante.

-Ho sentito parlare di te, sai? Sopratutto per una cosa...- fece scivolare l'indice della mano sul suo petto fino alla spalla con fare malizioso, mettendo in mostra un bel po' di pelle.

Gli sussurrò qualcosa nell'orecchio, facendogli sgranare un poco gli occhi.
Non si fidava di lei già a prima vista, ma qualsiasi cosa gli abbia detto lo smosse.

-Come fai a...?!- era leggermente scosso, contenendosi, guardandola corrucciato e la prende per il colletto della giacca.

-Beh...- fece scivolare le mani sul suo braccio.

Si appoggiò a lui sulla schiena, quasi abbracciandolo da dietro. Lui provò a togliersela di dosso.
Gli soffiò nell'orecchio, ma notò di sfuggita Shauna, obbligandola subito alla ritirata.
Fece scivolare le mani lungo il suo braccio fino alla sua mano, lasciandogli un bigliettino col suo numero.

-Chiamami, sarò sempre disponibile per te... per qualsiasi cosa.- gli sussurrò sensuale all'orecchio, scomparendo.

Quando la sorella lo raggiunse volle assicurarsi che stesse bene.
Gli disse che doveva stare lontano da quella ragazza e quando le chiese di più rimase sul vago.

-Chi era...?-

-Una mia...vecchia conoscenza. Te stalle lontano, ci penso io a risolvere la cosa. Non preoccuparti e qualsiasi cosa ti abbia dato buttala.-

Daglas nascose il bigliettino prima che arrivò, in quanto voleva andare a fondo con la questione.
Licra era dietro il muro in fondo al corridoio, nascosta.

-L'amo è stato gettato con successo. Ti aspetto piccolo...- si leccò le labbra.

******

Okami volle approfittare di quel giorno libero per passarla tranquillo, decidendo di andare alla Pet Therapy a dare una mano a Tsuki.
Lungo la strada incontrò Elgar, con una borsa a tracolla, che stava andando, probabilmente, al dormitorio.
Gli andò incontro parlandogli con il linguaggio dei segni.
Voleva andare in camera, ma il giovane lupo lo convinse ad andare con lui alla Pet Therapy, dicendogli che non sarebbe stato male.

Sorpresero Tsuki, anche piacevolmente, mentre stava dando da mangiare ai conigli.
Mostrarono il tutto a Elgar e Okami intepretava.

-Guarda Elgar! Non è carino? Prendilo in braccio.- Okami gli mostrò un cucciolo di Labrador, invitandolo a prenderlo.

Elgar, non sapendo cosa fare, si sentiva in difficoltà, provando a rifiutare l'offerta facendo segno con le mani.
Itsupiki lo ignorò, mettendoglielo tra le mani e il cagnolino gli leccò una guancia, sciogliendogli il cuore per la dolcezza.
Osservarono la sua reazione, sorridendo dolcemente. Sembrava un bambino che aveva appena mangiato un gustoso cioccolatino.

******
Era quasi sera e Natalia andò da Simon, tenendo le braccia dietro la schiena.

-Andiamo in discoteca stasera, Sim!- gli disse sorridente.

-Perché no? Ci sta!- accettò volentieri l'invito.

-Conosco un bel posto in cui andare! Lo hanno aperto da poco!-

-Chiedo anche agli altri, magari così ci divertiamo di più.- prese il telefono, iniziando a messaggiare.

-Ah...ok...- sembrava infastidita quando incrociò le braccia ad aspettare, in quanto le sue intenzioni erano di andare solo loro due.

Si accorse per un attimo di quella punta di fastidio e fece finta che gli avevano detto di no o nemmeno risposto, ma era pessimo nel recitare.
Lei notò la cosa, apprezzando il gesto, facendo finta di nulla. Si diedero appuntamento tra mezz'ora all'ingresso della scuola.
Lui aveva una semplice camica grigia al posto della maglietta e senza foulard, mentre lei scarpe comode, pantaloncini di jeans con qualche piccolo strappo e una maglietta semplice nera a maniche corte.

Gli disse che era a Icatiel e tornarci lo stesso giorno in cui aveva avuto un brutto incontro non gli piaceva come idea, ma non era da solo stavolta.
Di sicuro era molto appariscente per via dei fari e della vetrata che cambiava spesso colore tra il viola e bianco a intermittenza, ma sembrava anche un posto in cui bisognava prenotare a prima vista.
La musica era molto alta persino da fuori e, dopo aver passato il buttafuori, entrarono. Simon venne quasi sbalzato via dal rumore della musica, anche perché non era abituato a volumi del genere.
In mezzo a tutta quella gente che ballava pensava che le sardine in scatola, in confronto a lui in quel momento, erano decisamente più comode! E più aggraziate di lui nel ballare.

Però vedeva che Natalia era brava rispetto a lui, riuscendo anche a stare bene in mezzo a quella moltitudine di gente.
Dopo un po' si districo per raggiungere il bancone e prendere un po' di respiro e spazio vitale.

-Ehi, tutto bene?- Natalia lo raggiunse, poggiando una mano sulla sua schiena.

-Sì... no, scusami, ma non sono per nulla abituato a un volume così alto e a stare peggio di una sardina. E ho appena scoperto che sono pessimo a ballare a quanto pare.- sbuffò, poggiando il gomito sul bancone e la testa sulla mano.

-Mmmh, ho un'idea! Aspetta qui!- scomparve in mezzo alla folla e sembrò andare dal Dj, sussurrandogli qualcosa nell'orecchio.

Ad un tratto la musica cambiò da musica elettronica a Livin' la Vida Loca. Il Dj annunciò che voleva vederli scatenarsi a ritmo di musica e solo per i più coraggiosi.
In mezzo alla pista Nata porse la mano a Simon per invitarlo a ballare con lei, sorridendo con audacia.
Mandò giù il bicchiere di Gin Tonic per darsi la carica e si unì a lei, prendendole la mano e ricambiando il sorriso.

-CHE SI APRANO LE DANZE! GLI ULTIMI A RIMANERE IN PIEDI VINCONO!- con quelle parole, iniziò una gara.

Croel provò a seguire i movimenti di Grayson, pian piano adattandosi, e il cuore gli batteva a mille.
Si scatenarono insieme su quella pista, quasi schiena contro schiena, guardandosi l'uno negli occhi dell'altro.
Riuscirono a essere l'ultima coppia in piedi e quando la canzone finì chiusero in bellezza: Natalia era addosso a Simon, che le cingeva la vita con un braccio e i loro visi fissarsi.
Erano sudati e ansimavano per la fatica appena fatta, ma erano ancora in piena adrenalina, che gli permetteva di rimanere in piedi, più lui che lei.
Lasciarono la discoteca.

-è stato fantastico! Se non fosse stato per te non sarei nemmeno sceso a ballare!- rise divertito.

-Visto che non sei male a ballare? Avevi solo bisogno di una piccola spinta.- ridacchiò, mettendo una mano sulla sua spalla.

-Beh, tutto grazie a te. Hai uno spirito che coinvolge le persone.- la guarda.

-So il fatto mio!-

-Non sapevo che eri così brava... penserai mai di dirmi altro di te?- Simon iniziò a scherzare.

-Dipende... e se avrò voglia. O se saprai convincermi.- si staccò da lui andando avanti, sorridendogli

-Ma la fai difficile così!-

-E chi l'ha detto che era facile?- si mise a ridere, contagiando anche lui.

*****

In una cittadina poco lontana da Icatiel...

-La ringrazio! Accetti questo mio salvatore!- la donna provò ad offrire dei soldi a una persona dall'aspetto di un ragazzo, che le stava tenendo le mani tra le sue.

I capelli rossicci erano raccolti all'indietro da un piccolo codino, che metteva in mostra la ampia fronte e gli occhi verdi, che sembravano brillare più del normale.
Aveva una camicia bianca, con sopra un gilet marroncino a tema radici, un papillon al collo e pantaloni neri e guanti neri che arrivavano a malapena al polso.

-La ringrazio molto. Se avrà bisogno di aiuto sono sempre qui.- le disse gentilmente, accettando la sua donazione.

Non appena lo lasciò da solo nel suo ufficio la sua espressione gentile diventò stizzita.
Si sedette sulla scrivania, acavallando le gambe, contando i soldi ridacchiando soddisfatto.

-Eheh, che idioti questi qui. Dei veri e propri polli.-

-Mentre tu ti reputi la volpe che le sbrana, vero?- apparve dietro di lui la bambina ciclope dello scorso capitolo, con la differenza che indossava una graziosa giacchetta viola.

-Ehi! Vuoi farmi prendere un colpo idiota?!- si spaventò rispondendo con rabbia, saltando giù dalla scrivania.

-Così mi insulti però! Non è carino!- si mise a picchietargli i pugni contro una sua spalla in maniera infantile.

-La pianti? Sto lavorando!- le rispose infastidito.

-Ovvero rubare soldi agli altri con delle truffe con la tua abilità?-

-Esatto! è una gran bella maniera di lavorare! Si fa poca fatica e si guadagna moltissimo! Basta dirgli quello che vogliono e sono felici!- si intasca i soldi ghignando.

-Che gran bastardo che sei.- sorrise come se quello che aveva detto era la cosa più normale di tutti.

-Comunque... per qual motivo sei qui?-

-Perché sono qui...? Ah sì! Da parte della tua amica. Dice "smettila di fare il cazzone e collabora di più, Ciar il vigliacco. Altrimenti diventerai superfluo e non necessario. Sei ancora vivo grazie a lui." Alquanto brutale e freddo.-

-Ancora quel soprannome? Solo perché li ho abbandonati quando ci hanno attaccato! Di certo non volevo ne morire ne ricorrere alla cristalizzazione per sopravvivere! Mille volte meglio così.- fece spallucce indifferente.

-Riferiscile che deve smetterla di fare così, altrimenti potrei diventare meno collaborativo e fare di testa mia.-

-Non fare ricatti ora bastardello. Loro non lo gradiscono per nulla.-

-Come se me ne fregasse! Sono troppo indispensabile per loro! Gli porto seguaci per la loro causa.-

-Ooooook! Vado e riferisco! Te attento a non pisciare fuori dalla tazza.- sorrise in maniera innocente.

-Vedrai che non succederà. Sono troppo bravo.- le diede la schiena, esponendo la sicurezza che aveva in sè, forse anche troppa.

Quando si girò non c'era nessuno.
Fece accomodare il suo prossimo paziente. Sorrise di nuovo gentilmente, accogliendolo con grande gioia.

-Benvenuto. Mi dica pure il suo problema.-

ANGOLO AUTORE(i capitolo 12 e 13 sono stati uniti)
Ho dei pessimi gusti musicali? Sì! Ho trovato la canzone appropriata e giusta per quel momento. Insultatemi pure ora.
Ci ho messo troppo a scriverlo, ma ho un sacco di cose da fare, che però in futuro potranno aiutarmi ad arricchire la storia con delle belle illustrazioni. Stay tuned!
Ho deciso di accelerare i tempi, ci sto mettendo davvero troppo e a ingranare troppo lentamente ^^". Ho voluto iniziare con un piccolo assaggio riguardo Daglas, in quanto la scena doveva essere leggermente diversa, ma ho voluto accelerare un po' e lo farò anche con gli altri. Devo solo trovare il modo giusto di farlo.
Tutto quanto dovrebbe iniziare col prossimo capitolo, ci sto ancora lavorando su e a disporre gli schemi e le scalette degli eventi. E spero di aver fatto bene questo capitolo. Alla prossima!
(non so ancora farei i titoli)
P.S. forse lo ricontrollo meglio più avanti.

 

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Capitolo 8
*** Iniziano i guai ***


Capitolo 8: Iniziano i guai

_______


Leon portò Simon nella palestra della scuola di mattina, per una sessione di allenamenti, che avevano già iniziato da un po' di tempo

-Forza Simon! Vedi di muovere quelle gambine!- il castano lo stava spronando, con lui morente sul tapis roulant che anaspava aria.

-Ti prego...! Ba...basta...!- si afferrò ai manici ormai esausto.

-Che mollacione che sei!- rise fermando il macchinario e dandogli un asciugamano.

-è da più di una settimana che passiamo in palestra! Dammi un momento...!- vide la panchina come un'ancora di salvezza, avvinghiandoci addosso.

-Però i primi risultati si vedono no? Stai già meglio di prima.-

-Ma i tuoi ritmi non vanno bene per me! Ogni tanto ok, però ogni giorno muoio!- si mise l'asciugamano in faccia dopo essersi disteso.

Leon ridacchiò alla scena, per poi vedere Mikage all'entrata della palestra. Si alzò andando da lei, lasciandolo solo.
SImon sembrava assorbire l'aria da quanto era stanco, ma quando sollevò la testa intravide Daglas.
Dopo aver raccolto le ultime forze, si alzò per andare da lui, che stava tirando pugni a un sacco da boxe.
Stava tirando una serie di pugni, che sbalzavano il sacco continuamente e sfogando qualcosa, fino a buttarlo giù con un sinistro e distruggendolo in parte.
Quando vide la scena desistette dal parlare con lui in quel momento, quasi spaventandosi.

Continuava a tormentarlo quello che gli aveva detto Licra.
Trovava quella attesa snervante, ma non poteva fare altrimenti.

Nel pomeriggio Simon si era dato appuntamento con gli altri per studiare, portandosi dietro anche chi non voleva.

Mirai era timidamente nascosta, mentre vedeva Croel trascinarsi dietro Daglas, infastidito, insieme a Alkatar.

-Allora? Vai o no...?- Flowey e Will erano dietro di lei, che la fecero sbalzare dalla paura.

-N-non spaventatemi così...! E poi preferirei dirglielo in privato, ecco...!- provò a mettere il broncio, ma sembrava più tenera che determinata.

-Potresti non avere altre occasioni però.-

-Ha ragione, perciò vai!- la spinsero entrambi, fino a raggiungere il gruppo di amici.

Mirai arrossì più di prima, bloccandosi.

-Mirai, tutto bene...?- le chiese Tsuki timidamente, vicina a Okami.

Sembrava farfugliare qualcosa guardando Daglas, del tutto incomprensibile, ma poi Leon li raggiunse, che sembrava emanare una strana allegria.

-Ci ho iscritti a un incarico ragazzi! Così un poco di esperienza la facciamo, no?- Leon sorrise, come se quello che aveva fatto era la cosa più normale del mondo.

Ebbero svariati tipi di reazione, specialmente di sorpresa.

-Senza dircelo?! Perché l'hai fatto?- Simon non era d'accordo con quello che aveva fatto.

-Non mi andava di andare da solo. E poi così ci pagano e abbiamo pure una buona valutazione.-

-... potevi comunque dircelo prima di farlo!- approvava i motivi, ma almeno saperlo prima che lo avrebbe fatto.

-Hanno accettato solo me, Daglas e te. Okami e Tsuki hanno detto che non vanno bene e sceglieranno altri anche.- Okami si sentiva sollevato e al tempo stesso una sensazione di esclusione, con Tsuki che gli pattava la testa per consolarlo.

-Almeno ci dici di cosa si tratta...?-

-Dobbiamo trovare un criminale. Una specie di ruba-galline. Per questo stanno selezionando.- Leon sorrise.

-Ecco perché hanno rifiutato Okami e Tsuki. Non erano adatti.-

-Non dirlo come se fosse normale Simon...- il lupacchiotto si sentiva screditato dalla scuola stessa, ma poteva comprendere il motivo.

Daglas sospirò, per poi notare che Mirai era scomparsa, capendoci di meno rispetto a prima.
La ragazza era in un angolino del corridoio isolato, con Flowey e Will che provavano a incoraggiarla e a tirarle su il morale.
Sapete un piccolo cagnolino molto carino? Mirai era così in quel momento.

Dopo la bravata di Leon si erano messi in attesa e non si fece attendere molto.
Vennero chiamati quello stesso pomeriggio, nell'ufficio della preside.
Oltre ai tre "prescelti", ce ne furono altri, tra cui: Felynia, Mirai, Willirgham e Anastasia, una specie di balia per loro.
Mirai era nel panico totale, ma Will la superò in quanto si era messo nel cantone della stanza tutto cupo e spaventato, ripetendo tra se e se che andrà tutto bene.

Accanto a Iris c'era anche Dante, con le braccia incrociate.

-Sinceramente sono sorpresa. Non pensavo che qualcuno si sarebbe proposto per questo incarico. Lo avete letto prima almeno? Succede spesso che presi dall'entusiasmo fanno delle cavolate.-

-Non si preoccupi! Li ho informati di tutto io.- Leon la rassicurò.

-è fuori da svariati giorni e nessuno l'ha trovato e altamente pericoloso... per questo verrà con voi uno dei nostri fondatori.-

Alla parola pericoloso Simon e Daglas si girarono verso Leon, con un'espressione arrabbiata e infastidita, con lui che faceva spallucce.

-E se volessimo ritirarci...?- Croel provò a far uscire tutti da quella situazione.

-No. Una volta data la conferma non si può ritirare, perciò andrete comunque.- gli rispose Dante al posto di Iris, con freddezza come una lama.

Simon stava urlando internamente, per il guaio in cui era stato messo e il suo intento omicida verso qualcuno stava crescendo esponenzialmente.

-è stato deciso anche una collaborazione con Alcalia e la sua scuola per questo lavoro. Siccome ci forniscono le attrezzature vi daranno l'equipaggiamento adatto alle vostre capacità e in base agli allenamenti che state facendo ultimamente. Vi chiameremo noi quando verranno, potete andare.- Iris li congedò dal suo ufficio, lasciandoli andare.

Una volta fuori ci fu un silenzio tombale tra di loro e ad untratto Croel afferrò al volo col braccio il collo di Leon, arrabbiato.

-Cosa diavolo ti salta in mente senza dirci letteralmente nulla?! Ora dobbiamo fare questa cosa pericolosa!- gli stava facendo il cazziatone.

-P-piano Simon!-

-Ormai è inutile pensarci. Vedrete che ce la caveremo!- Anastasia li separò, sorridendo.

Aveva ragione infatti. Era inutile pensarci, ma erano sorpresi per una cosa.
Ovvero la collaborazione con Alcalia, la città della tecnologia e della scienza, che tra l'altro aveva dato il suo contributo per portare la pace, divenendo un simbolo insieme agli altri.

Attesero il giorno dopo, per poi venire convocati.
Iris fece accogliere nell'ufficio le persone che stavano aspettando.
Erano tre giovani studenti, due ragazzi e una ragazza.
Quello davanti a tutti era un ragazzo dai capelli biondo e corti sui 17 anni, con gli occhi coperti da degli occhialoni tecnologici munito di lenti, indossando un camice bianco con sul petto uno stemma al cui interno c'era un insieme di ingranaggi che giravano, pantaloni e scarpe nere, facendo intuire che era la loro divisa scolastica. Più uno zaino meccanico in spalla.
Il secondo ragazzo aveva gli occhi viola e i capelli grigi e a differenza del suo compagno che sembrava sprizzare euforia, lui era più sullo scazzato, come se fosse stato trascinato, con la stessa uniforme.
L'ultima era una ragazza assasi carina e dal sorriso sembrava anche essere dolce. Aveva i capelli mori, raccolti in una coda di cavallo e occhi tendenti al verde, con una gonna al posto dei pantaloni.

-Piacere a tutti! Io sono Elias, mentre quello scazzato è Renji, il nostro assistente! Spero che riusciremo a collaborare bene!- si era messo in una strana posa, tenendo le gambe divaricate.

-La pianti di fare quelle pose strane...? Metti a disagio le persone così. Tsk.- Renji lo colpì sulla testa col filo della mano.

-Perdonateli. Non sembra, ma sono pappa e ciccia. Io sono Nara.-

-Loro saranno i vostri supporti tecnici. Con voi verrà Thomas, vi sta già aspettando all'ingresso. Fate del vostro meglio.- Iris sorrise.

-Venite con noi, abbiamo le vostre attrezzature sul nostro mezzo. Ve li mostreremo durante il viaggio.- disse Nara.

-Le avete preparate in un solo giorno?!- Simon era stupito del lavoro che avevano fatto.

-Certo! Ci siamo impegnati, anche grazie all'aiuto del preside! Prego, seguiteci che vi sorprenderemo!- Elias si mise di fianco alla porta, facendo strada come se fosse un cartone di un poliziotto che da indicazioni.

-Non bisogna fare tutta sta scena...- Renji sbuffò infastidito, mentre tutti quanti si avviarono, lasciando l'ufficio.

Iris sospirò, massaggiandosi il collo.
Si distese sulla poltrona, guardando il soffitto.

-Dici che avremmo fatto bene...?- si girò verso Dante, chiedendogli ansiosa.

-Lo sai che sembri una mamma ansiosa così?-

-Uff, lo so... solo che...non so... dici che mi preoccupo troppo?-

-Sì, esagerando anche. Rilassati, sono in buone mani.- si avvicinò a lei, carezzandole il viso.

-Hai ragione.- ridacchiò, godendosi quella carezza.

I "prescelti" si misero subito in viaggio verso la loro metà.
Quello stesso pomeriggio Shauna portò con se in un luogo isolato della scuola Licra.
La discussione si accese subito.

-Quando avrai intenzione di smetterla?- teneva le braccia incrociate, infastidita.

-Non saprei, ultimamente mi annoio e non ho altro di meglio da fare. Perciò mi diverto così.- le fece la lingua, scherzosa.

-A rovinare la gente?! Te l'ho detto, sta lontano da mio fratello e qualsiasi intenzione che hai per lui!- le puntò contro il dito con fare minaccioso.

-Altrimenti?- sollevò un sopracciglio, sorridendo beffarda.

Shauna prese per il collo Licra, sbattendola contro il muro con forza, spaccandolo.

-Ti basta come avvertimento?!- emanava un'aura negativa, con uno sguardo di rabbia, stringendo la presa quasi soffocandola.

-Ahahah, come sei tenera Shauna, a voler difendere il piccolo bastardello...- le afferrò il polso con una forza non sua, mentre cominciava ad emanare anche lei un'aura, ma da tre colori.

-C-come fai a...?!- ne riconobbe subito due, rimanendo impietrita, ma la terza le era del tutto sconosciuta.

Le assestò un pugno secco nello stomaco, che se la staccò di dosso con estrema facilità.
Shauna ritrovò la schiena a conoscere il muro dall'altro lato.
Rimase sbigottita di fronte a quella forza mostruosa, rimanendo in piedi.
Licra scrocchiò le dita della mano, sorridendo con soddisfazione.

-Sorpresa piccola Lagala?-

-Non... CHIAMARMI COSì!!- dopo averlo urlato scatena un forte spostamento d'aria, arrabbiandosi più di prima.

Si tolse i tacchi e dagli occhi uscirono delle fiamme ardenti, mentre sugli avambracci si formarono delle spaccature rocciose, che le crepe si propagarono lungo il braccio, da cui fuoriuscì del magma, l'energia più pura della terra.

-IRA DI GAIA!- battè i pugni per terra spaccando il terreno sotto di lei.

Licra si sollevò leggermente da terra, beffarda e pronta a combattere, mentre Shauna le corse addosso con furia.



******
Sono in viaggio in treno, in un vagone a loro adibito, diviso in spogliatoi per i gadget creati appositivamente per loro e per cambiarsi.
Nara cominciò a esporre alle ragazze i loro equipaggiamenti.

-Abbiamo qualcosa per tutte. Per te Mirai, basandoci sui tuoi dati, abbiamo pensato a uno strumento che ti permetesse di usare al massimo la tua abilità.- le porse una scatolina metallica.

-Una...scatolina...?- lo guardò incredula.

-Non è una semplice scatolina.- premendo un pulsante si aprì all'improvviso.

Si rivelò essere una tastiera ricurva tecnologicamente avanzata che fluttuava.
Mirai rimase stupefatta e i suoi occhi brillavano dallo stupore di fronte a cotanta bellezza.

-M-ma è l'ultimo modello GraX200!! Come hai fatto ad averlo?!- sembrava felice come una bambina in un negozio di dolciumi.

-Non è un modello normale. è stato appositivamente modificato per te. è un prototipo da battaglia. Col tuo aiuto lo perfezioneremo e potrai avere il primo modello, se ci aiuterai a darci un tuo parere su possibili malfunzionamenti e simili.-

-Sì sì sì! Lo faccio volentieri!- entusiasta saltellò peggio di un coniglietto.

-Va bene va bene. Dispone anche di un memorizzatore. Se te nel caso non riuscissi più a suonare perché sei troppo stanca, basta che tieni premuto uno di questi pulsanti di riferimenti della musica e partirà. Ma devi essere connessa allo strumento per farlo funzionare. Ti lascio divertirti, mentre penso alle tue compagne.- ridacchiò nel vederla così divertita.

Mirai si mise subito a provarla, collegandoci le cuffie e iniziando subito a provarlo.
Sembrava essere in paradiso da quanto era entusiasta di avere quello strumento tra le mani, creato apposta per lei.

-Mentre per te.- diede alla ragazza-lucertola dei guanti blu.

-Cosa sono questi?- Anastasia guardò i guanti senza dita che le aveva dato.

-Sono guanti Tech, tessuti in stoffa di Circazza, per garantire un miglior scorrimento della magia.- Nara le rispose, mentre glie li metteva.

-Non è mica quel coso che assomiglia a una grossa pecora, tutto blu, con un occhio solo e due piccole zanne taglienti che vive nelle terre orientali?- chiese curiosa.

-Esatto. Siccome gli abitanti di quelle terre si avvicinano di più al concetto di magia stessa, è il materiale perfetto da fornire per i vostri gadget ed è anche resistente. Anche i corpetti sono intessuti dello stesso materiale.-

Anastasia provò a sentire come erano i guanti. Prima di tutto molto comodi, era una bella sensazione, sembrando quasi come se non li avesse.
Poi sentì la magia scorrere più poderosa nelle sue mani, come un fiume in piena. Era eccitata nel provarli, così battè i pugni con forza l'uno contro l'altro, creando una potente onda d'urto che quasi sbalzò il mezzo su cui erano, facendo perdere l'equilibrio a tutti.

-Che figata!- le brillarono gli occhi, presa dall'emozione.

-T-ti prego, attenta ad usarli! Possono essere pericolosi se ti lasci troppo andare!- Nara glielo spiegò, dopo averli quasi fatti capottare.

-Ihih, ricevuto!-

-Oh dio... comunque ecco a voi i corpetti.- si rialzò dando l'indumento a Felynia e Mirai.

-Non me ne faccio di niente, specialmente se lo ha fatto un umano.- la leonessa lo gettò a terra con disprezzo, rifiutando il suo aiuto.

-Ma ti garantisce una prestazione migliore e...!- provò a spiegarle che prenderlo era la soluzione migliore per lei.

-Bla bla bla... tutte chiacchiere. Svegliatemi quando arriviamo.- si mise in un angolino a dormire.

-Simpatica proprio...- Nara sbuffò, infastidita.

-S-senti, sul mio vestito questo stonerebbe molto. Non ci sono altre alternative...?- Mirai le chiese timidamente un'alternativa.

-Non preoccuparti,  puoi metterlo anche sotto il vestito, non per forza sopra. è pensato anche per essere messo ovunque. Se vuoi ti do una mano.-

-N-no! Faccio da sola...! Grazie.- prese l'indumento, andando in bagno per cambiarsi.

Anastasia invece lo tenne sopra la maglietta senza problemi.

-Non copre tutto. Sicura che funzioni?- chiese, guardando che la copriva dalla vita fino al collo

-Sì. è molto simile al modello maschile. è fatto così per proteggere gli organi vitali, ma ha un limite di sopportazione. Tipo se lo si colpisce nella stessa zona si indebolisce...-

Intanto, dalla parte dei ragazzi.

-...e inoltre se viene sottoposto a massice dosi di energia magica si strappa facilmente, ma se gli date il tempo di riprendersi torna normale!- Elias spiegò con grande entusiasmo, fiero.

-Non ce bisogno di tutto questo entusiasmo Elias...sono solo gadget.- Renji, scazzato, provò a calmarlo e a fermarlo, in quanto sembrava una specie di bomba.

-Scherzi?! Abbiamo lavorato sodo per costruirli! Piuttosto come fai ad essere calmo tu?!- si girò di scatto verso l'amico, sorpreso.

-Sono davvero fantastici, pratici e comodi! Sembra non averlo addosso!- Simon sembrò esser stato contagiato da Elias.

-Vero?! Sono anche molto elastici! Aderiscono bene alla pelle! E ho pure questi per te. Sono dei prototipi in fase di sperimentazione.- gli diede due impugnature.

-Ehm...- guardò interrogativo su cosa doveva farci.

-Incanalaci la tua energia dentro e vedrai!-

Simon fece un respiro profondo, concentrandosi, e le impugnature si trasformare in armi. Nella mano destra una spada, precisamente una specie di gladio romano in cui nella lama si potevano intravedere delle stelle, e nella sinistra una egida dal design molto semplice, con solamente due costellazioni sopra, l'orsa maggiore e minore.
I suoi occhi si illuminarono per lo stupore.
Si complimentò con Elias, condividendo la stessa gioia nel vederle.
Solo Daglas trovò la scena alquanto strana e da nerd.
Renji si girò verso di lui di colpo, dando anche a lui una impugnatura, ma lunga il doppio.

-Siccome avevamo poco o nulla su come combatti, abbiamo deciso di fornirti questo prototipo. Magari ti ci trovi bene. Il modo per farlo funzionare è lo stesso principio che ha spiegato Elias.- gli spiegò, indicando il proprio amico dietro di sè.

Il mezzo demone strinse l'oggetto con entrambe le mani e l'inchiostro ci si inserì dentro, formando una flamberga a due mani nera e gocciolante.

-Mh, potrei provare...- guardò la lama, scorgendo qualcosa di strano per un attimo.

-Appena avrete finito diteci tutto tramite il modulo, etc, etc... le solite cose insomma.-

Elias poi si concentrò su Willirgam e Leon, ma non avevano nulla per loro, siccome le loro abilità si basavano su ben altro o hanno una versatilità troppo alta per poter dare un gadget preciso. Gli fornirono solamente i corpetti.

-Per voi purtroppo non sapevamo che fare. Ci siamo limitati solo per gli indumenti, anche se mi sarebbe piaciuto fare di più!-

Mentre Renji tentava di calmare Elias, in preda a uno dei suoi soliti sbalzi, Simon andò da Thomas.

-Senta, prof...-

-Dammi pure del tu, siamo pure quasi coetanei. Dimmi pure.- era disteso comodo comodo su una poltrona, girando la testa verso di lui.

-Come si potrebbe avere un controllo maggiore della propria abilità?-

-Che è sta domanda? Sei appena agli inizi e già hai ste paranoie? Direi credendo in se stessi e nel potere dell'aimicizia?-

-Senti, risparmiami sti clichè da anime/manga, che spero vivamente che nemmeno l'autore li usì, altrimenti svacca tutto.-

-Scherzo scherzo. Dipende dai casi. è possibile tramite la pratica e studiando la propria abilità. Ti devi dar da fare. Studia tanto e sperimenta.-

Trovò quella risposta più sensata rispetto alla precedente che gli aveva dato. Il materiale lo aveva trovato, ora doveva soltanto sperimentare.
Ci misero un paio di ore ad arrivare nella cittadina di Terhs. Elias, Renji e Nara non potevano andare oltre, con l'obbligo di tornare indietro, in quanto non avevano le competenze di venire con loro. Gli ricordarono di non mettere in bella mostra le impugnature, altrimenti ciaone alla missione.
Notarono diversi soldati della Convocazione in giro, con un simbolo che raffigura un orso sulla uniforme.
Intuirono che la situazione già non era delle più rosee, ma al tempo stesso normale.
Si diedero un punto di raccolta per quando tornare, dopo aver cercato le informazioni o investigato per trovare sto cristo di criminale, improvvisandosi dei detective.
Si divisero in 3 gruppi, ma Felynia e Daglas si divisero dagli altri. La leonessa odiava stare in gruppo con altre razze, figuriamoci con degli umani. Il mezzo-sangue, invece, per far da solo.
Un gruppo andò alla caserma, per chiedere di più al riguardo della missione, ma ottennero un bel niente, siccome nessuno aveva mandato da lì nulla. Trovarono la cosa molto sospetta.
Un paio di ore dopo ritornarono al punto prestabilito, ma con 0 informazioni e riferendo quello che gli avevano detto alla caserma.

Non capivano cosa stava a significare quel dato. Chi può essere stato?
Non potevano nemmeno tornare indietro. Thomas propose, come ultimo tentativo, di andare da una specie di veggente, per poi fermarsi e consultare la Convocazione e la preside.
Riferì che comunicava con gli spiriti. E chi era il più impicciato con gli spiriti del gruppo, per via del suo legame con la natura? E perché proprio Simon?
Mandarono lui infatti, anche se riteneva tale gesto poca voglia di andarci loro.
Quando varcò l'ingresso della dimora, notò due grossi gorilla davanti a una porta, sentendosi un pochino a disagio.
Lo fecero entrare, in quello che sembrava più lo studio di un medium, ma aveva un po' di tutto e di più.
Si accomodò sulla sedia, mentre la poltrona si girò, rivelando Ciar.

-Benvenuto! è nuovo vedo. Cosa può fare per voi Ciar, il grande?-

-Sto cercando... una persona. Siccome non sono riuscito a trovare niente, ho voluto venire qua da lei.-

-La aiuterò volentieri! Prima però deve pagare... pure io devo pur mangiare.- gli porse un foglietto col prezzo, di cui metà ora e la metà dopo.

Quasi saltò vedendo il prezzo salato. Pagò la prima metà, ma si ritrovava senza soldi, ingegnandosi per il dopo, pensando già a come farla pagare agli altri.

-Gli spiriti di questa città la aiuteranno. Ora mi metterò in comunicazione con loro...- posò le mani sul tavolo, abbassando la testa e chiudendo gli occhi.

Ad un tratto la luce si spense e degli spiriti apparirono dal nulla, con tanto di ululati venendo quasi confusi per fantasmi.
Girarono nella stanza, posandosi poi vicini a Ciar.
 
Simon li osservò, strizzando gli occhi per vedere meglio qualcosa.

-...perché ricorre a trucchi del genere...?-

-Prego? Questi sono gli spiriti con cui ho il privilegio di comunicare, facendomi riferire i messaggi per i loro ca...-

-Pensa forse che con le parole può ingannarmi?- diventò serio, con una punta di fastidio.

Riaprì gli occhi all'improvviso, capendo che non poteva abbindolarlo così facilmente.
Grazie al suo legame con la natura, riesce a percepire la presenza degli spiriti e dei residui di magia che possiedono, anche se debolmente.
Si guardano a vicenda, l'atmosfera si fece tesa.
Simon, lentamente, prese in mano l'impugnatura dell'egida, pronta da sfoderare in qualsiasi momento.
Ciar mise la mano dietro la poltrona senza farsi vedere da lui, afferrando qualcosa.
Sembrava una tipica situazione western, il più veloce vinceva.
Erano pochi secondi, ma sembravano una eternità.
Entrambi estrassero le proprie armi, ma il finto medium fu più veloce di lui tirando fuori una strana pistola, riuscendo soltanto ad usare lo scudo come difesa. Quando premette il grilletto scatenò un'esplosione che frantumò l'egida, sbalzando fuori Simon dal suo studio, dove stavano gli altri.
Si misero subito in allarme vedendo la scena.

-Cosa è successo?!- Leon si precipitò soccorrendolo.

-è lui! è lui la persona che dobbiamo prendere!- Simon lo urlò, indicandolo che esce dalle macerie.

Ciar si mise a correre più forte che poteva, tirando fuori un telefono.

-Mi hanno scoperto! Venite a prendermi, presto!-

Simon prese l'elsa della spada materializzandola e la lanciò contro di lui, infilzandogli il mantello a terra e quasi sfiorandogli una gamba.
Si lanciò su di lui, ma qualcuno si sovrappose, dandogli un colpo di tacco nella pancia, che li scagliò contro gli altri, di nuovo.
Era una donna sulla trentina, con un vestito che lasciava poco all'immmaginazione: una gonna con due spacci ai lati, lunga fino alle ginocchia, una giacca che la copriva dalle spalle fino a mezzo busto e maniche corte, con lunghi guanti fino al gomito e stivali con tacchi.
Aveva anche dei lunghi capelli purpurei e occhi color marrone, con un elegante rossetto rosso scuro sulle labbra brillante.
Thomas si bloccò nel vederla, rendendosi conto di chi aveva di fronte, e interviene sfruttando i propri fulmini, assestandole un calcio in viso con una agile e rapida acrobazia acrobazia.
Ma si rese conto che glielo aveva bloccato con una mano.

-Ciao piccolo Thomas. Ti trovo bene.- gli sorrise, mantenendo uno sguardo serio.

-Elasia!!!- il giovane professore strinse di denti, lasciando guidare i propri attacchi dalla rabbia.

Dei soldati arrivarono dopo aver sentito il trambusto.

-Presto! Chiamate il capitano!-

Ciar si fece prendere dal panico, vedendo delle persone dietro di se.

-Mia gente! Queste persone vogliono portarmi via! Aiutatemi, vi prego! Ho bisogno di voi!- fece appello agli abitanti della cittadina indicando il gruppo di Simon, sfruttando la loro fede che avevano nel loro "guaritore".

Ciò riuscì nella sua impresa.
Vennero ad aiutarlo, nello stesso momento in cui arrivarono i soldati. La situazione stava precipitando molto velocemente.
La situazione stava precipitando velocemente. Erano bloccati da più lati.
Elasia alzò in aria una gamba, guardando negli occhi Thomas.

-O me...o loro piccolo Thomas.- sbattè con forza il piede schiantandolo e facendo tremare tutto quanto intorno a se, spaccando il terreno sotto di loro.

Li fece volare per un attimo, per poi farli sprofondare sotto terra.
Thomas voleva andarle dietro, ma aveva delle responsabilità come professore e, con fastidio, andò ad aiutarli, finendo sotterrato insieme a loro.
Subito dopo riaprirono gli occhi, vedendo che erano finiti in una specie di labirinto di gallerie sotterranee.

-Magnifico! Ora siamo in una specie di... città sotterranea?- Leon si pulì dalla terra che gli era finito addosso.

Tutti quanti si diedero un controllo per assicurarsi che erano illesi e nulla si era rotto.
Thomas era riuscito a proteggerli dalla maggior parte dei detriti, ma a discapito delle scarpe e dei piedi.
La parte superiore era danneggiata, decidendo di toglierseli, ma la pelle invece era molto arrossata.

-Cazzo...! Non ho mai frantumato dei massi prima d'ora...!- strinse tra le mani i piedi, massaggiandoseli per far passare il dolore in qualche modo.

-Professore, conosce quella donna, vero?- Simon gli chiese ciò, sapendo già la risposta.

-Sì, per una questione di molto tempo fa.-

-Che cosa facciamo ora?-

-Sarebbe meglio che voi tornaste a scuola. Sta diventando troppo pericoloso, specialmente se qua si trova pure la Convocazione. E sopratutto lei...-

-Il mio primo pensiero sarebbe di ritirarsi, Ma non ho intenzione di farla passare liscia a quel Ciar! Perciò lasci che la aiutamo professore! Riusciremo ad aiutare anche i soldati!-

-Sono d'accordo con Simon! Non voglio andarmene come un vigliacco! Siete d'accordo anche voi?!- Leon si fece avanti girandosi verso gli altri, mentre in un angolino Will rimase in silenzio, siccome era il primo a volersene andare.

Thomas sorrise per un attimo. Tutti quanti erano d'accordo con lui, eccetto qualcuno.

-Fermi fermi fermi. A me non frega niente di tutto ciò. Che cosa ci guadagno a rimanere?- Felynia volle pensare al proprio tornaconto.

Non aveva alcun obbligo di rimanere lì, siccome Thomas aveva dato la possibilità di tornare indietro. Se fosse rimasta almeno vorrebbe guadagnarci qualcosa.

-Preferisci pensare a te stessa?!-

-Zitto, sto parlando con lui. La proposta che mi farà dovrà essere convincente.- indicò Thomas, ignorando con gli occhi Leon, senza nemmeno dargli del professore.

Dovette ricorrere alle sue migliori abilità per convincerla.

-Avrai dei crediti extra e poi abbiamo bisogno di te e della tua abilità. La tua presenza è necessaria.- aveva capito come prenderla.

-Si vede che senza una leonessa non potete far nulla. Rimarrò ad aiutarvi, ma farò come meglio credo.- grazie alla sua agilità risalì nel buco creatosi prima, dividendosi dal gruppo.

La stavano odiando.
Thomas sperò che col tempo sarebbe cambiata.

-Dio che odiosa...!- Simon sbuffò infastidito, urtando i suoi nervi.

-Non ci badare. Sarà peggio per lei.-

-E-e poi magari cambierà col tempo... no...?- disse Mirai.

-Sì, forse hai ragione Mirai... te cosa vuoi fare Daglas?- sospirò, per poi cercare qualcosa tra le macerie.

-Il prof ha detto di tornare a scuola... non sarebbe meglio fare così?- Daglas espresse un pensiero logico.

-M-ma così quel tipo la farà franca...! Non possiamo lasciare che succeda...!- gli parlò per provare a convincerlo a rimanere, sembrando solo dolciotta e pucciosa.

Daglas la fissò per qualche secondo, per poi distogliere lo sguardo, ma sembrava che fosse anche per qualcos'altro.

-...va bene, rimango.- sospirò.

Mirai sorrise, contenta di essere riuscita a convincerlo.

-Io inseguo quella gatta. Penserò io a lei! Vedete di non farvi ammazzare primini!- fece l'occhiolino a tutti, andando dietro a Felynia.

-Ragazzi, organizzatevi, vi do libertà totale. Io ho un vecchio conto in sospeso da regolare!- si tolse le scarpe buttandole via, per poi addentrarsi in quei cunicoli.

Sembrava avesse un'espressione di rabbia in viso, ma si intravide solo per un istante.
Erano rimasti solo in 5.
Decisero di viaggiare in gruppo anche loro in quel mondo sotterraneo. Valutarono che sopra era troppo pericoloso e che magari potevano sfruttare il fattore sorpresa.
In quelle strade più andavano avanti e più la luce del giorno scompariva.
Trovarono varie sale lungo il percorso.
Ad un tratto Simon e Leon notarono che Daglas era indietro di qualche passo.

-Daglas, che succede? Hai forse paura?- Leon lo prese in giro, ghignando.

-Aspetta, ci siamo persi qualcuno o sbaglio?!- Corel sbalzò per lo spavento vedendo che mancavano due membri.

-No, i bambini sono dietro di me...- indicò col pollice dietro di se.

Mirai e Willirgham erano dietro di lui, paurosi, usandolo come una specie di scudo. Si tenevano a una manica del suo indumento come piccoli bimbi persi.
Ad un tratto degli shuriken di carta sfiorarono la testa di Simon e Leon, per fortuna, lo aveva spostato in tempo.

-Dove pensate di andare?- si sentiva una voce maschile.

Era un ragazzo sui 25 anni, capelli disordinati e gli occhi del medesimo colore di Simon.
Aveva una mantella blu strappata a coprirgli una spalla e mezzo busto, quel che sembrava una specie di maglioncino blu scuro senza maniche e una sciarpa che lo avvolge attorno al collo, che gli tiene coperto anche il mento. I pantaloni erano sul nero pece e gli stivali, che gli arrivano quasi al ginocchio, sembravano quelli di un cacciatore e guanti senza dita.
Li guardava con fare giudizioso, come se li stesse analizzando con gli occhi.

-Aspetta... perché avete gli occhi e i capelli del medesimo colore?! Mica sarà tuo fratello!- Leon si accorse della incredibile somiglianza dei loro colori.

-Infatti... ho delle domande da farti. Riconosci questo?- il ragazzo lo tirò mostrandolo del tutto.

Trovò strana quella domanda e guardòla mantella, ma non gli diceva nulla.

-Non ho mai visto quella cosa e nemmeno lei! Cosa vuoi da noi?- Simon rimase guardingo, la prima impressione che lei aveva dato non era stato delle migliori.

-Capisco. Vorrà dire che parleremo noi due...- rimise apposto la mantella, sistemandola.


Tirò fuori un foglietto di carta, che si trasformò in uno stocco. Aveva un fare serioso.
Si precipitò su di lui, ma qualcosa tagliò la sua arma di netto. Infatti Leon si era messo in mezzo, tenendo in mano quello che sembrava una lama fatta di roccia.

-No no! Non credere di fare come vuoi tu! Voi andate avanti, a lei ci penso io!- Squallearth ghignò divertito, mentre faceva girare l'arma tra le dita della mano.

-Sta attento, mi raccomando!- fecero come disse, andandosene e proseguendo.

-Levati. Ora!- sembrava aver perso la calma di prima, spazientendosi.

Leon lo prese per il drappo, riportandolo indietro e lanciandolo a terra, ma con un gesto della mano ritornò in piedi.

-Come osi tirare la mia mantella?!- si infuriò per quello che Leon aveva fatto.

-Perdiamo facilmente la pazienza vedo!- ghignò, sorridendo.

-Ti toglierò quel sorrisetto dalla faccia!- si sentì infastidito da quel suo sorriso, guardandolo in cagnesco.

-Viecce!-

***********

Quando Felynia uscì in superficie vide che le strade erano già occupate da amabili discussioni a suon di armi.
Decise di salire sui tetti per andare avanti, riuscendo ad aggirare il problema.
Anastasia la seguì a ruota, avendo solo qualche piccolo problemino.
La leonessa intravide Ciar andare verso l'edificio centrale, decidendo di andarci anche lei per precederlo.
Si intrufolò tramite una finestra che era a portata.
Entrò in una stanza che sembrava un salone, con intorno al perimetro delle colonne.

Ad un tratto qualcosa rotolò sotto i suoi piedi. Quando la vide notò che era una bomba che stava per esplodere e incrociò subito le braccia per avere qualche speranza.
La piccola bomba, invece di esplodere, si aprì tirando fuori una bandierina con su scritto "boom".
Era uno scherzo o cosa? Si avvicinò, trovandolo davvero patetico.
All'improvviso il bastoncino si aprì, facendo uscire un guantone da pugile che la colpì in pieno viso. Quello era vero al 100%.

-Chi è il simpatico fautore di questo scherzetto patetico?!- se la prese, urlando con rabbia.

Uscì allo scoperto quello che sembrava un ragazzo dalla statura, in quanto era ammantato da quello che sembrava un mantello.
Gli saltò subito addosso con intenzioni poco amichevoli, infiammando gli artigli.
Proprio quando stava per colpirlo, tirò fuori una padella all'ultimo che ebbe il piacere di fare conoscenza della faccia di Felynia. Cadde a terra.
Si arrabbiò ancora di più, si sentiva presa in giro. Sentì tra le mani qualcosa e quando guardò vide che era un candelotto di dinamite, con su scritto "acme".
Esplose subito in una nuvola nera. Si ritrovò tutta sporca, in pieno stile cartone.

All'improvviso arrivò Anastasia, che si mise al suo fianco, con i pugni alzati.

-Tutto bene?? Sono venuta ad aiutarti!- il suo arrivo fece allontanare di scatto il mantellato.

-Non ho bisogno del tuo aiuto!- Felynia ringhiò contro Anastasia, rialzandosi in piedi. Non la voleva con lei.

-Ma se le stavi prendendo di santa ragione! Lascia che ti aiuti!-

-Una leonessa non ha bisogno di una inutile lucertola! Tornatene a prendere il sole e scappare!- la prese per il colletto della maglietta dandole un pugno, per poi sbatterla a terra con una spinta.

-Non ho bisogno di nessuno!- la leonessa si rigirò verso il proprio nemico mantellato, dandogli completa attenzione.

Anastasia cadde a terra sul sedere. Stava ribollendo dalla rabbia per il suo comportamento odioso e insopportabile.
Se la legò al dito, ma non volle aspettare di farle la sorpresa.
Si rimise in piedi, per poi afferrarla per una spalla girandola verso di se, pronta a darle un pugno.

-Felynia! Stringi i denti!- le assestò un destro decisamente forte, da farla quasi volare e atterrare di schiena.

Il loro avversario non ci stava capendo nulla.
Felynia stava per reagire, ma la lucertola la anticipò mettendosi sopra di lei a cavalcioni, prendendola per la maglietta.

-Brutta tro...!-

-Zitta e ascolta stronza! Me ne sbatto del tuo cazzo di orgoglio e mi ci pulisco il culo! Pensi di essere la migliore, ma non lo sei! Ci sono mille mila persone più forti di te! E se sei finita a terra dopo quel pugno non sei migliore nemmeno di me!- si sfogò, continundo a guardarla in malo modo, facendole capire che non deve scherzare con lei.

-Sei un grosso palo in culo con questo tuo atteggiamento e farai meglio a cambiare! Altrimenti ci penserò io a suon di pugni!-

Di fronte a tanta rabbia, e veleno che le aveva sputato in faccia con quelle parole, si ammutolì senza sapere cosa dire, ma solo una gran voglia di picchiarla, in quanto si riteneva superiore a lei.
Si tolse da sopra di lei, rivolgendosi poi verso il nemico, scrocchiandosi le nocche.

-Sappi che non finisce qui...!- Felynia digrignò i denti, non mandando giù quello che le aveva detto.

-A scuola finiremo di picchiarci, ma ora abbiamo qualcosa di più importante a cui pensare!-

-Ooooh! Non ci si vede da un po' Anastasia!- finalmente parlò e la diretta interessata si bloccò di colpo.

Quella voce le era incredibilmente familiare.
Quando si tolse il cappuccio si potè intravedere il suo volto, ma non aveva fattezze umane, bensì cartoonesche.
Aveva dei corti capelli neri, con un piccolo ciuffo all'insù e un sorriso tondo a 32 denti, mentre ridacchiava.

-EUGENIE?!-

*********
Dopo essersi separati da Leon proseguirono.
Entrarono in quelle che sembravano essere delle segrete. Alcune erano vuote, ma una in particolare era piena, con persone imprigionate.
Non erano persone normali, bensì degli Sfregiati.
Gli Sfregiati sono incroci di razze incompatibili tra loro, causando nella prole mutazioni genetiche, tra cui, ad esempio, un braccio in più, orecchie e nasi deformati. Non erano per nulla visti bene agli occhi di molti, erano peggio di feccia solo per il loro aspetto aberrante.
Erano spaventati e incatenati, c'erano per lo più ragazzini e pochi adulti, presumibilmente i genitori.
Li videro e pensarono a un modo di aiutarli.
Simon provò ad aprire le sbarre, strattonandole con forza. Anche Will provò ad aiutarlo, ma invano.
Daglas trovò quella scena fastidiosa, iniziando ad andarsene.

-Ehi! Dove vai? Abbiamo il dovere di aiutarli!- Croel lo notò subito, riprendendolo.

-Non dovremmo nemmeno essere qui Simon...-

-Saranno spaventati. Bisogna aiutarli!-

-La finisci...? Sei irritante con questa tua bontà.- si girò verso di lui e il suo sguardo non trasmetteva di certo gioia.

-Sembra che tu voglia fare sempre la cosa giusta. Vuoi forse dimostrare qualcosa?- erano parole taglienti, ma che a quanto pare andavano dritte al punto.

Guardò la sua reazione, che sembrava essere in crisi nel rispondere.

-Come immaginavo...- riprese ad andare per la sua strada.

Mirai era rimasta a guardare dentro la cella e rimase allibita a quello che stava vedendo, non concependo il motivo per cui qualcuno farebbe una cosa del genere.

-D-dio mio... come possono esistere persone capaci di fare queste cose...?!- si mise una mano sulla bocca, tremando sconcertata.

Sentendo quelle parole si girò di nuovo guardandola.
Lei non era per nulla abituata a quel genere di mondo e da sola sarebbe stata mangiata subito.
Tentò di girarsi per lasciarlì lì, ma più ci pensava e più si bloccava e il cuore gli si stringeva.
Si avvicinò a lei, posandole una mano sulla spalla, per poi guardare attraverso le sbarre.
Quelle persone erano incatenate e spaventate e già il fatto che erano degli Sfregiati non li aveva aiutati.
Quella visione gli provocava rabbia dentro, specialmente perché gli erano riaffioriti dei ricordi che avrebbe voluto fare a meno.

-...va bene.- allungò la mano sinistra lasciando cadere una grossa goccia di inchiostro.

La macchia prese la forma di una scimmia, per poi avviarsi verso la voragine creata prima dalla donna.

-Andrà a cercare dei soldati e li porterà qui... ma il discorso con te non cambia Simon. Mostrare troppa bontà ti farà molto male un giorno...- sospirò, sorpassandolo.

Non gli piaceva il suo modo di pensare, ma fu sorpreso da quel gesto.
Proseguirono, riuscendo a trovare un'uscita.
Erano tornati nella superficie, sembrava essere sbucati da un balcone dell'edificio centrale. Avevano fatto parecchia strada. Videro che ci stava un casino unico in corso.
Soldati che stavano combattendo contro quelle che sembravano dei semplici civili. Non si riusciva a capire se era in corso una rivoluzione civile.
Simon potè vedere in lontananza Ciar, in compagnia della donna di prima, chiamata Elasia. Si stavano dirigendo verso l'edificio in cui stavano.

-Ragazzi, voi andate avanti. Ho una questione da risolvere...!- si sporse dal balcone, notando che non era molto alto per fortuna e non si sarebbe fatto male.

-D-dove vorresti andare...?- chiede Will, preoccupato.

-A inseguire quel ciarlatano! Ho un conto in sospeso con lui! Ragazzi...- li guardò.

-...state attenti.- saltò dal balcone.

Piantò la lama lungo il muro per evitare una caduta troppo forte.

-Meglio andare... statemi vicini.- guardò i due paurosi.

Mirai e Will annuirono, si erano già attaccati a lui.
Non fece neanche un passo che si bloccò subito, agitandosi.
Gli altri non capirono, ma lui stava sentendo qualcosa di pericoloso, talmente pericoloso che il suo istinto glielo stava urlando nelle orecchie.

-D-dobbiamo prendere subito un'altra strada...!- lo trascinò con se nella strada opposta.

Erano sempre più confusi, ma si preoccuparono nel vederlo così.
Il suo istinto continuava a pulsare, sentendo avvicinare sempre di più quella presenza.
Tentò di allontanarsi da essa, ma non sembrò esserci scappatoia.
Si rifugiarono in una grande stanza, che sembrava una biblioteca.
Daglas si appoggiò a un tavolo, tentando ci calmarsi.

-Daglas, cosa sta succedendo...?- gli chiese Mirai preoccupata, avvicinandosi lentamente.

Ad un tratto qualcosa sfondò il pavimento della stanza, alzando un grosso polverone.
Il ragazzo mise dietro di se i due.

-Preparatevi a combattere, abbiamo a che fare con un nemico grosso...-

Si intravide una figura femminile, stagliandosi dalla polvere.
La cosa che più balzò all'occhio erano le corna asimmetiche, storte, nodose e avvolte su loro stesse.
Possedeva una tuta organica liscia, quasi sembrando pelle, se non fosse per il fatto che fosse tendendo al rossiccio.
Sulle spalle aveva delle punte d'ossa. Aveva una mantellina intorno alla vita, i capelli erano bianchi e tirari all'indietro, lunghi fino alle scapole e gli occhi... lasciavano trasparire quale era la sua natura e le sue intenzioni, rossi come il sangue fresco.
Spalancò un occhio e socchiudendo l'altro, lasciando trasparire un pelo di follia.

-Ti ho trovato, piccolo meticcio!- puntò gli occhi subito su Daglas.

La riconobbe subito, capendo che avrebbe passato un brutto quarto d'ora.

***********

Thomas si perse in quei cunicoli, escogitando una soluzione, che magari gli sarebbe dovuto venire in mente prima.
Fece un profondo respiro, ricoprendo i piedi con la magia del fulmine.
Guardò sul soffitto, facendo un piccolo salto, per poi sfondarlo procurandosi un grande dolore e uscendo allo scoperto.
All'ultimo schivò una lancia, spaventandosi. Si nascose in un vicolo lì vicino.
Si concentrò, per poi seguire la traccia lasciata da Elasia.
Saltò da edificio a edificio, trovandola e notò che era in compagnia del tizio che aveva salvato, dirigendosi verso l'edificio centrale.
Corse a perdifiato caricando il colpo, per poi lanciarsi in un calcio volante.

Elasia sentì la sua presenza, ma se ne accorse all'ultimo, proteggendosi incrociando le braccia per parare quell'attacco.

-Cucù stronza!- fu così potente da spostare entrambi contro l'edificio sfondando i muri.

Provocarono un forte spostamento d'aria, facendo sbilanciare Ciar, che cadde a terra. Alzarono anche un grosso polverone.
Qualche minuto prima, Simon scese dal muro senza problemi, andando incontro al ciarlatano.
Ebbe qualche problema ad evitare i soldati e tutto il resto, ma riuscì nell'impresa.
Stava per raggiungerlo, ma in quello stesso momento arrivò Thomas che provocò lo spostamento d'aria, che arrivò anche a lui, facendolo cadere a terra.
Dopo che il polverone si diradò ebbe una visione migliore e impugnò la spada, attivandola.

-Ti ho trovato ciarlatano!- urlò con rabbia, guardandolo con disprezzo.

Ciar quasi sobbalzò per la paura, andando a rifugiarsi dentro l'edificio, correndo.
Simon lo inseguì.

Elasia e Thomas iniziarono ad avere una amabile discussione.
Dopo aver sfondato il muro iniziarono a darsi colpi senza indugio.
La donna sembrava però limitarsi a parare i colpi, mentre il ragazzo ci andava giù pesante.
Gli sembrava di colpire blocchi di acciaio e già aver frantumato massi prima non lo aiutava, in quanto gli aveva reso i piedi doloranti, ma resse il dolore.
Stava per colpirla ancora, ma alzò le braccia incrociate per difendersi.
All'ultimo cambiò gamba inforcandolo sopra i suoi arti, abbassandogliele. Per sferrare il secondo colpo usò le sue braccia come appoggio, dandole una ginocchiata in pieno viso potenziato dai fulmini.

Questo la fece indietreggiare, ma non le aveva recato alcun danno.
Gli fece segno di no con un dito.

-Dovresti sapere che ormai ho una pelle piuttosto dura. è impossibile che tu mi possa ferire.-

-Sì, da quando perdesti la tua umanità. Ma mi sembra di averti fatto male più di 10 anni fa, o sbaglio?- girò il coltello nella piaga, facendole ricordare quel momento.

-Non ero ancora completa all'epoca! Ma ora... però devo ammettere che col tempo sei diventato un bel ometto Thomas. Se non fosse successo quello che è successo... un pensierino su di te lo avrei fatto.- Elasia si leccò le labbra maliziosa, osservandolo il fisico che si era fatto.

Le rispose dandole un calcio in pieno volto, ma lei si chinò schivandolo.

-Ma rimane sempre un po' infantile vedo. Siccome sei diventato grande devi dimostrare maturità e saper essere tollerante.- quello che disse fu una grande ipocrisia.

-Osi parlarmi di maturità e tolleranza? PROPRIO TU?! Tu che hai ucciso la persona la persona che più ammiravo solamente con lo scopo di trasformarti?!- all'inizio parlò con calma, per poi urlare dando sfogo a una rabbia repressa da anni verso di lei.

-Ho incontrato un sacco di persone, perdonato e dimenticato, ma tu...- si sfilò l'elastico per capelli, sciogliendoli.

Thomas venne pervaso dalla magia del fulmine. Alcuni ciocche di capelli si drizzarono all'indietro prendendo la forma di un tuono, mentre due ciuffi si misero in avanti, prendendo anche loro quella forma.
Gli occhi divennero seri e taglienti, guardandola. Dall'occhio destro sembravano uscire delle scariche elettriche.
Alzò un ginocchio quasi fino al busto, girandolo di lato, mettendosi in una posa di lotta.
Sembrava che i capelli facessero da conduttori di elettricità per aumentarne la potenza.

-...NON TI PERDONERò MAI PER CIò CHE HAI FATTO!!!!!- ad un tratto l'aria si elettrificò, scatenando grosse scintille magiche che sfregiavano il pavimento sotto di se.

-Dovresti mostrare rispetto verso una tua superiore sai?-

Ad un tratto Thomas le passò avanti, lasciandosi dietro una scia elettrica, senza che lei se ne accorgesse.

-Me ne sbatto il cazzo.- Elasia girò la testa verso di lui, senza capire cosa avesse fatto.

-Via del dio del tuono, primo kata: tuono primordiale.-

La donna sentì all'improvviso un dolore atroce al petto, come se avessero provato a tagliarla a parte, seguito da un tuono che la attraversò nello stesso punto, folgorandola.

ANGOLO AUTORE(i capitoli 15 e 16 sono stati uniti in questo)
è stato un parto sì, perché certe scene mi bloccavano(tipo quella iniziale) costantemente e mi fermavo sempre.
Ora dovrebbero andar bene, ma non sono i meglio riusciti purtroppo, potevano venir meglio, ma attualmente è stato il massimo che potevo offrire. Mi dispiace, nel prossimo vedrò di rifarmi e riscattarmi!
E se tutto va bene forse potrò pure mettervi degli studi dei personaggi della storia. Col tempo aggiungerò qualche bella chicca.
Ora si sono messi in una bella situazione di me*** gli altri eh? Thomas rivede persino una sua vecchia conoscenza molto gradita., come avete potuto notare. Verranno introdotto alcune cose nuove in questo piccolo arco narrativo, che amplierà il mondo di Braveheart.
Stay tuned!

Curiosità
- l'abilità magica di Dante è qualcosa di unico al mondo, in quanto non esistono magie basate sulla materia oscura. Perciò nessuno sa di cosa è capace, in quanto la sua abilità è del tutto sconosciuta. anche se spesso gli è stato richiesto di poter essere studiato ha sempre rifiutato. dicendo che non è la cavia di nessuno.
- con bastardo si intende una persona nata da una unione illegittima. E Lagala è una specie di diminutivo e dispregiativo nel linguaggio dei demoni, usata più per prendere in giro e/o offendere.

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Capitolo 9
*** Spirito aureo ***


Capitolo 9: Spirito aureo
_______


Nella cittadella regnava il caos. I soldati della Convocazione stavano combattendo contro i civili, ma per fortuna non tutti.
Tentarono di salvare quelli rimasti.
Mentre facevano il loro lavoro, quello che sembrava una bambina, con un vestito grazioso e capelli a caschetto, si copriva il viso piangendo.
Dei soldati andarono da lei, mentre Siegfald guardava da lontano e dava gli ordini.
Quando le chiesero cosa succedeva lei indicò in una direzione, bofonchiando la parola "mamma".
Seguirono le sue indicazioni.
Di nascosto fece un sorrisetto malvagio, intravedendo una grossa pupilla.

-Signore! Abbiamo trovato questa bambina.- i soldati la portarono dal capitano, che li guardava straniti.

-Quale bambina idioti? Avete le allucinazioni?!-

Notarono solo ora che era sparita nel nulla. Stava camminando in un vicolo allegramente e canticchiando come una bambina, prende prese un telefono dalla tasca.

-Pronto Elasia? Sono Eurasia. Possiamo andarcene, abbiamo fatto il dovuto. Beh, perché no?- ghignò divertita.

I soldati vennero rimproverati aspramente.
Ad un tratto qualcosa colpì la testa di Siegfald, sporcandolo di nero. Alzò la testa infuriato, scoprendo che il colpevole era la scimmia di inchiostro di Daglas sopra un edificio. Gli fece anche delle pernacchie.
Più arrabbiato di prima, colpì la struttura buttandola giù. Lo scimmiotto lo prese ancora in giro, scappando via.

-Ti insegno io a lanciare le cose addosso la gente, stronza!- la inseguì subito, menando la mazza all'aria.

Dei soldati lo seguirono.
L'animale li condusse dagli Sfregiati in gabbia. Quando raggiunse il suo scopo si dissolse in una macchia nera a terra.
Si approntarono a liberarli immediatamente.

-Non ci sto capendo più nulla!-

*******

Il tuono colpì con violenza Elasia, subendolo per lo più per la sorpresa.

-Seconda fare, tuono di ritorno!- si girò veloce verso di lei, colpendola alla schiena una seconda volta.

Un secondo tuono le giunse addosso, colpendola nello stesso punto. Quegli attacchi la bloccarono per qualche secondo.
Thomas ne approfittò per andarle addosso per colpirla direttamente, prima di tornare normale. Anche se stava già subendo le ripercussioni sul fisico.
Stava per tirarle una ginocchiata, quando glielo bloccò con una mano.
Era girata verso di lui, mentre del fumo le usciva dalla bocca.

-Dovresti preservarla la tua giovinezza, Thomas. Usare tecniche così potenti... non ti giova.- gli carezzò il mento, mentre sorrideva con malizia.

Le afferrò la testa, assestandole il colpo dritto in faccia, ma sentì qualcosa di estremamente duro che lo fece indietreggiare di scatto.
Ritornò normale, sentendo un atroce dolore al ginocchio.
Notò che nel punto in cui la aveva colpita c'erano delle scaglie violacee e giallognole, risolvendo l'arcano. Elasia ghignò divertita.

-Oh, vero. Il corpo umano è davvero fragile rispetto a quello di un drago. Dico bene...?- lo prese in giro, godendosela.

-Brutta...!- fece uno scatto per avvicinarsi a lei.

Piantò le mani a terra usandole come leve, girando su se stesso con poderosi calci multipli.
La colpì in svariati punti, ma era come colpire un blocco di acciaio. Non la smuovevano nemmeno, tenendo sempre quel ghigno derisorio e superiore. Aveva formato una specie di armatura con le scaglie, proteggendola.

-Te lo tolgo quel sorrisetto!- deciso le mise la pianta del piede in faccia, mettendoci tutta la forza che aveva.

-Vedo che quelle tecniche di prima ti hanno "scaricato". Ora ti faccio vedere come si da un colpo.- sempre col sorrisetto, aveva bloccato il piede con una mano.

Alzò l'altra mano, allargando gli angoli della bocca in un sorrisetto maligno. Gli diede un pugno in faccia che lo lanciò lontano, fermato solo dal muro.

-Che...male...!- non ebbe il tempo di respirare che Elasia, prontamente, volle colpirlo ancora.

Thomas balzò in alto.

-Terzo kata, Spaccacielo!- distese una gamba in avanti cospargendolo di scariche, precipitandosi con il tallone a mo' di martello a gran velocità.

La colpì sulla testa con gran violenza, crepando anche il terreno sotto di lei. Le scariche la pervasero da cima a fondo, ma si vedeva che non erano forti come prima.
Lo prese per la caviglia, divertendosi a sbandielarlo di qua e di là, per poi gettarlo a terra.
Disperatamente la afferrò per il braccio, strattonandola verso di lui dandole una testata sulla fronte. Le piantò un piede nello stomaco gettandola all'indietro, per poi distanziarsi nella direzione opposta.
Quando mise i piedi a terra, sentì una gamba formicolare quasi perdendo l'equilibrio. Ansimò, sentendosi sempre più debole.

-Fai proprio tenerezza, lo sai? Sembri un cucciolo indifeso. Potrei adottarti, piccolo cucciolino!- le faceva quasi tenerezza nel vederlo in quelle condizioni.

-Mi dispiace, ma sarei una responsabilità troppo grande per una persona come te...!- tra gli ansimi ridacchiò, facendo poi un respiro profondo.

Si abbassò di colpo, precipitandosi di scatto da lei, piantandole di nuovo il piede nello stomaco. I quel singolo colpo fece ricorso alle sue ultime energie magiche, per rendere i fulmini più potenti, fulminandola.
Le scosse la pervasero di nuovo con più violenza. Del fumo le uscì dalla bocca.
Thomas cadde rovinosamente a terra. Perse la sensibilità alla gamba e dolore nell'altra, facendo una smorfia di dolore.

-Già meglio rispetto a prima, ma non basta. Hai sbagliato ad usare subito il turbo, non sei durato molto.- si chinò su di lui, ghignando, mentre si divertì a giocare coi suoi capelli.

Continuava a vederla con occhi determinati, non cambiando anche se era messo male.
Elasia, per qualche motivo, perse il suo ghigno.

-Ancora quello sguardo... proprio come il suo!- fece una smorfia di fastidio, mentre gli afferrò la testa per girargliela.

Era tentata di staccargliela, dettato dall'istinto di drago, anche se era artificiale. L'altro braccio cambiò forma, assumendo una forma più grottesca e grande, ricoperta di scaglie.
Ad un tratto si sentì un squillo e mollò la presa, tirando fuori un telefono posandolo all'orecchio.
Thomas non potè sentire cosa le stavano dicendo, ma riacquistò il sorrisetto. Si girò per un momento verso di lui, facendo tornare l'arto normale.

-Voglio rovinargli di più la festa. Sei d'accordo...?- mise l'apparecchio in tasca, chinandosi di nuovo.

Tirò fuori un foglietto e una chiave, mettendoglielo in tasca.

-Segui le indicazioni. Troverai una persona che conosci. Ci rivedremo piccolo Thomas.- lo salutò con la mano, andandosene trasformandosi in drago.

Provò a rialzarsi, zoppicando. Si appoggiò al muro, recuperando fiato e tirando fuori il pezzo di carta.
Era una specie di mappa da quel che sembrava. Una persona che conosce? Fece un respiro profondo, avviandosi.
Lo condussero nelle segrete. C'era anche un numero sul foglietto, cercando quello corrispondente.
Giunse davanti a una cella, intravedendo una figura femminile ricoperta da catene di vario tipo. Aveva la testa chinata , con i capellli bianco-argento che le cascavano fino a terra con delle piccole corna ricurve ai lati della testa, ma si poteva intravedere una parte del viso.
La guardò meglio, per poi allarmarsi e affrettarsi ad aprire la cella, liberandola dalle catene.

*****

-D-daglas, chi è lei...? L-la conosci...?- chiese Mirai, con la voce tremante.

Daglas prese l'impugnatura, sguainando lo spadone nero.

-Vedo che il bastardino è armato. Ma saprai usare quel stuzzicadente?- ghignò divertita, vedendo la scena.

Mirai cominciò a preoccuparsi seriamente, tenendo in mano la scatolina della pianola, tremolante.
Willirgham invece tremava dalla paura e capì che la situazione sarebbe peggiorata in pochissimo tempo.

-è... mia zia. Mirai, Will... andatevene. Lei vuole solo me.- disse con fermezza, dando la schiena ad entrambi.

-M-ma non possiamo lasciarti solo...!-

Daglas schioccò le dita, facendo apparire dei grossi cani che presero i due, portandoli via.

-Nessuno deve mettersi in mezzo a uno scontro tra due demoni, anche se tu... non saprei definirti tale a causa della tua natura umana.- lo guardò dall'alto in basso, facendo una smorfia di disgusto.

-Vuoi ancora parlare...?- le chiese con freddezza, puntandole contro lo spadone, con sguardo tagliente.

-Hai ragione. Vediamo se sai davvero davvero usare quell'arma.- allungò le braccia ai lati, con un ghignò perverso.

Cominciarono a fare uno strano rumore di carne dilaniata e ossa spezzate, facendo uscire altre due braccia per lato, arrivando a un totale di sei.
Gocciolavano uno strano sangue rosso, misto al nero.
Con uno scatto si avvicinò velocemente a lui.Se ne accorse troppo tardi, provando a reagire colpendola con lo spadone.
Con due mani afferrò la lama, bloccandola. Col lato sinistro lo colpì in tre punti differenti: viso, pancia e gamba destra.
Per la potenza messa lo lanciò via, disarmandolo, e lasciandosi dietro una scia di inchiostro. L'impugnatura perse potere, facendo sparire la lama, e cadde a terra. Daglas, invece, finì contro una libreria, subendo addosso una cascata di libri.

-Ricorrere a oggetti umani del genere...?- prese l'elsa con due dita, esaminandolo come se fosse spazzatura o qualcosa di viscido e sporco.

-E questo ti piace...?!- quando uscì dalla catasta di carta, alzò la mano con un colpo secco, tenendo in mano quello che assomigliava a un piccolo manico nero.

Rapidamente si alzò quello che sembrava essere una corda, per poi rivelarsi essere una frusta che con colpo deciso le prese il viso, aprendole una piccola ferita sulla guancia.
Prese al volo il capo della frusta, tirandolo verso di lei all'improvviso.
Daglas non ebbe il tempo di reagire, che venne trascinato a forza. Provò a lasciarsi andare all'ultimo, ma lei fu più veloce, assestandogli un doppio pugno nello stomaco. Accusò fortemente quel colpo, mancandogli il fiato.

-L-lasciatemi...!- Mirai stava provando a liberarsi dalla presa del cagnone.

Ad un tratto i due grossi cani scomparvero in una grossa chiazza nera, guaendo sofferenti, esalando l'ultimo respiro.

-Cosa è successo?- chiese Will preoccupato, intuendo cosa potrebbe aver causato la cosa.

-D-daglas...! Ha bisogno del nostro aiuto...!-

-Non vorrai tornare indietro, vero?! Quella è un mostro...! Non hai paura?!- la paura stava controllando la bocca del ragazzo, tentando di far desistere la ragazza.

-...sì, ho tremendamente paura..! Ma... non sarebbe giusto lasciarlo da solo...!- dopo quelle parole infuse di coraggio, ritornò indietro, sfoderando la pianola tecnologica pronta per essere usata.

Will stava per andarsene, ma quelle parole avevano colpito dritte al punto. Per qualche secondo esito, per poi girarsi e seguirla. Stava maledendo se stesso, continuando a ripetersi che non andrà a finire bene.

Daglas era disteso a terra, ansimante. Tutto intorno alla stanza era sporco di grossi schizzi di inchiostro. Era ridotto male.
La donna-demone teneva il piede sopra la sua testa.

-Perché sei qui...?!- tentò di alzare lo sguardo verso di lei.

-Ero venuta a discutere di affari con la persona con cui quel Ciar lavora. Ma alla fine ho trovato di meglio. Ti porterò con me, così avrò le grazie di mio fratello!- sghignazzò divertita, mentre premeva.

-Sempre ossessionata da mio padre...! Ora però... vediamo se ridi ancora.- mosse una mano, per poi chiuderla a pugno.

Le chiazze nere cominciarono ad allungarsi lentamente, per poi agire veloci e di scatto, trafiggendola in svariati punti. Quelle ferite potevano essere mortali per un umano, ma per un demone erano solo brutte ferite.

-D-dannato bastardello...!- tossì sangue, perdendo l'equilibrio.

Sigraph rotolò di lato, afferrando l'impugnatura creando lo spadone.
La prese con entrambe le mani, per tenerla saldamente. Con decisione la colpì in pieno, procurandole un profondo taglio sul busto, arrivando fino al viso.
Sentì che qualcosa teneva bloccata la lama. Alzando la testa potè notare che, quando era arrivato al suo viso, la aveva bloccata con la bocca, spezzandola in svariati pezzi.
Per un secondo barcollò per quella azione. Strinse il manico, iniziando a menare fendenti, ma a causa della lama spezzata il raggio d'azione era limitato.
Le andò addosso prendendola per la vita, infilandole lo stomaco. Sputò un rivolo di sangue, per poi afferrarlo per i polsi e i capelli, colpendolo ripetutamente alla faccia e al ventre.
Lo prese per il collo, sollevandolo.

-Tsk... fai pena. Sai solo menare colpi a caso.- cominciò a stringere lentamente la presa, con lo scopo di fargli perdere i sensi.

Ad un tratto sentì il suono di una tastiera, iniziando a barcollare e la sua vista iniziò a offuscarsi. Lasciò cadere Daglas a terra, dolorante.
Stava sentendo il suono di un pianoforte e girò lo sguardo verso Mirai tenendo il capo abbassato, digrignando i denti.
La ragazza sbalzò per la paura quando la inquadrò, fermandosi dal suonare. Will si nascose dietro di lei, era più impaurito di lei.

-F-fermati...! è pur sempre tuo nipote...!S-sei un mostro...?!- raccolse quel poco di coraggio che aveva, sudando freddo e con agitazione.

-Ragazzina...- girò lentamente la testa verso di lei, mentre il suo viso stava mutando.

Il viso si allungò facendo appuntire il mento. I denti si allungarono assumendo una forma più spietata e affilata e la metà superiore della faccia venne ricoperta dall'energia negativa formando una specie di visiera, su cui apparirono una miriade di occhi che continuavano a muoversi.
Le corna si contorsero di più. Solamente la testa aveva assunto una forma aberrante e grottesca.

-Sai com'è un vero mostro?!- tutti i bulbi si puntarono su Mirai, rimpicciolendo le pupille in segno di pazzia. La voce era alterata, come se non appartenesse a quel mondo.

Era qualcosa di disturbante vedere tutti quegli occhi puntati su di lei.
La paura le strinse il cuore, bloccandole corpo e respiro.
Daglas si rialzò afferrandola per le corna, avendo modo di avere controllo di lei in parte.
Le assestò una ginocchiata in pieno viso, o quello che era, spezzandole le corna, piegandola per il dolore a causa del colpo.
Lo afferrò per il collo, sollevandolo da terra, stringendo pian piano.

-Sporco essere! Ti ridurrò in fin di vita!- si concentrò su di lui, arrabbiata.

-Prima... devi farlo!- li fece girare nelle mani, trafiggendole il viso con violenza.

Lo lasciò andare per il dolore, facendo un urlo straziante e alieno, sanguinando copiosamente.
Le dita di Mirai ballarono sui tasti, intonando una melodia che aiutò la guarigione di Daglas.
Will si avvicinò a lui.

-Scusami, ma farà un po' schifo...!- una sostanza viscosa uscì dalle sue mani, che posò su alcune ferite.

Queste cominciarono a guarire, ma, purtroppo, avevano sottovalutato il loro nemico.
Con scatto fulmineo la donna-demone afferrò Will per la testa, facendogliela scontrare contro la parete, spaccandola.
A causa dell'impatto fece sbalzare poco più avanti Daglas, notando che il ragazzo aveva perso i sensi per il colpo.
Subito dopo si girò verso Mirai, andandole addosso.
Sigraph, allarmandosi di colpo, creò delle catene che lanciò contro di lei.
Rondo, presa dal panico, cominciò a intonare qualcosa mentre quel mostro si avvicinò a lei.
Alzò la mano per colpirla, ma proprio in quel momento le catene la bloccarono e potè notare che la musicista era poco più in là. Era convinta di averla colpita.

-C-confondi sensi...!- era riuscita a disorientarla, salvandosi la vita.

La donna ringhiò infastidita e con uno strattone si trascinò Daglas verso di lei, afferrandolo per il collo.
Sigraph ne approfittò, ancorandosi con le mani al suo polso e rompendole il braccio. Una volta liberò la prese per la vita lanciandola via e si mise vicino a Mirai.

-C-cosa facciamo con Will...?- ora che la situazione si era calmata si preoccupò del compagno, vedendo come era messo.

-è vivo, ma privo di sensi. Dobbiamo prima sistemare lei.- non distolse gli occhi dalla sua parente, rimanendo in guardia.

Iniziò a fare un piccolo e flebile lamento, che mentre man mano che si stava alzando come uno zombie si faceva più forte.
Quel lamentò, di colpo, si tramutò in un grido scagliando di colpo due fendenti veloci di energia negativa contro Mirai.
Chiuse gli occhi per la paura, alzando le braccia come scudo, ma sentì che qualcos'altro aveva subito quell'attacco.
Daglas si era messo in mezzo, con un'espressione di dolore. Sulla sua schiena si era formata una grossa X bruciante, con delle piccole fiammelle nere che ancora ardevano.

-D-daglas...!- spalancò gli occhi preoccupata.

-Che inutili sentimenti umani. La nostra stirpe demoniaca dovrebbe portare il disastro nel mondo! Ma tu decidi di voler fare l'eroe! Mi fai schifo!- con un calciò lo colpì alla testa buttandolo a terra.

Mirai si spaventò per il colpo, cadendo all'indietro a terra sul sedere. Era di nuovo paralizzata dalla paura.

-Sinceramente non lo capisco... specialmente la tua esistenza. Mi domando perché ha voluto propagare la nostra stirpe con un'umana! Avrei voluto tanto ucciderla io, prima che scomparisse!- ritornò normale, mentre digrignava i denti per la rabbia.

Daglas sgranò gli occhi di colpo, nel sentire una notizia simile.
Lo afferrò per il corno, sollevandolo da terra. Il ragazzo fece una smorfia di dolore, sentendo il modo in cui lo teneva su.

-Ora pensò che mi divertirò! Urla puttana! Urla per il mio piacere!- prese un pezzo di legno ben appuntito, infilzandoglielo nell gamba.

Mugolò forte per il dolore, ma non le diede quella gioia.
Infastidita continuò a far entrare e uscire la punta nello stesso punto, rigirandolo anche, pur di farlo soffrire.
Ad un tratto le forze le mancarono e i sensi cominciarono a lasciar a desiderare, proprio nello stesso momento in cui era iniziata una melodia.

-Ancora tu, dannata umana...!- infastidita, le lanciò con forza il paletto che usava per torturarlo.

Per istinto di sopravvivenza, Mirai alzò la pianola per difendersi in qualche modo, chiudendo gli occhi.
Sentì un dolore allo stomaco, sentendo qualcosa risalirle in gola.
Quando li riaprì potè vedere la punta che la aveva trafitta la pancia e tossì un rivolo di sangue. La tastiera che aveva usato come scudo era stato epentrato facilmente da esso.
Cadde sulle ginocchia, sostenendosi allo strumento danneggiato. Faceva fatica a respirare, senza estrarre il pezzo di legno.

-Sistemata... ora...- tornò a concentrarsi su di lui, ghignando.

All'improvviso la afferrò per il collo, piantandole le dita nelle sue carni, pronto a spappolarglielo. Sputava sangue da quanto stava stringendo forte.
Il suo volto era contorto da una rabbia primordiale, ferina, tutta rivolta verso di lei.
L'intero corpo di Daglas emanava energia negativa, di cui la mano sinistra ne era impregnata.
Il corpo della donna potè sentire su di lei la paura della morte. Nella sua aura nera potè intravedere un sorriso maligno e distinguere delle corna.
Con un singolo e potente colpo la colpì in piena faccia, schiantandola contro il muro e alzando un bel polverone. Quel pugno fu così potente da staccarle il braccio che lo teneva su, cadendo a terra come un sacco di patate.
Ma, per qualche motivo, si sentì spossato, come se le sue energie venissero risucchiate via da qualcos'altro, tornando normale.

-Ora capisco perché...! Per il potenziale evolutivo, possiedi qualcosa di cui non ti rendi nemmeno conto! Adesso che è tutto chiaro... ti porto da lui!- uscì subito dal polverone, con metà faccia liquefatta, si poteva vedere persino il teschio.

Gli saltò addosso, allungando un braccio, ma qualcos'altro glielo staccò, facendola indietreggiare e urlare dal dolore.

-Xolodal, la tua ossessione per tuo fratello è qualcosa di malato...- Xidra teneva il suo braccio staccato, mettendosi in mezzo tra lei e Daglas.

-Xidra?! Fatti da parte subito!- rigenerò il braccio, ma per qualche motivo non ci riuscì per il viso.

-No. Vai via, non voglio ucciderti. Non lasciarmi altra scelta...- la addolorava il pensare di doverla uccidere.

-MAI!- fece un verso animalesco, saltandole addosso.

Menava colpi a destra e a manca, continuando a schivare. Tentava anche di dissuaderla a continuare, prima di dover ricorrere all'estrema scelta.

-Ti sei rammollita! Sei non fosse stata per quella sgualdrina saresti qua con me!-

Quelle parole le diedero fastidio, prendendo la sua scelta.

-Ragazzina, chiudi gli occhi. Scusami, amica mia...- si rivolse a Mirai, trafiggendo l'addome di Xolodal con una mano, bloccandola.

Lei fece come dice.
Xidra scatenò una tempesta di energia negativa dentro il suo corpo, facendola implodere dall'interno. Si sciolse velocemente, lasciando solo le ossa.
Nello stesso momento uscì dal buco nel pavimento quello che sembrava essere una donna molto magra, ricoperta del tutto da bende, con delle corna e quello che sembrava essere un becco di ossa che le copriva testa e volto.

-Qela, occupati subito di loro. Hanno bisogno del primo soccorso. Io devo andare avanti.- si alzò, lasciandoli alle cure della tipa bendata, per poi andarsene.

-Subito capitano.- le bende si mossero da sole, raccogliendoli.

Ricoprirono le ferite di Daglas, raccolsero Will e fecero in modo di mantenere le funzioni vitali di Mirai stabili. Li prese tutti e tre, portandoli via con se.
Sigraph potè dare uno sguardo a Xidra, poi verso Rondo. Era sofferente, ma per fortuna ancora viva. Perse subito dopo i sensi, chiudendo gli occhi.

*******

Leon e Jack stavano combattendo nel corridoio, fino a giungere in quello che sembrava una sorta di laboratorio, con svariate attrezzature che sembravano costose.
C'erano anche delle gabbie con dentro quello che sembravano dei bambini e adulti di svariate razze, trattate come bestie.

Squallearth li guardò un po' sconvolto, ma non poteva soffermarsi troppo per via dell'avversario che aveva davanti.

-Certo che hai la pellaccia dura!-

-Levati di mezzo! Devo raggiungere quel ragazzo!- disse infastidito dalla sua presenza.

-Cos'è questa fissazione per Simon? Ti sei innamorato a prima vista per caso?- lo prese in giro, simulando con le labbra quelli che sembravano dei baci.

-Non sono cose che ti riguardano!- gli lanciò contro delle lame circolari di carta.

Con la propria arma riuscì a deviarne una, mentre l'altra gli sfiorò il viso, facendogli un piccolo taglio sulla guancia, lasciando colare una piccola goccia rossa.

-Prendi un po' troppo alla lettera "tagliente come la carta" vedo!- impugnò al contrario la lama, andandogli addosso.

Gli lanciò contro l'arma subito dopo, facendolo tornare alla sua forma originaria, ovvero una pietra leggermente tagliente.
Sembrava un gesto disperato, frantumandolo facilmente colpendolo col braccio sinistro, ma ebbe una spiacevole sorpresa.
Leon si era portato sul lato sinistro avvicinandosi a lui, e al tempo stesso aveva caricato della magia del vento nella mano destra.

-Replica: Vento di burrasca!- ghignò divertito, colpendolo in pieno petto, scatenando un vero e proprio tornado che lo fece volare via.

Grazie a un pezzo di carta recuperato da prima creò un rampino, ancorandolo al pavimento, ma ciò non lo salvò, sbattendolo con violenza contro la parete.
Tornò a terra abilmente, avendo qualche problema a respirare a causa del dolore alla schiena.

-Magia di imitazione... l'ho sempre odiata...!- digrignò i denti, guardandolo con rabbia.

-Beh, se ci vedremo ancora ti ci dovrai abituare!-

-Parli troppo!- recuperò la fune di carta, tramutandola in una lunga falce che stava andando contro Leon.

Quando toccò il terreno con una mano questo diventò più malleabile, afferrandolo. Quando lo lanciò contro Jack la punta assunse una forma affilata, che lo colpì in pieno viso procurandogli un bel taglio sgorgante.
Gli fece gettare la testa all'indietro per quell'attacco improvviso, inarcando leggermente la testa.
Ad un tratto lo afferro per la maglietta, dandogli una testata dritta in fronte, facendolo barcollare.
Jack creò dei tirapugni, iniziando a dargli dei pugni in svariati punti.
Ogni colpo assestavo gli faceva male come se fosse fatto di ferro. Provò a bloccarne alcuni, ma fece fatica nel reggere la sua velocità.
Si abbassò di colpo, falciandogli le gambe e facendolo cadere.
Nello stesso momento in cui stava per cadere gli saltò addosso, creando un forcone con la carta. Era sopra di lui e la finestra di reazione era pressochè minima.
Ebbe un'idea, ma gli sarebbe costato. Si lasciò infilzare la spalla con quel utensile rudimentale, schizzando qualche goccia di sangue e smorfia di dolore.

-Preso...!- Leon, sopportando il dolore, gli afferrò saldamente gli avambracci senza più lasciarlo andare, mentre delle scosse gli pervasero una gamba.

-Replica: via del tuono!- gli assestò una forte ginocchiata nello stomaco, colpendolo con anche delle scariche elettriche.

Il forcone perse forma, tornando a essere un pezzo di carta e ne approfittò per staccarselo di dosso, lanciandolo contro una scrivania.
Approfittò che era ancora intontito dalle scariche, modellando il terreno soto di lui bloccandolo.
Si strappò un pezzo di maglietta, usandola come fasciatura per la ferita alla spalla. Mentre si stava per sedere accarezzò il terreno sotto di lui.

-Ora dimmi... cosa ci fai di bello qui?- gli chiese scherzosamente.

-Perché uno come te dovrebbe chiedermelo...?- ad un tratto si poterono sentire dei piccolissimi botti provenire dalla gabbia di terra.

Iniziò a creparsi facilmente e con la sola forza bruta la sgretolò, rialzandosi. Dei pezzettini di carta volarono via in frantumi.

-Ma che sei? Terminator?! Nemmeno un attimo di riposo!- si alzò di scatto pure Leon allontanandosi, ma stavolta ghignò.

-Vediamo se questo ti piace! Replica: furia della terra!- a quelle parole il pavimento sotto di loro cominciò a tremare, ammorbidendosi.

I piedi di Jack sprofondarono, bloccandolo ancora.
Da terra si innalzarono una miriade di pugni di pietra, andandosi a scontrare contro di lui con grande furia.
In un gesto disperato creò degli scudi, ma non furono sufficienti in quanto lo colpirono ripetutamente senza sosta. Lo conciarono per le feste.
Con uno scatto si avvicinò spaventosamente a lui, mentre una luce blu avvolgeva la sua mano destra.

-Replica: Stellar Storm!- pinatò per bene i piedi per terra, assestandogli un colpo nello stomaco.

Ci mise tutte le energie per renderlo il più potente possibile e infatti lo fece volar via, sfondando anche la parete dietro di lui.
Leon ansimò per la fatica, cadendo rovinosamente col sedere per terra e appoggiandosi con le mani.

-Ho... bisogno di una bibita energetica cavolo...! Sono sfinito...!- tra gli ansimi di fatica, ridacchiò, buttando la testa all'indietro.

-Ma prima... meglio fare qualcosa per queste cavie e trovare un modo per avvertire i soldati di tutto ciò.- fece un verso svogliato a causa della stanchezza e usò uno dei tavoli del laboratorio per rialzarsi.

******

-EUGENIE?!- Anastasia urlò sorpresa, quando si tolse i cappuccio.

-Esatto! Hai indovinato!- Eugenie sparò in aria dei coriandoli, ghignando.

-Lo conosci...? Quel...coso...?- Felynia fece un'espressione stranita, vedendo il modo in cui era messo e disegnato.

-Sì, ma tempo fa non era così...!-

-Oooora, ho del lavoro da fare. Potreste lasciarmi in pace, ragazze?-

-Cosa ti è successo?! Perché hai fatto la Simbiosi?- la lucertola provò a parlarci, per capire meglio.

-Sono stato aiutato da qualcuno a cui piace farsi chiamare in modo buffo! E mi ha accolto con lui, in cambio di servirlo! è stato gentile, no?- mentre parava piroettava come una ballerina su se stesso, per poi fermarsi e fare un'espressione dolciosa con sorriso.

-Dimmi come si chiama...!-

-Mmmh, no.- tirò fuori la lingua.

Ad un tratto gli arrivò addosso una fiammata, facendolo balzare via.

-Smettila di dar fiato alla bocca, lucertola- Felynia la riportò alla realtà con freddezza, con la mano infiammata.

Fece fatica a crederci, ma vedendo il modo in cui si comportava aveva qualcosa che non andava.
Eugenie gli indicò con un dito di guardare sotto di loro, facendo notare che c'erano delle piccole bombe con le gambe piazzate sotto di loro.
Tentarono di reagire, ma esplosero prima che potessero far qualcosa, alzando una grossa nuvola di polvere.

-Beh, sarà per un'altra volta.- balzò verso l'uscita allegro.

Dal nuvolone uscì Anastasia con le braccia aperte, ferita dalle esplosioni, ma non fatalmente. Gli saltò addosso stringendolo tra le sue braccia per non lasciarlo andare.

-Eugenie! Te non te ne andrai!-

-Che accollo che sei però!- si allungò in pieno stile cartone, sgusciando via da lei.

Quando toccò terra venne investito da una tempesta di fuoco.

-Sei troppo tenera.- la leonessa aprì un varco in quel incendio, colpendo con ferocia il ragazzo.

Vedendolo inerme a terra pensarono che era già finita, ma si trasformò in un tronco incenerito.

-Basta con queste citazioni per la miseria!- urlò arrabbiata e infastidita.

Il pezzo di legno si aprì in due, tirando fuori una pistola. Premette subito il grilletto, ma invece del proiettile uscì un grosso guantone rosso che la colpì nello stomaco con forza.
Eugenie riapparì alle sue spalle con un enorme martellone.
Anastasia, stufa di assistere, si mise in mezzo e grazie ai guanti riuscì a frantumare l'oggetto in mille pezzi.

-Ora basta Eugenie!- procedette subito dopo a colpirlo in faccia.

Con la forza messa in quel colpo lo fece schiantare contro un muro.
Eugenie cadde a pezzi, letteralmente, per poi ricomporsi subito dopo.
Non gli diede modo di respirare fiondandosi su di lui, assestandogli un pugno nello stomaco, che lo lanciò in aria.

-Farò le cose a modo mio! Ti darò così tanti pugni da farti tornare in te!- congiunse le mani, per poi colpirlo ferocemente.

Quando impattò col pavimento creò una piccola voragine sotto di lui.
Sfruttando la gravità gli andò addosso, scatenando un'altro polverone. Sentì del dolore ad un fianco, notando che un lungo punteruolo la aveva trafitta.
Guardò in basso e Eugenie aveva curvato il corpo per schivarla. Aveva in mano altri punteruoli, pronto a trafiggerla ancora col sorrisetto in volto.
Felynia intervenì, facendo conoscere il suo piede infuocato alla sua faccia, staccandola da Anastasia.

-Volevi rimanere ferma a farti bucherellare?- la guardò appena con la coda dell'occhio.

-No. Ho solo esitato. Forza!- si tolse l'oggetto accuminato dal fianco, stringendo i muscoli, mettendo le braccia all'indietro per dar ancora battaglia.

Felynia fu la prima a lanciarsi, scatenandogli addosso due leonesse di fuoco. La lucertola provò a fermarla, in quanto non sanno ancora della sua reale pericolosità.
Lui tirò fuori un estintore, estinguendone la forza e presenza, ma alzando una bella schiuma bianca.
Anastasia ne approfittò passandoci attraverso. Era pronta ad attaccarlo, ma Eugenie la fece passare attraverso un mantello e quando ne uscì era incatenata cadendo rumorosamente a terra.

-Sei la più pericolosa te, meglio bloccarti subito!- si mise a saltare come una molla, colpendole la schiena con le gambe.

-E io invece?!- ripartì alla carica, infastidita.

-Te sei solo una gattina troppo cresciuta.- ghignò saltelando all'indietro per distanziarsi da lei.

Piantò i piedi a terra, muovendo velocemente le mani, aprendone una. Le fiamme obbedirono a quei movimenti, circondando il cartone vivente. Le lingue di fuoco diventarono delle grosse zanne, formando una bocca di una leonessa.
Chiuse con forza la mano, facendolo inghiottire in un sol boccone. Si strinse in una piccola sfera infuocata per sopprimerlo.
Invece cominciò a deformarsi e ingrandirsi. Esplose in una nuvola di vapore e sbucò un mazzo di fiori, con su scritto un biglietto "avrai più fortuna a prossima volta".

-Vieni subito fuori!- con un colpo di zanne di fuoco dilaniò il bouquet.

Da un fuori saltò fuori Eugenie, che le baciò la punta del naso, facendola solo infuriare di più sentendosi presa in giro.
Schivò un suo colpo, facendosi da parte mentre si formò un'ombra sopra Felynia. Alzò la testa, notando che erano delle piccole sfere.
Caddero velocemente e non appena erano vicine a lei esplosero in una grande e grossa schiuma, inondandola.  Sentì qualcosa annodarsi intorno alle sue caviglie e polsi, facendola cadere a terra.
Provò ad usare le sue fiamme, ma vennero subito estinte non appena le emise senza capirci il perché.

-è schiuma estingui-fiamme! Cosi starai buona un momento!- ad un tratto si sentì una specie di suoneria.

Prese dalla tasca quello che sembrava un cerca persone, guardandolo.

-A quanto pare devo andare! è stato bello giocare con voi!- fece una piroetta, finendo in una posa scenica.

-Non vai da nessuna parte...!- Felynia era riuscita a ritornare in piedi, con un'espressione rabbiosa.

-Ok, facciamo i seri.- Eugenie fece un'espressione serie e determinata, passandole accanto.

La leonessa si girò verso di lui, sorpresa. Quando schioccò le dita venne colpita in più punti con forza. Cadde a terra priva di sensi.
Anastasia si volse verso il ragazzo, facendo un'espressione di frustrazione.

-Ciao ciao!- ritornò giocoso, andandosene.

La lucertola gridò a squarciagola. Sembrava un grido di disperazione, ma in realtà veniva da dentro di lei, nella sua impotenza.

********

Simon inseguì Ciar dentro l'edificio, notando che sembrava una fighetta da come urlava.
Lo perse un attimo di vista in un grande balcone esterno. In parte era già devastato dal casino generale. Si fermò sull'ingresso riprendendo fiato, impedendo anche altre vie di fuga.
Si era nascosto tra le macerie, ansimando e nel panico.
Prese il telefono dalla tasca, chiamando Elasia.

-Ehi! Dove sei?! Qua mi stanno attaccati al culo come le cozze allo scoglio! Sbrigati, ok?!- parlò a voce molto bassa, riattaccando quasi subito.

-Forza, prendiamo tempo. Si va in scena!- fece un sospiro profondo, uscendo dal suo nascondiglio.

Simon, quando lo vide, prese subito l'impugnatura, ma senza sfoderare la lama. Lo guardava guardingo.

-Finiamola subito.- sorrise appena, protraendo la mano verso di lui.

Ancor prima di reagire Croel si disintegrò lentamente, partendo dallo stomaco. Gli prese il panico.
La parte staccata stava per cadere a terra, lasciandosi dietro una scia di piccoli cocci. Era forse giunto il suo momento? Accaduto così in fretta.
All'improvviso delle mani presero in braccio i resti del mezzo busto.

-Non è il momento di disperare, ragazzo.- non riuscì a vedere quel misterioso qualcuno, ma sembrava avere una voce eterea.

-Ora dovrebbe essere sistemato.- Ciar si voltò, dandogli di spalle.

Per sua sorpresa sentì qualcuno avvicinarsi e si girò di scatto verso di esso, ritrovandosi un pugno in faccia che lo lanciò a terra.
Quando cadde rimase sorpreso nel vederlo libero.

-Come hai fatto a liberarti?! Ti... ti avevo disintegrato!- indietreggiò, strisciando per terra.

-Ho avuto fortuna!- estrasse la spada, gettandosi all'attacco.

Ora cominciò lui a disperarsi e alzò le mani di scatto. Il terreno sotto di lui sembrò modellarsi formando degli spuntoni accuminati, che si allungarono velocemente pericolosamente verso di lui.
All'ultimo riuscì a ritirarsi e per istinto menò un fendente colpendo uno degli spuntoni, ma sentì una stranissima sensazione nel momento della collisione.
Ciar sfruttò quell'occasione per rialzarsi, tentando di riprendere la calma.

-Perché ti spacci per qualcosa che non sei?- gli chiese calmo.

Fece per un'attimo un'espressione confusa, per poi cogliere la palla al balzo.

-Beh, è semplice illudere qualcuno facendogli vedere quello che vuole, con l'abilità giusta. Unendolo al profitto si fanno bei affari.- ghignò divertito.

-Dovresti vergognarti ad averlo fatto!- strinse il manico con forza, facendo una smorfia di rabbia.

-Non ho un'etica o della dignità. Mi ritengo politicamente scorretto.- sembrava pavoneggiarsi.

In uno scatto di rabbia Simon sguainò la lama magica, brillando di una luce blu, in cui all'interno si possono vedere delle stelle bianche.
Con quel gesto Ciar quasi sbalzò per lo spavento, notando qualcosa di familiare in quella energia magica.
Riprese il punto della situazione, elaborando una tattica. Era consapevole dei propri limiti e non voleva che quella spada lo colpisse.

-Dimmi... come hai scoperto il mio trucco...?- spostò un piede all'indietro, come se stesse preparando qualcosa.

-Gli spiriti emanano un tipo differente di energia. Arrenditi, così renderai tutto più semplice.-

-Pff, mica sono condannato!-

-Potresti essere denunciato per truffa e mi hai pure aggredito. Forse non andranno leggeri con te e forse ci sarà pure altro. Perciò arrenditi, ti conviene.- aveva tirato fuori un buon ragionamento.

-Aiuti i tuoi nemici? Vieni a prendermi.- rise in un primo momento.

Si lanciò alla carica contro di lui, portando la lama dietro di se.
Ciar mise la mano per terra e si creò una gigantesca spaccatura sotto Simon, con un fondo che sembrava senza fine.

"Forse ho capito quale sia la sua abilità. Se ho ragione... non mi succederà niente." pensò Croel.

Tutte le interazioni che ha avuto con quel truffatore erano strane, partendo dagli spiriti.
Anche quando lo aveva disintegrato non era vero e la sensazione di quando aveva colpito gli spuntoni non era normale.

Nonostante il crepaccio andò dritto, camminandoci sopra.
Ciar andò nel panico e tutto tornò normale.
Simon menò svariati fendenti magici, tentando di colpirlo. Lui li schivò tutti, facendo strani versetti di disperazione.
Mise le mani nella giacca, tirando fuori dei coltelli che gli lanciò contro, citando Dio Brando.
Croel si bloccò rimanendo fermo, mentre veniva trafitto innumerevoli volte, ma sorrise convinto.

-Avevo ragione. Non hai abilità multiple, ma crei illusioni! Proprio come questi coltelli! Anche se fanno male non possono ferirmi!- ghignò, vedendo che la sua teoria era giusta.

-Eppure stai sanguinando ugualmente.- Ciar ridacchiò.

Non capiva le sue parole, ma sentva qualcosa scorrere lungo la gamba. Abbassò lo sguardo, vedendo una macchia rossa sui pantaloni, precisamente sul polpaccio.
Lì per lì rimase un attimo confuso e quando lo estrasse dalla gamba si rese conto che era reale.

-Sorpreso, vero? Ora vediamo quale sarà quello reale e quello finto.- ne prese altri e comparvero dietro di lui dei cannoni.

Vedendo la situazione Simon attivò anche l'egida, iniziando a spostarsi.
Il truffatore fece un ghignò malefico, facendo fuoco contro il povero Croel.

-Le mie illusioni non potranno ferirti, ma possono sempre colpirti e farti male!-

Simon era in mezzo a un fuoco incrociato. Tentò di colpire i coltelli, alcuni sparirono, altri invece passarono attraverso, ma uno o due si conficcarono nelle sue carni.
Nello stesso momento una palla di cannone stava quasi per colpirlo, ma riuscì ad alzare lo scudo all'ultimo, accusandone lo stesso il colpo. Fece anche crepare in parte l'egida.
Quel colpo gli fece perdere l'equilibrio, sbilanciandolo.
Ciar approfittò di quel momento per andare all'attacco. Lo colpì con innumerevoli pugni, costringendolo sulla difensiva.

-Cosa pensi di fare catturandomi?! Vuoi forse sentirti un eroe?! Qualcuno?! O vuoi semplicemente sentirti utile o qualcosa che non sei, eh?! Le persone così sono davvero PATETICHE!!- con quelle parole lo stava chiaramente provocando.

Per qualche motivo quelle parole, per lui, furono molto taglienti e, in un gesto di rabbia, tentò di colpirlo con la spada tagliandolo a metà, ma quando lo vide sparire ricevette un pugno in faccia da un'altra angolazione. Questo gli fece perdere l'equilibrio.
Disattivò lo scudo, concentrando una grande quantità di energia nella spada. Piantò i piedi a terra, muovendo la lama verso di lui.
Il suo nemico fece lo stesso con la mano, facendo scontrare i due colpi. Causarono un'esplosione di luce che investì entrambi.
In quell'esplosione vide qualcosa, una specie di visione: sembrava una rigogliosa landa verde, con una bella città. Le persone che la abitavano sembravano degli esseri umani, con vestiti particolari simili a quelli elfici, mentre nei loro occhi brillavano dei segni unici per ogni persona. C'era anche un Ciar bambino.

Quando tornò alla realtà la sua vista era sfocata, anche a causa della forte fonte di luce a cui è stato esposto.

-Aaaah! Gli occhi! Cosa mi hai fatto vedere?! Il tuo passato forse? E come hai fatto a connetterti a me?!- il suo nemico era a quattro zampe a terra, che si lamentava del dolore.

Quando si voltò verso di lui potè notare lo stesso simbolo che aveva visto prima, ovvero delle stelle stilizzate l'una sovvrapposta all'altra.

-C'è solo un motivo...!- si alzò andando pericolosamente verso di lui.

Simon tentò di recuperare il manico, ma quando lo prese si dissolse tra le sue dita, in cenere. Non aveva retto a quel quantitativo di energia.
Lo guardò bene negli occhi, notando la stella nel suo occhio destro.

-Ci avevo visto giusto! Hai rubato questa magia, ladro!- lo lanciò in aria e quando stava per tornare giù si preparò a colpirlo creando una gigantesca mano.

-Possiedo questo potere fin da quando sono nato!- Croel attivò lo scudo, con la speranza di proteggersi in qualche modo, ma quando lo colpì lo frantumò in mille pezzi, librandolo ancora più in alto.

"Devo finirlo in qualche modo...! Tutto o niente!" pensò a qualcosa per contrattaccare e porre fine a tutto.

Lo aveva ridotto male e aveva qualcuno di superiore a lui.
Approfittando del volo che gli aveva dato concentrò tutte le energie che gli erano rimaste nella mano destra, formando un gigantesco fuoco stellare magico.
Sfruttò la discesa per aumentare la forza d'impatto. Durante il percorso sentì la mano bruciare, come se la sua magia si stesse fondendo con essa.
Ciar stava per controbattere, ma vide una figura fiancheggiare il ragazzo, rimanendo sorpreso di ciò che vedeva.

-Finisce qui! STELLA CADENTE!- quelel parole lo riportarono alla realtà, permettendogli almeno di difendersi.

L'impatto fu molto forte, causando una gigantesca esplosione di magia e un grande rumore facendosi sentire fino all'altro capo del mondo. Alzarono anche un grosso polverone.
Simon si alzò, privo di forze e parecchio indebolito, ansimando pesantemente. Era riuscito a metterlo al tappeto e tra gli ansimi rideva un poco.
Guardò nel punto di impatto, ma era vuoto. Sbiancò di colpo, sentendo degli applausi.

-I miei complimenti. Hai sollevato un bel fuoco d'artificio.- CIar era lì, davanti a lui, appoggiato a un grosso masso.

-Davvero pensavi che ti avrei affrontato direttamente dopo quella esplosione di luce? No di certo!- si avvicinò lentamente verso di lui, con un sorrisetto stampato in volto.

Croel provò a reagire, ma a causa del forte indebolimento i suoi movimenti erano estremamente limitati e lo prese a pugni, buttandolo a terra.
Volle divertirsi con lui, sollevandolo da terra. Tramite l'illusione lo lanciò contro una parete, facendogli ancora più male.

-Volevi tanto fare l'eroe e ora guardati! Sei ridotto peggio di un giocattolo rotto! Oltre a essere patetico adesso non vali nemmeno la pena di essere usato come sacco da box! Sei solo da buttare!-

Tirò fuori un ultimo coltello dalla giacca, per poi gettarsi a pugnalarlo.
Ad un tratto il pugnale gli saltò dalla mano da un proiettile.

-Cosa è stato?!- guardò nella direzione in cui era arrivato il colpo.

Delle piume nere di corvo scesero lentamente.

-Ora è finita, ragazzo. Sei stato bravo.- Xidra raccolse quello che rimaneva di Simon.

Ciar si girò di colpo per menarle contro un colpo, ma un'altro sparo gli fece saltare la mano. Urlò per il dolore indietreggiando.

-Ottimo colpo Rox. Tienilo sotto tiro.- premette un dito sulla trasmittente che aveva nell'orecchio, ricevendo la risposta.

-Agli ordini capitano.- si sentì una voce maschile di risposta.

Il ragazzo corse nella direzione opposta, andando verso i limiti del balcone. Voleva gettarsi giù come ultima mossa?
Si sentirono delle risate che si avvicinavano sempre di più, finchè qualcosa non piombò davanti a lui. Era una grossa iena umanoide con degli occhialoni da motociclista a petto nudo, con solo dei pantaloni di pelle neri. Intorno a essi aveva una specie di mantellina di piume nere. Gli artigli erano di acciaio e intorno al busto due cinturoni.
Aveva anche una bella cresta rossa che andava lungo il collo.

-Ahahah! Dove pensi di andare piccoletto?! Ahahah!-

Vedendolo piombare si spaventò cambiando subito direzione, ma a sbarargli la strada era un grosso lupo mannaro grigio, ringhioso e pronto ad azzannarlo. Aveva la mantella di piume sulla spalla destra, indossando dei pantaloni e guanti borchiati tra il blu e il nero e sulla schiena aveva uno spadone seghettato.

-Non vai da nessuna parte!- gli ruggì contro, spaventandolo ancora di più.

L'ultima direzione libera era occupata dal fedele amico mantellato di Xidra e il cecchino sparò un colpo di avvertenza, fermandolo.

-Ciar, ti dichiaro in arresto per truffa e sperimentazione sulle razze!-

Non avendo vie di fuga Ciar si chinò a terra, tenendo su le braccia e la mano che gli rimaneva. Il lupo e la iena lo arrestarono e lo portarono via.

-Come ti chiami ragazzo?- si rivolse a Simon.

-Simon...- le rispose, respirando a fatica e con gli occhi socchiusi.

-Simon, hai fatto un ottimo lavoro. Rox, noi andiamo al campo per portare i feriti, raggiungici lì.-

Xidra e la sua squadra andarono al campo allestito per gestire il quantitativo di danni che si erano creati. Videro che la situazione si era calmata. I soldati stavano portando al sicuro i civili e imprigionarono le persone coinvolte.
Lo consegnò a Qela, che coprì le ferite con le sue bende. Sentì un piacevole sollievo.
Fu portato in una tenda e messo vicino ai suoi compagni, o meglio quelli che c'erano, ovvero Leon, Will, Anastasia, Felynia. Vide anche Thomas vicino a una ragazza che non aveva mai visto, era seduto vicino a lei.

-Ragazzi! State bene...?!- provò ad alzare il busto, ma sentì subito una fitta alla schiena.

-Yo! Sì, un po' malconci, ma sì. I tipi che abbiamo affrontato ce le hanno suonate di brutto...!- Leon ridacchiò, ancora un po' dolorante.

-Dove sono Daglas e Mirai...?- Simon si guardò in giro come poteva, non notando la loro presenza.

-Sono stati portati in ospedale. Le loro erano gravi e questo campo non ha le attrezzature necessarie per aiutarli.- gli rispose Will, disteso su un lato nel suo lettino.

-Te tutto bene Will...?-

-Mh...- dal tono di quella risposta si poteva sentire una nota di tristezza per via di quello che era successo prima.

Volse lo sguardo oltre e vide Felynia che aveva un'espressione di puro fastidio mentre sbriciolava un foglio con le mani, cercando un modo per sfogarsi e sembrava borbottare qualcosa dal movimento delle labbra.
Anastasia, invece, era rannichiata sul letto e si poteva notare il viso contorto dalla tristezza e dalla frustrazione.

-Sai dirmi chi è la ragazza-drago con il prof...?- volle chiedere a Leon, in quanto gli altri non erano nelle condizioni emotive per farlo.

-Non lo so, ma sembra conoscerla. Magari una sua ex o amica?- sorrise divertito, inarcando un sopracciglio.

Mugolò con disappunto.
Fuori dalla tenda sentirono qualcuno discutere aspramente e con rabbia. Simon, grazie alle bende, riuscì a rialzarsi in qualche modo, vedendo il capitano Siegfald litigare con un giovane uomo.
Indossava un lungo cappotto blu scuro aperto, finemente decorato con bottoni e rifiniture e guanti neri. Intorno alla vita si poteva vedere una cintura bianca avvolta due volte con le munizioni. Dietro alla schiena aveva un elaborato e sofisticato fucile da cecchino.
Aveva due orecchie da sciacallo, abbinati ai capelli neri e gli occhi tendenti al marrone.

-La smetta capitano! Queste persone potrebbero benissimo essere state traviate!-

-Sono colpevoli e li giudicherò io, qui e ora!- si voltò verso un gruppo di persone ammanettate e spaventate, erano quelle coinvolte dalle bugie di Ciar.

-Provaci e ti faccio saltare.- prese il fucile puntandogliela contro, tentando di fermarlo.

-Sta al tuo posto, cagnolino.-

L'aria si fece subito tesa. Lo sciacallo caricò il colpo, tenendo il dito sul grilletto.
Siegfald alzò la mazza, abbassandola pericolosamente verso di loro.
SImon si fece avanti, prendendo il manico dell'arma, fermandolo. Il capitano lo guardò con rabbia e fastidio.

-Levati...!-

-Sono stati ingannati da quel tipo...! Devono avere un giusto processo!-

Lo colpì con la mano buttandolo a terra, intento a colpirlo. Ma qualcun'altro lo fermò.
Si girò con rabbia dietro di lui, vedendo che era la donna demone.

-Il ragazzo ha ragione. Siegfald, se non vuoi andare incontro a dei problemi a causa del tuo carattere, posa l'arma.-

-Tsk, chi ti credi di essere?! Solo perché tu e quello scemo del Monkey King siete candidati come Maresciallo non vuol dire che potete fare come vi pare!- gettò la mazza a terra, andando faccia a faccia con Xidra, a pochi centimetri da lei.

-Sei qui per questo forse?! Per avere qualche punto in più??!?!-

-Sono venuta qui per una richiesta di rinforzi.- gli rispose calma e apatica, fissandolo negli occhi.

-Non c'è stata nessuna richiesta qua!-

Xidra fece quasi un'espressione di sorpresa e confusione, finchè non giunsero il lupo e la iena.
Accerchiarono il capitano, pronti a intervenire nel caso fosse successo qualcosa.

-Sei fortunata che abbia voluto lasciare la mia squadra alla capitale!- vedendo come si era messa la situazione se ne andò.

-Giù le armi e il fucile Rox.- fece segno di mettersi a riposo, riprendendo le loro mansioni.

Qela riportò Simon nella tenda, ammonendolo del fatto che si era mosso e che dovrebbe stare a riposo.
Leon ridacchiò, quasi prendendolo in giro.
Xidra entrò nella tenda, aggiornandoli.

-A quanto pare quel Ciar era coinvolto in qualcosa di grosso. Grazie a voi è venuto allo scoperto da solo, scatenando un vero putiferio. Aveva ingannato quasi tutta la popolazione della città.-

-A breve vi riporteremo all'accademia. Ho già informato Iris sulle vostre condizioni e sulla situazione. Qela vi terrà informati riguardo le condizioni dei ragazzi mandati in ospedale. La ragazza non è più in pericolo di vita Thomas. Ho anche informato Dante, ho potuto sentire una specie di nota di felicità nella sua voce.- li ringraziò col cuore.

-Bene, siamo tutti salvi! Abbiamo bisogno tutti di un bel periodo di riposo e... aspetta un momento.- a Thomas gli tornò in mente una cosa, che lo fece sudare freddo.

-Hai detto a Iris proprio tutto tutto?!- si piombò da lei e dall'espressione sembrava impanicato.

-Sì, ho dovuto farlo.-

Senza neanche parlare gli arrivò un messaggio sul telefono. Il cuore cominciò a battergli a mille. Lo prese dalla tasca con la mano tremante. Sul display vide che era di Iris e fece un verso di paura, spaventandosi a morte.
Il telefono quasi gli sfuggì dalle mani e quando lo aprì, c'erano scritte queste parole:

"Quando torni facciamo i conti riguardo i ragazzi, disgraziato!"

Sbiancò di colpo e cadde a terra, svenendo.
I suoi alunni si allarmarono vedendo la scena e gli infermieri lo presero, mettendolo su un lettino per farlo riprendere. Alcuni quasi ridero vedendo la scena.

********

Quando Ciar venne catturato lo portarono via in un furgone blindato e ammanettato con manette di Kerite, un metallo speciale in grado di inibire la magia e utilizzato dalle forze dell'ordine.
Stava facendo un lungo percorso fino al luogo della sua prigionia, ma qualcosa bloccò di colpo il veicolo, facendo un fragoroso rumore di qualcosa che si rompeva. Si sentirono anche urmori di carne tagliata e ossa frantumate.
Potè vedere del sangue colare dalla fessura che gli permetteva di parlare con i suoi conducenti. Da lì passò una sorta di gelatina.
Prese una forma femminile, che indossava una tuta nera e una maschera che le copriva il viso, ma a quanto pare la riconobbe ugulamente.

-Ciao mia cara Laja. Sei venuto a prendermi, vero? Perdonami se sono messo così, ma la Kerite mi indebolisce molto.- sorrise convinto, appoggiandosi bene contro la parete di metallo.

-Ciar... sono venuto qui per un'altro motivo. Il Burattinaio e il Generale ti reputano non più utile.- si sedette davanti a lui.

-Cosa...? CHe vuoi dire...? Sono utile eccome io! Vi ho fornito persone e materiale di sperimentazione!- perse il sorrisetto, parlando con fastidio e rabbia.

-Hai tirato troppo la corda e fatto come ti pare.- la donna si alzò in piedi e una mano cambiò forma, diventando una lama affilata.

-N-no! Aspetta Laja! Non farlo, ti prego!- si ritrasse impaurito e la implorò di risparmiarlo.

-Lo faccio per noi e i nostri fratelli. Addio, Ciar il vigliacco.- parlò con freddezza e fermezza.

-FERMATI TI PRE...!- la sua voce venne stroncata.

Aveva eseguito un taglio perfetto, tagliandogli il collo e il furgone.
La testa rotolò a terra, con un'espressione morta e priva di vita. La boia prese una trasmittente, segnalandolo alle forze dell'ordine la sua posizione. Poi sparì nel nulla, lasciando la scena del crimine senza lasciare tracce.

ANGOLO AUTORE
Sono lento? Sì, ma sono riuscito a fare un mega capitolo, anche per la lunghezza! Tutti quanti sono stati conciati male, chi più e chi meno. Per fortuna Mirai non è in pericolo di vita e si rimetterà, ma credo che Thomas non se la caverà tanto facilmente. E la ragazza che ha trovato... si saprà nel prossimo capitolo chi è!
Siamo venuti a sapere di cose grosse e strane, forse si sono messi in mezzo a qualcosa di più grande di loro e sembra che le cose si stiano facendo interessanti!
Perdonatemi se ci ho messo un bel po', ma volevo fare qualcosa di grosso! Ho anche risistemato tutti i capitoli unendo i più corti in uno solo o i capitoli divisi in più parti e tipo il mio cervello si è confuso 5 volte tra le varie numerazioni dei capitoli!

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Capitolo 10
*** A volte bisogna urlare ***


A volte bisogna urlare


Furono riportati alla scuola i ragazzi con le ferite meno gravi, dopo un primo soccorso.
Prima che partissero gli diedero dei rapporti che avrebbero dovuto consegnare in seguito a Calien, che poi li avrebbe mandati a Xidra.
Lungo il tragitto c'era un vero e proprio silenzio di tomba. Chi si era seduto da solo per i fatti propri a pensare e chi si era appartato.
Thomas, invece, stava guardando fuori dal finestrino ed era più bianco di una lenzuola appena lavata con Perlana. Era nel panico, escogitando ogni modo per evitare "l'allegra chiacchierata" con Iris o sperava che il treno si fermasse per un qualche incidente miracoloso.
Per sua sfortuna arrivarono senza intoppi. Stava pregando qualche santo o divinità.
Come prima tappa, però, fu l'infermeria per poter ultimare le loro guarigioni e rimettersi del tutto in sesto.
Scarlett diede a ognuno di loro un lettino per controllarli tutti, aiutata da Adelie. Con quell'ammontare di lavoro sbuffò spesso, ma doveva farlo.
Ebbe particolare attenzione per Olivia, sistemandola per bene in base alle sue condizioni. Volle metterle una flebo per i nutrienti per precauzione e per fortuna era solo un po' denutrita e non in pericolo di vita.
Dopo aver fatto il tutto si mise davanti tutti loro, piantando le mani sui fianchi e lasciando la cura di Olivia alla sua allieva.

-Ok. Cosa diavolo avete combinato per ridurvi così?! Seriamente! Sembrate una specie di bistecca sbattuta più volte e ridotta in poltiglia! Dio...!- si sedette sulla sedia quasi lanciandosi e fa un verso di fastidio.

-E sembrate quasi tutti depressi. Cosa vi è successo?- nessuna risposta.

-Ok allora, tenete per voi i vostri segreti.- sbuffò, per poi prendere il telefono e inviare un messaggio.

-Ah sì. Thomas, Iris ti aspetta. Hai fatto una gran bella cazzata.- non si girò nemmeno verso di lui dandogli la schiena, evidenziando la gravità della cosa.

A quel punto se la stava facendo addosso. Che punizione gli avrebbe inflitto o chissà cosa, ma di sicuro troppe pippe mentali.
Nel mentre che si stava avviando venne quasi investito da qualcosa di grosso e scoprì che era Dante, diretto in infermeria in gran fretta.
Pensò che quello sarebbe stato il giorno della sua morte.
Era davanti alla porta dell'ufficio. Stava contorcendo le dita per stendere la tensione, fino ad annodarle. Fece un respiro profondo per calmarsi.
Bussò un paio di volte.

-Entra pure, Thomas.- quando la sentì quasi sobbalzò.

Entrò dentro, sedendosi davanti alla sua scrivania. Quando la vide era parecchio arrabbiata, anche se i capelli le coprivano gli occhi si poteva benissimo capire.
Aveva l'espressione di uno che aveva di fronte la morte in persona.

-Cosa diavolo avevi in mente Thomas?!- sbattè i pugni con forza, quasi urlandogli contro.

-Dovevi mandarli via con la forza se era necessario! Anche te dovevi andare con loro e tornare qui!-

-Ma Iris...! C'era una cosa che...!- cercò di controbattere.

-Non me ne frega un cazzo delle tue cose personali! La tua priorità sono i tuoi studenti e assicurarti della loro incolumità! Sei un professore ora e agisci come tale!- lo rimproverò aspramente, alandosi di colpo anche dalla poltrona.

-C'era anche la donna che aveva ucciso Xalar...! Io... non potevo andarmene e lasciare che se ne andasse!- le rispose dando sfogo a qualcosa che teneva dentro da tempo.

-Tutti noi abbiamo le nostre questioni personali Thomas. Non sei l'unico, ma dobbiamo dare la priorità alla cosa giusta invece di assecondare pensieri infantili come la vendetta.- Iris si risedette, sospirando e poggiando delle dita sulla fronte.

-Come ti ho già detto sei un professore ora e devi pensare ai tuoi studenti e vegliare su di loro. Abbiamo il dovere di istruire le prossime generazioni. Almeno fai in modo di non avere preoccupazioni la prossima volta...-

-Va bene Iris.- Thomas tenne il viso abbassato, dispiaciuto e colpevole delle proprie azioni, anche se in parte non riusciva a mandare giù la cosa.

-Non ho ancora finito. Come minimo ti dovrei licenziare, per le condizioni di Mirai, Daglas e degli altri e di aver ignorato i tuoi doveri! Ma è anche vero che avete dato un grande aiuto alla Convocazione e di aver ritrovato anche Olivia. Non posso ignorarlo, perciò ti sospendo per una settimana. Puoi andare ora e fatti un esame di coscienza sulle tue vere priorità.- lo congedò, facendo anche segno con la mano di andare.

Thomas annuì con la testa, andandosene in silenzio.
Iris si appoggiò del tutto alla poltrona, sospirando profondamente e esasperata, massaggiandosi la testa.
Il suo sguardo si posò su una loro foto insieme di quasi 10 anni fa, quando ancora erano alle prime armi con l'accademia. Le tolse un sorriso, ricordandosi di quei tempi.

-Siamo cresciuti, ma ancora gli stessi. Non perdere mai il tuo sorriso Thomas. Ci tiene tutti uniti.- si soffermò su un giovane Thomas, che sorrideva a trentadue denti e solare.

Quel ragazzo stava tenendo tutti e 5 uniti in un grande abbraccio, come se volesse tenerli insieme e mai lasciarli andare.


Adelie e Scarlett controllare i ragazzi con cura e con i giusti tempi e accertamenti alcuni vennero dimessi presto nel giro di qualche ora, dicendo a tutti di riposare invece di fare qualsiasi altra cosa.
Will se ne stava uscendo tenendo il capo abbassato e voleva dirigersi nella sua stanza, ma incontrò Flowey.

-Will, tutto bene...? E Mirai?- sembrava ansiosa nel saperlo, anche se dalle espressioni facciale non lo dava a vedere.

-è in ospedale. è stata ferita mortalmente...- nel dirlo sembrava che ne stesse soffrendo.

-E... sta bene, vero?-

-Il capitano Xidra ha affermato che non è in pericolo di vita, ma dovrà stare in ospedale per un'operazione. Più tardi... vado a trovarla. Verresti con me...?- Will alzò appena la testa guardandole gli occhi ancora ignari di ciò che era successo.

-Certo. Vedremo gli orari di visita. Ma Will... tutto bene...?- si abbassò leggermente per vederlo in viso.

-...no... a più tardi Flowey...- dopo quella risposta tirò dritto, senza darle modo di rispondere.

Rimasero solamente Simon e Leon.
Il primo stava smanettando col telefono e messaggiando con qualcuno.
Leon si avvicinò piano, silenziosamente.

-Ehi... vuoi droga?- gli porse un sacchetto, facendo finta di essere uno spacciatore.

-Dipende... sono gocciole?- stette al gioco, ma sembrava serio sul contenuto.

-Sì bello.-

-Cosa vuoi...?-

-Che mi dici cosa ti hanno fatto per ridurti così.- si mise a ridere, sedendosi vicino al suo lettino "rubando" una sedia lì vicino.

Poggiò il sacco vicino al cuscino aprendolo. Simon ne approfittò per prenderne alcuni.
Gli spiegò cosa gli era successo e come aveva affrontato Ciar.
Non era stato uno scontro semplice in quanto non aveva mai affrontato quel tipo di magia prima d'ora. Lo aveva tratto spesso in inganno.
Disse anche di quella strana visione che aveva visto quando i loro attacchi si erano incrociati, provocando un po' di curiosità nel ragazzo.

-Che tipo di "visione"...?-

-Ho visto dei tizi che avevano simboli particolari negli occhi. Una bella landa e città, con abiti che sembravano a quelli elfici.- Simon tentò di spiegarsi all'amico come meglio poteva.

Leon mugolò interessato, trovando la cosa curiosa.

-Forse saranno stati i suoi ricordi. Ti ha bucherellato per bene, eh? Groviera?- lo prese in giro, per via dei coltelli che gli ha infilzato nelle gambe.

-Divertente! Io pensavo di andare a trovare Douglas, ho saputo che è finito in ospedale e vorrei andare a fargli visita.-

-E da quando voi due siete amici? Devo forse essere geloso?- si distese sullo schienale della sedia.

-Abbiamo un po' di attrito e vorrei poterlo risolvere in qualche modo.- addentò un'altro biscotto mentre parlava, sospirando per trovare di parlare con Douglas.

-Vai da Douglas?!- delle tende si aprirono all'improvviso e Shauna sbucò fuori.

Entrambi sobbalzarono per l'improvvisata e Croel quasi si soffocò con una gocciola in gola.

-Volevi uccidermi...?! E poi come fai a conoscerlo?- dopo aver tossito le fece quelle domande, alzando la testa per guardarla.

Aveva una camicia da notte ospedaliera e vari bendaggi che la ricoprivano su tutto il corpo.
Uno dei due corni era spezzato fino quasi alla base, mentre l'altro era gravemente crepato e tenuto insieme a delle placcature.
Poterono notare una certa somiglianza con Douglas, ma solo per alcuni tratti del viso e l'albinismo.

-Douglas è mio fratello. O meglio fratellastro. Insomma è complicato! Mi chiamo Shauna.- tentò di spiegare la cosa come meglio poteva, presentandosi a loro.

Simon accolse la sua richiesta e si scambiarono i numeri di telefono. Non appena lo dimetteranno andrà a fargli visita.

-Ti va di venire con me Leon?-

-Nah, non mi va proprio. Devo vedermi con una.- rimase sorpreso da quelle parole, mentre Leon si metteva in una posa da pavoneggiamento.

Proprio in quel momento entrò Mikage, andando dritta da lui e sembrava preoccupata.

-Leon...! Appena ho saputo ho corso! Tutto bene?- lo abbracciò per un momento per poi vederlo e premergli le guance l'una contro l'altra.

-Fì, ma cofì mi ftai fchiacciando la faccia.- tentò di parlare mentre premeva, facendolo sembrare un po' puccioso.

Per qualche motivo il rispetto verso Leon aumentò vedendo che aveva una ragazza. Che sia una cosa maschile o semplice orgoglio? Non lo capiva appieno.
Dopo un po' vennero dimessi separandosi. Per un momento vide che Mikage sussurrò qualcosa all'orecchio di Leon e sorrise.
Forse gli avrà dato una bella notizia o simili? Quel pensiero se ne andò dalla sua testa velocemente, non appena uno gatto gli balzò in faccia.

-Devi sempre fare entrate del genere, Natalia?- rimase fermò, sapendo già chi ne fosse l'artefice.

-Dire semplicemente ciao non è nel mio stile Sim. Lo trovo noioso.- non appena si tolse il felino dalla faccia se la ritrovò davanti che sorrideva.

L'animale scomparve e lei lo osservò girandogli intorno.
Anche lui lo fece, potendo lotare un leggero cambiamento nel suo abbigliamento: aveva quello che sembrava una giacchetta aperta dal rosa violaceo sopra la maglietta viola scura, una cravatta rossa allentata attorno al colletto della giacchetta, pantaloncini neri con l'orlo arrotolato di un dolce grigiore con sotto dei leggings scuri, stivali che le arrivavano fino al ginocchio di un pallido grigio e, l'elemento che si notava di più, degli occhialoni dalla forma esagonale.
Notò anche che i capelli sembravano perdere leggermente il colore nero, mostrando pian piano del rossiccio.

-Noto che sei ancora intero, anche se con qualche buco nelle gambe. Posso usarti come porta coltelli?- si divertì a prenderlo in giro.

-Come fai a saperlo?!-

-Adelie.-

-Potresti chiederle se può smetterla? Mi fa sentire un bambino.- le disse come si sentiva, con tutta quella "sorveglianza" addosso.

Nel mentre che parlavano camminarono insieme.

-Va bene, ma a volte fa di testa sua quella donna.- ridacchiò mentre lo diceva e lui non era certo se era una cosa positiva o negativa.

-Piuttosto... da dove sbucano quegli occhialoni? Non te li ho mai visti addosso finora.-

-Ci siamo visti poco perché ho avuto da fare e poi segreto.-

-Qualcosa di te me la vuoi dire almeno?! Almeno del cognome ne sono degno?-

-Greyson. Natalia Greyson.- lo sorpassò per poi girarsi verso di lui.

-E altro...?- fece un'espressione carina, quasi pucciosa per farla parlare.

-No.- ridacchiò di risposta.

-E che cazzo... Va beh, io ora sto andando a trovare Douglas. So che è stato ridotto male.-

-Da quando siete amici?-

Sospirò esasperato siccome non era la prima volta che glielo chiedevano, dicendole anche del favore che le aveva chiesto Shauna.
Accettò volentieri in quanto non aveva nulla da fare e uscire ogni tanto anche.
Andarono all'ospedale, chiedendo della camera di Douglas. Presero anche delle lattine lungo il tragitto.
Nella sala d'attesa video Lignas che stava leggendo un libro.

-Prof Lignas...? Cosa fa qua?- gli chiese Simon, interrogandosi per la sua presenza.

-Siccome Thomas è stato sospeso sono qui per sostituirlo e sbrigare le scartoffie, contattando i loro parenti più vicini e assicurarci che vada tutto bene.- si fermò dalla lettura, alzando la testa per guardarlo mentre gli parlava.

Sentendo che Thomas era stato sospeso era rimasto un po' sconvolto, non lo sapeva di tale cosa.

-Te tutto bene? Sapevo che nemmeno te eri messo benissimo.- gli chiese, distogliendolo dai suoi pensieri.

-Mi sono ripreso. Grazie a Scarlett e Adelie le ferite sono apposto, anche se con qualche punto.-

-Riprenditi del tutto, mi raccomando. Prenditi il tuo tempo finché non sei guarito del tutto. Che fai qui?-

-Sono venuto a trovare Douglas. Ero preoccupato sulle condizioni.-

-Da quando siete amici?-

Croel fece un'espressione contrariata, che, solo guardandola, diceva "seriamente?".
Si congedarono dal professore, continuando a camminare.
Quando arrivarono videro che era disteso sul letto con la testa immersa nel cuscino insieme a dei lunghi capelli, attaccato a una flebo.
Simon andò da lui, salutandolo.

-Ehi, va tutto bene...? Sei stato ridotto male, eh?-

-Cosa fai qui Simon...?- girò la testa verso di lui, guardandolo con la sua solita espressione fredda.

-Volevo vedere come stavi e anche un'altra persona.- prese lo smartphone avviando una videochiamata con sua sorella.

-Ciao Douglas! Come stai?- gli chiese Shauna preoccupata, mentre sistemava il telefono per fare in modo che si vedessero a vicenda

Sigraph le diede uno sguardo per poi tornare a guardare Croel.

-Perché lo hai fatto...?-

-Eh? Ero solo preoccupato.- non capiva bene il senso di quella domanda.

-Perché vuoi essermi amico a tutti i costi?- andò sempre più diretto, mostrando pian piano che non aveva gradito quel gesto.

-Eh...?-

-Per favore, metti da parte il tuo buonismo e smettila di voler dimostrare qualcosa. Sembri patetico.- distolse lo sguardo da lui, andando dritto al punto facendo diventare la cosa una bella frecciata.

Aveva toccato un nervo delicato e reagì di impulso ammaccando la lattina che aveva in mano, aprendo anche un piccolo buco con un dito facendo colare la bibita. Quelle parole erano ancora fresche nella sua mente a causa di Ciar.

-Ehi! Lui è preoccupato per te e lo tratti così?!- Nata reagì infastidita, avvicinandosi a lui con l'intenzione di prenderlo per il colletto.

Simon la fermò prima, mettendole una mano sulla spalla.

-Vorrà parlare con la sorella. Andiamo fuori ad aspettare Nata.- andò fuori per primo.

Greyson guardò male Douglas per un momento, per poi seguirlo. Vide che aveva buttato via la lattina mentre tentava di pulirsi.
Le disse che doveva andare in bagno per darsi una pulita. Quando andò la ragazza potè vedere un buco crepato nel muro della grandezza di una mano. Non lo aveva visto perché Simon lo copriva del tutto.

-Ehi! Potresti essere più gentile almeno con i tuoi amici!- Shauna lo rimproverò per il suo comportamento.

-Non siamo amici. Cosa ti è successo...?- la corresse rapidamente, guardandola con l'occhio della testa.

-Uff, ne parliamo in un secondo momento. Beh, diciamo che hanno pestato a sangue anche me.- lo disse ridacchiando nervosamente.

-Cosa?! Chi è stato?! E... argh!- si alzò si scatto col busto allarmandosi quando la sentiì, per poi percepire subito dopo un forte dolore al torace.

-Calmati! Non sappiamo chi... o meglio, la conosco, ma a quanto pare mi ha maledetta.- si toccò leggermente la gola.

-Non posso ne dirlo, indicarlo, scriverlo, disegnarlo o parlarne in qualsiasi modo. Se lo faccio provò un dolore atroce e sembra anche non esserci più in giro, complicandone l'identificazione.- parlò con tono preoccupato, senza sapere che pesci prendere.

-... sbucherà prima o poi Shauna. Al momento è meglio se pensiamo a riprenderci.-

-E a migliorare i rapporti di amicizia.- gli lanciò una piccola frecciatina.

-Zitta.- rispose con freddezza, come se avesse l'intenzione di ferirla.

Nel viaggio di ritorno Nata vide Simon che sembrava turbato e con la testa tra le nuvole.
Quando tornarono all'accademia Croel volle dividersi da lei, dicendole che non doveva preoccuparsi di nulla. Volle andar dritto nella sua camera dei dormitori, ritenendo di aver bisogno di dormire un po'.
Una volta nella stanza si appoggiò con la schiena alla porta, lasciandosi scivolare fino a terra. La sua espressione era contorta dalla tristezza e una punta di frustrazione.
Raccolse le gambe davanti a se, nascondendoci dentro la testa.

-Io... non voglio dimostrare nulla... voglio solo essere utile agli altri.- sembrava che stesse trattenendo delle lacrime o qualcos'altro che aveva dentro e gli stava dando il tormento.

A tratti singhiozzò, strozzando un urlo.
Natalia lo aveva seguito di nascosto, mettendosi sotto la sua finestra e ascoltare. Le sue preoccupazioni erano fondate. Non poteva dargli una sorta di risposta, ma poteva aiutarlo a distrarsi.
Si alzò senza farsi notare, andando verso i propri dormitori, con qualcosa che le frullava in testa.

*****

Felynia uscì quasi subito dall'infermeria, cogliendo anche l'occasione di cambiarsi mettendosi dei pantaloni grigi comodi e una semplice maglietta dalle maniche corte violaceo.
Ma non aveva intenzione di riposarsi, siccome aveva una questione in sospeso e che voleva risolvere il prima possibile. Andò a cercare Anastasia, districandosi in mezzo agli altri studenti.
Finché non la trovò da sola in un angolo della scuola.

-Ti ho trovata! Noi due abbiamo un conto in sospeso!- Felynia ritrovò Anastasia, pensando che voleva scappare da lei.

-Senti, non sono dell'umore, gattina. Faremo un'altra volta, ok?- tentò di scrollarsela di dosso, doveva ancora riprendersi dal "ricongiungimento" con Eugenie.

Si voltò dandole le spalle.

-Vuoi scappare per caso? O ammetti che non sei tutto sto gran che?- la provocò apposta per farla reagire.

Infatti si bloccò di colpo, girandosi lentamente verso di lei guardandola male.
Felynia ghignò per il risultato ottenuto.

-Bene! Vorrà dire che ti userò come sacco da boxe per sfogarmi dopo quello che è successo!- si scrocchiò le mani, facendole segno di seguirla.

Si presero uno spazio per loro due in un campetto. A vederle erano sembravano due ragazze pronte a picchiarsi, ma dentro entrambe avevano dentro una tempesta che era solo pronta a scatenarsi addosso, ognuna per i propri motivi.

-La risolveremo col metodo classico: niente magie, faremo parlare solo i pugni.- si tolse le scarpe lanciandole di lato.

-Mi sta bene.- fece anche lei lo stesso.

La lucertola si stava un momento stiracchiando e la leonessa ne approfittò per attaccarla di sorpresa.
Ma di risposta, lei, si mise in posa: divaricò le gambe piantando i piedi saldamente a terra, portando il braccio destro dietro di se e il sinistro lo distese davanti a lei puntando il pugno chiuso verso il basso.
Quando assunse quella posizione Felynia si bloccò di colpo scattando all''indietro. Rimase immobile davanti a lei.
Il suo istinto le aveva detto di indietreggiare. Non emanava nessuna sensazione di pericolo, ma qualcosa le diceva di tenersi lontana da lei. Forse sesto senso?
Quasi ringhiò contro se stessa ignorando quella sensazione e ripartendo all'attacco.

Quando era vicina a lei Anastasia mosse il destro andando a colpo dritto. Felynia sfruttò la sua agilità per schivarla di lato, pensando di sfruttare quell'occasione per attaccarla.
Convinta di essere più veloce si portò al suo fianco destro, ma la seguì con la coda dell'occhio sorprendendola. Infatti ritrasse l'arto colpendola con il gomito buttandola all'indietro, per poi afferrarla per una caviglia e colpirla con forza con il sinistro sulla schiena e schiantarla a terra.

-Argh!- ansimò per il colpo subito, sentendone le conseguenze.

-Rialzati forza!- era davanti a lei, facendola sentire che la stava guardando dall'alto in basso.

Stava sentendo un grosso abisso di differenza tra loro due, facendole solo rodere il fegato.
Piantò gli artigli a terra sfruttando le braccia come leva per procedere con un calcio diretto al viso.
Gliela prese al volo per la caviglia tenendola saldamente, dandole una ginocchiata in pieno viso spingendola poco più in là.

Trattenne l'urlo di dolore tenendosi una mano sul naso, grondante di sangue in quanto si era rotto nel momento in cui la aveva colpita.
La guardò in cagnesco(il che è divertente siccome è un felino), per poi rialzarsi e riavvicinarsi a lei. Anastasia si era già preparata il colpo, ma nel momento in cui stava per colpirla Felynia lo schivò sfiorandole la guancia e le restituì il favore colpendola sul naso.
Accusò solo in parte la botta, afferrandola per le maniche colpendola con forza nello stomaco con una ginocchiata. Dopo quello la leonessa si abbassò e non si diede per vinta dandole una testata nello stesso punto in cui la aveva colpita, buttando a terra anche lei.
Ansimò, respirando a fatica coprendosi la pancia con le braccia.

-Ho decisamente poca pazienza in sti giorni, perché mi hai già stancata!- la lucertola si fece prendere dall'istinto di lottatrice.

Le saltò addosso.
Felynia provò a reagire, ma rese inefficace tale azione atterrandola di nuovo a terra con un pugno dritto in faccia.
La bloccò a terra continuando a colpirle le braccia, in quanto le stava usando per proteggersi. Nel momento in cui ruppe la sua guardia le assestò due pugni in viso sporcandola di sangue, facendole anche un occhio nero.
La afferrò per il collo saldamente, quasi per soffocarla. La leonessa le prese il polso col tentativo di liberarsi, ma aveva più forza di lei.
Alzò l'altra mano con l'intenzione di colpirla molto, ansimando rabbiosa. In quel momento le balenò in testa un vecchio ricordo: era nella stessa situazione con un forte temporale, stava picchiando un uomo a sangue ed era ridotto peggio della ragazza. Più avanti c'erano altri corpi privi di vita.
Ma non la fermò da quello che stava facendo.
Felynia, vedendola, si sentiva spaventata a morte e si dimenò per uscire da quella situazione con disperazione. Ora l'istinto le diceva di fuggire, in quanto ne vedeva l'alta pericolosità.
Anastasia ringhiò piano, aumentandone il volume gradualmente, per poi urlare con rabbia facendo abbattere il pugno.
Al momento dell'impatto si alzò in grosso polverone. Quando si diradò la mano aveva colpito il terreno, sprofondato di qualche centrimetro in esso e la ragazza aveva un'espressione spaventata.
Quando la lasciò andare si ritirò all'indietro rapidamente rannicchiandosi per la paura ansimando, appiccicandosi contro la parete.

-Stavo... stavo per rifarlo...!- Anastasia si coprì il viso con le mani, farfugliando qualcosa che aveva fatto, facendo presumere che era molto grave.

La leonessa potè confermare il divario che c'era tra loro due ed era abissale. Era chiaramente più forte di lei e quella lotta ne era stata la dimostrazione. Ne era intimorita, ma al tempo stesso, ora, la rispettava.
Si avvicinò lentamente a lei, rimanendo guardinga.

-Va... tutto bene...?- allungò lentamente una mano.

-Eh...?- alzò la testa di scatto, era rimasta assorta nei suoi pensieri e non la aveva sentita.

-Sì... sì, sto bene.- scosse la testa tentando di scacciare quello che aveva in testa.

-Perdonami per averti sottovalutata.- si sedette sulle ginocchia, facendo un inchino.

-Ma... che fai...?- era confusa vedendola fare quell'azione.

-è tradizione della nostra razza e del nostro clan, quando veniamo sconfitti, mostrare rispetto a chi ci è superiore in forza. Riconosco la tua forza.-

-Ah... dai, rialzati! Non devi per forza fare così...!- anche se erano soli si sentiva in imbarazzo vedendola fare così.

La fece rialzare in piedi in qualche modo.
Le disse che doveva andare. Aveva svariate cose da studiare, ma in realtà le usò come scusa per allontanarsi un momento da lei. La aveva fatta sentire in modo strano e voleva riprendersi.
La salutò dileguandosi.
Felynia riprese le proprie scarpe, ripensando ancora alla sensazione che adesso aveva impresso nella mente. Le mani le tremavano ancora e le strinse tentando di fermare il tremore. Non aveva mai provato una cosa del genere con qualcuno, nemmeno con suo padre.

*****

Willirgham e Flowey erano andati a trovare Mirai, nella sua stanza.
Erano andati il giorno dopo, in quanto avevano scoperto che era impossibile prima causa operazione.
Era sul letto, con tutto il necessario attaccato per monitorare le sue funzioni vitali.
Si sedettero vicino a lei.

-Mirai...?- fu Will a parlare per primo.

-Oh... Will, Flowey... è bello vedervi.- parlò a voce bassa e sembrava avere la gola secca.

-Sembri tranquilla, Mirai. L'operazione è andata presumo.- la driade sorrise appena, rallegrandosi per l'amica che era fuori pericolo.

-Sì... dopo l'operazione mi hanno rimessa apposto... i dottori di Alcalia fanno miracoli.- sorrise appena, muovendo solo la testa di lato e sembrava anche un po' stanca dal viso.

-Te sembri stanca invece, anche dalla voce.-

-è la morfina...-

-Mirai...- Will si mise al suo capezzale, stringendo le mani tra di loro.

Dall'espressione si poteva capire che non si sentiva bene.

-Mi dispiace Mirai. Non sono riuscito a far nulla, ne ad aiutarti e nemmeno a proteggerti...! Se avessi fatto di più forse io...!- si stava tormentando per quello che era successo giorni fa, trattenendo le lacrime.

Mirai posò una mano sulla sua e quando alzò la testa verso di lei gli sorrise per calmarlo.

-Will, non è colpa tua... abbiamo fatto quello che era in nostro potere... siamo salvi grazie a Douglas... dovremmo ringraziarlo.- parlò piano.

Il ragazzo annuì, dandole ragione. Anche se aveva dei modi freddi, sembrava nascondere un lato premuroso
Stettero lì con lei e dopo un po' dovettero andare.
Si separarono. Flowey doveva andare a causa di un impegno lasciando l'ospedale, mentre Will andò a cercare la stanza di Douglas tornando alla reception.
Passò accanto alla sala d'attesa e vide il professor Lignas parlare con un uomo elegante, coi capelli tirati all'indietro. Non riuscì a vederlo in faccia in quanto era di schiena, ma potè sentire di sfuggita il nome di Mirai.

Una volta avuto il numero della stanza andò da lui, bussando piano sulla porta, entrando lentamente.

-Ehi, posso...?-

-Will...? Non pensavo di avere una tua visita.- Sigraph si alzò leggermente, guardandolo.

-Volevo ringraziarti per quello che avevi fatto per me e Mirai.- si avvicinò a lui, tenendo il capo della testa un po' abbassato mentre lo ringraziava.

-Non ringraziarmi. Eravate... in mezzo e ho pensato che la soluzione migliore era quello di allontanarvi.- il suo tono non era cambiato dalla visita di Simon, risultando con una punta di freddezza, ma per qualche motivo si era interrotto a metà frase.

-Oh, capisco... volevo dirti solo questo. Grazie.- dopo aver fatto quello che doveva si girò andando verso la porta.

-Però... forse faresti meglio a smettere di tentare di nascondere questo lato di te, Douglas. E anche di essere così freddo. Riprenditi presto.- dopo quelle parole, che sembravano dire anche la verità, se ne andò lasciandolo solo nella sua stanza.

Douglas sbuffò. Ora aveva anche Will che voleva dargli degli insegnamenti, oltre a sua sorella. Anche se per un momento ci aveva pensato su a quello che aveva detto.

*****

In un campetto si potevano udire anche da lontani rumori di qualcosa che viene colpito molto forte.
All'interno si poteva vedere Thomas che si stava allenando, menando colpi a un grosso e robusto pilastro d'acciaio.

-Nemmeno la via del dio del tuono l'ha ferita...! Ho bisogno di qualcosa di più forte! Devo escogitare qualcosa!- lo colpì un poco alla volta con gran forza.

La maglietta e la pelle erano intrisi di sudore, in quanto erano svariate ore che era lì. I piedi e le gambe stavano anche sanguinando, ma per fortuna erano ferite lievi.
Nonostante ciò continuò comunque. Il suo sguardo era concentrato e la mente altrove.
Continuava a pensare a Elasia, a quella donna che aveva quasi portato a una guerra per i suoi egoistici scopi. Dopo il loro recente incontro porvava rabbia verso se stesso, tormentandolo.
Poi le parole di Iris fecero strada nella sua mente, ricordandosi delle sue parole. Poi gli tornarono in mente i ricordi di Xalar, collegandosi riguardo alle sue responsabilità.
Si fermò, perdendo la concentrazione. Si accasciò a terra sulle ginocchia, abbassando la testa.

-I-io... non so cosa fare...! Xalar, vorrei tanto... che tu fossi ancora qui con me...- i polpastrelli delle dita scivolarono lungo il pilastro, mentre delle lacrime gli rigarono il viso.

La frustrazione si prese possesso di lui, quasi chiudendo a pugno le mani.
Per sfogarsi si diede ad un lungo e incessante urlo, rieccheggiando e rimbombando in quello spazio solitario in cui si trovava.

Passarono alcuni giorni e sopra i cieli della Braveheart sembrava esserci una sorta di grosso volatile, che si precipitò in picchiata all'entrata a gran velocità.
Quando fu molto vicino aprì di colpo le ali per poi atterrare delicatamente. Era un grosso gufo che, quando toccò terra, si trasformò in un anziano con un ben fisico e ben curato. Era anche vestito elegantemente, con una camicia bianca dalle maniche sollevate, con un gilet da casinò rosso davanti e nero dietro, un semplice papillon nero, pantaloni e scarpe eleganti, da uomo d'affari.
Ai lati della testa aveva delle penne grigie e tirò fuori un paio di occhiali dalla montatura grossa, da intellettuale, non secchione. Vedete di non confondervi miei cari.
Si incamminò dentro l'edificio scolastico, attirando l'attenzione di svariate ragazze che, nonostante l'età, lo trovavano molto attraente.

Andò nell'ufficio di Iris senza trovare ostacoli e intoppi, bussando alla sua porta. Gli disse di entrare.
Iris stava lavorando insieme a Dante su alcuni documenti.

-Oh! è un piacere vederla capitano della Compagnia del Gufo, Yogar.- si fermò dalle scartoffie che stava compilando, alzando la testa per guardarlo e sorridere.

-Ho sentito che ci sono stati problemi con Thomas.-

-Ha fatto un errore e ne ha pagato le conseguenze, anche se è stato fortunato. Ma devo ammetterlo, grazie a lui mia figlia è salva- Dante gli rispose serio, ma non voleva ammettere che lui aveva salvato Olivia.

-Sempre il solito Dante. Immagino sappiate già perché sono qua.- ridacchiò quando il dragone gli parlò, per poi rivolgersi alla preside.

-Sì. Ne abbiamo selezionati alcuni che seguirai nella settimana.- si alzò dalla scrivania dandogli una lista ben documentata con svariati appunti, come ad esempio su quali punti dovevano migliorare.

-Mmmh, molto bene. Vedrete, li risolleverò con le mie mani. Lasciate a me il loro "recupero"!- sorrise convinto delle sue capacità, sapendo già cosa fare.

ANGOLO AUTORE(anche se nessuno o pochi leggono la mia storia continuerò a farlo comunque)
Yo. Se avete notato che qualcosa non andava non preoccupatevi, è normale. Purtroppo sto avendo un periodo poco roseo e questo capitolo sta facendo la polvere. Dopo la pubblicazione, e con la testa più libera, lo rivedrò per tentare di migliorarlo.
Qui abbiamo visto il post-battaglia e non tutti sono tornati di buon umore. Tranne Leon, lui se ne sbatte di tutto e tutti. Secondo voi Yogar che cosa può avere in mente? E chi sono quelli che aiuterà a recuperare? Tutto nel prossimo capitolo!

Niente curiosità stavolta.

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Capitolo 11
*** A Ovest ***


A OVEST


Yogar stava parlando con Iris e Dante sul dafarsi, mentre il capitano stava leggendo la lista.

-Vedo che, stavolta, sono un po' tutti carenti nella stessa cosa.-

-Sì, la loro attività non è molto alta e bisogna smuoverli un po'.-

-Ci penserò io allora Iris.- le sorrise, per poi alzarsi per andare subito.

-Aspetta! Volevo chiederti... stai davvero pensando di andare in pensione Yogar?- le chiese Iris, incuriosita.

-Ci sto ancora pensando, ma ormai queste vecchie ossa stanno iniziando a farsi sentire. E poi vorrei occuparmi della mia biblioteca, preferisco la compagnia dei libri.- le rispose, come se volesse dirle che non doveva preoccuparsi.

-Mi raccomando, pensaci bene Yogar.- gli disse con fare premuroso, tentando di farlo pensare.

Il gufo annuì, per poi andare a fare il suo lavoro.
Radunò i ragazzi prescelti sulla lista. Erano Tsuki, Okami, Elgar e Alkatar. Proprio quest'ultimo non aveva voglia di andare via chissà dove.
Itsupiki e Momoko stavano chiaccherando tra loro, mentre Salzagra stava leggendo qualcosa nell'attesa.
Il capitano li chiamò poi dopo per partire.

-Aspetti! Voglio venire anche io signor Yogar! Dannati tacchi!- Shauna lo rincorse con un grosso zaino in spalle quasi inciampando, mettendolo a terra e sembrava avere aver corso.

-Signorina Sigraph? Non è stata dimessa da poco?- il capitano gufo si volse verso di lei, interrogativo.

-La rigenerazione demoniaca fa miracoli!-

-E per qual motivo vorrebbe venire con noi?-

-Sono stata svariati giorni ferma su un letto dell'infermeria. E poi... vorrei migliorare.- sorrise appena con sguardo determinato, ricordandosi ancora di come era stata conciata male.

-Beh, sei la benvenuta mia cara. Siamo diretti in un posto non molto accogliente, che ti metterà a dura prova.- provò ad avvertirla prima, anche per vedere come avrebbe reagito.

-Se non mi avrebbe messo a dura prova che senso avrebbe andare se no?- lo disse come se fosse la risposta più palese.

Il capitano sorrise, facendole segno di andare con loro.
Riprese lo zaino in spalle, per unirsi a loro. Si sentiva eccitata di cosa potrebbe vedere. Le terre a ovest erano inesplorate, in cui potrebbero trovare ogni sorta di cosa e creatura.

Andarono al porto del regno per prendere una barca che li avrebbe portati in quelle terre selvagge. Ma non presero una barca qualsiasi, ma bensì quello privato di Yogar.
Era un mezzo che dava molto nell'occhio. Sembrava uno yatch di lusso, ma al tempo stesso un mezzo militare unendo l'eleganza con la disciplina dell'esercito, con sopra il simbolo della propria compagnia. C'erano due soldati davanti all'imbarcazione.
Rimasero sbalorditi dalla sua magnificenza, sentendosi, per qualche motivo, dei poveracci. Alkatar invece pensò che facendo una foto con quello avrebbe di sicuro attirato l'attenzione delle ragazze.
Sorpassò tutti per farsi un selfie insieme alla barca, postandolo sui social.

-Fa spesso così?- chiese Yogar ai ragazzi.

Elgar parlò nella lingua dei muti, facendosi tradurre da Okami.

-Elgar dice che lo ha visto pavoneggiarsi con delle ragazze, quindi... presumo di sì.- fece spallucce.

Salzagra fece segno con la testa di sì
Accanto al capitano c'era un grosso coniglio peluche e dalla sua nuca fece capolino la testa di Tsuki timida.

-Q-quanto ci metteremo ad arrivare da qui signor Yogar...?- chiese la ragazza timidamente.

-Giusto un'oretta. Poi preparatevi, perché dovrete lavorare duramente. Forza, è il momento di salpare!- fece segno a tutti di salire con entusiasmo, passandolo ad alcuni.

Solo la piccola Tsuki non era stata presa ed era titubante ad andare, ma Okami si mise accanto a lei facendole coraggio ad andare.
Fecero un viaggio tranquillo e arrivarono senza problemi.
Non appena scesero Itsupiki sentì il suo istinto urlare. Quel luogo era pieno di predatori e altre bestie di grosso taglio. Per qualche motivo cominciò a sentirsi oppresso, ansimando come se qualcosa o qualcuno gli stesse stringendo il cuore per dominarlo. Per qualche motivo sentiva quegli animali nella sua testa diventando pian piano più forti.
La ragazza peluche gli tirò una manica, preoccupata di vederlo così all'improvviso non appena aveva toccato terra. Questo lo aiutò a riportarlo alla realtà, volgendo l'attenzione su di lei.

-Okami...? Tutto bene...? Ti sei bloccato all'improvviso.- lo guardava dritto negli occhi con fare innocente.

-Non preoccuparti ragazzo. Sei ancora un cucciolo e il tuo istinto ti starà dicendo di scappare. Siamo qui anche per questo.- Yogar posò la mano su una sua spalla, sorridendogli per aiutarlo a calmarsi.

Respirò piano e grazie alla sua presenza potè rimanere calmo, anche se ignorare l'istinto che urlava non era semplice.
Allestirono il campo ai bordi di quell'isola ancora sconosciuto. Tempo fa tentarono di esplorarlo, mandando una squadra composta dai 20 esploratori più bravi ed esperti al mondo per carpirne i segreti.
Però, dopo una lunga attesa, ritornarono solamente in 3, di cui uno di loro venne internato per essere diventato pazzo. Vedendo come erano stati ridotti quel "posto", se così si può chiamare, non aveva avuto pietà di loro. Erano malconci, coperti di sangue e ferite. Uno di loro lo persero a causa di una bestia somigliante a un lupo, che sembrava aver fatto impazzire la sua natura di bestia.
Dalle loro parole si poteva capire che quello era un mondo del tutto apparte dal loro, intriso di magia e mistero. C'erano creature e bestie mai scoperte fino a d'ora, mostri e nulla che l'uomo potesse solo concepire nella sua mente(forse solo Kentaro Miura).
Il clima sembrava essere controllato dalle creature più forti che lo governavano e la natura sembrava avere una propria volontà. Tramite le esplorazioni aree si potè constatare che l'isola era grande quanto le terre orientali.
Lo definirono un vero e proprio mondo magico che esisteva solamente sotto le proprie regole. I superstiti della spedizioni implorarono di non ritornarci e che avrebbero preferito morire piuttosto. Non ne avevano esplorato neanche un quarto da quanto sembrava grande.
Al giorno d'oggi, invece, solo i 7 capitani, più un'altra persona, possono affrontare quel mondo e sopravviverci. Controllarono se quel "mondo a parte" potesse essere una minaccia per il mondo. Per fortuna non lo era, in quanto le bestie che la abitavano non osavano abbandonare quel luogo. Sembrava essere il caso dell'ape: te hai paura di lei, ma al tempo stesso lei ha paura di te. O forse preferivano cacciare in casa.
La Convocazione stava ancora formando una squadra di esplorazione adeguata, nonostante i molti anni passati, anche per completare la scarsa documentazione fatta all'epoca.

Loro avevano davanti quello che sembrava l'ingresso di una foresta fluviale. Shauna ne era preoccupata.

-Signor Yogar, siamo sicuri che questo posto è sicuro per degli studenti come noi...?- gli chiese un po' titubante, forse un po' intimorita dalle voci che giravano su quel posto.

-Certo signorina Sigraph. Ho già portato altri studenti qui in passato e grazie alla mia supervisione e sorveglianza sono riusciti a migliorare. Vi proteggerò io dall'alto.- le sorrise, indicando col dito il cielo.

Non era gran che, ma bastò per calmarla, abbozzando un sorriso.
Si rifocillarono e cambiarono sotto consiglio del capitano, con qualcosa di più comodo per loro.
Shauna si tolse il vestito orientale mettendosi una maglietta smanicata bianca, con pantaloni pomposi ma comodi, con dei mocassini neri.
Mentre i ragazzi si erano portati dietro semplicemente una semplice tuta e Tsuki volle tenere il vestitino che indossava, dicendo che si sentiva comoda così lei.
I 3, in confronto alle 2 ragazze, erano un pugno in un occhio.

Yogar li portò dentro quella foresta e sembrava che il tragitto procedette tranquillo, ma sentivano la presenza degli animali che la abitavano.

-P-perché non ci hanno ancora attaccati...?- chiese tremante Okami, aveva molta ansia in corpo per un qualsiasi attacco.

-Per via della mia presenza. Sanno che è meglio non attaccarmi. Ci siamo addentrati abbastanza ora.- il capitano si fermò si colpo guardandosi intorno.

Si erano fermati in uno spazio erboso e si domandarono perché si era fermato.
Yogar si chinò, dispiegando le ali e con un colpo si alzò in cielo, scatenando un forte spostamento d'aria.

-Ora, come allenamento, dovrete tornare al campo entrò stasera! Buona fortuna!- poi scomparve

Tutti sgranarono gli occhi con la bocca spalancata. Non ci credevano che li aveva lasciati lì, soli, in mezzo alla natura selvaggia e a quelle bestie.
Ad un tratto si sentirono subito dei fruscii intorno a loro, mettendosi subito in allarme continuando a girarsi per capire da dove proveniva.
Tsuki emise un gridolino spaventata, rifugiandosi dentro il peluche coniglio gigante.
Erano spaventati, ma tentarono di non farsi prendere dal panico.

-Ero venuto in questa scuola solo per fare il figo con le ragazze! Non voglio morirci!- Alkatar, purtroppo, non ci riuscì e si impanicò subito.

Tutti gli altri gli tapparono la bocca subito e al tempo stesso i fruscii smisero.
Da un cespuglio sbucò il muso di quello che sembrava un felino. Vedendolo non credevano che un animale del genere potesse esserci in quel luogo.
Ma pian piano quel muso si alzò, sempre più in alto. Forse anche troppo per un semplice animale.
Uscì allo scoperto, rivelandone l'aspetto: la testa era leggermente allungata e quello che sembrava pelo invece erano squame grigie, gli occhi del tutto gialli erano poste ai lati della testa con delle spine che continuavano a muoversi e intorno al capo delle creste. Aveva anche un lungo collo munito di muscole antenne ai lati e una lunga scia di occhio che si aprirono tutti insieme puntando sul piccolo gruppetto dei ragazzi e un corpo tozzo e grottesco con 4 zampe artigliate.

Rimasero a fissarlo per un paio di secondi con gli occhi spalancati, per poi scappare nella direzione opposta quasi urlando. La bestia si mise subito a inseguirli ruggendo.

-Da quale quadro di Bosch è uscito sto abominio?!?!- urlò Alkatar di nuovo in preda al panico.

-Zitto e corri pesce! Non abbiamo il tempo di pensarci!- gli rispose Shauna che stava tentando di sfuggire da quel mostro.

Si districarono nella foresta, facendo di tutto pur di distaccarsi da quella creatura.
Ad un tratto delle enormi fauci la inglobarono con un solo boccone.

-Un abominio di Bosch ancora più grosso!!!- urlò Alkatar vedendo la scena.

L'essere volse la testa verso di lui. Aveva un muso decisamente piatto e i bordi della bocca costellati da un gran numero di denti appuntiti.
Sopra si aprì una fila di 5 occhi che lo fissavano, arrabbiata, e si alzò rivelando di avere un grosso occhio con ai lati due lunghi e grossi tentacoli. Sembrava una sorta di via di mezzo tra pianta e rettile gigante.
Purtroppo, il bestione, lo aveva sentito.
Shauna e Elgar guardarono male il tritone per avergli incasinato ancora di più la vita, mentre gli altri due stavano sbiancando dalla paura.
Neanche il tempo di riprendere fiato che tornarono a correre subito.
Sigraph, presa dal panico del momento, prese tutti infilandosi tra delle liane e dei tronchi di getto. Per fortuna quei grossi alberi impedirono al mostro di passare, ma qualcosa lo prese trascinandolo con forza da qualche altra parte e si sentì il rumore di carne lacerata.
Ansimarono per la corsa fatta, tentando di calmare il ritmo frenetico del cuore.
Si erano infilati in una sorta di mini bosco dall'aspetto normale, forse l'unica di quel luogo.
Ad un tratto Shauna sentì qualcosa morderle il collo, facendo un mugolio di dolore e se la strappò. Sembrava una sorta di lumaca, ma quando aprì le grosse fauci lo lanciò per lo schifo che gli faceva.

Guardò sopra la testa, notando che i rami sopra di loro erano pieni di quelle bestiacce. Sgranò gli occhi per la scoperta, sconvolgendosi.

-Lumache sanguisuga!!!- lo urlò, gettandosi su Tsuki.

Tirò fuori la ragazza dal peluche tenendosela in braccio, mettendoselo sopra tendendo il braccio verso l'alto.

-Ingrandiscilo, presto! Tutti qui!-

La ragazzina fece come le disse e gli altri si radunarono lì sotto con lei. Piovve su di loro una pioggia di lumache avventandosi sul coniglio gigante.

-Nooo! Bunny!- Tsuki pianse vedendo la sorte di scudo che gli era toccato.

-Presto! Andiamo via!- si mossero insieme.

Fecero di tutto per tornare. Incontrarono bestie di vario genere sconosciute e una più orrenda dell'altra.
Giunse sera e riuscirono ad uscirne, vedendo il fuoco del campo accesso con Yogar che stava preparando qualcosa.

-Ce la avete fatta.- quando li vide sorrise soddisfatto.

Loro non erano della stessa opinione. Erano malconci, ridotti male e ansimanti.
Alcuni pezzi di vestiti erano strappati, durante la corsa si erano anche sporcati di fango e chissà cos'altro. Okami stava portando in groppa Tsuki che si trascinava dietro il proprio peluche martoriato, Elgar si stava trascinando con un bastone a fatica, mentre Shauna si reggeva a malapena in piedi, tirandosi dietro Alkatar che stava strisciando per terra.
Tutti caddero a terra, sfiniti e un po' morti dentro. Era già una fortuna che non avevano dato di matto dopo quello che avevano visto.

-Su su, la cena è pronta.- gli fece segno di venire.

Quando sentirono il profumo si rialzarono prendendo il proprio posto e mangiarono come se non avessero visto cibo per giorni.
Dopo essersi rifocillati ripresero un poco di forze.

-è stato orribile! Tutti quei mostri...! C'era un pericolo dietro ogni angolo! Non voglio più tornarci!- Shauna era già esasperata, voleva già tornare a casa.

-Voglio tornare a casa da Iris e Dante...- Tsuki era ridotta male, rannicchiandosi stringendo a se i resti del suo peluche.

-Mi dispiace per voi ragazzi, ma domani ho in programma qualcosa per ognuno di voi. Almeno il primo giorno è andato, no?-

Tutti quanti lo guardarono per un momento, per poi esalare un gemito esausto e esasperato, per poi cedere alla stanchezza.
Yogar li fece riportare alla realtà, dicendo che non potevano di certo andare a letto conciati in questo modo.
Il capitano preparò per loro due bagni separati per loro, divisi da delle tende bianche spesse, ma che si riusciva a intravedere qualcosina attraverso. Vollero approfittarne subito, erano lerci fino ai capelli.
Sfruttarono quel momento anche per rilassarsi in attimo, in attesa di quello che affronteranno nei prossimi giorni.

Shauna, quando si immerse in acqua, tirò un sospirò di sollievo sentendo già l'acqua calda fare effetto. Tsuki si era distanziata da lei mettendosi in un angolino più appartato immersa del tutto in acqua, imbarazzata nonostante entrambe siano ragazze.

-Non ti mangio mica. Puoi pure starmi vicina.- provò a invitarla ad avvicinarsi.

-Sono abituata a fare il bagno da sola...- rimase ferma dove era.

-Non sono sicura... di farcela con questo programma.- la piccola ragazza rimuginò sulla difficoltà della cosa, cominciando a scoraggiarsi.

-Se non ne eravamo in grado non saremmo qui! Non buttarti giù!-

-Per te è facile parlare... sei una demone...-

-E con ciò?  Sono qui apposta per migliorare! E se sei qui è perché ne sei in grado, piccolina!- le sorrise sicura di se, tentando di trasmetterle quella sensazione.

Tsuki lo gradì molto, sorridendo appena e rilassandosi finalmente. Si vede che aveva più esperienza di lei.

La parte maschile era più tranquilla, ma Alkatar continuava a girare in tondo nell'acqua, lasciando fuori dall'acqua solo la testa.

-Alkatar...? Che stai facendo? Va tutto bene?- gli chiese Okami, preoccupato di cosa gli stava frullando in mente.

-Ssssh.- col dito gli fece segno di fare silenzio e uscì dall'acqua avvicinandosi alla tenda.

-è una cattiva idea! Meglio se non lo fai!- lo dissuadeva da quello che aveva intenzione di fare.

-è una grande occasione Okami! Come puoi non capire?!- per lui non stava ragionando come dovrebbe e di fargli capire le vere priorità.

-Non ho intenzione di lasciartelo fare...!- stava per alzarsi in piedi, ma si ricordò che era senza niente e tornò nell'acqua imbarazzato, tentando di prendere l'asciugamano più vicino.

Il pesciolino ne approfittò uscendo dal loro lato. Alzò la tenda della parte femminile, immaginandosi già cosa potrebbe trovare.
Invece si ritrovò una sorta di muro di pietra e quando alzò lo sguardo notò che era un grosso e grottesco golem che lo stava guardando male.
Sgranò gli occhi per la "sorpresa" e ripose apposto la tela, tornando nella sua parte.
Okami non capiva cosa gli era successo, ma vedeva che era spaventato rimanendo rannicchiato nell'acqua.

Elgar, invece, si era messo in disparte lavandosi nell'acqua fredda del mare, ritagliandosi il proprio angolino privato, circondandosi dal ghiaccio.

Il giorno dopo i vestiti e il peluche erano stati sistemati, come se fossero nuovi. Tsuki era molto felice nel rivedere Bunny ancora intero.
Dopo la colazione erano pronti per il secondo giorno.

-Ho ognuno di voi un incarico da svolgere e sono in queste buste.- sorrise raggiante tenendo in mano 4 buste.

Loro invece si sentivano in una sorta di quiz televisivo a premi.
Ne diede una a Shauna, Tsuki, Alkatar e l'ultima a Okami e Elgar. Erano anche muniti di documentazione e mappa del pezzo esplorato fino a d'ora dagli esploratori.
La aprirono e quando lessero Quasi saltarono rendendosi conto che dovevano tornare lì dentro.

-Ma sta scherzando?!- Sigraph si lamentò per prima, vedendo che c'era la foto del primo mostro che avevano incontrato l'altro giorno.

-Non dovete preoccuparvi. Ci penserò io a vegliare su di voi.-

Il giovane lupo sbirciò nella propria foto e notò che la testa sembrava avere la testa di un lupo. Sentì un brivido lungo la schiena, deglutendo. Elgar lo guardò preoccupato posandogli una mano sulla spalla.
Gli disse che stava bene e che non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Dovevano recuperare qualcosa e dovevano farlo cacciando un obiettivo specifico.
Si divisero, 4 nella foresta e Alkatar in acqua.

Mentre andava verso il fondale marino pensò che era un incarico strano. Prendere una squama di un Bulgalo acquis e con una foto. Che diavolo sarebbe quel coso?
Non solo quello era strano, ma anche la sensazione che stava provando. Era tutto calmo, talmente calmo che poteva sembrare una sensazione di pericolo.
I suoi sensi erano in allerta, facendo rizzare le pinne che aveva sulle orecchie.
Ad un tratto qualcosa si mosse dietro di lui, girandosi di scatto. Ora si sentiva cacciato, qualcuno che gli stava addosso.
Posò i piedi sul terreno sabbioso, rimanendo in allerta.
All'improvviso un brivido sulla schiena gli diede un segnale di pericolo e si chinò per riflesso, sentendo qualcosa che gli passò sopra la testa velocemente quasi trascinandolo.

Sembrava un gigantesco barracuda. Il muso era un po' tozzo e schiacciato, con occhi affilati di un predatore e una mascella che sembrava umana munito di denti aguzzi e squame che sembravano riflettere la luce del sole che rifletteva sull'acqua.
Lo aveva puntato, nuotando lentamente come se fosse in attesa di un'apertura.
Se non fosse stato un tritone gli avrebbe strappato la testa con un morso. Volle fare sul serio, in quanto la sua stessa vita era a repentaglio.
Il Buscalo agì di scatto contro di lui. Alkatar provò a tirarsi indietro, ma lo morse a una gamba facendolo mugolare di dolore.
Nella sua mano si generò una corrente d'acqua per poi colpire il pesce, ma il danno fu davvero minimo facendosi male, ma almeno liberandosi staccandoselo di dosso.

Si fece indietro provando a distanziarsi, ma lo inseguì raggiungendolo subito con la bocca spalancata. Nella foga del momento afferrò un sasso ficcandoglielo dentro e spingendolo facendolo sbattere delle rocce, ma riuscì a dargli un colpo di coda nello stomaco.
Per una semplice codata in acqua lo aveva colpito molto forte, ma vide che quelle pietre lo avevano messo in lieve difficoltà. Però durò poco, liberandosi in poco tempo e non ne perse altro andandogli addosso.
Alkatar mosse le mani ricoprendo le braccia con quelle che sembravano correnti e le sfruttò come dei propulsori, lasciandosi inseguire apposta.

La creatura lo seguì senza lasciarlo andare. Più volte tentò di morderlo sfuggendogli per un pelo.
Poì il ragazzo si fermò di colpo andando di schiena contro un muro. Il grosso barracuda fece lo stesso fissandolo per qualche secondo. Era bloccato in un vicolo cieco, pensando di essere in vantaggio.
Alkatar stava attendendo il momento giusto, mentre nelle mani stava preparando qualcosa.
Era molto teso, non era nemmeno sicuro del suo piano. Semplicemente sperava che ci sarebbe cascato.

Cominciò a muovere la coda, per poi andare con un fulmineo scatto.
All'ultimo si scostò facendolo scontrare contro la parete. Subito dopo si portò dietro di lui colpendolo con una corrente d'acqua sbattendolo contro il muro spaccandolo.
Svariate rocce lo colpirono, schiacciandolo tra di esse. Quando tutto sembrò più calmo prese delle squame.

Nuotò fino in superfice, salendo sulla riva e tirò un sospiro di sollievo.

-Se dopo questo non mi dicono nulla mi incazzo!- si spalmò sul terreno a pancia in sù, ridendo ogni tanto soddisfatto, ma anche stanco nel muoversi continuamente con quel coso alle calcagna.

******

Shauna si stava facendo strada nella vegetazione, mugugnando qualcosa ogni tanto.

-Mi sento una commessa che prende robe che le vengono chieste. E poi devo ritrovare quella sorta di mostro col muso da felino e prendere un pezzo della sua carneTsuk! Ma come faccio se è stato mangiato?! E ha pure un nome poi!- non aveva idee su dove cercare.

Decise di fare la strada a ritroso del giorno precedente, evitando il nido delle lumache-sanguisuga.
Doveva prendere un grosso pezzo di carne dal Felsu Gura, il primo mostro che avevano incontrato ieri.
Continuò a seguire la strada, ma potè notare che svariate piante erano state strappate o tranciate, sporche di macchie di sangue. Per pura coincidenza era sullo stesso sentiero che stava seguendo.
Si era ricordata che ieri il mostro dal muso piatto era stato trascinato da qualcosa.

Poco dopo ritrovò il suo cadavere col ventre squarciato. Si avvicinò guardinga, notando che erano stati degli artigli ad aprirlo in due.
Le ferite e il sangue erano ancora freschi, segno che era successo da poco.
I segni sulla pancia erano stati fatti da degli artigli. E in aggiunta delle orme che uscivano dal bestione morto, ancora di un rosso acceso.
Fece 2 più 2 e il fruscio dietro di lei confermò la sua teoria, ovvero che la cosa che stava cercando era dietro di lei.
Spalancò appena gli occhi, tentando di rimanere calma e mantenere il sangue freddo.

La bestia fece uscire lentamente la testa avvicinandola a Shauna da dietro.
Era giunto il momento di combattere e stavolta poteva ucciderlo.
Aveva i nervi tesi, era solo questioen di un secondo. Il più veloce avrebbe preso un grosso vantaggio sull'altro.

Rimasero immobili per qualche secondo. La ragazza fece respiri profondi, tentando di concentrarsi.
Cercò un fattore scatenante per usare i suoi poteri, cercando tra i ricordi.
Tra quelli riafforì quello di Ligra. Di quella volta che la aveva ridotta in fin di vita.
Fece un'espressione infastidita, corrucciando la fronte. Cominciò a emanare una sorta di aura minacciosa, stringendo i pugni. Gli occhi le si infammarono di colpo.
Il mostro reagì andando all'attacco.

Si formarono delle crepe sulle braccia di Shauna, spaccandosi e lasciando colare del magma. Anche intorno agli occhi si formarono delle crepe.
Si girò di scatto colpendolo in piena faccia con un pugno trasformato in parte in roccia. Girò il busto con decisione, usandolo come leva per portare a termine l'attacco con decisione.
Gli strappò mezza faccia, facendo spruzzare fiumi di sangue dalla testa. Prima di cadere a terra fece un gridò disumano e alieno.
Quella doccia rossa investì anche Shauna. Per qualche motivo si sentiva inebriata dal piacere di quell'azione.

Ansimò tremante, mentre si leccò il sangue che aveva sul pugno. Lo trovò piacevole, aumentando qualcosa in lei, una sorta di brivido lungo la schiena.
Il resto del gruppo della stessa specie si riunì intorno a lui. Erano in 5. Quando videro il loro compagno privo di vita iniziarono a ringhiarle contro.

-Guarda quanti sono... vi farò urlare dal dolore!- gli angoli della sua bocca si alzarono formando un sorrisetto maligno.

Qualcosa si stava impossesando di lei. La rabbia e il sangue avevano risvegliato qualcosa che lei aveva sopito: la sua natura di demone e ora sembrava avere il sopravvento.
La pelle pian piano si stava tramutando in roccia magmatica e il corno si stava storcendo lentamente, liberandosi dalle placche riparative. Le dita si fecero artigliate, allontanandosi da quella sorta di umanità che aveva come aspetto.
Dalla sua bocca sembrava uscire liquido magmatico, come una sorta di bava.

-FATEVI SOTTO BASTARDI! IRA DI GAIA!- piantò i pugni nel terreno con furia.

I mostri, a quelle grida, si avventarono su di lei.
Pochi secondi dopo la terra sotto i loro piedi si spaccò facendo fuoriuscire magma che li investì, ma avevano la pelle dura.
Il primo le andò incontro, ma con un colpo gli spappolò la testa, lanciando lontano la sua carcassa.
Due di loro provarono ad attaccarla ai lati, ma li bloccò entrambi, anche se a fatica. Li sbattè come lenzuola rompendogli il collo, per poi strappare i loro capi dal resto del corpo.
Più la lotta andava avanti e più si trasformava in qualcos'altro che non era lei. La vegetazione intorno a lei la verniciò con il rosso di quelle creature.
Le ultime rimaste scapparono via impaurite da lei dopo aver visto il suo sguardo iniettato di sangue.

Urlò al cielo in preda al suo istinto ferino sopra i cadaveri.
Ansimò guardandosi le mani sporche di sangue. La mano destra, in confronto all'altra, aveva un aspetto più umano.
Vedendole si rinsavì, cominciando a tremare.

-N-no... no! Devo controllarlo...! Ritorna in te Shauna! Non sei te questa...!- si infilò le mani nei capelli accasciandosi sulle ginocchia.

Tentò di calmarsi, attenuando il respiro lentamente.

-Ho giurato a me stessa che avrei vegliato su Douglas...! Non sarà la mia natura demoniaca a impedirmelo!!!- ancorandosi a quel pensiero e giuramento, la sua pelle cominciò a ritornare normale pian piano.

Non tornò normale del tutto. Aveva ancora delle rocce addosso e ci voleva un forte shock come ultimo step.
Strizzò gli occhi e strinse i denti dandosi da sola un destro molto forte, facendosi saltare anche un dente.
Si accasciò a terra tornando come prima. Ridacchiò guardando in cielo.

-Dio che male! Ma almeno ha funzionato...! Ahia...!- muovendo la bocca avvertì un dolore all'interno di essa.

Se la massaggiò per poi tastarne l'interno, sentendo che mancava qualcosa.  Si guardò intorno trovando il dente staccato.

-Oh cielo. Il dentista mi ucciderà per questo!- sgranò gli occhi di colpo, rendendosi conto del danno che si era fatta da sola.

********

Tsuki, con Bunny come zaino in spalla, si era avventurata e aveva paura. Decisamente paura! Avrebbe preferito andare almeno con qualcuno insieme a lei.
Doveva cercare il ratto fluviale, un roditore con l'aspetto di un topo del deserto, ma al posto del pelo ha solo pelle e squame. E un ciuffo sulla testa. Erano anche riconoscibili dalla punta della coda uncinata e evidenziata come altamente pericolosa.
Quando vide la foto lo trovò... un po' ridicolo. Sembrava un po' punk, anche se aveva l'aspetto carino e coccoloso. Solo i pinguini possono esserlo del tutto.
Doveva prendere una ciocca da quella crestaccia. Che utilità aveva?

-Voglio tornare a casa da Iris...- non voleva per nulla essere lì, tutto quanto la terrorizzava.

Sentiva una costante ansia. Nessuno le saltava addosso per mangiarla o attaccarla. Qualcosa di lei li terrorizzava? Al massimo si spaventava da sola lei, non di certo quei bestioni.
Era una cosa positiva, ma al tempo stesso era teso come una corda di violino.

Prese la mappa per orientarsi. Non ci mise molto a trovare il loro nido. Era situato sopra gli alberi.
Si guardò un attimo intorno. Piegò le gambe per poi fare un grande salto all'insù, raggiungendo subito un ramo lontano. Saltò sui prossimi, fino a raggiungere quasi la sommità.

Trovò un nido che sembrava una sorta di bozzolo appeso a dei rametti. Si dice che prediligano gli alberi molto alti per evitare gli incontri con i predatori.
Un po' incuriosita ci sbirciò dentro, trovando al suo interno una decina di cuccioli.
Li trovò subito adorabili vedendoli che si ritraevano spaventati contro la parete del loro rifugio.

-N-non preoccupatevi...! Non voglio farvi del male...!- provò a rassicurarli per avvicinarli a se.

Ad un tratto un'ombra la ricoprì del tutto. Cominciava già a preoccuparsi.
Si girò lentamente vedendo una loro versione adulta, più precisamente la madre. Era uguale ai suoi cuccioli, ma più grossa.

-C-ciao...?- volle provare a fare un tentativo per tenerla buona.

Lentamente aprì la bocca rivelando una grande quantità di denti affilati a spirale, sembrando una sorta di trita-tutto.
Le ruggì addosso arrabbiata.
Tsuki urlò spaventata dandosela a gambe tra i rami. La madre la inseguì saltando più rapidamente di lei.
Con la coda uncinata le tranciò liane e ramoscelli, facendola cadere da una bella altezza.

-Bunny! Lettone!- raccolse le gambe contro il petto strizzando gli occhi.

Il peluche si ingrandì abbastanza, grande leggermente più di lei, per attuttirne la caduta e ci riuscì con successo.
Quando riaprì gli occhi il grosso topo le stava andando addosso con l'enorme bocca aperta.

-Bunny! Via!- il pupazzo tornò normale, permettendole di togliersi dal suo punto di atterraggio.

Tentò di nuvo di salire sull'albero, ma il roditore le afferrò una caviglia con la coda, avvicinandola a se.
Si impanicò tentando di sfuggirle, ma più la avvicinava e più si agitava.
Era ormai davanti al suo muso e per istinto di sopravvivenza cominciò a scalciarle il naso con forza. Il ratto fluviale accusò i colpi, mollandola.
La aveva fatta rotolare via da quanto erano stati forti quei calci, creandole sbigottimento di come una piccola umana potesse avere tutta quella forza nelle gambe.

Tsuki approfittò di quel momento di confusione per andare a nascondersi, ma si riprese subito rincorendola. Con un salto si portò davanti a lei bloccandole la strada.
Strizzò gli occhi saltando anche lei sopra il capo del ratto.

-Bunny! Prendilo!- il peluche allungò le zampe prendendo la bestia per i capelli della cresta, manovrandola alla ratatouille.

La fece sbatacchiare di qua e di là, facendola sbattere con violenza contro gli alberi.
La ragazza continuò ad urlare spaventata raggomitolata su se stessa.
Dopo un po' demolì una grossa quercia con una vigorosa capocciata, mettendola finalmente k.o. Finalmente a terra le strapparono una ciocca, per poi svignarsela e tornando indietro al campo base.

-Mi dispiace...!- prima di andarsene Tsuki si fermò chiedendole scusa per le botte che le aveva fatto Bunny, per poi riprendere il suo cammino.

******

Okami e Elgar stavano camminando in mezzo alla vegetazione.
Itsupiki era davanti a lui, ma non sembrava esserci con la testa.
Salzagra si portò avanti per guardarlo in viso per verificare la propria teoria. Infatti era pensieroso per qualche motivo e lo fermò preoccupato.
Quando ottenne la sua attenzione gli parlò con i segni.

-Eh...? Oh... scusami, solo che... sono preoccupato.- fece subito dopo un'espressione combattuta.

-Quella bestia... assomiglia a un lupo. Non mi va a genio dover cacciare dei miei simili e poi mi provoca uno effetto... spiacevole. Come se si attivasse una sorta di interruttore contro la mia volontà. E difficilmente poi riprendo il controllo.- Elgar, sentendo quelle informazioni, cominciò già ad avere paura dell'eventualità che possa succedere.

Non sapeva cosa sarebbe successo e di cosa fare, ma non poteva certo lasciarlo da solo.

-Elgar, se dovesse succedere... per favore, scappa e informa il signor Yogar. Penso che saprà cosa fare nel caso.- lo guardò serio, ma al tempo stesso era anche in conflitto con se stesso consapevole di quella possibilità.

Sul momento non voleva dargli una risposta, ma fece segno con la testa di sì per rassicurarlo e permettergli di concentrarsi.
Andarono avanti ancora un po', finché Okami lo bloccò con un braccio. Si guardò intorno in allerta. Stava sentendo qualcosa senza capire, però, da dove veniva.
Il giovane lupo cominciò un poco a tremare, alzando lentamente la testa verso l'alto.
Era sopra di loro, appeso a delle robuste liane, che sguainava i denti, con occhi rabbiosi.
A prima vista sembrava avere l'aspetto di un lupo dal manto tendente al verde, con sfumature marroni. Si lasciò cadere addosso a loro, aprendo le fauci con l'intenzioni di mangiarli.
Okami era paralizzato per qualche motivo e Elgar lo prese di peso per poi buttarsi da un lato, evitando la bestia.
Una volta a terra si poteva vedere nella sua interezza: era grosso quanto un elefante, munito di 6 arti, due posteriore e 4 anteriori, con le zampe anteriori che sembravano vagamente umane per via della lunghezza insolita e prive di pelo, ma munite di artigli.

Itsupiki ansimava pesantemente mentre lo guardava, con il ragazzo polare che si stava preoccupando delle sue condizioni.
Il finto lupo ruggì con forza, mostrando che all'interno della bocca aveva una doppia mascella.


Nome: Lupus Ferin.
Abilità naturale: risvegliare l'istinto ferino insito nella natura dei predatori con un ruggito per sfidarli.
Comportamento tipico: aizza contro di se i predatori più deboli per avere il pasto assicurato, ma principalmente se la prende con i lupi per qualche motivo sconosciuto. Scarsa documentazione a disposizione.


Il boato che aveva creato investì in pieno Elgar e Okami. Attivò una sorta di impulso, scatenando qualcosa in lui.
Sentì una fitta al petto, rannicchiandosi a terra mentre stringeva un lembo della maglietta. Ansimò pesantemente.
Salzagra vide cosa gli stava succedendo e la grossa bestia gli corse incontro.
Provò a spostarlo, ma non riusciva a schiodarlo da qui e il fatto che era muto non lo aiutava.
Ormai vicinissimo misa una mano a terra, creando una cupola di ghiaccio spesso per prendere tempo. Il finto lupo cominciò a grattare e mordere freneticamente, già iniziando a creparlo.

Okami si mise le mani sulle orecchie per non sentire l'istinto, scatenato prima, a combattere e uccidere. Ansimò ripetutamente, iniziando a sudare.
Elgar lo prese per un braccio con l'intenzione di trascinarselo dietro e lontano da lì. Provò a tirare, ma degli artigli lo colpirono sulla schiena strappando anche il vestito in parte e aprendo una bella ferita sanguinante.
Rimase sbigottito, vedendo che il fautore di quel gesto era il suo compagno. Cadde a terra anche a causa del colpo, però lui non sembrava lo stesso.

Il Lupus frantumò la cupola, attaccando il giovane lupo per primo.
Lui, di risposta, lo bloccò per la mascella con una mano, per poi spingerlo via. Dopo essere rotolato a terra si rimise subito in piedi, osservandolo.
Okami stava emanando un'aura di energia magica mista a del vento che turbinava lentamente. Al tempo stesso, però, sembrava che stesse crescendo a uno stadio più adulto, aumentando anche la propria magia. Gli stava spuntando anche una sorta di pelliccia in parte.
Il Ferin fece un lungo sorriso, come se stesse ghignando, per aver ottenuto ciò che voleva.
Iniziarono a camminare lentamente l'uno verso l'altro, mentre il suo potere aumentava.

Nel momento in cui potè vedere negli occhi di Itsupiki il Lupus si fermò un attimo, sgranando gli occhi sconvolto. Erano diventati gialli.

A quel punto lo attaccò per istinto di sopravvivenza, ma ormai l'energia che emanava era un fiume in piena senza controllo.
Il grosso lupo lo sentì, percependolo come una minaccia. Lo caricò con la bocca aperta.

Nel momento in cui gli era ormai addosso lo bloccò prendendolo per il muso e per la mascella. In un attimo gliela strappò con un colpo secco, per poi spingerlo via.
Lo stava guardando dall'alto in basso, mentre camminava verso di lui.
Il lupo tentò di indietreggiare, sgorgando sangue dalla parte che gli aveva strappato. Abbassò anche le orecchie, prostrandosi a lui.
Okami, con quel gesto, aveva già messo in chiaro chi era superiore, posandogli un piede sul muso.

Il mostro, invece, approfittò di quel momento per sfoderare la coda che aveva tenuto nascosto. Sembrava una sorta di chela di scorpione, munita dello stesso guscio.
Fece un movimento rapido e veloce diretto alla sua testa, ma l'Itsupiki lo bloccò addentandolo con forza. Anche quella gliela strappò senza pietà, aprendo un'altra fontana rossa.
Disperato, il bestione si mise su due zampe con l'intento di sferrare dei pugni. Lui gli rispose allo stesso mondo e a gli impatto scatenò una tempesta tagliente di vento che lo ferì a ogni colpo. Si creò anche degli artigli fatti con la magia del vento.
Entrambi erano presi dall'orgoglio e pur di dimostrare chi era più forte non si fermarono, colpendosi anche a vicenda.
Ad ogni impatto scatenarono anche uno spostamento d'aria che fece andar via i volatili e animaletti di piccola taglia.

Elgar si rimise in piedi, ricoprendo la schiena col proprio ghiaccio, ma rimase sbalordito alla scena a cui stava assistendo. Il vento era così forte che non gli permetteva di muoversi nella posizione in cui era, obbligandolo a rimanere fermo.
Okami spappolò le zampe del suo nemico, fermando la lotta.
La bestia, però, non si arrese continuando ad andargli addosso gettandosi col corpo come ultimo gesto disperato.
Itsupiki raccolse il vento che era intorno a lui, portando il braccio al suo fianco destro.

-Arte del vento: alabarda ferina!- lo colpì al ventre con un pugno, trapassandogliela con quello che sembrava, appunto, un'alabarda con tratti grotteschi e bestiali.

Il grosso lupo era su due zampe davanti a lui.
Nonostante lui fosse ferito non sembrava aver accusato nessun attacco.
Conficcò la mano nel suo petto, strappandogli il cuore e facendo cadere la carcassa all'indietro ormai privo di vita.

Okami cominciò a mangiarselo come se fosse anche lui una belva, con fare avido e vorace.
Elgar assistette alla scena esterefatto. Non sembrava più il compagno docile e gentile che conosceva. Volle rischiare di avvicinarsi.
Lui alzò la testa di scatto, mandando già l'ultimo boccone di carne e con la bocca ancora sporca di sangue. Lo guardò per un secondo per poi cadere a terra.
Salzagra si allarmò, andando da lui per soccorrerlo.
Il lupacchiotto si sgonfiò tornando come prima, ma sembrava privo di sensi. Gli controllò il battito, tirando poi un sospiro di sollievo scoprendo che era ancora vivo. Coprì le ferite con un sottile strato di ghiaccio, fermando anche l'emorragia.

Un gufo bianco li stava osservando appogiato ad un ramo che era più in alto di loro che li stava osservando, fuggendo poi via nella stessa direzione da cui loro due erano arrivati.
Lungo il percorso uscì dal terreno rivelandosi essere una sorta di gufo d'ombra che volava velocemente.
Andò al loro campo base.
Yogar, che era davanti al falò, si alzò offrendo il braccio su cui si appolaiò il gufo.

-I nuovi cuccioli non sono per nulla male, signor Yogar!- il guetto parlò con voce quasi da bambino.

-Donami i tuoi ricordi, Plus- il volatile scomparì diventando parte della sua energia magica, permettendogli di vedere la scena in cui il giovane lupacchiotto si era scatenato.

-Interessante. A quanto pare il suo potenziale si è scatenato. Speriamo che cresca bene allora.- si toccò il mento pensieroso, ridacchiando.


Dopo le peripezie che hanno affrontato tornarono al campo base.
Il primo era stato Alkatar con la gamba fasciata, che si stava annoiando davantì al falò.
Gli altri erano messi peggio, con i vestiti sporchi di sangue. Elgar stava sostenendo Okami mentre camminavano, mentre Shauna, quando arrivò, li salutò col sorriso come se niente fosse nonostante la maggior parte dei vestiti erano in tinta rossa. Tsuki invece era apposto, solo un poco spaventata da prima.
Itsupiki, vedendo che non si era fatta male, tirò un sospiro di sollievo. Quasi tutti avevano qualcosa con loro, tranne il "dinamico" duo.
Si sedetterò intorno al fuoco, esalando un verso di piacere nel sedersi su qualcosa di non vivo e che non avrebbe tentato di mangiarli.

-Complimenti ragazzi. Siete riusciti a tornare indietro anche senza il mio aiuto. Avete quello che vi avevo richiesto vedo.- Yogar si complimentò con loro, prendendo quegli strani ingredienti.

-Scusai, ma cosa vuole farci...?- chiese Shauna, mentre si sistemava i capelli.

In pochi secondi aveva fatto un falò per la cottura in stile Monster Hunter girando la carne sotto il fuoco.
Ci rimasero di sasso, se non male. Erano quasi stati uccisi... solo per preparare il pranzo.
Elgar, Okami e Tsuki crollarono, mentre in Alkatar e Shauna stava crescendo una sorta di istinto omicida, ma subito dopo crollarono anche loro privi di forze.

Il capitano ridacchiò divertito alla scena mentre cuoceva la carne. Avevano del potenziale tutti quanti ed erano promettenti. Sospirò convinto che il domani, in mano alla loro generazione, sarà in buone mani.
Quella stessa notte una grossa barca si avvicinò all'isola col favore delle tenebre, approdando più a nord.

-Siamo arrivati signore.- uno degli uomini che guidava l'imbarcazione fece rapporto nella cabina del capitano, rivolgendosi a una donna che teneva in mano un calice.

Sembrava essere una donna affascinante. Il suo abbigliamento era un misto di un vestito elegante mischiato con un tocco marinaresco, con sulle spalle una giacca che le faceva quasi da mantello. Aveva anche un rossetto rosso scuro, con una fluente chioma bionda.

-Bene. Preparatevi a sbarcare. Abbiamo del lavoro da fare. Signor Zhagul, conto sul suo aiuto. Spero che i nostri capi non si indispettiscano.- si rivolse a un ragazzo che era disteso sul letto dandole le spalle senza riuscire a capirne le fattezze e aspetto.

I giorni seguenti furono massacranti. Si dovettero fronteggiare tra vari tipi di compiti, come ad esempio cooperare insieme e agire come una squadra e singolarmente.
Yogar li mise costantemente a dura prova. Ma non si dedicò solamente alla loro istruzione. Ne approfittò anche per studiarne un poco la fauna e ultimamente aveva registrato uno strano calo della attività selvatica, trovandolo davvero anomalo per quel luogo così ostile.
Arrivò l'ultimo giorno.
I ragazzi furono costretti a buttare via i loro vestiti da quanto erano malridotti e doverne mettere di nuovi.

-Vi faccio le mie congratulazioni per aver affrontato questa settimana. Avete raggiunto risultati per nulla niente male!-

-Dopo che ci ha fatto fare cose che ci hanno quasi ucciso.- Shauna incrociò le braccia indispettita, in quanto era effetivamente vero.

-Se fosse stato facile non avrebbe avuto senso se no.- aveva detto l'innegabile verità.

Mettendoli di fronte a situazioni difficili, ma per loro possibili, permettendogli di incrementare le loro abilità.
Come ricompensa per essere arrivati fino a quel punto gli propose di seguirlo. Erano titubanti e preoccupati di cosa potesse avere in mente, ma gli promise la giornata libera.
Andarono in mezzo alla natura verso una meta ignota e la sensazione di paura era notevolemtne diminuita rispetto i primi giorni, procedendo tranquilli.
I dubbi di Yogar, riguardo l'attività degli animali, si rivelarono fondati. Anche se lui era presente un po' di animali dovrebbero esserci. Rimase guardingo per ogni eventualità.

-Siamo arrivati!- gli riferì, scostando delle enormi foglie.

Li mise davanti a un panorama mozzafiato di una rigogliosa landa verde, con gli alberi che facevano da recinto. Ma aveva qualcosa di strano. Spiegò che in quel luogo si radunavano svariate specie, sia conosciute che sconosciute, mettendo da parte le proprie ostilità per occuparsi delle proprie proli.
Ma non c'era nessuno, neanche un cane.
A Yogar gli salì un dubbio, per poi sentire ad un tratto un'intenso istinto omicida provenire da lontano. Nonostante la distanza era molto papabile anche sulla pelle. Persino i ragazzi lo sentivano, mettendoli in difficoltà. A quanto pare era qualcosa di ben peggiore di quei mostri.

-Ho individuato degli intrusi. Vi invio la loro posizione. Ricostruzione, gambe oltre il limite.- il ragazzo della barca li aveva avvistati da lontano sopra un albero.

Afferrò saldamente la corteccia, mentre le gambe si gonfiarono, pompandosi. Si stava preparando a fare un grande salto.

-Ragazzi! Andate via! SCAPPATE PRESTO!- il capitano si allarmò, voltandosi verso di loro urlando quelle parole.

Il tutto accade in pochissimi secondi, facendoli sembrare interminabili. Nonostante l'inesistente lasso di tempo accadde l'impensabile.
Il braccio destro di Yogar venne tranciato di netto, facendo sgorgare litri di sangue dalla ferita a spruzzo.
I ragazzi ci misero qualche secondo per realizzare cosa fosse successo, mentre uno spostamento d'aria li attraverso facendoli girare.
Dietro di loro c'era il fautore dell'accaduto, che teneva in mano ancora l'arto tagliato. Era accovacciato a terra con le gambe aperte per frenare lasciandosi dietro una bella strisciata sull'erba.

Era un ragazzo all'incirca della loro età, se non di pochi anni più vecchio. Era un elfo oscuro, con occhi taglienti e che facevano capire le sue intenzioni poco amichevoli. Li aveva eterocromatici, uno giallo e uno rosso, con capelli corti, tendenti al moro, e due ciuffi che quasi ricurvi, uno al lato quasi sul lato destro della testa e l'altro sulla fronte.
Aveva una maglietta priva di maniche nera, con una mantella di piume grigie intorno alla vita tenuta ferma da una cintura dai colori tendenti a un giallo pallido, pantaloni bianchi leggermente più grossi con l'estremità raccolta intorno alla caviglia e semplici stivali da avventuriero.

Lasciò cadere il braccio a terra, tentando un nuovo assalto contro il gufo. Stavolta Shauna si mise in mezzo colpendolo con un pugno rivestito di roccia, riuscendo a respingerlo.
Zhagul si era parato all'ultimo con le braccia balzando all'indietro, guardandola infastidito.

-Tu morirai per mano mia.- lo disse come se niente fosse, guardandola serio e con sguardo assassino.

Alkatar gli bloccò l'emoraggia inglobando la ferita in una grossa bolla d'acqua.
Ma di lì a poco arrivarono anche alcuni soldati che si era portato dietro, circondandoli.

-Che bello. Abbiamo dei clandestini.- sbucò fuori dalla vegetazione anche la donna, mentre faceva girare tra le dita una sottile pipa lunga.

-Non dovresti essere qui tu.- Zhagul la guardò indispettito, non approvando che fosse lì con lui.

-Non preoccuparti. L'altro nostro collaboratore sta andando avanti senza intoppi come programmato a recuperarlo. Basterà tenere a bada questi e andrà tutto bene.- ghignò, tirandosi un poco la pipa.

-Verrete con noi senza opporre resistenza.- l'elfo oscuro volle mettere subito in chiaro la situazione.

Erano circondati, con svariati fucili puntati contro, perso un bel po' di sangue e i ragazzi da proteggere. Inoltre la sua abilità non era adatta agli scontri con bersagli multipli.
Vide che erano spaventati, non sapendo cosa fare. Allora prese la decisione più che gli avrebbe permesso di salvarli e anche ribaltare la situazione, se tutto andasse bene.

-D'accordo. Ci arrendiamo.- alzò la mano in segno di resa.

-Oh? A quanto pare non ci divertiremo oggi.- la donna ridacchiò.

-Io non mi fido. è un capitano della Convocazione. Mettetegli delle manette di Kerite. Anche alla ragazza demone. è fastidiosa.- Zhagul non si fidava della sua resa, trovandolo sospettosa.

-E i ragazzi invece?-

-Loro sono troppo spaventati per pensare. Sanno che è meglio non far nulla.-

Ammanettarono Yogar e Shauna, portandoseli dietro con se. Diedero la chiave alla donna.
Quasi li spinsero con i calci delle armi, puntandoglieli contro per assicurarsi che non facessero niente.
Mentre camminavano il capitano, che era davanti agli studenti, mise la mano dietro di lui, iniziando a muoverla come se stesse tentando di comunicare.
Nessuno di loro capì, pensarono che avesse un crampo, ma Elgar colse il messaggio.

Messaggio.
Base.
Rinforzi.

Nonostante l'alfabeto muto non era un gran che capì questo messaggio. Ma come poteva farlo?
Finché non gli venne un'idea.
Fece finta di inciampare cadendo a terra. I soldati, in un primo momento lo presero in giro, per poi tirarlo su quasi strattonandolo. Quando aveva toccato il terreno con la mano lasciò, nel punto che aveva toccato, uno sottile strato di ghiaccio.
I loro carcerieri non ci badarono, continuando ad andare avanti.
Senza farsi vedere fece l'occhiolino a Yogar. Lui sorrise.

Una volta abbastanza lontani il sottile strato si raggruppò formando una piccola sfera ghiacciata. Da cui spuntarono degli occhi e una bocca, con piccole braccia e gambe, diventando una sorta di minigolem.
Elgar sapeva che alcuni tipi di magia potevano essere usati in modi diverso. Decise di sfruttare quel fattore a suo vantaggio per creare un piccolo costrutto per chiamare i rinforzi.

Il piccolo di ghiaccio corse nella direzione opposta alla loro, diretto al campo base. Era un notevole elemento sorpresa che li avrebbe aiutati di lì a poco.

Intanto li avevano portati nel proprio accampamento. Era ben barricato e sorvegliato da ogni angolo, creandosi un vero e proprio spazio solo per loro.
Stavano tentando di estrarre quello che sembrava un grosso prisma di cristallo, grande quasi il doppio di una persona adulta.
Andarono verso una delle tende più grandi, vedendo qualcuno che si intravedeva appena.

-Non pensavo che il Burattinaio ti avesse mandato, nonostante la batosta che hai subito a Terhs.- Zhagul si rivolse a qualcuno che era dietro il telo.

-Volevo rimediare al mio errore. Dopo quello che ha fatto per me... non volevo deluderlo ancora. Mentre loro?- era Jack, con qualche fasciatura ancora, indicando con la testa il gruppetto che avevano preso.

-A quanto pare visite inaspettate. Li porteremo con noi e poi usarli per qualcosa. E un capitano della Convocazione può essere utile.- gli passò accanto, tenendo lo sguardo di ghiaccio.

-Pensi di comandare solo perché sei lo sgherro di un mafioso? Dobbiamo solo recuperare il prisma, non fare prigionieri. E ti ricordo chi ha ordinato questa spedizione. Vedi di stare al tuo posto.- gli afferrò saldamente un braccio, parlandogli faccia a faccia non gradendo il suo atteggiamento.

-E io ti ricordo che, senza di lui, il tuo capo non avrebbe tutti questi soldi per questa spedizione. Stai al tuo DI posto.- si strattono liberandosi, andando avanti.

Avvertirono dell'astio alquanto evidente tra di loro, ma che facevano buon viso a cattivo gioco.

-è sempre divertente vedervi litigare.- la donna ridacchiò, posando una mano sulle labbra.

-Te sei solo stata assoldata. Fai quello per cui sei stata pagata.- disse per poi tornare a supervisionare i lavori.

-Certo capo.- alzò le mani in segno di non volere guai.

Fece sedere il gruppo di ragazzi sotto un tendaggio, sorvegliata anche per evitare che facciano qualcosa. Tolsero anche il peluche a Tsuki. Fece un attimo di resistenza, per poi venir strapparglielo dalle mani. Le vennero i lacrimoni allungando le mani verso Bunny. Sembrava molto pucciosa.
Si mise davanti a loro, guardandoli come se stesse scegliendo qualcosa.
Quando vide Itsupiki consolare la ragazza, si sollevò un sorrisetto.

-Mmmh, io porto questo con me.- la donna prese con se Okami, sorridendo appena e intenerita.

Tsuki non la prese bene di quella scelta sobbalzando, mentre Alkatar gli stava rodendo il fegato infastidito.
Lo guardò bene in faccia, prendendogli il viso con le mani, tastandogli le guance.

-Sei un bel ragazzo e pure morbido. Ti terrò come cagnolino. Sei anche un lupo, perciò sei perfetto.- fece un sorrisetto, mollandolo.

Lo afferrò per il colletto della maglietta trascinandoselo dietro nella propria tenda.
Lui puntò i piedi a terra, opponendosi a quella decisione. Il suo sguardo era contrario a quello che aveva in mente.
Si girò guardandola e quasi sgranò gli occhi. La sua espressione era del tutto cambiata, era infastidita a quella sua azione e gli diede una sberla quasi sbilanciandolo.

-Okami...!- Tsuki sobbalzò nel vedere subire quella sberla, quasi alzandosi di istinto.

-Okami...? Ti chiami così dunque. Se farai il bravo ti lascerò il tuo nome. Ora vieni... e non farmelo ripetere, altrimenti loro ne subiranno le conseguenze.- gli mise un collare al collo, tirando con la catena e tirò fuori una pistola facendogli capire le "conseguenze".

Si fece prendere dal panico quando glielo mise, sentendosi oppresso e imprigionato. E l'arma fece il resto.
Tirò ancora la catena, stavolta seguendola senza problemi.

-Bravo cucciolo.- rinfoderò l'arma da fuoco, portandoselo con se.

Gli altri erano preoccupati, ma non potevano fare nulla. I membri più forte erano impossibilitati ad usare la magia. Tsuki era senza il peluche, mentre l'acqua e il ghiaccio, a quella distanza ravvicinata, non li avrebbero protetti a dovere.
Erano in trappola e costretti a mettersi in attesa.

Bunny venne gettato via in una sorta di zona scarti, sporcandosi.
Quando l'uomo andò via si alzò in piedi, scrutando poi fuori per vedere la situazione. Non era per nulla rosea, in quanto c'erano molte guardie. Ritornò dentro, aprendo una cerniera sulla sua schiena.
Uscì un mini lui, una sorta di minion in stile matrioska. Andò fuori da lì passando da dietro sfruttando la sua piccola statura per illudere la sorveglianza. Quelllo grande, invece, rimase dove era, per non far destare alcun sospetto.

Il piccoletto vide i ragazzi e Shauna e Yogar in manette. Capì cosa doveva fare, iniziando subito le ricerche per la chiave setacciando l'intero accampamento.

-Io mi chiamo Lalta e sarò la tua padrona.- Lalta lo aveva portato nei propri "alloggi".

Nonostante l'esterno fosse normale, l'interno sembrava avere un non so che di lussuoso ed elegante con oggetti raffinati e scintillanti. C'era una scrivania in legno ben rifinita, con una sedia squisitamente decorata.
Si sedette su di essa, accavallando le gambe.

-Prima di partire, vedremo di rimetterti in riga. Spero che ti comporterai come si deve.- tirò la catena avvicinandolo a se con un ghigno da dominatrice, carezzandogli sotto il mento.

Lo spinse poi via con un piede, mentre si leccava un labbro.
Okami si preoccupò a morte di cosa potesse avere in mente.

Dopo un paio di ore arrivò sulla costa, dove era approdata la barca di Yogar, Calien, che indossava una felpa nera con sopra, in bianco, il kanji "guerriero", jeans blu semplici e con scarpe eleganti nere. Gli piaceva risaltare in qualche modo.

-Capitano Calien! è venuto solo lei?!- uno dei sottoposti del gufo gli andò incontro impanicato per l'inclumità del proprio capitano.

-Yep. Non preoccupatevi. Basto e avanzo solo io. è lui?- indicò con la testa la palletta di ghiaccio.

-S-sì capitano Calien.-

-Bene. Preparate il tutto per eventuali feriti e, magari, anche un possibile prigioniero che non si sa mai.- diede agli uomini delle istruzioni, mentre si preparava.

-Mentre te sei collegato al tuo padrone?- chiese alla palla, accovacciandosi veros di lui.

Fece segno con la testa di sì.

-Perfetto! Allora portami da lui.- lo prese con una mano mettendoselo su una spalla, andando subito in loro soccorso.

Erano preoccupati. Era passato un bel po' di tempo, quasi tre ore. Non erano ancora arrivati i rinforzi e stavano cominciando ad agitarsi, in continua ansia.
Cosa sarebbe successo se non fossero arrivati in tempo e li avrebbero portati via? Specialmente con un capitano della Convocazione in quelle condizioni? Anche se l'emoraggia era stata fermata grazie a Alkatar era indebolito non di poco.
Tsuki, invece, era più in ansia per Okami. Non sapeva cosa stava succedendo in quella tenda e questo non la aiutava a calmarsi. Strinse le gambe vicine a se, abbracciandole con le braccia.

-Vi prego. Arrivate presto...!-

Nella tenda Lalta stava provando ad otttenere la sua obbedienza.
Lo spinse a terra con svariati lividi e vestiti strappati.

-Diamine se hai la testaccia dura! Implorami!- lo stava guardando dall'alto in basso.

Quando volse lo sguardo a lei aveva un'espressione determinata e di una persona che non sarebbe crollata tanto facilmente.

-Tsk! Beh, così potrò divertirmi di più! Prima un goccio per ricaricarmi.- si tolse la giacca e altri accessori posandoli sulla scrivania, tra cui anche la chiave delle manette.

Finalmente la aveva a portata e Lalta era distratta. Provò ad avvicinarsi lentamente per prenderla.

-Provaci e ti farò del male.- lo stava guardando con fare minatorio con la testa leggermente girata verso di lui.

Tornò al suo goccio, aprendo un bauletto pieno di bottiglie di vario tipo. Le guardò una ad una per scegliere quella giusta.
Okami ritornò seduto al suo posto, tentando di ingegnarsi qualcos'altro.
Ad un tratto vide un pezzo di telo alzarsi, notando il mini-Bunny che entrò di nascosto nella tenda. Tentò di avere la sua attenzione e quando lo fissò provò a indicargli con la testa dove era la chiave.
Lo capì salendo sulla scrivania, rimanendo sempre nascosto e non farsi vedere.

Quando stava per raggiungere l'obiettivo la donna stava per girarsi verso il tavolo con in mano una brocca e Okami, a mali estremi estremi rimedi, usò la catena appesa al suo collare per farla cadere a terra.
Le fece fare un bel volo, bagnandola anche col contenuto del bricco.

-Tu...! Lurido cagnaccio!- lo attirò verso di lei afferrandogli la faccia con una mano quasi piantandogli le dita nelle guance arrabbiata nera.

Il mini-Bunny prese la chiave andandosene subito di corsa.
Il ragazzo sorrise, ma la fece arrabbiare ancora di più buttandolo a terra con la testa. Strinse di nuovo i denti per sopportare.
Il piccolo peluche, però, non potè avvicinarsi per via della serrata sorveglianza delle guardie e rimase nascosto in attesa dell'occasione giusta.

I lavoratori annunciarono che i lavori erano finiti, estraendo quel prisma gigante dal terreno.
Avvisarono Jack e Zhagul, che diedero il consenso di sbaraccare.
I ragazzi vennero presi dall'ansia temendo cosa gli sarebbe potuto succedere una volta lasciato l'isola con loro.
I soldati li obbligarono ad alzarsi, ma ad un tratto sentirono qualcosa.

Dei rumori che rimbonbavano da lontano, facendosi sempre più vicini e rumorosi. Si fermarono per capire cosa stava succedendo.
Finché dalla vegetazione non sbucò un Felsu Gura impazzito e dalla sua testa saltò qualcosa, che si posò a terra.

-Ehi gente! Scusate il ritardo!- Calien si rivolse al suo gruppetto ed erano felici di vederlo, con sulla spalla il costrutto

-Quelli sono sotto la mia responsabilità... che mi dite di ridarmeli...?- pose lo sguardo poi sui nemici, con un sorrisetto che per loro non ispirava per nulla fiducia.

-è il capitano solitario Calien! Sparategli, presto!- il comandante dei soldati, preso dal momento della paura, diede subito l'ordine di sparare.

La loro risposta, presa dal panico, fu quella di sparargli a raffica.
Portò in avanti una mano, schioccando le dita e i proiettili caddero pesantemente a terra e immobilizzandoli.

-Risposta sbagliata!- ghigno brandendo con entrambe le mani il manico, portandosi l'arma quasi dietro la testa.

Con un singolo fendente riuscì a sbarazzarsi della maggior parte dei presenti. Siccome la lama era ancora nel fodero non era un attacco letale, ma fece un gran rumore.
Okami, avendo sentito il rumore e la voce di Calien, capì cosa stava succedendo. Aveva attirato l'attenzione anche di Lalata, distogliendo lo sguardo su di lui.
Colse l'occasione per agire.
La colpì con delle lame del vento in pieno viso ferendola e sbalzandola contro la scrivania rompendola. Con la forza bruta ruppe il collare di pelle uscendo dalla tenda.

Il mini-Bunny e quello grande uscirono allo scoperto e Itsupiki afferrò quello piccolino correndo verso i propri amici.

-Ragazzi! Presto, andiamo!- prese la chiave aprendo le manette.

-Okami! C-cosa ti è successo?!- Tsuki, vedendo come era messo, sgranando gli occhi sconvolta delle sue condizioni.

-Non è il momento Tsuki...!-

-Voi non andate da nessuna parte.- Zhagul balzò su di loro per colpirli e ucciderli stavolta.

Yogar si mise di nuovo in mezzo incassando il colpo, incrinandosi un paio di costole, ma sorrise leggermente.

-La condizione è soddisfatta. Minus, attivati.- l'elfo non capì quelle sue parole, finché non vide apparire su una sua spalla un gufo nero.

-Ehi stronzetto! Eccomi qua!- il volatile urlò quasi a squarciagola, emanando un poco di magia.

Ad un tratto sentì le proprie forze mancargli, come se venissero risucchiati. Colpì con forza il gufo nero con svariati pugni, ma non aveva nessun graffio.

-Sono indistruttibile idiota! Non puoi sbarazzarti di me!-

Abilità del capitano Yogar, doppia faccia.
Crea due tipi di gufi, uno bianco Plus e uno nero Minus, con due funzioni diverse: Plus era una sorta di telecamera dalla lunga distanza e poteva far vedere quello che aveva visto a Yogar o ad altri se Yogar lo permetteva. Minus invece, aveva un raggio più limitato rispetto a Plus e si attivava solo col tocco, sottraendo forza al nemico e non si poteva ne distruggere e nemmeno separare dalla persona a cui era attaccato, permettendo di compensare la forza minore del capitano, che rientra tra i più deboli anche a causa della vecchiaia.

Il gufo assestò un pugno a Zhagul, facendolo indietreggiare a causa delle poche forze rimastogli a causa del pennuto nero che aveva sulla spalla. Si accasciò a terra ansimando per la fatica.

-Andiamo, presto!- la sua priorità era di portare in salvo i ragazzi.

Una volta assicurato che l'elfo non avrebbe arrecato danni spinse i giovani ad andare via.
Jack li inseguì con una lunga spada di carta, ma Calien si mise in mezzo facendo cozzare le armi una contro l'altra.

-Combatti col fodero? Non devi essre gran che immagino!-

-Tranquillo, che persone come voi basta e avanza! Aumento peso!- rispose alla sua provocazione, allungando il sorrisetto e appesantendo l'oggetto con la propria magia creando una piccola voragine sotto di loro.

Lalta, uscendo dalla propria tenda, sparò ai piedi del gruppetto fermando la loro avanzata.

-Fate un solo movimento e gli sparo!- tutti si bloccarono a quella azione.

La donna ghignò divertita, pensando di avere in mano la situazione.
Finché un'ombra non si alzò dietro di lei imponente. Quando girò la testa scoprì che era il peluche di Tsuki, ingigantito e con uno sguardo un po' imbestialito.

-Bunny! Colpiscila!- lo disse con decisione e fermezza.

Bunny eseguì subito l'ordine, colpendola con forza.
Calien si distrasse per un momento, rimanendo sorpreso.
Jack ne approfittò per disarmarlo lanciandogli l'arma in alto.

-Sei convinto... che non sappia combattere senza arma?- non perse il sorrisetto, preparandosi a colpirlo.

-Stile gravitazionale, gladiatore!- rapidamente, gli assestò un pugno pesante, ma potente che lo fece volare di qualche metro per poi riprendere in mano la spada.

-Ritiriamoci! La nostra priorità è il prisma! Non loro!- urlò Zhagul, facendo ritirare i soldati e i lavoratori.

Ripiegarono lasciando le tende e le attrezzature lì per la fretta, portandosi dietro solo il prisma.
Lui e Jack, anche se gli bruciava il fatto di essere stati apparentamente sconfitti subito, andarono via velocemente.

Gli studenti e Yogar erano riusciti a mettersi dietro il capitano, rimanendo a guardare mentre andavano via
Non videro dove stavano andando e non erano nemmeno nelle condizioni di seguirli.
Tirarono un sospiro di sollievo, finalmente liberi dalla tensione.

-Bisogna informare subito la Convocazione della cosa... dio, sono troppo vecchio per queste cose, devo andare in pensione.- disse Yogar, sedendosi a terra e sentire un dolorino alla schiena, ridacchiando tra se e se.

-Sì, qui qualcosa puzza. A breve ci sarà anche la Riunione. Forza, andiamo.- Calien porse la mano al gufo aiutandolo a rialzarsi.

Poi sentì qualcosa tirargli un lato della felpa e abbassò lo sguardo vedendo Tsuki. Indicò verso il proprio peluche che teneva in una zampa Lalta tramortita dal colpo.

-E forse abbiamo anche chi potrà dirci cosa ci facevano qui!- fece un largo sorriso.

Ritornarono al proprio campo esausti a causa della costante tensione della situazione, sentendosi finalmente più leggeri.
Ma forse non sapevano che avevano scoperto qualcosa di grosso e di quello che c'era in ballo.

ANGOLO AUTORE
Riecchime qua! Sono finalmente riuscito a farlo e completare questo capitolo! Finalmente penso che la trama sta iniziando nonostante i miei blocchi!
Scusate se verso la fine è stato tutto un po' rapido, ma i personaggi avevano altre priorità e non potevano rimanere lì a combattere tra di loro molto a lungo, anche per la scarsità di "personale" a loro disposizione. E i cattivi erano lì solo per quel grosso prisma con grande urgenza. Chissà il motivo!
Erano andati lì solo per allenarsi, per poi ritrovarsi degli strani tizzi che estraggono un enorme prisma e li malmenano. Traumi, fatevi da parte proprio! I nostri eroi saranno felici di tornare a casa dopo quello che avevano vissuto.
Ora voglio dirvi delle robe. La storia si fermerà momentaneamente qua, perché sto avendo problemi ad andare avanti. So cosa fare, ma solo fino a un certo punto e voglio assicurarmi di avere qualcosa da fare tra le mani per un bel po' di tempo.
Perciò voglio organizzarmi e voglio fare anche una sorta di aggiornamento per migliorare a scrivere e a fare la storia. Ci metterò un po', ma penso che ne varrà la pena!
Piccola curiosità e poi novità! Lo spazio dello sfogo, dove  farò spezzoni che mi verranno in mente con i personaggi in varie situazioni, tipo what if, svolte nella nostra realtà o situazioni strane, non inerenti alla trama ovviamente!

Curiosità: la rigenerazione demoniaca è solo una "versione" potenziata della nostra guarigione normale, non è velocizzato come si pensa, ma il portatore guarisce più in fretta di un essere umano.


SPAZIO SFOGO

Alkatar, Okami, Tsuki, Shauna e Elgar stavano giocando a un gioco di ruolo, in cui Yogar era il dungeon master.
Yogar: allora, siete di fronte a un altare oscuro che emana una strana aura. Cosa fate?
Alkatar: provo a toccarlo!
Okami: Al, aspetta prima di...!
Yogar: appare una sorta di creatura oscura che vuole offrirti un patto. Accetti?
Alkatar: se! sarà di sicuro un essere obeso!
Yogar: è una bella donna, con solo delle placche sul seno e sul pube a coprirla.
Alkatar: accetto il patto!
Yogar: ti imbriglia del potere oscuro, ma a causa della tua statistica arcana bassa, muori.
Alkatar: fanculo l'autore cazzo!*sbatte i pugni sul tavolo arrabbiato*
Io:*scavalco la staccionata, il giardino per poi salire sul tetto arrivando alla loro finestra* per caso parlavate di me?
Tutti: MA CHE CAZZ...?!

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Capitolo 12
*** Mare di Nuvole ***


Capitolo 12: Mare di Nuvole

 -Bene, Olivia. Dopo gli ultimi controlli ora posso dimetterti. Ci hai messo poco a riprenderti. Hai la stessa pellaccia dura di tuo padre.- Scarlett era seduta davanti al letto di Olivia, mentre lei si sistemava.

-Non ne potevo più di stare ferma!- si stiracchiò allungando le braccia, si sentiva rinata.

-Beh, vedi di andarci piano. Sarai per metà un drago, ma hai anche te dei limiti. Non fare troppi sforzi e cose simili di routine insomma.- se la sbrigò come se fosse una scocciatura, anche se lo avrà ripetuto un'infinità di volte.

-E se qualcuno volesse farti far qualcosa prima che tu ti sia ripresa mandalo da me. Lo persuaderò a modo mio.- si girò sulla sedia accavallando le gambe con un sorrisetto maleficamente malizioso.

Olivia ridacchiò, anche se altre persone vedrebbero tale scena preoccupante per il malcapitato.

-Non preoccuparti! Ho altro che mi terrà occupata!- le fece un saluto con la mano per poi lasciare l'infermeria.

Effetivamente aveva ragione. Ora che era una studentessa dell'accademia aveva un bel po' da recuperare.
Guardò tra i fogli che le avevano dato e si era persa non poca roba. Ormai era dentro ed era decisa a rimettersi in pari ben presto, ma almeno con un poco di aiuto.
Prima di pensare al da farsi volle, prima, fare una cosa.

Andò negli uffici dei professori, salutando Dante con un sorriso e Iris a malapena la degnò di uno sguardo.
Era quasi vuota, tranne per un Thomas selvatico, davanti a uno specchio, che tentava di risistemarsi i capelli.
Quasi ridacchiò vedendolo, avvicinandosi a lui.

-Capelli ribelli?-

-Semmai bastardi! L'elettricità li rende testardi!- sembrava strapparsi alcune ciocche con la forza che ci metteva col pettine.

Si girò un poco per vederla e si fermò da quello che stava facendo, alzando leggermente gli angoli della bocca con lo scopo di formare un sorriso.

-Ti sei rimessa vedo.- era contento di vederla in sesto, rispetto a quando la aveva trovata, sporca e incatenata.

-Volevo ringraziarti per avermi salvata. Se non fosse stato per te probabilmente non sarei qui.- sorrise appena, stringendo una mano a pugno.

Thomas perse subito il sorriso.
Olivia non sapeva del suo vero soccoritore. Non sapeva se dirglielo o meno e nemmeno come la avrebbe presa.
Optò per il silenzio, pensando che se le avesse detto la verità avrebbe dato una soddisfazione alla donna che odiava.

Stava per dirle che non c'era bisogno, ma lei lo anticipò abbracciandolo di colpo.
Sgranò gli occhi per la sorpresa inaspettata, provando una sensazione di conforto. Per un momento gli balenò in testa il ricordo di Xalar, che riusciva a dargli la stessa sensazione quando si sentiva triste.
Quel semplice gesto lo aiutò a stare meglio. Ricambiò l'abbraccio.

Gli spettatori, Dante e Iris, stavano guardando la scena e il dragone voleva intervenire per separarli, ma la preside lo tenne fermo per la collottola come un gatto e intimandogli di stare a cuccia.
Olivia, poi, lo lasciò andare.

-Grazie ancora. Senti, volevo chiederti se, magari, potevi aiutarmi anche col programma scolastico e...- prima di finire la frase qualcuno gli prese i fogli dalle mani.

-Ci penso io ad aiutarti.- Dante si mise in mezzo, anche per un'altro motivo.

-Ma...! Papà!- si infastidì, impuntandosi.

-Thomas è un professore, perciò non ne ha il tempo. Mentre io sì. Inizieremo domani dopo le lezioni.- senza nemmeno sentire al risposta della figlia si era già girato, lasciando la stanza.

Iris sospirò in un angolo mettendosi una mano sul viso. Aveva immaginato che lo avrebbe fatto.
Olivia mugugnò arrabbiata, finendo con lo sbuffare infastidita. Odiava quando faceva così, quando si imponeva. La mandava spesso in bestia.

-Mi dispiace Olivia, ma non posso far nulla. è il mio capo.- l'espressione facciale le comunicò il suo dispiacere, facendo anche spallucce.

-Fa niente... grazie comunque Thomas.- fece un piccolo sorriso, per poi lasciare la stanza anche lei.

La ragazza sospirò. Prima si era anche morsa la lingua per evitare di discutere con Dante, facendo buon viso a cattivo gioco.

******
Anastasia andò alla piscina coperta dell'accademia e quando entrò la trovò vuota, eccetto per una nuotatrice che sta facendo delle vasche.
Con le braccia infrangeva l'acqua sembrando una professionista. Nelle sbracciate vide la ragazza entrare, presumendo che avesse qualcosa da dirle anche se la sua presenza la infastidiva.

-Ehi, capo! Ho qualcosa che ti potrebbe interessare!- sbianderò in una mano un foglio, che sembrava importante.

La ragazza la raggiunse, uscendo dall'acqua e sedendosi al bordo vasca. Aveva occhialini e cuffia, leggermente gonfia, e un costume intero.

-Quante volte devo dirti di aspettare che finisca le vasche prima di parlarmi? Mi da fastidio che ci sia qualcuno. Dai, dimmi.- abbassò gli occchialini e tolse la cuffia, lasciando liberi i capelli, sistemandoseli per un attimo e notando un'espressione infastidita.

Si notarono alcune ciocche nere che avevano perso il proprio colore, lasciando un poco di spazio a del rosso con piccole sfumature arancioni.

-Diciamo è il tipo di cose che ti piace fare.- le porse il foglio.

Lo prese leggendolo, per poi ridacchiare divertita.

-Avevi ragione! Davvero divertente! è proprio quello che mi serviva.- Natalia ghignò, poggiando un dito su una guancia.

-Lo riconosco quel ghigno. Cosa ti frulla in testa?- Anastasia la conosceva da svariati anni e capiva quando aveva in mente qualcosa, incrociando le braccia.

-Semplicemente una persona che ha bisogno di pensare ad altro. Organizza il tutto con le altre. Partiamo domani mattina.-

Natalia ridacchiò, andando verso gli spogliatoi per cambiarsi.
Mentre si cambiava pensò al modo di convincere quella persona, ma pensava di avere già il modo. Anzi, era sicura di farcela senza problemi.

Intanto Simon era in biblioteca a studiare, con un paio di libri a un suo lato, e uno in mano sulle stelle. Sembrava avesse un'espressione annoiata e con delle occhiaie che evidenziavano al cosa.
All'improvviso poggiò qualcosa sul tavolo facendolo sobbalzare, abbassando il libro per vedere chi fosse l'artefice.
Si ritrovò davanti Leon, insieme a Mikage con qualche libro in mano, che lo salutò con un sorriso.

-Yo! Non sapevo che fosse iniziata l'apocalise zombie.- poggiò una mano sul tavolo prendendolo in giro per come era messo.

-Un po' morto dentro lo sono in effetti... e lo studio mi sta dando il colpo di grazia. Te sei un po' troppo rilassato invece.- notò che, effetivamente, l'amico aveva fatto più ore di sonno di lui quei giorni.

-Ho i miei assi nella manica. Tra cui lei! Mi ha aiutato molto. La avevi già vista qualche giorno fa, Simon.-

-Piacere, Mikage.- si presentò quasi in silenzio.

-Mi domando ancora come fai a conoscere la presidentessa del consiglio studentesco...-

-Un giorno, forse, te lo racconterò! Forza, ti aiutiamo a resuscitarti e darti speranza!- si sedettero con lui al tavolo.

Videro tutto quanto il materiale che Lignas gli aveva affibiato da recuperare. Anche se il periodo passato a riprendersi era dovuto a un incarico non ebbe pietà, ritenendo che la storia e gli studi erano molto importanti.
Si misero sotto coi libri, aiutandolo a studiare e capire alcuni concetti.
Gli impressero nella mente, come meglio potevano, le nozioni base della magia e i ruoli.
Nell'Ordine della Convocazione sono stati creati dei ruoli per permettere un miglior ordine tra le fila. Ogni razza era tendente verso un ruolo specifico, in base alle proprie caratteristiche naturali, doti, talenti e potenziali.
Esistono, come ruoli: il supporto, che sta dietro la prima linea a dare manforte ai propri alleati e fornire cure ai civili. Il combattente, che ha caratteristiche equilibrate tra attacco e difesa. I tank, che fanno da prima linea e che eccelle in difesa, proteggendo i supporti.
Col passare del tempo, però, questa cosa sta cambiando creando solo confusione e attualmente si sta pensando di cambiare questa categorizzazione, cancellandola o sostituendola.
Furono catalogate anche le magie in alcuni tipi, nel riconoscerle sul campo di battaglia sarebbe stato fondamentale.

Ne esistono di 3 tipi conosciuti:
Oggetto, abilità magiche che richiedono un oggetto in particolare per essere usate e attivate. è influenzato anche dall'abilità del suo utilizzatore con quell'oggetto. Più si ha familiarità e più l'abilità magica diventa potente.
Emissione, attualmente la più comune. L'utilizzatore emette la propria energia magica fuori dal proprio corpo in svariate forme. Sono state necessarie fare delle sottocategorie. Può formare anche oggetti, ma solo tramite gadget o una grande concentrazione.
Fisico, abilità che influenza solamente il corpo del proprio utilizzatore, modificandolo o potenziandolo(ad esempio Zhagul dello scorso capitolo, ma non coinvolge i 5 sensi).


La magia di creazione, invece, non aveva una classifica precisa in quanto potrebbe rientrare in tutti e 3 i tipi. Abilità rara e difficile da studiare. Dicono che abbia un potenziale infinito.

La testa di Simon fumava da quante nozioni gli avevano messo in testa.

-Io volevo solo studiare un po' le stelle...- si teneva sotto mano il libro sulle stelle, ma non aveva ne la voglia e ne le forze per aprirlo.

-Ma sei ancora vivo per caso...? Dobbiamo ancora vedere le sotto categorie del tipo emissione e tutto il resto   .- Leon si divertì a punzecchiargli una guancia con un dito.

Ad un tratto qualcuno gli prese il tomo da sotto il naso, facendolo girare.

-Stelle? Vuoi fare oroscopi ora?- era Natalia, che guardava il contenuto delle pagine.

-Natalia... dovresti essere più presente in classe. Anche se sei una ragazza brillante non ti autorizza a fare come ti pare!- Mikage si alzò dal proprio posto piantando le mani sul tavolo, guardando male Nata con fare inquisitorio.

-Continui a ripetermelo Mikage! Posso permettermelo semplicemente. Fatti sbattere dal tuo ragazzo, così ti rilasseresti un po'.- ghignò dopo quella risposta con una punta di veleno, guardandola.

Infatti lei diventò tutta rossa in volto, imbarazzandosi. Si sentì di sottofondo un lungo "oh" da Leon, che ormai si stava divertendo a guardare come la aveva punzecchiata.
Mikage prese le sue cose, per poi andarsene seguita da Leon che ancora tratteneva le risate per come la aveva zittita.

-Colpita e affondata!- lo disse con una punta di soddisfazione, posando il libro.

-Cosa fai qui, Nata...? Disperata anche te con lo studio...?-

-Nah! Non ne ho bisogno io! Sono venuta per te. Ultimamente ti vedo mogio in sti giorni, perciò verrai con me a fare un lavoretto che faccio di solito!- lo prese per il mento sollevandogli la testa.

-E dove andiamo...?-

-Sorpresa!-

-Perché sono spaventato ora...? E poi non potrei. Per quelli del primo anno non è concesso fare lavori dell'altro anno.-

-Ho convinto Iris!- sorrise con leggerezza.

Mentre Croel fece l'opposto, già pensando a cosa avesse in mente la ragazza. Gli suonava anche strano che chiamava la preside per nome e le dava del tu. In che rapporti erano?
Nata gli premette le guance con due dita.

-Torna tra noi! Ti farà solo che bene poi, che così ti dai una svegliata! Ti voglio bello arzillo su!- lo tirò su da quella posizione in cui si stava decomponendo.

-Partenza, mattina presto! Verrò io a svegliarti! Al resto penserò io!- gli battè un pugno sulla spalla con un sorriso.

Volle obiettare, ma si tirò indietro nel farlo. Anche se avesse ribattuto non sarebbe servito a niente.
Quello che sapeva per certo di lei era che faceva un po' di testa sua.
L'unico modo che aveva per scorprire qualcosa era attendere il giorno seguente, non aveva alternative.

Natalia lo lasciò poi lì, salutandolo. Lo intimò a non essere così mogio, altrimenti sarebbe tornata indietro a dargli una strigliata.

Il resto della giornata la passò sui libri, sopratutto su quello sulle stelle.
La mattina seguente giunse in fretta.
Erano le 5 del mattino. Greyson si avvicinò alla finestra di Simon ridacchiando, creando un megafono con la matita.
Guardò davanti a lei facendo segno di fare silenzio, prendendo fiato.

-SVEGLIA!- Nata, dalla finestra, lo svegliò all'improvviso facendolo cascare giù dal letto.

Rotolò giù dal letto trascinandosi dietro le coperte, districandosi tirando fuori almeno la testa.

-Vedo che sei sveglio bell'Addormentata!-

-Grazie al cazzo che sono sveglio! Mi hai fatto venire un infarto! Cosa c'è?!- parlò arrabbiato e infastidito, liberandosi dalle morbide catene che si erano avvolte intorno a lui.

-Dobbiamo andare! Ti ricordi?- piegò la testa leggermente, con un'espressione interrogativa.

-Così presto? E con un infarto?!-

-Sei bravo a polemizzare.-

-Andare dove poi?- Simon si calmò, anche se aveva ancora una punta di fastidio.

-Segreto! Hai tutto pronto?- fece sparire il megafono, appoggiandosi alla finestra con le braccia, guardandolo.

-Sì... posso almeno cambiarmi...?-

-Certo. Col pigiama non sarebbe bello!-

Lo lasciò da solo per aspettarlo fuori.
Quando uscì, ancora mezzo assonnato, sgranò gli occhi di colpo vedendo un grosso velivolo davanti al dormitorio.
Sembrava una casetta dalle dimensioni, se non fosse per le pale sopra e le ruote sotto.
Natalia stava sistemando alcune cose insieme ad Anastasia, Adelie e Flowey, più altre due ragazze che non aveva mai visto.

Una era una lamia con una lunga coda quai avvolta su se stessa da un semplice color verde e lunghi capelli del medesimo colore messi apposto e in ordine, tendenti più sul chiaro. Aveva indosso una fascia larga sostenuta dalle spalle, con sotto una maglietta con ricami semplici, ma eleganti con motivi serpentini e una giacca tenuta su appena dalle braccia, arrivandole a malapena alle scapole. In una mano aveva una sorta di tablet.
L'altra, invece, era una ragazza volpe. La pelliccia della coda era candido, con sulla punta del nero, mentre i capelli sembravano richiamare il cielo notturno. Indossava un abito cerimoniale orientale, da sacerdotessa bianco e rosso. Quando si voltò verso Simon si poterono vedere gli occhi con sfumature arancioni e un tocco di giallo.

-Ehm, Nata...? Lui sarebbe...?- la volpe lo indicò, non capendo il motivo della sua presenza.

-Non ve l'ho detto! Per oggi verrà con noi! Sim, ti presento Ann e Mila!- Natalia raggiunse Simon accerchiandolo con un braccio sorridendo a 32 denti, presentando il ragazzo alla lamia e alla ragazza-volpe.

Sembrava l'innocenza fatta persona in quel momento, solare.
Ad Anastasia e Adelie non fece ne caldo ne freddo la sua presenza. Flowey accettò subito la cosa, mentre le altre due rimasero stupite.

-...perché fai come cazzo ti pare...? Non hai mai portato persone esterne al nostro gruppo! Che ti ha fatto?- Mila reagì per prima, tentando di indagare.

-Semplicemente ha bisogno di una boccata d'aria e ho voluto aiutarlo!- gli premette le guance come se fossero marshmallow.

-Beh, così le probabilità di successo aumenterebbero, però è inesperto. Non penso che se la caverà illeso.- parlò Ann, esponendo dati che, intuendo dalle parole, stavano andando a fare qualcosa di pericoloso sistemandosi anche gli occhiali mentre parlava.

-Ci penso io a lui! Non preoccupatevi ragazze!- le rassicurò, pensando che bastasse.

Alle loro conoscenze in comune andava più che bene. Anzi, non faceva ne caldo ne freddo.
Mila, invece, dalla sua espressione si poteva intuire che non era molto d'accordo. Ma preferì mordersi la lingua, pensando che ci fosse un motivo della sua presenza.
Iniziarono il loro volo.
Lungo il tragitto gli spiegarono cosa stavano andando a fare:
Sterminare un animale infestante da un branco, a sud-est, in un regno confinante. Tutto quanto era già stato sistemato riguardo accordi.
Ci sono stati altri episodi in cui si erano trovati animali morti e avevano richiesto aiuto per risolvere.

Dalle parole sembrava una cosa molto semplice da fare, ma Mila quasi rise per sbeffeggiarlo per quanto fosse ingenuo.

-Ti ricrederai quando lo vedrai.- Nata, con lo sguardo, la ammonì a fermarsi.

Simon non capiva, ma iniziava a preoccuparsi. Ancora.
Il viaggio fu lungo e sentirono che salirono di quota.

-Siamo arrivati gente. Se andrete fuori dal balconcino potrete vedere la meravigliosa vista.- dagli altoparlanti si potè udire la voce di Adelie.

Natalia disse alle altre di prepararsi, mentre si metteva un auricolare in un orecchio. Si trascinò dietro Croel per uscire per primi.

Una volta fuori non credette a quello che stava vedendo. Stava ammirando un vastissimo oceano di nuvole che sembrava essere infinita. Sembrava di essere in un'altro mondo. Alcune punte di montagne dalle svariate forme emergevano da quel mare bianco, dando a quella vista un tocco di fantasy in più.
Si intravedevano anche delle chiazze blu che "nuotavano". Erano delle baleni celesti, animali misteriosi ma al tempo stesso affascinanti per alcuni. I loro versi si potevano sentire facilmente dalla loro posizione.
Simon rimase del tutto sbalordito, reputando tale vista di una grandiosa bellezza, rimanendo senza fiato.

-Non è bellissimo Sim? Un mare bianco che sembra infinito, in cui soffia un vento senza padroni. Sentilo bene sulla pelle, perché questa è pura libertà...- Natalia chiuse gli occhi, alzando leggermente la testa e fece un respiro profondo, sorridendo.

Inforcò gli occhialoni sugli occhi. Dopo essersi allacciata i capelli in una coda e sfilata stivali e calze si mise in piedi sul cornicione lanciandosi giù girando su se stessa, in un grido di divertimento e gioia. Avete presente Jim del pianeta del tesoro con la tavola la surf? Stessa cosa. Per poi aprirsi del tutto, interrompendo i giramenti.
Simon rimase a bocca aperta, ma non per lo stupore, bensì per il fatto che si era gettata senza nulla. Si allarmò dicendo alle altre che si era gettata, però lo invitarono alla calma.
Controllò se c'era ancora, ma vide che era sparita in mezzo alle nuvole
Ad un tratto emerse fuori una balena del cielo, su cui c'era Nata, in piedi, sul suo dorso.

-Forza, tocca a noi ora!- Anastasia si fece avanti insieme a Flowey, dandogli una pacca sulla schiena.

-...scusa...?- credeva di non aver capito bene quello che aveva detto la ragazza.

-Ci buttiamo pure noi.- lo prese per la vita, sollevandolo.

-Ma le altre?!- tentò di cambiare argomento per evitare tale cosa.

-Ci guardano le spalle. Forza mammoletta!- per lui si avvicinò pericolosamente.

-Nononono! Aspetta!- provò a fermarla per non buttarsi.

Stava facendo di tutto pur di non lanciarsi da lì e Anastasia e Flowey provavano a convincerlo a farlo comunque.
Ad un tratto Mila lo spinse giù con uno spintone, infastidita da quel suo comportamento da fighetta.

-Ops.- fece spallucce, come se fosse stato un incidente.

Alla fine si buttarono anche loro tre.
Simon si stava disperando dimenando e agitando le braccia, chiedendosi perché era venuto e se era scemo.

-Dio mio, fa ridere, ma al tempo stesso fa pena!- la ragazza-lucertola se la rise.

-Calmati Simon.- Flowey provò a parlargli.

Tutti e tre scomparvero nel mare, per poi riemergere in groppa a una balena, tranne Simon. Lui era stato sfortunato, siccome si era del tutto spalmata sul dorso di un drago marino volante, con una piccola barbetta sul mento.
Aveva letteralmente baciato la pelle della creatura con la faccia e tutto il corpo. Il mostro girò il lungo collo verso di lui, guardandolo malissimo.

-Ehm, salve...? Desidera...?- sorrise nervoso, rendendosi conto della situazione in cui si trovava.

Le ragazze iniziarono a ridere subito a causa della scena a cui stavano assistendo, ovvero una specie di acchiappa la talpa, con la differenza che al posto del martello c'erano delle fauci affilate pronte a squartarlo.

-Calmati! Mettiamoci d'accordo!-

-Smettila e vieni qui! Devi fargli capire chi comanda!-  mentre Nata lo stava dicendo provava a trattenere le risate.

Dopo un po' a farsi inseguire si bloccò di colpo, ormai stufo.
Gli urlò contro con fare autoritario e arrabbiato, intimorendolo e fermandolo.

-Ora tu mi porti da quelle ragazze sopra quella balena. Chiaro il concetto?- lo prese per la barbetta mettendo fronte contro fronte.

Fece come disse, ottenendo complimenti per la buona riuscita di quella "impresa". Mentre stava salendo suo grosso mammifero d'aria un qualcosa azzanno il drago lasciandolo senza appoggio per l'altro piede.
Per lo spavento sobbalzò riuscendo comunque a salire.

-Attenti! Sta per immergersi!- Anastasia li avvertì, mettendosi in posizione insieme alle altre.

Croel, invece, a causa del movimento della balena, quasi cadde subito rimanendo pericolosamente in bilico, su un piede solo.
Stava per cadere, ma Natalia lo prese per mano salvandolo, rimanendo in piedi in perfetto equilibrio.
Gli sorrise divertita, mentre lui la guardava negli occhi, sbalordito di come faceva. Ma preferì continuare a fissarle gli occhi.

-Tutto bene principessa?- lo prese ancora in giro, ridacchiando.

-Sì, ho il mio bel principe azzurro che mi salva.- ricambiò il suo sorriso, stringendo la presa e tenendosi aggrappato a lei per non cadere ancora.

Vide le pinne che erano ricoperte di grosse piume bluastre misto a un bianco latte. Era un branco di circa dieci balene. Nonostante il piccolo numero non sembrava che erano pochi.

-Si stanno avvicinando Natalia. Tenetevi pronte.- Ann parlò nell'orecchio di Greyson, avvertendola.

Ad un tratto qualcosa di veloce li sfiorò. Croel non capiva cosa gli era passato vicino, accorgendosi che sono di più, circa una dozzina.
Aguzzò la vista, vedendo che erano dei Perza. Dall'aspetto sembravano un incrocio tra un pesce e un insetto, con un lungo ago sul muso, ali sbattute ad alta velocità e grosse zampe. Di grosse dimensioni e avevano la pelle azzurrina, permettendogli di mimettizarsi in cielo e occhi sporgenti. Vengono chiamate "zanzare del cielo".

-Ecco lo stormo! Siamo qui per eliminarli signorine! Non dobbiamo lasciarne uno e non ferire le balene!- Natalia diede le spiegazioni prima di andargli addosso.

Tutte erano pronte a entrare in azione. Simon invece tentava di non cadere giù.

-ANDIAMO!- diede il via e si lanciarono all'attacco.

Iniziò Flowey estraendo delle radici appuntite dalla corteccia che ha sulle braccia, per poi lanciarglieli per attirare la loro attenzione.
Ne ferì un paio giusto per infuriarli e l'intero gruppo gli andò incontro.
Mila cominciò a diventare incorporea e acquisendo un colore fluo. Anatsasia tenne pronti i pugni.
Natalia prese la matita e la ninfa affilò il legno delle dita.

Al momento dell'impatto Greyson disegnò una grossa bocca grottesca che uno lo divorò, l'altro lo ferì facendolo sbilanciare.
La volpe sfoderò gli artigli che passarono attraverso due Perza, estraendo qualcosa di bianco che distrusse subito. Dopo quello caddero privi di vita.
Anastasia e Flowey ne uccisero alcuni in un colpo solo facilmente.
Uno gli sfuggì, andando addosso a Simon per sua sorpresa.

Lo spinse con la forza giù quando gli andò addosso, con l'intento di fuggire.
Natalia si allarmò andando ad aiutarlo e creò una corda che gli lanciò per recuperarlo. Per fortuna riuscì a prenderlo.
Il ragazzo, però, lo sfruttò per correre lungo la balena senza staccare gli occhi dalla bestiaccia che lo aveva investito. Prese lo slancio per poi lanciarsi e prendendolo al volo. Se la era legata al dito.
Il Perza si dimenò per liberarsi dalla sua presa, perdendo quota.

Lo ferì in alcuni punti grazie alle zampe, ma Simon lo afferrò per l'ago tenendolo stretto.

-Adesso te la faccio vedere io bestiaccia!- con forza riuscì a spezzargliela, aprendo una piccola fontanella di sangue.

Stava per mollare la presa, ma quando si rese conto di essere ancora in alto si riaggrappò al Perza saldamente.

-VAI GIù PIANO ALTRIMENTI è LA FINE!!!!- quasi lo urlò disperato.

Dopo un po' atterrò in una landa desertica del sud e quando impattarono mollò la presa separandosi di appena un metro dalla creatura.
Mugolò un poco per il dolore che l'atterraggio gli aveva procurato, guardando che quella zanzara era immobile, ipotizzando che fosse morta.
Lo raggiunsero atterrando un poco più in là. Solo Greyson scese, mentre le altre rimasero a guardare.
Nata gli picchiettò la testa con un dito.

-Sono ancora vivo...!- alzò la testa reagendo in modo esagerato, guardando la ragazza dritto in viso.

-Bene...- potè scorgere un sorriso per un attimo, per poi andare verso la bestia.

-Direi che è morto.- gli diede dei piccoli calcetti, appurandosi della cosa.

Ma non appena gli voltò le spalle il Perza la prese afferrandole con tutte e quattro le zampe, facendo saltare sull'atenti Croel, pronto a intervenire. Ma lei non sembrava preoccupata.

-TI aiuto, Nata!-

-Nah.- gli disse tranquilla.

-...prego? Ma ti ha bloccata! Sei in difficoltà!- la scena, ai suoi occhi, non sembrava per nulla tranquilla e calma.

-Sì, sono una donzella in difficoltà. Perciò mi salvo da sola!- si sentirono dei piccoli scricchiolii.

Aprendo le braccia con forza le zampe da insetto andarono in frantumi in mille pezzi di fronte allo sguardo attonito del ragazzo, non capacitandosi del come avesse fatto. Si dice che quelle bestie avessero una presa ben salda e difficilmente qualcuno si sarebbe liberato. Figuriamoci a frantumarle.
Piantò per bene il piede a terra, fece un mezzo giro per poi sollevare l'altra gamba, colpendo la testa della zanzara celeste facendogliela poi saltare via.

-Questa era l'ultima! Vuoi rimanere qui oppure vieni?- gli passò accanto riportandolo sulla terra.

-Wow...- disse tra se e se, andando a seguirla.

Andarono dal committente dell'incarico, ricevendo il compenso per il lavoro svolto.
Le ringraziò e che li avevano salvato.
Lei ricambiò, salutandoli e tornando al velivolo per il ritorno.
Vide Croel che, dopo un'esperienza del genere, era un po' distrutto, mentre veniva sistemato da Adelie.

-Per essere stata la tua prima volta sei andato bene. Ti faccio i miei complimenti. Avevo previsto che ti saresti fatto più ferite.- Ann si complimentò con lui, non aspettandosi quel risultato.

-Fortuna del principiante...- solo Mila, rispetto alle altre, era stizzita che fosse ancora intero.

Ad un tratto gli suonò il telefono. Vide sullo schermo il nome "Horizon" e sorrise, rispondendo. Era una videochiamata.
Una ragazza-drago di cristallo, dalle scaglie azzurrine sulle guance, stava sistemando la camera del suo cellulare per inquadrarsi. Aveva una maglietta semplice, i capelli sembravano riflettere le sue scaglie, proprio come il cristallo. I capelli erano raccolti in una coda, che richiamavano il mare.

-Ciao! Come stai Simon?! Disturbo forse?- parlò con entusiasmo, mentre metteva l'apparecchio su un tavolo.

La sua voce richiamò tutte, specialmente Anastasia che  sgranò gli occhi di colpo.

-Come fai ad avere il numero di Hori, la famosa cantante?!- parlò con in gola un grande stupore, facendosi spazio fra tutte le altre.

Lo prese per il colletto, quasi strattonandolo.

Horizon Draghlur, famosa cantante di fama internazionale. Era un drago di cristallo dalla stupenda voce, scoperta nelle terre orientali.
Riusciva a destreggiarsi in vari generi musicali. Questo, in combinazione alla sua voce, le assicurarono un bel successo nel mondo della musica, anche grazie alle sue doti con il pianoforte.

-è mio fratello! Stai facendo strage di donne?! Non me lo aspettavo da te Simon! Mori non ne sarebbe contento!- lo stava prendendo in giro, ma sembrava anche seria.

Alla risposta alzarono tutte la testa provando a fare un confronto tra i due, per qualche somiglianza. Non erano presenti.

-è lunga da spiegare! Ci penserà lui poi! Comunque non vedo l'ora di rivederti! Dopo tutto questo tempo! Anche Mori mi ha assicurato che verrà!-

-Dove...?-

-Al concerto di Halloween alla Braveheart! Ti avevo scritto anche!- ora sembrava una predica, infastidita che non se lo ricordasse.

-Ooooh! Ora ricordo sì! Mi fa strano che ci sarà anche lui col lavoro che fa.-

-Ti ho invitato il tutto, così potremo vederci nel backstage! Ora vado, ho delle prove da fare!- le ritornò il sorriso, salutandolo con la mano e chiuse la chiamata.

Ci fu silenzio per qualche secondo, poi una strana aurea avvolse Anastasia, afferrando Croel per un braccio. Sembrava indemoniata o posseduta.

-Ora MI dirai tutto su di lei...! Adesso!- ad un tratto sentì che stringeva l'aria.

-E invece viene con me! Ci vediamo a casa!- Natalia tiro fuori una moto sportiva(una suzuki) e le salutò.

La ragazza stava per saltarle addosso, ma Adelie la bloccò coi fili, lasciandoli soli.
Era riuscita a salvarlo dal quarto grado, passandogli un casco.
Si fecero un lungo viaggio in moto. Per qualche motivo trovò strana quella situazione. Solitamente era il ragazzo che guidava e la ragazza doveva stringersi a lui, ma il loro caso era l'incontrario.
Cercò più volte di non aggrapparsi a lei. Nonostante fossero soli si sentiva in imbarazzo. Forse era l'orgoglio maschile a farglielo pensare.
Però in certi momenti trovavano dei sassi che li facevano un poco saltare e per il panico del momento si aggrappava a lei, quasi facendola ridacchiare.

Ormai al tramonto si fermarono in una stazione di servizio, una di quelle sperduta nel bel mezzo del nulla.
Mentre Nata stava prendendo qualcosa da bere, Simon era seduto sulla moto a guardare il cielo, pensieroso.
Gli poggiò sulla guancia una bibita fresca facendolo destare dai suoi pensieri.

-è da un po' che ti vedo turbato o con la mente altrove, Sim. Da quando sei tornato da Terhs sei così. Cosa è successo?- si sedette accanto a lui, girandosi tra le mani una lattina.

La guardò per un momento, abbassando il capo.

-Nata, te... ti senti mai di aver deluso qualcuno...?- le fece quella domanda, tormentato da qualcosa.

-No, mai.-

-Io sì, per qualche motivo. A Terhs mi sono confrontato con qualcuno, Ciar. Ho provato a fargli cambiare idea con le parole, ma non è servito a niente. Poi mi ha sconfitto dandomi del patetico.- quei ricordi erano ancora vivi nella sua mente, come anche il dolore emotivo, stringendo la lattina tra le mani.

-Non ho potuto reagire. Non ho potuto far nulla. Mi sono sentito... inutile.- l'ultima parola sembrava fargli molto più male e ferirlo.

Vide la sua reazione e gli poggiò una mano sulla spalla, ottenendo l'attenzione dei suoi occhi.

-Con certe persone non serve parlarci. Non ascoltano mai per principio, altri invece si credono al di sopra di tutto risultando ciechi e sordi. Bisogna capire anche questo. Un giorno ci riuscirai.- fece un sorriso leggero e dolce.

-E poi hai fatto il tuo meglio attuale. Vi siete ritrovati nel posto sbagliato, ma al momento giusto però. Hai aiutato l'Ordine a prendere tempo, questo conta.-

-Grazie Natalia...- ora si sentiva meglio dopo essersi sfogato con lei.

Nonostante continuasse a gravargli, lei lo aiutò ad alleggerire quel peso, tornando a sorridere.

-Almeno la giornata ti ha aiutato?-

-Certo, mi ha aiutato ad avere la fobia del cielo! Avevo una paura matta di cadere!- le disse scherzando, per via della brutta esperienza col Perza e il continuo stare in equilibrio tra il mammifero e il suolo.

-Oh sì! Eri tu la donzella in pericolo!- lo prese in giro, ridendo e appoggiandosi a lui.

Lo contagiò con le sue risate.
La guardò ancora e si alzò.

-Puoi allenarmi, Nata?- avanzò quella richiesta all'improvvisò.

-Oh! Beh, potrei. Cosa mi dai in cambio? Nulla a questo mondo è gratis!- sorseggiò la bibita, aspettando la sua risposta.

-Mmmh, un... appuntamento?- dopo averci pensato le fece l'offerta.

-Mh, andata! Ma decido io dove e quando andare.- non le dispiacque quella proposta, trovandola perfetta ed era anche incuriosita.

Si strinsero la mano, mettendosi d'accordo.
Poi montarono sulla moto, per proseguire il viaggio.

*****

Calien era andato nella sala professori. Si stava annoiando nel far niente, perciò cercò un po' di compagnia.
Vide che Lignas era intento a correggere delle verifiche e ne approfittò per appoggiarsi di schiena a lui. L'elfo, una volta accortegesi della cosa girò appena la testa, per poi riposarla sui fogli, lasciandolo fare.
Preso da un'altro momento di noia decise di giocherellare con la spada, ma non riusciva a sguainarla.
Pensava che fosse solo bloccato, ma col secondo tentativo capì che qualcosa lo teneva fermo

Fece ricorso a tutta la sua forza, ma sembrava opporsi allo stesso modo.

-Vuoi una mano...?- Lignas, vedendo che stava avendo qualche difficoltà, si propose di aiutarlo.

-Sì! Tienila per il fodero, mentre io per il manico!- decisero di collaborare.

Tiravano in direzioni opposte, ma a quanto pare la lama sembrava non sentire ragioni.
Riuscirono a tirar fuori solo pochi millimetri, ma da essi uscì dell'energia negativa molto aggressiva, che ferì al viso Calien con grande velocità.
Lignas si allontanò subito, mettendosi in guardia di fronte a quella cosa che usciva dalla spada, mentre il suo compagno venne sbalzato via devastando in parte l'ufficio.
Iris venne subito a vedere sentendo quei rumori, allarmandosi.

-Cosa è success... la sala professori!- vide la devastazione, venendole un colpo per il casino causato.

-Ecco... colpa della spada!- Calien diede subito la colpa all'arma, anche se efetivamente era vero.

-Se dovete fare cose del genere almeno non fatelo qui, ma in un campo di allenamento! Ora fuori!- li scacciò malamente via.

Seguirono il suo consiglio però, in quanto avevano più spazio a disposizione.

-Sicuro di volerlo fare...? Hai visto la sua potenza prima.- Lignas volle essere sicuro di quello che stava facendo.

-Certo! Forza, tira!-

Ripresero a tirare, ma sentivano più resistenza.

-Dai dannata bastarda!- Calien mugugnò per il fastidio, la spada reagì alle sue parole, tremando.

Dopo quello capì di aver trovato un modo, sogghignando.

-Sei solo una stronza puttana! Se hai le palle affrontami!- continuò a provocarla, per verificare la propria teoria.

Ebbe successo, siccome il fodero quasi scivolò via.
La lama scatenò una tempesta di energia negativa muovendosi con grande forza. Calien la tenne stretta all'elsa, avendo difficoltà a tenerla buona.
Lo fece volare di qua e di là, facendolo trascinare contro la sua volontà.
Lignas decise di intervenire, provando a fermarla, facendo scontrare le sue fiamme solari contro di essa.

-Che razza di arma è mai questa?!- stava facendo fatica nel tenerla a bada, indietreggiando sempre di più, come se stesse affrontando una bestia feroce.

-Me l'ha data mio padre...! Dovevo aspettarmelo da lui!- Calien rise soddisfatto.

-Ma sembra viva!- la lama avvanzava pericolosamente verso il viso di Lignas.

-NO! Non osare puttana! Non osare toccarlo! Prenditela con me se ne hai il coraggio!- con decisione riuscì a padroneggiarla per un attimo.

Ma le parti si invertirono subito, in quanto l'energia che la pervade si avventa su di lui, ferendolo.
Gli aprì alcune ferite, ma stava trovando divertente quella situazione, controbattendo con la propria energia negativa.

-Tutto qui quello che sai fare?! Non basterà questo a farmi desistere!- Calien non perse il suo sorriso.

La spada si ribellò, ma la tenne saldamente senza lasciarla così facilmente.
Quella massa nera prese una forma bestiale, che poi lo morse a morte a una spalla, stringendo le sue fauci facendolo sanguinare copiosamente.
Calien reagì dandogli una potente ginocchiata, facendo sparire quella cosa.
L'arma cadde a terra.

-Mi hai delusa mia cara!- quando la riprese da terra continuò a muoversi opponendosi a lui con ostinazione e gran forza.

-Ancora combattiva eh?! Sei un toro scatenato! Mi piaci ancora di più!- ghignò vedendo che non era tutto lì e ne fu felice in quanto aveva ancora un bel po' da mostrare.

-Ho intenzione di domarti, perciò preparati, perché sarai mia!-

Ci combattè contro per ore, fino quasi a sera.
Rimise l'arma nel fodero stanco ed esausto, cadendo a terra. L'oggetto sembrava muoversi ancora fiebelmente.
Lignas, che lo aveva assistito finora, lo aiutò a rialzarsi.

-Infermiera, potrebbe visitarmi...?- fece finta di essere indifeso e dolciotto per puro gioco.

-...se lo fai ancora ti lascio a terra morente.- l'elfo lo fulminò con lo sguardo, tentato di lasciare la presa della mano.

Si mise a ridere divertito, mettendogli un braccio attorno a una spalla.
Ad un tratto sentì squillare il proprio telefono e, sbuffando, lo prese vedendo chi fosse. Sbiancò di colpo irrigidendosi.

-Calien...?- vedendo quella reazione improvvisa si preoccupò.

Rispose immediatamente.

-Si, Maresciallo...?- a sentire quella parola Lignas si bloccò di colpo, spalancando gli occhi.

Quei pochi minuti in cui era al telefono li passò con l'ansia. Il Maresciallo(per chi non lo sapesse nel militare equivale a comandante supremo) dell'Ordine della Convocazione aveva chiamato Calien per qualche motivo.
Quando mise giù sembrava teso, riprendendo la sua calma.

-Dove sono Iris e Dante?-

Nello stesso momento Iris era accucciata sulla propria scrivania e sembrava stanca. C'erano svariati fogli e teneva la testa chinata sostenuta dalle mani, infilando le dita nei capelli.

-Dovresti riposarti Iris.- Dante poggiò una tazza fumante accanto a lei.

-Dante... non ci riesco. Mi rode il fatto che una mia studentessa sia stata ridotta così...! Non riesce nemmeno a identificarla e indicarla...! Sappiamo solo che è un demone. Con tutti gli studenti presenti nella struttura non è semplice!- sembrava presa dalla disperazione, non voleva andare a puntare il dito a casaccio, specialmente senza prove e con la vittima impossibilitata ad aiutare.

 Non si può proprio far nulla per scioglierlo, Scarlett...?- alzò lo sguardo sulla poltrona davanti a lei in cerca di una soluzione, in cui era seduta l'elfa.

-No purtroppo. Un malocchio può essere sciolto da chi l'ha lanciato. Con questo i demoni hanno tenuto per le palle molte persone. Alcune loro magie possono essere molto ambigue.- era seriosa nel dirlo.

Ad un tratto entrò nell'ufficio Calien. Era ancora sporco, ma la notizia che aveva ricevuto prima sembrava avere la priorità.

-Calien...? Che succede?- tutti quanti avevano gli occhi su di lui, anche per l'entratat improvvisa.

-Preside Iris... vicepreside Dante...- aveva un tono serio e sembrava essere in servizio, ma non come collaboratore scolastico, bensì come capitano.

-Sotto richiesta del re, insieme agli studenti coinvolti a Terhs e a ovest, il Maresciallo vi convoca alla Riunione dei Reami, che si terrà tra una settimana alla capitale Icatiel.-

ANGOLO AUTORE
Buongiorno! Come state? Ormai sto emulando Miura per le lunghe attese.
Semplicemente ci sono stati problemi, tra cui piccoli e altri grossi che mi hanno portato a pensare più ad altro che a scrivere, perché, siccome ci tengo alla storia e a farla bene, ho preferito evitare in quei periodi perché avrei potuto fare una bella monnezza.
Ho scritto rare volte, ma almeno ero nello stato di poter fare qualcosa di decente, almeno, e continuare perché mi piace, non per avere recensioni o altro(ma se ne lasciate una non sarebbe affatto male*occhiolino imbarazzante*).
Ho voluto concentrarmi un poco di più su Simon(anche perché è il protagonista ed è giusto così) e ora inizieranno ad allenarsi tutti(spoiler coglio** di un autore oh!), più una piccola sorpresa che succederà forse nel prossimo... forse... penso.
Va beh, ora prima di tornare a scrivere devo pensare ai fumetti e trovare l'autore di riferimento giapponese(perché sì, lo voglio). Ora vado ad abbandonarmi al mio piumone e digerire le idee che Kentaro Miura(berserk) ha partorito nel suo fumetto... aiutatemi.

SPAZIO SFOGO(è tutta una scena un po' buffa, tipo Pak il 90% delle sue apparizioni)

Douglas era perduto nella casa di Shauna e guardava in ogni stanza nella speranza di trovare qualcuno. Aprendone una a caso trovò qualcosa di sconcertante.
Shauna che vestiva una tuta sportiva davanti a un pc, insieme all'autore e una ragazza di nome Star.
Sulle pareti c'erano festoni con su scritto "Douglas x Mirai". I tre cominciarono a sudare freddo, specialmente la sorellastra.

-...voglio una spiegazione. Ora.- era già indispettito.

-Beh, ecco... diciamo che la cosa ci piaceva... una cosa tira l'altra e siamo finiti così.- Shauna provò a spiegare come se quello che stava vedendo fosse stato solo un incidente.

-Lo avete fatto intenzionalmente, vero?-

-La community lo vuole Douglas!- si fece sentire a gran voce quasi urlando.

-Ma quale community se ci recensisce a malapena una persona e nessuno ci caga! E poi è solo una conoscente cavolo! Non fatevi strani film mentali!- la rimproverò aspramente, non gradendo affatto la cosa.

Mentre litigavano gli altri due se la sono data a gambe.


 

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Capitolo 13
*** Riunione dei Reami ***


RIUNIONE DEI REAMI

(scusatemi, ma vi avverto che sarà decisamente lungo, perché ci tenevo a mettere tutte queste informazioni utili per la storia)

-Come alla Riunione dei Reami?! Solo i sovrani del regno, quelli alleati e i capitani possono andarci! Perché noi...?!- Iris si alzò di soprassalto dalla scrivania, sconvolta dalla notizia.

-Non lo so Iris. Solo... che riguarda un possibile problema con l'accademia e vuole parlare direttamente con voi. Non so altro.- era dispiaciuto del non poter dir altro, ma gli era stato detto solo quello.

Il fatto di questo fantomatico problema con l'accademia e che direttamente il re voleva parlare con loro... fece presurre che era qualcosa di grave e che voleva risolvere la cosa. Ma addirittura a un evento così importante?

-E i ragazzi...?- si risedette con calma sulla poltrona, tornando a mente lucida.

-Servono come testimoni per far capire agli altri regnanti della gravità del problema. Sono stati riscontrati altri eventi simili e tutti cercavano qualcosa. Specialmente se si sono spinti fino nel cuore delle terre a ovest... qualcosa potrebbe bollire in pentola.-

-Ovvero che qualcuno potrebbe attentare alla Pace di Amalia.- Iris si fece seria.
 
Già pensava che qualcuno non sarebbe stato d'accordo sulla cosa, è impossibile che tutti quanti lo siano. Ma addirittura un possibile attentatore alla pace?

-Esattamente. Voi stessi sapete la fatica fatta per raggiungerla.- lo sguardo di Calien si soffermò sopratutto su Dante, per poi tornare sulla Preside.

-Probabilmente vorrà fare una sorta di collaborazione con l'accademia.-

-Quando...?-

-Tra una settimana. Il giorno dopo la festa di Halloween.-

-Va bene. Ci saremo. Informa il comandante supremo.- Iris si appoggiò alla scrivania con un braccio.

Calien fece cenno con la testa per poi andar via.
Lei si lasciò abbandonare sullo schienale della poltrona, massaggiandosi le tempie. Calò il silenzio nell'ufficio.

-La cosa è seria a quanto pare, se vogliono anche Dante. Addirittura il re...- anche Scarlett si era fatta seria, mettendo da parte lo scazzo che la permaeva sempre.

-Lo faremo. Non ho intenzione di lasciare al primo terrorista che passa rovinare il lavoro di Amalia.- Dante sembrava essere calmò, ma si poteva sentire un cenno di fastidio e rabbia.

-Così sia allora. Non gli permetteremo di fare i comodi loro.- Iris battè il pugno sulla scrivania determinata.

L'elfa sorrise, venendo contagiata dall'amica.
Non avevano intenzione di lasciare che succedesse.

*****
Douglas stava facendo i bagagli per lasciare l'ospedale, dopo i giorni passati in guarigione e finalmente dimesso.
Mentre prendeva dei vestiti qualcosa cadde a terra: sembrava una piccola lucina dal design semplice, con una catenella attaccata a una estremità.
Si chinò per raccoglierla e guardarla. La accese, sembrando che avesse un'espressione malinconica.

-Ti ritroverò, ora che so che sei viva...- la mise nello zaino sospirando.

Sulla porta si ritrovò Mirai.
Non sembrava fosse lì per caso, anzi, sembrava che lo stesse cercando.

-Douglas... ecco... v-volevo dirti grazie.- teneva chinato il capo verso il basso, spiccicando a malapena qualche parola.

-Per...?- non capiva a cosa si stava riferendo, col suo solito sguardo freddo.

-Quando tentasti di allontanare me e Will a Terhs... e mi dispiace se siamo tornati.- si imbarazzava ricordando quel momento, quando erano tornati indietro per aiutarlo, ma furono di poco aiuto.

-Non preoccuparti... eravamo contro una persona oltre le nostre capacità.-

La ragazza voleva chiedere se quella donna era una sua parente, ma pensò che era meglio di no.
Ad un tratto un uomo elegante, coi capelli tendenti all'arancione tirati all'indietro, apparve dal fondo del corridoio. Aveva un'espressione seria.

-Mirai! Ti sei ripresa del tutto!- si abbassò alla sua altezza tenendola per le spalle, controllando come era messa anche se era ovvio la sua condizione.

-S-sto bene zio, non preoccuparti.- a quelle premure si sentiva una bambina piccola, ma vide che Douglas era scomparso.

-Penso che sia il caso di rivalutare la questione della scuola.- il momento premuroso passò subito, passando alla serietà, rialzandosi in piedi.

-C-cosa?!- Mirai saltò subito per quella notizia, avendo il cuore alla gola per quanto riguarda il futuro all'accademia.

Douglas era già sparito, ormai aveva già raggiunto la reception.
Shauna era seduta lì vicino, con le gambe accavallate.

-Quella ragazza chi era? Per caso... ti piace?- fece un sorriso sornione con fare ammiccante per saperne di più.

-è solo una conoscente. Non siamo nemmeno amici e forse è meglio che mi stia lontana.- continuò a camminare senza fermarsi.

La sorellastra si alzò dalla sedia prendendolo per un braccio, bloccandolo, e gli diede un bel scapellotto dietro la testa.

-Ahia! Perché?!- con lei sembrava avere più emozioni ed infatti era arrabbiato.

-Perché sei scemo! Ecco perché! Piantala di sminuirti così!- incrociò le braccia sotto il seno, guardandolo seria con fare ammonitorio.

-Mh... perché sei vestita così?- mugolò, notando il suo abbigliamento nuovo.

-Sono appena tornata dall'Ovest... un inferno.- ricordandosi di quello che aveva affrontato si sentì male.

Douglas le fece segno con la testa di andare.
Shauna sospirò esasperata, mettendosi al suo fianco per ritornare all'accademia mettendogli un braccio attorno al collo. Tentava di liberarsi da lei.

******

Più tardi Simon e Natalia ritornarono alla struttura, parcheggiando la moto vicino al suo dormitorio.

-Non sapevo che avessi parenti famosi.- Nata si tolse il casco, sistemandosi i capelli.

Ad un tratto sentirono uno strano rumore in lontananza, che si faceva pian piano più forte. Dall'angolo apparve Anastasia, scoprendo che era lei l'artefice.
Si lanciò sul ragazzo placcandolo con prepotenza buttandolo a terra. Lo bloccò per i polsi.

-Ora mi dirai tutto su Hori!- sembrava posseduta, ma dallo spirito della fan.

Greyson la prese per la collottola sollevandola, infastidita.
Iniziò a stringere la presa per farle capire che aveva esagerato.

-Cosa diavolo stai facendo?- strinse forte, come avvertimento.

-P-piano! Sono una fan di Hori e volevo saperne di più su come la conoscesse! Pietà!- Anastasia si ammansì implorando perdono.

Andarono nel dormitorio insieme a tutte. Almeno in un posto comodo in cui parlare.
Simon iniziò a spiegare che si conoscevano da molto tempo e che sono molto legati.

-Quindi la conosci fin da quando era piccola?! Com'era?! Dimmi di più!- lo prese per le spalle emozionata, avida di sapere e quasi scuotendolo.

Era in preda all'agitazione, misto eccitazione. Una sorta di fangirl che ha appena trovato una miniera d'oro riguardo il suo idolo. Per farvi un esempio.

-Calmati...! Ad Halloween ci sarà per il concerto...!- tentava di fermarla per rimanere intero.

-Facci entrare nel backstage! A te lo lascerà di sicuro!- si stava lasciando andare sempre di più e Nata stava per fermarla.

Ad un tratto dei fili bloccarono la lucertola, imbavagliandola.
Venne sollevata dal divanetto, venendo legata peggio di un salame, formando un bozzolo bianco.

-Non ce di che. Simon, sono tornati i tuoi amici dall'Ovest. E sono ancora interi. Li troverai presso l'infermeria.- Adelie lo aveva salvato dalle sue grinfie, riferendogli della notizia e scherzandoci anche sopra.

Natalia lo prese spingendolo per andare.
Non se lo fece ripetere per andare. Non voleva ritornare al terzo grado di Anastasia.
Seguendo le indicazioni datogli riuscì a trovarli, riconoscendo la schiena di Itsupiki.
Sorrise andandogli incontro senza che se ne accorgesse.

-Okami! è bello rivederti tutto intero!- Simon posò la mano sulla spalla di Okami, ottenendo una reazione esagerata.

Sobbalzò per la paura afferrandolo per il polso e buttandolo a terra con forza.
Quando si accorse di quello che aveva fatto si impanicò aiutandolo. Lo aveva trattato peggio di un sacco di patate o di un polpo sbattuto contro una roccia.

-Mi dispiace Simon! Ho ancora i nervi a fior di pelle dopo essere tornato!- era dispiaciuto, tentando di scusarsi.

-Ho notato...- aveva accusato parecchio il colpo, dolorante.

Era spalmato contro il muro a testa in giù

Ad un tratto l'altoparlante della scuola si azionò, nominando i ragazzi di Terhs e a Ovest, chiamandoli nell'ufficio della preside e specificando che era importante.
Si stranirono sentendoli chiamare, anche perché non avevano fatto niente.
Fecero come gli venne detto e trovando anche gli altri davanti alla porta.

-Ehi, Okami! Sai che sta succedendo? Siamo appena tornati e già siamo stati chiamati dalla preside?- Alkatar non ci stava capendo molto bene di quello che stava succedendo.

Si interrogarono sulla vicenda, per poi presentarsi a tutti.
Dopo alcuni minuti le porte si aprirono e l'atmosfera sembrava si fosse fatta seria.
Iris era dietro la sua scrivania, con accanto Dante da un lato e Calien dall'altro, invitandoli ad entrare.
Spiegò a tutti la situazione, ovvero che erano stati convocati per la Riunione dei reami.  Ciò che avevano affrontato a Terhs e a Ovest, a quanto pare, sembrava essere qualcosa di più di ciò che sembrava. Dovevano rilasciare direttamente alla sede dell'Ordine un rapporto dettagliato.
Erano stati chiamati all'evento più importante della storia. Avrebbero visto i regnanti alleati e del regno di Icatiel, persino il re. I pezzi grossi insomma.
Si agitarono di fronte a quella prospettiva.

-Non preoccupatevi. Non dovrete far nulla di complicato. Intanto godetevi questi giorni e il concerto di Halloween per stendere i nervi.- sorrise per infondergli calma.

Li rassicurò che non era nulla di grave e che avrebbero fatto tutto quanto in fretta.
Mentre uscivano Will si fece largo tra il gruppo.

-Mi scusi Preside. Ma Mirai...?- vedendo che non era presente si era preoccupato per l'amica.

Douglas si era fermato un momento, allungando l'orecchio per sentire.

-è stata trattenuta per motivi familiari. Ora stiamo tentando di risolvere la cosa.-

Sigraph collegò la cosa con quello che aveva assistito in ospedale per pochi istanti, con lo zio di Mirai.
Con Will ottenne l'effetto opposto, non aiutandolo. Si era solo preoccupato di più.
Alla fine lasciò anche lui l'ufficio.

Shauna mise un braccio attorno al collo di Douglas, tirandolo verso di lei.

-Preoccupato per lei...?- continuò a insistere sulla cosa.

-Ti ho già detto che siamo solo conoscenti... posso chiederti se puoi allenarmi...?-

-Aspetta... davvero?! Per una volta vuoi che tua sorella ti aiuti?!- era intenerita, non era mai successo che le facesse una richiesta simile e lo abbracciò.

-Piano...! Te lo chiedo per svariati motivi...!- quando lo abbracciò si sentiva in imbarazzo anche se lo dava a vedere.

-Ihih! D'accordo, ma dopo la questione della Riunione.-

Gli andò bene quella condizione, senza obiettare.
Le aveva fatto quella richiesta per quel potere che aveva sprigionato contro Xolodal. Lo sentiva come qualcosa di misterioso, ma profondamente oscuro.
Ma quella sensazione di potere... quell'energia oscura... non sembrava appartenere a quel mondo. Voleva capirne la natura, per capire cosa fare.

Thomas raggiunse Tsuki e sembrava agitato.

-Tsuki...! Temo di aver combinato un guaio con gli animali!- a sentirlo la ragazza sobbalzò.

Le venne un piccolo attacco di panico. Non solo aveva dovuto sopportare i problemi a Ovest, ora pure questo.
Si trascinò dietro Okami e Thomas e vide la situazione. Erano tutti fuori e molte cose erano in disordine.
Il prof si stava facendo piccolo iniziando a vergognarsi a morte per il casino che aveva combinato. Infatti rimase in silenzio per tutto il tempo.

Ci misero alcune ore per rimettere apposto tutto quanto. Tsuki sembrava come essersi isolata.
Okami la stava guardando preoccupato, mentre spazzava distrattamente. Thomas gli picchiettò il braccio con un gomito, facendogli segno con la testa di andare da lei sorridendogli e facendogli un occhiolino.
Il giovane lupo quasi arrossì, seguendo il "consiglio" che gli aveva dato.
La ragazza era seduta, con vicino il peluche Bunny, davanti al recinto dei conigli. Si sedette accanto a lei.

-Tsuki...? Tutto bene...?- le chiese, per venire a capo della cosa.

-...non lo so. Ti senti mai... oppresso da qualcosa...? Quando pensavo che stavo colmando un divario... se ne è presentato un'altro...- le tornarono in mente i ricordi delle terre a Ovest e dei nemici che aveva visto in azione, come Zhagul

In parte poteva capirla. Anche lui si sentiva spesso così, ma per motivi dovuti alla famiglia e ai suoi fratelli.

-Come vedi sono piccolina e ne risento in battaglia. Sempre protetta per la mia statura minuta... nemmeno con Bunny e la mia abilità riesco a far molto...- si prese Bunny abbracciandolo stretto a se e il peluche ricambiò l'abbraccio.

-Non è vero, Tsuki.-

Eh...?- udendo le sue parole alzò lo sguardo verso di lui per capire.

-Se non fosse stato per Bunny e te forse non saremmo nemmeno tornati. E pure io per via di quella donna.- la guardò sorridendole rassicurante, carezzandole la testa.(headpat time bitches)

Tsuki si sentì meglio, sentendosi gratificata per quello che era. Nascose il viso sulla pancia di Bunny.

-Grazie, Okami...- lo nascondeva, ma contro il pupazzo stava sorridendo.

Il fine settimana sopraggiunse velocemente e la scuola era addobbata in stile Halloween.
La maggior parte dell'istituto era raggruppato davanti al palcoscenico, in attesa che Hori si esibisca. Erano in defibrillazione. Qualcuno provò anche a intrufolarsi dietro le quinte, ma la sorveglianza era ben serrata intorno al perimetro.
Si potevano sentire un gran fragore di persone urlanti, pur di vedere la loro star.
Quel gran pubblico era giunto in gran anticipo. Erano lì ad aspettare da ore.

Dall'alto Leon stava guardando la scena e sembrava stizzito.

-Non vi sembra un comportamento esagerato questo, prima che il concerto inizi?- lo trovava molto strano.

-Beh, i fan sono disposti un po' a tutto pur di vedere i propri idoli. Come lei...- Mikage indicò dietro di lei una Anastasia in defibrillazione.

Indossava capellini, sciarpe, bandierine, magliette e cintura del brand di Hori. Non riusciva a stare ferma nemmeno un secondo da quanto era agitata, sfoderando un sorriso ebete.
Incarnava il concetto di fan sfegattato.

-Lo hai, vero Simon?! Non te lo sarai mica dimenticato!!!- prese il ragazzo per il colletto della maglietta, minacciandolo con lo sguardo per assicurarsi che lo avesse.

-Sì, lo ho il pass. Però così mi stai facendo paura.- si sentiva a disagio nel averla così vicina alla faccia e addosso.

-A cuccia!- Natalia lo salvò di nuovo, prendendola per la collottola e la coda per tenerla ferma.

-Piano! PIANO CON LA CODA!-

-Voi volete venire?- Simon si rivolse a Leon e Mikage, invitandoli.

-Passo. Troppo rumore e gente per me.- era appoggiato sul muretto, quasi stravaccato con un sorriso rilassato, facendo segno con la mano di no.

-Idem. Non ne sono interessata.- Mikage, che era in piedi accanto a Squallearth, rifiutò insieme a lui.

Croel si rivolse anche a Okami e Tsuki, ovvero gli ultimi presenti. Gli altri gli avevano già detto di no. Di Douglas, invece, neanche l'ombra.

-Non è il mio genere, però sono curioso di sentire com'è.- accettò l'invito con un sorriso.

-Io invece mi sento a disagio lì. Troppa gente per me.- la piccoletta, come aveva detto, non si sentiva a suo agio, declinando l'invito.

-ASPETTATE!- una voce femminile giunse dall'ingresso della scuola.

Si scoprì essere Shauna, che lo stava salutando con una mano. Si stava trascinando dietro qualcosa.
Si accorsero che era Douglas, tirato a forza per il colletto della giacca, a braccia incrociate.

-Veniamo anche noi!-

-Ho già detto di no.-

-Tu verrai comunque! Non puoi isolarti così per sempre!- Shauna lo rimproverò.

Simon e Douglas si scambiarono per un secondo un'occhiata, ma quest'ultimo distolse gli occhi subito, facendo capire il suo distacco.

-Vengo pure io, altrimenti sta qui ti salterebbe addosso.- Natalia si riferì ad Anastasia, mentre la teneva ferma.

Andarono al concerto, nel dietro le quinte, passando dal retro. Hori stessa aveva dato istruzioni alla sicurezza di lasciarli passare, anche senza il pass.(a sto punto che serviva, scusa?)
Videro gli operatori al lavoro mentre finivano gli ultimi allestimenti.
Li portarono nei camerini e una coda afferrò Croel all'improvviso.

-SIMON!- Horizon lo trascinò verso di se, esultando nel rivederlo e lo abbracciò.

Era vestita in modo semplice e casual.
La sua truccatrice, una ragazza polpo, usò ogni suo tentacolo per continuare a metterle il trucco anche mentre si muove.

-Erano anni che non ci vediamo! Fatti vedere! Sei diventato un ometto ormai!- gli tastavala faccia come se fosse un marshmallow.

Era una bambina che aveva appena trovato un enorme cesto di caramelle dolciumi. Gli altri stavano guardando la scena sentendosi venire il diabete. Douglas stava quasi per vomitare da quanto zucchero emanavano.

-Però sembri trascurato! Vieni qui che la mia truccatrice è una maga col trucco! Candy!- lo sollevò da terra facilmente, per poi metterlo sulla sedia per il trucco, chiamando la truccatrice.

-Fermati! Sta ferma e calma Horizon!- fece segno di time-out con le mani.

Una volta calmata la situazione potè tirare un sospiro, per poi sorridere.

-è bello rivederti Hori.- si alzò dalla sedia, riabbracciandola, ma stavolta con fare affettuoso.

La draghessa ricambiò lentamente, sorridendo appena, stavolta assaporandolo.
Si staccò per guardarlo per un momento, per poi girarsi verso gli altri.

-Scusatemi! Mi sono lasciata prendere dall'entusiasmo. è un piacere conoscervi!- si presentò anche agli altri, stringendogli la mano.

Al turno di Anastasia quasì volò dall'emozione nel stringerle la mano. Aveva davanti la sua diva della musica e cominciò ad elencarle tutti i motivi per cui la adorava.
La tenne occupata per un bel po', approfittando anche di farsi qualche autografo e foto.
Nel mentre Natalia si sedette vicino a Simon, che stava guardando la scena.

-Non è meglio se la tiri fuori dalle sue grinfie? Non vi vedete da un po'.- accavallò le gambe, posando una mano sul ginocchio.

-Dopo avremo tutto il tempo per parlare. Al momento stiamo aspettando un'altra persona.- mentre parlava sorrise, guardandola con la coda dell'occhio.

Ad un tratto qualcuno bussò alla porta del camerino.
Era un ragazzo appoggiato allo stipite della porta. Aveva degli hakama lunghi quasi fino al ginocchio tendenti a un fiebile azzurro, sandali orientali, maglietta arancione con maniche larghe e che gli arrivano a metà avambraccio.
I capelli, rispetto agli abiti, erano semplici e corti, con due ciuffi in avanti che lasciavano scoperta la fronte, ricordando un color terra. Mentre gli occhi, in fatto di cromia, erano l'ooposto dei capelli richiamando il blu.
Si poteva intravedere che aveva anche un poco di muscoli lì sotto.

-Yo. Disturbo forse?- li salutò, sfoggiando un sorrisetto.

Teneva per una cinghia un grosso contenitore nero dalla forma curiosa.
Quasi Hori e Simon gli saltarono addosso, ma lei aveva più priorità in quanto non lo vedeva da molto tempo, intrappollandolo in un abbraccio.

-Sono felice di rivederti Hori! Non sembri più la stessa di 10 anni fa!- si stacca guardandola meglio.

-Non dirlo come se all'epoca ero piccola. Ero e rimango la vostra sorella maggiore!- gonfiò le guance, premendogli sulla testa la mano a mo' di pugno.

-Mentre tu Simon? Tutto bene? Vedo che stai finalmente stai allenando quei budini di muscoli che hai!- non appena si rivolse a lui lo prese in giro scherzosamente, dandogli un gran sorriso.

-Ahahah! Mi sorprende trovarti qui, Mori! Il Gran Anziano ti ha lasciato venire? Uno dei Guardiani?-

-In vista della Riunione di domani mi ha permesso di venire su prima. Approposito della riunione...- l'aura di amicizia che emanava prima cambia istantaneamente in una severa, guardandolo con durezza.

-Un uccellino mi ha detto che sei stato chiamato anche tu... cosa diavolo hai combinato?- aveva un atteggiamente ammonitorio verso Croel.

-Cosa?!- anche Hori si unì a lui, ma più severa.

In passato, quando facevano così Simon si spaventava. Invece  gli faceva ben poca impressione, quasi le loro auree oscure gli rimbalzavano contro.
Rimasero sorpresi che non sortiva alcun effetto. Gli spiegò che aveva vissuto un'esperienza simile, ma ben peggiore. Si ricordò di quando si confrontò con Dante per la prima volta.
Iniziarono a fargli il terzo grado, ignorando gli altri.

-Ehi! Piacere, sono Natalia!- si mise in mezzo, traendolo in salvo dalle loro domande.

Dopo la sua presentazione Mori fu curioso di conoscere gli altri. Con Douglas, invece, ebbe problemi nel conoscerlo, in quanto gli disse solo il nome e nient'altro.
Spiegarono meglio che non erano fratelli di sangue, ma bensì spirituali. Nonostante la loro diversità si sentivano uniti.
Passarono un po' di tempo insieme prima dello spettacolo nel backstage.
Il fratello si sentì sollevato. Temeva che, una volta lasciata casa, si sarebbe sentito solo. Invece era felice di vedere che non lo era. Specialmente con quella Natalia.

Si fece tardi. L'inizio del concerto mancava poco.

-Ah sì! Prima che inizi il concerto, tieni. Tua madre ti saluta e mi ha chiesto di portarti questo.- Mori passò a Simon il contenitore nero.

-Grazie! Quando torni ringraziamela!- lo riconobbe subito e ne fu estasiato, aprendola appena.

Natalia, curiosa, tentò di avvicinarsi per sbirciare. Ma non riuscì a vedere nulla, se non un fiebile color dorato.

-SI VA IN SCENA!- Hori uscì dal camerino con un costume di scena sfavillante, tipico delle popstar.

-LE MIE RETINE!- Mori fu il primo a dire qualcosa, prendendola in giro, accasciandosi al suolo con le mani sugli occhi.

Anastasia era in estasi nel vederla così, sbiandierando le bandierine con la faccia della draghessa. A Shauna piacque molto.
Mentre Okami e Nata la trovarono molto esagerata.
Lo spettacolo ebbe inizio. Ebbero la possibilità di godersi lo spettacolo nel dietro le quinte.

Ci fu un gran tremore ed esultanza quando salì sul palco, cantando canzoni a tema, tra cui la più iconica "This is Halloween".
Persino i professori e i fondatori si accostarono alla finestra per ascoltare.
Per un momento poterono vedere Alkatar con una ragazza a disagio.
Grande tripudio e gioia, una gran esperienza. Un momento di spensieratezza ci voleva, dopo quello che avevano passato.

Ad un tratto Hori picchiettò sul microfono per avere l'attenzione di tutti, ottenendo silenzio assoluto.

-Adesso... questa canzone voglio dedicarla a delle persone a me cara.- girò la testa verso di loro, guardandoli con la coda dell'occhio, sorridendogi.

(la canzone è one small step dall'anime Dr.Stone)

Iniziò lentamente, andando con voce soave, andando a crescere. In poco tempo riaccese gli animi, facendoli risuonare in risonanza con la sua voce.
Sul secondo ritornello ebbe una gran risposta dal pubblico. Fece diventare lospettacolo ancor più grandioso.
Alla fine del brano ottenne un fragoroso appaluso, per poi scendere dal palco.

Mori, Simon e Anastasia le fecero i complimenti per la performance appena eseguita.
Si salutarono lì. Non avrebbero avuto modo di vedersi il giorno seguente, in quanto dovevano partire presto.

-Abbiate cura di voi ragazzi. E Simon... vedi di far brillare la tua stella.- gli sorrise per dargli forza.

-Grazie Hori. Spero che ci rivedremo presto, tutti insieme!- si rivolse ad entrambi, speranzoso.

Gli si stringeva il cuore nel doverli salutare e lasciare. Avevano passato l'infanzia insieme, creando un legame profondo di fratellanza.
In quel momento gli tornarono in mente loro da bambini. Gli scese una lacrimuccia malinconica, per poi asciugarla e dividersi da loro.

Il giorno seguente si erano preparati e messi in tiro, perché non potevano fare una brutta figura in quanto di fronte alle persone più importanti del mondo.
Anche Calien si era messo la sua divisa di lavoro e non la tipica felpa rubata a Lignas.
Durante il viaggio in treno si potè percepire la tensione. Erano nervosi  e si vedeva.

-Papà, secondo te cosa ci potranno chiedere...?- Olivia si rivolse a lui.

-Non lo so. Forse vorranno ogni dettaglio, anche se forse superfluo.- le rispose freddo, con le braccia incrociate senza guardarla e sembrava patire questa cosa.

-Vorrano sapere da te alcune cose, per quello che ti è successo. Non preoccuparti, vedrai che si farà in fretta.- Iris provò ad addolcire la pillola per toglierle via un po' di tristezza.

Olivia distolse subito lo sguardo da lei, rimettendosi seduta accanto al padre.
Iris voleva avvicinarsi a lei, ma si sentiva sempre più lontana. Non capiva il motivo di tale distaccamento. Forse stava sbagliando qualcosa? Il modo di approcciarsi?
Scacciò questi pensieri, pensando alla Riunione, per fare in modo di vegliare sulla loro incolumità.

Alkatar volle mettere fuori la testa da un finestrino per vedere quanto mancasse all'arrivo.
Sopra di lui una gigantesca ombra lo coprì passandogli velocemente, notando che era un dragone, accompagnato da altri 3 che gli fungevano da scorta.
Altre creature volanti stavano volando in cielo, con tutte la stessa destinazione, Icatiel. Era uno spettacolo a cui che non si poteva assistere tutti i giorni.
Varie specie di tutto il mondo riunite in un unico luogo.

Quando arrivarono rimasero sbalorditi. Icatiel non sembrava più una grande metropoli, ma bensì una gigantesca fortezza inespugnabile.
A ogni ingresso c'erano guardie armate e corazzate e in più dei mech, che sorvegliavano strettamente ogni porta.

La stazione era parecchio affollato. Delle sardine in scatola stavano più comode. Quell'enorme quantità di gente era lì più per turismo che altro. Non era semplice vedere così tante razze differenti l'una dall'altra.
Normalmente sarebbe stato impossibile passare, ma siccome erano accompagnati da Calien poterono godere di usufruire di una strada differente: un soldato della Convocazione era lì ad attenderli, portandoli in un mezzo alternativo.

-Avrei preferito evitare di venire sinceramente. Ci saranno tutti i capitani?- Leon sbuffò, lasciandosi scivolare sul sedile del velivolo con una smorfia di fastidio.

-No. Ad alcuni gli è stato affidato un incarico importante.- Calien gli rispose subito.

Già da prima era restio a venire alla capitale per qualche motivo. E vedendo le persone ammucchiate di prima sembrava non gradire molto.
Rimasero a bocca aperta  quando attraversarono l'arco della cittadella. La sua grandezza sembrava voler dare sicurezza e protezione. Era uno dei primi monumenti costruiti da quando fu stipulata la pace, eretta dalle prime razze alleate.
Fondamenta fatte dagli umani, rocce rifinite e portate dai giganti, costruite con mani naniche, decorato finemente dagli elfi e rinforzato dalle fiamme draghi. Una costruzione degna di nota e di eccellente manifattura.

Lungo il tragitto poterono vedere un gruppo di manifestanti, ma quando videro i cartelli capirono che non era nulla di buono.
"Abbasso le bestie magiche!", "Non devono mischiarsi con gli umani!", "Ingabbiateli", "Umani in cima, lor in fondo!" e così via. Non solo erano scritti sui cartelli, ma anche urlati.
La polizia provava a sedare la manifestazione, cercando di fare in modo che non peggiori. Quando li videro provarono ad andargli addosso, ma, per fortuna, riuscirono a fermarli prima.
Alla maggior parte dei presenti quasi gli venne un colpo, tranne a pochi: Douglas, Calien, Leon e Dante.
Loro tre sembravano impassibili, mentre gli altri preoccupati.

-Purtroppo non tutti possono essere d'accordo su tutto.- Calien disse una verità, triste e agghiacciante.

Se fosse possibile sarebbe un mondo utopico, ma che almeno non ci sarebbero questi problemi pensarono.
Giunsero all'Ordine senza altri intoppi. Più avanti, ad attenderli c'era Mirai, con Xidra che le faceva compagnia in attesa del loro arrivo. Will, vedendola, le venne incontro sentendosi il cuore sollevato. Douglas osservò da lontano.

-Mirai! Tutto bene?!- le chiese subito preoccupato.

-Sì. Non è stato semplice convincere mio zio! Iris è stata brava a fargli cambiare idea.- era grata alla preside per l'aiuto che le aveva dato.

-Ehi... Spero... non sia successo nulla di grave.- Douglas, nel parlarle, sembrava un po' impacciato, come per nascondere qualcosa.

Non lo dava a vedere, ma Shauna capì che c'era qualcosa con lei e decise che avrebbe investigato sulla cosa.

-Grazie Xidra, per essere rimasto con lei.- Iris la ringraziò per la gentilezza fatta.

-è il minimo che possa fare per voi.- guardò Iris e Dante con rispetto, per poi soffermarsi su Olivia.

Si avvicinò a lei, facendola sobbalzare.
Per un momento vide Amalia al suo post, per via della sua incredibile somiglianza facendole tornare a galla alcuni ricordi. Sorrise, come se avesse rivisto un suo caro amico dopo molto tempo.

-Sembri proprio come tua madre Olivia. Sei cresciuta molto.- l'ultima volta che la aveva vista aveva solo 2 anni e ora era una giovane donna.

-Scusatemi. A breve inizierà la Riunione. Preparatevi.- Xidra ritornò alla sua freddezza, allontanandosi da loro, andando ad unirsi agli altri.

Lungo il tragitto le scese una lacrima, ch asciugo col pollice.
-Amalia, tua figlia è diventata una bella donna...- si concesse un'altro sorriso, parlando tra se e se.

Quella attesa sembrava snervante. Ogni minuto sembrava interminabile.
Dopo un'ora furono chiamati. Entrarono in una grande sala bianca, ritrovandosi al centro di un grande cerchio con attorno delle poltrone inalzate. Su di esse sedevano i reali e rappresentanti delle razze magiche.
Ognuno aveva una sedia personalizzata e con lapropria dimensione. Ogni persona era vestita con abiti eleganti e raffinati, intessuti e decorati secondo le usanze del proprip popolo.
C'erano draghi, nani, troll, giganti, elfi, fate, elfi oscuri, driadi e altri.
Solo il reale draconico era nella sua forma originale. Un maestoso drago, imponente, con durissime scaglie nero ossidiana e il ventre, fino al collo, il colore del magma in cui soccreva il suo potere magiche facendole quasi brillare. Non aveva alcuna decorazione o corona.
Posò subito gli occhi su Dante, per poi andare su Olivia, alquanto incuriosito.

La ragazza lo sentì subito. Si sentiva oppressa e le mancava il respiro. Si aggrappò al braccio del padre sorreggendosi a lui. Thomas si preoccupò vedendola così, ma Drake la avvolse con un braccio, alzando la testa verso il suo rappresentante.
Ci fu uno scontro di sguardi, in cui Dante ebbe la meglio. Il dragone sbuffò lasciando perdere.
Al di sotto di loro c'erano i capitani, ma 3 posti vuoti: Yogar, che aveva una protesi, Xidra, Siegfald e poi Calien.
In una delle sedie vuote sedeva una donna dal fisico scolpito. Dagli abiti sembrava un'artista marziale, con una cintura di stoffa intorno alla vita, con capelli neri e una frangia viola.

Vicino al rappresentante delle terre orientali, il Gran Anziano, potè vedere Mori. Indossava una maschera Tengu di volpe e una divisa che ricordava i samurai tendente al viola, con le spalle leggermente allungate e guanti che gli ricoprivano mani e avambracci con sfumature di rosso. Ai fianchi aveva due katane con il manico finemente decorato con intarsi particolari.
Salutò appena Simon con una mano, senza far molto in quanto era in servizio.

A capo di quel cerchio c'erano il re e il Maresciallo.
Il primo si notava subito che era il re dagli abiti dal viola sgargiante e tunica lunga. Il mantello, tenuto unito da una collana, gli cingeva il collo con una folta pelliccia bianca e una corona dagli intarsi complessi e particolari. Era un uomo sui 35 anni, con capelli erano tirati all'indietro di un castano tendente al moro e gli occhi verdi.
L'altro, invece, era un uomo anziano, ma con un bel fisico sano e forte. I capelli bianchi e uno sguardo quasi tagliente che ne mostravano la sua potenza. La sua divisa era un tutt'uno con la maglietta grigia, con incorporati degli spallacci e dei guanti. Attaccato alla cintura aveva una mantellina che gli pandeva da un lato sui pantaloni neri e dall'altro una spada dal manico e elsa semplici.

-Io, re Argus I, dichiaro aperta la Riunione dei reami di quest'anno.- Argus si alzò dalla propria sedia, andando al centro del cerchio.

-Ho avuto la premura di avere tutti quanti voi qui. Abbiamo saputo di terroristi che sembrano voler minare la Pace di Amalia.- tutti quanti sussultarono a quella notizia, parlando tra di loro.

-Lo so. Per voi sembrerà strano e che sia solo una possibilità. Ma grazie a questi ragazzi siamo riusciti a imprigionare una loro collaboratrice, venendo a sapere che è il loro obiettivo.-

-E dove si trova ora questa collaboratrice? Alle volte la sicurezza umana lascia a desiderare.- a parlare fu il re degli elfi, da sopra la sua poltrona, guardandolo con arroganza.

-è ancora sotto la nostra cura. O meglio era... nel momento in cui stava dando i nomi è stata sventrata dall'interno da un lupo demoniaco.- calò all'improvviso il silenzio, lasciando tutti ammutolitì.

Ai ragazzi gli saltò il cuore. Qualcuno era disposto a queste soluzioni estreme, pur di avere silenzio.

-Abbiamo saputo solo un nome e due lettere del secondo. Burattinaio e Na. Quando stava per pronunciare il secondo morì e il lupo se la svignò in una nuvola di fumo. Ma abbiamo un nome e dei loro obiettivi. Stanno raccogliendo dei prismi intrisi di una grande magia misteriosa. Abbiamo già mobilitato i capitani della compagnia del Gatto e della squadra meccanica per la loro ricerca.-

-Ho voluto chiamare i ragazzi che hanno avuto a che fare con dei loro seguaci direttamente, che così potessero darci dei dettagli che potrebbero esserea noi sconosciuti.- rivolse la mano verso gli studenti della Braveheart, dandogli completa fiducia.

I reali protestarono a gran voce, alcuni rimasero in silenzio. Pensarono che dei semplici "bambini" non potevano essere di chissà quale aiuto solo perché hano avuto una esperienza in particolare.
Simon stava per parlare, ma Iris lo fermò prendendolo per una spalla per poi passargli davanti.
Fece un profondo respiro, battendo il tacco con gran forza ottenendo l'attenzione di tutti e il silenzio.

-Signori! Vi rendete conto di cosa state dicendo? Amalia, la donna che ha dato origine a tutto, ha fondato la pace basandola anche sulla fiducia reciproca e voi, ora, state infrangendo tale fiducia! Non possono essere utili? Ma fatemi il piacere! In un prossimo futuro questi "bambini" pareranno i vostri cari e delicati culi regali! Perciò abbiate rispetto verso di loro! Diventeranno lo scudo della Pace e meritano più di questo!- urlò a gran voce le sue parole con grande convinzione, difendendo a spada tratta i suoi studenti.

Qualche rappresentante non gradì tale discorso, prendendolo come un insulto, invece altri rimasero solo ad ascoltare.

-Ihihih! Questa donna ha le palle quadrate!- la regina delle driadi, che sembrava più a una bambina, ridacchiava, agitando le gambe divertita.

Argus applaudì alla preside per le parole che aveva appena detto.

-Tsk! Vedi di tacere donna!- un lindwurm rosso si fece avanti, parandosi davanti a lei.
-Pensi di poter parlare solo perché hai Dante che ti para le chiappe! Vedi di stare al tuo posto donna!- la guardava dall'alto in basso, con disprezzo.

-Questa donna... ti straccerebbe in un solo istante. Faresti meglio a tornare a bere il latte da tua madre.- Dante replicò, prendendolo in giro e schernendolo.

-COME TI PERMETTI, TRADITORE DELLA TUA RAZZA?!- si gettò contro di lui con gran furia, ma venne subito bloccato da Iris che lo teneva per la coda.

-Toccalo... e ti ammazzo.- girò appena la testa verso di lui, mostrando un occhio verde iniettato di sangue.

-Avevamo un conto in sospeso noi due, Elg.- Drake portò un pugno dietro di se, caricandolo.

Colpì il lindwurm con forza, scaraventandolo dall'altra parte della sala, facendogli sputare sangue e gli caddero addosso alcuni pezzi di parete.

-Sei vivo perché sono voluto essere educato.- il pugno ancora fumava dalla potenza emessa in quel singolo colpo.

Stava rodendo dalla rabbia, mentre si leccava il sangue dalla bocca. Stava per intervenire, ma si fermò di colpo.

-Basta Elgasta. Accetta le conseguenze delle tue azioni e patisci il dolore in silenzio.- il dragone nero parlò severo e  duro.

Non ebbe altra scelta se non obbedire e chinare la testa, ritornando al suo fianco zoppicante e dolorante.

-Se non ci sono altre questioni direi di andare avanti.- Argus fece proseguire la riunione.

Spiegò che questi prismi sembravano essere importanti per questo Burattinaio. Aveva già avviato delle ricerche, ma chiese la collaborazione di tutti per poter semplificare il lavoro e raggiungere l'obiettivo.
Fecero delle domande anche ai ragazzi. Dissero quello che avevano visto e affrontato in prima persona, le esperienze dirette e chi avevano incontrato, descrivendone l'aspetto. Parlarono di Zhagul e Jack.
Parlarono anche della morte inspiegabile di Ciar, ma venne ipotizzato che era solo un modo per toglierlo di mezzo.
Ci misero qualche ora prima della fine, finchè Yogar non volle fare un annuncio. Argus gli lasciò il palco.

-Signori e signore. Ho preso una decisione importante, che di sicuro vi interesserà. Ho deciso che darò le dimissioni, dopo la cattura di questo Burattinaio. Ormai sono troppo vecchio per questo lavoro e voglio dedicarmi solo alla mia biblioteca per aiutare le prossime generazioni.- quella notizia fece scalpore.

Tutti i reali parlarono con i propri accompagnatori. Ci sarebbe stato un posto libero tra i capitani dell'Ordine. Ciò voleva dire prestigio per la propria immagine per qualunque razza ne facesse parte.
Una grande opportunità che non volevano assolutamente sprecare. Chissà cosa sarebbe successo in futuro.
La Riunione giunse al termine. Iris, una volta fuori da quella sala, si sciolse per la tensione accumolata dal suo discorso. Parlare così di fronte a tutti quei re e rappresentanti. Forse non era stata una buona idea, ma sempre meglio che lasciarlo fare a un suo studente.
Dante la teneva su, sembrava che stesse per svenire.

-Calien, per favore, riportali a scuola. Io e Dante vi raggiungeremo più tardi...- parlò sfinita e senza forze apparenti.

-Certo. Forza bambini! SI torna a casa!- ora sembrava il solito Calien, portandosi dietro il gruppo.

Poco dopo vennero chiamati per parlare in privato col re nei suoi uffici.
Era un ufficio pieno di libri e documentazioni di vario tipo. Era elegante e sfarzoso, degno di un re. Era seduto sulla scrivani con al suo fianco il Maresciallo.
Gli fece segno di lasciarli soli, eseguendo l'ordine.

-Prego, sedetevi. Volevo parlarvi di una cosa in privato. Temo... che ci possa essere una talpa sia alla Braveheart e alla Convocazione.- Iris sgranò gli occhi, non capendo il motivo di tale informazione.
-Abbiamo scoperto che l'incarico da voi registrato, quello di Terhs, non era nei nostri archivi. Qualcuno deve o averli manipolati o agito direttamente all'accademia.-

-Hai la nostra completa collaborazione Argus!- a lei premeva molto questo.

Al pensiero che ci fosse qualcuno che manipolava la sua scuola la faceva sentire male, ma al tempo stesso arrabbiata.
Dante le posò una mano su un braccio per calmarla.

-Avete indizi...? Abbiamo centinaia di studenti e decine di professori.-

-Per questo vorrei avviare una indagine interna. Mi fido di voi e del rapporto che avete. Odio che gente possa pensare di fare i propri comodi. Posso contare su di voi?- conosceva già la risposta, ma voleva sentirla da loro, che lo volessero per rimediare alla cosa insieme.

-Certo. Non ho intenzione di lasciarli fare.- parlò Dante, che attraverso la sua apatia, si poteva sentire una nota di determinazione misto fastidio.

-Molto bene. Nei prossimi giorni ci metteremo d'accordo sul come fare e che piani dovrete attuare nel frattempo. Non dovrete farne parola con nessuno. Segretezza assoluta.- lo raccomandò, in quanto una semplice fuga di informazioni avrebbe mandato in malora il piano.

Poco tempo dopo, da qualche parte in una base nascosta nel regno...

Jack stava aiutando col traspoto del grosso prisma, facendolo riporre accanto ad altri 5.
Venne chiamato in una sala conferenze, in cui trovò Zhagul, Elasia ed Eurasia intorno a un tavolo ovale e con al centro un telefono.
Più altri due nascosti nell'ombra.

-Che sta succedendo?- chiese Jack stizzito.

-Ci sono delle complicazioni. Alla Riunione hanno fatto i nostri nomi e volti, Jack.- Zhagul gli riferì la notizia, appoggiato al tavolo.

-Lo sapevo che dovevamo ucciderli! Ma te hai preferito tenerli come ostaggi!- urlò contro l'elfo oscuro aspramente, infastidito dal suo atteggiamento.

-Erano più utili da vivi che da morti.-

-Adesso come facciamo, eh?!-

-Ma sei una testa di minchia Jack! Appartieni a un popolo di cervelloni, eppure non sembri prenderne nemmeno una!- Eurasia stava rigirando il cucchiaino nella tazzina da te, col suo sorrisetto dolce, ma irritante.
-è bollente!- sorseggiò la bevanda, scottandosi.

-Ma che ne vuole sapere una bambina?! Faresti bene a giocare con le bambole e basta!- a quelle parole la ragazza ruppe la tazzina che aveva tra le mani, guardandolo male.

-Ora sta bambina ti rompe il culo...!- stava per saltargli addosso, ma squillò il telefono.

Elasia prese la cornetta mettendo in vivavoce, emettendo una voce modificata.

-Non preoccupatevi. I nostri piani non cambieranno.- la voce li fermò.

-Ma...! Signor Burattinaio!- Jack provò a replicare, ma senza successo.

-Jack, mio caro Jack. Non preoccuparti. Risolveremo anche questa. Dovremo fermarci per un po' affinchè le acque si calmino. Intanto metteremo appunto alcuni dettagli nuovi.-

-Ovvero, signore?- chiese Elasia suadente.

-Abbiamo dei nuovi obiettivi, se vogliamo avere la vittoria assicurata. Rendere inoffensivo Dante Drake, bloccare l'essere umano più forte del mondo il Monkey King e recuperare o annientare la Triade Arcana.- sussultarono, il primo obiettivo sembrava impossibile
-Chiedete aiuto ai nostri "uccellini". Signorina Laja. I suoi servizi saranno ancora richiesti.-

-Si. Per il mio popolo e il Generale.- Laja sbucò dall'ombra, inchinandosi a testa bassa.

-Che i giochi abbiano inizio.-

ANGOLO AUTORE
Oooooooooooh! Le cose si stanno facendo interessanti! Praticamente ho messo sul fuoco una bistecca talmente grande che una griglia non basta! E forse non avrei dovuto...
L'ho fatto lungo perché volevo mettere tutte queste informazioni importanti in un solo capitolo. E me ne sono pentito amaramente perché ora sto morendo dentro dalla spossatezza. Ho dovuto pensare un po' a tutto, come reazione di alcuni personaggi come quello di Xidra, i grandi complotti e tutto.
Tipo che una martellata sullo scroto è più piacevole in confronto. Però, beh... mi sento soddisfatto. Finalmente la trama inizia dopo 13 DANNATI CAPITOLI! Faccio prorpio schifo e sono troppo lento. Complimenti, davvero.
Spero che il contenuto vi abbia incuriosito ancora di più, specialmente gli obiettivi dei cattivoni. Il prossimo non uscirà presto per vari motivi di lavoro, masopratutto voglio lprovare a lavorare ai design dei miei personaggi, ora che ne ho, in parte, le capacità per farlo e anche i programmi! Devo solo prenderci la mano... aspettatevi sorprese!

SCENA TAGLIATA


Dopo che Thomas vide che Tsuki si era calmata si rilassò.

-Il mio lavoro qui è finito.- stava per lasciare cadere la scopa e andarsene, ma qualcosa si parò davanti al suo cammino.

Sponf.
Era qualcosa di morbido, ma al tempo stesso rigido. Guardando meglio aveva la faccia su degli addominali morbidosi.
Alzò la testa vedendo che era un grosso peluche super pompato di un leone(anche se la testa ricordava più un sole), con la criniera color marroncino scuro e il pelo arancione giallo. Era parecchio arrabbiato.
Lo afferrò per la capoccia rigirandolo e rimettendolo al lavoro.

-Ma non posso proprio...?- il leone fece segno di no con la mano.
-Che palle...- ritornò a spazzare e pulire.

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Capitolo 14
*** Perdita ***


Capitolo 14: Perdita
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Passò un po' di tempo dalla Riunione dei Reami.
Le commissioni e gli incarichi che andavano alla Braveheart e nelle altre scuola vennero temporaneamente chiuse per via "precauzionale", mentre il vero motivo furono indagini interne.
Non scoprirono chi fosse stato a mettere quel falso "incarico", ma rimasero ben attenti per poter scovare il colpevole.
Dopo diedero il via libero, provando ad usarlo come esca per stanarlo.
Gli studenti furono felici della cosa quando diedero la notizia, ormai stufi di stare solamente sui libri, riprendendo la loro vita di prima all'istituto.
 
Nella classe ci stava il classico brusio di inizio lezione. Lignas, non appena entrò era già stufo. Anche il riccio sulla sua testa era infastidito quanto lui
Posando "delicatamente" i libri sulla cattedra, ovvero facendoli cadere di peso su di essa, per ottenere subito la loro attenzione.
 
-Possiamo iniziare o volete pure il caffè?- incrociò le braccia autoritario con sarcasmo.
 
-Si può pure una brioche?- Leon ebbe il coraggio di rispondergli, controbattendo anche lui col sarcasmo.
 
Non lo gradì molto, iniziando a guardarlo male. Stava per rispondergli, ma venne salvato in extremis dall'entrata in scena della Preside in classe.
 
-Mi dispiace, ma non siamo al bar. Dovrai attendere. Lignas, perdonami per l'intrusione.- sorrise e si scusò per la sua entrata e Lignas le lasciò il palco.
 
-Prima di tutto buongiorno a tutti ragazzi. Devo presentarvi il vostro nuovo compagno di classe. Si è unito solo oggi per via di problemi personali e lo abbiamo sottoposto a un esame speciale. Prego, vieni pure.- Iris si girò verso la porta al lato della cattedra.
 
Si aprì lentamente rivelando un ragazzo umano: aveva i capelli neri all'insù, con un pizzetto ramato, scarpe sportive bianche con delle fascette nere, giacca dal collo alto e largo che gli nasconde circa metà viso, pantaloni che gli arrivano a metà polpaccio e bretelle che gli penzolano ai lati delle gambe.
Si avvicinò alla preside tenendo il sorriso nascosto dall'alto collo del cappotto, ma dallo sguardo si poteva capire che era determinato.
Con gli occhi guardava i presenti, seduti al proprio posto, con particolare attenzione. A causa del colletto non si capiva bene il sorriso che stava sfoggiando.
 
-Yo, bella a tutti. Sono Daiant Veor, attenti a non rompermi le balle.- ghignò divertito.
 
Lignas, non gradendo il suo atteggiamento, prese un libro per dargli la costina in testa, ma si fermò subito prima senza neanche sfiorargli i capelli, come se qualcosa lo bloccasse.
A Daiant sfuggì una risatina divertita, sentendosi intoccabile. Poi in seguito Iris gli diede un coppino dietro la testa.
 
-Non farti odiare già da subito! Lo affido a te Lignas.- Iris se ne andò lasciando la classe.
 
Daiant, per richiesta di Lignas, andò a prendere il suo posto.
Con la coda dell'occhio diede uno sguardo a Simon per poi sorridere appena tornando a puntare al suo posto che era più in alto degli altri.
 
Subito dopo la lezione la classe si disperse.
 
-Voi che dite del nuovo arrivato? A primo impatto mi è sembrato tronfio.- Simon, insieme ad Okami e Leon, iniziò a chiedere pareri sul nuovo arrivato.
 
-Mmmmh, non mi sta molto simpatico a pelle. Sembra una faccia di cazzo.- Leon non lo approvava, già sminuendolo.
 
-Io penso che state giudicando un libro dalla copertina. Potrebbe rivelarsi una persona migliore di quel che sembra. Dovremmo anche aiutarlo ad ambientarsi a scuola.- Okami era in disaccordo coi suoi compagni, facendogli un piccolo rimprovero.
 
Subito dopo videro Mikage che stava parlando con Daiant. Leon si mise subito sull'attenti guardando la scena.
Quando la presidentessa gli fece segno di seguirlo, dandogli poi una fascia, non la prese bene infastidendosi e iniziando a guardarlo male.
Croel gli mise una mano sulla spalla, come per tenerlo fermo.
 
-Che stanno facendo...?!-
 
-Sta calmo Leon. Dovrà solo mostrargli la scuola.- Squallearth gli prese il polso sentendo una strana forza stringerlo.
 
-Se ci prova con lei... lo ammazzo!- per un momento non sembrava il solito ragazzo giocoso.
 
Aveva uno sguardo iniettato di sangue e rabbia, come se stesse per uccidere qualcuno, cambiando radicalmente personalità.
 
-Leon! Mi stai facendo male!-
 
-Oh! Scusa...!- alla segnalazione dell'amico ritornò in se lasciandolo e scusandosi.
 
-Piuttosto. Venite con me a studiare? Abbiamo una verifica settimana prossima. Ricordate?- Okami propose la cosa, dimostrandoisu na persona zelante nello studio.
 
-Non oggi. Devo andare ad allenarmi con Natalia.-
 
-Passo pure io... c'è una cosa che devo fare.- mentre lo disse guardava da lontano Daiant corrucciato.
 
Intanto Mikage stava portando Daiant nella sala riunioni del corpo studentesco, gli espose alcune cose al riguardo il suo nuovo ruolo.
 
-Ascoltami attentamente, perché non mi ripeterò. In quanto vice presidente del consiglio studentesco hai delle responsabilità al riguardo. Come migliorare la scuola, garantire un buon proseguimento e segnalare eventuali problemi o danni.- Mikage stava spiegando come una professoressa, stando attenta a non trascurare nulla.-
 
-Mh mh, certo...- stavano camminando in un corridoio e Daiant si girò appena per vedere due ragazza che gli erano passate accanto, distogliendo l'attenzione da lei.
 
Se ne accorse e lo riprendese prendendolo per il colletto con fermezza, guardandolo negli occhi.
 
-In quanto presidentessa devi darmi la tua più completa attenzione. Non distrarti e non pensare di fare come ti pare solo perché sei una sorta di ragazzo prodigio. Hai un dovere ben preciso, ricordalo!- le irritava il suo modo superficiale riguardo ciò che gli era stato assegnato.
 
Non si capacitava di come un nuovo arrivato abbia già preso il ruolo di vice presidente del consiglio studentesco. Nonostante la preside la avesse informata prima del suo arrivo non le piaceva quel tipo.
Daiant sbuffò.
 
-Sì sì. Non preoccuparti. Quando ho un dovere la prendo seriamente.- si grattò un orecchio guardandola con fare pacato.
 
-Perché ti comporti così?-
 
-Perché? Beh... perché posso.- poggiò la mano sul polso di Mikage, facendo un ghigno con fare superiore e vedendola dall'alto in basso, cambiando completamente da prima.
 
Per un momento un piccolo brivido le percosse la schiena, una sensazione che aveva già provato in passato e che era insita nella sua anima come una ferita profonda.
Lo lasciò subito dopo rimanendo sbigottita per un istante. Nascose la mano dietro la schiena. Stava tremando un poco.
 
-C'è altro o posso andare?- ritornò normale in un secondo sembrando più giocoso.
 
Da quel momento Mikage decise che era il caso di tenerlo d'occhio, reputandolo un fattore pericoloso. Continuò a mostrargli la scuola esaminandolo meglio nel mentre.
 
Dopo il giro "turistico" la presidentessa si congedò da Daiant, dicendogli dove si trovavano i dormitori e si andare dalla preside per i dettagli.
Mentre andava per un corridoio vide Leon appoggiato a una colonna, con le braccia incrociate.
 
-Come è stato il giro?- lo guardò dall'alto in basso con fare ostile.
 
-è stato bello. Un bel posto. Non per nulla è una delle scuola più importanti.- lo disse con leggerezza stupito e compiaciuto di essere lì, mettendo le mani in tasca.
 
Stava per passargli davanti, ma Squallearth si mise in mezzo piantando la mano contro l'altra colonna bloccandolo.
 
-Problemi, amico?- lo guardò appena con la coda dell'occhio.
 
-Sì. Non pensare minimamente di provarci con Mikage. Fallo e sei morto!- aveva uno sguardo arrabbiato e assetato di sangue, come se stesse per ucciderlo.
 
-Prima sembravi amichevole, ora arrabbiato. Mica sarai bipolare?- lo prende in giro vedendo il modo in cui reagisce.
 
Leon non lo sopportò e sta per dargli un pugno in faccia, ma qualcosa lo bloccò appena a qualche centimetro dal suo viso, senza togliergli quel sorrisetto strafottente.
Non capiva cosa stava succedendo, pensando in automatico che quella sorta di "barriera" era parte della sua abilità.
 
-Abbiamo finito? Perché devo andare a sistemarmi nella mia stanza.- non si smosse minimamente, nonostante la minaccia.
 
-Non finisce qui.- si staccò da lui lasciandolo andare e riprese nel suo cammino.
 
-è stato un piacere conoscerti. Spero di rivederti.- lo salutò con la mano dandogli le spalle.
 
Leon stava degrignando i denti infastidito dal modo in cui si era comportato, non accentando il suo fare presuntuoso. Dall'espressione sembrava un'altra persona, non più quella simpatica e un po' cinica, ma bensì rancorosa.
Per sfogarsi picchiò il muro con un pugno, crepandolo in parte. Si calmò ricomponendosi.
 
 
Intanto, nel pomeriggio, nella sala professori regnava la pace.
Lignas, in fondo al tavolo con accanto un Calien malconcio e apparentemente morto accanto a lui, che stava coccolando il suo riccio tenendolo in una mano con indosso un guanto protettivo.
Mentre da un lato Olivia che stava studiando, con accanto a lei dei libri.
 
-Yaawn! Buongiorno a tutti.- Thomas era appena entrato, stiracchiandosi e in apparenza sembra che si sia appena svegliato.
 
-Ben svegliato dormiglione. Non pensi di aver dormito troppo?- Lignas già lo ammonì, evidenziando che dormire troppo potrebbe essere dannoso.
 
-è il mio giorno libero, Lignas. Perciò dormo finchè mi pare!- finì di scrocchiarsi le ossa per poi andare a prendersi una tazza di caffè.
 
L'elfo sospirò lasciando perdere. Olivia ridacchiò divertita.
Ad un tratto Iris entrò nella stanza, uscendo dal suo ufficio, rivolgendosi a Calien.
 
-Calien! Per quanto ancora hai intenzione di tenere occupato il campetto? Deve essere usata dagli studenti!- la Preside si rivolse al povero capitano, che sembrava stremato e che non si cambiasse da giorni.
 
-Ancora poco Iris... ora credo di essere vicino nel riuscirci.- fece un sorrisetto convinto, sicuro di sè.
 
Dopo un po' la ragazza chiuse il libro, ormai stufa di starci sopra e studiare.
Guardò Thomas, che stava parlando con Lignas, per poi alzarsi e andare da lui. Finché, ad un tratto, qualcuno la prese per una spalla trattenendola.
 
-è ora del tuo allenamento, Olivia. Andiamo.- era Dante, che teneva in mano due spade nei propri foderi
 
Lei annuì senza replicare, per poi lasciare la sala professori seguendo il padre.
 
******
Anche i fratelli Sigraph si stavano allenando per i fatti loro.
Shauna buttò a terra Douglas con gran forza, facendolo balzare un paio di volte e distruggendogli lo spadone di inchiostro che si era creato.
Si mise a quattro zampe per rialzarsi, ansimando per il colpo subito.
 
-Basta così!- anche lei era stanca e un po' a corto di forze, ma sopratutto stufa  del comportamento del fratellastro.
 
-Posso... continuare.- ansimò stremato e sudato, ma volenteroso di continuare.
 
-No. Non capisco perché ti limiti così tanto. Fai solo armi e nient'altro! Così è uno spreco!- lo stava rimproverando per capire cosa avesse in mente.
 
-Fare cose grosse non è molto vantaggioso e trovo meglio fare cose piccole.- si sedette a terra attenuando il respiro, pensando che ciò che dice fosse logico e ricordandosi di quello che aveva sentito a Terhs, voleva sapere cosa potesse essere quella sorta di potere.
 
-Dio mio, perché non capisci...?- Shauna sospirò esasperata massaggiandosi le tempie.
 
Si sedette a terra davanti a lui incrociando le gambe.
Gli fece segno di sedersi anche lui, insistentemente.
 
-In questi mesi hai fatto un po' di amicizia? Migliorato il tuo rapporto con gli altri...?- gli chiese riprendendo fiato dalla fatica fatta prima.
 
-No.- non la guardò nemmeno in faccia e stava creando qualcosa da una bolla di inchiostro, tenendola tra le dita.
 
-...come no? Nemmeno con quella ragazza, Mirai?-
 
-No.- diretto e conciso.
 
Shauna lo guardò malamente, arrabbiata. Non le piaceva che se ne stava costantemente da solo e, presa dall'esasperazione, decise di intervenire in prima persona.
Si alzò in piedi per poi prenderlo e lanciarlo a terra.
 
-Ahia! Ma che fai?!- mentre camminava lo prese per il colletto trascinandolo.
 
Se lo portò dietro per tutta la scuola, partendo dal campetto fin dentro l'edificio. Tutti quanti li guardavano straniti e alcuni ridacchiavano.
Douglas sentiva un lieve imbarazzo nel farsi vedere così, trascinato a peso comeu n sacco. Inizio a sentire in lontananza della musica emessa da un pianoforte.
Shauna si era fermata sporgendosi per vedere dentro una stanza. Quando anche suo fratello lo fece potè osservare che era un salone impolverato, con mobili e sedie avvolti da pellicole di plastica, una sorta di magazzino.
In fondo si poteva vedere Mirai che stava suonando lo strumento color pece, un pianoforte a coda per la precisione, seduta sullo sgabello del medesimo colore. Nonostante il luogo chiuso, e apparentemente privo di vita, lei suonava senza problemi.
 
-Perché siamo qui...?- chiese Douglas stizzito.
 
-A farti seriamente degli amici. Perciò ho deciso che partiamo da lei, ho notato che hai un certo interesse in lei! Perciò andrai a parlarle!- Shauna non si spostò nemmeno, senza però lasciarlo andare.
 
-Ma che razza di idee ti fai...?- non riusciva a capire che passava per la testa della sorella, cercando di sviare il discorso.
 
-Andrai! Punto e basta!-
 
-No...fermafermaferma!- lo prese ancora di peso per lanciarlo dentro la stanza facendogli fare un bel volo.
 
Atterrò bruscamente, quasi rotolando ritrovandosi quasi la faccia per terra.
Mirai sobbalzò spaventata, interrompendo bruscamente la melodia, quasi facendo un verso acuto.
Mnetre si rimetteva in piedi guardò verso Shauna male, come se volesse fulminarla a morte, mentre lei gli fece il pollice in su come incoraggiamento.
 
-C-che ci fate qui...?- chiuse in fretta la tastiera imbarazzata.
 
-Ehm, avevamo sentito la musica che ci aveva attirati qui ed eravamo curiosi...- disse la prima scusa che gli era venuto in mente.
 
-E il perché ti ha lanciato invece...?- quella parte, lei, non riusciva a capirla piegando la testa di lato.
 
-...l'ho fatta arrabbiare. Non sapevo che ci fosse un pianoforte a scuola.- si avvicinò pian piano mentre parlava.
 
-La preside me lo ha fornito tirandolo fuori dal magazzino della scuola. è una brava persona.- sorrise appena, facendo passare appena un dito sul piano, togliendo un poco di polvere.
 
Gli piaceva quando sorrideva. Stava per dirle qualcosa, ma la campanella suonò fermandolo.
Mirai, sentendola, prese lo zaino e i libri avviandosi verso la porta, passando avanti.
 
-Senti Mirai...!- si girò di colpo verso di lei, cercando di prendere la sua attenzione.
 
Anche lei si girò, guardandolo e dandogli attenzione.
 
-Ecco... fai un bel...suono.- non sapeva cosa stava dicendo e nemmeno cosa dirle.
 
-Ehm, grazie...?- inarcò un sopracciglio confusa, per poi andarsene.
 
Subito dopo Shauna ritornò dal suo nascondiglio, appoggiandosi allo stipite della porta con un sorriso divertito.
 
-Un bel suono? Davvero?- stava trattenendo le risate per quello che aveva detto, trovandolo esilarante.
 
-Fanculizzati. Dobbiamo andare a lezione.- la guardò malissimo, avviandosi anche lui verso la propria classe, ignorando la sorella che ormai si stava piegando in due per non ridere.
 
 
******
 
Nel pomeriggio Dante e Olivia, in un campetto, si stavano ormai allenando da un po'. Il padre buttò la figlia a terra dopo un attacco non andato a segno, facendo muovere la spada a mezz'aria.
 
-Senti, papà. Vorrei chiederti una cosa...- sembrava titubante a muoversi, col fiatone e si stava rialzando usando la sua spada come appoggio.
 
-Continuiamo.- Dante menò due fendenti all'aria per scaldarsi per un secondo, mettendosi in posa.
 
Olivia sospirò diventando, procedendo con un affondo, brandendo la spada con una mano. I suoi movimenti sembravano quelli della scherma, come se brandisse uno stocco.
Per un momento, a Dante, quei momenti sembravano  spaventosamente familiari, ricordandogli Amalia.
Rimase per un secondo, per poi scansarsi di lato per evitare il colpo. Le diede un colpo sulla schiena col palmo della mano facendola sbilanciare e cadere a terra.
 
-Decidi uno stile, non mischiarne di diversi insieme.- le diede le spalle, mentre il ricordo gli balenava nella testa.
 
-Lo so...! Per favore, dammi un momento!- si rialzò in piedi, facendo segno al padre di fermarsi un momento.
 
-Cosa c'è?-
 
-Vorrei... che mi parlassi della mamma.- lo guardò seria, sperando che gli dicesse di sì.
 
-...no.-
 
-Perché? Te lo chiedo da molte settimane, non fai altro che dirmi di no! Io... ho il diritto di sapere!- sembrava che Olivia stesse dando sfogo a qualcosa che teneva dentro da tempo.
 
-In guardia.- Dante riprese l'allenamento cambiando discorso, menando colpi di spada e fendenti.
 
Olivia cercò di tenere al passo, arrabbiandosi pian piano dell'atteggiamento del padre sull'argomento.
Prese con la mano la lama, stringendo la presa senza lasciarla andare, mentre le scaglie si stanno espandendo sul palmo.
 
-Voglio... SAPERE!- spezzò l'arma per poi dargli un calcio nello stomaco facendolo indietreggiare per la botta, mostrando una forza che non sembrava sua.
 
La pelle di Olivia stava pian piano cambiando, come i denti che si aguzzarono.
Stava assumendo sempre di più un aspetto draconico e gli occhi diventarono bianchi infiammati di energia magica, aumentandone la forza fisica. Dietro la sua schiena apparì una proiezione magica di due ali e corna più lunghe del solito.
 
Partì subito alla carica a testa bassa senza esitazione e con grande furia, alzando la spada.
Dante parò il colpo alzando la sua e reggendo la sua forza, nonostante fosse stato preso alla sprovvista.
La figlia alzò l'altra mano chiudendola a pugno e si formò un'altra proiezione, stavolta di una grossa mano draconica grottesca, simulandone il gesto.
Stava per colpirlo, ma il padre riuscì a evitarlo e il colpo fece alzare un grosso polverone, scomparendo davanti a lui.
Non stava capendo cosa stesse succedendo. Era sorpreso di vedere quella sorta di ali. Pensò che era dovuto al fatto di essere per metà umana che le impediva di trasformarsi del tutto.
Non riusciva più a percepirla nella nuvola di polvere, ma grazie alla sua Visione riusciva a vederne le tracce magiche percependola dietro di lui.
Infatti Olivia uscì dalla polvere alle sue spalle e alzò ancora la spada imbevendolo della propria magia.
 
-Excalibur!- brandì l'elsa con entrambe le mani per metterci più forza nell'attacco.
 
Dante, in risposta, lo bloccò ancora con la propria, scacciando via il poverone e il terreno sotto di lui si crepò, tenendola sospesa a mezz'aria.
Non appena toccò terra ne approfittò per darle un potente pugno nello stomaco con la mano libera, schiantandola contro il muro.
 
-Ora basta.- l'unico che pensava di farla finita era solo in un modo.
 
Alzò lentamente la testa a fatica, per poi sgranare gli occhi.
L'aura magica di Dantesi espanse a vista d'occhio diventando grande quanto un grande drago. Era completamente nera e profonda, senza alcun fondo. Non si riusciva a capirne le sembianze, in quanto sembrava solo un'ombra, ma si potevano intravedere spuntoni e una grande mascella corazzata.
Quando tentò di rimettersi in piedi le sembrava che la mano di un titano le premeva contro verso il basso, costringendola a rimanere giù. La proiezione delle sue ali non poterono reggere, disintegrandosi in una grande sofferenza.
Questo risaltò il fatto che lei era ancora un cucciolo in confronto a lui, che era un autentico mostro.
 
La figlia ritornò normale, sentendosi soffocare e mancare l'aria.
Quando la vide tornare come prima si fermò subito, facendo sparire la sua aura.
 
-Vai a riposarti, Olivia. Abbiamo finito.-
 
Lo guardò, redendosi conto dell'enorme divario che li separava. Ansimò, intrisa di sudore. Non aveva mai sentito addosso una tale sensazione di impotenza e inferiorità, una preda in piena balia del predatore che si divertiva a giocare con lui senza poter fare nulla.
Si mise seduta, stringendo in una mano la maglietta, sentendo poi una sensazione di frustrazione.
Mentre si allontanava, Dante la guardò con la coda dell'occhio.
 
-Ci penserò io a lei, Amalia. Non preoccuparti.- mentre lo diceva gli si stringeva il cuore, sentendo ancora una grande malinconia e tristezza nel suo cuore col vuoto che le aveva lasciato alla sua morte.
 
 
******
 
Mikage stava andando nell'ufficio di Iris, con in mano un foglio di un incarico appena arrivato.
Una volta in presidenza le chiese di poter parlare in privato.
 
-Buongiorno signora Preside. Volevo chiedere il permesso di fare questo incarico.- poggiò il foglio sulla scrivania mostrandogliela.
 
-Guarda che non c'è bisogno che chiedi direttamente a me. Abbiamo un ufficio apposta.- ci buttò l'occhio per vederla, per poi rimanere stupita dal lavoro da fare.
 
-Ma... sei sicura di voler fare questo lavoro? Si tratta del recupero di un Artefatto. Per questioni di sicurezza dovrò affidarti anche un professore che ti appoggi.- Iris vedeva strana la richiesta di Mikage.
 
-Lo so. Per questo vorrei proporre il professor Thomas. Penso che un lavoro del genere gli gioverebbe.- parlò, interrompendola, esponendole la propria idea.
 
-Mmmmh, hai avuto una buona idea. Almeno in qualche modo si rimette in moto. Il tempo di organizzare il tutto e partirete.- Dante entrò nell'ufficio subito dopo, mettendosi accanto a Iris guardando il foglio.
 
-Verrà qualcun'altro con te, Mikage.- lo prese dalle mani della Preside, quasi strappandoglielo via.
 
-Prego, vice-preside? Ritengo che sarebbe meglio solo in due, così si lavora meglio.- espose il suo pensiero, in quanto aggiungere un terzo membro potrebbe essere di intralcio.
 
-Non preoccuparti. Sarà un membro valido. Vado a informarla per prepararsi.- non accettò altre obiezioni lasciando l'ufficio, senza lasciarle modo di rispondere.
 
-Lascia stare Mikage. Vedrai che sarà di aiuto.-
 
Le disse di non preoccuparsi e che tutto sarebbe andato bene.
Fecero tutti i preparativi per il lavoro e il giorno dopo. Dante ebbe qualche difficoltà a convincere Olivia.
Partirono il giorno dopo. Andarono a nord, vicino al regno confinante.
Il trio si era recato presso uno scavo. Era ben strutturato, con tecnologie all'avanguardia e ben sorvegliato.
Mikage andò dal capocantiere, che era un po' messo in disparte.
 
-Siete della Braveheart, giusto?- chiese alla ragazza, sollevandosi appena l'elmetto.
 
-Sì. Per il recupero dell'Artefatto.-
 
-Bene. Per fortuna siete arrivati presto. Siamo riusciti a rendere stabile la zona. Vi basterà seguire le luci lungo la via.-
 
-Scusate. Perché non lo avete recuperato voi l'Artefatto?- Thomas si fece avanti con quella domanda.
 
-Abbiamo reputato che fosse necessario un intervento da parte di chi usa la magia. Non siamo sicuri se per noi persone normali sia sicuro prenderla.- gli rispose subito, dandogli una spiegazione sensata.
 
Effettivamente c'erano Artefatti che al solo avvicinarsi erano pericolosi.
Il prof non obiettò, per poi avventurarsi insieme alle ragazze nello scavo.
Lungo il tragitto a Olivia venne una domanda.
 
-Scusate. Cosa sono gli Artefatti?-
 
-Come fai a non saperlo?- Mikage si fermò guardandola scocciata.
 
-Diciamo che non ho avuto modo di sapere molto del mondo esterno in un buon periodo della mia vita.- fu infastidita dal suo sguardo, guardandola appena male.
 
-Ha ragione, Mikage. Gli Artefatti sono strumenti magici potenti, che si differenziano tra armi e oggetti.- Thomas iniziò a spiegarle, partendo dalle basi tentando di mantenere la calma tra le due.
 
-Ce ne sono di svariati tipi. O meglio c'erano. Prima della Crisi ce ne erano molti, ma poi o sono stati distrutti o dispersi. Si sta cercando di recuperarne il più possibile per studiarli, anche se è raro trovarne uno integro.- Continuò poi la presidentessa la spiegazione.
 
-Erano anche molto utili per le persone. Come uno che conteneva del sangue e aiutava a capire se l'anno sarebbe stato buono o meno. Ma erano molto popolari le armi, che erano devastanti...- sull'ultima parte era seria, fermandosi di colpo.
 
-Hanno portato morte e distruzione durante la Crisi... causate ferite a popoli che non lo dimenticheranno facilmente.- Thomas si incupì, sospirando.
 
-Per questo esistiamo per impedire che accada di nuovo. Evitare gli errori del passato.- divenne serio, proseguendo il cammino e sorridendo alle ragazze.
 
Riuscì a contagiare Olivia che lo raggiunse subito, mentre Mikage rimase con l'espressione fredda e distaccata.
 
"Non sai quanto hai ragione sulle ferite..." pensò.
 
Dopo un lungo cammino arrivarono a destinazione.
Erano davanti a una sorta di tempietto, o meglio le sue macerie, con una spada rovinata e crepata conficcata nel terreno, in piedi.
Sentirono l'aura di energia magica che emanava, ma niente di così esagerato, come se fosse in uno stato dormiente.
 
-Mah, chiunque riuscirebbe ad avvicinarsi. Mi chiedo cosa pensasse il capo cantiere.-
 
Ad un tratto, nella caverna, si sentì un’esplosione che causò un forte scossone. Proprio quando avevano trovato l'artefatto magico.
Thomas stava pensando a una via di fuga cercando di valutare la situazione il più rapidamente possibile. Olivia, guidata dal suo istinto, si mosse da sola tentando di prendere sia il prof che Mikage.
La Presidentessa, però, fu la prima ad agire, lanciandosi sulla draghessa prendendola per la vita e spingendola dall'altro lato.
 
-OLIVIA! MIKAGE!- Thomas provò a reagire, ma un muro di roccia si frappose tra lui e le due ragazze, dividendoli.
 
-Thomas! Tutto bene?!- si rialzò da terra andando subito di fronte al muro.
 
-Sì! Sto bene! Voi invece?- urlò di risposta preoccupato.
 
-Stiamo bene professore. Mi dispiace, non sono riuscita a prendere anche lei!- Mikage era dispiaciuta nel non essere riuscito a metterlo in salvo.
 
-Non preoccupatevi! Cerchiamo un modo per rompere questo muro e di ricongiungerci!-
 
Si guardò intorno notando che solo davanti a lui era crollato, mentre attorno pochissimi detriti.
 
"è strano. Perché è crollato solo qui?"
 
Una volta finito a sviluppare questo pensiero sentì come se un blob stesse uscendo da qualcosa.
Si voltò e il blob trasparente si formò in una donna in una tuta di pelle col volto coperto e un cinturone nero con un paio di borselli attaccati, Laja.
 
-Presumo che tu non sia qui per salvarmi, vero?- Thomas si mise subito in guardia, presagendo che non era lì per salvarli.
 
-Sono qui per prendere qualcosa.- si appoggiò al terreno delicatamente, puntando con lo sguardo sul professore.
 
-La spada artefatto per caso...?-  si mise in una posa da battaglia, preparando le gambe ad ogni eventuale movimento poco simpatico della donna.
 
-Non ne abbiamo bisogno. Perché non vieni fuori, piuttosto?-
 
-Prego?- Thomas piegò leggermente la testa di lato, non capendo.
 
-Non parlo con te, ma a quanto pare c'è bisogno di uno stimolo per venire fuori.- tirò fuori dalla cintura uno strano guanto.
 
Arrivava fino al gomito, tutto bianco e con dei filamenti metallici argentati che erano collegati al dorso della mano, su cui risiedeva una sorta di meccanismo. Sul tessuto erano incisi dei strani segni magici che emanavano una qualche energia maligna. Era magia nera.
Il ragazzo la riconobbe subito, agendo di conseguenza procedendo con uno scatto fulmineo avvicinandosi a pochi centimetri da lei. La colpì alla testa con un calcio carico di fulmini, investendola in pieno con l'energia elettrica, per poi allontanarsi.
Quando il fumo di dissolse la testa di Laja era completamente piegata all'ingiù, formando una perfetta curva a U, facendogli venire i brividi lungo la schiena per il disgusto.
 
-Porca troia! Vieni da un film horror da quattro soldi o hai un'anatomia strana tu?!-
 
Laja si prese la testa, rimettendola apposto con un colpo secco. Rispose alla sua offensiva rendendo trasparente l'altro braccio trasformandolo in una lunga frusta che utilizzò subito.
Il movimento dell'arma era imprevedibile e nonostante Thomas fece di tutto per evitarlo, riuscì a prenderlo per la caviglia, scaraventandolo contro le pareti rocciose con forza, per poi lanciarlo addosso a sé.
Mentre lo stava portando su di sé la donna allungò il braccio col guanto per afferrarlo, ma il ragazzo sfruttò la cosa per tentare di colpirlo con un altro attacco fulminante.
Lei, vedendo come si era mosso, lo intuì ritirando la mano e il professore ne approfittò per liberarsi e allontanarsi ancora.
 
-Perché stai usando la magia nera? è stata proibita da parecchio tempo!-
 
-Rimani in silenzio. Sei solo un ricettacolo che sta accogliendo qualcun altro.- l'ultima parte della frase sembrava che lo dicesse con rabbia, come se c'è la avesse a morte con quel qualcuno, mentre stringeva in una presa la mano col guanto maledetto.
 
****
-Merda! No! Resisti Thomas!- Olivia stava menando colpi e fendenti contro il muro di pietre con la spada per ricongiungersi con Thomas.
 
Aveva iniziato dopo aver sentito l'inizio della battaglia dall'altra parte.
 
-Olivia, calmati. Fare così non migliorerà la situazione e sprechi energie.- era in procinto a fermarla.
 
In un ultimo colpo secco la lama si spezzò di colpo in svariati frammenti e la ragazza buttò, disperata, la buttò a terra con forza, fermandosi senza sapere più cosa fare.
La presidentessa del consiglio cercò di pensare a una soluzione che potesse tirarle fuori da lì.
Olivia guardò la spada artefatto, alzandosi di colpo andando verso di essa.
 
-Ferma. Non sappiamo cosa potrebbe succedere o se possiede ancora proprietà magiche.-
 
-E sti cazzi!- non la ascoltò estraendola dalla roccia senza alcuno sforzo, senza alcuno spettacolo di luci magiche.
 
Si aspettavano ben altro da un oggetto magico antico. L'unica cosa che successe era l'apparizione di una scritta sulla lama arrugginita e rovinata "prova il tuo coraggio". Una scritta alquanto enigmatica.
Oliva se ne fregò della scritta, andando subito poi a colpire il muro, iniziando a infonderci la sua magia. Anche se era un qualcosa di molto importante quella spada non le importava. Voleva solo spaccare quelle rocce per ricongiungersi con Thomas.
 
-Ferma! è un oggetto antico e sacro! Non puoi usarla menando colpi a caso!- Mikage la fermò dal gesto, prendendola per le braccia e per farla rinsavire a pensare lucidamente.
 
-Cosa dovrei fare allora?! Rimanere qui ferma?!- si girò di scatto verso la ragazza, arrabbiata per averla fermata, senza però liberarsi dalla sua presa.
 
-Non ti permetterò di rovinare un artefatto! Te lo ordino in quanto presidentessa del consiglio!- le strappò la spada dalle mani, disarmandola per impedirle di fare cose stupide.
 
Ad un tratto, dopo averla presa in mano, le cadde a terra con forza venendo trascinata per terra, come se pesasse tonnellate. Non capivano cosa stesse succedendo, ma questo la rendeva incapace di usarla.
_________
 
-A quanto pare serve uno stimolo.- Laja batté le mani e il guanto viene pervaso da delle scosse nere, caricandosi.
 
Thomas lo Percepì come un pericolo, agendo di conseguenza per prevenire qualunque cosa stesse per fare, ma Laja lo anticipò andando più veloce di lui.
Lo colpì nel plesso solare col palmo del guanto con forza, creando un'onda d'urto di energia oscura scaraventandolo contro un muro, spaccandolo e alzando un bel polverone.
Il guanto fumò per l'azione compiuta.
Ad un tratto dei fulmini blu elettrico balzarono fuori dal polverone, colpendola in maniera chirurgica, trafiggendola alla gamba e a una spalla fulminandola. Strinse i denti per sopportare il dolore, mentre le ferite si rimarginavano.
 
-Come al solito... hai una notevole precisione chirurgica, Diagan.- Laja si rimise in piedi, guardando verso il polverone.
 
-E te fredda, cara Laja.- Thomas uscì dal polverone, ma lo sguardo era diverso, di un acceso colore blu chiaro.
 
Era cosparso di fulmini, da cui dell'energia fuoriusciva dagli occhi, e i capelli si fecero a punta elettrificandosi, venendo avvolto da un'aura del medesimo colore. Sembrava un vero e proprio conduttore umano.
 
-Martello. Consegnati. Per la nostra gente e il Generale.- la donna allungò la mano come per dire di dargli qualcosa, guardandolo con fare truce.
 
-è proprio per via del nostro "amato" generale che lo abbiamo fatto. Nemmeno il dialogo è servito a fermarlo e stava diventando pericoloso volendoci portare sul piede di guerra contro le altre razze.-
 
-Allora dovrò convincerti.- le braccia di Laja divennero trasparenti, divenendo due lame affilate, abbassandosi appena.
 
-Avrei voluto evitarlo.- sospirò triste abbassandosi anche lui, mettendosi in una posa da battaglia, mentre le saette cominciano a farsi più intense.
 
Diagan sparì dalla vista di Laja, per poi riapparire dietro di lei menandole contro la schiena un potente calcio fulmineo. La fece urlare dal dolore e sanguinare e grazie alla forza dell'impatto venne spinta via, per poi udire un paio di secondi dopo il rumore della sua carne che veniva lacerata.
Il ragazzo fece di nuovo lo stesso attacco colpendola all'addome e le aprì un'altra ferita, stavolta facendola scontrare contro il soffitto. Il suono arrivò sempre dopo.
Si fermò un momento facendo dei piccoli saltelli, come se si stesse riscaldando.
 
-Me la cavo ancora col mio "Light Speed".- sembrava pavoneggiarsi, pensando che si fosse arrugginito, ma per sua fortuna il corpo di Thomas era ben allenato.
 
Dal polverone dello schianto uscì ad un tratto una frustata che gli sfiorò una guancia, aprendogli una ferita. La prese al volo con una mano dandogli una potente scossa, che arrivò alla donna.
 
-Ma i tuoi riflessi sono un po' calati.- Laja scese a terra, del tutto illesa dall'ultima scarica, con le ferite ancora aperte.
 
-Come immaginavo. Sei diventata di gomma per essere immune ai miei fulmini.- non mollava la frusta, testando l'elasticità per confutare quello che aveva detto, guardandola.
 
Con un colpo secco la fece avvolgere attorno al braccio di lui, per poi trascinarlo verso di sé. Diagan pestò la cordicella inchiodandola a terra a pochi centimetri da Laja, per poi darle un pestone in faccia con annesso fulmini, per fare un tentativo.
La testa rimbalzò contro il piede allontanandolo da lei. Una volta di nuovo distanti fece un ghignò soddisfatta o ambiguo.
 
-Mh? Perché sorri...?- ad un tratto le gambe di Diagan cedettero, per sua sgradita sorpresa, sentendo un tremolio.
 
-Il corpo del ragazzo non riesce a reggere il tuo peso, Diagan. Il tuo stesso potere ti si è ritorto contro a causa sua.- Laja si avvicinò a lui tornando normale, pensando di averla vinta e prepararsi col guanto.
 
-Magari non potrò usare i miei fulmini... ma posso ancora usare le gambe!- piantò le mani a terra per poi sollevarsi e darle un calcio alla testa, sbilanciandola appena.
 
Diagan provò ad approfittarne. Mentre correva gli sembrava tutto rallentato, a causa dei potenti attacchi che aveva usato prima, indebolendogli anche la percezione del tempo e i sensi.
Ad un tratto delle lame fuori uscirono dal terreno, trafiggendogli un polpaccio. La donna aveva piantato un braccio nel terreno, per poi trasformarlo in armi da taglio.
In un momento di disperazione, per liberarsi, provò ad attuare un altro potente attacco elettrico, dando un altro calcio liberandosi. Ma non appena toccò terra la sentì intorpidita, cadendo giù.
Si era appena dato la zappa sui piedi, condannandosi da solo.
Provò a strisciare, ma Laja gli piantò un piede sulla schiena per fermarlo e poi girarlo a pancia in su.
 
-Non ti vergogni? Un tempo eri un formidabile guerriero, uno della triade arcana. Ora strisci a terra, come un verme.- lo stava guardando dall'alto in basso disgustata, ormai aveva perso tutta la sua gloria di un tempo.
 
-Di certo non mi lamento.-
 
Trasformò il braccio in una coda-tentacolo, prendendolo per il collo e poi sollevarlo davanti a lui con forza.
Il guanto si attivò piantandoglielo nel petto, facendolo urlare di dolore.
 
-Quando lo hai scelto come ricettacolo l'hai destinato a perdere i poteri.- strinse la presa per fargli più male.
 
-N-non ti preoccupare per questo. Li riavrà.- fece un ghigno divertito, sbeffeggiandola.
 
Con forza gli strappò dal corpo l'anima di Diagan. Il potere elettrico che prima emanava Thomas scomparve dal suo corpo. Laja lo lasciò cadere rovinosamente a terra.
Stava tenendo in mano l'anima del compagno. Lo avvolse col potere oscuro della magia nera, ma lo spirito si oppose con forza, rimandando solo di qualche istante la sua fine.
 
-Muori e per sempre!- con un'ultima stretta la disintegrò nell'etere, facendola scomparire.
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Mikage rimase sorpresa per quello che era appena successo. Prese il manico con entrambe le mani, facendo leva con le gambe per sollevarla, ma era come spostare un enorme macigno.
Ci stava mettendo tutte le sue forze per riprenderla in mano, ma erano tutte vane per qualche motivo.
Olivia riprese la spada tirandola su, guardando male la presidentessa del consiglio.
 
-Non me ne frega un cazzo chi sei!- camminò verso il muro di rocce, alzando la spada verso l'alto e brandendola con entrambe le mani e dalle crepe della spada iniziò a brillare qualcosa.
 
-Non ho nessuna intenzione di rimanere ferma! Excalibur, fendente netto!- l'energia magica di Olivia passò attraverso l'artefatto, donandogli potere.
 
La ragazza urlò a squarciagola colpendo il muro sfondandolo in un singolo colpo, alzando un bel polverone.
Lo attraversò senza esitazione, seguita da Mikage. Ma quando vide la scena spalancò gli occhi scioccata. Thomas era a terra che non dava segni di vita, ai piedi di Laja.
A quel punto non ci capì più nulla e la draghessa la attaccò frontalmente senza pensarci, agendo impulsivamente, diventando però prevedibile. La donna schivò il suo attacco, prendendola poi per il polso e colpendola con forza nello stomaco, pensando che bastasse.
Ma le scaglie che la proteggevano attutirono in parte il colpo, per poi colpirla con la punta del manico sul viso. Laja, accusando il colpo, riuscì a reagire subiti dopo colpendola con una gomitata e poi in rapida successione con un pugno trasformato in ferro, riuscendo a staccarsela di dosso.
Poi volse lo sguardo verso Mikage e vedeva che non sapeva come reagire. Capiva che con quella donna non si poteva scherzare e così ne approfittò per scappare.
Olivia però la prese sul personale. La puntò con lo sguardo, spostando all'indietro il braccio che brandiva la spada ancora imbevuta della sua magia, gliela lanciò contro, trafiggendola alla schiena e trapassandole lo stomaco. Sputò subito dopo sangue, fermandosi per un momento.
 
-VIGLIACCA!- le urlò contro con rabbia, guardandola con disprezzo in quanto si stava sottraendo allo scontro.
 
Laja ricambiò con uno sguardo iniettato di rabbia per come la aveva chiamata, ma continuò la sua fuga, passando attraverso le fessure nelle pareti, lasciando lì la spada.
Una volta finito tutto, anche la scarica di adrenalina, Drake andò da Thomas per vedere in che condizioni stava.
 
-Thomas! Tutto bene?!- gli prese il viso provando a sollevarlo da terra.
 
Era un po' pallido in volto e respirava a fatica.
 
-Sì... sì, sto bene. Sono ancora vivo e un po' scarico...- le rispose ridacchiando, dando qualche colpo di tosse e dandole un sospiro di sollievo.
 
Provò ad alzarsi, ma a fatica con qualche smorfia di dolore. Si sentiva tutti i muscoli strapparsi ad ogni movimento che faceva, frastornato e con una sensazione di vuoto dentro.
Mikage lo aiutò a rialzarsi, mentre Olivia andò a recuperare la spada per poi unirsi ad aiutare il professore.
Una volta fuori dalla caverna incontrarono gli operai fuori con annessa sezione scientifica e tecnica. Quando videro il ragazzo in quelle condizioni aiutarono nel soccorrerlo.
Consegnarono l'artefatto alla sezione tecnica perché così poterono studiarla, adempiendo all'incarico a loro affidatogli.
Chiesero dove stava il Capocantiere, ma risposero al trio che quel giorno non era venuto sul posto di lavoro.
Allora… con chi avevano parlato all’inizio?
Era tutto finito e poterono fare ritorno alla Braveheart.
 
Intanto, nella base segreta dei cattivi, c'era un po' di movimento.
 
-Dovevi recuperarlo! Non distruggerlo!- Jack stava rimproverando Laja nella sala riunioni, con al telefono il Burattinaio.
 
-Ho fatto solo quello che mi aveva ordinato il Generale.- era dritta e composta, con le braccia dietro la schiena, sguardo fisso avanti.
 
-Non avete rispettato il piano! Cosa dovremmo fare ora?!- era parecchio arrabbiato per aver fatto come volevano.
 
-Non preoccuparti, Jack. Anche se non mi hanno interpellato, hanno agito bene. Sarebbero potuti essere un problema, anche se sarebbero stati utili al nostro fine.- con una punta di fastidio, mascherata dalla gentilezza, le fece un rimprovero velato.
 
-Agisco solo sotto comando del Generale. Non vostro.-
 
-Non montarti la testa ora!- la prese per un braccio per avere la sua attenzione, ma ricevette un cattivo sguardo e stava per sollevare il braccio per colpirlo, alzando la tensione.
 
-Ora basta. Laja, puoi andare. Devo parlare con  Jack.- riuscì a fermare l'imminente lotta, facendo andar via la donna.
 
-Mi dica signore! Cosa devo fare?- Jack si sedette al tavolo, rimanendo tutto orecchi.
 
-è il momento di recuperare la nostra nuova compagna. Colei che affronterà Dante Drake.-

(copertina/illustrazione)

 
ANGOLO AUTORE
Yes! Ci sono riuscito! Sì! Dopo 8... mesi... madonna se mi deprimo ora! Mi dispiace per la lunga attesa, ma ho avuto un sacco di problemi. Sia a livello mentale, emotivo e fisico, siccome sono venute delle belle problematiche da affrontare che mi hanno portato a un blocco prolungato... più del dovuto. Questo capitolo doveva essere pubblicato a febbraio, massimo marzo.
Ora, per un poco di tempo, non dovrei avere problemi siccome mi sono fatto una scaletta di alcuni capitoli e dovrebbero permettermi di andare avanti senza troppi intoppi... problemi permettendo, perché col piffero che sono finiti. C'è ne uno nuovo ogni giorno! Sapeste la mia gioia...
è pure apparso un nuovo personaggio!(mi sto suicidando a metterne così tanti). Daiant Veor! è ispirato da un mio caro amico e spero che vi piaccia.
Spero che vi sia piaciuto e anche incuriosito siccome c'è un poco di carne al fuoco eh. Quindi alla prossima... spero. Credo. Aiuto.
(pssss, spero vi piaccia la copertina finale! non è granché, lo so, ma è il mio massimo attuale.)
 
Curiosità: Gli Artefatti sono in parte ispirati dalle reliquie religiose.

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