Chasing Cars

di LilyGreenEyes93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. Ritrovi ***
Capitolo 2: *** CHAPTER2. UN PICCOLO ASSAGGIO. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. IL PUNTO ***
Capitolo 4: *** CHAPTER 4. MOLLARE. ***
Capitolo 5: *** CHAPTR 5. NEVER HAVE I EVER. ***
Capitolo 6: *** CHAPTER 6. MAKE A CHOICE! ***
Capitolo 7: *** CHAPTER 7. UN PASSO INDIETRO. ***
Capitolo 8: *** CHAPTER 8. SO OVER. ***
Capitolo 9: *** CHAPTER 9. WE ARE OK. ***
Capitolo 10: *** CHAPTER 10. SO FUCKING NORMAL. ***
Capitolo 11: *** CHAPTER 11. DOWNEY-DAY. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. Ritrovi ***


 
 
Chapter 1. Ritrovi. 
«Oh cazzo…come glielo diciamo adesso?» Robert si lasciò andare ad una grassa risata, mentre Chris cercava di mantenere un contegno, cosa che non gli stava riuscendo per niente. Da un lato avrebbe voluto ridere insieme a Rob, ma la parte più buona di lui era davvero preoccupata per come avrebbero potuto reagire gli amici. 
Erano nella villa di L.A messa a disposizione per tutto il cast del nuovo film degli Avengers: avevano insistito con la produzione per ottenerla, adducendo la scusa che una convivenza tra gli attori prima e durante le riprese, era assolutamente funzionale per creare quella chimica e sintonia necessarie per un film di tale portata e che prevedeva la presenza di tutti gli eroi che formavano l’universo cinematografico della Marvel. Ovviamente, la ragione più spicciola ed egoistica, era che dopo il primo film erano nate delle amicizie fortissime tra gli attori ed erano tutti troppo entusiasti per non provarci. Senza considerare poi, la sintonia che già era nata con i “nuovi” personaggi.
Contro le aspettative più rosee e il cinismo sempre dietro l’angolo di Robert Downey Jr, che non era poi tanto diverso dal suo Tony Stark, la produzione aveva accettato di buon grado la proposta, pensando che effettivamente averli tutti insieme nello stesso luogo, non poteva che essere un vantaggio. Chris non potette evitare di chiedersi se quella fosse stata effettivamente una grande idea o una grandissima cazzata. 
«Ciccio, a che stai pensando con quel sorrisino maligno su quel bel faccino da Dio norreno?» Chris si voltò verso l’amico stravaccato sul divano ad isola che dava sulla spiaggia e un tramonto mozzafiato. 
«Che la produzione deve essere impazzita… già avevo i miei dubbi dopo che ha accettato la proposta della villa in comune, ma questa… andiamo non è mica necessario? Ti pare?» Chris agitava il suo copione, appena portato lì insieme a tutti gli altri da un membro della troupe. 
«Prima di tutto, non farli tanto ingenui… l’idea della villa, per quanto folle, è geniale! Andiamo: saremo tutti insieme e per loro sarà più semplice tenerci aggiornati e reperibili in qualsiasi ora del giorno e della notte. Inoltre, ti sei chiesto perché abbiano mandato Dave qui, la domenica pomeriggio, con una valigetta in metallo, dall’aria particolarmente inviolabile, con dentro i nostri copioni stampati e rilegati, quando avrebbero potuto tranquillamente e molto più economicamente, inviarceli tramite e-mail?» Robert lo guardò con un’espressione che diceva qualcosa del tipo “andiamo, è facile, puoi arrivarci!”
«Ma che significa? Boh… magari era di strada…» biascicò l’altro.
«Chris… ti prego. Questa villa è uno spettacolo, uno spettacolo dell’edilizia moderna circondato dal nulla cosmico! Devo sempre spiegarmi con te: hanno paura di qualche hackeraggio, invasione giornalistica, aliena e forse pure barbarica! Dai, è palese! Davvero pensavi che ci avessero dato questo posto per i tuoi occhioni color del mare e il mio innegabile fascino? Mi sembra una scelta molto calcolata e pensata… sapevo che c’era qualcosa sotto il loro entusiasmo… come ho fatto a non pensarci prima dell’arrivo di Dave, non saprei! Mi ripeto: è un’idea geniale!».
Chris aveva spalancato gli occhi, tanto che sembravano due palline da ping pong... certo tutto tornava!
«Mi stai dicendo… che abbiamo praticamente dato loro la possibilità di confinarci e usarci per i loro loschi comodi, facendola passare come una nostra idea?»
«Bingo!»
«La cosa è vagamente inquietante…»
«Ehi, non è lo S.H.I.E.L.D, rilassati… ma sai com’è… i soldi sono soldi, ti pare? E comunque, a me va più che bene…»
«Va bene, va bene… ritornando al copione: non credi che potevano risparmiarsi quella scena? Oggettivamente… è irrilevante!» Robert si tolse gli occhiali da sole che aveva ancora sul viso, si mise a sedere compostamente e guardò dritto negli occhi Chris.
«Ti prego, non fai sul serio…vero?» dopo un attimo di pausa in cui sperò vivamente che l’amico fosse più sveglio di quanto si stava dimostrando quel giorno, sospirò rumorosamente e capì di dover fare ancora una volta “Capitan Ovvio”.
«Ma cosa vi danno da mangiare giù in Australia? Pane, ormoni della crescita e idiozia? Chris, hai idea di quante donne e uomini sbavino sui nostri muscoli pompati e ritoccati dagli effetti?»
«Ehi, vacci piano… i tuoi saranno ritoccati!»
«Cazzate! Tornando a noi, hai idea di quanti si fanno viaggi mentali sugli addominali di Thor, le chiappe del Capitano, i bicipiti di Occhio di Falco e il pacco di Iron Man? Non fare quella faccia sconvolta, sai che è così… ora, aggiungici il boom che ha avuto quella trilogia di sesso esplicito: sai quanto si impennerebbero gli incassi se ci fosse una scena del genere tra quei due?! Porca miseria, non vedo l’ora di vederla anche io su grande schermo!» Chris dovette ammettere che, al di là della sconcezza dei concetti, Rob non aveva tutti i torti, ma neanche lui se diceva che quella scena non era assolutamente funzionale alla storia… soprattutto pensata come era pensata. Si passò una mano sul viso, immaginando le espressioni di quei due quando avrebbero ricevuto la notizia. 
 
 
•••
 
 
Dio se non era stanco… ci aveva messo un’eternità per arrivare a L.A e un’altra ora per trovare quella stramaledetta villa, persa nel nulla cosmico. Finalmente era arrivato, dopo aver passato i controlli di sicurezza che erano posizioni in diversi punti per tutto il perimetro della proprietà (gli sembrava di essere già finito nell’universo Marvel) e stava parcheggiando lungo il vialetto riservato alle auto. Uscì con un movimento fluido, si tolse gli occhiali da sole e cacciò fuori il cellulare dalla tasca interna della sua giacca, compose un numero e accostò l’apparecchio al viso. Uno, due, tre squilli.
«Ehi mamma! Come promesso, ti telefono dalla villa… sì, sì tranquilla sto bene, era solo stanchezza prima, non preoccuparti. Certo, ti saluto tutti… ci sentiamo con calma tra qualche giorno, va bene? Il tempo di sistemarmi… ti voglio bene anche io, ciao». Sorrise, sua madre era incredibile…neanche avesse ancora otto anni, voleva essere aggiornata su tutto e pretendeva di essere chiamata il più possibile quando era in viaggio. Capiva la sua apprensione: la loro fuga non la ricordava granché, ma per lei doveva essere un ricordo indelebile. 
Si riscosse dai quei pensieri torbidi, prese le valigie dall’auto, si caricò due borsoni sulle spalle e con le mani libere prese il trolley gigante e la sua borsa da viaggio… già immaginava le battutine di…
«EEEEHI TESOROOOOO, SERVE UNA MANO?! MA CHI SEI, MIA MADRE CON TUTTA QUELLA ROBA?»
...Robert. 
«E ciao anche a te, Rob! Dai, portiamole dentro, idiota» tra risate e pacche sulla spalla, riuscirono a sistemare le borse nell’atrio e a salutarsi con un caldo abbraccio. 
«Tutto bene il viaggio? Sei venuto da solo in macchina!»
«Sì, mi andava di essere indipendente…» Rob lo guardò aggrottando le sopracciglia e per la prima volta in quel pomeriggio mise il suo umorismo da parte. 
«Sbaglio o non sei granché felice della convivenza…?»
«Cosa? Ma certo che sono felice, scherzi? Solo… mi conosci, ogni tanto ho bisogno dei miei spazi, stare per conto mio…» lo guardò con insistenza, cercando di fargli capire senza dover parlarne oltre, non voleva guastarsi quella giornata. 
«Ancora problemi d’amore? Quale occasione migliore che una serata tra amici, a leggere la sceneggiatura del film e bere fino a dimenticarsi il proprio nome?» Robert diede una sonora pacca sulla spalla a quel ragazzone, trascinandolo fino al soggiorno dove c’era ad aspettarlo Chris, che subito si precipitò su di loro per salutare il nuovo arrivato e chiedergli di sua madre e se avesse portato qualche dolce fatto da lei. Mentre i ragazzi si dirigevano verso l’angolo bar per preparare dei drink, Robert restò qualche attimo in disparte, guardando Sebastian e sentendo verso quel giovane un trasporto quasi paterno. Non era di certo grande abbastanza da potersi effettivamente considerare padre di quel ragazzo, forse più lo zio simpatico, ma comunque si inteneriva guardando quegli occhioni sempre un po’ malinconici, come se portasse impresso nelle iridi il terrore di una nazione. Si riprese da quei pensieri sentendosi chiamare da Chris, con in mano il suo whiskey preferito, e decise di lasciar perdere, di concentrarsi piuttosto su quella che era ormai diventata la sua missione: rendere la vita infernale a quelli a cui era toccata la scena da bollino rosso… “toh, guarda un po’, uno dei due è di ritorno dal mare”  gli occhi gli si illuminarono. 
«Grazie ciccio! Senti Sebastian… tu non hai idea di cosa abbiamo trovato nel copione recapitatoci oggi da Dave!» Sebastian alzò gli occhi verso di lui, sul viso un’espressione eccitata.
«Cavolo, è arrivato? Ho passato il giorno ad aggiornare la posta elettronica!»
«Questa è un’altra storia… ma la cosa interessante è una scena in particolare!»
«Aspetta un attimo, ma gli altri? Non avevamo detto che lo avremmo letto tutti insieme? Ma siete degli infami, non mi avete aspettato!»
«No, in realtà lo abbiamo letto solo io e Rob, gli altri erano indaffarati e così…»
«Sono tutti qui?» Sebastian prese a guardarsi intorno, come se si aspettasse di vederli spuntare come funghi da sotto ai divani. Pensandoci, non aveva neanche avuto modo di domandare di loro, tante le chiacchiere prima di Rob e poi di Chris. 
«Sono tutti qui, quelli che hanno potuto lasciare casa, ovviamente. Chris numero 2  sta sistemando le sue cose di sopra, è arrivato poco prima dei copione, un’oretta fa circa; Jeremy è in palestra con Tom (sì, abbiamo una palestra davvero figa); Michael ha dovuto rinunciare all’ultimo minuto per un altro lavoro che gli hanno anticipato, per cui dovrà fare aventi e indietro, Eliz sarà qui tra qualche giorno e Scar…eccola» disse Rob indicando con un gesto plateale le vetrate del salone. 
La ragazza era ormai arrivata in prossimità della porta e appena percepì con la coda dell’occhio, attraverso le vetrate, l’ampio movimento di braccia compiuto da Robert, aveva alzato lo sguardo e lanciato un gridolino eccitato alla vista di Seb. La videro correre verso la porta d’ingresso e sentirono un tonfo che doveva essere di sicuro la borsa lasciata cadere malamente per terra. Apparve sulla soglia del salone con i capelli bagnati e gocciolanti e i piedi pieni di sabbia, il viso pulito e senza trucco, con un sorriso enorme a illuminarla. 
«Finalmente sei arrivato!» urlò, saltando al collo di Sebastian, inondandolo di acqua salata e baci sulle guance. 
«Yo, bitch!» Si voltarono tutti verso le scale che davano al piano di sopra, trovando Chris Evans in cima alla rampa, con le braccia aperte e un’espressione buffa oltre ogni dire. Seb e Scar scoppiarono a ridere, quello era il loro saluto obbligato dopo aver guardato insieme tutte le stagioni di Breaking Bad. 
«EVANS! Ma come, sei qui e non vieni a salutarmi di corsa?!» Scar lo guardò imbronciata, con le braccia incrociate e lo sguardo severo, mentre lui saltellava scendendo le scale come un bambino.
«Ma smettila e abbracciami, scema!» Scarlett, se prima si era attaccata come una cozza a Seb, ora era letteralmente saltata in braccio a Chris e lo abbracciava come fosse un coala. 
Ridevano, tutti non facevano che ridere. Non era per niente una situazione anormale per i presenti vedere scene di quel tipo: il sogno erotico di tre quarti della popolazione mondiale (maschile e femminile) nella vita quotidiana era quello che più si discostava dalla super Diva, controllata e sempre perfetta. Era un tipo esuberate, che non si prendeva mai troppo sul serio, sempre brutalmente sincera e la sua autoironia era probabilmente la cosa che più la rendeva amabile agli occhi di quanti la conoscevano. Tutti in quella stanza avevano almeno una volta fatto dei pensieri che di amichevole avevano ben poco, lo sapeva lei e lo sapevano loro e nessuno dava più importanza alla cosa di quella che effettivamente aveva. Non era successo mai nulla dal punto di vista sentimentale o anche puramente fisico, tutti erano concordi nel mantenere il più possibile la sfera lavorativa lontana da quella professionale e poi erano entrati in sintonia da subito: mai erano sorte situazioni imbarazzanti o ambigue e così quella che avrebbe potuto essere una cotta con i fiocchi, era diventata una sincera amicizia e tutti i maschioni del gruppo avevano sviluppato un senso di protezione nei confronti della ragazza, che dal primo film era praticamente l’unica donna dei Vendicatori. Certo, col tempo i rapporti si erano definiti, tutti avevano un’amicizia diversa e speciale l’uno con l’altro, per cui vedere Scarlett abbarbicata su Captain America, era normale amministrazione.  
«Ok, va bene che è un sacco di tempo che non vi vedete, ma posso salutare il Capitano anche io, Scar?» la ragazzi si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo.
«Appunto! Sono due mesi che non vedo il mio migliore amico, permetti?» 
«Ok, l’hai voluto tu!» il tempo di dire quelle poche parole, che Sebastian si era avventato sui fianchi della ragazza facendole il solletico e lasciandola scivolare a terra con l’aiuto di Chris, il tutto sotto gli sguardi allibiti di Hemsworth e Robert.
«Ehi, ma che modi, siete delle bestie!» riuscì a dire tra le risate, mentre Seb la scavalcava e andava ad abbracciare l’amico.
«Dai Scar, lasciali stare… ho sempre pensato che tra quei due ci fosse del tenero… tutte la fanfic che abbiamo trovato sui loro personaggi devono pur avere un fondamento di verità!» Chris scoppiò a ridere, seguito da Scarlett e Rob, mentre i due interessanti li guardavano con espressioni inorridite e scambiandosi un’occhiata si allontanavano subito, in modo talmente comico, che non potettero evitare di ridere anche loro. 
«Lo sapevo: se non erano quei tre, nessuno avrebbe potuto fare un casino del genere!» Jeremy fece capolino dal corridoio accanto alle scale, con un telo di spugna sul collo, insieme al giovane Tom, sudati da capo a piedi. 
«Vorrei abbracciarvi tutti, ma fate un tantino schifo al momento».
«Vedremo chi fa schifo quando avrete le tutine aderenti addosso e sembrerete dei vermetti mollicci» disse Tom ridendo e dandosi il cinque con Jeremy.
«Molliccio? Molliccio a chi, eh? Ricordati che sono il tuo Capitano, ragazzo!» 
«Va bene, abbiamo capito…c’è troppo testosterone in questa stanza per i miei gusti, vado a farmi una doccia e voi due dovreste seguire il mio esempio…» desse Scarlett alzandosi dal pavimento e andando a raccogliere le sue cose in corridoio. 
«A proposito di molliccio… ragazzi, sapete a detta del copione chi di noi non sarà per niente molliccio?» intervenne Robert, battendo le mani e calamitando l’attenzione di tutti su di lui. 
«Ma dai, avevamo detto di leggerlo insieme il copione!» disse Chris con la faccia delusa.
«Infatti, sei un infame Robert!» Jeremy gli lanciò la sua asciugamano che l’altro schivò prontamente, lasciando che colpisse un impreparato Hemsworth in pieno.
«Giustizia divina: il copione lo hanno letto insieme!» disse Seb battendo le mani mentre se la rideva con gli altri. 
«Va bene, abbiamo capito… ma è arrivato Dave e non abbiamo resistito! Ora, se mi ascoltate, stavo dicendo che uno di noi non sarà assolutamente molliccio…»
«Dai, ti ho detto di non essere così schifoso… Chris, amico, giuro che io ho reagito come un amico dovrebbe fare!»
«Ma si può sapere di che state parlando?» tutti si voltarono verso Scarmett di ritorno dal corridoio.
«Sì, piacerebbe saperlo anche a me… di che parlate?» le diede man forte Chris.
«Sapete una cosa… avete rovinato il momento, avevo una battuta fantastica da sganciare e l’ho persa, maledizione! Ora, per punizione, filate tutti a sistemarvi che tra poco mangiamo e poi ci mettiamo a leggerlo insieme il copione e l’effetto sorpresa sarà indimenticabile…già vedo le vostre facce!» così dicendo, Robert si voltò e preso Chris a braccetto, dirigendosi con l’involontario complice verso la cucina. 
«Tranquilli, non lascerò cucinare l’australiano… Qui tra un’ora.» 
«Di che parlavano? Quale scena? A me non è stato detto nulla di strano.» disse Scarlett a Seb, mentre raccoglieva la sua roba aiutata da Chris. 
«Beh, forse non ti riguarda… non saprei. Nessuno ha saputo nulla dalla produzione?»
«No Seb, forse avranno aggiunto qualcosa di figo all’ultimo» disse Tom, salendo le scale che davano a tutte le camere degli ospiti della villa.
«Ok, allora tra un’ora giù… Chris abbiamo le camere comunicanti, ti prego non farmi scherzi idioti, va bene?» disse Scar, sorridendo verso l’amico con aria minacciosa. 
«Ma se sono Capitan Innocenza?»
«Vai a cagare, Capitan Innocenza!» rispose Jeremy, che ogni volta rischiava l’esaurimento nervoso per i mille scherzi che quello scemo gli rifilava. 
 
 
•••
 
 
Dopo una bella doccia rinfrescante, Scarlett stava finendo di vestirsi, quando sentì bussare alla sua porta. 
«Avanti!»
«Ehi, posso?» dall’uscio fece capolino la faccia di Chris.
«Scusa, non sei ancora pronta…» disse quando, entrando, vide intenta ad allacciarsi i bottoni di una camicia. Imbarazzato, abbassò lo sguardo sulle sue scarpe.
«Tranquillo, non fare quella faccia… quante volte ci siamo spogliati davanti agli altri? Ecco, puoi guardare, scemo» disse lei ridacchiando. 
«Sono pur sempre un uomo d’altri tempi, no?»  cercò di dissimulare l’imbarazzo che aveva sentito salirgli al volto con quella stupida battuta… fuori dal set era sempre strano vedersi in atteggiamenti così intimi.
«Certo, certo…» si sedette sulla panca che era ai piedi del letto, infilando dei sandali bassi e comodi, guardandolo con sguardo indagatore. 
«Ehi, che hai? Tutto bene? Devi dirmi qualcosa?»
Lui la guardò e un sorriso malinconico gli spuntò involontario ad arricciargli gli angoli delle labbra. 
«È finita… con Jenny, è finita» si cacciò le mani nelle tasche dei jeans, incassò la testa tra le spalle, ritornando a guardarsi i piedi. Scarlett lo guardò intensamente, era orribile per lei vederlo in quello stato.
«Vieni qui» gli disse, allungando la mano verso di lui: come lei, nei momenti di fragilità, il contatto bisognava chiederglielo gentilmente e non imporglielo: si irrigidiva altrimenti, come se già dire che qualcosa non andava significasse scoprire il fianco, e venire toccato e abbracciato, quando non era stato lui a “concederlo”, era come un’ ammissione ancora più grande di debolezza. Da quel punto di vista, erano identici e per questo si capivano con una semplice occhiata. Dopo qualche tentennamento infatti, Chris si avvicino all’amica, sedendosi accanto a lei che lo circondò subito con le braccia e gli face poggiare la testa nell’incavo del collo. 
«Cosa è successo?» disse lei dopo un po’. 
«Non lo so Scar… Ero stanco dei litigi, lei non la smetteva di lamentarsi del tempo che passiamo lontani. So che ha ragione, lo so questo, pesa anche a me… ma io cosa posso farci? È il nostro lavoro e sai quanto lo amo. Insomma… siamo arrivati ad un punto in cui lei mi ha praticamente chiesto di venire qui con noi»
«Chris, non sarebbe stato un problema e lo sai…»
«Certo che lo so! Ma… lei doveva partire per delle riprese a San Francisco e praticamente ha detto che era pronta a rinunciare, pur di non stare separati per altri mesi. Quella è stata la goccia».
Scarlett rimase in silenzio per un po’. Aveva capito la situazione, stava cercando qualcosa da dire per provare a far cambiare idea a lui, o comunque cercare di trovare un compromesso a quella situazione: sapeva quanto Chris amasse Jenny, così come sapeva quanto travagliato e folle fosse stato il loro rapporto. Era la cosa giusta quella separazione? Non fece in tempo a dire niente che Chris riprese a parlare discostandosi da lei e iniziando a camminare per tutta la camera.
«Capisci, Scar? Lasciare il lavoro, per venire con me? In una casa vuota quasi tutto il giorno… lasciare il lavoro! Ero senza parole! Quanto si fatica per ottenere quello che abbiamo noi? Eh? Davvero credeva che potessi permettere una cosa simile? Che fossi così egoista? Incredibile… e poi non è la donna che voglio accanto questa! Non una che rinuncia a tutto per seguire il suo uomo in capo al mondo! La conosco… quanto potrebbe durare? Arriverebbe a rinfacciarmi questa cosa dopo i primi due mesi!» Scar lo guardava intenerita, ammirata per quelle parole… ma anche un po’dubbiosa: era davvero quello il motivo principale per cui non aveva voluto che facesse una cosa simile? Per come conosceva Chris, sapeva che c’era qualcos’altro sotto, di cui forse non andava particolarmente fiero, ma che sentiva in ogni caso e non avrebbe mai confessato troppo facilmente. Decise però di tacere anche lei: quello era un punto delicato, quello che nella sua testa aveva preso a chiamare “Il Punto”, che avrebbe aperto le porte a una discussione importante e difficile, ma che presto o tardi avrebbe dovuto affrontare con l’amico.
«Ho fatto bene, vero Scar? Non ho fatto una cazzata?» disse guardandola dritto negli occhi. 
«No Chris, assolutamente no. Probabilmente ora ti vede come un ingrato figlio di puttana, ma capirà che l’hai fatto per lei… magari rinsavirà e potrete avere una seconda possibilità…» lui la guardò con sguardo scettico.
«Ti prego, so che ti piace Jenny, ma non dirmi cazzate…» Scar sospirò pesantemente. 
«Va bene, per quanto Jenny mi stia simpatica, quello che ha tentato di fare non è da persona sana e dopo le varie scenate fuori dal lecito, credo che sia il momento di fermarsi e pensare seriamente a quello che entrambi volete. Dato che ci siamo, credo che da un po’abbia delle fisse per Liz… non mi è piaciuto come le ha parlato l’ultima volta…»
«Liz? La nostra Liz Olsen? Ecco perché mi ha chiesto con insistenza se ci fosse stata anche lei qui…»
«Credo che Jen non regga tutto questo… insomma, credo che abbia bisogno di una persona che non faccia il nostro mestiere, che possa darle tutta la sicurezza e le attenzioni di cui sente bisogno... e anche tu Chris, sei div… mi sembri in difficoltà, ecco… mi dispiace» si morse la lingua, non era quello il momento per “Il Punto”, per dirgli che era “diverso”, non ne avevano il tempo.
«Sto bene, davvero… forse devo ancora realizzare la cosa, ma per ora non è così male. La verità? Mi sento più leggero… abbiamo detto delle cose anche pesanti, ma tutte reali ed era ora che uscissero fuori…» la sua stessa voce però lo tradiva… non stava bene per niente. Scarlett si alzò e cercò i suoi occhi che non avevano voglia di farsi leggere.
«Chris, va bene… ce la faremo, ok?» gli fece una carezza e lui la circondò con le braccia possenti. 
«Grazie…» sussurrò tra i suoi capelli.
«Non credo di aver fatto nulla per cui debba essere ringraziata…» disse lei, sentendosi anche un po’ in colpa per aver rimandato ancora “Il Punto”. 
«Ringrazio che tu sia qui». 
Restarono così per qualche minuto, finché sentirono la voce di Robert gridare i loro nomi e annunciare che la cena era pronta. Svelti si sistemarono e uscirono dalla camera, raggiungendo gli altri in sala da pranzo. 



•••Spazio Autrice•••
Ciao, sono ritornata dopo molto tempo dalla prima e ultima FanFic che ho scritto e lasciata incompiuta... non è un ottimo modo per farsi pubblicità e ispirare fiducia, lo so... ma quella storia si fondava su un capitolo della mia vita che pensavo di aver in qualche modo superato, cosa che ho realizzato non essere vera. Semplicemente, non ce l'ho fatta a continuare. Magari un giorno ce la farò, ma ora è momento di dedicarsi a qualcosa di più frizzante e meno "drammatico".
Da questo capitolo iniziamo già a capire di cosa andremo a parlare, chi saranno i personaggi e, in anticipo, vi chiedo di scusare le mille cose che inventerò su di loro: sono una fan, ma non così tanto da andarmi a spulciare tutto delle vite di queste persone per creare una qualche plausibilità o realtà. Tutto è inventato di sana pianta, semplicemente mi piacciono loro e la mia mente perversa ha partorito questa storia. Non ho idea di come funzioni quel mondo, quindi non mi ci sono soffermata poi così tanto e, soprattutto, non mi sono informata sulle mille dinamiche che, probabilmente, dovrei conoscere. A mi interessa raccontarvi qualcosa che, per me, è più concreto: il cuore, le persone che sento e ho visto, il resto...non è così importante. Non ci sono dentro, non potrei descrivere quel mondo neanche tra un milione di anni, quindi perchè angustiarsi e togliere spazio a quello che davvero voglio dire? 
Spero di avervi incuriositi e di ricevere delle recensioni, positive o negative che siano.
Sono pronti i primi 10 capitoli, cercherò di pubblicare con regolarità, promesso!
Buona lettura :)

LilyGreenEyes93

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Capitolo 2
*** CHAPTER2. UN PICCOLO ASSAGGIO. ***


CHAPTER 2.
UN PICCOLO ASSAGGIO
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La cena si svolse in allegria, raccontando i nuovi progetti, le idee per il futuro e le situazioni private. Quando ebbero finito di mangiare la fantastica pasta con le vongole preparata ad arte da Robert, Sebastian e Tom si offrirono per lavare i piatti, mentre Scarlett liberava la tavola e aiutava a sistemare la cucina. Nel frattempo, gli altri si diressero nel soggiorno: Hemswoth preparava da bere per tutti, mentre Robert e l’altro Chris uscivano dalla porta finestra per fumare una sigaretta in pace.
«Tutto bene, Capitano?» 
«Non la smetterete mai di chiamarmi così, vero?» rispose lui con un mezzo sorriso.
«Non perché tu sia il mio Capitano, Tony non conosce Capitani, ma è un modo semplice per non far voltare Chris ogni volta, quando in realtà stiamo chiamando te… quel ragazzo è tanto alto quanto tonto, a volte» venne da ridere ad entrambi.
«è un uomo buono… tanto alto quanto buono»
«Sì, vero… allora Cap? Ti sento strano…» Chris aspirò una bella boccata di fumo e cercò di tenere a bada il magone che sentiva dentro.
«Jenny… credo che questa volta sia finita davvero»
«Ahia, lo sapevo che si trattava di lei…» Chris si voltò verso l’amico, aveva la sensazione che si fosse trattenuto dal dire qualcosa.
«Dillo Rob, avanti…» 
«No davvero, lascia perdere, non volevo dire nulla»
«Rob, andiamo, dillo»
«Ti ho detto che non è nulla»
«Robert, dillo e falla finita!»
«Ma porca miseria… va bene! Poi non dire che è stata una mia idea!» rispose spazientito, sbuffando come un toro e riprendendo subito dopo.
«Si tratta SEMPRE di Jenny quando sei in questo stato… e non guardarmi con quella faccia, lo hai chiesto tu!» 
«È così evidente?» chiese Chris dopo qualche attimo.
«Non hai capito Cap: tu sei diverso quando si tratta di lei, sempre. Non adesso che avete rotto o quando litigate. SEMPRE. Anche quando va tutto alla grande e siete insieme, tu sei un Chris che non riconosco» Rob parlava e gesticolava nel suo solito modo, mentre Chris non riusciva a capire a cosa si riferisse… insomma, non era lui? Quando?
«Non capisco a cosa tu faccia riferimento…» e onestamente, si stava anche alterando un po’.
«Ehi biondo, me l’hai chiesto tu, io volevo farmi i fatti miei! Se ti va di sentire solo quello che ti piace, allora hai scelto la persona sbagliata. Io non parlo senza argomentare e soprattutto, se il mio parere non è richiesto. Lungi da me giudicare qualcuno, sono la persona meno indicata per spargere perle sulla morale e il saper vivere… ma se me lo chiedi, allora ascolta. Quando sei con Jenny, io non riconosco la persona che ho incontrato anni fa… credi davvero che lei sia una matta che vede pericoli per la vostra relazione dove non ci sono? Avanti! Sarà un po’ esagerata, ma pazza non lo è di sicuro. Una persone si rende conto quando con lei sei in un modo e con altri in un altro, e non serve essere presenti per vederlo, basta guardare le reazioni sconcertate degli amici quando siete insieme, amici che ti vedono in modo differente quando sei in sua compagnia e di conseguenza si comportano in modo strano, perché non sanno come porsi. Lei si accorge di questa doppiezza e da lì nascono le sue paure e i suoi dubbi. Mi dispiace dirtelo, ma è colpa tua: lei vede quello che tu crei intorno a te e non è importante il perché tu lo faccia, quali timori hai, quali precauzioni pensi di prendere per evitare di farla preoccupare perché la ami, il tuo atteggiamento è proprio la causa scatenante!» Robert spense con gesto stizzito la sua sigaretta, accendendosene subito un’altra, mentre Chris lo guardava immobile, sommerso da quel mare di parole, allucinato come se stesse assistendo alla discesa in terra di Loki, Thor e tutti gli asgardiani. 
«Non sto dicendo cazzate, sai perché ne sono sicuro? Perché il mio primo matrimonio è finito esattamente per questi motivi… io ero come te, con lei. Ci siamo amati, tanto, ma avevamo sbagliato tutto fin dall’inizio: piccole cose non dette, atteggiamenti ambigui, tutto per cercare di far combaciare i nostri caratteri, per far funzionare le cose… come è finita? È finita! Io sono scoppiato, lei mi ha accusato di essere uno stronzo, bugiardo, figlio di puttana che la stava facendo finire al manicomio. Game over. Quindi Chris, sì… quando si tratta di lei tu non sei la persona che ho conosciuto. Sei mio amico, me lo hai chiesto, ti dico quello che vedo. Gli altri non te lo diranno mai… Scar? Scar per quanto sincera, è una donna, quella che tu consideri la tua migliore amica, quella che a tutti presenti come tale… credo che abbia paura di esporsi in questi termini con te, di passare per l’amica che tanto amica non è… capito?»
Dopo quelli che gli sembrarono anni, Chris si allontanò un poco, avvicinandosi ad una delle sedia in vimini che erano fuori sotto il portico, lasciandovisi cadere sopra e allungano la mano come un automa verso Robert, il quale accese una sigaretta e gliela passò senza aggiungere nulla. 
«Dio… che sto combinando, Rob?» lui si sedette accanto all’amico, continuando a tirare boccate dalla sua sigaretta.
«Niente di troppo strano o fuori dal comune… solo, non fare i miei stessi errori. Odio vederti così e Jenny… ha i suoi difetti, come tutti, ma è una brava ragazza, non si merita di impazzire cercando di capire qualcuno che non esiste nella realtà».
Restarono fermi a guardare l'orizzonte per qualche momento ancora, non rendendosi conto che gli altri avevano finito di sistemare ed erano schierati dall’altra parte del vetro, alle loro spalle. Nel silenzio totale della sera, interrotto solo dalla risacca delle onde in lontananza, un forte colpo al vetro fece sobbalzare Robert e Chris come due gatti all’abbaiare di un cane. 
«Stronzi, avete finito di confessarvi i segreti come due amabili scolarette alle prese con il primo mestruo?!» urlò Jeremy, seguito dalle risate di tutti.
«E poi ti domandi perché tu sia il mio bersaglio preferito?! Mi hai fatto prendere un colpo, Jim! Me la paghi! Arriviamo…» buttarono le cicce nel posacenere e rientrano dentro, Rob con un braccio intorno alle spalle dell’altro. 
 
 
 
•••
 

 
«Amico, tutto bene?» Seb guardò Chris, che era rientrato con la faccia più scura di quando era uscito.
«Ok, basta, va bene? Non chiedete come sto! Sto alla grande!» urlò lui a tutti, che presero a guardarsi con aria interrogativa.
«Leggiamo questo copione, sono stanco… scusatemi» Seb cercò Scarlett e le chiese con lo sguardo cosa prendesse al ragazzo, ma lei scosse leggermente la testa e con gli occhi puntò Rob, che continuava a sorseggiare il suo drink indisturbato, come se Evans non avesse appena dato di matto senza alcuna apparente ragione. Scrollarono le spalle e si sedettero insieme, Scar fece posto tra lei e Jeremy per Chris, lui la guardò e preferì sedersi su di un pouf più distante. “Ok, questo è decisamente strano”, c’era qualcosa di importante sotto. Rob, che aveva di nascosto assistito alla scena, andò ad occupare il vuoto accanto alla ragazza, prendendole una mano.
«Tranquilla, gli passa» sussurrò al suo orecchio.
Tutti si accomodarono e a Tom fu assegnato l’incarico di distribuire in modo solenne i copioni a quanti non lo avevano ancora ricevuto. Iniziarono a leggere lentamente la sceneggiatura, ognuno la sua parte e quella degli assenti a turno. Anche letto così, non facevano che ridere per le battute di Tony, così tanto simili alle parole quotidiane di Robert, a quelle di Thor, così strampalato. Chris parve riprendersi nel mentre e pian piano era sempre più coinvolto e sciolto nel dare voce al suo Capitano. Si fermavano ogni tanto per fare commenti su qualche scena in particolare: ovviamente Seb e Chris erano particolarmente eccitati per quelle di combattimento tra loro, scene per le quali non avevano mai voluto delle controfigure e per cui già stavano parlando di iniziare ad allenarsi insieme sul ring. C’erano stati degli urletti da stadio quando giunsero in un punto in cui la Vedova nera e il Capitano avrebbero dovuto scambiarsi un bacio: entrambi gli attori avevano riso alle reazioni dei compagni, ma non erano affatto preoccupati o tanto sorpresi, immaginavano ci sarebbe stato un bacio serio tra i loro personaggi in questo film, un po’ perché nel “Soldato d’inverno” avevano già dovuto scambiarsene uno (certo, per niente sensuale o con particolari emozioni, essendo da copione una semplice mossa per mimetizzarsi tra la folla), un po’ perché il loro rapporto era stato da sempre ambiguo. Sapevano che qualcosa sarebbe successo, in un senso o in un altro: evidentemente gli autori avevano voluto provare a far pendere l’ago della bilancia su un sentimento più forte della semplice amicizia e fratellanza. Ma quei due non brillavano di certo per la loro lungimiranza, al contrario di Sebastian che, dopo quella parte, aveva alzato gli occhi prima su Chris e dopo su Robert, i quali stavano cercavano di nascondere i sorrisini malefici che si scambiavano, come se volessero dire “Oh poveri ingenui, non hanno idea di ciò che li aspetta”. Quello scambio di sguardi gli aveva dato la conferma di cui necessitava e non seppe più se era il caso di trovare un modo per evitare che quella parte fosse letta in quel preciso momento (soprattutto dopo l’atteggiamento di Chris), in modo che i ragazzi avrebbero potuto metabolizzare da soli la cosa, prima di trovarsi gli occhi di tutti puntati addosso, o lasciare che le cose semplicemente accadessero e prepararsi a qualsiasi reazione avrebbero potuto avere.
Si stava per giungere al termine del film, quando Robert, ormai già al terzo giro, sollevò il suo bicchiere e con una penna lo fece tintinnare per calamitare l’attenzione su di lui.
«Bene ragazzi, ci siamo… sta per arrivare la fantomatica scena. Se permettete, credo sia il caso che la legga una sola persona…io mi propongo!» urlò, alzando il braccio come se si trovasse a scuola. In quel momento Sebastian scattò in piedi, e praticamente placcò Robert, strappandogli il copione di mano e facendolo sedere con la forza, mentre gli altri li guardavano allibiti e Chris si portava una mano sul viso, imbarazzato ed esasperato.
«Ragazzi, giuro che io non c’entro niente con questa storia… »
«Dai basta, leggiamole e facciamola finita, quanto può essere sconvolgente?!» intervenne Tom.
«La leggo io!» disse prontamente Sebastian e lanciò un’occhiata di sottecchi ad Evans che ingenuamente, se la rideva per il teatrino che gli altri avevano messo su… “Maledetto idiota!” pensò, prima di girare la pagina del copione ed iniziare a leggere. 
«Scena 69…»
«Il che mi sembra appropriato…» sghignazzò Robert come una iena, guadagnandosi un’occhiataccia da Chris e Seb, che riprese a leggere più impostato di prima. 
«Scena 69: dopo il messaggio di “arrivederci” di Stive a Tony, siamo in un’altra sala del nuovo centro operativo degli Avengers: è una camera privata, spartana, senza foto o oggetti personali. Seduta sul bordo del letto c’è…» Seb prese una pausa, c’erano quasi.
«…c’è l’agente Romanoff, ancora con la sua divisa. Ha un auricolare all’orecchio, sembra che stia parlando con qualcuno: Tony le ha inviato il messaggio del Capitano. Ad un certo punto interrompe la comunicazione e toglie l’auricolare, lanciandolo dall’altra parte della camera: la sua faccia è di marmo. Subito dopo, ci sono dei colpi alla porta del suo alloggio, si alza stizzita, come pronta a stendere chiunque stia cercando di disturbarla, apre la porta premendo un pulsante e si ritrova davanti la persona che meno si sarebbe aspettata di vedere così presto. Steve Rogers in uniforme, con lo scudo agganciato sulla schiena è fermo sull’uscio. Si guardano qualche attimo, entrambi hanno sul volto delle espressioni dure, lui sta per voltarsi ed andare via, ma lei fa un passo di lato, lasciandogli libera l’entrata e richiudendo la porta subito dopo il suo passaggio. Nel frattempo il Capitavo si libera dell’elmetto e dello scudo, poggiandoli sul tavolino accanto alla porta del bagno.
-“Cosa ci fa qui, Capitano? Ha tre minuti prima che io decida di far scattare l’allarme, lei non è più autorizzato.”
- “Nat…davvero?”
-“Sta perdendo tempo, Capitano… non mi costringa a farlo.”
-“Volevo solo salutarti… e ringraziarti.”
-“Come ha fatto ad arrivare fin qui? A superare tutti i controlli…e JARVIS?” 
-“Non è stato così complicato, credo che Tony abbia chiuso un occhio... credo che volesse darmi la possibilità di salutarvi…”
-“Bene, non avrà molto tempo ancora Capitano, vada dove deve…“
A questo punto Steve fa un passo verso di lei, che prontamente indietreggia come se fosse spaventata da quella vicinanza. 
-“Nat, ti prego, smettila…!”
-“Cosa, esattamente, dovrei smettere, Capitano?”
-“Tanto per iniziare, dire il mio nome come se lo stessi sputando e mi piacerebbe che la smettessi di trattarmi come se… come…”
-“Come… Capitano?”
-“Come se non fossi niente per cui valga la pena smetterla di essere l’agente Romanoff, per cinque minuti!”
-“Dimentica Capitano, io l’ho fatto.”
Steve la afferra per un braccio, tirandola a se con forza e facendola scontrare contro il suo petto.
-“Non voglio…e neanche tu.”
Natasha lo guarda dritto negli occhi, sono leggermente umidi, ma non è una donna che lascia vedere una sola lacrima solcare il ciglio dei suoi occhi.
-“Hai scelto la tua strada, va e percorrila… Addio, Capitano.”
Come scottato, Steve la lascia andare, la guarda come se la vedesse per la prima volta. Lentamente riprendere le sue cose e si appresta ad uscire dall’alloggio. Natasha guarda la finestra davanti a sè, sulla quale è riflessa la loro immagine: Steve è di spalle, non può vederla, cosa che la fa sentire al sicuro e sul volto la sua espressione cambia drasticamente: non piange, non può, ma i suoi occhi parlano. In quel momento lui si volta verso di lei e incrocia i suo sguardo, riflesso nel vetro della finestra. È un attimo: lascia cadere lo scudo a terra, due passi è accanto a lei, la volta bruscamente e la bacia, come non ha mai fatto prima di allora. Non è un bacio sereno, ma pieno di urgenza e irrazionalità"…»
Seb si sentiva andare a fuoco, nella stanza era calato un silenzio tombale, aveva continuato a leggere in mente, e non riusciva ad andare avanti… Robert e Chris non stavano esagerando, era parecchio spinta ed esplicita. Pensare a Scar così, leggere nei dettagli cosa avrebbe dovuto fare con Chris, era imbarazzante. Sapeva che non era di certo la prima scena di sesso alla quale entrambi avrebbero approcciato… ma gli sceneggiatori ci erano andati giù pesante: per ottenere quello che volevano i produttori, gli attori avrebbero dovuto essere sul set quasi nudi, l’unica copertura decente sarebbe stato il corpo dell’altro, la camera e il montaggio avrebbero fatto il resto. Immaginava quanto sarebbe stato difficile per loro muoversi in quel modo, guardarsi negli occhi e toccarsi, quando c’era una conoscenza così forte. Poteva sembrare il contrario per chi non facesse quel mestiere, ma la verità era che andare oltre i limiti con un amico/a era molto più complicato di quanto potesse esserlo con un partner appena conosciuto sul set, o comunque con il quale non vi fosse un’amicizia che andasse oltre l’ambito lavorativo. 
Tutti erano silenziosi, stavano continuando a leggere tra loro, evidentemente troppo in imbarazzo per dire qualsiasi cosa.
Lentamente, i presenti iniziarono a lanciare sguardi di sottecchi ai due protagonisti di quella scena: Chris aveva gli occhi incollati all’ultima pagina, troppo impegnato a digerire quello che aveva evidentemente appena finito di leggere; Scarlett invece teneva le pagine con forza, come se stesse per accartocciarle, le labbra le tremavano. Jeremy la guardava preoccupato, come se si aspettasse di vederla scoppiare in un pianto isterico. L’aria era come rappresa, la tensione si poteva tagliare con un coltello… finché un singhiozzo ruppe il silenzio e tutti si voltarono a guardare Scarlett: la testa bassa e il corpo scosso da tremiti. Robert parve andare nel panico e si alzò di scatto per prenderle qualcosa da bere, mentre Chris gli lanciava occhiate furiose, come se la scena l’avesse scritta lui; Tom cacciò fuori un pacchetto di fazzoletti dalla tasca posteriore dei jeans e lo lanciò a Jeremy che, afferratolo, si apprestava di corsa a prenderne uno per porgerlo alla ragazza; Sebastian la circondò con le braccia, dandole delle leggere pacche sulla schiena, gli occhi azzurri spalancati rivolti a Chris, in una tacita richiesta di aiuto, il quale nel frattempo guardava il tutto inebetito, come se fosse davanti ad uno schermo. Quando Robert ritornò in sala con un bicchiere colmo di vino rosso, il preferito della ragazza, si inginocchiò ai suoi piedi porgendole il calice.
«Scarlett… » sussurrò apprensivo. La ragazza alzò il volto arrossato, gli occhi lucidi, le labbra serrate… quello che accadde successivamente, nessuno se lo sarebbe di certo aspettato. Scarlett scoppiò a ridere, come se avesse visto la cosa più divertente del mondo. Rideva forte, le lacrime agli occhi e non riusciva a smettere per riprendere la parola. Tutti erano rimasti immobili nelle loro posizioni, guardando la ragazza piegata in due dalle risate, mentre si chiedevano se fosse una reazione isterica la sua, oppure se l’alcool non stesse iniziando a tirare loro brutti scherzi. 
«Oh mio Dio… se poteste vedere le vostre facce in questo momento!» cercò di dire tra le risate «Oddio, datemi un cellulare, devo farvi un video per forza! Ma siete matti per caso? Tutto questo teatrino per una scena di sesso con Chris? Andiamo, finalmente potrò constatare se i racconti sulla sua forza bruta, siano effettivamente meritevoli di considerazione o no! Sarà uno spasso!» e riprese a ridere, afferrando il bicchiere di vino e spingendo Robert che stava ancora accovacciato ai suoi piedi, facendolo cadere a chiappe per terra come un bambino. Dopo qualche attimo di sconcerto, gli altri si rilassarono, iniziando a ridere e dando man forte a Scarlett, mentre Robert si alzava e batteva le mani verso l’amica, urlando come un matto.
«Questa sì che è la mia ragazzona! Sapevo che l’avresti presa con stile! Vieni qui!» e così dicendo, dal divano se la caricò sulla spalla, rischiando di farle versare il vino ovunque e sollevandola come fosse una piuma. In quel momento, mentre Robert portava in giro Scarlett come fosse una specie di gatto, tre le ovazioni e le battute di tutti, lei incrociò lo sguardo di Chris, che se ne stava ancora in silenzio, sorridendo, ma senza proferire parola. Non era bravo quanto lei a dissimulare. Si dissero tutto e niente in quella frazione di secondo: lui si alzò, stampandosi un sorriso enorme sul viso, raggiunse Robert e praticamente strappò la ragazze dalle sue grinfie.
«Lascia stare la mia donna, Stark! E tu, saresti la mia migliore amica? Rimpiangerai il giorno in cui hai messo in dubbio la mia prestanza, brutta traditrice che non sei altro!» 
«Vedremo, Capitano!».
Continuarono a scherzare su quella scena per un po’ e finirono di leggere la sceneggiatura del film che era da poco passata la mezzanotte. Pian piano tutti iniziarono a darsi la buonanotte e a risalire nelle proprie stanze. Scarlett uscì da sola per fumare una sigaretta, Robert fece per raggiungerla, ma Chris lo fermò.
«Meglio che la lasci sola, se avesse voluto compagnia l’avrebbe chiesta…» Robert lo guardò con un sorriso mesto.
«Va bene Cap, saliamo su?»
«Sì, andiamo a dormire… che giornata» così dicendo, salirono nelle loro camere, spegnendo le luci nel salone.
Scarlett si voltò a guardare l’interno della villa… erano andati via tutti, pensò che forse doveva ringraziare Chris per quel momento di pace. Prese un sorso di vino dal calice ancora pieno, accese un’altra sigaretta e si concesse un momento per pensare davvero a quello che aveva appena letto. Sarebbe stato difficile. Non ricordava precisamente le scene di sesso che aveva già girato per altri film, le aveva fatte senza troppi problemi, dicendo a se stessa che prima si fosse buttata, prima sarebbe arrivata alla fine della caduta. “Via il cerotto, via il dolore”. 
Questa volta però, sapeva sarebbe stato diverso… Chris era il suo migliore amico, gli voleva bene, lo conosceva, si capivano con uno sguardo. Pensarsi nuda, a contatto con la sua pelle, occhi negli occhi, cercando di riprodurre un amplesso tra un super eroe e un’assassina super addestrata, che avrebbe quindi comportato una certa forza, oltre che un trasporto emotivo, la faceva rabbrividire. Quante volte si era sentita dire che l’amicizia tra uomo o donna non poteva esistere, che prima o poi l’amicizia sarebbe sfociata in altro? Non sapeva neanche dirlo. La verità era che lei ci credeva davvero, e Chris ne era la conferma. Non era stupida e un’idealista con i prosciutti davanti agli occhi, sapeva che era inevitabile guardare un così bel ragazzo e non pensare per un attimo: “Dio, questo qui è un figo magistrale, me lo porterei a letto adesso!”, ma quelli erano pensieri che lasciavano il tempo che trovavano, soprattutto quando per il lavoro che facevano loro, essere circondati da donne e uomini bellissimi, era quotidianità. Si imparava in fretta a scindere i campi nel modo dello spettacolo e Scarlett, quando aveva conosciuto Chris lo aveva fatto. Aveva scoperto che oltre al faccino niente male, era una brava persona, quel tipo di persona che vorresti come amico. E quello era per lei. Ma superare la soglia era rischioso: cosa distingue il rapporto con un amico da quello con un fidanzato? Il sesso. Questa era la sua risposta. Si sarebbe buttata da un palazzo per i suoi amici: la facevano impazzire, arrabbiare, ma li amava, come avrebbe amato un compagno. Provare un affetto così forte, guardare gli occhi di una di quelle persone, mentre si è nudi, baciarsi, accarezzarsi, simulare un amplesso, con tutti i sospiri e i gemiti del caso… no, era davvero un rischio entrare in contatto in quel modo con qualcuno che le piaceva. Ne aveva paura. Credeva nella forza della loro amicizia, ma sapeva che i risvolti sarebbero potuti essere solo tre: 1. avrebbero portato a termine il compito, senza problemi e scivoloni di alcun genere, consolidando ancora di più la loro amicizia; 2. avrebbero portato a termine il compito e poi non si sarebbero mai più rivolti la parola; 3. avrebbero portato a termine il compito e poi avrebbero fatto sesso per una volta e basta, rovinando per sempre la loro amicizia, tramutandola in un freddo e distaccato rapporto di reciproca cortesia, in memoria dei tempi andati.
Scarlett gettò con stizza il mozzicone di sigaretta, si alzò e si diresse come una furia nella sua camera, sperando vivamente che delle tre, si avverasse la prima ipotesi.



•••Spazio Autrice•••
Eccomi, non volevo pubblicare oggi, ma ero impaziente di farvi avere il secondo capitolo... sono tanto curiosa di sapere se vi sta interessando o meno questo mio viaggio mentale, ma avrò pazienza e aspetterò l'arrivo di una recensione... ma magari :) 
Credo che sia tutto abbastanza chiaro per il momento, l'unico dubbio è che possiate aver frainteso quale "Tom" sia presente nella storia: mi riferisco a Tom Holland, il nostro amichevole Spider-Man di quartiere che, personalmente, adoro! In ogni caso, se siete fan dell'altro, sappiate che arriverà... in quale forma, non l'ho ancora deciso: nei primi dieci capitoli che ho scritto spunterà il suo nome, ma non so se sia il caso di buttare anche lui nel vivo del racconto... vedremo!
Altra precisazione: di quale film stiamo parlando? Bene, più che "The Avengers", sarebbe "Captain America: Civil War", ma non mi andava di rinunciare a Chris Hemsworth (buon Dio, come potrei?) o a Tom Holland (mi sta troppo simpatico!), così... ci sta pure Thor e basta. Magari nei fumetti effettivamente fa la sua comparsa, non lo so, ma mi andava di scriverla così questa storia e amen (ritorno al discorso che ho già fatto nel primo capitolo: dico quello che mi serve, sticazzi).

Vi ringrazio ancora, spero di potervi leggere e di ricevere critiche, che sicuramente sono ben accette! 

LylyGreenEyes93


 

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Capitolo 3
*** Chapter 3. IL PUNTO ***


CHAPTER 3. IL PUNTO.

Chris si rigirava nel letto da quando vi si era coricato, restando in quel limbo tra il sonno e la veglia. Controllò per l’ennesima volta l’ora: le 5:14. Dalla finestra entrava una debole luce azzurrina che lo abbracciava come una fredda coperta. Aveva passato il tempo da sveglio pensando a tutto quello che era successo, innervosendosi ancora di più per l’abilità con cui le “belle” notizie sapevano darsi appuntamento tutte insieme per sconvolgere la vita di una persona.
Pensava a Jenny, chiedendosi cosa stesse facendo, rimuginando su quello che gli aveva detto Rob e quello che, invece, sapeva avergli taciuto Scarlett. 
Scarlett… era… non riusciva a capire come si sentisse nei suoi riguardi: arrabbiato? Ferito? Deluso? 
Poi però ripensava allo sguardo che gli aveva lanciato quando Robert l’aveva issata sulla spalla, dicendogli in silenzio: “usciamone insieme, dammi una mano”. Era scattato come una molla e si erano aiutati. Erano una squadra… E allora perché mentirgli? Sì, capiva quello che aveva voluto intendere Rob, ma se non potevano essere completamente sinceri l’uno con l’altra, allora…
Si alzò, prese un pantaloncino e una canotta dal cassetto e si precipitò nel bagno a lavarsi: doveva scaricare la tensione accumulata, sfogarsi… sarebbe andato in palestra. Sì, prendere a pugni qualcosa lo avrebbe aiutato. Una volta pronto, aprì la porta della sua camera e fece attenzione a non fare rumore, ma dopo qualche passo si fermò davanti alla porta di Scarlett. Rimase lì a guardarla, immobile, poi la superò, fece per scendere i gradini e ritornò indietro. Si avvicinò di nuovo alla porta, accostandovi l’orecchio: silenzio. 
Era stufo, doveva chiarire quella situazione prima che gli altri si svegliassero. Batté piano con il pugno sul legno chiaro e sobbalzò quando subito Scarlett aprì la porta. 
«Che fai, dormi accucciata sull’uscio?» la guardò meglio: aveva un aspetto stanco, occhiaie pesanti sotto gli occhi, pallida e con i capelli in disordine.
«No, stavo per scendere in cucina, volevo prepararmi una tisana…» sussurrò lei.
«Ah, ok…»
«Chris… sono le 5:30 del mattino, cosa ci fai sveglio?» 
«Potrei farti la stessa domanda…» ribattè sulla difensiva lui.
«Alla quale io ti ho già risposto!» rispose lei bisbigliando stizzita.
«Certo, la tisana…» disse, guardandola con aria scettica. Lei si passò una mano sul viso, esasperata.
«Chris, smettila… cosa c’è? Ti prego, saltiamo la parte in cui facciamo finta di non sapere quello che in realtà sappiamo?»
«Vieni a nuotare con me.» 
«Vuoi andare a nuotare? Ora?»
«Volevo andare in palestra, ma pensandoci rischierei di svegliare gli altri… e poi, nel caso venissi con me, non vorrei tirarti un pugno in faccia!» 
«Un pugno in faccia?! Ma che ti prende?!» 
Ad un certo punto una porta che si apriva malamente li fece sobbalzare. Apparve Tom, gli occhi gonfi di sonno e i capelli sparati in tutte le direzioni. 
«Sapete che, anche se bisbigliate come due ladri, si sente tutto? Ma che ore sono? Piantatela e andate a litigare da un’altra parte, grazie!» così dicendo, ritornò nella sua camere sbattendosi dietro la porta. Non potettero evitare di soffocare una risata. 
«E va bene… dammi 5 minuti, aspettami giù e non fare casino».
 
 
 
•••
 
 
 
L’alba era sempre un momento magico, perfino l’aria sembrava avesse un colore come tutte le cose che li circondavano. L’oceano era una tavola piatta che si arricciava appena sul bagnasciuga. C’era un silenzio irreale, sembrava che si trovassero in un luogo senza tempo.
Non si erano detti nulla per tutto il tragitto. Si guardarono appena, prima di spogliarsi e correre verso il mare. Si tuffarono senza esitazione, sentendo la pelle prendere fuoco per il freddo. Riemersero e insieme iniziarono a nuotare, ovviamente Scarlett riuscì a tenere testa a Chris per poco più di 60 secondi, fermandosi ad un certo punto e continuando a guardare lui che fendeva l’acqua con il marmo delle sue braccia. Cercò di rilassarsi, galleggiando sul pelo dell’acqua e lasciandosi trasportare dalla lieve corrente di quella mattina. Ad un certo punto, avvertì Chris vicino a lei, aprì gli occhi e lo trovò intento a guardarla.
«Dobbiamo parlare» esordì lui.
«Credo di averlo capito quando hai bussato alla mia porta».
Ritornarono a riva e si buttarono sulla sabbia, senza preoccuparsene minimamente. Fu Scarlett a rompere il silenzio questa volta.
«Sei preoccupato per la scena?»
«No… cioè sì, ma è di altro che voglio parlarti» lei si voltò a guardarlo interrogativa.
«Noi siamo amici, vero?» le domandò.
«Che domande fai, certo… ehi, mi stai facendo preoccupare».
«E allora perché non sei sincera con me? Com’è che dici sempre? “La verità è come una spina nel culo, quindi meglio toglierla via prima che faccia infezione”» lo guardò sconcertata, annuendo con la testa.
«Non dirò altro Scar, parla tu ora» aveva un tono stizzito, come se si stesse controllando dal prenderla davvero a pugni. La cosa la lasciò interdetta per qualche momento, poi lui fissò gli occhi di ghiaccio nei suoi e allora capì tutto. 
«È arrivato il momento per “Il Punto”, vero?» sospirò, passandosi una mano sul viso.
«Il punto?»
«Sì, lo chiamo così nella mia testa…»
«Chi se ne frega di come lo chiami nella tua testa! Cosa pensi davvero di me? Della mia storia con Jenny? Avanti, parla!» incalzò.
«Chris, datti una calmata, va bene? Perché altrimenti sarò io a prenderti a pugni!» rispose lei a tono, prendendosi poi un attimo per cercare di calmarsi e affrontare “Il Punto” una volta e per tutte. 
«Non volevo che accadesse così, ma vuoi sapere cosa penso di te? Penso che hai da subito gestito male la relazione con Jenny. Vi siete buttati a capofitto in questo rapporto, forzandolo in tutti i modi affinché rientrasse in una forma prestabilita. Non funziona così. Non ci si innamora dell’Idea di una persona, dell’idea che ci si crea nella testa dopo le prime due ore di conversazione! Voi… voi due vi siete costruiti intorno un castello d’oro e non fate che graffiare e batterne le pareti!» aveva il fiatone e guardava Chris esasperata, mentre lui non accennava ad un movimento.
«…E sentiamo, tu cosa ne sai? Come ci si innamora di una persona? Tu… parli per frasi fatte, non c’è un modo giusto o sbagliato…»
«No, hai detto bene, non c’è…»
«Allora, di cosa stai parlando?! Non sai niente… niente!» quasi le ringhiò in faccia. Scarlett lo guardava allibita, ferita più per il suo atteggiamento, che per le parole che le stava rivolgendo. Era astioso come mai lo aveva visto e provò l’impulso di prenderlo a sberle, però sapeva di dover mantenere la calma, che quello non era davvero Chris, ma quello impulsivo che diventava quando si sentiva attaccato nel profondo. Ci voleva molta pazienza con lui, ma si doveva battere il ferro finché era caldo, prima che la situazione degenerasse irrimediabilmente. Prese un lungo respiro.
«Io SO che tu sei cambiato, va bene? E SO che è giusto cambiare, per l’amor di Dio, ma non lo è se per farlo devi rinunciare a quelle piccole cose che rendono te… TE! Ed è per questo che ti dico che avete sbagliato a monte, vi ho visto, vi conosco! Insomma, ormai quando ti trovi con noi sei incontenibile, a volte anche fastidioso, come se volessi recuperare quello che ti sei perso e quando sei con lei, ti sgonfi come un palloncino! Credi che non se ne sia accorta Jenny? Pensi che sia davvero fuori di testa? Qualsiasi persona al mondo se ne accorgerebbe, figurarsi la persona con cui vivi! Lei è molto gelosa, hai ragione, ma non pazza! Tu non fai materialmente nulla di male, ma sei due persone diverse e non va bene, anche questo è tradimento!» si fermò un attimo, cercando di capire cosa stesse pensando dai suoi occhi, ma prima che lui potesse cercare di intervenire, riprese a parlare.
«E prima che tu mi chieda perché non abbia detto tempo fa tutto questo, te lo spiego facile facile: guardami! Sono Scarlett Johansson, per il mondo la gatta morta di Hollywood, quella che tu prendi in braccio quando non c’è la tua donna e saluti con un bacetto accennato sulla guancia quando invece c’è!» Chris parve cadere dalle nuvole: ogni volta che provava a smentirla, a ribattere, lei lo zittiva. Ogni parola pronunciata era come ricevere uno schiaffo sul muso, che avevano l’effetto di stordirlo e svegliarlo allo stesso tempo. Come se i suoi occhi, ad ogni battito di ciglia, mettessero sempre più a fuoco la vista su quella che era la sua vita, mostrandogli qualcosa di cui non aveva mai visto i contorni. 
«Non fare quella faccia Chris, pensi davvero che questo sia passato inosservato? Non siamo scemi ed io non sono stupida. So che Jenny mi vuole bene e lei sa che sono dalla sua parte… ma fino a che punto può una donna fidarsi di un’altra? Avverte questa ambiguità che TU hai creato! Se non ti ha fatto una scenata anche per me è solo perché sa che siamo amici da anni e ha paura che in un ipotetico litigio, tu possa scegliere me!» le lacrime iniziavano a bruciarle gli occhi, era arrabbiata. Piangeva sempre quando era arrabbiata e stava per sganciare l’ultima bomba, quella che di più la terrorizzava di tutta la faccenda.
«E sai una cosa? Si sbaglia. Perché se sei arrivato a mettere da parte te stesso per lei… io sarò la prossima» ormai non aveva più un freno alle lacrime, singhiozzava per la frustrazione e la rabbia che aveva provato quando si era vista attaccare in quel modo dall’amico. Se aveva taciuto tutto quello, era perché non voleva che Jenny prendesse la sua intromissione come una scenata di gelosia, un modo per allontanare Chris da lei; non voleva mettere in condizione l’amico di operare una scelta, che con la sua confessione sarebbe stata poi inevitabile. Era sincera quando diceva che Jenny le piaceva, la trovava una donna brillante, ironica, sensibile, ma chissà perché quei due insieme riuscivano a tirare fuori il peggio l’uno dall’altro. 
«Pensavo che ti fidassi abbastanza di me da potermi dire tutto liberamente» disse lui dopo che Scarlett si fu calmata.
«Ci ho provato tante volte, ho provato a farti capire quello che stavi facendo, ma tu non volevi vedere!»
«Come hai potuto tacere tutto questo?»
«Dimmi una cosa: se te lo avessi detto appena mi fossi resa conto della piega che stavate prendendo, se ti avessi detto tutto, come sarebbe andata a finire?» lui la guardò a lungo negli occhi prima di risponderle.
«Credo che non lo scopriremo mai…» 
«Non fare lo stronzo con me! Dimmi come sarebbe andata a finire!» lui abbassò lo sguardo, si sentiva ferito e deluso, era come se tutte le persone per lui più importanti al mondo, lo avessero abbandonato. Sentì Scarlett avanzare e accovacciarglisi di fronte, le mani poggiate sulle sue spalle.
«Guardami e dimmi che mi avresti ascoltato, che avresti capito, che avresti visto la verità……» dopo qualche attimo, Chris sollevò lo sguardo su quello dell’amica.
«Probabilmente no…» sussurrò «Ma avresti dovuto farlo comunque…».
«Ho avuto paura, puoi davvero biasimarmi per questo? … e poi, speravo che te ne rendessi conto da solo, a certe cose è bene arrivarci con le proprie gambe, con i tempi giusti, sbatterci la testa da solo. Fino a ieri eri convinto che, nonostante tutto, sarebbe stata la donna della tua vita e ora ti trovi qui a gestire tutto questo. Ho aspettato che il momento giusto arrivasse, che vi rendeste conto da soli di quello che vi stavate facendo…» cercò di essere comprensiva e dolce, sapeva che non era il mento di lasciarsi andare al risentimento che sentiva dopo l’atteggiamento che Chris aveva avuto nei suoi confronti… lo conosceva, lo capiva, non avrebbe fatto una scenata e lasciato solo a gestire tutto quello. Capì però che ormai era giunto il momento di svitare il tappo e lasciare che la verità venisse fuori fino all’ultima goccia, anche se sapeva sarebbe stato tanto doloroso.
«Chris, siamo qui da soli, io e te, nessuno verrà a disturbarci… Ti conosco, mi conosci…Dimmi la verità: non l’hai voluta qui non solo perché avrebbe dovuto rinunciare al lavoro…».
Chris si lasciò sfuggire un sorriso amaro «Già… non volevo neanche dirlo nella mia testa, ma… volevo allontanarmi da lei, ritornare a com’era quando… quando girammo il primo film e tutto era familiare e facile. Non dovermi preoccupare di non parlare troppo con Liz, di non fumare con Rob, di non chiudermi in una stanza con te e Seb per guardare Breaking Bad...» parlò con voce tremula e vergognosa, come un bambino che confessi alla madre la sua ultima marachella. Scarlett lo abbracciò di slancio, mentre lui si lasciava andare ad un pianto sommesso e silenzioso, mentre le parole gli sfuggivano dalle labbra senza controllo.
«…stavamo litigando per via del tempo che avremmo passato separati e quando le è scappato di bocca che avrebbe rinunciato ad un lavoro per venire con me, sono impazzito. Le ho urlato che non glielo avrei mai lasciato fare, che la donna che amavo non poteva essere quella, che se non reggeva il nostro lavoro allora non potevamo andare avanti» Scarlett ascoltava in silenzio, devastata per la sofferenza e la vergogna che leggeva in ogni singhiozzo dell’amico, che stava piegato in avanti su di lei, lasciandosi andare sempre di più anche fisicamente. Per evitare che il suo peso la facesse cadere all’indietro si sistemò a cavalcioni sulle sue gambe, e lo avvolse con le braccia più forte che poteva, cullandolo piano e accarezzandogli la testa. Riuscì a calmarlo un po’, quel tanto che bastava affinché le sue parole risultassero più comprensibili. 
«La sua faccia Scar, non hai idea di come mi ha guardato…mi ha fatto sentire come se fossi l’uomo più sporco del mondo e ha iniziato a dire cose orribili su Liz… su di te. Non ce l’ho fatta. Le ho urlato di tutto, lei ha iniziato a lanciarmi cose addosso e mi ha detto che era finita». Restarono immobili per un po’, mentre lui regolarizzava il respiro e lei cercava qualcosa da dire. 
Il sole era ormai sorto, Scarlett non avrebbe saputo dire da quanto tempo erano usciti di casa, ma sperò vivamente che gli altri stessero ancora dormendo per poter rientrare senza dare spiegazioni di alcun genere a nessuno… voleva riportare Chris in stanza e convincerlo a riposarsi: era esausto. Erano esausti. 
«Sono una persona orribile, cosa mi sta succedendo…Ho fatto un casino…» biascicò Chris contro la sua spalla.
«No… lo avete fatto insieme. Ascoltami…» lo spinse per le palle e gli afferrò il viso con fermezza «Chris, non devi colpevolizzarti per tutto questo e no, non sei una persona orribile: sei una persona. Devi smetterla di giudicarti, smettila di condannarti. Hai questa necessita di comportarti bene, di essere a tutti i costi un “brav uomo”, che a volte dimentichi di essere Chris e non Stive Rogers. Siamo umani, abbiamo tutti le nostre meschinità, le nostre paure, il nostro orgoglio… e non è un male, perché fa parte di noi e l’unico modo per convivere con le nostre brutture è guardarle in faccia, abbracciarle e non rifiutarle ostinatamente, non serve a nulla… bisogna imparare e perdonarle, almeno un po’…» sentiva ogni parole che aveva detto, nella sua mente non faceva che ripetersele giorno dopo giorno, erano come un balsamo, una coperta calda contro il freddo che sentiva provenire da quell’ombra in agguato dentro di lei. Faceva parte del suo essere, ma la scorgeva negli occhi di ogni persona che incontrava,  sapeva che quella sensazione era universale e mai come in quel momento, riusciva a percepirla nell’amico. 
«Ma io…» insistette Chris, dopo un po’ che nessuno era riuscito a continuare, immerso nei propri pensieri.
«Niente “ma io”» lo interruppe Scarlett «Vi siete fatti male, tanto, entrambi avete la vostra parte di colpa. Tu la ami, so che la ami ancora, altrimenti non staresti in questo stato, allora il minimo che tu possa fare per lei e anche per te stesso, è dirle la verità e provare a parlarvi liberamente, come non avete fatto mai. Siete due brave e belle persone, vi meritate questa possibilità» gli asciugò il volto, gli diede un bacio sulla fronte e ritornò a guardarlo negli occhi.
«Ti va se andiamo a stenderci un po’? Non dobbiamo risolvere tutti i problemi del mondo adesso e so che anche noi due dobbiamo ancora finire… ma possiamo prenderci una piccola pausa, mettere da parte tutto per un po’ e riprenderci insieme?» lui la guardò intensamente e semplicemente annuì, così Scarlett si alzò dalle sue gambe e lo aiutò a tirarsi su. Raccolse le loro cose velocemente, poi ritornò dall’amico e si portò il braccio destro di lui sulle spalle, mentre gli cingeva la vita con il sinistro e così si avviarono piano verso la villa.


 
•••



Aprirono la porta d’ingresso lentamente, senza fare rumore, rendendosi conto che la villa era immersa nel silenzio più totale: evidentemente gli altri ancora stavano dormendo. Attraversarono il corridoio e iniziarono a salire le scale, quado Scarlett avvertì un movimento alla sua destra: vide Hemsworth sbucare dalla cucina, in mano una tazza di caffè fumante. Lei spalancò gli occhi, cercando di far capire all’amico di non dire una parola e non palesare la sua presenza all’altro, che continuava a tenere il volto basso e non si era minimamente accorto di nulla. Chris semplicemente sollevò un pollice e fece l’occhiolino, ritornando subito in cucina, silenzioso come un gatto.
Quando furono giunti alle loro porte, Chris guardò Scarlett per la prima volta da che avevano lasciato la spiaggia.
«Ti andrebbe di stare insieme ancora un po’…come facevamo prima?» 
«Vieni…» rispose semplicemente lei. 
Entrati in camera, Scarlett prese un ampio telo di spugna dall’armadio, lo porse a Chris e lo incoraggiò a farsi una doccia veloce, per togliere la salsedine e la sabbia appicciata alla pelle. Quando lui sparì oltre la porta del bagno, lei andò velocemente nella camera dell’amico, prese dall’ armadio un paio di boxer, una canotta e un pantalone di tuta puliti e ritornò nella sua stanza. Dopo poco Chris sbucò dalla porta del bagno con il telo avvolto in vita e lei gli diede i vestiti che aveva recuperato. Lui la ringraziò con un sorriso stanco. Scarlett gli accarezzò un braccio, poi raccolse le sue cose e andò velocemente a lavarsi. In quei momenti non riuscì a pensare a niente: in mente aveva solo le spalle di Chris scosse dai singhiozzi e la sua voce rotta e disperata.
Ritornò da lui subito, anche lei vestita con tuta e canotta, trovandolo steso sul letto: le mani intrecciate dietro la testa e sguardo fisso sul soffitto. Salì accanto a lui, sistemò dei cuscini dietro la schiena e si trascino il ragazzo addosso, facendogli poggiare la testa sul grembo e accarezzandogli le spalle e la schiena.
Poco dopo, entrambi si addormentarono cullati dalla presenza rassicurante dell’altro.




•••Sazio Autrice•••
Bene, questo capitolo l'avrò modificato 10 volte, credo sia stato uno dei più complicati che ho scritto... Si affronta "il punto" e, per esperienza personale, non è facile. 
Vabbè, lasciando stare gli stralci autobiografici, mi piacerebbe piuttosto sapere se lo trovate credibile, reale... c'ho provato davvero tanto a non scadere nel didascalico e nel prolisso, ma boh... magari più che la forma, ho sbagliato i contenuti... un mare di cazzate? Non lo so, io ci credo. 
Comunque, al prossimo aggiornamento... grazie, come sempre!
 
Lily :)

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Capitolo 4
*** CHAPTER 4. MOLLARE. ***


CHAPTER 4. MOLLARE.


Si stava svegliando, dormire non poteva essere così fastidioso…sentiva il cuore pulsargli nelle tempie e un dolore lancinante alla base del naso, la testa gli scoppiava. Cercò di stiracchiarsi, ma qualcosa gli ostacolava i movimenti. Si decise ad aprire gli occhi e guardò quello che lo circondava. La realtà gli piombo addosso come un macigno e capì che i dolori che sentiva erano quelli tipici di quando gli capitava di litigare, urlare… o piangere.
Scarlett ancora dormiva, non riusciva a guardarla in viso, ma lo capì dal movimento regolare del suo petto: nel sonno si erano mossi l’uno nelle braccia dell’altro, lei era scivolata lungo i cuscini che aveva dietro la schiena o lui l’aveva tirata verso il basso, andando a poggiare la testa tra la spalla e il collo di lei, con il naso le sfiorava la gola, le loro gambe intrecciate. Rimase immobile, per niente imbarazzato dalla posizione così intima e cercò di rimettere in ordine i pensieri e cercando di dare un senso a quegli ultimi giorni. Mentre rimuginava, involontariamente prese ad accarezzare la mano di Scarlett, che dopo un po’ aprì gli occhi, spostando la testa verso il comodino, dove c’era la sua sveglia: erano le 10:43, avevano dormito più di quanto si aspettasse.
«Ciao… ti ho svegliato» sussurrò Chris.
«Ciao… no, va bene. Abbiamo dormito abbastanza…» si scostò un poco dall’amico, per voltarsi e guardarlo in faccia.
«Hai un aspetto terribile Chris…»
«Tu invece sei uno spettacolo!» ribatté ironico.
«Capitano, sei un villano» sorrisero insieme.
«Senti Scar…» tentò lui.
«No» lo interruppe esausta «Ti prego, Chris… possiamo solo… restare qui, un momento? Resteresti con me, mettendo da parte il mondo, solo per un attimo?». Non disse nulla, l’abbracciò forte, questa volta fu lei ad appoggiare la testa sul petto di lui. Nel silenzio della camera, le voci degli altri arrivavano come un mormorio indistinto e lontano, nella luce soffusa che attraversava le tende scure, fu come ritrovarsi sulla spiaggia all’alba.
Passarono diverso tempo in quella posizione, a fare nulla, fino a quando la porta fu spalancata di botto, facendoli sobbalzare per lo spavento.
«Ma si può sapere cosa state facendo voi due?» Robert si ergeva avanti al letto come una sorta di mamma arrabbiata.
«Tu sei malato, Rob! Sei malato! Mi hai fatto prendere un colpo!» urlò Chris.
«Che ti salata in mente? Volevi attentare alla nostra vita per caso?!» continuò Scarlett isterica.
«Oh, scusate tanto se ho interrotto il vostro riposino di bellezza e mi sono preoccupato di venire a vedere dove vi foste cacciati, dato che sono passate le 11:30 del mattino e di voi neanche l’ombra! Il caffè è giù che vi aspetta, ingrati che non siete altro!» fece per uscire dalla camera, ma poi si bloccò sull’uscio, notando sulla sedia accanto alla scrivania, dei vestiti palesemente maschili gettati alla rinfusa. Si voltò verso di loro con aria indagatrice.
«Aspettate… cosa… che ci fanno quei vestiti di Chris buttati lì? E perché avete dormito insie...oooh mio Dio! Oh mio Dio! State insieme? O forse, avete fatto le prove per la scena del film?» gli occhi fuori dalle orbite, mentre li indicava inorridito, trattenendo a stento le risate.
«Ma sei fuori di testa?!» urlò Scarlett, lanciandogli un cuscino.
«Bravi… sapete una cosa? Non lo voglio sapere! Tenetevi i vostri sporchi segretucci stretti al petto! Chris vi ha fatto il caffè… Dice che ne avete bisogno!» uscì con un sorrisino sul viso, l’aria di chi la sapesse lunga.
«Cazzo… Chris…» disse Scarlett, portandosi una mano al viso.
«Mi sono perso qualcosa?»
«Ci ha beccati stamattina, mentre salivamo le scale… andiamo dai. Ho bisogno di un caffè doppio»
«A chi lo dici…».
 
 
•••
 
 
«Avete un aspetto orribile» Chris era poggiato al bancone della cucina, due tazze fumanti in mano.
«Doppio espresso zuccherato per Scar, americano amaro per Cap. Prendete, forza» disse porgendo loro le tazze.
«Grazie amico…» sorseggiarono in silenzio la bevanda, guardandosi con imbarazzo da sotto le ciglia.
«Ehi… io esco un attimo fuori, faccio una telefonata a casa. Grazie per il caffè, Chris… davvero» disse Scarlett, allungandosi per dargli un bacetto.
Quando la ragazza uscì, lasciando i due da soli, Chris si lasciò cadere su uno sgabello.
«Ti ricordi che sono amico tuo, sì? Cioè… non perché voglia rompere l’anima, ma se hai un problema, con me puoi parlarci…sembravi un cadavere stamattina»
«Mi sembra di non fare altro ultimamente… dico, parlare dei miei problemi»
«Allora forse so cosa ci vuole: che ne dici se mettiamo su una bella competizione di Box?» disse saltando giù dallo sgabello e battendo le mani. Chris lo guardò allibito, pensando che non potesse esserci soluzione più balorda, becera e tipicamente maschile, che prendere a pugni qualcosa o qualcuno per affrontare i problemi. Sorrise: gli ci voleva proprio un po’ di sano e stupido sfogo fisico per smaltire la tensione accumulata in quegli ultimi giorni.
«Ma sai che quasi quasi, hai proprio ragione?»
«Andata? Andata! Ragazziiiii!» mollarono le loro tazze sul bancone e si precipitarono in salotto.
Nel frattempo Scarlett era uscita e dopo la telefonata con la madre, si accese una sigaretta, sperando che la aiutasse a schiarirsi le idee.
«Che ci fai qui tutta sola?»
«Buongiorno Seb… pensavo, tutto qui» sorrise vero di lui.
«Mi dispiace per il teatrino di ieri… stai bene?» Scarlett sospirò rumorosamente.
«Ci credi se ti dico che è l’ultima cosa a cui penso in questo momento? Quasi l’avevo rimosso, giuro…» Sebastian la guardò interrogativo.
«Mi sono perso qualcosa?» chiese titubante.
«Direi parecchie cose… si tratta di Chris e Jenny…e anche di me» rispose, passandosi una mano sugli occhi.
«No dai… non dirmi che ora ti ha preso in odio?­ Io sono convinto che arriverebbe a pensare male anche di me, se sapesse di tutte le storielle che circolano nei fandom…» rise esasperato Sebastian.
«È molto più complicato di così…per un momento, ho pensato che tra me e Chris potesse finire. Sono ancora un po’ scossa, diciamo che stamattina all’alba abbiamo litigato. Per ora è ok, ma… non lo so, davvero» sussurrò Scarlett a testa bassa.
«No Scar, non sarebbe possibile e lo sai anche tu. Capitano dei momenti di crisi anche tra amici, ne uscirete… Non è possibile concepirvi distanti, andiamo!» Sebastian le prese una mano, cercando di strapparle un sorriso.
Furono interrotti dal richiamo di Chris e si avviarono in salotto, raggiungendo il resto della ciurma.
«Allora» incominciò Chris «Io e il mio aitante -ma non troppo- omonimo, abbiamo pensato di organizzare un incontro di Box, giusto per sgranchirci un po’ le ossa! Che ne pensate? Formiamo tre coppie, il vincitore di ogni gruppo, si scontrerà con gli altri due contemporaneamente e vediamo chi rimane in piedi alla fine!» tutti si trovarono d’accordo e accettarono di buon grado, finché Scarlett non intervenne alzando la voce sopra quelle dei maschioni eccitati.
«Ehi, fermi un attimo! E io cosa dovrei fare? Siamo dispari!»
«Tu guardi, fai da arbitro, groupie, quello che vuoi insomma… mi pare ovvio!» disse Robert spicciolo.
«Ma davvero? Credete che non possa battermi con nessuno di voi?» rispose lei, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia sul petto, con aria di sfida.
«Andiamo Scar, sei forte… ma, non per gonfiare l’ego già spropositato di tutti, ci hai guardati?» Jeremy intervenne prima di Robert, allargando le braccia come ad indicare tutti.
«Infatti, non sarebbe uno scontro alla pari e non vorrei rischiare di perdere il controllo e colpirti troppo forte…» aggiunse Tom.
«Grazie per l’interessamento Tom, sei davvero dolce, ma non provarci mai più, intesi?» lo fulminò con lo sguardo «Sapete una cosa? Avete ragione, sono l’unica donna, dovrei fare esattamente quello che ci si aspetta da me. Andate a cambiarvi, forza… farò da paciere, arbitro e anche infermiera oggi!» così dicendo si incamminò sulle scale, ridendo sotto i baffi. L’avrebbero pagata cara, brutti maschilisti del cazzo.
 
 
•••
 
 
La palestra era enorme, ci si accedeva scendendo delle scale e copriva tutto il perimetro della villa: era praticamente un piano interrato, un enorme open space, diviso in varie sezioni grazie alle diverse attrezzature presenti. C’era una zona con un enorme ring al centro, e altri attrezzi posizionati intorno per il sollevamento pesi e la box; andando più avanti c’era un ampia ala, con specchi su tutte le pareti e  apparecchi specifici del fitness; un’altra zona era dedicata alle arti marziali, con morbidi tappeti sul pavimento. Ancora un’altra, era separata dal resto con pareti di vetro satinato, all’interno delle quali c’erano sauna e bagno turco. Quel posto era immenso!
I ragazzi arrivarono uno dopo l’altro e iniziarono a scherzare e riscaldarsi, prendendosi bonariamente in giro.
Ad un certo punto, dalle casse posizionate in vari punti della palestra, partì “Higway to the hell” degli AC/DC, sparata ad altissimo volume, che fece salire il cuore in gola ai presenti, i quali si voltavano come impazziti alla ricerca del colpevole.
Robert diede un colpetto nello stomaco di Jeremy, facendolo voltare verso le scale, gesto che fu intercettato e imitato dagli altri: quello che si parò davanti ai loro occhi, non lo avrebbero dimenticato tanto facilmente. Dalla loro prospettiva, sulle scale si vedevano solo un paio di piedi, chiusi in sandali rossi dal tacco vertiginoso, che lentamente presero a scendere i gradini, lasciando sempre più spazio a due gambe nude. Scarlett si presentò a loro, con uno short di jeans striminzito, il busto coperto appena da un top a fascia rosso, molto aderente, come se fosse una specie di guaina contenitiva...l’effetto che aveva sul suo seno, impossibile da descrivere. Il look era completato da una coda di cavallo altissima, matita nera sugli occhi e rossetto fuoco per le labbra. In una mano aveva il cellulare con cui, tramite wireless, aveva fatto partire la musica, nell’altra aveva un sacchetto chiuso da un laccetto.
«Allora ragazzi… chi è il primo?» disse dopo aver abbassato il volume delle casse e guardandoli con quell’espressione ammiccante che utilizzava sempre per le macchine fotografiche. Rimasero tutti in silenzio, troppo sconvolti per spiccicare parola. Il primo che si riebbe fu Robert, che di scatto andò a coprire gli occhi di Tom, con espressione inorridita.
«Ma sei maggiorenne, Tom?» tutti scoppiarono a ridere, mentre il ragazzo si dimenava tra le mani di Robert, protestando come un dannato.
«Sono abbastanza femmina, allora? Vi ho accontentato, immagino!»
«Andiamo Scar… stavamo scherzando…» disse conciliante Chris, cercando di guardarla negli occhi e di non far perdere quota ai suoi… era la sua migliore amica, ma era pur sempre un maschio e quel top era illegale!
«Uuuuuh, nervoso Capitano? Cosa hai intenzione di fare per il film allora?» intervenne Jeremy, guadagnandosi un’ovazione da parte di tutti, mentre Chris dissimulava dicendo cose senza alcun senso apparente.
«Andiamo, non siete abbastanza bravi da poter mantenere la concentrazione davanti ad una “femmina”? Non siete così forti allora! Mettetevi intorno a me e procediamo con il sorteggio!» intervenne Scarlett, richiamando i ragazzi all’ordine, mentre se la rideva come una iena.
«Scarlett, lo sai vero che questa situazione è altamente ambigua e facilmente fraintendibile da occhi esterni?» disse Rob, guadagnandosi l’ennesimo spintone da Chris.
«Ma la pianti o no? Fatti curare!»
«Sì, come se non avessi esternato il pensiero che avete fatto tutti qui dentro! Ipocriti...» borbottò lui di rimando.
Iniziarono a pescare uno alla volta un foglietto dal sacchetto che aveva portato Scarlett e così formarono le tre coppie.
Tom doveva scontrarsi con Robert, Jeremy con Evans e Sebastian con Hemswort.
La prima coppia salì sul ring, facendo dei giri sul palchetto, prendendo confidenza con il tappeto e le distanze. Fu molto comico vedere Robert e Tom battersi, avevano due stili molto diversi e soprattutto entrambi non si risparmiavano in battutine e frecciate di ogni genere.
«Sei lento, Rob, sembri mia madre!» tutti risero senza contegno.
«Non distrarti, ragazzino… ti darò una lezione che non dimenticherai facilmente. Esperienza batte articolazioni giovani!» rispose a tono Robert.
«20 anni battono 60!» rispose l’altro, schivando un colpo diretto al fianco.
«60? Chi ha 60 anni eh? Ti faccio vedere io, brutto ingrato…» il combattimento andò avanti tra le risate generali e attimi di forte eccitazione. Alla fine Tom, dopo l‘ennesima battutina per Robert, commise un errore fatale: lanciò giusto un’occhiata alle sue spalle, dove Jeremy, per il troppo ridere, era cascato dal suo sgabello. Il pugno di Robert lo centrò in pieno stomaco, mozzandogli il respiro e facendolo crollare a terra. Scarlett contò il tempo, ma Tom alzò un braccio a mo’ di resa.
«Impara, ragazzino…!» disse Robert, mentre aiutava Tom ad alzarsi.
«Va bene, ho capito l’antifona…» rispose lui, sorridendo mentre si massaggiava lo stomaco.
Il secondo gruppo salì sul ring: Jeremy prese a stiracchiarsi le braccia, Chris invece saltellava sul posto facendo scrocchiare il collo e sciogliendo le spalle. Scarlett pensò che quello sarebbe stato un gran bello scontro: adorava guardare i ragazzi allenarsi, avevano tutti uno stile diverso, ma la cosa che li accomunava era la fluidità delle loro movenze. Jeremy era molto preciso e secco nei colpi, come una elastico teso al massimo e lasciato scattare; Chris invece sembrava che fosse nato per il combattimento, la sua era un’eleganza innata.
Lo scontro stava durando più del precedente, erano instancabili e Jeremy non faceva che ripetere che sarebbe stata la volta buona per vendicarsi di tutti gli scherzi che l’altro gli combinava. Ma per quanto veloce fosse, Chris era molto più resistente di lui e Scarlett ebbe la sensazione che si stesse risparmiando con Jeremy, sospetto che fu confermato, quando Chris con un paio di colpi improvvisi, piazzati uno dietro l’altro, mandò a tappeto Jeremy che lo guardò inebetito, sbattendo le palpebre velocemente.
«Porca miseria…» sussurrò Robert, preoccupato per quello che sapeva stava per capitargli, mentre Chris aiutava Jeremy ad alzarsi.
«Va bene, accetto la sconfitta Capitano, troverò altri modi per farti rimpiangere di essere nato… Dio, che botta…»
«Ti avevo avvisato bello mio, ma è stato un piacere combattere con te» rispose con un sorriso.
«Bene ragazzi, ultimo incontro: Chris e Sebastian… Seb ti ho voluto tanto bene!» disse Scarlett, seriamente preoccupata per l’amico che avrebbe dovuto scalare la montagna australiana.
«Grazie per la fiducia, Scar…» disse, fra le risate degli altri.
«Ci andrò piano con te, tranquillo» si pavoneggiò Chris.
Sebastian, appena Scar diede il via, attaccò subito l’altro, cercando di sfruttare l’elemento sorpresa. Il combattimento entrò subito nel vivo, entrambi ci andarono giù pesante: Chris buttò al tappeto Sebastian due volte, ma lui sembrava instancabile.
«Io punto sul soldato…» sussurrò Chris a Robert.
«Io sul dio norreno…50?»
«Andata!» fece Chris, stringendo la mano dell’altro.
Dopo diverso tempo, i due sfidanti erano sul ring stremati, finché Chris con un pugno colpì la mascella di Sebastian e, sbilanciato dal suo stesso attacco, perse l’equilibrio, crollando insieme all’altro nello stesso momento. Scarlett portò il tempo, ma nessuno dei due, per quanto provasse, riuscì ad alzarsi. La partita si concluse con un pareggio, tra le lamentele di Robert e l’altro Chris e i complimenti ammirati degli altri.
«Questo significa che lo scontro sarà tra noi due, Capitano?»
«Chiamalo destino, Stark»
«Civil War!» urlò Tom eccitato, seguito a ruota dagli altri.
«Avevamo detto uno scontro a tre… avremo uno scontro a tre» intervenne Scarlett, mentre si toglieva i sandali, seduta su uno sgabello.
«Come prego?» chiese Robert nel silenzio generale.
«Scontro a tre… cos’è? Avete paura?»
«Dai, Scar…» disse Seb.
«Ragazzi, andiamo! Ci spostiamo sul tappeto, niente guantoni: un po’ di arti marziali, così sarò più a mio agio. Se mi renderò conto di essere troppo in difficoltà, uscirò di mia iniziativa!» continuò lei, allacciando le fasce intorno le mani
«Scarlett, no!»
«Christopher, sì!»
«Scar, ho detto no… se pure mirassi a Robert e poi colpissi te?»
«Non sono così fragile, ricordo che neanche io uso controfigure…»
«Se davvero ti facessi male?»
«Robert, dai! Quante volte mi son fatta male agli allenamenti e allora? E comunque non venitemi a dire che avete combattuto per far male, sareste tutti a pezzi in questo momento! Ripeto, se mi rendessi conto di non potercela fare, uscirò!» tutti si guardarono poco convinti, finché non intervenne Jeremy.
«Va bene… l’arbitro lo faccio io» Scarlett gli corse incontro e gli schioccò un bacio sulla guancia.
«Ma dici sul serio?» chiese Tom.
«Ragazzi, si è allenata con me in questi anni: la conosco e so cosa può reggere e cosa no, la terrò d’occhio e se dovesse farsi troppo pericoloso, la butterò giù personalmente».
Poco convinti, si spostarono al tappeto per le arti marziali, mentre Robert e Chris continuavano a guardarsi allarmati.
Una volta che tutti furono pronti, Jeremy prese posizione e diede inizio all’ultima sfida.
Scarlett fu la prima ad attaccare, lanciandosi su Robert e poi spostandosi all’ultimo su Chris, colpendolo con un calcio alle gambe che gli fece perdere l’equilibrio e mancare la terra sotto i piedi. Cadde come un sacco, nel silenzio generale. Jeremy rideva sotto i baffi, come un padre orgoglioso della sua bambina. Robert, scoppiò a ridere in modo incontrollato, troppo sconvolto per quello che era appena successo. La ragazza non si perse in chiacchiere e mentre Chris si rialzava massaggiandosi lo stinco, si occupò di abbattere con un paio di mosse Robert, troppo distratto per opporre una degna resistenza. Messo al tappeto, con la ragazza che gli stava addosso bloccandogli ogni movimento, annunciò la sua ritirata.
«Mi arrendo! Mi arrendo! Fammi uscire, voglio vedere come aprirai Chris da parte a parte!» disse, continuando a ridere, come se non fosse stato sconfitto da una ragazzina che era la metà di lui. Si sollevò, zoppicando e uscì dal perimetro di combattimento.
«Fatti sotto, Capitano!»
«Va bene, sei veloce ed agile… ma non farmi arrabbiare, Scar!» disse Chris con aria divertita, assumendo un atteggiamento da predatore, vagamente attraente.
«Rob! Come avevi detto prima?»
«Aprilo da parte a parte!!!» urlò lui, fuori controllo come un bambino, mentre gli altri davano il via a un giro clandestino di scommesse.
Fu un incontro molto entusiasmante: sembrava che Scarlett ballasse più che combattere ed era molto precisa e veloce nei colpi, ma Chris non si fece più prendere alla sprovvista: aveva sottovalutato una volta il suo avversario, non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore.  Aveva deciso di non fare nulla che potesse ferirla, così semplicemente stava lì, come una specie di sacco da Box, ad assorbire tutti i colpi, piantato a terra, cercando solo di evitare quelli alla faccia. Dopo un po’ Scarlett si rese conto della cosa e iniziò a spazientirsi, così provò le mosse più efficaci che conosceva per cercare di farlo reagire in qualche modo. Stava diventando tutto noioso ed estenuante.
«Avanti! Smettila e attaccami!» gli gridò lei esasperata.
«Va bene!» soffiò Chris.
In un attimo Scarlett fu a terra. Come con Jeremy, Chris le aveva semplicemente assestato un colpo nello stomaco, afferrata per i fianchi con un braccio e buttata a terra, mettendosi a cavalcioni sopra di lei e bloccandole i polsi con entrambe le mani.
«Ma come fa ogni volta a farlo sembrare così facile?» chiese sotto voce Tom a Sebastian.
«È troppo veloce…Non sono neanche sicuro di aver capito i passaggi» rispose, concentrato a guardare i due amici, come se vedesse ancora la scena davanti agli occhi.
«Ok, Scarlett, sei stata grande davvero, ma Chris vince… tanto per cambiare» comunicò Jeremy, gettando un asciugamano a terra.
«Arrenditi e dì: “Chris sei troppo forte per me”»
«Puoi anche morire aspettando quel giorno!» ringhiò lei, cercando di scrollarselo di dosso.
«Dio, mi stai soffocando!» pesava un accidenti, oltre al fatto che le aveva chiuso i polsi con una mano per poter spostare un braccio sul petto e farle pressione, tendendola praticamente immobile sotto di lui.
«Va bene, però non fare la stron… AHI! Ma sei impazzita?!» gli aveva appena tirato un pugno sul naso! Per il dolore si sollevò di scatto, restando però a cavalcioni su di lei, le mani a mantenersi la faccia e gli occhi chiusi.
«Così impari a fare lo spaccone…» rise, seguita a ruota da tutti.
Quando Chris riaprì gli occhi per guardarla, si gelò con le palpebre e un silenzio tombale calò di colpo sulla palestra, come se si fosse svuotata. Scarlett non fece in tempo a voltarsi verso gli altri, percependo appena Jeremy schiaffarsi una mano davanti agli occhi, che Chris la tirò malamente verso di sé, afferrandola per l’avambraccio sinistro e schiacciandola contro il suo corpo, abbracciandola forte.
«Ma che ti prende?! Mi hai fatto malissimo!» protestò, cercando di liberarsi dalla presa ferrea di Chris sulle braccia.
«USCITE, TUTTI, ADESSO!» gridò il ragazzo, guardando in cagnesco il resto del gruppo.
Improvvisamente, come cavallette impazzite, i ragazzi scattarono veloci verso le scale, chi farfugliando scuse, chi urlando complimenti per Scarlett, che continuava a cercare di far allentare la presa a Chris sulle sue braccia.
«Ti ho detto che mi fai male, mi sto innervosendo Chris! Ma che ti prende?! Toglimi le mani di dosso!» urlò. Solo quando tutti furono spariti, lui allentò un po’ la presa, senza però permetterle di allontanarsi dal suo petto.
«Scusami, scusami… Scar, sei nuda. E non nuda un po’, il top… ti è un scivolato giù…» balbettò, rosso in viso.
«…Oh cazzo!» imprecò, battendo la fronte sul petto dell’amico.
«Ma ti pare normale andare in giro con quel top, a proposito?» chiese piccato.
«Andiamo, “andare in giro” adesso! Siamo in un sotterraneo! E poi, se non posso scherzare con voi...» borbottò risentita.
«Beh, almeno aspettati una reazione del genere se una tetta ti esplode fuori!»
«Questo top doveva essere contenitivo! Non si è mosso per tutto il combattimento!» piagnucolò come una bambina, mentre Chris sentiva di nuovo l’imbarazzo salirgli alle guance.
«Credo che sia stata colpa mia… quando mi sono sollevato di scatto, forse l’ho tirato via per sbaglio… mi dispiace» confessò, cercando di dissimulare almeno un po’ la vergogna.
«Colpa mia, ti ho dato un pugno… Karma is a bitch!» risero per un po’ insieme.
«Ora dovresti mollarmi sul serio, così…» iniziò lei, rompendo quell’atmosfera vagamente imbarazzante.
«Oh, sì... giusto. Aspetta che…»
«È un asso nel “mollare”, facendola passare per una tua idea, non è vero Scarlett?»
 



•••Spazio Autrice••• 
Altro capitolo, altra corsa! Forse non è il massimo, ma descrivere scene di combattimento… ecco, non è esattamente una cosa facile xD spero però che la storia vi stia piacendo… se avete dei consigli, domande, appunti, sono più che disponibile nel riceverli e rispondervi, nel caso.
A presto e grazie…

Lily.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** CHAPTR 5. NEVER HAVE I EVER. ***



CHAPTER 5. NEVER HAVE I EVER.


Quando aveva aperto la porta d’ingresso e se l’era ritrovata d’avanti, Robert avrebbe voluto sprofondare fino al centro della Terra. 
Salendo di corse le scale, si era fermato un attimo a riprendere fiato, mentre gli altri si spostavano in salotto, continuando a fare riferimenti a quello che erano riusciti a vedere. Aveva sentito bussare freneticamente e senza pensarci troppo era corso alla porta, spalancandola di scatto, sul volto ancora l’ombra di un sorriso spensierato.
Si era gelato. Fissava la donna come se si fosse palesato davanti ai suoi occhi il fantasma di sua nonna.
«Robert, ciao! Sto bussando da tanto…» disse lei, un po’ sconcertata dall’accoglienza.
«JENNY?! CIAO! RAGAZZIIII…GUARDATE UN PO’ CHI è ARRIVATO! C’è JENNY! Eravamo giù, in palestra… Ehm, cosa ci fai qui?» urlò con voce isterica appena si riebbe dallo shock, sperando che qualcuno corresse in suo aiuto, poggiando le mani sugli stipiti, come a formare una barriera anti-ex-fidanzate-dure a morire.
«Resto ferma sull’uscio, a quanto pare…» rispose piccata.
«Ma cosa dici?» rise sguaiatamente, senza però muoversi di un centimetro «Allora, come stai?» chiese.
«Robert, sono in viaggio dalle 6:00… ora basta eh» disse avanzando e spostandolo bruscamente dall’entrata.
«EEEEHI JENNY! COSA CI FAI QUI?!» Seb era arrivato di corsa, appena aveva sentito Robert urlare sull’uscio e anche lui cercò di evidente la tempesta imminente, alzando la voce come un idiota, nella speranza di per far arrivare il messaggio di sotto.
«Hai l’aria stanca, vieni in salotto, ti preparo un caffè!» allargò le braccia verso la ragazza, cercando di condurla il più lontano possibile dalla palestra. Non che pensasse che Chris e Scarlett si stessero rotolando sul tappeto, ma voleva dare loro il tempo di non farsi trovare in atteggiamenti quanto meno equivocabili. 
«Vorrei vedere Chris prima, se non vi dispiace» fece lei, scostandosi dal ragazzo.
«Jenny! Ciao! Vado a chiamartelo subito, è giù in palestra!» gliela indicò  prontamente Tom, con le intenzione più candide di questo mondo. 
Robert lo guardò assottigliando gli occhi, trattenendosi dal prenderlo e dargli una testata sul muso.
«Fantastico…» sorrise smagliante Jenny, dirigendosi velocemente verso il corridoio indicatole da Tom, che guardava le espressioni degli altri due come un pesce fuor d’acqua. 
«Che ho fatto?»
 
 
 
•••
 
 
 
 
«Ora dovresti mollarmi sul serio, così…» 
«Oh, sì.. giusto. Aspetta che…»
«È un asso nel “mollare”, facendola passare per una tua idea, non è vero Scarlett?»
Chris e Scarlett si voltarono di scatto verso le scale, ancora abbracciati, ancora lui su di lei, ancora con le sue braccia a coprirle il seno.
Jenny. Jenny se ne stava lì, nel suo abito crema a maniche corte, sul viso un’espressione indecifrabile. Si fissarono per un tempo infinito. Scarlett sentìla presa di Chris farsi più pesante e si riscosse. 
«Jenny…» cominciò con voce ferma.
«Non venirmi a dire che non è come sembra… ti prego, Scarlett, taci» la interruppe, continuando a guardare solo Chris.
«Infatti, non dirò che “non è come sembra”, perché è esattamente quello che sembra: stavamo lottando, mi ha atterrata e il mio top ha preso il volo… Chris mi stava solo coprendo dagli altri» rispose a tono, indignata per quel modo di rivolgersi a lei, ma cercando di mantenere la calma: dopotutto, nei suoi panni probabilmente avrebbe reagito allo stesso modo.
«E immagino che ci voglia un’ ora per rimettersi a posto, vero? Chris, potresti avere la decenza di staccarti dalle tette di Scarlett in mia presenza?» la voce tremula. 
«Jen…» iniziò lui, come richiamato dal limbo in cui era precipitato vedendosela comparire davanti, quasi con tono colpevole.
Scarlett si girò a guardarlo incredula e provò una vergogna indescrivibile, si sentì come l’ultima donna della terra:  spinse via l’amico, buttandolo a terra e voltandosi, con un braccio a coprirsi e l’altro per mettersi a posto il top. Si alzò come inebetita, beccandosi una radiografia dalla testa ai piedi, brillantemente eseguita dagli occhi di Jenny. In quel momento, si sentì davvero... una puttana! Avrebbe voluto prendersi a schiaffi da sola per aver pensato a quella stupida bravata di vestirsi come una stupida ragazzina, per degli stupidi maschi, per una stupida rivincita. Si avvicinò lentamente alla ragazza, cercando di mantenere la calma e non lasciar trapelare la vergogna che, sapeva, sarebbe stata letta come un’ammissione di colpa.
«Davvero, non c’era alcuna malizia in Chris, anzi… non ha pensato che a coprirmi dagli altri, come farebbe un fratello…non era assolutamente nostra intenzione…» cercò di dire, una volta avvicinatasi a Jen, che continuava a guardarla come se l’avesse trovata a scoparsi il fidanzato nel letto di casa.
«Non è MAI vostra intenzione, vero? Cosa ci fai ancora qui?» le disse, squadrandola ancora dalla testa ai piedi. Di nuovo, si sentì una stronza e sporca meretrice. Fanculo. 
Mentre correva via, sentì Chris urlare contro la ragazza, ma cosa stesse dicendo, non lo colse e tantomeno voleva saperlo.
Trovò ad aspettarla Robert e Sebastian, sul volto poteva leggere la loro preoccupazione  e ansia.
«Lasciatemi sola…» riuscì a sussurrare, prima di continuare verso la sua camera da letto.
 
 
•••
 

«Ma fai sul serio? Cosa ti salta in mente?!» Chris era scattato, appena aveva visto la sua amica correre via, dentro la vergogna che montava, insieme alla con rabbia... vergogna nei confronti di Scarlett, che aveva dovuto subire quella situazione, quel giudizio così ingiusto.
«Qui l'unico che salta sei tu, addosso alle altre a quanto pare!» urlò lei indignata.
«Ma ti senti almeno quando parli? Te l'ha spiegato, credi davvero che potremmo rotolarci in una palestra, con altre persone al piano di sopra? Che sia così bastardo, da lasciarti e gettarmi tra le braccia di un'altra?» era esasperato, la gola gli faceva male per quanto stava urlando, scocciato oltre ogni dire per il teatrino che stavano mettendo su, a portata d'orecchio di tutti i suoi amici e colleghi. Si teneva a distanza dalla donna, come spaventato da quello che avrebbe potuto fare se solo gli si fosse avvicinato, se lei avesse osato sfiorarlo. Mai aveva alzato un dito su qualcuno nella sua vita, men che meno su una donna, ma lei era in grado di fargli perdere il controllo sulle sue facoltà come poche persone al mondo…e non in senso positivo! Erano fuoco entrambi, insieme non facevano che bruciare: bruciavano loro stessi, le persone intorno… le tappe di una relazione. Chris pensava a questo, nel  silenzio in cui era sprofondata la palestra, e vedeva solo la cenere della sua storia con Jenny intorno a sé. Tutto quell'amore che li aveva legati, era consumato: polvere sui mobili di una casa abbandonata e fatiscente, che ricopriva come una patina di malinconia e rimpianti, i tempi andati...vecchi trofei di quello che erano stati.
«Sembra quasi che tu mi stia dicendo: “ non avremmo potuto farlo, ma stiamo considerando l'idea”» sussurrò Jenny, mentre si asciugava le lacrime.
«Non è quello che volevo dire, lo sai...»
«Lo so? Lo so, Chris? Dici sul serio? Non ti sento da giorni! Non so dove sei stato, cosa hai fatto... sono ritornata a casa -casa nostra, ti ricordo- dopo poche ore che avevamo litigato e tu non c'eri. Ti ho aspettato tutta la notte, tutto il giorno, per i giorni successivi! Mi aspettavo una chiamata, un messaggio... niente!»
«Quello lo chiami litigio?! Mi hai lanciato tutte le stoviglie e i piatti della cucina! Pensavo fosse chiara la situazione!» rispose lui, portandosi le mani tra i capelli e voltandosi di spalle, per poi prendere un profondo respiro e ritornare a guardarla dritto negli occhi «E poi, avresti potuto chiamarmi tu... sono stanco Jenny, mi dispiace, ma sono esausto di dover sempre chiedere scusa per quello che sono, per quello che potrebbe sembrare, per quello che non esiste!» disse avanzando verso di lei.
«Sei stanco di me... se è questa la verità, merito di saperla, merito una spiegazione! Dicevi di amarmi...»
«Ti amo, Jen, certo che ti amo. E no, non sono stanco di te... ma di me! Sono stanco della persona che sono diventato! Sono stanco di non essere mai abbastanza, di deludere le aspettative di tutti e deludere me stesso! Sai cosa significa questo? Ho messo da parte tanto di me, per te e ora... non ce la faccio più. Ho bisogno di qualcuno che non pretenda di cambiarmi e non lo meriti neanche tu» le accarezzò un braccio, guardandola con tenerezza e sperando che capisse cosa stava dicendo.
«È finita, non è vero?» chiese lei con le lacrime agli occhi.
«Io... non lo so» era sincero. Più guardava quella donna, più vedeva scorrere davanti ai suoi occhi il film della loro vita insieme, gli infinite “se” e “ma” che avrebbero potuto cambiare tutto.
Si abbracciarono.

 
•••
 

 
Qualcuno bussava alla sua porta, ma non aveva voglia di scoprire chi fosse. Non voleva mostrare mai più il suo volto al mondo intero... come se tutti potessero guardarla come aveva fatto Jenny e vederci quello che lei aveva visto: una stronza manipolatrice, gatta morta, sfascia famiglie.
«Scarlett... sto entrando»
Sebastian.
«O apri tu o, in qualche modo, la apro io questa porta, te lo dico».
Attese in silenzio, poi si allontano dalla camera della ragazza, scese di corsa in cucina, aprì un cassetto sotto al bancone e tirò fuori un mazzo di chiavi: Chris gli aveva spiegato di averlo trovato per caso, mentre cucinava con Robert.
«Ehi, ci hai parlato?» disse sotto voce Robert, vedendolo correre di nuovo verso il piano superiore.
«No, ma sono stufo» così dicendo, lo superò salendo le scale a due a due.
Iniziò a provare le chiavi: alla terza la serratura scattò ed entrò velocemente nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé.
Scarlett stava sul letto, stesa su un fianco, di spalle all'entrata.
«Sebastian... ti prego»
«Voglio solo aiutarti...» disse lui, sedendosi sul letto.
«Io non voglio...»
Il ragazzo provò a voltarla alla sua parte, ma lei faceva resistenza.
«Non voglio che mi guardi, che nessuno mi veda! Va via!» disse stizzita lei, togliendosi la sua mano di dosso. Seb rimase fermo e in silenzio, cercando nella sua testa un modo per farla uscire da quella camera.
«Vieni a fare un giro con me!» disse alzandosi dal letto «Usciamo! Non siamo mica confinati qui dentro... ho la mia macchina. Ci allontaniamo un po', ti va? Non hai pranzato, sei qui da ore, ti porto in un bel posto, fuori dal mondo, ci sfondiamo come le scimmie e torniamo quando tutti saranno a letto. Non ti vedrà nessuno...» rimase in attesa di una risposta, sperando che la proposta fosse abbastanza allettante da farle muovere il culo da quel letto e affrontare qualsiasi cosa fosse successa là sotto.
«Non mi vedrà nessuno?» chiese come una bambina diffidente.
«Nessuno che ti conosca, a parte me. Fidati...» rispose conciliante, un sorriso sul volto.
«Sì...ma paghi tu!» disse, voltandosi a guardarlo con una luce divertita negli occhi.
«Pago io, andata!» risero insieme.
Mentre Sebastian andava a preparare la loro via di fuga (che consisteva di dire agli altri di spostare le loro regali chiappe dal salotto alla cucina per due minuti), Scarlett si mise addosso una vecchia ma comoda tuta nera, afferrò un berretto con la visiera, indossò gli occhiali da vista e si sedette ad aspettare che Sebastian tornasse a prenderla. Sentì bussare alla porta e scattò a prendere la borsa, affrettandosi poi ad aprire.
«Via libera... Andiamo» disse Seb con voce da super spia addestrata, riuscendo a strapparle un sorriso. La prese per mano e come due stupidi iniziarono a scendere le scale lentamente, come se ci fossero delle mine antiuomo nascoste sotto ad ogni gradino. Arrivati davanti al salotto, Seb fece un paio di passi avanti da solo per assicurarsi che non ci fosse nessuno e una volta accertatosene, la prese per mano e veloce scattò verso l'uscita. Mentre stavano per varcarla, Scarlett sentì una risatina dietro di sé e voltandosi vide salire dalla palestra Jenny stretta sotto al braccio di Chris, che alzò lo sguardo proprio in quel  momento. Scarlett non ebbe il tempo di fare o pensare nulla, colse solo il cambio di espressione del ragazzo e poi fu subito fuori, trascinata da Sebastian.
Decise di dimenticarsi quegli occhi, che le chiedevano scusa... per cosa, non era riuscita bene a capirlo e non aveva voglia di saperlo.
 
 
 
•••
 
 
Arrivarono dopo circa quaranta minuiti in pub molto isolato, frequentato solo per brevi soste, quel tipo di posto che vedeva passare da lì tante vite, senza però avere il tempo di afferrarne nessuna, non abbastanza, almeno, da poterla raccontare.
Sebastian e Scarlett avevano passato la maggior parte del viaggio in silenzio. Scesi dall' auto, lui le si avvicinò e prese ad aggiustarle i vestiti per coprirla meglio che poteva: sapeva che lì nessuno avrebbe badato a loro, ma la sicurezza non era mai troppa.
«Spostiamoci all'interno, prima che qualcuno ci punti i fari dell'auto addosso» disse, mentre si alzava il cappuccio della felpa blu che aveva indossato. Prese Scarlett per mano ed entrarono nel locale. Il posto era molto semplice e spoglio: bancone centrale in legno scuro, come i tavolini e le panche posizionati tutto intorno. Scarlett apprezzò il fatto che fosse poco illuminato.
Il barista li salutò senza troppi convenevoli, dicendogli che potevano sedersi dove volevano. Sebastian si avviò verso un tavolino più interno, in un angolo della sala, lontano da un gruppetto di ragazzi, troppo impegnati a bere le loro birre e guardare una partita di basket, per notare il loro passaggio.
«Come conosci questo posto?» chiese Scarlett quando si furono sistemati.
«Diciamo che un nostro amico in comune mi ci ha portato qualche tempo fa...» fece vago, stuzzicando ulteriormente la curiosità della ragazza.
«Non è esattamente di passaggio... che ci facevi da queste parti? E con chi?»
«E va bene! Mi ci ha portato Tom. Una sera eravamo insieme, in giro per L.A ed ero esasperato dalle persone che continuavano a fermarci e a scattare foto, così abbiamo preso la sua macchina e mi ha portato a vivere “una normale e noiosa serata tra ragazzi”» rispose, sorridendo a quel ricordo, mentre Scarlett lo guardava con aria confusa.
«Oh, giusto... sto parlando di “occhi blu”» rispose sbrigativo, cogliendo il dubbio della ragazza.
«Hiddleston? Ma davvero? Non lo avrei mai detto...» rispose senza guardarlo, leggendo distrattamente il menù.
«Dato che ci troviamo a parlarne, posso farti una domanda?»
«Cosa vi porto?» si intromise il cameriere, con il blocchetto per le ordinazioni in mano e l'aria di chi sperava di finire il turno il prima possibile.
«Per me un Cheese Burger doppio, con patate e insalata. Salse a parte. Da bere una rossa media alla spina» rispose prontamente Scarlett che moriva letteralmente di fame.
«lo stesso per me, grazie» tagliò corto Sebastian.
«Stavi dicendo?»
«Niente...Facciamo un gioco. Conosci “non ho mai”?”
«Certo che sì... ho preso le sbronze peggiori della mia vita con quel gioco al college. È una vita che non lo faccio» sorrise, raccontando brevemente di una volta che si era ritrovata a dormire fuori la porta della sua camera, senza avere la più pallida idea di come ci fosse arrivata. In quel momento il cameriere portò le loro birre.
«Tempismo perfetto... Giochiamo!» disse Sebastian battendo le mani.
«Seb... dove vuoi andare a parare? Non sono mica scema!»
«Ma perché deve essere sempre tutto una confessione? Ci rilassiamo, ci divertiamo...” fece innocentemente lui, alzando le spalle.
“E va bene... ricordati che siamo in macchina però, evitiamo di ubriacarci e fare follie!»
«Ok. Allora... non ho mai: baciato Tom Hiddleston» sparò a bruciapelo Sebastian, guardando dritto negli occhi Scarlett, che era diventata paonazza. La cosa che smorzò la tensione fu che il ragazzo prese un lungo sorso dal proprio boccale di birra.
«Ma... ma che significa?» chiese esterrefatta dopo essere scoppiata a ridere.
«Mi sono ricordato di averlo baciato per una scommessa persa con Robert, comunque... conosci le regole del gioco, tesoro: bevi!»  rispose leggero lui, prima di puntarle quegli occhi di ghiaccio nei suoi. Scarlett bevve.
«Come lo sai...?» chiese, un po' preoccupata del fatto che qualcun'altro avrebbe potuto scoprirlo.
«Me l'ha detto lui, quella sera di cui ti parlavo prima...ma sei tu a dover spiegare» rispose semplicemente.
«Credo che tu sappia già abbastanza. Siamo stati insieme per un po', ma non ha funzionato» sospirò rumorosamente e bevve un lungo sorso di birra.
«Dettagli?»
«Ma che dettagli? Te l'ho detto com'è andata...»
«Perché non ha funzionato?» Sebastian sembrava fin troppo deciso a cavarle fuori di bocca quella storia. Era un tipo discreto e per niente impiccione, quindi Scarlett sapeva che sotto quell'interessamento, c'era qualcos'altro.
Era una vicenda sconosciuta ai più, ne aveva parlato solo con Chris ovviamente, facendogli giurare che mai ne avrebbe fatto menzione con anima viva, ma non aveva previsto che Tom potesse invece raccontarla a qualcuno.
«Non serve che tu mi dica di non diffondere la cosa, Scar» precisò Sebastian, un po' piccato dalla diffidenza che leggeva nella titubanza della ragazza.
«Giusto... comunque Seb, è iniziato tutto senza tante aspettative: mi attirava, era sfuggente e così... “inglese”. Sai quanto mi fanno impazzire gli inglesi, sì? Tom poi... è un uomo molto affascinante e particolarmente irritante, non ho resistito. Dopo una serata di promozione del primo film, siamo tornati con la stessa limo e siamo finiti a letto insieme. Abbiamo continuato a vederci di nascosto per un po', ma poi io volevo qualcosa di più e lui no. Abbiamo deciso di dimenticare tutto e non far uscire la cosa. È acqua passata ormai. Soddisfatto?»
Le loro ordinazioni arrivarono in quel momento, così lasciarono cadere il discorso, ognuno perso nelle proprie considerazioni.
Sebastian ricordava perfettamente quella chiacchierata con Tom: era caduto dalle nuvole quando gli aveva raccontato quella storia. Certo, aveva notato una simpatia reciproca tra i due, ma erano stati molto bravi a non lasciar mai intendere nulla e rimase doppiamente colpito da come Tom parlava di Scarlett. Allora gli apparve evidente che il ragazzo volesse arrivare ad un punto ben preciso, sentiva come ci girava intorno senza mai toccarlo veramente e, dal canto suo, non aveva fatto altro che chiedersi come mai avesse scelto proprio lui per confessargli quella relazione.
La risposta alle sue domande era arrivata dopo la terza birra, quando erano entrambi troppo alticci per prestare alla cosa la giusta attenzione. A distanza di due anni però, Seb capì quello che all'epoca gli era sfuggito, ma che ora gli sembrava di aver avuto sotto agli occhi da sempre. Era un tipo abbastanza attento ai dettagli, intuitivo, eppure ci aveva messo fin troppo per rendersi conto dell'evidenza.
Stava piluccando le sue patatine, quando Scar ordinò altre due birre, voltandosi poi a guardarlo con aria di sfida.
«Non ho mai: baciato Liz Olsen» Sebastian finì la sua birra.
«Sì, va bene... ma è complicato»
«Abbiamo tempo» rispose con un sorrisino e incrociando le dita sotto al momento.
«Stronza...te l'ha detto lei?»
«No... non rivelo mai le mie fonti»
«Ripeto: stronza! Comunque... Liz...Mi piace, è buffa... mi fa ridere davvero, anche per sciocchezze e non mi capita mai, con nessuna donna. Lei è folle e strana...mi dà leggerezza, ecco» balbettava come un ragazzino alla prima cotta, ma era impreparato a parlare dei fatti suoi: lui era lì per far parlare lei!
«Non dirò altro! Non ho mai: dormito con qualcuno senza farci sesso»
Scarlett lo guardò con un sopracciglio alzato e dopo aver riso esasperata, bevve un sorso della sua birra.
«Ma sei un poco di buono, Sebastian! Possibile che tu non abbia mai dormito con un'amica?”
«Io non ho grandi amiche...»
«Cosa significa, hai me!» disse di getto.
«Sì…ma tu hai Chris...» rispose dolcemente, cercando di farle capire cosa stava davvero dicendo. Non era geloso della loro relazione, non era un dodicenne, ma proprio per questo non era ingenuo e voleva fare qualcosa, prima che il vaso di Pandora si aprisse nel modo più violento e peggiore che potesse esistere.
Scarlett lo fissò per un po', come se volesse dire qualcosa, ma poi ritornò sui suoi passi, non senza evitarsi un ironico “seh seh” a mezza voce prima di ficcarsi in bocca una manciata di patatine.
«Non ho mai: odiato Christopher Evans» irruppe Seb, saltando il turno dell'altra, che stranamente non protestò, ma prese subito a bere la sua birra. Sebastian aspettò paziente che Scarlett mettesse in ordine i pensieri, restando in silenzio e non osservandola direttamente, lasciandole tutto il tempo di cui aveva bisogno.
«Oggi l'ho odiato. Oggi ho davvero provato odio nei suoi confronti. Mi ha fatto sentire...sporca. Per un paio di minuti, mi sono sentita davvero sola in sua presenza e non era mai successo prima» iniziò, la voce strozzata, come se si stesse trattenendo dal vomitare.
«Jenny ci ha trovato come puoi immaginare e... Dio mio, lui era pietrificato: se ne stava lì, senza dire una parola. Mi ha fatto sentire un verme. Lo so, credimi io so che era sotto shock, ma non ce la faccio più a giustificarlo, non riesco più a comprenderlo, sono stanca... vorrei che fosse lui a fermarsi e a pensare a come mi possa sentire io ogni santissima volta che ci troviamo in una situazione strana, in cui io passo sempre per l'ambigua...» le lacrime le scivolavano tranquille sulle guance, andando a morire tra le sue labbra. Era uno strazio. Si avvicinò il cameriere, chiedendo se avessero voglia di altro e Sebastian ordinò in modo sgarbato altre due birre, senza neanche guardare il povero ragazzo, che filò via come un fulmine.
«Perché siamo sempre ambigui noi due? È colpa mia? Essere me significa doversi sempre tenere alla larga da tutto, perché tutto diventa fraintendibile?»
«No...non sei tu, Scar» tentò di dire Sebastian, mentre il cameriere ritornava con le birre, porgendole senza dire nulla.
«E allora cosa? Certo, ci sono abituata ormai, dovrebbe essere più facile... ma no lo è! Sono una tosta, me la cavo, però... vorrei che mi aiutasse, che fosse il mio scudo, almeno contro Jenny: è compito suo quello! È da quando stanno insieme che faccio passi indietro, mi accontento, perché un'amica lo fa, giusto? Però io non l'ho mai lasciato da solo... lui non fa che lasciarmi, invece... mi lascia continuamente. Non posso sopportarlo quando c'è di mezzo la mia dignità, non lo farò mai» disse decise, asciugandosi con stizza le guance.
«Ti sei chiesta perché mai Tom, quella sera, decise di rompere la promessa fatta a te, raccontandomi di voi due?» cambiò discorso Sebastian, lasciando di stucco Scarlett, che lo fissava sbattendo le palpebre, sconcertata.  
«No... ma cosa c'entra?» sussurrò lei.
«Io non ho fatto che chiedermelo mentre parlava. Poi però l'ho capito. Sai quando? Quando mi chiese se io avessi mai dormito con te. Non fare quella faccia, intendeva dire SOLO dormire» Scarlett iniziò ad essere davvero confusa.
«Io gli disse che no, non era mai capitato e lui mi chiese se ci fosse mai stato qualcosa tra noi. Ero molto confuso, come puoi immaginare e la birra che avevo in corpo non era poi d'aiuto. Gli risposi che no, certo era impossibile dire che fossi una ragazza insignificante, ma ero abbastanza sicuro che nessuno dei due avesse mai provato per l'altro che semplice affetto»
«Ed è così... ma, continuo a non capire...»
«Neanche io capivo, poi però ha detto altro e mi è sembrato tutto molto chiaro. Mi chiese se potessi allora considerarmi un tuo grande amico, e io risposi affermativamente e lui iniziò a ridere. Pensavo fosse ubriaco marcio, ma poi quando si riprese mi disse che aveva fatto bene a chiudere con te. Disse che era contento di avermi parlato, perché ero davvero tuo amico e gli avevo dato la conferma di cui aveva bisogno. Mi uscì spontaneo dirgli che se voleva, potevo chiedere qualcosa a Chirs, che sicuramente avrebbe potuto aiutarlo più di quanto avessi mai potuto fare io, poiché ero convinto che sapesse di lui e te. Tom mi rispose che no, non aveva bisogno di parlare con Chris: lui dormiva con te ed io no, lui sapeva ed io no... non aveva bisogno di chiedere altro»
«Cosa... cosa vuoi dirmi, cosa voleva dire?» chiese Scarlett un po' allarmata.
«Vorrei che me lo dicessi tu, Scar...» la guardò dolce, prendendole una mano.
«Non ci posso credere... pensava che avessi una relazione con Chris? Che facessi il doppio gioco? Per questo mi ha lasciata?»
«No, non pensava assolutamente questo di voi, tantomeno di te. Diciamo che era lungimirante...»
«Cosa significa?!» era frustrata e confusa e spaventata. Gli piaceva Tom, gli era davvero piaciuto ed era stata uno schifo quando aveva troncato prima che potessero effettivamente provarci, senza darle tante spiegazioni, dicendole solo che non era il momento giusto.
«Non ti dirò cosa penso io, né quello che pensava Tom, quello che pensa il barista, Jenny, Robert, Chris... dovresti iniziare a capire cosa significa tutto questo per te»
«Mi stai dicendo che crediate io sia segretamente innamorata di Chris? Sul serio?!» si stava di nuovo alterando, era stufa di quelle domande più o meno esplicite che chiunque gli faceva in merito alla sua relazione con l'amico.
«Non ho detto questo...» rispose calmo Sebastian, sapendo di colpire un nervo scoperto.
«Cosa allora, Seb? Mi hai fatto uscire per confondermi e farmi arrabbiare ancora di più con le tue domandine del cazzo? Sputa il rospo!»
«Non credo che tu sia segretamente innamorata di Chris, non state nascondendo nulla voi due, siete fantastici e due persone fin troppo pulite per avere una tresca nascosta...sono certo del fatto che tu non lo ami, certo che sia il tuo migliore amico, come posso considerarmi io amico tuo»
«Oddio, grazie! Sì, dannazione, sì! Perché non possono smetterla? Nessuno dice nulla su di te e me! Solo su Chris, eppure non è assolutamente possibile! Non sono innamorata di Chris, non sono mai stata innamorata di Chris... non potrò mai!»
«Infatti: non puoi... e non lo sei, ma perché non lo vuoi tu...e neanche lui» disse Sebastian secco, fissandola dritto negli occhi per un tempo che parve ad entrambi infinito. 
«Non voglio insinuare nulla, né giudicare, voglio solo che tu per una volta provi a guardare la situazione in modo razionale, cerca di essere davvero sincera Scar perché magari ci sbagliamo tutti, ma su una cosa sarai d’accordo con me, perché è quello che pensi della scena del film: ci sono dei limiti nei rapporti umani, emotivi e fisici, che esistono, non solo perché deve essere per forza in un certo modo, ma perché altrimenti diventa tutto un caos, vanno mantenuti per non mandare a puttane tutto. E tu, questi limiti con Chris, li hai scavalcati abbondantemente… non è “dormire insieme” il problema, ma tutto il contorno, piccole cose… ed io so che lo sai, lo so, perché altrimenti non saresti spaventata da quello che vi hanno chiesto di fare per il film. Con me non lo saresti...Pensaci. Lo so che hai paura e ne avrei anche io al tuo posto, però devi iniziare a rifletterci…ok?» Seb parlò con voce bassa, accarezzandole una mano da sopra il tavolo. Non si aspettava di certo una risposta. Scarlett era immobile, gli occhi lucidi. Restarono così per un po’… poi Sebastian decise che era il caso di lasciarla un attimo da sola a ricomporsi, così si alzò, prese il portafogli dalla tasca dei jeans, andò alla cassa e pagò il conto, poi uscì dal locale.
Scarlett rimase a guardare fisso davanti a sé.
 
 


•••Angolo dell'autrice•••
Ciao, eccomi di ritorno. Mi scuso per l'assenza, non è stato un periodo facile... ma proprio ieri ho, finalmente, raggiunto un traguardo importante: ho finito gli esami! Yeah! Quindi ecco che ritorno, con un po' di tempo in più, con un capitolo nuovo e corretto mille volte. Si riparte!
Vi preciso giusto una cosa, nel caso qualcuno non lo sapesse: "Non ho mai" è una pessiama traduzione di "Never have i ever" (titolo del capitolo), ed è un gioco alcolico, che consiste nel dire una cosa qualsiasi, e se è stata mai fatta da qualcuno dei partecipanti, quello è costretto a bere. è moooolto divertente :) 

Volevo ringraziare Francesca_Cattelan: davvero mi ha fatto piacere la tua recensione, spero che questo nuovo pezzetto ti piaccia. 
Grazie a chi segue questa storia... per qualsiasi cosa, scrivetemi!
Un bacio, 
Lily.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** CHAPTER 6. MAKE A CHOICE! ***


CHAPTER 6. MAKE A CHOICE!



Si erano abbracciati. 

Jenny piangeva silenziosa. 

Rimasero così per un po', accarezzandosi piano. Lentamente, lei alzò il viso dal petto di Chris, lo guardò dritto negli occhi, posandogli un bacio lieve sul collo... poi un altro, e un altro ancora, salendo sempre di più verso le sue labbra. Per un attimo, pensò che l'avrebbe rifiutata, invece anche lui cercò la sua bocca e iniziarono a trovarsi, tra sospiri e mani impazienti.

La palestra si riempì dei loro gemiti.

Eranoa terra, intrecciati tra i loro abiti e i pezzi di un amore che avevano deciso tacitamente di provare a rimettere insieme.

«...che si fa ora?» sussurrò Jenny, il cuore pesante di paura.

«Non lo so Jen... vorrei ci fosse un modo per rifare tutto d'accapo»

«E se ricominciassimo senza cancellare quello che è stato? Possiamo farcela Chris, possiamo provare a ripartire da dove ci siamo fermati e non commettere più gli stessi errori»

«Credi funzionerebbe?» chiese dopo un po', continuando ad accarezzarle il fianco nudo.

«Credo che ce lo meritiamo...»

Si baciarono, restando abbracciati e non chiedendosi più nulla, entrambi spaventati da quello che la ragione urlava contro di loro.

«Tu non hai fame?» domandò poi Chris, chiudendo definitivamente la questione. Jenny sorrise.

Dopo essersi rivestiti, salirono le scale, mentre Chris le raccontava di come Robert l'avesse praticamente placcato nel cortile quando era arrivato alla villa.

“Davvero, mi ha proprio sbalzato per aria! Non me lo aspettavo, siamo volati a terra come due palle sparate a tutta velocità... ancora mi fa male la chiappa destra!» Jenny scoppiò a ridere contro la sua spalla e proprio mentre stavano per spuntare sul corridoio principale, Chris alzò lo sguardo e incrociò Scarlett.

Il cuore gli sprofondò nei calzini, sentì freddo e di nuovo la vergogna lo invase. Si guardarono per un attimo, poi lei sparì dietro la porta d'ingresso. Jenny non si era accorta di nulla, ma sentì il rumore della porta che sbatteva e alzò lo sguardo verso Chris, trovandolo con un espressione che la spaventò.

«Ehi... tutto bene? Chi era?»

«Niente...non lo so» rispose evasivo «Andiamo a mangiare qualcosa...»

Trovarono Tom, Jeremy, Robert e Chris stipati in cucina, perfettamente immobili.

«Oh, Jenny! Trovato Chris, sì?» irruppe Robert, un sorriso fintissimo a deformargli il volto.

«Mi pare evidente...»rispose tra i denti Hemsworth «Stavamo giusto pensando a cosa cucinare per la cena...Non è vero, ragazzi?» disse, rivolgendo uno sguardo omicida a tutti.

«Oh sì, sì!» Jeremy saltò come una molla, aprendo il frigo e ficcandoci la testa dentro «La scelta sarebbe tra pollo e insalata oppure...insalata e pollo!»  Tom rise, Robert si passò una mano sul viso, esasperato.

«...E pollo con insalata sia!» batté le mani Chris.

«Ti fermi con noi, Jen?» chiese cordiale Robert, cercando di riparare alle figuracce che aveva fatto da quando era arrivata.

«Direi di sì...» sorrise, guardando dolcemente il ragazzo accanto a lei.

«E per quanto tempo?» continuò Robert, mandando in fumo il tentativo di essere, quanto meno, cordiale.

«Il tempo che servirà, suppongo» rispose, infatti, acida lei.

«Bellissimo! Hai una valigia? Te la prendo in macchina?»

«Grazie Tom, sì ho una borsa nel portabagagli...»

«Volo...»

«Bene, allora io e il bestione prepariamo la cena, voi andate a rilassarvi...quello che volete! Tra poco mangiamo!» fece Robert, afferrando un grembiule dal bancone e sorridendo come se fosse il giorno più felice della sua vita. Sperò vivamente che Sebastian tornasse con Scarlett il più tardi possibile.

 

 

•••

 

 

Erano da poco passate le 22:00, quando Jenny salutò tutti i presenti, dicendo che era stanca e aveva bisogno di stendersi un po'. Diede un bacio a Chris e uscì dal salotto, diretta al piano superiore.

Dopo aver sistemato la cucina, i ragazzi andarono a rilassarsi sulle poltrone del salotto, parlando del più e del meno.

«Dove sono...?» domandò di punto in bianco Chris, mentre apriva la porta-finestra e accendendosi una sigaretta. Gli altri si guardarono, presi in contropiede da quella domanda così diretta.

«Sebastian e Scarlett... sono insieme? Ho visto lei uscire, mentre salivo dalla palestra...» continuò.

«Non saprei, Sebastian ci ha detto che la portava fuori per un po'...» rispose finalmente Robert.

«E dove?»

«Cap, non lo sappiamo... non mi sembrava che Scarlett volesse vedere nessuno, abbiamo semplicemente assecondato Seb. È rimasta chiusa in camera per ore, era evidente che volesse un po' di spazio...» rispose Christopher, senza troppi giri di parole.

«Mi dispiace, non sapevo che c'era qualcosa che non...» intervenne Tom, beccandosi un'occhiataccia da Chris che non lo fece neanche terminare la frase.

«Qualcosa? Non c'è niente tra me e Scar! Ma che ti salta in mente?»

«Ehi, no, amico hai frainteso... volevo dire che non sapevo ci fosse qualcosa che non andava con Jenny, tutto qui» rispose stranito Tom, cercando di calmarlo.

«Cosa è successo lì sotto?» domandò brusco Robert, guardando fisso Christopher, nel silenzio generale.

«Niente! Avete visto anche voi cosa è successo, se non sbaglio!»

«Ancora una volta hai frainteso... Cosa è successo con Jenny!» puntualizzò.

Chris si sentiva sempre di più un idiota e la vergogna riprese a mandargli a fuoco le guance.

«Vi lascio immaginare...credo abbiate capito» sospirò, lasciandosi cadere su una poltrona.

«Quello che ho capito è stata la faccia di Scarlett quando è corsa su e la tua apparizione con Jenny a braccetto dopo ore!» Robert si era alzato, il bicchiere di whiskey in mano, deciso a parlar chiaro.

«Rob, calmati...» intervenne Jeremy, trattenendolo per un braccio.

«Io sono calmissimo, ma sono stufo di questa situazione, va bene? Dovremmo stare bene, dovremmo essere felici... siamo una famiglia, no? Parla, avanti! Spiegami perché Scarlett è salita su, in lacrime! Spiegami perché solo dopo ore ha acconsentito ad uscire da quella camera e perché noi abbiamo dovuto nasconderci in cucina, come dei ladri, perché lei non voleva farsi guardare in faccia?! Spiegami perché ti sei comportato per tutta la sera, come se la tua migliore amica non esistesse!» Calò il silenzio nella sala, Robert respirava furioso come un toro, gli altri guardavano i propri piedi.

«Cosa avrei dovuto fare? Mollare Jenny di sotto e rincorrerla? Dovevo mettere in chiaro la situazione, non avete idea di cosa sia successo...» tentò Chris, la vergogna a serrargli la gola. Sapeva perfettamente che Robert aveva ragione, ma se pensava di trovarsi gli occhi di Scarlett avanti, si sentiva morire. Era rimasto ghiacciato quando aveva sentito la voce di Jenny, lì, mentre stringeva l'amica. Avrebbe voluto parlare, ma trovarsi la sua ragazza davanti, dopo quello che era successo... era semplicemente ammutolito.

«Cosa avresti dovuto fare?! Non dico che avresti dovuto mollare Jen di sotto e correre dietro a Scar, ma... non lo so, avresti potuto evitare che lei sentisse il bisogno di scappare, reagire, o farti vedere da lei dopo, non lo so... Avresti dovuto proteggerla! Come l'hai protetta nuda dai nostri occhi, avresti dovuto coprirla con Jenny! Perché sono sicuro che lì sotto, tu l'abbia lasciata da sola, altrimenti la Scarlett che conosciamo non sarebbe fuggita come una ladra, come se fosse stata beccata a fare quello che, di sicuro, la tua donna l'ha accusata stesse facendo! Te l'avevo detto, ne avevamo parlato e porca miseria, hai fatto esattamente quello che fai sempre! Dimmi: ora è tutto apposto con Jen? Avete parlato? Mmh? Sì? Jenny sarà anche la tua donna e tu, se vuoi provare a salvare la situazione, devi farlo, ma non così... non sacrificando le persone intorno a te!» si fermò per riprendere fiato e bere. Girò per la stanza, passandosi una mano tra i capelli.

«Oppure, sì: lascia andare Scar se pensi che sia l'unico modo per salvare la tua relazione, ma sii sincero con te stesso e decidi! Opera una scelta, se non trovi il modo di far convivere entrambe!» non urlava, parlava tra i denti, cercando di mantenere la calma e non far scoppiare l'ennesimo casino, ma a Chris sembrava che quelle parole gliele stesse sputando in faccia.

«Io non voglio... non posso lasciar andare nessuno» ed era la verità, non era pronto a chiudere con Jen, credeva che forse c’era ancora qualcosa che avrebbero potuto fare, ma di certo non voleva perdere o ferire Scarlett.

«Che tu lo voglia o no, non cambia la sostanza delle cose! Trova un cazzo di modo, solo tu puoi! Stai mettendo su una montagna di merda, quanto pensi possa mantenersi in equilibrio prima che ti crolli addosso? È molto semplice: Jen è la tua donna, quella che pensi possa essere la persona giusta con cui condividere una casa, una vita?» chiese esasperato, andando verso di lui e cercando il suo sguardo.

«Credo…io…»

«Fantastico! Ma può accettare che nella tua vita ci sia Scarlett?»

«... non lo so»

«Fantastico! Ma, attenzione, Scarlett è la tua persona. Lo sai tu, lo so io, lo sanno tutti loro... con questo non sto dicendo che la ami, ma non puoi fare a meno di averla nella tua vita. Jen deve accettarlo e Scarlett deve saperlo!»

«Non è possibile...» disse più a se stesso, iniziando a mettere in ordine i pezzi.

«Fantastico! Parla chiaro e se non puoi trovare il modo di avere Jen come madre dei tuoi figli e Scar al tuo fianco, è un bel problema, ma non sei un bambino. Sei un uomo. Comportati come tale e smettila di far soffrire queste donne che, per qualche motivo, perdonano ogni volta le tue stronzate!»

In quel momento sentirono un'auto arrivare e guardarono tutti Sebastian parcheggiare nel vialetto e andare a recuperare Scarlett dal lato del passeggero.

«Grande...sono ubriachi?» disse Tom, passandosi una mano tra i capelli  e guardando i due avviarsi a braccetto verso l'ingresso. Effettivamente, la ragazza sembrava bisognosa di aiuto per camminare in linea retta, mentre era sostenuta da Sebastian che la conduceva lentamente verso l'ingresso. Quando furono entrati in casa, sentirono un piccolo tonfo e Scar trattenere una parolaccia.

«Cazz...Il telefono... prendilo»

«Eccolo, un attimo» sussurrò Seb, comparendo poco dopo nel salotto con la ragazza appesa alla sua spalla.

«Ed ecco di ritorno i nostri eroi» disse Robert, parandosi davanti a Chris «Passato una bella serata?»

«Abbiamo giocato a “non ho mai”» rise Scarlett, dando un bacetto a Sebastian.

«Sì, divertente... abbiamo esagerato un po' con la birra... la porto su. Buonanotte...» disse guardando dietro le spalle di Rob e incontrando lo sguardo colpevole di Christopher.

Quando furono spariti su per le scale, calò il silenzio.

«Dovremmo andare a dormire, tutti, e cercare di riposarci... domani credo che sia il caso di predere il copione e metterci a studiare un po'» parlò Jeremy, alzandosi dal divano e posando il proprio bicchiere sul tavolino accanto.

«Sì... dovremmo» Christopher si alzò e strattonando Robert, si incamminò verso il piano superiore, seguito dagli altri.

Chris rimase in salotto, da solo. Era esausto, ma non riusciva ad andare in camera sua, sapendo di trovare Jenny nel letto.

Rimase lì, sulla poltrona, diviso a metà tra gli occhi di Jen e quelli di Scarlett.

 

 

•••

 

 

Faticò parecchio per convincere Scarlett a mettersi a letto. Quando si rese conto che era sprofondata nel mondo dei sogni, si era fermato a ripensare alla serata appena trascorsa.

 

Quando era uscito dal pub, aveva dovuto aspettare un po' prima di vedere la ragazza seguirlo e accendersi una sigaretta una volta accanto a lui.

Avevano fumato entrambi in silenzio.

«Sono ubriaca...» aveva detto Scarlett, gettando il mozzicone in un posacenere.

«Io non così tanto da non poter guidare... dai, andiamo, gli altri saranno in pensiero»

«Non voglio più parlare di Chris, va bene? Basta. Sono stufa... e voglio solo andare a dormire, svegliarmi e vivere la mia cazzo di vita senza tutte queste domande e questi problemi assurdi… e che NON esistono!»

«Va bene, basta parlare...» aveva acconsentito lui, dicendosi che per una sera aveva spinto abbastanza.

 

La guardò dormire, accucciata sul fianco, ancora vestita. Non se l'era sentita di spogliarla, le aveva solo tolto le scarpe e coperta con il lenzuolo.

Si passò una mano sugli occhi, si alzò dal letto e uscì, scendendo in salotto per mettere in chiaro due cose con Chris.

Come immaginava, lo trovò stravaccato sul divano, a fissare il nulla.

«Sapevo di trovarti qui...»

«Sapevo ci avresti pensato tu...» rise amaramente l'altro.

«Infatti e non va bene… e non va bene, perché ho dovuto esserci per colpa tua. Perché le hai fatto male. Tu, Chris, l’hai fatta stare male. Hai fatto schifo e non solo oggi… Ma questo penso che tu lo sappia già» rispose brusco Sebastian.

«Lo so...» un sussurro appena accennato.

«Ora va a dormire e domani fa’ meglio!».






 

 

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 •••Spazio Autrice•••
Ho trovato questa immagine... mi ha fatto sorridere... :)
Se avete domande, consigli o rimproveri, non esitate a scrivermi. 
A presto, 
Lily <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** CHAPTER 7. UN PASSO INDIETRO. ***


CHAPTER 7. UN PASSO INDIETRO.



Si svegliò nel suo letto, ancora con indosso la tuta della sera precedente e un mal di testa terribile. Entrava luce attraverso le finestre: Sebastian non aveva pensato di tirare le tende. Si mise a sedere sul letto, stropicciando gli occhi e sbadigliando come una bambina.

«Mio Dio... puzzo da fare schifo» biascicò, trovando poi la forza di alzarsi e dirigersi verso il bagno.

Si buttò sotto il getto d'acqua con tutti i vestiti addosso, restando con gli occhi chiusi, sentendo la pelle del viso bruciare per il freddo. Le piaceva tanto fare quella piccola follia, al riparo da occhi indiscreti: le sembrava di stare ferma sotto la pioggia, e ritornava a quando era una ragazza come tante altre, piena di sogni. In quel momento si ripromise di farlo più spesso e di ritrovare la sua proverbiale forza che, in quei due giorni, era andata a farsi un giro.

Dopo mezz'ora uscì dal bagno, decisa ad affrontare la sua vita e smettendola di lasciarsi prendere a sprangate sui denti. Con i capelli ancora bagnati, indossò un vestito verde cachi di lino, con bretelle sottilissime, scollato anche sulla schiena, molto largo, lungo fino alle caviglie. Era semplice e abbastanza grezzo, ma molto femminile. Quella mattina, aveva bisogno di sentirsi bene e decise che indossare qualcosa che le piacesse, era un buon modo per sentirsi in pace con il mondo e con se stessa.

Afferrò il cellulare e l'astuccio del tabacco, scendendo veloce e silenziosa, diretta in cucina. Aveva bisogno di un caffè enorme.

Arrivata in salotto, si fermò, notando Chris steso sul divano, addormentato con un braccio sotto la testa e l'altro lasciato penzolare giù. Lo guardò per un attimo e proseguì in cucina.

Mentre preparava la cialda, disse a se stessa che si sarebbe comportata il più normalmente possibile: se lui aveva avuto la forza di non cercarla dopo quello che era successo, come se niente fosse realmente accaduto, avrebbe potuto farlo pure lei. Decise che sarebbe andata proprio così: ci avrebbe messo su una pietra. Una grossa. Magari una bella lapide con sopra incise le date di inizio e fine di quella che pensava essere la parte migliore della sua vita, senza però fare sceneggiate né altri mille discorsi. 

Aveva chiuso. 

Chris, con il suo comportamento, aveva praticamente ridefinito tutto e lei lo avrebbe assecondato: se andava bene per lui, chi era lei per distruggere i suoi piani? Era felice in quel modo? buon per lui...se farsi tagliare le palle dalla propria donna era felicità, di certo non si sarebbe messa di mezzo. Solo, avrebbe chiarito una volta e per tutte con Jenny, ma solo perché lei, al contrario di Chris, teneva alla sua integrità e dignità. 

«Fanculo!»

Quando il caffè fu pronto e ne bevve lentamente un sorso, quasi le venne da piangere.

Ma chi credeva di imbrogliare... se pensava a come l'aveva trattata Jenny e al silenzio di Chris, le saliva il vomito. Ci aveva riflettuto tanto, sapeva che era rimasto spiazzato, ma non si faceva capace di come non fosse scattato dopo i primi vaneggiamenti di Jen, di come l'avesse ignorata tutta la serata, senza neanche un messaggio di scuse. Stava per strisciare di nuovo nel limbo della depressione, quando ripensò a tutte le belle parole che si era detta pochi attimi prima.

«Fanculo!»

Si versò un altro po' di caffè, prese un paio di biscotti dal barattolo sul bancone, poggiando tutto su un piccolo vassoio, e ritornò in salotto. Facendo attenzione a non svegliare il ragazzo, aprì la porta finestra, uscendo sul portico e chiudendola dietro di sé.

Dopo aver posizionato le sue cose sul tavolino, prese posto su una poltroncina di vimini, mangiucchiando un biscotto e controllando la posta elettronica.

Trovò diverse e-mail e telefonate della sua agente Annie e si diede  mentalmente della stupida per aver ignorato il telefono per 48 ore.

Si preparò una sigaretta, compose il numero di Annie, pronta a ricevere una ramanzina coi fiocchi.

«Ma porca miseria, Scar! Che fine hai fatto?!»

«Tu non mi deludi mai... buongiorno!» sorrise, iniziando a fumare.

«Buongiorno il cazzo! Allora? Tutto bene? Senti, facciamo così: a dopo i convenevoli, dobbiamo parlare del tuo contratto per il film!» fece sbrigativa, mentre Scarlett rideva, pensando a quanto amasse quella folle e talentuosa donna che era la sua agente.

«Sì... ho letto il copione»

«Beh, lo dici così? Mi aspettavo una reazione diversa, mi sono persa qualcosa?» disse lei con voce investigativa.

«È una risata isterica Annie, calmati... Ti chiamo proprio per questo: non possiamo fare nulla? So di aver firmato, ma... questa volta è troppo»

«Abbiamo le mani legate, tesoro! Hai firmato un contratto di disponibilità totale. Senti, so che è per via di Chris, immagino sia dura farlo proprio con lui... non è una cosa che ci aspettavamo»

«Maledizione...»

«Senti, quello che posso fare e indagare sul tipo di contratto che ha Chris: se il suo non è di piena disponibilità, lui potrebbe impugnarlo e toglierci dagli impicci; se anche lui fosse legalmente costretto, allora l'unica cosa che posso fare è cercare di ottenere un colloquio con i produttori, sceneggiatori, registi... insomma, tutta la cerchia ristretta dei grandi capi e insieme all'agente di Chris, chiedere di avere una specie di ordine restrittivo dal set per tutti i membri della troupe non necessari alla ripresa di quella scena...» tentò Annie cercando di mantenere un bel tono ottimista, sapendo di darle davvero poco per cui esserlo.

«Se non possiamo fare altro, procedi... Conoscendo Chris, sarà difficile che non abbia firmato un contratto simile al mio. Se dovesse andarci male,  almeno mi consolerà sapere che non assisteranno tutti alla mia disfatta emotiva e psicologica» Annie si lasciò scappare una risatina.

«Allora chiamo Philip e vedo se anche loro sono d'accordo, tu parlane con Christopher, ma non credo che ci sia bisogno di un'opera di convincimento. Ti aggiorno e ti prometto che cercherò di ottenere tutto il possibile... un bacio. E rispondi al telefono, la prossima volta, stronza!» attaccò, senza dare il tempo a Scarlett di dire niente.

Riprese la sua tazza e poco dopo sentì la porta finestra aprirsi, vedendone uscire Chris, anche lui munito di caffè.

«Ciao...» disse, esitando sull'uscio «non ti avevo vista attraverso le tende...» spiegò impacciato.

«Altrimenti non saresti uscito?» frecciò lei, guardandolo con sguardo candido. «Chris, sai che dice mia madre? “Chi resta sulla porta, non sa dove va e non sa da dove viene”» aggiunse, vedendolo ancora impalato lì e colpito in pieno dalle sue parole.

«Posso sedermi con te?»

«Certo che puoi... devo parlarti, vieni» Lui rimase un attimo interdetto, si aspettava una rispostaccia, di certo non un invito moderatamente garbato.

«Bene, anche io a dire il vero...» provò impacciato, beccandosi uno sguardo di fuoco.

«Non hai capito: dobbiamo parlare di lavoro» gli raccontò la telefonata con Annie.

«Mi dispiace, abbiamo lo stesso contratto... Ma, sì, chiamerò Philip e gli chiederò di fare il possibile» disse convinto.

«Perfetto... credo sia il caso di iniziare a pensarci seriamente Chris, basta stronzate, questa per me non sarà facile e ho bisogno di averti dalla mia parte» guardandolo dritto negli occhi per la prima volta.

«Sì... Scar, devo chiederti scusa...»

«Da dove vuoi cominciare? Hai tanto per cui scusarti...»

«Hai ragione...»

«Sì, Christopher! Ho ragione! Ma della tua ragione, non so che farmene se poi fai il cazzo che ti pare! Voglio delle sacrosantissime scuse per come tu e la tua donna mi avete trattato: lei per avermi dato, neanche tanto velatamente, della puttana, tu per … averle tacitamente dato ragione ed esserti dileguato. Me ne fotto del perché, sono stanca di giustificarvi, trovarmi tra di voi e  prendermi la merda che vi lanciate!» vomitò fuori quelle parole, alzandosi dalla sua poltrona e affrontandolo anche fisicamente, andandogli praticamente addosso.

«Chris, dove sei?» era Jenny, che lo chiamava vagando per il salotto, addosso una maglietta del ragazzo e un pantaloncino. Quella donna aveva la capacità di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, sempre! Scarlett sentì un'onda di rabbia e rivalsa crescerle dentro, quella volta avrebbe preteso quello che le spettava.

«Siamo qui fuori, Jenny!» urlò di rimando, accendendosi una sigaretta rubata dal pacchetto che Chris aveva portato con sé e poggiato sul tavolino.

«Oh... buongiorno...» disse Jenny, uscendo e guardando gli altri due. Prima che Scarlett potesse dire qualsiasi cosa, Chris iniziò a parlare.

«Ehi... Jen, penso sia il caso che tu e Scar parliate di quello che è successo ieri. Le devi delle scuse…entrambi gliele dobbiamo» disse infine, guardandola negli occhi. Jenny era praticamente diventata un blocco di ghiaccio, era evidente quanto quella situazione la stesse imbarazzando.

«Sì, mi farebbe molto piacere sentirle e sarebbe stato carino che fossero state almeno spontanee, ma vedrò di accontentarmi...» rincarò la dose Scarlett, mentre Jen diventava paonazza e si torturava le mani.

«Sì... sono sentite, davvero... io...Mi dispiace molto averti detto quelle cose, ma vedervi in quel modo... mentre ridevate...sembrava...» tentò lei, con voce malferma.

«So cosa sembrava ed è solo per questo che non ti ho tirato uno schiaffo. Ho provato a mettermi nei tuoi panni, ma non accadrà ancora una volta. L'ho appena detto a Chris: sono stanca che i VOSTRI problemi, diventino i miei... e vi sarei grata se, in futuro, risolveste le vostre crisi da soli, senza dover scaricare colpe su terze persone» Jenny era ammutolita a quella risposta, trovando il coraggio solo di annuire con la testa. Chris, dal canto suo, si sentiva colpevole per tutto, ma decise che era il momento di scoprire tutte le carte.

«Dato che siamo qui, credo che tu debba leggere una scena del nuovo copione...»

«Sì, dovrebbe... se non dovesse essere abbastanza chiaro, non l'abbiamo voluta noi e di certo non siamo felici di farla, infatti stavamo cercando un modo per uscirne» continuò Scar più calma.

«Di che parlate...» fece confusa Jenny, prendendo la tazza del compagno e bevendo un po' di caffè.

«Io e Scar abbiamo una scena di sesso questa volta, abbastanza pesante... vorremo evitare di farla come ce l'hanno presentata, ma non credo sarà possibile» Jenny li guardò allucinata, restando in silenzio.

«Quanto pesante?» sussurrò.

«...Parecchio» rispose Scarlett, scambiandosi uno sguardo con Chris.

 

 

 

•••

 

 

 

Chris era salito a darsi una lavata veloce e prendere il suo copione in camera, lasciando le due donne da sole.

«Mi dispiace davvero per ieri, Scar...Ero furiosa. Noi siamo sempre state  amiche, non avrei dovuto comportarmi così...» provò Jenny, torturandosi le mani.

«Hai detto bene: siamo sempre state amiche e se vuoi saperlo, sono sempre stata dalla tua parte...» Scarlett sapeva di non essere conciliante in quel momento, avrebbe potuto dirle che era acqua passata, ma non era la verità ed era stufa di recitare anche nella vita.

«Lo so...» cercò di dire Jenny, interrotta subito da Scarlett, che mantenne comunque un tono sereno. Non era tanto la rabbia... ma la stanchezza e l'ingiustizia che quella situazione le faceva pesare addosso.

«No Jen, non lo sai invece. Siamo sincere: io voglio bene a Chris ed è ovvio che perdere la sua amicizia sarebbe un dramma per me, però non farei nulla per allontanarlo da te; non credo che dovremmo essere una minaccia l'una per l'altra, anzi, proprio perché ci teniamo così tanto, per motivi assolutamente diversi -ci tengo a precisarlo ancora una volta- dovremmo cercare di andare d'accordo, almeno per lui»

«No, ma hai ragione, lo so...» annuì, senza però riuscire a guardarla negli occhi. Quell'atteggiamento, così falso, fece scattare Scarlett.

«No Jen, aspetta un attimo: basta cazzate... ti si legge in faccia! Ti prego, dì quello che pensi, perché queste stronzate ci hanno portato qui! Non dirmi che ho ragione...non nascondiamoci dietro un dito. Tu neanche lo sai quante volte l'ho fatto ragionare dopo ogni litigio, quante volte ho preso le tue difese... Quante volte ho fatto finta di non vedere i tuoi occhi squadrarmi da capo a piedi, quante volte ho fatto finta di non sentirti... l'ho fatto per lui. Ho taciuto per lui. Ora però, sono stufa. Basta. Non ti consentirò più di scaricare su di me le tue frustrazioni: se non ti fidi di Chris, non sono problemi miei. Vogliamo mettere da parte questa storia? Va bene, ma non chiedermi di ritornare a come eravamo, non è possibile; se sono qui a parlarti e se continuerò a farlo è semplicemente per non metterlo in difficoltà...» terminò, guardando determinata la donna davanti a lei, che chiuse per un attimo gli occhi come per trattenersi dal dire qualcosa che sarebbe stato impossibile da rimangiarsi.  

«La verità? Va bene! Io non ti piaccio, non ti sono mai piaciuta. Vorrei che tu me lo dicessi in faccia una buona volta. TU ti nascondi dietro un dito: TU devi capire cosa vuoi! Però su una cosa sono assolutamente concorde con te: i nostri problemi non sono affare tuo, quindi sarebbe carino che la smettessi di impicciarti: non ti ho mai chiesto di difendermi o di prendere le mie parti, quindi smettila, perché è evidente che non sta funzionando. Vai a capire perché...! concluse sarcastica.

Avete presente una diga? Quella cosa enorme, progettata e messa lì per contenere la furia di un lago, di un fiume? Avete presente cosa succede se quella diga decide, da un giorno all'altro, che non ce la fa più? Che proprio non può contenere o sopportare altro? Ecco. Quella era Jenny e Scarlett... era il passante, che si trovava andando di lì per caso, diventato causa, spettatore e vittima della catastrofe. Attonito, senza parole.

«Non guardarmi così...come se fossi una visionaria! Dio, mi fa impazzire! Dici di non volerlo allontanare da me, ma è quello che sta succedendo invece!»

«Stai delirando Jen, ma come ti salta in mente?!» Scarlett le parlava con la voce carica di sorpresa e dolore: sapeva che Jen avesse dei problemi con lei, ma arrivare a pensare tutto quello era troppo, perfino per un'insicura come lei. Jenny si passò le mani sul viso, cercando di calmarsi e riprendere a respirare regolarmente.

«Va bene... va bene, mettiamola così: dobbiamo andare d'accordo, per forza, l'ho capito. Voglio concederti il beneficio del dubbio, che davvero sei in buona fede, che davvero non stai cercando un modo subdolo di minare la mia relazione con Chris... questa è l'ultima possibilità che ci siamo dati per far funzionare le cose. Evita di intervenire oltre perché, anche se tu non lo vuoi, stiamo crollando ed io... non so se sia colpa mia, tua... o sua» disse con un filo di voce, il dolore che stava provando era evidente. Scarlett avrebbe voluto continuare a discutere, ma sapeva che non sarebbero arrivate da nessuna parte, ognuna convinta di ciò che sosteneva.

«Ok... basta. Jen, non possiamo far finta che tutto questo non sia successo e sarebbe una bugia dirti che stiamo a posto. Ti giuro, non voglio distruggere la vostra storia e non voglio arrivare un giorno a scoprire chi Chris alla fine sceglierà di tagliare fuori dalla sua vita...e, posso assicurarti, che succederà se non la smettiamo adesso. È il mio migliore amico, come te, sento di non poterlo perdere... non voglio. Farò in modo di non intromettermi mai più tra voi due, nonostante non l’abbia mai fatto prima, ma se ti fa sentire più tranquilla, farò un passo indietro» non seppe precisamente cose volesse dire “fare un passo indietro”, ma se Jen si fosse trovata d'accordo, avrebbe trovato il modo di far filare le cose nel modo giusto.

«Va bene... cercherò anche io di darvi un po' più di fiducia e di essere più sincera in futuro, in merito a tante cose...e ti chiedo scusa, per ieri...» concesse Jen, non senza difficoltà, andandosi a prendere un bicchiere d’acqua in cucina.

Rimasero in silenzio per un po', ognuna immersa nei propri pensieri, cercando di farsi andare bene quella situazione. Scarlett quasi rise, pensando al discorsetto che aveva fatto a se stessa neanche due ore prima.

“Fanculo!” pensò.

«Eccomi» Chris era appena ritornato, i capelli bagnati e sul viso un'espressione preoccupata, mascherata da un sorriso forzato. Sotto alla doccia non aveva fatto altro che pensare a come avrebbe reagito Jenny alla scena. 

Male, quello di sicuro. Iniziava ad essere stanco. Sensazione che si acuì notando il gelo tra le due donne.

«Allora...cerchiamo di non dare di matto, già è complicato tutto questo...» iniziò incerto.

«Fammi dare un'occhiata...» disse sottovoce Jenny, prendendo il copione dalle mani del ragazzo.

«Jen, voglio solo che ti faccia un'idea della situazione, perché non ci sarà un modo per evitarla, quindi per cortesia, razionalizza...»  iniziò Chris, cercando la pagina giusta. A Scarlett veniva, di nuovo, da ridere, non perché godesse della situazione, anzi, avrebbe fatto di tutto per evitarla dopo le parole scambiate con Jen, ma la faceva impazzire come il Karma alle volte, ci si metteva d'impegno per metterlo al culo. Uhm…abitare con dei maschi iniziava a dare i suoi frutti dal punto di vista lessicale.

Osservarono Jenny leggere la scena, entrambi con una sigaretta tra le labbra e l'ansia a chiudere lo stomaco.

«Non posso continuare...» disse, gettando il copione sul tavolino e coprendosi gli occhi con una mano «... è il nostro mestiere, va bene... ma non riesco...non ce la faccio» si alzò ed entrò in casa.

«L'ha presa bene...» fece ironico Chris.

Scarlett scoppiò a ridere.

«Oddio scusami... Rido sempre nei momenti inopportuni, lo sai, non lo controllo...è solo che pensavo alla potenza del karma...» e riprese a ridere isterica, con le lacrime agli occhi, e più cercava di smettere, più non poteva.  Chris, dopo un attimo di smarrimento, finì col seguirla a ruota. Quando riuscirono a calmarsi, lui la tirò a sé per un polso e la abbracciò forte, ignorando bellamente le sue proteste e sussurrandole un mare di “scusami...scusami” all'orecchio, che ebbero l'effetto di calmarla, lasciando a Chris la possibilità di stringerla ancora un po', mentre dondolavano sul posto.

«Non risolverai nulla così... Chris, sono stufa di perdonarti qualsiasi cazzata» piagnucolò Scarlett, contro la sua maglietta.

«Non ti lascerò più, te lo prometto, non accadrà più che ti lasci scoperta e sola. Siamo uno squadra, non cambierà mai...» sussurrò tra i suoi capelli ancora umidi, accarezzandole la porzione di schiena nuda e salendo fino al collo. Quel tocco così caldo della sua mano, la sciolse del tutto e si ritrovò con le braccia non più inermi, lungo i fianchi, ma impegnate a stringere la vita del ragazzo, i palmi delle mani aperti e poggiati sulle scapole. Stavano in quella posizione da un po', entrambi in silenzio, accarezzandosi piano... Scarlett si riscosse quando si rese conto di aver strofinato la punta del naso tra il collo e la clavicola del ragazzo, inspirando forte il suo odore.

Si gelò sul posto, Chris la lasciò andare lentamente, passandosi una mano sugli occhi. 

“Fare un passo indietro…ecco, appunto!”

 

«Non ho dormito per niente stanotte...» 

«Vai a riposarti sul letto... Jenny, ti starà aspettando...» lo assecondò Scarlett, schiarendosi la voce.

«Sì... mi preparo alla prossima lite» 

 

 

 

•••

 

 

 

Scarlett aspettò cinque minuti, prima di salire al piano superiore e fare irruzione nella camera di Sebastian, che si svegliò come se stesse andando a fuoco la stanza.

«Ma che cazzo! Scar... oddio, mi viene un infarto. Non farlo mai più!» urlò come un dannato, guardando l'amica che respirava pesantemente, appiattita contro la sua porta.

«Seba...» disse sull'orlo delle lacrime.

«Ehi ehi, che succede?» rispose allarmato, scendendo dal letto e andando ad abbracciare la ragazza, che si lasciò sfuggire un singhiozzo.

«Oddio... sto impazzendo... sto impazzendo!» riuscì a dire trafelata.

«Chris? Giuro, lo picchio davvero se ha fatto di nuovo lo stronzo, lo stendo   adesso...»

«No... picchia me!» urlò lei «prendimi a schiaffi e fammi rinsavire! L'ho annusato... l'ho annusato, capisci?! Come se fosse un piccolo bignè caldo, ripieno di cioccolato fondente e panna! Ma cosa mi è preso?! Avevo appena finito di scannarmi con la sua compagna, promesso che “avrei fatto un passo indietro”, e poi... l'ho annusato e....» spingendo via Sebastian e guardandolo come una pazza, le mani tra i capelli.

«Aspetta... cosa è successo con Jen?...e l'hai annusato?» ripeté confuso, saltando da una notizia all'altra.

«Sì e sì! Perché l'ho fatto? Ero lì, ci stavamo solo abbracciando, come tante altre volte e poi... è colpa tua!» iniziò a ridere come una pazza, puntando il dito contro Sebastian «è colpa tua! Mi hai messo in testa delle strane idee... non sarebbe stato strano fargli una sniffatina l'altro ieri!»

«Scar, calmati, stai dando i numeri!» rispose lui, cercando di essere ragionevole.

«Sai cosa? Lascia perdere! Sto alla grande, stiamo alla grande...e guarda: faccio un passo indietro!» gracchiò, indietreggiando, prima di uscire così com'era entrata, sbattendosi la porta alle spalle.

Sebastian si passò una mano sugli occhi, sorridendo esasperato... quei due lo avrebbero ucciso prima di dargli la soddisfazione di dire “Ve lo avevo detto!”.








 

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Capitolo 8
*** CHAPTER 8. SO OVER. ***


CHAPTER 8. SO OVER. 

Si era poggiato un attimo contro la porta, chiudendo gli occhi e cercando di richiamare a sé tutta la calma di cui era capace. Sapeva che avrebbe affrontato l’ennesima lite e si stava chiedendo per cosa stessero continuando a combattere, perché era diventato tutto così difficile, perché non potevano solo tornare indietro e ricominciare davvero. Ci aveva creduto, tutte le volte che si erano trovati a un passo dal mandare tutto all’aria, alla fine erano riusciti a riprendere in mano la situazione. Tutte le volte. E, ogni volta, era sempre più dura spingere via le parole dette e non, provare a mettere da parte l’orgoglio, il rancore e ripartire. Col tempo, aveva compreso che non voler perdere l’altro, non bastava…Quella relazione, non gli bastava più. Come degli adolescenti, dopo un litigio finivano a fare l’amore, il che sul momento sembrava il modo migliore per fare pace, ritrovarsi… ma poi arrivava la sera e nel letto, accanto alla sua donna, sentiva freddo. Ora capiva, che quello era solo un modo per anestetizzarsi: dal dolore, dalla paura di perdere quelle abitudini che, volente o nolente, facevano parte di lui e alle quali non si è mai pronti a rinunciare. Finivano per spogliarsi e Chris sentiva che in realtà si stavano vestendo l’anima, soffocando i loro problemi sotto un mare di abiti, a forza di mani, spinte, baci e gemiti. Quel benessere, durava poco, troppo poco e non era più sufficiente. Voleva di più… o forse era egoista, forse voleva troppo: voleva il lavoro, voleva essere libero, voleva Jenny, voleva i suoi amici e voleva Scarlett. Tutti gli dicevano che avrebbe dovuto prendere una scelta… ma era così sbagliato volere la sua vita in un certo modo? “Sì, se devi rovinarla a qualcun altro per avere ciò che tu desideri”: sentì chiaramente nella sua testa la risposta che gli avrebbe dato Robert, se solo gli avesse posto quella domanda. 

Si passò una mano sul volto: doveva entrare…doveva. 

Jenny era dall’altra parte della camera, china sul letto, impegnata a sistemare di nuovo le sue cose all'interno del borsone che, appena la sera prima, aveva svuotato. Chris restò a guardarla per un po', spiazzato da quella scena: pensava di trovarla in una valle di lacrime, oppure intenzionata a litigare con lui, elencandogli un mare di idiozie da tentare per evitare quella stramaledetta scena. Di certo vederla con gli occhi asciutti, calma e pacata, mentre faceva le valige, era una cosa alla quale non era preparato.

«Vado via...»

«Cosa... Jen, non dipende da me! Ti prego, aspetta, non cominciamo di nuovo con i drammi, sei appena arrivata...»

«Niente drammi, niente di niente: non voglio più litigare con te... mi sento una stupida bambina e non ce la faccio più, va bene? Hai ragione: non dipende da te, ma non ho intenzione di starmene qui a farmi il sangue amaro per questa storia. Quindi, credo che sia saggio allontanarmi» disse, cercando di mantenere un contegno.

«Non voglio che tu stia male...dico sul serio» cercò di essere dolce, accarezzandole un braccio, che lei ritirò velocemente.

«No, Chris stai lontano, ti prego... mi rendi tutto più difficile ogni volta. Con te mi trasformo in una sedicenne! Sono una DONNA, io sono un donna di successo e non posso perdere tempo e salute per starti dietro...per discutere con Scarlett come una casalinga disperata che non ha altro a cui pensare e...poi…vedere come te la scoperesti, su grande schermo, se solo ne avessi il coraggio, una volta per tutte!» esplose isterica, rompendo gli argini e coprendosi gli occhi «Come puoi anche solo chiedermi di stare qui... di accompagnarti, un domani, alla prima… di stare seduta in mezzo a una folla di gente, con le telecamere puntate addosso pronte a cogliere ogni mia reazione! Come posso rimanere tranquilla e beata, guardando i tuoi occhi che la spogliano, le tua mani...ovunque, su quel corpo così...così perfetto! Come posso riuscire a sorridere, a posare per i fotografi, mentre penserò a quante volte avrai pensato a LEI mentre facevi l'amore con ME! A quante volte ti sarai eccitato in sua presenza...e se te la sei scopata o no, nei camerini o in questa stanza!»

«Cosa... cosa stai dicendo...» Chris, immobile, la guardava con gli occhi spalancati, incredulo, schifato... a pezzi...

«LA VERITÀ!  Perché vi ostinate a negarla! Tu mi stai costringendo a un mare di compromessi con me stessa, per stare con te, per vivere con te, per seguire TE!...per cosa, Chris? DIMMELO!» continuava ad urlare, mentre gettava alla rinfusa le sue cose nella borsa. 

Quelle ultime parole, unite alle accuse infamanti che gli aveva rivolto, lo fecero letteralmente perdere la ragione. Era stufo. Sempre la solita storia: ritornava SEMPRE alla questione che lui l'avrebbe tradita volentieri, di quanto in realtà dovesse trattenersi, come una bestia, dal richiamo di altre donne, di come avesse imposto a lei di cambiare la sua vita per lui! Era folle, intollerabile, esasperante e lo mandava fuori di testa, lo faceva impazzire, nel vero senso della parola! Sentiva il sangue salire alla testa, la vista annebbiarsi, la testa girare. Erano tossici l’uno per l’altra, era innegabile ormai. 

«Non ce la faccio più…tu, sei pazza!» balbettò isterico, a metà tra il pianto e il riso, le mani tremanti, protese verso Jenny, come per tenerla lontana da lui «Hai chiuso…abbiamo chiuso!»

«Tu? Tu non ce la fai più?! Ma davvero?! Sei serio, Chris?! Cho è che mi fa essere pazza?!»

«BASTA! ORA SMETTILA! Non ti permettere Jen, non puoi… non lo accetterò oltre! Non osare riversare su di me i tuoi cazzo di sbagli! Non ti ho chiesto io di lasciare tutto e seguirmi in capo al mondo! Non ti ho imposto di trasferirti! Non è colpa mia se ora le scelte che TU hai preso, ti vanno strette! E non voglio neanche soffermarmi sull’immagine lusinghiera che hai dipinto di me, non ci penso neanche, si commenta da sola! È pura follia…Basta! Hai ragione tu: sono stanco di litigare con te sempre per le stesse ragioni! Non si può continuare così, non ce la faccio…sto impazzendo io!… NON RIESCI NEANCHE PER IL CAZZO A FIDARTI DI ME, DI COSA STIAMO ANCORA PARLANDO?!» 

Rimasero per molto tempo in silenzio, a riprendere fiato e guardarsi negli occhi, come sospesi su di un filo, a domandarsi chi dei due alla fine, avrebbe spinto giù l’altro.

«Chris…» lui chiuse gli occhi, non voleva sentirla, non voleva vederla…perché quel tono, unito a quegli occhi, lo faceva venire meno, gli faceva tremare il cuore. Era come una supplica, una scusa, un volersi rimangiare tutto… una bandiera bianca. E lui cedeva. Sempre. 

Quella volta però, si fece violenza, decidendo di guardarla e mantenere il punto, anche se sapeva, era sicuro, che già era pentita di tutto, non poteva più dirsi che infondo non pensava quelle parole… avrebbe significato continuare a mentire e se prima c’era stato ancora un piccolissimo motivo per farlo, in quel momento Chris non riusciva più a trovarlo.

«No! No Jen…Ti aiuto a preparare le tue cose...ora te ne devi andare» disse brusco, tirando a sé la valigia, maledicendosi per aver ceduto troppe volte a quegli occhi, ai loro ricordi. 

Jenny rimase interdetta, ma si riprese quasi subito, strappando la valigia dalle mani del ragazzo, senza neanche guardarlo in faccia, anche lei pian piano sempre più convinta che stessero facendo la cosa giusta. Quella consapevolezza, però, non rendeva di certo le cose più semplici.

«Preferisco che tu faccia fare a me, grazie...» le lacrime le scorrevano silenziose sul viso. 

Chris si sforzò di rimanere impassibile, voltarsi e uscire da quella dannata camera.

 

 

 

•••

 

 

 

Scarlett si era precipitata di nuovo al piano inferiore e, persa nei giri immensi in cui era impegnata la sua mente, non si era accorta subito di una ragazza, comodamente seduta sul divano in salotto.

«Da quando sono invisibile?!» Scarlett si voltò di scatto, lanciando un piccolo urletto e portandosi una mano al cuore, cercando di riconnettere gli occhi al cervello.

«Oh mio Dio... Liz!» disse, volando letteralmente nelle braccia dell'alta.

«Ciao bellissima! Allora, tutto bene?» chiese premurosa dopo essersi liberata dall'abbraccio soffocante dell'amica.

«Ma come sei arrivata? Ero sicura mi avresti mandato un messaggio...»

«Mi hanno accompagnata le mie sorelle, ma sono andate via subito, avevano da fare. Comunque hai ragione, dovevo scrivervi, ma ho anticipato tutto e sono scappata via appena ho potuto...stavo impazzendo all'idea di non essere già con voi!» Liz era visibilmente su di giri, i suoi occhioni sprizzavano felicità e impazienza. Scarlett amava il suo essere sempre un po' bambina, capricciosa e iperattiva, sapeva che con il suo arrivo la vita lì avrebbe preso una piega diversa.

«Non hai idea di come sia felice di averti qui...» sussurrò.

«Ehi...Scar, vale anche per me… ma sicura di stare bene?» Liz conosceva ormai fin troppo bene quella ragazza, anche se da pochi anni erano diventate grandi amiche, certe persone erano semplicemente destinate ad incontrarsi, guardarsi e capirsi.

«Non adesso, va bene? Dovresti andare a salutare “tutti”...» strizzò l'occhio con fare cospiratorio e per niente innocente, mettendo da parte la sua voglia di chiudersi in una stanza con lei e parlare di quello che era successo in quei giorni alla villa. C’era altro che Liz doveva e aveva il diritto di fare.

«”Tutti”...?» rispose complice.

«Prendi le scale, la terza porta sulla sinistra»

 

 

 

•••

 

 

 

Quando sentì la porta aprirsi e chiudersi subito dopo, si prese a schiaffi  mentalmente per essere stato tanto scemo da non andare a chiudere a chiave. Se ne stava con un braccio a coprire gli occhi, cercando di tenere a bada quel mal di testa terribile che gli era salito appena aveva ricevuto la prima visita di…

«Scarlett...o parli o mi lasci dormire, scegli!»

«Se vuoi vado a chiamartela»

E gli infarti (mancati) di quella mattinata erano diventati due. Letteralmente, era saltato dal letto appena aveva riconosciuto quella voce e ora se ne stava lì, come uno stupido, a fissare quella ragazza che gli sorrideva dolce e malandrina insieme. Non riusciva a dire nulla, solo la guardava, sbattendo ripetutamente le palpebre, come se temesse di star sognando.

Si liberò dalle coperte, scese dal letto e quando le fu vicino si chinò per baciarla, senza alcuna esitazione.

La ragazza rimase per un attimo sorpresa dall'irruenza del gesto, ma appena avvertì la mano di Sebastian salire la curva dei fianchi, si rilassò e un sorriso andò ad infrangersi sulle sue labbra.

Elizabeth prese ad accarezzargli la schiena nuda (quanto amava la sua schiena!), scendendo poi verso l'elastico dei pantaloni, giocandoci un po' e avvertendo quanto quelle carezze appena accennate sui fianchi, lo mandassero su di giri e non gli permettessero di staccarsi da lei, se non per il tempo necessario a riprendere fiato.

Non si vedevano da settimane e non erano riusciti a sentirsi per diversi giorni, se non con qualche messaggio sporadico la sera prima di andare a dormire. La loro relazione era ancora sconosciuta ai più ed era quello che speravano di continuare a fare per più tempo possibile, sapendo quanto le telecamere avrebbero complicato tutto una volta che si fossero decisi a presentarsi insieme in pubblico. A Sebastian pesava non poco quella segretezza: avrebbe voluto poter fare tutto quello che due persone normalissime fanno quando stanno insieme, ma Liz era stata categorica nel decidere di lasciare le cose com'erano, almeno finché non si fossero resi conto di essere forti abbastanza da poter affrontare i gossip e gli innumerevoli paparazzi.

Liz si staccò appena, portando le mani sul viso di Sebastian e guardandolo come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto, scivolando poi lungo il collo e le spalle larghe, poggiando i palmi sul petto, ancora caldo di sonno. Lui non cercò neanche di nascondere l'effetto che quelle carezze gli provocavano, sentendo l'eccitazione accendergli gli occhi e il cuore battere fortissimo.

«Fai l'amore con me» lo buttò fuori, senza la minima titubanza o imbarazzo. La voleva, le era mancata, aveva bisogno di sentirla e sentirsi di nuovo in pace con il mondo.

«Me lo chiedi o me lo dici?» sorrise, mentre lo guardava e si sentiva sciogliere da quegli occhi penetranti.

«Spogliati» continuò lui, come allucinato e completamente dimentico di tutte le persone che avrebbero potuto scoprirli.

Liz amava quel suo atteggiamento così...autoritario. Conoscendolo nella quotidianità, in mezzo ad altre persone, ci si faceva un'idea di lui in parte falsata: era sempre molto pacato, dai modi perfetti, ma un po' impacciato nel relazionarsi con gente nuova. Se ne stava spesso per conto suo all'inizio, osservando tutti in silenzio con aria da bambino imbronciato, per poi decidere all'improvviso di lasciarsi andare per davvero. Una volta però superate le sue infinite barriere, al riparo da occhi indiscreti, diventava un uomo deciso, per niente timido o goffo, ma passionale e particolarmente “diretto”.

«Non hai idea di quanto mi sei mancato...» sussurrò, avventandosi su quella mascella squadrata, che amava mordere e baciare.

«Ti spoglio io allora!» le sfilo la maglietta velocemente ed Eliz non riuscì a trattenere un gridolino divertito quando la spinse sul letto e le salì addosso, bloccandole i polsi ai lati delle testa. Non le diede il tempo di riprendersi dalla sorpresa, che prese a baciarle il collo, scendendo nell'incavo dei seni, inebriato dal suo odore e dai gemiti che le sfuggivano, man mano che alle labbra si aggiungevano i denti e la lingua. Continuò il suo cammino lungo il ventre, arrivando all'orlo dei suoi shorts, che senza alcuna opposizione, furono sbottonati e lasciati scivolare lungo le sue gambe, seguiti subito dalle mutandine.

«Sei così impaziente oggi...» sussurrò lei, infilando le mani tra i capelli del ragazzo, che si era già posizionato tra le sue gambe.

Per tutta risposta, Sebastian sollevò lo sguardo e, piantati gli occhi di ghiaccio in quelli di lei, posò un lieve bacio sul suo centro, inspirandone forte l'odore. Quella fu la mossa che fece letteralmente dileguare la razionalità di Liz, che non riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena così irresistibilmente sconcia… almeno fin quando, alle labbra, Sebastian non decise che era giunto il momento di aggiungere la lingua. Si lasciò completamente andare, inarcando la schiena e tremando per il piacere che quei “baci” le stavano causando. Era fuori di sé: cercava convulsamente di contenere il volume dei suoi ansiti, ma mantenere il controllo era troppo difficile con quelle stoccate così dolci e impietose che il suo ragazzo le stava riservando. “Il suo ragazzo”…era strano da dire, ma era “suo”: suoi i suoi occhi, che continuavano a fissarla; sue quelle mani grandi, che la stringevano i fianchi per non farla scappare via; sue quelle labbra, più abituate ai baci che alle parole; quei capelli, ai quali si stava agganciando, lottando per trattenerlo lì, tra le sue cosce, e il mandarlo via. Sarebbe impazzita… sì, sarebbe decisamente esplosa.

«Sebastian... Ti prego...» si lamentava tra i gemiti, causandogli un sorriso. Amava sentirla pronunciare il suo nome per intero in quei momenti, si chiedeva davvero come facesse a non spezzarlo e perché lo chiamasse così, quando nel quotidiano usava, come tutti, “Seb”. A volte si impegnava a “torturarla”, solo per sentirglielo dire... lo mandava completamente fuori di testa. La sentiva tremare e contorcersi tra le sue mani, sempre di più. Si staccò da lei, lasciandola a bocca aperta.

«Dove... Dove vai?» balbettò con una nota di disappunto nella voce, rossa in viso, gli occhi lucidi e i capelli sconvolti, mentre lo guardava calarsi i pantaloni e poi i boxer, per poi ritornare su di lei e farsi spazio tra le sue gambe.

«Non mi perderò quest'orgasmo...» e la penetrò, lentamente, continuando a guardarla fisso, deciso a non mancare un'espressione del suo volto, un respiro della sua bocca. 

Liz pensò di averne avuti mille, di orgasmi, solo con quelle cinque parole. La stanza si riempì di respiri affannati, del suono dei loro fianchi che si scontravano sempre più veloce, come a rincorrersi a vicenda.

Non si preoccupò più di trattenersi e, anche volendo, non avrebbe potuto. Poi, Sebastian...come poteva essere com'era? Mentre facevano l'amore non emetteva un suono, solo i suoi respiri si facevano più pesanti, ma poi non lasciava una parola sfuggire alle sue labbra e Liz amava quella sua particolarità. La guardava sempre, non c'era momento in cui chiudesse gli occhi, che perdesse di vista i suoi e attraverso quei pozzetti di ghiaccio fuso, lei lo sentiva godere di ogni carezza, ogni spinta... solo guardarlo come l’adorava con lo sguardo, era orgasmatico.

«Dillo» Liz si riscosse appena, ma non riusciva a capire cosa le stesse chiedendo…e poi, non aveva appena detto che Sebastian on parlava?

«Cos..cosa?» rispose infatti flebile, confusa, tanto che lui le diete un bacio dolce, tenero.

«Il mio nome...dillo...» sussurrò, la voce spezzata dal desiderio che cresceva ad ogni spinta, ad ogni gemito che sfuggiva a quelle labbra morbide.

Liz aveva detto che era orgasmatico quel silenzio in cui la avvolgeva ogni volta? Bene, quella voce lì sarebbe dovuta diventare illegale all’istante! Non riuscì a rispondergli infatti, troppo presa dal piacere che sentiva invaderla sempre di più, mentre aveva la sensazione di percepire ogni cellula del suo corpo svegliarsi al contatto con quella pelle di fuoco.

«Dillo!» la richiamò, prendendole il viso con una mano e cercando i suoi occhi, mentre con l'altra le afferrava un coscia, divaricandola maggiormente e penetrando sempre più a fondo... più a fondo.

«Sebastian!» lo disse di getto, cercando di controllarsi sentendosi vicina al baratro.

«Ancora...» la stava pregando.

«Sebastian...Sebastian...Sebastian» sussurrava frenetica, ormai pronta per aprirsi completamente e lasciarsi cadere...

Venne, tremando tra le sue braccia, il suo nome a sporcarle le labbra, gli occhi lucidi, fissi nei suoi, che urlavano lo stesso piacere.

 

 

 

•••

 

 

 

Chris era sceso di nuovo in salotto, espirando dal naso come un toro e si era fermato di colpo alla vista delle valige pronte, con Scarlett stesa sul divano, a fissare il soffitto.

«Fantastico, parti anche tu ora?» era davvero una situazione paradossale, non ne poteva più, di tutto.

«Calmati, sono di Liz... è appena arrivata» rispose, senza spostare lo sguardo, decisa a non guardarlo mai più, almeno non prima di aver fatto pace con i mostri che aveva in testa, i quali si tenevano per mano “facendo dei passi indietro” tutti insieme.

«Perfetto... Fortuna che Jen parta allora, o mi avrebbe elencato tutte le posizioni in cui, sicuramente, mi sarei potuto sbattere prima Elizabeth e poi te» si lasciò cadere pesantemente accanto all'amica, passandosi una mano sugli occhi.

«Va via?» domandò stranita Scarlett, sorvolando sull'affermazione folle che la vedeva protagonista di un ménage a troi.

«Non sarebbe dovuta proprio venire, è finita cazzo... è così finita che dovrebbero inventare un'altra parola per dirlo... lo so io e lo sa lei» la ragazza gli lanciò un'occhiata scettica, sbuffando sarcastica.

«Ah però...»

«Puoi evitare di fare la stronza anche tu? Per piacere...»

«Certo...» Chris si voltò incazzato come un gatto a cui avevano pestato la coda: l’ultima cosa di cui in quel momento aveva bisogno, era sentire la sua migliore amica fare la sarcastica e l’offesa con lui.

«Oh, Scarlett...che c'è? Che c'hai? La mia vita sta andando letteralmente a puttane: ho perso la mia donna, la vita che credevo perfetta si è rivelata un mare di cazzate e i miei amici mi parlano francamente per la prima volta dopo anni! Vengo dipinto come un arrapato, traditore e dittatore dalla donna che diceva di amarmi fino a ieri! Sono io quello che ha il diritto di stare scazzato! Ho fatto un casino, hai ragione, faccio pietà, aggiungo anche l'essere il peggior amico dell'anno alla lista delle cose che mi riescono uno schifo, se ti fa piacere... ma puoi concedermi un momento di debolezza? Mi è concesso di sbagliare e non prendermi per il resto dei miei giorni, una vagonata di merda addosso, dato che ci sto già sguazzando ampiamente dentro? Posso avere un solo attimo di tregua? E vaffanculo... Almeno da te!...E che cazzo!» si guardarono per un po' in silenzio, Chris evidentemente fuori di sé.

«Sono pronta...» Jenny ruppe il silenzio, con voce ferma e decisa.

«Ti accompagno alla macchina» lui si alzò dal divano, raggiungendola e prendendo la borsa dalle sue mani, avviandosi poi in silenzio all'uscita.

Si guardarono in silenzio, Jen e Scar.

«Ciao...saluta gli altri per me. Se puoi, dì loro che ho avuto una chiamata improvvisa...»

«Certo, sta tranquilla...mi dispiace...» cercò di dire altro, ma non aveva idea di cosa non sarebbe sembrata una balla colossale. 

«Sì...alla fine, credevo di togliervi tolto tutti dall’impiccio di fare una scelta, prendendola io… ma, c’ha pensato Chris... Non c'è bisogno che tu dica niente» disse, quasi sorridendo «un giorno, spero, riceverò delle scuse...»

«Jen...ma cosa...»

«Ti prego, no...Ciao Scar...» le diede le spalle e andò via.

Fuori Chris la aspettava appoggiato alla macchina, con il cuore pesante ma sicuro come non mai che quella fosse la cosa giusta.

«Se hai bisogno di qualcosa, chiamami...dico sul serio: puoi, sempre!» le disse quando fu accanto a lui.

«Non credo che lo farò... Non preoccuparti, io me la cavo da sola» lo accarezzò leggera, assaporando quegli ultimi istanti insieme: la rabbia provata pochi momenti prima evaporata con la presa di coscienza di star dicendo addio all'uomo che amava, nonostante tutto.

«Io un po' meno però...» disse, cercando di strapparle un sorriso. 

«Infatti non lo sei, solo intendo...e tu lo sai. Ciao Chris...» si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò all'angolo della bocca, prima di salire in auto, mettere in moto e partire, costringendosi a non alzare lo sguardo allo specchietto retrovisore, verso l'uomo che stava definitivamente lasciando.







•••Angolo dell'autrice•••
Bene... siamo all'ottavo capitolo :) corretto mille volte e pubblicato per sfinimento. 
Come avete potuto notare, c'è un personaggio che va e un altro che viene...sarebbe importante per me sapere cosa pensate di Jenny, di questa storia così tormentata con Chris, dell?atteggiamento di Scar... di questa scena un po' hot che ho scritto (con moltissima difficoltà, devo ammetere!)... insomma, mi piacerebbe avere dei pareri sulla trama e sulle relazioni/reazioni/personalità dei personaggi. 
Ovviamente, se siete fans come la sottoscritta, avrete notato subito la frase "è così finita (tra noi) che dovrebbero inventare una nuova parola per dirlo" by Sex and the City <3 Adoro questa serie...!
Penso di aver detto tutto... Ringrazio tanto voi impavide lettrici silenziose: se continuo è perchè, anche così, mi infondete un po' di sicurezza! 
A presto, 
Lily :)


PS: non sono in grado di caricare le foto, magari se qualcuno me lo spiega facile, mi fa davvero un regalone! comunque...foto beccata sul web :)


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Capitolo 9
*** CHAPTER 9. WE ARE OK. ***


CHAPTER 9. "WE ARE OK"


 

«Di chi sono queste valige?» Robert era appena sceso dal piano superiore, con gli occhi ancora gonfi di sonno.

«Liz, è arrivata poco fa... E Jen è partita. Vi saluta... un impegno dell'ultimo minuto...» Scarlett era vicino alle vetrate, osservando Chris che le dava le spalle, ancora fermo nel vialetto a osservare il nulla.

«Ha saputo della scena, vero? Mi era sembrato di sentire un paio di urla…» concluse Rob, mentre si avviava in cucina per prepararsi un caffè.

«Mille punti per te...» rispose sarcastica, evitando di dargli tutti i dettagli di quella mattinata.

«Aspetta… hai detto che Liz è arrivata? Per quale motivo non è venuta subito a porgere i suoi omaggi al sottoscritto? Dove sarebbe, di grazia?»

«Oooh, non mi freghi Downey… non ho idea di cosa tu stia parlando!» 

«Sei un asso ad evitare le conversazioni spinose, non è vero?» 

«Davvero, non ho idea…» 

«Scar… puoi evitare tutte le discussioni del mondo, ma se stai pensando a un modo per evitare la scena, sai benissimo quanto me che è solo una perdita di tempo...» il cambio di tono era stato repentino: Robert per la prima volta fu serio su quell'argomento, tanto da far staccare la ragazza dalle vetrate e raggiungerlo in cucina.

«Me lo sentivo che sarebbe successo... era troppo nell'aria una relazione tra i personaggi, e sapevo che sarebbe stata dura, ma non immaginavo più delle  altre volte.»

Robert la osservava attento: c'era qualcosa che preoccupava visibilmente Scarlett, che andava al di là del trovarsi nuda tra le braccia del suo migliore amico, con telecamere puntate addosso e quant'altro.

«Scar... di cosa hai paura? La scena è sì molto spinta, ma non più delle altre volte: sei terrorizzata... non sei preoccupata, in ansia o semplicemente imbarazzata... non solo almeno. Tu te la stai facendo sotto...» disse lui piano, avanzando verso di lei e cercando il suo sguardo.

«Scar? Che succede?» incalzò Robert, alzandole il viso per il mento e cercando i suoi occhi.

In quel momento entrò Chris, facendo scattare i due, che si separarono subito. Calò un velo di imbarazzo insensato, che infastidì irragionevolmente Chris.

«Vado su... ho bisogno di riposare un po'...» guardò intensamente Robert, prima di voltarsi e prendere le scale.

«Sta triando troppo la corda...»

«Ti prego Rob, lascia perdere...non è proprio il momento. Senti porto su queste valige, Liz non credo che si libererà tanto presto e almeno mi tengo impegnata»

«Ehi, non fuggire il discorso... hai da fare, invece: devi pensare al copione!»

Scar fu salvata dal suo telefono che cominciò a squillare, era la sua agente.

«Ehi Annie... fatto presto» disse, continuando a lanciare occhiate a Rob, che se ne stava appoggiato al bancone della cucina con in mano la sua tazza di caffè.

«Non ho grandi notizie tesoro, avete lo stesso contratto e c'è ben poco che possiamo fare. Senti, Chris è con te?  Sono in videochiamata con Philip su Skype, possiamo parlare tutti insieme?»

«Certo... un attimo solo. Rob, mi vai a chiamare Chris per favore? Potrai ascoltare la telefonata se mi fai questo piacere!» disse, con gli occhi a cuoricino, sapendo perfettamente che fare leva sul lato “gossipparo” di Robert, avrebbe dato i suoi frutti. Difatti, l'amico non disse nulla, semplicemente si avviò velocemente alle scale, urlando il nome di Chris come se ne valesse della sua vita.

«Downey, avrei potuto farlo anche io questo!» rispose Scar, cercando con tutta se stessa di non risultare divertita.

«Cosa sta succedendo?!?!» Chris apparve trafelato, terrorizzato dallo scenario che il richiamo disperato gli aveva fatto balenare davanti agli occhi: tipo una sparatoria in cortile, un'inondazione, un terremoto, un' invasione di cavallette!

«STA ANDANDO A FUOCO LA CASAAA???»

...oppure un incendio, come appunto l'altro Chris aveva ipotizzato e gridato in risposta, udendo l'urlo da infarto provenire dal piano di sotto.

«Robert e i suoi esperimenti culinari del cazzo, ecco come moriremo: tutti in questa stupida casa enorme, con una salsiccia carbonizzata su per il culo!»

«Buongiorno Contessa...» fece Downey, divertito come una iena.

«Ma che cazzo...?»

«Capitano, controlli il linguaggio, prego! Volevamo te, i vostri agenti a telefono... Miss, tu lo vuoi un bel caffè invece? Farò finta di non aver sentito i tuoi vaneggiamenti in merito alla mia abilità in cucina e alla nostra morte imminente per sodomizzazione incendiaria»

«Ma sei normale?!” rispose scandalizzato il primo, passandosi una mano sul viso, come per cercare di calmarsi, mentre Scarlett continuava a ridere piegata in due.

«Allora, la smetti? Non è divertente!»

«No?» disse tra le risate, riuscendo a trascinarsi dietro i due Chris, esasperati sì, ma non così orgogliosi da ammettere la comicità della situazione.

Furono richiamati dall'urlo animalesco proveniente dal cellulare di Scarlett.

«Ok, ok Annie scusa, siamo qui...sei in vivavoce...»

«Ma quanti anni avete?! Adolescenti, questo siete! Un gruppo di adolescenti che giocano a fare gli adulti! Nella stessa casa... mio dio. Phil, possiamo preparare il ricevimento per il funerale di questi idioti... si ammazzeranno!»

«Io penso ai fiori... allora, la finite? Qui stiamo lavorando per voi!» intervenne l'agente di Chris, evidentemente divertito, ma consapevole di dover portare a termine il prima possibile quella questione.

«Va bene, va bene... ci siamo. Dite» fece Chris, avvicinandosi a Scarlett.

«Allora, sappiamo che siete arrivati da poco lì e che probabilmente sarà un casino organizzarvi, ma io e Philip abbiamo contattato i fratelli Russo e pare che nel pomeriggio abbiano un volo per New York, un'intervista, roba del genere, torneranno direttamente per gli shooting e l'inizio delle riprese, quando ormai potrebbe essere troppo tardi per qualsiasi cosa...»

«Dai, ma che sfiga...non potremmo parlarci allora? Mai? Non ci è concesso neanche fare appello?” sbuffò Scarlett inviperita.

«Scusate, davvero pensate di poter fare qualcosa? Siete dei folli...» si intromise Robert, guardandoli da sopra la sua tazza fumante.

«Lo sappiamo perfettamente, genio, vogliamo solo cercare di avere un... come dire, piccolo sconto? Un trattamento speciale?” fece Scar, guardando con complicità Chris, che semplicemente annuì.

«Hanno detto che capiscono la situazione» riprese Philip «E proprio per questo sono disposti a incontrarci oggi, ad ora di pranzo nel loro Hotel... si trova a un'oretta da dove siete voi, traffico permettendo...avete poco tempo e loro ci hanno concesso 2 ore esatte, prima che prendano il taxi per l'aeroporto...”

«Questo vuol dire che dobbiamo partire... tipo ora, se vogliamo arrivare con un ritardo ragionevole...dio...» sbuffò Chris guardando il suo orologio da polso.

«Ce la facciamo... dai, prendiamo la macchina di Seb, così non dobbiamo aspettare un'autista...vai a vestirti...arriviamo ragazzi, mandatemi l'indirizzo e grazie... so quanto sia stata dura ottenere questo incontro così improvviso»

«Vero... siete forti!» fece eco Chris, mentre andava in camera sua.

«Aspettate a ringraziarci... vediamo cosa succede, prima. A dopo, mi raccomando: veloci, ma non troppo!»

«Ciao belli, a dopo» Annie chiuse la telefonata.

«In bocca al lupo Ciccia...» si avvicinò Hemsworth, che aveva ascoltato dalla cucina tutta la telefonata. Robert le strinse le spalle, schioccandole un bacino sulla tempia.

«Andrà bene, dai... qualsiasi cosa accada, ve la caverete...»

«Certo...» sorrise, cercando prima di tutto, di convincere se stessa.

 

 

 

•••

 

 

 

«Ma che cazzo avranno da urlare Robert e Chris?!»

«Dovremmo andare a vedere cosa succede?

«Naaa, staranno facendo gli idioti come loro solito…stavo dicendo?»

«… che i due besty avranno una scena hot. Ora capisco l'umore nero di Scarlett, prima ho notato che non fosse propriamente in forma. Tu cosa ne pensi?» Liz, che era scattata sul letto a sentire le urla provenire di sotto, si risistemò tra le braccia di Sebastian, sollevata sul fianco per poterlo guardare negli occhi. L'aveva aggiornata sui primi caotici giorni di convivenza, lo shock che aveva causato l'arrivo del copione e soprattutto quello di Jenny.

«Sono preoccupato Liz, dico sul serio... se ora ha l'umore nero, ho paura per quello che potrebbe succedere dopo... »

«Forse stiamo esagerando, dai... sono entrambi dei professionisti, sapranno gestire la situazione...»

«Non lo metto in dubbio, non è la scena in sé che mi preoccupa, ma quello che potrebbe innescare...»

«Addirittura? Ma di che parli…» Liz era molto scettica, certo capiva quanto sarebbe stato difficile per loro, ma aveva la sensazione che Seb stesse esagerando.

«Liz, dico davvero. Al di là di quello che è successo in questi due giorni, c'è troppa tensione tra quei due e Scar sta iniziando a percepirla, ma continua a rifiutare la verità. Chirs... al momento è troppo occupato con i cocci della storia con Jenny per rendersene conto. Ma Scar... la conosco, rifiuterà fino alla fine questa ”cosa” tra loro due, finché non si ritroverà la faccia di Chris tra le gambe e allora voglio proprio vedere se scoppierà a ridere o a piangere!» snocciolò concitato Sebastian, sotto lo sguardo allibito di Liz.

«Ok, calma... stai andando davvero troppo veloce. Sono amici Seb, amici veri,  e non sono dilettanti... e poi, come hai detto, Chris è impegnato! A raccogliere i cocci ed incollarli insieme magari, ma è impegnato in una relazione importante! Jenny è qui... qualcosa vorrà pur dire!»

«Oh, certo... come se essere impegnati significhi aver siglato un contratto. Stanno perdendo tempo! Si amano Liz, come puoi non vederlo?! E lo scopriranno nel modo peggiore che possa esistere! Non voglio che succeda questo a loro due...»

«Amore? Tu davvero credi che si amino e che nessuno dei due se ne sia accorto?! Stai delirando!» la ragazza si alzò dal letto, raccogliendo i suoi vestiti in giro per la camera, sprizzando scetticismo da tutti i pori.

«Credi che non sia possibile? Io invece dico di sì... si proteggeranno a vicenda da questa cosa per non turbare l'equilibrio instaurato, ma già stanno crollando... dovresti vederli. Come si guardano, come si gravitano intorno, come sono schifosamente gelosi l'uno dell'altra!» disse convinto, prendendo a vestirsi anche lui.

«Tu pesi davvero che siano innamorati in realtà?»

«Sì e vorrei che arrivassero sul set consapevoli di questa cosa...»

Si guardarono per un po' senza dire nulla: Liz era intenerita dal modo così caloroso con cui Sebastian parlava dei suoi amici, da come volesse evitare loro a tutti i costi qualcosa che pensava li avrebbe distrutti.

«Come fai ad essere così...COSì!» disse improvvisamente, saltando sul letto per avvicinarsi al ragazzo che era dall'altro capo della stanza, prendendogli il viso tra le mani e adorandolo con gli occhi.

«Non mi abituerò mai a tutto questo»

«Non voglio che tu lo faccia...» rispose compiaciuto lui.

«Ti piace essere adulato...»

«Un po', lo ammetto... ma dalle persone giuste...»

«Persone? Persone?! Stan, ti ammazzo!» urlò Liz, con un sorriso a enorme sul volto. Gli salì addosso, allacciando le gambe intorno ai suoi fianchi, mentre lui la sosteneva tenendola saldamente per il sedere.

Per la terza volta quella mattina, Sebastian si diede dello “scemo” per non aver chiuso la porta a chiave.

«SEBA TUTTO BENEEE?!»

Tom. Tom Holland, il ragazzo più carino e dolce e inappropriato del pianeta, aveva fatto irruzione, allarmato da una voce femminile che urlava “Stan, ti ammazzo!”, proprio mentre passava per scendere in salotto.

La scena che gli si presentò davanti, lo avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni.

Sebastian Stan, a petto nudo, con indosso un pantalone di tuta pericolosamente calato sulle natiche per via di due cosce chilometriche e nude, avvinghiate intorno ai suoi fianchi, attaccate ad un corpicino niente male, coperto da una brasiliana e un reggiseno a balconcino di pizzo bordeaux, contenenti due tette, chiaramente di proprietà di Elizabeth Olsen, la quale se ne stava immobile sul soldato d'inverno, con la bocca e gli occhi spalancati.

Rimasero fermi e muti per svariati secondi, come tre gatti con gli abbaglianti di un'auto puntati in faccia.

«Oh mio dio! Liz e Sebastian! LIZ E SEBASTIAN! I miei occhi! I miei occhi! I miei poveri occhi!!!» Tom prese ad urlare isterico, poggiandosi allo stipite della porta contorcendosi in preda a spasmi di dolore, con le mani in faccia come se fosse stato colpito da uno spray al peperoncino.

«Porca puttana!» sibilò terrorizzata Elizabeth, scendendo dal bacino di Sebastian, che si lanciò ad afferrare Tom per un braccio e a chiudersi la porta alle spalle.

«La smetti di urlare come un dannato?! Non si usa più bussare?!»

«Posso guardare ora?» un cuscino lo colpì in pieno.

«Bella mira, Liz....» commentò, restituendolo alla ragazza che nel frattempo si era avvolta con le lenzuola del letto.

«Coglione!»

«Tom! Tu non hai visto niente, hai capito?! Niente!» minacciò Sebastian, puntandogli un dito contro.

«Assolutamente, per carità... comunque, benvenuta!» fece con tono angelico, mentre Sebastian raggiungeva Liz.

«Tom...dico sul serio! Ti sotterro! Niente battute davanti agli altri, allusioni e giochetti, niente di niente!»

«Ma certo, figurati splendore... infatti con “benVENUTA” intendevo dire soltanto “benARRIVATA”» sghignazzò, aprendo come un fulmine la porta e fuggendo via.

Si guardarono, entrambi con un'espressione da funerale sul volto.

«Ci sputtanerà, non è vero?»

«Stiamo parlando di Tom Holland...questo sai cosa significa, vero?»

Liz sbuffò rassegnata

«Siamo fottuti»

 

 

 

•••

 

 

 

«Ti va di parlarne?» avevano passato la prima mezz’ora di viaggio ad ascoltare musica e canticchiare, come erano soliti fare quando viaggiavano insieme. Scarlett aveva cercato da subito di distrarlo, di non tormentarlo con domande o discorsi, ma ormai Chris si era zittito da una decina di minuti e non riuscì più a trattenersi oltre.

«No, a dire il vero non mi va» rispose dopo qualche attimo di titubanza.

«Lo capisco…»

«Non è per te. Voglio che sia chiaro: non è colpa tua, non c’entri niente»

«Ne sei così sicuro?»

Chris non rispose. Continuava a guidare, gli occhi fissi sulla strada. 

«Dobbiamo fare benzina, lì c’è una stazione» accostò e infilato il berretto che si portava sempre dietro, scese dall’auto velocemente. Scarlett non lo degnò di uno sguardo, non perché fosse arrabbiata o altra, si sentiva solo morire di imbarazzo: quel silenzio era imbarazzante. C’era una citazione di Pulp Fiction che amava, perché pensava che descrivesse in pieno i tipi di rapporti che voleva nella sua vita e che appunto aveva trovato carne in Chris: “I silenzi che mettono a disagio... Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate, per sentirci a nostro agio? È solo allora che sai di aver trovato qualcuno di davvero speciale, quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace.”In quel momento le era tornata in mente e avrebbe voluto che fosse ancora così per loro.

La portiera dell’auto che si apriva la fece sobbalzare, Chris mise in moto e si allontanò dalla pompa della benzina, parcheggiando sul ciglio della strada. Scar lo guardò sorpresa.

«Chris?»

«Ok, così non andiamo da nessuna parte. Lo senti anche tu?» Chris si era voltato completamente verso di lei, guardandola per la prima volta da che avevano lasciato casa. Non aveva specificato l’oggetto della domanda, ma Scar sapeva a cosa si stava riferendo. 

«… sì»

«Io la odio questa cosa. Noi non siamo così. Non lo siamo mai stati e non voglio diventarlo. Il fatto è che sono confuso. Tanto. Non riesco a capire come mi sento in merito a tutto quello che è successo in questi giorni, Jen probabilmente è passata di qui neanche un’ora fa e io… non lo so. Ma so che non posso tollerare “questi” silenzi tra di noi, quindi parliamo qui, diciamoci quello che ci passa per la testa adesso che siamo soli e in mezzo al niente, buttiamolo fuori e quando ripartiremo lo faremo per davvero» 

«Non so quanto sia una buona idea…» 

«Scar…» le prese le mani, guardandola intensamente con quei suoi occhi così espressivi, che lasciavano trapelare tutto il suo turbamento.

«Io…» non riusciva a parlare, non poteva dirgli quanto la situazione la stesse tormentando, quanti sentimenti contrastanti si sentiva dentro.

«Parlo io: ho chiuso con Jenny, perché voglio indietro la mia vita, voglio indietro me stesso, non voglio sentirmi in colpa per il tempo che passo con i miei amici, per il mio lavoro, per il mio essere egoista: sì, cazzo, mi sento uno schifo, ma voglio essere egoista per una volta nella mia vita, voglio me stesso al 100% e se mi voglio così, vuol dire che voglio te. Voglio poterti abbracciare, voglio poter scherzare con te. Voglio la mia migliore amica…quindi c’entri, è innegabile. Ma non credere che ho scelto te al posto di Jenny, non ti sentire in colpa di nulla, perché ho scelto me. Ho capito che io non sono con Jenny. Sono con voi… sono con te. Perché con voi, io sono io. Ed è quello che voglio adesso»

Scarlett non sapeva come sentirsi. Per un attimo aveva temuto una confessione diversa. Per un attimo, l’avrebbe voluta. 

Chris le accarezzò la guancia, in evidente attesa di una risposta.

«Ho capito… io, ho bisogno di mettere in ordine le idee…anche tu, insomma, è tanto da elaborare in così poco tempo…forse devi fermarti un attimo, con calma. Nessuno ne ha avuta in realtà» ed era vero, aveva bisogno di tempo. Di molto tempo. 

«Sì. Hai ragione… ma noi siamo ok, no?» 

«Siamo ok...Certo» sorrise dolce, forse non con il solito trasporto, ma per Chris fu abbastanza. 

 

 

 

•••

 

 

 

«Prima di tutto, vergogna Liz... arrivi e non salti addosso a TUTTI?» neanche il tempo di mettere piede sull'ultimo gradino, che Jeremy le si era piazzato davanti, con la faccia di chi la sapesse lunga... molto lunga.

«TOOOM!» sentirono le risate di tutti alzarsi all'unisono.

«Avanti, davvero ti aspettavi di poter mantenere il segreto? Credi sul serio che Tom ci abbia detto qualcosa che non sospettassimo da tempo?» continuò Chris, raggiungendoli dalla cucina. Sebastian sbuffò sonoramente.

«Ehi, siamo felicissimi ragazzi! A questo punto continuare la farsa non serve a nessuno: portate le valige da Seb, risparmiatevi le scappatelle da una stanza all'altra durante la notte!» continuò Jeremy, sul volto un sorriso sincero.

I due si guardarono negli occhi. Liz passò un braccio intorno alla vita del ragazzo accanto a lei. Sorrisero.

 

Dopo aver sistemato le cose di Liz, si ritrovarono tutti sul portico, stravaccati sulle sedie di legno: occhiali da sole sul viso, insalata di farro e birra fredda in mano.

«Scusate, ma Scar e Chris?...Jenny?!» chiese Sebastian, guardandosi intorno e notando preoccupato la loro assenza.

«Oh, giusto... Jen e Chris hanno rotto e...»

«Rob, ferma... che?!»

«Non so darti dettagli, ma ho capito che stamattina hanno discusso in merito al copione e... lei è partita senza salutare nessuno. Ergo...»

«Non mi aspettavo una svolta del genere... proprio non la immaginavo... e quei due?»

«Sono corsi con i loro agenti dai Big Brothers, prima che prendano un aereo per New York e pregarli in Asgardiano di rivedere la scena... ah, per inciso, hanno preso la tua macchina» rispose Chris, mentre poggiava il suo piatto vuoto per terra. Sebastian sillabò un “Ovviamente”, riprendendo a mangiare leggermente stizzito la sua insalata.

«...Scusate, ma è davvero così sconcia sta cosa? Ma me lo date o no un copione?!»

«Liz...quando prima ti ho detto “Scar si troverà la faccia di Chris tra le gambe” ero serio» rispose secco Seb.

«C...cosa?! Oh mamma... da quando Captain America è Christian Grey?»

«Da quando i produttori hanno deciso di accontentare sempre di più le masse deliranti, ecco da quando» rispose caustico Jeremy, alzandosi per andare a recuperare il copione di Elizabeth.

«Non riusciranno ad ottenere granché... lo sanno vero?»

«Sì Tom, in realtà stanno cercando di ottenere quanto meno un ambiente riservato e protetto. I loro contratti sono vincolanti... la scena devono farla» rispose Robert, passandosi una mano sugli occhi.

«Beh, per quanto mi riguarda, avrebbero pure potuto evitare di parlare con i Russo, insomma, stiamo scherzandoci su per stemperare la tensione, ma credo che tutti i presenti non faranno nulla per stare a guardare o metterli in imbarazzo... famiglia, giusto? Ci prendiamo un po' per il culo, ma poi stiamo lì a sostenerci...» rispose Tom, con una limpidezza disarmante.

«Sei molto dolce Tom... dove l'avevi lasciata prima, 'sta dolcezza, quando sei sceso a spifferare tutto?!» berciò Liz, allungandosi a dare uno scappellotto al ragazzo.

«Deve essere stata momentaneamente rapita dal culo in bella mostra di Sebastian»

Gli insulti e le risate furono interrotti da un messaggio arrivato sul cellulare di Robert. Era Scarlett.

«Ehi, sono di ritorno»

 








•••Spazio Autrice•••
Ciao :) scusate il ritardo, ho avuto un po' di impegni. 
Non sono felicissima di questo capitolo, un po' breve e non succedono grandi cose, ma doveva esserci, credo :) Prometto che il prossimo arriverà prima del solito! 
Come sempre, sono aperta a qualsiasi confronto... a presto, 
Lily <3 

 
P.s: ringrazio tanto Francesca_Catteln per aver recensito il capitolo scorso: è bello poter sapere cosa ne pensi, mi aiuta tanto, davvero :) 



P.p.s: vi lascio questo link: Jenny e Chris. So che non ci troviamo con il periodo in cui sono stati effettivamente insieme, ma ovviamente ho stravolto tutto, quindi anche su questo siate magnanimi :) 


https://movieplayer.it/foto/gifted-il-dono-del-talento-jenny-slate-e-chris-evans-in-una-scena-del-film_448616/

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Capitolo 10
*** CHAPTER 10. SO FUCKING NORMAL. ***


CHAPTER 10. SO FUCKING NORMAL.

 

Guidava Chris. Non stavano parlando da quando avevano salutato i registi e i loro agenti.

«Beh... poteva andare peggio» tentò Scarlett, quando mancava ormai poco alla villa.

«Peggio? Mah, non ne sarei così sicuro...»

«Potevano chiederti di mostrare su grande schermo i gioielli del Capitano»

Restarono qualche secondo in silenzio, prima di scoppiare a ridere come due deficienti. Risero tanto, con le lacrime agli occhi e non perché fosse una battuta di grande livello, ne erano consapevoli, ma una volta iniziato si erano lasciati entrambi andare, liberandosi dallo stress e dalla tensione che si portavo appresso da giorni. Quando si furono calmati, Chris spostò la mano dal cambio a quella di Scarlett, accarezzandola piano. 

«Ascolta…So che per te sarà più difficile, lo so Scar... credimi, vorrei poter tornare indietro e firmare un altro contratto...uff, cioè... non lo so» 

«Io vorrei che tu non mi avessi dato ascolto quel giorno, quando ti spinsi ad accettare la parte di Stive Rogers...» rispose con un mezzo sorriso, lo sguardo basso.

«Dici sul serio...?»

«No... forse. Voglio dire, per me la nudità non è mai stata un grande problema. Certo, vorrei non doverlo fare, ma diciamo che col tempo ci fai l’abitudine… questa volta però…cioè, lo so che ci è andata anche bene oggi, tutto sommato. I Russo ci hanno garantito che la scena sarà montata in modo che non si vedrà nulla, anche perché giustamente non vogliono diventi un film vietato ai minori di 18 anni, però sai perfettamente questo cosa vuol dire…» si voltò a guardarlo intensamente, lasciando che capisse da solo. Non voleva dirlo, non poteva spiegarglielo, sarebbe stato oltremodo imbarazzante e quella discussione avrebbe finito col mettere sul piatto quella crisi che le stava scavano il cervello come un verme con la mela. 

«…vuol dire che lavoreremo con una camera, ci vorranno molti più ciack, niente coperte, non le vogliono...non sarà per niente semplice…»

Scarlett chiuse gli occhi, cercando di nascondere la frustrazione… il suo problema era Chris. Il suo problema era il fatto che dovesse essere lui a toccarla…ascoltarla. Non voleva ferirlo dicendo che avrebbe preferito non accettasse il ruolo, col senno di poi...però, sicuramente con un'altra persona sarebbe stato più semplice. Ricordò quello che Seb gli aveva detto solo poco ore prima ed era vero: pensare di rendere quella scena con chiunque altro era molto più facile, anche farla con Sebastian stesso non la terrorizzava, come invece stava succedendo con Chris.

«Ehi, Scar… anche per me non sarà facile. Ma non possiamo uscirne, quindi guardiamo i lati positivi della faccenda, ok? Elenchiamoli!» si voltò un attimo verso l'amica, cercando di sorridere in modo incoraggiante.

«Primo: non avremo a che fare con scenate di gelosie, siamo single!» ad entrambi scappò da ridere. Scarlett si passò le mani sul viso e tornò a guardarlo, intenerita.

«...ma come fai? Dovrei essere io a consolarti, a farti ridere ora...credo di non averti chiesto neanche “come stai”»

«Non lo so neanche io come mi sento, Scar...te l’ho detto... ormai è assodato che sono un pessimo fidanzato e amico, ma almeno per la seconda cosa ho intenzione di recuperare...ho bisogno di te, ora. Non voglio sembrarti un opportunista, ma ho davvero bisogno della mia migliore amica...se sei d'accordo» continuava a sorridere, cercando di mantenere il discorso leggero, ma comunque a Scarlett arrivò tutta la difficoltà della situazione e apprezzò quel nuovo tentativo, così dolce e “alla Chris”…non aveva intenzione di arrendersi e quello era uno dei sui pregi più incredibili.

«Secondo: se il problema sono io..» a Scarlett mancò un battito «…ti ho già visto le tette, se non sbaglio, e...non è che c’abbia perso il sonno»

Riprese a respirare e fu inevitabile ridere a quella battuta, mentre Chris le lanciava delle occhiate di tanto in tanto, come per verificare che stesse funzionando la tattica del “torniamo a come eravamo”.

«Terzo: abbiamo ottenuto qualcosa oggi! Ci saranno solo i registi, la truccatrice, lo scenografo e un paio di operatori. Sono comunque meno persone di quelle che, per i reali, era usanza dover tenere in camera durante la prima notte di nozze» Scarlett continuava a ridere sempre più liberamente, mentre Christopher, sempre un occhio alla strada e uno per lei, iniziava a sentirsi meglio... di nuovo “nel suo posto”.

«Quarto: ci siamo noi» gli prese la mano e intrecciando le dite alle sue, la porto con sé sul cambio, in modo da non dovergliela lasciare per cambiare le marce «Ci sarò io, con te...ho capito che la cosa ti fa “strano”, anche per me è lo stesso, ma noi ci vogliamo bene, sul serio, e nessuno avrà più cura di te di quanto potrei averne io. Ok? Studieremo insieme, con calma e gradualmente, non arriveremo impreparati, porteremo la scena abbozzata…e ti coprirò io, per tutto il tempo... come l'altro giorno in palestra, come farò sempre da oggi in poi. Io… sarò in grado, ci penserò io, te lo prometto…» aveva parlato di getto, senza riuscire a staccare gli occhi dalla strada e la mano da quella della ragazza. Scarlett invece, lo fissava in silenzio.

Arrivarono dopo 15 minuti al cancello della villa. Nessuno dei due aveva più parlato. Nel cortiletto riservato alle auto, Chris spense il motore, continuando a guardare davanti a sé.

« …mi farebbe piacere se mi dicessi almeno una parola…» disse Chris, teso, sforzandosi comunque di sorridere.

C'erano momenti, in cui parlare era decisamente sopravvalutato. Alle volte, un gesto maturato nel silenzio, era più eloquente di mille parole. Così Scarlett, che continuava a fissarlo accucciata sul suo sediolino, con la testa rivolta verso di lui, allungò una mano per accarezzargli il viso, costringendolo poi a voltarsi e guardarla negli occhi. Lo attirò verso di sé per la nuca e lo abbracciò forte.

Capì esattamente cosa Sebastian vedeva e tentava di farle capire, in merito ai loro atteggiamenti, ai piccoli e grandi gesti... capiva, perché certamente quando Chris le slacciò la cintura di sicurezza e prese a strattonarla per farla finire sulle sue ginocchia, senza trovare alcuna resistenza da parte sua, quando cominciò a strofinare il naso lungo il collo, mentre lo sentiva inspirare forte il suo odore, seppe che dall'esterno la scena poteva essere facilmente fraintendibile e sicuramente  annoverabile nella lista delle situazioni poco consone che, effettivamente, costellavano il loro rapporto. Aveva appena rotto con la sua donna, quella mattina stessa Chris aveva chiuso con la persona con cui conviveva da due anni, e una delle ragioni per cui era successo, era esattamente quello che stavano facendo. Era così totalmente inappropriato, ingiusto, sbagliato per almeno mille motivi diversi.... Lui avrebbe dovuto starsene a piangere da qualche parte, a tirare  pugni al sacco da boxe con quelle mani, invece che usarle per accarezzare il corpo di un'altra donna. Avrebbe dovuto provare repulsione.

Lei... niente, cercava di sentirsi una stronza, egoista ed infame... ma proprio non ci riusciva. Era così ovvio. Così familiare. Così normale.

Ci aveva pensato a staccarsi da quel corpo così noto ed estraneo al contempo, ma la verità era che non voleva. Non voleva controllarsi, non poteva con lui e non capiva perché avrebbe dovuto farlo... era così... normale.

«Ce la caveremo Scar... questo non cambierà mai, ti prometto che niente tra noi cambierà...» un sussurro che inciampava sulla pelle di lei, come mille piccoli baci.

Chris si rese conto che quelle, sarebbero state le parole perfette da dire a Jenny. Non a Scarlett, a Jenny. Quella consapevolezza, avrebbe dovuto spezzarlo. E invece, no. No... era così...normale.

Quella promessa, Scarlett cominciò a pensare che avrebbe potuto anche ucciderla.

Ma non lo disse, non disse nulla... Non avrebbe detto nulla.

Era tutto... normale. Era tutto così... normale.

 

 

•••

 

 

 

«Ma è normale che facciano sempre così quei due? Non perché sia un bigotto, chiariamo, ma... ecco, capisco perché Jenny fosse sempre così incazzata!» bisbigliò Tom, spiando Chris e Scarlett attraverso le tende, insieme a Robert e Jeremy.

«Sono amici, Tom... sono amici da 10 anni. Prima della Marvel, prima di Jenny... prima di molti fidanzati...» tentò Jeremy, nonostante la cosa iniziasse a puzzare anche a lui.

«Beh...molti fidanzati che non hanno avuto vita lunga, forse questo dovrebbe farli riflettere...» frecciò Tom, prima di allontanarsi dalle vetrate.

«Tom... non hanno una tresca decennale quei due...su questo ci posso mettere la mano sul fuoco» lo seguì Jeremy.

«Non è quello che ho detto, né quello che penso...» rispose offeso.

«Il ragazzo ha ragione... quei due non avranno un amore clandestino, non si saranno baciati mai nella loro vita, se non costretti da una sceneggiatura, ma hanno una relazione talmente ingombrante, che finisce per soffocare qualsiasi impavido uomo o donna che prova soltanto a ritagliarsi uno spazio nella vita di uno dei due» intervenne Robert, lasciando la postazione di vedetta e raggiungendo gli altri due al bancone, dove Chris stava versando della premuta d’arancia dentro le tazze personalizzate con i loro personaggi Marvel.

«Sinceramente, anche io scapperei...insomma, sono peggio di una suocera pressante» si unì al discorso Hemsworth.

«Vorrei capire perché non si mettono insieme una volta per tutte...sul serio, io li ho cercati su google: non avete idea di quante foto ci sono di quei due mentre si guardano in mezzo alla folla, mentre ridono... io penso che si piacciano più di quanto vogliano ammettere. Volete vedere?» disse Tom, prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans.

«Assolutamente si! Non ho mai pensato di cercarli...» si avvicinò curioso Robert.

«Eccoli...»

Seguirono attimi di silenzio alla vista di diverse foto. Finché Jeremy non prese un profondo respiro e disse quello che stavano pensando tutti. 

«Bene...col cazzo Jenny è pazza. Li conosco da una vita, spesso ho pensato che stessero un po' esagerando...ma non avevo mai notato le loro facce! Avete visto come si guardano? In queste foto spesso siamo tutti insieme, come abbiamo fatto a non vederli mai? Sono... davvero, mi sto innamorando io ad osservarli» strappoò il cellulare dalle mani di Tom, zoomando su un’immagine particolarmente pucciosa.

«Ehi...che state facendo voi quattro?»

«Seb, Liz...guardate qua...»

«Jeremy stai davvero stalkerizzando su internet i tuoi stessi colleghi, nonché coinquilini?» rise Liz, osservando comunque le foto che stava loro mostrando.

«Beh... io sono già del parere che in realtà si amino inconsapevolmente, offuscati dagli anni di amicizia che li lega e che finirà molto male se non apriranno gli occhi immediatamente!»  sbottò Sebastian, fissando Liz come a dire “ora dimmi che sto esagerando!”

«E va bene... diciamo che questa in mezzo agli altri è... sono molto carini, sì...ma... sentite, non lo so!»

«Andate a guardare un po' in cortile...» interruppe Tom.

«Io propongo di rendere la cosa divertente: scommettiamo!»

«Robert...dai» fece Liz, mentre si avvicinava alle vetrate, sbirciando dalle tende, insieme a Sebastian che subito tornò sui suoi passi, stringendo la mano a Downey .

«Ok, io scommetto 100 dollari che si metteranno insieme prima dell'uscita di Civil War»

«Io scommetto 100 dollari che dopo la scena hot, scoperanno come ricci e ufficializzeranno la loro relazione!»

«Tu-sei-ripugnante! E, per inciso, potrebbe essere anche tra due settimane, lo sai vero? Io sto con Seba, comunque» precisò Chris.

«Ma per favore, non riusciranno a trattenersi oltre!» rispose sicuro l'altro.

«Io sto con Rob» si aggiunse Jeremy.

«Io scommetto 200 dollari che finiranno a letto insieme dopo la scena, ma non si fidanzeranno prima dell'uscita del film» fece sicuro Tom.

«Io...io quoto Tom» disse Liz, tornando dal salotto.

Il cellulare di Sebastian squillò, e subito dopo sentirono i ragazzi entrare dalla porta d'ingresso.

«Ehi… ho ricevuto una nomination con Chris per la miglior scena di combattimento agli MTV movie awards» annunciò Sebastian, leggendo il messaggio del suo agente.

«Stavo per dirtelo io! Grande amico!» intervenne Chris, andandolo ad abracciare, mentre gli altri esultavano per loro.

«Scarlett invece ne ha una per la miglior performance femminile, con Lucy» continuò, guardando fiero la sua amica, che si scherniva con un gesto della mano.

«...E non lo dite che ne avete una, voi due, come miglior bacio?» scoppiò Robert, leggendo su internet la lista dei candidati e le categorie, sghignazzando come una iena, suscitando l'ilarità di tutti, compresi i diretti interessati.

«Ma dai... insomma, chiamatelo “bacio” quello in Soldato d'inverno...» disse con leggerezza Scarlett.

«Ha ragione... insomma, con il prossimo film cosa faranno? Inventeranno una categoria agli Oscar: “miglior scopata”?» Jeremy si beccò una borsettata dritta in faccia.

«Va bene...va bene, me lo sono meritato...»

 

 

 

•••

 

 

 

Scarlett sentì bussare alla sua porta, si sistemò a sedere sul letto, cercando di darsi una sistemata ai capelli.

«È aperto!»

«Ehi...dormivi?» era Liz.

«No, stavo solo...riposando un po'...dimmi» Liz si accomodò sul letto accanto all’amica.

«Io e Seba siamo usciti allo scoperto... in realtà, Tom ci ha beccati e...»

«...è il Re dello spoiler, sì» sorrise divertita, felice che finalmente i due amici avessero cominciato a vivere la loro relazione più liberamente.

«...era ora Liz, so che non ve la sentivate, ma non si è mai pronti per cose del genere. Devono succedere da sole, prima o poi... è l'unico modo»

«Sì...sono un po' spaventata dalla pressione che riceveremo, ma credo che potremmo farcela...» disse, con una serenità che in quel momento Scar le invidiò.

«Com'è andata oggi? Seb mi ha aggiornata sugli ultimi sviluppi...» tentò, insicura su da che lato provare a battere, per far sbottonare l'amica.

«Chris e Jen si sono mollati, credo definitivamente e... sì, è colpa mia in sostanza, anche se lui dice di no…insomma, in modo indiretto magari, ma…» le raccontò tutto quello che era successo, stanca di stare da sola a parlare con il suo nemico numero uno: se stessa. Si trattava di una delle sue amiche più care, chi meglio di lei avrebbe potuto aiutarla, sostenerla o, anche, rimproverarla nel caso?

«Porca miseria...» esordì Liz, quando Scarlett finì di raccontarle il litigio avvenuto proprio quella mattina con Jenny.

«Non è colpa tua Scar... tutti sapevamo che sarebbero scoppiati. Certo, non mi aspettavo una presa di posizione del genere da lei, ma era inevitabile...»

«... non so cosa sta succedendo. Se mi sto lasciando condizionare da quello che dicono gli altri, se è questa convivenza, se è la scena... ma, sono così confusa. All'improvviso non so più cosa pensare, come comportarmi. Mi faccio mille domande quando sono con Chris, analizzo tutto quello che facciamo...e questo rende le cose così complicate. Stare con lui sta diventando complicato, ma in realtà è così normale, solo che è tutto... e proprio ora che dovrei stargli vicina, non so come fare...»

«Ehi... Scar, calmati e ascoltami: hai ragione, fai bene a farti mille domande. Mettersi in discussione non è mai un male. Se stai cercando da me una risposta o un parere...non so cosa dirti precisamente, ma senza girarci ancora intorno, diciamolo chiaro e tondo: nell'ultimo periodo è cambiato qualcosa, non so quando precisamente sia iniziata, ma comincia ad essere evidente. Ed è bene che riusciate a metterla a posto, perché non potete andare avanti in questo modo...» disse Liz, prendendo le mani dell'amica tra le sue, cercando di tranquillizzarla.

«Oh mio Dio...» borbottò sconsolata Scarlett.

«Però tesoro, aspetta, non importa cosa pensiamo noi, o quello che scrivono i giornali... tu vuoi un bene dell'anima a quel ragazzo, tieni in modo viscerale alla vostra amicizia e tutti i dubbi, le paure, le congetture di questo mondo, non cambieranno nulla. È il tuo migliore amico. Sarà così qualsiasi cosa accada... e ora ha bisogno di averti accanto, prendere le distanze non ti servirà a capire cosa provi...»

«Mi chiedo se sarà ancora così tra qualche mese...Liz, quella scena è tanta roba...»

«Sì, vero, ma siete due professionisti... ve la caverete alla grande e la vostra amicizia non cambierà per questo... te l'ho già detto, niente spezzerà questo legame tra voi, perché lui...» lasciò la frase in sospeso, in attesa che Scar cogliesse da sola quella verità.

«... è la mia persona»

«Sì... è la tua persona»

«Hai ragione...andrà bene. Andra tutto bene e sarà tutto... normale!»

 

 

 

•••

 

 

 

Chris era steso su una sdraio sotto il portico a guardare il tramonto, le braccia incrociate sul petto, una sigaretta tra le dita.

«Oh Capitano, mio Capitano...»

«Chris, non essere blasfemo...» sorrise, riconoscendo la voce dell'amico, che si sedette accanto a lui, porgendogli una birra.

«Lo sai che la mia camera è proprio quella accanto alla tua?» gli chiese, dopo qualche attimo perso a guardare il sole.

«Hai sentito...tutto?»

«Beh...avete alzato un po' la voce e le pareti di questa casa non sono così insonorizzate...non dirò nulla, comunque”

«Lo so che non lo farai... grazie. Mi dispiace aver dato così tanti problemi a tutti voi. Mi dispiace che hai sentito tutto quello...Dio, mi sento così umiliato» disse tra i denti, buttando giù un bel po' di birra, sperando che portasse via quel groppo che sentiva in gola, come un macigno.

«Non c'è bisogno di dire che ti dispiace... dispiace a me. Chris, non sono un impiccione e lo sai, ma è davvero terrificante vederti in questo stato e permettimi, è stato molto ingiusto quello che Jenny ti ha detto e sono sicuro che in fondo non lo pensa sul serio. Quando si litiga capita di dire cose che non...»

«No, non era la prima volta... nell'ultimo periodo è diventato insostenibile e non riesco più a convincermi del fatto che siano cose dette per la rabbia del momento. Che poi le discussioni nascono sempre da questioni di gelosia, quindi, sono insinuazioni e insulti sempre molto pertinenti!» cercò di sorridere.

«Amico, tu sei molto più di quello che dice lei e quello che, conoscendoti, stai pensando di te stesso...»

Chris rise amaramente, scuotendo la testa «Vuoi la verita?» si voltò a guardarlo negli occhi «Non sto minimamente pensando a Jenny e a quello che è successo... o almeno, non direttamente, ci penso di riflesso. Tutto quello a cui riesco a pensare, ora, è il mio rapporto con Scarlett. Allora... forse Jenny aveva ragione, perché sto qui e invece di piangere per la mia storia appena finita, sono preoccupato di star perdendo Scar e non ho idea di come fare per evitarlo... capisci? Penso alla mia amica, quella che faceva  impazzire la mia ex... ci avrà visto giusto? Altrimenti, perché sarei così terrorizzato dal fare una scena di sesso con lei? Perché, avrei chiesto in via del tutto riservata, tanto riservata che Scar ne ne sa nulla, di fissare quella parte alla fine di tutte le riprese?» Chris lo guardava in silenzio, non avendo idea a) di cosa dire e b) di dove volesse andare a parare con quel discorso.

«Perché non l'hai detto a Scar e cosa c'è di così strano nel chiedere di posticipare una scena... non ti seguo Chris...»

«Il motivo. Credo che rappresenterà un problema, molto più grande di quello che posso credere e voglio...ritardare quel momento, più che posso... capisci? Perché c'è solo un modo in cui potrebbe andare tutto bene e inizia ad allontanarsi sempre di più... e non voglio spaventarla con i miei dubbi, già ne ha troppi da sé...Dio, quanto vorrei non fosse lei! Quanto vorrei che fosse con un’altra persona…mi andrebbe bene chiunque, anche Liz! Mi beccherei un pugno in faccia da Sebastian, ma finirebbe lì…»

«No Chris, davvero, non ti sto capendo…»

«Non voglio rovinare tutto anche con lei...» continuò, imperterrito, come se parlasse da solo.

«Non accadrà, amico... non facciamola più grande di quello che è. Forza, è una sfida e la combatterete insieme. Siete una potenza... andrà bene!» cercò di incoraggiarlo, stringendogli un braccio.

«...deve andare bene»

«Sì…e tutto tornerà alla normalità…aspetta, torno subito» Chris si alzò per entrare in salotto, sentendo il suo cellulare squillare, lasciando l'altro da solo.

«…sarà tutto…così fottutamente normale» sussurrò, buttando fuori una boccata di fumo e chiudendo gli occhi. 




 

•••Scapzio autrice•••

Ciao a tutti, scusate il mega ritardo... non è un periodo facile, ma meglio non parlarne. 
Volvo ringraziare Lulu17 per aver recensito lo scorso capitolo, mi fa sempre piacere sapere cosa ne pensate... cosa vi piace o meno, dubbi e curiosità :)
Ho provato a mettere delle immagini qui sotto, quelle che le capere della villa hanno beccato su internet... spero riusciate a vederle anche voi!
Un bacio e grazie mille a tutti quelli che leggono questa storia... mi date forza :)
A prestissimo, mi farò perdonare sul serio! 
Lily <3 






 

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Capitolo 11
*** CHAPTER 11. DOWNEY-DAY. ***


CHAPTER 11. DOWNEY-DAY (PARTE 1)



POV SCARLETT.

 

Sono le 5:30 del mattino e mi trovo in cucina, già da un’oretta abbondante, con più caffè in circolo che sangue probabilmente, pronta a preparare la colazione più incredibile che quei balordi dei miei amici abbiano mai anche solo pensato di mangiare. Ovviamente, se c’è da lavorare in cucina, Chris è al mio fianco. In teoria, sarebbe più appropriato Robert, dato che ormai la cucina è diventato il suo regno d’elezione, ma se sono sveglia a un’ora del genere, è proprio perché LUI in primis non deve saperlo.

Non è una mattinata qualunque, nossignore.

Sono le 5:32 del 4 aprile.

È il DD!

È il Downey-Day! E non importa cosa tu debba fare, quali ricorrenze religiose o storiche si commemorino proprio in quella data, quali impegni, quali festività di parenti (che siano matrimoni, compleanni, anniversari) o anche funerali, quali mezzi di trasporto tu debba prendere (aerei, treni, navi, mongolfiere, biciclette o sottomarini), a quale santo votarti affinché non ti colga una polmonite, quale medico scongiurare di lasciarti uscire dall’ospedale se ti sei rotto una gamba o sei in travaglio…nulla ha importanza quel giorno! È anche vietato morire! È il Downey-Day e tu devi esserci. Punto. Si fermano gli orologi, perché la persona più egocentrica del mondo compie gli anni il 4 aprile e niente potrà evitarti di partecipare alla sua festa. Festa che, appunto, si sarebbe tenuta quella sera nel club più “in” di tutta LA, con DJ incredibili, fiumi di alcool, paparazzi, amici e colleghi del festeggiato. Poche persone… giusto un 350 circa, andando per difetto.

Come ogni anno, però, si presentava sempre il solito problema: cosa puoi regalare a Robert Downey Jr il giorno del suo cinquantesimo compleanno? Oh sì, perché quell’anno, proprio quando avevamo pensato di convivere per la durata delle riprese del film e quindi essere praticamente una cosa sola, la Diva avrebbe compiuto la bellezza di 50 anni. Mica roba da poco…mica poteva essere un compleanno facile…mica potevamo cavarcela con torta, candelina e spumante…mica potevamo organizzare il tutto qualche giorno prima…nossignore! Festeggiava mezzo secolo di vita e noi, suoi amici/figli/adepti, dovevamo spararla grossa. Più grossa di quello che il suo ego era riuscito a progettare per il party. Vorrei potermi prendere il merito della trovata del secolo, ma per quanto mi pompino di complimenti e soldi, non sono ancora arrivata a quei livelli.

L’idea è stata di Ruffalo, mesi prima, una sera in cui Robert non c’era e stavamo appunto approfittando della sua assenza per mettere a punto il nostro regalo.

 

 

«Una macchina? Gli piacciono le macchine!»

«Scar, hai idea di quante ne abbia? Non che gli bastino mai, però sarebbe come regalare a te un paio di scarpe…»

Guardo scettica Chris: amo le scarpe, ho una fissazione per le scarpe, perché averle regalate dovrebbe essere un problema? Anzi!

«Scar… sì che sarebbe un suicidio regalartele!»

Oddio… ha questa abitudine di interrompermi, o meglio, di prevedermi…odio l'espressione compiaciuta sul suo volto ogni volta che si rende conto che sì, stavo per dire esattamente quello…odio essere così prevedibile per lui.

Ok, ammetto che spesso questa abilità ci è tornata utile per salvarci da situazioni imbarazzanti, senza dire neanche una parola. Cioè, non provo esattamente odio...Il fatto è che non mi piace come gongola quando ha ragione, il che capita più volte di quanto sia disposta ad ammettere.

«Saresti in grado di trovare mille difetti anche nella scarpa perfetta! “Oh…è bellissima, ma preferisco che la punta sia più a punta; rosse sì, ma rosso sangue; mi piace il tacco alto, ma non alto quanto la mia gamba!”» mi fa il verso, lo stronzo! 

«Va bene, va bene! Ho afferrato il concetto!» davvero, potrei strozzarlo…soprattutto ora che se la ride con gli altri.

«Ma la smettete?! Stavamo parlando di Rob!»

«Un viaggio?»

«Tom…ultimamente passiamo più tempo sugli aerei che nel nostro letto. Dovremmo farlo licenziare al massimo… Susan potrebbe esserne felice!»

«Sai Jim, non sarebbe poi male come idea… consideratela per il mio compleanno!»

«Come no… togliamo Hemsworth come Thor...lasciamo che ci lincino alle premiere...certamente, genio»

«Perché invece per Downey era una buona idea?»

«Ehi, per Spiderman ha funzionato!»

È calato il silenzio e tutti stiamo fulminando Tom, che ha l’abilità di parlare sempre a sproposito. Vedo Sebastian prendere un lungo sorso della sua birra, sbatterla sul tavolino in modo violento e puntare un dito contro il nostro adorato Spiderman di quartiere, l’espressione dura da “sono il Soldato-fuoriditestacomeuncavallo-d’Inverno”.

«Ascoltami bene: siamo tanto felici di averti, ma non permetterti mai più di farci sentire facilmente sostituibili, perché potremmo reagire molto male e sai di cosa siamo capaci!»

Tom ci sta guardando con gli occhi spalancati, non riuscendo a capire quanto seri siamo in questo momento, sul viso un sorrisino insicuro… posso riuscire a vedere il panico montargli negli occhi, man mano che il silenzio continua a persistere tra di noi.

«Puhuahuahauhauahua!»

Niente. Sempre lui. Chris proprio non ce la può fare. Scoppia a ridere nel suo modo plateale e sguaiato: testa all’indietro, mano sul cuore. Mi chiedo come faccia ad essere un attore con una così scarsa capacità di controllo su se stesso. Devo ammettere però che la sua risata è contagiosa, così adorabile e genuina...Alla fine, infatti, cediamo tutti, mentre Tom cerca di dissimulare l’imbarazzo con dei sussurrati “sapevo che non eravate seri…” e un sorriso forzato. È dolcissimo.

«Tornando a noi, io avevo pensato a un concerto!»

«Cap…non è una buona idea mandare Mr “Io sono Iron Man” in mezzo a una folla scalpitante, anche se in area vip. Non se lo godrebbe a pieno…»

«Mark ha ragione… sarebbe stato di sicuro carino, ma credo che ci stiamo avvicinando però…magari una discografia?» tento, neanche troppo convinta in effetti.

«Aspettate. No, l’idea del concerto è bella, ma dobbiamo pensarla diversamente… e poi, compie 50 anni, voglio ricordarvi: deve essere qualcosa di davvero speciale…già mi ha telefonato per dirmi che la festa sarà epocale. Dobbiamo lasciarlo senza parole!» 

Mark ha ragione, come al solito…ma cosa diavolo possiamo comprargli? Di solito sono io quella dalle grandi idee, infatti tutti continuano a fissarmi, come se fossi la loro ultima speranza, l’unica boa in mezzo al mare.

«Smettetela di guardarmi! Mi state facendo venire l'ansia! Pensate piuttosto!»

«Ok... parliamo! Buttiamo fuori quello che ci viene in mente...allora: Robert...che è un egocentrico e la vera Diva di Hollywood lo abbiamo detto più volte...»

«Chris, potrebbe strapparti la tua chioma fluente con le pinzette per sopracciglia, se ti sentisse parlare così!»  

«Ma ho ragione, Scar... cosa possiamo mai architettare di così incredibile, pazzesco, da sballo e fuori dalla portata di qualunque essere umano sulla faccia della terra che non porti il nome di “Robert Downey Jr”? Siete stati di recente nel suo ufficio? Si è fatto spedire quella A gigantesca che hanno utilizzato per Age of Ultron fuori la base Avengers... non so se mi spiego! Potrebbe spostare le montagne, se lo volesse...potrebbe decidere di costruirsi sul serio un'armatura funzionante, potrebbe comprarci tutti con un sorriso!»

«Davvero è riuscito ad avere quella...cosa?» sono sinceramente sconvolta! Sapevo quanto gli piacesse l'idea di averla, ci avevamo scherzato su molto, pensando in quale angolo della casa avrebbe potuto metterla senza far saltare i nervi a quella santa donna della moglie (e, infatti, a quanto sembrava, faceva bella mostra di sé nel suo ufficio e non in camera da letto come aveva giurato di fare), ma pensavo che fosse appunto solo un gioco. E invece no...Era serio. Serissimo.

«Stavo per dire: “ehi, frenate i voli pindarici”, ma evidentemente non ho ancora ben capito con chi ho a che fare...»

«Tu non ne hai idea, Tom...mi sorprende che non abbia fatto un giro di videochiamate per farla vedere a tutti noi! Sarà stato particolarmente impegnato...»

Continuiamo a farneticare sulla potenza ammaliatrice di Rob, quando la radio decide di passare finalmente un pezzo decente: “What Happens Tomorrow” dei Duran Duran. Inevitabilmente parto a canticchiarlo, subito seguita da Chris che è seduto vicino a me, e improvvisiamo un duetto niente male, attirando l'attenzione  di Mark, che ci guarda con gli occhi spalancati.

«UN CONCERTO!»

«Mark...hai bocciato la mia idea giusto 5 minuti fa!»

«Non avete capito... come abbiamo fatto a non pensarci subito? Se Maometto non va alla montagna...allora la montagna va da Maometto!» 

Io continuo a non capire, e guardo i miei amici che in silenzio cercano di afferrare quello che solo a Mark sembra essere scontato. Mi volto verso Chris e lo vedo passare da un' aria confusa quanto la mia a una a dir poco allarmante, prima di saltare in piedi e mettersi le mani nei capelli.

«Oddio, oddio...non dici sul serio? Davvero puoi fare una cosa del genere? Non puoi fare sul serio, non puoi! Se stai scherzando giuro che ti tiro un pugno!»

«Certo che posso!» Mark è saltato su e adesso quei due imbecilli si stanno abbracciando, emettendo versi striduli da ragazzine con gli ormoni a mille.

«Ehi, allora di che cavolo state parlando?!» urlo, ottenendo un leggero calo di entusiasmo tra i due, tale da permettere a Mark di voltarsi verso di noi.

«Ragazzi: portiamo i Duran Duran al Downey-Day!»

 

 

Sorrido ricordando quella sera. Diciamo che quel regalo dovrebbe bastargli per tutta la vita, ma mi sembrava giusto controbilanciare la follia di quell'idea con qualcosa di più...umano, contenuto e per pochi intimi? Una cosa semplice, normale, che gli ricordasse che, nonostante i giovani lo venerino più di un dio, non lo è. Per niente. E cosa c’è al mondo, di più semplice e normale che ti ricordi di non essere un dio, ma che, anzi, ti fa sentire esattamente quello che sei, ossia un provvisorio e superfluo essere umano, circondato da veri affetti, se non una colazione in “famiglia”? Certo, trattandosi di un regalo di compleanno, una colazione coi fiocchi.

Per questo ora mi trovo sveglia all’alba, con le mani sporche di farina, a sussurrare istruzioni a Hemsworth, sperando che a) quella vecchia bacucca di Rob non si svegli prima del solito e faccia saltare tutto, b) che quelle sottospecie di coinquilini, invece, si sveglino in tempo.

Avrei potuto dormire un pochino in più, con la collaborazione di tutti, ma sicuramente avremmo fatto un casino di pazzi solo per preparare la tavola, quindi noi MasterChef della villa (sempre secondi al festeggiato) abbiamo pensato di sacrificarci per la causa.

«Credi riusciremo a preparare tutto prima che si svegli?»

«Certo tesoro… sono più preoccupata per gli altri…»

«Allora… Stasera ci divertiremo eh? Non lo ammetterò mai davanti a Rob, ma adoro le sue feste, e quest'anno poi... non oso neanche immaginare quanto sarà incredibile...per non parlare della sua faccia!»

«Sì, dopo questa se non ci confesserà amore imperituro, non gli parlerò mai più!»

Continuiamo a preparare le pastelle per pancake, frittelle e crepes dolci e salate, muffin ai mirtilli o cioccolato, confetture e creme varie. Salsicce, uova in tutte le cotture e salse, pane tostato con formaggio e prosciutto. Per finire, frutta fresca, premuta d’arancia, latte, caffè, tè, tisane e centrifugati con verdura.

«Credi che riusciremo a mangiare tutta questa roba?» Chris guarda con aria scettica la lista che abbiamo stilato con gli altri qualche giorno fa. Forse, e dico forse, qualcosina avremmo potuto risparmiarcela…

«Beh…mal che vada ne avremo per i prossimi due giorni!»

«Dio, India impazzirebbe…adora fare colazione»

Mi volto a guardarlo, intenerita da quel pensiero appena accennato e mi sento una persona terribile. Nella prima settimana di convivenza sono stata così presa dalle mie fisime e dai miei problemi, e nella seconda dai primi servizi fotografici, allenamenti e interviste, da non avere avuto il minimo riguardo per le persone che mi circondano. Siamo qui ormai da circa due settimane e, nonostante fossi a conoscenza delle difficoltà tra Chris ed Elsa, non mi sono minimamente preoccupata di chiedergli come stesse.

«Sono una pessima amica, non è vero?»

Dovrei mordermi la lingua, maledizione! Scar, ti pare che per parlare di lui, devi comunque metterti al centro del discorso?

Benissimo…adesso mi parlo pure da sola! 

«Perché dici questo…?»

Oh Chris…ma quanto sei buono?

«Dai…siamo qui da tanto e… come stai? Sul serio, mi dispiace essere stata così assente, ma se ti va di parlarne, lo sai che puoi contare su di me» gli dico guardandolo dritto negli occhi. 

«Non devi scusarti di nulla, Scar… hai avuto il tuo bel carico ultimamente. E poi, non saprei cosa dire… va tutto bene, ma non così tanto. La verità è che questo lavoro ti risucchia l’anima e con tre figli e una moglie…ecco, non pensavo sarebbe stato così complicato» si lascia scappare una risata amara, mentre continua a sbattere le uova in una ciotola.

«No, nessuno lo sa… dovete resistere Chris. Voi, cavoli, siete stupendi…»

«Lei è stupenda. Elsa… la amo. Ha messo in pausa la sua vita, per me, per la mia carriera. Mi sento così egoista alle volte…ma, insomma nel giro di pochi anni è cambiato tutto, sono sulla cresta dell’onda e scendere adesso, non è possibile»

«Tesoro, lei non ha messo in pausa la sua vita… ha messo in pausa la sua carriera. Ed è bene scindere le due cose, perché sono completamente diverse. L’ha fatto per un motivo validissimo: la vostra famiglia. Avete dei figli, sono un dono, non una zavorra… ed hai ragione: questo è il tuo momento, non puoi mollare dopo i mille sacrifici che ci sono voluti per arrivare dove sei adesso. Sarebbe un insulto a te stesso e anche alla fiducia che lei ha in te. Elsa si è presa semplicemente una pausa, perché tra i due era suo dovere farlo a questo punto delle vostre carriere. Sono sicura che quando verrà l’occasione, saprai fare tu un passo indietro per concederle il tempo che si merita. Questo significa stare insieme sul serio, scegliere di essere una famiglia. State andando alla grande…» e sono sincera. Li ho sempre ammirati molto ed Elsa è davvero una donna con le palle. Quante, con una carriera avviata in mano, avrebbero deciso di agire come ha fatto lei? Poche… molto poche. Io, ad esempio, non sono una di quelle. La cosa non mi toglie il sonno la notte, avrei preferito evitare un matrimonio e un divorzio, ma sono sempre stata una di quelle persone che per capire, deve prima sbagliare. Sposarmi è stato un errore, lo ammetto. Non rimangio nulla del mio passato, sia chiaro, e Ryan rimarrà comunque nel mio cuore… ma ho capito che non ci si può sposare solo per amore. L’amore non basta per far funzionare un matrimonio, sono necessari dei compromessi e se nessuna delle due parti è disposta a farne, significa che non è il momento. O la persone giusta. O forse, non era Vero Amore? Non lo so. Sicuramente, questioni di priorità e attualmente la mia, sono decisamente io. “Vergogna su di me e sulla mia stirpe!”…non m’importa.

«Dico davvero Chris…ce la farete!»

«Mi mancano, tutto qua… e quando torno a casa, sembra che debba riconquistare terreno, ogni volta…è sfibrante e non so cosa fare, onestamente» 

Finisco di versare l’ultima dose d’impasto all’interno degli stampi, prendendomi un attimo di tempo prima di rispondergli. Alzo gli occhi nei suoi e la parole vengono via da sole.

«Riempi il tempo. Fai che sia speciale, sempre. La ami, ami i tuoi figli… lascia che sia questo a muoverti, anche se sei stanco e con poca fantasia, portala semplicemente a cena. Sono le piccole cose ad essere importanti tesoro, fidati. E soprattutto, togliti questa faccia da colpevole: è il senso di colpa a far sentire l'altro una vittima. Tua moglie si è presa del tempo per i figli, per dare a te quello che meriti in questa fase della tua vita. Lo ha fatto con piacere e per amore...si sta occupando dei vostri bambini, non penso che sia una tortura questa. Smettila di trattarla come se le avessi tolto qualcosa, prima che questo influisca su di te ed inevitabilmente sul vostro rapporto» gli accarezzo un braccio, prima di infornare l’ultima teglia di muffin.

«Che dici se beviamo un altro po’ di caffè fuori, mentre questi si cuociono?» gli dico incoraggiante, dopo un po' di silenzio, mentre preparo le nostre tazze.

«Andata…!» sorride sincero e mi stritola in un abbraccio dei suoi.

«Grazie Scricciolo...»

«Ancora con questo soprannome?!»

«Ti calza a pennello…puoi mettere tutte le scarpe alte che vuoi…» sorrido e non posso far altro che ricambiare l’abbraccio. 

Siamo sul portico…Il sole è ormai fuori dall'acqua. Tra un'oretta massimo Rob sarà sveglio, non è per niente un dormiglione, ma ormai è tutto pronto, possiamo permetterci qualche momento di relax.

Mugolo con il naso dentro la mia tazza, mentre inspiro forte uno dei miei odori preferiti in assoluto. Quanto amo il caffè. E non solo per le sue proprietà, di cui ovviamente non posso assolutamente fare a meno, se voglio riuscire a interagire con gli esseri umani durante le mie giornate, ma per il sapore, prima di tutto: così forte, così unico e inimitabile. Insomma, sono una fan anche di tè e tisane, ma date a chiunque da bere una tazza di caffè e saprà dirvi esattamente di cosa si tratta. Unico, appunto. Ha il potere di creare la scusa perfetta per qualsiasi circostanza: devo parlarti? “Prendiamoci un caffè!” . Voglio invitarti ad uscire, ma non sono ancora pronta per un appuntamento impegnativo? “Ti andrebbe di prendere un caffè?”. Ho 10 minuti di pausa sul set? “Chi viene a prendere un caffè con me?”. Voglio stare un po' da sola? “Tranquillo, ho solo bisogno di un caffè!”. Incontri qualcuno dopo molto tempo, ma non hai davvero intenzione di incontrarlo ancora? “Dai, sentiamoci per un caffè una di queste volte!”.

PERFETTO!

Mentre sono impegnata a stilare per me stessa un’ode al caffè, non mi rendo conto da subito che Chris mi sta osservando attentamente.

«Perché sorridi in quel modo?»

«Nulla...pensavo a quanto amo il caffè!»

Veniamo interrotti dalla suoneria del cellulare di Chris. Non sono neanche le 6 del mattino, mi chiedo chi potrebbe mai telefonare ad una persona a quest'ora. Forse Elsa? Sarà successo qualcosa?

«Ehi... chi è?»

Anche Chris ha un'espressione stranita, forse avrà pensato la stessa cosa, evidentemente non aspettava alcuna telefonata.

«Aspetta... Ooooh, ok: ti rendi conto di che ore sono, sì? Dove hai lasciato la tua educazione impeccabile?» 

Ha guardato lo schermo del telefono, aprendosi subito in un sorriso enorme, rispondendo senza neanche dirmi di chi si tratta. 

«Fammi capire: quindi adesso sei diventato anche una specie di stalker che controlla gli accessi su WhatsApp?»

«Chi è?!» sono curiosa come una scimmia, infatti un altro dei soprannomi che mi hanno affibbiato è “scimmietta”, appunto, ma è più forte di me… Chris sembra così felice…

«Bello, aspetta un attimo, ti metto in vivavoce...c'è la scimmietta con me» ecco, infatti. Lo fulmino con lo sguardo, pronta a lanciarmi in una serie di improperi, quando una risata che potrei riconoscere tra mille esce dalle casse dall'altoparlante del telefono di Chris, freddandomi per qualche secondo.

«Buongiorno, Scar!»

Quella voce. Non che mi servisse ulteriore conferma, ma toglie completamente qualsiasi mistero sull'identità del nostro interlocutore. Quel calore, quell'inflessione...così tranquillo, divertito, con quel filo di ironia che alle mie orecchie suona più forte di uno squillo di tromba, ma che so perfettamente di poter cogliere solo io. Ci metto un attimo di troppo a riprendermi e spero vivamente che il mio shock passi per semplice confusione agli occhi del mio compagno.

«...Tom. Ciao!» sbotto.

«Ciao!» potrei strozzarlo.

«Ciao!» Chris mi fa il verso... pensandoci, ora potrei strozzare lui, invece!

«Ci siamo salutati abbastanza, vi pare? Non che mi dispiaccia sentirti, lo sai, ma mi spieghi perché mi stai teflonando all'alba? Dove sei?»

«E voi cosa ci fate svegli a quest'ora, scusate? Comunque, te l'ho detto: prima di chiamarti mi sono accertato fossi attivo! Sono appena atterrato a New York! Tra poco ho l'imbarco per L.A... stasera ci sono anche io

Oh porca merda.

«Noooo! No ci credo! Grande! Pensavo non ce l'avresti fatta! Non hai idea del muso che ha messo su Rob quando gli ho detto che era in dubbio la tua presenza!»

...e del sospiro di sollievo che avevo fatto io? Nessuno dice niente?!

«Ho fatto un casino, credetemi, ma non potevo perdermi questo DD! Per non parlare del nostro regalo... voglio godermeli anche io i Duran Duran!»

«Hai ragione fratello! Senti, hai bisogno che ti venga a prendere in aeroporto? Per che ora arrivi al LAX?»

«No Chris, tranquillo, volevo solo avvisarvi. Comunque ho un paio di cosette da fare dato che mi trovo in città, vi raggiungo direttamente alla villa. Anzi, se mi mandi l'indirizzo esatto sarebbe perfetto»

«Come preferisci... La festa è alle 7, considerando che ci vuole un'oretta per arrivarci da qui, non fare troppo tardi. Ci pensiamo noi a sistemarti la stanza, così quando arrivi non dovrai fare nulla...»

Ma certo, ho pronta per lui la tua biancheria fresca e pulita, gli sistemerò il letto e magari mi ci faccio trovare anche dentro…

NO! Scarlett, NO!

«Quindi… per quanto tempo ti fermerai?» Oh bene, genio, digli pure che può prendersi una camera in albergo a questo punto! Mi rendo conto della gaffe immediatamente, ma qualsiasi tentativo di arginare la figuraccia, la farebbe invece crescere esponenzialmente. Merda...e devo smetterla di parlare con me stessa come se il mio cervello avesse nome e vita propria! 

«Oh... ecco, in verità resterò fino agli MTV Awards, devo accompagnare una persona...quindi una decina di giorni, non di più, ma farò un po’ avanti e indietro probabilmente…ve l’ho detto: ho fatto un macello per esserci!»

«Che bello allora, ci saremo quasi tutti!» cerco di rimediare con un entusiasmo più che finto: Chris mi guarda con aria interrogativa e vorrei davvero scappare il più lontano possibile. Il fatto è che mi ha preso troppo di sorpresa, non ho avuto il tempo di digerire la cosa e prepararmi... soprattutto dopo che Seb mi ha confessato che, praticamente, Tom non avrebbe voluto rompere la nostra relazione, ma che l'ha fatto perché (secondo lui!) io non ci stavo davvero. Invece c'ero... eccome se c’ero!...e ora non ho idea di come mi senta e di come dovrei comportarmi.

«Sì, sarà divertente... ma, pensandoci, forse avete bisogno di stare concentrati per prepararvi alle riprese, forse sarebbe meglio prendere una stanza d'albero...»

Mi sento orribile. Il dispiacere che sta provando è palese dal tono della sua voce. Amiamo stare tutti insieme, so quanto possa mancargli il gruppo e, nonostante l'imbarazzo che provo verso di lui, non voglio condizionarlo fino a questo punto. E poi... Eravamo buoni amici, prima che tutto accadesse...mi rendo conto che mi piacerebbe poter tornare indietro...e magari fermarmi al punto in cui la storia prevedeva me, lui e quella lingua impudente che si ritrova, tra le game…le mie gambe, se non fossi stata abbastanza chiara.

Ok, è evidente che il mio corpo e la mia mente iniziano a risentire del luuuuuungo periodo di pausa che mi sono presa dal sesso per… lavorare? Pensare? Pensare. 

Cerco di tornare in me (e anche di un colore che non sia rosso pomodoro) e rispondo prima che possa farlo Chris.

«Tom! Aspetta… non ci pensare neanche. Questa è casa nostra, c'è una tazza di Loki che ti aspetta» segue un breve silenzio e io incrocio le dita.

«Avete l'Earl Grey, vero?»sorrido: ci siamo capiti e ne sono felice, davvero… magari avesse capito anche la parte della lingua…

SCARLETT!

«Immancabile!… ora però dovremmo andare, Chris: tra poco dobbiamo andare a svegliare i ragazzi…» taglio corto, deve finire questa telefonata, ora!

«Oh sì! Scusa Tom, ma abbiamo organizzato una mega colazione a sorpresa per Rob, e Scar ha da sfornare dei muffin! Ti mando l’indirizzo e tu scrivimi appena atterri!»

«Ecco il perché della sveglia all’alba! Sapevo che avrei dovuto prendere l’aereo ieri…!»

«Tranquillo, ci troverai sommersi dal cibo! Comunque, dobbiamo dirlo a Rob che stai arrivando?»

«No Scar, voglio fargli una sorpresa!» 

«Stiamo esagerando, ha 50 anni, questa è la volta buona che ci resta secco!” 

«Chris!» 

Sento Tom ridere e nonostante so che sarà una settimana particolarmente complicata, spero che alla fine possa aiutarci a superare la soglia di camera mia.

…..

…….

NO! Scarlett, NO! Ripeti, da brava!

“Spero che alla fine possa aiutarci a superare il nostro trascorso e l’imbarazzo”

 

…L’imbarazzo di superare la soglia di camera mia. 

…..

…….

Maledizione!

 

 

•••

 

 

 

POV CHRIS.

 

Sono passate quasi due settimane da che siamo qui. Aspetto. Cosa? Bella domanda. 

Durante i primi giorni di reclusione, i ragazzi sono venuti a turno a bussare alla mia porta, trovandomi esattamente come sto adesso: sul letto, con la schiena poggiata alla testiera, le gambe incrociate e le braccia conserte. Le domande sono sempre le stesse: “Come stai? Tutto bene?” 

Non sono mai riuscito a dare una risposta… perché non lo sapevo, non lo capivo come mi sentissi. La svolta c’è stata quando, alla fine, è salito su Rob. Sì, perché un tipo come lui, che ti trova seduto sul letto, con lo sguardo fisso nel bagno di fronte, ad osservare il tuo riflesso attraverso lo specchio, non ti chiede “come va?”, ma ti chiede “cosa  diavolo stai facendo?”. 

Cosa stavo facendo? Non c’avevo pensato mai. Mi ero soffermato solo a capire, invano, come stessi… eppure, la risposta mi salì spontanea: “sto aspettando”.

Aspettavo…Cosa? 

Aspettavo di sentirmi in pena, ma l’unica cosa che percepivo era tranquillità. Questo mi faceva impazzire. Davvero rompere con quella che era stata la mia donna per due anni, con la quale avevo condiviso una casa, mi stava facendo quell’effetto? All’inizio pensavo che era lo shock, che presto avrei realizzato quello che era successo e che avrei iniziato a soffrirne come un cane…

Errore! Mi sentivo sollevato, dispiaciuto ovviamente, ma… libero. Finalmente. 

Ecco: quelle sensazioni di benessere, mi facevano sentire sporco. 

Avevo un aspetto orribile, non riuscivo a dormire molto la notta e passavo la maggior parte del tempo in palestra o nella mia camera, facendomi vedere dai miei amici il tempo necessario per mangiare qualcosa e fumare una sigaretta. Per tre giorni non avevo parlato con Scarlett come avrei voluto: sentivo che lei mi teneva gli occhi addosso, ma non riusciva a trovare un contatto con me e io non gli rendevo le cose semplici. Non mi andava. Non ce l’avevo con lei, per nulla al mondo, anzi, mi mancava da morire, ma mi sentivo uno schifo…non volevo che mi vedesse, che capisse, che potesse anche solo lontanamente pensare che c’entrasse qualcosa. Perché una cosa l’avevo capita: c’entrava…eccome! Infatti, lei non mi perdeva di vista, ma chi la osservava in modo morboso, ero io…e lo facevo talmente bene, che non si era accorta minimamente del fatto che fossi diventato una specie di stalker. 

Al quinto giorno di mutismo e isolamento, però, Scarlett era entrata nella mia camera, trovandomi nella solita posizione.

 

 

«Cosa ci fai ancora lì?»

«Tu cosa ci fai sveglia?» mi volto a guardarla. Si tortura le mani dietro la schiena, come se questo mi evitasse di capire che si sente nervosa e insicura. Non voglio fare lo stronzo: ricordo perfettamente quello che le ho detto in macchina, la promessa di non lasciarla sola… ma non mi aspettavo di sentirmi così sporco, di volerle stare così tanto accanto da aver paura di starle vicino. 

La osservo: ha un pantaloncino grigio e una maglietta bianca, i pieni nudi. Continuo a guardarla e lei non sembra volersi schiodare da lì, ma inizia a sfregarsi le braccia con le mani. Devo smetterla di guardarla… 

«Si gela qui dentro…dovresti coprirti, ti beccherai un raffreddore. Il meteo ha annunciato un paio di giorni più freddi del solito, forse pioverà…» mi volto verso le finestre e in effetti sono aperte e io non ho la maglietta.

«Scar… stiamo davvero parlando del meteo?»

«Mi manchi»

Anche tu. 

«Avevi detto che non mi avresti lasciata sola…avevi detto che saresti stato bene…che noi eravamo ok. Allora, se è così, non allontanare anche me»

In questo momento i suoi occhi sono ancora più grandi del solito, lucidi e spaventati. Non mi serve guardarla per saperlo. Lo so e basta. 

Sento il materasso sotto di me abbassarsi e mi rendo conto che mi si è seduta accanto…

Non guardarla, brutto stronzo maledetto, non devi guardarla!

«Tu avevi detto che eri confusa… che avevi bisogno di tempo, di calma…beh, anche io… è quello che sta succedendo…»

«Chris, guardami!» 

Non posso fare altro che obbedirle. 

«Io non ho bisogno di tempo… ho bisogno di te!»

Sì…ha gli occhi enormi.

Vorrei… poterla accarezzare. Mi manca in un modo così strano, a livello mentale, fisico…epidermico. Vorrei dormire con lei, come abbiamo sempre fatto… ma mi spaventa. Non mi fido di me…e qualcosa mi dice di non fidarmi di “noi”. 

«Cosa ci sta succedendo?» lo sussurro appena, il corpo e l’anima in tensione. La vedo persa per un attimo, respira più velocemente…forse non si aspettava una domanda del genere. Forse…forse non mi chiederà: “di cosa parli?”…non so davvero cosa sperare…

«Io… non lo so, ma chiudermi con te è qualcosa che non farò: non ci serve e non voglio…e non mi importa più niente di tutto il mondo. Mi importa di me e di te…»

Mi sembra di riprendere a respirare di nuovo…non perché i miei mostri interiori e le mie domande abbiano trovato pace, né lo schifo per me stesso è svanito nel nulla… ma perché non sono solo in tutto questo. C’è lei. 

«Vieni qui…» anche a me non mi importa quanto in realtà sia spaventato, non mi importa di niente.

La prendo per un polso e la tiro a me, apro le gambe per farle spazio, in modo che possa poggiare la schiena sul mio petto. Sento il suo corpo rilassarsi contro il mio e quasi la lancio via quando sento quei piccoli ghiaccioli che si ritrova al posto dei piedi, cercare calore suoi miei.

«Ma sei morta per caso?!»

«E tu non lo sai che io ho sempre mani e piedi congelati, per caso?»

Se la ride…potrei ucciderla di solletico, ma mi blocca rendermi conto di quanto sia intima tutta questa situazione e di come per noi, in effetti, sia la normalità.

Sorrido sulla sua spalla, afferro la coperta con una mano e ci copro alla buona, iniziando a stringerla con le braccia, intrecciando le mie gambe alle sue…sento le sue mani accarezzarmi lentamente… il suo odore. Così suo…eppure, così simile al mio. 

 

Dopo quella notte le cose tra noi sembra che siano tornate come prima: niente più tensioni, discussioni o mutismi… 

Non abbiamo più dormito insieme. Questo non è poi così strano, in fin dei conti, non è che siamo soliti farlo SEMPRE. 

La cosa strana, in realtà, è un’altra. La sera, quando tutti sono nelle loro camere, lei si presenta nella mia: abbassa la maniglia della porta con il gomito ed entra con due tazze di tisana, camomilla o quello che è, me le passa mentre sono seduto sul letto, chiude la porta e poi mi raggiunge, accucciolandosi, come quella notte, tra le mie braccia. Abbiamo passato così le notti, guardando un film in tv, parlando dei prossimi progetti, delle nostre famiglie, dei ragazzi, della scena che dobbiamo iniziare a preparare prima o poi e, inevitabilmente, di sesso (il che è del tutto normale per noi)…e mai, è rimasta per dormire. Non so perché, non ho voluto chiederglielo…e a me, forse, va bene così…

Nel senso… ecco, tornando al discorso “sesso”, è imbarazzante svegliarsi con una donna, con la quale non puoi permetterti di avere certe reazioni fisiche e che sono difficilmente camuffabili…e no, di questo non ho intenzione di parlarne con lei. 

Va bene che non è qualcosa che posso controllare, ma… ecco, non credo sia mai successo in passato e da quando siamo qui insieme, tendiamo a stare particolarmente appiccicati a letto… 

È imbarazzante, inappropriato… e non voglio trovarmi nella condizione di non riuscire a pensare lucidamente, perché  questo è quello che sta succedendo. 

Il problema è…non si può spiegare come sia incredibilmente calda e liscia la sua pelle, ok?!?!…durante il giorno sono sicuro che non sia come appena sveglia! Che sia bollente non è una cosa speciale, lo so, ma Dio…al tatto è la cosa più morbida e perfetta che io abbia mai toccato nella vita! E di pelli ne ho toccate parecchie, non perché voglia fare il playboy di Hollywood, ma di certo non è la prima donna che accarezzo… lei è…

…..

…….

Maledizone! 

Ma quanti anni ho?! Devo darmi una calmata, sto parlando di Scarlett… la mia migliore amica, cazzo, mi dovrebbe fare repulsione un’idea del genere, non eccitarmi come un ragazzino… è Scarlett! 

…..

…….

È Scarlett, appunto. 

Qui ho bisogno di una doccia fredda, anche se una vocina proveniente dai recessi della mia mente dice che non porterà via la mia vergogna, mentre l’altra mi dice che dovrei trovarmi uno sfogo…per placare gli ormoni impazziti…perché di questo si tratta, va bene?! Niente di romantico o trascendentale…ho bisogno di una scopata, semplice sesso, ecco. 

Non faccio in tempo ad alzarmi dal letto, che il soggetto dei miei assurdi pensieri fa irruzione in camera. Ha il viso stravolto…va bene che si sarà svegliata prestissimo per preparare la colazione, ma ha le guance chiazzate di rosso, il fiatone e si passa le mani tra i capelli sporchi di farina.

«Che hai?» non posso evitare di ridacchiare, è davvero buffa, non penso che sia il caso di preoccuparsi, anche se è parecchio agitata. 

«Tom. Sarà qui stasera e si fermerà da noi, non so per quanto…»

Ooook…ora, forse un pelino preoccupato lo sono… ovviamente per lei, insomma, non voglio che ci stia di nuovo male.

«Oh…come ti senti?» la vedo spostare lo sguardo ovunque e deglutire diverse volte. 

«La verità?» mi domanda e io le faccio cenno di sì con la testa, mentre apro la bottiglietta d’acqua poggiata sul mio comodino, iniziando a bere a piccoli sorsi…

«Sento che mi servirebbe una scopata… semplice sesso»

I piccoli sorsi rischiano di uccidermi e mentre lei mi guarda con gli occhi sgranati, poggiata alla porta della mia camera, io tossisco come un dannato.

…..

…….

No. Non credo che il sesso possa più essere un argomento di conversazione per noi.

Maledizione!












 

•••Spazio Autrice•••

Ciao a tutti :) come avevo promesso, sono qui prima del solito...ed ecco un nuovo capitolo (particolarmente lungo, forse)!
La grande novità è il narratore in prima persone...cioè... ce ne sono due! 
Volevo tentare questa cosa, forse non è una grande mossa avendo scritto i primi dieci con un POV unico ed esterno. Voi fatemi sapere cosa ne pensate, io mi sono divertita a scriverlo, nonostante sia stato tutt'altro che semplice!
Per quanto riguarda la trama, c'è un piccolo salto avanti (sono passati una decina di giorni dalla partenza di Jenny) e un paio di flashback...con l'entrata in campo di una vecchia conoscenza...e soprattutto: il compleanno del mio amore! sì, perchè Chris sarà sempre il Capitano del mio cuore...ma Rob è il primo amore e quello non si scorda mai, si sa :) 

Bene, spero che riusciate a vedere le immaginie e che vi sia piaciuto questo capitolo così diverso.
Ringrazio tanto voi che seguite questo mio film mentale, con la speranza che diventi anche vostro :) 
Grazie in particolare alle carinissime Francesca_Cattelan e Lulu17 per le fantastiche recensioni che mi hanno lasciato...è bellissimo tutto questo!!! 

Un bacio,
Lily <3 




 

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