Cavillo Geographics.

di AdhoMu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Corvus Glacialis Cornix. ***
Capitolo 2: *** Ovis Aries Incantatus. ***
Capitolo 3: *** Meles Toscae. ***
Capitolo 4: *** Caeruleus Atlantici. ***
Capitolo 5: *** Chlamydodraco Australis Salsus. ***
Capitolo 7: *** Ornithomagicus Australiensis. ***



Capitolo 1
*** Corvus Glacialis Cornix. ***


Nome scientifico: Corvus Glacialis Cornix
Nome comune: Cornacchia Glaciale

* Scritta in collaborazione con GattyP

1. Apparenza:
Volatile appartenente alla famiglia dei Corvidi Magici, esibisce una livrea completamente nera in tutte le fasi del suo sviluppo eccetto alla nascita, quando si presenta interamente ricoperto da piumino grigio-fumo.
Le penne della Cornix sono impermeabili, il che le permette di volare tranquillamente anche in caso di pioggia o di abbondanti nevicate. La colorazione nera del manto assume differenti nouances d'ombra e di buio a seconda dell'ambiente in cui si trova; quando investito dalla luce, il piumaggio presenta un aspetto lucido e riflettente, come l'ossidiana o il vinile. La punta delle penne presenta una speciale configurazione che permette alla Cornix di volare senza produrre il minimo rumore.
Le zampe sono rivestite di pelle cornea e nera dall'aspetto rugoso e coriaceo, con speroni e arti tridattili dotati di artigli allungati non retrattili. Lungo le caviglie, al di sopra delle zampe, si sviluppano solchi circolari che permettono di calcolare approssimativamente l'età dell'uccello: ad ogni solco corrisponde una reincarnazione (--> cfr. 2. Genesi).
Il becco, parimenti, è completamente nero, estremamente lucido e molto appuntito e resistente. Il colore degli occhi varia dal rosso (più diffuso), al giallo nei maschi, mentre nelle femmine si spazia dal caffè (questi esemplari risultano praticamente monocromatici) a rarissimi casi di azzurro pallido.
Le sue dimensioni sono superiori a quelle delle cornacchie comuni; sono stati osservati alcuni esemplari dotati di un'apertura alare di circa 1,2 metri.

2. Genesi:
Si tratta di un uccello praticamente immortale (eccetto per i casi di morte violenta) e costituisce una sorta di 'opposto teorico' delle Fenici, tradizionalmente legate al fuoco.
Ancor oggi è sconosciuto il processo che porta alla prima nascita degli esemplari.
Quando diviene troppo vecchia, la Cornix si autoiberna in un blocco di ghiaccio e regredisce piano piano fino allo stato di uovo, che va poi covato al freddo e al buio per una settimana. Quando il pulcino è pronto per (ri)nascere il ghiaccio si scioglie e il piccolo fora il guscio col becco.
Il ciclo di rigenerazione dura ventun giorni così suddivisi:
Regressione: 1 settimana
Cova: 1 settimana
Scioglimento dell'involucro e rinascita: 1 settimana
In natura, tutto il ciclo di rigenerazione avviene in caverne buie e umide.
La durata media di ciascuna reincarnazione è di circa 10 anni.

3. Comportamento:
La Cornix è un animale quasi esclusivamente notturno: predilige muoversi al buio, preferibilmente nelle notti senza luna, e si avventura alla luce del sole soltanto in casi eccezionali. Ama le temperature rigide ed è estremamente schiva e silenziosa. Molto raramente produce un intenso gracchiare dai toni bassi.
Osservata allo stato brado, tende a riunirsi in piccoli gruppi che non oltrepassano i tre esemplari; più spesso è vista agire in solitudine.
I casi di Cornix domestiche sono rarissimi ma, parimenti alle Fenici, gli esemplari addomesticati si dimostrano eccezionalmente fedeli e affezionati ai loro proprietari, prediligendo alcuni membri della famiglia ad altri. Analogamente ai gufi possono essere utilizzate per il servizio postale notturno, dal momento che accettano di recapitare lettere e piccoli pacchi.
In natura le Cornix si nutrono prevalentemente di salamandre, che le aiutano a regolare la temperatura corporea; in cattività sono invece solite alimentarsi di becchime congelato.

4. Habitat/Diffusione:
L'habitat naturale delle Cornix sono le pendici rocciose, preferibilmente prive di vegetazione; piuttosto diffusi nell'Europa Orientale, i gruppi più numerosi sono stati osservati in Romania, sulla catena dei Carpazi.

5. Curiosità:
Le abitudini delle Cornix hanno fatto sì che, storicamente, questi uccelli siano stati spesso associati alla Magia Oscura, cosa non necessariamente vera.
Alcuni grandi maghi del passato hanno posseduto esemplari addomesticati di Cornix. Fonti storiche accreditate ne attribuiscono il possesso all'indovino tebano Tiresia e all'alchimista scozzese Michael Scot.
Attualmente, su tutto il territorio del Commonwealth vi sono soltanto due casi registrati di Cornix domestica, rispettivamente appartenenti alle famiglie Macnair-Spinnet, in Australia, e O'Neil-Anderson, in Irlanda.
La Cornix appartenente alla famiglia Macnair-Spinnet risponde al nome di Zlatan, è femmina ed è alla 36° reincarnazione. È stata regalata a Walden Macnair, zio dell'attuale proprietario, dal noto Mangiamorte Antonín Dolohov, che se ne appropriò indebitamente in natura quando questa si trovava in fase di ibernazione.
L'origine della Cornix appartenente agli O'Neil, precedentemente appartenuta alla famiglia MacDonald è sconosciuta. L'uccello, chiamato Blacky, è un esemplare maschio ed è alla sua 49°reincarnazione. Sono già in fase di preparazione grandi festeggiamenti da parte degli O'Neil in occasione di quella che sarà la sua 50° rinascita.

Note non scientifiche:
In questa Raccolta saranno riunite schede pseudo-scientifiche degli animali magici che ho inserito nelle mie storie. Non so come mi è venuta quest'idea, ma effettivamente gli animali mi sono sempre piaciuti, probabilmente perché sono una Tassorosso. Forse sono anche stata indotta dalla recente uscita al cinema di Animali Fantastici 2, che però, parimenti al primo episodio, non ho visto.
La Cornix Zlatan è citata nella mia long L'Assistente di Pozioni, mentre Blacky compare con frequenza nelle storie di GattyP, che ha aggiunto importanti particolari a questa specie e che mi ha gentilmente autorizzata a citarlo, oltre ad aiutarmi nella stesura di questa scheda.

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Capitolo 2
*** Ovis Aries Incantatus. ***


Nome scientifico: Ovis Aries Incantatus
Nome comune: Pecora Vello Magico delle Shetland


1. Apparenza:
Le Pecore Vello Magico delle Shetland, anche chiamate semplicemente "Vello Magico", sono ovini di media grandezza, dall'aspetto leggermente tozzo ed estremamente lanosi.
I maschi sono un po' più grandi delle femmine e ostentano, dal quinto anno di vita in poi, le caratteristiche corna arrotolate a spirale. Il numero di giri delle corna costituisce un buon parametro per determinare l'età approssimativa dell'esemplare. Le corna presentano riflessi iridescenti e, la notte, s'illuminano di una debole luminescenza: i magizoologi affermano che questa caratteristica sia stata sviluppata in natura, quando gli arieti costituivano una sorta di guida per le greggi durante le migrazioni e dovevano pertanto risultare sempre visibili, di giorno e di notte.
La lana Vello Magico presenta un aspetto variegato e cangiante ed è estremamente pregiata: nella sua variante più diffusa è di base color crema, con riflessi che variano dal dorato all'argenteo. Zampe, muso e orecchie sono neri, rivestiti da corto pelo simile a velluto. Gli zoccoli sono bifidi e cornei, anch'essi neri.
Molto di rado capita però che nascano agnelli con i colori invertiti (il muso e le zampe bianche e la lana nera): si tratta di esemplari rarissimi, quasi sempre di sesso maschile, chiamati Inversus. In questo caso, il filato ottenuto dalla loro lana presenta una tonalità d'ombra compatta; a causa della loro rarità, gli scampoli di Inversus possono essere venduti ad un prezzo anche cinque volte superiore a quello della normale lana Vello Magico (già di per sé carissima).
Secondo quanto riportato da Cormac McLaggen, uno dei più competenti allevatori di Vello Magico dei nostri giorni, i panneggi ricavati dalla lana di queste pecore "non si infeltriscono, non creano pallini, non si assottigliano né si induriscono. Non invecchiano. Sono sempre morbidi: più caldi della lana normale, più leggeri di qualsiasi altro filato".

2. Comportamento:
Le Vello Magico sono pecore molto resistenti, nate per vivere in climi rigidi e su territori costantemente spazzati dai freddi venti boreali.
Allevate dalle Comunità Magiche del Nord da tempi immemorabili, sono bestie eccezionalmente docili ed obbedienti ma, all'occorrenza, possono rivelarsi estremamente cocciute e testarde. Gli allevatori sono soliti radunare le greggi avvalendosi dell'aiuto di cani da pastore della razza Magic Collie.
Le Vello Magico sono animali gregari, abituati a radunarsi in greggi di dimensioni variabili che vanno dai nuclei familiari da una decina di esemplari a gruppi che contano centinaia di capi. Si ritiene che questo comportamento sia istintivo e che sia stato sviluppato sia per motivi termici (quando le temperature si fanno troppo rigide, le pecore si scaldano a vicenda) che di difesa nei confronti dei loro unici predatori naturali, i Draghi Neri delle Ebridi.
A questo proposito, sono state osservate scene molto interessanti di gruppi di Vello Magico capaci di confondere i Neri e di sventarne gli attacchi grazie alla velocità di cui dispongono, oltre alla capacità di scartare e di cambiare direzione molto rapidamente; questa tecnica di difesa diviene ancor più efficace in caso di gruppi numerosi, capaci di spostarsi sull'erba con un moto simile a quello delle particelle atomiche impazzite.
Le Vello Magico hanno una dieta molto particolare e limitata, costituita da eriche rosa e cardi spinosi imbevuti di Aurora Boreale; si ritiene che la luminosità e gli effetti cangianti presentati dalla loro lana siano dati appunto da quest'ultimo ingrediente.

3. Habitat/Diffusione:
La Vello Magico è una razza originaria delle Isole Shetland, ma è diffusa in tutto il territorio Nord della Gran Bretagna, tanto sulla terraferma scozzese quanto, soprattutto, sulle Innse Gall (Ebridi), Orkneyjar (Orcadi) e Shealtainn (Shetland). Alcuni piccoli gruppi vengono allevati anche in Islanda e nell'Irlanda del Nord.
In tempi recenti, alcune Vello Magico sono state portate in Australia e incrociate con le rinomate Magimerinus, ottenendo una razza similaree ma allevabile in un contesto climatico opposto all'habitat originario, nonché alimentabile con eucalipto e sterpi dell'Outback.
I maggiori e più tradizionali allevamenti di Vello Magico sono il McLaggen/Macdonald e il McDougall/Buchanan, entrambi ubicati sulle Shetland; l'allevamento McLaggen/Midgen, insediato sulle Orcadi nei pressi del villaggio di Stenness, pur essendo di fondazione più recente, è considerato uno dei più promettenti grazie ai suoi metodi di zootecnimagica sperimentale introdotti da Eloise Midgen, rinomata veterimagica gallese.

4. Curiosità:
Le streghe tessitrici del Nord lavorano la lana delle Vello ai ferri magici (strumenti acuminati d'argento massiccio, capaci di seguirle levitando); ciascuna di loro mette a punto uno speciale motivo decorativo capace di identificare l'indentità di ciascuna tessitrice.
Tutti gli anni ad agosto, in occasione della Grande Tosatura, nei pressi di Biggins sull'Isola di Papa Stour (Shetland) si tiene la tradizionale Sagra del Vello Magico, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. L'evento attrae curiosi, esperti e simpatizzanti di mezzo Mondo Magico e conta con la presenza degli stands dei principali allevatori, oltre ad intrettenimento gastronomico (assolutamente da provare la gustosissima Pecora Fritta e lo squisito Bacon di Montone) ed importanti eventi ludici, come il tradizionalissimo torneo di Acchiappapecora.
Recentemente, studi approfonditi realizzati da Xenophilius Lovegood hanno inoltre messo in luce un'interessante corrispondenza fra il terzo Dono della Morte e la lana Vello Magico.
Partendo dalla Storia dei Tre Fratelli tramandata da Beda il Bardo, Lovegood ha ricostruito la storia del Mantello dell'Invisibilità donato dalla Nera Signora a Ignotus Peverell, incrociando queste informazioni con i dati estratti da scritti apocrifi del XI secolo, secondo i quali all'esatto scoccare della mezzanotte del 1°gennaio dell'anno Mille, nei pressi di Aywick sull'Isola di Yell (Shetland) si verificò la nascita di un raro agnello femmina di tipo Inversus, che presentò fin da subito proprietà magiche fuori dal comune.
Si ipotizza pertanto che il tessuto del Mantello dell'Invisibilità usato dalla Morte e successivamente donato al terzo fratello sia stato ricavato dalla filatura della lana di questo specifico esemplare che, secondo le fonti, venne chiamato Sgàil (in gaelico scozzese: "Shadow", ombra). Ciò spiegherebbe perché il Mantello dell'Invisibilità posseduto da Ignotus Peverell e dai suoi eredi non abbia perduto il suo potere nel corso del tempo divenendo opaco, cosa che accade sistematicamente nel caso dei capi realizzati in lana di Camuflone, filato solitamente associato al leggendario Dono della Morte.

Note non scientifiche:
Le pecore Vello Magico sono animali molto ricorrenti nelle mie storie dal momento che Cormac McLaggen è uno dei miei personaggi preferiti (!) e io cerco sempre di infilarlo un po'ovunque (a proposito: nel mio HC, il suo Patronus è un argentato ariete Vello Magico, tanto per intenderci).
Al di là della sua presenza o meno, comunque, le Vello Magico compaiono quasi sempre quando si parla di Scozia.Troviamo quindi tracce di queste nobili bestie in Appuntamento al Buio...pesto Peruviano, Le prodigiose sorprese di un Armadio Svanitore e La cura universale.
Peraltro, la prima bacchetta di Bastian Macnair (quella che è stata fatta allegramente a pezzi da suo zio Walden con un colpo di mannaia) era di ebano con nucleo di lana Vello Magico.

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Capitolo 3
*** Meles Toscae. ***


Nome scientifico: Meles Toscae
Nome comune: Tasso di Tosca


1. Apparenza:
Il Tasso di Tosca, altresì chiamato Tasso (con la T maiuscola), è un mammifero magico dall'aspetto del tutto simile a quello del tasso comune (Meles Meles), dal quale tuttavia si distingue a causa della lingua color giallo-zafferano e, soprattutto, in virtù delle sue proprietà magiche. In linea di massima, comunque, i babbani tendono a non accorgersi affatto di suddette differenze.
Come nei tassi comuni, il muso è bianco e dotato dell'inconfondibile mascherina nera che congiunge il naso alle orecchie, anch'esse di colore scuro ed eccezionalmente morbide. Le zampe nere e corte sono dotate di unghioni massicci, che servono loro per scavarsi le tane e per sbaragliare le creature magiche oscure. Il resto del pelo è grigio; rispetto a quello dei Meles Meles, assume però una tonalità argentata simile a quella dei Patronus, soprattutto la notte. Grazie all'eccezionale compattezza della sua pelliccia, il Tasso è inoltre immune all'infestazione di parassiti, Chizpurfle inclusi.
La bocca è dotata di canini affilati; le orecchie, morbidissime e vellutate, godono di un udito sopraffino. L'olfatto, parimenti, è estremamente sensibile; non così la vista, che è piuttosto limitata. Recenti test hanno messo in luce il fatto che i Tassi vedono "in giallo e nero".

2. Comportamento:
Universalmente associati alla Magia Bianca, i Tassi sono animali socievoli sia in cattività che allo stato brado.
È sempre il Tasso (e mai il contrario!) a scegliere il mago o la strega cui farà compagnia per il resto della vita; quando ciò avviene, l'animale lascia spontaneamente i boschi (che però tornerà a frequentare spesso per fare visita ai parenti) e si installa nell'abitazione del suo nuovo amico, manifestando spesso una spiccata predilezione per i tappeti pelosi posizionati nei pressi dei camini.
In natura, invece, i Tassi sono soliti riunirsi in piccoli gruppi familiari molto uniti ed affiatati, che vivono, cacciano e dormono insieme.
Durante l'inverno i Tassi selvatici vanno in letargo, per poi tornare a manifestarsi in tutto il loro argenteo splendore con l'arrivo della primavera (famosissimo l'arazzo conservato ad Hogwarts, intitolato "Madama Tosca apre le danze", in cui Tosca Tassorosso cammina nel bosco seguita dai suoi Tassi e, laddove essi passano, sbocciano fiori). I Tassi domestici non vanno in letargo, ma tendono ad assumere atteggiamenti scandalosamente pigri.
La loro dieta è molto varia e include i Vermicoli, le Bisce Buie, le uova di Ashwinder (grazie al loro appetito vengono sventati ogni giorno numerosi incendi) e la melassa di Glumbumble; nei Tassi quest'ultima, che solitamente provoca uno stato di cupa malinconia in chi la consuma, suscita invece una sorta di frenetica euforia. Vanno anche ghiotti di insalate di fiori gialli come i bottondoro, i denti di leone e i girasoli.
Le loro pietanze preferita, però, sono senza dubbio le ghiande prodotte dalle Querce Pluricentenarie (alberi ai piedi dei quali, peraltro, i Tassi sono soliti scavare le loro tane), nonché i papalla, speciali tuberi che crescono fra le radici dei Platani Picchiatori.
In natura, i Tassi sviluppano una sorta di rapporto simbiotico con gli Jarveys, grossi furetti magici parlanti, che si nutrono all'incirca delle loro stesse prede e con i quali i Tassi condividono le tane nei mesi invernali, probabilmente aiutandosi gli uni gli altri a superare la noia del letargo raccontandosi storie vicendevolmente.
La loro attrazione per gli oggetti di colore giallo è sfruttata anche dai magispeleologi, che se ne avvalgono per individuare i giacimenti di topazi.

3. Habitat/Diffusione:
I Tassi sono diffusi in quasi tutte le aree boschive dell'Europa continentale e delle Isole Britanniche. Prediligono le macchie dense e ombrose, protette da alberi con chiome frondose e fitte e preferibilmente dotate di sottoboschi di morbide felci. Dal momento che si nutrono di creature magiche potenzialmente nocive e/o legate alla magia oscura, essi sono considerati i protettori dei boschi e delle foreste in cui vivono.
In Gran Bretagna occupano prevalentemente le regioni centrale e meridionale, laddove si registra ancora un discreto numero di querce suppergiù originate ai tempi dei Fondatori.
Storicamente, i gruppi più numerosi di Tassi popolano la Foresta di Sherwood e la Foresta di Dean. Un nutrito gruppo vive nella Foresta Proibita prossima ad Hogsmeade e ad Hogwarts; nelle notti di novilunio, non di rado, i suoi membri possono essere osservati mentre si cibano delle ghiande di Lady Oak, una quercia che supera i mille anni di età e che, secondo quanto tramandato nelle leggende locali, si sviluppò da una ghianda incantata da Tosca Tassorosso.

4. Curiosità:
Alcuni dei più eminenti erbologi del passato e dell'attualità posseggono Tassi da compagnia che, avvalendosi del loro poderoso olfatto, li aiutano nel riconoscimento di erbe e funghi magici. Uno dei più famosi è Torquato, un esemplare maschio assai longevo appartenente alla prof.ssa Pomona Sprite che, durante le ore diurne, viene spesso visto sonnecchiare all'interno delle serre di Hogwarts.
Analogamente, i Tassi sono spesso scelti come mascottes dai pozionisti: il dottor Ieronimus Whistler, Primo Istruttore del corso di Pozioni Avanzate presso la Cambridge Magical University, possiede un Tasso femmina chiamato Yvonne, particolarmente abile nell'identificare i veleni di classe XXX.
I Tassi si manifestano nell'esecuzione di un particolare incantesimo chiamato Magma Toscae, che può essere evocato soltanto dai membri (attuali e passati) della Casa giallonera. Ideata dalla Fondatrice a partire dal presupposto che "un buon Tassorosso è adepto alla non-violenza", costituisce una fattura di tipo difensivo-offensivo nel senso che se, da una parte, può essere usata solo per legittima difesa, dall'altra provoca effetti gravi e irreversibili. La formulazione dell'incantesimo genera la fuoriuscita, dalla punta della bacchetta, di un fiotto di lava gialla dalla consistenza densa e viscosa, capace di inglobare l'avversario e pietrificarlo all'istante. Qualche attimo prima di centrare l'obiettivo, la materia amorfa assume l'inconfondibile forma di un Tasso con gli unghioni sguainati.
La tradizione narra che Tosca Tassorosso si circondasse di numerosi Tassi, che erano soliti seguirla come in un corteo; il suo favorito, comunque, era il leggendario Pagú, un esemplare straordinariamente impavido e fedele.


Note non scientifiche:
Pagú, il Tasso preferito di Tosca Tassorosso, fa la sua comparsa nella (da poco iniziata) long Sotto Spirito, dedicata al personaggio di Cedric Diggory e ai Fantasmi di Hogwarts. *spoiler*L'incantesimo Magma Toscae è usato da Eean Avery contro suo fratello Aidan nelle battute finali de L'Armadio Svanitore. Il dottore Whistler è invece citato di sfuggita ne L'Assistente.
* Tutte le creature citate in questa scheda, eccezion fatta per le Bisce Buie, compaiono nel libro Gli animali fantastici: dove trovarli di JK Rowling.

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Capitolo 4
*** Caeruleus Atlantici. ***


Nome scientifico: Caeruleus Atlantici
Nome comune (italiano): Azzurro delle Azzorre
Nome comune (portoghese): Azul dos Açores
 
1. Apparenza:
Gli Azzurri delle Azzorre (Azuis dos Açores) sono draghi di media grandezza snelli, aerodinamici ed idrodinamici al tempo stesso, giacché mantengono uno stile di vita ibrido, dividendo il proprio tempo in parti uguali fra acqua, terra e cielo. 
In acqua le loro ali, allungate e costituite da una membrana spessa e impermeabile, possono essere usate come pinne; per lo stesso motivo, le zampe munite di artigli sono palmate, mentre la punta della coda presenta un disegno simile a quello delle pinne caudali delle balene. 
Le loro squame sono molto dure e presentano una colorazione variegata, che va dal bianco a toni di azzurro via via più intensi, fino al blu ultramarino. Quando colpite dal sole, le squame producono bagliori simili alla ceramica smaltata; sotto di esse, i draghi sono in grado di immagazzinare ossigeno, il che permette loro di immergersi nell'Oceano a profondità elevate mantenendo apnee prolungate. I bagliori delle loro squame li aiutano invece ad orientarsi nell'oscurità degli abissi.
La testa allungata è sormontata da una cresta bassa (blu scura nei maschi e bianca nelle femmine), che prosegue lungo il collo, sul dorso e sulla coda.
Gli occhi sono celesti e dotati della caratteristica pupilla verticale; in ambiente acquatico, vengono protetti da una membrana retrattile trasparente simile a quella delle anatre.
 
2. Comportamento:
Gli Azzurri hanno una dieta piuttosto varia a base di pesci, crostacei e frutti di mare, spesso conditi da alghe che li aiutano a mantenere pulito l'intestino. Alcuni esemplari di grosso calibro sono soliti nutrirsi di squali. 
Solitamente i draghi si riuniscono in coppie fedeli; tuttavia, quando necessario, essi ristabiliscono i legami familiari e si aggregano in gruppi più numerosi. Un esempio tipico di questo comportamento è la Caccia al Calamaro Gigante, che gli Azzurri svolgono in maniera collaborativa immergendosi insieme nelle profondità oceaniche.
Bizzosi e ribelli, gli Azzurri non sono draghi adatti all'allevamento diretto; i maghi e le streghe che si occupano di loro sono abituati a mantenersi a rispettosa distanza e si avvicinano loro solo quando esplicitamente richiesto, o per motivi strettamente necessari.
 
3. Habitat/Diffusione:
Gli Azzurri sono osservati esclusivamente sulle isole e sui faraglioni che compongono il remoto arcipelago delle Azzorre. 
Il loro ambiente preferito è senz'altro quello acquatico, ma sanno anche compiere lunghi voli da un'isola all'altra e muoversi con grazia e velocità sulla terraferma, arrampicandosi senza sforzo sulla nuda roccia dei faraglioni sui quali, peraltro, costruiscono i loro nidi di alghe marine. I nidi sono solitamente posizionati piuttosto in basso per fare sì che gli spruzzi idratino regolarmente le uova, ma non abbastanza da permettere che le mareggiate se li portino via.
Per occuparsi della loro tutela, le famiglie discendenti dagli stregoni Algos (i primi ad abitare la regione, fin dai tempi pre-colonizzazione) hanno istituito la Reserva Nacional Mágica de Açores, con sede sull'isola di São Jorge e sottosedi sulle isole di Graciosa, Terceira e Corvo.  
 
4. Curiosità:
Antiche cronache di navigatori rivelano che l'arte degli "azulejos" (piastrelle) bianchi e blu, diffusissimi in Portogallo e nelle sue Colonie, fu inizialmente ispirata dalla bellezza di queste bestie, con cui i colonizzatori entrarono in contatto nel XV secolo quando raggiunsero per la prima volta le isole Azzorre.    
Purtroppo però, dovuto al fatto che la religione cattolica individuava nei draghi un simbolo del Maligno, i portoghesi iniziarono ben presto a cacciare spietatamente gli Azzurri e a decimarli; São Jorge, l'isola che costituisce il principale santuario di queste nobili bestie, fu durante tutto il XVI secolo un triste teatro di stragi di uova e di cuccioli e, non a caso, venne battezzata con il nome del Santo uccisore di draghi per antonomasia.
I discendenti degli Algos reagirono prontamente e si organizzarono per garantire la salvaguardia degli ultimi esemplari rimasti; da allora, le colonie (nel frattempo leggermente rimpolpate) di Azzurri delle Azzorre vengono tutelate da maghi e streghe che,  avvalendosi di incantesimi ad alta protezione, le mantengono celate agli occhi dei babbani.
Nonostante gli sforzi delle famiglie di maghi che se ne occupano da secoli, gli Azzurri delle Azzorre sono attualmente minacciati di estinzione: le stragi commesse dai primi colonizzatori, infatti, hanno significativamente impoverito il patrimonio genetico della specie tanto che oggigiorno, dopo secoli di isolamento, molti draghi nascono sterili e non riescono a riprodursi. 
Una buona notizia è stata però diramata dai veterimagici dell'Università Magica di Coimbra: è stato scoperto, infatti, che esiste un'insospettabile (ma interessantissima) corrispondenza genetica fra gli Azzurri delle Azzorre e i Neri delle Ebridi, con una compatibilità di DNA che sfiora l'85%. Si spera quindi di poter indurre degli incroci fra alcuni esemplari di Neri e di Azzurri, i modo da salvare questi ultimi dall'incombente estinzione.
 
Note non scientifiche:
Questa scheda è dedicata a Ems, alla quale devo la genesi degli Azzurri delle Azzorre che ho inventato per fare da corollario a Maitê, l'OC partecipante alla sua interattiva Dragon Trainer. Grazie per avere stimolato la mia fantasia, portandomi ad inventare questi bei draghi color del mare!

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Capitolo 5
*** Chlamydodraco Australis Salsus. ***


Nome scientifico: Chlamydodraco Australis Salsus
Nome comune Clamidodrago; Clamidodrago Australiano; Clamidodrago Salato
 
1. Apparenza:
I Clamidodraghi sono drgahi snelli e scattanti, simili ad enormi lucertole lunghe e sottili.
Privi di ali, sono capaci di nuotare e di spostarsi fulminei sulla terraferma, spesso e volentieri correndo sulle robuste zampe posteriori che, oltretutto, permettono loro di compiere lunghi balzi.
In proporzione al resto del corpo la coda è molto lunga e sottile all'estremità; non di rado i draghi la usano come timone (in acqua), come contrappeso (in corsa) e come frusta (durante i combattimenti).
Le squame, di colore variabile in base all'incidenza della luce, sono rese dure e riflettenti dallo strato di cristalli di sale che si accumulano sull'epidermide (cfr 3. Habitat). Quando i Clamidodraghi si agitano, le squame che cadono a terra in gran numero si rivelano estremamente pericolose, rigide e taglienti come grandi rasoi.
Le quattro zampe sono coronate da artigli acuminati, che servono loro per scavare nel sale e per agguantare le prede.
Il tratto più caratteristico di questi draghi è senza dubbio lo spesso collare di pelle che circonda la loro testa: quando la bestia si trova a riposo esso si mantiene abbassato, come una mantellina. In caso di minaccia, pericolo e attacco, però, il collare viene eretto andando a creare una terrificante raggiera che i draghi, tra l'altro, sono soliti aprire e chiudere rapidamente per alimentare il fuoco, come si trattasse di un enorme mantice (i Clamidodraghi figurano fra le specie di drago più ignivome che esistano).
Alla base del collare, nell'incavo del collo e ben protette dagli strati di pelle, i Clamidodraghi presentano speciali ghiandole in grado di produrre un veleno letale, che viene usato per cacciare o difendersi.
 
2. Comportamento:
I Clamidodraghi rappresentano la quint'essenza dei draghi selvatici.
Infidi e pericolosi, questi animali essenzialmente solitari sono dotati di un arsenale di strumenti letali (artigli, coda, fauci, fuoco, veleno) che li rende impossibili da allevare e praticamente inavvicinabili.
Nel corso dei secoli gli stregoni aborigeni hanno stabilito con loro un rapporto di cauto rispetto reciproco e sono riusciti a mettere a punto alcuni stratagemmi per rapportarsi con loro in caso di bisogno.
Per richiamarli vengono usate grandi conchiglie di Nautilus soffiate a mo' di corni, che producono un suono basso e profondo simile ad un Moo prolungato. La frequenza del suono è in grado di risvegliare i draghi dal loro costante sonnecchiare. Per evitare di essere attaccati dalle bestie, gli stregoni usano decorarsi il corpo con pitture rituali bianche e rosse a base di terra e di calce. I disegni devono essere applicati in occasione di specifiche cerimonie. Un'usanza aborigena non più in voga prevedeva che, per avere diritto allo status di adulti, i giovani dovessero affrontare un Clamidodrago ed impossessarsi di una sua squama; essa veniva poi legata al collo con un laccio di cuoio ed esibita come un trofeo.
La loro dieta è a base di sale, che assorbono per osmosi, nonché di qualsiasi tipo di essere che, incautamente, osi avventurarsi nel loro regno.
 
3. Habitat/Diffusione:
I Clamidodraghi popolano esclusivamente la regione dei Laghi Salati, variopinti bacini salmastri situati nei deserti dell'Australia centrale, un territorio difficilmente raggiungibile in quanto, a causa dei campi magnetici troppo forti, è impossibile smaterializzarvisi. 
Sono soliti rimanere immobili sotto la superficie croccante dei laghi, riemergendo soltanto per nutrirsi e per accoppiarsi, oppure quando vengono richiamati dalle vibrazioni prodotte dal passaggio di possibili prede.
 
4. Curiosità:
I Clamidodraghi sono i protagonisti indiscussi della leggenda aborigena delle Opali Maledette. Ne riportiamo la versione gentilmente narrataci da Madama Hanya Zahu, stregona Classe A++
Agli inizi del XVII secolo, avvistammo le prime navi.
E su di esse arrivarono i bianchi: scaltri, barbuti, curiosi.
Gli stregoni delle principali tribù della nostra terra li accolsero con grandi fasti, riservando loro tutti gli onori.
Essi però, dal canto loro, si rivelarono avidi. Di sapere, di conoscenze e, purtroppo, anche di beni materiali.
Nel giro di poco, pochissimo tempo, cominciarono a caricare alacremente i doni della terra sulle loro imbarcazioni per portarseli via. 
Piante, animali, minerali erano riposti in grandi bauli e condotti lontano, al di là del mare.
E ovviamente, non ci volle molto perché si accorgessero delle opali.
Lattiginose, scintillanti, ammaliatrici. 
Le pietre che noi aborigeni consideriamo splendide stelle cadute, regali inviati al nostro popolo dalle divinità, divennero per loro motivo di ossessione. Pur di impossessarsene, i bianchi si macchiarono dei più atroci delitti: bruciarono villaggi, violarono santuari, uccisero donne e bambini.
E così, offesi e adirati, gli stregoni decisero di vendicarsi.
Prese con sé le opali più luminose e belle, raggiunsero a piedi la regione dei Laghi Salati; quivi invocarono le creature ancestrali che, da tempi immemorabili, abitano quelle lande remote. 
Mossi a pietà dal racconto degli stregoni, i Draghi dall'ampio Collare offrirono in dono la loro arma più letale: l'implacabile veleno capace di uccidere al semplice contatto. In esso, i nostri padri intinsero le miracolose pietre che, come certo saprete, sono in grado di assorbire la magia.
Tornati sui loro passi, gli stregoni trasformarono poi le opali in sontuosi gioielli e le offrirono ai bianchi, fingendosi loro amici. Quelli, incantati dalla luminosa bellezza delle pietre, accettarono i doni: li riposero nei loro bauli e li caricarono a bordo.
E le navi salparono, con il loro carico di morte.
Analizzando la scia di vittime magiche e babbane provocate dall'azione delle opali maledette, è possibile ricostruire la traiettoria di questi gioielli, che scompaiono e ricompaiono più volte nel corso della Storia. Nell'autunno 1996 una collana di opali acquistata da Magie Sinister ha quasi ucciso la signora Katherine Bell-Baston, allora studentessa all'ultimo anno di Hogwarts, che la sfiorò inavvertitamente mentre si trovava sotto maledizione Imperius. Al pezzo, oggi conservato presso il Museo della Magia Oscura di Alice Springs (Australia) venne applicato uno speciale reagente animale, che rivelò la presenza di tossina di drago; una volta individuato il suo legame con i Clamidodraghi, fu quindi possibile sviluppare l'antidoto che salvò Bell da morte certa. In seguito a questi fatti, la collana venne restituita al Governo Magico Australiano.
 
Note non scientifiche:
Tempo fa (neanche troppo, a pensarci bene, dato che non si tratta nemmeno di un anno) scrissi una storia intitolata Agli Antipodi incentrata sul personaggio di Alicia Spinnet che, nel mio headcanon, è di origine australiana. All'interno di quella storia venivano narrate diverse avventure, fra cui una in cui Alicia, sua sorella Magda, Lee Jordan, Charlie Weasley e i tre fratelli Zahu (Tommy, Jimmy e Wakiki, nipoti di Hanya Zahu e vicini di casa degli Spinnet) si recavano in spedizione per ottenere un po'di veleno di Clamidodrago, necessario per preparare l'antidoto che avrebbe poi salvato Katie Bell (che qui chiamo Katherine Bell-Baston e che, sempre secondo il mio personalissimo HC, fa coppia fissa con Oliver praticamente da sempre).
Proprio in quel contesto, comunque, Madama Hanya raccontava loro la leggenda delle Opali maledette, che ho pensato di riproporre in questa sede.
Per delineare l'aspetto dei Clamidodraghi mi sono ispirata a quello dei Clamidosauri, lucertole australiane dotate di un ampio collare di pelle usato per impressionare predatori e rivali.
La famiglia Zahu e il suono delle conchiglie giganti, invece, mi sono state ispirate dal maestro Stefano Benni.

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Capitolo 7
*** Ornithomagicus Australiensis. ***


E con quest'ultima scheda si conclude l'Edizione Speciale di Magizoologia del Cavillo. 
La dedico alla descrizione di una specie che mi è molto cara, perché è quella cui appartiene Uluru, l'animaletto da compagnia di Alicia Spinnet, protagonista di alcune delle mie storie.
Cosicché, alla fine della scheda, invece di inserire le consuete "curiosità", vi lascio con una piccola favola in cui vi racconto i primordi dell'amicizia fra Alicia e Uluru, uno dei legami che più mi stanno a cuore.
Approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno letto, commentato e apprezzato questo piccolo esperimento. Alla prossima!
AdhoMu, dicembre 2018
 
Nome scientifico: Ornithomagicus Australiensis
Nome comune: Ornitorinco Magico; Ornitomagico
 
1. Apparenza:
Gli Ornitorinchi Magici sono creature il cui aspetto si discosta ben poco da quello degli ornitorinchi comuni che sono, già di per sé, animali fuori dal comune (caratteristica, questa, che si addice alla stragrande maggioranza delle bestie d'Australia, una fauna che, a detta dei magizoologi, "non avrebbe bisogno di magia per risultare Fantastica").
Presentano un corpo ovoidale coperto di folto e morbido pelo marron tabacco; la coda, anch'essa ovale, è piatta e simile a quella di un castoro; le zampe sono palmate e dotate di unghie molto resistenti, con cui gli animali scavano la terra; il becco, dell'esatta consistenza della gomma dura, è identico a quello delle anatre.
Forma e dimensioni, inoltre, sono del tutto simili a quelle dei cugini non-magici; le uniche differenze si riscontrano in ambito cromatico dato che gli Ornitomagici possiedono becco, zampe e coda di un acceso blu cobalto, lucidi come ceramica smaltata, che irraggiano una luce abbagliante quando l'animale è in fase di smaterializzazione e rimaterializzazione.
Altra differenza rispetto agli esemplari comuni è il fatto che i maschi di Ornitomagico non dispongono del caratteristico sperone velenoso sul retro delle zampe posteriori.
Le zampe palmate possono essere usate per propiziare la propulsione in ambiente acquatico; occasionalmente, vengono usate come ventose per arrampicarsi sulle superfici verticali.
Proprio come gli Ornitorinchi comuni, gli Ornitomagici sono mammiferi ma depongono le uova; nel loro caso, esse sono azzurrine e lattiginose, d'aspetto molto simile a quello delle meravigliose opali magiche australiane.
 
2. Comportamento:
Gli Ornitomagici sono bestiole giovali e socievoli, dal temperamento al tempo stesso pigro e giocherellone, che amano nuotare e sonnecchiare in nidi di paglia (particolarmente indicate le ceste di vimini per gli esemplari in cattività).
Gli esemplari allo stato brado si lasciano facilmente avvicinare da streghe e maghi, con i quali si divertono a fare il bagno nei ruscelli e a giocare a rimpiattino nei canneti. Ciononostante, gli esemplari di Ornitomagico domestico sono piuttosto rari, dal momento che queste creature sono piuttosto restie ad abbandonare le loro tane. Quando ciò accade, tuttavia, il rapporto che si viene a creare con l'amico umano è praticamente indissolubile. A quel punto, la bestiola serebbe capace di trasferirsi dall'altra parte del mondo e, addirittura, di mettere a repentaglio la sua stessa vita pur di difendere il/la suo/a amato/a proprietario/a.
Estremamente golosi, gli Ornitomagici sono soliti cibarsi di anfibi e piccoli pesci oltre che di invertebrati ed insetti magici, come i Billywig (specie presente in Gli Animali Fantastici, N.d.A.). Si è scoperto che nutrono una vera e propria attrazione nei confronti dei dolci e del cioccolato (il che, nella fattispecie, si trasforma purtroppo in attrazione fatale visto che, per loro, il cacao è velenoso).
Dopo la schiusa delle uova, le femmine allattano i loro piccoli, che nascono privi di pelo. Il latte viene prodotto esclusivamente tramite previa assunzione di polvere di opali magiche particolarmente lattiginose, che le madri ottengono sminuzzando le pietre a colpi di coda. Ciò spiega come mai l'esistenza di questa creatura magica risulti strettamente legata alla disponibilità di opali da ingerire in fase di allattamento.
 
3. Habitat/Diffusione:
A differenza degli Ornitorinchi, diffusi soprattutto sulla lussureggiante costa orientale dell'Australia, gli Ornitomagici (pur essendo animali sostanzialmente acquatici) popolano la regione centrale, contraddistinta da un clima desertico, polveroso e secco. L'apparente paradosso di una bestia amante dell'acqua installata in un territorio arido è spiegata dal fatto che i principali giacimenti di opali magiche, pietre con le quali gli Ornitomagici intrattengono un rapporto di semidipendenza, si trovano soprattutto nell'entroterra profondo.
Il loro habitat è costituito dai ruscelli cristallini e dagli specchi d'acqua. La più nutrita colonia di Ornitomagici di cui si ha notizia popola i canyons del fiume Finke, soprattutto nei dintorni dell'Ellery Creek, nota gola rocciosa prossima alla cittadina di Alice Springs.
 
4. Favola della buonanotte.
C'era una volta, in un paese lontano lontano, una bambina bionda chiamata Alicia Spinnet, intenta a camminare fra gli arbusti.
In quel tardo pomeriggio il sole, basso ma ancora rovente come un'enorme palla di fuoco, si apprestava a coricarsi sul suo letto di rocce rossastre; i suoi ultimi raggi disegnavano ombre allungate sul terreno sabbioso disseminato di sassi.
La bambina, rossa in viso per la lunga camminata, procedeva risoluta.
Doveva affrettarsi, e lo sapeva, perché ben presto la sera sarebbe calata popolando l'outback di ombre insidiose e fruscianti. Alicia non aveva paura, ma gli adulti le avevano insegnato che non è affatto prudente rimanere fuori casa la notte, quando le bestie magiche d'Australia riemergono dai loro anfratti e prendono il mondo in loro possesso.
"Eccolo là" pensó sollevata quando, dopo essersi guardata intorno per l'ennesima volta, finalmente le riuscì di scorgere il suo amato boomerang. L'oggetto in legno, ricurvo e riccamente decorato da simboli magici bianchi e rossi, era andato ad incastrarsi nella fenditura di un tronco morto di eucalipto. Alicia si mosse, decisa a recuperarlo e tornarsene a casa senza doversi sorbire le lamentele della sua amica Wakiki Zahu, che gliene aveva fatto dono in occasione del suo ultimo compleanno. E lo aveva quasi raggiunto quando, all'improvviso, una forma rossa le sfrecciò davanti tagliandole la strada e facendola sobbalzare.
Il dingo si era spostato così velocemente che Alicia quasi non ebbe il tempo di vederlo; con la coda dell'occhio, però, le era parso di riconoscere una testolina rotonda munita di becco d'anatra che spuntava fra le fauci del cane scarlatto. Un po' dispiaciuta per la sorte dell'uccello, ma del tutto impotente in quel tipo di circostanza, la bambina tese allora la mano per recuperare il boomerang, quando un nuovo fruscio la fermò.
Alicia rimase immobile, trattenendo il respiro. Ne era sicura: c'era qualcosa lì vicino, qualcosa che si nascondeva fra l'alta erba rinsecchita dal calore. Tentando di non produrre il minimo rumore, la ragazzina ruotò lentamente il capo. Subito, il suo sguardo fu attratto da un brillìo luminoso, che compariva e scompariva fra gli sterpi mossi dalla brezza della sera.
"Ma cosa..."
Adagiato sul terreno sabbioso c'era un uovo. 
Un uovo azzurrino e luccicante, percorso da bagliori iridescenti e lattiginosi che le ricordarono immediatamente le opali magiche estratte da suo padre nelle miniere vicino a casa. 
Alicia si avvicinò, incantata. E ciò che vide, le strappò un grido di raccapriccio.
Attorno all'uovo ancora intatto ce n'erano altre tre, rotte, l'albume sparso tutto intorno. E proprio lì accanto, Alicia individuò un enorme varano che la scrutava minaccioso, facendo scattare la lingua nera. Dal muso appuntito colavano i rimasugli delle povere uova depredate. 
La bambina arretrò di un passo, atterrita, per poi accorgersi che il rettile puntava sull'uovo rimasto.
Ora, dovete sapere che, nonostante Alicia fosse figlia di un mago e di una strega, non le era mai riuscito prima di allora di fare una magia, neanche per sbaglio. In quel momento però, forse a causa della sua agitazione o del suo desiderio di salvare il bellissimo uovo opalescente, le accadde qualcosa di strano.
Senza sapere bene perché, Alicia si ritrovò il boomerang stretto fra le dita; e non appena ne ebbe la consapevolezza, la bambina non esitò. Presa bene la mira, lo scagliò con tutte le sue forze contro il varano che, però, fu così abile da scansarlo con un balzetto serpeggiante. Quello che il predatore non aveva calcolato, tuttavia, è che i boomerang ben lanciati tornano sempre indietro: e infatti, dopo aver descritto una curva elegante a mezz'aria, il pesante oggetto magico invertì la sua rotta e si abbattè con un tonfo sordo sulla testa del malcapitato rettile, che stramazzò a terra mezzo tramortito.
Al che, senza pensarci due volte, la ragazzina scattò in avanti, recuperò in un colpo solo boomerang e uovo e si diede alla fuga. Chi, quella sera, l'avesse vista correre nell'erba alta, avrebbe detto che possedeva le ali ai piedi da tanto procedeva spedita; e i lunghi capelli biondi, illuminati dal sole del tramonto, sembravano intessuti di fili di fuoco.
Una volta raggiunta la sua bella casa di legno ombreggiata dall'eucalipto centenario, la bambina si lasciò cadere trafelata su di una delle amache colorate che adornavano la veranda ariosa. Solo allora si permise di sbirciare l'uovo, riposto in tutta fretta nella tasca anteriore della salopette di jeans sdrucita: il guscio azzurrino risplendette alla luce della luna appena sorta, strappandole un sospiro ammirato.
Poco dopo, una figura scura scivolò fuori da una delle porte-finestra e le si avvicinò. Si trattava di Madama Hanya Zahu, una potente strega aborigena vicina di casa degli Spinnet e nonna di Tommy, Jimmy e Wakiki, gli amici d'infanzia di Alicia.
G'Nite, figlia mia - la salutò la vecchia con un sorriso.
G'Nite, Nonna Hanya.
- Cosa tieni fra le dita, mia piccola e bionda spiffy?
- Un uovo azzurro - rispose lei, mostrando il suo tesoro alla strega. - L'ho salvato da un varano. L'anatra che lo ha deposto è stata uccisa da un dingo...
Nonna Hanya ridacchiò, mettendo in mostra i denti bianchissimi che risaltavano sulla pelle scura.
- Un'anatra, dici? - le domandò con fare bonariamente canzonatorio. - Beh. Fra una decina di giorni dovrebbe schiudersi; vienimi a trovare quando ciò accadrà. E nel frattempo non lascialo mai solo, e soprattutto parlagli, mi raccomando.
Alicia annuì e, nei giorni che seguirono, fece come le era stato detto.
Per prima cosa si fece consegnare dalla mamma uno scampolo di cotone australiano, con il quale confezionò una piccola borsa nella quale ripose l'uovo, che prese a portare sempre con sé. Durante il giorno lo portava a tracolla; la notte, invece, lo posava sul cuscino. Ogni tanto lo tirava fuori per rimirarlo incantata, sorprendendosi ogni volta di quanto fosse bello. E, proprio come Nonna Hanya le aveva raccomandato di fare, non smetteva mai di parlargli. Gli raccontava del più e del meno, del tempo, del caldo, delle escursioni alle grotte dipinte dagli aborigeni, dei bagni nel ruscello con i tre fratelli Zahu, delle opali di suo padre e dell'ultima vittoria dei Wallgong Warriors di Brisbane, la sua squadra di Quidditch del cuore.
E così finalmente, dopo una decina di giorni, l'ora della schiusa arrivò.
Non appena si avvide che il guscio cominciava ad incrinarsi, Alicia prese l'uovo fra le mani e trottò fino alla casa di Nonna Hanya. La vecchia strega l'aspettava seduta in veranda con un rinfresco all'eucalipto e una mezza dozzina di tortini di carne appena sfornati: sembrava in attesa della sua visita.
Grannee! Il momento è arrivato!
La vecchia sorrise alla bambina, che saltellava agitatissima. Con una carezza affettuosa le spostò indietro dalla fronte gli scarmigliati capelli del colore del grano.
Stt, figliolina. Lasciamo che il piccolo se la sbrighi da solo.
La schiusa fu veloce.
In men che non si dica, un piccolo becco celeste pallido frantumò il guscio; e subito dopo, con grande meraviglia di Alicia, un esserino minuscolo e completamente rosa fece capolino fra i frammenti infranti. La bambina lo guardò, incapace di proferire parola.
- Sei sorpresa? - le chiese allora Nonna Hanya, che era rimasta indietro di un passo per fare sì che il piccolo vedesse Alicia per prima. 
- Che... che cos'è?!
- È un piccolo Ornitomagico Australiano, Alicia - le rispose la strega. - Vedi? Non è ad un'anatra che hai salvato la vita, ma ad una delle specie magiche più interessanti della nostra amata terra. Ed ora, se anche tu lo vorrai, è tuo.
La piccola creatura, un po' caracollando e un po'strisciando sulle minuscole zampette palmate, si era avvicinata ad Alicia e la chiamava, facendo schioccare il piccolo becco.
- Dovrai nutrirlo con latte di opale per circa sei mesi - disse la vecchia alla bambina che, nel frattempo, aveva preso la bestiola fra le mani e la coccolava delicatamente col pollice, facendole emettere un ronzio soddisfatto. - E direi che questo giovanotto ha avuto fortuna dato che di certo, a casa di tuo padre, quelle pietre non mancano... 
- Latte di opale?!
- Ti spiego io come realizzare la mungitura, tranquilla.
Alicia era felice, tanto felice da stentare a crederci.
Sapeva che possedere un piccolo Ornitomagico era un privilegio riservato a pochi fortunati. Sarebbero stati amici: e lo sarebbero stati per tutta la vita, accadesse ciò che doveva accadere.
Dopo qualche tempo, Nonna Hanya ruppe nuovamente il silenzio.
- Hai già deciso come lo chiamerai?
Alicia le rivolse un gran sorriso; le iridi verdi della bambina fremevano di entusiasmo.
- Sì... si chiamerà Uluru, con la benedizione di Banaidja*!
- Davvero un nome importante - approvò la nonna, assolutamente soddisfatta.
 
(*) Banaidja, secondo la mitologia aborigena, è la divinità creatrice. Uluru è invece il nome aborigeno dell'Ayers Rock, il più importante sito cerimoniale dei nativi australiani.

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