the three showrunners

di NIKELMANN
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione - An Unearthly Team ***
Capitolo 2: *** Capitolo I - Plots of Giants ***
Capitolo 3: *** Capitolo II - Galaxy 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo III - The Smuggers ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV - The Tomb of the Creators ***
Capitolo 6: *** Capitolo V - The Dominatrix ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI - Shearsmith from Space ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII - Terror of the Authors ***



Capitolo 1
*** Introduzione - An Unearthly Team ***


Introduzione, An Unearthly Team

«Signori, vi ho chiamato per una cosa sola: come produzione abbiamo deciso di celebrare i 15 anni del revival della serie con la prima puntata da tempo a figurare tutte le incarnazioni del Dottore fino ad oggi.»

Dallo sguardo del signor Strevens si poteva capire quanto seria fosse la situazione. Scrivere una storia del genere non sarebbe stato facile, già partendo dal massiccio schieramento di personaggi. Esaminai le reazioni dei tre autori chiamati a raccolta: Russell T Davies troneggiava nella stanza annuendo vistosamente alla proposta, mentre Steven Moffat aveva raccolto le mani davanti al volto e aveva assunto un’aria pensosa; infine Chris Chibnall guardava interdetto prima Strevens e poi gli altri due. Fu proprio lui il primo a rompere il silenzio:

«Aspetta, come facciamo a mettere in scena tutti gli attori? Hartnell, Troughton, Pertwee e Hurt sono mancati!»
«Ed Eccleston» aggiunse Davies
«Eccleston non è mancato!» ribatté Chibnall
«Per me lo è!» rimarcò secco Davies
Strevens richiamò all’ordine battendo un pugno sul tavolo abbandonando per un secondo l’aria gioconda
«Faremo un recasting.»

Persino Moffat abbassò le braccia davanti a quella prospettiva:
«Aspetta, Matt, far fare a Bradley il primo Dottore è un conto, ma ricastare interamente altri 4 attori della serie potrebbe essere una sofferenza per i fan di vecchia data!»
«Non abbiamo alternative!»
«No, dicevo che non vedo l’ora!» chiuse la frase assumendo un sorriso che mi congelò il sangue nelle vene.

Davies allargò le braccia:
«Comunque sarà impegnativo. Abbiamo già dei nomi? Tolto Bradley, servono attori di un certo calibro»
Strevens si alzò in piedi e fissò fuori dalla finestra, dando loro le spalle:

«In realtà è molto peggio di così. Vogliamo ricastare anche Tom Baker, Peter Davison, Colin Baker e Sylvester McCoy.»
Calò il silenzio.
«Sai che Davison solleverà di nuovo un polverone, vero?» Moffat strinse gli occhi, riassumendo la propria aria composta
«Gli abbiamo proposto di doppiare dei sosia. Volevamo ringiovanirli con la CGI, ma non c’è abbastanza spazio sul disco per Colin Baker!»
Davies provò a suggerire:
«E se perdesse qualche chilo?!»
«La Langford non è disponibile» Strevens scosse la testa «Sentite, questa parte del lavoro è dura, ma ce ne stiamo occupando. Ci sono nomi sul tavolo. Sean Pertwee, Ian McKellen, Tim Roth, Ralph Fiennes…»
«Shearsmith?» suggerì Chibnall
«Non voglio nemmeno sentirne parlare! Non so che cosa avesse in mente Gatiss, ma c’è un motivo perché non è qui con noi. In ogni caso dovete pensare al vostro lavoro!»

I tre unirono gli sguardi, guardandosi l’un l’altro. In quel momento ho pensato che sarei stato testimone di una grande alleanza che avrebbe portato a unire insieme grandi menti della serie verso un obiettivo comune.

Oggi posso dire di essere stato un grandissimo illuso.

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Capitolo 2
*** Capitolo I - Plots of Giants ***


Capitolo 1 – Plots of Giants
Ogni storia, per quanto grande, deve partire da un’idea di fondo, un piccolo embrione incubato, nutrito e cresciuto un poco alla volta, finché non diventa in grado di reggersi sulle proprie gambe e, in alcuni casi, troneggiare sopra la terra come un maestoso gigante.
«Signori» esordì Davies «dobbiamo decidere attorno a cosa ruoterà questa storia.»
 
 
Chibnall schioccò le dita:
«Potrebbe essere una storia sui nativi americani!»
Gli altri due lo fissarono perplessi
«No, sul serio, pensateci, è importante! L’anno prossimo mandiamo la puntata il 18 dicembre, così saranno 130 anni dalla morte di Toro Seduto»
Gli altri due lo fissarono decisamente perplessi
«Sentite, è molto importante! Se»
«Chris, scusami» lo interruppe Moffat «andresti per caso a prenderci un caffè?»
«Cosa?»
«Eh, sei l’ultimo arrivato, a qualcuno tocca. Grazie, sei gentilissimo. Grazie, grazie.»
Chibnall uscì dalla stanza, per poi ripensarci un secondo:
«Ehm, come lo volete il caf»
Moffat gli chiuse la porta in faccia:
«Sorprendici!» gli urlò dalla distanza «Russell, non possiamo lavorare con quello! Vuole parlare degli indiani?! Ma è scemo?!»
«Steve, guarda che ti sento ancora. Gradirei se li chiamassi “nativi americani”!»
«Lo so, Moffat, ma sei stato tu a dargli la posizione! E poi non è affatto male! Hai visto Broadchurch? C’era David Tennant!»
«Sì, Russell, lo so che c’era Tennant. Non gli ho dato io la posizione, ho solo suggerito che gliela dessero.» per poi aggiungere sottovoce «Così mi ricorderanno per sempre, mwahahah!»
«Cos’hai detto, Steve?»
«Ho chiesto se hai già un’idea tua» Moffat si girò verso Davies mostrando un sorriso genuino. Già allora sapevo che non era che una farsa.
 
 
Davies si mise le mani in tasca e cominciò a passeggiare sul posto:
«Beh, io credo che ci converrebbe mettere l’accento su un personaggio particolare. Chi sono i companion, adesso?»
«Allora, abbiamo Miguel, portoricano asessuale che vuole fare l’insegnante d’asilo, ma è stato molestato da piccolo, Sadif, ragazza iraniana segretamente malata di leucemia e Ryan, ragazzo di Sheffield con disabilità fisiche»
Russel annuì inespressivo
«Ah, è uno youtuber»
«Oh, mio dio! Poverino! Diamo spessore a lui! Potremmo metterlo sotto i riflettori per far capire allo spettatore quanto soffra come spirito creativo, su una piattaforma che cambia continuamente algoritmo mettendo in difficoltà la sua stessa capacità di sopravvivere con le proprie forze mentre...»
«Russell?»
«...le grandi compagnie affondano i loro spietati artigli su queste piattaforme, come rappresentazione delle lobby dominanti, che potrebbero essere alieni, tipo umanoidi con teste di serpente che comunicano fischiando tra loro e...»
«Russell?»
«...quando Ryan se ne accorge chiama il Dottore che viene a salvarlo, ma era tutto un piano dei serpentiani che vogliono rubare il TARDIS per covare le proprie uova in un loop temporale e invadere tutto l’universo, in una metafora di come le grandi aziende schiaccino i piccoli creator...»
«RUSSEEEELL!!!»
«Eh?»
«È uno vlogger»
«Ah. Ma dirlo prima?! Chissene allora. Ragazzo, cancella tutto»
Selezionai gli appunti presi per il signor Davies e premetti canc.
«No, aspetta a cancellare» mi disse Moffat.
Premetti ctrl e Z, riapparvero gli appunti. Moffat si fece cadere con leggerezza sulla sedia.


«Dimmi di più di questi serpentiani, “The Davies”»
Davies lo guardò interdetto
«Ehm… buh. Sono alieni che c’hanno tipo… il corpo da umani e… la testa da serpente»
«E se fosse un grande ritorno del Mara?!»
«De che?!»
«Del Mara?» Russell rimase inespressivo «Serpentone psichico?» Moffat continuò ad aggiungere dettagli sperando che Russell comprendesse «Controlla Tegan? Anni 80? Quinto dottore?»
«Uh, bello quello, l'ho messo in Time Crash!!! Col sedano!»
Moffat allargò le narici e fece per rispondere con un’espressione di puro odio, ma venne interrotto da Chibnall che aprì a fatica la porta. Mi venne in mente che, come galoppino, avrei dovuto aprirgli la porta, ma ero molto occupato nel documentare la cosa e prendere appunti per gli autori. Chibnall aveva diversi bicchieri di carta disposti su un vassoio che reggeva con una sola mano, mentre tentava di abbassare la maniglia con la mano libera e spingere la porta con il bacino. Moffat, riprendendo a parlare, prese un bicchiere, ma questo sbilanciò il vassoio, rovesciando parte di un caffè addosso a Chibnall che cominciò a fare versi ansimanti per il dolore, che vennero ignorati dagli altri.
«Comunque devi solo sapere che ci sono questi uomini serpente, ok? E potrebbero far vibrare la lingua per emettere onde wi-fi e infiltrarsi nei computer delle persone, tipo che hanno capito che sia la cosa migliore, per via del boom tecnologico… e vogliono caricare il Mara su Internet!»
Russell si sporse sulla sedia, pendendo dalle labbra di Moffat, mentre sulla faccia di Chibnall si stava allargando un sorrisone.
«Allora questo coinvolge tutti i companion, no? E chiamano tutti insieme il Dottore, ma lo fa anche la UNIT e così i dottori arrivano tutti e»
«E puntano tutti insieme il sonico sul computer e sconfiggono il serpentone!» Chibnall finì la frase con voce entusiasta.
Moffat si congelò sul posto.
Per rafforzare il concetto, Chibnall cominciò a fare il rumore dei cacciaviti con la bocca, mimando il Dottore che lo punta verso il basso.
Moffat girò lentamente la testa a guardarlo. Senza perdere il contatto visivo con Chibnall si avvicinò a me, afferrò il laptop su cui stavo scrivendo e lo scagliò violentemente contro la parete, rompendolo in un’esplosione di scintille, facendo sussultare tutti nella stanza.
 
 
«Ma Steve, che cosa» Davies cercò di calmarlo
«No, Russell! Sarebbe stata una trama bellissima e Chibnall l’ha rovinata! Rovinata!»
«Ma non dobbiamo farla finire per forza»
«Ho detto. Che è. Rovinata. Fate portare un laptop nuovo.»
Chiamai il magazzino e chiesi quanto necessario. La mia voce al telefono era l’unico suono a permeare l’ambiente, oltre al battito dei nostri cuori, ancora accelerato. Quando, pochi minuti dopo, arrivò il nuovo computer, fu Chibnall a spezzare il silenzio:
«Ragazzi, io avrei un’altra idea, in realtà.»
Moffat lo guardò come uno squalo guarda una foca che gli ha rovesciato la birra. Davies, alle spalle di Moffat, si passò rapidamente la mano sotto alla gola, mimando il gesto di tagliare, per intimargli il silenzio.
«E se i Dottori si ritrovassero in un luna park intergalattico? Tipo che uno finisce sulle montagne russe, uno al circo, uno alle bancarelle»
Le sopracciglia di Moffat si alzarono, mentre era chiaro che Davies era ancora preoccupato che saltasse alla gola di Chibnall
«Pensate alla scena in cui si ritrovano, camminando dentro al labirinto di specchi!»
A quelle parole, Moffat si alzò in piedi e Davies lo imitò, pronto a placcarlo, ma accadde qualcosa di incredibile: Moffat sorrise. Non un ghigno malefico, non un mostrare i denti o una risata sarcastica, ma un vero, genuino sorriso!
«Questa è una grande idea! Bravo, Chris! È proprio quello che voglio vedere far fare a Doctor Who!»
Chibnall sorrise, facendo piccoli cenni con la testa, annuendo orgoglioso. Davies, ora che il pericolo sembrava sparito, espresse la propria opinione:
«Beh, sì. Con il giusto contesto potrebbe funzionare. Cioè, come immagine funziona! Magari ci potrebbero essere degli uomini con la testa di scoiattolo che ci lavorano!»
«E le persone che si perdono nel Luna Park diventano parte delle attrazioni!» aggiunse Moffat
«E il 21 dicembre è la giornata internazionale per la difesa del Clown!!!» Chibnall rilanciò saltellando sulla sedia. Quello fece tornare il silenzio.
Moffat si immobilizzò e il suo volto si spense gradualmente, diventando completamente inespressivo. Lentamente, senza smettere di fissare Chibnall, si incamminò verso di me.
 
 
Sospirai e cominciai a chiamare per un terzo laptop.

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Capitolo 3
*** Capitolo II - Galaxy 3 ***


Capitolo 2 – Galaxy 3


Ogni storia non è che una nuova interpretazione del confronto tra bene e male, cattivi ed eroi. Se questa dinamica è forte, tiene tutta la storia coesa, come un buco nero attorno al quale ruota la più luminosa delle galassie.
 
«Okay, okay, siamo partiti con il piede sbagliato!» Davies cercò di recuperare le redini della conversazione «forse dovremmo partire dagli eroi e pensare a cose da mettere in evidenza sulle loro personalità usando la storia come scusa.»
Moffat annuì. Si vedeva che era convinto, ma non impazziva all’idea. Stranamente, invece fu Chibnall ad obiettare:
«Ma scusa, Russell, i personaggi che dobbiamo mettere per forza… sono tutti il Dottore! Certo, non sono tutti uguali, ma possiamo davvero far ruotare la storia sulle loro differenze?!»
Russell alzò le sopracciglia dietro gli occhiali dalla spessa montatura:
«Sai che è praticamente una fedele descrizione di Doctor Who, vero?!»
«No, okay, va bene, certo che il carattere del Dottore cambia, ma, in fondo, resta sempre lo stesso, no?»
«No!» gli altri due gli risposero in coro. Chibnall sembrò un po’ ferito da quell’ennesima aggressione verso di lui.
«Ovviamente il Dottore resta lo stesso uomo, ma, come facciamo tutti, la sua personalità cambia nel corso della vita!» esclamò Moffat
«Chiaramente ogni volta che il Dottore rigenera è un uomo completamente nuovo che ha solo la memoria di quello passato!» esclamò Davies in contemporanea
I due si fissarono fulminandosi vicendevolmente con lo sguardo. Chibnall gongolò, bevendo un sorso di caffè:
«Interessante…» e poi fece un versetto perché era troppo caldo e si era scottato la lingua.
 
«Okay, allora direi che questo aspetto del Dottore è piuttosto aperto a interpretazione. Del resto, cosa vuoi che ne sappia io, che ho solo riportato la serie in tv dopo 16 anni di assenza?!» Davies finì la frase sbraitando verso Moffat
«Oh, scusa, non riesco a sentirti dall’alto delle mie 40 puntate sceneggiate di Doctor Who!!!» rispose a tono Moffat
«Beh, certo, terrò in considerazione la vostra posizione, ma vi ricordo che io sono lo showrunner. Che vi piaccia oppure no!»
Gli altri due voltarono lo sguardo verso di lui. Davies era parecchio contrariato, ma, stranamente, Moffat sembrava più sorpreso:
«Ma allora conosci la classica!»
«Eh? Beh, sì, certo. Perché?!»
«Credevo stessi citando… no, niente.»
 
Davies tentò nuovamente di ristabilire la calma:
«Sentite, facciamo così. Buttiamo giù delle note su ogni dottore e vediamo su cosa puntare il dito.»
«Okay, ci sto» acconsentì Moffat «Prendi appunti, ragazzo: Hartnell ha interpretato il primo dottore, che comincia la propria avventura dimostrando pochissima empatia verso gli esseri umani, in un percorso crescente che lo ha portato…»
Davies prese un sorso di caffè
«…ed è stato dopo l’addio a Victoria che il secondo Dottore sembra essere diventato assolutamente convinto nella propria crociata contro le forze del male nell’universo, il momento in cui passa da vagabondo stellare a difensore dell’universo, naturalmente anche grazie a Zoey che…»
La testa di Davies crollò un secondo
«…e così si scopre che Re Giovanni d’Inghilerra è in realtà un robot del Maestro, sempre nel corpo del padre di Nyssa, e il Dottore comincia a combatterlo a colpi di spada, naturalmente un riferimento a the Sea Devils, ma ne ho già parlato…»
Davies si svegliò e si guardò attorno, facendo schioccare la bocca
«…ed è nei campi di Trenzalore che il Dottore combatte per oltre 600 anni contro tutti i suoi nemici, finché non restano solo lui e i dalek…»
Davies parve riprendersi alla parola dalek
«…e quindi il Dottore decide di rigenerarsi di nuovo e, per la prima volta sugli schermi, ma vi ricordo che ha sostenuto di esserlo stato in passato, diventa una donna. Okay, voi cosa avete?»
«Mal di testa?» rispose Davies

Chibnall alzò una mano. Davanti a lui si era ammassato un mucchio di fogli di carta scritti a penna. Moffat alzò un sopracciglio:
«Ma hai preso appunti anche te?!»
«Sì, ma mi sono perso un paio di cose: come mai a un certo punto chiami il Valeyard “Dottore”?!»
«Ehm… senti, non voglio rovinarti la visione.»
«Uhm. È tanto lunga?»
«Beh, tecnicamente è una sola “puntata”»
«Carina?»
«Ugh… diciamo che il finale è di Holmes, che è uno dei migliori che la serie abbia mai avuto…»
«Okay, grazie! E poi non ho capito che fine fanno i dalek del nuovo paradigma. Devo essermi perso qualcosa, perché prima erano qui e poi…»
Davies lanciò un sorriso sornione a Moffat:
«Già, Steve, che fine hanno fatto?»
Moffat sbuffò:
«Non lo so, Russy, che fine hanno fatto i Reapers?!»
Davies sembrò ferito a quella domanda:
«Ehi, è vero! La tua era è piena di paradossi, perché non ci sono i reapers?! Anzi, perché non ci sono gli Ood?!»
«Io ho messo un Ood nella webserie!» si inserì Chibnall orgoglioso
«Ecco, vedi?! Persino a Chibnall piacevano gli Ood!» Davies allargò il braccio verso lo showrunner in carica
«Oh, perfavore! Chibnall ci ha messo due anni a far comparire un dalek con il nuovo Dottore! Che ne capisce di nemici?!» Moffat replicò, polemico, al che Chibnall sembrò nuovamente offeso:
«Ehi, io ho inventato molti nemici originali! Gli Stenza, Krasko, lo Pting…»
Davies fece finta di premere il pulsante di un quiz televisivo:
«La risposta è “rispettivamente i peggiori rip off di Predator, Terminator e Alien”»
Moffat scoppiò a ridere e Chibnall prese fiato per rispondere:
«Ah, sì, certo, perché avrei dovuto fare… che ne so, un cacciatore di taglie intergalattico con la testa di antilope!» Moffat rise ancora di più, assecondando Chibnall «Ehi, RTD, non basta mettere la testa di un animale su un attore per creare un alieno!»
«Tutti amano gli Judoon!» puntò il dito verso Chibnall, per poi rivolgersi a Moffat che stava ancora ridendo della grossa «E tu? Pensi di essere tanto meglio?!»

Moffat si asciugò le lacrime dagli occhi e riscambiò lo sguardo di Davies:
«Zio, i miei cattivi sono inattaccabili, lo sanno tutti!»
Davies sollevò una pinzatrice:
«Oh, guarda! È un… Pinnotron! Si nutrono della corrente elettrica nella testa delle persone e si travestono da oggetti di cancelleria! È per questo che in un ufficio hanno tutti un’aria così annoiata!!! Potrebbero essere sempre attorno a noi, uuuuhhh!!!» divenne sempre più teatrale mentre parlava.
Moffat non stava più ridendo e sollevò una mano chiusa a pugno, alzando un dito alla volta:
«Angeli Piangenti. Vastha Nerada. Androidi a orologeria. Bambino Vuoto. Forse quello che volevi dire era “grazie per aver messo cattivi iconici nella mia era, signor Moffat”! E non mi sono certo fermato lì! Pensa al prigioniero Zero, ai Monaci, al Silenzio e…»
«Oh, per favore, non parlarmi del Silenzio! Il suo potere era avere una trama così complicata che nessuno se la può ricordare! Le stagioni di Smith fanno acqua da tutte le parti, Stewie!» Davies enfatizzò la battuta con tono polemico e alzando i palmi delle mani verso il cielo.
Chibnall riprese alcuni degli ultimi fogli che aveva scritto:
«In effetti non vedo proprio dove spieghi come mai fosse esploso il TARDIS. Inoltre, se la crepa riporta il Dottore da Amy dopo la Pandorica, come mai la usa anche Gallifrey?!»
«Perché sono… perché è… perché non stai zitto, Chibnall?! Lo sai che stavo facendo Sherlock e due film in quello stesso periodo?!» Moffat stava diventando paonazzo in volto e Davies pensò di provocarlo ancora:
«Ah, no! Non stavi lavorando tu a Sherlock! La serie era di Gatiss, sei stato tu a metterti in mezzo!»
«Appunto, Gatiss! Eccoti la verità, non volevo dirtela perché siamo amici, ma è colpa sua! Non riusciva a gestire Sherlock da solo, mi ha fatto confondere con il Silenzio e, ciliegina sulla torta, i dalek colorati sono tutta opera sua!!!» Moffat sbottò, come se si fosse liberato di un peso sullo stomaco. Guardò gli altri due, ma vide che le loro facce, impallidite, stavano fissando alle sue spalle. Sia io che Moffat seguimmo la direzione dei loro sguardi.

Mark Gatiss stava ritto in piedi sulla soglia. Aveva un’aria ferita e, al contempo, austera e indignata:
«È questo che pensi di me, Steven Moffat?!»
«Oh, senti, Mark, io non volevo dire che…»
«No, no. Adesso parlo io.» Camminò fino alla scrivania nell’ufficio, sedendosi dritto di fronte  a me, dove poteva avere l’attenzione di tutti.
 
«Adesso vi faccio vedere io come si fa. Ragazzo, scrivi: The Thirteen -plus one- Doctors, di Mark Gatiss. Atto 1, Scena 1!»

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Capitolo 4
*** Capitolo III - The Smuggers ***


Capitolo III – The Smuggers
 
Una storia non è mai il lavoro di una persona sola. È un processo che coinvolge almeno due parti, chi la scrive e chi la legge, in un rapporto intricato che si fonda, principalmente, sul reciproco rispetto.
 
Mark Gatiss, attore, produttore e sceneggiatore era ora seduto davanti a me. Si era conquistato l’attenzione di tutti con quell’entrata a effetto e, soprattutto, dominando Moffat e, come tutti sanno, chi controlla Moffat, controlla l’universo. Avevo scritto il titolo e stavo aspettando che proseguisse, ma sembrava perso nei suoi pensieri:
«Scusate, avete già buttato giù qualcosa?»
Feci per rispondere, ma Davies mi anticipò:
«No, in realtà stavamo proprio discutendo di cosa potesse essere il centro della storia»
«Okay, okay, allora, sentite qua: deve essere una cosa che parte dal Dottore, ok? Che cos’è per voi il Dottore?»
«Un eroe» rispose Moffat
«Un sopravvissuto» rispose Davies
«Un progressista!» rispose Chibnall
Gatiss scosse la testa:
«Sbagliato tutti. Soprattutto Steven. Il Dottore è un illuminato.»
Moffat sospirò:
«Mark, ti ho già detto che una storia dove si scopre che il Dottore è in combutta con i rettiliani non…»
«Funzionerebbe benissimo, Steve! Ma no, stavo parlando in senso lato, è uno che vuole svegliare le persone, aprire le loro menti… e i loro occhi!»
Davies si sporse in avanti:
«Ok, continua»
«Allora pensate a questa cosa: ci sono dei robot estremamente complessi che funzionano con le onde delta che emette il cervello umano quando dorme, ok? E tutta una galassia di persone dorme per far funzionare questi robot. E allora il Dottore deve consegnare a tutti una pillola per farli svegliare, ma visto che è tutta una galassia servono tutti i dottori!»
Moffat assunse un’aria pensosa, mentre Davies replicò:
«Okay, ma non vedo il pericolo.»
«Beh, i robot, per continuare a funzionare, tengono gli esseri umani forzatamente addormentati.»
L’aria pensosa di Moffat si intensificò:
«Vuoi fare un sequel di Sleep No More?! Sul serio?!»
Gatiss sussultò, preso con le mani nel sacco:
«Ma no! Che cosa dici?! Non c’entra niente, lì gli esseri umani non potevano dormire, qui non possono svegliarsi!»
Fu Chibnall a mettersi in mezzo:
«Però sapete che potrebbe funzionare?! I robot tengono gli esseri umani intrappolati in una coscienza onirica che fa credere loro di stare vivendo la loro vita, mentre invece stanno alimentando la loro società!»
Davies aggrottò la fronte, per poi esclamare:
«Ma questo è The Matrix
Al che Moffat si girò verso di lui:
«La Matrix?! Di Gallifrey?!»
«No, il film Moffat!» Davies sembrava avere ancora mal di testa
 
Gatiss batté il palmo della mano sulla scrivania di noce massiccio, causando un lievissimo rumore:
«Ok, lasciamo perdere Wake Up No More» Moffat allargò le braccia a quelle parole, ma Gatiss continuò «Sapete cosa è davvero, davvero classico di Doctor Who?!»
«Familiari dei companion?» rispose Davies
«Un discorso?» rispose Moffat
«Un conto alla rovescia?» rispose Chibnall
Gatiss scosse nuovamente la testa:
«Sbagliato tutti. Soprattutto Steven! Una base sotto assedio!»
I volti dei tre si illuminarono: lo schema della base sotto assedio, in cui il Dottore si ritrova in una location chiusa circondata o invasa da mostri era uno degli scenari più comuni della serie, in effetti! Gatiss continuò:
«Immaginate il Dottore in una nave di Ice Warriors, ok? Questi qui stanno cercando di arrivare a Nuova Marte, dove si trovano i loro simili, ma il loro ipersalto si è rotto, così non possono fare altro che viaggiare in linea retta per decine di anni. Però vengono intercettati da dei robot con una nave che si alimenta a oro perché vogliono rubare il loro metallo» Moffat socchiuse gli occhi «E c’è questa guerra disperata in cui gli Ice Warriors si devono anche togliere le tute per combattere nella loro forma rettiliana…»
«Mark, questo è il sequel di Cold War e di Robot of Sherwood!» disse Moffat tenendosi la fronte con tre dita. Gatiss scattò in piedi e lo indicò con aria trionfante:
«Ah-ha! È il sequel di Cold War, ma è il prequel di Robot of Sherwood! Poi la navicella si schianta sulla Terra e lì si alleano con lo sceriffo di Nottingham!»
«Come fa a essere il prequel di qualcosa nel medioevo e il sequel di qualcosa nella guerra fredda?!» chiese Moffat
«E cosa c’entra il Dottore, in tutto questo?!» aggiunse Davies
«A me piace» concluse Chibnall «Potremmo fare che i robot sono in grado di modificarsi in modo da essere indistinguibili dalle armature degli Ice Warriors e che questa sia una guerra che va avanti da anni e ci sono addirittura tantissimi robot infiltrati sulla loro nave e…»
«…e adesso è Battlestar Galactica! La pianti, Chris?!» Davies sbottò verso Chibnall
«No, Mark, mi spiace, ma per uno speciale non va bene, non sappiamo nemmeno come collegare un Dottore, figuriamoci quattordici!» Chiuse Moffat
Gatiss sbuffò e sbattè i piedi per terra, rimettendosi a sedere. Si tenne la testa fra le mani un altro secondo e poi sollevò lo sguardo, ghignando.
 
«Questa vi piacerà: qual è l’unica costante in Doctor Who?»
«Le lacrime dei personaggi!» rispose Davies
«Le lacrime dei fan!» rispose Moffat
«Le lacrime dei produttori!» rispose Chibnall
Gatiss scosse la terza volta la testa:
«No, sbagliato tutti! Soprattutto… beh, soprattutto Chris, stavolta. Comunque: i dalek! I dalek e i viaggi nel tempo! Immaginate che il Dottore ritrovi, insieme ai companion, un geroglifico che rappresenta un dalek e viaggi nel tempo per visitare l’Antico Egitto. Solo che si vede che anche altri dottori l’hanno trovato e tutti arrivano nella stessa epoca, dove affrontano i dalek…»
«Okay!» Davies sorrise
«…del nuovo paradigma!» concluse Gatiss
«Eddai, ancora con quei power rangers?!» Moffat alzò gli occhi al cielo
«È perché non hai creduto in me! Ti mostrerò che funzionano alla grande! Soprattutto per un multidottore!» Gatiss sembrava estremamente determinato e Davies si portò una mano al mento:
«Spiegati meglio!»
«Vedete, possiamo fare che il Dalek supremo viene confrontato dal primo e dal tredicesimo Dottore, quello eterno dall’undicesimo, lo scienziato dal decimo e lo stratega dal nono, mentre il dodicesimo guida gli altri dottori contro un massiccio schieramento di droni-dalek!» Moffat sembrava stare ponderando la cosa, ma Gatiss richiamò la sua attenzione con un gesto plateale «Quando, però la situazione sembra risolta, arrivano i fantasmi Gelts di The Unquiet Dead!!!»
«Ma non c’entrano niente! Quelli sono nel futuro rispetto all’Antico Egitto!» esplose Moffat
«E tolgono spazio ai dottori. Sai che sono 14, vero?!» aggiunse Davies
«A me piace!» concluse Chibnall «Possiamo fare che dentro alla piramide c’è un portale costruito da…»
«QUESTO È STARGATE!!!» sbottarono insieme gli altri due
 
Gatiss gonfiò le guance e sbuffò vistosamente:
«Un viaggio sul pianeta dei Tenza, dove tutti i loro giochi prendono vita?» Questo fece illuminare in volto Chibnall:
«Uh, potrebbero esserci il pupazzo di un cowboy e uno di un astronauta che…»
«E abbiamo anche Toy Story! No, ragazzi, così non va! Deve essere qualcosa di originale!» Davies sembrava sull’orlo di una crisi di nervi. Chibnall fece una pausa e poi chiese:
«Ma perché gli Stenza…»
«I Tenza, i cuculi spaziali dell’episodio con le bambole inquietanti, Chris!» lo fermò preventivamente Moffat. Gatiss allargò le braccia in segno di resa:
«Non è possibile così! Tra l’altro dovete spiegarmi come vorreste mettere in scena 14 dottori tutti in una volta! Sapete che alcuni sono morti, vero?!»
Davies fece per rispondere, ma Moffat lo bloccò:
«Eh, usano la computergrafica, Mark. Sai, la tecnologia…»
«Ma non facevano un casting?!» chiese Chibnall ingenuamente
Mark Gatiss scattò in piedi come un cane della prateria:
«Un casting?! Per fare il Dottore?!» Moffat fulminò Chibnall con lo sguardo «Ragazzi, io mi sono improvvisamente che… devo andare, ho un impegno, scusatemi! Se volete altre idee, mandatemi un messaggio! Ciao ciao!»
Corse verso l’uscita tanto in fretta da spargere tutti gli appunti di Chibnall in giro per la stanza, uno addirittura mi finì sullo schermo, impedendomi di vedere quello che stavo scricwbsi. I tre rimasero in silenzio, aspettando che qualcuno proponesse qualcos’altro. All’improvviso Gatiss risbucò dalla porta:
 
«Oh, ma se facessimo il sequel di An Adventure in Space and Time?! Sapete se Shearsmith sia disponibile?!»
Moffat fece per saltargli addosso, ma Davies lo trattenne:
«Idea fantastica, Mark. Corri subito a proporla così com’è a Strevens, sarà entusiasta!»
Così Gatiss ci lasciò soli.
 
Almeno per un po’.  
 
 
[NDA: "smug" significa compiacersi, "The Smuggers" quelli che si compiacciono]

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Capitolo 5
*** Capitolo IV - The Tomb of the Creators ***


Capitolo IV - The Tomb of the Creations
 
Il più grande nemico di ogni scrittore, probabilmente, è il proverbiale blocco. Frutto della naturale tendenza umana alla procrastinazione, se lasciato a sé, un blocco calcifica, si riempie di sedimenti e sprofonda nel terreno, seppellendo qualunque idea prima ancora che possa venire alla luce, come una vera e propria tomba.
 
I tre creatori erano in silenzio da un quarto d’ora abbondante. Davies aveva preso il cellulare e sembrava stare scorrendo immagini sul piccolo schermo, Moffat mormorava qualcosa a mezza bocca e Chibnall stava facendo dei piccoli disegnini sull’angolo dei suoi fogli. Probabilmente era una specie di animazione, perché li fece scorrere rapidamente sfogliandoli con la mano.
«Ok, basta, dobbiamo tirare fuori qualcosa!» disse Davies posando il cellulare
Chibnall sospirò:
«È che non abbiamo idee, Russell!»
Moffat fece un verso sarcastico:
«Tu non avrai idee! Io non sono letteralmente capace di finirle!»
«Steven, se hai qualcosa, sputa il rospo» Davies si massaggiò la base del naso
«Ok, allora: prima di tutto la gente parte da un’idea, ok?» Moffat spiegò agli altri due «Io no. Io parto da due idee!»
Gli altri inclinarono la testa, confusi.
«La cosa importante è che siano due idee che non c’entrano niente l’una con l’altra! Per esempio, che ne so, il bambino vuoto e Jack Harkness. Oppure una biblioteca che salva le persone su una memoria digitale e delle ombre assassine!»
Quella rivelazione mi aprì un mondo: tutte le storie di Moffat erano così! A giudicare dalle loro espressioni, anche gli altri showrunner sembravano scossi.
«Cosa c’è?! Avete delle facce!»
«Tutte le tue storie sono così!!! Le statue che si muovono quando non le guardi e una cassetta del Dottore bloccato nel tempo!» Chibnall stava quasi urlando, eccitatissimo
«Madame de Pompadour e un’astronave che si ripara con parti umane!» osservò Davies
«Davros che ha incontrato il Dottore da piccolo e dalek spappolati nelle fogne!»
«Il sogno che fanno tutti una volta nella vita e un uomo bloccato alla fine del tempo!»
Moffat lanciò loro uno sguardo di sufficienza:
«Sì, direi che si è capito. Cavolo, credevo che fosse ovvio!»
«Un astronauta assassino e il Dottore di 300 anni dopo che muore davanti ai companion!» Davies era ancora sconvolto
«Si è capito, Russell!!!»
«Aspetta, se con due idee che non c’entrano niente l’una con l’altra viene su una buona storia, cosa succede se metti tre o più idee insieme?» chiese Chibnall
«Death in Heaven» rispose Moffat. Gli altri due rabbrividirono. Chibnall batté le mani insieme e le strofinò:
«Ottimo, allora tutto quello che ci serve fare è prendere due e solo due idee tue! Forza, spara!»
Moffat chiuse gli occhi e prese un’aria concentratissima. Adesso so che non mi crederete, ma io ricordo che, senza una ragione apparente, i peli sulle mie braccia si rizzarono e mi venne la pelle d’oca e le ombre nella stanza parvero convergere su di lui. Se dovessi definire quello che stava succedendo nella stanza con una sola parola, sarebbe il “MALE”. Durò solo un istante e poi riaprì gli occhi:
«Ok, ho le due idee: il Dottore che si risveglia dopo un lungo sonno e non capisce dove e quando si trovi e una freccia che colpisce sempre il cuore del bersaglio!»
Gli altri si guardarono, sorridendo vittoriosi. Davies diede una pacca sulla spalla di Moffat:
«Ok, direi che siamo sulla strada giusta! Come le connetti insieme?»
Moffat si leccò le labbra:
«Beh, allora, c’è il Dottore che esce fuori dal TARDIS, ok? E allora c’è uno che gli dà la caccia…»
Chibnall chiese:
«Perché?»
«Beh, perché è un cacciatore di… dottori» gli altri due aggrottarono la fronte «E questo ha questa balestra, ok e spara al Dottore, ma lui è superveloce, così afferra il dardo al volo, ma questo riparte e gli si pianta nel cuore»
«In quale?» chiese Davies
«Scusa?»
«Quale dei due cuori?»
«Ehm, non è importante perché tanto non è di fra… è di un materiale che non danneggia i Signori del Tempo. Però poi il cacciatore di… dottori prende un quadrello di… materiale che uccide i Signori del Tempo e…»
«Moffat?»
«Sì, Russell?»
«Stai scrivendo questa storia per Dracula?»
Moffat abbassò lo sguardo, colto in flagrante:
«Sì. Mi dispiace, ma sono concentrato su quello, non scrivo per Doctor Who da più di tre anni, ormai!»
 
Davies sospirò:
«Va bene. Allora vediamo che cosa sa fare il più “fresco” tra noi. Stupiscici, Chibnall, come fai una storia, tu?»
«Beh, allora, prima di tutto mi immagino una situazione in cui mi piacerebbe vedere il Dottore.»
«Tipo?»
«Tipo, uhm… che si veste tutta elegante e va a un casinò! O, in questo caso, si vestono tutti eleganti!»
«Ok, forte! E poi?»
«E poi cosa?» chiese con aria innocente
Moffat gli chiese, pazientemente:
«Come va avanti la storia?!»
Chibnall sembrò non capire:
«No, è finita, i dottori si vestono, viaggiano nel TARDIS e arrivano al Casinò dove giocano!»
Moffat non ebbe nemmeno la forza di rispondergli, ma Davies sospirò e, pazientemente, gli spiegò:
«Chibnall, non va bene. Tu non puoi continuare una trama in un modo tanto lineare.»
«Ah, bisogna fare tutti i colpi di scena di Steven, allora?! Ah, il casinò non è un casinò, è un agriturismo dove mangiano le persone! E il Dottore non è il Dottore, è Napoleone convinto di essere il Dottore!»
Il volto di Moffat stava cambiando colore, probabilmente come meccanismo di mimetizzazione preventiva per gli schizzi di sangue che stava per far partire da Chibnall:
«No, razza di…» respirò a fondo «Ascolta, Chris, va benissimo una trama lineare. Prendi Midnight: parte come un viaggio in solitaria del Dottore e si trasforma in un terrificante horror psicologico. Non ci sono “colpi di scena”, ma ci sono “svolte narrative”, momenti in cui la dinamica della storia cambia. Se non c’è niente del genere, una trama è piatta e che cosa dovrebbe vedere il pubblico?!»
Chibnall assunse un’espressione furba e sollevò il dito indice:
«Ah, no, ma questo è solo lo scheletro! Nel mentre che mostriamo un sacco di personaggi secondari, come un’anziana signora che non vuole dare la propria eredità al nipote perché omosessuale e un gruppo di bambini che vuole liberare la manta spaziale tenuta in esibizione dal casinò!»
Moffat sembrava soddisfatto della proposta, ma Davies ci pensò un secondo e chiese a Chibnall:
«Scusa, in che modo vuoi legare queste trame B alla trama A?»
«Perché dovrei legarle?» chiese con aria innocente
«Perché… si fa così! Se la trama A e la trama B non sono legate, non stai facendo una storia sola, stai facendo due mini storie!»
«Ed è figo, no?»
«Sì, ma… la gente guarda Doctor Who perché c’è Doctor Who, se non serve a niente per il Dottore, la storia B diventa uno spreco di tempo!»
Chibnall allargò le braccia:
«Ragazzi, voi cercate di fare cose troppo complicate! Storie complesse, svolte narrative, intrecci di trame, le conosco anche io queste robe, ma la gente non le vuole! La gente vuole un Doctor Who più semplice e rilassante, con cui possa stendersi sul divano e venire sensibilizzati su temi socialmente importanti per…»
Moffat si intromise:
«Ma no! Puoi mettere tutte quelle cose, ma la gente ha bisogno di divertirsi! Ci deve essere un senso di urgenza, di tensione…»
«Ah, ma quello so come metterlo! Facciamo che, a un certo punto, parte un conto alla rovescia!»
Davies lo guardò perplesso:
«Da dove?»
Chibnall fece un gesto noncurante:
«Non importa. Diciamo che parte un countdown nel TARDIS o al casinò.»
Moffat sembrò realizzare qualcosa:
«Aspetta, anche in 42 c’era un countdown!»
Davies sollevò la testa, arrivando alla stessa conclusione:
«E anche in Dinosaurs on a Spaceship hanno sei ore di tempo, prima che bombardino l’astronave!»
Chibnall sorrise tronfio:
«Esatto. È il mio modo di creare tensione.» e aggiunse, imitando Moffat «Credevo che fosse ovvio»
«In Hungry Earth c’è la trivella Siluriana!»
«E in The Power of Three gli stessi cubi cominciano a contare!»
Chibnall si impettì:
«Geniale, no?!»
«No!» risposero gli altri all’unisono e Davies aggiunse «Diventa un senso di tensione vuoto e artificiale!»
Chibnall roteò gli occhi:
«Perché tu sei tanto bravo a creare senso di tensione, no?!»
Moffat guardò Davies che ricambiò il suo sguardo, per poi oscillare la testa facendo un’espressione risicata
 
Davies si impettì:
«Io so come creare tensione! E dovreste saperlo! Vi faccio una domanda: da dove nasce la paura?»
«Da me.» Rispose Moffat e Davies gli lanciò un’occhiataccia prima di continuare
«Dall’infanzia. È il momento in cui si formano sia le nostre paure che quello che ci affascina! Così, quando voglio fare paura penso “che cosa mi faceva paura da bambino”?!»
«E ti rispondi con “animali antropomorfi”?» chiese Chibnall scettico
«Alle volte sì! I maiali sono terrificanti!»
Gli altri lo fissarono senza capire:
«Sapete che possono sbranare un essere umano, senza lasciare traccia, in cinque minuti netti?!»
Moffat si portò una mano al mento:
«Aspetta, ma quante paure potrai ricordarti di quando eri bambino?! Al massimo quattro o cinque e poi cosa fai?!»
Chibnall indicò Davies:
«Potresti chiedere a qualcuno che è un bambino adesso!»
Davies si rabbuiò in volto e distolse lo sguardo. Appena Moffat capì sogghignò, mentre Chibnall continuava:
«Potremmo addirittura far fare un concorso ai bambini per disegnare dei mostri nuovi!»
Moffat finse uno starnuto che suonava stranamente come “absorbaloff”
«E poi puoi fare tutta una storia attorno al disegno del mostro vincitore!!!»
Moffat diede una serie di colpi di tosse che suonavano stranamente come “Love and Monsters”. Davies si stancò e lo fulminò con lo sguardo:
«Comunque il cattivo non è la parte più importante di una storia! Il personaggio centrale lo è! Per esempio, quando ho esordito con il revival, la prima puntata ruotava attorno alla companion, per mostrare come per salvare la Terra non servisse una persona straordinaria come il Dottore, ma può farlo chiunque sia armato di buone intenzioni!»
Chibnall schioccò le dita realizzando qualcosa:
«Aspetta! È questo quello che fai sempre tu! C’è un personaggio che diventa importante alla fine della storia che risolve la storia con un proprio cambiamento! Come Mickey in Age of Steel
Chibnall fissò Moffat che restò impassibile. Così aggiunse:
«O come Cassandra in New Earth!» Moffat lo guardò, sempre inespressivo «Non facciamo quella cosa che diciamo una sua puntata a testa, come prima?»
«No. È vero che lo fa ed è un ottimo esempio di storytelling! Piuttosto prendi appunti che abbiamo dovuto aspettare un’intera stagione per avere momenti del genere con la Whittaker, va’!»
Chibnall mise su il broncio e Davies sorrise soddisfatto:
«Bene, adesso che abbiamo appurato che il mio stile di scrittura non ha difetti» Moffat cercò di contraddirlo, ma Davies lo ignorò «Decidiamo un personaggio che stia al centro della narrazione, attorno al quale far ruotare il tutto. Naturalmente dovrà essere uno dei dottori e sappiamo tutti su chi convenga concentrarsi…»
I tre parlarono nello stesso momento:
«Sul decimo!» disse Davies
«Sulla tredicesima!» Disse Chibnall
«Su Clara Oswald!» disse Moffat
 
Gli altri due lo fissarono.
«Steven, Clara Oswald non è il centro della serie» gli spiegò pazientemente Davies.
Moffat inclinò la testa comprensivo:
«No, in effetti hai ragione…»
La mia pelle rabbrividì nuovamente e le ombre tornarono ad allungarsi: la prima volta mi ero convinto che fosse solo una sensazione, ma questa ero sicuro: una presenza era scesa nella stanza e stava lentamente succhiando via le nostre vite
 
 
«…CLARA OSWALD È IL CENTRO DI TUTTO L’UNIVERSO!!!»
 
Il “Male” era tornato!



[NDA: l'incredibile rivelazione sulle storie di Moffat arriva da Stefano "Brig"]

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Capitolo 6
*** Capitolo V - The Dominatrix ***


Capitolo V – The Dominatrix
 
Un detto popolare dice “Dio si è fatto uomo e il diavolo donna”. Al di là del sessismo miope del detto, parte dal preconcetto completamente errato che una donna sia in grado di portare un uomo alla follia, mentre in realtà l’uomo fa tutto da solo. Non è una donna a portarlo alla follia. È l’idea che se n’è creato.
 
Non mi illudo che voi mi possiate credere, ma quello che era successo in quella stanza andava contro ogni possibile spiegazione. Forse il subconscio di Steven Moffat si stava manifestando nella sua interezza, spinto dall’improvviso stress emotivo di dover scrivere una storia tanto importante. Forse era in parte colpa degli altri due autori e dello stesso Strevens che li aveva riuniti in una sola stanza, dove le loro onde creative potevano entrare in risonanza e piegare le stesse fondamenta della realtà.
 
Sta di fatto che, nonostante il sole non fosse ancora tramontato, la luce aveva smesso di entrare nella stanza… anzi, questo non spiega perfettamente quello di cui ero testimone: era come se la luce fuggisse da Moffat, concentrandosi quanto più lontano possibile da lui. L’immensa ombra che si stava creando alle sue spalle era buia quanto lo spazio profondo e stava prendendo la forma di una donna, con capelli fluenti fino alle spalle. All’improvviso gli occhi della donna si spalancarono e, oh, Dio, salva la mia anima, mi fissarono, mi fissarono!!! Sono sicuro che avrei perso il senno, se la voce di Russell T Davies non mi avesse riportato alla realtà:
 
«Dai, Steven! Ti sembra questo il momento?! Abbiamo un lavoro da fare!!!»
 
«CLARA OSWALD È TUTTO!!! TUTTO È CLARA OSWALD!!!»
 
Davies sbuffò e cercò lo sguardo di Chibnall che era confuso quasi quanto il mio. Il terzo autore gli chiese, terrorizzato:
«Russell, ma che cosa sta succedendo?!»
Davies si strinse nelle spalle:
«Ma niente, fa così quando gli parte per Clara…»
Moffat allungò una mano intrisa di pura oscurità a indicare Davies
 
«NON TI È PERMESSO NOMINARE IL SUO NOME SENZA GENUFLETTERTI!»
 
Davies roteò gli occhi:
«Altrimenti che cosa vuoi farmi, inumidirmi?!»
Moffat inspirò a fondo allargando le narici, mentre la luce gli si riavvicinò per un secondo, per poi emettere un grido, no, un verso disumano, che riempì la stanza nuovamente di buio, scaraventando noi altri tre verso la parete opposta. Io riuscì a proteggere il laptop su cui stavo scrivendo, ma il violento colpo sul retro della cassa toracica mi tagliò il fiato. Davies, il più pronto dei tre, riuscì ad aggrapparsi al bordo di un cestino della carta, inchiodato a terra dopo la misteriosa ondata di furti di cestini dell’anno precedente e afferrò la mano di Chibnall per tenerlo al sicuro. Con il corpo parallelo al suolo, scossi dalla potenza di Moffat, i due scrittori strinsero i denti, cercando di resistere:
 
«CHRIS!» gridò Davies «DEVO AMMETTERE CHE QUESTA VOLTA SEMBRA PIÙ GRAVE DELLE ALTRE!»
«CHE COSA POSSIAMO FARE?!» scandì Chibnall sopra il frastuono
«DOBBIAMO FARGLI SFOGARE L’IMPULSO DI SCRIVERE DI» il verso di Moffat si intensificò «DI COLEI CHE NON PUÒ ESSERE NOMINATA!!!»
Reggendosi gli occhiali con la mano libera, Chibnall tentò di annuire e gridò, rivolto a Steven:
«STEVEN! HAI VOGLIA DI RACCONTARCI DI… TU-SAI-CHI?!»
«Ma certo, credevo che non me l’avreste mai chiesto!» rispose Moffat gioviale, mentre quella furia ultraterrena si placò all’improvviso, ripristinando la luce e facendo cadere a terra i due. Tuttavia non tutto era tornato alla normalità: quella sagoma femminile restava stagliata alle sue spalle, saettando lo sguardo tra gli altri tre nella stanza!
«Allora, abbiamo lasciato Clara e Io nel loro TARDIS. Clara sente che la sua ora è già passata, ma sa di poter viaggiare ancora un po’, prima di rassegnarsi alla propria morte. Naturalmente il Dottore si ricorda in parte di lei grazie al lascito della Testimonianza, nello speciale con David Bradley. Allora la nostra storia parte dalla narrazione di Clara, qualcosa del tipo questa è la storia di come ho salvato il Dottore per la quindicesima volta, alla faccia tua, Rose»
Davies gonfiò le guance, Moffat proseguì:
«Allora, il TARDIS del Dottore comincia a tremare, ok? E c’è una terribile esplosione per i corridoi e il Dottore e i companion scappano verso una stanza sicura che è completamente bianca… anzi no, non può essere completamente bianca, deve essere qualcosa di molto comune, dove la gente va spesso…»
«Dentro al TARDIS?» chiese Chibnall «Come può esserci un posto dove la gente va spesso?!»
«Guarda, non deve avere senso. Può essere un luogo rassicurante per la maggior parte delle persone presenti che il TARDIS manifesta. Magari un posto che frequentano tutti…»
«Come un Tesco?» [NDA – supermercati molto diffusi in UK]
Moffat schioccò le dita:
«Sì, perfetto! Allora 13 e companion corrono in questo corridoio e saltano oltre a una porta entrando accanto al reparto surgelati di un Tesco, il Dottore si volta e sonicizza la direzione da cui sono arrivati, serrando l’uscita. In breve tempo si rende conto che anche gli altri dottori sono lì e arrivano all’unica conclusione possibile: il TARDIS sta saltando in aria e l’unica parte stabile è il suo centro, ossia, come lo chiama l’ottavo L’occhio dell’armonia! Ma poi…»
 
Davies approfittò della concentrazione di Moffat verso la propria storia per bisbigliare a Chibnall:
«Ascolta, abbiamo solo una possibilità: dobbiamo influenzare la sua storia in modo da cacciare fuori… essa
«Ma come possiamo fare?!»
«L’unico modo possibile è mettere in evidenza le contraddizioni: dobbiamo spingerla dentro a un plot hole
«Ma Moffat è il più esperto scrittore di Doctor Who! Che chance abbiamo che apra un buco nella trama?!»
«Ma che cosa dici?!»
«Hai ragione, scusa, sarà una passeggiata!»
 
«…e, a questo punto, sfondando il reparto inscatolati, la facciata di un diner invade la stanza» l’ombra alle spalle di Moffat tremò e i suoi occhi si piegarono in su, come se stesse gongolando «e, prima ancora che si depositino i calcinacci, sbem! entra in scena Clara Oswald! E, boh, vediamo se c’è Maisie Williams…»
«Moffat, scusa?»
«Dimmi, Russell»
«Un TARDIS non può atterrare dentro un altro TARDIS»
Un punto di luce comparve in mezzo all’ombra sul muro e quella si ritrasse da quel punto sussultando
«Ah, sì. Hai ragione… però Clara usa un transmat per entrare»
«Si può usare un transmat per l’interno di un TARDIS?» chiese Chibnall, facendo tremare nuovamente la sagoma oscura. Moffat digrignò i denti
«Il TARDIS la lascia entrare perché sa che la salverà» l’ombra si placò «Clara e i dottori scoprono che il problema non è contenuto all’interno del TARDIS, ma ogni singola stella, inclusa quella al centro dei TARDIS, l'occhi dell'armonia, sta esplodendo. L’unica cosa che tiene assieme lo spazio dove si trovano i dottori è l’enorme paradosso generato dalla presenza di tutti loro in un solo posto, che deforma lo spazio-tempo, rendendolo il centro del ciclone, impedendo che collassi.»
Davies fece per interromperlo nuovamente, ma Chibnall lo fermò e ammiccò verso la parete: la sagoma femminile li fissava attentamente. Se l’avessero attaccata nuovamente e non fosse morta, il suo contrattacco sarebbe potuto essere letale per loro! Moffat continuò:
«Così i dottori salgono tutti sul TARDIS di Clara e si recano verso il vero e proprio baricentro dell’universo, dove le astronavi dei Monaci, responsabili di tutto, stanno assediando il buco nero più grande dell’Universo, l’epicentro di questa enorme reazione a catena!»
Come a condividere l’entusiasmo, la stanza cominciò a tremare. Moffat abbassò lo sguardo e quando lo rialzò i suoi occhi erano diventati completamente neri:
 
«È A QUESTO PUNTO CHE CLARA DECIDE DI INTERVENIRE, AFFRONTANDO DI PETTO I MONACI, MENTRE TUTTI GLI ALTRI COMPANION SI RIVELANO COMPLETAMENTE INUTILI E IMPOTENTI, INGINOCCHIATI DAVANTI ALLA MAESTOSITÀ DEL NEMICO, MA SOPRATTUTTO DI CLARA OSWALD!!!»
Scossa dal tremore, una lampada cadde per terra e le scrivanie cominciarono a slittare sul pavimento. Due piastrelle si sollevarono a metà, mentre l’ombra sul muro assumeva un’aria trionfante con Moffat, suo araldo e portavoce tra i mortali, che continuava a decantare le sue gesta!
«Russell?!»
«Dimmi, Chris?»
«Ho il sospetto che quella figura sul muro sia Clara Oswald!»
«Ma grazie al…»
L’intero pavimento si aprì, in un abisso fatto di lunghe braccia femminili che cercavano di afferrare i due autori
«POI CLARA RACCONTA AI MONACI TUTTO QUELLO CHE HA PASSATO E SPIEGA LORO QUANTO SIA PERICOLOSO E FANTASTICO IL DOTTORE! INTANTO LE LORO NAVI STANNO ATTACCANDO IL TARDIS DI CLARA, MA 1, 2, 5, 6, 7 E 10 LO STANNO PILOTANDO, e forse c’è anche Ashildr, se Maisie Williams può, MENTRE TUTTI GLI ALTRI SONO NELL’ALA DINER E STANNO COMBATTENDO SUPERCARICANDO LE CASSE CON I SONICI E COLLEGANDOLE ALLA CHITARRA DI 12, CONFONDENDO I SISTEMI DI NAVIGAZIONE DEI MONACI E FACENDOLI ANDARE IN STALLO VICINO AL BUCO NERO!!!»
«Russell! Dobbiamo colpire adesso!!!» Chibnall tentava disperatamente di tenere gli arti demoniaci a bada usando una sedia rovesciata!
«Aspetta!!! Non è ancora il momento!» Russell si stava difendendo con la base della lampada. Le pareti attorno a loro, inclusa la porta e le finestre, si consumarono su se stesse, come fogli di carta scaldati da una resistenza elettrica, mentre l’oscurità permeava tutto attorno a loro
«Cosa sta succedendo?!»
«Dobbiamo resistere, Chris!!!»
«INTANTO I MONACI NON SONO IMPRESSIONATI DAL DISCORSO DI CLARA E LE DICONO DI AVER SCONFITTO IL DOTTORE IN PASSATO. LEI RISPONDE CHE, QUESTA VOLTA, SONO IN 14 E I MONACI GUARDANO I LORO STRUMENTI PER POI RISPONDERLE CHE NE CONTANO 15. 14 FUORI E UNA CON LORO, PER POI INDICARE CLARA!»
«C-cosa?! È completamente uscito di senno?! Il fandom lo ucciderà!!!»
«Chris, non ha paura della morte, adesso! La sua signora lo protegge!»
«CLARA È STATA IL DOTTORE FIN DALL’INIZIO, PRIMA ANCORA CHE DIVENTASSE LA SUA PRIMA INCARNAZIONE! CLARA È IL DOTTORE E LA COMPANION ORIGINALE ED È ANCHE…» Chibnall sbiancò
«No…»
«IL VERO PRIMO DOTTORE DONNA!!!»
 
Davies lanciò un’occhiata preoccupata a Chibnall:
«Non perdere la calma, conserva i plot hole, dobbiamo usarli tutti assieme!»
«Lo so, Russell. Ma adesso è personale.» Sollevò lo sguardo verso Moffat «Ehi, Steven!»
Moffat lo fissò con un sorriso sadico. Cioè più o meno come al solito, ma questa volta aveva anche gli occhi neri e tutta la cosa delle ombre attorno
«CHE COSA VUOI?!»
Chibnall assunse un’aria innocente:
«Sai che cosa ci starebbe bene? Il ritorno della Crepa nell’Universo.»
Moffat lo guardò stupito, per poi rivolgere lo sguardo al cielo, esplodendo in una risata ripugnante, tossica e corrosiva
«MA SÌ, CERTO!!! LA CREPA CHE HA RIPORTATO QUI GALLIFREY! È STATA CLARA AD APRIRLA, CON IL POTERE DELLA PROPRIA MAGNIFICIENZA! ORA CHE È UN DOTTORE SI COSTRUISCE UN CACCIAVITE SONICO, IL PRIMO, IL PIÚ POTENTE E LO FA MENTRE I MONACI CERCANO DI FERMARLA E LO PUNTA VERSO LO STESSO BUCO NERO, CHE COLLASSA SU SE STESSO E RIVELA AL SUO POSTO LA CREPA NELL’UNIVERSO!»
Era mostruoso: non solo Moffat aveva appena rubato il Dottore donna a Chibnall, le aveva anche fatto costruire da sola il suo sonico. Mi aspettavo che sarebbe stato distrutto, ma, invece, aveva un’aria vittoriosa nello sguardo e, in un attimo, mi resi conto del motivo: aveva appena dato a Moffat una terza idea!
«COSÌ I SIGNORI DEL TEMPO ESCONO FUORI DALLA CREPA E, SOTTO LA GUIDA DI CLARA, RICONOSCIUTA COME LADY PRESIDENT, CONGELANO I MONACI IN UN ISTANTE DI TEMPO E CLARA RIPORTA TUTTI A CASA, DIVENTANDO IL DOTTORE PER TUTTE LE STAGIONI FUTURE!!!»
«Ehi, Moffat?!» Chibnall gridò per farsi sentire, in bilico sulle poche piastrelle che avevano ancora stabilità «Se la crepa si è aperta adesso, come fanno i Signori del Tempo a essere già usciti?! Dovrebbe succedere dopo Trenzalore!»
 
Le ombre nella stanza sussultarono
«E credevo che si fosse aperta per il TARDIS che è esploso!»
Russell sorrise vedendo che l’oscurità si ritraeva. La sagoma alle spalle di Moffat si era portata una mano verso il petto, evidentemente sofferente
«E come fa Clara a morire a Londra e tornare a Gallifrey per diventare il primo Dottore?!»
La sagoma notò i buchi di trama che cominciavano a formarsi attorno a lei e si ritrasse, ma la sua oscurità era potente e decine di mani si misero attorno a loro, spingendo per richiuderli:
«NO, È… QUESTA È LA VERA CREPA DA CUI ESCONO, QUELLA DI PRIMA NON CONTAVA! E… QUESTA CLARA È UNA ECO!»
«Ma se è una eco, perché ha il TARDIS di Clara e Ashildr?!» Chibnall infierì, seguito da Russell
«E perché il suo TARDIS non sta esplodendo, come quello del Dottore?! Anche quello ha un occhio dell’armonia…»
«NO… LEI L’HA MODIFICATO PREVEDENDO TUTTO QUESTO!»
Non c’erano abbastanza braccia per chiudere questi altri buchi e la sagoma si ritirò verso il suo vessillo
Davies allungò una mano verso Chibnall
«Possiamo finirlo! A te l’onore!»
Chibnall annuì, determinato e Davies lo scagliò verso Moffat! Chibnall si preparò a colpirlo con il palmo aperto della mano, dentro al quale si stava formando l’ultimo plot hole:
«E se Clara è il dottore, perché si ricorda le avventure passate con 11 e 12?! Hai scritto te The Doctor Falls»
 
Ma Moffat non era ancora finito e parò il colpo di Chibnall:
«LO POSSO RETCONNARE!!!»
Chibnall sembrò smarrito un secondo, ma aveva ancora una mano libera:
«E vuoi retconnare anche The Name of The Doctor e la Ragazza Impossibile?!»
«NO…»
«Perché il Dottore…» l’ultimo plot hole si formò nella mano aperta di Chibnall «…non può entrare…» e colpì Moffat in pieno petto, facendo gridare la creatura «…NELLA SUA STESSA LINEA TEMPORALEEEE!!!»
«NUOOOOOOOOOOOOOOOOO in effetti è vero, non ci avevo pensato.»
 
Ansimavo, rannicchiato sotto a una scrivania. La stanza era completamente a soqquadro, ma quella creatura malefica era scomparsa nel nulla, assieme a tutti i fenomeni ultraterreni che si era portata appresso. Moffat fissò per un secondo la mano di Chibnall sul suo petto, poi la afferrò con due dita e se la scostò di dosso con delicatezza. Davies tirò un sospiro di sollievo:
«Oh, speriamo che non ci siano altre cavolate del genere e di poter lavorare in pace!»
Finì di dirlo e, dopo aver bussato, Gatiss fece nuovamente capolino nella stanza:
«È perme… oddio, cos’è successo?!»
Davies si strinse nelle spalle:
«Niente, Moffat voleva mettere Clara in una storia.»
Davies fece una risata sarcastica:
«Dovevi vedere quando ha scritto Hell Bent! Non hanno più trovato quello stagista…»
Tutti risero tranne me, che stavo appunto facendo uno stage alla BBC.
«Sentite, mi dispiace disturbarvi, ma c’è una cosa che credo sia importante che vediate…»
Gatiss tirò fuori il cellulare e lo sbloccò, mostrando una diretta su youtube. Era un uomo, con i capelli appiccicati alla fronte per il sudore, circondato da macchinari elettronici: lo riconobbi molto presto:
 
 
«Buonasera a tutti, mi chiamo Reece Shearsmith e vi contatto dal satellite BBC, in orbita bassa attorno al pianeta!»

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Capitolo 7
*** Capitolo VI - Shearsmith from Space ***


Capitolo VI – Shearsmith from Space
 
 
Un tempo eravamo soliti prendere le stelle per farne delle storie. Oggi prendiamo delle storie per farne delle stelle.
 
 
 
«Buonasera a tutti, mi chiamo Reece Shearsmith e vi contatto dal satellite BBC, in orbita bassa attorno al pianeta!»
I tre showrunner si strinsero per guardare nel piccolo cellulare di Gatiss. Shearsmith aveva l’aria di aver faticato, ma anche uno sguardo fiero e determinato sul volto.
«La vista è meravigliosa da quassù, ma purtroppo non sono dell’umore giusto per godermela!»
«Mark, cosa hai fatto?!» Moffat chiese a Gatiss che roteò gli occhi
«Certo, perché deve per forza essere colpa mia, vero?!»
«Il mio amico Mark Gatiss mi ha informato che la BBC sta preparando uno speciale in cui ci saranno dei Doctor Who dagli anni 60 e mi vuole tagliare fuori!»
«Ma sì, in questo caso specifico, sono almeno in parte coinvolto…»
Mi venne il dubbio e controllai il sito BBC e quanto stava andando in diretta sui vari canali. Quando lo vidi, voltai il laptop verso gli autori. Chibnall mi si avvicinò e commentò:
 
«Ehi, guardate! Shearsmith è su tutti i canali BBC!!!» la sua voce era allarmata e stava scorrendo i vari canali
«BBC One, Two e Four! Persino News e Parlament!» e poi sorrise «Ehi, c’è una versione animata sul canale dei bambini!»
Davies si massaggiò il mento, pensoso:
«Chissà com’è arrivato lì!»
«Vi starete chiedendo come sono arrivato qui. Steve Pemberton mi ha permesso di arrivare qui al satellite usando il razzo N°9. Non voglio dirvi altro per non rovinare l’hype per la sesta stagione, ma tenetevi forte, sarà molto divertente. E profonda. E interessante. Dite che è troppo presto per un altro episodio completamente muto, tipo nello spazio?! Scusate, sto divagando. Ho parlato con Strevens e mi ha detto» distolse per un secondo lo sguardo e si portò un pugno davanti alla bocca, mentre cercava di contenere le lacrime «Mi ha detto che non avrei ripreso il ruolo di Patrick Troughton per questo speciale. Voglio dire, lo speciale ha il ruolo del secondo dottore, non è esattamente la stessa cosa, ma con David Bradley l’hanno fatto. Io, invece, non sono ammesso. Datemi un secondo, è difficile espormi così davanti alle telecamere.» Distolse nuovamente lo sguardo
«Ah, pover’uomo, si vede che sta soffrendo!» commentò Davies
«Ehi, è proprio vero! C’è una funzione “registra” su questo computer?» chiese Moffat
Chibnall guardò Gatiss:
«Cos’è successo?!»
«Beh, ieri mi avete consigliato di parlare del sequel di An Adventure in Space and Time con Strevens e lui mi ha tenuto tre quarti d’ora a elencarmi perché Shearsmith sarebbe una pessima scelta per il secondo…»
«Aspetta, come ieri?! È successo poco prima che Moffat facesse quel casino!» fece Chibnall rivolto a Moffat, che si strinse nelle spalle
«Sì, ma i poteri oscuri distorcono lo spazio-tempo. In realtà siamo qui da circa una trentina di ore.»
«Ah, ok certo. Scusa, Mark, continua!»
«Dicevo, così ieri sera l’ho detto a Shearsmith che è tipo uscito di testa…» questa volta fu Davies a interromperlo
«Aspetta, gliel’hai detto?! Come ti è passato per la testa che potesse essere una buona idea?!»
«Uff, non potevo tenerglielo nascosto, Russy! Noi abbiamo un» guardò un immaginario punto lontano in modo drammatico «vincolo speciale e segreto!»
«Vuoi dire la league of the…»
«Vincolo speciale e segreto!!! Ti dispiace se vado avanti?! Cavolo! E allora Pemberton ha detto che…»
«Hai coinvolto anche Pemberton in questa storia?!»
«Stewie, le regole nella league of the… del vincolo segreto non le faccio io!!!» Era davvero seccato.
«Ok, dai, scusa!»
«L’ho detto a Reece e l’ho detto a Steve e hanno deciso di mettere Reece sul missile ed eccolo là in orbita! Cavolo se dovete ammazzare qualsiasi tensione, ecco perché la stagione 11 era così noiosa!»
Chibnall parve ferito e forse avrebbe commentato, ma Reece Shearsmith riprese a parlare
«Avrei voluto che ci fosse un altro modo, ma non c’era. Strevens è stato categorico: io sarei stato tagliato fuori. Così ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi altra persona razionale: sono salito su un razzo per entrare nel satellite che trasmette l’intero broadcast BBC e, se la produzione non dovesse accettare le mie richieste, lo farò schiantare contro la Terra, in un attacco suicida!!!»
Per qualche istante calò il silenzio.
«Scusate, ha detto Broadch…»
«Broadcast, Chris!!!»
 
La situazione era tesa, ma i tre si rimisero rapidamente in piedi. Come al solito, Davies tentava di essere la spina dorsale del gruppo:
«Okay, ragazzi, restiamo calmi. La prima cosa da fare è capire che cosa voglia Shearsmith, dopodiché potremo trattare.»
Moffat annuì:
«Sì, non possiamo fare altro. Certo, a meno che non decidiamo di far fuori Reece.»
Chibnall lo guardò esterrefatto:
«Farlo fuori?! Ma sei matto?!» anche Gatiss aveva la stessa espressione e Moffat ondeggiò appena la testa aggiungendo:
«Hai ragione, non possiamo rischiare di danneggiare il satellite.»
«Shhh! Ha ripreso a trasmettere!»
«Allora, la mia prima richiesta è di riservare tre posti tra i dottori da castare al mio gruppo. È una società segreta, quindi non posso dirvi molto, vi basti sapere che tre brillanti attori verranno eletti democraticamente all’interno del gruppo per i loro ruoli.»
«Ma siete in tre nel vostro gruppo!» Davies esclamò rivolto a Gatiss che si strinse nelle spalle
«Persino io lo trovo ingiusto!» aggiunse Moffat seccato
«Ah, non cominciare. Ti ho proposto molte volte di entrare nel gruppo, ma nemmeno mi ascoltavi!»
«Inoltre esigiamo che compaiano i dalek del nuovo paradigma come cattivo principale.»
Tutti e tre guardarono Gatiss.
«Che c’è?! Io non ci posso fare niente! Mica le faccio io le condizioni!»
«In realtà siamo flessibili su questo punto. È più una cosa che mi ha chiesto di dire Gatiss.»
«Beh, sì, su questo punto specifico sono un po’ coinvolto…»
«Per finire vogliamo la possibilità di intervenire nella stesura del soggetto per assicurare la rilevanza dei personaggi interpretati!»
«Oh, certo, dopo quello che abbiamo passato!» sibilò Davies
«Eddai, cerca di andargli incontro, Russell!» gli disse Gatiss dandogli un buffetto sulla spalla
Moffat scosse la testa:
«Strevens non accetterà mai queste condizioni! Shearsmith deve essere impazzito!»
Chibnall fece una smorfia:
«Mah, in realtà non è male come prima richiesta…»
«Prima richiesta?! Sai almeno contare, Chris?! Sono tipo tre!» Fece Davies con tono seccato.
Chibnall si aggiustò gli occhiali:
«No, dico prima richiesta della trattativa. Prima di scendere, sapete.»
A giudicare dalle espressioni degli altri no, non sapevano.
«Aspettate, voi non avete mai seguito degli investigativi, vero?!»
Moffat fece una risatina sarcastica:
«Credo che ti dimentichi di una cosina chiamata Sherlock
Chibnall gli lanciò uno sguardo scettico
«No, dico un investigativo realistico, non uno show dove tutti gli indizi utili per risolvere il caso sono in mano al protagonista fin dall’inizio e li rivela solo alla fine per sembrare un genio!»
Davies ridacchiò mentre Moffat e Gatiss sembravano un po’ feriti. Prima che potessero ribattere, Chibnall continuò:
«Vedete, in pratica in una trattativa si comincia sempre con una richiesta irragionevole, così si possono fare tantissime concessioni. Se, per esempio, volessi ottenere 100, dovrei cominciare chiedendo 1'000.»
Davies assunse un’aria pensosa:
«Ma se questo è vero, che cosa vuole veramente Shearsmith?!»
Moffat guardò Gatiss:
«Puoi metterci in contatto con lui? Potremmo semplicemente chiederglielo.»
Gatiss sospirò:
«Eh, purtroppo sto usando il cellulare per seguire la diretta youtube.»
Gli altri, ancora girati verso il mio laptop, lo fissarono un secondo.
«Che c’è?! Non voglio far calare le view!»
Davies strappò il cellulare dalle mani di Gatiss. Gatiss sembrò sorpreso e fece per riprenderlo, per poi assumere un’aria di sufficienza:
«Prego, tanto non indovinerai mai come l’ho salvato!»
«Aspetta» fece Moffat, per poi fare una strabiliante imitazione della voce di Gatiss «Okay, Google: chiama Gentleman #2»
Il cellulare rispose immediatamente “chiamata Gentleman numero due cellulare in corso”, mentre Gatiss aprì la bocca sconvolto.
«Vedi, Mark, non è che io non ti ascolti. È che proprio non mi interessa.»
Nello schermo, Shearsmith assunse un’aria stupita e tirò fuori un telefono dalla tasca dei pantaloni
«Oh, scusate, devo rispondere. È questo cellulare che uso solo per il mio gruppo segreto di cui non posso rivelare nulla…»
«È sulla dannata Wikipedia!» sbottò Davies
«Pront… aaaah!» Shearsmith si interruppe sentendo un forte fischio dal microfono e abbassai rapidamente le casse del computer «Scusate, un’interferenza. Pronto?»
«Ciao, Reece, sono Russell. Mi sono permesso di chiamarti dal numero del tuo “amico segreto”, Mark.»
«Oh, ciao! Stai seguendo la diretta? So che sei a capo del gruppo che deve scrivere, spero che tu verrai incontro alle nostre richieste perché questo posto può saltare in aria. O, più propriamente, schiantarsi a terra.»
«Sì, abbiamo sentito, Reece, però le tue richieste sono eccessive. Prima di tutto, il nuovo paradigma dalek è una boiata e lo sappiamo tutti.»
«Okay, adesso basta, se ci pensate era un modo innovativo per sviluppare nuove storie di dalek e questo Reece lo sa molto bene!» si impuntò Gatiss.
«Sì, come dicevo, non ci importa molto. Togliete i dalek-tubbies, va bene»
«Oh, ma dai!»
Moffat si intromise nella conversazione:
«E poi cos’è questa storia di rivedere la sceneggiatura?! Qui ci sono i…» lanciò uno sguardo a Chibnall e continuò alzando gli occhi al cielo «ci sono tre dei migliori sceneggiatori che lo show abbia mai avuto! Che cosa ne vuoi sapere di sceneggiatura, tu?!»
«Ehm, Moffat… hai mai visto Inside No9, per dirne una?»
«Beh, una o due puntate.»
«Abbiamo girato una puntata in muto, senza una parola di dialogo, riciclando il set di un’altra serie, con solo 8 attori…»
«Otto attori non sono poi così poch…»
«Di cui due erano dei cani. Intendo letteralmente dei quadrupedi domestici.»
Moffat deglutì, nonostante tentasse di mantenere la fierezza dello sguardo.
«Onestamente saremmo in grado di scrivere una sceneggiatura migliore di voi, se volessimo.»
Moffat socchiuse gli occhi. Probabilmente avrebbe risposto in modo piuttosto acceso, se Davies non lo avesse fermato:
«Aspetta, Steven! Non farti provocare! Reece, la sceneggiatura è nostra. Potrete darci un’opinione, ma l’ultima parola spetta a noi.»
Shearsmith sembrò ponderare la cosa:
«Se accettate di lasciare tre ruoli da far castare a noi, va bene.»
«Parliamoci chiaro, Reece: Strevens non ti verrà mai incontro. Preferirebbe che tu distruggessi completamente il satellite, piuttosto che lasciarti fare.»
«Beh, per me va bene! Mi basta azionare una piccola carica esplosiva e il satellite BBC finirà fuori orbita!»
Chibnall si avvicinò a Davies e gli sussurrò:
«Fammi fare una controproposta, potrei trovare un accordo accettabile!»
Russell ponderò la cosa e passò il cellulare a Chibnall:
«Ciao, Reece, sono Chris Chibnall. Potremmo avere una controproposta per te.»
«Okay, ti ascolto…»
 
I due cominciarono a trattare. Nel mentre Gatiss si avvicinò a Moffat
«Steve, scusami, devo andare un secondo in bagno, guardami il cellulare.»
«Sì, vai al piano sopra, i gabinetti di questo sono intasati.»
«Ma di nuovo?!»
«Sì, gli inservienti dicono che gli sturalavandini continuano a sparire. Ora non mi interrompere, sto pensando.»
Alcuni dicono che Moffat abbia un palazzo mentale. Naturalmente non ho modo di vedere il modo esatto in cui lo rappresenti, ma sono piuttosto sicuro che non sia un bel posto. Forse uno scantinato illuminato con lampadine appese dove diverse rappresentazioni dei fan delle sue opere sono torturate e bullizzate in un loop da inferno dantesco. Quello che è sicuro è che Moffat, una volta immerso, sembrava estremamente divertito.
Le trattative continuarono:
«Chris vogliamo almeno la possibilità di mettere un veto su qualche elemento, aggiungere 20 battute e scegliere 2 attori!»
«Posso darvi un dalek, 5 battute e 2 attori non protagonisti!»
«Mi stai solo facendo perdere tempo!»  e prese un’aria imbronciata. Chibnall si allontanò dal microfono:
«È quasi cotto. Ora conviene che lo finisca Russell»
Davies annuì e riprese il telefono. Moffat afferrò Chibnall e lo trascinò lontano dal telefono:
«Vieni con me, avrò bisogno del tuo aiuto!»
 
Moffat cominciò a camminare per i corridoi della BBC, seguito da Chibnall (e da me, che credevo fosse la parte più interessante da testimoniare):
«Steven, non dovremmo aiutare Russell?»
«Russell se la può cavare. Ha trattato con il Nation’s Estate, può trattare con Shearsmith.»
«Ma anche prima hai parlato dell’Estate… di che si tratta?»
«Essenzialmente, si possono usare i dalek in Doctor Who, ma devono comparire almeno una volta a stagione»
Chibnall si portò una mano davanti alla bocca, con un’aria preoccupata
«Ehm… altrimenti?»
«Non è questo il momento di parlarne. Ascoltami bene: quando è cominciata questa storia di Shearsmith, qualcosa non mi tornava. Manifestazioni demoniache sono un conto, ma prendere in ostaggio un satellite?! È pura fantascienza. E Shearsmith è un bravo attore, può aver retto tranquillamente il gioco!»
«Ok, forse è vero.»
«Ora: il gruppo di Gatiss è la League of the Gentlemen. Se crei un codice associando ogni lettera al proprio posto nell’alfabeto e le sommi, non ti dice niente?!»
«Beh, mi servono carta e penna per farlo…»
«Non c’è tempo! La somma fa 200!»
«Oh, ok…»
«E prima, quando ho preso il cellulare di Gatiss, ho rapidamente guardato che file avesse salvati in memoria»
«Aspetta, ma quando hai avuto il tempo per…»
«E ho trovato la Grande Enciclopedia Floreale Britannica. Indovina qual era il duecentesimo fiore?»
«Ehm, l’orchidea?»
«La morella comune. Forse non lo sai, ma nel linguaggio dei fiori, significa inganno e menzogna!»
«Beh, mi sembra piuttosto un volo pindarico per…»
«Così ho controllato i pannelli che si vedevano dietro a Reece. L’avrai notato anche tu»
«Che cosa?!»
«Le pulsantiere luminose formavano un messaggio in codice binario: 110101101!»
«Mi sembra piuttosto arbitra…»
«Ossia 429!»
Moffat si fermò davanti all’ascensore e lo chiamò:
«O, per come la vedo io, quarto piano, secondo corridoio, stanza nove!»
Dopodiché dovettero aspettare che l’ascensore arrivasse al loro piano, entrare, premere il pulsante, far spazio a Toby Whithouse che doveva andare al quinto, salutarlo quando scese e arrivare finalmente al quarto piano.
«O, per come la vedo io, quarto piano, secondo corridoio, stanza nove!»
«Che cosa credi di trovare, lì?!»
Moffat si aggiustò il bavero della giacca:
«Vedi, Watson…»
«Mi chiamo Chris!»
«…se Shearsmith fosse davvero in una comunicazione a distanza, la differita sarebbe troppo lunga per causare il ritorno del microfono!»
Mi tornò in mente come avessi dovuto abbassare il volume del computer per non far fischiare il telefono di Shearsmith
«E, se fosse davvero su un satellite… come farebbe a parlare al telefono?! Non ci sono ripetitori nello spazio!»
«Questo è il primo vero indizio di cui parli…» mormorò a mezza bocca Chibnall
«Scusami?»
«Niente. Come sei intelligente…»
«È evidente che non stavano trasmettendo dal satellite, stavano solo hackerando i nostri dispositivi!»
Arrivammo davanti alla porta 9.
«Chibnall, aprila!»
Chibnall fece un profondo respiro. Poi si avvicinò alla porta e bussò delicatamente:
«È permesso?»
Moffat sospirò e lo fece spostare, per poi tirare un calcio alla porta e farla aprire. Tra un telo verde e la telecamera retta da Pemberton, Reece Shearsmith era davanti a noi, vestito da astronauta. Sussultò un istante, per poi assumere un atteggiamento compiaciuto.
 
«Complimenti, mi avete scoperto!»
Moffat indicò Shearsmith:
«Reece! Cosa significa tutto questo?!»
«Significa che abbiamo ottenuto quello che volevamo!» Rispose ridendo, porgendogli il telefono. Chibnall lo prese:
«Russell, che cosa gli hai promesso?!»
«Chris? Ho finito la trattativa in modo brillante!»
«Quali sono le condizioni?!»
«Oh, possono mettere una B-story parallela alla trama che non abbia risolti su quella principale, due attori non protagonisti e castare un Dottore. Mi è sembrato un buon compromesso…»
Moffat ponderò un secondo quella cosa. Anche a me sembrava piuttosto comprensibile, ma fece una domanda che non avevo considerato, dando per scontato che Reece volesse interpretare il secondo dottore:
«Quale dottore volete castare?!»
Fu Pemberton a rispondere:
«Ma come, non ci sei arrivato, Steven?! L’indizio principale è proprio questa stanza!»
Moffat sbiancò in volto:
«La numero 9!»
Shearsmith rise:
«Esattamente: Inside No9!!!»
Chibnall sembrava confuso:
«Steven, non sto capendo.»
«È elementare, Chris. Come ho fatto a non capirlo, gli indizi erano tutti davanti a me: il codice binario, la morella comune…»
Pemberton fece a Shearsmith:
«Di cosa sta parlando?!» e questi si strinse nelle spalle con aria spaesata
«Vogliono fare una B-story di due persone che si rimpiccioliscono ed entrano nel corpo del nono dottore! Vogliono fare una puntata di Inside No9 dentro allo speciale di Doctor Who!!!»
Una risata alle loro spalle li fece voltare: era Mark Gatiss!
«Ci hai scoperto, Steven. Ma ormai è troppo tardi!»
«È inutile, Gatiss! Il nono dottore non è più sullo schermo da oltre 14 anni, nessuno capirà il riferimento… a meno che…»
«Esatto, Stewie…» lo canzonò Gatiss
«Per rendere il riferimento comprensibile possiamo fare solo una cosa…» continuò Pemberton
«La nostra scelta di cast protagonista è Christopher Eccleston come nono dottore!!!» concluse Shearsmith esultante
 
A quella notizia, pur sei piani sopra, l’urlo di frustrazione di Russell T Davies fece tremare tutto l’edificio!
 
[NDA - Inside No9 è semplicemente geniale! Guardatelo, se potete!]

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Capitolo 8
*** Capitolo VII - Terror of the Authors ***


Capitolo VII - Terror of The Authors
 
 
La Storia è una primadonna che non ascolta niente e nessuno e fa tutto quello che vuole. Un autore è pronto a spingere la propria storia oltre a ogni limite e scommettere su di essa tutto quello che ha, ma deve sempre essere consapevole che, come la sua storia è la primadonna in quel momento, una storia più giovane e bella può prendere il suo posto in ogni istante.
 
I tre showrunner si riunirono nella loro stanza, un po’ depressi dalla sconfitta. Chibnall tentò di razionalizzare:
«Beh, dai, in fondo in pratica dobbiamo solo castare Eccleston.»
Davies gli lanciò un’occhiata risentita. Non ero al corrente delle controversie tra lui e l’attore, so solo che sembravano essere state gravi.
Moffat sembrò rifletterci un po’, per poi dire la sua:
«Guardate, ai tempi del cinquantesimo, Eccleston non ne voleva sapere niente. Però, in fondo, sembra aver molto apprezzato aver dato il ruolo a Jodie, quindi potrebbe essere più disponibile.» Chibnall sorrise:
«Sì, che cosa può andare storto?!»
 
Matt Strevens aprì la porta con un calcio
«Chi di voi mi ha messo in questo casino?!»
Chibnall assunse un tono difensivo:
«Okay, Matt, non puoi prendertela con noi! Non potevamo sapere che cosa passasse per la testa di Shearsmith! Quello è completamente fuori!»
Davies stava guardando un punto fisso davanti a sé, con il pugno contro alla bocca. Guardò Strevens e gli chiese semplicemente:
«Quanto è brutta?»
Strevens tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca. In lontananza si sentiva una voce dire “rozerozerozerozerozerozeroze”:
«Questo è il suo agente che mi sta dicendo quanto vuole Eccleston. Siamo al telefono da cinque minuti buoni e va avanti da un po’!»
Moffat sbottò:
«Ma dai! È Christopher Eccleston! È un gran nome, ma non può chiedere cifre da Hollywood! Lo sa che Dark World  è considerato il peggior film della Marvel?!»
La voce in lontananza si fermò un istante e poi cominciò a sparare “zeri” molto più velocemente. Strevens sbuffò:
«Ma grazie, Moffat!!! Ascoltatemi bene: non vi aspettate che i capoccia comincino a fare ghirigori sugli assegni! Avete già dimezzato l’intero budget dell’episodio!» Davies corrugò la fronte:
«E come?!»
«Distruggendo due laptop!!!» Rispose il produttore indicando i resti degli sfoghi di Moffat «Il punto è: questo deve essere uno speciale e potremo mettere la solita computer grafica, ma abbiamo il budget solito per fare tutto!»
«Ossia niente?» Chiese Chibnall
Strevens lo indicò furibondo:
«Non fare il furbo con me, Chris! Devo ancora capire che cavolo ci siamo andati a fare in Sudafrica per l’undicesima stagione! Se davvero avessi voluto un deserto, avremmo potuto mettere Cyberwoman sul maxischermo e fare le riprese a Trafalgar Square quando sarebbero scappati tutti!»
Moffat allargò le braccia:
«Ma Matt, il danno è fatto! Come possiamo fare, adesso?!»
Strevens si avvicinò a un passo da lui. Nonostante i suoi poteri oscuri, Moffat parve piuttosto intimorito:
«Ascoltami bene, Moffat. Io sono il Produttore. Non so mai come. Solo quanto. E quanto è poco. Ora voi tre mi tirerete fuori da questa situazione, se non volete ritrovarvi a fare film indipendenti per la BBV!!!»
Tutti e tre rabbrividirono.
«Aspettate, non avete ancora una storia?!»
Si voltarono verso la porta. Reece Shearsmith, Steve Pemberton e Mark Gatiss erano schierati appena nel corridoio.
«TU!» ringhiò Strevens schiumando di rabbia. Shearsmith sollevò il mento, con aria spavalda, senza cambiare espressione quando il produttore lo prese per il bavero
«Non io, Strevens. Noi. Noi possiamo darti una storia perfetta con i 13 dottori!»
 
Davies abbaiò una risata sarcastica:
«Ah! Non riesco nemmeno a immaginarvi a scrivere una storia di Doctor Who
Shearsmith schioccò le dita e Pemberton tirò fuori un plico di fogli dall’interno della giacca:
«Se non riesci a immaginarci, c’è il footage del pub dell’altra sera.»
Chibnall prese in mano il copione per dargli un’occhiata. Aveva un’aria di sufficienza mentre leggeva le prime pagine, per poi sbiancare in volto:
«Ma questa è un’ottima storia!»
Moffat lo guardò con sufficienza:
«Saranno anche dei bravi autori, ma cosa ne sanno di Doctor Who?!» sentendo quelle parole, Gatiss sorrise:
«Guarda che c’ero anche io con loro! Forse mi attaccherò troppo alle mie idee, ma ho la tua stessa conoscenza della mitologia della serie!»
Moffat buttò un’occhiata allo scritto e sembrò turbato:
«Sì, non è male, però» voltò la pagina e lesse qualche altra riga. I suoi occhi si allargarono: «Non ci credo! Come può essere stato lui?!»
Dopodiché assistemmo a un fenomeno incredibile: nell’angolo dell’occhio di Moffat parve depositarsi qualche goccia di liquido: Steven Moffat si era commosso per la storia!
Davies era sotto choc, ma non poté leggere il manoscritto che Strevens lo strappò dalle mani di Moffat, per dargli una lettura veloce. Non parve estasiato come gli altri, ma esclamò:
«Sul serio?! Tutto quello che vi serve è un hotel e una canoa?! Costerà pochissimo, è meraviglioso!»
«Ma Strevens, il lavoro è nostro, non puoi prendere uno script loro!» esclamò Davies
«Beh, hai anche ragione. Mi dispiace, Reece, non posso accettare!»
Shearsmith rilanciò:
«Con questo script potremmo lasciar perdere Eccleston!» e indicò il cellulare che Strevens teneva in mano, dal quale l’agente di Eccleston continuava a fare richieste assurde. Gatiss alzò ancora la posta:
«Anzi, potremmo recitare noi! A me non dispiacerebbe interpretare il nono, anche se non ti piace Reece come secondo, almeno l’hanno già praticamente visto e Pemberton… non lo so, può fare il sesto.»
«Perché io il sesto?!» chiese Pemberton e Gatiss per tutta risposta gli batté sulla pancia
Strevens si schiarì la voce
«Questo script sarebbe perfetto, ma la mia parola vale ancora qualcosa, perciò voglio darvi un'ultima opportunità: portatemi uno script migliore entro sera, altrimenti manderò questo agli editor!»
«Uno script migliore?!» fece Davies
«Entro sera?!» chiese Moffat
«Abbiamo degli editor?!» balbettò Chibnall
 
Senza degnarsi di rispondere, Strevens tornò sui suoi passi. Guardai l’orologio. Contando “entro sera”, ottimisticamente, come mezzanotte, agli showrunner restavano 14 ore per saltarsene fuori con un copione migliore di uno che era riuscito a far piangere Moffat. O a far colare il suo olio per motori dai dotti oculari.
L’atmosfera era decisamente cupa: Chibnall camminava avanti e indietro, sollevando un dito quando gli veniva in mente qualcosa, per poi bocciare l’idea senza esporla, Davies stava distribuendo like su instagram furiosamente e Moffat stava giocando con due action figures.
Era chiaro che non avevano nemmeno idea di come riuscire a scamparsela. L’orologio, però, stava ticchettando: non era proprio il momento di avere il blocco dello scrittore. C’era solo una persona che avrebbe potuto qualcosa in quel momento: io.
 
Mi alzai in piedi e mi schiarì la voce. E squillò il telefono. Risposi
«Pronto?»
«Ciao, sono Jeremy Dyson. Ho sentito dire che i ragazzi sono in difficoltà. Potresti mettermi in vivavoce?»
Premetti il pulsante di vivavoce:
«Russell, Steven, Chris. Cosa state combinando?! Non potete lasciare che quei tre vi freghino il lavoro!»
«Ehm e tu sei?» chiese Davies
«Sono Jeremy Dyson. Il quarto membro di una misteriosa organizz…»
«La conoscono tutti la lega dei gentiluomini! Ebbasta!» sbottò Moffat
«Ok, ok. Forse non lo sapete, ma non sono stato incluso nei loro progetti recenti. Sono convinti di poter fare tutto da soli ed è giunto il momento di fargli capire che gli attori devono stare al loro posto!»
«Ma come possiamo fare?! Hanno un copione fatto e finito ed è semplicemente strabiliante!» si lagnò Chibnall.
«Sì, lo so. Le loro storie sono molto buone e, onestamente?, niente di tutto quello che voi avete fatto potrebbe reggere loro il moccolo!»
Moffat sembrò offeso, ma non aveva la forza di replicare
«Queste SE lavorate da soli. Ma, Chibnall, tu sai costruire il mondo in cui si svolge l’avventura. Non sei assolutamente in grado di farci avvenire niente di lontanamente interessante, ma il setting? Sei un genio in quello. Davies farà i personaggi e curerà le loro interazioni, ma non il design degli alieni! E Moffat si occuperà di mettere idee e colpi di scena! Potete farcela, mi fido di voi!»
I tre si guardarono, con il fuoco che bruciava nelle loro pupille.
«Signori? Diamoci da fare!» esclamò Davies
«Da oggi saremo la guild of knights!» si esaltò Chibnall
«Ma nemmeno per idea!» gioì Moffat.
 
A quel punto i tre showrunner mostrarono i loro poteri: l’aura oscura di Moffat si manifestò nuovamente e questo mi fece preoccupare. Certo non era potente come prima, ma la sua distorsione temporale avrebbe fatto perdere tempo al gruppo; tuttavia, questa volta, era controbilanciata dal potere di Chibnall, che era in grado di emettere un’aura di pura noia in cui il tempo sembrava non passare mai. Davies riusciva a muoversi liberamente e a bilanciare le due aure contrapposte, in una specie di danza armoniosa. I fogli della stanza si alzarono in volo, vorticando in giro.
«Ragazzo, penne!» mi gridò Davies. Afferrai una manciata di penne e le lanciai per aria. Ognuno dei tre scrittori ne afferrò una al volo. Davies gridò a Chibnall
«Chris, facci il setting!»
«D’accordo, d’accordo! Posso vederlo, posso vederlo! Sono due! Sono due meteoriti che si muovono a immensa velocità. Al loro centro c’è un’astronave, no, un’immensa base spaziale! È divisa in 15 settori che orbitano a velocità diverse attorno al centro! Era una prigione intergalattica e ogni anello era un habitat diverso!» e mentre parlava scribacchiava su un foglio afferrato al volo, per lasciarlo andare quando aveva finito.
«Steve, la trama!» Le pareti della stanza tremarono, mentre gli occhi di Moffat si riempivano di oscurità
«Ooooh, se soffrirete! La prigione aveva anche un’area per i civili, ed è stata evacuata, ma una sola bambina ha perso la famiglia. Lei è l’essere più indifeso dell’universo e non può scappare perché dovrebbe attraversare gli anelli in cui criminali e creature intergalattiche si sono sparse! Al centro di tutto, invece, c’è l’essere più potente dell’universo e il Dottore sta arrivando a impedire che venga liberato!» e impresse la propria oscurità sui fogli, come inchiostro incredibilmente nero. Lo lasciò scivolare via e lo prese Davies
«E adesso tocca a me! Tutti i Dottori stanno arrivando per impedire che venga liberato, persino il War Doctor inviato fuori dal blocco di Gallifrey per impedirlo! Un dottore per ogni anello, insieme a un companion…»
«E CLARA NEL QUINDICESIMO» aggiunse Moffat che cominciava a farsi trasportare
«No!» fece Chibnall, disperato
«Sì!» rispose Davies «Clara è con il suo TARDIS nel quindicesimo, ma non è sola! Ha portato con sé tutti i companion, inclusa Rose proveniente dall’altro universo e tutti insieme conquistano il cerchio più difficile, quello preso dai dalek! E al centro di tutto c’è Omega, il creatore del cuore del TARDIS!» poi fece agli altri:
«Siete pronti?»
«Pronti!»
«CON-TACT!»
A quel punto i tre autori si unirono in una sola voce, mentre Davies finiva di compilare il manoscritto:
 
«E I DOTTORI GLI RIVELANO DI NON ESSERE VENUTI PER IMPEDIRE CHE FUGGISSE, MA PER LIBERARLO PERCHÉ HA SCONTATO LA SUA PENA! OMEGA ACCETTA IL SENTIMENTO DEL DOTTORE E DECIDE DI RITORNARE SU GALLIFREY, MA SCOPRONO DELLA BAMBINA E NON SANNO COME SALVARLA: NONOSTANTE I TENTATIVI DEI COMPANION, I METEORITI STANNO ARRIVANDO, ALLORA OMEGA DECIDE DI SACRIFICARE LA PROPRIA VITA PER FERMARLI, USANDO UNA DOPPIA RIPRODUZIONE DELLA MANO DI OMEGA PER FRENARE LA LORO CORSA. IL POTERE È TROPPO E LA BASE STA PER SALTARE IN ARIA, MA OMEGA LA TRATTIENE QUANTO BASTA PERCHÉ TUTTI TORNINO AL PROPRIO TARDIS E POSSANO RIPARTIRE. L’ANIMA DI OMEGA VIENE RISUCCHIATA NELLA MATRIX E 13 RIFLETTE SUL FATTO CHE QUELLO POSSA ESSERE ANCHE IL SUO DESTINO!»
 
I fenomeni paranormali si arrestarono e Davies prese al volo il manoscritto finito. Sorrise e fece agli altri:
«Signori, abbiamo il nostro manoscritto! E ora nessuno ci potrà più fermare!»
Un raggio laser proveniente dalla porta aprì un buco bruciacchiato nel manoscritto.
«Ma vaffan…»
«Ho paura di non potertelo lasciare fare, Russell T. Davies.»
Sulla soglia, Nicholas Briggs si ergeva dritto in piedi.
I tre showrunner lo fissarono allibiti.
 
 
«Ora voi obbedirete, o sarete sterminati! STERMINATI!!!»

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