Pensiero latente

di SkyDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Racer ***
Capitolo 2: *** Fried ***
Capitolo 3: *** Macao ***
Capitolo 4: *** Coco di Earthland ***
Capitolo 5: *** Sherry ***
Capitolo 6: *** Simon ***
Capitolo 7: *** Loki ***



Capitolo 1
*** Racer ***


Pensiero latente

-Racer-
Gray non potè fare a meno di pensare ancora a lui.
Aveva combattuto lealmente, tutto sommato, ed era stato un avversario degno di essere chiamato tale. Per ben due volte, tra l’altro.
Gray si chiedeva ancora cosa ne fosse stato di Racer, di cosa fosse successo non solo alla sua persona, ma anche al suo sogno.
Lo capiva, in parte, che Racer era diventato incredibilmente veloce per sfuggire dalla realtà. O meglio, aveva rallentato tutto quello che lo circondava perchè andava troppo veloce e lui, che si sentiva ancora un piccolo bambino indifeso dentro una Torre maledetta, vedeva il tempo scorrere e lasciarlo indietro.
Sawyer - con questo nome lo avevano battezzato - aveva vissuto chiuso in una cella, vestito di stracci, ferito, a guardare gli uccelli volare in alto, e le stagioni ruotare attorno a lui.
Lui, che mai sarebbe riuscito ad immaginare di poter essere libero. Semmai avesse ricevuto questo grande dono, lo avrebbe riconosciuto? Ne avrebbe fatto tesoro o sarebbe diventato schiavo di se stesso?
Gray poggiò la testa alle braccia conserte e guardò verso il cielo, ripensando ancora al suo nemico.
«Qualcosa ti preoccupa, Gray-sama?» chiese Lluvia sedendosi sull’erba accanto a lui, seppur a debita distanza per non infastidirlo.
Il ragazzo voltò gli occhi verso di lei, ammirando la capigliatura scossa dal vento fresco.
“ La velocità è tutto, Racer - pensò Gray senza smettere di guardare Lluvia - ma a volte rimanere fermi non è così male, sai?”.
Lluvia si coprì con le mani, rossa in volto per quell’improvvisa e inaspettata attenzione.
Gray, di rimando, sorrise e si augurò di cuore di avere ancora notizie di quel ragazzo che, senza saperlo, aveva lasciato in lui un segno indelebile.

Angolo autrice: Ed eccomi ancora qui, un vulcano di idee che non accenna a spegnersi!
Comincio col dire che questo capitolo è particolare, poichè credo sarà l'unico dove il personaggio minore è stato rappresentato come un pensiero.
Perchè ho deciso di usare Gray come tramite tra Racer e voi lettori? Bhe perchè, come sicuramente saprete, durante la saga del Nirvana i due hanno avuto uno scontro che, al di là delle ferite carnali, credo abbia lasciato un segno in Gray.
Teoria, in parte, sostenuta dal fatto che una stagione dopo per scherzo Gray cita proprio Racer dicendo "la velocità è tutto!".
Detto ciò, spero di aggiornare domani in modo da poter pubblicare tutte le miriadi di capitoli prima di andare a casa nuova senza internet :|
Non temete, vedrò di rompervi con gli aggiornamenti durante il fine settimana, quando torno in patria!
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate dell'idea di questa raccolta e quali personaggi inserireste voi.
(p.s. in travaglio una long parecchio long! Lo so, le idee a momenti mi escono dalle orecchie!).

A presto <3

 

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Capitolo 2
*** Fried ***


Pensiero latente

-Fried-

 
Doveva essere una gran bella festa, senz’altro, o non si sarebbero spiegati i bambini gioiosi, lo zucchero filato, le luci e i fuochi d’artificio.
Cosa avessero da festeggiare gli abitanti di Magnolia, poi, non gli era mai stato ben chiaro. Non che gli importasse, d’altronde.
Fried si sistemò meglio sul prato, non aveva alcuna intenzione di prendere parte a quella pagliacciata, soprattutto se c’era lui: Luxus.
Quell’uomo non gli era mai stato simpatico, con quell’aria così sprezzante e gli occhi che parevano emanare scintille. Chi si credeva di essere?
Aveva però adocchiato una ragazza, aveva un paio di piccoli occhiali e dei lunghi capelli castani. Sembrava proprio una fata.
Gli avrebbe fatto piacere parlare con lei, ma lui non se l’era mai cavata bene con le parole. Non con quelle pronunciate a voce, almeno.
Un rumore proveniente dalle sue spalle lo convinse ad estrarre la spada e a scrivere tre semplici rune per terra. Fece il tutto senza nemmeno prendersi la briga di alzarsi.
«Non si passa? Davvero, Fried, hai una gran fantasia!» lo schernì Luxus continuando a leggere le tre parole che fluttuavano davanti a lui. Erano rune magiche di gran livello, seppur di misero contenuto.
«Cosa vuoi da me?» Fried continuava a non alzarsi, rimaneva immobile e con le orecchie tese, fermo ad ascoltare le parole del compagno di gilda.
«Vorrei parlare guardandoti negli occhi, sempre che tu non abbia problemi a mostrarmi il tuo faccino!».
Fried annullò le rune con un elegante e deciso colpo di spada, Luxus ne approfittò per sedersi al suo fianco.
«Mi spieghi perché resti sempre in disparte?» gli chiese lui, sorprendendolo.
«Non so cosa significhi l’esatto contrario, non che a te interessi» precisò lui, avvertendo un calore strano salirgli su per il viso. Era la prima volta che qualcuno si avvicinava a lui di sua spontanea volontà.
La prima volta che eliminava le rune.
«Mi interessa, invece. Ho giusto una proposta da farti…».
Fried ripensava ancora a quel giorno,
il giorno in cui aveva fondato i Raijinshū
e ne era diventato leader.

Angolo autrice: Credo sia doveroso spendere due parole a riguardo. Perchè Fried è così legato a Luxus? Oltre al profondo rispetto, lui e i Raijinshu sono amici di Luxus?
Io dico di sì, e sostengo che anche Luxus abbia sofferto quando Makarov ha preso la "fatidica" decisione.
Comunque, sul come sia cominciato tutto, credo sia andata proprio così: Luxus ha capito il potenziale di Fried prima ancora che lui stesso se ne rendesse conto.
Voi che dite? Si evince dalla storia il fatto che Luxus voglia aiutare Fried ad emergere?
Ci rivediamo domani, con la flash su Macao ^^

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Capitolo 3
*** Macao ***


Pensiero latente

-Macao-

Era al terzo boccale, forse.
O al quarto, non lo ricordava più. Sentiva un grosso peso sul petto, all’altezza del cuore e per un momento pensò che la morte fosse venuta a bussare alla sua porta.
Mirajane strofinava un panno sul bancone, in completo silenzio per non disturbare quelle ore di riflessione che lo stavano inghiottendo.
Scolò un’altra pinta di birra e tornò a stringersi il capo con le mani.
Enno l’aveva lasciato ormai da anni e non gli serviva altro, solo una nuova donna con cui passare il resto della sua vita.
Come se fosse facile, per un mago, trovare una donna.
Come se fosse facile, dopo Enno.
Macao strinse ancora di più la testa tra le mani, pregando affinchè i fumi dell’alcol lo rintontissero quel tanto che bastava per non fargli ricordare più la miserevole vita a cui era stato costretto. Anzi, che aveva scelto.
Si sentiva solo senza di lei, un fallito che non era riuscito a tenere in piedi il proprio matrimonio.
Non che si pentisse delle scelte compiute! Essere un mago di Fairy Tail lo rendeva - in parte - felice e fiero del suo mestiere.
Ma aveva solo quello, ora. Solo l’opportunità di bere con visi amici e di mostrare orgoglioso il simbolo della gilda. Nient’altro e nessuna donna al suo fianco che gli sorridesse.
Fece per scolare un’altra pinta, ma qualcosa lo tirò per la manica. Qualcuno.
Un bambino dai capelli scuri lo guardava con gli occhi languidi, desiderosi di attenzioni. Allungò le braccia verso di lui, come per essere stretto tra le braccia del padre.
Macao accolse l’invito, vergognandosi un po’ per la puzza di alcol che doveva emanare.
«Sei venuto per dormire con me stanotte, Romeo?» chiese portandoselo sulle ginocchia.
«Mamma ha detto che posso venire da te quando voglio, se glielo dico prima. Così non si preoccupa.» rispose lui accoccolandosi contro il petto del padre, i piccoli piedini ciondolavano dalle ginocchia dell’uomo.
«E sei venuto qui solo per fare un riposino?» chiese stupito lui, interdetto dal vedere suo figlio così calmo e non allegro e saltellante.
Quando finì il pensiero, però, il bambino dormiva già con un orecchio sul suo cuore, cullato dal battito del suo amato papà.
Macao lo strinse a sé allontanando tutti i boccali di birra e alzandosi in piedi per portarlo al dormitorio.
Alle sue spalle brillava solo il sorriso commosso di Mirajane.

 

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Capitolo 4
*** Coco di Earthland ***


Pensiero latente

-Coco di Earthland-

Non poteva ignorare quegli occhietti che le avevano scavato nell’animo.
Era stato uno sguardo dolce, quel sorriso amichevole le aveva davvero sciolto il cuore.
Coco scosse la testa come per scacciare quegli stupidi pensieri, non era mica da lei riflettere in termini così melensi!
Sospirò, affranta, nel constatare che il ricordo di quello sguardo non se n’era affatto andato.
Lily, quel gattino che sapeva diventare una pantera, l’aveva guardata come se avesse ritrovato un’amica perduta da tempo ma, come poi aveva constatato, quella doveva essere una sua strana gemella.
Lily non era affezionato a lei e quello doveva essere solo un affetto falso. Seppur, constatò lei, non l’aveva affatto trattata come “quella” Coco, ma come una “nuova” Coco anche se somigliava perfettamente all’originale. Una brutta copia, si disse.
Si scurì in volto a quel pensiero, dando un calcio ad un sassolino che finì sotto la ringhiera colpendo un uomo nella strada sottostante.
«Ehi! Stai un po’ attenta!» Era un vecchietto fruttivendolo, continuava ad agitare un kiwi nella sua direzione.
“Oh, questa poi!” pensò tra il divertita e l’amareggiata. Pensava a Lily e, come se nemmeno il suo destino potesse starci lontano, si ritrovava dei kiwi davanti.
Coco infilò una mano nella tasca dei pantaloni, trovando qualche vecchia moneta. Sarebbe bastata?
 
Lily aprì la porta di casa Redfox, Gajeel stava “aiutando” Levy a studiare un nuovo incantesimo, così era toccato a lui aprire e fare gli onori di casa.
Quasi volò indietro quando si vide fluttuare davanti un cesto di frutta brillante.
«Per mille spade! Dei kiwi volanti tutti per me!» esclamò quasi tuffandocisi addosso.
«Non sono fluttuanti!» esclamò lei abbassando i frutti e scoprendo il viso. Lily per tutta risposta le diede una testata, pensando inizialmente che i kiwi non li ricordava mica così duri.
«Coco?! Che ci fai qui?» esclamò carezzandosi il bernoccolo e sfoggiando il suo sorriso più luminoso.
«Diventiamo amici?».

Angolo autrice: Ringrazio quei 5\6 lettori che stanno leggendo questa raccolta sperduta ahahaha.
Ringrazio The Rosablue91 per aver recensito <3
Bene, direi che scrivere questi brevissimi racconti mi sta piacendo un sacco, seppur non stiano proprio andando alla grande. Poco male, ho in cantiere una long parecchio long a tema NaLu che riserverà grandissime sorprese per tutti!
A presto ^^

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Capitolo 5
*** Sherry ***


-Sherry-
 
La notte, così scura e piena di piccole stelle, aveva sempre affascinato Sherry. D’altronde, lei era una gran sognatrice.
Forse un po’ melodrammatica, a volte forzatamente romantica, ma sempre in modo sincero. Tutto ciò che mostrava era frutto di ciò che le comandava il cuore, anche se spesso l’aveva messa nei guai.
Sospirò, il rantolo del suo respiro si condensò in una piccola nuvoletta bianca. La fissò con gli occhi lucidi.
Era sola, seduta per terra ai confini di un bosco, in piena notte per giunta. Presto sarebbero cominciati i fuochi d’artificio per la festa dei ciliegi arcobaleno e lei li avrebbe visti da sola lontano da Lyon e dai suoi amici.
Sentì le guance inumidirsi di lacrime, sapeva che non doveva fidarsi.
D’altronde era sempre stata una sfortunata cronica in amore, pronunciava sempre quella parola nel tentativo di scacciare la maledizione che l’avvolgeva.
Singhiozzò, le spalle scoperte rabbrividirono al fresco della sera e lunghi lacrimoni le scivolarono fin sotto il mento.
Era stata ingannata, per l’ennesima volta. Ne era sicura.
«Non piangere, ti prego».
Sherry passò una mano sul volto per asciugarsi e si girò, Ren era in piedi alle sue spalle e teneva una rosa in mano. Era color ciliegia come i suoi capelli.
«Non pensavo che il mio ritardo potesse provocare tutto questo, mi dispiace».
Sherry non riusciva a parlare, nel silenzio della notte gli fece cenno di sedersi accanto a lei per vederlo meglio.
Ren accolse l’invito e, dopo essersi sistemato sull’erba al suo fianco, si tolse la giacca per metterla sulle spalle della ragazza.
Sherry sorrise, strinse a sé la rosa che Ren le aveva messo sulle ginocchia.
Era lì, con la sua giacca e accolta dalle sue braccia, i loro visi erano illuminati dai primi fuochi d’artificio colorati.
“Questo è ciò che chiamano Amore” si disse, prima di chiudere gli occhi e bearsi di quel momento.

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Capitolo 6
*** Simon ***


Pensiero latente

-Simon-

 
Dormivano tutti, stremati dalla mole di lavoro che li stava, lentamente, uccidendo.
Simon sistemò meglio la copertina - che consisteva in un pezzo di stoffa bucato - sulle spalle di Miriana, la sentì rannicchiarsi sotto le sue mani e non potè fare a meno di carezzarla, come se quella bambina gli ricordasse sua sorella.
Sho e Wally dormivano poco distanti, rimboccò la coperta anche a loro lasciandoli lì, addormentati quasi l’uno sull’altro. Vicini nel tentativo di scaldarsi.
Gerard, da qualche parte nella Torre, sicuramente dormiva in un gran letto riscaldato, servito e riverito.
Simon, colto dalla collera, non potè fare a meno di sbattere il pugno sul muro della cella, il sangue gli colò dalle nocche.
Non riusciva a credere ai suoi occhi, come potevano i suoi compagni fidarsi ciecamente di una persona tanto spietata da lasciare gli amici chiusi in una cella putrida?
Il suo pensiero, immediatamente, corse ad Erza. Lei avrebbe saputo mettere un po’ di buon umore e di gioia anche in quelle quattro squallide mura. Con quel suo caschetto rosso e gli occhi sorridenti, si era sempre fatta in quattro per non farli affaticare.
Sognava spesso di uscire da lì e di unirsi alla Fairy Tail. Anche Simon le augurava sempre di realizzare i suoi sogni, ma ora che non era più lì con lui non poteva fare a meno di pensare in modo egoistico.
Avrebbe voluto vederla tornare, avrebbe voluto sentire la sua voce e scompigliare quei folti capelli fulvi.
Gli mancava terribilmente, si rese conto di esser disposto a morire pur di rivederla e di saperla viva, di saperla in salvo da quel pazzo di Gerard.
Si sedette accanto a Miriana, spostandole il capo sulle sue ginocchia per scaldarla e farla stare comoda, con quell’esile corpicino non sarebbe sopravvissuta ancora per molto al lavoro nella Torre.
Pensò ancora ad Erza poi, chiudendo gli occhi, pregò per lei e si addormentò.

Erza quella notte, seduta sul letto di Polyushika, lasciò cadere una lacrima per ogni amico che aveva lasciato alla Torre.
Per Simon se ne concesse due,
una delle quali era stata sottratta a Gerard.
Nessuna lacrima per lui.
Erza si sentiva più in gabbia di prima.
Non era ancora libera dai suoi mostri.

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Capitolo 7
*** Loki ***


Pensiero latente

-Loki-

Aveva capito che la sua vita sarebbe cambiata nell’esatto momento in cui Lucy l’aveva schiaffeggiato.
In realtà, pensò con calma dopo, se ne sarebbe dovuto accorgere già molto tempo prima, quando la ragazza gli aveva sorriso la prima volta.
La temeva, lo aveva sempre fatto, eppure avrebbe dato la vita per proteggerla, proprio come lei aveva fatto per salvarlo dall’oblio.
Quando era tornato nel suo mondo si era chiesto se avrebbe più rivisto i ragazzi della gilda, se avrebbe più passato una notte con qualche donna. Se si sarebbe più concesso ai vizi degli umani.
Gli sarebbe mancato tutto, in fondo. Eppure qualcosa gli diceva che tornare alla sua vecchia vita non sarebbe stato poi così male.
Avrebbe potuto finalmente aiutare i suoi amici come Spirito stellare e sentirsi utile e, soprattutto, avrebbe rivisto lei.
«Sei tornato?» Aries gli si era avvicinata timidamente. Era cresciuta, seppur poco, come tutti gli altri Spiriti. Lo guardava con gli occhi colmi di nostalgia.
«Sì, sono tornato.» affermò l’altro togliendosi gli occhiali blu e spettinandosi i capelli corti. Era cambiato anche lui, d’altronde, e se si fosse guardato allo specchio non si sarebbe più riconosciuto come il grande Leo.
«Credevo che fossi morto!» Aries non lo aveva toccato, seppur sentisse dentro una grande voglia di stringerlo a sé. Teneva gli occhi bassi ed era visibilmente rossa in viso.
«Noi Spiriti non possiamo morire, lo ricordi?» Era stato lui stavolta ad avvicinarsi a lei, ad allungare un braccio nel tentativo di unire i loro corpi nel gesto d’affetto che li avrebbe ricongiunti dopo troppo tempo.
«Possiamo provare dolore, Leo, e sei stato tu a proteggermi e a smettere di farmi soffrire. Dove sei stato tutto questo tempo?» Aries si era lasciata trasportare, seppur senza risparmiare l’imbarazzo, e aveva poggiato il viso sul giubbotto caldo del suo amico.
«Sono stato nel mondo degli umani, ma non ho sofferto. L’unica cosa che mi ha fatto male è stato non rivedere voi Spiriti».
Aries alzò lo sguardo scontrando i suoi occhi, notò che anche lui aveva le guance rosse, nonostante ciò continuava a tenerla tra le braccia.
«Ti sono mancata, Leo?».
«Non sai quanto, Aries».
 

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