Le eredità del destino

di The_Storyteller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La caccia ***
Capitolo 2: *** Misteri ***
Capitolo 3: *** Risposte ***



Capitolo 1
*** La caccia ***


Un pappagallo sbatté le ali gracchiando e, dopo un breve volo, si posò su uno degli innumerevoli alberi delle Tombe di Smeraldo. Un bambino sui cinque anni si spostò un ciuffo biondo dagli occhi ambrati e osservò una pianta di benedizione arborea posta poco più in alto di lui. Prese la rincorsa e la colse al volo, poi ritornò soddisfatto verso Villa Maurel.
– Zia Cass! Ho preso la pianta che ti serviva!- disse trotterellando verso Cassandra. La donna sorrise e gli arruffò i capelli con tenerezza.
– Bravo il mio ometto! Adesso è meglio se vai dalla tua mamma, altrimenti mi accuserà di volerti arruolare nei Cercatori- gli disse, poi si diresse verso i suoi uomini.
Da quando aveva rifondato l’ordine dei Cercatori della Verità Cassandra aveva avuto bisogno di alcune basi stabili: visto che nessuno ne reclamava la proprietà, Villa Maurel era stata donata dall’imperatrice Celene all’Inquisizione ed era stata scelta come avamposto nelle Tombe di Smeraldo.
E da un paio di giorni Cassandra era stata raggiunta dalla sua cara amica Saoirse e dalla sua famiglia: i suoi bambini erano cresciuti molto dall’ultima volta che li aveva visti, e il piccolo Rowan somigliava sempre di più al padre. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, Cassandra adorava giocare con lui con le armi di legno e scherzava con Cullen dicendo che il piccolo aveva una predisposizione per la spada.
 
La Cercatrice si diresse verso il cortile della villa, dove Saoirse stava insegnando a Luna la magia basata sul fulmine. La bambina aveva il volto concentrato e teneva fra le mani una saetta violacea, ma a un certo punto partirono alcune scintille che si infransero sul pavimento.
– Accidenti, c’ero quasi!- si rimproverò Luna.
La madre le passò una mano fra i capelli: – Sei migliorata dall’ultima volta, devi solo concentrarti un po’ di più. Vedi, se il fuoco o il ghiaccio sono più stabili, il fulmine ha bisogno di trovare subito un bersaglio. Devi essere decisa e rapida nelle scelte- le spiegò Saoirse. Luna rimase pensierosa, mentre sua madre vide Rowan venire verso di lei e gli diede un abbraccio. Vennero raggiunti anche da Cullen, che era andato in perlustrazione con Fairbanks e i suoi uomini per via di alcuni orsi. Il comandante venne accolto calorosamente dai suoi figli, che gli raccontarono come avevano passato la giornata in varie attività.
Più tardi, mentre i due bambini giocavano fra loro, gli adulti discutevano cosa fare l’indomani.
– Ci sono ancora troppi orsi a est. La gente non si sente sicura a passare di là- disse Fairbanks.
– Ma anche a nord ci sono stati avvistamenti. E siamo ancora troppo pochi per coprire un’area così vasta.- replicò Cullen.
Studiarono a lungo la mappa, poi a Cassandra venne un’idea: - Qui vicino al fiume c’è un vecchio accampamento dell’Inquisizione. Potremmo usarlo come base, al mattino faremo la zona orientale e poi ci concentreremo su quella settentrionale. Possiamo cavarcela nel giro di una giornata- propose lei.
Saoirse era rimasta in silenzio e rifletteva fra sé e sé: - I bambini vorranno venire di sicuro…- disse rivolgendosi agli altri. Il silenzio calò nella stanza: non potevano assolutamente portarli con loro a cacciare gli orsi, tuttavia i bambini non avevano mai lasciato Villa Maurel e avevano il diritto di visitare le Tombe di Smeraldo prima di tornare a Skyhold. Rifletterono a lungo, poi decisero che i bambini sarebbero rimasti all’accampamento insieme ad alcuni Cercatori, e forse ci sarebbe stato il tempo di visitare la zona in sicurezza.
 
Il mattino seguente la squadra di cacciatori stava ultimando i preparativi per dirigersi verso sud est. Saoirse stava dando le ultime istruzioni ai suoi figli, in particolare alla maggiore: - Mi raccomando Luna, esercitati un po’ con la magia dei fulmini. Ricordati di controllare Rowan e non allontanatevi dall’accampamento.-
Luna le promise che avrebbe badato al fratello, poi la donna abbracciò i figli e raggiunse Cullen insieme a Fairbanks, infine partirono a caccia di orsi.
Erano passate alcune ore e Luna stava cercando di lanciare alcune saette. Aveva scelto una roccia come bersaglio ed era totalmente concentrata: unì le dita e, dopo un leggero formicolio, dai suoi polpastrelli scaturirono alcune saette violacee. Le trattenne per alcuni secondi tra le mani, ma perse il controllo e i piccoli fulmini partirono verso l’alto, cogliendo di sorpresa la bambina. Luna ringhiò per la frustrazione e non si accorse che Rowan l’aveva raggiunta.
– Luna, andiamo a giocare?- le chiese.
– Adesso no Rowan. Devo esercitarmi con i fulmini.- rispose lei.
– Ma lo stai facendo da un sacco di tempo!- protestò il bambino. Luna gli disse che magari avrebbero giocato più tardi, quindi ritornò ai suoi esercizi.
I cercatori dell’accampamento si erano allontanati di poco, e Luna decise di fare una pausa.
-Dai Rowan, possiamo giocare adesso.- disse. Non ottenne nessuna risposta.
– Rowan?- chiamò lei, guardandosi in giro. L’accampamento era totalmente deserto e suo fratello non era da nessuna parte. Luna guardò dove erano andati i Cercatori, ma anche loro si erano allontanati. Cominciò ad agitarsi, chiedendosi dove poteva essere andato suo fratello e cosa avrebbe dovuto fare. Fece il giro dell’accampamento e scelse di andare oltre il fiume per cercare Rowan: attraversò un piccolo ponte e corse verso un gruppo di alberi imponenti. Chiamò un paio di volte il fratello, poi si diresse verso una parete rocciosa, superò alcuni cespugli e trovò Rowan accovacciato con la faccia verso la roccia.
– Rowan! Cosa ci fai qui? Mamma ha detto di non allontanarsi!- lo rimproverò Luna.
Il bambino si girò verso di lei con uno sguardo emozionato: - Guarda Luna! È una mini grotta! Ci sono anche i cartellini!- disse indicando alcuni sassi davanti a lui.
La sorella lo prese per un braccio: - Adesso torniamo all’accampamento e non ci muoviamo finché non tornano mamma e papà!- gli disse arrabbiata.
Rowan protestò: - Ma quella grotta PARLA!  Guarda!- e tirò un ramo sopra i sassi.
Passarono alcuni secondi, poi si udì una vocetta stridula: - Porta fede. Porta speranza. Porta un sogno di vita.- 
I due bambini rimasero in silenzio, a metà tra il perplesso e il sorpreso. – Forse è meglio se ne parliamo con mamma…- disse Luna, poi prese per mano il fratello e si diressero verso il fiume.
 
Luna e Rowan rimasero pietrificati: un enorme orso stava camminando dall’altra parte del corso d’acqua e li guardava con aria minacciosa. Luna sentiva che Rowan stava tremando dalla paura e cercò silenziosamente di calmarlo: le era stato detto che non ci si doveva agitare con gli animali selvatici, e la stessa Storvacker di Roccia Ursina le aveva insegnato di non guardarli direttamente negli occhi.
Luna cercò di indietreggiare lentamente, ma l’orso lanciò un lungo ruggito e corse verso di loro. I due bambini iniziarono a correre e si diressero verso il bosco a nord. Erano in preda al terrore e Luna continuava a girarsi per controllare la distanza dall’orso, ma all’improvviso Rowan inciampò e cadde bruscamente. Luna controllò se si fosse fatto male, mentre lui piangeva dal dolore: aveva preso una storta al piede e la caviglia stava cominciando a gonfiarsi.
L’orso si stava avvicinando sempre di più; Luna agì d’istinto e lanciò un raggio di ghiaccio verso gli occhi dell’animale, che si scrollò la testa nel tentativo di recuperare la vista. La bambina prese in braccio il fratellino e vide un albero con uno spazio tra le radici sottoterra. Portò Rowan verso l’albero e lo nascose in quel rifugio improvvisato; il bambino era terrorizzato e supplicava la sorella di non lasciarlo da solo: - Ho paura, Luna! Voglio la mamma…- piangeva disperato.
Luna cercò di rassicurarlo: - Andrà tutto bene, Rowan. Dovrebbero tornare tra poco. Tu resta qui e non ti muovere, per nessun motivo- gli disse asciugandogli le lacrime.
– Tornerò a prenderti, te lo prometto- aggiunse la bambina. Luna si allontanò dall’albero mentre l’orso si stava togliendo gli ultimi cristalli di ghiaccio dagli occhi e la guardò con ferocia, e con grande coraggio Luna lo attirò verso di sé per allontanarlo da Rowan. L’orso caricò, e la bambina corse più velocemente che poteva verso nord.
 
“Corri Luna, corri più veloce che puoi!” si ripeteva la bambina. L’orso si stava avvicinando sempre di più e lei non sapeva da che parte andare.
“Vai a destra.”
Una voce risuonò improvvisa nella sua testa.
“Vai a destra” ripeté quella voce. Luna non ci pensò due volte e si diresse verso destra, continuando a correre. Si fermò a riprendere fiato e vide davanti a sé degli strani edifici in rovina. La zia Cassandra le aveva parlato di quel luogo: erano i Bastioni di Elgar’nan, al cui interno si celavano le tombe dei Cavalieri di Smeraldo, Din’an Hanin.
Per un piccolo istante, Luna sembrò dimenticarsi della belva che la inseguiva e rimase affascinata da quelle antiche mura, ma il ruggito dell’orso la distolse da quella visione. La bestia apparve in tutta la sua possanza selvaggia, bloccandole la via da cui era arrivata e guardandola con ferocia.
– Non mi fai paura!- lo sfidò Luna, tentando di farsi coraggio. L’orso la studiò per alcuni secondi, poi caricò e corse con un impeto selvaggio verso di lei. La bambina unì le mani fra di loro, come le aveva mostrato tante volte lo zio Dorian, e le separò di scatto creando una piccola nube tempestosa: aspettò che l’orso si mettesse sul terreno più pianeggiante e scagliò i fulmini verso terra, sfiorando le zampe dell’animale.
Purtroppo per lei, l’effetto fu il contrario di quello sperato: invece di spaventarsi, l’orso si arrabbiò ancora di più e si scagliò sulla bambina. Luna venne buttata violentemente a terra e si ritrovò la belva sopra di lei, mentre la guardava con odio. Ruggì con forza contro il volto della bambina, mentre con la zampa le graffiò in profondità il braccio destro. Luna gridò dal dolore, e per la prima volta nella sua vita ebbe il terrore di morire.

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NdA: quando ho iniziato a scrivere questa storia non avrei pensato che venisse così lunga. Per ora ho scritto la prima parte, spero di pubblicare presto la seconda parte.
P.S.: se vi state chiedendo se la mini grotta esiste, ebbene sì, fa parte di una mini quest che si conclude a Emprise du Lion. Può sembrare un po' bislacca, ma la ricompensa vale tutta la fatica ;)!

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Capitolo 2
*** Misteri ***


La foresta era avvolta nel silenzio. Nel suo rifugio improvvisato Rowan si teneva le mani sulle orecchie, mentre piangeva. L’urlo di sua sorella era riecheggiato in tutto il bosco e lui sperava che in realtà si fosse sbagliato, che Luna fosse in salvo, che l’orso se ne fosse andato e che non le avesse fatto del male. Il bambino continuava a singhiozzare a bassa voce, per paura che qualche altro animale feroce potesse avvertire la sua presenza.
Una voce famigliare lo destò dalla sua disperazione e Rowan uscì pian piano dalla base dell’albero, per capire da quale direzione provenisse.
- Luna! Rowan! Dove siete?- chiamò ancora Saoirse, guardandosi intorno alla ricerca dei figli. Erano tornati all’accampamento per recuperare alcune mappe, ma l’avevano trovato deserto. I Cercatori di guardia li avevano raggiunti poco dopo, e Cassandra aveva minacciato di ucciderli con le sue stesse mani se fosse capitato qualcosa ai bambini. Si erano immediatamente divisi in piccoli gruppi per andare a cercarli nelle vicinanze dell’accampamento.
Saoirse, Cullen e Cassandra si erano diretti verso nord dopo aver trovato le tracce dell’orso. La maga aveva temuto da subito il peggio e pregava che i suoi bambini stessero bene, e quando vide Rowan uscire dalla base di un albero corse verso di lui in preda alla gioia.
Lo abbracciò e gli accarezzò i capelli per tranquillizzarlo, mentre Rowan singhiozzava più forte stringendosi a lei. Anche Cullen si unì a loro e per un breve momento il bambino sembrò calmarsi.
– Stai bene, piccolo mio? Dov’è Luna?- gli chiese con apprensione Saoirse. Rowan non proferì parola, invece puntò il dito verso la direzione in cui era andata sua sorella.
– Presto, dobbiamo sbrigarci!- esortò Saoirse, ma Cassandra la fermò. 
- È meglio se porti Rowan all’accampamento. Ha bisogno di te, e non puoi lasciarlo solo- le disse la Cercatrice. Saoirse stava per ribattere, ma Rowan si strinse ancora di più nelle sue braccia, e lei rimase combattuta.
Cullen le si avvicinò e la rassicurò: - Porta Rowan al sicuro. Troveremo Luna e la riporteremo sana e salva. Te lo prometto- le disse.
La donna continuava a guardare alternativamente suo figlio e la zona dove si era diretta Luna, indecisa sul da farsi, ma alla fine si arrese e accettò il consiglio di Cassandra.
– D’accordo, io e Rowan torniamo indietro. Siate prudenti…- disse infine Saoirse, per poi tornare verso l’accampamento insieme al figlio. Cullen li osservò allontanarsi finché non sparirono dalla sua vista, poi si voltò verso Cassandra.
– Coraggio Cullen, Luna non può essere lontana. Sono sicura che sta bene- lo incoraggiò la donna brandendo la spada. Il comandante le fece un cenno di assenso, poi i due seguirono le tracce che aveva lasciato l’orso dirigendosi verso i bastioni di Elgar’nan.
 
Luna era spaventata a morte, così terrorizzata da non riuscire a reagire: ogni secondo sembrava durare un’eternità e il braccio le pulsava per le ferite, dalle quali sgorgavano fiumi di sangue che tingevano di un rosso vivo la manica del suo abito.
Dopo un altro grugnito rabbioso, l’orso alzò la testa e spalancò le fauci, pronto a scagliare il colpo fatale. Luna chiuse gli occhi, pregando in un ultimo disperato tentativo di salvarsi. Ma l’orso non attaccò.
La bambina avvertì che qualcosa aveva interrotto l’orso, che aveva mollato la presa su di lei; lo osservò mentre si dimenava come se fosse stato indemoniato, cercando di togliersi qualcosa di dosso. Con sua grande sorpresa e incredulità, Luna notò un lupo bianco aggrappato alla schiena dell’orso, mentre gli mordeva la nuca: più la bestia cercava di scrollarselo via, più il lupo stringeva la presa e mordeva con più forza.
Il combattimento durò per qualche minuto, poi il lupo si staccò dall’animale con un agile salto, mentre l’orso ansimava esausto per lo sforzo. Il canide si frappose tra la bambina e la belva  e digrignò i denti contro l’orso, ostacolando i suoi tentativi di raggiungere la piccola.
Infine l’orso si arrese, e se ne andò lanciando un lungo suono gutturale verso di loro.
Il lupo attese che se ne andasse, poi si voltò verso Luna e la osservò. La bambina era ancora confusa per ciò che era appena successo, e ora temeva di essere attaccata anche da quello strano animale.
“Non voglio farti del male.”
Di nuovo quella strana voce. Il lupo si avvicinò lentamente verso di lei senza mostrare segni di aggressività. Luna non capiva, eppure sentiva che doveva fidarsi di quella strana voce. Ancora scossa da quello che le era successo, la bambina non fermò il lupo che si avvicinava sempre di più al suo braccio ferito. I graffi provocati dagli artigli dell’orso le bruciavano dolorosamente e il sangue continuava a tingere la sua manica. Poi avvenne qualcosa di impossibile: il lupo sfiorò con la punta del muso le ferite della bambina, e in un lampo di luce azzurra queste vennero guarite. Incredula, Luna osservò i graffi, di cui ora rimanevano delle cicatrici biancastre appena visibili.
Il lupo era ancora vicino a lei e, con lenta cautela, la bambina lo accarezzò e lo strinse in un abbraccio: finalmente riuscì a sfogare tutta la paura e la tensione accumulate in quei minuti terribili, piangendo di sollievo e gratitudine verso quella strana creatura che l’aveva salvata da morte certa.
– Grazie di tutto…- disse Luna singhiozzando, mentre il lupo sembrò ricambiare il suo abbraccio appoggiando la testa sulla spalla della piccola maga. La bambina si staccò dall’animale per asciugarsi le lacrime e notò che aveva sporcato col suo sangue il candido pelo del lupo.
 – Mi dispiace, non volevo- si scusò, ma il lupo la osservava con calma, quasi con benevolenza. Luna venne incuriosita dai suoi occhi: erano azzurro-grigi e molto profondi e infondevano un senso di pace. Eppure, per qualche strano motivo, quegli occhi le sembravano familiari. All’improvviso il lupo girò di scatto la testa, drizzando le orecchie, e corse velocemente all’interno delle rovine elfiche.
 
Cullen chiamò sua figlia, mentre si guardava intorno. Nella sua mente si affollavano pensieri nefasti, uno più cupo dell’altro, e il cuore gli batteva così forte per l’apprensione che lo sentiva rimbombare nella testa.
– Cullen, laggiù!- esclamò di punto in bianco Cassandra. L’uomo alzò lo sguardo e tirò un sospiro di sollievo nel vedere sua figlia sana e salva. Corse verso di lei, chiamando ancora il suo nome; Luna distolse lo sguardo dai bastioni di Elgar’nan e vide con gioia suo padre, si alzò e gli andò incontro. Lo abbracciò di slancio e si lasciò andare a un pianto liberatorio, affondando la testa nel pellicciotto della giacca di suo padre.
- Ero così in pensiero per te, bambina mia- le disse Cullen, mentre Cassandra li raggiungeva con calma. Il comandante vide con orrore la manica insanguinata di Luna.
– Per il Creatore, sei ferita!- esclamò allarmato. Luna sembrò ricordarsi solo in quel momento delle ferite, notando come il tessuto intriso di sangue si fosse appiccicato al braccio.
– Non è mio!- mentì la bambina: non sapeva perché avesse voluto raccontare una bugia a suo padre, forse voleva in qualche modo proteggere lo strano lupo che l’aveva salvata. O forse, più probabilmente, era stato tutto così incredibile che non sarebbe stata creduta.
Qualunque fosse stato il suo motivo, Cullen sembrò comunque rasserenarsi.
- Va bene, l’importante è che tu stia bene- disse Cullen, poi la prese per mano: - Torniamo all’accampamento, tua madre e Rowan saranno in pensiero per te- aggiunse poi. Padre e figlia si allontanarono insieme a Cassandra, e per un attimo a Luna parve di vedere il lupo bianco osservarla dalle rovine elfiche.
 
I bambini erano nella loro stanza a Villa Maurel e ascoltavano con assiduo interesse la storia che stava raccontando Cassandra.
– E così il falco riuscì a sconfiggere la serpe velenosa, che si trasformò in una statua di roccia. Infine se ne andò, insieme all’amico gatto e a tutti gli altri, alla ricerca di nuove avventure- terminò la Cercatrice chiudendo il libro che aveva in mano.
– E ora a nanna, domani si parte per tornare a Skyhold!- esclamò la donna  rimboccando le coperte ai bambini. Augurò loro una buona notte, poi uscì dalla stanza socchiudendo la porta.
-Sei davvero un’ottima zia, Cassandra- disse una voce dietro di lei. La Cercatrice si girò e vide la sua amica Saoirse che le sorrideva. Ricambiò il sorriso, poi sfogliò il libro che teneva sotto braccio, I racconti di zio Varric.
– Non posso credere che Varric abbia trasformato lo scontro tra Hawke e Meredith in una fiaba per bambini! Quel nano non finirà mai di stupirmi…- disse sospirando, poi si soffermò sulla dedica del volume: Alla principessa e al leoncino che vivono nel castello del cielo.
Cassandra distolse lo sguardo dal libro e notò un’ombra di preoccupazione negli occhi di Saoirse.
– Ho saputo che Dorian ti ha chiamato col cristallo magico. C’è qualche problema nel Tevinter?- chiese la Cercatrice.
Saoirse scosse la testa: - No, nessuno. L’ultimo attacco dei qunari è stato più impegnativo, ma sono riusciti a rimandarli indietro. E ormai i Lucerni sono sempre più rispettati e temuti all’interno dell’Impero- rispose la maga.
-E allora cosa affligge il tuo cuore? È per i fatti di oggi?- chiese ancora Cassandra. Saoirse si voltò indietro, come per controllare che nessuno le stesse ascoltando.
– Promettimi che non lo dirai a Cullen- disse.
Cassandra rimase turbata, non vedeva la sua amica così preoccupata da molto tempo. Giurò che non ne avrebbe parlato con nessuno, quindi Saoirse si confidò con lei: - Le voci del Pozzo… Sono tornate a farsi sentire- le spiegò sospirando.
Ora anche la Cercatrice cominciò a preoccuparsi: il Pozzo si era rivelato uno strumento prezioso in più occasioni, sia per sconfiggere Corypheus sia durante gli eventi del Sacro Concilio, quando Saoirse era riuscita a comunicare con gli antichi spiriti elfici che combattevano contro i qunari della Viddasala. Ai tempi, aveva approvato che fosse stata Saoirse a bere dal pozzo e non Morrigan, tuttavia sapeva del prezzo da pagare, e non ne era stata felice: chi vorrebbe essere sottomesso per sempre alla volontà di una divinità elfica, seppur morta?
Cassandra scrollò la testa per togliersi i ricordi del passato, e si concentrò di nuovo sul presente: - E che cosa dicono?- chiese preoccupata.
Saoirse sospirò ancora, guardando un punto impreciso della stanza: - Sono solo sussurri, niente di concreto…riesco solo a capire qualche sillaba, ma non mi dicono altro- disse leggermente turbata.
– Non voglio che ti preoccupi, Cassandra. Non voglio che si preoccupi nessuno, specialmente Cullen…- aggiunse abbassando lo sguardo.
La Cercatrice le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla per confortarla: - Va bene, Saoirse. Ma secondo me è meglio se ne parli con lui, forse non oggi, ma è giusto che sappia cosa ti sta succedendo- le consigliò.
Saoirse la ringraziò e le augurò la buona notte, poi si diresse verso la sua camera, ancora in dubbio se rivelare o meno a Cullen delle Voci.

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Finalmente sono riuscita a completare la seconda parte. Pensavo di riuscire a terminarla, e invece no =)! Vi aspetto alla prossima volta, con la terza e ultima parte di questa storia.
 

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Capitolo 3
*** Risposte ***


I raggi della luna facevano timidamente capolino da dietro le nubi, rischiarando coi loro riflessi argentei i corridoi di Villa Maurel. Saoirse raggiunse la porta della sua stanza e spense la candela che teneva in mano, poi aprì pian piano l’uscio per non svegliare suo marito, ma si sorprese nel trovarlo ancora sveglio.
Cullen era seduto sul letto e si teneva la testa fra le mani, mormorando frasi che la maga non riusciva a sentire.
– Stai bene, caro?- chiese Saoirse preoccupata. L’uomo alzò di scattò la testa, colto di sorpresa: aveva la fronte imperlata di sudore e gli occhi leggermente inumiditi.
Saoirse capì che suo marito aveva avuto un incubo; si sedette al suo fianco e gli accarezzò la mano per tranquillizzarlo, aspettando che fosse lui a decidere se voler parlare o meno.
Passarono alcuni minuti in silenzio, poi Cullen raccontò il suo sogno: - Ero nella foresta e continuavo a chiamare Luna, ma lei non rispondeva. E poi, a un certo punto, la vedo davanti a me...morta, dilaniata da quel maledetto orso...-
Si mise una mano sugli occhi, mentre l’angoscia gli faceva tremare la voce: - Se non fossimo tornati all’accampamento, se non avessimo fatto in tempo... li avremmo persi entrambi...- disse, cercando di trattenere un singulto.
Saoirse cercò di consolarlo: - Li abbiamo salvati, Cullen. Per fortuna non è successo...-
- Ma sarebbe potuto succedere!- replicò lui.
- Non sarebbero dovuti venire! Che razza di padre sono se non riesco a proteggere i nostri figli?- disse angosciato, mentre le lacrime gli scendevano dagli occhi.
Prese poi la protesi di sua moglie, stringendola con amarezza: - Non sono riuscito a proteggere te, quando l’Ancora stava per ucciderti... Non sono riuscito a proteggere i miei amici durante il Flagello, né gli abitanti di Kirkwall... Ho fallito, Saoirse, ho fallito...-
Saoirse lo abbracciò dolcemente, baciandogli la fronte e accarezzandogli i capelli, mentre l’uomo si sfogava piangendo in silenzio. Non lo aveva mai visto così disperato.
La donna si sentì un groppo in gola, ma fece uno sforzo per trattenere le lacrime: - Non è vero, Cullen. Tu sei l’uomo più coraggioso e premuroso che abbia mai conosciuto. Sei un buon padre e i tuoi figli ti adorano. E io...- gli sussurrò guardandolo negli occhi - non vorrei avere nessun altro al mio fianco, se non tu-
Cullen rimase abbracciato a sua moglie, accoccolato nell’incavo della sua spalla, e sembrò calmarsi un po’.
- Che cosa ho fatto per meritarti?- le sussurrò. Saoirse gli sorrise dolcemente, mentre continuava ad accarezzargli i ricci biondi.
- Sei rimasto te stesso- rispose. Si misero finalmente a dormire, e Saoirse decise che avrebbe informato Cullen riguardo le Voci al loro ritorno a Skyhold.
 
Luna era sconvolta: non aveva mai visto suo padre così. Stava per entrare in camera dei suoi genitori, invece si era fermata dietro la porta e aveva assistito alla crisi di Cullen. Aveva sentito il cuore stringersi nell’angoscia e tratteneva ancora a stento le lacrime. Ritornò nella sua stanza in punta di piedi, mentre Rowan dormiva profondamente, e si mise a letto.
Tentò di non ripensare alla scena che aveva appena visto e cominciò a sognare.
Era una giornata assolata, e la bambina si trovava all’esterno di Villa Maurel. Sentì rumori di combattimenti e si diresse verso il giardino della villa: vicino a uno dei gazebo vide sua madre combattere contro quello che sembrava uno chevalier orlesiano.
- E anche Duhaime è andato!- udì, e vide che c’era anche la zia Cassandra.
- Ora manca Maliphant. Scommetto che si trova all’interno della villa- disse Saoirse.
Luna riconobbe anche Cole, grazie al suo caratteristico cappello. C’era pure una terza persona, che la bambina identificò essere un mago grazie al bastone che teneva in mano, ma non riuscì a vederlo in volto a causa di un cappuccio che indossava. Seguì da lontano il quartetto mentre entrava nell’edificio, e dopo qualche minuto i combattimenti ripresero. Luna raggiunse il cortile proprio mentre sua madre stava scagliando una scarica di fulmini, facilitando il lavoro a Cole e Cassandra nell’attaccare corpo a corpo.
All’improvviso un uomo armato di pugnali comparve dietro Saoirse.
- Attenta mamma!- gridò Luna. Il nemico stava per colpire sua madre, ma l’altro mago lanciò una barriera che la protesse dall’attacco. Saoirse lanciò un incantesimo di ghiaccio, e Cassandra diede il colpo finale a Maliphant. I quattro ripresero fiato per qualche minuto.
- Dobbiamo solo fermare Auguste, e finalmente gli Uomini Liberi non daranno più fastidio ai civili- esclamò Saoirse. Si diressero poi verso una delle porte che conducevano all’interno dell’edificio, ma il mago sconosciuto rimase indietro e a Luna sembrò che si fosse fermato a guardarla. Luna l’osservò: non sapeva chi fosse e non l’aveva mai visto, eppure aveva qualcosa di famigliare.
Tutto a un tratto scomparve tutto: Villa Maurel, sua madre e gli altri, non era rimasto nulla. “Se vuoi, ti aspetto nel cortile” sentì nell’aria, e vide di nuovo il lupo bianco osservarla da lontano.
 
Il sogno si interruppe. Luna si svegliò e sentì che suo fratello si stava alzando da letto. Lo osservò al buio mentre, con il cuscino sottobraccio, si dirigeva verso la camera dei loro genitori. Aspettò qualche minuto, quindi si alzò anche lei e si diresse verso la finestra che dava sul cortile, per verificare se la voce misteriosa fosse veritiera; e lo era, poiché vide una figura stare in piedi in mezzo allo spiazzo. Ma poteva fidarsi?
Incuriosita da quella presenza, Luna si infilò degli scarponcini e indossò un maglioncino, poi si diresse verso le scale che portavano al piano inferiore facendo il minor rumore possibile. Arrivò al portico e, cautamente, si avvicinò alle balaustre che circondavano il cortile; chiunque fosse, quella persona non sembrava essersi accorta di lei.
Luna si sporse da una colonna, continuando a studiare quella strana presenza: notò che sotto il mantello indossava un’armatura pregiata e non aveva con sé armi o bastoni. Non sembrava avere cattive intenzioni, eppure era entrato di nascosto nella villa; che cosa poteva avere in mente?
La bambina si accorse troppo tardi che il misterioso visitatore l’aveva notata. Lei rimase immobile, aspettando la sua prossima mossa e, nel caso, pronta a difendersi.
Invece, la figura si tolse il cappuccio, permettendo alla luce lunare di illuminargli il volto e rivelando la sua identità.
Luna spalancò gli occhi dallo stupore.
- Sei tu...- disse in un sussurro. Un sorriso comparve sul volto della piccola, che si avvicinò al misterioso ospite. Lo abbracciò con gioia, cogliendolo di sorpresa.
- Sei tornato...- gli disse affettuosamente.
 
Il sonno di Saoirse era turbato dalle Voci. Erano cominciate soltanto da qualche minuto, eppure alla maga sembravano durare da ore: tra sussurri e bisbigli, stavano cercando di dirle qualcosa: “Somn... da’len... lethall... Fen...”, in una cantilena senza fine che si ripeteva con un ritmo ipnotico.
La donna aprì gli occhi di scatto e con una strana sensazione; era successo qualcosa, stava succedendo qualcosa, ma non riusciva a capire. Si girò a osservare suo figlio dormire beatamente, accoccolato tra le braccia di Cullen. Diede una carezza a Rowan, poi si alzò e si coprì con uno scialle e andò verso la porta. Era così preoccupata che non indossò nemmeno la protesi, e si diresse verso la camera dei bambini.
La preoccupazione aumentò quando vide che Luna non era nel suo letto, e uscì velocemente dalla stanza per andarla a cercare.
Da quella notte di cinque anni prima, Luna aveva sofferto di alcuni episodi di sonnambulismo: erano piuttosto rari, ma ogni volta lei e Cullen si preoccupavano che potesse farsi del male, e ogni volta la trovavano addormentata sul divano nella stanza più bassa della torre circolare.
Ma Villa Maurel non era Skyhold, e in un ambiente a lei sconosciuto Luna avrebbe potuto ferirsi. La maga raggiunse il piano terra e controllò un paio di stanze, quando sentì alcune voci provenire dal cortile: riconobbe la voce di Luna, poi ne udì un’altra. Chi mai poteva essere? E più la voce misteriosa diventava chiara, più le sembrava famigliare.
Saoirse uscì dall’edificio e si affacciò verso il chiostro, origliando ciò che sua figlia stava dicendo: - E quindi è colpa mia se papà è triste, io dovevo badare a Rowan, io dovevo proteggerlo...- disse tirando su col naso.
- Invece sei stata molto coraggiosa. Sei ancora piccola, ma sai già cosa vuol dire essere responsabile e ciò ti fa onore.-
Saoirse ebbe un colpo al cuore quando vide con chi stava parlando Luna.
Luna e il suo interlocutore si interruppero quando videro Saoirse avanzare verso di loro, con gli occhi sgranati dall’incredulità.
- Solas...- sussurrò appena la maga.
Dopo dieci lunghi anni, dopo il loro ultimo incontro nelle rovine elfiche, Solas era tornato. Colui che l’aveva salvata dall’Ancora, colui che le aveva raccontato le meraviglie dell’Oblio, colui che voleva distruggere il Velo e riportare alla vita gli antichi elfi... era tornato.
Luna andò verso sua madre: - Non arrabbiarti, mamma. Lui è il Signor Lupo Triste. Mi ha salvata dall’orso questo pomeriggio!- disse concitata.
Saoirse si stava ancora riprendendo dal ritorno dell’elfo, e rimase ancora più sorpresa nell’udire quelle parole. Rimase in silenzio per qualche minuto, poi si rivolse con tono calmo alla figlia: - Dovresti essere a dormire a quest’ora. Su, torna in camera tua. Io e... il Signor Lupo Triste dobbiamo parlare da soli- le disse.
Luna la guardò confusa, poi si voltò verso Solas che le fece un cenno d’assenso, infine salutò la madre e ritornò all’interno della villa.
 
I due maghi rimasero soli senza proferire una parola. Saoirse sentiva un peso al cuore che non riusciva a spiegarsi, mentre la sua mente era sempre più confusa.
- Ti trovo bene, Saoirse- disse Solas interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
- Perché sei qui Solas?- chiese lei bruscamente.
Solas osservò il cielo stellato con uno sguardo malinconico, poi rispose: - Volevo vedere un’amica. E ne ho ritrovate due.-
Saoirse si morse il labbro, confusa dal carico di emozioni che le turbavano il cuore: Solas era stato uno dei suoi amici più fidati fin dai primi giorni a Haven. Era stato il suo insegnante quando aveva deciso di diventare una maga degli Squarci, e il suo maestro riguardo i misteri dell’Oblio. A volte non erano stati d’accordo su alcune decisioni, ma l’elfo aveva sempre ammirato la capacità di riflessione della maga umana, e lei era sempre stata al suo fianco quando aveva avuto bisogno di aiuto.
- È vero ciò che ha detto Luna? Che l’hai salvata dall’orso?- cambiò discorso Saoirse.
L’elfo accennò un sorriso e annuì in silenzio: - Mi sarei sentito un mostro, se non fossi intervenuto- disse lui.
Saoirse lo guardò con gratitudine, quasi con tenerezza: - Grazie Solas. Davvero.-
- In realtà...sono venuto per un altro motivo- aggiunse.
Saoirse si allarmò, ma mantenne la calma mentre Solas si avvicinava a lei.
- Tu e Cullen avete dei figli meravigliosi, lethallan, ma tua figlia è... speciale.-
Un’espressione interrogativa apparve sul volto della maga, ma l’elfo interruppe ancora una volta il flusso dei suoi pensieri con una domanda a bruciapelo: - Quando è stata concepita Luna?-
Saoirse rimase stupita e imbarazzata da quella frase : - Scusa?!-
Solas rimase serio: - È importante, Saoirse. Quando ci siamo incontrati, dieci anni fa, eri già incinta?-
La maga rimase ancora in imbarazzo, ma si costrinse a ragionare e a rispondere: - Io... Sì, io e Cullen avevamo già ... “trascorso” la prima notte di nozze...- mormorò.
Solas sembrò rimuginare su ciò che le aveva appena la maga: - L’energia sprigionata dall’Ancora ha fatto la sua parte. E a questo bisogna aggiungere il tuo legame con l’Oblio, essendo maga degli Squarci, e il fatto che hai bevuto dal Vir’abelasan... Tutto torna...-
- Cosa torna? Solas, ti prego, spiegati! Mi stai facendo preoccupare- disse lei esasperata.
Il mago elfico prese un respiro profondo, poi rispose a Saoirse: -Tua figlia è una Somniari. Una Sognatrice, come me.-
 
Questa notizia fu un colpo al cuore per Saoirse, come se qualcuno avesse lanciato un sasso nel lago della sua vita e avesse alzato infinite increspature. Mille preoccupazioni le aggredirono la mente: la sua bambina era una Sognatrice. Sapeva di cosa erano capaci, conosceva le loro capacità... e i pericoli che correvano nell’Oblio.
- Come fai ad esserne sicuro?- chiese la donna.
Solas si avvicinò alla maga: - All’inizio è stato solo un caso. Nei miei viaggi nell’Oblio mi capitava di vedere tua figlia e non sapevo spiegarmi se era veramente lei o uno spirito con le sue sembianze. Così, per verificare la mia ipotesi, ho dovuto aspettare che tua figlia rivivesse un ricordo in cui ero presente. Ho aspettato e aspettato, finché la mia pazienza non è stata ricompensata e la mia tesi si è rivelata esatta.-
Saoirse si strinse a sé, turbata da quelle parole: - Come posso proteggere Luna dai demoni? Come posso proteggerla da...- si interruppe, fissando l’elfo.
-...Da me?- terminò lui.
Lei scosse la testa, sempre più confusa, poi avvertì la presenza di Solas di fronte a lei, mentre l’elfo le sfiorava con affetto il braccio mutilato: - Capisco le tue paure, Saoirse. Anche se non intendo rinunciare a riportare alla vita il mondo di Arlathan, ti giuro che mai e poi mai proverò ad attaccare i tuoi affetti. Hai la mia parola- disse con tono serio.
- La parola di Solas... o quella di Fen’Harel?- chiese di rimando Saoirse.
L’elfo abbassò lo sguardo, socchiudendo gli occhi. - La parola di un amico- rispose.
Le mise una mano sulla spalla, accennando un sorriso: - È tardi per tutti e due, ormai. È tempo che ognuno di noi ritorni dai proprio cari. Ti auguro ogni bene, Saoirse.-
Solas le fece un ultimo cenno di saluto, poi si diresse verso l’uscita della villa. La maga lo osservò andare finché non sparì dalla sua vista, quindi entrò nell’edificio.
- Puoi uscire adesso- disse.
Ci fu un attimo di attesa, poi Luna si spostò dalla tenda dietro la quale si era nascosta. Saoirse la guardò con tenerezza, accarezzandole i capelli dolcemente.
- Andiamo a dormire. A Skyhold ti racconterò del tuo amico Lupo Triste.-

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Finalmente pubblico l'ultima parte di questa lunga storia. Mi ci è voluto più tempo del previsto, ma spero che apprezzerete questo incontro improvviso tra il nostro Solas preferito e la mia Saoirse. Spero vi piaccia =)!

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