Dopo guerra 3: Iniziativa di Difesa Galattica

di Uptrand
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Concordato di Noveria ***
Capitolo 2: *** II° reggimento: Amaf Zaban. ***
Capitolo 3: *** III° reggimento: Quina Falso. ***
Capitolo 4: *** IV reggimento: Veari Skaara ***
Capitolo 5: *** V reggimento: Zrek Peggi ***
Capitolo 6: *** VI reggimento: Fredi Pearre ***
Capitolo 7: *** Il Carcere Tartarus ***
Capitolo 8: *** VII reggimento: Fum'Zaen vas Girah ***



Capitolo 1
*** Concordato di Noveria ***


Concordato di Noveria
 
Stipulato nel 2220, immediatamente a ridosso della vittoria militare contro i “grigi” o xalielt quando si seppe come si autodefinivano dallo studio dei loro resti, stabiliva la nuova posizione politica in cui si sarebbe trovato il pianeta Noveria, oltre a una serie di accordi di natura economica e militare.
 
Il pianeta rimaneva fuori dallo Spazio del Consiglio e indipendente, ma posto sotto la diretta protezione del Consiglio della Cittadella.
Per sopperire ai debiti che la Noveria Corps aveva contratto, propria a causa del nemico che l’aveva presa di mira distruggendo Caninea, suo QG e gigantesco impianto industriale di primaria importanza, venne stabilito il Concordato per evitare le conseguenze di una violenta crisi economica che avrebbe potuto seguire alla vittoria, se la Noveria Corps fosse dovuta fallire.
Il Consiglio della Cittadella faceva da garante per la Noveria Corps verso tutti i governi ed enti, questa iniezione di fiducia permise a tutte le parti coinvolte di rivedere i debiti e di studiare nuovi modi per il loro appianamento.
Il Consiglio entrava in possesso del 10% delle azioni della compagnia, divenendo la terza entità come importanza all'interno di essa dopo il presidente Dasha Weaver e il vice-presidente Isabella Noveria.
Dandogli diritto a una percentuale sui ricavati della compagnia, pur rimanendo fuori da ogni decisione amministrativa.
Il Consiglio si sarebbe limitato semplicemente a incassare, senza chiedere o decidere niente.
Ottenendo una parziale indipendenza economica dai propri governi che rappresentavano.
 
La Noveria Corps poteva usare il pianeta Noveria gratuitamente, avendo pagato fino a quel momento pesanti diritti per il suo monopolio.
Vedeva rinforzata la sua credibilità economica.
Essendo sia debitore che creditore, la nuova situazione creatasi con l’ingresso del Consiglio nella sua società permise alla Weaver un piano per il risanamento dei debiti inseguito accettato da tutte le parti coinvolte.
Forte della copertura fornita dal Consiglio, la compagnia mise in atto un piano di sviluppo caratterizzato dalla solita linea di condotta estremamente aggressiva.
Il Concordato stabiliva anche che la sede ufficiale dell’esercito comunitario del progetto Iniziativa di Difesa Galattica (I.D.G.), fosse Noveria.
Tra i vari motivi, oltre quello della posizione strategica, vi era anche la necessità di compensare la presenza di Divisione N, l’esercito privato della Noveria Corps e fino a quel momento unica forza militare presente.
L’esercito sarebbe stato composto da un reggimento di ciascuna delle razze che formavano il Consiglio della Cittadella.
Trentamila soldati divisi in sei reggimenti, numerati dal II° al VII°, da cinquemila uomini ciascuno.
Questi avrebbero risposto agli ordini di un ammiraglio.
A capo di essa venne nominata, nonostante la giovane età, Olivia Williams Shepard. Promossa ad ammiraglio, per i meriti conseguiti durante la guerra.
Ideatrice e sostenitrice di una forza militare ampiamente mobile e versatile, ottenne dal Consiglio una flotta di navi di medie e piccole dimensioni ma estremamente rapide.
La fregata Normandy SR3, già nave del Consiglio, ne divenne l’ammiraglia.
La sua nomina ad ammiraglio I.D.G. fu l’ultima decisione imputabile alla consigliera asari Tevos, prima delle sue dimissioni. Sono in molti a ritenere questo l’ultimo scherzo compiuto da lei ai danni della Weaver.
Si dice che lei abbia riso molto, mentre la Weaver non abbia ancora finito d’insultarla.
Avere Olivia come “vicina” di casa era l’ultima cosa che voleva. Era quel genere di persone oneste che non poteva corrompere.

*****

Olivia Williams Shepard, 34 anni compiuti, incantevoli occhi verdi e una chioma di capelli rosso fuoco naturali. Una caratteristica delle donne di famiglia.
Indossava la sua divisa d’ordinanza, essa era di colore bianco e vi erano cuciti sopra i gradi di ammiraglio. Perfino mettersi d’accordo sul colore dell’uniforme era stato uno dei problemi da superare per formare una forza comunitaria, alla fine si era scelto per un neutrale bianco.
Si trovava nel suo ufficio, nel QG delle forze I.D.G su Noveria. Esso era stato fondato dove prima sorgeva la capitale del pianeta: Port Hanshan.
Era decaduta con la costruzione di Caninea e dopo la guerra le persone si erano trasferite in massa a vivere vicino al gigantesco complesso industriale. Il posto non aveva ancora un nome ufficiale e per lo più veniva chiamato semplicemente Caninea, riferendosi però al centro industriale.
Aveva anche il nomignolo di “mille città”, alludendo al gran numero di cupole abitative che sorgevano e simili a piccoli paesi. Ma era un sopranome che usavano solo i locali.
Anche se la vecchia Port Hanshan non vi era più era rimasto il posto dove prima sorgeva. Se questo aveva contenuto una città di quattrocentomila persone, poteva contenere al suo interno una base militare di centomila individui, con relative navi senza problemi.
Port Hanshan sorgeva, come quasi ogni struttura su Noveria, quasi totalmente all'interno di spesse rocce per ottenere la miglior protezione dal freddo e dalle tempeste del pianeta. Era quindi rimasto un enorme spazio sotterraneo inutilizzato che ora ospitava Fort Hanshan.
La costruzione della base, supervisionata da Olivia, era stata affidata per intero alla Noveria Corps. A parte l’ovvietà che trovandosi su Noveria non vi era nessun altro a cui chiedere, questa compagnia commerciale riforniva per intero tutti i reggimenti I.D.G.
Dopotutto gli I.D.G. erano forze del Consiglio della Cittadella. La Noveria Corps apparteneva per il 10% al Consiglio e, quindi, ogni volta che questo ne pagava i rifornimenti, ne ricavava un guadagno.
La percentuale dei guadagni che otteneva erano sufficienti a mantenere questa forza militare, facendo anche avanzare qualcosa. A questi si aggiungevano i finanziamenti dei diversi governi rappresentati dal Consiglio. Dalla sua fondazione non era mai stato così ricco.
Forse qualcuno avrebbe potuto obiettare sulla legalità della cosa, ma visti gli interessi coinvolti nessuno faceva niente. Ogni tanto la stampa si ricordava della cosa, scoppiava nuovamente lo scandalo e finiva tutto lì.
Il sistema funzionava, la pace era garantita, tutti ci guadagnavano. A che pro metterci mano per una maggior onestà?
Fort Hanshan era quindi una base di buone dimensioni, difficilmente attaccabile data la sua posizione sotterranea che garantiva la sicurezza anche alle navi.
Pesantemente armata e difesa. Si era anche provveduto a fornire tutto il necessario per il benessere delle truppe. Pannelli illuminavo perfettamente l’ambiente, la cui luce aumentava e diminuiva seguendo il corso di una giornata di 24 h.
Noveria avevi giorni da 52 ore, cosa che obbligava tutti ad andare a dormire quando era ancora giorno. Anche per questo sul pianeta non esisteva un calendario locale, ma si usava esclusivamente quello galattico.
La temperatura era mantenuta costante, mentre il freddo era lasciato fuori da campi energetici. Non di rado all'esterno si raggiungevano i meno cinquanta gradi celsius, abbondavano inoltre violente tempeste di neve.
Una piccola cittadina era sorta accanto alla base, per lo più abitata da soldati vi si trovavano anche attività commerciali per la vita quotidiana.
Era anche presente una vasta area idroponica per la coltivazione, era stata voluta da Olivia che aveva dovuto faticare non poco per far accettare quell'idea, che rendeva la base autonoma dal punto di vista alimentare. Visto tutto lo spazio che aveva disposizione, era intenzionata a sfruttarlo al meglio.
Al centro della base, a ridosso degli uffici di comando sorgeva il carcere di massima sicurezza. Era una struttura cubica di metallo, senza finestre o aperture verso l’esterno,  nessun segno particolare tranne essere l’edificio più grande presente.
Al suo interno si trovavano gli individui macchiati di quel crimine che aveva portato Consiglio della Cittadella, Noveria Corps nelle vesti di Dasha Weaver e Oliva Williams Shepard ad allearsi per una causa in comune che fosse qualcosa di meno di una minaccia per tutta la galassia.
Di nascosto tutti erano interessati a sviluppare soldati biotici o armi a eezo 19, il raro isotopo del più comune eezo.
La biotica era la capacità per alcune forme di vita di usare l’energia oscura dell’universo utilizzando i noduli di elemento zero o eezo incorporati nei tessuti del corpo. Poteri acquisiti o aumentati tramite l’utilizzo di amplificatori biotici.
I biotici potevano colpire i nemici sulla distanza, sollevarli in aria, generare vortici gravitazionali e molto altro. Per questo sono fortemente ricercati da tutti gli eserciti. L’unica razza di biotici naturali conosciuta è quella delle asari.
I nuclei di eezo si formavano durante la gravidanza, se il feto veniva a contatto con questo elemento ma l’esposizione non era priva di rischi e poteva portare a mutazioni o morte. In età adulta, l’uso di impianti era causa di violenti mal di testa violenti mal di testa.
I primi bambini biotici umani fecero la loro comparsa dopo una serie di incidenti di navi spaziali che dispersero l’elemento zero su zone popolate. Secondo alcune teorie di cospirazioni, quegli incidenti furono voluti e programmati.
L'isotopo 19 permetteva tutto questo e di più, un biotico normale perderà sempre contro uno col 19 se si affida solo ai propri poteri. Tuttavia la pericolosità di questo isotopo era molto più elevata, per tutta l’energia e radiazioni che generava.
Non che questo bastasse e fermare eventuali esperimenti su di esso.
Questi erano continuati, alcuni finanziati in segreto da governi, altri da fazioni mosse da strane ideologie di supremazia o dal semplice potere.
Se qualcuno fosse riuscito a creare in massa questi nuovi soldati o armi, l’equilibrio di potere su cui si manteneva la pace sarebbe potuto andare in frantumi.
Chi avesse potuto avere quelle armi, avrebbe potuto sviluppare l’intenzione di attaccare convinto di vincere o chi ne era privo avrebbe potuto farlo per paura. I modi in cui poteva scoppiare una guerra di certo non mancavano. Questo aveva spinto il Consiglio a intervenire.
Dasha Weaver era coinvolta per motivi personali, l’unico vero biotico a eezo 19 esistente era Isabella. La donna che aveva sposato. Entrambe cavie di una fazione che aveva fatto esperimenti al riguardo su di loro, il destino aveva fatto attraversare a queste due ragazze in fuga, poi criminali e infine presidente e vice-presidente della Noveria Corps numerose difficoltà.
Raccogliendo attorno a loro, Alexya, Diana e Trish tre cloni di Isabella create da un asari che voleva usare l’eezo 19 per potenziare se stessa e i suoi simili. Altra prova di come esso fosse troppo pericoloso per cadere nelle mani sbagliate. Isabella prese la ragazze con se, Dasha le adottò come sue figlie. Per questo chiunque fosse interessato al 19 doveva esserlo per forza  anche a loro.
Quelle persone o gruppi erano quindi una diretta minaccia a quella che era la sua famiglia.
Al confronto il fatto che la Noveria Corps fosse l’unica ad avere legalmente il permesso di studiare l’eezo 19, subendo una perdita da questi studi criminali era trascurabile.
Dasha Weaver si era fatta strada riempiendo di cadaveri il ghiaccio di Noveria, era pronta a continuare.
Olivia Williams Shepard, lei aveva dato inizio a tutto. Dalla vittoria contro i grigi, la comunità galattica era come frastornata per le immense perdite subite. Era come un pugile che nonostante avesse vinto l’incontro, non riuscisse ad alzasi dal ring dopo la fine.
Lei ricevette dal defunto ammiraglio Hannah Shepard, sua nonna, dei documenti che le diedero la forza di reagire dallo stato di depressione in cui si trovava per aver subito un aborto.
Prove inconfutabili che dimostravano come l’Alleanza avesse portato avanti esperimenti sul 19 da oltre un decennio, affidando questo compito a gruppi criminali da cui facilmente poteva prendere la distanza. Ma vi erano anche le prove dei collegamenti e contatti su questo argomento, tra governi diversi e molte altre fazioni in gioco.
Così mentre ufficialmente venne istituito il I° reggimento, comandato da suo fratello Steve, dotato di poteri speciali e a cui era stato dato il compito di risolvere il problema della pirateria in notevole aumento dato lo stato attuale di debolezza dei governi, attirando su di se molta attenzione.
Lei si mosse nell'ombra, attaccando e arrestando chiunque facesse ricerche sul 19, spesso collegati a test su individui usati come cavie contro la loro volontà.
Nel frattempo le forze al suo comando erano aumentate, non limitandosi più solo alla Normandy SR3. Sebbene niente di questo fosse ufficializzato.
Durante una missione trovò e liberò un bambino umano, il primo portare maschio di eezo 19 conosciuto, in seguito si sarebbe chiamato Dante non avendo un nome e lei lo avrebbe adottato. Aveva avuto quel nome dopo che Kelly, era stato affidato alla fondazione Lawson temporaneamente, lo aveva scoperto ad ascoltare di nascosto un audio-libro sulla Divina Commedia. Era un bambino dall'aspetto insolito: pelle color caramello, capelli bianchi e occhi con un iride rossa.
Si dovette poi affrontare il problema di dove mettere gli individui catturati, fare evadere quegli scienziati da una prigione sarebbe stato troppo facile.
La consigliera asari, adesso ex, Tevos ebbe l’idea del carcere su Noveria, il posto era perfetto.
Il clima inospitale del pianeta era già un ostacolo a qualsiasi fuga, in più un evaso non avrebbe avuto un posto dove trovare riparo. Dasha Weaver avrebbe dato ordine di uccidere qualunque di quei individui su cui i soldati di Divisione N, il suo esercito privato, avrebbero potuto metterci le mani. Si andava ad aumentare l’influenza del Consiglio in loco, sebbene il pianeta rimasse al di fuori delle sue leggi.
A gestire il carcere sarebbe stata Olivia, la sua carriera nell'Alleanza poteva dirsi finita per i documenti che aveva divulgato. Sebbene avesse fatto la cosa giusta, i “piani alti” non potevano più fidarsi di lei. Alcuni mormorarono la parola “ traditore”.
Per molti anni era stata uno s.p.e.t.t.r.o. del Consiglio, quindi anche se soldato dell’Alleanza prendeva ordini da loro. Il suo trasferimento alle forze I.D.G. divenne semplicemente permanente, i suoi superiori non potevano scacciarla così la allontanavano.
Tuttavia l’atto conclusivo, quello che nessuno si aspettava, fu la sua nomina ad ammiraglio e il comando dei reggimenti dal II° al VII°.
Facendo diventare Fort Hanshan la base principale di questa forza militare e non solo un suo distaccamento.
Dovette però rinunciare al suo ruolo di s.p.e.t.t.r.o. e al comando diretto della Normandy SR3. Ruoli poco adatti al suo comando, ne fu dispiaciuta solo in parte. Adesso aveva una famiglia.
Era sposata con Arturus Vakarian, un turian, figlio del miglior amico di suo padre, secondi le tradizione del suo popolo aveva tatuato in viso un tatuaggio riferente alla sua colonia di nascita. Questa era una linea blu verticale sopra l’occhio sinistro. La sua specie aveva una cultura militarista e disciplinata, che faceva del popolo turian dei soldati nati.
Generalmente più alti di un metro e ottanta, con una pelle della consistenza del cuoio e con una serie di mandibole attorno a una bocca con denti che ricordavano quelli di un coccodrillo.
Lo spesso carapace, contenente tracce di tullio, era stato sviluppato come difesa contro gli alti livelli di radiazioni solari del loro mondo d'origine. I maschi erano dotati di una cresta di corni sulla nuca che andava all'indietro.
Possedevano tre dita per mano, due lunghe dita proporzionalmente spesse e un pollice opponibile. Ogni dito possedeva degli artigli all'estremità.
Avevano lineamenti aviari. Ad un essere umano, sembravano il punto d'incontro evolutivo tra uccelli e dinosauri.
A causa della incompatibilità delle due specie non potevano avere figli, oltre a non poter consumare gli stessi alimenti, per questo avevano adottato due bambini: Dante appunto e Decunia, una bambina turian di dodici anni che aveva perso entrambi i genitori nella recente guerra. In volto aveva dipinto una spessa linea rossa che le attraverso il viso di traverso.
Vivevano con loro a Fort Hanshan e andavano a una scuola presente nella base, frequentata da tutti i figli dei soldati presenti.
Nel frattempo le forze I.D.G. al suo comando avevano avuto modo di mostrare la loro utilità. Come prima missione, la Forza di Iniziativa di Difesa Galattica era stata impegnata sul pianeta Asteria, pianeta agricolo con fiorenti colonie umane e asari, dove aveva assunto il compito di mantenere la pace in seguito allo scoppio di numerosi disordini per la depressione economica che seguì la vittoria contro i grigi.
L’operazione durò per tre mesi, durante i quali si disse che l’ammiraglio Olivia non smise mai di trattare con le parti coinvolte per trovare una soluzione.
Non si stava confrontando con criminali ma con persone arrabbiate per lo stato di povertà in cui stava sprofondando il pianeta.
La crisi rientrò quando il Consiglio approvò una serie di legge sull'agricoltura. Questa prima missione si completò splendidamente, lasciando negli abitanti locali una forte riconoscenza.
La seconda missione che vide gli I.D.G. impegnati fu un disastro naturale su Tuchanka, un terremoto era avvenuto in una zona in cui vivevano diversi clan.
Secondo le vecchie usanze krogan e nuove leggi, le lotte tra clan continuavano  e il terremoto venne considerata una buona occasione per risolvere vecchi rancori. Si diede la precedenza alla lotta che ad aiutare i feriti. Questo richiamò altri clan, violando le leggi stabilite e parve che la situazione fosse sul punto di sfuggire a ogni controllo. Truppe inviate da parte dell’assemblea dei Clan sarebbero state viste solo come un altro nemico d’affrontare.
Il governo centrale richiese l’intervento degli I.D.G. , il loro lavoro consisté nel tenere separati i diversi clan.
La presenza di Olivia in quella situazione fu fondamentale, era la figlia del grande guerriero umano e krogan onorario e lei stessa aveva dimostrato di essere una guerriera, i krogan non reputarono ci fosse disonore ad ascoltare le sue parole e gli scontri caotici ebbero fine.
 
Qualcuno bussò alla porta dell’ufficio, entrandovi quando questa si aprì. Pars val Lippi, una quarian che aveva fatto parte della squadra della Normandy SR3 al comando di Olivia entrò salutando il suo comandante. Indossava anche lei la medesima divisa.
Come tutti i quarian aveva un corpo slanciato e la pelle tendente al viola e occhi molto chiari, di colore lilla e senza iridi. Erano più simili agli umani di tante altre razze avendo anche loro dei capelli, in genere scuri. Avevano tre dita per mano, come la maggior parte delle specie. Solo umani e asari ne avevano cinque.
« Spero che la SR3 stia bene? » Domandò Olivia, chiedendo della sua vecchia nave
« Benissimo. » Rispose la quarian che mai si sarebbe aspettata di ricevere da lei la proposta di sostituirla al comando.
 
Lei ne era rimasta allibita, era l’ultima arrivata. Olivia era sempre stata circondata da elementi validi, chiunque altro sarebbe stata una scelta migliore secondo lei.
Ma alle sue proteste:
« Arturus? »
« È il marito del comandante, non sai quanto rompono le leggi contro il nepotismo e simili. Inoltre abbiamo altri piani, vogliamo stare vicino ai bambini. Gli affiderò il comando del carcere. »
« Asiria? »
« È figlia di un capo di stato e presunto Dio, troppi problemi e poi non gli interessa. »
« Mordin? »
« Sempre figlio di capo di stato, poi di navi non sa niente e gli piace troppo combattere in prima persona. »
« Areno? »
« Figlio di capo di stato e…certo che ne avevo di gente importante sulla mia nave… in più i batarian non fanno parte dello spazio del Consiglio, ulteriori problemi. »
« Non posso essere io! Sono un ingegnere? »
« Si, sei un soldato specializzato in ingegneria, capisci di navi molto meglio di tutti noi. Ti sei dimostrata più volte un soldato coraggioso e dalla mentre fredda. La tua specie fa parte del Consiglio. Dimmi dove, tra queste cose, vedi un problema? »
Così lei dovette finire per accettare, Pars va Lippi subentrava ad Olivia Williams Shepard al comando della Normandy SR3. Ottenendo anche la qualifica di s.p.e.t.t.r.o., altra cosa che non di aspettava.
La sua prima decisione fu la nomina a Mordin come suo secondo in comando, il krogan accettò con entusiasmo.
 
La quarian allungò verso il suo ufficiale un datapad dicendo « Abbiamo trovato alcune cose strane, ispezionando delle navi. Strumenti medici per le analisi del sangue, altri per analizzare l’eezo nei biotici, di per se niente di illegale. La merce risultava essere acquistata da una società chiamata Amalgama Groups. Comperata da essa e trasportata per suo conto, dalle testimonianze che ho raccolto nessuno ha mai visto o avuto contatti diretti con qualcuno che lavoro per questa società. Nella mia indagine non ho trovato niente, solo degli indirizzi falsi. Tuttavia la destinazione della merce risultava essere il pianeta Sarait. »
« Sarait, ma non c’è niente su di esso! È in pratica una grossa pietra roccioso che rientra negli standard dei cosiddetti "pianeti-serra". Ha un’atmosfera con elevate concentrazioni di metano e ossigeno, per non parlare di una temperatura media sui cento gradi e un atmosfera cinque volte superiore a quella della Terra. Durante la guerra contro i Razziatori, le stazioni scientifiche attorno ad esso sono state distrutte e il pianeta è stato in pratica dimenticato. »
« Vero, ma c’è un altro. Ho scoperto che almeno una nave fa avanti e indietro dal pianeta una volta al mese. »
« Interessante. Sappiamo a chi appartiene? »
« Seguire la traccia energetica della nave mi ha condotto a Parnack. »
A quelle parole Olivia sgranò gli occhi. Parnack era il pianeta d’origine degli Yahg, avevano la tecnologia per raggiungere lo spazio già da tempo ma solo da poco alcune delle loro navi erano state rilevate. Per ora erano sempre rimasti in disparte, rifiutandosi di prendere contatto con altre specie. In più erano una specie pericolosa da non sottovalutare.
 
Gli Yahg si erano evoluti dal predatore dominante del pianeta Parnack, erano mossi dall'ideale della supremazia Yahg su ogni altra razza.
Pesanti fino a 200 Kg, con un‘altezza che sfiorava quasi i tre metri, con quattro occhi per parte, un corpo enorme e una grossa bocca triangolare. Erano una razza dotata di un enorme spirito combattivo. L’estrema sensibilità alla luce e ai movimenti permetteva agli Yahg di leggere perfettamente il linguaggio del corpo, indipendentemente dalla specie.
Socialmente gli yahg avevano una forte sensibilità verso la gerarchia, una volta stabilito il capo  tramite dinamiche sociali o l’uso della forza bruta ubbidiranno fedelmente a qualsiasi suoi ordine.
Contattati per la prima volta nel 2125, gli ambasciatori furono massacrati.
Tramite le loro abilità compreso dall'atteggiamento dei delegati che questi si consideravano superiori, sfidando quindi l’autorità dei capi Yahg.
Questo provocò l’attacco, la conseguenza fu la rottura di ogni rapporto e l’isolamento del pianeta su ordine del Consiglio.
Nel 2125 la tecnologia degli Yahg era paragonabile a quella del xx secolo sulla Terra, tuttavia nel 2186 erano sul punto di completare la loro prima nave spaziale.
Questo salto tecnologico, la motivazione era celata al pubblico, fu che uno Yahg catturato dall'Ombra, il grande e misterioso venditore d’informazione, ne prese il posto.
Fedele al suo ruolo nella società Yahg fornì al suo popolo avanzate notizie scientifiche, informandoli sulle varie specie che popolavano la galassia.
Presso di loro il concetto di famiglia non esisteva. Le femmine vivevano ghettizzate, protette e onorate per il loro ruolo di partorire yahg forti e sani.
Gli accoppiamenti avvenivano tramite un’accurata selezione, anche medica, in modo da far accoppiare tra loro i maschi e le femmine migliori.
I cuccioli appena nati erano affidati a una rigida disciplina che poteva causarne la morte, ricordando in modo simile l’addestramento spartano nell'antica Grecia.
Socialmente gli Yahg erano divisi in caste in base al merito.
Nella loro società non esisteva il concetto di civile o militare, ogni yahg si allenava a combattere in incontri organizzati che coinvolgono l’intera popolazione.
Però la loro tecnologia era arretrata rispetto alle altre razze che ormai da decenni o millenni solcavano lo spazio. Nei settori in cui era più avanzata era indietro di almeno un ventennio.
 
« Questo è preoccupante. » commentò Oliva.
« Cosa pensi di fare? » chiese la quarian.
« Sairat è nei Sistemi Terminus, fuori dalla giurisprudenza della I.D.G. Inoltre il pianeta è a dir poco ostile e se gli Yahg sono coinvolti, anche solo mandare una piccola squadra vorrebbe dire mettere in pericolo la vita dei miei soldati più del dovuto. »
« Alternative? »
« Farò delle telefonate. » disse sorridente.

*****

La nave attraccò a Fort Hanshan a metà del giorno seguente, da essa scese un ufficiale con i gradi di Comandante Capo e la scritta I° reggimento sulla divisa che era grigia invece che bianca.
Su di essa era disegnato un logo rappresentante un teschio che rideva, con una clessidra che aveva esaurito la sabbia in mezzo alla bocca.
Salutato dai soldati, venne subito condotto agli uffici principali.
 
« Ciao Sorell-ina! » Disse Steve entrando senza bussare nell'ufficio della sorella. Più giovane di un anno, la superava in altezza di ben dieci cm oltre a essere più grande fisicamente, non dotato della stessa capigliatura della sorella aveva normalissimi capelli che portava al limite del taglio militare, una barbetta leggermente incolta e occhi castani
Aveva una carnagione lievemente più scura rispetto a lei e un aspetto taciturno che però mostrava solo con gli estranei. Con sorella e amici era più allegro di quanto la gente pensasse normalmente.
« Dannazione, sono un tuo superiore! Un “ signore” potresti anche elargirmelo ogni tanto. Poi sono io la maggiore! Fratell-ino! » Sbuffò lei « Fatto buon viaggio? Ilary e Alexandra?»
« Comodo. Ilary sta bene e anche mia figlia. Allora, perché mi hai voluto qui? Cosa c’è che non potevi dirmi usando i normali canali di comunicazione? »
Gli fece il resoconto di quello che gli aveva comunicato Pars, lui si fece serio
«Yahg, questo è un problema. Esattamente cosa vorresti fare?»
« Utilizzare il I° reggimento. »
Lui la guardò indeciso « Ehi, frena! Il I° viene schierato solo se viene dichiarata una guerra, lo sai, per me ti aiuterei ma serve l’ordine del Consiglio. »
« Non sto parlando di tutto il I°, ma uno schieramento modesto non superiore ai cento uomini. Nessuno potrebbe parlare di guerra. I normali reggimenti I.D.G. non possono operare fuori dallo spazio del Consiglio, se non viene dichiarata una crisi. Ma il I° in virtù della sua caratteristica può farlo visto che il suo comandate, tu, è uno s.p.e.t.t.r.o. Nel momento in cui il Consiglio decide di schierarvi potete infrangere qualsiasi regola. »
« Quindi vorresti che chiedessi la mobilitazione per solo cento uomini, per andare a controllare su Sairat. Non nego che con le nostre NC-13 del clima locale possiamo fregarcene, quindi avremmo meno problemi di voi. » - sospirò - « Ci posso anche stare, ma pensi di riuscire a convincere il Consiglio? » Chiese lui.
« Ecco i tuoi ordini! » Disse lei porgendogli un datapad.
Lui, dubbioso, lo prese « Ah… pensavo scherzassi ma lo sono veramente, se li avevi perché tutte queste domande? »
« Preferivo convincere mio fratello e averlo dalla mia parte, piuttosto che averlo arrabbiato perché avevo fatto tutto mentre lui era in viaggio. »
« Va bene. » - rispose lui - « Chiederò a Derica di occuparsene. » Sbuffò lui. « Tutto qui? »
« Lo fosse, non ti avrei fatto venire. Penso sia meglio cominciare a discutere di una possibilità futura: la guerra con gli Yahg.»
« Seriamente, stai scherzando? »
« No, di questa Amalgama Groups non sappiamo niente ma fa affari con gli Yahg. Se è tutto come sembra e loro sono entrati in possesso di tecnologie superiori, a quelle che possiedono attualmente potremmo avere non pochi problemi. Se i presupposti sono giusti, non mi stupirei se cominciassimo a sentire parlare di colonie Yahg o invasione di qualche ammasso dei Sistemi Terminus. Al momento non sono una minaccia per chi vive sotto la spazio del Consiglio, ma per i Sistemi Teminus? Nessun vero esercito o almeno niente degno di questo nome. Se gli Yahg decidessero di dare in corso a un invasione potrebbero ottenere non pochi successi. Altro problema è che Rannoch fa parte del Consiglio, ma il pianeta dei quarian è nei Sistemi Terminus. Non mi stupirei se questo suo isolamento dal resto delle altre cinque potenze non ne facesse il gesto con cui iniziare una guerra con il Consiglio magari fra cinquant'anni o prima. »
« In pratica un po’ come durante la seconda guerra mondiale. Con la Germania che prima invade la Polonia e poi il resto dell’Europa. » Lui fece scocchiare la lingua « Non mi piace, ma hai ragione. Non è uno scenario impossibile quello che hai descritto, però la cosa positiva è che non succederà presto. I Sistemi Terminus sono metà dello spazio conosciuto, conquistarlo richiede tempo. In ogni caso come vorresti procedere, dovesse succedere? »
« Invadendo noi Parnack. »
Suo fratello la guardò stupito « Sul pianeta vivono miliardi di Yahg, saremo in leggero svantaggio numerico. »
« Ho un piano, ma preferivo prima discuterne con te in privato»

*****

Uscirono dall'ufficio che si era fatta sera « Salutami Dante, Decunia e Arturus. » Disse lui pronto per andare via e lasciare il pianeta. Nel frattempo aveva anche informato Derica della questione di Sairat, riguardo a  quella non rimaneva che attendere.
« Dove pensi di andare? Figurati se ti lascio andare via a quest’ora. Dai, vieni a casa mia. Incontri i ragazzi e parliamo di qualcosa che non sia il lavoro. Ilary e tua figlia staranno benone, anche se tardi una notte. »
«Accetto. » Disse, dopo aver avvisato la moglie che sarebbe rientrato sempre domani, ma più tardi del previsto.
Fu una cena divertente, chiacchierata e animata. Arturus e Steve si scambiarono i propri pareri sui loro nuovi lavori, per poi mettersi a giocare ai videogiochi dopo cena. Decunia si unì a loro, mentre Olivia ascoltava Dante leggere un libro.
Il ragazzo amava la lettura, ed era un buon modo per allenarlo a leggere.
A un tratto Decunia smise si giocare e avvicinandosi ad Olivia la prese per un braccio, facendole un cenno con la testa. Lei comprese è andarono insieme in bagno.
La ragazza soffriva sulla schiena di una dermatite atopica tipica dei turian in quell'età, sarebbe passato col tempo. Nel frattempo si curava il forte prurito che dava con una forte crema idratante e raspando le scaglie morte che si staccavano dal carapace turian.
Decunia si era vergognata tantissimo, quando il medico che l’aveva visitata e spiegato a lei e ad Olivia cosa fare. Come avrebbe fatto a chiederle di lavarle la schiena? Le scaglie turian, anche se morenti, non si staccavano facilmente.
Lei gliela grattò senza bisogno che glielo chiedesse, la prima volta che fece un bagno. In un occasione Arturus chiese se poteva aiutare, visto che la moglie aveva avuto una giornata pesante, ma la ragazza intimidita si strinse ancora di più ad Olivia che rimproverò il marito «È una ragazza! Vuoi farla vergognare? »
Decunia ascoltava con piacere il rumore della spazzola che sfregava contro il proprio carapace, era una sensazione molto piacevole.
« Olivia, queste macchie di dermatite si vedono tanto sulla schiena? »
« Non direi, sono tutte verso il centro e in basso. »
« C’è un ragazzo…ecco… non vorrei fargli schifo, se le vedesse. »
Olivia inarcò le sopracciglia a quella rivelazione “Siamo già in quella fase? Le prime cotte.” Pensò
« Tranquilla, sono sicura che non le può vedere. » Rispose, cercando di essere rassicurante per Decunia ma pensando “ Non le vedrà, a meno che non ti veda nuda dalla vita in su.” Quella possibilità la preoccupò non poco.
Decise di osare, facendo una domanda pericolosa « Hai mai avuto occasione di parlare, con tua madre, di maschi? »
La vide farsi rigida, come se fosse stata punta da uno spillo « Qualche volta. »
Olivia annuì « Ti ha dato qualche consiglio? »
« Qualcuno. »
« Ti posso solo dire di seguirli, se però te ne servissero altro chiedimi pure.» Disse lei, la turian annuì decisa. Finì di pulire Decunia dalle scaglie morte e uscirono dal bagno.
La ragazza salutò tutti e decise di andare a dormire. Dopo una mezz'ora Olivia mandò a letto anche Dante e infine lei. Nel frattempo Steve e Arturus non si erano mai staccati dal gioco che stavano facendo.
« Voi due, avete intenzione di far tardi? » Domandò Olivia quando ormai si era fatta notte.
« Tranquilla tesoro, ho un rapporto molto intimo con il mio superiore. Condividiamo lo stesso letto. » Rispose il marito ammiccante verso di lei, ma maledicendo di essersi distratto perché Steve stava per superarlo ai punti.
« Io non ho neanche un superiore! » Esclamò divertito il fratello.
Lei sbuffò andandosene a dormire, borbottò fra se che la sicurezza della galassia era affidata a dei ragazzini cresciuti.

****

Il mattino seguente si salutarono mentre il fratello tornava ai propri doveri, su Bekenstein.
A breve Olivia avrebbe avuto una riunione con l’ufficiale del II° reggimento, era il responsabile dei servizi segreti degli I.D.G.
Il I° reggimento non andava bene per questo tipo di lavori. Adesso sarebbe toccato a loro, lei, mettere insieme le prove e cercare indizi.
Aveva già qualcosa su cui lavorare Yahg e Amalgama Groups.
Ora doveva trovare chi stava dietro a questo gruppo industriale sconosciuto e mettere un po’ sotto pressione gli Yahg. Presto il III° e il V° reggimento sarebbero decollati a tale scopo.


Angolo dell’autore: Se volete sapere della missione su Sairat ecco l’indirizzo: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3738430&i=1
 

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Capitolo 2
*** II° reggimento: Amaf Zaban. ***


Amaf Zaban era un salarian, aveva solo quattordici anni e a quell’età molti salarian frequentavano l’università o erano sul punto di finirla. La sua pelle era di colore rosso. La vita media della sua specie era di soli quarant’anni, decisamente i salarian non avevano tempo da sprecare. Non che di norma lo facessero.
Si presentavano come una specie anfibia, con corpi alti e slanciati, ben adattati al loro elevato metabolismo e con scheletri più cartilaginei rispetto ad altre specie come quella degli umani.
Le teste dei Salarian erano lunghe e sottili ed avevano un paio di corna sporgenti che si protendevano verso l'alto dalla parte superiore del cranio.
Il colore della pelle variava dal rosso brillante e il verde a sfumature più comuni di blu o grigio. Il loro sangue era di colore verdastro.
Gli occhi dei salarian erano enormi e di forma ovale ed avevano membrane sottili al posto delle palpebre. Le pupille avevano grosse fessure orizzontali e il colore dell'iride poteva essere verde scuro, viola, rosso, blu o marrone. I salarian chiudevano gli occhi verso l'alto anziché verso il basso come gli umani.
I salarian erano noti per avere un metabolismo estremamente veloce. Le loro menti e i loro corpi erano più rapidi rispetto a quelli della gran parte delle specie senzienti, e per questo sembravano irrequieti e iperattivi. I salarian erano quasi sempre vigili e riposano all'incirca un'ora al giorno. Tutto questo a discapito della loro aspettativa di vita.
I Salarian erano anfibi apo-diploidi ovovivipari. Le uova non fecondate producevano maschi e quelle fecondate esemplari femminili. Le femmine salarian deponevano una dozzina di uova alla volta all'anno, ma le convenzioni sociali consentono di fecondare solo una piccola parte delle uova. Di conseguenza, circa il 90% dei Salarian era di sesso maschile.

Lui aveva completato il suo percorso di studio a undici anni, col massimo dei voti, da li aveva fatto carriera nell’esercito ottenendo in seguito i gradi di maggiore e il comando del II reggimento I.D.G.  con sede a Fort Hanshan, su Noveria.
Per tutti era stata una carriera folgorante, quando qualcuno glielo faceva notare lui si limitava a sorridere leggermente. Non ci trovava niente di straordinario in quello che aveva fatto, gli avevano dato dei compiti lui li aveva svolti. Il resto era venuto da se, senza che lui chiedesse niente.
Si protese sulla scrivania del proprio ufficio, unendo le mani.
Un'abitudine che aveva quando doveva riflettere attentamente su un argomento.
Se questo era stato posto dall'ammiraglio Olivia Williams Shepard, comandante delle forze I.D.G. e suo diretto superiore, era suo compito soppesare bene ogni risposta e prestare massima attenzione perché non si sarebbe mai trattato di qualcosa di frivolo.
Infatti non lo era.
Il rapporto sull’operazione compiuta dal I° reggimento su Sairat era arrivato, tutti l’avevano letto e scoperto cosa era stato trovato.
Un laboratorio segreto degli Yahg, bambini di ogni razza usati come cavie per scopi non ancora chiari. Purtroppo gli Yahg si erano suicidati in massa per tenere i loro segreti.
Trenta bambini ancora in vita furono portati in salvo, provenivano tutti da realtà estremamente povere e degradate, dove la scomparsa di un bambino non sarebbe stata denunciata ne avrebbe interessato qualcuno. Questo emerse interrogandoli.
Tutto era cominciato da un normale controllo contro il contrabbando operato dalla Normandy SR3, li era saltato fuori uno strano carico acquistato dalla Amalgama Groups.
Una ditta totalmente sconosciuta, ufficialmente era registrata ma ogni indirizzo o nome nello Spazio della Cittadella era risultato falso.
Rimanevano i Sistemi Terminus, l’altra parte della galassia, dove la burocrazia era qualcosa di relativo come anche la legge. Scoprire se aveva agganci in quella parte dello spazio, sarebbe stato dannatamente complicato e lungo non avendo un punto di partenza.
Per questo lei era da lui, il II° svolgeva il ruolo di servizi segreti degli I.D.G. Esso era formato dal contingente che i salarian avevano fornito alla causa dell’Iniziativa di Difesa Galattica.
La richiesta che gli era stata fatta era molto semplice « Puoi trovarmi informazioni sulla Amalgama Groups? »
Questo era per l’ammiraglio il problema maggiore, non gli Yahg che se anche non erano un nemico dichiarato almeno si conoscevano. Lei temeva molto di più un nemico sconosciuto.
« Penso si possa fare. » Le rispose.
*****
Il pannello di metallo venne adagiato sul ripiano del laboratorio, braccia metalliche si allungarono su di lui dall’alto. Sensori lo studiavano fino a livello molecolare.
Era un qualsiasi pannello del pavimento del laboratorio trovato su Sairat.
Le indagini avevano confermato le prime impressioni. La struttura del laboratorio, le tecniche usate nella costruzione e i materiali erano tutti perfettamente nella norma.
Se fossero stati gli Yahg a realizzarlo non avrebbe dovuto essere così, avrebbe dovuto essere una struttura con caratteristiche del loro mondo. Di una tecnologia diversa e più arretrata che non si era mischiata con quella nata dal commercio e il contatto tra molteplici specie.
Con gli Yahg morti e tutti i file cancellati, per trovare prove non rimaneva che analizzare le parti stesse del laboratorio.
Quei materiali non potevano certo essere giunti li per caso. Qualcuno aveva estratto il metallo usato per realizzarli, altri lo avevano lavorato…uno solo di quei pannelli aveva tutta una storia dietro di se.
« Signore. » Lo chiamò uno tecnici, avevano trovato qualcosa. Una traccia si sangue a lato del pannello, dove era rimasta schiacciata e conservata tra quello e il pannello adiacente. Invisibile anche solo da vedere, ma non per le loro apparecchiature.
Amaf sorrise, analizzare quattrocentoquarantotto pannelli alla fine aveva dato qualche risultato.
Terminate le analisi prese tutte le informazioni ottenute, mettendosi alla sua scrivani a riflettere.
 
Il risultato fu che si trattava di sangue vorcha.
Essi avevano una pelle giallognola, attraversata da striature rosse, mani a tre dita con artigli, gambe e breccia muscolose non per niente a volte si muovevano a quattro zampe.
Il volto era brutto da vedersi e oblungo: ampie cavità oculari contenevano grossi e minacciosi occhi rossi; ampia parte del viso pareva essere schiacciata, erano privi di naso e sulla fronte avevano un’ampia cresta.
La bocca era ampia e scura rispetto al resto del corpo, questa era una semplice cavità che mostrava una serie di denti lunghissimi e affilati come lame.
I vorcha erano da sempre privi di qualsiasi forma governo. Le alleanze tra le linee dinastiche erano a dir poco fragili, le brevi e violente vite dei vorcha facevano sì che vi fossero poche istituzioni destinate a durare nel tempo.
Erano anche conosciuti per una biologia piuttosto singolare che li differenziava dalle altre specie conosciute e che portava con sé una notevole serie di vantaggi e svantaggi. Possedevano ammassi di cellule non differenziate. Queste cellule davano ai vorcha limitate capacità rigenerative, oltre alla capacità di adattarsi rapidamente al loro ambiente, come lo sviluppo di una pelle più dura dopo essere stati scottati o una muscolatura più forte per sopravvivere all'alta gravità. Quando un vorcha era ferito o in pericolo, queste cellule si muovevano verso l'area e maturano rapidamente in forme specializzate che alleviavano il problema.
Un vorcha che subisce un taglio o una bruciatura si adatterà ad avere una pelle più dura. I polmoni di un vorcha situato in un'atmosfera poco respirabile si adatteranno a usare meglio i gas lì presenti. Gli ammassi di cellule non differenziate dei vorcha possono ricostituirsi da sole, ma il processo sarà lento. In generale, i vorcha erano in grado di adattarsi solo ad un singolo ambiente durante le loro brevi vite. Tuttavia, le cellule rimpiazzate permettono loro di guarire rapidamente, e anche di far ricrescere gli arti perduti dopo un periodo di mesi.
Tuttavia, come conseguenza, i vorcha non si evolvono più come fanno le altre specie. L'equivalente vorcha del DNA era rimasto immutato per milioni di anni. Per loro non c'era bisogno di evolvere come specie quando potevano adattarsi individualmente
Il loro pianeta d’origine era Heshtok. Esso presentava un'elevatissima attività vulcanica, che portava al rilascio periodico di gas tossici nelle riserve d'aria e d'acqua, oltre ad altre situazioni estreme alla base della leggendaria adattabilità dei vorcha, una specie selvaggia e altamente riproduttiva che lo avevano spogliato delle risorse naturali da generazioni. Il sovraffollamento e la distruzione di gran parte dell'ecosistema aveva dato origine a un pianeta ricoperto di piante infestanti e abitato da insetti resistenti. La mancanza di risorse aveva portato a una società basata su clan strettamente legati in cui quelli rivali conducevano una guerra costante contro gli altri per il controllo delle scarse risorse.
Questa guerra incessante aveva reso ogni generazione di vorcha più forte e aggressiva della precedente, ma la loro continua mancanza di risorse aveva mantenuto la società dei vorcha estremamente primitiva.
 
Tuttavia impiegare operai vorcha era qualcosa di estremamente raro, un possibile punto di partenza.
Uno dei pochi posti dove si usavano i Vorcha era il pianeta Parasc.
Poco dopo la scoperta dei vorcha, diverse corporazioni minerarie della razza asari adottarono dei vorcha orfani da Heshtok, educandoli a vite non violente ed impiegandoli nell'industria mineraria locale.
Durante la guerra con i razziatori, essi hanno devastato Parasc. La sua capacità industriale era stata colpita duramente, e le comunità minerarie vorcha sterminate senza pietà.
Nel corso degli anni, il progetto era ripreso e altre comunità di vorcha adottati sono state formate.
Il pianeta attualmente vantava una popolazione di circa tremila vorcha. Con una aspettativa di vita non superiore ai vent’anni, erano la specie meno longeva della galassia, possedevano un alto tasso di riproduzione. Da una comunità di mille vorcha adottati, si era arrivati ai numeri attuali in trent’anni.
Il problema era che il pianeta si trovava nell’Abisso di Strike, uno dei sistemi più lontani e isolati dalla galassia e dentro ai Sistemi Terminus.
Valeva a dire ben oltre la sfera d’influenza del Consiglio. Se si fosse presentato come ufficiale I.D.G. rischiava che gli ridessero in faccia o gli sparassero.
Arrivare li con una forza militare massiccia avrebbe causato danni anche peggiori, in ogni caso preferiva operazioni discrete come tutti i salarian.
« Direi che non altra soluzione. » Disse alzandosi, diede ordini ai suoi sottoposti e prese un trasporto per Caninea.
Al QG della Noveria Corps ebbe un breve colloquio con Naomi Takara, nuovo comandante di Divisione N, e in meno di mezz’ora si trovò su un trasporto della compagnia diretto a Parasc.
Lui aveva indosso normali abiti civili, gli altri membri del cargo non fecero domande ne si interessarono a lui.
Arrivò su Parasc senza problemi il giorno dopo, la nave aveva dovuto rispettare il proprio giro di consegne e a lui andava bene così. Tanto più tutto era nell’ordinario, meno avrebbero fatto caso a lui.
Lui si trovò a camminare per le strade della piccola cupola abitativa che conteneva sui cinquecento individui. Il pianeta era senza atmosfera e quello era uno dei tanti e piccoli insediamenti che sorgevano su di esso.
Il vero problema era che adesso non aveva contanti a cui chiedere. Sapeva però come risolvere il problema, proprio per questo si stava guardando in giro.
Quasi tutti quelli che vedeva erano vorcha, poi la vide e la giudicò perfetta. Si trattava di una piccola asari dalla classica epidermide di colore blu, non doveva avere neanche dieci anni, sporca e con abiti laceri.
Le asari erano una specie mono-sesso capace di vivere fino a mille anni, di aspetto femminile nell'aspetto e dotate di un istinto materno. Assomigliano agli umani in termini di struttura scheletrica di base, sono la sola altra razza con cinque dita per mano.
Al posto dei capelli, possiedono delle creste cutanee semi-flessibili a base cartilaginea che crescono naturalmente. Queste strutture erano rigide, e non ciondolano come alcuni credono.
Lei stava seduta contro un muro a fissare apparentemente il nulla.
Lui le passò davanti, infilandosi in una stradina laterale proprio li affianco. Da una tasca gli sbucava un angolo del creditometro.
Amaf si girò di scatto afferrando la piccola mano blu che aveva cercato di derubarlo.
La bambina asari cominciò a dimenarsi furiosamente per liberarsi, ma lui la trattenne senza fatica e le chiese « Ti va di guadagnare dei soldi? »
« Non sono una puttana, pervertito! » Rispose energica lei che per liberarsi provò a mordergli la mano con cui lo tratteneva. Lui con un’abile mossa la costrinse a voltarsi, portandole il braccio dietro la schiena e mettendosi al riparo dai suoi morsi.
« Ti volessi per quello, di certo meriterei tutti i tuoi insulti e altro. Ma no, mi serve qualcuno di furbo e che sappia come funzionano le cose in questo posto. Ho bisogno di informazioni e posso pagare bene. Ma forse ho sbagliato, tu sembri stupida… » Disse lasciandola andare.
Lei gli fu addosso con i suoi piccoli pugni che non gli facevano nessun male « A chi hai dato della stupida? Salarian scemo e pervertito! Se hai soldi, io so tutto quello che c’è da sapere. »
« Provamelo… »
« I soldi… »
Lui le lanciò il creditometro che prese al volo « Dentro ci sono cinquecento crediti, tutto quello che ho, controlla pure ma senza password non potrai mai usarlo e fidati…non è uno di quei sistemi che un ladro dilettante può riuscire a superare. »
Il denaro c’era veramente, l’asari ci rimuginò sopra un attimo « D’accordo. » Cinquecento crediti erano una somma enorme per lei.  Avrebbe potuto fare un pasto ogni giorno per almeno un mese con quella cifra, mai aveva mangiato tanto.
« Io sono…»
« Non voglio saperlo. Questo è un rapporto d’affari non di amicizia e ascolta questo consiglio, non dare mai informazioni non richieste. Se si tratta di informazioni di poca importanza come un nome, allora non darlo e dinne uno falso. In questo caso siamo solo io e te, non abbiamo bisogno di sapere il nome dell’altro per indicare con chi parliamo. »
Lei annuì « Cosa vuoi sapere? »
« C’è stato qualche andirivieni strano di Vorcha negli ultimi mesi? Qualcosa di insolito? »
« Beh… la cosa più eclatante è stata quando un gruppo di Vorcha non adottati ha scatenato una rissa che dal locale si è estesa alla strada. Me la ricordo perché è stato facile rubare qualcosa in tutto quel casino. »
« Vorcha non adottati, sei sicura? » Chiese lui pensieroso. Gli orfani adottati misero in evidenza, una volta lontani dall’ambiente ostile del loro pianeta, che il ricorso alla violenza come mezzo di comunicazione non era un tratto innato della cultura vorcha.
Le compagnie che desiderano avvalersi di manodopera vorcha devono scegliere tra individui adottati ma poco longevi e adulti molto più autonomi e violenti. In genere si preferivano gli individui adottati.
« Certo, impossibile sbagliarsi. Fin da loro arrivo si muovevano in gruppo, creavano guai ovunque, erano molto più violenti dei Vorcha che di solito s’incontrano. Guardavano quelli adottati con disgusto e superiorità.  »
« Che fine hanno fatto? »
L’asari fece spallucce « Non lo so, un giorno sono partiti. »
« Per quanto si sono fermati qua? »
« Per tre settimane. »
« Hai detto che si muovevano in gruppo, per caso appartenevano tutti allo steso clan? »
« Non lo so. »
Lui era propenso a credere di si, vorcha di clan diversi finivano spesso a litigare fra loro o ad uccidersi. Questo almeno era quello che succedeva sul loro pianeta natale, non si era mai interessato alla sociologia dei vorcha.
« Chi è la persona, su questo pianeta, che meglio di altre potrebbe dirmi tutto quello che c’è da sapere su questo gruppo di Vorcha? »
« Shisk! Un vorcha che si crede importante. Ha altri della sua specie al suo comando, gestisce un po’ di tutto. Credo che anche questi Vorcha che cerchi li abbia fatti arrivare lui. »
« Mi accompagneresti dove si trova? »
« Guarda che sono armati. »
« Nessun problema, voglio solo parlare. »
« La pelle è tua. Io ti accompagno fino li e me ne vado. »
« Non mi serve altro. »
« Sai che non hai altri soldi? »
« Ho delle doti nascoste. » Disse lui sorridendo.


Shisk e i suoi abitavano in una discarica, nel senso più letterale del termine. Quella piccola banda gestiva una discarica locale di rifiuti.
L’edificio che avrebbe dovuto ospitare gli uffici era fatiscente e lercio, i segni tipici di un Vorcha nativo di Heshtok.
Aveva mandato via la piccola asari appena giunti sul posto, credeva che Shisk fosse proprio chi cercava. I Vorcha erano sempre felici di abbandonare il loro orribile pianeta natale, quasi sicuramente era questa la vera occupazione di Shisk.
Procurava un passaggio, magari lavoro e documenti dietro denaro.
Si avvicinò tranquillamente al piccolo edificio, un paio di vorcha si fecero attenti a vederlo avvicinarsi « Cosa vuoi? » Chiese uno dei due.
« Shisk, ho degli affari. »
« Aspetta! » Disse quello che aveva posto la domanda ed entrò nell’edificio.
L’altra emise un verso minaccioso vero di lui che sembrava un ringhio. Un avvertimento a non fare scherzi. Lui sperò che non lo facesse più, gli era arrivata una zaffata di alito dall’odore ripugnate nonostante la distanza.
« Entra. » Disse l’altro vorcha di ritorno.
Pochi istanti e si trovò davanti a Shisk che rozzamente gli chiese « Cosa vuoi? »
« Dei Vorcha, per un lavoro. Gli ultimi che hai fornito sono durati poco. » Disse mentendo e sapendo di rischiare.
Shisk lo osservò un attimo con quegli strani occhi minacciosi caratteristici della sua razza « Non è mio problema. Se vuoi altri, trovo altri. Ma io non ti conosco, prove che dici il vero?»
« Non siamo così stupidi da usare sempre la stessa persona, né ti dirò il mio nome o altro. Ti basta sapere che lavoro per chi ha assoldato quei vorcha che hanno scatenato quella grossa rissa in strada. »
Al suo interlocutore scappò una sorta di ringhio, lui sentì nuovamente la stessa zaffata pesante di quell’alito. Non riuscì a evitare di chiedersi se tutti i vorcha avevano problemi di alitosi.
« Erano robusti. Clan Shaaxyun fornito buoni elementi, ma se tu vuoi altri io do altri. »
Amaf sorrise, aveva un nome ora doveva solo ottenere un’ultima prova che dimostrasse che quelli erano gli stessi Vorcha mandati su Sairat.
« Forse meglio di un altro clan, non hanno resistito molto in un atmosfera ricca di metano. »
« Sairat, non è problema per noi vorcha. Metano molto presente su Heshtok, tanti vulcani. Qualunque vorcha va bene. Quelli vecchi, addestrati per tre settimane a costruire. Volere anche per quelli nuovi? Costerà sempre extra. »
Il salarian rimase impassibile, come se fosse già perfettamente all’occorrente di tutto. In quel momento benediceva la stupidità del suo interlocutore, che senza volerlo gli aveva dato tutte le informazioni necessarie più facilmente di quello che si aspettava.
Ora però doveva portare quell’incontro alla fine, magari ottenendo qualche informazione in più.
« I crediti non sono un problema. » Come disse la frase seppe di aver sbagliato, da come Shisk lo guardò.
La mano del vorcha corse a prendere un’arma che portava alla vita, ma il pugno del salarian alla sua mascella fu più veloce.
Shisk cadde sul pavimento, lanciando un urlo soffocato. Amaf corse fuori, come aprì la porta trovando nuovamente i due compari di Shisk di guardia.
Ciascuno gli puntava un’arma contro.
« Cos’era quel rumore? » Gli chiese minaccioso la stessa guardia che aveva parlato prima, stava cominciando a pensare che l’altro dovesse essere muto.
Da dietro di lui giunse il rumore di Shisk che si rialzava, senza bisogno che si voltasse sentì la lieve pressione di un’arma premuta sulla nuca.
« Chi ti manda? » Chiese il capo Vorcha.
« Un tuo rivale, il mio capo vuole sostituirti negli affari. Mi ha mandato avanti in cerca di informazioni. »
« Avrà solo la tua testa! »
« Hai una spia. Non vuoi sapere di chi si tratta? »
« Impossibile! »
« Non mi uccidi e ti rivelo chi è. Questo è l’accordo.»
« Prima il nome? »
« Va bene…si chiama “Giù la testa!” » E si abbassò di colpo mentre i tre vorcha raggiunti da un colpo ciascuno alla testa lo imitavano. Lui si potè rialzare senza problemi. Shisk e i suoi due compari erano vivi ma svenuti a terra.
Cinque figure, dei salarian, in armatura erano in piedi davanti a lui.
« Signore, è stato un inutile rischio il fatto che lei si sia esposto così tanto. Una mossa stupida! » Disse la figura con i gradi più elevati tra i cinque.
« Nessun rischio sergente Jemann, avevo fiducia che mi sareste intervenuti nel momento giusto. »
« Siamo giunti prima del suo trasporto, come ci ha ordinato siamo rimasti a osservarla da distante. Ritengo però abbia corso rischi eccessivi a decidere di non verificare la nostra presenza.» Disse il sergente, con un leggero tono di rimprovero.
« Ma non sapere se eravate presenti o no, ha reso la mia recita più convincente. Mi è parso che l’ammiraglio avesse fretta di avere dei risultati.»
« Forse, ma non volevo essere io quello a comunicargli la morte di un ufficiale del suo stato maggiore. Adesso, signore, cosa vuole fare?»
« Continuare con la recita. »
 
Shisk si svegliò, sia accorse subito di essere legato a una sedia e per di più in quello che era il suo ufficio.
La faccia gli venne tirata su violentemente e si trovò ad osservare quel salarian che aveva cercato di ingannarlo. Gli puntava la sua arma alla testa.
« Ti è andata male, i miei uomini mi aspettavano fuori. Già, sono io il rivale che ti sta cercando di fregare l’attività. Trasporto clandestino di passeggeri, si guadagna bene se si conoscono le tratte giuste, a quali capitani rivolgersi per avere dei passaggi extra. Sono sicuro che uno stupido vorcha come te, non può tenere tutto a mente. Quindi, dove trovo i documenti che mi servono? »
In risposta lui gli ringhio contro e per questo venne colpito con calcio della pistola in testa, mentre il salarian esclamava « Ma basta! Voi vorcha siete contro l’igiene orale o cosa? »
Spazientito fece due passi indietro « Scommetto che troverò lo stesso quello cerco che rovisto, ma non ho tempo. Dimmi dove trovo quello che cerco o … »
Fece fuoco ferendolo al polpaccio destro e quello bastò a condircelo perché cominciò a dire « Sotto il pavimento! Nell’angolo destro! »
Andò a controllare, delle assi si sollevarono, trovo molti datapad con informazioni e infine una componente elettronica. Qualcosa in essa la faceva apparire insolita, non era materiale che si trovava in commercio.
« Tecnologia dei razziatori! » Disse stupito, assolutamente illegale e di grande valore. Ecco perché l’aveva scoperto parlando di crediti, veniva pagato con quel materiale informatico che poi doveva rivendere. Erano passati più di trent’anni dalla guerra contro i Razziatori, ma forse ve ne sarebbero voluti altri mille anche solo per cominciare a produrre qualcosa di così sofisticato.
Al momento, le scoperte fatte venivano usate per migliore la tecnologia già esistente ma che risultava lo stesso enormemente indietro.
Ritornò da lui, senza chiedere niente lo colpì in testa col il calcio dell’arma. Se c’era un commercio di tecnologia dei razziatori la cosa era troppo seria per andare per il sottile.
« Ti pagavano con questa? Come funzionava? » Gli chiese minaccioso.
« Carichi di tecnologia per clan Shaaxyun, per pagamento. Io prendevo qualcosa per me, come paga per mio lavoro. »
Questo era dannatamente peggio di quello che aveva pensato, qualcuno aveva mandato quello roba su Heshtok. Ma qualcosa non lo convinceva del tutto, i Vorcha non erano in grado ci capire qualcosa di così complesso.
Non quando erano la specie meno avanzata in giro nello spazio. Qualcosa in quel ragionamento non gli tornava.
Si allontanò di un passo, puntò l’arma e fece fuoco due volte di fila. Shisk crollò, sedia compresa, sanguinante sul pavimento.
Lui uscì portando con se quello che aveva trovato. All’esterno il sergente Jemann con i suoi uomini.
« Sergente, lasci qui tre uomini a sorvegliare discretamente Shisk quando si riprenderà. Gli ho messo due proiettili in corpo, ma mirando con cura dove non lo avrebbero ucciso, adesso giace svenuto. Al suo risveglio penserà che lo creduto morto e sono andato via. Osservatelo e vediamo con chi prende contatto. »
Abbassò quindi lo sguardo sui due tirapiedi di Shisk: vivi, ammanettati e inginocchiati al suolo. « Loro due vengono con noi, vediamo cosa sanno. Non sarebbe comunque credibile lasciarli qui, senza dei presunti morti la storia perde credibilità. Inoltre non credo che il loro capo si interesserà troppo a loro non vedendoli. »
Quindi si chinò alla loro altezza e disse « Non mi piace uccidere a sangue freddo, ma questo non significa che non sia pronto a farlo o che non lo abbia già fatto. Spero siate abbastanza furbi da capire cosa significa. » Senza attendere una risposta si alzò.
« Sergente, comunichi alla nave di mandare qualcuno a prenderci. È tempo di tornare a Fort Hanshan. »
*****
Il maggiore Zaban percorreva, a passo veloce e visibilmente arrabbiato, il corridoio nel palazzo dove si trovavano gli uffici delle forze I.D.G. fermandosi davanti a quello con la scritta “Amm. Olivia W. Shepard”, suonò il cicalino rimanendo in attesa di una risposta che non si fece attendere.
Subito questa si aprì e lui entrò, trovando l’ammiraglio al lavoro dietro la propria scrivania.
« Dalla sua espressione posso dire che abbiamo dei problemi. » Dichiarò lei.
« Mi dispiace, ammiraglio. Shisk è stato assassinato, ignoriamo da chi. In qualche modo hanno superato la guardia dei miei uomini. Purtroppo dai due vorcha prigionieri non abbiamo ottenuto altre informazioni, chiunque fosse in affari con Shisk lo faceva sempre quando il vorcha era solo.» Spiegò lui. Anche lei era rimasta preoccupata dalle sue scoperte iniziali.
Olivia sia fece seria « In pratica, ci hanno battuto in astuzia. »
« Sono spiacente. »
« Non se ne faccia un cruccio, lei ha fatto quello che doveva. Quello che ho bisogno è che continui a raccogliere a informazioni, non a dispiacersi. »
« Sissignore! » - rispose rinfrancato lui - « In tal caso anche questo evento ci ha lasciato qualcosa. Chiunque sia ha a disposizione degli esperti, non i soliti mercenari che si possono assoldare. I miei soldati sono tra i migliori in operazioni di sorveglianza. Questo implica una certa disponibilità di denaro, gli esperti sono sempre cari. Sappiamo inoltre che pagavano con tecnologia dei Razziatori, difficile da travare, non è da escludere che qualcuno di essi disattivato, sfuggito all’opera di ripulitura, stesse vagando nello spazio fino a quando non l’hanno trovato o magari era su qualche pianeta deserto. In ogni caso, direi che sarebbe tutto da ricercare nei Sistemi Terminus. »
Lei trasse un sospiro, dondolandosi leggermente sulla poltrona. « Sono d’accordo con lei, il problema è che siamo oltre l’area in cui possiamo intervenire. Per quanto con Sistemi Terminus si intenda solo un’area di spazio e non un insieme politico, a inviare una forza massaccia del Consiglio si rischia di mettere tutti i vari e disuniti gruppi che lo compongono in agitazione. Con conseguenze difficili da prevedere. Un aumento della pirateria, sarebbe per esempio, la conseguenza più probabile. »
« Cosa pensa di fare? »
« Abbiamo un posto e un nome: Heshtok e il clan Shaaxyun. Chiamerò il Consiglio e chiederò che mi permettano nuovamente di usare il I° reggimento, chiedendo che vengano accompagnati anche da uno s.p.e.t.t.r.o. Il recuperare informazioni non è il loro forte. »
« È sicura…? » Chiese lui con un tono dubbioso che non sfuggì al suo superiore.
« Problemi? Non le piace il I° regg? » Domandò lei, lievemente sorpresa.
« No, ecco…so che il comandante è suo fratello… ma il loro modo di fare, usando un termine umano secondo me adatto: sono dei cazzoni. »
Gli occhi di Olivia si aprirono del tutto per stupore, gli angoli della bocca andarono all’insù e cominciò a ridere andando poi avanti per un minuto buono.
Amaf la osservava esterrefatto, non aveva appena insultato un parente del suo comandante?
« Questa devo raccontarla a Steve, la prima volta che lo sento. » Disse lei asciugandosi gli occhi, che a causa del troppo ridere stavano lacrimando. Quell’affermazione però preoccupò Amaf, non voleva certo che si sapesse in giro.
« Non si preoccupi, mio fratello si farà una risata come ho fatto io. Sinceramente le do ragione. I soldati del I° si limitano a sparare fino a quando tutto è distrutto o il nemico è morto. Sono come dei ragazzini che giocano a uno un videogioco sparatutto. Però proprio per il loro armamento pesante loro possono mobilitare, per necessità, molti meno soldati di quanti ne avrei bisogno io per ottenere la stessa potenza di fuoco. Heshtok va considerato come se fosse una zona di guerra, visto il tipo di ambiente e società presente. Se fossi libera di agire, manderei un reggimento intero per assicurare ai miei uomini la quantità di forze per assicurarmi il completamento della missione e la loro sicurezza.
Ma questo metterebbe in agitazione i Sistemi Terminus. Il I° può ottenere lo stesso risultato schierando molto di meno, cento soldati o giù di lui, senza che questo preoccupi qualcuno. Inoltre il nostro avversario, chiunque sia, pare astuto. Vediamo come reagirà contro il I°, che dell’astuzia se ne frega. »
Lui sorrise a quell’affermazione « Quindi, signore, cosa vuole che faccia in questo momento? »
« Amalgama Groups, continui a cercare su questo gruppo. Stanno saltando fuori fin troppe cose strane, ogni volta che troviamo una pista su questo nome. Però abbiamo anche altri doveri e potenziali pericoli da affrontare. Metta insieme una squadra che si dedichi solamente a questo. Il resto del II° reggimento si occuperà del lavoro ordinario. »
« Sissignore! » Rispose e uscì dalla stanza dopo un gesto di congedo. Però riuscì a sentire il suo comandate mormorare un’ultima volta “cazzoni” e una risatina soffocata subito dopo.
« Amaf! Amaf! » Si sentì chiamare allarmato appena uscito, si trattava di Veari Skaara l’asari dalle pelle viola a capo del IV° reggimento che amichevolmente lo prese per un braccio.
« Che succede? »
« Come che succede? » - borbottò lei - « Stasera dobbiamo trovarci per la riunione strategica per la partita di hockey di domani. »
Lui aggrottò la fronte stupido, se ne era dimenticato. Trovandosi su un pianeta ghiacciato gli sport invernali erano quelli più diffusi.
L’ammiraglio aveva deciso che gli I.D.G avrebbero avuto una squadra ufficiale di hockey, dopo aver appreso che la Noveria Corps ne aveva diverse.
Era contro una di queste che loro avrebbero giocato, lui era lo stratega e sebbene non scendesse in campo, non trovava particolarmente interessante lo sforzo fisico, stabilire la strategia di gioco prima e durante la partita lo divertiva.
Le sorrise e col suo solito modo pacato « Non c’è problema. »
*****
La squadra incaricata di indagare sull’Amalgama Groups era stata formata senza problemi, i buoni elementi non gli mancavano. In un certo senso questo gli permetteva di non preoccuparsi della faccenda, almeno in certe occasioni come quella attuale.
L’arbitro fischiò e la partita di hockey ebbe inizio, lui in panchina assisteva non potendo fare altro che aspettarne lo sviluppo.
Sorrise notando la piccola similitudine, sia nel lavoro che nel gioco doveva attendere.
Gli avversari attaccarono da subito, dimostrandosi impazienti. Loro riuscirono a prenderli in contropiede dando inizio alla loro offensiva e facendo subito un punto.
Lui sorrise, sperava che con la Amalgama Groups si sarebbe rivelato altrettanto facile. Chiunque fosse con l’eliminazione di Shisk aveva segnato un punto a suo favore.
Ma ne dubitava, aveva la sensazione che chiunque ci fosse dietro sapesse attendere.
Il dischetto venne rimesso al centro, i giocatori ripresero le loro posizioni in campo.
La partita non era finita…nessuna delle sue.

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Capitolo 3
*** III° reggimento: Quina Falso. ***


Quina Falso era una Turian e comandante del III° reggimento I.D.G. , quello formato dal popolo Turian. Dopo una brillante carriera nell'esercito della Gerarchia Turian, dove aveva raggiunto il grado di capitano, aveva deciso di servire nell'Iniziativa di Difesa Galattica. 
In volto, secondo le tradizioni della sua razza, aveva un tatuaggio che consisteva in due linee verdi oblique inerenti alla sua colonia d’origine.
Quando qualcosa la irritava non riusciva a non lanciare insulti. Era il suo modo di scaricare lo stress, nonché causa della maggior parte delle critiche che le erano state rivolte come ufficiale. 
Ignorava che tra i soldati circolava online un file contenente tutti i suoi insulti, il suo ideatore era sconosciuto, che veniva aggiornato una volta al mese. 
« Grandissimi figli di tesenter! Credevo fossero solo pile di adrem da 200 Kg, invece sono pile da 200kg di adrem che sanno pensare. » disse scocciata, facendo scocchiare le mascelle. 
Come ogni altro membro della sua razza, aveva lineamenti slanciati, denti simili a quelli di un coccodrillo, uno spesso carapace la proteggeva dalle radiazioni del mondo d'origine del suo popolo. Essendo una femmina, la nuca era priva di creste. 
Nelle mani aveva tre dita, due lunghe dita proporzionalmente spesse e un pollice opponibile. Tutte con un artiglio terminale.
« Adesso che facciamo? » chiese la sua interlocutrice, la sciamana Zrek Peggi del clan Zrek. 
Era una Krogan, una razza di grossi rettili corazzati, dotata di poteri biotici. Aveva deciso che avrebbe svolto meglio il proprio ruolo di guida spirituale presso i guerrieri Krogan che avrebbero formato il V° reggimento. 
Era vissuta per cinquecento anni, ed era solo a metà della sua vita. 
Aveva visto il suo popolo ridotto allo sfacelo sotto il flagello della genofagia, ma adesso che le cose stavano andando bene per Tuchanka aveva deciso di impegnarsi per garantire ai Krogan un futuro di pace insieme alle altre razze.
Essi non avevano navi da guerra, scelta che condivideva utile per non condurre nuovamente in tentazione della guerra la sua razza, per questo avevano bisogno dell’aiuto degli altri reggimenti. Per tale motivo il numero degli effettivi del V° era dimezzato, non avendo personale di stanza sulle navi. Era composto da duemilatrecento elementi, contro i cinquemila che componevano il personale, di terra e navale, degli altri reggimenti. 
Mettendo da parte i vecchi rancori, Turian e Krogan riuscivano ora a collaborare e anche a condividere la stessa nave. Stavano stretti ma la missione sulla carta risultava breve, il numero delle risse forse era al di sopra della media, ma niente che portasse a conseguenze più serie di qualche settimana di punizione.
Il disappunto di Quina era dovuto alla loro missione, dopo la scoperta di un laboratorio su Sairat in cui gli Yahg conducevano di nascosto esperimenti su bambini di ogni altra razza, avevano ricevuto l’ordine dall’ammiraglio Olivia W. Shepard di dirigersi verso Thega, colonizzato degli Yahg e unica loro fonte di eezo, per metterli sotto pressione. 
Ogni canale diplomatico con loro era al momento chiuso, facendoli vivere totalmente isolati. Raramente si era visto una Yahg o una loro nave in giro per i Sistemi Terminus.
Il loro mondo d'origine si trovava nel sistema Ploitari nella nebulosa Hourglass, questa possedeva quattro sistemi e i tre rimanenti erano: Faryar, Osun e Sowilo.
Quello di provenienza degli Yahg era il più isolato dagli altri e in particolare da Osun, dove era presente il portale galattico di questo ammasso e perciò d’importanza chiave.
Solo di recente questa razza aveva raggiunto la spazio, sebbene alcuni servizi segreti riferissero che già durante la guerra contro i Razziatori erano sul punto di riuscirci.
Dalla sua fine era passato almeno un trentennio ma gli Yahg non avevano dato alcuna notizia di se. Solo l’avvistamento di un paio di navi sconosciute, in seguito riconosciute come loro, fece si che si decidesse di indagare sul loro sviluppo.
Il primo contatto fu nel 2125, ben prima della guerra contro i razziatori, gli ambasciatori della Consiglio furono massacrati.
Gli Yahg si erano evoluti dal predatore dominante del pianeta Parnack. Dalla corporatura enorme avevano quattro occhi per lato, otto in totale, particolarmente sensibili nel rilevare e prevedere movimenti.
Questo permetteva agli Yahg di leggere perfettamente il linguaggio del corpo, indipendentemente dalla specie.
Socialmente gli Yahg avevano una forte sensibilità verso la gerarchia, una volta stabilito il capo  tramite dinamiche sociali o l’uso della forza bruta ubbidivano fedelmente a qualsiasi dei suoi ordine.
Compreso dall’atteggiamento dei delegati che questi si consideravano superiori, sfidando quindi l’autorità dei capi Yahg.
Questo provocò l’attacco, la conseguenza fu la rottura di ogni rapporto e l’isolamento del pianeta su ordine del Consiglio.
Dalla nuova indagine risultò che essi avevano raggiunto e colonizzato in minima parte il pianeta Thega, anch’esso nel loro stesso sistema, ottenendo un accesso fondamentale a una seppur minima quantità di eezo.
Il pianeta possedeva giacimenti piuttosto poveri, ma esso era indispensabile per usare i portali e navigare nello spazio. 
Senza di esso la navigazione nello spazio era limitata, simile a quella esistente sulla Terra prima della scoperta delle rovine prothean su Marte. Dove per raggiungere i pianeti più vicini, sarebbero stati necessari anni invece che ore.
Tuttavia, dimostrando una perfetta organizzazione della società puntarono senza esitazione all’esplorazione del proprio sistema, facendo partire più missioni spaziali verso pianeti diversi.
La stretta organizzazione della loro cultura faceva si che il popolo Yahg si muovesse con una sola volontà verso gli obiettivi stabiliti dai suoi capi.
Altro fattore importante fu il raggiungimento del pianeta Zanethu, il pianeta era abitabile, mediamente ricco di risorse ma privo di eezo. In compenso aveva per loro un altro tesoro importante: il relitto della nave umana  MSV Estavanico.
Una vecchia nave mercantile senza nulla di particolare se non la sua storia, il suo equipaggio era stato assalito da mercenari del Branco Sanguinario e soldati vorcha. Dalla data riportata, quello doveva essere stato il primo contatto umani-vorcha. 
Il relitto fu rinvenuto dal comandate John Shepard che avvisò l’Alleanza, questa mandò qualcuno a recuperare il necessario per un museo, in modo che altri sapessero della storia di questa nave.
Il resto fu abbandonato, essendo privo di valore. 
Per gli Yahg quel vecchio mercantile fu di estrema importanza trovando un motore a eezo, che per quanto danneggiato e vecchio, fu fonte di importantissime informazioni. 
Ma lo sviluppo tecnologico di questo popolo, fu condizionato anche da un altro importantissimo fattore ignoto quasi a tutti. 
Nel 2125 la tecnologia degli Yahg era paragonabile a quella del xx secolo sulla Terra, nel 2186 e anno dell'invasione ad opera dei razziatori erano sul punto di completare la loro prima nave spaziale.
Aiutati in questo dal pericolo mercante di informazioni noto come l’Ombra, la cui organizzazione era uno dei poteri forti della galassia.
Quello che si ignorava era che uno Yahg catturato dall’Ombra ne prese il posto, sostituendo il suo predecessore. Sorte toccata a chiunque rivestiva quel ruolo, sempre ucciso e rimpiazzato dal suo successore.
Fedele al suo ruolo nella società Yahg fornì al suo popolo avanzate notizie scientifiche, informandoli sulle varie specie che popolavano la galassia.
In cambio la sua posizione nella società di Parnack si elevò, aspetto per lui di primaria importanza.
Quando essi partirono per lo spazio erano meglio informati di chiunque lo avesse mai fatto. Conoscevano già quali razze lo dominavano, oltre ad avere informazioni sui pianeti vicini e altri dati spaziali.
Le missioni verso Thega e Zanethu non furono a caso, ma dirette a impadronirsi degli importanti tesori che sapevano possedere grazie all’Ombra.
Ma l’eliminazione dello Yahg mercante di informazioni, ad opera del comandante Shepard e di Liara T’Soni, gli convinse ad aspettare. Sapevano dei Razziatori, del pericolo che essi comportavano, ma erano anche consci che se le altre razze avessero avuto la meglio sarebbero sempre e comunque rimasti indietro.
La disparità di forze a loro sfavore era evidente, ma questo non li scoraggiava.
Il controllo della galassia aspettava senza dubbio a loro.
Le altre razze agivano in maniera caotica e disunita, gli Yahg lo facevano consci di agire per il bene della Dottrina, elemento cardine della società e del loro governo noto come Dominio.  
Essa si basava su un dogma assoluto che metteva l'individuo Yahg al centro dell'universo. 
 
La flotta, di una quindicina di fregate, del III° I.D.G. con a bordo il V° era ferma appena al di fuori dello spazio del sistema Osun.
A bloccarle il passo una flotta di una decina di navi del Dominio Yahg. Erano arrivati per la via più diretta dal portale, niente di strano che li avessero intercettati o forse erano semplicemente li di guardia. 
Qualsiasi fosse il motivo il risultato non cambiava e non era nemmeno quello il problema. 
Non erano una decina di navi tecnologicamente arretrate a fermare la flotta dell’esercito comunitario, ma il messaggio ricevuto da esse.

Se lo spazio del Sistema Ploitari sarà violato il Dominio Yahg considererà questo un atto di guerra, a cui seguirà una immediata reazione. Tale decisione è conforme alle leggi del Consiglio della Cittadella, che considerano il sistema natale di ogni razza come inviolabile.
 
Il messaggio faceva riferimento a una legge per cui il sistema originario di provenienza di una razza era considerato di suo possesso, appena questa otteneva la capacità di navigare nello spazio usando i portali.
Un esercito agli ordini del Consiglio avrebbe fatto una ben brutta figura a infrangere tale regola, dopo che questa non solo gli era stata ricordata ma comunicata attraverso extranet ovunque.
La stampa in quel momento ci stava andando a nozze, a sapere che le forze I.D.G. erano sul punto di far iniziare una guerra.
Per di più nei Sistemi Terminus, in un ammasso molto lontano dal confine dello Spazio del Consiglio. Si rischiava una serie interminabili di incidenti politici che avrebbero potuto destabilizzare pericolosamente tutta la regione.
Quina era incerta sul da farsi, non poteva rischiare l’inizio di una guerra ma andare semplicemente via avrebbe dato un’immagine di debolezza che non poteva permettersi.
Erano stati inviati alcuni messaggi alle navi del dominio Yahg, ma nessuna risposta era giunta.
Non sembravano intenzionati a comunicare.
« Che pensi di fare? » chiese Peggi.
« Nessun consiglio da darmi? »
« Dammi una battaglia di terra, dopo avrai tutti i consigli che vuoi. »
La Turian sorrise a quell’affermazione « Ho mandato un messaggio all'ammiraglio, mi chiedo che decisioni prenderà. Spero ci ordini di avanzare, anche se questo ci farebbe fare la parte degli invasori cattivi. »
La Krogan scrollò le spalle « Gli Yahg facevano esperimenti su dei cuccioli, trafficano in tecnologia illegale di razziatori e noi saremo i cattivi? Al diavolo l'opinione pubblica, hai duemila guerrieri Krogan a bordo, invadiamo Parnack e saccheggiamolo. All'ammiraglio possiamo dire che è stato un incidente occasionale. » Affermò con una risata finale.
« Bel piano, peccato non sia realizzabile. »
« Signore! » Chiamo un addetto alle comunicazione « Una trasmissione dell'ammiraglio Shepard! »
« Bene. Canale? » Chiese con calma lei.
« Nessuno, è un semplice messaggio di testo dice “ Proseguite con la missione. Siete autorizzate all'uso di una risposta armata nella misura in cui la ritenete necessaria” »
*****
Olivia si stava preparando a partire, aveva lasciato un messaggio per suo marito e figli. Davanti a uno specchio pensò di essere pronta, la sua divisa bianca creava un contrasto bello a vedersi con i suoi capelli rosso fuoco. 
Aveva preso una decisione immediata, non c'era stato il tempo per coinvolgere il Consiglio. 
Solo venti minuti prima le era arrivato il messaggio ad alta priorità di Quina, appena una decina di minuti dopo alla galassia era arrivato il comunicato del Dominio Yahg.
Gli I.D.G. cercavano di invadere il loro settore d'origine, per impedirlo si sarebbero difesi.
Avevano ribaltato la situazione, raccontando meta della verità. 
Stava rischiando molto e lo sapeva, non solo la sua carriera di ammiraglio I.D.G. ma anche lo scoppio di un conflitto.
Ma c'erano dei principi e degli ideali che era pronta a proteggere, al di là degli interessi politici. 
Se davvero non era in grado di impedire che gli Yagh svolgessero esperimenti disumani su dei bambini, presi dalla miseria più totale e venduti a loro, significava che quel lavoro non faceva per lei. 
Bussarono alla porta, quando questa si aprì un attendente Salarian le si avvicinò per dirle qualcosa ma lei lo anticipò « Il Consiglio mi vuole sulla Cittadella. »
« Sissignore! »
« Comunicate al IV° reggimento che deve stare in pre-allerta. »
« Agli ordini! »
Si avviò verso i moli dove l'attendeva la sua vecchia nave: la Normandy SR3. 
***** 
« Sentito gli ordini dell'ammiraglio? Pronti a dar battaglia! Comunicate alla flotta: schieramento lima 23. » Ordinò a gran voce Quina, attorno a lei tutti si muovevano freneticamente ma con ordine e precisione. 
Solo Peggi rimaneva immobile, conscia che quello non era il suo campo di battaglia. Le fregate I.D.G. più piccole ma molto più agili e veloci, forti del vantaggio numerico, si allargarono in una formazione aperta contro le ben più massicce navi degli Yahg. 
Queste avevano la forma di un grosso martello squadrato, a cui erano state aggiunte delle ali. Dalle analisi delle loro caratteristiche, era la prima volta che si aveva l'occasione di analizzare navi da guerra Yahg, sembravano incrociatori pesanti ma questo non implicava da parte loro una maggior potenza di fuoco, dato il divario tecnologico in anni. 
« Signore! » - esclamò un operatore - « Movimento nella formazione Yagh! »
« Cosa succede? » domandò Quina avvicinandosi.
« Hanno rotto la formazione, sembra si stiano ritirando. La prua delle loro navi è orientata a destra, rispetto a noi. Si sono messi in una rotta trasversale rispetto alla nostra. »
« Che stanno facendo? » mormorò lei. 
Per i successivi cinque minuti la tensione sul ponte di comando fu palpabile, nessuno parlava se necessario. Quina stava silenziosamente in piedi, fissando la mappa tattica. 
La formazione Yahg stava passando alla destra del suo schieramento, aveva scudi abbassati e armi disattivate. Non davano segno di voler combattere. 
Nei successivi due minuti questa la superò e fu fuori dalla portata delle loro armi. Tutto quello che Quina disse fu « Non mi piace, proprio per niente. Mi sento presa in giro. » 
Sapeva solo di non aver nessun motivo, per inseguire o attaccare gli Yahg. 
« Navigatore! » Chiamò facendo scattare l'ufficiale in questione « Ordini alla flotta di avanzare verso Thega, a metà della velocità con cui si muovono le navi Yahg. Tenete i nostri sensori su di loro, finché possiamo. Scansionate tutti i canali di comunicazione, civili o militari non importa, al minimo segnale di pericolo voglio essere avvisata. »
Peggi le si avvicinò « Non ti fidi e neanch'io. »
Mezz'ora dopo sembrò che il fato avesse deciso di darle ragione, quando le arrivò un messaggio urgente da un sottoposto « Rilevata comunicazione d'emergenza! La colonia Salarian di Erinle è sotto attacco! Il messaggio parla di pirati Yahg! »
I suoi ordini furono immediati « Alla flotta, invertire la rotta, direzione Erinle, massima velocità. Navigatore, portaci su una rotta diversa da quella fatta finora. Non mi stupirei, se questi bastardi ci stessero aspettando sulla via del ritorno. Comunicazione, inviate un rapporto all'ammiraglio. » - Si voltò verso la Krogan « Se gli Yahg sono sbarcati, toccherà ai tuoi guerrieri difendere la colonia al suolo. »
« Ottimo, mi stavo annoiando. » Commentò lei, affiancandola a una mappa a cui Quina si era avvicinata « Eccome come farei, non posso farvi sbarcare e ingaggiare il nemico in contemporanea.  Cinque minuti prima di arrivare a destinazione, il V° reggimento salperà usando  tutte le navette che abbiamo a disposizione. È un bene che l'ammiraglio mi abbia ordinato di portare il necessario per uno sbarco veloce, sembra quasi sapesse i problemi che avremo affrontato. »
« Pensavo la medesima cosa, come l'utilità di far unire il V° reggimento al tuo. Credo che lei si aspettasse problemi, voleva essere pronta. »
« Allora non deludiamola. La mia preoccupazione è l'impossibilità di far sbarcare il V° reggimento per intero. Stipandovi stretti, possiamo sbarcare meta dei tuoi guerrieri Krogan alla prima ondata. Il difficile viene dopo, far sbarcare quelli che rimangono e le truppe di terra del mio reggimento.  È probabile un elevato fuoco di soppressione sulla colonia e nelle vicinanze, il rischio per le navette è enorme. »
« Non mandare i rinforzi sull'insedimaneto, fai scendere le navette nell'atmosfera del pianeta, da li procederanno a volo radente verso l'insediamento. Gli Yahg non possono certamente tenere sotto tiro tutto la superficie. »
«  È fattibile, il contro è che la prima ondata non potrà ricevere rinforzi subito. Se va come credo, ci stanno aspettando. L'assalto è solo un pretesto per farci tornare indietro, tenendoci lontani dal loro sistema. Sarà anche una colonia esterna al governo Salarian, ma sono contraria ad abbandonarla per motivi politici. Stiamo tornado indietro su una rotta diversa, se funziona li cogliamo di sorpresa e la prima ondata delle forze di terra sbarcherà senza problemi, ma dopo resterà tagliata fuori. Qualsiasi aiuto esterno dovrà farsi largo tra le file nemiche, se hanno una forza d'invasione, oltre a un bombardamento dallo spazio. Sicura di farcela? »
« Siamo Krogan! Tu libera i cieli, al resto ce ne occupiamo noi. » Sentenziò Peggi con un sorriso.
« “Liberate i cieli”, mi piace come suona e credo darò questo nome all'operazione. » Rispose Quina, sorridendole a sua volta. 
 
La flotta Yahg, una decina di navi, era in orbita sopra all'insediamento principale e capitale del pianeta: Otow. Questa era l'unica vera città, mentre i restanti centri abitati erano poco di qualche paese o un insieme di edifici che sorgevano abbastanza vicini fra loro. 
Non era presente nessuna vera forza militare, tranne qualche navetta armata e una reparto di guardie per la pubblica sicurezza. Le attività svolte nell'insediamento erano di natura scientifica e ricerche sul miglioramento dell'ecosistema locale. Colpito negli anni precedenti da un'alga tossica, che rischiava di far estinguere ogni altra forma di vita autoctona. 
Non erano attrezzati per uno scontro militare di quel livello. Le navi stavano bombardando la città dallo spazio e numerose navette stavano scendendo sul pianeta. 
La contraerea era assente o era stata neutralizzata. 
Come da piano, i Krogan salirono sulle navette. Queste erano le HS-22, il nuovo modello di navette usato nella recente grigi. La loro caratteristica principale era l'elevata velocità. 
Salparono poco prima che la forza aereo spaziale agli ordini del comandate Falso intercettasse il nemico. 
Quindici fregate dotate di un motore estremamente potente rispetto alla dimensione della nave, garantiva un'elevata velocità e prestazioni al di sopra della media. 
Queste raggiungevano le 8000 t a pieno carico, con una lunghezza di 300 metri. Un equipaggio in media di 200 elementi, con possibilità di portarne fino a 300 sfruttando adeguatamente gli spazi.
L'armamento comprendeva un cannone principale 127 mm a prua, un sistema missilistico antinave, un sistema d'arma sofisticato per la difesa aerea a medio raggio, dei lancisiluri e portavano inoltre uno o due caccia monoposto a corto raggio. 
Erano dotate di diversi sistemi di contromisure elettronica sia a scopo difensivo che offensivo. Oltre a un sistema di lancio di falsi bersagli. 
Queste fregate di nuova concezione, volute dall'ammiraglio Shepard, avevano nella velocità e manovrabilità il loro punto di forza. 
L'ammiraglio non aveva mai considerato dimensioni e potenza di fuoco, come indicatori assoluti delle prestazioni di una nave. 
Sull'idea di creare una forza altamente mobile a adattabile aveva spinto per queste nuove navi, una via di mezzo tra una fregata e un incrociatore. Per altri un incrociatore in miniatura.
Quina sapeva tutto questo a memoria, ma non poteva evitare che questi pensieri le tornassero alla mente mentre si avvicinava alla formazione nemica. 
Una decina di navi, dalle analisi avevano un peso di 20000 t.
Il loro armamento pareva basarsi sopratutto sull'uso di cannoni pesanti da 300 mm, in genere tre per nave più altre armi minori. 
Tuttavia apparivano goffe e lente, la formazione chiusa che avevano assunto sembrava accentuare questa caratteristica. “Anche un po' troppo.” Penso fra se.
Abbassò lo sguardo sulla mappa tattica che aveva davanti.
I quindici segnali blu indicavano la sua flotta in avvicinamento a una decina di indicatori rossi, rappresentanti il nemico. 
Pallini verdi circondarono la flotta I.D.G. sulla mappa, erano i caccia decollati da ogni fregata.
Un allarme, picchi di energia da ogni nave nemica, diverse traccie energetiche estremamente potenti comparvero per pochi secondi, il tempo di raggiungere e colpire la sua flotta. 
Tutte le navi erano andate distrutte, gli indicatori blu erano spariti, rimanevano solo quelli verdi. 
Quina sorrise « Femek Keus! Avevano davvero un trucco, quei Ona-Ge! La loro lentezza era troppo palese. » - si rivolse agli altri ufficiali sul ponte - « Attuare il piano come previsto, flotta all'attaccò! » Ordinò soddisfatta, pensando che il suo diversivo aveva funzionato.
Usare falsi bersagli era una vecchia tattica, ogni capitano di nave che si rispetti la conosceva. 
Era una corsa continua, tra sviluppare sonde che riuscivano a ingannare i sensori e crearne di capaci di riconoscere l'inganno. 
Aveva supposto che i superati sensori della tecnologia Yahg avrebbero scambiato i falsi bersagli per veri. Per migliorare l'inganno, i cacci erano salpati dalle fregati nascondendosi dietro ai segnali dei falsi bersagli. Due caccia per ogni sonda lanciata, quando si erano allontanati da questa erano diventati visibili. L'effetto sui sensori faceva sembrare che fossero decollati dalla nave, ulteriore conferma di ciò che il nemico credeva di vedere. 
Quello che non le era piaciuto, era l'arma con cui avevano attaccato a sorpresa. Un enorme quantità di energia, capace di colpire a una distanza media lunga. 
I geni dei servizi segreti e simili, avrebbero avuto il loro da fare ad analizzare quei dati. 
 
Uno scossone, fece tremare la nave. Quina si sedette al suo posto di comando, allacciando le imbragature. Quando le navi spaziali cominciavano le manovre, si rischiavano dei bei voli se ci si faceva sorprendere senza. 
Ancora ricordava, quando da recluta, aveva picchiato la testa contro il soffitto della nave in cui serviva. Il bernoccolo, una zona inspessita di una placca nucale, era li a ricordarglielo. 
Poteva sembrare strano, ma c'era un dettaglio insignificante che ogni recluta tardava a considerare. 
Un'ovvietà a cui non veniva spontaneo pensare, sebbene tutti i libri militari ne parlassero. 
Nello spazio, la navi si muovono in tre direzioni. 
L'errore più comune nella progettazione di navi, era posizionare l'artiglieria ai lati come se si trattasse di una battaglia su un oceano. 
Nelle piccole e medie navi non era un grande problema, in quelle grandi si. Se i lati erano protetti, il centro era sguarnito. 
Divise in tre squadre d'attacco, da cinque navi ognuna, le fregate I.D.G. si lanciarono all'attacco. Due squadre dall'alto e una dal basso. Motori al massimo della capacità, scudi che deflettevano ogni colpo ricevuto. Non perdevano tempo a rispondere ai colpi, la tattica era un'altra.
Dovevano superare il “vertice della piramide”. 
Le forme piatte, come quelle usate dalle navi Yahg, erano presto state abbandonate da ogni razza a favore di linee più verticali, aerodinamiche e sinuose.
Quella vecchia progettazione aveva un grosso difetto, oltre a una certa distanza si creava una zona cieca dove le armi della nave non potevano far fuoco. 
Quest'area aveva in genere la forma di una piramide, la “vetta” era il punto da cui essa iniziava.
Il cannone principale fece fuoco. Il 127 mm lacerava, tranciava e bucava l'acciaio e gli scudi delle navi avversarie. Detriti e corpi fluttuarono nello spazio. 
Le fregate non si fermarono, proseguirono oltre allontanandosi dalla forza nemica e riunendosi. Quella zona ceca non era stabile, bastava un minimo movimento della nave nemica per uscirne e lo schieramento chiuso adottato dalle navi Yahg, faceva si che se anche non si poteva essere colpiti da una nave si era lo stesso a portata dei cannoni di un'altra. 
Quina era già soddisfatta di com'era andata, le informazioni ottenute quando aveva trovato la flotta Yahg a bloccare la via erano state utili. In tanto che aspettava aveva fatto analizzare al meglio le navi nemiche, mentre cercava d'inventarsi qualche nuove insulto.
Le navi avversarie erano state tutte danneggiate, ma erano ancora operative come c'era da aspettarsi. Erano state costruite secondo il vecchio criterio di poter dare tanti colpi quanti se ne incassava.
« Aprire un canale di comunicazione. » - ordinò - « Scopriamo se li abbiamo ridotti a più miti consigli. » borbottò, rivolgendosi a chi le stava attorno.
« Navi del Dominio Yahg, abbandonate l'assalto alla colonia Salarian e ritiratevi. Non seguiranno altri avvisi. »
Quasi subito ebbe una risposta, nel proiettore olografico davanti a se si formò la figura di quello che presumeva doveva essere il comandate Yahg. 
« Sono Ruhao, l'attacco procederà. Queste navi agiscono per mio ordine, secondo i privilegi che mi sono concessi dal Dominio per il Dominio tramite la Dottrina. Il Consiglio dei non-Yagh non ha potere in questa parte di spazio. Quello che facciamo nei Sistemi Terminus non vi interessa. Interferite con l'applicazione della Dottrina, mi autorizza a distruggervi. Questo e il mio avvertimento. »
Quina inarcò un sopracciglio “Ste cazzate, cosa dovrebbero significare? “ pensò. « Lei è un ufficiale del Dominio Yahg, queste navi stanno agendo su ordine del suo governo! » affermò arrabbiata.
« Quello era l'ordine del Dominio, ho adempiuto ad esso e al volere dei miei superiori. Qualsiasi cosa faccia, con questa flotta, che rispetti la Dottrina è come obbedire a un ordine dei miei superiori.  » rispose il comandate Yahg.
A Quina le ci volle qualche secondo per capire il significato di quella frase « Mi sta prendendo per il culo? Un suo ordine? Questa invasione sarebbe una sua trovata personale? Crede che questo stupido trucco eviterà problemi al suo governo? Quando ci avete bloccato la via, poche ore fa, vi siete identificati come navi del Dominio Yahg! Crede di parlare a una Nof De Dev? »
« Non ho motivo di dare spiegazioni a chi...non è uno Yahg. » chiuse la comunicazione.
A Quina non sfuggì, il modo in cui era stata pronunciata l'ultima parte di frase. Sembrava che quel concetto lo disgustasse. Non si sapeva molto sulla cultura Yahg, ma sembrava che avesse tratti fortemente razzisti e xenofobi verso altre specie.  
« Proseguiamo con l'attacco! » Ordinò, senza mostrare il suo turbamento a quelle notizie. 
Non era la battaglia a preoccuparla, ma il fatto di non avere una visione d'insieme.
“ Se è un iniziativa privata... a questo punto stiamo combattendo contro dei pirati...non ha senso, si tratta di un'intera flotta... che sta succedendo? “ penso tra se e diede ordine di trasmettere la registrazione della conversazione avvenuta al QG su Noveria. 
Le fregate nuovamente si divisero in tre squadre da cinque navi ognuna, accerchiando e piroettando attorno alla serrata formazione nemica.
***** 
Sulla Cittadella, nella sala del Consiglio, le cose stavano andando più o meno come Olivia aveva previsto. 
Era stata richiamata, obbligata a dare spiegazioni sul perché delle sue azioni. Non biasimava i consiglieri, per il loro comportamento. Sapeva di essere lei in torto. 
« Forzare il blocco poteva portare a un'immediata dichiarazione di guerra da parte del Dominio. In passato ci sono state guerre per cause ben minori. Stranamente, dagli Yahg non è arrivata nessun tipo di comunicazione. Ammiraglio, avremo gradito essere consultati. » - commento Bakara, usando un tono solenne tipico di quel genere d incontri - « Alcuni già parlano di dichiarare guerra agli Yahg, per evitare fastidi futuri, queste sono il genere di idee che non vogliamo che circolino. Le crisi vanno gestite coi mezzi opportuni, le flotte da guerra è bene che stiano a riposo. » 
« Condivido il pensiero della Consigliera Krogan e mi auguro sia anche quello del Consiglio. Se necessario, sono pronta a fare quanto necessario. Sfortunatamente dovevo prendere una decisione nell'immediato, in più il Consiglio non potrà essere incolpato di qualcosa. Se ci saranno delle colpe, sono pronta ad assumerle. »
« Per quello c'è tempo. » - affermò Jerod, il consigliera Salarian - « Le sue motivazioni, per questo gesto? » domandò fissandola con i grandi occhi neri tipici della sua razza. 
« Credo che qualcuno stia aiutando gli Yahg, non so bene in che misura, nella figura che risponde al nome di Amalgama Groups. Credo che siate informati dell'incidente su Heshtok? » 
I consiglieri annuirono impercettibilmente. 
Dopo quell'assenso proseguì « Dei vorcha mutati con tecnologia dei razziatori sono un problema serio, non possiamo escludere che tale tecnologia sia già in possesso degli Yahg. Per quello che ne sappiamo, degli Yahg mutati potrebbero già essere una realtà. Ma prima di loro, sono convinta che dobbiamo eliminare questa Amalgama. Per adesso ho solo la speranza che mettendo sotto pressione gli Yahg, loro vengano allo scoperto. »
« Cosa le fa credere che questo piano avrà successo? » domandò Deos, il consigliere Turian era sempre molto attento ai dettagli delle operazioni militari, non per niente il suo era un popolo di militari. 
« Sostanzialmente la mancanza di alternative, ma anche il fatto che ho le prove che qualcuno spia per conto degli Yagh »
« Come può affermarlo? » chiese stupefatto Jerod. 
« Il gruppo d'attacco formato dal III° e V° reggimento è stato intercettato e bloccato sulla rotta per Parnack, mi rifiuto di credere che sia stato un caso. Sono salpati giorni fa, procedendo attraverso diversi portali senza proseguire per una rotta lineare. Però gli Yahg erano li, proprio dove e quando serviva per bloccarci con una forza militare adeguata. Non credo siano stati così fortunati. »
« Un traditore? » mormorò Jerod, a quella parola tutti si scambiarono delle occhiate. 
« No. » - affermò con sicurezza Olivia, i consiglieri si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo -  « Ci sono modi per tracciare la rotta di una flotta anche attraverso i portali, basta pensare al sistema “Ascolto” usato nella recente guerra contro i grigi,  nessuno di questi è di dominio pubblico e gli Yahg non possono ancora possedere una simili tecnologia. Questo però non esclude che altri non li conoscono, con la giusta quantità di denaro si può assemblare roba interessante. »
« Vero. Per questo pensa a questa...Amalgama? » domandò la consigliera quarian Nine'Fogar vas Sozal. S'intendeva di tecnologia meglio degli altri consiglieri.
« Non solo, abbiamo altri due fatti: primo gli Yahg che mandano un messaggio pubblico citando una legge del Consiglio, scusate, ma non poso credere che sia stata un'idea loro. Hanno sempre mostrato un certo “disgusto” verso tutta la nostra società e adesso se ne escono con questa trovata. Il secondo punto è la velocità con cui quel messaggio è arrivato... »
« Non capisco, cosa centra? » A interromperla era stata la nuova consigliera asari, Eriasa Iallivo, doveva ancora imparare a conoscerla. A volte sentiva la mancanza di quel “vecchio animale” politico di Tevos. Eriasa aveva la pelle color verde acqua e solo trecento anni, per essere un asari era giovane. Questa scelta aveva fatto leggermente discutere, secondi alcuni il governo asari aveva deciso di mandare qualcuno di “presentabile”.
Eriasa era ancora troppo giovane per essere coinvolta in profondità negli infiniti accordi che si facevano nell'ombra. Le asari erano intenzionate a riottenere la credibilità di una volta, prima della guerra dei razziatori, e una persona ancora onesta come lei era perfetta. 
Nonostante la giovane età, lei non mancava di esperienza ed era stata la vice di numerosi incarichi importanti. 
« Il rapporto del mio ufficiale Quina Falso mi è arrivato istantaneamente, grazie alla decisione del Consiglio di installare comunicatori quantici sulle navi. Stavo decidendo il da farsi, quando mi informano del messaggio che gli Yahg hanno diffuso per la galassia. Considerando anche il problema che nei Sistemi Terminus la copertura di extranet è incostante. Il messaggio degli Yahg è arrivato quasi in contemporanea, loro neanche dovrebbero avere un accesso a extranet o comunque non ha questo livello. Al massimo le vecchie linee pubbliche o illegali a bassa velocità. Figurarsi un sistema di comunicazione quantico. Inoltre un sistema quantico permette l'apertura di un canale sempre tra i medesimi interlocutori. Quindi, se ne hanno uno, con chi stanno parlando? »
« Una domanda allarmante che va valutata. » - affermò Jerod, la sua scattante mente Salarian stava ragionando su quel dettaglio - « Ottimo lavoro ammiraglio Shepard. »
Il fatto di ricevere un complimento da lui la stupì, era la prima volta.
Spinto dalla recente scoperta, il consigliera Salarian prese parola « Propongo di affidare anche gli s.p.e.t.t.r.i. del Consiglio di indagare su questa Amalgama, oltre al compito di ricercare tentativi di spionaggio a danno delle truppe I.D.G. Non consideri questa decisione, come una critica al suo operato ammiraglio. » 
« Nessun problema signore, dopotutto sta parlando a un ex s.p.e.t.t.r.o. Gli I.D.G. sono pronti a collaborare. » rispose Olivia. 
I restanti consiglieri si dimostrarono d'accordo con la proposta di Jerod. 
Diversi “bip” acustici suonarono tutti assieme nella sala, segnalando l'arrivo di un messaggio a tutti i presenti. I consiglieri mormorarono fra loro, mentre Olivia leggeva il nuovo rapporto di Quina. 
Aveva invertito la rotta, per soccorrere la colonia Salarian su Erinle. Questa pareva essere stata aggredita dalla flotta Yahg che l'aveva intercettata sulla via per Thega, il dettaglio più importante era che adesso sembrava non stesse operando più per il Dominio Yahg. 
Si accorse che i consiglieri la fissavano, non erano ostili o arrabbiati ma volevano risposte. 
« Se il consiglio non ha intenzione di ordinare il ritiro del III° e V° reggimento, io non ho intenzione di farlo. Appoggio la decisione dei miei ufficiali di difendere la colonia, sebbene si trovi nei Sistemi Terminus e non faccia propriamente parte del governo dell'Unione Salarian. »
Jerod stava per dire qualcosa, ma fu anticipato da Prince Prevot « Direi di contattare la diretta interessata. Abbiamo costruito una rete di comunicazione quantica per le emergenze. Mi sembra che la situazione ci autorizzi. » disse con un accenno di sorriso.
Tenente Colonello Prince Prevot, aveva sostituito Chloe De Falco che con abili giochi politici era riuscita a farsi eleggere a primo ministro dell'Alleanza dei Sistemi. Grazie anche ai finanziamenti della Noveria Corps.  
Era un militare, sessantacinque anni, capelli grigi e una calvizie che nascondeva facendo il riporto o almeno ci provava. 
Baffetti grigi ben curati e occhi del medesimo colore, sembrava fosse dotato di un'unica espressione. In qualsiasi situazione aveva sembra il medesimo sorrisetto sghembo, dava quasi l'impressione che si costringesse a tenere quell'espressione.
Olivia era stata contenta della scelta di un militare, ma come Eriasa non poteva dire di conoscerlo e questa era la prima crisi rilevante da quando ambedue si erano insediati.
D'accordo con lui, attivarono il comunicatore quantico.
«  Ona-Ge! » L'insulto risuonò forte e chiaro nella sala del Consiglio. Deos e Olivia guardarono allibiti la figura proiettata di Quina seduta. Il primo era un Turian e la seconda ne aveva sposato uno, entrambi avevano capito cosa aveva detto.
Solo allora l'immagine di Quina guardò dritta davanti a se, accorgendosi del comunicatore acceso. La sua espressione fu comica, cercando di ricomporsi chiese:
« Signori, avete ricevuto il mio rapporto immagino. Mi scuserete se non mi alzo, sarebbe un problema togliersi le imbragature di sicurezza. » 
« La situazione? » domandò Olivia.
« Abbiamo ingaggiato le navi Yahg. Finora non abbiamo avuto perdite, solo un paio di feriti gravi. Si sono posizionati proprio sopra la colonia Salarian e … »
« Mi dispiace se interrompo, le condizioni della colonia? » domandò Jerod.
« Non è caduta se è questo che vuole sapere. Il comandante Peggi e il V° reggimento, con l'aiuto della milizia della colonia, la stanno difendendo. Non so tuttavia quale sia l'entità delle forze che deve affrontare. »
« Capisco. La ringrazio. »
Soddisfatta la curiosità del Salarian, Quina proseguì il suo rapporto all'ammiraglio « Le navi nemiche stanno provando a tenerci distanza. Le hanno imbottite di armi e stanno eseguendo un fitto fuoco di sbarramento. I loro sistemi di puntamento sono pietosi, stanno letteralmente sparando a caso. La cosa positiva è che il bombardamento della colonia dallo spazio è cessato, come lo sbarco di truppe nemiche. »
« Ottimo Quina. » commentò Olivia.
« Se non vi è altro tornerei ai miei doveri. »
« Certamente. Shepard, chiudo. »
« Abbiamo un quadro più preciso della situazione adesso. Visto che abbiamo un ambasciatore Yahg sulla Cittadella, lo consultiamo? » propose Prince.
 
Il più recente e unico contatto diplomatico con il Dominio Yahg, dal primo contatto, era stato quando avevano richiesto di tenere un loro ambasciatore sulla Cittadella. Anche se dal tono sembrava quasi un imposizione, il Consigliò accettò sperando di dare un segnale di apertura. 
L'ambasciatore del Dominio si chiamava Okex, la sua pelle corazzata era di un rosso pallido. Era arrivato sulla Cittadella, ma nessuno l'aveva mai visto in giro e fuori dal suo appartamento o aveva avuto contatti con lui. Nessun altro Yahg era mai venuto sulla stazione spaziale.
Rispose alla chiamata del Consiglio, si presentò dieci minuti dopo. 
A vederlo, dato il colore della sua pelle, ad Olivia veniva da pensare a una grossa aragosta. Non avesse avuto otto occhi, se al posto di mani a tre dita ci fossero state delle chele il paragone sarebbe stato calzante.
Gli angoli della sua grossa bocca triangolare erano verso il basso, i piccoli ma numerosi denti in parte erano visibili dato che le sottili labbra erano arricciate.
Sembrava arrabbiato o forse infuriato e disgustato assieme.
« Cosa vuole il Consiglio di non-Yahg? » domandò senza la minima cortesia. 
“Alla faccia della diplomazia.” pensò Olivia. Seguì un breve resoconto.
La sua espressione non mutò, ma si limitò a dire « Quanto accaduto è conforme alle regole del Dominio e della Dottrina, quel pianeta ora ci appartiene. La colonia deve essere sgomberata, chi rimarrà dovrà seguire le regole della dottrina del Dominio. » 
Vi fu un istante di silenzio, dato dallo stupore di quella risposta. 
Olivia gli si piazzò davanti, la differenza di stazza era enorme « Che significa che è conforma alle regole? È normale che una flotta si ammutini? Che attacchi di sua iniziativa?»
Okex abbassò i suoi otto occhi su di lui, per un attimo si sentì in pericolo. Una cosa era sicura, l'astio che percepiva non era una sua fantasia.
« Non osare parlarmi femmina senza prole, la tua esistenza è un oltraggio alle leggi del Dominio Yahg. È la prova della vostra debolezza, di quanto la tua razza sia “marcia”. Secondo la dottrina, per questo crimine, tu dovresti essere oggetto di tutti i maschi che ti desiderano. Giusta punizione per ogni femmina che non svolga il suo ruolo di dare una progenie migliore al suo popolo. Il massimo ruolo che ti verrebbe assegnato, nella giusta società del Dominio, sarebbe di schiava e strumento di piacere per il tuo padrone Yagh.  Per una non-Yahg macchiata di questo crimine questo sarebbe il massimo degli onori, la più alta delle aspirazioni. » 
Gli occhi verdi di Olivia luccicarono di rabbia, i cuoi capelli rosso fuoco accentuavano la sua espressione furiosa. 
Aveva fatto a pugni con dei Krogan, Okex non sembrava tanto più grande ed era pronta a saltargli addosso.
« Ammiraglio! » La richiamò Prince, dovette lottare un attimo con se stessa per ritrovare un minimo di calma e farsi da parte. 
Il consigliere umano si rivolse a Okex « La domanda dell'ammiraglio era buona, risponda per favore. » Lo chiese con la solita gentilezza. Olivia ne fu momentaneamente disgustata.
« Sono i vostri traduttori che non esprimono in modo esatto, le leggi sempre giuste del Dominio. Il comandate di quella flotta non si è ammutinato, ha deciso di tentare la scalata della società Yahg. Conquistando quel pianeta, sicuramente salirà di grado, aumentando il proprio potere personale. I suoi superiori gli avevano dato un ordine che hanno ritirato, senza altri ordini e avendo adempiuto al suo dovere ha deciso di usare quella flotta per i suoi interessi personali. Essendo il comandate l'individuo di classe più elevata in quella flotta, è libero di usarla come vuole se i suoi superiori non gli ordinano il contrario. Può usare gli Yahg di rango inferiore come meglio crede, i suoi superiori possono fare lo stesso con lui. Ogni individuo della società della Dottrina del Dominio punta a salire sempre alle classe sociale sopra alla sua, può farlo sfidando i suoi superiori o compiendo atti meritevoli. Salendo acquisisse il diritto di accoppiarsi o di aumentare il numero di femmine con cui può farlo. Questo garantirà una progenie migliore, mentre ai maschi di più basso rango questo non è permesso. Tale sistema è per evitare che le loro debolezze si trasmettano. Generare una prole migliore della precedente va a benefico del Dominio, per questo quello che per voi è un agire personale è in verità un agire a favore di tutta la società Yahg. Lui è nel giusto, sta solo seguendo le leggi del Dominio. Sono i soldati I.D.G. a essere in errori opponendosi a esse. Non importa se i non-Yahg Salarian erano già sul pianeta anni prima. Il semplice fatto che si oppongano alla Dottrina del Dominio, li pone in errore. Qualsiasi cosa si opponga ad essa è sbagliata. »
I Consiglieri mormorarono fra loro e Prince chiese «  Come potrebbero reagire i superiori, se non fossero d'accordo con questa “ascesa sociale” ? »
« Uccidendolo. Si può risparmiare uno Yahg che fallisca nell'ascesa quando è di basso livello. I suoi superiori possono ucciderlo per difendere il proprio ruolo o eliminare un rivale prima che la sua nuova posizione sociale sia confermata, la dottrina Yahg vieta le uccisioni di un parigrado, come anche nel caso che l'attacco al pianeta fallisca. In questo caso si tratterebbe di una punizione. »
Il sorriso di Pince divenne più tirato « Invece i sottoposti, i soldati ai suoi ordini, cosa possono pensare di questa azione? »
« Sono di una classe sociale inferiore, ubbidiscono com'è loro dovere. Se non sono d'accordo devono sfidare, permesso che hanno se appartengono alla classe subito al di sotto della sua, il loro comandate e ucciderlo o morire nel tentativo. Chi non ha il diritto di affrontarlo, ha il dovere di ubbidire a qualsiasi suo ordine. »
« Sono contento che ci siamo chiariti, questa è solo l'azione personale di un singolo comandate. Non appoggiata dal suo governo. Questo ci da l'occasione di eliminarlo, distruggere la sua piccola flotta, uccidere tutti gli Yahg del suo equipaggio senza che ci sia possibilità dello scoppio di una guerra su vasta scala. Posso assicurare che una flotta dell'Alleanza giungerà al più presto a dare man forte ai suoi uomini ammiraglio. Dieci navi tecnologicamente arretrate non saranno un problema. »
« Come anche una Salarian. » aggiunse Jerod. 
« Voi non potete! Voi non siete Yahg! Quel pianeta è nei Sistemi Terminus, non potete interferire! »
« Cosa la preoccupa ambasciatore Okex? Non ci saranno ripercussioni su Parnarck, non essendo un'azione del suo governo. Forse la preoccupa la perdita di una decina di navi? La sua dottrina non contempla che dei non-Yahg possano avere la meglio su degli Yahg? Per qualcuno che di recente ha raggiunto lo spazio come voi, perdere dieci navi sarebbe un duro colpo. »  borbottò quasi annoiato Prince, ma la sua personalità sembrava essere cambiata.
Lo sguardo era molto più deciso, più duro, il grigio dei suoi occhi ricordava quello dell'acciaio.
« Se deve esserci una guerra con il Dominio Yahg meglio adesso che poi, le probabilità di vittoria sono tutte a nostro favore e con minime perdite. » disse l'ultima frase quasi a dire un'ovvietà. 
Il suo sorriso aveva però assunto un aspetto crudele. 
Gli Yahg avevano l'abilità innata di decifrare il linguaggio del corpo, verità e bugie venivano riconosciute quasi istantaneamente. 
Qualsiasi cosa avesse visto l'ambasciatore Okex non si seppe, perché si voltò e andò via senza dire niente. 
« Sperò di non averlo offeso. » commentò Prince, col solito tono gentile a cui tutti erano abituati.
Olivia sentiva ancora il bisogno di sfogarsi, però guardando il consigliere non poté fare a meno di avere un'aria confusa e chiedersi che genere di persona avesse scelto De Falco come suo successore.
« Ora che si fa? » domandò leggermente spaesata. Non aveva ben chiaro se da quel confronto fosse emerso qualcosa di utile. 
« Mi pare ovvio, soccorriamo la colonia in pericolo. » - affermò Eriasa - « Il Consigliere Prevot  ha abilmente ottenuto una scusa per attaccare una loro flotta, senza il rischio di una guerra totale. Nessuno dei nostri governi è interessato a questo risultato, l'ultima guerra è ancora troppo recente. Non vogliamo dare occasioni ai nostri capi di muoverci delle critiche. Un'aggressione a una colonia nei Sistemi Terminus non sarebbe una motivazione sufficiente. Dubito che una qualunque flotta umana o Salarian salperebbe solo per questo. Ma se la sfruttiamo bene, se riusciamo a cavarcela con sole le truppe I.D.G., noi e lei faremo un figurone, in più, se la fortuna ci assiste potremmo recuperare un paio di navi Yahg, anche solo dei relitti e scoprire molto sulla loro tecnologia. Come è stato ricordato ad Okex, allo stato delle cose la sconfitta sarebbe l'unico risultato per il Dominio se sfidasse il Consiglio della Cittadella. In più, se davvero questa Amalgama li sta aiutando a far progredire la tecnologia più velocemente del dovuto, impossessarsi di quelle navi potrebbe svelare alcuni segreti. »
« Povero me, sono stato scoperto. Come mai non è intervenuta a darmi un mano, se aveva capito il mio gioco? » chiese, con tono divertito, il consigliere umano.
« Non mi pareva avesse bisogno d'aiuto, poi sono convinta che abbia da imparare molto da ognuno di voi anche solo osservandoli. » spiegò l'asari. 
Prince rispose con un lieve inchino della testa a quel complimento sottinteso. 
Eriasa si rivolse quindi ad Olivia « I suoi uomini sembravano cavarsela, ritiene che ci sia un reale bisogno di rinforzi? Le truppe I.D.G. possono bastare o … »
« Basteranno, il IV° reggimento è pronto a partire. Lo guiderò di persona. »
« Ritiene che il I° reggimento andrebbe mobilitato? »
« Non ancora, serve una dichiarazione di guerra per la sua mobilitazione completa. Come avete detto, al momento nessuno di noi la vuole. Al suolo il V° reggimento dovrebbe cavarsela. Peggi ha notevole esperienza e una carica Krogan dovrebbe arrestare qualsiasi avversario. Anche se gli Yahg sono altrettanto grossi. Decisamente questo combattimento terrestre sarà tra pesi massimi. » 
« Molto bene. » - esordì Deos - « Ammiraglio, credo che abbia i suoi ordini! »
« Sissignore. Difendere la colonia e catturare almeno una nave Yahg. Sfrutterò quest'occasione che il Consiglio ha saputo darmi. »
Eseguì un perfetto saluto militare e uscì marzialmente.
******
Nello spazio, le fregate I.D.G. divise in formazioni piccoli ma altamente manovrabili attaccavano la compatta formazione nemica. 
Il capitano Falso aveva dato ai suoi comandanti l'ordine di portare avanti l'attacco come meglio preferivano. In base alle condizioni che affrontavano. 
Le navi dell'esercito comunitario non mancavano mai il bersaglio, al contrario del nemico che sparava centinaia di colpi per intaccare appena gli scudi dalle navi avversarie, quando riusciva a sfiorarle. 
Le navi Yahg non davano però segni di cedimento, per quanto la loro tecnologia fosse superata la solidità non era un problema.
Lo scontro sembrava essere destinato a durare a lungo.
Nello spazio, la gittata dei cannoni di una nave era determinata dalla velocità dei proiettili dell'attaccante e dalla manovrabilità del bersaglio. Oltre una certa portata, le navi più piccole avevano enormi probabilità di schivare i colpi di navi ben più grandi.  
Le battaglie a lungo raggio avvenivano principalmente tra le corazzate, in grado di sparare proiettili ad alta velocità, ma dotate di scarsa manovrabilità. I combattimenti a corto raggio erano quelli tra fregate, molto agili e con proiettili estremamente lenti.
Solo i capitani più intrepidi osavano impegnare il nemico a una distanza inferiori ai dieci chilometri. Se c'era una cosa che a Quina, e a tutto il III° ,non mancava era la capacità di osare. 
Le piccole ma scattanti fregate sembravano quasi deridere gli incrociatori pesanti nemici, quando scendevano al di sotto della quota dei dieci chilometri. 
Quella distanza era perfetta, perché le fregate potessero far uso dei loro lanciasiluri predator, nuova versione di quest'arma che aveva sostituito i vecchi javelin. 
Sebbene i cannoni fossero efficaci, le veloci manovre delle fregate rendevano difficili alle stesse un puntamento sicuro. 
Arrivate alla giusta distanza, aprivano i tubi di lancio e il missile, diventato indipendente, partiva contro il suo bersaglio mentre la nave correva via.
Normalmente oggetto del fuoco contraereo, dovevano essere lanciati in gran numero per avere successo.
Ma gli incrociatori pesanti non riuscivano ad opporre una difesa efficace, non solo a causa della differenza tecnologica. Esistevano diversi trucchi, su come programmare un siluro e il suo lancio per migliorare le possibilità che colpisca il bersaglio.
Ogni razza aveva i propri e gli I.D.G., costituiti da tutte le razze, li conoscevano tutti. Un piccolo risultato della collaborazione fra popoli diversi.
 
Quina guardò il display informativo della flotta, la battaglia stava andando bene ma stava subentrando un problema. « Alla flotta, ritirarsi e dirigersi verso il portale. Aprire al massimo gli scarichi dei motori. Vi ho appena dato un ordine suicida, muoversi! » urlò quando li vide per un attimo esitanti.
 
Le navi I.D.G. si sganciarono dal nemico allontanandosi mentre tutte assieme scaricavano nello spazio il calore e le radiazioni prodotte fino a quel momento dai motori. 
In fase di battaglia le navi da guerra avevano il problema del surriscaldamento, producendo più calore di quanto potessero dissipare.
Questo rendeva obbligatorio vincere o ritirarsi prima che il calore raggiungesse una scioglia critica. L'unico modo per volgere l'operazione era fermare la nave, spegnere i sistemi secondari e azionare i dispositivi di dissipazione.
Ogni modello di nave era dotato di una diversa resistenza in battaglia, anche in base alla località del combattimento. 
In prossimità di una stella, la quantità di calore accumulato saliva velocemente. I mondi abitabili, quasi sempre vicini a una di esse, raramente vedevano battaglie spaziali nelle loro vicinanze.
 
Proprio per questo, combattere in prossimità di Erinle aveva innalzato la temperatura velocemente. In più le navi yagh erano praticamente ferme, mentre le fregate I.D.G. avevano spinto i motori al massimo fino a quel momento. 
 
Approfittando della situazione favorevole gli Yahg attaccarono, erano fuori dalla portata degli armamenti delle navi nemiche che invece ancora erano a portata dei grossi calibri delle navi del Dominio. 
In più, il fatto che stessero scaricando calore e radiazioni rallentava di molto i loro movimenti. Nessun colpo però andò a segno.
Aiutate dalla maggio distanza, le fregate li evitavano senza problemi. 
 
Per migliorare il tiro, sfruttando l'occasione favorevole, gli Yahg avanzarono dritti contro il nemico.
Passarono in mezzo alla zona di spazio, dove pochi istanti prima le fregate avevano scaricato radiazioni e calore.
 
A bordo della sua nave, Quina sorrise. 
 
Due navi Yahg si urtarono fra loro, riportando una gravi danni all'ala destra e l'altra danni minori alla prua. L'intera flotta si arrestò, colpita da un grave malfunzionamento.
Una serie di esplosioni, tre per nave, danneggiarono le navi yagh compromettendo in maniera grave la capacità di proseguire la battaglia. 
 
Quina esultò sul ponte di comando, con lei molti altri ufficiali. « Osagan! » esclamò lei, il suo significato l'insulto era ancora più grave perché detto da una femmina. 
Alcuni ufficiali si mossero a disagio, a volte il loro ufficiale al comando era davvero imbarazzante. 
 
I caccia avevano attaccato come da piano, dopo il loro utilizzo nel diversivo iniziale erano rientrati alle rispettive navi. 
Pochi istanti prima, mentre la flotta di fregate scaricava calore e radiazioni, erano nuovamente salpati questa volta armati di siluri predator. 
Le navi yagh, appena si erano trovate in quella zona di spazio, avevano visto i propri sensori impazzire. Erano completamente accecati, non solo non rilevano più il nemico ma nemmeno tra di loro e anche le comunicazioni erano in avaria. 
La momentanea cecità sarebbe durata al massimo un minuto, presto calore e radiazioni si sarebbero disperse, ma tanto era bastato. 
In nessun caso le navi Yahg sarebbero più state in grado di proseguire lo scontro, i danni erano troppo estesi. 
 
Si aprì un canale di comunicazione « Qui comandate Quina Falso a flotta del Dominio. Avete perso, arrendetevi. Evitiamo altre stupide morti. »
 
Non ebbe nessuna risposta, ma la voce allarmata di un tecnico risuonò nella plancia « Rilevati enormi picchi di energia! »
« Allontanarsi! Alle navi, disperdetevi! » Urlò furiosa Quina, arrabbiata sopratutto verso il nemico. Ormai avevano perso, cos'altro pensavano di poter fare?
 
Le navi si autodistrussero, una decina di esplosioni illuminò lo spazio e della flotta Yahg non rimasero che inutili rottami.
« Cosa diavolo significa? » mormorò Quina, non comprendendo il motivo di quel gesto. Era stato assolutamente avventato.
« Signore. » - disse un sottufficiale avvicinandola - « Abbiamo intercettato una trasmissione, sembrava provenire da Parnack. » Subito ebbe tutta la sua attenzione. 
« Il testo dice: Avete fallito nell'applicare la Dottrina. » 
La semplicità di quell'affermazione lasciava Quina sgomenta. Cercando di rimanere concentrata sui propri doveri chiese « Il V° reggimento? » 
« Stanno ancora combattendo, la prima e seconda ondata si sono riunite. Ci hanno informato dell'insolita presenza di un gran numero di soldati vorcha in sostegno di truppe Yahg. »
« Vorcha!? Che diavolo sta succedendo? Cosa ci fanno dei vorcha con gli Yahg? In quale okhalo corek udhano di questo universo li hanno trovati? »
« Non saprei, signore. » rispose il sottoposto intimorito. 
Lui non poteva saperlo, ma lei aveva un'idea. Non era la prima volta che i vorcha facevano la loro comparsa, il recente intervento di una squadra del I° I.D.G. su Heshtok era la prova che almeno un contatto tra gli Yahg e un clan vorcha vi era stato. 
« A tutte le navi, andare ad aiutare il V° reggimento. Raggiunta l'orbita, iniziate a bombardare. » ordinò mortalmente seria. Venne informata che il IV° reggimento non avrebbe tardato ad arrivare, con esso anche l'ammiraglio. 
Era contenta di ricevere rinforzi, data la vicinanza a Parnack era possibile l'arrivo di un secondo gruppo d'attacco.
Però continuava ad avere una sensazione spiacevole, qualcosa che non riusciva a definire. Quasi l'avesse evocata, venne informata di una comunicazione da parte dell'ammiraglio. 
« Signore! » disse mettendosi sull'attenti, davanti all'immagine olografica di Olivia
« Ho saputo della flotta yagh, un gesto folle. »
« Concordo, adesso siamo però liberi di prestare ai... » smise di parlare, vedendo il suo superiore farle segno con la mano di fermarsi. 
Non aveva voluto dire niente vedendola, ma l'ammiraglio sembrava davvero troppo stanco.
« Devo ordinarvi di non prestare il minimo aiuto al V° reggimento. »
Quina fu sgomenta « Mi scusi...? »
« Mi ascolti attentamente comandante, il governo Yahg ha preso contatto con i governi rappresentati nel Consiglio. Sono giunti a un accordo, fra due settimane verrà firmato ed entrambe le parti riconosceranno qualsiasi nuova situazione si sarà stabilita nel frattempo sul pianeta. Una guerra non sarebbe ben vista dall'opinione pubblica, i nostri governi non hanno intenzione di trovarsi con una crisi tra le mani. Tanto meno vogliono impegnarsi per una colonia Salarian indipendente. Quindi lasceranno che siano le forze in loco a trovare una soluzione, di fatto è stato imposto un blocco sul pianeta per qualsiasi nave militare in entrata o uscita. Il V° reggimento dovrà cavarsela da solo per due settimane, sono in molti a sperare che i Krogan riescano ad avere meglio sugli Yagh. » 
« Li stiamo abbandonando? Sono nostri commilitoni. » mormorò profondamente rammaricata Quina. 
A quella frase l'espressione di Olivia ebbe un guizzo di rabbia « Pensa che ne sarei capace? Se in due anni è questa la sua opinione su di me, può anche andarsene! »
La Turian sobbalzò a quel richiamo e frettolosamente aggiunse « No, signore...ecco la sorpresa... »
Appena più calma l'ammiraglio spiegò il resto « Non le sarà permesso di scendere, le sue navi dovranno controllare qualunque nave si avvicini. La nostra preoccupazione è che gli Yahg cerchino lo stesso d'inviare delle truppe. Per loro sarebbe molto più facile, data la vicinanza del loro sistema natale. Se noi non possiamo mandare rinforzi, facciamo in modo che valga anche per loro. »
« Certamente signore, ma... davvero non possiamo fare di più? Stare solo a guardare. »
« Chiederò dei favori... » commentò Olivia.
« E poi? »
« … poi questa conversazione è ufficiale e registrata. »
Quina si diede della stupida, se ne era dimenticata e quando chiudendo la trasmissione Olivia le fece l'occhialino si sentì più sicura.
L'ammiraglio aveva sicuramente un piano.
****** 
A bordo della Normandy SR3, Olivia aprì subito un altro canale di comunicazione 
« Ciao Steve. » Disse salutando il suo interlocutore « Si, sono parecchio stanca... sei ore di viaggio a parlare con politici... un inferno... esatto, sei già informato...grazie dell'aiuto frattellino, ma il I° reggimento non serve al momento, nessuno vuole una dichiarazione formale di guerra... credo che ci servirà lei, tu sei la sola persona che conosco che può convincerla...si...si, lo so, ti devo un grosso favore... come portarla sul pianeta? Penso di avere la nave adatta alla scopo. » disse guardandosi attorno. 
« Si, ti voglio bene anch'io. Salutami Ilary e Alexandra, di a tua moglie che appena posso la chiamo. Ho voglia di fare quattro chiacchiere tra donne. Ciao, ciao... » 
Olivia si lasciò andare sulla sedia, ripensando alla decisione che aveva appena preso “ Se qualcuno pensa che non sappia giocare sporco, dovrà ricredersi. “ pensò con una certa soddisfazione. 
Però non poteva far sparire il senso di amarezza che provava, autodistruggendosi gli Yahg le avevano tolto la possibilità di catturare una loro nave. 
In più Okex si era dimostrato un politico migliore di quello che sembrava ottenendo quell'accordo, ma lei non ci credeva e non ci avrebbe mai creduto che quell'idea fosse solo frutto dell'ingegno Yagh. 
Guardò una mappa stellare appesa al muro « Non siamo tento distanti. » Borbottò fra se, valutando la posizione sua e del IV° reggimento. 
« Potrebbe essere un'idea interessante...» 
***** 
Sulla Cittadella, l'enorme figura di Okex sedeva su quella che era una poltrona per la sua razza. Era nel suo appartamento, la sua rabbia non avrebbe potuto essere più evidente. 
I suoi otto occhi non si staccavano dall'umana dalla pelle scura davanti a lui, ignorando l'asari che stava appoggiata con la schiena contro l'angolo di una parete.
La donna di colore sorrideva o meglio ridacchiava davanti allo Yahg, quasi a prenderlo in giro. 
« Bene, il vostro Dominio ha avuto la prova che cercava. La Dottrina che guida il vostro popolo non può battere la tecnologia di cui dispone il Consiglio. Pare che abbia vinto la mia scommessa? »
Okex non ribatte in nessun modo a quella provocazione. La donna però non aveva ancora finito di parlare « Sperò che il Dominio non farà altre obiezioni a un maggior coinvolgimento della Amalgama Groups nei suoi affari. Avete avuto la dimostrazione che accelerare i tempi non è fattibile. In compenso questa sconfitta ci ha liberato di tutti quelli che nel Dominio premevano per entrare subito in guerra, per conquistare territori per la vostra Dottrina, creando per noi una piccola occasione da sfruttare mentre i vostri soldati su Erinle si fanno inutilmente uccidere. Spero non dovremo ancora mediare per voi o crediate che l'invasione possa avere successo? È stancante insegnare la furbizia a chi non la capisce. »
« Gli Yahg su Erinle sono tutti della classe più bassa, la loro morte è priva di valore per il Dominio. Farete bene a mantenere i vostri impegni. » Si limitò a minacciarla lui.
Lei rise per un minuto buono a quella frase « Certo cose non cambiano mai. Okex, lei è un tipo divertente. Il Consiglio non invierà nessuna flotta, la comunità galattica vuole la pace. Avrete tutto il tempo per ricostruire le navi, questa volta supervisionate da noi dell'Amalgama. Inoltre avete bisogno di migliorare in altre settori. Tenendo conto delle vostre e nostre risorse, ho stilato un piano quinquennale per il raggiungimento dei nostri comuni interessi. » 
La donna si voltò verso l'asari « Ci servirà molto eezo, creare Yahg biotici costerà parecchio e inoltre bisognerà addestrarli. Spero che voi Thatora sappiate fornirci quello che ci serve. »
« Di questo non ti devi preoccupare. Tuttavia ai miei capi non è piaciuto mediare a favore degli Yahg. Esporci non ci piace. » rispose l'asari, senza neanche darsi il fastidio di guardarla in faccia. 
Il sorrise scomparve, divenne furiosa ma il repentino cambio d'umore non influenzò l'asari che sembrava abituata a quegli sbalzi. 
La donna intanto aveva cominciato ad urlarle contro « Invece mi preoccupo! Quando qualcuno è così stupido da aggredire Trish Weaver! Quello è esporsi e me ne frego, se è stato un incidente per difendere il vostro segreto. Fortunatamente è bastato pagare per risolvere il problema. »
L'umana alzò lo sguardo verso l'alto, piroettando su se stessa un paio di volte, sembrava nuovamente di buon umore « Trish mi appartiene, non solo per i nostri accordi. Le meravigliose ragazze Weaver, quando le avrò finalmente diventeranno cavie utili per svelare tutti i segreti dell'eezo 19. Finalmente saranno nel posto a loro più adatto. »
«  Sei sicura che manderanno lei? » domandò l'asari.
« Si-cu-ris-si-ma! » - rispose la donna fissandola - « Riesco benissimo a immaginare le azioni del glorioso ammiraglio Shepard. » - disse in tono beffeggiatorio e aggiunse - « Centinai di morti, miliardi di crediti persi, un pianeta invaso e tutto per avere solo l'occasione di ottenere un campione dell'energia biotica di quella donna. Questo vuol dire avere risorse! »
Ritornò a guardare davanti a se « Gioite gente, un po' di allegria, pochi anni e tutti i nostri desideri saranno soddisfatti! » gridò gioiosamente. 

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Capitolo 4
*** IV reggimento: Veari Skaara ***


Il palazzo reale di Kahje sembrava davvero un palazzo delle fiabe terrestri, anche la sua storia sembrava tratta da esse sebbene avesse solamente una trentina di anni .
Costruito dal popolo degli Hanar, una razza senziente molto simile a delle meduse terrestri che vivevano in città sottomarine ma capaci di vivere anche al di fuori del loro ambiente acquatico. 
Erano stati capaci di raggiungere lo spazio molto prima degli umani.
Sui fondali dei loro oceani erano visibili i resti dell'antica civiltà Prothean, da loro chiamati Illuminati, venerati come degli dei che avevano fatto dono agli Hanar dell'intelligenza.
In questo palazzo viveva l'ultimo prothean esistente, trattato come un dio, insieme alla sua moglie asari Liara T'Soni e alla loro figlia Asiria.
Soldati Hanar vigilavano la parte immersa del palazzo, mentre la parte emersa e il suo interno erano protetti dalla guardia reale Drell. Una razza che gli Hanar avevano salvato dall'estinzione millenni fa, ospitandoli sul loro mondo dopo che essi avevano distrutto il proprio. 
Tra le due razze si era instaurato un rapporto simbiotico, in cui i drell volgevano a terra tutti quei compiti che Hanar non avrebbe mai potuto fare. 
Da un paio d'anni il pianeta natale dei drell, oggetto di un processo di terraformazione, ospitava già una piccola colonia drell. Questo però non aveva minato il rapporto fra le due razze. 
La Normandy SR3, atterrò sul piazzale nel retro del palazzo.  L'ammiraglio Olivia W. Shepard scese sorridente dalla nave spaziale, contenta di rivedere una vecchia amica di famiglia. 
« Olivia è sempre una gioia vederti. » La salutò calorosamente Liara, l'asari era una delle leggende della SR2. Aveva aiutato suo padre nella guerra contro i razziatori e il suo nome, insieme a  tutti loro, era presente nei libri di storia. 
Vi erano però segreti che non sarebbero mai stati riportati. Il più importante che riguardasse Liara, era che lei era l'Ombra.
L'infallibile mercante d'informazioni, conoscitore di ogni segreto, poteva far scoppiare una guerra in cinque minuti o fermarne una. 
Era a tutti gli effetti considerato uno dei poteri forti della galassia. 
Come in un trucco di magia, Olivia fece apparire tra due dita della mano destra un chip informativo. 
« Ecco le informazioni recuperate dal phantom preferito della galassia. In un giorno, ha fatto quello che a noi avrebbe richiesto una settimana di preparativi. » 
« È bello vedere che anche la pazzia e l'incoscienza di Isabella possono tornare utili. Mandarla in segreto è stata una mossa rischiosa. Appena le avrò analizzate ti farò sapere.»
« Ci sono troppi misteri e fatti strani in questa storia. » 
Raggiunsero lo studio privato di Liara, l'ambiente era quanto mai spartano. L'unica cosa in quell'ambiente era una postazione informatica con un terminale. 
Da quella semplice ma altamente sofisticata postazione l'asari gestiva la rete informativa dell'ombra. 
Si accomodarono su un paio di sedie,
« Vorrei sapere che sta succedendo. Su Erinle, mi avessero permesso d'intervenire avremmo risolto immediatamente la situazione. Invece, quando eravamo in vista del portale, mi viene comunicato questo accordo tra Consiglio e Dominio Yagh. La motivazione è evitare un acuirsi del conflitto, la speranza di aprire un canale diplomatico con gli Yagh e l'instaurarsi di una convivenza con loro. Gran belle motivazioni, di solito le condividerei ma non quando è palese che l'altra parte non ha nessuno desiderio di convivenza. Allora, chi ha fatto pressioni? »
Liara si prese qualche secondo prima di parlare « I Thatora, questo nome ti dice qualcosa? »
La risposta fu un gesto negativo.
« È il nome di una famiglia asari, estremamente influente, ricca e antica. Dalle mie fonti so che hanno fatto pressioni sul Consiglio tramite il consigliere asari per questo risultato. »
Olivia si sentiva confusa « Esattamente quanto sono influenti, per mettere pressione al Consiglio? »
« Non direttamente al Consiglio, ma ai vari governanti. Sono operativi in diversi settori e in qualsiasi altra cosa possa generare denaro. La famiglia è composta da diversi rami genealogici, ma quello principale rimane quello su Thessia che detta ordini agli altri. È difficile dirlo con sicurezza perché sono molto riservati, nemmeno io ho informazioni precise, si ritiene possiedano di gran lunga il più grande patrimonio privato. Oggi le loro ricchezze complessive sono stimate sui duecentomila miliardi di crediti. Sarebbe interessante un confronto con Dasha Weaver per vedere chi è veramente l'individuo più ricco. »
« La famiglia è inoltre veramente antica: la prima traccia storica, affidabile, si ha in quella che le storiche asari chiamano I era. Parliamo di un'epoca veramente antica anche per noi asari che viviamo mille anni. Il suo inizio ufficiale combacia con il termine dell'era della regina delle ossa. Un personaggio della mitologia asari, secondo la tradizione sarebbe origine e madre di tutte le ardat-yakshi. »
« Grazie della lezione di storia, ma credo che i nostri problemi siano un tantino più recenti. Però ho capito la situazione. La vera domanda però rimane, cosa ci guadagnano ad aver interferito?  Sono in affari con il Dominio Yagh o sperano di esserlo in futuro? »
« Non ho risposte, ma entrambe sono possibilità credibili. Cosa pensi di fare? »
Olivia sorrise. 
******

Veari Skaara era l'ufficiale al comando del IV reggimento I.D.G. costituito da militari asari.
Il viola era la tonalità di pelle più rara tra le asari, nel suo caso la sfumatura della sua pelle era più chiara conferendole un colore più vicino al lillà. 
Era quanto mai felice, poche volte si aveva la fortuna di essere mandati sul proprio pianeta natale a compiere un lavoro. 
Tagliò una fetta di carne dalla bistecca che aveva nel piatto e la masticò felice. 
« Mangia con calma, nessuno ti ruba il cibo. » la rimproverò sua madre Celia, un’asari di cinquecento anni dall'epidermide verde acqua. 
Lei annuì felice, senza però darle ascolto. Era solo contenta di aver avuto l'occasione di cenare a casa dei suoi. 
« Pratichi ancora quello sport umano? » le chiese suo padre, un turian di Herso Lintus. Era il terzo marito di sua madre, avendo le altre specie una vita media che non superava un secolo. 
Le asari vivevano fino a mille anni ed avevano occasioni di sposarsi più volte. 
« Hockey, si dovresti provarlo. È uno sport molto combattivo, penso ti piacerebbe. »
« Grazie ma no, i turian non vanno d'accordo con qualsiasi cosa che sia fredda. » 
« Guarda che ho alcuni compagni di squadra turian. »
« Allora io non vado d'accordo con qualsiasi cosa che sia più fredda di dieci gradi. Penso che su un pianeta come Noveria ci morirei. » borbottò lui, facendo una finta faccia di terrore all'idea di trovarsi a contatto con il glaciale clima locale. 
Sua figlia sorrise e rivolgendosi alla madre « Come stanno Salmed e Deife? » Erano le sue sorellastre maggiori. Per nessuna di loro era un problema avere padri differenti, era cosa comune presso il loro popolo e si consideravano veramente sorelle. 
« Tutto come al solito: Salmed continua con il suo lavoro d'avvocato, Deife a curare gli animali. Sei tu quella che dovrebbe dare notizie eccitanti in famiglia, visto il tuo lavoro. »
« Avremmo dovuto recarci a dare una lezione agli Yagh, a dare manforte al III e V reggimento ma da quello che ho capito la politica si è messa di mezzo. »
« Dannata politica...» borbottò suo padre « Però non mi posso neanche arrabbiare troppo, se questo mi permette di averti qui e non su un campo di battaglia. » 
Lei annuì, non del tutto convinta da quel ragionamento. 
« Per quanto credi ti fermerai? »
« Non lo so papà, l'ammiraglio mi ha dato ordine di controllare tutti i carichi in partenza dal pianeta di società di proprietà della famiglia Thatora. »
« Come dire metà delle navi delle centinaia che salpano ogni giorno dagli spazi porti di Thessia. » 
« Purtroppo hai ragione, è una specie di vendetta per non averci permesso di soccorrere i nostri compagni. Pare siano stati loro a mettersi in mezzo per chissà quale tornaconto. L'ammiraglio ci vuole vedere chiaro, per questo li stiamo mettendo sotto pressione con infiniti e minuziosi controlli. Se quelle navi fanno tardi chi ci perde economicamente sono loro, non noi. »
« Se dà troppo fastidio ai Thatora, non rischia di essere richiamata? »
« Forse, se prima di darmi quest'incarico non si fosse presentata al Consiglio con alcune prove circostanziali che fanno pensare che i Thatora abbiano agito per impedirci di prestare aiuto alla colonia di Erinle. »
« È bastato questo? »
« Questo è la minaccia di dare tutto alla stampa. » 
« Ha minacciato il Consiglio? » chiese Herso stupito. 
« In maniera velata ma...sì!»
Il turian rise di gusto.
« Invece voi, come procede la vita nel quartiere? Ho visto che ha chiuso il negozio di fiori di Bieen, credevo che sua figlia avrebbe continuato l'attività. » 
Si bloccò, notando la strana espressione dei suoi genitori. L'atmosfera si era fatta tesa. Passò lo sguardo da uno all'altro. Fu sua madre a rompere il silenzio.
« La figlia di Bieen, la ricordi? »
« Più o meno, si andava d'accordo anche se forse non la definirei un'amica. »  
« Si è suicidata. »
Quella notizia ammutolì e sconvolse Veari, non si sarebbe mai aspettata una cosa simile. Aveva mille domande in testa, ma non riusciva a formularne nessuna. 
« L'hanno trovata impiccata. » 
A quel punto ebbe solo la forza di dire « Perché? » 
« Era un ardat-yakshi. »
« Non ci credo! » esclamò esterrefatta, ebbe solo la forza di aggiungere « Che brutta storia. » 
Il termine  significava"Demone dei venti notturni" in un antico dialetto asari, era una rara disfunzione genetica nelle asari, che colpiva in particolare il loro sistema nervoso. Sebbene la condizione non danneggiasse l'asari, durante l'accoppiamento il sistema nervoso dell'ardat-yakshi soverchia e domina completamente quello del suo partner, provocando un'emorragia cerebrale nella vittima, e portando alla morte nei casi estremi. Come conseguenza, l'ardat-yakshi diventa più intelligente, più forte, e più letale dopo ogni incontro. Avevano anche l'abilità innata di dominare le menti altrui. 
La condizione non era identificabile finché l'asari non raggiungeva la maturità, quando era ormai troppo tardi per correggere il difetto. Quando veniva diagnosticata, alle asari afflitte veniva data una scelta: vivere in isolamento o essere giustiziate. Le asari facevano questo alle Ardat-Yakshi perché era una condizione di dipendenza; erano spinte ad accoppiarsi, e l'impulso diventa più forte ad ogni successo.
Le ardat-yakshi erano una vergogna per la cultura asari. Si sospettava che questa condizione fosse alla radice del pregiudizio delle asari contro le purosangue, un termine che si riferiva alla figlia di due asari. Tale condizione pare sia vecchia quanto la specie asari stessa.
Quando quella sera lasciò la casa, per tornare ai suoi alloggi, era ancora sconvolta da quello che aveva saputo. Era vero che entrambi i genitori della ragazza erano asari, però non avrebbe mai immaginato qualcosa di simile. 
Pareva che la vergogna per la sua condizione l'avesse spinta al suicidio, piuttosto che optare per la vita in un monastero isolato. 
Il mattino dopo era reduce da una nottata orribile, i troppo pensieri non l'avevano lasciata dormire. Avrebbe voluto essere su Noveria, forse praticare quello sport che l'appassionava avrebbe potuto distrarla. Non potendo fare quello decise che si sarebbe concentrata sul lavoro. 

« Signore, chiedono di lei? » le comunicò un soldato.
« Bene, chi? »
« Qualcuno che lavora per i Thatora. » 
« Ancora meglio, conducilo qui. »

L'asari che si presentò aveva la pelle del classico colore blu, però osservandola a Veari sembrò strano. Come se fosse la tonalità del colore a essere sbagliata. 
« Com'è lavorare per un alieno? » domandò la nuova arrivata, senza neanche presentarsi. 
« Prego...? » 
« Il suo ammiraglio è un'umana, se non sbaglio. »
« Un buon ufficiale e lei è … ? »
« Ho riferito il nome al suo sottoposto, pensavo bastasse quello...Jeiya Thatora. Ultimamente voi I.D.G. vi state interessando molto agli affari della mia famiglia. Se mi dite cosa cercate, potrei aiutarvi e uscire presto da questa spiacevole situazione. » 
« Perfetto, quali legami avete con il Dominio Yagh? »
« Nessuno, mi sembra evidente. »
La repentina risposta, scocciò Veari rendendola sospettosa. 
« Avete fatto pressione sul governo di Thessia e tramite lui al consigliere asari, perché venisse stabilito un accordo con il Dominio Yagh. Questa prevedeva che, dopo un periodo di quindici giorni dall'inizio dell'invasione di Erinle, entrambe le parti accettassero qualsiasi situazione si fosse venutasi a creare sul pianeta, in più con il divieto di entrambe le parti di mandare i rinforzi. Questa cosa va contro ogni logica: intervenendo subito gli yagh sarebbero stati respinti senza problemi. »
« Non posso certo rispondere a domande così impegnative, sono una umile impiegata. » dichiarò con un ghigno. « Potrei fare delle supposizioni, se si accontenta... »
« Sono curiosa di sentirle. » 
« Non c'è nessun dubbio che con gli Yagh le relazioni sono cominciate fin da subito nel modo sbagliato, la prima ambasceria del Consiglio fu massacrata per quello che potremmo definire “ un errore culturale”. Quando due culture aliene si incontrano delle incomprensioni sono naturali. » 
« Quindi...tutto questo sarebbe un problema di incomprensione? » 
« La guerra non è forse solo questo? »
A mala voglia Veari dovette annuire.
« La prima volta che gli umani sono apparsi alla comunità galattica, è stato nella guerra del primo contatto con i turian. Si è inviata una delegazione e ora sono parte di questa grande comunità. Ora sarebbe il caso di ritentare con gli yagh, le condizioni sono simili dopotutto. » 
« Da piccola mio padre mi dava un ceffone, ogni volta che dicevo una bugia. Con lei non devono averlo fatto, visto tutte quelle che mi ha appena raccontato. »
« Quanto cinismo, ho notato che è molto sviluppato in tutte le asari che hanno frequenti contatti con alieni. » 
« Non le piacciono? »
« Al contrario, sono carini nella loro ingenuità. Difettano di lungimiranza. »
« Conosco abbastanza di loro per poterla smentire. »
« Il più grande problema di convivere con specie con una vita così breve e l'impossibilità di piani a lungo termine. Nelle discussioni con loro, il lungo termine significa mesi o in alcuni casi un paio d'anni. La loro natura gli impedisce di pensare a decenni invece che mesi, non pensano agli sviluppi ottenibili nel giro di qualche secolo. Gli yahg sono un problema adesso, ma fra cent'anni? Potrebbero essere estremamente utili. » 
« A chi? »
« Ma a tutti noi. Se vuole un esempio, pensi alla storia krogan. Erano un problema, sono finiti per essere estremamente utili nelle recenti guerre. »
« Scatenare la genofagia sarebbe stata una prova di lungimiranza? » 
« Affatto, è quello che dico. Se consulterà i libri di storia, scoprirà che il progetto asari per integrare i krogan nella comunità galattica prima della loro rivolta era ben diverso. Ma il Consiglio di allora rifiutò, problemi di fondi. » 
« Interessante, ma questo non centra con noi. »
« Non nota un interessante e ciclico ripetersi degli eventi? Non sarebbe meglio se qualcuno intervenisse con soluzioni diverse? »
« Tipo? »
« Gli Yahg potrebbero essere la forza necessaria e capace di stabilizzare i sistemi terminus. Non sarebbe male se l'ordine prendesse il posto dell'anarchia. »
« Stabilizzare i Sistemi Terminus, come dire una guerra di conquista. Perché non credo che esista altro modo. »
« Per costruire qualcosa di nuovo, a volte bisogna distruggere. Se però si ha la pazienza per aspettare, si potrà vedere nascere qualcosa di bello. »
« Chi lo deciderebbe? »
« Cosa? »
« Che il risultato ottenuto è “bello”. Un massacro rimane sempre tale. Lo sa, i tipi come lei non li ho mai sopportati. » 
« O-oh sono curiosa, che genere di persona sarei? » 
« Di quelli che passano tutto il tempo a guardare gli altri dall'alto. Fanno piani e spostano bandierine sulle mappe. Ma nessun segnalino sanguina, nell'ultima guerra ho visto compagne bruciate vive da ondate di energia oscura. Niente può simulare quell'orrore. »
« Che parole dure, degne di un veterano di guerra come lei, reso miope dal vedere la vita attraverso un mirino. Qualche centinaio di morti offerti alla storia, sono un tributo che non si può rifiutare. A pensarci bene, lei è stata fortunata. È qui a controllare navi, in questo spazio porto su Thessia, invece che a combattere per difendere un'inutile colonia salarian. Dovrebbe ringraziare, non criticare. Dubito che il III e V reggimento I.D.G. potranno reggere all'assalto yagh; a quel punto si verseranno un sacco di lacrime di circostanza e si cercherà di trovare una soluzione diplomatica. Dato che nessuno avrà voglia di immischiarsi per qualcosa che riguarda i Sistemi Terminus, si concederà agli yagh di fare quello che vogliono purché stiano fuori dallo spazio delle sei potenze. »
« Avete puntato sulla sconfitta dei miei compagni? »
« Io questo non l'ho mai detto, ma di sicuro avrebbe ripercussioni da sfruttare. È una questione di lungimiranza. » 
Il cazzotto colpì Jeiya dritto sul mento, lasciandola tramortita a terra « Spero abbia dei buoni avvocati. Le toglierò tutto. »
« Se ne vada! » le urlò rabbiosa. 

Un'ora dopo credeva di vivere in un incubo: le era arrivata una denuncia per aggressioni. Era al telefono con sua sorella Salmed che però non aveva buone notizie « Hanno un esercito di avvocati, si stanno muovendo in maniera incredibilmente veloce. Non vedo molte possibilità, per non dirne nessuna. »
« Mi ha provocato lei per prima! »
« Anche fosse? L'hai colpita, questo è un dato di fatto. Ha una decina di referti, tutti di medici diversi che lo dimostrano. Si parla di mandibola incrinata, trauma cranico, difficoltà a masticare e a nutrirsi in generale. »
« È stato un normale pugno a mano nuda! Si è alzata che stava bene, non può aver subito neanche la meta delle cose che citi! »
« In tribunale conteranno solo i referti medici, questi sono tutti contro di noi. Odio dirlo, ma può davvero toglierti tutto.» 
« Io... » Veari si sedette sconvolta, non sapeva come fare ad affrontare una simile situazione « Grazie, scusa, adesso... ho del lavoro da fare, tecnicamente sarei in servizio. Ti chiamo io. »
« Va bene. » rispose la sorella.
Rimase in silenzio a fissare il nulla. Questa era una situazione al di fuori della sua portata e lo sapeva. Non riusciva ad accettare che per un singolo istante si fosse rovinata tutta la vita. 
Il comunicatore squillò, rispose senza vedere chi fosse.
« Pronto... » disse stancamente.
« Comandante, dovrebbe aver ricevuto le mie denunce oramai. » 
Lei si fece attenta, non si aspettava di risentirla così presto e cos'era quel tono allegro? Le faceva solo venir più voglia di romperle la faccia. 
« Ho deciso che potremmo trovare un accomodamento. » 
« Se vuole delle scuse, ammetto di aver sbagliato. » non lo pensava veramente ma, se non voleva rovinarsi la vita e magari quella dei sui familiari, le avrebbe fatte. 
« Temo che non sarà così semplice. » 
« Cosa vuole? »
« Questa sera, un carico militare della Noveria Corps sarà imbarcato per Noveria. Sulle bolle di carico è materiale militare per voi I.D.G., voglio che ci dia un'occhiata approfondita. Dovrà aprire fisicamente le casse e scoprire cosa contengono. » 
« Perché? » 
« Perché no? Poi lei è un alto ufficiale I.D.G., controllare un carico diretto a voi è tra le sue prerogative. » 
« E dopo...? » 
« Dopo niente, farà quello che dice la legge. Se tutto fosse a posto lo lascia andare, mi sembra chiaro. »
« Se invece non lo fosse? » 
« Quello che si fa con la merce illegale. Non mi sembra una richiesta difficile. Una controllata come si deve, tutto nel rispetto della legge e i suoi guai SPA-RI-RAN-NO! » 
Era troppo facile per essere vero, ma sapeva di non aver scelta. « Accetto. » 
« Anche se è un po' rude, sapevo che era ragionevole. La saluto. » 
Veari dovette trattenersi dal lanciare il comunicatore al suolo, romperlo non sarebbe servito. 

Lo stupore bloccò Veari, aveva fatto come le era stato chiesto. Aveva pensato che avrebbe trovato merce di contrabbando o cose simili, non delle persone. 
Sette asari erano in piedi tremanti davanti a lei all'interno del grande container. Fugacemente notò come l'interno fosse simile a un piccolo rifugio. C'era anche un bagno chimico, di quelli usati nei cantieri. « Che diavolo significa? » mormorò. 
La Noveria Corps trafficava in persone? Si era imbattuta in quella tragica realtà in passato, ma quelle davanti a lei sembravano stare fin troppo bene. 
« Dobbiamo parlare. » le disse agitata Irixa, era il comandante locale di Divisione N e il suo dovere era garantire la sicurezza dei bene dalla Noveria Corps.
« Sicuro! Voglio delle dannate spiegazioni. » rispose furiosa. Solo allora notò un viso famigliare tra quei sette. 
« Tu non sei la figlia di Bieen? Kaeka? » Non la vedeva da anni, ma avrebbe potuto giurare sulla dea che fosse lei. “Cosa diavolo sta succedendo?”
Il suo pensiero non ebbe modo di ottenere una risposta, una folla mista di giornalisti e agenti della sicurezza si mise in mezzo. A guidarli, in testa a tutti, Jeiya.
A gran voce gridava « Filmate, filmate tutto. Queste sono le prove che la Noveria Corps stava aiutando delle ardat-yakshi a fuggire. Questo è un oltraggio verso il nostro popolo e … »
Veari a quel punto aveva smesso di ascoltarla, quelle parole le avevano fatto ricordare quanto detto da sua madre su Kaeka. Stavano davvero così le cose?
Aveva impedito la fuga di sette ardat-yakshi? Allora perché non si sentiva bene? Guardando le presenti criminali ebbe l'impressione che fosse lei la cattiva. 
Jeiya aveva intanto finito il suo discorso per la stampa « Lasciamo che siano le justicar a provvedere che giustizia sia fatta. »
Un'asari si fece avanti, emanava un forte senso di autorità. Nessun dubbio che fosse una justicar, l'ordine monastico dedito a portare la giustizia secondo il proprio codice. 
Non esisteva figura più rispettata presso le asari. 
Veari fece un passo indietro vedendola avvicinarsi « Sono la justicar Imes. Grazie per il suo lavoro, da adesso ci penserò io. » Si sentì dire, non ebbe tempo di rispondere che la justicar si rivolse alle sette asari nel container con parole calme, misurate ma decise. 
Sembrava esperta in quello che stava facendo. 
Lei era ancora confusa da quanto stava accadendo, su un campo di battaglia avrebbe saputo cosa fare ma non lì. Si sentì strattonare, si voltò trovandosi a pochi centimetri dal volto di Irixa che le mormorò « Le prenda lei in custodia! »
« Cosa? »
« Voi I.D.G., prendete voi in custodia le ardat-yakshi. »
« Se lo sono veramente, perché dovrei farlo? » le rispose a bassa voce.
« Per il bene di tutte noi asari. »
Quella frase sorprese Veari, non le sembrava detta tanto per dire. Irixa pareva convinta di quella affermazione.
« Justicar, queste asari sono per adesso sotto la custodia di noi I.D.G. non posso lasciartele arrestare. »
« Cosa? Posso sapere il motivo di tale scelta? »
« Non ho visto ancora niente che dimostri la natura Ardat-Yakshi di queste asari, inoltre la situazione mi sembra abbastanza strana. Saranno prese in custodia da noi e messe in prigione fino a chiarimenti. Se sarà tutto regolare, saranno consegnate a voi justicar come vuole la legge. » 
Imes la fissò intensamente: per un attimo provò soggezione davanti a quello sguardo che sembrava antico « E sia, il codice mi permette di concederle un giorno. Faccia gli accertamenti che vuole comandante, ma dopo queste ardat-yakshi verranno con me in un tempio o saranno giustiziate. »
« La ringrazio justicar. »
Prese in custodia le presunte ardat-yakshi, ma mentre se ne andava le fu impossibile non notare lo sguardo velenoso che le rivolgeva Jeiya. 

« Voglio una spiegazione è subito. » disse quasi minacciosa Veari alle due figure nel suo ufficio. 
Una era Irixa e l'altra era Myr Vatis, direttore della Noveria Corps su Thessia. Ogni affare della compagnia sul pianeta dipenda da lei. Una figura di spicco sia all'interno della multiplanetaria che nel panorama economico asari. 
Myr si adagiò comodamente sulla schiena « Credo di non avere altra scelta che raccontarle la verità. In questo momento siamo entrambe isolate, non mi è possibile chiedere al presidente Weaver e credo che lei non riesca a contattare il suo ammiraglio. » 
« Pare sia in riunione. » 
« Di questo sono certa, è in riunione con il presidente Weaver. Come lei, sta chiedendo spiegazioni.  Dubito che i nostri superiori potranno darci un aiuto diretto. » 
« Fantastico, se non ha altre buone notizie ora vorrei delle spiegazioni. »
« La Noveria Corps ha fatto sparire, simulandone la morte, quelle sette asari Ardat-Yakshi. »
« Quindi ammette che stava aiutando delle criminali a fuggire? »
« Ammetto un coinvolgimento diretto da parte mia, ma non di star aiutando delle criminali. Quelle asari non hanno commesso alcun crimine, se non essere quello che sono. » 
Veari storse il viso in una smorfia, quella era una verità che non piaceva a nessuno. Provò anche un senso d'inquietudine, le aveva subito catalogate come criminali senza pensarci. Cercando di scacciare quel pensiero disse « Lo so, ma non è neanche possibile lasciare delle Ardat-Yakshi libere. Se lo facessimo, tutti quelli che le circondano sarebbero in pericolo. Cosa volevate ottenere? Di sicuro non l'avete fatto per bontà d'animo.» 
« Ci sono diversi interessi in gioco, dovrà ascoltarli tutti per farsi un quadro completo della situazione. »
Veari annuì decisa. 
« Bene. Tutto è cominciato a seguito di un incidente su Sur'Kesh che ha coinvolto Trish Weaver. I dettagli mi sfuggono, quello che so è che la figlia della presidentessa Weaver ha affrontato e ucciso delle mercenarie asari Ardat-Yakshi. »
« Cosa? » la notizia era già abbastanza sorprendente di per sè e faceva nascere molte altre domande. 
« Come ho detto non so altro, i dettagli sono nascosti anche alla presidentessa. Pare che sua figlia abbia ammesso di non volerle raccontare tutta la verità, ma nel contempo di non volerle neanche mentire. Mantenendo per sè il segreto e nel contempo ammettendo che esisteva. Il presidente ha deciso di rispettare la decisione della figlia e di non chiedere oltre. »
« Capisco. » non era vero ma al momento non le venne in mente altro da dire. 
« Come lei saprà Trish è uno dei soli quattro biotici a eezo 19. Lo scontro ha dimostrato che le  Ardat-Yakshi presentano una sorta di resistenza al 19, sebbene non ne abbiano in corpo. Le saprà che il suo ammiraglio è contrario a qualsiasi sviluppo di biotici o armamenti con l'isotopo 19. Opinione condivisa dal Consiglio della Cittadella che teme una corsa agli armamenti che può portare a una guerra, ma anche dalla presidentessa Weaver che vede in ogni ricerca sul 19 una minaccia per le sue figlie e sua moglie. »
« Certo. »
« Le nostre intenzioni erano portare quelle sette Ardat-Yakshi in una struttura sicura dove avremmo potuto studiarle. »
« Volevate farne delle cavie? » 
« Non faccia quell'espressione disgustata. Non dico che sarebbe stato piacevole, ma non le avremmo nemmeno trattate male. Per loro sarebbe stato come essere in ospedale, in più sarebbero state pagate. »
« Anche fosse, perché agire così in segreto? » 
« Le posso assicurare che la prima cosa che abbiamo tentato è stato un approccio discreto e legale con il governo e l'ordine justicar. Hanno rifiutato. »
« Per quale motivo? »
« Per un errore commesso da me: temendo di rivelare qualcosa sul 19, ho messo come motivazione il desiderio di trovare una cura per la condizione Ardat-Yakshi. »
« Sarebbe quello il problema? Se esistesse una cura...»
« Sarebbe bello. Questo è quello che penserebbe ogni asari, ma le posso assicurare che la realtà è un'altra. » 
« Temo che non piacerà quello che sta per dirmi. »
« Sono secoli che non il nostro popolo non fa più nessun tentativo serio di trovare una cura a questa condizione. Il governo stesso si oppone a questa possibilità. Se vuole sapere il perché è semplice: denaro. I templi in cui le Ardat-Yakshi sono condotte a vivere non si mantengono da soli, può non sembrare ma ruota molto denaro intorno ad essi. Le justicar invece, come racconta il mito,  sono nate per combattere le Ardat-Yakshi. Sono le loro implacabili inseguitrici da noi asari esaltate come eroine. Ma se le Ardat-Yakshi dovessero sparire, non potrebbe accadere anche alle justicar? Mantenere giustizia e pace non sarebbe una motivazione sufficiente per la loro esistenza, sono tante le forze di sicurezza che se ne occupano. Quest'ordine monastico non è mai stato particolarmente numeroso, se dovesse sparire anche la causa per cui è famoso andrebbe di sicuro incontro al medesimo destino. »
« Avrebbero rifiutato solo per motivare l'esistenza del loro ordine. Mi sta dicendo questo? Nonostante loro vivano seguendo un rigido codice morale? » 
« L'egoismo è un sentimento che si può manifestare in molte forme. Il codice di cui parla risale a un epoca praticamente preistorica, con giusto qualche modifica nel corso dei millenni. Nella loro morale prima vengono gli innocenti, poi l'ordine Justicar. Ma se sei una ardat-yakshi non sei un innocente. Capisce cosa intendo? » 
« Che gli interessi dell'ordine Justicar vengono prima di qualsiasi ardat-yakshi. »
« Questo almeno è il pensiero delle matrone che guidano l'ordine monastico. Per questo non vogliono permettere che sia trovata una cura. »
« Cura che voi non avete mai avuto intenzione di trovare. »
« Qui si sbaglia. »
« Prego? » 
« Sebbene non fosse l'idea iniziale, mentre le trattative erano in corso è stata davvero formulata l'idea di trovare una cura. Un'asari normale non ha nessuna resistenza particolare all'energia del 19, una ardat-yakshi sì. Tale proprietà potrebbe essere conferita dalla condizione stessa, se troviamo una cura a questa mutazione genetica probabilmente anche questa resistenza al 19 scomparirà. Le due cosa combaciano: trovando una cura alla mutazione Ardat-Yakshi, potremmo anche evitare la creazioni di biotici asari con l'eezo 19. » 
Veria era davvero stupita « Sarebbe molto bello. Adesso mi dica, perché avete voluto che le prendessi in custodia io? Il suo responsabile della sicurezza ha borbottato qualcosa in merito “ al bene di tutte le asari”. In più, cosa centrano i Thatora? »
« Elezioni politiche: se una candidata, sostenuta dalla Noveria Corps, si fosse fatta avanti potendo vantare una cura per la sindrome ardat-yakshi, avrebbe avuto quasi la certezza di farsi eleggere. I Thatora invece sostengono l'attuale governo e la sua linea di condotta conservatrice. Ritengo che a tale scopo abbiano interferito nello scontro col Dominio Yagh. »
« Questo mi interessa molto, cosa sa? »
« Preciso che sono solo ipotesi. »
« Lei è abbastanza intelligente per far sì che le sue ipotesi siano vere. »
« Non c'è niente che dia sostegno a un governo come risolvere una crisi. Credo che l'intenzione attuale sia far crescere la crisi Yagh, per poi risolverla con un magistrale accordo politico. »
« Però non possono avere la certezza di riuscirci. »
« A meno che non sia già stato tutto stabilito. »
« Vuole dire... »
« Se esistesse un accordo segreto tra Dominio Yagh e la Repubblica asari? Magari con i Thatora come mediatori. Sono una famiglia con molti rami e numerosa, potrebbero non averci pensato quelli che vivono su Thessia ma qualche loro parente su un altro pianeta. »
« Mi sta dicendo che quanto sta accadendo su Erinle sarebbe una sorta di “recita” da parte degli yagh? Lo sa che nelle prime fasi della battaglia, la flotta yagh si è autodistrutta piuttosto che arrendersi? Non possono star fingendo. »
« Io so che la flotta si è autodistrutta dopo aver sbarcato truppe di terra. Stranamente in gran numero, molto ben equipaggiati e con numerosi mercenari vorcha. Per essere un'invasione non programmata è avvenuta in maniera ben organizzata. Sul fatto che si siano autodistrutti, gli yagh hanno un enorme senso di gruppo e sacrificio. La loro società è divisa per caste, se a essere morti fossero stati solo i loro membri del livello più basso non credo che importerebbe. Ne hanno miliardi di quelli, tra la popolazione, con cui sostituirli. Anche la perdita di qualche nave è trascurabile, se in cambio ottengono l'appoggio di una delle sei potenze.» 
« Quello che dice è... »
« … assurdo? »
« Si, ma così razionale che mette paura. Sul pianeta natale degli yagh non ci sono giacimenti di eezo, anche le miniere di cui sono entrati in possesso colonizzando Thega sono povere. Se però il governo di Thessia dovesse appoggiarli, in segno di amicizia e pace duratura, loro... » 
«...potrebbero risolvere qualsiasi problema a rifornirsi di eezo. In particolare se i Thatora sono in affari con loro. » 
« Ma sono solo ipotesi, senza nessuna prova concreta. Cosa volevate fare con quelle Ardat-Yakshi, dopo averle fatto lasciare il pianeta? »
« La loro destinazione sarebbe stata Rakhana. »
Lei inarcò un sopracciglio a quel nome « Gli amanti delle cospirazioni parlano molto del pianeta natale dei drell, dopo che voi della Noveria avete cominciato a terraformarlo per renderlo nuovamente abitabile e ci avete costruito uno dei più grandi e segreti complessi industriali della galassia. Perché lì? »
« Ignoro il motivo della destinazione, il complesso di Rakhana è sotto il diretto controllo della presidentessa Weaver. Posso confermarle alcune voci, ero presente quando lei e l'ammiraglio Shepard si accordarono alla fine della guerra contro i grigi. Al fine di rompere un accordo tra il governo batarian, che aveva accettato di rendere i sui cittadini schiavi della Noveria Corps proprio in base alle leggi batarian, la multiplanetaria avrebbe conservato il nucleo e il cervello del razziatore noto come leviatano di Dis. Raggiunta l'intesa la presidentessa Weaver non ebbe problema rivelare dove questi due importanti elementi si trovassero. Da allora, il Consiglio ha mandato i suoi migliori agenti a controllare la struttura e prendere copia delle scoperte fatte. »
« Sicura di potermi rivelare queste cose? »
« Sono tutti argomenti che i suoi superiori conosco, che le sappia anche lei non cambia la situazione. Oltre a quanto detto, vengono portati avanti esperimenti sull'eezo 19. Non dobbiamo dimenticare la sua pericolosità. Temendo una catastrofe ambientale su Noveria, un pianeta distrutto dall'inquinato era l'ideale. »
« Giusto. Quindi perché terraformarlo? » 
« Ottima osservazione, il suo ammiraglio pose la stessa domanda quel giorno. »
« E...? »
« Non ebbe risposta, quindi se anche lo sapessi può star certo che non glielo direi. » 
« Fantastico, ma tutto questo cosa centra con noi? » 
« Era solo per farle capire la situazione in cui ci troviamo. Sperando che lei accetti di fare quello che le chiediamo. »
« Ho la sensazione che non mi piacerà. Sarebbe? »
« Permettere la fuga delle Ardat-Yakshi. »
L'espressione di Veari non avrebbe potuto essere più incredula « Perché? » 
« Non c'è la minima possibilità che la Noveria Corps riesca a trovare altre Ardat-Yakshi nel breve periodo. Quelle sette rappresentano ancora la miglior possibilità per ogni asari che si incominci seriamente la ricerca di una cura a questa mutazione genetica che colpisce il nostro popolo. »
« Si rende conto di cosa mi sta chiedendo? »
« Questo è il motivo per cui non riesce a contattare il suo ammiraglio. Non può darle l'ordine di farle evadere, dovrà farlo da sola. » 
« Non posso prendere una simile decisione! »
« Invece dovrà farlo. Ha solo un giorno a disposizione, di cui ha già sprecato un'ora a parlare con me. Se può aiutare a scegliere, ci penseremo noi a far cadere tutte le accuse. » 

Le sale interrogatorie da qualsiasi parte erano sempre uguali fra loro. Un tavolo e due sedie in una stanza spoglia. 
« Ciao. » disse Veari salutando Kaeka. Non sapeva come approcciarsi a una persona che era stata quasi un'amica nell'infanzia, che non vedeva da anni e ora arrestata da lei. 
Sopratutto non di spiegava un senso di enorme disgusto e disagio che aveva provato. 
Lei si sedette senza dire niente, dopo che il soldato che l'accompagnava la lasciò chiudendo la porta ma rimanendo di guardia. 
« Ho saputo, brutta situazione. » 
« Per usare un eufemismo. »
« Qualsiasi cosa verrà detta non uscirà da questa stanza. Telecamere e microfoni sono spenti. » 
Kaeka la guardò sospettosa.
« Ho bisogno di saperlo: quando vi ho trovate eravate state rapite o eravate lì di vostra volontà? »
« Cosa cambierebbe saperlo? »
« Forse tutto. » 
« Eravamo lì perché lo volevamo. »
« Vi è stato detto per cercare una cura alla condizione ardat-yakshi? Pensate ci sia una possibilità? »
« Non lo so, semplicemente non avevo niente da perdere. Ho solo cento anni, anche ci volessero altri trecento anni per una cura avrei anche più di metà della vita davanti. Ho sempre pensato che avrei continuato a gestire il negozio di fiori dei miei, invece la mia vita è stata stravolta. »
« Mi era stato detto che ti eri suicidata, per impiccagione. »
« Quelli della Noveria Corps sanno come imbastire uno spettacolo. »
« Non ti viene il sospetto che sia tutto un loro piano? »
« Perché? Non avrebbe senso. » 
« Quindi ti fidi? »
« Io...semplicemente non ho visto alternative. »
Veari soppesò quelle parole, era senza dubbio sincera. Non credeva neanche lei che la Noveria Corps stesse recitando, dato che la multiplanetaria si trovava al centro di uno scandalo enorme per tutta la società asari. La sua reputazione stava crollando, se tutto questo era un piano del direttore Myr per ricavarci qualcosa davvero non capiva cosa. 
« Ho io una domanda, come pensi vi abbia scoperti? Non è stata una cosa casuale, sono stata informata di un carico sospetto ma non mi sarei mai aspettata di trovarci voi. »
« Dovresti chiederlo a quelle di Divisione N. » 
« Dubito che parlerebbero con me e credo stiano già conducendo delle loro indagini interne. Il direttore Myr è sicuramente abbastanza intelligente per averci pensato. Notato niente di strano? »
Lei fece spallucce, l'interrogatorio continuò ancora per poco e la rimandò in cella chiedendole se aveva bisogno di qualcosa in particolare. 
« La mia vita, com'era. » 
Tornando in ufficio non riusciva a pensare che tutta la situazione era orribile. Kaeka non aveva commesso nessun crimine, eppure anche lei l'aveva trattata a priori come una criminale. 
Era tutto ingiusto e non sapeva cosa fare, era solo un soldato dopotutto. 
La vista di Jeiya nel suo ufficio le tolse il poco buon umore rimasto.
« Che vuole? » chiese senza la minima cortesia. 
« Dare solo un avvertimento, se quelle ardat-yakshi non saranno consegnate lei potrà dire addio alla sua carriera. » senza aggiungere altro, lei se ne andò. 
Presa del nervoso Veari fece volare la scrivania in aria usando i suoi poteri, quanto le sarebbe piaciuto buttarla su Jeiya. 

Le successive ore videro la situazione aggravarsi, Myr aveva risposto alle accuse con altrettanta foga. Aveva parlato della possibilità di trovare una cura, del fatto che nessuno s'impegnasse per cercarla e affermando che non vi era sbaglio nel ricercarla. 
L'opinione pubblica asari si spaccò come non mai, molti credevano che non ci fosse una soluzione per le ardat-yakshi. Altri appoggiavano la Noveria Corps per le sue azioni. 
Thessia era un pianeta diviso in repubbliche, unite in un governo centrale ma con ampie autonomie locali. A volte entravano perfino in guerra fra loro, secondo regole ben specifiche. 
Esso era diventato un evento bellico di portata molta ridotta, presso le repubbliche più povere era solo un enorme zuffa tra due squadre. 
Quando un governo locale appoggiò ufficialmente una delle due parti, altri fecero altrettanto e la situazione si aggravò. La formazione di due blocchi contrapposti faceva temere il peggio. 
Per troppo tempo l'argomento ardat-yakshi era stato un tabù che nessuno aveva affrontato pur toccando nel vivo la società asari.

Veari si sentiva sotto pressione come non mai, combattuta fra le due scelte. Odiava ammetterlo ma ammise di temere e odiare le Ardat-Yakshi trattenute nella sua base. 
Non ci aveva mai veramente pensato prima, non ne aveva ma incontrata una. Ma nel contempo, analizzando quel sentimento sapeva che non aveva senso. 
Almeno le sue prigioniere non avevano ancora fatto nulla di sbagliato, non poteva odiarle a priori solo perché esistevano. 
Tuttavia quel sentimento non voleva andarsene.
“Maledette Ardat-Yakshi” mormorò una vocina dentro di lei. 
Si trovò a riflettere sulle proprie idee. Lei era d'accordo col trovare una cura, ma perché?
“Non è per l'idea di curare le asari colpite da questa mutazione, ma perché le ardat-yakshi si estinguano. Voglio che si estinguano, non voglio curarle. Non riesco a considerarle come ammalate, mi viene spontaneo trattarle da nemiche anche se cerco di non farlo. Però, quante altre asari vedono in esse un nemico da abbattere o non un individuo ammalato bisognoso di cure? Dannazione, mi devo decidere.”
Alla scrivania osservò meditabonda il comunicatore, era una follia però forse c'era una terza via. Chiamo l'ufficio militare legislativo, presentandosi e dicendo cosa volesse. 
Ci vollero tre quarti d'ora buoni ma adesso era sicura di poter procedere. 
Stava improvvisando e lo sapeva, procedendo man mano che il piano le si formava in testa. 
Adesso rimaneva un ultimo ordine da dare, indugiò un secondo sapendo di essere sul filo della legalità. 
Azionò il comunicatore interno della base « Sono il comandate Veari Skaara, ordino l'immediato ritiro del IV reggimento I.D.G. da Thessia. Tutti i soldati dovranno essere pronti a partire in due ore. » 
Era fatta, poteva sentire dal suo ufficio la confusione che quell'ordine generava. Stava decidendo arbitrariamente il ritiro della forza d'assalto sotto il suo comando. Solo per questo la corte marziale era garantita. Poteva solo sperare che l'ammiraglio Shepard avrebbe ascoltato le sue ragioni. 
Mentre fuori i soldati si affaccendavano, lei rimase seduta a scrivere un email indirizzata al governo centrale. 
Non sapeva quanto sarebbe stata convincente come argomentazione. Nella lettera elettronica affermava che gli I.D.G. erano una forza al solo comando del Consiglio della Cittadella, su cui il governo centrale asari non aveva nessun tipo di autorità. Tantomeno l'ordine delle Justicar.
Nonostante lei e i sodati sotto al suo comando fossero militari asari, finché non ritornavano a militare nell'esercito repubblicano asari, erano del tutto slegate da quest'ultimo e dai suoi doveri.
Lei era quindi autorizzate a prendere decisioni contrarie a quelle del governo, avrebbe deciso in maniera autonoma e indipendente il destino delle ardat-yakshi. Per questo, come prima cosa, le avrebbe portate via dal pianeta in una sede più sicura dove sarebbe stato possibile discutere il loro destino. Terminando la lettera con “Ritengo sia giusto affidare a una giuria imparziale tale compito, non credo che nessuna asari potrebbe davvero esserlo al riguardo.”
Era giunta a questa conclusione analizzando i propri sentimenti. 
C'era un'ultima cosa fare, come tutti conosceva le avventure dei genitori del suo ammiraglio. Tra le leggende della Normandy SR2, vi era una persona che avrebbe potuto aiutarla molto se avesse voluto. 
Rimaneva il problema su come contattarla. Chiamò Myr, le chiese se sapeva come risolvere questo problema. Sorprendendola, il direttore ammise di aver quel numero nella sua rubrica. 
Cinque minuti dopo le stava parlando, quasi pregandola di ascoltare le sue motivazioni. 

Mezz'ora dopo, mentre il ritiro procedeva, truppe del governo centrale circondarono la base I.D.G. 
Tra di esse si trovava la justicar Imes « Comandante Skaara, mi ero fidata di lei. La prego di ritornare sulle sue decisioni, mi consegni quelle ardat-yakshi. » 
Amplificata da congegni elettronici la sua voce risuonò forte e chiara.
Veari subito raggiunse il confine della base « Mi spiace justicar, non posso farlo. L'intera questione va discussa da chi è in grado di farlo. Noi asari siamo tutte compromesse. Abbiamo troppi pregiudizi su questo argomento. »  
« Non posso permetterlo! Il primo compito di ogni Justicar è assicurare le ardat-yakshi alla giustizia. » 
« Anche combattere contro soldati innocenti? »
« Si, se si schierano con loro non posso definirli innocenti. Ma se elimino lei, forse non saranno necessarie altre morti. »
« Cos...? » Veari non riuscì a finire la frase che si ritrovò la justicar addosso, dopo che questa aveva eseguito un salto biotico. 
Dolorante a terra, lottava per tenere la pistola lontana dalla sua testa. L'aveva afferrata con entrambe le mani, ma anche così faticava a contrastare la forza della justicar che con una sola mano impugnava l'arma.
Non sapeva cosa la irritasse di più in quel momento, il fatto di essere in netto svantaggio o la calma apparente della sua avversaria e il fatto che non le sembrava che si stesse impegnando veramente. Con l'altro braccio libero non la stava aggredendo, lo lasciava ciondolare liberamente al suo fianco. Quasi non volesse infierire su Veari più del necessario.
Una piccola esplosione biotica le separò, entrambe stordite guardarono chi si era intromessa. 
La riconobbero entrambe, era troppo famosa, davanti a loro vi era la justicar Samara. 
« Sorella justicar, perché sei qui? » chiese Imes.
« Sono venuta su richiesta del comandante Skaara, per evitare morti inutili. » quest'ultima mosse la testa in un gesto di saluto e rispetto, per ringraziarla del suo intervento e appoggio. 
« Niente mi farebbe più felice, ma sarà impossibile fino a quando le ardat-yakshi non mi saranno consegnate. » 
« Stai seguendo il codice com'è giusto, mai i soldati che ci circondano non lo conoscono o comprendono. Il tuo gesto rischia di avere conseguenze disastrose. Consideri i sodati qui presenti nemici? »
Lei ci rifletté un attimo « No, a priori. » 
« Sarò io a prendere in consegna queste ardat-yakshi, spero non ti opporrai? »
« Sei favorevole a trovare una cura? Sei sicura che il tuo giudizio non sia offuscato dai sentimenti? L'ultima figlia che ti rimane in vita è una ardat-yakshi. »
« Mentirei se dicessi di no. Quali sono i tuoi sentimenti al riguardo? Sei davvero convinta che trovare una cura sia sbagliato? » 
« No, ma il codice non lascia scelta. Devono essere prese e consegnate a un monastero o uccise. »
« Il codice da anche un'altra possibilità. Mi faccio garante io, di ogni loro azione. »
« Sorella justicar, non puoi. Se dovessero fuggire o altro, tu saresti ritenuta responsabile e condannata a morte dall'ordine. » 
« Lo so bene, questa è però la mia decisione. Ritengo sia una causa onesta per cui rischiare la vita. Non sarà necessaria la morte di nessuno, se vorrai rispettare la mia scelta. »
« Così sia, solo per il rispetto che ti porto. Pregherò la dea che la tua scelta sia giusta. »
Imes tornò indietro, raggiunse quelli che dovevano essere gli ufficiali al comando delle forze governative asari e si mise a parlare. 
Qualsiasi cosa si fossero detti per il tempo necessario all'evacuazione non successe niente.
Il IV reggimento fu fatto evacuare. 
Le sette Ardat-Yakshi furono condotte davanti al Consiglio della Cittadella, ma con il consigliere asari assente. 
Sulle motivazioni di trovare una cura nessuno ebbe da ridire. A patto che rimanessero in una condizione di non poter nuocere, ma anche dopo aver avuto da parte della multiplanetaria la promessa che avrebbe rispettato i loro diritti, fu concesso che raggiungessero Rakhana.
Tale destinazione rimase segreta, il pubblico venne solo informato della decisione che sarebbe iniziata una ricerca per la condizione ardat-yakshi.
Su Thessia le cose tornarono alla normalità, una volta che le decisione erano state prese la gente si limitò a dire cosa ne pensava.

 
*****

Il IV reggimento era tornato al QG delle truppe I.D.G.,  Fort Hanshan su Noveria. 
Veari era a rapporto davanti al suo ammiraglio « Signore mi dispiace! »
« Di cosa? » chiese puntando i suoi occhi verdi su di lei.
« Non sono stata in grado di gestire la situazione. »
« Nessun morto, crisi rientrata e quelle sette asari sono al sicuro. Non mi lamenterei troppo. Chiamare Samara è stata una bell'idea. Inoltre sono io che dovrei scusarmi, mi è stato impossibile contattarla ma era essenziale che quanto accadesse riguardasse solo voi asari. Ha presente quando si dice “ I panni sporchi si lavano in famiglia”? Mi è stato fatto notare che avrei dovuto attenermi a questa regola.» 
« Tuttavia non ho la sensazione di aver vinto. Le notizie che giungono da Thessia... »
« Vinto? Non abbiamo assolutamente vinto. In questo momento le idee più conservatorie ma anche estreme sulle Ardat-Yakshi sono popolari. Qualcuno stava valutando l'idea di togliere a loro la possibilità di rifugiarsi nei monasteri. »
« Ma questo... »
« Questo lascerebbe solo la pena di morte come soluzione.  » 
« Io... ho solo cercato di fare la cosa giusta. » mormorò sconfortata. 
« Come ha pensato alla possibilità di trovare un giudice esterno? »
« Mentre pensavo alle ardat-yakshi mi sono trovata ad odiarle. Senza un motivo, io le odiavo solo perché fin da piccola ho letto delle cattive ardat-yakshi nelle storie da bambina, nei film quando sono diventata adulta. Non sapevo neanche di odiarle, fino a quando non mi sono trovata coinvolta. Ho pensato che questo poteva essere vero anche per altre asari, ho capito che serviva qualcuno il più imparziale possibile. » 
« Degli alieni, estranei alla cultura asari, di certo erano una possibilità. »
« Adesso? »
« Adesso cerchiamo di rimettere in piedi la situazione e migliorarla. Sappiamo dei Thatora ma al momento non so se questo ci darà dei vantaggi. Ora che la crisi è risolta l'attuale governo centrale sta riconsolidando il proprio potere, sappiamo che i Thatora lo stanno appoggiando completamente. I governi locali si sono calmati, il che è anche un bene. L'opinione pubblica rimane però divisa tra l'idea di trovare una cura e le idee che conosciamo. Tuttavia...non c'è qualcosa di strano in questo? Fosse successo sulla Terra ci sarebbero voluti mesi, qui invece sono bastate poche ore dalla vostra partenza per risolvere la crisi.  »
« Signore, io...sono un soldato...di queste cose non so niente. Immagino che avranno pagato, vista la loro ricchezza non deve essere stato un problema. » 
« Già...mah...sarà così. » affermò Olivia per niente convinta. Conosceva i giochi di potere e ogni tanto ne era coinvolta, era sicuramente successo qualcosa ma cosa? 
Sulla scacchiera degli equilibri di forza era stata fatta una mossa di cui nessuno si era ancora accorto. Poteva solo aspettare, ma una sua conseguenza era già chiara. 
« Jeiya Thatora, cosa mi sa dire? »
« Sgradevole. »
« Dal suo rapporto ho notato che non le piacciono gli alieni, per un asari questo non è molto insolito? »
« Ho pensato la stessa cosa. Perché chiede di lei? »
L'espressione di Olivia si fece molto seria « È un segreto che non conoscerei se non avesse un'amica molto speciale, Jeiya Thatora si presenterà alle prossime elezioni del governo centrale su Thessia. »
Veari avrebbe voluto dire qualcosa, ma riusciva solo a rimanere con la bocca aperta mentre era imbambolata dallo stupore. 
« Rivestiva un ruolo minoritario nell'attuale governo, ma quanto accaduto l'ha messa sotto i riflettori e ora è molto conosciuta. La sua futura linea politica è preoccupante, afferma che le Asari stanno decadendo e prima che sia troppo tardi dovranno tutte fare uno sforzo per recuperare il prestigio perduto a favore degli alieni. Questo è quello che ha raccontato in una discussione privata, mi chiedo come la prenderà l'opinione pubblica.»
« Signore, se era privata lei come fa a conoscerla? »
« Secondo lei? » disse con un accenno di sorriso Olivia. 
« Direi la sua “amica speciale” di cui non voglio sapere proprio niente. »  - Veari sospirò - « Cos'ha intenzione di fare? » 
« Lascerò questo campo di battaglia ad altri, io devo preoccuparmi di recuperare i soldati di ben due reggimenti su Erinle. La Noveria Corps è stata attaccata e non credo lasceranno correre. In compenso ho attenuto dalla cara presidentessa Weaver il permesso per lei per Rakhana. »
« Sul serio? » 
« Credo che vorrà sincerarsi delle condizioni di quelle sette asari. » 
« Grazie signore. » esclamò contenta. « Credo che lo farò, ho una vecchia conoscenza con cui voglio rimettermi in contatto. » affermò sorridente. 

 
*****
 
Su Thessia, Myr partecipava a una delle tante cene politiche ma questa volta la sua persona era leggermente isolata. Aver aiutato delle Ardat-Yakshi, indipendentemente dalle motivazioni, era qualcosa che poche asari erano pronte ad accettare. Il danno per l'immagine della compagnia era stato incalcolabile. 
« Forse lei potrà rivedere la sua posizione. » disse Jeiya avvicinandola. Era l'asari del momento, questo la faceva sorridere arrogantemente. Si sentiva potente. 
« I Thatora potrebbe fare buon uso di una persona come lei. I Vatis sono una famiglia rispettata. »
« Lieto di saperlo, ma la invito a rivolgersi a loro e non a me. Ho chiuso i ponti con loro qualche secolo fa. »
« La Noveria Corps è finita su Thessia, potrebbe salire sul carro dei vincitori. Lei è una persona affascinante. »
Myr ridacchiò amabilmente « Se così fosse Dasha Weaver avrebbe già preso la mia testa. Abbiamo il denaro, gli uomini e i mezzi per resistere. Le assicuro che non andremmo da nessuna parte. Ora mi scusi, ma ho chiesto che una data notizia venisse trasmessa in televisione a quest'ora. » 
Lei la lasciò dirigendosi a uno schermo acceso lì vicino, Jeiya però le andò dietro incuriosita. 
In tutti i canali televisivi non si parlava d'altro, in sale le persone mormoravano incredule. 
Myr Vatis si candidava alle elezioni politiche del governo centrale di Thessia, in aperta opposizione a Jeiya Thatora. 
Quest'ultima aveva un'espressione di puro odio, con un secondo di ritardo si accorse che Myr si era girata verso di lei e la fissava. Sorrideva in maniera arrogante. 
« Un giorno ogni umiliazione subita sarà lavata. » pronunciò quella frase carica d'ira e andò via. 
Myr la guardò stupita, non ne comprendeva il significato e sebbene si aspettasse una reazione simile la rabbia in quelle parole era stata eccessiva. 
« Interessante. » mormorò « Irixa! » 
L'asari della sicurezza era stata discretamente a distanza, mimetizzata nella folla in un elegante abito da sera. 
« Direttore è sicura della sua decisione? » 
« Si. » Myr sapeva due cose: la prima era che non poteva vincere le elezioni contro Jeiya, la secondo era che non avrebbe trovato nessuno meglio di lei per perorare le sue motivazioni. Non mirava alla vittoria, ma semplicemente a non perdere. L'opinione pubblica era divisa, doveva “soffiare” il più possibile sull'idea che una cura fosse possibile. Forse era un promessa che non poteva mantenere, ma non sarebbe stata la sua prima bugia. Su queste basi il risultato a cui mirava era senz'altro raggiungibile. 
« I prossimi mesi saranno terribili, spero sarai pronta. » disse il direttore.
« Mi preoccupa di più la presidentessa Weaver, per adesso ha il suo appoggio perché sa che non può trovare nessuno migliore di lei per sbrigare gli affari su Thessia. Però neanche lei è insostituibile. »
« Dasha Weaver al momento è soddisfatta a dispetto di quanto ci è costato, portare le ardat-yakshi su Rakhana era la sua priorità. Vorrei davvero sapere cosa sta succedendo su quel lontano pianeta senza vita, al punto da giustificare le spese sopportate. Se la Weaver non mi avesse ordinato di fare tutto il possibile per metterle al sicuro, le avrei abbandonate al loro destino. Per il futuro, se dovessi scontentarla ci penserai tu a tagliarmi la testa. »
Lei annuì « Myr Vatis, lei mi è simpatica ma se ricevessi quell'ordine le assicuro che la ucciderei senza problemi. »
A quelle parole rise « Per questo mi piace lavorare per la Noveria Corps, rende tutto più...stimolante. Adesso mischiamoci alla folla, è ora di andar alla caccia di voti.» 
Jeiya non riusciva a staccare gli occhi dalla figura di Myr, era furiosa. Quella notizia l'aveva privata del senso di euforia che provava, proprio mentre era convinta che niente e nessuno avrebbe più potuto ostacolarla. Non si faceva illusioni, Myr era un avversario da non sottovalutare in nessun caso. Contro cui le circostanze le avevano regalato un colpo di fortuna.
A voce troppo bassa perché qualcuno la sentisse « Maledette, non ci estinguerete... sull'onore di nostra madre avremmo la nostra vendetta. » 

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Capitolo 5
*** V reggimento: Zrek Peggi ***


Il martello da guerra si alzò in aria, quando ridiscese la testa del vorcha smise semplicemente di esistere. Minuscoli brandelli di carne schizzarono in ogni direzione. 
Quella era stata decisamente una sgradita sorpresa, cosa ci faceva un forte contingente vorcha assieme agli yahg? Peggi avrebbe voluto una risposta, ma al momento aveva questioni più urgenti. 
Alzò il fucile a pompa che teneva nell'altra mano e fece fuoco, tranciando aprendo le interiora di tutti i vorcha a portata di tiro. 
Lo forza fisica dei krogan li permetteva di portare armi più pesanti di qualsiasi altra razza, un loro fucile a pompa tagliava in due chiunque. 
Essendo amanti degli scontri corpo a corpo, rendeva quest'arma la preferita di ogni guerriero. 
« Krogan! » Urlò euforica Zrek Peggi del clan Zrek , centinaia di suoi simili le risposero.
Sentivano il richiamo della battaglia, l'eccitazione nel sangue. Sapeva però che non poteva lasciarsi andare, la frenesia rischiava di farle commettere errori.
Era una sciamana Krogan, una razza di grossi rettili corazzati, dotata di poteri biotici. Aveva deciso che avrebbe svolto meglio il proprio ruolo di guida spirituale presso i guerrieri krogan che avrebbero formato il V° reggimento. 
Era vissuta per cinquecento anni, ed era solo a metà della sua vita. 
Lei e altri krogan si erano allenati con altri ufficiali I.D.G per resistere al suo dolce richiamo della guerra e imparare un modo diverso di farla. Le gloriose cariche potevano andar bene nelle lotte tra clan, non nelle guerre moderne. Almeno non sempre. 
Nonostante questo avevano lo stesso la loro utilità, come quella appena eseguita. 
I salarian si stavano comportando bene, quegli “smilzi” sembravano deboli ma il loro corpo era robusto. Piazzati in punti strategici impallinavano il nemico, usavano avanzati scanner per individuarlo e dare l'allarme. 
Mine erano state piazzate in diversi punti, torrette automatiche sorvegliano le entrate. Combattevano nel loro solito stile, mantenendo le distanze. Intangibili come il vento.
Stava collaborando con un salarian di nome Dutant Tiss, non glielo aveva chiesto e non le interessava saperlo ma era certa che doveva avere un passato nelle SOS: le squadre di agenti scelti dell'Unione Salarian. Glielo suggeriva il suo istinto, da come lui si muoveva.
Come fosse finito in una colonia salarian indipendente nei sistemi Terminus, Lopol si chiamava l'insediamento principale che stavano cercando di difendere, era un altro quesito ma forse neanche questo gran mistero. A fare certi lavori, prima o poi viene voglia di sparire da tutto ciò che era il proprio passato.  
La recente carica era stata una sua idea, i krogan si erano nascosti quando i vorcha avevano attaccato. Al segnale convenuto cento guerrieri krogan con Peggi in testa caricarono. 
Colti di sorpresa, i vorcha vennero travolti. Chi tra loro non riuscì a evitarli, venne buttato a terra le sue carni e ossa calpestate e lacerate. Non pochi nemici morirono in questo modo, travolti proprio quando il loro attacco giungeva all'apice e impossibilitati a muoversi. 
Peggi si guardò attorno e annuì soddisfatta, vi erano solo cadaveri vorcha. Attorno a lei i suoi simili erano entusiasti, il morale era alto. Non potevano essere diversamente, erano krogan e stavano combattendo, con l'aggiunta che questa volta era per una giusta causa. 
Più fiduciosa che mai, si ripromise che il suo popolo non avrebbe ripetuto gli errori del passato. Aiutare una razza che fino a trent'anni prima avrebbero odiato, era sicuramente un buon modo di cambiare le cose. 
« Niente male il numero di prima, ho davvero pensato che saresti morta questa volta. » commento Dutant avvicinandolo. 
« Intendi quando quattro vorcha mi sono saltati addosso? Neanche gli ho sentito con quei gracili corpi che hanno, avranno anche zanne e artigli ma le nostre corazze sono migliori. »
Si guardò intorno, quello era il quarto assalto di fila che respingevano e finalmente sembrava che il nemico si fosse calmato « Cosa ci fanno dei vorcha qua? Mi aspettavo di trovare degli yahg. Confesso che desidero affrontarli, nessun krogan ne ha mai affrontato uno e tanto meno l'ha ucciso. Se ho l'occasione voglio essere la prima. »
« Ci tiene così tanto? » 
« È materiale perfetto per una ballata krogan, quale guerriero resisterebbe alla tentazione di vedere le sue gesta tradotte in canzoni. » disse esultante ma calmandosi subito dopo. « Ci sarà tempo per le fantasie, la situazione negli altri accessi? » domandò facendosi seria. Aveva diviso il suo reggimento in gruppi più piccoli, questo per sorvegliare le diverse vie che permettevano l'ingresso alla colonia. Era ansiosa di sapere come stava andando altrove, se vi erano perdite.
« Reggono, riconosco che voi I.D.G. ci avete salvato. Tra l'iniziale bombardamento dallo spazio e la gran quantità di truppe nemiche, non sapevo quanto avremmo retto. »
Il V reggimento era entrato di prepotenza sul campo di battaglia. Fatti sbarcare appena dentro il confine della colonia, avevano assalito il nemico in procinto di sfondare. 
I suoi guerrieri si erano comportati bene, ubbidendo gli ordini ed evitando d'inseguire il nemico quando si ritirava. Molti avevano sbuffato, ma non vi erano state proteste. 
Quel primo assalto fu disordinato, ma nelle volte successive si coordinarono bene con le truppe locali. 
« Finché il comandante Falso tiene occupata la flotta nemica, voi salarian siete al sicuro. Con l'aiuto dei krogan del V reggimento I.D.G. farete a pezzi questi vorcha, se gli yahg non si faranno avanti. Avremo solo metà degli effettivi, rispetto agli altri reggimenti perché non abbiamo un nostro personale di flotta, ma solo il I° è armato più pesantemente di noi. »
Dutant annuì, i krogan erano una sorta di carriarmati viventi. Quando avevano anche il vantaggio di un buon equipaggiamento come quello I.D.G., si poteva anche cominciare a pensare che niente potesse abbatterne uno. 
« Per rispondere alla sua domanda, yahg finora non se ne sono visti e sono sorpreso quanto te di vedere dei vorcha. Devo ancora stabilire se sia un bene o un male. Le ha mai sentito parlare di questa strana collaborazione? »
Che  collaborassero non l'aveva sorpresa, anche se non si sarebbe mai aspettata di trovarli in quel posto e in così gran numero. Non sapeva se poteva rivelare o no quel  dettaglio. 
Dutant l'anticipò dicendo « Capisco, non può parlarne. Riconosco quello sguardo. »
« Bene, odio inventarmi delle spiegazioni. » dichiarò soddisfatta lei. 

Peggi alzò il viso in direzione del nemico, tutto era tranquillo. Eppure...
« Krogan! » Urlò con quanto fiato aveva in corpo, richiamando i suoi guerrieri. Dutant la guardava senza capire, ma i salarian si erano lo stesso allertati non sapendo cosa stesse succedendo.
I sensori non rilevavano niente, ma in cinquecento anni non era stata la tecnologia a farla sopravvivere. Era stato il suo istinto, aveva visto troppe battaglie, ne conosceva l'odore, sapeva “fiutarle”.
Una vibrazione percorse il terreno, ormai la sentiva chiaramente e molti altri. Arrivarono alla carica, figure enormi, possenti, forse anche leggermente più grandi di un krogan. 
Avevano armature complete e armi, non era l'armamento di fortuna dei vorcha. 
Questi erano Yahg, soldati addestrati, avanzavano in formazione senza smettere di sparare.
Colpiti e feriti avanzavano. 
Peggi sentiva il suo sangue ribollire, l'istinto la chiamava alla battaglia. « A tutti i krogan, tenete la posizione, rimanete al riparo! » 
Alcuni di loro la guardarono stupiti, volevano caricare e li capiva. Questa volta non sarebbe successo, prima era un ufficiale I.D.G. la difesa della colonia aveva la precedenza. 
Contro delle figure grandi quanto loro, una carica non avrebbe avuto gli effetti desiderati.

 
*****

Suho fissava la mappa tattica davanti a se, con tutti i suoi otto occhi puntati su di essa. Era il comandante delle forze terresti del Dominio.
Gli yahg avanzavano di corsa sotto il fuoco dei difensori, senza esitazione o tentennamento. 
Avevo ricevuto l'ordine di conquistare quella città, lo avrebbero fatto per ubbidienza al loro superiore. Attraverso essa avrebbero onorato la Dottrina del Dominio.
Chi moriva era debole, perché aveva fallito il compito assegnato. 

I deboli non avevano diritto a riprodursi, il meglio che potevano fare era sacrificarsi per il Dominio. Solo quell'atto giustificava la loro esistenza. 
Tutti nascevano uguali nel Dominio, solo forza e abilità avrebbero fatto la differenza facendoli salire lungo la classe sociale. 
I non-yahg vorcha avrebbero dovuto farcela, ma il loro fallimento non aveva importanza.
Dai non-yahg era inutili aspettarsi troppo, ma erano serviti per studiare le difese avversarie. Adesso i suoi soldati potevano attaccare.
 
******

Protetti da scudi energetici gli yahg avanzavano, non cercavano riparo ma volevano sfondare le linee nemiche. Diverse segnalazioni arrivarono a Peggi, i rapporti erano identici fra loro. I Vorcha tornavano all'attacco e questa volta in numero davvero consistente.
Intuì al volo cosa stava succedendo, attacchi secondari lungo tutta la linea di difesa ma l'unico che contava era quello che stavano subendo loro. 
Da guerriera si sentì onorata e fortunata a dover affrontare quelle truppe, si era stancata di uccidere vorcha. 
Se il nemico mostrava il meglio che aveva, lei avrebbe fatto altrettanto. Un consiglio prezioso che aveva imparato era di avere sempre un piano di riserva. 
« Biotici! Attaccate! »
Li aveva tenuti da parte fino a quel momento, chi come lei poteva sfruttare l'energia oscura.
Era impossibile che gli yahg ne avessero tra le loro fila, escludendo qualche sporadico vorcha. 
Tranne le asari, i biotici erano elementi rari presso tutte le razze. 
Nel corso della guerra contro i razziatori era nato il concetto di artiglieria biotica, il processo era faticoso ma permetteva di lanciare attacchi biotici con la stessa forza di una bomba.
In seguito il progetto non era più stato sviluppato, troppi rischi per i soldati coinvolti avendo bisogno di copertura mentre si preparavano. 
Era stato un suo suggerimento quello di riprendere tale idea. All'interno del V reggimento era quindi stato formato il battaglione d'artiglieria biotica. A gruppi di otto individui, i biotici imparavano ad usare all'unisono i propri poteri.
Per lei fu un vanto, davanti ai risultanti raggiunti, quando anche gli altri reggimenti I.D.G. adottarono la sua idea. 
Senza contare lei, aveva 16 biotici, due squadre su cui poter fare affidamento. I biotici necessitavano di concentrarsi sul loro bersaglio, serviva quindi un contato visivo per focalizzare l'energia su di esso e nel modo voluto. 
I krogan di disposero in prima linea, protetti dai commilitoni e da un paio di biotici salarian che alzarono una cupola biotica a protezione. 
Si mossero il più possibile all'unissero, puntando tutti il medesimo punto. 

Per esplosioni biotiche si intendevano le combinazioni di due poteri biotici, uno che funge da base e l'altro da detonatore, capaci di generare esplosioni particolarmente distruttive.
Molto dipendeva dal livello di potenza del biotico e dalla combinazione di poteri scelti, non essendo tutti in grado di causare una deflagrazione.
I poteri che funzionavano da innesco erano singolarità, stasi, attrazione, deformazione, saccheggio.   
I detonatori erano quelli che avrebbero causato l'esplosione vera e propria, tra di essi: deformazione, lancio, onda d'urto, saccheggio, carica biotica, nova.
L'idea originale di artiglieria biotica prevedeva di colpire il nemico con una grossa e continua scarica di energia oscura. 
Peggi ebbe l'idea di dividere i biotici in due squadre con compiti specifici. Una addetta ai poteri innescanti, l'altra a quelli detonanti. 
Usando le comuni tecniche di combinazioni di poteri da due biotici a un gruppo. Qualcosa di semplice, a cui nessuno aveva fatto caso. 

La prima squadra da otto krogan concentrò numerosi attacchi deformanti, sulla parte dello schiarimento nemico più vicina alla loro posizione. 
Una strana energia blu scuro scese sugli yahg, sembrava quasi melma, scudi e armature subirono il danno. 
Due secondi dopo, la seconda squadra lanciava gli attacchi detonanti. Un'unica onda d'urto nata da otto biotici si scagliava sul nemico. 

L'esplosione distrusse tutto in cinquanta metri dal suo epicentro, numerosi yahg giacevano morti carbonizzati al suolo. 
La prima linea nemica era stata frantumata. Il successo era dipeso che accumulando tanta energia biotica come innesco, si finiva per destabilizzare quella presente nell'ambiente. 
L'onda d'urto aveva fatto esplodere l'energia richiamata e no, coinvolgendo un'area ben più vasta di quella prevista.
Un altro aspetto inaspettato di questa nuova tecnica di artiglieria biotica.
« Fuoco! » urlò Peggi esponendosi, imitata all'istante da Dutant e da tutti i difensori. 
Salarian e krogan rovesciarono sul nemico ogni bocca da fuoco in loro possesso, con l'ufficiale I.D.G. che continua a ordinare ai suoi guerrieri « Rimanete in difesa! »
Stavano andando bene, l'ultima cosa che voleva era gesti avventati e sapeva che in quello la sua razza non aveva rivali. I suoi guerrieri non erano solo tra i migliori, ma erano stati scelti tra coloro che erano disposti a imparare nuove tecniche di guerra.
Insegnare a un krogan che la guerra non era caricare a testa bassa qualsiasi cosa non gli andasse bene era tra le cose più difficili che avesse mai fatto. 
Certe prove iniziatiche per diventare sciamano prevedevano di mantenere la calma, ma erano niente rispetto a rimanere tranquilli difronte all'ottusità dei suoi simili.

Quello che avrebbe potuto essere un grido da guerra krogan, al punto che per attimo lei credette davvero fossero i suoi soldati, si levò alto in aria. 
Gli yahg caricavano, erano furiosi. Lei sorrise, un po' gli stavano simpatici per quei atteggiamenti così krogan. 
Impavidi e furiosi avanzavano in formazione aperta, ma davanti alle difese questo non contava. La strada che conduceva alla colonia, terminava dove iniziava una rampa. 
Ai lati di questa, alte pareti la costeggiavano incanalando eventuali aggressori. Attualmente questa, come le altre vie d'acceso, era chiusa da porte blindate a scorrimento. 
Su di essa esplosero i colpi degli yahg, parevano essersi riforniti in larga misura di lanciamissili e granate. L'energia delle esplosioni fece vibrare le porte, propagandosi alle mura.
Le torrette automatiche che mitragliarono il nemico prossimo all'entrata furono distrutte. 
Non pochi difensori furono costretti ad abbassarsi in cerca di riparo, il fuoco nemico era troppo fitto per rispondere. 
Peggi stava per dare un ordine, ma Dutant la zittì con un gesto. Davanti a lei, in pugno, teneva un detonatore. « A che serve? »
Lui non rispose, limitandosi a premerlo.
Davanti all'entrata bloccata il terreno fu come rivoltato, gli yahg sembrati. Quasi tutti presentavano il medesimo tipo di ferita, avevano perso le gambe. 
Si trascinavano a terra, in una scia di sangue verde o morendo in pozze di questo.
« Un fottuto campo minato! » esclamò sorpresa la krogan « Quando siete riusciti a piazzarlo? » domandò sorpresa.
« Oh, non è stato messo per questo caso in particolare. A noi salarian piace giocare in anticipo, piazziamo dei campi minati disattivi anni fa, tutti in punti strategici. Un modello di mina usato per durare venticinque anni ci evita un'inutile manutenzione. Sono comodi e pratici, contro guai imprevisti. »
« Dannati anfibi. » borbottò Peggi, ma la sua voce conteneva un tono d'ammirazione. Fisicamente i salarian non avrebbero intimorito nessuno, ma sottovalutarne l'astuzia era fatale. 
Con quell'ennesimo attaccato fallito terminarono gli attacchi alla colonia per quel giorno. 
Seguì la riunione strategica, non venne deciso niente di particolare ma era per contare quindi soldati, munizioni e scorte rimanevano alla colonia. 
Per quanto ci provassero il numero dei difensori diminuiva ogni giorno un po'. 
I nemici avevano il numero dalla loro e sapevano farlo pesare. 
Prima o poi le risorse si sarebbero ridotte a un punto che ne la forza krogan o la furbizia salarian sarebbero bastati a salvarli. 
Dovevano riuscirci per altri sette giorni, prima che la tregua stabilita tra Dominio Yagh e Consiglio della Cittadella entrasse in vigore. Nel frattempo nessuna delle due parti avrebbe potuto inviare rinforzi, questo era per evitare un estendersi del conflitto. 

Peggi si sedette rumorosamente su una cassa, non aveva trovato nient'altro in tutta la città che potesse reggere il suo peso.
Aprì il comunicatore, sullo schermo comparve il volto di Quina Falso.
« Come vanno le cose? Lassù nello spazio. » domandò la krogan. 
La turian imprecò « Mi sento totalmente inutile, dobbiamo fare la guardia per evitare che gli Yagh mandino rinforzi ma non posso venire nemmeno ad aiutarti. L'ammiraglio non è ancora riuscito a mandare il Consiglio a okksun, se me lo ordinasse sono più che pronta a ignorare gli ordini di quei poggia carte. » 
« Battagliera come sempre, l'ammiraglio e i Consiglieri sanno cosa fanno. Anche limitare l'estendersi di un conflitto è altrettanto importante. Riguardo a quelle navi civili che abbiamo fatto evacuare, spero sia andato tutto bene? »
La sua interlocutrice fece una smorfia « Si e no, è successo un qualche incidente in cui sono coinvolti i soldati del I ma nessuno dice niente. Intanto sono io quella che sta col culo nello spazio, tagliata fuori dalle notizie. Almeno tu sei a terra, io qua faccio la guardia alla polvere spaziale. »
Peggi sorrise a quell'affermazione, Quina si perdeva in simili commenti solo quando tutto andava bene ed era soddisfatta. Non aveva mai ben capito questo lato di lei, ma più la turian era soddisfatta più mascherava la cosa con frasi d'insoddisfazione. 
« Invece, riguardo alla missione di tu sai chi? » Per prudenza era meglio non nominare Isabella, l'intervento del phantom era stato illegale. Non richiesto dal Consiglio, ma voluto solo dal suo ammiraglio.
« Non ho idea di cosa abbiano trovato tra le informazioni che ha riportato indietro. Però ho sentito menzionare spesso il nome Thatora. » 
« Non credo sia qualcosa che si mangia. » 
« Trattieni i tuoi cinque stomaci, perché si tratta di una famiglia asari estremamente influente su Thessia. »
« La cosa non mi piace per niente. Ah, i krogan non hanno cinque stomaci. »
« Vuol dire che qualcuno stava o forse sta facendo accordi sottobanco con gli yagh, tra noi c'è qualcuno che vuole la vittoria yagh. Traditori. » disse sputando al suolo. 
Peggi ridacchiò « Mi piace! » annunciò.
« Cosa? » 
« Il mio sangue guerriero ribolle, si facciano sotto, passerò con gioia sulle carcasse dei nemici. Saremo noi krogan a vincere, i loro teschi saranno le nostre coppe per brindare alla vittoria. » disse esultante, ma calmandosi subito « Questo è quello che vorrei urlare ai miei guerrieri, ma per adesso sarò meglio che tengo per me certe idee. Serve prudenza. » 
« Quindi, che pensi di fare? »
« Ammazzare con prudenza e gioia ogni nemico che assalterà questa colonia. » spiegò con un sorriso mettendo enormi denti. Davano l'idea di poter rompere una pietra.
« Se non c'è altro, chiudo. »
« A presto. » rispose chiudendo la comunicazione. 
Il giorno dopo, molto prima di quanto Peggi si aspettasse successe qualcosa ma non per opera del nemico. 
Quest'ultimo si era fatto avanti, ma rimanendo a una distanza di sicurezza. 
Un suo guerriero, impaziente di dar prova di se, era uscito in quello spazio di terreno che era terra di nessuno. A gran voce stava urlando il proprio nome 
« Io sono Cindok del clan Panki, sfido qualsiasi Yagh ne abbia il coraggio a duello.» e ringhiò ferocemente in direzione delle linee nemiche. I suoi commilitoni gli fecero ecco dal perimetro delle colonie. 
Peggi era furioso per quel comportamento che contravveniva ai suoi ordini, ma anche invidiosa. Avrebbe voluto trovarsi lei al posto di quel krogan.
Adesso però non poteva fare più niente, non poteva richiamare quel guerriero senza rischiare di macchiare l'onore di entrambi. Tutto dipendeva da come avrebbe reagito il nemico. 

 
***** 

Suho fissava, dalle file Yagh, il nemico che li sfidava. 
La dottrina affermava che gli unici duelli ammessi erano quelli nelle cerimonie per saliere di rango sociale, per avere il permesso di accoppiarsi sempre con un numero maggiore di femmina. A dimostrazione di possedere un patrimonio genetico che avrebbe permesso la nascita di una generazione yagh migliore della precedente. 
Contribuire a migliorare il popolo yagh, non vi era gloria più grande. 
Quando si era saputo di razze che vivevano fuori dalla dottrina, subito si era capito quale enorme fortuna fosse per tutti i maschi. Specialmente per le classe basse. 
Affrontandole, schiavizzandole non sarebbero mancate le occasioni di dare prova di se.  
Tutto un giorno sarebbe appartenuto agli yagh, per il semplice fatto che essi erano superiori a tutti. 
Non sarebbe stato facile ne breve, ma per tutto il popolo di Parnack quello erano un risultato scontato. 
L'unica questione da risolvere era come interfacciarsi con le altre razze: sterminarle o tenere in vita un numero ridotto e controllato di esse? 
I più grandi esperti di dottrina, i Crojos, non si erano ancora espressi al riguardo. 
« Uccidetelo. » ordinò, duellare con un essere inferiore non avrebbe contribuito a nessuno. 

 
*****

Non vi fu nessun annuncio, semplicemente spararono in massa e Cindok morì ancor prima che il suo cadavere toccasse il suolo. 
Per un istante regnò il silenzio assoluto, i krogan si erano ammutoliti. 
Vi erano usanze di guerra che andavano rispettate, tutte le razze avevano trovato usanze comuni riguardante la guerra. 
La sacralità del duello era conosciuta da tutte, ogni razza aveva nobili racconti di duelli dei propri grandi guerrieri. 
Quasi fosse uno scherzo, proprio nella guerra era dove ogni popolo aveva più in comune con gli altri. 
Perché ovunque si fosse, la guerra non cambiava mai. 

L'urlo che fuoruscì dalle gola di quel centinaio di krogan di guardia sembrò annichilire ogni altro suono. 
Le porte si aprirono, cento guerrieri in preda alla frenesia corsero contro il nemico. 
Peggi era fra loro, in prima fila come si conveniva a un capo guerriero del suo calibro. Era un signore della guerra. 
Sapeva che a logica era tutto sbagliato, ma la ragione andava seguita fino a un certo punto. Oltre bisognava imparare a seguire il corso della guerra, sprecare la rabbia dei suoi guerrieri sarebbe stato un errore.  
Inoltre lei stessa non era sicura che sarebbe riuscita a trattenersi, figurarsi a farlo con altri novantanove krogan.
Aveva con se solo un centinaio di soldati, quelli di guardia all'entrata, sarebbero serviti rinforzi e urlando chiamò il salarian « Dutant! » Sperò che fosse veramente astuto come sembrava. 
Il terreno tremò e l'aria si riempì delle urla di guerra Krogan. 
Compatti e decisi avanzavano.  
Peggi trovò che tutto ciò fosse bellissimo. Per un guerriero, quell'istante valeva tutta la sua vita. 

I primi colpi esplosero tra i due schieramenti, i krogan continuarono a correre desiderosi di ben altro. Trovando il tanto desiderato corpo a corpo. 
Fu uno scontro tra pesi massimi, altrettanto grossi e pesanti gli Yagh erano gli unici a poter affrontare i Krogan alla pari in uno scontro fisico.
Più agili i primi e con una capacità visiva enorme, i secondi erano appena più corazzati ma il vero vantaggio per loro era altro.
La biologia aveva dato ai krogan ogni tipo di vantaggio in guerra: enorme riserve di energie immagazzinate nella gobba, un fattore di guarigione capace di guarirli in brevissimo tempo, organi coppia che entravano in azione se quello principale era ferito, infine un sistema nervoso ridondante che dava a questa razza una resistenza al dolore superiore a chiunque. 

La formazione in linea degli yagh non poté resistere a quella massa compatta. Peggi, stupendo anche se stessa, trovò la lucidità di comandare. 
« Mantenete la pozione! Restate Uniti!» Si rendeva conto che penetrare in profondità sarebbe stato pericoloso. Già adesso la loro situazione era critica. 
I suoi ufficiali risposero, chiamando il nome del proprio clan per radunare i loro guerrieri. 
Stavano vincendo, ma non si faceva illusioni. 
Gli Yagh presenti non erano abbastanza per trattenerli, il resto dei nemici erano Vorcha.  
« Immondizia. » commentò acida lei. Feroci ma disorganizzati, male armati ma con zanne, artigli e un fattore guarigione perfino superiore a quello dei krogan. 
Invasero il campo di battaglia, erano superiori di numero ma non bastava. I krogan e non cedevano un singolo pezzo di terreno. Per loro era solo divertimento. 
Peggi ne eliminò tre con un semplice colpo del suo martello. Aveva mirato al primo, gli altri si erano solo trovati sulla traiettoria della sua arma. 
L'aria fu invasa da un suono martellante, lei l'aveva udito svariate volte e sempre con sfumature differenti nei diversi secoli che aveva passato combattendo. 
Il rumore di un esercito in avvicinamento. 
Quando il nemico fu in vista, una forza di almeno un migliaio di elementi, ordinò : « Guerrieri! Indietro! » 

***** 

Suho si sentiva soddisfatto, sarebbe stato un maschio di basso rango come lui a conquistare quella città. La sua promozione sociale era praticamente certa, il suo valore come elemento nella società yagh sarebbe aumentato facendolo passare da accoppiarsi con solo una femmina ad almeno tre.
I difensori avevano commesso un errore abbandonando le difese, i rinforzi arrivati gli avrebbero inseguiti e attaccati proprio mentre scappavano per ritornare alla colonia. 
Una volta fatto sarebbero penetrati facilmente da quel punto e conquistato la città. Per questo si unì ai rinforzi. 

 
*****
 
I krogan erano in linea, spalla a spalla con i propri compagni e armi in mano. Sbuffavano eccitati.
Non erano scappati, ma a metà strada si erano fermati compattando la formazioni e volgendosi verso il nemico. Lentamente arretravano camminando all'indietro. 
Peggi era in prima linea, la testa era abbassata e faceva rimbalzare il martello da guerra nel palmo di una mano reggendolo solo con l'altra. Cercava di concentrarsi, ricordando cosa presto avrebbe dovuto fare. 
Sentire il metallo dell'arma la faceva sentire bene, era un simbolo che solo i capi tribù e i signori della guerra potevano portare. 
Non vi era nessuna proibizione che anche guerrieri normali la usassero, ma in uno scontro ogni guerriero avrebbe cercato come prima cosa di uccidere qualsiasi krogan con quell'arma per l'onore di abbatterlo. 
Averla significava attirare su di se ogni nemico, era un richiamo. Così gli stolti che la portavano solo per gloria finivano morti da quegli incapaci che erano, chi sopravviveva avrebbe potuto guadagnare quei titoli. 
Così era stato per lei, in un giorno di trecentocinquanta anni fa era scesa per la prima volta in battaglia con un martello da guerra. 
Sopravvivendo e vincendo si era guadagnata quel titolo, divenendo la guida del proprio clan. 
Alzò il capo, gli yagh stavano arrivando. 
Il loro intento era palese, sfondare la formazione krogan e penetrare in città. Sperò che Dutant si fosse attenuto alla sua idea, in caso contrario sarebbero morti per certo. 
Si guardò alle spalle, cinquanta metri, potevano farcela. 
« Fuga! » gridò con quanto fiato aveva in corpo. 
Gli Yagh già a passo veloce presero correre incitati da quella vista, desiderosi di non dare al nemico l'occasione di riorganizzarsi.

Cadaveri ricoprivano lo spazio appena all'interno del perimetro, martelli e altre armi krogan giacevano abbandonati al suolo. 
I guerrieri che le avevano impugnate erano a terra. 
« Vittoria! » gridò Peggi e le voci di chi era sopravvissuto si unì alla sua. 
Era stata dura in maniera enorme. Alla fine la battaglia era diventata un massacro a senso unico, ma portarlo al termine aveva distrutto fisicamente i krogan. 
« Un piano astuto. » commentò affianco a lei Dutant. Il salarian osservò meditabondo la scena che gli si presentava. 
Il nemico era penetrato, ma ad aspettarlo aveva trovato tutti i krogan del V reggimento. Un piano rischioso che lasciava indebolite di molto i restanti punti di difesa. 
Ma aveva funzionato, gli Yagh si erano ritrovati accerchiati da una forza doppia rispetto alla loro. Avevano combattuto strenuamente senza nessuna esitazione, accenno di reso o panico. 
« Non sembrava una strategia krogan. » 
Cogliendo la domanda in quella frase Peggi gli disse « Il nostro ammiraglio ci tiene che i suoi ufficiali partecipino a scambi di storia militare interculturali, praticamente ci raccontiamo le vicende dei grandi generali dei nostri popoli. Un giorno l'ammiraglio ci ha parlato di un umano chiamato Abale o roba simile che sconfisse un popolo chiamato Ronami in grandi battaglie, in un posto chiamato Italia. Amava provocare il nemico, ho pensato di fare la stessa cosa. »
Il salarian annuì e osservando i krogan fu incuriosito da quello che stavano facendo, espresse il suo interesse. 
Peggi si limitò a dire « Niente di particolare, è quello che facciamo con nemici indegni: gli stacchiamo la testa, ci defechiamo dentro e la mandiamo al suo popolo per sapere che lo disprezziamo. »
« Capisco, ognuno ha le sue usanze...immagino. » borbottò il salarian, la cui espressione si fece seria « Credi che riusciremo a difendere la colonia? » 
« Non lo so, questa vittoria ci farà guadagnare tempo ma il nemico ci è nettamente superiore in forze. »
« Quindi noi cosa dovremmo fare? » 
« Avere tanta fiducia nell'ammiraglio e guadagnarci la gloria uccidendo i nemici. »
« Se non funziona...possiamo sempre far saltare in aria l'intera città. » annunciò il salarian con un sorrisino che gli fece guadagnare un 'occhiataccia da Peggi. 
Alla fine lei si decise a chiederlo « Perché un ex agente SOS vive in una colonia nei Sistemi Terminus? »
Lui sembrò sobbalzare a quella domanda « Non mi aspettavo che la mia provenienza fosse così evidente, niente di particolare. I miei superiori dicevano che soffrivo di stress post missione, questo solo perché sono un maniaco delle esplosioni e mi piace ricercare nuovi esplosivi. Ridicolo! Far esplodere qualcosa ogni tanto, è tutta salute. » disse allegro. 
« Già. » rispose Peggi, non sapendo cos'altro dire. 
Mancavano sei giorni all'entrata in vigore dell'accordo. 

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Capitolo 6
*** VI reggimento: Fredi Pearre ***


Areno fissava dubbioso, seduto su una roccia, il paesaggio davanti a se. 
I suoi quattro occhi indugiavano sull'orizzonte di Khar'shan, il mondo natale dei batarian a cui quelli della sua specie avevano potuto far ritorno da poco più di due anni. 
Lui, come tutti quelli della sua generazione, era nato senza mai averlo visto di persona e non aveva mai compreso il desiderio degli anziani di tornarci. 
Sopratutto quello di suo padre e leader della Nuova Egemonia Batarian, che aveva rifondato la propria società su quella che era stata una loro colonia in un altro sistema stellare. 
Erano tornati e le difficoltà da affrontare talmente enormi da fargli spesso venire dubbi sul buon esito di questo ritorno in patria. 
Il problema maggiore erano i sopravvissuti o nativi, i discenti dei batarian scampati allo sterminio dei razziatori. 
Nell'arco di una generazione ogni tecnologia era stata dimenticata, la scienza sconosciuta, la società era divisa in tribù in guerra fra loro, la teologia la forma di governo più diffusa. 
L'arrivo dei batarian in esilio su astronavi era stato vista come il segno di una prossima apocalisse, erano considerati come demoni e malvagi. 
I tentativi di un integrazione erano quantomai scarsi, anche se qualche successo era stato ottenuto.
In tutto questo l'economia ristagnava, c'era una sorta di ottimismo nella società e tutto quello era vissuto come una grande avventura... ma lui non vedeva dove li stesse conducendo. 
Nella comunità galattica i batarian rimanevano all'ultimo posto in qualsiasi settore. 
C'era la necessità di attirare grandi capitali, ma vi era un problema a questo: Dasha Weaver. 
Suo padre aveva fatto un patto con la Signora di Noveria, la Noveria Corps ricostruiva il portale che portava a Khar'shan e in cambio otteneva tutto quello che il pianeta possedeva. 
Di fatto i batarian sarebbero diventati “schiavi” della potente multiplanetaria, sfruttando le leggi sulla schiavitù del suo stesso popolo.
Prima della guerra i batarian erano i soli a praticarla, non sentivano ragioni davanti alle richieste di quel Consiglio della Cittadella che anni prima avevano lasciato per semplice orgoglio. 
L'arrivo degli umani aveva incrinato i rapporti, i batarian si erano sentiti sfavoriti rispetto agli ultimi venuti che guarda cosa non praticavano la schiavitù. 
Il risultato fu il completo isolamento politico, quando arrivarono i razziatori quella situazione fu per loro fatale. 
“Tutto per difendere la schiavitù.” pensò amaramente. 
Nella società nata in esilio questa era diventata un ricordo, il Consiglio aveva prestato un minimo di aiuto al suo popolo ma in cambio aveva imposto la cessazione di quell'attività. 
Ma i vecchi, tra cui sui padre, avevano deciso di essere più furbi. 
La schiavitù era scomparsa, ma le leggi su di essa c'erano ancora anche se non più applicate. 
Dasha Weaver aveva puntato proprio su questo, stilando un contratto usando quelle stesse leggi da loro tanto considerate. 
Ma il suo piano era fallito, si era però presa un'ultima rivincita dichiarando in un'intervista che investire su Khar'shan era pericoloso e controproducente.
Quando a dirlo era la donna più ricca della galassia non sono pochi quelli ad ascoltarla. 
Quella frase ebbe lo stesso effetto di un embargo economico. 
Tutto a causa di quello che reputava il più grosso errore di suo padre. 
La Noveria Corps aveva cercato di commerciare anche con il suo popolo, ma quando Dasha Weaver si era presentata suo padre non l'aveva fatto. 
In pratica l'aveva chiamata solo per “sbatterle la porta in faccia.” Ricordava come il genitore si fosse vantato di aver difeso l'indipendenza economica dei batarian. 
Ma offendere Dasha Weaver non era una scelta saggia, anche se erano passati anni non aveva dimenticato. 
Quando suo padre “bussò” alla porta della Weaver la donna aveva sorriso divertita. 
Però si erano salvati grazie a un'unica persona: Olivia Williams Shepard, la figlia di colui che l'Egemonia Batarian aveva definito il più grande terrorista nella sua storia. 
Quello che per la galassia era il grande eroe, colui che aveva contribuito a salvare i pochi batarian sopravvissuti: John Shepard.
Per assurdo quel ricordo era sopravvissuto, i nativi di Khar'shan identificavano il male con “Sherd” “ Sheperd” o altri nomi simili. 
Per loro Shepard era il signore del male che aveva condotto i demoni sul loro mondo. 
Olivia si stava impegnando ad aiutare i batarian, una volta glielo aveva promesso e come sempre aveva mantenuto la parola. Aveva fornito tutto il VI reggimento I.D.G. perché aiutasse nella ricostruzione. 
Inizialmente lui era stato dubbioso perché si trattava di quello composto dagli umani, i quali non godevano ovviamente di buona reputazione presso i locali.
Olivia gli aveva fatto notare che solo con una presenta costante potevano far capire che gli “alieni”, tra questi gli umani per primi, non erano demoni. 
In questi due anni molto era stato fatto, ma sembrava non bastare mai. Il comandante del VI era un uomo energico di colore che rispondeva al nome di Fredi “mano pesante” Pearre. Neri venivano detti e doveva ammettere tra se che proprio per quel colore li preferiva a quelli dalla carnagione più chiara, nessun motivo in particolare, solo gli sembravano meno alieni.
Poi, come altre volte, provò una leggera rabbia che proprio Olivia non potesse venire su quel mondo. La notizia che la figlia del demone era tra loro avrebbe fatto scendere in guerra i locali, chiamati a una guerra santa contro di essa. 
Non era mai successo niente di simili, ma le informazioni in loro possesso suggerivano che non era uno scenario inverosimile. 
In più essendo femmina era per lei doppiamente pericoloso, nella società dei nativi le donne erano solo schiave. 
Avrebbe voluto scordare, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscito, quando assaltando una tribù estremamente violenta avevano liberato un'asari resa schiava. 
Quando i razziatori avevano attaccato su Khar'shan c'erano anche alieni. Per loro era stata ancora più dura perché messi in disparte dagli stessi batarian. 
Le asari vivono fino a mille anni, quella che avevano trovato era una sopravvissuta della lontana guerra. Aveva sentito i suoi racconti di abusi, di come fosse successo anche ad altre. 
I maschi “alieni” erano stati semplicemente uccisi, le femmine prese per essere “usate”. 
Per questo Olivia non poteva mettere piede, prima di ucciderla avrebbero cercato di umiliarla. 
Uno dei motivi per cui le donne soldato del VI reggimento venivano impiegate nella nuova città e capitale che la Nuova Egemonia aveva costruito, lasciando agli uomini il contatto e la gestione dei nativi.
Si alzò, non avrebbe concluso niente stando seduto e da qualche parte c'era sicuramente del lavoro da fare. 

Fredi guardo rancoroso il datapad sulla sua scrivania, sembrava che stesse per sgridare lo strumento per qualcosa che aveva fatto. 
Il vero problema erano le informazioni al suo interno, si passò la mano callosa sui radi capelli che ancora aveva. 
Era nato ingegnere e aveva seguita quella strada per tutta la vita, anche nell'esercito. Sapeva costruire o demolire come pochi. 
Edificare una colonia da zero non lo spaventava, il lavoro era sempre lo stesso. 
“Guarda te cosa mi va a capitare passati i cinquantanni. Ho sempre sperato di non avere incarichi simili, invece me ne ritrovo uno proprio nel mentre di un incarico perfetto per me. Dove lo trovo il tempo anche per questo? “
« Problemi? » chiese Asiria, l'espressione che gli aveva visto entrando nell'ufficio lasciava pochi dubbi. 
L'asari dalla pelle verde acqua, sarebbe potuto rientrare tra questi. Non era troppo contenta della sua permanenza, ma solo per una questione di sicurezza. Era figlia di un capo di stato, amica del suo ammiraglio, fidanzata con Areno Balak figlio del capo di stato batarian. 
Se le fosse successo qualcosa c'era abbastanza da perdere i gradi. Sul piano personale era simpatica, estroversa, piena di risorse, ottimo soldato e potente biotica. 
Aveva avuto anche un'idea originale, promuovendo la costruzione di uno spazio espositivo costruendo una tensostruttura fuori dalla città. 
In quel posto di poteva mangiare, bere e divertirsi a volontà e soprattutto era un luogo di libero scambio. La curiosità era davvero qualcosa di terribile, a cui nessuno poteva sottrarsi.
I primi nativi che arrivarono ebbero modo di vedere cose per loro straordinarie.  
Il piano era semplice, farli abituare alle novità degli ultimi arrivati.
Mentre si mangiava e beveva nessuno aveva voglia di criticare o litigare, tutti osservavano mentre sugli schermi posti attorno veniva ripetuta la storia dei batarian dell'ultimo secolo. 
Per riunirli in un sol popolo dovevano prima di tutto ricostruire la propria storia comune. 
« Pare che sarò costretto a giocare al poliziotto. Un batarian, non sappiamo altro, è riuscito a introdursi nella base del I reggimento I.D.G. » 
« Come ha fatto ad entrare? » chiese lei.
Lui scosse la testa « Non lo so, forse le sentinelle si erano addormentate visto che parliamo del I »
Lei fece una smorfia « Non li sottovaluti troppo. » 
« Ah, lasciamo perdere. Comunque sia, visto che altrove non hanno ottenuto nulla hanno pensato di cercare nel posto con la più alta percentuale di batarian nell'universo: Khar'shan. »
« Se vuole un aiuto? »
« Nah, grazie. Mio il compito, mio il dovere. » 
« Come vuole,ero solo venuta a dirle che le trattative con i clan delle colline alte sono andate bene. »
« Eccellente, i batarian dovrebbero dedicarle una piazza o almeno darle una medaglia per quello che sta facendo per loro. » 
« Non c'è altro, se le servo sa dove trovarmi. » disse lei uscendo subito dopo. 
Fredi tornò a fissare il datapad “E adesso ?”

In due giorni non era saltata fuori nessuna notizia, aveva mandato soldati a controllare luoghi chiave come l'unico spazioporto sull'intero pianeta. Se davvero quel batarian era partito da Khar'shan, quello era un punto obbligatorio attraverso cui passare. 
« Signore, qui sergente David al settore nove, segnalo attacco di nativi al perimetro. » 
Prese la trasmittente in mano « Ricevuto sergente, arrivo. » 
La sicurezza della città era garantita da un campo di forza che la circondava, i nativi più ostili ogni tanto attaccavano tra le risate dei difensori. 
La freccia toccò la barriera e cadde al suolo senza far altri danni. Fredi osservava calmo, chiedendosi quando le avrebbero finite e di quale tribù si trattasse.
Erano in buoni rapporti con tutte quelle prossime all'insediamento, potevano trattarsi anche di predoni girovaghi. In quel caso avrebbe dovuto intervenire lo stesso per evitare che mettessero in pericolo la vita di altri batarian. 
« Per me caricano. » mormorò un soldato, alle sue spalle, rivolto ad un commilitone.
« Non lo faranno. » 
« Vedrai. » 
« No. »
« Si. »
« Silenzio! » ordinò il comandante, zittendoli. 
Davanti a loro i batarian erano saliti sulle loro cavalcature, a Fredi ricordavano dei maiali tanto erano grassocci ma erano grandi come cavalli e con sei zampe. 
Lanciando il loro grido di guerra i batarian caricarono.
Fredi, per dare il buon esempio, cercò di rimanere composto mentre gli scappava da ridere. I primi tempi aveva visto quella scena un sacco di volte. 
Un suono ben più familiare infranse l'aria, percorsa da un fascio di luce verde respinto dalla barriera. 
I soldati imbracciarono le armi, adesso nessuno rideva più. Quello era stato un colpo di un'arma energetica, una pistola probabilmente. 
« Tutti fermi e non sparate! » ordinò Fredi, all'interno della barriera erano al sicuro. Adesso la sua incombenza maggiore era capire la provenienza di quell'arma. 
Poteva essere un residuato dei tempi della guerra? Dove l'avevano trovata, potevano essercene altre? L'avevano comprata o rubata? 
Da quelle domande potevano dipendere molte cose. Se fosse stata trovata in qualche vecchio deposito era sua compito scoprire dove fosse e sequestrarlo. 
Se l'avevano ottenuta attraverso qualche scambio, poteva indicare che qualcuno stava contrabbandando armi ai nativi e questo sarebbe stato un grosso problema. 
Per sua fortuna chi sapeva rispondere a queste domande stava galoppando proprio verso di lui. 
La coraggiosa carica si concluse con una scena dei migliori film comici. 
Si scontrarono grossolanamente contro la barriera.
A terra, doloranti ma vivi i batarian vennero circondanti senza problemi. 
Fredi sequestrò subito l'arma caduta di mano al suo proprietario. Solo allora si accorse che era giovane, anzi erano tutti giovani.
« Sei tu il capo? » chiese al ex possessore dell'arma, questa era proprio una pistola. Doveva avere non più di sedici anni, come gli altri. Presso i nativi a quell'età si era già adulti.
Lui si rimise orgogliosamente in piedi, ringhiandogli nel modo tipico del suo popolo e disse « Sappi demone del cielo che io sono Droko, figlio di...»
« Si, si quello che vuoi...ragazzo, quest'arma, dove l'hai presa? » 
« Non ti dirò niente demone, se hai onore … » ma non fini la frase che la manata che ricevette sulla guancia sinistra lo mandò rovinosamente a terra. 
Fredi era soprannominato “mano pesante”, per la forza che metteva in quei colpi. Anche solo a ricevere un'amichevole manata sulla schiena si rischiava di sputare un polmone, questo era almeno quello che dicevano i soldati e gli altri comandanti. 
Droko si rialzò, dolorante e con il segno della mano ben stampata in viso. L'aveva data senza togliersi il guanto dell'armatura, cosa che aveva reso l'esperienza ancora più dolorosa per il giovane batarian. 
« Ragazzo, dimmi dell'arma? »
« Io non temo...»
Manata.
« Tu grandissimo...»
Manata.
« L'abbiamo ricevuta dagli amici del cielo. »
« Chi? »
« Sono arrivati con un carro di luce volante come i vostri. »
“Una navetta. “pensò il comandante.
« Ci hanno raccontata la verità! »
« Che sarebbe? »
« Loro combattono la tirannia degli esseri che vivono in una grande città situata fra le stelle, vogliono costringere chiunque a ubbidire alle loro leggi. Ci hanno raccontato che un tempo anche noi batarian gli ubbidivamo, poi abbiamo avuto la forza di combatterli e liberarci di loro. A quel punto, questi esseri hanno inviato il grande demone Sherp che ha chiamato i suoi servi per distruggerci. »
« Molto affascinante, per l'arma cosa avete dovuto dare? » La storiella era stata interessante, qualche contrabbandiere aveva l'animo da attore. Solo si chiedeva cosa avesse preso in cambio, i crediti non erano una valuta molto presente in un economia che si basava sul baratto. 
« È stata un dono, la sola cosa che hanno chiesto era se vi erano guerrieri coraggiosi disposti ad abbandonare questo mondo per combattere il male. »
Questo non gli piacque per niente, un contrabbandiere era solo un piccolo problema. Ma se quelle armi non erano state pagate, le motivazioni di questi misteriosi visitatori erano altre.
« “Abbandonare questo mondo”... spiegati meglio. »
« I coraggiosi possono offrirsi volontari per salire sul loro carro e combattere con loro il male. »
“ Qualcuno sta reclutando i nativi, è la cosa può essere un enorme problema.”
« Questi “amici del cielo”, gli hai mai visti? Quante volte sono venuti? » 
« Non gli ho mai visti, ho sentito storie su di loro e ho ricevuto questa pistola da un batarian che si professava un loro portavoce. Attaccandovi volevamo dimostrare il nostro coraggio, dando prova di essere degni di seguirli. »
Dorok e compagni furono rimessi in sella carichi di provviste e lasciati andare , dopo un ultimo discorsetto di Fredi « Ragazzo, se al tuo gruppo servono cibo o altro qui troverete sempre quello che vi serve. Se però darete problemi...» - manata - « Ci siamo intesi? » chiese guardandolo dall'alto dopo averlo gettato a terra.
« Si. » rispose

Nell'ufficio del comandante del VI reggimento vi erano tre persone, compreso lui stesso. Le altre due erano Areno e Asiria che aveva convocato per aggiornali su quanto scoperto. 
Il figlio di Balak fece conoscere il proprio disappunto con un grugnito iniziale « Dannazione, questo problema è enorme. Stanno ingannando il mio popolo. »
« Vero. » commentò Fredi.
Asiria annuì « Hanno ideato una versione della storia più facile da accettare per i nativi, costruita seguendo quello in cui già credevano. I batarian una volta erano parte del Consiglio, ma i rapporti sono in seguito degenerati e ne sono usciti ma sempre di loro volontà. Questi “amici del cielo” gli stanno convincendo che il Consiglio abbia cercato di sottometterli con la forza, però a preoccuparmi è questo reclutamento che stanno facendo. »
« Shepard. » dichiarò Areno.
Asiria annuì « Non è escluso che vogliano colpire Olivia, se li adescano con la promessa di combattere il male. Non mi stupirei di eventuali attacchi terroristici. »
« Merda! » - esclamò Fredì sorpreso « A questo non avevo pensato. Devo avvertirlo l'ammiraglio, lei o chiunque lavori per il Consiglio potrebbe essere un bersaglio. »
« Non parlavo di Olivia, anche se va avvertita. » dichiarò Areno, gli altri due lo guardarono senza capire. 
« Il vecchio Shepard...il comandante Shepard, se vogliono combattere il male John Shepard è per loro la figura centrale da colpire. Lui è l'emissario demoniaco del Consiglio che ha distrutto Khar'shan. »
Lo fissarono ammutoliti.
« Shepard è vecchio, in pensione ma non esiste in tutta la galassia un solo assassino o mercenario che accerterebbe di farlo fuori... ma per questi batarian lui è il male. Se vogliono combattere il male, lui è la figura da colpire. »
Quella possibilità scioccò Freddi « Forse stiamo lavorando troppo di fantasia. John Shepard non ha più un ruolo ufficiale da anni, la sua morte non cambierebbe niente. » 
« Ma provocherebbe uno scandalo che qualcuno potrebbe essere pronto a sfruttare, questo se il loro intento fosse solo ucciderlo ma anche il rapimento è un ipotesi da non scartare. John Shepard, ex-s.p.e.t.t.r.o. del Consiglio, conosce molti segreti che nessuno dei nostri governanti vorrebbe veder sui giornali. » spiegò Asiria.
« Credete che il misterioso batarian morto su Bekenstein fosse tra quelli reclutati da questi “amici delle stelle”? » domandò Areno. 
Fredi scosse la testa « Difficile dirlo, se è un batarian qualsiasi reclutato a caso da un insediamento di nativi potremmo non scoprire mai niente. Al momento, nessuna delle ricerche effettuate ha dato risultati. »
« In ogni caso dobbiamo impedire che questo reclutamento venga portato avanti. » dichiarò Asiria.
« Come? » - chiese sconsolato Fredi - « Non ho le risorse per pattugliare l'orbita di un intero pianeta, le mie navi sono assolutamente insufficienti contando anche le navette. In più, non posso nemmeno richiedere dei rinforzi con quanto sta accadendo si Erinle con il Dominio Yagh. Mancano quattro giorni all'entrata in vigore del cessate il fuoco e sono tutti quanto mai tesi, credono che gli Yagh faranno qualche mossa all'ultimo istante. È già tanto che non mi sia stato chiesto di mandare le navi al mio comando. » ma riprendendosi subito aggiunse « Anche così ci dobbiamo provare, darò gli ordini necessari e avvertirò l'ammiraglio aggiungendo che la minaccia potrebbe essere estesa a tutta la sua famiglia. Possiamo solo fare del nostro meglio con le risorse che abbiamo. » disse sorridente. 

Areno annuì e usci senza aggiungere altro, Asiria lo seguì dopo aver salutato il comandante che si era subito messo in azione per attuare quanto detto. 
« Areno, come stai? » Chiese gentilmente lei prendendogli una mano con la propria. 
« Male, preoccupato... i vecchi capi sono sempre più vecchi, tra i nuovi non vedo nessuno capace di tenere il mio popolo unito, la Weaver ci è ostile, non abbiamo nessun vero alleato anche se siamo ritornati nel nostro mondo. Hai idea del disastro che sarebbe per il mio popolo se il vecchio Shepard fosse ucciso da un batarian? Sarebbe una spaccatura impossibile da risanare, la maggior parte degli aiuti ricevuti dal Consiglio sono merito delle pressioni fatte da Olivia. Se accadesse qualcosa “al vecchio”, perfino lei ci potrebbe voltare le spalle. »
« Ehi...io non conto proprio niente? » borbottò scocciata l'asari.
« Conti per me, sei la mia femmina. » rispose, mettendola in imbarazzo. Si era aspettata una risposta meno sincera, ma si riprese subito e facendogli l'occhiolino disse « In ogni caso non ci hanno ancora fregati, un'astuta asari e uno scontroso batarian potrebbero salvare la situazione. »
« Hai qualche idea? » 
Lei gli sorrise e tutto quello che gli disse « Se-gre-to, ma posso dirti che essere figlia dell'ultimo prothean vivo e venerato come dio dagli hanar ha anche dei vantaggi. » 
Areno sospirò pesantemente, poteva solo fidarsi e sperare che non fosse già troppo tardi.

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Capitolo 7
*** Il Carcere Tartarus ***


Un cubo perfetto si ergeva al centro della base militare dell'esercito di Iniziativa di Difesa Galattica.
Fort Hanshan era situata sottoterra, nell'ampio spazio dove una volte sorgeva la vecchia capitale di Noveria. Funzione ormai sostituita da Caninea. 
Le sue facciate in metallo erano prive di qualsiasi apertura, per entravi l'unico modo era dalla porta principale e unico ingresso. 
Sopra di essa una targa dava finalmente un nome all'anonimo edificio: Carcere di massima sicurezza Tartarus. Al suo interno centocinquantatré detenuti e una cinquantina di guardie. 
Decidere il nome era stata tra le cose più difficili che Arturus si ritrovò a fare, alla fine l'unico modo fu ricorrere a una scelta per sorteggio. Come futuro direttore sembrava che certe incombenze ricadessero su di lui, riuniti tutti i suoi futuri collaboratori e messi i nomi in un casco estrasse il biglietto vincitore davanti a tutti. 
Altri nomi proposti erano stati: Black Gate, Lostcell, No Escape, Golgota, Ade ma uno in particolare  aveva attirato la sua attenzione e prima di iniziare chiese « Angust? Sembra più un nome di persona. »
« È una mia idea, è il nome di mio fratello. » disse un altro turian alzandosi.
« Vuoi dare al carcere il nome di tuo fratello? » 
« Si, perché è uno stronzo figlio di puttana. » 
Arturus lo fissò un secondo in silenzio, chiedendosi se fargli notare o no l'insulto che così rivolgeva alla propria madre e a se stesso. Non disse niente, ma quello che pensò fra se fu “Cominciamo bene.”
Un campo di forza a cupola e una recinzione di metallo tenevano lontani chiunque non fosse autorizzato dal perimetro più esterno. 
Quelli imprigionati al suo interno non erano però criminali normali, tutti i suoi detenuti erano scienziati colpevoli di aver compiuto ricerche sull'eezo 19. 
Era una questione di prospettiva quella che faceva si che questi individui fossero considerati più pericolosi del peggior criminale. 
Un assassino avrebbe ucciso qualche individuo e tutto sarebbe andato avanti. 
Questi scienziati con le loro ricerche potevano potenzialmente rompere gli equilibri di potere che mantenevano la pace, se una delle sei potenze del Consiglio avesse pensato di poter vincere una guerra c'era davvero la possibilità che essa scoppiasse. 
A quel punto il numero di morti avrebbe fatto impallidire qualsiasi assassino. 
Per tale ragione il Consiglio della Cittadina aveva bandito ogni ricerca su questo raro e ancora poco conosciuto isotopo dell'eezo, autorizzando Olivia W. Shepard ad arrestare quegli scienziati che compivano tali ricerche supportati in segreto proprio da quei governi che ufficialmente le vietavano. 
Era in corso una segreta corsa per dotarsi di un armamento al 19, ma almeno per adesso tale minaccia pareva essere stata disinnescata. 
Aiutati in questo da quello che poteva sembrare il più strano degli alleati: la Noveria Corps, la più grande industria di armi della galassia. 
Attualmente le migliori menti di questo gigante economico erano impiegate anch'esse in uno stratagemma per bloccare questa corsa al 19. 
La soluzione era semplice: ideare fin da subito contromisure per annullare ogni vantaggio militare del 19. Chi avrebbe investito milioni in un armamento di ultima generazione che poteva essere reso inutile?
Proprio per questo la questo la multiplanetaria era la sola autorizzata a tali ricerche. 
Tale decisione non era certo dettata per senso di responsabilità o altro. 
Dasha Weaver, la signora di Noveria, presidente della Noveria Corps aveva motivi personali per tale decisione. 
La donna di cui era innamorata, Isabella Noveria, i tre cloni di lei e sue figlie adottive, Alexya, Trish e Diana erano i primi e unici biotici ad eezo 19. 
Il 19 era letale, ancora non si sapeva bene quale segreto permetteva ai loro corpi di resistere all'affetto delle radiazioni. 
L'unica scoperta in tal senso era che il loro DNA veniva riparato più velocemente di quanto le radiazioni lo danneggiassero. 
Allo stato attuale, usare armamento al 19 significava avvelenare i propri soldati.
Per questo loro risultavano così importanti, materiale di studio di prima scelta per quegli scienziati. 
Comprensibili che Dasha Weaver volesse quegli individui morti. 
Per questo il carcere era stato costruito su Noveria, un pianeta già in precedenza al di fuori dello spazio di ciascun governo ma allo stesso tempo sotto l'influenza del Consiglio della Cittadella per le importanti ricerche che vi si erano sempre compiute. 
In caso di qualche disastro il Consiglio avrebbe negato ogni cosa, sostenendo che il pianeta era al di fuori dello spazio sotto il loro controllo. 
Così era stato prima della Weaver, lo era dopo e anche adesso che ospitava la base centrale dell'esercito comunitario con il carcere e il Consiglio della Cittadella possedeva il dieci percento della multiplanetaria. 
Dettaglio che permetteva al Consiglio una certa indipendenza economica dai propri governi che rappresentava. 
Su Noveria le leggi del Consiglio continuavano a non aver valore, perché un posto dove poter condurre ogni tipo di ricerca senza dovessi preoccupare dell'opinione pubblica faceva comodo a tutti.  

Nella sala di controllo del carcere e nel resto della struttura regnava la solita tranquillità. Gli scienziati erano dei prigionieri molto più tranquilli dei soliti criminali.  
Non erano persone violente e non scatenavano nemmeno rivolte. 
Il massimo della ribellione consisteva nell'inviare lettere di protesta per il trattamento subito. 
Solitamente il mal contento era dovuto alla loro convinzione di essere troppo importanti per quel trattamento. 
Chiusi in celle di due metri per quattro e mezzo, dove passano ventitré ore al giorno, ricevendo i loro pasti attraverso piccole aperture nelle porte, senza luce naturale. 
Nelle loro celle era presente un bagno, un televisore e potevano aver da leggere ma solo su vecchi supporti cartacei. Non si voleva rischiare di dar loro qualcosa che potesse fungere da computer. 
Proprio per prevenire una fuga, dovuta alla manomissione di qualche sofisticato allarme, le loro porte erano bloccate anche da una rudimentale sbarra in metallo che necessitava di due persone adulte per essere sollevata. Non solo per il peso, ma per una forma pensata per essere impossibile da afferrare saldamente per un singolo individuo. 
Potevano anche essere dei geni capaci di sbloccare con strumenti di fortuna gli allarmi, ma davanti a quel rozzo trucco tutta la loro intelligenza non serviva a niente. 
Dopotutto erano stati abituati a essere trattati in un certo modo, perfino quando venivano arrestati. 
Quando accadeva un misterioso inviato di qualche governo si presentava allo scienziato con la proposta di continuare le sue ricerche, solo che lo avrebbe fatto per conto di qualcun altro. 
Solo che questa volta non era andata come al solito. 
Olivia non poteva essere corrotta, i Consiglieri erano fermamente convinti della loro decisione.
Fino alla morte, nessuno sarebbe uscito da quel carcere. 
Quel pensiero fece sorridere Arturus “Anche scappassero fuori gli attendono chilometri di neve in qualsiasi direzione a meno cinquanta gradi, bufere e le guardie delle Weaver. Scappate pure, poi paghereste per tornare qui.” 
Seduto in posizione centrale, dato il suo ruolo di direttore del carcere, guardava i vari schermi che inquadravano di nascosto i prigionieri tramite telecamere. 
Un essere umano attirava l'attenzione del turian: tratti nella media, bianco, un inizio di calvizie, cinquantasei anni di età, rispondeva al nome di Ames Hessel.
Quando l'avevano arrestato in un laboratorio clandestino in Australia, aprendo una porta avevano trovato un bambino umano di dieci anni che sarebbe diventato il suo figlio adottivo: Dante, il primo potenziale portatore maschio dell'isotopo 19.   
Hesel aveva tenuto Dante rinchiuso in una cella dalla nascita, il motivo l'aveva spiegato lo stesso scienziato.
« Se non sanno che c'è un posto dove andare, nessuno ha un motivo per ribellarsi e fuggire. » 
Infatti Dante non si era mai ribellato, nessun tentativo di fuga. La sua stanza o cella era il suo mondo, ed era contento. Ogni tanto entrava qualcuno, gli prelevava un campione di sangue e usciva senza una parola. Senza nessun tipo di affetto la vita del bambino andava avanti. 
L'idea era che senza stimoli il suo comportamento sarebbe stato più facile da controllare. 
Tuttavia ancora non si sapeva come e quando avesse trovato Dante, su quello lo scienziato taceva sapendo che erano quelle informazione a dargli valore. 
Il solito senso di disagio invase il turian, quell'individuo e suo figlio distavano tra loro poco più di un chilometro. Era strano sapere che quel criminale fosse tenuto così vicino a Dante, dettaglio che  Arturus e Olivia preferirono non dire mai al bambino. 
Voleva che si sentisse al sicuro. Il turian ogni tanto fantasticava all'idea di farlo evadere, solo per ritrovare il suo cadavere qualche ora dopo. 
Una banale e “casuale” distrazione e...il problema si sarebbe risolto. 
Scosse la testa, sapeva di non essere così bastardo. 
« Signore, sono arrivate. L'auto ha parcheggiato adesso davanti al carcere. » gli annunciò un salarian dalla pelle marrone. 
« Grazie, vado ad accoglierle. »
« Una squadra di sicurezza vi aspetta già all'ingresso. »
Lui annuì in risposta. 

Dasha Weaver e Olivia W. Shepard scesero dall'auto, per quello che era diventato un incontro settimanale che vedeva riunite le due massime cariche del pianeta. 
Procedettero fino all'ingresso, dove attesero un attimo prima che la porte blindata si aprisse.
« Ammiraglio, signora Weaver. » le salutò Arturus, gli sembrava sempre strano essere formale con la moglie ma entrambi erano dell'idea fosse meglio usarlo in situazioni di lavoro. 
Olivia lo salutò chiamandolo per nome, Dasha non si prese neanche questo disturbo. 
Come tutte le volte precedenti era terribilmente seria e torva, era evidente che essere lì e il motivo per cui vi si recava non le piacevano. 
Avrebbe voluto essere da qualsiasi altra parte, ma continuava con quelle visite. 
Le due donne procedevano in testa, Arturus e quattro guardie dietro di loro. In quei due anni aveva visto molte volte la schiena della Weaver, quella visione gli aveva fatto capire un dettaglio importante. 
Durante quegli incontri, Dasha Weaver aveva paura. Qualcosa nella sua postura, un qualche impercettibile cambiamento gli aveva suggerito quell'idea che subito seppe essere esatta. 
La signora di Noveria lasciva che fosse Olivia a porre le domande, mentre alla vista di quel carcerato sembrava piegarsi su se stessa per farsi piccola.
Le due donne entrarono nella stanza degli interrogatori, lui in quella degli “spettatori”. Da dietro un vetro finto vedeva e sentiva tutto quello che veniva fatto o detto. 
Seduto dietro un tavolo di metallo, ammanettato gamba e braccia, vi era un umano di settantanni, esile nel corpo, la pelle cascante, capelli bianchi e profondi occhi grigi.
Le manette erano usate solo per regolamento, non per reale necessità. 
Olivia gli sedette davanti, Dasha passeggiava avanti e indietro tenendosi sul fondo. Sembrava un animale in gabbia. 
« Nome ? » cominciò Olivia, fatalmente seria. 
Arturus uscì, quella scena lo annoiava per quante volte l'aveva vista. Si sedete su delle sedie poste davanti alla sala interrogatori. Rimanendo pazientemente in attesa, non si aspettava problemi ma non per questo ci si poteva permettere di rischiare. 
« Nome... » mormorò a denti stretti. Perché di quel suo ospite forzato non si sapeva niente, tranne il crimine per cui si trovava lì. 
Il destino doveva essersi divertito a intrecciare in quel modo il destino di così tante persone. 
Alla morte di Hannah Shepard, Olivia aveva ricevuto dei documenti privati da lei. In essi le prove che l'Alleanza dei Sistemi supportava col proprio silenzio gruppi estremisti pro umani interessanti a sviluppare nuovi biotici, questo voleva dire eezo 19. 
Mentre chi sapeva faceva finta di niente, questi criminali sperimentavano su cavie umane le loro scoperte. 
Tra queste organizzazioni vi era stata, a suo tempo, anche Neo-Cerberus. Sgominata da John Shepard, con l'aiuto anche di suo padre. 
Sorrise all'idea che proprio i loro figli adesso si trovassero davanti a quell'avanzo del passato. 
Scienziato di punta di tale organizzazione fu il dott. Gaz Al-Asad, ufficialmente morto durante un incursione dell'Alleanza in una base dei terroristi. 
Per questo quando Olivia trovò, tra i documenti che l'ammiraglio le aveva lasciato, le prove che era vivo e detenuto in un carcere terrestre ne fu sorpresa. 
Non poteva credere che fosse vero, ma c'era un solo modo per fugare ogni dubbio ed era far incontrare il presunto detenuto con Dasha Weaver. 
Perché fu questo detenuto a rendere Dasha Weaver e Isabella tali, loro erano tra le sue cavie. Fu lui a indottrinarle e il processo sarebbe stato completo se l'Alleanza non fosse intervenuta. 
Quel fatidico incontrò riservava ben altre sorprese, perché la Weaver lo riconobbe ma non come il presunto dottor Gaz Al-Asad. 
Ignorava il nome della persona ma sapeva chi era, colui da cui il dottore prendeva ordini. Il resto si era scoperto facilmente una volta svelato l'inganno, il misterioso individuo si era sostituito al dottore sulle cui ricerche era perfettamente informato. Presentandosi come tale e centellinando le sue informazioni trovò un accordo con chi lo prese in custodia per l'Alleanza dei Sistemi. 
Avrebbero dichiarato Al-Asad morto, senza sapere che lo era veramente e di star parlando con un impostore, mettendolo sotto falso nome in qualche carcere confortevole.   
Arturus rimuginò sugli ultimi pensieri. Era troppo abituato a Dasha Weaver, era tremendamente facile dimenticare che Dasha poteva essere una personalità artificiale. 
Qualsiasi ricordo era stato cancellato dal programma nemesis, come un programma per computer. Prima disinstalli e poi reinstalli. 
Nel corso della recente guerra i danni cerebrali subiti dalla Weaver avevano comportato la completa eliminazione dell'indottrinamento, non per questo qualcosa era cambiato o ricordi si erano sbloccati. 
Quella donna agiva, pensava e vedeva se stessa come Dasha Weaver da troppo tempo perché qualcosa potesse cambiare. 
Non c'era da stupirsi se la signora di Noveria era agitata. Chiunque lo sarebbe stato a trovarsi davanti qualcuno che poteva sconvolgergli la vita. Se il vecchio si fosse deciso a parlare, rilevando chi erano i genitori di Dasha, o magari di Isabella, lei cosa avrebbe fatto? 
Magari la fuori, una delle due donne o entrambe, aveva dei parenti? Ma se anche questo incontro fatidico fosse avvenuto, chi si sarebbero trovati davanti?
Delle persone autentiche o due essere umani con delle personalità artificiali?
Non c'era da stupirsi che Dasha temesse quegli incontri, qualsiasi cosa scoprisse avrebbe potuto rovinarle la vita. 
Una volta le chiese perché non la smetteva di venire, se anche il suo vecchio aguzzino avesse parlato c'era la buona possibilità che mentisse. 
« Tapparsi le orecchie non serve, se la fuori ho nemici che ancora non conosco devo trovali quanto prima. Lo stesso se si tratta di informazioni che possono danneggiarmi. In più non posso fidarmi...già una volta ho creduto che lui fosse morto. Ho bisogno di vederlo qui con i miei occhi, devo avere la certezza che non possa nuocere o non possano farlo le informazioni che possiede. »
« In particolare a Isabella e figlie? » chiese lui sospettoso, la reazione di lei gli fece capire di aver indovinato. 
« Stai al tuo posto. » gli sibilò contro e a denti stretti la Weaver. Isabella, la miglior assassina della galassia e il biotico più forte. Se Dasha voleva avere la certezza della morte di qualcuno doveva solo chiederlo alla sua compagna. 
Eppure era l'ultima persona da usare in questo caso. Da pochi anni quel phantom psicopatico aveva cominciato a comportarsi da persona quasi normale, almeno una frazione della sua umanità era in qualche modo stata recuperata. 
Cosa sarebbe successo a farle incontrare quella persona? Nessuno lo sapeva, nemmeno la Weaver che per il momento teneva segreta la sua esistenza perfino a lei.
Isabella non avrebbe mai dovuto sapere che era vivo e incontrarlo. Per questo alla fine di ogni incontro Dasha faceva una cosa insolita, accompagnata da Olivia si recava a casa loro dove avrebbe fatto una doccia. 
Non voleva portare niente con se, neanche l'odore di quel posto addosso. 
I sensi da animale di Isabella avrebbero potuto scattare per un non nulla, per qualcosa che nessun altro essere umano avrebbe percepito. Niente di quell'individuo sarebbe dovuto arrivare al phantom.
Queste cose le sapeva in parte grazie alle spiegazioni della moglie. 
La porta si aprì e ne uscì una Dasha sconvolta. Quasi tremante si sedette accanto a lui accedendosi una sigaretta. 
« Fumi? » chiese sorpreso.
« A volte, molto poco. Una volta di più, ma Alexya mi ha sgridato dicendo che non le piacciono le persone che non sanno controllare i propri vizi. Così le poche volte sono diventate le rare volte. » 
« Lui...? »
« Silenzioso come sempre. » 
Silenzio che scese anche tra loro, mentre Dasha cercava di calmarsi. 
« La mia proposta rimane sempre valida. » esordì all'improvviso. 
Lui fece finta di non aver sentito, ma sapeva bene a cosa si riferiva. Un assegno in bianco che lei le aveva lasciato, poteva scriverci qualsiasi cifra. 
In cambio doveva fare solo una cosa, consegnarle il misterioso prigioniero. 
Preso da Divisione N, l'esercito privato di Dasha, avrebbero cercato di farlo parlare in tutti i modi. 
Non poteva darle torto se si fosse vendicata torturandolo, ma non poteva farlo e l'assegno rimaneva a prendere polvere nella cassaforte del suo ufficio. 
La porta si aprì, lui fece cenno alle guardie di avvicinarsi prendendo in custodia il carcerato. 
In quel momento il vecchio alzò la testa mostrando un sorriso maligno e dicendo divertito « Dasha cara, spero che la prossima volta porterai le mie nipotine. Sono impaziente di conoscere Alexya, Diana e Trish. »
Lo scatto di Dasha fu fulmineo e feroce, riuscì a colpire in viso l'uomo con un pugno gridando « Non sono tue! Stai lontano! Stai lontano! » 
Ci vollero Arturus e altre due guardie per bloccarla, il viso era arrossato dalla furia. L'espressione deformata dalla rabbia.  
Bloccate lei, gridò a chi tra i suoi sottoposti non era impegnato a fermarla « Portatelo via! » 
Un paio di braccia forti presero il carcerato che tranquillamente si lasciò condurre nuovamente alla propria cella. 
Intanto la Weaver pareva essersi calmata. Sembrava sfinita. 
Senza dire altro si avviò verso l'uscita, seguita da Olivia, Arturus e un altro paio di sorveglianti. 

 
***** 
 
« La base è parecchio vuota. » commentò Dasha, in auto con Olivia. Sedeva nel posto del passeggero.
« Vero, ho quai tutti gli uomini impegnati a causa degli Yahg. Tra due giorni verrà firmata la pace, decidendo come suddividersi il pianeta. » ammise la rossa. 
« Non dovrà mai farlo, non dovrà mai uscire da lì o incontrare le mie figlie. » dichiarò la mora voltandosi  verso Olivia. 
Quello che vide la turbo, Dasha Weaver aveva gli occhi lucidi. L'ultima frase sembrava più una preghiera. Si sentì strana, non aveva idea di cosa fare. 
Sentiva la mancanza della solita signoria di Noveria, quella che si divertiva a fare la stronza prepotente quando qualcosa la intralciava. 
« Non uscirà, sarebbe una minaccia per te ma potenzialmente anche per me. » rispose Olivia, pensando a Dante. 
Dasha guardo davanti a se per niente convinta « Gli interessi su quello che sa sono enormi, prima o poi ti faranno pressioni per farlo uscire. Saranno gli stessi interessi che l'hanno nascosto fino adesso. » 
Olivia annuì « Forse... o magari sai che non sono così facile da corrompere. » 
Una risatina in risposta « Già, la cosa che più mi ha creato problemi di te. » 
L'altra sorrise a quella frase a cui seguì un profondo silenzio. 
« Consegnamelo, pagherò quello che chiedi. » affermò seria Dasha.
« Sai già la mia risposta. »
Scocciata la Weaver si voltò a guardare fuori dal finestrino. 
« Hai le tue ragioni, è un bastardo ma tutti hanno dei diritti. » 
Dasha si voltò di scatto verso di lei, trasudando rabbia ad ogni parola « Fanculo i diritti dell'intera galassia. A quella roba credono solo gli idioti. » disse tornando repentinamente al proprio posto. 
Con un certo sollievo per Olivia erano arrivati davanti casa.

 
*****

Arturus si accomodò nel proprio ufficio, sentiva il bisogno di un attimo di riposo dopo quegli intensi momenti. Istintivamente gli cadde l'occhio su un quadro, dietro di esso la cassaforte. 
Al suo interno l'assegno. 
A volte sentiva il bisogno di parlarne con Olivia, ma decideva sempre di mantenere quel piccolo segreto. Sapeva bene che una parte di lui avrebbe accettato quella proposta, ma non per soldi. 
Avrebbe consegnato a Dasha il suo ex aguzzino se si fosse presa anche quello di Dante, quella era un'idea che lo tentava molto. 
Ma non l'avrebbe mai fatto perché amava Olivia, non sarebbe riuscito a mentirle rovinando la fiducia che aveva in lui. 
« Qui dentro non possono far male a nessuno. » disse tra se, concentrandosi e trovando pace al pensiero che tutti erano al sicuro. 

 
*****

Nella sua sua cella, il prigioniero alzò la testa e sorrise. 
Un espressione di divertimento.
« Dasha, sempre la solita ribelle. » 

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Capitolo 8
*** VII reggimento: Fum'Zaen vas Girah ***


Fum'Zaen vas Girah era l'ufficiale al comando dei reggimento quarian delle forze I.D.G. 
Come altri della sua razza aveva un corpo snello, leggermente più sottile di quello degli umani, la pelle tendente al viola, occhi molto chiari di colore lilla e senza iridi e come gli umani erano i soli ad avere i capelli che nei quarian erano sempre molto scuri.   
Un incarico che aveva acetato con piacere considerandolo un onore sia per se che per il proprio popolo. Da più di un ventennio i quarian avevano recuperato il prestigio passato, dopo secoli di nomadismo. 
Era un buon ufficiale e forse un miglior comandante navale anche dell'ammiraglio Shepard. Dopotutto nelle simulazioni era in vantaggio per ventuno a diciannove.
Ma tutta a disciplina della galassia non sarebbe bastata a nascondere il suo disappunto per l'incarico appena ricevuto dall'ammiraglio in persona. 
« È una specie di scherzo? » commento privo di entusiasmo. 
Olivia tossi debolmente, coprendosi la bocca con la mano. Un trucco per guadagnare qualche secondo per riflettere, poteva capire il suo ufficiale e ne condivideva il parere.  
Lei aveva reagito in maniera simile ricevendo quegli ordini del Consiglio. 
Quando era un semplice ufficiale si era trovata diverse volte in situazione analoghe a quella del suo sottoposto, la sola differenza era che adesso dava lei gli ordini o come in questo caso si trovava a trasmetterli.  
Adesso che era lei al comando poteva capirli, costretti a volte a dare ordini che neanche condividevano. Ogni tanto si chiedeva se non fosse caso di inviare una lettera di scuse per certi pensieri su di loro. 
« Le assicuro che vorrei che fosse così, ma sfortunatamente no. Qualcuno ha deciso di inviare una missione diplomatica presso gli Yagh, l'idea è di trovare un accordo duraturo per la pace. » 
« Mi perdoni il cinismo, ma qualcuno ci crede? » 
« Indipendentemente da questo dovrà scortare un'ambasceria asari a un incontro che si terra su Parnack. Vi incontrerete con una scorta Yagh a cui sarà affidata la delegazione, sembra che la presenza di troppi alieni sul pianeta offenderebbe gli yagh. » 
« Chi sarà a guidarla? » 
« Jeiya Thatora avrà il ruolo di ambasciatore. » 
Il quarian sgranò gli occhi a quel nome, aveva tutte le ragioni per essere sorpreso « La candidata, dell'attuale governo asari alle prossime elezioni politiche alla presidenza della repubblica centrale? »
« Lei in persona. »
Il quarian passò entrambe le mani all'indietro, in mezzo ai capelli neri. « Signore, questo incarico è un incubo. Se qualcosa va storto... »
« Daranno a noi la colpa di tutto, anche solo l'ambasciatore dovesse picchiare il piede contro il comodino alzandosi di notte. »
« Quante navi posso usare? »
« Si sono accordati per una. »
« Una? »
« Io... chi? Ma sono scemi? »
« Purtroppo nessuno ha chiesto il nostro parere. Hanno fatto tutto i politici su Thessia, dopo aver ottenuto questa apertura da parte degli yagh i Consiglieri hanno potuto solo accettare. Non potevano  dare un secco “no” alla possibilità di un vero accordo di pace, anche se da quello che ho capito nessuno di loro ci crede veramente. »
« Ma chi rischia la vita siamo io e i miei uomini. »
« Crede che non lo sappia? » rispose scattante e seccata Olivia. 
« Mi scusi ammiraglio, non parlavo di lei. » reagì prontamente lui mettendosi sull'attenti. 
Era sincero, l'ammiraglio era un ufficiale degno del massimo rispetto. 
« Non posso darle ordini precisi, perciò sarà libero di decidere come meglio crede. Scelga per il meglio, ci penserò io a farle da scudo contro i politici ce ne fosse bisogno. »
« Grazie signore, farò di tutto per onorare la mia divisa e il suo comando. » 
« Lieta di saperlo, può andare se non ha altro da chiedermi. I dati specifici sulla missioni li troverà nel suo terminale. » 
« Agli ordini, signore. » disse salutando e usci.
****
 
« Veari, scusa, devo chiederti una cosa. » disse Fum'Zaen facendo voltare l'asari al comando del IV reggimento. 
« Che ti serve? » domandò al suo parigrado.
« Recentemente sei stata in missione su Thessia col tuo reparto, mi sai dire qualcosa su Jeiya Thatora? »
La smorfia sul viso di lei fu da sola alquanto eloquente « Irritante e frustante, direi che questi due aggettivi la descrivono al meglio. Ma direi anche xenofoba. »
« Xenofoba? Un asari? Ma se in pratica vi accoppiate solo con alieni. » obiettò sorpreso.
« Già ma Jeiya è una purosangue, nata da ambedue genitori asari. Perché mi chiedi di lei? »
Le spiegò gli ordini ricevuti e notando il comportamento sospetto di lei « C'è qualcosa che non so? » 
Veari si guardò un attimo in giro e controllato che non ci fosse nessuno, lo trasse in disparte « Si tratta di informazione riservate, però mi fido che non andrai a dirle in giro. » 
Lui annui un muto assenso. 
« Mentre ero su Thessia sono stata coinvolta in quel incidente riguardante a una cura per le Ardat-Yakshi ricercata dalla Noveria Corps. »
« Come potrei dimenticarlo, parliamo di otto giorni fa. » 
« Era per inquadrare la situazione, insomma. É solo un sospetto per ora ma sembra che il governo asari voglia sfruttare gli Yagh, in particolare l'influente famiglia Thatora. » 
« Ah, in pratica questo incontro potrebbe nascondere più di quanto si creda. » 
« Non so cosa dirti, tranne di fare attenzione. » 
***** 
 
« Tutte le navi quarian hanno nomi così impronunciabili? » domandò Jeiya, alla vista della nave che l'avrebbe condotta all'incontro diplomatico. Era un'asari dalla classica tonalità blu. 
Fum'Zaen si sforzò di sorridere mentre rispondeva « É solo una questioni di abitudini, posso assicurarle che nessuno alla base ha problemi a pronunciare Mitor'Gaela. »
Era una fregata dello stesso modello in forza al resto dei reggimenti, ognuno aveva chiamato le propri navi come preferiva. 
« I nomi asari sono indubbio più eleganti. » dopo aver emesso tale sentenza salì a bordo. 
“ Nar Zelodor boosth'et” pensò il quarian trattenendosi dal rivolgere al suo importante ospite parole tanto offensive. 
« Mi scusi ambasciatrice, mi hanno parlato di una delegazione. Quando arriveranno gli altri membri? » 
« Sono solo io. Possiamo partire. » dichiarò senza nemmeno voltarsi.
« Irritante e frustante...già. » mormorò a denti stretti pensando alle parole di Veari, salendo a bordo della nave. 
Gli toccò essere della massima cortesia, come mostrarle la sua cabina.
***** 
 
« Qualche rilevamento? » domandò Fum'Zaen al suo secondo di comando, Raf'Vasar vas Xelarm. Di una decina di anni più anziano, ogni tanto Fum'Zaen si chiedeva se fosse contento di avere un comandante più giovane di lui. Raf'Vasar aveva esperienza e il diritto di richiedere l'assegnazione di un comando tutto suo. 
« Nessuno signore, siamo a quasi un'ora di ritardo. » rispose quest'ultimo. 
Lui annuì cercando una posizione migliore sulla sedia del comando, gli sarebbe piaciuto alzarsi ma camminare avanti e indietro non sarebbe stato un bel esempio per i suoi soldati. 
« Avete forse sbagliato coordinate comandante? » domandò Jeiya entrando, non invitata, in plancia. Per le nove ore di viaggio era stata nella sua cabina, tranquilla e senza disturbare nessuno. 
Lui aveva sperato che continuasse a farlo. 
« No ambasciatrice, le coordinate sono quelle del messaggio. » rispose più cordialmente che poté.
“Per te, il tuo popolo e l'ammiraglio si affabile.” pensò tra se.
« Dovessero esserci problemi a causa vostra riferirò ogni altra mancanza, oltre a quelle che ho già segnato. » 
« Mancanze? Di cosa sta parlando? » domandò veramente stupito.
« Questi navi sono molto veloci e a massima velocità avremmo impiegato solo sei ore, invece ne sono servite nove. Presumo che il suo ammiraglio stai cercando di boicottare l'incontro. »
La guardò un attimo frastornato. « É pazza? » 
« Non mi dica che voi I.D.G. non state cercando di nascondere le prove che il recente conflitto con gli yagh è causa vostra? »
« va bene, lei è pazza. » 
« É stata la vostra flotta a provocare gli yagh, entrando nel sistema del loro pianeta natale causandone la reazione su Erinle. » 
« Si rende conto di cosa sta dicendo? Eravamo diretti su Parnack per costringere gli yagh ad ammettere che facevano esperimenti su tecnologia biotica su bambini rapiti dai bassifondi. La loro aggressione alla colonia di Erinle non ha poi senso essendo indipendente, il Consiglio avrebbe potuto lasciar perdere. Noi I.D.G. siamo intervenuti all'istante a difesa dei civili. »
« Però ammette che vi mancava la giusta regione per intervenire su Erinle. Truppe del Consiglio non possono intervenire di propria iniziativa, senza un ordine diretto.»
« Zelandor ambasciatrice! »
« Come si permette? » gridò oltraggiata
« Mi permetto invece, il sangue non ha una bandiera politica. C'erano civili e siamo stati i soli ad intervenire. Se colonia di Erinle non è cadaveri e macerie è solo merito nostro. »
Jeiya sorrise di sufficienza « Questa è solo la sua versione, ha mai ascoltato quella dei coloni di Erinle o degli stessi Yagh? »
« Degli yagh? » ripete sbalordito.
« Tipico comportamenti dei militari, non ha mai pensato che gli yagh potrebbero avere ragioni migliori delle sue. Quanto accade potrebbe solo essere uno scontro tra culture diverse, dovuto all'incapacità di specie dalla vita di appena un secolo di appianare queste differenze. » 
Tese un braccio verso di lei, per dare più enfasi alle sue parole e per chiudere la discussione 
« Faccia quello che vuole, ma se qualcuno va a rapire dei bambini e li usa come cavie me ne sbatto lo cinno delle differenze culturali. » 
// Suggerisco di evitare ogni ulteriore risposta, l'unità ambasciatore ha un comportamento insolito. Anche se carente di logica il comportamento degli organici generalmente è più coerente, se non nascondono secondi fini. \\ si sentì dire tramite un auricolare Fum'Zaen, a parlare era stato Host il geth che gli avevano affidato alla nascita. Come per qualsiasi altro quarian. 
Questi geth passavano quasi la totalità del loro tempo nelle armature delle loro controparti quarian, essendo software il loro vero mondo era virtuale e non sentivano la mancanza di un corpo reale, pur potendo scegliere di installarsi in qualsiasi momento in uno artificiale. 
Trovando la calma grazie a quelle parole, il quarian terminò « Non intendo proseguire oltre questo discorso ambasciatrice. » voltandosi per ignorarla.
// Ho registrato quanto detto, fosse necessario reperirlo in futuro. \\ aggiunse Host, udito solo dal quarian che si limitò a un lieve cenno di assenso del capo. 
Gesto che i sensori dell'armatura permisero al geth di percepire. 
« Signore! » urlò un sottufficiale « Tre navi di grandi dimensioni in avvicinamento, sembrerebbero delle corazzate. L'impronta energetica è quella caratteristica delle navi yagh. » 
« Alzate gli scudi! Al minimo segno di pericolo allontaniamoci in fretta! » ordinò prontamente.
« Le ricordo che siamo venuti qui per incontrarli. » protesto l'ambasciatrice. 
« Lo so e mi era stato detto che vi sarebbe stata una nave a testa. » 
« Aggiungiamo pure la vigliaccheria alle sue note di demerito. » 
L'intera nave tremò alcuni istante, quasi avesse urtato qualcosa. 
« Raggio traente signore, siamo stati agganciati! » si sentì dire. 
« Comunicazione in arrivo. » dichiarò prontamente un altro dei militari in plancia.
« Aprite il canale. Bene ambasciatrice, la sala comunicazioni è per di qua. » disse indicando alla sua destra. 
Anche se olografica la figura dello yagh era lo stesso enorme. 
« Sono Fum'Zaen, ufficiale I.D.G... »
« Non-yagh non ti è stato concesso di parlare, fallo dopo che gli yagh hanno parlato. Manderemo una navetta, l'ambasciatore ci salirà sopra da sola. Chiudo. » l'immagine olografica scomparve.
« Amichevole. » borbottò, acconto a lui Jeiya si voltò uscendo e venendo ricorsa da lui.
« Non vorrà accettare? » 
« Certamente. »  
« Lei... »
« No, lei dove fornirmi assistenza e non ostacolarmi. Le ho detto le mie intenzioni, a questo punto lei deve solo rispondere “Sissignore.” » dichiarò guardandolo dritto negli occhi. 
« Sissignore. » odiava farlo ma sapeva che l'ambasciatrice aveva ragione. 
Come annunciato la navetta Yagh attraccò a babordo della Mitor'Gaela, l'ambasciatrice Jeyla sarebbe salita da sola anche se la decisione non piaceva per niente al comandante quarian. 
Una guardia di dieci soldati quarian era stata preparata per pura formalità, come si voleva in quei momenti. 
Disposti cinque per lato con Jeyla e Fum'Zaen al centro. La porta pressurizzata si aprì rilevando una coppia di soldati yagh in armatura integrale, queste erano quanto mai sgargianti piene com'erano di dettagli e internamente di un rosso fuoco. Tenevano con ambo le mani una sorta di ascia bipenne energetica. 
Fum'Zaen cercò di rimanere impassibile a quelle che dovevano essere delle corazze di gala. 
Non sapeva se farsi una risata per tutti quei ridicoli dettagli e minuscole raffigurazioni che sembravano riempire ogni centimetro di esse o vomitare, per quel orribile colore rosso che d'impatto gli aveva dato un senso di nausea. 
Gli ricordava una pozza di vomito, una volta che aveva dato di stomaco per aver sfidato Quina a chi beveva di più. In quell'occasione la sua rivale, il comandante del terzo reggimento, era crollata dopo una sonora e ultima bestemmia turian sancendo la sua vittoria. 
Un soldato yagh si fece bruscamente avanti, mettendo davanti a loro a braccio teso quello che sembrava un rotolo di tessuto arrotolato su un  perno centrale di metallo. 
« L'ambasciatore giurì fedeltà alla Dottrina yagh prima di salire sulla navetta, così facciano anche tutti i presenti che posano lo sguardo su questa sacra riproduzione. » disse il soldato. 
« Giuro fedeltà alla Dottrina. » dichiarò Jeiya con solerzia. 
Fum'Zaen a quel puntò sentì su di se gli sguardi di tutti, anche dei suoi soldati e capiva il perché. Loro avrebbero seguito il suo comportamento, anche se era evidente che a nessuno piaceva l'idea di quel giuramento.  
« Sono un soldato, ho già fatto un giuramento di fedeltà e non posso farne un altro. » dichiarò deciso. 
Non avrebbe potuto dire con precisione cose successe dopo, tranne che evitare un paio di yagh inferociti a distanza ravvicinata era tutto tranne che facile. 
Questi avanzano menando grandi fendenti, mentre i loro scudi assorbivano i colpi energetici delle armi leggere dei quarian. Attaccavano gridando « Morte a chi non riconosce la gloria della dottrina. » questo almeno era il significato che i traduttori istantanei davano a una lingua altrimenti incomprensibile. 
Fum'Zaen si tuffò a suolo, evitando un fendente che l'avrebbe tagliato in due. D'istinto punto l'arma e fece fuoco colpendo lo yagh alla gola. 
Il colpo parve aver effetto, lo vide inginocchiarsi e arretrare lentamente come se avesse difficoltà a respirare.
Solo allora, mentre era ancora a terra e il suo sguardo cadeva su tutti i presenti, notò una cosa strana. Jeiya era rimasta in piedi e immobile, ignorata dai due yagh forse per aver giurato, sembrava sorridere. 
// Rinforzi in arrivo. \\ annunciò Host. Il geth aveva subito dato l'allarme, assieme a quelli degli altri solati presenti. In pochi attimi tutto finì con l'arrivo di più squadre della sicurezza geth/quarian che abbatterono i due yagh. I soli due cadaveri, si chiese come fosse possibile.
Non dubitava dei soldati ai suoi ordini, ma non avere morti dopo aver affrontato degli yagh da vicino era davvero un evento fortunato. Decise di esserne contento e di lasciar perdere, aveva altro di cui occuparsi. 
« Lei...ha rovinato tutto. » la frase congelò i presenti sul posto, a pronunciale Jeyla che con superiorità fissava Fum'Zaen. Quasi ne fosse disgustata. 
« Portatela alla sua cabina! » rispose furioso, dandole le spalle e avviandosi verso la plancia.
Ogni istante era prezioso, la reazione degli yagh non si sarebbe fatta attendere.
Ancor prima di arrivarci si mise in contatto con il suo secondo al comando « Azionare contro misure elettroniche, appena liberi rotta per lo spazio del Consiglio alla massima velocità. » 
« Sissignore! » fu la risposta.

Lo scafo della Mitor'Gaela si illuminò mentre veniva attraversato da potenti correnti elettriche che la liberarono dal raggio energetico degli yagh. 
La prua della nave virò in direzione opposta, scattando subito in avanti per mettere quanta più distanza possibile tra lei e il nemico. 
« Rapporto? » ordino Fum'Zaen appena entrò in plancia
« Il nemico non si muove, devono sapere che siamo molto più veloci di loro. » commentò   Raf'Vasar. 
Allarmi risuonarono in plancia stupendo tutti. 
« Che succede? » chiese il comandante quarian.
« Una capsula di salvataggio è appena stata lanciata. » annunciò un sottufficiale. 
« Chi c'è a bordo? » Fum'Zaen non sapeva cosa pensare di un simile gesto e subito ordinò « Aprite una comunicazione con chiunque vi sia a bordo. » 
« Sono Jeiya Thatora. » 
Il quarian si chinò in avanti, verso lo schermo costringendo il sottufficiale quarian a farsi forzatamente di lato. Quest'ultimo avrebbe preferito essere altrove, piuttosto che trovarsi fra il suo comandante furioso e l'ambasciatrice asari. 
 « È forse impazzita? Sta tradendo il Consiglio? » 
« Vado a mediare la pace, quello che lei mi sta impedendo di fare. » e senza dare la possibilità al quarian di replicare chiuse il canale. 
« Inversione di rotta! Recuperiamo l'ambasciatore! »
« Mi dispiace signore, troppo tardi. » commentò Raf'Vasar.
Il segnale della capsula di salvataggio svanì, inglobato da quello di una delle corazzate yagh. 
Come avessero ottenuto quello che volevano, le navi yagh si mossero allontanandosi alla loro massima velocità. 
« Signore, cosa vuole fare? » domandò il secondo. 
« Non c'è niente che possiamo fare, rotta per Noveria. Torniamo a casa. » ordinò Fum'Zaen sedendosi al suo posto. Si sentiva completamente sconfitto.
« Signore...ha fatto quello che poteva. Questa è l'unica cosa ragionevole da fare. » gli disse Raf'Vasar, immaginando bene come doveva sentirsi. 
 
***** 

« Signore, sono pronto a dimettermi. » annunciò Fum'Zaen terminato il suo resoconto all'ammiraglio. 
Olivia era stata informata ben prima del suo arrivo, ma come si voleva in questi casi era sempre bene ascoltare il riassunto degli eventi dal diretto interessato. 
Vide i capelli rossi di lei ondeggiare « No, non si cancella un errore allontanando gli elementi validi. » 
« Il Consiglio... »
« Il Consiglio sta già urlando, su Thessia si parla di scandalo e qualcuno sta organizzando preghiere pubbliche per Jeiya Thatora mentre la sua famiglia si mostra al grande pubblico addolorata sperando in un felice ritorno. La folla in questo momento la ama. » spiegò dando l'idea di essere molto stanca, quasi senza energie. 
« Sembra che la cosa le dia molto fastidio. » 
« Può andare, accetti un consiglio: stia lontano dalla politica se vuole dormire bene. » disse alzandosi. Sentiva il bisogno di respirare, stare seduta dietro alla scrivania del suo ufficio le dava una sensazione di claustrofobia in quel momento. 
« Sissignore. » e uscì dalla stanza. 
Olivia, rimasta sola, fissò un punto indefinito nello spazio « Yagh, Jeiya Thatora, i Thatora, Amalgama Groups... perché non vedo il quadro d'insieme? » mormorò con rabbia rivolta a se stessa. 
Aveva indagato su ognuno di loro, non trovando però niente di concreto. Sospetti o prove circostanziali che facevano pensare a un legame. 
 
*****
 
Su Parnack, nella capitale Dekhiun, la sala privata delle udienze si aprì e facendo entrare Jeyia che tenendo lo sguardo basso la percorse fino ad arrivare ai piedi di quello che aveva tutta la parvenza di un trono. 
Su di esso sedeva lo Krozzoddes Bongu degli yagh, il loro maschio di rango più alto. Colui che aveva il diritto di accoppiarsi con cinquecento femmine. 
Jeiya trasse da una tasca un piccolo congegno elettronico, alzando le mani verso di lui per porglielo stando ben attenta a tenere la testa bassa in segno di sottomissione. 
« Ecco tutte le informazioni sulle navi del Consiglio, ho potuto analizzarle con cura mentre ero a bordo. » 
« Ogni cosa andrà come vuole la dottrina. » fu la semplice risposta dallo Krozzoddes.
“Ogni cosa andrà come vogliamo noi. “ fu il pensiero di Jeiya ma si guardò bene dal dirlo. 
Lo Krozzoddes aveva sempre ragione, mettere in dubbio le sue parole voleva dire sfidarlo per guidare il popolo yagh. 
Nascosta e alle spalle del trono una donna umana di colore sorrise.
L'Amalgama Groups aveva adesso tutto il necessario e ogni cosa era stata approntata per il meglio. 
« Bene Olivia, vediamo cosa farei adesso? » mormorò flebilmente, sorridendo maligna.
Dieci ore dopo la flotta da guerra del Dominio Yagh salpò, destinazione Erinle.
Il viaggio avrebbe richiesto tredici ore. 
Tra tredici ore il cessate il fuoco e la suddivisione del pianeta Erinle, in base alle aree effettivamente controllate, sarebbe entrato in vigore. 

FINE
 
Nota autore: con questo capitolo si concluse la serie Dopoguerra 3 e la presentazione dei personaggi e luoghi legati alle forze I.D.G. Ben presto seguirò una long per soddisfare le vostre curiosità riguardo a cosa faranno gli yagh? Chi è la donna umana di colore che sembra conoscere Olivia? Quali sono le intenzioni di Jeiya e della famiglia Thatora? Odio quando rimane qualcosa di non svelato in una storia. 
Vi ringrazio per essere arrivati fino a qui e spero che la lettura sia stata piacevole. 

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