Miraculous - gli eroi di domani

di Harry Fine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Guai in vista ***
Capitolo 3: *** Sensazioni e incontri bizzarri ***
Capitolo 4: *** La preoccupazione di un genitore ***
Capitolo 5: *** Certezza ***
Capitolo 6: *** L'urlo della sirena ***
Capitolo 7: *** Una sorpresa senza precedenti ***
Capitolo 8: *** La scelta di Adrien ***
Capitolo 9: *** Di padre in figlia ***
Capitolo 10: *** La rinascita del gatto nero ***
Capitolo 11: *** La rinascita della coccinella ***
Capitolo 12: *** Battaglia tra i rovi ***
Capitolo 13: *** Strani segnali ***
Capitolo 14: *** Palpitazioni ***
Capitolo 15: *** Tra piume di pavone e ali di farfalla ***
Capitolo 16: *** I guai non arrivano mai soli ***
Capitolo 17: *** Cercare una soluzione ***
Capitolo 18: *** La scelta di Davide ***
Capitolo 19: *** La rinascita della volpe ***
Capitolo 20: *** Zanne spalancate ***
Capitolo 21: *** Vicinissimi ***
Capitolo 22: *** Un modo per staccare ***
Capitolo 23: *** Storie dal passato ***
Capitolo 24: *** Musica letale ***
Capitolo 25: *** Una scelta difficile ***
Capitolo 26: *** La squadra si completa ***
Capitolo 27: *** Tra ricordi e appuntamenti ***
Capitolo 28: *** Amori passati e presenti ***
Capitolo 29: *** Segreti non più tali ***
Capitolo 30: *** La sua identità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sulle alpi tibetane, un uomo, un ricercatore per essere precisi, avvolto in strati e strati di vestiti pesanti, si stava arrampicando a fatica su uno dei versanti montani.
Aveva la punta del naso congelata e dei cristalli di ghiaccio pendevano dai suoi capelli. 
E ormai la fatica si stava facendo sentire.
Da qualche giorno era scoppiata una bufera di neve davvero tremenda in quella zona, ma lui si era avventurato ugualmente laggiù.

Il motivo? 
Una sorta di scompenso elettromagnetico che lui e i suoi colleghi avevano iniziato a percepire da qualche settimana. Ogni volta che si avvicinavano alla zona in cui si trovava lui, ogni singolo strumento impazziva e diventava inutile.
Poteva non essere niente di speciale, ma l'uomo non ci vedeva chiaro. Lui e i suoi compagni erano stanziati lì da più di tre anni per lo studio dei minerali all'interno delle rocce montane, e fenomeni simili non si erano mai verificati.
Insomma, era stato troppo curioso per resistere fino alla fine della tormenta.

Controllò un attimo il radar. Più il suo segnale era disturbato, più era certo di essere più vicino alla sua meta. 
Ad un certo punto, l'ennesimo appiglio lo condusse su uno spuntone di roccia. 

Nonostante il fiatone, un sorriso eccitato ornava le sue labbra. 
Era sul punto di scoprire cosa fosse quell'anomalia elettromagnetica così strana.
Chissà, magari una nuova fonte di energia o qualche minerale speciale e nuovo.

Sempre più eccitato, si appoggiò alla parete rocciosa, osservando attentamente per scovare aperture, poggiando le mani ovunque. 
Solo che c'era qualcosa in strano. La pietra era… tiepida.
Nonostante la bufera, la temperatura in quei punti era alta.
Ormai tremava più dall'emozione che per il freddo.

Una volta individuata la fonte di quel calore, avrebbe trovato la soluzione a quel mistero.
Ad un certo punto, però, un punto bollente lo costrinse a staccare di colpo le mani dalla parete, nonostante i guanti.

Osservò immediatamente il punto davanti a lui.
Una crepa attraversava il versante.
Lunga e profonda, grossa abbastanza per passarci.

Con il cuore a mille per la trepidazione, lui ci entrò
Una ventata bollente lo investì subito, mentre una lunghissima galleria si snodava nel cuore del monte. 
L'uomo notò che il radar era completamente impazzito, dando segnali contraddittori e avvertimenti incomprensibili, segno che era sulla strada giusta.
Percorrendo l'angusto passaggio, il caldo aumentava sempre di più. 

L'aria era di colpo tanto umida da impedire quasi il respiro e le suole dei suoi scarponi stavano iniziando a liquefarsi.
Ma non poteva fermarsi arrivato a quel punto!

Una simile manifestazione elettromagnetica e climatica era qualcosa di mai visto! Specialmente perché era all'interno di un monte!
Attraversò quasi di corsa il corridoio naturale, fino ad attraversare una apertura.
Questa dava ingresso ad una specie di camera scavata nella pietra.

Lì dentro c'era un caldo terribile, sembrava un cratere vulcanico.
Ma la cosa che più di tutte lo stupì, fu ciò che stava al centro di quel luogo.
Una costruzione simile ad un'antichissima bara di pietra malamente sgrezzata occupava il centro ed era ricoperta di strani arabeschi composti da segni antichi simili a lettere. 
Essi si intrecciavano in modo quasi ipnotico sopra la lastra di pietra che la sigillava in una sorta di simbolo ancora più strano. Una sorta di stella ettagonale.
Ma era tutto talmente coperto di polvere che non si vedevano molti altri dettagli. 

Il ricercatore ormai non si interessava del caldo che gli scottava la pelle o della follia di tutta quella faccenda. Voleva solo scoprire ciò che si celava lì.
Spostò la polvere con una mano, ma una luce potentissima lo fece saltare per lo spavento.
Cercò subito di togliere la mano, ma questa sembrava incollata. 

Un rombo terribile gli spedì il cuore in gola. Tirò con più forza la sua mano, ma quella rimase dov'era.
Una crepa si aprì sul coperchio della bara, spezzando il sigillo e sgretolando la pietra di cui era composto.
Un fascio di luce nera avvolse tutto e una sensazione mortifera lo colpì.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, ma non servì.

Il nero avvolgeva tutto. Un mare nero che lo stava lentamente divorando. 
Non sentiva più nulla. Ne la paura ne la voglia di fuggire.
Tutto svaniva nella sua mente.
Ormai, di lui non c'era nel più niente.

Quando tutto si calmò, il silenzio regnava sovrano e la bara era completamente scoperchiata.
I simboli erano svaniti nel nulla e tutto rimase in silenzio.
Fino a che qualcosa non iniziò ad emergere dalla costruzione di pietra.

Una mano. Lunga, biancastra e scheletrica come quella un cadavere. Una ragnatela di rughe la ricopriva.

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Capitolo 2
*** Guai in vista ***


Un buio fittissimo avvolgeva tutto attorno a lei. Non si distingueva nulla, se non il terreno. Non c'erano case, strade o altri elementi che potessero fornirle indizi.
Era un'oscurità strana, però. Era in costante movimento. Sembrava quasi denso fumo nero.
Ma oltre a questo, si sentiva come osservata. E una tremenda sensazione di pericolo le stringeva lo stomaco.

Si girò e rigirò, cercando una qualsiasi cosa che potesse dirle come comportarsi, ma tutto quello che vedeva era nero.
Nero e basta. Nero come la pece. Nero come i suoi lunghissimi capelli. Nero come la bizzarra tenuta che indossava, pensò poi, rimirandosi con stupore.
《C'è qualcuno? C'è qualcuno qui? C'è qualcuno!?》 Urlò, ma le tornò indietro solo l'eco di quella che pareva una risata arrocchita.

Ma poi… una macchia di colore rosso balenò davanti a lei, attirandola. 
Si mosse verso di essa d'istinto, notando subito che ce n'erano altre cinque.
Erano arancione, verde, giallo, blu e viola. 

Si muovevano forsennate in quel buio, come se stessero schivando qualcosa, e lei si sentiva in qualche modo attratta da loro.
Corse più veloce che potè, ritrovandosi presto al centro dei loro movimenti. 
Solo allora si rese conto che non erano solo macchie colorate, ma persone!

Non distingueva i loro volti, ma sapeva in qualche modo di potersi fidare.
《Sei pronta?》 Le chiesero di colpo tutti e sei.
《Pronta? Pronta per cosa?》

Era sempre più confusa.
Che razza di posto era quello? Come ci era arrivata? E chi erano quei ragazzi?!
Ma non trovò risposta, perché vide una gigantesca e minacciosa figura profilarsi sopra di loro e poi…

《SIGNORINA AGRESTE!》
La voce della professoressa le perforò le orecchie e le fece sbattere  violentemente la testa sul banco, svegliando all'istante la ragazza.
Questa sgranò i grandi occhi verdi, guardandosi attorno con spavento.

《Che… che… dove sono?》 Chiese assonnata, scatenando uno scroscio di risa da parte dei suoi compagni.
Meno divertita fu la risposta della professoressa.
《Lei è in classe, signorina. Si ricorda? E questo posto di sicuro non è adatto per fare la bella addormentata.》
Ci fu un altro scroscio di risa, ed Emma, questo era il nome della giovane sedicenne, diventò rosso ciliegia per l'imbarazzo. 

《Veramente io…》
《Non si preoccupi, in ogni caso. La sua media in chimica è così disastrosa che potrebbe sperare in una sufficienza solo in un sogno.》 Commentò con acidità la donna, scatenando le risate per la terza volta di fila. 

La ragazza usò i suoi capelli corvini per coprirsi il volto, dai lineamenti leggermente asiatici e normalmente così pallido, che aveva assunto una sfumatura color pomodoro.
《Ma non serve pensarci ora. Avremo tutto il tempo che vorrà per riparlarne quando frequenterà i corsi di recupero estivi.》 Disse la prof, tornando alla cattedra.
La sedicenne sgranò occhi e bocca come un pesce lesso, orripilata. Ma perché quel giorno dovevano capitare tutte a lei?!

La sua espressione fece scappare una risatina al suo compagno di banco, un bel ragazzo di sedici anni, alto e asciutto dalla pelle scura. I capelli ramati erano raccolti in un codino e due fantastici occhi grigi spiccavano sotto la frangetta. Lui era il rappresentante di classe, nonché migliore amico della povera Emma.

Questa gli riservò un'occhiata di fuoco.
《Che hai da ridere, Jules? E perché cavolo non mi hai svegliata quando hai visto arrivare quell'arpia?!》
《Guarda che ci ho provato, ma stavi dormendo come un sasso e non mi hai sentito.》 Ribatté lui.
L'altra abbassò la testa sul banco, sconfortata. Aveva i corsi di recupero in chimica, per il terzo anno consecutivo!
Come minimo i suoi genitori l’avrebbero fatta fuori.
In tutta Parigi, la città in cui abitava, lei doveva essere sempre la persona più sfortunata!

E lo disse con parecchia veemenza quando arrivò il momento di ritornare a casa.
《Andiamo, non essere così melodrammatica.》
《Oh certo, per te è facile. Tu in chimica sei bravissimo! Anzi, tu sei bravissimo in tutto!》
《Guarda che anche tu sei un'ottima studentessa.》

《Ma non in chimica.》 Ribatté lei affranta, arrivando alla fermata del bus.
《Beh, di sicuro se non ti addormentassi nella classe, la professoressa ti lascerebbe in pace.》

《Lo so. È solo che non dormo bene da tanto. Sono… tormentata. Tormentata da un sogno ricorrente. È da più di due settimane che lo faccio. Ci sono io, solo che sono avvolta dal buio e vestita in una maniera assurda. Poi compaiono dei ragazzi vestiti come me e un'ombra ci attacca.》
Il ragazzo l'aveva osservata con interesse.
《Strano come sogno.》

《Si. È solo che ogni volta mi sveglio e non capisco mai cosa sta succedendo.》
《Beh… forse è una semplice coincidenza. I sogni sono una specie di accozzaglia di ricordi e sensazioni.  Magari non dovresti leggere troppi manga prima di andare a dormire. Ti assicuro che stai moooolto meglio senza occhiaie.》

L'altra rise. 
《Sei tu quello, non io. Ci vediamo domani》 Rispose lei, salendo sul pullman. 
Questo partì rapidamente e lei arrivò a casa sua abbastanza in fretta.
Era un villino molto alto e ampio, completamente bianco, con varie finestre e uno splendido balcone al livello della sua stanza. Era circondato da un bel guardino e circondato da una ringhiera in ferro battuto.

Appena ci entrò, trovò subito sua madre Marinette, una bella donna vicina ai quarant'anni dai tratti franco cinesi come i suoi, corti capelli neri tendenti al blu e due grandi occhioni azzurri, seduta al tavolo col blocco da disegno in mano.
Probabilmente stava ultimando la sua nuova collezione di abiti, essendo fin dalla giovane età una delle stiliste più rinomate della Francia.
Appena la vide, sorrise dolcemente. 《Ciao Tesoro. Com'è andata oggi a scuola?》
《Ehm… diciamo che la prof di chimica ha colpito ancora.》

La donna sospirò. 《Di nuovo i corsi di recupero estivi? Emma, è la terza volta!》
《Lo so mamma. È solo che…》
Il rumore del portone che si apriva le interruppe.

Un uomo bellissimo sulla quarantina dai morbidi capelli dorati e occhi verdi identici a quelli della ragazza varcò la soglia. Era molto alto e ben strutturato e accanto a lui c'erano due ragazzini, Hugo e Louis, i fratellini di Emma di undici e otto anni. Entrambi avevano gli occhi blu della madre, ma mentre il primo aveva ereditato anche il colore di capelli, l'altro era biondissimo come il padre.
《Siamo tornati, Milady. Ciao Tesoro》 Disse lui, baciando la guancia della moglie e della figlia.

《Ciao Papà.》
《Ciao Adrien.》 

Il biondo sorrise di nuovo a sua figlia.
《Perché quel muso lungo?》
《La prof di chimica.》

Il padre rise. 《Sempre la solita storia, eh?》
La ragazza annuì. 《Mi dispiace. Giuro che farò del mio meglio per passare l'esame.》
I genitori annuirono, sperando che fosse vero, vista la natura da scavezzacollo della figlia, e si sedettero poi tutti a tavola per pranzo.

Solo che, ascoltando il telegiornale, una notizia saltò all'orecchio dei due adulti.
La giornalista stava parlando della scomparsa di un esploratore sulle alpi Tibetane risalente a due settimane prima. Aveva anche parlato di come i suoi colleghi avessero detto che negli ultimi tempi fosse totalmente ossessionato da una specie di disturbo elettromagnetico persistente in una certa zona sulle montagne.
E che l'unico indizio ritrovato era un lembo di tessuto ricoperto di strani simboli antichi.

Emma notò come i suoi genitori si fossero incredibilmente tesi osservando quel brandello.
Ma non ci fece troppo caso. Aveva dormito poco e le serviva concentrazione per studiare.
Dopo pranzo, lei e i suoi fratelli lasciarono in fretta la cucina, facendo rimanere da soli i due coniugi.

Questi si osservarono nervosi, accarezzando lei gli orecchini che portava e lui l'anello sul suo indice destro.
《Credi che possa essere lui?》 Chiese la donna. 
《Non può essere.》 Esclamò una voce perentoria, mentre da dietro una foto sbucavano una coppia di esserini veramente bizzarri. 
Alti si e no dieci centimetri, con delle teste leggermente enormi ed entrambi dotati di antenne. 

Il primo era nero con occhi verdi e ricordava un gatto, mentre la seconda era rossa a pois neri, era simile ad una coccinella, e aveva dei grandi occhi blu.
《Non puoi esserne sicuro, Plagg.》 Affermò quest'ultima.
L'altro scosse la testa. 《E invece si, Tikki. Altrimenti… tutti noi dovremmo prepararci al peggio.》 Rispose grave l’essere nero.

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Capitolo 3
*** Sensazioni e incontri bizzarri ***


Il giorno dopo Emma si svegliò con la testa che scoppiava.
Di nuovo quell'incubo. Non riusciva più a sbarazzarsene!
E ormai era diventata curiosa. Una sorta di formicolio sotto pelle le diceva che c'era qualcosa da temere.
Era infastidita da questo, ma anche dannatamente desiderosa di sapere cosa volesse dire.

Chi erano quelle figure così colorate?
Ogni volta che le vedeva si sentiva legata a loro, specialmente a quella in rosso, ma non riusciva mai a riconoscere i loro volti o le loro voci 
Ma ancora meno capiva cosa fosse quell'ombra gigantesca che si profilava ogni volta sopra di loro.
Le incuteva terrore. Ma non poteva smettere di domandarsi cosa fosse.

Soprattutto a causa di quell'oscurità onnipresente. Quel buio era pesto, ma quella figura era anche più scura. Risaltava sul nero, lunga e terribile.
La ragazza continuò a tormentarsi con quelle domande per tutto il tragitto fino alla sua scuola.

Si stava giusto chiedendo se Jules le avesse creduto quando gli aveva raccontato tutto o se avesse pensato che fosse solo un sogno.
Optava speranzosa per la prima, nonostante lei stessa sperasse che fosse solo una produzione della sua mente sotto stress per i test di recupero.

Quando arrivò di fronte al liceo François Dupont, la sua scuola, individuò subito la pelle scura del suo migliore amico.
Era seduto su una panchina nel cortile insieme ad una coppia di ragazzi.

Il primo, seduto accanto a lui e con le fedeli cuffiette nelle orecchie, era Davide Grimaldi, un ragazzo italiano del quarto anno suo caro amico e oggetto del desiderio della metà delle ragazze della scuola. E non a torto. 
Aveva un fisico slanciato, atletico e sottile, la pelle bronzea e i lineamenti del viso erano affilati e regolari, con degli occhi verdi come i suoi, anche se leggermente allungati, che gli conferivano un'aria volpina, esattamente come i capelli castano rossicci tenuti su da un bel po' di gel.
Accanto a lui, c'era Xu Cheng, un ragazzo cinese dell'ultimo anno. Lui era incredibilmente alto, massiccio e muscoloso, nonostante la sua etnia, con dei lunghissimi capelli neri raccolti in una coda bassa. Sul bel viso pallido e leggermente spigoloso spiccavano due tranquilli occhi a mandorla di colore nero. Anche lui di sicuro aveva il suo seguito di ragazze, anche se, in tutta la sua gentilezza e ingenuità, lui non se ne era mai accorto.

Entrambi li conoscevano dalle medie, il periodo entrambi si erano trasferiti a Parigi da Pechino e Firenze, ed erano tra i loro più cari amici da quando i due giovani parigini gli avevano insegnato a parlare francese in modo decente.
A loro due lei non aveva ancora raccontato dei suoi sogni, ma forse avrebbe dovuto semplicemente smettere di pensarci, ricordandosi che doveva concentrarsi sulla chimica!
《Ciao Emma.》 Salutò il cinese, riscuotendola.
《Buongiorno ragazzi.》

《Dormito bene oggi? Non vorrei interrompere di nuovo il tuo sonno mattutino.》 Disse allusivo Jules, rimediando uno scappellotto. 
Entrambi ricevettero un’occhiata curiosa dai loro amici.
《Diciamo che sono un pochino… nei pasticci col sonno. Ma non pensiamoci adesso. Ho un problema di chimica di cui occuparmi!》 Disse, con fare melodrammatico.
Davide si fece sfuggire uno sbuffo divertito. 《Non è una novità.》
La mora gli rivolse un'occhiata di fuoco. 《Parla lo studente modello vero?》
《Almeno io non mi metto a sbandierare le mie disgrazie scolastiche ai quattro venti, soprattutto perché una certa rossa antipatica potrebbe essere nei paraggi e sentire.》

Quella frase fu profetica. 
Una risata acuta e femminile provenne da dietro le loro spalle e i quattro si ritrovarono di fronte la rossa sopracitata.
Quest'ultima, Julie Kutzberg, era la figlia di Chloè Bourjois, il sindaco di Parigi, e Natahneal Kutzberg, il direttore dell'accademia di belle arti.
Costei era una ragazza graziosa e sottile, con grandi occhi blu, il viso spruzzato di leggere efelidi e i capelli mossi e lunghi fino a metà schiena.
Peccato solo che il suo temperamento non fosse delizioso come il suo aspetto.

《Di nuovo nei guai, Emma Agreste? Sei proprio senza speranza. Come fai tu ad essere figlia di Adrien Agreste? Non sei minimamente bella o talentuosa come lui o come me. La mia pagella, al contrario, è perfetta come i miei capelli e come ogni mio risultato in qualunque cosa. Ma dopotutto, io SONO perfetta.》
《E modesta.》 Ribatté la mora con acido sarcasmo. 

Quella ragazza era insopportabile. Riusciva a farle saltare i nervi in ogni modo.
《Cosa vorresti dire?!》
《Che non stai mai zitta.》

《Perché dovrei? La mia voce è stupefacente. Lo direbbero pure loro, se non fossero amici di una perdente.》
《Hey, Julie. Sai cosa dice un proverbio italiano?》 Chiese Davide.
《Cosa?》
《Che chi si loda si sbroda.》 Le rispose lui tagliente. Un lampo di soddisfazione brillò nei suoi occhi quando vide la ragazza restare senza parole e girare i tacchi con un verso di stizza.

I due ragazzi dalle iridi verdi si batterono un cinque, mentre gli altri due ridacchiavano.
La mora si beò di quel momento. Quantomeno l'aveva distratta da tutti i pensieri che le si stavano accavallando nel cervello.

I quattro amici furono però costretti a separarsi dal suo suono della campanella, andando ognuno nella propria classe.
E per fortuna, o sfortuna, le verifiche che si profilavano quel giorno tennero ad ognuno la testa impegnata.
E di questo la mora era grata. Erano settimane che si sentiva strana. 
Una sorta di presentimento le diceva di stare attenta. Solo che non era successo niente di strano, eccetto i suoi sogni.
Ogni giorno si alzava, andava a scuola, mangiava, studiava e usciva con i suoi amici. Insomma, la sua vita era quella di una normale sedicenne.

Solo che stava iniziando a temere che potesse succedere qualcosa di strano. 
Sapeva benissimo che Parigi non era mai stata tranquilla, tutt'altro. Vent'anni prima la città era costante minacciata dai così detti Akumatizzati, persone trasformate in supercattivi da Papillon, un uomo che aveva provato a conquistare tutto, finendo però sconfitto da Ladybug e Chat noir, due eroi mascherati che avevano difeso chiunque ne avesse bisogno per anni.
Tantissimi giornalisti e paparazzi avevano cercato di scoprire qualcosa di più sul loro conto, le loro identità in primis, ma tutti e due, circa una ventina di anni prima, esattamente come erano apparsi di colpo, erano svaniti nel nulla. E nessuno li aveva più visti da nessuna parte.

Emma aveva sognato fin da bambina di poter essere come loro. Forte, coraggiosa e avventurosa, pronta a combattere il male e, perché no, sentirsi acclamare dai cittadini.
Accompagnata da queste fantasticherie, uscì nuovamente dalla scuola a fine mattinata insieme a Jules, Xu e Davide. 

Era completamente distrutta, ma si consolava pensando che, eccetto per chimica, l'anno si sarebbe concluso bene per lei. 
Solo che poi qualcuno le urtò la schiena, riscuotendola e rischiando di farla cadere a terra.
Per fortuna il suo migliore amico la acchiappò al volo.
《Ma che diavolo…?》
《Chiedo scusa.》 Disse una voce femminile.
La sua padrona era davanti a loro col capo chino. Era una ragazza sui quattordici anni, magra e di bassa statura. I suoi lunghissimi capelli neri e mossi, coprivano quasi i tre quarti della schiena, incorniciando il suo bel viso delicato ed evidenziando il pallore della pelle e il colore acquamarina dei suoi occhi.

Accanto a lei c'erano una coppia di ragazzi, chiaramente gemelli, di circa diciassette anni. Entrambi molto alti, magri e pallidi come fantasmi. I voluminosi capelli scarlatti incorniciavano i visi identici e leggermente spigolosi. Entrambi avevano occhi identici a quelli della ragazzina, solo che quello a destra aveva gli occhiali e l'altro no.
《Dalia, ti sei fatta male?》 Chiese il gemello occhialuto.
《No, Luis. Sto bene.》 Rispose lei.

L'altro gemello ridacchiò. 《Scusate la nostra sorellina. È un'imbranata cronica.》
《Renè!》 Urlò imbarazzata lei, arrossendo.

Gli altri quattro li stavano osservando stupiti, ma Emma era particolarmente curiosa.
Quella sensazione di formicolio trasmessa dai suoi incubi era tornata quando quella ragazzina le era venuta addosso.
E non solo in quel caso. Anche quando aveva battuto il cinque a Davide o era stata sorretta da Jules.
Forse stava diventando paranoica a causa di tutte le domande che si stava ponendo, ma sentiva sotto pelle che stava succedendo qualcosa di grosso e che sfuggiva totalmente alla sua comprensione e al suo controllo.

《Non c'è problema.》 Disse poi alla ragazzina, regalandole un sorriso. 
Lei ricambiò con fare timido e riprese la sua strada, protestando e arrossendo quando il gemello senza occhiali la punzecchiava.

Emma osservò il bizzarro trio di fratelli allontanarsi con un gesto di saluto, mentre i suoi amici la accompagnavano alla stazione del bus. 
La sensazione di formicolio sparì, solo che lei poi si sentì di colpo spossata.
Non aveva la minima energia. Si sentiva prosciugata.

Camminava ciondolando e sbadigliava a più non posso, appoggiandosi ai suoi amici per camminare in modo decente, mentre loro la guardavano curiosi.
Tutti e quattro presero il proprio pullman e si diressero a casa, ma lei sentiva le palpebre sempre più pesanti.
Ora che i ragazzi non c'erano, era diventato complicato vedere e camminare senza arrancare.
Voleva solo riposarsi in quel momento. 

Fece appena in tempo ad entrare in casa, salutando sfuggita i suoi genitori e i suoi fratelli, per poi precipitarsi in camera sua e crollare addormentata sul suo letto, vinta dal sonno e facendo appena in tempo a vedere un lampo nerastro attraversare lo specchio sulla parete.

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Capitolo 4
*** La preoccupazione di un genitore ***


In quei giorni, Marinette e Adrien erano estremamente inquieti.ù

La sensazione di essere in costante pericolo, e soprattutto che anche i loro figli lo fossero, li stava rodendo come un tarlo.
Avevano capito perfettamente cosa era successo a quell'esploratore di cui si parlava al telegiornale, solo che avrebbero preferito che non fosse accaduto.
Il posto in cui quel pover uomo era scomparso avrebbe dovuto essere irraggiungibile per i normali esseri umani, e invece qualcuno ci era arrivato e il pericolo era di nuovo sveglio. E questo era un completo disastro!

Ricordavano entrambi fin troppo bene cosa era accaduto vent'anni prima e non potevano lasciare che avvenisse ancora.
La povera donna, poi, era particolarmente preoccupata per la loro Emma. Erano parecchi giorni che si comportava in modo strano. Aveva costantemente sonno, accennava a sogni che la facevano sentire strana, si addormentava a scuola e sembrava che la sua costante allegria si fosse smorzata. Il giorno prima era addirittura entrata in casa come uno zombie e si era addormentata vestita, rimanendo assopita fino a sera.
I suoi amici erano molto preoccupati per lei e loro altrettanto.
E fu proprio questo che raccontò al marito quella mattina. Aveva bisogno di sfogarsi.

《Pensi che possa essere stata presa di mira?》 Domandò Adrien, dopo aver dato ascolto alle paure della donna.
Lei annuì. 《Ma perché proprio lei?! Sarà anche nostra figlia, ma siamo noi i portatori che lo sconfissero! Siamo noi quelli con cui dovrebbe prendersela! Che c'entra la mia bambina in tutto questo?!》

《Non lo so, Milady. Non lo so.》 Disse il biondo, stringendo la moglie e cercando di confortarla.
《Cosa succederebbe se anche Hugo e Thomas finissero nel suo mirino? O gli amici di Emma? Non potrei sopportarlo Adrien. Siamo noi quelli che dovrebbero combattere o essere presi d'assalto! Loro non c'entrano niente!》 Disse lei, sentendo gli occhi pizzicare.

Che avevano fatto di male per meritarsi tutto questo? Loro volevano solo stare in pace con le loro famiglia.
Il marito continuò a stringerla. Mai prima di allora l'aveva vista vacillare in quel modo. Ma poteva capirla.
Anche lui si sentiva così, ma non sapeva cosa fare. Che ormai Lui fosse tornato era un dato di fatto, e dunque lo era anche il pericolo in cui tutti si sarebbero ritrovati presto o tardi.
Ma non poteva dire una cosa simile a Marinette. Ricordava ancora troppo bene quanto cruenta e terribile fosse stata la battaglia finale contro quel mostro anni addietro e quanto avessero sofferto, lei in particolare.

Tutto quello che poteva fare era cercare di confortare lei e se stesso.
《Mari, non preoccuparti. Io ti amo e sono rimasto con te per anni. E adesso non sarà diverso. Ti difenderò fino alla fine, esattamente come farò per i nostri figli. Puoi starne certa.》

Poi di colpo dalla borsa della donna emersero subito Tikki e Plagg, che volarono sulle spalle dei rispettivi portatori.
《Marinette, anche io so come ti senti. Ma non disperare. Troveremo una soluzione. Emma, Hugo e Thomas staranno benissimo. Come ha detto Adrien, li proteggeremo noi. Non sarai sola di fronte a tutto questo.》 Cercò di consolarla lo spiritello rosso.
《Esatto. Avete già preso a calci nel sedere quell'idiota una volta. Lo rifarete di nuovo e tutto andrà benone. E dopo festeggeremo con Camembert a volontà.》 Rincarò l'essere nero, nonostante la malinconia e l'apprensione che provava a nascondere.
《E anche biscotti al cioccolato!》 Trillò Tikki.
《E tanti tanti taaanti croissant!》 Si aggiunse il biondo.

La donna finalmente rise, staccandosi da suo marito. 《Non cambiate proprio mai, eh?》
I tre le sorrisero. La loro Mari era tornata.
《Bene. E allora credo che preparerò una colazione speciale per voi tre golosoni. Vuoi darmi una mano Adrien?》
L'altro sorrise malizioso, avvicinandosi. 《Che ne dici se, prima di quello, facessimo un po' di ginnastica? È salutare farla appena svegli e poi oggi è domenica.》

Marinette arrossì immediatamente, intuendo cosa volesse dire con “ginnastica”. 《Adrien!》
《Cosa? Non sai che è un esercizio perfetto per scaricare lo stress? Mi sto solo occupando della tua salute, Milady.》 Sussurrò l'altro con le labbra già sul suo collo.
L’altra gemette leggermente, mentre i due spiritelli si defilavano. Non volevano assistere allo spettacolo.
Ma almeno sapevano che Marinette sarebbe stata troppo impegnata per preoccuparsi.

《Allora Mari?》 Chiese roco l'uomo.
Sua moglie, sempre rossa come non mai, lo afferrò per il colletto e lo trascinò verso la loro stanza. 《Ti odio lo sai?》
《Io ti adoro invece.》 Ribatté lui divertito, mentre chiudeva la porta.

Solo che nessuno dei due si era accorto di qualcosa di strano. Un'ombra riflessa sul vetro delle finestre della camera. 
Questa osservava, seguendo i loro movimenti senza batter ciglio.

Guardava quei due adulti, che ora amoreggiavano impunemente, per poi spostarsi, non vista, verso le altre stanze.
Vide due bambini, uno bruno e uno biondo, addormentati profondamente nei loro letti, e poi una ragazza. 
Lei dormiva un sonno agitato. Ed era lei che il suo padrone voleva guardare.
Ed era quello che stava succedendo.

Sulle alpi tibetane, seduta dentro la bara che a lungo lo aveva segregato, una figura guardava nella stanza tramite l'ombra. 
Era lei. Quella ragazza era la prossima. 
Ne aveva la certezza.

Somigliava moltissimo a sua madre, ma al contempo era diversa. La sua personalità era macchiata da orgoglio e forza, come la sua dolcezza era venata a volte di malizia, come suo padre.
La vedeva muoversi sotto le lenzuola, borbottando come una ragazza qualunque. Ma non lo era affatto.
Le sue labbra si stirarono in un sorriso orrendo.
Era sensibile come la donna che l'aveva generata e forte come il suo consorte, e per questo pericolosa. Ricordava troppo come loro, mentre tutti gli altri portatori avessero saputo fare ben poco, fossero riusciti a resistere alle sue abilità.

E Quella ragazza adesso aveva ereditato quella stessa forza. E non era la sola.
I sogni stavano cercando di avvertirla, ma ancora lei non sapeva come interpretarli. E questo era un bene.

Terribile sarebbe stato ciò che stava per accadere se lei e i suoi compagni si fossero messi in mezzo.
E lei lo avrebbe fatto sicuramente. Il coraggio e l'impulsività erano suoi alleati e l'avrebbero spinta ad opporsi sempre.
Ed era successo già troppe volte che gente di quel genere si frapponesse fra lui e ciò che gli spettava di diritto! 

Ma stavolta sarebbe stato diverso.
Le sue labbra si stirarono nuovamente in un sorriso.
Si sarebbe assicurato che lei o i suoi genitori non potessero nuocere più al suo piano.

Si guardò intorno. Il gelo di quelle alture era tornato a regnare dopo la sua liberazione e adesso tutto era nuovamente ricoperto da uno spesso strato di neve e ghiaccio.
Mosse leggermente un dito lungo e adunco, sciogliendo un po' quel manto bianco lì vicino e raccogliendo l'acqua sul palmo.

Quelle mani gli facevano ribrezzo. Erano passati poco più di vent'anni, ma erano ugualmente ridotte in uno stato pietoso. Rughe e macchie segnavano la pelle cadaverica e inutile, che lasciava intravedere le ossa gracili e lunghe delle falangi.
Quella vista era una cosa davvero orribile per uno come lui. 

Era ridotto ad uno scempio ai suoi stessi occhi.
I portatori avevano usato una malefica ironia quando lo avevano battuto, ma adesso non importava quanto ribrezzo potesse provare.
Doveva concentrarsi. Pensare solo al suo scopo.

Fissò l'acqua sul suo palmo con intensità. Essa divenne immediatamente blu scuro, mentre si agitava vagamente.
La appoggiò immediatamente sull'ombra che lo stava aiutando a spiare i suoi nemici. 

Essa inglobò il liquido e iniziò subito a crescere e contorcersi.
Si ingigantiva, si estendeva e urlava.
Un urlo feroce e pieno di collera.

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Capitolo 5
*** Certezza ***


Quando, dopo altre due ore buone, Emma finalmente si svegliò, si ritrovò completamente madida di sudore sotto le coperte attorcigliate e con lacrime di paura agli occhi.
Si rigirò nel letto terrorizzata, spiando in ogni angolo della sua camera, calmandosi quando vide che non c'era niente da temere.

Solo che poi le tornò in mente ciò che aveva sognato.
L'incubo era tornato di nuovo a tormentarla, solo che era in qualche modo cambiato.

Si udivano sprazzi di conversazioni. I ragazzi colorati che vedeva erano agitati e in preda al terrore. Le loro voci, che le sembravano sempre così familiari, si rincorrevano senza sosta nella sua testa.
Urlavano le une alle altre di stare attente.
Aveva chiaramente percepito una richiesta di non andarsene da parte dell'arancione e l'angoscia della gialla e il caos dominava tutto.

Se in principio lo scenario era un nero fumoso, adesso tutto sembrava confuso, una specie di vortice in cui lei era l'occhio.
E se prima era in grado di muoversi, adesso le era impossibile. Poteva solo vedere quella maledetta ombra estendere i suoi tentacoli su quelle persone che sentiva così vicine.

La mora si massaggiò le tempie. Non ne poteva seriamente più. 
Non era possibile che tutta quella faccenda fosse solo una coincidenza! Ormai ne era certa.
Quella spossatezza, il formicolio continuo, i sogni e le sensazioni che sentiva non erano normali! Ormai si stava chiedendo se stava diventando pazza.
Nessuno dei suoi amici aveva mai avuto problemi di questo genere! Aveva parlato a Jules dei suoi incubi e sicuramente Davide e Xu dovevano aver intuito che qualcosa non andava. Solo che non sapeva se potevano aiutarla o no.

Non voleva caricare le loro teste con quelle stupide preoccupazioni. Soprattutto il suo amico cinese, che si stava preparando per la maturità.
《E adesso che faccio?!》 Chiese a se stessa, alzandosi di malavoglia.

Andò in cucina, consumando una rapida colazione. Poi entrò in bagno, facendosi una lunga e rilassante doccia, uscendone fradicia, ma decisamente più calma.
Ecco. Calma. Proprio la cosa che le serviva. Doveva solo pensare a rilassarsi e godersi la domenica. 
Non c'era niente di cui avere paura o da cui guardarsi. Quelli che la tormentavano erano solo stupidi sogni. Non sarebbe successo nulla e lei prima o poi avrebbe smesso di pensarci. Lei era una ragazza comune, nulla di più, nulla di meno.

Con questi nuovi pensieri ben stampati nella testa, prese il cellulare e chiamò Jules.
《Pronto?》 Chiese una voce impastata.
《Hey Jules. Ti va di fare un giro?》

《Emma… sono solo le sette...》 Replicò debolmente.
《Invece sono le undici. E tu sei ancora addormentato. Avanti, vestiti e chiama Davide e Xu. Ci vediamo all'Arco di trionfo e ci facciamo un giro.》.
Chiuse la chiamata senza aspettare risposta, si vestì a razzo, salutò i genitori e i fratelli e corse fuori casa.

Fortunatamente, non abitava molto lontana dagli Champs elysee, quindi arrivò molto in fretta.
Tre quarti d'ora dopo, poi, vide arrivare i suoi amici.
Xu stava parlando fitto fitto con Davide, mentre Jules aveva ancora la faccia di uno nel mondo dei sogni.
Quell'espressione  assonnata le fece scappare una risata. Il suo migliore amico la prendeva tanto in giro per i suoi “pisolini fuori orario”, ma lui non era certo conciato meglio.

《Ciao Emma》 la salutò il cinese.
Lei ricambiò, osservando ancora divertita e intenerita la faccia da bimbo addormentato di Jules.

《Vorresti svegliare con un bacio il tuo bello addormentato?》 Le chiese Davide con malizia.
Lei arrossì leggermente. 《Che cosa stai dicendo!?》

L’altro ridacchiò sibillino. Era così facile prendere in giro quella ragazza.
《Niente niente.》 Disse allontanandosi.

Lei ancora confusa, e parecchio rossa in faccia per quell'affermazione, decise di ignorare la cosa.
Quel giorno c'era un tempo meraviglioso, e lei ne voleva approfittare per rilassarsi senza dover pensare a nient'altro che a godersi la giornata.

E infatti, dopo che Jules ebbe completamente riacquisito le sue capacità cognitive, passeggiarono in lungo e in largo per le vie di Parigi, chiacchierando e mangiando gelati.
Emma si sentiva pienamente rinvigorita da quella mattinata.
Ecco come piaceva a lei. Voleva passare il tempo con i suoi amici senza dover pensare a niente.

Solo che poi sentì una voce conosciuta.
《Ciao.》 Salutò Dalia, accompagnata come al solito ai suoi fratelli. 

Emma sorrise sotto i baffi. Quei due gemelli sembravano quasi le sue guardie del corpo.
《Ciao Dalia, ragazzi. Cosa ci fate qui?》 Salutarono i quattro.
《Ci siamo presi un gelato tutti insieme. Comunque, scusate se ieri non mi sono presentata come si deve. Io sono Dalia DeSolange. Molto lieta di conoscervi!》

《E noi siamo i suoi fratelli maggiori, Renè…》 si presentò il gemello senza occhiali.
《E Luis》 terminò l'altro.

Emma sorrise e si strinsero la mano.
《Volete unirvi a noi? Stiamo facendo un giro.》 Domandò Xu.
《Certo.》 Risposero i tre.

Tutti e sette ripresero la loro passeggiata, ma poi un brivido attraversò la schiena della mora.
Una sensazione di pericolo in arrivo la fece scattare.

Senza che nessuno riuscisse a capire perché, afferrò tutti quanti per il polso e li portò sul ciglio della strada.
《Ma che cosa stai…?!》
La voce di Luis si spense in un secondo, quando la terra cominciò a tremare sempre con più forza.

Una lunga crepa si aprì del bel mezzo della strada e tutto sprofondò nel caos.
Un rinculco terribile li scaraventò ancora più indietro, mentre la terra si gonfiava ed esplodeva, rilasciando un polverone terribile e facendo venire fuori una gigantesca ombra vagamente umanoide che si contorceva e urlava con voce assordante.

Onde d'urto spaventose erano causate dalle sue urla e i suoi movimenti spazzavano via tutto, riducendo in briciole l'asfalto e i palazzi attorno.
Tutto era piombato nel caos in un attimo, ma la cosa più spaventosa della situazione era che quella cosa stava lentamente cambiando!

Più si contorceva e urlava, più acquisiva spessore e colore, modellandosi e raggiungendo la sua nuova forma, mentre le sue urla continuavano a torturare le orecchie di tutti i passanti, ormai in fuga da quella visione.
La parte superiore di quell'essere era larga e muscolosa, coperta da una spessa cotta di maglia argentea e blu, che si prolungava sulla testa, completamente celata da un elmo che diventava simile ad una corona sopra il suo capo. Le mani muscolose stringevano una sorta di bacchetta da direttore d'orchestra, mentre la parte inferiore del suo corpo era costituita da una lunghissima coda di pesce con le squame e le pinne tinte di blu, verde e nero.

Emma e i suoi amici avevano gli occhi sbarrati per il terrore.
Non si erano ancora spostati di un centimetro, ma, quando quel mostro voltò la testa verso di loro, facendogli intuire quali fossero i suoi bersagli, se la diedero subito a gambe.

Emma e Jules si precipitarono verso le Champs elysee, mentre Davide, Xu, Dalia e i gemelli scapparono tra le stradine laterali.
Solo che quell'affare era enorme, e altrettanto erano le onde d'urto che generava.

I palazzi stavano venendo ridotti in briciole al suo passaggio, così come le strade e le macchine. Era un trambusto infinito!
E questo era stato notato anche da altre quattro persone. 
Adrien, Marinette, Hugo e Thomas stavano guardando preoccupati lo spettacolo dal balcone della loro casa.

《E… Emma è… lì?》 Chiese il bambino biondo con le lacrime agli occhi.
La madre si chinò subito a consolarlo. 《No tesoro, non preoccuparti. Emma e i suoi amici si sono già messi in salvo. Adesso noi andiamo a prenderli.》

《Mamma…》 sussurrò l'altro bambino, che, ad undici anni, era consapevole della bugia che stava raccontando sua madre madre.
《Non preoccupatevi, tesori miei. Vostra sorella sta benone. Come ha detto la mamma, adesso io e lei andiamo a prenderla, ma voi… che ne dite di andare a giocare da nonno Gabriel?》 Chiese Adrien.
Ai due bambini brillarono gli occhi subito. La casa del nonno era enorme e piena di cose divertenti da fare.

《Si si si!》 Urlarono entrambi, entusiasti.
《Splendido! Allora, Hugo, voi andate di corsa dal nonno, tanto non dista molto. Noi prendiamo Emma e poi vi raggiungiamo. Tu bada a tuo fratello finché non torniamo. Ok?》 Chiese la donna al bambino moro.
Lui annuì, sentendosi onorato da quella fiducia, nonostante la preoccupazione fosse rimasta. Ma voleva fidarsi dei suoi genitori.
Prese la mano del fratellino, ed entrambi uscirono dalla villa.

《Spero che non gli succeda nulla.》
《Andrà tutto bene, Milady. Sono intelligenti e più astuti di quanto sembri. Ma adesso noi dobbiamo occuparci di quella cosa.》 Rispose il biondo, osservando il mostro che imperversava mentre Tikki e Plagg uscivano dai loro nascondigli.

《Siete pronti a tornare in azione?》 Chiese la donna.
《La domanda è se lo siete voi, Mari.》 Disse lo spirito rosso, preoccupata come non mai.

La sua partner sorrise. 《So che è rischioso, Tikki. Ma la mia bambina è in pericolo. E io non la lascerò in questo pasticcio.》 
《E neanche io. Non mi interessa il rischio. Aiuterò la mia bambina.》

I due spiritelli si guardarono mesti. 
《E allora, sapete che cosa fare.》 Commentò Plagg.

《Bene. Tikki, trasformami!》 Disse Marinette, toccando gli orecchini.
《Plagg, trasformami!》 Urlò Adrien, facendo lo stesso con l'anello.
I due esserini furono immediatamente risucchiati dai monili e i due adulti furono circondati da un alone di luce, accompagnato da una sensazione che non avvertivano da vent'anni.

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Capitolo 6
*** L'urlo della sirena ***


Emma e Jules non avevano smesso di correre fin da quando quella specie di enorme sirena era sbucata dal terreno.
Gli bruciava la gola ed erano a corto di fiato, ma non potevano fermarsi, visto che quell'affare sembrava avere proprio loro come obiettivo. Continuando ad urlare e distruggere tutto, infatti, si era alzata in volo e ora li stava inseguendo senza esitazione!

《Ma perché diavolo ce l'ha con noi?!》 Urlò il ragazzo.
《Non ne ho idea! Ma adesso corri e basta!》 Ribatté la mora, gettandosi a capofitto in mezzo alla gente in fuga.

Il caos era dilagato dappertutto con la comparsa del mostro e ora tutti cercavano di mettersi in salvo, ma molti erano rimasti feriti a causa delle onde d'urto e dai crolli.
Ed Emma era molto preoccupata. Si erano separati dai loro amici e temeva che potessero essere stati coinvolti in tutto quel disastro. Ed immaginarseli feriti e bisognosi di un insperabile aiuto era insopportabile.
Mai come in quel momento le sarebbe piaciuto essere come Ladybug e Chat noir, almeno avrebbe potuto fare qualcosa per difendere tutte quelle persone urlanti!
Ma lei non era un'eroina. Non aveva nessun potere o arma in grado di contrastare quella cosa. In quel momento poteva solo fuggire. 
E in fretta anche!

Sentiva quella creatura sempre più vicina, il suo urlo di collera e dolore lo confermava, e qualcosa le diceva che c'era un motivo se fin da subito aveva puntato a loro. E quel motivo era collegato ai suoi incubi!

Solo che ad un certo punto qualcuno fece accidentalmente lo sgambetto a Jules, facendolo cadere per terra. Lei se ne accorse, tornando subito indietro per aiutarlo, ma appena alzarono lo sguardo si ritrovarono di fronte il mostro. 
Entrambi sbiancarono, troppo atterriti anche solo per urlare o chiedere aiuto. Tutto quello che la mora riuscì a fare, fu mettersi di fronte al suo amico per fargli da scudo.
La sirena mostruosa, interpretando il gesto come una sfida, puntò contro di loro la sua bacchetta, gridando a più non posso, e preparandosi a colpire i bersagli del suo padrone, ma qualcosa di lungo e sottile le si attorcigliò addosso e la bloccò appena in tempo.

Subito dopo, due figure, una nera con una lunga coda e l'altra rossa a pois, si misero in mezzo proprio quando l'attacco del mostro sarebbe dovuto partire.
Erano un uomo e una donna.
Lui era alto, muscoloso e atletico, il corpo interamente fasciato da una attillata tuta di pelle completamente nera, con tanto di guanti artigliati e stivali, mentre una lunga coda da gatto spuntava dalla base della schiena e delle orecchie appuntite facevano capolino tra i capelli dorati. Gli occhi verdi con la pupilla lunga erano circondati da una mascherina nera.
Accanto a lui, c'era la donna. Era più bassa di lui, con un fisico longilineo e formoso, i tratti del viso dolci e corti capelli tendenti al blu. Lei era vestita con una tuta attillatissima, rossa a pois neri che la facevano assomigliare ad una coccinella e gli occhi blu erano circondati da una maschera con la stessa fantasia.

Emma e Jules rimasero di stucco nel vederli. 
Non era possibile!
《Que… quelli sono…》
《Ladybug e Chat noir!》 Urlò la mora.

Non ci poteva credere, eppure erano proprio lì!
Gli eroi di Parigi, le persone che idolatrava fin da quando era una bambina, ora erano proprio davanti a lei in carne ed ossa! Erano ovviamente più adulti di quanto ricordasse, ma erano comunque loro!
E avevano pure salvato lei e il suo migliore amico!

Guardando bene, infatti, i due ragazzi notarono che l'oggetto che si era attorcigliato attorno al busto della sirena mostruosa e ora le stava tenendo le braccia bloccate era il lunghissimo filo di uno yo-yo rosso a pois neri tenuto dalla donna.

《State bene ragazzi?》 Chiese l'uomo in nero.
I due si limitarono ad annuire, cercando di non balbettare di fronte a lui.

Chat noir sorrise sotto i baffi guardando gli occhi scintillanti di Emma. Se avesse saputo di stare parlando con Marinette Dupain-Cheng e Adrien Agreste, alias i suoi genitori, probabilmente sarebbe svenuta per lo shock.
La voce di Ladybug, però, li riportò tutti alla realtà.
《Ragazzi, voi andate via da qui. Nascondetevi da qualche parte e aspettate. Ci occuperemo noi di questo coso.》
I due ragazzi si ripresero. 《Siete sicuri?》

《Si. Correte. Ci penseremo io e la mia signora.》 Rispose Chat noir.
Jules, allora, prese la mano della sua migliore amica, rimediando un’occhiataccia dall'eroe gatto, e tutti e due si avventurarono di corsa tra le stradine di Parigi.
A quel punto, quando fu certo che si fossero allontanati a sufficienza, l'uomo prese da dietro la sua schiena un cilindretto argenteo, che si allungò subito, diventando un lungo bastone.

《L’ha presa per mano. Un ragazzo ha preso la mia bambina per mano!》 Soffiò sdegnato. 
La sua partner sorrise. 《Ma è Jules! Lo conosci da quando portava il pannolino!》

《Ma nessun ragazzo può toccare la mia bambina!》 Rispose lui, prima di venire interrotto dall'urlo della sirena.
Si era liberata dalla presa dello yo-yo e ora sembrava piuttosto arrabbiata.

L'uomo gatto sorrise spavaldo. 《Pronta a rivivere i nostri giorni di gloria, Milady?》
《Assolutamente.》

Entrambi si diedero lo slancio e la battaglia iniziò.
La mostruosa sirena gigante cercò di sfuggirgli per potersi occupare dei suoi obbiettivi, ma Chat noir la colpì proprio sulla testa col suo bastone, mentre sua moglie si appendeva al suo braccio, cercando di legarla nuovamente con lo yo-yo. 

Allora, un nuovo ordine si palesò nella sua mente. Quei due possedevano ciò che il suo padrone desiderava, quindi avrebbe dovuto ucciderli e prendere ciò che Lui voleva, ovvero gli orecchini e l'anello che indossavano.

Con un violento colpo della coda, generò un'onda d'urto ancora più tremenda, ma i due eroi la evitarono con un semplice salto.
Per entrambi era talmente strano ritornare nuovamente a combattere in quelle vesti. Sapevano che ne avrebbero pagato il prezzo, ma in quel momento si sentivano leggeri e forti come quando erano due ragazzini.
E lo stavano mettendo in pratica.

Usando il filo della sua arma, Ladybug aveva afferrato uno dei numerosi detriti che occupavano la strada e lo aveva scaraventato addosso alla sirena mostruosa.
Questa arretrò, ma i pezzi di granito e calcinacci continuavano ad arrivarle addosso. Ed erano troppi. Le sue onde non servivano quasi a niente per bloccarli.
Puntò nuovamente la bacchetta verso la donna, ma il suo compagno allungò il suo bastone metallico a dismisura e la bloccò.
Iniziò così un bizzarro incontro di scherma tra i due. Il bastone e la bacchetta si alternavano in parate e stoccate terribili, accompagnate da onde d'urto che Chat noir evitava con elegante maestria.
E, nonostante le sue dimensioni, la sirena mostruosa si ritrovò presto in netto svantaggio. 

《Il tuo padrone dovrebbe aver imparato che abbiamo più assi nella manica di quanto non creda.》 Disse provocatorio il biondo, mentre la sua arma si divideva, mostrando le varie parti legate da una catena.
Con la nuova versione del bastone arrivarono i colpi più duri.

Chat la usava come se fosse stata una frusta, attorcigliandola sul corpo della sirena e colpendola con le parti metalliche ed evitando i fendenti che lei cercava di rifilargli.
Se la donna muoveva lo yo-yo come se stesse danzando e le lanciava addosso detriti su detriti, l'uomo sembrava un acrobata.
Muovendosi e saltando come senza peso attorno a lei, faceva colpire la sua arma rapidissimo, lasciando vari segni sull'armatura e sulla lunga coda di pesce, 
Il metallo del bastone e delle catene le faceva male, ma lei non trattenne il suo urlo collerico.

Doveva vincere. E sapeva come.
Non doveva farlo avvicinare. Il suo padrone sapeva cosa era in grado di fare quell'uomo, ma lei non gliene avrebbe dato il tempo. Lo avrebbe distrutto invece.
Nessuna pietà sarebbe stata mostrata. Avrebbe ridotto in briciole quella città con tutta la rabbia che covava!

Spalancò le braccia e una scarica di energia azzurra travolse tutto, cogliendo di sorpresa i due eroi e scaraventandoli a terra.
Dalla terra ormai spaccata emersero onde blu e venti impetuosi che si intrecciarono insieme in un tifone sempre più grande, travolgendo e distruggendo ogni cosa con la loro furia e costringendo i due eroi ad interrompere l'offensiva.

Pezzi di edifici volavano ovunque, le strade erano ridotte ad acquitrini fangosi e nubi scure si stavano addensando nel cielo.
Ormai le Champs elysee erano ridotte a macerie martoriate dalla tempesta.
Ladybug e Chat noir fecero appena in tempo ad aggrapparsi ad un pezzo di roccia mentre l'uragano imperversava.

《Dobbiamo trovare un modo per distruggere quel coso! Se va avanti così raderà al suolo Parigi! 》 Urlò Ladybug sopra il fischio del vento. 
《Ma in che modo!? Vuoi usare i tuoi poteri?》

Lei annuì. 《Si. Ho solo bisogno che quell'affare rimanga occupata ad attaccarci il più tempo possibile. E appena si aprirà un varco, toccherà a noi.》
Chat noir non era proprio convinto da quel piano. Avevano affrontato difficoltà enormi, ma quello era un tifone in piena regola! 
《Fidati di me. La distruggeremo e poi andremo dai nostri figli.》 disse allora sua moglie con un sorriso.
Gli bastò quello per fargli cambiare idea.

《Farò del mio meglio.》 Disse, ripartendo alla carica.
Salì su un tetto nonostante la corrente, facendosi appositamente notare dalla sirena con le sue acrobazie. 
Essa, urlando ancora di più, si trovava proprio nell'occhio del ciclone che aveva creato. E per questo le bastò stendere un braccio per lanciare l'attacco verso di lui.
Una massa di acqua e vento ad altissima pressione si schiantò in quel punto, lasciandoci una voragine, ma l'uomo si spostò, in tempo di un soffio.

Doveva prendere tempo per permette a sua moglie di mettere in atto il suo piano.
E infatti la vide saltare tra i tetti alle spalle del nemico, evitando le onde che stavano trascinando via tutto.

Con un riso sardonico, l'uomo gatto atterrò allora su un altro tetto.
《E allora mostriciattolo? Non sai fare di meglio?》 Lo provocò.

Con un urlo, se possibile, ancora peggiore, la sua nemica gli riversò addosso tutta la furia della tempesta.
Le onde si alzarono ancora di più, trascinando le macerie e schiantandosi con fragore contro le case.
Lui si mise nuovamente in salvo grazie al suo bastone, ma stava iniziando ad accusare la fatica. Quella cosa si stava rivelando un osso duro.
Ma appena vide la moglie in posizione, seppe di avere la vittoria in pugno.

Si era messa proprio alle spalle del mostro ed era pronta ad evocare il potere che le concedeva la sua trasformazione.
《Lucky charm!》 Urlò, rilasciando una intensa luce rossa che si trasformò in una specie di registratore rosso a pois neri.
La donna fissò leggermente sorpresa quell'oggetto. Non era una sorpresa che il suo potere speciale potesse darle oggetti bizzarri, ma lei restava sempre stupita.
In che modo avrebbe potuto usare quel registratore?

Si guardò intorno in cerca di un'idea. 
Doveva fare anche in fretta, il diversivo servito da Chat noir non sarebbe durato ancora per molto.
Non le veniva in mente niente, solo che poi si accorse di una cosa. Le urla di quel coso si erano fatte più intense mentre dirottava le scariche di acqua e vento.
Ma non era solo quello. Urlava e si muoveva in contemporanea per farlo. Quindi… se avesse disturbato in qualche modo questo suo ciclo…
L'idea che le balenò subito in testa la fece sorridere vittoriosa. Era una mossa vincente, ma doveva fare in fretta.

Saltando più veloce che poteva, passò proprio di fronte al volto della sirena mostruosa, attivando il registratore.
La sua nemica, vedendola tanto vicina a sé, non perse tempo. Urlò con ancora più foga e scaricò il suo tifone contro di lei, ma l'eroe nero arrivò come un lampo e la prese in braccio, salvandola in tempo.
《Chat, sono pronta a mettere in pratica il mio piano. Aspetta che si apra un varco e colpiscila alla testa appena puoi.》 Disse la donna, sentendo i suoi orecchini suonare per la terza volta. Significava che le restavano solo due minuti prima di ritornare ad essere solo Marinette. Questo era il problema che ogni portatore aveva dopo aver usato il suo potere speciale.

Il felino se ne accorse e annuì, il bastone già in pugno.
Ladybug si portò di nuovo davanti al mostro e fece partire la registrazione.
Il suo stesso grido si rigettò distorto e al massimo volume sulla sua creatrice.

Questa urlò a sua volta, ma i due urli in qualche modo si sovrapposero, facendole perdere il controllo sul tifone. 
Questo si riversò verso il basso con furia, lasciando scoperta la sua creatrice.

Chat noir non attese oltre.
《Cataclisma!》 Urlò, mentre i suoi artigli si caricavano di energia nera.
Con un salto, si catapultò verso la sirena mostruosa. Lei non ebbe il tempo di spostarsi.
Appena la mano entrò in contatto col suo elmo, questo venne ridotto in cenere insieme alla testa. Un fiotto di sangue bluastro eruttò dal suo collo, mentre il resto del suo corpo implodeva su se stesso, esplodendo poi con furia e scaraventandoli nel fango.

A quel punto, le trasformazioni dei due eroi si sciolsero, facendo uscire Tikki e Plagg dagli orecchini e dall'anello.
《Anf anf… ce… ce l'abbiamo fatta.》 Disse Adrien.
《Si.》 Sorrise Marinette.

Ma il sorriso le morì sulle labbra quando sentì un rivoletto di sangue scendere dalla bocca e un dolore atroce espandersi in tutto il corpo.
L'urlo di dolore che ne seguì fu identico a quello di suo marito.
Lui era crollato sulle ginocchia, rimettendo tutto quello che aveva nello stomaco e respirando con affanno.

《Marinette! Adrien!》 Urlarono i due spiritelli.
I due cercarono di alzarsi, ma le fitte che attraversavano i loro corpi erano davvero tremende.
Passarono vari minuti prima che si attenuassero un poco.

《Temo… che questo sia il prezzo per aver… usato i nostri poteri.》 Commentò il biondo.
Sua moglie annuì. 《Ora però… dobbiamo trovare Emma e andare da Hugo e Thomas.》
Anche se con fatica, prese il telefono dalla borsa e chiamò sua figlia.
Lei sembrava estremamente preoccupata per loro, ma gli fece sapere che lei e i suoi fratelli stavano benone e che aveva avuto il buon senso di rifugiarsi con Jules proprio nella casa di Gabriel Agreste, suo nonno paterno. 

La mora riferì anche che tutti i loro amici si erano messi in salvo ed erano illesi.
Appurato questo, i due adulti poterono tirare un sospiro di sollievo. Per fortuna erano intervenuti appena in tempo. 
Ma Tikki e Plagg li guardavano con preoccupazione. Di colpo i loro amici sembravano invecchiati di secoli.

《E ora che si fa?》 Azzardò lo spirito nero.
Il suo portatore sorrise stanco. 《Lo sai anche tu, Plagg. Questa battaglia purtroppo… è stata la prova che non siamo più in grado di sopportare il potere di questi gioielli.》
Lo spirito rosso sgranò gli occhi. 《Cosa!? Non vorrete mica…》
Marinette annuì mesta. 《Non c'è altra scelta, amica mia. Ormai, i nostri gioielli Spettano a dei nuovi portatori.》

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Capitolo 7
*** Una sorpresa senza precedenti ***


Per tutto il tragitto fino alla casa di Gabriel Agreste, lo spiritello nero espresse il suo disappunto in ogni modo per la decisione del suo partner, riempiendo con le sue urla il silenzio che ormai regnava per le strade inondate. 
《Non potete farlo! Hai sentito moccioso!? Non potete!!! Non avete il diritto di scaricarci in questo modo!》 Strepitò Plagg per la quindicesima volta.
《Non vi stiamo scaricando, Plagg. Te l'ho già detto chissà quante volte.》 Gemette l'uomo biondo.

《E invece si.》
《Invece no.》

《Invece si!》
《Invece no!》

《INVECE SI!》
《INVECE NO!》

A quel punto, Marinette perse la pazienza. 《Basta! Finitela tutti e due!》
《Ma ha cominciato lui!》 Urlarono in sincrono i due maschi del gruppo, facendo scuotere la testa alle loro compagne.

《Non cambierete mai, siete due adulti e sembrate ancora bambini. E comunque, Plagg, dacci un taglio adesso. Anche a me non piace l'idea, ma se Marinette e Adrien hanno deciso così, allora non c'è niente da discutere.》 Commentò Tikki.
《Ma…》

Un'occhiata di fuoco dalla sua “collega” pose fine alla conversazione, ma non ai pensieri che vi aleggiavano intorno.
Infatti lo spirito nero continuò ad essere pensieroso ed imbronciato fino a che non arrivarono alla loro destinazione.

Adrien poteva capirlo. Neanche a lui l'idea piaceva. Affatto. 
Erano stati partner per più di trent'anni, da quando lui ne aveva solo quattordici, e avevano combattuto così tante battaglie insieme, che non poteva tenere il conto. 
Di sicuro separarsi non sarebbe stato facile per nessuno, ma non c'era altro modo. Non lo avrebbe mai proposto se ci fosse stata un'alternativa.

E anche Marinette si sentiva male solo a pensarci. Tikki era stata la sua compagna di tanti scontri, un'amica preziosa, una guida nelle difficoltà e una consigliera paziente. 
Sapere che di lì a poco non avrebbe più potuto averla al suo fianco per parlare o ridere insieme la rattristava moltissimo. 

Per loro fortuna, però, quei pensieri si interruppero appena raggiunsero la vecchia casa di Adrien, un'enorme villa elegante e raffinata realizzata in marmo bianco, con un grande scalone all'ingresso e cintata da un alto muro e da un cancello chiuso. 
Per fortuna l'inondazione non aveva raggiunto quella parte della città. Questo fece tirare loro un sospiro di sollievo.

Raggiunsero in fretta il portone, sperando che i loro figli non fossero troppo preoccupati per loro. 
Solo che appena bussarono per farsi aprire, la porta si spalancò e tre furie, due more e una bionda, li travolsero in pieno.
Tikki e Plagg fecero appena in tempo a nascondersi prima che Emma, Hugo e Thomas li vedessero, ma loro tre erano troppo concentrati sull'abbraccio da piovra che stavano dando ai loro genitori, infischiandosi del fatto che fossero fradici e coperti di fanghiglia.

《Siete tornati!》
《State bene!》
《Sono così contenta!》 Continuavano ad urlare i tre fratelli ai loro ancora attoniti.

Ma si sbrigarono ad abbracciarli tutti e tre. Era bello sapere che stavano bene. Non volevano pensare a cosa sarebbe successo se si fossero ritrovati in mezzo alla loro battaglia.
《Finalmente siete arrivati.》 Disse poi una voce austera, attirando la loro attenzione.

Sul portone c'erano Jules e, accanto a lui, un uomo alto e magro, vicino alla settantina che stava dritto come un fuso sulla soglia. 
Aveva i capelli bianchi a spazzola, degli occhiali sugli occhi azzurri, un viso severo e la pelle pallida e segnata da rughe.
Costui non era altri che Gabriel Agreste, padre di Adrien, stilista di fama mondiale e padrone della villa.

《Ciao Papà.》 Disse Adrien, rimediandosi un'occhiata gelida.
L'uomo non ne capì il motivo, ma poi se ne rese perfettamente conto.

A quanto pareva, lo scontro con quel mostro sirena era andato troppo per le lunghe. E si vedeva.
I suoi figli sembravano morti di preoccupazione.

Il bambino biondo aveva evidenti segni rossi di lacrime sotto gli occhi e i suoi fratelli avevano le unghie scorticate da quanto le avevano mangiucchiate. E se c'era una cosa che suo padre adorava, quella erano i suoi nipoti.
Avrebbe linciato chiunque avesse fatto loro del male, e anche per lui non faceva eccezione.
Un brivido freddo gli attraversò la schiena, ma si sbrigò a rassicurare tutti che entrambi erano illesi, per fortuna, facendoli calmare.

Poco dopo, appena i due coniugi si furono dati una sistemata, si ritrovarono tutti seduti nella imponente sala da pranzo davanti a delle fumanti tazze di thè. Ne avevano tutti bisogno dopo lo spavento.
《Sinceramente, mi chiedo da dove possa essere saltato fuori quell'affare. È sbucato dal terreno e si è messo a distruggere tutto. È da quando è scomparso Papillon che non avvenivano più attacchi simili》 Commentò Emma, spezzando il silenzio che era sceso nella stanza. 
Ancora non era riuscita a sbarazzarsi della sensazione di familiarità che quella creatura le aveva dato. Quel formicolio era quasi costante ormai.

《Già. E avrebbe fatto lo stesso con te quando ti sei messa in mezzo per difendermi. Saresti stata ridotta a fette se Ladybug e Chat noir non fossero arrivati per tempo.》 Le disse Jules, risvegliandola di nuovo dalle sue riflessioni. 
Il ragazzo si era preso uno spavento tutt'altro che indifferente quando aveva visto la sua migliore amica piazzarsi di fronte a lui.
E i tre adulti quasi si strozzarono con il thè quando lo sentirono. 
《Che cosa!? Emma! Perché sei stata così incosciente!》 Si inalberò suo padre.
《Hey, Jules era in pericolo. Non potevo piantarlo in asso in quella maniera! Quel mostro lo avrebbe fatto a pezzi!》

《Avreste dovuto andare via!》
《Lo abbiamo fatto. Ladybug e Chat noir sono arrivati e ci hanno dato l'occasione. E sono stati fantastici!》 Disse con gli occhi scintillanti.
I suoi genitori non poterono che sentirsi lusingati, ma Adrien non mollò.

《Dovevate fare più attenzione. Quei due eroi non potranno venire sempre a salvarvi.》
A quel punto intervenne Gabriel. 《Credo che possa bastare, figliolo. Penso che abbiano capito. Comunque, ragazzi, dovrei chiedere di andare nelle altre stanze a riposarvi. È stata una lunga giornata e devo discutere di alcune faccende molto importanti con loro due.》
Anche se perplessi, Emma, Jules, Hugo e Thomas se ne andarono. Era meglio non disobbedire all'uomo, le sue punizioni erano tremende.

Appena furono sicuri di essere soli, Tikki e Plagg uscirono allo scoperto.
《Molto lieta di rivederla, Signor Agreste.》 Disse lo spiritello rosso, mangiando i suoi adorati biscotti dal vassio.
《Si. Anche io sono lietissimo di rivederti. E ora falli ragionare! Usa anche le torture se servono, ma impediscigli di commettere un'idiozia!》 Esclamò il suo compagno.

《Prego?》
《Questi due vogliono lasciare i gioielli a dei nuovi portatori!》 Sbraitò lui.
Lo stilista rimase un attimo sorpreso. 《Sta dicendo sul serio?》

Sua nuora annuì. 《Si. Ormai è tempo. Ci è chiaro che non siamo più in grado di sopportare i loro poteri. Dopo lo scontro con il mostro non ci reggevamo in piedi.》
《Ma sapete vero che potrebbe essere un rischio enorme? Non sappiamo se i nuovi portatori saranno capaci di far fronte alla minaccia che sta per arrivare. So che Lui è di nuovo qui. Anche io ho colto i segni, e non sono buoni. È più deciso che mai.》
《Proprio per questo serve che nasca una nuova generazione. Ormai solo io e Adrien stiamo proteggendo Parigi, ma se non siamo in grado di sostenere il dolore causato dai nostri gioielli in una battaglia come quella di oggi, sarà impossibile vincere definitivamente stavolta.》

《Veramente voi non sareste soli. Ci sono già due nuove portatrici. Le avete scelte all'inizio dell'anno, a quanto ho capito.》 Disse Gabriel pensoso.
《Ecco. Questo dimostra che a maggior ragione voi dovreste tenervi i poteri. Quelle due sono eroine già da quasi un anno e nessuno le ha mai viste, ne sono intervenute. Avrebbero potuto aiutarvi oggi e invece non si sono fatte vive. Non è una buona idea quindi cedere i vostri gioielli.》 Si impuntò Plagg sdegnoso.

Al diavolo il suo orgoglio. Lui e Tikki avevano passato secoli a combattere al fianco degli umani. Avevano conosciuto centinaia di uomini e donne fantastici, ma Adrien e Marinette erano senza dubbio i più dotati che avessero mai visto! E separarsi da loro dopo tante battaglie avrebbe fatto troppo male.
L'uomo biondo sorrise. 《Plagg, ti ricordi cosa mi hai detto quando sono diventato il custode dell'anello? Che era il Miraculus della distruzione, un gioiello dai poteri inimmaginabili e che tu eri un Kwami, lo spirito legato ad esso, e che insieme mi avreste reso un eroe. Ecco, io ormai non sono più in grado di esserlo. E sinceramente non voglio mettere in pericolo la mia famiglia e Parigi per un capriccio. Sarà tremendo non essere più il tuo partner, ma tu ti meriti di combattere con un nuovo protetto degno di questo nome.》
《Esatto. E la stessa cosa vale per me, Tikki. Ormai il mio corpo non può più gestire i poteri del Miraculus. E il mio, come tu mi dissi, è quello della creazione, quindi non posso lasciarlo incustodito, ma nemmeno tenerlo ormai.》

La Kwami rossa la guardò triste. Lo sapeva bene anche lei. Solo che odiava quel momento. Il momento dell'addio.
Aveva vissuto per millenni e combattuto al fianco di tantissime portatrici nel corso della storia, affezionandosi nel profondo ad ognuna di esse. Per questo il momento del saluto finale era sempre troppo amaro da sopportare. 
Ma ormai anche lei sapeva che era il momento di trovare qualcun altro da guidare.

A quel punto Gabriel si fece avanti. 《Ne siete davvero convinti? Ricordatevi che una volta rinunciato ai Miraculus non vi sarà più possibile reclamarli. Grazie a loro avete combattuto e sconfitto molti nemici, incluso me, quando ancora ero Papillon. Siete certi di voler perdere quei poteri?》
I due coniugi si guardarono un attimo, poi annuirono. 《Si. Il nostro lavoro è finito.》

L'uomo sospirò. La situazione gli sarebbe quasi sembrata divertente in un altro momento.
Ai tempi in cui ancora era il malvagio che seminava il caos a Parigi non si sarebbe mai aspettato che i due eroi che tanto aveva odiato e di cui aveva bramato i poteri potessero arrivare a quel momento.

Quando, durante il loro ultimo scontro, le identità di tutti e tre erano venute allo scoperto, nessuno sapeva cosa dire o fare. C'era stato shock, paura, delusione e sorpresa, ma nonostante questo lui era stato sconfitto da quei due. 
Si era vergognato come un ladro quando si era finalmente reso conto del male che aveva fatto a tutti e del modo in cui aveva usato il suo Miraculus, a cui ormai aveva rinunciato da anni, ma era stata solo una cosa ad averlo fatto ravvedere sul serio.

Il fuoco che aveva visto nei loro occhi quella volta, ed era lo stesso che stava osservando adesso. 
Questo lo fece sospirare nuovamente. 《E chi saranno i nuovi portatori?》
《Veramente non abbiamo…》
Plagg subito interruppe il biondo. 《Io ho già scelto chi deve essere. E non mi importa nulla se è irregolare o meno. Se Adrien rinuncerà seriamente all'anello, allora toccherà ad Emma diventarne la nuova custode.》

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Capitolo 8
*** La scelta di Adrien ***


Nella sala da pranzo era crollato un silenzio di tomba. Non si sentiva volare una mosca.
Infatti, dal piano di sopra, Emma, Jules, Hugo e Thomas si stavano chiedendo cosa fosse successo.
《Perché c'è tutto questo silenzio?》
《Forse la mamma ha detto che ci darà un altro fratellino?》 Chiese il bimbo biondo in modo candido.
I presenti rimasero tutti di sasso.

《Ma che dici Thomas?》 Lo rimbrottò il fratello.
《Shhh. Sto cercando di sentire.》 Disse Emma, con l'orecchio ben premuto sul pavimento. 

Ormai, con tutto quello che era successo, era tesa come una corda di violino. Ne erano successe di tutti i colori in quei giorni ed era stufa delle sorprese.
Prima i suoi sogni bizzarri, poi quel formicolio costante e infine l'attacco di quel mostro. Ci mancava solo l'ennesima catastrofe.
Un attimo dopo, però, sentì le voci concitate dei suoi genitori, ma non riusciva a capire bene le parole. Sentiva solo il loro tono di protesta.

Non poteva di certo immaginare che Adrien e Marinette si stessero opponendo fermamente alla decisione di Plagg.
《Non ho intenzione di farlo. Non coinvolgerò mia figlia in questa storia!》
《E allora, se Emma non sarà la nuova portatrice, io non accetterò che tu rinunci all'anello.》

《Nessuna delle due cose spetta a te deciderle!》
《Ah si!? Quindi io e Tikki dovremmo separarci da te e Marinette e finire nelle mani del primo che passa senza discutere!? Forse potrà andar bene agli altri Kwami, ma non a me!》

《Hai fatto così per secoli!》
《Solo perché i portatori che mi hanno lasciato o erano troppo vecchi o morti!》

《Ma non hai fatto tante storie quando sei diventato il mio partner.》
《Solo perché sei abbastanza ricco da permettermi di rimpinzarmi quanto voglio di Camembert. E poi, a me non va questa idea anche per il modo in cui si scelgono i portatori.》

《In base al loro valore e alla loro bontà?》
《Ti prego. L'ultimo guardiano ti ha dato il Miraculus dopo che lo avevi aiutato a rialzarsi.》

《In ogni caso, non darò l'anello ad Emma. In questi giorni gliene stanno succedendo troppe. Se ci mettessimo pure questo…》
《Seguiremmo il percorso giusto, moccioso. Non venirmi a dire che non te ne sei accordo. In queste ultime settimane ha dormito sempre male. E non sono semplici incubi, sono avvertimenti.》
《E allora?! Non per questo dovrebbe essere coinvolta.》

Il Kwami sospirò. 《Moccioso, lo so che sei preoccupato. Essere portatori è difficile, nessuno meglio di te e Marinette lo può dire, ma Emma è una persona speciale. Ci sono stati ben pochi portatori dei Miraculus del gatto nero e della coccinella che sono stati in grado di avere dei figli. E quei bambini, i primogeniti in particolare, erano esseri incredibili.》
Tikki annuì. 《Vero. Erano persone destinate a fare grandi cose, sia come portatori che come persone. Alcuni di loro passarono alla storia per le loro opere politiche, intellettuali, militari o artistiche.》

Marinette, però, non era convinta, così come il marito e il suocero. 《Ma, Tikki, ti rendi conto di quello che ci state chiedendo? Sappiamo che Emma è speciale, ma… con quello che è successo a noi, non voglio coinvolgerla.》
A quel punto, Plagg perse la pazienza. 《Ma volete continuare a tenere quella ragazzina nella bambagia fino ai suoi quarant'anni!? Non potete pretendere che ne resti fuori cavolo! Soprattutto perché lei è già nelle mire del nostro Nemico. E lo dimostrano i suoi sogni, il vostro brutto presentimento e anche il fatto che l'attacco si sia verificato proprio dove stavano lei e i suoi amici. Non può essere un caso!》

Questa frase riecheggiò nelle orecchie di tutti, inclusi di Emma e Jules.
I due si guardarono sorpresi. 《Ma di cosa stanno parlando?》
《Non ne ho idea. Ho sentito il tuo nome e la parola “Miraculus”. Che cosa sarebbe un Miraculus? E poi… con chi diamine stanno parlando?》

La ragazza alzò le spalle, ma poi si accucciò di nuovo.
《Hanno ricominciato.》 Disse.

Infatti, la discussione era ripresa, ma stavolta parlò Gabriel.
《Adrien, Marinette, secondo me Plagg ha ragione.》
Il Kwami esultò. 《Ah! Visto che ha detto!? Io ho ragione, io… aspetta, ho ragione!?》

L'uomo annuì. 《Neanche io vorrei coinvolgere Emma in tutto questo, ma sapevate che prima o poi avreste dovuto scegliere degli eredi. E lei è perfetta. È buona, coraggiosa, intelligente e piena di energia. Sarà ottima esattamente come te, Adrien. E io posso dirlo bene, dopotutto è mia nipote. Quindi, appoggio la scelta di Plagg.》
《Ma…》 Provò ad opporsi suo marito, ma lei gli poggiò una mano sulla spalla. 
《Adrien, ormai è tempo.》 Disse solo.

L'uomo abbassò lo sguardo.
Lui e sua moglie lo sapevano troppo bene. Emma era destinata ad ereditare un potere da loro, solo che sperava che non dovesse compiere così presto il suo destino. Ma alla fine annuì con lei.
《E va bene. Darò il Miraculus del gatto nero ad Emma. Forse è veramente la scelta giusta.》.

Allora, Gabriel si alzò, dirigendosi verso il mobile accanto a loro.
Su di esso, c'era un vecchio e pregiato grammofono laccato ottagonale, di fattura chiaramente cinese. Sul davanti aveva anche dei piccoli bottoni.
Il settantenne li premette e la parte superiore dello strumento si aprì, rivelando un fondo nascosto. E al suo interno, c'era un oggetto davvero singolare.
Una grossa scatola di lacca nera, sempre ottagonale, scintillava sotto il lampadario. Un complicato arabesco rosso e geometrico simile ai simboli orientali ne decorava il coperchio e tanti cassettini ne ornavano i lati.

Il padrone della villa la prese tra le mani e la appoggiò di fronte ai due adulti, aprendo il coperchio.
All'interno vi erano cinque spazi, ognuno di colore diverso, uno arancione, uno giallo, uno blu, uno verde e uno viola, mentre nel centro vi era rappresentato il simbolo dello yin e dello yang. 
Tre gioielli scintillavano all'interno, inutilizzati.

《Ecco. Questo scrigno è il luogo di riposo di tutti i Miraculus e dei Kwami, in attesa che arrivino i loro degni portatori. Una volta che avrete riposto qui dentro i vostri gioielli, non vi sarà più possibile attivarli e saranno consegnati a dei nuovi prescelti. Questa decusione è presa per voi?》

Adrien e Marinette annuirono.
Anche se avevano acconsentito, però, non erano per nulla contenti di quella scelta.
La donna era d'accordo con Plagg, ma comunque aveva paura. 

Ciò che stavano per fare era la decisione giusta da prendere, ne era cosciente, ma questo non la faceva sentire meglio.
Quella era sua figlia, la sua primogenita, quella che l'aveva resa mamma per la prima volta, aprendole la strada alle gioie e alle fatiche dell'essere genitori. L'aveva aspettata per nove mesi, amandola fin da subito e giurandosi di darle una vita felice, proteggendo lei e i suoi fratelli insieme a suo marito.

Ma in quel momento si era resa conto che non avrebbe potuto aiutarla in quella lotta che lei stessa aveva sostenuto. Sperava solo che la forza di carattere e la positività di Emma la aiutassero.
Poi, i due uomini si rivolsero ai loro Kwami. 

Plagg era a braccia conserte e Tikki sorrideva malinconica.
《Beh, credo che questo sia un addio.》 Commentò il biondo. 
Lo spirito nero sbuffò. 《Ma che dici!? Saremo a pochi metri di distanza se Emma sarà la mia portatrice. Ma io sarò comunque contento di sbarazzarmi di te, moccioso. Ai tuoi tempi, sei stato il portatore in assoluto più smielato e snervante quando parlavi di Ladybug. Neanche ai tempi di Shakespeare c'erano tanti sospiri d'amore. Quasi mi facevi passare la voglia di Camembert. Eri tutto “oh, mia Lady” di qui “oh mia Lady” di là. E non voglio pensare a quando stai in camera da letto con tua moglie.》

Adrien rise. 《Mi mancherai anche tu, Plagg. Sei stato un ottimo amico e un gran compagno. Prenditi cura della mia bambina. E cerca di non farla ammattire troppo.》

Il Kwami, a quel punto, annuì stoico.
Quando aveva proposto Emma come nuova custode, non aveva pensato che questo avrebbe accelerato ancora di più la loro separazione.
Ma non poteva cedere a tutto quel sentimentalismo. Era davvero un cliché. 
Eppure sentiva comunque gli occhi pungere. Non gli succedeva da secoli, ma gli stava seriamente venendo da piangere.

Tikki, al contrario suo, stava abbracciando con trasporto il collo della sua portatrice.
《Mi mancherai Mari! Tanto. Sei stata una delle migliori con cui mi sia mai legata. Ti auguro di essere felice nella lunga vita che ti attende.》
《Anche sentirò la tua mancanza, Tikki. Non sai quanto. Sei stata la migliore compagna e amica che potesse mai capitarmi. Spero che il tuo nuovo portatore ti tratti bene. Anche se credo di sapere già chi sarà.》 Disse la donna con un sorriso, portando le mani verso i suoi orecchini, mentre Adrien si sfilava l'anello.

Appena i due monili furono rimossi, i due Kwami sparirono in un fascio luminoso entrando nuovamente all'interno dei Miraculous.
Subito dopo, i due coniugi riposizionarono i gioielli al loro posto e Gabriel richiuse il coperchio dello scrigno.

In quel preciso istante, Marinette e Adrien sentirono la sensazione di qualcosa che si spezzava dentro di loro.
E quella fu la prova definitiva. Non erano più i legittimi portatori del gatto nero e della coccinella.

《Bene. Mi auguro che i portatori che sceglierete siano degni e potenti come voi e anche di più. E che riescano finalmente a portare la pace.》 Disse il settantenne, mentre Emma e Jules, ancora in ascolto, restavano con ancora più domande nella testa.

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Capitolo 9
*** Di padre in figlia ***


Nei giorni seguenti, Emma e Jules fecero particolare attenzione alle mosse dei genitori della ragazza. La curiosità li divorava dopo quello che avevano sentito.
Quei due stavano progettando di fare qualcosa di importante, lo sentivano sulla pelle, ed Emma era sicuramente coinvolta.
E forse era per questo che, ogni volta che li vedevano, sentivano una certa sensazione di trepidazione invadere i loro stomaci senza un motivo specifico.

Era come un segnale che gli stava dicendo che presto sarebbe successo loro qualcosa di incredibile. E questo faceva solo crescere ancora di più la voglia di scoprire la verità dei due giovani.
Cosa erano i “Miraculus”? E perché la conversazione che avevano ascoltato aveva avuto dei toni così cupi? Insomma, c'era stato l'attacco di quel mostro sirena e la distruzione quasi totale delle Champs elysee, due eventi davvero stranissimi, ma cosa c'entravano Adrien e Marinette Agreste in tutta quella storia? C'era forse qualcos’altro sotto?

Queste domande stavano rimbalzando nella loro testa da parecchio. Ed erano decisi di trovare anche le risposte.
E proprio per questo avevano subito parlato a Xu, Dalia e Davide di quel poco che erano riusciti a sentire, dei loro sospetti e anche dei sogni ormai ricorrenti di Emma. E tutti e tre, con grande sorpresa dei due parigini, si erano uniti a loro in quella specie di impresa di spionaggio senza prenderli per pazzi e credendo ad ogni parola.
Dopotutto, anche loro volevano capire qualcosa di tutto il disastro, visto che avevano capito che c'era qualcosa di grosso in gioco, e poi Emma e Jules non erano certo tipi che si sarebbero divertiti a scherzare su cose simili. Quindi, si erano subito messi all'opera.

Ed Emma era molto grata a tutti loro per questo.
Aveva capito perfettamente che i suoi genitori stavano parlando di lei con suo nonno, e per questo sentiva una certa preoccupazione, mista ad aspettativa, solo che non pensava che i suoi amici le avrebbero creduto immediatamente sui suoi sospetti.

Solo che fino a quel momento sembrava essere tutto normale. Avevano passato una settimana a guardare da una certa distanza le mosse dei due coniugi, ma non sembrava esserci niente di strano. E dire che non li avevano persi di vista solo un secondo!
La loro scuola infatti era stata chiusa a causa dell'attacco subito dalla città, che al momento era in fase di ricostruzione, quindi i cinque amici avevano avuto tutto il tempo di pedinare come si deve i due adulti, a volte anche con lo sporadico aiuto di Louis e Renè.

Ma non era successo niente fuori dall'ordinario. Si svegliavano, si salutavano con le loro effusioni, andavano a lavoro, aiutavano i figli a studiare e si occupavano della casa.
L'unica cosa particolare che avevano notato era che entrambi maneggiavano molto spesso delle scatolette ottagonali simili a piccoli portagioie. 
Ad Emma non pareva essere così bizzarro, dopotutto sua madre era una stilista, quindi non era raro che creasse dei gioielli per i suoi abiti, solo che quei contenitori erano strani. 
Erano chiaramente fatti di raffinata lacca nera, probabilmente di fattura orientale, come dimostravano gli arabeschi rossi sui coperchi, ma la cosa più strana era che Sembravano quasi possedere una specie di… aura.

Si, un'aura. Una forza che spingeva tutti e cinque a concentrarsi su quelle. 
Se ne sentivano attirati in un modo stranissimo. 
Solo che non erano riusciti a trovarle. Approfittando infatti di un momento in cui Emma era da sola a casa, tutti e cinque si erano messi a cercarle, rivoltando la casa come un guanto, ma senza successo.

《Probabilmente se le sono portate appresso.》 Sentenziò Xu, dopo ore ed ore di inutile ricerca.
《Ma cosa li spingerà a tenersele così strette? Sono dei semplici portagioie, quindi perché non lasciarli in una cassaforte o qualcosa di simile?》 Si chiese Davide.

《Non lo so. Che anche loro si sentano attratti da quelle scatole come lo siamo noi?》 Chiese Dalia.
《Ma anche se fosse così, non se li terrebbero comunque così vicini. Uff, che seccatura. Se solo avessimo potuto sentire di più della conversazione con il nonno!》

《Ma tu sul serio non hai mai visto quelle scatole neanche una volta? Sei proprio sicura? Dopotutto, la madre di tua madre è cinese, quindi non sarebbe così strano se la signora Marinette avesse qualcosa  di fattura orientale.》 Azzardò Jules.
《No. Ne sono sicurissima. Hanno un aspetto troppo antico per non essere notate in questa casa. Devono essere entrate per forza da poco qui, altrimenti avrei dovuto vederle varie volte in sedici anni.》

Tutti e cinque si grattarono il mento, pensierosi e stanchi. Con quella ricerca avevano sperato di trovare delle risposte, ma invece si stavano solo riempiendo sempre più di domande. 
Perché doveva esserci tutto quel mistero per dei banali portagioie!?
《Magari hanno qualcosa a che fare con i “Miraculus”, anche se io non ho idea di cosa siano.》 Commentò l'italiano.
Il ragazzo cinese si fece pensieroso. 《Beh, il loro nome vuol dire miracolo. Quindi… forse potrebbe avere qualcosa a che fare con la leggenda di Měilì.》

《La leggenda di chi?》
《In Cina esiste una storia che racconta di una fanciulla meravigliosa chiamata Měilì, che cinquecento anni fa visse nelle valli cinesi. Costei possedeva lo spirito indomito del vento e il coraggio del miglior guerriero ed era la ragazza più sublime che si fosse mai vista in quelle terre, ma proprio per questo, fu portata via dalle sue terre e trascinata in Giappone come schiava. Li fu umiliata e trattata come un oggetto, subendo orrendi abusi e sofferenze continue, ma lei non cedette mai. E pregò. Pregò giorno e notte che coloro che l'avevano usata venissero maledetti, così che lei potesse essere vendicata. E grazie alle sue preghiere, il dio della guerra Chi You l'accontentò, dandole un potere tale da distruggere tutta la città in cui era rinchiusa e uccidendo senza pietà i suoi aguzzini.》

Gli altri lo ascoltarono curiosi.
《Ma questo cosa può avere a che fare con i “Miraculus”?》
《Beh, si dice che il dio avesse donato qualcosa alla ragazza. Un gioiello che le avrebbe permesso di evocare eserciti di campioni al suo servizio che l'avrebbero sempre difesa da chi avrebbe voluto farle del male. Magari era quello il “Miraculus”.》

Emma ci rifletté. Non era tanto folle come idea. Dopotutto, quelli che i suoi genitori nascondevano erano portagioie, quindi non sarebbe stato strano se quei fantomatici oggetti potessero essere seriamente dei monili.
《Secondo me, potresti avere ragione. Molto intelligente come sempre, Xu.》 Commentò Davide con un sorriso, facendo arrossire leggermente.
Il suo migliore amico sorrise di nuovo sotto i baffi. Era talmente timido che bastava solo un complimento come quello per mandarlo in bollore.

《Comunque, io credo sia il caso di ricominciare ad indagare domani. Si sta facendo tardi e i genitori e i fratelli di Emma sono tornati.》 Disse Dalia, avendo sentito la porta richiudersi e osservando che erano sette passate.
Gli altri assentirono. Non era il caso di farsi scoprire dai due adulti o essere messi in punizione per aver fatto troppo tardi.

Quindi, i quattro ragazzi Salutarono calorosamente Emma e uscirono dalla sua casa, promettendo di tornare anche il giorno dopo.
Lei annuì. Si sentiva incredibilmente fortunata in quel momento. Amici come loro non li avevano tutti. Ed era contenta che si fossero subito offerti di aiutarla a sbrogliare quel mistero nonostante la stranezza della situazione. 

Era un grande sollievo sapere di avere la loro fiducia e il loro supporto. Soprattutto perché era stufa di brancolare nel buio.
Ma decise di non pensarci. Ormai erano più di tre settimane che si arrovellava senza sosta sempre sulle stesse domande a causa dei suoi sogni e per tutto il resto di quella storia. E tra tutti i guai che aveva affrontato e la scuola sempre in mezzo… le serviva una pausa.

Infatti, decise di farsi una bella doccia. Prese tutto l'occorrente e si diresse in bagno. Aveva proprio bisogno di schiarirsi le idee.
Solo che, appena la porta della stanza si fu chiusa e l'acqua iniziò a scorrere, suo padre, con un passo felpato degno del miglior felino, si diresse verso la sua stanza.

Tra le dita stringeva una delle scatole che la ragazza e i suoi amici avevano cercato tutto il giorno. 
Si fermò solo un attimo, però, a contemplare ciò che stava per fare. Lo aveva accettato, ma doveva ancora metabolizzare completamente il tutto.
Lui non sarebbe più stato un portatore. Addio avventure accanto alla sua Lady, addio poteri e addio Chat noir. Ma questo non era un così grande problema.

Dopotutto, sapeva che prima o poi avrebbe dovuto scegliere un erede. Ma non poteva seriamente credere che sarebbe stata proprio sua figlia a seguire le sue orme. Era preoccupato, ma anche eccitato e soprattutto fiero della sua Emma.
Era sicuro che sarebbe stata una meravigliosa guerriera e anche un caso veramente speciale. Soprattutto perché sarebbe stata la prima donna nella storia ad indossare l'anello del gatto nero. Sperava solo che la vita da portatrice non si rivelasse un'esperienza dolorosa per lei.

Prendendo dunque un bel respiro, entrò nella stanza e lasciò con delicatezza la scatola del Miraculus sulla scrivania.
《Tienila d'occhio anche per me, Plagg. Mi raccomando.》 Disse alla scatoletta, uscendo dalla camera di sua figlia e tornando al piano di sotto da sua moglie. 
《Hai fatto la cosa giusta.》 Lo rassicurò lei appena lo vide. 

《Spero di si, Milady. E spero che anche il tuo prescelto sia all'altezza.》
《Lo saranno entrambi, sta tranquillo. Dopotutto, lui troverà presto il suo Miraculus e presto aiuterà nostra figlia.》 Rispose la donna. 
《Già. Ora non ci resta che sperare che vada tutto bene.》

Intanto, Emma, con solo un asciugamano addosso, ritornò in camera con le idee e il corpo decisamente più rilassati.
Ma non abbastanza per non scattare come una molla quando vide il portagioie sulla sua scrivania.
Non sapeva se qualcuno l'avesse lasciata lì apposta o meno, ma a lei non importava. Lei e i suoi amici avevano cercato quell'oggetto per tutto il giorno e adesso era proprio alla sua portata. E poi… era seriamente troppo curiosa. 

Aprì il coperchio, osservando stupita l'anello riposto al suo interno. Era bianco, largo sulla parte superiore e dalla forma leggermente tondeggiante.
Non era un monile molto vistoso, ma aveva il suo fascino elegante e sembrava quasi scintillare di luce propria.
Solo che poi, continuando a guardarlo, Emma si rese conto che scintillava sul serio e sempre più intensamente. 

Infatti, un lampo verde e nero invase di colpo la stanza, obbligandola a chiudere gli occhi.
《Ma che cavolo…?!》 Urlò terrorizzata, mentre la luce iniziava a concentrarsi in una piccola sfera scintillante. 

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Capitolo 10
*** La rinascita del gatto nero ***


Emma era sdraiata sul pavimento, gli occhi sbarrati, pallida come un cencio per la paura e solo con un asciugamano addosso.
Stava continuando a fissare terrorizzata la sfera luminosa che era emersa dall'anello.

Che cosa diamine era quella cosa!? Che diavolo stava succedendo!? Era forse uno stupido scherzo di qualcuno!?
Solo che nessuna risposta arrivò per queste domande.

In ogni caso, Anche se era ancora atterrita, vide che la luce si stava affievolendo, mentre uno strano esserino nero, simile ad un gatto dagli occhi verdi, ne emergeva stiracchiandosi.
《Bene. Finalmente ci incontriamo Em…》 fece appena in tempo a dire quel coso, prima che una paletta per le mosche si abbattesse su di lui.

Emma, che teneva ancora in mano lo schiacciamosche, sospirò di sollievo, ma poi si rese conto di una cosa che non la rassicurò affatto. 
Quell'insetto nero aveva… appena parlato!?

Spostò di poco la paletta, pregando di essersi sbagliata, ma quel coso la attraversò, arrivandole a due centimetri dal viso, e si rivolse a lei con aria decisamente arrabbiata.
《MA CHE RAZZA DI MODO È!?》
A quel punto la ragazza, molto semplicemente, urlò terrorizzata. 《L'in… l'insetto… l'insetto HA APPENA PARLATO!》 

《Non sono un insett…!》 Di nuovo fu interrotto e centrato dal colpo della paletta per le mosche.
Solo che, anche stavolta, le passò attraverso con aria infuriata.

《Vuoi smetterla con quell'affare!? Io non sono un insetto! Sono un Kwami e mi chiamo Plagg!》
Emma, dopo aver di nuovo tentato di schiacciarlo, lasciò andare la paletta. 《Kw… ami? Che cosa diamine sarebbe?》
《Il sottoscritto. Uno spirito che da i poteri.》

La ragazza batté le palpebre confusa. 
《Ok. Questo deve essere un sogno. Non c'è altra spiegazione.》 Commentò.
Infatti, si diede subito un forte pizzicotto, solo che si rese conto che la strana creaturina stava ancora fluttuando davanti al suo naso.

《Non è… non è… non è un sogno!?》
Il Kwami davanti a lei si batté una zampetta sulla fronte. 《Certo che no, ragazzina. È tutto vero. Io sono lo spirito legato all'anello in questa scatola e concedo a chi lo indossa il potere della distruzione e della sfortuna.》
Questo fece immediatamente rizzare le orecchie della ragazza. 

Ci stava capendo poco e niente di tutta quella situazione, ma quell'ultima parte era decisamente interessante.
Comunque ancora non si fidava del tutto.
Quell'occasione sembrava troppo allettante per essere vera. Oltre al fatto che tutta la situazione sfociava nell'assurdo.

《Non mi stai prendendo in giro, vero?》
《No. Altrimenti non sarei qui a perder tempo.》

《Ma… andiamo, gli spiriti che donano poteri non esistono, se non nei libri o nei film!》
《Strano, stai parlando con uno di quegli spiriti proprio ora. E sono pure affamato, quindi dammi del Camembert.》

La ragazza strabuzzò gli occhi, cercando di metabolizzare il tutto. 
Quello, a detta sua, era uno spirito che donava i poteri della distruzione, venuto fuori da un anello… che mangiava il formaggio più tremendo della storia?
《Ok. Ho capito. Deve essere uno scherzo di papà.》
《COSA!? Guarda che io sto parlando sul serio e questo non è uno scherzo! Anzi, è il modo per diventare come gli eroi di Parigi!》 Urlò imbufalito il Kwami nera.

A quel punto, gli occhi della corvina si illuminarono. 
《Gli eroi di Parigi? Parli per caso… di Ladybug e Chat noir?》
《No, di tua cugina. Certo che parlo di loro! E di chi altro sennò!? Loro due avevano entrambi dei gioielli come questo. Più precisamente, Chat noir possedeva l'anello che adesso vedi qui, il Miraculus del gatto nero. Solo che loro purtroppo non possono più usare i loro poteri, per questo hanno scelto di trovare degli eredi. E tu sei una di questi!》

Emma sentì un sorriso allargarsi sul suo volto. Non poteva ancora crederci. Le sembrava di avere finalmente tutte le risposte e tutti i suoi sogni a portata di mano!
E aveva anche capito cosa fossero i Miraculus e anche il perché del tono accorato dei suoi genitori. Probabilmente Chat noir e Ladybug avevano parlato con loro affinché glielo consegnassero!
E non era neanche la cosa migliore! 
Quel monile era appartenuto al suo eroe preferito! E… adesso era lei la sua proprietaria! L'eroe… aveva deciso di lasciarlo proprio a lei!

Stava per scoppiare dall'emozione, solo che ancora non ne era totalmente sicura. Dopotutto, quella situazione era fin troppo strana per poterci credere così su due piedi.
《E come faccio a sapere che dici la verità?》

Plagg sbuffò. Quella ragazza era testona come suo padre!
《Mettiti quel dannato anello al dito, dii “Plagg, trasformami” e il gioco è fatto, ma ci sono altre…》  Ma lei non gli stava più prestando attenzione.
Anche se non era al cento per cento sicura che tutta quella storia fosse vera o di potersi fidare ciecamente di Plagg, la ragazza era comunque divorata dalla curiosità e dall'eccitazione. Ma anche da qualche altro.

Si ricordava troppo bene quanto da bambina avesse desiderato essere un'eroina per poter fare quello che voleva e quanto si fosse sentita inutile quando aveva cercato di proteggere inutilmente il suo migliore amico da quel mostro sirena o quando non sapeva se Davide, Xu, Dalia e i gemelli stessero bene.
Non voleva mai più sentirsi così spaventata ed inerme. Voleva proteggere Jules, i suoi amici e la sua famiglia. E sembrava che l’opportunità di farlo fosse proprio di fronte a lei.

Doveva solo decidersi e metterla al dito.
I suoi dubbi si sciolsero. Anche se poteva essere una bugia, non le importava. Non aveva niente da perdere, in fondo.

Afferrò il gioiello e lo indossò senza tante cerimonie, pronta come non mai a seguire le istruzioni del Kwami.
《Bene allora. Plagg, Trasformami!》
《No, aspetta! Non ho finito di spiegar…!》
Ma lo spirito venne nuovamente interrotto e risucchiato nell'anello.

E in un attimo, una luce splendente avvolse Emma e una sensazione di potere e leggerezza la riempì da capo a piedi. Le sembrava quasi di sentire l'energia fluirle nelle vene. Era magnifico!
Osservò Anche che sul suo corpo stavano comparendo dei vestiti stranissimi, mentre la vista e l'udito di acuivano in maniera incredibile.
Le unghie erano diventate nere e lunghe come artigli felini e le sue membra le sembravano in qualche modo più elastiche e veloci. Lei stessa si sentiva strana. Come se fosse stata in qualche modo diversa.

E appena la luce svanì, la ragazza corse di fronte al suo specchio a figura intera, rimanendo incantata a fissarsi.
Ora indossava una tuta di pelle nera scollata e talmente attillata da sembrare una seconda pelle, mettendo bene in risalto tutto il suo fisico snello in una maniera quasi imbarazzante. Al collo brillava un campanellino per gatti dorato e una specie di cilindretto argentato le pendeva sul fianco.
Dei lunghissimi guanti neri, sempre in pelle, le fasciavano le braccia, lasciando nude le spalle. Gli stivali erano lunghi fino a metà delle cosce e avevano dei tacchi tanto alti da sembrare trampoli! 
Infine, portava una mascherina nera attorno agli occhi, ma si accorse che anche questi erano cambiati.
Ora le pupille erano lunghe e le cornee erano tinte di un meraviglioso verde oro, ma non era finita qua! Tra i capelli facevano capolino delle appuntite e pelose orecchie da gatto nero e una lunga coda felina usciva dalla base della sua spina dorsale.

La ragazza si rimirò più e più volte nello specchio, tastandosi tutta per essere sicura che tutto quello che era successo non fosse solo frutto della sua immaginazione.
Ma quando vide l'anello, ora nero, scintillare al suo dito, ogni dubbio svanì. Quello era di sicuro l'anello di Chat noir e tutto quello che stava succedendo era vero. 
Un'euforia enorme la riempì da capo a piedi. 

In meno di cinque minuti aveva trovato varie risposte alle domande che la tormentavano da settimane, aveva conosciuto uno spirito che mangiava solo Camembert e ricevuto l'anello del suo eroe preferito e probabilmente i suoi…
Quando la corvina si rese conto che adesso aveva anche i suoi poteri, dovette farsi forza per non urlare dall'eccitazione.

Quello doveva essere per forza il miglior giorno della sua vita! Era diventata un'eroina!
Certo, non aveva ancora una chiara idea su come e quando usare le abilità concesse dal Miraculus, ma questo non le impedì di pensare che voleva provarle in quel preciso istante.
E come un invito, notò la sua finestra spalancata. E a quel punto, non resistette più.

Con uno slancio, ignorando di trovarsi al terzo piano, si catapultò fuori dal cornicione, lasciandosi cadere nel vuoto ed investire dalla dolce aria notturna, e, grazie al cilindro, diventato di colpo un lunghissimo bastone di metallo, atterrò tra i tetti di Parigi. 

Subito, come spinta da uno strano istinto, iniziò a correre e saltare per passare da uno all'altro, passando nel contempo inosservata come un'ombra.
E quella che provava in quel momento era una sensazione meravigliosa! 
Non c'erano problemi a bloccarla, neanche si ricordava quali o addirittura cosa fossero. Non sapeva dove il suo corpo volesse andare, ma non le importava. Non c'erano paura, ansia, mostri o altre preoccupazioni in quel momento. C'erano solo lei e le sue percezioni.

Il suo fisico era pieno di energia come mai prima. Era come essere veramente un gatto. 
Si muoveva veloce, piegandosi e saltando con un'elasticità felina, senza mai perdere un appiglio. Le sembrava anche di essere diventata più leggera, più elegante e più furtiva. E non solo.
Si sentiva diversa in ogni parte di sé. Era sempre Emma, ma anche no. Era un essere tutto nuovo che stava reclamando la sua libertà!

Il potere scorreva in lei veloce, trasmettendole una sensazione di assuefacente leggerezza. E lei ora, grazie ai nuovi sensi felini, poteva percepire ogni cosa attorno a lei.
Sentiva ogni rumore della notte, ogni suo profumo e ogni sua minima sfaccettatura.
Il suo corpo correva e saltava senza fatica, facendola quasi volare da un tetto all’altro. E in quel momento voleva fare solo quello.
Correre, correre e correre fino a quando ne avrebbe avuta la voglia.

Solo che, di colpo, un'ombra slanciata rossa e nera le passò di fronte e le tagliò la strada. Uno scintillio rosso sul suo orecchio attirò il suo sguardo.
E quello fu il vero inizio della vita di Emma Agreste come portatrice.

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Capitolo 11
*** La rinascita della coccinella ***


Quando Jules era tornato a casa era totalmente esausto.
Era stato lui ad offrirsi volontario per aiutare Emma, Davide, Xu e Dalia a cercare quei portagioie, sapendo che erano collegati a quella storia sui “Miraculus”, solo che non aveva minimamente pensato alle enormi proporzioni della casa della sua migliore amica!

Anche in cinque ci avevano impiegato ore ed ore per cercare in tutte le stanze e alla fine si era rivelato uno sforzo infruttuoso che lo aveva completamente prosciugato.
Infatti, si limitò a salutare di sfuggita sua madre Alya, una bella donna formosa, alta dai capelli rossicci e la pelle scura come la sua, nonché una delle migliori giornaliste di tutta Parigi, e suo padre Nino, un uomo alto e scuro di capelli, occhi e pelle, il gestore di varie discoteche di Parigi, prima di chiudersi nella sua stanza e accasciarsi sul letto.

Lì, ne approfittò per riflettere. La sua routine in quei giorni era stata completamente sconvolta da eventi che avevano dell'incredibile.
I sogni di Emma, l'attacco del mostro sirena, la conversazione che avevano ascoltato e anche tutta quella storia dei “Miraculus” non erano sicuramente qualcosa di ordinario.
E dire che avvenimenti simili non si manifestavano più da quando i suoi genitori erano solo due ragazzi della sua età, ovvero quando il famoso Papillon era ancora in circolazione e trasformava le persone in super cattivi ogni due per tre.

Ma ormai erano passati più di trent'anni! Perché tutti quei guai stavano venendo fuori proprio in quel periodo?
Non ci stava capendo più niente! Ed era anche preoccupato per Emma.
Era chiaramente sotto stress in quei giorni e lui non aveva idea di come aiutarla seriamente.

Ma era così da sempre. Fin da quando erano dei bambini quella allegra, energica e propositiva era sempre stata lei. Lui si limitava solo a seguirla, ovviamente con piacere, ma pensando anche che a volte si stesse appoggiando troppo a lei. Di essere magari un peso

Si rigirò sul letto. Quei pensieri non lo aiutavano certo a stare meglio, ma non poteva farci nulla.
Solo che poi, quando si alzò in piedi, un oggetto davvero bizzarro appoggiato sulla sua scrivania lo incuriosì.
Era una scatoletta laccata di nero, con un bizzarro arabesco rosso e geometrico a decorarne il coperchio. 

Il ramato sgranò gli occhi. Quello era uno dei portagioie che lui e i suoi amici avevano cercato per tutto il giorno!
Ma che diavolo ci faceva nella e sua camera? E come aveva fatto ad arrivarci? Se la signora Marinette fosse venuta a casa loro, sua madre l'avrebbe subito invitata a cena con tutta la sua famiglia, visto quanto poco erano in grado di vedersi ormai le due migliori amiche, solo che non era successo.

Ma il punto era che aveva la sicurezza che non fosse un caso se quel portagioie era arrivato proprio lì in quel momento.
E poi, anche se ignorava il perché, sentiva che doveva assolutamente vederne il contenuto. Assolutamente! 
Infatti, aprì il coperchio ed osservò il monile che stava all'interno.
Si trattava di un paio di orecchini rotondi di colore rosso a pois neri. Ricordavano le ali di una coccinella.
Il ragazzo li fissò perplesso. Quello era sicuramente uno dei portagioie che avevano cercato, ma sembrava contenere dei semplicissimi accessori, quindi perché i genitori di Emma erano stati tanto misteriosi al riguardo?

Era ancora più confuso, ma i suoi dubbi si sciolsero quando una intensa luce rossa si sprigionò dagli orecchini, invadendo la sua stanza.
Il ragazzo si coprì gli occhi con la mano, non sapendo cosa fare o dire, fino a che il bagliore non sparì.
Solo che al suo posto c'era qualcosa di ancora più strano!

Uno spiritello alto si e no cinque centimetri, rosso a pois neri con dei grandi occhi blu lo osservava con fare gentile. E lui rimase impietrito nel fissarlo, battendo le palpebre confuso.
Stava sognando? Forse la stanchezza gli aveva dato alla testa?
《Ciao Jules.》 Lo salutò poi l’esserino con una voce femminile incredibilmente… umana. 《Non devi avere paura di me, ti assicuro che non ti farò niente di male. Io sono Tikki. Sono una Kwami, uno spirito legato agli orecchini che hai visto. Sono molto lieta di conoscerti personalmente.》

Il ragazzo fece un passo indietro.
Quell'affare non solo era saltato fuori da chissà dove, ma parlava pure e conosceva il suo nome! Come doveva comportarsi in una simile situazione? Colpirla? Urlare? Svenire? TUtte e tre le cose?
La creaturina, dal canto suo, stava aspettando una qualsiasi reazione.
Avendo molte migliaia di anni alle spalle, e avendo custodito tantissime portatrici del suo Miraculus, sapeva che all'inizio c'erano sempre varie reazioni, che passavano dallo stupore al terrore più totale. Marinette l'aveva addirittura colpita con tutto il contenuto della sua cartella quando si erano conosciute!

Solo che niente di tutto ciò era ancora accaduto. Il suo nuovo portatore si era limitato ad impallidire e rimanere zitto e immobile. Forse i portatori maschi erano leggermente più pacati rispetto alle femmine? 
《Un… un… UN AFFARE È APPENA SALTATO FUORI DAGLI ORECCHINI!》 Urlò di colpo Jules, afferrando un grosso righello come se fosse stato una spada. Aveva scelto le prime due opzioni. Urlare e colpire.

Tikki sospirò. A quanto pareva, nemmeno gli uomini reagivano in modo tranquillo.
Solo che fu costretta a schivare la riga, interrompendo i suoi pensieri.
《Asp… aspetta! Non voglio farti del male! Quello che vedi è il Mira…》
《Vattene via! Non so chi o cosa tu sia, ma fuori di qui!》

《Un secondo! Quello che ti sto dicendo ti farà diventare l'erede di Ladybug!》
A quel punto, il ragazzo si bloccò. Lui? L'erede di Ladybug? 
《Che vorresti dire?》 Chiese, con la riga ancora in mano.

《Jules, questi orecchini sono un Miracoulus. Quello della coccinella ad essere precisi, e concede al suo proprietario il potere della fortuna e della creazione. Appartenevano a Ladybug fino a poco tempo fa.》
《Aspetta… quindi erano questi a permetterle di essere un'eroina? Perché avrebbe ceduto degli oggetti così preziosi allora?》

《Purtroppo il suo corpo e quello di Chat noir non possono più sostenere i loro poteri. È per questo che tu e un'altra ragazza siete stati scelti come loro successori, così che possiate distruggere chi minaccerà la pace.》
Il ramato rimase interdetto. 《Ma perché Ladybug sceglierebbe proprio me? Non sono capace di far nulla se non studiare, figuriamoci diventare un eroe! Ci sono milioni di persone migliori tra cui scegliere, quindi perché io?》

La Kwami sorrise dolcemente. 《Hai dimostrato coraggio e abnegazione quando i precedenti portatori ti hanno incontrato e ti hanno premiato così. Tu sei l'unico degno di indossare questi orecchini e ora, insieme alla tua partner, sarete i nuovi eroi di Parigi!》

Jules la guardò un attimo. Tutto quello che aveva fatto durante l'attacco del mostro sirena era stato tremare come una foglia e farsi difendere da Emma e poi cercare di tirarla fuori da quella situazione scappando.
《Ma io non ho la stoffa dell'eroe, sono solo una persona normale! Sei davvero sicura che io sia in grado?》
《Ma certo! Sei stato scelto e io sono sicura che sarai un fantastico portatore. Anche se credo che il modo migliore per capirlo sia usare il Miraculus.》

Il ragazzo vide gli orecchini brillare e una voglia irrefrenabile di prenderli gli germogliò dentro. 
Gli sembrava quasi di essere entrato nei suoi manga. Aveva un potere fantastico a portata di mano. Ora poteva diventare una persona forte come aveva sempre sognato, solo che lui non sapeva se ne sarebbe stato capace. 

Conosceva benissimo i poteri di Ladybug grazie a sua madre, che era in assoluto la sua più grande fan, ma sarebbe stato in grado di usarli al meglio?
Come se avesse letto i suoi pensieri, la Kwami sorrise ancora. 《Stai tranquillo, nessuno ti costringe. Sta solo a te decidere se vuoi diventare l'effettivo possessore o meno. E se lo farai, servirà solo prendere il coraggio a due mani.》
E quelle parole bastarono.

Jules era stufo di aver paura e di scappare come quando aveva visto Emma pararsi davanti a lui. E se, per avere coraggio, avrebbe dovuto accettare quel potere, beh… non si sarebbe tirato indietro.
Prese gli orecchini, ringraziando di avere già due buchi all'orecchio destro grazie ad una scommessa con Davide, e li indossò.
《Ora… ehm… cosa dovrei fare?》
《Devi solo dire “Tikki, trasformami”.》

《E va bene. Tikki, trasformami!》
Lo spirito venne subito risucchiato negli orecchini e lui venne avvolto da un'aura rossastra.
Dire che gli sembrò di toccare il cielo era poco. Si sentiva di colpo leggero, il suo corpo pervaso da un piacevole calore e una sensazione di benessere e pace lo avvolgeva completamente. 
I suoi vestiti stavano lentamente cambiando e anche lui sentiva di star diventando qualcosa di nuovo.
E appena la luce svanì, si accorse che i suoi abiti erano cambiati. Scivolò nel bagno accanto alla sua stanza e si osservò allo specchio con stupore.

Una tuta completamente rossa a pois neri, quasi identica a quella di Ladybug, lo copriva da capo a piedi ed era talmente attillata da evidenziare ognuno dei muscoli asciutti del suo corpo in modo indecente. Dal retro del collo nero spuntavano delle lunghe sciarpe rosse fluttuanti e una maschera con la stessa fantasia della tuta gli circondava gli occhi grigi.
Il ragazzo non poteva ancora credere a ciò che vedeva. Si tastò in ogni dove per essere sicuro che quell'outfit e la sensazione che lo accompagnava fossero veri.

E quando si rese conto che lo erano! Anche stavolta, non sapeva se gridare di gioia, di spavento o stare zitto. Solo che poi si rese conto che non gli importava. Voleva solo sentire com'era possedere quei poteri!
Con una Scioltezza che non era sua, si arrampicò sul tetto e prese lo yo-yo legato al suo fianco. Non sapeva esattamente come usarlo, visto che non ne aveva mai maneggiato uno, quindi si limitò a lanciarlo.

Il filo si allungò a dismisura, si tese e, usandolo a mo' di liana, lui si lanciò nell'aria fresca della notte, volando sospeso sopra le strade. Sentiva e vedeva tutto con nuovi occhi e il suo corpo gli sembrava quasi senza peso. 
E il profumo notturno Che lo avvolgeva amplificava anche di più la sensazione di pace che sentiva. Era bellissimo.
 
Ora che era tanto agile e leggero si lanciava con energia per la città, appeso al filo della sua insolita arma. 
Si sentiva meglio che mai! Forte, veloce e vivo, quasi come se fosse stato in grado di sollevare il mondo! 
E se prima aveva dei dubbi su quella storia dei Miraculus e sull'essere un eroe… beh, erano totalmente spariti. 

Non voleva smettere di essere tanto… senza paura. Quel potere lo faceva sentire protetto e pronto a difendere chi ne avesse bisogno. E ogni sua preoccupazione si era sciolta.
E lo dimostrava, perché ora saltava, correva, volava quasi tra i tetti grazie allo yo-yo, percependosi rapido e sicuro come non aveva mai fatto. Non si era mai sentito meglio! 

Solo che, in tutta quell'emozione, non si era accorto dell'ombra nera che lo inseguiva ormai da un bel pezzo.
Emma, ancora nei suoi panni di eroina, gli stava alle costole con gli occhi sgranati. Quando se lo era visto passare davanti era rimasta di sasso. 
Anche se non aveva idea di chi fosse, aveva subito pensato che quel ragazzo era splendido!

Alto, atletico e attraente come nessun altro. Quei riccioli ramati sembravano morbidissimi e il viso era decisamente molto avvenente. E quella tuta così attillata gli stava davvero bene, visto quanto evidenziava la natura soda di certe sue parti.
In poche parole, quel ragazzo era un vero e proprio attentato per i suoi ormoni!

Avrebbe voluto avvicinarsi di più e parlarci, magari per conoscerlo un po' e chiedergli il suo nome.
Dopotutto, era evidente che fossero “colleghi”, visti gli orecchini che ornavano l'orecchio destro di lui, che lo denotavano come erede di Ladybug, quindi non ci sarebbe stato nulla di male.
Aspettò dunque che si fermasse un attimo su un tetto e si avvicinò. Stava per rivelarsi e salutarlo, ma i suoi tentativi di presentazione furono interrotti da una tremenda deflagrazione proveniente dal centro del quartiere.

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Capitolo 12
*** Battaglia tra i rovi ***


Degli enormi rovi ricoperti di spine emersero in mezzo alle strade vicino al punto in cui stavano loro, agitandosi come tentacoli e spazzando via tutto il rivestimento della piazza attorno a loro, provocando un fracasso tremendo.

Non ci volle molto, infatti, affinché la gente delle case intorno cominciasse a svegliarsi e vedere quello che stava succedendo. E il panico di fronte al nuovo attacco alla città dilagò in un lampo.
Le persone corsero immediatamente fuori dalle loro abitazioni, che stavano venendo ridotte a dei colabrodo dai colpi spinosi, ma in questo modo si esposero ad ancora più attacchi.
Emma, dopo essersi ripresa dallo sgomento, scattò subito verso di loro per aiutarli, ma il suo nuovo partner, accortosi finalmente della sua presenza e vedendo il suo impulsivo tentativo di offesa, la bloccò per un polso.

《Che stai facendo? Dobbiamo salvare quelle persone!》
《Si, ma non possiamo gettarci nella battaglia a testa bassa. Non dobbiamo solo pensare a salvare quelle famiglie, ma anche trovare il nucleo che controlla quelle piante, altrimenti non servirà a nulla combatterle e metteremmo solo in pericolo noi stessi e quella gente.》

La ragazza ci rifletté un attimo. Non le piaceva rimanere passiva, anche solo se temporaneamente, ma quella era la prima volta in cui era in grado di usare poteri simili e quella del ramato era una buona idea per uscirne tutta intera. 
《Carino e pure intelligente. Ho fatto tombola.》 Commentò a mezza voce.
L'altro si sentì leggermente lusingato. Sentirsi dire certe cose da una ragazza come quella era decisamente piacevole.
《Ehm… andiamo adesso. Tiriamo fuori quella gente da questo disastro e intanto cerchiamo il centro.》 Disse, cercando di mantenere la calma.

Subito dopo, il ragazzo in rosso si agganciò col suo yo-yo ad un cornicione e si buttò in mezzo a quel caos di spine, seguito dalla sua compagna.
Entrambi iniziarono ad afferrare più persone possibile per trascinarle al sicuro, riuscendo a sottrarle alle sferzate dei rovi.
《Mi puoi dire come ti chiami? Non ci siamo neanche presentati come si deve.》 Disse la ragazza gatto, trascinando via due anziani.
《Forse dovremmo concentrarci di più su questi così per evitare che ci colpiscano.》 Rispose lui, mentre volteggiava appeso alla sua arma, portando al sicuro ogni persona che era riuscito a raccogliere.

L'altra sospirò. 《E va bene. Ma adesso me lo devi promettere. Appena sistemiamo queste erbacce, mi dici il tuo nome.》
《E va bene.》 Sorrise lui, evitando l'ennesimo rovo, solo che stava diventando sempre più difficile aiutare le persone e schivare i colpi di quelle spine al tempo stesso.

Infatti una pianta, approfittando del fatto che lui sembrasse ancora inesperto nell'uso delle sue nuove abilità, lo centrò di punta sullo stomaco, scaraventandolo al suolo.
La ragazza gatto, che intanto stava correndo sui tetti per scovare il punto debole di quella cosa, scattò subito verso il suo compagno. Non voleva di certo rischiare di perdere il suo partner senza neanche averci parlato decentemente!
La sua mano scivolò subito sul cilindro sul suo fianco. Non sapeva esattamente come trasformarlo in un bastone, quindi si limitò a premere il bottone sopra di esso. E parve funzionare. E forse pure troppo.
L'arma si era allungata così tanto da sembrare un'asta da salto in alto, lasciandola appesa come uno stoccafisso alla punta e facendola precipitare immediatamente dopo proprio in mezzo a quel vivaio di rovi! Ma per fortuna non si fece prendere dal panico.

Usando la sua nuova agilità saltò da una spina all'altra, evitando la maggior parte degli attacchi, fino a che non si fermò in una specie di radura.
E fu lì che la vide.
Una specie di grosso bulbo molliccio stava proprio in mezzo alle piante indemoniate e sembrava esserne anche la fonte, viste le sue radici piantate nel terreno. 
Il corpo principale era verde chiaro e sembrava restringersi nella parte superiore, come una specie di germoglio, da cui spuntavano tantissime liane decorate da fiori sgargianti.
Sembrava in qualche modo simile alla sirena mostruosa che aveva attaccato le Champs elysee.
Ed Emma sorrise trionfante. Aveva trovato la creatrice di tutto quel disastro!

Solo che quella cosa si accorse della sua presenza e, percependo il pericolo, iniziò ad agitare tantissimi rovi contro di lei.
L’eroina in nero cercò di parare i colpi col bastone, ma i rovi erano troppi! Infatti, un ramo la colse alle spalle di sorpresa, facendola sbilanciare e cadere per terra. 
E subito dopo si ritrovò avviluppata dentro un intrico duro come ferro che si stava stringendo sempre di più su di lei, aumentando la forza della presa fino a farle perdere la sensibilità nei muscoli.
Sentiva l'aria mancare e la vista annebbiata per il dolore dato dalle spine, presto non sarebbe più riuscita a resistere.

Non poteva nemmeno a muoversi, tanto forte era la presa sul suo corpo. E non era nemmeno in grado di capacitarsi del fatto che la sua prima missione con il Miraculus sarebbe stata anche l'ultima!
Ed essere uccisa da una specie di gigantesca siepe spinosa era decisamente umiliante, oltre che triste come prospettiva.
E poi, cosa avrebbero detto i suoi genitori e i suoi fratelli quando non l'avrebbero trovata in camera!? Cosa avrebbero detto Jules, Davide, Xu, Dalia e i gemelli quando non si sarebbe più presentata a scuola!?

Solo che quei pensieri si interruppero appena un forte bagliore rosso invase il suo campo visivo.
《Lucky charm!》

Subito dopo, qualcosa si conficcò con forza dentro le liane che la bloccavano. Queste si ritirarono con un gemito simile ad un ringhio di dolore e finalmente la ragazza gatto sentì di nuovo l'ossigeno entrarle nei polmoni, mentre due braccia maschili la sorreggevano.
E appena riuscì di nuovo a snebbiarsi la vista, comprese di essere tenuta a mo' di sposa dal suo partner, che stringeva in mano delle grosse forbici da giardiniere rosse a pois neri. 
Era riuscito a portare in salvo i civili e, appena aveva visto la sua compagna in difficoltà, era subito arrivato. 

《Stai bene?》 Le chiese lui.
Lei annuì. Altroché se stava bene in quella posizione. Anzi, benissimo! 
Se non fosse stata in una situazione tanto disastrosa, si sarebbe probabilmente definita la ragazza più fortunata tra tutte! 
《Certo che si… coff. Io ho… coff coff… una grande resistenza.》 Commentò lei con un occhiolino, nonostante la voce spezzata per la mancanza d'aria prolungata.

Lui sorrise con filo di imbarazzo. Quella ragazza era davvero particolare, proprio come il suo predecessore. Ma gli stava già simpatica. Solo che poi dai suoi orecchini partì un segnale d'allarme.
Voleva dire che, visto che aveva usato il suo potere speciale, gli rimanevano solo quattro minuti prima di ritornare normale.
La sua partner se ne accorse e recuperò subito la sua arma. 《Avanti, distruggiamo questa erbaccia prima che tu ti ritrasformi.》

L'altro annuì ed entrambi partirono di nuovo alla carica. Solo che c'era qualcosa di strano. 
Sembrava quasi che quella cosa fosse spaventata dalle cesoie che l'eroe coccinella aveva fatto comparire e ora teneva in mano.
Lui, infatti, guardandosi attorno, aveva subito capito che più agitava le forbici o più faceva rumore con esse e più i rovi si rifiutavano di colpire, lasciando la loro fonte completamente scoperta.
《L'abbiamo in pugno.》 Affermò la ragazza gatto, scattando velocissima verso quella specie di bulbo repellente, seguita subito dal suo compagno.

L'eroe rosso e nero era d'accordo con lei, ma sentiva che c'era qualcosa che non andava. Un sesto senso che gli diceva di stare in guardia. Solo che non poteva permettersi di aspettare troppo, dato che gli restavano solo tre minuti prima di tornare normale.
Il problema arrivò quando, non appena giunsero proprio di fronte al loro nemici, i due neo portatori videro una quantità spropositata di liane arrivargli addosso.
《NON PROVARCI NEMMENO!》

Il ragazzo strappò di mano il bastone alla sua compagna, legandoci sopra le cesoie grazie allo yo-yo e, utilizzandolo come una lancia, cercò di allontanare le liane.
Saltava, correva e roteava la sua arma improvvisata come un'acrobata, tagliando e squarciando le appendici verdi, mentre la ragazza gatto cercava di attraversare la barriera vegetale a colpi di artigli. 
Solo che questa sembrava inespugnabile, almeno fino a che non notò un affilato pezzo di metallo lì vicino.
Ecco cosa le serviva!

Correndo a perdifiato, lo afferrò, sferrando fendenti a destra e a manca, aiutando il suo partner a distruggere le liane, ma sentendo l'ennesimo segnale d'allarme dai suoi orecchini. 
Ormai quello scontro si stava dilungando troppo. Bisognava segnare la parola fine.
Partendo di nuovo alla carica, conficcò la sua arma improvvisata proprio nel centro del muro vegetale, facendolo dissipare ed entrando dentro la barriera.
Il ragazzo la vide, continuando a tagliare i rovi, e, dandosi lo slancio grazie al bastone, la raggiunse.

A quel punto, non servì a nulla parlare. Lanciò le cesoie proprio contro il bulbo, lasciandole incastrate lì. E a quel punto, il mostro impazzì, dimenandosi a più non posso e urlando apparentemente di paura, cercando di togliersi quegli utensili di dosso.

《Presto! Usa il tuo potere sul mostro prima che sia troppo tardi!》 Urlò l'eroe coccinella, sentendo il penultimo segnale provenire dal suo Miraculus.
La ragazza gatto non ci pensò un secondo. 
《Cataclisma!》 Urlò, mentre i suoi artigli si impregnavano di energia nera.
Partì nuovamente a tutta birra verso il mostro e, nonostante la confusione da esso creata, riuscì a toccarlo.
Questo diventò di colpo nero, smise di dimenarsi, si ricoprì di crepe ed esplose, lasciando un enorme lago di melma verde e un mucchio di liane appassite.

I due eroi si inginocchiarono a terra, decisamente esausti, ma comunque contenti che la loro prima missione in quelle vesti si fosse conclusa nel migliore dei modi.
《Bene. Io adesso dovrei andare prima di trasformarmi di nuovo.》 Commentò l'eroe coccinella con lo yo-yo in mano, pronto ad andare via.
《Aspetta.》 Lo fermò lei. 《Ricorda la promessa. Come ti chiami?》

L'altro ci pensò un attimo. Non ci aveva pensato ancora. Solo che poi si ricordò cosa erano le coccinelle e decise. 《Coleoptere. Il mio nome è Coleoptere.》
L'altra ridacchiò e fece una riverenza. 《Un po' bizzarro come nome, ma credo si addica ad una coccinella. E io invece, sono Chatte noire. Lieta di fare la tua conoscenza.》

L'altro annuì. 《Se il mio nome è bizzarro, il tuo è un omaggio al tuo predecessore. Comunque, spero di rivederti la prossima volta. È stato un piacere conoscerti e combattere con te.》
Un attimo dopo era sparito tra i tetti di Parigi.
L'altra sospirò sognante. 《Mai quanto lo è stato per me, te lo assicuro.》
E anche lei svanì, diretta a casa, non accorgendosi degli occhi scuri che la tenevano d'occhio dagli specchi. Ed essi sorrisero maligni.
Finalmente due nuove anime si erano fatte carico dei miracolosi poteri. Anime inesperte. Anime infantatili. Anime che avrebbe squarciato per riavere indietro ciò che gli spettava.






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Capitolo 13
*** Strani segnali ***


Emma si stiracchiò, cercando di resistere l'impulso di chiudere gli occhi e addormentarsi sul banco. Era appena suonata la campana della ricreazione, ma lei non aveva per niente voglia di mangiare. Quel giorno era seriamente distrutta.
E il suo aspetto lo confermava. I capelli erano più simili ad un cespuglio, aveva le palpebre pesanti, la testa confusa e delle occhiaie che arrivavano quasi fino agli zigomi. In poche parole, un disastro.
Aveva ricevuto il Miraculus da circa una settimana e in tutto quel periodo, in cui, tanto per farla contenta, la sua scuola era stata riaperta, lei aveva dormito circa sei ore scarse in tutto.

Dopo il secondo attacco subito da Parigi, il panico e la collera era dilagato. Il sindaco, Chloè Bourjoise, la madre di quell'antipatica di Julie, aveva cercato di far mantenere la calma, ricordando che le forze dell'ordine e Ladybug e Chat noir non avevano mai lasciato incustodita la città.
Solo che non era servito a placare le folle. Al massimo a farle arrabbiare ancora di più, visto che qualcuno, che in quel momento aveva una gran voglia di strozzare, aveva detto che non c'erano più gli eroi di Parigi, o almeno non quelli che tutti conoscevano da anni.

La corvina, infatti, aveva saputo dalle notizie online che qualcuno aveva scattato delle foto a lei e Coleoptere in veste di eroi e le avevano sbandierate durante la conferenza davanti ai reporter di tutta Parigi.
E lei ancora non si capacitava di come la gente potesse essere ficcanaso. E nemmeno di come avessero ottenuto quelle immagini!
Molto probabilmente era accaduto quando si erano incontrati per fare una ronda notturna, visto che si era rivelato ormai necessario sorvegliare i quartieri per evitare qualche attacco a sorpresa da parte di qualcun altro di quei mostri, ma questo rendeva tutto più inquietante, visto che significava che qualcuno era rimasto sveglio proprio per fotografarli!

Per fortuna era buio quando lei e il suo partner si erano mostrati e non c'erano ancora stati altri attacchi, quindi le foto mostravano solo delle sagome scure, e per questo lei non era comunque riconoscibile.
Solo che la situazione stava andando via via degenerando.
Infatti, dopo due attacchi consecutivi, non erano state prese d'assalto solo il sindaco e la loro reputazione, ma anche la migliore amica di quest'ultima, il capo della polizia Sabrina Raincomprix, che era stata accusata insieme a tutto il suo dipartimento di negligenza.

Le due donne avevano saputo tenere testa ai giornalisti, ma ormai sembravano diventate il capro espiatorio di tutti i cittadini arrabbiati, insieme a lei e Coleoptere. 
Era davvero frustrante!
Ma Emma era stressata soprattutto per un’altra cosa. Non bastavano i mostri, il sonno mancato a causa dei combattimenti e degli incubi, che ancora non l'avevano lasciata in pace, ma doveva pure aggiungersi qualcos'altro. 
E questo qualcos'altro era una presenza alquanto molesta che si era infilata dentro la sua stanza senza neanche chiedere il permesso. Il suo Kwami! 
In aggiunta ai problemi già esistenti, ormai erano arrivate le ronde, i combattimenti, le calunnie e i tentativi di flirt andati male e la scuola a tormentarla. E sarebbe stato abbastanza!
Ma, a quanto pareva, doveva arrivare pure quello spirito pigro ed insopportabile ad importunarla!

Non poteva credere che Chat noir avesse potuto vivere per tanto tempo con una tale rottura di scatole sempre in torno! Era carino e tutto il resto come aspetto, ma di carattere faceva seriamente schifo. Oltre al fatto che amava uno dei peggiori formaggi mai esistiti!
Era ancora infuriata con lui! Quella mattina, mentre si stava cambiando, aveva trovato dentro il suo armadio un quintale di Camembert e per la puzza che aveva appestato i suoi poveri vestiti!
Aveva dovuto aprire la finestra fino all'uscita da casa per far uscire quell'odoraccio.

《Secondo me te la prendi troppo.》 Commentò il colpevole dalla sua tasca come se le avesse letto il pensiero.
《Come no. Mi hai infestato la camera. Ma non potevi amare il parmigiano o qualsiasi altro formaggio con un odore almeno decente?》

L'altro sbuffò. 《Sempre così voi umani. Non sapete apprezzare quella sublime fragranza. E poi, ti ho già spiegato che, finché la mia pancia è piena, tu puoi usare i tuoi poteri, ma se non lo è… beh, Chatte noire non si fa vedere. Quindi, pensa che il Camembert è la fonte della tua energia.》
Emma preferì non commentare, visto che era davanti a tutti, ma emise comunque un verso disgustato.

Solo che a distrarla dall'argomento ci pensò l'arrivo di Jules, con un aspetto talmente stravolto da le farle sbarrare gli occhi. 
I suoi riccioli ramati erano sparati in tutte le direzioni, gli erano occhi rossi e cerchiati come i suoi, la pelle era smunta e aveva l'aria assente di chi ha dormito veramente pochissimo. Come lei, del resto.
Si sedette accanto a lei e si lasciò crollare con la testa sul banco.

《Stai bene?》 Gli chiese la ragazza.
Lui tentò di sorridere. 《Si. Sono solo… andato a letto troppo tardi in questi giorni.》 E lo confermò con un grosso sbadiglio.

La sua migliore amica annuì, anche se poco convinta, solo che poi una voce tristemente conosciuta le perforò le orecchie.
《Mamma mia, che brutta cera che avete voi due. Che vi è successo? Siete di nuovo rimasti alzati a vedere quegli stupidi cartoni giapponesi?》 Chiese Julie.
Emma le scoccò un'occhiata di fuoco. Già faceva fatica a sopportarla in condizioni normali, figuriamoci in quel momento. 

《Vattene via, Julie, non sono dell'umore giusto per sorbirmi le tue idiozie.》
《Le mie?! Vogliamo sentire le tue? Magari tu sei una di quelle che pensa che i nuovi “eroi” siano capaci di svolgere il loro compito come Ladybug e Chat noir.》

Punta ovviamente sul vivo, la corvina scattò. 《Ovvio che lo penso! Stanno proteggendo Parigi dagli attacchi e fanno del loro meglio. E io li sostengo per questo!》
《Beh, fai male. Sono solo due ragazzini a quanto pare. Forse pure più piccoli di noi. E devono essere pure completamente incapaci, visti tutti i danni che la città ha riportato grazie a loro. Perfino mia sorella Belle lo dice. E lei è…》

《Non ce ne frega nulla di chi o cosa è tua sorella! E non vogliamo nemmeno sentirti! Sparisci e basta!》 Intimò a sorpresa Jules alla rossa, sovrastandola con tutta la sua stazza e con gli occhi lampeggianti di collera.
La ragazza dagli occhi verdi rimase spiazzata. Quello era sul serio il suo dolce e diplomatico amico? Non erano da lui certe sfuriate.

《Wow. Il ragazzo tira fuori gli attributi.》 Commentò sottovoce Plagg dalla sua tasca, ma lei lo ignorò.
Julie, dal canto suo, aveva girato i tacchi indignata e se n'era andata, così come il ramato, che si era diretto nel bagno dei ragazzi. Aveva bisogno di silenzio.

《Va tutto bene, Jules?》 Gli chiese dolcemente Tikki, quando il suo portatore riuscì a calmarsi in uno dei cubicoli.
Lui le sorrise e annuì. 《Si. Stai tranquilla. Sono solo… stanco. La vita da supereroe non è facile.》

《Non lo è per nessuno all'inizio, fidati, ma ti assicuro che ci farai l'abitudine in fretta.》
Il ragazzo annuì di nuovo. Quello spiritello era sempre talmente dolce e paziente nei suoi confronti. Probabilmente avrebbe preferito un portatore diverso, ma lei continuava ad incitarlo.
In quei giorni gli aveva anche spiegato tutto sul suo Miraculus e gli aveva dato molti consigli, scherzando anche con lui e ascoltandolo, chiedendo in cambio solo dei biscotti al cioccolato. Le si era già affezionato moltissimo.
Infatti, non resistette a farle una domanda. 

《Anche per Ladybug è stato così complicato?》
《Per tutti quelli che ottengono un Miraculus lo è. E poi, ti assicuro che tu e la tua partner ve la siete cavata alla grande, visto che era la vostra prima volta. Siete andati molto meglio di molti.》

Rinfrancato da quella notizia, il ragazzo si diresse al lavandino per sciacquarsi la faccia, solo che un brivido gli scese lungo la schiena.
Si sentiva osservato. Eppure non c'era nessuno. 
Pensando che fosse solo suggestione, si bagnò il volto, ritrovando la calma. Almeno finché non notò qualcosa di nero colargli sulla mano.

Delle strane gocce scure stavano cadendo sulla sua pelle. E un altro brivido, stavolta di paura, lo attraversò.
Alzò lentamente gli occhi verso lo specchio e fece un salto indietro. Al posto del suo riflesso c'era una sagoma nera su cui spiccavano solo due occhi scuri e terrificanti. E il liquido scuro sembrava avere origine da quell'essere!
Cercò di muoversi, ma le gambe erano come gelatina. 
Si sentivano dei colpi che stavano lentamente incrinando il vetro, mentre una risata lugubre iniziava a risuonare, facendo rizzare i capelli sulla nuca al parigino.

《Jules, scappa presto!》 Urlò Tikki, proprio mentre il vetro si spaccava e una cascata nerastra invadesse il pavimento bianco, accompagnata sempre da quella inquietante risata.
Il ramato rimase paralizzato. Quella voce… lui la conosceva?
Quello strano liquido, intanto, continuava a scendere copioso, vorticando e ribollendo sulle mattonelle, coprendone il colore bianco, e crescendo pian piano come se fosse stato pronto ad esplodere.
Lunghi tentacoli emersero dal liquido, per poi estendersi rapidissimo verso di lui.
Il ragazzo, a quella vista, riuscì finalmente a darsela a gambe, fiondandosi fuori dalla porta e sbattendo nella foga contro Davide ed Emma, che era uscita per cercarlo.

《Quanta fretta cavolo.》 Commentò l'italiano, solo che poi si accorse del pallore del suo amico.
《Ti senti bene? Che è successo lì dentro?》 Chiese, spingendo la maniglia.

《No… aspetta! Davide non devi aprire!》.
Un colpo, però, batté con violenza contro il legno e un rumore tremendo si udì da dentro il bagno, mentre la risata continuava a farsi sentire sempre più forte. Sembrava che qualcosa stesse cercando di uscire!
Senza pensarci, i tre amici bloccarono la porta, cercando di impedire l'uscita di qualunque cosa ci fosse lì dentro, fino a quando, con l'ennesimo rumore assordante, tutto tacque. 

Questo spinse subito il ragazzo più grande a spalancare la porta.
Ciò che vide li lasciò tutti e tre senza fiato. Ora la risata si era spenta, ma lo scenario davanti a loro era comunque spaventoso.
Gli specchi erano letteralmente esplosi, i lavandini erano stati malamente staccati dalla parete, facendo grondare acqua ovunque dai tubi, mentre il pavimento, le entrate dei cubicoli, i muri e le finestre erano ricoperte da buchi e crepe, con una strana sostanza simile al catrame che imbrattava tutto.

Ma la cosa più strana era la parete di fronte all'entrata. Sopra di essa, infatti, capeggiava una grossa scritta frastagliata che diceva “RIDATEMELI”.
Il rossiccio provò a chiedere qualcosa ai suoi amici, ma Jules era già corso via.

Allora si voltò verso la sua amica. 《Emma… tu ne sai qualcosa?》 
La ragazza scosse la testa, ma sentì chiaramente Plagg tremare di paura nella sua tasca.







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Capitolo 14
*** Palpitazioni ***


Chatte noire saltò rapidissima verso l'alto, schivando l'ennesimo affondo della lancia del nemico. Aveva il fiatone e i suoi riflessi non erano più sufficienti ad evitare del tutto gli attacchi. Ma non aveva la minima intenzione di fermarsi!

Quella lotta stava andando avanti da troppo tempo, ma lei doveva vincere. Anche se era stanca ed arrabbiata per tutto. La situazione in quei giorni era di colpo precipitata.
A Parigi si era scatenato il panico. O meglio, si era ingigantito ancora di più! E questo a causa di incidenti come quello che era accaduto nel bagno della loro scuola, che si erano verificati in massa e loro non avevano idea di quale fosse la causa o come intervenire.
Specchi mandati in frantumi, tubature e muri sfondate, quel disgustoso liquido nero ovunque che lasciava parole terribili stampate sulle pareti e sempre quella risata inquietante ad accompagnare tutto questo.

Aveva chiesto delle spiegazioni a Plagg, ma lui non aveva sentito ragione ed era rimasto zitto anche quando lo aveva minacciato di gettarlo nel water e tirare lo sciacquone. E non era finita lì.
C’erano stati ben altri due attacchi di quei mostri alla città. Ed entrambi piuttosto violenti. 
Avevano preso d'assalto la chiesa di Saint Sulpice e il ponte dei lucchetti, riducendo molto male entrambe le bellissime attrazioni.

Lei e Coleoptere si erano subito presentati in entrambi i casi e avevano distrutto i mostri dopo uno strenuo combattimento, ma non avevano potuto evitare che vari civili venissero feriti. Anche combattendo al loro massimo, erano comunque ancora inesperti. Ma non sembrava importare a nessuno. Anzi, era solo un altro motivo di scherno nei loro confronti!
Anche quel momento ne era un esempio lampante. L'ennesimo attacco era avvenuto, stavolta a Place de la Republique, e la stava distruggendo completamente, bombardandola con fiammate tremende e colpi di lancia. 

Il loro avversario sembrava una specie di donna alta e sottile, vestita con un ricco abito rosso e azzurro dalla foggia cinese e con una grossa fiamma al posto della testa. Era in sella ad un grosso cavallo nero e in mano brandiva una enorme lancia. 
Quando aveva fatto la sua comparsa, sia lei che il suo compagno erano subito arrivati sul posto per dare una mano, ma la gente li guardava con sdegno. Come se fossero solo due impiccioni.
Non era minimamente importante che loro stessero mettendo a repentaglio la loro incolumità per loro o che stessero distruggendo il vero colpevole delle aggressioni. 

No. Contavano solo gli errori che avevano commesso senza volere
Ormai erano stati etichettati da tutti come eroi falliti. Ed era una situazione seriamente comica per certi versi. 

Plagg aveva detto ad Emma che Ladybug e Chat noir erano ancora due quattordicenni quando erano diventati portatori, solo che loro erano stati subito acclamati dalla gente, nonostante gli inconvenienti dati dall'inesperienza, mentre lei e il suo partner erano solo vittima di disprezzo dalla maggior parte. 
La frustrazione bolliva nelle vene della giovane. Loro combattevano per difendere quelle persone, quindi si sarebbe aspettata almeno un po' di gratitudine! 

Ed era talmente frustrante dover sopportare tutta quella situazione senza potersi sfogare con i suoi amici.
Dopo l'incidente nel bagno, aveva cercato di tenersi il più possibile lontana dagli altri, per paura che potesse succedere di nuovo una cosa simile, in particolare da Jules e Davide.
Loro due, Xu, Dalia e i gemelli avevano provato più volte a chiederle cosa non andasse, ma lei aveva sempre aggirato la domanda o gli aveva rifilato delle bugie inventate sul momento.
E se c'era una cosa che seriamente detestava davvero moltissimo, era mentire ai suoi amici, visto il rapporto speciale che aveva con tutti loro, in particolare col ramato, e l'odio dell'italiano verso le bugie. Ma non sapeva che altro fare!

Non poteva dire loro di Plagg o dell'effettiva esistenza e la funzione dei Miraculus. Sarebbe stata un'imprudenza e anche se lei stessa li aveva coinvolti in quella storia, non aveva intenzione di rivelare nulla. 
Anche a costo di continuare a mentire e non poter più essere loro amica.

Solo che questa prospettiva era tremenda per lei. Non voleva rimanere sola! 
Solo che lei e il suo partner non riuscivano più a reggere quella situazione! 

Era pure strano, ma ormai i combattimenti erano ironicamente diventati la sua unica valvola di sfogo. Colpire con forza, saltare, correre, usare i suoi poteri. Tutto questo la faceva stare molto meglio. Sentiva le endorfine scorrere dentro di lei. E le piaceva da matti.
Lo stava mettendo in mostra giusto in quel momento, evitando le fiammate e gli affondi della lancia della sua nemica, ricambiando a suon di bastonate.
Coleoptere, giocando d'astuzia, attorcigliò lo yo-yo attorno alla lancia, tirando con tutte le sue forze, dolo che una vampata lo costrinse a spostarsi, cadendo a terra.

La mora gli si avvicinò velocissima. 《Stai bene?》
《Si. Grazie, Micetta》 Scherzò lui.

L’altra sorrise. 《Dobbiamo usare i nostri poteri. Questo scontro sta andando troppo per le lunghe.》
L'altro annuì, tirandosi su. 《Lucky charm!》

Immediatamente, tra le sue mani cadde un secchio rosso a pois neri, che lo fece rimanere di stucco.
Di sicuro il suo potere era particolare. Non si era ancora abituato alla comparsa di quegli strani oggetti. Ma non aveva molto tempo per pensare a cose del genere.
L'amazzone stava nuovamente caricando con le sue fiammate, costringendoli a scappare sui tetti per non  venire bruciati.

《Accidenti. A che serve un secchio contro una che incenerisce tutto in un attimo?!》 Urlò esasperata la ragazza gatto. 
Il suo compagno non poteva che essere d'accordo. I suoi poteri non potevano dargli un estintore o qualsiasi cosa che potesse spegnere quel fuoco!?

Continuarono a correre come dei forsennati, mentre Chatte noire usava il suo bastone per lanciare macerie addosso alla loro nemica. Solo che non servivano quasi a niente.
Il ragazzo coccinella era nel panico. Gli restavano solo quattro minuti in quella forma e non aveva idea di come usare il suo oggetto fortunato.
Solo che poi sentì una frase della sua compagna di battaglia. 《Prendi questo, testa di candela!》

Un masso anche più grosso si scaricò sulla testa fiammeggiante del mostro e un lampo di genio gli arrivò.
Si ricordava ancora che sua nonna gli diceva che prima, per spegnere le candele, si usavano delle specie di tappi per estinguere la fiamma. Quindi un secchio faceva proprio al caso suo.
《Chatte! So come batterla. Tu aspetta che io abbia fatto la mia mossa e poi vai col Cataclisma!》
Senza aspettare risposta, si buttò dritto dritto verso l'amazzone e, aggrappandosi alla sua lancia, le ficcò il secchio sulla testa, premendo con forza e indebolendo la fiamma.

E a quel punto, toccò alla sua partner.
《Cataclisma!》 Urlò, graffiando il mostro con i suoi artigli distruttori. 
Questo, come da programma, divenne scuro e si sbriciolò come cenere in un attimo.

《Ottimo lavoro.》 Le disse il ramato, regalandole un sorriso che la fece sciogliere. 
《E adesso… Miraculus Coleoptere!》 Terminò il ragazzo, lanciando il secchio in aria.

Questo si scompose immediatamente in moltissimi fasci di luce rossa che fece svanire ogni singolo danno causato dal mostro.
Questo lo fece sorridere. Era un potere di cui Tikki gli aveva parlato da poco. Per fortuna funzionava a dovere.
《Bene. Andiamo via prima di ritrasformarci.》 Commentò la sua compagna, sentendo i segnali del suo anello.

L'altro annuì, saltando via con lei, solo che notò qualcosa di strano in lei. Conosceva Chatte da circa due settimane ormai, e lei era sempre stata molto aperta, sbruffona e allegra, ma in quel momento era scura in volto e crucciata. 
《C'è qualcosa che non va? Mi sembri strana oggi.》
《Non preoccuparti, Milord. Sono solo pensieri.》

Cercando di ignorare il modo in cui l'aveva chiamato, lui insistette.
《Sei sicura? Non sembri stare affatto bene》

Lei cercò ancora di negare, ma aveva seriamente bisogno di sfogarsi con qualcuno. E poi, quegli occhi grigi la facevano sentire decisamente più ben disposta ad aprirsi, quindi si decise.
《Semplicemente ho capito questo compito sia pesante. A parte i combattimenti, il formaggio puzzolente del mio Kwami e la fatica fisica e mentale, mi sono ritrovata anche a dover mentire ai miei migliori amici riguardo tutto. L'altro giorno uno di loro ha subito un attacco da parte di quel liquido nero e un altro lo ha aiutato. Avevano entrambi paura, ma io sono stata troppo codarda per parlare con loro e spiegargli che era probabilmente l'opera di un altro di questi mostri. Sono rimasta zitta. Così come con gli altri. Mi hanno chiamato e chiesto spiegazioni, ma io non ho mai risposto. E adesso finirà che non ne vorranno sapere più niente di me.》
《Oh, andiamo… non credo che lo faranno.》 Commentò l'altro, sedendosi accanto a lei.

《Se sono veri amici, capiranno la situazione e ti lasceranno il tempo per aprirti. Non penso smetterebbero di volerti bene solo perché non sei pronta a rivelare di essere Chatte noire.》
《Il punto è che io li voglio proteggere. Ho sognato di essere come Chat noir proprio perché non volevo che i miei amici fossero in pericolo a causa di un attacco come quelli di queste settimane. Ma sono vittima solo di disprezzo.》

Coleoptere, ignorando il tempo che stava passando, le avvolse le spalle e le fece appoggiare la testa sul proprio petto. Aveva imparato a conoscerla durante le loro ronde. Era una persona che seriamente meritava tutto e di cui poteva definirsi amico e il suo modo di fare spensierato gli ricordava un pochino quello di Emma, quindi l'avrebbe tirata su in ogni modo.

Lei, dal canto suo, sentì le guance scaldarsi e il cuore accelerare quando si vide tanto vicina a lui, ma si godette quella stretta gentile, il suo calore e quella strana familiarità. La facevano sentire protetta.
E quell'atmosfera aveva qualcosa di speciale. Erano soli sui tetti di Parigi, stretti l'una all'altro, nel silenzio notturno, finalmente riposando e confortandosi a vicenda.

Chatte si sentiva molto più leggera e tranquilla in quel momento. Come aveva detto, la presenza di quel ragazzo la faceva star bene.
Stava finalmente iniziando a pensare che tutto sarebbe andato bene con Dalia e gli altri, solo che poi sentì qualcosa che ruppe la sua pace. Un sibilo veloce e sempre più vicino.

E furono i suoi riflessi felini a salvarli entrambi. Strattonò infatti il suo compagno con forza, facendolo cadere in avanti poco prima che una freccia luminosa si conficcasse esattamente dove prima stava la sua testa.
《Ma che cavolo…!?》
Non fecero in tempo a farsi domande. Tantissime altre frecce gli arrivarono addosso, costringendoli ad utilizzare il bastone e lo yo-yo per pararle.

《Ma che sta succedendo?!》
《Che sia l'ennesimo attacco?!》 Si chiese il ragazzo, sentendo di nuovo l'allarme dai suoi orecchini.

L'altra se ne accorse, osservando che anche il suo tempo era agli sgoccioli. 《Non abbiamo più tempo. Dobbiamo ritirarci e dar da mangiare i nostri Kwami.》
Entrambi tentarono una fuga velocissima tra i tetti, schivando le frecce per un soffio, ma l'ennesima sorpresa li bloccò.
Un vorticante sciame di farfalle viola scuro apparve dal nulla e li circondò da ogni lato, costruendo una barriera per bloccarli, mentre due figure femminili li raggiungevano sinuose. 
《Voi siete gli indegni portatori del gatto nero e della coccinella. Vi ordiniamo di renderci subito i vostri Miraculus.》 Dissero imperiose.

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Capitolo 15
*** Tra piume di pavone e ali di farfalla ***


Chatte noire e Coleoptere erano rimasti fermi a guardare con sorpresa le due figure che si erano presentate.
Erano una coppia di ragazze sulla ventina ed entrambe erano bellissime. Ma il vero motivo della loro sorpresa era che erano vestite come loro!

La prima era alta, longilinea e dalle forme sode ed eleganti. Aveva una pelle scura che faceva spiccare i grandi occhi azzurri e i lunghissimi capelli neri scendevano a cascata fino alla vita. Aveva lineamenti leggermente indiani e il mento affilato.
Indossava un vestito attillatissimo blu pavone e lungo fino al ginocchio, con uno spacco sulla gonna fino al fianco, maniche lunghe e collo alto. Delle calze nere le fasciavano le gambe e portava degli stivali blu pavone a tacco alto. Una maschera appuntita della stessa tinta le circondava gli occhi.

L'altra, invece, aveva forme prosperose, la pelle chiara spruzzata di efelidi sul viso, occhi acquamarina e capelli biondi ondulati lunghi poco sotto le spalle.
Indossava una tenuta viola scuro che ricordava un tailleur pantalone. La giacca era molto aderente, i pantaloni altrettanto ed erano coperti quasi interamente dai lunghi stivali neri a tacco alto che portava. Anche le braccia erano coperte dai guanti e lei portava una maschera nera attorno agli occhi.

《Chi siete voi?》 Chiese la ragazza gatto, stringendo il suo bastone.
La prima delle due ventenni la guardò con freddezza. 《Noi siamo le portatrici dei Miraculus del pavone e della farfalla. Ci chiamiamo Paon e Mariposa.》 

I due giovani eroi sbarrarono gli occhi.
Quelle erano altre due eroine!? Non era possibile! Non le avevano mai viste!
Ma ottennero conferma quando videro scintillare delle spille appuntate poco sotto i loro colli.  
Quella di Paon era colorata di blu e verde e ricordava la ruota di un pavone, mentre quella di Mariposa era una gemma viola da cui partivano quattro lembi bianchi simili alle ali di una farfalla.

《Che cosa volete da noi in questo caso? E perché ci avete attaccato!?》 Chiese il ramato, ripresosi dalla sorpresa.
Stavolta fu la bionda a rispondere. 《È molto facile, bel faccino. Vogliamo riportare i Miraculus del gatto nero e della coccinella al loro posto. Ovvero nel loro 0scrigno lontano da voi.》

Se prima i due erano solo sorpresi, ora erano sconvolti. 《CHE COSA!?》
《Esatto. Voi due non siete degni di portarli, siete solo due ragazzini. E lo avete ampiamente dimostrato nelle ultime battaglie. Non potete tenere al sicuro i loro poteri. Dobbiamo recuperare i gioielli e riportarli ai custodi prima che il nostro nemico approfitti della vostra inettitudine per impossessarsene.》 Commentò freddamente la giovane in blu.

La mora si inalberò subito. 《Chi vi credete di essere per parlarci così?! Siamo stati scelti per questo compito! Ne siamo degni esattamente come voi!》
《E poi, chi sarebbe questo nemico di cui parlate?》 Chiese Coleoptere.

A quel punto, la ragazza in viola scoppiò sonoramente a ridere. 《Bel faccino, mi deludi. Non mi dirai che non vi siete mai chiesti chi ci fosse dietro a questi continui attacchi. Chi è che crea questi mostri? Chi è che distrugge le case con quel liquido nero?》
Il ramato arrossì. In effetti, lui e la sua partner avevano combattuto per settimane contro quelle creature, ma non avevano mai effettivamente pensato che potesse esserci un mandante dietro le loro azioni.
Solo che poi sentì il penultimo avviso dei suoi orecchini. Tra un minuto, sarebbe tornato Jules davanti a tutti! E capì che la sua compagna era nella stessa situazione. 

A quel punto, non persero altro tempo in chiacchiere. Con il bastone e lo yo-yo dissiparono il muro di farfalle creato da Mariposa e si diedero immediatamente alla fuga. 
Solo che Paon, essendosi aspettata una mossa simile, tirò fuori un lungo arco, facendo comparire delle frecce luminose e scoccandole rapidissima.
Per fortuna i riflessi dei due furono pronti abbastanza veloci per permettergli di scansarsi, ma lei continuò a tirare.

Chatte noire, essendo la più veloce, le evitava scivolando e saltando tra i tetti, mentre Coleoptere utilizzava i volteggi della sua arma.
Entrambi avevano bisogno di un posto dove potersi ritrasformare e far riposare Tikki e Plagg.
Il problema era che avevano meno di un minuto e che quelle due gli stavano alle costole!

《Dividiamoci!》 Urlò lui alla sua compagna, che annuì, scattando velocissima in direzione della Tour Eiffel, inseguita dalla giovane in blu. 
Il ramato, invece, si catapultò dalla parte opposta, ma sapeva che la ragazza in viola era sempre più vicina. Sentiva le ali delle sue farfalle muoversi veloci attorno a lui.
Lanciò di nuovo lo yo-yo e creò l'ennesima breccia tra gli insetti, lanciandosi nuovamente in aria con quello.

Ma l'eroina bionda non lo mollava. Continuava a correre ed evocare farfalle a più non posso. Di sicuro doveva essere una portatrice da tempo.
《Vengo a prenderti bel faccino!》 Urlò, tra il malizioso e il minaccioso.
《Io non credo proprio!》 Ribatté l'altro, nonostante sapesse di essere a corto di idee e vie di fuga veloci.

Almeno finché non entrarono nella zona centrale della città e sui tetti non iniziarono a vedersi comignoli e balconcini. Quelli sì che lo avrebbero aiutato!
Infatti, approfittò di una curva a gomito data da un camino per nascondersi alla vista della sua inseguitrice e saltare verso la strada. 
Caso volle che ci fosse la porta del retro di un ristorante aperta proprio davanti a lui, offrendogli un ottimo nascondiglio.

Ci entrò appena in tempo. I suoi orecchini si esaurirono dopo due secondi e lui tornò ad essere solo Jules dopo un bagliore, mentre un'esausta Tikki cadeva sulle sue mani.
《Scusa se ti ho fatta sforzare tanto Tikki, ma non potevo permettere che ti prendessero》 Sussurrò lui, tirando fuori alcuni biscotti al cioccolato dalla sua borsa e porgendoli alla sua Kwami.
《Non preoccuparti, sto bene. E sono contenta che tu sia riuscito a salvarti.》 Rispose lei, sgranocchiando i dolci.
Il suo portatore, però, guardava Mariposa girare tra i tetti a gran velocità oltre una finestra. Era decisamente agguerrita.

Il ramato trattenne un sospiro.
In quei giorni ne avevano passate di tutti i colori, ma scoprire di doversi scontrare addirittura con altre portatrici, che per altro li vedevano quasi come usurpatori, era stato decisamente frustrante.
Ed era anche preoccupato per Chatte.
Tra le due misteriose eroine, Paon sembrava la più decisa a portare via i loro Miraculus. E adesso era proprio lei che stava inseguendo la sua amica. Doveva correre ad aiutarla appena la sua Kwami avesse finito di ricaricarsi.

Infatti, come lui aveva previsto, l'eroina in nero non se la stava cavando troppo bene.
Il suo anello stava per esaurirsi e lei non poteva combattere o usare il suo cataclisma per sbarazzarsi di quella ragazza dalla pelle scura.
Utilizzava Anche il suo bastone per spostarsi, ma lei non ne voleva sapere di levarsi dai piedi!
E la ragazza gatto era seriamente frustrata. Non aveva intenzione di rinunciare a Plagg, per quanto potesse essere insopportabile, e ai suoi poteri per colpa sua e della sua compare, ma non poteva far valere i suoi diritti in quel momento.

Almeno fino a che lo sguardo non le cadde verso le strade. Lì, vide la sua bizzarra ed insperata ancora di salvezza.
Forte di questa consapevolezza, si girò verso l'eroina del pavone.
《Ti sei finalmente decisa a rendere ciò che non è tuo?》 Chiese lei, gelida.
La più giovane, per tutta risposta, le fece una linguaccia maliziosa e poi le mandò contro il bastone, che si allungò all'istante, irrobustendosi con forza sulla punta.

L'altra, non aspettandosi una mossa simile, parò col suo arco, ma il rinculo creato dallo schianto diede il tempo alla mora di lanciarsi verso il basso, entrando a capofitto dentro uno dei tombini lì in strada.
Ad accoglierla, ci furono solo un pavimento duro e umidiccio e una puzza orrenda, ma preferiva questo ad uno scontro diretto con la portatrice in blu. 
In quel momento esatto, anche il suo anello rilasciò i suoi poteri e lei ritornò Emma.

Plagg le cadde esausto sulla spalla.
 《Cavolo! Che puzza! Ma perché hai scelto proprio questo posto per farmi uscire!?》 Si lamentò.
La ragazza lo ignorò e tirò fuori una confezione di Camembert. Almeno, con tutto quell'odoraccio di fogna, non poteva sentire il fetore del formaggio che il suo Kwami Aveva avidamente iniziato a consumare, restando finalmente zitto.
Ma lei non trattenne comunque uno sbuffo. Che bel modo di finire una giornata. Non nel suo letto a riposare, ma braccata come un animale e nascosta in una fogna! 
Per di più, era inseguita da quelle due matte che volevano rubare i Miraculus a lei e Coleoptere! E se solo pensava all'atmosfera romantica che c'era tra di loro poco prima…
Soffocò a stento un altro sbuffo e si mise in cammino per cercare l'uscita più vicina.


Intanto, Jules aveva ripreso le sue sembianze di eroe e si stava aggirando circospetto tra i tetti, nonostante avesse le palpebre pesanti per il sonno. 
Ormai non aveva la minima idea di che ore fossero, ma temeva che il sole non avrebbe impiegato ancora molte ore a spuntare. 
Ad un certo punto, però, le voci delle due portatrici più grandi lo destarono. A quanto pareva non li stavano più inseguendo, ma erano comunque molto vicine a lui. 
Infatti si nascose e rimase in ascolto.

《Seriamente ci sono sfuggiti entrambi? Cavolo. “Bel visetto” e la sua amichetta non sono poi così tremendi.》
《Non scherzare, Mariposa, sono comunque due mocciosi. Ti rendi conto che non hanno idea di chi stanno affrontando!? Si limitano a menare le mani come animali e distruggere mostri senza valore! Consumano solo l'energia dei kwami!》

《Non transigo sul fatto che siano mocciosi inadatti e che non abbiano idea di come scovare il nostro avversario. Dico solo che sono stati bravi a scappare così.》 Ribatté la bionda, accomodante. 
E a quel punto, Coleoptere non seppe che fare. Quella storia sul loro fantomatico nemico non sembrava una banale scusa. Solo che lui non lo aveva neanche sentito nominare prima dell'arrivo di quelle due.
Tikki non gli aveva raccontato nulla e lui non aveva mai pensato che potesse esserci qualcuno dietro quei mostri, nonostante l'attacco di quel liquido nero che lui stesso aveva ricevuto avrebbe dovuto avvertirlo.
Solo che, ancora una volta, fu strappato dalle sue elucubrazioni, ma fu sollevato dal fatto che fosse stato il passo felpato di Chatte noire.

La ragazza gatto aveva dovuto farsi circa mezzo isolato sottoterra prima di azzardarsi a trasformarsi ancora. 
Per fortuna, era arrivata molto in fretta e il costume sembrava coprire l’orribile odore che le era rimasto addosso. 
Coleoptere le sorrise e mimò di prendere le altre due da dietro, ricevendo un occhiolino d'assenso. Avrebbero puntato sull'effetto sorpresa per colpirle.

Si avvicinarono lentamente, tirarono fuori le loro armi e le lanciarono. Ma niente andò come previsto.
Il bastone e lo yo-yo cozzarono contro l'arco e lo scettro delle loro avversarie, che si erano repentinamente voltate.
《Spiacente. Dovrete diventare più svegli se volete batterci.》 Disse fredda Paon, incoccando la prima freccia. E quello fu il segnale di inizio.

Tutti e quattro portatori si colpivano tra di loro. Il clangore delle armi e le ali delle farfalle riempivano il silenzio. Le due eroine più grandi erano in netto vantaggio. Avevano dalla loro parte l'esperienza e l'abilità, ma i due ragazzi non avevano intenzione di cedere.
Non avrebbero rinunciato a Tikki e Plagg! Avrebbero tenuto al sicuro i loro Miraculus! Solo che sembravano non esserci speranze.

Infatti, per quanto Chatte noire e Coleoptere avessero inflitto vari danni, le frecce della ragazza pavone avevano tagliato in vari punti le tute e la pelle, facendo scendere sottili rivoletti di sangue sui loro corpi.
E Mariposa se ne accorse.
《Paon non esagerare! Vogliamo prendere i Miraculus, non ucciderli.》 Le disse infatti, quasi sperando che quei due si dessero per vinti. Ma ovviamente non accadde.
Entrambi i portatori si rialzarono di nuovo. Erano stanchi, sanguinanti e affannati, ma non avevano comunque intenzione di arrendersi e continuarono a lottare. Ma nessuno fece caso che il cielo si stesse schiarendo. 

Solo che Paon decise che era il momento di farla finita e caricò l'ennesima freccia, mirando dritto contro il ramato, ancora per terra dopo uno dei tanti colpi delle farfalle. Solo che Chatte stavolta fu più veloce.
《Cataclisma!》 Urlò, arrivandole contro e toccando l'arco con gli artigli.
Questo esplose con la forza di una bomba, scaraventando i quattro portatori lunghi distesi per terra.

E solo allora videro che il sole era già sorto. Tra non molto, Parigi si sarebbe svegliata e tutti loro sarebbero stati visti lottare alla luce del giorno.
Mariposa prese per un braccio la sua compagna di squadra. 《Andiamo via. Torneremo un'altra volta a prendere i Miraculus.》
L'altra annuì, anche se riluttante, ed entrambe corsero via tra i tetti.

Ma la ragazza gatto non si preoccupò di loro. Corse immediatamente verso il suo partner, ancora accasciato per terra.
《Stai bene, Coleoptere?》
Lui annuì. 《Sono solo un po' ammaccato. Mi… dispiace di non essere stato d'aiuto.》

《Non dire idiozie! Tu sei sempre fantastico quando combattiamo. E anche ora lo sei stato.》
《Certo, mentre mi facevo stendere come uno stupido. Ho lasciato te da sola e se non mi avessi protetto, Forse quelle due hanno ragione su di me. Magari dovrei restituire il Miraculus e darti un partner migliore.》

《Ma che stai dicendo!? Tu sei il compagno perfetto e io e te siamo una squadra! Tu sei intelligente, maturo e mi proteggi sempre. Senza di te probabilmente sarei morta alla prima battaglia. E dimostreremo a quelle due che siamo degni di questi Miraculus. E poi, dove lo troverei un altro bel tipo come te?》 Chiese con un occhiolino, per farlo ridere.
Lui lo fece di gusto, nonostante fosse arrossito parecchio. 《Grazie Chatte. Sei davvero un persona speciale.》

Stavolta toccò a lei imporporarsi. 《Non… non c'è problema. Comunque… credo che adesso dovremmo riposare un po'》.
Lui annuì. D'altronde, anche se nessuno dei due lo mostrava, erano entrambi doloranti e stanchi morti.

Si salutarono velocemente, per poi precipitarsi verso le loro case. Nessuno dei due aveva più le energie necessarie per muovere un passo o anche solo pensare di andare a scuola.
Infatti, appena rientrarono nelle loro stanze, fecero appena in tempo a ritrasformarsi prima di crollare addormentati sui loro letti.

Ma Tikki e Plagg erano ancora sveglissimi e molto preoccupati. I vari tagli riportati dai loro portatori erano considerevoli e stavolta non erano stati quei mostri a cui erano abituati a procurarglieli, bensì le eroine del pavone e della farfalla! 
Questo voleva dire che i difensori dei Miraculus erano di nuovo sul punto di combattere tra loro. E questo non poteva succedere nell'attuale situazione!
Dovevano avvertire subito Adrien e Marinette!

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Capitolo 16
*** I guai non arrivano mai soli ***


Adrien e Marinette erano ancora distesi addormentati nel loro letto matrimoniale, quando Plagg attraversò la porta a tutta birra e si gettò sulla faccia del biondo.
《Adrien! Adrien! ADRIEN! Avanti, svegliatevi voi due! È successo un vero e proprio disastro!》 Urlò, ma ricevette in risposta solo un verso assonnato dal suo ex portatore. 

Il Kwami allora iniziò a saltare con energia sulla punta del suo naso. 《Svegliati moccioso! Svegliati, ho detto! Marinette è davanti a te senza biancheria e tu te la stai perdendo!》
《COSA!? Dove dove!?》 Urlò l'uomo, scattando a sedere, con gli occhi ancora lucidi di sonno che saettavano ovunque.

Solo che quando si rese conto che sua moglie ancora dormiva, e che soprattutto era ancora vestita, si imbronciò.
《Plagg! Ma che cosa vuoi!? Sono le sei del mattino! E perché non sei con Emma? Lo sai che deve vederci parlare.》
《È questo il punto idiota! Emma e il suo compagno stanotte hanno subito un attacco molto forte che li ha messi quasi del tutto fuori combattimento. E non da quei mostri, ma da quelle spocchiose a cui avete affidato i Miracoulus della farfalla e del pavone!》

L'uomo sbarrò gli occhi. Cos'era quella storia!?
《Non mi stai prendendo in giro vero?》
Plagg emise uno sbuffo esasperato. Era suo amico, ma seriamente era proprio tardo quando si svegliava.
《Moccioso, sulla vita dei miei portatori e sul mio adorato Camembert io non scherzo mai!》

Il biondo allora si mise a riflettere. Tutta quella storia prometteva molto male. Voleva dire che non c'erano quattro eroi a Parigi, bensì due squadre in competizione tra di loro!
E nella situazione attuale era proprio una delle cose peggiori che potessero capitare.
Stava per svegliare anche sua moglie ed avvertirla, quando Tikki attraversò la finestra come un proiettile e si gettò sulla sua ex portatrice, battendolo sul tempo.

《Mari! Mari! Marinette! Svelta, ti devi svegliare. Stanotte è successo un gran pasticcio con Emma e Jules! Svegliati!》
La donna, sentendo la voce della sua piccola amica rossa, si tirò su, stiracchiandosi.

《Tikki… che ci fai qui?》
《Sono venuta ad avvertirvi. Questa notte Emma e Jules sono stati attaccati da Paon e Mariposa.》

Esattamente come il marito poco prima, la donna sbarrò gli occhi. 
《Cosa?! Perché diamine lo avrebbero fatto?! Sono eroine come loro!》 
A quel punto intervenne il kwami nero. 《Sono convinte che loro due non siano degni di custodire i Miracoulus del gatto nero e della coccinella e vogliono riportarli nello scrigno.》

《È vero. Ci hanno colti di sorpresa e se loro due non fossero stati tanto rapidi a reagire, probabilmente li avrebbero sconfitti.》 Rincarò la sua compagna rossa.
Adrien, sentendo quel discorso, si rabbuiò. 《Sapevo che loro due sarebbero state portatrici dedite al loro compito, ma non in questo modo.》

《Forse avremmo dovuto raccomandarci di più con i loro kwami affinché avvertissero le loro custodi di prestare cautela e fiducia. Non avrebbero dovuto rivelare loro a cosa possono portare l'anello, gli orecchini e tutti gli altri gioielli se usati male.》
《O forse pensano semplicemente che loro saranno i primi bersagli di quel mostro. Magari vogliono solo impedire ad altri di correre il rischio che avete già corso voi.》 Commentò Tikki.

Il biondo sbuffò e si diresse senza rumore in camera di Emma.
La sua bambina dormiva tranquilla, ma il suo pigiama era screziato di rosso sulle cosce, un polpaccio ed una spalla e aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi.
Si vedeva che era stanca, ma comunicava una grande forza che lo rendeva fiero di lei. Semplicemente non voleva che le accadesse nulla di brutto. 

Le accarezzò i lunghi capelli sotto lo sguardo intenerito della moglie. Tutti e due sapevano quanto fosse dura la vita da eroi e quanto potesse mettere in situazioni pericolose, ma nessuno era disposto a lasciare che questo la schiacciasse.
《Vedrai che sapremo aiutarti tesoro. Tu e il tuo amico non avrete più problemi. Farò di tutto per proteggere sia te che i tuoi fratelli.》 

Sotto lo sguardo sorpreso dei Kwami e di Marinette, si mosse in salotto, avvicinandosi al grammofono che nascondeva i Miracoulus rimasti.
《Adrien… ne sei sicuro? Mettere in circolazione altri gioielli nella situazione attuale potrebbe rivelarsi molto più rischioso dell'ultima volta.》 Gli disse sua moglie.
Lui le sorrise. Comprendeva i suoi dubbi, ma Chatte noire e Coleoptere non potevano tenere testa a quei mostri e nel contempo a Paon e Mariposa senza un aiuto. Ed era perfettamente consapevole che Marinette era d'accordo.

《So che potrebbe essere una mossa azzardata, Milady. Ormai i mostri sono diventati più forti, di conseguenza anche il nostro nemico lo è, e ora ci sono anche due portatrici che sono ostili a nostra figlia e al suo partner e loro non possono andare avanti così. Ormai questa è l'unica scelta.》
La donna guardò ancora dubbiosa la scatola, ma poi ebbe un'illuminazione che la fece sorridere. 
《Credo… che tu abbia ragione, Micetto. E anzi, ho già una mezza idea di chi potrebbe essere il prossimo portatore che nascerà.》

 Dicendo questo, prese dallo scrigno, sempre con un sorriso smagliante, un ciondolo arancione a forma di coda di volpe.
Ovviamente era preoccupata per Emma e Jules e anche per il futuro detentore di quel Miraculus, ma credeva nella scelta di Adrien, che ormai condivideva.
Solo che non sapeva che, nel liceo della Dupont, ci fosse un gruppo di persone preoccupate quanto lei.

Davide, Xu, Dalia, Louis e Renè erano tutti piuttosto nervosi quel giorno.
Emma e Jules non si erano fatti minimamente sentire. Non avevano mandato neanche uno straccio di messaggio sul perché non fossero venuti a scuola e questo aveva messo in allarme gli altri cinque. Ci sarebbero potuti essere mille motivi per la loro assenza, solo che la situazione era troppo sospetta.

I loro amici si comportavano in modo seriamente strano negli ultimi tempi e loro non riuscivano minimamente a capire come mai. Sembrava quasi che si fosse innalzato un muro tra di loro.
Un muro apparentemente fatto di segreti e omissioni che si era innalzato di botto, escludendoli in parte dalla vita dei loro amici. 
E a tutti, specialmente al giovane italiano, quella storia pareva piuttosto indigesta. 

Sua madre Lila gli aveva insegnato a riconoscere e disprezzare ogni genere di bugia e lui, anche se non voleva esagerare, temeva che quei due gli stessero nascondendo qualcosa di grosso. E fu proprio questo che disse ai suoi amici alla ricreazione.

《Ma cosa potrebbe essere? Qualcosa che ha a che fare con quella ricerca su questi fantomatici Miraculus in cui ci hanno coinvolto?》 Chiesero i gemelli.
《È probabile. Non hanno più voluto riprendere l'argomento senza che nessuno avesse trovato niente. È questo già ci fa capire che sanno qualcosa più di noi.》 Commentò Xu.

《Ma perché mentire!? Siamo loro amici, non serve tenere tutti questi segreti. Li sosterremmo di sicuro in ogni situazione e loro lo sanno!》 
Il rossiccio non poteva che concordare con Dalia. Tutta quella situazione poi era seriamente assurda. 
Cosa potevano avere scoperto quei due di tanto terribile o importante da non poter più parlare con loro di tutta quella storia dei Miraculus?
E gli altri quattro stavano pensando la stessa cosa. Erano loro amici, decisamente intimi anche, e sia la mora che il ramato sapevano che avrebbero fatto di tutto per aiutarli, quindi perché tutto quel mistero?

Ognuno di loro continuò ad arrovellarsi su quella storia per l'intera mattinata, ignorando le lezioni, per fortuna piuttosto scarne vista l'imminente pausa estiva. Nei loro pensieri vorticavano mille ipotesi, dalle più positive alle più disparate, ma non volevano pensare subito al peggio. Il vero problema, però, era che quei due erano fin troppo strani in quel periodo.

Spesso saltavano le lezioni, avevano lo sguardo perso, erano diventati incredibilmente agili e allenati, come dimostravano i muscoli in rilievo che avevano visto sulle loro gambe e braccia, e sembravano spesso stanchi, ma tendevano anche a sorridere o arrossire se si menzionavano in modo positivo Chatte noire o Coleoptere.
E questo aveva messo in testa a tutto il gruppo l'idea che i loro amici potessero essere in qualche modo collegati ai due giovani eroi che, nonostante le varie prese in giro, stavano proteggendo Parigi da varie settimane ormai.

In ogni caso, Davide era contento che Xu, Dalia e i gemelli volessero aiutarlo a capire come aiutare i loro amici senza dargli del matto per le sue teorie su quel legame. Specialmente apprezzava l'aiuto del ragazzo cinese.
Lui era sempre stato un amico molto speciale e lo aveva sempre sostenuto in situazioni simili. Si erano incontrati quando ancora avevano dodici e tredici anni ed erano appena arrivati dall'Italia e dalla Cina con le loro madri.

Infatti, avevano legato a causa delle loro difficoltà col francese, con cui si erano aiutati a vicenda, visto che volevano riuscire a sostenere una vera conversazione con qualcuno, e così pian piano erano diventati migliori amici, unendosi poi ad Emma e Jules.
Ed era per questo che lui voleva capire come aiutare questi ultimi. Voleva rendere onore al suo ruolo di amico e anche scoprire in che razza di guai si fossero ficcati quei due irresponsabili.
E continuò a ripeterselo anche mentre tutti e cinque tornavano a casa, ma venne distratto proprio dalla voce del moro.

《Vedrai che andrà tutto bene, Davide. Aiuteremo Emma e Jules a venire a capo della situazione, qualsiasi sia il problema in cui sono finiti.》 Disse il giovane con un sorriso, replicato anche dagli altri tre suoi amici.
Lui sorrise di rimando, facendo arrossire un poco il più grande. 《Vi ringrazio. Vorrei solo che quei due la piantassero di tenere segreti e si aprissero.》
Eppure, l'italiano si sentiva di colpo molto più sereno e pronto ad andare affondo alla questione. Sarebbe riuscito a risolvere quel mistero e a capire meglio la situazione dei suoi amici. Si, ce l'avrebbe fatta.

Solo che poi qualcuno gli venne addosso, facendolo sbilanciare in avanti, interrompendo i suoi pensieri e rischiando di mandarlo con il naso sulle pietre della strada. 
《Hey! Fai attenzione a dove cammini!》 Disse irritato,  per poi zittirsi quando vide di avere di fronte i Signori Agreste.
《Scusami, Davide. Non volevo arrivarti addosso, ma sono inciampato sulla strada.》 Gli disse l'uomo con un sorriso di scuse, un po' imbarazzato per la figura non proprio elegante.

《Oh, no. Non si preoccupi.》 Disse il giovane, vedendo poi Dalia farsi avanti. 
《Scusate, mi sapreste dire perché Emma oggi non è venuta a scuola oggi?》

Tutti e cinque i ragazzi giurarono di aver visto un lampo di preoccupazione passare negli occhi della coppia.
《Ehm… purtroppo oggi stava male. È impressionante che con questo caldo le sia venuta una febbre così. Temo sia troppo stressata per la scuola.》 Replicò la donna, solo che sembrava molto nervosa.
Era vero che Emma stava male e aveva bisogno di riposarsi, ma di sicuro non era a causa della febbre da stress che doveva restare a letto.

《Oh. Meno male allora. È solo che oggi anche Jules era assente ed eravamo un po' preoccupati che gli fosse successo qualcosa.》 Commentò Renè.
Sia lui che tutti gli altri avevano capito che c'era qualcos’altro sotto, così come Marinette e Adrien avevano intuito di non averli fregati del tutto, ma poi una voce femminile dall'accento smaccatamente italiano interruppe la loro conversazione.

《FUORI DA CASA MIA! FUORI! FUORI!》
Da una delle case lì vicino, quella in cui abitava Davide, due figure uscirono di corsa, con un atteggiamento decisamente ostile l'uno verso l'altra.

La prima delle due persone era una donna molto affascinante e incredibilmente somigliante al giovane italiano. Aveva infatti i suoi stessi capelli castano rossicci, nonostante i suoi fossero lunghissimi, gli stessi occhi verdi allungati e la stessa aria volpina e stava colpendo un uomo molto energicamente con una scopa.
Quest'ultimo, un tipo alto e distinto, che pareva essere sulla quarantina ed italiano anche lui, però, non sembrava disposto ad arretrare, nonostante le varie botte.

《Vattene subito via, Marcello. Ti ho detto che non voglio mai più vederti in casa mia o anche solo vicino e ti assicuro che non esiterò a denunciarti se ti avvicinerai a…》
《Mamma! Che sta succedendo?》 La interruppe Davide, correndo insieme ai suoi amici e ai signori Agreste verso la donna, che altri non era che sua madre, Lila Rossi.

Solo che quest’ultima impallidì quando vide suo figlio, mettendosi poi davanti a lui, nonostante fosse molto più bassa, quasi come volesse nasconderlo agli occhi dell'uomo.
Solo che quest'ultimo stava fissando il ragazzo come in trance. Percorreva il suo viso con grande interesse e sembrava quasi cercare qualcosa.

《Che vuoi da mia madre? Lasciala in pace.》 Lo incalzò invece in italiano Davide con astio.
Adesso anche lui stava fissando dritto negli occhi castani dell'uomo, solo che questo confronto portò i presenti a rendersi conto di un'altra cosa abbastanza bizzarra. 
Seppur il giovane fosse una copia sputata di sua madre, anche quel tizio sembrava somigliargli fin troppo.
Avevano stesse labbra sottili, i lineamenti slanciati quasi uguali e pure la postura del suo corpo pareva simile.

《Tu… tu… sei suo figlio?》 Chiese poi l'uomo nella loro lingua madre al rossiccio, indicando Lila.
《Si. E non so che cosa tu voglia da mia mamma, ma ti ho detto di lasciarla subito stare! Non ci metto niente a chiamare la polizia!》

A quel punto, lo sguardo castano dell'uomo parve sconcertato e poi si concentrò sulla donna davanti a lui con evidente ira.
《Non gli hai mai detto niente!?》
L'altra lo fronteggiò con spavalderia. 《Certo che no, Marcello! Non ho mai avuto intenzione di fartelo conoscere, quindi non gli ho parlato di niente. E ora vattene via! Ti ho già detto che devi tenerti lontano da noi.》.

《Io non vado da nessuna parte! Adesso che l'ho incontrato, non ho intenzione di lasciartelo! Lo riporterò con me in Italia!》
《Dovrai prima passare sul mio cadavere! Non toccherai mio figlio!》

Intanto, il diretto interessato, i suoi amici, Adrien e Marinette assistevano attoniti alla lite. Non ci stavano capendo niente. Almeno non finché Davide si decise ad intervenire, usando di nuovo il francese.
《Sentite, ora basta! Lei, se ne vada. Non so chi sia, ne come conosca mia madre, ma la lasci stare!》
《Non posso farlo.》

《E perché no!?》
《Perché questa traditrice mi ha sottratto qualcosa di importantissimo da tanti anni e che non si può rimpiazzare, scappando qui affinché io non lo trovassi! Ed è stata così codarda che non ti ha detto niente per anni… figliolo.》

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Capitolo 17
*** Cercare una soluzione ***


Tutto si era bloccato.
Davide, Xu, Dalia, i gemelli e i Signori Agreste erano rimasti lì impalati come stoccafissi dopo aver sentito la parla “figliolo”. 

Nessuno osava parlare, mentre il giovane italiano batteva le palpebre confuso. Quella non poteva essere la verità no? Insomma, lui aveva sempre vissuto esclusivamente con sua madre, accontentandosi del suo affetto senza mai chiedere dove fosse suo babbo, e ora quel tipo saltava fuori dal nulla e si metteva a chiamarlo figlio!?
Cosa significava tutta quella storia della fuga di sua mamma!? E perché il suo fantomatico padre era apparso proprio quel periodo!? Che diavolo doveva fare in un momento simile? Come diamine si doveva sentire!?

Quello doveva essere l'uomo che aveva contribuito a metterlo al mondo, quindi una persona importante che avrebbe dovuto suscitare almeno qualche sentimento, però lui nel suo viso, per quanto fosse simile al proprio, non vedeva altro che uno sconosciuto.

D'altro canto, Lila sembrava molto meno confusa, anzi era più furiosa di prima. Aveva di nuovo impugnato la scopa e la stava dando in testa a quel tale senza nessuna pietà.
《Dacci un taglio, pazza!》 Le urlò lui.
《Scordatelo! Dovrei spaccarti la testa, altroché! Come osi farti rivedere nella mia vita!? Ti avevo detto di non voler avere più niente a che fare con te già diciassette anni fa!》

《Non mi avevi detto di essere incinta, però!》
《Perché non avevo la minima intenzione di lasciare che mio figlio diventasse un lurido verme come te!》

《Quindi hai preferito scappare e mentire come una codarda piuttosto che affrontarmi!? Oh, ma perché mi sorprendo? Per quanto tu dica di odiare le bugie e di essere cambiata, sei sempre la solita volpe infida di quando eravamo giovani!》
《Questa non puoi dirmela proprio tu! Tu che usi gli uomini ai tuoi ordini per gestire affari che fanno a gara con la mafia cinese come illegalità e poi ti spacci per una persona onesta! Se non avessi fatto ricerche sui tuoi contatti, avrei lasciato che mio figlio crescesse con un padre come te!》

A quel punto, Marcello sorrise. 《Non sono io quello che si è fatto akumatizzare, però.》
A quel punto la donna sbarrò gli occhi e gli rifilò un ceffone. Quello era un colpo basso! Non poteva rivangare proprio quell’esperienza!
Nessuno aveva idea di quante volte si fosse maledetta per quello che aveva fatto. E soprattutto non poteva credere che quel verme avesse tirato fuori l'argomento proprio davanti a suo figlio, i suoi amici, Adrien e Marinette!

A quei tempi era solo una ragazzina innamorata sbattuta in un paese non suo a causa degli affari di suo padre e che per paura di non piacere aveva usato ciò che sapeva essere la sua arma migliore fin da quando era piccola. Si era circondata di bugie su bugie per non essere costretta ad ammettere di essere spaventata.
E proprio per quelle bugie, quando aveva tentato di conquistare l'uomo biondo, era rimasta scottata.
Se solo non si fosse fatta vincere dalla debolezza, se avesse avuto la forza di dire la verità, forse Papillon, che ancora terrorizzava Parigi a quei tempi, non l'avrebbe mai presa di mira, trasformandola in Volpina.

Era stata proprio quell'esperienza a cambiarla, a farla diventare un'adulta che odiava le bugie e che aveva potuto accudire da sola quel piccolo miracolo che era stato suo figlio. E quindi si sarebbe battuta per tenere lontano Marcello da lui.
Solo che poi tutti furono colti di sorpresa.

《Che male c'è se è stata akumatizzata?》 Chiesero Dalia e Marinette, con aria decisamente seccata.
《Già. Anche nostra madre e nostra nonna lo sono state. Così come lo sono stati il sindaco, il capo della polizia, i loro genitori, il preside dell'accademia di belle arti, insieme a tre quarti degli abitanti di Parigi!》 Commentò Louis.
《E poi, non credo che questi siano affari suoi.》 Terminò Davide, ricevendo uno sguardo fiero e grato da sua madre.

E tutti gli altri presenti concordarono. Specialmente Adrien. Anche se nessuno lo sapeva, Papillon era comunque suo padre e si sentiva un pochino responsabile verso tutte quelle persone che erano diventate super cattivi a causa sua.

A quel punto, però, Marcello si rivolse al diciassettenne. 《Forse la sua akumatizzazione non è affare mio, ma tu si. Spero che avrai finalmente capito chi sono. Io sono tuo padre… Davide.》
Il giovane lo guardò. 《Si. Ho capito chi tu sia. Ma voglio comunque che stia lontano da mia madre.》

《Per quello non ho la minima intenzione di disobbedire. Io non sono venuto qui per lei, ma per conoscere te. Volevo vedere se davvero i miei uomini avevano ragione dicendo che eri mio figlio. E direi proprio di si.》
Un sorriso gli ornava le labbra mentre reggeva le spalle del ragazzo.
《E adesso che finalmente ti vedo, posso farti la richiesta per cui sono venuto. Davide… torna a vivere con me Italia.》

Quella frase fece sgranare gli occhi a tutti i presenti.
《Che cosa!?》 Esclamò Dalia.
《NO! ASSOLUTAMENTE NO! Non te lo puoi portare via senza…》
《Io sono suo padre, Lila. Forse il mio lavoro non sarà dei più onesti, lo ammetto, ma lui resta comunque carne della mia carne che ti piaccia o no. Ed è una sua scelta decidere con chi deve stare, almeno ora che tu non puoi più farlo per lui.》

Davide, dal canto suo, era rimasto ancora una volta senza parole di fronte a quella proposta, mentre Xu aveva chiaramente sentito una sgradevole capriola al livello del suo stomaco. Se fosse ritornato nella sua terra natale, era molto probabile che non si sarebbero più visti per moltissimo tempo. Magari anche per anni! Ci sarebbero state le mail, ma non sarebbe stato lo stesso.
E la prospettiva di vedere l'italiano andare via non lo attirava affatto. Non voleva legarlo a sé contro la sua volontà, ma perdere il suo migliore amico, i suoi sorrisi, le sue battutacce e perfino la sua tenera malizia gli suonava troppo… sbagliato.

Solo che i suoi pensieri furono interrotti dalle nuove urla di Lila e Marcello.
Quei due non sarebbero mai arrivati ad un accordo era evidente, per cui fu proprio il ragazzo dagli occhi volpini ad intromettersi.

《Va bene, ora basta! Dateci un taglio con tutte queste urla! Io sono stufo di sentirvi bisticciare, ma vi assicuro che non voglio andare proprio da nessuna parte.》
《Ma perché? Potresti ritornare in Toscana con me e rivedere Firenze. Ti manca quella città, no? La sua arte, la gente e la sua lingua. E poi, io ho molti soldi, come avrai capito. Potrei farti vedere luoghi tra i più belli. Non solo in tutta l'Italia, ma anche in qualsiasi altro posto tu voglia visitare. Potrei farti conoscere il resto della nostra famiglia e agevolare finalmente la tua ammissione ad un istituto d'arte come sognavi.》

Davide, a quel punto, dovette prendere seriamente in considerazione quella proposta. Non voleva passare per uno facile da corrompere, ma non poteva negare che un po' l'Italia gli era mancata in quegli anni. Gli mancavano i cibi, la lingua, i monumenti. Era pur sempre il luogo dove era nato e che aveva amato per dodici anni. 
E anche la prospettiva di una scuola dove poter coltivare e affinare le sue passioni per l'arte e la fotografia lo allettava. Non sarebbe più stato accusato di essere uno scansafatiche buono a nulla se ci fosse andato.

Solo che poi pensò ad una cosa che guastò quella visione idilliaca. Quelli erano desideri che avrebbero finito per allontanarlo da tutti. Forse erano giustificati, ma comunque gli avrebbero tolto quelli che amava. Come poteva lasciare sua madre da sola dopo che lei lo aveva accudito ed amato per diciassette anni sacrificando così tanto? L'avrebbe distrutta.
E come avrebbe potuto anche solo scrivere ad Emma e Jules se li avesse abbandonati in un momento difficile come quello? E lo stesso valeva per Dalia e per i gemelli. Non avrebbe più potuto definirsi loro amico se li avesse scartati così.

Ma soprattutto non voleva fare questo a Xu. Lui già viveva da solo da quando sua madre era tornata in Cina e già molti, come Julie ad esempio, non si erano mai risparmiati nel prenderlo in giro per questo. Come poteva abbandonare quel ragazzo sempre così buono e paziente con lui? Quello che si schierava sempre dalla sua parte e che lo faceva sussultare con la sua dolce saggezza. Come poteva anche solo pensare di lasciarlo solo!?

E armato di questi pensieri, si voltò verso suo padre. 
Capì che tutti i presenti lo stavano fissando con aspettativa e preoccupazione, ma mantenne ugualmente la calma. Non era una scelta facile, ma viste le opzioni, diede l'unica risposta sensata.
《Mi dispiace. Ma non posso venire con te in Italia.》
《COSA!? E perché no!? Io ti darei una vita mille volte migliore di quella che hai qui. E non ti costringerei più a fare scelte che non siano tue, ne ti mentirei!》

《Qui ci sono tutti i miei amici e mia madre. Tutte persone che amo profondamente e non voglio lasciare indietro! Emma, Jules, Xu, Dalia, Louis, Renè, la mamma. Sono tutti quelli che non voglio assolutamente abbandonare. Nemmeno la prospettiva di tornare in Italia mi farebbe cambiare idea!》
《Ma potresti tornare quando vorresti. Ti ho già detto che non ci sarebbe alcun problema nel viaggiare.》

《Ma non sarebbe lo stesso. E poi… io amo la vita che ho qui. Forse quella che mi offri è una prospettiva migliore sotto molti punti di vista, ma comunque non mi soddisferebbe dopo un po'.》
E sentendo quel discorso, Adrien e Marinette si guardarono con intesa. Quel ragazzo era assolutamente perfetto! Era onesto, determinato ed intelligente. Era anche furbo, come una volpe. Avrebbe di certo aiutato egregiamente la loro figliola e il suo migliore amico a difendere Parigi.

Infatti, l'uomo biondo tirò fuori dalla tasca della giacca una scatoletta di lacca nera. Forse lo avrebbe messo nei guai, ma sapeva che era lui il prescelto.
Infatti la infilò, approfittando della situazione alquanto caotica, nello zaino che l'italiano aveva in spalla.
E lo fece appena in tempo, perché subito dopo Lila si scagliò di nuovo contro Marcello. 

《Lo hai sentito? Non vuole venire con te. Ora tornatene in Italia e lasciaci stare!》
《Neanche per sogno. Sono abbastanza sicuro che lui abbia fatto questa scelta perché tu non gli hai mai parlato di me o del modo in cui è nato. O anche solo del motivo per cui tu lo abbia costretto a piantare tutto in Italia e scappare qui a Parigi.》

《Non gli ho detto nulla perché era poco più di un bambino! E poi, che avrei dovuto raccontargli? Che è nato quando io ero ancora giovanissima o che stavamo scappando dal suo padre della malavita che lo avrebbe fatto entrare nei suoi affari appena possibile?!》
《In ogni caso, io lo riporterò con me. Non rinuncerò a mio figlio. E ti assicuro, ho avvocati che possono farmi ottenere il suo affidamento anche adesso!》

La situazione stava evidentemente degenerando. I toni si erano alzati fin troppo. Lila sembrava addirittura pronta a saltare al collo di Marcello e lui pareva sul punto di fare altrettanto.
Solo che per fortuna Marinette si mise in mezzo ai due litiganti prima che potessero passare alle mani.
《Sentite, adesso per favore calmatevi. Non so nulla delle dinamiche della vostra situazione, ma conosco abbastanza bene Davide per sapere che non potrà mai scegliere così su due piedi e con voi due che vi azzuffate. Dovreste lasciargli almeno un po' di tempo per riflettere.》

Adrien sorrise ammirato. Anche senza maschera e poteri, sua moglie sarebbe rimasta Ladybug fino alla fine dei suoi giorni. Anche in situazioni simili, manteneva la calma e trovava sempre la cosa migliore da fare o dire.
E sembrava che la sua affermazione riscontrasse abbastanza consensi.

《Va bene allora. Io dovrò ritornare in Italia dopodomani. Quindi, vi aspetto domani sera alle otto in punto per sapere la decisione. Ma accetterò questo accordo solo ad una condizione. Davide non dovrà stare in casa con Lila fino a che non avrà scelto.》
《COSA!?》 

《Credi che non sappia che appena io me ne sarò andato tu inizierai a riempirgli la testa di storie su quanto io sia una persona buona solo in apparenza e di quanto in realtà sia un criminale marcio fin nel midollo? No. Lui dovrà restare in un territorio neutrale fino a che non si deciderà, altrimenti non esiterò a farti causa!》
《E allora dove lo troveremmo questo territorio neutro, di grazia?》 Domandò Lila con una voce amara come fiele.

A quel punto, si fece avanti Xu. 《Ehm… potrei ospitarlo io per la notte, se vi va bene.》
Marcello lo squadrò da capo a piedi, nonostante fosse decisamente più basso del cinese, con occhio critico. Quel tipo pareva un po' troppo vicino a suo figlio.

《E tu chi saresti, ragazzo?》
《Xu Cheng. Sono il migliore amico di Davide. Vivo da solo in un appartamento nel centro città epensavo che lui potrebbe stare da me per un po'.》

L'uomo non sembrava molto convinto, ma vide che a suo figlio quella idea sembrava piacere.
Ed aveva ragione. Il rossiccio sperava di poter finalmente parlare con qualcuno e sfogarsi un po'. Tutta quella storia dei Miraculus, degli attacchi, di Emma e Jules lo aveva messo seriamente sotto stress e adesso si erano infilati anche sua madre e quel tipo che diceva di essere suo padre. In poche parole, aveva bisogno di riprendersi.
《Per me va benissimo. Tanto, sono venuto a dormire da te tantissime volte.》 Commentò con un mezzo sorriso.

Infatti, dopo un po', rientrò in casa sua e poi ne uscì con una sacca contenente tutto ciò che gli sarebbe servito per una notte fuori, per poi affiancarsi al suo amico e andare verso il suo appartamento dopo aver dato a tutti un rapido saluto. 
Non aveva ancora ben chiaro il modo in cui si sarebbe dovuto comportare con i suoi genitori, ma sapeva di dover trovare una maniera per non essere costretto a lasciare tutto un'altra volta. 

Tutti gli altri presenti, intanto, li guardarono andare via con varie espressioni. A Lila quella situazione non piaceva. Sapeva che Marcello a volte poteva rivelarsi davvero pericoloso, ma almeno si fidava del fatto che Xu avrebbe protetto suo figlio. 
Dalia e i gemelli non sapevano esattamente cosa pensare, visto tutto il trambusto che era scoppiato, ma non volevano che il loro amico italiano fosse costretto ad andarsene via. 
E Marinette e Adrien si auguravano che il nuovo portatore del Miraculus della volpe potesse uscire illeso da quel fattaccio. 
Ma loro non erano gli unici a tenere d'occhio quella scena.

Nella sua prigione nei monti tibetani, anche la figura incartapecorita guardava con interesse attraverso uno specchio di ghiaccio.
Le sue labbra sottili si curvarono. Quella situazione era a suo vantaggio su tutta la linea. 
I portatori dei sette Miraculus più potenti erano divisi come mai prima di allora. Due erano esausti per i suoi attacchi, due erano ostili a tutti gli altri, uno doveva ancora prendere coscienza dei suoi nuovi poteri e gli ultimi due non erano ancora nati.

Ora doveva solo giocare bene le sue carte e avrebbe potuto finalmente riprendere ciò che era suo, insieme alla vendetta.
E con questo pensiero sorrise di nuovo, mentre tra le sue dita scheletriche cominciavano a brillare delle bizzarre scintille nere, rosse, arancioni, gialle, verdi, blu e viola.

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Capitolo 18
*** La scelta di Davide ***


Appena entrò dalla porta, Davide gettò il borsone che portava dentro l'appartamento di Xu in un moto di frustrazione. 

Aveva cercato di darsi un contegno per non dare di matto di fronte al suo migliore amico, ma sentiva la testa scoppiare e una voglia tremenda di fare a pezzi qualsiasi cosa.
Sua madre gli aveva mentito per anni! Erano fuggiti dall'Italia senza che lui sapesse perché e adesso il suo fantomatico padre che neanche conosceva era spuntato dal nulla e voleva riportarcelo, togliendogli la vita che sia era faticosamente costruito!

E lui non voleva! Avrebbe perso tutto! Xu, Emma, Dalia, Jules, i gemelli, sua madre, la sua scuola. Tutto! Per questo era tanto furioso.

Il padrone di casa, da parte sua, dopo aver visto questa reazione e la chiara rabbia nei suoi occhi verdi, gli aveva subito offerto un thè e dei pasticcini, cercando di calmarlo. 
Non gli piaceva affatto la situazione in cui si era trovato il suo amico italiano, ma soprattutto la sua evidente incapacità di aiutarlo.

《Ti chiedo scusa, Davide.》 Disse infatti.
《Eh? E per cosa?》

《Non sono minimamente in grado di aiutarti in una situazione simile. Non so che dire o fare per cercare di tirarti su o neanche darti un consiglio. Mi dispiace davvero tanto.》 Commentò abbassando lo sguardo.

La collera del rossiccio si sciolse all'istante. Xu era sempre stato molto attento con lui, ma che arrivasse a chiedere scusa per una situazione in cui lui non c'entrava affatto o su cui non aveva alcun controllo era il colmo! 
Com'era possibile che esistesse una persona così gentile!?

《Non dire sciocchezze, Xu. Non è colpa tua. È solo che avrei voluto saperlo prima. Ora non so cosa pensare. Non voglio andare via, ma mio padre non credo si arrenderà e non so nemmeno cosa pensare di mia madre. Le voglio bene e non voglio lasciarla, ma sono comunque arrabbiato con lei.》
《Mi dispiace Davide. Non posso neanche capire la tua situazione o darti un vero suggerimento. Però penso che la signora Lila avesse una buona ragione per scappare così.》

《Lascia perdere. Tutta questa storia dimostra solo che alla fine le bugie sono ovunque, per quanto si cerchi di tenerle lontane. Tutto qui. Vorrei solo sapere come venirne fuori.》
Il cinese allora gli sorrise, cingendolo con le sue braccia e appoggiando la sua testa sul proprio petto.
 《Vedrai che andrà tutto bene.》 Gli disse gentilmente.

Davide non sapeva neanche come rispondere, ma stava decisamente comodo in quella posizione. Il cuore di Xu, forse un po' più veloce del solito, batteva sul suo orecchio e questo lo faceva sentire tranquillo.
《Tu sei fortunato. Sei maggiorenne, vivi da solo, i tuoi genitori sono sposati e va tutto bene nella tua famiglia, per quanto non sia qui.》

Il moro non potè che concordare. Era decisamente fortunato su quel fronte. Sua madre e suo padre erano sempre stati punti di riferimento per lui e voleva loro un gran bene, nonostante avesse deciso di rimanere in Francia una volta raggiunti i diciotto anni, mentre loro avevano scelto di tornare in Cina.

Solo che poi si ricordò una cosa che lo fece di colpo arrossire. Lui viveva in una casa fatta per una sola persona. Di conseguenza… c'era un letto soltanto!
“E questo vuol dire che Davide dormirà lì!” pensò, sentendo la faccia andare a fuoco mentre se lo immaginava addormentato tra le coperte del suo letto.

L'italiano, d'altra parte, notando la notevole accelerazione dei suoi battiti e il suo improvviso rossore, si preoccupò.
《Xu? Ti senti male?》
《No… ehm… semplicemente mi sono dimenticato una cosa. Ho… ehm... soltanto un letto in casa.》

《E allora?》
《Beh, volevo dirti semplicemente che te lo lascio. Io dormirò sul divano per stanotte.》

L'altro batté un paio di volte le palpebre con aria decisamente confusa.
《Perché scusa? Non possiamo semplicemente dormire insieme? C'è spazio a sufficienza per entrambi.》 Commentò con una naturalezza spiazzante, nonostante le sue guance fossero diventate più accese.

Il povero cinese, dopo quel commento, era sul punto di esplodere. Poteva provare a dire di no, ma lui lo avrebbe convinto lo stesso. E questo significava una cosa.
Avrebbe dormito insieme a Davide. Avrebbe dormito insieme a Davide. Avrebbe dormito insieme a Davide!
Quel pensiero continuava a rimbalzargli dentro la testa, portando effettivamente la sua mente a creare varie immagini di loro due abbracciati sotto le lenzuola.
E questo non lo aiutava a sbollire l'imbarazzo!

Fin da tre anni prima aveva capito di preferire i corpi maschili, asciutti e muscolosi rispetto a quelli morbidi e femminili, ma non aveva mai avuto una relazione e pensare di ritrovarsi in un contatto fisico così stretto con il suo migliore amico di punto in bianco stava riempiendo il suo cervello di fantasie non esattamente pure.

E queste non lo lasciarono in pace per tutto il resto della serata, portandolo anche a fare delle figuracce da Guinness dei primati.
Non aveva minimamente pensato a quanto potesse essere difficile concentrarsi con il suo amico così vicino in casa propria quando lo aveva invitato.
Ma almeno tutte quelle umiliazioni erano servite a qualcosa, perché Davide continuava a ridere ogni volta che inciampava o sbatteva contro qualcosa.
Il suo sguardo era di nuovo acceso e non più cupo e pensieroso come prima.

E questo era buono, perché voleva dire che finalmente si era distratto un po' dalla faccenda dei suoi genitori. Certamente non se lo era dimenticato, ma era bello potersi illudere che non ci fosse alcun problema.

Era come essere tornati alle medie, quando si riunivano tutti con Emma e Jules a casa della mora per giocare sotto il sole, mangiando e scherzando senza pensieri.
E Davide era grato a Xu per questo. Infatti la serata, contrariamente alle sue previsioni, non fu colmata da sfoghi rabbiosi o parole amare, ma da chiacchierate gioviali e gentili, risate e battute, esattamente come quando erano solo dei ragazzini.

E poi, di fronte ai manicaretti che il cinese gli aveva portato, non poteva certamente restare arrabbiato! 
E questo tolse ad entrambi un peso dallo stomaco. O almeno lo fece fino a quando non dovettero andare a letto. E a quel punto Xu sprofondò nuovamente nell'imbarazzo.

Continuava a dirsi di stare calmo, di non farsi prendere da strane fantasie, ma ad un certo punto, quando si voltò, capì che era impossibile. L'italiano si stava spogliando davanti a lui!
Vedeva i suoi vestiti andarsene pezzo per pezzo, scoprendo il fisico asciutto e facendo agitare qualcosa in mezzo alle sue gambe, che si affrettò a chiudere.
Quei muscoli slanciati e il corpo magro, di cui ormai era coperta solo la zona inguinale, lo invitavano in maniera fin troppo piacevole, ma dopo un po' si diede finalmente un contegno.
Doveva mantenere la calma.
Davide aveva abbastanza problemi, non serviva pure lui a complicargli ulteriormente la vita.

E per fortuna, riuscì a riprendere la sua solita aria pacata, mettendo a tacere i suoi spiriti troppo bollenti.
Ma quando si sdraiarono entrambi sotto le lenzuola, la vibrazione del telefono del rossiccio attirò la loro attenzione.
Aprendo il display, videro un messaggio che recitava

“Domani ci sarà l'appuntamento in cui sceglierai con chi vuoi stare. Aspetterò te e tua madre nella piazza del Louvre alle 20,00. Spero tu faccia la scelta giusta.
Papà"

E l'italiano sentì di nuovo l'angoscia mangiargli lo stomaco. Proprio ora che Emma e Jules avevano tutti quei problemi di cui non potevano nemmeno parlare, anche la sua vita era sprofondata nel caos. 
Di sicuro la vita era veramente ironica. Perché doveva accadere tutto insieme?! E poi, quel messaggio non lo aiutava affatto.
《Spera che faccia la scelta giusta. Da come parlava prima, però, credo che la farà lui al posto mio.》 Borbottò con aria scura.

A quel punto, Xu sentì la testa del suo amico poggiarsi di nuovo sul suo petto.
《Non voglio andare via, Xu. Ti prego, dimmi che non sarò costretto a lasciare tutto un'altra volta. Dimmi che troveremo un modo per farmi restare.》

Il cinese si sciolse nel sorriso più gentile che aveva, mentre le sue braccia avvolgevano il corpo dell'altro, premendolo ancora di più contro di se.
Certo che avrebbero trovato una maniera. Lui sarebbe rimasto con loro. E tutto sarebbe andato bene.
E glielo disse. Tantissime volte lo ripeté, mentre sentiva il respiro dell'italiano farsi sempre più regolare e placido, ormai cullato dal calore di quelle braccia gentili.

Si sentiva protetto lì dentro.
《Grazie》 mormorò, prima di cedere definitivamente al sonno.

E il cinese sentì di nuovo il suo cuore battere più forte. Non era mai stato così felice.
Per quanto la situazione fosse triste e difficile per tutti, era contento di riuscire a far star meglio Davide, anche solo in minima parte.

E adesso, osservando il suo viso finalmente rilassato e dal tenue sorriso, sapeva di esserci riuscito. E non poteva che dirsi soddisfatto.
Ed era anche sinceramente sollevato che lui non si fosse accorto della mostruosa cotta che aveva per lui da anni in tutte quelle ore passate insieme.
Non sapeva esattamente quando avesse sviluppato quel sentimento nel corso degli anni, ma era lì e non voleva andare via. 

E questo lo portava spesso a guardare l'italiano con un occhio di riguardo in più. E non senza ragione.
Quel ragazzo così smaliziato, onesto, affascinante e astuto si metteva nei guai un giorno sì e l'altro pure, facendo disperare tantissima gente, compreso lui, ma la cosa non gli dispiaceva affatto.

Ma non si sarebbe mai sognato di dirlo a nessuno. Non aveva idea del modo in cui avrebbe reagito se si fosse dichiarato, ma non voleva correre il rischio. 
Vedere i suoi occhi riempirsi di disgusto era uno dei suoi incubi.
Non voleva essere odiato da lui o creare imbarazzo. Voleva semplicemente vederlo felice.

E anche lui, poco dopo, si addormentò accompagnato da quei pensieri.



Naturalmente, quando si svegliarono e si ritrovarono abbracciati, l’imbarazzo fu palpabile e lo dimostravano le loro guance rosse.
Ma a nessuno dei due era dispiaciuta l'esperienza, ma non lo avrebbero mai detto ad alta voce. Solo che quel giorno nessuno sembrava aver mantenuto l'allegria della sera prima.
Erano entrambi nervosi in vista dell'incontro con Marcello, ma non erano i soli.

Lila aveva passato tutta la notte in bianco a mordersi le unghie, temendo che suo figlio l'avrebbe abbandonata. E questa stessa paura attanagliava anche i Signori Agreste, Dalia, Louis, Renè, Jules ed Emma, che erano stati informati da poco della situazione, e perfino Thomas e Hugo.

Di sicuro la scelta di Davide avrebbe avuto grandi conseguenze su tutti coloro che gli volevano bene, incluso lui, ma l'italiano sembrava abbastanza deciso a restare a Parigi, almeno da quello che Xu aveva capito.

Solo che più le ore passavano, più il rossiccio sembrava teso. 
Stava diventando tutto così reale. Suo padre, le bugie di sua madre, la loro fuga, tutto quanto. E adesso doveva decidere con chi vivere fino all'età adulta.
E se la sera prima sembrava tutto così distante, adesso era fin troppo vicino. Quella scelta avrebbe condizionato la sua vita, ma non sapeva bene come. E sapeva che non sarebbe riuscito a dire la sua decisione senza un supporto.

Infatti, circa mezz'ora prima dell'ora stabilita, si avvicinò al suo migliore amico.
《Ehm… senti Xu… ti devo ringraziare per tutto il supporto che mi hai dato ieri, ma temo di doverti chiedere un altro favore.》
《Certo. Cosa ti serve?》

《Vieni con me all'incontro. Per favore. Ho bisogno del tuo supporto. Non ce la farò altrimenti.》
Quella richiesta, fatta poi con un'espressione così teneramente imbronciata, fecero sciogliere il cinese.
Infatti, afferrò la sua mano con un sorriso. 《Ci sarò, Davide, non preoccuparti. Anzi, credo che sia il caso di avviarci. È quasi arrivata l’ora.》 Commentò, uscendo, mentre l'italiano annuiva.


Quando arrivarono alla piazza del Louvre, videro che Lila e Marcello erano già presenti.
E incredibilmente illesi e tranquilli, visto che l'ultima volta che li avevano visti sembravano pronti a scannarsi a vicenda.
E appena videro i due ragazzi, gli occhi di entrambi si illuminarono, mentre la tensione tra tutti e quattro diventava densa come melassa.

《Ben arrivato figliolo. Sono contento di vederti. Spero tu abbia avuto modo di riflettere sulla tua scelta.》
《Si. E ti assicuro che io e Marcello abbiamo deciso che rispetteremo la tua volontà. Chiunque sceglierai… non verrà ostacolato.》 Disse la donna, nonostante stesse reprimendo la paura.

Ognuno di loro voleva che il diciassettenne scegliesse di non stare con l'altro, ma la decisione era sua e la loro preoccupazione era più che giustificata, dato che Davide ci stava di nuovo pensando.
Ovviamente non avrebbe potuto sperare in una famiglia unita come quella di Emma. I suoi genitori si odiavano, era evidente. Quindi avrebbe per forza dovuto rinunciare ad uno.

Marcello gli aveva offerto più opportunità da solo che una vita intera a Parigi non gli avrebbe mai permesso di avere, ma era praticamente uno sconosciuto e non era sicuro di potersi fidare.

Lila gli aveva mentito per diciassette anni sulla sua nascita, sulla sua vita, sulla loro fuga e avrebbe anche continuato, per questo neanche lei era tanto degna di fiducia, ma lo aveva cresciuto con affetto e felicità ed era grazie a lei che aveva conosciuto tutti i suoi amici.

E con questo, sentendo anche la rassicurante stretta della mano di Xu, lo spinse a parlare.
《Io… ho fatto la mia scelta. Io… amo l'Italia. Mi manca tanto e sarei felicissimo di frequentare un istituto lì e magari conoscere davvero mio padre… però non credo di poter fare una cosa simile a tutti quelli che amo. E non voglio lasciare Xu e tutti gli altri. È vero, siamo qui perché mamma mi ha mentito, ma non posso incolparla del tutto o smettere di volerle bene per questo. Perciò… io resterò con lei. Mi dispiace davvero, babbo.》

Lila e Xu tirarono un sospiro di sollievo, gioendo internamente per quella scelta, mentre Marcello era rimasto bloccato.
Aveva avuto la possibilità di riavere indietro suo figlio, di conoscerlo dopo diciassette anni, ma lui aveva scelto di non venire con lui. Aveva preferito restare con quella donna e quel ragazzo!
Era arrabbiato con loro e decisamente triste, dopotutto era anche a causa loro non aveva saputo di essere padre fino ad un mese prima. 

Non lo aveva visto nascere e crescere come un bambino, gli era stata negata quell'esperienza. E per di più, grazie a questo, non sapeva nulla di quel giovane uomo che aveva davanti, se non le sue passioni per l'arte. 

Stava per dire tutto questo a suo figlio, solo che poi qualcosa attirò l'attenzione di tutti.
Un peluche simile ad un orsacchiotto di un rosa eccessivamente acceso era apparso dal nulla ai loro piedi.

Solo che c'era una parvenza malvagia in esso. Sembrava che qualcosa si muovesse al suo interno. Qualcosa che emanava una strana repulsione a Davide.
E questa si accentuò ancora di più quando vide ribollire l'interno di quell'affare.

Senza neanche accorgersene, spinse tutti ad allontanarsi da quell'oggetto tanto innocente in apparenza, solo che Marcello lo toccò con un piede.
E allora il peluche esplose. Da sotto l'imbottitura squarciata venne fuori una grossa massa nera a pois blu che si allungò come un serpente, mentre degli enormi denti scintillanti si spalancavano.
E un attimo dopo si chiusero sul collo dell'uomo, che neanche ebbe tempo di urlare, accanendosi poi su di lui con fame sfrenata, squarciando, mordendo e masticando ogni parte sotto gli occhi orripilati degli altri.

E quando il mostro finì di masticare l'uomo, con i denti ancora sporchi di rosso, puntò i suoi enormi occhi su di loro.

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Capitolo 19
*** La rinascita della volpe ***


Davide, Xu e Lila erano rimasti tutti pietrificati di fronte a quegli occhi famelici.
Marcello era stato divorato da quel mostro in maniera seriamente orribile e il ricordo era ancora stampato dentro le loro teste, alimentato dall'aspetto di quell'essere.

Le lunghe spire nere a pois blu si erano allungate a dismisura, ispessendosi sul capo tondo dai grandi occhi gialli. Gli enormi denti acuminati scintillavano ancora di rosso, mentre la lingua blu li leccava famelica. 
E questa immagine fece finalmente riaccendere il cervello dell'italiano.

Afferrò le braccia di sua madre e del suo migliore amico, tirandoli via proprio mentre la testa di quel mostro scattava per azzannarli.
Solo che tutto ciò che ottenne fu un grosso pezzo di strada incastrato fra le fauci, mentre loro tre si erano rifugiati in un vicolo lì vicino.
Avevano tutti il cuore a mille ed erano bianchi come cenci per lo spavento.

《Cosa… cosa è quel coso?!》 Chiese la donna, visibilmente spaventata.
Quell'affare aveva mangiato Marcello davanti ai suoi occhi. Aveva ancora davanti la scena in cui era saltato fuori da quel peluche e nelle orecchie c'era sempre il suono delle mascelle che schioccavano sulle ossa dell'uomo.
E suo figlio non era da meno. Aveva appena assistito all'omicidio di suo padre. Non lo conosceva molto bene, ma non voleva che morisse. 
Magari avrebbe potuto provare a stringere un legame un giorno, ma questa possibilità era sfumata in un attimo.

E adesso non sapeva come doveva comportarsi. Aveva la sensazione di essere lui la causa della presenza di quel coso, e non voleva che i suoi cari venissero mangiati. Doveva escogitare qualcosa.
《Davide? Hai un'idea su cosa fare?》 Gli chiese di colpo Xu, con la voce tremante per il panico.
Anche lui era ancora più pallido del normale, evidentemente sconvolto, e il rossiccio si rese conto di dover fare qualcosa. Solo che non sapeva che cosa!
Quel mostro stava continuando a colpire. Sentiva le sue mascelle masticare la piazza del Louvre.

Non ci avrebbe impiegato un attimo a tranciare tutti loro in due con quelle zanne e Chatte noire e Coleoptere non erano ancora arrivati.
Erano seriamente spacciati. Anche se, magari avrebbero potuto distrarre quell'essere e approfittarne per fuggire. Era rischioso, ma non sembrava ci fosse altra scelta.
《Mamma, Xu, forse ho un'idea. Se riuscissimo a imbrogliare quella cosa, magari potremmo scappare in attesa che Chatte noire e Coleoptere arrivino a sistemarla.》

Entrambi i suoi interlocutori sembravano parecchio indecisi, ma non avevano altra scelta. Afferrarono un grosso da terra, lasciandolo poi dalla parte opposta. 
Il mostro scattò subito verso il punto, cominciando ad azzannare qualunque cosa gli apparisse davanti. E i tre ne approfittarono. 
Cercando di fare il più piano possibile, scivolarono alle spalle di quella cosa, almeno fino a che un altro pezzo di edificio non piombò proprio accanto a loro. E di colpo quegli enormi occhi ritornarono su di loro.

La bocca scattò in avanti, facendoli dividere, ma sembrava che ce l'avesse solo con Davide, perché aveva ignorato Xu e Lila, puntando subito a lui.
L'italiano correva, con il cuore di gola, ed evitò per un soffio un altro scatto, anche se il suo zaino venne lacerato del tutto e lui finì per terra. Ma quando il mostro tentò di nuovo di azzannarlo, qualcosa lo immobilizzò, facendo in modo che quelle enormi fauci si fermassero a pochi centimetri da lui.

E, quando Davide si azzardò ad osservare oltre il suo corpo nero e blu, vide che il suo migliore amico stava trattenendo quel coso dalla coda! Le mani ne stringevano la punta con una forza decisamente spaventosa.
Le spire si dibattevano tra le sue dita, mentre lui continuava a mantenere la presa con energia. Si era esercitato per anni affinché la sua potenza arrivasse a vette soddisfacenti, quindi ora lo doveva dimostrare!
E appunto, quando fu chiaro che avrebbe resistito, il moro fletté le braccia verso l'alto, facendo in modo che quell'affare crollasse per terra, piuttosto rimbambito per la botta.

Lila e suo figlio guardarono in cinese ad occhi sbarrati. Lui gli aveva sempre detto che suo padre e suo zio lo avevano addestrato fin da bambino nell'arte della lotta e che lui non aveva smesso una volta giunto a Parigi, ma quella potenza fisica aveva del mostruoso!
Ma poi lui si voltò con un sorriso, ricambiato timidamente. Erano tutti e tre sudati, sporchi e laceri, però non sembravano essersi fatti male. Avevano addirittura abbattuto un mostro!
Chatte noire e Coleoptere sarebbero stati quasi sicuramente contenti. Almeno avrebbero avuto un lavoro più facile grazie a loro, tre semplici umani!

Ma la loro gioia finì molto in fretta. Nel momento esatto in cui la testa scattò ancora in avanti, spedendo i due italiani in due vicoli diversi, facendo svenire Lila per la botta e afferrando la gamba di Xu tra i suoi denti, cominciando a sbattere il ragazzo a destra e a manca.
《XU!》 Urlò immediatamente Davide, quando vide il suo corpo ricoprirsi di macchie e rivoli rossi. 

Lo avrebbe ucciso! Quel mostro gli avrebbe portato via il suo migliore amico dopo essersi preso la sua possibilità di conoscere sul serio suo padre. Non poteva permetterlo!
Solo che non aveva idee. Si guardava intorno in maniera frenetica, cercando di trovare l'illuminazione giusta per salvarlo, ma poi l'occhio gli cadde su un oggetto.
Era un cofanetto esagonale laccato di nero. Doveva essere venuto fuori dal suo zaino quando era stato lacerato e fu quello ad attirarlo.

Quella scatoletta era familiare. Si ricordava che Emma aveva descritto così i contenitori dei fantomatici Miraculus. E sembrava essere sul serio la custodia di un'oggetto simile, perché aveva qualcosa di magnetico. Un'aura di potere che lo spingeva a volerla aprire, anche se non sapeva esattamente perché.
Normalmente, avrebbe dubitato dell’esistenza di cose simili, ma pur di salvare Xu sarebbe arrivato anche a credere alla magia e ai miracoli.

La aprì senza indugio, sentendo che il suo amico stava ancora venendo sballottato come una bambola, e vi guardò all'interno.
Un pendente arancione a forma di coda di volpe scintillò davanti a lui, prima che una intensa luce dello stesso colore travolgesse tutto e un bizzarro esserino ne saltasse fuori.
Aveva l'aspetto di una piccola volpe dal pelo aranciato, con la pancia, le guance e la punta della coda di colore bianco. E ora lo stava guardando con aria amichevole.
《Saluti, portatore. Io sono Trixx, il Kwami legato a questa collana, il Miraculus della volpe. E sono tanto contento di conoscerti.》
E dopo aver detto questo, rimase a fissarlo con un sorriso, come se si stesse aspettando una qualche reazione, visto che normalmente i suoi portatori reagivano sempre con delle urla o con altre manifestazioni di shock nel vederlo comparire, ma Davide era rimasto fermo e zitto, osservandolo di rimando.

Quel cosino era saltato fuori da una collana. Da una collana! E lui, forse a causa del precedente spavento, non sapeva se doveva urlare di paura o gioire di poter combinare qualcosa di utile, ma tantissime altre domande gli frullavano nella testa. Era confuso. 
Cosa voleva dire “portatore"?! E cosa accidenti era un Kwami?! Forse… erano quelli come lui a dare i poteri!? Poteva sconfiggere quel mostro grazie a lui?
Solo che poi l’ennesimo gemito dal corpo esamine di Xu fece girare tutti e due verso il mostro, che stava ancora “giocando” con lui, attirando la loro attenzione.

《Ma cosa…?!》 Esclamò il Kwami, vedendo quella specie di serpente.
《Senti... Trixx, scusa per la fretta, io sono Davide, vorrei potermi presentare come si deve e sono sicuro che tu sia un cosino davvero molto simpatico, ma adesso ho bisogno dei tuoi poteri! Devo salvare il mio migliore amico e non mi importano i rischi!》 Disse l'italiano in preda alla foga. In quel momento non gli importava niente dei pericoli o delle spiegazioni. Voleva solo salvare se stesso, Xu e sua madre!

Il Kwami arancione annuì, ma la vista di quell'essere gli dava da pensare. Aveva sentito che Tikki. Plagg, Nooroo e Duusu non erano più accanto a lui e agli altri nello scrigno, ma non si sarebbe mai aspettato che fosse quella la ragione. Lui e Davide dovevano correre ai ripari!

《Allora, devi solo mettere la collana e dire “Trixx, trasformami"!》
L'altro non ci pensò un secondo ad indossare il gioiello e urlare 《Trixx, trasformami!》

Vide all'istante il Kwami venire risucchiato nel ciondolo, invadendo il suo corpo di una sensazione meravigliosa.
Era una percezione… inebriante. Era come essere immerso in una enorme e leggera nuvola. Lui stesso si sentiva così, libero e senza peso. L'energia lo avvolgeva insieme ad una intensa luce, mentre sentiva di stare lentamente cambiando grazie a quel flusso incessante. 

Qualcosa di peloso e morbido era spuntato dalla sua testa e dalla base della schiena. E questo qualcosa erano un paio di appuntite orecchie volpine e una lunga coda arancioni e bianche
Vide le mani e gli avambracci ricoprirsi di guanti neri, lunghi stivali dello stesso colore sostituire le sue scarpe e una tuta attillata fasciarlo da capo a piedi. Era di un arancione brillante, e bianco sull'addome e nell'interno coscia. Ricordava molto il pelo delle volpi. 
Infine, quando si guardò in una vetrina, vide una mascherina arancione attorno agli occhi e che un lungo flauto traverso era attaccato alla sua schiena.

《Oh mio…》  Fu l'unica cosa che riuscì a commentare, ancora in bilico tra spavento e meraviglia. 
Aveva solo pensato di dover salvare Xu quando Trixx era apparso e gli aveva mostrato il Miraculus, quindi non aveva posto domande su cosa fare e né aveva riflettuto molto sui rischi che avrebbe potuto causare l'essere un portatore, ma cavolo… ora era come gli eroi di Parigi! Era come gli eroi di Parigi!

Solo che non ebbe più tempo per rimirarsi o sorprendersi, perché l'ombra del mostro si proiettò nuovamente su di lui.
Il cinese penzolava tra i suoi denti, evidentemente svenuto e coperto di sangue, ma stava respirando e sembrava essere tutto intero. Questo sollevò un po' il neonato eroe, ma rimase comunque concentrato.
Era vivo, ma doveva ugualmente tirarlo fuori da quelle fauci e probabilmente portarlo in ospedale per poterlo definire fuori pericolo.

Solo che i suoi pensieri furono fermati dell'ennesimo attacco del mostro, che fu evitato con un salto olimpico abbastanza alto da farlo atterrare su un tetto lì vicino.
E da lì cominciò a correre da uno all'altro, tentando di allontanare quella cosa dal posto in cui sua madre ancora giaceva svenuta e nel frattempo di elaborare un piano.
Era la prima volta in cui si sentiva seriamente pronto ad affrontare il pericolo in faccia. Quella sensazione meravigliosa c'era ancora e tutto il suo corpo era molto più agile e leggero, solo che non aveva effettivamente la minima idea di come usare o suoi nuovi poteri.

Aveva quello strano flauto sulla schiena, e per fortuna sapeva anche suonarlo, visto gli anni passati a lezione di musica, ma cosa sarebbe successo una volta fatto?!
Solo che poi il mostro gli scattò di nuovo contro, ricominciando quella specie di acchiapparella che lui stava evidentemente perdendo, o almeno così credeva.

Dopo l'ennesima spinta dei suoi piedi, senza nemmeno accorgersene, ai ritrovò a volare ad alta velocità. Non aveva effettivamente capito come fosse possibile, sapeva solo che ora il suo corpo era leggero come l'aria ed altrettanto veloce.
Ed era davvero una sensazione stranissima, sentirsi completamente senza peso. Era incredibile il potere del Miraculus, ma doveva mantenere la concentrazione, quantomeno per evitare di schiantarsi chissà dove!
Continuare a scappare non avrebbe aiutato Xu e ormai non aveva molto tempo per salvarlo. Era vivo, ma chissà quanto ancora avrebbe resistito.

Perciò, si esibì in una virata velocissima e si diresse a tutta velocità verso la gigantesca bocca con il flauto in pugno. E iniziò ad utilizzarlo come una mazza da baseball, colpendo più forte che poteva la testa di quella cosa.
Solo che questo non sorti alcun effetto e la fece solo arrabbiare di più, tant'è che cominciò ad azzannare l'aria con ancora più foga, cercando di catturare il giovane eroe volpe, che continuava ad alzarsi sempre più di quota, anche se con un certo sforzo.
Solo che poi il serpente nero e blu si esibì in un gran salto, cogliendolo di sorpresa, e sarebbe riuscito a divorarlo se non fosse stato per qualcosa di lungo e sottile che si attorcigliò attorno a lui e lo fece schiantare a terra.

Il rossiccio, rimanendo nuovamente di stucco, si guardò intorno spaesato, per poi essere superato da un'ombra nera dai luminosi occhi felini e un'altra rossa dai ricci ramati.
La seconda teneva in mano il filo dello yo-yo che aveva legato il mostro e ora lo stava tenendo con tutte le sue forze. E fu allora che Davide capì chi aveva di fronte in carne ed ossa. Gli eroi di Parigi erano davanti a lui e lo stavano effettivamente aiutando! Troppe emozioni per una sola serata.

《Vai Chatte! Stendilo!》 Urlò di colpo Coleoptere, mantenendo la presa.
《Come il mio signore desidera.》 Rispose ammiccante la ragazza gatto.

Si diresse a tutta velocità verso il mostro, rifilandogli una tremenda sberla con il suo bastone, che lo colpì nuovamente sul muso e gli mantenne l’enorme bocca aperta. E fu allora che l'eroe volpe intervenne.
Spingendosi nuovamente in aria, si gettò tra quelle temibili fauci sotto lo sguardo attonito dei suoi “colleghi", che non si aspettavano minimamente un nuovo compagno di squadra così si colpo, e subito individuò il corpo esamine di Xu in mezzo alle file di denti, iniziando poi a tirare per tirarlo fuori da lì.
Fortunatamente non era stato ingoiato e non sembrava essere stato ferito in nessun punto vitale, ma non poteva esserne certo.

Ci volle un certo sforzo per tirarlo fuori a peso morto ed evitare di essere inghiottito nel contempo, ma appena lo fece si sentì subito meglio, felice di aver salvato il suo amico, ma sapeva che la situazione era molto delicata. 
La sua gamba era messa molto male. Sembrava più un grumo di carne rossastra, ma per il resto sembrava stare bene.

《Da… Davide》 Bisbigliò lui, ricevendo in cambio una carezza gentile.
《Stai tranquillo, lui... lui sta bene. Ci sono io a proteggerti adesso.》 Disse lui, deponendo il suo corpo a terra con delicatezza vicino a quello esamine di sua madre, per poi rivolgersi a Coleoptere e Chatte noire.

Anche loro erano estremamente preoccupati per il cinese. Dopotutto, anche se nessuno lo sapeva, era uno dei loro migliori amici, però erano anche curiosi nel vedere l'eroe arancione.
《Tu chi sei?》 Gli chiese l'eroe coccinella con calma.
L'altro rimase un attimo interdetto. Non aveva ancora pensato ad un nome con tutto quel trambusto. Ci voleva qualcosa che rendesse bene la sua natura di portatore della volpe, solo che poi sentì di nuovo il mostro. E allora decise.
《Io sono Kitsune, è un vero piacere. E adesso distruggiamo quel coso!》

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Capitolo 20
*** Zanne spalancate ***


Chatte noire, Coleoptere e Kitsune continuavano a schivare gli attacchi del mostro serpente ormai da un bel pezzo. Quell'affare era molto più difficile da sconfiggere rispetto agli altri che si erano presentati.
Avevano più volte tentato ad attaccare direttamente, ma quelle mascelle erano troppo grandi e veloci per poterlo fare in sicurezza. Non potevano avvicinarsi troppo senza rischiare di venire azzannati come era successo a Xu. Era una battaglia che si prospettava molto difficile.

Solo che l'eroe della volpe non poteva smettere di pensare a quanto fosse fantastica tutta quella situazione. Era vero, suo padre era stato ucciso davanti a lui e lui, Xu e Lila erano stati attaccati brutalmente.

Ma tutto quel disastro era stato in parte rischiarato dalla sua trasformazione. Insomma, aveva un Miraculus, aveva ricevuto dei superpoteri e adesso stava combattendo fianco a fianco con Chatte noire e Coleoptere, i nuovi eroi di Parigi!

Stava ancora cercando di metabolizzare tutto quell'entusiasmo, ma fu costretto a schivare velocissimo un altro attacco del mostro e questo lo riportò bruscamente alla realtà.
Era davvero terribile combattere contro quel coso. Era potente, veloce e per quanto peccasse di idiozia, attaccando d'istinto e con tutta la sua forza, era comunque un avversario pericolosissimo.

L'eroe coccinella aveva infatti provato più volte ad immobilizzarlo con il suo yo-yo, ma quella specie di enorme eunice era troppo forte per essere trattenuto.
E infatti, dopo l'ennesimo tentativo fallito, la sua testa scattò nuovamente verso di loro, che si spostarono per un pelo per evitarlo.
Rapidissima, l'eroina in nero allungò il suo bastone metallico, colpendo dritta in testa quel coso e mandandola a pancia all'aria, anche se con un grande sforzo fisico.
E questo l'aveva rallentata troppo per permetterle di schivare l'attacco successivo. La coda del serpente la colpì di sorpresa, mandandola violentemente a sbattere contro l'asfalto della strada.

《CHATTE!》
L’eroe rosso corse immediatamente a sorreggere la sua partner e difenderla dagli attacchi seguenti. Solo che anche lui venne colpito dalla coda e spedito dritto dritto verso un muro. 
E in questo modo Kitsune si rese conto che i suoi compagni stavano facendo tutto il lavoro mentre lui restava praticamente inerme.

Era diventato un portatore da neanche un quarto d'ora e non aveva la minima idea di come usare i suoi nuovi poteri, era vero, ma non poteva comunque restare in disparte mentre gli altri due consumavano le loro energie lottando.
E in più, si disse dopo aver recuperato la concentrazione, quel mostro aveva divorato suo padre davanti a lui, aveva aggredito lui e sua madre e soprattutto aveva ridotto Xu in uno stato terribile! Non aveva idea del perché lo avesse fatto, ma voleva distruggerlo con tutte le sue forze!

Aveva dei poteri, quindi doveva assolutamente usarli e difendere i suoi alleati. Gli trasmettevano una strana aura di complicità, come se si conoscessero già e questo gli bastava per volerli difendere.
Spiccò nuovamente il volo, arrivando velocissimo fino a lui, frapponendosi tra lui e Chatte noire e Coleoptere, colpendo nuovamente il mostro col flauto proprio sul naso.
Questo doveva essere il suo punto sensibile, perché le fauci scattarono all'indietro e l'eroe arancione ne approfittò per allontanarlo dagli altri due portatori.
Solo che era tutto inutile! Quel serpente doveva essere un mostro di alta classe, perché era ancora vigoroso come prima.

Tentò nuovamente di suonare il suo flauto, sperando in un miracolo, ma dalle note apparve una semplice nebbiolina arancione ed informe che svanì in pochi attimi, lasciandolo nuovamente disarmato di fronte a quelle fauci.

Quanto avrebbe voluto chiedere consiglio a Trixx. Molto probabilmente lui avrebbe potuto spiegargli tutto e con calma, ma quando ci aveva provato lui era di fretta e non aveva avuto il tempo di ascoltarlo.
Non aveva idea di come potesse essere usata la sua arma. Aveva solo capito che il suo era il Miraculus che dava il potere dell'illusione. Solo che questo particolare fece apparire una lampadina nel suo cervello.
Le illusioni erano immagini, tutto apparenza e niente sostanza, bugie insomma, e se c'era una cosa che le bugie facevano era crescere. Più persone ci credevano, più queste diventavano reali. Dunque lui doveva semplicemente concentrarsi sull’immagine e renderla realtà.

Pensare che la nebbia avesse forma solida, così da renderla un'esca che gli permettesse di distrarre il mostro e dare l'occasione di attaccare ai suoi compagni, che stavano dietro il mostro già con le armi in pugno.

Kitsune schivò nuovamente le zanne del mostro e riportò il flauto alle sue labbra, cominciando a suonare.
Immediatamente le note fecero comparire moltissime copie dei tre portatori, che iniziarono a muoversi ovunque e mandando evidentemente in confusione la creatura, che stava continuando ad agitarsi, azzannando l'aria nel vano tentativo di divorare le copie e riuscire a placare la sua eterna fame, solo che queste svanivano appena i denti le toccavano, lasciando il serpente a bocca asciutta e ancor più furioso.

Chatte noire e Coleoptere, che si erano ripresi dalle botte ricevute, approfittarono immediatamente del diversivo e lo spedirono con foga contro la parete.
Rapidissima, la ragazza divise il suo bastone nella catena flagello già usata da Chat noir, colpendo l'ennesimo edificio, per fortuna sgombro, facendogli crollare i detriti addosso, magistralmente diretti dallo yo-yo del suo compagno.

《È fortissimo il tuo potere Kitsune!》 Esclamò poi la ragazza in nero, una volta che il polverone si fu diradato.
《Davvero. Generi illusioni con la tua musica! È fantastico!》

L'altro sorrise con un certo imbarazzo. Ritrovarsi di fronte quei due ragazzi così famosi a ricoprirlo di complimenti era decisamente lusinghiero.
Solo che poi un gemito dolorante li fece voltare tutti e tre verso il vicolo in cui avevano nascosto Xu e Lila.
Il cinese, pallido e sudato come un lenzuolo, aveva ripreso coscienza e adesso si reggeva la gamba ferita, lorda di sangue rossastro ormai rappreso e con degli enormi squarci slabbrati in risalto sul suo polpaccio.

I tre eroi corsero subito verso di lui. Dopotutto, non  potevano far finta di nulla, dato che sotto le maschere erano Jules, Emma e Davide, i migliori amici del ragazzo. 
《Xu! Come stai?》 Gli chiese accorata Chatte, maledendosi per la lentezza con cui lei e il suo partner erano arrivati lì. Avevano avuto bisogno di riposo in quei giorni, era vero, ma dovevano ugualmente difendere Parigi e i loro amici!

Il cinese batté le palpebre confuso. Quella voce… lui la conosceva? Gli sembrava quella di Emma, ma quella ragazza non era lei… giusto? 
Vide una mano guantata di rosso e nero tergergli la fronte madida. Anche quella stretta era famigliare. Aveva un che di fraterno. 
Ma poi incontrò due occhi verdi circondati da una maschera arancione. Due occhi meravigliosi che lo stavano guardando preoccupati.

Sono che poi l'ennesimo ruggito li fece girare di nuovo verso il cumulo di macerie. Il mostro, a quanto pare, non si era ancora arreso alla sconfitta.
Anzi, stava guardando il cinese con la faccia di chi contempla un buffet, pregustando già quel fantastico sapore. E questo fu sufficiente a far esplodere i tre eroi di rabbia.

《Ma quanto accidenti ci metti tu a schiattare, eh!?》 Strepitò Chatte al colmo della furia, la coda gonfia di collera e le orecchie appiattite in posizione d'attacco.
Quel coso aveva fatto del male a Xu, Davide, la signora Lila e perfino a Kitsune e al suo adorato Coleoptere! Non l'avrebbe sicuramente passata liscia!
Scattò a velocità folle verso il suo muso, tempestandolo si sberle con suo bastone, saltando poi in alto e atterrando sul dorso, iniziando una specie di rodeo che fece contorcere il mostro sotto di lei.
Solo che poi la sua testa venne legata dallo yo-yo del ragazzo in rosso e nero. Anche lui aveva gli occhi grigi illuminati da lampi incolleriti. Avrebbe fatto a pezzi quel coso, lo aveva giurato anche a se stesso.

E Kitsune non era da meno. Tutti e tre lo stavano massacrando di botte. Avevano lasciato fluire di più il potere dei Miraculus e adesso correvano, saltavano e volavano molto più velocemente, oltre al fatto che colpivano molto più forte.

Il mostro, allora, ricorse alla sua arma segreta. Spalancò l’enorme bocca e una specie di gigantesco fiotto di energia arancione ne proruppe con potenza inaudita, minacciando di travolgere i tre, già pronti ad utilizzare tutti i loro poteri pur di farla pagare a quel coso, solo che l'ennesima sorpresa della serata fece la sua comparsa.

Una figura in blu pavone e dai lunghi capelli si frappose nel mezzo e voce conosciuta urlò 《Magic mirror!》
Un grandissimo specchio rotondo apparve davanti alla figura di Paon e l'attacco, impattando contro il vetro, venne rispedito al mittente con forza, poco prima che quest'ultimo venisse bloccato da un vortice di farfalle viola.
Mariposa fece subito la sua comparsa al fianco della compagna, che guardava con occhio critico l'eroe arancione, ancora sorpreso per la loro entrata e per la posizione difensiva dei suoi compagni. 

《Un altro Miraculus assegnato.》 Commentò laconica la mezza indiana, puntando poi una freccia verso il mostro.
《Se volete intervenire, questo mi pare il momento perfetto.》 Commentò la bionda eroina al suo fianco, riferendosi ovviamente ai loro poteri speciali.

Coleoptere, seppur diffidente, non se lo fece ripetere due volte, venendo avvolto dalla classica luce rossa. 《Lucky charm!》
L'oggetto fortunato che si ritrovò in mano fu decisamente il più bizzarro fino ad ora. Un catalogo di dolci della pasticceria dei nonni di Emma!

Tutti e cinque lo fissarono interdetti. Che cosa diamine dovevano farci con quello!? Solo che non ebbero molto tempo per pensare. Quel serpente sembrava decisamente stanco adesso, visto anche il modo in cui era stato preso a sberle, ma era ancora piuttosto vigoroso.
L'eroe rosso e nero tentò di farsi venire una buona idea. Doveva pur esserci un modo per usare l'oggetto creato dal suo potere! Solo che poi l'occhio gli cadde sul flauto di Kitsune, sulle mani di Chatte e sulle armi di Paon e Mariposa. Forse aveva un piano!

《Ragazzi, dobbiamo lavorare tutti insieme per togliercelo di mezzo! Paon, Mariposa, dovete bersagliarlo con tutto quello che avete e tu Kitsune usa il tuo potere al massimo con questo catalogo bene in mente. Chatte, appena sarà scoperto, distruggilo!》
Gli altri quattro eroi la guardarono attoniti, specialmente le due più grandi, ma tutti si sbrigarono ad eseguire, visto che la spilla della ragazza in blu stava già scandendo il tempo che mancava alla sua ritrasformazione.

Il mostro fu immeritatamente investito da una raffica di frecce luminose e farfalle, che lo costrinsero ad arretrare, mentre le due ventenni non avevano la minima pietà. E lo stesso valeva per il rossiccio.
Col flauto in mano, iniziò a suonare una lunga e soave melodia, pronunciando la parola 《Mirage!》
Le note iniziarono a distorcere il paesaggio attorno a loro. Palazzi ed edifici lasciavano il posto ad enormi dolci glassati e dal profumo invitante, così come le strade erano diventate una morbida distesa di sfoglia e pan di Spagna.
E a quel punto il mostro, dopo essersi guardato intorno, parve perdere la testa. La saliva colò dalla bocca e lui si lanciò con aria felice verso il bombolone che aveva sostituito il Louvre, solo che poi l'eroe volpe smise di suonare e tutto tornò alla normalità. E Chatte fu ben felice di accogliere la faccia confusa del mostro.

《Buonanotte! E Cataclisma!》 Urlò, piantando i suoi artigli nella sua fronte. Inutile dire che, come sempre, il mostro si sgretolò, ponendo fine allo scontro.
Subito i tre eroi più giovani corsero da Xu e Lila per accertarsi delle loro condizioni, mentre le altre due fecero per andarsene.

《Aspettate.》 Le trattenne la ragazza vestita di nero. 《Perché non rimanete nella nostra squadra ad aiutarci!? Avete visto cosa possiamo fare tutti insieme! Non serve a niente continuare a combattere in due squadre separate!》

La ragazza dalla pelle scura la guardò con la sua solita freddezza. 《Abbiamo già detto che non sanciamo alleanze con i ragazzini. Per oggi non combatteremo oltre, ma questo non toglie che già tre Miraculus sono stati attivati da dei portatori che li metteranno in pericolo.》
《Già. Il nostro nemico si sta muovendo e voi mettete solo in pericolo i vostri Kwami con il vostro modo di fare scellerato.》 Rincarò la dose Mariposa.

《Se sapete così tanto su questa specie di burattinaio, allora perché non ce ne parlate!? Siamo tutti eroi qui!》 Sbottò Kitsune stizzito.
La mora lo guardò con sufficienza. 《Non è compito nostro parlarvene.》 Disse solo, prima che entrambe si defilassero con rapidità, lasciando i tre ragazzi ancor più confusi.

Ma c'era chi, al contrario, era soltanto lusingato da tutta quella situazione. Ovvero quel vecchio, apparentemente tanto fragile ed innocuo, che adesso stava continuando a spiarli tramite i suoi specchi, pensando che la fortuna fosse seriamente dalla sua parte per una volta.

Stava procedendo tutto per il verso giusto. Quelli sciocchi dei guardiani e i portatori sembravano marionette nelle sue mani ormai. 
Cinque dei sette Miraculus più potenti erano stati già assegnati. Continuando in quel modo, non ci sarebbe stato bisogno di fare niente di niente.

Ma poi si passò un dito sul mento. Forse non sarebbe stata una cattiva idea dare una “spintarella” alla situazione. Dopotutto, in seguito ad oltre trent'anni di inattività aveva bisogno di sgranchirsi un po'.
Immerse le mani nel nero che lo circondava, tirandone fuori quelle che sembravano essere sette cristalli colorati. Nero, rosso, arancione, blu, giallo, verde e viola, tutti brillavano in cerchio, deliziando il vecchio. Avrebbe fatto una gran sorpresa a quei ragazzini.

Afferrò poi un pezzo di roccia affilata e se lo passò sulla mano. Sangue rosso scuro venato di malate sfumature cangianti cadde sul pavimento, iniziando a generare varie figure di aspetto bizzarro, quei mostri che tenevano Parigi sotto assedio da settimane.

Con un sorriso orribile, prese le sette gemme e le porse verso di loro. 《Chi di voi vuole diventare invincibile?》.

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Capitolo 21
*** Vicinissimi ***


Paon attraversò la finestra della camera nella sua villa per un soffio. La sua spilla esalò l'ultimo allarme proprio quando toccò terra, prima che lei sentisse andare via tutta la bellezza e la forza che le aveva donato.
Svaniva nella luce blu e lei pian piano tornava ad essere la vera sé. Non Paon, la portatrice del pavone, ma Celìne, una ragazza che lì a Parigi, la patria di sua madre Rose, non aveva nulla di speciale.
Prima di ricevere il suo Miraculus spesso sentiva nostalgia per l'India, la casa di suo padre e luogo dove era venuta alla luce. Lì lei era una principessa a tutti gli effetti, qualcuno che la gente guardava con ammirazione, la figlia di un sovrano facoltoso, buono e abile in famiglia e nel lavoro.

Dopo che lei e sua madre erano tornate in Francia, invece, era sempre guardata con ammirazione e invidia, ma solo per la sua bellezza fisica. E mentre la maschera svaniva dal suo viso, lei guardò lo specchio.

Era molto bella anche come persona comune in effetti. Occhi blu come quelli della madre, pelle scura, capelli setosi, lineamenti regali e labbra morbide, ma quando era solo Celìne, per quanto tentasse di sembrare perfetta, sentiva che qualcosa mancava. Qualcosa che avevano quei tre ragazzini, quelli che avevano ricevuto un Miraculus per errore.

Tirò un sospiro stanco. Avrebbe voluto che quei poteri non fossero mai stati assegnati. Già una volta lei e Mariposa avevano provato a riprenderseli, ma avevano fallito. Cosa potevano fare per riuscire a recuperare quei gioielli prima che fosse troppo tardi!? Non ne aveva la minima idea. Ed era così frustrante!

Solo che poi un esserino blu dai grandi occhi rossi e la coda simile a quella di un pavone emerse dalla spilla. Duusu, questo era il suo nome, era lo spirito che la legava al potere del pavone e in quel momento non sembrava molto contento.
《Celìne…》 Iniziò lui col solito tono preoccupato ed infantile.
《No.》 Rispose semplicemente lei, tirando fuori una scatoletta di palline al cioccolato bianco e allungandola al Kwami.

Sapeva benissimo cosa le volesse dire lo spiritello. Che lei e Mariposa avrebbero dovuto allearsi con quei tre giovani portatori altrimenti sarebbe successa una catastrofe. Ma lei non ci pensava nemmeno.
Il suo spirito era un tipo molto gentile, goloso e ingenuo, ma su certi argomenti era decisamente troppo testardo e bambinesco per i suoi gusti. Lei non avrebbe lasciato le sorti del mondo in mano ad un gruppo di ragazzini in tute da supereroi.

Tra tutti e cinque, lei era stata la prima a ricevere un Miraculus ed era pure la più anziana. Era rimasta di stucco quando tutta quella storia era cominciata, ma aveva accettato comunque la missione. Suo padre le aveva detto più volte che bisognava fare sempre del proprio meglio nelle cose importanti. E lei gli era rimasta fedele.
Aveva tentato di usare i suoi nuovi poteri con arguzia e si era impegnata per tenere al sicuro Duusu,  combattendo per un anno intero. Chatte noire, Coleoptere e Kitsune invece erano troppo giovani ed avventati, avrebbero potuto condannare tutto il creato!

Solo che la voce del Kwami la richiamò ancora. Anche se stava mangiando le palline con gusto, non aveva perso il suo cipiglio preoccupato.
《Non puoi continuare ad opporti agli altri eroi! Tu e Mariposa non potrete mai vincere così! Io e Nooroo siamo d'accordo. Non prevarrete se sarete solo voi due!》
《Ne abbiamo già parlato un milione di volte e la mia risposta è sempre stata la stessa. Quindi perché ti impunti così tanto?》 Ribatté Celìne fredda.

《Perché questo modo di fare metterà in pericolo sia te che loro, insieme ai miei fratelli! Ti prego Celìne! Tu sei una brava ragazza, non lasciare che la freddezza di Paon prevalga sul tuo buon cuore!》
《Non sto facendo prevalere niente, così come non ho nulla contro quei ragazzi. In altre circostanze non avrei avuto problemi ad accettarli come compagni, ma visto il pericolo in cui il mondo si trova al momento non posso farlo.》 Disse lei, scendendo con eleganza verso la sua stanza.

Il Kwami blu sospirò afflitto. Quanto avrebbe voluto poter chiedere un consiglio a Tikki e tutti gli altri suoi fratelli. Era piuttosto sicuro che loro avrebbero saputo dargli il suggerimento giusto per far cambiare idea alla sua portatrice. Solo che non sapeva che i suoi compagni erano preoccupati quanto lui per le sorti di qualcuno.

Dopo la morte del mostro, i tre eroi di Parigi si erano separati, scomparendo brevemente alle reciproche visuali e tornando normali, per poi precipitarsi da Xu e Lila. 
Erano entrambi ridotti piuttosto male, soprattutto il cinese, visto tutto il sangue che aveva perso, ed era stato necessario chiamare un'ambulanza. 
E non avevano nemmeno posto domande sul perché fossero arrivati lì così in fretta, il loro amico aveva bisogno di cure imminenti! 

Davide era salito sul veicolo immediatamente, mentre Emma e Jules avevano letteralmente buttato giù dal letto i genitori a suon di telefonate, spiegando a gran voce ciò che era successo, omettendo ovviamente i dettagli e della loro battaglia, facendosi immediatamente portare all'ospedale.
Ed era lì che si trovavano adesso. Lila e Xu erano stati entrambi portati via dai medici da un tempo che sembrava infinito. La donna non sembrava essere in pericolo di vita, aveva solo parecchi lividi, una caviglia slogata e una costola piegata. Era il cinese ad aver avuto la peggio.

La sua gamba era stata lacerata in più punti dai denti della creatura e aveva perso davvero troppo sangue, oltre al fatto di essere stato malamente sbattuto sull'acciottolato. Perfino i medici che lo avevano portato via verso la sala operatoria sembravano davvero preoccupati per lui e questo non era buono!
Infatti Emma, Jules, i loro genitori e Davide stavano aspettando di venire informati delle sue condizioni in una delle varie sale dell'ospedale.

E a loro si erano uniti anche Dalia, i gemelli e i loro genitori, la madre Juleka e suo marito Lambert, un uomo dai capelli scarlatti e tratti scolpiti, accorsi appena avevano ricevuto notizia di quello che era accaduto, tutti piuttosto preoccupati per la donna e per il ragazzo.

E nessuno dei loro amici osava dire una sola parola, troppo occupati a crogiolarsi nei propri pensieri e nella preoccupazione. Ma la situazione non era piacevole.
Tre di loro non avevano avuto nemmeno la vaga idea di quello che era successo al loro amico fino alla chiamata di Emma.
E anche se non era esattamente colpa loro, non potevano fare a meno di sentirsi colpevoli per esserne rimasti all'oscuro, ma erano anche incredibilmente sospettosi, specialmente Louis. Uno dei loro amici aveva rischiato la vita a causa dell'ennesimo mostro e quei due erano spuntati dal nulla nel posto giusto dando l'allarme su quanto accaduto. Questo non era normale! 
Sembrava che quegli esseri saltassero fuori solo dove c'erano loro. Era successo sulle Champs eliseè, a Place de la republique e adesso perfino al Louvre. Non poteva essere una coincidenza!

Recentemente si erano allontanati tra di loro, sentivano che qualcosa non andava, solo che tutto aveva iniziato ad andare rotoli da un paio di settimane. I loro amici nascondevano qualcosa, qualcosa di grosso. 
Avevano sempre un atteggiamento misterioso, a volte sparivano nel nulla di colpo e ogni volta che si chiedeva qualcosa a riguardo, cambiavano subito argomento. Dovevano per forza sapere qualcosa riguardo quei mostri, decisamente più di quanto pensassero.

Infatti i tre fratelli si scambiarono un'occhiata d'intesa. Dopo che Xu si sarebbe ristabilito, avrebbero tenuto d'occhio Emma e gli altri molto da vicino. Non volevano tradirli, ma non avrebbero lasciato perdere. 

Gli altri tre, ignari dei sospetti dei loro amici, stavano continuando a rimuginare su tutta quella situazione. Sentivano la tensione percorrere ogni loro capillare.
Davide temeva che il suo cuore gli avrebbe spaccato le costole da quando batteva forte. Xu era finito in quella piazza a causa sua! Se fosse stato abbastanza coraggioso da affrontare suo padre, ci sarebbe stato solo lui in quella piazza!

Ed Emma e Jules non erano messi meglio. Avevano entrambi il cuore in gola e temevano di essere arrivati troppo tardi. Avevano avuto bisogno di riposo, ma non potevano credere di essere giunti tanto in ritardo quando ad essere coinvolti erano Davide e Xu!
E probabilmente, se non fosse stato per l'arrivo a sorpresa di Kitsune, Paon e Mariposa nessuno di loro sarebbe uscito vivo da quella lotta.

Ed ora, mentre aspettavano insieme il resoconto dei dottori, loro due e Davide stavano iniziando a chiedersi se fossero davvero dei buoni portatori. Tikki, Plagg e Trixx li osservavano dal sicuro delle loro giacche con aria preoccupata, ma poi un dottore fece capolino.
Tutti saltarono sulla sedia, ansiosi di sapere la diagnosi.

《Buona sera. Io sono il dottor Crikken. Siete parenti della donna e del ragazzo arrivati qualche ora fa?》
《Io sono il figlio e il migliore amico. Come stanno? Sono in pericolo!?》

《Non preoccuparti ragazzo. Tua mamma sta bene. Era ancora scioccata e abbiamo dovuto fasciarla e darle degli antidolorifici, ma è sveglia e si dovrebbe rimettersi in poco più di una settimana. Il ragazzo invece è stabile. Abbiamo dovuto fargli una trasfusione e ha rischiato per un attimo di perdere la parte inferiore gamba, ma sta bene adesso. Se vuoi andare da lui…》
Il rossiccio era già scattato. Un macigno si stava sciogliendo nel suo petto. Lui stava bene. Xu stava bene! Era talmente felice che lo shock riguardo i suoi genitori sembrava andato via.

Jules ed Emma lo guardarono andare via. Davide aveva passato tre giorni d'inferno, erano contentissimi che non dovesse sentirsi in colpa anche per quello che era successo a Xu, ma neanche loro erano psicologicamente pronti.
Emma giocava nervosa con i suoi capelli da tre quarti d'ora e sentiva lacrime di frustrazione pungerle gli occhi. Lei era Chatte noire! Plagg era il suo Kwami, aveva un Miraculus, ma non aveva impedito che i suoi amici rischiassero di venire mangiati!

Jules poteva capirla, inconsciamente. I loro pensieri erano gli stessi, sentiva gli orecchini pensare come macigni, ma pensò che la sua migliore amica fosse solo spaventata per il loro amico. 
《Stai tranquilla Emma. Vedrai che andrà bene. Hai sentito no? Sono entrambi svegli, staranno bene. Presto tornerà tutto come prima.》 Disse, abbracciandola, nonostante l'occhiataccia di Adrien.

La mora, a quel punto, sentendo quella stretta, mandò al diavolo l'orgoglio e la dignità cominciando a piangere a dirotto davanti a tutti, sfogando finalmente la paura e i dubbi. Quando era diventata un'eroina non aveva chiesto  che succedessero tutte quelle crudeltà! E ora balbettava parole sconnesse, in quella che sembrava una vera e propria crisi. 《Mi dispiace. Tanto. Volevo… io… non è…》
《Shhh. Vedrai che andrà bene. Andrà bene.》 Continuava a ripeterle, sfoderando un tono dolce identico a quello di Tikki.

E non fu solo lui a consolare la ragazza. I suoi genitori, Dalia e i gemelli, vedendola in quello stato, si unirono in una specie di gigantesco abbraccio attorno alla ragazza, che pian piano iniziò a calmarsi, respirando il profumo rassicurante del suo migliore amico e ascoltando le sue parole. 
Aveva più volte desiderato dirgli tutto, di essere Chatte noire, di essere un'eroina come Ladybug e che aveva un partner che voleva conquistare a tutti i costi, ma si era sempre trattenuta. Solo che ora, ascoltando le parole di conforto di tutti, si sentiva di colpo meglio.

Desiderava solo continuare a sentire quelle braccia stringerla e finalmente, dopo pochi minuti, sorrise di nuovo al suo migliore amico, godendosi la stretta di tutte quelle braccia amorevoli. Era stravolta, ma in quel momento, osservando il sorriso rassicurante del ramato, era felice.

Solo che non era l'unica ad avere il cuore che palpitava in quel momento. Davide stava attraversando i corridoi dell'ospedale a tutta velocità.
Voleva vedere Xu. Doveva vederlo! Gli doveva delle scuse. Tante di quelle scuse da non finire più. Lui aveva rischiato di perdere la gamba, di rimanere senza una parte importantissima del suo corpo.
Solo che si sentiva anche felice. Lui era vivo. Il suo migliore amico era vivo. Per fortuna si sarebbe ripreso, esattamente come sua madre. E questo lo rendeva immensamente contento. 
E fu ancora più contento quando vide il cinese. Aveva un ago di morfina nel braccio, delle fasciature qua e là e un grosso livido sulla guancia, mentre la gamba stava sollevata ed immobilizzata da varie fasciature e gesso.

《Ciao.》 Disse solo il rossiccio.
《Ciao.》 Rispose il cinese.

La tensione era palpabile ed imbarazzante. Nessuno dei due avevano mai pensato di ritrovarsi in una situazione simile.
《So che stai malissimo. Ti… ti chiedo scusa. Non avrei dovuto…》
《Non dirlo neanche. Non è stata colpa tua. Non potevi averne idea. Cavolo, nessuno poteva averne idea. Eravamo lì per risolvere la questione dei tuoi genitori e poi è successo questo disastro. Tu non c'entri nulla.》

《Ma non avrei dovuto chiederti di venire. Sono stato uno stupido. A causa di tutta questa storia mio padre è morto e tu hai rischiato di seguirlo.》
《Ero lì perché volevo esserci. Non ti avrei lasciato da solo anche se non me lo avessi chiesto. Tu e tua madre eravate in una situazione orribile e io volevo aiutarvi. Tu eri a pezzi e lei altrettanto, non volevo lasciarti da solo di fronte ad una tale svolta.》

L'altro non sapeva se commuoversi o dargli dell’imbecille. Quindi nel dubbio, optò per entrambe. 《Tu sei l’idiota più dolce di questo mondo. Perché… perché devi sempre fare così tanto per me? Sei finito in una situazione in cui hai rischiato la morte e invece di urlarmi contro, di cacciarmi fuori da qui e dirmi che non mi vuoi più vedere, ti preoccupi per me. E questo… non so neanche cosa…》

Xu allora si limitò a sorridere, mettendolo a tacere. Era un sorriso stanco, tirato e probabilmente lancinante, visto il modo in cui il suo corpo era stato maltrattato, ma era vero.
E Davide gli si era fatto di colpo vicino. Tanto vicino. Anche più di quando avevano dormito insieme. E quelle labbra soffici erano altrettanto vicine. Forse a causa della mente annebbiata dai farmaci, pensò addirittura di allungarsi un poco e riuscire a toccarle con le proprie. Mancava così poco!
《Dav… Davide… io…》

Solo che il suono della porta che si apriva li fece entrambi scattare come molle, rossi come fuoco e parecchio frastornati. Cosa era stato sul punto di accadere!? 
L'italiano, tentando di darsi un contegno, si fece indietro, mentre il cinese, se possibile anche più paonazzo di lui, veniva travolto dagli abbracci felici e dalle parole dei loro amici, tutti felicissimi che stesse bene. 

Il dottore aveva detto a tutti che il suo recupero sarebbe stato molto più lungo di quello di Lila, che a sua volta ricevette abbracci e auguri dal figlio, che le giurò che sarebbe rimasto con lei in ogni caso, e dai suoi quattro vecchi compagni di scuola, ma anche lui avrebbe recuperato totalmente la funzionalità della gamba, con somma gioia di tutti quanti. 

E mentre guardavano tutti sorridere di nuovo, Emma, Jules e Davide, toccando istintivamente i loro Miraculus e osservando i loro Kwami, promisero che non avrebbero più permesso a nessuno dei loro cari di soffrire in quel modo. 
Avrebbero lottato e difeso tutti dai tirapiedi del loro nemico, distruggendo anche lui e addirittura Paon e Mariposa se si fosse rivelato necessario.

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Capitolo 22
*** Un modo per staccare ***


Nelle due settimane successive, tutto andò stranamente liscio come l'olio. Erano finalmente arrivate le vacanze estive e gli attacchi dei mostri erano molto meno frequenti.
La situazione sembrava essere tornata sotto controllo, infatti Chatte noire, Coleoptere, il nuovo arrivato Kitsune, Paon e Mariposa erano stati individuati molto meno spesso, ma Dalia, Louis e Renè non avevano smesso di essere sospettosi.

Avevano tenuto fede alla promessa fatta e avevano osservato i loro amici in ogni loro ora libera, sia quando uscivano insieme a loro che quando stavano in casa. Se c'era una cosa che avevano ereditato dalla madre, era la capacità di passare inosservati nonostante i capelli dei gemelli.

Solo che non sembrava esserci niente di strano. Uscivano, stavano con la famiglia, giravano per Parigi, niente di nuovo insomma e avevano osservato ogni loro mossa.
Xu era stato il più facile da controllare. Dopotutto, era ancora in ospedale e stava studiando sodo per l'imminente esame di maturità, che eccezionalmente sarebbe stato costretto a sostenere in ospedale a causa dei suoi infortuni.

Per fortuna Davide gli aveva portato i libri in tempo per mettersi in pari. L'unica cosa vagamente bizzarra che i tre fratelli avevano notato era che l'italiano era euforico in quel periodo e arrossiva decisamente spesso vicino al cinese, ma era spesso assorto nei propri pensieri, però loro non avevano idea di che cosa potesse occupare la sua testa.
Emma e Jules invece erano tornati perfettamente normali. Dopo aver saputo che Xu si sarebbe ripreso del tutto, lo stress e la preoccupazione sembravano averli abbandonati del tutto. E questo aveva rallegrato moltissimo i tre fratelli, ma non gli aveva comunque fatto abbassare la guardia.

Quei due ridevano, chiacchieravano, bisticciavano affettuosamente, uscivano insieme, esattamente come prima, eppure l'atmosfera attorno a loro era diversa.
La mora, normalmente spigliata e impetuosa, a volte mostrava un nonsoché di più affascinante, malizioso, femminile, quasi felino per certi versi. Mentre il ramato, che era sempre stato così pacato e calmo, in certi casi tirava fuori uno spirito tanto carismatico e maturo da farlo sembrare il leader perfetto.

Insomma, erano sempre i loro amici al 100%, ma al tempo stesso erano cambiati, come se avessero una marcia in più.
Ed era proprio questo l'argomento della loro attuale discussione. Nessuno dei tre riusciva a capire i loro mutamenti repentini. Rispetto a quando li avevano conosciuti erano molto diversi, dunque qualcosa in quel lasso di tempo doveva essere successa per forza!

Solo che non sembrava esserci niente e questo non faceva che accrescere la loro curiosità. Perfino un freddo e calcolatore come Louis non poteva che porsi delle domande. 
Infatti, in quel momento erano tutti appostati nel parchetto davanti alla grande villa dei signori Agreste, precisamente dietro un grosso albero, e osservavano Emma sul balcone col fedele binocolo di Renè.
Lei sembrava parlare con qualcuno dentro la stanza, ma non era niente di così strano. Dopotutto, poteva essere un membro qualsiasi della sua famiglia.

《Niente di niente. Sono passate settimane e loro sembrano perfettamente normali. Forse ci siamo sbagliati?》 Chiese Dalia.
《Non ne sono sicuro. Qualcosa non mi convince. Sarà meglio continuare a tenerli d'occhio. Secondo me c'è molto più di quanto loro vogliano mostrarci.》 Commentò il gemello con gli occhiali.

Anche se lui tentava di non mostrarlo, era molto preoccupato per i loro amici, esattamente come suo fratello, ma Dalia anche di più. Quei quattro ragazzi così diversi erano tra i pochi con cui lei e i suoi fratelli fossero mai realmente riusciti a stringere un'amicizia duratura.

Loro non consideravano lei un’incapace e i gemelli non erano un idiota e un insensibile, anzi, erano amici a cui voler bene, con cui ridere e divertirsi. Ma c'era qualcosa sotto. Sembrava che non si stessero dicendo proprio tutto. E dopo quello che era successo a Xu e Davide temeva che anche Emma e Jules si sarebbero cacciati in qualche guaio e non voleva che loro se ne andassero!

Intanto la mora, ignara della presenza dei suoi amici e dei loro timori, continuava a discutere animatamente con Plagg, che divorava Camembert a più non posso.
《Si può sapere perché ti ingozzi così? Non abbiamo combattuto per niente questa settimana!》
《Perché ho comunque bisogno di nutrirmi e non posso resistere a questo meraviglioso profumo!》 Ribatté lui, continuando a mangiare con ancora più foga.

La ragazza cercò di non vomitare. Kitsune e Coleoptere le avevano raccontato qualcosa dei loro Kwami durante le loro ronde serali e non poteva credere alla loro fortuna!
Quello del primo stravedeva per le patatine fritte ed era sempre molto divertente e attivo, oltre al fatto che adorava i film d'avventura, mentre quella del secondo mangiava solo biscotti al cioccolato ed era molto dolce e materna, oltre che molto saggia.

Il suo invece era pigro e arrogante, la chiamava mocciosa e le impestava pure la stanza con quel maledetto formaggio! Però doveva ringraziarlo per certi versi. Era grazie a lui che aveva conosciuto Coleoptere ed era diventata Chatte noire. 

E quando pensò a lui le sfuggì involontariamente un sospiro sognante. Quel ragazzo era sempre così forte, così intelligente e fiero! Le sarebbe tanto piaciuto sapere chi fosse davvero e che la prendesse sul serio anche come partner amorosa! Insomma, da quando aveva ricevuto il Miraculus il suo fisico era migliorato tantissimo, diventando molto più sottile ed elegante, dunque avrebbe dovuto risultare attraente anche per lui!

Solo che poi un altro viso sostituì quello sicuro e affascinante dell'eroe, quello placido e gentile di Jules. Il suo sorriso fintamente esasperato e quel profumo che impegnava ancora la felpa che indossava in ospedale la stavano perseguitando anche mentre sognava ad occhi aperti. Ma non poteva farci niente.
Si era sentita così al sicuro quando l'aveva stretta. Aveva fatto passare per un po' il senso di colpa e la paura che aveva provato per Xu, Davide e Lila. Si era sentita al sicuro tra quelle braccia ed era stata una sensazione stupenda! Ma questo complicava le cose!

Non poteva prendersi una sbandata anche per il suo migliore amico! Sarebbe stato fin troppo imbarazzante arrossire come una stupida proprio davanti a lui o chiedergli di uscire con intenti romantici!
E poi, come avrebbe a scegliere tra due ragazzi tanto speciali!? Uno era un eroe e l'altro la persona che la conosceva meglio. Era impossibile decidere! Ma poi si rese conto di che razza di pensieri stesse facendo e sbuffò. Non voleva ridursi come in quelle maledette telenovela spagnole in cui la ragazzetta si ritrovava indecisa tra due ragazzi, ma la situazione sembrava proprio quella!

Solo che la voce di Plagg la distrasse. 《Stai pensando al tuo bello?》
《Cosa!?》

《Non mi freghi mocciosa. Vivo da molto più di dodicimila anni, hai idea di quanti portatori ho avuto? Tutti uguali siete. Sempre sospiri, sospiri e sospiri per i vostri innamorati. Per fortuna non hai raggiunto i livelli del tuo predecessore o di Sebastian e Giovanni. Loro tre erano tutti talmente smielati! Oh mia lady! Amore mio! E bla bla bla bla.》
《Parli proprio tu che veneri il formaggio come se fosse vivo?》 Domandò retorica lei, solo che poi notò qualcosa nel parchetto davanti a casa, dietro l'albero che ne dominava il centro. Una figura minuta dalle forme femminili che parlava con altre due con dei capelli inconfondibilmente scarlatti.

《Dalia! Louis! Renè! Ciao! Venite dentro!》 Urlò dal balcone, sorprendendo i tre, che per poco non crollarono tutti a terra per la sorpresa. Erano stati scoperti! Il loro piano per un appostamento furtivo era appena andato a farsi benedire!
《Siamo stati scovati! Diamocela a gambe!》 Scattò il gemello senza occhiali, ricevendo un'occhiataccia dal fratello.
Questo, quando lo vide ridere nervoso per la gaffe, si trattenne a stento dallo sbuffare. Gli voleva un bene dell'anima, ma certe volte, davanti a piazzate come quella, si sorprendeva di quanto le loro somiglianze si fermassero al piano fisico.

Per fortuna, fu Dalia a riprendersi per prima ed entrare nella casa della loro amica. E anche lì tutto era in ordine, non c'erano segni di azioni sospette. Furono tutti salutati da Hugo, Thomas, Adrien e Marinette e la mora li accompagnò immediatamente in camera sua.
《Che cosa ci facevate laggiù dietro l'albero?》 Chiese la ragazza, che era molto più che contenta di vederli. Con tutto quel trambusto che era successo, le ci voleva un po' di normalità.

Lei, Coleoptere e Kitsune avevano pensato per giorni e giorni a chi potesse essere il nemico misterioso di cui avevano tanto sentito parlare, così da poterlo cercare e tentare di fermarlo, ma non era servito a niente. Tutti loro avevano tormentato i loro Kwami per sapere qualcosa, ma non avevano detto niente. E adesso ne aveva abbastanza.
Voleva smettere di pensare come Chatte noire per almeno una giornata e tornare ad essere solo Emma. E sentire Plagg decantare le odi del Camembert non era quello che aveva in mente.

Gli altri tre, da parte loro, arrossirono come peperoni involontariamente quando sentirono quella domanda. Altro che appostamento furtivo, erano stati scoperti come degli idioti mentre spiavano una loro amica con un binocolo! Molto probabilmente, se non si fosse trattato di Emma, sarebbero già stati accusati di violazione della privacy!
Ma lei riprese a parlare, attirando di nuovo la loro attenzione. 《Sentite, lo so che in questo periodo non ci siamo parlati molto e mi dispiace. Questo periodo è stato un gigantesco disastro tra questi continui attacchi, il padre di Davide e il ricovero di Xu e Lila.》

Dalia batté le palpebre confusa. Di cosa si stava scusando? 《Oh no Emma. Non è colpa tua, anzi non lo è di nessuno. Insomma, tutti si sono ritrovati incastrati in questa situazione.》
《Esatto. Ed è proprio per questo che vi ho fatto venire qua! Ho intenzione di organizzare una festa!》

《Una festa!?》 Replicarono gli altri in coro.
《Esatto, da Xu, con voi, Jules e Davide. Abbiamo tutti bisogno di distrarci e quale occasione migliore se non un party!? Porteremo tutta la roba da mangiare nella stanza di ospedale e ci divertiremo un po'. Che ne dite?》.

La ragazza era come un uragano, piena di energia. Voleva fare in modo di riportare tutto com’era un mese prima, senza Miraculus, nemici pericolosi o poteri, così da riuscire a passare almeno una giornata normale con i suoi e ci sarebbe riuscita!
Solo che mentre la ragazza ragionava sul suo piano per sollevare il morale, Renè sorrise malizioso. 《E sarà anche un ottimo modo per stare con un certo ragazzo. Sembravate così uniti all'ospedale mentre vi comunicavate il vostro affetto.》.

L'altra arrossì di botto, iniziando subito a protestare contro il gemello ghignante, mentre tutti i presenti sorridevano gentilmente, persino Adrien, Marinette e i loro figli maschi nell'altra stanza.
Era stata dura per Emma diventare un'eroina e portare la battaglia che loro avevano lasciato in sospeso, ne erano perfettamente consci, e in quel periodo ne aveva passate fin troppe, per questo era davvero bello sentirla ancora ridere e bisticciare con i suoi amici come una ragazza comune.

E lo dimostrò quando trascinò fuori Dalia e i gemelli, urlando che era il momento di fare shopping. Di sicuro quello era un bel cambiamento rispetto alle settimane precedenti.
《È forte esattamente come te. Sono sicuro che se la caverà e darà un bel calcio a quel pazzo e i suoi aiutanti. Tu Milady?》
《Anche io. Tempi oscuri stanno arrivando, ma la nostra piccola sarà pronta ad affrontarli, sempre che non strozzi Plagg.》 Rispose lei, facendo ridacchiare il marito.

Entrambi sapevano che tra non molto avrebbero dovuto uscire allo scoperto e rivelarsi ai portatori. Quel nemico che avevano affrontato e sigillato oltre vent'anni prima stava acquisendo sempre più potere e presto avrebbe colpito, ma per ora volevano lasciarli in pace. Ci sarebbe stato il momento di preoccuparsi sul serio, ma non era quello.
Intanto, mentre la mora si precipitava con i tre fratelli ad acquistare tutto il necessario per una festicciola alla pasticceria dei suoi nonni e al centro commerciale, nell'ospedale, Xu, Davide e Jules stavano a loro volta chiacchierando, del tutto ignari dei piani dei loro amici.

《Come stai adesso?》 Chiese il ramato in tono preoccupato, mentre l'italiano restava in silenzio . Dopo quello che era successo in quella camera, aveva cercato di mantenere le distanze dal suo migliore amico.
Non aveva ancora metabolizzato la storia dei suoi genitori e dopo che era quasi successo era ancora più confuso! Quelle palpitazioni erano ancora impresse nelle sue orecchie e di sicuro vedere il cinese tutto incerottato non era d'aiuto a levarselo dalla testa.

Eppure quest’ultimo sembrava piuttosto tranquillo. Parlava col francese con molta naturalezza, nonostante fosse chiaro che stava ancora male, semplicemente era bravo a nasconderlo. Continuava solo a celare il dolore e lo shock dietro una facciata, ma ogni tanto lanciava delle occhiate a Davide.
Non era del tutto sicuro che fossero davvero stati sul punto di baciarsi, ma non poteva smettere di pensarci. Erano stati così vicini per un attimo. Quelle labbra non erano mai state tanto alla sua portata. Ma dopo, anche se non era successo niente, il rossiccio gli aveva a malapena rivolto la parola, anche se la maggiore causa era il senso di colpa.

E il ciondolo che ora portava al collo non faceva che ricordargli che ora gli stava mentendo. Lui sapeva cosa era il mostro che lo aveva quasi ucciso insieme a sua madre, ma per la prima volta gli stava dicendo una bugia. Stava spudoratamente fingendo davanti al suo migliore amico su qualcosa che lo riguardava in prima persona. E lo stesso pensava Jules quando osservava i suoi orecchini.
Tikki e Trixx li avevano spesso confortati, dicendo che non era colpa loro, bensì di quel fantomatico nemico che continuava ad attaccarli, ma vedere le cicatrici sulla gamba di Xu o sull'addome di Lila era ancora fonte di rammarico.

Solo che, mentre tutti e tre continuavano a crogiolarsi nei loro pensieri, la luce nella stanza si spense di colpo, lasciando i tre letteralmente a brancolare nel buio.
《Ma che succede!? Un Black out!?》 Chiese il cinese, mentre gli altri due portavano le dita ai loro Miraculus, pronti a trasformarsi.

Solo che poi videro delle ombre profilarsi e le luci tornare di colpo, facendo comparire Emma, Dalia, Louis e Renè con i mano Bibite e vassoi pieni di dolci e salatini e degli spara coriandoli in mano.
《SORPRESA!》 Urlarono i tre, facendoli scoppiare e ricoprendo i loro sconvolti con una pioggia colorata. Nei loro occhi c'era solo una domanda “Che accidenti sta succedendo!?”
《Abbiamo pensato che sarebbe stato carino organizzare una festa di buona guarigione per Xu. Così almeno staremo tutti insieme e lui mangerà del vero cibo, visto che qui preparano solo schifezze.》 Rispose il gemello senza occhiali.

《Abbiamo anche i croissant alla marmellata, i tuoi preferiti.》 Continuò sua sorella, rivolgendosi al cinese.
Lui sorrise subito commosso. 《Grazie ragazzi. È… siete davvero fantastici.》

《Lo sappiamo. Ora servitevi!》 Rispose la mora, dando a tutti i deliziosi dolci di suo nonno Tom. Con quelli il successo era sempre assicurato, lo sapeva per esperienza.
E infatti non ci volle molto prima che tutti si rilassassero. I sospetti, la confusione, il senso di colpa, le bugie, tutto si era sciolto, lasciando solo una bella atmosfera gioviale e finalmente leggera.
I sette ragazzi chiacchieravano e mangiavano a più non posso, in barba ad ogni regola della linea e dell'ospedale. Insomma, si comportavano come qualsiasi altro adolescente normale che non aveva il minimo pensiero. 

《È stata una grande idea, Emma.》 Disse il ramato, osservando i loro amici mangiare e parlare con leggerezza. 
《Lo pensi davvero?》 Chiese lei, ignorando le guance calde. 

《Certo. Dovremmo vivere più spesso momenti come questo. Dopotutto è arrivata l'estate.》
《Hai ragione.》 Commentò l'altra contenta.

Solo che nessuno aveva notato le sette figure umanoidi appostate dietro la finestra, tutte di altezze e fisici diversi, ma tutti in attento ascolto
《Sono loro. I nostri bersagli.》 Disse una voce maschile e monocorde da sotto un cappuccio.
《Sono solo ragazzini. Molto presto li faremo a pezzi e prenderemo ciò che appartiene al nostro signore.》 Commentò un altro, che in realtà sembrava un ragazzino di tredici anni , mentre gli altri annuivano e si allontanavano.
L'ultima ad andare via, lasciò cadere dal suo lungo vestito una specie di bigliettino.
“Lui tornerà presto" recitava.

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Capitolo 23
*** Storie dal passato ***


Nelle settimane seguenti, tutto era tornato alla normalità. Xu e Lila erano stato finalmente dimessi dall'ospedale e tutti i loro amici ne erano davvero felici. Averli nuovamente a casa era davvero meraviglioso. Ci sarebbe voluto un po' per farli recuperare del tutto, ma era innegabile che stessero meglio.

Emma e Jules ne erano particolarmente contenti. Vedere nuovamente i loro compagni sorridere era una vittoria per loro. Avevano provato di tutto per riuscire a calmare gli animi ed era bello sapere di esserci riusciti. E non solo i loro amici.
I recenti successi dei portatori, specialmente dopo quel disastro, avevano riscosso molto più successo del previsto e pian piano i parigini avevano cominciato ad affezionarsi ai loro nuovi eroi.
La madre di Jules, addirittura, aveva riaperto il suo vecchio Blog sugli eroi di Parigi, il Ladyblog, e continuava a sostenerli in ogni modo, postando immagini e commenti sul loro operato, dimostrandosi già una loro fan sfegatata come lo era di Ladybug e Chat noir quando era una ragazzina.

In certi momenti, risultava addirittura spaventosa la sua capacità di catturare i momenti della loro ronda o di eventuali combattimenti. Forse era la sua professione di giornalista a darle quella capacità, ma risultava ugualmente inquietante.
Ma grazie a questi interventi, insieme alle varie testimonianze delle persone che avevano salvato, la gente aveva smesso di silurare loro, il sindaco Chloè e il capo della polizia Sabrina, con grande sollievo di tutte le loro famiglie.

Dopotutto, per quelle poche volte in cui avevano incontrato Julie nelle settimane estive, l'avevano vista spesso nervosa e senza il solito cipiglio altezzoso. E per quanto quella ragazza potesse essere insopportabile e vanitosa, lei e i suoi famigliari non avevano fatto niente per meritarsi un tale trattamento. 

Più volte anche suo Marito Natanheal e la sua figlia più grande, Belle, erano stati presi d'assalto dai giornalisti che cercavano di sapere qualcosa sulla situazione del sindaco.
Per fortuna entrambi si erano tolti d'impaccio senza compromettersi, ma solo recentemente erano stati lasciati in pace.
In altre parole, la pace a Parigi regnava sovrana, finalmente.

I portatori erano consci che il loro nemico non era scomparso nel nulla. Anzi, certe volte avevano come l'impressione di averlo vicino, davvero vicino, ma sapevano di non essere da soli. Per quanto avessero molte differenze tra di loro, entrambi i gruppi erano certi che avrebbero fatto una buona squadra in caso di estremo pericolo.
Solo che c'era qualcosa di strano. Ormai erano oltre dieci giorni che niente di strano si metteva sulla loro strada per tentare di ucciderli e dalla vicenda di Davide avevano imparato che questo non era un buon segno. Inoltre, i loro Kwami sembravano essere della stessa idea.

Tikki e Plagg in quel periodo sembravano spesso nervosi, come se si stessero trattenendo dal dire qualcosa. E non importava quante volte gli si chiedesse cosa non andava. Entrambi dissimulavano continuamente, cambiando argomento o restando zitti, ma ormai era lampante per Emma e Jules che qualcosa non andasse. Ci doveva essere sotto qualcosa, qualcosa che riguardava i loro fantomatico nemico principale! 

Ma non erano solo i loro spiriti a comportarsi in quel modo tanto strano.
Anche Trixx, Duusu e Nooroo, il compagno di Mariposa, erano piuttosto sospetti, ma per quanto i ragazzi gli avessero chiesto spiegazioni più e più volte, nessuno di loro era riuscito a tirargli fuori neanche mezza indicazioni sul perché. 

E questo era bizzarro. Loro erano spiriti guida, quindi perché si rifiutavano di dare loro delle indicazioni forse vitali per la battaglia? Ormai il loro nemico era sempre più vicino, lo potevano sentire tutti in qualche modo, dunque dovevano trovare un modo!
Celìne era anche arrivata a tentare di corrompere il suo Kwami con una gigantesca barra di cioccolato bianco, ma non era servito neanche quello. Quel suo infantile e rumorosissimo spirito era rimasto in silenzio. E questo la frustrava oltre ogni limite!

Era spesso uscita la notte per controllare il perimetro, riflettendo su come venirne a capo, come in quel momento, incrociando spesso sulla sua strada gli altri portatori. 
Non aveva neanche capito come, ma loro cinque erano giunti ad una tregua dopo l'attacco del mostro serpente. Nessuno dei due gruppi sfidava l'altro e continuavano le loro pattuglie. 
L'indiana doveva ammettere che quei ragazzi erano più testardi del previsto, ma erano bravi, doveva riconoscere anche questo. Avevano gestito delle situazioni molto complicate, agendo con una maturità che non si sarebbe mai immaginata.

Da quando si era aggiunto il portatore della volpe, poi, erano nettamente migliorati. Non erano ancora al suo livello o a quello della sua compagna, ma non erano scarsi o indegni come pensava all'inizio.
《A cosa pensi?》 La risveglio la voce di Mariposa, che si era arrampicata sul tetto della casa della sua compagna.
《Al motivo per cui i nostri Kwami si rifiutano di parlare. Deve per forza essere qualcosa di legato al nostro nemico. Si comportano in questo modo solo quando gli chiediamo di lui. Ed è snervante. Se penso che forse loro sanno tutto e non vogliono dircelo…》

Ed era vero. Era oltre un anno e mezzo che combattevano contro i mostri che attaccavano Parigi, ma non avevano idea di come fosse colui che li aveva creati. Non conoscevano il suo aspetto, la sua storia o cosa lo spingesse a volere i Miraculus a tal punto.
Ogni volta che chiedevano delle informazioni, i loro compagni diventavano nervosi ed evasivi, tentando di sviare l’argomento.
E la portatrice bionda non aveva avuto più fortuna della sua compagna. Prima di uscire da casa sua per la solita ronda notturna aveva nuovamente chiesto al suo Kwami, ma niente. Nooroo era il più servizievole e obbediente di tutti, ma nemmeno lui aveva detto una parola sull'argomento.

Solo che ne aveva abbastanza di brancolare nel buio! Come accidenti potevano combattere contro qualcuno se di lui non sapevano nulla!? Tanto valeva lottare contro il fumo!
Con un salto entrò dentro la stanza della sua compagna, che la seguì a ruota, e staccò la spilla che portava con un gesto, facendosi circondare da una luce violetta. Il suo costume iniziò a svanire in essa sotto gli occhi stupiti della mora, insieme al potere concessole dal Miraculus della farfalla.
Normalmente avrebbe cercato di prendere le cose con filosofia, ma non aveva più pazienza. Erano state settimane stressanti anche per lei e doversi pure sorbire le menzogne del suo Kwami non era un'opzione contemplabile!

Non ci volle molto prima che anche la sua maschera svanisse nel nulla, lasciando scoperto il bel volto spruzzato di efelidi che era più volte comparso sugli schermi televisivi, quello di Belle Kutzber, la figlia maggiore del sindaco Chloè e sua assistente.
Per lei non era un problema farsi vedere in quella forma da Paon. Dopotutto, sapevano già le reciproche identità da molto tempo. Erano compagne di battaglia da parecchio ormai ed entrambe abbastanza mature da capire che giocare alla mascherata avrebbe solo complicato il loro lavoro di coppia, quindi si erano rivelate l'una all'altra subito dopo i primi mesi da portatrici. Era stata chiaramente una sorpresa, dato che erano anche compagne di classe all'università, ma ci si erano abituate. 

La questione più importante, inoltre, era scucire delle informazioni ai loro Kwami. Ormai era chiaro che il loro nemico era diventato molto più forte e probabilmente aveva qualche asso nella manica, quindi loro avevano bisogno di sapere, anche a costo di minacciarli di morte!
Infatti, dalla spilla viola saltò fuori uno spiritello lilla con delle ali di farfalla sulla schiena e una specie di ricciolo sulla fronte e un'espressione vagamente contrita.

《Belle…》 
《Non voglio sentire scuse. Parla! Ormai sono stufa di girarci intorno Nooroo. Sono settimane che ti chiedo spiegazioni e tu ti rifiuti. Adesso mi spettano!》 Disse lei. In quei giorni, come già detto, aveva un diavolo per capello a causa dei continui attacchi dei giornalisti e non era una buona idea contraddirla in quei momenti.

L'esserino viola sospirò. 《Lo so questo e mi dispiace. È solo che…》
《Cosa!? Cosa ci può essere di tanto terribile da non poter essere detto alle vostre partner!?》 Chiese Celìne. che a sua volta era tornata normale.

Lo spiritello abbassò gli occhi, mentre Duusu gli si parava davanti. 《Non è colpa sua! Non fate così!》
《Duusu, è inutile girarci intorno. Perché non volete dirci nulla? Cosa pretendete? Che noi e gli altri portatori continuiamo a distruggere mostri in eterno? Prima o poi dovremo arrivare al dunque!》

《Non possiamo. Mi dispiace. Vorremmo dirvelo, sul serio, ma questa storia è stato il capitolo più nero della storia dei Miraculus, soprattutto per Plagg e Tikki. Solo loro hanno il diritto di parlarne.》 Disse Nooroo.
《Sentite, gli altri portatori hanno la stessa età di mia sorella e io non lascerei mai che lei corresse questo pericolo. Sono giovani e non meritano di finire male per colpa di un mostro di cui nemmeno conosciamo l'identità. Dovete aiutarci a combattere il nostro nemico!》

I due scossero la testa. 《Non possiamo.》
Ed era la stessa identica cosa che Plagg, Trixx e Tikki stavano dicendo ai loro compagni, che erano rimasti sorpresi tanto quanto Belle e Celìne.


《Mi spieghi perché non me lo puoi dire Tikki? Io non capisco.》 Disse Jules, guardando la sua amica. Erano giorni che lui in particolare si sentiva strano. A volte percepiva che qualcuno lo stava osservando e stranamente i suoi orecchini si scaldavano in maniera innaturale in quei momenti, come se stessero cercando di avvertirlo.
Ne aveva parlato con la sua compagna, chiedendole spiegazioni in aggiunta a tutto il resto, ma lei aveva semplicemente sgranato gli occhi spaventata.
Non capiva perché e ormai stava perdendo la pazienza. Non voleva fare paura a Tikki, era un'amica fantastica che lo aveva più volte sostenuto e consigliato, ma doveva sapere. 

Lei abbassò lo sguardo per l'ennesima volta, sospirando. Forse era il momento di confessare. Dopotutto, prima o poi lei e tutti gli altri avrebbero dovuto parlarne con i loro pupilli e continuare a rimandare non sarebbe servito a niente. 
《Semplicemente è una cosa che riguarda l'ultima Ladybug e la battaglia finale che lei e gli altri portatori hanno affrontato contro il nemico che ora ci minaccia. È stata senza dubbio la battaglia più terribile che io abbia mai affrontato in tutti i miei secoli. Lei e Chat noir la vinsero per un soffio, riuscendo a sigillarlo con i loro poteri. Ma lui… è davvero l'essere più orribile che sia mai esistito. È qualcuno di così terribile ed antico che noi nemmeno osiamo più chiamarlo per nome. E se un tempo era un cuore gentile, la perdita di una persona importantissima lo cambiò in peggio. Commise un crimine orribile quando ancora era un umano, quando ancora aveva un’anima, ed era qualcosa che nessuno aveva mai osato fare.》
Jules la stava guardando con fare assorto. 《Capisco Tikki. Ma che c'entra tutto questo con noi? Sappiamo che il sigillo a ceduto e che lui è tornato in libertà, ma noi non siamo Ladybug e i loro compagni, quindi perché attaccare noi o le nostre famiglie?》

《Il punto è che lui vuole i Miraculus. Solo questo. Non gli fa differenza chi li indossa o in che modo ottenerli. Tutto quello che vuole è collezionare i gioielli della coccinella, del gatto nero, della volpe, dell’ape, della tartaruga, della farfalla e del pavone. E questo non può assolutamente accadere, perché il potere che scaturirebbe dall'unione di tutti e sette sarebbe davvero terribile.》
《Quindi in poche parole lui vorrebbe dominare il mondo? Non è un po' come il classico cattivo folle?》

《No. È molto molto molto peggio. Persone come Papillon volevano solo i poteri che ora appartiene a te e Chatte noire, e da soli sarebbero stati sufficienti a riscrivere la realtà. Ma tentare di prendere sette gioielli tutti insieme… vorrebbe dire che l'essenza stessa di ogni cosa potrebbe essere spezzata e ricreata dal principio. E lui ne è in parte in possesso ormai.》
Un brivido scese incondizionatamente giù per la schiena di Jules. 《Che cosa vuoi dire?》

《Durante la battaglia finale, in qualche modo, quel mostro riuscì a rubare un frammento dei poteri dei Miraculus usati per imprigionarlo. E' per questo che i tuoi orecchini reagiscono e potrebbe risultare un segno estremamente pericoloso. Non so per cosa potrebbe usare quelle stille, ma di sicuro niente di buono.》
Il ramato si fece pensoso. Tikki gli aveva detto che i Miraculus, se usati insieme, potevano diventare estremamente pericolosi e creare poteri oltre ogni immaginazione, ma pensare che il loro nemico possedesse una parte dei loro poteri lo faceva preoccupare ancora di più.

Ripensò a tutti i suoi amici. Emma, Davide, Xu, Dalia, i gemelli, Chatte, Kitsune, i suoi genitori, persino Paon e Mariposa. Tutti loro sarebbero potuti morire come era successo a Marcello e lui non sapeva cosa fare. 
La sua piccola amica aveva provato a spiegargli, ma quella storia aveva sollevato ancora più quesiti. 

Quella persona doveva essere stata per forza in contatto coi Miraculus per conoscerli a tal punto, magari poteva essere stato addirittura un portatore, ma chi poteva essere? Per quale motivo avrebbe voluto usare quei sette Miraculus tutti insieme? E cosa poteva averlo spinto a voler provare a farlo? Ovviamente quello non era un potere che doveva cadere in mani umane. 
Era qualcosa di troppo allettante. La capacità di poter ricreare ogni legge reale da zero a proprio piacimento e renderla assoluta doveva essere tenuta ben lontana dalla portata degli avidi. Molto probabilmente era per questo che si sceglieva un portatore per ciascuno dei gioielli. Ma allora… cosa avrebbe potuto farci il loro nemico con quella versione ridotta del potere assoluto? E lui come avrebbe potuto avvertire gli altri portatori di questo imminente pericolo? 

Se quello che gli aveva detto Tikki era vero, era molto probabile che prima o poi tutti loro si sarebbero dovuti scontrare con qualcosa di molto peggio di qualche mostro.
Solo che non ebbe più il tempo per pensarci. I suoi orecchini avevano di colpo iniziato a scottare, come ad avvertirlo del pericolo, e un suono assordante gli riempì le orecchie di colpo e la parete davanti a lui si sbriciolò con un potente botto che ricoprì il pavimento di schegge e calcinacci e lo mandò a sbattere malamente contro la scrivania. 
Con la vista annebbiata dal dolore e dalla polvere derivata dal crollo, il ragazzo riuscì a distinguere una Tikki chiaramente spaventata che cercava di farlo rialzare e una figura femminile vestita di rosso che gli fluttuava davanti.

Questa si fece poco a poco più nitida, rivelandosi come una giovane donna alta e sottile dalla pelle cerea e i lunghissimi capelli neri. Indossava un elegante e pesante abito rosso dalla gonna a balze ottocentesca e maniche lunghe. Un corpetto di ferro le avvolgeva il busto e le spalline metalliche avvolgevano la schiena, mentre una specie di velo le copriva bocca e naso.
Ma la cosa che faceva più paura era il suo sguardo. Era chiaro che lei non era umana, ma quegli occhi ne erano l'assoluta conferma. Erano di colore rosso sanguigno, qualcosa che sprizzava malvagità da tutti i pori e che in qualche modo stava facendo bruciare i suoi orecchini a più non posso.

《Ma… ma che…?》 Chiese confuso il ramato.
La figura fece cadere un bigliettino davanti a lui senza emettere un suono. E su di esso vi era scritto solo “Io sono Lilith, la tua nemesi. Sono qui per riprendere ciò che hai rubato al mio padrone".

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Capitolo 24
*** Musica letale ***


Nino e Alya stavano preparando la tavola per la cena. In quei giorni le cose erano andate molto bene a tutti e due e anche a Jules.
Finalmente la donna si stava facendo largo tra quegli squali dei suoi colleghi giornalisti, mentre suo marito era finalmente riuscito a lanciare il musicista giusto con la sua casa discografica.
Inoltre, loro figlio sembrava stare molto meglio da quando Xu e Lila erano ancora dimessi. Lui e tutti i suoi amici sembravano molto provati in quei giorni, come se avessero addosso un peso immane, ma in quei giorni sembrava essere tornato il loro ragazzo allegro e tranquillo. Quindi, era il caso di festeggiare!

La donna stava ai fornelli, scherzando intanto con il marito. 《Sono sicura che Jules adorerà il tuo arrosto, Nino.》 Commentò.
《Guarda che non te ne do ancora, anche se mi lusinghi.》

Lei gonfiò le guance come una bambina, facendo ridacchiare l'uomo, ma poi sentirono qualcosa. Un suono. Sembrava una strana melodia suonata da un'orchestra di violini, qualcosa di malinconico, lugubre e sempre più forte.
Sembrava provenire dall'esterno, ma la sentirono diventare sempre più potente, fino a che risuonò assordante contro i loro timpani, facendo addirittura vibrare le pareti e costringendoli a tapparsi le orecchie.

《Ma che cosa sta…!?》
La donna non riuscì a finire la frase, perché il muro e il soffitto crollarono di colpo con una terribile cascata di calcinacci, polvere e cemento, mentre la musica scaraventava giù anche altre due figure, entrambe vestite di rosso e nero.

La prima era l'eroe Coleoptere, ma la seconda era strana. Sembrava una ragazza riccamente vestita e dallo sguardo crudele, che torreggiava flittuando sul giovane.
Quest’ultimo aveva un lungo taglio sanguinante sullo zigomo ed era sudato per lo sforzo. Quella ragazza apparentemente muta aveva iniziato ad attaccarlo senza preavviso, demolendo la sua stanza e costringendo lui e Tikki a trasformarsi in fretta e furia.

Ma anche in quella forma, il ragazzo poteva sentire la paura della sua piccola amica. Era qualcosa di antico, probabilmente taciuto a molti dei portatori che aveva avuto. Ed era la stessa che stava attanagliando lui.
Quei mostri non mostravano pietà per nessuno, lo sapeva. Le immagini delle ferite di Xu e Lila gli balenavano davanti agli occhi, solo che stampate sui corpi dei suoi genitori, ancora rannicchiati in un angolo. 

Doveva assolutamente allontanare da lì Lilith e trovare un modo per contattare Chatte noire e Kitsune e farsi dare una mano.
Facendo scattare lo yo-yo, colpì dritta in fronte la sua nuova avversaria, che si voltò a guardarlo nel suo inquietante silenzio. Volò velocissima dietro l'eroe, mentre quest’ultimo si era rialzato ed era saltato giù dal cornicione.

Fuori quella lugubre melodia impregnava l'aria in una maniera impressionante. Le note sembravano vorticare e accompagnarsi tra di loro, ma non era piacevole. Sentiva una stranissima paura nel sentirla. Era la paura di Tikki, ma anche la sua. 
Era una specie di enorme mix di angoscia da cui non poteva scappare. Aveva lasciato i suoi genitori da soli in preda allo shock e ora stata disperatamente fuggendo da Lilith, ma lei continuava ad inseguirlo in volo senza tregua.

E questo non aiutava! Non aveva mai percepito le emozioni di Tikki in quel modo durante la trasformazione, ma adesso le sentiva come proprie e quella maledetta musica non smetteva un secondo di risuonare ovunque, mentre la sua nemica muoveva le braccia come una conduttrice d'orchestra.
Il suono si piegava al suo comando, nonostante il totale silenzio di cui lei stessa era impregnata, lanciandosi verso l'eroe coccinella. Le onde sonore sfondarono i tetti su cui correva, portandolo ad accelerare la sua corsa. Il filo dello yo-yo gli permise di volteggiare rapidissimo da un muro all'altro, evitando i colpi, ma lei lo inseguì.

Lui tentò di rifilarle un calcio, però lei volò via rapidissima, creando coi suoi movimenti sempre più suoni in mezzo a quella melodia che lo stava facendo impazzire. Comunque, grazie allo yo-yo, fu abbastanza veloce da lanciarsi addosso a lei e colpirla con più energia possibile, ma non servì a niente. 
Quella ragazza era una creatura orribile, lo aveva capito fin da subito. I suoi attacchi non erano serviti a niente e, per quanto la colpisse o cercasse di infliggerle dei danni, niente serviva.
Per questo non potè fare a meno di cominciare una specie di corri e fuggi tra i tetti, ma ad un certo punto un altro attacco lo centrò il pieno, impedendogli di difendersi in tempo e mandandolo a sbattere dolorosamente contro un tetto.

Si rialzò col fiato corto, mentre osservava la ragazza con l'abito rosso. Provò nuovamente a colpirla con la sua arma, ma lei si spostò, creando un tale caos di onde sonore da spedirlo nuovamente a suoi piedi. 
La sua sola presenza era qualcosa di terribile. Vicino a lei si sentiva infiacchito, non aveva energia per opporsi ed era una orribile sensazione si impotenza.
Poi la vide far cadere un altro biglietto. La parola “Patetico" era scritta su di esso ed era una vera umiliazione. Era anche così che si sentiva, patetico ed inutile. Quello scontro totalmente unilaterale era veramente tremendo, che fine aveva fatto tutta la sua forza!?

Solo che poi una figura rapida ed elegante si frappose tra lui e Lilith, colpendo la ragazza in rosso dritta al costato con un lunghissimo bastone metallico.
《Spiacente, mia cara, ma c'ero io per prima. Se vuoi un appuntamento, mettiti in fila!》 Disse Chatte noire col suo solito ghigno malizioso.

L'altra le lanciò un'occhiata truce, dirottando sempre più suoni contro di lei, ma la ragazza gatto svanì in una nuvola di fumo arancione, mentre la musica di un flauto sorpassava un attimo quella dei violini.
Kitsune saltò giù dal tetto su cui era appollaiato e puntò la sua arma contro la ragazza in un chiaro gesto di sfida, mentre osservava i suoi compagni spostarsi da tutt'altra parte. 
La sua nemica, per tutta risposta, alzò le braccia e la sua orchestra suonò con ancora più potenza, concentrando la sua energia sul ragazzo volpe. Il suo principale obiettivo era il portatore della coccinella, ma il suo padrone voleva anche gli altri Miraculus, quindi avrebbe attaccato anche gli altri.

Ma l'eroe arancione corse sempre più velocemente, saltando rapidissimo da un tetto all'altro, e canzonandola anche parecchio mentre evitava i suoi colpi.
《Avanti, prendimi! Che c'è, non mi vedi!?》 Continuava a urlarle, mentre creava sempre più copie attorno a se e Chatte noire portava Coleoptere su un altro tetto.
Era una fortuna che lei e Kitsune fossero arrivati in tempo per aiutarlo, perché non lo aveva mai visto ridotto così e questo la stava facendo preoccupare da matti. La sua solita postura fiera era ingobbita da fiatone, aveva un'espressione esausta e sembrava anche sul punto di vomitare.

《Coleo… stai bene?》 Chiese, dandosi dell'idiota. Era ovvio che non stava bene! Nemmeno lei stava bene! Aveva una bruttissima sensazione addosso e non voleva che diventasse realtà.
《No. Tutto questo è… un incubo. Non capisco che succede. Non riesco a fare niente, sono completamente inutile!》 Urlò con frustrazione.

Era vero, si sentiva da cani! Non aveva energia, non riusciva a combattere, stava distraendo Chatte e lasciando Kitsune a combattere da solo!
Gli stava venendo voglia di urlare, ma poi sentì un morbido contatto attorno a se e un rumore bizzarro, simili alle fusa. La ragazza lo stava abbracciando, strusciandosi addosso a lui. Ed era bellissimo.
Si sentiva al sicuro così. L'angoscia sua e di Tikki sembrava svanire lentamente in quella sensazione soffice, confortevole e in qualche modo familiare ed era meraviglioso!

Ma la voce della ragazza lo riscosse. 《Non sei inutile, assolutamente. Sei un compagno fantastico! Un amico fantastico! Mi hai salvata tantissime volte e adesso io e Kitsune ti aiuteremo a tirare un calcione nel didietro a quella tipa! E poi… magari potremmo uscire?》
Il ragazzo si ritrovò a ridere. Lei era diventata rossa, esattamente come lui, in una maniera adorabile e sicuramente quello era il migliore incoraggiamento di sempre, probabilmente l'unico che avrebbe seriamente funzionato. E lei era seriamente una ragazza speciale.

《Mi farebbe piacere quando sarà finita, sai?》 Disse infatti.
《Sul serio!?》 Urlò lei con gli occhi sgranati e scintillanti e il cuore che scalpitava. Coleoptere aveva seriamente accettato un suo invito! Non ci sperava sul serio, ma era successo!

Lui sorrise di fronte a quell'espressione così felice, mentre tutti e due raggiungevano il fianco del ragazzo volpe, che stava ancora combattendo senza sosta contro Lilith a colpi di flauto.
《Ve la siete presa comoda!》
《Scusa!》 Risposero i due, tirando fuori le loro armi e ricominciando a lottare a loro volta.

Quella tipa era potentissima, ma loro erano colmati da una strana energia, specialmente l'eroe rosso e nero. I suoi orecchini avevano ricominciato a scaldarsi e questo, più le parole di Chatte noire, lo stavano facendo sentire rinvigorito. 

Intanto, sotto di loro, si era formato un nutrito gruppo di persone. Marinette e Adrien insieme ai loro figli minori erano in prima fila, osservando lo scontro con il cuore in gola. Appena avevano visto quella creatura, avevano capito subito che il loro nemico aveva colpito ancora. E se era stata creata nel modo in cui temevano, allora la loro bambina era davvero in pericolo. 
Ma non erano gli unici a temere per i tre giovani eroi. In mezzo a tutte quelle persone c'erano anche Nino e Alya, ancora ricoperti di polvere per il crollo, la sua migliore amica, Rose Lavillant, e sua figlia Celìne, i signori Alix e Kim, il fratello della prima, Jalil, e i coniugi Kutberg insieme alle loro figlie e i loro occhi erano incollati sui ragazzi, esattamente come la signora Juleka, suo marito, i tre figli e Xu, che erano a loro volta preoccupati. 

Avevano ovviamente notato l'assenza proprio di Emma, Jules e Davide, nonostante la presenza di tutti i loro genitori in mezzo alla folla, e questo stava fomentando i loro sospetti anche di più. Ma non sapevano cosa fare. Non erano ancora sicuri delle identità dei tre eroi di Parigi, ma in qualche modo sentivano di volerli aiutare, nonostante la paura li agitasse.
Intanto, Celìne e Belle erano riuscite ad allontanarsi insieme ai loro Kwami, che, esattamente come lo erano Tikki, Plagg e Trixx, si erano di colpo irrigiditi, ma le loro portatrici non potevano occuparsene. I loro spiriti erano strani da settimane e ormai c'era una questione più urgente.

Lilith si stava rivelando un'avversaria molto più potente del previsto e loro dovevano assolutamente intervenire prima che qualche Miraculus cadesse nelle mani sbagliate.
《Non abbiamo tempo da perdere. Duusu, trasformami!》
《Nooroo, trasformami!》 

Un attimo dopo, in un lampo viola e blu, Paon e Mariposa erano partite alla carica per aiutare Chatte noire e tutti gli altri.
La ragazza in blu scoccò immediatamente una freccia che esplose con forza contro la ragazza muta, portando i tre ragazzi a voltarsi verso di loro con espressione confusa.
《Vi diamo una mano solo per distruggere lei. Non fatevi illusioni.》 Li freddò l'indiana con la sua solita calma. 
La sua compagna annuì, ma comunque creò immediatamente uno sciame di farfalle viola che si accanì con forza contro la loro avversaria, ma lei creò l'ennesima tempesta di suoni e le disperse. E questo fece digrignare i denti ai cinque.

Gliele avevano date come non mai a suon di illusioni, bastonate e colpi di yo-yo, ma lei ancora rimaneva vigorosa come prima, continuando a far imperversare quel suo requiem infernale!
《Riproviamo tutti insieme!》 Urlò Coleoptere, lanciando di nuovo la sua arma, che venne accompagnata dalle frecce della ragazza pavone e dalle farfalle, mentre Kitsune colpiva col suo flauto e Chatte noire col suo bastone, ma anche questo provocò pochissimi danni, non tirandole fuori neanche un gemito. 

Puntò semplicemente i palmi verso di loro e le scariche di suono li mancarono per un soffio spostandosi velocemente verso Notre dame, ma era chiaro che Lilith fosse in una chiara posizione di vantaggio.
Loro stavano scappando come conigli, mentre la folla sotto di loro era costretta a fare altrettanto a causa dei crolli causati dagli impatti sonori.
E la giovane donna in viola diventò di colpo rossa di rabbia di fronte a quello spettacolo. Quella dannata creatura le comunicava un senso di stizza con tutto quel suo maledetto silenzio e quella costante musica. E per questo si decise a coglierla di sorpresa.

Il potere principale del suo Miraculus era quello di creare campioni sfruttando le loro emozioni, dando vita a servi dotati di poteri che avrebbero dovuto combattere ai suoi ordini fino alla sconfitta. E quello era il momento adatto!
Percepiva molta paura e frustrazione, tutte provenienti da quelle persone sotto di loro, costrette a fuggire e ripararsi, a dover subire per l'ennesima volta gli attacchi di quei mostri senza poter fare niente. 
Ma in particolare ce n'erano due. Due fonti di rabbia e timore davvero perfette. Quei due gemelli che si tenevano stretti al ragazzo cinese e alla ragazzina dai capelli neri sarebbero stati la loro carta vincente.

Immediatamente attorno a lei apparvero tantissime farfalle e due di loro vennero immediatamente caricate dalla sua energia. In questa maniera, quei due ragazzi avrebbero potuto combattere al suo fianco insieme a Chatte noire, Coleoptere, Kitsune e Paon.
《Sorgete, miei campioni Aquarius e Aracnos!》 Urlò infatti, lasciando andare i due insetti, che volarono velocissimi verso i due, entrando all'interno del ciondolo e degli occhiali che indossavano. E, sotto gli occhi sconvolti di tutti, le loro forme iniziarono a cambiare in mezzo ad una nuvola viola.

La pelle di Renè si fece di colpo di un azzurro trasparente e ricoperta da mille increspature, come se fosse fatta d'acqua, esattamente come i capelli e tutto il resto del corpo, bocca e naso svanirono e tutta la sua figura parve farsi più flessuosa e liquida.
Invece i capelli di suo fratello si allunarono tantissimo, gli occhi si fecero rossi e circondati da una maschera nera, come i guanti e la veste di foggia greca che portava, mentre dalla sua schiena nuda spuntavano quattro lunghissime zampe di ragno.

Entrambi scattarono verso Mariposa senza dire una parola, lasciando tutti, in particolare la loro famiglia, senza parole. Erano oltre quarant'anni che si vedevano akumatizzati in città e adesso i fratelli di Dalia lo erano diventati e si stavano accanendo su Lilith. 
Il primo continuava a lanciare getti d'acqua contro di lei, mentre il secondo continuava a colpirla con quelle che sembravano delle ragnatele velenose, venendo accompagnate dalle frecce di Paon e dalle farfalle della loro padrona.

《Hey! Smettetela! Cosa hai fatto ai miei fratelli! Falli tornare normali!》 Urlò Dalia alla ragazza in viola.
《Non posso. Gli ho solo dato il potere che volevano per combattere e adesso ci aiuteranno a distruggere quel mostro.》 Ribatté lei, rimediando un'occhiataccia da Chatte noire e Coleoptere.

Avevano bisogno di aiuto, ma non volevano riceverlo in quella maniera! Solo che non ebbero molto tempo per pensarci, perché la loro nemica si liberò dei due akumatizzati e ricominciò con quella musica ormai insopportabile che Aveva ormai ricoperto di crepe metà degli edifici della città.
E dalle strade, al riparo dai crolli, Marinette e Adrien stavano guardando i ragazzi combattere. Entrambi i lati del conflitto erano in una situazione di stallo e nemmeno la presenza di Aquarius e Aracnos sembrava servire. 

Anzi, lo stato di quei due stavano mandando nel panico Dalia, Juleka e Lambert e prima o poi i ragazzi si sarebbero stancati o ritrasformati. Inoltre, sui loro corpi c'erano moltissimi tagli ed escoriazioni che avrebbero continuato ad aumentare se loro due non avessero fatto qualcosa per aiutarli.
《Adrien… io temo che non abbiamo scelta.》 Disse sotto voce la donna.
《Sei sicura, Milady? Se lo facessimo davvero, potremmo salvare la città, ma anche condannarla.》

《Ma se non facciamo niente sarà distrutta in ogni caso, insieme ai nostri figli, noi, i nostri amici e i Miraculus. Abbiamo bisogno che gli ultimi due eroi più potenti nascano.》 Rispose Marinette, facendo annuire il marito.
《Mamma… andrà tutto bene, vero?》 Chiesero di colpo i loro figli, stretti alle loro gambe per la paura. Le espressioni serie dei genitori li avevano fatti preoccupare parecchio e speravano che non fosse tutto messo male come sembrava.

La donna sorrise con dolcezza. I suoi bambini avevano paura, ma lei sapeva che cosa fare. 《Certo, tesori miei. Vedrete che adesso io e papà troveremo un modo per aiutare gli eroi di Parigi.》
A dire il vero, lei e suo marito avevano da tempo scelto un candidato fantastico per essere portatore. Uno che era rimasto accanto al suo migliore amico anche nei momenti peggiori e che aveva cercato di difenderlo ad ogni costo, ma non era il solo.

Avevano visto anche un'altra persona perfetta. Qualcuno che, nonostante nutrisse nel profondo il dubbio di non sapere tutta la verità, era comunque rimasta vicina ai suoi compagni. Avevano dimostrato coraggio, generosità e fiducia, tutte qualità da portatori.

Ed ora, entrambi erano lì! Era l'occasione perfetta per consegnare loro gli ultimi due gioielli. Sarebbe stato molto rischioso, e probabilmente i due ragazzi avrebbero avuto dubbi, ma non avevano altra scelta
Xu e Dalia, infatti, stavano ancora osservando il combattimento con la preoccupazione stampata in faccia. Ma quando videro i quattro avvicinarsi a loro, sentirono immediatamente che stava per succedere qualcosa di nuovo. Anche se non sapevano cosa.

《Ragazzi.》 cominciò Adrien 《È un'emergenza. Dovete venire con noi.》

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Capitolo 25
*** Una scelta difficile ***


Marinette e Adrien stavano scortando rapidamente i loro figli e i due ragazzi verso la casa di Gabriel, mentre sentivano ancora i suoni del combattimento in lontananza. Avevano una paura matta per l'incolumità di Emma, ma dovevano avere fiducia in lei e nei suoi compagni.

E inoltre, quello che stavano per proporre a Xu e Dalia era altamente pericoloso per tutti, anzi era praticamente ciò che voleva il loro Nemico, ma era anche la loro unica possibilità di salvezza.
Già aver dato a Davide il Miraculus della volpe era stato un azzardo fuori programma, ma sembrava che non ci fosse altra scelta. I poteri dei mostri e quelli del loro Nemico crescevano troppo velocemente e a Chatte noire e Coleoptere serviva aiuto. 

Avevano dunque sperato che gli eroi già presenti potessero combattere alla pari con le Sue forze, ma non era stato così e non potevano rischiare che qualcuno di loro morisse, specialmente la loro Emma. Sarebbe stato un colpo troppo forte anche per i Kwami.
Dunque, appena giunsero davanti alla grande villa di Gabriel, l’anziano Agreste aprì il portone, ma appena vide il cinese e la parigina, si incupì.

《Ne siete davvero convinti? Questo potrebbe…》
《Non c'è altra scelta. Ormai è necessario che anche loro abbiano la possibilità di scegliere se scendere in campo o no.》 Rispose Marinette, facendo annuire l'uomo.

Dal canto loro, sia Xu e Dalia sia Hugo e Thomas non stavano capendo un accidenti di tutta quella conversazione. Di cosa stavano parlando quei tre? Che cosa avevano intenzione di fare?
Quelle domande continuarono a rimbalzare nelle loro teste anche quando entrarono nella casa e vennero condotti fino all'enorme salotto. L’atmosfera lì dentro era pesante, avrebbero potuto tagliarla a fette.
Solo che poi videro Adrien avvicinarsi a qualcosa, un grammofono dall'aria molto antica, e toccare quelli che sembravano tasti. E sotto gli occhi sbalorditi dei quattro, ne tirò fuori una scatola di lacca a tre piani con dodici cassettini sui lati e la poggiò sul tavolo davanti a loro.

Xu e Dalia sgranarono gli occhi. Quello scrigno… loro lo conoscevano! Era più grande, certo, e le decorazioni erano un po' diverse, ma era comunque simile alla descrizione che Emma aveva dato delle scatolette dei Miraculus.
Tra tutti i guai che avevano vissuto se ne erano quasi dimenticati, ma adesso che l'avevano davanti era impossibile sbagliarsi. Sentivano inoltre una sorta di energia provenire da quel contenitore, qualcosa che li stava chiamando a se. E questo mescolò la loro ansia e confusione con un certo senso di curiosità ed eccitazione.

《Ragazzi, quello che stiamo per dirvi è qualcosa di veramente importantissimo. E ciò vuol dire che non potrete mai rivelare a nessuno, nemmeno alle vostre famiglie o ai vostri amici. È veramente molto importante che tutti voi lo promettiate.》 Disse Serio Gabriel, distogliendoli dai loro pensieri.
I quattro si guardarono confusi, ma non esitarono a giurarlo. 《Lo promettiamo.》

Marinette allora sorrise, cercando di allentare la tensione. Quei ragazzi stavano per essere buttati a capofitto in una guerra a causa loro dopotutto, dunque voleva farli sentire almeno un po' più tranquilli, ma non esitò un attimo ad aprire la scatola. E quello che c'era dentro lasciò a bocca aperta i quattro ragazzi.
C'erano cinque spazi colorati di arancio, giallo, verde, blu e viola e in mezzo il simbolo dello yn e dello yang in bianco e nero, ma ad attirare la loro attenzione furono i due gioielli che brillavano all'interno.
Il primo era un semplice braccialetto di corda con attaccata una scintillante pietra verde dalla forma che ricordava una tartaruga sbozzata. Il secondo invece era una sorta di pettinino in osso dorato con la forma di un'ape incisa nella parte superiore.

《Ma cosa sono questi?》 Chiese Thomas, curioso.
《Questi sono i Miraculus della tartaruga e dell'ape, due dei diciannove gioielli miracolosi che concedono a chi li indossa poteri inimmaginabili. Questi due sono i simboli della protezione e della laboriosità, e oltre a concere i propri poteri a chi li porta, dona loro al contempo la capacità di trasformarsi in supereroi.》 Spiegò brevemente Gabriel, lasciando spiazzati tutti quanti.

《Co… cosa!?》 Urlò la ragazzina dai capelli neri. Fino ad un attimo prima pensava che ci fosse qualcosa di strano in quella chiamata nel bel mezzo della battaglia che aveva invischiato per chussà quale ragione anche i suoi fratelli, ma non si sarebbe mai aspettata una cosa simile.
E soprattutto, per quanto potesse sembrare da pazzi, ne lei ne Xu avevano dubitato neanche per un attimo che quei gioielli fossero come quelli degli eroi di Parigi. Avevano ascoltato quella breve spiegazione e si erano fidati come niente. Marinette, Adrien e Gabriel sembravano così seri che sarebbe stato impossibile non credere alle loro parole.

《Hai sentito bene, Dalia. E, prima che tu lo chieda, si, sono questi gioielli a permettere a Chatte noire, Coleoptere, Kitsune, Paon e Mariposa di trasformarsi. Sono questi a renderli supereroi e a dare loro la possibilità di difendere Parigi.》
《Sul… sul serio? Questi… accessori possono concedere un simile potere?》 Chiese Dalia, osservando lo scintillio del pettinino dell'ape. Di nuovo non aveva dubitato un attimo delle parole dei tre. Sembravano così sicuri. Sembrava impossibile non credergli. Era come se avessero avuto un assaggio di quei poteri sulla propria pelle
.
E fu il pensiero che fece sgranare gli occhi a Xu. Sembrava impossibile, ma qualcosa gli diceva che quei tre non avevano semplicemente studiato i Miraculus. 
《Signor Agreste, Marinette, Andrien… voi per caso avete usato questi Miraculus quando eravate più giovani?》 Chiese infatti
I due coniugi sorrisero con uno sguardo di intesa. Sapevano che ormai non potevano fare altrimenti, era arrivato il momento, dopo tanti anni di silenzio, di uscire allo scoperto.
《Eccome se li abbiamo usati. Per molto tempo io e la mia Lady abbiamo protetto Parigi nei panni dei leggendari Ladybug e Chat noir!》 Esclamò il biondo con un sorriso a trentadue denti, lasciando letteralmente a bocca aperta i suoi figli e i due ragazzi. 

《E non è finita qui. Indovinate chi è stato il terribile e pericolosissimo Papillon? Niente meno che mio padre, Gabriel Agreste!》 Esclamò di nuovo lui con enfasi, facendo alzare gli occhi al cielo a suo padre e facendo cadere la mascella a tutti i presenti.
《Vo… vo… voi avete… voi siete…》  Balbettò Dalia, facendo scoppiare a ridere la donna. Si era immaginata una reazione simile, ma non poteva smettere di fissare la faccia stralunata dei ragazzi o gli occhi scintillanti dei suoi figli. Non poteva che sentirsi lusingata di tutta l'ammirazione che avevano per lei e suo marito, solo che presto tornò seria.

《Esattamente, noi siamo i predecessori di Chatte noire e Coleoptere, coloro che hanno protetto Parigi per cinquant’anni.》 Disse per l'appunto, mentre il marito ridacchiava ancora davanti alle occhiate felici dei loro figli minori.
《Già. Quando ancora eravamo giovani, aitanti ed energici soprattutto.》 Commentò con tutta la malizia alla Chat noir di cui disponeva, facendo alzare gli occhi al cielo al padre e alla maglie.

《Ancora mi chiedo come abbia fatto a dire si quando mi hai chiesto di sposarti.》
《È perché sono purrr-fetto, Milady.》 Rispose lui con un occhiolino, ma venne riportato alla realtà da un colpo di tosse di Gabriel, che fece arrossire la donna.

《Si, ecco… siamo stati noi stessi degli eroi insomma, e adesso siamo anche nuovi gran guardiani dei Miraculus. Ci sono stati affidati dal gran guardiano di quei tempi, il Maestro Fu, e dato che ormai vi abbiamo rinunciato, siamo noi a custodirli mentre sono inattivi e a scegliere a chi concedere i loro incredibili poteri.》
《E per secoli questi oggetti sono stati affidati a dei giovani uomini e delle giovani donne che li hanno utilizzati per difendere il mondo dall'avarizia e la corruzione del genere umano. E anche adesso stanno venendo utilizzati per questo scopo.》 Proseguì Adrien, ritornato serio.

《Tutti quei mostri che hanno attaccato la città recentemente, infatti, sono emissari dell'ombra più distruttiva di tutti i tempi. Un essere di estrema pericolosità che per secoli ha tentato di impadronirsi proprio di questi gioielli.》 Concluse Gabriel.
A quel punto, Xu, Dalia, Hugo e Thomas avevano totalmente perso il filo. Non solo avevano scoperto di avere davanti gli Ladybug, Chat noir e il terribile Papillon, ma anche dell'esistenza di questo terribile nemico. Il punto era che non capivano a quale scopo gli stavano dicendo tutto questo.

《Scusate, ma di cosa state parlando?》 Chiese il cinese.
《Del creatore di tutti quei mostri, il Nemico finale dei portatori dei gioielli. Un essere esistente da millenni che punta solo alla conquista di tutti i Miraculus. Purtroppo noi lo conosciamo bene. Ha causato più danni di qualsiasi altro avversario abbiamo mai affrontato.》

《E non soltanto noi. Molti tra i nostri predecessori lo hanno affrontato per anni pur tenere al sicuro i gioielli dalle sue mire, a volte anche perendo nella battaglia. Ma questa volta sembra più determinato che mai e se Chatte noire e tutti gli altri non riusciranno a prevalere tutto il nostro mondo sarà in grave pericolo.》 
《Ma perché? Insomma, concedono dei poteri, questo è ovvio, ma perché qualcuno dovrebbe volerli a tal punto?》
《Semplicemente perché se usati insieme hanno delle possibilità infinite. I Miraculus sono in qualche modo connessi con l'energia e l'equilibrio della realtà stessa, fungendo da mezzo per proteggerla, ma se utilizzati tutti insieme da un'unica persona possono diventare l'arma più distruttiva mai esistita. Potrebbero  spezzare la stessa legge della realtà e della logica e riscrivere ogni cosa fin dal principio di ogni tempo, creando nuove regole e leggi a cui tutti sarebbero soggetti.》

Xu e Dalia sentirono una specie di scossa lungo la schiena, un brivido che scese rapidissimo. Non sapevano perché, ma solo sentire quelle parole li stava facendo inorridire, come se solo sentir parlare di quella possibilità fosse inconcepibile, ma Hugo e Thomas erano ancora confusi. 
《Ma allora gli eroi di Parigi devono impedire tutto questo?》 Chiese il bambino più piccolo.

《Esatto tesoro. Questo è proprio lo scopo di Chatte noire, Coleoptere, Kitsune, Paon e Mariposa, ma ormai il nostro nemico e i suoi seguaci sono diventati troppo potenti. Noi stessi riuscimmo a sigillarlo per un soffio, ma ormai quella catena è stata quasi del tutto spezzata e purtroppo i nuovi eroi non sono ancora forti abbastanza. Ed è per questo che siamo qui. Per trovare il modo di aiutarli.》 Disse sua madre, mentre lei e suo marito prendevano rispettivamente il braccialetto e il pettinino dalla scatola e li tendevano verso i due ragazzi.
《Xu Cheng, Dalia de Solange, abbiamo deciso che sarete voi a prendere i poteri di questi due Miraculus, così da poter difendere Parigi e i suoi abitanti. Da oggi in poi sarete degli eroi dotati di straordinari poteri che lotteranno per mantenere la pace.》 Disse l'uomo, lasciando di stucco entrambi. 

Definirli confusi a quel punto sarebbe stato oltremodo riduttivo. Nel giro di un'ora avevano assistito ad uno scontro epocale tra gli eroi di Parigi e quella creatura, all'akumatizzazione di Louis e Renè, all'esistenza dei Miraculus e avevano scoperto che non solo quei tre erano Ladybug, Chat noir e Papillon, ma che c'era chissà quale pazzo che stava cercando di ottenere quei gioielli e distruggere così tutta la realtà conosciuta e adesso quegli ex eroi gli avevano chiesto di prendere due gioielli magici e combattere in quella guerra!

《Che… che vuol dire!? Cosa dovremmo fare!? Indossare questi cosi e gettarci in battaglia!?》 Urlò tutto ad un tratto la ragazza. Aveva provato a mantenere la calma durante tutta quella spiegazione, ma ormai non ce la faceva più, specialmente a causa della vista di quel pettinino. Era tutto fanatstico, visto da fuori, ovviamente. Avevano appena scoperto di avere davanti i più grandi eroi della storia e loro stessi avevano chiesto il loro aiuto, offrendogli anche di diventare dei difensori della giustizia a loro volta, ma lei non se la sentiva. La sorpresa aveva lasciato il posto alla paura.

A causa di quei gioielli miracolosi, di quella storia assurda e di quel pazzo senza nome di cui le avevano parlato, l'intera città era stata trascinata in una situazione assurda che aveva trasformato i suoi fratelli in due… mostri neanche un'ora prima e lei ne aveva paura. Non aveva idea di come facesse Xu a restare così tranquillo, visto che lui aveva quasi subito recuperato la sua compostezza, ma lei era spaventata e sotto stress e non ne poteva più.

《Io… io non posso fare una cosa simile! Mi state chiedendo di stravolgere la mia vita ancora di più per gettarmi nel buio in… uno scontro potenzialmente mortalr con una persona di cui ho solo sentito parlare. Non… non ne sono capace! E poi, perché proprio noi? Siamo solo dei liceali, non eroi!》
Gabriel non perse un minimo della sua compostezza. 《È qui che vi sbagliate. Marinette e Adrien hanno osservato sia voi che tutti gli altri eroi. Hanno visto che avete tutte le qualità adatte. Siete forti, generosi e abneganti verso gli altri. Avete corso dei pericoli a causa del nostro nemico, ma in qualche modo siete andati avanti senza arrendervi, come tutti gli altri. Anche tutti gli altri portatori hanno dovuto affrontare delle difficoltà, salvando persone a loro care o mostrando di esserne degne. Per questo anche voi sarete ottimi portatori.》

Xu si portò istantaneamente la mano alla gamba, mentre ignorava le urla della ragazza. Le cicatrici che la segnavano non sarebbero mai scomparse, glielo avevano detto in ospedale, ma non era quello a cui stava pensando. I suoi pensieri si stavano muovendo rapidamente, cercando di fargli ricordare qualcosa.

Quando era stato salvato da Chatte noire, Coleoptere e Kitsune aveva avuto una strana impressione. Gli era sembrato come di riconoscere l'eroe volpe. Era da pazzi, e lui era quasi svenuto quando lo aveva visto, ma quegli occhi, così verdi e allungati… gli sembravano famigliari. Troppo familiari.
E ora il sospetto e la preoccupazione si erano insinuati in lui. Se i portatori erano persone che si erano sacrificate per altri, che avevano dimostrato di essere degni di un tale potere e che addirittura rischiavano la vita pur di difendere la pace, allora c'era una buona possibilità che rimanessero feriti. E se la teoria che aveva elaborato si fosse rivelata corretta…

《Non ho ragione, Xu!?》 Urlò di nuovo Dalia, riscuotendolo dai suoi pensieri. 《Noi dovremmo affidare questo compito a qualcun altro. Non siamo supereroi. Non possiamo prenderci questa responsabilità.》

Ma il cinese non era d'accordo. Era vero, lui non era un eroe, aveva fin troppa paura di dichiararsi a Davide, figurarsi se sarebbe stato in grado di combattere al fianco degli eroi di Parigi, eppure qualcosa gli stava urlando di prendere quel braccialetto e accettarne i poteri. E quel qualcosa era molto più forte della sua insicurezza.
Dopotutto, lui voleva difendere i suoi amici e la sua città, oltre ovviamente a Davide e agli eroi di Parigi, a cui doveva ancora la sua vita. Non voleva più rimanere inerme come quella volta in cui il mostro lo aveva quasi sbranato. Aveva visto la paura dell'italiano e di sua madre, aveva visto la sua incapacità e non era riuscito a farci niente. 

Ma adesso che aveva a disposizione una simile occasione, il suo desiderio era poter finalmente aiutare qualcuno stava finalmente abbattendo il suo complesso di inferiorità. E se avesse dovuto accettare il peso di quel Miraculus pur di realizzare quel sogno, allora lo avrebbe fatto. Dopotutto, se Marinette e Adrien avevano scelto lui e non qualcun altro, una ragione doveva esserci.
Dunque, sorrise gentilmente a Dalia, mentre le sue dita stringevano la pietra a forma di tartaruga del Miraculus, lasciando i tre ex portatori piacevolmente sorpresi e la ragazza completamente spiazzata.
《Xu… perché lo hai…?》
《Perché io ho delle persone che voglio assolutamente proteggere, Dalia, e so benissimo che senza questi poteri non posso fare quasi niente per loro. Tu hai paura, e lo capisco, anche io ce l'ho. Temo di fallire, temo che quella persona non mi amerà mai, temo che non riuscirò mai a dirgli come mi sento, ma voglio provarci e farò quello che ritengo giusto. E tu?》

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Capitolo 26
*** La squadra si completa ***


Chatte noire saltò nuovamente contro il tetto, tirando bastonate contro la loro nemica senza pietà. Quell'essere era qualcosa di mostruoso. Nessun altra tra le creature che avevano sconfitto si era mai dimostrata tanto potente e resistente.
Insomma, erano cinque portatori più i poteri dati dalla trasformazione dei gemelli, eppure Lilith non sembrava molto danneggiata, mentre loro erano tutti stanchi. Persino Paon e Mariposa avevano il fiato corto e loro avevano molta più esperienza di lei e i suoi amici!
La loro nemica, però, fluttuò rapidissima verso di lei, preparandosi a lanciare l'ennesima scarica di onde sonore, ma lo yo-yo di Coleoptere la fermò.

《Non osare toccarla!》 Urlò lui, trascinandola giù a forza contro una delle guglie della cattedrale di Notre Dame. Era lì che il loro scontro si era spostato di recente. Le enormi campane sembravano in qualche modo mitigare l'orchestra di violini e ne avevano approfittato.
Solo che il ragazzo in rosso non aveva ancora idea di come sconfiggere la sua nemesi. Combattere era diventato sempre più difficile, a mano a mano che lo scontro andava avanti, e lui stava sentendo la disperazione salire sempre di più. Perché non poteva sconfiggere quell'essere!?

Dopotutto, lei si era definita la sua nemesi, quindi lo scontro avrebbe dovuto riguardare solo loro due, ma la sua incapacità aveva fatto si che anche Chatte, Kitsune, Paon, Mariposa e persino i gemelli fossero trascinati nella battaglia.
E lui non voleva che succedesse! Lui era Coleoptere! Tikki gli aveva più volte detto che il suo Miraculus era il più potente insieme a quello della sua partner, ma allora perché accidenti lui era sempre così incapace!? Era una sensazione orribile!
Ma di che cosa si sorprendeva? Non era nemmeno capace di dire a Chatte ed Emma come si sentiva quando gli stavano vicine.
Quasi non riusciva ad ammettere con se stesso quanto fosse bello scherzare e sentire le lusinghe dell'eroina gatto e di come adorasse la freschezza e la dolcezza della sua migliore amica. 
Parò un colpo facendo ruotare la sua arma, continuando a srotolarla per colpire e schivare, mentre vedeva Aquarius e Paon travolgere Lilith con potenti getti d'acqua e frecce e Kitsune volare velocissimo tutto intorno, mentre creava sempre più copie di se stesso per prendere tempo. 

L'eroe arancione, dunque, scese giù in picchiata, accompagnato dai suoi sosia, creando una specie di nuvola arancione che avvolse Lilith in un continuo caos, colpendola più volte con il flauto ed impedendole di attaccarlo grazie alle illusioni. Ma poi successe qualcosa di brutto.
Il velo che copriva la bocca della loro nemica si aprì e un terribile urlo percussivo travolse tutto, mandando in mille pezzi le grandi vetrate di Notre Dame, spazzando via i sette eroi e spedendo Kitsune contro una delle guglie della cattedrale.
Gli uncini di pietra tagliarono brutalmente la sua schiena e lui scivolò giù con la brutta sensazione di qualcosa di bagnato e caldo che scendeva dalle sue spalle, mentre la ragazza mostro puntava nuovamente le mani verso di lui.

《KITSUNE!》 Urlò Chatte, cercando di raggiungerlo a tutta velocità, ma non avrebbe mai fatto in tempo.
Il ragazzo chiuse gli occhi, rassegnato al venir sconfitto, ma il colpo decisivo non lo raggiunse mai, perché qualcosa si era frapposto tra di loro. 

L'italiano sentì distintamente le onde sonore impattare su qualcosa di metallico che lo aveva salvato da una fine molto dolorosa e quando aprì gli occhi si ritrovò davanti… una schiena!
Una schiena lunga, muscolosa e fasciata da seta verde appartenente ad un ragazzo veramente altissimo che si era messo davanti a lui per proteggerlo.

Indossava un abito orientale, un changpao più precisamente, di colore smeraldino con due spacchi sui lati che lasciavano vedere i pantaloni bianchi. Una lunga coda di capelli neri scendeva sulla sua nuca e le braccia nude e muscolose mostravano una pelle molto pallida. Al suo polso brillava un braccialetto con una gemma a forma di tartaruga.
Il grande scudo che reggeva in mano stava bloccando l'attacco di Lilith e, dopo un attimo, lo disperse del tutto.

Poi, senza aspettare un secondo, lanciò immediatamente la sua arma come un frisbee, mandandolo contro lo stomaco della loro avversaria, facendola accasciare a terra e riprendendolo al volo. 
《Stai bene?》 Gli disse poi il nuovo eroe, voltandosi verso il ragazzo in arancio, mostrando un bel viso orientale e gli occhi a mandorla circondati dalla maschera verde.

L'eroe volpe, dal canto suo, aveva di colpo perso la capacità di parlare o reagire in modo sensato. Oltre alla sorpresa nel ritrovarsi di fronte un nuovo portatore, c'era anche qualcosa in lui, in quegli occhi, che lo colpiva e a cui non riusciva a dare un nome. Sapeva solo che non poteva smettere di fissarlo imbambolato. Persino il dolore delle ferite sembrava essere svanito.
Ma il loro scambio di sguardi si interruppe molto presto, quando arrivarono anche gli altri quattro eroi, anche loro abbastanza sorpresi nel vedere l'asiatico.

《Un… nuovo portatore?》 Mormorò Paon, battendo le palpebre confusa. Duusuu le aveva detto più volte che i guardiani non erano intenzionati a donare troppi gioielli tutti insieme, eppure già sei dei più potenti erano stati affidati a qualcuno. Che lei e Mariposa si fossero sbagliate?
Per tutta risposta, il nuovo arrivato fece un lieve inchino. 《Il mio nome è Daimao. Sono il custode del Miraculus della tartaruga, è un onore conoscervi, eroi di Parigi.》.

E lo era davvero! Xu non poteva credere di star parlando a quelle persone dal vivo e come loro pari. Doveva ancora riprendersi da tutte quelle emozioni. A partire da quelle create dalla sua trasformazione. 
Dopo che aveva preso la scatoletta del Miraculus, un esserino verde simile ad una tartaruga ne era saltato fuori, dicendo di chiamarsi Wayzz e di essere il suo kwami. Era stato lui a dirgli come trasformarsi e a concedergli un potere così incredibile.

Aveva addirittura salvato Kitsune! Almeno aveva potuto ricambiare il favore, nonostante il ragazzo sembrasse ancora dolorante a causa dei lunghi tagli che gli attraversavano la schiena. Solo che lui, a sorpresa, gli tese la mano.
《Benvenuto in squadra. E grazie.》
Il cinese stava per stringerla, quando Lilith saltò nuovamente fuori, il vestito finalmente strappato, gli occhi furenti e le mani già pronte a scatenare i suoi suoni.

《Questa proprio non si arrende!》 Commentò Mariposa, il bastone in pugno.
《Tranquilla. Stavolta abbiamo noi un asso nella manica.》 Commentò il nuovo eroe in verde con un sorrisetto, lasciando alquanto confusi i suoi compagni.

Almeno fino a che una minuta figura in giallo e nero non passò davanti a loro a tutta velocità, bloccando nuovamente la loro nemica con quello che sembrava il lunghissimo filo di una trottola.
Poi volò nuovamente a tutta velocità, avvolgendola più volte e poi spedendola via con forza, atterrando infine sul tetto accanto a loro sotto gli occhi stupiti di tutti.

Era una ragazzina quella che avevano di fronte, sui quattordici anni circa, ed indossava un vestito scollato con una gonna sfrangiata simile a quello di Campanellino che le lasciava le spalle e le clavicole nude, di un giallo acceso intersecato da strisce ed arabeschi neri che la facevano assomigliare ad un'ape. Dei lunghi guanti neri e degli stivali con tacco dello stesso colore le fasciavano gli arti e delle ali trasparenti da insetto le spuntavano dalla schiena.
Infine, i capelli erano legati in un complicato chignon tenuto fermo da un pettinino a forma di ape e gli occhi erano circondati da una maschera gialla e nera.
In poche parole, non c’era un solo nuovo portatore, ma ben due! Questo sicuramente era un colpo di scena.

Non che la nuova arrivata fosse meno sorpresa dei suoi colleghi, semplicemente cercava di trattenersi. Aveva preso quel Miraculus d'impulso. Per un attimo aveva smesso di pensare grazie alle parole di Xu e lo aveva preso. 
Fino all'ultimo secondo aveva pensato che quella non fosse una buona idea. Insomma, lei non era un'eroina. Era una ragazzina troppo goffa per far tutto. Solo che poi aveva pensato ai suoi fratelli akumatizzati. Non poteva lasciarli combattere da soli! Non poteva lasciare che venissero feriti!
E quando quella creaturina adorabile simile ad un'ape chiamata Pollen si era materializzata e l'aveva chiamata “mia regina"… diciamo che si era fatta prendere la mano e aveva deciso di fare una bella entrata in scena. Ma adesso, di fronte agli sguardi strabiliati degli eroi di Parigi, Aracnos e Aquarius, non poteva che sentirsi fiera di sé.

《Tu… sei anche tu una…》 Balbettò Coleoptere.
《Si. Io sono Honey Bee, la portatrice dell'ape. Lietissima di conoscervi!》 Disse nervosamente, puntando lo sguardo sui suoi fratelli. Entrambi sembravano stare bene e ricambiarono il suo sguardo con intensità, dandole quasi l'impressione che l’avessero riconosciuta. 

Solo che di colpo Chatte noire batté con forza le mani sulla sua spalla e quella di Daimao con un sorriso a trentadue denti.
《Ma questo è fantastico! Vuol dire che la nostra squadra si è allargata e che adesso combattete tutti insieme per distruggere il nostro Nemico!》 Urlò.
《In effetti è veramente una gradita novità. Benvenuti a bordo ragazzi.》 Ribadì Kitsune, facendo arrossire il cinese.

Solo che Paon li richiamò immediatamente all'ordine. 《Ehm… scusate se interrompo, ma quella Lilith non è ancora stata sconfitta.》 Disse, indicando la ragazza, se possibile ancora più infuriata, che stava volando a tutta birra verso di loro.
Ma Coleoptere sorrise. 《Stavolta la sconfiggeremo. Tutti e nove insieme!》 Disse, dando rapidamente istruzioni a tutti i suoi compagni, che, senza un fiato, raggiunsero le loro postazioni. 

Chatte, Aquarius e Kitsune si sarebbero occupati degli attacchi da vicino, Daimao e Aracnos della difesa, lui e Honey Bee dell'ostacolo e Paon e Mariposa dei colpi a distanza.
Per il ragazzo coccinella era una sensazione strana quella che stava provando. Quella di fare parte di una squadra finalmente. Non più dei gruppetti, ma una vera squadra.
E finalmente avevano messo alle strette Lilith, che, finalmente ferita in vari punti, tentò di scappare e recuperare il vantaggio perduto, volando verso il campanile, ma i gemelli e l'eroina in giallo le stavano alle costole, lanciando ragnatele, getti d'acqua e colpi di trottola. Lei sfruttò nuovamente la sua orchestra per colpirli, ma i due ragazzi protessero la giovane senza pensarci.

E non smisero neanche un attimo. Quando la ragazzina non poteva schivare, loro incassavano il colpo senza pensarci, rispondendo a tutta forza con i loro poteri.
《Non preoccuparti sorellina. Ti copriamo noi.》 Sussurrarono entrambi ad un certo punto, lasciando interdetta la ragazza. Era stato poco più di un refolo che era uscito dalla bocca di entrambi, ma lei lo aveva comunque sentito. L'avevano riconosciuta sul serio in così poco tempo!?

Quello poteva essere o un problema o un sollievo, ma non aveva tempo di pensarci in quel momento. Era sicura di potersi fidare dei suoi fratelli, però stavano ancora combattendo e doveva concentrarsi. 
Lo scudo di Daimao aveva fatto schiantare Lilith contro una delle campane ed il loro rintocco sembrò come un colpo letale per lei, poiché si premette le mani sulle orecchie con forza, come se fosse stato un qualcosa di insopportabile.

E questo fece immediatamente scattare una lampadina nelle menti di tutti loro.
《Può essere sconfitta! Questa è la nostra occasione! Lucky Charm!》 Evocò immediatamente Coleoptere, osservando il martelletto che gli era caduto in mano.
Immediatamente guardò tutto intorno a se, specialmente i suoi alleati e il suo yo-yo, trovando subito un’idea geniale, a cui però avrebbero dovuto partecipare tutti.

《Kitsune, Paon, Mariposa, voi, Aracnos e Aquarius dovete distrarre Lilith. Tenetela il più possibile vicina alla cella campanaria e usate anche i vostri poteri se necessario! Chatte, Daimao, Honey Bee, noi li raggiungeremo dopo, ho un piano.》
《Ai vostri ordini, Milord.》 Commentò Chatte con il suo solito occhiolino, mentre i loro compagni scattavano verso l'alto. Adorava quando il suo partner prendeva il comando in quella maniera, era così dannatamente sexy!

《Occhio a non divorartelo con gli occhi, ma chère.》 La canzonò l'eroina della farfalla, mentre arrivava sul campanile ed iniziava a dare ordini ai suoi campioni.
Doveva ammettere che forse si era sbagliata sul conto di quei ragazzi. Le stavano più simpatici del previsto e di sicuro quei due gemelli che aveva scelto erano ottimi akumatizzati, nonostante avesse notato quanto difendessero l'eroina dell'ape. Ne avrebbe parlato con Paon.

Intanto, nei piani inferiori, Coleoptere, Chatte e i due nuovi eroi stavano scalando il campanile con furtività, pronti a mettere in pratica il piano del ramato.
《Honey Bee, Daimao! Spiegatemi in fretta i vostri poteri.》
《Abbiamo entrambi abilità fisiche superiori alla norma, io in special modo, poi il mio scudo è indistruttibile e il mio potere speciale è in grado di creare una barriera impenetrabile.》
《Io invece posso volare molto veloce, bloccare con la mia trottola e il mio potere inietta un veleno paralizzante molto forte.》

《Bene allora. Appena i nostri compagni avranno indebolito Lilith a sufficienza, noi entreremo in azione. Dovremo far suonare le campane il più possibile e dobbiamo impedirle di scappare, quindi prima la paralizzeremo e poi con una barriera abbastanza grande la rinchiuderemo. Con tutti quei suoni la debiliteremo abbastanza da permettermi di batterla.》 Commentò l'eroe rosso, mentre osservava gli altri portatori combattere sempre con più foga.

E alla fine, batté il martelletto su una delle campane, mentre anche gli eroi in arancio, viola e blu le facevano rintoccare. Lilith si tappò subito le orecchie, ma la ragazza gatto le venne dritta addosso.
《Cataclisma!》 Urlò, facendole crollare addosso una delle varie travi con i suoi artigli.
La loro nemica tentò di liberarsi, doveva andarsene da quel posto, anche il suo padrone glielo aveva detto, ma il suono continuo delle capane l'aveva stordita e questo permise all'eroina gialla di fare la sua parte.
《Venom!》 Urlò, mentre la sua trottola si trasformava in una specie di sfera pulsante che culminava con un lungo pungiglione. Con questo, punse immediatamente il braccio di Lilith e lei si bloccò letteralmente, rimanendo immobile come una statua.

《Adesso Daimao!》 Disse Coleoptere, continuando a far suonare le campane.
《Subito! SHELTER!》 Rispose il cinese, mentre alzava il suo scudo e una grande barriera verde avvolgeva l'intera cella campanaria, amplificando i suoni delle campane ancora di più ed impedendo a chiunque di uscire. E stavolta per la loro nemica non ci fu più scampo.

Infatti Coleoptere prese il suo yo-yo e lo aprì, lasciandolo dritto verso il petto della sua nemesi. Tikki gli aveva detto che era così che Ladybug purificava le akuma, quindi forse avrebbe funzionato allo stesso modo.
Ma quello che nessuno dei nove ragazzi si era aspettato era il potentissimo flash di luce rossa che ne scaturì dopo. Il ramato vide figura della loro avversaria che stava svanendo in quel bagliore, contorcendosi per il dolore, mentre il Miraculus si faceva sempre più caldo e luminoso sul suo orecchio e lui sentiva una specie di flusso attraversarlo in ogni frammento del corpo.
E per un attimo, il ragazzo ebbe l'impressione di essere circondato da tantissime giovani donne, tutte di altezze, aspetto ed etnia diverse, ma ognuna aveva indosso i colori dei portatori della coccinella e gli sorrideva fiera, specialmente l’esile figura della sua predecessora. Ma loro svanirono quando il bagliore si interruppe, lasciando la torre campanaria vuota a parte per la loro presenza.

《Cosa… cosa è appena successo?》 Domandò Kitsune, appoggiato al suo flauto per la stanchezza e il dolore delle ferite.
《Non ne ho idea, ma direi che finalmente abbiamo vinto, anche grazie alle direttive del mio signore e ai nostri nuovi amici.》 Commentò Chatte, sorridendo ai due nuovi eroi, che ricambiarono con fare nervoso, mentre sia loro che Chatte sentivano i loro Miraculus suonare, segno che stavano per ritrasformarsi.

《Ehm… è stato veramente un piacere per me poter combattere con tutti voi. Potrete contare su di me per le prossime battaglie.》 Disse Daimao mentre scendeva rapidamente dalla torre, lanciando un'ultima occhiata preoccupata a Kitsune e alle sue ferite. Ora più che mai sperava di sbagliarsi sull’identità dell’eroe della volpe, perché se avesse avuto ragione, significava che non era stato in grado di difendere Davide per l'ennesima volta.

L'altro, avendo sentito la preoccupazione in quegli occhi, sentì le guance diventare più calde senza motivo, mentre a sua volta spiccava il volo, seguito sbrigativamente da Honey Bee. La ragazzina aveva qualcosa di sospetto. Sembrava particolarmente sfuggente e nervosa, ma non gli interessava in quel momento. 
Quegli occhi scuri e così gentili, la loro preoccupazione… semplicemente non riusciva a toglierseli dalla testa.

Intanto, Coleoptere e Chatte noire stavano osservando Paon e Mariposa. Dopo che il Lucky Charm aveva risistemato i danni alla città, la ragazza in viola si era rivolta immediatamente ai suoi campioni, che si erano inchinati davanti a lei.
《Siete stati stupendi come miei servitori. Vi chiamerò se mi servirete ancora.》 Disse lei, accarezzando i loro capelli e poi aprendo le braccia.
Immediatamente un alone viola circondò Aquarius e Aracnos, ed entrambi tornarono ad essere semplicemente Louis e Renè, abbastanza confusi tutti e due. 

Non ricordavano quasi niente di tutto quello che era successo. Avevano in mente solo dei pezzi di tutta quella battaglia. Le farfalle che li avevano trasformati, gli ordini mentali della loro signora e il fatto che avevano aiutato a distruggere Lilith, ma ricordavano soprattutto una ragazzina alata in un costume giallo e nero dal viso stranamente familiare.
Solo che poi alzarono lo sguardo e videro i quattro eroi che li stavano fissando, specialmente Mariposa, che sorrise leggermente. 
《Potete tornare a casa ora.》.

I due si scambiarono uno sguardo di intesa. Avevano ancora moltissime domande e buchi a causa dell'akumatizzazione, ma era Meglio defilarsi per il momento. Ci avrebbero pensato un'altra volta.
Scesero rapidamente di sotto, lasciando i quattro da soli. A Chatte noire e Coleoptere non rimaneva molto tempo, ma comunque non si mossero. E Paon li osservò con la sua solita freddezza.
《Vi avevo giudicato male. Siete più abili di quanto pensassi, Lo ammetto.》 Disse di colpo. 《E ormai i sette Miraculus più potenti sono stati consegnati, non si può più tornare indietro, quindi lascerò perdere l'intento di riprenderli, ma non sono vostra amica o una vostra compagna. Mi unirò a voi solo in caso di attacco.》
E con questo, lei e la bionda si allontanarono veloci, svanendo rapidamente tra i tetti di Parigi e facendo sbuffare l'eroina in nero.

《Non cambieranno mai, eh!?》
《Sarà meglio che anche noi torniamo. Stiamo per esaurire il tempo.》 Commentò il suo partner, ma lei lo bloccò. Le restavano tre minuti, però doveva assolutamente chiedergli una cosa. Ci stava pensando da giorni e adesso era l'occasione giusta.

《Coleoptere… ti piacerebbe uscire con me?》
L'altro sgranò gli occhi. 《Come?》

《Esci con me. Mi piacerebbe molto poter passare un po' di tempo insieme senza ricognizioni o battaglie di mezzo. Ci conosciamo da quasi due mesi, ma non abbiamo mai passato del tempo tra di noi. E poi, hai detto che mi dovevi un appuntamento!》
Il ragazzo non sapeva cosa fare. Sapeva benissimo che Chatte non gli era indifferente, e per questo si sentiva in colpa quando rifiutava i suoi flirt, e gli avrebbe fatto piacere stare con lei per un po', ma non sapeva se quella fosse una buona idea. Insomma, i civili avrebbero potuto vederli o magari si sarebbe potuto verificare un attacco… no, non era possibile. Doveva rispondere di no. Glielo voleva anche dire, ma poi vide i suoi grandi e verdissimi occhioni felini. E questo fu abbastanza.

《Va… va bene.》
《FANTASTICO! Ti aspetterò domani sera sul tetto vicino alla pasticceria Dupain-Cheng. Vieni puntuale, mi raccomando.》 Urlò lei, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia e facendolo arrossire come il suo costume.
《Buonanotte, Milord.》 Disse poi la ragazza, svanendo anche lei tra i tetti proprio mentre la trasformazione del ragazzo si scioglieva.

《Tikki… è normale che mi senta così… così…?》
《Emozionato? Felice? Eccitato?》

《Confuso! Non riesco a capire chi mi piace alla fine! Chatte è fantastica, è una ragazza bellissima, mi fa ridere e… mi piace molto averla sempre così vicina, ma a me…》
《Ti piace anche Emma vero?》 Commentò la kwami, facendolo annuire piano ed arrossire ancora di più. Questo le fece emettere una risatina. Aveva avuto centinaia di portatrici in ogni luogo e tempo, ognuna con la propria personalità e i propri gusti e passioni, ma era sempre la stessa storia. Ognuna di loro era stata alle prese con il proprio amore confuso, e sembrava che la situazione non sarebbe cambiata perfino quando il portatore era un uomo.

《Il fatto è che lei è così fantastica! È intelligente, spiritosa, carismatica! È la figlia di una grande stilista e del capo della maison Agreste! Inoltre è la nipote del grande Gabriel Agreste! Io non posso neanche pensare di mettermi al suo livello! Ma non posso farne a meno. Il punto è che lei mi piace da matti… ma anche Chatte.》
Tikki sorrise e si strusciò sulla sua guancia. 《Vedrai che farai chiarezza Jules. Ci sono riuscite tutte le tue predecessore, ce la farai anche tu.》

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Capitolo 27
*** Tra ricordi e appuntamenti ***


Daimao ed Honey Bee atterrarono dentro l'appartamento del cinese appena i loro Miraculus esalarono l'ultimo respiro, rilasciando i loro Kwami e facendoli tornare semplicemente Xu e Dalia.
Entrambi erano ancora leggermente euforici. La sensazione del potere di Quei gioielli che scorreva nei loro corpi era ancora presente e meravigliosa proprio come quando si erano trasformati. Immediatamente, però, i due spiritelli si precipitarono verso il loro portatori, risvegliandoli da quei pensieri.

《Siete stata magnifica, mia regina! Avete combattuto quella creatura in modo egregio.》 Si complimentò Pollen, la Kwami dell'ape, un esserino dai grandi occhi blu e il corpo giallo con striature nere.
《È vero. È impressionante che siate riusciti a gestire così bene i poteri dei nostri gioielli in una situazione simile e con così poca esperienza.》 Disse Wayzz, lo spirito della tartaruga, di colore verde e con un guscio più scuro sulla schiena e una voce saggia e pacata.

I due ragazzi, come già detto, erano ancora piuttosto scossi ed eccitati e quelle parole non potevano che fare loro piacere. Insomma… quella giornata era stata decisamente particolare per entrambi. Le loro vite erano state praticamente stravolte!
Oltre ad aver scoperto l'esistenza tutte quelle storie e figure mitiche da Adrien, Marinette e Gabriel, avevano addirittura sperimentato sulla loro pelle l'energia di quei monili miracolosi e li avevano usati per combattere il male! Ed era stato l'evento più fantastico che gli fosse mai accaduto!

Certo, avevano avuto qualche problema quando avevano provato ad usare le loro nuove abilità la prima volta, come dimostrava il naso rosso della ragazzina, regalo delle svariate cadute che aveva fatto mentre tentava di volare, o il buco tra le tegole di una casa lasciato da un atterraggio non esattamente delicato del cinese, ma ne era valsa la pena!
Oltre ad aver ottenuto tutte quelle abilità incredibili, avevano addirittura combattuto da pari con gli eroi di Parigi e avevano distrutto quell'essere insieme a loro! Definire questo un onore sarebbe stato senza dubbio riduttivo, anche se Dalia era ancora poco convinta. 

Era felice di aver salvato la città, i suoi genitori e i suoi fratelli e sicuramente l'energia del suo Miraculus e di Pollen erano state le cose più incredibili che avesse mai sperimentato e le era piaciuto un sacco essere un'eroina, ma era ancora incerta se mantenere l'identità di Honey Bee o meno.
Lei non era coraggiosa o forte come Xu, che aveva capito bene i rischi di quella lotta dopo la spiegazione dei vecchi eroi, ma aveva scelto comunque di combattere per proteggere chi amava, o come Chatte noire e tutti i suoi compagni. 
Loro avevano accettato il loro nuovo ruolo fin da subito a quanto ne sapeva, mentre invece, se fosse stato per lei, non avrebbe nemmeno sfiorato il pettinino che ora brillava tra i suoi capelli. Erano state le parole del suo amico a spingerla a farlo.

Ma era sempre così. Lei doveva sempre essere convinta dagli altri, non era mai capace di agire coraggiosamente di propria volontà. A malapena riusciva a non morire di imbarazzo per tutta la pelle lasciata scoperta dai vestiti della sua trasformazione, figurarsi se sarebbe riuscita a combattere costantemente per la sorte di Parigi!

La Kwami gialla notò l'espressione della sua portatrice e si avvicinò a lei. 《Non si preoccupi mia regina. Nessuno all'inizio è pronto ad una simile missione. Io ho assistito grandi uomini e grandi donne nel passato e mai nessuno di loro accettò con leggerezza questo difficile compito. Ma alla fine loro hanno fatto grandi cose e lei non sarà da meno.》
《Ne sei davvero sicura Pollen? Perché io sono sicura che chiunque sarebbe più adatto di me ad aiutarti.》 Disse lei con fare sconsolato, prendendo il Miraculus dell'ape e osservandolo brillare tra le sue dita.

《Voi siete l'unica e sola regina che potrò servire in questo tempo. E lo farò con sommo piacere, poiché siete voi quella giusta. Come ho già detto, molti furono i miei sovrani in passato. E lei è degna esattamente quanto loro. Ma alla fine la scelta spetterà solo a voi e io mi adeguerò ai suoi desideri.》 Rispose lei con un inchino, mentre Xu e Wayzz si avvicinavano.
《Io a dire il vero penso che tu dovresti tenerlo, Dalia. Sei stata veramente ammirevole e coraggiosa. Non credo che molti avrebbero fatto come te. Hai accettato questi poteri anche se avevi paura e hai combattuto al nostro fianco. Sei perfetta per questo ruolo.》 Intervenne il cinese con la sua solita calma.
《Ed è per questo che Adrien e Marinette hanno affidato a te il Miraculus dell'ape. Sei tu la giusta prescelta per questa generazione, esattamente come lo sono Xu e tutti gli altri portatori.》 Terminò il Kwami verde.

La ragazzina sorrise in modo timido. Le parole del suo amico erano sempre così gentili per lei e tutti gli altri,  esattamente come lo sguardo paziente e convinto dei due Kwami. Erano come un'iniezione di coraggio. La fecero sentire potente, in grado di combattere fino alla fine, anche solo per un attimo.

Il pettinino dell'ape scintillava ancora nella sua mano e sapeva bene che in quel momento avrebbe dovuto scegliere. Tenerlo significava combattere per chissà quanto contro mostri e quel fantomatico nemico di cui ancora non conosceva niente, ma lasciarlo voleva dire perdere tutte quelle possibilità da eroina. 
Lo scontro era stato terribile, ma comunque l'aveva fatta sentire viva. Aveva posseduto dei superpoteri, aveva protetto Parigi, aveva conosciuto di persona gli altri eroi e soprattutto aveva incontrato Pollen.
Già voleva bene a quella creaturina tanto gentile e servizievole nei suoi confronti e ora i suoi occhioni blu la stavano guardando con troppa aspettativa per venir delusi. Perciò, pose finalmente da parte i dubbi. Anche lei alla fine era stufa di essere una codarda, dunque infilò di nuovo il pettinino tra i suoi capelli.
La Kwami gialla sorrise immediatamente raggiante, strusciandosi contro la sua guancia in un moto di euforia per quella sua scelta affermativa, esattamente come Xu e Wayzz.

Anche lo spiritello verde, osservando quello spettacolo, doveva definire molto fortunata quella nuova generazione. I nuovi portatori erano tutti diversi e tutti con i propri difetti, ma erano perfetti per il ruolo, ne era certo. Aveva visto pochi come loro, erano anime rare, come lo erano stati il suo vecchio amico Fu e Carapace, il suo precedente portatore, e soprattutto come Cheng Lu.
Una fitta dolorosa colpì il suo petto pensando a lui. Era stato uno dei suoi più cari amici, un esemplare di rispetto encomiabile, nonché l'unico suo protetto che avesse mai perso la vita. 

Era sicuro che sarebbe andato molto d'accordo con Xu e avrebbe concordato che solo lui e i suoi compagni avrebbero potuto distruggere il loro più potente nemico. Lo stesso che aveva preso la sua vita, insieme a quelle dei protetti di Duusu e Trixx. 

Un essere di una malvagità enorme insomma, che aveva tolto tutto a quelli che aveva amato prima. Ma lui e Pollen ne erano certi. Xu e Dalia avrebbero avuto una parte importante nella sua disfatta.
Il suo nuovo custode dopotutto sembrava una persona veramente perfetta per possedere i suoi poteri. La determinazione nel voler proteggere, la saggezza e una buona dose di testardaggine erano caratteristiche ideali. Solo che in quel momento il cinese sembrava distratto. 

Anche se stava ancora rassicurando Dalia con i suoi incoraggiamenti, i suoi occhi scuri erano pieni di pensieri riguardanti tutt'altro argomento. E questo era proprio la creatura a cui aveva pensato poco prima il suo Kwami.
Aveva provato a capire meglio cosa o chi fosse il loro nemico, ma quello era l'unico argomento di cui tutti, sia umani che Kwami, si erano rifiutati di parlargli. 
“Lo scoprirete a tempo debito" avevano detto e basta, ma questo lo preoccupava ancora di più. Perché anche lui aveva paura, esattamente come Dalia. 

Attorno a lui e ai suoi amici stavano succedendo troppe cose strane per poter essere coincidenze. I sogni di Emma, gli attacchi diretti a lui e Jules, il fatto che fossero tutti presenti al primo attacco. 
In qualche modo sentiva che in quella storia c'erano tutti dentro fino al collo e che il loro Nemico non avrebbe esitato a ricorrere a mezzi terribili pur di raggiungere il suo scopo e prendersi i loro gioielli. 
Lui non era neanche nato ai tempi d'oro di Ladybug e Chat noir, ma sapeva che gli akumatizzati di Papillon non avevano mai fatto veramente del male ad una persona. Erano pericolosi, certo, e a volte avevano inflitto gravi danni, ma non avevano mai ferito gravemente o ucciso qualcuno. 

Invece il loro Nemico e le sue creature sembravano essere di altro avviso. Le cicatrici sulla sua gamba e i lunghi tagli che aveva visto sulla schiena di Kitsune ne erano la conferma.
E pensare all'eroe volpe non lo aiutò a tranquillizzarsi. Lui era arrivato appena in tempo per vederlo impattare contro le guglie di Notre Dame e scivolare a terra. Era stata una visione spaventosa e che si sbagliasse oppure no sulla sua identità, pregava che stesse bene. 
Era stato ferito in modo non indifferente, aveva visto chiaramente il dolore sul suo volto quando aveva spiccato il volo per l'ennesima volta, se ne era reso conto. E quella che aveva sentito quando lo aveva realizzato non era stata una bella sensazione.

Kitsune lo aveva salvato da quel mostro serpente, esattamente come Chatte noire e Coleoptere, quindi era loro debitore, e doveva ripagarli in qualche modo per ciò che avevano fatto per lui e la famiglia di Davide. Avrebbe dovuto cercare di proteggerli tutti ora che ne aveva la possibilità, il suo Miraculus aveva proprio quello scopo!
Ma non era riuscito a raggiungerlo in tempo per impedirgli di schiantarsi, era riuscito a parare il colpo seguente per un pelo, e adesso lui non poteva che sperare che il suo salvatore guarisse presto.

Ma non era così, almeno non proprio. Infatti, appena Davide era ritornato a casa, si era rinchiuso nel bagno di camera sua, cercando di bloccare la fuoriuscita di sangue dai lunghi tagli sotto lo sguardo preoccupato di Trixx.
Lo spiritello aveva afferrato le bende e il disinfettante appena la loro trasformazione si era sciolta, precipitandosi ad aiutare il suo partner. Fortunatamente le ferite Non erano profonde come sembravano, ma comunque sanguinavano abbastanza da far preoccupare entrambi.

《Davide… come ti senti?》 Domandò il Kwami della volpe mentre stringeva le bende con cura.
Era stata una battaglia dura e temeva che il ragazzo avesse subito troppi colpi, specialmente con quel volo contro le guglie della cattedrale, ma l'italiano sorrise. Aveva la faccia pallida ed imperlata di sudore e la schiena bruciava per il disinfettante, ma non era niente di troppo grave, per il momento. 
Tutto quello che voleva era evitare di far preoccupare ancora di più sua madre. La loro relazione era diventata più fredda dopo tutta la storia di suo padre e lei sembrava sentirsi veramente molto in colpa per questo. 

Le volte in cui lo aveva abbracciato e gli aveva chiesto scusa per tutto subito dopo tutto quel disastro erano state le uniche occasioni in cui l'avesse mai vista piangere e far cadere la sua solita maschera forte. Era solo di recente che le cose avevano iniziato a tornare come prima, quindi non voleva aggiungere altro stress a quello che la donna già aveva.
Quindi semplicemente continuò a dire di stare bene e si stese nel letto. Si sentiva di colpo molto stanco e voleva riposare, persino il dolore sembrava sfumare sempre di più. Aveva ancora moltissime cose a cui pensare… ma tutto il suo corpo era esausto. 

Voleva scoprire chi accidenti era il loro nemico, perché volesse i loro Miraculus, chi si nascondesse dietro le maschere dei suoi compagni e soprattutto a chi appartenessero quegli occhi scuri che lo avevano guardato in modo tanto intenso. Gli davano delle sensazioni troppo familiari perché potesse essere una semplice coincidenza, ma in quel momento la sua mente non poteva più concentrarsi.
Nonostante il dolore fisico, si addormentò pacificamente nel suo letto dopo neanche dieci minuti, mentre Trixx, con un sospiro, portava la coperta sopra di lui e si appollaiava sulla testiera per vegliarlo un po'.

Il kwami era ancora molto preoccupato. Per essere uno che odiava le bugie, Davide era bravissimo a ingannare se stesso. Cercava di essere forte e di affrontare al meglio la loro missione, e ci stava riuscendo benissimo, ma era stanco, si vedeva. Quei costanti combattimenti lo stavano sfiancando e forse era proprio questo il piano del loro nemico.

Era sempre stato intelligente. Troppo intelligente. E da quando era diventato quella… cosa sembrava esserlo diventato anche di più. Era come una serpe, nascosta e pronta a mordere. E stava diventando più potente, lo aveva dimostrato quella creatura che aveva inviato. Aveva intenzione di attaccare senza pietà. E i portatori erano il suo bersaglio.
Sapeva bene che anche Tikki, Plagg e tutti gli altri suoi fratelli lo avevano capito bene, ma se per esempio Paon e Mariposa erano in grado di intuire i piani del loro nemico anche grazie alla guida di Duusu e Nooroo e pensare ad una contromossa… Davide e i suoi compagni non lo erano!

Non potevano lasciare che anche i loro custodi odierni finissero come Yue e i suoi compagni. Doveva parlare con gli altri Kwami e i gran guardiani al più presto!
Infatti, dopo aver lanciato un ultimo sguardo al ragazzo addormentato, volò fuori dalla finestra, seguendo rapidamente le scie di energia dei suoi fratelli. Sapeva che era proibito quello che voleva fare, ma non aveva scelta.

Quelli come lui potevano individuarsi in occasioni speciali, per esempio dopo un uso molto intenso dei loro poteri, e fortunatamente lo scontro che avevano da poco concluso era stato uno di quei casi.
Non ci mise molto a trovare Tikki e Plagg, dopotutto erano i più potenti tra tutti loro, e anche Duusu e Nooroo. Non era stato in grado di individuare Wayzz e Pollen, ma doveva accontentarsi.
Si mostrò rapidamente a tutti loro e, quando1 capirono che la situazione era molto seria, si radunarono tutti su un tetto, cercando di non dare nell'occhio e di non svegliare i loro protettori.

《Per quale motivo ci hai chiamato, Trixx? La mia signora non ama che io mi allontani ed in realtà sarebbe proibito farlo.》 Disse il Kwami viola.
《Lo so. Ma avevo bisogno di parlarvi. Lui è diventato molto più forte in questi mesi, ve ne siete accorti vero?》

《Certo che si. Ma che possiamo fare? I nostri custodi non sono ancora pronti a sentire tutta la storia e noi non possiamo arrischiarci ad intervenire.》 Commentò lo spirito blu.
《Io personalmente sono stufo di tutti questi segreti. Non abbiamo mai rimandato così per raccontare quello che è successo! Se soltanto Adrien non me lo avesse chiesto, avrei già detto tutto alla mia portatrice.》 Ribatté Plagg.

《E sarebbe stata una buona idea?》 Chiese Nooroo. 
《Stanno brancolando tutti nel buio! Non hanno idea di chi combattono o del perché e noi siamo qui a discuterne pensando che sia troppo presto. E Lui ci gode pure!》

《Ma come potremmo raccontare una cosa simile a questi ragazzi? Sono ancora troppo giovani come portatori.》 Mormorò Tikki.
《Marinette e tutti gli altri erano poco più grandi di loro quando lo hanno affrontato!》 Si intromise Trixx.

《Ma loro già si conoscevano senza maschera e ne erano al corrente, inoltre combattevano il male da anni e avevano più esperienza.》 Rispose Duusu.
《Ma adesso la situazione è diversa! Trixx ha ragione. Lo abbiamo affrontato già altre quattro volte attraverso i secoli e posso ben dirlo, questa è la peggiore! È diventato ancora più potente di prima, quasi come quando possedeva il Miraculus. E noi dobbiamo difendere i nostri compagni umani.》 Rispose Plagg.

《Ma…》 Provò nuovamente a replicare lo spirito del pavone, ma venne interrotto dal Kwami nero.
《Hai seriamente intenzione di correre il rischio che succeda a loro ciò che è successo a Yue e gli altri?》 Domandò con baldanza, chiedendo il suo supporto a Tikki con lo sguardo.

Lei aveva vissuto estremamente male quella storia dopo tutto quello che era successo alle sue protette coinvolte in quella guerra secolare. Aveva visto due do loro cadere e questo l'aveva profondamente scossa. Infatti, lei annuì in accordo con lui.
《Hai ragione anche tu Plagg, ma non possiamo comportarci come bulldozer proprio adesso. Aspettiamo che tutta questa situazione trovi un equilibrio prima di parlare. Ormai anche Wayzz e Pollen hanno trovato un portatore e la situazione è più che mai simile a quella delle altre volte. Non manca molto perché arrivi il momento giusto. Intanto, difendiamo i nostri partner e impediamo che tutto finisca in tragedia un'altra volta.》 Disse in tono grave, mentre gli altri Kwami annuivano titubanti e volavano via.

La Kwami rossa osservò anche lo spirito del gatto nero allontanarsi in fretta e sospirò. Lei non aveva avuto una bella esperienza, non dopo la morte di due delle sue portatrici nell'arco di pochi secoli, ma senza dubbio era lui quello che ci stava peggio.
Infatti, appena l'esserino nero ebbe attraversato la finestra della camera di Emma, si accoccolò accanto a lei sul cuscino, sperando sinceramente che anche quella volta quella storia finisse bene, e si addormentò come un sasso.

Solo che quel sonno profondo fu interrotto bruscamente varie ore dopo, quando la ragazza spostò brutalmente le coperte, facendolo ruzzolare giù.
《Ma che cosa…!?》 Provò a dire, prima di essere travolto dalla mora, che lo strinse forte al petto con un sorriso smagliante
《PLAGG! Non hai idea di quanto sia felice! Questa sera finalmente avrò un appuntamento con Coleoptere. Capisci? Quel gentilissimo schianto di Coleoptere! Sono troppo emozionata!》 Urlò la ragazza, per poi precipitarsi di sotto a fare colazione con un Kwami traumatizzato nascosto nel pigiama.

Emma sembrava seriamente al settimo cielo, come gli altri componenti della famiglia Agreste poterono constatare, e rimase di ottimo umore per tutta la mattina. Anzi, era molto più pimpante del solito.
Passò tutta la giornata a prepararsi e fantasticare su quella serata. Era la prima volta che lei e Coleoptere si vedevano senza l'ingombro del loro dovere da eroi. Niente città da salvare, niente mostri da distruggere, niente pericoli da affrontare. Solo loro due da soli con la loro cena. E quindi era assolutamente sicura che sarebbe andato tutto bene! Neanche le prese in giro di Plagg su quanto fosse smielata l'avrebbero convinta del contrario.

E quando finalmente venne la sera, se possibile lei era ancora più felice. Il suo cuore batteva con tantissima forza per l'emozione, mentre attendeva impaziente nei suoi panni di eroina sopra un tetto che l'altro eroe la raggiungesse.

Aveva trascorso svariate ore a preparare tutto l'occorrente per renderlo un appuntamento perfetto per lui in base a quelle poche informazioni che gli aveva dato sul suo conto! Quindi sperava davvero molto che gli piacesse.
Inoltre, grazie ai suoi poteri di Chatte noire aveva portato il tavolo, l'occorrente per apparecchiarlo e le sedie sul luogo prestabilito, insieme ad un altro paio di cosucce per creare un'atmosfera assolutamente magica sotto le stelle di Parigi.

Poi, con l'aiuto di suo nonno Tom, si era procurata i dolci migliori che si potessero trovare in tutta la città, insieme anche ad un assortimento di piatti squisiti cucinati dal cuoco del suo altro nonno.
Insomma, tutto quanto era perfetto, mancava soltanto l'ospite d'onore. E quando finalmente il sole iniziò a tramontare, la ragazza sentì dei passi leggeri dietro di lei.
Si voltò verso la figura vestita di rosso e nero che osservava rapita tutto quello che aveva preparato e sorrise nuovamente piena di energia. 
《Benvenuto, mio Signore.》 Disse con una riverenza spiritosa.

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Capitolo 28
*** Amori passati e presenti ***


Jules si sentiva strano in quei giorni. Dopo che avevano sconfitto Lilith sentiva come una sorta corrente attraversarlo costantemente, in special modo quando si trasformava.
Aveva provato a chiedere a Tikki, ma anche lei non aveva trovato risposta, rispondendo che anche lei si sentiva strana. Questo lo aveva messo in allerta, ma non aveva avuto tempo per pensarci oltre. 

Quel pomeriggio era rimasto ore a rimuginare su tutta quella storia dell'appuntamento con la sua partner. Forse aveva fatto un errore ad accettare la proposta di Chatte, ma non era riuscito a dirle di no. 
Era ovviamente attratto da lei, più di quanto avrebbe dovuto. Era davvero molto bella, ma gli piaceva anche la sua energia, la sua forza e il suo ottimismo. Sembrava addirittura che ci fosse una strana alchimia tra di loro… ma non poteva smettere di pensare al fatto che effettivamente non si conoscevano. Lui non aveva idea di chi fosse lei sotto la maschera e viceversa. 

Ed era proprio quello che voleva dirle, solo che quando era arrivato sul posto nelle vesti di Coleoptere era rimasto senza parole.
Tantissime candele accese illuminavano in modo soffuso il tetto su cui si trovavano, creando un'atmosfera quasi magica. Chatte lo stava aspettando appoggiata ad una balaustra, avvenente come non mai nella sua tenuta nera, e aveva organizzato un tavolo apparecchiato con vari manicaretti fumanti pronti per loro. 

La ragazza, quando si voltò e lo vide, sorrise con il suo solito fare malizioso e gli fece una buffa riverenza. 
《Benvenuto, mio signore.》 Disse, mentre lui continuava a guardarsi attorno con gli occhi pieni di meraviglia.
Ma si impose di smetterla di fare il pesce lesso e parlare. 《Chatte… tutto questo è… è stupendo. Io… io non so che dire.》

L'altra sorrise contenta. 《Sono felice che ti piaccia, ho fatto del mio meglio per preparare tutto! Non potevo fare una brutta figura davanti a te proprio ora che finalmente hai ceduto al mio fascino e mi hai concesso un appuntamento.》
Il ragazzo in rosso e nero ridacchiò con fare nervoso alla leggera frecciatina, mentre entrambi prendevano posto e iniziarono a mangiare con gusto i piatti che la ragazza aveva portato.

Era tutto assolutamente delizioso, ma la cosa che gli piacque di più fu che passarono un mucchio di tempo a parlare del più e del meno, come una normale coppia di ragazzi. 
Si raccontarono vari aneddoti della loro vita, senza mai scendere troppo nel dettaglio, e storie divertenti sui rispettivi Kwami, tipo quando lei aveva minacciato il proprio di gettarlo nel water per averle riempito l'armadio di camembert o quando quella di lui aveva mangiato i suoi biscotti tanto in fretta da ingoiare persino un pezzo del piatto.

E tra risate e chiacchiere leggere, la serata aveva continuato a passare tranquilla. E il ramato ancora non poteva crederci. 
Quella ragazza aveva organizzato così tante cose solo per lui, che l'aveva rifiutata anche piuttosto spesso e le aveva detto che per lui era solo un'amica.
Non solo aveva organizzato un appuntamento meraviglioso e con una vista da favola su tutta la città, ma aveva persino portato tutte quelle prelibatezze e lo stava facendo sentire così… bene!

La Tour Eiffel svettava in lontananza verso il cielo e sotto di loro si vedevano centinaia e centinaia di parigini passeggiare senza pensieri. Era come se loro fossero sospesi in quella pace.
Poteva sembrare sciocco come pensiero, ma era vero. Tutto in quel momento gli sembrava stupendo. Non sapeva se era per l'atmosfera, per la compagnia e i sorrisi di Chatte o tutti e due, ma era ugualmente così.

E mentre la serata andava avanti, sopra di loro avevano iniziato ad apparire le prime stelle serali, facendo risaltare ancora di più la luce delle candele e facendo apparire lentamente anche quelle di Parigi a mano a mano che il buio scendeva.
Molto presto, quando ormai il buio era arrivato, tutto attorno a loro si era creata una gigantesca distesa stellata. Loro si erano seduti vicini su uno dei pinnacoli dei tetti per ammirare meglio quella vista. Ed era senza dubbio una visione.

Entrambi gli eroi si stavano guardando attorno pieni di meraviglia, seduti su quel tetto in una pace completa. Per una volta, non c'erano mostri da combattere o nemici da sconfiggere. Erano solo loro due, per una volta tranquilli, di fronte a quello spettacolo.
Ed era impressionante. Vivevano in quella città da anni ed anni, e ormai la difendevano da parecchi mesi, ma solo recentemente si erano accorti di quanto fosse bella in realtà.

《Lo sai… io amo la nostra città.》 Disse di colpo la ragazza gatto, guardando in alto, gli occhi felini che riflettevano la luce delle stelle. 《È un posto meraviglioso. Mi fa sentire davvero fortunata nell'essere un’eroina che la protegge al tuo fianco.》 Disse, mettendo la propria mano su quella del compagno. 
Lui sentì distintamente le guance diventare rosse per quel gesto, ma non spostò la mano. Quel contatto gli piaceva davvero molto. Sentiva il calore della sua pelle anche attraverso i guanti delle loro tute.
《Anche io. All'inizio pensavo di non essere la persona giusta per essere il portatore della coccinella, ma sono felice di averci ripensato. Grazie al mio ruolo mi sono successe tantissime cose a cui non rinuncerei mai.》
《Già. Anche io grazie a questi gioielli ho fatto delle cose incredibili e ho anche conosciuto Kitsune, Daimao, Honey Bee. E soprattutto ho incontrato te.》 Disse, avvicinandosi a lui un po' di più, arrivando ad essere spalla contro spalla.

Il ragazzo inghiottì pesante, non aveva mai avuto una ragazza così vicina. Era una sensazione… veramente piacevole, ma che lo stava mettendo leggermente in difficoltà. 《Chatte… io…》
《Lo so, lo so. Tu hai già una ragazza che ti piace, mi hai parlato di lei con talmente tanta enfasi. È solo che...》 Sospirò la mora, interrompendosi. 
Quando aveva visto lo sguardo dolce con cui l'eroe coccinella parlava di questa fantomatica ragazza, non aveva potuto evitare una fitta di invidia. 

Si chiedeva sinceramente che persona potesse essere tanto affascinante da guadagnarsi le attenzioni di una persona come lui. Probabilmente era una persona intelligente e magari spiritosa e ovviamente bellissima. Insomma, una donna stupenda in tutto e per tutto. Ma lei non si sarebbe arresa lo stesso. Un gatto non mollava mai facilmente l'oggetto dei suoi desideri.
E poi, quella per Coleoptere non era solo una cottarella adolescenziale o una banale attrazione fisica. Lui era stupendo, niente da dire, il suo corpo sicuramente era qualcosa di molto bello da vedere, ma lei sapeva che c'era qualcosa di più tra loro. 

Il suo cuore accelerava sempre quando era in sua compagnia e in quel momento, sentendolo così vicino a sé, lo sentiva martellare contro la sua cassa toracica. Sperava che anche lui la vedesse come qual più di una semplice amica o compagna di battaglia.
Infatti, anche se con fare nervoso ora, chiese. 《Ma senti… se lei non ci fosse, io avrei una possibilità?》

Il ramato batté le palpebre confuso. Quella era una domanda che non si era mai posto. Se non ci Fosse stata Emma, avrebbero avuto una possibilità loro due?
La risposta era si. Assolutamente. Chatte non era proprio una ragazza comune, ma aveva ben capito quanto effettivamente fosse speciale. E non poteva negarlo.
《Io… io credo di si. Tu sei fantastica, non ho mai pensato il contrario, e sono sicuro che qualsiasi ragazzo sarebbe estremamente fortunato ad essere il tuo compagno, è solo che io non posso esserlo. Non vorrei farti soffrire con la mia indecisione e noi... nemmeno ci conosciamo in realtà.》

L'altra aveva sentito il cuore sobbalzare. La riteneva fantastica! Questo era una notizia stupenda! E se il vero problema era semplicemente che non la conosceva senza maschera… beh la situazione era letteralmente a portata di mano.
Non voleva costringerlo, ma desiderava avere una possibilità, almeno una, di farlo innamorare di sé. Per questo portò la mano all'anello.

《Se il problema è questo, allora devi solo chiedermelo. Non ti imporrò niente, lo giuro. Io voglio solo che tu mi veda e poi decida.》 Disse, cominciando a sfilare il monile, ma la mano dell'altro la bloccò.
Le dita di Coleoptere furono nuovamente a contatto con le sue e le scostarono gentilmente dal Miraculus, che rimase al suo posto insieme alla tuta da eroina. 
Aveva sentito una scossa di curiosità quando lei gli aveva proposto fi rivelarsi a lui, ma l'aveva repressa. Era una stupidaggine, lo sapeva, e forse era solo dettata dalla sua codardia, però non voleva scoprire la sua identità in quel modo. 

Era difficile scegliere tra Chatte ed Emma, era vero. Erano entrambe delle ragazze speciali, così piene di vita, energia e sempre pronte al sorriso e nonostante una fosse così testardamente cieca nel vedere quanto gli piacesse e l'altra facesse delle pessime battute e continue allusioni… non poteva non amarle. 
Ma non per questo voleva che lei uscisse allo scoperto solo perché lui era troppo indeciso per capire chi gli piacesse di più tra loro due. Se lo avesse scoperto, voleva che succedesse al momento giusto, quando entrambi avrebbero capito cosa davvero sentivano.

《Non lo fare.》 Disse infatti, mentre riportava le sue mani lungo i fianchi. 《Non voglio scoprire chi sei in questo modo. Voglio che tu me lo dica quando sarò sicuro che tu sarai la ragazza che voglio al mio fianco, quando io stesso ti farò vedere chi sono.》 Disse con decisione.
Vide subito gli occhi verdi della ragazza scintillare, ma non se ne spiegò il motivo. E poi vide anche un sorriso sulle sue labbra. Di scherno? O forse stava provando a non dirgliene quattro per tutte le stupidaggini che le aveva detto?
Rimase comunque fermo immobile, aspettando una sua qualsiasi risposta. E quando si fece più vicina, pericolosamente più vicina, il ragazzo non osò muoversi. Non osò spostarsi, nonostante fosse la scelta migliore e la testa glielo urlasse a gran voce.

Andava contro tutte le sue convenzioni e quello che si era detto e le aveva detto fino a quel momento. Non poteva farsi contraddire così… eppure lei era sempre più vicina e dopo un attimo la distanza svanì.
L'eroina gatto poggiò le sue labbra morbide sulle sue e lui perse la testa. Il suo profumo gli riempì le narici e lui perse completamente la capacità di reagire, lasciandosi andare quasi subito.
Per un attimo si dimenticò completamente di Emma, della città attorno a loro e dell'ora che si faceva sempre più tarda. Cercò perfino di approfondire quel bacio.

Quel contatto era meraviglioso. Voleva tenerlo ancora più vicino a sé, renderlo più stretto, e lei di certo non si fece pregare. Il sapore di Coleoptere era caldo e piacevole e lei ne desiderava ancora.
Le loro lingue danzavano, abbracciandosi con dolcezza e adattandosi l'una all'altra come se fossero fatte apposta, continuando a sfiorarsi fino a quando entrambi non dimenticarono del tempo che passava, senza rendersi conto che qualcuno li aveva osservati fin dall'inizio attraverso i riflessi dei suoi specchi.

Il loro Nemico non si era perso un solo secondo di quell'incontro e adesso stava contemplando quel bacio con un'espressione strana.
La ragnatela di rughe sul suo volto era piegata in un'aria malinconica, mentre i ricordi riaffioravano ancora osservando quei due giovani esprimere quel sentimento che un tempo anche lui aveva assaggiato.
Ricordava ancora quando si avvicinava di nascosto alle stanze della sua amata per farle anche solo un saluto, ai tempi ancora erano entrambi giovani e spensierati. 

Il suo bel viso pallido, i capelli neri setosi e le stupende vesti principesche che indossava ogni giorno erano ancora impresse nei suoi occhi. Gli tornò in mente quando ancora era un semplice soldato che non perdeva mai tempo per andare a far visita alla sua amata.

E lei rispondeva, con quella voce dolce e la risata argentina, ricordandogli sempre il momento di andare con le sue piccole prese in giro così poco consone alla sua educazione.
Ma era per questo che la adorava così tanto. Quella gioia, quella freschezza, quella spensieratezza e quella curiosità l'avevano sempre caratterizzata e resa diversa da tutte le altre fanciulle della loro terra. Ed era proprio questo suo modo di essere ad averlo fatto innamorare di lei.
E quelli erano stati i tempi migliori della sua vita secolare, quando ancora anche lui aveva l'ingenuità e la spavalderia di un giovane e tutta la sua visione del mondo non era stata corrotta dalla sete di vendetta.

Accanto a lei e ai loro amici aveva affrontato tante cose belle e brutte, ma ne era sempre uscito più forte di prima. Si sentiva sempre pronto a fare tutto al loro fianco, al suo fianco. 
Si ricordò quando le aveva chiesto di sposarlo. Il sorriso sul suo volto, le lacrime commosse e il suo “Si" favorito anche dall'imperatore, forse per un miracolo. E averla vista così bella e adorna di gioielli e vesti splendenti alla cerimonia era stata la più grande emozione della sua vita.

Solo che poi gli ritornò in mente l'immagine di lei distesa sulla terra brulla, il suo bel viso così cereo ed immobile, i lunghi capelli e le vesti sporche di rosso, mentre una spada spuntava da suo ventre.
Una lacrima sola scese sul volto canuto, ma l'asciugò in fretta. Era stato quel fatto a renderlo ciò che era, insieme al rifiuto di aiutarlo che avevano avanzato quelli che riteneva amici, che lo avevano addirittura combattuto come se fosse stato un nemico. Ma lui non avrebbe smesso.

Ormai erano secoli che lottava per riavere indietro la sua felicità. E i suoi vecchi amici sarebbero stati felici con lui. Sarebbero tornati tutti. Se ne sarebbe assicurato e tutto sarebbe stato riportato a come era prima. 
Guardò appunto la sua mano, che era molto diversa ora. Le macchie e le rughe stavano lentamente riducendo, mentre tutta la pelle sembrava più sana fin da quando Lilith era stata distrutta.
L'essere la guardò e se ne compiacque. Quello era il risultato del suo esperimento. Se solo una stilla dei poteri dei Miraculus poteva fare una cosa simile… allora averli tutti avrebbe sicuramente realizzato ogni suo intento

Doveva solo sbarazzarsi di quei mocciosi che li proteggevano e poi avrebbe avuto tutto potere necessario per rimettere tutto a posto.
Si voltò verso le ombre, dove riposava una lunga e inquietante figura che sembrava fondersi con esse e dare loro forma.
《Tocca a te adesso. Portami i Miraculus, tu che sei custode del mio retaggio. Vinci, e ti terrò con me fino alla fine. Fallisci, e perirai come chi ti ha preceduto.》 Disse, osservando l'essere fare un inchino e dissolversi, per poi tornare a guardare lo specchio.
《Non manca molto, mia adorata. Tra non molto saremo di nuovo insieme in un mondo perfetto. Lo creerò apposta per tutti noi. Te lo prometto.》

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Capitolo 29
*** Segreti non più tali ***


Davide e Xu stavano passeggiando lungo le strade di Parigi, come ai vecchi tempi. Entrambi avevano affrontato molto negli ultimi tempi e gli ci voleva una pausa.
L'italiano poi era contento che la sua schiena fosse guarita. Il suo amico gli aveva chiesto di fare un giro insieme quella mattina e non voleva sobbarcare lui e gli altri con i suoi problemi più di quanto non avesse già fatto, nonostante si fosse sentito veramente felice quando il cinese lo aveva saputo e si era subito preoccupato per lui.
Ed era una sensazione che stava andando avanti da un po'. La presenza del più alto ormai lo faceva sentire al sicuro. Non sapeva perché, ma anche semplicemente passeggiare con lui era una bella sensazione.

Era da quando il cinese lo aveva aiutato con la storia di suo padre che si sentiva così con lui vicino e non gli dispiaceva affatto.
E per il moro era altrettanto. Stare di nuovo con Davide come quando era una persona comune era una cosa davvero piacevole. E adesso si sentiva anche più sicuro di sé, grazie al Miraculus della tartaruga e a Wayzz.

Erano passate tre settimane dalla battaglia con Lilith e gli attacchi si erano fatti meno frequenti, ma dovevano comunque stare in guardia.
《È una bellissima giornata, vero? Sono contento che siamo usciti insieme.》 Commentò di colpo l'italiano, guardando il cielo azzurrissimo sopra di loro e facendolo annuire ed arrossire. Messa così, sembrava più intima del previsto.
《Hai ragione. Sarebbe un gran bel momento per andare al mare.》 Rispose, ma sembrava avere la testa da un'altra parte.

Non era un caso se aveva chiesto al suo amico di uscire con lui proprio quel giorno. Come aveva pensato, si era fatto più coraggioso grazie ai suoi nuovi poteri, quindi forse sarebbe riuscito a fare… quel passo. Gli sarebbe piaciuto dichiararsi a lui!
Anni ed anni passati nel timore che potesse rifiutarlo e provare disgusto nei suoi confronti non avevano portato altro che gelosia nei confronti di tutte le ragazze e i ragazzi abbastanza coraggiosi per chiedere al ragazzo di uscire. Ma la situazione ora era molto diversa.
Aveva rischiato moltissimo negli ultimi tempi e voleva che Davide sapesse quanto lo considerava bello e quanto gli sarebbe piaciuto se potessero essere più che amici. E se c'era anche una minima possibilità di essere ricambiato… allora l'avrebbe colta!

Entrambi si fermarono su una panchina, il sole che scaldava la pelle, e il cinese si voltò verso il suo amico. La sua pelle abbronzata brillava sotto il sole e i capelli sembravano morbidissimi. Ormai non si poteva più trattenere. Quello era il momento.
《Ascolta, Davide… c'è un motivo per cui ti ho chiesto di fare questa passeggiata. Voglio dirti una cosa importante. Una cosa che ti avrei dovuto rivelare anni fa, in effetti.》 Commentò arrossendo, mentre lo sguardo verde dell'altro lo seguiva attentamente.
Il più grande afferrò le sue mani, prendendo un respiro profondo. 《Davide, io ti…》
Solo che di colpo, un potente botto li interruppe, mentre il coperchio del tombino lì vicino saltava via come un tappo e quella che sembrava una gigantesca ombra nera ne saltava fuori, profilandosi contro il sole in mille volute tentacolari.

I due ragazzi la guardarono sgomenti, mentre acquistava forma, si voltava verso di loro e pian piano rimpiccioliva, raggiungendo la taglia di una persona normale. Una specie di lunghissima veste nera munita di cappuccio e ampie maniche copriva completamente il suo corpo. Le uniche parti visibili erano il mento aguzzo e bianco e due ciocche di capelli argentei che scendevano oltre il cappuccio.
La figura alzò di colpo la testa. Due inquietanti occhi completamente blu si puntarono immediatamente su di loro.
La sentiva, l'energia dei Miraculus. Erano lì! Doveva portarli al suo padrone!

Con un colpo della manica e senza emettere un fiato, estese le sue spire di tenebre verso i due ragazzi, che cercarono di spostarsi, ma vennero comunque afferrati, mentre il corpo del loro nuovo nemico si apriva, rivelando una sorta di spazio vuoto all'interno.
Davide si resse per un soffio alla panchina, mentre Xu si attaccava alla sua caviglia. Entrambi sentirono i loro Kwami venire fuori dalle tasche, ma non potevano trasformarsi in quel modo!
L'ombra dovette capirlo, perché tirò sempre più forte, fino a che il cinese non perse l'appiglio e venne risucchiato lì dentro.

All'italiano parve di vedere la scena a rallentatore. Il suo amico che cercava di trovare un altro punto a cui aggrapparsi, annaspando nell'aria con un'espressione terrorizzata, fino a quando il suo corpo e il suo viso non vennero inghiottiti dal nero.
《XUUUU》 Urlò lui, mentre il corpo del suo nemico non tornava normale.《Ridammelo! Ridammi immediatamente Xu!》 Urlò lui, il volto contratto e rosso per la collera, mentre Trixx usciva dalla sua tasca e si metteva accanto a lui con aria battagliera.

L'ombra, dal canto suo, non fece una piega e disse 《Adesso lui è solo una fonte di potere per il mio padrone. Il suo potere sarà uno dei mezzi per realizzare il suo desiderio.》
L'eroe della volpe digrignò i denti. Non aveva di cosa stesse parlando, ma quella gliel’avrebbe fatta pagare cara! Molto cara!

《Trixx! Trasformami!》 Urlò, venendo avvolto dalla solita aura arancione appena il Kwami entrò nel suo ciondolo, mentre sentiva i poteri di Kitsune accorrere in suo aiuto.
Appena percepì la coda e le orecchie da volpe, strinse il suo flauto e glielo puntò contro, la sua espressione era fin troppo seria. 《Hai scelto la persona sbagliata con cui attaccare briga. Non so chi sei, né mi interessa, ma non ti lascerò andare. Ora, ridammi Xu!》

L'altro non fece una piega. 《Il mio nome è Samael. Sono la Nemesi di Chatte noire e devo recuperare il suo Miraculus, ma anche quelli della volpe e della tartaruga saranno bene accetti》  Disse, facendo scattare le sue ombre verso il ragazzo arancio, che spiccò il volo, scivolando con eleganza attraverso i tentacoli, schivandoli tutti senza troppi guai. Loro poi neanche gli interessavano.
Il suo bersaglio era il loro creatore. Aveva ancora nella mente la scena in cui il suo amico era stato risucchiato dentro il corpo del loro avversario. Doveva essere ancora al suo interno, intatto se la fortuna lo aveva assistito, quindi doveva tirarlo fuori! 

Se solo quelle maledette tenebre non avessero continuato ad ostacolarlo! Non poteva credere che Xu si fosse di nuovo trovato in pericolo a causa del suo ruolo di portatore. Doveva fare qualcosa subito!
Solo che non sapeva che, all'interno del corpo di tenebre dell’essere, il cinese stava combattendo tanto quanto lui contro i tentacoli che cercavano di avvolgerlo, mentre Wayzz cercava di aiutarlo. Ma il ragazzo aveva ancora gli occhi sgranati e la più assoluta confusione.
Poco dopo che quella massa nera lo aveva completamente risucchiato, aveva intravisto tramite uno spiraglio un intenso bagliore arancione avvolgere Davide e una lunga coda e delle orecchie volpine erano comparse sul suo corpo, mentre Kitsune prendeva il suo posto.

Non poteva crederci. I suoi sospetti erano fondati. Davide, il suo Davide, era uno dei suoi compagni di battaglia. Non sapeva se essere felice o meno.
Ma i suoi pensieri furono interrotti dal suo Kwami, che si dibatteva accanto a lui. 《Maestro, la prego, deve trasformarsi! Non potremo aiutare Trixx e Davide se non utilizzerà i suoi poteri!》
Il cinese non seppe cosa dire, ma stese subito il braccio su cui brillava il Miraculus. Non poteva farsi distrarre in un momento, e se Davide era Kitsune… beh, avrebbero dovuto parlarne dopo. 
《Wayzz, trasformami!》 Urlò, mentre un intenso bagliore verde lo avvolgeva e gli abiti di Daimao gli apparivano addosso.

Immediatamente la presa delle ombre si fece più intensa, ma lui alzò il suo scudo. evocando il suo potere. La barriera si creò immediatamente attorno a lui e iniziò a spingere contro il corpo, che cominciò in qualche modo a lacerarsi.
E da fuori, una gigantesca protuberanza sferica emerse dal corpo di Samael, cogliendo di sorpresa sia lui che Kitsune, che ancora stava cercando di aprire la pancia a quella insopportabile ombra a colpi di flauto, ma non solo lui.

Infatti, neanche due secondi dopo, uno yo-yo e una trottola raggiunsero in fretta la loro posizione e una conosciuta e disgustata voce femminile li accompagnò. 
《Ma che schifezza!》Urlò Chatte noire, mentre arrivava rapida insieme a Coleoptere e Honey Bee e con un poderoso colpo dato dalla sua asta di metallo allontanava la creatura.
L'eroe arancione vide la figura nera andarsi a schiantare con energia, facendo si che la parete del suo stomaco scoppiasse, letteralmente, e una figura vestita di verde ne venisse fuori. Ma non era la persona che si aspettava di vedere.

Daimao atterrò sul terreno praticamente illeso, ma vedendo lo sguardo sconvolto del suo amico arrossì e abbassò lo sguardo. Doveva ammettere che la situazione non era la migliore per scoprire a vicenda le proprie identità. Ci sarebbe voluta una lunga chiacchierata. Ma non era quello il momento.
La nemesi dell'eroina gatto si era alzata di nuovo, il suo corpo completamente intatto e senza segni dello schianto che aveva appena subito e subito rivolse un cerimonioso inchino alla mora. 

《Benvenuta, Chatte noire. Io sono Samael, la tua nemesi. Sono qui per l'anello del gatto nero》 Disse, prima di evocare altre ombre verso i cinque eroi, ma loro le schivarono rapidi. Eppure, i tre ragazzi appena arrivati notarono che i due guerrieri in arancione e verde erano distratti. 
Avevano gli occhi sbarrati, pieni di confusione mentre si guardavano e più di una volta avevano dovuto bloccare degli attacchi a cui loro non avevano prestato attenzione. Doveva essere successo loro qualcosa di davvero tremendo prima che loro arrivassero, ma non avevano tempo di pensarci. 

Mentre Honey Bee distraeva il loro nemico dall'alto con la sua trottola, Chatte noire e Coleoptere partirono all'attacco. Da quando c'era stato quel bacio, nessuno dei due aveva accennato ad altro, infatti non aveva capito cosa fossero insieme esattamente, ma si vedeva che la loro sincronia era migliorata ancora di più. Sembravano essere una cosa sola.
E il ragazzo in rosso sembrava in qualche modo diverso. Da quando avevano distrutto Lilith, lui si sentiva estremamente potente ogni volta che si trasformava. Lo yo-yo emanava un’energia nuova, che l'ombra sembrava evitare con tutta la sua forza.

Stavolta, gli eroi di Parigi erano preparati. Avevano già affrontato una Nemesi, quindi sapevano quanto potessero essere pericolose, ma anche che avevano i loro punti deboli. E a quel punto, avevano tutti imparato a lavorare come una squadra.
Rapide stoccate del bastone e veloci volute dello yo-yo e della trottola lo tenevano lontano, mentre lo scudo e il flauto bloccavano e indirizzavano lontano i suoi colpi.
Samel indietreggiò, il suo corpo di tenebre intatto, ma con gli occhi ridotti a fessure. Quello era il vero potere dei portatori. Doveva ammettere di averli sottovalutati, ma non si sarebbe arreso. Il suo bersaglio era l'anello del gatto nero, quindi lo avrebbe preso.

Scivolando come un serpente, si gettò verso la ragazza felino, ma l'arma del suo compagno lo tenne nuovamente lontano.
《Sei in gran forma oggi, mio signore.》 Disse lei con un sorriso malizioso a cui lui rispose in modo sincero, mentre si correvano fianco a fianco verso il loro nemico e Honey Bee li accompagnava dall’alto.
Solo che l’eroina dell'ape notò che Kitsune e Daimao erano in difficoltà. Per respingere i loro assalti, il loro nemico aveva disseminato la fermata di tentacoli d'ombra, che si stavano accanendo sui due con energia.

Rapidissima, volò verso di loro e cominciò a colpirli e tagliarli con l'aculeo e il filo della sua trottola, ma non serviva a niente, perché ogni volta tonrnavano alla carica e questo le fece emettere un sospiro seccato. Certe volte si chiedeva perché i Miraculus non avevano in dotazione armi come spade e lance!
Insomma, il bastone di Chatte era d'acciaio, lo scudo di Daimao era indistruttibile e il flauto di Kitsune era incantato, ma a che diavolo servivano una trottola e uni yo-yo come armi!?  Comunque, non era quello il momento per pensare a cose simili. Chatte noire e Coleoptere stavano tenendo testa a quella cosa, anche se non avevano inferto molti danni, però avrebbero comunque richiesto il loro aiuto.

Dal canto loro, gli eroi in arancione e verde stavano ancora cercando di riprendersi. Avevano appena scoperto che il rispettivo migliore amico era uno degli eroi di Parigi nel peggiore dei modi. E questo poi voleva dire che tutte le ferite che avevano riportato in battaglia le avevano incassate proprio le persone che volevano difendere.
Solo che poi, il cinese notò un tentacolo avvicinarsi troppo al collo dell'italiano e lo tranciò in due col suo scudo. Lui lo guardò con gratitudine, ma anche con imbarazzo, esattamente come lui.

《Senti… mi dispiace tanto di averti mentito. Ti giuro che non volevo, a te io non vorrei mai raccontare bugie e giuro che ti spiegherò tutto, però non è questo il momento giusto per parlarne.》 Disse, cercando di non sembrare indelicato e ricevendo un segno di assenso dal ragazzo volpe.
Aveva ragione lui, pensò quest'ultimo, quello non era un buon momento, non doveva lasciarsi distrarre dalla battaglia. E poi, visto che si stava parlando di Xu, sapeva di potersi fidare di lui, ora più che mai.
Correndo velocissimi, raggiunsero i loro amici, mentre le note del suo flauto creavano illusioni di tutti loro per confondere il nemico e dare loro il tempo di ripiegare.

《Lieti di vedere che vi siete ripresi.》 Commentarono Coleoptere e Honey Bee, ricevendo segni d'assenso dai due, mentre Chatte osservava il suo anello. Esattamente come quando il suo partner aveva affrontato Lilith, il Miraculus aveva iniziato a scaldarsi e pulsare di energia, sembrava quasi che stesse cercando di dirle qualcosa. 
《Ragazzi… il mio Miraculus è strano. Sta pulsando.》 Disse di colpo, richiamando gli altri.

Coleoptere lo guardò e si esibì in un’espressione confusa. Non aveva idea del motivo per cui i Miraculus reagissero così in presenza per le Nemesi, ma forse voleva dire che solo Chatte poteva distruggere Samael.
Disse dunque ai suoi amici di aiutarlo ad aprirle la strada. A Daimao non mancava molto prima di ritrasfirmarsi, solo due minuti, e l'ombra si era liberata di quasi tutte le illusioni, quindi dovevano fare presto.
Kitsune dunque spiccò il volo rapidissimo, creando altre illusioni e suonando il suo flauto a più non posso, mentre i suoi amici lanciavano lo scudo e lo yo-yo attraverso i tentacoli che continuavano ad attaccarli, tranciandoli e dando il tempo alla ragazza gatto di avanzare senza intoppi.

E dall'alto, la ragazzina in giallo volò velocissima, alzando la sua trottola. 《Venom!》 Urlò, mentre la sua arma si trasformava nel pungiglione paralizzante e si accaniva su Samael, che era ancora alle prese con le visioni dell'eroe volpe. Quella era la sua unica occasione. Doveva paralizzarlo e permettere dunque a Chatte di distruggerlo con il suo Cataclisma.
E appunto affondò la punta dentro il suo corpo, ma esattamente come i colpi precedenti, l’arma gli passò quasi attraverso, lasciando la ragazza a bocca aperta e permettendo a lui di creare un'ondata di ombre taglienti che li spedì tutti distesi per terra, mentre il bracciale del cinese dava l'ultimo avviso.

Tutti videro nuovamente la luce verde propagarsi dal suo corpo, mentre il chang pao, la maschera e i pantaloni lasciavano il posto agli abiti di Xu. Kitsune fece appena in tempo a prenderlo e portarlo via, perché la sua trasformazione si sciolse del tutto un attimo dopo.
Il cinese crollò a terra esausto, tanti piccoli graffi addosso, con Wayzz e Davide che lo guardavano preoccupati.

《Maestro...》 Provò a dire lo spirito, ma lui gli allungò una scatoletta con delle foglie di lattuga.
《Mangia in fretta. Dobbiamo tornare ad aiutarli.》 Disse il cinese, mentre osservava Chatte e Coleoptere continuare a distruggere i tentacoli d'ombra.

《Xu, non devi correre questo rischio. Riposati adesso.》 Provò a dirgli l'italiano, ma l'altro negò e gli prese la mano.
《Non ho intenzione di lasciarti solo. Non adesso che so chi sei. Ho intenzione di proteggere te e tutti gli altri fino alla fine.》 disse con aria determinata, facendo arrossire il rossiccio senza nessuna apparente motivazione.

Gli doveva ancora una spiegazione su tutta quella storia di essere Daimao, così come lui la doveva a lui, ma in quel momento non gli importava. Il suo cuore aveva cominciato a battere più in fretta, mentre osservava il cinese richiamare il suo Kwami. Da quando Xu era diventato così… valoroso?


Intanto, Chatte stava ancora lottando contro Samael. Aveva lasciato Coleoptere e Honey Bee ad occuparsi dei tentacoli ed era giunta di fronte alla sua autoproclamata nemesi. Il suo anello bruciava e sentiva una strana familiarità con quella creatura di ombre, ma non aveva tempo di pensarci.
Continuava a esibirsi in parate e stoccate grazie al suo bastone, tenendo lontani gli attacchi nemici, ma senza riuscire ad infliggere alcun danno. E ormai andava così da un po'. Il Cataclisma era la sua unica possibilità, aveva questo forte presentimento, ma doveva avvicinarsi abbastanza per poterlo toccare e non era affatto facile.

Stava continuando a lottare con tutte le sue forze, ma era difficile. Le sue tenebre erano tangibili, ma era inutile distruggerle se il loro creatore era evanescente! Solo che di colpo una freccia azzurra colpì il guerriero d'ombra tra le sopracciglia, facendolo arretrare per la sorpresa, mentre uno sciame di farfalle si dispiegava con forza sulla piazza e tagliava i tentacoli. 
Paon e Mariposa atterrarono subito dopo accanto alla ragazza gatto, le armi bene in pugno e l'aria determinata. Quelle appendici ombrose si erano rapidamente estese per la città e avevano causato più di un problema alla città, ma almeno le avevano condotte alla meta.

《Ben arrivate. Ci serviva giusto una mano.》 Le salutò Honey Bee, portando nervosamente una mano al suo pettinino. Il suo potere era ancora attivo, ma il conto alla rovescia era comunque iniziato. Tra poco sarebbe tornata al suo aspetto normale. Dovevano finire in fretta quello scontro!

Le due eroine più grandi annuirono e volsero lo sguardo a tutti loro, inclusi gli appena tornati Kitsune e Daimao. 《Questa cosa è pericolosa tanto quanto la sua predecessora, ma abbiamo visto che i suoi lacchè possono essere battuti. Quindi, qual è il piano?》  Chiesero all'eroina in nero, sorprendendo tutti.
Le due rimasero zitte, ma capivano il loro sgomento, a causa del loro comportamento passato. Tutt'ora pensavano che i guardiani avessero commesso un'imprudenza nel dare tanti gioielli tutti insieme, ma a furia di combattere con quei ragazzini avevano visto di essersi sbagliate su di loro, anche se costava ammetterlo.

Erano ancora dei ragazzini, lo dimostrava il continuo flirtare di Chatte noire e Coleoptere, ma si erano dimostrati guerrieri capaci che avevano sempre fatto del loro meglio per difendere Parigi e lo avevano fatto in modo alquanto efficiente, quindi si sarebbero unite a loro per distruggere finalmente il loro nemico.

Dal canto suo, la ragazza gatto si esibì in un bel ghigno. Quella era la loro occasione per distruggere quella cosa. 《Allora sapete mostrare umiltà! Comunque, Honey Bee, Kitsune, voi distraete i tentacoli più a lungo che potete. Usate ogni mezzo a vostra disposizione. Daimao, tu difendili. Isa anche il tuo potere se necessario. Paon, tu e Mariposa colpite da lontano. Impeditegli di spostarsi. E mio signore, tu mi devi aiutare ad avvicinarmi a lui. In fretta. Devo usare il mio Cataclisma direttamente se vogliamo che funzioni.》 Disse, mentre gli altri annuirono.

Samael, ormai stufo di essere ignorato, partì nuovamente la carica. Doveva ottenere quei maledetti gioielli il più presto possibile! Dunque, evocò qualcosa di nuovo. Tutte le sue ombre si concentrarono e propagarono di nuovo, creando una specie di enorme serpente nero che si accanì sui portatori, ma loro erano pronti a riceverli.
La melodia “Mirage" di Kitsune creò immediatamente attorno a loro una sorta di esercito di copie di tutti loro, che si accanirono contro Samael, che cercò immediatamente di sbarazzarsi di loro, creando quelle che sembravano due grosse chele nere, dando l'opportunità perfetta ad Honey Bee. 

Il suo pettine ormai stava per esalare l'ultimo respiro, ma riuscì a piantare il pungiglione paralizzante nelle due appendici, bloccandole proprio mentre la luce dorata la avvolgeva e lei ritornava ad essere semplicemente Dalia davanti a tutti. 
《Dalia!?》 Esclamò di colpo Paon, riconoscendo subito la ragazza mentre bersagliava di frecce il loro avversario insieme alle farfalle della sua partner. 

Quella era la figlia della migliore amica di sua madre, Juleka, la conosceva fin da quando aveva quattro anni, praticamente erano cresciute come cugine e tutt'ora andava spesso a trovare lei e i gemelli. Come diamine faceva la bambina con cui giocava da piccola ad essere diventata una portatrice come lei!?
La ragazzina non seppe più che cosa dire. Gli occhi dei suoi amici erano tutti puntati su di lei, ma non era quello il momento adatto. Lei e Pollen corsero immediatamente via a nascondersi. La piccola ape si scusò con lei, mentre la ragazza tirava fuori dei bignè alla crema per lei e tornava a guardare i suoi compagni lottare.

Lei aveva fatto la sua parte appena in tempo, ma ora stava agli altri finire. Vide lo scudo di Daimao tagliare in due le chele mentre Kitsune continuava a suonare, mentre la luce rossa del Lucky charm faceva apparire quello che sembrava un grosso faro da nebbia e gli artigli della ragazza gatto si caricavano dell'energia del Cataclisma.
Quei due si muovevano ad una rapidità incredibile, sembravano danzare mentre, evitando le frecce e le farfalle delle loro alleate, si catapultavano verso  Samael.

L’eroina in nero sentiva l'anello scintillare e scottare sul suo dito mentre dava il segnale al suo compagno. Quel giorno avevano scoperto cose sempre più particolari, ma dovevano restare concentrati e dovevano fare in fretta. I loro gioielli e quello di Kitsune stavano già suonando.
Il faro venne immediatamente attivato, investendo di luce Samael, che si ritrasse come se si fosse scottato e facendo tirare fuori un ghigno soddisfatto alla mora. Quello era il momento giusto per mettere i atto il suo piano.

《È il momento!》 Urlò, mentre sentiva l'ennesimo suono proveniente dal suo anello scintillante, così come dal ciondolo di Kitsune e gli orecchini di Coleoptere.
Al suo segnale, Paon scagliò una gigantesca pioggia di frecce luminose, su cui la luce del farò rimbalzava con sempre più forza.
Samael emise un sibilo, sempre più inferocito, mentre iniziava a ricoprirsi di buchi. Il suo Signore gli aveva detto di stare ben lontano dalla luce artificiale, doveva andarsene subito! Quei fasci scintillanti, simili a quelli delle sfere stroboscopiche delle discoteche, lo tagliavano come se fossero coltelli.

E ogni volta che lui provava a spostarsi, quel maledetto insetto volteggiava col suo yo-yo e continuava a creare luci ovunque. Detestava quella dannata luce!
Scattando con furia, e rimediando una grossa bruciatura sulla spalla, si precipitò contro di lui. Voleva ridurlo in briciole, strapparlo da una parte all'altra e strappargli quegli stupidi gioielli dall'orecchio, così come voleva fare con tutti gli altri. 

Accelerò ancora di più, la luce che gli bruciava la faccia, guardando quella figura in rosso, ma poi di colpo una figura nera, più piccola e minuta, si mise in mezzo.
《Addio.》 Disse semplicemente Chatte, prima di piantargli gli artigli caricati di energia nera nella faccia.
La sua sorpresa si spense in un attimo, mentre il suo corpo si ricopriva di spaccature e una gigantesca colonna di energia scura emergeva dal suo corpo.
Un'onda d’urto terribile travolse la piazza insieme ad essa, ricoprendola di crepe, mentre la ragazza sentiva il Miraculus scottare sul suo dito e la potenza venire assorbita al suo interno. 
Tutti i presenti vennero scaraventati indietro dalla potenza terribile che venne rilasciata, mentre Samael si riduceva ad un grosso cumulo di cenere.

Tutti e sette i portatori si tirarono con aria alquanto frastornata. L'ultima onda d'urto era stata davvero tremenda, ma erano davvero soddisfatti.
Quella cosa era stata un avversario tremendo tanto quanto Lilith, ma l'avevano battuta. Avevano dato un altro calcio sui denti al loro nemico, pensarono tutti con un sorriso sulle labbra. Ma poi Chatte notò qualcosa.
Le sue mani non avevano più i guanti. Le dita erano nude e l'anello si stava raffreddando sotto i suoi occhi sconvolti. Aveva impiegato troppo tempo! La sua tuta stava sparendo! Doveva andarsene subito!
Con un salto, si scostò rapidissima dai loro compagni, iniziando a scappare sui tetti. Non ebbe nemmeno tempo di sorprendersi dalla vera identità di Dalia come stavano facendo i suoi amici. Doveva solo correre.

Passò attraverso i tetti di Parigi a tutta velocità, cercando di tornare a casa sua sempre più nel panico. La sua tenuta da eroina stava svanendo sempre di più e tra poco sarebbero venuti meno anche i suoi poteri.
Sentì dei passi dietro di lei e il movimento di due lunghissime sciarpe rosse catturò il suo sguardo verde, facendola sobbalzare. Oh no. Non proprio lui! Non poteva ritrasformarsi davanti a Coleoptere. Come si sarebbe spiegata!?

Come poteva raccontargli che Chatte noire, la sua partner di battaglia e… magari amorosa, era in realtà Emma Agreste? Cosa sarrbbe successo se ci avesse parlato senza la maschera di Chatte noire!? Cosa sarebbe successo se lo avesse deluso?!
Continuò a correre come una forsennata, ma poi di colpo una mano si posò gentilmente sulla sua spalla, mentre due occhi grigi si specchiavano nei suoi. Ormai la sua tuta era svanita quasi del tutto e anche quella del suo compagno stava iniziando a scomparire. Mancava giusto la parte superiore del busto e lei trattenne il respiro. Si sarebbero scoperti a vicenda. Questo la eccitava parecchio, ma la spaventava anche di più.

《Coleoptere, io… io non so se sarò qualcuno di adatto a te.》 Disse, per la prima volta senza malizia.
Lui mantenne quello sguardo dolce, mentre la maschera nera e quellla rossa scomparivano e i loro visi rimanevano liberi di guardarsi davvero. 



E intanto, Kitsune e Daimao erano arrivati all'appuntamento del secondo. Appena avevano sciolto la trasformazione, però, un pesante silenzio era sceso tra di loro.
Xu si stava tormentando le labbra per il nervoso. Non poteva credere alla sua sfortuna! Quella mattina aveva finalmente trovato il coraggio per dire tutto a Davide. Voleva guardarlo negli occhi e dirgli quanto fosse speciale e quanto volesse baciarlo ed essere più di un amico per lui, ma quell'attacco aveva rovinato tutto. E con quella storia dell'identità…
《Ti devo chiedere scusa Xu.》 Disse di colpo l'italiano, cogliendolo di sorpresa.
《Cosa?》 Chiese confuso

《Ti devo chiedere scusa! Ho… ho sbagliato a non dirti nulla. Avrei dovuto dirti chi ero e cosa facevo tutte le volte che dovevo piantarti in asso. È solo che… non volevo metterti ancor più nei guai e rovinarti la vita.》
L'altro sospirò. 《Tu nei guai ci sei finito a causa mia. Sei diventato un portatore… quando io e tua madre siamo stati attaccati, vero? Hai preso i poteri per salvarci.》
Il rossiccio annuì e l'altro si passò le mani sulla faccia. Davide era una persona davvero stupenda e molto più gentile di quanto volesse far vedere, ma non poteva credere che si fosse imbarcato in quella follia per… per difenderlo. Il pensiero lo fece arrossire, ma anche inspiegabilmente arrabbiare.

《Non avresti dovuto! Ti sei messo in un pericolo inutile! Io… io non mi merito che tu rischi tanto per salvarmi. Ti sei infilato in una follia solo perché mi volevi aiutare quando avresti potuto risparmiarti tutte queste lotte.》
L'altro lo fissò un attimo, poi gli diede un pugno sulla spalla e poi un altro e un altro ancora. 《Non. Dire. Più. Queste. Scemenze.》 Disse, accompagnando ogni parola con un pugno.
《Tu sei più che degno di tutto questo! Anzi, non ho esitato un solo minuto a d indossare la collana perché sapevo che ti avrei salvato. Xu, tu sei una persona importante per me! Troppo importante anche!》 Disse, con le guance ormai roventi. Il cuore batteva forte, tanto quanto quello del cinese.

Davvero aveva appena sentito quello che aveva sentito? Un rossore tenue si diffuse sulle guance pallide, prima che l'italiano ricominciasse a parlare. 《E poi… tu ti sei infilato nella stessa identica situazione! Sei stato ferito più volte a causa mia, ma hai comunque deciso di usare i tuoi poteri. Quindi non mi puoi criticare!》
Xu inghiottì pesante. 《Non è stata colpa tua se sono stato ferito.》

《Ah no? Io direi di si. Quelle cicatrici sulla tua gamba te le sei fatte perché mi hai accompagnato a quel dannato incontro con mio padre! Tu e la mamma siete quasi morti a causa mia. E anche oggi. Sei stato fagocitato da quella cosa perchè non sono stato abbastanza svelto.》
《Non è vero. Non è stata colpa di nessuno. E poi… non mi interesserebbe neanche se fosse stata colpa tua.》 Disse, arroventandosi sempre di più. 《Tu… tu sei speciale per me Davide. Sei… prezioso per me. Quindi non voglio che ti incolpi più. Nessuno qui ha mai pensato che la responsabilità fosse tua.》

Il rossiccio sentì distintamente gli occhi inumidire. 《Perché sei così paziente? Io ti ho portato solo guai fin da quando eravamo bambini.》
Il cinese gli prese le mani fra le proprie. 《Ho scelto io di essere un portatore, così come ho scelto di essere tuo amico. Non sei stato tu ad obbligarmi. E sia come Davide che come Kitsune mi sei sempre stato vicino. Sei una persona speciale. E io… io sarò sempre felice di proteggerti. Non pensare mai il contrario.》. Ormai i loro volti erano entrambi rossi e vicini. Molto molto molto vicini. Potevano sentire il proprio respiro mescolarsi.

《Xu… io… io…》 Tentò di dire il più basso, ma le labbra soffici e confortevoli del cinese lo zittirono. 
Il più giovane non seppe perché, ma si rilassò all'istante. Quel bacio… quel bacio spense definitivamente ogni pensiero nella sua testa e lui semplicemente si lasciò andare. Poteva solo dirsi quanto quel contatto fosse piacevole. 

E Non contava nient'altro. Non gli interessava se erano due uomini o se avevano appena scoperto di essere Kitsune e Daimao. Voleva sentire quel dolce sapore ancora di più.
Il loro contatto si fece più appassionato, mentre i loro respiri si facevano pesanti e i cuori battevano come non mai. I loro corpi sembravano di colpo combaciare perfettamente e lo trascinavano in contatti mai sperimentati prima, mentre entrambi non potevano credere a quel che stavano facendo.

Il cinese aveva desiderato così a lungo quegli occhi concentrati su di lui in quel modo. Quelle iridi verdi, ora così piene di confusione, piacere e affetto, lo stavano guardando come se fosse l'unica cosa che contava al mondo. E Davide… era ancora sotto shock.
Quelle carezze… sembravano così naturali per lui. Lui che aveva sempre considerato Xu niente più di un amico, lui che aveva sempre avuto un gran successo tra le ragazze… ora stava pensando che non ci fosse niente di meglio rispetto a quella sensazione.

Le dita del moro lo accarezzavano con la stessa dolcezza di sempre, suscitando sospiri e battiti sempre più forti, come gli succedeva da un po'. Le grandi braccia del cinese lo facevano sentire al sicuro e la sua espressione beata lo deliziava.
Non sapeva neanche se stava andando troppo in fretta dandogli quei baci e lasciandosi andare a quella sensazione, ma era certo che in quel momento, mentre lo baciava di nuovo, non voleva stare da nessun'altra parte.

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Capitolo 30
*** La sua identità ***


Il giorno dopo, nell'appartamento di Xu c'era un disastro. Vestiti sparsi ovunque e alcuni oggetti rovesciati che conducevano dritti alla camera da letto, dove, tra le coperte sbatte, l'italiano e il cinese stavano sdraiati.

Davide , come dimostrava il sorriso smagliante, stava benissimo. Aveva i capelli per una volta scarmigliati e i ricordi della notte prima ancora ben piazzati in mente. Ancora non credeva a tutto quello che avevano fatto, ma aveva passato delle ore stupende!

Si rigirò nel letto, sempre con quel sorriso in faccia, osservando il volto che dormiva accanto al suo e sentì nuovamente i battiti accelerare. Lo aveva già pensato, ma lo ripeté. Non si sarebbe mai aspettato una cosa simile!

La sera prima si era fatto prendere leggermente dal momento, tra la faccenda delle loro identità e tutto quello che si erano detti, ma adesso che ci ragionavo a mente fredda aveva capito tutto quello che avevano fatto. Non solo aveva baciato Xu, ma ci era addirittura andato a letto.

Ed era stato meraviglioso! Non era mai stato con un uomo, ne aveva contemplato l'idea, ma era stato ugualmente incredibile. Il piacere di sentire quelle dita, quelle labbra e quella pelle contro la propria era stato impressionante.

Ma non c'era stato solo quello. Quella presa era stata gentile, lo aveva trattato con cura… e lui si era sentito sempre meglio per questo. Non aveva mai visto Xu come qualcosa di più di un amico, o almeno così pensava, ma adesso la situazione era cambiata.

Si volse nuovamente a guardare il cinese. Anche lui era praticamente nelle sue stesse condizioni. Il corpo nudo e muscoloso coperto dalle lenzuola, i lunghissimi capelli neri sciolti sul cuscino e l'espressione rilassata.

Solo che poi anche i suoi tratti si contrassero lievemente e aprì gli occhi. E nel vederlo lì, disteso praticamente sul suo petto con solo del leggero tessuto a coprire la pelle nuda, rimase un attimo confuso. Stava ancora sognando?

《Ciao.》 Sussurrò poi Davide e il cinese arrossì. Quello non era un sogno. L'italiano era davvero lì. La notte precedente era stata reale… quasi non ci credeva.

《Ciao.》 Rispose a sua volta, con la faccia rossa. Che cosa si poteva dire in una situazione simile? 《È stata una cosa… incredibile》 Commentò l'italiano.

《Puoi dirlo forte!》 Si intromise Trixx, entrando velocissimo nella stanza con un imbarazzatissimo Wayzz. 《È stato uno spettacolo grandioso!》

Il suo portatore arrossì. 《Ci avete guardati!?》

《Certo! E ve lo assicuro, Mai viste espressioni così. E ricordo che ai tempi della guerra del Peloponneso ho avuto un portatore che…》

《Non dire altro ti prego.》 Disse il Kwami verde, mentre si copriva gli occhi con le zampette e facendo ridere i due ragazzi con fare nervoso, per poi cominciare a guardarsi. 《Quindi…》 Iniziò il castano.

《Cosa siamo noi?》 Domandò Xu a bruciapelo. 《Ora che è successo questo… torneremo ad essere solo amici? O resteremo solo amanti?》

L'altro si morse il labbro. Non sapeva bene cosa erano, però era da un pezzo che sei sentiva strano con il cinese vicino. Non voleva che rimanesse solo un gioco. Ma non sapeva se l'altro la pensava allo stesso modo.

《Non ne ho idea. Io mi sento strano standoti vicino da un bel pezzo… In senso buono ovviamente. Ma… ma non voglio impormi. Se vuoi che questa notte resti solo un esperimento, mi andrà bene.》.

L'altro lo guardò con gli occhi sbarrati. Aveva sentito bene? 《Davide…》

L'altro riprese. 《Non so perché è successo tutto questo… cioè non volevo esagerare. Mi sono fatto prendere dall'emozione del momento e ti assicuro che è stato stupendo, ma se non vuoi…》

Stava straparlando e arrossendo. Non riusciva a smettere, esattamente come ogni volta in cui era nervoso. Xu ridacchiò nel vederlo così. Non era abituato a vederlo così… adorabilmente impacciato.

Intanto lui stava continuando parlare praticamente a vanvera, sempre più nel panico, fino a quando le labbra del corvino non gli chiusero la bocca.

《Davide, io ho una cotta per te dalle medie! E se devo dirlo, il mio interesse è cresciuto soltanto negli anni. Io non lo farò con nessun altro uomo, te lo giuro. E non voglio assolutamente che succeda di nuovo una vicenda come quella di tuo padre. Sarò il tuo partner in battaglia e nella vita privata. Voglio continuare a proteggerti. Sempre.》 Disse con convinzione.

L'altro rimase un attimo spiazzato, rosso pure lui e commosso, ma poi sorrise. Nessuno gli aveva mai parlato in quel modo. Il suo cuore batteva più forte e ormai sentiva una felicità bizzarra stando solo così vicino al cinese. Ma questo non impedì ad un sorriso malizioso.

《Quindi… sarai il mio partner in qualsiasi cosa io abbia bisogno? Perché credo di avere un'urgenza di colpo inderogabile.》 Disse pieno di sottintesi e aprendo le gambe, facendo gioire e arrossire il suo partner, prima che entrambi cadessero di nuovo tra le lenzuola con i corpi avvinghiati e desiderosi.

Ma per quanto loro fossero felici, c'era una coppia di persone di cui si poteva dire tutto il contrario.

Jules ed Emma erano nella stanza della ragazza, senza la più pallida idea di cosa dire, mentre il silenzio pesante tra loro e i loro Kwami continuava a regnare.

Quando la sera prima avevano scoperto le reciproche identità… era stato uno shock. Non si sarebbero mai aspettati una cosa simile. E non avevano potuto fare a meno di darsi degli stupidi. Come diamine avevano fatto a non capire che il proprio partner era anche il rispettivo migliore amico!?

Emma in particolare era imbarazzata più che mai. A parte il fatto che non aveva fatto l'ovvio collegamento tra i due, visto che conosceva solo una persona con la pelle scura e gli occhi grigi, si era anche resa conto di essersi presa una sbandata per Jules e che ci aveva provato con lui spudoratamente e più volte!

《E così…》 Cominciò lui nervoso 《Tu sei Chatte.》

《E tu Coleoptere》

《Si.》 Rispose lui, mortificandosi. Quella conversazione era orribile. L'imbarazzo si sarebbe potuto tagliare a fette! Non che ci fosse qualcosa di male sull'identità della sua compagna, Emma aveva sempre avuto l'indole da eroina, ma adesso che avevano condiviso così tanto… non aveva idea di come doversi comportare! E neanche lei in effetti.

《Mi dispiace!》 Dissero entrambi insieme abbassando la testa. 《Non avrei dovuto nasconderlo proprio a te, lo so, ma non sapevo come avresti reagito se te lo avessi detto! Non volevo correre questo rischio. Mi dispiace di aver dubitato di te.》 Disse la mora, rossa in faccia.

Senza la maschera da Chatte ormai si sentiva quasi nuda davanti a lui. 《Capisco benissimo. Siamo stati due sciocchi a non dircelo e basta, avremmo evitati molti problemi, tipo questa conversazione. Ma adesso noi esattamente cosa siamo?》

Sapeva che ormai erano più di due grandi amici, avevano superato quel punto con il bacio che si erano dati e con la Corte che continuavano a scambiarsi, visto che anche lui si era arreso al suo fascino, ma non si potevano assolutamente definire fidanzati o amanti.

La ragazza voleva rispondere, ma due figure viola e blu entrarono veloci dalla finestra, interrompendola. Si ritrovarono davanti Paon e Mariposa, più scarmigliate di quanto le avessero mai viste. Avevano entrambe il fiatone e c'erano vari strappi e tagli sui loro vestiti e la loro pelle. Avevano persino qualche livido qui e là.

《Ma cosa…!?》 Chiesero i due.

《Ci… ci serve aiuto.》 Disse la bionda, crollando in ginocchio insieme alla sua compagna, mentre entrambe venivano avvolte dalla luce e la loro trasformazione si scioglieva e i kwami volavano liberi.

Emma e Jules guardarono con sorpresa le due eroine mentre si trasformavano davanti a loro in Belle Kutzberg, la figlia del sindaco e sua difesa dai giornali, e Celìne Lavillant, la figlia di Rose, una delle migliori amiche delle loro madri.

《Vo… voi?》 Chiesero ai limiti della sorpresa.

《Esatto, dolcezza, noi. Siamo Paon e Mariposa, esattamente come voi siete Chatte noire e Coleoptere》 rispose la bionda, facendo cadere le mascelle ai due.

L’indiana allora sollevò un sopracciglio.《Non ci crederete seriamente così cieche o stupide vero? Comunque ora non c'è tempo. Dobbiamo tornare a Place de la republique prima che…》 Non finì la frase che un potente botto li fece voltare.

Una strana colonna nera si stava innalzando e i quattro potevano già vedere le figure arancio, verde e gialla dei loro compagni. I quattro non persero altro tempo in chiacchiere.

Questo sembrava diverso dell’ennesimo attacco. Scambiarono solo un veloce sguardo con i loro Kwami e un attimo dopo gli eroi del gatto nero, della coccinella, della farfalla e del pavone uscirono della finestra e si precipitarono verso il luogo indicato, ma non erano gli unici ad osservare quel fenomeno.

Marinette e Adrien lo stavano guardando dalla finestra del soggiorno con Hugo e Thomas, entrambi bianchi come cenci. 《È cominciata Mylady, proprio come l'ultima volta. Che facciamo?》

《Chiamiamo Gabriel e Nathalie. E anche tutti gli altri. Non possiamo aspettare oltre ormai.》 L'uomo annuì e afferrò il telefono, esattamente come sua moglie.

《Alya, è arrivato il momento.》 Disse rapidamente, mentre prendeva il vecchio grammofono e tutti e due correvano verso la Villa dello stilista con i figli al seguito.

Ormai non c'era più tempo. E quello che stava succedendo nella piazza ne era la prova. Quando i quattro ragazzi arrivarono lì, si ritrovarono di fronte uno spettacolo alquanto disgustoso.

Quello strano liquido nero, che richiamava ricordi alquanto familiari e spiacevoli nell’eroe rosso, stava eruttando a fiotti da una grossa crepa sul terreno, gorgogliando, attorcigliandosi e ribollendo come magma.

I portatori della volpe, della tartaruga e dell’ape stavano già combattendo con tutta la loro forza, ma la situazione sembrava più difficile del previsto. Inoltre il ragazzo in arancione sembrava alquanto seccato.

《Dannata cosa! Per colpa tua ho dovuto interrompere un momento da sogno sul più bello!》 Urlò infatti, inviperito.

《Andiamo, Kitsune… era la quarta volta》 Provò a calmarlo Daimao. 《Vuoi forse dirmi che a te non è dispiaciuto!?》

L'altro arrossì. 《Non ho detto questo.》

Chatte li guardò sorpresa. 《Vuoi due…?》 Ma venne interrotta dai tentacoli scuri, che si abbatterono sul terreno, spaccandolo senza il minimo problema.

Fortunatamente l'area era stata evacuata, perché la situazione non stava andando bene. I colpi di bastone e di scudo, lo yo-yo, la trottola, le illusioni, le farfalle e le frecce non servivano a niente contro quella massa, che le inghiottiva e basta, tornando alla carica sempre di più.

Ma non era quella la cosa più strana. Il centro di quella massa si stava lentamente gonfiando come un pallone e questo mostrava che qualcosa stava… emergendo!

Uno strano oggetto simile ad una cassa panca o una bara sembrava risalire dalla marea nera. E trasmetteva sensazioni di panico e dolore con la sua sola presenza. Coleoptere sentì la gola chiudersi di colpo e si bloccò per il panico quando la vide uscire dal liquido.

Sentiva il terrore di Tikki mescolarsi al proprio e lo stesso valeva per i loro compagni. Chatte sentiva anche qualcosa di diverso. Un senso di tristezza e nostalgia misto a ribrezzo proveniente da Plagg. Solo che poi successe qualcosa di inaspettato.

Mentre il coperchio della bara tentava di aprirsi, uno strano raggio multicolore la colpì in pieno con uno sfrigolio, mentre un urlo roco riempiva l'aria e la massa nera crollava senza più vita a terra.

I sette ragazzi si girarono sorpresi e quando videro Marinette, decisa come non mai, davanti a loro con in umano una strana scatola laccata ancora scintillante, la loro confusione non potè che aumentare. 《Ragazzi, dobbiamo andare immediatamente via di qui prima che si riprenda.》

《Co… cosa?》 Chiese Honey Bee, alquanto confusa. Quella era la madre di Emma, una cara amica di sua madre e suo zio… ma qualcosa le diceva che c'era dell'altro.

《Che significa tutto questo!?》 Chiese Chatte noir. Che diamine ci faceva lì sua madre?! Perché aveva in mano quella scatola? Assomigliava così tanto alla custodia del suo Miraculus… e questo le fece collegare tutti i pezzi che aveva trovato in quel mesi.

《Tu… e papà… voi siete…》 Disse, fregandosene della sua identità segreta, e facendo un passo verso sua madre. Lei esibì un sorriso mesto.

《Scusa se non te lo abbiamo detto prima tesoro, ma adesso dobbiamo davvero andare. È arrivato il momento che sappiate ogni cosa.》

I sette si guardarono di nuovo confusi, ma la seguirono lo stesso. Sapevano che di lei ci si poteva fidare e soprattutto erano stufi di brancolare nel buio.

Velocemente la donna li condusse verso la Villa di Gabriel Agreste. Ma questa fu solo una delle tante sorprese della giornata, perché, appena entrarono nella sala da pranzo, videro che attorno al tavolo stavano seduti, oltre al padrone di casa, stavano seduti Alya Cesaire e Nino Lahiffe, i genitori di Jules, Chloè Bourjeous, la madre di Belle, Nathalie, l'assistente dello stilista, e Adrien Agreste con i suoi figli Hugo e Thomas.

《Ciao ragazzi.》 Salutò la donna dalla pelle scura, mentre Marinette si sedeva con loro e poneva davanti a se la scatola.

I sette eroi guardarono la combriccola senza dire niente, non sapendo più cosa pensare, Chatte noire e Coleoptere soprattutto stavano guardando i loro genitori con aria sempre più confusa, e allo stesso modo Mariposa guardava sua madre.

《Cosa sta succedendo qui? Si può sapere cos'è questa storia!?》 Chiese a quel punto Paon, l'unica che sembrava aver mantenuto la capacità di parlare tra i sette.

Ma tutti gli altri erano d'accordo con lei. Niente aveva più senso ormai! Se loro erano lì, voleva dire che erano coinvolti ovviamente, ma in che modo!? 《Credo che dovreste sedervi, ragazzi. Ciò che vi stiamo per rivelare è importantissimo per tutti noi.》 Disse Nathalie con il suo solito tono meccanico.

Nonostante le rughe e i capelli bianchi dati dai suoi settant'anni, era rimasta la precisa e gelida segretaria degli Agreste. E sicuramente era serissima, perciò i sette si sedettero, annullando nel contempo le loro trasformazioni. Ormai non aveva più alcun senso nascondersi dietro le maschere.

Qualcosa faceva intendere che lo scontro finale si avvicinava, dunque quella segretezza era ormai inutile. Si lanciarono delle occhiate sorprese, ma non dissero una parola, mentre Adrien iniziava a parlare.

《Ragazzi… vi starete chiedendo cosa sta succedendo vero?》

《Si. Direi proprio di sì. Cosa ci fate tutti voi qui? Cosa è questa scatola? E soprattutto… voi avete qualcosa a che fare coi Miraculus vero?》 L'uomo annuì.

《Ne sappiamo molto. Vedete, questa scatola è chiamata la Miracle box ed è il contenitore dei gioielli e dei Kwami mentre sono inattivi. Noi ne siamo ormai i guardiani, ma un tempo siamo stati portatori, esattamente come voi.》 E questo fu un vero colpo che fece finalmente collegare tutti i pezzi.

E in effetti… guardandoli e ripensando ai vecchi eroi di Parigi si vedevano molte somiglianze. Emma boccheggiò.《Quindi voi…》

《Siamo stati Ladybug e Chat noir. Esatto tesoro.》

《Noi eravamo Rena Rouge e Carapace invece》

《Io ero la grande Queen Bee.》

《E noi… eravamo Papillon e Mayura.》 I sette ragazzi li osservarono, tutti rigidi come stoccafissi.

《E non avete detto niente a nessuno? Neanche a papà?》 Chiese Belle a sua madre.

《Oh, solo a lui. Semplicemente quando siete nati la nostra lotta era già finita e speravamo di tenervi tutti fuori da questa storia. Fidati, tesoro, il nemico che state combattendo ora è molto più pericoloso di quanto non si possa pensare.》

《Allora forse dovreste parlarci di lui. Dovete sapere per forza qualcosa e ormai è chiaro che sia pronto a colpire di persona. Noi lo stiamo combattendo da mesi e mesi, ma non abbiamo idea di che aspetto abbia o dove sia.》 Disse Celìne con la solita freddezza, nonostante una nota incerta.

Non poteva farsi vedere destabilizzata in un momento, ma aveva scoperto molto e troppo in fretta. A quel punto Duusu si fece avanti. 《Credo che loro non siano esattamente i più adatti a narrare questa storia. Lo hanno affrontato, in passato, e hanno fatto un ottimo lavoro, ma quella persona è un peso che grava su noi Kwami da secoli e secoli.》

《Già. Dovete sapere che quell’essere un tempo molto remoto, tanto da non essere più presente in nessun libro di storia, non era diverso da qualsiasi altro umano. Non diverso da voi in effetti. Il suo nome era Xiao ed era un giovane uomo come molti.》 Disse Tikki, vicina a Plagg, che si era incupito di colpo.

《E non era tutto. Non era un semplice uomo. Era un portatore appartenente ad una delle primissime generazioni. Uno del gatto nero, esattamente come Adrien e Emma.》

《CHE COSA!? Come avete potuto dare un Miraculus ad un essere così… crudele!?》 Chiese Dalia.

《A quei tempi non era così! Era un giovane intelligente, ribelle e carismatico che serviva nell'esercito del suo imperatore. Dovete sapere che quella civiltà era senza dubbio la più sublime che si sia mai vista, ma ormai non esiste più da millenni, nemmeno noi ne ricordiamo più il nome, ne resta solo qualche ombra nei miti o nelle favole, ma nessuno sa la verità.》

《Anche noi e i nostri fratelli, in effetti. Remembriamo solo la sua enorme bellezza e il grande rispetto che i cittadini avevano per noi e i Miraculus.》

《A quei tempi i nostri gioielli non erano un segreto. Erano la più grande gioia e orgoglio di quella cultura, che usava la magia insita in essi per rendere meravigliosa ogni cosa al suo interno e i portatori, per ovvie ragioni, erano venerati come dei quasi.》

《Già. E chiunque poteva essere scelto per diventarne uno, se si fosse dimostrato degno di riceverlo, che fosse un sovrano o un contadino. La mia portatrice e quello di Wayzz, per esempio, erano sacerdoti nel tempio della capitale. I loro nomi erano Cheng Lu e Xuan Chi.》

《La mia e quella di Tikki erano due delle figlie predilette dello stesso imperatore, conosciute in ogni luogo per la loro bellezza. I loro nomi erano Yue e Meili.》 Disse Nooroo.

《Meili? Come quella della leggenda di Xu?》 《Esatto. Quella leggenda prende spunto dalla sua vicenda, visto che lei ricevette il suo Miraculus dopo essersi liberata praticamente da sola e a colpi di spada dal rapimento menzionato nella storia. Quella è una delle poche tracce rimaste.》

《Già. Infine i portatori miei e di Pollen erano due giovani gemelli che vivevano per strada. I loro nomi erano Ling e Aang. E come tutti gli altri, si dimostrarono degni dell'onore di riceverci e averci come compagni.》

《Xiao lo fece combattendo con valore in ogni guerra che minacciava il suo impero, anche se era un semplice soldato. Gli venne assegnato il mio anello all’età di vent'anni e combattemmo per molto tempo insieme ai suoi compagni. Grazie a loro l'impero sembrava imbattibile.》

《E non passò molto tempo prima che lui e Yue cominciassero ad innamorarsi, esattamente come accadde in seguito a tantissimi portatori del gatto nero e della coccinella. Passavano ore ed ore insieme, nei pomeriggi estivi, tra risa e racconti. Erano destinati a stare insieme, esattamente come tutti i nostri portatori.》 Disse Tikki, vedendo Jules ed Emma arrossire.

《Già. A quei tempi, tutti loro erano felici, erano praticamente venerati come dei e lui da semplice soldato era diventato un grande generale, potendo finalmente aspirare alla mano della sua amata, senza tener conto della differenza sociale. Ma… poi scoppiò l'ennesima guerra coi paesi vicini.》

Plagg annuì grave. 《Quel babbeo dell’imperatore era un buon regnante, ma era fin troppo borioso e arrogante nei confronti dei regni vicini. Si vantava dei poteri dei Miraculus e della bellezza e prosperità che portavano alle sue terre e questo ovviamente spinse gli altri sovrani a volerli per se. Crearono così un'alleanza per distruggere quel regno e prendersi i nostri poteri.》

《E quella guerra fu un disastro paragonabile solo alla seconda guerra mondiale. Moltissimi soldati persero la vita, così come tantissimi innocenti, quella terra una volta tanto bella fu ridotta a cumuli aridi e senza vita. Le città rase al suolo al passaggio delle truppe. Non ci fu scampo per nessuno.》

《I nostri portatori combatterono per mesi e mesi, dando fondo a tutti i loro poteri, ma senza mai riuscire a prevalere del tutto sul numero schiacciante dei nemici. E l’ultima battaglia fu la più terribile. I soldati erano stati tutti trasformati in campioni da Meili, ma questo aveva prosciugato quasi del tutto la sua energia, lasciandola indifesa.》 Disse Nooroo tristemente, facendo intendere cosa fosse successo dopo. Quell'esperienza Era stata unica… Ma traumatica in ogni caso.

《La uccisero?》 Chiese Belle, facendolo annuire.

《Dei soldati corrotti la trovarono e le piantarono una spada nella schiena. Lei cadde a causa di quel vile tradimento e il suo esercito si ritrovò senza poteri.》

《E purtroppo i suoi amici e sua sorella non poterono fare nulla per salvarla. Uccisero i traditori, ma lei ormai era già perita. Continuarono a combattere anche per lei, però i soldati alleati stavano perdendo terreno e i poteri dei portatori rimasti non erano abbastanza.》 Disse Trixx.

《Ma non si fermarono. Lottarono per ore ed ore, anche se pure loro erano esausti. Sei persone non possono nulla contro un esercito, persino con superpoteri dalla loro parte. E le cose precipitarono quando anche il mio portatore cadde, colpito da una freccia.》 Disse Pollen, ripensando con orrore al momento in cui il collegamento si era spezzato e lo aveva sentito precipitare a terra. Le lacrime del gemello che bagnavano il suo pettinino erano state l’ultima sensazione che avevano condiviso. Dalia, la strinse a sé per conforto, ma la storia non era ancora finita.

《Purtroppo non si conclude qui, vero?》

《Assolutamente, cara. Purtroppo la battaglia era ormai persa, ma Xiao non si arrese. Continuò a combattere e combattere, prese molte più vite di quanto si potesse credere, mentre gli altri continuavano a lottare al suo fianco, ma la seguente carica di soldati li colse di sorpresa.》

《Ling, Cheng Lu e Xuan Chi riuscirono a mettersi in salvo per miracolo, ma lui e Yue non furono altrettanto fortunati. Lui, anche se indebolito, fece di tutto per proteggerla, ma quelle ferite furono troppo per lei. La vide morire dissanguata davanti a sé. E fu allora che la sua rabbia esplose.》 Disse Duusu.

《I poteri del mio Miraculus sono pericolosi quando vengono usati con rabbia e disperazione. E la sua ira fu sufficiente ad usarlo per ridurre in polvere la piana intera insieme a tutti i presenti, non facendo differenza tra nemici o amici e dopo… lui cambiò.》 Plagg fece una pausa.

Quella storia era sempre brutta da raccontare. Wayzz se ne accorse e continuò. 《Ormai la grandezza dell'impero si era sgretolata. Il suo esercito distrutto, tre dei suoi protettori, tra cui due principesse, erano morti, le sue ricchezze prosciugate dai conflitti e l'onore dell'imperatore e dei portatori rimasti completamente distrutto. Quel sovrano ormai era stato accusato di aver rovinato per vanità una terra stupenda e lui ovviamente si sfogò su quei poveretti che erano tornati per Miracolo da una guerra senza senso.》

《Tutto il loro prestigio si trasformò in disprezzo. Il popolo si accanì su di loro tanto quanto accadde a quel regnante. Calunnie, insulti, odio… tutto ciò fu l'ennesima umiliazione che dovettero subire. I poteri dei nostri gioielli presto furono guardati solo con sospetto e timore di un’altra guerra. E ormai Xiao era cambiato.》

《Che volete dire?》 Chiese Celìne.

《Cosa è successo!?》

《Ormai era diventato un recluso. Con la città in rovina, non aveva più messo piede da casa sua e ogni ora che passava lì dentro sembrava renderlo sempre meno umano. Rimuginava instancabilmente e io e suoi amici non avevamo idea su cosa. Ricordo che i suoi occhi erano diventati mostruosi. Riempiti di un bagliore folle e ogni tanto lo sentivo borbottare frasi.》

《Quindi la morte di Yue lo ha distrutto? È questo il punto? La fine della sua donna lo portò a diventare un simile mostro? Mi sembra un po' un cliché.》 Commentò Celìne.

I sette Kwami si guardarono nervosi. 《Se fosse stato solo questo… è probabile che qualcuno di noi avrebbe potuto aiutarlo. Ma purtroppo no. La morte di Yue era stato un duro colpo, ma Xiao perse la ragione a causa della vergogna e dell'odio maturati in lui.》

《Da grande generale, portatore e futuro sposo di una reale era diventato niente. Un essere infimo su cui tutti spuntavano disprezzo. Lui era a capo dell'esercito, quindi fallendo una battaglia simile, nonostante avesse i poteri del Miraculus, si era coperto di ridicolo e aveva portato alla distruzione la sua patria. Ma una volta mi disse che avrebbe trovato una soluzione molto presto.》 Disse Plagg con un brivido.

《Infatti, non molto dopo, venne da Cheng Lu. Lui è Xuan Chi si erano presi l’incarico di tenere i gioielli al sicuro, furono appunto loro a creare la Miracle box insieme a Ling, e Xiao, conoscendone i poteri, chiese di dargliela. Diceva di aver finalmente trovato un modo per sistemare le cose, per far tornare in auge l'impero e rimetterli di Nuovo tutti sui loro piedistalli da paladini. Ma anche lui notò il cambiamento. Quello non era più il ragazzo gentile e scapestrato di prima.》

《E per questo loro si rifiutarono. Lui aveva in effetti trovato il modo di utilizzare i poteri di tutti i Miraculus combinati per spezzare e riavvolgere l'essenza stessa del tempo e controllarlo a piacimento, modificando ogni cosa passata e alterando il futuro.》

《E questo inorridì gli altri. Per quanto fosse allettante, sapevano quanto sarebbe stato terribile il prezzo da pagare per compiere una cosa simile. Dissero che ormai non si poteva cambiare il passato quindi gli dissero di smetterla. E lui non la prese bene.》

《Li accusò di essere traditori. Di voler impedire al loro impero di rinascere e di riavere indietro Yue, Meili e Aang. E la battaglia che seguì a questo fu terribile, ma completamente unilaterale a favore di Xiao.》

《Come? Com’è possibile che contro tre portatori, uno solo per di più folle stesse vincendo!?》 Chiese Xu.

《I Miraculus possono essere potenziati dalle emozioni dei loro possessori e quello della distruzione diventa pericolosissimo se alimentato da rabbia, odio o disperazione, e lui ormai ne era colmo. Aveva perso tutto e non aveva più intenzione di fermarsi fino a quando non avesse raggiunto il suo scopo.》

《La battaglia alla fine si concluse a suo favore, ma prima che potesse prendere i Miraculus, i suoi tre ex amici, a costo della loro vita, ne usarono i poteri per generare un terribile sigillo che tenesse rinchiuso il suo terribile potere e impedisse che tornasse libero.》

《E quel sigillo lo tenne intrappolato per secoli e secoli. L’umanità dimenticò completamente Quel bellissimo impero e l'esistenza dei Miraculus. Gli unici a ricordare erano i saggi dell'ordine dei guardiani, una sorta di confraternita che aveva ricevuto da Cheng Lu il compito di tenere al sicuro quei poteri.》

《Ma più volte lui riuscì a liberarsi dal suo sigillo, affrontando altri portatori in varie età temporali, fino a quando non si scontrò con Ladybug, Chat noir e i loro compagni quando erano ancora ragazzi.》 Concluse Tikki. I sette adulti annuirono.

《Anche noi lottammo contro di lui con tutto quello che avevamo. Fu seriamente la battaglia più dura che avessimo mai affrontato e il nostro amico, il Maestro Fu, morì quando anche noi lo sigillammo, mentre noi perdemmo la capacità di sopportare il potere dei nostri Miraculus, è per questo che li abbiamo affidati a voi. Voi che siete molto migliori di noi come portatori e che state combattendo contro questo antico nemico esattamente come abbiamo fatto noi.》

I nuovi eroi di Parigi si guardarono a vicenda. 《Quindi… noi dovremmo ripercorrere i vostri passi e creare il sigillo?》 Chiese Belle

《In realtà no. Dopo tutti questi secoli i suoi poteri sono diventati sempre più forti, ecco come ha spezzato il sigillo ogni volta, ma lo stesso vale per i Miraculus e i kwami. E voi siete di gran lunga la generazione più potente mai vista. Quindi… voi potreste anche avere la possibilità di annientarlo definitivamente.》 tr>

   
   

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