Girls! They Just Wanna Have Fun

di May Begood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ♡ Gossip & Ice Cream ♡ ***
Capitolo 2: *** ♡ Un bacio da Kirishima #1 ♡ ***
Capitolo 3: *** ♡ Un bacio da Kirishima #2 ♡ ***
Capitolo 4: *** ♡ Un bacio da Kirishima #3 ♡ ***
Capitolo 5: *** ♡ A New Game ♡ ***
Capitolo 6: *** ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #1 ♡ ***
Capitolo 7: *** ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #2 ♡ ***
Capitolo 8: *** ♡ Gossip, Cards & Videogames ♡ ***
Capitolo 9: *** ♡ Una foto di Kaminari sul cellulare #1 ♡ ***
Capitolo 10: *** ♡Una foto di Kaminari sul cellulare #2 ***
Capitolo 11: *** ♡ Una foto di Kaminari sul cellulare #3 ♡ ***
Capitolo 12: *** ♡ La professoressa Midnight ♡ ***
Capitolo 13: *** ♡ Girls want Sex Education♡ ***
Capitolo 14: *** ♡ Le attenzioni di Ojiro #1 ♡ ***
Capitolo 15: *** ♡ Le attenzioni di Ojiro #2 ♡ ***
Capitolo 16: *** ♡ Le attenzioni di Ojiro #3 ♡ ***
Capitolo 17: *** ♡ Falsi profili ♡ ***
Capitolo 18: *** ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #3 - Confidenze ♡ ***
Capitolo 19: *** ♡ 'Nana' ♡ ***
Capitolo 20: *** ♡ It's a match! #1 ♡ ***
Capitolo 21: *** ♡ It's a match! #2 ♡ ***
Capitolo 22: *** ♡ Un segreto ♡ ***
Capitolo 23: *** ♡ Dichiarazione ♡ ***



Capitolo 1
*** ♡ Gossip & Ice Cream ♡ ***


1. ♡ Gossip & Ice Cream♡



 

Poiché le regole del dormitorio imponevano un coprifuoco e vietavano qualsiasi tipo di festa riservata ai soli studenti all'interno delle camere, le ragazze della sezione A avevano cominciato ad organizzarsi in un altro modo per trascorrere una serata insieme, lontane dai commenti volgari di Mineta, dal linguaggio scurrile di Bakugo e dalle fastidiose osservazioni di Iida. Certamente, uno dei vantaggi del dormitorio era approfondire un certo rapporto di complicità con quelli che sarebbero stati un giorno colleghi di avventure eroiche; tuttavia, di tanto in tanto, le ragazze della A sentivano il bisogno di staccarsene, finché erano ancora in tempo, e di spendere qualche ora prima del coprifuoco simulando un pigiama party in una delle loro camere. 
Il professor Aizawa aveva esitato indifferente a quella proposta, dunque l'aveva accettata, raccomandando loro di non violare quella regola: fosse dipeso da lui, avrebbe chiuso un occhio un paio di volte, ma erano quegli aggeggi elettronici infernali ad assicurarsi che tutti gli studenti fossero nelle proprie stanze. 
Il professore si fidava delle ragazze, le quali non erano mai state sua principale fonte di preoccupazione.

Dunque alle 18 in punto le eroine si riunirono nella graziosa e femminile stanza di Toru Hagakure, la Ragazza Invisibile. Da brava "padrona di casa", fece trovare dei biscotti a disposizione delle sue amiche e compagne di chiacchiere; aveva inoltre provveduto a creare una lista di attività che potessero divertire tutte, dai videogame ai giochi da tavola. Avevano, infatti, gusti molto diversi fra loro riguardo il modo di vestirsi, di divertirsi, di studiare... e quella sera avrebbero scoperto di essere anche amanti diverse. 
 

Dopo aver svolto le solite attività da ragazze, quali leggere riviste, pettinarsi i capelli e dipingersi le unghie - cose che nella camera tanto deliziosa di Hagakure sembravano del tutto spontanee e adeguate - le ragazze della A mangiucchiarono biscotti in una coppa piena di gelato alla crema, e trovarono intrigante partecipare ad uno dei giochi che Mina Ashido aveva proposto:

«Facciamo una classifica dei ragazzi più belli della scuola!»

E non ci fu bisogno di rispondere a tale invito perché l'irriverenza della "aliena" le aveva pienamente e inconsapevolmente coinvolte. 
Cominciò autonomamente a scribacchiare i nomi dei candidati su un foglio di quaderno che era stato strappato per ben altri intenti: avevano pensato di creare una playlist per onorare la loro amicizia, ma era stato impossibile scegliere per ognuna di loro solo una canzone da dedicarsi, dunque l'iniziativa era andata persa.
Nonostante l'inadeguatezza dell'argomento, tutte si lasciarono andare a commenti di apprezzamento indirizzati a qualche compagno di classe.

«Io trovo che Iida sia quello più proporzionato del gruppo: ha una pettinatura assurda e quegli occhiali gli danno un'aria da secchione, ma l'avete visto poi in piscina? Capirei se fosse lui, il tipo di cui la nostra Ochaco si è presa una bella cotta...»

«Mina, hai frainteso tutto! Non è così, davvero!» rispose Uraraka, agitando nervosamente le mani e arrossendo visibilmente.

«Se non è Iida, allora è Midoriya.»

«Non credo sia tu a poter decidere!»

«Non spetta neanche a te, in realtà. Ma al tuo cuoricino»

Partita persa, con Mina. Ochaco rimase in silenzio e di conseguenza caló uno strano e insolito imbarazzo nel gruppetto. 
Mina le fissò sorpresa, e abbastanza delusa in segno di protesta saltelló con il sedere sui propri talloni, lamentandosi in modo che sarebbe stato fastidioso se non fosse stato voluto.

«E dai, ragazze! A questo punto è inutile fare questa specie di pigiama party, se non siamo neanche in grado di spettegolare come si deve! È un gioco, o almeno così deve sembrare! Promettiamoci solennemente che nessun nostro segreto verrà spifferato ai ragazzi, o al di fuori di noi, e divertiamoci! Divertiamoci solamente!»

Il gruppo avvertì quell'invito come un rimprovero in un primo momento, ma poi fu confortato dall'idea di affrontare i propri dubbi come un gioco. Se qualcosa fosse andato storto, le ragazze avrebbero senz'altro mentito.

Tuttavia regnò il silenzio.

《Inizio io, allora》

Motivata da quella situazione e cosciente di aver colpito le sue amiche, Mina sputó la confessione:

«Mi piace Kirishima, mi piace davvero, e inoltre sono certa di piacergli!»

«Come fai a dirlo?»riprese la parola Ochaco, sollevata dal fatto di non essere più al centro dell'attenzione e interessata a ciò che la compagna di classe stava dicendo, esattamente come le altre quattro.

«Ho notato che nell'ultimo semestre si è dimostrato più disponibile nei miei confronti: sarà perché entrambi frequentiamo i corsi di recupero, o magari sarà perché abbiamo fatto squadra nell'ultima prova fisica di Aizawa? Non lo so. So solo - anzi, ne sono più che certa! - che io gli piaccio. Non avete notato il modo in cui mi ha punzecchiato stamattina»

Tsuyu Asui, la Ragazza Rana, portò un indice al mento che tamburellò mentre interveniva dicendo:

«In effetti, mi è sembrato assai azzardato il suo modo di solleticarti i fianchi, Mina. Insomma, era evidente che stesse giocando, ma era anche... inadeguato.»

Mina si strinse nelle spalle, più interessata alle reazioni delle compagne alle parole di testimonianza di Asui, che alla "gravità" di quello che stava raccontando.

«Ho intenzione di fare qualcosa, infatti!»

«E questo cosa vorrebbe significare?»

«Gli darò conferma del mio interesse! Datemi due giorni e riuscirò a farmi baciare da Kirishima!»

 

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Capitolo 2
*** ♡ Un bacio da Kirishima #1 ♡ ***


2. ♡ Un bacio da Kirishima #1 ♡


 

Nessuna ragazza della A riuscì a contenersi la mattina successiva: erano tutte curiose di vedere come l'esuberate Mina sarebbe riuscita in così poco tempo a ricevere un bacio dal compagno di classe.

Quella sfida aveva messo tutti i ragazzi sotto una luce insolitamente invitante. Lo stesso Kirishima aveva assunto fascino e guadagnato punti sotto tutti i punti di vista: che fosse un bel tipo era fuori discussione; ma la sua simpatia superava di gran lunga il suo aspetto... rigoroso. A parte fare doppi sensi circa il suo poter indurire qualsiasi parte del proprio corpo, era facile chiacchierare insieme a lui di qualsiasi cosa, soprattutto quando non era con Bakugo. I suoi affilatissimi denti da squalo non avevano mai intimorito i suoi compagni di avventure perché si erano sempre e solo rivelati attraverso un enorme sorriso.

L'euforia delle ragazze era palpabile: le loro risatine incontrollate facevano da sottofondo alle conversazioni dei giovani eroi; le piccole mani coprivano le labbra arrossate, tormentate da dita impazienti e attente ai movimenti dei ragazzi; i loro occhi brillavano di una strana e nuova luce che nessuno dei presenti riuscì ad interpretare.

Mina era senza dubbio la candidata perfetta per dare inizio a quel gioco, nessun'altra sarebbe stata tanto audace, né sarebbe stata in grado di lasciar trasparire quella stessa sicurezza con cui l'eroina dalla pelle rosa, avanzando verso il proprio banco, salutò un confuso eppure compiaciuto Kirishima, ed iniziò a parlarci.

Tsuyu Asui era senz'altro la più avvantaggiata, così vicina ad entrambi, poteva sentire tutto ciò che si dicevano e in un secondo momento aggiornò le altre su un gruppo creato appositamente su un social network, gruppo che fino a quel momento avevano utilizzato solo per scambiarsi appunti veloci.

Subito dopo il saluto, Kirishima le aveva detto: «Com'è andata la festa fra ragazze ieri sera? Vi siete divertite?»

«Non puoi saperlo.» aveva risposto lei, con una punta di provocazione.

«Cosa? Ieri le ragazze hanno organizzato una festa senza di noi?» si intromise poi Kaminari, girato verso l'amico e appoggiato al suo banco con le braccia incrociate: «E perché?»

«Perchè avevamo bisogno di rilassarci un po' stando da sole.»

Quella risposta così audace infiammó i cuori dei ragazzi, le quali fantasie avevano iniziato a viaggiare pericolosamente. Soprattutto quello di Mineta: anche se distante, aveva sentito bene di cosa stessero parlando e aveva tormentato la povera Momo, seduta al banco dietro di lui, per sapere se qualcuna di loro avesse indossato baby-doll o reggicalze.

Kirishima, che aveva ormai capito di essere il destinatario di quelle provocazioni perché il mittente era proprio Mina, portò spavaldamente un braccio sullo schienale della sedia e rispose:  «Vi sarebbe bastato chiamare me, o noi, e avremmo fatto un gioco tutti insieme! Sapete come funzionano i party, no?»

Da parte sua, Mina ebbe l'ultima parola: «Non abbiamo avuto bisogno di spiegazioni. Ci siamo riuscite benissimo da sole!»

Dal sorriso del compagno di classe, Mina capì che il gioco era iniziato con successo.

Tuttavia, si dimenticò subito delle sue amiche, soprattutto quando un bigliettino le piombó davanti. La grafia confusa e le lettere calcate le fecero capire che si trattava senza dubbio proprio di Kirishima.
Niente affatto sorpresa lo lesse, nascondendolo bene fra le dita:

"Smalto, trucco e diari segreti? Non penso tu sia così ... normale"

Dopo essersi accertata che il professor Aizawa fosse distratto, rispose velocemente e con delicatezza lo resistuì a Kirishima.

"Cosa pensi che abbiamo fatto?"

La risposta tornò immediatamente indietro.

"Uno dei tuoi giochi divertenti. Una classifica. Come quella che facemmo con i ragazzi agli allenamenti."

Era vero. Mina aveva già fatto quel gioco, lo proponeva spesso e volentieri perché venivano fuori belle storie e interessanti curiosità. E altrettante certezze.
Quello cui aveva sottoposto 'i ragazzi' (Sero, Kaminari, Bakugo e Kirishima stesso) riguardava l'episodio più imbarazzante che li aveva visti protagonisti. E fu in quella occasione che Mina aveva notato l'atteggiamento virile che Kirishima tentava di esibire in sua presenza per il gusto di affascinarla.

"Ho indovinato, eh? Di che si tratta?"

Un secondo bigliettino la raggiunse, lanciato con l'entusiasmo di chi ha capito. Mina colse la palla al balzo e rispose:

"Parliamone dopo, all'intervallo. 
Ti va?"

 

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Capitolo 3
*** ♡ Un bacio da Kirishima #2 ♡ ***


3. ♡ Un bacio da Kirishima #2 ♡







 

Mina raggiunse il ragazzo che l'attendeva impaziente in corridoio; lo percorsero vicini, da soli, eppure ancora in compagnia della classe che si stava dirigendo alla mensa per consumare velocemente la merenda.

Solo ad un certo punto si appartarono, quando nessuno dei compagni di classe sembrò accorgersene, eccetto tutte le ragazze e un perplesso e abbandonato Bakugo.

Complice la curiosità, Mina poté finalmente godersi un momento da sola con Eijiro.

Aveva notato un certo cambiamento nell'atteggiamento del ragazzo quando venivano lasciati soli per un momento. Mina aveva pensato che fosse il suo modo di scherzare con una ragazza, magari per nascondere la propria simpatica goffaggine; e invece quel solletico sui fianchi, le richieste di toccargli il braccio, il tentativo di improvvisare un ballo insieme durante i festeggiamenti o agli eventi scolastici, insomma tutte le occasioni che lui aveva creato per instaurare un rapporto fisico con lei tradivano la curiosità malcelata di conoscere portare il loro rapporto ad un altro livello.

Era arrivata a quella conclusione ripensando alle centinaia di lettere che giovani inesperte inviavano ad una rivista per ragazze. Oltre ai consigli di moda, quiz divertenti e novità sul mondo degli Eroi, vi era anche la sezione della posta: ogni settimana si condividevano pareri, esperienze varie e tanto divertimento. Era lì che Mina aveva scoperto e memorizzato i vari gesti che i ragazzi fanno quando si definiscono interessati a qualcuna; fu grazie a quelle lettere che capì cosa stesse accadendo anche nella sua classe!

Era ovvio che ci fossero delle questioni in sospeso nella sezione A, e in alcuni casi si trattava di personalità eccitanti.

Fra i tanti, Mina non vedeva l'ora di studiare il cuore del glaciale Todoroki.

  «Me lo vuoi dire oppure no? Che tipo di giochi avete fatto?» la richiamó Kirishima, mentre si lasciava andare ad alcune riflessioni per potergli dare una risposta plausibile ed eccitante: non avrebbe potuto dirgli che si trattava di un gioco, perché probabilmente l'avrebbe presa male e avrebbe riferito tutto ai compagni.

  «Se ti importa così tanto: una banalissima classifica sul più bello della classe!»

Dopo averle rivolto un'espressione sorpresa quanto perplessa, Kirishima rispose: «Hai ragione: è banale, ma anche giusta da fare! E quali sono stati i risultati?»

Il suo tono tradiva una certa preoccupazione. La concorrenza fra i ragazzi era spietata: prima di lui doveva esserci proprio l'affascinante Todoroki, probabilmente il virile Bakugo, l'adorabile Midoriya e forse perfino Ojiro con i suoi simpatici occhi sottili.

Questa è la classifica che si era disegnata nella mente di Kirishima, ma la risposta di Mina fu ben diversa:

  «È stato difficile deciderne uno: tutte avevano un'idea diversa di ... bellezza.»

Kirishima si acciglió nuovamente prima di scoppiare in una sonora risata:

  «Mi stai prendendo in giro, avanti! Non ti credo.»

  «Ho le varie risposte proprio qui! Vuoi leggerle?»

Mina gli mostrò una gruppo di foglietti spiegazzati, come se fossero davvero contenitori di segreti inconfessabili. In realtà la ragazza li aveva falsificati durante l'ultima ora di lezione seguita per rendere quella versione più realistica.

Ma quando Kirishima fece per afferrarli, lei li nascose immediatamente dietro alla schiena.

  «Non posso farteli leggere così facilmente, Red Riot. È qualcosa per cui potrei combattere...»

Sentirsi chiamare con il proprio nome da supereroe fu motivante per il ragazzo, che in segno di minaccia indurì una mano. Nonostante ciò, l'esuberante ragazza continuò a provocare le sue reazioni finché non sarebbero stati pericolosamente vicini.

Mina scoprì di aver sempre desiderato quel bacio da Kirishima, e non per il capriccio di qualche desiderio romantico quanto per il puro gusto di farlo. L'avrebbe visto sempre come un gioco, in cui entrambi sarebbero stati liberi di agire. Kirishima era un ottimo alleato  sotto tutti i punti di vista, l'avrebbe assecondata certamente; Mina adorava averlo attorno e stare da sola con lui per qualche minuto fu un momento indimenticabile.

Davanti agli altri ragazzi non avrebbero mai potuto abbracciarsi né esplorarsi in quell'abbraccio. La voglia di sperimentare aveva colto entrambi impreparati, ma consapevoli.

Kirishima e Mina erano finiti l'uno tra le braccia dell'altra per gioco. Lui aveva cercato di afferrare quei biglietti dapprima con intenzione, poi senza esercitare alcuna forza, perché intanto si era accorto che lei non stava combattendo più con la stessa determinazione; dunque, come ad arrendersi, con una dolce risata si era lasciato andare e aveva portato le forti braccia attorno ai morbidi fianchi di lei, che si era accucciata davvero contro il suo petto.

Assunsero quindi la posa di una vera coppietta innamorata e recitarono per un po' la parte, felici di non essere seguiti da occhi indiscreti che avrebbero certamente notato la vera natura di quelle coccole.

Finalmente potevano farlo.

Finalmente le mani di Mina, nascoste in quell'abbraccio, poterono pizzicare, tastare e accarezzare il busto di Kirishima che tanto avevano desiderato sfiorare, mentre la mano di lui viaggiava distrattamente lungo la schiena di lei, coperta solo dalla fresca camicia dell'uniforme scolastica.

Kirishima reagì a quelle attenzioni e con un sorriso accompagnato da un sospiro diede un bacio a stampo sulle labbra della compagna di classe, talmente dolce da risultare ancora più invitante. Mina si spinse quindi verso di lui per ottenere altri baci, ognuno con un'intensità diversa.

E sebbene avesse pienamente superato la prova che si era proposta con le amiche e fosse molto soddisfatta della facilità con cui aveva vinto, decise che quel momento non sarebbe stato considerato valido, perché non voleva che un incontro così importante apparisse come una messinscena. 

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Capitolo 4
*** ♡ Un bacio da Kirishima #3 ♡ ***


4. ♡ Un bacio da Kirishima #3 ♡

 



 

Ritirarsi nella propria camera subito dopo aver cenato non rientrava propriamente nella routine degli studenti della sezione A, i quali preferivano trascorrere prima del tempo nella sala comune per divertirsi e per scambiare qualche parola, fino al severo richiamo del professor Aizawa.

Mina e Kirishima furono quindi costretti ad inventarsi una storia plausibile per poter allontanarsi dal gruppo, rompere le principali regole del dormitorio e ritrovarsi nella camera della ragazza per continuare ciò che avevano iniziato.

Era una prospettiva troppo allettante, quella di stare ad amoreggiare tranquillamente, avvinghiati l'uno all'altra sulle morbide coperte del letto.

«Stai attento!» mugolò lei ad un certo punto, sfiorandosi le labbra arrossate continuamente tormentate dagli affilatissimi denti del compagno di classe.

Kirishima sorrise piuttosto compiaciuto, ma seguì comunque il suggerimento della ragazza e riprese a far schioccare le loro labbra in baci sempre più audaci.

Nessuno dei due si sarebbe tirato indietro a quel punto.

Tuttavia Mina aveva il forte presentimento che le sue amiche potessero avere ragione a preoccuparsi: portare un ragazzo nella propria camera non era del tutto adeguato, e c'era il rischio di venire scoperti da un prof o peggio da qualche telecamera di servizio.

Si erano dimostrate tutte abbastanza allarmate alla notizia che lei si sarebbe appartata con Eijiro per guadagnarsi un bacio che in realtà aveva già ricevuto.

Eppure lei non aveva nessuna intenzione di farlo rimanere per tutta la notte.

Mancava ancora poco più di un'ora al coprifuoco imposto dal professor Aizawa, un tempo fin troppo ridotto per sperimentare altro.

Molto furtivamente, Kirishima fece comunque scivolare una mano sotto la camicia della ragazza, e aveva raggiunto quasi il colorato reggiseno che aveva intravisto prima nella scollatura quando la mano di lei lo bloccò accompagnata da una risata divertita.

Il ragazzo fece per protestare, ma fu ammutolito da un altro bacio anche più intrepido dei precedenti. Sempre più confuso la lasciò fare, ma non poté soffocare a pieno quelle sensazioni che lo spingevano a fare cose che non avrebbe dovuto, non senza il consenso di lei.

Da parte sua, Mina aveva limitato le sue carezze: lasciava che le mani esplorassero con cura ogni parte del corpo di Eijiro, dalle spalle forti alle cosce sode, dove poteva arrivare; lo faceva certamente con la stessa curiosità, ma anche con uno spirito provocatorio che fece impazzire il suo compagno di classe.

Kirishima si sentiva ormai sul punto di scoppiare d'impazienza, quando finalmente Mina diede i primi segni di cedimento e così la sua mano scivolò di nuovo sotto la camicetta, stavolta senza arresti.

Tastò con dita esitanti il petto della compagna di classe: era morbido, caldo, così delicato; era anche rassicurante, a tal punto che i suoi gesti tornarono ad essere più controllati per un momento. Mina restò ancora un po' sull'attenti, ma non poté più respingerlo: doveva semplicemente fargli capire di abbassare le aspettative di quell'incontro. Solo quello.

Certamente l'avrebbe invitato altre volte in camera prima del coprifuoco perché era ormai evidente che entrambi desiderassero accadesse.

Quel gioco era stata un'ottima scusa per approfondire la sua amicizia con Kirishima.

Ma Kirishima era all'oscuro di quel gioco, quindi abbandonò la camera dell'amica in condizioni alquanto scomode e umilianti.




 


 

Angolo autrice


È conclusa la prima parte della coppia Mina - Kirishima! 
Tuttavia torneranno ben presto!

Ma dal capitolo successivo parteciperanno le altre coppiette, sempre sotto la guida della maliziosa Ashido!

Fatemi sapere cosa ne pensate della coppia, se siete "aperti" come me o se avete altre preferenze!

Io adoro quasi tutte le coppie dell'anime/manga, ma quelle het sono senz'altro le mie preferite.

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Capitolo 5
*** ♡ A New Game ♡ ***


5. ♡ A New Game ♡

 
 
Ormai rivolgersi al professor Aizawa e chiedergli il permesso per un nuovo pigiama party era diventato parte della routine: almeno due volte a settimana le ragazze della sezione A si riunivano e si confidavano, lontane da orecchie indiscrete, tutti i loro nuovi segreti.

Obiettivo principale era diventato il gioco proposto da Mina. Le ragazze erano rimaste intrigate dalla sua storia con uno dei compagni di classe, e desideravano sapere di più.
Per la prima volta nella sua vita, Mina dovette fare esperienza dell'invadenza. Lei stessa non si era mai fatta tanti problemi ad importunare le sue amiche, a stuzzicarle e fare loro domande scomode. Adesso avrebbe dovuto subire lo stesso trattamento, come giusto che fosse.

Eppure nessuna domanda le diede realmente fastidio. Forse era proprio l'idea di giocare con Kirishima a farla sentire colpevole: lei non stava più giocando - o meglio, non stava più  giocando con loro.

Con Eijiro aveva appena cominciato.

Tornava proprio da uno dei loro incontri quando Ochaco l'aveva accolta nella sua camera, dove erano presenti già tutte le altre. Mina sperò sinceramente che lui non le avesse lasciato qualche segno indesiderato sul corpo: non ottenendo evidentemente ciò che anche lei bramava con impazienza e altrettanto timore, Kirishima si vendicava con piccoli morsi. Quei denti affilati sfioravano appena la sua pelle, ma ottenevano comunque una reazione e dei piacevoli segni rossastri.

Poi pensò che probabilmente le ragazze li avrebbero presi come trofei da esibire con orgoglio, e non li avrebbero mai indicati con fare malevolo. Mina si preoccupò quindi di ciò che stava provando, di quella strana sensazione che la faceva sentire "sbagliata".

Nom riuscì a trattenersi e bloccò in anticipo tutte le domande delle amiche per poter chiedere loro cosa ne pensassero.

In particolare, Mina si rivolse a Tsuyu Asui, la ragazza ranocchia, che come sempre portò un dito al mento mentre elaborava la sua risposta.

  «Io direi...» iniziò con voce gracchiante «... che tu abbia sempre desiderato avvicinarti a Kirishima, ma che avessi bisogno anche del nostro appoggio. Quindi hai inventato quel simpatico gioco, cra!, per ottenere entrambi. A me non è  dispiaciuto affatto, anzi, ho avuto modo di notare e dare una spiegazione a tanti altri gesti che inizialmente non capivo. Ci educano ad essere degli eroi perfetti, ma in questo modo soffocano le esperienze inevitabili della vita di un normale studente. Io sono contenta che tu e Kirishima abbiate avuto modo di scoprirlo e metterlo in pratica, cra! Dimostra che anche noi siamo umani, nonostante i nostri Quirk non ce ne diano occasione!»

Ovviamente l'adorabile ragazza aveva parlato con la sua solita fermezza, come se stesse davvero assistendo ad un esperimento scientifico che in qualche modo l'aveva affascinata.

Ottenne in questo modo il consenso delle altre, finché non le sorprese dicendo: «Voglio provarci anche io, Mina! Dammi un suggerimento!»

«Tsuyu!»

«Davvero vuoi farlo, Tsuyu? Davvero?»

«Sì, certo, voglio provarci. Dammi un suggerimento.»

Mina abbracciò l'amica, sinceramente sollevata da quelle parole. Sapeva che avrebbe detto cose giuste senza tuttavia essere severa o sleale: Tsuyu aveva capito perfettamente il senso di quel gioco.

Dunque iniziarono una nuova partita, con protagonista proprio la ragazza ranocchia.

Mina invoglió le altre a cercare un candidato valido, che fosse dello stesso livello dell'amica. E il nome che uscì da quel ragionamento fu inevitabilmente quello di
Fumikage Tokoyami, il misterioso e oscuro ragazzo con la testa di rapace, con cui probabilmente Tsuyu condivideva molte più idee.

Avevano entrambi personalità molto profonde, chiacchierare con loro poteva rivelarsi stimolante, e inoltre i loro Quirk li faceva apparire come degli animaletti. In più, il carattere freddo e calcolatore dell'adorabile eroina ben si confaceva al comportamento straordinario e complice dell'altro.

Mina le presentò l'idea con il solito entusiasmo, dal momento che Tsuyu davvero non sapeva come fare per provare ad avvicinarsi ad un ragazzo, non certo per timidezza.

E tutte ascoltarono quel discorso, aggrappandosi a qualsiasi cosa per poter sporgersi e sentire meglio.

  «Tokoyami sembra un tipo molto solitario. È un bel grattacapo, un livello molto difficile da superare: questi ragazzi tendono ad aprirsi solo quando ce n'è bisogno, e infatti Tokoyami partecipa a conversazioni solo se si tratta di un test, o di cooperare per avere successo nelle prove. Dunque è molto selettivo: sa cosa gli interessa e cosa no. Ricordate quando eleggemmo la camera più bella? Quella di Tokoyami era la più misteriosa e inquietante. Esattamente come lui!»

Le ragazze ebbero un fremito, al contrario di Tsuyu, che ascoltò con vivo interesse ciò che Mina le stava dicendo.

«Dunque punta a questo! Alla sua riservatezza! Per assurdo, sei l'unica a poter riuscirci! Prendila come una sfida, di quelle cui ci sottopone Aizawa!»

Tsuyu parve capire e sorrise mostrando la punta della lingua con aria sorniona.
 

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Capitolo 6
*** ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #1 ♡ ***


6. ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #1 ♡



Probabilmente Tsuyu Asui avrebbe trovato più semplice sfidare il primo grande eroe del mondo, nonché All Might in persona, piuttosto che guadagnarsi l'attenzione del cupo Fumikage Tokoyami. Ma le aspettative delle ragazze superavano senza dubbio quella realtà: anche la ragazza-rana aveva una personalità bizzarra, difficile da conquistare e da prevedere. Lo stesso candidato avrebbe avuto altrettanta difficoltà ad avvicinarla, e questo rendeva la situazione ancora più intrigante.

Mina era sicura che il ragazzo-rapace avrebbe accettato qualsiasi richiesta di Tsuyu per il rispetto e l'ammirazione che provava per la compagna di classe; tuttavia si chiedeva come avrebbe reagito se la richiesta avesse assunto una sfumatura più romantica.

Ma in realtà alla sua amica sarebbe bastato poco per assicurarsi la vittoria: il successo sarebbe stato personale da entrambe le parti, in quanto entrambi i giovani eroi avrebbero vinto la propria freddezza e avrebbero concesso del tempo facendo altro anziché le solite attività scolastiche. Erano talvolta così severe che perfino Tsuyu sembrava soffrirne il peso.

Quale migliore distrazione se non partecipare al gioco di Mina e sperare di ottenere risultati soddisfacenti come era stato per Kirishima e la sua amica?

Le intenzioni di Tsuyu erano dunque meno romantiche, ma la curiosità legittima.

Sostenuta da una incredula Ochaco, la ranocchia si diresse verso il rapace con una disinvoltura ammirevole durante il cambio dell'ora. Il suo gesto non fu per niente assurdo: era nota per la sua curiosità e per il modo diretto in cui esprimeva le proprie idee o perplessità circa il Quirk dei suoi amici. Dunque, a parte le ragazze complici, nessuno fece caso alla conversazione.

  «Tokoyami, mi chiedevo se alla prossima prova fisica del professor Aizawa ti facesse piacere avermi di nuovo come alleata, cra. Avrei giusto l'idea di una strategia da mettere in atto durante un attacco e volevo confrontarmi con te, cra.» propose senza alcuna malizia, ma con un meccanicismo tale da risultare seria e credibile.

Tokoyami, infatti, si dimostrò molto interessato, come non si sarebbe mai dimostrato qualora gli fosse stato proposto di trascorrere un pomeriggio a fare shopping o di partecipare a qualche evento modano. Ovviamente Tsuyu aveva colto il bersaglio; anzi, era stata in grado di attirare l'attenzione anche di Todoroki, Sero e Midoriya, seduti vicino al candidato.

La ragazza espose sul serio una strategia elaborata, e per un momento sembrò che avesse dimenticato il gioco. Ma poi, improvvisamente, propose ai suoi compagni di mettere in atto quel piano, ed ottenne una risposta entusiasta, unanime.

Quel successo la portò ad incontrare Tokoyami e gli altri tre nel pomeriggio. Esercitare il proprio potere all'interno della scuola non era permesso, quindi approfittarono degli addestramenti all'aperto per studiare le traiettorie delle mosse speciali combinate tra loro. Aizawa non li interruppe mai, fiducioso delle intenzioni degli alunni, e si dedicò ad altri casi.

Il verdetto finale era tuttavia impronunciabile: volendo, le si poteva attribuire quattro vittorie o quattro sconfitte, ossia il numero dei ragazzi che l'avevano assecondata, ma che non avevano dimostrato un tipo di ammirazione particolare per la compagna di classe.

Tsuyu appariva in ogni caso molto soddisfatta.

E per compiacere le sue amiche, propose finalmente un'uscita per distrarsi e per festeggiare il successo della collaborazione.

Contro ogni previsione, Tokoyami acconsentì.

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Capitolo 7
*** ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #2 ♡ ***


7.Il primo appuntamento di Tokoyami #2


 

Gli studenti della sezione A si riunirono quindi in un unico bar, quello facilmente raggiungibile e poco lontano dal dormitorio. Senza il bisogno di organizzarsi, si ritrovavano spesso lì dopo le lezioni per scambiarsi appunti, ripetere un argomento o studiare in gruppo.

Per cui a Tsuyu, Tokoyami, Todoroki e Midoryia si aggiunsero anche presto le ragazze, probabilmente accorse per i compagni di scuola piuttosto che per verificare l'appuntamento dell'amica. Non v'era alcun dubbio che Tsuyu avesse già vinto: aveva ottenuto una vittoria personale, la possibilità di vivere un pomeriggio da finta ragazza innamorata. E le altre erano curiose di vedere come sarebbe andato a finire.

Insomma, la giornata non ebbe una volta importante, anzi apparentemente era stata simile a molte altre; eppure, agli occhi della dolce Asui, c'era finalmente qualcosa di nuovo, che lei aveva pensato di non aver bisogno.

Da quel nuovo punto di vista, chiacchierare con Tokoyami, essere semplicemente seduta accanto a lui, sfiorare la sua mano intenta ad annotare qualche calcolo e scoprire che in fondo anche a lui piaceva scherzare le fece davvero bene.

Aveva avuto così tanta paura di non riuscire a fare amicizia quando si era iscritta alla U.A. che le era stato facile accontentarsi di mantenere buoni rapporti con ognuno dei suoi compagni; talmente facile da non provare altro.

Tsuyu pensò che Mina avesse un bel modo di vivere la scuola: ogni mattina sperava di vedere e stare con Kirishima, senza tuttavia ascoltare del tutto il suo cuore, anzi congelando i propri sentimenti.

Come se fosse possibile rischiare la vita amando una persona.

Era la prospettiva ideale per ogni eroe.

Decise di dover provare a vivere almeno una giornata amando qualcuno.

Dopo un primo attimo di esitazione, capì che bastava la costanza, soprattutto con un tipo introverso come Fumikage.

«La tua mossa speciale è molto efficace, Tokoyami, cra! In una strategia di gruppo Dark Shadow potrebbe diventare un buon modo di indebolire l'avversario! - cra!» gli aveva detto, riferendosi all'ombra che accompagnava il ragazzo e che arrossì a quelle parole, per quanto possibile. Lusingarlo era l'unico modo per provare ad ottenere qualcosa.

«Ti ringrazio, Tsuyu. Ricambio la stima.»
 

Al fine di conservare quella scena e di lasciarli soli, le ragazze attirarono via pian piano gli altri compagni di classe.

Mina e Hagakure, le uniche due completamente prese da quel gioco, durante il pigiama party iniziarono così una sorta di diario su cui registrare ogni notizia riguardante i vari episodi romantici.

Tsuyu le raggiunse più tardi nella camera di Momo, dato che l'appuntamento improvvisato e del tutto spontaneo con Tokoyami si era ormai concluso.

Tutte si accomodarono sull'enorme letto dell'amica, a parte Jirou, che si mise alla scrivania per poter utilizzare il portatile e mettere della musica.

«Adesso, Tsuyu, devi raccontarci cosa è successo! Avete parlato solo di mosse speciali e tecniche di difesa?» intervenne la ragazza invisibile, saltellando su un cuscino.

La ranocchia portò come d'abitudine un dito alla bocca con aria pensosa e sorrise in modo adorabile:

«Tokoyami mi ha detto di aver gradito la mia compagnia, cra

«È una cosa buona! È una cosa buona?» sj rivolse poi a Mina, che confermò:

«Certo! Tokoyami è senza dubbio un gentiluomo, non sono sorpresa, ma il fatto che ti abbia detto queste cose vuol dire che potrebbe esserci un interesse! Me ne occuperò io off camera

«Intendi quindi parlarne con Kirishima.» ipotizzó Jirou, staccando per un momento uno dei jack dei suoi lobi dal portatile per ascoltare la risposta.

«Esatto! Ma solo per capire come si comporta in compagnia dei ragazzi. Magari con loro è più aperto!»

«Io non credo che i ragazzi parlino di queste cose tra loro...»









 

________________

Un capitolo in meno per Tsuyu e Tokoyami, ma non siamo arrivati alla fine: anche loro torneranno presto, ma per questa coppia ho bisogno che passi più tempo fra un incontro romantico e l'altro. Quindi mi scuso per il capitolo breve.

Il prossimo capitolo, però, -piccolo spoiler-, sarà dal punto di vista dei ragazzi!

 

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Capitolo 8
*** ♡ Gossip, Cards & Videogames ♡ ***


8. ♡ Gossip, Cards & Videogames ♡


 
 

Quando le ragazze scomparivano improvvisamente, ritirandosi nelle stanze un paio di ore prima del coprifuoco, i ragazzi capivano che sarebbero rimasti soli e che le loro conversazioni potevano finalmente prendere una piega diversa dal solito, più libera, più confidenziale, priva di freni.

Una volta installata la console e decisa la classifica per il torneo, stilata dall'attento Midoriya tra una lezione e l'altra, i ragazzi si riunivano nella sala comune divenuta ormai loro territorio a tutti gli effetti. 
Svolgevano varie attività, convinti di non appartenere a nessun gruppo specifico, quando era evidente il contrario, soprattutto dopo che Kirishima aveva stravolto la loro routine serale proponendo un gioco.

Era intento a distruggere Kaminari durante una partita a carte, in attesa del turno alla console, quando il discorso venne fuori grazie ad un commento poco delicato di Mineta riguardo l'episodio di una mattinata, quello che riguardava Momo e la sua divisa eroica e sensuale ai limiti della sopportazione.

Kirishima aveva ormai preso le difese delle ragazze. Mina gli parlava spesso delle loro compagne di classe: diceva che sembravano soffocare il loro lato migliore, che erano insicure e che diventare eroine sarebbe stata l'unica grande rivincita; diceva, inoltre, che mettevano a tacere anche i loro sentimenti per paura di apparire vulnerabili. Non avevano poi tutti i torti.

Ma poi Kirishima ripensava a quanto fosse bello nascondersi con Mina sotto le coperte e combattere per rubarle il più focoso dei baci.
Sapeva che ovunque sarebbero arrivati, se sarebbe finita, avrebbe conservato quegli splendidi pomeriggi in compagnia della sua ragazza.

Sì. Ormai era la sua ragazza.

Quest'ultimo pensiero lo fece arrossire e per un momento dimenticò il nervosismo causato da Mineta. Anzi sollevò la testa ed incontrò lo sguardo complice di Kaminari, l'unico a cui aveva raccontato qualche dettaglio in più. Bakugo non ne era interessato, mentre Denki sapeva come parlarne, probabilmente perché anche lui cercava la stessa cosa e Mineta riusciva ad assecondarlo... forse in modo eccessivo. Kirishima aveva tuttavia notato l'interesse del biondo elettrico nei confronti di una loro compagna di scuola, l'unica che fosse in grado di farlo arrossire o con cui condivideva le stesse passioni.

Per questo motivo, gli ritornò in mente la proposta di Mina e quasi in confidenza con i pochi che lo circondavano, e che lo avrebbero sentito, con la speranza che l'amico si aprisse disse:

«I ragazzi della B hanno fatto una classifica sulle loro compagne di classe... »

«La trovo un'idea degna di Mineta.» commentò invece Kaminari, ridendo: «Ma... Vuoi fare una classifica delle ragazze, non è vero? Chissà chi è la tua preferita...»

Kirishima sorrise a sua volta, sempre imbarazzato: «La tua, chi è?»

«Jirou, mi pare abbastanza ovvio.» intervenne Sero disteso a pancia all'aria sul pavimento, a sua volta confidente del biondo, che assunse la stessa espressione sognante di Kirishima.

«Davvero? Credevo che ti piacesse Momo!» commentò qualcun altro.

«Momo é ... wow, Momo è incredibile, ma... Jirou suona, canta, insomma è fantastica! Adoro il suo stile!»

Kirishima avrebbe provocato l'amico con battutine inadeguate se i ragionamenti di Midoriya non fossero diventati più rumorosi e non avessero segnalato il suo intervento.

«Effettivamente la tua Unicità elettrica e i suoi jack possono essere utilizzati per uno stesso...»

«Sto per perdere i coglioni con questi discorsi del cazzo! Buona notte, idioti!». Bakugo fece letteralmente esplodere le carte da gioco fra le mani, spintonò Midoriya e lasciò i ragazzi per ritirarsi nella propria camera. Uscì quindi di scena, a modo suo.

Kirishima conosceva bene l'amico e sapeva che avrebbe reagito in quel modo, così come tutti gli altri presenti. Dunque portò avanti il discorso:

«Jirou è davvero in gamba.»

«Ma non ha le tette di Momo!»

«Mineta... Stai cominciando a darmi sui nervi con questa storia.»

Gli bastò indurire di poco il braccio per apparire minaccioso e dileguare il piccolo molestatore.

«Dici così perché ormai tu hai già qualcuna! Cos'è? Pensavi che non si notasse?»

In realtà Kirishima non era tanto sorpreso: Mineta aveva occhio per queste cose, in modo quasi... inquietante; osservava le ragazze e sembrava aver un'idea chiara sulla loro personalità o sul modo in cui vivevano. Trasferirsi nel dormitorio, inoltre, era stato un bel vantaggio per lui: le aveva sempre attorno ed era riuscito a renderle apatiche ai suoi commenti, e lui pensava che l'indifferenza fosse meglio del disgusto.

Arrossì energicamente, il ragazzo di pietra, e tornò subito alla carica:

«Mina ed io ci stiamo frequentando, e non le ho mai mancato di rispetto in questo modo! Se tu fossi più sensibile, saresti stato già capace di avvicinarti a Momo senza spaventarla!»

La sua sfuriata attirò la silenziosa attenzione di tutti i ragazzi. Perfino Iida rimase in silenzio, forse segreto tifoso di Kirishima, che approfittò del momento per confessarsi.

«Mina mi ha detto che le ragazze parlano di noi quando si riuniscono! Hanno fatto varie classifiche su chi fosse il più carino, o il più simpatico, cose così. E ognuna di loro ha dato la risposta che ritenevano più corretta. Ciò significa che loro sanno benissimo chi siamo, ci hanno capiti, ci conoscono come le loro tasche. E noi siamo qui a parlare di tette!»

Il panico misto ad un'incontenibile curiosità apparve sul viso di tutti i ragazzi, che avevano man mano circondato Kirishima: la novità era stata percepita da chiunque, perfino i professori potevano aver notato la complicità apparentemente innocente che lo univa a Mina, dunque era normale che al centro dell'attenzione ci fosse Eijiro.

In particolare, lo sguardo già dorato di Kaminari s'illuminó:

«Le ragazze parlano di noi? E ... E cosa dicono?»

«La verità? Non cose belle. Sono imbarazzate e la causa siamo noi! Siamo... hanno detto che siamo immaturi, noiosi, irresponsabili e loro sono stanche! Preferiscono i ragazzi della B! Se non mi fossi fatto avanti, probabilmente Mina sarebbe uscita con Tetsutetsu e Momo sembra aver instaurato una profonda con il tipo che si incolla alle cose!»

Dire quella bugia non era assolutamente previsto, ma ebbe il suo effetto: aveva ferito l'orgoglio dei suoi compagni di classe nominando l'altra sezione, e aveva fatto in modo di aprire i loro occhi su un altro aspetto della vita accademica.

Le ragazze volevano solo divertirsi, fingere di essere persone comuni, studentesse ordinarie divise fra libri e primi amori. 

 

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Capitolo 9
*** ♡ Una foto di Kaminari sul cellulare #1 ♡ ***


9. ♡ Una foto di Kaminari sul cellulare #1 ♡

 
 
 

Le parole di Kirishima avevano avuto un certo effetto sull'amico: Kaminari non aveva mai nascosto i propri sentimenti nei confronti di Jirou, ma non aveva neanche mai trovato il coraggio di parlarne con la diretta interessata, la quale cosa avrebbe significato la rottura di quella che poteva definirsi a tutti gli effetti un'amicizia.

Kaminari adorava Jirou, ed era convinto che anche a lei piacesse trascorrere del tempo insieme: ascoltavano e apprezzavano gli stessi generi musicali, seguivano lo stesso stile nel vestirsi ed entrambi amavano affidarsi alla mente e alla pazienza di Momo.

Come tutti avevano ben capito, all'inizio Denki voleva approfittare di quel trio per avvicinare proprio la bella Momo; fortunatamente aveva però conosciuto la sensibilità di Jirou, che aveva prontamente iniziato a provocare come gli era possibile. Lei rispondeva a tali provocazioni con umorismo, indifferenza o rabbia, e lui si plasmava a seconda dell'umore di lei perché voleva assecondarla in tutto e per tutto.

Quante volte aveva provato a invitarla ad uscire insieme, anche per un'ora misera, senza Momo , né Mineta; e quante volte lei aveva declinato la proposta, forse per paura di diventare lo zimbello della classe, proprio come la sezione A aveva definito Kaminari stesso. Ma ogni volta che lei sembrava vergognarsene, ecco che invece gli si apriva in piccoli e rari momenti in cui si confidavano tutto, come veri vicini di banco.

Era evidente che Jirou nutrisse un minimo di fiducia nei suoi confronti, che capisse quanto fosse in realtà molto apprezzabile in confronto al perverso Mineta.  
E sapeva che insieme alle ragazze Jirou pensava a lui un po' di più, con la scusa di volersene lamentare, ma con un sottofondo musicale completamente diverso nella sua testa.

Quella sera, convinto dunque dalle parole dell'amico che ispiravano fiducia, decise di mandarle un messaggio in piena notte. Il dormitorio controllava i movimenti nei corridoi, non quelli nelle stanze, quindi ogni studente poteva fare ciò che desiderava, anche restare sveglio fino a tardi.

Jirou era senza dubbio una di quelle ragazze che ascoltavano musica fino ad addormentarsi e che per tale motivo la mattina successiva apparivano assonnate, apatiche, annoiate: Kyoka appariva sempre tanto stanca e facilmente si concedeva una pausa dalle lezioni meno impegnative allungando uno dei suoi jack al suo cellulare nascondendo l'orecchio e la guancia con una mano.

Una volta le aveva chiesto cosa ascoltava e da lì era cominciata ufficialmente la loro amicizia, basata sullo scambio di cd musicali, aggiornamenti sulle uscite di nuovi singoli e scoperte di gruppi rock sconosciuti alla loro generazione.

Quella sera Kaminari le inviò tutt'altro in quel messaggio volutamente provocatorio.

Si era infatti chiesto cosa avrebbe risposto la sua compagna di classe se insieme alla citazione di una loro canzone preferita avesse mandato anche una sua foto abbastanza hard.

Dopo aver fatto una calda doccia rigenerante, notando il suo riflesso allo specchio si era convinto di essere affascinante o comunque capace di affascinare; aveva messo la fotocamera frontale e, inquadrato il collo ricoperto da bollenti goccioline, aveva scattato la foto. Senza pensarci, l'aveva poi invitata a Jirou.

Ma la risposta tardava ad arrivare, e intanto si era infilato sotto le coperte a giocare con un'applicazione su cellulare, dimenticandosi per un momento di ciò che aveva appena fatto. Convintosi ormai che lei si fosse semplicemente addormentata Kaminari sussultò quando alla fine gli arrivò sul serio la notifica della risposta di Jirou.

Sentì il viso in fiamme, allo stesso tempo curioso e terrorizzato di leggere il commento, che invece gli rubò un sorriso:

  "Bel tipo, chi è?"

Era quindi di buon umore, e desiderosa di prendersi gioco di lui. Ottimo segno. Kaminari si aspettava già una lunga chiacchierata notturna.

  "Il cantante dei Thundermen. Conosci?"

"Quel gruppo di sfigati elettrici? 
Non potevi scegliere nome più scontato, comunque..."

  "Non pensavo mi avresti risposto in quel modo, mi hai colto impreparato"

"Per questo ti ho risposto così. Sei troppo prevedibile"

  "Quindi sai già cosa sto per chiederti... no?"

"Qualcosa di stupido"

  "Nah, io direi qualcosa di giusto"

"E sarebbe?"

  "Una tua foto"

"E perché mai? Non ho mai accettato di fare questo gioco"

  "Sei già stanca di giocare, Kyoka?"

"Appunto. Non abbiamo mai iniziato"

  "Ma tu hai una mia foto adesso..."

"Ma che diavolo ti prende?... No che non te la mando, DENKI"

  "Ti ho fatta arrabbiare, adesso? E dai, scherzavo, permalosetta...
E comunque é una foto del tutto innocente. Ti dà talmente fastidio guardarla?"

"Sì, vabbè, lascia stare..."

Kaminari si portò una mano al viso poi tra i capelli e sbuffò riflettendo sulle parole di Kirishima: la musica era già finita. Non valeva la pena continuare.

"OK, vedo che non sei dell'umore. Buona notte e a domani"

"Niente battuta badum-tsssss stasera?" 

Rispose lei, ma la ignorò anche quando continuò:

"Adesso sei tu il permalosetto...
Buona notte"

Kaminari sapeva cosa sarebbe successo l'indomani: lei avrebbe ricambiato il favore fingendo di non conoscerlo e lui avrebbe dovuto starle dietro finché a fine giornata non avrebbe ceduto alle sue battute.
Dunque non gli restava che appisolarsi e ricaricarsi psicologicamente per prepararsi a quell'umiliazione.

Quando improvvisamente il cellulare vibrò di nuovo, segnalando l'ultima risposta di Jirou: una foto.

Nel buio, il flash illuminava il viso della ragazza che era stesa di lato e che aveva avuto il coraggio di mandargli quel selfie altrettanto innocente, ma invitante. Kaminari vedeva chiaramente che non indossava il reggiseno e che il piccolissimo petto era nascosto dal tessuto leggero e semitrasparente del pigiama. Come lui, aveva inquadrato solo il mento, il collo e il busto minuto, ma senza sorriso; anzi, Kaminari immaginò quanto le era costato assecondarlo in quella sciocchezza. Infatti la dolce bocca era un po' arricciata in una smorfia di puro terrore o esitazione.

Si era pentita di averla mandata. Ma si fidava di lui e sapeva che Kaminari non l'avrebbe mai esibita in classe.


 

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Capitolo 10
*** ♡Una foto di Kaminari sul cellulare #2 ***


10♡ Una foto di Kaminari sul cellulare #2



 

Per dimenticare la disavventura di quella notte, e prendersi del tempo per svegliarsi, Jirou rimase a letto. Avrebbe fatto mezz'ora di ritardo alla prima lezione, ma non era un vero problema.
L'unica preoccupazione era avere un risveglio tranquillo e la capacità di ignorare il ricordo dello scambio di foto con Kaminari. Non sarebbe riuscita a fingere che non fosse successo.

Avrebbe dovuto dirlo alle ragazze? 
Probabilmente Mina e Hagakure le avrebbero detto di continuare.

Avrebbe dovuto dirlo almeno a Momo? Era senza dubbio la sua migliore amica; oltre agli appunti si scambiavano anche consigli, confidenze. Avevano idee diverse per quanto riguardava la musica o i libri, ma forse - forse - Yaomomo, come la chiamava affettuosamente l'intera classe, avrebbe capito e le avrebbe fatto capire a sua volta se ciò che aveva fatto fosse giusto o meno.

Jirou era molto a disagio per ciò che era successo: non si fidava di Kaminari, non perché fosse astuto quanto stupido. Era certa che involontariamente avrebbe mostrato quelle foto ai ragazzi, o peggio a Mineta, portando così ad imbarazzanti e pericolose conseguenze.

Avrebbe sfidato uno spietato All Might piuttosto che affrontare quella realtà.

Il suo ritardo non fu neanche notato, anzi era riuscita ad evitare Kaminari, almeno all'inizio. Era seduto proprio alla sua destra, sarebbe stato impossibile fingere addirittura che non esistesse per tutto il giorno.

La pausa all'ora di pranzo fu quindi l'occasione che aspettava e che avvrebbe sfruttato per provare a confidarsi con la sua amica.

Momo le aveva detto che aveva urgenza di parlarle e Jirou si era immediatamente preoccupata. Ma una volta appartatesi per consumare una merenda veloce, la ragazza disse:

«Non so come dire a Mina e alle altre che non voglio partecipare a quel... gioco. Insomma, è stato divertente, ma inizio ad avere la sensazione che i ragazzi se ne siano accorti e che vogliano approfittarne. Kyoka, io non voglio le zampacce di Mineta addosso... E ho paura che Mina possa offendersi, in qualche modo.»

La più minuta si accigliò, in parte sollevata di non essere protagonista di un nuovo scandalo; tuttavia, vedere la sua compagna così a disagio la mosse. Di buon umore, riuscì a cavarsela con poche parole:

«Anche io ho la stessa sensazione, Yaomomo, ma credo che Mina sappia già come ci sentiamo! É stata comprensiva con Tsuyu, in fondo. Non può imporci né aspettarsi chissà cosa da noi... e poi perché parli di Mineta? In classe sono presenti altri ragazzi.»

Chiunque avrebbe colto quell'allusione, ma l'altra sembrava davvero preoccupata. In effetti, quel nano pervertito era arrivato a fare follie per tentare di conquistare Yaoyorozu, anche usare sporchi trucchetti.

Momo sospirò: «Scherzi? Mi sta sempre attaccato - in tutti i sensi, grazie a quei suoi capelli appiccicosi! - ed è l'unico che dimostra interesse per me. Mina lo vedrebbe come un vantaggio. Non voglio, Jirou, ma non voglio neanche deludere le ragazze e passare per quella noiosa... Tu almeno hai Kaminari, che è senza dubbio più carino di Mineta!»

Jirou arrossì senza riuscire a contenersi. Non si aspettava certamente una risposta del genere, con il nome del compagno di banco, tra l'altro.

«Cosa?... Chi? E questo che vorrebbe dire? Cosa c'entra Kaminari?»

«Trascorri del tempo con lui quando non ci sono, o sbaglio? Vedo che andate molto d'accordo, ed è una cosa bella, considerato ciò che noi tre abbiamo dovuto affrontare insieme...»

Poi la bella mora le rivolse un sorriso più dolce, quasi materno:

«Io credo che lui tenga a te. Forse non nel modo in cui insinuerebbe Mina, ma ti vuole bene. Vuole starti vicino, e penso sia una cosa dolcissima. È molto protettivo nei tuoi confronti.»

Kyoka sapeva che Momo diceva la verità, aveva avvertito l'evoluzione dei sentimenti del compagno di classe, ma aveva anche avuto paura di rivelarli, accettandoli. 
Fu sul punto di confidarle quindi il contenuto della loro conversazione notturna, ma di nuovo si trattenne all'idea. Non era il momento e non era ancora così grave; voleva ragionare quanto possibile sui sentimenti che stava provando e su quelli di Kaminari.

Quindi lasciò cadere l'argomento e tornarono a lezione. Si era così finalmente tranquillizzata, ma rientrando in classe, notò i ragazzi parlottare animatamente, tutti riuniti attorno al banco di Kaminari.

A Jirou mancò il fiato: che avesse mostrato la foto perché l'aveva ignorato per tutta la mattinata? Ne sarebbe stato capace, ma non riusciva comunque a crederci.

Yaoyorozu si incuriosì parecchio,si avvicinò al gruppetto troppo intento a guardare il piccolo schermo e con garbo chiese a cosa era dovuto quell'entusiasmo.

A risponderle fu Kirishima:

«Denki ha quasi superato il trentesimo livello di Candy Smash

Un improvviso boato confermò la vittoria, ma a Kyoka mancava davvero poco allo svenire dal sollievo.
 

Tutto lo stress causato da quel minuscolo segreto si sciolse con una doccia veloce e un piccolo momento musicale: Jirou prese tra le mani una delle sue chitarre e cominciò a pizzicarne le corde con un ritmo lento, più lento ancora per poter ascoltare bene ogni nota. 
Aveva appena iniziato i suoi accordi, quando il suo cellulare segnalò l'arrivo di un messaggio. Sapeva benissimo di chi fosse, ma si affrettò a leggerlo dall'anteprima dello schermo, come se le fosse possibile prepararsi una risposta efficace.

Era solo un "Ciao". Ma nella mente di Jirou si era già presentata una possibile conversazione: voleva certamente rifarlo, esattamente come la notte prima, se non chiedendo o offrendo di più. 

Ma perché esitava? Perché non dirgli semplicemente che quella situazione la metteva a disagio?

Visualizzò finalmente il messaggio con questo proposito, e con l'idea di evitare tutti i tentativi del ragazzo di trasformare la conversazione in qualcosa di inadeguato rispose:

Ehi, Kaminari

Che fai?"

"Combatto qualche cattivo alla console. Tu?"

"Stavo suonando. Temevo si sentisse"

"No, in realtà no, ma io sto ascoltando anche la musica. 
Non so se magari Kouda...

Che suoni?"

 

"Nulla.
Provo qualche accordo"

"Fico"

Per un paio di minuti, la conversazione parve morire, poi un altro messaggio arrivò con una richiesta particolare:

"Ti va se parliamo al telefono? 
Abbiamo entrambi le mani impegnate a quanto pare"

Avrebbe voluto chiedergli perché fosse così necessario sentirsi a quell'ora, e invece gli rispose di sì.
Un attimo dopo, ecco la chiamata. Jirou rispose dopo due squilli, ma invece di riprendere la chitarra e mettere il ragazzo in vivavoce si distese comodamente sul materasso con il telefono all'orecchio.

Quella situazione stranamente la innervosiva. Solitamente si comportava in quel modo quando si trattava di Momo.

«Ucciso qualche cattivo?»

«Qualche figliastro... sì.»

«Sei sicuro di riuscire a fare tre cose contemporaneamente?»

«Le sto facendo, no?»

«Ma stai anche perdendo: lo sento dalla voce e dai tasti di quel povero joystick...»

«Eppure riesco a parlarti. Questa cosa non è importante?»

Jirou fu sollevata dal fatto che lui non potesse vederla arrossire. In quel momento aveva realizzato che, nonostante le due distrazioni, il ragazzo le parlava senza interrompersi

«Oggi ti stai dedicando ai giochi...»

«Già. Vuoi che mi dedichi un po' a te adesso?»

Kaminari ci stava decisamente provando con quella domanda che non ammetteva altra interpretazione; aveva lasciato andare una risata un po' nervosa per la sua stessa audacia, eppure desiderava ottenere una risposta. Un sì o un no. Nessuna battuta per sdrammatizzare, Jirou non ci riuscì. Anzi, dalla bocca le uscì un invito.

«Sarebbe ora.»



 

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Capitolo 11
*** ♡ Una foto di Kaminari sul cellulare #3 ♡ ***


11. Una foto di Kaminari sul cellulare #3

 
 
 

I pomeriggi a studiare con Momo erano i preferiti da Kyoka: non avevano distrazioni e in un paio di ore avevano già finito i compiti, sebbene con un lieve mal di testa. Era ciò di cui aveva bisogno e l'amica sapeva come mantenere la sua attenzione sui libri.
Certo, di tanto in tanto avrebbe preferito starsene sul letto a non fare nulla, o trascorrere la giornata diversamente, ma mantenere una buona media era diventata una priorità: l'Accademia degli eroi teneva i suoi allievi sempre impegnati, c'era sempre qualcosa da fare, tra festival, rappresentanze e sfide continue.
Studiare, quindi, era davvero il minimo...

A infinite ore di studio seguivano una piacevole passeggiata di ritorno verso il dormitorio, insieme all'amica, il momento adatto per lasciarsi andare a dichiarazioni di ogni tipo.

Jirou aveva spesso riflettuto sui propri sentimenti per Momo, dal momento in cui si era accorta di quanto amasse farla ridere. Se non avesse avuto modo di conoscerla bene, l'avrebbe considerata una smorfiosa, falsa, raccomandata; e invece subito le era stato rivolto il sorriso più angelico che avesse mai potuto incontrare.

Per un lungo periodo, durante il quale l'una era diventata essenziale per l'altra, e trascorrevano quanto più tempo possibile insieme, aveva pensato di esserne perdutamente innamorata e di avere tutte le ragioni del mondo per sperare di essere ricambiata; ecco perché aveva sempre allontanato il povero Kaminari.

Voleva una chance. Voleva che Momo fosse soltanto sua, anche solo per ventiquattro ore, il tempo di dimostrarle cosa sarebbe stata in grado di fare. In più occasioni aveva immaginato di starle accanto come più di una semplice amica: avrebbe voluto inviarle messaggi speciali per il buongiorno, proteggerla da Mineta, confortarla per un allenamento andato male, studiare con la mano nella sua mano.

Aveva composto ritornelli che rischiavano di suonare come delle dichiarazioni d'amore; li aveva nascosti nel cassetto, come un sogno, ma continuava a scrivere canzoni per lei.

Il gioco proposto da Mina, che stava diventando interesse accademico, avrebbe rappresentato una buona occasione per provare a rivelare i propri sentimenti all'amica se non avesse riguardato solo i ragazzi della classe.

Le piaceva trascorrere le giornate con Momo. Ma le piaceva anche scambiarsi foto sempre più piccanti con Kaminari.

Arrivò addirittura ad immaginare di avere entrambi sul letto in quel momento, mentre guardava video musicali e strimpellava la chitarra: sarebbero stati una buona distrazione contando quante passioni comuni avessero.

Pensò che in quello non ci fosse nulla di male, finché le dita posarono la chitarra per dedicarsi ad altro, ora che quella fantasia aveva deciso di prendere vita nella sua testa. 
L'avrebbe dedicata a Momo, che si trovava al centro di quel sogno e che si beava dei baci di Kaminari così come delle dita di Jirou.

Fu così intenso che per un momento Jirou credette fosse tutto vero, e che fosse possibile chiamare entrambi nella sua stanza.

Ma quella visione così invitante fu interrotta da un'esplosione proveniente dal piano inferiore.

Jirou imprecó sia per il disturbo che per la situazione in cui era finita, e subito dopo essersi ricomposta raggiunse il luogo del frastuono.

Si trattava della solita sfuriata di Bakugo, ma stavolta non ci furono danni importanti perché il suo oggetto di sfogo era diventato la testa di Kirishima.

Jirou sbuffó e fece per ritornare in camera, come stava facendo la maggior parte dei suoi compagni, quando vide proprio Momo e Kaminari chiacchierare. Non era affatto una cosa insolita, anzi, lei aveva dimostrato di apprezzare l'amicizia dell'altro; ma vederli così vicini dopo ciò che aveva immaginato fu un bel colpo, soprattutto perché entrambi la richiamarono non appena si accorsero della sua presenza.

  «I soliti disordinati, tutto qui. E Bakugo si è innervosito un po'...» rispose Kaminari non appena Jirou chiese loro informazioni sull'accaduto. 

  «Ero così concentrata, stavo mettendo in atto i consigli di Aizawa. E tu, Jirou? Stavi suonando?» si aggiunse presto anche Momo.

  «Sì. E ascoltavo musica. Mi stavo rilassando, insomma.»

  «Wow, cosa ascoltavi di bello? Ti è piaciuta la canzone che ti ho passato stamattina?»

L'effetto della fantasia non era ancora del tutto svanito: la voce di Momo e quella di Kaminari suonavano in modo melodioso alle sue orecchie, esattamente come i gemiti che aveva immaginato loro fare.

  «Io... Io ho davvero bisogno di dormire adesso.»

  «Perché invece non prendiamo un tè? Qualcuno si è spaventato e bere qualcosa di caldo aiuterebbe a rilassarsi!» propose invece Momo, con l'approvazione dei pochi presenti e dello stesso Kaminari che invitò Jirou ad unirsi a loro.

Riflettendo sulle possibili scelte, Kyoka accettò e i ragazzi si riunirono sui divani per sorseggiare il tè nero preparato da Momo. 
Rimase comunque abbastanza in disparte, fingendo stanchezza; mentre ascoltava le conversazioni dei due si rese conto di quanto sarebbe stato possibile realizzare quella fantasia, dal momento che fra loro tre c'era completa fiducia, e un'ottima sintonia.

Non le importava più molto cosa pensasse Kaminari, a quel punto sarebbe stato inutile. E Momo si sarebbe arresa dolcemente alle loro attenzioni. 




 

  «Posso sapere a cosa stai pensando? È da questa sera che sembri molto distratta. È successo qualcosa?»

Jirou alzò lo sguardo verso lo schermo del computer, dove appariva un sorridente e divertito Kaminari in diretta webcam.

  «Certo che va tutto bene...»

  «Allora rispondi alla domanda: hai ancora le foto? Se così fosse, devo chiederti di cancellarle. Sai, per correttezza. Io ho dovuto per evitare che finissero in mani sconsiderate a causa della mia... lo sai, dai, stupidità post-Quirk

  «Sì, le ho cancellate. Ti pare che conservavo le foto di un idiota? Ne ho già molte che ti ritraggono in quelle circostanze.»

  «Sicuramente. Ma sento che la tua opinione su di me sia cambiata da un po', o sbaglio? Sei più interessata a me, e magari stavolta accetterai di uscire a mangiare qualcosa in mia compagnia.»

  «Senza Momo non si può fare»

  «Viene anche lei, che male c'è? È davvero Yaomomo a preoccuparti? Possiamo organizzare un'uscita a tre, se vuoi, dal momento che ti rifiuti di stare sola con me.»

  «A tre? Quindi senza Mineta?»

  «Mi pare ovvio: con Mineta non avremmo Momo, e io non avrei te! E poi lei lo sa, avanti. Sa che le voglio bene. Se è l'unica soluzione per ottenere un bacio da te, allora accetto.»

  «Un bacio? Ma di cosa diavolo stai parlando?»

  «Voglio baciarti, Jirou. Te l'ho anche scritto. Tu non ne hai voglia? O deve esserci Momo anche in quel caso?»

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Capitolo 12
*** ♡ La professoressa Midnight ♡ ***


12. ♡ La professoressa Midnight ♡

 
 

Ritornando dagli allenamenti, la classe era evidentemente distrutta ma manteneva un'espressione soddisfatta e al tempo stesso speranzosa per i progressi fatti.

Nonostante la stanchezza, Kirishima prese Mina in disparte, garantendo ai compagni che si sarebbero preoccupati di pulire la classe a fine giornata se li avessero coperti per almeno una decina di minuti.

«Che intendi fare? Dai, sono esausta, andiamo...»

Mina continuava a lamentarsi, ma il ragazzo la trascinava con insistenza in un angolo della struttura, l'incavatura più nascosta in cui trovare un attimo per loro.

Erano giorni ormai che non riuscivano ad restare un attimo da soli, a causa dello studio e dei tanti impegni che li costringevano ad essere circondati costantemente dai compagni di classe.

Kirishima aveva iniziato ad andare in palestra, una fuori dai dormitori per una maggiore privacy e tranquillità, anche se insieme a Bakugo. 
Era un'occasione per testare la sua resistenza: un vero eroe non si affida solo al proprio Quirk, si diceva, la normale forza fisica è altrettanto importante.

Ed era anche l'unica cosa che avrebbe potuto sfruttare con il suo potere.

Sentiva che in una sola settimana era riuscito a migliorare la propria prestanza fisica e intendeva utilizzarla per affascinare Mina in quel momento di intimità, dal momento che non le era stato possibile vederlo in azione durante gli allenamenti, a causa del gran casino.

«Stai tranquilla, cosa mai potrei farti? Vieni qui, piuttosto...»

Afferró i morbidi fianchi della ragazza e la spinse proprio in quell'incavatura in modo da stare ben nascosti.
Mina si lasciò andare dopo una piccola lotta, ma alla fine fu la prima a spingersi desiderosa sulle labbra dell'altro, scatenando l'immediata reazione del ragazzo.

Kirishima sospirò tradendo la sua sorpresa e una certa impazienza sul da farsi, forse in parte timoroso di un possibile richiamo. Mina sembrava più che disposta ad assecondarlo in quella circostanza, tuttavia dovevano stare ben attenti a non farsi beccare: i controlli alla U.A. erano diventati molto rigidi... quasi come Kirishima.

Il modo in cui lei si era avvinghiata al suo collo, l'aveva mandato in estasi per un attimo che avrebbe potuto rivelarsi pericoloso per entrambi: senza volerlo, forse presa dalle attenzioni del compagno di classe, Mina rilasciava piccole gocce di acido sulle spalle che Kirishima aveva prontamente indurito, non senza qualche gemito sofferente.

Tuttavia non erano riusciti a fermarsi, anzi. Le mani avevano iniziato ad esplorare il corpo dell'altro con molta più sicurezza delle volte in cui si erano chiusi in camera: non si trattava più di semplici carezze, né di baci controllati.

Mina aveva dapprima appoggiato una gamba al fianco di Kirishima, per consentire alla sua mano di raggiungere la sua parte più delicata e vulnerabile, e stava ricambiando tormentando in modo delizioso la virilità del compagno di classe; poi era finita completamente schiacciata al muro, con le braccia attorno al collo e le gambe che cingevano i forti fianchi del ragazzo.

«Tieniti... resta così...» disse lo stesso, con le parole che gli morivano in gola per l'emozione. Mina annuì e lo invitò a procedere piano.

Ma dopo i primi tentativi malriusciti a causa della loro inesperienza, Kirishima avvertì una dolce e torporifera fragranza invadergli il naso e poi la mente.

Riconobbe quell'aroma, così come Mina.

Midnight, una delle professoresse dell'Accademia, forse la più attraente, stava avanzando proprio verso di loro: aveva attivato il suo seducente Quirk, e per Kirishima era diventato impossibile anche stare in piedi.

Fecero per cadere entrambi, ma alla fine la forza di volontà del ragazzo aveva prevalso ed era riuscito a mantenere entrambi contro il muro, anche se non nella posizione più adeguata.

Midnight sorrideva maliziosa, ma era evidente il suo intento di fare una ramanzina ad entrambi.

«Ah, giovinezza, quanti ricordi mi hanno portata qui dietro! Sono contenta che questa tradizione vada avanti, e che molti ragazzi continuino ad utilizzare questo posto... Ci siete finiti anche voi, ma sfortunatamente vi ho visti. Cosa vogliamo fare?»

Sebbene fosse una situazione assurda, ai limiti della quotidianità, e che probabilmente chiunque avrebbe sognato di coinvolgere la donna nell'incontro, Kirishima si ricompose, soffocò le proprie fantasie e permise ad una furiosa Mina di fare altrettanto.

«Tu... Tu sei il giovane Kirishima. Eijiro, ho indovinato? Mi ricordo di te.»

Il ragazzo arrossì involontariamente e confermò la propria identità. L'altra, invece, ribolliva di gelosia e di rabbia, per la situazione e per la consapevolezza che non sarebbero usciti vincitori da quell'incontro indesiderato.

«E tu sei...?»

«Ashido Mina.» rispose con la dovuta acidità.

«Compagna di classe? Entrambi della sezione A, quindi dovrei parlare con il professor Aizawa. Che scusa avete usato per saltare la lezione?»

«Noi... ci siamo allontanati per poco, dopi gli allenamenti, ma saremmo tornati in classe a momenti»

«Sembrava che ne avreste avuto per molto, invece.»

Midnight inclinò la testa di lato e sorrise adorabilmente:

«Ragazzi, cosa posso dirvi? State attenti. Sapete bene che il Quirk potrebbe attivarsi in situazioni del genere se non lo si controlla, e da quel che ho visto i vostri sono piuttosto pericolosi insieme. Tu rischi di scioglierlo e tu... beh, ragazzo mio, tu rischi di farle davvero molto male! Sarebbe stato imbarazzante se vi avessi trovato qualche minuto più tardi: avrei dovuto portarvi in infermeria, e allora cosa avreste detto?»

«Ha ragione, professoressa. La prego, non lo dica ad Aizawa, ci prendiamo la nostra responsabilità e le promettiamo che non accadrà più!»

«Non ho mica detto questo: ho detto di stare attenti quando vi ricapiterà. Ad Aizawa dirò semplicemente che vi ho chiesto di aiutarmi a riparare qualcosa, la prima cosa che mi verrà in mente. Adesso tornate in classe, su! Prima che cambi idea!»

La donna sfiorò il viso del ragazzo e agitò una mano per salutare entrambi. Si allontanò muovendosi con tanta grazia e altrattanto fascino.

«Fantastico! Grazie mille, professoressa, davvero!» le disse Kirishima con tutto l'entusiasmo di cui era capace.

Poi si guadagnò un pugno da Mina, senza sapere bene il perché. 







 

___________

Siamo a metà della storia, forse manca anche di meno.

Voglio però evolverla in un sequel molto più distaccato dal manga originale, e puntare su altri "piccoli problemi" che le nostre eventuali coppiette potranno affrontare.

Ditemi cosa ne pensate e se dovrò migliorare qualcosa di QUESTA storia :)

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Capitolo 13
*** ♡ Girls want Sex Education♡ ***


13.  ♡ Girls want Sex Education


 

Quella settimana fu Tsuyu a voler organizzare un altro pigiama-party con le ragazze, desiderosa di trascorrere del tempo insieme alle sue amiche: aveva notato un certo inconsapevole allontanamento e le era dispiaciuto non fare più quelle belle riunioni che Ashido proponeva.

La stessa Mina sembrava distratta. Da alcuni giorni aveva iniziato a manifestare alcuni atteggiamenti di risentimento nei confronti di Kirishima, pur continuando a definirsi come sua ragazza.

Quella situazione l'aveva confusa molto, così come la totale taciturnità di Jirou, che non interveniva più con pungenti e quindi divertenti battute su Kaminari, anzi trascorreva molto tempo messaggiando al cellulare. Non si esprimeva proprio per nulla, esattamente come Momo, e la giovane ragazza-rana aveva pensato ad un litigio avvenuto fra le due.

Aizawa, come sempre, concesse loro di riunirsi nella sala comune, dal momento che i ragazzi sembravano aver trovato altro da fare. Non era così tardi, ma gli impegni che interessavano gli studenti della U.A. erano ormai terminati e in tv trasmettevano il film che da tempo desideravamo guardare tutte insieme.

Per fortuna era stato facile organizzarsi e mettersi d'accordo con tutte; purtroppo quelle tensioni diventarono ancora più concrete, e lo dimostrò anche ad Ochaco.

Prima di seguire Bakugo e gli altri, Kirishima si era avvicinato a Mina per salutarla con un bacio che lei aveva prontamente evitato voltando la testa. Ma Kirishima non si era arreso e le aveva baciato comunque la sua spalla nuda. Poi si era allontanato dopo aver salutato tutte le ragazze con un sorriso più spento del solito.

A quel punto Tsuyu non era riuscita a trattenere la propria curiosità, e chiese cosa fosse successo.

«Oh, nulla, lui non mi ha fatto nulla, ma non riesco a calmarmi, sono davvero arrabbiata con lui

«Mina... temo di non aver capito, cra...»

La ragazza sospirò frustrata: desiderava parlarne con le amiche, ma era una situazione inaspettata che l'aveva messa a disagio; decise dunque di rispondere nel modo più vago possibile.

«Oggi Eijiro e io ci siamo appartati per stare un po' insieme, dal momento che trascorre molto tempo in palestra, e ... la professoressa Midnight ci ha visti, ecco. Ma per fortuna non ci ha segnalati.»

Le altre l'ascoltavano, ma era evidente che non avessero colto il senso di quella scena. Non tutte.

«Oh!» fu la reazione di Hagakure, la ragazza invisibile che causò uno spostamento d'aria improvviso, tanto ne fu sorpresa.

«Intendi dire che eravate in atteggiamenti... intimi?»

«Già. Intimi

«In che senso?» intervenne una confusa Tsuyu, ma fu una domanda cui non seguì risposta perché ci arrivarono tutte ugualmente.
Mina non sapeva a cosa stessero pensando precisamente, ognuna di loro.

Ochaco avrebbe immaginato un bacio focoso? 
Hagakure avrebbe invece corso con la sua fantasia, figurandosi una posizione umiliante? 
Jirou e Yaoyorozu avrebbero cambiato idea su di lei? L'avrebbero considerata una 'facile'? 
E Tsuyu, la più innocente del gruppo, a cosa aveva pensato?

«Credo di aver capito» disse infine, senza manifestare alcun turbamento, anzi sembrò riflettere sul da farsi.

«Non ho nessuna esperienza in quel campo, mi considero troppo immatura, ma capisco l'imbarazzo, altrimenti non avrebbe avuto senso appartarsi, cra. Mi dispiace, Mina, non credo sia giusto che Kirishima paghi le conseguenze... Probabilmente anche lui si sente terribilmente a disagio, cra... e cerca conforto presso l'unica persona con cui ha condiviso l'esperienza.»

«Sono d'accordo con Tsuyu» intervenne Momo, intenerita dalla visione di poco prima, dal bacio che Kirishima aveva cercato di rubare alla compagna di classe: «Anche io penso che lui sia rimasto scottato dalla situazione, e magari si è anche sentito in colpa per qualche ragione. Ma come avrebbe potuto prevederlo? Io avrei avuto qualche dubbio se a trovarvi fosse stato uno dei ragazzi!»

«Vero, sarebbe stato peggio» disse Jirou.

«È stata gentile a non spifferarlo, anche se comunque sarebbe parte del suo lavoro...» concluse Ochaco, confortando Mina, che finalmente sorrideva.

«Oh, non avrei potuto, non avrei mai potuto.»

La professoressa apparve vestita in modo talmente sobrio da essere irriconoscibile, ma pur sempre attraente.

«Quell'angolo è un posto paradisiaco. Ha assistito all'amore degli studenti di metà Accademia e probabilmente non tutti erano veri... Ah, che ricordi! Mi fa piacere che anche le ragazze della A si siano risvegliate! E perdonami, cara, se sono intervenuta, ma era una situazione alquanto delicata. Non potevo permettertelo, soprattutto dal momento che ricordavo il Quirk del giovane Kirishima!»

Midnight si accomodò tra Momo e Jirou tra lo stupore delle ragazze.

«Come ben sapete, il Quirk si manifesta subito nell'attimo in cui perdiamo violentemente il controllo: esattamente come nel caso dello starnuto o dell'orgasmo. Capite? È un momento di estrema vulnerabilità, in cui prima ci si rilassa e poi si esplode. Non ricordo adesso ciò che siete in grado di fare tutte voi, magari il vostro potere è del tutto innocuo... Ma tu, mia cara...»

Continuò, poi, rivolta a Mina:

«Hai capito perché sono intervenuta? Per fortuna ho riconosciuto il bel Kirishima, altrimenti avrei dovuto ritrovarvi in infermeria. Non sarebbe stato più imbarazzante?» 


 

Dopo un po' Mina riuscì a rivalutare la professoressa e la sua figura sinuosa, e l'atmosfera si allentò fortunatamente.

Tsuyu raccontò semplicemente della sua complicità con Tokoyami. Poi, sempre su iniziativa di Mina, la conversazione divenne nuovamente più hot ... and cold.

«Chissà se Todoroki distruggerebbe il letto prima con il fuoco o con il ghiaccio. Quale suo lato reagirebbe subito?»

«E Kaminari? Kaminari ti darebbe la scossa!» intervenne Hagakure, l'unica che riuscì a reggere quell'argomento, soprattutto immaginando il bel Todoroki.

«A Sero forse sarebbe bravo con il bondage! Ha tanto nastro a disposizione ai gomiti!»

«Midnight ha parlato di esplosioni! Non avete pensato a Bakugo mentre vi...»

«Ragazze, smettetela! Stiamo degenerando!» Momo e riprese senza tuttavia fermarle sul serio, tanto era divertita da quella situazione. Aveva davvero necessità di ridere con le ragazze ed era lieta che Tsuyu avesse insistito con l'organizzare quell'incontro. 
Se ne accorsero subito anche le altre.

Per questo il gioco riprese subito come era iniziato.

«Toru! Tocca a te! Visto che sei così determinata, come legheresti con Todoroki? È misterioso, riservato, un vero cuore di ghiaccio da sciogliere!»

«Già. Se fossimo in un videogioco, probabilmente sarebbe il boss finale, quello più difficile da battere, cra. Ma il suo fascino è innegabile. Grazie a Mina ho notato molte cose nei nostri compagni di classe, ognuno di loro sarebbe un candidato perfetto per un appuntamento galante.»

«Davvero? Hai immaginato di uscire con ognuno di loro, Tsuyu? Sono sorpresa!» le disse Ochaco, seduta proprio accanto.

«Le tue osservazioni potrebbero darci una dritta! Avanti, dicci tutto!»

«Dato che stiamo parlando di Todoroki, comincio proprio con lui, cra

La dolce ranocchia si portò le dita al mento, esponendo le sue teorie:

«Non so quanto possa essere precisa, ma ho notato che Todoroki è molto incuriosito dal modo in cui Midoriya e gli altri interagiscono, cra. Sembra abbia qualche problema a lasciarsi andare del tutto, quindi ho immaginato che ad un ipotetico appuntamento potrebbe sentirsi a disagio e non riuscire ad essere spontaneo come invece cerca di essere sul campo di battaglia, cra. Anche lì ha bisogno di aiuto nel lavoro di squadra, ma la cosa non mi compete. Dicevo, si sentirebbe a disagio perché saprebbe sì come comportarsi con una ragazza -ha molto rispetto nei confronti di una donna, l'avete notato? Cra! -, ma non saprebbe proprio di cosa parlare...»

Hagakure emise uno strano verso di frustrazione.

«Oh, ma non abbatterti, Toru! Momo potrebbe darti qualche dritta.»

«Io?»

Yaoyorozu guardò la compagna con grande perplessità, ma ottenne subito un'ottima motivazione.

«Cra, ho notato che Todoroki si avvicina per parlare di sua spontanea volontà solo ad un quarto della classe, e tu sei compresa, Momo. Di cosa parlate esattamente, cra? Sono davvero curiosa.»

«Oh, certo, ma la verità è che non parliamo chissà di quali grandiosi argomenti. Mi chiede semplicemente come ho trascorso il fine settimana e io ricambio con molta serenità. Credo sarebbe un buon punto di partenza per Toru dimostrargli questo semplice interesse. È sempre molto disponibile a fare conversazioni del genere. È troppo riservato per provare ad ottenere di più da lui, ma con un po' di pazienza...»

«Ma... ma io voglio quello che fa Mina contro il muro della scuola!»

«Toru! Non sono ancora pronta per scherzarci su!»

«Forse avete ragione: Todoroki è troppo difficile!»

«Non sei più interessata? Com'è possibile, cra

«Povero Todoroki, è diventato uva marcia!»

Tsuyu rifletté molto su quella nuova situazione e concluse che dunque tutto quello che stavano vivendo avrebbe potuto essere passeggero. 
Era molto confusa in quel momento.

Mina, invece, aveva ben chiara la situazione: il sorriso malizioso e allo stesso tempo accusatorio di Jirou nei confronti della cara amica l'aveva portata a pensare che probabilmente Todoroki in quel momento avrebbe accettato più facilmente un incontro con Momo piuttosto che con qualunque altra ragazza della sua stessa classe. E l'idea di aiutare, di aiutarlo a gestire i suoi sentimenti, ben presto si insediò nella sua testa.

C'era bisogno di una piccola spinta.
Se Midoriya era riuscito ad aprirgli gli occhi sul suo potere, lei lo avrebbe fatto con il suo cuore di ghiaccio: avrebbe rivelato il Todoroki delle fiamme, quello caldo e passionale che probabilmente non riusciva ad uscire allo scoperto.

Con questo nuovo obiettivo così intrigante, Mina cambiò discorso e disse alle ragazze che l'indomani si sarebbero allenate tutte insieme nella stessa palestra dei ragazzi, invitate da Kirishima. 




 

 

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Capitolo 14
*** ♡ Le attenzioni di Ojiro #1 ♡ ***


14. Le attenzioni di Ojiro #1

 

Gli allenamenti in una comune palestra del posto avrebbero dovuto essere i più semplici da sopportare per un apprendista eroe: lo sforzo fisico non era nulla rispetto alla consapevole concentrazione mentale da esercitare con il proprio Quirk.

Ma allenare il proprio corpo subito dopo gli impegni cui la U.A. sottoponeva i suoi studenti divenne una vera impresa per i ragazzi della A, tuttavia non impossibile.
Tutti avevano accettato l'invito di Kirishima e tutti si erano impegnati senza emettere un lamento.

Essendo il primo giorno, le ragazze si ritirarono negli spogliatoi mezz'ora prima dei ragazzi, che avevano deciso di sfidarsi in una prova di resistenza. Erano presenti tutte e sei. Si erano unite a Kirishima (che si era riappacificato e aveva ufficializzato la sua relazione con Mina con un romantico bacio) e ad un irritato Bakugo, che aveva preferito allenarsi da solo, lasciando che l'amico si dedicasse agli allenamenti delle ragazze.

Kirishima era stato un ottimo personal trainer: aveva consigliato per le curve di Mina e Momo, la forza di Ochaco, l'agilità di Tsuyu e Jirou.

Ad Hagakure era servito un vero allenamento: essendo invisibile, spesso non le serviva chissà quale assurda tecnica di attacco o di difesa, e si adagiava su quel Quirk efficacie.
Per tale motivo, ritiratasi dagli allenamenti, doveva essere quella più stanca e meno soddisfatta.

Si era resa conto di quanto in realtà fosse indietro con il programma rispetto ai suoi amici: anche lei avrebbe voluto fare entrate in scena efficaci, spettacolizzare i suoi attacchi ed essere ammirata dalle telecamere. Ma era proprio il suo Quirk ad impedirlo.

Rimase in silenzio per tutta la durata della doccia, delusa e affranta, e uscì per prima senza aspettare le sue compagne di classe che ammiravano i primi lievi risultati di quell'allenamento così intenso.

Pensò che non se ne sarebbero accorte, così come pensava che nessuno si accorgesse davvero di lei.

Si sedette su una delle panchine all'esterno della palestra e attese mentre dava un'occhiata ai social, una mossa che peggiorò il suo umore. 
Ma nessuno dei suoi compagni di classe che stavano abbandonando la struttura uno dopo l'altro aveva notato che Hagakure stesse piangendo.

«Ah, sono esausto, ma sono contento di aver resistito fino alla fine.»

«Anche io, ma non vedo l'ora di buttarmi sul letto e finire la partita!»

Kaminari e Mashirao Ojiro, il ragazzo dotato di una forte e resistibile coda che riusciva ad usare consapevolmente come fosse un arto, stavano chiacchierando, ma era evidente che il biondo elettrico aveva fretta di tornare al dormitorio, quindi la conversazione durò molto poco.

Ojiro fece per prendere la sua strada e raggiungere gli altri all'interno della palestra, ma notò- per quanto fosse possibile - Hagakure seduta sul muretto.

«Fatto un buon allenamento oggi? Ho visto che sei stata particolarmente attiva, devi essere stanchissima...»

Non ricevendo nessuna risposta, cosa molto insolita, con tono leggermente più preoccupato il ragazzo aggiunse:

«Ehi, Hagakure? Tutto bene?»

L'altra si fece sfuggire un singhiozzo che non lasciava alcun dubbio. Ojiro capì che qualcosa non andava e si sedette accanto alla sua compagna di classe:

  «È successo qualcosa? Spero che tu non ti sia fatta male...»

  «Sono invisibile, Ojiro!» esclamò la ragazza con tutta la rabbia e la frustrazione di cui era capace in quel momento, lasciandolo abbastanza incredulo.

  «Ma Ha-Hagakure...»

  «È lunica cosa che posso fare: essere invisibile! Le altre hanno fatto un allenamento eccezionale oggi! Il professor Aizawa, invece, non sa cosa farmi fare mentre voi date il massimo per diventare eroi! Sai cosa ho fatto al raduno e al festival? Niente, perché nessuno se ne sarebbe accorto!»

  «Hagakure, mi spiace che tu veda il tuo Quirk come un impedimento. Credimi, non lo è, se non esistesse l'Accademia saresti già un'eroina. Non è paradossale? Ciò che puoi fare è impegnarti nello studio e pensare ai modi migliori per sfruttare il tuo potere.»

Ojiro lasciò andare una risata nervosa, sussurrata, mentre aggiungeva:

  «Come fai a disperarti così? Io ho una coda, capisci cosa vuol dire assomigliare ad una scimmietta che combatte? Quello che posso fare è migliorare i miei attacchi. Penso sempre di fare qualche miglioramento, poi Aizawa mi smonta di nuovo. È così che deve andare. Non prendertela con te stessa, né con altri. Purtroppo anche questo fa parte del percorso.»

Attese una risposta che non arrivò, ma era evidente che si fosse calmata:

  «Non stai piangendo più, vero? Vieni, andiamo a prenderci una bibita gassata fresca, a quanto pare ne abbiamo proprio bisogno...»


 

Dopo l'effetto della lattina fredda contro le guance arrossate e salate, e le prime bollicine che le invasero il naso portando entrambi alle risate, Hagakure ebbe la certezza di essersi ripresa da quei pensieri negativi e del tutto sciocchi. Ojiro aveva ragione ed era stato gentile a farglielo notare con il giusto garbo.

Dopodiché entrambi si diressero verso i dormitori.

Per pura galanteria, Ojiro aveva preso anche il borsone della ragazza, così pesante per i numerosi accessori che la ragazza aveva inserito; ma non era certo un problema, la sua coda la sosteneva senza fatica alcuna.

Le chiacchiere non mancarono.
Mashirao era stato il primo compagno di classe con cui aveva legato subito, fin dalle prime prove, dai primi esami che ogni volta li avevano uniti sempre di più. Avevano sempre tanto da dirsi.

  «Allora, cosa farai questo fine settimana? Torni dai tuoi?»

  «Già. Soffrono tanto la mia lontananza, non hanno ancora accettato l'idea di vedermi in un dormitorio. Penso mi abbiano lasciata in pace solo per darmi una possibilità di fiducia» commentò Hagakure, frustrata.

  «È normale. Anzi, se lo vuoi sapere, neanche i miei sono stati subito comprensivi. Ci tenevano ad avermi in casa.»

La ragazza non dubitò affatto delle sue parole, anche se era abbastanza evidente che l'avesse detto per farla sentire meglio, ancora una volta.
Arrossì allo stupido pensiero che aveva iniziato a solleticarle la mente: avrebbe voluto chiedergli di andare a mangiare qualcosa fuori, approfittando del fine settimana in arrivo, dunque ritrovarsi subito dopo da qualche parte, ma non sapeva se lui avrebbe accettato.

  «Questa cosa ti fa ridere?» le chiese il ragazzo, non appena aveva avvertito la leggera risatina della compagna di classe.

  «Ma come fai ad accorgertene ogni volta?»

  «Con un po' di pratica, se vuoi saperlo su serio. Grazie a te ho imparato ad ascoltare tutto ciò che mi circonda. Ti sento, Hagakure.»

 

"Ti sento".
Quelle parole accompagnarono Hagakure per tutta la notte, permettendole un sonno sereno.


 

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Capitolo 15
*** ♡ Le attenzioni di Ojiro #2 ♡ ***


15. ♡ Le attenzioni di Ojiro #2 ♡




 
 

«E perché non dovresti provarci? Dannazione, Toru! Ma sei seria?»

Hagakure aveva comunicato subito i suoi pensieri alle amiche non appena c'era stato un altro pigiama party, e Mina aveva reagito con entusiasmo, e le ragazze avevano iniziato una lista di pregi riguardanti il ragazzo dotato di coda.

«Diventerà un eroe formidabile. È già una persona squisita!» aveva commentato Tsuyu, senza esitare.

«Ojiro è un gentiluomo e crede in valori che ormai vengono ignorati. Non ricordate le sue parole al Festival? È stato commovente ascoltare i motivi per cui abbandonava la sfida...» aveva invece riportato alla loro mente Momo, una mano poggiata al petto per esprimere con tutto il cuore ciò che stava dicendo.

Altre parole molto piacevoli l'avevano convinta ad agire, in parte lusingata dall'idea di essere la novità del momento; quindi si era così decisa a chiedere una sorta di appuntamento al compagno di classe.

Solo un dubbio la fermava.

Era facile per i ragazzi della U.A. organizzare una serata di divertimenti nel fine settimana: avevano una sola possibilità e spesso ne approfittavano per stare insieme, tutti insieme, come se vivere a stretto contatto giorni interi non fosse già abbastanza. L'indomani sarebbero tornati a casa dalle proprie famiglie, per poi riprendere la movimentata routine all'interno dell'Accademia.

Hagakure non sapeva come chiedergli di uscire da soli, ma Mina - dopo essersi agitata come chiunque altra - le aveva subito consigliato di fare in modo che fosse qualcosa di più spontaneo: sarebbe parso tutto più romantico.

«I ragazzi stavano pensando di andare all'apertura del nuovo parco in onore di All Might, questa sera: lì è più facile disperdersi in piccoli gruppi, e poi in coppiette...» aveva detto, ammiccando sia alla ragazza invisibile che a tutte le altre: «Ho grandi aspettative, non deludetemi. Divertiamoci!»

 

I ragazzi si erano già avviati: le dolci compagne di classe avevano impiegato più tempo del solito a fare i bagagli e prepararsi. 
In realtà, molte di loro erano già pronte per uscirre, ma si erano tutte concentrate su Hagakure, ansiosa come una brava attrice prima di entrare in scena. 
Si era posta diversi problemi prima di decidere cosa indossare, timorosa di trasmettere un messaggio sbagliato, ma desiderosa al contempo che Ojiro capisse quale fosse il suo intento.

«Che male c'è a divertirsi un po'? Perché una ragazza non dovrebbe indossare qualcosa di più audace del suo solito? Questa gonna ti cade perfettamente sui fianchi! Non credevo fossi così magra! Gli allenamenti ti hanno fatto davvero bene, beata! Se vuoi, puoi indossare il mio braccialetto, te lo cedo come portafortuna! Pensi di poter abbinare qualcos'altro alla gonna? La adoro!»

Le parole invitanti di Mina, che si era proposta come consulente di moda e di primi appuntamenti, funzionavano come se fossero di un demone tentatore. Così Hagakure fece la sua difficile ed efficace entrata in scena, concedendosi una veloce passerella nella sala relax. Inevitabilmente le ragazze vollero immortalare il momento scattando qualche foto e altri infiniti minuti passarono, ma la ragazza era riuscita già a tranquillizzarsi e aveva dimenticato ogni timore.

Soprattutto quando raggiunsero finalmente i compagni di classe. Nessuno poteva notare il modo in cui aveva sistemato i capelli, né il suo sorriso eccitato; eppure Ojiro seppe benissimo cosa dire non appena vide il suo vestito svolazzare:

«Quella è una spilla nuova?»

Le ragazze, incredule, si voltarono verso l'amica che confermò per l'accessorio.

Mina sentì il proprio cuore sciogliersi davanti a quella scena: non aveva idea di cosa significasse essere invisibile, ma c'erano momenti in cui non aveva invidiato per nulla l'altra, alle prese con diverse situazioni in cui farsi vedere era essenziale. Eppure in quel momento avrebbe voluto essere al suo posto. Quella frase stupidissima aveva assunto uno dei significati più belli e romantici possibili. Era commossa dall'atteggiamento perfetto di Ojiro, che si confaceva benissimo al Quirk di Hagakure.

Le diede una gomitata per incoraggiarla a farsi avanti, mentre si dirigeva fra le braccia di un allegro Kirishima.

Hagakure fiancheggiò Ojiro, che da vero gentiluomo quale era si preoccupò di liberarle il passaggio, dal momento che la folla si stava accalcando. Poi le offrì il braccio cui appoggiarsi per segnalare che gli era vicino.

Era un evento importante, ma le signole presenze erano altrettanto fondamentali, e ormai gli abitanti si erano abituati al casino: garantiva successo e ... sicurezza. Alcuni pro hero erano infatti già arrivati sul posto per controllare la situazione e fare in modo che tutto fosse tranquillo, nonostante la confusione.

Gli studenti della U.A. cominciarono come previsto a dividersi in piccole coppie. Dapprima si erano formati due enormi gruppi 'capitanati' in un certo senso da Midoriya e Bakugo (che aveva ovviamente voluto stare quanto più possibile lontano dall'altro), poi si erano formate coppie molto interessanti.

Hagakure non poté non notare gli atteggiamenti delle sue amiche nei confronti dei compagni di classe.
Ochaco non riusciva davvero a non arrossire quando Midoriya le rivolgeva il suo sguardo - pagando allo stesso modo; Jirou rideva un po' più spesso insieme a Kaminari; Mina e Kirishima non avevano bisogno neanche di parlarsi; Tsuyu e Tokoyami sembravano diventati inseparabili nella loro insolita amicizia; la dolcezza di Momo, infine, si abbinava a qualsiasi ragazzo presente.

Eppure, solo in quel momento Hagakure realizzò che splendida coppia la sua compagna di classe avrebbe formato insieme al bel Todoroki. Ci volle poco per convincerla: ogni volta che per caso si avvicinavano, sul loro volto appariva un sorriso e gli occhi cambiavano, diventavano languidi, arrendevoli. Era rispetto, diceva Momo. 
E intanto, per evitare di travolgerla tra la folla, Todoroki le aveva posato una mano sulla spalla per segnalare la sua presenza, per dire che dietro di lei c'era lui. E Momo sorrideva.

Quanto avrebbe voluto essere lei, anche solo per un giorno e poter chiacchierare insieme al figlio del secondo eroe più forte al mondo. Aveva davvero perso la testa per Todoroki. A volte se ne rimproverava, altre si sentiva male per l'impossibilità di realizzare quel sogno. Dunque, di tanto in tanto, di notte, immaginava di reincarnarsi nell'altra e usare atteggiamenti equivoci per conquistare il vicino di banco. Sarebbe diventata una di quelle notti e già dimenticò Ojiro.

"Se fossi come lei, e fosse lui, sarebbe tutto così bello" pensava, persa in quella assurda paranoia. Ojiro l'avvertì subito, ma la interpretò erroneamente.

  «Scusa se sono così noioso stasera. Credo sia la stanchezza. Avrei dovuto chiederti come va, dopo oggi...»

  «Oh, ma va bene, va tutto bene! Scusami tu, piuttosto. Sono così emozionata che non so cosa dire!»

  «Emozionata? Per il parco, dici? Hanno fatto un ottimo lavoro, infatti! Queste luci sono meravigliose!»

  «Per il parco, sì, certo...»

  «Qualcosa non va, Hagakure? Ho forze detto qualcosa di inopportuno? Io non...»

  «Sono agitata, Ojiro, sono agitata!»

  «Come mai?»

  «Ci stanno guardando tutti!»

  «Non stiamo facendo nulla di male...»

  «Ma loro si aspettano qualcosa! Guardali! Tutti si tengono la mano e noi ce ne stiamo qui in silenzio!»

  «Hagakure...»

  «Mi pesa, questa situazione! Io voglio la stessa cosa che hanno loro! Guarda Mina e Kirishima: hanno dato scandalo e sono così uniti! E Momo... Momo è stupenda, stasera! Hai notato quel vestito? Non l'avrei mai visto se non l'avesse messo per Todoroki!»

  «Sono confuso. Non so di cosa tu stia parlando! Perché dovrei guardare il vestito rosso di Yayorozu?»

«Il vestito è blu, Ojiro!»

Il ragazzo l'aveva già bloccata per le braccia all'inizio di quel delirio con l'intento di farla calmare: aveva sperato di continuare a fare una passeggiata ttanquilla, così  romantica in sua compagnia. Non sapeva che una situazione del genere potesse spaventarla a tal punto da dire cose prive di alcun senso.

  «E con questo? Non hai risposto alla domanda, ma non importa. Respira un attimo, evidentemente stare qui in mezzo ti ha agitata. Andiamo a prenderci qualcosa di fresco, che ne dici?»









 

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Capitolo 16
*** ♡ Le attenzioni di Ojiro #3 ♡ ***


16. ♡ Le attenzioni di Ojiro #3 ♡


 

«Eccoci qua!»

Hagakure fissò con timore il ragazzo che la invitava a sedersi. Avevano preso qualcosa da bere e man mano si era calmata, soprattutto perché Ojiro non le aveva chiesto più spiegazioni.

Ma in realtà Ojiro aveva capito perfettamente e sembrava voler chiudere quell'argomento, o meglio avviarlo: stava a sua volta affrontando i sentimenti che provava per la compagna di classe, non avrebbe mai potuto negare di essere legato a lei, anzi era diventato addirittura difficile non rivolgerle la parola. 
Da quando aveva capito le mosse di quel gioco in cui la sezione A era stata pienamente coinvolta, era stato costretto a riflettere sui propri sentimenti, su ciò che la dolce Toru significava per lui.

Mashirao adorava chiacchierare con lei, consolarla, risolvere i suoi dubbi, divertirla. Hagakure aveva una personalità che lo stimolava, dal momento che veniva considerato tranquillo ai limiti del noioso, o almeno era ciò che pensava si dicesse di lui.

Tuttavia non riusciva a dare un nome a quel sentimento: si trattava di rispetto, una forte ammirazione professionale? Non si definiva difficile all'innamoramento, anzi, sembrava provare tutti i sintomi, ma voleva esserne sicuro perché si trattava senza dubbio di una situazione delicata; inoltre, avrebbe potuto ferire la stessa Hagakure.

L'importante era non sbilanciarsi, ma al contempo mantenere con lei un rapporto di complicità che li aveva uniti dalla prima verifica.

Non sapeva cosa lei desiderasse.
Forse avrebbero dovuto parlarne, semplicemente. 
Parlavano sempre di tutto.

Hagakure era lunatica, un enigma vivente. Era difficile capire cosa volesse fare, ma Ojiro non avrebbe detto a causa della sua invisibilità: la ragazza aveva di suo un caratterino complicato, dirompente, infantile. Con grande fatica riusciva a notare le piccole cose e non sempre lei apprezzava: spesso lo interpretava come un tentativo di fuggire alle sue domande scomode, inopportune...
«Si vede che non indosso le mutandine oggi? Ho pensato che mi avrebbero ostacolata nei movimenti!» gli aveva detto una volta, facendo svolazzare la gonna della divisa scolastica. Mashirao non aveva saputo rispondere e aveva cambiato argomento. Lei si dichiarò subito "ignorata" e "offesa".

Al contrario, con le altre ragazze Ojiro chiacchierava volentieri e sembrava che loro lo apprezzassero, ma erano parole di circostanza, senza alcun fondamento: se avesse dovuto corteggiarle, non avrebbe saputo come fare, né avrebbe trovato un buon motivo per cui farsi avanti. 
E poi pensava spesso alla voce di Hagakure, soprattutto quando rideva, ecco perché ci rimaneva male quando non riusciva a farla sorridere, come in quel momento.

Era così dispiaciuto che avrebbe fatto di tutto per tirarle su il molare, ma la discussione sembrava aver preso una piega inaspettata e lui doveva fare qualcosa: in gioco c'erano i loro sentimenti e Ojiro non aveva ancora deciso cosa fare, come dichiararsi, pur sapendo che quella sarebbe stata la sua occasione.

Quando Hagakure gli si sedette finalmente accanto, Mashirao strinse le proprie ginocchia con le mani per darsi coraggio e dire qualcosa che avesse potuto far sentire bene entrambi.

  «Toru, non pensi che sia giunto il momento di parlarne? Non pensi che stavolta tocchi a noi?»

Fu strano sentire il modo in cui pronunciava il suo nome: era così serio, preoccupato, ma in modo adorabile.

  «Parlarne?»

  «Ci sono delle cose che dobbiamo dirci, noi due, prima che questo gioco ci faccia fare qualche errore. Non so ancora cosa volere e non so spiegartelo a parole, ma cerca di capirmi: se ne avessimo già parlato, non si sarebbe creato questo imbarazzo e staremmo qui a guardare le stelle, magari l'una accoccolata all'altro.»

Ojiro ignorò il verso sorpreso della sua compagna di classe e continuò, sentendosi il viso in fiamme sia per l'emozione che per l'imbarazzo, e sperando in cuor suo di star facendo una bella figura.

  «Qualcosa stasera è andato storto, ma per fortuna hai il fine settimana per pensarci e darmi una risposta. A meno che tu non sappia già cosa dire...»

  «Ojiro! Sei serio? Stai parlando sul serio?»

  «Sono stanco di pensarci troppo, trovo stupido rimandare una questione del genere; diventerà insostenibile e rimpiangerò di non avertelo chiesto prima.»

  «Qual è la domanda? Voglio sapere la domanda.»

Hagakure sentì il proprio cuore battere violentemente a causa dell'emozione: era una dichiarazione d'amore? Gliela stava facendo in un parco, mentre erano seduti su una panca e guardavano le luci colorate del festival? Era davvero riuscito a trasformare un attimo di profonda crisi nel momento più romantico e indimenticabile che la sua mente avrebbe potuto immaginare?

Il ragazzo con la coda sollevò di poco lo sguardo verso di lei, tenendo le mani unite sulle gambe, apparentemente più calmo di poco prima.

  «Ti va se di tanto in tanto usciamo insieme, ci teniamo per mano mentre studiamo e restiamo un po' abbracciati sul divano, davanti a tutti?»














 

___________

Ci siamo, ragazzi.
Ci stiamo avvicinando alla realizzazione definitiva delle coppie.
Come vi ho già detto, le ultime avranno bisogno di più tempo per evolversi... (vogliamo fare provvisoriamente 5 "parti" ognuna, per un totale di altri 10 capitoli? Ci penserò...); per tale motivo, durante lo sviluppo di queste due coppie più complicate, saranno aggiunti capitoli in cui ritornano le prime coppie.

Qualche spoiler

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Ricordate che Kaminari deve organizzare l'uscita a tre con Jirou e Momo?

E che la Tokoyami-Tsuyu manca di una parte dedicata tutta a loro?
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Preparatevi psicologicamente per la Bakugo x Ochaco, intanto!

Preparatevi psicologicamente per la Bakugo x Ochaco, intanto!

Ho in mente una sola soluzione per loro... 

 

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Capitolo 17
*** ♡ Falsi profili ♡ ***


17.Falsi profili

 
 

Bakugo volle andare via dal festival quasi subito, infastidito dalla folla e dalle molteplici situazioni che prevedevano un minimo contatto umano.

Tornò al dormitorio, seguito a ruota da Kirishima e gli altri, e poiché avevano tutti molta fame si prepararono delle crêpes come merenda di mezzanotte.

Il professor Aizawa li trovò nel cucinino.

Bakugo metteva in pratica le proprie conoscenze culinarie, supportato come sempre dal fidato rosso di roccia che gli dettava la ricetta con attenzione. Mina, Sero e Kaminari avevano invece trovato un altro passatempo, l'ennesimo di una sola settimana: quello di curiosare fra i profili di un sito di incontri.

In un primo momento Aizawa interpretò il ruolo che gli spettava e richiamò il gruppetto, poi si lasciò convincere dal profumino e dal languorino: l'indomani non ci sarebbero state lezioni, ma non voleva che fossero troppo stanchi quando i genitori sarebbero andati a recuperarli. 
Inoltre, Kirishima e Kaminari lo accolsero con una tale simpatia che non avrebbe potuto rifiutare. Si accomodò accanto ai suoi alunni e si lasciò abbindolare dalle loro chiacchiere.

«Guardi qui, professore! Adesso questi ragazzi indossano tutti gli stessi vestiti, vanno dalle stesse parti, fanno le stesse cose! E si sentono anche fighi!» diceva Mina, mostrandogli i profili che le apparivano fra i suggerimenti: «Come faccio a trovare quello giusto per me? Insomma, magari uno di loro è l'amore della mia vita, ma non lo saprò mai perché si veste come un cretino!»

«E infatti scegli uno che indossa le crocs» commentò il biondo elettrico, scatenando le risate degli altri due.

«Ehi, Pika-whey, cos'hai contro le mie crocs

  «Mi sembrava di aver capito qualcosa... Kirishima. Ashido.»

Aizawa interruppe lo scherzo proprio nel momento in cui Bakugo e l'amico stavano servendo le crêpes nei piatti.
Gli interessati gli rivolsero un'espressione alquanto perplessa.

  «La professoressa Midnight mi ha raccontato dell'incontro. Non nei dettagli, non li ho voluti per ovvie ragioni...»

Mentre Kaminari e Sero tentavano di coprire i loro sorrisi divertiti, i due ragazzi si scambiarono una sola occhiata e fecero per rispondere, ma il professore li fermò:

  «Non sono affari che mi riguardano, ma rinnovo l'invito dell'insegnante a fare attenzione, soprattutto per la vostra reputazione. Ricordate che è sempre un'accademia, regna la competizione. Non quella sana, e lo sapete bene. 
Dammi quelle crêpes adesso.»

  «Professore, lei è davvero un grande!»

  «Kaminari, tu non fidanzarti mai, ti prego. Non con una delle ragazze della classe, almeno...»


 

Aizawa rimase con la squadra di Bakugo al completo finché non ebbe finito di consumare la sua merenda, poi tornò ad interpretare il ruolo del professore severo e si ritirò, lasciandoli alle prese con il loro nuovo passatempo.

Con il cellulare di Kaminari avevano creato un profilo comune di un ragazzo abbastanza attraente su questo sito di incontri al buio. Per avere più possibilità di scelta e maggior divertimento avevano selezionato la voce Bisex; qualche minuto dopo l'incontro con il professore erano arrivate una decina di richieste e messaggi, cui Kaminari non riusciva a rispondere da solo.
Il gruppetto decise quindi di dividerseli, entrando contemporaneamente nello stesso profilo.

Poiché Bakugo non era molto propenso a questo genere di cose, cercò di recarsi in camera a dormire, ma Kirishima riuscì a convincerlo a restare e lasciò che il biondo lo usasse come cuscino umano per addormentarsi; poi si impossessò del suo cellulare.

Cominciarono così a divertirsi sul serio.

Ad un certo punto, Kaminari e Sero crearono altri due profili a parte per aumentare il divertimento... e per testare personalmente l'autenticità di quell'app e di alcumlne ragazze che avevano attirato la loro attenzione.

  «Fermi tutti!» esclamò euforico Sero improvvisamente, poi fu costretto ad abbassare il tono della voce per evitare che Bakugo si risvegliasse e facesse esplodere l'intero dormitorio.

  «C'è Jirou su quest'app! Guardate! C'è Jirou! Sapete cosa vuol dire? Che Kyoka è bisex...»

Scavalcando il divano e il biondo steso su Kirishima con un solo salto, Mina e Kaminari raggiunsero l'amico che aveva rivolto loro il cellulare per mostrare il profilo della loro compagna di classe. Kaminari fu il primo ad afferrarlo per verificare che fosse davvero lei, ma il grido euforico e divertito dell'altra lo percosse a tal punto da restare imbambolato a fissare la parete per un po', mentre l'amico spiegava:

«Se avesse messo l'opzione "Etero" non ci sarebbe apparsa. Anzi, fanno in modo consigliare i match adatti. Le possibilità sono enormi, no? Se proponi bisex ad un etero, le aspettative dell'etero si riducono perché non tutti gli etero sono curiosi...»

  «Magari lei lo è!» disse Mina, indagando a fondo nel profilo. C'era tutto ciò che poteva far pensare alla sua compagna di classe: musica, strumenti, eroi. Era Jirou. Aveva usato un nickname semplicissimo, ma efficace, e una foto in cui era di spalle.

  «In effetti non mi sembrava del tutto interessata ai ragazzi della classe. Ero convinta semplicemente che fosse timida e inesperta... E invece! Potrebbe avere più esperienza di me!»

  «Tu lo sapevi?» chiese Sero all'amico ancora sconvolto.

Kaminari stava realizzando.
Stava iniziando a capire le parole e i doppi sensi di Jirou. Si sentivano praticamente tutte le sere, si scambiavano ancora foto abbastanza audaci e gli si annebbiò la vista quando capì che quelle stesse foto avrebbe potuto mandarle a chiunque su quel sito, ragazzi e anche ragazze!

Inoltre parlava sempre di Momo, la inseriva in tutti i commenti, era sempre nella loro chat a disturbare il tentativo di 'sextesting' da parte del ragazzo fin dai preliminari.

Kaminari era certo dell'eterosessualità di Yaoyorozu, quindi dedusse che, non potendo mandare a lei determinate foto, Jirou soddisfasse quel tipo di capriccio inviando foto alle sconosciute.

Sero e Mina attendevano ancora una sua risposta, ma Kirishima aveva capito che qualcosa lo stava turbando, e si sarebbe alzato a confortarlo se Bakugo non gli si fosse addormentato addosso.

Lui stesso sarebbe rimasto scottato nel sapere che Mina aveva un profilo su un sito di incontri del genere.

«Avanti, andiamo a dormire! Bakugo sta per crollare del tutto e io sono esausto...»

Diede una pacca al biondo, si beccò con un sorriso sdrammatizzante la sua esplosione e fiancheggiò Kaminari per circondargli le spalle con un braccio.

  «Jirou può fare quello che vuole. E poi quella foto è vecchia, probabilmente non usa più l'app! Vi pare? Ha il cuore così impegnato che qualsiasi persona al di fuori della U.A. non riuscirebbe a conquistarla. E poi io tifo per Kaminari! Voi no?»




 

Le parole di Kirishima avevano di nuovo avuto il loro effetto.
Kaminari avrebbe voluto contattare Jirou per spiegargli da che tipo di batosta si era ripreso quella sera, ma preferì che per una volta fosse lei a contattarlo.

Era già a letto quando lei gli scrisse: "Mi sei mancato, stasera".
 

 

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Capitolo 18
*** ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #3 - Confidenze ♡ ***


18. ♡ Il primo appuntamento di Tokoyami #3 - Confidenze ♡

 

 
 
 

Non tutti gli studenti si allontanavano durante il fine settimana; anzi, la maggior parte restava in città per trascorrere il tempo che doveva o per recuperare un po' di momenti con le amicizie più care.
Solitamente era ciò che facevano Ochaco e Tsuyu.
Durante la settimana progettavano una serie di cose da fare, serate da organizzare, programmi da realizzare, ma il tempo era davvero poco e capitava che il fine settimana fossero troppo stanche per provare ad attuarne almeno una.
La loro giornata tipica prevedeva una veloce passeggiata, per sospirare davanti alle ricche vetrine dei vari negozi dove speravano di comprare qualsiasi cosa, un giorno; poi facevano merenda e per un paio d'ore restavano sedute a chiacchierare ovunque desiderassero.

«Tsuyu, posso farti una domanda?» Ochaco non resistette alla curiosità e d'improvvisò sputò quella domanda.

«Certo, Ochaco!» rispose l'altra, gracidante.

Il fatto che l'amica avesse avuto un appuntamento, ma che non le avesse raccontato nulla, la rendeva un po' perplessa: era perché Tsuyu non lo considerava importante o perché qualcosa era andato storto e per non 'deludere' le ragazze faceva in modo che fosse tutto sotto controllo?

Aveva studiato i suoi atteggiamenti e quelli di Tokoyami, ma erano entrambi molto riservati su determinsti aspetti e non era riuscita a capire se il loro rapporto fosse rimasto buono.

Per questo motivo aveva aspettato il fine settimana, perché sapeva che in un attimo di intimità le avrebbe confidato tutto. Ma non aveva pensato che magari Tsuyu avrebbe potuto ricambiare il favore...

  «Sei più uscita con Tokoyami?»

  «Sì, sì, siamo usciti. Perché me lo chiedi, cra

Ochaco abbassò per un attimo gli occhi prima di chiedere:

  «Perché mi aspettavo che mi raccontassi com'è andata. Forse sei rimasta delusa? È comprensibile, Tokoyami ha un suo modo di trascorrere il tempo... credo»

Non voleva metterla a disagio, ma allo stesso tempo desiderava parlare di una cosa tanto importante: Tsuyu era una ragazza con la testa sulle spalle, su questo non c'erano dubbi, ma non sapeva cosa aspettarsi da quella novità, ossia uscire con un ragazzo della classe. 
Quest'ultima cosa era considerata dalle ragazze un puro gesto di coraggio. Era difficile frequentare un compagno di scuola riuscendo a ad avere una vita sociale e scolastica soddisfacente, era un dato di fatto che prima o poi sarebbero sorti i primi problemi.

Invece Tsuyu sorrise e rispose entusiasta:

  «Oh no, cra,  in realtà ha habby molto interessanti!»

Le descrisse sì un appuntamento piuttosto lento, prevedibile, a tratti noioso, ma ne sembrava davvero compiaciuta. Evidentemente le era piaciuto passeggiare con Tokoyami, chiacchierare di strategia d'attacco, bere un succo e scoprire un po' della sua famiglia. Ochaco ne rimase colpita, positivamente.
Non capiva perché l'altra ne fosse tanto estasiata, ma le faceva piacere che si fosse divertita con il ragazzo più misterioso della loro classe.

  «Sono contenta che tu abbia avuto modo di conoscerlo così a fondo!»

  «Adesso posso fartela io, una domanda?» incalzò Tsuyu.
Era la domanda che Ochaco temeva di ricevere e che l'aveva bloccata fino a quel momento, da quando Aoyama gliel'aveva fatto notare. Non era ancora pronta a parlarne con lei, ma invitò con un cenno l'amica a proseguire.

  «Scusa se appaio inopportuna, cra, ma anche tu non hai mai aperto questo discorso. Puoi anche non rispondermi, ma... ma c'è qualcuno che ha "attirato la tua attenzione", in classe? Ho la sensazione che tu nasconda qualcosa, non a me o alle ragazze: lo stai nascondendo a te stessa, cra...»

Ochaco sentì il proprio viso bollire in modo incontrollabile a quell'evidenza.
Tsuyu se ne accorse e si affrettò ad aggiungere:

  «Non voglio sapere chi è, cra. Ma è da un po' che me lo chiedo. Avevo notato degli atteggiamenti insoliti, ma finora non ho mai saputo interpretarli sul serio... cra ... Poi Mina mi ha fatto capire alcune cose. Tipo che... che le ragazze si spostano i capelli nel verso in cui si trova il ragazzo che si vuole sedurre; o che se lui ti fissa per più di cinque secondi probabilmente è interessato. Ma sono cose talmente semplici che non ne colgo la particolarità, cra...»

Tsuyu era così confusa...
Ochaco pensò che il gioco di Mina aveva avuto vantaggi e svantaggi di vario genere.

  «C'è senz'altro qualcuno...» iniziò, decisa a confessarsi: «Ma non te l'ho detto per un motivo particolare: ho deciso di mettere da parte questi sentimenti già da tempo. Ho un obiettivo e devo raggiungerlo con i voti migliori, Tsuyu.»

  «Capisco, Ochaco, cra, e rispetto la tua scelta. Ma se per caso avessi bisogno di parlarne, sappi che sono disponibile...»

  «In realtà adesso mi sento già meglio. Ti ringrazio, Tsuyu...»

Le due amiche si abbracciarono, serene con i loro nuovi segreti.

Le aveva fatto bene parlare con lei.

Ochaco rientrò in casa e trascorse una delle serate più tranquille, come non le capitava da tempo. 
Si infilò nel letto presto esausta, ma spensierata, e trascorse del tempo al cellulare.

Controllò l'ultimo accesso dei suoi amici sui social e in particolare si soffermò sul profilo di Midoriya per concedersi qualche fantasia romantica sulle situazioni che lui aveva fotografato: era l'unico capriccio che poteva soddisfare e che l'avrebbe rattristata per qualche altra ora prima di prendere sonno.

Così rimase connessa sui social, muovendosi tra un'inserzione e l'altra. Le sue ricerche, che riguardavano frasi destinate a persone importanti e testi di canzoni consigloste da Mina, avevano portato gli stessi social a consigliarle una determinata applicazione per incontri.

Ochaco conosceva quel genere di app, e se non avesse avuto problemi a gestire i propri sentimenti, allora non si sarebbe iscritta. Aveva pensato che si sarebbe certamente annoiata e che l'avrebbe disinstallata il giorno dopo a causa dei continui messaggi e delle notifiche inutili.
Seguì il veloce tutorial, sperimentò i Sì e i No, diede un'occhiata a qualche patetico profilo, modificò il proprio affinché fosse del tutto anonimo e infine si addormentò. 

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Capitolo 19
*** ♡ 'Nana' ♡ ***


19. ♡ 'Nana' ♡

Kaminari aveva smesso di rispondere ai suoi messaggi, e Kyoka non riusciva a capirne il motivo.
 
Trascorse l'intero fine settimana dedicandosi alla musica insieme alla famiglia, ma lui neanche lo visualizzò, quel messaggio: un semplice "Cosa stai combinando?" che le aveva fatto perdere speranze e dignità. Non avrebbe dovuto mandarglielo, probabilmente sarebbe apparsa patetica. Probabilmente lui era insieme a qualche compagnia un po' più disponibile, meno acida, più femminile.
E dall'inattività del ragazzo, che risultava offline da un giorno e mezzo, Jirou pensò che fosse anche fisicamente ben messa.
 
Per il tempo libero restante riprese a strimpellare la chitarra e a digitare i tasti della pianola, ma con poca convinzione: ogni nota era un motivo per autocommiserarsi, dal suo caratteraccio apatico al suo corpo sottile.
 
Alla fine si stese sul proprio letto ad ascoltare il nuovo cd di uno dei suoi gruppi preferiti, sperando che le sollevasse il molare.
 
E infine ecco arrivare la risposta tanto attesa.
 
Jirou non esitò un attimo nel visualizzare; in circostanze normali gli avrebbe fatto aspettare un paio di minuti eterni, ma era troppo curiosa di leggere.
 
"Scusa, mi ha dato di volta il cervello mentre caricavo il cellulare..."
 
 
"Stupido..."
 
 
"Avevi bisogno di qualcosa?"
 
Jirou rimase spiacevolmente sorpresa da quella domanda. Non sapeva cosa pensare: se lui fosse giù di morale o se fosse bravo a recitare quando erano a scuola. E pentitasi di aver sperato in una risposta da parte del ragazzo, rispose frettolosamente con "Niente" e chiuse la conversazione per aprirne immediatamente un'altra: quella con Nana. 
Non sapeva quale fosse il suo vero nome. 
L'aveva conosciuta per caso su quell'app di incontri, era stata la prima che aveva contattato e avevano continuato a sentirsi: da quel che aveva potuto capire, Nana era una ragazza matura, tormentata, molto sensibile; le piaceva studiare ed uscire con i ragazzi, ma le aveva confidato di aver avuto qualche esperienza con le donne al college. 
Non le aveva detto altro, non le aveva dato altro: continuavano a sentirsi su quella chat. Le loro conversazioni erano occasionali, quindi molto varie, e potevano parlare di tutto.
Kyoka non riuscì a trattenersi e spiegò all'amica virtuale il motivo della sua rabbia. Le aveva già parlato di Kaminari, e anche di Momo, e Nana era riuscita a darle consigli utili di volta in volta.
 
"Onestamente, credo che questo ragazzo tenga troppo a te per ignorarti. Insomma, anche se ora fosse in compagnia di un'altra, ti risponderebbe comunque ai messaggi"
 
"Ciò che voglio dire è che se ti sta ignorando lo sta facendo per uno scopo. Non lo conosco tanto bene, ma penso che ti stia...
 
"...tipo..."
 
"... mettendo alla prova. Capisci?
Sta verificando quanto tu tenga a lui, se come desidera o in modo del tutto amichevole."
 
Fu questo il verdetto della sua amica, una prospettiva che Kyoka non aveva considerato, e non sapeva se era pronta ad assecondare quel capriccio.
Ma che altro avrebbe potuto fare? Non le piaceva ignorare Denki...
 
"Nah... non contattarlo ora, se non ti va. Potresti solo peggiorare la situazione..."
 
"Vai a dormire, o ascolta il brano che ti consigliai: ti aiuterà con l'articolazione delle dita, potresti suonare di tutto"
 
Grazie a Nana, ancora una volta Kyoka dimenticò la serie di sentimenti negativi che le avevano divorato mezzo stomaco e riprese a fare ciò che amava.
 
Finché una notifica non le segnalò l'inizio di una nuova chat.
Solitamente li ignorava, quei pervertiti, ma Kyoka non riconobbe il nickname finché non lo lesse attentamente: DenKa29.
 
«Non posso crederci!» esclamò indignata e desiderosa di sfogarsi per bene, chiamò direttamente il biondo elettrico, che rispose subito.
 
«Mi stai spiando? Stai usando il tuo Quirk per sapere cosa sto facendo, Kaminari? È orribile! Ma non ti vergogni?»
 
«Il Quirk non mi è servito, so benissimo cosa stavi facendo!» arrivò la risposta furibonda dell'altro. Kyoka non riusciva neanche ad immaginare il motivo per cui fosse tanto offeso.
Kaminari continuò, abbassando il tono della conversazione:
 
«Non posso starmene qua ad aspettare quei due minuti che impieghi a rispondermi ai messaggi, mentre tu chissà con chi parli! Se sono così molesto, perché continui a darmi false speranze? Sono mesi che cerco di invitarti a mangiare qualcosa fuori. Rifiuti, ma poi ti infastidisce vedermi parlare con le altre! E smettila di usare Yaomomo come scusa: mi ha appena detto che le farebbe piacere fare una passeggiata insieme!»
 
Jirou camminava nervosamente per la stanza, in attesa di riuscire a rispondere a quelle accuse, ma era terrorizzata dal tono deluso dell'altro.
 
Credeva che Momo stesse cenando, e invece a quanto pare i suoi messaggi tardavano ad arrivare perché la ragazza era già occupata a parlare con Kaminari.
 
«Non riesco a credere che tu stia facendo tutto questo per un appuntamento, Denki!»
 
«Cosa te lo rende difficile da capire? I tuoi sentimenti? Dimmi, Kyoka, pensi che io sia completamente idiota? Ho capito, invece, perché vuoi che ci sia Momo insieme a noi: così ti sembrerebbe di uscire con lei. Ti prego: fai una scelta e dimmi chiaramente cosa vuoi... Sono esausto.»
 
Lo era davvero, Jirou lo sentiva. Era frustrato, disperato, e probabilmente ancora sconvolto dall'energia consumata. Ma era sincero.
Avrebbe voluto parlarne di persona, ma avrebbe fatto solo arrabbiare di più il ragazzo, dal momento che da parte sua c'era sempre stato un tentativo di avvicinamento.
 
Quella situazione allarmò l'eroina con i jack alle orecchie, che non seppe cos'altro rispondere.
 
«Bene allora usciamo. Tu, Momo, io e... ehm... Sero! Ecco, sarebbe perfetto se venisse anche Sero...»
 
«Sero? Perché Sero?» chiese il biondo, perplesso, ma dopo qualche secondo cambiò argomento:
 
«In ogni caso vuoi spiegarmelo o no?»
 
«Cosa?»
 
«Cosa fai su quel sito di incontri. Non sono stato io a trovarti ed è stato abbastanza sconvolgente per me venire a saperlo. Preferisci chiacchierare con sconosciuti occasionali, quindi?»
 
Kyoka avrebbe voluto riprendere il tono autoritario con cui aveva iniziato quella conversazione, ma era più facile dirgli la verità: non lo aveva mai sentito tanto agitato ed era diapiaciuta per lui.
 
«Non è come pensi: sì, chiacchiero, ma con la stessa persona. Tutto qua. Non sappiamo i nostri nomi veri, non sappiamo nulla. Ci sentiamo solo lì.»
 
Kaminari, che si era finalmente calmato, fece un ultimo sforzo per chiederle se stesse parlando con un ragazzo o una ragazza; Jirou le parlò quindi di Nana.
 
«Quindi non vi mandate foto. Insomma, Jirou, tu... tu non lo sei?»
 
La giovane eroina avvampò: quindi aveva capito davvero quale fosse il suo dubbio più importante, quello che le causava sbalzi d'umore e le faceva indossare varie maschere. Jirou non aveva ancora capito quale fosse, la sua vera faccia. Gli altri quale vedevano?
 
«Non è una cosa che posso decidere e non è una cosa di cui parlarne al telefono.» spiegò lei, ancora tanto confusa, ma grata del fatto che Kaminari avesse compreso. Ecco, sì, era contenta che avesse saputo di quel sito di incontri.
 
«Allora decidi tu cosa farne, di quell'uscita. Però vorrei che tu fossi più sincera con me. Puoi fidarti, penso che su questo siamo d'accordo. O sbaglio?»
 
«Immagino di sì. E scusa se lo dico, ma ne sono sorpresa.»
 
«Visto? Sono un ottimo amico.»
 
Per un attimo calò uno strano silenzio e Kyoka lasciò andare una risatina nervosa mentre si mordicchiava un dito. Per qualche motivo le comparvero davanti agli occhi le foto che Kaminari le aveva mandato, una più audace dell'altra.
 
«C'è un concerto in onore dei 30 Days to Monday, il prossimo mercoledì. Potremmo andarci.»
 
«Yaomomo li conosce?» chiese lui, masticando qualcosa. Si era davvero tranquillizzato.
 
«No. Immagino neanche Sero. Ma in fondo è per stare un po' tutti insieme.»
 
«Già. È per stare insieme...»
 

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Capitolo 20
*** ♡ It's a match! #1 ♡ ***


20. It's a match! #1

 
 

Per qualche motivo, per Uraraka fu difficile staccarsi dal cellulare.
Aveva trascorso il resto del tempo libero su quell'app di incontri: capire come funzionava sembrava essere diventata una priorità, e per questo motivo lo studio era stato parzialmente messo da parte.
Aveva quindi chiesto aiuto a Iida e Midoryia, il quale aveva prontamente risposto:

  «Potremmo vederci oggi! A quanto pare quasi tutti hanno avuto difficoltà a studiare questo fine settimana...»

Ochaco aveva sperato in un appuntamento vero, ma quelle parole le avevano rivelato che non sarebbero stati soli. Ad attenderla c'era di nuovo Tsuyu, insieme a Izuku e Mashirao, i quali chiacchieravano dei loro ultimi allenamenti.
Il ragazzo con la coda sembrava alquanto imbarazzato: diceva di essere dispiaciuto per essersi intromesso, ma che aveva davvero avuto difficoltà a finire i compiti; l'altro lo rassicurava con il solito caldo entusiasmo che a volte indispettiva la stessa Ochaco. La ragazza avrebbe voluto che riservasse quell'atteggiamento esclusivamente ad amici stretti, come lei, ma sapeva che sarebbe stato impossibile. 

Automaticamente, come a voler trovare una rassicurazione, afferrò il cellulare e riaprì per l'ennesima volta il suo profilo di incontri: all'inizio era stata riservata, ma era finita inevitabilmente con il mettere i suoi veri hobby.

Niente immagine del profilo, quella mai, anche se questa cosa le aveva procurato solo tanta frustrazione: aveva dovuto spiegare ai più che l'avevano contattata - incuriositi dal modo in cui aveva dichiarato di essere "tonda" - che non era interessata a cose del genere, ma che era tuttavia curiosa di vedere come sarebbe andata a finire. La maggior parte non l'aveva presa bene, o non l'aveva capita, e semplicemente non rispose più ai suoi messaggi.

Ad Uraraka non importava.
Una cosa era certa: non sarebbe mai andata ad un appuntamento al buio.

Aveva cancellato quella chat deprimenti e aveva inserito ulteriori filtri per evitare di essere contattata da altre persone del genere.

Mentre attendeva che si decidessero sul da farsi, proseguì con il gioco del Sì e del No, guadagnando altri cinque It's a smash!.

  «A me va un caffè, tranquillo.» le parole di Ojiro furono fondamentali per la decisione finale, e il gruppo entrò nella prima caffetteria sulla strada: la solita frequentata dagli studenti della U.A. 
C'era qualche altro ragazzo della classe, ma Izuku si preoccupò di salutare soprattutto Bakugo, in compagnia di Kirishima. Nessuno dei due parve desideroso di chiacchierare, anzi sembravano entrambi intenti a risolvere calcoli difficilissimi, dunque il gruppetto passò oltre per iniziare la sessione di studio.

Dopo un'ora avevano già finito e finalmente si stavano dedicando ad attività più divertenti.
Ojiro aveva confermato alle ragazze che stava frequentando Hagakure come qualcosa di molto più che una semplice compagna di classe, e Ochaco studiò attentamente la reazione di Midoryia per capire cosa ne pensava di tutto ciò che stava accadendo nella sezione A, ma ottenne solo la solita espressione entusiasta.

  «Sono contento per voi, ragazzi! Sembra che vi intendiate alla perfezione!»

  «Già, in realtà è così. Insomma, abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e abbiamo condiviso così tante cose insieme, lei ed io. Siamo all'inizio, ma penso che nulla cambierà, anzi...»

Mentre ascoltava, Uraraka rivolse un'altra occhiata al suo amico e inevitabilmente si chiese per chi avesse mai provato quelle cose, anche solo per un attimo, o se non se ne curasse affatto. Quell'idea la faceva stare male e, mentre Tsuyu partecipava attivamente a quello scambio di battute e ammirazione, apparendo così distratta, lei aprì inconsciamente l'app, considerandola nuova zona protetta.
Nessun nuovo messaggio, ma tantissime persone apparivano online, e la ragazza aveva bisogno di ascoltare una nuova realtà. Mandò un saluto ai suoi ultimi cinque "smash" e ne cercò di nuovi, quelli che sembravano più compatibili con lei: Winter_Knight_, Slide-Lime, WorkInOut, TNT.B, Flashback.15.
E con coraggio mandò loro il primo saluto.

"Ciao! :) "


        


  «Davvero non te lo ricordi? Te l'ho appena detto! Sotto quei capelli di merda ci sarà anche un cervello! ... O mi stai prendendo per il culo?»

  «Aspetta, ci arrivo eh!»

Kirishima portò entrambe le mani alla testa appena battuta dal portatovaglioli in legno del loro tavolo: la tensione di Bakugo per la presenza di Midoryia nello stesso cafè era evidente, ma lo aveva pregato comunque di contenersi dal momento che la volta prima avevano fatto una figuraccia e per poco non avevano fatto fuggire i clienti. Il proprietario li aveva richiamati ed era stato convinto dalle buone maniere di Eijiro, mentre Katzuki non ne aveva voluto sapere. Tuttavia, per non perdere tempo, stava cercando di assecondare la richiesta del compagno di classe, nonostante gli sguardi attenti del personale.

  «Devo dividere!»

  «Alla buon'ora...» confermò il biondo con un ringhio.

Poi ripresero a studiare con apparente calma.

Kirishima aveva già dato il suo meglio per letteratura inglese, quindi ordinò qualcos'altro da bere mentre l'altro fissava il libro di testo con una solennità quasi militare. Katzuki era talmente concentrato che non si accorse del suo cellulare vibrare prepotentemente. 
Eijiro lo afferrò non disinvoltura, come se gli appartenesse: era curioso di sapere chi mai potesse aver inviato un messaggio all'amico. 
Magari aveva attivato finalmente le notifiche del loro gruppo social, o forse era la madre ad avvertirlo di qualcosa.

E invece no: la notifica arrivava dall'app di incontri che tutti avevano installato per puro gioco, e che evidentemente Bakugo non aveva disinstallato. 
Impossibile pensare ad un motivo... romantico. Sapeva bene che l'altro non trascorresse molto tempo al cellulare e che lo usasse solo come ultima necessità. Quindi rispose volentieri a ChocoUltra.

Notando la distrazione del rosso, Bakugo sollevò lo sguardo dal libro per un attimo:

   «Chi è.»

Quasi non sembrò una domanda.
Eijiro si strinse nelle spalle, continuando a messaggiare.

  «Una ragazza...»

  «Una ragazza

  «Sai, quelle figure che...»

  «Lo so che cos'è una ragazza, idiota!»

Kirishima sghignazzò, e finalmente decise di rispondere:

  «Una ragazza dall'app di incontri che installammo tutti insieme, quella in cui trovammo Jirou... È  stato strano trovarla lì, no? Tu cosa ne pensi?»

  «Cazzi suoi.» concluse il biondo, tornando a studiare, meno concentrato di qualche momento prima. Quei tic tic continui lo distraevano, e cominciava a sentire chiaramente anche tutti gli altri rumori che lo circondavano.
Concentrazione persa del tutto.

  «Andiamocene.»

  «Uh, aspetta, fammi salutare!»

  «Se devi fare casini, lascia stare il mio cellulare!»

  «La sto salutando, la sto salutando! Ecco. Conversazione finita.»

  «Andiamo via, prima che Deku voglia seguirci.»

Kirishima non la pensava allo stesso modo e si precipitò a salutare tutti gli altri, mentre Bakugo attendeva fuori.
Non vedeva l'ora di mettersi a letto e riprendere la concentrazione, anche se con il rosso era davvero difficile ritrovarla: lui e quegli altri idioti avevano sempre l'idea giusta per non studiare. Avrebbe dovuto sacrificare almeno un'ora di riposo per terminare il capitolo di letteratura e la cosa lo innervosiva, così come le chiacchiere di Kirishima sulla sconosciuta.

  «Vive qui vicino. Le piace allenarsi, ed è simpaticissima. Abbiamo parlato di poche cose, ma si capisce che è un bel tipo. Chissà se si allena nella palestra dove andiamo! Magari la conosciamo di vista. Potremmo incontrarla...»

  «Io non incontro proprio nessuno! Sei tu a voler fare certe stronzate. Ripeto: se fai casini o ti metti nei guai con la tua ragazza, io non c'entro! Hai fatto tutto tu! Non capisco perché bisogna fare una cosa del genere...»

  «Incontrare persone conosciute online, dici?»

  «Usare quei cosi per incontrare persone conosciute online, sì.»

Il sorriso di Kirishima si spense per un secondo:

  «C'è gente che non è in grado di avvicinarsi e chiacchierare con altre persone, sai? E spesso sono persone che hanno subìto un trauma di tipo sociale, tipo bullismo. Hai presente?»

Katzuki rispose con uno sbuffo, ripensando per un attimo agli scherzi di cattivo gusto fatti a Midoryia alle medie. Sembrava fossero passati secoli e per qualche motivo si sentì umiliato. Si chiese se Kirishima l'avrebbe ammirato ugualmente dopo aver saputo quelle cose.

  «Questa ragazza...»  continuò il rosso: «Questa ragazza mi è sembrata molto sola. Non usa nessuna sua foto per il profilo, deve essere molto insicura; o prudente, ovvio, ma non è il suo caso. Non mi ha detto chiaramente quale fosse il suo problema e ho preferito non infierire per non farla stare male. Ma io credo che abbia bisogno di... attenzioni, sai? Credo che sia stata tipo rifiutata o che non si senta particolarmente accettata a causa del suo fisico. Mi ha detto che si allena molto, ma che ha comunque una corporatura morbida, diciamo. Non so. Comincio a pensare che essere una ragazza sia davvero dura...»

  «Nah, vedrai che incontrerai l'uomo giusto per te.» rispose Bakugo, senza pensare a cosa stesse dicendo. Ma vide la smorfia delusa e gli occhi di Kirishima cambiare a quel commento.

  «Non sai cosa sia l'empatia, vero? È  per questo che sei così forte...»

Katzuki fu costretto ad ingoiare più e più volte prima di afferrare l'amico per un braccio e ringhiargli viso a viso:

  «Non me ne frega proprio niente di questa ragazza! Ma se ha davvero bisogno di attenzioni, come dici tu, e se io fossi al suo posto comincerei a gridare, non scriverei a sconosciuti. Chiaro? Non ha bisogno delle tue moine, deve rialzarsi da sola e reagire

Eijiro mantenne lo sguardo basso, nonostante l'altro lo scuoteva per avere la sua attenzione, finché non si convinse che quelle parole avevano una loro verità.

  «Parla con lei, allora. Parlale tu. Sai che Quirk ha detto di poter avere? Far esplodere le cose con lo sguardo.»

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Capitolo 21
*** ♡ It's a match! #2 ♡ ***


21. ♡ It's a match! #2 ♡


 

Ping ! Ping ! Ping !

Quel coso non smetteva di suonare...
Bakugo l'aveva nascosto sotto al cuscino per non sentirlo e per finire di studiare il capitolo, nonostante fosse stanco. La doccia, che avrebbe dovuto risvegliarlo, lo stava posando dolcemente nel mondo dei sogni, e questo non poteva permetterlo.
Restò concentrato, fino alle 21, quando non ne potè più.

Recuperò il cellulare solo per poter impostare la sveglia e spegnerlo, ma notò le cinquanta notifiche dai social.

Non poteva crederci.

Mentre il suo cervello gli chiedeva di mettersi a letto, la curiosità lo spinse invece a dargli un'occhiata: il gruppo di idioti era più che sveglio e inviava fotomontaggi di animali strani con la faccia di Kaminari; quello di classe era agitato per una verifica e chiedeva ai più bravi, senza alcuna moderazione, un aiuto. 
Poi c'era qualche email da leggere, notifiche di aggiornamenti e infine l'inutile applicazione di incontri. 
Era il momento di disinstallarla sul serio, ma le sue dita si mossero lentamente ripensando alle parole di Kirishima. Si era sentito abbastanza umiliato. Sapeva che il tinto aveva ragione, ma sapeva anche che per orgoglio non avrebbe mai aiutato sul serio un'estranea così distante.
Magari avrebbe cercato di controllarsi di più a scuola, Aizawa glielo aveva chiesto; e anche un altro bel gruppetto di persone.

  "Che stronzata..."  pensò, ormai deciso a farla finita. Ma - Ping! - l'ennesimo messaggio lo fermò, non solo per la novità: quella ragazza, ChocoUltra, gli aveva scritto qualcosa che nessuno gli aveva mai detto.

  "Grazie per la chiacchierata di oggi. Non credo che parleremo ancora, ho deciso di disinstallare quest'app, ma sappi che ti sono molto grata. Mi hai aiutata ad affrontare una giornata molto pesante e sono felice che al mondo esistano ancora persone come te. Grazie ancora."

Si concludeva così, ma aspettava una sua risposta.

"Ugh... Quanto sentimentalismo per un estraneo" si disse il biondo, aprendo la conversazione per scrivere un disinteressato "Come ti pare. Buona vita, anche io la disinstallo".

Evidentemente non ne fu contenta, e prima che Katsuki potesse chiudere definitivamente quella storia, ChocoUltra riprese:

  "Se mai ti andasse di chiacchierare ancora, posso lasciarti il mio numero. Non è una cosa che farei normalmente, ma sento che tu sei speciale..."

Bakugo realizzò che quelle parole dovevano essere indirizzate a Kirishima, il ragazzo spensierato, amico del mondo, che lo aveva invitato ad aprirsi pur sapendo quanto gli fosse difficile dimostrarsi così disponibile agli altri. 
Era così stanco. Non voleva pensare a cosa fare: c'era una evidente differenza fra ciò che lui desiderava dire e ciò che invece desiderava Eijiro. Ancora non gli importava di quella ragazza, ma della stima dell'unica persona che nutriva speranza in lui, quella sì che gli importava.

"Il numero no, non serve..." digitò per soddisfare il proprio capriccio. Adesso si trattava di assecondare sia lei che l'amico. Inspirò - in realtà sbuffò - poi scrisse: "È che odio quest'applicazione, mi dà notizie inutili..."

«Cosa cazzo le ha detto, quell'idiota?» 
Bakugo risalì tutta la conversazione che era durata un solo pomeriggio, ma che contava più di un centinaio di messaggi. Tutto stava diventando davvero frustrante, soprattutto quando la risposta di lei lo fece precipitare di nuovo in fondo alla chat. Le mani cominciarono a sudare e piccole scintille apparvero per un momento sui suoi pollici.

  "C'è un altro modo, allora. Dal momento che entrambi vogliamo la nostra privacy potremmo sentirci su Telegrash. Lo usi? Occupa poca memoria..."

«Non voglio fare questa cosa... » si disse.  Andò a cercare la nuova applicazione, che certamente non gli avrebbe dato problemi: la sua scheda era liberissima, non sovraccaricata come quella di Kaminari, che utilizzava centinaia di programmi per azzeccare la propria faccia sui sederi di ippopotami gravidi.

Nonostante tutto, la installò. Cominciava a pensare che avevano una privacy, che non conoscere l'uno l'identità dell'altro l'avrebbe aiutato a non lasciarsi influenzare. Semplicemente, l'avrebbe visto come un esercizio si empatia, era l'unico modo per provarci. Anche Aizawa, come Kirishima, gli aveva rimproverato quella mancanza; ma non poteva farci niente. Il pensiero che Deku vedesse quanto potesse essere così simile a lui lo irritava. Quel fottuto orgoglio lo bloccava, ma preferiva di gran lunga che fosse così.
E finalmente, in qualche modo, si placò per un momento. Sperò soltanto che lei non avesse strane intenzioni, altrimenti l'avrebbe bloccata immediatamente.

Fu facile entrare in quel nuovo mondo. Troppo facile. 
Ma almeno disinstallò finalmente quell'app molesta. 

  "Qui è molto meglio, è poco usato e c'è poco da fare"

  "Perché? Che altro si può fare su certi cosi?" fu la risposta apatica e ingenua di lui.

  "Che io sappia è pieno di conversazioni segrete, ma a noi non interessa"

"Direi di no."
E stava per aggiungere di essere stanco e di voler riposare, ma l'altra aveva già scritto:

  "Vorrei tanto poter allenarmi adesso..."

È una dilettante, si convinse Bakugo. Rispose mentre si sistemava a letto.

  "Domani saresti esausta. L'orario migliore per allenarsi è il tardo pomeriggio: ti sei abbastanza ripreso dalla giornata e sono tutti andati a farsi fottere..." spiegò,  desideroso di esibire tutto ciò che aveva sperimentato e scoperto a proprie spese, come un vero guerriero.

Lei ne rimase piacevolmente sorpresa.

Ochaco non sapeva se a quell'ora sarebbe stata libera per esercitarsi, forse avrebbe dovuto rivedere la propria routine, ma era determinata a seguire quel consiglio che non le aveva mai dato nessuno        


Ochaco non sapeva se a quell'ora sarebbe stata libera per esercitarsi, forse avrebbe dovuto rivedere la propria routine, ma era determinata a seguire quel consiglio che non le aveva mai dato nessuno. Le avevano sempre detto che non doveva preoccuparsi, che sarebbe sbocciata a tempo debito. 
Uraraka non voleva aspettare: doveva sfruttare quel periodo della sua vita per rafforzarsi e rafforzare il proprio Quirk.  TNT.B aveva ragione.

  "Sembri davvero preparato su questo genere di cose. Conosci anche una dieta da integrare? Mi servirebbe..." chiese, osservando il morbido fianco che fuoriusciva dalla maglia del pigiama e facendo una smorfia.

Due minuti dopo ottenne risposta.
Due minuti, il tempo reale che impiegava il ragazzo per rispondere alla chat, come se esitasse - mentre qualche ora prima sembrava pronto a non lasciarle tempo si respirare.

  "Cosa ti interessa nello specifico? Dimagrire, rassodare? La dieta cambia."

  "Prima l'uno poi l'altro?"

Lei era certa che lui stesse pensando di avere a che fare con una sfigata, ma fu tanto gentile a non darlo a vedere e le scrisse una lista di cose da fare e non fare, da mangiare e da non mangiare. E Ochaco cominciò a sudare freddo. Avrebbe dovuto farsi aiutare da qualcuno per realizzare quel programma.

  "Magari comincio piano piano... sono molte cose da ricordare"

  "Se non hai voglia, figurati. Mi hai chiesto e io ho risposto, poi sta a te... "

  "Oh, no, lo farò, davvero! Sei stato gentilissimo a presentarmela così. Ti farò sapere se dà i suoi frutti"

  "Li dà."

   "Tu da quanto tempo la segui?"

  "Da sempre. Da quando ho deciso di diventare il più forte."

Che presuntuoso, si disse Ochaco, ma ne ammirò anche la buona volontà. Doveva essere come lui, doveva usare quella conversazione come motivazione, quindi si segnò a penna la severa "dieta di TNT.B", dopo aver dato la buona notte.

 

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Capitolo 22
*** ♡ Un segreto ♡ ***


22.Un segreto


«Quindi, alla fine hai accettato di uscire con Kaminari?»

Il tono della voce di Mina tradiva una certa emozione. In realtà la ragazza sperava di tutto cuore che quell'incontro andasse bene, soprattutto al suo compagno di avventure. Sapeva quanto Denki tenesse a Kyoka ed era alquanto eccitata di sapere che finalmente - finalmente! - quei due avevano deciso di uscire insieme, nonostante la presenza di ben due accompagnatori.

«È un'uscita tranquilla, fra amici...» provò a giustificarsi l'altra senza troppa convinzione, ma nessuna delle ragazze presenti glielo fece notare per evitarle imbarazzo. Inoltre, Mina aveva intenzione di chiederle tante altre cose, stava solo cercando di creare il momento adatto. Aveva organizzato quell'ennesimo pigiama- party per lei, per darle modo di aprirsi; sperava che non si sarebbe ritirata, che avrebbe accettato di confidarsi con tutte loro, senza aver paura di essere giudicata.
Di tanto in tanto lanciava occhiate complici a Yaoyorozu, poco informata sul da farsi, ma desiderosa di condividere con lei quel momento.

«Certo, ci sono anche Sero e Momo. È bello che usciate tutti insieme, anche se mi sfugge il senso della presenza di Hanta... Tu cosa ne pensi? Perché hai accettato?» chiese poi alla corvina, che rispose prontamente, con una risata divertita.

«Insieme sono un duo irresistibile, anche più di Kaminari e Mineta. E non ho mai avuto modo di conoscere Hanta come si deve e un po' mi spiace, siamo compagni di classe!»

«E poi perché Sero vorrebbe incontrare una ragazza conosciuta online. Kaminari me l'ha detto in un secondo momento...» aggiunse Jirou a bassa voce.

Contro ogni previsione Mina non lo sapeva, e questo la rese alquanto perplessa: credeva che i ragazzi le dicessero tutto!

«E Momo cosa c'entra?»

«Credo che per lui sia una sorta di esperimento, ma sono convinta che sia stata un'idea di Kaminari. Voleva davvero avere questo appuntamento con me...»
Jirou portò una mano alla fronte per nascondere l'imbarazzo davanti ad una Mina ancora sconvolta.

«Non pensavo che a Sero interessasse incontrare persone online! ...Neanche Denki me ne ha parlato, quel maledetto!»

La testa di Tsuyu si inclinò appena per fare un'osservazione: «Pensi sia una cosa tanto sbagliata, cra

«Oh no, Tsu, affatto. Anzi! Solo... non pensavo che fosse così propenso a fare una cosa del genere»

«Neanche lui. Diciamo che non ha avuto scelta» insisteva Kyoka, cercando di far capire qualcosa alla sua compagna di classe; qualcosa che invece non fu inteso e la ragazza faticava a dirglielo davanti alle altre, avrebbe preferito più privacy.

«E poi...» continuò «...non c'è niente di male, magari vuole provare a conoscere qualcuno di insolito, qualcuno con cui scambiare una parola di tanto in tanto. Oppure sì, un'amica con qualche beneficio. Non possiamo condannarlo, è una sua scelta.»

«Pensi che voglia solo divertirsi? Oh, questo non è assolutamente da Sero, allora!»

«Spero che tu colga il controsenso che hai appena fatto... Intanto ti ripeto che non possiamo giudicare le sue scelte. Cerca di vederla dal suo punto di vista, o almeno nel modo in cui io l'ho interpretata: vuole vivere qualcosa di diverso da ciò che trova all'interno della scuola... o della classe. Vuole prendersi una pausa dalle solite persone, anche solo per qualche giorno. Sai, Mina...» ricominciò Kyoka, stavolta incrociando le gambe sul cuscino su cui era seduta e torturandosi la caviglia distrattamente: «Ognuno ha delle proprie idee e debolezze che spesso vengono nascoste per paura di essere etichettato come 'strano' o 'diverso'. Per quanto ne sappia, Hagakure potrebbe allevare galline assassine nel tempo libero, eppure con noi si diverte, e adesso anche con Ojiro. Insomma: se ti va di fare qualcosa di insolito, come conoscere e incontrare qualcuno online, perché no? Magari ne nasce una buona amicizia...»

Jirou si accorse di aver parlato davvero tanto e il suo viso impiegò qualche minuto in più per arrossire, tanto era convinta di ciò che aveva appena detto. Ma non poté ignorare la domanda che ne seguì e che fu Ochaco a fare un po' pensierosa:

«Tu ... hai mai incontrato qualcuno conosciuto online?»

«No» rispose prontamente Kyoka. «Ma ho conosciuto persone con cui ancora scambio qualche parola e che sento di volere come "amiche", insomma. Non so se voglio incontrarle nella vita reale. Per ora, in chat, è tutto così... magico. È giusto che rimanga tale.»

Jirou si ammutolì non appena vide l'espressione confusa di Momo. Temette di aver detto troppo, di averla sconvolta o delusa, nonostante sentisse il cuore più leggero. Avrebbe preferito raccontarle tutto in un momento più appropriato, ma aveva rimandato davvero troppe volte quell'argomento; era in parte felice di averne parlato con tutte loro allo stesso momento.

Lo scambio di sguardi fu così evidente che Mina decise di intervenire, pur sapendo che cambiare argomento non sarebbe servito a nulla, se non ad affrontare un altro tipo di capriccio:

«Sono d'accordo con te: le esperienze vanno vissute, qualunque esse siano. Ad esempio: avete mai pensato di baciare una ragazza? Io mi sono sempre chiesta cosa si provasse...»

Le ragazze reagirono con sgomento a quelle parole.

«Questo gioco sta prendendo una strana piega...» commentò nuovamente Ochaco, sostenuta da Tsuyu, forse la più confusa.

Mina, invece, continuava a fissare Jirou: quello sguardo apatico, quella frangia asimmetrica, quel modo di fare avevano assunto un nuovo fascino agli occhi della giovane aliena, desiderosa di scoprire il mondo della compagna di classe, un mondo che non aveva mai capito bene. Ma era attratta dall'idea di provare qualcosa di nuovo.

Da parte sua, Jirou si sentì estremamente vulnerabile, soprattutto dal momento che non riusciva ad interpretare in alcun modo lo sguardo di Momo, mentre aveva ben inteso quello di Mina.

 

La conversazione morì lì. 
Nessuna delle ragazze sembrò riuscire a sostenere quel tipo di argomento. Forse quel gioco era davvero cambiato; forse si sentivano minacciate dal fatto che i compagni di classe stavano cominciando ad approfittare di loro; forse il contrattacco era proprio quello di restare unite.

Ochaco e Tsuyu lasciarono il gruppo sconvolte, ma anche stanche, e il coprifuoco si stava avvicinando;
Hagakure corse a prendere la buona notte di Ojiro, mentre Yaoyorozu rimase qualche minuto in più insieme alle altre due, il tempo necessario per conoscere i dettagli della storia di Nana e per rassicurare la propria integrità. Non appariva sconvolta perché Jirou avesse dichiarato di essere interessata anche al suo stesso sesso, quanto perché l'amica non desiderava incontrare Nana.

«Devi tenere molto a lei. Da come me ne parli e da quello che vedo sembra una bravissima persona e una valida alleata... Avete anche le stesse passioni!» disse la corvina, continuando a leggere le conversazioni che Jirou aveva avuto con quella estranea non tanto sconosciuta, poi restituì il cellulare all'amica con il solito dolce sorriso.

«Sarebbe difficile. E poi neanche lei è interessata ad incontrarmi. Siamo già entrambe abbastanza incasinate...»

Momo apparve sollevata, e decise finalmente di tornare in camera per dedicarsi alla lettura di qualche buon libro. Jirou si era a sua volta tranquillizzata. Quella conversazione l'aveva spolpata ed era lieta che fosse accaduto tutto in modo tranquillo. 
Era talmente sconvolta che rimase nella stanza di Mina anche quando era già iniziato il coprifuoco. 
L'aliena le aveva detto di aspettare con lei l'arrivo di Kirishima e intanto le due si erano dedicate agli ultimi chiarimenti, gli ultimi nodi di tutto quello che era stato detto.

«Nessuno dei ragazzi te lo confermerà- io stessa ho dovuto interpretare le parole già confuse di Kaminari - ma penso che Sero sia rimasto scottato da te e Kirishima» iniziò Kyoka. «Forse perché prova qualcosa per te, o semplicemente teme per la solidità del gruppo, non so dirlo; resta il fatto che c'è rimasto abbastanza male e ha deciso di staccare un po'. Ecco perché utilizza quell'app...»

Vedendo poi l'espressione confusa dell'altra aggiunse: «Magari riesco a fargli cambiare idea all'appuntamento...»

«Già. Fammi sapere, poi. Non so se essere sconvolta o incacchiata al momento! Mi infastidisce l'idea che lui non ne abbia parlato con nessuno!»

«Posso sempre sbagliarmi! Magari è un periodaccio in famiglia, o che so io...»

Mina annuì e ritrovò subito la fiducia in sé stessa, quanto bastava per sputare una domanda più scomoda:

«Tu lo hai fatto, vero? Hai baciato una ragazza.»

Jirou non arrossì alla domanda: se l'aspettava, soprattutto da Mina, e sarebbe riuscita ad assecondare quella curiosità non dannosa. Quindi scosse la testa e in tutta sincerità confessò:

«Mai. È... qualcosa su cui ho iniziato a ragionare da qualche anno, insieme a Nana.»

«Posso chiederti un'altra cosa? Ci ho pensato non appena hanno trovato il tuo profilo e quel 'Bisex'. È inappropriato, ti avverto, ma è stato davvero il primo pensiero che mi ha colto in quel momento: se tu fossi convinta di essere ciò che credi di essere... io ti piacerei?»

Jirou sbattè incredula le palpebre a quella domanda tanto diretta: era seria? Non riusciva a capirlo, ma gli occhi di Mina erano diventati nuovamente tanto languidi che non potè rifiutarsi di dare una risposta.

«Certo che sì. Hai uno stile compatibile con il mio, adoro la tua stanza...»

«E bacio bene.»

Passò qualche altro minuto prima che Mina dimostrasse la veridicità di quelle parole, schioccando le proprie labbra contro quelle sottili di Jirou senza alcuna aspirazione, e di fatti l'altra subì senza tirarsi indietro. 
A dire la verità, pensò che fosse la cosa più ovvia da fare in quel momento. Era il gesto che qualsiasi ragazza avrebbe dovuto fare per consolare un'amica come lei, un gioco che durava un momento, un paio di secondi, il giusto per esprimere complicità. Sarebbe stato un errore farlo con Momo. Jirou non si sarebbe aspettata nulla da Mina, e Mina non le stava promettendo nulla a sua volta. 
Sapevano entrambe, per certo, che avevano compensato la perdita di due segreti con uno più innocente, più camuffabile, meno importante, e suggellato una nuova amicizia.

«E baci bene.»

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Capitolo 23
*** ♡ Dichiarazione ♡ ***


23. ♡ Dichiarazione ♡

 


 

Con l'avvicinarsi degli esami per il giovane Todoroki iniziava un periodo di isolamento e allenamenti sempre più rigidi al fine di riuscire a concludere con i riconoscimenti che meritava. Aveva già superato la fase di ribellione estrema che gli suggeriva di andare contro il volere del padre, lo studio era troppo importante per lasciarsi fermare dal proprio orgoglio. Doveva superare gli esami finali per sé stesso. 
Terminate le lezioni e i doveri di uno studente rispettabile, si allontanava per recarsi in una ricca biblioteca e restare in religioso silenzio a contemplare i propri appunti già riscritti in modo comprensibile. 
Era passata già una settimana da quando aveva trasformato completamente la propria routine, poco tempo per un abitudinario come Todoroki.

Anche lì incontrava le stesse persone, sedute allo stesso posto. C'erano soprattutto studenti della sua età e della sua stessa accademia, ma non essendo un gran socializzatore Shoto preferiva non confrontarsi direttamente con loro e concentrarsi da solo sullo studio. Aveva pensato di chiedere a Midoryia e Iida di unirsi ai suoi pomeriggi, ma notava che a quell'ora entrambi avevano qualcos'altro da fare; in particolare Midoryia scompariva negli uffici dell'Accademia senza dire nulla a nessuno e ricompariva il giorno dopo con una scusa stupida.
Todoroki non ci badava, anche se considerava strano quel comportamento. Intanto avrebbe potuto chiederlo a chiunque altro; quel giorno non l'aveva fatto perché aveva bisogno di massima concentrazione per risolvere quei calcoli, possibilmente senza l'aiuto dei fratelli.

Occupato il solito posto e preso il solito quaderno cominciò a sfogliarlo, percorrendo con la mente tutti i collegamenti che riusciva a fare finché non trovava un nodo a bloccargli il flusso di pensieri.

Non appena incappò in un calcolo più difficile, Shoto decise che necessitava di una pausa e controllò l'ora sul proprio cellulare.

Di solito non dimostrava una tale attenzione per la tecnologia, ma era un regalo che i fratelli gli avevano fatto quando era entrato alla U.A. - non che avessero dubbi, ma per il bicromato era stato un periodo particolare, perché associava quell'evento al padre e non riusciva a viverlo serenamente. Così Fuyumi e Natsuo avevano pensato bene di incoraggiarlo con quel regalo. 
Ed era stato utile, aveva la rubrica piena di numeri di nuovi amici che rispondevano con entusiasmo alle sue solite e brevi domande, del tipo quando chiedeva occasionalmente se ci fossero nuove comunicazioni da parte della scuola. Nonostante con il tempo si fossero formati dei gruppetti, Shoto aveva notato che avrebbe potuto rivolgersi a chiunque per qualsiasi cosa, erano ragazzi sempre disponibili.

E avere una vicina di banco come Yaoyorozu rendeva tutto anche più facile.

Shoto aveva portato distrattamente una mano al mento, assumendo la sua tipica aria da pensatore, quando gli venne in mente che, sì, la volta dopo avrebbe potuto chiedere a Yaoyorozu di accompagnarlo in biblioteca; in questo modo avrebbe avuto un punto di riferimento per lo studio, con cui confrontarsi non appena sorgeva un dubbio, e sarebbe stata anche una compagnia molto tranquilla.

Ma avrebbe accettato? 
Ultimamente Yaoyorozu trascorreva molto tempo in compagnia delle altre.
Il fatto che delle compagne di classe stessero insieme era più che comprensibile, ma Shoto aveva sentito i suoi amici - fra cui gli stessi Midoryia e Iida - parlare di un certo gioco che stava andando molto in voga nelle aule, un gioco che aveva a che fare con scommesse, foto e appuntamenti al buio. 
Midoryia era arrossito, Iida ne era rimasto sconvolto e aveva proclamato come rappresentante della classe che avrebbe preso provvedimenti, soprattutto perché la notizia di quel gioco si stava diffondendo nelle altre aule ed era già arrivata nell'aula dei professori grazie all'intervento di Midnight.

La reazione di Shoto a tale notizia era stata alquanto... perplessa. Aveva assunto un'aria incuriosita e si era semplicemente chiesto: perché?

Perché tutti avrebbero dovuto fare quel gioco per mancare di rispetto a qualcun altro? Perché si perdevano tutti in complicazioni sentimentali che richiedevano una determinata sensibilità, tra l'altro sconosciuta al bicromato?

Inizialmente Shoto aveva pensato che non valeva il suo interesse: niente di tutto ciò che stava accadendo lo riguardava.

Finché un giorno quella lettera non comparve...

Si era allontanato solo un momento, aveva approfittato di una pausa per rispondere alla chiamata di sua sorella. Quando poi era tornato al solito posto aveva notato il timido foglio fare capolino tra le pagine del solito quaderno. Era senza dubbio una cosa inusuale, Shoto non aveva idea di cosa si trattasse. 
Conteneva un orario e un luogo nei pressi della scuola, un luogo che Shoto aveva già sentito, ma non ricordava dove. Seguiva il messaggio vero e proprio:

"Non sono capace di mettere per iscritto ciò che provo per te...

Spero che tu venga alle scale dietro la scuola e mi dia occasione di parlarti.
Attendo questo momento da mesi..."


Shoto rilesse più volte quelle righe, non riusciva a dargli un senso: non sapeva chi fosse, di conseguenza non sapeva come interpretare quel messaggio e pensò semplicemente che fosse una richiesta di aiuto, o uno scherzo, o qualcosa di estremamente importante per il suo futuro.
Shoto non aveva capito che fosse una dichiarazione d'amore e si presentò al viale all'ora stabilita.

 

Vide una ragazza dall'aspetto felino; non la conosceva, eppure il modo gioioso in cui lo guardava gli fece intuire che stesse aspettando proprio lui.

Shoto le mostrò il biglietto, tradendo una certa perplessità che l'altra interpretò in senso positivo. E infatti, con voce rotta dall'emozione iniziò:

  «Todoroki, tu non puoi conoscermi, ma io sono Nanao Me, della G... Oh... sono così emozionata, pensavo che non saresti venuto...»

Nanao inspirò ed espirò profondamente prima di andare avanti. Shoto, ancora perplesso del fatto che una studentessa del Dipartimento di Supporto fosse interessata a parlargli, continuava a tenderle il biglietto.

  «Spesso in biblioteca siamo stati vicini, seduti alla stessa scrivania, ma non ho mai potuto rivolgerti la parola, né ho avuto il coraggio di offrirti qualcosa... te ne vai sempre prima di me. Ma stavolta sono riuscita a parlarti, finalmente...»

La ragazza stringeva i pugni alto al viso, ignorando ancora il biglietto.

  «Ecco, Todoroki: vorrei confessarti i miei sentimenti. Provo qualcosa di molto forte nei tuoi confronti, non mi era mai capitato prima d'ora, anzi, tu sei il primo ragazzo per cui provo tutto questo e... e so che probabilmente ti servirà tempo per conoscermi, ma posso aspettare fin quando non capirai...»

La voce di Nanao divenne tremula, e Shoto non fu in grado di capirne il motivo.

Quindi era una specie di dichiarazione d'amore? Quella ragazza gli stava offrendo il proprio cuore?

Ma...

Perché gli stava dicendo quelle cose? Si aspettava qualcosa in cambio?

Todoroki abbassò finalmente il braccio e strinse il biglietto fra le dita, accartocciandolo. Non sapeva come gestire la situazione. Era confuso, ma non imbarazzato, anzi voleva che quel momento finisse al più presto.

Era a disagio.

Era come se Nanao si fosse disturbata per fargli sapere che ai distributori vendevano anche patatine al gusto di pomodoro: non gli interessava, non era nulla che poteva smuovere in lui la minima reazione. A lui neanche piacevano le patatine al pomodoro.

Però Nanao attendeva. Attendeva qualcosa, una risposta, un cenno, un sorriso, e non ottenne nulla di queste cose.

  «E quindi? Cosa hai concluso?»

La ragazza del Dipartimento di Supporto spalancò gli occhi, incredula. Balbettò un "C-cosa?" e deglutì con le lacrime agli occhi, causate inizialmente dall'emozione poi dalla prima delusione d'amore.

  «È quello che hai da dire? Insomma... vuoi davvero rispondermi così? Io... io ti ho detto che...»

Quella gelida indifferenza, Nanao non l'avrebbe mai più dimenticata.

Se solo fosse stata lei ad aver capito Shoto, forse l'approccio avrebbe potuto essere più efficace.

Aveva avuto la conferma che Todoroki fosse diverso dagli altri ragazzi, ma aveva scoperto che poteva anche essere una cosa non del tutto positiva.

Interpretò male quell'atteggiamento, lo avrebbe odiato per il resto della sua vita, finché una persona più gentile non glielo avrebbe fatto dimenticare. 
E fuggì per l'imbarazzo e per l'umiliazione. Mentre la ragazza della G scendeva le scale, Shoto la vide voltarsi verso qualcosa, o qualcuno: Yaoyorozu era con le spalle al muro, aveva fra le braccia alcuni quaderni su cui aveva chinato il viso.
La sua espressione gli procurò un dispiacere: vedeva chiaramente che era rimasta delusa da lui.


 

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