Piccole storie di VelenoDolce (/viewuser.php?uid=780599)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Odio le canzoncine di natale... ma forse una posso tollerarla. ***
Capitolo 2: *** Loki e la sua prima neve ***
Capitolo 3: *** Biglietto a metà ***
Capitolo 4: *** Uno strano reglo ***
Capitolo 5: *** L'albero ***
Capitolo 6: *** Cena a sorpresa ***
Capitolo 1 *** Odio le canzoncine di natale... ma forse una posso tollerarla. ***
Loki guarda male chiunque entri dalla
porta del bar facendo fastidiosamente tintinnare i campanellini
attaccati al vischio. Perchè dovevano metterlo proprio lì?
Che poi tutti quelli che entrano si fermano con la porta aperta per
darsi un bacio. Disgustoso!
Tin Tin
Un'altra ondata di aria gelida lo fa
rabbrividire, l'occhiata che lancia all'uomo che ha osato entrare è
di veleno, ma quello gli sorride e prosegue come se nulla fosse.
Il natale sta arrivando, lo detesta.
Tutta quella gente allegra per strada che non sembra andare da
nessuna parte. E le canzoncine. Dio. Le canzoncine! Proprio ora la
fastidiosa voce di Bublè inonda il suo bar preferito. Quello
in cui si rifugia da mesi per studiare tra una lezione e un'altra.
Sospira irritato, fino al giorno prima era così piacevole
sentire la musica rilassante, le campane tibetane, a volte anche il
canto delle balene. Mentre ora... Bublè è stato
scongelato per farlo cantare quella schifezza.
“Scusa, è libero?”
L'uomo sorridente indica i posti al suo tavolino, tutto il resto è
pieno. Sospira e annuisce. Riprende a digitare sul portatile, ha una
tesina da completare prima delle vacanze e vuole farlo il prima
possibile.
“Ciao.” La piccola voce gli
arriva da troppo vicino, abbassa gli occhi per fissarli in quelli
azzurri del bambino, non arriva nemmeno all'altezza del tavolino.
“Ciao.” Risponde
automaticamente, già pensando di chiamare un cameriere per
farlo portare via.
“Io ciono BD” Il piccolo
sorride quasi sdentato.
“Bladr, lui è un estraneo,
cosa abbiamo detto degli estranei?” L'uomo si siede con la sua
ordinazione e prende il piccolo in braccio.
“No o so.” Il piccolo ride
palesando la sua bugia.
“Forza, a fare colazione.”
L'uomo mette il bambino su un seggiolino e gli siede accanto.
Loki finge di non interessarsi a loro,
ma l'uomo è davvero appariscente, con tutti quei muscoli e la
maglia rossa, ha gli stessi capelli del bambino, probabilmente
saranno padre e figlio. Sospira e si rimette a scrivere, deve andare
avanti, non ha voglia di farlo a casa, lì vuole solo
rilassarsi. La sveglia del suo cellulare suona e lui si affretta a
chiudere il pc e sistemare le sue cose.
“Ciao ciao cignoe sconociuto.”
BD lo saluta.
“Sono Loki, ciao ciao.”
Risponde con un sorriso al piccolo che lo guarda felice.
“Loki!”
Loki alza la testa appena sente il suo
nome, ma non vede nessuno che conosce.
“Ciauu”
Abbassa lo sguardo, il bambino del
giorno prima lo guarda abbracciando un orsacchiotto.
“Ciao BD” Sorride mentre
risponde.
“Thoo Thoo qui!” Il piccolo
si volta e urla ancora verso il padre.
“Ancora... scusa, non volevamo
disturbare.”
“Fa nulla, tanto tutti gli altri
tavoli sono occupati.” Loki scrolla le spalle, fingendo
indifferenza, guardare quell'armadio di muscoli è un buon
diversivo alla sua tesina. Se solo non ci fosse questa fastidiosa
musica di natale in sottofondo sarebbe una buona giornata.
“Ciao.”
Loki guarda l'armadio biondo e sorride,
poi cerca con lo sguardo il piccolo.
“Ciao, solo oggi?” Ha quasi
paura che gli venga detto che sta arrivando con la moglie del biondo.
“Oggi sono fuggito prima che mia
madre mi agguantasse.” Si siede e poi sussulta. “Posso?”
Loki ride e annuisce, anche se non ha
capito cosa c'entri la madre di quel colosso, sarà muscolosa
anche lei?
“Posso offrirti qualcosa?”
Quando la sveglia del cellulare suona
Loki la spegne e resta seduto, la tesina ormai dimenticata, sul
tavolino un altro pezzo di torta e davanti a lui l'essere più
interessante che abbia incontrato da tempo. Parlare con Thor, nome
che sembra stare a pennello a quella massa di muscoli, è
stranamente facile. L'uomo riesce anche a ridere quando lui fa
qualche battuta troppo acida, e cerca anche di ribattere, fallendo
miseramente e facendolo ridere.
Il pomeriggio passa, e alla fine è
il cellulare di Thor a squillare, lui raccoglie la chiamata con un
sospiro, ma annuisce e si alza.
“Purtroppo devo andare, il lavoro
mi chiama anche se tecnicamente sono in ferie.” Si mette il
giaccone.
“Dovrei muovermi anche io...”
Loki sistema la sacca e si mette la sciarpa chiudendo il giaccone.
“Loki... io...” Thor
tentenna, poi apre la porta e si blocca.
“Cosa c'è?” Loki non
capisce, poi alza lo sguardo nella direzione dell'altro. Il vischio.
“Posso darti un bacio?”
Thor sembra arrossire sotto la barba, poi si abbassa appena per
posare le labbra su quelle del moro.
“C'è anche la nostra
canzone.” Ridacchia. Loki lo guarda confuso.
“Ogni volta che ci vediamo c'è
questa canzone.” Thor agita la mano nell'aria.
“Io odio le canzoni di natale!”
Loki si rende conto di quello che ha detto e si morde le labbra, ma
Thor non sembra offeso e inizia a ridere.
“Non avevo dubbi.”
“Lokiii” Il bambino urla
cercando di attirare l'attenzione, quasi inizia a piangere prima che
Loki si volti e sorrida.
“Ciao BD.” Gli dice
attraversando la strada, il piccolo è legato a un passeggino,
ma quando Loki alza gli occhi lo sguardo che incrocia non è
quello del bel biondo che lo ha baciato il giorno prima, ma di una
splendida donna.
“Sei il ragazzo che fa colazione
con i miei figli? Sono Frigga.” La donna gli tende la mano con
un sorriso.
“Piacere, sono Loki.” Dice
capendo il suo errore di calcolo. Non padre e figlio, ma fratelli.
Ottimo, nessuna donna da dover cacciare via dalla vita del suo
armadio.
“Bladr non fa altro che parlare
di te, l'hai conquistato.”
“Questo perchè non mi
conosce.” Loki ride. Arrivano al solito bar, lui apre la porta,
la tiene un attimo aperta per far entrare Frigga. Nell'aria c'è
la solita canzone di Bublè, quel ' tho look a lot like' del
ritornello e fastidioso. Nella sua mente sente la voce di Thor che
dice 'la nostra canzone' e forse, solo forse, non gli fa poi così
schifo come pensava fino a qualche giorno fa.
“Loki!” Thor arriva mentre
sta posando il vassoio con le torte sul tavolo, con il suo sorriso
smagliante si avvicina e gli da un bacio a stampo.
“Forse non hai conquistato solo
uno dei miei figli, forse entrambi.” Frigga ride quando i
ragazzi si guardano imbarazzati.
Grazie dell'attenzione, spero che la
piccola storia vi sia piaciuta, e spero di riuscire a scriverne altre
^.^
A presto (domani?)
Veleno
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Loki e la sua prima neve ***
Laufey sospira, guarda la città
distrutta, cosa deve fare adesso? La cosina minuscola a cui ha dato
vita si agita piano tra le sue mani. Norne, è così
piccolo che non si era nemmeno accorto di portarlo. Come ha potuto
non accorgersene? Si poggia al parapetto, un altro sospiro gli
scivola tra le labbra. Lo sa benissimo. Era ormai sicuro di non poter
avere dei figli. Dopo trecento anni di matrimonio si era rassegnato,
aveva perso la speranza. E ora si domanda se la malformazione del
piccolo sia colpa sua. Lo guarda agitare i piccoli pugni nell'aria
fredda, vivo nonostante tutto. Dieci mesi di guerra e combattimenti e
quel cosino era sopravvissuto a tutto. Sopravviverà anche
all'inverno di Jotunheim? Di questo ne dubita fortemente. Senza il
cofanetto non avrà il potere di far tornare l'estate,
riusciranno a far crescere gli ibis? O moriranno lentamente di fame.
Il piccolo inizia a piangere piano
piano e lui riesce a sorridere, ha fame, nonostante tutto il suo
cucciolo vuole lottare. Si slega la veste e lo fa attaccare al seno,
spera di avere almeno il latte sufficiente per tenerlo in vita. Il
suo seno non è cresciuto come avrebbe dovuto, ma sente il
bambino succhiare e il latte uscire. È una sensazione strana,
una lacrima gli scivola sulla guancia. Il suo piccolo non ha quasi
nessuna possibilità di resistere se non torna l'estate. Ma
come può fare senza lo scrigno?
Si alza e ritorna nella sua camera da
letto. Si sdraia e chiude gli occhi. Non vale la pena pensare al
peggio, deve godersi il poco tempo che gli è concesso con il
figlio. Si sente così stanco, così sconfitto. Non deve,
lui è il re dei guerrieri più potenti dei nove... che
sono appena stati sconfitti dal tiranno di Asgard. Sospira. Cosa deve
fare ora? Come può rialzare il suo popolo dal fango in cui li
hanno gettati? Ma importa davvero o vuole solo fingere che tutto
andrà bene anche se non sa se riusciranno ad avere un raccolto
sufficiente per sopravvivere? Domande inutili a cui non sa e non è
certo di voler rispondere ora.
Il piccolo finisce di bere il latte e
fa un ruttino, si mette a ridere, tutto in quel piccolo sembra
minuscolo e fragile. Lo avvicina al viso, gli sfiora il nasino e la
guancia con le labbra.
“Ti amo.” Sussurra piano.
Deve dargli un nome. Per tradizione dovrebbe darglielo il padre, ma
Farabuti è morto da una settimana. Quei barbari non si sono
nemmeno fermati per lasciargli dare degna sepoltura al re. Sospira,
dovrà farlo adesso. Tutto gli sembra perso, senza senso.
Vorrebbe poter stare nella sua stanza con il suo piccolo e lasciarsi
morire dopo la sua morte. Ma è il re, anche se non l'ha mai
voluto. Deve mostrarsi forte per il suo popolo.
Si alza, deve smettere di compatirsi, è
forte, supererà tutto. O almeno fingerà di farlo.
Indossa il mantello di pelliccia, la corona, ora è pronto per
affrontare i suoi sudditi. Il piccolo tra le sue braccia si agita, fa
una smorfia e inizia a piangere. Forse è meglio che prima
cambi il panno pieno o potrebbe uccidere tutti quelli che passano
attraverso la scia...
“Norne, come può un
esserino minuscolo come te fare una puzza simile?” Tossisce
schifato mentre toglie il panno e pulisce il bambino il più in
fretta possibile. Prende un altro panno ma si ferma a guardare il suo
piccolo nudo. È perfetto, con i segni minuscoli e gli occhi
enormi e rossi. Lo accarezza piano, il bambino socchiude gli occhi al
suo tocco.
“Il mio primo nato, il mio
piccolo amore.” Sospira dolcemente e gli mette un panno pulito.
Poi va a prendere una pelliccia bianca e lo avvolge. Non sa quanto il
piccolo possa sentire freddo. Prima di uscire si guarda allo
specchio. Spalle dritte, testa alta, è il re, con il fagottino
tra le braccia sembra anche più potente.
La notizia dell'arrivo del nuovo
principe si sparge veloce in tutta Jotunheim, tutti vogliono vedere
se è davvero piccolo come si dice. Il funerale di Farabuti è
organizzato in fretta, ma con tutti gli onori che si devono al re. La
salma sarà trasportata da 20 tra i migliori guerrieri, il
tragitto a piedi dal castello fino alla casa delle anime si terrà
tra due ali di folla, lui e i figliastri lo seguiranno. Laufey
guarda i bambini vestire i paramenti tradizionali con un sospiro, ha
messo anche al piccolo il vestito da lutto, ma gli è sembrato
così sbagliato, quasi si metteva a urlare.
“Padre, questo come si chiude?”
Bylistr gli si avvicina con una spilla. Poggia il piccolo sul letto
per inginocchiarsi e mettergliela.
“Sei perfetto, Helblindi tu?”
Chiede al maggiore, che li guarda e annuisce.
“Bene, è ora di dargli
l'ultimo saluto.” Laufey riprende il piccolo tra le braccia.
“Come si chiama?” Helblindi
si avvicina, è ancora incerto su come dovrebbe sentirsi nei
confronti di quel coso.
“Non ho ancora deciso. Farabuti
non ha nemmeno saputo che lo portavo, avrebbe dovuto deciderlo lui.”
Laufey cerca di non piangere, i due
figliastri gli stringono la veste, ormai in lacrime. Tiene la testa
alta mentre le guardie trasportano il feretro del marito nella sua
eterna sepoltura. Alza lo sguardo al cielo nuvoloso, dovrebbe
nevicare, ma non riesce, lo scrigno alzava la temperatura il tanto
che bastava, ma senza di lui il loro mondo faticherà ad andare
avanti. Prende un lungo e lento respiro, calma, si dice, non può
farsi venire una crisi isterica proprio lì. Guarda l'enorme
porta di pietra che viene richiusa a fatica dai guerrieri,
ricomponendo il sigillo della casa reale, il fiocco di neve che
cambia forma ad ogni cambio di re. Si ricorda quando suo padre gli
raccontava la leggenda del buon re che faceva nevicare con il gesto
delle mani, Loki, signore del caos e della neve.
Il bambino si agita tra le sue braccia,
apre gli occhi e sembra che guardi il cielo. Poi allunga le manine
come ad afferrare l'aria.
Qualcosa nell'aria sembra cambiare,
come se ci fosse stata una folata di vento anche se tutto è
rimasto immobile. La folla attorno a loro è silenziosa, anche
se il rituale funebre è finito, sembrano ancora in attesa. Poi
qualcuno dice qualcosa che Laufey non sente, e tutta la folla sta
sussurrando.
“Padre, la neve...”
Helblindi ha la faccia al cielo.
Laufey guarda in su, i grossi fiocchi
che scendono, poi torna a guardare il suo piccolino, che ne riesce a
prendere uno e fa una smorfia, forse un sorriso.
“Loki.” Sussurra. Il suo
piccolo si chiamerà Loki. Il creatore di neve.
L'estate è alle porte, la prima
neve è arrivata, il rigido inverno di Jotunheim è
finito.
Ecco il secondo scritto... Questo è
stato difficile, avrei mille specifiche da fare, mille altre cose da
raccontare >,< (per esempio: Laufey si riferisce ai bambini di
suo marito come figliastri, ma nella mia mente è solo il modo
che gli jotun indicano i bambini che hanno portato come figli, quelli
che sono stati portati dal marito figliastri... me lo sono inventata,
ma sembrava così logico scrivere figliastri per indicare la
differenza... ok, sto vagando, ora smetto)
A presto (spero)
Veleno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Biglietto a metà ***
I corridoi del collegio sono quasi
deserti, Loki li attraversa come se ne fosse il padrone, a testa
alta, ignorando gli altri alunni. Quasi tutti stanno già
salutando gli amici, chiudendo le valige, preparandosi a partire. Ma
lui no. Quest'anno non ha una casa in cui tornare, la sua famiglia
era solo un enorme cumulo di bugie. Entra in camera, si guarda allo
specchio. Avrebbe dovuto capirlo molto tempo prima. Odino, biondo.
Frigga, bionda. Thor, biondo. Tutti perfetti, solari, senza una
nuvola. Poi c'era lui, una macchia di inchiostro scuro su un foglio
immacolato. Irrimediabilmente sbagliato.
La malattia del padre aveva
definitivamente evidenziato la sua estraneità alla famiglia.
Pensare che era andato per primo a fare gli esami per la
compatibilità del midollo. Per quel padre che aveva così
disperatamente cercato di rendere orgoglioso. Nel momento che aveva
avuto in mano i risultati tutto gli era crollato addosso. Non aveva
nulla in comune con il suo amato padre. Con chi non lo adulava mai,
non gli dava mai una carezza, un sorriso, una lode... nulla di quello
che lui aveva sempre bramato per tutta la vita. Era diventato chiaro
il motivo, non era figlio suo. Aveva sentito solo qualche frammento
delle loro scuse e storie prima di fare i bagagli e tornare al
collegio. Guarda la sua camera, ora si spiega il motivo per cui Thor
era andato alla scuola dietro casa e lui era stato spedito lì,
solo, lontano da loro.
Il natale era la festa che gli piaceva
più di tutte. Anche più del suo compleanno. A natale
Odino si prendeva una settimana completa di ferie per stare a casa, e
lui faceva di tutto per stargli accanto. Quante volte si sedeva in
silenzio a guardare quelle noiosissime partite di rugby in tv solo
per stare vicino al padre, quante volte fingeva interesse per poterci
parlare anche solo per qualche minuto. Si stringe le braccia al
corpo, probabilmente per il padre era solo un inutile fastidio. Si
alza e inizia a sistemare la stanza. Riordina i libri, i quaderni. Si
ferma a prenderli in mano. Quelli che aveva comprato con sua madre
sono quasi finiti, deve prenderne altri. Nemmeno lei si è più
fatta sentire. Le sue parole d'amore erano solo bugie? Una piccola
lacrima gli scivola sul viso. Solo una volta lei ha cercato di
telefonargli, ma lui non era riuscito a parlarle, e non era più
arrivato nulla. Si siede sul letto, ha perso tutto. È solo.
Thor posa il borsone a terra con un
tonfo. La casa sembra vuota.
“Mamma?” Chiama. È
quasi natale, dove sono le lucine colorate? Il profumo dei biscotti?
Le canzoncine?
“Thor, bentornato, ero in cucina,
vieni, ti faccio una cioccolata?” Frigga sorride, ma non sembra
felice. Lui la segue e si siede al tavolo. Due bigliettini di auguri
sono posati al centro, li apre. Uno è di suo padre per Loki,
ne riconosce subito la grafia ferma e sottile, l'altro è della
madre.
“Non dovresti leggerli.”
Frigga fa per prenderli, ma lui li tira indietro.
“Non dovrebbero essere stati
spediti da almeno una settimana?” Ribatte.
“Perchè scrivergli questo
e non mandarglielo?” Agita i due biglietti.
“Non vuole sentirci, vederci,
parlarci. A che servirebbe mandargli quelli?” Lei quasi si
mette a piangere.
“Non credi che questi potrebbero
cambiare le cose?” Thor si alza.
“Mi sono ricordato che ho un
appuntamento, torno per cena. A dopo mamma.” Le bacia la
guancia prima di correre via.
Sale in macchina e mette in moto in un
unico movimento. Se parte ora riuscirà a tornare in tempo per
cena. Il collegio di Loki è lontano solo un ora da casa dei
suoi. Posa con cura i biglietti nel sedile accanto al suo. Quello che
c'è scritto potrà far tornare la pace in famiglia? Lo
spera con tutto il cuore.
Qualcuno bussa alla porta e lo chiama.
Loki si alza stropicciandosi gli occhi..
“Un tizio giù mi ha dato
dei soldi per darti questi, dice che ti aspetta a prescindere dalla
risposta.” Appena apre Tom gli mette tra le mani un biglietto,
poi sparisce nel corridoio.
Loki chiude la porta e guarda cosa ha
tra le mani. Un piccolo albero di natale è disegnato davanti,
sotto una marea di pacchetti che sembrano essere in procinto di
cadere. Lo apre, dentro c'è un foglio, Thor lo avvisa di
andare sotto, che lo aspetta, vuole vederlo.
Si siede sul letto prima di leggere il
biglietto. Alla prima parola ha già le lacrime agli occhi, è
di Odino.
“”
Figlio mio.
Non so se potrai mai capire il motivo
per cui ho agito come ho fatto.
Sappi solo che tu sei mio figlio. Dal
primo momento in cui ti ho preso tra le braccia sapevo che saresti
stato mio. È difficile da raccontare, da ricordare. Ero un
giovane poliziotto, ci fu una sparatoria, un inseguimento, un
incidente. I tuoi genitori morirono quel giorno.
Eri nella macchina con loro. L'unico
superstite. Tuo padre e tua madre ti avevano protetto con i loro
corpi, ed eri illeso. Ti raccolsi io. Eri così piccolo, così
fragile, ma stringevi le mie dita con forza. Il mio ometto, mio
figlio. Ti portai a casa quello stesso giorno. Tutti si innamorarono
perdutamente di te all'istante.
Avrei così tanto da dirti, ma
credo tu sappia che in fondo non ne sono capace. Il silenzio è
la parte di me che conosci meglio. Forse la migliore. Ho sbagliato
nel modo in cui ti ho trattato, ma non è stato perchè
non ti ritengo mio figlio. Perchè lo sei, Loki. Sei mio figlio
e lo sarai per sempre.
Tra poco è natale, e non voglio
stare in una casa senza uno dei miei amati figli.
Ho perso il mio splendido bambino e non
so come farlo tornare. Non credo nemmeno che leggerai questo
biglietto che mi sono sforzato a scrivere. Ormai non ci vuoi più
sentire. Forse hai ragione, figlio mio, non sono stato un buon padre.
“”
Loki guarda il biglietto, ormai le
lacrime gli scivolano liberamente sulle guance. Non sembra che il
biglietto sia stato concluso. Sembra lasciato a metà. Lo
rilegge alcune volte. Il padre lo vuole davvero? Guarda il suo
trolley, può mettere tutto via in pochi minuti, Thor lo sta
davvero aspettando di sotto? O ha messo troppo tempo a leggere il
biglietto? No, se Thor dice una cosa la fa, non c'è persona
più testarda sulla terra.
Salta giù dal letto, mette
insieme le sue cose nel minor tempo possibile ed è pronto.
Riprende il biglietto dal letto, lo stringe al petto mentre scende di
sotto, percorre l'atrio. Ormai quasi tutti i ragazzi sono partiti, la
macchina rossa del fratello è in mezzo allo spiazzo.
Thor ormai ha quasi perso le speranze,
ancora venti minuti e salirà lui a prendere il fratellino e a
trascinarlo dai suoi. Prende il telefono in mano, manda qualche
messaggio, cerca di passare il tempo. Poi alza lo sguardo e il
fratellino è davvero lì, sulla soglia del collegio, con
ancora la divisa addosso. Scende subito dalla macchina, si avvicina
piano, non sa bene come comportarsi dopo la loro ultima discussione.
Ma lo vede tremare appena, gli occhi lucidi di pianto. Sospira e
sorride.
“Loki.” Gli dice
semplicemente prima di stringerlo tra le braccia.
“Andiamo a casa.” Sorride a
vedere il trolly del fratello, e il biglietto tra le sue mani, e non
ha ancora letto il secondo...
“Metto questo nel bagagliaio, hai
avvisato la direttrice?” Gli viene risposto con un cenno
negativo del capo.
“Faccio subito, tu siediti.”
Cammina svelto verso l'ingresso, sa che alla destra c'è un
ufficio in cui la preside segna gli alunni che vanno a casa. In pochi
minuti è fuori. Torna in macchina e mette in moto. Il fratello
si è accoccolato sul sedile, lui sa che sta piangendo, il
messaggio della madre era così dolce da far venire le lacrime
anche a lui. Esce dal collegio, si ferma prima di arrivare alla
statale.
“Metti la cintura. Ora andiamo a
casa. Sai, non hanno messo nessuna luce, non c'è l'albero,
nemmeno un biscotto...” Fa muovere il fratellino, che
singhiozza appena.
“Senza di te non può
esserci il natale, fratello.” Gli accarezza la testa e sospira
quando se lo ritrova a singhiozzare contro il petto.
“Anche io ti voglio bene.”
Gli dice stringendolo.
Terzo giorno... che fatica. Però
ci sto riuscendo.
Mannaggia a me e alla mia fantasia,
avrei mille aneddoti anche per questa mini storia >,< non è
possibile!
A presto (spero domani)
Veleno
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Uno strano reglo ***
Loki è sempre stato un
perfezionista. L'abito adatto, i capelli a posto lo smalto
impeccabile, e, sopratutto, i suoi dovevano essere i regali perfetti.
Era facile prima, quando aveva tutti i soldi che voleva a sua
disposizione, ma ora? Ora era già tanto che non abitassero
entrambi sotto un ponte, dove avrebbe trovato i soldi per un regalo
perfetto? I guanti che piacevano a Thor erano di vera pelle, una
settimana di affitto costava meno. La chitarra valeva quante un rene.
L'abbonamento alla palestra? Forse dando sia il rene che un occhio
avrebbe coperto un mese...
Loki passeggiava con il suo compagno
per le vie notando cosa guardava dentro ogni vetrina, cercando di
ignorare dove lo sguardo azzurro si posava con più insistenza,
o meglio su chi. Ogni famiglia felice era come se oscurasse il
brillante sole invernale.
Il regalo perfetto era a circa
centocinquanta chilometri di distanza. E li odiava. O meglio,
odiavano sopratutto lui, non il loro figlio perfetto. Lui era stato
la rovina, come gli era stato urlato la notte prima che lasciassero
quella casa e la loro famiglia. Lui, il figlio sbagliato, quello
adottato, malato, lui che, secondo un padre che in realtà non
era suo padre, aveva corrotto il ragazzo d'oro. A nulla erano valse
le parole di Thor in sua difesa, Odino lo aveva condannato. Solo lui
era stato invitato ad andare via. Invece erano andati via insieme,
senza un soldo e senza possibilità di tornare.
Sono stati abbastanza fortunati ad aver
avuto entrambi una borsa di studio, o il padre li avrebbe tolto anche
l'università. In effetti aveva disdetto tutto quello che gli
aveva dato già dieci minuti dopo la loro partenza,
fregandosene di lasciarli sotto un ponte e senza cibo. Ovviamente
aveva tenuto a sottolineare che Thor sarebbe potuto tornare in
qualsiasi momento. Da solo, ovviamente.
Loki guarda l'ennesima vetrina, ma
ormai vede solo il suo misero riflesso. Sospira, il regalo per Thor è
senza di lui. Forse Frigga potrebbe convincere Odino a vedere almeno
il figlio. Magari potrebbero andare a pranzo da qualche parte e
fingere di essere una famiglia felice, almeno per il giorno di
natale. Deve solo dire a Thor che gli hanno cambiato orario di lavoro
e che il giorno dopo è occupato, o che ha trovato un altro
part time... sì, è la cosa giusta.
Controlla l'ora, nel pomeriggio Odino
dorme sempre e mettono la segreteria. Si siede su una panchina del
parco, prende il cellulare. Ha ancora trenta minuti prima che Odino
si svegli. Prende un respiro profondo e compone il numero.
“Salve, qui risponde la
segreteria telefonica di casa Odino, siete pregati di lasciare un
messaggio, verrete ricontattati al più presto.” La voce
dolce e decisa della madre gli fa venire un nodo in gola. Quasi manca
il piccolo bip dell'inizio della registrazione.
“Ciao. Sono...” E lì
si ferma. Cosa dovrebbe dire? Le lacrime gli scendono sulle guance.
Sembrava tutto perfetto nella sua mente, ma ora? Perso. Sospira, sta
per chiudere quando sente un clik.
“Loki!” La voce di Odino
sembra strana.
“Non chiudere, ti prego.”
Dice ansimando.
“Devo parlare con voi. Frigga sta
male.” Si sente il suono di qualcosa che striscia sul
pavimento, forse una sedia.
“È in ospedale, ti prego
venite a trovarla.” Sta ancora ansimando, come se avesse corso
giù per le scale.
“Loki, sei ancora lì?”
Domanda incerto.
“Mamma sta male?” Loki non
capisce, si agita e cerca di asciugarsi il viso, c'è gente che
lo sta fissando.
“Da quando siete andati via è
stata sempre peggio. Potete non parlarmi, ma vi prego, tornate per
lei. Vi manderò i soldi per venire, ovunque voi siate. Vi
prenoterò un albergo se non vorrete stare a casa.”
“Casa...” Loki lo ripete.
Tornare a casa?
“Loki, mi senti? Tornate. Farei
qualsiasi cosa per vederla sorridere di nuovo.” Odino è
sconvolto.
“In che ospedale è?”
Loki si riscuote, non può perdersi, non ora che sa che lei
vuole vederli.
Un ora dopo ha già fatto
rifornimento alla macchina, ha preparato le valige ed è quasi
pronto a partire, si guarda attorno quanto staranno via? Esce sul
pianerottolo e suona dalla vicina, le chiede di controllare
l'appartamento, che staranno via forse qualche giorno o fino alla
fine delle vacanze invernali, le dice che la madre di Thor sta male,
che devono partire di corsa. Lei annuisce, Thor le è
simpatico, quindi gli controllerà l'appartamento. Thor arriva
ed entra in casa mentre la saluta. Lo segue subito.
“Devi fare la doccia?”
Domanda andando a mettere una bottiglia d'acqua nello zaino, poi apre
la credenza e prende tutto quello che andrebbe a male, fa lo stesso
con il frigo.
“Thor...” Si rende conto
che non ha ricevuto risposta. Thor è in effetti rimasto
accanto alla porta.
“Cosa succede?”
Loki si ferma un secondo a quella
domanda spaventata. Poi guarda il trolley e sorride.
“Partiamo. Devi fare la doccia?”
Non riceve parole in risposta, solo un vago cenno del capo.
“Ok, in marcia. Prima partiamo
meglio è.” Si mette lo zaino sulla spalla e spinge il
suo ragazzo fuori dalla porta insieme al trolley, poi chiude bene e
spera che a nessuno venga in mente di rubargli i pochi averi che ha
lasciato in casa.
“Dove... dove andiamo?”
Thor si riscuote quando si siedono in macchina.
“Dal tuo regalo di natale, che
sarà un po' strano, e non proprio come lo avevo programmato...
ma in fondo basta il pensiero, no?” Loki si gira e fa un mezzo
sorriso. Meglio non dire davvero dove stanno andando, Thor tende a
reagire male quando ci sono di mezzo ospedali e famiglia, gradirebbe
non finire in un incidente per l'eccesso di velocità e una
curva presa male.
“Devi dirmi qualcosa?” Thor
guarda l'enorme ospedale.
“Sarebbe il momento, sai? Mi vuoi
vendere a qualche associazione mafiosa che esporta gli organi?”
Non sa se ridere o preoccuparsi della possibilità.
“Dobbiamo passare a salutare una
persona. Ti gradisco con tutti gli organi, per questo natale eviterò
di venderti al mercato nero.” Loki sorride, ma è teso.
Cammina sicuro per i corridoi, sa dove
deve andare, ma non sa come verrà accolto. Odino era stato
educato al telefono, quasi gentile. Ma era solo una farsa per fare
tornare suo figlio. Ora ha paura. Il piano è il sesto, ci
mettono una vita ad arrivare, poi a destra, l'ultima stanza in fondo.
Loki si blocca, la porta è accostata. Fa un respiro profondo
bussa e spinge dentro Thor, poi chiude gli occhi ed entra anche lui.
“Thor...” La voce di Frigga
è debole. Apre gli occhi per vederla allargare le braccia e
stringere il figlio, prendergli il viso tra le mani e sorridere. Poi
lo sguardo di lei si posa su di lui, ma il sorriso non svanisce come
pensava, la vede tendergli le braccia. Lo vuole? Quasi inciampa nei
suoi piedi mentre si avvicina.
“Il mio piccolo Loki”
Frigga lo sussurra quando lo stringe tra le braccia.
Finiscono in un abbraccio a tre,
piangendo.
“Ero così disperata,
pensavo di non potervi più riabbracciare.” Gli accarezza
i visi.
“Come avete saputo che ero qui?
Dove eravate?”
“Ho chiamato a casa, pensavo ci
fosse la segreteria.” Loki tentenna.
“Volevo che vedeste Thor per
natale. Come regalo per lui.” Stropiccia il bordo del maglione.
“Invece ho risposto al telefono.”
Odino si avvicina, poggia una mano sulla spalla di Thor.
“Ho pregato Loki di tornare.”
Sospira.
“Nonostante quello che gli avevo
detto lui è tornato.” Alza la mano libera per poggiarla
sulla sua spalla.
“Ho sbagliato figli miei. Sono
solo un vecchio pazzo.” Sorride ripetendo le parole del figlio.
“Ora che siamo tutti insieme
possiamo festeggiare il natale.” Frigga sorride. Ha di nuovo i
suoi amati figli. La sua stramba famiglia è ancora unita.
Rieccomi! Ho saltato un giorno, ma sono
tornata. >.< Speriamo in bene per domani.
A presto (si spera)
Veleno
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** L'albero ***
Loki è seduto nel divano,
apparentemente indifferente alla baraonda che stanno facendo i
vendicatori. Oggi ci sono tutti, compreso il ragnetto, che secondo
lui è figlio illegittimo di Stark. Finge di ignorarli, è
quello che vogliono, in fondo. Da quando è tornato hanno
parlato tanto di ricominciare e cose simili, ma lui e in minor parte
Bucky non sono mai davvero i benvenuti.
Certo Thor continua a dirgli che se
magari si interessasse di più alle vite di quei mortali
sarebbe più accettato. Ma lui non vuole affezionarsi a persone
che moriranno così presto. Sa che non sarebbe una buona idea.
Anche se ha scoperto che Steve e Bucky non moriranno così in
fretta come gli altri, e ha dei dubbi anche su Natasha, non vuole
rischiare. Ha già perso la sua famiglia, gli rimane solo Thor,
non vuole affezionarsi a nulla, nemmeno a un cucciolo.
Anche se è difficile... il
ragnetto sembra così carino e innocente, un cucciolo in cerca
di attenzioni. Anche ora lo vede affaticarsi per farsi dare
attenzioni da Stark, sì, sicuramente è il padre di quel
cosino iperattivo. Stanno addobbando un albero, per natale. Si
domanda come possano ancora credere a una cosa simile quando hanno in
casa due dei, ma in fondo sono umani, vogliono solo fingere che sia
vero. Si sistena più a fondo nel morbido rivestimento del
divano, fingendo di leggere un vecchio libro asgardiano che sa a
memoria da secoli.
Thor arriva accanto a lui quando hanno
finito di addobbare l'abero, si sede con un tonfo, facendo vibrare la
struttura del divano, gli oggetti migdariani sono fragili come i loro
costruttori.
“Potevi unirti a noi. Sai, non
farebbe male se ti mostrassi coinvolto con i miei amici.”
Loki apre la bocca per ribattere, poi
sospira, e la richiude. Non vuole una litigata, non ora che sembrano
andare tutti d'accordo.
“Ci sarò per il film, ok?”
Cerca di dare una mezza vittoria al fratello.
“Va bene, oggi c'è
qualcosa che si chiama Harry Potter, il primo di otto. Peter li
adora, ce li spiegherà per bene.” Thor sorride, posando
una mano sulla coscia del fratello.
Loki entra nella sala e guarda l'albero
di natale. Forse ha capito un pochino di più su quegli umani,
di sicuro ha capito quanto il cucciolo di ragno sia attratto dalla
magia. Tocca le decorazioni, sorride mentre una luminescenza verde ne
avvolge qualcuna. Solo quelle nuove, non quelle di cui si lamentava
Tony, e che erano dei genitori. Non distruggerebbe mai dei ricordi
così importanti, lui sa quanto possa far male perdere tutto.
La riunione per la festa è
prevista per le venti, fino a quel momento nessuno presta molta
attenzione alla sala e all'albero, preparano i regali, chiamano gli
amici. Poi, tutti vestiti bene, si preparano per la festa, arrivano
quasi tutti insieme, ridendo e dandosi gli auguri. Loki non capisce
bene, ma sorride accanto al fratello fingendo che gli interessi. Poi
Peter urla. Tutti si girano verso di lui e l'abero, che sembra
apparentemente normale.
“Cosa succede?” Tony è
il primo a preoccuparsi e avvicinarsi.
“Ma...” Non trova le
parole, una piccola fatina brillante e dorata è uscita da una
decorazione, ha fatto un giro ed è rientrata in un'altra.
“E' come in Harry Potter!”
Peter urla dall'eccitazione.
“Ma come è possibile...”
Natasha tende la mano e una fatina le si posa sopra, ride e fugge
via.
“È bellissimo.”
Wanda lo guarda, si poggia al braccio di Visione per ammirarlo.
“Sono solo le palline nuove...”
Tony ha controllato quelle che erano dei suoi genitori e sembra che
le fatine non ci vadano contro.
“È il mio più bel
natale!” Peter sorride allegro, si sente come se mille natali
fossero arrivati tutti in una volta.
“Grazie Loki.” Bruce
sorride mentre si voltano tutti verso il dio, che si sente
improvvisamente caldo.
“Sei stato tu?” Tony è
stupito.
“Sembrava piacervi nel film...”
Loki si domanda se ha fatto bene o male a incantare le palline.
“Grazie, grazie mille signor
Loki!” Peter gli si lancia praticamente tra le braccia.
“Ben fatto fratello.” Thor
lo stringe per la vita, sussurrandogli all'orecchio.
Loki si trova circondato da tutti, non
è abituato ad essere premiato per qualcosa che ha fatto, di
solito la gente trova tutto dannoso. Ma ai migdariani piace. Strano
popolo, davvero strano...
A natale siamo tutti più buoni,
anche Loki. O forse si stava solo annoiando, il che è più
probabile. Spero abbiate notato come definisce un ragazzino come
cucciolo, per lui i migdariani non sono una razza del tutto evoluta.
(leggendo fb a volte lo penso anche io, come dargli torto?) Però
ai cuccioli ci si affeziona sempre ^.^ se poi sono piccoli e teneri
ragnetti è anche meglio!
A presto (spero)
Veleno
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Cena a sorpresa ***
Thor controlla per la ventesima volta
la lista degli ingredienti, ha preso tutto? Sì, può
andare a casa. Ha organizzato la cena per settimane, i suoi familiari
arriveranno giusto in tempo per sedersi a tavola, la mamma non potrà
aiutarlo a preparare nulla. Ma lui è fiducioso, ha cercato più
volte su internet le ricette più semplici, le ha guardate fino
a ricordarle a memoria. Ora deve solo metterle in patica, cosa mai
può andare storto?
…
Tutto!
Thor guarda l'ammasso di pasta collosa
e inquietante che sta dentro la sua bella pentola nuova e si domanda
il motivo. Nel video era così facile. Ora cosa deve fare?
Magari deve cuocere ancora? Ma il tempo è finito nel momento
in cui ha cercato di scolare l'ammasso informe, solo allora si era
accorto del disastro. Chiude gli occhi, sospira, ha ancora gli
antipasti e il tacchino. Deve solo preparare il ripieni e metterlo in
forno, semplice, no? Prende gli ingredienti, li sistema
diligentemente sul ripiano. Uova, pane grattugiato, aglio,
prezzemolo, olive verdi, olive nere, pomodorini sotto sale. Per quei
pomodori è perfino corso al mercato della città tra una
lezione e l'altra, non c'erano nei normali negozi. Apre la pagina che
ha salvato con gli ingredienti. Ecco, mancava l'olio evo, solo per
capire cosa era aveva dovuto fare una ricerca apposita. Mette tutti
in una ciotola, controllando bene le dosi, poi riguarda il tavolo...
il sale! Corre a prenderlo e lo mette, girando tutto per bene. Ok,
ora deve solo metterlo dentro al tacchino. Va a prenderlo dal frigo,
almeno quello sarà a posto, pace per la pasta al forno, hanno
ancora molto da mangiare. Si gira e urla, il cane è riuscito
ad arrivare al ripieno, la ciotola è quasi a terra. Può
solo assistere impotente allo sfacelo mentre il ripieno viene versato
sul suo cane. Resta immobile qualche secondo, il tacchino tra le
mani, lo sguardo perso.
“Ora che gli do a cena?”
Dice a voce alta. Rimette il tacchino in frigo, controlla gli
ingredienti, non ne ha abbastanza per fare un secondo tentativo.
Guarda il cane che ripulisce i resti dal pavimento e poi dalla
pelliccia.
“Mi hai fregato davvero stavolta.
Almeno era buono?” Sospira, da come ha lucidato il pavimento
probabilmente ha apprezzato.
Gli serve aiuto, ma tutti i suoi amici
sono tornati a casa, solo lui ha avuto la brillante idea di restare
lì e organizzare la cena. Non vuole darsi per vinto, ha
vent'anni, non è più un bambino, sarà pure in
grado di trovare aiuto quando serve. Il cuore gli manca un battito al
pensiero di chiamare l'unico che non è andato via, non è
che siano proprio amici, ma non sono certo estranei, non dopo le
notti passate a rotolarsi insieme. È che è sempre un
enigma parlarci, ma se ha uno scopo...
“Ciao Loki, sono Thor.”
Sorride, ha una soluzione per due problemi.
“Ho bisogno di aiuto, è
vero che sai cucinare?” Quasi scodinzola come il suo cane, ha
una valida scusa per vederlo, ha un aiuto per la cena.
“Ciao Thor... sì, perchè?”
La voce al telefono è strana, sorpresa.
“Ho bisogno urgente di aiuto, ho
i miei genitori a cena e sono momentaneamente perso. Ho cotto la
pasta, ma è diventata qualcosa di vivo. Il ripieno per il
tacchino è appena finito nella pancia del mio cane, e con gli
antipasti lascerei tutti affamati, aiuto!” Cerca di sembrare
disperato, l'altro risponde solo a mugugni.
“Aiutami, ti ricompenserò.
Magari una bella cena? Giapponese?” Si ricorda perfettamente
che il bel moro lo adora.
“Per quante persone? Magari due
cene... Hai preso il dolce?” Loki sembra contrattare.
“Ok, due cene. Il dolce? Non ci
ho minimamente pensato.” Thor sbianca.
“Mandami l'indirizzo, prendo il
dolce e arrivo.” Chiude sbuffando.
Thor manda la sua posizione tramite
whatsapp, ora ha anche un motivo per scrivergli, per vederlo ancora,
sorride. Pulisce il casino, lascia gli ingredienti sul tavolino,
potrebbero servire? Il campanello suona dopo nemmeno dieci minuti.
“Sai che siamo vicini di casa?
Abito nel palazzo accanto.” Loki entra con una busta della
spesa in mano.
“Mi sembra una bellissima
fortuna.” Thor sorride, guarda il culo di Loki fasciato in un
paio di pantaloni neri aderenti, lo segue come ipnotizzato fino al
tavolino.
“Bene, vediamo di mettere su una
cena decente.” Loki sorride, ha visto come è stato
ammirato e gli va benissimo. Magari dopo le cene può anche
pretendere un altro risarcimento.
“Bene, il tacchino è nel
forno, il timer inserito, la pasta al forno pronta, basterà
metterla nel forno per venti minuti, il pandoro lo accompagnerai
semplicemente con la crema. È tutto a posto.” Loki
guarda la cucina con un sorriso, gli piace cucinare.
“Posso offrirti da bere?”
Thor vorrebbe non farlo andare via. La sua famiglia arriverà
solo tra due ore e mezza, non ha fretta di restare solo.
“Va bene.” Loki si siede
sul divano, è un po' incerto sul da farsi. Thor non lo ha più
chiamato dopo l'ultima notte passata insieme, pensava di non
interessargli più, ma oggi sembra tutta un'altra storia. Beve
la sua birra, lasciando che l'altro tenti spudoratamente di
avvicinarsi. Quando posa la bottiglia vuota sul tavolino ha già
deciso di portarsi subito a letto questo idiota biondo e muscoloso.
Non era previsto, voleva solo cenare al giapponese, che è
troppo caro per lui. Si alza e gli si siede in grembo, Thor spalanca
gli occhi e trattiene il respiro.
“Dimmi che non è quello
che desideri dal momento in cui mi hai fatto entrare da quella
porta.” Lo sfida.
“No, in realtà lo desidero
dal primo momento in cui ti ho chiamato per chiedere aiuto.”
Thor sorride afferrandogli le cosce.
Il fastidioso suono del timer sveglia
Thor da un sogno indefinito di baci e carezze. Apre gli occhi,
sfasato, poi li spalanca, il tacchino! Praticamente vola via dal
letto e dalla camera verso il forno. Lo spegne, apre lo sportello, e
sospira, non si è bruciato. Lascia il forno aperto e si
crogiola nel delizioso profumo. Prende un bicchiere d'acqua. Poi si
rende conto di essere completamente nudo e che le tende delle
finestre sono allegramente aperte. Torna in camera come un fulmine,
chiudendo la porta alle sue spalle.
“Sei sempre così attivo
appena sveglio?” Loki si mete a sedere stiracchiando i muscoli.
Ha bisogno di ritrovare il suo posto nel mondo prima di tentare di
mettersi in piedi.
“C'era il timer del tacchino che
suonava, l'ho sentito nel sogno, avevo paura fosse bruciato tutto.”
“È già cotto?”
Cerca di alzarsi, impigliandosi nel lenzuolo.
“Sì...” Thor lo
guarda e non capisce cosa sia tutta quella fretta.
“I tuoi parenti saranno qui a
minuti, come vuoi spiegargli la mia presenza?” Loki si infila
gli slip, fortuna si sono puliti per bene e non deve farsi una
doccia.
“Oh...” Thor tentenna
mentre lo guarda infilare i pantaloni.
“Potrei sempre dire che stiamo
insieme.” È a metà tra affermazione e domanda.
“È natale, vuoi
rovinarglielo?”
“Mamma ne sarebbe felice, dice
che sto troppo da solo.” Si domanda cosa ci sia di sbagliato,
poi guarda gli occhi spalancati di Loki e capisce.
“Sanno che sono gay dalle medie,
non sarebbe una sorpresa per loro.” Sorride quando l'altro
lascia cadere a terra la maglia per lo shock.
“Ti andrebbe di restare a cena? E
magari diventare più di quello che siamo?” Forse sta
iniziando a esagerare.
Loki non crede davvero a quello che
sente. Di solito tutti lo cacciano dopo che ha aerto bocca, ma Thor
ha continuato a cercarlo, e ora... Il cuore gli batte forte nel
petto, quell'idiota biondo gli piace davvero. Possono davvero avere
un futuro?
“Sì e... sì.”
Al diavolo tutto, ci vuole provare. Poi farà male, ma almeno
per un po' può avere quel ben di dio che ha davanti. Thor lo
raggiunge per stringerlo in un abbraccio stritolante.
“Sono vestito abbastanza bene?”
Loki si guarda, i pantaloni neri e un semplice maglione verde scuro
che si infila senza nulla sotto.
“Sei perfetto.” A Thor
manca il fiato a guardarlo.
Il suono del citofono li fa saltare.
“Sono qui! Apri tu, mi devo
almeno vestire...” Thor è nel panico.
“E pattinati, sei indecente. Dirò
che sei in bagno.” Loki pensa subito al lato pratico, ma quando
è davanti alla porta si blocca. Ha un ragazzo da dieci minuti
e sta per conoscere i parenti... in che guaio si cacciato?
Il citofono suona ancora, qualcuno
bussa al portoncino. Prende un profondo respiro, ormai è in
ballo, non gli resta che ballare. Apre la porta e il primo che vede è
un bambino che lo guarda con gli occhi spalancati.
“Abbiamo sbagliato porta?”
Una bellissima donna dai capelli biondi e gli occhi azzurri gli
sorride, ha gli stessi colori di Thor.
“Buona sera, no, Thor è in
bagno, prego, entrate.” Sorride cercando di non farsi prendere
dal panico.
“Sei amico di Thor?” Il
bambino lo guarda attentamente.
“Sì.” Si sposta per
fargli entrare, spera solo che nessuno chieda nulla e che il suo..
ragazzo? Arrivi subito.
“Sono Odino, piacere.” Un
uomo dai capelli bianchi gli tende la mano, la prende
automaticamente.
“Io sono Loki.” Risponde
alla stretta con la stessa forza dell'altro.
“Io sono Frigga, e lui è
Bladr.” La donna sorride dolce tendendogli la mano, che lui
accetta subito.
“Papà, mamma, che bello
rivedervi.” Thor arriva come un uragano, dando a tutti un
abbraccio.
“Ciao fratellino, sei cresciuto
parecchio.” Sembra che tutto stia andando bene.
“La cena è quasi pronta,
avete fame?” Domanda prendendo sistemando i giubbotti
nell'appendino.
“Loki è il tuo ragazzo?”
Bladr lo domanda curioso, facendo venire un colpo a tutti.
“Sì.” Thor vorrebbe
sprofondare in quel momento.
“Bene, i tuoi gusti sono
migliorati. Ho fame.” Il bambino è soddisfatto e si
avvia verso la cucina, seguendo l'odore.
Forse sono andata fuori tema... ma non
ho potuto trattenermi >,<
Il tema di oggi era: A
cerca di cucinare la cena di Natale, ma fallisce miseramente.
Diciamo che l'imput c'è, poi è arrivato Loki <3
A presto <3 (spero)
Veleno
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=3808802
|