The starry flame's night

di SkyDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***
Capitolo 7: *** Chapter 6 ***
Capitolo 8: *** Chapter 7 ***
Capitolo 9: *** Chapter 8 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Puntualizzazione: Storia ambientata  qualche tempo dopo la fine del manga.
The starry flame’s night.

Prologo

 
Lucy non riusciva a scrivere nemmeno una riga, continuava a passare il calamaio sul foglio bianco col risultato che aveva sporcato il tavolo senza scrivere ancora una parola. Si rese conto di essere troppo distratta.
D’altronde, se chiudeva gli occhi poteva risentirlo e rabbrividiva solo al pensiero di quel fiato caldo sul suo collo.
***
Natsu dormiva al suo fianco e le cingeva la vita come ogni notte. Nelle ultime settimane i loro gesti si erano fatti più intimi, ricercati, senza andare contro la volontà di nessuno dei due.
Lucy era abbastanza sicura del sentimento che la legava al suo nakama, mentre lui non aveva mai mostrato - se non con quei piccoli abbracci - una seppur minima nota di consapevolezza.
Quella sera, però, mentre entrambi avevano chiuso gli occhi nel tentativo di addormentarsi, Lucy aveva avvertito la mano calda di Natsu muoversi lungo la sua schiena, quasi volesse contarle le vertebre.
«C’è qualcosa, Lucy.» aveva sussurrato lui con il fiato corto mentre continuava a carezzarle la schiena da sopra il pigiama. La ragazza sollevò le palpebre scontrando lo sguardo del ragazzo. Aveva gli occhi lucidi, colmi di desiderio.
«Dove?» aveva chiesto lei riferendosi a quel misterioso “qualcosa”.
«Dentro di me. C’è qualcosa che mi spinge a toccarti la schiena nuda. - aveva ancora il fiato corto e Lucy si sentì avvampare - Devo preoccuparmi?».
La ragazza scosse la testa in senso di diniego e gli sorrise, allungò a sua volta una mano sui pettorali scoperti dell’altro e ne saggiò la consistenza con i polpastrelli.
«Puoi carezzarmi la schiena quanto vuoi, Natsu».
Lui chiuse gli occhi infilando la mano sotto la maglietta e sentendo, finalmente, la sua pelle nuda contro la mano.
Lucy non riusciva a crederci, seppur fossero cresciuti abbastanza, non avrebbe mai sperato che quel giorno sarebbe arrivato tanto presto.
Il giorno in cui Natsu avrebbe capito che il loro legame era diverso da quello che avevano con i restanti membri della gilda.
Eppure, essendo in parte drago, era normale che si sarebbe accorto di un sentimento - seppur tanto forte - solo quando l’istinto avrebbe bussato alla porta.
«Lucy - il respiro mozzato fece sembrare quell’unica parola come un lungo gemito - posso toglierti la maglietta?» gli soffiò all’orecchio sfiorandole il lobo con le labbra.
Lei sorrise, rendendosi conto di come gli istinti di Natsu fossero maturati lentamente e di come, nonostante tutto, lui non volesse andare contro il suo volere.
Lucy era serena al suo fianco, sapeva che quel ragazzo non l’avrebbe mai sfiorata senza il suo consenso, se non per proteggerla.
Annuì alla sua richiesta, ritrovandosi poco dopo a seno scoperto e con il ragazzo sopra che le carezzava le spalle, gli occhi ardenti di desiderio. Avrebbe voluto stringerla tanto forte da unirsi a lei.
Si avvicinò al suo viso, nell’illusione di un bacio che non arrivò, ma beandosi del contatto tra il suo petto caldo e il seno freddo di lei.
Rabbrividirono entrambi, le mani che scivolavano lungo i loro corpi nudi solo per metà.
«Non so cosa mi sia preso, Lucy.» sospirò lui senza però allontanarsi, la ragazza lo strinse a sé ancora di più, nel tentativo di rassicurarlo.
«Va tutto bene, Natsu, va tutto bene».
Avrebbe voluto baciarlo, come tante volte aveva fatto mentre lui dormiva poggiato al suo petto, ma non ci riuscì.
Per ironia della sorte, non solo non sapeva se lui fosse d’accordo, ma stavano già compiendo gesti che avrebbero dovuto essere preceduti da un bacio.
Ma, si sa, per certe cose non vigono regole, quindi che le tappe funzionassero al contrario non la sorprendeva certo più di tanto.
«Lucy.» la continuava a chiamare lui respirando sul suo collo e poggiando i gomiti sul materasso per non pesarle. Fece scivolare una mano sul ventre della ragazza fino a raggiungere il seno destro, lo strinse tra le dita sorprendendosi della sensazione che quel semplice gesto gli provocava dentro.
Rimasero così, a sfiorarsi tutta la notte, con Natsu che respirava sulla sua pelle nel tentativo di riempirsi i polmoni del suo profumo.
Lucy aveva affondato le dita nei suoi capelli, guidandolo fino all'ombelico, dove lui aveva asserito che il suo odore fosse più forte.
Non si erano baciati, quella notte, né erano andati oltre le semplici carezze. Quasi si dovessero rendere conto entrambi di cosa stava succedendo ai loro corpi, ai loro istinti e desideri.
Qualcosa che, almeno Natsu, razionalmente non si riusciva ancora a spiegare.
 
***
Lucy poggiò finalmente il calamaio nella boccetta dell’inchiostro e si alzò, portò le mani sporche tra i capelli biondi ancora umidi per la doccia.
Aveva la testa affollata di pensieri e soprattutto non era riuscita a togliersi l’odore di Natsu dalla pelle, nonostante il sapone profumato.
Aprì l’armadio tirando fuori il primo completo che trovò e scappò verso la gilda con l’intenzione di cercare una missione veloce, da fare sola o con qualcuno che non fosse lui, in modo da poter allontanare quei pensieri decisamente invadenti.
Quando aprì la porta, Natsu era seduto al bancone con dei fogli in mano, li stava leggendo con attenzione mentre Gray, accanto a lui, continuava a dargli della “Stupida testa calda”.
Incredibile come dopo anni certe cose non fossero cambiate affatto, al contrario di altre.
Gajeel e Levy allevavano due bellissimi gemelli, e anche Lluvia e Gray avevano quanto meno ammesso a se stessi che il sentimento che li legava non era del tutto di profonda amicizia.
Lluvia lo aveva sempre saputo, Gray quando lo aveva scoperto non ci aveva dormito su per una settimana intera. Tipico suo.
«Neh, Lucy! - la chiamò il mago senza staccare gli occhi dal foglio - Ho trovato un incarico che potrà farti stare tranquilla per almeno - » Natsu alzò le dita di una mano contando a bassa voce.
«Cinque mesi, Testa calda.» aveva finito Gray sfogliando le altre missioni. Erano davvero un bel fascio, fresco di giornata.
«Vuoi dire che potrò pagarci l’affitto per ben cinque mesi? E’ una missione da trecentocinquanta mila?!» esclamò Lucy raggiungendoli a grandi falcate e rubando il foglio dalle mani dell’amico.
Al centro era rappresentata una collana viola, sotto si chiedeva di andare al mercato per prendere il sopracitato oggetto in vendita e portarlo ad un signore benestante.
«Tutto qui? Non vi suona un po’ sospetto?» chiese Lucy con le sopracciglia aggrottate in un’espressione di stupore e perplessità.
«E’ la stessa cosa che ho fatto presente anche io, visto che ho sicuramente un quoziente intellettivo più alto del suo!» Gray indicò Natsu, che per tutta risposta si stava per schiantare su di lui dando vita all'ennesima rissa.
«Fermo lì, tu! - Lucy aprì un braccio dando una gomitata in faccia a Natsu - Siamo tutti e tre sicuri di voler accettare questo incarico?».
Gray si alzò dalla sedia facendo svolazzare un foglio davanti il naso di Lucy.
«Mi dispiace - cominciò facendo spallucce - ma ho promesso a Lluvia che saremmo andati in missione insieme in un luogo marittimo dopo Magnolia. Preferirei di gran lunga proteggerti da quello sconsiderato, ma temo che dovrai cavartela da sola, o magari puoi chiedere ad Erza!».
Erza, che era misteriosamente sparita da qualche giorno dopo che un altrettanto misterioso Mistgun si era proposto di andare in missione per la Fairy Tail.
“Già, chissà dov’è finita!” pensò sarcastica lei.
Lucy sospirò portandosi una mano alla testa, l’unica speranza era Happy o - si augurò - che quella maledetta e benedetta missione non durasse più di una manciata di ore.
Non sapeva dire se volesse stare accanto a Natsu, o se avrebbe voluto evitarlo come la peste.
Lui, intanto, era lì accanto a lei a urlare parole incomprensibili a Gray.
Era lì, vestito e con la voce profonda che gli era cambiata durante gli ultimi anni.
Così diverso dal Natsu lascivo, mezzo nudo e con la voce roca che l’aveva sfiorata quella notte.
Arrossì senza volerlo, sbattendo una mano sul banco e urlando che sì - Dannazione! -sarebbe andata a prendere prima la collana e poi la ricompensa.
«Così mi piaci! - aveva esordito Natsu di rimando - Andiamo a far vedere cos’è la Fairy Tail!».

Angolo autrice: La storia doveva effettivamente uscire tra parecchie settimane, ma un dubbio mi si è incatenato allo stomaco e non mi fa andare avanti.
Ebbene sì, quale poteva essere il dubbio se non il solito: I personaggi sono IC?
Sono quasi sicura che un Natsu non reagirebbe così, ma accidenti doveva maturare un pochino e capire che anche il suo corpo (e i suoi ormoni) chiedono di avere Lucy tutta per sè.
Che dite, regge?
Spero che il prologo vi abbia incuriositi, la storia sarà aggiornata ogni sabato pomeriggio ^-^ 
A presto!

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Capitolo 2
*** Chapter 1 ***


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Capitolo 1

Non avevano parlato granché lungo il tragitto, soprattutto perché Lucy aveva evitato qualunque domanda. Natsu camminava al suo fianco, le robuste braccia - così cambiate negli ultimi anni- s’intrecciavano dietro la nuca, lo sguardo era rivolto ad un cielo grigio di pioggia.
«Non sono abituato a tutto questo silenzio, Lucy». La voce di Natsu era un misto tra l’annoiato e il preoccupato.
Sentiva l’assenza di Happy, della sua allegria e del suo continuo svolazzargli intorno, ma non si era sentito di vietargli di andare in missione con Charle e Wendy, sapeva quanto ci tenesse.
Le prime gocce di pioggia cominciarono a scendergli sul viso, solcandogli le guance come piccole lacrime.
«Non eri costretto a venire in missione con me, potevi chiedere a qualcun altro. Gajeel ti avrebbe accompagnato volentieri pur di staccare un po’!» gli disse la ragazza senza voltarsi.
Lucy non riuscì a reprimere un sorriso, l’ultima volta in casa Redfox regnava il caos, seppur la vista di quei due teneri bimbi compensasse la distesa di giocattoli, pannolini e biberon che lasciavano dietro.
«Ho promesso che non ci saremmo mai allontanati, Lucy. E intendo mantenere le mie promesse».
Nessuno dei due riusciva a parlare della sera prima ma, nonostante ciò Lucy ripensava ancora a quel fiato caldo sulla sua pelle e d’istinto rabbrividiva.
«Siamo arrivati al mercato?» chiese lui alzando il capo e scorgendo della gente che correva con le buste tra le braccia.
«Sembra di sì ma, se non ci sbrighiamo, finiranno per posare tutto prima di poter prendere la collana!» esclamò l’altra cominciando a correre verso l’angolo della via. La pioggia si fece più intensa bagnandole completamente i vestiti e i capelli, li tirò indietro scoprendo il viso bagnato.
Natsu la raggiunse, teneva una mano vicina al suo polso senza però toccarlo e annusava l’aria sospettoso, quasi sentisse qualcosa di estraneo attorno a loro.
«Sbrighiamoci!» esclamò ancora lei cominciando a girare tra le ultime bancarelle rimaste, tutti i mercanti scappavano con oggetti tra le braccia. In molti avevano montato delle piccole tende lungo il canale alle spalle della fiera e portavano la merce al riparo.
Natsu non sembrava molto interessato alla missione, anzi, era totalmente distratto da quello strano odore che non si riusciva a spiegare.
 Lucy stava cominciando a spazientirsi, ma non si perse d’animo e continuò a guardare da sola banco per banco.
Poi la vide: una collana grande e maestosa, con una gemma viola, le gocce di pioggia la rendevano brillante.
Uscì dalla tasca una manciata di banconote che Makarov, a malincuore, le aveva ceduto - senza però omettere che il risarcimento sarebbe stato del doppio!- e le lasciò cadere nelle mani del mercante mentre afferrava il bottino.
Sorridente e con il piccolo trofeo in mano, guardò Natsu cercando di raggiungerlo.
Gli arrivò davvero vicino, seppur non ebbe il tempo di mostrargli il gioiello. Lui le afferrò con decisione il polso, così serio in viso da intimorirla, e cominciò a trascinarla senza preoccuparsi d’altro.
La ragazza cominciò a dimenarsi, per nulla rassicurata dalle scelte avventate dell’altro che, nella maggior parte dei casi, finivano per catapultarli in situazioni assurde e spericolate.
Seppur con lui ci fosse sempre un rischio da correre, era Natsu, d’altronde.
«Dobbiamo allontanarci al più presto da qui.» esclamò lui stringendole il polso fino a bruciarle la pelle, Lucy notò che stava per infiammarsi tanto era concentrato e allarmato.
«Natsu, che ti prende?» gli chiese cercando il suo sguardo, il ragazzo continuava invece a guardarsi intorno senza preoccuparsi della solida stretta che li univa.
«Dov’è la casa di questo qui? Ci prendiamo la ricompensa e torniamo alla gilda.» Suonava quasi come un ordine, Lucy lo strattonò e si liberò dalla sua presa sorprendendolo. Aveva il polso arrossato e notò che un forte calore stava lentamente sorgendo dalla pelle del suo amico.
Lo guardò negli occhi, quasi a costringerlo a parlare. Continuava a piovere ed entrambi erano ormai completamente zuppi.
Lucy arrossì pensando non solo alla sua maglietta, ma anche a quella del suo amico, non per questo però staccò gli occhi dai suoi.
«Natsu, che ti prende?» chiese nuovamente, decisa, sbarrandogli la strada.
«Sento un odore che non mi piace, Lucy, e il tuo e quello della pioggia mi confondono già abbastanza. Dimmi dov’è la casa di quest’uomo e poi torniamo alla gilda.» asserì ancora continuando a camminare senza sapere nemmeno lui dove andare.
Lucy gli prese una mano, scacciando il timore di scottarsi ancora e guidandolo verso la casa del loro cliente.
Dopo quella esclamazione aveva percepito un “ti prego” che lui, non abituato a supplicare, non era riuscito a dire.
Lucy decise di fidarsi, era già abbastanza raro vedere Natsu così nervoso, oltretutto non le andava proprio di avere una discussione con lui.
Arrivarono al grande portone di legno, la ragazza prese il battente e cercò, più volte, di richiamare l’attenzione del proprietario.
L’uomo che rispose era decisamente diverso da come entrambi lo immaginavano: «Salve ragazzi, serve qualcosa?» disse con voce profonda, allettante.
Il viso spigoloso era ricoperto in parte da una scura barba curata, i capelli dello stesso colore meticolosamente portati indietro. Gli occhi erano coperti da due spesse lenti nere.
Indossava un elegantissimo smoking nero e bianco, la cravatta azzurra risaltava come una luce in una stanza scura.
«Siamo qui per la missione della Fairy Tail!» rispose Lucy spostando dietro l’orecchio l’ennesima ciocca bionda zuppa di pioggia.
L’uomo sorrise togliendo dal taschino interno una busta di carta piena di banconote.
«Grazie mille per averla recuperata. Devo fare un regalo importante ad una donna, ma non potevo di certo andare in un così misero mercato a comprarla.» spiegò con un sorriso sghembo sul volto.
«Ha pagato tutti questi soldi solo per questo?» chiese stupita Lucy per poi tapparsi la bocca.
Erano pur sempre cinque mensili. Avrebbe messo una mano sul fuoco pur di averli.
L’uomo, per tutta risposta, non si tolse il ghigno dal volto e aprì il palmo per ricevere la collana. Lucy gliela fece scivolare tra le dita, ancora gocciolante.
«E’stato un piacere fare affari con te, Lucy Heartphilia.» concluse con voce melliflua. La porta si richiuse, lasciando la ragazza leggermente stupita.
Non solo aveva detto il suo nome, ma anche il suo cognome. Accantonò il tutto pensando che, in seguito alla pubblicazione del suo romanzo, la sua fama dovesse ormai precederla.
«Natsu - si voltò lei guardandolo - hai sentito anche tu quello che ha detto?» chiese per poi accorgersi di come le sue mani fossero circondate da fulgide fiamme.
«Dobbiamo andarcene, dobbiamo veramente andarcene».
Lucy si incamminò verso la gilda in silenzio, Natsu al suo fianco continuava a seguirla con la stessa aria seria e assorta di prima. Faceva davvero paura non vederlo allegro e spensierato come al suo solito.
Oltretutto, si accorse lei, teneva il braccio sinistro leggermente teso, come se avesse dovuto spingerla a terra da un momento all’altro.
E così fu.
Natsu urlò qualcosa di incomprensibile alle sue orecchie, poi sentì tutto il suo peso addosso al suo corpo e la testa sprofondare in una pozzanghera d’acqua. Giurò di aver sentito uno sparo.
Era a terra, aveva battuto lievemente la testa ma le pulsava come se l’avessero martellata.
Sopra di lei Natsu continuava a farle da scudo col suo corpo.
«Ti sei fatta male?» chiese esaminando se cu fossero delle ferite. Aveva le pupille ritratte, si accorse, e la fissava terrorizzato.
«Dobbiamo andarcene. Ora.» continuò alzandosi in piedi e trascinandola senza darle nemmeno il tempo di rialzarsi.
Lucy lo seguì, si era messo a piovere ancora più forte e, anziché tornare alla gilda, il ragazzo la condusse fino alla sua casa di pietra, su una collina lì vicino.
Corse fino allo sfinimento e quando arrivò aprì la porta con un calcio, per poco non la scardinò.
Lucy finalmente tirò un sospiro di sollievo, poggiandosi al muro e constatando che non le stava più piovendo addosso.
Non che fosse rimasto più qualcosa di asciutto in lei.
Alzò lo sguardo, Natsu era crollato a terra con una mano a stringersi il braccio sinistro.
«Cosa diamine è successo?» chiese lei raggiungendolo, lo costrinse a togliere la mano e rivelò una profonda ferita sanguinante. Era decisamente il foro di un proiettile, seppur non sembrava aver centrato l’osso.
«Anti-magia. - cominciò lui gemendo di dolore - Se ti avesse colpito in pieno non ne saresti uscita viva, sono dei proiettili avvelenati che annullano il potere di chi viene colpito».
«Sonniferi per magia.» concluse lei esaminando la ferita. Lo portò fino al letto e cercò delle bende sotto indicazioni del suo amico. Non aveva mai fasciato delle ferite da sola, avrebbe voluto chiamare Wendy ma non sapeva come fare.
Non poteva contare sull’aiuto di nessuno, non in quel momento.
Natsu si sdraiò, ancora grondante di pioggia, continuando a stringere il braccio ferito.
Lucy tamponò il foro con degli asciugamani, riducendo di molto l’emorragia.
Ci rifletté su un momento, poi chiamò a sé Virgo.
Lo Spirito stellare si inchinò davanti la padrona che, senza mezzi termini, le chiese di portarle delle altre bende e del disinfettante.
Non aveva mai capito come facesse Virgo ad avere sempre tutto, dagli abiti ai mezzi di primo soccorso, ma ringraziò letteralmente il cielo per avergliela mandata.
Le lasciò tutto l’occorrente e poi svanì, aveva l’espressione sorpresa, quasi non si aspettasse una così precoce chiusura del portale.
Lucy si scusò, sapendo che lo Spirito non poteva sentirla, poiché quando era nervosa non riusciva a mantenere a lungo il contatto con la sua magia.
Natsu sembrava quasi addormentato, aveva gli occhi chiusi e il viso, seppur non fosse del tutto rilassato, non era più sfigurato dalla smorfia di dolore di poco prima.
«Andrà tutto bene.» sussurrò Lucy mentre gli avvolgeva una garza attorno al braccio.
«Lo hai detto anche questa notte.» mormorò lui senza aprire gli occhi.
Davvero voleva parlare di cosa fosse successo in un momento simile?
«Sì - rispose lei cercando di non far tremare la voce - ti ho detto che sarebbe andato tutto bene e così è stato».
Natsu aprì gli occhi per guardarla in viso. Era arrossita, proprio come aveva immaginato.
«Non è andato tutto bene, Lucy, stamattina non mi hai parlato quasi per niente. Non so cosa mi sia preso stanotte, ma non voglio perdere anche te.» Natsu voleva guardarla negli occhi, come era abituato a fare quando apriva il suo cuore a chi gli stava davanti.
Era successo altre volte solo per proteggere la gilda, a volte aveva difeso Erza, altre volte Yukino o Lucy stessa.
Ma era la prima volta che parlava ad una persona con il cuore in mano senza dover difendere nessuno, se non sé stesso. Aveva bisogno di incrociare il suo sguardo, di sentirsi al centro dell’attenzione.
«Non mi perderai, Natsu. Non vado da nessuna parte.» esclamò lei continuando la fasciatura. Stava carezzando il bicipite scolpito del ragazzo, era così caldo.
«Da bambino, quando pensavo che Igneel mi avesse lasciato solo, non ho dormito per parecchio tempo».
Lucy dovette smettere di toccarlo. Sentì un groppo alla gola, quelle parole avevano risvegliato in lei un tremendo senso di nausea.
Aveva risentito attorno a sé la sensazione del letto freddo e vuoto,  la stessa di quando aveva cominciato a dormire sola dopo la morte di sua madre. Quasi le girò la testa a quel ricordo.
Natsu si sedette sul letto, ancora dolorante ma lucido. Cercò la mano di Lucy con la sua e la strinse, riuscì finalmente a trovare i suoi occhi limpidi e con uno sguardo comunicò tutto quello che a parole non riusciva a dire.
Sembrava che il suo sguardo chiedesse “Ora capisci perché dormo al tuo fianco? Perché non voglio lasciarti sola, mai? Perché oggi sarei stato disposto a dare la mia vita per te?”.
La ragazza ricambiò la stretta di mano e sorrise commossa. Fuori la pioggia sembrava diminuire e presto sarebbero andati alla gilda ad indagare sul curioso fatto che li aveva colpiti.
«Farai bene a riposarti, non so che razza di proiettile anti magia ti abbia colpito, ma hai perso molto sangue, Natsu, e dici cose strane».
Il ragazzo non poté che darle ragione sul fatto di riposarsi, seppur contro la sua volontà. Ignorò volutamente l’ultima frase e tornò a sdraiarsi sul letto.
«Ah, grazie per quello che hai fatto per me oggi.» disse lei cercando dei vestiti asciutti che potessero starle bene.
«Figurati, se non fossi riuscito a salvarti la vita, probabilmente mi sarei beccato una strigliata dal master e non avrei più potuto dormire nel tuo letto comodo.» rispose lui ridendo appena, sentiva che il sonno stava per coglierlo di sorpresa.
«Bene, l’hai fatto solo per il letto comodo?» chiese sarcastica l’altra avvicinandosi a lui e tirandogli un pizzicotto sul braccio sano.
«No, no, ovvio che no! - esclamò Natsu ridendo ancora - L’ho fatto anche perché sei l’unica che a volte mi lascia i resti del pranzo!».
Lucy scoppiò a ridere dandogli l’ennesimo pizzicotto. Ridevano come due mocciosi quando, fino a pochi minuti prima, erano entrambi sull’orlo delle lacrime.
Ma il loro rapporto era fatto così: stavano insieme cercando di opprimere i fantasmi del passato con un legame talmente forte da non poter essere spezzato.
E fino ad allora c’erano riusciti, sfuggendo alla morte innumerevoli volte.
Lucy uscì dal bagno facendo ondeggiare le maniche troppo larghe della maglietta che aveva rubato a Natsu. Proprio lui, sulle coperte, dormiva profondamente incurante dei pantaloni bagnati.
La ragazza gli sollevò il capo in modo da poter sfilargli la sciarpa zuppa, lo sentì mugolare e non poté che rivolgere un pensiero al Natsu bambino che aveva dormito solo, per chissà quante notti, accoccolato solo alla sua sciarpa bianca.
Gli carezzò il viso, poi si allontanò da lui.
 
Lucy, qualche giorno dopo, pensò che quella mattina, se avesse saputo come sarebbero andate le cose, si sarebbe permessa di piangere almeno un po’.
Avrebbe chiesto a Natsu di stringerla forte
Perché non dimenticasse mai
Il calore dei suoi abbracci.

Angolo autrice: Inizio con un "Grazie" enorme a tutti i recensori, a chi ha inserito le storie nelle preferite\ricordate\seguite e a tutti i 120 lettori che hanno letto (o solo aperto per dare un'occhiata) il prologo di questa Long-tanto-long.
Starry Flame mi sta accompagnando ogni giorno, porto con me i capitoli cartacei anche sul treno per poterli leggere e correggere. Voglio dare il meglio di me stessa e far uscire, finalmente, una storia di cui poter essere orgogliosa.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo sabato prossimo con l'aggiornamento del secondo capitolo!

*Mini spoiler perchè a tutti piacciono i mini spoiler*
"Se Gray fosse stato un mago del fuoco, sicuramente sarebbe stato un fascio di fiamme.
Aveva gli occhi lucidi, quasi spietati, i muscoli erano così tesi da risaltare sotto la pelle bianca. Furente. La gilda lo aveva visto poche volte così."

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


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Capitolo 2

 
Natsu aprì gli occhi e scoprì che il sole stava per tramontare. Doveva aver dormito parecchio e profondamente, sentiva i muscoli deboli e pesanti ma, nonostante ciò, si sollevò a sedere e guardò le ultime gocce di pioggia che scendevano da dietro la finestra.
Lucy non lo avrebbe di certo lasciato solo, eppure non era lì al suo fianco.
Natsu si portò una mano alla testa, ancora confuso e indebolito dal proiettile anti magia che si era beccato per proteggerla.
D’altronde - rifletté guardando ancora fuori - non ci aveva pensato due volte a buttarsi su di lei per salvarla. Anzi aveva mantenuto per tutta la durata della breve missione veramente poca distanza tra i loro corpi, proprio per evitare che si facesse del male.
Il suo rapporto con Lucy era maturato molto lentamente, i primi mesi insieme li aveva passati studiando i suoi comportamenti e memorizzando il suo odore.
Quando aveva capito che poteva fidarsi, aveva cominciato ad entrare sempre più spesso a casa sua, quasi volesse studiarla da più vicino.
Appena aveva preso a dormire nel suo letto, però, era successo l’irreparabile: si era affezionato.
Natsu ricordava bene le prime volte che aveva dormito nel letto con Lucy, aveva potuto sentire al suo fianco una presenza familiare e si era finalmente sentito al sicuro, protetto e anche amato.
Adorava quella sensazione, ne era diventato dipendente, non passava notte dove lui non si infilasse sotto le coperte al suo fianco.
Sempre più vicini, quasi a stringersi l’uno all’altra.
Poi erano accadute mille vicende, altrettante volte avevano rischiato di morire e lui - si rese conto nuovamente - non aveva mai accettato il fatto che lei rischiasse la vita.
Era sopravvissuto da piccolo senza Igneel, credeva di aver perso Lisanna. Restare senza Lucy era fuori discussione.
Natsu rifletté non solo su cosa significasse per lui, ma anche su come lei lo vedesse. Doveva essere un nakama importante per Lucy, o non gli avrebbe di certo permesso di toccarla in quel modo, di stringerla a sé in modo così intimo.
Il solo pensiero lo fece scaldare, non era la prima volta che sentire l’odore di Lucy gli provocava dei brividi così profondi, ma era sempre riuscito a reprimerli.
La notte precedente invece no, non riusciva a pensare ad altro che non fosse il suo profumo e quella pelle calda che sentiva attraverso il pigiama.
Natsu stava continuando a riflettere, quando fu interrotto da una vocina familiare.
«Ti sei svegliato?» Un gattino blu era saltato sul letto avvicinandosi immediatamente alla fasciatura per studiarla meglio.
«Sto bene, Happy! Non preoccuparti, non sarà di certo un forellino a battermi».
L’exceed non parve molto convinto ed invitò il suo amico a rivestirsi per tornare alla gilda e farsi curare da Wendy.
«Sanno già tutto - gli spiegò - ma non possono venire per ordine del Master. Nessuno esce dalla gilda a quanto pare.» Happy gli passò una maglietta dalle maniche lunghe e lo aiutò come poté ad infilarla.
«Se Ojīchan ha scelto così, deve esserci senz’altro un motivo serio.» rispose Natsu alzandosi e dirigendosi verso l’esterno.
Vide Lucy che indossava i suoi vestiti, decisamente troppo larghi, con la  Fleuve d'étoiles stretta in pugno.
«Ti sei svegliato finalmente! Credevo che sarei rimasta a fare da guardia tutta la notte.» gli disse sarcastica mentre con lo sguardo cercava le bende coperte dalla maglietta. Natsu sembrava stare meglio, nonostante fosse molto pallido.
«Lucy è riuscita a chiamare Loki e a mandarlo fino alla gilda per chiamarmi ed informare gli altri su cosa vi è successo». Happy sembrava molto preoccupato.
«Dobbiamo raggiungere la gilda al più presto, Natsu. Happy non sa molto, ma mi ha riferito che il Master è preoccupato per te, c’è qualcosa che bolle in pentola».
Natsu annuì, fece per chiudere la porta dietro di sé, ma qualcosa lo fermò.
Sentiva il collo troppo libero, lo sfiorò con i polpastrelli scoprendo l’assenza della sua sciarpa.
«Diamine! Devo averla persa mentre correvo!» esclamò portandosi le mani ai capelli e spostando lo sguardo da destra a sinistra, come se quella potesse materializzarsi davanti a sé.
Lucy batté un palmo sulla fronte, chiedendosi quale Nume del cielo poteva averle mandato un nakama tanto deficiente.
Entrò dalla porta, ignorando volutamente le urla dell’amico, e uscì nuovamente con la sciarpa pulita, asciutta e ripiegata tra i palmi.
«Era sporca di sangue, di terra e di pioggia. Credevi che ti avrei lasciato della roba simile addosso con una ferita aperta?».
Natsu la ringraziò, improvvisamente felice come un bambino, mentre si rimetteva al collo la sua amata sciarpa bianca.
Lucy e Happy, nascondendo un sorriso bonario, si chiesero come potesse dimenticarsi di una cosa importante come un attentato ai suoi danni, eppure essere così sveglio da ricordarsi di una stupida sciarpa.
Che per lui, certamente, tanto stupida non era.
***
Wendy continuava a torturarsi le mani sulla soglia della porta, guardava verso l’orizzonte facendo affidamento sui suoi sensi di drago nella speranza di vedere apparire Natsu.
Charle, accanto a lei, cercava di tranquillizzarla, notando come fosse cresciuta in altezza e come fosse più matura senza però abbandonare la forte empatia che la legava a tutti i membri della gilda.
Stava risparmiando le forze per poter curare il suo amico, se ciò che il Master le aveva rivelato corrispondeva al vero, Natsu doveva a stento reggersi in piedi.
Doveva, già.
Quando li vide all’orizzonte, Wendy saltò in avanti correndo verso i suoi amici a braccia spalancate nel tentativo di chiuderli in un caloroso abbraccio. Romeo, dal canto suo, le tirò uno dei due codini facendola finire seduta sul primo gradino.
La ragazza si massaggiò la testa voltandosi verso il suo amico.
«Si può sapere cosa avevi intenzione di fare?» chiese con il volto corrucciato.
«Probabilmente salvarti le penne, il Master ha detto che nessuno attraversa la soglia per nessun motivo, tanto meno tu che sei ancora una ragazzina!» esclamò Romeo portando una mano su un fianco prima di girarsi e darle le spalle.
«Parla per te, ti ricordo che ho sette anni in più! Non sono una ragazzina!».
Wendy non dimostrava più di diciassette anni, seppur in realtà ne avesse almeno ventiquattro.
Quei sette anni sull’isola Tenrou avevano confuso sia lei che gli altri, soprattutto quel cocciuto di Romeo.
Lucy spuntò alle sue spalle circondandola in un abbraccio. Wendy si lasciò trasportare e ricambiò volentieri, si sentiva bene quando aveva la maga al suo fianco.
«Ero molto preoccupata per te, Natsu! - disse sciogliendosi da quel gesto d’affetto e avvicinandosi al suo amico - Posso vedere la tua ferita?».
Wendy arrotolò la manica della maglietta del ragazzo, scorse le bende bianche che Lucy aveva messo per fermare l’emorragia ma, quando le tolse, notò che la ferita era ancora profonda e pulsante.
Doveva fargli parecchio male, seppur la sua magia del fuoco aveva in parte cicatrizzato i tessuti.
La ragazza poggiò le mani sul suo bicipite e concentrò tutta la magia sul suo amico.
Quando riaprì gli occhi, Natsu le sorrideva soddisfatto, abbassando la manica. Era stato rapido ed indolore.
«Degno di te, Wendy!» sostenne senza far scemare il sorriso che teneva stampato in faccia.
La ragazza arrossì al complimento e si fece da parte per farlo passare. Il Master si stava avvicinando a loro con volto cinereo.
«Avreste dovuto chiedermi il permesso, prima di intraprendere una missione simile, siete davvero degli sconsiderati! Lucy, non me lo sarei mai aspettato da te!».
Parlava con lo stesso tono che avrebbe utilizzato un padre per rimproverare i suoi figli. Notò che Lucy aveva abbassato lo sguardo, rossa in viso per quel richiamo.
«Ojīchan - cominciò Natsu scendendo dal tavolo su cui si era seduto - Non avevamo idea di cosa -».
Gray entrò spalancando la porta, era senza maglietta e i suoi pettorali candidi risaltavano con la luce sempre più fievole alle sue spalle.
Lluvia era poco dietro, teneva tra le braccia la maglietta e la giacca del suo ragazzo, non aveva la solita aria spensierata.
«Sapevamo che c’era qualcosa di insolito, ma nessuno di noi aveva idea di cosa potesse esserci sotto! Chiunque abbia fatto una cosa simile, se la vedrà con noi e non tornerà a casa con i suoi piedi!».
Se Gray fosse stato un mago del fuoco, sicuramente sarebbe stato un fascio di fiamme.
Aveva gli occhi lucidi, quasi spietati, i muscoli erano così tesi da risaltare sotto la pelle bianca. Furente. La gilda lo aveva visto poche volte così.
«Voi che siete appena arrivati non sapete ancora cosa stia succedendo davvero, quindi calmati e ascolta quello che ho da dirvi.» lo invitò il Master senza scomporsi, capiva il motivo per cui il ragazzo era fuori controllo e condivideva le sue preoccupazioni, nonostante ciò constatò che non era il momento per lasciarsi andare a certe emozioni.
Gray si sedette al primo tavolo, con mano ferma cercò le dita di Lluvia, seduta accanto a sé, le strinse tra le sue in cerca di conforto e per sincerarsi che lei fosse lì, al sicuro.
«Allora, Ojīchan? Hai mica scoperto chi è stato a spararmi?»Natsu mise al centro dell’attenzione il suo mentore.
Il Master si schiarì la voce, poi cominciò a parlare.
«L’altra sera sono stato convocato dal Consiglio. A quanto pare le gilde oscure sono in fermento a causa di un pazzo, non sappiamo ancora se sia un mago o un comune scellerato. Sappiamo solo che vuole prosciugare la magia di tutti i maghi più potenti di Magnolia e poi di Fiore, in modo da creare delle Lacrime apposite per poi rivenderle e fare soldi».
«Mica scemo! Solo con la mia potenza diventerebbe ricco sfondato!» Una risata sguaiata riempì la stanza, Gajeel era entrato con in braccio uno dei figlioletti, lo guardava meravigliato e felice.
Levy, decisamente meno ottimista del marito, stringeva a sé l’altra bambina e regalò a Lucy uno dei suoi sorrisi rassicuranti. Aveva un grande spirito materno che non si limitava ad usare solo con i suoi piccoli, in ogni gesto d’affetto si nascondeva una grande empatia e una voglia insormontabile di aiutare chiunque ne avesse bisogno.
«Se fossi in te non riderei, Gajeel. Non ho idea di che tecnica voglia usare quel pazzo per attaccarci ma, come già era stato annunciato da alcune voci di corridoio, non ha esitato ad attaccare Natsu con un fucile anti magia. Noi siamo il suo obiettivo primario e la salvaguardia di tutti voi e di Magnolia deve essere al di sopra di qualunque altra cosa, sono stato chiaro?».
Makarov inneggiava sempre alla prudenza, seppur fosse il primo ad adorare le scazzottate. Negli anni aveva imparato che spesso limitarsi a difendere, anziché attaccare, poteva essere propedeutico per avvicinarsi alla vittoria. Ad una vittoria senza morti.
Quando quella mattina aveva visto Loki correre verso di loro, non aveva impiegato più di qualche secondo per capire tutto: Natsu era stato colpito, avevano dato il via alle danze. Ordinò a Warren di contattare tutti i maghi e di convocarli, figli compresi.
Aveva pregato, in cuor suo, che Natsu non fosse rimasto ferito gravemente e, quando lo aveva visto avvicinarsi alla gilda sui suoi piedi, si era ripromesso di fare di tutto per preservare ognuno di loro.
«Gray, perché sei così preoccupato?» chiese Lluvia senza lasciare la sua mano, era talmente raro che Gray cercasse del contatto fisico, che non poté fare altro che associare quel gesto ad un’enorme apprensione.
Il ragazzo, per tutta risposta, abbassò lo sguardo.
Avrebbe voluto dirle che non accettava il pensiero che qualcuno avesse ferito il suo migliore amico e messo a serio repentaglio la vita della sua amica. E, sopra ogni cosa, non accettava il fatto che qualcuno volesse prendere l’energia vitale di Lluvia, la sua magia e la sua vita.
Non potevano strappargliela, non lo avrebbe permesso.
Makarov emise un altro colpo di tosse per attirare l’attenzione di tutti i presenti. Ne mancavano ancora alcuni all’appello, ma presto sarebbero stati al completo.
«Nessuno esce dalla gilda senza il mio permesso, vedete di far entrare solo i vostri compagni che ho chiamato a raccolta, non voglio assolutamente vedere estranei nei dintorni. Gajeel, anziché cercare un modo per staccare la testa a quella carogna, stai attento ai bambini e usa il tuo fiuto per stanare chiunque voglia fargli del male».
Quelle parole, così dure e severe, colpirono Gajeel come poche cose. Non poté fare altro che stringere al petto quel fagotto morbido che aveva tra le braccia, il bimbo emise un piccolo gemito di sorpresa e lo guardò con gli occhi grandi. Oh, non avrebbe permesso nemmeno ad una mosca di entrare nella gilda.
«Come si chiama questo mago?» chiese qualcuno tra i presenti. Makarov si voltò verso di loro, le sopracciglia aggrottate.
«Quale sia il suo vero nome nessuno lo sa. Ciò di cui siamo al corrente è il suo nome in codice: Lord Eyeless».
«L’uomo senza occhi?» .
Un familiare rumore di ferraglia si avvicinò al portone facendo voltare buona parte dei presenti. Una chioma rossa svolazzava libera incorniciando il volto di una donna che, con gli anni, era diventata sempre più bella.
Erza entrò con il suo tipico passo fiero.
«Allora? Mi sono persa qualcosa?».
 
Lucy teneva in braccio una dei gemelli Redfox, gli scompigliò la frangetta nera provocandole un debole risolino. Anche lei, di riflesso, piegò le labbra all’insù avvicinando i loro nasi fino a sfiorarli.
Erza, seduta a capotavola, discuteva con Gray e Gajeel su chi dovesse andare a cercare Lord Eyeless e su come fermare il suo folle piano.
«Non sappiamo ancora abbastanza su questo pazzo! - fece notare Gray stringendo la tazza con la tisana che Lluvia gli aveva preparato - E comunque io devo venire senz’altro, anzi dovremmo andare tutti insieme!».
Natsu, che fino a quel momento era stato distratto dall’altro gemello, alzò il capo annuendo con vigore.
«Sono d’accordo con quell’idiota, dovremmo andare tutti insieme e fargli vedere di che pasta siamo fatti!» Piegò il braccio come per mostrare il suo bicipite vigoroso e subito fu imitato dal bimbo sulle sue ginocchia, che fece scoppiare un sorriso fiero sul volto del suo papà.
«Siete proprio dei testoni! E se fosse una trappola? Cadremmo tutti nelle sue mani e allora nessuno potrà salvarci. Dovremmo dividerci in squadre e scegliere chi va all’attacco e chi resta alla difesa della gilda.» esclamò Erza ricevendo delle approvazioni da parte di Lucy e di Mirajane, che intanto stava servendo da bere ai tavoli.
«Siamo tutti molto forti ed esperti, possiamo puntare su questo vantaggio e creare delle squadre invincibili - sostenne Mira portando il vassoio al petto e avvicinandosi di più a Gajeel - Credo che il Master volesse dire proprio questo prima: la gilda è forte, ma adesso abbiamo anche dei bambini di cui occuparci. Asuka è ancora piccola e ci sono i tuoi figli e il mio amato nipotino!».
Mira portò una mano al viso con sguardo sognante. Adorava già il piccolo di Elfman ed Ever.
«Non credo che conti, visto che non è ancora nato.» fece presente Erza grattandosi la testa, poi tornò seria e sbatté i palmi delle mani sul tavolo.
«Bene, visto che nessuno prende una decisione, lo farò io e sceglierò le squadre!».
«Come ogni volta.» si limitarono a dire tutti senza nemmeno sollevare il capo.
Erza tossì, poi si ricompose.
«Gajeel, Mirajane, Wendy, voi rimarrete qui a proteggere la gilda. Warren, tu dovrai collegarti con l’altra squadra ogni ora e ricevere tutte le informazioni ottenute».
La maga prese ad indicare Natsu, che per la seconda volta diede segno di non averla ascoltata e sollevò un braccino del bimbo come per salutarla.
«Natsu, Lucy, Gray e Lluvia andranno a cercare Lord Eyeless. Laxus, per te invece ho un impegno speciale: andrai alla Love and Lucky e cercherai di reperire tutte le informazioni. So che sai essere convincente».
Il ragazzo, che fino ad allora era rimasto in silenzio a guardare le movenze di Mirajane, sbuffò sonoramente senza però contraddirla.
Avrebbe preferito fare a scazzottate ma, si rese conto, sarebbe stato un bel problema se fosse finito in una trappola di Lord Eyeless.
D’altro canto, si disse, la Love and Lucky era diventato il covo delle gilde oscure, creando così le fondamenta di un vasto giro di notizie.
«Ottimo, allora andiamo ora stesso a catturare Mister Cieco!» Esclamò Natsu sollevando il piccolo Redfox come fosse un trofeo. Il bimbo emise un gemito felice e stese le piccole braccia verso il cielo.
Gajeel, improvvisamente non molto fiducioso dei suoi compagni, si alzò in piedi prendendo al volo entrambi i figli.
«Se proprio devo restare a vegliare la gilda, vado almeno ad informare Levy, se non si è addormentata.» Gajeel rimpiangeva le notti di coccole e sonno profondo. Con quei poppanti la vita era davvero dura.
«E tu, Erza?» chiese Gray interrogativo.
«Verrò con voi, che domande!» sostenne alzandosi in piedi e pensando al grande carico che si sarebbe dovuta portare. Bisognava essere pronti ad ogni evenienza, specie dopo l’attacco di Natsu.
«No, tu verrai con me!» ribattè Laxus ricevendo un’occhiata storta da Mirajane e parecchi sguardi sorpresi.
«E perché mai? Pensi di non essere capace di cavartela da solo?» chiese scettica lei, era inusuale vedere quel ragazzo mettersi contro le sue scelte.
«Vedi, Erza, a volte per estorcere le informazioni non servono le scazzottate. - disse portando due mani al petto e simulando due grossi seni. - Avrei volentieri portato con me una ragazza carina e tosta, ma a quanto pare l’hai assegnata qui, al sicuro, quindi verrai con me. Non lo trovi corretto, Titania?».
Erza si morse un labbro, risentita. Se Natsu e Gray avessero scovato Lord Eyeless, non avrebbero avuto speranze di sconfiggerlo da soli.
«Non preoccuparti - Lucy le rivolse un mezzo sorriso rassicurante - Qualunque cosa accada, Warren sarà in contatto con noi e vi chiameremo tutti, o quasi, a raccolta!».
L’altra maga parve sollevarsi, tirò un sospiro di sollievo e per un momento si concesse di pensare a Gerard. Lei aveva insistito affinchè tornasse alla gilda, al sicuro, ma le aveva risposto che proteggere la Crime Sorcière era compito suo.
«Bene, non c’è tempo da perdere, mettiamoci immediatamente in cammino!» Natsu sembrava essersi del tutto ripreso eppure, notò Lucy con sguardo preoccupato, ogni volta che esclamava le sue dita non emettevano le solite scintille.
Ogni volta dovevano mobilitarsi per evitare che mandasse la gilda sull’orlo della distruzione, invece sembrava quasi umano. Senza poteri.
Che quel proiettile, da solo, fosse riuscito a togliergli così tanta magia?
La magia per un mago era anche la forza vitale, e perdere la forza significava andare in contro alla morte.
«Natsu, credo che sia meglio riposare e partire domani mattina. Potrò farti un incantesimo per accelerare ulteriormente la tua guarigione.» Wendy gli sorrise, i lunghi codini ondeggiavano attorno al suo viso sempre meno paffuto e dai tratti quasi adulti. Da donna.
Per lui, però, sarebbe sempre rimasta la piccola Dragon Slayer.
Lucy guardò fuori dalla finestra, era notte fonda ormai e nemmeno se n’era accorta. Nessuno entrava o usciva dalla gilda, ciò significava che avrebbe dovuto dormire lì con qualcuno e, pensò, avrebbe significato anche dormire senza Natsu dopo anni e anni.
Si ritrovò con una mano sul cuore, come se quel pensiero la ferisse.
«Lucy?» Ad apostrofarla era stata Charle, in piedi sul tavolo a pochi palmi dal suo viso.
«E’ successo qualcosa?» domandò lei incuriosita. Seppur lei e Charle passassero parecchio tempo nello stesso team, era piuttosto raro che parlassero in privato.
«Devo raccontarti di una visione. In passato ho sempre cercato di evitare di raccontarti le visioni che ti riguardavano, ma stavolta non ne posso fare a meno!».
 
Lucy era rannicchiata su un letto a castello del dormitorio, Wendy e Cana avrebbero condiviso la camera con lei. Charle, come promesso, le si era seduta accanto pronta a rivelarle il futuro.
«Non sono certa di quello che ho visto, ma ogni volta le scene che mi sono apparse davanti gli occhi si sono rivelate reali. Ho visto Natsu a terra, tu piangevi sul suo corpo».
Lucy portò entrambe le mani alla bocca, in un muto urlo di terrore.
«Ma non è tutto. In un'altra visione Natsu era in piedi e stringeva una chiave d’oro, come quella degli Spiriti stellari, mentre tu continuavi a piangere.» Charle abbassò il capo, impotente, detestava dare quelle notizie brutte.
Quando Levy le aveva rivelato di aspettare un bambino, Charle le aveva sorriso specificando che sarebbero stati una femminuccia e un maschietto, sani e belli come i loro genitori.
Perché non poteva fare solo quello? Perché era stata costretta a vedere le disgrazie prima di chiunque altro?
Lucy si teneva il capo con le mani, i capelli sciolti le scivolavano attorno alle spalle semi scoperte. Quella maglietta che aveva rubato a Natsu le stava decisamente larga.
«Dobbiamo evitarlo!» esclamò sottovoce più a sé stessa che all’Exceed.
Charle le disse di non preoccuparsi troppo, seppur pensasse l’esatto contrario, e specificò che le sue visioni potevano anche sbagliare.
Seppur non fosse mai successo prima di allora.
 
Lucy quella notte non si abbandonò al sonno.
Rimase atterrita, stretta al profumo della maglietta di Natsu
che l’avvolgeva
in un tenero abbraccio astratto.

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Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


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Capitolo 3

 
Erza camminava davanti, ad ogni suo passo fiero e deciso corrispondeva un’oscillazione dell’alta coda di cavallo in cui erano raccolti i capelli.
Camminava senza badare all’oscurità che l’avvolgeva e si fermò solo quando l’insegna della Love & Lucky le apparve di fronte.
«Lascia passare me, Scarlett. Potremo usare il tuo charme in un secondo momento.» disse atono Laxus mentre la sorpassava ed entrava dando un calcio alla porta senza troppi complimenti.
La parola “covo” non rendeva abbastanza bene l’idea di sudiciume e sciatteria che regnava in quel posto.
La gente fumava sigarette impregnando le mura di un torbido fumo nero e puzzolente, molti uomini erano sdraiati a terra in stati semi comatosi e tenevano tra le mani bottiglie ormai vuote e bicchieri che, poco prima, dovevano contenere interi galloni di birra e vari alcolici.
Alcuni di loro giocavano a carte, altri si sfidavano a fare a botte.
In fondo il barista, l’unico a non oscillare sui suoi stessi piedi, strofinava svogliato alcuni boccali vuoti e li riempiva facendoli scivolare su un lucido tavolo di legno.
Probabilmente l’unica cosa pulita di tutto quel posto.
Laxus si sedette su uno sgabello guardando il barista dritto negli occhi. L’altro tirò su un sorriso mezzo sarcastico e gli servì un boccale colmo che lui non sfiorò nemmeno.
«La Fairy Tail, era da un bel po’ che non vedevo dei maghi così colorati, sapete non è facile vedere del rosso e del biondo così accesi in un posto tanto buio» disse con la voce rauca a causa del fumo.
«Se cominciassi con l’aprire le finestre, amico, a quest’ora riusciresti a vederci anche meglio!» sottolineò Laxus poggiandosi contro il piano del bar e avvicinando il suo sguardo fulminante all’uomo, senza però alzare la voce.
Il barista sbuffò sonoramente, capendo che cercavano solo informazioni e rendendosi conto che non erano in vena di grane. Lasciò andare lo straccio sgualcito e si sedette accanto a loro lanciando un’occhiata disgustata ai moribondi ai suoi piedi.
«Dicci, amico, conosci mica un certo Lord Eyeless?» Laxus continuava a guardare Erza di sottecchi nel tentativo - fino ad allora efficace - di tenerla buona e zitta.
Era stato utile farle presente che Gerard non avrebbe apprezzato di certo sapere che dei luridi uomini l’avevano vista in costume da bagno per avere estorte delle informazioni.
Vedeva che si mordeva il labbro per cercare di trattenersi, si rodeva le mani.
Fortuna volle che quella tortura terminasse presto.
***
Natsu si svegliò poco prima dell’alba, il sole stava per illuminare Magnolia con i primi raggi.
Seppur il giorno prima avesse piovuto molto, dei nuvoloni neri c’era ben poca traccia. Al contrario, la rugiada e le pozzanghere rendevano le strade lucide d’acqua.
Il mago si sedette sul letto, con una mano carezzò la ferità benché il dolore fosse diminuito considerevolmente. Diede uno sguardo fuori e decise che l’ora di partire era ormai giunta.
Trovò Gray già sveglio e a petto nudo, aveva mangiato qualcosa e ora fissava in silenzio una tazza blu con il suo nome. Sembrava molto preoccupato.
«Neh, Testa Fredda, cosa c’è che non va?» gli chiese evitando di dargli il buongiorno. Sentì che il suo amico aveva preparato del buon caffè e ne seguì l’aroma per portarne una tazza colma fino al tavolo.
Era proprio piacevole quel sapore sul palato.
«Non hai paura per Lucy?» disse solo Gray ignorando la domanda dell’altro.
«Paura per la missione, dici? Sì, ho paura di non riuscire a proteggerla, ma so anche che è una grande maga proprio come noi e che riuscirà a cavarsela in qualche modo».
Gray non alzò lo sguardo nemmeno un momento, le dita ancora strette attorno alla tazza fredda, quasi volesse congelarla.
«Se partissimo senza Lluvia? Se ce ne andassimo solo noi tre e la lasciassimo dormire?» propose quasi con vergogna.
Mentire a colei che poteva essere considerata la sua ragazza. Davvero disgustoso.
«Ti troverebbe comunque, Gray.» La voce che giunse alle sue orecchie era quella di Lucy, era entrata nella sala senza fare rumore e, notò immediatamente, non aveva ancora tolto quella maglietta così larga.
«Ha ragione, e non è corretto lasciare indietro i proprio compagni!» rincarò Natsu cogliendo solo in parte l’intento del suo amico.
Sì, aveva capito che lo faceva solo per proteggerla - era ormai finito il tempo dove la sua presenza lo infastidiva - ma perché ostinarsi a lasciarla alla gilda? Non sarebbe stato più sereno sapendola vicino?
«Il sole sta sorgendo, tra pochi minuti partiremo e andremo a prendere a calci questo Lord Eyeless.» disse Gray sollevando finalmente il capo e alzandosi in piedi.
«Ho visto Laxus in corridoio poco fa, vuole parlare con entrambi, io andrò a svegliare Lluvia e a prepararmi». Lucy uscì dalla cucina dando un’ultima occhiata a Natsu, anche lui alzò lo sguardo cercandola quasi con disperazione.
Si erano sentiti entrambi così distanti, avevano dormito poco e male, sentendo tremendamente la mancanza l’uno dell’altra.
Lucy aveva dormito con la sua maglietta nel tentativo di sentire ancora il suo profumo, mentre a lui non poteva che balenare in testa la loro ultima notte passata insieme.
Una notte così intima e a tratti dolce, dove lei aveva assecondato i suoi istinti e l’aveva guidato lungo la linea del suo corpo.
Natsu aveva capito che quello tra loro non poteva essere un rapporto normale, c’era qualcosa che andava ben oltre la fiducia e la collaborazione.
Dove l’aveva sentito? Mirajane una volta l’aveva detto ad alta voce parlando con Laxus.
«Sintonia.» disse quasi senza rendersene conto.
Gray era già uscito, lasciandoli soli. Lucy si voltò indietro e guardò il suo amico con sguardo interrogativo.
«Neh, Lucy. Credi che tra noi due ci sia sintonia?».
La ragazza sorrise, seppur arrossendo lievemente, e si avvicinò al suo amico stringendo il pugno. L’altro poggiò il suo accanto. Sembravano pronti per un combattimento epico.
Lucy lo guardò negli occhi scorgendo sentimenti ed emozioni che riguardavano il loro rapporto, non poteva certo negare l’evidenza.
«Puoi dirlo forte!» esclamò sorridendo ancora.
***
L’unico rumore che si udiva era quello delle scarpe che affondavano nell’erba umida.
I quattro maghi camminavano a passo sostenuto, seppur vigili ai suoni e agli odori che li circondavano. Natsu era infastidito da quel forte odore di umido e terriccio bagnato, gli confondeva i sensi e non poteva evitare di associarlo a quello sparo che solo il giorno prima lo aveva costretto a letto.
Sentiva ancora lo sciabordio d’acqua nelle orecchie, il corpo minuto di Lucy premuto a terra, zuppo e freddo, così diverso dal ricordo di quella notte.
«Siamo arrivati?» esclamò lei riprendendolo dai suoi pensieri, Natsu risentiva degli effetti di una dormita poco soddisfacente. Happy gli svolazzava accanto e sembrava guardarlo con cipiglio preoccupato.
«Lluvia crede di sì. Laxus aveva parlato di una caverna di pietra con un simbolo annesso».
I maghi si avvicinarono, trovarono un’incisione che raffigurava una bandiera tagliata di netto. Quando Erza era tornata insieme a Laxus, era corsa da Levy per chiederle se avesse mai visto qualcosa di simile.
“Sì! E’ il simbolo usato dalle gilde oscure quando violano il contratto di non belligeranza: significa guerra su tutti i fronti.” Aveva detto lei stringendo al seno uno dei bambini.
Tutti erano stati messi al corrente della situazione, nonostante ciò i maghi di classe S avrebbero dovuto cercare altre informazioni.
«Bene, ci penserò io a fare luce in questo posto tetro!» Natsu schioccò le dita infiammandosi fino al polso. Lucy lo guardò in tralice, ancora preoccupata per le sue condizioni di salute.
Doveva avere un corpo davvero resistente per essersi ripreso tanto in fretta, le cure di Wendy erano essenziali ma non miracolose.
«Non preoccuparti - Happy sembrò captare i suoi pensieri - Se Natsu dà segni di cedimento ce ne torniamo alla gilda e lo sostituiamo con qualcuno».
«Non credo che si farà sostituire facilmente, è testardo e farebbe di tutto per non far rischiare nessun altro!» sussurrò Lucy di rimando.
«Aye! Non hai per nulla torto, ma se si rende conto di essere un peso non può far altro che affidarsi ai suoi amici, basterà che tu non vada via.» rispose l’altro volando al suo fianco.
«Che io non vada via?»
«Sì, questa notte ti ha cercato mentre dormiva. Sussurrava il tuo nome. Non lo riesce ancora ad ammettere, ma lo sta capendo: per lui sei davvero importante, Lucy».
Quelle parole così sincere - come non ci si poteva che aspettare da Happy - la spiazzarono. Era evidente, anche lei si era accorta di come lui fosse cambiato, ma sentirlo dire da un’altra persona era totalmente diverso.
«C’è qualcosa lì in fondo!» disse Gray stendendo un braccio come per fermarli. Si avvicinò lentamente e toccò qualcosa di vischioso sul muro, era verde e molle e sembrava attaccarsi alla mano come se volesse risucchiarlo.
«Bleah! Qualunque cosa sia non toccatela!» affermò asciugandosi le dita sui pantaloni.
Mano a mano che avanzavano, l’aria era sempre più rarefatta e sembrava che i muri si facessero sempre più stretti. Gray insistette per passare avanti seppur ogni due passi si fermasse per guardare dietro di sé.
«Lluvia crede che questa sostanza non sia solo brutta e appiccicosa - disse la maga trasformando una mano in acqua limpida - Come temeva Erza, questa roba risucchia la magia!».
I ragazzi si fermarono, perfino Happy smise di volare per evitare di venire a contatto con la misteriosa sostanza.
«Come fai ad esserne sicura?» Lucy guardò la sua amica con sguardo carico di tensione.
«Vedi? Se Lluvia poggia la mano d’ acqua, essa viene risucchiata dentro e la mucosa verde si ingrandisce».
Gray sbiancò, la carnagione mortalmente pallida non fece che farlo sembrare un cadavere in piedi.
«Dannazione! - esclamò portando le mani ai capelli, gli altri lo guardarono confusi - Deve trattarsi della magia di Sugarboy. Ricordate quel terribile muco verde?».
Natsu emise un gemito di disgusto, continuarono ad avanzare esprimendo opinioni - spesso contrastanti - su cosa fosse o meno quella roba.
«Quando finisce questa caverna? Non se ne può più di quest’aria.» esclamò Gray schiudendo le labbra in cerca di ossigeno. Nessuno di loro riusciva a respirare bene.
C’era un odore quasi soffocante e sembrava mancare, ossigeno?
Dal profondo entrò uno spiraglio di luce, come se qualcuno avesse aperto una porta, e poi scomparve ulteriormente. Si sentì il rumore di passi e, mano a mano che si avvicinava, respirare richiedeva sempre maggiore sforzo. Lluvia fu la prima a cadere in ginocchio, sentiva i polmoni bruciare.
«Bene, i miei piccoli maghi sono finalmente giunti a rapporto.» Si sentì un ghigno profondo, poi la misteriosa figura si fermò proprio di fronte a loro.
Gray,Natsu e Lucy erano caduti a terra con le mani al petto, bianchi come cenci. Happy era svenuto accanto alla maga della pioggia.
«Sei tu, Lord Eyeless?» chiese Natsu con un filo di voce, avrebbe voluto infiammarsi e svelare l’identità dell’uomo, la luce che rischiarava la caverna era a stento sufficiente per riconoscere delle sagome.
«Non credere di riuscire a vedere il mio volto, Dragon Slayer, perché nessuno c’è mai riuscito prima. Grazie ai miei poteri posso risucchiare qualsiasi cosa ed in questo momento sto prendendo tutto il vostro ossigeno» spiegò l’uomo afferrando Natsu per il bavero della maglietta.
«Credi che senza ossigeno non riesca ad alimentare le mie fiamme? Sono magiche, per tua informazione.» disse l’altro con tono beffardo.
«Credo che senza ossigeno tu non riesca a vivere, Dragneel».
L’uomo risucchiò l’ultimo ossigeno presente e Lucy riuscì a stento ad afferrare un lembo dei pantaloni del suo amico, prima che venisse sbattuto contro il muro.
Natsu inizialmente sentì solo del bagnato sulla schiena, poi cominciò a sentire i polmoni bruciare e la testa pesante, la sua magia stava svanendo lentamente e gli occhi minacciavano di chiudersi, di arrendersi.
«Hai promesso! - Gemette Lucy stringendo la stoffa tra le dita deboli - Hai promesso che saremmo rimasti per sempre insieme!».
Natsu avrebbe voluto rincuorarla, ma l’ultima cosa che vide fu il piede di Lord Eyeless abbassarsi sulla sua mano e staccarla dai pantaloni. Lucy giaceva a terra immobile come i suoi amici.
Natsu ebbe il tempo di infiammare due dita e avvicinarle al volto del suo nemico prima di svenire.
Non riuscì nemmeno a mettere a fuoco quello che avrebbe dovuto vedere, così non riuscì a notare la maschera bianca e i profondi buchi neri che avvolgevano il viso dell’uomo.
 
Natsu, nell’oblio che segue la perdita dei sensi, sentì solo il calore delle dita di Lucy sulla sua caviglia, attraverso la stoffa.
Poi sentì dei gemiti, erano deboli ma ben udibili. Erano i gemiti che aveva strappato alla ragazza quando le aveva sfiorato le spalle e la pelle nuda.
Davvero le aveva provocato quei suoni? Erano così sensuali, si scoprì ad ardere di desiderio al solo pensiero.
Poi si accorse di non riuscire, letteralmente, ad ardere. Non sentiva più il fuoco dentro le vene.
Non sentiva le vene, né il proprio corpo. Quasi fosse stato tramutato in un’anima, eppure non poteva essere, ricordava di avere avuto un corpo e pure bello resistente.
Una lunga scossa lo fece destare dalla dormiveglia, quello che vide gli provocò un urlo demoniaco.
 
Lucy era scivolata nell’incoscienza
Senza nemmeno accorgersene
Avrebbe pensato di esser morta
Ma non poteva esserlo:
sentiva ancora il fuoco ardere dentro di lei

Angolo autrice: Angolo autrice: Salve a tutti gente, e mille grazie a chi sta continuando a vivere questa avventura!
Giacché l'altra volta non ho potuto nemmeno mettere lo spoiler, dato che ero davvero di fretta, oggi vi preannuncerò non solo una frase del prossimo capitolo, ma vi darò anche un indizio: nell'immagine del banner è nascosto uno spoiler.

Chi di voi indovinerá cosa succederà alla Fairy Tail nelle prossime settimane?

*Mini spoiler -Mini spoiler -Mini spoiler*
"Natsu avrebbe descritto la morte come il momento più triste che potesse esistere, dove ogni senso ti abbandona, dove nemmeno il tuo corpo produce più calore e rumori."

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Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


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Capitolo 4

 
Lucy avvertì qualcosa di morbido tra le braccia, lo portò al petto aspirandone il buon profumo. La palla di pelo tremò, sembrava anzi scossa da vere e proprie convulsioni.
La ragazza aprì gli occhi e si ritrovò Happy davanti, piangeva e tirava su con il piccolo nasino.
«Happy? Cosa è successo?» Si mise seduta e strofinò un paio di volte le mani sul viso prima di riuscire a mettere a fuoco, era tutto dannatamente buio. Delle catene le tenevano i polsi ancorati al pavimento, freddo  e umido.
«Lluvia crede che Erza avesse davvero ragione. Era una trappola.» disse una voce familiare alle sue spalle, l’ombra della ragazza emerse in modo inquietante da terra. Aveva il viso pallido, sembrava un cadavere con quelle ciocche blu che le ricadevano sulle guance ed attorno al collo.
Lucy si avvicinò a lei senza abbandonare l’Exceed, che giaceva ancora in lacrime tra le sue braccia, e chiese alla sua amica dove fosse Gray.
«E’ qui, vivo accanto a Lluvia - rispose con voce carica di preoccupazione -, ma non si muove. Lluvia crede che sia rimasto troppo tempo senza respirare bene».
Lucy parve accorgersi solo in quel momento della scomparsa di Natsu. Il ricordo del suo nakama sbattuto al muro le causò una forte fitta alla tempia e al cuore.
«Happy? Hai visto Natsu?». Mano a mano che rifletteva e si svegliava da quello stato di torpore, riusciva a capire in che razza di situazione erano finiti: Natsu non era lì con loro, Lord Eyeless si era palesato senza che nessuno di loro potesse vederlo, Happy piangeva e probabilmente sapeva qualcosa. Sì, ma cosa?
Lucy aveva voglia di tirargli le orecchie per costringerlo a parlare, ma data la situazione non le sembrò il piano più congeniale. Oltretutto i movimenti erano fortemente limitati.
Prese nuovamente l’Exceed tra le braccia e lo avvicinò a sé, rassicurandolo e dicendogli che - qualunque cosa fosse successa - l’avrebbero risolta come ogni volta.
Il suo amico parve calmarsi, seppur senza smettere di tremare e la guardò fissa lì dove al buio dovevano intravedersi gli occhi lucidi.
«Mi sono svegliato poco prima di voi, ho sentito la voce di Natsu. Urlava e chiedeva aiuto, ho provato a scuotervi e ad uscire ma quelle sbarre sono pesanti. Ora non riesco più a sentirlo, urlava come se lo stessero torturando! Lucy, e se gli avessero tolto la magia?».
La ragazza trasalì al pensiero: togliere la magia voleva dire morire.
E questo, purtroppo, lo sapeva bene.
Guardò le catene che le stringevano i polsi, seppur fossero resistenti non sembravano dotate di poteri magici. Li avevano storditi mandandoli in fame d’aria, ma non avevano annullato i loro poteri e addirittura le avevano lasciato le chiavi attaccate alla cintura.
Lucy aveva imparato a seguire i suoi sospetti, Gray probabilmente le avrebbe dato ragione anche questa volta: se non si erano preoccupati di loro, dovevano essere per forza impegnati con qualcosa di più importante.
O con qualcuno. E quel qualcuno poteva solo essere lui.
Non ci mise molto ad evocare Cancer e a liberare Gray e Lluvia, quell’ostacolo non era che una mera presa in giro ai loro poteri. Perfino la cella in cui erano rinchiusi gli permise di evadere facilmente, il lucchetto fu scassinato dallo Spirito Stellare con una facilità che aveva del ridicolo.
La cosa, anziché rassicurare Lucy e darle l’occasione di sfoggiare l’incredibile potenza dei suoi Spiriti, la gettò nel panico.
«Lluvia non crede di poter venire!» esclamò la maga tenendo la testa di Gray sulle sue cosce candide.
«Non avremmo come trasportarlo, non si sveglia nemmeno!» Lucy non poteva proprio permettersi di preoccuparsi anche di Gray, quello era un lavoro che già Lluvia compieva benissimo. Lei doveva preoccuparsi di Natsu, per forza.
«Vai da lui! - la intimò Lluvia con un cenno del capo - A Gray ci pensa Lluvia!».
Le due ragazze si scambiarono un carico sguardo d’intesa, quasi fosse indispensabile  per entrambe poter contare l’una sull’altra.
Happy aprì le ali e fiutò l’aria, Natsu gli aveva insegnato qualcosa sul riconoscere gli odori, anche se non essere un Dragon Slayer era piuttosto svantaggioso.
***
Lunghe scariche elettriche continuavano a pervadere il suo corpo martoriato. Centinaia di volte aveva provato sulla sua pelle la malvagità dell’essere umano, così spregevole e cinico quando si trattava di raggiungere i propri scopi.
Una perenne lotta per la sopravvivenza che troppe volte li vedeva protagonisti indiscussi di malefici piani atti al monopolio della magia.
Eppure, pensò senza riuscire nemmeno a sollevare le palpebre, ogni volta i suoi poteri avevano avuto la meglio e i suoi sentimenti di rivalsa e di amicizia lo avevano preservato come fossero uno scudo di titanio.
Non in quel momento. Ogni istante passato con i suoi amici, ogni più piccola emozione vissuta con loro, si proiettava davanti il nero che balenava nella sua mente.
Lo ricordava ancora, il calore delle mani di Lucy sulla sua ferita, quel piccolo sorriso genuino. Era cresciuta, sì, ma era rimasta la sua Lucy.
Per un momento, un momento solo, la rivide tra le sue braccia che piangeva dopo averla presa al volo mentre precipitava dalla torre di Phantom Lord.
Chissà perché gli era rimasta impressa quella scena, così poco drammatica in confronto alle altre avventure che avevano vissuto.
Forse perché a quei tempi Lucy non si era ancora abituata alla gilda, il suo cuore non era ancora a conoscenza di tutto l’amore che avrebbe ricevuto.
Nella sua mente, quasi potesse manipolare il ricordo, Natsu strinse la ragazza contro il suo petto e le baciò una guancia.
Gli sembrò di sentire il suo profumo, sempre più forte.
Poi una scarica elettrica lo travolse, potente.
Gli sembrò di sentire il profumo forte che aveva sentito sul suo ombelico, poi sempre più giù, quando aveva raggiunto l’elastico dei pantaloni del pigiama.
Una scarica ancora più forte.
Aveva sentito le labbra di Lucy schiudersi in un piccolo gemito di piacere, e in quell’istante Natsu aveva avvertito un’insana voglia di darle un bacio. Un bacio piccolo.
Eppure si era trattenuto. Non sapeva nemmeno lui il perché, forse era troppo stimolato.
L’ennesima scarica.
Natsu si accorse solo in quel momento di non aver urlato più, aveva utilizzato le sue ultime energie per riportare alla mente tutti i ricordi importanti della sua vita. Da quando Igneel l’aveva accolto, a quando Makarov l’aveva spinto dentro la gilda esortandolo a unirsi a loro e poi aveva ripercorso tutto, tutto davvero, fino a quell’istante.
Con gli ultimi respiri affannati si accorse che l’odore che sentiva non era un’allucinazione e che Lucy doveva essere davvero lì vicino.
Aprì appena gli occhi, senza nemmeno riuscire a mettere a fuoco, poi aveva schiuso le labbra.
«Lù.» era riuscito a sussurrare prima di esalare l’ultimo respiro. Poi fu il buio, buio e pentimento.
Natsu avrebbe descritto la morte come il momento più triste che potesse esistere, dove ogni senso ti abbandona, dove nemmeno il tuo corpo produce più calore e rumori.
Nessun battito di cuore. Nessun rantolo o respiro.
Nemmeno le ciglia sbattevano più sulle gote, né il palato avrebbe emesso suono.
Lentamente anche la sua coscienza scivolò via, finchè la sua esistenza non finì del tutto.
 
***
 
Lucy ed Happy continuavano a camminare, lei sentiva un peso sul cuore che aveva chiamato “preoccupazione”. Sentiva le mani sudare freddo per la paura, ma poi si convinceva del fatto che Natsu era sempre stato un mago potentissimo.
Il grande Salamander, il Dragon Slayer del fuoco. Era Natsu, non c’era bisogno di attribuirgli altri nominativi.
Happy volava accanto a lei, attento ad ogni minimo rumore con le orecchie tese e la coda che dondolava avanti e indietro.
«Ho sentito qualcosa!» esclamò di botto avvicinandosi ad una porta, Lucy spinse piano la maniglia e l’aprì quel tanto che bastava per origliare.
«E’ stato un gioco da ragazzi, in fondo! - aveva detto una voce mascolina - Quando il proiettile ha centrato il suo braccio non riuscivo a crederci. Volevo prendere la biondina, invece la fortuna ha voluto che prendessi proprio Dragneel!».
Si sentì un vociare, poi delle risatine sommesse.
«Non ci crederete mai, ma ha funzionato alla grande! Quel proiettile riesce ad annullare totalmente la magia di una persona, addirittura alcuni studi hanno dimostrato che riesce ad uccidere i maghi più piccoli».
«Ma Dragneel era troppo forte per un misero proiettile, non è così?» chiese una voce femminile e civettuola.
«Vedo che comincia a comprendere, è stato così che abbiamo pensato di farlo affaticare e di lasciare che la magia lo mangiasse poco alla volta. Si è indebolito abbastanza da riuscire a essere totalmente innocuo.» la voce mascolina rise, poi cedette il posto ad una voce calda e da donna.
«Pensate che sono riuscita perfino a svestirlo e a carezzargli la guancia! Sembrava un bambino!».
 
“Sembra un bambino!” Lucy lo aveva pensato mentre gli carezzava la guancia appena spinosa di barba. Natsu dormiva profondamente sul suo seno e sembrava rilassato e felice.
Le si gonfiava il cuore di gioia e tenerezza a vederlo così, piccolo e indifeso, bisognoso d’amore. Del suo amore, che mentre dormiva gli donava con quei piccoli gesti.
Lo lasciava dormire lì, anche se per lei era scomodo, gli passava le mani tra i ciuffi dei capelli e gli rimboccava le coperte assicurandosi che non prendesse freddo.
Di tanto in tanto la chiamava nel sonno, era capitato a volte che facesse interi monologhi sconclusionati, per poi tornare nel mondo dei sogni.
E lei ogni volta, ogni notte, era lì a vegliarlo.
 
Lucy sentì la rabbia montarle dentro prepotentemente, le mani presero a tremare e una voglia matta di spalancare quella porta prese il sopravvento.
Afferrò la maniglia e fece per slanciarsi con la vista oscurata dall’odio profondo che le era entrato in circolo.
Non solo una donna lo aveva toccato, ma si stava prendendo gioco di lui e - senza saperlo - di loro e di tutto quello che Lucy aveva pensato ogni notte.
All’improvviso la maniglia si gelò, lei rimase con la mano attaccata sopra e ricoperta di ghiaccio.
«Brucia!» fece presente cercando di scansarsi, ma con vani risultati.
«Lo tolgo solo se mi prometti di non fare pazzie». La voce di Gray era calma, atona, e questo la aiutò a ricomporsi e a trovare la lucidità che l’aveva abbandonata.
Lui annuì alla sua tacita domanda: aveva sentito tutto e proprio come lei avrebbe voluto fare fuori quei farabutti uno per uno,
Ma, se c’era una cosa che Gray aveva appreso da Makarov e dalle sue esperienze, era la capacità di tenere i nervi saldi.
Certo, c’erano momenti - come la mattina precedente - dove si lasciava andare ai fuochi del cuore, ma sapeva che in un contesto simile avrebbe messo a repentaglio la sua vita e quella delle due ragazze inutilmente.
“ Oltretutto, - pensò fra sé e sé - sono l’unico uomo presente e ho il dovere di prendermi cura di entrambe”.
Lucy potè togliere le dita dalla maniglia e abbassò il capo, frustrata.
Gray si avvicinò e le passò una mano tra i capelli, quasi fosse più piccola di lui.
«Andiamo a cercare quella Testa Calda, sono sicuro che sarà da qualche parte a dormire!».
 
***
 
I maghi seguirono il corridoio principale, riuscirono a nascondersi dietro un pilastro per due volte di fila e ad evitare di scontrarsi con degli aguzzini. Quale fosse la gerarchia lì dentro non era ancora chiaro a nessuno. Molte persone avevano camici, altre divise a simboleggiare delle cariche sconosciute.
I maghi presero a camminare radente al muro quando Happy, primo fra tutti nella fila, diede loro l’ordine di fermarsi. Lucy abbassò gli occhi sorpresa e vide il suo amico prima tremare e poi alzarsi in volo.
«Happy! Che succede?» aveva chiesto a bassa voce vedendolo allontanarsi da loro. L’exceed non la ascoltò nemmeno e planò verso la fine del corridoio entrando in una grande sala piena di macchinari.
Al centro del pavimento vi era un intrigo di corde e fili che ricordavano una stella, il tutto era collegato ad una enorme sfera di vetro che conteneva una fiamma scoppiettante.
Due uomini uscirono da un altro ingresso e lasciarono i ragazzi da soli, all’inseguimento del loro amico gatto che continuava a planare incurante dei rischi.
Si fermò davanti un telo nero che era accantonato al muro.
«Happy!» lo chiamò ancora Lucy mentre lo raggiungeva a grandi falcate. Gray e Lluvia le coprivano le spalle, guardando intorno anche per lei.
Non ebbero il tempo di fare domande, Happy afferrò il telo con le zampette e lo rimosse in un colpo secco.
Lucy trattenne un rantolo di dolore, poi si gettò sul corpo inerme di Natsu.
 
Lucy strinse a sé il suo amico, prese a tremare convulsamente e senza staccarsi passò una palmo sulla guancia spinosa dell’altro. Non apriva gli occhi.
«Svegliati, Natsu, svegliati!» continuava a ripetere a voce bassa, dalla gola le uscivano i piccoli rantolii che precedono un lungo pianto. Non riusciva a smettere di carezzarlo, la pelle era tiepida e cinerea - così diversa da come l’aveva sempre sentita - e non percepiva il movimento dello sterno.
Lucy, ormai in lacrime, si girò verso Gray e cercò il suo sguardo nell’attesa di una risposta. Lui sicuramente avrebbe saputo cosa fare in una situazione simile, sarebbe stato abbastanza lucido da non accasciarsi come lei e trovare una soluzione.
O almeno così credeva.
Gray era rimasto immobile a fissare il suo amico, steso ai suoi piedi e privato di ogni briciolo di magia, con Lluvia ancorata al braccio che nascondeva il volto nella manica della sua giacca.
Se il petto Natsu non dava il minimo segno, quello di Gray si muoveva anche troppo in fretta.
«Dobbiamo uscire da qui e portarlo alla gilda.» sentenziò con un tono che non ammetteva repliche, seppur i tremori che lo colsero lasciavano intuire quanto il suo animo fosse scosso.
Proprio in quel momento,Warren collegò le loro menti chiedendo notizie sulla spedizione, Gray fu l’unico a rispondere col risultato che riuscì ad allertare l’intera gilda solamente con una frase.
«Gray - lo chiamò Lluvia staccandosi leggermente dal suo braccio - avverto della magia molto forte attorno a noi. E’ meglio andare».
Lucy non aveva smesso un momento né di piangere né di stringere a sé il corpo dell’amico. Quasi potesse tenerlo in vita con il suo calore.
«Non è morto, lo sento, non può essere morto!».
Gray concordò con la sua ragazza e si abbassò sulle ginocchia per togliere Natsu dalle braccia di Lucy che, quasi senza volerlo, aumentò la stretta prima di cederlo a Gray.
Il ragazzo se lo ancorò alle spalle e si sollevò in piedi. Non era riuscito nemmeno un momento a guardare Lucy negli occhi, aveva paura che ogni sua certezza sarebbe trapelata.
D’altronde, come Lluvia spesso gli diceva, lui era trasparente come il ghiaccio che dominava e qualunque sentimento lo attraversasse era ben palese per chi lo conosceva da anni.
Loro erano la sua famiglia, nessuno avrebbe potuto conoscerlo meglio.
Mentre camminavano senza indicazioni tra gli intrigati corridoi, si sentì una voce mascolina provenire dall’ennesima stanza.
Nessuno di loro ebbe il tempo di fermarsi a lungo, ma quello che videro bastò a fargli accapponare la pelle.
Decine di maghi senza vita erano appesi ai muri, incatenati come bestie. Penzolavano malamente con i piedi nudi che sfioravano il pavimento.
Gray riuscì a riconoscere Sugarboy, rendendosi immediatamente conto di cosa stesse succedendo.
Avevano prosciugato la loro magia uccidendoli e la stavano usando per poter rapire e uccidere gli altri maghi.
Quel muco verde che impregnava la grotta d’entrata era l’effetto del suo ex rivale, era la prova dell’obbrobrio che si stava consumando tra quelle mura.
Capì che a Natsu era toccato lo stesso destino, ma senza proferire parola continuò a camminare verso l’uscita.
Lucy avrebbe voluto formulare mille domande, ma non ci riuscì e lasciò che il suo magone le affogasse il cuore in una miriade di supposizioni che non avevano mai un briciolo di positività.
Avrebbe tanto voluto sperare nel bene, lei che era sempre stata contagiata dalla solarità di Natsu, ma vederlo inerme in quel modo non poteva fare altro che farle rimbombare in mente la solita ipotesi.
Morte.
Funesta e senza scampo, irreversibile morte.
 
Trovarono l’uscita e si riversarono finalmente nel bosco che li aveva accolti solo - credevano almeno - un paio di ore  prima.
La notte era quasi calata del tutto, le uniche luci che riuscivano a distinguere erano quelle che provenivano dal carro guidato da Erza e alimentato dalla sua magia.
Poi, fino all’arrivo alla gilda, era stato solo un continuo flash di sprazzi di memoria.
Non aveva abbandonato la mano di Natsu per tutto il tragitto, lasciando che le lacrime smettessero di scorrere e che al loro posto traboccasse un’angoscia ben più profonda che era impossibile scatenare in pianto.
 
Lucy non potè che provare pentimento.
Un pentimento tanto concreto che le fece male al cuore.
Si pentì di non aver potuto dare nemmeno un bacio
All’uomo che le aveva salvato la vita.

Angolo autrice: Salve a tutti! Anche il capitolo di questa settimana porta con sè l'olezzo della tristezza, eh?
Nel prossimo capitolo ci aspetta una bella svolta, spero inaspettata, che potrà o confondervi ulteriormente le idee o farvi apparire tutto chiaro immediatamente.
Cosa ne pensate della lunghezza dei capitoli? Sono troppo lunghi\corti?
Fatemi sapere <3

A sabato prossimo!

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Capitolo 6
*** Chapter 5 ***


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Capitolo 5

 
«Lucy?».
«Non voglio parlarne».
«Dovresti invece».
Lucy si tirò le coperte fin sopra la testa sentendosi un fagotto senz’aria. Non riusciva a respirare bene e la testa le girava come se fosse ancora in carenza d’ossigeno.
Seduto sul letto, con il suo anello rosso tra le dita, c’era Loki. Lo Spirito era vestito con il solito completo nero che gli conferiva un’aria seria e allo stesso tempo funebre.
«Lucy, davvero, saranno tutti preoccupati per te. Esci fuori da queste coperte e vai alla gilda, per favore».
Loki si sforzava di avere un tono dolce e convincente, seppur sapesse bene cosa dovesse provare la sua amica. D’altronde anche lui aveva temuto di non vedere mai più Aries ma, se per lui almeno i sogni avevano la fragranza di possibilità, la stessa cosa non poteva dirsi per lei.
«Lucy, per favore».
«Loki, chiudi il portale. Lasciami sola».
Lo Spirito passò una mano sulle coperte all’altezza della testa della ragazza; le sue parole significavano una cosa, ma il tono della voce ne indicava tutt’altra.
Lucy non riusciva più a piangere, sentiva tremendamente freddo e non era capace di formulare nemmeno una frase lunga di senso compiuto. Perfino i suoi ricordi erano sbiaditi e l’ultima cosa nitida, veramente nitida, era la visione di Natsu che veniva sbattuto contro il muro pieno di muco verde.
Ripensando a quella caverna, la ragazza uscì la testa fuori dalle coperte e prese un profondo respiro. Le mancava l’aria.
Poi, si rese conto, era stato tutto confuso, fino al ritrovamento del corpo di Natsu ormai quasi senza vita.
Il freddo che le aveva gelato il sangue quando aveva toccato quella pelle lievemente tiepida non l’aveva più abbandonata. Era un promemoria infinito.
Aveva sperato, fino all’ultimo secondo, che fosse solo svenuto. No, non che fosse sull’orlo della morte senza che lei potesse nemmeno salutarlo.
Nemmeno un bacio.
La morte di Natsu aveva il retrogusto di rimorso e pentimento, era uno scherzo sadico della Natura che rideva di lei e delle sue misere paure che l’avevano costretta a degli anni omertosi sui suoi sentimenti.
Il Master, poi, aveva detto che l’ultima energia di Natsu aveva abbandonato il suo corpo e che la vita lo avrebbe lasciato a momenti. Nessuna speranza di risveglio.
E lei, quando Makarov aveva steso in lacrime sul suo corpo un velo bianco con il simbolo della gilda, era scappata via e non aveva aperto a nessuno dei suoi amici, barricandosi in casa seppur conscia delle loro preoccupazioni e di essere andata contro le regole del Master.
Nessuno entra e nessuno esce dalla gilda. Soprattutto dopo quello che era successo.
Ma, si era detta, non riusciva a immaginare qualcosa di più brutto. Nulla poteva affogarle il cuore in un nero abisso come la morte del suo amico e amante.
Amante.
Che parola lasciva - pensò Lucy - così tremendamente inebriante e carica di erotismo. Sì, si addiceva bene ai suoi ultimi ricordi e a quei baci che gli donava mentre dormiva.
Suonava bene la parola Amante. Colui che ama, persona con cui hai una relazione sentimentale, ma non conscia.
«Lucy?».
La voce di Loki la ridestò nuovamente dai suoi pensieri, volse lo sguardo verso di lui non riuscendo nemmeno a metterlo a fuoco.
«Vorrei solo tornare indietro e legarlo a un pilastro della gilda, vorrei non averlo mai fatto uscire da lì.» sussurrò più a se stessa che al suo amico.
«Conoscendolo sarebbe riuscito a liberarsi comunque, lo sai.» rispose l’altro con un mezzo sorriso.
Lucy si sedette sul letto, portò le ginocchia al petto nel tentativo di stringersi in un guscio che non poteva vedere.
«Loki, perché voi Spiriti nel vostro mondo siete immortali?».
«Perché siamo legati alle stelle e alle costellazioni, che sono immortali e producono energia infinita. Nel vostro mondo questo legame viene lentamente sciolto fino ad essere del tutto reciso, per questo non sopravviviamo, l’energia si muove in modo diverso».
Loki tirò su gli occhiali con il mignolo, continuando a guardare Lucy che invece aveva spostato la sua attenzione verso la finestra.
«Credi che si possa fare un legame simile nel nostro mondo?» chiese poi, atona.
«Un legame magico e quindi vitale?». Loki intuì dove voleva andare a parare, seppur non molto contento del risvolto che la conversazione sembrava prendere.
Mano a mano che le sue risposte alimentavano la sete di speranza della ragazza, ecco che lei si liberava prima delle coperte e poi del senso di angoscia.
«Credo di sì, ma ci vorrebbe una persona con un’energia magica enorme e non so se funzionerebbe un legame con…».
«Con una persona quasi morta?».
«Sì».
Lucy portò sul pavimento i piedi scalzi e passò una mano sui capelli biondi che le scivolavano sulle spalle. Non sentiva più nulla, sapeva solo che doveva fare qualcosa al più presto o sarebbe impazzita.
«Devo parlare con il Capo degli Spiriti».
«Lucy, non puoi fare una follia simile, ascoltami!». Loki era balzato giù dal letto inginocchiandosi di fronte a lei per costringerla a fissarlo dritto nelle pupille.
«Una cosa simile - disse con voce decisa e calma - significherebbe mettere a repentaglio tutti. Te stessa per prima e noi Spiriti, non sai cosa potrebbe succedere a Natsu né come si risveglierebbe, è una cosa innaturale e se nessuno l’ha mai provata è perché è una follia».
«Una follia, Loki? E’ una follia voler riavere indietro il mio nakama?».
«Se questo significa strapparlo alla morte sì, Lucy, è una follia».
 
***
«E’ assolutamente una follia, Lucy. Ora puoi tornare nel tuo mondo, devi proteggere gli altri maghi rimasti, i tuoi amici e gli Spiriti».
Il Capo degli Spiriti, così grande e grosso in confronto alla sua minuta mole, si innalzava di fronte a lei e la guardava con profondo dispiacere.
Lucy non si era premurata nemmeno di spazzolarsi i capelli, era andata nel mondo degli Spiriti Stellari così com’era, col pigiama e le ciocche bionde che le scivolavano sulla schiena e sulle spalle.
«Non so nemmeno come mi hai convinta a portarti qui!» esclamò Loki portando una mano alla fronte.
Lucy, che fino a quel momento aveva tenuto il volto abbassato, alzò lo sguardo rivelando i profondi occhi lucidi.
Guardò il Capo dritto nelle pupille, ferma nelle sue idee e con i pugni chiusi e rivolti verso il basso quasi potesse spingersi di più verso di lui.
«Ah, ecco perché…» sospirò Loki girandosi dall’altro lato per nascondere le gote rosse.
«Sei uno stupido, Baffone! Dovresti aiutarmi: ho sempre protetto e amato i tuoi Spiriti, ho sempre compiuto bene il mio lavoro e adesso che ho bisogno di te, mi neghi il tuo aiuto!» Lucy aveva urlato tutto d’un fiato, aveva portato la mano all’elastico dei pantaloni convinta a rinunciare alle sue chiavi.
No.
Non lo avrebbe fatto mai davvero, in cuor suo ne era certa. Loro non c’entravano nulla con quella faccenda e metterli in mezzo sarebbe stato inutile e meschino.
Ma doveva far credere di esserne capace. Afferrò il portachiavi e lo staccò dall’elastico del pigiama con un rumore secco.
«Fermati, Lucy, sai cosa stai facendo?» chiese il Capo strofinando le mani con fare grave.
«Sto rinunciando alla mia magia e a quello che sono. Se non posso usare i miei poteri per ciò che ritengo giusto, allora ti restituirò tutte le chiavi e le assegnerai tu stesso a chi ritieni sia degno.» Lucy sentiva i polsi tremare, in realtà tutto il corpo era scosso da brividi incontenibili.
Voleva creare quel legame, a qualunque costo, e dalle parole del Grande Spirito si intuiva che era possibile ma che non lo riteneva lui opportuno.
Lucy invece sì, riteneva opportuno restituire seppur in parte la vita a Natsu, specialmente perché il tutto era cominciato solo per proteggerla.
«Ferma, Maga degli Spiriti Stellari, mi hai convinto, ma non abbandonare i tuoi amici Spiriti o mi si ritorceranno contro per l’eternità».
“E avrebbero ragione.” Pensò Lucy con un mezzo sorriso, ripose le chiavi incastrandole all’elastico dei pantaloni e portò le mani ai fianchi guardando il Capo in cerca di risposta.
«Cucirò io il vostro legame, proprio come faccio nel momento di un giuramento. Non lo legherò come un sottoposto, non eseguirà i tuoi ordini né potrà avere un suo Portale. Natsu vivrà per mezzo della tua magia e resterà nel vostro mondo finchè la tua vita non si esaurirà del tutto».
Loki, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena, si intromise fisicamente tra i due interrompendo il dialogo.
«Lucy, lo so che sei scossa. Lo so che il vostro vero legame andava al di là di qualunque cosa ma, per l’amor del cielo, pensaci un momento!».
«Loki…» aveva sussurrato lei con un gemito, gli occhi ancora lucidi.
«Natsu è un Dragon Slayer e consuma più energia di qualunque altro mago, che razza di vita puoi garantirgli? Finirete per spegnervi entrambi come due candele!» Loki l’aveva afferrata per le spalle senza però scuoterla, anzi, l’aveva poi avvolta in un abbraccio e l’aveva stretta a sé.
Lei gli aveva donato una nuova vita, sapeva cosa significava ricevere la sua benedizione.
Sarebbe stata disposta a morire per proteggerlo, e la stessa cosa stava facendo per Natsu.
«Non puoi chiedermi di non tentare anche l’impossibile, Loki, non puoi chiedermelo».
I due ragazzi si guardarono negli occhi: Lucy scorse lo sguardo triste del suo amico, ben nascosto dalle lenti azzurre, e non potè fare a meno di pensare a quando lui le aveva rivelato che stava per morire.
«Lucy Heartphilia, hai preso la tua decisione?» chiese il Capo spingendo le braccia in avanti come se avesse dovuto prenderla con sè.
La ragazza annuì con la testa e si avvicinò tendendo a sua volta i polsi e aspettando con impazienza. L’altro le prese le mani.
«Vinculum stellarum.» Il Capo degli Spiriti lo disse quasi in un sussurro, eppure la potenze che si scatenò fu incredibile.
Un turbine di stelle e aria fredda avvolse i tre e li costrinse a chiudere gli occhi.
Lucy sentiva una pressione al livello del polso sinistro, lì dove le dita del Capo le stringevano la pelle, aveva la sensazione che un sottile ago le stesse prosciugando il sangue dal corpo.
Solo in quel momento si chiese se davvero la cosa potesse funzionare.
Quando il rito di legame fu terminato, Lucy si ritrovò una banda argentata tatuata sul lato interno del polso sinistro, brillava come una stella.
«Gli Spiriti Stellari traggono l’energia vitale dal cosmo, sfruttando la tua solo per il combattimento. Natsu invece vivrà per mezzo del tuo respiro e dei tuoi battiti, quella barra argentata rappresenta la tua magia, nel caso si dovesse esaurire e tu volessi tagliare il legame dovrai soltanto recitare la formula di prima e sarà fatto».
Lucy e il Capo si guardarono un ultimo istante, grati l’uno dell’altra e al contempo preoccupati.
«Grazie mille».
***
Natsu, da bambino, aveva aperto un libro illustrato che spiegava come la Terra - un tempo senza magia - fosse stata risucchiata da un buco nero per poi rinascere con nuovi colori e con i primi maghi.
Lui si sentiva esattamente così, risucchiato dall’oscurità e poi rinato e travolto da nuovi colori.
Il sangue aveva ripreso a circolare, il cuore pompava rapido nello sterno facendo tremare perfino i polmoni che si gonfiavano, chiamavano aria e stimolavano il riflesso della tosse.
Natsu aprì gli occhi, non riusciva a mettere a fuoco né a captare alcun segnale, cominciò a sudare e schiuse la bocca in cerca di altra aria.
Era febbricitante.
Quando la coscienza riemerse dall’oscurità, si rese conto di aver visto la morte in faccia.
“No, ricordo di averla abbracciata.” Pensò senza riuscire a muovere i muscoli ancora intorpiditi, gli formicolavano anche le piante dei piedi.
Continuava a tossire, con uno sguardo si accorse di essere coperto da un leggero velo bianco.
“Morte.” Pensò tossendo ancora, non riusciva a sollevare le braccia, le sentiva congelate. Qualcuno entrò in camera aprendo la porta lentamente, sentì i piedi leggeri poggiarsi sul pavimento e raggiungerlo. Qualcuno spostò il velo che gli copriva la vista.
Natsu vide solo una cascata di capelli rossi, poi riuscì a distinguere una lunga veste bianca.
«Lucy?». Era stata la sua ultima parola prima di morire, ed anche la prima appena rinato.
«Dillo ancora…» Erza si chinò a stringergli le mani, ancora fredde, e si avvicinò al suo viso per farsi vedere meglio. Non riusciva a credere ai suoi occhi e alle sue orecchie, scosse il suo amico per cercare di ridestarlo da quella confusione.
«Vogliono farvi del male.» disse Natsu con la bocca secca che chiedeva disperatamente acqua. «Dovete scappare, Lucy!».
Erza, anziché rassicurare il mago, sfrecciò fino al corridoio per richiamare gli altri.
In pochi minuti tutta la gilda si era messa in movimento.
 
***
Lucy stava fissando il tetto candido, aveva una mano che ciondolava dal bordo del materasso ed era rimasta lì, sdraiata sulle coperte ad aspettare impaziente.
Per un momento era stata tentata di correre alla gilda per vedere con i suoi occhi se era tutto vero, se stava funzionando, ma poi preferì evitare.
Se lo avesse fatto, di certo qualcuno avrebbe sospettato che c’era lei dietro quel miracolo inconsueto e lei aveva espressamente chiesto a Loki di non dire a nessuno del loro segreto.
Se Natsu avesse scoperto tutto, in particolar modo dei rischi, avrebbe fatto l’impossibile per rompere il legame.
Certo, condividere la propria energia con un Dragon Slayer era una sfida non da poco e la percentuale di possibilità che entrambi ci rimettessero le penne non era esattamente bassa.
Lucy aspettò ancora, con gli occhi socchiusi per la stanchezza. Sentiva l’energia scivolarle via dal corpo come se avesse addosso una sanguisuga.
Un lieve battito di nocche sulla porta la svegliò.
Aspettò un momento, per evitare di destare sospetti, poi si alzò in piedi e finalmente aprì.
«Lucy, davvero, devi venire alla gilda».
«Cosa succede, Gray?» Lo aveva detto con tono rassegnato, sforzandosi di non sorridere e di nascondere l’immensa gioia che piano piano si stava impossessando di lei.
«I gatti avranno sette vite, ma ti posso garantire che i Dragon Slayer ne hanno almeno due.» Gray sorrideva spontaneo, per la gioia aveva tolto la maglietta e, dopo aver dato un pugno in testa al suo amico, era scappato per chiamare Lucy.
Nemmeno Lluvia era riuscita a stargli dietro, non l’aveva visto correre così nemmeno alle maratone.
Quando Lluvia vide spuntare dalla soglia sia il suo amato che la sua amica, non potè che squadrarli male per un momento prima di sorridere. La gilda era in festa e tutti stavano brindando con boccali colmi di birra.
Natsu, ancora rintontito e con le guance rosse per la febbre, era seduto e circondato da tutti i suoi amici.
Lucy non riuscì ad avvicinarsi, averlo visto morto tra le sue braccia aveva innescato in lei una tale disperazione che in quel momento non sapeva nemmeno come reagire. Aveva provato troppi sentimenti potenti in poco tempo, le sembrava di andare in tilt.
Natsu si accorse della sua presenza e decise di alzarsi per raggiungerla, tutti i presenti si zittirono e assisterono alla scena senza proferire parola.
Natsu si avvicinò a Lucy, poi la circondò con le sue braccia e portò il volto della ragazza contro il suo petto.
La rivide a terra, priva di sensi, mentre stringeva un lembo dei suoi pantaloni e provò l’impulso di stringerla ancora di più a sé.
«Te lo avevo promesso, neh Lucy?» le sussurrò in modo che solo lei potesse sentire.
Si riferiva alla promessa di rimanere per sempre insieme.
E lei aveva mantenuto la promessa più che mai, fino a essere disposta a condividere quello che restava della sua magia, a qualunque costo.
«Ti sono sempre piaciute le entrate in scena teatrali, Natsu, ma stavolta hai davvero superato ogni limite!» asserì lei, sentendo le lacrime pungerle agli occhi.
Passò una mano sul volto spinoso del ragazzo, sentendo nuovamente la pelle calda sotto le dita e non riuscendo più a trattenersi scoppiò in un rumoroso pianto e si aggrappò alle sue spalle abbracciandolo ancora più stretto.
Natsu poggiò il viso sui suoi capelli e sorrise, seppur si sentisse stanco, e ricambiò ancora l’abbraccio.
Il resto della gilda tornò a far festa, urlando e brindando in nome e alla salute del loro caro compagno.
La sera venne presto, e con sé anche la stanchezza e i problemi.
Molti maghi erano crollati sui tavoli, alcuni come Gajeel e Levi erano andati al dormitorio con i bambini, altri erano rimasti a parlare e a cercare una strategia per scovare Lord Eyeless prima che potesse nuovamente far danno.
«Questa volta siamo stati fortunati, non sappiamo nemmeno quale Dio ci abbia graziati! Ma la prossima volta? Non possiamo più rischiare e nemmeno essere così avventati!» Erza aveva sbattuto i pugni sul tavolo facendo tremare i boccali, perfino il Master era trasalito.
«Dovremmo andare tutti insieme, sono sicuro che non riuscirebbero a tenerci testa!» Natsu, in qualche modo, voleva continuare a mantenere vivo il fuoco della speranza, seppur fosse davvero poco credibile visto che era crollato su un tavolo e non riusciva nemmeno a stare seduto senza che la testa gli girasse come una trottola.
Tornare dall’Oltretomba non era esattamente la più bella delle esperienze.
«Dovreste andare tutti a riposare, è stata una giornata ricca di emozioni e un mago non ragiona bene col cuore caldo d’affetto. Domani mattina sono sicuro che troveremo una soluzione.» suggerì il Master avviandosi verso la sua camera con l’aiuto di una graziosa Mira.
Natsu si lagnò, ma fu presto convinto a dirigersi verso il dormitorio per recuperare le forze.
Spensero tutte le luci e camminarono lungo i corridoi della gilda, Lucy lo accompagnò fino a metà strada poi lo salutò con un cenno e aprì la porta della stanza femminile.
Se Gray e gli altri tirarono dritto, Natsu aspettò un paio di secondi prima di muoversi.
Afferrò il polso di Lucy prima che lei potesse entrare in camera e con delicatezza la poggiò al muro per poi sostenersi contro di esso facendo leva con i gomiti.
Lucy, imbarazzata, era intrappolata tra le sue braccia.
«Ho avuto paura, Lucy.» Natsu aveva un ciuffo di capelli che gli nascondeva gli occhi, le guance arrossate lo facevano sembrare non solo febbricitante ma anche ubriaco.
Lei deglutì forte, sospettosa del fatto che lui avesse capito la verità.
«Ne ho avuta tanta anche io, Natsu».
«Tutti mi hanno detto che sono stato sull’orlo della Morte, ma che non ci sono precipitato dentro, eppure ho la sensazione di esserci caduto e di essere stato tirato su.» Il mago alzò la testa, puntando i suoi occhi di fuoco contro quelli dell’amica.
«E’ la febbre alta che ti fa parlare così, Natsu. Se fossi morto davvero, come credi che saresti potuto tornare in vita?».
«E se fossi ancora morto? Se questo fosse solo un sogno?».
Lucy si sorprese, non sapeva cosa rispondere e l’unica cosa che le venne in mente di fare - dopo lunghi attimi di silenzio - fu di prendere tra le mani il viso del suo nakama e fargli sentire le sue mani fredde prima sulla guancia e poi sul collo.
«Credi che riusciresti a riprodurre così perfettamente dei brividi di freddo?» Lucy lo aveva detto con un sorriso, cercando di trascinarsi Natsu di riflesso.
Lui che aveva sempre avuto il sorriso contagioso.
Ed in parte ci riuscì, perché il suo amico distese le labbra fino a mostrare i denti.
Poi, però, si avvicinò ancora contro di lei e unì i loro corpi in modo ancora più intimo. Così intimo che le sue labbra le sfiorarono l’orecchio.
«Non volevo farti spaventare così tanto, Lucy. Mi dispiace».
La ragazza rimase in silenzio ad ascoltare i battiti regolari del suo amico, erano identici ai suoi e si chiese se non fosse un effetto collaterale della magia.
«Lucy, - cominciò lui serio - almeno tu mi credi se dico che sono morto? Io non mi sento vivo, tu sei sempre stata mia complice, almeno tu mi credi?».
«Devi andare a riposare, Natsu. Devi andare a riposare nel tuo letto, ci vediamo domani mattina».
Lucy sgattaiolò fuori da quella strana presa e lo salutò con un sorriso prima di sparire nella sua camera e richiudere la porta. Natsu rimase contro il muro, con il viso ancora rosso e il respiro pesante.
Anche lei si sentiva strana, oltre ad essere stanca non capiva il comportamento del suo amico e la cosa non faceva che spaventarla.
Non riusciva a dargli il supporto che avrebbe voluto, perché lei sapeva che era morto.
Sapeva che era morto e tornato in vita.
Ma non poteva dirglielo, non poteva essere sua complice questa volta.
Non questa volta.
Non questa volta che il suo sentimento per lui la stava davvero prosciugando, si guardò la barra argentata dentro il polso, nascosta da un nastrino, e la trovò a poco meno della metà. Averlo davvero riportato indietro doveva esserle costato un tale dispendio di magia che si chiese come non si fosse già addormentata su un tavolo mentre beveva.
Forse grazie all’euforia del momento.
Momento che era stato sostituito, ora, da un senso di gran confusione.
 
Lucy si sdraiò sul letto e crollò in un sonno profondo
Nei suoi sogni, stranamente realistici
Aveva detto a Natsu di toccarla, toccarla ancora
Di mostrarle quanto fosse vivo
E quanto i suoi sentimenti fossero ancora reali
Perché sentiva il bisogno di sentirsi amata.
Ora più che mai.

Angolo autrice
Salve a tutti, e grazie mille a chi è riuscito a leggere la storia fino a qui! Avete davvero un gran coraggio!
Cosa ne pensate di questa storia a tratti un po' assurda?
Ne vedremo delle belle, per Natsu e Lucy non è di certo finita qui.
A sabato prossimo!

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Capitolo 7
*** Chapter 6 ***


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Capitolo 6

 
Il sole era da poco sorto su Magnolia illuminando con i primi raggi le case e i fiumi. I cittadini più mattinieri avevano aperto le finestre per far prendere aria alle stanze, i panettieri si erano alzati per infornare le pagnotte che avevano riposato tutta la notte.
Sarebbe stata una mattina qualsiasi, se l’intera cittadina non fosse andata nel panico.
Le strade si stavano lentamente riempiendo di una sostanza verde e tossica dall’aspetto orrido.
Al centro del Gran Canale, la strada che portava alla Fairy Tail, tre uomini mantellati marciava a volto coperto. Ad aprire il corteo vi era un signore alto ed elegante, vestito con un abito di taglio costoso.
Il viso era coperto da una maschera candida, inespressiva, al posto degli occhi vi erano disegnati due orbite vuote.
Quando l’uomo arrivò alla gilda, tutti i maghi furono svegliati all’improvviso.
 
«Cosa diamine è stato?!» Gray saltò giù dal letto con in dosso solo un paio di mutande nere, il suo primo pensiero fu quello di scendere al dormitorio delle ragazze dove già Evergreen aveva preso a strillare.
Natsu invece non capì subito quello che stava succedendo, si sedette sul letto e svegliò Happy nel tentativo di venirne a capo. Sentiva parecchie persone urlare per il corridoio e l’intera gilda tremava come se fosse smossa da un terremoto.
Provò una leggera nausea.
«Natsu, guarda fuori!» Happy aveva spiaccicato il musetto contro il vetro come se, in quel modo, potesse avvicinarsi di più  a quella sostanza orripilante.
«Deve essere Lord Eyeless! Quanti giorni sono passati da quando siamo finiti lì dentro?» chiese Natsu mentre si precipitava verso l’androne.
«Tre giorni!» rispose l’altro seguendolo; le urla aumentarono e una fiammata blu - così potente da inondare perfino il pavimento del secondo piano - li costrinse a fermarsi un metro prima delle scale.
Natsu saltò dentro il foro che si era creato finendo perfettamente al centro della sala. Un’altra fiammata scura per poco non lo centrò in pieno, riuscì per un pelo a stendersi a terra e a vedere la faccia stravolta del suo amico.
«Romeo, dannazione, sta’attento!» urlò verso di lui senza preoccuparsi del contesto.
«Natsu Dragoneel?» lo chiamò con tono sorpreso una voce che ben ricordava. Natsu si voltò verso il suo nemico.
Lord Eyeless teneva Wendy per il collo, quasi fosse in procinto di spezzarglielo, la ragazza dormiva serenamente e il suo corpo - seppur non esile come un tempo- appariva indifeso mentre quel disgustoso muco verde lo ricopriva interamente.
Romeo continuava a ringhiare, sembrava aver perso del tutto il senno e gli occhi infiammati non avevano nulla da invidiare a quelli di un vero drago.
«Lasciala andare!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, le mani continuavano a bruciare e le lingue di fiamme non accennavano a fermarsi.
Lord Eyeless non fece altro che ignorare le richieste del ragazzo avvicinandosi invece con più attenzione all’altro mago. Natsu non abbassò lo sguardo e sostenne quello del suo nemico.
«Ti ho ucciso con le mie stesse mani, Salamander. Dovresti essere all’altro mondo.» disse quello con la solita voce profonda e il tono ancora sorpreso.
«Non ci crederai ma sono della tua stessa opinione. Eppure dovresti sapere che uccidere un drago non è semplice e nemmeno vedersela con i suoi figli!» Natsu si circondò di fiamme come avvertimento, senza però riuscire ad allontanarlo.
Sentì dei passi che si avvicinavano alle sue spalle, riconobbe tutti i suoi amici senza voltarsi.
«L’ultima volta sei stato fortunato, Senza Faccia, ma oggi non ci farai fuori con i tuoi trucchetti da quattro soldi!» esclamò Gray posizionando un pugno sul palmo e preparando un Ice Make.
Accanto a lui vi erano Lluvia, Erza e Gajeel. Romeo non si era mosso nemmeno, rimanendo fermo sul posto solo per imposizione di Natsu che aveva rivolto un palmo verso di lui.
Ci fu un momento, un solo singolo istante, in cui Natsu si domandò dove fosse Lucy. Che non fosse stata svegliata da quel frastuono?
Quel pensiero volò via subito, tutte le sue energie convogliarono verso le mani, pronte a incenerire quel folle che ancora teneva Wendy per il collo.
Il mago si scagliò contro di lui che, con un solo movimento dell’altra mano, fece apparire dell’altra sostanza verde, subito congelata da un prontissimo Gray.
Natsu lo colpì in viso, senza riuscire però a far cascare la maschera. Wendy crollò a terra, inerme, poi fu scagliata contro il muro da un calcio di Lord Eyeless.
Romeo emise un verso quasi animalesco, aveva i muscoli del viso irrigiditi per la rabbia e si era circondato di fuoco come il suo mentore, pronto a uccidere il nemico.
«Prenditi cura di lei, brucia via ogni singola cellula di quella schifezza.» gli disse Natsu mentre prendeva il Lord per il colletto e lo piazzava contro il muro di legno.
 
***
«Lucy, ne sei davvero sicura?» chiese Loki passandole un fazzoletto contro la fronte. Aveva l’espressione preoccupata seppur nascosta dalle lenti azzurre.
«So cosa significa lottare insieme a chi si ama, Loki, tu e Aries sarete di buon aiuto. Mi dispiace non poter scendere con voi, ma devo limitarmi se non voglio che Natsu rimanga all’asciutto di magia.» si giustificò lei abbassando lo sguardo verso il piano sottostante.
Era stata svegliata all’improvviso da una forte scossa e da un boato, per un momento aveva creduto che l’intera gilda stesse venendo giù. Quando era uscita nel corridoio aveva visto Gray urlare e Lluvia seguirlo senza preoccuparsi nemmeno di coprirsi, era scesa con solo una maglia lunga.
Lucy aveva pensato di scendere con loro per vedere cosa stava succedendo, quando Natsu le passò davanti correndo. Era così intento a seguire quei rumori da non accorgersi di lei.
E dire che invece, al contrario suo, Lucy era rimasta tutta la notte a pensarlo e a pregare perché quella follia funzionasse sul serio. Aveva così tanta paura da non riuscire a chiudere occhio se non nelle prime ore del mattino, quando poi l’intera città era stata allertata.
Lucy si era sporta dalla stanza per raggiungerlo e scendere insieme a lui, convinta di poter collaborare come prima, invece era stata costretta a fermarsi. Un enorme foro aveva spezzato il corridoio in due e Natsu si era fiondato lì dentro per finire direttamente nell’androne.
Non si era preoccupato di accertarsi che stesse bene, né si era voltato per cercarla pur sapendo quale fosse la sua stanza.
 La ragazza non capì bene cosa la fece rallentare, ma non si pentì di averlo fatto.
Appena Natsu si infiammò, letteralmente, da capo a piedi lei sentì le sue gambe perdere stabilità finendo seduta a terra.
Le vorticavano gli occhi.
Poteva seguire lo scontro sottostante dal foro che si era creato, seppur non riuscisse a vedere più di una porzione della stanza. Ogni volta che Natsu scattava o infiammava le mani, lei si sentiva un po’ più debole.
«Diamine, di questo passo non resisteremo più di qualche minuto!» pensò stringendo il bordo di legno rotto tra le dita.
Natsu continuava a parlare contro Lord Eyeless senza nemmeno voltarsi. Senza preoccuparsi minimamente per lei. La cosa la ferì profondamente, soprattutto dopo le notti passate vicini - sempre più vicini - che le avevano fatto credere che lui potesse provare qualcosa.
Poi, come se potesse risolvere tutto, si era maledetta per aver fatto pensieri simili durante uno scontro simile e aveva chiamato gli Spiriti Stellari per poter dare una mano in qualche modo.
Loki, come ben sapeva già prima di aprire il portale, non l’aveva presa per niente bene.
Nonostante fosse anche Aries abbastanza contrariata, decisero di comune accordo di collaborare per evitare di far affaticare troppo la loro amica e padrona.
O, come la chiamava sempre Aries, la loro Stella Protettrice.
«Mamma?» una vocina infantile si sparse per il corridoio. Asuka camminava radente il muro con un fagotto tra le piccole braccia, tentava di nascondere le lacrime nonostante fosse palesemente impaurita.
Appena vide Lucy le corse in contro senza mollare mai il fagotto arrotolato. Quando fu abbastanza vicina Lucy si accorse di cosa - o meglio, di chi - teneva in braccio.
«Emma?».
 Asuka le poggiò la piccola Redfox sul seno e poi cercò conforto in un grezzo abbraccio. Scoppiando in lacrime chiese se avesse visto la sua mamma o il suo papà, li aveva cercati dappertutto ma aveva trovato solo Lily che gli aveva chiesto di portare via Emma, tutti gli altri sembravano spariti.
Lucy le chiese di fare silenzio spiegandole che dovevano essere scesi sotto per poter combattere e proteggerla, poi si alzò in piedi seppur a fatica e la tenne per una mano mentre con l’altra stringeva la più piccola.
«Dove stiamo andando, Lucy?» chiese Asuka asciugandosi i lacrimoni con una manica.
«Andiamo a cercare Will. Se hai trovato Emma da sola, suo fratello deve esserlo pure ed è pericoloso».
«Non era sola! E’ stato Lily a darmela tra le braccia» le rivelò senza mollarle la mano.
Asuka fu di grande aiuto e sostegno, soprattutto morale, e riuscì ad aiutare Lucy nella ricerca - che le sembrava sempre più estenuante - del piccolo Redfox.
Lo trovarono nell’ultima stanza del dormitorio maschile, dove tutto era stato ricoperto dalla sostanza appiccicaticcia. Levy sembrava addormentata e stringeva al petto suo figlio che continuava a piangere. Lily era a terra apparentemente senza vita.
Doveva aver cercato di portare in salvo i gemelli.
Lucy si sforzò di non lasciarsi andare alla commozione.
Si avvicinò a Levy togliendole il figlio dalle braccia e cercò di svegliarla come potè. La ragazza emise un lamento lungo, poi le sussurrò qualcosa. Forse chiamava Gajeel.
Lucy si accertò che entrambi i suoi amici fossero vivi e solo storditi, strinse a sé i gemelli senza sapere dove portarli.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore di passi e da una risata cristallina.
«Ti potevo ben sentire, Heartphilia. E’ un peccato che anche tu debba andarci di mezzo, mi interessano solo i piccoli Draghetti dai grandi poteri».
Una ragazza entrò nella stanza, con un movimento della mano portò indietro la lunga chioma ebano e rivelò un corpo sinuoso.
Attorno agli occhi comparivano delle squame di serpente.
«Cosa vuoi da noi? Loro sono solo bambini!» Lucy, in qualche modo, strinse a sé anche Asuka che teneva Lily tra le piccole braccia.
Non poteva fare nulla, aveva i gemelli e non poteva aprire più nessun portale.
Aveva con sé la Fleuve d'étoiles, ma come usarla?
La donna fece vibrare la lingua biforcuta nella sua direzione, si avvicinò sempre di più trasformando la parte bassa del corpo in una coda di serpente ed emettendo un lungo sibilo accompagnato dal movimento ondeggiante della testa.
Lucy aveva sempre provato una paura morbosa per i rettili, ma ingoiò il grumo che le si era formato in gola e strinse di più a sé i bambini.
Poi, all’improvviso, una scritta le si materializzò davanti gli occhi. Subito prese fuoco facendo allontanare la bestia, senza però colpirla.
 «Posso sentire i tuoi movimenti, McGarden!» le disse uscendo la lingua con un sibilo di dissenso e, al tempo stesso, di sfida.
«Allora riesci a sentire anche le mie intenzioni? Emma e Will non sono solo figli di un Dragon Slayer, sono anche figli miei, ricordalo!».
Levy si tirò su seppur a fatica, i morbidi capelli turchesi erano attaccati al viso, al collo ed in parte al seno. Era quasi totalmente a corto di energia, ma le bastò dare uno sguardo a Lucy per infonderle coraggio e per chiederle di proteggere lei e i bambini.
Levy prese i suoi figli tra le braccia lasciando libera la sua amica che prese in mano la frusta e si rialzò in piedi.
«Toh, l’Ignobile Schiavista non evoca i suoi poveri sudditi e combatte in prima linea? Hai dato poco da mangiare a quelle carogne?» la donna rise, quella risata che ricordava il rumore dei sonagli.
Poi Lucy si ricordò dove l’aveva sentita: era la risata di quella donna.
 
«Pensate che sono riuscita perfino a svestirlo e a carezzargli la guancia! Sembrava un bambino!».
 
Era la donna che aveva ucciso Natsu, che l’aveva svestito e lo aveva accarezzato prima di abbandonarlo con un telo in un angolo sporco della stanza in fin di vita.
Per un momento Lucy pensò che sarebbe svenuta, la lotta stava senz’altro continuando lì sotto e le sue energie stavano scemando sempre di più.
Nonostante ciò impugnò la frusta pronta a bloccarla.
 
***
«Natsu!» Gajeel si accertò che il suo amico stesse bene, lo vide rialzarsi da terra e asciugarsi il labbro che si era morso durante l’impatto. Il Dragon Slayer grugnì e attaccò Lord Eyeless con un pugno d’acciaio.
Intanto, durante lo scontro con il mago folle, si era presentato un suo scagnozzo alto e biondo. Aveva il potere dell’Ice Make e Gray aveva subito capito chi era stato rapito e ucciso per poter creare quella lacrima. I suoi sospetti erano poi stati confermati dal nemico che non aveva perso tempo per girare il coltello nella piaga.
Senza scomporsi, lui e Lluvia avevano dedicato anima e corpo a quello scontro per poter vendicare la morte di Lyon. Loro amico e fratello.
Gajeel e Natsu stavano lottando contro il Lord, anche Erza aveva contribuito prima di essere stata sopraffatta da quella sostanza che le aveva tolto buona parte dell’energia.
Aries e Loki, esausti, erano rientrati nel portale pochi minuti prima.
Romeo aveva portato via Wendy promettendo di prendersi cura di lei e di cercare Levy e i bambini per portarli al sicuro.
Mentre saliva le scale per allontanarsi dal luogo dello scontro, aveva però sentito dei rumori sospetti.
 
***
La donna serpente continuava a sghignazzare di fronte a Lucy e alle sue evidenti difficoltà nel lottare. Aveva la fronte imperlata di sudore, ma non si era arresa e continuava a schioccare la frusta magica nella sua direzione per proteggere Levy e gli altri.
La donna le lanciò uno sputo acido, velenoso, che riuscì a scioglierle parte della scarpa destra. Indietreggiò nonostante la stanza fosse ridicolmente stretta per una lotta simile.
Passarono alcuni minuti prima che una vampata arcobaleno aprisse parte del muro.
«Credo che Ojīchan non la prenderà tanto bene» affermò il mago entrando in modo alquanto plateale dal varco di legno. Lucy si voltò chiamando il nome di Natsu quasi fosse un sussurro.
Gli occhi, poi, rivelarono una leggera delusione nel constatare chi fosse.
«Romeo!» Asuka, tanto affezionata al ragazzino che aveva sempre visto come un fratello maggiore, gli corse incontro noncurante delle conseguenze.
La donna rettile emise un sibilo e, senza perdere l’occasione, fece per attaccare la bambina.
«Ferma lì tu, non posso sprecare tempo con te.» Romeo fece da scudo alla piccola e ricacciò indietro il veleno con una vampata rossa, poi chiese a Lucy di tenerle occupata la bocca con la frusta magica.
La donna aveva i poteri di Cobra e sentiva davvero ogni movimento, nonostante ciò stare dietro Lucy, Romeo e Levy - che continuava a sostenere i ragazzi con piccole magie - non era per niente facile.
Romeo le piantò una Rainbow Fire in pieno petto, facendo esplodere delle fiamme di mille colori brillanti. Era esausto, ma felice di aver protetto la sua piccola maga.
Lucy si lasciò cadere a terra, anche lei senza forze, mentre guardava Asuka stringersi al petto del suo amico.
«Che ci fai qui sopra? Credevo stessi aiutando Natsu!» chiese Lucy mentre riavvolgeva la frusta.
«Ho portato qui Wendy, è ferita ma non sembra in pericolo, vorrei tornare lì sotto ma anche Levy sembra-» Romeo andò in contro alla ragazza che tentava di alzarsi tenendo stretti i due gemelli. Si poggiava al muro riuscendo a stento a stare in piedi.
«E’ meglio andare tutti in una stanza, ho la sensazione che questa lotta conterà tanti feriti.» affermò Lucy riprendendo i piccoli in braccio mentre il suo amico sosteneva Levy. Lily cominciava a prendere coscienza mentre Asuka lo teneva stretto al suo petto.
Quando arrivarono nell’ex dormitorio femminile videro Wendy dormire su un letto, la viscida bava le aveva sporcato i capelli e i vestiti, seppur il viso sembrasse essere stato pulito meticolosamente.
«Ho chiesto a Loki e Aries di aiutare Natsu, sono ancora sotto?» chiese Lucy chiudendo la porta per far sentire il lamento dei più piccoli.
Romeo scosse la testa in senso di diniego, le rivelò che erano stati sconfitti facilmente e che sembravano stranamente deboli, quasi senza magia. Natsu però aveva approfittato della distrazione per poter infliggere un colpo abbastanza forte a Lord Eyeless, tanto da fargli crepare la maschera.
Lucy sorrise, fiera dei suoi amici Spiriti che si erano offerti nonostante non fossero al massimo delle loro capacità.
Guardò di nascosto la barra argentata tatuata sul polso. Era molto al di sotto della metà, Lucy sentì un groppo d’ansia attanagliarle la gola.
«Lucy, mi dai una mano con i bambini?» Levy si era seduta sul letto ripulendo i bambini da quella sostanza velenosa, non aveva nemmeno pensato a sé stessa col risultato che appariva sempre più pallida.
 
***
Natsu fece divampare le fiamme tra i palmi delle mani, sentiva attorno a sé i suoi amici che continuavano a combattere al suo fianco e a fianco di Gray, ancora alle prese con quel mostro.
«Non ti permetterò di uccidere altri maghi per soldi! Le vite umane non hanno prezzo, folle!» Natsu attaccò come una furia, gli occhi ardenti riflettevano il colore del fuoco che lo aveva inondato.
Si fiondò contro il nemico con un pugno magico tanto potente da sfondare il muro e far finire il nemico oltre. La maschera si crepò ulteriormente mostrando appena il ghigno soddisfatto dell’uomo.
Natsu fece per colpirlo ancora, come un treno in corsa, pensava a Gray che aveva perso Lyon - suo fratello - e a tutti i maghi che aveva affrontato e con cui avrebbe voluto combattere ancora.
Si caricò nuovamente, dalle sue fiamme cominciarono a nascere dapprima scintille, poi vere e proprie stelle celesti. Natsu si guardò i palmi, le fiamme rosse cozzavano con le scintille e le stelle fredde che divampavano attorno.
«Ma che diamine?» Si sentiva improvvisamente più forte, seppur sentisse che la sua magia aveva qualcosa di decisamente strano.
Non sentiva dentro il corpo la solita energia bollente, ma era tiepida, quasi stemperata con qualcosa di freddo.
Non si fece più domande e passò all’attacco, facilmente schivato da Lord Eyeless che gli lanciò contro altro muco verde piantonandolo ai suoi piedi, poi ridendo sguaiatamente diede un calcetto al ragazzo incollato a terra.
«Mi piacerebbe giocare un altro po’ con te, Salamander, ma ero venuto qui per portare via i Dragon Slayer più grandi e quelli più piccini.» disse ripulendosi le maniche e rivolgendo lo sguardo ad un Gajeel infervorato e ferito.
«Spero che al piano di sopra la mia principessa sia riuscita a prendere le nostre prossime vittime, tornerò molto presto a farvi visita. Sappi che posso inglobare in me anche il tuo potere, Drago di fuoco. Vale milioni e milioni di Jewel ma credo di essere disposto a perdere un po’ di denaro per mostrarti che nella vita ci sono altre cose oltre di esso, come il potere».
Rise ancora e si incamminò per tornare al covo. Natsu fece per inseguirlo ma fu fermato da Erza, che lentamente aveva ripreso conoscenza.
«Non andare!» La ragazza si sollevò a fatica usando la sua spada come perno, scostò di lato i capelli e si trascinò accanto a Natsu che era rimasto fermo a guardarla.
«Credo che Lucy abbia qualcosa da dirti riguardo a quello.» gli rivelò indicando i palmi ancora scintillanti.
«Non l’ho vista, è successo qualcosa?» Natsu le rivolse uno sguardo carico d’ansia e poi cominciò a cercare la sua amica notando solo come la gilda fosse stata ridotta in un cumulo di macerie e gente ferita.
«Ho sentito la sua voce al piano superiore, credo ci siano anche Wendy e Romeo».
Erza fece cenno di salire a controllare, Gajeel sembrava essersi ripreso ed era corso a cercare sua moglie.
Gray era a terra, esausto dalla lotta che lo aveva visto vincitore, ma era stremato dalla notizia della morte di Lyon e con gli occhi vuoti aveva poggiato la testa sulle cosce morbide di Lluvia che non smetteva di piangere. Il cielo cominciava ad annuvolarsi sempre di più.
Natsu salì al piano superiore cercando di non cadere dentro le voragini che si erano formate lungo il corridoio.
Vide Lucy appoggiata allo stipite della porta, a stento si reggeva in piedi.
Lo chiamò con gli occhi lucidi e gli circondò le braccia attorno al collo stringendolo a sé.
Natsu, inizialmente sorpreso da quel gesto d’affetto, portò una mano sulla sua nuca e poggiò la fronte contro la sua scoprendola calda.
«Va’ tutto bene, Lucy?» chiese dimenticandosi della lotta, della gilda distrutta, delle sue ferite.
«Ora sì.» Lucy aveva bisogno di sentirlo accanto a sé, vivo, per ricordarsi a quale causa si era prostrata e per cosa stava lottando.
«Non ci crederai mai, è successa una cosa stranissima al mio fuoco!» Natsu non smetteva di carezzarle i capelli, dando solo una rapida occhiata tutto attorno per assicurarsi che nessuno fosse in pericolo. Poi era tornato a dedicarle la sua attenzione beandosi del suo sguardo che eclissava ogni altra cosa e sembrava vedere solo lui.
Era sempre stato egocentrico, Natsu, adorava stare al centro dell’attenzione.
Eppure, con Lucy, più che un desiderio gli appariva un bisogno.
 
Lucy aveva lentamente ritrovato le energie
Nel calore di quell’abbraccio
Che aveva il sapore di un legame fin troppo stretto
Non poteva nasconderglielo a lungo
Ciò che credeva fosse il motore della vita
Avrebbe finito per spegnerla.

Angolo autrice: Salve a tutti! Come previsto dalla mia tabella di marcia, la storia dovrebbe concludersi giorno 29 e sono previsti vari "spin off" con Gajeel e Levi, Natsu e Lucy e una storia extra che vedrà protagonisti Gray e Lluvia.
Si prospetta un 2019 carico di idee, come riusciranno?
Riuscirà SkyDream a scrivere e studiare per la sessione d'esame?
-Questi e altri dubbi si paleseranno presto!-
-Per spoiler, disegnini random, aforismi e quant'altro potete seguirmi sul mio profilo insta!-
-Per una chiacchierata sono sempre disponibile, soprattutto a tema fandom! Cercatemi se vi va ^^ -

 

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Capitolo 8
*** Chapter 7 ***


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Capitolo 7
 

 

«Non agitarti, sarà solo per un breve periodo!».
Evergreen stava seduta accanto alla finestra con una tazza calda in mano, guardava il sole scomparire dietro le montagne e non si preoccupava affatto di quello che le stava accadendo intorno.
«Elfman, tua moglie parla di nuovo da sola. Non credi sia il caso di portarla da un dottore?» urlò Laxus mentre portava dentro degli scatoloni e li poggiava sul tavolo della cucina.
La donna, ancora seduta e immersa in chissà quali pensieri, sorseggiò il contenuto della tazza e rimase a fissare il vuoto: «Solo per un breve periodo.» ripetè con un sorrisetto mentre accarezzava la pancia.
«Tranquillo, il dottore ha detto che non deve stressarsi per evitare che nasca prematuro. Siamo tutti un po’ ansiosi per questo nuovo arrivato, specialmente ora che la gilda è ridotta ad un cumulo di cenere.» spiegò Elfman entrando dalla porta con altri scatoloni impilati.
«Menomale che lei non deve stressarsi, mi è toccato prenderla in braccio e trascinarla di peso fino a casa per evitare che Lord Eyeless se la portasse via! Oltretutto ha scalciato tutto il tempo perché tu eri rimasto lì dentro.» Laxus sospirò e portò gli occhi al cielo mentre continuava a fare avanti e indietro per portare tutta la roba dentro casa.
«Non so davvero come ringraziarti per quello che hai fatto! Sono rimasto a dare una mano a Mirajane contro uno dei suoi scagnozzi, se non fosse stato per Fried che mi ha avvertito del tuo gesto, sarei senz’altro entrato nel panico.» disse l’altro dandogli una mano.
«Figurati, state già facendo tanto volendo dare alloggio a molti membri della gilda che sono rimasti senza il dormitorio. Fortuna che avete una casa così grande!» Laxus si fermò un momento a guardare Magnolia, era a pezzi dopo l’attacco di quel folle.
«E’ il minimo che possa fare. Anche Gajeel e Levi si sono proposti di dare alloggio a chi sopporterà il pianto notturno delle loro pesti, Gray e Lluvia hanno messo a disposizione il loro unico divano e Lucy ci ha fortunatamente privato di quello sconsiderato».
Laxus sorrise incrociando le braccia al petto e rivolgendo lo sguardo al suo amico.
«Come no! Nessuno si sarebbe preso in casa quello sputa fuoco di Salamander. Speriamo non riduca in cenere anche la stanza di Lucy».
***
«Sei un folle!» Lucy continuava a urlare per le strade deserte di Magnolia, inondata ora dai teneri colori del tramonto. Natsu camminava poco più avanti con Happy che gli vorticava sulla testa come una piccola nuvola.
Non la stava nemmeno ad ascoltare.
«Ti prego, Natsu, fermati! Capisco ciò che provi ma non posso lasciarti andare da solo, è una follia, lo capisci?».
Natsu guardava di fronte a sé, deciso e con i pugni stretti. Non voleva ascoltare le sue parole, forse perché ben comprendeva quanto fossero veritiere.
Era pur vero, però, che non riusciva mai a resistere a lungo quando la sentiva supplicare così, con il cuore in mano.
«Lucy, perché dici che sono solo?» Natsu si era voltato all’improvviso, guardandola in quegli occhi lucidi che poco prima gli avevano sorriso quando avevano constatato che lui stesse bene.
«Perché ti sei ostinato a voler andare da solo alla Blue Pegasus? Non stai andando da Hibiki per prendere informazioni su Lord Eyeless per poi tornare alla gilda, tu stai andando alla Blue Pegasus perché dopo vuoi raggiungere quel pazzo da solo! Non ce la farai mai, finirai per farti male di nuovo e, Natsu, non posso permettertelo!».
Lucy aveva il tono disperato, aveva proteso le mani quasi a volergli stringere le braccia ma non lo aveva fatto, aveva finito per prendersi gli avambracci e stringersi da sola in un abbraccio che sentiva, sempre di più, il bisogno di ricevere.
«Perché dici che sono solo?» ripetè Natsu avvicinandosi così tanto da farle sentire il calore del suo corpo.
Lucy sollevò lo sguardo incontrando il suo, non resistette e con le dita gli carezzò la guancia lì dove la cicatrice lo deturpava. Natsu provò un brivido che cercò di reprimere.
«Perché dici che sono solo se tu sei con me, Lucy? Non sono solo se vorrai lottare al mio fianco».
«Io sarò sempre al tuo fianco. Quando mi hai promesso che saremmo rimasti per sempre insieme, quel giuramento l’ho fatto anche io.» gli sussurrò con un filo di voce senza smettere di carezzargli la guancia.
«E’ l’ennesima bugia, Lucy?» le rispose, con una punta di  dolore e acidità che non le aveva mai riservato.
La ragazza allontanò in fretta le dita, quasi si fosse scottata all’udire di quelle parole. Provò un vasto senso di angoscia e si sentì talmente fuori luogo da provare l’impulso di scappare.
«Natsu, non ti ho mentito! Non lo farei mai, lo sai!» Lucy fece qualche passo indietro, spaventata dal volto serio del suo nakama.
In tutti quegli anni non le aveva mai, una sola volta, rivolto quello sguardo deluso e amareggiato.
«Quando ieri sera ti ho chiesto se almeno tu mi credi quando ti dico che ho sentito il mio corpo ridursi in pezzi e morire, tu mi hai voltato le spalle. Speravo che questa mattina riuscissi a dirmi quello che è successo davvero e dopo quello strano potere che ho utilizzato oggi, è ovvio che qualcosa deve essere successo. Anche Erza se n’è accorta e mi ha detto di parlarne con te, ma tu abbassi gli occhi, Lucy. Credevo che fossi mia complice, invece oggi non hai nemmeno lottato accanto a me, né mi hai dato spiegazioni».
C’era una tale delusione e frustrazione nella sua voce, che Lucy non potè non sentirsi ferita da quelle parole.
Lo amava, stava rischiando di morire per poterlo fare vivere e lui stava buttando in aria quella possibilità. Ma, soprattutto, le si stava ritorcendo contro.
Quel sentimento che entrambi provavano, li stavano riducendo in cenere.
«Non ti ho mentito nemmeno per un momento, Natsu.» Lucy si asciugò le lacrime prima di continuare «Ho solo cercato di evitare le spiegazioni, perché so già come reagirai e non potevo permettere che lo scoprissi, non prima della fine di tutta questa storia».
Natsu si stupì, quella confessione sembrava sincera e perfino Happy, che aveva cercato di stare in disparte per evitare di dare fastidio, aveva alzato le orecchie per sentire meglio.
«Cosa mi è successo, Lucy?» chiese con un tono carico d’ansia.
«Sei morto, Natsu. Io ed Happy ti abbiamo trovato in fin di vita avvolto in un telo nero dentro il laboratorio. Quando ti abbiamo portato alla gilda il Master ti ha poggiato il velo funebre addosso e ha detto che presto il calore del tuo fuoco ti avrebbe del tutto abbandonato». Lucy si fermò a prendere fiato, ma l’impazienza del mago ebbe la meglio.
«E poi? Cosa è successo?».
«Ho chiesto udienza al Re degli Spiriti Stellari, si possono formare legami anche tra noi esseri umani, con la differenza che la magia condivisa non è solo quella per la lotta, ma anche quella che ci tiene in vita. Natsu, tu eri morto e ti ho donato parte della mia vita affinchè tu restassi al mio fianco».
Quella rivelazione lo lasciò totalmente stravolto. Natsu abbassò il capo vergognandosi delle parole irruente e acide che le aveva rivolto poco prima.
Lucy, a sua volta, colse quel momento per cercare i suoi occhi e chiedere conferma. Aveva davvero capito la pericolosità di quel legame?
«Natsu» la sua voce era tremante «Se tu o io esageriamo durante la lotta, la magia non basterà più per tenere in vita entrambi e moriremo».
Natsu le si avventò contro con una tale irruenza che Lucy chiuse gli occhi e si parò il viso convinta che la stesse per colpire. Poi sentì qualcosa di rapido muoversi contro il suo viso, quando aprì gli occhi si ritrovò stretta tra le braccia del suo nakama e con il viso contro il suo petto che si alzava e abbassava impaziente.
«Si può sapere perché hai fatto una pazzia simile?» le chiese continuando a respirare velocemente, colto dal panico.
«Perché preferisco vivere un altro giorno lottando al tuo fianco, piuttosto che averti trovato morto lontano dalle mie braccia». La veridicità di quelle parole furono come un colpo ben assestato allo stomaco, Natsu quasi si piegò su di sé come se davvero avesse provato in un momento tutto il dolore che doveva aver sostenuto da sola in quei giorni.
«Lucy» le disse con un filo di voce prendendo il suo viso tra le mani e guardando colei con cui aveva passato ogni sorta d’avventura «E’ la cosa più folle e sconsiderata che tu abbia mai fatto».
La ragazza annuì col capo senza distogliere gli occhi dai suoi, Natsu la guardava con disperazione, come se solo in quel momento avesse compreso l’urgenza di Lucy di farlo tornare indietro, di non andare a lottare da solo.
Una vampata di fuoco un po’ più forte e sarebbero morti entrambi.
«C’è un modo per interrompere questo legame?» chiese ancora con le mani sul suo viso.
«Sì, ma non chiedermi di farlo.» gli rispose portando le dita sulle sue, Natsu abbassò gli occhi non sapendo cosa fare.
«Natsu» stavolta fu Happy a parlare, seppur ancora a debita distanza «Dobbiamo prima risolvere la faccenda di Lord Eyeless, dopo parleremo col Master e sono sicuro che troveremo una soluzione».
Il ragazzo annuì lasciando andare il viso di Lucy che era ora colorato dalle ombre della sera. Ripresero il loro cammino senza dire una parola e senza lasciarsi la mano nemmeno per un momento.
 
«Pare che il Lord sia fermo qui da qualche ora. Ho fatto delle rapide ricerche e mandato Eve alla Love&Lucky per delle informazioni: esiste davvero un modo per inglobare più di una lacrima».
Hibiki continuava a pigiare velocemente i tasti su una finestra proiettata, le informazioni si riflettevano sul vetro degli occhiali che era stato costretto a mettere da qualche anno.
Di tanto in tanto dava uno sguardo a Lucy, ancora aggrappata al bicipite di Natsu con le dita tremanti. Quella mattina non aveva potuto spazzolarsi i capelli ed era rimasta con la prima felpa che le era capitata a mano, senza preoccuparsi del suo aspetto e cercando di darsi da fare per rimettere in sesto la gilda.
Hibiki era rimasto molto colpito da questo suo lato così sincero e indiscreto, la faceva sembrare talmente umana che era impossibile - a detta sua - non trovarla comunque irresistibile.
«Lord Eyeless deve trovarsi nella zona ovest di Magnolia, oltre i boschi. Eve ha scoperto che per inglobare la Lacrima serve un enorme dispendio di energia da parte di chi l’acquista. Per ironia della sorte, se il Lord era provato dalla battaglia potrebbe essere addirittura più debole di quello che si pensa». Hibiki si sollevò dalla sedia e stirò le braccia verso l’alto prima di chiamare i suoi compagni per prepararsi ad andare.
 «Verrete anche voi con noi?» Lucy era così sorpresa che si separò dal braccio di Natsu. Hibiki le sorrise raggiante facendole segno di scendere al piano inferiore.
«Credevate che avremmo lasciato tutto il divertimento a voi della Fairy Tail?» rise scendendo le scale, Eve e Ren fecero un cenno di saluto agli altri due maghi ed uscirono dalla gilda per andare a prendere una carrozza magica.
«Prendete questa e avvertite i vostri amici della posizione di quel folle, dite loro che ci incontreremo direttamente lì. Non fate venire né Laxus né Gajeel, avere due Dragon Slayer è troppo pericoloso, se dovesse riuscire ad assorbire il loro potere sarebbe un disastro». Hibiki si sedette sul cassone e infilò il bracciale magico per farlo partire.
Lucy utilizzò la Lacrima-visione per contattare Gajeel e dirgli di far venire solo i maghi che erano effettivamente in grado di lottare. Si sentì ipocrita, ma ingoiò il magone che le si era formato in gola e salì sulla carrozza insieme al suo nakama.
«Sta’ tranquilla, Lucy, andrà tutto bene» le disse mentre si sedeva accanto a lei.
Già, “andrà tutto bene”. La stessa frase che gli aveva detto lei in quella loro unica notte senza inibizioni; la stessa frase che gli aveva ripetuto quando quel maledetto proiettile gli aveva centrato il braccio indebolendolo.
“Andrà tutto bene”.
Ora che ci pensava, suonava quasi come una maledizione.
 
La Fairy Tail era geograficamente più vicina alla montagna rispetto alla Blue Pegasus, con il risultato che arrivarono prima.
Mirajane, Fried ed Erza sull’altro calesse.
Gray, avvolto nella sua giacca bianca, era poggiato al muro con le braccia incrociate al petto e il viso scuro. Lucy si avvicinò a lui, chiedendogli dove fosse Lluvia.
«L’ho addormentata con una medicina, è rimasta a casa con Wendy e Romeo; sarà meglio per me che torni tutto intero se non voglio beccarmi una bella strigliata».
Gray cercò di sorridere, ma sentiva come se il suo intero corpo fosse fatto di duro ghiaccio. Da quando aveva appreso della morte di Lyon, quella mattina, non era riuscito a sollevare gli occhi da terra se non per guardare il volto di Lluvia che, in silenzio, lo aveva portato a casa e lo aveva fatto riposare tra le sue braccia.
Gray si era sentito un criminale quando le aveva portato quella tazza di tè caldo sciogliendoci dentro un sedativo.
Lluvia lo aveva guardato con gli occhi pieni d’amore, come sempre, invitandolo a stare ancora un po’ con lei prima di scendere nuovamente alla gilda.
E lui lo aveva fatto: l’aveva fatta addormentare sul suo petto per poi chiedere a Wendy di mettersi nel letto con lei e scappare alla gilda per raggiungere Lord Eyeless e vendicare Lyon.
Non poteva permettere che a Lluvia succedesse la stessa cosa, non si era mai perdonato per quella cicatrice che ora le deturpava il fianco e che, ogni notte, sfiorava con le dita prima di addormentarsi.
«Natsu» Gray rivolse lo sguardo al suo amico, che accanto a sé era rimasto a stringergli il braccio, senza parlare. «Non ho intenzione di trattenermi e di fare il solletico a Senza Faccia. Voglio vederlo morire davanti i miei occhi. Non risparmiare la tua rabbia».
Natsu e Gray si scambiarono un’occhiata ed entrarono nel covo dietro la montagna. Tutti e tre ebbero la sensazione di essere già stati lì dentro, probabilmente il laboratorio dove erano finiti l’ultima volta era più vasto di quello che credevano.
«Quante persone credi che siano morte?» Hibiki si rivolse a Lucy che, a testa alta, camminava in prima fila mordendosi le labbra.
«Troppe, Hibiki, sono morti troppi maghi. Fossero anche solo i tre che abbiamo scoperto, sono comunque troppi».
Dentro la galleria del covo qualcuno era seduto a terra e guardava verso i maghi senza andargli in contro.
«Erza Scarlett, mi avevi promesso che non avresti rischiato la tua vita inutilmente.» disse il ragazzo spazzolandosi i capelli con una mano. Erza sorrise appena e, controluce, vide le labbra tese di Gerard che mostravano i denti bianchi.
«Se non fossi venuta a lottare in prima linea, avrei rischiato comunque di morire, ma nel sonno.» gli rispose avvicinandosi e porgendogli la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. Gerard accettò di buon grado e finì per aprire la fila mentre i maghi si inoltravano ancora di più nelle segrete di quel laboratorio.
«Quando ho saputo che alcuni maghi erano stati rapiti e uccisi, non ho potuto fare a meno di raggiungerti, Erza.» le disse il ragazzo mentre estraeva la spada che portava al fianco destro.
«Sono contenta che tu sia qui, davvero».
 
Quando i maghi spalancarono il grande portone che li avrebbe portati alla sala principale, Natsu sentì un brivido attraversargli la schiena al ricordo delle torture che era stato costretto a subire.
Ricordava perfettamente la sensazione che precedeva la morte e quella che la annunciava a gran voce. Ricordava di non aver più sentito alcun rumore né calore provenire dal suo corpo.
Poi, come una delle mille scosse che aveva ricevuto per potergli estirpare il potere del fuoco, qualcosa lo colpì alla testa. La visione di quella stanza lo stava scuotendo emotivamente più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
«Natsu!» Lucy poggiò una mano sulla sua, costringendolo a voltarsi. Il mago vide dapprima solo i suoi capelli biondi ciondolare sulla felpa, poi i grandi occhi scuri che lo guardavano preoccupati:«Stai bene?».
Natsu capì perché quella scossa gli aveva provocato una fitta alla testa: quando stava per morire l’aveva chiamata per nome per dirle di fuggire e di non restare lì.
Capì che l’idea di saperla pervasa da quelle scosse mortali era ben più spaventosa della morte stessa.
«Lu’».
«Scappa, Lu’».
«Lu’, vai via di qui».
Una risata sguaiata lo distrasse dai suoi ricordi - forse per fortuna - vide Lord Eyeless avvicinarsi a loro con una grande fiamma rossa attorno al suo corpo.
«Hai una notevole potenza, Natsu Dragneel!» esclamò mostrando a tutti, in modo alquanto teatrale, i poteri che aveva appena conseguito.
Portò una mano alla maschera bianca che aveva sul volto, portava ancora i segni della colluttazione di quella mattina e quando la tirò via tutti lanciarono una sonora esclamazione.
Il viso di Lord Eyeless era umano solo per metà. Una parte del viso spigoloso era ispida di barba e rivelava dei soffici capelli scuri.
L’altra parte della faccia era interamente coperta di squame rosse, perfino l’occhio si era allungato nell’inconfondibile forma di una pupilla di drago.
Ora che Lucy ci faceva caso, quello che aveva davanti era l’uomo che le aveva commissionato il compito di recuperare la collana viola.
Si ricordò delle parole strane che le aveva rivolto con lo stesso sorriso sghembo che mostrava in quel momento.
«Inglobare queste lacrime ha un piccolo effetto collaterale, si finisce per fondersi con essa, soprattutto quando si tratta di una lacrima di Dragon Slayer.» spiegò l’uomo avvicinandosi ancor di più e lanciando una fiammata di avvertimento nella loro direzione, Erza la parò con una delle sue spade magiche, rivelando un requiep fulmineo: indossava le bende attorno al petto e i grandi pantaloni scuri.
I capelli scarlatti erano sollevati sul capo dove ora a proteggerla vi era la grande spada che aveva evocato.
«Gran bella dimostrazione, Lord, ma non pensare che resteremo qui impalati a guardare mentre prendi fuoco».
Gerard non potè evitare di sorridere mentre la sua ragazza, seppur spaventata, cercava di dar voce al suo orgoglio.
Della stessa opinione non era Gray, senza togliersi la giacca si scagliò contro il nemico congelandolo fino a metà busto e tentando di colpirlo. L’altro sciolse il suo ghiaccio senza fatica ritraendosi e lanciandogli contro una grossa vampata.
In pochi attimi fu il panico: i maghi meno potenti cominciarono a correre e a impiegare piccole magie per poterlo distrarre, era pur sempre da solo e l’elevata differenza numerica avrebbe giocato a loro vantaggio; Gray costruì interi muri di ghiaccio per riparare Erza e permetterle il requiep ogni volta che le serviva, era in perfetta simbiosi con Gerard con il quale riusciva a combinare attacchi più potenti.
Hibiki rimase di lato - con Happy che lo assisteva appollaiato su una spalla -  continuava a studiare gli attacchi del nemico battendo i tasti del suo ologramma come se fosse posseduto.
«Deve esserci un modo, deve esserci un modo.» continuava a ripetere sottovoce.
Lucy e Natsu si buttarono nella mischia mentre la maga chiamava a sé Loki e Virgo.
Natsu non era riuscito a dire nemmeno una parola, d’altronde non era mai stato bravo nemmeno con i propri sentimenti, ma quello che provava in quel momento poteva solo definirsi odio: odio per averlo - letteralmente - ucciso; odio per avergli rubato i poteri e per essersi definito un dragon slayer; odio perfino per aver distrutto la gilda.
Ma, soprattutto, lo odiava per il destino a cui aveva condannato Lucy.
«Natsu!» la ragazza urlò il suo nome mentre lui schivava una ventata di fuoco e si gettava sopra di lei per proteggerla.
Si assicurò che stesse bene e la prese per un polso cominciando a correre.
«Sei il mago più potente, Dragneel, eppure c’è qualcosa nel tuo cuore che ti rende debole. Colpiscimi, hai forse finito le tue fiamme, eh Natsu?» lo provocò Lord Eyeless notando che il suo principale rivale non si stava affatto facendo avanti.
Quando tutti si erano ormai abituati a schivare le sue fiamme, il Lord ricordò ai maghi che non possedeva dentro di sé una lacrima, ma ben due.
Tutta la stanza cominciò a riempirsi del disgustoso muco verde che quella mattina aveva bloccato a terra gran parte della gilda.
Eve, Gray e Ren rimasero incollati a terra, esausti dal calore e dalla potenza del fuoco che li aveva travolti. Dopo qualche minuto anche Erza e Gerard sembravano esausti, seppur tenessero in pugno la loro spada.
Mirajane e Fried tenevano duro anche se col fiato corto.
«Natsu, che diamine ti prende?!» urlò la maga degli Spiriti Stellari mentre il suo amico le si parava davanti con un braccio proteso.
«A quale sorte mi hai condannato, Lucy.» sospirò con dolore voltando lo sguardo da tutt’altra parte. Lord Eyeless rideva di loro e continuava a lanciare bombe di sostanza verde che Natsu schivava portando con sé la sua nakama. Finirono a terra appena in tempo.
Un’altra vampata fece atterrare anche gli ultimi maghi rimasti in piedi. Lucy sentì che stava per piangere e, ancora sul pavimento e con Natsu sopra a farle da scudo, lo afferrò per la sciarpa strattonandolo.
«Si può sapere cosa ti è preso? Siamo qui per fermarlo prima che uccida altri nostri compagni, come puoi accettarlo? Natsu!». Lucy stava letteralmente urlando senza smettere di tirare la sciarpa nemmeno un momento.
Natsu le fermò i polsi e la guardò rivelando gli occhi lucidi. Doveva essersi ferito alla testa perché un rivolo di sangue gli stava macchiando la guancia.
«Mi spieghi come dovrei fermarlo?».
Il mago le strinse i polsi ancora di più, sentiva il sangue ribollire forte dentro le vene ma non poteva dargli ascolto. Non sapendo cosa stavano condividendo.
«Ho promesso che ti avrei protetta, Lucy, come posso proteggerti se so che il mio potere potrebbe ridurti in cenere?» le urlò con il tono esasperato, disperato, con cui prima le aveva chiesto di interrompere il legame che li univa.
«Lucy, taglia questo legame e scappa. Ti prego.» le chiese ancora guardandole il viso candido e segnato solo da piccoli graffi che si era procurata quella mattina.
«Mi stai chiedendo di lasciarti morire, ora che sei qui con me, e di non aiutare i nostri compagni che sapevano a cosa stavano andando in contro?» Lucy si adirò così tanto, seppur piangendo, che finì con l’alzarsi in piedi e afferrare la Fleuve d'étoiles che portava attaccata ai pantaloni «Nemmeno ti riconosco! Dov’è finito il figlio di Dragneel che sarebbe stato disposto a tutto pur di proteggere la gilda?».
Lord Eyeless se la rise alla grossa gustandosi quel bel teatrino con la lingua biforcuta tra le labbra.
Quando vide Lucy alzarsi in piedi, non resistette all’impulso di stuzzicarli un po’ e lanciò contro di loro l’ennesima sfera verde.
Poi accaddero tre cose contemporaneamente: Lucy con un colpo di frusta spazzò via il colpo del nemico; Hibiki urlò loro di puntare all’occhio e Natsu afferrò la mano della sua amica evocando un Unison Raid.
La lotta fu sanguinosa: Natsu riportò una lunga ferita sull’avambraccio e sul bicipite, lì dove spiccava il simbolo rosso della gilda; Lucy vide i vestiti macchiati di rosso, ma non potè fermarsi nemmeno un momento per constatare i danni.
Furono atterrati entrambi, avevano il fiato corto e videro l’ennesima bomba di muco verso di loro.
«Altairis!» urlò Gerard parandosi di fronte a loro. Un enorme buco nero risucchiò tutto per poi rilasciare un fascio di luce oscura.
Tutti i membri delle gilde cercarono di riparare gli occhi, ma perfino Lord Eyeless rimase per un momento senza vedere nulla.
Gray si alzò in piedi, ancora furioso per non aver potuto dar alito alla sua vendetta e bloccò il nemico in un fascio di ghiaccio resistente.
Natsu ne approfittò per scattare, sentiva che la magia era agli sgoccioli ma non poteva fare altro. D’altronde Lucy aveva ragione: aveva avuto l’opportunità di vivere una seconda vita, e come la prima l’avrebbe consacrata in virtù dei propri amici.
Sentì il proprio corpo scaldarsi e le ossa fondersi, la smorfia di dolore che gli storceva il viso gli tramutò la pelle in squame e si ritrovò letteralmente ad ardere.
Lucy non ebbe il tempo di pensare alla fatica che la lotta e il dispendio di energia le stavano procurando, guardava il suo nakama avvolto da potenti fiamme rosse disseminate di scintille azzurre.
Natsu urlò talmente forte che la sua voce divenne in un istante il ruggito di un drago vero e proprio.
Quando si scagliò contro Lord Eyeless cercò di svuotare la mente. Di non pensare a Lucy che dietro di sé era ancora sdraiata a terra e lo guardava.
Natsu colpì il nemico proprio sull’occhio che Hibiki gli aveva rivelato - l’enorme dispendio di energia aveva reso fisicamente più debole quella parte del corpo - riuscendo a farlo sanguinare e a gettarlo sul pavimento in preda alle urla di dolore.
Rotolò su sé stesso appena in tempo per notare la stanza farsi buia. Si voltò verso dietro e vide Lucy, con le lacrime che le rigavano il volto per lo sforzo, evocare un Urano Metria.
Sentì il proprio corpo schiacciato contro il muro, dolori atroci gli pervasero le ossa e poi fu il silenzio.
Di Lord Eyeless non era rimasto nient’altro che un corpo martoriato. Il laboratorio cominciò a incrinarsi su sé stesso, sarebbe presto caduto in pezzi e i meno feriti cercarono di aiutare i propri amici a rimettersi in piedi.
Hibiki, che aveva riportato solo qualche graffio, prese Lucy tra le braccia per poi cominciare a correre. Happy colse Natsu per la sciarpa appena in tempo, i primi calcinacci sfondarono parte del pavimento e in pochi attimi del malvagio covo non restò più nulla.
Quando il polverone si diradò, Gray contò i presenti e, con un sospiro di sollievo, constatò che erano riusciti a scappare tutti quanti.
«Lucy, tutto bene?» chiese Natsu quasi senza voce, gli bruciavano i polmoni ed era sicuro di non essere stato pestato così tanto da avere le costole incrinate.
Lucy non aprì bocca ma annuì con un mezzo sorriso, le palpebre si stavano abbassando sempre di più.
«Lucy Heartphilia, che cosa hai fatto?!».
L’esclamazione di Gerard fece voltare tutti. Il mago si inchinò di fronte alla ragazza, ancora tra le braccia di Hibiki, e le prese il polso tra le mani esaminandolo sotto una tenue luce che aveva evocato.
«Questo è un legame magico! Non riuscivo a spiegarmi perché Natsu fosse vivo nonostante gli avessero sottratto i poteri, ma questo spiega tutto. Non sopravvivrete a lungo se non si fa qualcosa!» Gerard guardò nel panico attorno a sé, non poteva permettere che qualcun altro morisse senza che lui potesse fare niente.
Non riusciva a pensare e si ricordò di respirare solo quando Erza gli posò le mani sulle spalle.
«Questo può essere utile?» chiese Happy svolazzando da fuori le macerie, era diventato totalmente grigio di polvere ma in compenso stringeva una Lacrima scoppiettante:«L’ho vista uscire dal corpo di Lord Eyeless nel momento in cui Lucy l’ha colpito».
Gerard strinse la Lacrima tra le mani e cercò di ricordare quell’incantesimo che, in un passato lontano, gli era stato insegnato.
«Lucy, so come far tornare i poteri a Natsu ma devi rompere il legame prima. Non posso dargli altra magia se è ancora legato a te.» Gerard prese il viso della ragazza, era impallidita e ormai respirava a stento.
«Ti prego rompi il legame.» le chiese Natsu, esasperato, afferrandole il braccio e avvicinandosi alla ragazza. Cercò i suoi occhi nel buio e li trovò socchiusi, stanchi.
All’improvviso Lucy si sollevò, seppur a stento e con entrambe le mani afferrò il bavero della giacca di Natsu e la sua sciarpa, tirandolo a sé.
Nessun mago di mosse, tutti rimasero col fiato sospeso mentre la ragazza poggiava le sue labbra su quelle dell’altro.
Natsu si stupì di quel gesto, era totalmente inaspettato, ma lo ricambiò con altrettanto sentimento portando una mano sul volto sanguinante della ragazza.
Lucy stava piangendo, poteva sentirlo dalle lacrime che gli sfiorarono la bocca, e ancora a fior di labbra pronunciò la loro sentenza.
«Vinculum stellarum». E Lucy e Natsu caddero entrambi a terra privi di magia.
 
Prima di sprofondare nell’incoscienza
Lucy si disse che potevano succedere solo due cose, adesso.
Si sarebbe svegliata da sola
Oppure con lui accanto.
Non poteva immaginare, che la realtà sarebbe stata un po’ diversa.

Angolo autrice: Mi dispiace avervi tediato con un capitolo così lungo, ma a spezzarlo in due settimane avrebbe perso, a parer mio.
Sabato prossimo arriverà il capitolo o l'epilogo finale, dove ho intenzione di focalizzarmi su tutti i personaggi, anche quelli che - poveracci - ci hanno rimesso le penne.
Il capitolo è in fase di revisione, perchè l'ho scritto e pubblicato di fretta, quindi se ci sono errori segnalate pure!
Bene, cosa ne pensate, arrivati a questo punto?

Fatemi sapere!
P.s. il Banner è un mio disegno, fatto apposta per l'occasione ^^"

A sabato prossimo!

 

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Capitolo 9
*** Chapter 8 ***


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Capitolo 8

Natsu aprì gli occhi e si perse un momento a guardare le stelle. Infiniti puntini bianchi ondeggiavano sopra la sua testa aspettando con ansia l’alba per lasciare il posto a teneri raggi di sole.
Poi, lentamente, la sua coscienza emerse e cominciò a sentire voci che esclamavano “E’ vivo!”, “Ha aperto gli occhi”, “Natsu è vivo”.
Natsu spostò lo sguardo alla sua destra e vide Lucy tra le braccia di Hibiki che la stringeva a sé con gli occhi lucidi: il capo le ciondolava all’indietro e i capelli le erano scivolati via dalla fronte scoprendo gli occhi chiusi dove ancora traboccavano lacrime. Le labbra socchiuse lasciavano che profondi respiri uscissero fuori.
Natsu ricordò tutto in un momento, sentì la sua vecchia energia scorrergli nelle vene e in un attimo fu in piedi nonostante la testa gli girasse, pronto ad aiutare la ragazza. Colse da terra una chiave d’argento spezzata che era scivolata via dal mazzo di Lucy, riuscì a scorgere appena il simbolo di un drago prima che l’oggetto divenisse polvere tra le sue mani.
Era vivo per miracolo e quella chiave - che doveva senz'altro rappresentare il legame che aveva avuto con lei- lo dimostrava. Eppure qualcosa non andava: quel ragazzo di Blue Pegasus stava stringendo la sua Lucy addormentata.
La sua Lucy addormentata, proprio come l’aveva stretta lui tante volte prima di lasciarsi andare ai sogni.
Si chinò davanti al mago e passò le mani sotto la schiena e le ginocchia della sua amica, sollevandola. Quando sentì il suo respiro sul collo, finalmente si tranquillizzò.
Natsu si voltò verso i suoi compagni della gilda e cercò con lo sguardo Erza e Gerard.
«Sono in debito con te.» esclamò sorridendogli nonostante la stanchezza, quel mago gli aveva appena salvato la vita e il minimo che potesse fare era ringraziarlo.
Dopo pochi attimi Warren e Bisca arrivarono con un calesse magico, pronti a riportarli alla gilda ancora a pezzi.
 
***
Mirajane
Mira aprì lentamente la porta di casa Strauss aspettandosi di trovare Evergreen sul divano a leggere ed Elfman a consumare il tappeto nell’attesa che sua sorella tornasse.
Invece no, l’alba stava per sorgere e l’unica ad aspettarla era Lisanna seduta al tavolo con una tazza di tè caldo.
«Mira-nee!» urlò appena la vide, subito le saltò addosso stringendola tra le braccia.
«Dove sono tutti?» chiese l’altra in evidente stato di agitazione.
«Ever ha avuto un attacco di panico e le sono venute le contrazioni.» ammise l’altra ad occhi bassi e trattenendo un sorriso.
«Cosa? Cosa è successo? Dobbiamo correre all’ospedale!» Mirajane sentì il cuore e a mille e stava già pensando a come arrivare da suo fratello.
«Mira?» la chiamò Lisanna.
«Sì?».
«Sei diventata zia qualche minuto fa».
 
***
Wendy
«Ahh! Ora sì che mi sento meglio! Quella sostanza puzzolente era insopportabile.» esclamò la ragazza con un sorriso pacato mentre si tamponava i capelli con un asciugamano. Diede un’occhiata alle prime luci dell’alba che inondavano la cucina.
Romeo era rimasto seduto sul divano di casa Fullbuster e non faceva altro che torturare le frange della sciarpa che teneva al collo. Charle era seduta sul tavolo basso di fronte e aveva tutta l’aria di chi gli aveva appena fatto una ramanzina.
«Ehi, che succede qui? Lluvia si è svegliata e ha dato di matto?» chiese avvicinandosi ai suoi amici con aria divertita.
«No. E’ strano che non si sia svegliata, meglio che vada a controllare di presenza, aspettatemi qui.» disse Charle scendendo dal mobile e lasciandoli da soli nella cucina rivolgendo un sorrisetto malizioso a tutti e due. Wendy continuava a tamponarsi i capelli bagnati.
Romeo si alzò dal divano in silenzio e le si avvicinò da dietro mettendole le mani sulla testa. Wendy emise un gemito di sorpresa ma non si mosse, si limitò solo ad arrossire.
«Prenderai un raffreddore.» si giustificò l’altro asciugandole i capelli usando il calore del suo fuoco.
Quando Wendy si voltò per ringraziarlo, fu avvolta dalle braccia calde di Romeo.
Rimasero lunghi istanti avvolti in quel tenero abbraccio, poi lui le baciò la fronte seppur ancora imbarazzato da quella gentilezza che le aveva rivolto.
«Mi hai fatto spaventare tantissimo, Wendy Marvel, non azzardarti mai più a buttarti così tra le fauci del nemico».
 
***
Gerard ed Erza
Gerard si infilò il suo vecchio mantello nero senza però alzare il cappuccio, non lo faceva più da tempo in sua presenza. Sapeva che Erza detestava non poterlo vedere in faccia.
«Tutto quel nero ti conferisce un’aria troppo cupa, Gerard!» si lamentò lei mentre si infilava la giacca scura e la abbottonava sotto il seno. Le luci dell’alba erano ormai alte ed entravano prepotenti dentro la grande stanza.
«In realtà la mia aria misteriosa ti intriga, Scarlett. Ammettilo!» la punzecchiò lui mentre le sue guance si coloravano di rosso, si sforzava di non dar manforte alla timidezza e a quell’angoscia che ancora non riusciva del tutto a tenere a bada quando Erza gli stava davanti. Così bella e fiera.
«Mi intrighi anche se ti vesti di altri colori, Fernandez!» esclamò l’altra con un sorriso malizioso mentre si tirava su le ultime ciocche per poter fare un’elaborata acconciatura.
Il ragazzo continuava a guardarla con sguardo rapito, avrebbe tanto voluto dirle quello che provava davvero in qualche modo, ma proprio non trovava le parole.
Gerard le si parò davanti e si avvicinò al suo viso come se volesse baciarla, d’istinto Erza indietreggiò lasciando ricadere i capelli scarlatti sulla schiena e inciampando per poi finire  sul letto dietro di sé. Gerard le fu addosso e mal celando un sorriso la baciò a fior di labbra.
***
Gajeel e Levi
«Sicura che i marmocchi staranno bene con loro?» chiese Gajeel mentre stringeva la cravatta scura al collo. Levy si stava truccando leggermente e di tanto in tanto distoglieva lo sguardo dallo specchio per sorridere ai suoi bambini dentro il box con i giochini.
«Ma sicuro! Lily ed Happy sono stati così gentili a proporsi per tenerli a bada.» esclamò la ragazza passandosi del rossetto chiaro sulle labbra.
Gajeel diede una rapida occhiata ai due gatti che erano seduti accanto ai bambini e li stavano facendo giocare con le loro code.
«Lily, Happy, se trovo i bambini che puzzano di pesce o di kiwi vedrò di appendervi sullo stendibiancheria.» minacciò Gajeel guardandoli di sottecchi mentre poggiava una mantella scura sulle spalle di sua moglie.
Levy sorrise l’ultima volta ai piccoli gemelli prima di uscire di casa. Il cielo era ormai terso dai raggi del sole.
«Guarda Gajeel, l’ennesimo giorno splendente dopo che una strage simile ha spezzato così tante vite innocenti. Per poco potevamo esserci noi e i nostri bambini».
Gajeel le prese il volto tra le mani scoprendole gli occhi lucidi di preoccupazione e d’amore.
«Finchè ci sarò io al tuo fianco, non devi temere nemmeno per un momento. Verrò a cercarti ovunque tu sia, e anche se tutto sembrerà perduto avrai i tuoi amici accanto, proprio come Lucy ti ha protetta nonostante sapesse che poteva morire».
«Gajeel…».
 
***
Gray e Lluvia
«Sicuro di volerlo fare?».
Gray alzò gli occhi a quella domanda e guardò il viso della ragazza accanto a sé. Lluvia aveva un elegante completo scuro e gli occhi cerulei risaltavano in mezzo a tutto quel nero.
«Sì, ne sono sicuro.» confermò con voce tremante. Non smise nemmeno un momento di guardare il viso chiaro della sua ragazza, lo aveva perdonato per quel colpo basso che le aveva inflitto facendola addormentare, seppur al suo ritorno l’avesse scoperta a piangere nel sonno.
Il sesto senso della sua Lluvia, non le si poteva nascondere proprio nulla quando si parlava di lui.
«E’ ora di andare, Gray. Non preoccuparti, Lluvia sarà con te per tutto il tempo. Non ti lascerò la mano nemmeno un momento e non piangerò, lo prometto!» gli disse porgendogli la mano con i guanti neri.
Sulle labbra di Gray fiorì appena un sorriso e rifiutò quell’invito velato.
«Piccola bugiarda.» la articolò poggiando un braccio sulle sue spalle e camminando senza smettere di stringerla nemmeno un momento.
Nel grande cimitero pullulava una folla infinita di persone, Gray li guardò uno ad uno sperando di non sentire quelle parole tombali rimbombare nella sua mente.
«Che le anime di questi maghi possano riposare in pace: Erik detto Cobra». La campana della chiesa rintoccò una sola volta.
Kinana abbassò il capo con un fazzoletto premuto sulle labbra, respirava a stento mentre alcuni ragazzi della gilda le stavano accanto.
«Baccus Groh». Un rintocco della campana.
«Rufus Lohr». Altro rintocco.
«Lyon Bastia». L’ultimo rintocco che Gray riuscì a sentire.
Lluvia cominciò a piangere stringendosi al suo petto, si sforzò di non singhiozzare ma inevitabilmente il cielo cominciò a incupirsi e subito prese a piovere.
Furono davvero poche le persone che rimasero davanti quelle tombe scure.
Gray creò un ombrello di ghiaccio e restò lì a capo chino in onore di tutti i maghi come lui che però avevano perso la vita.
Lyon era come un fratello, sarebbe stato difficile accettare che anche lui, come Ur, se n’era andato senza lasciare traccia. Ma sapeva che il suo ricordo sarebbe rimasto per sempre nel suo cuore e in quello della sua amata Lluvia che troppe lacrime avrebbe ancora versato per il suo amico perduto.
 
***
Natsu e Lucy
Lucy si svegliò con il rumore della pioggia che picchiava sul vetro. Si mosse lentamente sentendosi avvolta dalle lenzuola e da un inusuale peso addosso.
Sollevò le palpebre e per poco non urlò dallo spavento: Natsu era a cavalcioni sopra di lei con un vestito funebre e con gli occhi sgranati che la fissavano ad un palmo dal naso.
«Cosa diamine stai facendo?» esclamò tirandosi su a sedere e poggiando la schiena sulla spalliera del letto.
«Mi assicuravo che respirassi!» la risposta di Natsu suonava ovvia, come se qualunque essere umano si accertasse che gli altri respirassero.
Palese.
«Hai dormito per tantissimo tempo, pensavo non ti svegliassi più.» piagnucolò lui senza spostarsi.
«Natsu, mi stai schiacciando!» Lucy lo spinse di lato facendolo scivolare dalla sua parte del letto. Natsu continuò a guardarla anche da sdraiato e non riuscì a reprimere un sorriso davanti l’espressione sorpresa che poco a poco si affacciava sul viso dell’altra.
«Stai bene.» constatò Lucy passandogli una mano sulla guancia. In cuor suo sapeva che Gerard aveva un enorme potenziale magico e che non aveva nulla da temere, non dopo tutto quello che aveva già messo in gioco.
«Sì, Lucy, sto bene, ma non ti ho ancora perdonato per quello che hai fatto.» le fece notare il mago serio in viso. La ragazza avrebbe tanto voluto vedere quel cipiglio infantile che lo coglieva quando era risentito solo per scherzo.
Invece no, era stato ferito nel profondo, e lo aveva ferito lei con i suoi sentimenti che per poco non avevano mandato entrambi all’altro mondo.
«Natsu, credimi non avrei voluto ricorrere a tanto ma-» fu interrotta dal suo amico che l’aveva nuovamente presa per le spalle, proprio come la sera prima.
«Lucy, avrei fatto lo stesso, solo… promettimi che non lo farai mai più».
La ragazza rimase a fissarlo con le labbra schiuse, era tremendamente bello nonostante centinaia di graffi gli ricolmassero il viso e il collo.
Alcuni avrebbero lasciato brutte cicatrici.
Si limitò ad abbassare gli occhi.
«Natsu, tu adesso sei parte di me. Lasciandoti morire non farei altro che spegnermi anche io. E’ questo che mi chiedi di fare, di lasciarmi morire e rinunciare a te, come se potessi davvero sopravvivere».
Stavolta fu Natsu a lasciarsi cogliere dalla sorpresa. Lucy non potè evitare di stringerlo in un tenero abbraccio affondando la testa su quella sciarpa bianca che aveva il potere di farla sentire a casa.
Natsu abbassò il viso poggiandolo su quella cascata di capelli biondi.
«Lucy, anche tu provi questa sensazione strana quando stiamo insieme? Pensavo fosse solo un istinto da Dragon Slayer.» le disse mettendole una mano sui capelli. La sentì annuire dalla sua spalla.
«Anche io sento il profumo della tua pelle, Natsu.» gli sussurrò invitandolo sotto le coperte. Furono pochi attimi, poi Natsu le rapì le labbra scoprendo quanto quella novità lo accendesse. Sentiva un bisogno fin troppo forte di proteggerla da tutto, di stringerla tra le braccia e di esplorare il suo corpo.
Avrebbe dovuto imparare a prendersi cura anche di sé stesso, almeno per evitare che anche lei finisse per farsi male.
«E’ stato strano sentire la tua magia scorrermi nelle vene, Lucy.» le sussurrò mentre si toglieva la cravatta e la giacca elegante.
«Anche se solo per due giorni, siamo stati davvero una cosa sola, Natsu».
Quelle furono le ultime parole che si scambiarono. Lasciarono ogni paura fuori da quelle coperte, adesso sentivano entrambi un’energia del tutto nuova che in parte proveniva proprio da quella piccola cicatrice che entrambi avrebbero portato per sempre sul polso sinistro.
Erano ricolmi di una fiducia mai sentita prima, un sentimento del tutto nuovo che - almeno Natsu - continuava  a sostenere che non potesse appartenere agli uomini, ma che fosse parte di qualcosa di più elevato e nobile, come i draghi.
Si stupì quando constatò che anche Lucy provava lo stesso, pur non essendo una Dragon Slayer, ma non riuscì mai a capire facesse.
D’altronde, si rispondeva, era semplicemente Lucy e con lei era possibile perfino far resuscitare i maghi e zittire il Re degli Spiriti Stellari.
Sorrise contro le sue labbra mentre la stringeva, senza vestiti, contro di sé. Sentiva la sua pelle morbida contro le dita e si chiese ancora - un’ultima volta - come aveva fatto a resistere a tutto ciò.
Quando finirono di baciarsi non aveva ancora smesso di piovere, ma la luce del sole aveva lasciato il posto alle tenebre.

Angolo autrice: Credevo che l'aggiornamento del 29 sarebbe saltato perchè questa settimana non ho scritto nulla perchè è stato un Natale terribile, invece mi sono dedicata questa sera e ho scritto tutto quello che avevo in mente. Non sono per nulla orgogliosa del finale, ci ho rimuginato su per davvero tante settimane ma sono sicura solo dell'happy ending, non di tutto il resto.
Inevitabilmente questa storia è cominciata e finita tra le lenzuola del letto di Lucy, come tutte le mie storie su di loro. E' qualcosa che mi viene istintivo e non posso farci nulla.
Questa è l'ultima storia del 2018.
Sono scomparsa per un anno da Efp, avevo smesso di scrivere fanfiction perchè sentivo che nessun personaggio potesse appartenermi come mi sono appartenuti Heji e Kazuha o Diana e Will.
Invece sono usciti loro per caso, da una fanart trovata su instagram dove si parlava di E.N.D. ho cominciato a guardare Fairy Tail e credo mi abbia salvato.
Mi ha salvato da quegli attacchi d'ansia che mi stavano mangiando il cervello, mi ha fatto compagnia durante i primi giorni di università quando tra i viaggi lunghissimi e la mia asocialità mi sentivo sola. Mi ha fatto commuovere ed è riuscito a farmi tornare su Efp e a scrivere fanfiction.
Mi ha fatto sognare, eh. Mica poco.
Quindi un grazie immenso va a Mashima, un grazie va a Lucy e Natsu per avermi ispirata così tanto, un grazie va al gruppo del Giardino di Efp e a tutti i recensori e i lettori che mi spingono, giorno dopo giorno, a trovare il tempo per dedicarmi a me stessa e alle mie storie.
Chissà, magari un giorno saranno utili a qualcuno che si vuole perdere da queste righe. Faranno qualcosa di buono e potrò sentirmi soddisfatta.
Ma non oggi.
Caro 2018, sei stato un anno ricco di cambiamenti e di sfide, difficilmente potrò dimenticarti. Ti ho cominciato in una terra che non era mia e ti concludo con il libro di anatomia a destra e i miei quaderni di scrittura a sinistra.
Caro 2019, vedi di farmi lottare -sì- ma anche per farmi vedere dei risultati. Anche perchè la vita vera mica la posso riscrivere!

_SkyDream vi augura buon anno!_

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