Sangue, Sudore e Chanel n°5

di Angel TR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Registrazione n°1 ***
Capitolo 2: *** Videoregistrazione n°2 ***
Capitolo 3: *** Videoregistrazione n°3 ***
Capitolo 4: *** Videoregistrazione n°4 e Interrogatorio di Feng Wei ***
Capitolo 5: *** Ricerca di Asuka Kazama ed Emilie Rochefort ***
Capitolo 6: *** Ottavi di Finale ***
Capitolo 7: *** Quarti di Finale ***
Capitolo 8: *** Interrogatorio di Ling Xiaoyu ***
Capitolo 9: *** Risoluzione del caso ***



Capitolo 1
*** Registrazione n°1 ***


Animo guerriero — traccia #1
Raccontatemi di combattenti e tutto il loro sangue, sudore e lacrime versati. Cavalieri, arcieri, gladiatori, soldati, ninja, ronin, hwarang, vichinghi, maghi... qualsiasi figura che possa rientrare nella categoria.
Nickname: Angel Texas Ranger
Fandom: Tekken
Traccia 1
Titolo: Sangue, Sudore e Chanel n°5
Genere: Generale

Premi assegnati: (*---* grazie mille, molang*----*)
🌞 “L'ultimo tramonto”, per aver portato a termine la traccia #1 e...
🌸 “Indomita regina” assegnato a Emilie Rochefort (in arte Lili xD) come personaggio femminile meglio caratterizzato, appassionante e travolgente. (*-*)

내 피 땀 눈물
내 마지막 춤을
다 가져가 가
내 피 땀 눈물
내 차가운 숨을
다 가져가 가
내 피 땀 눈물
~
My blood, sweat and tears
My last dance
Take it away
My blood, sweat and tears
My cold breath
Take it away
My blood, sweat and tears
BTS - Blood, Sweat and Tears


Registrazione n°1, Fase a Gironi.


Avvertenze: quella che segue è la trascrizione di una registrazione, ritrovata in un beauty case di Dior, di due partecipanti al Sesto Torneo del Pugno D’Acciaio.
Maneggiare con cura.
Ogni dettaglio potrebbe essere utile per il ritrovamento di Jin Kazama, scomparso proprio durante l’evento e ricercato per crimini contro l’umanità. Vi ricordo che ogni partecipante è un possibile indiziato data la presenza di un movente plausibile praticamente per tutti – il sottoscritto escluso, per ovvie ragioni.
Le annotazioni in corsivo sono opera mia, vi faciliteranno la comprensione.
Buon lavoro e non esitate a chiamarmi!
Agente Lei Wulong


(Si ode una voce femminile, probabilmente appartenente a Emilie Rochefort, quasi diciassette anni. )

Ehilà? Questo bizzarro aggeggio antico funziona? Prova prova, un, deux, trois.
Uhm, ça marche, très bien!
Salve, se avete trovato questa registrazione significa che siamo passate alla prossima fase e che quindi il nostro piano – da me ideato, chiaramente – sta funzionando. Certamente vi starete chiedendo a chi appartenga questa voce soave dal conturbante accento monegasco. Sì, conturbante, ho detto bene. Stai zitta, tu!
Ehm, ovviamente non ce l’ho con voi ma con la mia collaboratrice che è davvero insopportabile. Ora vi spiegherò come siamo arrivate a questo punto.
C’era una volta una splendida principessa dai fluenti capelli color del grano e dagli occhioni azzurri sottolineati da folte ciglia nere…

(Si aggiunge un’altra voce femminile, ancora non identificata. «Solo perché abbondi con il mascara, Oca Bionda.»
«Come osi, teppistella?! Guarda che, quando toccherà a te essere descritta nella mia autobiografia “Memorie della Vincitrice più Bella dell’Iron Fist”, ti pentirai di avermi interrotta.»
L’altra sbuffa.
«E va bene.»)

Dicevamo… folte ciglia nere. Mascara Doll Lashes Lancôme: compratelo, consiglio di Lili. Codesta meravigliosa principessa possedeva numerose doti, tra le quali una spiccata propensione per la lotta… Asuka, non ridere, lo sai che ho ragione. Il mio stile è sicuramente più aggraziato del tuo… ma quale tramandato da generazione in generazione! Significa solo che combatti come una vecchia.
(Rumori di baruffa)
Uff, rieccomi. Come può essere che una dolce principessa combatta?, vi chiederete voi. Ebbene, vi racconterò la storia della principessa pre-Torneo.

(In lontananza si sente la stessa voce femminile che ora sappiamo appartenere ad Asuka Kazama, cugina del ricercato. Da tenere sott’occhio. «Ti sei spoilerata, Lili.»
«E che fa? La mia storia è avvincente lo stesso!» La ragazza sembra stizzita.)

La mia storia è parecchio avvincente, vi conviene ascoltarmi! Magari preparatevi una buona tazza di tè caldo.
Torniamo a noi.
Un bel giorno – o un brutto giorno, dovrei dire – la principessa uscì dal suo castello per una passeggiata quando, improvvisamente, dei loschi individui spuntarono dal nulla e la rapirono. La buttarono malamente in macchina e si avviarono.
(La voce s’incupisce.) Ma avevano fatto i conti senza l’oste, come si dice a Montecarlo.
Una calma glaciale s’impadronì della principessa, donandole un controllo del proprio corpo mai sperimentato prima. Ella lottò e in poco tempo si liberò dei farabutti.
Tornò a casa ma ormai la sua vita era cambiata.
Ogni notte, indossava una maschera e partecipava agli incontri organizzati per i vicoli bui e malfamati di Montecarlo; ogni notte, riportava una vittoria schiacciante.

(«Lili, vieni al dunque. Mi sto annoiando.»)

Scusate, la mia partner non collabora. Comunque.
Una notte, di ritorno da un combattimento, la principessa scorse il padre piangere sommessamente nel suo studio (la voce trema.) e scoprì che i cattivi volevano condurlo sul lastrico per appropriarsi del castello e dell’azienda di famiglia.
Scoprì anche che i cattivi avevano un nome: Mishima. Fu così che decise di partecipare al famoso Torneo del Pugno di Ferro, precisamente alla quinta edizione.
La principessa vinceva e vinceva finché non incontrò una rozza camionista… ehi! Perché la gomitata? Sì, sì, ti avevo promesso di descriverti bene ed è proprio quello che sto facendo, ammesso e non concesso che tu mi lasci finire!
Una rozza camionista giapponese dal buffo taglio di capelli palesemente eseguito da Edward Mani di Forbice che contornava un viso gra-grazioso e un fisico statua… volevo dire, mascolino.
Questa fanciulla sconfisse la principessa.
Colpo di scena, miei cari ascoltatori. Non disperate, però, perché non è finita qui! La real pulzella giurò vendetta e, quando arrivò il momento, si iscrisse alla Sesta edizione del Torneo, ovvero la corrente.
Ovviamente quello non era l’unico motivo. Vi starete chiedendo che fine abbiano fatto i Mishima anche se credo che lo sappiate già. Jin Kazama è l’attuale proprietario della Mishima Zaibatsu, quell’orribile delinquente!
Appena la principessa si rese conto che la fanciulla che l’aveva buttata fuori dalla competizione era sua cugina… apriti cielo! Voleva farla a pezzi solo per ferire Kazama. E invece, altro colpo di scena, gentili ascoltatori! La fanciulla, il cui nome non riveleremo per ragioni di privacy…

(«Lo hai già fatto, Oca Bionda.»)

Ehm… sì, giusto. Riprendiamo. Questo coso non ha la funzione ‘Cancella’? Ah, inutile tecnologia del secolo scorso.
Okay, la fanciulla, il cui nome era Asuka Kazama, si rivelò essere una nemica di Jin Kazama e sapete cosa si dice del nemico del proprio nemico, no?
Calci e pugni tra le due sono serviti solo a procurare uno squarcio nel jeans da battaglia preferito della principessa, un Levi’s bianco che evidenzia le sue gambe slanciate. Asuka, non ridere, tu sei solo invidiosa delle mie gambe sottili.
La principessa e Asuka stabilirono una tregua e decisero che si sarebbero aiutate a vicenda, magari con qualche trucchetto un po’ sleale ma che importa!
C’era ben altro in gioco.
Con il mondo alle porte della Terza Guerra Mondiale, le due donzelle accolsero il peso delle responsabilità sulle spalle e scelsero la via del coraggio.
(Asuka ride.)
Preparatevi, ascoltatori, perché vi stupirò! Sarebbero state loro a sconfiggere Jin Kazama e a riportare la pace e l’armonia nel mondo. Sarebbero state loro a… Oh. Hai sentito, Asuka? Stanno annunciando i prossimi gironi. Andiamo!


La registrazione s’interrompe così. Sono fiducioso che, appena ci recheremo alla tappa dei gironi nominati da Emilie Rochefort, troveremo un altro indizio utile. Voi continuate a segnalare i passaggi che più vi appaiono sospetti.
Grazie per la collaborazione.
Agente Lei Wulong



Note Autrice
La faccio sempre tragica con la scelta delle canzoni. Non potevo non piazzarvi questa, sorry not sorry, è stata la traccia a chiedermelo, sta proprio scritto! Eh, insomma u. U
Ora. La Challenge a cui partecipa questa ‘cosa’ è assolutamente splendida e incredibilmente tra i fandom accettati figurava Tekken! Potevo mai rifiutarmi (anche se la mia ispirazione si aggira attorno allo 0)? Ma certo che no! Quindi eccomi. Avrei voluto che fosse una raccolta, avrebbe avuto più senso, ma poi non sarebbe stata una vera sfida: di raccolte ne ho a bizzeffe. Insomma, non so cosa diventerà ma voi abbiate fede.
Baci, Angel

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Capitolo 2
*** Videoregistrazione n°2 ***


Videoregistrazione n°2, Fase a Gironi.


Avvertenze: questa è la trascrizione della prima di due videoregistrazioni, ritrovate in una pochette Louis Vuitton, appartenenti a Emilie Rochefort e Asuka Kazama, due partecipanti alla sesta edizione del Torneo del Pugno D’Acciaio. Sembra proprio essere il continuo della registrazione precedente.
Maneggiare con cautela. Vi invito a recarvi nel mio ufficio qualora aveste bisogno del video originale.
P.s. Ottimo lavoro, colleghi! Meglio di quanto potessimo sperare.
Agente Lei Wulong


Lili Rochefort avvicinò un occhio contornato dalla matita rosa alla lucina rossa a intermittenza. L’iride azzurra si spostava curiosamente, scrutando l’oggetto.
Finalmente, si allontanò, raddrizzando la schiena, e sul viso le si dipinse un’espressione gioiosamente confusa. Il suo sguardo si affilò e sulla fronte le comparve una piccola ruga di concentrazione, come se stesse cercando di risolvere un grande mistero.

«Asuka, continui a sorprendermi con questi articoli da collezionista nostalgico. Questo esattamente cosa fa? Trasmette la mia voce ai posteri?» chiese, morbosamente affascinata.

Asuka Kazama le rifilò una poderosa gomitata da karateka. «No, Finta Bionda, trasmette la tua faccia ai posteri» la corresse, un ghigno a sollevarle un angolo della bocca.

Gli occhi di Lili si illuminarono. «Posteri fortunati. Allora ci serviremo di questo simpatico aggeggio per riprendere le stranezze del Torneo. Par example, potremmo seguire quel bel pugile biondo che ieri mi osservava rapito… » si fermò per ammiccare in direzione di Asuka, la quale sembrò essere stata colpita da un attacco di tosse.

«Certo, come no. Io avevo l’impressione che lo stessi terrorizzando con le tue smorfie da femme fatale fallita» ipotizzò lei mentre i colpi di tosse si trasformarono in risatine. Lili le scoccò un’occhiataccia, il viso che virava verso una terribile tonalità di fucsia, prima di borbottare tra sé e sé.

La brunetta fu la prima a riprendersi. Batté i pugni e assestò una pacca sulla schiena della partner. «È ora di aggiornare la storia della “principessa”» affermò, mimando le virgolette con le dita.
Puntò gli occhi scuri sul videoregistratore e si schiarì la gola. Lili l’osservò attentamente poi, probabilmente ricordandosi di essere ripresa, distolse velocemente lo sguardo con aria colpevole. «Bene! Siamo giunte finalmente alla seconda fase a gironi. Di Jin Kazama nemmeno l’ombra. Pare che non siamo le uniche a volergli fare il culo a strisce ma non mi stupisce più di tanto. Il gruppo di combattenti inizia a sfoltirsi: ieri un tipo enorme sul quale non avrei scommesso una lira ha eliminato un ragazzo che prometteva bene. È passata anche la brasiliana scollacciata» elencò Asuka. A quelle parole, Lili iniziò a mordicchiare nervosamente una pellicina. «E in più il coreano rosso. Quello odia Jin con tutto sé stesso, glielo leggo negli occhi.»

Lili smise di torturare la pellicina per sollevare gli occhi azzurri, stranamente maliziosi, su Asuka e sghignazzare. «Non lo odia, credimi.»

La brunetta inarcò le sopracciglia con aria stizzita. «Scherzi, Finta Bionda? Lo sanno tutti che quei due sono rivali giurati» ribatté, la voce che si alzava di un’ottava, ma Lili scosse la testa bionda, sicura del fatto suo.

«Non sono nemici giurati più di quanto lo siamo io e te» tagliò corto, raddrizzando le spalle. Dalla bocca spalancata per lo shock di Asuka non uscì che un flebile guaito, il che sembrò rallegrare la bionda, ora tutta sorrisi raggianti.

«Sei una pessima narratrice, Asuka, ma ti lascio continuare perché sono generosa e magnanima» trillò, strizzando un occhio verso il videoregistratore. L’amica roteò gli occhi, palesemente avvilita. Lili Rochefort risucchierebbe persino la pazienza di un santo e Asuka certamente non lo era.

«Oggi si sosterrà l’ultimo incontro della penultima fase a gironi quindi ci dirigiamo verso il cimitero. Qualcuno» lanciò un’occhiataccia a Lili che, con un piede infilato in uno stivale bianco e uno avvolto in un calzino di seta, agitò graziosamente la mano slanciata. «pensa che sia “suggestivo” e “affascinante”. Io lo trovo abbastanza inquietante, se proprio volete saperlo.» Asuka afferrò il videoregistratore, pronta a partire. «Lili è una pappamolla» rivelò, a metà tra lo sconsolato e il divertito.

«Ho finito, ho finito!» si affrettò a dire la diretta interessata tra mille sbuffi. «Non si può mettere pausa? Riprendiamo appena arriviamo al cimitero» suggerì e, per la prima volta in quella giornata, Asuka accettò senza discutere una proposta della bionda: schiacciò subito il tasto ‘Pausa’ e si mise in marcia.

15 minuti dopo

«Certo che potevano mettere un servizio limousine. Guarda i miei stivali: tutti rovinati dal fango!» si lamentò Lili, sollevando i piedi il più possibile, come se potesse misteriosamente evitare di calpestare il misto di fango ed erba.
Davanti a lei, Asuka Kazama avanzava come un soldatino, senza mai inciampare o proferire parola. Il cardigan le scivolò da una spalla e Lili allungò una mano per sistemarlo. «Non sopporto la sciatteria» si giustificò.

Gli occhi scuri di Asuka si ridussero a due fessure. «Non perdi occasione per mettermi le mani addosso. Hai gravi carenze affettive» sentenziò e un forte rossore si diffuse sulle sue guance.
Lili arrestò la propria marcia con un urlo indignato, pronta per una sfuriata con i fiocchi; peccato che venne letteralmente buttata per l’aria da una potente spallata. «Mon Dieu!» strepitò, offesa. «Chi ha osato colpirmi in quel modo!?»

Al suo fianco, Asuka Kazama sembrava altrettanto confusa. «Quella ragazza ha tutta l’aria di voler prendere a pugni qualcuno» commentò, accennando con il capo il corpo slanciato avvolto da un elegante qipao arancione della combattente. Poi, sbalordendo tutti – persino sé stessa – posò una mano sulla spalla di Lili. «Non te la prendere, non l’ha fatto apposta» cercò di calmarla.
Lili incrociò le braccia al petto e alzò il mento, altezzosa. Una bambina che chiedeva attenzioni. Peccato che Asuka conoscesse bene quel gioco: potenzialmente, grazie alla pratica, sapeva giocare anche meglio di lei. Così, la ignorò bellamente e si affrettò a prendere posto – o meglio, a occupare due seggiole di plastica in mezzo al verde.
Se stringeva gli occhi, poteva scorgere la sagoma delle lapidi sulla collina in lontananza. Un brivido le scivolò lungo la spina dorsale. Che posto fatiscente.
Lili si accomodò al suo fianco, piegando regalmente le gambe da un lato. «Ricordami perché devo assistere all’incontro di quella cafona» cinguettò, premurandosi di usare un tono chiaro e alto per farsi sentire dalla partecipante.

Asuka non poté trattenere un ghigno. «Perché questa cafona è una studentessa del politecnico Mishima» le sussurrò all’orecchio.

Lili scattò sulla sedia, l’eccitazione si esibiva in un can can nei suoi occhi azzurri. «Allora è lei! È lei la groupie di Kazama di cui parlavano il pugile biondo e il coreano!» esclamò vittoriosa, battendo una mano sul manico della sedia. Qualche spettatore le lanciò un’occhiataccia.

Asuka fece tanto d’occhi. «Lili, sei una pettegola da dieci e lode» la rimproverò.

«Intanto ho ottenuto un’ottima informazione che ci tornerà utilissima» replicò lei soddisfatta, scostandosi i lunghi capelli biondi con un colpo secco della mano, in un gesto di pura alterigia. Poi si sporse dalla sedia, un’espressione famelica sul viso da bambolina che rivelava il fuoco da lottatrice che le bruciava dentro. «Spero la facciano a pezzi.» sibilò.


Ho interrotto qui la trascrizione poiché abbiamo trovato anche un secondo file che riprende il combattimento tra la presunta sostenitrice di Jin Kazama e un ignoto.
Vi invito a venire nel mio ufficio per segnalare le vostre impressioni, soprattutto se avete qualche sospetto riguardo a chi possa essere questa “groupie” – perdonatemi il termine.
Tenere a mente che Emilie Rochefort potrebbe essere un’investigatrice provetta.
Grazie per la collaborazione,
Agente Lei Wulong



Angolo Autrice: ma chi sarà mai la fan di Jin? XD ho deciso di dividere i capitoli perché risultava troppo lungo. Voi continuate ad avere fede xD
Baci, Angel

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Capitolo 3
*** Videoregistrazione n°3 ***


Videoregistrazione n°3, Fase a Gironi.


Il tempo iniziò a peggiorare.
Banchi di nuvole grandi e scure coprirono l’azzurro del cielo e un vento secco iniziò a soffiare abbastanza forte da scompigliare i capelli della ragazza ferma nella radura.
Nei suoi occhi a mandorla balenò uno sprazzo di determinazione così forte che Asuka si irrigidì sulla sedia, a disagio. Solitamente apprezzava un buon combattimento, a maggior ragione se figurava una ragazza per la quale tifare, ma questa volta sentiva di essere la spettatrice di qualcosa che andava al di là di una semplice lotta per passare al prossimo turno.
Non essere sciocca, Asuka.
Per calmarsi, si prese il suo tempo per osservare la ragazza. Era minuta ma atletica, con dei bei lineamenti dolci, e folti capelli lisci e neri trattenuti da due grossi elastici.
Chiunque l’avrebbe sottovalutata; chiunque avrebbe commesso un terribile errore.
Stava dritta, le spalle rigide, in attesa del suo avversario, quasi non batteva ciglio.

«Quanto ci vuole? Devo fare la manicure» sbuffò Lili, torcendo il collo per guardarsi intorno.

Asuka sapeva che si stava dando solo delle arie e che non vedeva l’ora che cominciasse l’incontro. Scrutò l’amica con la coda dell’occhio: non avrebbe mai detto che una così avesse la tempra giusta per partecipare al Torneo eppure…
Un mormorio eccitato serpeggiò tra la piccola folla riunitasi per assistere e Asuka si voltò, sicura che fosse arrivato il rivale.

Al suo fianco, Lili batté le mani, entusiasta. «¡Torero, olé!» strillò, guadagnandosi un sopracciglio inarcato da parte di Asuka. «Ho sentito dire che un raid della Mishima Zaibatsu ha ucciso sua sorella mentre stava per sposarsi. Una tragedia» mormorò, avvicinando la testa bionda a quella bruna dell’amica. Poi aggiunse, scandendo bene le parole: «Lui odia Jin Kazama. Peccato che non abbia tecnica»

L’uomo giunse nella radura e squadrò la propria avversaria. Un’espressione confusa gli attraversò il bel viso. «Non picchio le donne» spiegò.

Lili roteò gli occhi. «Spagnoli!» commentò, come se quella singola parola chiarisse tutto.

«Sono Miguel» si presentò lui all’avversaria. «Mi dispiace ma devo passare assolutamente il turno. Posso offrirti un po’ di sangría dopo» si giustificò, allargando le braccia.
Aka, ti prenderò anche a legnate, se serve, pensò Asuka. Il suo sguardo si posò sulla ragazza che non aveva proferito parola. Si limitava a fissare l’uomo. Era una professionista, capì Asuka, e da tale agì. Assunse la sua posizione e rispose: «Ni hao, Miguel. Anch’io devo passare».

L’incontro cominciò.

Come aveva detto Lili poco prima, Miguel non aveva tecnica; in cambio, però, era decisamente determinato e i suoi colpi erano potenti e imprevedibili. Riuscì a sferrare un montante sotto il delicato mento della ragazza, sollevandola completamente da terra.
Un “Oooh!” si levò dalla folla di spettatori, ancora più forte quando lei trasformò il suo volo in un aggraziato flick, atterrando con le gambe distese e le braccia sollevate, in una posizione che Asuka riconobbe subito.

«È “Baguazhan” cinese!» esclamò, picchiando una mano sulla coscia di Lili.

Le gote della bionda si chiazzarono di rosso ed emise un risolino sciocco, di quelli che facevano scattare il pugno di Asuka. «Uh uh» cinguettò. «E la tua mano sulla mia coscia che mossa è?» chiese, maliziosa.

Asuka spostò velocemente la mano, imbarazzata suo malgrado. «La mossa del ‘Taci e guarda’.»

Le gambe dello spagnolo erano ancora forti e ancorate al suolo ma le rughe che ora gli segnavano la fronte tradivano la sua stanchezza. Strinse le labbra. Era cosciente del fatto che gli restava una manciata di minuti prima di crollare sotto i colpi rapidi della rivale.

«È quando la fatica bussa alla porta che apre il più esperto» commentò Lili, sardonica.

Asuka non poté fare a meno di annuire, nonostante le dispiacesse molto più per l’uomo che per la ragazza. Lui lottava per vendicare sua sorella: un sentimento che lei poteva comprendere perfettamente.
Mentre l’altra? Per cosa combatteva? Un’infatuazione giovanile per l’idea che si era creata di Jin Kazama? Asuka scosse la testa. Persino Lili aveva un motivo più valido di quella.
Anche lo spagnolo sembrava pensarla esattamente come lei. Negli occhi di un marrone liquido brillò un lampo di pura furia: non contava chi lo stesse battendo – una ragazzina con la metà dei suoi anni – ma per cosa. Non poteva permettersi la resa, non avrebbe avuto altre occasioni per avvicinarsi a Jin Kazama e ottenere l’agognata vendetta.
Quando la gamba magra e tonica della cinese si abbatté sulla sua spalla, mandandolo al tappeto, quel lampo negli occhi scoppiò in una vera e propria tempesta e Miguel caricò l’avversaria lanciando un urlo rabbioso. Lei fu colta alla sprovvista: non avrebbe mai immaginato di essere travolta da quel cocktail esplosivo di dolore mischiato alla rabbia.

Il braccio muscoloso e abbronzato di Miguel trovò il suo collo pallido e strinse.

La folla trattenne il fiato.

Asuka era sulle spine: lasciò addirittura che Lili le stringesse la mano per la paura. «Mon Dieu, non la ucciderà mica?» chiese con un filo di voce tremante.

Il volto della ragazza diventò cianotico. Annaspava pesantemente per una boccata di ossigeno e le sue mani artigliavano il braccio in un tentativo disperato di allentare quella morsa di ferro.

Lili seppellì il viso nell’incavo tra la spalla e il collo di Asuka che mormorò incredula: «Hanno rimosso le guardie di sicurezza»

Quando tutto sembrò essere finito, con un urlo, Miguel lasciò andare la ragazza, gli occhi sbarrati ora pieni di rimorso. «Io non sono come te, Jin Kazama. Non uccido» dichiarò tra i denti.

La folla sospirò di sollievo.

La cinese crollò sull’erba, il petto che si alzava e abbassava a un ritmo incontrollato per respirare quanta più aria fosse possibile.
Prima che Asuka potesse intervenire in suo aiuto, Miguel si avvicinò e s’inginocchiò al suo fianco, la testa riccia e bruna vicinissima a quella liscia e mora della ragazza. Quello che le sussurrò all’orecchio rimase un segreto tra loro due.
Poi, l’uomo l’aiutò a rimettersi in piedi e la folla applaudì. In tempi di guerra, i gesti di umanità sono sempre estremamente apprezzati.

Gli occhi a mandorla di lei si ancorarono a quelli scuri di lui.
Ancora una volta, Asuka si sentì a disagio. Quello che poteva succedere durante il Torneo…
La ragazza disse: «Puoi chiamarmi Xiao» e Miguel le scompigliò i capelli in un gesto fraterno.

«Adoro questi momenti!» fece Lili, agitando una mano davanti al viso come per scacciare le lacrime – Asuka sospettava fossero finte ma non disse nulla.

«Kami, che ansia. Abbiamo appena assistito a un’alleanza o mi sbaglio? Ehi, tu non odiavi la tizia?» chiese, assestando delle pacche gentili sulla schiena della bionda.

Lei liquidò la faccenda con un colpo della mano. «Non è poi così male. È determinata, come me.» poi, rendendosi conto di aver elargito un complimento eccessivo, si affrettò ad aggiungere: «Ovviamente i miei capelli sono più belli. Su, andiamo a controllare cosa ci aspetta all’ultima fase dei gironi.»


La terza videoregistrazione s’interrompe così. Vi consiglio caldamente di venire nel mio ufficio per assistere all’originale.
Intanto abbiamo due nomi da segnare: Xiao (ovvero Ling Xiaoyu, quasi diciannove anni, cresciuta con Heihachi Mishima) e Miguel Caballero Rojo (attorno alla trentina, spagnolo). Per ora sono i due principali indiziati.
Ancora una volta, accompagnerò i volontari che si offriranno per andare alla prossima tappa indicata da Emilie Rochefort e Asuka Kazama per scovare un altro nastro – sperando che esista.
Aspetto le vostre osservazioni,
Agente Lei Wulong


Angolo Autrice:... In attesa di ispirazioni... Se il blocco sussiste, chiamare il numero verde...
P. S. Lo so che Xiao parla giapponese ma almeno un 'ciao' nella sua lingua madre lo saprà dire, no?

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Capitolo 4
*** Videoregistrazione n°4 e Interrogatorio di Feng Wei ***


Videoregistrazione n°4, Ultima Fase a Gironi


Avvertenze: per ottenere questo importante pezzo del puzzle, ho dovuto trattenere uno degli indiziati, un partecipante al Torneo di nome Feng Wei, età stimata attorno ai trenta, precedentemente accusato di svariate aggressioni in alcuni dojo cinesi. Il sospettato ha agito in modo strano, come se si aspettasse l’intervento della polizia e non ha opposto resistenza. È sembrato sorpreso quando gli ho riferito che era stato denunciato dai proprietari dei dojo, come se credesse che il motivo del mio arrivo fosse un altro.
Da tenere sott’occhio. Ricordatemi di interrogarlo in seguito. Non andate voi: è un individuo pericoloso.
Agente Lei Wulong


«Asuka, a me il capellone cinese non piace per niente» commentò Lili diffidente, seguendo l’amica con lo sguardo.
Asuka scoprì i denti in un ghigno esultante. «Nemmeno a me. Finalmente gliela farò pagare.»
Lili sembrava preoccupata. «Non sarei così spavalda se fossi in te. Baderò io a lui.»
Asuka si voltò di scatto. «Cosa?! Stanne fuori, Bionda» urlò.
Davanti a quella reazione, Lili scrollò le spalle. «Mi ringrazierai, camionista» si lusingò, sbattendo le lunghe ciglia bionde, un angolo delle labbra sollevato in un ghignetto soddisfatto.
Asuka si limitò a sbuffare per manifestare il proprio dissenso. «Tu pensa ai tuoi problemi» bofonchiò.
La bionda ridacchiò. «Steve Fox? Ho intenzione di conoscere il mio avversario» fece maliziosa, sbattendo le lunghe ciglia e inarcando le sopracciglia. Poi sollevò il mento altezzosamente. «Gironzola sempre con l’amichetto del cuore di Kazama.»
Finalmente Asuka si sedette al suo fianco sul letto con un balzo, facendo cigolare le molle. «Cos’hai intenzione di fare? Guarda che ti becchi una denuncia per molestie, Oca» l’avvisò ma un angolo delle sue labbra si stava alzando. I neuroni della bionda si mandavano KO a vicenda: era sempre uno spasso scoprire cosa nasceva da quegli scontri.
Lili si voltò con uno scatto e i lunghi capelli biondi frustarono il viso di Asuka che sputacchiò. «Ho un piano» rivelò la bionda con fare conspiratorio, nemmeno fosse l’agente 007. Una luce pericolosa danzava nei suoi occhi azzurri delineati dalla matita rosa. Asuka si batté una mano sulla fronte per tutta risposta. Lili a volte non si rendeva conto che le persone non pendevano dalle sue labbra, in febbricitante attesa di un suo comando e questo significava una sola cosa: guai. Solitamente, era proprio lei ad apparare le situazioni: ”Che ci volete fare, è straniera, è occidentale, sapete come sono… “ era il suo cavallo di battaglia preferito.

Non solo è straniera, è pure scema. Una combinazione fatale, pensò Asuka Kazama, osservando la schiena flessuosa di Lili scivolare verso la porta del pugile, il videoregistratore infilato nella blusa. Come se Fox non se ne accorgesse! Ma poi, perché si era fissata con quello?
Sporse leggermente la testa per vedere il pallido pugno di Lili bussare. La testa bionda – lo stesso biondo platino di Lili – di Steve Fox fece capolino dall’uscio e un sopracciglio curato s’inarcò alla vista della ragazza.
Quanto può essere pettegolo un ragazzo che va dall’estetista?, si chiese Asuka, mordendosi un labbro. Il suo sguardo passò dalla figura atletica del pugile, che ora si poggiava allo stipite della porta, a Lili, dritta come un fuso sui suoi tacchetti bianchi.
«Kami» mormorò Asuka, guardandoli. «Sono identici! Nessuno capirà mai chi abbia vinto tra i due» si fermò, mentre un’idea folle prendeva forma nella sua testa. L’immagine di Lili travestita da Steve Fox la fece scoppiare a ridere e dovette nascondersi per non essere scoperta. Kami, i capelli biondi acconciati da una buona leccata di mucca! Troppo spassoso!
Il suo sorriso si spense subito quando Lili scomparve dietro la porta di legno. «Che i Kami salvino Steve Fox» mormorò.


Interrogatorio di Feng Wei, agente Lei Wulong.

Lei Wulong ridusse gli occhi a due fessure. «È la prima volta che si blocca...» commentò. Assestò un leggero colpo con la mano al televisore grigio e quadrato, lo schermo nero come se non fosse sintonizzato adeguatamente. «Non può essere finita qui, è troppo breve. Ci dev’essere un quinto filmato da qualche parte» aggiunse, pensieroso. Ignorò completamente il sospettato che, seduto alla scrivania del detective, seguiva ogni suo movimento con quegli occhi neri a mandorla come quelli delle iene quando, sghignazzando avidamente, pregustano un pasto abbondante.
Finalmente, Lei Wulong si voltò a fronteggiare l’indiziato, delle rughe a solcargli la fronte aggrottata. «Signor Feng, lei mi nasconde qualcosa» accusò, piazzandosi le mani sui fianchi. Feng Wei si limitò a sostenere lo sguardo indagatore del detective. «Rinfreschiamoci la memoria: Emilie Rochefort doveva battersi contro Steve Fox e va a parlare con lui per ottenere informazioni riguardo a Jin Kazama. Asuka Kazama doveva battersi con lei, signor Feng. La signorina Rochefort mostrava forte diffidenza nei suoi confronti, era piuttosto preoccupata per la sua amica. Perché, signor Feng? Manca inoltre il video della discussione tra Steve Fox ed Emilie Rochefort. Ah, dimenticavo, manca la solita custodia dove le due partecipanti lasciavano le registrazioni con le indicazioni per trovare i video restanti. Qualcosa mi dice che lei sa dov’è il biglietto.» per un attimo, commise il grosso errore di dare la schiena a Feng Wei e si perse la luce predatoria che balenò nei suoi occhi.
Wulong posò le mani sulla scrivania, sporgendosi in avanti per incontrare gli occhi inespressivi del lottatore. «Allora?» incitò, inarcando un sopracciglio scuro. La lunga coda di cavallo gli scivolò da una spalla muscolosa.
A Feng Wei quasi scappò un ghigno.
Condividevano la stessa nazionalità, per cui rispettava il detective, ma sapeva che non avrebbe avuto scampo se avesse deciso di ingaggiare un combattimento. Feng Wei era un maestro; Lei Wulong un poliziotto con una buona conoscenza delle arti marziali.
Lo avrebbe semplicemente polverizzato.
«Non saprei dirle, agente» rispose serenamente.
A Lei non piacque quella risposta. «Mi sembra di capire che Asuka Kazama avesse un conto in sospeso con lei, signor Feng» incalzò.
Feng scrollò le spalle possenti. «Io non ho conti in sospeso, agente.»
Un brivido scese lungo la spina dorsale di Lei Wulong. Dove diavolo aveva lasciato la pistola? Era sicuro di averla riposta nella fondina: perché era vuota? «Dov’è Asuka Kazama, Feng Wei?» chiese lentamente, mentre un orribile sospetto iniziava a stringergli il cuore in petto.
Un sorriso sinistro piegò lentamente le labbra sottili del cinese. «Ottima domanda, agente.»
Lei Wulong restò immobile a fissarlo mentre processava quelle parole; poi, un colpo alla porta. «Agente Wulong? Abbiamo recuperato un possibile indizio. Credo che voglia vederlo» informò una voce.
Il detective si ricompose. «Lasciatelo nel mio ufficio. Grazie» rispose dopo un momento. Quale che fosse il documento, quell’interrogatorio si era rivelato irrimandabile. Si sistemò il nodo della cravatta. «Mi dica dove si trova Asuka Kazama, adesso» intimò. Aveva avuto a che fare con i peggiori farabutti di Hong Kong… allora perché doveva controllare il tremito nella propria voce quando si rivolgeva a Feng Wei? Cosa c’era di così terribile in quell’uomo da fargli sorgere l’urgenza di scappare a gambe levate da quella stanza?
Ancora una volta, Feng Wei si limitò a sostenere il suo sguardo con quegli occhi scuri da iena. «Non saprei, agente.»
Il poliziotto si trattenne dal portarsi una mano alla fronte che minacciava di scoppiare. «Cambiamo domanda: dov’è Emilie Rochefort?»
Di nuovo, quel ghigno sinistro che lasciava intravedere l’abisso nell’anima di Feng Wei. «Immagino insieme alla sua “amica”» commentò.
Wulong giocherellò nervosamente con le sue lunghe ciocche scure. «Com’è entrato in possesso di questo oggetto?» chiese, cercando una breccia nella corazza del combattente.
«Onorevolmente» fu la sua criptica replica. Alzò il mento, in un gesto di alterigia che Lei Wulong aveva visto compiere da Lili milioni di volte; eppure, mentre Lili sembrava semplicemente una ragazza un filo arrogante intenta a nascondere la sua vulnerabilità, Feng Wei lo sfidava a giudicarlo.
Ecco la mia breccia. L’onore, esultò Wulong, badando bene che non trapelasse dai suoi occhi.
«Lei mi parla di onore, signor Feng, eppure non vuole dirmi come ha sconfitto Asuka Kazama» insinuò. Era chiaro che l’aveva battuta: ora restava da scoprire che fine avesse fatto.
Uno spasmo attraversò il viso di Feng. «L’ho sconfitta, semplicemente, eliminandola dal Torneo» rivelò.
Eliminandola definitivamente? «Dove si è tenuto l’incontro?» incalzò l’agente. Improvvisamente, la temperatura in quella stanza asettica, composta da tinte grigie e fredde che creavano disagio nei sospettati, calò di botto, facendo drizzare i peli sulle braccia dell’uomo. Non mi piace dove sta andando a finire quest’interrogatorio. Feng Wei è convinto di non aver fatto nulla di male. Per questo, è un individuo doppiamente pericoloso.
«Nel Teatro Noh» affermò l’indiziato, il tono fermo.
Lei Wulong premette sul ricevitore e comunicò: «Mandate una squadra al teatro»
Feng Wei scosse la testa nera lentamente. «Non troverete niente» avvisò ma Lei Wulong si era già gettato la giacca sulle spalle e si avviava verso la porta.
Si girò per scoccargli un’occhiata con aria di sfida: sapeva bene che questo avrebbe stuzzicato l’uomo. «Lo vedremo, Feng» ribatté, sbattendo la porta alle sue spalle.
«Una perdita di tempo, agente Lei Wulong» commentò Feng Wei a bassa voce, sorseggiando il bicchiere d’acqua seduto alla scrivania, come se fosse a casa sua.


Angolo autrice: Feng è uno di quei personaggi che non mi è mai andato a genio e mai mi andrà. È un montato. Mi fa paura quasi quanto Dragunov lol Intanto cosa si saranno mai detti Lili e Steve? Che fine avrà fatto Asuka? Cosa sarà quel documento? Perché Asuka vuole per forza prenderle da Feng? P. S. Avete notato che ho scritto a volte 'Wulong' invece di 'Lei'. È perché i nomi cinesi prevedono prima il cognome e poi il nome. Mi sembrava giusto usare anche il nome per conferire una certa familiarità al personaggio mentre per Feng Wei ho usato sempre o il cognome o nome e cognome insieme. Che buffo. Le cose che apprendi guardando i drama dell' "Estremo Oriente" (perdonatemi l'espressione eurocentrica) xD

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Capitolo 5
*** Ricerca di Asuka Kazama ed Emilie Rochefort ***


Ricerca di Asuka Kazama ed Emilie Rochefort, squadra di agenti capitanata da Lei Wulong

Il poliziotto Lei Wulong uscì di gran carriera dalla stanza dove aveva interrogato Feng Wei, non riuscendo a trattenere un sospiro di sollievo: era lieto di non avere più davanti agli occhi la faccia spigolosa e cattiva di quell’individuo.
Stava per avviarsi verso la sua macchina per dirigersi al teatro quando una recluta lo bloccò. «Agente, ha visionato la pagina che le ho lasciato sulla scrivania? È davvero importante» iniziò, strofinandosi nervosamente le mani sudate. Voleva fare bella impressione, pensò Lei. Anche lui, appena assunto, era così: ansioso di fare strike per impressionare i suoi superiori; poi aveva cominciato a realizzare che erano i civili bisognosi di aiuto che doveva impressionare.
«No, mi spiace. Ero molto impegnato nell’interrogatorio di Feng Wei. Credo che sia coinvolto in qualche modo...» rispose Lei, continuando a camminare. La recluta gli trotterellava affianco come un cagnolino.
«La pagina è scritta da Emilie Rochefort e parla proprio di Feng Wei» disse tutto d’un fiato, mentre delle chiazze rosse si formavano sulle sue guance.
Lei Wulong si fermò di scatto e si voltò, gli occhi a mandorla spalancati. «Cosa!?» sbottò.
L’altro annuì velocemente con il capo, felice come una pasqua. Wulong gli posò una mano sulla spalla. «L’hai trovato tu, agente Hamasaki?»
L’agente Hamasaki annuì ancora, questa volta lievemente imbarazzato. Chissà se l’avevano mai chiamato con quel titolo. «Sì, agente.»
Lei Wulong gli concesse un sorriso fiero. «Complimenti vivi. Come hai fatto?» gli chiese, sinceramente incuriosito.
L’agente si strofinò le mani, il volto completamente fucsia. «Ho… ho seguito i suoi consigli, agente Lei Wulong, ho seguito le tracce della sospettata o vittima, insomma, della signorina Rochefort» borbottò, distogliendo gli occhi da Lei.
Lei Wulong si accigliò. «E quali sarebbero?»
«Gocce di Chanel n°5. Portavano fino alla pagina che ne era intrisa» rispose in un filo di voce l’agente Hamasaki, improvvisamente interessato al pavimento.
«Gocce di Chanel n°5» ripeté Lei Wulong, annuendo come se fosse tutto molto ovvio. Posò una mano sulla spalla del ragazzo e gli rivolse un bel sorriso. «Ottimo fiuto, agente Hamasaki. Vado subito a leggerla» si complimentò, prima di tornare indietro verso il suo studio. Sapeva che aveva poco tempo: la squadra sarebbe partita di lì a breve alla ricerca delle due ragazze.

Attenzione! Fermati a leggere, tu!
Sono la favolosa Lili e in questo momento la mia partner in crime Asuka non c’è: è impegnata ad allenarsi.
Sincera? A me quel Feng Wei non va proprio a genio. Sembra un uomo senza scrupoli, un farabutto, un malintenzionato. Altro che Guerriero maestro cinese! Quello lì la fa fuori ad Asuka.
Ora mi direte che sto esagerando ma sappiate che non è così. Anni fa, Feng Wei mandò il padre di Asuka all’ospedale e sono ormai due Tornei che lei cerca vendetta. L’anno scorso le è andata bene perché ha incontrato me prima del capellone (a proposito, ma perché questi del Torneo non vanno da un buon parrucchiere? Ma avete visto i Mishima? Che gel usano? Il cemento?) ma questa volta si è messa in testa che può batterlo.
Signori miei, ascoltatemi quando vi dico che non ne è in grado, accecata com’è dalla rabbia. E poi, Asuka è una brava ragazza; Feng Wei ucciderebbe il suo stesso padre se l’ostacolasse…
Vi starete chiedendo dove voglio andare a parare. Già vi vedo trepidanti sulla punta della sedia “Divina Lili, come hai risolto la situazione?”. Ebbene… ho avuto una delle mie geniali idee.
Sono andata in direzione e ho esordito così: “Gli ascolti balzerebbero se introdurreste degli incontri a coppie: renderebbe il tutto doppiamente interessante.”
“Ma come hai fatto, Lili? Sei una maga?”, vi starete chiedendo. Cari lettori, io sono irresistibile… e contro Feng Wei, io e Asuka combatteremo insieme. Come? Chi è il partner di Belli Capelli? Ma Steve Fox ovviamente…
Se qualcosa va storto, sapete chi contattare.
Vi spruzzo un po’ di Chanel n°5 così la vostra vita profumerà di lusso,
Votre Lili

Lei Wulong alzò lo sguardo dalla lettera. «Steve Fox, eh? Pugile biondo inglese… perché mi suona familiare?»
Strofinò le dita sulla lettera e inarcò un sopracciglio quando si accorse che vi erano altre pagine allegate. Gli angoli della sua bocca si piegarono. «Non male per uno nuovo» commentò, leggendo la nota scritta di pugno dall’agente Hamasaki. “Ho allegato le foto di Steve Fox. Magari potranno tornare utili.”
La foto mostrava un bel ragazzo biondo dagli occhi azzurri, sulla ventina, in tenuta da pugile. Fu come se fosse sbucato dalla carta e gli avesse sferrato un pugno in pieno volto perché, improvvisamente, la sua memoria gli ripropose violentemente dei frammenti di un inseguimento: aveva quasi acciuffato Nina Williams e invece… Steve Fox gliel'avevo impedito, buttando all'aria sforzi e ricerche di anni.
«E perché mai questo tipo avrà accettato di collaborare con due ragazzine? È forse qualche riflusso da gentiluomo vittoriano?» si domandò Wulong.
Domanda ancora più importante: come mettersi in contatto con lui? Collaborerà con la giustizia o ancora una volta interferirà?
La porta del suo studio si aprì di scatto. «Agente Lei, siamo pronti, aspettiamo solo lei» disse un poliziotto dall'aria severa, sulla soglia.
Lei Wulong annuì e si alzò.

Teatro Noh

La torcia illuminò le maschere Noh che sembrarono prendersi gioco degli agenti. «Qui non c'è nulla» urlò qualcuno dal lato opposto del teatro.
Lei Wulong scrutò le assi polverose di legno, premendovi la punta dello stivale nella speranza che si sollevassero, rivelando un indizio, un qualsiasi cosa. «Lili? Asuka Kazama?» chiamò ancora una volta ma la sua voce cadde nel silenzio deprimente dei passi dei poliziotti.
”Ho seguito le tracce della vittima, agente” aveva detto la recluta. Possibile mai che stesse usando i sensi sbagliati? Wulong chiuse gli occhi e lasciò che fosse il fiuto a guidarlo, sentendosi un po’ sciocco al pensiero di voler riconoscere le note del profumo Chanel n°5 in un posto fatiscente come quello.
Inspirò profondamente.
Inarcò le sopracciglia.
Inspirò ancora ma tutto ciò che punse le sue narici fu odore di stantio e polvere. Starnutì violentemente e sbatté la fronte contro una maschera Noh che scivolò lungo il muro.
«Accidenti» inveì, chinandosi per raccoglierla. Ma, quando allungò le braccia per sistemarla, si accorse che il grosso chiodo dove era appesa la maschera era in realtà una maniglia. Il brivido, quello che provava ogni volta che era a un passo da una svolta nell'indagine, scivolò lungo la sua schiena. Lei Wulong tirò piano ed, effettivamente, una piccola porticina di legno si spalancò, rivelando un astuccio brillantinato che sembrò rischiarare l'intero teatro.
«Sono state qui» sussurrò.

Registrazione di Asuka Kazama ed Emilie Rochefort, Teatro Noh, dopo l'ultima fase a gironi.

(Si ode la voce di Lili, ride. )
Il capellone cinese è furioso! Battuto! Da due ragazze!
(Interviene un'altra voce femminile, quella di Asuka Kazama; sembra vagamente irritata.
«Sei stata sleale, Lili. Anzi, siete stati sleali! Siete sicuri di non essere gemelli separati alla nascita?»)
Ah, ma quando mai, Asuka! Ammettilo che sei felice! E, Monsieur Fox, merci beaucoup! Sei un vero gentleman!
(Una voce maschile divertita. «Di nulla. In fondo il mio intento non era certo quello di vincere il Torneo.»)
Nemmeno il nostro, mon cher! Noi vogliamo solo smontare la Mishima Zaibatsu e riprenderci tutto quello che è nostro! Perché ridi, Asuka? Una battuta di una serie televisiva? Non sono certo popolana come te! Io non guardo serie televisive visto che la mia vita è praticamente perfetta… o, almeno, lo era. Comunque.
Miei cari ascoltatori, sappiate che è andato tutto per il meglio ma che, sfortunatamente, il video del combattimento è stato rubato.
Sì, Asuka! Rubato! Ora abbiamo solo il tuo registratore!
... Ma come, sono paranoica!? Ma non hai mai visto “Pretty Little Liars”?
Oh.
Come si cancella questa parte?

Secondo Interrogatorio di Feng Wei.

«Sei bugiardo, Feng Wei, oltre che un farabutto» sussurrò Lei Wulong, sporgendosi verso il viso spigoloso dell’indiziato.
La vena sul collo dell'uomo di tese. «E loro degli sleali! Io avrei vinto, se non fosse stato per l'inganno. E una vittoria con l'inganno è una macchia per l'onore.»
Wulong rise. L'onore! Quel tizio era troppo giovane per capire che l'onore è una creatura strana e, spesso, mostruosa. «Resta il fatto che sei stato eliminato dal Torneo. Dimmi dove posso trovare Steve Fox e ti perdonerò per l’intralcio alla giustizia» propose.
Negli occhi dell'uomo brillò una luce sinistra. «Solo se combatti con me, Lei Wulong» rispose, un ghigno sulle sue labbra sottili. «Sono certo che Steve Fox non avrà mai l'onore di conoscerti.»

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Capitolo 6
*** Ottavi di Finale ***


Ottavi di Finale

«Mi aspettavo di meglio, detective» lo canzonò Feng Wei, la lunga treccia nera ancora ordinata nonostante il feroce combattimento.
La camicia rosa salmone della divisa di Lei Wulong si era attaccata alla schiena a causa del sudore e la fibbia della cintura di pelle premeva scomodamente contro l'addome. Sentiva le scarpe stringergli i piedi doloranti e i pantaloni semi-eleganti gli impedivano di eseguire i suoi agili salti.
Aveva già combattuto contro dei malviventi ma erano perlopiù principianti e sprovveduti, quindi non si era mai trovato in una tale difficoltà.
Si passò il dorso della mano sulla fronte sudata e scosse la testa per scostare i ciuffi di capelli dagli occhi.
Feng Wei merita la sua fama di terrore dei dojo. È dannatamente forte e preciso, colpisce per neutralizzare.
Il suo kenpo, stile di lotta che Wulong aveva studiato, gli appariva condito da mosse e stance che gli erano completamente estranee. Sembra uscito da un maledetto film di Kung Fu Shaolin! Com'è fisicamente possibile?
Sì mise nuovamente in posizione, piantando bene le gambe. «Smettila di giocare, Feng Wei. Hai perso. Se aggredisci un poliziotto, finisci dentro. Dimmi dov'è Steve Fox!»
Feng Wei digrignò i denti, nei suoi occhi neri un flash di pura furia omicida. «Abbiamo un patto, Lei Wulong!»
’Abbiamo’ e non ‘Avevamo’. Questo tipo prende veramente sul serio l'onore!, rifletté vagamente divertito Wulong.
Doveva vincere. Solo così avrebbe ottenuto tutte le informazioni possibili su Steve Fox e su dove si trovasse la registrazione mancante. Feng Wei non avrebbe mai vuotato il sacco solo perché un agente glielo stava chiedendo in nome della legge. Feng Wei era vecchio stampo: credeva alla parola tra due uomini e non risparmiava nessuno.
Avessi quindici anni in meno!
Feng ruotò le braccia in una stance tipica del kenpo e Wulong si irrigidì, pronto a parare l’attacco; si aspettava una palmata, una gomitata, una spallata, un colpo medio, sicuramente.
E invece, Feng Wei inclinò il torace per sferrare un rapido colpo dello scorpione e indietreggiare immediatamente, un angolo delle labbra sollevato. Ha capito che sono disperato e ora si sta divertendo a umiliarmi.
Ancora, stesso movimento rotatorio delle braccia. Lei saltò in avanti e gli assestò due calci ai fianchi scoperti; si accucciò nella posizione della tigre.
«Finalmente mi colpisci, Wulong» sorrise Feng Wei, prima di mettere a cuccia la tigre con una palmata.
Ti ho letto nella mente, Feng Wei, esultò Wulong prima di chiudere il palmo teso dell'uomo nella morsa della tigre e catapultarlo dall'altro lato della sala. «Però, sei magrolino, Feng. Dovresti mettere un po’ di massa» usò la sua stessa tattica: deridere il nemico.
Il cinese si rialzò con un ringhio ma, invece di aggredirlo come aveva immaginato, si ricompose e si acquattò per aspettarlo, simile a una pantera tra le lussureggianti foglie della giungla. Il suo sguardo era focalizzato, determinato, tanto profondo quanto privo di calore.
Wulong gli girò intorno, avvicinandosi sospettosamente; quando fu abbastanza sicuro, si gettò su di lui, volteggiando per colpirlo con un calcio volante che avrebbe colpito proprio la sommità del capo. Risultato? Feng Wei in ginocchio. Ma, proprio nel momento in cui la gamba tesa stava per abbattersi sua testa nera, Feng gli diede la schiena, spostando il piede all'indietro e, avendo caricato il pugno, si girò per piazzarlo proprio sul fianco scoperto di Wulong.
Un dolore lancinante, Wulong crollò rovinosamente a terra, sicuro che il mattino dopo, se ne fosse uscito vivo, avrebbe scoperto un delizioso ematoma multicolore sulla zona danneggiata. «Accidenti» si lamentò.
Le scarpe del cinese si pararono davanti ai suoi occhi stanchi; sollevò lo sguardo per incontrare il suo ghigno soddisfatto. Gli occhi di Feng Wei scintillavano, lasciando trapelare la sicurezza di aver già vinto.
La solita boria giovanile. Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco.
Fulmineo, Wulong roteò su se stesso per sferrare un calcio alle caviglie di Feng Wei, ribaltando le posizioni. Ma lui non perse tempo a esultare: piazzò la pianta del piede sul pomo d’Adamo dell'avversario.
Stremato, dichiarò: «Ho vinto, Feng Wei. Dimmi, mi darai tutte le informazioni su Steve Fox o devo ucciderti?» e, per sottolineare il concetto, esercitò una certa pressione sul suo collo.
Lui chiuse gli occhi. «Mi congratulo con voi, agente Lei Wulong, spero mi concederete un altro incontro quando la mia tecnica sarà migliorata» accettò così la sconfitta.
Lei si lasciò sfuggire un sorriso anche se avrebbe voluto ridergli in faccia. Un altro incontro? Nemmeno se torno giovane. «Certamente. E io ti sono grato per l’occasione che mi hai dato per ammirare il tuo stile. Ora le informazioni» rispose.
Feng Wei si rialzò e si accomodò come se tra quelle quattro mura non fosse mai avvenuto uno scontro micidiale. «Ora vi scrivo il numero di Steve Fox. Lui potrà raccontarvi come sono andate dopo le cose visto che la registrazione è andata distrutta» dichiarò.
«Bene» disse sollevato il poliziotto, afferrando il foglio con il numero di Fox e recandosi verso l'uscita. «Feng Wei…» aggiunse, voltandosi verso l'uomo. «Ti tengo d'occhio» lo avvisò.
Feng Wei sorrise.

Telefonata a Steve Fox

Il telefono squillò un paio di volte prima che una voce maschile ed estremamente piacevole rispondesse. «Pronto, chi parla?»
Lei chiuse gli occhi. Questa non può essere la voce di un complice di un’assassina. «Steve Fox? Sono l'agente Lei Wulong» attese un paio di secondi affinché il ragazzo registrasse l'informazione. «La chiamo per informazioni riguardo a Emilie Rochefort e Asuka Kazama» svelò finalmente.
Per tutto il tempo, Steve non aveva fiatato. Infine disse: «Certo, agente. Cos'hanno combinato quelle due? L'ultima volta che le ho viste, dovevano scontrarsi con Hwoarang e una ragazza cinese»
Di che turno parliamo? E perché nessuno ha ancora nominato Jin Kazama? Ha mai partecipato al Torneo o è rimasto dietro le quinte? E la sua guardia del corpo, l'assassino Nina Williams? Lei nemmeno contava di rintracciarla, era davvero impossibile e, per altro, inutile: non gli avrebbe mai rivelato dov'era il suo capo. E Steve Fox? «Agente Wulong… Lei, agente Lei» si corresse subito. «Temo che sarà una lunga chiacchierata. Mi dispiace non poterla raggiungere ma attualmente sono in Inghilterra…» si giustificò il ragazzo al telefono.
Wulong fu preso in contropiede: non si aspettava una tale collaborazione. È davvero complice di Nina Williams o c'è dell’altro? «Non si preoccupi, signor Fox.»
Steve prese fiato. «Sa che Lili e Asuka hanno battuto Feng Wei, giusto?» chiese.
Humor inglese? Wulong ridacchiò. «Con il suo grandissimo aiuto, signor Fox» lo corresse, suo malgrado divertito. Poté quasi vedere le guance bianche di Steve chiazzarsi di rosso.
«Beh, era una richiesta alla quale non potevo rifiutare. Non mi piacciono i tipi come Feng Wei ed essere appaiato con lui proprio non mi andava a genio. Ho ascoltato la storia di Asuka e sono stato persuaso a dare una mano. I did what was right» sottolineò. Sembrava un paladino della giustizia, difensore dei deboli, come Asuka Kazama e, forse, come Lili. Eppure…
«Sa che Lili e Asuka registravano ogni incontro e le riponevano in determinati luoghi?» indagò.
«No ma non mi stupisco. Sono ragazze furbe e hanno captato l'aria che tirava. Mi creda, agente, si sentiva che doveva succedere qualcosa di oscuro, di malvagio» confessò Steve.
Lei Wulong rifletté. «Va bene. Sa come sono andati gli Ottavi?» si decise a chiedere.
«Sono passate. Hanno buttato fuori una brasiliana e un’americana» rivelò Steve. «Ora non so dirle altro perché sono stato ovviamente costretto a lasciare gli alloggi e tornare in Inghilterra dopo l'eliminazione, a parte il fatto che mi messaggiarono dicendomi che si sarebbero scontrate con Hwoarang» aggiunse.
Hwoarang…
«Il suo amico coreano, rivale di Jin Kazama» ricordò Lei Wulong.
Steve si lasciò sfuggire una risata imbarazzata. «Wow, hanno davvero registrato tutto… Beh, sì, Hwoarang è un amico, non certamente un amico intimo ma una bella compagnia durante il Torneo.»
«Potrebbe per caso fornirmi il suo numero?» tentò Lei, stringendo più forte il telefono, speranzoso.
«Se non ha rotto l'ennesimo telefono, può provare questo… »


Angolo Autrice: riuscirò a unire tutti i pezzi del puzzle, lo giuro…

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Capitolo 7
*** Quarti di Finale ***


Quarti


Registrazione n°6 di Asuka Kazama ed Emilie Rochefort, prima dei Quarti di Finale



(Si ode la voce di Lili, tesa ma speranzosa)

Miei cari ascoltatori, è di nuovo la vostra amatissima dea Lili che parla! Vi racconterò in diretta, o quasi, la sesta edizione del Torneo del Pugno di Ferro! Non siete contenti?

(Asuka Kazama interviene con un secco: «No»Lili sembra ignorarla completamente. )

Asuka, ho i miei dubbi.

(Si sente la voce di Asuka sbuffare incredula. «Tu, dubbi? Chi sei? Cosa ne hai fatto della mia Lili?»)

Mia? Però, mademoiselle, ci andiamo giù pesante! Ahi, perché la gomitata? Cattiva! Parlando di cose serie, sai perché ho i miei dubbi? Perché, guarda tu, dobbiamo combattere contro la groupie di Kazama e lo spasimante di Kazama. Assurdo. Non siamo proprio fortunate. Non vedo come uno dei due rinuncerebbe alle semifinali dove, appunto, li aspetta proprio l'oggetto delle loro fantasie.

(Asuka fa un verso contrariato. )

Non mi guardare così, ci metto la mano sul fuoco che c'è Kazama. Riflettici, Asuká. Jin Kazama ha organizzato il Torneo e, come tutte le edizioni precedenti, l'organizzatore aspetta i partecipanti o in finale o in semifinale. Io ho la terribile sensazione che ci sia qualcosa di molto peggio di Jin Kazama sotto. Non so, più ci spostiamo di città in città e di fase in fase, più avverto una tensione fortissima, una brutta sensazione, come quando uscii di casa e ad aspettarmi c'erano un branco di mascalzoni che mi volevano rapire.
Ti ricordi la brasiliana scollacciata che abbiamo battuto? Ci ha chiesto di rintracciare un certo Eddy, ci ha persino dato una sua foto. Sembrava sul punto di piangere; sono sicura che Kazama l’ha costretto a lavorare per lui! E quell’americana? Ha detto qualcosa su una profezia… sulla fine del mondo…

(«Sono solo sciocchezze! Quel tizio, Eddy, starà lavorando per Jin perché si ficcherà in tasca un bel malloppo e la fine del mondo non arriverà ora perché sicuramente l'universo vuole continuare a farmi soffrire qui insieme a te.»)

Mmmh… non so. Fatto sta che Hwoarang e quella Ling Ling proprio non me la contano giusta. Sarà un match durissimo, contaci. Però… la fortuna vuole che io sono veramente geniale e ho già pensato a un piano…


Telefonata con Hwoarang.


Lei Wulong strinse più forte la cornetta del telefono. Sentiva che quella fase era cruciale per l’indagine. «Qual era questo piano, Hwoarang?»
Il ragazzo al telefono si schiarì la voce. «Che, se avessero perso, avremmo dovuto continuare le registrazioni come avevano fatto loro, anche se avrebbero provato a riprendere lo stesso. Ah, e che dovevamo cercare questo Eddy. Come sa, agente, i partecipanti, una volta eliminati, devono lasciare immediatamente la struttura ma loro sembravano molto determinate» disse. Sembrava si sforzasse per suonare tanto formale, la voce quasi strozzata, come se volesse nascondere qualcosa.
«E? Hanno perso?» chiese Wulong. Il cuore gli batteva forte nel petto.
«No, agente, quell'incontro fu rimandato e io fui diviso da Ling Xiaoyu. Non ho avuto più notizie di Lili e Asuka» rispose Hwoarang.
Un incontro rimandato? Una coppia smistata? Questo mi sta raccontando un mucchio di balle.
La domanda era: perché? Perché mai questo Hwoarang avrebbe dovuto raccontargli delle frottole? Steve Fox non gli era stato d'intralcio, anzi, aveva serenamente collaborato con la giustizia, fornendogli le informazioni necessarie e addirittura il numero di Hwoarang. Improvvisamente, un dubbio lo assalì: e se si fossero messi tutti d'accordo? Se in realtà Lili e Asuka non erano mai passate e loro avevano distrutto tutte le registrazioni? Ma no, Fox le aveva aiutate. Hwoarang allora? Avrebbe buttato i nastri per distruggere le prove di qualche malefatta? Oppure sapevano qualcosa su Jin Kazama che avevano deciso di non riferire alla giustizia? In fondo, avevano tutti ottimi motivi per ucciderlo.
Eppure…
Davvero due ragazzine avevano avuto il fegato di uccidere un giovane ragazzo a sangue freddo, per quanto avesse fatto penare le loro famiglie? Davvero Hwoarang, un ragazzo altrettanto giovane, aveva partecipato a un omicidio oppure sapeva del crimine e stava occultando le prove, in più ostacolando la giustizia? Posso fidarmi di queste persone? Cosa sanno che io non so di così vitale da mentire in modo così spudorato?
Cosa fare? Se avesse insistito, Hwoarang avrebbe negato il tutto o attaccato: in fondo, era in Corea e la legge giapponese poteva poco su di lui, a meno che lui non avesse avuto tutte le prove per incastrarlo e dimostrare che aveva veramente commesso un crimine. Inoltre con i rapporti delicati che intercorrevano tra i due paesi, accusare un coreano sulla base di un futile sospetto sarebbe stato davvero un passo falso. Sarei dovuto restare in Cina, mannaggia a me che vado sempre a mettermi nei guai!
Era chiaro che avrebbe dovuto giocare al suo gioco e fare finta di credergli.
«Capisco, signor Hwoarang. È stato molto gentile. Questa registrazione quindi le è stata fornita da Lili e Asuka?» chiese di nuovo Wulong.
«In realtà l’ho trovata per caso, prima dell'incontro che poi è stato annullato. Agente, credo che Kazama abbia manipolato gli incontri per fare in modo da far arrivare in finale chi volesse lui. È un vero stronzetto… ehm, mi scusi, agente.»
«Mmh, teoria interessante. Cosa glielo fa credere?» insistette. Scoccò un'occhiata all’orologio: era al telefono con Hwoarang da più di mezz'ora e ancora non aveva cavato un ragno dal buco. La registrazione era stata utile, lo ammetteva, ma ora si trovava a un punto morto. Chi era passato alle semifinali? Contro chi?
«Beh, le coppie. Alcune erano mal bilanciate, altre venivano cambiate in continuazione. Insomma, provate a buttare su un ring un lottatore di sumo ritirato che passa il suo tempo a cucinare e una… » fece per dire il coreano ma i pensieri di Wulong erano altrove. Prima di tutto, ripensando alla chiacchierata, Hwoarang aveva nominato una certa Ling Xiaoyu; quel nome gli sembrava familiare.
Ling Xiaoyu…
«Hwoarang, ma Ling Xiaoyu non era stata eliminata da… Miguel?» domandò, interrompendolo.
Il ragazzo restò interdetto. «Veramente non credo visto che è arrivata ai quarti» spiegò.
Lei ticchettò sul telefono. «E di questo Eddy che sai dirmi?»
Poté sentire Hwoarang quasi ringhiare. «Faceva il lavoro sporco per Kazama, in segreto. Nessuno sapeva di lui.»
«Non conosci il suo cognome o qualsiasi altra cosa?» ribatté Wulong, portandosi due dita alla fronte; gli stava per scoppiare. Non aveva ottenuto nulla, solo altre strade, altre persone da chiamare. Dove diavolo erano Lili e Asuka? In fondo, non era passato molto tempo dalla fine del Torneo. Ma era certo che quella fosse stata la vera fine? Gli incontri non erano mai stati trasmessi in televisione, a dispetto di quello che credevano i partecipanti, tutto si era tenuto in segreto “per salvaguardare la privacy dei partecipanti ed evitare di fomentare l'industria delle scommesse illegali”. Tutte stronzate, ovviamente. L'unica privacy da salvaguardare era quella di Kazama e della Mishima Zaibatsu e dei suoi sporchi giochetti.
«So solo che non era di qui. Aveva un accento molto particolare, delle treccine, gli occhiali scuri, la pelle scura e usava uno stile… mi pare si chiamasse “capo”... capo qualcosa» disse Hwoarang.
«Capoeira. Ma non mi serve a nulla.» Lei Wulong sbuffò, improvvisamente stanco. Non stava andando da nessuna parte. «Non ha il numero né di Ling Xiaoyu né di Lili o Asuka?» fece un ultimo tentativo.
«No, agente. Però ho il video dell’altro quarto di finale, Lili ne fece una copia nel timore che si perdesse, lo riteneva fondamentale» aggiunse Hwoarang.
Wulong si riscosse: il video dell’altro quarto di finale? Finalmente, gli sembrò che quella giornata avesse preso il verso giusto. «Glielo faccio spedire?»
Nell’era della tecnologia! Fece un verso di disapprovazione. «Signor Hwoarang, capirà sicuramente che non posso aspettare l’arrivo di un pacco. Non riesce a passarlo per internet?»
«No, agente, il supporto non lo permette. E in più… non ho un computer» rispose, nella voce l'alone dell’imbarazzo.
Wulong batté il piede, spazientito. «Hwoarang, lei possiede uno smartphone, vero?». Ti prego, ti prego…
«Mmh, sì, agente» rispose, sospettoso.
«Ottimo. Faremo una videochiamata dove lei mi mostrerà il video» suggerì Wulong. Non era la migliore delle opzioni ma era sempre meglio di nulla. Doveva guadagnare tempo. Se questo video era così importante come le ragazze ritenevano, allora era necessario che lo vedesse il prima possibile.
«Ma, agente! Così finirò tutti i giga!» protestò Hwoarang.
Wulong roteò gli occhi. «Le farò una bella ricarica, glielo prometto.»


Primo incontro dei Quarti


«Maledizione!» imprecò Anna Williams quando le sue eleganti décolleté finirono in una pozzanghera, schizzando il bel qipao rosso di acqua sporca. L'elicottero dal quale era scesa riprese il suo volo, sollevando i lembi del vestito. Sarebbe stato un bellissimo spettacolo se almeno il suo partner – o chiunque, per dire la verità – l'avesse degnata di uno sguardo.
Ma Kazuya Mishima era troppo impegnato a squadrare l'uomo che avrebbe dovuto chiamare padre da capo a piede per accorgersi di lei o di qualsiasi altra cosa.
«Questo incontro è sprecato come quarto di finale! Quello stupido marmocchio di Jin non ha proprio idea di come si tiene l'audience sulle spine! Dannazione, non ha imparato niente da me!» rise Heihachi Mishima, indicando suo figlio.
Kazuya ghignò. In realtà, entrambi sapevano benissimo qual era il piano di Jin: fare fuori uno dei due.
Perché insieme sarebbero stati invincibili.
«Qual buon vento, Kazuya! Sempre incantevole, Miss Williams» si profuse in complimenti il partner di Heihachi.
Anna sorrise, civettuola; almeno Lee Chaolan riusciva sempre a pronunciare le parole giuste anche se poi pensava tutt'altro. Non era più abituata alle carinerie: il suo boss non aveva tempo per certe cose. Non che le dispiacesse: per quanto fosse affascinante e con quell’allure da bastardo senza cuore che tanto trovava irresistibilmente sexy, in Kazuya Mishima c'era qualcosa di… qualcosa che incrinava i suoi sorrisetto seducenti e la spingeva a scappare dopo aver svolto il suo lavoro.
Lee Chaolan era un egocentrico uomo di affari con un grandissimo carisma, buono solo per quei cinque minuti speciali ma almeno non incuteva terrore.
Anna Williams era troppo persa nei suoi pensieri per accorgersi dell’unico sguardo d'intesa che si erano scambiati i due Mishima.
Lee Chaolan sbarrò gli occhi e represse un’imprecazione: avrebbe dovuto immaginarlo.
Evitò il calcio laterale dritto al suo stomaco che gli voleva piazzare Heihachi Mishima con una capriola e corse senza fiato verso Anna. «Anna! Anna! Attenta a Kazuya!» urlò per sovrastare la pioggia che aveva iniziato a battere sulle loro teste.
La luce dei lampioni elettrici illuminò i capelli argentati di Lee mentre si dirigeva verso Anna. Superò la prima zampetta dell'enorme H gialla, circondata da un cerchio, dipinta sul tetto e si buttò sulla donna per salvarla dal micidiale calcio, identico a quello appena sferrato dal padre, che Kazuya Mishima le vibrò.
«Sei un cafone, Mr Chaolan!» si ribellò Anna, schiaffeggiando una guancia di Lee. Alzò gli occhi per notare i due uomini Mishima mettersi uno a fianco dell’altro; un lampo azzurro rischiarò i loro sorrisi sbilenchi e minacciosi nel buio della notte. «È tutta colpa tua, Nina. A quest'ora me ne stavo a casa di chissà quale riccone a sorseggiare vino…» borbottò la donna tra i denti, appena registrò il significato di quel cambio di lealtà.
«Kazuya! Ho lavorato per te!» gli rinfacciò, cercando di prendere tempo mentre si rialzava. No, non avrebbe nemmeno tentato di portarlo dalla sua parte, era inutile. Anna sapeva che voleva la caduta di suo figlio Jin più di qualsiasi altra cosa al mondo. Tradire una povera stupida la cui vita ruotava intorno alla competizione con la sorella era il nulla.
Scoccò un'occhiata a Lee. Entrambi sapevano che avrebbero perso ma questo non significava che le unghie di Anna non avrebbero lasciato profondi solchi sanguinanti sulle guance dei Mishima.
Kazuya roteò verso Lee Chaolan, un pugno raccolto pronto a essere sferrato; Heihachi si preoccupò di Anna, la quale si inginocchiò appena in tempo per sfuggire a un uppercut. Evidentemente il vecchio se l'aspettava perché sollevò un ginocchio che la colpì sotto il mento, facendola sbattere i denti. Anna urlò inviperita.
«Stupido vecchio!» strillò prima di ficcargli un tacco a spillo nel piede nudo. Si beò nel vederlo torcere il viso in una smorfia di dolore. «Così impari a trattare come si deve una signora!» lo rimbrottò Anna, schiaffeggiandolo ripetutamente. Sollevò lo sguardo, scioccamente e vanitosamente, per incontrare l'approvazione di Lee Chaolan ma vide solo l'uomo in seria difficoltà contro Kazuya Mishima.
«Lee!» lo avvisò, prima di afferrare Heihachi per le spalle e lanciarlo verso il figlio. Si lasciò andare ad una risata soddisfatta. Beh, non stava andando poi così tanto male, visto, Nina?
I due uomini si scontrarono e Lee ne approfittò per sferrare un calcio con un'elegante piroetta e un urlo di rabbia repressa. Due piccioni con una fava.
«Ottimo lavoro, Miss Williams» si complimentò, strizzando un occhio verso di lei.
«Neanche lei è tanto male, Mr Chaolan» ridacchiò civettuola Anna, ondeggiando i fianchi mentre prendeva posizione affianco al suo nuovo partner. Scommettevano entrambi che Jin Kazama doveva essere furioso per quel cambio di coppie. Lui voleva i Mishima fuori dalla competizione e non sarebbero stati certamente Anna e Lee a buttarli fuori.
«Li faremo arrivare alle semifinali malconci» affermò, conficcandosi le lunghe unghie smaltate di rosso nei palmi.
Lee scosse la testa. «Anna, non ti ricordavo così timorosa. Chi ti dice che non li batteremo? Dopo offro io la migliore bottiglia di vino rosso che ho in cantina» propose, solleticando la vanità dell’irlandese.
Lei lo ripagò con un sorrisetto.
Un sorrisetto che si spense subito non appena notarono le scariche elettriche che avevano preso a circondare i corpi di Kazuya e Heihachi Mishima, abbracciandoli come fossero due divinità della lotta. Si misero in posizione e Anna e Lee li imitarono.
Heihachi si avvicinò, chinandosi e avanzando velocemente. «Attenta alla Wave Dash» le consigliò Lee, dedicandosi a Kazuya. Anna indietreggiò ma Heihachi continuava ad avanzare rapidamente quindi decise di attaccare. Sferrò due calci con la punta delle décolleté che furono immediatamente parati; si ritrovò gambe all'aria e ricevette un uppercut che centrò il centro della sua schiena. Boccheggiò.
Lee non se la stava cavando meglio ma conosceva bene lo stile di Kazuya per cui riusciva quantomeno a parare o evitare i colpi.
Fin quando i due Mishima, senza nemmeno guardarsi, decisero di unire le forze e combattere combinando le mosse.
Heihachi roteò, la gamba ben tesa per far inciampare Anna, e menò un pugno con il braccio steso verso l’altro per lanciarla il più in alto possibile; Kazuya, sfruttando lo slancio che gli diede il padre, saltò e vibrò un potente tobi geri.
Anna sbatté malamente sul pavimento, un rivolo di sangue le colava dalla bocca e il rossetto rosso era ormai sbavato. Almeno però non si era spezzata le unghie, pensò, cercando Lee con lo sguardo. Non rovinategli quel bel faccino, si ritrovò a pregare Anna, quando i Mishima lo circondarono, simili a squali attorno a una preda succulenta che perde sangue.


Lei Wulong si passò una mano sul viso. «Terribile» commentò.
«Eh già.» rispose Hwoarang, una nota rabbiosa nella voce. Finalmente, comparve nello schermo per spegnere la tv. Capelli rossi, abiti da motociclista ribelle. Lei Wulong sbarrò gli occhi. «Ma io ti conosco! Hai infranto almeno tredici leggi stradali durante il Torneo qui in Giappone!» urlò, balzando in piedi.
Il ragazzo si voltò, colto di sorpresa, il viso che tradiva la colpevolezza. «No, agente, si sbaglia, era un mio sosia» disse. «Ora devo andare, sono finiti i giga, non si dimentichi la ricarica!» aggiunse, in una raffica di parole, prima di staccare il telefono in faccia al poliziotto .
«Ma guarda un po’ tu questi giovani di oggi…» commentò Lei Wulong, continuando a osservare lo schermo nero del computer.
E ora? Kazuya ed Heihachi? Come rintracciarli? Erano individui meschini, Wulong li conosceva bene. E restava la questione di Ling Xiaoyu e di Eddy.
Wulong seppellì il viso tra le mani. Avrebbe avuto un mucchio di lavoro da fare.


Angolo Autrice : carne al fuocooo

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Capitolo 8
*** Interrogatorio di Ling Xiaoyu ***


{Partecipa alla Challenge "Sfida delle Parole Quasi Intraducibili" indetta da Soly Dea su EFP
Agastopia: osservare e apprezzare una particolare zona del corpo dell’altro.}


Interrogatorio di Ling Xiaoyu


Rinchiudere una ragazzina poco più che maggiorenne in una stanza fredda e buia per sottoporla a un interrogatorio non era esattamente la scelta più adeguata né il modo che Lei Wulong reputava migliore per ottenere informazioni. La lunga coda scura era attaccata alla camicia rosa zuppa di sudore freddo per il nervosismo e non seguiva nemmeno più i suoi movimenti mentre si dirigeva verso la stanza, fogli e prove alla mano.
Non posso permettermi di perdere tempo, tentava di giustificarsi, per calmare la sua coscienza sporca. Se Ling Xiaoyu tiene a Jin Kazama tanto come dicono, allora mi rivelerà cosa diavolo è successo durante gli ultimi incontri del Torneo.
Si fermò per tirare un lungo sospiro: dalla vetrata, poteva osservare il sospettato senza essere osservato a sua volta.
Per la prima volta, non gli piacque quello che vide.
Una ragazza cinese estremamente giovane, i capelli neri tirati in due code alte, con indosso la divisa scolastica, era seduta di fronte al tavolino cosparso di fazzoletti. Proprio in quel momento, ne accartocciò uno dopo averlo tamponato sul naso e lo scaraventò, arrabbiata. Aveva già capito per quale motivo era stata convocata; d'altronde, quale altra ragione avrebbe potuto esserci per chiamare una studentessa?
Forza, Wulong, non lasciare che le emozioni ti distraggano. Usa il tuo fiuto. Se agisce così, è perché sa qualcosa. Posò la mano sulla maniglia e, preparandosi mentalmente, spinse la porta per fare il suo ingresso.
«Ling Xiaoyu?» chiese, nonostante conoscesse la risposta.
Lei alzò gli occhi e la determinazione che vi lesse lo colpì. Ho commesso un incredibile errore nel sottovalutarla. Avrà pure poco più di diciotto anni ma è stata cresciuta da Heihachi Mishima e Wang Jinrei. È una guerriera esperta. Ed è infatuata. «Sono proprio io. Se lo sa, perché me lo chiede?» attaccò.
Il detective prese posto di fronte a lei. «È la procedura. Lei sa benissimo che bisogna rispettare le regole» iniziò, calmo, cercando di ancorare i suoi occhi a quelli scuri e fieri della ragazza. Doveva portarla dalla sua parte. Doveva convincerla che stava sbagliando a nascondere Jin Kazama ma non perché la giustizia pretendeva il suo prezzo, bensì perché il ragazzo avrebbe potuto ferirsi o peggio.
Ling Xiaoyu roteò gli occhi.
Lei Wulong si preparò a una lunga giornata.
«Com’è arrivata alle semifinali se Miguel Rojo l’ha battuta ai gironi?» chiese.
Lei strinse i pugni. Buon segno. «Abbiamo fatto un patto. È una brava persona» rispose.
«Hwoarang mi ha detto che avreste dovuto scontrarvi con Lili e Asuka Kazama» incalzò Wulong.
Il viso della ragazza si trasformò: una girandola di emozioni accartocciarono il suo viso mentre le mani stringevano convulsamente un fazzoletto. Non se lo aspettava. Credeva che Hwoarang non avrebbe parlato e, per questo, deve metabolizzare il tradimento. Di bene in meglio.
«Ha anche detto che un certo Eddy, uno che faceva il lavoro sporco per Jin Kazama, si è classificato. Inoltre mi ha mostrato un video registrato da Lili e Asuka Kazama che mostra Kazuya ed Heihachi Mishima battere Anna Williams e Lee Chaolan, dopo essersi schierati contro i loro stessi partner» aggiunse, bombardandola di informazioni. Attese, fissandola bene. Non gli piaceva quel gioco ma, se voleva batterla, doveva misurare bene ogni mossa.
Ling Xiaoyu sembrava sul punto di scoppiare. Era sobbalzata al nome di Jin Kazama. Lei avrebbe saputo gestire meglio la situazione se fosse stata la prima a essere chiamata e, invece… Hwoarang l'aveva messa in un bel pasticcio. Aveva rivelato troppo. E ora ogni indizio puntava proprio verso di lei.
«Chi ha vinto il Torneo, Ling Xiaoyu?» domandò a bassa voce Wulong. «Perché non si è più saputo niente di questo Torneo, come se non si fosse mai tenuto?»
Finalmente, Xiaoyu alzò la testa. Aveva le labbra strette in una linea tesa. Dovrò faticare ancora molto. «Non so niente, detective. Io sono stata eliminata da Eddy Gordo e rispedita a casa.»
Lei Wulong cercò di nascondere l'emozione: pur tentando di non rivelare niente, Ling Xiaoyu gli aveva fornito un nome prelibato. Eddy Gordo.
Ma non era abbastanza.
«Dove sono Lili e Asuka Kazama?» chiese ancora.
Ling Xiaoyu si strinse nelle spalle. «Rintracciatele come avete fatto con me. Mi siete venuti a prendere fin dentro la scuola, mi avete messa in ridicolo davanti a tutti» ringhiò.
«Mi dispiace, signorina Ling, avrei davvero voluto evitarlo ma ormai la sua collaborazione era divenuta indispensabile. Posso operare entro i confini giapponesi, non mi è dato convocare delle persone che, al momento, non si trovano in Giappone» rispose Wulong. Ormai era chiaro che Asuka Kazama era partita per un bel soggiorno rilassante a Montecarlo, protetta dall’influente famiglia Rochefort.
«Beh, allora si arrangi, agente. Non so che fine hanno fatto quelle due» sbottò Xiaoyu, incrociando le braccia magre al petto. Braccia magre ma sorprendentemente forti e sode. Aveva alzato il mento, come una bambina capricciosa. E a te fa comodo che ti trattino come una bambina, vero, Xiaoyu? Così è più facile per te metterli nel sacco.
«E allora sa dove si trovi Jin Kazama?» abbassò la voce di un’ottava. «Sa, la G Corporation lo sta cercando e Kazuya Mishima, insieme a suo padre, è là fuori da qualche parte. Per non parlare dell’INTERPOL e dei vari corpi speciali di polizia, agenti segreti e chissà quale altra organizzazione troppo ai vertici perché noi ne sappiamo qualcosa. Jin Kazama è decisamente in pericolo e solo lei può salvarlo» concluse Wulong, inclinando la schiena come se stesse confessando un segreto. Bingo. .
Qualcosa dentro di lui si agitò: aveva davvero mosso i tasti giusti ma, per un qualche strano motivo, non ne era contento. Quella ragazza, in un certo senso, gli ricordava Jun Kazama e il suo problematico amore per Kazuya Mishima. Il lavoro è lavoro, nonostante tutto, e i problemi personali andavano tenuti fuori dalla caserma.
Attese la reazione di Ling Xiaoyu.
I suoi occhi scuri si stavano riempiendo di lacrime e la sua bocca si era inclinata verso il basso: stava per crollare in pezzi.
Si sentiva dannatamente responsabile per ogni azione, per ogni conseguenza, per ogni gesto di Jin Kazama, anche se lui non aveva dimostrato nulla oltre la semplice cortesia nei suoi confronti. Il passato burrascoso di Ling Xiaoyu interveniva e influiva nel suo quotidiano: era così alla ricerca di un punto stabile nella sua vita, di qualcuno che si prendesse cura di lei e di cui lei potesse a sua volta prendersi cura che diventava cieca davanti alla realtà, aggrappandosi a un ideale di uomo che non esisteva.
La capiva?
Oppure era qualche sorta di magnetismo dannato che i Mishima esercitavano sulle persone di cuore generoso? Qualche sintome da crocerossina che attaccava le donne che entravano in contatto con loro?
E lui, Lei Wulong, era davvero disposto a usare quell’informazione, frutto dell'esperienza e degli anni in più, contro la sprovveduta Ling Xiaoyu?
«Agente, glielo dirò per l'ultima volta, non so dove si trovi Jin-kun» sussurrò, sconfitta, prima di scoppiare a piangere. «È volato via» aggiunse, in un filo di voce così sottile che Wulong credette di aver capito male.
«Volato via? Come volato via? A bordo di un elicottero, intende?» si premurò di chiarire.
Lei scosse la testa, tentando di asciugarsi le lacrime dagli occhi. «No, agente, volato via da solo, con le proprie ali» rettificò.
Wulong si tirò indietro. Ok, quella ragazza davvero stava idealizzando Jin Kazama. Eppure… Jun non gli aveva detto qualcosa del genere a riguardo di Kazuya? Qualcosa che lo rendeva estremamente potente, che andava oltre l'eredità dei Mishima…
«Il Gene Devil» riuscì finalmente a ricordare Lei Wulong, stupendo persino sé stesso.
Xiaoyu alzò di scatto la testa e, per un attimo, smise di piangere, osservandolo quasi con competitività, con gelosia. «E lei come lo sa? Jin non l'aveva detto neppure a me, l’ho scoperto da sola!» quasi urlò, profondamente tradita.
«Me lo disse sua madre» rispose velocemente Wulong, alzandosi di scatto dalla sedia, rovesciandola.
Poté sentire gli occhi di Xiaoyu che lo seguivano, bruciandogli la schiena. «Conosceva la madre di Jin!?» gridò.
Poverina, era davvero scossa ma Wulong non aveva tempo da dedicarle: doveva mettersi a lavoro. Una volta rintracciato Kazama, avrebbe trovato una risposta a tutto.
«Agente!» lo chiamò, correndogli dietro. «Voglio aiutare» disse, determinata. Il viso era rosso a causa del pianto ma emanava una forza inconfondibile. Wulong quasi si dispiacque per lei.
«C'è un solo modo in cui può aiutarmi, signorina, ed è procurarmi le registrazioni di quelle due ragazze e, meglio, farle venire qui insieme a quel mascalzone di Hwoarang. Così aiuterà Jin Kazama.»
Ling Xiaoyu annuì.


Videoregistrazione n°7, Incontro con Eddy Gordo e Nina Williams.

«I miei capelli sono decisamente più belli dei suoi. Quella si fa la tintura giallo canarino! Ma poi quella coda unta! Che mancanza di stile. Jin Kazama dovrebbe procurarsi guardie migliori» commentò Lili, altezzosa, lisciandosi il pantalone grigio da battaglia. Il corpetto le lasciava la pancia piatta scoperta e, quando beccò Asuka a fissare, le strizzò un occhio. «Vero, Asuka? E poi si vede che è rifatta. Non è naturale come te» aggiunse, passando il dorso della mano lungo le curve della partner, la quale balzò indietro.
«Sei una pervertita, Lili, smettila. Dobbiamo essere concentrate, sono due avversari formidabili. Se battiamo loro, abbiamo una chance contro Jin Kazama» la riprese Asuka. Lili aveva davvero una fissa per il suo décolleté. E lei come si sentiva al riguardo? Le faceva piacere? La elettrizzava sapere che qualcuno ammirava così tanto il suo corpo o la faceva sentire un oggetto con cui trastullarsi? Questo non è il momento.
«Ti dimentichi dei Mishima senior.» Dietro la maschera sicura di sé di Lili, si nascondeva una ragazzina terrorizzata che solo in quel momento si rendeva conto del guaio in cui si era cacciata.
Oppure no.
Lili credeva che il mondo girasse intorno a lei e che, a uno schiocco delle sue dita, si sarebbe fermato.
«È di noi che devono aver paura, Asuká» sottolineò, avanzando sicura nell’androne della Mishima Zaibatsu.
Il pavimento di vetro rinforzato e le mura d'acciaio erano immersi nel buio, qualche rumore meccanico e qualche flash di luce elettrica a rivelare la presenza di macchine di tecnologia avanzata in funzione. Rumori che potevano nascondere passi svelti come quelli di Nina Williams ed Eddy Gordo.
Asuka chiuse gli occhi, aguzzando l'udito.
«Alla tua destra, Lili!» avvisò, voltandosi per sferrare un calcio a Nina Williams. Colse solo il bagliore azzurro dei suoi occhi glaciali prima che lo parasse e l’attaccasse con il palmo a taglio della mano.
Lili se la stava vedendo con Eddy Gordo.
Si sorprese nel sentire il sollievo diffondersi nel petto: l’avversaria più temibile era capitata proprio a lei mentre Lili aveva qualche chance contro la capoeira di Gordo.
Ogni tanto la sentiva gemere dal dolore e stringeva i denti come se fosse stata lei a ricevere il colpo.
Le cose iniziavano a mettersi male: non avevano né la forza né l'esperienza per fronteggiare due guerrieri di quel calibro. Andiamo, dove diavolo siete?
, pensò Asuka, mentre indietreggiava, cercando di schivare le prese letali di Nina Williams. Quella là non avrebbe esitato a spezzarle il collo.
«Ehi, Nina, non ti fa male il collo a furia di fare servizietti a Kazama?» tentò di provocarla, ricorrendo a ogni maniera possibile. Sentì la risata un po’ scandalizzata di Lili e, stranamente, una nuova ondata di energia sorse in lei. Combatteva affinché Lili, la spericolata e snob Lili, non dovesse vedersela con Nina Williams.
«Stupida ragazzina» commentò Nina.
Ah, allora conservi qualche sentimento umano in te, si rallegrò Asuka. «Giusto, non ti limiti solo a lui o forse la verità è che sei scarsa così come lo sei nel combattere» incalzò. Non era da lei colpire così in basso una donna ma non poteva lasciarsi frenare dalla solidarietà femminile, anche perché Nina non ne stava dimostrando nemmeno un briciolo.
Nina ringhiò: nessuno poteva offenderla sulle sue doti di lottatrice, non di certo una mocciosa al suo secondo torneo con pessimi risultati.
E poi, qualcuno si aggiunse alla battaglia, poté avvertire il rumore provocato dal salto di una persona.
Cosa? Questo non era previsto!, pensò, prima di ricevere un calcio in pieno stomaco. Fortunatamente per lei e sfortunatamente per il suo aggressore, riconobbe lo stile.
Tae Kwon Do.
Hwoarang,
capì, digrignando i denti. Quel gruppetto stava violando tutte le regole: andavano uccisi. Ma oltre a Hwoarang…
«Eddy! Attenzione a Ling Xiaoyu!» urlò al suo partner. Quegli sprovveduti davvero credevano di battere lei. Ci voleva molto di più di questo.
Non avevano idea di cosa li aspettasse.
Un rumore di ingranaggi, una macchina in azione. Nina si voltò di scatto, fiutando il pericolo.
E poi, il buio.
«Chi è Nancy? Che nome orribile è mai questo e perché Jin ha chiamato un robot Nancy!?» sbraitò Ling Xiaoyu, affacciandosi dalla cabina comandi situata nel petto dell'enorme macchina.
«Infatti, chi cazzo è questa stronza di Nancy?!» le fece eco Hwoarang.
Asuka, sebbene fosse scocciata dalla futilità a cui pensavano i suoi partner, non poté evitare che un angolo delle sue labbra si inclinasse verso l’alto. Poi, scorse la sagoma di Lili avvicinarsi. Sentì un tuffo al cuore. Lili. Represse l'impulso di stringerla a sé conficcandosi le unghie nei palmi.
Lei la pungolò con una gomitata. «Che ti avevo detto io? Hwoarang non odia per niente Jin Kazama» le sussurrò all'orecchio. Asuka ignorò il brivido che le scese lungo la spina dorsale. «Ora occupiamoci di quell’altro.»
Non finì nemmeno di parlare che Hwoarang, con un grido da battaglia, si lanciò addosso a Eddy Gordo. «Brutta bestia, la gelosia» fu il commento arguto di Lili.


N/D: manca un altro po'!

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Capitolo 9
*** Risoluzione del caso ***


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Satsukibare: giorno luminoso di Maggio che segna l’avvicinarsi dell’estate.


Testimonianza in via non ufficiale di Emilie Rochefort e Asuka Kazama.

Si ricomincia, pensò Lei Wulong, osservando la porta della casa dove abitava Ling Xiaoyu.
Era una luminosa giornata di inizio mese di maggio, il sole splendeva alto nel cielo azzurro e ci sarebbe rimasto per un bel po’. Stava arrivando l'estate e questo, per Lei Wulong, significava una sola cosa: camicie sudate e nuca bagnata. L'estate giapponese non era clemente per i poliziotti.
L’arrivo della luce, però, potrebbe anche significare la fine delle ombre. La risoluzione del caso Kazama e una settimana di ferie, tanto per cominciare.
Aveva ricevuto la sua chiamata che lo informava del successo della “missione” in mattinata. È ancora tutto da vedere. Wulong aveva ponderato bene la sua scelta e soprattutto le possibili conseguenze. Si stava muovendo al confine di ciò che gli era concesso dalla legge, lasciando che una civile si immischiasse nel caso e tendesse una trappola per aiutarlo. Quanto sono pronto a rischiare per questo caso?
Ben più di quanto fosse lecito, a ben vedere.
Diede un'occhiata all’orologio: Ling Xiaoyu avrebbe dovuto aprire di lì a poco. Si sistemò la cravatta e attese. Dopo pochi minuti, una testa mora fece capolino dalla porta per guardarsi intorno e i suoi occhi scuri incontrarono quelli del poliziotto. Ling Xiaoyu gli fece cenno di entrare. Finalmente, si va in scena, pensò Wulong, affrettandosi per entrare.
«Allora, ma chère, quanto tempo ti ci vuole per preparare questo speciale tè cinese?» chiese una voce dal forte accento proveniente dalla stanza in fondo al corridoio. Xiaoyu si tese come una corda di violino: la mano che spingeva piano la porta per non farla scricchiolare tremava.
«Ancora qualche minuto, Lili» urlò di rimando. Gesticolò verso Wulong, fornendogli delle istruzioni per un piano molto accurato che, ovviamente, lui non capì.
Dalla stanza si sentirono dei rumori di baruffa seguiti da risatine.
«Scusala, Xiao, lei non sa nemmeno far bollire l'acqua» disse un’altra voce femminile.
Wulong spalancò gli occhi: Ling Xiaoyu doveva essere stata maledettamente convincente per aver trascinato le due ragazze in Giappone. Forse si ritenevano ormai fuori pericolo e non credevano di essere indagate oppure, rifletté Wulong, Lili era troppo ricca e influente per temere la blanda polizia giapponese con l’asso cinese nella manica. E Asuka è sotto la sua ala protettrice, quindi…
«Non è niente, Asuka, non ti preoccupare, è praticamente pronto!» urlò Xiaoyu, tirando fuori un servizio da tè e sbattendolo malamente su un vassoio.
A Wulong non piaceva far notare l’ovvietà ma ritenne giusto sussurrare: «È vuoto.»
Lei nemmeno lo guardò e gli replicò in un cinese stizzito: «Ma certo che è vuoto, era una scusante per sbarazzarmi di loro! Sono strane insieme, si creano una bolla tutta loro…». Nei suoi occhi calò un velo di malinconia. Era evidente che desiderasse anche lei un rapporto del genere. Wulong scosse la testa: non erano affari suoi.
«Si calmi, Xiaoyu. Andrà tutto bene» cercò di calmarla Wulong.
Lei si girò, fissandolo con quegli occhi scuri e determinati, un angolo delle labbra piegato all'insù. «Davvero, agente? Lili mi toglierà la terra da sotto ai piedi quando scoprirà che l’ho portata qui. Ma non importa, quello che importa è che Jin torni a casa.»
E qual è casa sua, Xiaoyu?
Così, pronto a combattere contro due temibili guerriere, il poliziotto Lei Wulong seguì la schiena snella di Xiaoyu che lo guidava lungo il corridoio verso la stanza che, a giudicare dall'arredamento, era chiaramente un soggiorno.
Dall’angolazione dove si trovava Wulong, riusciva a vedere una console, un pezzo di quadro e una comoda poltrona da dove spuntavano due lunghe gambe accavallate e leggermente abbronzate infilate in ballerine dall'aspetto costoso. Quella che pendeva nel vuoto si agitava impaziente. Ancora risatine.
Wulong si sentì sempre più un intruso, sensazione acuita dall'ambiente intimo ed estraneo.
«Ecco» annunciò la voce tremula di Xiaoyu, ritornando con il vassoio vuoto. Alle sue spalle, poco dopo, comparve Lei Wulong.
Accanto alla poltrona di Lili, Asuka Kazama, anche lei più abbronzata del solito, era in tenuta sportiva e rilassata, intenta a punzecchiare la bionda che aveva tutta l'aria di essere lei la padrona di casa in attesa della cameriera. A Wulong dispiacque interrompere quel momento. Il lavoro è il lavoro, si ripeté.
Finalmente, Lili alzò i suoi grandi occhi azzurri ancora scintillanti su Xiaoyu, le labbra rosa piegate in un sorriso che non accennava a sparire. «Ma petite, cos'è quel muso lungo?» chiese. Come osava Xiaoyu essere triste quando lei era felice? Ma, poi, si accorse della figura dietro di lei e la sua espressione mutò completamente: lo scintillio nei suoi occhi divampò in un incendio, il sorriso si aprì in un digrignare i denti bianchi, le mani arpionarono i braccioli della poltrona e la schiena scattò in avanti. «Sguattera...» sibilò, chiaramente rivolgendosi a Xiaoyu.
Asuka Kazama posò una mano sul suo braccio. «Calmati, Lili. Faremo i conti dopo» le disse, fissando dritto negli occhi Ling Xiaoyu che, nonostante quegli sguardi bollenti, restava ferma e con la schiena ben tesa, il vassoio con le tazzine vuote ancora offerto.
Le parole di Asuka furono come un balsamo per la ricca ereditiera: si accomodò di nuovo sulla poltrona e sulle sue labbra spuntò di nuovo il sorriso, un sorriso di scherno. «Almeno mi servi questo tè?» sbottò.
«Non l’ho preparato» replicò la coraggiosa Xiaoyu.
Lili agitò indignata una mano nell'aria come per scacciare via una mosca. «Assurdo.»
Asuka scosse la testa. «Perché, Xiao? Ci fidavamo di te» chiese, i pugni tesi. Voleva darle un'ultima chance prima di riempirla di pugni. Wulong sapeva che era una testa calda: la chiamavano la Mediatrice di Osaka ma la verità era che trovava la scusa perfetta per fare a scazzottate. La partner perfetta per Lili.
Lili che ora lo squadrava dall'alto verso il basso come se non contasse nulla, come se non fosse un rappresentante della legge, sempre con quel sorrisetto snob. Ma io ti conosco bene, Lili.
«Devo ritrovare Jin. È là fuori da qualche parte, da solo, in pericolo, potrebbero trovarlo e fargli del male… » rispose Xiaoyu, senza abbassare gli occhi. Era sicura della propria decisione.
Lili agitò la mano. «Sciocchezze. Dubito che sia in pericolo con quell’arsenale» la interruppe, quasi prendendosi gioco della sua preoccupazione. Puntò di nuovo gli occhi azzurri sull’agente. «Sia gentile, agente, ci lasci sole, non vede che siamo nel pieno di una discussione privata e infinitamente delicata?»
Arsenale? Armi? Il Gene?
A Wulong scappò quasi da ridere: Lili si riteneva al di sopra di tutte le regole. «Non credo di potervi lasciare» rispose, godendosi il sospiro stizzito della bionda.
«Che maleducato.»
Asuka incontrò i suoi occhi e sembrò supplicare di scusarla. Le due si volevano bene: magari avrebbe potuto sfruttare la cosa.
«Signorina Rochefort, il suo aiuto è fondamentale» iniziò, cercando di gonfiare l’ego già smisurato di Lili.
«Io sono sempre fondamentale, agente» osservò Lili, come se fosse un’ovvietà. Continuava a dondolare una gamba e si osservava le unghie lucide e smaltate di rosa perla, poi fece l'occhiolino ad Asuka che scosse la testa.
«I vostri video sono stati una manna dal cielo per risolvere questo caso e acciuffare un paio di delinquenti, tra cui Feng Wei» aggiunse cautamente, tenendo d'occhio Asuka Kazama. Come si aspettava, la ragazza sobbalzò al sentire quel nome. «Mi chiedevo… dopo aver sconfitto Nina Williams ed Eddy Gordo, dove siete andate? Avete incontrato Jin Kazama?» chiese.
Asuka fece per prendere parola ma Lili alzò una mano. «Non dirò una parola senza il mio avvocato» pronunciò, altezzosa e vagamente annoiata, come se il tutto fosse uno spiacevole avvenimento.
Wulong si piazzò le mani sui fianchi. Proprio non capiva quella ritrosia. Era stato solo un gioco per lei? «Lei ha spruzzato quintali di Chanel n°5 per farci ritrovare una lettera e ora non vuole parlare! Ma perché? Quando gli incontri del Torneo non sono stati trasmessi in televisione con un annuncio dell'ultimo minuto, mi è stato subito chiaro che c’era qualcosa sotto. I vostri video hanno confermato la mia sensazione. Anche Steve Fox ha reputato la vostra scelta intelligente perché aveva capito che il Torneo era pericoloso. Se solo mi aiutaste a ritrovare l’ultimo pezzo del puzzle…» sbottò, stanco. Quel caso l'aveva privato delle ultime forze. Lei Wulong aveva una certa età, signori, certi combattimenti non facevano più per lui.
Lili lo soppesò con lo sguardo. Evidentemente vide qualcosa che le piacque e la convinse perché si sciolse. «Se cerca un altro video, mi dispiace, agente, ma eravamo tutti d'accordo per distruggerlo. La qui presente Ling Xiaoyu credeva potesse nuocere al suo amichetto indemoniato. E sì, il Torneo era… pericoloso» disse, infrangendo i sogni di Wulong.
«Jin non è indemoniato» sibilò Xiaoyu tra i denti.
«Che coraggio, Ling. Quello ha seri problemi e ha rischiato di farci uccidere tutti per liberarsene» ribatté Asuka, inarcando le sopracciglia. I suoi occhi corsero per un istante verso Lili e un lampo di terrore li illuminò: aveva temuto per la sua vita e per quella della bionda, capì Wulong. Aveva visto quello sguardo solo nelle vittime che avevano scampato il peggio.
Il vassoio tra le mani di Xiaoyu tremò. «Cercava di salvarci, non di ucciderci» ribatté. Tentava a tutti i costi di difendere Jin Kazama, arrivando a negare l'evidenza.
«Come no, Ling. Senti, sei stata di grande aiuto lassù con Nina ed Eddy e anche in Egitto ma davvero… devi aprire gli occhi» commentò Asuka. Né lei né Lili si erano alzate dalle poltrone. Non volevano ferire Xiaoyu, rifletté Wulong. Un momento…
«Egitto!?» gridò, sconvolto. Egitto? Cosa diamine erano andate a fare in Egitto?
«Nel deserto!» replicarono tutte e tre in coro. Tre paia di occhi femminili furiosi lo fissavano: Wulong ritenne opportuno fare un passo indietro.
«Perché?» chiese, sentendosi perso.
Lili inclinò la testa da un lato. «Per il Torneo, ovvio. La tappa finale era in Egitto, presso un antico tempio in rovina. Cosa vuole che le dica, agente, un revival del Grand Tour, questi giapponesi…» liquidò la faccenda con un gesto della mano. Il suo viso era una maschera annoiata e divertita, tipica di chi si prende gioco dei nuovi ricchi, ma i suoi occhi la tradivano. Tremava dalla paura al pensiero di quel tempio e di quello che vi si nascondeva.
«Quindi l'ultima tappa del Torneo era in Egitto, presso un tempio antico. Non sapreste localizzare il luogo?» insistette Wulong. Ling Xiaoyu gli scoccò uno sguardo e, silenziosa, gli porse una sedia per farlo accomodare, gesto che il poliziotto apprezzò infinitamente. Tra connazionali bisogna collaborare.
Asuka scosse la testa e incrociò le braccia al petto. «Pur volendo, agente, sarebbe impossibile. Il luogo è stato distrutto. Quando siamo arrivati, io, Lili, Hwoarang e Xiaoyu» e le rivolse un'occhiata di sottecchi «non eravamo soli. C'era un uomo, sembrava parecchio scosso, a fronteggiare Jin. Tutti volevamo intervenire ma lei ha insistito per restare nascosti ad osservare. Lili ha ripreso tutto. È inutile che glielo raccontiamo perché tanto non ci crederebbe. È talmente assurdo… non ci avrei creduto neppure io se me lo avessero raccontato» concluse, lo sguardo perso nel vuoto. Lili le avvolse le spalle muscolose con un braccio, consolandola. Nessuno consolava Xiaoyu, invece, che tremava. La bionda sollevò lo sguardo e roteò gli occhi. Avevano condiviso un momento che andava oltre le scaramucce e i giochetti da spia. Allungò un braccio per invitare la ragazza. «Oh, andiamo!» sbottò e Xiaoyu si gettò tra le sue braccia. Le tre ragazze restarono per un attimo così, le tre teste – una bionda, una bruna e un'altra mora, mancava solo quella rossa di Hwoarang – vicine, per darsi forza.
Cos’hanno visto? Cos’ha spaventato tanto tre combattenti del Torneo più competitivo al mondo? Oppure, in fondo, sono solo tre ragazzine? Ma i giovani non sono forse la bocca della verità?
«Io vi credo, ragazze. Dimenticate che ho partecipato a innumerevoli edizioni di questo Torneo e ne ho viste tante... Ho seguito Kazuya Mishima senza mai riuscire a risolvere il caso. Seguo Nina Williams da quando avevo vent'anni e la trovo sempre uguale, come se si fosse congelata e non è un eufemismo. La tua zia, Asuka, era mia amica ed era speciale, aveva qualcosa… credo che quel qualcosa ce l'abbia anche tu» sussurrò Wulong, facendo scorrere il suo sguardo su ognuna di loro.
In quattro, in un soggiorno, con un servizio da tè vuoto, fuori una splendida giornata di sole, inizio maggio, a raccontarsi segreti oscuri che era il momento di rivelare. Avevano forse troppa paura? Dare voce a quei segreti significava renderli reali?
«Jin ci ha salvati» ripeté Xiaoyu, in un sussurro. «Ha sconfitto Azazel, il dio egizio sepolto che avrebbe dovuto mettere fine all'umanità.»
«Azazel? Un dio? Beh, non molto diverso da Ogre… » pensò Wulong, facendo spallucce.
Xiaoyu tirò su con il naso. Ogre aveva quasi ucciso suo nonno e massacrato la madre di Jin. Per lei, rappresentava uno dei suoi peggiori incubi. «L’uomo diceva di averlo già sconfitto e di aver anche battuto Kazuya Mishima» rivelò.
Wulong sobbalzò. Qualcuno aveva sconfitto Kazuya e il mostro? «Chi diavolo è questo?» sbottò, incredulo.
Asuka sogghignò. «Il figlio illegittimo di Heihachi Mishima.»
Wulong restò a bocca aperta. Non sapeva che dire per cui restò zitto, processando l'informazione. Dopo un po’, chiese: «Non c'è proprio nessun modo di recuperare quel video?»
Le tre scossero la testa. Asuka si girò verso Lili. «E se Hwoarang… » ipotizzò, lasciando in sospeso la frase.
Lili ridacchiò. «Probabile. La sua ossessione per l’indemo… ops, Jin, scusatemi, è davvero a questi livelli. Non ti prendere collera, ma chérie, ma hai un rivale.»
Sulle guance della ragazza si formarono due chiazze rosse. «Non credo proprio» sibilò. La ragazzina spaventata era stata sostituita da una furia gelosa pronta a scattare. Asuka scoppiò a ridere davanti a tale reazione.
«Basterà dirgli che Jin è di nuovo in circolazione per vedere una chioma arancio carota spuntare per le strade di Tokyo» ironizzò ancora Lili, scatenando altre risate, mentre Xiaoyu si immusoniva, incrociando le braccia al petto.
«Quel… quello sboccato!» commentò stizzita. Anche Wulong non poté trattenere un sorriso divertito.
Immaginò che almeno una cosa buona il Torneo la concludeva: creava nuove amicizie e nuovi legami tra persone che, in circostanze comuni, non si sarebbero mai incrociate.
«Quindi dobbiamo tenere traccia di strani avvistamenti in giro per il mondo se vogliamo ritrovare Jin Kazama» tirò le somme il poliziotto.
Ling Xiaoyu annuì convinta mentre le altre si limitarono a stringersi nelle spalle. A loro non interessava più Kazama, avevano ottenuto la rivincita.
L’agente Lei Wulong si alzò dalla sedia. «Bene, è tutto direi. Vi ringrazio per la collaborazione, senza di voi questo caso non si sarebbe mai risolto» disse, preparandosi a uscire.
Le ragazze lo salutarono. Le sentiva chiacchierare sui piani per le vacanze, Lili invitava contenta chiunque, assicurando che si sarebbe assicurata lei dei costi, non c'erano problemi. Ling Xiaoyu l’accompagnò alla porta.
«Grazie, agente. Sappia che io sono a disposizione» confermò.
Wulong non ebbe il coraggio di dire di no davanti allo scintillio in quegli occhi scuri. Annuì e se ne andò.
Era proprio una bella giornata che sapeva di estate.


Qualche giorno dopo


Un rombo di motocicletta potente. L’agente Lei Wulong scostò le tende della finestra del suo ufficio, gettò uno sguardo sulla strada e sorrise. Ling Xiaoyu aveva sempre avuto ragione.

«E Capelli-di-Merda sarebbe stato avvistato in una caserma? Doppiamente coglione» commentò Hwoarang, guardandosi intorno, un gamba tesa per mantenersi in equilibrio sulla sua Ducati Monster. Nella tasca, la pennetta USB contenente il filmato incriminato da sbattere in faccia a Kazama gli pungeva la coscia. «Sempre guai per mezzo di Kazama!» inveì.
Non poteva sapere che, in un ufficio della caserma, l’agente Lei Wulong si stava godendo l'ultima serata di lavoro – che includeva un combattimento – prima delle tanto agognate vacanze.


But 너의 날개는 악마의 것
너의 그 sweet 앞엔 bitter bitter
[But your wings are wings of the devil
In front of your sweet is bitter bitter]
BTS - Blood, Sweat and Tears


Angolo Autrice : finalmente! Devo dire che questa storia sarebbe potuta andare avanti ma ho preferito concluderla sia perché mi stavo ingarbugliando troppo sia perché stavo andando troppo fuori traccia. Ma non temere, tornerò presto... MUAHAHAH AHHAHAHA... baci baci, Angel

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