Shadows

di Helly_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mercurio retrogrado? ***
Capitolo 2: *** Familia ***
Capitolo 3: *** Incontri ravvicinati ***
Capitolo 4: *** Interrogatori ***
Capitolo 5: *** Lui lo sa? ***
Capitolo 6: *** Fuoco di copertura ***
Capitolo 7: *** Confessioni al chiaro di luna ***
Capitolo 8: *** Un dollaro per i tuoi pensieri ***
Capitolo 9: *** Ricordi ***
Capitolo 10: *** Saltando in aria ***
Capitolo 11: *** Washington ***
Capitolo 12: *** Mani che tremano ***
Capitolo 13: *** Và dove ti porta il cuore ***



Capitolo 1
*** Mercurio retrogrado? ***


Cosa sarebbe potuto succedere se Kensi e Deeks avessero litigato furiosamente e parole troppo crudeli avessero colpito nel vivo uno dei due? Questa è una storia senza pretese che vuole raccontare le conseguenze delle loro azioni. È ambientata dopo l’episodio 5x10, The Frozen Lake. I primi capitoli saranno probabilmente quelli un pò più noiosi perchè di transizione. Con i successivi si entrerà nel vivo della storia e si capirà meglio cosa è successo.

 

 



“Buongiorno ragazzi”, Kensi saluta i colleghi con un sbadiglio e una tazza enorme di caffè nella mano destra. 

“Oh buongiorno anche a te, dormito bene?”, chiede con una risatina Callen.

“Oggi non è decisamente giornata”, ribatte la donna mentre cerca di legare i capelli mossi,

“Ti sei alzata dalla parte sbagliata del letto, Kensi?” ridacchia ancora il collega.

“Non provocarmi, ti dico. Oggi. Non. E'. Giornata. Ah Sam, ho lasciato Grace da Michelle stamattina. Tua moglie è ufficialmente la mia salvezza!”

L'uomo ride guardando la faccia sconvolta della sua collega, “non ti preoccupare Kensi, ho la vaga impressione che Michelle finirà per divertirsi oggi.”

“Hey partner, di cattivo umore oggi?”, chiede Frank, alto, capelli corti, neri e occhi verdi, sedendosi alla sua scrivania accanto a Sam.

“Non lo so, oggi non riesco a togliermi dalla testa questo malumore, è snervante. Probabilmente avrei solo bisogno di una vacanza”, conclude attirando gli sguardi sconvolti dei suoi amici. Kensi Blye e la necessità di una vacanza erano due cose che molto, molto raramente erano andate d'accordo.

“Signorina Blye, temo la sua improbabile vacanza debba aspettare”, interviene Hetty materializzandosi come suo solito, “abbiamo un caso. Vi aspetto in OP immediatamente”.
 



Pochi minuti dopo, la squadra al completo ascolta attentamente quello che Nell racconta loro: “Allora ragazzi, un ufficiale della marina americana, Mark Sullivan, è stato trovato assassinato con un colpo d'arma da fuoco alla nuca. Inoltre, sul corpo dell'ufficiale sono state rinvenute tracce di droga collegabili al cartello messicano De Colima. Il direttore Vance richiede il nostro intervento per indagare sull'omicidio e contemporaneamente sul traffico di droga e il cartello.”

“Dalle foto sembra che la morte possa essere ricollegabile a un'esecuzione”, ragiona Sam grattandosi la mascella.

“Siamo sicuri l'ufficiale non stesse lavorando sotto copertura? Eric, contatta la DEA e chiedi cosa ne sanno loro di questo cartello”, Callen parla continuando ad osservare le foto dell'ufficiale.

“G, la tua faccia mi preoccupa. A cosa stai pensando?”

“Non lo so Sam, c'è qualcosa che mi puzza. Ho un brutto presentimento.”

“Tutti di malumore oggi?!”, sbotta Frank strizzando l'occhio a Nell, “non mi dite che Mercurio è in moto retrogrado! Dovrò controllare il mio oroscopo...”. Il gelo si posa su tutti i presenti, nessuno osa parlare, la prima a muoversi è Kensi che gira la testa di scatto nella direzione del collega, gli occhi ridotti a due fessure, “Non dirlo mai più, Frank. Mai più. Non osare, sono stata chiara?”

E con queste parole, la donna gira i tacchi ed esce dalla stanza alla velocità della luce. Non appena le porte si richiudono dietro la sua schiena, Frank si guarda attorno controllando le reazioni degli altri: Eric guarda il pavimento, Nell fissa ancora le porte dell'OP, Sam si gratta la fronte e Callen fissa lo schermo con le sopracciglia inarcate, “Scusate...forse non ho ben capito quello che è appena successo... Non pensavo Kensi fosse veramente di pessimo umore, era una battuta.”

A queste parole, l'ex Navy Seals si fa avanti e dà una pacca all'uomo, “E' una storia un po' lunga, Frank. Lunga e difficile, per Kensi soprattutto. Non prendertela ma ecco...magari non parlare più di Mercurio e in generale dell'oroscopo...”

 



A metà pomeriggio i ragazzi si trovano alle loro scrivanie facendo il punto della situazione quando Eric li richiama di sopra.

“Allora ragazzi, ho chiamato il nostro collegamento DEA, l'Agente Del Campo. Mi ha detto che è un po' di tempo che stanno indagando sul cartello De Colima ma non hanno nulla di sostanzioso in mano. Però mi è sembrata molto generica, come volesse chiudere la chiamata il prima possibile...”

“Kensi”, inizia Callen, “vai a fare quattro chiacchiere con lei, magari riesci a capire se c'è qualcosa che non ci ha detto. Frank va con lei ma rimani in disparte se vedi che l'Agente è ben disposto a parlare con lei”.

“Ricevuto capo, voliamo”, e la donna in un batter d'occhio è già sparita oltre la porta, senza aspettare il suo partner, al quale non rimane altro da fare se non rincorrerla.

“Callen, abbiamo trovato anche altro...”, inizia Nell controllando che le porte della stanza siano ancora chiuse, “abbiamo scoperto che anche LAPD sta indagando su questo cartello. Hanno avuto un paio di agenti sotto copertura per alcuni mesi, ma non sappiamo se ne abbiano attualmente...”

Sam gira di scatto la testa verso il partner, “Quante possibilità ci sono che sotto copertura ci sia esattamente QUEL poliziotto, ragazzi?”

Eric inclina la testa mangiandosi un'unghia, “Non sappiamo nemmeno se lavori ancora a Los Angeles. Hetty mi aveva ordinato di non fare nessuna ricerca in questi anni e così ho fatto. Sappiamo solo che non ha cambiato lavoro, ma questo non significa che non sia stato trasferito. Non infrangerò le regole di Hetty ora, mi dispiace...”

“No, va bene Eric. Non abbiamo potere su questo. Penso solo che se fosse lui...beh, Kensi non ne uscirebbe troppo bene.”

“Sam calma, non è che Kensi sia stata totalmente innocente in quello che è accaduto. Comunque forza, rimettiamoci al lavoro e vediamo di chiudere questo caso il prima possibile. Non vedo l'ora di farmi scivolare addosso questo presentimento.”

A queste parole tornano tutti ai loro compiti: Eric e Nell a fare le loro magie al computer mentre Cullen e Sam si mettono in contatto con LAPD.






Nei prossimi capitoli si chiarirà meglio tutta la situazione, continuate a leggere! Aggiorno abbastanza velocemente, ma qualche opinione mi farebbe piacere; a presto!


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Capitolo 2
*** Familia ***


“Signori miei, vi prego di tornare a casa a riposare. È stata una lunga giornata e domani avrò bisogno di voi qui al massimo delle vostre capacità”, gli agenti approfittano delle parole del loro capo per allontanarsi dall'ufficio. 

Kensi bussa alla porta della famiglia di Sam sbadigliando vistosamente. Non vede l'ora di stringere tra le braccia la sua dolce bambina e crollare addormentata. 

“Michelle, ti ringrazio tantissimo! Sei sempre troppo gentile, davvero”, dice alla donna di colore che la accoglie con un sorriso e la fa accomodare nel suo salotto. 

“Non devi ringraziarmi Kens, sei parte della famiglia! Gracy sta già dormendo, siamo state in spiaggia tutto il giorno.. E sappiamo tutti come si comporta davanti all’oceano: non è stata ferma un minuto!”, ridacchia Michelle alzando gli occhi al cielo, poi continua, “Vieni, ti accompagno da lei”, fa strada verso la sua camera da letto, dove Kensi vede il suo tornado di quattro anni completamente addormentato: sembra una piccola, adorabile stella marina. La prende in braccio salutando silenziosamente l’amica e dirigendosi alla sua auto.
Non appena entrano in casa, la piccola si accoccola nel suo collo intrappolando una ciocca di capelli della madre nella sua piccola manina. Kensi non può fare altro che inspirare il profumo di bambina e sospirare involontariamente: non c’è nulla di meglio che finire la giornata con Grace che le sonnecchia addosso, è una sensazione che non scambierebbe con nient’altro al mondo. 


“Mamminaaa svegliati!”

La donna apre gli occhi in un secondo e guarda l’orologio alla velocità della luce. 6:32. Come ogni mattina si chiede perché sua figlia sia così dannatamente mattiniera. Si trascina fuori dal letto e arranca verso la camera di Grace, “Ciao bambina, non abbiamo proprio voglia di dormire un pò di più, eh?”, chiede retoricamente mentre la guarda rotolarsi nel lettino e ridere a crepapelle di qualcosa che sa solo lei. Dopo averla presa in braccio e averle preparato la colazione, si prepara un caffè andando a farsi una doccia veloce. 

Come succede ogni tanto, dopo aver vestito sua figlia, Kensi, la porta da sua madre, Julia Fieldman, perché gliela tenga tutto il giorno mentre lei è a lavoro.


“Allora Kensi, hai scoperto qualcosa ieri parlando con l’Agente Del Campo?”

La ragazza si volta verso Callen annuendo, “Anche a me è sembrato volesse rimanere sul vago, però mi ha rivelato che hanno in corso un’operazione che dura già da qualche mese relativa al cartello De Colima. Hanno tutt’ora qualche agente infiltrato, lei compresa. Inoltre, mi ha detto che domani sera ci sarà una retata in un capannone alla periferia Sud della città e ci ha invitati a partecipare perché la loro unità è in inferiorità numerica. Devo fargli sapere entro questa sera se entriamo in gioco anche noi.”

“Bene bene, ottimo lavoro Agente Blye. Mi sembra superfluo dire che parteciperemo. Fallo sapere il prima possibile al nostro collegamento.”

“Vado subito, Hetty.”

“Fino ad allora, svolgete i vostri compiti d’ufficio e studiate tutto ciò che potete sul cartello De Colima per prepararvi al meglio per domani sera. Buon lavoro, signori.”


Una volta tornati alle loro scrivanie, i ragazzi trovano Kensi al telefono, “Si, no mamma, come ha la febbre? Ma stava bene stamattina… Dio, va bene, la sto venendo a prendere… No, troverò come fare, in un modo o nell’altro. Arrivo, a dopo”

Sbuffando, chiude il computer di colpo, “Grace ha la febbre. Ne andasse bene una, solo una!”, sbotta alzando gli occhi al cielo. 

“Portala qui! Tanto siamo tutti in ufficio oggi, la coccoliamo un pò noi…”

“Si Kensi, Zio G non vede l’ora di spupazzarsi la tua bambina. Zio G dal cuore grande”, ride Sam prendendo in giro il suo partner. 

“Non è colpa mia se sua figlia ha uno zio preferito, e quello zio non sei tu!”

Kensi ridacchia e annuendo esce dall’ufficio. Si prospetta una giornata interessante: nemmeno da malata Grace riesce a stare zitta. E con la sua strana, disfunzionale famiglia intorno, Kensi è sicura che sarà iper attiva. 

Dopo circa 30 minuti, i ragazzi, ancora seduti alla loro scrivania, sentono un balbettio continuo provenire dal corridoio, “Bene bene, la pace è finita”, sospira Frank, al quale non sono mai piaciuto troppo i bambini: troppo vivaci e troppo rumorosi.

“Ok tesoro, sai che quando sei nell’ufficio della mamma devi fare la brava. Non fare impazzire gli zii, per favore, e non urlare! Sai che la nonna Hetty dopo ti sgrida”

“Si mammina, sono brava davvero… ZIO G!!!”

“Fiorellino, ma sei sempre più bella! Come stai? Mamma ha detto che hai la febbre, vieni qui che ti faccio il solletico, così poi ti passa tutto”, dice Callen aprendo le braccia non appena vede sbucare il piccolo tornado. Grace si lancia immediatamente contro di lui ridendo. 

“Ciao Zio Sam! Dopo ti do un bacino, ora non posso”

Sam alza gli occhi al cielo, “Certo principessa, ti aspetto qui. Kensi, devo ancora capire perché tua figlia sia così innamorata di G!”

“Non accetti la sconfitta, bimbo grande?”, Sam borbotta qualcosa in risposta rimettendosi a lavorare. Kensi ridacchia guardando la sua bambina accoccolata sulle gambe dell’amico e, stranamente, lei sta parlando. Probabilmente nemmeno Callen la starà ascoltando: è veramente difficile, quando inizia a parlare nessuno la può fermare. Balbetta di qualsiasi cosa le passi per la mente e guai a contraddirla. Kensi non può che sentirsi completamente innamorata di questa situazione: in questi anni, non è mai stato un problema per nessuno di loro avere Grace in ufficio. Quando sono sul campo, lei rimane su in sala operativa con Eric e Nell, altrimenti rimane di sotto con loro, seduta sul divano sempre con qualcosa da fare. È sempre stata coccolata e viziata da ognuno di loro e per lei è normale avere una famiglia così allargata. Non è insolito passare la notte da Michelle e Sam o da Callen (cosa che lei preferisce di gran lunga). Ha avuto un rapporto incredibile con l’uomo dagli occhi color ghiaccio fin dal primo momento, è stato amore a prima vista, come dice Eric. Con Grace, Callen si trasforma: si scioglie con un suo sguardo e, se lei glielo chiedesse, probabilmente cercherebbe un modo per arrivare alle stelle. Inoltre Grace è una bambina con un estremo senso degli obblighi, quindi non è troppo difficile tenerla in ufficio. Certo, è iper attiva ma effettivamente non ci si poteva aspettare diversamente conoscendo la madre e la sua totale incapacità di rimanere seduta dietro ad una scrivania per più di 3 ore consecutive senza innervosirsi. Se le dicono che non può fare una cosa, si può stare certi che lei non la farà, ma soprattutto si indispettisce quando gli altri non le rispettano. Le piace da morire cercare di rigirare le situazioni sempre a suo vantaggio, in un modo o nell’altro. La madre di Kensi la prende in giro ogni volta dicendo che da grande diventerà un avvocato… La giovane donna sente una stretta al cuore e, prima di perdersi ulteriormente nei suoi pensieri, scuote la testa e riprende a studiare i file sul cartello messicano. 


 

 

 

Salve a tutti. Ho voluto approfondire un pò le caratteristiche dei nostri personaggi rapportati ad una bambina. Spero che la storia vi stia piacendo e che non sia troppo scontata. Ogni consiglio o critica sono ben accetti. A presto :)

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Capitolo 3
*** Incontri ravvicinati ***


“Perfetto amici, direi che la giornata è chiusa, ci si rivede domani mattina, buonanotte”, saluta Frank prendendo il suo zaino e lasciando la scrivania. 

Kensi spegne il computer e si alza andando a recuperare Grace. È crollata sul divano dopo un paio d’ore di giochi, fortunatamente la febbre è scesa, questo può far ben sperare Kensi di riuscire a dormire tutta la notte indisturbata. “Sam puoi chiedere a Michelle se domani sera posso portarle Grace? La lascerei da voi tutta la notte direttamente…”

“Sì, certo, tranquilla. Non c’è alcun problema. Ricorda solo un cambio come al solito.”

“Ma soprattutto devo ricordarmi di Simba”, sghignazza la madre.

“…il suo inseparabile leone di peluche”, conclude Sam ridendo, “Lo so, lo so…quando non ce l’ha diventa insopportabile. Buonanotte ragazzi.”


“Ok allora, una volta arrivati al capannone io e Sam dal davanti, Kensi e Frank passate dal retro. Ricordate che abbiamo un agente DEA sotto copertura sicuro, non sappiamo se ci siano altri agenti infiltrati, quindi cerchiamo di fare meno vittime possibili. Ma sopratutto dobbiamo avere informazioni sul cartello per sapere come si collega con il nostro ufficiale morto. Tutto chiaro?”

Un coro di assensi si alza dall’armeria. 

“Io ed Eric come sempre forniamo il backup da qui, non abbiamo telecamere all’interno, quindi non sappiamo come è l’ambiente e nemmeno quante persone ci sono dentro. Fate attenzione.”

Dopo essersi armati, i ragazzi si dividono sulle macchine e si dirigono verso il luogo d’incontro segnalato dall’Agente Del Campo. 

Una volta in posizione, Kensi e Sam forzano le rispettive serrature e, cercando di essere più silenziosi possibile, tutta la squadra entra nel locale. Kensi riesce a vedere quattro uomini seduti attorno ad un tavolo, Talia che litiga animatamente con un altro uomo e altri cinque uomini di spalle. Fa segno a Frank e si spostano lungo il perimetro. 

Nel momento in cui Frank colpisce con il piede una sbarra di metallo, gli agenti capiscono di essere stati scoperti e non resta loro altro da fare che cercare di prendere il sopravvento sulla situazione. 

Riescono a ferire un paio di uomini, quando Kensi sente un tonfo alle sue spalle, “Dio, Frank NO! Agente ferito! Eric manda un’ambulanza! Probabilmente due colpi d’arma da fuoco alle gambe, perde molto sangue!”, urla al suo piccolo microfono mentre si avvicina al partner, sempre tenendosi nascosta, per capire meglio la situazione, ma sa benissimo che non può abbandonare gli altri, “Ok Frank resisti, fra poco arriva l’ambulanza. Io devo andare ma tu resisti ok?”

“Vai, corri, sta attenta”, la donna lo guarda un’ultima volta, sperando vivamente non sia veramente l’ultima volta che lo vedrà e si gira per tornare dal resto della sua squadra. Non hanno mai legato veramente in questi anni, ma è pur sempre il suo partner e si sono salvati la vita a vicenda più di una volta, inoltre si è sempre dimostrato un buon agente, quindi non può non essere preoccupata per lui. 

Cercare di non uccidere nessuno diventa ogni minuto più difficile. Non sapere se sta sparando ad un altro agente o ad un trafficante di droga rende ogni sparo un colpo di fortuna. E lei odia essere in balia della fortuna. 


Una volta che la sparatoria è finita e i rinforzi sono arrivati, Kensi chiude l’ultimo dei trafficanti sopravvissuti in macchina. Si sta avvicinando alla barella dove i sanitari stanno prestando i primi soccorsi a Frank quando sente Talia che parla con un uomo, da dove si trova non riesce a capire di chi si tratta ma sentendo come parlano potrebbe dire con notevole sicurezza che i due si conoscono bene. Sta ascoltando i dottori quando viene raggiunta da Callen e Sam. 

“Abbiamo già aggiornato Eric e Nell, ora non ci resta che parlare con Talia per capire meglio la situazione del cartello e direi che siamo a posto. Frank, ti raggiungiamo in ospedale appena finiamo, tieni duro!”

Sam stringe la spalla dando forza al loro collega ferito e lascia che l’ambulanza lo porti via. 

“Ragazzi venite!, urla loro Talia, “venite che vi presento il mio partner non veramente partner!”

“Partner non veramente partner? Ma da dove te la sei tirata fuori?”, una risata imbarazzata fa girare i due uomini, Kensi invece continua a dar loro le spalle. Nel momento in cui ha sentito la voce non ha potuto far altro che bloccarsi sul posto. Non ricorda più come respirare; muovere un muscolo si dimostra la cosa più difficile del mondo. Si fa forza, stringe i pugni convulsamente e si gira, “Ma perché diavolo…?”

“Deeks? Ma non mi dire!”, Sam abbraccia bonariamente il detective, mentre questo gli sorride di gusto. Un sorriso che non raggiunge gli occhi. 

“Ragazzi, sembrano passati secoli! Come state?”, Deeks stringe con forza la mano che Callen gli porge, "Mi sembrava strano non vi foste ancora cacciati in una qualche mia operazione!”, ride.

“Si beh, fa piacere che sei ancora in giro. Sei sparito dai radar…”

“Ho avuto un pò da fare in giro, Callen. Ma è un piacere rivedervi, sul serio.”

Talia si guarda intorno confusa, “Ma quindi vi conoscete già?”

“Sì”, parla finalmente Kensi spazzolandosi la polvere da una spalla, “abbiamo lavorato insieme per alcuni anni.”

“Ciao Kensi…”

“Deeks.”

Sam e Callen si scambiano uno sguardo complice: Callen leggermente meno impassibile delle altre volte, Sam grattandosi imbarazzato il collo. L’aria pesante viene fortunatamente spezzata dall’arrivo di un dottore, “Agente Blye, sta sanguinando. Se mi segue possiamo dare un’occhiata…”

“Sto sanguinando?”, Kensi si guarda il braccio notando un taglio piuttosto profondo al bicipite. Probabilmente uno dei proiettili che ha poi colpito Frank, “Oh, sto sanguinando… Sì, io…sì, diamo un’occhiata, va bene.” La donna segue il medico ancora completamente persa nei suoi pensieri. Lo segue come un automa, l’unica cosa che sa è che vuole allontanarsi il prima possibile da quella situazione. 

“Kensi, ti accompagno! Vediamoci tutti alla casa galleggiante; G, porta anche loro, noi arriviamo appena finito qui.”


“Hei…hmm, vuoi parlare?”

“Di cosa?”, Kensi digrigna i denti mentre il medico le applica un paio di punti sul bicipite. 

“Ok Kens, so che non parliamo mai, non siamo proprio dei fenomeni in questo…ma potremmo fare un’eccezione…”

“Cosa vuoi che ti dica, Sam? Ho male al braccio e il mio partner è stato ferito. Di cosa vuoi parlare?”

“Oddio Kensi, abbiamo visto Deeks dopo quanto?! Tre anni? Quattro?”

“Quattro anni”, lo interrompe la donna con tono secco.

“Sì appunto, quattro anni, come stavo dicendo. Vuoi parlarne?”

“Sam davvero, non so cosa dirti. È andato via, bene! È tornato in LAPD, bene!”

“Non ci hai mai detto veramente come mai è andato via…cosa è successo tra di voi! Cioè, qualcosa lo posso immaginare…ma parlo seriamente…”, l’uomo si gratta la nuca, evidentemente a disagio. Parlare non è mai stato il suo forte, ma lo spettacolo al quale ha assistito prima era veramente imbarazzante. 

“Abbiamo litigato. Ho detto cose che non avrei dovuto dire e che non pensavo nemmeno. Lui ha pensato fosse tutto troppo e se n’è andato. Non posso criticarlo, se n’è andato. Non è una novità che qualcuno se ne vada, sono abituata. Va bene così.”

“L’hai mai cercato?”

Kensi sbuffa alzando gli occhi al cielo. Questa conversazione la fa innervosire, “Cercato cercato no. Ogni tanto passavo lungo la spiaggia dove sapevo sarebbe andato a fare surf. L’ho visto una volta da lontano, e lontano è rimasto. Cosa gli avrei potuto dire?”

“Beh, ‘scusa’ per iniziare non mi sembra male…”

“Mi conosci Sam… E’ andata così, va bene. Non ho rimpianti.”

“Non hai rimpianti?! Kensi ma ti senti parlare? Come puoi non avere rimpianti?!”

“Basta, non voglio più parlarne! Sono stanca, chiudiamo questo caso e chiudiamo questa storia. Una volta per tutte.”

“Non ti ha fatto alcun effetto? Guardami negli occhi e dimmi che non ti ha fatto alcun effetto e io lascerò cadere l’argomento!”

La giovane donna si osserva le mani pur di non guardare il suo collega, “Sam, non ho nemmeno pensato a come affrontarlo, non ho avuto il tempo. Sono rimasta pietrificata. E tu l’hai visto, era lì, a due passi da me, dopo quattro anni…cosa avrei potuto dire?”

“Va bene, Kens, va bene. Lo affrontiamo insieme, un passo alla volta, ok?”, lei annuisce alzandosi. “Forza, andiamo a risolvere questo dannato caso.”



 

Eccoci qui con il terzo capitolo. Stiamo entrando nella parte più interessante della storia! Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

 

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Capitolo 4
*** Interrogatori ***


Arrivati alla casa galleggiante, Kensi versa del caffè in due tazze, una per lei e una per Sam. Sono solo le due di notte e ha la vaga impressione che sarà una lunga e difficile notte. Rimpiange il suo letto e le coccole con Grace. 

Raggiungono gli altri seduti attorno al tavolo e l’aria si fa subito pesante. 

“Heilà, come va il braccio?”, chiede Callen non alzando gli occhi da un fascicolo. 

Kensi borbotta qualcosa sedendosi di colpo su una sedia libera in un angolo, “Oh, niente che un paio di punti non possano rimediare, G. Come siamo messi?”, chiede Sam alzando gli occhi al cielo.

“In sala interrogatori abbiamo Carlos, il presunto capo dell’organizzazione, gli altri che siamo riusciti ad arrestare sono fermi all’LAPD. Dobbiamo ancora interrogarlo, aspettavamo voi due. Sam, entri tu con me?”, si guarda intorno valutando la situazione, “Kensi tu potresti chiamare Eric e Nell e aggiornarli, poi magari sentire se c’è qualche novità su Frank, ok?”

“Sì capo, come fatto.”, finalmente contenta di avere qualcosa da fare, contatta immediatamente in vivavoce i gemelli fantastici, mentre i suoi colleghi provano a scoprire qualcosa dall’arrestato. 

“Kensi, pronti per te. Dicci tutto.” La donna racconta quello che è successo fino a quel momento, omettendo la presenza del suo vecchio partner, chiedendo poi loro di scoprire tutto quello che possono su Carlos e su come potrebbe essere legato a Sullivan. Si siede sul divano allungando le gambe e sorseggiando il suo caffè. 

“Ok, ci mettiamo al lavoro. Allora come è andata con l’Agente Del Campo? È ancora così in gamba?”

Talia sorride senza imbarazzo, “Hei ragazzi ciao! Sono qua con Kensi…”

“Oh wow, Talia scusa non lo sapevo!”, si scusa Nell e Kensi la può quasi vedere arrossire e guardare Eric vergognandosi, “…spero tutto bene…”

“Bene ragazzi ok scusate, belle chiacchiere ma abbiamo un caso. Appena Sam e Callen escono dall’interrogatorio vi facciamo sapere. Poi più tardi penso torneremo alla base, altrimenti raggiungeteci qui, ok?”, chiede con un ultima parvenza di forza Kensi, “Ah! Informatevi anche su come sta Frank, per favore! Non riesco proprio ad andare in ospedale…”

“A dopo Kens.”

Kensi si gira per controllare come va l’interrogatorio. Dopo pochi minuti di silenzio, Talia si schiarisce la voce e lei sente che il peggio sta per arrivare. 

“Allora ragazzi…hmm…da quello che ho capito vi siete conosciuti anni fa…”

La bruna annuisce senza spostare gli occhi dallo schermo, ma la sua schiena si fa subito più rigida. 

“…avete lavorato insieme?”

Questa volta prende parola Deeks, non prima di alzarsi in piedi e versarsi una tazza di caffè, “Sì, abbiamo lavorato insieme un paio di anni, come ti ho detto prima. È stato qualche anno fa…”

“Quattro, abbiamo lavorato insieme fino a quattro anni fa”, si lascia sfuggire Kensi restando immobile. 

“Sì, quattro anni fa…”

“Wow, quindi hai lavorato per l’NCIS! E io che pensavo fossi solamente uno dei migliori agenti sotto copertura. Hai tante altre qualità nascoste quindi…”, ammicca Talia verso il detective. 

Kensi sa cosa sta per fare Deeks un secondo prima che lui lo faccia: spettinarsi i capelli. La certezza di questo comportamento le fa posare un macigno sullo stomaco: lo conosce ancora così bene. Potrebbe ancora prevedere i suoi comportamenti e per un attimo è come se questi quattro anni non fossero mai passati. 

Dopo essersi spazzolato i capelli, sorride in difficoltà. Non è da Deeks essere taciturno e non afferrare al volo la possibilità di fare una battuta su un complimento, ma probabilmente la situazione non è una delle migliori nemmeno per lui, “Ho lavorato come agente di collegamento tra LAPD e NCIS e la nostra collaborazione è durata tre anni.”

“E poi? LAPD sentiva la tua mancanza? Sai essere un tale rompiscatole quando ti ci metti che non ci credo nemmeno per un secondo che ti abbiano rivoluto indietro!”, ride Talia, senza immaginare quello in cui potrebbe andare a invischiarsi. 

“Poi…poi per me è stato meglio tornare in LAPD…diciamo che non c’era più la condizione adatta alla collaborazione…”

Kensi sente un morso allo stomaco: nonostante tutto, nonostante tutto quello che lei ha detto, lui non la sputtana come potrebbe fare. Vorrebbe dire qualcosa, ma la sua bocca è secca e sembra non avere nemmeno fiato nei polmoni, quindi rimane in silenzio, con le spalle rigide e il caffè ormai freddo in mano. 

“E da quel momento sei stato spedito a San Diego, immagino…”

“San Diego?”, l’agente alza la testa di scatto, “sei stato a San Diego?!”

Deeks fissa lo sguardo nel suo, “Avevo bisogno di cambiare un pò aria, quindi ho passato circa due anni a San Diego, alcuni lavoretti sotto copertura…le cose che piacevano a me.”

“Piacevano? Hai cambiato idea?”

“Dopo tre anni in NCIS avevo cambiato le mie preferenze, sì! Ma non cambia mai veramente nulla, son sempre stato più adatto alle operazioni sotto copertura: non hai nessuno a cui guardare le spalle e nessuno su cui fare affidamento. Se sbagli è solo a causa tua, con le squadre invece ho sempre avuto la cattiva abitudine di rovinare qualcosa.”, Deeks cerca di buttare la situazione sull’umorismo, ma stranamente non gli riesce molto bene, “…quindi eccomi qui: agente di collegamento tra LAPD e chissà quali Agenzie americane.”

“Sì ma perché andare a San Diego? Già tornare in LAPD qui poteva essere abbastanza…”

“Kensi, non dobbiamo parlarne per forza. Anzi, nessuno ha voglia di parlarne veramente…”

Kensi si risveglia dalla paralisi che l’aveva colpita e si rende conto che sono nella casa galleggiante e ci sono tre paia di occhi che stanno fissando lei e Deeks alternativamente. 

Si riprende in fretta e in un attimo ha il suo solito atteggiamento da Kensi Blye spacca culi: fredda, controllata e brava nel suo lavoro. Il solito atteggiamento che l’aveva caratterizzata negli ultimi quattro anni. 

“Perfetto ragazzi, cosa abbiamo? Siete riusciti a scoprire qualcosa?”

Callen è il primo a prendere la parola pur guardandola con il suo solito sopracciglio alzato, “Niente di che, l’unica cosa utile che quel coglione ci ha fatto capire è che Sullivan era sicuramente invischiato in qualcosa. Ma Carlos dice che lui non sa nulla. Probabilmente l’ufficiale era collegato a qualche altro suo scagnozzo, ci ha dato qualche nome da controllare”

“Ci conviene mettere sotto controllo i telefoni. Chiamo i gemelli fantastici e dico loro di venire qui. Passiamo la notte a controllare i telefoni qui. Non conviene tornare a casa, a meno che non abbiate di meglio da fare.”

Callen annuisce all’idea di Sam e fa cenno agli altri due di andare al piano superiore per rinfrescarsi. 







Ed eccoci con il quarto capitolo della storia! Qualsiasi critica o consiglio son sempre ben accetti ovviamente! A presto, Hellen.

 

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Capitolo 5
*** Lui lo sa? ***


Sono passate da poco le tre della mattina quando Eric e Nell varcano la soglia della casa galleggiante con l’attrezzatura indispensabile per tracciare i telefoni dei sospettati. 

Kensi è stesa sul divano riposandosi un pò quando Nell lancia un urlo. Tutti i presenti saltano sul posto, “DEEKS! OMMIODDIO DEEKS!”

“Ciao Velma”, ride il detective quando la piccola donna si lancia tra le sue braccia, “Madonna Deeks è bellissimo rivederti!”

Lui le sorride con affetto e schiaffa un cinque sul palmo teso di Eric, “Ciao fratello, sempre bello rivederti.”

“No aspettate, Eric perché hai detto rivederti? Perché non eri così sorpreso di vederlo?”, gli chiede Callen socchiudendo gli occhi. Eric si gratta la testa sapendo benissimo di non poter scappare da questo interrogatorio, “Beh noi ogni tanto ci siamo visti…”

“Che cosa?!”, Kensi si alza e si ferma con le mani sui fianchi. 

“Sì, siamo andati a fare surf insieme qualche mattina. Non abbiamo mai parlato di voi, e voi non mi avete mai chiesto di lui…”

“In realtà noi…”

“No, voi mi avete chiesto di scoprire qualcosa se Hetty me l’avesse permesso”, il tecnico interrompe Sam, “Hetty non me l’ha permesso, ma questo non cambiava il fatto che io potessi frequentarlo anche fuori. E non fare quella faccia Kensi, non dovevo chiedere il permesso a nessuno…”

Rimangono tutti allibiti dalla presa di coraggio di Eric, ma per la salute mentale dei presenti, un Agente Del Campo totalmente ignaro delle vicende decide bene di schiarirsi la voce. Il gelo che si era posato nella stanza lascia il posto a un certo imbarazzo. Prontamente Nell interviene e con il suo solito atteggiamento fa muovere Eric per mettersi entrambi al lavoro. 

Kensi torna sul divanetto sotto la scala cercando di capire perché mai le cose siano dovute andare così. Sente gli altri tornare alle loro postazioni e lentamente cade in un leggero sonno agitato. 

Nell la risveglia all’alba per poter dare il cambio a Callen e Sam che vanno a riposare. Si siede accanto ai due tecnici pronta a controllare le telefonate. 

“Eric scusami, per prima…”, gli dice sottovoce, “non volevo accusarti…è stata una nottata difficile.”

“Nessun problema Kens, ma volevo chiarire che non mi sento in colpa per come mi sono comportato, è mio amico e ho voluto continuare a frequentarlo”, le dice il ragazzo grattandosi la nuca. Lei gli rivolge un sorriso imbarazzato e si concentra sui tabulati. Con la coda dell’occhio vede Deeks seduto al tavolo con gli occhi chiusi, probabilmente cercando di riposare. 


Un paio d’ore più tardi, Callen e Talia decidono di provare ad interrogare altri due uomini del cartello dopo averli portati alla casa galleggiante; Kensi si sta versando l’ennesima tazza di caffè della notte, dopo essere andata a rinfrescarsi, quando le suona il cellulare. Appena vede chi è, un brivido freddo le scorre lungo la spina dorsale.

“Ciao Kensi, scusa se ti disturbo. So che state lavorando ad un caso ma volevo sapere come fare con Grace… Stamattina devo fare delle commissioni e non riesco a tenerla…”

“Scusa Michelle, hai già fatto anche troppo per me! Potresti portarla alla casa galleggiante? Poi ci penso io!”. Kensi sa benissimo che la sua idea è la peggiore che potesse avere, ma non saprebbe in quale altro modo organizzarsi, nessun’altra ipotesi. E poi, sinceramente, al diavolo tutto e tutti, aveva un dannato bisogno di abbracciare sua figlia!

Non appena ripone il telefono, vede Nell guardarla con gli occhi sgranati, “Non lo so, Nell, non lo so. Sto improvvisando.” Un’improvvisa risata nervosa le scuote il petto, si massaggia il braccio dolorante battendo il piede a terra con ritmo snervante. 

“Kensi, per favore. Fermati.”, sobbalza quando sente Deeks pronunciare il suo nome.

“Sì sì certo, scusa se ti ho svegliato…”

“Non stavo dormendo, ma quel rumore fa saltare i nervi a chiunque.” 

“Va bene ragazzi, io andrei a prendere la colazione per tutti, se siete d’accordo.”

“Prendi qualcosa anche a Grace, ci sta raggiungendo…”, Sam, dopo aver sentito le parole di Nell, si gira di scatto verso Kensi, “Sei sicura?”

“Sì, Sam, sono piuttosto sicura ci stia raggiungendo”, borbotta la giovane donna, ovviamente non rispondendo alla vera domanda dell’amico. 
 



“MAMMINAAAA!”, la pace che regnava nella stanza fino a pochi momenti prima è destinata a svanire in pochi secondi. E anche la salute mentale di Kensi, già messa a dura prova dalla sera precedente, è destinata a peggiorare troppo in fretta. 

“Ciao amore mio, mi sei mancata!”, dice la ragazza prendendo in braccio il piccolo tornado, “Grazie Michelle, come sempre. Spero che la peste sia stata brava…”

“Un angelo, come sempre… Abbiamo fatto un pigiama party insieme a Kamran: castelli di cuscini e mashmallow! Ce la siamo passata alla grande, vero zuccherino?”, strizza l’occhio alla bambina carezzandole i capelli, “Sam?”

“E’ andato a comprarci la colazione!”, urla Nell dal piano di sopra. 

“Salvatore della patria!”, conclude Eric sospirando in maniera teatrale. 

Dopo che la donna si è allontanata, Kensi si sposta sul divano per coccolare sua figlia. “Allora amore, cosa avete fatto stanotte?”. La tiene stretta a sé e per pochi secondi dimentica tutto quello che è successo fino a quel momento. Accarezza i capelli di sua figlia, stranamente legati: Michelle deve essersi impegnata molto se è riuscita a farle addirittura due trecce. Kensi ridacchia al pensiero della sua povera amica che rincorre la bambina per cercare di farla stare ferma. Gli occhi di Grace si fissano nei suoi e lei sorride, è così perfetta. 

“Ci siamo divertite tanto mammina!”, ridacchia eccitata la bambina carezzando le guance della madre, "Abbiamo mangiato e poi giocato e dopo ancora mangiato. È stato super divertente! Però io ho fame adesso, mammina…”

“Perchè non mi stupisce che tua figlia abbia sempre fame?”, li interrompe Sam entrando con due sacchetti di carta nelle mani.

“Zio Sam!! Colazione!!”

“Ciao fiorellino, dammi un bacio!”

“Hei Sam, stai per caso cercando di rubarmi la donna della mia vita?”

“ZIO G!! Che belloooo! Mangiamo??”

“Sì pulcino, mangiamo”, ride l’agente prendendola in braccio. 

“E’ bello portare un figlio in grembo, farlo nascere, crescerlo e vederlo snobbarti così, vero Kens?”

“Cosa vuoi che ti dica Sam…ormai ci ho fatto l’abitudine”, ridacchia a disagio la donna. Si muove nella stanza cercando di evitare lo sguardo del detective: sente perfettamente i suoi occhi piantati nella schiena. Ha assistito a tutta la scena, quindi Kensi può solo immaginare la quantità di domande che ha da farle, ma in questo momento l’ultima cosa che vuole è subire un altro interrogatorio. Mangia in silenzio la sua colazione mentre gli altri chiacchierano con Grace, che come suo solito non sta mai zitta. Vede Talia che fissa alternativamente Deeks e Grace con uno sguardo totalmente smarrito ma lui non le presta attenzione, è completamente rapito dalla bambina che saltella tra tutti loro ridendo e parlando. Kensi sta cercando di concentrarsi su un fascicolo quando la bambina attira la sua attenzione abbracciando una sua gamba, “Mammi, non li conosco loro…”

“Sono due nostri amici…ci aiutano a lavorare, tesoro…”, si morde l’interno della guancia per trattenere l’impulso di prendere sua figlia in braccio e scappare. 

“Dai Gracy vieni, ti accompagno a conoscerli!”, interviene Nell, “Lei si chiama Talia, è forte quasi come la tua mamma, sai?”. Grace sorride di gusto alle parole della ‘zia’, con una mano la saluta e con l’altra si spazzola i capelli biondi con un gesto che Kensi conosce anche troppo bene e che le fa stringere il cuore in una morsa.  

“E lui si chiama Marty, è un nostro vecchio amico…”, quando la bambina allunga la sua manina per stringere quella del detective, Kensi sente le lacrime che minacciano il suo autocontrollo. 

“Va bene, ok, Gracy…GRACE! Vieni qui, basta. Andiamo! Ti porto dalla nonna, forza! Ragazzi ci vediamo fra qualche ora. Se vi spostate alla base fatemelo sapere, che vi raggiungo lì.”. Con queste parole Kensi si avvicina a Deeks e Grace, la prende in braccio e veloce come un fulmine si volta verso la porta. Ha bisogno di un caffè, di una doccia e di una corsa. Non necessariamente in quest’ordine. 

“Scusa Kens, non vorrei essere invadente ma…ecco, io abito dalla parte opposta della città…non è che potrei venire a fare una doccia da te?”

“Sì certo Talia, nessun problema. Ma prima devo fare un paio di giri!”, le sorride la giovane donna.

“Mamma, allora dopo la tua amica può giocare con i miei pupazzi?”

“Non oggi tesoro, adesso andiamo dalla nonna, ma sono sicura che Talia sarà contentissima di giocare con te un’altra volta!”, ride Kensi scuotendo la testa uscendo dalla porta. 


Dopo aver lasciato Grace da Julia, le due donne fanno un salto in ospedale per salutare Frank e parlare con i medici. Kensi chiama poi Callen per comunicargli le sue condizioni, “Hey G. Sono in ospedale, Frank dorme ancora ma i medici hanno detto che è fuori pericolo; ci vorrà del tempo per riprendersi perché un proiettile ha leso la muscolatura della coscia destra e un altro si è conficcato nel ginocchio. Però dicono che starà bene. Sì, ci vediamo tra un paio d’ore.”

Mentre Talia è sotto la doccia, Kensi decide di sciogliere i muscoli correndo lungo la spiaggia. Tornata a casa, si infila velocemente sotto la doccia. Qui non può impedire alla sua mente di vagare verso orizzonti che erano rimasti inesplorati per tanto tempo. Rivedere Deeks dopo quattro anni l’ha lasciata con il batticuore e i pensieri offuscati; nei primi mesi dal suo abbandono aveva spesso immaginato come sarebbe potuta andare se non avessero avuto quel litigio, se lei non si fosse fatta prendere dal panico, se non gli avesse detto tutto quello che gli aveva detto. Lui era stato il partner migliore che avesse avuto, era certa che gli avrebbe sempre controllato le spalle, in ogni situazione. E in un attimo, a causa del suo stupido terrore delle relazioni, era riuscita a spezzare tutto, a spezzare lui e a spezzare se stessa. 

E vedere Grace e Deeks insieme, nella stessa stanza, ad un passo l’uno dall’altra, l’ha lasciata tramortita. Cosa avrebbe dovuto fare? Cosa avrebbe potuto dire? Come spiegare questi quattro anni? Aveva veramente bisogno di spiegare a lui? Sì…no, forse, non lo sa. Ma soprattutto, come poteva lui essere ancora interessato a lei e alla sua storia dopo quello che era successo? Per quello che Kensi sapeva, in questi quattro anni potrebbe essere successo di tutto a Marty Deeks. 

Fino a ieri Kensi era così sicura della sua vita. Non sentiva di aver bisogno di nulla e di nessun cambiamento. Ma in queste ore, aveva Deeks a pochi metri da lei, poteva sentirlo respirare. Le sarebbe bastato allungare una mano e accarezzargli i capelli biondi. Poteva finalmente vedere i suoi occhi blu, dopo quattro anni di buio completo. A questi ricordi, i dubbi riguardo a quello che sarebbe potuto essere hanno iniziato ad invaderla lasciandola senza fiato. 

“Hei Kens, tutto bene? Voglio dire…hmm, sei lì sotto da un pò…”

“Sì scusa, esco subito! Prepara il caffè se non ti scoccia!”

Arriva in cucina con i capelli ancora bagnati lasciati liberi sulle spalle. Aspira il profumo del caffè e ringrazia Talia con uno sguardo. Dopo aver tirato fuori un pacchetto di biscotti si accascia sulla sedia: dopo la corsa e la doccia si sente rigenerata. 

“Allora Agente Blye, che mi dici della tua bambina?”

Kensi sapeva che, nel bene o nel male, questo momento sarebbe arrivato, “Cosa vuoi sapere?”, ride nascondendo il nervosismo nella tazza di caffè. 

“E’ una bambina veramente molto bella; ha completamente il tuo naso e le tue labbra, però per il resto non ti somiglia tantissimo…”

“E in tutto questo qual’è la domanda?”

“Non andare subito sulla difensiva, Kensi! Stiamo solo chiacchierando…”

“Non sono sulla difensiva, ma so già cosa mi stai chiedendo, Talia. E non sono sicura di volerne parlare…”, Kensi sente il cuore battere all’impazzata, come può essere possibile che una semi estranea abbia già capito? Ma poi chi vuole prendere in giro, sarebbe impossibile non capire, è troppo evidente. 

“Kensi…lui lo sa?”

“No, assolutamente no. E ti prego, non parlarne con lui…ti prego.”

Talia stringe una mano dell’altra donna e socchiude gli occhi, “Glielo dirai?”

L’agente osserva attentamente il caffè rimasto nella tazza e si arrotola nervosamente una ciocca di capelli intorno a un dito. Glielo dirà? Può non dirglielo ora che è qui? Ora che l’ha conosciuta? 

“Io…io non so cosa sia successo tra voi, ma Marty è una brava persona, forse..beh forse meriterebbe di saperlo… Ma per il resto, a prescindere dalla tua decisione, puoi fidarti di me, Agente Blye; Se hai bisogno puoi sempre chiamarmi.” Kensi le sorride gentilmente e in silenzio  finiscono il loro caffè. È veramente colpita dalla dolcezza e dalla comprensione che questa donna, quasi una sconosciuta, le sta dimostrando. Ed è anche a disagio per la presenza di questi pensieri: è altamente insolito per lei essere così sentimentale. 

Si riscuote dai suoi pensieri all’improvviso, “Quindi ammettilo, hai usato la scusa della doccia solo per questo, vero?”, sghignazza. 

“Dici che non ho fatto un buon lavoro sotto copertura?”, risponde l’altra fingendo vergogna mentre posa la tazza nel lavandino.








Capitolo lunghino, ma la parte più bella deve ancora arrivare :)

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Capitolo 6
*** Fuoco di copertura ***


“Quindi questo è il vostro regno segreto?”, domanda Talia all’amica mentre stanno percorrendo il corridoio per arrivare alle scrivanie. È ormai pomeriggio e le due donne si sentono più riposate di quanto si aspettassero, considerando la notte che hanno trascorso.

Kensi le lancia un’occhiata divertita quando viene interrotta da Hetty che si materializza dietro di loro, “Ms Blye, buongiorno. A lei, Agente Del Campo, è un piacere rivederla.”

“Buongiorno Hetty.”

“Hetty, ci sono novità?”

Si dirigono tutte verso le scrivanie dove è riunito il resto della squadra, “Buongiorno signori. Mr Deeks, finalmente ci rivediamo! Aspetto questo momento da mesi!”

“Chissà perché non mi stupisce il fatto che tu sapessi già che le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo in quel magazzino!”, afferma Deeks abbassandosi ad abbracciare Hetty. Poi torna ad appoggiarsi contro la sua scrivania, cioè…la sua vecchia scrivania. L’immagine che si palesa agli occhi di Kensi la lascia imbambolata, per un secondo le sembra che il tempo non sia mai passato, che questi quattro anni non siano mai esistiti. Si riscuote poggiando la borsa e porgendo i due caffè che si sono fermate a comprare per Callen e Sam. 

“Allora ragazzi, continuando gli interrogatori abbiamo avuto due soffiate per due posti diversi. Quindi l’idea migliore è di separarci.”

“Scusate ma io devo tornare alla DEA per redigere il verbale e avvertire il mio capo. Se avete bisogno potete richiamarmi.”, la donna si allontana salutando gli altri agenti, “Ah Kensi, io ho ancora una seduta di giochi di peluche con tua figlia, non dimentichiamolo…”, le fa l’occhiolino stringendole una mano. 

“Oh, fidati di me Talia, Grace non dimentica mai nulla quando si parla di gioco e di cibo”, bofonchia Sam ridendo. 

“Bene ragazzi, a questo punto vado su che mi faccio spiegare da Nell dove è il posto. Poi ci andiamo a preparare, voi andate?”

Kensi è già sul pianerottolo quando Callen la richiama, “No, Nell non verrà. Eric non riesce a gestire due operazioni separate contemporanee da solo, ha bisogno del suo partner.”

La ragazza stringe la mano contro la balaustra della scala, sa già cosa sta per succedere e sa altrettanto bene che non le piacerà. “Va bene, mi arrendo. Aggiornatemi.”

“Abbiamo scoperto che dopo la chiacchierata con la moglie di Sullivan dell’altro giorno, lei e la figlia di 11 anni sono state rapite. Uno degli uomini di Carlos ci ha rivelato…”

“Sì, dopo che lo avete terrorizzato con la storia del poliziotto buono e poliziotto cattivo…che, detto tra noi, vi riesce ancora dopo tutto questo tempo? Incredibile…”, Deeks interrompe Sam grattandosi il mento con il suo solito umorismo. Evidentemente certe cose non cambiano mai, pensa la donna. 

“Sì appunto, ci ha rivelato che la banda di Carlos era un pò allo sbaraglio ultimamente. C’erano alcuni soggetti che volevano prendere il potere. Quindi lui pensa che Sullivan potesse essere invischiato nel traffico di droga.”

“Ma perché rapire la sua famiglia dopo che è stato ucciso? Non ha senso…”, valuta Kensi. 

“A meno che Sullivan non dovesse loro dei soldi e la sua morte sia stata solo una mera sfortuna. Magari vogliono farsi pagare dalla moglie…”, ragiona il detective, sfogliando il fascicolo del caso. 

“Va bene, non ci resta che scoprirlo. Eric manderà gli indirizzi sui nostri telefoni appena saremo partiti. Ah Kens, visto che Frank è ferito, beh…eccoti un altro partner!”, urla Callen allontanandosi velocemente dall’amica prima che questa possa lanciargli qualcosa di appuntito e pesante. 

“Ci ucciderà, G. Lo sai vero?”

“Nel caso mi nascondo dietro di te, sei più grosso.”

“E’ bello avere un partner su cui contare, grazie G.”


“Hmm…quindi come ai vecchi tempi?”, davanti alla casa dei sospettati, Deeks si schiarisce la voce e cerca di alleggerire l’atmosfera. 

“Così sembra. Pronto?”

“Andiamo, finiamo questa storia.”

Entrano in casa silenziosamente dopo aver scassinato la serratura. Non si sentono rumori provenienti dall’interno quindi si dividono per pulire le stanze partendo dal piano terra. Kensi è già nello studio in fondo al corridoio quando sente una serie di spari. Sta tornando indietro velocemente per raggiungere Deeks quando un uomo comparso dal nulla le si getta addosso cercando di strapparle di mano la pistola. La donna batte violentemente testa e schiena contro il muro, i vetri di un probabile quadro le si conficcano nella pelle della spalla destra e i punti sul braccio si lacerano. Appena tocca terra, si rende conto che la sua arma è finita ad alcuni metri da lei ed è impossibilitata a prenderla senza probabilmente farsi ammazzare. Tira fuori il coltello dalla cintura ma un calcio all’addome le fa perdere il senso del tempo per un attimo. La vista le si appanna e i polmoni perdono tutto l’ossigeno. Un solo attimo in queste situazioni può rivelarsi fatale, ed è proprio quello a cui pensa la donna. Non appena riesce a mettere a fuoco di nuovo l’ambiente circostante tira un calcio al suo aggressore facendolo crollare al suolo. Si trascina verso la sua pistola, è a pochi centimetri dall’impugnatura quando una mano le si serra alla caviglia e la trascina indietro. Sente un altro calcio all’addome e di nuovo la sua vista si fa sfocata. Colpisce l’aggressore ad un polpaccio con il suo secondo coltello e mentre questo si accascia tamponando il sangue lei riesce a trascinarsi in piedi. Non è abbastanza veloce da sfuggirgli perchè sente i suoi capelli tirare e un coltello sulla gola. Si chiede perchè si sia immobilizzato quando, ancora con la vista annebbiata, vede Deeks con la pistola puntata alla testa dell’uomo. È una scena che Kensi ha già vissuto, e se non fosse in questa situazione probabilmente le verrebbe quasi da ridere. 

“Sarò molto chiaro con te. Se le fai del male, sarà il tuo ultimo giorno sulla terra”, dice il detective con voce ferma. Il suo sguardo non si muove da quello dell’aggressore, le gambe divaricate e ben piantate a terra e le braccia immobili che tengono la mira. E per un secondo, solo un secondo, Kensi si sente eccitata dall’uomo che le sta di fronte. 

Sente il coltello che preme con più forza sulla sua gola e una risata rauca la scuote quando, dopo un singolo sparo che risuona nell’aria, viene trascinata a terra sul corpo dell’uomo ormai morto. Arranca velocemente lontano dal cadavere e vede un foro esattamente nel centro della fronte, poi sente due mani che le scostano i capelli dal viso, “Kens? Ci sei? Come va?”

Si guarda attorno cercando di mettere a fuoco quello che la circonda; quando finalmente la nebbia nella sua testa si è diradata capisce che il suo aggressore è decisamente morto. Grugnisce qualcosa di poco comprensibile provando ad alzarsi in piedi, “Penso di avere qualche costola incrinata, ma per il resto sto bene.”

“Sì immagino, sempre la stessa storia, vero? Se dici che stai bene, in realtà non stai bene. Sanguini dal braccio e dalla spalla; Eric manda un’ambulanza!”

“NO! Nessuna ambulanza, sto bene! Mi rimetto a posto in OSP! Solo…aiutami ad alzarmi, mi gira la testa.”

Deeks la afferra e cerca di rimetterla in piedi senza farle male, lei si lascia cadere contro il suo petto poggiando la fronte contro la sua spalla. Finge che il contatto tra loro non le mandi un brivido lungo la schiena e respira profondamente più volte cercando di schiarirsi la vista. “Sì sì, stai bene…”, bofonchia contrariato, poi continua, “Nell, qui non c’è traccia della famiglia di Sullivan. Torniamo alla base.”

 

Una volta arrivati alla base Kensi si stende sul piccolo divano. La testa le pulsa in maniera violenta e la sua vista si annebbia ancora di tanto in tanto, al punto che al ritorno ha dovuto guidare Deeks. 

Il detective la raggiunge con un kit di pronto soccorso, le fa cenno di togliersi la camicia rimanendo con la canotta e senza chiederle il permesso inizia a disinfettarle i tagli. “Probabilmente avrai bisogno di altri punti sulla ferita di ieri. Io non posso metterli.”

“Hmm, prova a chiuderla con un cerotto ben stretto, poi ci penserò…e dopo potresti prepararmi un’aspirina, per favore?”, borbotta la ragazza ad occhi chiusi. La luce aumenta il martellare del suo cervello. 

Pochi minuti dopo, Deeks le allunga un bicchiere, “Hmm…Kensi?”

“Sì?”, continua a mugugnare ad occhi chiusi. Sente con gioia che l’aspirina sta già facendo effetto.

“Possiamo parlare? Voglio dire…non abbiamo ancora avuto l’occasione di farlo, ma penso che dovremmo, lo penso sul serio.”

Kensi apre lentamente gli occhi, pentendosene subito, “Se proprio vuoi…quindi, di cosa vuoi parlare?”

“Beh hmm…quindi Grace…voglio dire…”

“Vedo che anche dopo quattro anni i problemi di comunicazione non sono cambiati…”, si lascia sfuggire la ragazza, “Grace…è mia figlia.”

“Ok, questo lo avevo dedotto. È la tua fotocopia: il naso e le labbra sono totalmente tuoi…e anche la fame…”, ridacchia scompigliandosi i capelli, gesto che fa venire a Kensi il batticuore, “Ma voglio dire, quanti anni ha? Mi è sembrato ne avesse circa quattro…”

“Sì Deeks, ne ha quattro.”

Il detective si guarda intorno evidentemente a disagio, finché non osserva la sua vecchia scrivania, ora ingombra di oggetti di un altro agente, di un altro partner, di un altro uomo che non è lui. All’improvviso sposta lo sguardo sulla donna davanti a lui, e fissando gli occhi nei suoi lancia la bomba tanto temuta, “Kensi, Grace è mia figlia?”.






Ed ecco il 6° capitolo della mia storia! Spero vi stia piacendo! Fatemi sapere :) A presto, Helly.

 

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Capitolo 7
*** Confessioni al chiaro di luna ***


Capitolo lungo lungo! Finalmente iniziamo a vedere come reagisce Deeks alla presenza di Kensi e come lei si sente nei suoi confronti.

Spero la storia vi stia piacendo, fatemi sapere. A presto, Helly.



 


“Kensi, Grace è mia figlia?”, non balbetta più ora. 

Lei sapeva che non ci sarebbe voluto molto perché lui lo capisse, ma sperava di avere ancora un pò di tempo; forse sperava che questo caso si concludesse più in fretta e lui tornasse da dove era venuto; o forse, segretamente, sperava di avere questa conversazione, sperava sarebbe giunto questo momento. Non sa darsi una risposta sincera, ma sicuramente ne deve una a lui.  

Non riesce a guardarlo negli occhi, distoglie lo sguardo e si osserva le mani cercando di fermare il tremolio. Non è mai stata una che si agita facilmente, l’unica persona che l’ha mai fatta sentire viva…e umana…e debole…beh ce l’ha davanti in questo momento. Annuisce impercettibilmente alla sua domanda. 

“Guardami negli occhi e rispondimi, Kensi. Avanti, ho bisogno che tu me lo dica.”

“Sì Deeks”, Kensi alza lo sguardo dopo aver fatto un respiro profondo, “lei è tua figlia. In tante, tantissime cose lo è…è sempre stato così evidente…” 

Lui sapeva già quale sarebbe stata la sua risposta, ma comunque Kensi lo vede barcollare, alzare gli occhi verso il soffitto e respirare profondamente. Non sa bene cosa gli stia passando per la mente…in realtà non sa nemmeno cosa sta passando nella sua, di mente. 

Sta per dire qualcosa quando vengono interrotti dall’arrivo di Callen e Sam, che si bloccano non appena vedono la scena che si palesa ai loro occhi. 

Deeks si alza velocemente dalla sedia e si sposta a disagio verso la scrivania di Sam, mentre gli altri due si avvicinano a Kensi chiedendole come sta. Nel momento in cui prova a spostarsi si ricorda del motivo per cui era stesa: vista annebbiata e costole incrinate. 

“Ragazzi, avete trovato qualcosa? A noi non è andata troppo bene”, riprende il suo solito controllo mordendosi un labbro per il dolore. 

“Solamente della droga, dannazione! Abbiamo trovato quattro trafficanti ma della famiglia di Sullivan nessuna traccia!”, Callen si siede alla scrivania passandosi le mani nei capelli.

“Gli uomini di Carlos ci hanno mentito. Li ammazzo quei bastardi, giuro che lo faccio!”

“Sam, rimani concentrato, forza.”

“Hanno rapito una bambina, G. Non possiamo stare qui senza fare nulla!”

“Signori miei, vi prego di calmarvi.”, interviene Hetty, “è stata una giornata stressante e io ho bisogno di avervi al massimo delle vostre capacità. Quindi ora signorina Blye vada a casa, riposi un pò e se non si sente bene, le consiglio vivamente di andare all’ospedale.”

“Ma Hetty, per favore, posso rimanere qui!”, ribatte Kensi, l’idea di allontanarsi dal lavoro per riposare non l’ha nemmeno sfiorata.

“Dai Kens, dovresti veramente riposare. Ce ne occupiamo noi!”, ribatte l’ex Navy Seal.

“A questo proposito propongo che anche il signor Callen vada a riposare, così domani mattina avremo due agenti con una bella notte di sonno alle spalle. Sempre che non sia un problema rimanere tutta la notte, Mr Deeks.”

“No, ovviamente nessun problema Hetty”, finalmente Deeks parla. Ha assistito alla conversazione  precedente in silenzio, ancora scosso dalla rivelazione di poco prima.

“Perfetto! Quindi voi due andate a dormire e per voi due invece…vi aspetto in sala operativa!”, detto ciò Hetty raggiunge Eric e Nell al piano di sopra, non prima di girarsi in cima alle scale, “Ah un’ultima cosa: ho parlato con i medici dell’Agente Cornell; a causa della ferita durante la sparatoria dell’altra notte, Mr Cornell ha subito una lesione permanente al ginocchio. Dal momento in cui sarà pronto a tornare al lavoro, gli sarà affidato solo lavoro d’ufficio, probabilmente non qui, perché purtroppo non potrà più fare lavoro sul campo. A questo proposito, Mr Deeks, è un piacere riaverla tra di noi. Bentornato.”

Il detective sorride a Hetty imbarazzato, poi abbassa lo sguardo grattandosi la nuca. Callen gli dà una pacca sulla spalla passandogli davanti, “Bentornato Deeks.”

Kensi si rialza con calma, stringendo i denti per il dolore che le martella le costole, “Bene ragazzi, a questo punto io mi vado a fare la doccia e credo non mi muoverò dal letto fino a domani mattina!”, sospira immaginando già la doccia calda che farà appena arrivata a casa. 

“Non dovresti andare all’ospedale, Kens?”, dice Sam aiutandola ad alzarsi.

“Sto bene, davvero. Nulla di cui preoccuparsi. Non vedo solo l’ora di riposarmi un pò.”

“E come pensi di resistere a tua figlia? Non ti vede praticamente da due giorni! Non sarà solo iper attiva, sarà letteralmente elettrizzata di fare un altro pigiama party con la sua mamma!”, sghignazza Callen raccogliendo le sue cose sulla scrivania. 

“A questo proposito G…stavo pensando…”

“No, non ci provare nemmeno, Kensi!”

“Oh andiamo! Sono certa sarà contentissima di fare un pigiama party con lo Zio G.! La vado a prendere da mia madre, facciamo il bagno, le spiego che la mamma ha tantissime cose su cui lavorare, la preparo e te la porto! Ti preeeeego Zio G.! Ti prometto che riuscirai a riposarti anche te!”

“Menti a tua figlia!”, il collega la guarda con occhi spalancati.

“Solo per una buona causa. Con queste costole non riuscirei a starle dietro, lo sai…”, Kensi lo guarda con sguardo supplichevole, sguardo che ha imparato da Grace.  

“Sei veramente disposta a mentire a tua figlia! Sam dille qualcosa!”, cerca di salvarsi l’uomo dagli occhi azzurri. 

Sam alza le mani in segno di resa, “Non guardare me partner, stamattina saresti stato disposto a sacrificare me se ci avesse voluto uccidere, e in più, hai voluto essere lo zio preferito? Questo ha delle conseguenze… Buonanotte babysitter.”

“Uhm, va bene. Allora vado a fare la spesa per sfamare la tua dolce bambina. Dici che mi devo comprare anche i tappi per le orecchie?”

“Compra Callen, compra!”, Kensi non riesce a trattenersi dal ridere salutando il suo collega e amico. In realtà ha un disperato bisogno di stare un pò con Grace, coccolarla e addormentarsi con lei nel suo letto, ma ha altrettanto bisogno di riposare. Quindi l’idea di lasciarla a Callen le è sembrata la cosa migliore. Conoscendola si sarebbe messa a piangere e le si sarebbe attaccata al collo non appena avesse capito che Kensi stava male, e lei proprio non poteva farcela stasera. Dopo queste due giornate ha veramente bisogno di silenzio e di una bella notte di sonno. 


La giovane donna raggruppa le sue cose e con passo lento si avvia alla macchina. Sta tirando fuori le chiavi, quando sente dei passi dietro di lei. Rapidamente mette una mano sulla pistola che si trova dietro la sua schiena, ma non appena l’ombra si avvicina capisce subito chi è. 

“Non volevo spaventarti, ma…sono qui solo per dirti che se hai bisogno di qualcosa per la bambina basta che me lo dici. Non ho intenzione di spingerti a farle passare del tempo con me.”

“Bisogno di qualcosa?”, Kensi lo osserva con sguardo confuso.

“Sì, soldi per esempio. È pur sempre anche mia figlia. Non pretendo tu voglia lasciarmela conoscere…d’altronde l’ultima volta che ci siamo visti sei stata abbastanza chiara riguardo a ciò che pensi di me…”

Dio, non ci può credere. Doveva aspettarselo, lo sapeva. Ma sentirlo dire dalle sue labbra, le sue labbra assurdamente perfette, ha tutto un altro effetto, “No Deeks guarda, non intendevo quello che ho detto…”

“Sì sì immagino”, dice l’uomo sogghignando amaramente, "Comunque se può farti stare tranquilla, per la durata di questa operazione sarò professionale, non preoccuparti”, i suoi occhi rimangono freddi e puntati dietro la sua testa. 

Kensi barcolla e fissa il terreno; non ha la forza di alzare gli occhi. Il detective ha sempre rappresentato contemporaneamente la sua più grande forza e la sua più grande debolezza. Lui ha sempre creduto di valere poco e lei, tra tutti, lo ha spezzato urlandogli contro le peggiori accuse che una persona con quel passato avrebbe voluto sentirsi dire… Si vergogna di se stessa e si merita tutto il suo disprezzo. Ma nonostante tutto, Marty Deeks si dimostra sempre al di sopra di tutti: è disposto ad aiutarla per una bambina che fino a mezz’ora prima non sapeva nemmeno di avere, aiutare una donna che fondamentalmente gli ha detto che non vale nulla. Ed è anche disposto a lavorare con lei durante questo caso. Probabilmente chiunque altro se ne sarebbe già andato. Kensi si chiede come una persona con un cuore del genere possa esistere veramente. 

“No, veramente Deeks! Io…io ho sbagliato… Suppongo di doverti delle scuse. Le avresti meritate molto tempo fa, ma sono stata troppo codarda ed orgogliosa per farlo…e poi mi vergognavo di me stessa…non meritavi quello che ti ho detto…”

“COSA NON MERITAVO, KENSI? COSA NON INTENDEVI VERAMENTE?”, esplode Deeks urlando e stringendo i pugni lungo i fianchi. Non avrebbe mai pensato di perdere il controllo. Quando l’ha vista il giorno prima sapeva immediatamente l’effetto che la sua presenza aveva avuto su di lui, ma erano passati quattro anni ed era riuscito a perdonarla. Come poteva odiare una donna che è sempre stata terrorizzata dalle relazioni? Una donna che lo conosceva meglio di tutti gli altri e gli aveva detto chiaramente che persona era? Alla fine dei conti lei era stata sincera, brutale certo, ma sincera. Ma…sapere di aver avuto una bambina, con la donna che più ha amato al mondo…Dio, un piccolo assassino ninja mutante, metà Kensi e metà Deeks…era più di quello che avrebbe mai immaginato e pensato di meritare. E andava bene così, l’avrebbe aiutata se ne avesse avuto bisogno, lo avrebbe fatto davvero. Ma queste scuse…non credeva nemmeno per un secondo a quello che lei stava dicendo.

Cerca di riprendere il controllo facendo un un respiro profondo, poi continua con voce più bassa, “Che ero solo un buffone? O che non sarei mai stato capace di prendermi cura di qualcuno perché nessuno me l’aveva mai insegnato? O ancora, che ero troppo stupido e infantile per lavorare con te? Per stare con te! Dimmi Kensi, visto che tu hai tirato fuori l’argomento, che cosa non intendevi veramente?”

La giovane donna sente un pugnale dritto nel cuore. Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, ma non pensava avrebbe fatto così male…ma ora, in fondo, sente di meritarlo. Deeks è sempre stato un uomo generoso e forte, disponibile oltre ogni comprensione, ma soprattutto avrebbe fatto di tutto per lei. Se qualcuno meritava veramente di essere trattato in quel modo, non era di certo lui, piuttosto lei. 

Si riscuote quando sente due lacrime solcarle le guance, rialza il viso e fissa gli occhi nei suoi. E Dio, quel blu oceano la stordisce sempre. Ricorda come fosse ieri la prima volta che ha visto il colore degli occhi di Grace, in quel momento ha avuto l’assoluto terrore di non potercela fare. Blu oceano, Grace aveva i suoi occhi. 

“Va bene, perfetto. Addio Kensi.”

“Deeks! Deeks aspetta!”, si sporge verso di lui incespicando nei suoi stessi piedi. Non sa se è a causa della botta alla testa o delle lacrime che non riesce a rallentare ma sente le gambe malferme.

“O mi parli oppure abbiamo finito qui! Non rimarrò ancora a farmi prendere in giro, ok? Sono sempre stato il buffone della squadra e mi è sempre andato bene perché pensavo di aver trovato un posto a cui appartenessi. Mascheravo tutto dietro l’ironia, ma sono stanco. In quattro anni mi sono rassegnato a stare solo e va bene così. Ma sono qui ora e se continui a trattenermi per poi non parlare…beh Kensi, sinceramente? Sinceramente sono stanco di apparire come il coglione di turno e nascondermi dietro a qualche battuta, sono stanco di farlo, soprattutto con te!”

E lei non ce la fa, crolla sulle sue ginocchia senza forza, in mezzo a un parcheggio, in una sera d’estate. E piange. Piange come non piangeva da anni, non dalla sera della loro ultima litigata, non dalla loro ultima sera insieme. Singhiozza senza controllo stringendosi lo sterno, “Non so cosa dirti, Marty… Non mi crederesti mai…non so davvero da dove cominciare…”

Sente Deeks che le prende le spalle, inginocchiato davanti a lei, “Hai detto che non lo intendevi, allora perché l’hai detto?”

La guarda con occhi sinceri, il suo tono di voce la spinge ad essere sincera, perché alla fine dei conti lui è inginocchiato sull’asfalto con lei. Di nuovo, è disposto a mettere da parte il risentimento che dovrebbe giustamente covare nei suoi confronti, per darle la possibilità di spiegare. 

“Io…immagino avessi paura…”

“Di me?!”, lui spalanca gli occhi drizzando la schiena. Quel blu la invade e la lascia tramortita per un secondo.

“Di noi…e della nostra cosa…sarebbe potuta diventare reale…e…avevo paura…”, balbetta tra le lacrime. Si odia per mostrarsi così, ma, diavolo, è Deeks!

“Kensi, non me ne sarei mai andato; pensavo ti avertelo fatto capire. Se…se tu mi avessi dato una possibilità…io non ti avrei mai lasciato. Dio, ti ho amato così tanto!”, esclama esasperato. Saranno passati anche quattro anni, ma Kensi ha sempre rappresentato il suo tallone d’Achille. Non avrebbe più potuto amare qualcuno come ha amato lei. 

“Tu…mi amavi?”

“L’ho capito dopo, ma a quel tempo avrei dato comunque volentieri una possibilità alla nostra…cosa.”, le accarezza le spalle involontariamente, “Va meglio?”

“Mi sento uno schifo. E mi dispiace così tanto. Non avrei voluto accadesse nulla di tutto ciò…”

“Kensi, ho bisogno di chiederti un’altra cosa.”

La donna lo guarda aspettando la domanda, ormai pensa di essere pronta a tutto. Sente le sue mani allontanarsi dalle sue spalle e rimpiange la mancanza di quel contatto. Dopo tutti quegli anni, nonostante la pessima situazione, poter sentire il suo tocco le sembrava il paradiso.

“Quando…quando abbiamo discusso…tu sapevi già di essere incinta?”

“Tu hai pensato che…NO! Oddio no! Hai pensato che io avessi sbottato perché credevo saresti stato un pessimo padre?!”

“Beh…”, lui si interrompe guardandosi intorno, “facendo due più due, sì…era l’opzione più logica.”

“No, l’ho scoperto dopo…ma a quel punto non potevo venire lì e ‘oh ciao Deeks sai sono incinta di tuo figlio’, cioè non potevo farlo! Quindi ho lasciato che le cose mi scorressero davanti. Ma alla fine di tutto, Grace si è dimostrata la cosa migliore che potesse capitarmi. In tutto quel casino…beh, è stata la mia luce.”

“Perchè Grace?”, vedendo lo sguardo confuso della ragazza, chiarisce la sua domanda, “Perchè l’hai chiamata così, se posso saperlo…”

“Oh, lei si chiama Grace Meryl Blye. Grace come dono di Dio e Meryl significa mare splendente”, Kensi arrossisce mentre si rende conto che , dopo quattro anni in cui ha cercato in ogni modo di nascondere questo desiderio, sta finalmente dicendo al padre di sua figlia che lei esiste. 

“Mare splendente?”

“Quando ero incinta ed ero agitata…o quando lei si agitava troppo, ad esempio dopo una brutta giornata…andavo in spiaggia, mi sedevo sulla sabbia, accarezzavo la pancia e le parlavo di te…e lì si rilassava sempre. A parte l’aspetto, le hai lasciato molto altro di tuo. Te l’ho detto Deeks, è tua figlia in tantissime cose…”. 

Deeks si alza in piedi spazzolandosi le ginocchia, le tende una mano per aiutarla ad alzarsi e sembra triste quando parla di nuovo, “Non voglio mentirti, Kensi. Ci sono rimasto male per tutto quello che hai detto. Ci sono stato male per tanto tempo, mi ha logorato e annientato. E non sono qui per dirti che va tutto bene e passerà. Ma…ora sono qui, e ho conosciuto mia figlia…e..Dio, sono padre…”, si infila nervosamente le mani nelle tasche dei suoi jeans. Kensi lo conosce sufficientemente bene da sapere quanto è agitato dalla situazione. Soprattutto perché durante tutto il discorso che hanno avuto, non ha usato ironia, cosa che succede solo quando parla con il cuore in mano. E la ragazza sa perfettamente quanto questo lo agiti. 

“Se vuoi…hmm, se vuoi, posso parlarti di lei, farti vedere qualche foto. Quello che ti sei perso… Cioè, quello che ti ho fatto perdere… E magari…beh puoi parlarci ancora, se vuoi…”, una luce si accende negli occhi del detective. E Kensi potrebbe immediatamente ricominciare a piangere, non riesce a capacitarsi di quanto gli sia mancato.

“Dammi solo un giorno per riprendermi…sono stati giorni un pò difficili e la mia testa ancora mi sta uccidendo…porta pazienza ancora qualche ora, ti chiedo solo questo…”

“Sì, penso di potertelo concedere.”, lui sorride con quel sorriso storto che gli è sempre appartenuto, gli occhi ancora un pò annebbiati e privi dello scintillio che li rendeva così perfettamente unici, per Kensi, “Buonanotte Kensi.”

Quando le da le spalle incamminandosi per rientrare nell’edificio, Kensi deve mordersi la lingua dal richiamarlo e chiedergli di andare a casa con lei. Gli avrebbe raccontato tutto di Grace quella notte stessa. Ma entrambi hanno bisogno di tempo per capire cosa è successo. Vorrebbe abbracciarlo e carezzargli i capelli, stringersi a lui e fingere che quel litigio non sia mai esistito. Vorrebbe così tanto sentire di nuovo il calore del suo corpo per credere veramente che è di nuovo lì con lei e non è solo un suo sogno. 

Si fa coraggio e sale in macchina. Dopo quattro anni, lui le ha salvato di nuovo la vita sul campo. Ha premuto quel grilletto che quella maledetta mattina di quattro anni prima non aveva premuto. Si è riscattato salvandole la vita nel primo scontro a fuoco che hanno avuto da quando si sono rincontrati. È a questo punto che Kensi realizza la cosa più importante: lui avrà sempre le sue spalle; non importa cosa succede, lui è disposto a salvarle la vita. 

 

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Capitolo 8
*** Un dollaro per i tuoi pensieri ***


Capitolo di transizione, non troppo lungo, mi dispiace! 





“Hmm, Kensi Blye, chi parla?”, bofonchia la giovane donna ancora con gli occhi chiusi. È riuscita a rispondere al telefono dopo una decina di squilli. “Kens, sono Callen. Stavi ancora dormendo?”, ridacchia l’agente. Kensi lo può quasi vedere alzare gli occhi al cielo con un sorrisetto sul viso, “La principessa killer è sveglia da un’ora. La porto in ufficio?”

“Sì, grazie G. La terremo con noi oggi. Mi preparo e arrivo alla base, ci vediamo lì. Ti porto un caffè?”

“E’ il minimo per sdebitarti della nottata, a dopo.”

Kensi si trascina fuori dal letto per fare una doccia veloce. Si guarda allo specchio per vedere le sue condizioni: le ombre viola sulle sue costole sono spaventose, ma almeno riesce a respirare senza eccessivo dolore stamattina; il taglio sul braccio è comunque quello più profondo, ma per il momento sembra aver smesso di sanguinare; e la testa è ancora leggermente dolorante. Può sentirsi soddisfatta: la nottata di sonno ha avuto dei risultati abbastanza buoni.


Arriva in ufficio con tre caffè. Li poggia sulla scrivania di Sam prima di guardarsi attorno. Le loro scrivanie sono ancora vuote e uno strano senso di pace la pervade. Prende un sorso del suo caffè e il suo sguardo si posa sulla scrivania del suo partner. C’è un’unica cosa che le fa capire che lui è ancora lì: la sua borsa; per il resto la scrivania è totalmente sgombra, come l’ha sempre tenuta Frank. Passa le dita sul bordo quando con la coda dell’occhio vede arrivare Callen con Grace appollaiata su una spalla appisolata. Prende subito sua figlia in braccio nonostante le costole la uccidano, si siede sul divano e la stringe a sè. Le è mancata troppo. Odia quando ci sono casi che la tengono occupata giorno e notte senza darle la possibilità di passare del tempo con lei. 

“Hei amore, buongiorno… come stai?”

“Ciao mammina”, sbadiglia la bambina arrotolando un ditino nei suoi capelli, “Zio G. mi ha già fatto dormire con lui, però gli avevo promesso che facevo la brava!”

“Bravissima Gracy…mi manchi tanto, lo sai?”

“Anche tu, mammi…voglio stare un pò con te…”, continua a borbottare con gli occhi semi aperti. Rimangono abbracciate per un pò fino a quando sente le voci di Sam e Deeks che si avvicinano. Fa loro segno di abbassare il tono, sperando che Grace non si svegli. 

“Vi ho portato il caffè, è sulla tua scrivania Sam.”

“Santa donna, ti farò una statua!”

“Hei Sam, io ho dormito poco stanotte ma sono qui comunque, la statua falla a me!”, l’ex Navy Seal ride alle parole del partner: sa benissimo quanto l’amico sia stato contento di avere per casa la piccola nipote. 

“Allora avete scoperto qualcosa?”, chiede Kensi accarezzando la testa di sua figlia ancora addormentata. 

“Sì, qualcosa, ma niente di entusiasmante. Se venite su in OSP vi aggiorniamo con Eric e Nell”, prende parola Deeks seduto alla scrivania con il viso rivolto verso il soffitto e gli occhi chiusi. I suoi capelli, al sole, sembrano ancora più biondi di quanto Kensi ricordasse. Si riscuote dai suoi pensieri poggiando Grace sul divano, ma non appena la piccola sente la madre muoversi inizia a svegliarsi. 

“No mammina, stai qui!”, si stropiccia gli occhi e cerca di tenere la madre con lei. Nonostante i tentativi di Kensi, la bambina non sembra decisa a rassegnarsi. 

“Hei, ma qui c’è il mio fiorellino preferito! Che ne dici se io e te facciamo due chiacchiere mentre la mamma continua a fare il suo lavoro da Wonder Woman?”

Quando la bambina sente la voce di Sam, apre gli occhi e si allunga verso di lui che la prende subito in braccio cullandola un pò, “ Vai Kens, ci penso io qui!”


Non appena Callen, Kensi e Deeks entrano in OSP, vengono accolti da una Nell piuttosto iper attiva, probabilmente al suo quinto caffè della mattina considerando le tazze ammucchiate nel bidone all’entrata, e da un Eric al contrario molto addormentato. 

Callen li guarda con un sopracciglio alzato, quindi Deeks si sente in dovere di difenderli, “E’ stata una notte lunga per tutti…”, dice infilandosi le mani nelle tasche. 

“Buongiorno ragazzi! In base alle informazioni che Sam e Deeks sono riusciti ad avere stanotte, abbiamo ristretto la zona a due palazzi!”

“Scusate ma quali informazioni?”, Callen guarda lo schermo in difficoltà. 

“Sì, giusto. Sembra che Sanchez, l’uomo di Carlos che ci aveva dato informazioni sbagliate, in realtà non sappia molto sul luogo in cui sono state portate la moglie e la figlia di Sullivan. Ma ci ha dato un paio di indirizzi dove pensa potremmo trovare gli uomini che potrebbero sapere qualcosa e, con un pò di fortuna, trovare anche loro due.”

Eric continua il discorso di Nell, “Abbiamo triangolato le posizioni e in base ai telefoni controllati siamo piuttosto sicuri che il nostro indirizzo sia questo”, dice indicando loro una piantina di un quartiere di LA, “Non sappiamo se tengano veramente lì i nostri rapiti, ma tentar non nuoce. Quindi sarebbe necessario andare a controllare la casa per un paio d’ore per vedere le attività.”

“Va bene, andremo io e Sam.”, poi Callen si gira verso i suoi colleghi, “voi rimanete qui. Se c’è bisogno ci raggiungerete il prima possibile, ma al momento non ha senso metterci tutti e quattro in strada. Deeks, tu riposa un pò; tu invece stai un pò con tua figlia.”

“Va bene capo”, Kensi annuisce fissando la mappa sullo schermo.


Kensi si siede alla sua scrivania dopo aver lasciato Grace a giocare sul divano. È circondata dai piccoli peluche che Nell le tiene qui in ufficio. Si gira verso Deeks che, seduto alla sua scrivania, sta guardando la bambina rigirandosi tra le mani una tazza di caffè. 

“Deeks, va a riposare. Sei stato sveglio tutta la notte…”

“Ti ringrazio ma sto bene qui. Lavorare di nuovo in squadra è elettrizzante.”

“Ti sembra strano eh, partner?”, Kensi lo guarda lasciandosi scappare un piccolo sorriso. Le sembra ancora strano rivederlo seduto dietro quella sedia e riaverlo come partner. A quel punto le viene un’idea su come impegnare il tempo che devono aspettare senza far nulla. 

“Hei Gracy, mamma e Marty devono lavorare ora, tu prometti che giochi lì e fai la brava?”

“Sì sì mammina”, la bambina le risponde senza guardarla, troppo impegnata a fare lottare una foca e un orso. 

Kensi fa cenno a Deeks di sedersi alla scrivania di Callen e nel frattempo tira fuori dalla sua borsa una scatola, “Tieni, aprila. Posso raccontarti quello che vuoi…”

 

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Capitolo 9
*** Ricordi ***


“Tieni, aprila. Posso raccontarti quello che vuoi…”, Kensi porge al detective la scatola e lui la prende dalle sue mani guardandola negli occhi. Sembra quasi volerle chiedere veramente il permesso. “Forza, è tutta tua, l’ho portata apposta! Approfitta di questi momenti, visto che non vuoi andare a dormire.”

Deeks apre la scatola e vede che è piena di foto. Accarezza la superficie delle prime foto con la punta delle dita ma non le prende in mano, “Prima vorrei me ne parlassi, raccontami di te, di lei, di come è stato. Poi magari guarderò le foto…”

Kensi sente il fiato mozzarsi in gola: fargli vedere le foto era una cosa, parlare di questi anni era un altro discorso. Si passa nervosamente le mani sui jeans osservando Grace sul divano, “Non so da dove cominciare…”, ride nervosamente, “hmm…cosa vuoi sapere?”

Anche lui si gira a guardare la bambina, non potendo ancora credere ai suoi occhi, “Oddio, vorrei sapere tutto…quindi diciamo che puoi iniziare a raccontarmi come è andata…dimmi quello che vuoi, Kens.”

Lei fa un respiro profondo cercando di riordinare le idee, “Dunque…dopo aver scoperto di essere incinta mi sono serviti un paio di giorni per accettare la cosa e non diventare matta. Per prima cosa l’ho detto a Hetty, che tanto lo avrebbe scoperto per prima comunque, e poi a Nell, sai…cosa da donne…”, Kensi si guarda le mani poi continua, “Agli altri l’ho detto dopo qualche giorno, dopo averne avuta la conferma. Sono stati tutti molto…sorpresi, ovviamente, ma poi mi hanno sempre supportata…e sopportata”, ridacchia ricordando quanto fosse stata complicata, nervosa e piagnucolosa. “Per i primi mesi ho vissuto nel terrore, certe notti dormivo da Sam perchè la paura mi attanagliava e non riuscivo a riposare. Alla prima visita sono andata sola, nonostante Nell mi volesse accompagnare, ma sentivo fosse una cosa che dovevo fare solo io. Alla seconda, invece, Nell è venuta con me…ed è stato meglio così: è stata la volta in cui ho sentito per la prima volta il battito del suo cuore. Era così forte e ritmico…e in un attimo ho capito che ero perdutamente innamorata di lei…”, Kensi guarda il vuoto persa nei suoi pensieri, “La prima volta che si è mossa ero qui in ufficio, seduta alla scrivania, e ho rischiato una crisi isterica: sapevo che esisteva, che cresceva dentro di me, ma sentirla muoversi l’ha reso così reale che mi sono chiesta se avessi potuto farlo veramente. Più la pancia cresceva e più volevo venire a cercarti, ma non sapevo con quale coraggio riuscire a guardarti negli occhi…quindi…quindi sono passati nove mesi.” 

Deeks la guarda e Kensi non può fare a meno di pensare che in quattro anni non è cambiato per niente, è ancora assurdamente bello. Prende la prima foto della scatola, giusto per avere qualcosa su cui concentrarsi poi continua, “Grace è nata una ventosa notte di Aprile, il 7. Lo ricordo come fosse ieri. Sono andata in ospedale da sola e una volta lì ho scritto alla squadra. È nata circa alle 2 di notte, era già bellissima e io ero ancora più certa di esserne follemente innamorata.”

“Sei stata sola?”

“E’ entrata solo mia madre. E io ero…terrorizzata”, le sfugge un singhiozzo che nasconde dietro la mano che si è portata alla bocca, “Non ho mai avuto così paura nella mia vita…e cose spaventose noi le affrontiamo tutti i giorni! Ma quello era oltre ogni mio potere e penso di non aver fatto altro che piangere per le ore successive alla sua nascita. Dormire e piangere, ma ero anche troppo stanca, quindi non è tutto chiaro e non ricordo bene…”, Kensi ridacchia con gli occhi ancora lucidi. 

“Raccontami ancora di quei nove mesi, ti prego. Voglio dire…solo il fatto che abbiamo creato una vita mi fa venire le vertigini…è bastata una notte e lei è qui ed è stupenda…”

“Sì beh Deeks ti svelo un segreto, in realtà basta anche meno di una notte…”, Kensi ridacchia fingendosi superiore.

“Non fare l’altezzosa, saranno passati anche quattro anni ma mi sembra di ricordare non ti dispiacesse poi troppo!”, Deeks la guarda alzando un sopracciglio.

“Oddio Marty!”, lei lo guarda con occhi spalancati. Segretamente però è estasiata dal fatto che possano ancora battibeccare così. I loro litigi sono stati sempre le fondamenta della loro relazione…di lavoro ovviamente. 

“…che se non sbaglio era proprio quello che mi urlavi…”, lei gli tira un pugno sul braccio ancora prima di pensare a cosa sta facendo. Quando lui la guarda e scoppia a ridere, Kensi potrebbe quasi sciogliersi, il suo cuore è esploso nel suo petto, ne è certa. Torna seria pochi istanti dopo, soppesando cosa dire.

“Sai, di solito nei bambini occorre qualche settimana per vedere il reale colore degli occhi, per Grace non è stato così, non sono mai cambiati. I suoi occhi sono sempre stati di un blu sorprendente, ma diventano più chiari in spiaggia e quando è felice. Sono uguali ai tuoi, Marty. La prima volta che li ho visti…Dio, lei aveva i tuoi occhi!” Kensi singhiozza ancora, sente due lacrime solcarle le guance al ricordo di quelle emozioni. Deeks guarda sua figlia e capisce che ne è totalmente rapito. 

“Deeks, io… Tu ne saresti stato entusiasta, vero?”

Lui si ammutolisce e allontana lo sguardo da lei e Kensi capisce che probabilmente gli ha negato una delle esperienze migliori della sua vita e non è sicura che lui possa mai perdonarla. Ma non sa nemmeno se lei potrà mai perdonare se stessa. 

“Non lo so, Kens… Io penso che sì, ne sarei diventato matto. Cioè guardala, una piccola ninja, mia figlia e tua figlia. Questa cosa ancora mi fa girare la testa! E non so se potrò mai superare il fatto di essermelo perso… Vedere la tua pancia crescere, la prima ecografia, sopportare le tue voglie, i suoi primi passi…non lo so… Ma adesso che sono qui…e la vedo, mia figlia è a pochi passi da me, non sa nemmeno chi sono ma lei esiste…ed è mia figlia… Non so veramente cosa pensare…”, Deeks si spazzola i capelli imbarazzato. Gli sembra strano non riuscire a formulare una frase di senso compiuto, ma i suoi pensieri sono troppo incasinati. È qualcosa di più grande di lui, qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile. 

Kensi si passa una mano tra i capelli, “Mi dispiace così tanto…”

“Hei, da questo punto ci siamo già passati, ok? È andata così, magari doveva veramente andare così, non lo so. Ma sono passati quattro anni e adesso, nonostante tutto, stiamo parlando. E tu mi hai raccontato come è andata, ti sei aperta a me… Direi che è già un bel passo avanti rispetto a…beh, magari quattro anni fa non eravamo pronti a stare insieme.”

Lei lo guarda senza riuscire a parlare, come può veramente avere nella sua vita un uomo del genere? Come può meritarlo? Poi, un pensiero la stordisce e non sa bene come affrontarlo. 

“Ma…hmm…Deeks?”, la donna riceve uno sguardo dubbioso e un cenno la fa continuare, “Te in questi quattro anni…insomma…come ti è andata?”

Deeks la guarda di sottecchi, “Qual’è la tua domanda esattamente? Come mi è andato il lavoro o come mi è andata la vita privata?”

“Non lo so…immagino entrambe…”, lei si tormenta le mani pentendosi di quello in cui è andata a cacciarsi. Con che diritto fa queste domande? D’altronde non sono più cose che la riguardano. 

“Mah, tanti lavori sotto copertura, Max Gentry è stato piuttosto reclamato… Per il resto invece, non avevo il tempo di fare molto altro, quando hai un lavoro che ti porta via dalla tua vita per un paio di mesi ogni volta non puoi veramente sperare di avere una vera vita al di fuori, suppongo.”

Deeks ha appena allungato le gambe accanto alla sua sedia, quando vengono interrotti da Grace che si è avvicinata a loro con il suo peluche preferito stretto in un abbraccio, “Marty ti va di giocare con me?” Lei gli tende le braccia per farsi sollevare e lui, sorridendole dolcemente, la posa sulle sue gambe, “Certamente principessa. Cosa vuoi fare?”

“Mammina, ha detto che sono una principessa!”, la bambina sgrana gli occhi verso la madre e le sue guance diventano di un bel rosso acceso. Kensi ridacchia, nonostante le uniche due cose che vorrebbe fare sono piangere e abbracciare sua figlia e il padre di sua figlia. Se una settimana fa qualcuno le avesse raccontato che sarebbe potuto succedere qualcosa del genere, lei gli avrebbe riso in faccia. E invece ora sono lì, Deeks che tiene sulle gambe sua figlia e lo sguardo nei suoi occhi dimostra che ne è già innamorato. Si chiede come sarebbero le cose se dicesse a Grace che quello è il suo papà, un argomento che entrambe hanno affrontato più volte e ogni volta Kensi ha ripetuto la stessa bugia. 

Nel frattempo, la piccola ha iniziato a giocare con i capelli biondi così simili ai suoi: li tira e li avvolge nelle dita, mentre Deeks la fa ridere facendole il solletico. Gli viene così naturale, cioè lui è sempre stato bravo con i bambini ma in questo momento sembra che lui sia nato proprio per fare questo. 

“Allora, mi vuoi presentare il tuo amico?”

Grace gli sorride e gli tende il suo peluche, “Si chiama Simba ed è un gattone…”

“No Grace, non è un gattone, come si chiama?”, la sgrida sua madre. 

“E’ un leone…”

“…il gatto della giungla…”, Deeks accarezza il peluche senza respirare, poi fissa gli occhi in quelli di Kensi. 

“Te l’ho detto: in tantissime cose, Marty, in tantissime cose…”

Lui si riprende dopo un momento di smarrimento, poi sorride alla bambina, “E’ un nome spaziale, principessa! Non mi dire che il tuo cartone animato preferito è il Re Leone!”

“SI! Anche il tuo? Lo guardiamo insieme un giorno? Ti prego mammina ti prego, Marty può venire a vedere un film a casa con me un giorno?”, la bambina inizia a battere le mani emozionata. 

Lo sguardo di Deeks saetta verso Kensi in una domanda silenziosa, “Beh Grace, se alla mamma va bene, verrò molto volentieri!”, le sorride con quel suo sorriso perfetto. Da come Grace arrossisce, Kensi capisce che è affascinata da lui. E la capisce benissimo, Deeks ha sempre fatto questo effetto. E tutt’ora a Kensi è bastato un sorriso per sentire le gambe tremare. Entrambi la fissano e la somiglianza tra loro la continua a meravigliare. 

Mentre Deeks si alza, Grace si attacca alle sue spalle e lui la tiene stretta facendole il solletico. Kensi si gira velocemente quando Eric li chiama dalle scale: devono raggiungere di corsa Sam e Callen all’indirizzo indicato, ci sono delle novità. E lei spera con tutto il cuore abbiano trovato la famiglia dell’ufficiale ucciso. Lasciano Grace con Nell ed Eric e in pochi minuti sono già seduti in macchina. 

 

“Vediamo di risolvere in fretta, abbiamo delle foto da vedere…”, la voce di Deeks fa sobbalzare Kensi. Il suo tono sembra noncurante, ma lei lo conosce abbastanza bene da sapere che è emozionato.

“Come ai vecchi tempi, partner?”, Kensi non riesce ad impedirsi di chiedere. La sua voce lascia trasparire tutta la sua emozione: la sua presenza la rende elettrizzata, tornare in azione con lui la rende molto più agitata di quanto pensasse. Essere seduta accanto a lui pronta a scendere in campo le sembra talmente tanto perfetto che deve chiedersi seriamente se sia tutto vero. 

Un sorriso sfacciato mentre ricarica la sua Smith & Wesson, “Come ai vecchi tempi, Fern.”

 

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Capitolo 10
*** Saltando in aria ***


I due agenti incontrano Callen e Sam ad un isolato di distanza dai due stabili abbandonati dove si presume che siano tenute in ostaggio la moglie e la figlia dell’ufficiale, nella periferia di Los Angeles, a Burbank . Scendono velocemente dall’auto di Kensi e si preparano a fare irruzione. Eric, dalla sala operativa, li informa che gli stabili hanno diverse entrate, come riesce a vedere dalle telecamere, quelle posteriori però sono entrambe bloccate e quindi inutilizzabili. Lui e Nell stanno tenendo d’occhio le telecamere di sorveglianza sulle porte e sulla strada.

I quattro indossano i loro auricolari e si mettono in posizione: pistola nella cintura e fucile in spalla. 

“Kensi, Deeks, al primo stabile. Io e Sam al secondo”, si dividono di corsa pronti a entrare. 

Kensi e Sam forzano le relative serrature e silenziosamente entrano nei locali. 

Dopo aver controllato tutto il piano terra, Deeks fa cenno a Kensi di salire direttamente al piano di sopra, vedendo le scale accanto a loro. Si muovono contemporaneamente guardandosi le spalle a vicenda e sono quasi arrivati al secondo piano quando un uomo compare dal nulla davanti a loro impugnando un fucile. Deeks lo mette fuori gioco con un semplice colpo. I due procedono passo a passo perlustrando ogni stanza fino al momento in cui si separano: Kensi controlla dietro una porta mentre Deeks procede verso la stanza in fondo al corridoio. Il detective sta cercando di aprire la porta quando sente il rumore inconfondibile di un’arma che viene ricaricata. “Metti a terra le armi, SUBITO!”

Si gira lentamente e vede un uomo a pochi passi da lui che gli punta una pistola alla testa. Sta per piegarsi per poggiare il fucile a terra quando un colpo di fucile lo fa sobbalzare. L’istante successivo l’uomo crolla a terra morto. 

“Deeks? Tutto ok?”, Kensi gli si avvicina non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla sua figura. Lui accenna ad un sì con la testa piegandosi per disarmare l’uomo morto, “Non l’ho sentito arrivare. Non ho nemmeno capito da dove sia sbucato!”, si scompiglia i capelli soppesando la situazione, “Quando ci sei…”, si riprende indicando l’ultima porta alla donna accanto a lui. Ha due pesanti catenacci a bloccarla e Kensi si mette subito all’opera per riuscire ad aprire i lucchetti. 

Appena entrati, i loro occhi ci mettono qualche secondo per riuscire a vedere nel buio completo, fino a quando, tastando il muro Deeks, trova l’interruttore. Al centro della stanza, legata ad una sedia c’è Abigail, la moglie di Sullivan. Ha un panno in bocca ed il sangue che le gocciola da una gamba. Deve essere stata anche picchiata considerate le ombre scure che marcano sia un occhio che la mandibola.

Kensi si precipita a liberarla quando un urlo di Callen risuona nei loro auricolari, “FUORI DI LI’, C’E’ UNA BOMBA! Kensi? Deeks? Mi sentite? Uscite immediatamente!”.

“Ragazzi veloci! Noi abbiamo i trafficanti, voi muovetevi!”, sbraita Sam.

“Ricevuto. Abbiamo la moglie. Ora usciamo.”, Deeks si guarda intorno, ““Forza Kens, dobbiamo uscire!”

“Abigail, ti ricordi di me? Sono l’Agente Kensi Blye dell’NCIS e questo è il mio partner Marty Deeks, ora ti portiamo fuori, va bene? Ce la fai a camminare?”

“Penso di sì, ci provo…”, la donna zoppica appoggiata a Kensi e si avvicinano alla porta, quando questa si blocca di colpo, “Emily! Emy!! L’avete trovata, vero?”

Kensi si gira velocemente verso Deeks che risponde alla donna continuando a camminare, “No, Abigail. Hai idea su dove potrebbe essere?”

“Ci hanno portate qui e divise quasi subito. Prima di essere chiusa qui dentro ho visto che la trascinavano nel seminterrato… La troverà? La prego, la mia bambina…ho solo lei!”

“Ok vado! Sei stata utilissima! Kens, portala fuori immediatamente”, dice correndo giù dalle scale.

“No Deeks, aspetta! Dove…dove vai?”, lei sa già la risposta, ma questo non vuol dire che le piaccia.

“Kensi lo sai, non c’è tempo!”, poi rivolgendosi al suo auricolare, “Scendo nel seminterrato, Kensi sta uscendo con la moglie!”

“Deeks. La bomba è a tempo. Hai ancora 12 minuti prima che esploda.”, dice Callen e lo sente respirare affannosamente. 

“Capito”

“Deeks, ti raggiungo!”

“No Sam, non ha senso!”

“Deeks…amico, torna tutto intero.”

“Contaci Sam. Ora scusate ma devo andare a fare Superman salvando una bambina. Nel frattempo non sentite troppo la mia mancanza”, continua a correre scendendo di piano in piano. Una volta nel seminterrato si rende conto che è un labirinto di porte chiuse. Maledicendo mentalmente sia la situazione che quell’operazione inizia ad aprire ogni porta urlando il nome della ragazzina.

“Deeks! 7 minuti”, lo informa Eric nel suo orecchio.

“Maledizione, sono tutte porte qui! Eric, Kensi ed Abigail sono fuori?”

“Sì, hanno già raggiunto gli altri.”

“Deeks, sto entrando!”

“KENSI! NO! Non ti azzardare!”, la fermezza nella sua voce la fa bloccare. Vacilla al di là della linea di sicurezza posta per la possibile esplosione della bomba, “Sam, non farla avvicinare, ok?”

“Garantito”, Sam sospira.

Spalanca una porta e finalmente la vede: stesa a terra, legata e imbavagliata.

“Emily? Hey Emily, ciao. Ho trovato la ragazza, Eric”, si inginocchia davanti a lei tagliando i gancetti da polsi e caviglie. 

Due grandi occhi verdi si posano su di lui, non piange ma Deeks può vedere chiaramente che è spaventata. 

“Mi chiamo Marty e sono qui per riportarti a casa, va bene?”, le dice facendola sedere. Lei annuisce tenendo stretto un suo avambraccio, “Va bene Marty…grazie”, un piccolo sorriso fa capolino sul suo viso. Il detective sente il suo cuore perdere un battito: nonostante la situazione Emily è gentile e vuole provare ad essere coraggiosa. 

“Perfetto Emy, posso chiamarti così, vero? Tanto stiamo per diventare amici! Dimmi, riesci a camminare?”

Lei tentenna guardandosi intorno spaventata, “No no Emy, guarda me! Va tutto bene, ora usciamo, ma ho bisogno di sapere se riesci a correre!”, lei si gira e fissa i suoi grandi occhi verdi nei suoi. Dopo aver annuito si alza tremando. 

“Deeks, poco meno di 2 minuti. Dovete uscire, subito!”

“Sì Eric. Bene Emily, scommetto che adori correre”, lei gli sorride sollevando leggermente gli angoli della bocca, “Non avevo dubbi! Ora devi essere super coraggiosa e correre con me più veloce del vento, intesi?”, lei gli stringe la mano per un secondo e lui la trascina dietro di sè. 

L’unica cosa che Deeks riesce a pensare è correre il più veloce possibile. Tiene Emily per mano e la trascina dietro di sè lungo le scale che portano al piano terra. Sa benissimo che manca troppo poco all’esplosione, ma loro sono quasi all’entrata, possono farcela. Sente la mano tirare e quando si gira vede che la bambina è inciampata nell’ultimo gradino, “No no dolcezza, forza, dobbiamo correre! Ce la fai?” Lei si rialza barcollando, forse il suo coraggio sta venendo mano. 

“Deeks, 15 secondi! Esci di lì, dannazione!”, la voce di Kensi è isterica e lui può quasi giurare di vederla trattenersi dal correre dentro.

Ricomincia a trascinare Emily dietro di sé, spalanca la porta d’uscita mentre sente l’esplosione far tremare il pavimento. Sfrutta l’onda d’urto lanciando Emily davanti a sé giù dal parapetto d’entrata e volandole addosso coprendola con il suo corpo. Il calore dell’esplosione lo pizzica sulla schiena e sente pezzi di detriti volare oltre e sopra di lui. 

Dopo qualche secondo dal termine dell’esplosione, rotola da sopra il corpo della bambina controllandola: ginocchia sbucciate e qualche taglio sparso ma sta bene. Si stende sulla schiena e tira un enorme sospiro di sollievo. Le sue orecchie rimbombano e la testa gli fa un male cane. Sente la pistola e il fucile schiacciati sotto di lui che gli stanno trapassando la schiena ma non vuole ancora muoversi. Respira profondamente a occhi chiusi cercando di far rallentare il battito impazzito del suo cuore, quando due mani fredde si posano sul suo viso, “Marty? Marty stai bene?”

Immediatamente si riprende e si rende conto che due occhi verdi lo stanno scrutando preoccupati. Si rialza lentamente cercando di placare il mal di testa, “Certo dolcezza. Vieni, andiamo dalla tua mamma. Sono sicuro che non vedi l’ora di riabbracciarla. Sì?”

La bambina si lancia di getto tra le sue braccia, stringendosi alla vita, “Portami dalla mamma, Marty. Per favore…”.

Si stanno ancora avvicinando all’ambulanza quando Abigail corre loro incontro. “Emily! Oddio Emy! Come stai?!”, mentre madre e figlia si abbracciano, Abigail scoppia a piangere ed Emily la stringe forte. 

“Agente Deeks…le devo la mia vita…non finirò mai di ringraziarla!”, la donna si separa da Emily per abbracciare Deeks con trasporto, poi torna a stringere la figlia. 

“Detective…Detective Deeks, non sono un agente…e lei non mi deve nulla. Emily è una tipa tosta, vero? È stato bello condividere quest’avventura con lei!”, fa l’occhiolino alla bambina che lo abbraccia di nuovo. “E’ stato bello conoscerti, Marty.”

Deeks le sta accarezzando i capelli l’ultima volta prima di girarsi quando sente un pugno diretto alla sua schiena già dolorante. Si ritrova davanti Kensi infuriata con le braccia sui fianchi, “A cosa diavolo stavi pensando?! Cosa credevi di fare? Farti ammazzare?!”,

“Qual’è il tuo problema, Kensi? Non potevo lasciare Emily là dentro e lo sai perfettamente!”

“Non ti stavo coprendo le spalle, non sapevo cosa stava succedendo!”, sbraita la ragazza fissandolo. 

“Beh, ti dirò una novità: per quattro anni non mi hai coperto le spalle ma sono ancora qua in carne ed ossa!”, la sua frase la colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Ci mette qualche secondo a riprendersi, sente le sue parole posarsi come un macigno nello stomaco.

“Scusa, certo…sì, hai ragione. Non posso avere pretese su di te.”

“Non ho detto questo, Kens”, fa un passo verso di lei mordendosi l’interno guancia, “ho solo mal di testa, non intendevo quello che ho detto. Gli altri?”

“Dai vieni, ti porto a farti ricucire”, gli dice tendendo una mano verso il suo zigomo, ma la lascia sospesa a pochi centimetri dalla sua pelle. Il suo sguardo cade sulla sua spalla dove spicca uno squarcio nella maglietta che rivela un largo taglio sanguinante. 

“Eccovi! Deeks, come va? Ammettilo che volevi un pò di attenzione con quella scena del salto nell’esplosione!”, Sam lo abbraccia di slancio. 

“E’ bello riaverti in squadra Deeks, non era la stessa cosa prima”, le parole di Callen fanno muovere a disagio il detective. Non è abituato a ricevere complimenti e di solito non crede mai a quei pochi che riceve, ma stranamente questa volta li sente sinceri. Sorride spazzolandosi i capelli e guardando di sottecchi i due colleghi. 


“Quindi riepilogando: abbiamo arrestato i responsabili dell’omicidio dell’ufficiale Sullivan e del rapimento di Abigail ed Emily; le abbiamo trovate; stanno bene, solo scosse. Sono andate al pronto soccorso per qualche controllo di routine…”, Deeks ascolta le parole seduto sul retro dell’ambulanza mentre un dottore gli applica alcuni punti ai tagli sulla spalla e sullo zigomo. 

“Deeks è quasi saltato in aria…”, il detective alza gli occhi al cielo sorridendo dolorante alle parole di Callen.

“Sto bene, G. Nessuno può far fuori il gatto della giungla!” A queste parole Kensi ridacchia nascondendo il sorriso dietro una bottiglietta d’acqua che stava sorseggiando. 

“Uno degli uomini arrestati ci ha rivelato che, come aveva ipotizzato Deeks, volevano utilizzare la donna per farsi pagare i debiti del marito.”

“Che quindi era corrotto”, completa Kensi. 

“Esatto. È stato ucciso da uno degli uomini di Carlos perché evidentemente gli aveva fatto saltare i nervi, ma non aveva calcolato che in questo modo non avrebbe più potuto pagare.”

“Quindi direi che abbiamo chiuso un altro caso e sgominato un cartello della droga. Che dire ragazzi, è stato quasi facile questa volta…”, parla compiaciuto Sam. Callen colpisce scherzosamente il partner sulla spalla ridacchiando, “Sì bambinone, sei stato proprio bravo!”

“Ragazzi stasera tutti a cena da noi! Quando Michelle ha scoperto che eri tornato ha insistito per averti a cena, Deeks; io non la deluderei!”, dice l’uomo avviandosi verso la macchina. 

“Contaci Sam, non direi mai di no ad una cena preparata da tua moglie!”

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Capitolo 11
*** Washington ***


“Deeks! è meraviglioso rivederti! Come stai?”

“Ciao Michelle, grazie per l’invito”, l’uomo la abbraccia sorridendo. 

“Non mi ringraziare! Vieni, ti verso un bicchiere di vino e ti accompagno dagli altri!”

Una volta in cucina, Michelle gli porge un bicchiere guardandolo intensamente, “Allora Marty? Come stai?” 

Lui soppesa le sue parole guardando il vino, “Bene, un pò tagliuzzato e ammaccato, ma con una bella notte di sonno sarò a posto di nuovo!”, sorride con il suo sorriso storto e smagliante. 

“Marty, sono seria. Che hai combinato in questi anni?”

“Ho…hmm…lavorato a San Diego per un pò…nulla di emozionante…”, parla lentamente guardandosi intorno.

“San Diego? Wow… Sai…ho sentito Kensi in questi giorni…”, a queste parole il detective si irrigidisce impercettibilmente, “Abbiamo parlato un pò…e mi ha raccontato che anche voi avete avuto una lunga conversazione…”. L’uomo annuisce rimanendo teso, “E cosa mi dici di questa conversazione?”

“Che è stata un pò lunga?”, ironizza, ma dopo lo sguardo che le rivolge la donna alza gli occhi al soffitto grattandosi il collo, “Ok ok… è stata hmm…strana immagino. Non so bene cosa dirti sinceramente…sono stati giorni un pò intensi, non ho avuto molto modo di pensarci su…”

“Come l’hai presa?”

Lui fissa il vino, pensando a cosa rispondere, quando il campanello alla porta lo fa sobbalzare, “Wow, salvato all’ultimo secondo”, ridacchia a disagio andando verso il salotto. 

Si siede sul divano accanto a Callen ascoltando gli strani discorsi che stanno facendo Eric e Sam. Si gode la compagnia di questo gruppo e deve ammettere a se stesso che gli erano mancati tutti. In fin dei conti, lavorare in squadra è bello, ti fa sentire parte di una famiglia. 

Viene riportato alla realtà dalle grida di due bambine che si rincorrono per il salotto: Grace e Kamran. A quanto pare, quando c’è l’amica, i suoi zii passano in secondo piano, pensa ridacchiando tra sé e sé. 

“Marty! Ti sei fatto male alla faccia?”, all’improvviso il piccolo viso della bambina si materializza davanti ai suoi occhi e, con un gesto che aveva fatto poche ore prima sua madre, allunga una manina verso il suo zigomo. 

“Hey principessa, non mi sono fatto nulla…”, sorride alla bambina che lo guarda poco convinta, allora prova a cambiare discorso, “Allora come sta Simba?”

Lei si illumina subito contenta che lui si sia ricordato il nome del peluche, “Oh bene! Ma è rimasto a casa perché mamma mi ha detto di fare così!”

“Sono sicuro che ti starà aspettando”, fa l’occhiolino alla bambina che arrossisce immediatamente. Deeks vede vicino al muro Kensi che fissa la scena con sguardo indecifrabile. 

La situazione si sblocca quando Michelle si affaccia richiamandoli a tavola. Sono già quasi tutti seduti quando suona ultima volta il campanello, tra lo stupore generale arriva anche Hetty.


Deeks si trova seduto tra Eric e Kensi. Eric a sua volta è accanto a Nell e il detective potrebbe giurare di sentire l’amico fremere sulla sedia per la vicinanza della collega. Sorride prendendo mentalmente nota di chiedergli più tardi come stanno le cose a questo punto. Per tutta la durata della cena sente lo sguardo di Kensi che, di tanto in tanto, si posa su di lui. Una volta le ha anche sorriso, le altre invece ha fatto finta di niente. Ancora non sa bene come comportarsi con lei, non sa cosa pensa della situazione né cosa pensa di lei.


Al termine del pasto aiuta a sparecchiare mentre Michelle carica la lavastoviglie. “Allora Mr Deeks, sa, ho parlato con il Direttore Vance…e anche con Gibbs…”

L’uomo finge disinteresse continuando a impilare i piatti, ma Kensi nota immediatamente come le sue spalle si siano irrigidite. Al suo silenzio, Hetty continua, “Il Direttore ha ricevuto i risultati del suo corso.”

“Ah. Wow, bene…e come è andata?”, mantiene sempre la facciata tranquilla e impassibile. Kensi nota che sono tutti in ascolto della conversazione, tutti confusi quanto lei. 

“E’ andato molto bene, Mr Deeks. Ne è stupito?”, chiede la donna per niente presa alla sprovvista dallo scatto che fa la testa dell’uomo alle sue parole. È sempre stata a conoscenza della scarsa autostima che ha il suo uomo e non ha mai condiviso la sua opinione di non poter essere un futuro ottimo agente speciale, uno dei migliori probabilmente. Deeks la fissa negli occhi rimanendo in silenzio per qualche momento. 

“Beh sinceramente un pò sì… Poi Hetty lo sai, te lo avevo già ripetuto più volte: l’ho fatto solo per te, perché hai insistito…”, Deeks si spazzola i capelli dal viso nel suo solito gesto imbarazzato, “E per quanto riguarda Gibbs?”

“Oh sì, ha detto che avrebbe una scrivania disponibile per lei. E il Direttore potrebbe accettare la proposta… Ma questo vorrebbe dire andare a Washington…”

I presenti si guardano con occhi spalancati. Deeks respira profondamente, “Hetty, dobbiamo parlarne proprio ora?”

“Non saprei quando altrimenti. Inoltre questa è la sua squadra.”

“Tecnicamente no, non sono tornato.” Queste parole lasciano Kensi senza fiato: è vero, lui non è veramente tornato. Si è limitato a collaborare con loro per un caso, è stata lei a farsi prendere da tutta la situazione dimenticando che lui non ha mai ammesso di essere tornato con loro. 

“Scusate…ma di cosa state parlando?”, chiede Callen con gli occhi socchiusi.

“Che corso?”, si accoda Sam.

“Cosa c’entrano il Direttore e Gibbs?”, domanda Nell alternando lo sguardo da Deeks a Hetty e viceversa. 

Il detective sposta il viso per guardare Kensi, non riesce a capire cosa sta pensando. Lei dall’altro lato non sa cosa dire, c’è qualcosa che le sfugge e non è sicura che sia una cosa completamente positiva. Hetty fissa Deeks aspettando che questo prenda la parola, ma vedendo che non lo fa interviene lei, “Mr Deeks ha fatto il corso a Quantico per diventare Agente Speciale. Come gli interessa sempre ricordarmi, l’ha fatto solo perché ho insistito io; ma dalla mia parte posso affermare che ho insistito perché non ho mai avuto dubbi riguardo le sue capacità, che sarebbero completamente sprecate in qualsiasi altro posto che non sia questo.”

“Ma…se è andato bene, vuol dire che sei…”, la frase di Callen viene completata da Kensi, che dopo aver assistito a tutto in silenzio finalmente parla, “Agente Speciale Marty Deeks.”

“A quanto pare è quello che potrei essere, immagino di sì”, lui si gratta il collo non sapendo che altro fare. 

“Aspetta, mi manca ancora qualcosa, perché proprio Gibbs?”, Callen continua a non avere il senso generale del discorso e la cosa lo fa diventare matto. 

“Mmm okay…Dunque, in questi anni non sono stato proprio a San Diego…”, vede gli altri guardarlo sempre più confusi, “Prima dei 5 mesi di corso a Quantico, ho lavorato per un pò a Washington…con il team di Gibbs. Avevo chiesto ad Hetty di aiutarmi a trovare un altro posto per non tornare completamente in LAPD e lei mi ha messo in contatto con loro.”

“E quindi, visto che sono arrivati i risultati e sono positivi, ti ha proposto un posto là!”, dice Callen finalmente con il quadro della situazione più chiaro. 

“Evidentemente sì”

“E cosa farai? Insomma, sei un Agente Federale ora!”

“In realtà no Sam, ancora non lo so, devo prima accettare…”

“Mr Deeks, ho distintivo e pistola nella mia scrivania…”

“Aaaah non cambierò assolutamente pistola!”, ridacchia cercando di allentare la tensione.

“Deeks? Andrai a Washington?”, Kensi lo guarda e lui sa che nella sua domanda c’è molto di più di quello che ha detto. 

“Non lo so davvero… Insomma, non potrei più fare surf…e io non so stare senza il mare”, dice fissandola nei suoi occhi non corrispondenti, “Ma comunque ho bisogno di ragionarci un pò. Penso che il Direttore Vance possa aspettare ancora qualche giorno. Forza, andiamo di là. Finisco per monopolizzare la serata altrimenti!” 


Durante il resto della serata, si trova sempre accanto a Kensi, in un modo o nell’altro, come se una forza sconosciuta li attirasse sempre vicini. È sempre stato così, hanno sempre avuto l’abitudine di gravitare l’uno attorno all’altro, come due calamite. Se dovevano separarsi per un’azione, si poteva stare certi che al termine in un modo o nell’altro erano di nuovo l’uno accanto all’altra. E poi Kensi lo rilassava, anche semplicemente stando in silenzio. Ed essere al centro dell’attenzione, dopo anni senza una famiglia, lo metteva decisamente in difficoltà e in imbarazzo. 

Sono in salotto a chiacchierare e Deeks si ritrova a parlare con Eric, la sua spalla che tocca leggermente quella di Kensi che a sua volta parla con Nell ed Hetty. Ad un certo punto il detective sente qualcosa tirargli il pantalone, “Marty? Marty, sono stanca…”, vede Grace guardarlo con i suoi grandi occhi blu e tendergli le braccia. 

“Vieni qua principessa”, le dice prendendola in braccio e appoggiandola contro la sua spalla non ferita. Lei socchiude immediatamente gli occhi stringendo le braccia al collo del padre, “Sono contenta che sei qui”. Alle sue parole Deeks perde il fiato per un secondo, se si potesse morire di gioia, forse questo sarebbe il momento giusto. 

“Anche io sono contento di essere qui… E tu sei stata scatenata stasera, hai corso tantissimo…”, le dice accarezzandole i capelli ribelli come quelli della madre. 

“Hmm sì, i gatti della giungla sono così…”, bofonchia la bambina addormentandosi. Deeks arrossisce al commento e sente il cuore battere all’impazzata. Aspira il profumo di sua figlia e per un momento gli gira la testa: lei è reale ed è addormentata contro di lui, e non sa che è suo padre. Se avesse la possibilità di congelare un momento, vorrebbe congelare questo, per il resto della sua vita, anzi per l’eternità. 


Nel frattempo Kensi, proprio alle spalle di Deeks, dimentica la presenza degli altri nella stanza e assiste alla scena che le si presenta accanto in silenzio. Non riesce a capire cosa sta provando, se è felice o se è spaventata. Li guarda più attentamente e la somiglianza tra i due le fa sempre aumentare il battito cardiaco. Nonostante tutto il casino che hanno fatto loro due insieme, sono riusciti a creare Grace, che è assolutamente perfetta ed è anche una completa ragazza di papà, pur non sapendolo.

Kensi non sa se sia una cosa possibile ma sembra che sua figlia, pur non sapendo del legame di sangue che li lega, pur non sapendo chi è veramente lui per lei, senta quanto lui significhi per lei. Dal primo momento in cui l’ha incontrato, Kensi ha visto come Grace è rimasta abbagliata da lui, si è subito legata alla sua figura e involontariamente lo cerca sempre. Ha bisogno di lui persino non sapendo che è suo padre.

“Deeks?”, lui si gira a guardarla piegando leggermente la testa nella sua direzione. E Kensi vorrebbe così tanto baciarlo in questo momento, baciare le sue splendide labbra per sentire se sono ancora così morbide come le ricorda, “Ti va di accompagnarci a casa? La mettiamo a letto e poi potremmo finire quel discorso che avevamo già iniziato l’altro giorno…”, la ragazza si attorciglia una ciocca di capelli tra le dita. Non sa se è stata la mossa giusta, ma ha bisogno di parlargli prima che lui decida di andare a Washington, di nuovo lontana da lei… Non è convinta di poter sopportare ancora una sua partenza. 

Lui lega i loro sguardi fissandola con un’intensità tale da far battere il cuore di Kensi mille volte più velocemente, “Sicuro. Andiamo a parlare, Fern.”



 

 

Ci stiamo avvicinando alla fine, mancano un paio di capitoli. Questa notte partirò per qualche giorno, quindi il prossimo capitolo lo caricherò prima di Natale. Al mio ritorno spero di leggere qualche vostro commento positivo (o negativo se proprio non ci piace o non vi convince). A presto ragazzi, Helly!

 

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Capitolo 12
*** Mani che tremano ***


Deeks parcheggia la sua auto dietro quella di Kensi. Dal cortile vede la luce del salotto accesa, rallenta la camminata fino a fermarsi e alza il viso guardando il cielo. La notte è stellata e una leggera brezza gli spettina i capelli. È stata una bella serata, gli erano mancati tutti, gli era mancato l’affetto di una famiglia e il fatto che Hetty l’avesse spinto a rivelare il segreto del suo corso a Quantico gli aveva liberato il cuore di un discreto peso. 

“Deeks? Hai voglia di entrare o preferisci che ti raggiunga lì fuori?”, il ragazzo sobbalza a queste parole, abbassa lo sguardo su di lei e per un secondo non riesce a respirare. Kensi è appoggiata allo stipite della porta, un gamba piegata con un piede sul polpaccio dell’altra gamba. È scalza e indossa un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a maniche corte, i capelli sono legati in una crocchia disordinata sulla cima del capo. Il detective non riesce a distogliere lo sguardo da lei: è assolutamente semplicissima e nella sua semplicità la ritiene perfetta. 

“Deeks? Tutto bene?”, lui si riprende all’improvviso mettendo un piede davanti all’altro ed entrando in casa. Si guarda intorno ringraziando il silenzio che aleggia nel salotto. Ha ancora mal di testa dovuto dall’esplosione e i rumori forti gli fanno dolere le orecchie. 

“Grace sta dormendo, vero?”, sono le prime parole che dice. Ha un tono quasi imbarazzato, non sa bene come comportarsi con lei. Un conto è stare insieme in ufficio, che è un ambiente neutro, ma stare a casa sua rende tutto più reale. E questo non riesce a tranquillizzarlo. 

“Sì, da quando si è addormentata in braccio a te non si è più svegliata”, ridacchia la ragazza, “l’ho messa a letto subito, così mi sono riuscita a cambiare e fare un pò di caffè, ti va?”

Lui annuisce, seguendola in cucina. Osserva la sua schiena, il suo passo sicuro, le spalle magre. E con certezza vorrebbe abbracciarla, baciarle la fronte, come se fosse la cosa più semplice del mondo, come se fosse quello che può fare ogni giorno. Ma non può, non può e non lo farà. Prende la tazza e beve un sorso di caffè per cercare di distrarsi. 

Kensi lo osserva sorseggiare il caffè, il taglio sullo zigomo è ancora così evidente che non può fare a meno di pensare che oggi ha rischiato di morire, di nuovo. “Allora hmm…Washington eh? Quante cose sono cambiate in quattro anni…”

Deeks si gratta la nuca, “Beh non sono cambiate poi così tante cose…io non penso di essere cambiato, diciamo… comunque non ho ancora preso una decisione, non so nemmeno se vorrò veramente diventare un agente…”

“Perchè fare il corso se non ne sei convinto?”

“Suppongo di averlo fatto per Hetty…”, lo sguardo dubbioso sul volto di Kensi lo convince a proseguire, “Beh, qualche mese dopo essermi unito a voi come collegamento, Hetty mi aveva dato dei documenti da firmare per diventare un agente federale a tutti gli effetti…ma non li ho mai firmati.”

“Cosa?! Perché?!”

“A quei tempi mi sentivo ancora un poliziotto, non volevo rinunciarvi…e poi sinceramente…beh pensavo che rimanendo in LAPD avrei avuto la possibilità di andarmene se le cose non fossero andate bene… Non mi sono mai sentito veramente accettato…non da Sam e Callen almeno…poi insomma le cose tra noi sono andate come sono andate, quindi probabilmente devo ringraziare il fatto che non fossi un agente…”. A queste parole Kensi abbassa lo sguardo fissando i suoi piedi: lui voleva una via di fuga dalla squadra, non l’hanno mai fatto sentire accettato, e il colpo finale glielo ha dato lei. 

“Quindi pensavi di doverlo ad Hetty?”

“Beh con me Hetty è sempre stata molto corretta; e poi ho chiesto a lei un aiuto per essere allontanato da…voi.”

“Che ti ha mandato da Gibbs…”

Deeks annuisce distogliendo lo sguardo da lei, “E come è stato lavorare con loro?”

Dopo un altro sorso di caffè, “Beh, con Gibbs e gli altri mi sono sempre trovato bene, mi hanno tutti trattato molto bene, mi hanno accettato e fatto sentire a mio agio, sicuramente molto di più di quanto mi sentissi qui i primi anni. Ma…non appartenevo a quel luogo, lo sapevo…lo sentivo.”

“Quindi…quindi non andrai là?”

“Kens…non lo so!”, lui ridacchia esasperato, “Devo valutare un paio di cose…devo pensarci un pò, ecco.”

Kensi annuisce velocemente, non vuole tradirsi facendogli capire che odia anche solo il pensiero di lui che va a Washington. 

“Ora ascoltami bene, voglio che tu sappia una cosa: io non ti avrei mai lasciato, non avrei mai voluto fare quello che ti ha fatto Jack. Voglio che tu lo capisca, lo voglio davvero”, parlando Deeks fa un passo verso di lei. La convinzione nei suoi occhi la lascia per un secondo inebetita, ma si riscuote quando sente le lacrime pungerle gli occhi, “Non è stata colpa tua…ho fatto tutto io, non ti incolpo…”

“Sì ma…davvero Kensi, non sentirti in colpa. Tu hai detto quello che in quel momento ti sentivi e io non sono stato abbastanza forte da scavalcare il tuo muro… Pensavo di riuscirci sempre ma in quella situazione mi sono reso conto che ho sempre temuto di diventare mio padre e in più, dopo Siderov…pensavo non sarei mai più stato veramente me stesso…non volevo abbattere i tuoi muri per poi farti stare con uno come me… Ho semplicemente avuto bisogno di scappare…da te e da me stesso suppongo.”

Con uno scatto, la ragazza colma la distanza fra di loro e stringe i suoi avambracci tra le mani. Lo fissa intensamente perché ha assoluto bisogno di trasmettergli la sincerità di quello che vuole dirgli, “Marty, tu non sei tuo padre. Sei assolutamente la persona più lontana da tuo padre che io conosca. Non sarai mai tuo padre, ho bisogno che tu lo capisca!”

Deeks guarda i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi pieni di lacrime. Non capisce perché dovrebbe piangere, ma senza fare domanda fa l’unica cosa che si sente: la abbraccia. Stringe le braccia intorno alla sua figura e la attira a sè. La sente rigida per qualche istante e pensa di aver sbagliato tutto, ma quando lei si adatta al suo corpo e fa scivolare le braccia attorno alla sua vita, Deeks si rilassa e poggia il mento sulla sua testa. Restano così per qualche istante, nessuno dei due ha intenzione di muoversi. 

Si allontanano solamente quando sentono la voce assonnata di Grace che chiama la madre, “Resta qui, non fare rumore. Se ti sente diventa matta e non la addormentiamo più”, dice Kensi uscendo velocemente dalla cucina. 


Sta rientrando in cucina quando lo vede in un angolo del salotto, guardando fuori dalla finestra, con una foto tra le mani. “Sei stato fortunato che non ti ha sentito”, dice avvicinandosi. Quando lui si gira vede la foto che sta tenendo. 

“L’hai incorniciata…”

“Così sembra…”

“Perchè?”, la sua domanda la lascia spiazzata…che razza di domanda è?!

“Beh, perché ci siamo tu ed io…quando eravamo partner… Non lo so, mi piaceva, la volevo qui…”, dice girandogli attorno e sedendosi sul divano. Deeks guarda per un altro momento la foto dandole le spalle, poi si gira e dallo sguardo che ha Kensi sa che qualcosa non va. 

“Cosa vuoi da me, Kensi?”, lei irrigidisce la schiena assottigliando le labbra in una linea dura, “Voglio dire…perchè mi vuoi qui ora? Non siamo nulla, più nulla. Quindi perché mi hai chiesto di venire qui? Per farmi vedere delle foto di mia figlia, una figlia che fino a ieri non immaginavo nemmeno di avere?!”

La ragazza ha la gola secca e il cuore che va a mille, ma resta composta fino a sembrare quasi fredda rispetto alla situazione, “Volevo farti conoscere meglio tua figlia”, dice con arroganza, “ma non ti ho obbligato a venire qui.”

“Non usare quel tono. Sai benissimo di cosa sto parlando, quindi è inutile che ti nascondi dietro la tua freddezza.”

Dio, la conosce troppo bene. Si alza in piedi velocemente prendendo la foto dalle sue mani e rimettendola sulla mensola dove si trovava prima, “Fern, parlami. Sono qui, parla con me.” Kensi si blocca di colpo al suono del suo soprannome. Lui ci sta provando…a capire la situazione, a capire lei, a capire se stesso. Potrebbe essere una buona occasione anche per lei. 

“Mi sei mancato, ok? I primi mesi non volevo nessun partner, è stato difficile, non mi fidavo di nessun altro. Ho dovuto fare coppia con Callen per un pò, ma non era comunque la stessa cosa. Poi quando mi sono dovuta mettere dietro una scrivania perché stavo diventando troppo grossa, le cose sono anche peggiorate! Mi mancavi, ogni istante. Ero terrorizzata, dal diventare madre, dal non sapere nulla di te…E’ stato…pazzesco!”, singhiozza guardandosi i piedi. Sente Deeks muoversi verso di lei, “Va bene, ora sono qui, mi vedi e puoi toccarmi, sono vivo, ok?”, annuisce decidendo di toccargli delicatamente la fasciatura sul braccio. È qui ed è reale; è qui in carne ed ossa. 

“E ora…mostrami quello che mi sono perso, forza!”, Kensi lo guarda poggiando il palmo aperto sul suo petto sentendo il suo cuore battere sotto la maglietta. Può farcela, si ripete nella mente. Si allontana da lui con passi silenziosi andando in camera da letto. Quando torna ha tra le mani la famosa scatola, alza lo sguardo su di lui e si siede sul divano. Apre la scatola mentre lui la raggiunge e cerca tra le foto alcune in particolare. 

“Partiamo dall’inizio allora…”, gli dice porgendogliene un paio.

Deeks le scorre soffermandosi su una in particolare: raffigura Kensi che cammina sulla spiaggia al tramonto con le braccia che sostengono un bel pancione evidente. “Ero appena entrata nel settimo mese. Quel giorno Hetty mi aveva assegnato come partner Frank minacciandomi che non avrei potuto cacciarne un altro…”, ridacchia ricordando la minaccia del suo capo, “Nell sapeva quanto odiassi vedere quella scrivania occupata e soprattutto sapeva che se io ero agitata anche Grace lo sarebbe stata, quindi la sera mi ha portata a mangiare qualcosa direttamente in spiaggia.”

Deeks non parla ma continua a guardare le foto. Nella successiva Kensi, con una pancia più piccola della precedente, è in compagnia di Sam e Callen in quella che Deeks presume essere la cameretta di Grace. “Avevo appena scoperto che sarebbe stata una bambina, quindi G. e Sam sono venuti ad aiutarmi a montare la culla e tutto il resto, mentre Eric e Nell non facevano altro che dargli fastidio…”, continua a ridacchiare guardando con nostalgia le foto. 

“Non sei mai stata sola…”

“Mi hanno aiutato moltissimo…non so come avrei fatto senza di loro…”

“Dio Kens…eri bellissima…”, dice Deeks a voce talmente bassa che Kensi pensa di esserselo immaginato, ma poi lo vede accarezzare la foto che ha tra le mani e il tremolio delle sue mani lo tradisce. L’immagine ritrae la ragazza appoggiata allo stipite della porta del salotto con indosso solo una vecchia maglietta di Deeks della LAPD, sembra appena sveglia, con i capelli in disordine lasciati liberi sulle spalle. Mostra un bel pancione gonfio e sorride al fotografo, “Di quanto eri qui?”

“Ottavo mese…iniziava a diventare difficile muovermi…”, sospira passandosi una mano sul ventre in una mossa involontaria, “Nell si era fermata a dormire qui quella notte e la mattina quando mi ha visto con quella maglietta ha voluto fotografarmi…mi ricordo che disse che un giorno saresti stato felice di vedere queste foto…non ci potevo credere, ma ora…”. 

“Non mi sarei mai voluto perdere questo… Dio, eri troppo…troppo bella…”, Kensi non può fare a meno di arrossire e sentire le farfalle nello stomaco. Solo lui avrebbe potuto farle questo effetto. 

“Hmm, tieni guarda le altre…”

“No, io voglio sapere tutto di quei nove mesi…”, non riesce a staccare gli occhi da quella foto. “Ti prometto che ti racconterò altro…ma intanto guarda queste altre foto…vado a prendere qualcosa da bere, vista l’ora che si è fatta; vuoi qualcosa?”, lui non le presta nemmeno attenzione mentre fa un cenno con la testa. È troppo impegnato a guardare nella scatola. Tira fuori un paio di foto e mentre Kensi è in cucina concede alle sue mani di tremare un pò. Vede Grace appena nata, poggiata contro sua madre ancora all’ospedale; la vede in una tutina completamente rosa nella sua culla mentre dorme, avrà avuto qualche mese; la vede seduta sulle gambe di Kensi, gli occhi blu spalancati e un ciuffo riccio di capelli biondi dritti in testa; la vede in braccio a Sam, Callen, Eric, Nell e perfino Hetty, ma non in braccio a lui, ovviamente; la vede ridere sdentata mentre guarda Callen; la vede, ora più grande, camminare in spiaggia con Kensi che la tiene per le manine. Sente qualcosa spezzarsi nel suo petto e non capisce come possa fare così male: ha pur sempre creato una vita. Ma non era presente quando questa vita ha iniziato a crescere, e questa realizzazione lo distrugge. 

Viene interrotto da Kensi che si siede accanto a lui porgendogli una tazza, “Quelli sono stati i suoi primi passi, in spiaggia ovviamente. Ne ha fatti tre poi è caduta nella sabbia”, ride la ragazza.

La foto successiva ritrae Grace abbracciata a Kensi, la prima che guarda la macchina fotografica mentre la madre le bacia la testa. La forma degli occhi è totalmente quella di Kensi e anche il naso è il suo, non ci sono dubbi. 

“E’ mia figlia. Voglio dire, è davvero mia figlia!”

“Sì, non ci sono molti dubbi a riguardo”, borbotta Kensi mettendogli tra le mani una foto che ritrae Grace seduta in spiaggia, i capelli biondi ricci lasciati liberi e gli occhi blu più splendenti che lui abbia mai visto. 

“Touchè. Di sicuro non si può dire che non mi assomigli…”

“Di sicuro no. È quasi imbarazzante quanto ti assomiglia. Fa certe tue espressioni impagabili. Quando la prendo in giro e lo capisce strizza le labbra come fai tu; quando dorme ed è felice arriccia il naso; quando è imbarazzata si tocca i capelli… Insomma, diciamo che non ho mai avuto la possibilità di dimenticarti, ogni mattina c’era lei a ricordarmi di te.”

“Ha mai chiesto di suo padre?”, Kensi annuisce guardando il vuoto, “E tu cosa le hai detto?”

Lei sospira e fissa gli occhi nei suoi, “Di solito mi chiedeva perché Kamram avesse lo zio Sam che poteva chiamare papà e lei no. Mi chiedeva perché il suo papà non la volesse, cose così… Quindi io le ho sempre detto che suo padre stava combattendo come un vero supereroe e che non voleva veramente lasciarla ma il mondo aveva bisogno di lui… Diciamo che ha accettato questa risposta senza chiedere altro, ma certe sere sono state più impegnative di altre… Però non posso lamentarmi, è una brava bambina.”

“Un supereroe, eh…?”, ribatte Deeks cercando di nascondere quello che prova veramente. 

“Beh Deeks, non potevo certo dirle ‘no scusa tesoro, ma tu non hai il papà perché mamma lo ha mandato via a calci in culo’, non credi?!”

“Touchè. Ma la storia del supereroe non mi dispiace, Fern”, ridacchia l’uomo guardandola di sottecchi. La vede fare un piccolo sorriso alzando gli occhi al cielo. 

Scorre un altro paio di foto cercando di memorizzare tutto quello che può di sua figlia da quelle istantanee. Grace con un lecca lecca; Grace in OSP con Eric e Nell; Grace con Simba; Grace in acqua; Grace che si rotola nella sabbia; Grace e Kensi addormentate nel lettone, entrambe stese come due stelle marine. 

E poi di nuovo altre foto di Kensi incinta. Una sua foto allo specchio con la maglietta tirata sotto il seno a mostrare il primo accenno di pancia; Kensi che guarda Sam arrabbiata con il giubbotto antiproiettile che non le si chiude più; Kensi seduta in spiaggia, i capelli sciolti, lo sguardo rivolto all’oceano e le mani posate sul pancione. E in fondo alla scatola vede una busta bianca, la prende e con l’ordinata e leggera calligrafia di Kensi ci sono incise due iniziali: ‘M. D.’. Sente la donna accanto a lui respirare profondamente e poi toccargli la mano spronandolo ad aprirla. 

Quando finalmente mette a fuoco e capisce cosa tiene tra le mani, il suo cuore perde qualche battito. 

“E’ stata la seconda ecografia, quando ho scoperto che era una femmina. Mi ero fatta stampare quella foto perché volevo mandartela, lo volevo davvero fare. Una parte di me sapeva che ne saresti stato felice. Ma…non sapevo cosa dirti, quindi l’ho chiusa nella busta e messa in fondo alla scatola. Nell continuava a ripetermi che tanto prima o poi ti avrei mostrato tutto questo, lei se lo sentiva. Quindi per una volta le ho dato retta e messo anche quella lì dentro”, non è sicura che Deeks l’abbia ascoltata perché crede che non stia nemmeno respirando: sta osservando la prima immagine di sua figlia e per la prima volta Kensi lo vede senza parole. 

Quando una lacrima scivola giù per la sua guancia, Kensi non riesce a trattenersi: si infila rapidamente sotto il suo braccio ferito e gli lega le braccia attorno alla vita. Nasconde il viso nel suo collo e respira profondamente. Il profumo del suo shampoo e di acqua salata dell’oceano la invadono e ringrazia di essere seduta perché sente le gambe tremare.

Quando il braccio di Deeks le circonda le spalle e le sue labbra si scontrano contro la sua testa, Kensi si lascia sfuggire un singhiozzo e sente alcune lacrime bagnare il suo viso.

“Grazie Kens”, sospira lui, a voce terribilmente bassa. Voce bassa e roca. 

“Grazie a te, in realtà. Questo è molto più di quello che credevo possibile…”, respira nel suo collo sentendosi finalmente completa. 





Buon Natale a tutti, amici miei! Come regalo vi posto il capitolo nuovo, sperando vi piaccia! Saluti, Helly

 

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Capitolo 13
*** Và dove ti porta il cuore ***


“Buongiorno Kens, dormito bene?”

La ragazza sbadiglia lanciando la borsa sulla scrivania, “Sì, ma ho fatto un pò tardi…e Grace come al solito si è svegliata all’alba!”

“Beh, oggi ti divertirai, dobbiamo scrivere i rapporti di ieri.”

“No! Tutto il giorno alla scrivania, no!”, sbotta Kensi alzando gli occhi al cielo. 

“Che hai fatto Kens?”, chiede Sam avvicinandosi a loro, “Il tuo appuntamento ieri sera non è andato bene?”

Kensi lo guarda inarcando le sopracciglia, “Quale appuntamento? Sai benissimo con chi ero ieri sera dopo la cena da te! Non era un appuntamento!”

“Ah no? Avrò frainteso dall’espressione dei tuoi occhioni spalancati… Tu che dici, G.?”, l’uomo si rivolge al partner ridendo di lei. Callen lo guarda con la coda dell’occhio già impegnato nella stesura del suo verbale, “Eddai Sam, lasciala stare! È da così tanto che non ha un appuntamento! Non ti intromettere!”

Kensi lo guarda con gli occhi spalancati, all’inizio sperava veramente che lui fosse dalla sua parte, “Grazie! È bello avere degli amici! Andrò su da Nell ed Eric, loro non si coalizzano contro di me!”, dice alzandosi e incamminandosi al piano di sopra. 


Dopo un paio d’ore, i ragazzi stanno ancora scrivendo dell’operazione, quando Callen alza la testa di scatto fissando la scrivania vuota davanti a lui, “Kensi, puoi dire al tuo appuntamento che deve fare anche lui il rapporto? Altrimenti dovrà vedersela direttamente con Hetty!”

La ragazza continua a scrivere al computer e risponde distrattamente, “Non so nulla di quando verrà, pensavo venisse stamattina ma non ne abbiamo parlato…magari Hetty saprà qualcosa…”.

“Cosa dovrei sapere, signorina Blye?”, il loro capo si materializza di fianco a loro dal nulla, come suo solito. Sam ancora concentrato sul suo lavoro sobbalza alla voce dell’anziana donna. 

“Di Deeks, sai nulla? Insomma…cosa farà, se tornerà…”, Callen la guarda con un sopracciglio alzato. È impossibile che Hetty non sia al corrente di nulla e lui lo sa benissimo. 

“Non che siano vostri affari, ma il detective Deeks è a Washington ora.”

“A Washington?! Perché? Cosa significa?”, Kensi presta finalmente attenzione alla conversazione staccando gli occhi dallo schermo. 

“Significa che passerà qualche giorno a Washington. Non so altro. Ora, se volete scusarmi, buon lavoro!”. Con queste parole Hetty si gira e silenziosamente come è arrivata se ne va. Kensi continua a fissare il punto dove fino a qualche minuto prima c’era Hetty chiedendosi perché sia andato là. Ieri notte non aveva accennato affatto a questo viaggio. Cosa può averlo spinto a partire stamattina?

“Kens, tu sapevi sarebbe andato?”, Sam la guarda da dietro il suo schermo. 

“No…non sapevo nulla. Stanotte non mi aveva detto niente. Sapevo solo che voleva valutare la proposta di Gibbs, ma non pensavo volesse partire subito…”, la ragazza scuote la testa cercando di mantenersi focalizzata sulla situazione, senza perdersi nei suoi pensieri.  Prende il telefono e digita velocemente un messaggio, ‘Già partito? Wow, che fretta’, lo invia e si rimette al lavoro. 


I giorni successivi trascorrono abbastanza tranquillamente, la squadra si è occupata di un caso piuttosto semplice, il tempo di una sparatoria per arrestare i colpevoli ed erano di nuovo seduti dietro le loro scrivanie a scrivere rapporti. Kensi ha continuato imperterrita a guardare il suo cellulare in continuazione, ma di Deeks nessuna traccia. Gli ha scritto un messaggio e non ha mai avuto risposta, lo ha chiamato un paio di sere ma nessuna chiamata in risposta. Sicuramente se gli fosse successo qualcosa Hetty lo saprebbe e lo avrebbe comunicato loro. Quindi semplicemente si è preso qualche giorno per valutare l’ufficio di Washington, va bene. Kensi lo capisce, ma non capisce perché non farsi mai vivo. La mattina del settimo giorno di assenza di Deeks, la donna sbuffa sonoramente chiudendo il computer di botto, quando i suoi colleghi la guardano con le sopracciglia alzate, si alza e si incammina verso la palestra, “Io mi alleno, se volete raggiungermi sono di là”. 


Sta lottando con Callen mentre Sam tira qualche pugno al sacco da boxe quando con la coda dell’occhio vede Nell saltellare già per le scale a tutta velocità. Pensando all’assegnazione di un caso fa cenno a Callen e si avvicina alla porta della palestra. Mentre si mette l’asciugamano intorno al collo vede che Nell non sta cercando loro, ma sta abbracciando un ragazzo molto più alto di lei, un ragazzo con una zazzera di capelli biondi che Kensi conosce perfettamente. Si congela sul posto per un momento, ma quando sente Sam che le sbatte sulla schiena per sbaglio non avendo notato che si era bloccata, si riprende e parte a tutta velocità. 

“Cosa diavolo ti passa per la testa?! Me lo dici?! Una settimana senza notizie! Ti ho scritto, ti ho chiamato! Avresti potuto dare segni di vita, non credi?”, tira un pugno sul braccio dell’uomo e lo guarda incazzata nera. Nell dietro di lui guarda Kensi con occhi sgranati.

“Buongiorno Fern, vedo che sei di buon umore. Posso ben credere che tu non abbia mangiato nessuna ciambella stamattina…”

“Non cambiare discorso, brutto idiota!”

“Hei Deeks, come ti è andata la vita?”, i due vengono interrotti dall’arrivo degli altri due agenti che si mettono ai lati della donna. Lei gonfia il petto incrociando le braccia e continua a guardarlo in cagnesco. Gliela farà pagare, eccome se gliela farà pagare. 

“Tutto bene, in una settimana mi sono ricordato perché adoro Los Angeles”, ridacchia l’uomo passando un braccio sulle spalle di Nell, “tipo che su sette giorni ha piovuto per cinque. Un incubo ragazzi. Mi vedete? Io sono un ragazzo del surf…sole, oceano, acqua salata, gabbiani, sabbia…Washington è tipo…smog, nebbia, pioggia, smog…”, stringe le spalle continuando a blaterare del clima mentre Sam e Callen alzano gli occhi al cielo. 

“Sam, questo posto è veramente troppo silenzioso senza Deeks, le mie orecchie non sono più abituate”, borbotta Callen camminando all’indietro verso la sua scrivania. 

“Oh Callen andiamo! So che ti sono mancato, non mentirmi!”

“Sì, mi sei mancato perché mi è toccato sopportare Kensi che, detto tra noi, è stata veramente, VERAMENTE, insopportabile. Persino Grace voleva scappare da lei!”

“Hei no! Non è vero!”, cerca di difendersi la donna colpita sul vivo, “Non sono stata insopportabile! Non più di quanto siete normalmente voi due!”, si appoggia alla scrivania di Sam rovesciando il porta penne e guardandolo con sfida. 

“Ah Mr Deeks , che piacere rivederla! Gibbs mi ha detto che è stato un pò insofferente per il clima…”, la donna lo fissa con sguardo indecifrabile seduta dietro la sua scrivania mentre lui le sorride sornione. “Sì Hetty, come stavo dicendo ai tuoi agenti c’è troppa pioggia per i miei gusti. Ma essendo nato a Los Angeles sarei insofferente in qualsiasi clima diverso da questo!”

“Allora…mi dica, ha deciso qualcosa?”, Deeks si avvicina alla donna e poggia sulla sua scrivania una cartellina con alcuni fogli dentro, “Devo ben pensare che li abbia firmati?”

Lui si scompiglia i capelli fissando la donna, “Firmati sì, ma deciso per dove ancora no, Hetty…”

“Beh, intanto potremmo partire da questo…li ho pronti da un pò…”, dice allungando sulla scrivania una scatola di legno marrone. Deeks la apre lentamente mordicchiandosi il labbro inferiore, sa cosa troverà all’interno e sa già che sarà un’emozione molto particolare. Sta chiudendo un capitolo della sua vita, un capitolo lungo moltissimi anni, da questo momento non sarà più ‘Detective Marty Deeks’ ma diventerà ‘Special Agent Marty Deeks’. Prende in mano il foglietto all’interno della scatola, con la sua delicata grafia Hetty ha scritto alcune parole dedicate a lui: ‘Agente Deeks, il cambiamento è inevitabile, ma non lasci che le cose migliori cambino. Vada solo dove la porta il cuore. H.L.’. Sorride quando vede che la pistola nella scatola non è una SIG P229, arma d’ordinanza per gli agenti NCIS, ma una Smith & Wesson 910, la sua pistola. Sull’impugnatura ci sono incise le sue iniziali con la grafia di Hetty. Prende l’arma e la ricarica, la guarda e se la infila nella cintura, poggiando sulla scrivania la pistola che gli aveva passato LAPD l’ultimo anno, una GLOCK 17. Subito dopo, Deeks prende il distintivo nella scatola e lo osserva. Lavora per loro da parecchi anni, ma avere il suo distintivo NCIS rende tutto molto più reale, ma per nulla spaventoso. 

“Ah Mr Deeks, si ricordi che queste sono sempre le scelte più difficili. Dirle che sarei contenta se andasse da Gibbs sarebbe una bugia, continuo a pensare che questo posto le appartenga; ma sono anche convinta che lavorare per Gibbs sia un’offerta che raramente si rifiuterebbe…”

“Hetty, non mi stai aiutando!”, l’uomo ride forte scompigliandosi ancora i capelli. Hetty si deve trattenere dal sorridergli. Non può mentire a se stessa: gli è mancato; è sempre stato un validissimo detective e quando se n’è andato è stata una grande perdita per tutti loro. Si piega in avanti avvicinandosi a lui, “Guardati attorno, Marty. Valuta quello che hai, cosa potresti perdere e cosa potresti trovare dall’altra parte. Non posso dirti cosa fare, ma posso dirti che condividerò la tua scelta, qualunque essa sia, e sarò comunque molto fiera di te.”

Deeks sente il cuore battere un pò più velocemente: questa donna rappresenta per lui la figura materna che non ha mai avuto. Quando vede Hetty guardare dietro la sua schiena, si rende conto si sentire cinque paia di occhi che hanno assistito a tutta la scena. Si gira lentamente e vede i suoi amici fissarlo. Nell ha gli occhi lucidi ed è la prima a parlare, “Agente Speciale Marty Deeks! Sono così contenta, Shaggy!”, lui le sorride, la sua dolce e letale ragazza dei computer, “Grazie Velma. Ora hai un amico super figo che è un agente federale, sei troppo fortunata.”

“Allora Deeks, possiamo occupare quella scrivania o dobbiamo ricominciare a convivere con il tuo disturbo ossessivo compulsivo per l’ordine?”, Sam lo provoca, ma lui non sa cosa rispondere. 

“Beh, la cosa certa è che almeno io sono ordinato, deve essere molto più difficile per Callen avere una vicina di scrivania come Kensi…”, Callen ride alzando la testa verso il soffitto. “Non me ne parlare Deeks, l’altra mattina ho trovato metà della mia scrivania colonizzata dalle cianfrusaglie di Kensi!” 

“Hei scusate! Io sono ancora qui eh!”, Sam abbraccia l’amica che li sta guardando male. Gli altri ridono, Nell che le tocca un braccio con comprensione, ridacchiando di nascosto. 

“Comunque non hai risposto alla mia domanda Deeks!”, lui sperava di aver distolto l’attenzione da quello, ma effettivamente era poco probabile. 

Si gratta la nuca abbassando lo sguardo. Guarda per qualche secondo il pavimento muovendosi a disagio sulle gambe, poi alza il viso fissando i suoi occhi in quelli di Kensi. Ha bisogno di un suo gesto, anche solo un accenno, che gli faccia capire che lei vuole che rimanga. 

“Kensi?”, lei continua a non guardarlo, ma tiene gli occhi fissi sul biglietto di Hetty sulla sua scrivania.

“Kensi, parlami!”, Deeks la richiama. Non gli importa che ci siano anche gli altri che li stanno osservando, chi a disagio e chi curioso. 

“Cosa devo dirti?”, il nuovo agente aggrotta le sopracciglia, sapeva che sarebbe stato difficile farla aprire ma non credeva fino a questo punto. Pensava che dopo questi giorni lei sarebbe riuscita a dirgli cosa voleva, ma forse si sbagliava, “Devi fare ciò che credi sia meglio per te, non farti vincolare da niente…”

“Non farti vincolare da niente? Sei seria?! Dopo tutto quello che ho scoperto in questi giorni?!”, Deeks la guarda sbalordito. Lei lo fissa con le braccia incrociate. Non lascia trasparire nulla, un ottimo agente federale addestrato dopotutto, pensa l’uomo. Poi realizza quello che ha detto veramente: lo sta lasciando libero di andarsene, gli sta dicendo che non ha bisogno di lui, “Ah, capisco. I tuoi muri, certo… Pensavo che in questi anni fossi leggermente cambiata, ma mi sbagliavo. Quando sei messa alle strette, ti nascondi in te stessa impedendo a chiunque ad entrare. Bene, ce l’hai fatta.”

Deeks si gira e tende una mano verso Hetty, “E’ stato assolutamente un piacere, non ti ringrazierò mai abbastanza. Ti devo un favore, Hetty, saprai sempre dove trovarmi”, le sorride stringendole la mano. La donna si alza e lo abbraccia, “Prenditi cura di te, Marty. Se hai bisogno, qui troverai sempre una famiglia”, sussurra al suo orecchio. Le si spezza un pò il cuore capendo che lui ha fatto la sua scelta, non lo incolpa di nulla e sa che farà bene ovunque vada. Sperava semplicemente che alla fine si sarebbe unito definitivamente a loro.

“Ragazzi”, l’uomo si gira verso i suoi amici e si avvicina a loro, “è stato fantastico rivedervi.”

“Ma dai Deeks, resta qua!”, Sam cerca di convincerlo stringendoli una spalla. Lui ride alzando la testa verso il soffitto, ma il sorriso non raggiunge i suoi occhi. 

“Sono sicuro che Gibbs sarà contento di averti nella sua squadra. Lo invidio un pò.”

“Ah Callen, non sono abituato a tutti questi complimenti! Ti sei rammollito?”, il giovane uomo scherza mentre l’altro lo abbraccia. Quando si gira, Deeks vede Nell che lo fissa, “Dai Deeks, ti abbiamo già perso una volta…è proprio necessario questa volta?”. Lui spalanca le braccia e aspetta che Nell lo abbracci, “Tienimi d’occhio Eric, mi raccomando. Di te sono tranquillo, sei una tipa tostissima. Mi mancherai Velma”. Lei si allontana dopo averlo stretto e si asciuga una lacrima, “Consideralo fatto, Shaggy”, sorride passandosi una manica sotto il naso. 

“Maestro, quando torni a surfare fai un fischio”, Eric gli batte una mano sulla schiena e si abbracciano amichevolmente. “Amico, mandami qualche foto di Grace, per favore. Non te ne dimenticare!”, vede con la coda dell’occhio Kensi sobbalzare alle sue parole ma finge di non notarla.

Dopo tutti i saluti, Deeks si avvicina alla scrivania di Hetty dove aveva poggiato i suoi documenti, li recupera e si avvicina all’uscita. Non guarda più nessuno. È praticamente davanti alla porta quando sente una voce richiamarlo, “Deeks, aspetta! Deeks!” 

“No, basta! Lasciami andare. Uscirò da questa porta e ricomincerò da capo. Ero pronto a fare qualsiasi cosa, con te! Ma non posso vivere la mia vita combattendo con una persona che non mi lascia mai veramente entrare nella sua vita. Amerò follemente mia figlia e sono convinto tu possa darle una vita meravigliosa, ma non vuoi che io ne faccia parte, esattamente come non ne ho fatto parte per questi quattro anni. Non ti porto rancore, non subito almeno, avrò bisogno di un pò di tempo. Ti chiedo una sola cosa: non mi vuoi e va bene, ma lasciami andare. Lasciami andare così che io possa ricominciare.”

Lei lo fissa mentre due lacrime le solcano le guance, abbassa il viso incapace di sostenere lo sguardo dei suoi occhi blu. Quando lo rialza, le porte sono chiuse e di lui non c’è più traccia. 





Eccoci al finale della mia storia! Spero vivamente vi sia piaciuta. È stato bello condividerla con voi, un vero piacere. 

Sperando di risentirci presto, auguri di buone feste!

Helly.

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