Il Primo Incontro

di Lia Joestar
(/viewuser.php?uid=831609)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Pranzo ***
Capitolo 2: *** Flashback ***
Capitolo 3: *** Flashback (seconda parte) ***
Capitolo 4: *** Due Inseparabili Amici ***



Capitolo 1
*** A Pranzo ***


"Ragazzi! Venite, è pronto!" 
La voce di Tomoko distrasse per un momento Josuke e Okuyasu, completamente immersi in un nuovo videogioco. 
"Arriviamo, signora Higashikata!" Okuyasu fu il primo ad alzarsi e invitò l'amico a fare altrettanto: non era il caso di far innervosire Tomoko. 

"Wow, Oku, quel gioco è una bomba! Devo comprarlo anche io!" Josuke era sempre stato un amante assiduo di videogiochi, ed era contento di aver trovato qualcuno con cui condividere questa passione. 
"Vero eh? Ma non è finita... Guarda che altro ho portato!" Il ragazzo tirò fuori dalla tasca il suo Gameboy Color e la custodia di un gioco uscito da poco. Josuke si mostrò meravigliato: non vedeva l'ora di provarlo; andò a prondere il suo Gameboy e il cavo che permetteva alle console di connettersi fra loro, ma la madre glielo strappò dalle mani:"Ho già visto questa scena! Prima finite di mangiare, mi dai una mano a sistemare i piatti sporchi e poi riavrai la tua console! Vale anche per te, Okuyasu." Tomoko sapeva bene quanto i ragazzi amassero i videogiochi, e per quanto fosse felice che il figlio avesse trovato un amico con le sue stesse passioni, a volte entrambi si facevano prendere un po' la mano, trascorrendo ore e ore su una console. Nonostante ciò, i due ragazzi continuarono anche a pranzo a parlarne. 

Tomoko tirò un sospiro, alché i ragazzi smisero di parlare e si girarono verso lei. "Qualcosa non va, signora Higashikata?" La donna sorrise leggermente imbarazzata e rispose:"Oh, no, affatto, stavo pensando... Da quando vi conoscete, non siete cambiati di una virgola. Fate tutto assieme, ormai, parlate così animatamente. E sembra essere passato così tanto tempo!"
"In effetti, non è molto che siamo così amici" aggiunse Josuke "Da quando il nonno è morto, credo. Quanto tempo è passato, un paio di anni?"
Di nuovo la madre sorrise:"Ah, no, è molto più tempo, Jojo, ma probabilmente voi non lo ricordate!" 
I due guardarono la donna con aria interrogativa. Molto più tempo? Sembrava impossibile, appena due anni prima si erano scontrati, c'era stato uno scontro quasi all'ultimo sangue! Com'era possibile?

Tomoko sembrò interpretare la domanda espressa sulle loro facce. Effettivamente, il loro primissimo incontro risaliva a molto tempo prima, al 1988, per la precisione.
"La prego, signora Higashikata, ci racconto di questo primissimo incontro!" Esclamò Okuyasu, come se stesse attendendo una favola che gli raccontava la madre da piccolo. Josuke arrossì imbarazzato, nascondendosi il viso fra le mani:"Ah Okuyasu... Non crescerai mai!" 
La madre, d'altro canto, sembrò intenerita da quella richiesta, e non le fu un problema assecondarla. Sapeva bene che anche il figlio avrebbe ascoltato volentieri. Finito di mangiare, mise la sua ciotola nella lavastoviglie e prese una sedia per sistemarsi in mezzo ai ragazzi. Continuando a sorridere e scompigliando affettuosamente i capelli ai due, disse:"Eravate solo due bambini: avevate cinque anni." 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Flashback ***


Non è mai divertente trascinare un bambino agitato, che urla e fa capricci per le strade di Morio, soprattutto se ci si sta dirigendo in uno studio medico. Era solo metà mattina e Tomoko era già esausta: sentire i continui pianti del suo bambino è snervante per qualunque genitore. Alla fine Tomoko si bloccò, diede una sculacciata a Josuke e lo sgridò:"Insomma, la fai finita? Piangere non servirà a nulla, perciò smettila e cammina senza più capricci, intesi?" Josuke smise di urlare, ma era comunque terrorizzato: dover andare a fare un vaccino era un incubo per molti bambini. Tomoko, ci teneva che il figlio stesse bene, però, soprattutto dopo gli eventi dell'anno passato, quel febbrone inspiegabile che lo costrinse parecchio tempo in ospedale... Così si era decisa a far fare il vaccino a Josuke, anche su consiglio del medico. Allo studio Tomoko vide tanti genitori, tutti con la sua stessa espressione. Allo stesso modo, al piccolo Josuke sembrò di vedere la stessa paura che provava lui sul viso di tutti gli altri bimbi che stavano lì. Andarono a sedersi su una grande poltrona nella sala d'aspetto, di fronte alla quale Tomoko notò una famigliola formata da un uomo e due bambini, il minore sembrava avere la stessa età di Josuke, ed era terrorizzato. Urlava e batteva i piedi per terra, non c'era modo di calmarlo. Josuke appoggiò la testa sulle gambe della madre e lei iniziò ad accarezzarlo dolcemente. Lo prese in braccio e gli sussurrò:"Non c'è bisogno di fare come quel bimbo... Non è niente, è solo una punturina. E poi ti aiuta a non ammalarti più, non sei contento?" Josuke si strinse al petto della madre e continuò a osservare quel bambino di fronte a loro. "Perché non vai a rassicurarlo un po'? Giocate insieme, sono sicura che smetterà di piangere." Josuke scese e si piazzò di fronte a lui, salutandolo con la mano. "Vuoi vedere il mio Gameboy?" Gli chiese. Il bambino smise subito di piangere e annuì. Tomoko sorrise e diede a Josuke la console che teneva in borsa, e i due bambini si sedettero vicini, giocando assieme senza chiacchierare più di tanto. La madre invece alzò lo sguardo verso quelli che dovevano essere il fratello e il padre del piccolo. Fece un cenno con la testa per salutarli ma entrambi distolsero lo sguardo, con un'espressione quasi infastidita. "Accidenti... Che carattere." Pensò Tomoko tornando a guardare suo figlio e il nuovo amico:"Perché non vi presentate?" Chiese. "Io mi chiamo Okuyasu Nijimura." Disse il bambino. "Io sono Josuke". Rispose lui, riprendendo subito a giocare. In quel momento un'infermiera annunciò il turno dei Nijimura. Di nuovo il bambino si spaventò e ricominciò a piangere, al pensiero di un'iniezione. Tomoko si sarebbe aspettata che il padre lo avesse preso in braccio e rassicurato, invece lo sgridò fin troppo severamente, arrivando persino a insultarlo e a dargli uno schiaffo sulla faccia. L'altro bambino era calmo, si comportava come se nulla fosse. Semplicemente seguì il padre nello studio. Sicuramente Tomoko sarebbe voluta intervenire, quell'uomo aveva esagerato decisamente. Sì, è vero, un bambino come Okuyasu era a dir poco insopportabile, ma era comunque piccolo e aveva soltanto molta paura. Perché non rassicurarlo almeno un po'? "Povero piccolo..." sussurrò la donna riprendendosi il figlio in braccio. I pianti non cessarono, ed erano così forti che si sentivano dalla sala d'attesa. Dopo dieci minuti quella famiglia uscì, e ancora Okuyasu piangeva. A Tomoko si spezzò il cuore a vederlo così. "Benissimo! Andiamocene ora, ne ho abbastanza!" Gridò l'uomo, adirato. "Aspetti!" Lo bloccò un'infermiera:"Dovrebbe aspettare cinque minuti, e vedere se c'è qualche effetto collaterale dovuto al vaccino, per sicurezza." L'uomo sbuffò, poi si rivolse ai bambini:"Io vado a comprare alcune cose, non ho tempo da perdere non azzardatevi a muovervi da qui, intesi?!"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Flashback (seconda parte) ***


L'infermiera lo bloccò ancora:"Ma signore, non può lasciarli soli, qualcuno dovrà..." "Venite qui, state con noi!" Intervenne allora Tomoko. "Vieni, Okuyasu, vieni a giocare con Josuke." Ancora, il bambino smise di piangere e si incamminò verso Josuke e la madre. "Vieni anche tu, aspettiamo papà qui." Disse poi rivolgendosi al fratello di Okuyasu. Stavolta pensò:"Questo tipo non mi piace per nulla. Se non dovesse tornare, non esiterei a denunciarlo, visto come tratta i figli!" Il secondo bambino esitò un po', ma alla fine si avvicinò anche lui. "Tu come ti chiami?" "Keicho." Rispose semplicemente. "Dimmi Keicho... Papà si comporta sempre così? È tanto cattivo con voi?" Keicho annuì, rabbuiandosi in volto:"Da quando la mamma non c'è più..." Tomoko abbracciò il bambino:"Oh, tesoro... Deve essere tanto brutto. Venite qua, su, giochiamo un po' assieme." Poi si rivolse a Okuyasu:"E tu come stai? Ti sei calmato un po'?" Il piccolo però aveva una faccia imbronciata, non sembrava essere tanto tranquillo, nonostante Josuke avesse di nuovo acceso il Gameboy per giocare con lui. "No!" Gridò all'improvviso "Mi fa male la testa, ho sonno, voglio andare a casa e fare la nanna!" E iniziò a battere i piedi. Tomoko ne aveva abbastanza di capricci quella mattina: alzò lo sguardo e sul bancone della reception vide una ciotola piena di cioccolatini, caramelle e lecca-lecca, non lontana da lì. Accarezzò Okuyasu, dicendo:"Scommettiamo che conosco un rimedio per la tua bua? Aspettami qui che te la porto." E si avviò verso il bancone. Keicho prese il posto di Tomoko sulla poltrona, mentre Josuke riprese a parlare con Okuyasu:"Hai la bua?" Chiese. "Sì... Sento tanto caldo, non sto bene! Mi fa anche male la pancia." Josuke riconobbe i sintomi della febbre: si sentì così, appena un anno fa. Si mise a pensare un po' e poi disse:"Io ho un amico che fa sparire la bua!" Senza nemmeno dare tempo a Okuyasu di chiedere, Josuke tirò fuori il suo Stand con molta facilità e sfiorò il viso dell'amico, che subito si sentì meglio. In quel momento tornò anche Tomoko con tre lecca-lecca:"Eccomi qui ragazzi!" "È vero!" Esclamò Okuyasu tornando a ridere "La bua è passata!" Tomoko sorrise "Non avevo dubbi..." Josuke e Okuyasu si sedettero di nuovo vicini, finché Okuyasu non esclamò:"Sai che ho anch'io un amico che fa le magie? Fa sparire le cose!" "Davvero? Fammi vedere!" Adesso anche Josuke era entusiasta. Tomoko invece osservava incuriosita. Il bambino aveva appena finito il suo lecca-lecca, e ancora aveva il bastoncino in mano: lo lanciò, tirò fuori il suo Stand e con un semplice schiaffo lo fece sparire. "Ma che bravo!" Gli disse Tomoko battendo le mani. "Jojo, prova a imparare qualche trucchetto di magia anche tu: vedrai come stupiremo il nonno." Okuyasu e Josuke tornarono a giocare e stavolta chiacchierarono anche molto di più. Il padre dei due bambini finalmente tornò, con una busta della spesa in mano. Tomoko li accompagnò fin da lui, ma l'uomo continuò a ignorarla, finché non si girò e andò via, senza dire nulla. Keicho si girò guardando un po' nella sua direzione mentre Okuyasu salutò con un gesto della mano. "Ciao tesoro! Ci vediamo presto! Saluta Josuke!" "Ciao ciao, Okuyasu!"

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Due Inseparabili Amici ***


Come Tomoko aveva previsto, anche Josuke ascoltò con grande interesse.
Nessuno dei due si ricordava un minimo dettaglio di ciò che raccontava, men che meno che fossero già portatori di Stand. "Adorai il modo in cui guaristi non appena vedesti il lecca-lecca." Disse Tomoko ridendo, per concludere.
"Haha, già... Adoravo i dolci..." Tomoko si alzò per avviare la lavastoviglie, poi si riavvicinò con le console che prima aveva sequestrato ai ragazzi "Per oggi chiuderò un occhio..." Disse "Ma non prendete l'abitudine! È solo perché mi sento di buon umore, dopo essermi ricordata del vostro primo incontro."
Anche se Tomoko voleva sembrare severa, in realtà non riusciva proprio a esserlo: è sempre stata una persona troppo buona, anche se all'occasione sa farsi rispettare.
"Grazie, signora Higashikata!"
"Già... Grazie mamma..." I due si alzarono e andarono in salotto per giocare, ma non potevano fare a meno di pensare al racconto appena ascoltato. Si guardarono negli occhi e dovettero trattenersi per non scoppiare a ridere. "Capito, Jojo? In realtà il segreto di Crazy Diamond è far apparire donne con dolci in mano! Ecco come fai a far guarire la gente!" "Già! E quello di The Hand è un banale trucco di magia!" E di nuovo ripresero a giocare e chiacchierare, come facevano da quasi due anni ma anche come avevano già fatto tredici anni prima.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3810370