Still I found you there, next to me...

di Magic_potterhead
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CHAPTER I ***
Capitolo 2: *** CHAPTER II ***
Capitolo 3: *** CHAPTER III ***
Capitolo 4: *** CHAPTER IV ***
Capitolo 5: *** CHAPTER V ***
Capitolo 6: *** CHAPTER VI ***
Capitolo 7: *** CHAPTER VII ***
Capitolo 8: *** CHAPTER VIII ***
Capitolo 9: *** CHAPTER IX ***



Capitolo 1
*** CHAPTER I ***


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti, questa è la mia prima long sulla Sterek, perciò siate clementi! Ho intenzione di pubblicare un capito alla settimana (salvo imprevisti a causa della scuola che tenterò di prevenire portandomi avanti con la stesura). Dedico la storia a AlbusLupin, che oltre ad essere la mia beta e la mia parabatai, mi ha spinto ad iniziare questa storia, quindi nel caso di esiti disastrosi la colpa è sua!
In conclusione, vi ringrazio in partenza se deciderete di seguire o recensire.
Alla prossima settimana <3
 

CHAPTER I
-Stiles non puoi non venire!!- ripeté per la milionesima volta Lydia mentre era sul letto del suo migliore amico, cercando di convincerlo ad andare con lei a New York per le vacanze di Natale.
-Lydia sai che non posso lasciare mio padre solo a Natale...mi sentirei in colpa per tutta la vacanza e non sarei per niente di compagnia. Vai con Jackson, è il tuo fidanzato, ha un obbligo morale!- rispose il ragazzo mentre sfogliava, senza realmente leggerlo, il libro di chimica. Odiava quella materia.
-Non sarebbe la stessa cosa! A Jackson non piacciono i The Werewolves ed io devo assolutamente andare a quel concerto- ribatté la ragazza guardandosi le unghie perfettamente laccate come se la cosa non le importasse, anche se, viste le sue parole, le importava eccome.
Stiles sbuffò e guardò quella che, dopo che aveva fatto coming out, era diventata la sua migliore amica, con disapprovazione -Va bene, va bene. Proverò a chiederlo a mio padre, ma sappi che se dirà di sì e dovrò lasciarlo solo per tutte le vacanze natalizie, farò in modo che tu abbia i sensi di colpa!-. Lydia sbuffò una risata da naso, prese la sua borsa e salutò l'amico promettendogli di chiamarlo la sera stessa per vedere se sarebbero partiti o no insieme.
Ora vanno spiegate alcune cose sul nostro protagonista. Stiles, a detta sua, era 66 kg di pelle chiara ed ossa fragili, sarcastico ed iperattivo. Ma cosa più importante Stiles amava la musica. Da quando aveva sei anni ed aveva ricevuto dal suo migliore amico Scott McCall il suo primo cd in assoluto (una raccolta delle canzoni che ascoltavano in macchina con la mamma di quest'ultimo), Stiles non aveva mai smesso di ascoltare musica. Non l'aveva fatto quando ad otto anni sua madre era morta, lasciando lui e suo padre soli nella loro piccola casa a Beacon Hills. Non l'aveva fatto quando suo padre aveva ricevuto una promozione, diventando sceriffo della contea, e neanche quando proprio grazie a questa si erano trasferiti in una dimora più grande. La loro "tana", come amava chiamarla lo sceriffo (con grande disappunto di Stiles).
Perciò non era una sorpresa che un giorno, mentre si trovava in un negozio di dischi (credeva seriamente di essere l'unico essere vivente a continuare a comprarli invece che scaricarli sul computer) era venuto a conoscenza della sua band preferita, i The Werewolves.
Ma soprattutto non è una sorpresa che Stiles si fosse perdutamente innamorato del batterista della band: Derek Hale. Come descrivere il ragazzo in una sola parola? Beh Derek poteva essere definito un vero e proprio DIO GRECO: occhi verdi così profondi da potercisi perdere dentro, muscoli degni di un body builder, due sopracciglia quasi sempre imbronciate (da quello che Stiles aveva potuto vedere dalle foto che aveva trovato su internet quando aveva cercato il suo nome, cosa per niente inquietante) e una barba che Stiles avrebbe volentieri accarezzato fino alla morte (...la barba...). La band era composta anche da Isaac Lahey, Erica Reyes e Vernon Boyd, tuttavia questo particolare per il nostro Stiles non era per niente importante.
Perciò è normale che lui volesse andare a quel concerto! Ed aveva già un'idea per riuscire a convincere il padre (i sensi di colpa erano improvvisamente scomparsi all'idea di vedere Derek Hale dal vivo) in modo da poter partire la settimana seguente con Lydia, Jackson, Scott e Allison (la sua "cricca" dove lui era l'unico single, sperava ancora non per molto) per incontrare l'amore della sua vita.
Quella sera decise di preparare al padre, invece della solita cena salutare, un hamburger con le patatine al formaggio: il piatto preferito di suo padre. Appena sentì lo sceriffo Stilinski aprire la porta di casa, Stiles gli saltò addosso circondandogli il collo con le braccia e gridandogli un caloroso -Bentornato a casa papàààà!!- comportamento alquanto strano per il ragazzino, e che infatti portò il padre a domandargli seccamente -Cosa ti serve Stiles?-.
-Niente! Ci deve essere per forza una ragione per darti un abbraccio?? Forza vatti a cambiare e scendi giù, la cena è già pronta.- gli rispose con un sorriso abbastanza inquietante visto che mostrava quasi tutti i denti ed occupava l'intero viso -Ooookay...sorvolerò sul fatto che sembri un inquietantissimo figlio perfetto e mi preparerò a mangiare la solita insalata...- sbuffò il padre rassegnato alla dieta alla quale lo aveva costretto il figlio dopo che "tra un po’ non riuscirai ad arrestare neanche un ladro obeso, zoppo e cieco per quanto rotolerai" .
-Nono oggi c'è una sorpresa per il mio papà preferito...-  -L'unico padre...- disse il padre alzando gli occhi al cielo -...che ogni giorno fatica così tanto per me. E' per questo che ti ho preparato la tua cena preferita...SORPRESAA- continuò il ragazzino mantenendo sempre il suo inquietantissimo ghigno. -Okay Stiles, sputa il rospo. Sono lo sceriffo e soprattutto sono tuo padre, non riesci a fregarmi lo sai- Stiles prese un profondo respiro e chiese tutto d'un fiato -PossoandareaNewYorkperNatale?- chiudendo subito dopo gli occhi, temendo una risposta negativa -È per questo che sei così strano? Hai paura che ti dica di no?- chiese lo sceriffo -Papà ti prego! Sarebbe molto importante per me. Tipregotipregotiprego- chiese con le mani giunte a preghiera Stiles -Mmmmmm, Melissa ci ha già invitato per il pranzo di Natale, perciò non penso sarà un problema andarci da solo...- non riuscì a finire di parlare che Stiles gli saltò addosso (di nuovo) baciandogli la guancia ringraziandolo e correndo al piano di sopra.
-Hey Stiles...-
-Lydia prepara le valigie…andiamo a New York!!!-

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Capitolo 2
*** CHAPTER II ***


ANGOLO AUTRICE
Scusate per il ritardo, ma sono davvero sommersa dai compiti e da un progetto per la scuola. Credo che almeno fino alle vacanze di Natale gli aggiornamenti saranno ogni due settimane. Grazie della pazienza e spero che il capitolo vi piaccia!!



CHAPTER II
Dopo una settimana Stiles era pronto per partire. Aveva fatto le valigie subito dopo che il padre aveva acconsentito a mandarlo a New York. Ancora non riusciva a credere che poche ore più tardi avrebbe preso un aereo con i suoi migliori amici per arrivare, a pomeriggio inoltrato, nella grande mela. Finalmente anche lui avrebbe dato un morso alla città, e ne era sicuro, se ne sarebbe innamorato. 
Mentre era sdraiato sul letto ad ascoltare un po’ di musica, rimuginava sul viaggio che stava per fare, il suo primo viaggio da solo. In tutti i suoi diciotto anni non era mai uscito dalla cittadina dove era nato. Non sapeva quale fosse il reale motivo: la malattia della madre, i problemi finanziari o semplicemente il lavoro del padre che lo obbligava a rimanere in servizio anche durante le vacanze estive o, come in quel caso, quelle invernali. Stiles sospirò sonoramente, diede uno sguardo all'orologio e notò che era già arrivata l'ora di partire.
Scese con le valigie nel salotto, le ruote della valigia che sbattevano contro i gradini (forse era un po’ troppo grande per una sola settimana...). Seduto sul divano a guardare una partita di football c'era lo sceriffo. -Bene papà i miei amici stanno per arrivare- -D'accordo...sai che è giunto quel momento- -No papà ti prego basta con questa storia- lo supplicò il ragazzo, avendo capito che il papà stava per fargli QUEL DISCORSO (non quello sul sesso tranquilli) -Non allontanarti dai tuoi amici, non bere, diffida da coloro che cercano di flirtare con te e soprattutto...NON FARE COSE ILLEGALI!- Stiles si stupiva sempre di quel discorso per lui senza senso: era ovvio che avrebbe bevuto e soprattutto che avrebbe flirtato con qualsiasi essere respirante che gli si fosse avvicinato (dopotutto stava andando in vacanza con tutte coppiette e non voleva fare il reggi candela per tutto il viaggio) -Papà! Ho diciott'anni non devi ripetermi sempre le stesse cose! Ora vieni qui, Lydia mi ha detto che sono fuori.- il padre lo trascinò in un abbraccio ormai familiare, ma che riusciva sempre a farlo sentire protetto -Ti chiamo dopodomani. Fai il bravo e ricordati di non mangiare troppo da Melissa. Ci vediamo tra una settimana!- -Ciao figliolo!- lo salutò lo sceriffo mentre chiudeva la porta dietro di sé. Ad aspettarlo nella sua Toyota blu c'era Lydia, vicino lei Jackson e dietro Scott e Allison.
Stiles prese posto vicino a quest'ultimi e Lydia partì. -Non ci posso credere che stasera incontreremo i Wolves!- disse la ragazza in tono eccitato, e per risposta Jackson sbuffò un "evviva" poco convinto.
-Lydia ti prego non dirmi che dovremo ascoltarle per tutto il viaggio- chiese Allison riferendosi alle canzoni dell'amata band di Stiles e Lydia che venivano emesse a tutto volume dallo stereo.   -Ovviamente! Sono sconvolta dal fatto che non conosciate questa band, perciò ho deciso che entro il concerto dovete sapere tutte le loro canzoni!- vi fu un lamento generale, solo Stiles non era affatto turbato dalla cosa. Si era accorto di essersi perso un po’ troppo ad ascoltare le parole della canzone e il suono della batteria che andava a ritmo con il suo cuore, solo quando Scott gli tirò un pugno sul braccio -Ahi! Cosa c'è?- chiese imbronciato al migliore amico
-Stavo dicendo agli altri di come mi hai stremato con tutti i tuoi discorsi sul batterista della band...Damon?...Devil?- -DEREK!- esclamarono all'unisono degli oltraggiati Stiles e Lydia. -Sisi lui.- disse Scott lasciando cadere l'argomento. Il resto del viaggio verso l'aeroporto, che distava un'ora da Beacon Hills, filò liscio e una volta nella struttura mancava solo il check in prima di salire sul loro volo. La signora che controllava i biglietti era bassa e tonda; guardava i nomi con aria annoiata, fino a che non fu il turno di Stiles. -Bene signor...- strabuzzò gli occhi davanti al nome di Stiles -È Mieczyslaw Stilinski- disse il ragazzo abituato allo stupore davanti al suo nome di battesimo -Oh, sì sì grazie. Bene signor Miec...Miecz...signor Stilinski. Buon viaggio- disse rinunciando al pronunciare il suo nome e ricominciando a guardare i biglietti degli altri passeggieri mentre Stiles la superava. Non poteva darle torto, il suo nome di battesimo era impossibile da pronunciare anche da lui all'inizio.
Il volo passò in un niente (soprattutto perché si era addormentato) e dopo essersi sorbito le lamentele di Scott sul fatto che lo avesse lasciato da solo durante la maggior parte del volo, ed averlo esasperato a sua volta con le miriadi di chiacchere che erano solite uscire dalla sua bocca come un fiume in piena,  scese dall'aereo. Il piccolo gruppo (guidato da una saltellante Lydia) recuperò i bagagli (ovviamente dopo un piccolo attimo di panico di Stiles che credeva di aver perso la sua valigia) ed uscì fuori.
Una volta usciti dall'aeroporto Stiles prese un profondo respiro ed iniziò a guardarsi intorno.
Era a New York.

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Capitolo 3
*** CHAPTER III ***


Scusate per il ritardo ma sono stata impegnata fino a tardi con la scuola. Penso che d'ora in poi riuscirò a pubblicare un capitolo a settimana. Spero che il nuovo capitolo vi piaccia e ringrazio chi ha recensito il capitolo scorso! Grazie anche a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Spero che il capitolo vi piaccia e aspetto le vostre recensioni. Un saluto va sempre alla mia beta (senza di te non riuscirei a fare nulla). Ciaoo
CHAPTER III

New York si poteva considerare la città perfetta per uno iperattivo come Stiles. Le macchine occupavano l'intera strada e migliaia di persone affollavano i marciapiedi. Insomma, il ragazzo era sicuro che non sarebbe riuscito a stare fermo neanche per un secondo con tutte le cose che voleva fare. Iniziarono a camminare in direzione dell'hotel; anche se distava un paio di chilometri avevano deciso di non prendere un taxi poiché per arrivarci dovevano passare per il centro della città. Stiles era a dir poco entusiasta mentre camminava per le strade della grande mela ed osservava tutti i grattacieli illuminati dalle insegne a neon con diverse pubblicità. Dietro di lui il resto del gruppo lo seguiva, tutti meno emozionati di lui, ma comunque euforici. Passarono l'ora successiva in giro per New York e alla fine arrivarono all'albergo con un'ora di ritardo (grazie a Stiles che li aveva fatti perdere affermando di essere un'ottima guida) “Non capisco, come abbiamo potuto essere così idioti da fidarci di te! Insomma, non sei mai stato a New York e a malapena ti sai orientare a Beacon Hills!” esclamò Jackson, scocciato dal fatto che per colpa del testicolo destro sarebbero stati costretti a fare tutto di corsa per non perdere il concerto. “Jacks tranquillo ci riusciremo. E poi non eri tu quello a cui non piacevano i The Wolves?” disse Stiles, evitando un pugno di Jackson che odiava quando il suo nome veniva abbreviato ("lo può fare solo Lydia e in certe situazioni" aveva detto una volta dopo che per l'ennesima volta i suoi amici avevano tentato di convincerlo che il suo nome fosse troppo lungo). “Infatti non è perché sarò io a perdermelo, bensì Lydia” disse il biondo cingendo le spalle della sua ragazza con un braccio e dandole un bacio a fior di labbra. Anche se con gli altri era un vero stronzo, Jackson dimostrava in ogni momento, anche con piccoli gesti, quanto tenesse alla sua ragazza. Era per questo che Stiles non era mai riuscito a odiarlo, anche quando al primo anno di superiori chiamava lui e Scott testicolo destro e sinistro. Guardando al passato il ragazzo era felice di aver dato una seconda possibilità al ragazzo, che si era dimostrato un buon amico quando lo aveva difeso da alcuni ragazzi della squadra avversaria di lacrosse (sport in cui Stiles non faceva più tanto schifo, anche se non poteva davvero ritenersi un vero giocatore). “Invece di perderci in questi discorsi inutili andiamoci a preparare” disse saggiamente (e stranamente) Scott avviandosi verso la camera che avrebbero condiviso lui, Stiles e Jackson. Avevano deciso di non dividere le stanze in base alle coppie per non abbandonare Stiles al proprio destino da single per scelta (degli altri). “Wow Scott, l'aria di New York ti fa davvero bene! Non sembri più tu!” Stiles rise mentre Scott lo guardava con una faccia che doveva essere arrabbiata ma che assomigliava di più a quella di un bambino al quale è stato tolto il lecca-lecca. Non si sa grazie a quale divinità, quaranta minuti dopo erano fuori dall'hotel ad aspettare il loro taxi (dire che si fossero sbrigati è un eufemismo visto che in un momento, non si sa bene come, Jackson si era trovato sotto uno Stiles con solo una gamba infilata nei pantaloni e con lo spazzolino in bocca). Avevano intenzione di mangiare nello stesso pub dove avrebbe suonato la band. Presero i famosi taxi gialli e raggiunsero il locale, che era famoso in tutta New York perché proponeva ogni sera concerti di artisti o band emergenti. Era un posto abbastanza carino, in mattoni e con una grande scritta che diceva "Bowery Ballroom". Lo spazio era ben studiato: appena varcata la porta ci si trovava davanti ad una serie di divanetti separati da pannelli di legno, per dare intimità ai clienti, e più avanti c'era un enorme palco con abbastanza spazio davanti. Stiles calcolò che il locale potesse benissimo ospitare duecento persone, e dovette ammettere di aspettarselo molto più piccolo. Trovarono subito il locale molto pieno e dovettero aspettare quindici minuti prima di potersi sedere ad uno dei tanti divanetti. “Dio non posso crederci che stiamo per vederli dal vivo!” urlò entusiasta Lydia mentre sceglievano quale dei tanti panini prendere. Stiles optò per un doppio bacon burger, pensando a come avrebbe reagito suo padre vedendo che mentre lui era obbligato a mangiare "cibo per conigli" il figlio si dava alla pazza gioia con i carboidrati. “Smettetela voi due. Siete praticamente gli unici a conoscere quella band” disse Jackson, mentre Allison e Scott ridacchiavano cercando di non farsi vedere da degli oltraggiati Stiles e Lydia, cosa che comunque non funzionò perché i due li fulminarono. Passarono il tempo rimanente abbastanza tranquillamente finché un ragazzo non salì sul palco per annunciare la band ed i due fan del gruppo scattarono a sedere per avvicinarsi il più possibile ai loro idoli, con in sottofondo gli sbuffi divertiti dei loro amici. "Okay respira...respira...bravo così Stiles" si continuò a ripetere Stiles, mentre il ragazzo, che ci stava mettendo davvero troppo per dire un semplice nome, stava annunciando i The Wolves. “Direttamente da Los Angeles, dove stanno tenendo il loro primo tour nazionale con grandissimo successo… i The Wolves” urlò il presentatore mentre intorno a lui scoppiava un boato di urla e fischi. Stiles cercò di alzarsi sulle punte per vedere la band e appena i suoi occhi si posarono su Derek pensò seriamente di svenire (e non per essere melodrammatico). Il ragazzo aveva i capelli leggermente alzati ed indossava una semplice maglietta bianca (che però metteva in risalto i suoi addominali scolpiti da Donatello) con dei jeans neri e gli anfibi. Dire che era spettacolare era poco...davvero. “Ciao New York!!!” gridò Erica al microfono ricevendo altri applausi ed altre urla. Tuttavia Stiles non riusciva più a collegare il cervello, davvero quel ragazzo doveva essere processato perché non era legale essere così sexy. Notò che Derek, invece di sorridere come gli altri membri della band al pubblico, trafficava con le bacchette della batteria ed aveva un'espressione degna di suo padre quando lo beccava con il naso nei documenti di qualche caso. I ragazzi iniziarono subito il concerto e Stiles si perse così tanto nella musica che fù sorpreso quando Erika e gli altri (tranne Derek che come aveva potuto constatare avendolo guardato durante il concerto non era molto socievole) annunciarono la fine del concerto. “Come, di già?” disse con una faccia da cucciolo ai suoi amici. “Di già?! Ma se è durato i secoli!?”, disse brontolando come al solito Jackson, “Sei tu che eri così imbambolato che sembravi in trance”. Stiles fece un “Ha Ha” poco divertito e si diresse all'uscita con gli altri. Non si aspettava però che una volta fuori avrebbero trovato lo spettacolo più bello che avesse mai visto. Le strade erano ricoperte da un sottile strato di neve, che continuava a cadere insistentemente. “Wow!” esclamò insieme agli altri mentre, senza preoccuparsi degli sguardi delle persone, iniziava a correre sotto alla neve. Fino a quando non urtò qualcosa di duro ed alzò gli occhi per vedere se non avesse sbattuto ad un muro (con lui tutto era possibile). Tuttavia ben presto scoprì che il malcapitato era tutt'altro che un muro quando esordì con un “Vuoi stare attento?!”, ma Stiles era ormai partito per Dereklandia, perso in quei pozzi verdi.

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Capitolo 4
*** CHAPTER IV ***


CHAPTER IV

-La tempesta durerà fino al ventisei. Quindi preparatevi ad un bianco Natale a tutti gli effetti. È possibile che si verificheranno blackout dovuti all'abbondante quantità di neve che sta cadendo e che cadrà nei prossimi giorni. Invitiamo tutti a rimanere in casa se possibile e…- Stiles spense la TV sbuffando e si buttò di peso sul letto -Non è concepibile essere così sfigati! Insomma solo a noi poteva capitare di trovarsi in una vera e propria bufera di neve e di non poter uscire dall'albergo! E spegni quella cavolo di televisione- urlò contro Scott che aveva riacceso l'apparecchio elettronico per continuare a vedere il telegiornale -Amico calmati- disse il moro mentre Jackson esordiva con un -Infatti sembri una donna col ciclo- che riuscì solo a far innervosire di più il ragazzo.
Ora, per spiegare l’irritazione di Stiles dobbiamo tornare indietro di circa cinque ore, al momento in cui incrociò gli occhi più belli che avesse mai visto.
FLASHBACK POV STILES
Mi accorsi di essere rimasto imbambolato a fissare Derek solo quando Scott tossì forte in modo da farmi uscire da quello stato di trance -Oh sì sì scusami tanto...- dissi senza trovare il coraggio di alzare gli occhi verso il mio sogno erotico (questo me lo potevo anche risparmiare) e preferendo fissarmi le scarpe. In risposta Derek sbuffò infastidito e fece per andarsene verso la camaro nera che era ferma vicino il marciapiede. Temendo di non trovare più una situazione simile gli chiesi -Ehi posso avere un autografo?- ma Derek rispose -Non ho tempo- e salì in macchina. Mentre quella ripartiva iniziai a sentire un dolore al centro del petto, e sentì gli occhi inumidirsi. Cavolo non lo facevo tanto stronzo! Avevo sentito che non era un orso coccolone ma addirittura rifiutare di fare un autografo ad un fan era troppo. -Ehi Stiles, tutto bene?- mi chiese con la sua solita dolcezza Allison, accarezzandomi una spalla.
-Sì, sì andiamo- le risposi, ancora sconvolto, salendo sul taxi che i miei amici avevano chiamato per ritornare all'hotel.
FINE FLASHBACK
-Non capite che ieri sera ho praticamente visto crollare il mio idolo?- rispose acidamente -Non significa che devi essere uno stronzo con noi- mi tenne testa Jackson. In effetti Stiles si accorse di essersi comportato un po’ male nei confronti dei suoi amici, che in fondo non avevano fatto nulla. -Avete ragione scusatemi. È che sono così sconvolto- il ragazzo sapeva che la sua reazione poteva sembrare un po’ esagerata agli occhi degli altri, ma era davvero deluso da come si era comportato Derek; nel corso degli anni la band lo aveva aiutato a superare molti momenti difficili, e non riusciva ad associare la tranquillità che gli regalavano le canzoni dei the Wolves ai modi bruschi di Derek. -Beh, come dice mia madre: meglio prima che dopo. Non è meglio aver scoperto subito il grande pezzo di merda che è?- disse Scott, cacciando una risatina al diretto interessato perché le parolacce suonavano strane dette da Scott. -Hai ragione non ne vale la pena...allora che vogliamo fare? Siamo confinati in questo Hotel quindi dovremo trovare qualcosa di utile per passare il tempo.- -Ho scoperto che l'hotel ha anche una spa, e per stasera hanno organizzato una cena per la vigilia per tutti gli ospiti, visto che nessuno può uscire- rispose Jackson da vicino la finestra, dove stava guardando i fiocchi di neve cadere.
-Perfetto! Io propongo un bel pomeriggio pieno di massaggi e di sauna con le ragazze e poi potremmo vedere se nella hall hanno qualche gioco da tavola- -Sono d'accordo sulla spa ma non per il gioco da tavola!- disse Scott, e ad uno sguardo minaccioso del suo migliore amico replicò -Però potremmo sempre provare...- -Assolutamente no! Col cavolo che dopo una giornata alla spa mi metto a giocare a monopoli. Ho in programma attività ben più piacevoli con Lydia- -Eww, non voglio sapere cosa fate tu e la tua ragazza- disse Stiles con una faccia inorridita, che Scott dovette trovare divertente visto che scoppiò in una grassa risata mentre Jackson usciva per andare ad avvisare le ragazze. 
Tornati dalla sauna i ragazzi, stremati, decisero di andarsi a riposare nelle rispettive camere. Scott si gettò sul letto non appena Stiles aprì la porta generando nell'ultimo uno sbuffo esasperato. -Mentre tu ti accoppi con il letto io vado a farmi una doccia. Non credevo che del vapore in faccia facesse sudare così tanto- detto questo (dopo aver schivato un cuscino lanciatogli dall'amico) si diresse verso il bagno.
In fondo con la tempesta di neve che si avvicinava non aveva nulla di meglio da fare, tranne che continuare ad esasperare Jackson ovviamente. Tuttavia non appena entrò notò che erano finiti gli asciugamani, perciò sbuffando per essersi dimenticato l'accappatoio e inveendo contro Scott che aveva usato tutti i teli manco si fosse dovuto asciugare il Niagara di dosso, decise di scendere alla reception per chiederne altri.
una volta giunto davanti il bancone suonò il campanellino, ma presto si accorse che non c'era nessuno che potesse aiutarlo perciò decise di andare a rilassarsi un po’ nella hall. doveva avere gli astri contro però, infatti appena girato l'angolo vide DEREK HALE seduto su una poltrona. La sorpresa gli fece urtare un vaso che si trovava lì vicino, Stiles guardò il suo ondeggiare a rallentatore sperando con tutto se stesso e pregando tutti gli dei esistenti che non cadesse, ma come abbiamo già detto non era un periodo fortunato per il ragazzo. Infatti il vaso cascò, facendo voltare tutti gli occhi di chi si trovava nella hall verso di lui, compresi quelli di Derek. -Signore va tutto bene? si è fatto male- certo, ora che non gli serviva più era ovvio che arrivasse il cameriere per fargli attirare ancora di più l'attenzione. -Sisi, tutto bene, sono solo inciampato per sbaglio- rosso di vergogna cercò di non guardare tutte le persone che stavano ridacchiando per la scena, ma dopo un po’ la curiosità fu troppa e guardò in alto. Non lo avesse mai fatto, Derek aveva il primo quarto di sorriso che gli avesse mai visto in faccia; in effetti non era proprio un sorriso ma più una mezza smorfia di fastidio, ma Stiles lo interpretò comunque come tale.
Una volta detto al cameriere che avrebbe ripagato tutti i danni fatti ed essendo quasi svenuto alla consapevolezza che quel vaso costasse 200 dollari, tornò in camera mogio con i suoi asciugamani. -Ehi amico, sembra che tu abbia rivisto la scena della morte di Dobby, cos'è quella faccia?- 
-Innanzitutto ricordarmi la morte di un dolcissimo elfo domestico non mi aiuterà di certo a sentirmi meglio e poi ho rifatto una delle mie pessime figure- esclamò sedendosi sul letto con uno sbuffo. -Andiamo non può essere mai peggiore di quando hai trovato il reggiseno di Lydia nel tuo zaino e Jackson ti ha rincorso per tutta la scuola- Stiles alzò gli occhi al cielo pensando a quanto fossero inutili i tentativi di Scott di tirarlo su il morale. -Okay quel reggiseno ce lo avevi messo tu lì dentro ti ricordo, e sono ancora arrabbiato visto che Jackson mi ha tirato un pugno e ho dovuto fare la foto sull'annuario con un occhio nero- Scott scoppiò a ridere, probabilmente al ricordo del suo amico che chiedeva ad Allison di aiutarlo a truccarsi per rendere il suo livido meno visibile. -Okay, ora mi fai raccontare cosa è successo??- chiese Stiles imbronciato. Perciò partì un lungo e melodrammatico discorso dove raccontava a Scott gli istinti omicidi che aveva provato verso un vaso. -Quindi Derek era nella hall?? Probabilmente lui e la sua band alloggeranno qui.- Il ragazzo guardò l’ amico con un occhio che tremava per il nervosismo, a volte Scott era così tonto -Davvero?? credevo che volesse solo prendere una cioccolata calda e ha pensato: perché no, andiamo in un hotel!! Certo Scott che alloggiano qui il problema è cosa faccio ora. Credevo che non lo avrei più rivisto e invece ora sono bloccato in uno stupido Hotel a causa di una stupida tempesta di neve ed è Natale!- finì il suo sproloquio con il fiatone, mentre Scott lo guardava ovviamente con sguardo interrogativo -Non vedo quale sia il problema. Dai non pensarci più, dobbiamo iniziarci a preparare per la cena di stasera- in un lampo Stiles ricordò della cena per la vigilia della sera stessa, quella a cui avrebbero partecipato tutti gli ospiti, perciò anche i membri dei The Wolves -Oh no no no, non è possibile non posso venire alla cena- Scott guardò l’ altro ancora più confuso, con una ruga sulla fornte che faceva sembrare le sue sopracciglia unite. -Perché no?? Non mi dire che è sempre per non incontrare Derek, insomma amico rinunceresti ad una cena per la vigilia di Natale con i tuoi amici solo per un tizio conosciuto ieri?? non te lo permetterò quindi fila a fare la doccia!- detto questo il ragazzo spinse l’amico verso il bagno, mentre Stiles pensava a tutte le possibili vendette verso di lui e soprattutto a come far in modo di non incontrare Derek per i successivi tre giorni.

ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Ho pensato di mettere l'angolo autrice alla fine perché ho notato che efp non mi mette lo spazio tra questo e il capitolo; se qualcuno di voi sa come risolvere il problema me lo dica!! (ringrazio lynsy per avermi aiutata a risolvere il problema). Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi ha recensito, aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate e anche chi legge silenziosamente. La prossima settimana l'aggiornamento potrebbe saltare a giovedì perché mercoledì sarò in gita. Alla prossima settimana, baci.

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Capitolo 5
*** CHAPTER V ***


SPAZIO AUTRICE
Ciaooo! Come promesso ecco il capitolo; sono tornata ieri notte da una gita a Napoli (città che ho adorato tantissimo!) e ad aspettarmi stamattina c'era la neve. Fatemi sapere se il capitolo vi piace e se anche da voi sta nevicando; dal prossimo inizieremo a vedere le prime conversazioni tra Stiles e Derek (aggiungerei finalmente). Ringrazio tutti quelli che mi seguono e leggono questa storia, siete in moltissimi e vorrei ringraziarvi uno ad uno. Ci vediamo settimana prossima di mercoledì! Baci <3.

CHAPTER V
 
Appena fatta la doccia Stiles uscì dal bagno con un asciugamano legato alla vita, forse non fu una buona idea visto che i suoi carissimi amici avevano deciso di trasformare la nostra camera in una boutique di moda. Lydia e Allison trafficavano con una miriade di vestiti, inondando i loro poveri fidanzati con domande del tipo "mi sta bene?" "secondo te metto gli orecchini di oro bianco, giallo o rosa??". La vista delle facce sconsolate di Scott e Jackson gli fecero ricordare il perché fosse gay. Sbuffò divertito dirigendosi al suo armadio per scegliere la solita t-shirt che avrebbe abbinato a un paio di semplicissimi jeans. Ma a quanto pare Lydia era di un'altra idea visto che abbandonò la sua importantissima scelta per pararsi di fronte al ragazzo -Cosa credi di fare Stiles?- gli chiese con quel suo sguardo indecifrabile che gli metteva paura sin dai tempi dell'asilo -Scegliere cosa mettermi...?- Lydia sbuffò una risata divertita -Certo caro, perché tu credi che la tua migliore amica non abbia pensato a portarti un look favoloso per l'occasione?- -Ehi sono io il suo migliore amico- esclamò offeso Scott con la sua solita adorabile faccia da cucciolo -Migliore amica con un po’ di gusto per la moda, Scott- ribatté Lydia, generando ancora più sconforto in Scott che mise su una faccia degna da Oscar -Dai muoviamoci, non ho intenzione di arrivare tardi alla cena. Come minimo sarà un buffet, e davvero non ho voglia di mischiarmi con tutta quella gente più del dovuto. Perciò prima scendiamo prima finiamo- brontolò Jackson mentre si annodava la cravatta. Davvero Stiles non sapeva perché quel ragazzo doveva essere elegante in tutte le sante occasioni -Smettila di atteggiarti da principe dell'800 Jackson, nessuno farà caso a te credimi- Jackson gli lanciò un'occhiata che avrebbe potuto ucciderlo, e lo avrebbe anche fatto se Lydia non avesse costretto nuovamente il ragazzo nel bagno per cambiarsi e mettersi il vestito che gli aveva dato.
Dopo mezz'ora erano tutti elegantissimi e pronti per scendere alla cena -Non saremo esagerati?? Insomma, non mi vestivo così elegante dalla comunione.- disse Stiles cercando di allentarsi il papillon -Stai fermo o rovinerai tutto. Non siamo troppo eleganti, la cena di stasera sarà all'insegna dello chic, in fondo ci voleva una serata diversa per farmi ricordare che al mondo esiste ancora gente con stile- detto questo Lydia chiuse ogni possibile polemica ed aprì la strada verso la sala da pranzo.
In effetti Lydia aveva ragione. Non appena furono giunti nella sala si aprì davanti agli occhi dei ragazzi l'immagine di almeno cinquanta persone vestite elegantissime. Per Stiles gli uomini sembravano dei pinguini, con quegli smoking neri e le camicie bianche. Sotto questo punto di vista era stato fortunato, Lydia sapeva che non avrebbe mai sopportato un abito del genere, che gli riportava in mente dei brutti ricordi, per questo aveva scelto per il ragazzo un completo blu con i pantaloni a sigaretta abbinato ad una camicia bianca decorata a motivi rossi e blu, alla quale aveva abbinato un papillon rosso e un paio di mocassini decorati blu. In fin dei conti lì in mezzo era il meno formale e stranamente si trovava a suo agio con quei vestiti; anche non volendo il suo sguardo vagò per tutta la sala, alla ricerca di una figura ben precisa, tuttavia dovette accettare che Derek non si trovava lì, così come tutta la sua band. Era molto strano, ma alla fine se lo doveva aspettare, forse i The Wolves non volevano attirare troppa attenzione ed essere disturbati dai fan, in fondo era quella la sensazione che gli aveva dato Derek. Mai affermazione fu più sbagliata. Infatti non appena ebbe terminato il suo pensiero notò che in fondo alla sala vi era un piccolo palco, sopra il quale salì un buffo ometto con un crack che prese a fatica il microfono ed annunciò -Buona sera e buona vigilia a tutti!- esclamò, forse troppo vicino al microfono, attirando l'attenzione di tutta la sala -Questa sera siamo fortunati di avere come ospiti nel nostro hotel i The Wolves, che per allietarvi la serata hanno deciso di esibirsi, dopo cena, in un vero e proprio concerto di Natale!- il pubblico si dilungò in un caloroso applauso -Ora però è giunto il momento dell'apertura del buffet! Buona cena a tutti- appena pronunciate queste parole i camerieri alzarono i coperchi che nascondevano le deliziose pietanze cucinate per l'occasione che si trovavano su un tavolo al lato della sala. Immediatamente tutti i presenti si disposero in una fila ordinata, alla quale si unirono anche i ragazzi. Erano presenti cibi di tutti i tipi e c'erano anche vari piatti etnici, quello che incuriosì di più Stiles era un piatto di provenienza indiana che emanava un profumo delizioso -È molto buono, puoi fidarti l'ho assaggiato in India e davvero me ne sono innamorato- a parlare era stato il ragazzo che si trovava di fronte a lui nella fila, Stiles alzò lo sguardo e per poco non gli cadde la mascella nel piatto. A consigliargli quella pietanza era stato niente di meno che Isaac Lahey, e il ragazzo che credeva non sarebbero venuti! -O mio dio, lei è il signor Lahey- esclamò a corto di fiato -Chiamami pure Isaac, darmi del signore non serve e mi fa sentire solo vecchio, in fondo sembra che abbiamo quasi la stessa età!- disse Isaac ridacchiando -Sisi, scusami tanto, è solo che sono così sorpreso. Insomma, non credevo che avreste mangiato insieme a noi. Oddio non so che dire sono così emozionato! Solo ieri ero al vostro concerto ed ora sto parlando con un membro della band! Potrei seriamente svenire- Isaac ridacchiò di nuovo spostandolo con un braccio per far passare la persona che si trovava dietro di lui, evidentemente scocciata dal suo comportamento da ragazzina e per aver bloccato la fila -Per essere uno a corto di parole parli molto. Allora, come ti è sembrato il concerto di ieri?- Isaac al contrario di Derek gli sembrava così gentile e disponibile che Stiles non riusciva a credere che due persone così diverse potessero essere amiche -Siete stati stupendi. Ascolto tipo da sempre le vostre canzoni ma è stata la prima volta che vi vedevo dal vivo. Però non vorrei disturbarti troppo, sai ieri sera per sbaglio sono andato addosso a Derek e lui non mi sembrava molto in vena di parlare con i fan- appena si accorse di quello che aveva detto si morse la lingua, insomma aveva appena criticato Derek davanti ad un suo amico... perciò abbassò lo sguardo già pronto ad un possibile sfogo dell’altro. Ma Isaac non sembrava arrabbiato, anzi gli dedicò un sorriso divertito e abbastanza rassegnato -Sì lo so, diciamo che Derek ha molto spesso ha la luna storta, ma credimi è un buon amico ed una bravissima persona se solo riesci a guadagnarti la sua fiducia. Ora però devo andare, gli altri mi aspettano. Ci vediamo...- -Stiles! Sì, lo so è un nome un po’ strano ma credimi il mio vero nome è peggio- disse imbarazzato grattandosi la nuca con la mano, sentiva persino le guance rosse, manco fosse una ragazzina! -Bene Stiles, mi aspetto di vederti sotto il palco stasera- -Certo...- sussurrò mentre Isaac si allontanava raggiungendo gli altri membri del gruppo. Si accorse che Derek lo stava guardando con uno sguardo di fuoco al quale rispose con una occhiataccia arrabbiata prima di girarsi a riempire finalmente il piatto e raggiungere al tavolo i suoi amici. Era molto confuso, insomma non capiva perché Derek ce l'avesse così tanto con lui quando non gli aveva fatto assolutamente nulla.
I ragazzi, vedendolo arrivare con lo sguardo sognante mlo riempirono di domande, alle quali Stiles rispose a monosillabi. Per tutta la cena continuò a pensare all'incontro con Isaac, così diverso da quello con Derek. Tuttavia il secondo continuava ancora ad attrarlo più del dovuto, forse per il suo sguardo o non so che cosa, ma non  riusciva a toglierselo dalla testa -Okay sfigato, dicci cosa ti prende, non sei mai stato zitto più di dieci minuti e, non che mi manchi la tua parlantina, ma tutto questo è strano- Jackson con il suo solito tatto lo risvegliò dal suo bellissimo mondo dei sogni fatto di pettorali e occhi verdi -Sono solo pensieroso, niente di cui preoccuparvi. Allooora, quali sono i programmi per domani?- domandò per sviare l'attenzione da lui. -Non molti. I telegiornali dicono che sarà il giorno peggiore della bufera, per questo hanno praticamente obbligato le persone a rimanere a casa, ed hanno anche detto che ci saranno frequenti blackout- gli rispose Allison mentre scacciava la mano di Scott che cercava di rubarle un panino dal piatto.
-Io propongo di giocare a Monopoli!- disse Stiles, ridendo con gli altri a Jackson che esclamava -Basta Stilinski non giocheremo mai a quel vortice temporale che è capace di risucchiarti due giorni interi.- in effetti aveva ragione, tutte le volte che avevano giocato a Monopoli si erano inspiegabilmente ritrovati a mezzanotte inoltrata quando avevano iniziato solo alle tre di pomeriggio. -Io avrei un’idea…- disse Scott -Amico, non vorrei rovinarti l’entusiasmo ma di solito le tue idee non sono propriamente grandiose- gli rispose Stiles poggiandogli una mano sulla spalla -Ha ha, se solo mi facessi parlare invece di giungere subito a conclusioni affrettate capiresti che l’aria di New York mi fa davvero bene. Mentre passavo nella Hall ho visto che c’è una sala relax, tipo quelle con i giochi e il bar; potremmo stare un po' lì domani dopo pranzo.- guardarono tutti Scott ammettendo che in fondo non aveva avuto una pessima idea -Anche se passare Natale in una sala relax mi sembra un po’ squallido, devo ammettere che è l’unica opzione, perciò approvo!- disse Lydia. La cena passò tra risate un po' troppo alte (infatti avevano attirato più di una volta gli sguardi furenti degli altri ospiti), e ricordi delle vigilie passate, soprattutto quella dei loro sette anni in cui Stiles aveva ricevuto un aereo telecomandato che era inspiegabilmente andato a sbattere sul naso di Scott, provocando ad uno una settimana di punizione, e all’altro un naso fasciato per tre mesi.
Alla fine della cena si sentivano tutti pieni e con le lacrime agli occhi, ma non gli importava della sonnolenza che lo prendeva sempre dopo pranzo, perché era giunto il momento del concerto di Natale, e doveva ammettere di aver sentito un tuffo al cuore quando Isaac, una volta afferrato il suo basso, gli aveva rivolto un occhiolino. Gesto che, si accorse, venne catturato dei bellissimi occhi di Derek Hale che (contro ogni sua aspettativa) divennero ancora più furenti. Certo che non riusciva proprio a capire il perché della perenne faccia imbronciata, a volte gli ricordava il gatto che spopolava su Internet. In fondo Derek non deveva essere arrabbiato se Isaac gli rivolgeva delle attenzioni visto che per prima cosa non  lo conosceva, e per seconda sembrava che Stiles non gli stesse affatto simpatico. Tuttavia non perse tempo in elucubrazioni mentali inutili, in fondo finita quella vacanza allungata non avrebbe più dovuto vedere i ragazzi, perciò tanto valeva non farsi rovinare la serata dal batterista musone.
Perciò chiuse gli occhi e si preparò ad ascoltare il concerto.

 

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Capitolo 6
*** CHAPTER VI ***


ANGOLO AUTRICE
Ciao a tuttiii! Ecco a voi il nuovo capitolo (stranamente quasi in orario), spero vi piaccia!! Questi ultimi giorni di scuola prima delle vacanze mi stanno uccidendo, a voi sta andando meglio? Ringrazio tutti quelli che hanno lasciato una recensione (davvero grazie, senza di voi non avrei il coraggio di pubblicare nuovi capitoli),che hanno letto e lasciato la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Alla prossima, baci <3
 

CHAPTER VI

 

Fin da subito Stiles si lasciò trasportare dalla musica, le note delle famose canzoni natalizie che lo cullavano nei ricordi dei Natali che aveva passato con la sua famiglia, prima e dopo la morte di sua madre. I primi alberi di Natale fatti con la madre, salire sulle spalle del padre per mettere il puntale, ascoltare i canti natalizi del coro della chiesa ed offrirgli la cioccolata calda tanto famosa della sua famiglia. Tutte cose che con il tempo erano cambiate, trasformandosi però sempre in dei meravigliosi Natali passati con Scott che si lamentava quando perdeva a tombola. Il ragazzo non riuscii a non notare che Isaac gli lanciava molto spesso degli sguardi che, quando ricambiati, si trasformavano in un sorriso stupendo. Tuttavia anche se doveva ammettere che Isaac non fosse niente male, i suoi occhi non riuscivano a non ricadere sempre sulla figura di Derek, il ricordo del suo quasi sorriso impresso nella mente. Il concerto durò un paio d'ore, che Stiles passò ad arrossire come un adolescente (cosa che infondo era ancora) e a cercare di convincere Jackson a ballare con lui sulle note di 'Baby it's cold outside'.
Alla fine del concerto vide Isaac avvicinarsi a lui con il suo solito sorriso angelico, sapeva che presto si sarebbe abituato a vederlo sorridere verso di lui, e non era un bene. –Ti è piaciuto il concerto?- Stiles rimase con la bocca aperta, stupito –E c’è da chiederlo? Siete stati stupendi davvero- il biondo ridacchiò –Sei davvero il fan più sfegatato che io conosca! Mi piacerebbe andare a prendere un caffè un giorno-
 
-Mi dispiace ma io parto subito dopo Natale- cavolo gli sarebbe davvero piaciuto prendere un caffè con Isaac… - Che ne dici di fare domani pomeriggio allora? In fin dei conti non abbiamo molto da fare con la tempesta in arrivo. Potremmo prenderlo al bar dell’hotel- Stiles sorrise raggiante alla sua risposta e gli rispose un “Sicuro”. Rimasero a chiacchierare un altro po’ fino a che, come stava succedendo un po’ troppo spesso, Derek arrivò a rovinare l’atmosfera –Isaac dobbiamo andare, ricordi?- Stiles notò come il maggiore non lo degnò neanche di uno sguardo, richiamando l’amico e andando immediatamente via. Non riuscì a non farsi pesare quel suo atteggiamento. – Mi dispiace Stiles, mi ero completamente dimenticato che avessi un impegno con la band. Allora conto su domani- gli disse il biondo mentre si allontanava.
-Ehi Stiles, che ne dici di tornare in camera ad aprire i regali?- disse Scott avvicinandosi all’amico e posandogli un braccio sulla spalla –Ti appoggio pienamente!- gli rispose Stiles ridacchiando e specchiando la sua posizione. Salirono così in camera, spintonandosi come due bambini e ridendo quando uno dei due perdeva l’equilibrio. Non c’era nulla da fare, lui e Scott sarebbero rimasti per sempre dei dodicenni.
Entrati in camera trovarono i ragazzi seduti a cerchio per terra, ognuno con davanti alcuni pacchetti. –Finalmente siete arrivati! Non riuscivo più a tenere a freno Jackson dall’aprire i suoi regali. Andiamo sedetevi- Stiles rise al muso lungo che diventò la faccia del suo amico, era incredibile come fosse passato dall’essere colui che prendeva in giro tutti, ad essere quello preso in giro maggiormente.
Lo spacchettamento fu accompagnato dalle canzoni natalizie messe appositamente da Allison sul suo cellulare e dalle risate dovute agli strambi regali. Stiles ricevette uno strano kit da investigatore da Scott e Allison, una maglia di star wars da Jackson e una tazza personalizzata da Lydia con su scritto “Sarcasm is my only defense”.
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Stiles aprì gli occhi e prese il cellulare per vedere l’ora, ancora intontito dal sonno, l’orologio segnava le 10:15, segno che si era perso la colazione. Spostò lo sgurdo per la camera e notò che Scott e gli altri erano già scesi sotto, ipotesi la sua che confermò il biglietto che trovò sul comodino: “Mi dispiace amico ma la colazione di Natale non si può saltare! Vediamo di tenerti qualcosa da parte, ti apettiamo sotto. Scott”. Sbuffò affondando la testa nel cuscino, perché quei mentecatti dei suoi amici non lo avevano chiamato per la colazione? In fondo non avrebbe fatto grandi storie ad essere svegliato due ore prima. Si alzò conscio di dover fare necessariamente una doccia prima di raggiungere gli altri sotto e dopo essersi vestito si diresse verso la hall.
Il clima che si respirava era un miscuglio tra felicità per l’arrivo del Natale e frustrazione per i molti voli che erano stati cancellati. Svoltato l’angolo appena uscito dall’ascensore Stiles si diresse verso la sala da pranzo, ancora speranzoso di trovare qualcosa rimasta dalla colazione. Ma purtroppo quello che vide furono solo i camerieri che stavano già apparecchiando i vari tavoli per il pranzo. Decise allora di raggiungere i suoi amici nella sala relax; la stanza aveva sulla sinistra un piano bar con degli sgabelli per sedersi, sopra i quali alcuni clienti stavano bevendo una cioccolata calda, al centro vi erano alcuni tavolini con intorno delle poltroncine imbottite, sulla parete dietro queste vi era una libreria attrezzata di ogni genere e infine sulla sinistra vi era un tavolo da biliardo di legno di ciliegio, uno da calcio balilla dello stesso materiale ed una zona con alcuni pouf per terra. Stiles vide che seduto su una poltroncina c’era Derek che leggeva un libro, ma infondo sapeva che non avrebbe potuto evitarlo chiusi dentro un hotel, perciò ignorandolo raggiunse i suoi amici che stavano giocando a biliardo, mentre le ragazze erano sedute a chiacchierare –Ehi, vedo che vi divertite anche senza di me- disse Stiles poggiandosi al tavolo ed osservando Scott che sbagliava miseramente un colpo –Ci divertiamo soprattutto senza di te Stilinski.- disse Jackson che come al solito mandò una palla nella buca. Non c’era niente da fare, quei due si stuzzicavano in continuazione, lanciandosi frecciatine, ma tutti sapevano che in realtà si volessero molto bene. Stiles ridacchiò voltandosi e scoprendo Derek che lo stava osservando da sopra il libro. Si scambiarono un lungo sguardo, ma Derek abbassò il suo per primo; nonostante tutto Stiles doveva ammettere che voleva sapere di più sul ragazzo, sul perché di quel suo muso lungo perenne, perciò dopo aver battuto, insieme a Jackson, Scott e Allison a calcio balilla, vedendo Derek che si avvicinava al bar decise di raggiungerlo.  Si sedette su uno sgabello di distanza dal batterista ed ordinò una cioccolata calda; notò invece che l’altro aveva ordinato un whisky. Cavolo quel ragazzo doveva avere uno stomaco di ferro o qualche potere sovrannaturale per reggere l’alcool prima di pranzo. Stiles in effetti non l’avrebbe retto neanche dopo, ma in fondo il ragazzo riusciva ad ubriacarsi con sole tre birre. Rimase ad osservare Derek di nascosto mentre beveva la sua cioccolata; il ragazzo giocava con i whisky facendolo girare nel bicchiere e Stiles doveva ammetterlo di trovarlo davvero molto sexy. Insomma Derek era sempre bellissimo, ma in quel momento con le luci basse e con lo sfondo della neve che cadeva, aveva un fascino strabiliante. –Hai intenzione di smetterla di fissarmi?- esordì d’improvviso girandosi verso Stiles. Il ragazzo si svegliò dalla trance che sembrava lo avesse colpito, rispondendo uno –Scusa?- un po’ intontito. Derek ridacchiò dicendo di nuovo –Hai intenzione di smettere di fissarmi? Sono dieci minuti che mi sento i tuoi occhi addosso, è snervante- Stiles rimase per alcuni secondi a bocca aperta.
In effetti non aveva alcuna scusa per averlo fissato in quel modo, ma la curiosità di conoscerlo meglio lo aveva spinto ad osservarlo per cogliere ogni sfaccettatura del suo carattere. Stiles aveva capito che Derek fosse un tipo difficile, che non si apriva molto con gli sconosciuti (il suo contrario insomma), e questo lo rendeva un mistero agli occhi del ragazzo, e Stiles amava i misteri. Derek, non ricevendo alcuna risposta da Stiles, poggiò il bicchiere sul bancone e si alzò. Dopo essere rimasto per alcuni secondi ad osservare il posto vuoto si alzò di scatto, seguendo Derek verso l’ascensore, deciso a non dargliela vinta e a fargli vedere che nessuno mettet Stiles in un angolo ( forse questo pensiero era dovuto all’aver visto la settimana precedente Dirty Dancing con Lydia). Raggiunse l’altro mentre stava chiamando l’apparecchio, aveva messo le mani in tasca mentre aspettava che le porte si aprissero. –Non puoi trattarmi così e poi andare via!- proruppe Stiles facendo voltare l’altro. Derek sbuffò scocciato, mentre il suono dell’ascensore che arrivava sul loro piano suonò tra i due. Il maggiore ignorò completamente l’altro, entrando e facendo per premere il pulsante del due. Il gesto fece arrabbiare ancora di più Stiles, che non sopportando il comportamento del batterista si infilò tra le porte mentre si stavano già chiudendo. –Ora sei diventato uno stalker?- disse Derek evidentemente irritato dal dover avere a che fare con un ragazzino; Stiles sentì chiaramente la rabbia colorargli le guancie di rosso. Ma proprio quando il ragazzo stava per rispondergli per le righe, l’ascensore  sobbalzò, per poi bloccarsi definitivamente.

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Capitolo 7
*** CHAPTER VII ***


SPAZIO AUTRICE 
Sono in ritardissimo!!!! Scusate ma con le vacanze e il Natale avevo completamente perso la cognizione del tempo (spero non capiti solo a me hahahah). Spero che il capitolo vi piaccia e ringrazio in anticipo tutti quelli che leggeranno, recensiranno o aggiungeranno la storia alle preferite/seguite/ricordate (ed ovviamente tutti quelli che l'hanno già fatto). Bacii


CHAPTER VII

Stiles si sentiva davvero la persona più sfortunata di tutto l’universo. Si trovava chiuso in un maledettissimo ascensore, al buio, con l’unica persona che forse lo odiava più del professor Harris. Inoltre, era ancora arrabbiato con il ragazzo, che da dieci minuti a quella parte non aveva pronunciato alcuna parola. Stiles non se ne stava preoccupando molto, se voleva ignorarlo non sarebbe stato lui ad impedirglielo, a patto che lo lasciasse stare. Derek se ne stava poggiato alla parete opposta alla sua, cercando di mettere più distanza possibile tra il suo corpo e quello dell’altro, con gli occhi chiusi. Stiles vedeva che stava respirando molto velocemente, tenendosi una mano sul petto; non voleva interrompere la sua decisione di non rivolgere più la parola al batterista, ma il suo animo di figlio dello sceriffo lo stava spingendo ad aiutare l’altro, anche se sapeva che non ne sarebbe stato molto felice.
-Ehi, tranquillo. È uno di quei black out di cui parlavano, probabilmente tra poco ci tireranno fuori.- Stiles si fece scivolare più vicino all’altro, ma quando vide che stava solo peggiorando la situazione, si fermò a due metri dalla spalla dell’uomo, nell’angolo della parete opposto alla figura tremante di Derek. Il batterista, infatti, sembrava non gradire gli spazi chiusi, o forse gli spazi chiusi con Stiles dentro. -Va tutto bene?- chiese Stiles, preoccupato dal suo colorito cereo: quel ragazzo sembrava star per svenire. - Si, se solo tu stessi zitto potrei riuscire a controllarmi- gli rispose bruscamente, facendo pensare a Stiles che anche nelle situazioni peggiori Derek riusciva comunque ad offenderlo e a farlo sentire inutile. Era stufo di farsi trattare così da lui, aveva capito che non fosse un tipo facile anche prima di conoscerlo, infatti nelle interviste non compariva mai, e di solito i membri del gruppo lo giustificavano dicendo che stesse male. Stiles dovette ammettere che questa parte di lui lo aveva sempre affascinato, da bravo investigatore era sempre stato attratto dal mistero, ma la situazione con Derek era insostenibile e, andando contro ogni sano principio che suo padre aveva cercato di insegnargli, gli urlò contro. - Senti amico, non so che problema tu abbia con me, ma vedi di risolvertelo da solo, perché io sono stato più che gentile con te dopo il modo in cui mi hai trattato e sinceramente non ho tempo di stare a pensare anche ai cazzo di problemi di un depresso!- terminò il suo sfogo con il fiatone, e rimase in silenzio, non aspettandosi una risposta da Derek. Ma il batterista invece lo stupì un'altra volta - Senti, Stiles, io non ho nessun problema con te, il fatto è … il fatto è che non mi piacciono i posti stretti- il ragazzo rimase stupito nel sentire le prime parole prive di cattiveria che Derek gli avesse rivolto; certo erano pur sempre meno di otto sillabe, ma Stiles era sempre stata una persona che si accontentava, quindi cercò di mettere da parte i dissapori con il ragazzo ed aiutarlo. E pensare che in quel momento c'era uno squisito pranzo di Natale che lo stava aspettando, per non parlare di tutti i suoi amici probabilmente preoccupati per lui. -Ho un amico che ha lo stesso problema- gli disse, pensando a Scott che, dopo essere rimasto bloccato per una mattinata intera nello sgabuzzino di casa sua, non amava più trovarsi in un piccolo spazio chiuso (anche se non aveva avuto problemi quando si era nascosto con Allison nel suo armadio per sfuggire dal padre della ragazza) -devi solo respirare profondamente, chiudere gli occhi ed immaginare di essere in un'enorme foresta, concentrati sulla mia voce- Derek si irrigidì impercettibilmente quando l’altro nominò la foresta, portando il ragazzo a pensare di aver preso l’esempio sbagliato, ma quando vide che Derek si stava rilassando, pensò che forse, in realtà era riuscito ad aiutarlo almeno un po’. Continuò a parlargli del più e del meno per circa un'ora, raccontandogli di Beacon Hills, di suo padre e della scelta del college da fare. Anche se Derek non sembrava un tipo molto sociale, doveva ammettere che sapeva ascoltare. Quando ormai la gola gli si stava seccando, sentirono una voce provenire da fuori le porte metalliche - Ehi lì dentro, tutto bene??- Stiles si alzò di scatto, avvicinandosi alle porte per farsi sentire - Si si, va tutto bene- rispose, felice finalmente di sentire una voce diversa dalla sua -Okay, allontanatevi dalle porte, le stiamo aprendo- il ragazzo seguì quella voce, che in quel momento gli sembrava quella di un angelo, e quando le porte vennero forzate ed aperte, non appena mise piede fuori, venne sommerso dai suoi amici - Che bello, stai bene!!- Li abbracciò di rimando godendosi il calore dei loro corpi stretti al suo -ragazzi tranquilli, sono stato chiuso dentro per poco più di due ore- disse ridacchiando con il viso sprofondato nel maglioncino panna di Lydia, godendosi il profumo alla fragola che la ragazza emanava, quello di cui era stato innamorato per quasi tutta la sua adolescenza -Ci hai fatto preoccupare tantissimo, quando è andata via la luce ti abbiamo cercato ovunque. Se non fosse stato per Jackson che ti aveva visto salire sull'ascensore sarei impazzita- gli disse la rossa una volta lasciato andare. -Ahhh Jackson, ho sempre pensato che tu fossi la mia anima gemella!- esclamò Stiles, facendo ridere tutti. Alla fine, anche se la reazione dei ragazzi era stata esagerata, a Stiles piaceva pensare che tenessero così tanto a lui. Solo in quel momento si ricordò che in fondo non era l'unico ad essere rimasto chiuso dentro l'ascensore, anzi il suo compagno era sembrato quello più spaventato dalla situazione. Stiles si voltò alla ricerca di Derek e lo trovò alcuni metri più in là, anche lui circondato dai membri della band. Incontrò il suo sguardo e, forse per il sollievo di uscire finalmente da quello spazio angusto, ma gli parve che Derek gli avesse quasi sorriso, sorriso che si spense subito quando Isaac, preoccupato per lui, gli venne incontro. -Stiles! Tutto bene?- il biondo era come sempre impeccabile, con i suoi ricci che lo facevano somigliare ad un cherubino. Stiles gli sorrise rassicurante, dicendogli di stare bene e di aver semplicemente passato il pomeriggio di Natale in maniera originale. – Per il caffè che ne dici di fare ora? So che il momento non è dei migliori ma penso che altrimenti non avremo altre occasioni- il ragazzo sembrava un po’ imbarazzato a chiedere all’altro un appuntamento appena dopo essere stato bloccato in un ascensore, ma Stiles non vedeva un motivo per rifiutare e, avendo paura che quella sarebbe stata l’ultima occasione per conoscere meglio Isaac, acconsentii. Tutto l’hotel era ancora al buio, perciò gli addetti avevano riempito gli spazi con un mare di candele che, unite alla neve che cadeva, creavano la perfetta atmosfera natalizia. Il barista disse loro che purtroppo a causa della mancanza di luce non poteva utilizzare la macchina del caffè, ma in alternativa offrì loro dell’eggnog natalizio, sorvolando sul fatto che Stiles non potesse ancora bere alcolici. Si sistemarono sulle poltroncine del bar, e iniziarono a parlare del più e del meno. Stiles si stupii di nuovo di come fosse facile parlare con Isaac: il ragazzo era un grande ascoltatore ma non mancava di raccontare anche ricordi e aneddoti divertenti sulla band. Il ragazzo si accorse che durante tutta la chiacchierata Isaac non nominò mai la sua famiglia, sembrava che la sua vita fosse legata unicamente ai suoi amici, ma non gli chiese nulla.
Arrivata l’ora di cena Stiles pensò di dover tornare nella stanza, e anche di doversi fare una doccia prima di scendere a mangiare quello che la cucina era riuscita a preparare senza elettricità. Salutò Isaac, sicuro di incontrarlo di nuovo la sera a cena, e così si diresse verso la camera camminando a un metro da terra.
Quello che non si sarebbe mai aspettato è che, una volta entrato in camera, venisse sommerso dai suoi amici, tutti con un’espressione preoccupata. –Stiles, finalmente sei arrivato, abbiamo appena provato a fare il check-in online per il volo di domani, ma sul sito c’è scritto che tutti i voli sono stati cancellati a causa di un incidente avvenuto sulle piste per la tempesta- Scott gli venne subito incontro dandogli la notizia –E quando ci sarà il prossimo volo?- chiese Stiles, con già l’aspettativa di dover rimanere più a lungo nell’hotel. Lydia controllò sul computer che aveva sulle gambe e disse – Sul sito non c’è scritto niente, ma probabilmente i lavori dureranno un paio di giorni- sospirarono tutti sconsolati, la tempesta di neve sembrava essere peggiore di quanto si aspettassero, tra i black out e i voli cancellati quel Natale stava riservando molte sorprese ai ragazzi. –Vado a chiedere alla reception se possiamo rimanere nelle stanze ancora qualche giorno, Scott mi accompagni?- si propose Allison con la solita calma che la contraddistingueva.
Mentre i due si dirigevano di sotto, Stiles si buttò sul letto, la stanchezza che stava prendendo il sopravvento, facendogli dimenticare la doccia che si era proposto di fare. Ma a quanto pare Lydia non aveva intenzione di farlo riposare, visto che si sedette accanto lui sul letto. –Allora, quello di oggi con Isaac era un appuntamento non è vero? - gli chiese, guardandolo con uno sguardo leggermente inquietante – Non era un vero e proprio appuntamento credo. Anche se lui è davvero carino e stranamente non sembra odiare le mie chiacchiere- gli rispose girando la testa sul cuscino per avere il viso rivolto verso di lei –Beh, potresti chiedergli il numero, gli hai chiesto dove vive?- improvvisamente Stiles si rese conto che, nonostante i numerosi argomenti di cui avevano parlato, la loro provenienza non era mai venuta fuori, non che per lui fosse un grande problema, ma voleva vedere se la loro (per ora) amicizia potesse continuare anche dopo quella piccola vacanza allungata. – In realtà no, ma penso che avrò l’occasione questa sera- le rispose Stiles, liberando la testa dai mille pensieri che l’avevano affollata da quel pomeriggio e lasciandosi cullare dalla sensazione di familiarità che parlare con Lydia gli dava. Chiacchierarono per un’altra decina di minuti, fino a che non si ricordò che doveva fare ancora la doccia, cosa che dopo due ore in uno spazio troppo caldo gli serviva sicuramente; in quel momento si vergognò anche un po’ per essere andato all’appuntamento con Isaac così conciato, ma alla fine il ragazzo non gli era sembrato molto infastidito, perciò lasciò correre.
Si diresse verso il bagno, il cuore leggero e felice dei risvolti che stava prendendo la vacanza.

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Capitolo 8
*** CHAPTER VIII ***


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tuttiii! In questo capitolo vedremo ancora un passo avanti tra la nostra Sterek (yeee). Sono super grata a chi ha speso qualche minuto per lasciarmi una recensione, mi aiuta davvero molto a credere in me stessa e a continuare a scrivere, e ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, e a chi legge silenziosamente. Ci sentiamo al prossimo aggiornamento, baci Alessia.
 
CHAPTER VIII
Dopo una sana e rigenerante doccia, Stiles andò verso il suo armadio, ripensando a tutta la situazione in cui si trovava. Solo qualche giorno prima non si sarebbe mai sognato che avrebbe conosciuto di persona la sua band preferita, e che addirittura sarebbe uscito con uno della suddetta band; era felice però di aver conosciuto Isaac, che gli sembrava un bravissimo ragazzo, e che era sicuro sarebbe piaciuto anche a suo padre. Si accorse di star correndo troppo, pensando già ad un futuro col riccio al di fuori di quella assurda situazione, perciò si riscosse dai suoi pensieri ed aprì le ante dell’armadio. Lo sguardo gli cadde su un maglioncino verde foresta di Scott, colore che gli riportò alla mente due occhi ben precisi, occhi che da due notti a quella parte stavano popolando i suoi sogni; attratto come mai era stato, decise che non sarebbe stato un problema per l’amico prestarglielo, perciò, staccato dalla stampella, lo indossò. Stava pensando di andare a cercare i suoi amici, ma questi fecero irruzione nella stanza, con i volti molto più rilassati di come li aveva lasciati. Scott notò il suo maglioncino, ma non disse nulla, e Stiles interpretò quel gesto come un via libera per tenerlo addosso:- Allora, abbiamo chiesto alla reception, e a quanto pare la maggior parte dei voli degli albergatori sono stati cancellati, compresi quelli dei clienti che dovevano arrivare, perciò per loro non è un problema se rimaniamo un altro po’- proruppe Lydia, gettandosi a capofitto sul letto e sospirando, annoiata. -Hanno anche detto che stanno organizzando non so quale festa per tirare su gli animi domani sera, e indovinate un po’? Non ho nulla da mettere!- i ragazzi sbuffarono una risata, rendendosi conto che la loro amica non sarebbe cambiata mai: anche nelle situazioni più disastrose, avrebbe comunque pensato sempre prima al suo look. Mentre tutti gli altri iniziavano a parlare tra di loro, in attesa della cena, Stiles si ricordò di dover ancora chiamare il padre per metterlo al corrente di tutto quello che stava accadendo, ed informarlo del suo ritorno posticipato.
Uscì dalla camera per fuggire dal caos che erano i suoi amici, e si fece scivolare sulla parete del corridoio vicino alla porta della sua camera, sedendosi a terra. Prese il cellulare e compose il numero che era ormai impresso nella sua memoria, aspettando che il padre rispondesse. Cosa che ovviamente avvenne quasi subito :-Stiles! Che bello sentirti, ho visto al telegiornale che non ve la state passando molto bene lì a New York. Come è stato il concerto? Vi stanno trattando bene all’hotel? Avete visto se potete tornare come previsto?- Stiles sorrise rassegnato all’interrogatorio a cui lo stava sottoponendo il padre, e prima che arrivasse a chiedergli persino cosa avesse mangiato lo bloccò. -Ecco papà, è proprio di questo che volevo parlarti. La tempesta ha messo fuori gioco gli aeroporti, perciò non possiamo partire prima di un paio di giorni; l’hotel ha detto che possiamo rimanere fino a quando non avranno sistemato le piste, perciò penso che dovrai stare ancora un po’ da solo- non gli piaceva dover lasciare il padre senza compagnia; da quando era morta sua madre, ogni volta che Stiles andava al campeggio, oppure stava fuori qualche giorno, lui tendeva a chiudersi nel lavoro, e Stiles sapeva che troppo stress non faceva bene al suo cuore. : -Stai tranquillo per me, anche Melissa si sente sola senza Scott, quindi ci stiamo facendo compagnia a vicenda, ed anche tu sarai felice visto che mi permette di mangiare solo verdure bollite! Il tacchino di oggi è stata una mano santa per il mio stomaco.- :-Melissa eh?- disse Stiles felice che il padre non stesse solo in quei giorni -Sono felice che ti stia tenendo compagnia. Devo fare una statua a quella donna, davvero non so come farei senza di lei che ti controlla quando non ci sono. A proposito del concerto, non puoi capire cosa è successo…- e Stiles partì in una attenta descrizione di tutto quello che era successo, mentre il padre lo ascoltava attentamente. - Derek Hale hai detto?- lo interruppe mentre stava dicendo di essere rimasto bloccato in ascensore col batterista :-Sì, il cognome del famoso Derek è Hale, non te l’ho mai detto?- disse Stiles, stranito di non aver mai fornito quell’informazione al genitore. :-Non mi pare…è strano, c’era una famiglia a Beacon Hills che gestiva un’importante agenzia, e viveva in una villa nel bosco. Mi pare che il loro cognome fosse proprio Hale; purtroppo, quando ero ancora vicesceriffo, vi fu un misterioso incendio che sterminò la maggior parte della famiglia. Mi sembra di ricordare che a sopravvivere furono solo il figlio maschio, e la sorella più piccola, insieme a loro zio che li stava accompagnando a scuola. È sempre stato un caso che mi ha molto incuriosito, ed ancora è incerto se sia stato un incendio doloso o colposo; fatto sta che non vi erano segni di malfunzionamenti vari, e porte e finestre apparivano aperte, tuttavia la famiglia fu trovata ammassata vicino agli infissi. Mi sono sempre chiesto perché nessuno sia riuscito a scappare, fatto sta che quei poveri ragazzi sono rimasti orfani, deve essere stato difficile per loro vivere con quel peso sulle spalle, qualsiasi ragazzo ne sarebbe rimasto fortemente traumatizzato. Se questo Derek di cui mi parli è lo stesso ragazzo sopravvissuto, non mi meraviglio del fatto che sia così scontroso. - Stiles rimase in religioso silenzio mentre suo padre raccontava tutta la storia. Non poteva credere che forse dietro Derek Hale si nascondesse una storia così terribile, ma decise che avrebbe scoperto la verità. Se davvero quella era la storia del batterista allora lui proveniva da Beacon Hills come lui, e a quel punto sarebbe stato ben disposto a perdonarlo di tutto quello che gli aveva detto, o fatto per lo più capire. Ancora sconvolto per il racconto, augurò al padre Buon Natale, e riattaccò, raggiungendo nuovamente i suoi amici. Quella sera avrebbe chiesto ad Isaac più informazioni su Derek, per riuscire finalmente a risolvere il mistero che era diventato il ragazzo.

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 Arrivate le otto e mezza capirono che era ora di scendere a mangiare e, con l’umore sotto ai piedi, si diressero verso la sala. Ma naturalmente non potevano aspirare ad una cena tranquilla e rilassante, perché in fondo loro erano loro, e Stiles credeva di aver calamitato tutta la sfiga dell’universo su di lui. Infatti, non appena superata la grande porta del salone, vennero accolti da un allegro, anzi troppo allegro, chiacchierare di almeno duecento persone, che occupavano tutti i tavoli disponibili, ma proprio tutti.
I ragazzi cominciarono a guardarsi intorno, alla ricerca di un posto dove sedersi, quando udirono uno “Stiles! Ehi Stiles!”. Il diretto interessato si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce, e vide Isaac tendere una mano verso l’alto e fare segno di avvicinarsi al tavolo dove era seduto con i suoi amici. Mentre si dirigeva verso di lui Stiles poté sentire Derek dire all’amico -Idiota! Che fai? - e l’amico rispondergli un sorridente -Smettila di fare l’acido, non vedi che non sanno dove mettersi?- prima di girarsi verso di lui e rivolgergli il suo solito, enorme sorriso. -Che bello vederti di nuovo! Ho notato che non trovate un posto, se volete potete sedervi con noi, in fondo siamo solo quattro e come puoi notare, abbiamo abbastanza spazio per tutti voi- Stiles sorrise grato all’altro, e fece segno agli amici di avvicinarsi, mentre accettava l’invito di Isaac di sedersi accanto a lui. -Siete molto gentili, davvero. Stavamo quasi per decidere di tornare nelle camere e magari svaligiare il frigo bar- disse Allison, una volta arrivata al tavolo; -Ma figurati tesoro, nessuno si è seduto con noi, non so se perché mettiamo timore, o perché credono che siamo tutti scontrosi come il nostro adorato Derek- le rispose Erika, scatenando le risate del tavolo, ovviamente escluso il batterista, che da quando erano arrivati i nuovi occupanti, aveva preferito mantenere lo sguardo fisso sul piatto, con la sua solita espressione seria. Stiles si perse un attimo a guardarlo, immaginandolo più giovane, mentre un agente gli diceva la tragedia che era accaduta alla sua famiglia, e per la prima volta si sentì in empatia con il ragazzo che gli sedeva di fronte, anche se questo non aveva detto una parola. Fu costretto a distogliere lo sguardo quando Derek, probabilmente sentendosi osservato, alzò la testa, perciò si perse lo sguardo confuso ma anche un po’ curioso che gli riservò.
Si persero un po’ in chiacchiere con i ragazzi della band, che fin da subito si rivelarono persone molto simpatiche e con le quali era piacevole parlare. Vennero a conoscenza che anche il loro volo era stato cancellato, e Stiles, ricordandosi la domanda che voleva fare ad Isaac dopo la telefonata con il padre, chiese agli altri da dove venissero, visto che di pubblico si sapeva solo che in quel momento vivevano a Chicago. -Io e Isaac veniamo da Miami baby!- rispose la bionda, cacciando la lingua e facendo l’occhiolino, -Anche se so che può non sembrare visto che del gruppo siamo quelli meno abbronzati- controbatté Isaac, ed in effetti i due apparivano stranamente pallidi :-Io vengo da Nashville, ma i miei nonni sono originari dell’Africa.- parlò per la prima volta Boyd. L’unico che non aveva ancora parlato da tutta la serata era Derek e Stiles, raccogliendo tutto il coraggio di cui era capace, gli pose la fatidica domanda: - E tu Derek? Da dove vieni?- il moro sollevò lo sguardo e lo puntò in quello miele dell’altro, e per qualche secondo Stiles poté vedere la battaglia interiore che stava avvenendo nella mente del batterista, che non sapeva se ignorare il ragazzino o fare un passo avanti e rispondergli. A quanto pareva la seconda opzione fu quella che sembrò più adatta al ragazzo, che rispose: - Da una piccola cittadina della California, Beacon Hills.- la consapevolezza cadde addosso a Stiles in un attimo, come un grosso macigno. Se prima l’idea che Derek fosse lo stesso ragazzo del racconto del padre era solo un’ipotesi, ora era diventata una certezza. Si ritrovò a guardare tristemente l’altro, ricevendo per risposta solo uno sguardo confuso, che distolse quando Lydia gli chiese -Anche noi veniamo da Beacon Hills! Che coincidenza, dimmi la tua famiglia si trova ancora lì?- ma dopo quella domanda Derek si alzò di scatto, salutando tutti con un mezzo grugnito e dicendo di aver sonno, dirigendosi verso la porta. Stiles fulminò con lo sguardo l’amica, che ora si guardava intorno per capire cosa avesse sbagliato, ma in fondo capiva come fosse stato un errore involontario, dettato dall’ignoranza sulla storia dietro Derek. Istintivamente si alzò anche lui, scusandosi con gli altri e dirigendosi verso l’uscita del salone. Non sapeva perché lo stesse facendo, ma in quel momento l’unica cosa a cui pensava era di raggiungere Derek.
 

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Capitolo 9
*** CHAPTER IX ***


CHAPTER IX

Appena uscito dalla sala si guardò intorno cercando con lo sguardo la figura possente di Derek, ma gli parve subito chiaro che l’altro era andato a nascondersi da qualche parte (probabilmente a fuggire dai suoi sentimenti, pensò Stiles, cosa che apparentemente gli sembrava l’altro fosse molto bravo a fare). Decise che cercarlo nell’intero hotel gli avrebbe solo fatto perdere tempo, perciò decise di chiedere alla signora che era dietro la reception. - Ehi scusami, hai per caso visto passare un ragazzo? È alto, con i capelli mori e gli occhi verdi- -Sì, è uscito dal retro. Ho provato a fermarlo ma non mi ha ascoltato, non dovresti uscire anche tu! - ma Stiles si lasciò dietro gli avvertimenti della donna per correre verso il giardino e spalancare la porta. Non gli interessava il freddo, né la neve che gli graffiava prepotentemente il viso mentre spostava lo sguardo alla ricerca di Derek, il suo unico scopo era di trovarlo. Non capiva tutta la necessità che lo spingeva a cercare di capire l’altro, ad avvicinarsi sempre di più al ragazzo, distruggendo tutti i muri che quello di volta in volta creava, ma c’era qualcosa negli occhi di Derek che fin dal primo momento lo aveva attratto come una calamita. Mentre cercava di non battere i denti per il freddo, e con le mani davanti il volto per cercare di intravedere qualcosa tra la fitta neve, scorse una figura nera seduta tranquillamente su una delle panchine. Sicuro del fatto che nessun’altro sarebbe uscito con quel tempo, Stiles si avvicinò a Derek, sedendoglisi vicino. Stranamente sembrava che Derek non soffrisse il freddo, al contrario di Stiles che già immaginava il bel raffreddore che l’avrebbe aspettato il giorno seguente.
Attese che fosse il moro a rivolgergli la parola, perché non voleva assolutamente mettergli fretta, e sapeva che l’affermazione di Lydia aveva riportato a galla in lui ricordi dolorosi. Derek però non sembrava intenzionato a parlare, e Stiles non ne poteva più di sentire la neve che gli bersagliava la schiena ed entrava nella maglia. -Ehi Derek, che ne dici di rientrare? Non dico che dobbiamo tornare nella sala, ma sai avrei molto piacere a prendere una bella cioccolata calda oltre alla febbre che sicuramente mi verrà-. Derek rimase impassibile, come se non avesse neanche sentito il ragazzo accanto a lui, cosa alquanto strana visto che Stiles l’aveva visto irrigidirsi quando aveva nominato l’orribile destino che lo attendeva. Infatti il moro si alzò e, precedendo l’altro, rientrò nell’hotel. Stiles provò un’immediata sensazione di calore diffondersi in tutto il suo corpo, mentre un cameriere, probabilmente preoccupato alla vista delle sue mani viola e del suo volto rosso, gli porgeva una coperta. - Non avresti dovuto seguirmi fuori, è molto freddo- disse Derek, mentre l’altro si avvolgeva con il tessuto caldo, -Teoricamente anche tu sei un essere umano, e soffri il freddo esattamente come me, e poi ero preoccupato.- Derek sembrò essere un po’ sorpreso dalla preoccupazione del più giovane, ma si riscosse subito, tornando ad indossare la sua maschera di indifferenza. Stiles si guardò i piedi, indeciso se confessare o meno della chiacchierata fatta prima con il padre, ma dopo aver valutato che omettendola avrebbe solamente peggiorato il suo rapporto col batterista, prese un profondo respiro e raccontò tutto. -Sai, ho chiamato mio padre per fargli gli auguri di Natale, e per parlare di cose normali insomma così. Per caso mi potrebbe essere sfuggito il tuo nome, e sempre per caso mio padre potrebbe averti riconosciuto ed avermi raccontato tutta la tua storia. Ma tranquillo non dobbiamo parlarne, né la racconterò agli altri, solo che ho pensato fosse meglio dirtelo, per rispetto, insomma…-  -Stiles- interruppe il suo monologo Derek, -Sì?-  -Stai zitto.- gli disse il moro con un mezzo sorriso, che scatenò subito quello a quarantadue denti di Stiles.
 
Dopo quella chiacchierata il moro aveva tranquillizzato il ragazzo, dicendo che prima o poi lo sarebbe venuto a sapere, dopo aver scoperto che veniva da Beacon Hills. Poi stranamente Derek lo aveva invitato a prendere davvero quella cioccolata calda in camera sua, e Stiles ne era rimasto così sorpreso che aveva accettato immediatamente. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte del più grande, ma sicuramente ne era molto felice, soprattutto perché dopo l’”appuntamento” con Isaac il moro era diventato più scorbutico del solito, facendo credere a Stiles che in realtà ci fosse qualcosa tra i due. :-Dannazione! Mi sono dimenticato che senza luce non penso il bar sia aperto. Sai con Isaac volevamo prendere un caffè, ma mi sono dovuto accontentare di un disgustoso eggnog e davvero, non ci tengo a vivere nuovamente quell’esperienza.- come da copione lo sguardo di Derek si incupì alla menzione del biondo, e per non rovinare quella parvenza di amicizia (ma anche semplice sopportazione) che si era instaurata tra di loro Stiles tentò di rimediare offrendo all’altro uno svaligiamento del frigo bar. Quello che il ragazzo non aveva preventivato era che 15 minuti dopo si sarebbe trovato sul suo letto, con Derek di fronte e circondato da merendine. Ma soprattutto che sarebbe stato su un letto, con Derek, loro soli. Perché purtroppo Stiles ancora non si rendeva conto che in fin dei conti era ancora un’adolescente, e come tutti gli adolescenti (attratti dal sesso maschile) l’avere a distanza ravvicinata un adone che finalmente sembrava non volerti uccidere con lo sguardo, sarebbe stato un problema. Infatti sembrava quasi che un dio molto irato per la sua misera esistenza avesse deciso di privarlo improvvisamente della sua loquacità, facendolo sprofondare in un silenzioso imbarazzo. Non che Derek fosse da meno visto che in quei minuti si era semplicemente limitato a fissare sporadicamente Stiles mentre mangiava una barretta energetica. Che poi, di tutto il ben di dio che c’era nel frigo, il moro aveva davvero scelto una barretta ai mirtilli. Al contrario Stiles mangiucchiava uno snickers controvoglia, cercando un qualunque argomento per iniziare la conversazione. Quello che gli venne in mente però risultò essere il peggiore, ma essendosi il suo filtro cervello-bocca momentaneamente spento esordì con un :-Allora, tra te ed Isaac…?- schiaffeggiandosi mentalmente subito dopo perché, andiamo non c’è bisogno che lo spieghi! Infatti Derek alzò lo sguardo con le sopracciglia perfettamente inarcate a formare un’espressione dubbiosa. -Cosa ci dovrebbe essere tra me e lui?-  - Non so, quando ti parlo di lui cambi subito espressione e, non che io ti conosca molto, ma non penso che tu sia il tipo da lasciarti sfuggire una smorfia che non faccia parte del set “scusatemanonmiparlateovimordo”, anzi senza lo scusate che non è proprio concepito-  contro ogni previsione e con un’abilità incredibile Derek riuscì a capovolgere totalmente le sue sopracciglia, facendole inarcare così tanto da rendere la sua espressione alquanto buffa, tanto che Stiles si lasciò scappare una risatina che nascose abbassando la testa. - Hai un vero talento sai? Dovresti provare ad andare ad un talent. Non è da tutti riuscire ad essere così loquaci con le proprie sopracciglia, secondo me riusciresti a vincere anche un premio- Derek mantenne la stessa identica espressione, decidendo dopo un po’ di rispondere alla domanda di Stiles :- Siamo solo amici. Diciamo che per un periodo lui mi veniva dietro, ma fortunatamente siamo riusciti a risolvere tutto e a rimanere comunque uniti. Abbiamo passato molto tempo insieme è per questo che sono protettivo- Stiles rimase molto colpito da questo improvviso cambio di Derek che, se il giorno prima non gli rivolgeva la minima parola, ora stava iniziando ad aprirsi. Anche se non si bevve il motivo per il quale Derek era infastidito dal suo rapporto con Isaac (dopotutto era il figlio di uno sceriffo, sapeva riconoscere quando qualcuno mentiva), ma per non rovinare quell’atmosfera di confessioni decise di non farglielo notare, anche perché dopo un po’ l’altro chiese :- E tu? Parlami un po’ di te- che fece sconvolgere ancora di più il castano e far fare al suo cuore una giravolta, perché insomma il tuo idolo che ti chiede delle informazioni personali non è cosa da niente. – Beh, innanzitutto sono il figlio dello sceriffo come sicuramente sai- a quelle parole Derek annuì, non lasciandosi sfuggire il ricordo di un bambino con gli occhi enormi che girava sempre per mano a quello che prima era il vicesceriffo, ma ancora non voleva far sapere a Stiles che si ricordava molto bene di lui. - Mia madre invece è morta quando avevo 8 anni, demenza frontotemporale…- Stiles si asciuga la lacrima che come sempre cade quando parla di sua madre: è sempre dura ricordare il periodo in cui era felice, il suo volto sorridente. È quello che vuole ricordare, non la donna che non lo riconosceva più a causa della malattia che le stava lentamente bruciando il cervello. Derek guarda il ragazzo con empatia, perché sa cosa significa perdere un genitore, ed è davvero come essere privati di un arto, o meglio del cuore. Per questo si avvicina di più a Stiles e gli poggia una mano sulla spalla, guardandolo negli occhi e dicendo quelle parole che molti hanno rivolto a lui dopo l’incendio: -Mi dispiace molto- mente gli asciuga con delicatezza una lacrima di troppo che scende sulla sua guancia. Stiles tira su con il naso rivolgendogli un sorriso triste. - Lei voleva che io vivessi una vita più felice possibile, ma alcune volte mi sento quasi colpevole di essere triste, come se dovessi per forza sorridere ogni giorno-. Il moro lo guarda con compassione, anche se lui ha perso praticamente tutta la sua famiglia non sa cosa significhi vedere un proprio caro star male, guardare lentamente la vitalità spegnersi negli occhi che hai tanto amato, che sono stati i primi che hai visto quando sei nato. :-E’ normale essere tristi. Credimi, dopo l’incendio erano in molti a ricordarmi quanto fossi fortunato a non essere morto, ma io mi sono sempre chiesto: lo sono davvero? Sono fortunato ad essere sopravvissuto quando in realtà sento di essere morto insieme a loro? Quando chiudo gli occhi e sento le loro grida o la puzza di fumo? Sicuramente tua madre voleva che tu fossi felice, ma non per questo devi fingere e nasconderti dietro un sorriso che in realtà ti sta distruggendo- Stiles rimase a bocca aperta davanti alla tanta sincerità con la quale Derek aveva parlato, ed andò a posare la sua mano sulla spalla, sopra a quella dell’altro.
Entrambi si resero conto che quella era una di quelle notti che ti cambiano la vita, che sembrano non finire mai e che speri non finiscano mai. E mentre si scambiavano ancora parti delle loro anime, stesi sul letto, Stiles capì che Derek era solo un ragazzo cresciuto troppo in fretta, così come troppo in fretta stava rubando il suo cuore. Ed anche se sapeva che alla fine si sarebbero dovuti svegliare, che in realtà quella notte sarebbe finita, in quel momento l’unica cosa che contava era la sua mano che, titubante, si era andata ad intrecciare con quella di Derek.

ANGOLO AUTRICE 
Sono viva!!! Finalmente ho ritrovato la forza per continuare a scrivere questa fanfiction che, devo ammettere, durante l'ultimo periodo avevo un pò perso. Mi dispiace di avervi lasciato così tanto tempo senza un capitolo, ma tutto ciò che scrivevo mi sembrava orribile. Ora spero di aver ritrovato la mia vena creativa e di ricominciare con gli aggiornamenti settimanali. Ringrazio tutti quelli che anche dopo così tanto tempo continueranno a leggere la mia storia <3, è grazie  a voi se non mi lascio abbattere. Grazie a tutti coloro che lasciano una recensione, aggiungono la storia alle preferite/seguite/ricordate e a tutti i lettori silenziosi. 

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