Sotto al vischio di Ily Briarroot (/viewuser.php?uid=22817)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotto il vischio ***
Capitolo 2: *** Painful memories ***
Capitolo 1 *** Sotto il vischio ***
Sotto al vischio
Il freddo è penetrante e il nevischio scivola leggero sul
terreno umido, all'esterno di casa Tendo.
Gli addobbi natalizi scelti con cura da Kasumi, che non manca mai
l'abituale appuntamento con il clima particolare del periodo, rendono
ogni stanza più accogliente, più calda.
Soprattutto la sera della vigilia di Natale, quando gli ospiti - dai
più calmi a quelli più singolari - sono tutti
presenti, si percepisce l'atmosfera meravigliosa che accade solo
quell'unica volta all'anno.
All'improvviso, passi affrettati e pesanti rompono la
tranquillità, spezzando la gioia soffusa del momento.
"Dai, Akane! Fermati!".
"Sei il solito, lasciami in pace!".
Qualche esclamazione sommessa, un paio di colpi provenienti da
chissà dove. Kasumi, Nabiki, Soun e Genma si voltano, ma non
sono particolarmente stupiti; non quanto gli invitati, almeno.
Tuttavia, Nabiki adocchia scaltra il sorriso soddisfatto di Shanpu
assumere una punta di malizia. Le basta notare quell'espressione per
captare l'imminente guerra nell'aria, a giudicare dalla calma sorniona
di quel viso da gatta manipolatrice.
I rumori si fanno più vicini e bruschi, finché i
due protagonisti si catapultano al centro della stanza.
"Finalmente ti sei fermata, testona!" esclama Ranma, afferrando il
polso della ragazza che si era bloccata davanti all'intera schiera di
invitati che intanto passamo lo sguardo dall'una all'altro.
"Non mi toccare!" gli risponde lei, strattonandolo bruscamente. Il
coetaneo non oppone resistenza e le permette di scansarsi, mentre vede
chiaramente le lacrime agli angoli dei suoi occhi castani. "Sei il
solito, non ci si può mai fidare di te!".
L'intera famiglia Tendo, Genma compreso, non osano proferire parola.
Conoscono la situazione e sanno quanto i due possano essere
tremendamente testardi, a volte, complice un fidanzamento imposto e due
caratteri orgogliosi. Tuttavia, il risolino di Shanpu è
udibile da tutti e stavolta Ukyo si acciglia, guardando male la rivale
in amore.
"Hai fatto qualcosa tu per farli litigare, non è vero?".
"Può essere. Diciamo che Ranma sarà mio prima di
quanto tu possa pensare".
"Non ti smentisci mai, eh? Nemmeno a Natale" risponde la castana in
piena sincerità.
La scena dei due giovani continua e Akane alza la voce, cercando di
trattenere le lacrime a discapito del dolore che le opprime il cuore in
questo momento.
"Cosa credi?! Ti ho visto prima in palestra con Shanpu!".
Le lacrime ora scivolano sulle guance, nonostante stesse cercando di
combatterle con tutta se stessa. Non vorrebbe dargliela vinta
così, ma decide di lasciar perdere, di sfogarsi, di far
cessare i battiti frenetici del cuore che fanno male.
L'immagine di lei e Ranma abbracciati non è tollerabile, non
riesce a sostenerla. Akane pensa ancora alle braccia della cinesina
avvinghiate al collo del suo fidanzato - imposto - mentre il volto di
lui è nascosto da quello di quest'ultima.
Ranma è teso e stupefatto: in quel breve lasso di tempo
aveva cercato di allontanare Shanpu con scarsi risultati, nient'altro.
La rabbia arriva come un fiume in piena quando si rende conto che lei
non gli ha concesso neanche il beneficio del dubbio.
E poi, loro due non sono fidanzati sul serio. Cioè, lo sono,
ma in un altro senso, perché qualcun altro ha deciso al
posto dei diretti interessati. Si sono sempre detti di non sopportarsi,
di detestarsi, di non vedersi come... fidanzati. Ma, per quanto strano
sia il loro rapporto, la gelosia è all'ordine del giorno.
Un affetto, un legame visibile e palpabile che li ha sempre resi
ciechi.
"Cos'hai visto, si può sapere?!".
"Vi ho visti... tu e... e Shanpu!".
Ranma le afferra di nuovo il braccio con uno scatto, costringendola a
specchiarsi nel suo sguardo serio.
"Non è successo niente, scema! Stavo cercando di
divincolarmi, nel caso tu non lo avessi notato!".
Nel silenzio assoluto, un "oh, grazie" offeso e sarcastico usce dalle
labbra di Shanpu con un sospiro, mentre Akane elabora quelle parole
nella sua mente. Il ragazzo rimane immobile, seguendo la lieve scia di
quelle lacrime copiose.
"Certo, è sempre così! Poi tra due giorni ti
ritroverò di nuovo tra le sue braccia. Sei uno stupido,
Ranma! Almeno a Natale potevi evitare di... ".
"Ma mi ascolti? Ti ho appena detto che non c'è niente tra di
noi!".
La ragazza inizia a fissare le dita di lui strette attorno al suo
braccio, ora incapace di guardarlo negli occhi blu. Non gli crede, non
riesce più a farlo, perché ha sperato tanto -
dentro sé - che si accorgesse di lei. Ma non era mai stata
carina e, per quanto avesse cercato di rendersi diversa ai suoi occhi,
Ranma non l'avrebbe mai preferita a Shanpu o a Ukyo.
"Adesso ti prego, lasciami andare".
"Akane-"
"-ti prego" gli ripete Akane, interrompendolo. Aver mostrato la sua
debolezza davanti alle aspiranti di lui era già una
situazione enorme con la quale dover fare i conti.
Lui non perde lo sguardo in quello di lei; la lascia appena, ma quando
la vede voltarsi, le si avvicina di scatto fino a ritrovarsi con il
viso dannatamente vicino al suo.
Le prende la spalla e, a quella distanza, riusce a sentire sulla pelle
il respiro spezzato di Akane, a vedere gli occhi castani sgranati. La
osserva impallidire e non ci pensa più un solo istante.
Le si avvicina ancora, fino a toccare le sue labbra con le proprie.
Calde, morbide. I loro corpi sono vicini; Ranma riesce a sentire le
curve generose della ragazza.
Inesperto e goffo, muove la bocca su quella di Akane, ma non si accorge
del color porpora che gli illumina il viso, né della
presenza degli altri intorno a loro.
La fidanzata risponde qualche istante più tardi, lentamente,
mentre i loro cuori scalpitano all'unisono in un vortice che non lascia
alcun respiro e li strappa alla realtà.
I presenti in sala rimangono attoniti; Soun e Genma piangono commossi,
Kasumi sorride felice mentre Shanpu stringe i denti dalla rabbia.
L'espressione di Ukyo è più stupita che mai,
lievemente irritata, mentre Nabiki sorride maliziosa, lo sguardo verso
il soffitto.
"I due piccioncini non si sono neanche accorti di dove si trovano.
Sarà la magia del Natale" sospira, poggiando una mano sotto
il mento.
Ranma e Akane si separano lievemente senza smettere di fissarsi negli
occhi. Non esiste niente e nessuno, in quel momento. Neanche il vischio
appeso sopra le loro teste che fa da cornice alla scena.
"Scema" mormora lui, realizzando pian piano ciò che ha
appena fatto. Di colpo, quell'insulto non fa più male e il
sorriso sui loro volti è il più sincero del mondo.
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Capitolo 2 *** Painful memories ***
Painful
memories
Ti siedi sul pavimento freddo della palestra, cercando di respirare.
L'aria che hai
intorno ti soffoca, poiché ogni cosa trasmette la sensazione
unica del Natale, quella festa che tanto hai amato da bambina.
Una parvenza di
felicità destinata a svanire come neve al sole,
perché è tutto ciò che senti di
essere. Non riesci a farti coinvolgere, anche quando ti sforzi, anche
se farlo significa buttarti il passato alle spalle e mostrare il tuo
miglior sorriso.
No, non sei
ipocrita, né lo sei mai stata. Ti si legge in faccia
ciò che pensi, ciò che senti, ed è per
questo che tutti pensano che tu abbia un brutto carattere.
Dovresti e
vorresti davvero essere come loro in questo clima spensierato e pieno
di entusiasmo. Il desiderio di lasciarti andare, di tornare ad avere la
tua età, mentre gli occhi ti si illuminano ogni volta che
guardi le luci sparse per Nerima.
Pieghi le gambe
e nascondi la testa sulle ginocchia, desiderando come non mai di
sprofondare in quell'oscurità che poco a poco ti sommerge.
Ti ricordi
benissimo quel giorno e la rabbia cresce in te come un fiume in piena,
ti strappa via dalla realtà, da quel senso di
razionalità che stenti a riconoscere. Il muro crolla
perché Natale si avvicina, perché oggi
è il giorno che speri ardentemente sparisca dal calendario.
Ricordi quel
giorno, quella corsa con le tue sorelle all'ospedale. Tuo padre che
piangeva, ma si dimostrava forte mentre ripeteva a malincuore quanto la
situazione fosse peggiorata.
Dopodiché,
l'avevi vista in quel letto d'ospedale per l'ultima volta; i capelli
scuri scompigliati sul cuscino, gli occhi grandi da cerbiatto
così simili ai tuoi. Sembrava dormisse, così
naturalmente, serenamente.
Le avevi
afferrato il braccio, cercando di scuoterla, di parlarle, mentre le
lacrime ti scivolavano copiose sul volto e finivano sulla pelle di lei.
Mamma...
Avevi pensato
quel nome e poi ti era uscito dalla bocca, senza neanche rendertene
conto. Forse perché volevi provare a dirlo ancora, prima di
non poterlo fare mai più.
La paura che non
sarebbe più esistito, perché lei non ti avrebbe
più guardato con la sua caratteristica dolcezza unica,
né avresti sentito di nuovo quella voce piena di amore. La
presenza fondamentale per la vita di tutti, di Nabiki, che stava ferma
e immobile senza fiatare, di Kasumi, che stentava a trattenere un
dolore troppo grande per lei nel tentativo di essere forte e occuparsi
di voi. E poi c'era tuo padre, chiuso all'improvviso nella sua
disperazione, il peso di un mondo che gli era improvvisamente crollato
addosso.
La
mamma non c'è più. Non è
più qui.
La tua mente
aveva formulato quest'unico pensiero, mentre la guardavi: ancora
bellissima, nonostante il volto pallido e gli occhi chiusi. La piccola
Akane di allora tratteneva tutto, lo sai; la diga mentale che ti eri
costruita riusciva a proteggerti dal mondo, dalla sofferenza, da quel
malessere che stringeva forte nel petto impedendoti quasi di respirare.
Ti aiutava ad estraniarti dal mondo, a vedere le cose in un modo
differente, distaccato.
Hai iniziato a
chiuderti, a risultare antipatica per molti, a rispondere male per
allontanare le persone.
Tuttavia,
nessuno vedeva la sofferenza che ti eri imposta di allontanare, da quel
primo Natale senza tua madre.
Mancavano
ventiquattro giorni e ti aveva lasciato sola; la rabbia verso di lei o,
forse, verso quel qualcosa - o qualcuno - che te l'aveva strappata via
troppo presto.
Non se ne sarebbe mai voluta
andare.
E oggi, come
allora, mancano ventiquattro giorni a Natale. I piedi nudi a contatto
del legno freddo della palestra ti fanno tremare, ma forse non
è solo per quello.
La diga si
rompe, ancora come anni fa. E come ogni anno, il primo di dicembre.
Le lacrime
cadono a terra senza controllo, coprendo la visuale. Percepisci le
guance bagnate di pianto, la frangia che si appiccica negli occhi
castani, mentre i singhiozzi ti scuotono le spalle in maniera brusca.
Non controlli più il tuo corpo; la mancanza è
forte, adesso.
Cosa
mi sta succedendo?
Neanche ti
accorgi di alcuni passi lievi che ti si avvicinano alle spalle.
«Ehi,
Akane».
Non riesci a
voltarti per non farti vedere in quello stato, ma riconosci la voce di
Ranma al tuo fianco, adesso.
«Tutto
bene?».
Annuisci, la
testa ancora nascosta dalle braccia, ma non hai il coraggio di
guardarlo negli occhi.
Non gli rispondi
nel tentativo di calmarti, mentre lo senti sedersi accanto a te.
Dopodiché, quando i singhiozzi cessano e le lacrime
rallentano il proprio corso, sollevi appena lo sguardo nel vuoto.
«Sì...
sì, sto bene».
Lui ti osserva,
inizialmente senza osare proferire parola. Conosce la situazione:
gliel'ha spiegata Nabiki da quando ti sei chiusa in palestra, ore fa. Non è bravo in queste cose, lo sai, e lo sa anche
lui.
Tuttavia, il
fatto che il tuo fidanzato sia vicino a te ti fa sentire sicura, anche
se non lo ammetteresti mai.
Ora lo guardi,
voltandoti lentamente verso quest'ultimo, e lui ti osserva serio.
«E-ecco,
Nabiki mi ha raccontato e... ».
«Sto
bene, non è nulla» lo interrompi, senza la minima
voglia di mostrarti debole, non con lui.
Ranma riprende
un po' di sicurezza in più, sospirando senza farsi sentire
da te.
Dopo attimi
interi di silenzio, la sua voce torna a scaldarti il cuore.
«Akane...
mi dispiace» confessa, senza smettere un istante di studiarti
con quegli occhi blu, profondi e perfetti. «Non posso
capirti, ma devi reagire. Devi vivere anche per lei».
«Non
preoccuparti» rispondi, anche se le sue parole ti hanno
lasciata stupita. Stringi i pugni, desiderando come non mai di poterti
allontanare da quel dolore e da quei ricordi.
«Ehi,
che ne dici di venire con me a decorare la casa? Dopotutto, qui non
stai facendo nulla... e poi Kasumi ci ha chiesto questo favore. Su,
andiamo».
Il ragazzo si
alza in piedi, tendendoti la sua mano. Lo segui con lo sguardo, ancora
un po' incerta, e sorridi istintivamente quando i vostri sguardi
s'incrociano.
«Va
bene, chissà quali disastri sei in grado di fare da
solo».
Prendi la sua
mano e lui ti aiuta ad alzarti con uno slancio. Dopodiché
mette il broncio, fingendosi arrabbiato per ciò che gli hai
detto.
«Guarda
che da solo farei tutto meglio e più in fretta»
«Certo»
lo prendi in giro, facendogli una linguaccia. Poi, pian piano, la
domanda che preme di uscire dalla tua bocca da un po' non riesce a
trattenersi.
«Eri
preoccupato per me?».
Ranma
arrossisce, fermandosi di scatto. Quando riprende a camminare lo fa
velocemente, in modo da non essere obbligato a guardarti in viso.
«Dai,
sei lenta! Di questo passo non finiremo neanche stasera».
Ti fermi,
scrutando un attimo il suo atteggiamento. In questo momento riesci a
riflettere sul serio.
E sorridi,
nonostante la traccia umida lasciata dalle lacrime. Sorridi grazie a
lui e a quei ricordi, così dolorosi ma preziosi da
conservare con cura.
Sorridi
perché, per la prima volta, sarà un Natale
diverso.
Sorridi solo
grazie a lui e ne sei consapevole. Ranma è tutto per te, ora
nei sei convinta un po' di più.
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