Method to the madness.

di Ro90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 17. ***
Capitolo 2: *** Cold desert. ***
Capitolo 3: *** Reverly. ***



Capitolo 1
*** 17. ***


I personaggi di cui scrivo non mi appartengono. I fatti narrati sono completamente inventati.

 
 
Method to the madness.
Oh she's only seventeen
Whine and whine and whine,
weep over everything Bloody Mary breakfast busting up the street
Brothers frightened and when the baby gonna sleep
Hidden ship that sails away
Said it's a culmination of a story and a goodbye session
It's a tick of our time and the tic
in her head that made me feel so strange
Said I could call you baby,
I could call you, dammit, it's a one in a million
17, Kings of Leon.
 
I sintomi del mio innamoramento c’erano tutti: accelerazione cardiaca, stretta allo stomaco, elevata sudorazione e improvvisa balbuzia. Bene, ma questo lo sapevo già da tempo, il vero problema era di chi… era un segreto che avrei fatto meglio a tenere per me, sebbene qualcuno già se ne fosse accorto da tempo, ma l’argomento era ovviamente taboo. Io sono Rebecca, per gli amici Becca, e la mia vita non era affatto come quella delle altre ragazze californiane della mia età. I miei due migliori amici erano i fratelli Leto, che mi avevano visto nascere praticamente e non ci sarebbe stato nessun problema in questo se non fossi stata innamorata di uno dei due…


Un giorno, nel 2008.



BECCA -Jared andiamo! Non ti chiedo mai niente… almeno accompagnami alla porta, sono minorenne non mi faranno entrare! - (mancava un mese al mio compleanno e purtroppo dimostravo meno anni di quelli che avevo).
JAY-Assolutamente no! Se mi riconoscesse qualcuno mi farebbe a pezzi! Vacci con Shannon, te li ha dati lui i biglietti no?  La colpa è sempre sua …-


Era ormai da tempo che cercavo di convincere Jay ad accompagnarmi al concerto dei Kings of leon, ma ogni volta la risposta era sempre la stessa e di andarci con Shan non se ne parlava neanche, “io chiedergli di uscire con me? Con che coraggio!?”, mi aveva “dato” i biglietti solo perché a lui conosceva la band e sapeva che per me sarebbe stato un regalo più che gradito.

BECCA - Paranoico di un Leto! Uffa!! -
SHAN – Cosa avete da litigare oggi?- esordì Shan, in tono allegro entrando in salotto con l’accappatoio, tentando di scompigliarmi i capelli, cosa che faceva da sempre, mentre io stavo bevendo dell’acqua…inutile dirvi che stavo per morire strozzata.
JAY - Di quanto sei stato stupido nel dargli i biglietti per quel concerto di ragazzini… è stasera, non sa con chi andarci e non mi dà tregua da settimane! Portacela tu! In quel buco di locale tra l’altro, non posso rovinarmi la reputazione! - disse sedendosi sul divano difronte a me, portandosi una mano alle tempie e accavallando le gambe.
SHAN – eh… stasera vado con una tipa al concerto, mi ha costretto anche lei… se vuoi puoi aggiungerti.- disse con un tono poco convinto.
Non so bene come la mia faccia avesse reagito perché non c’erano specchi nei paraggi, ma fu in quel preciso istante che sentì un pugno in pieno petto, ero abituata al fatto che fosse sempre pieno di donne ma che con una di loro andasse a vedere il mio gruppo preferito cantare mi  aveva veramente ferito.
BECCA – No, no per carità, mi sono ricordata a chi altro posso chiedere, problema risolto!- dissi con un tono poco credibile, infatti Jay mi guardò con una faccia interrogativa, non so se fosse per la mia espressione poco felice o per la balla che stavo raccontando, Shannon da parte sua se ne andò scrollando le spalle e commentando ad alta voce che stasera avrebbe scopato di sicuro.
JAY –  se ti metti nei casini sei morta, lo sai. Tua nonna ti incatena in chiesa e chiede l’esorcismo!-
Ebbene, ero “orfana” e vivevo solo con mia nonna, amica della famiglia Leto, da quando ero piccola e non era esattamente una nonna moderna, anzi, tutt’altro: domenica a messa, preghiere prima dei pasti, niente parolacce, ecc… figuriamoci se mi lasciava andare ad un concerto! Ovviamente a quelli dei “suoi ragazzi” ci potevo andare! E fingeva anche di conoscere le loro canzoni e di trovarle ”carine”…Assurdo.

Tornando a casa in bici ebbi tutto il tempo per elaborare il mio piano: uscire dopo cena dalla finestra, dovevo solo aspettare che l’effetto delle pillole facessero effetto su mia nonna.


Con tutta calma preparai i vestiti che avrei indossato, ovviamente dovevo sembrare più adulta perciò optai per un trucco pesante, maglietta e gonna corta nera, ai piedi gli anfibi neri e accessori vistosi.
Verso le 10, dopo aver controllato la situazione, sgattaiolai fuori dalla finestra.


SHANNON'S POV

Il mio appuntamento procedeva uno schifo, la tipa era abbastanza stupida e non faceva altro che saltellare come una cavalletta facendo finta di cantare e poi non aveva neanche provato a baciarmi!
Sentì il mio telefono vibrare, era un messaggio di Jared, Becca era scappata dalla finestra, non che fosse la prima volta, secondo lui era al concerto e dovevo trovarla. Non mi preoccupai più di tanto, era una tipa tosta e soprattutto ribelle, se la sarebbe cavata benissimo da sola, ma aimè dovevo fare la mia parte.
Iniziai così a perlustrare il locale, non eravamo poi molti, per fortuna.
Fu in un nano secondo che la vidi davanti a me, in prima fila, era di spalle, i suoi lunghi capelli chiari erano sciolti , lei ondeggiava in maniera sexy ma spontanea, muoveva lentamente le braccia per aria, se la stava spassando allegramente.
Caleb aveva appena iniziato a intonare “sex on fire” quando mi avvicinai di lato a lei: era in compagnia di un paio di ragazzini che non avevo mai visto, se prima mi sembrava felice e allegra notai un cambio d’espressione nei  suoi occhi, più lucidi man mano che la canzone procedeva. Abbandonai la tipa che era con me e presi Becca per un braccio, ci guardammo a lungo negli occhi e sia io che lei rimanemmo quasi stupiti: io perché era truccata come non l’avevo mai vista, “Cristo era bellissima” pensai e lei perché ci mise un po’ a riconoscermi.

BECCA –Che… che vuoi?- era visibilmente imbarazzata.
SHAN – Chi sono questi due? Ti stanno dando fastidio?-
BECCA –Non lo so, in realtà- disse abbassando lo sguardo -tutto bene, puoi tornare dalla tua preda, tranquillo.- disse voltandosi verso il concerto.
SHAN –Tutto bene un corno! La nonna ti ha scoperta, ha dato di matto…questa volta sei fottuta. Ma come ti sei conciata?- dissi sogghignando, omettendole che in realtà stava molto bene vestita così – devo portarti a casa Cenerentola.- dissi in tono divertito – stavolta ti chiude in convento!- dissi cingendole la vita con le braccia e lanciando uno sguardo omicida verso quei ragazzini che presto svanirono nel nulla.
Lei per tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata, sarebbe riuscita a scappare anche da lì, ne ero certo.

La serata trascorse abbastanza bene, ci dimenticammo del problema nonna e le feci addirittura conoscere i Kings a fine concerto. Non l’avevo mai vista così felice.



BECCA'S POV
Mia nonna, ovviamente, aveva scoperto la mia fuga e aveva allarmato tutto il quartiere, solo la telefonata di Shannon servì a calmarla, lei si fidava del “suo ragazzone” che aveva la bellezza di 38 anni e che sapeva come trovare una ragazzina di 18 anni scappata di casa! “Che umiliazione!” pensai.
Nonostante questo la serata trascorse benissimo, scorgevo nel suo sguardo una luce diversa…o semplicemente era una luce che vedevo solo io, completamente soggiogata dalla sua presenza e dalla birra che avevo in corpo, che gli avevo rubato. Eravamo stretti stretti nella folla, mentre Caleb cantava sex on fire e use somebody, le mie canzoni preferite, che ovviamente associavo a Shan.
Shannon non era tipo da complimenti ma quasi mi sentì offesa quando mi rimproverò sul mio look, bastò il suo abbraccio però a farmi sciogliere, mi strinsi così tra le sue braccia, appoggiandomi di più a lui.
Entrambi i fratelli Leto erano affettuosi con me: abbracci, carezze, bacini, avevamo dormito anche vicini in passato ma imparai presto a distinguere le mie emozioni… Jared era davvero il mio migliore amico, per lui provavo un bene infinito ma non c’era quell’attrazione che provavo invece per Shan, quel bisogno fisico di averlo vicino, di sentire il suo odore o di sfiorarlo anche per sbaglio; era il mio polo opposto ed io ne ero dipendente.

Shan rise di me per tutto il tempo, raccontando a tutti che ero scappata di casa per essere lì ad ascoltare la mia band preferita! Qualcuno tirò fuori una polaroid e scattammo un paio di foto: una con i kings e una solo io e lui, la mia sacra reliquia.

Le nostre strade si divisero così, tra l’altro ci eravamo ricordati solo dopo della tipa che se ne stava a pochi passi da Shan, visibilmente scocciata, “ciccia torna da dove sei venuta!” pensai malefica. Pedalavo felice e serena sulla strada per tornare a casa, non riuscivo a smettere di pensarci...
Le urla della nonna mi riportarono alla realtà, ero davvero fottuta.




Ho un milione di idee per la testa, non so in quale direzione andrà questa storia, prendetela come un TENTATIVO disperato. Spero vi piaccia, come piace a me. Vi invito a esprimere la vostra opinione vista la mia inesperienza come "scrittrice".
Grazie.

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Capitolo 2
*** Cold desert. ***


I personaggi di cui scrivo non mi appartengono. I fatti narrati sono completamente inventati.

Method to the madness.
I'm on the corner waiting for a light to come on
That's when I know that you're alone
It's cold in the desert, water never sees the ground
Special unspoken without sound
Cold desert, Kings of Leon.
14-15 Settembre 2008

La spiaggia era il mio posto preferito per restare sola, per riflettere. Ero lì, immobile ad osservare le onde da non so quanto tempo.
Era quasi l’ora del tramonto e la brezza leggera accarezzava la mia pelle e anche il mio cuore.

“Hey, da quanto sei qui?” era Jared, ovviamente.
“Hey” dissi voltandomi “ da parecchio mi sa. Che ore sono?”
“Sono quasi le 7. Oggi sei sparita…ho provato anche a chiamarti, avevi il telefono staccato.”
In realtà non avevo nessuna idea di dove il mio vecchio samsung fosse andato a finire.
“Non avevo molta voglia di stare in compagnia. La nonna mi cercava?”
“No, mi ha detto che sei uscita presto e che avevi lo zaino … sapevamo tutti che ti avrei trovato qui”.
La torretta numero 60, quella dei bagnini per interderci, era il mio rifugio, l’avevo scelta, quando ero piccola, perché aveva l’asta della bandiera più alta di tutte.
“Hai sentito Shan?” dissi, pentendomi subito della mia domanda sciocca.
“No, in realtà. Lo sai che quando parte per lavoro  è troppo distratto dalla ricerca del caffè perfetto.” disse sedendosi al mio fianco
“Già, sto invidiando tutte le piantine di caffè del sud America in questo momento!”
“Stupida! E’ gasatissimo per questo nuovo progetto, non si è dimenticato di te, del tuo compleanno. Non ha neanche chiamato mè che sono suo fratello!”

Oggi era il 14 Settembre, il mio compleanno. Oggi compivo 18 anni.
Odiavo il mio compleanno. Lo odiavo da quando non avevo più una famiglia con cui festeggiarlo, una famiglia che mi festeggiava, che mi voleva bene.
Avevo 6 anni quando mia madre morì, tentando di dare alla luce mio fratello. Entrambi morirono e con loro anche una parte di me e di mio padre, che pensò bene di lasciare tutto e trasferirsi lontano dalla California, lasciandomi alle cure di mia nonna materna; mi rimproverava di avere gli stessi occhi verdi di mia madre e per questo non era capace di reggere il mio sguardo senza provare dolore.

Volevo bene a mia nonna, era la mia unica “famiglia”, era vedova ormai da tanti anni, il dolore per la perdita delle persone più care era il collante che ci teneva unite, ma aimè su certi aspetti eravamo completamente distanti: lei aveva una fede di ferro, sosteneva delle teorie cattolicissime come la serenità dopo la morte o una vita successiva in cui saremmo stati di nuovo tutti insieme, ma per me erano solo un mucchio di fandonie. Come si fa a credere in un “Dio”, lo stesso che ti ha portato via la tua famiglia?!


Shannon mi mancava.
Ero dispiaciuta per la sua assenza, parecchio, da quando si era messo in testa l’idea di aprire una caffetteria era diventato ingestibile! Le piantagioni di caffè, gli interni per il locale, la sede in cui aprire, i fornitori, le spedizioni,  pensava solo al caffè e l’idea di diventare imprenditore lo rendeva così fiero di se stesso, orgoglioso, quello sarebbe stato il suo vero lavoro. Il Black Fuel lo aveva portato lontano da casa e non aveva neanche trovato il tempo per telefonarmi.

“Si infatti, se non ha chiamato te… perché avrebbe dovuto telefonare a me? E’ il dovere di ogni  fratello maggiore  assicurarsi che il minore abbia consumato la sua giusta dose giornaliera di the verde!Dovresti rimproverarlo.” dissi prendendolo in giro.
“Come siamo simpatiche oggi! Lo sai che Shannon non si dimenticherebbe mai di te, ti vuole così bene che mi sacrificherebbe per te!”
“Idiota! Ti invidio sai? Tu Shannon non lo perderai mai, resterà sempre al tuo fianco..”
“Beh non è detto, visto le mie manie, presto o tardi si stancherà di me e mi baratterà per un pugno di caffè! Andiamo a casa simpaticona, fa fresco”.
“Comunque Leto Junor non mi hai dato neanche un abbraccio!” dissi, mentre mi porgeva una mano per alzarmi dal bagnasciuga.
“So che gradisci di più gli abbracci di qualcun altro, ma visto che è il tuo compleanno mi sforzerò di fingere che ti piacciono anche i miei.” Disse abbracciandomi.
“Infatti sei solo un ripiego, i tuoi abbracci fanno schifo Jay! “ sussurrai stretta nel suo abbraccio.
“Ti voglio bene anch’io”mi rispose.

Jared aveva sempre la parola giusta al momento giusto. Era dotato di grande empatia e riusciva a capire molto bene gli stati d’animo di chi gli stava intorno. Era molto di più dell’ego smisurato che metteva in mostra, era davvero abile nel canto, nella musica e nella recitazione, ma c’era molto altro. Era la persona più altruista che io avessi mai conosciuto, gentile e leale, un VERO migliore amico.
Lui sapeva della mia "cotta" per Shannon ma non ne aveva mai fatto parola con nessuno, sebbene suo fratello fosse più importante della sua vita stessa, aveva deciso di omettergli questo piccolo particolare, solo perché si trattava di me. Sull’argomento non si era mai sbilanciato troppo ma, al contrario di ciò che invece avrebbero fatto in molti, non mi aveva mai giudicato.


Quando rientrai a casa, trovai la tavola imbandita, al centro in bella vista c’era il mio dolce preferito, il tiramisù; mia nonna aveva persino invitato Costance, qualche mia amica di scuola e un paio di sue amiche della chiesa e sebbene fossi una nipote sconsiderata lei non mi avrebbe mai permesso di non festeggiare il mio compleanno perché mi voleva bene (parole sue!).
“Tua madre è con te, anche adesso” mi disse prima di andare a dormire.


“Mamma, se davvero mi stai guardando, mandami una gioia!” dissi in un sussurro sconsolato.

POV. SHANNON

Volevo farla incazzare, sapevo che ignorandola ci sarei riuscito.
Avevo chiesto a Jared di non dirle nulla. Dopotutto ero solo in ritardo di 24 ore. Ero stato fin troppo fortunato a trovare il volo che mi avrebbe permesso di essere a casa oggi. Avevo stravolto tutti i piani per esserci, ma volevo esserci a modo mio.

Nonostante l’età me la cavavo ancora bene ad entrare nelle stanze delle fanciulle dalla finestra. Ovviamente alle 8 del mattino non potevo che trovarla a letto, ancora nel mondo dei sogni.
Non la vedevo da ben due settimane e Cristo se mi era mancata.
Era nella sua solita posa, rannicchiata sul fianco sinistro, indossava una maglietta fin troppo familiare, probabilmente era roba di Jared o mia.

Era la ragazza più strana che io avessi mai conosciuto.
Era bella, di quelle bellezze senza tempo, oggettive. Aveva il viso da bambina, lineamenti delicati, occhi grandi e capelli lunghissimi e ribelli. Temevo che se l’avesse vista qualche amico fotografo o pubblicitario di Jay me l’avrebbe portata via, rendendola famosa.
Era bella, dicevo, ma lei non se ne rendeva conto. Per avere 18 anni era abbastanza spericolata su molte cose e non aveva paura di niente, eccetto che dello specchio. Abiti da maschiaccio, zero  trucco, nessuna acconciatura strana, niente smalto o accessori…lei era completamente naturale.
Chi non la conosceva abbastanza la considerava una ragazza trascurata, per altri era troppo sicura di sé, ma la verità era che lei si sentiva poco carina, inferiore alle altre, “poco donna” aveva detto lei stessa, un giorno, seguito da una scrollata di spalle.
Pensava questo non per il suo carattere ma per il suo aspetto fisico, poco abbondante e molto bambinesco. In realtà in molti le sbavavano dietro, ma lei non se ne accorgeva.Lei sosteneva di non dare molto peso alla cosa ma io sapevo che non era così. Doveva soffrirci parecchio.
Magari col tempo sarebbe cambiata, era solo una fase, pensavo, presto o tardi sarebbe diventata un’appassionata di shopping, come tutte le donne del resto, ma in cuor mio speravo il più tardi possibile.

Volevo svegliarla, così decisi di punzecchiarla un po’; rispose abbastanza velocemente ai miei pizzicotti, digrignando i denti, lamentandosi, girandosi su se stessa un paio di volte. Era così buffa.
La stavo innervosendo parecchio, eppure non accennava aprire gli occhi.
“Jay smettila” sussurrò. Da quando mio fratello entrava nella sua stanza di mattina?
Continuai a solleticarle il braccio, fino ad arrivare al gomito e scendere alla pancia, il suo punto debole.
“Mmm, smettila o ti ammazzo!” disse poco convinta
Non riuscivo più a trattenere le risate perciò le dissi:
“Mi uccideresti? E poi come faresti senza di me?!”
La vidi aprire gli occhi di colpo, ci mise un po’ a mettermi a fuoco, aveva un enorme punto interrogativo stampato sulla fronte.
“Sorpresa!” dissi tirandola a me in un abbraccio.

Nel capitolo precedente mi sono accorta di aver sbagliato la data, per ora, la storia è ambientata nel 2008, 10 anni fa. Grazie a chi è arrivato fin qui. Un abbraccio.

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Capitolo 3
*** Reverly. ***


I personaggi di cui scrivo non mi appartengono. I fatti narrati sono completamente inventati.
 
Method to the madness.

 
Even though it was me who drove us right in the ground
See the time we shared it was precious to me
But all the while I was dreaming of revelry
Gonna run baby run like a stream down a mountainside
With the wind at my back I won't ever even bat an eye
Just know it was you all along who had a hold of my heart
But the demon in me was the best of friends from the start
Reverly, Kings of leon
15 Settembre 2008


“Shannon… che-che ci fai qui?” dissi incredula, stavo ancora dormendo?
“Buon compleanno, principessa!” disse baciandomi una tempia.
Se prima ero poco convinta, ora ero certa di star sognando Shannon nel mio letto che mi abbracciava!
“Pensavi davvero che mi fossi dimenticato di te?”
“Io… no, cioè, Jared mi aveva detto che non avevi chiamato…” avevo bisogno di un pizzico, di una sberla, era davvero la realtà?!
“Jared era d’accordo con me, lui lo sapeva ma ha mantenuto il segreto… Da quando Jared ti sveglia la mattina?”
“Coosa? Ci ha preso gusto a fare l’attore, questa me la paga! Jared ci ha rinunciato a svegliarmi la mattina… per mia fortuna, perché?” non capivo a cosa si riferisse.
Stava per rispondermi quando sentimmo il suo cellulare vibrare nella tasca dei suoi pantaloni
“Ti vibra qualcosa…” dissi imbarazzata, mentre lui mi fissava negli occhi
“Lo so, vibra già da un pò. Pronto?” disse alzando gli occhi al cielo, sembrava molto scocciato per la telefonata.
“Jessica se non ti rispondo non devi insistere, ho da fare… te l’ho detto che sarei stato impegnato tutta la giornata, forse anche domani … facciamo che ti richiamo io quando sono libero, non insistere…ciao”
“Che cattivone! Ci sarà rimasta male…”
“E’ un problema suo …c’è ancora del dolce per me?” disse scompigliandomi i capelli sulla testa.
“Sì, credo…non posso ancora crederci che tu sia qui...”
“Credici invece! E’ arrivato il momento di reclamare il tuo regalo!” disse prendendomi in spalla, come un sacco di patate, portandomi di sotto.


Come per ogni compleanno, Shannon era obbligato a esaudire un mio desiderio, era una tradizione stupida che avevamo iniziato il primo anno che ero arrivata qui, per farmi felice. Non era una questione di regali costosi o preziosi, ormai era una sfida tra noi, io chiedevo le cose più assurde e lui dimostrava di poterle trovare. Al mio 10 imo compleanno avevo chiesto un unicorno e lui aveva fatto travestire un povero cavallo con corno dorato e glitter!
Beh quell’anno sarebbe stato diverso, la mia richiesta lo avrebbe di sicuro sorpreso e di sicuro mi avrebbe risposto con un secco NO.

“Allora… ci ho pensato e quest’anno la mia richiesta è un po’ insolita…”
“Spara, scommetto un viaggio, fare Bunging jumping o altre cose pazze!” disse ridendosela
“Più o meno… Shan come sei arrivato qui stamattina?”
“In mofo, ferfè?” disse mentre masticava la torta
“beh ecco…io volevo chiederti se …”
“TE LO SCORDI! ASSOLUTAMENTE NO! Non ti regalerò la mia moto!” disse shoccato
“Che tonto, ma ti pare che voglio la tua moto! Vorrei solo guidarla…una volta sola…” dissi facendogli gli occhioni
“PEGGIO ANCORA! Sei impazzita?”
“Dai, che sarà mai, una strada poco trafficata la si trova… e poi tu puoi restare seduto dietro, non sarà pericoloso. “
“Guarda che non è semplice come andare in bici, la moto la devi sentire, la devi dominare, ci vuole anche una certa forza fisica… “
“Shan è la mia richiesta! Sei costretto o forse vuoi arrenderti proprio ora?” dissi alzandomi e andando verso di lui, abbracciandolo, accarezzandogli gli spalle
“dai, ci sarai anche tu, non succederà niente” mi sentivo una stupida a pregarlo, eppure sapevo che stava per cedere alla mia richiesta.
“E va bene, non ho altra scelta che accontentarti! Vestiti che andiamo!” disse riportando l’attenzione su ciò che stava mangiando, nascondendo un certo nervosismo.

“Allora, qui c’è il bottone del cavalletto, da qui invece si cambiano le marce…” mentre lui parlava io osservavo affascinata la sua Ducati, era davvero bella e lo era ancora di più quando Shan era sopra di lei.
“Va bene, passami il casco” dissi montando in sella, impugnando il volante
“Con calma signorina” disse passando il casco e salendo anche lui in sella dietro di me
“Vai più avanti col culo altrimenti non arrivo al volante”
Che stupida! Non avevo affatto considerato che avrei percepito la sua presenza dietro di me, quella presenza, a stretto contatto col mio fondoschiena, la cosa era abbastanza imbarazzante.
“Io terrò una mano sotto la tua, non si sa mai, qui c’è la frizione, l’altra mano la userò in caso di bisogno, non fare scherzi” disse sovrastandomi con tutto il suo corpo. Ero intrappolata tra le sue gambe e le sue braccia, sentivo il cuore in gola,  il suo profumo mi stava mandando in palla il cervello e sentivo caldo, molto caldo, soprattutto al basso ventre, stavo per dirgli che ci avevo ripensato ma con un pizzico mi riportò alla realtà.
“Forza, facciamolo. Dai gas”.


POV. SHANNON

In che guaio mi ero cacciato! Ma proprio questa idea malsana doveva venirgli in mente?
Era visibilmente imbarazzata, io cercavo di camuffare il mio disagio. Se mi fossi eccitato adesso sarebbe stato un gran bel problema!
Ero spalmato su di lei, sulla sua schiena, sul suo fondoschiena… l’odore dei suoi capelli e della sua pelle mi inebriava… ma io non dovevo pensarci. A 38 anni dovevo tenere a bada gli ormoni, dovevo riuscirci o davvero ci saremmo schiantati da qualche parte.
Tolse il cavalletto, mise in moto, sollevò i piedi da terra, la prima marcia e via, come le avevo spiegato.
 La mia mano sinistra era sul suo fianco destro, per quanto era magrolina avrei potuto avvolgerla ancora, la tenevo stretta per non cadere, la mia mano destra era sotto la sua, la sovrastavo con il busto piegato in avanti
“Ti peso troppo?”
“No, tranquillo” disse in un sussurro
“Non essere tesa, andrà tutto bene” dissi più a me che a lei
La sentì muoversi, questo non migliorò le cose, tirò un sospiro e con più sicurezza strinse la sua mano sulla mia.
Il tragitto fu breve, a una velocità ridotta, ma dopo tutto era la prima guida, Cristo santo stavamo tutti bene (moto inclusa)!
“E’ complicato…” disse quando accostò la moto e rimise i piedi per terra.
“Non è un gioco. Come prima e unica guida è andata benone, dai”
“Già, prima e ultima. Torniamo a casa? “mi chiese abbastanza sfinita.
“In realtà dovrei andare a vedere un locale a Santa Monica, mi accompagni?” non volevo separarmi da lei, non oggi.
“Certo! Puoi chiamare tu la nonna? A me direbbe di tornare subito a casa!” disse facendomi di nuovo gli occhioni. Doveva averlo capito che non riuscivo a dire di no davanti a quello sguardo e se ripenso a prima, al modo in cui mi si era avvicinata e mi aveva accarezzato le spalle…
“Va bene, monta dietro che andiamo” dissi montando in modo per nascondere il movimento alle parti basse.
IO SHANNON LETO mi stavo rimbambendo! Come potevo “eccitarmi” per Becca? Era per colpa dell’astinenza, sicuramente, dovevo recuperare con Jessica il prima possibile.

POV. BECCA

Essere una passeggera su una moto era molto meglio che guidarla. Per tutto il tempo rimasi avvinghiata a Shannon, chiudendo gli occhi e inebriandomi del suo profumo senza alcuna responsabilità.
Avevo la gambe intorpidite e una gran fame quando arrivammo a Santa Monica.
Il locale era un vecchio magazzino, vicino alla spiaggia, molto grande e luminoso.
Shannon era su di giri.
“Qui ci mettiamo il bancone, qui facciamo la zona divano e tv con tavolino basso e invece qui tavolini e sedie in legno, voglio tante piante ed elementi metallici, che ne dici?”
“E’ davvero bellissimo, guarda che panorama dalla porta finestra!”
“Non l’ho ancora detto a nessuno, ma in realtà ho già preso questo magazzino!”
“Cosa?? Quindi è già tuo?” aveva scelto di dirlo a me per prima, mi sentivo così emozionata!
“Già…” disse abbracciandomi.
“Auguri a te allora! Ti auguro tanta fortuna, davvero!” dissi con la voce strozzata, mi veniva da piangere, come al solito frignano per ogni cosa.
“Grazie piccola.”


 
Grazie per aver letto fin qui.

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