Cammino nel vuoto

di Zenyas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paranoia? ***
Capitolo 2: *** Cielo stellato ***
Capitolo 3: *** Dedalo ***
Capitolo 4: *** Doppelgänger ***
Capitolo 5: *** La Rosa che non ti regalai mai ***
Capitolo 6: *** Maschera ***
Capitolo 7: *** Distacco, Distanza e Desiderio ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Paranoia? ***


Mi promisi ancora una volta di andare a dormire presto e all'inizio fu così, finché non iniziai a pensare.
Ogni mio pensiero si collegò ad un altro, come se fosse il polline che si attacca alle zampe delle api, per poi impastarsi con una buona dose di negatività e preoccupazioni inutili o basate su esperienze negative in passato.
E' così si riempie ogni spazio libero del mio cervello di pensieri e quesiti che non avranno una risposta, così facendo vengo attratto dall'unica donna che mi ascolta, "la fatal quiete". 
Ogni notte non perde l'occasione di attirarmi, mi vuole con sé, ma per raggiungerla devo attraversare il Vuoto, dove è possibile camminarci sopra o nuotarci cercando di non affogare tra le voci del passato.
Un giorno decisi di fare il primo passo... ed è stato piacevole. 
Era come camminare nelle piume del più maestoso cigno. 
Ma dovetti fermarmi quella volta.
Mi girai e vidi il suo viso, non era il viso della mia scomparsa, ma di colei a cui ho donato la chiave per la cassaforte dei miei sentimenti, il cuore.
Aveva il volto in lacrime e nei suoi occhi c'era una profonda tristezza che bastò per farmi sentire piccolo ed inutile, ma anche profondamente egoista e codardo.
Senza pensarci due volte, decisi di  andarle incontro, ma ogni passo che facevo, lei si allontanava sempre di più ed io, come un idiota cercai di inseguire la luce provando a chiamarla per nome, ma non potevo urlare ne parlare, poiché la morte rinchiuse la mia voce.

Non sono più in grado di sognare.
Nè di sperare.
Vorrei solo dormire, ma non posso permettermelo.
Voglio restare sveglio ancora un po' per immaginarti, ma l'inverno me le fa sentire calde, ancora una volta, le lacrime.

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Capitolo 2
*** Cielo stellato ***


Non voglio incrociare ancora il mio sguardo con il tuo, non ora che sei seduta vicino a me a guardare le stelle.
Ma nello stesso momento in cui lo penso, ti guardo e tu confusa, mi guardi con quei dannati occhi e ti avvicini a me.
Mi allontano.
Guardo altrove.
Non ti avvicinare.
Tutto ok?” dici con un tono lieve e soave, ma come un’idiota ti guardo e faccio un cenno con la testa, poco dopo, riprendi a guardare le stelle come se nulla fosse e io riprendo a fissarti il viso di profilo.
Vorrei che momenti come questo durassero in eterno, ma nulla è eterno, nemmeno tu.
Te ne andrai un giorno.
Lo so, perché nessuno davvero resta.
Anche se un giorno mi risponderai più freddamente di ora e non te ne fregherà totalmente di me, non riuscirò ad odiarti, non ce la farei.
Potrai continuare a fare tutto quello che ti pare per farti odiare, ma non cambierò idea ugualmente.
Potrò perdere i sentimenti, ma non posso rinnegarli.
Ciò che provo per te è vero.
Non un ossessione come la descrivi tu.
Ogni tanto vorrei sapere cosa ti passa per la mente, perché ci sono troppe domande che vorrei farti, sono assetato.
Assetato di risposte.
E nel mentre che mi ero perso tra i miei pensieri, tu te ne eri già andata.
Dove sei?” urlo al cielo.
Nessuna risposta.
Scusa...” dico a bassa voce, guardandomi intorno invano.



Apro gli occhi.
Era troppo reale per essere un sogno.
Ma al posto tuo, nel mio letto c’è la morte che mi fissa con i suoi occhi vitrei.
Mi invita ancora nel suo mondo parallelo.
Ed io accetto ancora.
Ma stavolta sono immerso nelle piume e ho freddo.
Cerco di proseguire.
E poco a poco sprofondo sempre di più, fino a quando inizi a gridare il mio nome.
Perchè non vuoi perdermi, pur non sapendo cosa provi per me.
E ti odio perché ti bastano poche parole, semplici e banali per potermi far cambiare idea su tutto.
Vengo verso di te tendendo la mia mano.
Ma non riesco più a muovermi.
E’ troppo tardi per tornare indietro.

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Capitolo 3
*** Dedalo ***


Persi la vista e sprofondai di più in questo lago di piume.
Fu così che mi ritrovai in un dedalo.
I muri erano bianchi con delle scritte poco visibili, così mi avvicinai per leggerle.
Erano i tuoi messaggi o meglio, monosillabi.
Ma poco più in là vidi delle scritte colorate, le tue frasi.

Mi accasciai per terra.
Mi sentii in colpa.

Poco dopo, mi alzai e ripresi a camminare, volevo uscire da questo posto, ma ogni volta che svoltavo l'angolo vidi delle mie frasi.
Parole taglienti.
Parole che ti ferirono profondamente.
Ma tu questo non me lo hai mai detto, lo so.
Arrivai in un punto diverso e, ignorando qualsiasi cosa vi era scritta in quelle pareti d'odio e freddezza, mi accorsi di essere al punto di partenza.
Mi buttai per terra e iniziai a piangere.
"Perché?" urlai in preda ad una crisi isterica.
Ma l'unica cosa che sentii, furono dei passi leggeri e io conoscevo di chi fossero quei passi, la scomparsa è qua.

Si avvicinò a me e mi prese in braccio.
Mi portò in una parte remota del dedalo ancora non esplorata e mi offrì dei biscotti.
Li assaggiai perplesso.

Ma quando li misi in bocca, sentii l'amaro.
Però era un amaro diverso, questo non riuscivo nemmeno a tenerlo in bocca, ma lo ingoiai lo stesso.
Iniziai a sentirmi stordito.
Non erano biscotti semplici.
Erano biscotti creati dalle tue parole.

Ripresi a correre.
Dovevo trovare l'uscita, volevo vederti anche se mi è impossibile.
Ma a te non interessa, non t'interessa di me, lo so perché in ogni tua frase o parole, noto un grande disinteresse verso di me, nonostante mi ritieni "importante".

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Capitolo 4
*** Doppelgänger ***


"Eccoti, era da tanto che ti cercavo!" disse una presenza corrotta da lontano, correva verso di me, ma qualcosa non quadrò.
Aveva le mie stesse sembianze.
Stupito lo guardai e d'istinto gli chiesi chi fosse.
"Davvero non sai chi sono?" rise in maniera allegra.
"Sono la tua ombra, il tuo personaggio, colui che prenderà il tuo posto, una copia migliore di te." disse il mio doppio con un tono superbo.
"E dimmi, in cosa saresti migliore di me?" gli domandai incerto.
"In tutto: la gente ti ricorda e ti è amica per merito mio, non hai talenti ne vere passioni, la tua esistenza è effimera in confronto a me." mi aggredisce con delle parole ad effetto.
"Nemmeno a lei piaci, le piaccio io." aggiunge.
Accecato dalla rabbia cercai di colpirlo invano.
Era immateriale.

"Sarai soltanto il gobbo di tutto questo cielo ed io, sarò il protagonista." disse con tono fiero.
Poco dopo se ne andò lasciandomi da solo.
Cercai di non darle importanza
.
Proseguì ancora nel labirinto contorto.
La fine di questo dedalo è davanti ai miei occhi.
Mi fermai un attimo.


"Chi sono io?"
"Cosa voglio veramente?"



Una sola risposta fu plasmata dal mio senno, lei.
Un sorriso amaro segnò la mia bocca, seguito dalle lacrime.
Il sosia mi porse un fazzoletto.
Sii la mia ombra e ti prometto che non sarai più triste.” disse con un tono dolce.
Sembrava molto convincente.
Sarebbe davvero bello essere felici, per davvero.

Tesi le braccia verso l’altro me stesso.
Possiamo convivere.” gli dissi, abbracciandolo.
Ma purtroppo, nel mondo è ammessa solo una presenza, la mia.” aggiunsi.
Mi guardò.
Sorrise e sparì.
Mi misi a correre.


Devo vederti.
Dobbiamo parlare.

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Capitolo 5
*** La Rosa che non ti regalai mai ***


Uscii da quel dannato labirinto e rimasi sbalordito da ciò che avevo davanti.
Un campo color cenere, dove nulla cresceva.
Tranne una Rosa rossa, era la stessa che volevo regalarti anni fa.
Nonostante il terreno avido, i suoi petali erano rigogliosi, ma il fusto… era totalmente rovinato.
Non era secco, era pieno di cicatrici e le sue spine erano spezzate,
le uniche rimaste erano lunghe e terrificanti.
Cercai di toccarla, ma non appena la sfiorai la mia mano era piena di tagli.
Facevano terribilmente male.
Guardai in basso e vidi che alla base di questo inestimabile fiore c'era l’unico pezzo di terra fertile.
Non potevo coglierla, sarebbe morta.
Ma allo stesso tempo non potevo lasciarla lì, perché lei rapprensentava noi.

La rosa sparì ed io mi ritrovai in mezzo alle piume.

Non avevo le forze necessarie per farmi domande futili.
Avevo solo le forze per nuotare verso la riva della realtà.
Iniziai a sperare.
E se ci fossi tu, ad aspettarmi, in quella riva contorta?

Così nuotai fino ad arrivare a destinazione.
Non c’eri.
Ancora una volta, mi ero illuso.

Mi sedetti nella desolazione totale ad osservare il cielo sgombro da ogni luce.
Mi ricordai perché avevo smesso di sperare e sognare.
Ogni volta m’illudo e ci sto male, ma tu questo non lo saprai mai, figlia della luna.
E mi sento davvero un idiota, perché continuo a cercarti in mezzo alla folla, in ogni posto possibile ed immaginabile, pur sapendo che non sei lì.
Ma tu… Tu non mi cerchi e non so se mai lo farai.


Mi manchi e nonostante possa dirtelo due, otto e sedici volte, tu non mi crederai.
In questo sipario corrotto e intricato mi sono dimenticato di farti una domanda.
Io ti manco?


L’ennesima domanda senza risposta.
Mi raccolsi in me stesso e cercai di dormire sulla sabbia congelata dalle tue parole.

Di sicuro è tutto un bad trip.
Sarò incoerente, ma spero che davvero sia così.
Vorrei che tutto questo finisse.
Sono davvero stufo di morire ogni notte.
Sono stufo di vivere.


ln quel momento di autocommiserazione, sentii qualcuno avvicinarsi.
Riconoscevo la sagoma e i capelli scarlatti.
Eri tu.

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Capitolo 6
*** Maschera ***


Sorridevi.
Mi insospettii.
Non era il tuo sorriso.

Non appena ti avvicinai a me con le braccia tese, indietreggiai.
Un po' per stupore, un po' per sospetto, di solito non mi accogli mai con un abbraccio.
"Non ti va di abbracciarmi?" disse con tono dolce.
"No." le risposi secco.
La presenza dei tuoi occhi delusi alla mia risposta è rilevante.
Mi sentii piccolo ancora una volta. 
"Scus-..." dissi, ma dovetti interrompermi.

Non eri tu. 
Era il mio doppio. 
Aveva osato prendere le tue sembianze. 


Rimasi pietrificato alla visione del suo cambio forma. 
Non avevo forze per dirgli qualcosa. 
"Dovresti vedere che faccia avevi" disse divertito, imitando la mia faccia sconvolta e timida

Uno scherzo davvero di pessimo gusto. 
Lo odiai con tutto me stesso. 


"Ti hanno mangiato la lingua?" domandò sorridendo. 
Lo guardai con l'abisso negli occhi. 
Gli porsi le mani al collo, potevo toccarlo.
Lo buttai a terra e cercai di stringerlo più forte che potevo.
Ma fu un tentativo inutile, poiché si liberò facilmente.

Sei solo patetico.” sussurò con un tono a dir poco inquietante.
Mi coprì gli occhi abbracciandomi da dietro.
Un brivido mi percorse la schiena.
Suicidati. Nessuno se ne accorgerà, ci sarò io a sostituirti.” aggiunse.
La tentazione di assecondarlo fu grandissima.
Sai, sei un ospite davvero interessante, però mi sono stufato di essere una maschera, voglio essere te.” sorrise maliziosamente.

Mi accascai a terra lentamente.
Non posso.” dissi a tono pacato.
Mi piacerebbe accogliere il vuoto, ma… sarebbe effimero. Se morissi, smetterei di soffrire, ma sarei infelice.” aggiunsi guardando il cielo.
Posso continuare ad essere la tua maschera?” rispose, sedendosi accanto a me.

Il silenzio calò per qualche minuto.
Si.” dissi stringendo la Rosa che non ti regalai mai tra la mano.
Dove sei, Siha?” chiesi al fiore mentre osservavo i suoi maestosi petali.

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Capitolo 7
*** Distacco, Distanza e Desiderio ***


Navigando tra mille pensieri vidi le luci della rinascita del sole.
Dannazione.
Avevo passato un’altra notte a pensare.
Decisi di rimanere a letto e chiusi gli occhi in cerca della disperata morte temporanea.
Fu così.
Finalmente riuscì ad addormentarmi, ma in tutto ciò sono cosciente.
Un sogno lucido.

Mi guardai attorno e non vidi altro che muri semi-invisibili.
Ero intrappolato in una sottospecie di scatola chiusa.
Non potevo uscire.
L’unica cosa che potevo fare era guardare te all’esterno di questa gabbia.

Mi misi ad osservarti come feci di solito.
Ogni tuo lineamento fu tesoro per i miei occhi, era davvero una piacevole visione.
Vorrei accarezzarti il volto, ma questo muro me lo impedisce, impedisce di verderci.
Cercai di sfondarlo con le mie forze, ci provai numerose volte senza nessun esito.
Affranto, appoggiai la fronte al muro e chiusi gli occhi, sentii solo i miei respiri affannati e il sudore che mi usciva da tutti i pori.
Appena aprì le palpebre vidi la tua mano, dall’altra parte del muro, poggiata sulla mia fronte.
Ti guardai stupito e sorrisi.
- - - - -” dicesti, ma non potevo capire, c’era il muro che mi divideva da te.

Ho voglia di parlare con te, ho così tanto da raccontarti.” dissi nonostante non potevi sentirmi.
A quel punto non riuscivo più a trattenermi, le lacrime scesero e furono più le calde che abbia mai sentito.
Ero così felice di vederti.
Il mio cuore riniziò a battere e tu, mi feci cenno di non piangere e buffamente tiravi le guance in su per simulare un sorriso.
Ti donai il miglior sorriso che potessi fare e poggiai la mano sulla tua.

Un sogno lucido quasi perfetto.
Ci siamo noi.
Separati da un muro che permette di vederci, ma non di comunicare e toccarci.
Potevamo solo immaginarci quello che volevamo fare.


Fu solo un’utopia momentanea.
Perchè so che non sarà così.
Non possiamo ancora incontrarci.
Ne parlarci come facevamo.
Tanto meno avere un contatto fisico.

Mi risvegliai alla sera.
Non mi ricordavo più che successe dopo.
So solo che ero imbrattato di sudore e il volto era rigato dalle lacrime.
Quanto devo ancora aspettarti?” furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca.

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


Ogni volta che provo ad avvinarmi a te, tu non fai altro che allonarti sempre di più, aumentando questo burrone che c’è tra di noi.
Non mi arrenderò.
Cadrò ancora nel vuoto e ne uscirò di nuovo.
Imparerò a camminarci sopra e ti attenderò in questo posto corrotto, vicino alla Rosa che non ti regalai mai.
Non so se mai ci sarai, ma ci spero con tutto me stesso.
So solo che sto facendo la cosa giusta.

So che mi farò male e piangerò, ma non m’importerà, perché ogni giorno alla morte del sole ti dedicherò una serenata al chiaro di luna, finché la notte morirà a sua volta.
In ogni verso ti racconterò tutto ciò che vorrei raccontarti.
Perchè so che a te piacciono i miei racconti, ti sono sempre piaciuti.

Attenderò la fine del tuo viaggio alla ricerca di te stessa.
Perchè se mai verrai da me, potrò dirti “Bentornata a casa, Siha.” e potremmo condividere la felicità.

A quel punto i miei sforzi non saranno stati vani e non saremo più un “Io” e “Te”, ma un “Noi”.




Angolo Autore:

Questo è l'ultimo capitolo che chiuderà la vicenda.
Ringrazio chiunque sia riuscito/a a leggerli tutti.
Una vostra recensione o commento sarebbe gradito.

-Zenyas

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