Pandòria

di LaMacchiaNera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1x01 - L'arrivo a Pandòria ***
Capitolo 2: *** 1x02 - La Conoscenza ***
Capitolo 3: *** 1x03 - Il Viaggio della Vita p1 ***
Capitolo 4: *** 1x04 - Il Viaggio della Vita p2 ***
Capitolo 5: *** 1x05 - L'Altare della Scienza p1 ***
Capitolo 6: *** 1x06 - L'Altare della Scienza p2 ***
Capitolo 7: *** 1x07 - La Maledizione più Terribile ***
Capitolo 8: *** 1x08 - Il Videogioco Definitivo ***
Capitolo 9: *** 1x09 - Il Vecchio dagli Occhi Bianchi ***
Capitolo 10: *** 1x10 - Lo Spectrarium: Il Libro della Testimonianza ***
Capitolo 11: *** 1X11 - Debolezza p1 ***
Capitolo 12: *** 1X12 - Debolezza p2 ***
Capitolo 13: *** 1x13 - Debolezza p3 [Finale di Stagione] ***
Capitolo 14: *** [EXTRA] - La Verità sul Cronovisore ***



Capitolo 1
*** 1x01 - L'arrivo a Pandòria ***


1x01 - L'Arrivo a Pandòria



Eravamo quasi arrivati. Mancavano ancora solo pochi minuti prima che io e i miei genitori avessimo raggiunto in macchina la nostra nuova casa e io decisi di prendere il mio registratore e iniziare a registrare.

Caro diario, sono Samuel Kay detto "Chiave" per gli amici, ho quattordici anni, e faccio questa registrazione perché ho deciso di tenere un diario audio; perché? Semplice, mi trasferisco con i miei genitori in una città molto particolare chiamata Pandòria. Pandòria è situata sulla costa Est degli Stati Uniti, a circa 200 chilometri da confine con il Canada, conta una popolazione di 100mila abitanti e si trova in un luogo creato artificialmente. Il terreno su cui sorge, un tempo, era completamente inadatto all'edificazione ma grazie a nuove e avanzatissime tecnologie è stato bonificato diventando quella che oggi è conosciuta come la Valle di Nessuno delimitata a est dal mare e a ovest da cinque montagne anch'esse create artificialmente e disposte a semicerchio. 

Le montagne, rispettivamente, più a Nord e più a Sud si trovano a contatto con il mare creando una pianura in cui è racchiusa la città. E’ una città di medie dimensioni, ma offre tutti servizi di cui si può avere bisogno e la maggior parte degli edifici necessari a sostenersi. Ci sono: chiese, ospedali, scuole, college, negozi, biblioteche, una prigione e anche un grosso manicomio, anche se questi ultimi due sono più isolati e nascosti dalla foresta.

All'inizio, Pandòria era nota solo per questo; per essere un prodigio dell'ingegneria moderna ma entro pochi anni si è guadagnata il primato che l'ha resa famosa in tutto il mondo; infatti, in pochi anni diventò la città con il tasso di eventi paranormali annuali più alto non degli Stati Uniti ma del mondo intero! Qui non è insolito incontrare persone che dico di aver visto o addirittura parlato con fantasmi, alieni, entità soprannaturali, creature che sembrano uscite da una creepypasta e simili.

Per fare un esempio. Qualche settimana fa, quando ancora stavamo cercando casa, ci eravamo fermati in un bar della città per bere qualcosa dopo un'estenuante giornata di ricerca e ho sentito due persone al tavolo accanto forse amici scambiarsi alcune battute tipo:-"Ehi, non puoi immaginare cosa mi è successo ieri sera: ho visto un fantasma?"
L'interlocutore risponde:-"No, davvero? Racconta!"
"Erano circa le dieci di sera stavo facendo una passeggiata come faccio sempre, del resto, e vedo il fantasma di una ragazza camminare nella mia direzione prima penso che sia solo un'allucinazione dovuta alla stanchezza ma poi mi accorgo che non è così e mi viene un colpo"
"E poi cos'è successo?"
"Mi è venuta incontro sempre più velocemente finché non mi è passata attraverso e continuato a camminare come se nulla fosse. Ti giuro, sta notte non ho chiuso occhio!"
L'interlocutore fa:-"Pazzesco, ma anche a me è successo un fatto simile circa un mese fa. Ti ricordi quando avevo bucato una gomma e ho dovuto fermarmi in una piazzola di sosta ai margini del bosco?"
-"Si"
"Ecco mentre montavo la ruota di scorta ho visto che c'era una creatura che mi fissava tra gli alberi. Era inquietante, aveva la pelle grigia, dei coltelli al posto delle unghie e degli occhi gialli e orribili, ci siamo guardati per un istante, solo un istante, non so da quanto tempo mi spiava ma sta di fatto che quando ho realizzato ho pensato che fosse giunta la mia ora." "Se quello che mi stai raccontando è vero, come hai fatto a salvarti?"
"Non saprei dirtelo, semplicemente qualcosa o qualcuno ha richiamato la sua attenzione nel bosco ed è sparita tra gli alberi. Scusa se non ti ho detto niente ma avevo paura che mi prendessi per pazzo!"

Strano e inquietante, ma questa è la normalità di Pandòria. 
Questa città è una meta turistica così ambita per gli spiriti che un investigatore del paranormale, un sensitivo, un esorcista o un cacciatore di fantasmi che sceglie di lavorare qui, avrà molto lavoro da fare e se è bravo riuscirà anche a fare carriera, ma forse si tratta solo di suggestione dato che i pandoriani vivono a contatto con la morte ogni giorno; o per meglio dire a Pandòria, non esiste un vero e proprio cimitero, ma delle strade cimiteriali, ovvero delle vie in cui al posto delle case ci sono due lunghi mausolei ai lati della strada e le persone le attraversano abitudinariamente per andare a scuola o a fare la spesa, quindi è probabile che a un certo punto la suggestione prenda il sopravvento e si comincino a vedere delle cose inesistenti.

A Pandòria, però, non circolano solo dicerie che possono essere smentite come semplici visioni. Sto parlando di quelle che raccontano di servizi segreti, uomini del governo, potenti organizzazioni criminali, sette di Illuminati e misteriosi culti esoterici che cercano si danno battaglia tra loro per imporre il loro dominio in questa città anche se il motivo e il loro scopo ultimo rimane avvolto nel mistero.

Infine la mia preferita ovvero quella dello Spectrarium, un libro che secondo una leggenda sarebbe stato scritto da un monaco nel XIV secolo che è riuscito a mettersi in contatto con il diavolo e a stringere un patto con lui, a oggi le uniche copie di questo manoscritto siano nascoste.

La leggenda inizia con un monaco che viene accusato di aver violato i suoi voti praticando la stregoneria e quindi condannato a morte. In un disperato tentativo di salvarsi promette alla giuria di scrivere in una notte un libro, una guida che se usata correttamente avrebbe potuto rendere accessibile tutto quel sapere che si celava oltre il mondo materiale e che persino alla Chiesa era rimasto occulto.

Il giudice, sapendo che tanto non sarebbe mai riuscito in questa impresa disperata decise di lasciarlo tentare. Fu ricondotto al suo monastero e appena il sole tramontò lo rinchiusero nei suoi alloggi insieme a tutti i fogli e l’inchiostro di cui avrebbe avuto bisogno per scrivere il libro. L’uomo di fede scrisse, scrisse e scrisse ma il tempo sembrava scorrere inesorabile e implacabile finché non arrivarono le tre del mattino. Ancora ben lontano dal terminare il suo manoscritto, il diavolo si manifestò davanti a lui proponendogli un patto: la sua anima in cambio della stesura del libro. Il monaco accettò.

Appena venne l’alba il capo dell’ordine monastico con il giudice e la giuria al seguito aprirono la porta delle sue stanze e trovarono sul leggio personale del monaco il manoscritto che aveva promesso già rilegato e pronto per essere letto. Qui la leggenda si divide. Secondo una versione, dopo che l'arcidiacono lesse il libro, accusò il monaco di aver scritto il libro più blasfemo mai concepito e per questo fu condannato al rogo e il testo distrutto, ma in realtà il diavolo ne aveva create diverse copie durante quella notte che sono sopravvissute fino ai giorni nostri e alcune si troverebbero nella biblioteca di Pandòria. Secondo l'altra versione, alla fine il diacono venne assolto per essere stato di parola, ma in seguito a quella notte, il monaco cominciò a dare segni di pazzia dicendo di vedere il diavolo, di fare incubi ricorrenti e qualche anno dopo sia morto gettandosi da una delle finestre del monastero.

Non so tu caro registratore ma ho una sensazione, non saprei come descriverla, è la sensazione di trovarmi al posto giusto e nel momento giusto; io adoro le dicerie e i misteri perché sono sempre in parte veri e quello che più amo fare è proprio scoprire fino a dove la realtà può spingersi. Da questo momento inizia la mia caccia all'occulto!

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Capitolo 2
*** 1x02 - La Conoscenza ***


1x02 - La Conoscenza




I trasferimenti per alcuni rappresentano l’attimo in cui un capitolo della vita finisce e un altro inizia; non sempre è vero, dipende con che spirito lo si fa. Nel mio caso è stata una decisione presa da mio padre per motivi di lavoro, ma sono stato io a dargli questo significato.

Come ho già detto nell'ultima registrazione, voglio cominciare un percorso di crescita spirituale che porti a realizzarmi come individuo, o come lo direbbe Nietzsche a “diventare quello che sono”, ho intuito che per farlo serve una cosa fondamentale: l'intelligenza necessaria per raggiungere un livello profondo di conoscenza.

Intelligenza che non è il semplice sapere molto, "Sapere molte cose non ti rende intelligente" diceva Eraclito, ma il sapere di possedere informazioni legate tra loro da cui si possono fare deduzioni di varia natura; che a loro volta è possibile usare per fare altri ragionamenti, facendo nuove scoperte, aumentando così la propria conoscenza ovvero il comprendere ed essere consapevole di fatti, informazioni e verità attraverso esperienza, apprendimento o introspezione.

Ho iniziato con l'esplorare quei rami della conoscenza che non sono opinabili, ovvero quelli che pronunciano verità assoluta, salvo errori ed eccezioni alle regole, come possono essere ad esempio la matematica, la fisica o la chimica; e capì che scoprire questi campi era come svilupparsi in una serie infinita di gusci concentrici.

Per spiegarmi meglio, quando inizi ad analizzare queste materie e come se tu fossi al centro di tutti questi involucri come in un primordiale utero materno e ti trovi in una situazione in cui tutto è sempre uguale a se stesso, senza possibilità di mutamento o evoluzione; ma nel momento in cui prendi coscienza della cosa e decidi di volerne uscire, boom, ecco che il primo guscio si rompe rivelando un mondo di nuove verità e possibilità da scoprire e riutilizzare per sé stessi o gli altri.

Quello stato di quiete si trasforma in dinamismo ed eccitazione. Tramite osservazioni, analisi ed esperimenti, le tue conoscenze si espandono fino a occupare tutto il secondo guscio e ritrovandoti in una situazione di stasi simile a quella iniziale, qui nuovamente la scelta, fermarti oppure rompere il secondo guscio e continuare la tua corsa verso il sapere. Dopo quanti strati si può dire con certezza di essere arrivati all'ultimo?

Non lo so, ma penso che siano infiniti, visto che al mondo c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare e non sempre si trovano solo gusci concentrici. Quelli sono i principali, ma spesso fra un guscio e l'altro ci sono involucri a sé stanti. Essi rappresentano le branche secondarie della conoscenza e lasciano una scelta: scartarle o esaminarle in modo più approfondito prima di rompere il guscio successivo.

Questo è il modo tipico di presentarsi delle scienze; e quelle materie che non sono opinabili. In che senso, non opinabili? Che non puoi avere un'opinione su quello che dicono, è così, punto e basta, senza possibilità di appello ed è proprio per questo motivo che è inutile chiedere una scienza democratica, perché la scienza non rispetta la democrazia. Non si possono piegare le leggi fisiche alla volontà della maggioranza; se mescolando il blu al rosso ottenete il viola, non potete fare un referendum per decidere che rosso e blu diano l’arancio; non si può scegliere quale farmaco è migliore di un altro su base democratica, quale ipotesi scientifica sia vera votando a maggioranza; se due più due fa quattro, quella somma continuerà a fare quattro anche se tutti al mondo dovessero convincersi che faccia cinque.

Come dicevo questi sono i rami della conoscenza che contengono verità assolute, e l'unico modo per scoprirle è un po' alla volta, cercando, sbagliando e correggendosi, però non sempre appare chiara e trasparente, spesso viene occultata. 

Questo avviene principalmente nel campo delle arti come la pittura, il cinema, la poesia e la scrittura, ovvero le aree dove la conoscenza è opinabile, cioè è vera fino a un certo punto ed è falsa fino a un certo punto. Chi padroneggia queste arti di solito le usa per comunicare un proprio pensiero. Da sempre che mi chiedo perché gli artisti usino metafore, maschere e allegorie per comunicare le loro idee e se non sarebbe stato meglio comunicarlo in modo aperto fin da subito ma alla fine ho capito!

Il principale motivo è quello, per quanto sembri un controsenso, di far arrivare meglio il messaggio. Per dare un po' da ragionare all'osservatore, se l'artista lo dicesse in modo chiaro fin da subito o lo facesse intuire con troppo facilità; farebbe pensare allo spettatore:-"Ah, si, bello!" Per poi dimenticarselo dopo due minuti. Invece, se quello che vuole dire fosse mascherato un po' potrebbe suscitare interesse nel ricevente che si metterà ad analizzare l'opera e infine a scoprire il messaggio. Contemporaneamente l'autore deve fare attenzione a non nasconderlo troppo altrimenti lo spettatore rinuncerà ad analizzare l'opera e il messaggio non arriverà mai a nessuno.

Un secondo motivo è quello di fare una selezione delle persone a cui affidare il messaggio; questo mondo è pieno di gente ignorante che quanto gli viene comunicato un modo di pensare che non capiscono diventano pronti a compiere gli atti peggiori pur di ostacolarne la sua diffusione, quindi, meglio evitare che arrivi alle orecchie di questa gente, o sbaglio?

Diventare un esperto conoscitore non è stato facile ma cosa ho ottenuto in cambio? Sapere mi ha permesso di applicare filtri e firewall mentali a quello che la società mi propina ogni giorno e quando qualcuno mi racconta le sue idee spacciandomele come verità assolute che ho l'obbligo di seguire la mia mente le analizza, e decide se possono essere accettate così come sono nel caso mi arricchiscano e mi aiutino a crescere, scartarle a priori, se limitanti o tossiche per il mio modo di essere, oppure modificarle leggermente per renderla compatibile con la mia personalità, se rientrano nella seconda categoria ma non sono del tutto da buttare.

Una persona ignorante invece non possiede tutte queste difese mentali e tenderà ad accettare tutto quello che propone la massa evitando di fare una selezione e inevitabilmente, senza rendersene conto, perderà la strada per "diventare se stesso" riducendosi a un burattino infelice nelle mani della società e capace solo d'illudersi che quella che prova sia la vera felicità e di aver raggiunto traguardi “super-ambiziosi", quando non è vero!

La conoscenza è assolutamente necessaria per scoprire sé stessi, e non cadere nella trappola che ti ho appena descritto. Non a caso, in situazioni di dittatura, la prima cosa che cerca di fare il dittatore è proprio quella di limitare l'accesso alla conoscenza, imponendo le sue idee come verità assolute e reprimendo quelle contrarie. Tutti atti che spingono le persone a non pensare e di conseguenza fargli assorbire meglio le idee del partito fino a considerarle vere; ma questo non si limita alla sole dittature, vale anche per le sette religiose, venditori senza scrupoli, gruppi terroristici ed estremisti di varia natura.

Giunto a un livello di conoscenza molto profondo della realtà, però, bisogna evitare di cadere in un'altra trappola: quella di credere di essere arrivato fino all'ultimo involucro della conoscenza. Molti fanno l'errore di adagiarsi sugli allori e credere di sapere tutto ma non è così. Non è mai l'ultimo involucro di conoscenza, per quanta strada tu abbia fatto, per quanto difficile sia stato il percorso, per quanto tu sia vecchio e convinto di saper tutto; ci sarà sempre qualcosa che vale la pena sapere, e le persone che credono di saper tutto diventano, come le definisco io, ignoranti di riflesso, cioè considerano falsità tutto ciò che diverge troppo dalle loro credenze, quando avrebbero solo da imparare.

Ultimamente, però, c'è qualcosa che mi preoccupa, si tratta di una sensazione costante che mi accompagna ovunque io vada, come un avvertimento. Con il tempo sono riuscito a diventare una delle persone più sapienti della mia età, non mi faccio soggiogare da quanto so, sono disposto ad analizzare le opinioni altrui non importa chi me le dica e analizzo, sempre con ottimi risultati, qualsiasi testo mi venga proposto; per quanto grosso o complesso e articolato possa essere; riesco a trovare il messaggio di fondo lasciato dal suo autore.

Il problema è che tutte queste conoscenze nella mia testa, non sembrano essere gradite dalle altre persone. Mi invidiano, quando mi guardano lo fanno con disprezzo, cercano di mettermi su una cattiva strada o di darmi cattivi consigli; è come se volessero riportarmi nel mio stato di cecità, non sembra importagli nulla delle centinaia di persone che il mio sapere maturato può aiutare, loro vogliono solo non sentirsi offuscati dalla loro ignoranza. Devo stare molto attento, devo selezionare accuratamente le persone con cui condivido il mio sapere perché ai cechi e agli ignoranti, pur di non ammettere la loro ignoranza sono pronte a tutto! Anche ai gesti più estremi!

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Capitolo 3
*** 1x03 - Il Viaggio della Vita p1 ***


1x03 - Il Viaggio della Vita p1




Mi chiamo Robinson Jonas, ho 25 anni e sono un viaggiatore in cerca di me stesso. Ho iniziato il mio pellegrinaggio, ehm… Quanto tempo sarà passato? Cinque, sei anni? Non ricordo bene! Ho deciso di fare questo viaggio senza meta perché non sopportavo più la mia famiglia. I miei genitori non avevano un matrimonio felice e litigavano spesso fin da quando ero bambino. Le uniche volte in cui ero felice, era quando in casa non c'era nessuno oppure solo uno dei due. Ogni giorno era sempre la solita storia, uno dei due faceva una cosa che l'altro non sopportava, ma anche futilissima, e in un attimo cominciava un litigio che si protraeva per ore, con insulti, pianti e lanci di oggetti.

Non ne potevo più, e quello che per molti era solo un comune desiderio di fuggire il più lontano possibile si trasformò con il tempo in un piano di fuga concreto; quando raggiunsi i diciott'anni iniziai a lavorare guadagnando soldi che spendevo in cose necessarie alla mia fuga o accumulavo per mantenermi dopo. Quando arrivai ad avere tutta l'attrezzatura e qualche migliaio di dollari decisi che era il momento di agire. Una mattina, comportandomi come se nulla fosse, uscii di casa, dicendo ai miei che sarei andato al lavoro come sempre. In realtà passai da un amico che conservava per me tutto il materiale comprato, salì sul primo autobus disponibile e non mi rividero più!

Da allora non ho mai smesso di viaggiare. Ho visitato tutte le più grandi città del mondo e usato quasi tutti i mezzi di trasporto che vi vengono in mente. Quando arrivavo in una nuova città mi fermavo per una o due settimane e poi ripartivo, e se i soldi in mio possesso si esaurivano, lavoravo in quella città per qualche mese, e poi via per una nuova città.

Vi chiederete perché non mi sono fermato a un certo punto? Semplice, sono giovane, ho bisogno di maturare e viaggiare ti fortifica il carattere, ti permette conoscere il mondo e di fare esperienza facendoti diventare adulto, oltre che a conoscere un sacco di belle ragazze. Non ricordo esattamente quante sia riuscito a portarmene a letto ma credo di aver abbondantemente superato le 100, tra ragazze fisse, avventure di una notte e trombamiche, compresa una volta che sono riuscito a fare sesso a tre... Con altre due ragazze assieme si intende!

Credevo che fosse questa la vita che volevo fare, ma poi le cose sono cambiate. Iniziò tutto circa un anno e mezzo fa. Stavo girando per un museo di Tokyo, in Giappone, quando per caso vidi una donna che mi fissava, avrà avuto sui 60-70 anni, con i capelli bianchi avvolti in un chignon, e vestita con una gonna anni '50 color verde scuro e un maglione rosso acceso che dava l'impressione di essere molto pesante. Non sembrava per nulla una persona minacciosa o con cattive intenzioni, ma anche il solo guardarla mi dava un senso d'inquietudine. Li, sul momento non ci feci molto caso, mi limitai a passare alla stanza oltre fingendo di niente e pensando che tanto non l’avrei mai più rivista. Mi sbagliavo perché qualche settimana dopo mentre visitavo la CN Tower di Toronto, la ritrovai a osservare il panorama, era impossibile che fosse una sosia, per di più era vestita allo stesso modo e mi comunicava le stesse sgradevoli sensazioni. Lasciai la città quel giorno e volai a Bangkok dove mi stabilì per due settimane e un giorno mentre passeggiavo per il quartiere di Pathum Wan insieme alla mia ultima conquista me la ritrovai seduta a una panchina mentre accarezzava e dava da mangiare ai gatti. Quando la vidi mi vennero i brividi, questa non poteva trattarsi di una coincidenza e un vortice di domande avvolse la mia testa: mi sta seguendo? Ero io a seguire lei senza rendermene conto? Oppure solo uno scherzo del destino? Non lo sapevo, ma vedendola persi completamente la voglia di fare sesso. Quella non fu l'ultima volta che la vidi, ce ne saranno state almeno una decina nelle più svariate circostanze dove io mi sforzavo d'ignorarla finché non arrivò Berlino.

Neanche il tempo di uscire dal terminale che eccola lì, al tavolo di un bar dell'aeroporto. "Questa storia doveva trovare una spiegazione razionale e finire al più presto" pensai, perciò andai verso di lei combattendo tutte quelle sgradevoli sensazioni fino a raggiungere lo stesso tavolo della donna e dirgli in tono scherzoso:-"Ehi, signora, sono io che seguo lei o è lei a seguire me?"

Lei mi guardò interdetta e disse:-"A cosa ti riferisci?"
R.:-"E’ dall'anno scorso che continuiamo a incontrarci. Non mi ha mai notato? È strano perché io viaggio senza meta e quindi non possiamo aver seguito lo stesso itinerario. Non mi starà mica pedinando, spero?" Dissi in tono scherzoso.
S.:-"Giovanotto! Io non pedino nessuno! Quello che faccio io si chiama incontrare; e io incontro solo le persone che hanno bisogno di me o io di loro!"
La serietà con cui rispose alla mia battuta, fu disarmante!
R.(pensa):-"Eh..." Pensai "ma che risposta è? Non solo è una stalker vagabonda ma è completamente matta; maledizione, perché deve avercela proprio con me? Che cosa vuole? Forse è meglio se provo ad assecondare la sua follia e me la levo ti torno una volta per sempre!"
R.:-"Capisco signora, mi scusi se l'ho offesa, sono assolutamente d’accordo con lei, ma io sono a posto con la mia vita, non mi manca niente, quindi non credo di aver bisogno di lei!"
La voce dell'anziana cambiò tono diventando quello di un cerbiatto curioso nei cartoni animati.
S.:-"Sei sicuro? Prima mi hai detto che non hai un itinerario della vita da seguire, e mi dispiace, perché anch’io molto tempo fa ero bloccata e non sapevo cosa fare" prese un attimo “Ricordo che è stato uno dei periodi più dolorosi della mia vita; quindi credo di sapere cosa si prova"
R.:-"No, davvero, è questo il mio itinerario della vita, viaggiare senza meta e maturare facendo nuove esperienze, sa in quanti posti sono stato? Tutte le capitali europee, le maggiori città dell’Asia dell’est e credo di aver conosciuto più di 100 ragazze una più bella dell’altra!"
S.:-"Oh, ti sarà servito molto tempo per visitare tutti quei posti! Da quanto tempo viaggi?
R.:-"cinque o sei anni, più o meno"
S.:-"E da quanto tempo non rivedi i tuoi genitori?"
R.:-"Altrettanto!"
S:-"Ma saranno preoccupati per te! Non pensi a loro?"
R.:-"Umpf, loro non si sono mai preoccupati per me, perché io dovrei farlo per loro?"
Bzzz... Bzzz... Proprio in quel momento il mio telefono squillò, vidi che in rubrica era segnato come "Casa", ormai succedeva sempre più spesso, e con un gesto secco e cinico ignorai la chiamata. La donna mi osservò come se avessi picchiato un cucciolo di Beagle davanti ai suoi occhi e con voce sconsolata disse:
S.:-"Forse io sono solo una vecchia rimbambita che si diverte a importunare gli sconosciuti ma so ancora riconoscere una persona che ha bisogno di aiuto e tu sei una di queste!"
Da una tasca della gonna, prese una lettera e la appoggiò sul tavolo. "Ecco, prendi!" Disse.
Rimasi interdetto.
S.:-"Li dentro troverai tutto ciò che ti serve per ritrovare i binari della tua vita, ora la scelta è tua: puoi continuare questo viaggio senza meta in giro per il mondo seguendo la tua idea di crescita" attimo di silenzio "Oppure puoi provare a intraprendere la mia idea di percorso e vedere se cambia qualcosa, okay?"

Ultimata la frase se ne andò così come era solita comparire lasciandomi in balia di quella misteriosa lettera e dei miei pensieri a riguardo. Riflettei molto sul da farsi ma alla fine decisi di aprirla. Conteneva un foglio con delle istruzioni: voleva che prendessi un volo per Boston, per poi raggiungere Pandòria in treno e infine prendere una navetta interna alla città che mi avrebbe portato in un luogo dove, secondo lei, avrei trovato la mia strada nella vita. C'erano anche i biglietti per fare tutto questo, quello dell'aereo e del treno erano abbastanza normali, era quello dell'autobus a essere strano. Non recava la compagnia di trasporti, era di un grigio smorto e diceva che poteva essere usato solo la mezzanotte di un giorno che sarebbe arrivato a breve.

Tutto ciò era molto strano e confuso, conosco i pericoli del viaggiare come quello di essere drogato per poi essere derubato di un organo ma dei criminali non si ossessionano così tanto su una vittima e questa ipotesi la avevo già scartata. Comunque, dovevo decidere cosa fare e in fretta visto che il volo per Boston sarebbe stato la mattina del giorno dopo. Alla fine, mi convinsi, tanto che cosa avevo da perdere. Non c'era tempo per prenotare un albergo, quindi dormì in aeroporto, raggiunsi Boston e poi Pandòria. Non ero mai stato a Pandòria e non sapevo molto a parte delle numerose apparizioni spiritiche e degli avvistamenti di creature mostruose che vi abitavano. Raggiunsi la città passando tramite il traforo per la montagna più a sud della Valle di Nessuno e dovette passare circa un minuto prima di arrivare alla stazione; la città era molto particolare, per via di quelle montagne artificiali il clima era stato modificato creando una grossa nube che circolava sulla città dandogli un aspetto grigio e tetro per quasi tutti i giorni dell'anno. Faceva freddo e c'era vento ma avevo intenzione di andare fino in fondo a quella storia.

Andai alla fermata che la signora mi aveva indicato e rimasi lì seduto con il mio zaino controllando ripetutamente l'ora e osservando le persone che si sedevano accanto a me, mentre salivano e scendevano dai pullman. Più la mezzanotte si avvicinava e più la notte si faceva scura, e sembrava che qualcuno avesse disteso una coperta color nero pece sul cielo tanto era scuro e innaturale. Mi sentivo sempre più in ansia e guardavo l'orologio in modo compulsivo. Alle 23:55 non c'era nessun altro alla fermata e il timore che quella donna mi avesse portato in una trappola cresceva sempre più. Soprattutto quando il mio orologio superò la mezzanotte senza l'avvistamento del mio bus. A mezzanotte e otto vidi il bus che stavo aspettando arrivare e mi rassicurai un po’.

Non aveva un bell'aspetto, era completamente grigio e sporco al punto che alcune parti della carrozzeria risultavano nere, i fari non erano accesi e uno pendeva fuori dalla sua sede appeso per i fili, l'insegna luminosa era spenta. Ruggine e muffa sgorgavano fuori dei bordi della carrozzeria, le uniche luci accese erano quelle all'interno del mezzo e la targa era così sporca da essere a malapena visibile.

L'autobus era conciato male e forse nemmeno nelle condizioni legali per circolare ma non potevo buttare via tutte quelle ore di viaggio e decisi di salire. L’interno era abbastanza ben curato nonostante i colori dominanti erano il grigio e il nero. Tirai fuori il biglietto e dissi al conducente:

R.:-“Scusate, siete voi la compagnia che accetta questi biglietti?” Lui si girò verso di me e rimasi scioccato! Metà del suo volto era ricoperto di piaghe e pustole, e l'occhio di quel lato era fisso, dai colori smorti e la pupilla ridotta a un puntino; ma cercai di non mostrare la mia impressione. Il conducente disse con voce sibilante ma gentile:
C.:-“Si, signore, siamo proprio noi, si ricordi di obliterarlo nella apposita macchinetta e la prego di perdonarmi per gli otto minuti di ritardo.”
R.:-“Non fa niente... Dove porta quest’autobus? Ho visto che l’insegna è spenta e sono qui perché me lo ha chiesto una signora quindi, tecnicamente neanch’io so dove sto andando!”
C.:-“Quello è un biglietto speciale signore, permette di fare una corsa senza fermate intermedie fino al punto dove si ha perso la strada!”
R.:-"Si, ma quanto ci vorrà più o meno?"
C.:-"Un minuto, un'ora, un secolo, ci vorrà tutto il tempo necessario, signore!"
R. (pensa):-“Accidenti, ecco un altro che parla strano!" 
R.:-"Va bene, senta l'ora è un po' tarda, le dispiacerebbe svegliarmi quando arriva alla mia fermata?"
C.:-"Assolutamente si, signore!"

In seguito, obliterai il biglietto e andai a sedermi a un posto a metà del veicolo, che era completamente vuoto. Poco dopo l'autobus ripartì e io rimasi in uno stato semi ipnotico a osservare il panorama notturno di Pandòria dal finestrino, non so per quanto tempo restai lì, tornai in me quando dei sobbalzi del mezzo che fecero andare le luci interne a intermittenza per qualche secondo. Quando guardai di nuovo fuori dal finestrino, quasi mi venne un infarto, il mondo all'esterno dal pullman era sparito, completamente, e al suo posto c'era solo una grossa, densa e impenetrabile oscurità.


CONTINUA....

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Capitolo 4
*** 1x04 - Il Viaggio della Vita p2 ***


1x04 - Il Viaggio della Vita p2




ANNUNCIO: Vi informo che ho creato la pagina Facebook ufficiale del profilo ovvero "La Macchia Nera" dove pubblico tutti i link alle mie storie non appena escono, quindi vi invito a cercarmi tramite la @LaMacchiaNeraOfficial e a mettere "Mi Piace" alla pagina in modo da essere i primi a leggerle!

Sembrava che le uniche cose ancora esistenti fossero quelle presenti sul pullman; allora dissi al conducente:
R.:-"Signore, credo ci sia un problema!"
C.:-"Quale?"
R.:-"La fuori è tutto nero!"
C.:-"Certo, è notte!"
R.:-"No, nel senso che tutto la fuori sembra essere svanito nel nulla, forse dovremmo fermarci!"
C.:-"Non è possibile signore, questa è una corsa nonstop, ci fermeremo solo quando saremo arrivati!"
R.:-"Ma sta succedendo qualcosa di strano la fuori!"
Cercai di alzarmi per andare dal guidatore e dirgliene quattro ma non ci riuscì qualcosa mi tenne paralizzato, incollato a quel sedile a metà del bus, potevo solo parlare:
R.:-"Che cosa mi hai fatto stronzo!"
Nessuna risposta.
R.:-"Parlo a te, faccia di merda!"
C.:-"Assolutamente nulla!"
R.:-"Smettila, fammi scendere!"
C.:-"Non posso, ormai il processo è già cominciato e se lo fermiamo adesso sarà tutto inutile!"
Quell'ultima frase mi preoccupò non poco, poteva significare solo che chi c'era dietro tutto questo aveva pianificato tutto.

La paralisi si intensificò e le mie orecchie furono bombardate da un fischio acutissimo. Vidi che accanto al bus stava passando un treno, guardai attraverso i finestrini e, non ci potevo credere, era come se qualcuno avesse arredato le cabine e posizionato delle mie statue da bambino con delle piccole differenze l'una dall'altra in modo tale che se qualcuno ci fosse passato vicino, mentre era in movimento, avrebbe avuto l'impressione di stare guardando i fotogrammi di un film. Fu proprio l'impressione che ebbi io. Il film proposto dal treno era un evento che ha caratterizzato la mia infanzia, quando avevo sui sei o sette anni e io, disubbidendo ai miei genitori, andai a giocare all'esploratore nei boschi, fu tutto molto divertente, fino a quando un serpente non mi strisciò sui piedi e rimasi paralizzato in quel punto per ore fino a tarda notte, quando qualcuno mi trovò e mi riporto a casa. Ricordai che dovetti fare diverse sedute di psicoterapia per superare quel trauma, ma da allora avevo una paura fottuta dei serpenti e di tutti i suoni che somigliavano ad un sibilo, ma per quale motivo mi stanno ricordando questo momento? Argh... Chissene importa devo uscire da qui!

Di nuovo, provai con tutte le forze che avevo in corpo a muovermi ma senza alcun risultato quando a un tratto sentì un sibilo provenire da dietro di me e un qualcosa di viscido e freddo iniziò a scivolare lungo la mia spalla, guardai con la coda dell'occhio di cosa potesse trattarsi e vidi l'occhio di un serpente che mi fissava.

Io ho paura dei serpenti e quel momento fu terrificante; il rettile se ne stava li a fissarmi senza fare niente a parte battere le palpebre; dopo un attimo che mi sembrò un eternità mi ignorò e riprese a strisciare lungo il mio corpo. Pensavo fosse finita li ma un istante dopo sentì un altro sibilo provenire da terra e vidi che vicino alla mia gamba c'era un altro serpente e non potevo muovermi per scacciarlo. Lui iniziò a strisciare prima sul mio piede e poi tra la mia gamba e i pantaloni. Questa volta il mio contatto con l'animale era diretto e sentito tutto il freddo della sua pelle venir trasmesso alla mia gamba; non sapevo se era velenoso o no ma certamente non volevo che mi mordesse e proprio mentre ringraziavo la sorte di essere paralizzato e incapacitato a fare dei movimenti per uno strano scherzo della sorte mi resi conto che potevo muovermi e iniziai a sentire il serpente solleticarmi la gamba con la sua lingua:

R.(pensa):-"Merda, e ora cosa faccio? Se muovo la gamba spavento il serpente e mi morderà!"
Provai a mantenere la calma e feci appello a tutto il mio autocontrollo; cercai di distrarmi, di pensare ad altro mentre il rettile aveva raggiunto con la testa la metà della mia coscia, mi faceva tantissimo solletico con la lingua ma dovevo rimanere il più immobile possibile anche se la mia gamba vibrava a ogni sibilo. Sentivo che il serpente cominciava a innervosirsi. Dopo qualche istante la sua testa usci dai miei pantaloni, non resistetti più, e in preda al panico lo presi, lo scagliai il più lontano possibile. La paralisi poi ritornò e sentì dei sibili provenire da tutto l'autobus gli scomparti dei bagagli si aprirono e iniziarono a strisciare fuori dei serpenti ma questo non solo dai vani ma da ogni fessura presente nel mezzo.

Nel giro di un minuto attorno a me si era formata una pozza di serpenti che si avvolgevano tra loro fino a rendersi indistinguibili e poi sempre di più iniziarono a salire lungo lei mie gambe e avvolgersi attorno al mio corpo, erano così tanti che dove passavano loro non riuscivo più a vedermi e intanto loro si avvolgevano attorno a me, senza stritolarmi. Raggiunsero la testa e la ricoprirono impedendomi di vedere. Se avessi potuto vedermi da fuori probabilmente avrei visto una gigantesca e informe massa di serpenti che si attorcigliava su se stessa fino ad avere un aspetto vagamente umano, ero terrorizzato e come prima sentivo la paralisi abbandonarmi lentamente e il bisogno di muovermi e scappare sempre più forte, ma poi mi resi conto di una cosa: nessun serpente sembrava badare a me erano tutti interessati solo allo strisciarmi addosso, forse io non gli interesso e vogliono solo starsene in pace, quindi perché dovrei aver paura di loro?

In quel momento tutti i serpenti evaporarono, letteralmente, diventarono una nuvola di color bruno e svanirono liberandomi. Risi a squarciagola ma il conducente mi riportò alla realtà:
C.:-"Sono contento che il nostro viaggio la renda di buon umore perché manca ancora molto alla fine!"
R.:-"No!"
Fuori dal bus stava passando un treno e attraverso i finestrini riuscivo a vedere delle scene in cui c'ero io che facevo cose con i miei amici delle medie e delle superiori. Niente di anomalo, io che guardavo dei film, leggevo libri, io che rispondevo bene a una domanda, io che venivo deriso dai miei compagni perché troppo bravo, alcuni che mi deridevano per essere stato rifiutato da una ragazza, i miei amici che mi ridicolizzavano perché preferivo leggere al guardare film e per altri gusti strani, io che bevevo in discoteca, io che ci provavo con le ragazze e alcuni momenti dove facevo cose stupide filmato dai miei amici come scendere le scale in skateboard o mentre mangiavo cose non commestibili.

Il treno passò e io tornai a guardare il pullman e vidi che era cambiato molto nell'aspetto: al posto dei sedili c'erano dei banchi di scuola, una cattedra dietro il posto del conducente e una serie di mappe e cartelloni appese alle pareti, anche il pavimento era cambiato sostituito da un palque in legno.

Ero disorientato, poi vidi tre ragazzi che seduti ai banchi come me. Si alzarono e vennero da me, erano i miei compagni di classe. Quelli con cui avevo più legato durante le superiori. Uno di loro parlò:
R1.:-"Ciao Roby! Tutto bene?"
Non risposi.
R1:-"Ok, ho capito, non ti va di parlare! Beh, non ti ruberò molto tempo, volevo solo chiederti se volevi andare al Parallel World questo venerdì?"
Scossi di poco la testa.
R1:-"Dai, basta un si o un no!"
Sussurrai.:-"No!"
R1:-"No? Dai, dopo una lunga settimana di studio, ci vuole una bella serata in cui si spegne il cervello e si va a ballare in discoteca!"
Sussurrai più forte:-"No!"
R1:.-"Dai, ho bisogno di te, ci sarà anche Rosemary e ho bisogno che ti mi faccia da spalla o non riuscirò mai a farmela!"
Risposi e per la paura mi uscì solo una parola per volta:-"No! Tanto non ti interessa veramente, fra una settimana sarai già in giro con un'altra!"
I volti dei tre ragazzi iniziarono a sciogliersi e anche la voce del ragazzo iniziò a farsi più deformata.
R1:-"Roby mi devi aiutare a conquistare Rosemary o nessuno qui mi rispetterà!"
R.:-"Fatti tuoi!"
I volti dei miei amici si sciolsero diventando degli zombie e si lanciarono su di me con un verso stridulo, prendendo a divorarmi 
R1.:-"Robinson, molla quei cazzo di libri di merda e vieni al Parallel World o non ti parlò più!"

Il dolore era palpabile sentivo le mie carni venire strappate via ma in quel momento capì: per tutto questo tempo, io li avevo cercati e avevo fatto tutto il possibile per piacerli ed essere come loro perché credevo di averne bisogno ma mi sbagliavo. Non ero io ad aver bisogno di loro, erano loro ad aver bisogno di me e con i brandelli di carne che mi venivano strappati via urlai:
R.:-"VANCULO!!!!!!!"
Gli zombie esplosero in fumo e scintille e il pullman ricadde nella luce fioca che lo caratterizzava mente il suo interno tornò quello di prima. Spaventato, presi a toccarmi e guardarmi, fui sollevato nel constatare che il mio corpo era perfettamente integro, ma in breve mi sentì ribollire di rabbia e andai dal guidatore, riempi di pugni la cabina e urlai:
R.:-"CHE COSA MI STAI FACENDO! STRONZO!" L'essere alla guida non rispose, si limitò a prendere un bastone di metallo molto sottile e bacchettare contro una targhetta recante poche semplici parole "Non parlare al conducente".
R.:-"ME NE FOTTO SE SEI CONDUCENTE! FAMMI USCIRE DI QUI!"

Un fischio assordante mi trapanò i timpani e a pochi centimetri dal bus passò un altro treno da cui si potevano scorgere alcuni dei momenti caratteristici della mia infanzia insieme ai miei genitori, in particolare i momenti in cui litigavano. Non capivo ciò che succedeva e sapevo che la situazione poteva solo degenerare. All'improvviso iniziai a decrescere fino a quando avevo si e no cinque anni e dovetti salire su uno dei sedili per vedere meglio il bus che ora si era addobbato con mobili e oggetti caratteristici della mia infanzia.
Vidi occupati due sedili uno da un uomo e uno da una donna, entrambi si alzarono all'unisono e corsero infuriati verso di me, erano i miei genitori. Mia madre iniziò a urlare:

M.:-"Robinson, si può sapere perché non porti mai a casa un bel voto! Stai sempre attaccato a quei cazzo di libri! Cosa c'è? Non sono abbastanza come madre per te!"
P.:-"Mi hai deluso, tu sei la pecora nera della famiglia, non vali niente come figlio!"
M.:-"Perché non ti sforzi neanche un po' di farmi felice? È solo colpa tua se io e papà litighiamo!"
P.:-"Sai perché torno sempre a casa ubriaco? Perché tu pretendi che, oltre a dover sopportare gli scleri del mio capo, io debba sopportare anche i piagnistei di un poppante?"
Le loro parole mi scuotevano dentro come un terremoto. Mi sentivo impotente, solo e pietrificato dalla paura, l'unica cosa che riuscivo a dire era:
R.:-"Mi dispiace!"
M.:-"Ah, ti dispiace? Dispiacerti non mi farà riavere il mio tempo e tutta la felicità che mi hai strappato via!"
P.:-"Eccolo che si dispiace! Già, cosa può fare se non dispiacersi, ormai il danno è fatto e non può essere riparato! Cosa posso fare io se non picchiare tua madre per sfogare la mia rabbia?"
M.:-"Sei un bambino cattivo che non ci lascia vivere in pace!"
Ero in lacrime e i miei genitori non volevano smettere.
M.:-"Ora dovrò litigare di nuovo con tuo padre per farlo calmare e lui mi farà altri lividi e cicatrici! Guarda Robinson queste sono quelle dell'ultima volta, ti piacciono, vero? Tu vuoi che la mamma se le faccia, ammettilo perché mi odi!"
P.:-"Tu fai così perché mi disprezzi! Non capisci che quello che faccio è solo per il tuo bene!"
M.:-"Tanto a lui, non gli importa di noi! Basta che se ne sta in giro con i suoi amici e legge libri in camera sua!"
Non riuscivo a smettere di ascoltarli tra le lacrime, ma poi capi che nessuno dei due mi criticava per qualcosa di cui avevo colpa e mi chiesi
R.:-"Perché rimango qui ad ascoltarli?"
Guardai i miei indici e lentamente, mentre guardavo i miei dare di matto, li avvicinai alle mie orecchie e non appena li schiacciai contro l'apertura. Silenzio, ma un silenzio assoluto di quelli che ti fanno desiderare di nuovo il suono. Nonostante i miei genitori continuavano a muoversi e urlare, dalle loro bocche non usciva nemmeno un suono. Mi alzai dal sedile mentre il mio corpo riprendeva la forma adulta, ora non sembravano più così tanto grandi.

Toccai il volto di mio padre ma la mia mano ci passò attraverso. Era diventato inconsistente. Superai quelle due presenze etere e svanirono, insieme ai mobili della mia infanzia sul bus. Sentì il pullman rallentare e rimasi in attesa, spaventato da ciò che mi sarebbe potuto accadere, finché non si fermò completamente e il guidatore disse:
C.:-"Capolinea signori, siamo giunti a destinazione!"

Le porte si aprirono. Non me lo feci ripetere due volte, presi il mio zaino e usci di li il più veloce possibile. Ero fuori. Il bus si chiuse dietro di me e ripartì. Avevo le lacrime agli occhi, subito caddi in ginocchio e presi a baciare il terreno, non ero mai stato così contento in tutta la mia vita. Ripresomi da quell'euforia iniziai a guardarmi attorno, la prima cosa che vidi fu il cielo molto nuvoloso simile a quello di Pandòria e poi dove era la fermata di quel misterioso autobus. Proprio davanti alla mia vecchia casa, in preda alla contentezza, corsi davanti all'uscio e suonai, gridando:
R.:-"Mamma! Mamma! Papà! Sono tornato!"
Nessuna risposta. Bussai più volte.
R.:-"Dai, non mi dite che non siete in casa, dopo tutto questo tempo!"
Provai ad abbassare la maniglia, la porta era aperta ed entrai. Cercai i miei genitori dappertutto ma niente finché non senti un pianto provenire dalla camera matrimoniale. Trovai mia madre che piangeva mentre guardava la televisione. Mi avvicinai lentamente:
R.:-"Mamma, sono io! Sono tornato!" Lei continuava a piangere.
R.:-"Guardami, sono qui!"
M.:-"È solo colpa mia se è successo!" Sentì alle mie spalle la voce di mio padre.
P.:-"Non è stata colpa tua!"
M.:-"Avrei dovuto stare più attenta ai bisogni di Roby invece di preoccuparmi di stupidaggini!"
Mio padre si sedette accanto a lei mettendo giù dei libri che aveva in mano. Notai che erano un libro che insegnava il tedesco e un dizionario bilingue inglese tedesco.
P.:-"La colpa è nostra, tesoro! Avrei dovuto capire più in fretta quanto lui era importante per me, ma ora... Adesso, è troppo tardi!"
R.:-"Ma cosa state dicendo! Oh, io sono qua, mi vedete?"
Udì il televisore e mi voltai, trasmetteva il telegiornale; la notizia parlava di un ragazzo americano che durante un viaggio a Berlino era stato rapinato e ucciso per la strada da un malvivente. Il corpo, una volta identificato, si è scoperto appartenere a Robinson Jonas!
R.:-"Cosa? Io... Io sono morto!"
La foto che il TG mostrò poco dopo non lasciò alcun dubbio, ero io! Gridai infuriato al soffitto:
R.:-"No, non potete farmi questo! Ho superato tutte le prove che quella donna e il conducente mi hanno propinato. Ho capito di aver sbagliato strada nella vita e sono pronto a imboccare quella corretta; quindi no! Dopo tutto ciò che mi avete fatto passare non può finire così! Mi avete sentito! NON PUO FINIRE COSI!"

Un fischio acuto mi assordò mentre le pareti della mia casa di sgretolavano e i miei genitori scomparivano risucchiati via e ritrovandomi ancora seduto sull'autobus che procedeva a tutta velocità. Guardai cosa mi mostrava il treno che accompagnava quel fischio, ma tutte le luci all'interno del mezzo erano spente e non vedevo nulla. Passato il treno iniziai a sentirmi debole, non paralizzato come le altre volte ma proprio spossato fisicamente e vidi il mio corpo invecchiare molto rapidamente fino ad avere sugli ottanta anni e diversi acciacchi. Vidi che tutte le sedie del pullman erano piene di persone nella mia stessa situazione, riconobbi anche i miei compagni delle superiori che avevo visto qualche visione prima.

Improvvisamente, la vecchia signora si palesò accanto alla cabina del guidatore e disse con una voce molto più ferma e distaccata di quella che avevo sentito a Berlino:
S.:-"Si, avete superato tutte le prove, avete sconfitto tutto ciò che vi ostacolava dal seguire il cammino della vostra vita ma ormai è troppo tardi! Quante volte vi si è presentata l'occasione per cambiare strada? Quante volte si è insinuato in voi il dubbio? Molte volte, ma volte gli avete dato ascolto o non siete tornati ad ignorarlo subito dopo pochi istanti? Nessuna, e avete proseguito il cammino per la strada sbagliata fino alla fine; ormai la vostra vita è finita e non si può più tornare indietro. Mi auguro, comunque sia andata che la vostra vita sia stata soddisfacente! Conducente fai strada fino al mondo oltre la morte!"
Con quell'ultima frase il guidatore accelerò ancora mentre tutti li dentro gridavamo chiedendo di avere un'altra possibilità o maledicendo la donna e il conducente finché tutto all'improvviso divenne nero!

C.:-"Ehi! Ehi! Alzati!"
Ero sull'autobus ma di mattina e davanti a me c'era il conducente solo che il suo volto era apposto, non era sfigurato da una qualche malattia.
R.:-"Cos'è successo?"
C.:-"Cos'è successo? È successo che ti sei addormentato sul bus e ci sei rimasto per tutta la notte!"
R.:-"Ma il guidatore sfigurato?"
C.:-"Non c'è nessun guidatore sfigurato che lavora per la nostra compagnia!"
R.:-"L'autobus che ti riporta dove la tua vita ha preso la direzione sbagliata?"
C.:-"L'autobus che ti porta... Ahahahah! Ragazzo, mi sa che te le sei sognate quelle cose, questa è solo una navetta circolare interna a Pandòria!"
R.:-"No, non è possibile ho anche il biglietto speciale!"
Guardai nel mio zaino ma al posto del biglietto grigio che avevo usato per il viaggio in pullman c'era solo un normalissimo biglietto per quella compagnia di viaggio!"
C.:-"Signore, questo è un normale biglietto per una corsa ordinaria. Ascolti, probabilmente ha solo fatto un brutto sogno, sa, questa la città ha la fama di essere la più infestata al mondo e può capitare che giochi scherzi strani, le consiglio di andare a casa e calmarsi."
Ero ancora agitato ma con calma riuscì a dire.
R.:-"Forse ha ragione, devo andare a casa!"
Abbracciato al mio zaino scesi dal bus che ripartì poco dopo. Era una bellissima mattinata, in cielo non c'era neanche una nuvola e soffiava una brezza calda. Pensavo:
R.:-"Solo un sogno! Davvero, è stato tutto solo un sogno?"

Quello stesso giorno mi misi iniziai il viaggio di ritorno a casa; per la cronaca con un'auto presa al concessionario, di autobus non volevo saperne per un po'. Parcheggiai di fronte a casa mia, non era cambiata di una virgola. Andai di fronte alla porta e suonai il campanello. Attesi qualche minuto che mi sembrò interminabile ma poi la porta si aprì e dall'altro lato c'era mia madre. Ci fu un lungo attimo di silenzio in cui restammo a guardarci, poi, in lacrime, mi abbracciò.

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Capitolo 5
*** 1x05 - L'Altare della Scienza p1 ***


1x05 - L'Altare della Scienza p1




Non appena salì sul pulpito per fare il mio discorso di laurea, scoppiò un applauso. Non c'erano parole che potessero esprimere la mia gioia; dopo anni di studio e ore trascorse sui libri, finalmente tutti i miei sforzi erano stati ripagati! Sistemai il microfono e iniziai il mio discorso:

J.:-"Grazie, ringrazio tutti voi per essere qui oggi. E' bello sapere che ora posso tirare tutti gli insulti che voglio ai miei professori senza rischiare nulla. Sto scherzando ovviamente. Nel breve tempo che mi è stato concesso, vorrei parlavi di un tema che mi sta tanto a cuore, lo sviluppo di nuovi farmaci sempre più bistrattato e infangato per via dei numerosi animali che a detta degli animalisti, ogni giorno “torturiamo e uccidiamo” per crearli, e che spingono molte persone a rivolgersi a cure alternative, in realtà, inventate da cialtroni.

Purtroppo, molte persone sono veramente convinte che la scienza sia malvagia, e che gli scienziati si divertano a torturare gli animali per poi ucciderli. Scommetto che persone che la pensano così si trovano anche in questa stanza; tra i parenti e gli amici di quelli che saranno i miei futuri colleghi. Voglio che queste persone sappiano che esistono molti lavori che non richiedono la sperimentazione sugli animali e in quelli dove non se ne può fare a meno abbiamo un'etica che ci impone di usarne il meno possibile, ma noi non possiamo eliminarla completamente perché i farmaci sono imprevedibili, il loro sviluppo è estremamente costoso e lo sarebbero ancora di più se rinunciassimo a questa pratica.

Sapete quanto tempo e quanto denaro ci vuole per sviluppare un farmaco? Circa 10 anni per un costo totale di circa 1 miliardo di dollari e fate attenzione ho detto un miliardo non un milione, e questo vale per tutti i farmaci non importa se curano un tumore o il mal di testa. La produzione è diventata così impegnativa che nemmeno le grandi aziende riescono a svilupparne di nuovi ma si limitano a iniziare la sperimentazione, per poi vendere le loro scoperte ad un'altra azienda che ne prosegue lo sviluppo dopo di che questa vende di nuovo tutti i risultati a un'altra azienda ancora finché la sperimentazione non si conclude e l'ultima azienda ottiene i diritti di vendita sul farmaco come se fosse suo.

E' un procedimento lungo, molto burocratico e che richiede la sperimentazione animale; e molti di voi ora si chiederanno "Si, tutto questo è molto affascinante ma che cosa ha fatto esattamente la sperimentazione animale per noi?" Ci è stata utile fin dai tempi di Gregor Mendel, il padre della genetica, che voleva usare dei ratti per capire se davvero i tratti genetici erano ereditari; ma non gli fu concesso e allora decise di condurre i suoi esperimenti sulle piante di piselli o Rita Levi Montalcini che grazie a degli esperimenti condotti sugli animali scoprì il NGF una piccola proteina in grado di dirigere la crescita dei nervi e che viene ancora oggi studiata per capire come curare malattie molto debilitanti come la SLA o l’Alzheimer e ha permesso di scovare fattori in grado di accrescere i tumori avvicinandoci di molto alla cura di queste malattie. Prima di allora nessuno aveva la più pallida idea di come si sviluppano i nervi e anche le più grandi menti credevano fosse un processo casuale; dimenticandosi che nulla nel corpo umano è lasciato al caso.

Ora vi direte, si, molto bello, ma questi sono casi eccezionali, come si rende veramente utile nel quotidiano? Anche qui, non è da meno, secondo uno studio, durante questa fase una molecola candidata a diventare farmaco su due viene scartata perché non efficace o con effetti collaterali troppo dannosi; impedendo che molecole del genere arrivassero ai nostri malati; il che non è da poco, inoltre, come non scordare la terapia personalizzata, ovvero quanto si prelevano alcune cellule di un tumore direttamente dal paziente, le si inoculano in un topo e poi si testano su di lui i farmaci permettendo di trovare il farmaco migliore per curare quel tumore e poi usarlo subito sul paziente; evitando al malato un accanimento terapeutico inutile e potenzialmente dannoso. Tutto questo senza escludere il fatto che si otterranno dei nuovi farmaci che miglioreranno le nostre vite fino a quando dei farmaci migliori non entreranno in commercio!
Questo non è uccidere, signori, è sacrificare fate attenzione alle parole, perché non sono la stessa cosa. Uccidere è l’atto di privare un essere vivente della vita mentre sacrificare è il privarsi di qualcosa di piccolo per ottenere qualcosa di grande. In questo caso si sacrifica la vita o il benessere di qualche decina di animali per ottenere in futuro il benessere di migliaia o milioni di persone che potranno godere di una vita lunga e in ottime condizioni di salute.” Ridacchiai.

“Ricordo quando ho cercato di spiegare questi concetti a mio cugino di cinque anni. Non l’ha presa bene, e mi ha paragonato a uno di quei sacerdoti dell’antichità che sacrificavano animali e persone ai loro dei. All’inizio l’ho presa sul ridere ma poi ci ho riflettuto e mi sono reso conto che quei sacerdoti, per quanto possa sembrare assurdo, non avevano una mentalità tanto diversa da quella dagli scienziati moderni. Ora vi spiego perché. Il motivo per cui i sacerdoti Maya compivano sacrifici era per avere un buon raccolto, inverni brevi e prevenire calamità naturali cose che sembrano banalità ma che allora potevano significare decine di migliaia di morti perciò si dicevano che cos’è la vita di qualche animale in confronto alle migliaia di persone che possono morire a causa di una carestia, di un inverno o di un’inondazione? Quindi sacrificavano animali per rimanere nelle grazie delle loro divinità e sperare in un periodo fertile.

Noi scienziati facciamo la stessa cosa, ci chiediamo "Cos'è la vita di qualche topo in confronto alla vita e alla salute di migliaia se non milioni di persone che ne trarranno beneficio una volta che lo sviluppo del nostro farmaco sarà ultimato?" perciò sacrifichiamo animali in nome della scienza sperando di creare medicinali sempre migliori e che possano debellare malattie sempre più pericolose.

Con l'unica differenza che ai tempi delle civiltà precolombiane non si conosceva l’agricoltura e la meteorologia così bene come oggi e imputavano gli eventi naturali al volere di un qualche dio superiore mentre nell'ambito scientifico dei tempi odierni, si ha la prova provata, si è sicuri al 100% che questo tipo di sperimentazione è utile allo sviluppo di principi attivi nuovi e migliori. Non è una cosa così campata per aria come delle ipotetiche divinità da ingraziarsi se no ti mandano sventure."
Feci un attimo di pausa per bere da una bottiglietta d'acqua e cambiando tono aggiunsi:

"In questo giorno, però, il mio pensiero va anche a mio padre, lui è stato un grande scienziato ed è tristemente morto in seguito ad un incidente di laboratorio. Ricordo ancora quel giorno. Mio padre era uscito per andare al lavoro pensando che la sera sarebbe rientrato a casa come al solito, invece davanti a casa mia si fermò un'auto diversa da cui scese un suo collega per comunicare a mia madre che a seguito di un incidente di laboratorio mio padre se ne era andato. Mio padre è un eroe che ha dato la sua vita per quello in cui credeva e penso che sarebbe fiero di sapere che sono riuscito a laurearmi. Vorrei che fosse qui per vedermi e per dirgli grazie, grazie per avermi indicato la strada, grazie per tutto quello che hai fatto per me, grazie!"

Alla fine scoppiò un applauso, notai qualcuno anche commosso. Mi chiamo Joseph Grey, 25 anni e ho appena conseguito la laurea all'università delle scienze di Pandòria. In quel momento mi sentivo la persona più felice del mondo; davanti a me, vedevo tutte quelle persone soddisfatte e poi la mia famiglia, mia madre che nonostante il timore che potessi fare la stessa fine di mio padre è riuscita ad accettare la cosa e mio fratello che anche se non poteva vedermi, riuscivo a leggergli negli occhi la sua felicità. Mio fratello era cieco a causa di una malattia genetica e l'unica cosa che poteva curarla era il Luxturna. C'era solo un problema era il farmaco più costoso al mondo. Il prezzo è di 425000 dollari per occhio ma con una semplice iniezione nella retina, mio fratello avrebbe potuto vedere per sempre e il mio sogno in qualità di scienziato era trovare un modo per produrlo al minor prezzo possibile.

All'inizio pensavo sarebbe stato facile: entro due o tre mesi una grande azienda che sviluppava qualcosa di simile mi avrebbe assunto, io dopo essermi fatto valere come lavoratore, avrei proposto il mio progetto di economizzare quel farmaco e nel giro di uno o due anni sarei riuscito a trovare quella scorciatoia produttiva che tanto desideravo; ma poi mi sono scontrato con la dura realtà. Era passato un anno da quando mi sono laureato e ancora non avevo trovato un'occupazione stabile. Ho provato a fare domande in quei particolari laboratori ma mi rifiutavano, chiedendomi di specializzarmi di più o di tornare dopo aver fatto più esperienza, neanche aziende più umili che non c'entravano nulla con il mio sogno mi volevano e iniziai a inviare più Curriculum Vitae che potevo. Cercavo su Internet, vedevo se l'azienda era a carattere scientifico e se cercava personale gli inviavo il Curriculum, non guardavo nient'altro.

Ero entrato in crisi e vedevo il mio sogno allontanarsi sempre di più quando un giorno, mentre ero in camera mia, sento mia madre chiamarmi e dirmi che erano venuti dei signori ad offrirmi un posto.
Corsi alla porta entusiasta, ma la mia eccitazione si spense quando vidi le persone che desideravano assumermi. Quello che sembrava avere la posizione più alta era basso e grasso, con un volto segnato da cicatrici e rughe e gli occhi nascosti completamente da degli occhiali da sole con lenti rotonde molto scure, mentre gli uomini della sua scorta erano molto slanciati e magri ma lasciavano intendere che erano pericolosi all'occorrenza. Non sembravano propriamente degli scienziati e mi trasmettevano inquietudine, il misterioso uomo in nero voleva che facessi il colloquio in un non meglio precisato centro di reclutamento e che lo raggiungessi scortato e bendato a bordo del furgoncino bianco con cui era venuto a prendermi, ero preoccupato ma in quel periodo ero così disperato che avrei accettato qualsiasi cosa e un'azienda che addirittura invia a casa un loro dipendente per assumerti, per me, era oro colato.

Venni scortato bendato per non so quanto tempo e quando mi tolsero la benda mi trovai in quello che sembrava un normalissimo salotto in una normalissima casa in centro città se non fosse per una poltrona singola a cui era puntata contro una telecamera. L'uomo mi invitò a sedermi e mi fece sapere che tutto il colloquio sarebbe stato registrato. Accese la telecamera e disse:
U.:-"Allora, candidato: Joseph Grey, anni 25, maschio, capelli castano corti, occhi verdi, altezza: 1,89 metri, peso 90 chili, ex-studente, ora disoccupato, residente a Pandòria, Stati Uniti. Confermi di essere lui?"
J.:-"Si, confermo!"
U.:-"Bene, la informo subito che si tratta solo di un incontro preliminare in cui le spiegherò in cosa consiste il lavoro e se decide di accettarlo passeremo al colloquio vero e proprio!"
J.:-"Ok, ehm... Non per essere scortese ma può dirmi per che azienda lavora? Sa, ho inviato così tanti curriculum che non riesco a ricordarmi...”
U.:-“Non ha importanza, l’azienda a cui ha inviato il CV non esiste. Vede la società per cui ha fatto realmente richiesta non può esporsi troppo al pubblico e questo è il metodo migliore per trovare nuovo personale rimanendo nell'anonimato! In realtà io lavoro per un’organizzazione segreta che ha rapporti diretti con il governo e che opera a livello mondiale. Il nostro compito è quello di trovare delle anomalie, cose che non dovrebbero esistere, catalogarle e assicurarsi che non possano danneggiare nessuno.”
J.:-“Per anomalie intende dei superbug?”
U.:-“Non solo, non ci occupiamo solo di microbiologia. Per anomalie intendiamo tutte quelle persone, oggetti o animali che non sembrano rispondere alle normali leggi della biologia, della scienza e talvolta nemmeno alle più basilari leggi della fisica e è assolutamente necessario che rimangano segreti alla maggior parte della popolazione. Se le irregolarità diventassero di dominio pubblico secoli di convinzioni cadrebbero e tra la popolazione si scatenerebbe il panico senza contare che alcune di esse sono così pericolose che, in mani sbagliate, potrebbero porre fine al mondo così come lo conosciamo!”
J.:-“Sta scherzando, vero? Cos’è? Una Candid Camera?”
U.:-“Lo vorrei tanto, anch’io preferirei che quelle cose non esistessero ma purtroppo è tutto reale!”
Rimasi un attimo in silenzio a riflettere.
U.:-“Vede signore, quello che le sto offrendo non è un lavoro normale ed è molto pericoloso; nulla di quello che troverà all’interno dei nostri siti potrà essere divulgato all’esterno della fondazione nemmeno a amici o parenti. Un simile atto ai nostri danni è punibile con la terminazione immediata!”
J.:-“Addirittura?”
U.:-“Da questo punto di vista, non ha nulla da temere se rispetta le nostre leggi interne, non prova a danneggiarci e non interagisce in modo improprio con le anomalie le situazioni in cui ci è permesso eliminarla sono estremamente improbabili; comunque sia troverà tutti i dettagli nel contratto di lavoro!"
J.:-"Wow! C'è altro che devo sapere!"
U.:-"Si, c'è un'altra clausola che deve accettare: se una anomalia dovesse legarsi a lei in modo irreversibile, verrebbe trattato come qualsiasi altra singolarità presente all'interno della fondazione; il che significa che non potrà più uscire dalla struttura, nemmeno per vedere gli amici o i suoi parenti e verrà trattato come una cavia per test e studi. Naturalmente, ci assicureremo che ciò non accada e che lei possa lavorare in tutta sicurezza ma come le ho detto le anomalie sono imprevedibili e se ciò accadesse, lei dovrà accettarlo senza se e senza ma"
J.:-"Pazzesco, non mi aspettavo si trattasse di un lavoro così serio!"
U.:-"Capisco perfettamente signore, è una decisione difficile per cui ho intenzione di lasciarle tutto il tempo che desidera ma fino ad allora non potrà lasciare questa stanza. Questo è il contratto; lo legga attentamente e poi decida"
Un suo assistente estrasse dalla valigia un cumulo di fogli e lo appoggiò sul tavolo davanti a me insieme a una penna a sfera.
J.:-"Non mi farete niente se rifiuto, giusto?"
U.:-"No, stia tranquillo, però dovrà accettare di farsi somministrare un agente amnesico che le cancellerà i ricordi di questa conversazione!"
J.:-"Capisco!"
U.:-"Ora la lascio solo, in modo che possa decidere in tutta calma, bussi alla porta se ha preso una decisione o c'è qualcosa che non capisce!"

In seguito l'uomo mandò fuori i suoi due collaboratori, spense la telecamera e la ritirò; poi mi guardò e disse:
U.:-"Ok, ora posso parlare in privato! Allora, c'è una cosa che la mia organizzazione non voleva che le dicessi per non influenzare l'esito della sua decisione ma sento di doverlo fare. Vede, le sue competenze non sono l'unico motivo per cui abbiamo deciso di assumerla"
J.:-"Perché? C'è altro?"
U.:-"E' per via di suo padre!"
J.:-"Mio padre?"
U.:-"Si, lui è stato uno dei migliori scienziati che abbiamo mai avuto, è stata una terribile perdita per la fondazione, e i miei capi speravamo che in qualche modo lei avrebbe potuto sostituirlo!"
J.:-"Conosceva mio padre? Cosa gli è successo?"
U.:-"Niente di diverso da quello che le è stato detto: una di quelle anomalie l'ha ucciso mentre era in fase di test. I dettagli dell'evento però non sono stati divulgati e nemmeno io ne so molto mi dispiace! Ora devo andare o si insospettiranno, la prego di non basare la sua decisione solo su quello che le ho appena detto e di riflettere attentamente prima di decidere se vuole veramente questo lavoro!"

L'uomo uscii dalla stanza e io rimasi li da solo con i documenti. Tanti pensieri affollavano la mia mente e la scelta non era poi così scontata. Accettare quel lavoro aveva diversi pro: avrei lavorato ad altissimo livello e magari avrei scoperto anche come produrre la medicina per curare mio fratello e poi facendo carriera avrei anche potuto scoprire di più su mio padre, ma anche i contro meritavano attenzione. Senza contare i rischi del mestiere che erano centuplicati rispetto a quelli di un normale laboratorio, praticamente, mi avevano chiesto se volevo, io stesso, immolarmi in nome della scienza e per un futuro migliore e più sicuro per tutti. Avrei dovuto veramente accettare di lavorare nella stessa azienda in cui mio padre aveva perso la vita? Mia madre meritava davvero che un giorno degli uomini si fossero fermati davanti a casa nostra per comunicargli che ero morto? 


CONTINUA...

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Capitolo 6
*** 1x06 - L'Altare della Scienza p2 ***


1x06 - L'Altare della Scienza p2




Mi ci volle quasi un'ora e mezza prima di decidere ma alla fine uscì dal salotto con tutti i moduli di accettazione firmati. Nei giorni successivi, dovetti fare altri test per verificare non solo le mie conoscenze ma anche la mia resistenza agli stress fisici e psicologici e anche qualche test per valutare la mia etica. Li superai tutti divenni un membro effettivo dell’organizzazione entrando a far parte del personale di classe E, che raccoglieva tutto il personale in attesa di essere ricollocate o ancora in prova.

Come primo incarico dovevo assistere un ricercatore veterano della Fondazione che aveva il compito d’istruirmi. Il nostro primo lavoro consisteva nello studiare uno dei tanti esseri impossibili rinchiusi nel sito e catalogato come SCP-016. Secondo la documentazione, si trattava di un patogeno ematico che quando infettava le sue vittime si manifestava come un comune raffreddore, poi 48 ore dopo il contagio, sviluppa una febbre emorragica; seguita da un sanguinamento da ogni orifizio corporeo che se non arrestato diventava letale. La cosa sorprendente del patogeno, e anche la caratteristica che lo ha sottoposto all'attenzione della Fondazione, era la sua capacità di rispondere agli stress. Se infatti l'ospite si trova in condizioni estremamente stressanti come in pericolo di vita, il batterio è in grado di apportare grosse modifiche al DNA causando mutazioni notevoli al corpo dell'ospite.

Di seguito il referto parlava di alcuni test che sono stati realmente fatti su SCP-016 all'interno della Fondazione. Nel primo esperimento hanno lentamente riempito la cella di un uomo condannato a morte d'acqua e il patogeno lo ha trasformato in un animale ibrido adatto alla vita marina; una volta terminato, l'autopsia ha rivelato che i suoi polmoni erano diventate branchie. Il test è stato ripetuto ma questa volta il virus ha donato una forza fisica sovrumana all'uomo che ha usato per sfondare la porta, fallendo e morendo annegato.

Nella terza ripetizione dell'esperimento, invece, all'uomo è cresciuto uno strano organo sul torace che ha continuato ad ingigantirsi finché una guardia non ha intuito l'intenzione di SCP-016 di creare una bomba e ha ucciso l'uomo infetto poco prima della detonazione. Nel quarto esperimento un uomo è stato infettato e gli è stato chiesto di concentrarsi sul voler farsi crescere delle ali. Non è stato applicato nessuno stress. Al soggetto non sono cresciute delle ali come ipotizzato ed è morto di febbre emorragica. Nell'ultimo esperimento riportato, un uomo infetto era stato rinchiuso in una cassa sospesa a 305 metri e una piccola bomba avrebbe dovuto rompere il cavo che la teneva appesa. SCP-016 ha sviluppato un tentacolo sul polso del soggetto che secerneva seta; non gli è stato di grande aiuto e l'infetto è morto a causa della bomba.

Ero scioccato! Mi avevano spiegato che alla Fondazione SCP erano state concesse speciali leggi interne, ma non potevo credere che in questo posto facessero veramente esperimenti di questo tipo sugli esseri umani e senza alcun ritegno per giunta; quando lo feci notare al mio supervisore, rimasi sorpreso, dalle sue parole non traspariva alcun genere di emozione come se della vita di quegli uomini non gli importasse e aggiunse che quei test risalivano agli inizi degli anni 2000, ma ora era stato creato un ceppo di SCP-016 che funzionava solo sugli animali e che da diversi anni facevano esperimenti solo su di loro. Mi sentì più sollevato, ecco la cara vecchia sperimentazione animale che ci salva dal dover testare gli effetti di farmaci e malattie su noi stessi.

Lo scopo degli esperimenti che avrei dovuto condurre era quello di infettare volontariamente degli animali con il microrganismo modificato e osservare come li avrebbe modificati allo scopo di rendere le interazioni di SCP-016 sempre più prevedibili e, in futuro, una volta compreso il meccanismo con cui genera le mutazioni, usarlo per la cura di malattie in fase terminale.

Quello che il mio supervisore mi chiese di fare non differiva molto da ciò che avevo letto nel documento: dovevo iniettare il ceppo modificato di SCP-016 in alcuni animali tra ratti e scimmie, metterli in pericolo di vita e vedere come il patogeno avrebbe reagito. Nelle settimane successive, dovetti solo prendermi cura degli animali da sacrificare nei test, in attesa che la commissione etica della Fondazione ci desse l'okay.
Quando la commissione ci fece sapere che il numero di animali richiesto era accettabile per perseguire i nostri scopi, iniettai una soluzione contenente SCP-016 e attendemmo che facesse il suo corso. Il giorno dopo, presi tutti gli animali uno ad uno per poi metterli nelle gabbie dei test.

Nel primo esperimento un ratto è stato messo in una bacinella in grado di riempirsi lentamente di acqua; vidi il roditore che all'inizio cercava solo di stare lontano dell'acqua ma quando sul fondo della gabbia se ne formò uno strato, l'animale cominciò ad agitarsi finché quella trappola non si era riempita così tanto che il topo non riusciva più a toccare il fondo, allora, con tutta la foga che aveva in corpo cercò di arrampicarsi sulle pareti. Ero così terrificato e in pena per quell'animale che volevo interrompere l'esperimento, ma non potevo, ormai non avrebbe più avuto senso! Alla fine, il ratto si lasciò andare e annegò ma fu proprio in quel momento che si accorse di poter respirare sott'acqua. Ero contento che si fosse salvato!

Il secondo esperimento era al fine di vedere come trasformava un soggetto infetto di SCP-016 agli stimoli elettrici. Un topo fu messo in una gabbia con una griglia elettrica sul fondo e quando l'operatore voleva faceva passare la corrente ad intensità variabile. All'inizio il ratto sembrava contento di avere una casetta più grossa della precedente, tant'è che si era messo a correre in lungo e in largo; ma le cose cambiarono quando il mio supervisore diede la prima scarica. Il ratto si agitò e iniziò a correre in giro spaventato, dopo aver aspettato che l'animale si calmasse, gli venne data un'altra scarica con lo stesso risultato. L'esperimento continuò così per cinque minuti e il superiore iniziò a spazientirsi e ad aumentare progressivamente l'intensità della corrente. L'animale sembrava sempre più stordito dalle cariche e gli ci voleva sempre più tempo per riprendersi dallo shock, poi ad un tratto, nonostante il mio capo gli aveva già dato diverse scosse potenzialmente letali, tornò a uno stato di esagitazione iniziale come se non le sentisse più, mi sentì sollevato ma morì poco dopo. Le cause pensavo fossero ovvie, ma dall'autopsia emerse che SCP-016 aveva inizialmente reso le zampe dei pessimi conduttori di corrente ma poi il suo effetto si è esteso anche al resto del corpo, e il corpo è continuamente attraversato da un debole filo di corrente che serve a regolare l'attività delle cellule e senza il topolino è morto.

Il terzo esperimento prevedeva che al topo infettato gli venisse somministrata la dose letale di un farmaco che non ero autorizzato a conoscere per vedere se era in grado di contrastarne gli effetti. L'SCP non sembrò dare effetto e il povero animale dimostrava sia i sintomi del patogeno che quelli di overdose del farmaco oltre al mostrarsi sempre più stanco, scoordinato nei movimenti, incapace di ragionare e la gotta. Ha vomitato per tutta la gabbia e di continuo prima di morire. Secondo le analisi, l'SCP aveva modificato il DNA delle cellule del timo dandogli lo scopo di produrre una molecola in grado di reagire con il farmaco e renderlo inerte. Il problema era che suddetta molecola reagiva anche con la maggior parte delle sostanze presenti nel sangue.

Il quarto esperimento prevedeva l'uso di SCP-016 su un topo malato di tumore in fase terminale per osservare se fosse stato in grado di combatterlo. All'inizio gli stessi sintomi dei precedenti poi apparve lo stato teriomorfo tipico del patogeno che aveva reso il ratto molto più forte e aggressivo del normale, sulla schiena si svilupparono anche dei tentacoli appiccicosi con cui tentò di scalare la parete del vetro ma che rimanevano continuamente attaccati. L'esperimento durò più giorni con il virus SCP-016 che continuava a aggiungere modifiche su modifiche al ratto. Oltre ai tentacoli aveva aggiunto zampe di ragno sui fianchi, trasformato le zampe posteriori in piedi palmari, aggiunto delle branchie e reso la coda in grado di iniettare veleno, tuttavia era sopravvissuto fino al momento in cui i membri del mio team non l'hanno abbattuto scoprendo che tutte quelle mutazioni erano solo un effetto collaterale in qualche modo avevano bloccato gli effetti del tumore.

Gli esperimenti sulle scimmie furono anche peggio, le condizioni di esecuzione erano le stesse, ma i primati erano più consapevoli della loro condizione e non appena capivano le nostre intenzioni si dimenavano come matti; al punto che quasi mi veniva da piangere mentre gli iniettavo il patogeno. Ancora più doloroso per me era vederle mentre cercavano in tutti i modi di salvarsi da quelle trappole mortali, senza sapere che, comunque, poco dopo sarebbero stati abbattuti e sezionati per fare delle analisi, e le loro urla e il loro sguardo di terrore? Così simili a quelli di noi umani!

Quell'esperienza mi insegnò molto. Ho sempre creduto che il sacrificio di animali fosse una cosa facile da praticare, in fondo era per un bene superiore, e poi, in mano agli scienziati, avrebbero ottenuto più cure e attenzioni che in mezzo alla natura, senza contare che una volta terminata la sperimentazione su di loro sarebbero stati dati in adozione; però veniva da chiedermi che diritto avevo io di decidere della vita di quegli animali? Fino al giorno prima degli esperimenti erano solo dei topolini che correvano in giro per le gabbie e delle scimmie che se ne stavano li tranquille a rosicchiare una banana! Meritavano davvero di soffrire e morire?

Fu allora che mi resi conto che l'università, si, mi aveva insegnato molto, ma c'erano ancora parecchie cose di cui ero all'oscuro, o meglio, non ero consapevole perché un professore vi può spiegare tutto di come le cellule da normali diventano tumorali e a questo punto ti sembra di sapere tutto ma prova a andare a vedere un malato di cancro che sceglie di sottoporsi a una sperimentazione clinica di fase 2 dopo che ha provato radioterapia, chemioterapia, farmaci in commercio vari e non ha più speranze di guarire. Ti dimentichi completamente del ruolo della telomerasi o della proteina mTor nella mutagenesi e l'unica cosa che vorresti fare è curarlo per farlo tornare ad una vita normale.

Avrei voluto che ci fosse un altro modo per scoprire nuovi farmaci. Un metodo che non costringesse nessun animale a sopportare quello che facevamo, ma non era possibile. Il progresso scientifico e lo sviluppo tecnologico lo esigevano e non accettare questo compromesso significava rendere il progresso estremamente lento mentre fuori dai laboratori un numero irriducibile di persone moriva o vedeva la propria vita rovinata a causa di una malattia che si sarebbe potuta curare prima se solo avessimo fatto sperimentazione sugli animali!

Ripensai a ciò che avevo detto riguardo la mia filosofia sull'altare della scienza al mio discorso di laurea, in particolare a quando erano stupidi i credenti delle antiche civiltà a pensare che uccidere degli animali e delle persone potesse placare l'ira di un dio che neanche esisteva e fu allora che intravidi un barlume di speranza che mi fece uscire dal mio dolore!
I popoli antichi sacrificavano animali agli dei perché non sapevano che esistevano metodi migliori per propiziare il raccolto o far si che le catastrofi facessero meno danni possibili a persone o cose. Noi ora non siamo molto diversi da quei popoli; non conosciamo nessun metodo migliore per sviluppare nuove cure se non quello di spendere miliardi di dollari in decenni di lavoro, sacrificando animali. Non è da escludere che in futuro qualcuno sviluppi un sistema che sia in grado di rendere completamente obsoleta la sperimentazione sugli animali ma fino ad allora somministrare i farmaci agli animali prima di testarli sull’uomo è il metodo migliore che conosciamo.

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Capitolo 7
*** 1x07 - La Maledizione più Terribile ***


1x07 - La Maledizione più Terribile




Esiste una maledizione così terribile che nessuno ne parla, persino i sacerdoti e gli esperti di esoterismo migliori la temono e sperano di non averci mai a che fare nella loro vita, anche a costo di negare la verità a loro stessi e agli altri perché così potente che ancora oggi non si è trovato un rito cristiano o delle formule magiche abbastanza potenti da spezzarla.

L'unica cosa che può salvare il soggetto colpito è la sua sola volontà di uscirne ma il problema è che spesso il maledetto non se ne accorge e gli effetti della macumba posso protrarsi per anni, logorando il soggetto dall'interno e spiegare per filo e per segno ad una persona colpita la sua condizione non basta; uno degli effetti dell'incantesimo è proprio quello di far credere a chi ne è colpito di star bene e reagendo con frasi tipo:-"Ma no, è solo una tua impressione" "Ma non dire assurdità, le maledizioni non esistono" e più il tempo passa, più sarà propenso a negare e meno forza di volontà avrà per reagire. Questo effetto secondario però non si limita a manifestarsi sulla vittima, ma, proprio come per una malattia contagierà anche le persone vicine rendendo ancora più difficile contrastare questa terribile piaga, rendendo il numero di persone colpite in crescita quasi esponenziale.

Non sappiamo chi sia stato a scoprire per primo le parole da usare per lanciare questo osceno incantesimo ma tutt'oggi siamo quasi certi che non esistono persone che possono lanciarla o che ne conoscono le formule da pronunciare, e la teoria più accreditata sulla sua origine è che più persone, secoli e secoli fa, abbiano deciso di provare a usarla in modo estremamente sconsiderato. La maledizione, però, era così potente che non ha colpito solo lui ma anche tutte le persone nel raggio di diversi chilometri e che non si sia conclusa con la loro morte ma si sia tramandata di generazione in generazione fino ad arrivare ai giorni nostri e ancora oggi, ogni giorno, migliaia di persone nel mondo vivono senza sapere della condizione che li opprime.

Agisce così: quando il maledetto nasce, non sembra avere nulla che non vada, anzi, in quel momento si può ancora dire che è libero dalla maledizione. A giocare un ruolo fondamentale nell'attivazione del maleficio è l'interagire con persone che possiedono l'anatema come lui. Queste sotto l'influsso malefico inizieranno a compiere involontariamente determinati gesti e pronunciare parole che faranno si che la maledizione nel bambino si manifesti e da quel momento il tracollo ha inizio.

Al primo stadio, il malocchio rende pessimista chi ne è affetto rendendogli quasi impossibile vedere il lato positivo di ogni cosa, di conseguenza il soggetto diventerà depresso, apatico e incapace di essere felice ma questo è solo il principio perché al secondo stadio, l'energia negativa andata ad accumularsi distruggerà le speranze per il futuro portando il soggetto a non credere più in nulla e al fare scelte che gli causeranno solo altra infelicità, spesso consigliategli da altre persone maledette. Viene a questo punto il terzo stadio, forse quello più curioso perché, se nel secondo si basava sul togliere speranze, ora la maledizione gliene lascerà un po' e il soggetto, intravedendo questo barlume di luce, deciderà di combattere per essa, non sapendo che in realtà farà solamente il suo gioco perché con il 2° stadio il malocchio gli ha spianato la strada che voleva percorresse e così facendo sprona l'infetto a percorrerla senza che si renda conto di essere entrato in un tunnel senza fine che lo porterà a un lungo e inesorabile logorio mentale che porterà chi ne è affetto, con il quarto stadio, a diventare cinico, anaffettivo, sempre arrabbiato o triste, e a trascurare gli altri e se stesso. E infine il quinto stadio, quello finale, una volta che la maledizione avrà consumato il soggetto su più piani passerà a quello fisico, manifestandosi come una vera e propria malattia simile a quelle causate da un accumulo di stress e portando nella maggior parte dei casi alla morte.

Dopo anni di prigionia, però, posso finalmente dire di stare cominciando a spezzarla; ma lasciate che vi racconti la mia storia in modo che possiate comprendere meglio di cosa parlo: mi chiamo Andrew Goldenapple, ho sempre amato la meccanica e la robotica e fin da bambino sognavo di diventare ingegnere e lavorare per la Anderson Robotics, che nonostante le piccole dimensioni è da sempre una delle compagnie più all’avanguardia del settore. A 18 anni, ottenni il diploma in elettrotecnica, iniziai a frequentare l’università ma gli esami erano troppo difficili e a metà del percorso abbandonai e andai a lavorare per una piccola azienda che produce aspirapolveri. Mi trovavo bene, al punto che in più di una occasione mi sono chiesto per quale ragione volessi provare a lavorare per la Anderson, che assurdità.

Le mie giornate si svolgevano così: sveglia alle 6 del mattino, colazione con caffè. Alle 6:30 prendevo il treno che faceva la tratta Pandòria-Boston su cui incontravo spesso una signora anziana sulla sessantina che indossava una gonna verde marcio e un maglione rosso fuoco che mi salutava e ricambiavo, più per gentilezza che per un vero motivo, dato che prima di allora non l'avevo mai vista. Arrivava in stazione alle 7 e 30 circa e io avevo tempo sufficiente per attraversare Boston e arrivare in ufficio entro le 8 in punto. Lavoravo fino a mezzogiorno, ora in cui c’era la pausa pranzo e chiacchieravo con i miei colleghi spesso della partita di baseball che c’era stata il giorno prima, poi si torna al lavoro. Alle 17 la giornata lavorativa si concluse e dovevo correre per non perdere il treno delle 17:15. In compenso però Pandòria era il capolinea e non c’era molta gente a differenza dell’andata. Rientravo a casa alle 18:30, cenavo in solitudine e facevo un po’ di zapping in TV, per poi andare a dormire alle 22.

Andò avanti così per circa un anno, e mi resi conto che avrei voluto rimanere in casa tutto il giorno e non fare nulla perché tanto a cosa serviva? Sarei andato a quella schifosa compagnia per quel giorno, quello successivo, quello dopo e così per sempre, ma poi tornai in me, dovevo lavorare e continuai a farlo anche se di malavoglia. Poi un giorno, mentre uscivo dal lavoro, mi accorsi che non volevo prendere il treno delle 5 e un quarto. Non perché non volevo correre o altro, solo, non volevo prendere quel treno. Così decisi di assecondare quella assurda richiesta del mio cervello e presi la corsa dopo. Non cambiò nulla a parte il fatto che tornai a casa con quasi un’ora di ritardo rispetto al solito. Quella notte riflettei sulla stranezza ma non gli diedi molto peso.

Ricordo che la mattina dopo bevvi forzatamente il mio solito caffè, sentivo che stavo cominciando ad odiarla quella bevanda ma non sapevo che altro bere. Poi sul treno una voce femminile “Ciao!” “Oh, ciao!” ancora la solita signora anziana che mi saluta ma che non conosco per poi andarsene, ma che diavolo vuole da me! Il resto del giorno tutto normale. La mattina dopo mi accorsi di essermi addormentato sul divano con la TV ancora accesa e la tavola ancora apparecchiata dalla sera precedente, ma come? E mi accorsi che mi ero dimenticato, la mia mente lo aveva completamente rimosso! Cominciai a pensare che avevo un problema ma subito dopo inizia a negare, insomma, una volta può capitare no?

E poi avevo dei problemi molto più urgenti come cercare di capire cosa fare per poter superare questo periodo nero, riflettei e giunsi alla conclusione che era un problema di denaro e che sicuramente impegnandomi di più al lavoro lo avrei risolto. Il giorno dopo aver preso questa decisione fui subito più sollevato e affrontai la giornata con uno spirito diverso, tant'è che per tutto il mese feci gli straordinari e riuscì a trasmettere positività a tutti i miei colleghi che ora mi guardavano con occhi diversi. Anche le mie voglie assurde cessarono. Finalmente ero felice. Tutto questo fino al giorno di paga. Ricevetti più soldi, ma non quanti me ne sarei aspettati, ne rimasi molto deluso, ma non mi scoraggiai e nei mesi successivi mi impegnai ancora di più ma la paga non arrivava mai a quanto desideravo e con il tempo l'eccitazione iniziale sparì lasciando spazio a trascuratezza, rabbia e apatia.

Ero arrabbiato con me stesso e il mondo che per tutto il tempo dovetti trattenermi dal dire in faccia quello che pensavo alle altre persone, cioè, alla signora che doveva smetterla di salutare gente che non conosceva. Al mio capo che volevo la smettesse di prendermi in giro con la storia che presto mi avrebbe promosso e ai miei colleghi di parlare di altro dato che al mondo ci sono una miria di altre cose oltre al baseball! Inutile aggiungerlo, le mie voglie assurde sono tornate più forti di prima una volta, addirittura, non volevo tornare a casa la sera ma starmene tutta la notte sul treno e tornare al lavoro domani!

Con il passare del tempo mi ammalai, avevo sempre dolori articolari, tosse secca e febbre. In più avevo capito che con quell'ammontare di denaro mensile non avrei mai raggiunto i miei obiettivi e mi rassegnai alla mia solita routine. Era come vedere una profezia avverarsi, sapevo già quello che sarebbe successo e io non potevo fare altro che lasciare che la vita lo facesse.

Arrivò un giorno in cui volli parlare a quella signora che mi salutava sempre in treno, non era una mia strana voglia, era una decisione che avevo preso io con la mia testa. Aspettai quel momento della mia routine e la donna arrivò.
A.:-"Ciao, scusa posso sapere per quale motivo mi saluta tutti i giorni?"
D.:-"Veramente ti ho salutato solo una volta in tutta la mia vita, eccetto questa, forse!"
A.:-"Ma come? E' da quando ho iniziato a prendere questo treno che ci salutiamo?!"
D.:-"Si, ma un'azione che si ripete sempre uguale non è come se alla fine la avessi fatta una volta sola nella vita?"
A.:-"Ehm... Sinceramente credo di no, ma volevo chiederle una cosa!"
Le raccontai gli ultimi accadimenti della mia vita e poi chiesi:
A.:-"Perché ho queste strane voglie che mi rendono sempre insoddisfatto? Ormai tutto questo sta diventando una maledizione!"
D.:-"Non hai mai pensato che la tua vita sia stata colpita dalla maledizione e che questi desideri di scappare siano la cura?"
Rimasi un po' inebetito.
D.:-"Scommetto che tu ogni giorno ti alzi sempre alla stessa ora, fai colazione sempre con la stessa bevanda, e dopo aver preso questa corsa vai al lavoro, durante le pause pranzo chiacchieri con i tuoi colleghi sempre delle solite cose, poi torni a casa, ceni, guardi la cosa più decente che danno alla tv e poi vai a dormire; o sbaglio?"
A.:-"Si, ma..."
D.:-"Andrew, se ci siamo incontrati c'è un motivo e il motivo è che non sai dove vuoi che la strada della vita ti porti, o meglio sai dove vuoi andare ma ti sei smarrito e allora continui a girare in tondo nel tentativo di ritrovarla!"
A.:-"Si, ma che importanza ha se alla fine non la ritrovo!"
D.:-"Vedi quello che stai vivendo oggi è un giorno. 30 di questi giorni formano un mese. 12 mesi formano un anno e 80 anni formano una vita! Quindi tu è come se rivivessi ogni giorno la stessa vita!"..."Andrew Goldenapple trova qualcosa da fare che ti appassioni, che ti sembra di essere nato per farlo, che è utile al mondo e anche retribuito. Non sarà facile, fallirai molte volte, spesso troverai passioni a cui mancherà solo una di queste caratteristiche ma non devi demordere o a 80 anni l'unica cosa che sarai in grado di fare sarà illuderti di aver vissuto veramente! Detto questo..."
Abbozzò un inchino.
D.:-"Spero di esserti stata d'aiuto e a presto!"
Il treno arrivò in quel momento ad una fermata intermedia e scese. Io invece rimasi seduto al mio posto a riflettere. Ogni giorno. Sveglia, caffè, treno, lavoro, pausa pranzo di nuovo lavoro, casa e qualcosa in  TV.

E tu, a che punto sei della tua routine? Hai idea di quante volte l'hai ripetuta?

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Capitolo 8
*** 1x08 - Il Videogioco Definitivo ***


1x08 - Il Videogioco Definitivo



Non lo nego, sono un grande appassionato di videogiochi, e credo di esserlo da quando ne ho memoria, letteralmente, ricevetti la mia prima X.Box quando avevo quattro anni e mi risulta difficile ricordare eventi che mi sono accaduti negli anni precedenti. Da allora nei successivi venti anni della mia vita provai praticamente ogni genere di gioco che vi possa venire in mente. Nella mia lunga esperienza da videogiocatore ho avuto modo di esplorare tutti i mondi videoludici possibili e assisterne alle loro evoluzione. Il primo videogioco mai creato risale al 1952 ovvero OXO, un simulatore di tris ricavato usando tre oscilloscopi e per giocare bisognava inserire il numero corrispondente alla casella scelta usando un telefono a disco rotante, inutile dirlo, aveva una grafica e una interfaccia molto approssimative ma nel corso degli anni con lo sviluppo tecnologico i videogiochi sono diventati sempre più dettagliati e ricchi di contenuti fino a rendere facoltativi i "percorsi obbligati" dei platform e creare dei mondi alternativi ultrarealistici con numerose trame, sottotrame e in cui è possibile creare la propria storia, rendendo facoltativa quella creata dagli sviluppatori. In altre parole, si stanno creando videogiochi sempre più in mano al giocatore ma non finisce qui, perché vengono implementate sempre più tecnologie per rendere il gioco più immerso e distante dalla realtà come l'Oculus Rift o la più recente Feeling Skin, del 2030, una tuta che fa provare al giocatore le stesse sensazioni fisiche del personaggio giocante e la Virtual Room, che con pochi apparecchi è possibile ricreare il mondo videoludico nella realtà.

E tutto questo mi fa sorgere una domanda: dove potrà spingerci questa tecnologia, e soprattutto, sapremmo sfruttarla con saggezza? Proviamo a immaginare un futuro dove la tecnologia ci permette di sfruttare i videogichi al loro massimo potenziale. 
Anno 2080: un magnate dell'industria videoludica decide di spingersi oltre e di creare quello che lui chiama il videogioco definitivo, un videogioco che tutti avrebbero acquistato e di cui tutti avrebbero visto solo lati positivi, perché? Perché racchiudeva in se tutti i generi videoludici esistenti, un mondo molto più vasto della Terra e una moltitudine di personaggi che è possibile incontrare gli altri giocatori, come è sicuro che un gioco del genere abbia il successo sperato? Semplice, il magnate sa che ognuno di noi ha un bisogno che un videogioco può soddisfare, il suo progetto possiede tutti i generi possibili, quindi per logica, il videogioco definitivo può soddisfare chiunque. Ma l'industriale sa che la sua azienda non è sufficiente, così decide d'iniziare una collaborazione con altre grandi aziende di videogiochi con l'intenzione di dividersi la fatica e gli utili all'immissione sul mercato. Anche con migliaia di persone al lavoro, il gioco richiede diversi anni di sviluppo ma alla fine può essere commercializzato e gli viene dato il titolo "O-World".

Anno 2085: I primi giocatori, fatto un profilo, si trovano catapultati in un enorme città moderna dove è possibile fare qualsiasi cosa normalmente si farebbe nella vita reale: esplorare la mappa, socializzare con altri giocatori, e personaggi non giocanti, comperare oggetti di ogni genere negli shop, partecipare a attività organizzate da altri utenti (lezioni, mostre, feste, incontri sportivi) e scambiare oggetti tra i giocatori.
Ma questo è solo uno dei tanti mondi visitabili del gioco solo alcuni degli altri sono: in stile medievale, postmoderno, spaziale, i vari stili punk letterari, carnevalesco, gotico, horror, presente alternativo, cartone animato e molti altri riconducibili ad antiche civiltà della storia umana. E ogni mondo avrà delle quest tematiche da completare: tra le più svariate che vi vengono in mente, dal trovare oggetti, uccidere nemici, indagare su strani eventi, far carriera in un determinato sport, eccetera; al cui completamento si ottengono Ancoin, i soldi del gioco.
Quasi immediatamente le vendite raggiungono livelli record, sui social non si parla d'altro e i mass media diffondono informazioni che invogliano l'acquisto. Al punto che in un solo anno supera le 100 milioni di copie vendute.

Anno 2086: Azienda del magnate crea una commissione di debugger a cui tutti gli utenti possono rivolgersi per segnalare eventuali falle, in modo che ogni bug possa essere rapidamente scovato ed eliminato, una segnalazione ben riuscita fa guadagnare Anacoin al giocatore. Intanto, nuovi movimenti culturali cominciano a formarsi all'interno del gioco, gruppi di sociologi iniziano a studiarli.

Anno 2087: sorgono conflitti tra i collaboratori in esterna e le aziende di cui fanno parte e il magnate decide di creare una nuova azienda la O-World Entertainment e di assumere tutte le persone che hanno realizzato, anche in minima parte O-World, adesso il videogioco più influente al mondo è in mano a un'unica azienda capace di tutto.

Anno 2088: Il Contratto con l'utente cambia e la O-World Entertainment si riserva la possibilità di registrare tutte le chat e i log di gioco con la scusa di capire meglio le esigenze del consumatore. In questo modo l'azienda entra in possesso di diversi terabyte d'informazioni circa i giocatori; distruggendone la privacy.
Anno 2089: 1/5 del mondo gioca e i servizi segreti di tutto il mondo chiedono di entrare in possesso delle chat per ragioni che preferiscono tenere all'oscuro. Le subculture formatesi tre anni prima stanno uscendo dal gioco e iniziano a imporsi nel mondo delle arti, della moda, della musica e della filosofia catturando l'attenzione dei sociologi di tutto il mondo.

Anno 2090: Apre Pleasure-Reign, il progetto di una civiltà interna a O-World interamente basata sul sesso, dove le persone, usando la Feeling Skin, possono provare sulla loro pelle le sensazioni che un altro utente e un personaggio creato dall'IA provocano.
Ha l'aspetto di un gigantesco parco a tema dove ogni attrazione e decorazione ha lo scopo di mettere tensione sessuale nei giocatori, con oltre dei Motel dove due o più utenti che provano attrazione fisica possono soddisfare le loro voglie, shop dove è possibile dare oggetti in cambio di sesso e delle quest a sfondo erotico, categorizzate, in modo che persone con orientamenti sessuali diversi possano trovare più facilmente le quest che vadano incontro ai loro gusti.
Con l'introduzione di questa iniziativa le vendite attraversano un nuovo picco raggiungendo i due miliardi di giocatori.

Anno 2091: l'azienda decide d'immettere sul mercato l'Anacoin rendendola scambiabile con denaro vero e questo altera il mercato mondiale, danneggiando i governi di tutto il mondo. Questo spinge i servizi segreti e potenti comunità di hacker a bersagliare il gioco e l'azienda. Il problema divenne così grave che il 2091 fu chiamato dai videogiocatori "L'anno dei blackout".
Anno 2092: Altri moti di protesta contro O-World iniziano a far sentire la propria voce chiedendo la chiusura dei server per le più svariate ragioni, alcune delle principali elencate di seguito:

- Gruppi contro le morti da O-World, dal momento del lancio oltre 500 persone sono morte giocando a O-World, come succedeva era sempre la solita storia, un ragazzo approfittava di un periodo di vacanza o un week end per giocare indisturbato, perdeva la cognizione del tempo e alla fine lo ritrovavano morto di stenti in uno stato pietoso in mezzo a feci e urine per aver giocato interi giorni consecutivi senza fare pause, nemmeno per mangiare e bere.
- Contro le dipendenze: da quando O-World è entrato nelle vite di tutti, la dipendenza da videogiochi ha raggiunto livelli allarmanti, tant'è che se prima i centri specializzati in questa intossicazione erano pochi, adesso ce n'è uno almeno in ogni stato.
- Religiosi: affermavano che O-World degradasse la morale, e non avevano tutti i torti, capitava infatti che qualche giocatore chiuso o chiusa sessualmente venisse spinto dai suoi amici virtuali a visitare le aree più a luci rosse e in breve si ritrovavano a fare cose che nella vita reale non avrebbero mai fatto diventando quasi dipendenti; inoltre c'erano le aree più violente, temevano che uccidere nemici virtuali per ore potesse spingere le persone a volerlo fare anche nella vita reale.
- Contro la prostituzione e la pedofilia: molte minorenni si prostituivano su O-World a utenti ignari o meno, è vero che Pleasure-Reign era vietato ai minori, ma a loro bastava poco per farsi un profilo falso, avviare la loro attività; farsi pagare in Anacoin e poi convertirli in soldi reali. Dando l'impressione ai clienti di non esserlo e di non compiere un illecito.

Anno 2093: l'azienda è in difficoltà, si trova a dover affrontare una guerra su più fronti tra hacker, servizi segreti e detrattori mentre l'Anacoin perde valore, ma dopo tre anni di crisi, forse ha trovato la soluzione hai suoi problemi: con i servizi segreti, semplicemente la O-World da libero accesso alle informazioni raccolte; successivamente paga un'agenzia di controspionaggio per liberarsi degli hacker con ottimi risultati. Per i detrattori rumorosi invece, li zittisce corrompendone il principali capi, e successivamente per evitare di perdere altri utenti introduce il sistema delle "missioni personalizzate" in modo simile a come FB propone i post in bacheca, un'IA memorizza le azioni più frequenti di un utente e restituisce al giocatore una serie di missioni che troverà più piacevole portare a termine, sempre dando Anacoin come ricompensa.

Anno 2094: Con queste novità il tempo di gioco dei singoli utenti raddoppia e il numero un "11/10" (inteso come do voto 11 su 10) compare in 1/3 dei commenti sui social in cui è espressa una valutazione e la gente non si rendeva conto che la O-World ora esercitava un controllo assoluto sulla popolazione e in collaborazione con l'intelligence poteva far si che una o un gruppo di persone ricevessero missioni personali atte a manipolare il pensiero collettivo. In tutto questo l'Anacoin ristabilisce la sua forza e l'azienda può usarla per manipolare i mercati per i suoi egoistici fini.

Anno 2095: Con sorpresa di tutto il mondo, per il 10° anniversario di lancio del videogioco, si entra in quella che il magnate ha chiamato la seconda fase di O-World, ovvero il lancio di "O-World 2.0" una nuova versione del gioco in cui ai giocatori viene data la possibilità di creare O-World, con le proprie città, le proprie missioni, le proprie idee a cui gli altri giocatori possono giocare e lasciare un commento e un indice di gradimento e i migliori vengono resi noti a più membri della comunità in modo che possano giocarci.

Così facendo tutti gli effetti che aveva sortito O-World sulla popolazione vengono centuplicati, circa la metà degli umani nel globo gioca regolarmente, l'azienda fattura decine di miliardi di dollari l'anno, nuove culture sorgono come funghi, le morti da O-World che raggiungono le centinaia ogni anno, la prostituzione online dilaga e i servizi segreti che sfruttano le perdita di privacy per raccogliere dati sulla popolazione e manipolarla mentre l'azienda con il suo incredibile fatturato decide le sorti del mondo. Siamo entrati nell'era buia della O-World Enterteinment.

Cosa? Pensi che io sia un pazzo che farnetica? E che tutto questo non potrà mai succedere? E' normale, tu credi ancora che i videogiochi siamo una cretinata per bambini tipo "oh, il mostro sempre più grosso, spara, spara, pium, pium" certo, tu non sai che la tanto acclamata bitcoin quando valeva ancora pochi centesimi era data come premio per aver vinto a dei tornei di videogiochi e poi usata per comprare altri giochi, tu non sai che sociologi di tutto il mondo studiano i vari gruppi di utenti online perché molto simili per struttura alle cellule terroristiche, tu non sai che su second life sono nati vari movimenti culturali, e le morti da O-World, impossibili? Leggiti questi articoli va:

http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_17/gioca-videogame-3-giorni-fila-32enne-muore-un-internet-cafe-a650c464-9e65-11e4-a48d-993a7d0f9d0e.shtml
http://www.eurogamer.it/articles/2012-07-18-news-videogiochi-ragazzo-di-18-anni-muore-dopo-40-ore-consecutive-con-diablo-iii
http://allyourgames.altervista.org/2015/03/giocatore-di-world-of-warcraft-muore-dopo-aver-giocato-per-19-ore-di-fila/

Tutto ciò che ti ho descritto è già realtà, quello che mi chiedo è, quanto tempo ci vorrà perché qualcuno la impugni e la trasformi in qualcosa di globale?

Molti anni dopo...

Il magnate fissava impotente lo schermo del computer, con lacrime di terrore osservava ciò che aveva concepito.
-"Signore, si sente bene?" Disse un suo sottoposto,
-"Voi siete assolutamente sicuri che nessuno stia controllando quei personaggi!"
-"Si, assolutamente, il codice di questa città non risale a nessun utente, ho contattato i migliori linguisti al mondo e tutti hanno detto la stessa cosa: la lingua che parlano non esiste e anche lo stile della città è un miscuglio tra gli stili impostati di default e quelli creati dagli utenti, per ora abbiamo identificato circa gli stili di 40 diversi utenti ma stimiamo che ce ne siamo 150 in tutto. E le dirò di più, è una civiltà in continua espansione guardi quel quartiere, due giorni fa non esisteva! E..."
-"Pensate che siamo senzienti?" Non ricevette risposta e alzò la voce "Pensate-che-siamo-senzienti?"
-"Non lo sappiamo, ma abbiamo analizzato i codici più e più volte ed è come se quei personaggi avessero ottenuto la capacità di seguire i loro codici... Opzionale!"
-"Che significa opzionale?"
-"Significa facoltativo!"
-"Lo so, dannato idiota, spiegami cosa significa? Che ora possono scegliere se rispettare le impostazioni che gli diamo oppure no?"
-"Esattamente signore"
-"Quindi sono come esseri viventi" teorizzò un programmatore li vicino. A questo commento tutti in sala si agitarono e avanzavano proposte, c'era chi proponeva di cancellare tutto prima che si fossero ribellati, chi di divulgare la notizia e vincere sicuramente un premio nobel, chi di mantenere la faccenda segreta e studiare quel mondo in segreto e chi solo d'isolare il server e dimenticarsene; ma alla fine i dipendenti decisero che l'ultima parola spettasse al loro capo, dato che era stato lui, seppur involontariamente, a creare quel mondo. Annullò tutti gli impegni e si ritirò nel suo ufficio, per uscire solo diverse ore più tardi dicendo:-"Ho preso una decisione!"

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Capitolo 9
*** 1x09 - Il Vecchio dagli Occhi Bianchi ***


1x09 - Il Vecchio dagli Occhi Bianchi




Se esiste un Dio, con ogni probabilità, deve essere una entità malvagia. E’ così, non c’è nessun’altra spiegazione, pensateci un attimo. Dio è un essere dotato di poteri così immensi che non solo gli rendono possibile l'aver creato un universo così grande che ancora oggi non sappiamo nemmeno se ha una fine, ma è anche riuscito a creare un pianeta con più di 7 miliardi di abitanti e ad amministrare non solo la vita di ognuno di loro ma anche quella degli animali, piante e organismi inferiori che lo abitano. Insomma, ha un potere pressoché illimitato.

E Montesquieu diceva che “il potere corrompe e il potere assoluto corrompe in modo assoluto” e se è vero che dio somiglia agli uomini da lui creati quante possibilità ci sono che anche Lui non sia rimasto corrotto dal suo stesso potere?

Dio è un sadico che gode nel torturare le creature da lui stesso create; e questo lo si può vedere nella Bibbia come nel quotidiano. Dio ci ha dato degli istinti che ci costringono ad agire contro noi stessi e la sua Legge e mentre i credenti cercano in tutti i modi di “guardare ma non toccare” “toccare ma non mangiare” oppure “mangiare ma in fretta in modo da non sentirne il sapore” dio se ne sta lassù e a ridere mentre li osserva e alla fine che cosa fa? Si mette a punire chi non è riuscito a resistere a quelle tentazioni, ma almeno ti lascia libero di scegliere: si, puoi scegliere se fare come dice lui e allora ti concede il paradiso, oppure di fare quello che vuoi ma, in tal caso, ti aspetta un'eternità di tormento e disperazione.

Poi basta guardare il mondo, le cose che danno la vera felicità sono estremamente poche e guadagnarsele richiede una fatica immensa ma anche qui la possibilità di fare una scelta non-scelta: o privilegi il piacere immediato ma accetti il dolore che ne consegue, che è come avere una carta di credito (è divertente usarla finché non arriva il conto) oppure ricercare felicità e successo, in altre parole soffrire duramente prima per avere una possibilità di sentirti appagamento dopo. Entrambe le scelte sono portatrici di sofferenza e un essere buono ed empatico non permetterebbe mai tutte queste torture fisiche e mentali. Indubbiamente sarebbe un mondo migliore senza di Lui e io desidero distruggerlo, si, io... Voglio... Distruggere... Dio!

Avevo 9 anni quando tutti questi pensieri invadevano la mia testa. Vi sembrerà strano che una bambina della mia età riesca a elaborare questo genere di pensieri ma il fatto è che non sono sempre stato una graziosa ragazzina bionda dagli occhi azzurri; nella mia vita precedente ero un uomo. Non ero ateo, anzi ero molto devoto, ma nel corso degli anni a me e alla mia famiglia erano capitate innumerevoli disgrazie che mi avevano portato a fare questo genere di ragionamenti e a rinnegarlo. Ero talmente convinto del mio pensiero che neanche in punto di morte volli pentirmi, pensavo sarei finito all'inferno ed ero disposto a accettarlo.

Successe però che quando morì fu tutto nero per un istante e poi mi sono ritrovato nel corpo di Tanya Libisch, una neonata nei pressi di Hannover in Germania. Non è stata una bella esperienza, soprattutto perché negli anni dopo ho dovuto riacquisire il controllo del mio corpo, ma non ho dimenticato il mio odio verso dio e tutto il mio disprezzo per gli esseri superiori e la loro indifferenza nei confronti dell'umanità.

Crebbi all'apparenza come una bambina normale, i miei genitori si trasferirono a Pandòria poco dopo che ebbi compiuto due anni e non dissi mai a nessuno del fatto che ricordavo una vita precedente, non volevo essere preso per pazzo, e finire rinchiuso nel manicomio di Pandòria. Questa è stata la mia vita; almeno fino ai nove anni, quando qualcuno o qualcosa, che avrebbe cambiato la mia vita per sempre, venne a farmi visita. Accadde una notte che non aveva nulla di particolare, i raggi di una luna piena filtravano debolmente dalle tende illuminando un po’ la mia stanza nell’attesa che prendessi sonno quando iniziai a sentire dei passi provenire dal corridoio che diventavano sempre più forti finché qualcuno non aprì la porta. Era un vecchio, un uomo molto alto con la barba lunga e bianca, i suoi vestiti sembravano quelli di un sacerdote di qualche strana religione sciamanica. La cosa più impressionante erano i suoi occhi: completamente bianchi senza iride e pupilla, metteva inquietudine ma mi rilassai pensando si trattasse solo di un sogno... 

V.:-“Ciao Tanya, come stai?” Disse l'uomo.
Il sonno mi passò tutto d'un colpo, urlai e sobbalzai sul letto! Non poteva essere un incubo era troppo reale!
Il vecchio aggiunse:-"Sembri sorpresa! Davvero in nove anni da quando sei stato reincarnato non hai mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato?"
Ne approfittai per riprendermi e commentai.
T.:-“Ti sbagli! Anzi, sono quasi 10 anni che aspetto questa visita. Sai, ho sempre pensato che questo silenzio dal mondo degli dei, significasse che le mie minacce erano troppo patetiche per meritare attenzione ma sapere che sono così preoccupati da inviare qualcuno, non può che incoraggiarmi. Cos’è successo? Lassù vi siete accorti dell’errore e siete venuti a correggerlo? Nove anni, complimenti per il tempismo!”
V.:-"Sono qui perché mi hai molto colpito Tanya." Il vecchio osservò meglio Tanya "Ne ho sentite tante di storie su persone che ricordano le loro vite precedenti, alcune famose persino nel vostro mondo ma tu sei stata la prima a mantenere un odio così viscerale per dio nonostante quello che ti è capitato, chiunque altro nella tua situazione avrebbe capito di aver ricevuto una seconda chance per evitare i tormenti dell'inferno diventando un credente fanatico!"
T.:-"Buona a sapersi" dissi in tono disinteressato "Allora, come funziona il protocollo divino in questi casi? Trascinerai la mia anima all'inferno perché dio odia chi abiura?"
V.:-"No!"
T.:-"Che significa no?"
V.:-"Che non ho intenzione di fare nulla di quello che pensi! Anzi, voglio aiutarti!"
T.:-"Aiutarmi?"
V.:-"Non farti ingannare dal mio aspetto, non sono chi sembro. Io sono uno spirito che vaga per questo mondo alla ricerca di gente degna di servirmi, ho girato il mondo in lungo e in largo per secoli ascoltando il pensiero delle persone ed escogitando sistemi per convincerle ad unirsi alla mia causa ma fino ad ora, nessuno ha mai gridato vendetta verso dio con così tanta tenacia e rabbia come fai tu! Perciò, ho deciso ti stipulare un patto con te!"

Ero esterrefatto, non potevo credere che stesse succedendo davvero.
T.:-"Un patto? Che genere di patto?"
V.:-"Uno scambio lavorativo, per così dire, tu mi aiuti a raccogliere tutto il potere necessario a sconfiggere un dio ed io in cambio ti do il potere che hai sempre sognato, un potere praticamente infinito che ogni uomo nel suo essere insignificante ha desiderato almeno una volta nella vita e potrai godertelo fino alla fine dell'eternità! Quello che ti chiedo di fare è di incontrare delle particolari persone e convincerle a darti dei particolari oggetti che se riuniti daranno a un umano un potere divino e una volta combinato al mio, potremmo fare un vero e proprio colpo di stato e assumere il controllo dell'universo! Mi segui?"
T.:-"Si, ma… Sembra tutto così semplice"
V.:-"Non lo sarà affatto! Le persone che devi incontrare sono esseri che si sono fatti corrompere dal potere che il loro oggetto gli ha concesso e non sarà facile farglielo condividere. L'unico modo per convincerli è superare delle prove che forzeranno fino a livelli estremi le tue abilità fisiche e mentali e ti faranno provare forme di dolore che nemmeno sapevi esistessero e che solo chi ha provato in precedenza a cercali potrà capire!"
T.:-"Quanti oggetti solo?"
V.:-"538 con altrettante prove da superare e ricorda se ne fallisci anche una e sottolineo anche una sola morirai o passerai il resto della tua vita a servire il possessore contro cui hai perso!"
Rimasi lì a pensare, 538, non riuscivo nemmeno ad immaginarmele 538 prove, senza contare che fallirne una significava dolore e morte.
V.:-"Ovviamente, il nostro contratto prevede un'ulteriore clausola: se fallirai la prova o non sarai più nelle condizioni mentali o fisiche per affrontare quelle successive, mi prenderò i tuoi oggetti e li consegnerò a qualcun altro che completerà l'opera al posto tuo! Questo e quanto c'è qualcos'altro che vorresti chiedermi?"
T.:-"Si, chi sei tu? Il diavolo?"
Il vecchio scoppiò in una risata così lunga e fragorosa che mi vennero i brividi!
V.:-"Il diavolo! Il diavolo è solo un concetto, una figura allegorica, e varia in base a chi lo chiedi, potrei essere anch'io il diavolo se solo tu mi vedessi come tale! Se vuoi un consiglio, lascia perdere questi inutili stereotipi e concentrati solo su ciò che è reale. Io sono reale, tu sei reale, quei 538 oggetti e i loro possessori là fuori sono reali, e il tuo sogno di vedere un'umanità libera dal giogo delle divinità è reale! Quindi che cosa decidi Tanya Libisch? Sei disposta ad accettare il mio patto?"

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Capitolo 10
*** 1x10 - Lo Spectrarium: Il Libro della Testimonianza ***


1x10 - Lo Spectrarium: Il Libro della Testimonianza



Introduzione
Benché l'Uomo sia spinto da una innata curiosità e desiderio di esaminare i meccanismi con cui funziona la realtà, questo è rimasto ancora un mondo pieno di misteri e segreti. Con questa guida io ti fornirò le basi su come poter indagare e risolvere questi misteri, ma ti avverto, egocentricità e ignoranza sono così radicate nella testa che vedere l'immensità del mondo ed esplorarne le profondità dei suoi abissi potrebbe condurti alla follia e nel fortunato caso in cui la tua mente riesca ad accettare le verità che ti attendono, il tuo cammino potrebbe intrecciarsi con esseri così antichi e potenti da lacerare corpo e anima con un sol sguardo.


Prefazione
Sicuramente, anche tu, frequentando il tempio fin dalla nascita, non importa a che Dio è votato quel tempio, avrai sentito dire dal tuo sacerdote ti ha detto che Dio è uno, nostro padre, e che siamo nati per ricevere il suo amore, che noi, rispetto a tutti gli altri animali siamo un razza prediletta; al punto da mettere la Terra al centro dell'universo e far si che tutti gli altri corpi celesti, pianeti, lune, e stelle gli ruotino attorno.
Tutto questo è falso. Noi siamo figli di un essere malvagio e la nostra esistenza, agli occhi degli dei, non è più importante di quella delle mosche che ronzano attorno a un cumulo di escrementi di cavallo.

A differenza di quello che ti è stato insegnato al tempio, non esiste un unico dio ma esistono migliaia di dei in tutto il Creato per la maggior parte malvagi. Alcuni creatori del mondo che ci circonda, altri creatori di quella che noi chiamiamo vita e altri ancora così potenti da aver generato altri dei. Alcuni di questi dei sono un grado di manifestarsi fisicamente nel nostro mondo, altri solo come una presenza eterea. Un'altra menzogna proferita dal quel cieco del tuo sacerdote è che esiste un unico mondo, niente di più falso, esistono così tanti mondi che è impossibile quantificarli poiché presenti in tempi e in spazi diversi dai nostri che è possibile raggiungere solo tramite la magia.

Questo è lo Spectrarium. Un libro che ti permetterà di squarciare il velo che ci tiene incatenati a questa realtà fisica e limitata nella quale possiamo trovare pace e serenità, e osservare il mondo ultraterreno per come è realmente; quello che la Chiesa cerca in tutti i modi possibili di nascondere anche a costo di diventare un’assassina e condannare al rogo uomini e donne con cui ne condividerò il destino se entro la notte non completo questo tomo.


Il Libro della Testimonianza
Non è solo per salvarmi la vita che io mi accingo alla creazione di questo testo, ma per lasciare una testimonianza dei fatti che avvengono nel mondo conosciuto solo ai pochi, per istruire tutti coloro che desiderano addentrarsi in questo vasto quanto pericoloso e inesplorato oceano ma soprattutto come monito per tutti gli incoscienti che desiderano salpare senza avere una nave solida e marinai esperti e per ricordare che quelle creature, cercano ancora vendetta per la guerra che hanno subito e che ha lacerato i mondi milioni di anni platonici prima della creazione dell’Uomo.

Vi chiederete chi è quest’umile monaco per promulgare una tale blasfema quanto assurda conoscenza?
Non lasciatevi ingannare dalle apparenze, sappiate che io nel mio lungo pellegrinare ho parlato con ogni genere di spirito e demone anche quelli che non si sono mai mostrati alla civiltà degli uomini, li ho evocati e ho comandato le loro legioni, ho pellegrinato per i luoghi in cui dimorano gli dei. Terre sconosciute come R’lyeh, Leng e Irem, la città delle mille colonne. Ho fatto uso di sostanze che hanno aperto la mia mente, mostrandomi luoghi che trascendono lo spazio e il tempo come Yuggoth e Yaddith. Ed infine ho attraversato la porta concava e la porta convessa, entrando nella Corte di Azathoth.

Mi sono ritrovato in mezzo a degli esseri ripugnanti, putridi formati da un groviglio amorfo di occhi, bocche e tentacoli che si trascinavano qua e la per quel luogo al ritmo di una strana melodia suonata da flauti blasfemi in mano a creature altrettanto scellerate; e vidi anche a chi era rivolta quella melodia ipnotica, a lui, Azathoth, il caos primogenito, il Creatore di tutte le cose, gettare maledizioni e gridare blasfemie contro tutto e tutti, compreso se stesso.

Tutto il sapere che vi sto tramandando l’ho ricevuto anni prima che mio padre mi convincesse ad entrare nell’ordine benedettino. Il motivo per cui ho deciso di abbandonare quella vita fu che temevo la reazione di mio padre nel caso avessi rifiutato, o meglio, quella era la scusa che mi raccontavo. Vi sembra possibile che un uomo senza alcun potere possa temere di più suo padre dell'impazienza degli Dei? In realtà presi questa decisione in un attimo di paura. Avevo sempre più paura che durante uno dei miei viaggi qualcosa andasse storto e uno di quegli esseri potesse adirarsi contro di me privandomi della sanità mentale o della vita e scelsi un caldo e comodo rifugio sicuro come il Monastero. Dove Dio è uno, non smetterà mai di amarti e sarà sempre pronto a perdonarti; ma io sono un esploratore dell’ignoto e la vita me lo ha ricordato nel peggiore dei modi, ovvero facendo tornare il mio passato a tormentarmi.

Inizierò raccontando quella che è stata la mia prima esperienza a contatto con l'occulto. Successe molti anni fa, allora ero noto alla Chiesa come uno stimato quanto abile esorcista e membro dell'Inquisizione, ero stato chiamato a recarmi in un piccolo paesino della Sicilia per indagare sui numerosi casi di possessione demoniaca che da circa due anni si verificavano regolarmente ma soprattutto capire perché il diavolo era così interessato a quella zona. Già un inquisitore era stato inviato in quella zona ma dopo qualche mese aveva smesso di fare rapporto alla Santa Inquisizione senza dare spiegazioni facendo preoccupare non poco il clero. Fin da subito raggiungere il paesino mi fu quasi impossibile, le mappe che la chiesa mi aveva fornito erano imprecise e indicavano la strada solo fino alle città limitrofe. I cartelli che indicavano la mia destinazione erano stati rimossi e anche i passanti a cui ho chiesto mi davano solo indicazioni imprecise.

Riuscì a raggiungerla attraversando i campi. Fin da subito il luogo in cui mi trovavo mi sembrò strano. I segni della dominazione araba erano ancora ben visibili nonostante l'impero ottomano perse il controllo di quella zona più di 250 anni fa, la gente era molto schiva e per le strade non c'era quasi mai nessuno. Sono stato informato che l'aumento delle possessioni la maggior parte della gente aveva preferito trasferirsi altrove ma le case sembravano disabitate da decenni e poi la chiesa, i fedeli avevano smesso completamente di recarsi a messa dato che la maggior parte delle possessioni avevano luogo proprio durante le celebrazioni tanto che tra i fedeli si vociferava che Satana avesse mandato una legione di demoni per assumere il controllo del tempio.

Il prete, spaventato da quegli accadimenti, si rifiutò di dare messa finché il problema non fosse stato risolto. Un'altra cosa mi lasciò molto turbato. Gli animali, si comportavano in modo strano, usualmente quando si trovano in presenza di un posseduto, tendono a fuggire, ma in questo caso diventavano molto aggressivi con loro; il caso che più mi sorprese fu quando vidi un branco di cinque lupi uscire dal bosco sbranare e divorare quello che le mie indagini dicevano essere membro di alto rango di una setta satanica per poi volatilizzarsi come erano comparsi.

Essendo la chiesa il posto dove le possessioni erano cominciate; decisi d'ispezionarla nella speranza di trovare delle prove che in quel luogo avvenivano rituali di magia nera o si celebravano messe sataniche. Scoprì sotto l'altare, una botola segreta che conduceva a una grotta sotterranea. Ci entrai e non appena terminai di scendere le scale vidi che alle pareti del cunicolo erano state appese delle fiaccole ancora accese. Non appena le vidi mi si strinse lo stomaco dalla paura, significava che qualcuno era stato li di recente e il terrore che qualcuno che faceva uso di quella grotta potesse sorprendermi e uccidermi era molto forte, ma ormai ero arrivato fin li e tornare indietro non aveva molto senso, quindi decisi di esplorare la caverna, notai che ogni qualche centinaio di passi erano situate delle fiaccole accese.

Giunsi a un cunicolo più grosso degli altri dove sulla parete alla mia sinistra erano presenti delle aperture, come se qualcuno l'avesse sfondata, ne attraversai una e mi ritrovai in un ampio spazio vuoto circolare, su cui davano anche gli altri accessi; pieno di fiaccole alle pareti e panchine disposte a semicerchio tutte quante rivolte verso una gigantesca pietra che non sembrava far parte dell'architettura della caverna e che, senza ombra di dubbio, qualcuno aveva trasportato fin lì. Non era molto spessa ma era alta poco più di me e larga circa una dozzina di passi, su cui erano incisi tre simboli che non riconoscevo ma ormai avevo prove sufficienti per decretare che li avvenivano cose poco gradite a Dio e non mi restava che informare l'Inquisizione delle mie scoperte. Stavo per andarmene quando all'improvviso un uomo con una tunica e cappuccio completamente neri comparve alla mia destra. Stavo per urlare, pensavo che mi avrebbe ucciso ma poi mi tappò la bocca e intimandomi di fare silenzio. Si scoprì il volto, non ci potevo credere, era l'inquisitore scomparso qualche mese prima!

Quando mi fui calmato dallo spavento, l'Inquisitore mi spiegò perché si trovava lì e non aveva più fatto rapporto alla Chiesa. Mi disse che quando era arrivato in quella città, lo aveva fatto sotto copertura spacciandosi per un uomo che dopo aver perso la moglie aveva deciso d'iniziare una nuova vita trasferendosi in quel paese ma il suo vero scopo era quello d'indagare sulle misteriose possessioni e la possibilità che fosse qualche gruppo di adoratori del diavolo a causarle ma le domande che rivolgeva agli abitanti fecero insospettire i membri della setta, che aveva cominciato a spiarlo e per non far saltare la sua copertura e identificare i rinnegati, come gli aveva ordinato la Chiesa, ha dovuto fingersi uno che ha rinnegato i valori cristiani e poneva in giro tutte quelle domande proprio per trovare qualcuno che lo facesse entrare nel loro culto; per sua fortuna in passato aveva già avuto a che fare con gruppi eretici simili quindi è stato molto facile convincerli della sua nuova copertura.

Mi disse, inoltre, che senza ombra di dubbio, erano loro i responsabili quelle possessioni ma non erano demoni, bensì richiamavano in questo mondo gli spiriti di persone defunte che in vita erano stati grandi magi, alchimisti, streghe o in generale persone abili nell'uso della magia con lo scopo di compiere un rituale che avrebbe avuto effetti su vasta scala; non aveva fatto in tempo a scoprire qual'era il fine ultimo di tale rito ma non aveva importanza ora dovevamo solo informare l'inquisizione e condannarli tutti al rogo prima che potessero metterlo in pratica.

Stavamo per uscire dalla botola quando all'improvviso si apri, un gruppo di adepti iniziò a scendere. L'inquisitore allora mi porto in un tratto della caverna che diceva non essere usato molto di sovente e li ci nascondemmo; mi disse che il gruppo aveva in programma di compiere un sacrificio proprio quella notte per ricompensare i loro idoli delle numerose anime richiamate. Sarebbero stati presenti tutti e la cosa migliore da fare era quella di aspettare la notte e approfittare di quel momento per fuggire. Con l'avvicinarsi della notte sentivo i chiacchiericci dei cultisti diventare sempre più intensi e poi più nulla. L'inquisitore mi disse che ora si erano radunati tutti nella sala grande per eseguire il loro rituale.

Durante la fuga passammo di fronte alla sala grande e quello che vidi mi fece letteralmente impallidire. I cultisti erano disposti a semicerchio attorno alla roccia che ora si librava a mezza’aria con i simboli incisi che brillavano di un intenso rosso fuoco mentre gli adepti cantavano una litania in una lingua a me sconosciuta. L’inquisitore mi intimò alla fuga ma io ero troppo impressionato per muovermi. Intanto, sotto la pietra, si era creato quello che sembrava un vortice nero da cui usciva una luce di un colore innaturale poi cominciarono a emergere un po’ alla volta dei tentacoli che si estendevano per tutta la caverna.

Alla vista di quel mostro non riuscì a trattenermi e urlai, mi tappai la bocca ma era troppo tardi, alcuni di quei maghi mi avevano notato e iniziato ad inseguirci armati di spade, mentre qualcuno vicino al vortice intimava loro di riprendere il loro posto. Io e l’inquisitore ci precipitammo in direzione dell’uscita più in fretta che potevamo voltandomi ogni tanto per vedere se li avevamo seminati ma eravamo troppo lenti; pensavo fosse giunta la mia ora ma poco prima che uno di quegli uomini mi colpisse con la sua spada; la grotta fu attraversata da un lampo di luce verde e tutti gli uomini che ci inseguirono caddero a terra. Erano morti, quella cosa aveva strappato via le loro anime trascinandole al di là del portale e quel che ne restava erano dei corpi putridi e maleodoranti ancora avvolti nel saio.

“Ma cosa è successo?” Chiesi tra me e me, e l’inquisitore mi diede la risposta che cercavo:-“Hanno interrotto il rituale! Il richiamare così tante anime dal mondo dei morti ha fatto indebitare molto i membri del culto con quella creatura; con questo rituale avrebbero dovuto pareggiare il conto ma siccome non è stato eseguito la bestia si è offesa e l’ha pareggiato da se risucchiando tutte le loro anime!” Per poi aggiungere con tono di disprezzo:
-“Principianti!”
-“Cosa?”
-“Vieni, voglio mostrarti una cosa!”
Mi fece strada verso la grotta principale tra i cadaveri putrefatti fino a raggiungere la sala grande. Mi indico la stele e mi chiese:-“Sai che cosa significano questi simboli?”



Io:-“No!”
-“Allora, il primo simbolo a sinistra si chiama Arra e simboleggia l’antico patto che gli Dei Esterni stipularono con la nostra razza poco dopo la sua nascita, rendendogli impossibile dimenticarla. Il simbolo centrale l’Agga e rappresenta il potere degli Dei Esterni, è la chiave per evocarlo, specie se abbinato ad altri simboli come in questo caso. Il terzo invece è il Bandar e rappresenta i Guardiani, una razza inferiore agli dei esterni a cui è stato affidato il compito di sorvegliare i vari mondi e far si che si uniscano solo durante i rituali come nel loro caso. A differenza degli altri due questo non deve mai essere usato da solo, se il Guardiano non viene ricordato del patto o della sua sottomissione agli Dei Esterni penetrerebbe nel nostro mondo e seminerebbe morte e distruzione, ovunque…”

Lo interruppi, correva come un pazzo, e non riuscivo più a seguirlo e gli chiesi maggiori spiegazioni riguardo quello che diceva e lui disse:-"Vedi, nella mia lunga carriera da Inquisitore sono entrato in contatto così tante volte con quegli esseri da rendermi conto che tutto quello che dice la Bibbia o un altro qualsiasi testo religioso è falso! Gli dei esterni erano i veri esseri creatori dell’universo e quelli che fino a poche ore fa consideravi dei semplici satanisti in realtà fanno parte dell’unica religione che ha senso d’esistere e di essere professata!" 

Quell'uomo mi stava spaventando e io ribattei:-“Ma questa è blasfemia! Questa è eresia!” Lui si avvicinò a me guardandomi negli occhi e disse:-“No, questa è la verità! Oramai sono parecchi anni che non credo più nel Dio professato dalla Santa Sede. Gli unici dei in cui credo sono quelli di cui poco fa sei stato testimone, tuttavia, sono malvagi e mi sono sempre rifiutato di compiere riti in loro onore o rivolgergli la cosa più simile a una preghiera! Questo te lo posso giurare!"
Io:-"Non ti credo e non appena usciamo di qua, finirai al rogo come lo stregone servo del diavolo che sei!"

-"Posso farti una domanda? Perché hai scelto di diventare esorcista? La Chiesa richiede molti requisiti prima di nominare qualcuno esorcista tra cui una mente forte in grado di resistere alle provocazioni del diavolo! Cosa ti ha dato la forza?"
Ci pensai un attimo e poi risposi.
Io.:-"Desidero combattere il male! Non mi accontento d'impedire al diavolo di far cadere in tentazione qualche fedele, io voglio eliminare il Male nella sua forma più pura come le possessioni ad esempio!"
-"Quindi vuoi essere schierato in prima linea nell'eterna lotta tra Bene e Male!"
L'Inquisitore sembrò prendersi un attimo di tempo per pensare e poi disse:
-"Diventa mio allievo!"
Io:-"Cosa?"

-"Vuoi sconfiggere il Male, giusto? Vieni con me, ti insegnerò tutto quello che so sulle creature provenienti dagli altri mondi; ovviamente dovrai nascondere i miei insegnamenti alla Chiesa ma in compenso ti fornirò tutte le abilità e le conoscenze necessarie per sconfiggere i mostri che minacciano il nostro mondo!"
 Io:-"E le possessioni?"
-"Le possessioni? Per caso hai visto anche tu quello che è successo qui poco fa? Dei cultisti stavano attirando qui un mostro che avrebbe potuto devastare il mondo se tu non fossi intervenuto. Ti rendi conto di aver appena salvato milioni di persone? Pensi di poter fare lo stesso proseguendo la tua vita da esorcista? Se vuoi farlo, fallo pure ma ti avverto che le possessioni vere, non sono quasi per nulla simili a come le ha descritte la Chiesa, quindi la maggior parte delle persone infettate dal Maligno che incontrerai hanno problemi di altra natura e non sarai realmente in grado di aiutarli!"

Alla fine, quell'uomo mi convinse a diventare suo allievo e per me, quella fu l'inizio non solo di un percorso di crescita ma anche di una grande amicizia.

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Capitolo 11
*** 1X11 - Debolezza p1 ***


1x11 - Debolezza p1



Vi siete mai chiesti come nascano le persone malvagie? Perché fanno quello che fanno? Se è un bene o no che esistano?
Nei primi anni di vita mi è capitato più di una volta che queste domande mi balenassero in mente ma non gli ho mai dato peso avevo una vita a dir poco perfetta, discendo da una delle famiglie più ricche di Pandòria, che non mi ha mai fatto mancare nulla: giochi, cibo, attenzioni affetto insieme ai miei genitori e una sorella di quattro anni più piccola di me e poi… Poi tutto è cambiato! Avevo cinque anni, i miei genitori e mia sorella uscirono per fare la spesa e qualche ora dopo alla mia porta bussarono la polizia e gli assistenti sociali.

Mi dissero che mentre stavano tornando dal supermercato un camion non aveva rispettato il semaforo rosso e aveva travolto l’auto dei miei genitori. Erano morti tutti. Fu il peggior giorno della mia vita e solo l’inizio delle mie disgrazie. Ero rimasto senza parenti; perciò fui mandato all’orfanotrofio San Raffaele di Pandòria. Era una casa gestita interamente dalle suore e ospitava circa 500 ragazzi di varie età. Non appena arrivai, una suora di nome Sasha mi accompagnò a quella che sarebbe stata la mia casa per i prossimi tredici anni elencandomi cinicamente le regole del posto. 

S.:-“Allora, le regole sono queste: sveglia alle sette. Colazione alle sette e cinque. Dalle sette e mezza a mezzogiorno e mezza si tengono le lezioni che sei obbligato a seguire, a cui segue una pausa pranzo della durata di un’ora. Dall’una e mezza alle tre e mezza: le lezioni pomeridiane, questo tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Segue la merenda e il tempo libero all’aperto dove puoi giocare nel cortile. Si rientra alle sei e serviamo la sacra cena alle sette di sera e terminerà alle otto dopo di che hai tempo libero fino alle dieci, ora in cui si andrà a dormire. Durante tutto questo tempo non si parla, non si corre nei corridoi, altrimenti verrai punito. Non ci si presenta in ritardo ai pasti, altrimenti li salterai. Durante le lezioni si sta composti. Non si parla mentre l’istruttrice spiega, a meno che non sia lei a concedertelo. Non si gioca. Non si chiacchiera con i compagni. Non si arriva in ritardo, se violerai una di queste regola verrai punito e credimi non ti piacerà; ma soprattutto in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento si onora e si loda Dio.”

Nel frattempo arrivammo alla mia stanza, era piccola, c’erano due letti, due comodini e due armadi, senza contare che era sporca polverosa e l’intonaco cadeva, e per giunta non avevo un compagno; e Sasha aggiunse:-“Ti conviene abituarti, ormai i tuoi giorni da principino sono finiti.” Lo disse in tono così sprezzante, cinico e distaccato da farmi rabbrividire. Quella notte la passai rannicchiato nel mio letto a piangere e pregare che i miei genitori ritornassero ma fu inutile.

Cinque anni dopo…

N.:-“Ahia…” Gridai!
D.:-“Confessa! Sei stato tu?” Tuonò suor Daisy
N.:-“Ma a fare cosa?” Chiesi, cercando di rialzarmi e appoggiarmi sull’enorme cattedra dell’aula magna. Non era facile, avendo le mani legate a una delle gambe. PAC! Un’altra bacchettata!
D.:-“Questo è per aver fatto il finto tonto!”
N.:-“Ma perché suor Daisy?! Voglio solo sapere di cosa sono accusato!”
D.:-“Tu stamattina, prima che servissimo la sacra colazione, sei sgattaiolato fino al bagno del terzo piano e hai scritto sul muro che io faccio cose irripetibili a sorella Sasha e vorresti negarlo?”
N.:-“Diverse decine di miei compagni ti hanno vista andare nella sua camera di notte, è una cosa che pensano tutti!”
D.:-“E’ una diceria infondata e infamante!” PAC! “Poi io ho cinquanta anni e sorella Sasha trenta! Potrebbe essere mia figlia!” PAC!
N.:-“La smetta! Non ha nessuna prova che sono stato io!”
D.:-“Ah, si, e allora Drake e due dei suoi amici stamattina avrebbero visto il tuo fantasma che si faceva una passeggiatina per il terzo piano giusto?”
N.:-“Cosa sta dicendo?”
D.:-“Qualche minuto dopo l’ora di sveglia, Drake e altri due suoi amici si sono diretti al bagno e indovina chi hanno visto? Proprio tu! Ti hanno anche chiesto il perché volessi usare il bagno del terzo piano invece che quello del secondo; e tu hai risposto che c’era ancora tempo prima della colazione e che volevi fare un giro più lungo e poi ti ha visto usare proprio il gabinetto in cui è stata trovata la scritta; mi sembra una serie di coincidenze un po’ troppo strana!”
N.:-“Drake? Drake mi odia! Non passa giorno senza che lui mi picchi, se potesse mi accuserebbe di ogni cosa che avviene in quest’orfanotrofio! So che quando è con gli adulti sembra un angioletto ma le assicuro che è un mostro dalla doppia faccia!”
D.:-“Bugiardo! Drake non farebbe mai una cosa del genere! Comunque ci sono prove sufficienti per incriminarti! E come punizione, questa sera invece di cenare con tutti te ne starai chiuso in camera tua a riflettere su quello che hai fatto!”
Restai lì a piangere!

Il giorno dopo…

Camminavo per i corridoi, quando all’improvviso alle mie spalle…
Dr.:-“Ehiii, guarda chi c’è? Ahahaha” Era Drake, camminai più veloce per evitarlo ma mi raggiunse e con una delle sue braccia mi spinse contro il muro.
N.:-“Che cosa vuoi?”
Dr.:-“Ahahah, ho saputo che ieri non ti hanno fatto cenare per quella scritta nei bagni!”
N.:-“Lo sanno tutti che sei stato tu e che io non c’entro nulla”
Dr.:-“Ahahahah” Ancora quella risata da abete che odio.
N.:-“Ma si può sapere perché non mi lasci in pace? Non ti ho fatto niente!”
Dr.:-“Perché? Perché??? Perché odio questo posto di merda e siccome se picchio le suore mi fanno il culo, me la prendo con te!” Mi arrivarono tre pugni allo stomaco che mi fecero cadere a terra “Mezzasega!” Poi continuò con dei calci, le mie implorazioni furono inutili.
Dr.:-“Umpf… Debole! Sei una merda, lo sai? Probabilmente quanto sei nato tua madre ti ha partorito dal culo!”
Debole… Inutile… Feci… Quelle parole mi rimasero impresse nella mente. Io sapevo di non essere come mi ha descritto Drake. Avevo innumerevoli buone qualità, ero buono, generoso, empatico, intelligente, altruista eppure tutti qui dentro mi odiano, le suore non perdono l'occasione di trattarmi come il peggiore degli esseri, cioè, trattano tutti male, ma perché in particolar modo me? Non riescono nemmeno a legarmi con i compagni e gli unici che mi cercano solo quelli che vogliono picchiarmi. Io sapevo di non essere come Drake mi aveva descritto ma perché allora il mondo mi trattava come se Drake avesse ragione?

A lezione... Matematica con l'istruttrice Sasha!

S.:-"Allora, bambini, per dividere due frazioni fra di loro come quindici mezzi e cinque sesti bisogna prendere la frazione al denominatore, ovvero, cinque sesti, e invertire i termini, dopo di che vanno moltiplicate tra di loro, numeratore con numeratore e denominatore con denominatore, chiaro?"
N.:-"Mi scusi, istruttrice, ma perché le due frazioni vanno moltiplicate se dobbiamo dividerle?"
Prese un portamatite vuoto sulla cattedra e me lo tirò.
S.:-"Pensi di prendermi per scema?"
N.:-"Cosa? No!"
S.:-"Alzati! Io sono qui che cerco d'istruire gli ignoranti, un compito che mi è stato dato direttamente da Dio e tu cosa fai? Ti permetti d'insultarmi?"
Mi prese sotto braccio e mi trascinò fuori dalla classe a suon di schiaffi in testa!
N.:-"Ma cosa ho detto?" Poi storpiando la mia voce.
S.:-"Ma se due frazioni moltiplicate perché si dividono?"
Mi sbatté fuori dalla porta e aggiunge:
S.:-"Non sono io quella stupida, qui! Tu sei lo stupido, ora sta li e chiedi perdono a Dio per quello che hai detto!"
Passai il resto della lezione nel corridoio a piangere.

La sera...

Passata quell'ennesima giornata di merda l'unica cosa che volevo era rinchiudermi in camera mia e aspettare che finisse.
Dr.:-"Ehi, guarda un po' chi si rivede? Hai avuto una buona giornata?"
N.:-"Che cosa vuoi?"
Dr.:-"Ma niente, chiacchierare un po' con te, come due buoni amici!"
N.:-"Io e te, non siamo amici!" Mi diede un pizzicotto.
N.:-"Ma lasciami stare?"
Dr.:-"Ma io voglio solo essere tu amico!"

Maledizione! Da quando sono qui, quel sacco di merda non ha fatto altro che picchiarmi e trattarmi come se fossi stupido. Immaginai di prenderlo ripetutamente a botte, sbattere la sua testa contro il muro e riempirlo di calci, accoltellarlo più volte fino a squartarlo, strappare i suoi organi interni e poi pisciarci addosso. 
N.:-"Vai al diavolo!" Continuava a pizzicarmi finché la rabbia non prese il sopravvento su di me. Non avevo modo di attuare tutta la tortura che mi è venuta in mente ma almeno potevo difendermi. Gli tirai uno schiaffo. Drake mi guardò allucinato:-"Come hai osato!!!!!" Non riesco a trattenermi e cerco di colpirlo più volte che posso; sembrava stessi avendo la meglio ma poi alle mie spalle sento gridare il mio nome e girandomi vedo Daisy infuriata correre verso di me, mi strappa via da Drake e mi colpisce al volto. Drake ne approfittò:

Dr.:-"Suor Daisy, per favore, è stato lui a cominciare! Io non stavo facendo niente, quando è arrivato lui e ha cominciato a picchiarmi!"
D.:-"Ancora tu! Non riesci proprio a stare tranquilla cinque minuti, eh? Vieni, adesso ti insegno io ad avere rispetto!" Sapevo già dove aveva intenzione di portarmi: alla tomba. Mi trascinò attraverso tutto il corridoio e poi, giù, lungo una delle scale a spirale della struttura fin sotto il piano terra dove la polvere e il buio aumentavano fino a raggiungere quella che noi ragazzi chiamavamo la tomba. Si trattava di una piccola stanza semiinterrata di circa quindici metri quadri sporca, buia, umida, senza finestre, con le pareti ricoperte di muffa nera che le suore usavano per attuare le peggiori punizioni, dove nessuno poteva sentirti urlare. Conteneva poche cose: una banchina con appendiabiti, comuni negli spogliatoi, e un piccolo armadio dove tenevano gli strumenti. Mi costrinse a spogliarmi, mi legò a un palo dell'appendiabiti; dall'armadio Daisy prese una corda da marinaio con dei nodi alla fine e iniziò a usarla come frusta sulla mia schiena.

Ero in lacrime:-"Mi dispiace! La prego, la smetta!" D.:-"Zitto!" N.:-"Mi perdoni!" D.:-"Tu non sei nessuno per dirmi cosa devo fare!" Gettò a terra la frusta improvvisata e cominciò a darmi bastonate sul viso con un frustino per cavalli. D.:-"Sono stufa di sentirti urlare!" Mi appiccicò dello scotch sulla bocca e riprese a colpirmi, finché:
M.:-"Ehi, cos'è tutto questo casino!" Dalla porta della tomba entrò Marcus, il giardiniere dell'orfanotrofio, non sapevo perché era rimasto fino a quell'ora ma grazie a Dio ero salvo!

M.:-"Daisy, che sta succedendo?" D.:-"Niente!" Era finita finalmente, Marcus era un galeotto in libertà vigilata, se avesse denunciato questo abuso sicuramente ci avrebbe guadagnato e io non avrei più dovuto subire le punizioni di Daisy. M.:-"Sul serio, che diavolo stavi facendo!" D.:-"Stavamo giocando!" M.:-"Ti sembra un gioco questo?" Attimo di silenzio M.:-"No, perché voglio giocarci anch'io!" Prese una pistola da dietro la schiena e me la puntò fra gli occhi. La sorpresa iniziale in una frazione di secondo si tramutò in paura.

M.:-"Facciamo così: se riesci a dire: "Per favore non spararmi" entro cinque secondi non ti faccio nulla!" Ero terrorizzato, sudavo freddo, la mia vita si sarebbe conclusa in quel preciso istante ed io non potevo far nulla!

M.:-"Ora conto!" Tolse la sicura "Cinque!" Cercai di dire quella frase, ma con lo scotch sulla bocca mi uscivano solo dei mugoli senza senso "Quattro!" Dai, non può farlo, un proiettile anche se sparato qui, si sentirà in tutto l'edificio! "Tre!" Guardai il tamburo ma ognuno dei fori era carico "Due!" Rimasi lì a pensare a tutta la vita futura che non avrei mai avuto e che tutto ciò che ero finiva lì! "Uno!" Non poteva essere la mia fine, mugugnai più forte che potevo guardando Marcus con gli occhi in lacrime "e... Zero!"



CONTINUA...

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Capitolo 12
*** 1X12 - Debolezza p2 ***


1x12 - Debolezza p2




Clic! Nulla! La pistola non aveva il colpo in canna! Marcus ridacchiò e disse come fossimo buoni amici:-"Ehi, Stavo scherzando! Non dirmi che ci hai creduto! Ahahaahahahah!" Caddi in ginocchio nella mia urina, accorgendomi solo in quel momento, tra le lacrime, che mi ero pisciato addosso!
D.:-"Non ci starai capendo nulla immagino! Beh, lascia che ti spieghi meglio!" La suora lo baciò con la lingua.
D.:-"Vedi io e Marcus ci amiamo e nessuno dei due tradirebbe mai l'altro!"
M.:-"Già, tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata da quando mi hanno condannato!" D.:-"E io ho sempre desiderato un uomo che mi prenda e mi desidera come fai te!" M.:-"Guarda che faccia che fa!”

D.:-"Prima che ti venga l'insana idea di raccontare tutto, ti faccio una domanda: a chi pensi che crederanno?" I due si allontanarono lasciandomi da solo al buio.
Venni liberato da Daisy solo il giorno dopo. Quell'evento fece in modo che le domande che mi tormentavano da quando ero qui si fecero più intense. Perché venivo bullizzato? Perché se una suora mi picchiava la passava liscia, mentre se io provavo a ribellarmi venivo punito ulteriormente? Qual era il motore che spingeva tutti qui dentro a maltrattare gli altri? Ci poteva essere un rimedio? Una cura?

Un anno dopo...

Era l'ora di ricreazione tutti erano fuori tranne me, avevo chiesto il permesso per andare in bagno ma in realtà non ne avevo bisogno, non volevo altro che starmene più solo di quanto già non fossi. Entrai in una delle aule per cercare un libro. Volevo qualcosa da leggere quando all'improvviso sentì il mio nome gridato alle mie spalle. Era Suor Sasha che mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dall'aula dirigendosi verso le scale dicendo: "Che diavolo ci fai qui? Dovresti essere fuori con gli altri!" N.:-"Cercavo solo un libro!" Mi tirò uno schiaffo e aggiunse:-"Non rispetti mai le regole, i tuoi voti sono in calo e l'unica cosa a cui sai pensare sono le storie?" Non dissi una parola. Lei si fermò davanti alle scale e con disprezzo disse:-"Sei una vergogna! Sai cosa penso? Che forse la tua famiglia non è stata uccisa, fosse si è suicidata perché si vergognava di dover dire in giro di aver una merdina per figlio!"

Sentì emergere dal profondo del mio animo una rabbia incontenibile! Ero stato privato di tutto: famiglia, felicità, amore, libertà, comprensione, rispetto, pudore; ma no, mi restava solo il rispetto per i miei parenti e non avrei permesso mi strappassero anche quello. Con tutte le mie forze, mi buttai contro di lei, spingendola giù dalle scale e gridando:

N.:-"NON OSARE INSULTARE LA MIA FAMIGLIA! TROIA" La vidi fare una capriola e atterrare di testa per poi fermarsi sul pianerottolo. Quando tornai in me andai a controllare, e fui scosso da un brivido: l'avevo uccisa. Era morta, spaventato mi rintanai in camera mia per cercare di capire cosa fare. Il mio primo istinto fu quello di andare a raccontare tutto e chiedere scusa alle autorità, ma poi mi resi conto che sarei finito in carcere dove certamente mi avrebbero fatto rimpiangere Daisy, Drake e tutti gli altri dell'orfanotrofio, non potevo permettermelo. Una mezz'ora dopo andai da una suora e mi limitai a dire che Sasha era morta, dovetti mostrargli il corpo prima che mi credesse. All'inizio una suora fece fermare tutti i giochi, informò tutti dell'accaduto e ordinò di recarci nelle camere da letto nel più assoluto silenzio. Nei giorni seguenti, le suore e i vari membri del personale iniziarono a chiedere un po’ a tutti noi chi potesse essere stato facendo restringere la rosa dei possibili colpevoli e io non riuscivo a uscirne. La polizia arrivò e iniziò a interrogare prima tutti; essendo quello che avevo ritrovato il corpo, fui uno dei primi.

Quando entrai nell'auletta che era stata allestita per gli interrogatori trovai due detective ad attendermi; dopo avergli fornito le mie generalità mi chiesero che rapporti avevo con Sasha, cosa sapevo di lei e, secondo me, chi poteva essere stato a ucciderla, ma ciò che mi preoccupava di più era l'alibi: tutti avrebbero detto che all'ora del delitto non mi avevano visto e l'unica cosa che seppi dire era che mi è venuto un attacco di diarrea che mi ha trattenuto quasi un'ora al bagno e le domande si fecero più incalzanti; non sapevo cosa rispondere, ormai mi davo per morto, finché... Drake entrò nell'auletta trafelato dicendo:

Dr.:-"Aspettate! No! Non posso permetterlo!" A forza dovetti trattenere le lacrime. Drake, cosa poteva esserci di peggio in questo momento! I.:-"Che c'è ragazzo!" Dr.:-"C'è una cosa importante che devo dirvi, c'entra con il delitto!" I.:-"Faccela sapere allora!" Dr.:-"Il mio amico qui presente probabilmente vi starà raccontando una storia assurda a riguardo il giorno del delitto, ecco sta mentendo!" Nell’attimo che ne seguì avrei seriamente voluto strappare la pistola dalla fondina dell'investigatore e suicidarmi!
Dr.:-"Vedete, signori, quello che il mio compagno sta cercando di nascondervi, è che quel giorno io e lui siamo stati insieme per tutto il tempo!” Ero incredulo, pensavo stesse per dire qualcosa d'incriminante, invece, dove diavolo voleva andare a parare?
Dr.:-"E’ iniziato tutto verso le quattro di pomeriggio, ora in cui dovremmo stare fuori a giocare, ma a noi due non andava proprio di passare il pomeriggio all’aperto e allora siamo sgattaiolati all’interno dell’edificio! Siamo andati in camera mia e siamo rimasti lì per tutto il tempo a giocare a stratego! Devo confessarvi che è anche molto bravo!"
I.:-"Ma lui ha detto di aver avuto un attacco di diarrea!?"

Dr.:-"Non è del tutto falso, infatti durante una partita si è sentito poco bene e mi ha chiesto di accompagnalo al bagno. Abbiamo usato quello del terzo piano. Sono rimasto con lui per tutto il tempo e abbiamo parlato... Di ragazze, ovviamente, ci saremmo rimasti una ventina di minuti e poi siamo tornati a giocare in camera mia finché l'ora del rientro non si è avvicinata e volevamo tornare in giardino senza farci vedere per evitare la sgridata. Abbiamo preso le scale ma quando siamo arrivati al secondo piano, beh, sapete meglio di me cos'è successo. Io ho subito detto che la cosa migliore da fare fosse avvisare le suore, ma il mio amico si è preoccupato, sa, io ho la fama di essere un bullo, e secondo lui se mi fossi presentato anch'io probabilmente avreste sospettato di me, perciò ha preferito che io tornassi in camera mia e che lui avvertisse tutti da solo. Ecco come è andata!"

Ci fu un attimo di silenzio che a me sembrò eterno, Drake mi ha dato un alibi?
I.:-"E' andata così, ragazzino?"
N.:-"Si, è andata così, vi prego, non è stato lui! So che sembra cattivo, ma è un bravo ragazzo! Vi prego, non arrestatelo!" Le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento ebbero libero sfogo rendendo il tutto più credibile!
I.:-"Oww, ma dovevi dircelo subito. Io capisco che tu non voglia che un innocente venga arrestato, anch'io non lo voglio, ma devi dire le cose come stanno o rischi solo di essere d'intralcio alla giustizia e magari far arrestare qualche altro che non ha fatto nulla!"
N.:-"Mi punirete per non aver detto la verità? Sigh…"
I.:-"Beh, alla fine la verità è saltata fuori. Non credo ce ne sia bisogno, ma che ti serva di lezione!"
N.:-"Si, certo!"
I.:-"Bene, potete andare entrambi!"

Entrambi uscimmo dall’aula e Drake mi precedette. Lo segui, aspettai che in giro non ci fosse nessuno e gli chiesi perché aveva detto quelle cose. Ci fu un attimo di silenzio, poi mi fece:-“Vieni!” Mi prese per una manica e mi portò nel ripostiglio delle scope al secondo piano. Dr.:-“Ecco, qui, nessuno ci sentirà. Te lo dirò ma devi giurare che rimarrà un segreto, oppure ti legnerò così tanto che se ti guardassi allo specchio non ti riconosceresti!" N.:-“Ok, lo giuro sulla mia vita!”
Dr.:-“Motivo numero uno: penso che tu sia il colpevole! Non ne sono sicuro al 100%, ma erano tutti fuori quando è successo; a parte me, te, Sasha, la madre superiora e tre o quattro altre suore; che io sappia, nessuna delle suore aveva un valido motivo per ucciderla e io sono stato in camera mia per tutto il tempo. Quindi, puoi essere stato solo tu!" Passato un attimo d’interdizione dissi:

N.:-“Va bene, ammettendo che l’abbia uccisa io! Perché mi hai aiutato? Sono un assassino e meriterei la galera, non lo pensi anche tu?”
Dr.:-“Il che ci porta a quello che è il secondo motivo per cui ti ho salvato, quello che non dovrai dire a nessuno per alcuna ragione al mondo” Prese un attimo di tempo e mi raccontò “E' iniziato tutto qualche anno prima che tu arrivassi qui, non ero molto rispettato né dagli adulti né dai miei compagni, poi un giorno, Sasha è venuta da me e mi ha detto che venivo trattato male perché ero impuro e Gesù, facendo così, cercava di redimermi; ma potevo evitare tutto questo, grazie a lei. Lei mi disse che poteva purificarmi più velocemente con dei riti ‘particolari’, li definiva così, da attuare senza che nessuno lo sapesse altrimenti non avrebbero fatto effetto.” Drake cercò di trattenere le lacrime e proseguì “E io anche per due o tre notti a settimana andavo in camera sua a purificarmi.”
N.:-“E… In cosa consistevano questi riti?”

Dr.:-“Mi spogliava e mi faceva dei massaggi in cui mi toccava e mi baciava. Questo all’inizio, ma quando gli feci notare che non funzionavano, disse la mia anima era molto sporca e quindi bisognava fare dei rituali più potenti. Da allora lei ha cominciato a strusciarsi contro di me e toccarmi in posti più intimi mentre invocava l’assoluzione di Gesù. Diceva che mi avrebbe fatto bene all’anima ma in realtà sentivo c’era qualcosa di sbagliato in questo, mi sentivo solo più sporco ed ero sempre più arrabbiato con tutto e tutti, ma non è questa la parte peggiore!” Si prese un attimo per rispondere “Ci sono state delle volte che… Ha fatto di me una ragazza! HA FATTO DI ME UNA RAGAZZA!!!!” Soffocò le lacrime e continuò.

N.:-“Come?”
Dr.:-“Usava dei cosi di gomma che… Che si metteva al bacino e faceva di me una ragazza!!!”
Dopo quella frase pianse per un minuto buono e poi continuò:
Dr.:-“So che ci hanno detto che è sbagliato uccidere, ma da quando Sasha è morta, io… Io… Io mi sento bene!”
Qualcosa si illuminò nella mia mente quando disse quelle parole.

Dr.:-“Non devo più subire i suoi riti schifosi, le punizioni se mi rifiuto! Tu mi hai salvato e non potevo permettere che qualche investigatore idiota, che non capisce un cazzo del mio vissuto ti mandasse in prigione!” Mi abbracciò e disse:-“Grazie! Ti prometto che d’ora in poi non ti picchierò più, basta che mantieni il mio segreto!”
Quella notte, ebbi molte cose su cui riflettere. Ero un assassino, la categoria di persone più bassa che esisteva. Dovevo sentirmi fortemente in colpa, al punto di volermi suicidare, aver paura che gli altri mi giudicassero, sentirmi un verme, temere di essere diventato un mostro, che Dio mi mandasse all’inferno quando sarei morto. Dovevo... Invece, ero felice. La morte di Sasha, di certo non avrebbe alterato di molto il futuro, un'altra suora avrebbe fatto da istruttrice e, nulla, la vita di tutti continuava; ma io avevo impedito a una persona malvagia di fare del male agli altri e a altre avevo permesso di stare bene, in special modo Drake, ma non solo, anche tutti i suoi studenti perché difficilmente avremmo avuto un'istruttrice più crudele di Sasha. Tutto questo grazie a me...

Poi c’era Drake, mai avrei immaginato le torture che aveva dovuto subire. Prima, se mi fosse stato possibile, lo avrei fatto fisicamente a pezzi, ma adesso non più, non riuscivo a ricordare nemmeno una di tutte quelle cose orribili che desideravo fargli. Ora lo vedevo sotto una luce completamente nuova e speravo che sfruttasse quell’occasione per cambiare. Incredibilmente lo fece, nei giorni successivi smise completamente di picchiarmi, come pure i bulli suoi amici e mi sorrideva qualche volta; anche se preferiva non avere contatti con me e non menzionare più quella storia. Nel mentre la polizia proseguiva le sue indagini. Era giunta alle loro orecchie la voce di corridoio secondo cui Sasha e Daisy si vedevano di nascosto per fare sesso e ora si stavano concentrando su Daisy, che cercava di far ricadere la colpa dell’omicidio su di me, con l’unico risultato di mettersi di più in cattiva luce; mentre esaminava altre possibili piste che conducevano alla vita privata di Sasha e ai suoi familiari. Sinceramente, a me non importava molto di dove sarebbero andati a parare, mi fregava solo che stessero lontani da me e dalla mia vita. In ogni caso, continuavo a raccontarmi la storiella che mi aveva detto Drake per salvarmi, in modo che se me l’avessero chiesta ancora non mi avrebbero trovato impreparato.
Capitò dopo circa due settimane che Daisy venne da me, per dirmi che la polizia aveva trovato delle nuove prove e voleva interrogarmi a proposito di esse. Ero molto agitato e mentre mi accompagnava dai detective mi tormentavo all’idea di cosa potevano aver trovato per incriminarmi. Notai che la suora mi stava portando al capanno degli attrezzi da giardinaggio.

N.:-“Scusi perché mi sta portando qui?”
D.:-“Oh, la prova che hanno trovato era troppo grande per essere spostata e volevano mostrartela direttamente dove si trovava!”
Entrai nel capanno. Non c’era nessuno.
N.:-“Che significa? Dove sono i detective?”
Prima che potessi voltarmi suor Daisy mi spinse al centro della stanza e tuonò:
D.:-“Maledetto! Lo so che sei stato tu, confessa!”
N.:-“Non sono stato io!"
D.:-"BUGIARDO!!!!" Mi tirò un sonoro schiaffo.
D.:-"PARLA! Di la verità!!!"
N.:-"Ma l'ho già detta!" La suora mi spinse contro il muro a cui erano appesi gli attrezzi per curare il prato; sentivo le loro lame cercare di penetrare la mia schiena.
D.:-"Ammettilo, lurida merda che non sei altro!"

N.:-"No!" La suora prese un falcetto appeso e me lo mise in bocca, non potevo più muovermi. Daisy iniziò a piangere e singhiozzare:-"Perché? Perché proprio lei? Sasha, era arrivata qui quando aveva dieci anni, prima di allora, nessuno l'aveva mai amata! I suoi genitori la tenevano rinchiusa in cantina e si facevano pagare da dei pedofili perché la violentassero! Io, invece, l'ho cresciuta, nutrita, istruita, protetta e amata; poi un giorno mi ha detto che se le suore facevano così tanto bene, allora voleva farsi suora anche lei in modo da aiutare tanti bambini. Quando me lo ha detto mi sono messa a piangere dalla gioia e ho fatto di lei una vera suora timorata di Dio. Lei era tutto per me e poi sei arrivato tu e me l’hai portata via!” Prese un attimo di fiato. “Adesso voglio sapere perché lei è morta e un'inutile, debole, sacco di merda come te è ancora vivo?" Rimosse il falcetto dalla mia bocca.

N.:-"Non eri tu a dire che il Signore agisce secondo vie misteriose?" Con voce demoniaca urlò:
D.:-"STA ZITTO!" Mi strusciò contro il muro facendo cadere gran parte degli oggetti appesi, lasciandomi a terra scombussolato e ipovedente. Solo quando riacquistai pienamente la vista capì cosa aveva intenzione di fare la monaca, si era messa a cavalcioni su di me con le mani attorno al mio collo e gli occhi indemoniati. Voleva soffocarmi:
D.:-"Tu mi hai portato via una figlia! Gente debole come te deve solo bruciare all'inferno!"
CLOP!
La presa della suora si allentò e il suo sguardo venne attraversato da una serie indefinita di emozioni, tra cui dominava l’incredulità. Un'accetta gli si era appena conficcata nel fianco destro e io ne approfittai per liberarmi e prendere delle enormi boccate d’aria. La donna poi cadde a terra, pensavo fosse finita ma riprese i sensi e cominciò a strisciare molto lentamente verso l'uscita, verso l'uscita! Non verso di me ma verso l'uscita!

N.:-"Dunque io sarei un debole? Un nessuno? Un essere che non era degno di esistere? Ti sei mai guardata una sola volta allo specchio, Daisy? Sei nata in una famiglia di cristiani fissati che ti hanno allevata secondo dei valori a cui tu non hai creduto abbastanza e l'idea di farti suora probabilmente non l'hai considerata minimamente; ma vedendo che non rispettavi i valori cristiani in modo fanatico come loro, i tuoi non devono averla presa bene. Scommetto che ti consideravano una donna impura e svergognata e ti hanno costretta e prendere i voti per espiare le tue colpe e ancora oggi ti vedono come la vergogna della famiglia!"
Intanto suor Daisy continuava a strisciare cercando di tenere le budella il più possibile all'interno del corpo.

N.:-"Perché, passi il fare un figlio senza sapere come crescerlo, passi il maltrattarlo ingiustamente, passi il non mostrargli un briciolo di amore ma voler fare sesso prematrimoniale, bere un po', dire qualche volgarità... No, è inaccettabile gente del genere merita solo l’inferno. Allora, però, tu potevi fare una scelta: seguire la loro volontà o scappare e vivere la vita che hai sempre desiderato ma eri troppo debole per farlo. Una volta presi i voti, invece di strapparti di dosso la tonaca e trovarti un uomo, come hai sempre voluto, cosa hai preferito? Mettere un po' di toppe qui e lì nella tua vita. Volevi un uomo? La soluzione: relazione clandestina con Marcus; e per i figli come fare? Ah già, hai scelto una delle tante ragazze che vivono qui e hai deciso di crescerla come se fosse tua, non che ci sia del male in questo, ma lo hai fatto solo perché sei troppo debole da fare un figlio tuo! Anche adesso guardati! Mi hai portato qui con l'intenzione di vendicare la tua figlia adottiva, ma appena ho fatto un po' di resistenza ecco che strisci via come un verme, come hai sempre fatto del resto!"

D.:-"Vai all'inferno!"
N.:-"Mandami tu!" Ripresi il falcetto, glielo misi in mano e andai tra lei e la porta.
N.:-"Avanti! Per una volta in tutta la tua schifosa vita, finisci quello che decidi d'iniziare" La suora non provò neanche a uccidermi; cercava solo di spostarmi dalla porta e io, con un colpo di accetta, la ributtai a terra. Lei capì che ormai era finita e sputando sangue disse:
D.:-"Padre Nostro, che sei nei cieli, sia fatta la tua volontà..."

N.:-"Davvero pensi che Dio abbia intenzione di ascoltarti dopo tutto quello che hai fatto? Dopo tutti gli abusi fisici e verbali commessi su decine di bambini solo perché non eri soddisfatta della tua vita? Vedi magari un tempo eri innocente ma adesso non lo sei più. Sei diventata malvagia e sai a cosa servono le persone malvagie? Nulla, siete solo cancro, inquinate il mondo e spingete le persone buone a diventare malvagie condannandole all'infelicità e poi all'inferno. Perciò, era meglio se tu e tutti quelli come te non foste mai nati, il solo pensare che tu umanamente sia al mio livello mi disgusta. Per il bene della società, i rifiuti come voi dovrebbero eliminarli tutti! COSì! COSI! COSI! E COSI!!!!"
La colpì furiosamente non so quante volte, vedevo il suo sangue schizzare fuori, la sua carne dilaniarsi, le sue interiora spappolate uscire mentre lo sguardo si deformava in molteplici modi e infine gli staccai la testa.

Continuai a colpirla finché tutta la rabbia che avevo in corpo non ebbe trovato sfogo. Tutte le ferite che mi ero procurato nello scontro iniziarono a farsi sentire. Non sapendo che cosa fare, rimasi lì, poi l'idea. Iniziai a gattonare verso l’uscita; un ragazzino dell’istituto mi vide e avverti le suore che chiamarono il 911. Mi portarono in ospedale, dove all'inizio finsi un'amnesia e l'unica cosa che ricordavo era il volto del giardiniere Marcus, poi le cose vennero gradualmente a galla. Alla fine la pubblica sicurezza, diede la colpa dei due omicidi al giardiniere. Secondo la versione ufficiale dei fatti Daisy aveva una relazione clandestina sia con Sasha che con Marcus, poi un giorno il secondo ha scoperto che lei lo tradiva con un’altra suora ed è cominciata la sua vendetta. Prima è entrato di nascosto nell’istituto, ha invitato Sasha a seguirlo con un inganno e quando è arrivato alle scale l’ha spinta giù uccidendola. Due settimane dopo ha attirato Daisy nel capanno degli attrezzi e dopo un violento litigio l’ha fatta a pezzi con un’accetta. Io, passando di li, ho visto la scena e Marcus mi ha aggredito, obbligato a vedere il resto del massacro e minacciato al silenzio. La sentenza: morte sulla sedia elettrica.

Ora però non voglio prendermi tutti i meriti, non sarei mai riuscito in questa impresa se non fosse stato per il prezioso contributo dell’orfanotrofio San Raffaele, che per impedire che anni di abusi e maltrattamenti venissero a galla, pianificò una serie di false testimonianze date dal personale per farlo incriminare. Tutto questo mentre io ero in cura all'ospedale. Ammetto che in una certa misura mi sono anche divertito, le suore che venivano a trovarmi tutte sorridenti insieme ad alcuni altri miei compagni che mi cantavano alcune canzoni religiose per farmi guarire, mai vista tanta ipocrisia in un'unica stanza, giuro!

In ospedale feci il bravo, giusto il tempo di guarire; fino a quando mi dissero che tutte le ferite erano guarite e che il giorno dopo mi avrebbero trasferito in un ospedale psichiatrico infantile perché assistendo a quella scena avevo subito un forte trauma che se non curato subito avrebbe compromesso il resto della mia vita; quella stessa notte fuggì. Di certo fra orfanotrofio e manicomio, l'ospedale era il posto più facile da cui potevo evadere.



CONTINUA...

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Capitolo 13
*** 1x13 - Debolezza p3 [Finale di Stagione] ***


1x13 - Debolezza p3 [Finale di Stagione]




Un mese dopo... Aula magna

I.:-"Oramai è passato più di un mese da quando un vostro amato amico e compagno di classe è fuggito dall'ospedale che lo aveva in cura. Non sappiamo dove si trova e la polizia brancola nel buio per quanto riguarda le ricerche. Quindi l'unica cosa che mi resta da fare è rivolgermi a voi: se sapete qualcosa che noi non sappiamo, se vi ha detto qualcosa poco prima di sparire, se aveva un atteggiamento diverso dal solito o ha detto di conoscere qualcuno fuori dall'istituto fatecelo sapere al più presto o ditelo a un adulto che lo riferirà a noi. Vi supplichiamo, quel povero ragazzino ha assistito a un evento cui nessun bambino meriterebbe di assistere e probabilmente in questo momento è da qualche parte là fuori, spaventato, in cerca d'aiuto e non pienamente cosciente di quello che fa. Quindi se lo avete a cuore vi preghiamo di aiutarci!"

Terminato il discorso del detective; solo in pochi andarono a dire qualcosa. Drake si nascose tra gli altri compagni e attese che le suore o la polizia togliessero la seduta per poi tornarsene adirato in camera sua. Non ne poteva più di quei detective. Si sdraiò sul margine del letto e notò che sotto di esso era nascosto un pacchetto. Lo prese e vide che era la scatola di un telefonino. Incuriosito la apri e oltre a un cellulare trovò anche un foglietto con il PIN e un numero di telefono. Si nascose, compose il numero e attese. Tuuu... Tuuu... Tuuu… Tuuu... Clop!
N.:-"Ciao Drake, come stai?"
D.:-"Tu???"
N.:-"Si, proprio io!" Drake si agitò, ma in modo divertente!
D.:-"Ma-ma-ma io dico... Ma tu co-co-come? Ma quando? MMMM... Ma cos'è?"

Risi, e intanto si riprese!
D.:-"Sei impazzito per caso? Come ti è venuto in mente di mandarmi qui questo cellulare! Come te lo sei procurato, poi!"
N.:-"Non ha importanza. Comunque non l'ho rubato"
D.:-"Perché? Maledizione perché? È un mese che mi faccio il culo in quattro per non far trapelare nulla che possa farti trovare e tu cosa fai? Mi invii un cellulare? Almeno, dimmi che non sei a Pandòria! Solo questo, dimmi che non ti trovi ancora a Pandòria! Qualsiasi altro posto ma non questa città di merda!"
N.:-"Se sto zitto va bene come risposta?"
D.:-"Tu sei ancora qui, ma sei scemo! Ti manca così tanto l'orfanotrofio che ci vuoi ritornare?"
N.:-"Non urlare o ti sentiranno!" Sussurrò
D.:-"Ti manca così tanto l'orfanotrofio che ci vuoi ritornare?"
N.:-"No, sono tornato perché c'è un'ultima cosa che devo fare"
D.:-"Cosa?"
N.:-"Sapere se è cambiato qualcosa da quando me ne sono andato!"

Silenzio.

D.:-"No! Va tutto di merda come sempre! Le suore continuano ad andarci pesante come sempre. Stanno solo attente a non farsi vedere e che non lo raccontino in giro!"
N.:-"Cosa ne pensano gli altri di questa situazione?"
D.:-"Cosa ne pensano? C'è un sacco di gente che vorrebbe andarsene ma non può; se proviamo a fuggire le suore ci beccano e anche se ci riuscissimo chiamerebbero la polizia che una volta trovati ci riporterebbe qui!"
N.:-"Dite di potercela fare con un piccolo aiuto esterno?"
D.:-"A cosa stai pensando?"
N.:-"Voglio organizzare una fuga di massa e desidero che tu mi dia una mano!"

D.:-"Bene... Ehm, cosa?"
N.:-"Si, per quanto assurdo sia, tu sei l'unica persona di cui posso fidarmi e voglio che tu mi aiuti!"
D.:-"Non lo so... Non pensi che ti abbia aiutato già abbastanza con quella storia?"
N.:-"Non te lo chiedo per me, ma per tutti i nostri compagni. Ci hanno fatto passare l'inferno senza che ce lo meritassimo e ora voglio salvare tutti! Quindi voglio chiedertelo di nuovo: sei con me?"
D.:-"Sai come finirà questa storia? Ti farai beccare e te ne tornerai all'orfanotrofio dove di legneranno così tanto che la tomba ti sembrerà un paradiso, ma si, diamo una bella lezione a quei pinguini!"
N.:-"Grazie, Drake! Allora, la prima cosa da fare è trovare quante più persone sono disposte a fuggire quindi voglio che nei prossimi giorni chiedi un po' in giro!"
D.:-"Ok!"
N.:-"Bene, questo è tutto per ora! Metti la vibrazione e nascondi il cellulare! Ti richiamerò io nei prossimi giorni! Ciao"

Nei giorni successivi, Drake e i suoi amici si misero all'opera. Nel giro di qualche settimana, Drake mi comunicò che si erano uniti al gruppo dei fuggitivi circa un terzo degli orfani ma potevano essere di più se contavamo anche quelli che avevano paura ad ammetterlo. Comunque a quel punto credevo che sarebbe stato sufficiente e comunicai a Drake il giorno e il momento della fuga. Lo stesso giorno, io avrei offerto loro un grosso vantaggio, ma ad una unica condizione: non importava quanto tempo sarebbe passato se qualcuno mai gli avesse chiesto chi era stato ad avvantaggiarli loro avrebbero dovuto rispondere Nessuno.

Per anni le suore me lo avevano rinfacciato e ora era giunto il momento di fargli vedere di cosa era capace uno che non era niente. Il giorno che avevo previsto per la fuga arrivò, il piano prevedeva che io mi adoperassi per avvantaggiarli e una volta finita la mia parte avrei dato il segnale a Drake; a quel punto chiunque l'avesse voluto si sarebbe dovuto alzare a scappare il più lontano possibile da quell'edificio. Arrivò la sera, tutto normale, le suore avevano già cenato un'ora prima come al solito ed ora servivano la cena e tutti mangiavano, finché una di loro non cominciò a tossire e poi a sbiancare, a cadere a terra tra vomito e convulsioni.

La stessa sorte toccò anche alle altre poco dopo. Desideravo assistere a quel momento fin da quando avevo cinque anni ma dovevo svolgere un ultimo compito. Ero nell'ufficio della madre superiora; dove avevo ammucchiato tutti i fogli e le cartelle con le informazioni su di me e i miei compagni sulla scrivania, gli versai sopra dell'alcol, presi un fiammifero e lo accesi. Restai un attimo a guardare la fiamma poi dissi poche e semplici parole:-"Questo lo dedico a te... Drake!" Con una schicca delle dita, il fiammifero volò sulla pila di moduli. Attesi che il fuoco appiccato divenne consistente, poi inviai il messaggio a Drake e ridiscesi al primo piano dove potei mescolarmi tra i ragazzini e uscire senza destare sospetti.

Corsi attraverso le vie notturne di Pandòria, fino a raggiungerne il confine e continuai a correre a perdifiato tra i boschi.
Incredibilmente, tutti rispettarono il patto e anche anni dopo quell'evento che fu ricordato come il massacro del San Raffaele se qualcuno avesse chiesto chi era l'artefice di quel crimine a quei pochi di noi che la polizia riuscì a rintracciare essi rispondevano "Non è stato Nessuno!" Il nome di Nessuno continuò a riecheggiare fino a diventare quasi una leggenda metropolitana. Nessuno. Una presenza che scova le persone malvagie e le elimina in massa per donare pace e serenità a coloro che perseguitavano.
La mia storia è finita, ora avete capito perché esistono i malvagi? Come nascono i mostri? Perché predano gli altri? E perché sarebbe meglio non fossero mai esistiti?
No?
La sofferenza!

La sofferenza è l'origine di ogni male sulla Terra e principale creatore di persone malvagie. Riflettete: i miei genitori mi hanno donato una vita perfetta per il semplice motivo che nulla li faceva soffrire. Loro erano felici. Invece all'orfanotrofio, i genitori di Sasha, per ottenere più denaro, mercificavano il suo corpo. Questo ovviamente la faceva soffrire e gli ha precluso la possibilità di relazionarsi in maniera normale con altre persone. Al San Raffaele, Sasha, si è magnificata un futuro come suora ma, una volta ordinata, si è resa conto che fare la suora non era esattamente come se lo immaginava; viveva in un clima reprimente e quasi dittatoriale, soffriva e si sfogava sui suoi allievi, in particolar modo su Drake facendolo soffrire e spingendolo a sfogare il suo dolore su di me!

Gli anni di minacce, privazioni, abusi e prigionia hanno represso e distrutto Marcus al punto che non appena intravide un’occasione ha scelto di passare a me tutto il dolore accumulato. I genitori di Daisy hanno sempre desiderato una figlia dedita alla religione ma constatando che Daisy non era esattamente come speravano hanno iniziato a soffrire, scegliendo, per far cessare il loro dolore, di obbligarla a farsi suora. Così facendo, però, hanno impedito a Daisy di ottenere ciò che desiderava; il clima reprimente dell'orfanotrofio non ha certo aiutato e per rendere il tutto più sopportabile scelse di picchiare me e i suoi alunni.

La sofferenza è il vero male. Nessuno a questo mondo vuole soffrire per questo le persone preferiscono far soffrire altri al posto loro, generando delle catene infinite di persone che sfogano su altri la propria sofferenza; ed è così che la malvagità diventa un fattore ereditario; genitori malvagi fanno soffrire i loro figli che di conseguenza diventano malvagi, ma se fosse possibile cancellare la sofferenza da questo mondo o coloro che la generano.

Tutti potrebbero vivere in pace e armonia, diventare ciò che desiderano senza temere limiti o imposizioni. Fu in quel momento, mentre mi facevo strada tra i rami, che decisi cosa avrei fatto da grande. Io sarei diventato il mostro dei mostri, avrei cancellato da questo mondo tutta la sofferenza e quelle disgustose aberrazioni indegne di esistere che la creavano. Io avrei purificato il mondo dalla loro presenza e ricreato l'Eden sulla Terra!

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Capitolo 14
*** [EXTRA] - La Verità sul Cronovisore ***


[EXTRA] - La Verità sul Cronovisore



Il sacerdote e il cardinale si sedettero entrambi al tavolo di uno dei ristoranti più rinomati di Roma per pranzare. Il prete era pieno di zelo, anche se cercava il più possibile di contenerlo, per lui era già un dono poter lavorare per quel cardinale, che era molto rinomato anche al di fuori degli ambienti ecclesiasti per via dei numerosi libri a tema religioso che aveva scritto e che erano diventati dei best-sellers in tutto il mondo, ma trovarsi da solo con lui seduto allo stesso tavolo, era quasi un miracolo.

Sacerdote:-"Sappia che per me, è un grande onore condividere un pranzo con lei; in un certo senso si può dire che è il mio eroe, fin da quando ho deciso di intraprendere gli studi per diventare ecclesiaste. I suoi testi erano tra quelli che mi consigliavano quindi ne ho letti parecchi"

Cardinale:-"E' un onore che riservo a tutti i miei sottoposti. Quando devo lavorare con nuove persone, la prima cosa che chiunque farebbe è conoscerle il più possibile e qual è il modo migliore per conoscere qualcuno se non parlare mangiandoci assieme?"

Il sacerdote con una punta di ironia:-"Ah, credevo di essere qui per le via mie specifiche qualità?"
Cardinale:-"Tu SEI qui, per via delle tue specifiche qualità! Ho letto il tuo curriculum e lo trovo molto interessante. Diplomato in chimica, intraprende gli studi all'università delle scienze di Pandòria, Stati Uniti, giunto all’inizio del 4° anno avverte la chiamata e decide di intraprendere gli studi per diventare ecclesiaste ottenendo il diritto ad entrare nell'ordine sacerdotale con un anno di anticipo! A cosa è dovuta questa svolta se posso chiedere?"

Sacerdote:-"Credo sia stato Dio a rivelarmi quale fosse la mia vera strada e ad illuminarmi il cammino, quando ero all'università, mi definivano, mi perdoni il termine "un cazzaro buono a nulla" e sarei un ipocrita se dicessi il contrario, ma poi Dio mi ha chiamato ed ho capito che quella che stavo intraprendendo era la strada che altri volevano prendessi, così ho deciso di mollare tutto e studiare la Bibbia"

Cardinale:-"E cosa hanno detto i tuoi amici quando gli hai fatto sapere che volevi farti prete?"
Sacerdote:-"Quando l'ho fatto sapere al mio migliore amico, che tra l'altro era ateo, mi ha detto che sono pazzo, però ha deciso di sostenermi, a differenza dei miei genitori, e quando gli ho detto che ero stato preso al seminario e che avrei fatto 4 anni invece di 8, si capiva che era fiero di me. Lui si, che era portato per la scienza anche se non un grande amante della scuola. Poco dopo essere stato ordinato, ho scoperto tramite il suo profilo facebook che si è laureato, anche se non con risultati ottimi come i miei. Questo 3 anni fa, però poi non ne ho saputo più nulla, chissà che fine ha fatto?"

Dopo aver ordinato, i due membri della Chiesa continuarono la conversazione.
Cardinale:-"Ma comunque ritieni di conoscere le scienze in modo abbastanza approfondito, giusto?"
Sacerdote:-"Beh, si, le ho studiate per diversi anni!"
Cardinale:-"Allora, toglimi una curiosità, tu credi al cronovisore?"
Sacerdote:-"Mi scusi, ma non ho proprio idea di cosa sia."

Cardinale:-"E' una delle tante leggende che circondano il Vaticano, secondo cui, da qualche parte, nascosta negli archivi secreti del Vaticano, si trovi una macchina in grado di captare suoni e immagini dal passato e che può essere usata per filmare i momenti più salienti nella storia della nostra religione come ad esempio attimi della vita di Gesù o Mosè mentre riceve le Tavole della Legge."

Sacerdote:-"Mi scusi, ma questa mi sembra più che fantascienza che scienza!"
Cardinale:-"Anch'io la prima volta che me lo hanno raccontato ho pensato la stessa cosa, ma aspetta che ti racconto come è nata l'idea."
L'eminenza portò alla bocca un altro boccone di cibo e iniziò a raccontare.

Cardinale:-"Cominciò tutto negli anni '60 quando Marcello Pellegrino Ernetti, un monaco benedettino appassionato di fisica ed elettronica, stava registrando un coro di cantici gregoriani e quando le riascoltò notò che il registratore aveva captato anche la voce di un sacerdote che aveva lavorato in quella diocesi ma morto diversi anni prima. Questo fece ipotizzare a padre Ernetti che i suoni e le immagini prodotte dagli esseri umani non scompaiono del tutto ma continuano a sopravvivere in una "sfera astrale" sottoforma di energia e tramite una macchina fosse possibile percepirle."

Sacerdote:-“Beh, certo che questo Ernetti ha avuto un'intuizione a dir poco innovativa ma non credo che un semplice appassionato di fisica possa creare un'apparecchiatura del genere, e sicuramente un progetto così all'avanguardia per essere realizzato avrebbe richiesto la partecipazione delle menti scientifiche più brillanti dell'epoca.”

L'alto prelato abbozzò un sorriso e continuò la sua storia:-"Infatti, ma padre Ernetti non si diede per vinto e riuscì a mettere in piedi un team di 12 scienziati tra i quali ci sono Enrico Fermi e Wernher Von Braun. Secondo la teoria del monaco, le persone lasciano dietro di se in ogni momento una "traccia" fatta di energia sonora e luminosa che con il tempo non scompare ma semplicemente si attenua, secondo quel principio fisico che afferma che nulla si crea e nulla si distrugge, e insieme a questi scienziati sarebbe riuscito a creare una macchina del tempo simile a una televisione che era in grado di raccogliere queste onde e ricomporle per poi mostrarle attraverso lo schermo tramite cui Ernetti sarebbe riuscito a vedere tutta la passione di Gesù, la distruzione di Gomorra, la fondazione di Roma e alcuni momenti di vita nell'antichità.

Con il passare del tempo però la cosa divenne nota anche per gli alti ranghi della Chiesa al punto che ad un tratto, sempre secondo la leggenda, il Vaticano sequestrò la macchina e la nascose negli Archivi. Nel 1972 un popolare giornale si interessò alla vicenda e intervistò Ernetti che descrisse la macchina e spiegò per filo e per segno il funzionamento del dispositivo e, a sostegno della sua storia, fornì al giornale, che poi incluse nell’articolo, due foto di Gesù e l'opera completa "Tieste" di Quinto Ennio di cui ad oggi si conoscono solamente alcuni frammenti."

Continuando a mangiare il sacerdote gli chiese:-"Non sono del tutto convinto, se quelle prove fossero vere, perché in 3 anni di seminario non ho mai sentito parlare del cronovisore?"

Cardinale:-"Infatti dopo alcune indagini si scoprì che le prove fornite dal monaco erano false. Una delle due foto era in realtà il quadro di un pittore tedesco e l'altra la foto in bianco e nero del volto di un crocifisso esposto nel Santuario dell'Amore Misericordioso in provincia di Perugia. Per quanto riguarda la tragedia di Ennio, conteneva termini in latino che sarebbero stati creati solo diversi secoli dopo la morte del compositore e quindi l'opera non poteva essere stata scritta dal drammaturgo romano"
Il sacerdote era sempre più interessato alla vicenda e il vescovo continuò.

Cardinale:-"Tuttavia la storia non si conclude qui, infatti poco prima della sua morte, padre Ernetti scrisse una lettera al nipote in cui ribadiva la reale esistenza della macchina, e che fu costretto dal Papa Pio XII a divulgare le false prove, screditando la sua stessa storia perché, con i suoi esperimenti, aveva portato alla luce delle verità così sconvolgenti da stravolgere completamente il modo di vedere la religione e la storia dell'umanità."

L’eminenza finì ciò che aveva nel piatto e chiese al Sacerdote:-"E questo è quanto, ora sai tutta la storia, che opinione ti sei fatto?"
Sacerdote:-"Come uomo di fede o come scienziato?"
Cardinale:-"Facciamo come te stesso!"

Sacerdote:-"Allora gliele darò entrambe; come scienziato, credo di no, è vero che i principi fisici su cui si basa la macchina sono stati approvati dalla comunità scientifica, ma questa macchina sembra rispettarli solo in parte. Il fatto che sembra prendere energia da una dimensione astrale suona come paranormale dato che la scienza non è certa che esistano dimensioni parallele. L'energia non si crea e non si distrugge, vero anche questo, però non nel modo descritto da padre Ernetti, l'energia infatti si può solo trasformare, faccio un esempio, il sole nel suo bruciare trasforma energia nucleare in energia luminosa che insieme a miliardi di altre particelle percorre milioni di chilometri in appena 8 minuti, fino ad arrivare sulla Terra.

Alcune di loro colpiranno le foglie diventando energia chimica che la pianta userà per fare la fotosintesi, altre ancora metteranno in moto le correnti d'aria diventando energia eolica, poi una di queste masse d'aria azionerà un mulino a vento diventando energia meccanica che tramite una macchina verrà convertita in energia elettrica e usata per alimentare elettrodomestici diventando di nuovo energia luminosa, o termica, o cinetica, chimica o idraulica. Indubbiamente alcune di queste particelle avranno interagito con Gesù ma adesso saranno chissà dove e inoltre l'energia non possiede una memoria;

non ricorda quello che è stata un secondo fa, o 10.000 anni fa, e anche se fosse possibile creare una macchina in grado di fare fotografie basate "sul dove si trovasse l'energia" credo che sarebbe estremamente imprecisa e mostrerebbe contemporaneamente eventi che sono accaduti in un unico punto nell'arco di vari millenni; e trovo strano anche che quella dozzina di scienziati che hanno lavorato al cronovisore non si siano mai mostrati, insomma hanno creato la prima macchina del tempo della storia, avrebbero potuto ricevere un Nobel ed essere ricordati per sempre eppure hanno deciso di rimanere nell’anonimato."

Cardinale-:"Quindi, non ci credi?"
Sacerdote:-"Mi dispiace ma no!"
Cardinale:-"E come uomo di fede?"
Sacerdote:-"Come uomo di fede, spero che una macchina del genere non venga mai creata; io penso che la vera fede debba essere cieca, ovvero quella che ti porta a credere nell'Altissimo nonostante non abbia il minimo accenno di prova della sua esistenza e anche se venisse creata proverebbe solo l’esistenza di Gesù e non quella di Dio; però devo ammettere che è una storia parecchio interessante, non avevo mai sentito leggende in cui scienza e religione fossero legate fino a tal punto! La ringrazio per avermela raccontata!"

Cardinale:-"Prego!" ci fu un lungo attimo di silenzio e poi...
Cardinale:-"Oh, si è fatto tardi mi piacerebbe continuare a discutere con te ma la Santa Sede mi ha dato un cumulo di pratiche da sbrigare e non si compilerà di certo da solo!"

In seguito il sacerdote e il cardinale si congedarono e quest'ultimo si allontanò ma non si diresse nel suo ufficio; prese invece la strada per raggiungere gli Archivi Segreti del Vaticano e pensò:-"Quel sacerdote è più sveglio di quanto pensassi. E' riuscito ad indovinare così tante cose riguardanti il funzionamento del cronovisore che mi sorprendo non l'abbia inventato lui, infatti la macchina non percepiva energia residua in una dimensione astrale ma la posizione di comuni particelle energetiche e per questo era estremamente imprecisa e poteva fotografare cose che rimanevano nel medesimo punto per diversi secoli come case o edifici storici.

Molti dei complottari che sentono la storia del cronovisore pensano che manteniamo la sua esistenza segreta perché ci ha mostrato che Gesù non era quello descritto nella Bibbia. Mi fanno ridere, al pensiero che in realtà noi non siamo mai riusciti ad avere una singola immagine di Gesù, in compenso però hanno ragione a dire che abbiamo scoperto qualcosa di così terribile da minare le fondamenta della religione, al punto da dover eliminare quella dozzina di scienziati che non volevano tenere la bocca chiusa! Seriamente, mi spiace per quei ragazzi ma quello che volevano fare avrebbe messo in discussione non solo il nostro credo, ma anche quello di tutte le religioni e le sette esistenti!"

Mentre questi pensieri attanagliavano la sua mente il cardinale era giunto nella stanza segreta in cui era custodito il cronovisore e tutte le foto prodotte decenni prima ormai. Solo lui e poi altri del suo ordine segreto interno alla Chiesa lo conoscevano. ne raccolse alcune di esse e le guardò in ordine di produzione. Le prime erano scattate con l'intento di osservare Gesù ma erano completamente sfocate, fu allora che Fermi ipotizzò che bisognava fotografare qualcosa che era rimasto immobile in un punto per lungo tempo e chiese di fotografare uno dei monumenti più antichi del mondo ovvero la piramide di Giza, ed eccola lì insieme alle altre due "sorelle" della necropoli di Giza,

il deserto intorno non si capiva molto ma indubbiamente erano loro, gli esperimenti continuarono fino a capire che un edificio doveva rimanere fermo nella sua posizione per almeno per almeno 400 anni per avere una foto non mossa e l'esperimento sarebbe potuto terminare qui, ma padre Ernetti volle spingersi oltre e decise di tornare indietro fino ai tempi preistorici; chissà perché lo fece.

A questo punto il cardinale si diresse verso una piccola cassaforte presente nella stanza segreta, inserì il codice, e mentre la testa gli ordinava con tutte le sue forze di non farlo, prese le foto che erano contenute per osservarle un'altra volta. Mostravano delle città enormi risalenti a decine di milioni di anni fa costruite sia sulla terraferma che in mezzo all'oceano e osservando bene si potevano vedere delle disgustose quanto deformi creature il cui corpo era un ammasso informe di occhi, bocche e tentacoli.

Il cardinale fece il segno della croce, e pronunciò una veloce preghiera a Dio, pensando che se il cronovisore era riuscito a riprenderle significava che quelle erano carcasse rimaste lì per oltre 4 secoli, incapaci di suscitare qualcosa nei loro simili e poi la più terrificante che lasciava sempre per ultima; la foto in primo piano del volto di uno di quegli esseri raccapriccianti; era la più terribile perché faceva intendere che quella blasfemia sapesse che un giorno in un lontano futuro qualcuno avrebbe scattato una foto in quel punto e lui con pazienza si era messo in posa per oltre 4 secoli, quale era la sua intenzione? Forse quella di lasciare un messaggio? E se il messaggio fosse stato proprio quello di avvertirci che un giorno sarebbero ritornati?

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