Afterlife

di Emma Black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Che cosa è successo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** 1. Che cosa è successo ***


James aprì gli occhi in un posto che gli sembrava tanto familiare quanto estraneo. Era a casa, ma nello stesso tempo quella non era casa sua. In salotto, davanti al divano, dove lui e Lily avevano messo la tv babbana che Remus gli aveva regalato per il matrimonio, c’era uno specchio con una cornice piena di graffi. Avvicinandosi, James vide che non erano graffi ma scritte che recitavano “Per colo che se ne sono andati prima del tempo, per coloro che si sono lasciati dietro qualcuno, per continuare a stargli vicino anche da molto lontano”.

–Lily…– sussurrò. Abbassando lo sguardo la superficie dello specchio si incrinò e non gli mandò il suo riflesso, ma l’immagine della camera di suo figlio. Lily, l’amore della sua vita, era in piedi di fronte alla culla di Harry, con le braccia aperte per creare una sorta di muro tra lui e la figura davanti a sé.
La consapevolezza di quello che era accaduto a lui e di quello che stava per accadere alla sua famiglia lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Era morto, ucciso da Voldemort che li aveva trovati, e capì subito che avevano fatto la scelta sbagliata, che aveva commesso un errore imperdonabile, che doveva ascoltare Lily quando aveva espresso dei dubbi su Peter, ma la sua fede assoluta e incontrollata in tutto e tutti l’aveva reso cieco. E ora guardava impotente sua moglie che stava per fare la sua stessa fine. Non erano valsi a nulla, tutti i loro sacrifici, tutte le battaglie e le lacrime e il sangue, non erano valsi a niente. Guardò Lily implorare per la vita del loro figlio, andando contro se stessa e quella che era, pregare Voldemort di risparmiarlo e lei avrebbe fatto qualsiasi cosa, si sarebbe unita a lui, ma le rispose solo un sorriso freddo come la morte. Sapeva che nonostante lui le dicesse di spostarsi, lei non l’avrebbe fatto, perché sarebbe morta per proteggere suo figlio. E così fu. Con un lampo verde che riempì sia la stanza che stava guardando, Lily cadde a terra. Una luce bianca lo accecò per un istante, facendogli chiudere gli occhi, e quando li riaprì si accorse di non essere più solo.
Lei, la ragazza che tanto amava, che aveva tentato di proteggere con tutto se stesso, era davanti a lui, con ancora una mano davanti al viso pieno di lacrime. James si precipitò da lei prima che potesse crollare a terra, e la abbracciò mentre lei riusciva solo a dire –Harry–.
Prendendola per mano la condusse di fronte allo specchio, che di nuovo si incrinò e mostrò l’immagine della camera del bambino.
–No!- urlò Lily. James la tenne più stretta che poté, senza distogliere lo sguardo da quello che vedeva di fronte a se. Voldemort camminava lentamente verso la culla, guardando fisso negli occhi di Harry, aggrappato alle sbarre della culla guardandolo a sua volta, senza piangere. Entrambi assistettero con disgusto mentre ilìl mago puntava soddisfatto la bacchetta verso il figlio, sorridendo un’ultima volta prima di urlare –Avada Kedavra! –
Di nuovo, una luce verde riempì lo specchio, ma non fu l’unica cosa che successe. In qualche modo, l’incantesimo rimbalzò su Harry ritornandogli addosso, insieme ad un’esplosione che fece crollare buona parte del soffitto. In un attimo, Voldemort era sparito, e loro guardarono il loro bambino piangere per il dolore di un graffio sulla fronte, proprio dove l’incantesimo lo aveva colpito. James non capiva cosa fosse successo e come fosse successo. Si era preparato a vedere il bambino accanto a lui da un momento all’altro ma suo figlio era vivo, e lui lo stava guardando attraverso quello che doveva essere per forza, ora lo capiva, il velo che divideva lui dalle persone che più amava.
Si rese conto solo in quel momento che stava stringendo con tutte le sue forze le spalle di Lily, e la lasciò andare girandosi verso di lei. Lei lo fissava, sconvolta ma in qualche modo felice, che quello che era successo a loro non era capitato anche al loro piccolo. Guardandola negli occhi, James si rese conto di quanto l’avesse sempre amata, e di quanto questo amore fosse davvero più potente della morte, perché la amava ancora. E allora comprese tutto, e si ricordò le parole che una volta Silente gli aveva detto, in un momento di grande tristezza, quando erano venuti a conoscenza della profezia. “L’amore è la risposta alla più grande delle domande, e anche se non ti è chiaro adesso, lo sarà”. Trovava fantastico e inquietante allo stesso tempo che il loro vecchio preside fosse così enigmatico. Che avesse saputo quello che sarebbe successo?
–Non capisco – disse Lily – perché non ha funzionato? Perché è scomparso? Dove è andato? Harry…–
– Sei stata tu amore–
–Che cosa? –  
– Sei stata tu. L’ho visto, prima che tu… prima che tu arrivassi qui – fece una pausa prendendola per le spalle e tirandola più vicina a se – hai protetto Harry con la tua stessa vita, provando a fargli da scudo da Voldemort. Questo è l’amore più grande che possa esistere: l’amore di un genitore per il figlio, l’amore della madre per suo figlio. Non ti sei voltata neanche per un secondo, non hai abbassato mai la testa continuando a guardare quel mostro negli occhi. – Lily lo guardava ancora piena di confusione, con le lacrime che scorrevano lente sulle sue guance – Hai sacrificato te stessa per la persona che più amavi, nostro figlio. Questo – le prese le mani e se le mise sul cuore – gli ha salvato la vita. L’amore gli ha salvato la vita Lily – .
Lei tenne il suo sguardo per qualche momento riflettendo sulle sue parole –Ma io non ho fatto nessun incantesimo James–
–Lo so – non riusciva a fare a meno di sorridere – è magia antica Lily. La magia più grande che esista, e la più difficile da comprendere –
–Ma allora come fai a…–
–Lo so, sei sempre stata tu quella più intelligente tra i due– risero entrambi, per la prima volta da quando erano arrivati in quel posto, che sembrava un’eternità. James fu il primo a ritornare serio – Penso che sia dovuto al fatto che siamo morti Lily, e c’è molta più chiarezza quando guardi le cose dall’esterno, non trovi?- dicendo questo fece un gesto verso lo specchio. Lily annuì, seria in volto, ed entrambi rimasero così, vicini e in silenzio fino a quando James sentì le mani di lei tra le sue iniziare a tremare violentemente. La guardò e non vide più paura, ma una rabbia crescente, quella che trasformava i suoi occhi da un verde splendente a un verde color Avada Kedavra. Prima che riuscisse a parlare, lei sibilò      –Peter– e lui sentì la sua rabbia farsi strada anche dentro di lui, insieme al dolore, per quello che aveva considerato per anni uno dei suoi migliori amici, della sua famiglia.
– E tutta colpa mia Lily, se non mi fossi ciecamente fidato di lui… –
– Stai zitto James –
– Lo so che non potrai mai perdonarmi per questo Lily, io… –
– Ho detto stai zitto James – lo interruppe per la seconda volta – Non è colpa tua – gli disse prendendogli la mano – è colpa sua. – I suoi occhi lanciavano fiamme mentre parlava – Peter ci ha traditi. E no, non avremmo dovuto fidarci di lui, e si, avremmo dovuto accettare l’offerta di Silente di essere il nostro custode segreto, ma non potevamo saperlo James. – prese una pausa andando a sedersi sul divano – Abbiamo posto la nostra fiducia nelle mani di uno dei nostri più cari amici, in un Malandrino. Certo, ho sempre pensato che Peter fosse un po’ strano, come guardava te e Sirius, con un misto tra adorazione e orgoglio per essere stato accettato, ma non avrei pensato mai che, che… Non era abbastanza forte James, e devono essere arrivati a lui, in qualche modo, ed ecco perché si comportava in un modo così strano negli ultimi mesi. E tra il doverci nascondere, le visite programmate e in segreto, Sirius che sospettava di Remus, i nostri amici uccisi, non ce ne siamo mai accorti. Ma non essere abbastanza forte, o coraggioso, non lo giustifica. Ci ha traditi. Credo che, alla fine, tutti lo abbiamo sempre sottovalutato per quello che è... – prima che finisca la frase James si immobilizzò, rendendosi finalmente conto delle conseguenze che tutto quello che era successo avrebbe portato. –James cosa…–
– Sirius! – come se l’avesse chiamato, nello specchio si formò l’immagine del suo migliore amico che saliva sulla moto con la giacca di pelle che gli avevano regalato lui e Remus tanti anni prima.
–Dalla strada che sta facendo sembra che stia andando a casa di Peter – osservò Lily alzandosi e raggiungendo suo marito – capirà quello che è successo tra poco, e il mondo gli crollerà addosso – disse guardando James e prendendogli la mano. L’unica cosa che fu in grado di fare lui fu di stringerla leggermente. Il suo rapporto con Sirius era stato sempre stranamente stretto per due amici, ma loro non erano due semplici amici, erano fratelli, da ancora prima che i suoi genitori lo accogliessero a casa quando scappò da casa Black. Erano talmente uniti che a volte finivano per finire le frasi dell’altro, o a sapere, senza bisogno di parole, quello che stavano pensando. Lily l’aveva sempre saputo, e anche se aveva fatto fatica a capirlo, e alle volte ancora non lo capiva a pieno, non l’aveva mai dato a vedere. Lily sapeva che, se fosse successo qualcosa a James, Sirius più di ogni altro ne sarebbe uscito distrutto, e questo la spaventava non poco: un Sirius devastato era capace di qualunque cosa. E adesso che Remus era spesso in viaggio per conto dell’Ordine, a compiere missioni di cui non poteva parlare, Sirius era da solo, senza quell’ancora che lo riportava alla realtà e che gli faceva vedere le cose chiaramente, e soprattutto pensare prima di agire. E Lily sapeva che James stava pensando la stessa cosa. Lo tirò gentilmente verso il divano, e lo fece sedere, tenendolo stretto tra le braccia, cercando di trasmettergli tutto il suo amore, perché era l’unica cosa che rimaneva ad entrambi, e tutto quello che non potevano permettersi di perdere. Rimasero fermi così, per quelle che furono ore, a guardare Sirius arrivare da Peter e non trovarlo a casa, videro la consapevolezza farsi piano piano strada sul suo viso mentre guidava la sua moto verso Godric’s Hollow, le lacrime che uscivano dai suoi occhi nonostante il vento sul suo viso, e la sua voce urlare il nome di James, ripetutamente. Rimasero a guardare, impotenti, quando arrivò di fronte casa Potter, per poi fermarsi, con un misto di orrore e paura sul volto, davanti al cancello. Videro la loro casa, che avevano reso tale per la loro famiglia, per il loro bambino, mezza distrutta. Sirius scese dalla moto con ferocia lasciandola cadere su un lato, prese la sua bacchetta e aprì il cancello. La porta della casa era aperta, le luci spente, e quando provò ad accendere l’interruttore, questo non funzionò. L’esplosione, evidentemente, aveva danneggiato l’impianto elettrico.
– Lumos – il raggio di luce riempì riempì la stanza. Alla luce, Sirius vide il corpo esamine di James sulle scale. Gli occhiali erano saltati via, ed erano a terra vicino ai suoi piedi. Gli occhi erano ancora aperti, e fissavano un punto indefinito sul soffitto. Sirius rimase fermo a guardare il suo migliore amico, suo fratello, morto all’ingresso di casa sua. Non riusciva a muoversi, non riusciva quasi a respirare. James poteva vedere la paura farsi strada nel suo migliore amico. Una paura più forte di quella che aveva mai conosciuto. E sapeva che in quel momento Sirius stava urlando dentro di lui, anche se la sua bocca non emetteva nessun suono. Lily, accanto a lui, piangeva in silenzio. Un forte pianto destò tutti e tre.
– Harry – sussurrò Sirius. Velocemente prese gli occhiali da terra e delicatamente li mise a James. Poi, dopo un ultimo sguardo, salì le scale ed entrò nella stanza ormai distrutta del suo figlioccio. Harry piangeva dentro il suo lettino, agitando le braccine verso Sirius subito dopo averlo riconosciuto. James e Lily non sapevano quanto tempo fosse passato da quando Voldemort era sparito, ma dovranno essere state ore. Sirius vide Lily a terra, anche lei morta, con le braccia ancora aperte sul pavimento, vicino alla culla del figlio. Si inginocchiò, le posò un leggero bacio sulla fronte, e andò verso Harry.
– Ei piccoletto – la sua voce era più roca di quanto lo fosse mai stata – io e te ora ce ne andiamo via di qui ok? Mi prenderò io cura di te – disse uscendo dalla camera. Non riuscì a guardare di nuovo James andando verso la porta, e si strinse ad Harry come se la sua vita dipendesse da questo. Uscendo in giardino, c’era Hagrid.
I due guardarono come Hagrid disse che doveva prendere Harry, che glielo aveva detto Silente, che lo doveva portare dai suoi zii, dalla sorella di Lily. Non valsero a nulla le proteste di Sirius – Io sono il suo padrino! James e Lily hanno incaricato me! – .
Lily era sconcertata. Per niente al mondo voleva che Harry venisse cresciuto da sua sorella e da quel tricheco del marito. Dopo come la trattava Petunia da anni, poteva solo immaginare come potesse rendere la vita di suo figlio un inferno.
–NO! – urlò allo specchio – Sirius è il suo padrino! Lui lo proteggerà! È il suo compito, lascialo andare! – ma era del tutto inutile.
– Lily… – iniziò James, ma non aveva la forza di dire altro. C’era troppo dolore dentro di lui, nemmeno la rabbia sembrava dargli più forza. Poteva solo continuare a guardare, impotente, mentre il mezzo gigante prendeva Harry dalle braccia di Sirius.
– Allora prendi anche la mia moto Hagrid – disse Sirius – A me non servirà dove sto andando. –
Non ricevette risposta Hagrid quando lo chiamò, dicendogli che Silente lo attendeva nel suo ufficio, che doveva parlargli, che dovevano pianificare le prossime mosse. Sirius si allontanò e semplicemente, senza un’altra parola, si smaterializzò.
– No cazzo Sirius, non farlo. – disse James. Lily, in lacrime, si girò a guardare il marito per scoprire che anche lui piangeva, tanto in silenzio che lei non se n’era nemmeno accorta. Ma non per il suo stesso motivo, poteva leggerglielo in faccia. Leggeva comprensione, dolore e rabbia, ma soprattutto consapevolezza.  
– James, cosa… –
– Sta andando a dare la caccia a Peter. –
– Come fai a saperlo? –
– Perché lo conosco Lily, lo conosco meglio di quanto conosco me stesso. – prese un respiro prima di guardarla negli occhi, distogliendo lo sguardo dallo specchio, dove l’immagine di Godirc’s Hollow stava svanendo per trasformarsi nella scena di Sirius che camminava in un vicolo della Londra Babbana – Il suo primo pensiero è stato di salvare Harry, naturalmente. Lo proteggerebbe con la vita, lo sai – Lily annuì – lo crescerebbe come se fosse figlio suo. Probabilmente, ne avrebbe più bisogno lui di Harry stesso. Ma ora che Hagrid l’ha preso, non gli rimane più niente. Non sta pensando in questo momento che se andasse da Silente potrebbe dirgli tutta la verità, usare il Veritaserum, e rimarcare i suoi diritti di padrino. Non sta pensando che Peter la pagherebbe con la giustizia. Sta pensando solo che Peter lo ha tradito, ci ha traditi tutti, e ora noi due siamo morti. E Sirius si sente in colpa, perché è stata sua l’idea dello scambio, perché se non l’avesse fatto, niente di questo sarebbe successo. Sa che si è sbagliato su Remus, pensa che quando lui verrà a sapere tutto questo lo odierà come lui sta odiando se stesso. Pensa di aver perso tutto, gli è crollato il mondo addosso. – fece una pausa per asciugarsi le lacrime che gli cadevano copiose sul viso – Lo ucciderà Lily, o morirà provandoci. –
– Peeeeteeeer! – le urla li interruppero. Sirius stava camminando in un vicolo, stravolto, con la bacchetta in mano, urlando il nome del vecchio amico come se stessero giocando. Era isterico, un sorriso terribile gli deformava il viso, i cui occhi avevano perso ogni traccia della luminosità che tanto li caratterizzava. – Oh andiamo Codaliscia! Lo so che ci sei! Vieni a giocare, ti prometto che non ti farò del male! Voglio solo parlare! – Un ragazzo basso e grassoccio uscì da dietro un muro per correre dalla parte opposta, ma Sirius era più veloce, era sempre stato più veloce. Con un solo gesto della bacchetta lo immobilizzò e lo disarmò, per poi avvicinarsi lentamente a lui. Si fermò solo a un passo da lui, e non parlò per quella che sembrava un’eternità. Poi inclinò la testa, come un predatore che sta pregustando la sua preda. – Come hai potuto? Li hai traditi! –
– Il signore Oscuro ha vinto S–Sirius  –
– Oh no, vedi, è scomparso – allo sguardo di orrore dipinto sul viso di Peter rispose solo con una scrollata di spalle – Non so cosa è successo, ma Harry è vivo. James e Lily, d’altro canto – puntò il suo sguardo di ghiaccio negli occhi di Peter, uno sguardo che, Lily ne era sicura, avrebbe potuto uccidere – Come hai potuto! Loro si fidavano di te! Sei un codardo, cosa ti hanno offerto, eh? Un posto in prima fila per la distruzione del mondo? –
– Tu non capisci Sirius, lui è troppo potente, io non sono coraggioso quanto voi, non potevo… –
– Cazzate –
– Cosa avrei dovuto fare? – ora era il turno di Peter di urlare – Mi avrebbero ucciso! –
– Saresti dovuto morire! Saresti dovuto morire prima di tradire i tuoi amici! – Sirius era talmente fuori di se che non si stava accorgendo che Peter piano piano stava riuscendo a combattere l’incantesimo che lo teneva fermo. Era talmente stravolto che aveva abbassato la guardia. – Ma penso che non sia più un problema, perché quello che non hanno fatto i tuoi cari Mangiamorte lo farò io in questo istante. – e mentre alzò la bacchetta per colpire, Peter riuscì a liberarsi, usando l’attimo di sorpresa di Sirius per raccogliere la bacchetta e lanciare un – Bombarda! – che fece esplodere metà vicolo, uccidendo probabilmente qualche Babbano. Con un ultimo sguardo verso Sirius che si stava proteggendo dai detriti, si tagliò un dito e si trasformò in topo, per poi scomparire nelle fogne.
– Oddio… – ansimò Lily. James era pietrificato, non riusciva a parlare. Nonostante quello che aveva fatto Peter a loro, non pensava fosse capace anche di questo. Ma improvvisamente Sirius scoppiò in una risata assassina, terrificante, alzando la testa al vento in un gesto che ricordava molto la sua forma canina quando ululava. Lo trovarono così gli Auror, quando arrivarono in una dozzina, accerchiandolo. Che rideva, con uno sguardo omicida negli occhi, e non smise nemmeno quando lo disarmarono, lo legarono, e lo portarono via. E Sirius non oppose la minima resistenza. Solo, continuò a ridere.
– Sirius… – fu l’unica cosa che riuscì a dire James.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 
NOTE: Salve! Questa storia mi frulla in testa da tantissimo tempo, e in un momento di nostalgia, se la posso chiamare così, ho deciso di provare a metterla nero su bianco. Il primo capitolo mi è uscito di getto in un pomeriggio, per il secondo, che posto qui sotto, ci è voluto invece molto più tempo. Siamo in un “posto” del tutto inventato e non sono comunque del tutto certa che mi sia venuto bene, ma non ho saputo fare di meglio. Ho sempre pensato che i personaggi della vecchia generazione siano stati veramente poco trattati e le varie fanfiction che ho letto su EFP mi hanno aiutato a conoscerli un po’ meglio, perché anche se frutto di fantasia, le basi sono quelle creata dalla nostra amata J.K. Sinceramente, non so quanto riuscirò a postare, l’idea c’è, ma il tempo un po’ di meno. Comunque, ogni volta che avrò un po’ di fantasia da incanalare nella scrittura, mi ci metterò, sperando di riuscire a dare sfogo a quello che per molti di noi non è solo un hobby, ma un posto dove rifugiarci quando ci sentiamo un po’ sopraffatti da quello che ci circonda.
– Emma
 
 
Restarono fermi, vicini, senza abbracciarsi ma solo con le dita intrecciate, per ore. Nessuno dei due aveva la forza di dire niente, gli occhi rossi dallo sforzo delle troppe lacrime, la gola chiusa dal pianto. L’unica cosa che continuarono a fare, inermi, fu guardare nello specchio come la vita, nel posto che avevano lasciato, stava continuando a peggiorare. Non avevano bisogno di parole, entrambi sapevano già tutto quello che l’altro provava. Lily era distrutta, suo figlio era stato lasciato sulla porta di casa di sua sorella e del marito. Era stato lasciato così, in una culla, con solo una coperta e una lettera. Una lettera! Era così arrabbiata con Silente; aveva saputo ormai che la protezione che aveva lasciato sul figlio una volta sacrificatasi per lui funzionava solo se avesse continuato a vivere sotto lo stesso tetto di sua sorella, Petunia, ma le sembrava che il vecchio mago non avesse nemmeno provato a capire la situazione della famiglia. E Sirius! Oh, Sirus. James era peggio che devastato. Avevano assistito mentre gli Auror lo portavano ad Azkaban, ingiustamente, contenti solo di aver preso quello che secondo loro era uno dei seguaci di Tu Sai Chi. Non gli avevano nemmeno fatto un processo. Era vergognoso. E la cosa peggiore era che era successo tutto così velocemente, troppo velocemente, per poter elaborare la cosa. In soli due giorni il mondo intero che avevano dovuto abbandonare si era sgretolato, lasciando cicatrici ed enormi ferite, che chissà se si sarebbero mai rimarginate. Ad un certo punto James si avvicinò allo specchio e sussurrò –Remus– . Era stato uno dei pensieri principali anche di Lily, ma la ragazza aveva avuto troppa paura per sapere. Remus era il suo migliore amico, una delle persone che considerava migliori al mondo. Una vittima da ancora prima dell’inizio della guerra, e ora era da solo. Aveva paura che nonostante la sua immensa forza, e resistenza al dolore, essendoci abituato da anni, questo fosse troppo per lui, e sarebbe crollato. Ma ora non poteva più fare finta di niente, James aveva bisogno di lei, e lei aveva un estremo bisogno di lui. Si avvicinò a lui nel momento che l’immagine cambiò.
 
Remus camminava in un campo, avvolto nel suo mantello un po’ logoro per cercare di ripararsi dal freddo. A giudicare dal vento forte, si trovava in alto, probabilmente tra le montagne. Loro sapevano che Silente lo mandava tra gli altri licantropi, era prevedibile, ma non avevano mai saputo esattamente che cosa lo mandava a fare, quali erano le sue missioni. Adesso invece, avevano avuto la possibilità di sapere tutto, tramite lo specchio, avevano saputo che Silente lo mandava a trovare sostenitori tra le altre creature oscure. O comunque, a cercare di convincerli a non passare dalla parte di Voldemort. Da quello che potevano vedere, Remus dava le spalle agli alberi più fitti, e ipotizzarono che stava per tornare a casa, e il cuore di entrambi perse un battito.
– Andiamo – disse James, voltandosi verso Lily.
– Cosa? –
– Gli mancheranno ore prima di arrivare a casa e di scoprire quello che è successo – spiegò lui – Siamo arrivati qui da non sappiamo quanto tempo, ma a giudicare da quello che abbiamo visto saranno passati un paio di giorni. E in tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che guardare questo dannato specchio –
– Ok – gli prese la mano Lily – ma andiamo dove? –
– Non sei curiosa di sapere dove siamo? Voglio dire, è ovvio a questo punto che dopo la morte qualcosa c’è, ma esattamente cosa? Voglio scoprirlo prima di guardare quello che aspetta a Remus. –
Non ci aveva pensato, Lily. Era stata troppo occupata a guardare il destino della loro famiglia per pensare qualcos’altro che non fosse le persone che amava, e che odiava, sinceramente.
– Hai ragione, andiamo. –
Insieme andarono verso la porta di ingresso e uscirono.
 
Fuori, ebbero la conferma che non si trovavano da nessuna parte che conoscevano. Il giardino c’era ancora, così come il cancelletto che li separava dalla strada, ma era la strada stessa che era cambiata. A Godric’s Hollow tutte le case avevano più o meno lo stesso stile, le villette con il tetto di legno e un po’ storte, la strada con le pietre, l’aria da paese di campagna inglese che riempiva i polmoni. Oltrepassato il cancelletto, si ritrovarono in una strada lunga e dritta senza nessun incrocio o angolo, solo tante case una vicina all’altra, ma non erano quelle di prima. Ogni casa aveva un suo diverso stile, altezza, o con i contorni frastagliati come se l’avessero strappata da un contesto. Né James né Lily sembravano riconoscerne nessuna.
Fermi, in piedi, in mezzo alla strada, nessuno dei due sapeva che cosa fare. Non sapevano cosa aspettarsi, ma di certo non quello. Nessuno che gli dicesse che cosa stava succedendo.
– Dai – disse lei prendendogli la mano – camminiamo –
Non parlarono per un po’, solo guardarono ogni casa che superarono. Ogni tanto, gli parve di vedere una tenda muoversi, o una finestra chiudersi, ma non si fermarono. Finché Lily non vide qualcosa che la fece fermare di botto.
– Cosa? – chiese James voltandosi verso di lei. Non aveva ancora visto.
– James… Quella casa – gli disse indicando una casa poco davanti a loro, con i mattoni scuri – la conosciamo –
James si girò e seguì il suo sguardo – Non… non è possibile –
– Perché no? Non sappiamo cosa sia possibile o no a questo punto –
– Ma … –
– Andiamo – disse tirandolo verso di lei, iniziando a camminare – non ci costa niente scoprirlo –
Lentamente arrivarono di fronte alla casa. Era una villa molto più grande della loro, più scura, più elegante. Circondata da siepi, con i rampicanti accanto alla porta che salivano fino alle finestre del primo piano. E si resero conto che non potevano essersi sbagliati, perché ogni dettaglio era esattamente come se lo ricordavano, impossibile da dimenticare. Esattamente in quel momento, quando entrambi erano troppo paralizzati per dire una parola, la porta si aprì, rispondendo a tutte le loro silenziose domande.
Ne uscirono un uomo e una donna, tenendosi per mano, lentamente.
In silenzio si guardarono per un momento che sembrava infinito, rompendolo solo quando James ebbe un capogiro e ondeggiò un po’, prima che Lily potesse tenerlo forte per evitare che cascasse. A quel punto, l’uomo si staccò e corse verso di loro per prendere James per un braccio.
– Oh caro – disse la donna – venite, venite dentro –
Li fece passare. Lily, staccatasi da James, rimase impietrita all’ingresso, facendo scorrere lo sguardo sulle pareti piene di foto, in alcune delle quali c’era anche lei. Chiusa la porta dietro di loro, la donna li guardò con gli occhi pieni di lacrime.
– Mamma? – chiese James con un filo di voce.
– Oh tesoro si – rispose lei andandogli incontro e abbracciandolo – si, sono io – con una mano fece un gesto all’uomo dicendogli di unirsi a loro, che non se lo fece ripetere due volte. Lily rimase così, leggermente distante, a guardare suo marito stretto in un abbraccio con i genitori morti da tempo, commossa. Poi il padre di James si staccò da loro e andò verso di lei, la prese tra le braccia e le sussurrò in un orecchio – Grazie… –
Lily non fece in tempo a chiedere per cosa, per cosa la stava ringraziando, erano morti, lei non era riuscita a salvarli, perché James si staccò dalla madre e le disse – Mamma, come è possibile? –
Lei gli asciugò le lacrime dalle guance prima di dire – Venite, andiamo in salotto, staremo più comodi –
 
Una volta seduti, bastò uno sguardo per capire che il tempo degli abbracci era finito. Dovevano sapere cosa stava succedendo, e dovevano farlo subito, prima che Remus tornasse a casa.
– Mamma, come è possibile? – ripeté James – Voi siete morti –
– Si beh – rispose spigliata Lily – se non l’avessi notato, non siamo più tanto vivi nemmeno noi James –
– Ah Lily, mi ero quasi dimenticato la tua forte ironia – le disse Charlus con un sorriso – immagino avrete molte domande – continuò serio.
– In effetti si papà –
– Cos’è questo posto? – chiese Lily, la pazienza non era mai stata il suo forte.
– È una fermata – rispose Dorea, ma prima che qualcuno potesse aprire bocca continuò – avrete sicuramente notato lo specchio che vi permette di vedere il mondo che avete lasciato, giusto? – aspetto che entrambi i giovani annuissero prima di continuare – e avete notato l’incisione? –
– “Per coloro che se ne sono andati prima del tempo, per coloro che si sono lasciati dietro qualcuno, per continuare a stargli vicino anche da molto lontano” – recitò Lily.
– Esattamente – continuò la donna – vedete, la preveggenza, le profezie, fa tutto parte di un disegno molto più grande. Vi faccio un esempio: se una persona ha il dono di prevedere una cosa che accadrà in futuro, allora significa che quel futuro è in gran parte già scritto. Dico in gran parte perché i modi in cui si può arrivare a quel determinato momento sono vari e ognuno può causare una piccola modifica che ha il potere di cambiare, in modo infinitesimale o sostanziale, quel determinato momento. Ma, alla fine, accade. – fece una pausa – Ora, la maggior parte delle persone non viene mai a conoscenza del proprio “futuro”, se lo vogliamo chiamare così, anche perché questo non è sempre o del tutto scritto. Solo a volte, questo viene svelato. Ma voi sapete quello di cui sto parlando vero? – chiese posando i suoi occhi su Lily.
– La profezia… – disse la ragazza.
– Si tesoro – continuò la donna – è stato Voldemort a scegliere Harry come suo nemico, quando aveva due scelte: il vostro bambino, o il figlio dei Paciock, giusto? Così facendo, ha causato la vostra morte anche se voi non eravate i diretti protagonisti della profezia. Se aveste scelto un altro Custode Segreto, se Peter non vi avesse traditi, le cose non sarebbero andate come sono andate, e probabilmente, in questo posto e in questo momento ci sarebbero Frank e Alice Paciock, ma il futuro predetto dalla profezia si sarebbe comunque avverato. Mi seguite? – James e Lily annuirono.
– Questo posto – prese parola il padre – come vi dicevamo, è una fermata. Non ha un nome preciso, non ce n’è traccia nei libri di storia, e non ci finiscono tutte le persone. E’ un posto creato dalla magia una volta che questa esce dal corpo nel momento della morte. E non è per sempre. È di passaggio, per le persone che non hanno finito, o per usare un detto babbano “che hanno ancora qualcosa in sospeso”. Lo specchio ci serve per sapere quello che sta succedendo in tempo reale, ma non arriva a chiunque. Potete seguire solo le persone che vi tengono legate qui, la vostra famiglia, coloro che vi sono care. Non ci è dato conoscere il futuro, ma vedere le cose dall’esterno ed essere solo dei testimoni, porta chiarezza e consapevolezza, che prima non riuscivamo ad ottenere –
 
– Perché voi siete qui? – chiese improvvisamente James – Voglio dire, credo di aver capito il perché noi – e indicò se stesso e la moglie – siamo qui, con tutto il casino che ci siamo lasciati dietro, e Harry così piccolo. Ma allora perché voi siete qui? Eravate Auror, siete morti durante il servizio, non c’era una profezia, non si è presentato il fottuto Lord Voldemort alla vostra porta di casa, non siete stati traditi… –
– James… – cercò di placarlo Lily posandogli una mano sul braccio.
– Non sappiamo esattamente come funziona, figliolo – rispose Charlus con le lacrime agli occhi – come sai non siamo morti insieme. Ringrazio il cielo ogni giorno per essermene andato prima io rispetto alla mamma – disse guardandola – lei ha saputo farcela anche senza di me, io non so se ci sarei riuscito. È stata vicina a te e Sirius per un altro intero anno dimostrando quanto sia sempre stata più forte di me. Mi sono svegliato qui, e ho aspettato. Poi tua madre mi ha raggiunto, e insieme abbiamo visto il vostro matrimonio, la nascita di Harry. E abbiamo tenuto d’occhio Sirius. Penso che il nostro conto in sospeso, per così dire, eravate voi. Voi due, Harry, i ragazzi. Avendo passato così tanto tempo con quei ragazzi, eravamo in grado di vederli. Sapevamo di Peter, ed è possibile che il motivo per cui siamo finiti qui era di aiutarvi nel momento in cui ci foste finiti voi. – fece una pausa per alzarsi e sedersi di fronte al figlio, posandogli le mani sulle spalle. Dorea, dietro di lui, sorrideva con le lacrime che scendevano copiose dagli occhi. – Figliolo, noi siamo così fieri, così fieri di te. Sei cresciuto così tanto e in così poco tempo, hai dato prova di grande coraggio e forza, non solo sei diventato l’uomo che io e tua madre abbiamo sempre saputo saresti diventato, ma migliore. –
Anche Lily piangeva, stringendo il braccio dell’uomo che amava, perché Charlus aveva espresso con poche semplici parole tutto quello che pensava lei.
– E siamo fieri di te per essere riuscito a conquistare Lily Evans, non una semplice donna, ma una guerriera, senza la quale tu non saresti quello che sei oggi – disse prendendole una mano – e per questo ti ringraziamo Lily, perché non solo hai salvato il suo corpo in numerose occasioni, dagli scherzi che potevano mettersi male alle battaglie, ma hai tenuto in vita il suo cuore. –
 
Non aveva parole Lily, quindi si limitò a stringergli la mano e a sorridergli. I suoi genitori erano morti per mano dei Mangiamorte durante il suo ultimo anno ad Hogwarts. Charlus e Dorea l’avevano accolta, avevano applaudito il doppio al diploma per non farla sentire sola, le avevano dato una casa finché lei e James non erano andati a vivere per conto loro. L’avevano amata. Lei sapeva che i suoi genitori non erano in quel posto. Tutto era magia, lì. Essendo babbani, sapeva che non li avrebbe rivisti. Ma questo, era più di quello che potesse desiderare in quel momento.
Si girò verso James, e vide che la stava guardando con gli occhi lucidi, rendendoli ancora più grandi, trasmettendole il doppio dell’adorazione. E lei ringraziò mentalmente chi di dovere, per averla fatta innamorare del ragazzo vicino a lei.
– E dopo? – chiese con voce roca, rivolta verso Dorea.
– Pensiamo che la consapevolezza che trasmette questo posto porti anche la chiarezza quando sei pronto a lasciarlo. Per usare un altro modo di dire “lo sai e basta”. –
– E cosa succede? Dove vai? – chiese James.
La madre prese un momento prima di rispondere. Si sporse verso il marito, l’uomo che l’aveva amata per tutta una vita, e gli accarezzò la mano.
– Avanti – disse.
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


~~
Tornarono a casa appena in tempo. Lo specchio mise subito a fuoco l’immagine di Remus mentre entrava nell’appartamento che condivideva con Sirius. Aveva un anemone in mano. Il fiore della pace. Lily non riuscì a trattenere le lacrime, e James le prese la mano.
Non sapeva, Remus, che il mondo gli sarebbe crollato addosso nel giro di pochissimo tempo.
Da dietro il velo i due ragazzi lo videro girare la testa più volte, forse cercando di capire il perché la casa gli sembrasse così vuota. I mobili c’erano tutti, e tutto era al suo posto, ma c’era qualcosa che non andava, e Remus lo sentiva fin dentro le ossa. Era evidente, dal suo sguardo, che la consapevolezza che era successo qualcosa di terribile si stava facendo strada dentro di lui.

- Sirius? - chiese piano, e quando non ottenne risposta iniziò a correre aprendo tutte le porte del piccolo appartamento, anche quella del ripostiglio.
- Sirius! - ma il silenzio era la sola risposta.
Un rumore fece saltare tutti e tre sul posto. Seguendo lo sguardo dell’amico, come se fossero tutti e tre nella stessa stanza, videro un gufo beccare sulla finestra. Era il giorno della consegna della Gazzetta del Profeta. Forse il peggior modo di venire a sapere quello che era successo. Nessuno che lo facesse sedere, nessuno che lo abbracciasse. Ma soprattutto nessuno che gli dicesse che non era vero.
Come in trance, lentamente, con la paura di quello che ci avrebbe letto, Remus pagò per il giornale e lo aprì.
James e Lily videro, impotenti, la persona più forte che conoscevano cadere in ginocchio alla vista della prima pagina del giornale. C’era una grande foto di Sirius, già più magro, con i capelli sporchi e gli occhi fuori dalle orbite, con un titolo che recitava “Sirius Black rinchiuso ad Azkaban per aver consegnato Lily e James Potter a Lord Voldemort”. L’articolo sotto la foto spiegava come gli Auror avessero catturato Sirius consegnandolo alla giustizia, di come avesse causato la morte di una dozzina di babbani e di come si fosse macchiato le mani dell’omicidio di Peter. L’articolo continuava per quattro pagine. Remus aprì violentemente il giornale ritrovandosi di fronte due pagine piene di foto che raffiguravano Sirius in vari momenti della sua vita. Quando si accorse che avevano pubblicato una foto di tutti e quattro i malandrini si portò una mano al petto e buttò via il giornale, accasciandosi contro il divano. Un urlo gli uscì dalle labbra, un solo urlo che ebbe il potere di ghiacciare anche il posto dove si trovavano James e Lily. Lei non era l’unica a piangere; James accanto a lei aveva il viso pieno di lacrime, la mano stretta in un pugno, tanto forte che le nocche erano diventate bianche. Lily gli prese la mano e sciolse delicatamente le dita, per evitare che si conficcasse le unghie nella carne. Non sapeva se si potessero fare male in quel posto, ma il dolore che provava dentro di se era talmente forte da sembrare fisico.
Nel frattempo, Remus si era alzato e aveva preso il giornale infilandolo nella giacca. Si diresse verso la porta e la aprì, per poi voltarsi per lanciare un ultimo sguardo a quel posto che aveva chiamato casa, e che era quasi sicuro di non rivedere più. Guardò per qualche secondo il fiore che gli era caduto quando aveva aperto il giornale, e che ora se ne stava per terra, da solo. Sembrò riflettere per quello che sembrò un tempo infinito, poi puntò la bacchetta verso il fiore ma James e Lily non fecero in tempo a sentire quale incantesimo fosse  che il ragazzo si smaterializzò e l’immagine cambiò.

Ci misero giusto un istante a riconoscere dove era diretto il loro amico. Dall’esterno, la casa a Godric’s Hollow era irriconoscibile. Metà tetto era stato portato via dall’esplosione e il giardino, così curato da Lily, portava già i segni dell’abbandono. A Remus bastò uno sguardo per capire che era tutto vero. Che durante la sua assenza era successo il peggio che potesse immaginare. Che i suoi migliori amici erano morti, traditi nel peggiore dei modi.
Il ragazzo si sedette sugli scalini di fronte all’entrata dando le spalle alla porta, non avendo la forza, e probabilmente il coraggio, di entrare. Sicuramente i cadaveri erano già stati portati via, e lui non aveva potuto dir loro addio.
James poteva vedere il vuoto nei suoi occhi. Si sedette sul divano trascinando Lily vicino a sé, assumendo quella che era la stessa posa che aveva Remus. Voltandosi verso la moglie vide la sua stessa disperazione, lo stesso dolore che stava provando lui. Tra i suoi tre amici, tra i Malandrini, Remus era quello a cui era sempre stata più vicina. Rispetto a Sirius, che aveva iniziato a frequentare quando si erano messi insieme al settimo anno di scuola, i due erano stati amici indipendentemente da James. Avevano unito al quinto anno, quando sia lei che Remus erano stati nominati prefetti, e si erano uniti ancora di più quando lei aveva scoperto da sola della licantropia del ragazzo e l’aveva aiutato in un momento in cui nemmeno i suoi amici erano riusciti a farlo. Remus poi era stato fondamentale, rendendosi conto che la ragazza provava dei sentimenti per James prima ancora che se ne rendesse conto lei, e facendole aprire gli occhi.
Se James poteva ringraziare qualcuno di essere riuscito a coronare il suo sogno di mettersi con Lily, quel qualcuno era proprio Remus.
Dal canto suo, nonostante Sirius fosse il suo migliore amico, suo fratello, Remus era sempre stato la sua famiglia. Era la persona più forte che avesse mai conosciuto, un bambino cresciuto troppo in fretta per una maledizione che non era colpa sua. La persona più intelligente che conosceva, e questo non si limitava semplicemente al fatto che li tirava sempre fuori dai guai quando commettevano qualche guaio a scuola, ma perché nei suoi occhi si leggeva una consapevolezza del mondo sconosciuta alla maggior parte delle persone. Sembrava sapere sempre tutto quello che gli succedeva intorno, anche se nessuno glielo diceva. Era furbo e scaltro, e riusciva ad aiutarti anche quando tu stesso non volevi l’aiuto di nessuno.  Dai suoi occhi, Remus sembrava più vecchio del ragazzo che era in realtà. E James era sempre stato mosso da un istinto di protezione verso quel ragazzo smilzo che gli aveva dimostrato quanto era più facile affrontare il mondo se avevi qualcuno che ti voleva bene al tuo fianco.
Rimasero così per ore, con la paura di rompere il silenzio che in quel momento collegava i due mondi. Ad un certo punto una luce bianca illuminò un punto nello specchio. Remus si alzò talmente velocemente che quasi inciampò sugli scalini, sfoderando la bacchetta e stringendo gli occhi per capire cosa fosse. La luce si affievolì mostrando il loro vecchio preside.

<< Mio caro ragazzo >> disse piano.
<< Signore >> mormorò Remus << signore la prego, non può essere vero >>
<< Mio caro ragazzo >> ripeté Silente << andiamo in un altro posto >>
<< Io non… >>
<< Vieni >> gli disse mettendogli una mano sulla spalla.
Ancora una volta, l’immagine cambiò, concretizzandosi nello studio del preside, così dolorosamente familiare. Quante volte i Malandrini erano stati chiamati in quell’ufficio per le cose che avevano combinato? Quanti scherzi il preside gli aveva fatto passare perché “avevano suscitato la sua ilarità”? Quante riunioni di prefetti e caposcuola si erano svolte in quella stanza?
Mentre Silente prendeva posto dietro la sua scrivania, fece segno a Remus di sedersi in una delle sedie di fronte, lasciandogli il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo. Era palese che il ragazzo fosse entrato in uno stato di shock.
Dopo che si fu seduto, fu inaspettatamente il primo a prendere la parola, a dimostrazione del coraggio che possedeva.
<< Signore non può essere vero >> disse prendendo una postura seria << Sirius non avrebbe mai fatto una cosa del genere >>
Silente lo guardò da dietro gli occhiali a mezzaluna, trafiggendolo con quegli occhi azzurri che sembravano vedere direttamente attraverso l’anima.
<< Purtroppo, James e Lily hanno riposto la loro fiducia nella persona sbagliata >>
<< Che cosa significa? >> sussurrò Remus.
<< Sirius era il custode segreto della casa dei Potter >> iniziò a dire Silente, con un tono così pacato che il ragazzo faceva fatica a sopportare data la situazione << il che significa che solo lui poteva dire a Voldemort dove poteva trovarli >>

<< NO! >> Remus si alzò in piedi, travolto da uno scatto d’ira. Sapeva quello che gli stava dicendo il vecchio preside, e capiva il ragionamento logico che aveva portato tutti a pensare che i fatti si erano effettivamente svolti in quella maniera, ma non c’era logica che tenesse sul bene che Sirius voleva a James << Lei non capisce! Sirius amava James, non avrebbe mai, mai fatto una cosa del genere! Sarebbe morto piuttosto che tradire i suoi amici. Lily… Lily era come una sorella per lui, e Harry >> il suo cuore perse un battito in quel momento, e come il suo, anche quelli di James e di Lily, rendendosi conto che l’amico era convinto che il bambino fosse morto con i genitori, non avendo finito di leggere l’articolo << Sirius era il padrino di Harry. Era così felice quando è nato, così orgoglioso che i suoi amici lo ritenessero degno di una tale fiducia>>.
<< Remus…>>
<< Lo riempiva di regali >> continuò lui << ogni scusa era buona per comprargli qualcosa, anche se Lily lo aveva pregato di non viziarlo troppo. Ogni volta che dovevamo andare a fargli visita saltava dalla gioia per rivedere il suo figlioccio, gli cantava le canzoni dei Beatles per farlo addormentare >>
<< Remus >>
<< Lei ha mai sentito cantare Sirius signore? Nessuno l’aveva mai sentito cantare, fino a che una volta stavamo tutti nel salotto e Sirius aveva portato Harry nella sua cameretta per farlo addormentare – si addormentava sempre così facilmente con lui – e all’improvviso abbiamo sentito una voce intonare Hey Jude. Ed era la voce di Sirius. La sua famiglia lo obbligava a cantare quando era piccolo, e se lui si rifiutava lo picchiavano, per questo nessuno l’ha mai sentito cantare. Almeno finché non è nato Harry >> fece una pausa, mentre il ricordo della voce di Sirius aleggiava in entrambi i mondi << Quindi non è possibile che sia stato lui, ci deve essere un’altra spiegazione >> disse alzando lo sguardo fieramente su Silente, quasi incitandolo a provare a contraddirlo.
<< Remus >> disse con voce ferma Silente << Harry non è morto >>
<< C-che cosa? >>
<< È sopravvissuto >>
Il ragazzo si portò una mano al petto, crollando sulla sedia << Come… >> riuscì a dire.
<< Lily ha sacrificato la sua vita per salvarlo >>

A quelle parole James strinse forte la mano di Lily, voltandosi verso di lei. Dio, quando la amava. La sua guerriera.
Dopo che Silente gli ebbe spiegato cos’era successo, Remus scoppiò a piangere, per la prima volta senza preoccuparsi di mantenere un certo contegno di fronte al preside, e singhiozzando riuscì a dire solo “grazie a Dio”.
Silente rimase fermo, con le mani giunte, dandogli il tempo necessario per assimilare tutte le emozioni che visibilmente lottavano all’interno del suo ex studente.
Lily aspettava solo il momento in cui il suo migliore amico venisse a sapere che Harry era stato affidato a sua sorella, Petunia. Lui sapeva che tipo di persone erano, era il primo a cui lei avesse raccontato della sua relazione con sua sorella, la consolava sempre dopo che riceveva una sua lettera, e la odiava al suo posto, dato che lei, nonostante tutto, non ci riusciva.
Proprio in quel momento, Remus alzò la testa di scatto e iniziò a guardarsi intorno, come aspettandosi di vedere Harry li vicino.
<< Aspetti >> disse infatti << dov’è Harry? >>
<< Harry è stato affidato ai suoi zii >>
Remus sbiancò << Non intende Petunia e Vernon Dursley >> disse, poi aggiunse << vero? >> e anche se una domanda, quella sola parola sembrò più una supplica.
<< Si, mio caro… >>
Il ragazzo non lo fece neanche continuare, la rabbia, sua vecchia amica da sempre, si era di nuovo impossessata di lui.
<< Ma Silente! >> James sobbalzò, quella era la prima volta che l’amico chiamava il preside per nome. Aveva sempre ritenuto, infatti, che anche se non erano più a scuola, ad un mago del genere bisognasse portare il rispetto che merita. << Quelle persone sono… sono terribili! Lo sa come Petunia si rivolgeva a Lily? La considerava un mostro! Non può permettere che delle persone del genere crescano Harry! E poi quel Vernon, lui non capisce il diverso, non lo accetta! Renderà l’infanzia di quel bambino un incubo! È per questo che Lily e James avevano nominato Sirius il suo padrino, lui avrebbe dovuto prendersi cura di Harry nel caso a loro fosse successo qualcosa >>
<< Purtroppo >> continuò Silente << Sirius non potrà mai svolgere questo compito >>
Questo fece imbestialire non solo Remus, ma soprattutto James. Il suo migliore amico non solo era in grado di svolgere quel compito nella maniera migliore possibile, crescendo suo figlio per farlo diventare uomo di valore, dandogli tutto l’amore che era mancato a lui, ma era l’unica persona, insieme a Remus, che avrebbe dovuto farlo.
<< Allora lo farò io >> propose di slancio il ragazzo, sicuro come lo era stato di poche cose nella sua vita            << Richiederò l’affidamento, tanto sono sicuro che Petunia farà a meno di lui molto volentieri, e lo crescerò come James e Lily avrebbero voluto e… >>
<< Questo, mio caro ragazzo, temo non sia possibile >> Lily singhiozzò. Ci aveva sperato. Ci aveva sperato fino all’ultimo.
All’occhiata di ghiaccio che Remus gli rivolse continuò a parlare << Sacrificandosi, Lily ha lasciato sul figlio una protezione, una protezione di sangue. Harry sarà protetto finché vivrà sotto lo stesso tetto di un consanguineo di Lily >>
<< Posso benissimo proteggere Harry da solo, Silente >> gli rispose lui quasi ringhiando, ricordandogli che non aveva a che fare solo con un giovane mago, ma con un lupo mannaro. Una delle creature, a detta del Ministero, più pericolose che ci fossero.  << E Lily e James volevano che, se fosse successa una tragedia del genere, fossimo io e Sirius a crescere il loro figlio >>
<< Questo lo so, Remus, ma dimentichi un fatto fondamentale. Il Ministero affiderebbe mai un bambino, il bambino che è sopravvissuto per lo più, a un lupo mannaro? >>
James strinse i denti. Questo era un colpo basso.

<< E comunque sono più che sicuro che i Dursley se la caveranno benissimo. Hanno anche un altro bambino, quindi Harry crescerà con un cugino con cui giocare. E lontano dal mondo magico, avrà l’opportunità di avere un’infanzia normale >>
<< No, no, no >> Remun non dava l’impressione di voler lasciar perdere, rendendo fieri i suoi amici                        << dev’esserci un modo. Sirius… >> poi si illuminò << Devo assolutamente parlare con lui, devo vederlo, ha bisogno di me. Se usassero il Veritaserum su di lui capiranno che è tutto uno sbaglio, che non è andata così >>
<< E come potrebbe essere andata? >> gli chiese il preside.
<< Io… io non lo so ma so che non è andata così! >> sbottò Remus << Non è possibile, non ha un senso! >>
<< Cosa mi dici di Peter Minus? >>
<< Peter… cosa? >> chiese, pensando all’ennesima persona che aveva perso.
<< Quale altra spiegazione potrebbe esserci che spiegherebbe il motivo della morte di Peter? Se non che lui sia corso a fermare Sirius? >>
<< Peter non l’avrebbe mai fatto >> disse Remus << Non si sarebbe mai messo sulla strada di Sirius, in nessun caso. Non era abbastanza forte per tenergli testa, né coraggioso >>
<< Ne sembri convinto >> continuò Silente, perforandogli l’anima con quei maledetti occhi.
<< Volevo bene a Peter, come a un fratello. Ma non è mai stato all’altezza di Sirius negli incantesimi, e ha sempre avuto paura di qualsiasi cosa. Per cui si, ne sono convinto >> disse con sicurezza.
<< E non credi che, sapendoti via, lontano, e di fronte ad una tragedia del genere, si fosse sentito in dovere a, quantomeno provare, fermare Sirius? >> e prima che il ragazzo rispose aggiunse << Tu non l’avresti fatto? >>
<< Ma che sta facendo? >> esplose Lily << Perché gli sta dicendo tutte queste cose? >> ma non ottenne risposta, perché James, come lei, non ne aveva.
<< Ovviamente ma…>> rispose Remus.
<< E allora perché Peter, anche se ingenuo e più debole, non avrebbe dovuto? >>
<< Io… >> fece una pausa Remus << Io so solo che Sirius è innocente >>
A quel punto Silente si sporse verso il suo vecchio studente e puntò i suoi occhi, stanchi e tristi, in quelli disperati di Remus.
<< Mio caro ragazzo. Se hai qualche prova che Sirius non ha tradito i tuoi amici farò di tutto per aiutarti. Ma tu non c’eri, giusto? >>
<< No >> sussurrò lui.
<< E allora come credi che un’argomentazione del genere possa reggere in tribunale? >>
<< Io, io non lo so. Io però credo in lui, ho sempre creduto in lui. L’abbiamo fatto tutti. Non può essere lui la spia. Io so che è innocente >> ripeté Remus.
A quel punto Silente gli fece forse la domanda peggiore che potesse dirgli, e l’unica che l’avrebbe tormentato per anni, andandolo a colpire sulle insicurezze che lo tormentavano già da un po’ di tempo.
<< Lo sai, o vorresti con tutto te stesso che lo fosse? >>

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Questo capitolo non segue del tutto la storia precedente. L'ho scritto per il compleanno di una mia amica, e mi ha dato il permesso di pubblicarlo. Non l'ho fatto subito perché speravo, nel frattempo, di riuscire a continuare la storia ma a causa di troppi impegni purtroppo non ci sono riuscita, così ho deciso di pubblicarlo ora. Se riuscirò a continuare la storia, allora lo modificherò e gli cambierò la posizione. Ma nel frattempo, buona lettura! Spero che vi piaccia come piace a me, per me ha un significato particolare.
Un abbraccio, Emma


Erano passati tanti anni da quando James e Lily erano morti, e in tutto quel tempo avevano continuato a osservare i loro cari dallo specchio, quel velo che separava loro dalle persone che più amavano, soprattutto dal loro figlio. All’inizio, il poterli vedere, così vicini da avere l’impressione di riuscire a toccarli ma così lontani per non poterlo fare, li aveva mandati fuori di testa. Le immagini trasmettevano un leggero bagliore, sembravano come proiettate su un lenzuolo, ma al tocco, la superficie era come quella di tutti gli specchi: dura, liscia e fredda. E non importava quanto ci battessero le mani, ma quella che poteva essere una porta solo se si apriva una connessione dall’altra parte, era una porta, appunto, solo in determinati momenti. E non erano mai loro a sceglierli.

Era capitato qualche tempo prima, quando Voldemort era tornato, riappropriandosi del suo corpo, e aveva provato di nuovo ad uccidere Harry. E sapevano che stavano per avere un contatto, nonostante questo sarebbe stato breve, con il loro bambino, anche se non erano in grado di spiegare il perché. Ma quando Harry si avvicinò a Voldemort con la bacchetta alzata, Lily prese la mano di James e mormorò “Prior Incantatio” proprio nel momento in cui la superficie dello specchio si dissolse e loro furono trasportati, come una luce, nel cimitero.

Dopo non successe più, ma entrambi speravano che quella non fosse stata l’ultima volta. Che nel mondo della magia, tutto era possibile.

Erano passati altri tre anni da quel momento, e benché sapessero già quello che avrebbero visto, il cuore non faceva altro che martellare. Strano, infondo, dato che i loro cuori non battevano più.

 

*

Dopo i primi giorni, dopo l’agonia passata a guardare i loro migliori amici fare una fine peggiore della morte, chi rinchiuso ingiustamente, chi da solo e lasciato a se stesso, chi torturato e costretto a vivere sulla via della pazzia, e aver visto il loro bambino venire affidato alle persone peggiori a cui potessero pensare, si erano abbracciati e avevano pianto a lungo, entrambi. James non era mai stato un uomo troppo virile, vestiva molto meglio i panni della primadonna, come lo prendeva sempre in giro Sirius, ma solo perché era una persona estremamente dolce. Ma, nonostante questo, non si era mai sentito troppo libero nel manifestare le sue emozioni, e quindi le lacrime, così apertamente a Lily, che era così forte e tenace. Dopotutto, come sosteneva Remus, era senza dubbio lei l’uomo della coppia. Ma era cambiato tutto. In quel posto, non potevano essere più trasparenti l’uno per l’altra. E se avevano dato prova di qualcosa, quel qualcosa era proprio l’amore che li teneva uniti, e ormai più niente avrebbe potuto cambiarlo.

Quando le lacrime si esaurirono, almeno per il momento, parlarono a lungo, e avevano accettato, anche se a volte non del tutto, che potevano essere solo degli spettatori, guardare da lontano e sperare che dall’altra parte riuscissero a sentire che in qualche modo non erano spariti del tutto, che c’era ancora qualcuno che li amava.

 

Lily aveva provato a suggerire a James di controllare Peter. I Potter avevano detto che potevano osservare tutte le persone a cui avevano voluto bene o con cui avessero avuto un rapporto in vita. Lei voleva sapere dov’era quel traditore, dove si era nascosto e soprattutto se era alla ricerca di Harry. James tentennava, aveva detto che era troppo presto. Lui capiva le sue intenzioni, ma non era ancora pronto. Per adesso, la situazione era tranquilla. Terribile, ma tranquilla.

Ma c’era qualcun altro che Lily sentiva la necessità di controllare. Severus Piton. Era stato il suo migliore amico da quando aveva scoperto di poter fare cose fuori dal normale, cose che sua sorella non poteva fare, quella che ancora non sapeva fosse il primo segno di magia nei bambini. Era stato al suo fianco fino al quinto anno di Hogwarts, quando l’aveva chiamata “schifosa mezzosangue” davanti

a tutti, e lei aveva finalmente aperto gli occhi e capito che persona stesse diventando. Sapeva che si era unito alle file di Voldemort, ma non sapeva se avesse avuto qualcosa a che fare con quello che era successo a lei e a James, o se soprattutto era a conoscenza del doppio gioco di Peter.

Era consapevole, ovviamente, del cattivo sangue che c’era sempre stato tra i Malandrini e Piton, soprattutto tra lui e James, quindi aspettò un momento in cui lui non fosse accanto a lei e si avvicinò allo specchio. Subito si formò l’immagine di Severus che camminava in un prato, con il cappuccio del mantello tirato quasi fin sotto gli occhi. Lily si avvicinò fino a toccare lo specchio con il naso, ma comunque non vedeva la sua espressione. Era felice? Nervoso? Triste? O era forse sollevato? Era troppo buio per riuscire a capire qualcosa.

– Che cosa fai? –

La voce di James la fece sobbalzare sul posto, e automaticamente fece un passo indietro, mostrandogli involontariamente cosa stava facendo.

James… iniziò lei.

Sul serio?! sgranò gli occhi lui Mocciosus?

Non lo chiamavi più così! sbottò Lily. Sapeva che persona era, ma quel soprannome gli aveva peggiorato la vita, e portava a galla troppi brutti ricordi. Non l’aveva mai sopportato. Apparteneva a un tempo passato, un tempo in cui James era ancora il ragazzino arrogante che detestava.

Non pensi che non importi molto come lo chiamo ora come ora? si scaldò lui Voglio dire, pensi davvero che lui non c’entrasse niente con l’attacco di Voldemort? Mi odiava Lily! E ce l’aveva con te per esserti messa con me!

Non è vero!

Oh andiamo, lo sai che ti amava, ti ha sempre amata. È ora che tu te ne renda conto il suo tono non era arrabbiato, non più del dovuto almeno. Era stanco. Da come si strofinò i capelli, e sì, aveva tanti diversi modi di farlo, lei capì che era solo, enormemente distrutto.

Io non… non sapeva cosa dire. In fondo al suo cuore sapeva che esisteva un motivo serio se c’era tanto astio tra James e Severus. Era qualcosa di diverso dall’odio che c’era tra lui e Sirius. Piton disprezzava James. Era sempre stato troppo accanito perché fosse solo una distaccata e reciproca ostilità. Era geloso. Geloso, come dicevano i Babbani, da morire. Ma non aveva mai voluto accettarlo. Perché farlo voleva dire anche accettare la consapevolezza di aver spezzato il cuore di una persona a cui aveva voluto un gran bene, non importava tutto quello che era successo. Gli aveva voluto bene, e in fondo, in una parte che aveva fatto di tutto per nascondere, gliene voleva ancora. D’altronde, non si può scegliere a chi voler bene, come non si può scegliere chi amare. Succede e basta, devi solo essere abbastanza fortunato che sia la persona giusta per te.

 

I suoi pensieri furono interrotti da un lamento. James e Lily voltarono entrambi la testa di scatto. Proveniva dallo specchio. Piton non stava più camminando. Era seduto nello studio di Silente, che era in piedi davanti a lui con uno sguardo cupo.

Credevo che lei l’avrebbe protetta… le avevo detto quali erano i piani dell’Oscuro Signore. Le avevo detto di nasconderli tutti…” mormorò. Quando alzò lo sguardo, Lily poté vedergli il viso, ed ebbe la conferma di quello che aveva detto James. Lui l’amava. Era devastato. Per un momento non sentì nemmeno quello che gli disse Silente, persa a fissare quei freddi occhi neri come la pece, ma quando sentì parlare di suo figlio ritornò presente a se stessa.

Ha i suoi occhi” stava dicendo il preside ricordi la forma e il colore degli occhi di Lily Evans, non è vero?”

NO!” urlò Piton. Lei gelò. Perduta… morta… Vorrei essere morto io…” Lily si girò a guardare James. Lui non stava guardando Piton, ma lei.

Se amavi Lily Evans, se davvero l’amavi, allora la tua strada è tracciata. Sai come e perché è morta. Fa’ che non sia stato invano. Aiutami a proteggere il figlio di Lily.”

 

Non ha bisogno di protezione. Il Signore Oscuro se n’è andato.”

Il Signore Oscuro tornerà e Harry Potter sarà in enorme pericolo.”

Queste parole attirarono l’attenzione di James, che levò gli occhi dalla moglie e riprese a guardare lo specchio, terrorizzato.

Molto bene” rispose Piton “Ma non lo dica mai a nessuno! Non posso sopportare… soprattutto il figlio di Potter…” James rise, senza traccia di felicità voglio la sua parola!”

Vuoi la mia parola, Severus, che non rivelerò mai la parte migliore di te?”

L’immagine si dissolse. Non avevano bisogno di vedere altro, per ora. Severus sapeva. Sapeva tutto, era andato da Silente, ma non aveva cercato di avvertire lei. Anche se non avrebbe potuto, e lei ne era conscia, dato che erano nascosti, questo non toglieva il fatto che lui era a conoscenza di tutto, e in qualche modo ne aveva preso parte. E stava per dire a James che aveva ragione, stava per scusarsi, quando lui la anticipò, esprimendo il contrario di quello che pensava lei.

Ha cercato di proteggerti… lei alzò lo sguardo verso di lui. Lui, che nonostante tutto, non era ancora arrabbiato. Quel ragazzo, quell’uomo, riusciva sempre a sorprenderla.

Come fai a non essere arrabbiato?

Lo sono rispose, facendo un passo verso di lei ma non con lui.

Con chi allora?

Con Voldemort, con il mondo, con Silente, che evidentemente sa più cose di quelle che ha l’accortezza di dire fece una pausa ma non posso essere arrabbiato con Piton per aver cercato di proteggere la donna che entrambi amiamo.

Ma…

Aspetta disse lui prendendole la mano fammi parlare. Piton non mi è mai piaciuto e non mi piacerà mai. Ho sempre pensato che fosse una persona pericolosa anche quando eravamo piccoli ed era il tuo migliore amico. Non ho mai capito cosa tu trovassi in lui, lo sai. Ma l’unica cosa buona della sua vita eri tu, e anche se questo non l’ha fermato dall’unirsi a Voldemort, anche se il bene che ti voleva non era abbastanza forte per contrastare la smania di potere, lui ha cercato di proteggerti. Non era il modo migliore, forse, ma non ti potevi aspettare da lui di più di quello che ha fatto. Anche se credevi di conoscerlo, lui non si è mai comportato con il mondo nello stesso modo come si comportava con te, Lily. Ti amava, e quello che è successo gli darà la forza e la rabbia necessaria per fare meglio in futuro. È l’unica cosa che possiamo sperare. –

Evidentemente disse lei entrambi abbiamo voluto bene a persone che si sono dimostrate diverse da quello che pensavamo che fossero, chi in un modo e chi in un altro.

 

*

Erano passati sedici anni da quel momento, e in quel preciso istante si stava svolgendo la battaglia finale a Hogwarts. In quegli anni James aveva avuto il coraggio di controllare Peter, e di esprimere tutto il disgusto per quello che era stato uno dei suoi migliori amici.

Avevano continuato ad osservare Piton, e sapevano tutto quello che Silente aveva taciuto. Avevano anche passato del tempo con lui, ed entrambi non avevano mancato di dirgliene quattro.

Sirius era riuscito a passare quel poco tempo che bastava con Harry per fargli capire come sarebbe stato avere un padre che lo amava, prima di essere portato via. E Remus era appena morto, ucciso durante la battaglia.

Ora erano tutti in quella stanza. Lily, James, Sirius e Remus, l’uno accanto all’altro, com’era sempre stato e come sarebbe sempre dovuto essere, e guardavano tutti in silenzio lo specchio, mentre Harry entrava nello studio del preside e tirava fuori il pensatoio. Anche Piton era appena morto. Nel momento in cui aveva chiuso per sempre gli occhi, Lily si era girata verso la porta, quasi aspettandosi di vederlo entrare, ma non era successo.

 

 

Nonostante sapevano tutto quello che Harry avrebbe visto, avrebbero preferito che succedesse in un modo diverso.

 

Come se ci fosse una telecamera dietro gli occhiali del ragazzo, entrarono anche loro nei ricordi di Severus.

Videro lui e Lily da bambini, troppo piccoli per capire cosa fosse l’amore, ma il desiderio negli occhi del piccolo Piton era già evidente. Nonostante l’ascia di guerra ormai abbandonata da tempo, James non riuscì a trattenere una smorfia, seguito a ruota da Sirius, che l’ascia non l’aveva mai abbandonata.

Li videro un po’ più grandi, salire sul primo treno che li avrebbe portati ad Hogwarts, e subito dopo lo smistamento, che li costrinse a sedere ai lati opposti della sala, inconsapevoli che quello era il primo degli eventi che li avrebbe portati al presente.

Sirius rise con gusto quando videro una Lily quindicenne sostenere di sapere benissimo che James Potter fosse un arrogante, ma si fermò quando la scena si trasformò nel pomeriggio successivo ad uno degli esami dei G.U.F.O., dove Piton, stanco di essere sempre la preda preferita per gli scherzi dei Malandrini, insultò Lily senza rendersi conto di quello che stava facendo.

I tre ragazzi proruppero in quelli che sarebbero stati di certo insulti di un certo livello, se Lily non li avesse fermati con un’occhiataccia, quando sentirono Piton dire “… mediocre, arrogante come suo padre, ribelle a ogni regola, compiaciuto di scoprirsi famoso, avido di attenzione e impertinente…”

Sospirarono, quando Silente, conscio che sarebbe comunque morto per la maledizione che aveva iniziato a diffondersi dentro di lui a causa dell’anello, chiese a Severus di ucciderlo per poter ottenere la fiducia di Voldemort. Remus, che non lo sapeva, si portò le mani davanti al viso, asciugandosi una lacrima. Subito dopo che era arrivato, l’avevano avvertito che Piton aveva fatto il doppio gioco con Voldemort, che era dalla loro parte e aveva protetto Harry nei suoi anni di scuola, e anche dopo, ma non erano riusciti a raccontargli tutto perché stava succedendo troppo in fretta.

E rabbrividirono quando l’immagine si trasformò in quella che più temevano. Era il sesto anno di Harry, Piton sedeva immobile nello studio del preside mentre questo camminava attorno a lui. “Harry non deve sapere fino all’ultimo, finché non sarà necessario, altrimenti come potrebbe avere la forza di fare ciò che deve essere fatto?”

– Oh Harry… – mormorò Lily.

– Cosa? – chiese Remus – Cosa deve essere fatto? Di che sta parlando? –

– Ora ci arriva, Lunastorta, è inutile che te lo spieghiamo noi – gli disse Sirius stringendogli la mano.

“Devi rivelargli che la notte in cui Lord Voldemort andò a Godric’s Hollow per uccidere Harry, e Lily interpose la propria vita tra di loro come uno scudo” stava continuando Silente “l’Anatema che Uccide gli rimbalzò addosso. In quell’istante, un frammento dell’anima di Voldemort fu violentemente separato e si agganciò alla sola cosa vivente che riuscì a trovare: Harry stesso. Oh, c’è un motivo per cui Harry può parlare con i serpenti, c’è un motivo per cui può guardare nella mente di Lord Voltemort. Una parte di Voldemort vive dentro di lui, e finché quel frammento di anima resta aggrappato a Harry e da lui protetto, Lord Voldemort non può morire”.

– Per Merlino, no! – urlò Remus, che anche se non era a conoscenza di tutto come gli altri, aveva già capito tutto, come sempre.

“Quindi, quando arriva il momento, il ragazzo deve morire?” stava chiedendo Piton.

“Si, si” rispose Silente “deve morire”

“Lo ha tenuto in vita perché muoia nel momento opportuno” affermò basito “lo ha allevato come una bestia da macello!”

“Non dirmi ora, che ti sei affezionato al ragazzo”

Severus tirò fuori la bacchetta, rivolgendo al vecchio preside lo stesso sguardo sdegnato che aveva sempre rivolto ai Malandrini, per poi pronunciare “Expecto Patronum”.                                                   

 

Una cerva d’argento fuoriuscì dalla punta della bacchetta. Il suo Patronus aveva la stessa forma di quello di Lily. Tutti e sei rimasero a guardarla volteggiare nello studio del preside fino a che non si dissolse fuori dalla finestra. Al che Silente si voltò a guardare il suo vecchio alunno, con gli occhi pieni di lacrime, esclamando “Lily… dopo tutto questo tempo?” e Piton, serio in volto, come se con quelle parole stesse recitando l’unica promessa che non avrebbe mai spezzato, e l’unica cosa che gli dava la forza di continuare a lottare, rispose “Sempre”.

 

James strinse la mano di Lily, che piangeva come la prima volta che aveva sentito quelle parole, sapendo comunque che non era finita.

“Quindi quando arriva il momento” ripeté Severus “il ragazzo deve morire?”

“Si” rispose ancora Silente “e deve essere Voldemort stesso a farlo. È fondamentale.”

–NO! – urlò Remus – Ma cosa… Silente… –

– Remus… – cercò di calmarlo Sirius, anche se provava la stessa rabbia incontenibile che provava lui, e quando aveva sentito per la prima volta quelle parole aveva reagito in modo molto peggiore.

– Cosa?! – sbottò Remus allontanandolo – Sapeva tutto quanto! Harry ha sofferto abbastanza per più di una vita, la sua esistenza non può essere dettata da questo inaccettabile e terribile destino! Che vita ha avuto? Ha conosciuto solitudine, rabbia e distruzione… –

– Si – lo interruppe James, spostandosi davanti a lui – ma ha conosciuto anche l’amicizia, l’amore e la famiglia, anche grazie a te Luna.–

– Ma… –

– Credi che io sia felice di questo? Credi che io e Lily non siamo distrutti da quello a cui sta per andare incontro nostro figlio? – gli chiese indicando Lily dietro di se, con ancora gli occhi pieni di lacrime ma la testa alta, a riprova della guerriera che era – Mi rifiuto di accettare che sia questa la fine di tutto. Non è ancora finita.–

 

– Esattamente – disse una voce dietro di loro. Tutti e quattro si voltarono di scatto, riconoscendola.

In mezzo al salotto, così silenzioso che non l’avevano sentito entrare, c’era un uomo alto e magro, con i capelli lunghi e neri, gli occhi neri, il naso adunco e la carnagione olivastra, vestito completamente di nero, tanto che sembrava, adesso come vent’anni prima, un grande pipistrello. Piton.

– Sev… – mormorò Lily, una parte di lei che voleva corrergli incontro ma incapace di muoversi.

– Ciao Lils – le disse lui con la voce più dolce che i ragazzi gli avessero mai sentito – Mi dispiace… e allungò un braccio come a volerla toccare, ma poi, ripensandoci, chiuse la mano in un pugno e la lasciò cadere al suo fianco Arriverà il momento per poter parlare, ma non adesso. –

– Perché, che succede adesso? – gli chiese irato Sirius, che non l’aveva comunque mai perdonato.

– Come ha detto Potter, Black – gli rispose Piton, ritornando quello di sempre – Non è ancora finita. Silente mi ha mandato a chiamarvi – fece una pausa, cercando di controllare il suo tono ormai fisso sulle stesse note cupe da troppo tempo – Harry vi aspetta.–

E quelle furono le uniche parole che avevano bisogno di sentire. James e Lily avrebbero avuto ancora un’occasione per poter fare da genitori al loro bambino, che bambino più non era, e Remus e Sirius avrebbero potuto essere al loro fianco, come la famiglia che avrebbero sempre dovuto essere. Harry, il ragazzo che è sopravvissuto, aveva bisogno di loro per l’ultima volta.

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