ENDYMION
Tutto
quel momento era profondamente toccante ed importante che non me la sentì di
intervenire in alcun modo. Lasciai che fosse Selene a spiegare tutto, come
lasciai spazio a lei e Pandia di ritrovarsi. Era
stato paradossalmente il loro rapporto inesistente, ma in realtà
imprescindibile a riportarci indietro e con noi portare quella meravigliosa
perfezione che nella Foresta Rossa con i nostri desideri avevamo costruito.
Adesso
Selene era seduta sul divano ed accanto a lei Pandia
che non le lasciava mai la mano, mentre al suo fianco c'erano Nike e Ares. Athena ed Aphrodite erano su due
poltrone poco distanti la prima toccandosi pensierosa il ventre rigonfio e la
seconda torturandosi le mani nervosa.
Anche
Nike sembrava leggermente turbata, mentre Ares pareva l'unica sollevata e
perfino euforica, tanto che i sue due corvi inseparabili erano posizionati sul
tavolino basso di fronte a lei e quasi parvero danzare di felicità.
Sorrisi
impercettibilmente percependo in quel silenzio e nel disagio di Selene che era
ora di entrare in scena e farlo con l'eleganza e la fermezza che mi
contraddistingueva una che era ormai così familiare alla mia amata, ma
confondeva le altre. Dopotutto come dare torto loro se solo pochi giorni prima
non ero altro che un loro avversario?
Con
un movimento elegante della mano feci comparire nelle mani di tutte quelli che sembravano,
apparentemente, specchietti da borsa. Tutte mi guardarono improvvisamente confuse,
come se si fossero accorte solo allora della mia presenza. Su ogni specchietto
era riportato il simbolo del loro pianeta di appartenenza che per Pandia non poteva non essere la Luna. Era nata e cresciuta
su Nettuno, ma io e Selene avevamo concordato prima di tornare che sua sorella
meritasse il posto che le spettava nella Famiglia Reale Lunare.
"Sono
pregni della mia energia oscura, come sapete essa è quella che mi permettere
-tra le altre cose- di creare portarli... ogni specchio non è altro che un
portale che potrete invocare per tornare a casa... o da esse tornare qui, sulla
Terra..." spiegai poggiando una mano sulla spalle di Selene, mentre lei
guardandomi mi sorrise abilmente, prima di proseguire.
”Parlando
con Endymion mi sono resa conto che ognuna di voi ha
dei motivi per cui potrebbe non voler spezzare il legame che con questo pianeta
ha... quindi a prescindere della vostra scelta voglio che accettiate questo
dono. Con questi oggetti potrete aprire portali solo dalla Terra a Casa e
viceversa poi sarà vostra scelta se usarli, come o quando...”
La
voce della mia bellissima Selene era serena ed amorevole di chi ha paura di
diversi dopo tanti millenni dalle proprie sorelle, ma al contempo è emozionata
dall'idea di tornare a quella vita che avevo solo osato sognare.
”E'
difficile assorbire l'idea che tutto lì sopra è come ricordiamo... che i
palazzi, i luoghi che abbiamo amato e in cui siamo cresciute siano...
intatti...” fu Aphrodite a parlare con una voce tremante
che non le apparteneva, mentre osservando lo specchietto con l'effige di Venere
si mordeva nervosamente il labbro.
”Immagino
sia ora nostra responsabilità, come reali delle nostre Colonie, cercare i
propri profughi e cercare di capire chi e quanti vogliano lasciare la Terra”
esclamò improvvisamente Nike con quel tono concreto che le apparteneva.
Immediatamente aveva pensato alla questione pratica della faccenda e come
affrontarla per creare un piano d'azione organizzato e funzionante.
”Bhè certamente su Mercurio ci saranno le classi da
ripristinare, dovrò spiegare alle donne come poter diventar madri... c'è tanto
da fare... come immagino su Giove... l'assemblea, il tempio, il tribunale... è
tutto da riformare...” Athena stava già facendo
vorticare velocemente la sua mente mettendo in ordine i pensieri, organizzando
tutto il lavoro che ci sarebbe stato da fare in un misto di apprensione, ma
anche passione.
”Come
su Marte ci sono Campioni da ricercare... e ovviamente sarò più che lieta di
occuparmi della riorganizzazione della Guardia Imperiale...” esclamò Ares
decisa ben conscia che le antiche Guardie Imperiali, i Moon Knight, erano ormai
estinti.
Tutti
avevano parlato tranne Pandia che osservava il suo
specchietto nervosa, ma quasi imbarazzata dall'aver notato che su di esso non
c'era il simbolo di Nettuno, ma bensì della Luna.
”Se
vorrai c'è un posto a Palazzo ad aspettarti... io ed Endymion
avremo moltissime cose da fare come Imperatori di questo regno rinato...
dovremmo gestire la riformazione del potere legislativo, esecutivo e
giudiziario, ma andranno anche riformati Urano e Nettuno che in questi millenni
sono rimasti abbandonati a sé stessi... tu li conosci, potresti aiutarci...
come Principessa... come membro ufficiale della Casata Reale...”
A
Pandia si inumidirono gli occhi, mentre assentiva
felicissima, ma muta solo per la paura di scoppiare a piangere dalla commozione
cosa che ovviamente intenerì Selene che subito l'abbracciò. Ora tutte mi
guardavano comprese le Guerriere che avevano cambiato il loro sguardo nei miei
confronti, come se solo si fossero rese conto in quel momento di avere di fronte
a loro il proprio Imperatore. E fu lì che tutte e quattro alzandosi si posero
in ginocchio ed all'unisono dissero: ”Giuro di essere fedele all'Imperatrice
Selene, all'Imperatore Endymion, alla Principessa Pandia, ai loro Reali successori e all'Impero Galattico. Di
osservare lealmente le leggi e di adempiere a tutti i doveri di corte. Giuro
che non tradirò mai la corona, i suoi ideali e i suoi principi. Che il nostro
destino sia scritto, noi affronteremo sempre la nostra sorte con docilità e senza
paura, colla calma fiera e dignitosa, noi andremo incontro alla gioia del
trionfo o alla morte
dei
prodi”
Giuramento
non fu mai tanto sentito io e Selene ne eravamo certi, il nostro sarebbe stato
un regno nuovo e diverso ricolmo di amore e di giustizia, ma anche senza pietà
alcuna per i nostri nemici affinché lo sterminio che avevamo subito in passato
non si sarebbe mai più ripetuto.
ATHENA
Sapere che Mercurio era intatto e non un cumulo di briciole e
polvere in mezzo all'universo mi lasciò senza parole. La gioia e l'incredulità
che provai in quel momento erano indescrivibili. Inconsciamente portai la mano
al ciondolo con il frammento di Mercurio e lo strinsi forte. Non so come feci a
trattenere le lacrime dalla felicità che provavo.
Avevo sognato e sperato questo momento per così tanto tempo,
arrivando a una sorta di apatica accettazione del fatto che ormai Mercurio, le
persone a cui tenevo e i luoghi in cui ero nata, cresciuta e vissuta erano andati distrutti in un battito
di ciglia per sempre. Per anni, anzi secoli, avevo continuato - stupidamente- a
cercare possibili soluzioni per poter riavere quella che un tempo era la mia
casa. Era la disperazione e il terribile dolore che non riusciva a placarsi, ma
che anzi sembrava divorarmi dentro come un
buco nero, a muovermi, portando avanti ricerche inutile che
ovviamente non portarono a nulla se non ad avvilirmi ancora di più.
Ed ora che sapevo che il mio amato pianeta era ancora lì, come
lo avevamo lasciato, dovevo assolutamente tornare per accertarmi che quello che
mi era appena stato detto fosse realtà.
Dovevo vederlo con i miei occhi, perché una parte di me, quella
più scettica e ferita da quello che accadde secoli fa, non ci voleva credere.
Non voleva credere alla possibilità di ristabilire il Marchesato, di ridare una
casa ai superstiti, per paura di soffrire ancora nel caso fosse stata nient'altro
che una vana speranza.
La mia mente non si era più fermata da quando avevo ricevuto
quella stupenda notizia. Stavo già pensando a come riformare i clan, le classi,
insegnare al mio popolo come organizzarsi, spiegare alle donne come diventare
madri senza la Fonte Sacra, mentre facevo i preparativi prima della partenza.
Sarei stata via un anno, l'equivalente di 88 giorni terrestri, il tempo
necessario per riorganizzare tutto e poi tornare. Perché ovviamente sarei
tornata.
Volevo e dovevo tornare sulla Terra. Ormai era casa mia. Avevo
una nuova vita, una nuova famiglia tutta mia. Non potevo abbandonarle o
ignorarle... però non potevo nemmeno ignorare Mercurio e i suoi abitanti. Era
imperativo che io partissi. Connor avrebbe capito.
Odiavo il fatto di andarmene durante la gravidanza, facendogliene perdere gran
parte -come era accaduto finora del resto.
Speravo di poter passare il tempo rimanente della gravidanza e
la nascita di Cloe insieme a lui.
Per questo avrei fatto il possibile per tornare quanto prima,
non avrei mai potuto privare ulteriormente Connor di
questi momenti. Aveva già sofferto fin troppo. E poi non volevo che Cloe nascesse
senza suo padre. Non sarebbe stato giusto per nessuno.
Quindi c'era solo una soluzione: partire per Mercurio il prima
possibile.
NIKE/EVIE
FRYE
Stavo ascoltando tutte le mie compagne senza riuscire a fare a
meno di sentirmi sopraffatta e confusa. Sapevo molto bene di dover tornare a
ricoprire il ruolo di Marchesa e Giudice oltre che Guerriera. Che ero la
Marchesa di Giove e mai avrei potuto tirarmi indietro, ma dall'altra parte non
era nemmeno facile dimenticare tutto ciò che per questo avrei dovuto lasciarmi alle
spalle.
Pronunciai solo tre parole perchè il
turbinare di pensieri nella testa non mi concedeva un solo secondo di respiro.
La voce mi si spezzò in gola e non ne uscì che un flebile suono, tre parole che
racchiudevano la mia essenza suprema.
"Tornerò anche io" lo dissi voltandomi verso Athena e sorridendole perchè se
anche la mia compagna non aveva pronuciato quella solenna promessa gliela leggevo negli occhi. A differenza di
lei però io non sapevo se sarei potuto tornare sulla Terra quanto e come avrei
voluto, essere Giudice richiedeva un impegno costante e non potevo chiedere nè ad Edward nè a Jacob di sacrificare
la loro vita, di rinunciare alla loro esistenza umana, allo scorrere del tempo
così come lo conoscevano sulla Terra perchè anche se
mi avessero seguita su Giove il tempo li avrebbe consumati. Un solo anno su
Giove ne durava 12 Terrestri e per quanto Immortali poteva essere necessitavano
un contatto continuo con il Pozzo di Lazzaro per mantenersi tale oltre che una
vita ben diversa da quella che conoscevano. Seppur non mi era difficile
immaginare Edward guidare il nostro settore navale, da sempre sempre particolare sviluppato, con più fatica immaginavo Jacob
nell'assemblea del Marchesato. Il loro comportamento ed atteggiamento
naturalmente ribelle sarebbe stato difficile da spiegare su Giove anche se
proprio loro mi avevano insegnato ad essere un GIudice
migliore, uno che avrebbe saputo giudicare oltre le apparenze.
Mi sentivo messa alle strette, che fare? Rinunciare al mio
incarico o rinunciare a loro? Erano entrambe decisioni fuori luogo. Forse c'era
una soluzione che lì per lì non avevo visto. Fu quindi abbassandomi ad
osservare lo specchietto che l'Imperatore mi aveva donato che stringendolo sorrisi
un poco più sollevata. Avrei potuto usare quel dono e creare così una spola
costante tra i due Pianeti che ormai avevo nel cuore anche se questo non
toglieva che sarebbe comunque stato un sacrificio, ma sarebbe stato peggio
rinunciare a tutto.
ARES
Mentre ascoltavo tutta quella storia, ripensavo al passato, alla
seconda possibilità che la Terra mi aveva dato. Insieme agli altri Marziani ero
riuscita a ricreare un piccolo frammento di Marte, di casa, su questo pianeta.
Avevo combattuto con le altre per ottenere un briciolo di pace, riuscendoci completamente
di recente. Avevo le mie sorelle, avevo trovato un lavoro che mi soddisfaceva
completamente, avevo persino trovato l'amore, sentimento che per secoli non
avevo mai provato o che avevo sempre pensato di aver
provato in parte, sbagliandomi completamente. Avevo trovato un uomo fantastico
che rendeva la mia nuova vita, ricostruita con difficoltà, perfetta...
ma ovviamente c'era la fregatura.
In tutta la mia vita, in cui complotti, menzogne e dolore si sono
susseguiti anche fin troppe volte, non avevo mai sofferto così tanto, o almeno
da quando Marte e i suoi abitanti erano andati distrutti.
Il suo tradimento è stato troppo doloroso.
Il solo ripensare a Shay mi faceva
arrabbiare, facendo riaffiorare i sentimenti contrastanti che mi divoravano
ogni volta che pensavo a lui.
Volevo allontanarmi da lui il più in fretta possibile. Non lo vedevo
da molto ormai, ma ero convinta -chiamiamolo sesto senso- che presto lo avrei
nuovamente incontrato e il fatto che potesse ricomparire nella mia vita
all'improvviso mi infastidiva, perché sapevo che una parte di me non avrebbe
mai potuto odiarlo come desideravo.
Ed ora che avevo scoperto che il mio pianeta e tutto l'Impero era
integro non vedevo l'ora di tornarci! Di riappropriarmi di quella vita che
tanto avevo amato, di riportare i Marziani a casa, di ricercare i Campioni, di
riorganizzare e guidare la Guardia Imperiale, di tornare ai vecchi fasti in cui
Marte era simbolo di potenza e fierezza, dal popolo forte e bellicoso.
Mi stavo già immaginando i combattimenti e le missioni future, ma
soprattutto il momento del nostro ritorno sul pianeta rosso, quando avrei rivisto
i luoghi, uguali e immutati, in cui ho vissuto quasi una vita fa, come se il
tempo non fosse mai passato.
Anche i miei corvi erano entusiasti. Sbattevano contenti le ali
dalla felicità.
Guardavo le altre. Leggevo stupore, felicità e incertezza nei loro
occhi, e sapevo perché. A differenza mia, erano riuscite a trovare un loro
equilibrio qui, qualcosa per il quale valesse la pena di lottare, qualcosa di
importante per cui rimanere.
Da un certo punto di vista le invidiavo. Tutte e tre avevano trovato
la felicità sulla Terra, io no, o meglio, mi ero illusa di averla trovata, il
che è forse anche peggio.
Quindi io sarei partita, sarei tornata su Marte alla ricerca di
quella felicità che tanto ho cercato, con la speranza che forse l'avrei
finalmente trovata.
APHRODITE
Era da diversi
minuti che strofinavo distrattamente il pollice su quella specie di specchietto
che mi era stato donato ( ma che era, in realtà, molto di più ), distrattamente,
in un gesto che non era altro se non nervoso e, dovevo essere onesta, anche un po'
colpevole. Esatto, colpevole . Come da una parte mi sentivo
in quell'esatto momento, messa di fronte alla possibilità, concreta e reale, di
tornare su Venere —— riuscivo a stento a crederci, alla notizia non fosse
andato perduto, così come l'Impero, che se solo avessi voluto avrei
potuto farvi
ritorno, come sarebbe stato indubbiamente mio compito fare. Ciò che mi stava
causando tanto disagio, però, era da trovare proprio nel mio non essere pronta
a lasciarmi indietro cosa ero riuscita a trovare lì, sulla terra, un amore vero
e totale, di quelli di cui avevo solo sentito parlare, prima d'incontrare
Altair, prima di unire il mio cuore al suo in un modo che solo un altro
Venusiano avrebbe potuto comprendere. Avevo amato, in un certo senso, il mio
pianeta natale, eppure i ricordi che conservavo di essi erano quasi tutti
contaminati da una profonda infelicità, dalla sensazione di essere
costantemente in trappola, un bellissimo trofeo da disporre come mia madre
meglio credeva —— nonostante tutto, nonostante potesse sembrare avessi messo
l'amore di fronte a qualsiasi altra cosa, mi sarei personalmente assicurata
Venere potesse tornare allo splendore che le spettava, guidata da qualcuno di
adeguato al compito e allo stesso tempo tornare ad essere una casa per tutti coloro
che avevano creduto di averla persa per sempre, esattamente come me.
« Ho deciso di
rimanere. » sebbene ci fossero ancora i segni piuttosto chiari di una profonda commozione,
nei miei occhi, questa volta riuscii a mantenere stabile la voce, priva di
esitazione, perché in cuor mio sapevo di star facendo.. non la scelta giusta,
in sé, ma semplicemente quella che ritenevo più giusta per me e l'uomo che
amavo. Mi resi conto soltanto nel pronunciare la mia risposta ad alta voce, di
quanto fossi certa della mia decisione, a dispetto dei dubbi iniziali, dei sensi
di colpa che avevano minacciato di rovinare un momento che sarebbe dovuto
essere tutt'altro, tranne che fonte di angoscia. Quelle che avevo davanti,
dopotutto, erano le mie sorelle, persone che conoscevo da tutta la vita; se
qualcuno avrebbe potuto comprendere le mie motivazioni, ne ero certa, sarebbero
state proprio loro.
« Ma vi prego di non
giudicare troppo aspramente la mia decisione. Non ho intenzione di ignorare i
miei doveri —— guiderò tutti coloro che vorranno tornare a casa e mi impegnerò
a trovare qualcuno a cui affidare il ruolo di Duchessa, qualcuno che possa
guidare il popolo nel modo migliore. Qualcuno che non sia.. freddo e privo di
amore. ».
Poi feci qualcosa
che, fino a non molto tempo prima avrei ritenuto impensabile, nella maniera più
assoluta del termine; cercai la figura di Pandia con
lo sguardo e le rivolsi un sorriso. Piuttosto tenue, in vero, ma quanto meno
sincero. Le stavo chiedendo scusa, per averla giudicata troppo in fretta, per
essere sempre stata la prima a trovare dei modi per aggredirla e allo stesso
tempo le stavo offrendo l'occasione di ripartire da zero, mescolata alla
promessa che avrei messo da parte i sentimenti negativi provati nei suoi
confronti, che avrei imparato a farlo.
PANDIA
I miei dubbi circa tornare a casa erano nulli, era ovvio che
volessi tornare anche perchè a differenza loro la mia
venuta sul Pianeta Proibito era stata davvero solo una capatina che avrebbe
dovuto portare a quel risultato ed ero lieta che seppur in modo diverso da come
mi aspettassi, tutto fosse avvenuto.
Tuttavia in cuor mio accettai il dono di Endymion
sentendolo come un buon modo per tenermi in contatto con Ezio, l'unica cosa
oltre a Lara che mi sarebbe mancata. Non riuscivo a credere che fossi riuscita
ad innamorarmi e stringere una così buona amicizia eppure... ecco che era
successo.
In silenzio udì tutte le scelte delle Guerriere con rispetto ed
anche curiosità, sentivo che era molto difficile staccarmi da chi avevo
scoperto amare quando tutto era all'inizio, quando la voglia di starci notte e
giorno era incontrollata, il bello del primo amore... dunque ero ammirata dalle
scelte di Athena o Nike perchè
non capivo proprio come ci riuscissero, loro che provavano quei sentimenti da
molto più tempo.
Avrei voluto dir loro che i due Kenway
in questione non l'avrebbero presa bene, ma preferì tacere, anche sollevata dai
sorrisi inaspettati che Ares e Aphrodite mi
concessero, ero lieta che tornando a casa magari avremmo avuto modo di
conoscerci meglio e superare le nostre diversità, ma ecco la sorpresa.
"Non torni?" lo chiesi stupita perchè
non capivo come potesse rinunciare alla possibilità di tornare nella casa che
per tanto tempo le era mancata, lei abbassò il capo e strinse la collana che al
collo indossava sempre, quella che conteneva pochi granelli di terra proprio di
Venere.
"L'amore per un venusiano va oltre alla nostra
comprensione..." mi disse Ares con un affabilità che non mi aveva mai
mostrato, ma al contempo con fare da maestra, anzi più da sorella maggiore.
"Aphrodite ha deciso con chi
condividere il suo cuore... la sua vita stessa... la lontananza per un amore
del genere può essere fatale..."
Guardai Ares e poi Aphrodite confusa.
"Pensavo che il mal di amore fosse una leggenda..."
espressi quel dubbio ad alta voce. Sapevo di quanto tale sentimento fosse perno
dell'esistenza stessa dei venusiani e che quando sceglievano un compagno o
compagna di vita fosse per sempre, ma... morire d'amore?
"E' l'unico modo in cui un venusiano muore Pandia, a meno che non venga assassinato per altri motivi...
su Venere mai nessun coniuge sopravvive alla morte dell'altro... perché è un
legame indissolubile... per questo spero capirete la mia decisione..."
Rimasi molto colpita da quello, ma non era un modo di dire, mi
toccò realmente nel profondo tanto che scosse dei dubbi che avevo ed a cui non
avevo dato voce. Selene mi aveva detto che mi avrebbe voluto a corte, ma...
come potevo?
"Io voglio tornare, ma... sono la figlia bastarda di un
Imperatore Impostore... con che faccia posso farlo? Accetto che non mi verrà
mai riconosciuto nulla, non lo chiedo, ma... vorrei tanto stare con te... con
voi..." mi corressi guardando prima Selene e poi un poco più impaurita Endymion. Di fatto erano due estranei non costretti a
dovermi nulla.
"S-So che non ci conosciamo praticamente, ma... vorrei
rimediare a questo, vorrei poter stare c-con... la mia... f-famiglia..."
fu strano dirlo. Per la prima volta riconoscere che in effetti ne avevo una e
quello mi commosse. Quante notti avevo passato abbracciandomi da sola e
rimuginando su una solitudine che avevo finito di accettare e adesso... tutto
era cambiato... la mia stessa vita si prospettava un enigma di cui ancora non
conoscevo il risultato…
SELENE
Assistevo alla scena con il cuore scosso; avevo vissuto nei miei
sogni molte volte quel momento, anche se non esistevano che poche briciole di
possibilità che si realizzasse, ma ora eravamo tutte riunite nel nostro attico,
per la prima volta da sempre.
In quel luogo si trovavano le persone che amavo più di tutte, a
cominciare dalla metà del mio essere, Endymion. E poi
c'erano le mie sorelle: come immaginavo, Ares aveva deciso più con rabbia che
con razionalità di tornare sul suo mondo, risoluta a buttarsi a capofitto nel
lavoro per dimenticare Shay; Athena
e Nike, invece, avevano accettato più che altro per l'immenso senso del dovere
che avevano sempre dimostrato; quanto ad Aphrodite,
una volta che aveva legato il suo cuore ad un uomo, non avrebbe potuto fare
altrimenti che seguirlo. Non giudicavo nessuna di loro, in un simile frangente
ognuna sarebbe stata per me fondamentale da avere vicino, ma avevo già chiesto
troppo alle mie amiche, in questi lunghi secoli, per pretendere altro.
E poi c'era Pandia, che con quel suo
candore che stavo amando sempre di più mi chiedeva qualcosa che in cuor mio le
avevo già donato da lungo tempo, quando ero confinata nel sogno della Foresta
Rossa.
Il suo accenno a nostro padre non mi ferì come avrebbe fatto un
tempo; come aveva detto il mio amato durante l'ultimo giorno in Alaska, le
colpe dei padri non dovevano ricadere sui figli. La sua risolutezza era stata
un luce nel buio che avevo dovuto attraversare per accettare la verità.
Pandia sarebbe stata una figura importante, all'interno del nuovo
governo dell'Impero, e colsi l'occasione per comunicarglielo, in maniera che
anche le mie compagne sentissero e sapessero.
Alla sua richiesta agitata e goffa risposi con un sorriso caldo,
allungando la mano e stringendo la sua: ”Certo che verrai con noi! E non come
semplice membro della famiglia reale, quale sei...” Sottolineai la parola perché
volevo che fosse chiaro a tutti, e particolarmente a lei ”...ma anzitutto in
veste di esperto. Conosci meglio di chiunque altro la situazione dei pianeti
che sono rimasti isolati dopo la distruzione, e sarai di molto aiuto per
aiutarci a capire come gestire il nostro ritorno e... eventuali problemi di
malcontento che si potrebbero presentare.”
Su quello, Endymion ed io non ci
facevamo troppe illusioni. Non saremmo stati accettati in maniera pacifica da
tutti. Il nostro dono era tale solo per chi non si era approfittato del vuoto
di potere per espandere il proprio.
”Quindi, sarai la nostra consigliera: è un compito che porta con
sé molte responsabilità! Dovrai lavorare al nostro fianco, e non ti rimarrà
molto tempo per fare altro...”
Guardai distrattamente lo specchietto che ancora continuava a
rigirarsi tra le dita, come tutte le altre, d'altronde... forse era un oggetto
inutile per lei, dato che non lo avrebbe certo utilizzato per tornare sulla
Terra, in un luogo che per lei non significava nulla.
Lasciai perdere temporaneamente quel pensiero: se non le fosse
più interessato ero certa che me lo avrebbe restituito lei di sua spontanea
volontà. Nonostante l'aspetto comune, era un oggetto di grande potere, che non
doveva cadere in mani sbagliate: il portale che si creava riusciva a superare
le barriere energetiche che avrebbero presto protetto i pianeti del rinato Impero.
Era venuto il momento di partire, percepii la decisione di Endymion e così mi alzai.
Il tempo ci era contro: noi, come imperatori, avremmo dovuto
raggiungere al più presto il centro del potere imperiale, la Luna. Il compito
di raccogliere e riportare a casa i nostri sudditi sarebbe spettato alle
guerriere.
Purtroppo i nostri impegni, le nostre responsabilità, non ci
avrebbero permesso di ritrovarci tutte insieme, come oggi, per lungo tempo. Ma
ero nata per rivestire questo ruolo, per tanti secoli avevo cercato di
svolgerlo anche quando ogni speranza sembrava svanita, aiutata dalle mie compagne
che, in eguale maniera, avevano combattuto per salvare e proteggere quello che
era rimasto.
Le lacrime mi offuscavano la vista. Non riuscivo a trovare le
parole che mi aiutassero a spiegare l'emozione che stavo provando, così
rinunciai a cercarle.
Abbracciai ad una ad una le mie compagne: Ares, Aphrodite, Athena, Nike.
Eravamo tutte consapevoli che il momento era speciale, e che da
oggi sarebbe iniziata una nuova era. Le sfide che ci aspettavano sarebbero
state dure da affrontare, ma ora avevamo un motivo nuovo per combattere.
ALTAIR
Non
potevo negarlo, la scelta di Aphrodite di rimanere mi
aveva reso molto felice seppur temevo che la sua attenzione per il matrimonio
fosse eccessiva, di chi sta cercando in tutti i modi di pensare ad altro. Era
stato un periodo di partenze che aveva cambiato un po' gli equilibri generali.
Le
Guerriere e molti dei profughi alieni che per millenni si erano nascosti sulla Terra
erano tornati a casa, Arno e Claudia aveva dato l'addio alla Confraternita decisi
a prendere le redini dei Discendenti, Jacob e Lara li avevano seguiti per un viaggio
di lei alla scoperta delle sue origini, Connor aveva
chiesto il permesso di prendersi un periodo di tempo per riflettere, Edward era
partito per i Caraibi, il Black Moon era stato sconfitto e tutto sembrava
essere tornato ad un'apparente normalità con missioni normali e ben distanti
dalle follie magiche che ci avevano coinvolti in quegli anni. Tra tante
partenze c'era stato anche un ritorno, quello di Federico, che avevo accolto
con prudenza facendo di Ezio suo responsabile se fosse mai successo qualcosa
avrebbero pagato entrambi gli errori di uno. Tuttavia dovevo ammettere che non
era tornato a mani vuote, dalla Loggia aveva portato via il Libro dei Morti con
cui era stato resuscitato forse sperando che quel gesto lo avrebbe
"perdonato" o che noi trovassimo qualcosa sul suo ritorno per capire
se fosse stato provvisorio oppure no. Tuttavia non conoscevo i geroglifici e
non c'era nessuno alla Confraternita che potesse, nessuno tranne Aphrodite che da giorni mi stava aiutando.
"Con
Ares ci avresti messo molto meno tempo, il mio marziano è arrugginito, ma...
non mi andava di disturbarla, non quando avrà già molte cose a cui pensare
ora..." esclamò, mentre seduta al posto di Ezio era piegata sul libro,
mentre io la osservavo come sempre incantato dalla sua bellezza e dalla sua
presenza, ma anche preoccupato.
"Smettila...
smettila ok?" mi disse senza nemmeno alzare lo sguardo, ben conscia del
mio fisso su di lei, prima che con gesto di stizza chiudesse il libro e
raggiungendomi mi si sedette sulle gambe.
"Ho
deciso di restare e l'ho fatto con serenità, non sento di essermi privata di
nulla... su Venere c'è che mi sta aiutando e sono certa di riuscire a trovare
anche un degno Duca o Duchessa presto o tardi, ma ora sono qui... ho scelto di
stare qui perchè già troppo tempo mi è stato negato
al tuo fianco... Altair sei l'amore della mia vita e posso assicurarti per un
venusiano non ha il valore di un terrestre... è qualcosa di ben più grande,
qualcosa per cui ormai il mio cuore ti appartiene e non potrei star in nessun
luogo che non sia al tuo fianco... perché sei tu la mia casa..." mi aveva
detto quelle parole con trasporto, calore e dolcezza, mentre mi teneva le mani
sul volto accarezzandolo e baciandole. Da quando si era trasferita
ufficialmente lì e da quando avevamo iniziato la nostra vita insieme come mai
prima ad ora Aphrodite era cambiate era sì la solita
donna forte e decisa che conoscevo, la Guerriera che ancora si allenava e
prestava la sua conoscenza per i nuovi adepti, ma mi aveva mostrato un lato
nuovo. Uno di moglie devota, di compagna fedele, di braccio destro affidabile...
non osavo dire che si era sottomessa a me, era forse maschilista come concetto,
ma era come se in effetti avesse abbracciato il ruolo di compagna di vita nel
senso più profondo del termine. Mi metteva sempre al primo posto, sapeva stare
un passo indietro, consigliarmi, supportarmi... era indescrivibile ciò che mi
stava dando ed io speravo solo di essere abbastanza per lei. Di non deluderla,
di essere all'altezza di ciò che lei mi dava.
Risposi
dunque al suo bacio tenendomela stretta ed intrecciando una sua mano con la
mia.
"Come
posso ripagarti per amarmi così tanto?" le chiesi in un sussurro sognante,
mentre le spostavo una ciocca di capelli dal viso. "Senza smettere di
farlo..." mi rispose lei con semplicità sorridente.
"Ora
se il Mentore me lo permette vorrei poter continuare con i preparativi... ho
dato una data a Selene e le altre e mi hanno promesso che ci saranno devo
assicurarmi che per quel giorno sia tutto pronto!" assentì divertito al
suo tono formale, non prima che facendo per alzarsi la tirai di nuovo a me per
rubarle un altro bacio solo per poi lasciarla andare.
Stavo
ancora osservando l'uscio della porta da dove era appena scomparsa quando una
presenza del tutto inaspettata mi fece scattare in piedi con tanto di riflessi
pronti a colpire, ma quella figura con estrema calma chiuse la porta alle sue
spalle, alzò le mani in segno di resa e camminando lentamente verso la
scrivania su di essa vi porse tutte le sue armi compresa la lama celata, fu
solo allora che si portò le mani al cappuccio nero e lo abbassò.
"Cormac?"
chiesi alquanto sconvolto.
"Sorpreso
di vedermi Mentore? Credevo avessi ricevuto il mio messaggio..."
"Credevo
che mi prendessi in giro... invece sei qua... superando brillantemente anche
ogni controllo
vedo,
spero solo che tu non abbia osato far male a nessuno..."
"Né
morti né feriti solo qualcuno che domani si sveglierà con un gran mal di
testa... possiamo parlare?"
Ancora
alquanto sospetto gli permisi di sedersi, mentre io rimanendo in piedi lo
osservai circospetto.
In
effetti avevo ricevuto il suo messaggio uno in cui mi aveva rivelato che in
quell'anno era stato ben lontano dalla Loggia e dai Haytham,
che aveva compreso che i Templari non era ciò che cercasse e che nell'ultimo periodo (all'insaputa di
tutti) era stata colui che ci aveva fornito informazioni circa alcune missioni
che avevamo completato con successo. La cosa che più però mi aveva sorpreso fu quando
fece domanda di rientrare negli Assassini anche ricominciando da 0 se
necessario disposto a dimostrare la sua buona volontà in qualsiasi modo.
"Hai
meditato sulla mia richiesta? Anche perchè da quel
che so il redivido Auditore è qui e ti stupirai di
sapere che il giovane Kenway è alla Loggia... credo
dunque che come darai il beneficio del dubbio loro sarai disposto a far lo
stesso con me..."
Il
suo modo arrogante di fare non era mai cambiato, come non lo era il suo
mettermi in difficoltà a fronte di una decisione del genere, una che sapevo
avrei dovuto discutere con Ezio che tuttavia ora era via... lui e Federico
avevano deciso di tornare a Firenze per qualche giorno, come fratelli... per riprendere
lì da dove tutto era iniziato... Se Federico doveva intraprendere quel cammino,
di nuovo, lo avrebbe fatto seguendo i suoi passi... iniziando da Monteriggioni.
Mi
passai dunque una mano sulla fronte combattuto su un qualcosa che mi bazzicava
nella mente da molto tempo in quanto a detta di Aphrodite
il Libro dei Morti poteva effettivamente riportare in vita qualcuno in modo
definitivo lasciandolo intatto di ogni suo ricordo ed aspetto non solo fisico, ma
anche nell'atteggiamento e nei pensieri. Quello mi aveva fatto pensare ad una
lettera che avevo trovato durante il mio tempo in Israele con Aphrodite, uno nel quale ero venuto in possesso di una lettera,
la stessa che recuperandola dal cassetto della mia scrivania porsi a Shay che curioso la studiò.
"Purtroppo
non conosco l'arabo... puoi gentilmente tradurla?" mi chiese scanzonato.
"E'
la traduzione di un testo in geroglifico, è stata fatta traducendo una lettera
trovata in una tomba egizia del periodo tolemaico... ti dice qualcosa il nome Bayek di Siwa?"
"Dovrebbe?"
"E'
stato il primo Assassino, colui da cui ha avuto origine la Confraternita...
all'epoca era uno degli ultimi medjay rimasti... uno
dei pochi... iniziò una vendetta personale che lo portò niente di meno che a
fronteggiare Giulio Cesare e Cleopatra... quando la sua tomba andò persa nella
memoria fin quando non è stata riscoperta da una nostra spia nell'Abstergo... è stata lei a darmi questa traduzione... in
essa Bayek prega gli Dei di essere richiamato se mai
il movimento a cui lo dette origine avrebbe avuto bisogno di ritrovare le sue
radici..."
Parlai
lento, mentre appoggiandomi alla scrivania incrociai le braccia al petto.
Cormac di fronte a me
era
sempre più confuso.
"Cosa
vuoi fare? Riportarlo in vita?"
"Il
tempo, gli eventi, la magia e tutto ciò che di assurdo ci ha toccato in questi
millenni ci ha allontanati dalle nostre origini... dal motivo per cui tutto
questo esiste... forse è tempo di ricordarlo...
è
chiaro che nè io nè Ezio
siamo le persone adatte per farlo... non possiamo essere Mentori... non
più..."
Conclusi
riconoscendo il peso delle mie parole.
"Nel
libro troverai le traduzioni di ciò che dovrai pronunciare una volta trovata la
sua tomba e le istruzioni su come raggiungerla... una volta fatto distruggi
tutto..."
"Missione
affascinante, devo ammetterlo... ma ancor più di come tu me la stia affidando
all'oscuro di tutti... ma non faccio domande, se questa è la mia carta per
essere riammesso... consideralo fatto..."
Presi
per Shay tutto il necessario e glielo affidai. Stavo
giocando con il fuoco? Decisamente, ma se era giunto il momento per le
Guerriere di tornare a casa, forse lo era anche per gli Assassini.
Tutto questo ti ha
entusiasmato? E’ stato scritto da me e le giocatrici di questo geniale e
coinvolgente gioco, siamo tutte scrittrici di EFP ed assetate di piacere di scrivere
e leggere, ma cerchiamo altre che vogliano unirsi a noi. Ti va? Scrivimi in
privato per scoprire come fare!