Silver Witch

di KiaraGhost
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Vicolo Buio ***
Capitolo 2: *** Di Nuovo a Scuola ***
Capitolo 3: *** La Sala Relax ***
Capitolo 4: *** La Prima Ronda ***
Capitolo 5: *** Serata con i Sensei ***
Capitolo 6: *** Il Dramma dell'USJ ***
Capitolo 7: *** Una Persona Speciale ***
Capitolo 8: *** Visita al Sensei ***
Capitolo 9: *** Il Miglior Sushi della Città ***
Capitolo 10: *** Acqua ed Energia ***
Capitolo 11: *** Festival e Passione ***
Capitolo 12: *** Owl ***
Capitolo 13: *** La Popolarità del Tramonto ***
Capitolo 14: *** Il Riflesso della Luna sul Mare ***
Capitolo 15: *** Ciliegi in fiore ***



Capitolo 1
*** Il Vicolo Buio ***


La luna era alta nel cielo, quella notte. Riuscivo a vederla fare capolino tra i tanti palazzi che occupavano la zona più malfamata della città.
Pensavo che, correndo ancora per qualche isolato, avrei trovato quel maledetto criminale che mi stava sfuggendo da mesi, ormai.
Era bravo a nascondersi, lo stronzo; non per niente la sua unicità lo aiutava a mimetizzarsi con l'ambiente, proprio come fosse un camaleonte e, nel buio della notte, era ancora più difficile riuscire a capire persino quale strada prendesse.
Svoltai, imboccando un vicolo buio, sicura di aver visto qualcosa muoversi in modo sospetto.
Lentamente iniziai ad ispezionare la zona, dove tutto sembrava nella norma: secchi della spazzatura facevano da cornice al muro grigio e qualche gatto randagio graffiava le buste di rifiuti, cercando di racimolare gli ultimi scarti di carne o pesce, avanzati nei piatti.
"Sembra che qui tutto sia tranquillo. Che mi sia sbagliata un'altra volta?" 
Le mie dita erano tese, mentre pensieri di un altro misero fallimento non smettevano di ronzarmi in testa.
"Eppure l'ho visto..."
Non era un supercattivo, certo, però sapeva il fatto suo. Da più di una settimana la gente del posto veniva rapinata di notte; la polizia brancolava nel buio e nessun eroe professionista voleva prendersi un compito del genere. Avevano incarichi più importanti, in quei giorni. 
Fortunatamente per me, questa faccenda poteva essere fonte d'esperienza. Ero da poco uscita dalla Yuuei, la più famosa scuola per eroi professionisti conosciuta. Quel criminale, per me, poteva essere fonte di popolarità, rispetto e  pratica: un po' di esercizio non faceva di certo male ad un'eroina alle prime armi, come me.
Il rumore di una lattina che cadde a terra attirò la mia attenzione, così mi diressi verso la fonte del rumore con le dita sempre più rigide. 
-Fatti vedere, codardo!- urlai, mentre l'energia intorno alle mie mani iniziava a farsi più visibile.
-Sai solo nasconderti, vero?- 
Improvvisamente riuscii a percepire un minimo movimento e subito attaccai, cercai di scagliargli contro ogni cosa potesse fermarlo senza ucciderlo. Ma era troppo veloce, sapeva perfino arrampicarsi sui muri e non potevo permettermi di distruggere dei palazzi in cui le persone vivevano.
La mia unicità era forte, forse la migliore della mia classe, quando frequentavo il liceo. Saper manipolare l'energia a proprio piacimento non era una cosa da tutti, tanto che riuscii addirittura ad attirare l'attenzione di qualche Sensei, per quanto bene la sapessi padroneggiare. L'unico problema era sempre stato quello di tenere edifici, mezzi e beni pubblici intatti ma, infondo, stavo ancora imparando.
-Merda!- esclamai, calciando la lattina che era vicino ai miei piedi -mi è sfuggito ancora, il Sensei sarà davvero deluso.- 
Sbuffai rassegnata e mi misi sulla via di casa, sempre tenendo l'occhio vigile: avrei potuto incontrarlo per puro caso e quella sarebbe stata la sua disfatta definitiva.
Stavo portando avanti una serie di sconfitte, sempre contro lo stesso criminale, ma non avevo intenzione di arrendermi così facilmente.
"Ci sono persone che credono in me, persone che mi hanno dato la possibilità di sapere più cose di quante la scuola me ne abbia insegnate. 
Li sto deludendo. 
Lo sto deludendo."
La mia frustrazione era palpabile, ma avevo ancora molto da imparare.
Ormai era notte inoltrata, quando arrivai a casa. Ero stanca, la giornata non era stata delle migliori e la serata andò ancora peggio.
Avevo bisogno di uno spuntino e del mio comodo e accogliente letto che, in un piccolo monolocale, è tutto quello che si può desiderare.
Mangiai delle patatine di una squallida sotto marca, mentre scorrevo tra le notifiche dei miei social network. Non avevo molti amici, ma quei pochi mi dimostravano sempre quanto mi fossero vicini, anche se, a volte, erano costretti a farlo attraverso uno smartphone.
Improvvisamente il telefono squillò, non mi aspettavo che nessuno potesse chiamarmi a quell'ora della notte, ma quando lo schermo si illuminò riconobbi il nome e sospirai.
Non feci neanche in tempo a rispondere, che lui subito chiese
-L'hai preso?-
-Purtroppo mi è sfuggito ancora, lo avevo in pugno ma...-
La voce dall'altra parte mi interruppe bruscamente
- Domani vieni a scuola. Ne parliamo lì.-
-Certo, Sensei.-
Riagganciò, senza dirmi altro.
Questi erano i momenti in cui non mi sentivo all'altezza del mio compito, all'altezza del Sensei.
Sbuffai rumorosamente e nella mia mente si agitarono tanti pensieri. Cercai di non badare a quello che mi dicevano, alle parole che sussurravano, così cercai di distrarmi facendo una doccia: lavando via la tensione, lo stress, il rammarico e la stanchezza che avevo accumulato durante la giornata. 
Mi asciugai in fretta e mi buttai sul letto: avvolta dalle coperte, nel tepore che mi rassicurava, riuscii a prendere sonno in pochi minuti.
Tutto era così perfetto, nel mondo dei sogni. Purtroppo la realtà era lì fuori ed aveva denti affilati, che ferivano e mordevano lasciando cicatrici, a volte indelebili.
Ma questo ancora non lo sapevo.
 

Note:
Grazie a tutti per aver prestato un attimo di attenzione alla mia storia!
È la prima fanfic su BNHA che scrivo e ci ho messo davvero molto impegno, specialmente per costruire la mia OC con ogni sfaccettatura del suo carattere e, ovviamente, della sua unicità.
Se avete voglia e un attimo di tempo in più, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questa "nuova avventura" -sono benvenute anche le critiche costruttive-.
Vi comunico anche che aggiornerò la storia molto spesso.
Grazie ancora per il vostro tempo, cari lettori!

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Capitolo 2
*** Di Nuovo a Scuola ***


Non fu per niente facile riuscire a svegliarsi, la mattina seguente, e non solo per la tarda ora nella quale ero riuscita a coricarmi. Sembrava essere una di quelle giornate che partono con il piede sbagliato e finiscono ancora peggio. Ero stanca, tanto che avrei voluto passare l'intera giornata a dormire. 
Ma i piani da seguire erano altri.
Mi preparai in fretta, tralasciando persino la colazione, sapendo perfettamente che il Sensei non sopportava o ammetteva alcun ritardo. Lui stesso era sempre perfettamente in orario e di certo non potevo fare alcuna brutta figura dopo il fallimento della sera precedente.
Tornavo spesso nella mia vecchia scuola, quella in cui avevo passato i migliori anni della mia vita; certo, non che fosse passato troppo tempo dal mio ultimo anno, però sentivo comunque quei momenti lontani. Ero sempre stata brava in ogni materia tanto che alcuni dei miei compagni, forse invidiosi, non facevano altro che chiamarmi secchiona o cocca dei Sensei; ero, insomma, quella che sul pulmino si sedeva sempre vicino agli insegnanti e non si faceva mai scappare i posti ai primi banchi. Nonostante i nomignoli che mi venivano attribuiti pensai che a loro stessi simpatica, dopotutto riuscivo a portare allegria nelle giornate più buie ed ero sempre quella che salvava gli altri dalle interrogazioni.
Era bello ricordare quanto tempo passassimo tra di noi e con i Sensei, eravamo diventati una vera e propria famiglia.
Il mio appartamento non era troppo lontano dall'istituto, così decisi di andarci a piedi: magari una passeggiata mi avrebbe svegliata e tirato un po' sul il morale.
Camminando per la strada affollata esaminavo i volti delle persone che avevo intorno: alcuni di loro ridevano allegri, altri erano tristi, altri ancora sembravano stanchi. Riuscii a rivedermi negli ultimi.
"Ho davvero una faccia così devastata?", pensai, notando i loro lineamenti scavati e gli occhi socchiusi.
Da quando il Sensei mi aveva preso sotto la sua ala non mi ero mai sentita così stanca e stremata. Forse, per la prima volta nella mia vita, iniziai a capire cosa significasse davvero essere una professionista.
A volte pensare a tutti coloro che non avevano scelto una vita da eroe, un po' mi portava invidia: era il mio sogno, vero, ma tutti gli altri sembravano essere così spensierati
"Forse sapendo che ci siamo noi a proteggerli?"
Un sorriso comparve sul mio volto, quando quelle parole mi vennero alla mente, e improvvisamente la stanchezza si affievolì lasciando il posto all'audacia.
Riuscii a riprendermi appieno, prima di varcare la soglia della Yuuei per l'ennesima volta, e trovarmi nuovamente tra quei corridoi pieni di ragazzi con le menti ricche di sogni e progetti.
Mi era stato riferito che, proprio da quell'anno, il grande All Might aveva iniziato ad insegnare lì, ma nessuno lo vedeva troppo spesso, fuori dall'orario delle lezioni: che fosse preso dai suoi doveri da professionista? Sicuramente!
Se per sbaglio fossi riuscita ad incontrarlo, sicuramente gli avrei chiesto di scambiare due chiacchiere e darmi qualche consiglio, sempre che lui avesse accettato.
Per i ragazzi non poteva che essere un nuovo grande stimolo, avere un insegnante come lui.
Mentre continuavo a guardarmi intorno con la testa tra le nuvole, incrociai uno dei miei Sensei: l'eroe professionista 13, che subito mi riconobbe.
-Ehy Kristine! Era da un po' che non passavi a trovarci.-
Lo salutai con entusiasmo -Eh sì, diciamo che ho degli affari in sospeso e, ogni tanto, torno qui- feci una breve risata. Non del tutto sentita -il preside mi ha accordato un permesso speciale per entrare e uscire dall'istituto, così posso venire quando il Sensei mi chiama-
-Questo significa che sarai con noi più spesso! Sarà bello vederti ancora!- rimase per qualche secondo a fissarmi con un'espressione dolce, prima di poter parlare nuovamente:
-se cerchi Aizawa posso dirti che è fuori a fare lezione ai nuovi alunni.-
Sbarrai gli occhi. Non ricordavo che quello fosse il primo giorno di scuola! Aveva scelto proprio una mattinata critica per parlarmi.
-Pensi che debba raggiungerlo? Magari ha da fare... Non voglio disturbarlo, insomma...-
- Non penso che tu possa essere un oggetto di disturbo.- iniziò a ridere, con la sua tenera vocina 
-allora vado- lo interruppi senza alcun pudore -è stato un piacere rivederla Sensei.-
Così mi congedai e, con molta calma, camminai verso il cortile esterno.
Lo vidi immediatamente persino da lontano. In tutta sincerità mi vergognavo a presentarmi proprio lì, sul suo posto di lavoro, specialmente dopo le delusioni che stavo continuando a dargli; anche se, infondo, era stato lui a chiedermi di raggiungerlo per poter parlare.
Respirai profondamente ed inspirai, prima di potermi avvicinare al gruppo di alunni che, attento, ascoltava le sue parole.
Sistemandomi in un punto dove lui potesse notarmi e dove io non dessi alcun fastidio, alzai imbarazzata la mano in segno di saluto, quando lui si voltò per vedere chi si stesse avvicinando.
-Bene, eccoti- mi accolse con queste parole, finito il suo discorso.
Decisi di raggiungerlo quando, con un gesto della mano, mi fece segno di unirsi a lui.
I miei passi erano impacciati e mi muovevo imbarazzata tra i ragazzi che mi fissavano increduli.
"Penseranno che sia un'altra alunna, magari un po' troppo cresciuta? Oppure credono che faccia parte dello staff della Yuuei? Magari stanno solo pensando a quanto sia sfigata, a presentarmi a scuola ancora e ancora, anni dopo aver finito."
-Buongiorno, Sensei- chinai velocemente il capo, in segno di saluto.
-Buongiorno.- rispose freddamente, prima di potersi rivolgere agli alunni 
- Lei è stata una studentessa che si è distinta tra gli altri. Mi ha colpito molto il suo modo di pensare e agire, tanto che ho deciso di proporle, una volta finita la scuola, se avesse voluto unirsi a me e avermi come Maestro: a voler perfezionare le sue tecniche e diventare una professionista attraverso me.- fece una breve pausa per poi continuare con un tono decisamente più nervoso - anche se, ad oggi, continua a farsi sfuggire un criminale a cui da la caccia da settimane, ormai.-
Alcuni ragazzi risero, altri parlarono tra di loro, ma comunque tutti sembravano più rilassati di quando ero arrivata. 
Almeno avevo sciolto la loro, di tensione.
-Gentile come sempre Sensei. La ringrazio.-
-Sicuramente non sei un esempio da seguire, ma ne riparleremo più tardi- indicò una panchina con lo sguardo -aspettami un attimo, per favore.-
Chinai un'altra volta il capo, prima di andarmi a sedere.
Seguii tutta la lezione con interesse, notando quanto i suoi metodi di insegnamento fossero uguali ad anni fa ma, allo stesso tempo, diversi da quelli che usava con me.
Si vedeva che, con loro, ci andava piano. 
Continuando a guardarlo degli strani pensieri mi balenarono in mente, come fossero luci a intermittenza in una stanza buia.
Luci che non riuscivo a spegnere.
L'intera lezione mi lasciò a bocca aperta; rimasi scioccata da quanto questi ragazzi fossero preparati e determinati a raggiungere i loro obbiettivi, alcuni avevano usato davvero ogni mezzo a disposizione. Rimasi a bocca aperta notando le doti di uno di loro in particolare, che sembrava avere la stessa unicità di All Might. 
"Strano"
Ma non ci badai troppo, oppure smisi di farlo quando vidi il Sensei avvicinarsi.
-Andiamo, abbiamo molto di cui discutere.-
Camminò davanti a me, con le mani nelle tasche, facendomi strada.
Lo seguii. 
Lo seguii come se fosse il mio esecutore e mi stesse conducendo al patibolo.
 

Note:
Eccoci al secondo capitolo! Scusate se ci ho messo più del previsto, spero di non avervi fatto aspettare troppo.
Comunque sia, fatemi sapere cosa ne pensate! La vostra opinione è davvero molto importante per me!
Vi ringrazio in anticipo per aver letto questo secondo capitolo e -magari- aver lasciato qualche messaggino!
Ci vediamo alla prossima puntata e, come sempre, 
PLUS ULTRA!!

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Capitolo 3
*** La Sala Relax ***


Nella stanza entrava una luce fioca, la serranda della grande finestra era abbassata per metà. 
Ricordavo perfettamente uno dei luoghi off limits per noi studenti, dove i Sensei si rilassavano nelle pause tra una lezione e l'altra: ero sempre stata attratta da loro... Da lui.
- Prego, siediti.- i suoi occhi stanchi mi seguirono fino a quando non mi sedetti sul piccolo divano dietro di me.
Quando ero solo una studentessa ambivo a poter passare del tempo lì, chiacchierare con gli insegnanti, fare amicizia e avere dei rapporti extra scolastici ma, ahimè, ero troppo piccola per realizzare certi desideri, allora.
-Di cosa mi voleva parlare, Sensei?- presi coraggio e gli sbattei in faccia la domanda che avrei voluto fargli la sera precedente, al telefono.
-Ci sono tante cose da dire.- si sedette davanti a me, tenendo le braccia conserte.
Con molto imbarazzo, iniziai a guardarlo negli occhi stanchi: gli stessi che erano il fulcro del suo potere. 
Era da troppo che non lo guardavo, forse dai tempi del liceo. Quando lui spiegava qualcosa, qualsiasi essa fosse, io ero totalmente assorta dalle sue parole tanto da non vedere altro oltre che lui. 
Mi vennero gli occhi lucidi, mentre continuavo a sostenere lo sguardo, fino a quando sbottai:
- Mi dispiace averla delusa Sensei! - mi tenni la testa con le mani fissando il pavimento, con la vista che iniziava a farsi sfocata per via delle lacrime: - mi dispiace, davvero. Non pensavo di poter essere una tale delusione.-
Ci fu un lungo momento di silenzio che sembrò interminabile, poi lo sentii parlare ancora, con la sua voce pacata.
-È così che ti senti?-
Alzai immediatamente il capo e tornai a guardarlo, cercando di nascondere le lacrime.
- Cosa... Cosa intende dire?-
Staccò la schiena dalla seduta e si sporse verso di me
- rispondi e basta: è così che ti senti?-
I miei occhi girarono nervosamente per la stanza, prima di tornare nuovamente sul pavimento. Il mio imbarazzo era palpabile, così come il nervosismo.
-Sì. Quel criminale è stato la prova lampante della mia inadeguatezza.-
- Mi reputi uno stupido, quindi?-
Scioccata, iniziai a guardarlo di nuovo, -cosa? No! Assolutamente no! Non mi permetterei mai di pensare un...- mi interruppe bruscamente, non lasciandomi finire la frase.
-Sei stata una mia studentessa. Sai benissimo che, se in qualcuno non vedo alcuna speranza di poter raggiungere gli obbiettivi prefissati, rinuncio ancora prima di cominciare. Pensi che con te sia diverso?- 
Un'altra pausa. Forse per farmi riflettere.
"Non sto facendo altro che figure di merda. Una dopo l'altra. Proprio con lui."
Avrei potuto rinunciare ad addestrarti, infrangere ogni tua illusione. Non mi sarei mai battuto per farti diventare la mia allieva e forse, in futuro, la mia spalla, se non credessi in te. -
"Cazzo!"
Sgranai ancora di più gli occhi dall'incredulità, cercando in ogni modo di non far trasudare alcun tipo di stupore. Respiravo piano, o almeno provavo a farlo, ma era difficile prendere in giro chi mi aveva insegnato quella tecnica.
Almeno mi aiutò a ragionare, prima di rispondere.
- Non ho mai pensato che lei sia uno stupido, Sensei, tantomeno che abbia scarsa abilità di giudizio.-
-Allora perché dubiti delle tue capacità?-
Si alzò e, camminando fino alla finestra, iniziò a guardare fuori, attraverso  quello spiraglio che faceva filtrare la luce all'interno della stanza.
- Tu hai un grande problema, Kristine, e dobbiamo lavorare specialmente su quello.-Sospirai, cercando di farlo il più silenziosamente possibile.
- L'insicurezza.-
"Ma dai? Non l'avrei mai detto. Mi ha presa come apprendista oppure ha iniziato una carriera da psicologo e io sono la sua prima paziente? Cosa fa, lo strizzacervelli di professione? Pensavo fosse un eroe professionista e un insegnante, allora perché si mette a psicanalizzarmi?"
Diede una veloce occhiata all'orologio fissato sul muro, prima di dirigersi verso la porta:
-ora devo sistemare delle scartoffie e firmare dei documenti. Ti contatterò più tardi.-
Fece per andarsene, ma io parlai prima che potesse uscire dalla stanza:
-non c'è altro che vuole dirmi? Mi ha chiamato qui solo per questo discorso?-
Rimase immobile per qualche secondo, prima di voltarsi verso di me, tenendo sempre la porta aperta.
- Ci sono altre cose, è vero. Ma è anche vero che sto lavorando.-
Annuii lentamente
- Rimani nei paraggi, ti chiamerò appena avrò finito di lavorare.- 
Dopo queste ultime parole, chiuse la porta dietro di se; lasciandomi da sola nella stanza, con il sole che illuminava sempre di più quella piccola e rilassante sala.
Rimasi per un po' da sola con i miei pensieri, continuando a mordermi le unghie mentre ripensavo alle parole del Sensei.
"La mia insicurezza. Dovrebbe starmi più vicino, magari, per farmi sentire più sicura di me. Dovrebbe spiegarmi le cose e allenarmi più volte, dovremmo vederci, stare insieme, dovremmo avere un rapporto perché io possa essere meno insicura?"
La testa mi esplodeva e più cercavo una soluzione, più non riuscivo a cavare un ragno dal buco.
Improvvisamente la porta si spalancò rumorosamente ed io sobbalzai, graffiandomi anche una gengiva.
Dall' altra parte vi era un uomo esile, con gli occhi scavati ed i capelli biondi, vestito di tutto punto. Non lo avevo mai visto a scuola, anche se sembrava avere l'aria di essere un insegnante: che fosse un nuovo acquisto assieme ad All Might?
- Oh. Salve.- Salutò imbarazzato, grattandosi la testa e avanzando verso il divano dove prima era seduto il Sensei.
-Salve a lei. Stavo giusto per andare via, ora la lascio in tranquillità, signore.-
La sua espressione mutò in sofferente quando mi sentì pronunciare l'ultima parola, ma cercò di riprendersi subito, oppure di non darlo troppo a vedere.
-No tranquilla, tranquilla, puoi rimanere. È un'area relax, credo sia per tutti.- Si sedette con un leggero tonfo e iniziò a preparare il the, - ne gradisci un po'? Ti avviso che avevo messo l'acqua nel bollitore un'oretta fa. Ora deve avere la temperatura perfetta.- 
Parlò gentilmente, sembrava quasi un intenditore di the di altissima qualità. Un esperto di acqua calda, ammesso che ne esistano.
-Bè, devo aspettare il Sensei Aizawa, quindi tanto vale berne un pochino.- Gli sorrisi calorosamente e lui ricambiò, iniziando a sistemare le tazze -Non l'ho mai vista da queste parti. È un nuovo professore, per caso?- chiesi, incuriosita.
-Sì, possiamo dire così, e ho già avuto il piacere di conoscere l'insegnante che hai nominato prima. Tu devi essere la sua allieva; ho sentito molto parlare di te, dagli altri Sensei.-
-Ah si? Spero siano solo cose positive.- scoppiai in una risata fragorosa, una di quelle che non si addicono per niente ad una ragazza. 
- In realtà non mi sono mai fermato ad ascoltare bene, ho sentito solo che Aizawa ha un'allieva il che è strano, per uno come lui.- L'uomo non sembrava divertito dalla mia "battuta", ma piuttosto concentrato a versare il the da una specie di caraffa thermos, usata al posto di una vera teiera. 
- Lo dicono tutti, sa? Ma solo perché, esternamente, sembra una persona a cui non interessa niente di nessuno. Sempre pronto a puntare il dito o buttare giù l'autostima di qualche suo alunno.-
- Tu pensi sia così?- I suoi occhi brillarono di una luce forte. Come se in essi ci fosse scritta una lunga e travagliata storia, degna di essere raccontata.
-Io, signore, sono la persona meno adatta a rispondere alla sua domanda.- soffiai sulla superficie dell'acqua, prima di iniziare a bere.
-Ah. Pensavo lo conoscessi bene.- 
-Purtroppo non me ne ha mai dato l'opportunità. Lo conosco come lo conoscono i suoi alunni, non di più.-
-Se è il tuo Sensei dovresti avere un rapporto un po' più profondo con lui. Anche io ho un allievo e lo ho allenato personalmente: mattina e sera, ogni giorno della settimana. Tutt'ora lo sto seguendo molto da vicino. Ci tengo che impari il più possibile da me.-
Aveva una punta di delusione negli occhi: magari si aspettava che parlassi del Sensei.
Alzai le spalle, sorseggiando ancora; quell'uomo era proprio bravo a preparare il the, nonostante tutto aveva addirittura la temperatura giusta!
-Forse sono cose di cui non mi dovrei impicciare, del resto, lui è una persona molto riservata.-
-Aiutami a dire molto-, ribattei, ridendo sotto i baffi.
A questa frase una risata scappò anche a lui, che quasi rischiò di sputare la bevanda.
Passammo dei minuti a parlare ancora, mi divertivo con quel tizio, avrei voluto averlo come professore; sarebbe stato davvero divertente! Gli dissi del mio passato allo Yuuei, della mia unicità e del mio "problemino" con quel criminale. Lui mi diede dei consigli, che in realtà non sapevo se seguire o meno, e mi disse di non buttarmi giù, che lui avrebbe fatto il tifo per me. Mi chiese infine se, alla mia prossima visita alla scuola, avessi potuto avvisarlo e, magari, avremmo potuto farci una chiacchierata. Accettai e gli diedi il mio numero, così lui fece con il suo.
Era bello aver stretto una nuova conoscenza con un insegnante che sembrava interessato ai miei progressi, senza doppi fini.
Proprio quando stavo per salutarlo, si congedò dicendomi che aveva una lezione speciale. Subito dopo il Sensei mi chiamò e mi disse di raggiungerlo nell'aula computer. 
Così feci.
Arrivai lì e, nel totale imbarazzo, scoprii che non era da solo. Mi sporsi di poco, il giusto per farmi vedere, per poi tornare con la schiena al muro, aspettando.
Appena uscì io mi limitai a seguirlo, facendo un cenno della mano a tutti gli altri insegnanti che avevo evitato poco prima.
Nessuno dei due parlò, fino a che non ci trovammo fuori dal cancello della scuola, lì mi sentii libera da ogni giudizio.
-Ha detto che voleva dirmi altro. Cosa?-
Mi diede una veloce occhiata -ho preparato un piano di addestramento speciale.-
-Speciale? In che senso speciale?- Ero emozionata, ma anche molto spaventata dalla sua concezione di "speciale".
-Ho parlato con il preside. Gli ho chiesto se, oltre al lasciapassare per la scuola, potesse darti la possibilità di stare con me.-
Ero confusa, ma l'emozione cresceva.
- Più tempo passeremo insieme più io potrò insegnarti meglio, più tu apprenderai facilmente. Mi rendo conto che queste tue profonde lacune derivino da me. Non sono stato molto presente per aiutarti, spiegarti e guidarti.-
Non sapevo cosa dire. Camminavo con le gambe che tremavano, quasi incredula di come la situazione si stesse evolvendo.
-Quindi... Dovrò venire con lei a tutte le lezioni? Seguirla in ogni attività scolastica?-
-Soprattutto in quelle. Imparerai molto e, appena finite le lezioni, inizierà il vero addestramento.-
-Il preside ha un cuore d'oro.- Amavo quell'adorabile animaletto e non perdevo un momento per elogiarlo, quando veniva nominato.
Lui annuì, poi riprese a parlare, -oggi consideralo come il tuo unico giorno libero. Quando tornerò a casa inizierò a elaborare il tuo piano d'allenamento. Domani toccherai con mano quello che, per te e la tua unicità, sarà il punto più profondo dell'inferno.-
Un brivido mi salì lungo la spina dorsale. Ero emozionata, ma anche tanto spaventata.
Ripensai, per qualche istante, alle parole dell'uomo magro. Secondo lui avrei dovuto passare più tempo con il Sensei e, forse, questa era proprio la giusta scusa per poterlo conoscere meglio: per poter provare ad instaurare un altro tipo di rapporto, diverso da quello professionale.
Mi accompagnò fino a casa, quel giorno, raccomandandomi di riposarmi finché potevo, perché poi non sarebbe più esistito un comodo letto in cui dormire o un morbido divano su cui sdraiarsi. Intimorita presi la sue parole come un monito, cercando, in quella giornata così stranamente diversa dalle altre, di dormire il più possibile.
Forse riuscivo a sentire che le cose stavano cambiando. 
Il vento soffiava diverso su di me, quella notte.
Un infernale, e al tempo stesso bellissimo, capitolo della mia vita stava iniziando quel giorno. 
 

Note:
Salve ragazzi! 
State diventando sempre di più a leggere questa fanfiction e posso solo dire che mi si scalda il cuore a sapere che, magari, aspettate con ansia ogni nuovo capitolo!
Grazie ancora per il tempo che mi dedicate, spero che anche questa piccola parte sia di vostro gradimento.
Ancora non posso spingermi troppo oltre, che a causa della rigidità che il personaggio di Aizawa mi impone di usare, ma sappiate che quando lo farò sarà fantastico e spero che ve lo godrete tutto! 
A presto, cari lettori!

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Capitolo 4
*** La Prima Ronda ***


Il rumore della sveglia, a quell'ora della mattina, mi ricordò lo scuola. Quando aprii gli occhi iniziai a pensare a come potesse andare la giornata:
"E se gli altri ragazzi pensassero qualcosa di brutto o sbagliato su di me? Magari diranno che sono al fianco del Sensei solo perché ho altri "talenti speciali", totalmente diversi dalla mia unicità. Oppure potrebbero prendermi in giro perché frequento ancora la scuola e non sono riuscita a diventare una professionista..."
La paura di fare tardi mi aiutò a scacciare via quella voce che sempre continuava a punzecchiarmi, nella mia testa. Non c'è niente di più crudele che non credere in se stessi.
Mi alzai in fretta e aprii l'armadio scegliendo gli abiti più comodi che avevo. Sperando di non fare una figura meschina con i colori sgargianti, scelsi una tonalità di grigio e rosa antico. Mi diressi poi in cucina per fare una modesta colazione: continuai a pensare, mentre versavo il succo d'arancia nel bicchiere, a quali idee avrebbero potuto farsi in quel liceo, vedendomi così vicina al Sensei per così tanto tempo.
"Ma, veramente me ne importa qualcosa?"
Alzai le spalle, mentre mordevo un biscotto 
"Dovrei imparare a fregarmene del giudizio altrui e questo può essere un inizio."
Mentre finivo di prepararmi, il mio telefono squillò e comparì il numero del nuovo professore: con molta curiosità, e parecchia inquietudine, risposi.
-Sì, pronto?-
-Buongiorno! Sono seduto alla caffetteria della scuola tutto solo, vuoi venire a farmi compagnia? -
Pensai per qualche secondo alla sua proposta, poi guardai l'ora; ero ancora in tempo, ma se mi fossi fermata lì a parlare, avrei sicuramente fatto tardi.
-Mi farebbe molto piacere, signore, ma se facessi tardi il Sensei non me lo perdonerebbe.-
Un lungo silenzio mi fece pensare che avesse riagganciato o che la linea fosse caduta, ma guardando lo schermo che mostrava i secondi di conversazione, capii che stava solo in silenzio:  -sarà per la prossima volta, allora.-
-Certamente!- risposi con entusiasmo, in completa opposizione con il suo tono, che si era fatto cupo.
"Che vuole questo da me, adesso?"
Chiusi la chiamata dopo averlo salutato.
"Che sia un maniaco, o una cosa del genere?"
Avevamo avuto una bella conversazione, il giorno precedente, ma non potevo immagine che volesse usare al più presto il mio numero, tanto da chiamarmi la mattina successiva alla chiacchierata. 
Sospirai, dopo aver chiuso la porta di casa, lasciando dentro problemi, insicurezze e paure. Dirigendomi poi allo Yuuei, cercai di arrivare il più presto possibile, per incontrare il Sensei prima delle lezioni e farmi spiegare questo suo "piano di allenamento".
Lo cercai a lungo, poi pensai che potesse trovarsi già in classe, aspettando l'inizio delle lezioni riposandosi nel suo sacco a pelo.
Realizzai, camminando nuovamente per i corridoi, che ai ragazzi importava poco o niente di me; alcuni non mi rivolgevano minimamente lo sguardo, altri, invece, sembrava che mi ammirassero con occhi sognanti. Magari pensando che fossi una vera professionista.
"Davvero aspirate a diventare dei falliti? Che io ricordi, i miei sogni non erano questi, quando avevo la vostra età."
Con la testa alta raggiunsi la sezione della classe che, il giorno precedente, era in cortile con lui. 
L'aula era deserta e, dietro la cattedra, c'era Aizawa seduto a terra, che riposava nel suo sacco a pelo giallo. Mi chinai lentamente, fino a raggiungere la sua altezza, e sussurrai,
-Sensei? Sono arrivata un po' prima per parlare...-
-Immaginavo l'avresti fatto.- Rispose con voce più assonnata del solito
-È sicuro di stare bene? Sembra stremato.-
Aprì gli occhi lentamente e mi guardò per qualche secondo, prima di rispondere:
-Conviene che tu mi dica che dubbi hai, prima che inizi la lezione. Tra qualche minuto arriveranno i ragazzi.-
-Ehm, ecco... Devo davvero stare qui? A cosa serve "frequentare" nuovamente la scuola. Sono tutte lezioni che ho già fatto, in passato.-
Il Sensei si alzò e uscì dal sacco a pelo, dirigendosi verso la porta mi fece cenno di seguirlo. 
- Ho bisogno di averti vicina fino alla fine delle lezioni, per poi poterti allenare come ritengo più opportuno.-
Continuammo a camminare tra gli sguardi, ora diventati increduli, degli studenti, fino ad arrivare nella sala professori dove posò il suo prezioso oggetto.
C'erano ancora delle cose che non avevo capito, che non mi erano così chiare.
-Sensei, se posso, vorrei sapere di più sull'allenamento di cui mi ha parlato.-
Aizawa sospirò e tirò fuori dalla tasca una tabella.
-Leggi. Non ti piacerà.-
Presi in mano il foglio di carta e iniziai ad esaminare la comprensibilissima scrittura del Sensei; c'erano una marea di parole che, accuratamente, descrivevano ogni passo che avremo fatto insieme: dagli allenamenti per accrescere la forza della mia unicità alle ronde notturne, dal riuscire a controllare l'energia al saperla sprigionare appieno. C'erano persino i suoi orari scolastici e dove trovarlo quando non teneva lezioni.
-Sembra... Un po' eccessiva. Addirittura gli orari?-
Incrociò le braccia e si incamminò nuovamente verso la classe -devo averti sotto stretta sorveglianza. Faremo insieme anche le ronde notturne.-
-Cosa?!- risposi quasi con un urlo, tanto che alcuni ragazzi mi guardarono in modo strano, ma lo shock era troppo per potermi contenere.
-Non è mai voluto venire.-
-Ti ho detto che le cose sono cambiate, ora.-
Raggiungemmo la sezione A, dove già gli studenti lo stavano aspettando. 
Era imbarazzante trovarsi vicino al Sensei, mentre parlava ai suoi alunni, ed avere tutti i loro occhi puntati addosso.
-Possiamo sapere cosa ci fa quella ragazza qui?-
Aizawa mi diede un'occhiata veloce per poi rispondere alla tipa rosa che aveva fatto la domanda tanto inopportuna quanto intelligente.
-Pensatela come mia assistente, adesso. Ve lo avevo accennato ieri: Kristine è sempre stata un'ottima alunna, ma ha ancora bisogno di me e quindi seguirà le nostre lezioni da vicino.-
-A me sembra che sia solo una sfigata disadattata!- esclamò un ragazzo con i capelli a punta, biondi.
"Ecco. Ci ha preso. Lo sapevo."
-Certo che non hai proprio il cervello, Bakugo. Volersi perfezionare non è segno di disadattamento.- controbatté un altro
-Secondo me stanno insieme!- urlò la ragazza che aveva iniziato il dibattito, incrociando le braccia con disappunto.
"COS...?"
-Va bene, ora basta!- tuonò il Sensei, prima che la situazione potesse degenerare ancora di più. -Il vostro interesse è sapere perché presenzierà alle mie lezioni. Niente di più.-
Tutti si zittirono immediatamente. Aizawa aveva ancora quell'alone di terrore che gli faceva ottenere il rispetto di tutti, specialmente quando i suoi capelli si alzavano e i suoi occhi diventavano rossi.
-Adesso mettetevi le tute e andiamo fuori. Continueremo l'allenamento di ieri.-
Alcuni sbuffarono mentre altri erano eccitati. Mi piaceva quella classe, sembravano essere uniti.
Tornammo dove, nel giorno precedente, mi aveva umiliata davanti ai ragazzi. Mi limitai a sedermi sulla panchina e prestare attenzione alla lezione.
Gli sguardi degli alunni mi ricordavano i primi periodi che iniziai a frequentare lo Yuuei: terrore, puro terrore e semplice insicurezza colmavano il mio corpo. Totalmente.
"Non che ora sia cambiata di molto."
Ero sempre stata la prima delle classe, nelle materie scritte e orali ma, per quanto riguardava la pratica, mi salvai più di una volta grazie all'aiuto della mia Unicità e, ovviamente, del Sensei. Lui ha sempre provato a tirare fuori il meglio da me, dicendomi che se mi fossi impegnata, sarei riuscita a superare perfino All Might! 
"Roba da non credere."
Peccato che sia caduta così in basso, dopo tutti i suoi sforzi. Però, il giorno precedente, mi aveva fatto un discorso ben chiaro, coinciso e assolutamente logico. Proprio com'era lui. 
Guardai ancora gli studenti: determinati, vivi e sicuri di loro stessi. 
Tutti tranne uno, che sembrava farsela davvero sotto; lo seguii con lo sguardo più e più volte, il poverino era talmente teso che nemmeno se ne accorse e continuò a tenere un'espressione di sofferenza sul volto, fino a quando non toccò a lui fare l'esercizio. 
Aveva molta paura. La potevo percepire.
Proprio mentre ero concentrata ad osservare una situazione che mi sembrava fin troppo familiare, il mio telefono squillò ancora.
Di nuovo quel professore.
Risposi, anche se esitai a lungo prima di farlo.
-S...Sì?-
-Ecco io volevo chiederti se stasera ti andasse di venire a bere qualcosa con me.-
Stavo iniziando a spaventarmi veramente. Il tipo sembrava sempre di più uno stalker e il fatto che non mi avesse detto il suo nome accresceva questa mia brutta sensazione.
Non sapevo cosa rispondergli, era come se mi trovassi ad un bivio: rifiutare un'altra volta e tornare sana e salva a casa, oppure accettare e portare qualcun altro con me.
I miei neuroni ci misero poco per mettersi in moto, e proposi quella che mi sembrava la soluzione più ovvia.
-Può venire anche Aizawa? Dopo ho da fare con lui, quindi mi sembra rispettoso invitarlo.-
Appena sentì il suo nome, il Sensei si girò preoccupato nella mia direzione; io gli feci un cenno per fargli capire che dopo avrei spiegato ogni cosa.
Qualche secondo di silenzio, dall'altra parte del telefono, prima della risposta:
-Va benissimo. Infondo è un uscita tra amici, no? Anche se non penso sia tipo da bevute, specialmente in luoghi rumorosi e affollati.-
"Anche io li odio. 
Tanto."
-Sono sicura che per stasera farà un'eccezione.-
L'uomo fece una risata sommessa, prima di stabilire il luogo e l'ora, salutarmi e riagganciare.
Non passò molto tempo alla fine della lezione e altrettanto alla fine della giornata scolastica. Era come se il Sensei volesse evitarmi, ma al tempo stesso volesse sapere ogni dettaglio di quella strana telefonata che l'aveva coinvolto. Mi lanciava delle occhiate che non gli avevo mai visto lanciare a nessun altro. Che fosse geloso? 
"Penso proprio di no. Come potrebbe mai esserlo?"
Gli alunni erano stremati ma, purtroppo per loro, altre ore di lezione li attendevano. Noi invece eravamo liberi di andare: il Sensei aveva concluso la sua giornata lavorativa.
-Scommetto che ha dei documenti da firmare.- gli dissi, facendo un mezzo sorriso.
-Sì, ma farò in fretta. Devi darmi delle spiegazioni.-
Alzai le spalle, fingendo che fosse tutto nella norma. 
-L'aspetto fuori, Sensei.- 
Dopo queste parole iniziai a camminare verso l'uscita, sentendo i suoi occhi addosso appena mi voltai.
Aspettai vicino al portone dello Yuuei, poggiandomi al muro e tirando fuori il telefono, controllando uno dei tanti social network che frequentavo.
C'erano dei messaggi da alcuni miei amici, ex compagni di classe e familiari. Decisi di rispondere ad alcuni, giustificando la mia assenza con il tanto lavoro che avevo da fare.
Ero così presa a scrivere da non accorgermi che il Sensei fosse dietro di me, guardando il mio cellulare. Fino a quando parlò.
-Non sarebbe logico mentirmi.-
Dopo le sue parole sobbalzai, facendo quasi cadere il telefono -S... Sensei- mi presi un attimo per respirare profondamente, il cuore mi batteva fortissimo per lo spavento che mi aveva fatto prendere: -secondo quale criterio le starei mentendo?-
I suoi occhi stanchi mi squadrarono, come al solito. -Con chi stavi parlando oggi, mentre facevo lezione, perché hai fatto il mio nome?-
-Ehm ecco, è una storia un po' lunga... Vuole sedersi, magari?- indicai ironicamente un piccolo angolo del muro dov'ero poggiata, ma lui ovviamente non calcolò minimamente il mio gesto.
-Non fare queste battute idiote. Mi fai pensare ad una persona che non voglio ricordare.-
-Va bene, scusi. Camminiamo, allora?-
Annuì, facendo strada.
Sospirai, prima di iniziare a raccontargli cosa fosse successo il giorno precedente:
-Allora, tutto è iniziato ieri, dopo che lei mi ha lasciata nella sala relax per andare a finire il suo lavoro. È entrato un uomo strano, che diceva di essere un professore: con gli occhi scavati, magro e biondo. Ha iniziato a parlarmi, abbiamo preso un the buonissimo insieme e ci siamo scambiati i numeri di telefono ma non pensavo potesse chiamarmi stamattina, per chiedermi di fargli compagnia in caffetteria, e prima a lezione, per domandare se potevamo bere qualcosa stasera. All'ultima proposta gli ho detto di sì, ma solo se fosse venuto anche lei, Sensei.-
Quando tornai a guardarlo in faccia, aveva l'espressione più stupita che gli avessi mai visto fare. 
-Cosa ti fa pensare che io accetti questa tua proposta?-
-Ho avuto paura che potesse essere un maniaco, ma allo stesso tempo non volevo respingerlo un'altra volta: lui aveva detto che vi conoscevate e anche per questo l'ho messa in mezzo. Mi dispiace, so che non avrei dovuto...-
- Tsk... Maniaco? Toshinori è un bravo ragazzo, non devi averne paura. Stasera verrò con te, ma solo perché gli dovevo una bevuta da un po' di tempo, ormai...-
"Toshinori. È così che si chiama allora. Il Sensei conosce proprio tutti."
-Fate scommesse per caso?- lo guardai con malizia, cercando di fargli passare di mente il mio errore.
-Non penso sia opportuno parlarne ora, Kristine.- mi poggiò una mano sulla spalla, un gesto che non mi aspettavo minimamente. 
-Lasciamo che stasera i fumi dell'alcol ci aiutino a conoscerci meglio.- Alzò un angolo della bocca, imitando un sorriso, per poi tornare alla solita espressione. Sembrava sollevato, in un certo senso, e anche lievemente felice.
"Che anche lui abbia intenzione di conoscermi meglio? Magari, dovendomi avere accanto per tanto tempo, ha deciso che sia meglio abbattere certi muri tra di noi. Saremo sempre il Sensei e la sua apprendista, ma con un po' più di confidenza, magari."
-Lo spero, Sensei.- Gli mostrai un sorriso che mi venne dritto dal cuore, prima di far tornare il silenzio.
Camminammo a lungo, quel pomeriggio, fino ad arrivare in una zona quasi totalmente lasciata a se stessa, nella città. Vagamente somigliava a dove il criminale che stavo seguendo da settimane continuava ad operare.
Confusa, presi la tabella che il Sensei mi aveva fornito e non c'era scritto niente per oggi pomeriggio, ma per stasera.
-Vuole dirmi che devo farlo adesso l'allenamento di stasera?-
Aizawa annuì, tirando le bende intorno al collo e facendole fluttuare.
-Inizia a cercare, lui è qui. Da qualche parte.-
Chiusi il foglio e lo infilai in tasca, prima di poter controbattere:
-Ma, Sensei, è solo il primo pomeriggio! Potrebbe essere pericoloso e non abbiamo il favore del l'oscurità per agire!-
-Non hai. Io mi limiterò a guardarti e seguirti. Non c'è cosa che mi dia più fastidio di lavorare quando il sole è ancora alto. Ma, visto che hai preso impegni per stasera senza dirmi niente, ora ti allenerai il doppio.-
Fece un salto e sì aiutò con le bende per scalare un'edificio, poi iniziò ad osservarmi dall'alto.
Sbuffai e cominciai a girare per i vicoli, cercando quel pezzo di merda.
"Ecco perché mi ricordava quel posto... È quel posto. Di notte tutto sembra più diverso e tranquillo io, poi, non ho mai avuto un gran senso dell'orientamento.
Spero di non fare una brutta figura, specialmente oggi che il Sensei è qui a guardarmi."
Respirai ed espirai, cambiando strada; sentivo una grande pressione che veniva dall'alto. Non potevo udirlo muoversi, ma sapevo che mi stava seguendo passo passo. 
Un rumore lo sentii, però, un rumore che riconoscevo molto bene.
Non ci pensai due volte, immediatamente mossi le dita e l'energia sprigionata si scagliò contro quell'essere, sotto forma di una mano artigliata, che subito lo ferì gravemente.
-Che cazzo!- urlò il criminale, perdendo il controllo della mimetizzazione e tornando visibile, -sei ancora tu, sporca puttana! Ancora non ti sei arresa?-
Si teneva il taglio più profondo con la mano, insultandomi e arrampicandosi con l'altra sul muro, cercando una via di fuga.
-Questa puttana oggi ti consegnerà alla giustizia! I tuoi crimini finiranno finalmente!-
Lo vidi correre su un palazzo e buttarsi nella parallela, così corsi velocemente in quella direzione, ritrovandomi in un vicolo vuoto.
-Ora basta. Questi giochetti mi hanno stufata!-
Mossi le dita tenendole il più rigide possibile, tanto che arrivarono a tremarmi, crepando tutti i muri che mi circondavano. Con quella scossa di energia, il tipo uscì allo scoperto di nuovo e lo inseguii tirandogli contro qualsiasi oggetto trovassi sulla strada, urlandogli di fermarsi. Ma non mi ascoltò.
La situazione si fece difficile quando arrivammo in un vicolo cieco, i cui muri erano troppo alti per essere scalati. 
Lo avevo in pugno, ormai.
-Dove hai intenzione di scappare ora?-
Il flusso grigiastro che usciva dalle mie mani lo aveva imprigionato, finalmente lo avevo preso!
-Cosa si prova a sentirsi in trappola?-
Continuai a domandargli, sebbene non potesse rispondermi perché lo stavo quasi soffocando.
-Mi hai fatto fare troppe figure di merda, ora ti consegnerò alla polizia e questa storia finirà.-
Continuavo a stringere l'energia intorno al suo collo, senza rendermene conto.
Improvvisamente percepii un fruscio dietro di me e sentii una mano poggiata sulla spalla.
-Kristine, lascialo, è sufficiente.-
Strinsi i denti, ripensando ai mille fallimenti che mi regalò quello scarto umano.
-Lascialo andare. La polizia sta arrivando.-
Sentivo le sue parole come se provenissero dalla superficie, mentre io mi trovavo infondo al mare.
La sua mano si staccò e me lo trovai davanti.
-Basta.- 
Spalancò gli occhi e i suoi capelli si alzarono, insieme alle bende. In quel momento l'uomo cadde a terra, senza fiato. Si potevano già sentire le sirene in lontananza.
"Quel bastardo mi ha portato via la gloria per troppo tempo. È colpa sua se gli alunni mi vedono come una fallita; è colpa sua se il Sensei non crede abbastanza in me; è colpa sua se non sono ancora diventata una professionista come si deve. 
È colpa sua..."
Non potevo più usare la mia unicità, ma le mie abilità fisiche rimanevano più che attive.
Urlai, come mai avevo fatto nella vita, e piangendo corsi contro il criminale scansando bruscamente il Sensei. Arrivai quasi a toccarlo, quel bastardo, che se ne stava buttato a terra, quasi totalmente in fin di vita.
Proprio mentre stavo per mettergli le mani addosso, sentii le bende di Aizawa intorno al bacino: mi tirarono indietro, accostandomi al suo petto.
-Lasciami! È tutta colpa sua se non mi consideri come dovresti! È colpa sua se i tuoi alunni mi vedono come una sfigata! Merita una giusta punizione!- urlai, urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni; non me ne resi minimamente conto, poi scoppiai a piangere: gli piansi addosso mentre lui mi bloccava anche con le braccia.
-Perché... Perché...?- continuavo a ripetere, stringendo la sua maglia tra le mani, tirandola e strattonandola.
Sentii le sirene della polizia sempre più vicine, smettere improvvisamente di suonare. Decisi di non seguire con lo sguardo la situazione, ma sentii il Sensei che parlava con gli agenti, dando il merito della cattura a me. 
Poi mi mise una mano sulla testa, forse per farmi calmare.
Riuscii a riacquistare la lucidità mentale solo dopo qualche minuto che la polizia aveva finito il suo intervento, portando via quel miserabile uomo.
Sapevo di dovere delle scuse al Sensei.
-Ce l'ho fatta. Alla fine.- dissi quasi sottovoce, con il viso ancora vicino al suo petto. -Ce l'ho fatta, Sensei. L'ho preso.-
Alzai la testa e lui mi lasciò andare, facendo dei passi indietro
-Hai commesso moltissimi errori. Penso sia inutile dirtelo, ma te li spiegherò più tardi.
Ora vai a riposarti. Ci vediamo stasera, sotto casa tua. Ti verremo a prendere noi.-
Non riuscii neanche a scusarmi, lui scomparve immediatamente dalla mia vista e io dovetti tornare a casa da sola, non che fosse troppo lontana, ma durante la camminata non facevo altro che pensare che gli avevo mancato di rispetto. Profondamente.
Ma ero totalmente decisa: la sera stessa, quando ci saremmo rivisti, gli avrei fatto le scuse dovute per il mio comportamento da bambina ingenua, da embrione d'eroe.
Avevo fatto gli stessi errori del liceo e me ne vergognavo tantissimo.
Speravo solo che il Sensei avesse voluto accettare le mie scuse.

Note:
Salve a tutti! 
Questa volta vi ho messo difronte ad un capitolo un pochino più lungo degli altri.
Spero comunque che vi divertiate ed emozioniate a leggerlo. Poi, se volete, fatemi sapere se vi fa piacere che siano così, oppure li preferite un po' più corti.
Non smetterò mai di ringraziarvi per il tempo che mi dedicate leggendo il mio racconto!
Tenetevi forte perché, andando avanti, troverete solo emozioni più intense!

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Capitolo 5
*** Serata con i Sensei ***


La prima cosa che feci, una volta rientrata a casa, fu una lunga e bollente doccia: sentivo di dover lavare via tutti i miei errori. 
Proprio sotto l'acqua che scorreva, iniziai a pensare a come potesse passare la serata, a cosa indossare e soprattutto a cosa dire, a quali argomenti trattare; è vero, avevo sempre desiderato uscire con dei Sensei, ma ora che mi trovavo in quella situazione non sapevo proprio come potermi comportare.
Non riuscivo a capire che tipo di uscita fosse: in amicizia? Come colleghi? Oppure più come Sensei e allieva? Mi dispiaceva anche dare poca importanza a quel Toshinori, infondo sembrava così ostinato a voler vedermi ancora.
"Non devo farmi trasportare. Devo tenere un certo decoro, non posso tirare fuori la vera me, non davanti a loro, ovviamente."
Riuscii a essere pronta prima dell'orario prestabilito, così decisi di guardare un po' di tv:  mi soffermai sul telegiornale per sentite se parlassero di quel criminale che avevo catturato, ma come mi aspettavo nessuno disse nulla a riguardo.
"Forse ne hanno parlato in diretta oggi pomeriggio e io ero troppo impegnata ad autocommiserarmi sotto la doccia per controllare."
Stanca di ascoltare altre notizie tristissime, decisi di fare zapping nell'attesa che i Sensei mi chiamassero. Ero già pronta a scendere.
"Non ci credo, sto davvero uscendo con degli insegnanti fuori dall'orario scolastico. È così surreale."
Passai una buona ora a leggere e ascoltare musica, fino a quando il Sensei mi chiamò.
-Siete qui sotto?-
-Sì. Per favore scendi in fretta, Toshinori sembra così impaziente di vederti...-
Ci fu un attimo di esitazione prima che potesse riattaccare. Non ci badai più di tanto e feci come mi aveva detto, correndo giù per le scale e scendendo in strada, dove Toshinori mi aspettava fuori da una macchina nera.
-Buonasera signorina!- mi salutò con un sorriso smagliante prima di aprirmi la portiera,
-Ehm... Grazie e buonasera a lei, Toshinori.-
Sembrò sorpreso quando lo chiamai con il suo nome, sapendo di non avermelo mai detto.
Entrai nella macchina e mi sedei al centro, cercando di non guardare direttamente Aizawa negli occhi. Mi vergognavo troppo della figura meschina che avevo fatto lo stesso pomeriggio.
-Buonasera anche a lei, Sensei.- gli dissi, tenendo il tono basso, mentre l'altro prendeva posto vicino a me.
-Buonasera, Kristine.- rispose lui, freddamente. Certo, non c'era molto da stupirsi nel suo comportamento.
Continuai a tenere lo sguardo fisso a terra quando l'autista partì.
-Allora, come ti senti ad essere qui con noi, stasera?- Chiese l'uomo biondo, avvicinandosi sempre di più, fino ad accostarsi a me.
- Protetta, sicuramente.- gli sorrisi, cercando un qualche segno di complicità da Aizawa che, ovviamente, non stava prestando attenzione alle nostre parole.
-Mi fa piacere che tu ti senta così con me.- Si avvicinò sempre di più e io di riflesso mi feci indietro fino a toccare il Sensei con la gamba.
-Con voi. Sì, con voi.-
-Certo, non che il Sensei Aizawa sia così rassicurante, con quell'aria sempre stravolta. Vero Shouta?- 
Ero talmente vicina a lui che lo sentii sospirare, senza neanche rispondere all'altro.
-Comunque sia, cosa ti prenderai stasera? Io pensavo ad una birra.-
-Forse un semplice cocktail, niente di speciale. È stata una giornata molto dura.-
Aizawa emise un verso di disappunto e io lo guardai con la coda dell'occhio. 
"Che si sia offeso per quello che è successo oggi? Non volevo davvero, solo che non sono riuscita a controllarmi in quel momento. Cosa posso fare ora?"
-Mi ha detto il tuo Sensei che oggi sei stata molto brava a prendere quel criminale.-
Sgranai gli occhi e mi voltai totalmente verso Aizawa, domandandogli:
-davvero gli hai detto così?-
Lui annuì, visibilmente infastidito, -solo perché hai commesso degli errori non significa che tu non sia stata brava. Non lo avrei divulgato, altrimenti, specialmente ad un collega.-
Non sapevo come rispondergli, non era arrabbiato con me, infondo, e neanche deluso. 
Sinceramente mi sentii molto sollevata, anche se la sua espressione mi preoccupava.
Tra una chiacchiera e l'altra arrivammo al pub, Toshinori comunicò all'autista che l'avrebbe richiamato appena avremmo concluso la serata.
Mentre lui parlava con l'uomo io raggiunsi Aizawa, che stava già entrando nel locale.
-Sensei, aspetti un attimo.-
Lui mosse la testa verso di me non proferendo parola e, proprio quando stavo per chiedergli del suo stato d'animo, arrivò l'uomo magro, che mi poggiò il braccio sulle spalle.
- Giovane Kristine! Non indugiamo, entriamo!-
Mi lasciai trasportare dal suo braccio fin dentro il locale; quando ci sedemmo al tavolo, lui prese il posto più vicino possibile al mio, facendomi sentire totalmente in imbarazzo.
Aizawa tenne la stessa espressione per tutta la sera, mentre sorseggiava la sua piccola birra. Ogni tanto notavo che mi guardava, specialmente quando Toshinori, che non aveva toccato la sua bevanda da quando l'avevano posata sul tavolo, cercava di fare delle pessime battute di abbordaggio.
Ero andata lì con l'intento di non deludere quella persona, ma tutto sommato mi divertii a chiacchierare con lui. 
La serata passò in fretta e, tra una confessione e qualche battuta di troppo, capii di essere leggermente brilla, ma comunque cosciente.
Uscimmo dal locale e l'auto già stava aspettando li fuori, quando Aizawa annunciò:
-io vado a piedi, ho bisogno di respirare un po' d'aria fresca.-
-Sei sicuro Shouta?- Chiese l'altro, avvicinandosi sempre di più alla macchina.
Il Sensei annuì e si allontanò lentamente.
-E tu? Vieni con me?- Mi chiese Toshinori, sfoggiando il suo contagioso sorriso.
-È una proposta allettante, ma non posso lasciare il Sensei da solo. In più deve ancora parlarmi degli errori che ho commesso oggi durante quella cattura.-
-Ah. Va bene, raggiungilo allora. Spero comunque che tu ti sia divertita stasera.-
-Oh sì, tantissimo! È la prima volta che ho un rapporto con dei Sensei fuori dalla scuola, ed è stato davvero fantastico! E grazie per avermi offerto il drink, te ne devo uno anche io.-
Lui si grattò la testa, forse in imbarazzo, - ma no, non c'è bisogno. Non preoccuparti cara.-
Detta quella frase mi accarezzò la guancia, prima di parlare ancora -ci vediamo a scuola, allora.-
Rimasi immobile, era un gesto che non mi sarei aspettata, specialmente da una persona che conoscevo poco.
Mi allontanai velocemente quando l'auto partì e corsi fino a raggiungere il Sensei. Sembrava avesse accelerato il passo appena io iniziai a parlare con Toshinori.
-Eccomi Sensei. Oggi pomeriggio aveva detto che voleva parlare degli errori che...-
-Ti sei divertita, eh? - Mi interruppe, usando un tono altezzoso.
-Divertita? Beh, sì, certo. Siamo usciti per questo, no?-
Lui sbuffò -Certo che sì. Sono contento che tu e Toshinori abbiate subito preso confidenza.-
-Cosa? Toshinori? E cosa c'entra lui adesso?-
-Perché sei venuta da me, adesso?- Si fermò di colpo e mi guardò dritta negli occhi.
-Perché mi aveva detto che dovevamo parlare. E non solo di oggi pomeriggio. Durante la serata non ha proferito una parola, Sensei, e la cosa mi ha rattristata parecchio.-
-Non sono tipo da uscite serali, se non per controllare che tutto vada bene in città.-
-Lo so, anche a me non piacciono, ma poteva essere una scusa per conoscerci meglio.-
Si rilassò appena sentì le mie parole e sembrò addirittura interessarsi a cosa dicessi, così continuai: -serve anche a questo un'assistente, o no? Se non impariamo a conoscerci bene non potremmo mai essere compatibili, neanche negli allenamenti. Poi ricordo che ha parlato di essere la sua spalla ma, sicuramente, senza alcuna confidenza questo non può essere possibile.- 
Mi stupii del mio discorso, era perfettamente razionale, nonostante io fossi ancora brilla. 
I suoi occhi sembrarono illuminarsi, appena finii di parlare.
- A volte dimentico di quanto tu sia così simile a me, ma così diversa.- Accennai un sorriso e lui continuò -Non c'è molto da sapere su di me, non sono una persona così interessante.-
-Ci sarà pur qualcosa che le piace fare, Sensei.-
Ci pensò a lungo, prima di parlare
-Mi piacciono i gatti, la razionalità e controllare la città dall'alto, di notte. In più amo la riservatezza, non voglio che tutti sappiano chi sono ed odio avere la pressione della popolarità addosso.- Fece una piccola pausa, guardandosi intorno: sembrava apprezzare l'aria della sera e la calma notturna. -Ma adesso parliamo di te e dei tuoi tanti errori.-
"Perfetto"
-Non ti devi lasciar prendere così tanto dalle emozioni. Lo stavi uccidendo.-
-È stato davvero uno sbaglio da principiante...-
-Meno di principiante. Continui a fare troppo rumore quando ti muovi e hai distrutto totalmente una zona urbana. Abbiamo tante cose da migliorare.- 
Riprese a camminare e io lo seguii.
-Domani farò fare ai ragazzi una cosa un po' diversa dal solito, ci concentreremo sul salvataggio. Ti sarà molto utile assistere.-
Annuii, non ripetendogli nuovamente che avevo già fatto quelle cose quando, anche io, frequentavo la scuola. La mia unicità era diversa dalle altre: poteva avere un potere infinito e, quando frequentavo la scuola, riuscii a usarne solo il 10% controllandola perfettamente. Il problema si pose quando,finito il liceo, cercai di usarla al massimo della potenza.
-Immaginavo di non parlare solamente dei miei errori tecnici.- Cambiai totalmente discorso, volgendo lo sguardo al cielo stellato.
-Le ho mancato di rispetto Sensei e anche troppo. Mi sono presa troppa confidenza e mi dispiace molto. -
-Non preoccupartene. È comprensibile, l'hai fatto perché eri sconvolta. Chiunque con la stessa emotività avrebbe reagito così.-
Rimasi sorpresa dalla sua risposta, in passato non avrebbe mai detto le stesse parole.
"Cosa? Non solo non si è offeso, ma in più dice anche che è comprensibile. Che mi conosca meglio di come mi conosco io?"
-Devi riuscire a controllarti, Kristine, o la tua emotività controllerà te e il tuo potere. Questo non deve accadere.-
Sospirai, mettendo la mani in tasca - Ho un peso che nessun altro porta; più che un'unicità, la mia è una maledizione.-
-Non pensarla così. Devi solo usare la testa.-
Alzai le spalle e tornai a sorridere quando incrociai il suo sguardo. -Quando avrò finito con te, saprai usare il tuo potere al massimo, senza alcuna conseguenza.-
Fui contenta di ascoltare quelle parole, mi rassicurarono.
Continuammo a camminare, il Sensei mi accompagnò sotto casa e aspettò che salissi per andare via.
Un'altra giornata si era conclusa al meglio e ora avevo anche la soddisfazione di aver finalmente preso quel criminale, che mi scappava da troppo tempo. Il rapporto con il Sensei sembrava stesse diventando più solido e, finalmente, riuscivo a vedere uno spiraglio per avere un altro tipo di rapporto con lui, oltre a quello professionale.
Sembrava che tutto stesse volgendo per il meglio, ma ancora non potevo sapere cosa il futuro mi riservasse.

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Capitolo 6
*** Il Dramma dell'USJ ***


Ero nuovamente davanti alla porta dell'aula 1A, ovviamente i ragazzi ancora non erano arrivati, poiché era troppo presto per l'orario della lezione. 
Il Sensei era, come al suo solito, seduto a terra a riposare; decisi di mettermi vicino a lui, ma senza disturbarlo.
-Come sta, Sensei?-
-Bene. Tu?-
-Benissimo.-
-Sei pronta per gli allenamenti di oggi, dopo la scuola?- continuava a tenere gli occhi chiusi.
-Ho letto il programma e sì, sono carica! Dopo ieri sera niente può abbattermi!-
-Perfetto.-
Sospirai e mi rialzai: -Se permette Sensei, andrei a fare colazione in caffetteria prima dell'inizio della lezione.-
-Vai, ci vediamo più tardi.-
Uscita dalla classe presi il telefono in mano e cercai nella rubrica il numero di Toshinori.
"Che faccio? Lo chiamo? Non vorrei che si mettesse in testa idee strane, però mi piace la sua compagnia."
Rimasi qualche secondo a fissare lo schermo, alla fine decisi di chiamarlo; il telefono squillò a vuoto più e più volte, stranamente non era disponibile.
Con un po' di delusione mi diressi da sola verso la caffetteria, ma lì con mia gran sorpresa, trovai l'insegnante d'inglese: Present Mic.
Mi accorsi della sua presenza quando, in fila per ordinare la colazione,  qualcuno mi urlò nell'orecchio un saluto all'americana.
-Hey Kristine! How are you?-
Mi girai di scatto, più perché mi aveva spaventata a morte che per vedere realmente chi fosse la persona in questione.
-Ehilà Sensei, quanto tempo! Io sto bene e lei?-
-Everything is alright! Scusa se ti ho spaventata!-
-Non si preoccupi. Diciamo che ci ho fatto l'abitudine.- sorrisi e avanzai nella coda, a breve sarebbe stato il mio turno.
-Che dici, dear, ci facciamo questa colazione together?-
-Ma certo! - in realtà non avevo proprio voglia di stare con lui, ma era meglio che mangiare da sola.
-Perfect! So che hai tante cose da raccontare.  Dopo la scuola hai vissuto tante avventure?-
-Non troppe, in realtà, ma gliene parlerò davanti ad una bella tazza fumante.- 
Il mio turno finalmente arrivò, così ordinai un cappuccino con panna e una fetta di torta al cioccolato; lui, invece, prese un caffè e dei semplici biscotti.
"Sono sempre la solita grassona."
Ci sedemmo ad un piccolo tavolo, abbastanza lontano dagli sguardi degli studenti, e iniziammo a conversare: gli raccontai di come Aizawa si fosse preso la responsabilità di aiutarmi e allenarmi, del criminale che finalmente ero riuscita a catturare e della nuova amicizia con Toshinori. A quest'ultima notizia, quasi scoppiò a ridere, ma non mi volle rivelare il perché.
Finimmo tranquillamente la colazione, ero ancora in tempo per arrivare in classe prima degli studenti, così mi congedai e tornai da Aizawa, che stava nella stessa posizione di quando avevo lasciato l'aula.
Aspettai vicino a lui, controllando le notifiche sui social e chattando con qualche amico,fino a quando i ragazzi non iniziarono ad entrare e la lezione cominciò.
Quello che mi aveva annunciato la sera precedente era vero: aveva un compito speciale per loro, che erano tutti eccitati all'idea di provare qualcosa di nuovo.
Poco dopo uscimmo dalla scuola per prendere un pullman che ci avrebbe portati fino al USJ, dove gli alunni dovevano mettere alla prova le loro doti di salvataggio.
Ovviamente presi posto vicino a lui, sul veicolo: cercai di iniziare una conversazione, con i ragazzi che litigavano come sottofondo.
-Chissà come fai a sopportare tutto questo.-
Lui, con gli occhi chiusi, scrollò le spalle:
-Ormai sono abituato. Gli anni portano esperienza anche nell'insegnamento, sai?- 
-Per una persona che ama la calma come te...-
-La calma si può trovare anche in altri modi, dovresti saperlo.- aprì gli occhi stanchi e li puntò nei miei.
Io mi limitai ad annuire, per poi fargli un sorriso che ricambiò alzando un angolo della bocca.
Arrivammo in pochi minuti al USJ e raggiungemmo Tredici all'interno dell'edificio.
Alcuni alunni erano totalmente assorti dalle sue spiegazioni, altri erano contenti di vederlo dal vivo. Con la sua tenera voce continuò a spiegare cosa fosse quel luogo e in cosa consistesse il loro compito odierno. Finite le spiegazioni si rivolse a me:
-sei davvero molto spesso con noi Kristine! Che piacere vederti ancora.-
-È un piacere anche per me, Sensei Tredici, come sempre.- gli feci un gran sorriso e lui lo ricambiò con una pacca sulla schiena.
Facendomi allontanare dagli alunni mi domandò, cercando di non farsi sentire da Aizawa:- Allora, come vanno gli allenamenti? Il Sensei è troppo duro con te?-
-Beh, diciamo che mi ha dato un programma specifico, abbastanza difficile, ma infondo so che lui sa perfettamente cosa fare.-
-Certo! Fai bene a fidarti Kristine e sappi che io faccio il tifo per te!- alzò il pollice in segno di sostegno e, prima che potessi rispondergli, le luci dell'enorme costruzione iniziarono a lampeggiare per poi spegnersi di botto. Ci furono anche malfunzionamenti vari, sparsi in ogni zona.
I miei occhi girarono per tutto l'edificio e, infondo al grande stadio, riuscii a intravedere delle figure scure. Subito mi voltai in direzione del Sensei, che già era pronto a difendere la sua classe, e lo stesso fece Tredici:
-Aizawa Senpai, chi sono quelli?- domandò, visibilmente preoccupato.
Non riuscivo a smettere di far saltare il mio sguardo dall'uno all'altro, fino a quando Aizawa rispose.
-Sono dei supercattivi. Gli stronzi responsabili di ciò che è successo ieri alla barriera- si voltò poi verso i ragazzi, che stavano per avanzare, forse con l'intento di combattere -Fermi! Rimanete con Tredici!- 
Dopo quelle parole si mise gli occhiali che lo aiutavano con la sua unicità. Io mi avvicinai di fretta, prima che potesse partire verso quella mandria inferocita.
-Vengo con lei.- 
Lui annuì e si rivolse nuovamente all'altro Sensei, dicendogli di difendere gli studenti, poi si buttò verso quell'ondata di persone che si avvicinavano sempre più velocemente.
Sentii le voci di molti degli alunni provenire da dietro di me, mentre lo seguivo: si preoccupavano per lui, alcuni dicendo che con la sua unicità sarebbe stato difficile affrontare quei criminali. 
Forse non lo conoscevano a fondo.
Lo raggiunsi in mezzo a quell'orda e iniziai a muovere le dita facendo fluire l'energia intorno a noi.
-Cerca di controllarti.- disse lui avvinghiando alcuni di loro tra le bende e facendoli scontrare.
-Non si preoccupi Sensei. Non mi lascerò trasportare dalle emozioni, questa volta.-
Misi fuori combattimento molti di loro, riuscendo a tenere perfettamente sotto controllo il mio potere; sapendo che quei ragazzi erano in pericolo mi concentrai al meglio, per evitare di ripetere stupidi errori.
Osservai i movimenti del Sensei, mentre combatteva: usava una tecnica ai miei occhi perfetta, sferrando calci e pugni in un tempismo eccellente, tanto che mi domandai se anche io sarei diventata così, un giorno.
Continuammo a combattere e notammo che, uno dei criminali più pericolosi, si spostò vicino ai ragazzi. Subito Aizawa si girò in quella direzione e io feci per rassicurarlo:
-Non si preoccupi Sensei, c'è Tredici con loro!-
Tolsi anche di mezzo un tipo che lo stava per attaccare alle spalle.
-Non può essermi scappato uno dei più importanti.- tornò poi a rivolgersi a me -Tu continua con loro, io vado dai pezzi grossi.-
-Sensei, potrebbe essere pericoloso, quelli sembrano davvero forti!-
Si preparò per saltare: -lo so, ma non posso permettere che vi facciano del male.-
-Mi lasci venire con lei, potrei aiutarla!-
Scaraventai un altro uomo a terra, facendogli perdere conoscenza.
-Ti ho detto di no! Continua con loro.-
Bisbigliò altre parole prima di dirigersi verso quelli che sembravano essere gli artefici di quel casino: riuscii a malapena a capirle, ma comunque ne rimasi spiazzata completamente.
Lo osservai mentre si allontanava e ripresi a combattere una volta assicuratami che stesse bene.
"Menomale" 
Feci sbattere alcuni contro altri, li buttai nell'acqua o li feci volare per poi farli ricadere a terra, rompendogli inevitabilmente qualche osso.
I minuti scorrevano talmente lenti da sembrare ore, io iniziavo a stancarmi e loro erano una massa infinita che non aveva una presunta fine: sparsi ovunque per l'edificio ne riempivano ogni zona.
-Ma quanti siete?- Parlai a voce alta senza accorgermene e uno di loro mi rispose:
-siamo tanti e tutti qui per All Might!- 
-Allora mi dispiace per voi, vi è andata male a quanto pare.-
Detta quella frase mi fermai un attimo: ero circondata, ma avevo alte chance di vittoria per lo più perché sembravano tutti essere dei mentecatti, tranne quello che aveva parlato, che continuò a punzecchiarmi:
-anche al tuo amico che cancella le unicità è andata male- rise di gusto, quel verme, prima che potessi gettarlo dall'altra parte dello stadio. Appena i suoi tirapiedi videro la scena si ritirarono chiedendo pietà. Ma in quel momento di loro non m'importava nulla.
Salii sulla sporgenza più alta che c'era e cercai di guardare in direzione dei criminali più potenti: lì lo vidi. C'era un mostro che gli stava sopra; infierendo sulle sue ferite gli ruppe entrambe le braccia e lo fece sanguinare copiosamente da ogni parte visibile, principalmente dalla testa. Le ginocchia non mi ressero più quando lui, con le sue ultime forze, annullò l'unicità del maniaco che stava per toccare una sua alunna.
"Non è possibile. Sarei dovuta andare con lui, avrei potuto aiutarlo. Non può finire così. Lui non può essere sconfitto, è il mio Sensei, in più non gli ho mai detto..."
Il mio corpo non riusciva più a muoversi, ero troppo stanca e piena di ferite anche solamente per continuare a pensare, così mi limitai a rimanere in ginocchio ed osservare la scena da lontano, piangendo come una stupida bambina.
Quando finalmente sentii delle parole pronunciate da una voce forte, una voce che tutti conoscevano.
Era All might.
Era venuto a salvarci.

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Capitolo 7
*** Una Persona Speciale ***


A malapena riuscii ad aprire gli occhi e, quando la mia vista si fece vivida, riconobbi il posto in cui mi trovavo: ero in infermeria, nel lettino e con un grosso cerotto sulla guancia. Recovery Girl doveva aver curato le mie ferite.
Riuscii a mettermi seduta a fatica, la testa mi batteva e girava leggermente: i tanti tagli sul mio corpo si erano chiusi lasciando delle cicatrici molto visibili. La prima cosa a cui pensai quando riuscii a riprendere del tutto coscienza fu il Sensei.
"Dov'è? Starà bene?"
Ricordavo la scena vividamente, come se fosse un incubo da cui non c'è una via di fuga. 
Un incubo da cui  non ci si può svegliare.
Cercai di alzarmi dal letto, ma le tante flebo attaccate alle mie braccia me lo impedirono.
-È meglio che tu rimanga qui a riposarti, cara.- 
Disse l'anziana signora, seduta su una sedia molto più grande di lei.
-Recovery girl, grazie per aver curato le mie ferite, ma adesso devo andare a vedere come sta il Sensei.-
Cercai ancora di alzarmi, ma invano. Tutti quei cavi mi trattenevano a letto.
-Non avere troppa fretta, signorina.- scese dalla poltrona e camminò fino ad arrivare davanti a me: aveva una busta di caramelle gommose in mano -prendi, ti faranno sentire meglio.-
Sospirai e seguii il suo consiglio, con le gambe a penzoloni e gli occhi colmi di lacrime.
-Lei lo sa come sta il Sensei Aizawa?-
La donna sospirò, guardando i dolciumi che mi aveva appena consegnato:
-so che si trova all'ospedale, tesoro, insieme a Tredici. Loro sono in condizioni gravi.-
-Per questo devo andare a fargli visita!-
-Capisco le tue ragioni, ma per ora devi riposarti.-
Posai le caramelle sul letto e affondai la faccia nella mani, non riuscendo a contenere le lacrime.
"È tutta colpa mia. Avrei dovuto aiutarlo, o almeno dovevo provare a difenderlo, in qualche modo. Potevo semplicemente andare con lui, infondo, non è questo che fanno gli assistenti, le spalle?"
-Non crucciarti a questo modo, cara. Prova a pensare a chi ci tiene davvero a te.-
Alzai il viso e la guardai, quasi con aria di sfida:
-cosa intende dire?-
Fece una risata sommessa, prima di avvicinarsi alla porta, -asciuga quelle lacrime, c'è una visita per te.-
Aprí l'ingesso della stanza, facendo entrare l'uomo che aveva aspettato tanto tempo per vedermi.
-Toshinori!- Esclamai: ero avvero contenta che lui fosse lì, per me.
Avanzò lentamente, sembrava stanco, ma riuscì a raggiungere il mio letto e a sedercisi sopra:
-come ti senti?- mi chiese sorridendo.
-Ora sicuramente meglio. Penso di essere svenuta dopo aver sentito la voce di All Might, sai lui è venuto a salvarci!-
Fece una breve risata, accarezzandomi la spalla: -oh sì, lo so. Dopo il suo arrivo noi professori siamo accorsi e abbiamo scacciato quei criminali; anche se nessuno sa con certezza se colpiranno ancora e quando.-
Spensierata guardai il pavimento, stringendo i pugni -ma non sono stata in grado di aiutare il Sensei in nessun modo. Lui è rimasto quasi ucciso ed è tutta colpa mia.- Le lacrime iniziarono a riaffiorare.
-Colpa tua? Non credo proprio. Conoscendo Shouta so di per certo che non ti avrebbe mai messa in pericolo, neanche se gli fosse costata la vita.-
Improvvisamente ebbi un flash e mi tornarono in mente le parole che mi disse prima di buttarsi contro quei pezzi grossi.
- Comunque è ancora vivo, Kristine, e se la caverà. Lui se la cava sempre.-
-Lo so, ma... Avrei almeno voluto fargli visita, tenergli compagnia e...- m'interruppe, non lasciandomi finire di spiegare l'elenco di compiti che mi sentivo in obbligo di svolgere,
-Sono sicuro che ciò che serva a lui, come anche a te, è il riposo. Lascia che si riprenda.-
Spostai lo sguardo, fissandolo nei suoi occhi blu -Forse hai ragione e dovresti farlo anche tu, ti vedo davvero stanco.-
-Cosa? Scherzi? Sono al massimo della forma!-
Lui si alzò di scatto dal letto e Recovery Girl rise di gusto, osservando la scena dalla sua postazione.
-Quanto sei impacciato, Toshinori. Diglielo e basta!-
Improvvisamente il volto scavato dell'uomo si tinse totalmente rosso.
-Dirmi cosa?- domandai incuriosita.
-Niente! Alla ragazza qui piace scherzare.- Sorrise, tenendo quel colorito, prima di prendere la donna da parte e parlarle fuori dalla stanza.
"Certo che qui sono tutti pazzi davvero."
Mi stesi nuovamente sul letto, intenta a fissare il soffitto, ripensando intensamente alle parole del Sensei, a quello che aveva fatto per me e per la sicurezza della sua classe. 
Era proprio un uomo da ammirare.
"E se non dovesse riprendersi? Cosa farò senza di lui? Maledetto il momento in cui ho deciso di seguire il suo ordine."
La porta si aprì nuovamente e i due rientrarono:  Recovery Girl continuava a ridere.
-Potete spiegarmi cosa succede?- chiesi, iniziando ad usare un tono nervoso.
-Niente, solo che volevo farti una sorpresa. Sai, per la tua guarigione- lo guardai confusa e lui continuò, -stasera volevo ordinare la pizza e mangiare con te, qui.-
Il volto mi si illuminò immediatamente appena sentii parlare di cibo:- davvero Toshinori? Rimarresti qui a farmi compagnia?-
Lui annuì entusiasta:- è l'unica cosa che posso fare per colmare la mancanza che hai nei confronti di Aizawa. Spero che ti faccia piacere.-
-Scherzi? Sarà la serata più bella della mia vita!- cercai di alzarmi per abbracciarlo e lui, notando la mia difficoltà, si sedette nuovamente sul letto,  lasciandosi avvinghiare dalle mie braccia.
-Grazie.- gli sussurrai vicino all'orecchio.
Quella serata fu indimenticabile: Toshinori mi rendeva felice. Per la prima volta mi sentivo apprezzata appieno da qualcuno.
Riuscivamo a parlare di ogni cosa, lontana anni luce da allenamenti, tragedie e unicità. Ci comportavamo come fossimo amici da sempre, non voglio negare che ci fosse un certo feeling tra noi: una sintonia molto particolare.
-Sai- intervenne, mentre ci gustavamo la pizza, stando attenti a non sporcare il letto -questa scuola è invasa dai fantasmi-
-Dici sul serio? Non ci credo!-
-Lo giuro! Ne ho visto uno l'altro giorno!- si posò una mano sul petto, cercando di trattenere le risate. Stava palesemente mentendo. -ma puoi stare tranquilla, cara, perché ci sono io qui a difenderti!-
Iniziai a ridere, non di certo per sminuirlo, ma non pensavo che un uomo così emaciato potesse alzare un dito contro dei fantasmi.
Riuscii ad addormentarmi subito dopo aver mangiato, tanta era la stanchezza che mi portavo dietro da tutto il giorno. Non so con certezza se Toshinori rimase a vegliare su di me tutta la notte, ma presupposi di sì, perché la mattina successiva mi svegliai con lui sdraiato accanto a me.
Avevo la testa piena di pensieri di ogni genere. Non sapevo più cosa volessi veramente e iniziavo ad aver paura, paura di perdere di vista il mio obbiettivo. Ancora confusa dal sonno lo scossi con quelle poche forze che avevo, riuscendo a farlo svegliare.
-Sei rimasto con me tutta la notte?- chiesi, appena aprì gli occhi.
-Ehm... Sì, avevo paura ti sentissi male o, più semplicemente, che facessi un brutto incubo.-
Lo abbracciai, stringendolo forte:- grazie Toshinori. Non si trova tutti i giorni una persona come te.-
Lo sentii sobbalzare, forse era un gesto inaspettato per lui -posso chiederti una cosa, Kristine?-
Mi staccai e lo guardai negli occhi, aspettando che parlasse ancora. Sembrava dovesse fare una rivelazione importante.
-Io volevo sapere se...- esitò, guardandosi intorno nervosamente.
-Cosa? Puoi stare tranquillo con me, lo sai.- cercai di fargli prendere coraggio e alla fine riuscì a parlare ancora
-volevo sapere se ti fa piacere passare del tempo con me.-
-Che domande fai? Ovvio che mi fa piacere!- 
mi sedei e mi strofinai gli occhi prima di sbadigliare
-È la verità?-
-Certo, perché dovrei mentirti?-
Lui scosse la testa, alzandosi dal letto e avvicinandosi alla finestra.
-È molto importante saperlo per me. Grazie della tua sincerità.- tornò a guardarmi, sorridendo.
Ero confusa dalla sua domanda e i pensieri con i quali mi ero svegliata non fecero altro che accentuarsi.
-Sicuro che volevi sapere solo questo?-
Domandai, tenendo un tono serio.
La sua espressione mutò nuovamente e, proprio quando stava per aprire la bocca, Recovery Girl entrò nella stanza.
Lui sputò del sangue e io mi spaventai.
-Non preoccuparti tesoro- mi rassicurò l'anziana -per Toshinori è normale- poi rise, mentre lui si asciugava la bocca con un'espressione torva.
-Adesso esci per favore, caro, è il momento della terapia.-
Lui seguì le indicazioni della signora, sorridendo ancora prima di varcare la soglia.
Non rimanemmo separati a lungo, questa presunta "terapia" non durò che pochi minuti nei quali Recovery Girl, oltre a togliermi tutte quelle flebo a cui ero collegata, non fece altro che parlarmi di quanto lui stesse facendo per me, di come si preoccupasse e delle premure che aveva nei miei confronti.
"Se il suo scopo è quello di farmi sentire una nullità, allora lo sta facendo bene."
Concluse il suo discorso dicendo:- ma tu continui a pensare ad Aizawa.-
-Ovvio che sì, è il mio Sensei. A lui devo tutto.- l'anziana non faceva altro che ridere.
-Come vuoi, però non farti sentire da Toshinori.-
-È geloso per caso?- 
Lei scrollò le spalle, prima di aprire nuovamente la porta -e chi lo sa?- e uscire portando via gli strumenti che aveva usato per medicarmi.
Poco dopo lui rientrò.
-Stai bene?- gli domandai, preoccupata per la scena a cui avevo assistito pochi minuti prima.
-Mi capita spesso, non preoccuparti. Tu a proposito, ti senti meglio di ieri?-
Annuii energicamente e sottovoce gli risposi:
-spero che entro domani mi lasci uscire, non ce la faccio più a rimanere qui. Se non fosse per te, sarei già morta di noia.-
-A me ha detto che puoi uscire anche oggi pomeriggio.- rispose, a voce altrettanto bassa, -posso accompagnarti io a casa e aiutarti ancora se avrai bisogno d'aiuto.-
-Sei troppo gentile, Toshinori, ti ringrazio tanto.-
Gli sorrisi euforica, aspettando che Recovery Girl entrasse per darmi la lieta notizia.
Una volta uscita dall'infermeria l'uomo mantenne la sua promessa, chiamando un taxi e accompagnandomi fin dentro casa, chiedendomi poi se avessi bisogno di altro.
Ricordo che in quel momento volevo solo farmi un bagno e stare in tranquillità.
-Posso rimanere ancora, se hai bisogno d'aiuto.-
-Ho bisogno di lavarmi, se vuoi qui c'è il divano e lì c'è la TV.- gli dissi, indicando i vari oggetti.
Lui rimase in salone, mentre io mi rilassavo nella vasca da bagno. 
Non mi ero mai sentita così al sicuro nella mia vita.
Dopo aver passato più di due ore sotto l'acqua bollente uscii dal bagno e indossai una delle mie migliori tenute da casa, poi raggiunsi Toshinori in salone.
-Sembra tu stia molto meglio Kristine!-
-Perché è così! Scusa se ti ho fatto aspettare.-
-Non preoccuparti, mi sono divertito e ho una bella notizia per te! Mi hanno dato il numero dell'ospedale in cui è ricoverato Aizawa; se ce la fai domani posso accompagnarti lì.-
Iniziai a lacrimare, questa volta erano lacrime di gioia, e mi tornarono in mente le parole di Recovery Girl: lui stava davvero facendo di tutto per me, mi aveva presa davvero a cuore, ma continuavo a domandarmi il perché.
"Forse è semplicemente attratto dal fatto che io sia l'allieva di Aizawa, o magari mi vede come una sorella o un'amica. È vero che gli piace passare del tempo con me, ma forse è perché siamo semplicemente compatibili: quante volte può accadere una cosa del genere?"
Mia madre diceva sempre che uomo e donna non potevano essere amici e, questa convinzione, iniziava a minare le mie sicurezze. Le basi sulle quali avevo costruito il motivo per il quale lui aveva scelto di trattarmi così
"E pensare che all'inizio credevo fosse un maniaco."
Mi sentii in colpa a rispolverare quel pensiero.
-Tutto bene?- chiese lui, muovendo ripetutamente la mano davanti al mio viso.
-Ehm, sì, solo che ogni tanto mi perdo nei miei pensieri.-
-Mi ricordi tanto un ragazzo che conosco.- mi rispose ridendo -Dai, non stare a rimuginarci sopra, ora mangiamo qualcosa e andiamo a dormire. Domani mattina andremo dal tuo Sensei.-
Sgranai gli occhi- vuoi passare la notte qui?-
- Certo che sì, non posso lasciarti sola in queste condizioni. Potrebbe succederti qualsiasi cosa e non me lo perdonerei mai.-
-Immagino che ringraziarti, ormai, sia scontato.-
- Lo faccio con piacere, piccolina. Non mi dà disturbo.- mi accarezzò i capelli ancora bagnati, prima di alzarsi e dirigersi in cucina.
A quella parola mi sì scaldò il cuore e sentii dentro me la stessa sensazione che provavo quando ero vicina al Sensei.
Non riuscivo a decifrare i miei sentimenti ed ero ancora più spaventata, poi pensai nuovamente alle parole di Aizawa e tutto si calmò.
Toshinori mi cucinò un' ottima cena e, dopo mangiato, guardammo un film insieme; lui si addormentò sul divano e io decisi di andare in camera, prima però, presi una coperta abbastanza pesante e gliela posai addosso.
Impiegai troppo tempo per addormentarmi: i mille pensieri che avevo in testa erano così ingarbugliati da sembrare un filo di luci di Natale, da provare a sciogliere il giorno in cui si fa l'albero.
Credevo di sapere cosa volesse Toshinori da me, ma non riuscivo a capire se provavo gli stessi sentimenti per lui. 
Poi c'era il Sensei.
"Che palle. Magari queste situazioni si potessero risolvere da sole, in qualche modo, senza far soffrire nessuno.
Che cosa devo fare? Come posso comportarmi?"
Sbuffai, rigirandomi nelle coperte che tanto mi davano conforto, riuscendo finalmente a prendere sonno.

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Capitolo 8
*** Visita al Sensei ***


-Ehy Kristine, ti devi svegliare. Dobbiamo andare dal Sensei.-
Riuscii a sentire quella voce così lontana da me, pur sapendo che era a pochi centimetri dal mio viso.
-Dai, svegliati-, mi toccò una spalla, muovendomi leggermente.
A quel punto aprii gli occhi -Di già? Ma che ore sono?- mi misi seduta, incurante del fatto che indossavo una canottiera un po' troppo succinta e, poco dopo essermi stiracchiata, guardai Toshinori e notai il sangue che sgorgava dalla sua bocca; solo dopo pochi secondi mi resi conto del motivo per il quale si trovasse in quelle condizioni.
-Oh, scusa.- presi la coperta che usavo tenere sopra il letto e mi coprii, tralasciando però un piccolo dettaglio della schiena, così quando mi alzai sentii nuovamente il verso che faceva quando sputava sangue.
-Tutto bene, Toshinori?-
-Non sapevo avessi un tatuaggio, dietro la schiena per giunta...- si asciugò le gocce che gli rimanevano vicino alla bocca prima che potessi rispondergli.
- Sì, ormai lo dimentico. Per me è normale, mi dispiace averti turbato.- lo toccai con le mani, guardandomelo dallo specchio che, davanti al letto, rifletteva tutta la stanza.
-No, turbato no, non preoccuparti... Mi piace, sai?-
Gli sorrisi, prima di sparire in bagno e uscirne poco dopo, pronta per affrontare la giornata.
Trovai Toshinori seduto sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Andiamo a fare colazione da qualche parte?- chiesi, sedendomi accanto a lui.
-Io penso di aver visto qualcosa di buono nella tua credenza.-
- Parli dei biscotti?-
Annuì, sempre tenendo lo sguardo fisso.
-Se non vuoi uscire non c'è problema. Ti preparo un caffè, va bene?-
Mosse nuovamente la testa in segno d'assenso.
-Sembri strano. Sicuro di stare bene?-
Si girò verso di me, sorridendo. -Non preoccuparti cara. Prenderò volentieri il caffè fatto da te e quei biscotti. Non ho molta voglia di mangiare fuori, stamattina.-
Scrollai le spalle - come vuoi.-
Mi alzai nuovamente e preparai il caffè per lui e un po' di latte macchiato per me, poi presi il pacco di biscotti e lo misi al centro del tavolo.
-Prego! La colazione è pronta.-
Toshinori si alzò dal divano, poco distante dal tavolo, e prese posto su una sedia.
-Ehm scusa per la quantità, penso di averli mangiati quasi tutti...- ero sicura di essere diventata totalmente rossa, in quel momento, ma il suo dolce sorriso mi tranquillizzò come sempre.
Ci gustammo la colazione prima di uscire di casa e dirigerci all'ospedale. Iniziavo ad avere dei dubbi sul Sensei:
"Se non volesse vedermi? Magari potrebbe pensare che sono io la causa del suo ricovero. Potevo fare di più, questo è sicuro, ma non volevo neanche disobbedirgli. Se invece fosse troppo stanco per allenarmi ancora? Chi lo farebbe al suo posto? E Toshinori? Cosa penserà quando capirà che, per il Sensei, provo molto di più che un semplice attaccamento allieva-insegnante?"
Lo guardai, mentre entravamo nella struttura, sembrava così felice di avermi al suo fianco.
Spostai lo sguardo a terra. 
Mi sentivo uno schifo, una vera merda.
-Ehy, perché hai quella faccia lunga?- mi chiese, vedendomi giù di morale.
-No, niente. Sono solo un po' tesa. Insomma, se lui non volesse vedermi?-
Fece una breve risata -Cosa dici Kristine? Non immagini minimamente cosa significhi per lui e... per me.-
-Per te?-
-Ho sbagliato a parlare, scusa. Volevo dire che lui avrà sicuramente piacere nel vederti, oggi, perché a me farebbe davvero piacere. Tutto qui.- fece una pausa, parlò con l'infermiera ed ella ci giudò nel corridoio, fino alla stanza del Sensei.
-O più semplicemente, se tu sei felice lo sono anche io.- continuò, tenendomi le mani, -ora vai da lui, io sarò qui ad aspettarti.- 
Continuavo a non sapere cosa volessi davvero e, dopo le sue parole, ero sempre più confusa. Ogni volta che parlava, riusciva a far alzare un uragano di emozioni in me.
Bussai ed entrai nella stanza, chiudendo la porta dietro di me; lo spettacolo che mi trovai davanti mi fece quasi mancare le forze: il Sensei era totalmente coperto di bende, attaccato a molte flebo e altrettanti macchinari.
Riuscivo a vedergli solo gli occhi che, in quel momento, teneva aperti a fatica.
-Sensei...- dissi, avvicinandomi lentamente a lui, -questa è tutta colpa mia, non l'avrei mai dovuta lasciare da sola, io...-
-Hai solo ascoltato le mie parole.- parlò con fatica -non sono stato un bravo insegnate. Non sono riuscito a proteggere i miei alunni, a proteggere te.-
Cercai di avvicinarmi ancora di più, almeno per potergli toccare i capelli. -Non è vero! Ha fatto di tutto per me, Sensei, non dica mai più una cosa del genere!-
Riuscii a sentirlo sospirare: -hai sentito le mie parole, vero? Quelle che ho detto prima di fare la sfortunata scelta.-
-Non me le sono mai tolte dalle testa, ci penso ogni giorno e non so davvero cosa dire a riguardo.-
Puntò i suoi occhi nei miei, erano ancora più stanchi di prima -tu sei davvero importante per me. Sei la mia allieva e non potrei mai permettere che ti accada qualcosa. Sarebbe un fallimento, una sconfitta personale. Per me l'importante è che tu sia salva, come i miei alunni.-
Strinsi il pugno, iniziando a tremare: non potevo credere che mi paragonasse ai suoi alunni. Pensavo di essere qualcosa di più, di valere di più. Deglutii, cercando di mantenere la calma e non vomitargli addosso il fiume di parole che avevo da dirgli.
-Alla fine All Might ci ha salvati tutti.-
-Sempre lui eh? All Might...-
Rimasi in silenzio, aspettando che parlasse ancora, ma non sembrava avere intenzione di continuare, così ruppi il silenzio:
-quando potrà uscire, Sensei?-
-Tra non molto, dicono i dottori. Potremmo tornare ai nostri allenamenti, anche se questo incidente ha avuto delle conseguenze.-
-Cosa? Sono gravi?-
- Sì, per il mio quirk, non potrò usarlo più di tanto. Ma questo non significa che non potrò allenare te.-
Continuai ad accarezzargli i capelli, chiedendomi se riuscisse a sentirlo.
-Abbiamo tante cose di cui parlare-, continuai io, -quando lei si rimetterà.-
-Indubbiamente.- 
Era freddo come al solito. Non lasciava trasparire un minimo di emozioni neanche quando era in prognosi riservata.
-So che anche Tredici è in questo ospedale.- cambiai totalmente discorso, cercando di continuare la conversazione in tutti i modi.
-Sì, ma non andare da lui. Il Warp ha distrutto il suo costume e non vuole che nessuno lo veda senza.-
-Capisco.-
Calò un silenzio imbarazzante, solo il rumore delle macchine riusciva a smorzarlo.
-Spero si rimetta presto, Sensei.- staccai la mano dalla sua testa e mi allontanai per inchinarmi, in segno di rispetto.
-Ti chiamerò appena uscirò da questo posto maledetto.-
Annuii, copiando le parole dette da Toshinori il giorno prima:- tutto quello di cui ha bisogno è riposare, e anche io.-
Chiuse e riaprì gli occhi in segno di assenso.
Appena uscita dalla stanza cercai Toshinori, che era seduto su una poltrona poco lontana, e mi misi accanto a lui, che subito chiese:
-Come sta? Che ti ha detto?-
-Niente che non sapessi già e che forse lo faranno uscire a breve.-
-È un'ottima notizia, no? Allora perché sei così triste?-
Alzai e riabbassai le spalle velocemente:- sai cosa significa sentirsi uguale agli altri per qualcuno che ritieni speciale?-
Lui sospirò, dandomi una pacca sulla schiena,   -perfettamente.-
Alla sua risposta mi sentii davvero in colpa, più di quanto già lo fossi per il Sensei.
"So che si sente così a causa mia, ma non posso obbligare il mio cuore a scegliere tra lui e il mio Sensei.
Non lo sopporterei"
-Perché tu non sei entrato?- chiesi, cambiando argomento.
-Diciamo che io e Aizawa siamo sempre state le facce opposte di una medaglia: non gli avrebbe fatto piacere e io sarei stato in imbarazzo, quindi meglio così.-
-Il Sensei non è un tipo facile da capire, ma nel suo modo di essere è davvero perfetto.-
-Immagino- disse, prima di alzarsi e aiutarmi a fare altrettanto, offrendomi la sua mano come appoggio. -Visto che il tuo Sensei è temporaneamente fuori gioco, perché non fai vedere a me quello che sai fare con il tuo quirk?-
-Vuoi aiutarmi? Davvero?-
-In questi giorni la scuola rimarrà chiusa e io non ho troppo da fare, potrei aiutarti, sì.-
Annuii entusiasta, era come se tutte le brutte sensazioni e le emozioni negative fossero sparite di colpo.
-Sarebbe un piacere passare del tempo con te, Toshinori, e migliorarmi ancora. Quando il Sensei mi vedrà sarò molto più forte, grazie a te!-
Mi attaccai al suo braccio e lui ne rimase piacevolmente sorpreso, iniziando a camminare.
-Cominceremo da ora, il pomeriggio ti riposerai e la sera, se sarai stata brava, ti farò una bella sorpresa!-
Ero così euforica, talmente tanto da dimenticare il motivo per il quale eravamo in quell'ospedale.
Usciti dall'edificio camminammo a lungo per poi mangiare una cosa, infine mi condusse  dov'era solito recarsi quando voleva stare in pace, lontano dal caos del mondo.
-Questo è il mio posto segreto, e potrà essere anche il tuo, almeno per questi giorni.-
Quella spiaggia di segreto non aveva assolutamente nulla, solo che non era frequentata da nessuno tranne che di sera: quando le coppie camminavano sul pontile per guardare lo spettacolo della luna riflessa sul mare.
-Allora, fammi vedere che sai fare!- disse, aspettando che facessi qualcosa.
-Ehm, il mio quirk consente nello sprigionare energia. Qui sarei libera da vincoli, quindi non devo faticare per controllarla.-
Rise di gusto -davvero pensi si tratti solo di quello? Ad esempio, sai saltare usandolo?-
-Ci ho sempre provato, ma invano.-
-Fammi vedere. Fai scorrere l'energia nelle gambe e usala; plasmala come se fosse del pongo. Sei tu che comandi, non lei.-
Provai più volte a fare quello che mi aveva detto e alla fine ci riuscii, ottenendo però uno scarso risultato.
-Sei sicura di aver preso il diploma allo Yuuei?- chiese, sempre ridendo.
-Non sei simpatico, sai?- provai ancora e ancora e ogni volta il risultato migliorava. 
Mentre continuavo a saltare, notai che stava scrivendo un foglio
"Oh no, un altro piano d'allenamento.
Voglio morire."
Mi fermai un secondo e lui subito se ne accorse:- cosa fai? Continua ancora! Non è passata un'ora!-
-Volevo solo sapere cosa stai scrivendo.- 
Nascose il pezzo di carta dietro di lui,-te lo dirò alla fine dell'allenamento. Ora continua.-
Sbuffai e tornai a fare quei salti.
Passò sicuramente più di un'ora quando mi disse di fermarmi e io, tutta sudata, mi buttai sulla sabbia, stremata.
-Da quanto non faticavo così.- 
Toshinori si avvicinò, abbassandosi per guardarmi meglio; vidi il suo viso sottosopra, gli occhi blu fissi nei miei.
-Sei solo all'inizio. Quello che hai fatto con Aizawa ti sembrerà una passeggiata.-
-Cosa? Era già stremante solo a leggerlo, quel piano che ha preparato per me!-
-Vuoi essere più forte? Vuoi diventare una vera professionista?-
-Più di ogni altra cosa!-
-Allora alzati.- mi allungò una mano per aiutarmi a mettermi in piedi, l'afferrai e sentii quanto la stava stringendo. Una volta alzatami mi trovai davvero vicina a lui e riuscii a notare dei particolari che, solitamente, trascuravo: come, ad esempio, quanto il suo respiro si facesse più veloce, tanto più io gli ero vicina.
Non dissi nulla, allungai solo una mano sulla sua maglietta.
Lui sobbalzò e io cercai di giustificare il mio gesto, mentre il suo respiro accelerava sempre di più.
-Adesso? Cosa devo fare?-
La tensione tra noi due era palpabile; sembrava fosse totalmente ipnotizzato da me e, proprio in quel momento, capii alla perfezione cosa provasse.
-Toshinori?-
-Scusa, la mia mente era altrove.-
Sospirai, cercando di non farmi sentire, e ripetei la domanda.
-Prova ancora un po' a fare questi salti, poi vai nel mare e cerca di usare il tuo potere insieme all'acqua.
-Dici che potrei farcela?-
Mi sorrise -tu puoi fare qualsiasi cosa, Kristine.-
Ricambiai il sorriso e seguii i suoi consigli.
Non fu facile manipolare l'energia in acqua: più provavo a spostare masse, più non controllavo il mio potere. Ci voleva davvero tanto allenamento per creare qualcosa di minimamente simile ad un'onda e pensai più volte di non potercela fare, credendo che Toshinori fosse un pazzo a farmi provare quelle cose e che nessuno mai mi aveva guardato come continuava a fare lui.
Sotto l'acqua mi sentivo a sicuro, forse sarei dovuta scappare da quelle sensazione, avrei dovuto respingerla con tutte le mie forze eppure, quando pensavo a noi due insieme, sentivo le farfalle nello stomaco.
"Che devo fare?"
L'allenamento per rinforzare la mia unicità, durò tutto il pomeriggio: ormai il cielo si stava scurendo sempre di più quando Toshinori annunciò che avevamo finito.
Uscii dall'acqua, avevo i vestiti totalmente zuppi e un tantino trasparenti.
-Sei stata molto brava.- disse lui, guardandomi ovunque tranne che negli occhi.
-Ora mi dirai cosa scrivevi su quel foglio?-
-Sei davvero curiosa, eh? Niente di importante, sono solo appunti.-
Scrollai le spalle e, sorridendogli, cambiai discorso.
-Quindi mi farai la sorpresa di cui hai parlato?-
-Non è molto semplice rivelarti cosa avevo in mente- iniziò a camminare per uscire dalla spiaggia e io lo seguii incuriosita -volevo semplicemente chiederti...-
-Dai Toshinori, non mettere tutta queste suspense, parla e basta! Lo sai che puoi dirmi qualunque cosa.-
Sospirò, prendendomi le mani e guardandomi dritto negli occhi, nei quali si vedeva brillare il suo fuoco interiore:
-volevo chiederti un appuntamento. Io e te, insieme, in un vero ristorante, non su un lettino dell'infermeria scolastica, con la paura di sporcare le coperte di sugo. Insieme non come amici, ma come... Altro. Che ne dici? Accetti?-
Rimasi scioccata dalla sua richiesta: avevo perfettamente capito cosa volesse, lo stesso pomeriggio, ma non potevo immaginare che avesse la faccia tosta di chiedermi una cosa simile. Ripensai a tutto quello che aveva fatto per me in quei giorni e quello che avrebbe fatto successivamente; lui era sempre così gentile, premuroso e dolce, davvero dolce con me.
"E il Sensei? Cosa penserà di me? Che sono una sgualdrina, sicuramente, una poco di buono che va con il primo che incontra. Si sentirà tradito? Pugnalato alle spalle, da una cosa simile?"
Dopo mille pensieri negativi, ne arrivò uno che cambiò totalmente il mio modo di vedere la situazione:
"Lo faccio per me. È la mia vita e con Toshinori non riesco ad essere mai triste. Quindi perché non dovrei dirgli di sì? Cosa ho da perdere, ormai?"
Feci un profondo respiro, prima di rispondergli:
-Va bene. Accetto con molto piacere questo tuo invito.- Gli sorrisi e lui non potè fare a meno di sputare sangue, tanta era l'emozione che provò di colpo, tutta insieme.
-Allora posso accompagnarti a casa e venirti a riprendere quando sarai pronta, va bene?- chiese, asciugandosi la bocca.
Non riuscii a contenere una risata- Certo! Rilassati, siamo sempre noi due. Sono sempre io.-
-Forse hai ragione. Non devo essere nervoso.- tirò fuori un sorriso dalla bocca ancora sporca del sangue che non smetteva di uscire.
Era difficile non sentirmi in colpa per il Sensei ma, infondo, continuavo a pensare che la vita era la mia e dovevo decidere io chi frequentare: in più lui non mi aveva mai dato modo di pensare che potessi essere speciale.
Toshinori, invece, sì. Lui meritava tutto questo: era davvero una brava persona e io non gli avrei mai spezzato il cuore per seguire una chimera, continuando a credere in un amore che non si sarebbe mai concretizzato.

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Capitolo 9
*** Il Miglior Sushi della Città ***


Appena Toshinori mi accompagnò sotto casa salii in gran fretta e mi feci una doccia. L'acqua calda sciolse i tanti pensieri negativi che mi portavo dietro dalla sera precedente: uscii dal bagno come una persona nuova, del tutto spoglia di ogni negatività.
"Prometto che questa sera non penserò neanche un secondo al Sensei. Saremo solo io e Toshinori, insieme."
Cercai nell'armadio qualcosa che potesse vagamente essere elegante, ma trovai ben poco, così decisi di indossare uno degli outfit che usavo quotidianamente, modificando qualche particolare e rendendolo passabilmente elegante.
"Chissà lui come si vestirà: solitamente indossa camicie e completi quando esce. In questi giorni, però, l'ho sempre visto con una maglietta bianca; magari perché è rimasto a dormire qui, ieri sera."
Mi truccai come meglio potevo, non pensando minimamente al fatto che mi avesse vista appena sveglia, struccata e in versione "mostro delle occhiaie".
Finito di prepararmi guardai l'ora poi presi il telefono per chiamarlo, ma, appena lo toccai, squillò. C'era un nome diverso dal suo, scritto sullo schermo. Decisi di rispondere.
-Pronto?-
-Ciao, Kristine, volevo farti sapere che tra due giorni mi faranno uscire.-
Fissai il vuoto, la promessa che mi ero fatta stava già iniziando ad infrangersi. Non sentendo alcuna risposta, continuò:- mi ha fatto piacere vederti, oggi, specialmente dopo quello che è successo. Ho ripensato alle tue parole e voglio assicurarti che non è colpa tua. Assolutamente.-
Risposi con un filo di voce -ma questo me l'ha già detto, Sensei.-
-Lo so. Voglio solo che ti entri bene in testa. Non sentirti in colpa.-
-Penso di averlo capito, ormai.-
-Mi fa piacere. Ho bisogno che tu mi faccia un grande favore, quando uscirò da qui.-
-Del tipo?-
-La scuola rimarrà chiusa ancora per qualche giorno e io non sarò totalmente autosufficiente. Vorrei che tu venissi con me, a casa mia, avrò bisogno di particolari cure e tu sei una delle poche persone a cui posso affidarmi..-
Sgranai gli occhi. Non poteva essere successo davvero. Non poteva averlo detto seriamente.
-Ok. Mi chiami lei, Sensei, quando necessita del mio aiuto.-
-Certo- una breve pausa, una voce di donna che annunciava la cena -ora devo lasciarti. Dicono che devo mangiare qualcosa. Ci risentiremo a breve. Buonanotte.-
-Buonanotte a lei.-
Attaccò e io rimasi come una stupida, con il telefono ancora attaccato all'orecchio.
Non potevo permettere che quella chiamata rovinasse la nostra serata. Non potevo lasciarlo vincere ancora.
Scossi la testa più e più volte, nel tentativo di non pensare a lui, poi chiamai Toshinori.
-Ehy, sono pronta e ti sto aspettando.-
-Arrivo subito! Dammi solo qualche minuto!- la sua voce era strana, come se la stesse ingrossando. Non ci feci molto caso, poteva essere una delle sue stupidate.
Aspettai una mezz'ora e il telefono squillò di nuovo:
-Sono qui sotto! Scendi e andiamo a divertirci!-
Mi scappò una piccola risata mentre imbracciavo la borsa. 
-Arrivo, arrivo.-
Salii nell'auto che mi aspettava esattamente sotto casa, Toshinori era già dentro e, quando mi vide, non riuscì a trattenersi dallo sbottare sangue.
Salii e mi sedei vicino a lui, cercando "casualmente" il contatto con le sue gambe.
L'auto partì.
-Non ti piaccio?- domandai, anche avendo capito perché tutte le volte reagiva in quel modo. Era bello farsi adulare un po'.
-Al contrario! Sei bellissima. Non mi aspettavo di vederti così.-
Gli sorrisi mentre guardavo il suo abbigliamento: aveva un bel completo, lo stesso che indossava quando parlammo per la prima volta nella sala relax: giallo a righe blu, cravatta dello stesso colore e camicia bianca. Era elegante davvero, tanto da farmi sentire un tantino a disagio.
-Cosa dire di te, Toshinori? Sei sempre elegante.-
Ringraziò con un cenno del capo, seguendo poi il percorso che stava facendo l'auto, guardando fuori dal finestrino.
-Spero che questa serata sia davvero speciale per te.- mi disse, rimanendo rivolto dall'altro lato.
-Ma certo che sì. È la nostra serata speciale.- gli toccai la spalla e lui si girò, gli sorridevano persino gli occhi. 
Doveva essere davvero felice.
Non impiegammo molto ad arrivare al fatidico ristorante: da quello che sapevo era un posto dove si mangiava un sushi ottimo e si poteva gustare una tempura eccellente. Inutile dire che mi sentii in imbarazzo, dato che era uno dei più costosi della città.
-Davvero hai prenotato qui?- gli chiesi, aspettando che l'auto si arrestasse, per scendere.
- Non è un granché, io ci vengo spesso, ma da soli non è la stessa cosa. Ora che siamo insieme non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di portarti qui.-
Fece il giro della macchina e mi aiutò ad uscire, tenendomi la mano; con suo grande stupore non gliela lasciai neanche per un secondo e, una volta in piedi, camminammo così, mano per mano.
Sembrava che la situazione lo rendesse davvero molto felice: l'avevo visto sorridere, ma mai in quel modo.
Entrammo e il cameriere ci fece accomodare al tavolo, prendemmo qualcosa da bere e qualche antipasto giapponese, per stuzzicarci l'appetito.
-Sai-, disse lui, dopo aver finito la sua porzione -posso sinceramente dirti che non mi sono mai sentito così con nessun'altra. Abbiamo una sintonia speciale, io e te.-
Diventai improvvisamente rossa, le sue parole mi facevano sentire davvero importante.
-Davvero? Io anche ho sentito questa sintonia di cui parli. Buffo, non trovi?-
Annuì, facendo uno dei suoi sorrisi, prima di chiamare il cameriere e ordinare il resto della cena. Le pietanze arrivarono in fretta, il servizio era ottimo e iniziai a capire il motivo per il quale quel ristorante fosse tanto rinomato quanto costoso.
-Capisco perché Aizawa si è preso la responsabilità di allenarti- parlò, dopo essersi pulito la bocca.
-Ah sì? Perché, secondo te?-
-Sei una persona speciale e anche la tua unicità lo è. Puoi fare qualsiasi cosa con essa e lui vuole portarti a quel livello: farti capire quanto sia potente e riuscire ad imbrigliare questo potere per usarlo a tuo piacimento, in ogni modo possibile.- congiunse le mani, sembrava fosse davvero concentrato:- oggi, quando ti ho vista in azione, ho finalmente capito cosa lui vuole farne di te.-
Feci una risata nervosa -lui dice che ha scelto di seguirmi perché sono sempre stata una brava alunna, con grandi capacità di apprendimento e una potenza unica. Quindi sì, credo sia proprio per quello. Mi dispiace non esserne all'altezza, però.- il mio sguardo s'incupì e subito Toshinori cambiò discorso.
-Cosa ne dici di questa cena? Ti sta piacendo?-
Alzai gli occhi, che tornarono lucenti, e lo guardai annuendo -È davvero un ottimo locale, non mi sarei potuta permettere neanche tra cento anni di cenare qui, infatti credo che aprirò un mutuo per ridarti i soldi della cena.- sorrisi imbarazzata, cercando di non darlo a vedere.
-Non dovrai pagare niente! Sarebbe così scortese lasciartelo fare! Io sono un gentiluomo, non permetterei mai una cosa simile.-
-Insisto.- dissi a voce un po' più bassa
-Scordatelo.- rispose lui, con decisione.
-Perfetto, se ne sei così convinto...- alzai le braccia in segno di resa, prima di scoppiare a ridere insieme a lui.
-Bene, lo vuoi il dolce?- mi chiese, cercando di tenere un tono serio.
-Che, il dolce? Ci sei già tu qui con me, da più di due giorni mi stai facendo venire il diabete, per come ti compirti.- sorrisi ancora, con un lieve rossore che si propagò sulle mie guance.
-Pensi sia un male?-
-Scherzi? È così bello trovare qualcuno come te. Qualcuno che mi tratti come ho sempre voluto essere trattata.-
Allungò una mano sul tavolo e io l'afferrai, così iniziò ad accarezzarmela.
-Tu meriti tutto questo Kristine, sei una persona davvero speciale per me.- si schiarì la voce:- volevo dirti una cosa importante a questo proposito, ma penso tu l'abbia già capita.-
Annuii, ma rimasi in silenzio. Volevo sentire quelle parole uscire dalla sua bocca.
- Ultimamente la vita mi ha sempre offerto tutto ciò che desiderassi, ma mi sentivo davvero solo. Tu hai colmato questa solitudine, questa enorme voragine nel mio cuore.
Kristine, io ti...-
Un urlo di donna interruppe il suo discorso.
Subito ci guardammo intorno: dalla cucina del locale uscì un mostro che aveva un aspetto davvero familiare. Lo guardai bene e subito ebbi un flash di quella sventurata lotta all'USJ. Il mostro che ruppe le braccia al Sensei era davvero simile a questo, non nelle dimensioni quanto nel cervello che fuoriusciva dal cranio.
Toshinori si alzò in piedi e strinse i pugni. Gli altri ospiti erano tutti scappati in preda al panico.
-Sei pazzo?- Gli urlai, cercando di sovrastare le voci delle persone che si ammassavano per cercare scappare dall'unica uscita -quello ti ucciderà! Lascia fare a me!- mi alzai anche io e cercai di camminare verso il mostro, ma Toshinori mi fermò.
-Non preoccuparti, ci sono qui io!- si guardò intorno più volte, poi il suo corpo iniziò a fumare e si gettò addosso al mostro.
Quando il fumo si dissipò non riuscivo a credere allo spettacolo che avevo difronte: 
- All Might...- sgranai gli occhi e caddi sulla sedia, incredula - tu sei All Might...- lo sguardo perso nel vuoto e il fiume di pensieri che ero riuscita a trattenere, straripò.
Un altro urlo, proveniente da fuori, e altri di quei mostri che terrorizzavano i civili. 
Lui voleva rimanere lì a spiegarmi, a parlare, glielo si leggeva negli occhi, ma il dovere lo fece muovere verso l'esterno.
Ero sola nel ristorante e camminai lentamente fuori
"Doveva essere la nostra serata speciale. Dovevamo essere solo noi due.
Cosa è successo? 
Dove ho sbagliato?
Perché mi sono innamorata di un uomo così falso, che agisce solo per la gloria, per la popolarità."
Uscii dal locale e mi trovai faccia a faccia con uno di quei mostri. Mossi una mano e l'energia grigia si propagò lungo le dita, formando degli artigli argentati.
Gli dilaniai il volto. Le ferite erano talmente fonde che non fece in tempo a rigenerarle.
Pensai di essere arrivata a toccarmi le mani dentro la sua faccia, prima di aprirgliela in due
"Io mi sono fidata. Mi sono innamorata di una persona che non esiste. Dell'altra faccia di una stupida medaglia."
Sembrava essere la fiera dei mostri orrendi, quella sera. Ne affrontai altri due, dando ad entrambi lo stesso trattamento del primo. Una volta sconfitti tutti quegli esseri mi allontanai lentamente: le mani sporche di sangue e il cuore infranto.
Molti ne avevo uccisi io, ma ovviamente le persone acclamavano All Might.
Guardai indietro e lo vidi bearsi tra la folla.
"Cosa ti aspettavi, Kristine, da uno così? Che ti volesse bene veramente? Magari il suo piano era solo quello di farsi vedere con una più giovane, per alzare il suo livello di popolarità."
Sospirai e continuai a camminare, prendendo la strada di casa: le vie buie e desolate mi aiutavano a nascondere le lacrime che scorrevano sul mio volto.
"Sei una stupida", continuavo a dirmi, "immatura ragazzina che ancora crede nell'amore. Il Sensei aveva ragione, ha sempre avuto ragione. Su tutto. Dovrei prendere esempio da lui, essere fredda e cinica, mettere la razionalità davanti a tutto."
Strinsi i pugni, accelerando il passo. Mi ritornarono in mente tutti i bei momenti passati insieme e tutte le volte che mi ero lasciata andare.
"Ha dormito accanto a me, abbiamo mangiato la pizza su un letto d'ospedale ed è rimasto una notte intera a casa mia. Pensavo che, dopo questo, si sarebbe fidato abbastanza, perché io in lui riponevo piena fiducia. Chissà cosa sarebbe successo stasera dopo la cena e stanotte... Ha rovinato tutto."
Dopo qualche altro minuto di camminata mi resi conto di quanto era distante il ristorante da casa mia, senza un'auto che mi ci portasse.
Ero davvero stanca, ma continuai comunque a muovere i piedi, come se non appartenessero a me, come se fossero staccati dal corpo. Le lacrime scendevano a dirotto e le poche persone che mi passavano accanto riuscivano a notarlo subito, certo, non che io volessi nasconderlo in nessun modo: non mi interessava di cosa pensassero gli altri. 
Nessuno avrebbe potuto capire come mi sentivo.
Improvvisamente sentii una forte folata di vento, poi un tonfo. Mi girai, pensando di avere dietro un altro di quei mostri schifosi, ma rimasi sorpresa quando la polvere si dissipò.
-Non mi interessa ciò che hai da dire.- tuonai, girandomi di scatto e riprendendo a camminare
-devi ascoltarmi, ti prego Kristine!- mi prese in braccio e io iniziai a dimenarmi; era davvero impossibile poter scappare alla presa di quell'uomo enorme.
-Ti ho detto che non mi interessa! Mi hai presa in giro fin dall'inizio! Tu sei All Might, perché dovrebbe interessarti di me? Avrai diecimila ragazza diverse e mi sei venuto a parlare di solitudine? Ma per favore!-
Le lacrime non avevano mai smesso di uscire dai miei occhi, ma in quel momento la rabbia prevalse e, almeno per un po', riuscii a contenerle.
-Cosa avrei dovuto fare, secondo te? Dovevo capire che tipo di persona fossi, se non mi avresti tradito alla prima opportunità...-
Risi nervosamente -buffo, detto da qualcuno che ha dormito nel mio stesso letto e nella mia casa. Ah, ma tu non puoi capire, scusa All Might. La tua prova di fiducia cosa doveva essere? Camminare sui carboni ardenti? Oppure gettarsi da un dirupo per farsi salvare da te? Così magari i media avrebbero avuto qualcos'altro da dire.-
Continuai a dimenarmi e, con mia gran sorpresa, alla fine mi lasciò andare. Il suo corpo iniziò a fumare come quando si era trasformato, ma questa volta tornò ad avere l'aspetto che conoscevo bene. 
Guardandolo negli occhi le lacrime riaffiorano, era come se non riuscissi ad essere arrabbiata con lui. Ma dovevo: mi aveva mentito e non si fidava di me.
-Se vuoi andartene e non guardarmi più in faccia puoi farlo, ma, per favore, non dire a nessuno chi sono.-
La rabbia tornò appena udii le sue parole: - ti interessa solo di questo vero? Della tua fama. Sei una persona costruita su un personaggio. Niente di più. Volevi salvare anche me, All Might? Pensi che abbia bisogno di essere salvata?-
Sospirò, guardando a terra -non sei tu quella che ha bisogno di essere salvata, quella che ha paura di stare da sola, sono io. 
All Might sarà anche un personaggio, come dici tu, ma ha portato tanta gioia in molti cuori e pensavo di averne portata un po' anche nel tuo. È la prima volta che qualcuno mi apprezza per come sono realmente, senza guardare la mia popolarità. Insieme a te mi sono sentito a casa per la prima volta. -
-Mi fa piacere per te, Toshinori.-
Ripresi a camminare, lasciandolo indietro e nascondendo il mio viso completamente bagnato dalle lacrime. Pensai che stesse piangendo anche lui, quando mi voltai e mi diressi verso casa.
Quella notte non dormii, rimasi sveglia a guardare la televisione e mangiare del gelato talmente vecchio che aveva dei pezzi di ghiaccio all'interno, non riuscendo a togliermi dalla testa la sua espressione affranta, il suo senso di colpa.
Il mio cellulare continuava ad illuminarsi ogni volta che Toshinori mi mandava un messaggio. Neanche lui dormiva.
"E come fai a chiudere occhio, dopo una serata del genere?" 
Gli show che davano la notte erano orribili, fortuna che in pochi erano svegli per guardare quelle cafonate. 
Mi rasserenai solo notando il cielo che iniziava a colorarsi pian piano con le tante luci dell'alba, così uscii in strada: ero ancora vestita e il trucco colato incorniciava la mia faccia, ma per nulla al mondo mi sarei persa quello spettacolo.
Non feci altro che pensare a quello che era accaduto:
"magari sono stata un po' troppo stronza, so che non lo merita però la fiducia è alla base di ogni rapporto."
Ero davvero innamorata di lui, lo ero con tutta me stessa, ma non di All Might.
Sentivo di aver bisogno di pensare a lungo, meditare su quello che avrei dovuto fare: non c'era mai stato nessuno con la stessa sintonia, lo stesso rapporto che avevamo noi, ma troppi mi avevano usata, nascondendosi dietro delle buone intenzioni e delle belle facce. Figuriamoci se mi sarei mai fidata dell'eroe numero uno, il più popolare di tutti.
Avevo bisogno di tempo.

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Capitolo 10
*** Acqua ed Energia ***


Passarono diversi giorni e ogni volta il dolore era sempre più grande, incontenibile. Il Sensei era stato dimesso e io andai a fargli visita molte volte. Aveva bisogno del mio aiuto, ma non solo io gli ero accanto: c'era anche present Mic che andava e veniva da casa sua per mettergli le bende e svolgere altri compiti che a me non permise di fare; era comunque un uomo e voleva la sua intimità. Mi limitavo a fare la spesa e pulire, anche se non c'erano molte cose sporche, casa sua era prevalentemente vuota. Provavo poi ad allenarmi da sola, sulla spiaggia dove mi aveva portato Toshinori l'ultima volta, ma non riuscivo ad ottenere ottimi risultati.
Per quanto riguardava lui, invece, lo vedevo in televisione, a volte in vecchi servizi, altre volte in nuove interviste e in queste ultime notai che, anche se sorrideva e si comportava al solito modo, non era felice. 
Gli mancava qualcosa, gli mancavo io.
Nonostante tutto non mi menzionò neanche una volta e mai disse una parola su di me. Mi sentii tradita, abbandonata. Ci scambiavamo qualche messaggio, di tanto in tanto, ma non ci vedevamo più da quella fatidica sera; in realtà l'unica cosa che desiderassi davvero era chiamarlo, ma il mio orgoglio non mi permetteva di agire in quel modo, sapendo poi che, se lo avessi avuto davanti non avrei potuto fare a meno di prenderlo e baciarlo. Non potevo resistere alla tentazione di agire così, ma quello che aveva fatto era grave e se davvero non si fidava non meritava neanche tutto questo. Accantonavo quei pensieri ogni volta che mi tornavano in mente, specialmente quando ricevevo i suoi messaggi, rispondergli freddamente era davvero un'impresa.
La scuola riaprí e gli alunni dovettero prepararsi per il festival annuale. Guardandoli negli occhi potevo vedere come fossero pronti per quello, solo un ragazzo mi sembrava un po' turbato: mi ricordava me alla sua età.
Persa e spaventata.
Un giorno, prima del torneo, decisi di parlarci.
-Ehy Midoriya!- appena vide che stavo per iniziare una conversazione sembrò spaventato. Non capivo il perché, forse era solo timido.
-Ciao. Tu sei l'assistente del Sensei Aizawa, Kristine, giusto?- 
Annuii -diciamo che sono più la sua allieva preferita.- feci una breve risata, ma lui non la ricambiò.
-Sai, volevo parlare con te perché ho notato, da parecchio tempo, che sei sempre turbato. Anche io ero così alla tua età, quindi volevo aiutarti, magari capire il motivo di questa tua paura.-
Lui scrollò la testa -N...Non sono spaventato, sono insicuro, ma ho già chi mi aiuta. Grazie comunque per esserti preoccupata. Non tutti lo farebbero.-
Era l'ora di pranzo e io avrei voluto parlare un po' di più con quel ragazzo, quindi gli proposi di pranzare insieme.
-Ho già un impegno per pranzo, però penso tu possa unirti. Non credo ci sia qualche problema.-
Gli sorrisi, era bello che mi considerasse in quel modo. Eravamo molto simili, io e Midoriya.
Camminammo per il corridoio fino a quando una porta vicina a noi si aprì. Ci spaventò a morte, ma la situazione cambiò quando sentii una voce familiare: tutto crollò di colpo.
-Giovane Midoriya! Ti sto aspettando per mangiare e sono davvero affamato!-
Mi girai e lo vidi, la sua espressione mutò e il ragazzo, con molta gioia nella voce, domandò:
-Ehy All Might, è un problema se lei pranza con noi? È l'assistente del Sensei Aizawa ed è molto simpatica.-
Ci fu un lungo momento di silenzio che Midoriya non capí.
-Ma certo giovane Midoriya! Andiamo in un posto in cui saremo da soli!- lui parlò, distruggendo quel mutismo tra noi e alzando ancora di più il tono della voce. 
Io non riuscii a dire una parola, semplicemente seguii i due con un'espressione davvero arrabbiata. Quando arrivammo nella sala relax, Midoriya mi guardò e rimase scioccato.
-Cos'hai Kristine? Perché improvvisamente hai quell'espressione spaventosa?-
Chiusi la porta dietro di me, prima di rispondere:- chiedilo al tuo amico, il perché.-
Il ragazzo si girò verso Toshinori poi verso di me e nuovamente guardò lui. Era visibilmente molto confuso.
Mi staccai dalla porta e mi sedei sul divano, guardando l'uomo che aveva riacquistato la sua forma originale. Era davvero in imbarazzo.
-Qualcuno può spiegarmi cosa succede dentro questa stanza?- il ragazzo era disperato, quasi quanto lo ero io, internamente.
Il desiderio di prendere Toshinori, sbatterlo al muro e riempirlo di baci non mi era passato neanche per un secondo, anzi, da quando lo avevo visto era solo aumentato.
-Anche lei conosce il tuo segreto?- chiese ingenuamente Midoriya.
-Sì. Lo conosce.- rispose lui, tenendo lo sguardo basso -non sono stato molto sincero e ho sbagliato a non rivelarglielo quando potevo. Eravamo molto più di amici, prima, giovane Midoriya, ma ora sono cambiate molte cose...-
Rimasi a braccia conserte, ad ascoltare il suo discorso.
"Almeno non si vergogna di dire le cose come stanno e ammette che ha fatto degli errori. Io sono stata comunque troppo dura con lui, non merita davvero tutta questa freddezza da parte mia."
- Le cose, Toshinori, potrebbero tornare come prima e anche migliorare se tu imparassi a fidarti di me e dirmi le cose come stanno.-
Lui sospirò e tenendo le gambe larghe poggiò i gomiti su di esse, prima di sospirare e guardare il ragazzo.
-Ho passato il One for All, la mia unicità, a Midoriya, perchè mi ha colpito il suo modo di agire e sono sicuro che diventerà un eroe anche migliore di me. Era da tempo che cercavo un successore, da quando una battaglia mi ha lasciato menomato e ha limitato l' uso del mio potere a sole tre ore.- mi guardò negli occhi, si vedeva lontano chilometri che era davvero triste -ora sto allenando il ragazzo e lo sto guidando perché usi al meglio questo dono, facendolo suo in tutti i modi possibili. Ovviamente solo noi presenti siamo a conoscenza di questa situazione.-
-Vedo che inizi a fidarti, finalmente.-
-Come hai detto tu, sono stato a casa tua, ti sei fidata a lasciarmi lì conoscendomi appena. Mi hai permesso di dormire nel tuo letto quando eri in infermeria, nessun altro lo avrebbe mai fatto.-
Mi regalò uno dei suoi dolci sorrisi e non potei non ricambiarlo.
Midoriya era sconvolto dalla conversazione, ma sembrava iniziasse a capire quale fosse il nostro rapporto.
-Quindi voi due vi conoscete bene?- chiese, aprendo il cestino del pranzo e iniziando a mangiare -Comunque se All Might ti ha rivelato il nostro e il suo segreto, allora penso di poter stare tranquillo quando tu sei nei paraggi, Kristine!-
Annuii e guardai l'uomo che avevo davanti. Sapevo che tutto sarebbe migliorato, da quel giorno, ma ero ancora un tantino arrabbiata per quello che aveva fatto.
-Ora devi trovare solo il modo di farti perdonare.- mi alzai e tornai a sedermi, accanto a lui, che sgranò gli occhi e sputò sangue. Non si aspettava questo mio gesto.
- Troverò il modo, sai che sono pieno di sorprese.- fece un sorriso diverso dai soliti, questo era un tantino più perverso.
Proprio quando stavo per rispondergli, il mio telefono squillò, era il Sensei.
-Sì, Sensei?-
-Dove ti sei cacciata? Ho bisogno di parlarti, vieni verso l'uscita. C'è ancora del tempo.-
-Certo, arrivo subito.-
Riagganciai e diedi a Toshinori una pacca sulla spalla, guardando poi Midoriya:- penso che dovremmo rimandare il pranzo insieme a un'altra volta.-
Il ragazzo annuì, mentre si gustava il pasto
-Ogni volta che ti chiama tu corri da lui.- disse l'uomo, guardando il pavimento, - non voglio perderti ancora.-
Scossi la testa e cercai di tranquillizzalo, anche se nella mia mente regnava il caos più totale, -è il mio Sensei, devo andare da lui per forza. Specialmente ora che ne ha più bisogno.- 
Mi prese una mano, quando feci per andare via, e la baciò.
-Non sparire, va bene my darling?-
Annuii e salutai anche il ragazzo che era troppo preso dal suo pasto per accorgersi di quella scena sdolcinata.
Corsi a perdifiato per tutto l'edificio, fino ad arrivare fuori, dove il Sensei mi aveva detto di incontrarci e lo vidi lì, totalmente bendato.
-Eccomi Sensei, di cosa voleva parlarmi?-
-Vieni, camminiamo un po'.-
Lo seguii. Mi faceva davvero pena vederlo così.
- Sai del festival sportivo, vero?-
-Certamente.-
-Present Mic vuole trascinarmi con lui, tenermi nella tribuna del presentatore, ma non penso farà entrare anche te.-
-Immagino che saremmo in troppi.- calciai un sassolino, tenendo lo sguardo a terra proseguii.
-Forse. Quindi se non vuoi venire puoi sempre seguirlo da casa mia, il festival.-
Mi girai verso di lui di colpo e, con molta sorpresa, gli domandai:- da casa sua? Anche io ho la tv a casa, Sensei.-
-Immagino, ma avresti aspettato lì. Sarebbe stato più comodo per la cena.-
Mi fermai di colpo:- capisco che lei abbia bisogno di me, ma non mi sentirei a mio agio a fare una cosa del genere.-
Sospirò, girandosi verso di me,- è per Toshinori, vero? Quell'uomo è una distrazione per troppi...-
-Toshinori?- risposi imbarazzata -lui non c'entra niente con tutto questo. È solo un... Amico.-
-Amico. Immagino tu sia stata con questo "amico" mentre io ero all'ospedale.-
Cercai di trattenermi dal mancargli di rispetto un'altra volta :- Sensei, io non penso che questo la riguardi.-
-Sì, se qualcuno interferisce con gli allenamenti della mia allieva, se la distrae dai suoi compiti e dal suo piano d'allenamento.-
-Non ha mai interferito...-
Riprese a camminare, dandomi le spalle, - fai come vuoi, allora. Rimani con lui, ma sappi che gli interessa solo della popolarità e farebbe di tutto per avere anche solo un'altra intervista.-
Lo raggiunsi, mi fermai davanti a lui e, quasi con le lacrime agli occhi gli dissi, tenendo la voce bassa:- mi ha mentito più di una volta e mi ha tenuto nascosto il suo grande segreto, ma ora so tutto.-
-Pensi di sapere tutto, Kristine. Quasi non ti riconosco con questo tuo modo di pensare. Non sei mai stata così... Sentimentale.-
Scrollai le spalle -le persone cambiano, Sensei.-
-Dirò a Present Mic di chiamarmi una cameriera. Fai quello che vuoi durante il festival.-
Si voltò nuovamente e, al suono della campanella, tornò nella scuola.
Io rimasi lì, nel cortile, sola come una stupida.
"Cosa significa quest'ultima frase che ha detto? Ho fatto di tutto per lui, ancor prima dell'incidente. Sarà sicuramente geloso del mio rapporto con Toshinori."
Questa era l'unica spiegazione che riuscii a darmi, l'unico senso che trovavo in quella situazione. Se non avesse voluto più allenarmi, tutto il mio futuro sarebbe stato ridotto in cenere.
Aspettai l'orario di uscita e lo raggiunsi per parlare ancora.
-Cosa intendeva dire prima, Sensei?- gli corsi dietro per un tratto di strada, davanti agli occhi increduli di alcuni alunni, tra cui Midoriya.
- Niente. Volevo solo essere sicuro che casa mia rimanesse in ottime mani, se tu non puoi devo trovare qualcun altro che lo faccia.- poi aggiunse -so che hai altri impegni con persone poco raccomandabili, non preoccuparti.-
-Non è per quello!- volevo provare a trattenermi ancora, ma esplosi, vomitando tutte le parole che non gli avevo mai detto: -ho sempre fatto il possibile per lei e per una volta che penso anche alla mia vita, lei reagisce così? Non posso avere altri interessi? Frequentare altre persone? Mi sono sentita così in colpa per quello che le è successo, tanto da non poterlo spiegare a parole e lei mi ha detto che il suo dovere era proteggermi, proprio come doveva fare i suoi alunni. Se conto davvero così poco, allora perché continua ad offendersi se vivo la mia vita?-
Iniziai a respirare piano, cercando di calmarmi. 
-Offendermi? Semplicemente voglio che tu ti concentri su quello che stiamo facendo, sul programma che ti ho dato. Voglio che tu doventi più forte per, un giorno, potermi aiutare. Ora sono impossibilitato a compiere il mio dovere di insegnante e tu sei libera di frequentare chi vuoi, in questi giorni di vuoto.-
Mi sentii davvero stupida. Era imbarazzante riuscire a capire come razionalizzasse ogni cosa, anche i sentimenti.
-Mi sono sbagliata, Sensei, a voler avere più confidenza con lei. È stato un errore.-
- Non preoccuparti, potremmo conoscerci meglio al campo estivo. Saremo io e te da soli, senza Toshinori in mezzo ai piedi. Vedrai che lì le cose si sistemeranno e tutto andrà come deve andare.-
Riprese a camminare come se nulla fosse accaduto, come se non avesse alcun problema e tutto si fosse risolto.
"Beato lui, vorrei poter risolvere i miei problemi così anche io."
Midoriya lo guardava scioccato, mentre si allontanava. 
-Fa davvero paura.-
Mi massaggiai le tempie -non dirmelo.-
Tornai a casa, mi presi del tempo per mangiare e riposare un po', poi uscii nuovamente e mi recai alla solita spiaggia.
Con il costume da bagno mi buttai nel mare e provai a fare quello che mi aveva spiegato Toshinori qualche giorno prima.
Radunai tutti i pensieri e le parole che non riuscivo a dire, tutti i momenti che avrei voluto dimenticare e li trasformai in un animale forte e velenoso; mossi le dita tenendole più rigide possibile e, con mia grande sorpresa alzai una massa d'acqua. Cercando di tenere la concentrazione il più possibile mi sforzai ancora di più, ripensando ai momenti con Toshinori e alle bugie che mi aveva detto. Spinsi l'acqua in alto e l'energia la trasformò in un enorme serpente, pronto ad attaccare.
Mi allontanai per ammirare meglio quello che avevo creato. 
"Davvero non ho limiti?
Potevo fare qualsiasi cosa con il mio potere e quella ne era la prova.
Sentii un applauso, in lontananza.
-Great! Ce l'hai fatta!-
Mi girai in direzione delle voce e lo vidi, sulla spiaggia, che mi acclamava. Uscii dall'acqua correndo e mi buttai addosso a lui, facendolo quasi cadere.
- Grazie. Grazie di tutto.- lo abbracciai, stringendolo sempre di più.
- No, my darling, grazie a te.- mi accarezzò i capelli e, quando mi staccai dal suo petto, mi sollevò il mento.
"Che sia arrivato il momento tanto atteso? Che tutto stia finalmente cambiando tra noi? Dopo questo, cosa succederà? Il nostro rapporto come sarà, che tipo di relazione avremo?"
Tutti questi interrogativi continuavano a ronzarmi in testa. Eravamo così vicini che potevo sentire il suo respiro sul mio viso.
-All Might eccomi! Sono pronto per l'addestramento di oggi!- Midoriya arrivò correndo verso di noi.
Subito Toshinori si girò in direzione del ragazzo, sputando sangue, -Shit! Giovane Midoriya! Non mi aspettavo che arrivassi così in anticipo.-
Lui era davvero confuso -ma sono in perfetto orario, in realtà- fece una breve pausa, spostando lo sguardo da Toshinori a me e viceversa: -cosa stava succedendo qui? Ho per caso interrotto qualcosa?-
Io cercai disperatamente di giustificare la situazione.
-No, in realtà ci stavamo solo chiarendo- sorrisi, cercando di non sembrare in imbarazzo, anche se il mio viso era totalmente rosso, come il suo. Il fatto che continuasse a sputare sangue non aiutava a nascondere ciò che sarebbe dovuto accadere.
-Già, lei ha ragione. Ma ora, giovane Midoriya, dovrò prepararti per il festival, perché tu possa fare più che bella figura. Dovrai spiccare tra gli altri!-
Il ragazzo di colpo sembrò dimenticare quello che era successo tra noi, troppo impegnato a pensare alla competizione.
Sospirai sollevata, quando Toshinori mi chiese, cercando di tenere un tono basso, -tu che fai? Ci vieni al festival?-
-Non lo so. Il Sensei vorrebbe che lo guardassi da casa sua, ma non ne ho molta voglia.-
-Capisco, allora potresti venirci con me! Sempre se il preside permetta di farti sedere nella tribuna dei Sensei. In teoria dovrebbe esserci un posto libero...-
- Cos'è, un secondo appuntamento?- Risi, allontanandomi lentamente dal ragazzo che era distratto dagli esercizi,
- More or less. Però ti avviso che non sarò lì  
da spettatore, ma da insegnante e  come All Might, per la premiazione. - 
Annuii -okay. Se il preside acconsente verrò con te.-
Lui guardò il ragazzo, poi si rivolse a me:- non sai quanto sia importante per lui.-
- Allora penso che vi lascerò da soli, dovrete pur parlarne, no? -, continuai io, camminando fuori dalla spiaggia, sentendomi gli occhi dei due addosso.
-Ti farò sapere la risposta al più presto-, urlò lui, mentre lentamente mi allontanavo dalla sua vista.
"Stava per accadere davvero. Tutto sarebbe cambiatototalmente."
Non riuscivo a credere neanche per un secondo che una come me avrebbe mai attirato la sua attenzione.
Stavo diventando sempre più forte e il merito era solo dei sentimenti che provavo verso di lui.

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Capitolo 11
*** Festival e Passione ***


Passarono altri giorni, il fatidico festival ormai era alle porte e Toshinori mi chiese più e più volte se volessi andare ad assistere, invece che guardarlo da casa del Sensei, dato che il preside aveva acconsentito a farmi accedere alla tribuna degli insegnanti.
"Avrà sicuramente intuito, se non capito perfettamente che, tra noi due, c'è qualcosa di più di una semplice amicizia."
I pensieri continuavano a torturarmi, quel bacio che stavamo per darci poteva essere l'inizio di un nuovo capitolo della nostra vita: sapevamo entrambi cosa provavamo l'uno per l'altra, però, forse, il momento giusto per rivelarlo non era ancora arrivato.
M'incontrai con lui allo Yuuei, la mattina del festival: i ragazzi erano in totale fermento, alcuni si stavano preparando fisicamente, altri ancora approfittavano per studiare delle tecniche nuove. Dopo qualche minuto vidi arrivare Midoriya e lo salutai, aggiungendo:-sei pronto? Hai sentito cosa ha detto Toshinori, no? Devi fare bella figura!-
-Ehy Kristine! Mi sento molto in forma, anche se ho qualche dubbio...-
Mi avvicinai e cercai di rassicurarlo -non preoccuparti, lui sa bene quanto vali e dovresti iniziare a capirlo anche tu.-
Annuì timidamente prima di correre dentro la scuola.
Era davvero un bravo ragazzo, buono e umile: come al solito, Toshinori aveva fatto la scelta giusta. Iniziai a pensare al campo estivo, a cosa sarebbe successo quella settimana insieme al Sensei e cosa intendesse per "conoscerci meglio" ero terrorizzata ed eccitata al tempo stesso.
-Sempre tra i tuoi pensieri, eh?- 
Mi girai lentamente e Toshinori era dietro di me  -sai, anche il giovane Midoriya pensa troppo.-
-Ho notato- gli risposi, prima di dargli un bacio sulla guancia scavata, -penso abbia qualche perplessità riguardo a questa competizione, o magari è solo agitato.-
Ovviamente non potè trattenersi dallo sputare sangue, il che mi strappò un sorriso: era così carino quando, per la sorpresa, reagiva in quel modo. Una volta pulitosi con un fazzoletto, che gentilmente gli porsi, riuscì a rispondermi:-Ne abbiamo parlato a lungo, avere agitazione è normale quando si tratta di un torneo creato a posta per farsi notare dai professionisti.-
-Oh sì, ma a quanto so io, un professionista l'ha già preso sotto la sua ala.- lo colpii delicatamente con il gomito, facendogli ripetutamente l'occhiolino.
Ridemmo insieme per la mia squallida battuta.
-Ho una cosa in mente.- annunciò, ritornando serio, dopo essersi schiarito la voce -finito il festival avremmo tutta la serata per noi, vuoi venire a mangiare qualcosa a casa mia?-
Rimasi spiazzata dalla sua proposta, non mi aspettavo che potesse chiedermi una cosa simile; magari si era stancato di scene interrotte sul più bello e, a casa sua, sarebbe stato sicuro che nessuno avrebbe potuto interferire.
- Ordiniamo la pizza?- lo punzecchiai, facendogli tornare in mente la cena nell'infermeria.
- Meglio: due bei piatti di pasta.- mi sorrise euforico, aspettando la mia risposta.
- Non vedo l'ora di vedere casa tua!- annunciai impaziente -dovrà essere uno spettacolo, qualcosa di davvero strepitoso e...- 
Interruppe imbarazzato i miei sogni ad occhi aperti :- in realtà è solo un piccolo appartamento in affitto.- sorrise, cercando di sdrammatizzare.
-Oh, ma non è affatto un problema. L'importante è stare insieme, no?-
Annuì, iniziando a camminare in direzione della scuola.
-Allora ci vediamo sulla tribuna dei Sensei, ti aspetterò lì.-
Lo salutai con la mano, guardandolo allontanarsi da dietro e pensando a vari apprezzamenti sul suo lato B.
Mi preannunciò che, prima che il festival iniziasse, avrebbe dovuto svolgere dei compiti da Sensei, molto importanti, così decisi di iniziare a incamminarmi verso la struttura predisposta ad ospitare il festival, dove già molta gente si stava affollando per accaparrarsi posti migliori
"Fortuna che sono una raccomandata privilegiata" pensai, mentre camminavo tra la folla.
C'erano molti stand sparsi intorno all'edificio e tutti vendevano cose diverse: chi gadget, chi cibi e bevande e chi, addirittura souvenir della scuola.
"Che assurdità." 
Mi sarei comprata volentieri qualcosa da mangiare, ma la fila era troppo lunga e il tempo che avevo prima dell'inizio della competizione non era molto; preferii fare la fila in biglietteria, mostrando poi lo speciale pass che mi aveva consegnato Toshinori, per avere l'accesso alla tribuna dei Sensei.
"A proposito di Sensei."
Mi guardai in torno più e più volte, cercando anche solo di scorgere la sua sagoma, ma niente; provai a chiamarlo, ma il telefono squillava a vuoto
"Che si sia fatto male? E se per colpa mia avesse provato a fare qualche sforzo di troppo e gli si fossero riaperte le ferite?"
Tremai quando quel pensiero si insinuò nella mia testa
"Stasera non posso proprio andare da Toshinori, ma non posso neanche dirgli che ho cambiato idea, lui ci tiene tanto a questa cena e anche io; però devo farmi perdonare assolutamente dal Sensei, in più devo vedere come sta. Cosa posso fare?"
Pensai a lungo ad un modo per risolvere entrambe le situazioni, ma non mi venne in mente nulla che fosse così geniale da far coincidere i due impegni.
"Merda."
Presi posto nella tribuna, dove già c'era Tredici, che mi fece cenno di sedermi accanto a lui.
-Che ci fai tu qui, Kristine?- chiese allegramente
-Sono stata invitata.- arrossii
Lui non sembrò soddisfatto della mia risposta, così continuò a scavare:- da Aizawa Senpai?-
-Oh no, con lui ho avuto un diverbio, purtroppo...- mi grattai la nuca e fissai il pavimento, ripensando a come potesse stare.
-Ah! Allora chi è il fortunato?-
-Ma Sensei! Vuole sapere un po' troppe cose...-
-È imbarazzante, scusa hai ragione. Lo vedrò quando arriverà.- alzò il pollice in segno di assenso 
-Lei come sta? So che l'hanno ricoverata, dopo quello che è accaduto all'USJ.-
Tredici spostò lo sguardo, puntandolo dritto difronte a lui, ammirando la struttura
-È una fortuna che io sia ancora vivo. Quel Warp Gate ha usato il mio quirk contro di me.-
Una breve pausa -Devo dire che ho avuto momenti migliori- continuò, cercando di sdrammatizzare.
-Anche il Sensei non se l'è passata bene.-
-Sì, lo so.-
Rimanemmo in silenzio per un po', poi presi posto accanto al Sensei, come lui stesso mi aveva suggerito. Dopo qualche minuto, arrivò Toshinori. Sembrava essere affannato.
-Scusa per il ritardo, Kristine.- rimase pietrificato quando si accorse che anche Tredici era lì e lo salutava agitando la manina.
L'uomo prese subito posto accanto a me, allungandomi una rosa rosso vivo.
-Scusa se ho fatto un po' di ritardo, volevo dartela quando ancora eravamo da soli.-
Mi si sciolse il cuore per quel gesto inaspettato:- Toshinori, sei così dolce. Grazie davvero.- gli diedi un altro bacio sulla guancia e lui arrossì, riuscendo a trattenere il sangue più del solito.
-Ora capisco tutto!-Urlò Tredici -Era lui che stavi aspettando eh?-
Toshinori stava per rispondergli, ma io lo precedei annuendo e sporgendomi tanto da coprirlo.
-Sì, hai scoperto il mio segreto. Ho un Sensei che mi fa la corte.-
-Sei fortunata Kristine, molte vorrebbero essere al tuo posto, ora.- disse, ridacchiando sotto i baffi.
-Immagino, un uomo di una dolcezza simile non lo si trova certo tutti i giorni!- cercai di fare la finta tonta, riuscendoci completamente.
Tredici non fece più domande strane e gli altri Sensei arrivano pian piano, fino a riempire la tribuna.
-Toshinori, posso dirti che sono preoccupata per Aizawa? Non lo vedo da qualche giorno e non mi risponde al telefono.-
-Ah... - si strofinò il mento, assumendo un'espressione seria -forse sarà in compagnia di Present Mic e non sente il telefono, oppure è semplicemente impossibilitato a rispondere per colpa delle fasciature.- mi poggiò una mano dietro la schiena, iniziando a muoverla lentamente- Non preoccuparti, my darling, sicuramente sta bene.- infine fece uno dei suoi sorrisi speciali che, insieme alla rosa che mi aveva regalato, mi fecero totalmente dimenticare ogni tipo di preoccupazione. Ero lì, con lui, e in quel momento contava più di ogni altra cosa.
-Sei davvero speciale, Toshinori.-
Continuò a sorridere -Perché non mi chiami semplicemente Yagi?-
-Sarà strano all'inizio, ma ci potrei fare piacevolmente l'abitudine.-
Stava per rispondermi, quando un urlo squarciò le orecchie di tutti i presenti. Era Present Mic, il festival stava iniziando.
Dopo aver sfoggiato un ultimo sorriso, si girò verso il mega schermo per seguire Midoriya: non fece un fiato per tutta la competizione e, durante le pause, si dedicava interamente al ragazzo. 
Il mio cuore si rasserenava ogni volta che sentivo parlare Aizawa, sapevo che stava bene ma, per come continuava ad ignorarmi, mi faceva davvero incazzare.
Toshinori si assentò durante le premiazioni, perché avrebbe dovuto consegnare le medaglie ai primi tre classificati, sotto le spoglie di All Might.
Risi quando vidi come si comportava, era così carismatico, ma anche buffo: vederlo da vicino e sapere di conoscerlo molto bene, faceva un certo effetto. Non c'erano paragoni con la sua forma originale e  io ero sicuramente una delle poche a preferirlo così; forse perché lo avevo conosciuto come un uomo alto, magro, ma con un grande cuore e, con la sua semplicità spontanea, che mi aveva fatta innamorare.
Il torneo si concluse e la fatidica cena si avvicinava, prima che Toshinori mi raggiungesse, provai a richiamare il Sensei:
-Che c'è?- rispose con la voce flebile e stanca, più del solito.
- Sensei, ero al festival e ho sentito le sue considerazioni sugli studenti, se posso permettermi mi è sembrato brillante.- cercai di montare le parole il più possibile, per provare a farlo ricredere sul mio conto.
-Già. Mi sembravi molto più attenta ad altro, ma è un piacere sentire che ti sei interessata alla mia classe.-
-È il minino dopo averli conosciuti da vicino. Sarà un piacere seguirli anche nel campo estivo.-
-Seguirli? Il campo estivo per loro sarà una passeggiata salutare, in confronto a quello che dovrai fare tu.-
Deglutii rumorosamente, guardandomi intorno con nervosismo. Dopo un attimo di silenzio, continuò a parlare:- domani mi toglieranno queste maledette bende. Mi aspetto di trovarti pronta per la sera stessa: abbiamo del lavoro da fare.-
-Certo. Io sono già pronta, Sensei.-
-Lo spero per te- un' altra breve pausa -ci sentiamo domani.-
-Arrivederci.-
Attaccai e fissai lo schermo,
"Dovrei godermi questa serata fino in fondo. Da domani ricomincerà l'allenamento con il Sensei e non credo che mi lascerà del tempo per vedere Toshinori."
Sospirai, spostando lo sguardo all'orizzonte, ammirando il tramonto: il sole, ormai, era quasi totalmente calato e, mentre mi perdevo nelle mille sfumature del cielo, la sua voce mi distolse dai mille pensieri che non riuscivo a controllare.
- Sei pronta, my darling? Perché tra poco mangeremo la pasta più buona che tu abbia mai assaggiato!-
Mi si avvicinò, toccandomi il braccio. Inizialmente avrei voluto dirgli come mi sentivo riguardo al Sensei, che sicuramente avrebbe impedito con tutto se stesso di farci vedere; parlargli dei miei sentimenti e baciarlo lì, davanti a quel tramonto stupendo mentre le persone si allontanavano, lente e ignare, da quella struttura. Riuscii solo a tenergli la mano, che diventò la mia ancora di salvezza da quell'abisso di pensieri e insicurezze.
-Non vedo l'ora!-
Il viaggio fino a casa sua non fu così lungo e, quando mi fece accomodare all'interno, davvero non mi aspettavo di vedere niente del genere: era una casa normale, perfetta per una persona e, il dettaglio che mi colpì di più fu una gigantografia incorniciata sopra il divano, che rappresentava una foresta di cedri.
Rimasi per un po' a guardarla, chiedendomi cosa avesse di così speciale e la risposta arrivò da lui, che mi si avvicinò e fissò la foto insieme a me:
-Non trovi che sia rilassante? Io immagino sempre di essere lì, con il vento che mi accarezza e il suono delle cicale a farmi compagnia.-
Lo guardai, cercando di cogliere il senso della sua visione.
Toshinori era totalmente perso in quella foto e dovetti dagli una leggera spinta, per farlo uscire dal suo stato di trance.
-Scusa, ogni tanto mi fermo a pensare anche io.- rise imbarazzato, prima di prendere il telefono in mano e chiedermi:- che tipo pasta vuoi?-
Non impiegai molto a dargli una risposta: -Tortellini al sugo! Ci sono i tortellini, vero?-
Scorse nel menù del ristorante e i secondi di attesa sembrarono interminabili, quando finalmente annunciò:
-perfetto! Penso che prenderò la stessa cosa, non li ho mai assaggiati, mi fido della tua scelta.-
"Impensabile
-fortuna che c'è un ristorante italiano qui vicino.- asserii, tirando un sospiro di sollievo.
Mi sedei sul divano, sotto la gigantografia della foresta e aspettai che lui mi raggiungesse,
-devo darti una cosa- disse, sparendo nel corridoio che portava alle altre stanze.
Presi il telefono in mano e iniziai a guardare vecchie immagini e video che avevo nella galleria:
vorrei avere una foto con lui da mettere come sfondo del telefono, da tenere sempre sul comodino e da guardare quando sono triste, per tirarmi su."
Passarono pochi secondi quando tornò e, dopo essersi seduto accanto a me, mi mostrò un'action figure di All Might, che poi mi porse, dicendo:
-tienila tu, così sarò sempre accanto a te e, anche quando andrai con Aizawa al campo estivo, saprò che mi penserai.-
Mi rigirai quel pupazzo tra le mani: non era molto grande ed entrava bene in borsa, in più non sembrava essere totalmente nuovo.
-Compri action figures di te stesso?- risi e lo abbracciai, tendendo l'oggetto stretto a me 
-è un regalo bellissimo, grazie... Yagi.- 
Lo guardò nuovamente, poi spostò lo sguardo su di me -era un'edizione limitata, ora non si trova neanche più. Sono certo ne ne avrai cura.- toccò il pupazzo tra le mie mani, passando lentamente le dita sulla mia pelle.
"Che sia nuovamente giunto il momento? Questa volta nessuno potrà interromperci, nessuno potrà interferire."
Fece salire lentamente la mano lungo il mio braccio, fino a toccarmi il viso. Ci avvicinammo sempre di più e, prima che potessimo baciarci, il suo telefono squillò; lui si allontanò per rispondere e io non riuscii a trattenere le risate per la sua suoneria.
"Non posso crederci. Non può essere successo ancora."
-Che c'è?- rispose, parecchio irritato.
Ci furono attimi di silenzio, poi la sua espressione mutò completamente.
-Cosa? Di già? Dovrò avvisare Gran Torino.- 
Rimase per un po' al telefono, alzandosi e girando per la casa; riuscii a capire che era Midoriya ad averlo chiamato, dato che con nessun altro rimaneva al telefono così tanto per parlare di un tirocinio. 
"Forse non è stata una bella idea quella di volere un rapporto più che amichevole con All Might, penso che non avremo mai tempo per stare davvero insieme."
Poco dopo chiuse la chiamata e tornò a sedersi accanto a me:
-Scusa Kristine, ma il ragazzo ha delle perplessità sul tirocinio. Mi ha chiesto chi fosse stato il mio insegnante e vuole andarlo a fare da lui. Non sarà facile convincerlo.-
-Mi stai dicendo che devi fare altre chiamate?-
Annuì, atterrito.
Scrollai le spalle:- io non mi muovo da qui, fai pure.-
Mi pentii amaramente di aver acconsentito a fargli fare quelle telefonate; rimase più di mezz'ora attaccato a quell'oggetto ma, fortunatamente, riuscì a lasciarlo quando arrivò la cena.
-Finalmente!- esclamai, prendendo posto di fronte a lui - ho una fame da lupi.-
Iniziammo a mangiare in silenzio e, dopo qualche boccone, lui decise di romperlo dicendo:
-scusami per quello che è successo, ma non posso lasciarlo da solo. Ora che gli ho passato il mio potere è tutto diverso: sono la sua guida, oltre al suo idolo e l'esempio da seguire.-
-Deve pesarti tutto questo.- asserii, dopo aver ingurgitato una forchettata di tortellini
-No. In realtà ne sono contento, cerco da tanto un erede e ora che l'ho trovato devo stargli accanto. È la mia priorità.-
-Capisco.- 
Ripensai al discorso che stava facendo al ristorante, a come era stato interrotto da quei mostri, così decisi di riprenderlo.
-Le cose che mi stavi dicendo, quando eravamo a mangiare il sushi, sono tutte vere?-
Usai quella scusa per provocarlo un po'.
-Certo che sì e mi dispiace che tu non mi abbia creduto, perché ti ho tenuto nascosto il mio segreto.-
-Ci stavo ripensando e... So di aver sbagliato, ho esagerato, infondo non meritavi di essere trattato così.- guardai il piatto nel tentativo di nascondere i miei occhi, mentre prendevo un'altra forchettata di quella bontà. -Peccato che me ne sia accorta dopo.-
-Non ci pensare, l'importante è che ora sia tutto risolto. - mi sorrise. -Tutte le cose che ti ho detto da quando ci siamo conosciuti sono sempre state vere. Ti ho nascosto chi sono, ma non sarei mai riuscito a fare la stessa cosa con i miei sentimenti.-
Quasi mi venne da piangere ad ascoltare le sue parole. Era sempre stato così vero con me e io l'avevo respinto.
"Ma cosa faccio? Sto ancora finendo la pasta quando potrei approfittarne per prenderlo, sbatterlo al muro e riempirlo di baci?"
Mi sbrigai a finire i tortellini, poi mi pulii la bocca con il tovagliolo, quando un pensiero mi frenò:
"No, Kristine. Un po' di dignità, per favore."
-Avevi proprio ragione, questa pasta è ottima, very good!-
Fortunatamente, con una semplice frase riuscì a interrompere i miei pensieri.
-Lo so. È la mia preferita.- gli sorrisi, alzandomi e gettando il mio piatto nella spazzatura, per poi sedermi sul divano. Lui mi raggiunse poco dopo.
-Yagi, ti ricordi quando quella donna ha urlato al ristorante?- gli chiesi, cercando ancora un modo per tirare fuori il vecchio discorso.
-Certo, non potrei mai dimenticare una cosa del genere.-
-Ecco, in quel momento stavi per dirmi qualcosa, che cosa?- mi avvicinai sempre di più a lui, fino a far toccare le nostre gambe
-Penso che tu lo sappia perfettamente.-
Annuii - certo che lo so, ma vorrei sentirlo detto da te. Immaginare una cosa è diverso dal sentirla o vederla accadere.- 
Prese un grande respiro prima di parlare, non doveva essere facile, per lui, pronunciare quelle parole. Mi prese entrambe le mani e mi guardò negli occhi
-Io ti amo, my darling. Avrei voluto dirtelo prima, o dimostrartelo nel migliore dei modi, ma penso tu abbia capito come vanno queste cose, alla fine.-
Gli accarezzai la guancia scavata, sorridendogli :- non preoccuparti, hai sempre fatto del tuo meglio.-
Improvvisamente si avvicinò e, dopo tanto tempo, riuscimmo a baciarci: in quel bacio c'era tutta la passione dei precedenti, che non eravamo riusciti a darci. Rimanemmo dei minuti attaccati fino a quando lui mi prese per il bacino e mi fece sdraiare sul divano, poi mi salì sopra.
Proprio mentre i nostri baci diventavano sempre più passionali, il suo telefono squillò di nuovo.
-Shit.- disse prima di alzarsi -Scusami, my darling, è ancora il giovane Midoriya, avrà urgente bisogno di me.- 
Rispose al telefono e parlò per qualche minuto, mettendosi d'accordo con il ragazzo per vedersi sulla spiaggia. Quando chiuse la chiamata mi guardò affranto.
-Devo andare da lui, vuoi rimanere qui oppure ti pago un taxi per tornare a casa?-
-Se a te non disturba il fatto che io rimanga a casa tua, mi piacerebbe aspettarti qui.-
Lui annuì, posandomi una mano sul ginocchio:- allora ci vediamo dopo, se sarai ancora sveglia. Fai come se fossi a casa tua, nel frattempo.-
Lo baciai ancora, era bello potergli finalmente stare vicino senza alcun imbarazzo.
Dopo qualche minuto sola in quella casa, a fare zapping in televisione, trovai un canale che trasmetteva un vecchio video di All Might. Immediatamente mi fece realizzare dove mi trovassi e quale fosse la mia posizione.
"Sono a casa di All Might. Ci siamo baciati e stavamo per fare sesso sul divano. Tutto ok, è tutto ok." Cercai al massimo di non dare in escandescenza, ma invano. 
"Mi ha detto anche di comportarmi come se fossi a casa mia."
Provai a fare dei respiri profondi per calmarmi, ma niente riuscì a darmi quell'effetto che avrei tanto voluto ottenere, neanche il quadro con i cedri giapponesi.
Decisi di fare un giro per la casa pensando di trovare qualcosa di interessante, ma sfortunatamente le uniche cose che lo riguardavano erano dei vecchi articoli e quel pupazzo che mi aveva regalato. Confermai l'ipotesi che fosse una casa del tutto normale.
La tentazione di frugare anche nei cassetti era grande, ma evitai di calare così in basso.
Dopo essermi tranquillizzata almeno un pochino, decisi di farmi una doccia fredda usando il suo bagnoschiuma per poi mettermi quello che sembrava un pigiama.
Appena mi posai sul suo letto non resistei molto con gli occhi aperti. I pensieri erano davvero tanti e l'eccitazione per essere lì, in quel momento, non faceva che crescere. Avrei voluto provare a rimanere sveglia, ad aspettare Yagi per continuare ciò che era stato interrotto poco prima sul divano, ma tutto quel turbinio di emozioni mi aveva stremata e, appena chiusi gli occhi, persi conoscenza.

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Capitolo 12
*** Owl ***


Quando aprii gli occhi, la mattina successiva, non riuscii inizialmente a focalizzare dove fossi; mi svegliai in preda all'ansia, poi i ricordi si rischiararono e capii. Dopo essermi guardata intorno più volte mi buttai nuovamente su quel morbido letto, presi il cellulare e controllai quali notifiche ci fossero: il Sensei mi aveva chiamata dieci volte.
-Porca troia!- urlai, scattando in piedi -sono morta, mi ucciderà ne sono sicura.- 
In fretta e furia mi vestii, provando a richiamarlo più volte, ma senza ricevere alcuna risposta.
"Cazzo, è finita, con lui avrò chiuso per sempre. Lo so. È finita."
Corsi per il salone cercando di racimolare tutte le mie cose, quando notai un biglietto sul tavolo, avvicinandomi lo presi in mano e lo lessi:
"Io sono a scuola, non ho voluto disturbarti mentre dormivi per dirtelo. Se hai fame sulla cucina ci sono delle merendine e il caffè già pronto. Ci vediamo più tardi, my darling."
Mi calmai leggendo quelle parole scritte con tanto amore e lasciate lì, sul tavolo. Purtroppo non avevo tempo per fare colazione e dovevo correre anche io a scuola. Speravo vivamente d'incontrarlo lì, avrei avuto qualcuno da stringere, almeno, quando il Sensei avrebbe annunciato che non avrei più fatto parte dei suoi piani. 
Corsi a perdifiato fino ad arrivare allo Yuuei, non sapevo dove mi trovassi con precisione, così usai il navigatore del cellulare scaricandolo ulteriormente.
Una volta nella scuola mi affrettai a raggiungere la classe del Sensei, bussai e, boccheggiando aprii la porta.
-Hey Kristine! How are you? - 
-Present Mic?-
-Yes, it's me! Di cosa hai bisogno, girl?- si spostò dalla cattedra e mi raggiunse alla porta.
-In realtà cercavo il Sensei, sa dove può essere?-
-Oh yeah! La sua ora è finita da un bel po', ora dovrebbe trovarsi in sala professori!- 
-Grazie!- 
Appena ricevetti l'informazione iniziai a correre verso la stanza, senza neanche aspettare la risposta di Present Mic; i corridoi erano deserti e non impiegai molto a raggiungere la sala professori: la porta era aperta e bastò affacciarmi per farmi notare, visto il rumore che stavo producendo.
Cercai il Sensei dentro la stanza e lo vidi seduto, mentre lavorava al computer, vicino a Yagi. Entrambi alzarono lo sguardo, appena arrivai, reagendo in modi diversi alla mia presenza:
- Buongiorno Kristine.- Yagi mi salutò con un sorriso, muovendo la mano, mentre il Sensei gli volgeva uno sguardo parecchio irritato.
- Avete tutta questa confidenza, adesso?- disse Aizawa, prima di alzarsi per raggiungermi - andiamo, abbiamo da fare.-
Camminò lentamente fuori dalla sala professori e io rimasti qualche secondo a fissare Yagi, che era rimasto stupefatto dalla risposta del Sensei; lo salutai con un sorriso,  che trasudava preoccupazione, poi raggiunsi Aizawa.
-Dove stiamo andando?- 
-In un luogo tranquillo.-
-La sala relax?- la mia voce era flebile. Sapevo di aver sbagliato.
-No. Il tetto.-
Continuammo a camminare in silenzio, fino ad arrivare in cima alla scuola.
Lui aprì la porta e mi fece passare avanti, poi la richiuse dietro di sé, poggiandocisi sopra.
-Cosa hai intenzione di fare?- 
Solo in quel momento realizzai che era senza bende; sembrava essere davvero in forma, tranne che per una brutta cicatrice sotto l'occhio.
-In che senso?- risposi titubante.
Lui sospirò e iniziò ad avvicinarsi.
-Voglio sapere quali sono le tue intenzioni: riguardo agli allenamenti, riguardo alla tua concentrazione e riguardo alla paga che non ti stai guadagnando. Sappi che non parlo solo di questi giorni, in cui la tua attività avrebbe dovuto essere maggiore, visto che io ero assente.-
-Ma lei ha detto...-
Si fermò davanti a me, guardandomi negli occhi, -non era logico, che non fossi serio?-
-Se proprio posso dirlo, Sensei, no. Sembrava serissimo.-
-Non mi conosci ancora, Kristine, dopo tutti questi anni?-
Indietreggiai, era la prima volta che il pensiero di essere faccia a faccia con lui mi spaventava: -certo, ma comunque mi sono allenata diverse volte, mentre lei stava male, scoprendo anche nuovi usi del mio quirk.-
-E chi, se posso, ti ha aiutata a sviluppare i tuoi poteri?-
Rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire per non tirare in ballo Yagi. 
-Quell'espressione dice molto di te. Tornerò alla prima domanda che ti ho posto: cosa hai intenzione di fare?-
-Continuare a sviluppare il mio vasto potere, fino a quando potrò mostrarlo al mondo come professionista.-
-Vedo che hai le idee chiare- fece una pausa, avvicinandosi alla balaustra e poggiandocisi per guardare giù - con quell'incidente il mio quirk non è più quello di prima, come ben sai,  e ora ho bisogno di te più di ogni altra cosa; questa sera hai la tua ultima possibilità. Ti consiglio di non mancare alla ronda e di non fare cazzate- si alzò e camminò nuovamente verso di me -hai capito?-
Annuii più volte. Il suo discorso mi aveva davvero spaventata.
-Allora tieni il telefono acceso e vicino, ti darò istruzioni precise.-
Dopo queste ultime parole camminò fino alla porta e scomparve, lasciandomi da sola con i miei pensieri. 
Passò qualche secondo, frugai nella borsa e tirai fuori il pupazzo che mi aveva dato Yagi: lo strinsi a me con tutta la forza che potevo, qualche lacrima scivolò sulle mie guance e in quel momento mi sentii una bambina indifesa.
Sapevo bene che lui era al piano di sotto, ma stava lavorando e non potevo disturbarlo per una cosa simile.
"Cosa devo fare per essere come te?" 
Pensai, guardando l'oggetto che avevo tra le mani, "tu sei così perfetto con tutti. Hai sempre la battuta pronta e non hai paura di niente. Io, che ho tremato alle parole del Sensei, come potrò avere la forza di affrontare i criminali più pericolosi?"
Accarezzai il viso del pupazzo e in mente mi tornarono i ricordi della sera precedente, così presi coraggio e scesi al piano di sotto: volevo parlargli, avevo bisogno di lui più che di chiunque altro e l'ora di pranzo era vicina. Avrebbe potuto rimanere con me durante la pausa, così non si sarebbe distratto dai suoi compiti di insegnante. 
Arrivata in sala professori, bussai per farmi notare, Yagi era l'unico Sensei presente.
- Posso disturbarti per pranzo?- domandai, poggiandomi alla porta.
- Certo che sì.- mi guardò per qualche secondo prima di alzarsi e raggiungermi -come stai? Ti vedo abbastanza provata.- posò una mano sulla mia guancia e l'accarezzò.
- È stata una brutta mattinata, non sono riuscita neanche a mangiare le cose che mi avevi lasciato.- spostai lo sguardo a terra e lui prontamente mi alzò il volto, puntando i suoi occhi blu nei miei:
- dammi il tempo di mettere in ordine delle scartoffie e andiamo subito, my darling.-
Gli sorrisi e aspettai sulla soglia mentre finiva di sistemare alcuni documenti, poi mi raggiunse e ci chiudemmo dentro una sala relax. Lui guardò l'orologio e annunciò:
-il giovane Midoriya ci raggiungerà tra qualche minuto, abbiamo del tempo per noi.-
Non gli lasciai neanche un momento per sedersi che mi attaccai al suo collo e gli diedi un lungo e appassionato bacio, iniziando nuovamente a piangere.
-Ehy, ehy my darling che c'è? Perché piangi?- appena riuscì a staccarsi mi pulì affettuosamente le lacrime con le dita.
- È tutto così confuso, non so neanche se noi due stiamo facendo la cosa giusta.- mi allontanai da lui per sedermi sul divano e affondare il viso tra le mani.
-Cosa ti ha detto Aizawa?- domandò Yagi, sedendosi accanto a me.
- Lui non sa del nostro rapporto, io non gli ho detto nulla, ma penso abbia intuito che c'è qualcosa di più di un'amicizia tra di noi- sospirai, prima di alzare lo sguardo e osservare la sua espressione preoccupata
-Allora perché credu che quello che stiamo facendo non sia giusto? Non penso tu gli debba qualcosa...-
- Yagi, il Sensei continua a dire che sono sempre distratta. Forse è vero. Forse dovrei essere come lui e pensare solo al lavoro. Magari ha ragione a dire quelle parole, forse tu mi distogli troppo da quello che devo fare con lui.-
L'uomo mi posò una mano sulla spalla e iniziò a massaggiarmela: - se vuoi il mio modesto parere, penso che Aizawa si sbagli. Ognuno ha il suo modo e le sue ragioni per fare l'hero, ma soprattutto ha i suoi tempi. In più, da quello che ricordo, l'ultima volta che ti ho vista allenarti sulla spiaggia avevi creato qualcosa di straordinario: questo significa che il tuo potere sta crescendo sempre di più.-
Improvvisamente sentii crescere in me una grande forza, come se una luce si fosse accesa nell'oscurità e stesse rischiarando la mia mente.
- Tu credi così tanto in me?-
Yagi rise, prima di prendere il mio viso tra le mani - io so perfettamente quanto vali; sei una ragazza intelligente, ma soprattutto forte. Aizawa ha paura di perdere un'apprendista come te; la tua unicità non è come le altre e lui lo sa bene, per questo è così severo.-
Scrutai il suo viso, confusa:- non è come le altre? Cosa intendi?- 
-Non posso dirtelo io, devi capirlo da sola. Hai scelto di essere un drago, no? Allora sputa fuoco e lascia che le tue ali ti portino in alto, my darling.-
A quella frase sgranai gli occhi: si riferiva al mio tatuaggio
"Che mi rappresenti davvero così tanto? Ho scelto di essere un drago, ha ragione, e i draghi non hanno paura di niente e nessuno: da oggi mi impegnerò al massimo per essere come uno di loro, supererò le difficoltà contando nella forza del mio fuoco e delle mie ali."
Lo abbracciai come mai avevo fatto con nessuno, continuando a ringraziarlo.
- E ricorda sempre che io sarò al tuo fianco, qualsiasi cosa accada.- disse, quando tornai a guardarlo in faccia.
-Mi dispiace di aver dubitato della nostra relazione.- 
- Capita di essere confusi, a volte. L'importante è che tu sappia cosa vuoi da me, da noi. Io sarei disposto a rimanere tuo amico e vederti felice con qualcun altro, purché tu stia bene, se è questo ciò che deciderai.- il suo sguardo s'incupì. Ero sicura che l'avrebbe fatto, anche se gli si fosse spezzato il cuore.
- No, Yagi. Io voglio stare con te. Ora so che non c'è alcuna distrazione in tutto questo: è stato il tuo pensiero che, quella volta in spiaggia, mi ha dato la forza per far crescere il mio potere.-
Lui mi regalò uno dei suoi sorrisi più dolci. Ormai non c'era alcun imbarazzo tra noi e, subito dopo avermi guardata per qualche secondo, mi saltò addosso e iniziò a baciarmi, sdraiandomi sul divano.
"Siamo soli, chiusi nella sala relax e stiamo di nuovo per fare sesso." 
Anche se dentro la scuola, nessuno avrebbe scoperto il nostro segreto, nessuno si sarebbe accorto di nulla: il parlottare dei ragazzi copriva qualsiasi rumore e gli altri Sensei erano distratti dai loro compiti. 
Sembrava il momento perfetto, ma non avevo calcolato un dettaglio: mentre Yagi mi stava togliendo la canottiera, lasciandomi in reggiseno, qualcuno bussò alla porta.
Lui rimase totalmente rigido, respirava piano e riusciva a malapena a muovere gli occhi.
-Non ci credo- sussurrai, abbastanza vicino al suo orecchio per farmi sentire -è una maledizione.-
Yagi rimase in silenzio, mentre la voce dall'altro lato chiese:
- All Might sei qui?- 
Era il ragazzo, venuto per pranzare insieme al suo maestro.
- Shit!- disse lui, cercando di non farsi sentire, - rivestiti! Ho calcolato male il tempo!-
Mi infilai l'indumento che mi aveva tolto, continuando a ripetermi 
"Non ho parole"
Yagi si alzò e aprì la porta al ragazzo: -giovane Midoriya entra pure! Ti stavamo aspettando, non abbiamo toccato cibo per mangiare con te.-
L'alunno entrò timidamente e, appena si sedette io gli feci i complimenti per com'era andato il festival.
-Potevo fare di più, però Todoroki sembrava davvero aver bisogno d'aiuto- mi rispose, aprendo il suo sacchetto del pranzo.
- È quello che fa un hero, mio caro, mette il bene degli altri davanti al suo e, anche se non sei arrivato primo, hai fatto comunque un bel torneo.-
Midoriya sorrise alle parole del suo mentore e iniziò a mangiare. 
-Tu hai il pranzo?- mi chiese Yagi, preoccupato.
- Non ho fatto in tempo a fare la spesa, quindi non ho nulla.- sorrisi imbarazzata, cercando di nascondere al ragazzo che, la sera precedente, ero rimasta a dormire a casa di All Might.
Yagi mi allungò il suo pranzo:- mangiane un po', non hai neanche fatto colazione.-
"Davvero mi sta offrendo il suo cibo? Non penso che esista amore più grande."
Annuii e iniziai a mangiare, mentre lui parlava con Midoriya. Riuscivo ad estraniarmi dalle loro conversazioni, almeno fino a quando non venivo interpellata. Finii la mia metà e passai il contenitore a Yagi, sorridendogli dolcemente: in quel momento avrei voluto almeno dargli un bacio sulla guancia, ma non volevo che il ragazzo sapesse della nostra relazione, almeno fino a quando Yagi non avesse voluto dirglielo.
Dopo la pausa pranzo tornai a casa e dormii tutto il pomeriggio, uscii a fare la spesa e mi preparai la cena, in attesa delle istruzioni del Sensei.
Il telefono squillò, esitai qualche secondo prima di rispondere, guardando la foto sullo schermo. La sua voce, dall'altra parte del dispositivo, mi comunicò di vederci ad un parco in centro città, lì mi avrebbe comunicato il briefing della serata.
Camminai fino ad arrivare al luogo prescelto, continuando a pensare a cosa stesse facendo Yagi in quel momento:
"Sicuramente sarà con il ragazzo. Beato lui, vorrei essere al suo posto, in questo momento ho davvero bisogno di passare del tempo con Yagi."
Sospirai, calciando una lattina che degli incivili avevano lasciato a terra.
- Ti sto aspettando da cinque minuti.-
Era la voce del Sensei, che lentamente uscí dall'ombra.
- Forse sono stata un po' lenta, mi scusi.-
Cambiò totalmente discorso, ignorando le mie scuse, per poi mostrarmi la foto di un tipo con la faccia da gufo reale: -il criminale che dovremmo fermare stasera si chiama Owl e, come puoi capire, il suo quirk è fare tutto quello che fa un gufo.-
"E ti pareva."
Annuii lentamente 
- Ultimamente sta rapinando diversi negozi di notte e varie persone sono rimaste ferite nei suoi scontri contro la polizia e gli altri heroes.-
-Allora cosa stiamo facendo ancora qui? Andiamo a prenderlo.-
Si sistemò gli occhiali che usava con il costume, prima di mettere in chiaro:- quando siamo in missione chiamami Eraser Head.-
- Sì, lo so perfettamente.-
Rimase fermo per qualche secondo; pensai che mi stesse fissando, ma gli occhiali che indossava erano perfetti per svolgere il loro compito di nascondere la direzione del suo sguardo.
-Possiamo andare, allora?- chiesi, intervenendo tra i suoi pensieri.
-Tu cercalo a terra, io farò lo stesso dall'alto.-
Detta questa frase fece un salto e iniziò a scalare un palazzo 
-Certo, Eraser Head.-
Aspettai che sparisse dalla mia vista, poi iniziai a camminare per le strade buie.
"Da qualche parte, in questa zona, dovrebbe esserci un bar frequentato da criminali. Scommetto che il nostro amico si trova lì."
Alzai il cappuccio della giacca, che faceva parte del mio costume, per coprirmi il viso.
"Un'infiltrazione sarà il metodo più efficace per catturare qualcuno veloce, silenzioso e capace di volare."
Continuai a camminare seguendo il percorso che ricordavo meglio. Solo le insegne dei negozi illuminavano la strada stretta e i miei pensieri erano gli unici a farmi compagnia, in quel momento di tensione.
"Chissà cosa avrà il Sensei, perché è rimasto a fissarmi così tanto? Non è da lui un comportamento del genere."
Tirai fuori il telefono e, quando lo toccai, comparvero una serie di messaggi sullo schermo, tutti da parte di Yagi: chiedeva come mi sentissi, se la frustrazione della mattina stessa fosse passata.
Continuando a camminare gli risposi:
"durante la giornata non ho fatto che pensare alle parole del Sensei. Spero di rimediare catturando il criminale che stiamo cercando."
La risposta non tardò ad arrivare
"Non dovresti usare il telefono se stai lavorando."
"Già, lo so. Ci sentiamo dopo."
Scritte queste ultime parole bloccai lo smartphone e lo infilai in tasca, proseguendo la mia missione.
Arrivata al bar entrai senza troppe esitazioni, presi posto al bancone e il barista, insospettito, mi chiese subito cosa ci facesse una ragazza come me in quel posto.
-Quello che fanno gli altri, amico. Ordino da bere.-
-Immagino. Ma non sembri una del posto, dove abiti?-
-Vicino al parco. Invece di farmi il quarto grado, dammi un po' di vodka.-
L'uomo fece spallucce e preparò il mio drink.
Avevo studiato bene il modo di parlare e le movenze dei criminali, tanto da riuscire più volte a mescolarmi con loro e non solo nelle esercitazioni scolastiche.
Posò il bicchiere sul bancone e iniziò a fissarmi.
-Tu non me la racconti giusta. Sembri essere uno sbirro.-
-Io, uno sbirro? Perché non un hero, visto che siamo in vena di sparare cazzate.-
Indietreggiò alle mie parole, come se non si aspettasse che una ragazza usasse quel linguaggio.
Iniziai a bere, prima di porgli la fatidica domanda.
-Se proprio vuoi saperlo, amico, sono qui per cercare un tizio. Ho saputo che è uno forte e vorrei fare un colpo con lui. Si fa chiamare Owl, lo conosci?-
Il barista mi lanciò un'occhiata insospettita:
-non parlo dei miei clienti.-
-Perfetto. Grazie dell'aiuto.-
Solo dopo pochi secondi si rese conto di aver sbagliato a parlare.
Passarono dei minuti o qualche quarto d'ora, quando dalla porta dello squallido bar entrò il criminale che stavo cercando.
Rivolsi un'occhiata di sfida all'uomo dietro il bancone:
- non sai mantenere un segreto, vero?-
Mi alzai e raggiunsi Owl appena prese posto ad un tavolo isolato.
"Non posso attaccarlo qui, davanti a tutti, sono in minoranza numerica e questi sembrano tipi tosti. Devo escogitare un piano."
-Tu sei Owl, giusto?- portai il bicchiere al tavolo, sedendomi difronte a lui.
- Dipende chi lo chiede.- rispose l'uomo, con una voce profonda.
-Io mi chiamo Jacinda, sto cercando di mettere su una banda per fare qualche colpo qui intorno. Da quello che so, tu sei uno forte.- conclusi la frase con una risata maliziosa.
-Molti lo dicono, quindi forse è così.- Prese il mio bicchiere e bevve tutto d'un sorso quello che era rimasto.
- Wow! Sei davvero uno tosto!-
Ammiccò.
"Forse potrei trovare una scusa per farlo allontanare da qui."
-Il tuo discorso era interessante, continua, bella.-
Mi schiarii la voce, pensando a che storia poter inventare.
- Quelli che sono riuscita a mettere insieme hanno paura. Paura della polizia, degli heroes, delle conseguenze e magari uno come te può fargli cambiare idea...-
-Che cagasotto. Dovresti insegnargli che quelli sono tutti spazzatura e loro dovrebbero imparare e capirlo.- Tirò fuori un sigaro e se lo accese, -se vuoi una mano, bella, ti costerà.-
-Di quanto stiamo parlando?-
-Non voglio soldi, con una come te conosco un solo tipo di moneta.-
"Perfetto."
Mi alzai e iniziai a camminare verso il bagno
-Seguimi, ragazzone.-
L'uomo si alzò ridacchiando e mi seguì senza fare una piega, buttando il sigaro appena acceso a terra.
Entrammo nella stanza, era abbastanza larga per combattere, ma non avevo intenzione di tirarla per le lunghe.
Il tipo mi si buttò addosso; sentivo le sue mani ovunque, mentre con il becco mi pizzicava la pelle: mentre lo abbracciavo mossi le dita dietro la sua schiena, staccando i tubi dell'acqua manipolandoli e facendoli chiudere attorno al corpo di Owl, creando una sorta di spessa corda metallica. Lui non fece neanche in tempo a capire cosa stessa accadendo.
-Mi dispiace, bello, ma dovresti stare più attento a chi cerchi di rimorchiare.- 
L'uomo fece per urlare, ma lo stordii tirandogli un sasso in testa. Svenne.
"Speriamo non sia morto. È solo questione di secondi, gli altri accorreranno per il rumore." 
Mi concentrai e, formando una sfera d'energia, sfondai il muro del bagno. 
Alzai il corpo imprigionato dell'uomo con il mio quirk e iniziai a scappare il più lontano possibile, bloccando il passaggio ai pochi che mi stavano inseguendo, facendo crollare muri e buttando oggetti dietro di me.
-Hai distrutto un edificio, non va bene.-
La voce veniva dall'alto, capii immediatamente che il Sensei mi aveva raggiunta, ma riuscii a stento a rispondergli, tanto era l'affanno della corsa:- lo so, ma l'ho preso, no?-
Non disse una parola, continuando a camminare sopra di me.
- lasciamelo, ci penso io.- 
Arrivati al parco lo feci cadere a terra. Non c'era più traccia degli altri criminali.
Il Sensei chiamò la polizia e subito arrivarono per arrestarlo.
-Devo farti i miei complimenti- disse uno di loro, -erano settimane che gli stavamo dietro, catturarlo era impossibile, data la sua unicità. Senza di te sarebbe ancora in giro a compiere i suoi crimini.- 
Lo spostarono nel furgone, assicurato in una gabbia metallica, ancora svenuto.
Quando gli agenti andarono via, rivolsi lo sguardo al Sensei, che sembrava davvero contento di quello che era appena accaduto. Non sorrideva, ma glielo si leggeva in faccia.
-Lei non dice niente?-
-Il poliziotto ha ragione, sei stata brava e vorrei anche sapere dove lo hai incontrato.-
-Conosco bene la mente dei criminali, a quanto pare. Una serata come questa era sprecata a compiere solo atti distruttivi: aveva bisogno di un drink e di una scopata.-
Il Sensei mi fissò per qualche secondo, prima che io potessi parlare ancora:- se per lei va bene, vorrei andare a casa. È tardi e ho bisogno di farmi una doccia.-
Annuì - direi che stasera hai svolto molto bene il tuo lavoro, quindi sì. Domani i ragazzi inizieranno gli stage, questo significa che avremo più tempo per parlare e agire, prima del campo estivo.-
Alzai e riabbassai le spalle velocemente.
- Va benissimo.-
Salutai il Sensei e presi la strada di casa, sfruttando anche i mezzi notturni, arrivai verso le tre di mattina. Ero a pezzi e non me la sentivo di chiamare Yagi, era troppo tardi.
Feci una doccia veloce, dovevo scrostarmi il viscidume di quel tipo da dosso, poi potei raggiungere il letto in pace e, finalmente, mettermi a dormire.

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Capitolo 13
*** La Popolarità del Tramonto ***


Percepii una vibrazione che cresceva sempre di più, poi un tonfo e il rumore si intensificò.
-Ma che succede?- 
Aprii a stento gli occhi e mi accorsi che il telefono era per terra, lo schermo illuminato mostrava un nome che non riuscii a mettere subito a fuoco.
- Chi è a quest'ora?- lo presi in mano e risposi
-Pronto?- risposi, con la voce ancora assonnata.
-Ti ho svegliata per caso, my darling?-
Spalancai gli occhi e mi misi seduta. Non mi aspettavo che chiamasse, anche se la sera precedente non mi ero fatta sentire.
"Che si sia preoccupato?"
-Yagi? No, tranquillo, mi sono alzata da poco- feci una pausa e dopo essermi schiarita la voce, domandai: -che ore sono?-
-Quasi mezzogiorno. Volevo chiederti se ti andasse di uscire, oggi pomeriggio.-
"Oggi pomeriggio..."
-Non dovrei avere niente da fare, se sposto gli allenamenti ad ora.-
-Ti andrebbe di andare al cinema? Ti piacciono i film?-
-Certo!- risposi entusiasta 
-Great! Ti chiamerò più tardi per farti sapere gli orari. Ora devo tornare a lavorare, my darling, ci sentiamo.-
- A dopo Yagi.-
Appena chiusa la chiamata rimasi a fissare il vuoto per qualche secondo
"È per caso un altro appuntamento? Forse è meglio che completi gli allenamenti e chiami il Sensei per sapere cosa dobbiamo fare stasera."
Agii come i miei pensieri avevano dettato, ma il telefono di Aizawa era spento.
"Immaginavo. Che lo stia facendo apposta? Certo, dopo la cattura di ieri sera non avrà sicuramente niente di così negativo da dirmi. Magari ha semplicemente la batteria scarica, lui non si cura molto di queste cose..."
Sospirai, prima di alzarmi dal letto e vestirmi, uscire di casa e andare a fare un po' di jogging, fermandomi di tanto in tanto per eseguire alcuni esercizi. 
Mentre giravo per la città, pensai alla mia relazione con Yagi: 
"cosa siamo? Per il momento so che io lo desidero e lo stesso vale per lui; che mi ami è certo, prova davvero un forte sentimento verso di me, ma non mi ha ancora proposto di stare insieme ufficialmente. Che abbia intenzione di farlo oggi? Per questo mi ha chiesto di andare al cinema? Solitamente è una cosa che fanno i fidanzati, ma noi, noi cosa siamo?"
Ogni perplessità e dubbio accumulato in quei giorni riuscì a farmi completare perfettamente tutti gli allenamenti della giornata. Avevo bisogno di sfogarmi e l'unico modo era quello di portare il mio corpo al limite.
Tornata a casa provai a richiamare il Sensei, ma nulla, continuava a non rispondere.
"Dovrei andare a casa sua per controllare come sta?"
Ero indecisa sul da farsi, non volevo disturbarlo, però la mia preoccupazione era al picco massimo: dopo l'incidente dell'USJ avevo paura che quei criminali tornassero per finirlo, temevo lo avessero preso di mira.
Mi lavai il sudore di dosso, mi vestii e racimolai le cose più importanti mettendole nella borsa, soffermandomi sul pupazzo di All Might:
ricordai come conobbi Yagi, non avrei mai potuto immaginare chi fosse; pensai a quando rimase con me in infermeria, uno come All Might non l'avrebbe mai fatto, troppo impegnato a fare interviste e stare sotto le luci dei riflettori per curarsi di una come me.
"E invece..."
Decisi di finirla di fare pensieri su pensieri, di continuare a domandarmi cosa fossimo, dove il nostro rapporto stesse approdando. Capivo che non sarebbe stato costruttivo dirlo al mondo, ma non m'importava. Avevo bisogno di sapere e, quel pomeriggio, glielo avrei chiesto, gli avrei fatto la fatidica domanda: cosa siamo noi?
Misi in borsa anche il pupazzo di plastica e mi diressi a casa del Sensei, Yagi ancora non mi aveva chiamata e pensai che rimanesse del tempo prima che potesse liberarsi dai tanti impegni che aveva,
"È All Might, del resto, non potevo aspettarmi niente di diverso."
Presi i mezzi pubblici e arrivai dopo un quarto d'ora: l'orario delle lezioni era finito e lui non poteva essere in nessun altro luogo che a casa sua.
Citofonai più volte prima che potesse rispondere; subito mi annunciai e lui, stranamente senza dire una parola, aprì il cancello.
Quando salii al piano lo vidi davanti alla porta, con i capelli legati e indosso una tenuta da casa.
-Che cosa c'è, Kristine?- chiese, quasi scocciato nel vedermi
-Ero preoccupata per lei, Sensei. Ha il telefono spento da tutto il giorno e non risponde ai miei messaggi.-
La sua espressione cambiò appena sentì le mie parole, si spostò da davanti l'uscio e mi invitò ad entrare. Ammirando la casa per la prima volta dopo qualche settimana, notai che era più vuota del solito,
"che abbia buttato qualche sedia?"
Nonostante la mia crescente curiosità non mi fermai a domandare dell'arredamento, ma iniziai subito a parlare della sera precedente:
-Sa Sensei, dopo ieri sera penso che i criminali si calmeranno un po', almeno in quella zona.- dissi, sedendomi timidamente difronte a lui.
-Probabilmente, ma solo lì. Mi è arrivata un'altra segnalazione stamattina. Dovremmo lavorarci su.-
-Non vedo l'ora di tornare in azione! Parliamo di stasera? Perché io avrei un impegno...-
-Un impegno? - Alzò lo sguardo, scrutandomi attentamente.
-Sì, ho spostato gli allenamenti a stamattina per avere il pomeriggio e la sera liberi, quindi volevo chiederle se è possibile non passare la serata a lavorare.-
Sospirò -non te la darei, se dipendesse da me. Purtroppo l'impegno di cui ti parlavo è domani.-
Ero contenta di ascoltare le sue parole, anche se erano piene di risentimento. Feci una risata nervosa per provare a scaricare la tensione, ma senza successo; il Sensei si alzò e andò verso la cucina a prendere un bicchiere d'acqua, quando tornò davanti a me domandò:
- perché sei ancora qui? Non hai avuto la risposta che cercavi?-
Annui lentamente, era strano che mi parlasse così.
-Non sono venuta solo per quello, che ci creda o meno.-
Gli scappò una breve risata, -certo, allora qual è il motivo per cui sei qui?-
-Mi preoccupa il fatto che non risponda al telefono. Dovrebbe essere sempre reperibile e non solo perché è un hero, Sensei.-
-Tu? Preoccupata per me? - sorseggiò ancora dal bicchiere, prima di ridere nuovamente.
-Non vedo cosa ci sia di divertente.-
-Non è logico che tu lo sia, ora hai qualcun altro di cui preoccuparti.-
-Questo non significa che lei sia meno importante.-
Tornò serio di colpo, come solo lui sapeva fare, - devi avere le idee chiare per stare a questo mondo, Kristine.-
Dopo queste parole si alzò e mi accompagnò alla porta, quasi cacciandomi da casa.
Scesi le scale in preda alla rabbia, guardai l'ora sul telefono e mi accorsi che Yagi mi aveva chiamata per tre volte. Lo ricontattai immediatamente.
-Scusa se non ti ho risposto, ero dal Sensei.-
-Ah- un momento di silenzio, poi riprese a parlare -io per il momento sono nel mezzo di un concorso, proprio vicino a dove abbiamo mangiato il sushi. Se ti va di fare un salto appena finisco andiamo al cinema, ok?-
Solo dopo quelle parole notai che la sua voce era diversa dal solito. -Va bene vengo, ma ci metterò un po'.-
-Yes! Ora devo scappare. Ci vediamo dopo, my darling!-
Dopo aver chiuso la chiamata infilai il telefono nella tasca dei pantaloni, continuando a domandarmi in che modo una persona come lui potesse sostenere anche gli impegni del first hero.
Tornai nuovamente alla stazione e, mentre il treno mi cullava mostrandomi squarci di città, ripensai alle parole del Sensei
"Avere le idee chiare? Cosa intendeva? So quello che voglio fare e mi sto impegnando al massimo per ottenere sempre risultati migliori; lui stesso mi ha fatto i complimenti ieri sera, che senso avrebbe dire una cosa del genere? È sempre stato distaccato con me, quindi che sia geloso è da escludere."
Più ci rimuginavo su, più mi venivano dubbi e non riuscivo a trovare una soluzione al dilemma: ci pensavo talmente tanto da farmi venire il mal di testa.
Arrivai nel luogo in cui Yagi si trovava e riuscii subito a raggiungere il negozio che ospitava il concorso di cui parlava; mi tenni ben lontana da tutte le ragazze smanianti che urlavano davanti a All Might. 
Era la seconda volta che lo vedevo dal vivo e continuare a pensare che fosse davvero la persona di cui mi ero innamorata aumentava la mia confusione mentale.
"Più lo guardo e più non capisco, ma come fa?"
Rimasi a guardare dall'entrata del negozio, quando il presentatore annunciò:
-adesso il grande hero number one All Might sceglierà tra una di voi quella che avrà un selfie e una foto intera insieme a lui, più un autografo ovunque la prescelta voglia! Siete pronte ragazze?-
Subito tutte le donne che erano davanti a me urlarono di gioia, quando All Might puntò un dito nella mia direzione.
-Quella ragazza laggiù che non c'entra nulla con il concorso! Lei è la fortunata!-
Immediatamente quella massa di persone si girò verso di me, indispettita.
-Prego signorina, si avvicini al palco!- urlò il presentatore
-Io? Ce l'ha con me?- cercai di alzare il più possibile la voce, iniziando ad avanzare.
-Certo, ragazza che sicuramente non conosco, sei proprio tu la prescelta!- rispose All Might.
Mentre mi facevo strada tra le donne inferocite sentii diverse offese provenire da varie parti, nessuno mi aveva mai insultata in quel modo in più, alcune di loro mi tiravano i capelli, altre, facendo finta di niente, mi urtavano dandomi gomitate o pestandomi i piedi.
"Sono davvero delle pazze accanite."
Appena arrivai sotto il palco, All Might allungò la mano e mi aiutò a salire, prendendomi poi in braccio e sussurrandomi nell'orecchio:
-avevi una voce triste, my darling, pensavo che questo ti avrebbe tirato su il morale.- 
Lo guardai e sorrisi, non mi sarei mai aspettata un gesto simile solo per farmi tornare il buonumore.
-Bene, ragazza sconosciuta, ora facciamoci il selfie! Tira fuori il telefono!-
Feci come aveva detto: la foto non venne male, ma non era come averne una con il vero lui.
Dopo quel selfie ci scattarono una foto, che stamparono al momento, e il famigerato l'autografo me lo feci fare sul pupazzo che mi aveva regalato.
-Spero non sbiadisca.- gli dissi, dopo che finí di scrivere.
Lui mi guardò, quasi commuovendosi, per poi tornare nei panni del personaggio tanto amato da quelle donne. Mi prese nuovamente in braccio e si preparò a correre.
-Cosa vuoi fare?- gli sussurrai, tenendomi stretta al suo collo, ma lui non rispose.
-Bene signore, io devo congedarmi e grazie per avermi invitato a questo fantastico show! Continuate a fare il tifo per me, PLUS ULTRA!-
Dopo quelle ultime parole iniziò a correre tra la folla poi, appena fummo all'aperto, si preparò a saltare; io chiusi gli occhi e, quando li riaprii, eravamo sul tetto della galleria commerciale.
Gli uscì del sangue dalla bocca e il suo corpo iniziò a fumare, così decisi di rimettermi in piedi, per farlo tornare alla sua forma originale.
-Non è splendido?- disse, quando la nuvola di fumo che usciva dal suo corpo si dissipò.
Mi voltai verso di lui, sorridendogli, poi spostai lo sguardo sull'orizzonte: eravamo in presenza del tramonto più bello che avessi mai visto e accanto a me c'era l'uomo che amavo.
- Non ho mai visto niente del genere.- 
Quasi mi venne da piangere, era la prima volta che mi sentivo così completa, ma avevo ancora delle domande da fargli.
-Yagi, posso chiederti una cosa?- parlai tenendo lo sguardo fisso al sole morente.
-Sure, my darling.-
Sospirai, prima di parlare, l'ansia stava per prendere il sopravvento.
- Cosa siamo noi?- mi girai verso di lui prima di porre l'altra domanda -cosa sono io per te?-
Lui sembrò spiazzato dai miei interrogativi.
-Io voglio che tu sia la mia compagna, voglio esserti vicino in ogni momento, e voglio amarti più di ogni altra cosa.-
"Che sia questo ciò che intendeva il Sensei?"
Yagi venne verso di me e mi abbracciò, sovrastandomi con la sua altezza
- Sempre se tu desideri le stesse cose, my darling.-
Annuii contro il suo petto, stringendo il costume da hero che gli stava almeno tre volte più grande.
-Certo che voglio tutto questo- alzai lo sguardo, incrociando il suo -staremo insieme per sempre, vero?-
-Per sempre.- 
Nelle sue parole c'era della tristezza, non ne capii il motivo e in quel momento non prestai troppa attenzione al perché.
Lui continuò a parlare, cercando di rassicurarmi,
-qualsiasi cosa ti abbia detto Aizawa oggi pomeriggio, ora non ha importanza, ci sono io qui con te.- mi strinse più forte e lo stesso feci io, quando delle lacrime affiorarono dai miei occhi, nascosi nuovamente il volto tra le pieghe del suo costume.
- Ora sto molto meglio, grazie a te. Non vedo l'ora di passare la serata in tua compagnia.-
Non disse una parola, si limitò ad alzarmi il mento e baciarmi, davanti a quello splendido tramonto.
Non mi ero mai sentita così bene, la sua semplice presenza ravvivava il mio spirito.

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Capitolo 14
*** Il Riflesso della Luna sul Mare ***


Dopo aver aspettato che il sole tramontasse, scendemmo le scale di servizio: Yagi si infilò nel primo bagno disponibile e si cambiò d'abito, uscendo da lì con indosso un completo blu con la camicia bianca e la cravatta rossa; l'avevo già visto vestito in quel modo, a scuola, ma non risparmiai i commenti positivi:
- Sei così elegante, per questa sera, quasi mi fai sentire in imbarazzo.- feci una risata sommessa, prima che lui potesse prendermi il braccio e infilarlo sotto il suo,
-Non devi, my darling, con me puoi lasciar andare via ogni sorta d'imbarazzo.- sorrise e iniziammo a camminare.
Uscendo da quel centro commerciale, notammo le tante donne affrante che avevano partecipato al concorso: alcune ancora parlavano di me, altre facevano commenti sconci su All Might, dicendo cose che non voglio neanche provare a ricordare. Le loro parole echeggiavano nella mia mente, facendomi sentire un nullità.
"Certe sono così belle e molto più grandi di me. Hanno tutte le carte in regola per frequentare uno come lui, non come la sottoscritta."
Guardai Yagi con gli occhi tristi e lui si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi:
-immagina se sapessero.-
Mi vennero i brividi a sentire quelle parole, molti dei miei pensieri negativi sparirono, ma non totalmente: provai a pensare alla loro reazione, a quanto odio e quanta invidia avrebbero potuto provare nei confronti della compagna di All Might. L'insicurezza era radicata così a fondo in me e solo ultimamente stavo riuscendo a strappare ogni singola radice, impedendogli di crescere nuovamente. Per Yagi avrei fatto di tutto, compreso affrontare una massa di donne dagli ormoni impazziti.
Camminammo fino a trovare un punto dove riuscì a chiamare un taxi in tutta tranquillità.
-Hai già scelto il film che vogliamo vedere?- domandai, appena finì di parlare al telefono.
-Dovremmo sceglierlo insieme, ce ne sono molti che mi sembrano interessanti...- mi guardò con aria interrogativa, massaggiandosi il mento, 
-dai, sei tu l'esperto! Non dirmi adesso che davvero sei indeciso!-
-In realtà ho pensato a qualcosa, ma è davvero scontato- rise e io non potei fare a meno che imitarlo.
Arrivati al cinema, annunciò con decisione la sua scelta al botteghino e, dopo aver preso i popcorn, entrammo nella sala.
Rimanemmo stranamente attenti durante il film; ogni tanto sentivo che Yagi mi accarezzava una gamba, oppure cercava la mia mano per stringerla nella sua. Il film non fu noioso come mi aspettavo, anzi, si rivelò davvero interessante, Yagi veramente amava il cinema, nonostante non si atteggiasse ad esperto; era così bello imparare a conoscerlo sempre meglio.
-Ne hai altri dello stesso genere, a casa?- chiesi, una volta lasciato il luogo dell'appuntamento.
Lui scosse la testa -purtroppo no, dear, sono tutti a Tokyo. Questo è solo un appartamento in affitto, non ho pensato di portare troppe cose con me.-
Sollevai le spalle e gli sorrisi e, tenendo la voce bassa, asserii maliziosamente:- avremmo altri modi per intrattenerci.- immediatamente sputò sangue, cercò un modo per trattenerlo, ma senza successo.
-Che c'è, non ti senti bene per caso?- chiesi ironicamente.
-Non puoi farmi questo, specialmente quando siamo in mezzo alla strada! Mi fai male, my darling.- c'era dell'ironia nella sua voce, ma non ero totalmente convinta che non fosse serio. 
Mentre stavamo passeggiando lungo la strada, mi venne un'idea malsana: Midoriya era con il maestro di Yagi e io non dovevo lavorare, il Sensei non mi avrebbe chiamata. Eravamo soli.
-Ehy Yagi, ti va di andare alla spiaggia?- chiesi euforica.
-Alla spiaggia? A quest'ora? Vuoi guardare la luna, my darling?-
Annuii -Sì, voglio passare del tempo in intimità con te.-
Immediatamente il suo volto si addolcì:- certo, andiamo. Oggi c'è la luna piena, del resto, non possiamo perderci uno spettacolo simile.-
"E non ci saranno chiamate indesiderate."
Fu una lunga passeggiata, fino ad arrivare alla spiaggia che conoscevamo perfettamente, ma lui non sembrava essere stanco, più che altro triste; era come se le stelle gli tirassero fuori una certa nostalgia.
-Sei sicuro di star bene?- gli domandai, appena fummo al cospetto del mare.
-Sì, sì non preoccuparti. Ogni tanto mi perdo nei miei ricordi.- rispose sfoggiando uno dei suoi sorrisi che, ogni volta, mi facevano innamorare sempre di più.
-Allora dai, andiamo vicino all'acqua.- lo tirai per la manica della giacca e lui, senza fare una piega, mi seguì.
-Oggi siamo fortunati, Kristine- disse poi, guardando il riflesso della luna sul mare -non solo abbiamo visto un bellissimo tramonto, ma anche questa magnifica scena.- Inspirò ed espirò, tenendo gli occhi chiusi.
-Sono questi i momenti che amo- intervenni, sedendomi sulla sabbia, -è tutto così perfetto, nel mare.-
-Sai, my darling-, rispose lui, sedendosi accanto a me - il tuo potere è come lui. Forte e affascinante allo stesso tempo; quando imparerai a controllarlo perfettamente, sarà uno spettacolo vedervi insieme: come la luna riflessa sul mare, di notte.-
Riempii i polmoni con l'aria salmastra, guardando dritto davanti a me,
"Per lui sono lo spettacolo naturale più bello: quello che lo fa commuovere, che gli fa provare nostalgia, quello di cui ha paura."
-Lo pensi veramente? Sarei paragonabile ad uno spettacolo del genere?-
Lui annuì e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio:- tu sei più di questo- dopo quelle parole mi baciò.
-Ho un'idea- gli dissi, una volta che quel lungo bacio finì, -ci facciamo un bagno, ti va? È così romantico di notte.-
-Cosa? Non possiamo, non abbiamo nemmeno i costumi sotto.- rispose imbarazzato, guardandomi dal basso quando mi alzai per spogliarmi.
-Non servono i costumi, possiamo farlo nudi.-
-Scherzi? Se qualcuno ci vedesse...- interruppi il suo assurdo pensiero, prima che potesse esprimerlo completamente, -non c'è mai nessuno qui, lo sai meglio di me.-
Iniziai a spogliarmi e, rimanendo in biancheria intima, lo incitai :- dai, vieni con me, non farmi andare da sola.-
Lui riuscì a darmi una risposta solo dopo aver sputato altro sangue:-Kristine non possiamo, rivestiti dai.- I suoi occhi viaggiavano per tutto il mio corpo, lasciandolo a bocca aperta. 
-Che c'è, non sai nuotare per caso? Hai paura dell'acqua? Dai, non fare il timido.- Dopo quella frase mi girai, dandogli la schiena, e tolsi anche gli ultimi indumenti che coprivano il mio corpo, rimanendo totalmente nuda, così avanzai verso l'acqua, accompagnata dai versi di Yagi, che continuava a sputare sangue.
-Smettila, mi farai morire dissanguato!-
Mi girai verso di lui solo quando potei abbassarmi, tanto da far arrivare l'acqua a coprirmi il petto. Risi, guardandolo, e provai a incitarlo ancora:
-dai Yagi! Vieni a farmi compagnia, l'acqua è davvero calda!-
Lo guardavo da lontano, sembrava che non sapesse come agire quando, alla fine, si rassegnò.
-Okay, va bene, hai vinto- iniziò a spogliarsi e io rimasi a guardarlo da lontano.
-Bravissimo, adesso vieni con me.-
-No. It's nonsense, mi sono spogliato come volevi tu, ora torna qui e rivestiti.-
Scossi la testa, ridendo :- non fare lo scemo, so che lo vuoi. Devo uscire e venirti a prendere con la forza?-
Mi alzai in piedi, l'acqua non copriva più il mio seno e lui, guardando, sputò altro sangue.
-All Might ha per caso paura di una donna?- continuai a ridere, era davvero impacciato, ma questo lo rendeva ancora più bello.
-Okay arrivo, ma abbassa la voce!-
Si avvicinò sempre di più, fino ad arrivare davanti a me.
-Va bene così vicino?- 
Osservai il suo corpo magro alla luce della luna e notai una brutta cicatrice su lato sinistro del torace. 
-Quella è la ferita di cui mi parlavi?- chiesi, tenendo un tono serio. 
-Sì, ma non preoccuparti my darling, il peggio è passato. Ora non dovresti pensarci- mi prese dalla vita e mi attaccò al suo corpo -siamo soli dici, eh? Allora perché non sfruttiamo questa solitudine?-
Alla sua domanda tutta la tristezza svanì e tornai nuovamente a stuzzicarlo, cingendogli i fianchi con le gambe:- sento che ti sei subito abituato alla temperatura dell'acqua.-
Ridemmo insieme e subito dopo iniziammo a baciarci e baciarci ancora. 
Non riuscimmo a contenere la passione tanto da sfogarla lì, sul bagnasciuga, poco dopo essere usciti dall'acqua. 
Quella notte i nostri corpi si unirono sotto la luce della luna piena riflessa sul mare.
Fu uno dei momenti più belli della mia vita, ero spensierata, niente mi spaventava più: Yagi era al mio fianco, il Sensei non poteva lamentarsi del mio lavoro e il potere che avevo dentro continuava ad espandersi. Lo sentii crescere anche in quell'occasione, quando i nostri desideri divennero finalmente realtà, quando ogni situazione che continuava a frenarci sparì.
Dormii a casa sua, quella notte, sapendo che la mattina successiva non sarebbe dovuto andare a scuola: avremmo potuto passare la mattina e tutto il pomeriggio insieme. 
Ero al culmine della gioia e le sue parole continuavano a riecheggiare nella mia testa: "per sempre."

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Capitolo 15
*** Ciliegi in fiore ***


Ero totalmente sola in una stanza buia, dove solo una figura si distingueva; era di spalle, sembrava essere l'uomo che ci attaccò all'USJ, insieme al mostro che fratturò il Sensei e quel Warp Gate. 
Ricordavo le tante mani che aveva addosso,
"Che sia il suo costume? Perché scegliere una cosa del genere? Se voleva cercare di spaventare qualcuno, ci è riuscito appieno."
L'uomo si girò lentamente verso di me, aveva una mano anche in faccia, ma nonostante questo s'intravedeva la sua bocca e si capiva che stava ridendo.
-Non sei stata in grado. Non lo sarai mai.-
La stanza si faceva sempre più stretta, le pareti nere continuavano ad avvicinarsi e lui rideva a squarciagola.
Tremavo.
Non riuscivo a dire una parola, a controbattere.
La sua risata era fredda e risuonava nella mia testa.
Non potei fare altro che accasciarmi e piangere.
Improvvisamente aprii gli occhi e mi misi seduta, il respiro affannato e le lacrime che ancora scorrevano sul mio viso. Cercai di tranquillizzarmi guardandomi intorno: ero a casa di Yagi, nel suo letto, ma lui non era lì; mi rassicurai quando vidi della luce provenire dal salone, così mi alzai e andai a controllare.
Lo trovai sul divano, intento a guardare un film del suo genere preferito, che stavano trasmettendo in televisione; appena mi vide il suo sguardo si fece subito preoccupato:
-Che ci fai sveglia a quest'ora, my darling?-
Io mi avvicinai fino a sedermi accanto a lui, poggiando la testa sulla sua spalla,
-ho fatto un incubo. Penso di avere ancora i sensi di colpa per quello che è successo al Sensei...- guardai il vuoto per qualche secondo, prima che lui potesse ripetere,
-non è stata colpa tua, perché ti fai pesare così tanto questo fatto?-
-Potevo fare di più, ma sono rimasta a guardare.- mi si strinse il cuore a pronunciare quelle parole.
-Tu avevi già fatto abbastanza, non riuscivi più neanche a reggerti in piedi, eri stremata e questo significa che hai combattuto, lo hai aiutato.-
Yagi cercò di consolarmi in ogni modo, ma la visione di quell'uomo e le sue parole non riuscivano ad uscirmi dalla testa.
-Vuoi che ti prepari un the?- chiese poi.
A quella domanda mi venne in mente la prima volta che parlammo, mi preparò il the ed era il più buono che avessi mai bevuto.
-Magari-, gli risposi, -anche se fa caldo penso sia un'ottima idea. Ricordo che tu sei davvero bravo a fare il the- dopo quella frase mi tornò il sorriso, lui si alzò sogghignando e, dopo aver acceso le luci, si mise all'opera.
Passai dei minuti ad osservare come procedeva e infine mi sorse una domanda spontanea,
- cosa ci fai tu sveglio, invece?-
Quasi esitò a rispondermi -ormai non riesco più a dormire come una volta, anche io faccio degli incubi, sai my darling?-
-come puoi avere paura, proprio tu, l'hero number one?- la mia incredulità non conosceva limiti in quel momento; sapevo che ognuno temeva qualcosa, ma non lui, sembrava davvero perfetto e senza alcun timore a guardarlo come All Might. Conoscendolo a fondo, però, imparai a capire molte cose di Yagi Toshinori, cose che ad una persona qualunque sarebbero passate inosservate.
-ho avuto delle brutte esperienze, e quasi ogni notte quei momenti tornano a farmi visita, incubi che tutt'ora vivo.- si toccò quell'enorme cicatrice, che avevo visto solo la sera precedente, dopo aver parlato.
Io mi commossi assistendo a quella scena, così mi alzai e andai ad abbracciarlo: quando posai la mano sul lato sinistro del suo torace, sussultò, 
-Yagi, io sono qui per curare tutte le tue ferite-, poggiai la testa sulla sua schiena e sentii battere il suo cuore, era una sensazione indescrivibile.
Lui si girò e mi baciò, infine mi disse:
-il the è pronto, my darling, portalo con te e torniamo a letto. Dormire farà bene ad entrambi.-
Annuii e seguii il suo consiglio.
Una volta sotto le coperte mi tornò nuovamente in mente quell'uomo, ma ora il pensiero non mi spaventava più, perché sapevo di non essere sola.
- Grazie di tutto- gli dissi, una volta finita quella bevanda dal gusto eccellente.
-Non devi ringraziarmi, ci sarò sempre quando avrai bisogno d'aiuto, non dimenticarlo mai.- mi accarezzò la guancia, guardandomi dritto negli occhi.
"E chi aiuterà te?"
Sorrisi, cercando di non pensare alle parole che rimbombavano nella mia testa, e lo baciai. Fu un bacio talmente appassionato che delle lacrime iniziano a farsi strada sulle mie guance.
-Che succede my darling, perché piangi?-
-È che sono così felice di essere qui, con te, quasi non credo possa essere possibile; insomma, la nostra relazione è strana, però sento quanto tu mi ami e non sono sicura di poterti ridare indietro un 1% di quello che mi dai tu ogni giorno, di tutto ciò che hai fatto anche in passato, solo per farmi sentire meglio, mettendo il mio bene davanti al tuo. Sei così perfetto, in tutto, invece io sono un disastro in qualsiasi cosa.-
Rimase stupefatto dal mio discorso:
-ma cosa dici? Tu mi dai molto di più di quello che credi anche solo standomi accanto. Ieri sera, quando abbiamo fatto l'amore sulla spiaggia, è stato il raggiungimento di un importante obbiettivo, per me. Tu non sai da quanto tempo lo desideravo e, senza di te, non avrei mai avuto il coraggio di spogliarmi ed entrare in acqua, senza preoccuparmi che qualcuno mi vedesse. My darling, sei molto più di quello che pensi, fai ogni giorno qualcosa di speciale e non solo con me.-
Il suo splendido sorriso mi tranquillizzò ancora una volta e, con le sue carezze, riuscii a riaddormentarmi senza pensare all'uomo delle mani, all'Unione dei Villain.
La mattina seguente ci svegliammo quando il sole era già alto, forse era l'ora di pranzo o poco prima, così decidemmo di riprovare ad andare a mangiare il sushi più buono della città, anche se quel posto non rievocava bei ricordi.
-Questa volta sarà totalmente diverso-, mi tranquillizzò lui, quando arrivammo nel locale, -anche se dovesse accadere qualcosa, ormai potremmo persino combattere insieme.- Sussurrò poi, mentre spostava la sedia per farmi accomodare.
"Combattere insieme? Potremmo essere una coppia a tutti gli effetti, ma... Il Sensei. Cosa ne penserebbe?"
Non riuscii a capire bene se la sua fosse totale ironia o se le sue parole nascondessero un filo di serietà, gli sfuggì però una risata dopo quelle parole, quindi pensai bene di non renderlo partecipe dei miei pensieri.
Proprio mentre stavamo consumando la portata principale, il mio telefono squillò e rimasi piacevolmente sorpresa a leggere il nome sullo schermo: era una delle mie più care amiche, che non vedevo da troppo tempo.
-Scusa un secondo, non risponderei se non fosse importante.- Mi giustificai con Yagi prima di alzarmi dal tavolo e uscire dal locale.
-Sayuri! Da quanto tempo non ci sentiamo, come stai?-
-Io tutto bene, volevo dirti che sono tornata e chiederti se hai voglia di vederci, un giorno di questi.-
Sentii dalla sua voce un pizzico di esaltazione.
-Certo che si! Ti faccio sapere appena ho un pomeriggio libero, così possiamo uscire e prenderci qualcosa di fresco, visto che fa davvero caldo questi giorni.-
Risi e la sentii fare lo stesso.
Sayuri era una delle mie più care amiche, ci eravamo conosciute alle medie e, da quegli anni, non ci eravamo mai perse di vista.
Quella ragazza viaggiava tanto per lavoro e si trovava sempre fuori dal Giappone, ma quando tornava non c'era volta che non passassimo del tempo insieme.
-Ti ho vista in tv! - 
La sua affermazione mi confuse, poi ripensai alla trasmissione del giorno precedente e capii.
-Già, a volte non fa male partecipare a qualche concorso.-
-Non ti facevo tipa da concorsi.- 
Scossi le spalle, come se lei fosse lì e potesse vedermi, -ogni tanto ci provo.-
La tenni ancora qualche minuto in linea, poi mi congedai dicendole che ero a pranzo con un uomo e non avrei voluto assentarmi troppo, così tornai da Yagi che mi aveva aspettato per continuare a mangiare.
-Grazie.- gli dissi, mentre prendevo posto
-Di nulla- fece una pausa, aspettando che tornassi a usare le bacchette, poi continuò a parlare -era per caso il Sensei?- chiese, tenendo la voce bassa.
-No, era una mia amica che non vedo da troppo tempo.- Sembrò rilassato quando sentì quelle parole uscire dalla mia bocca, -un giorno di questi dobbiamo vederci, spero solo di trovare il tempo. Se lo dicessi al Sensei non penso che sarebbe d'accordo.-
Annuì, tenendo un'espressione contrariata, -hai detto che stasera hai da fare, vero? Dovrebbe darti più tempo libero. Fa male lavorare così tanto.-
-Hai ragione, però non posso permettermi di prendermi certe libertà, tantomeno di riposarmi quando lui ha bisogno di me.
Sai, mi avrebbe fatto felice rimanere una giornata intera con te, specialmente la sera...- dopo l'ultima parola gli lanciai un'occhiata maliziosa che lui ricambiò con un'espressione altrettanto perversa.
-Ne avremmo di tempo per dedicarci a noi, don't worry my darling.-
Le sue parole riuscivano sempre a darmi la tranquillità di cui avevo bisogno.
Dopo il pranzo mi propose di andare a passeggiare in un parco poco lontano da lì, un posto che lui frequentava spesso, anche solo per fare jogging o rilassarsi.
Arrivati in quel luogo mi persi ad ammirare i tanti ciliegi che allungavano i rami fioriti proprio sopra le nostre teste,
-non trovi che sia uno spettacolo fantastico?- gli chiesi, tenendo lo sguardo alto.
-Ormai lo vedo quasi sempre, conosco alla perfezione questo posto. Tu, invece, sembra che sia la prima volta che lo vedi.-
-Sì, non ci ero mai stata prima d'ora, questa parte della città non la frequento molto.-
Continuai ad ammirare i fiori,
"Come sarebbe bello averne uno a casa, o avere una casa con un giardino abbastanza grande da poterlo contenere."
-Sei rimasta colpita? Eppure per strada ce ne sono davvero tanti- la sua voce mi fece risvegliare dai miei pensieri.
-È vero, ma non sono come questi- tornai a guardare Yagi e continuai, -immagina che spettacolo sarebbe averne uno a casa, così grande. Tutti invidierebbero il mio giardino, se solo ne avessi uno...-
Lui non riuscì a contenere una risata, poi mi prese dalla vita e mi avvicinò al suo corpo,
-magari, quando un giorno sarai una professionista famosa, la tua casa avrà un magnifico ciliegio.-
Le sue parole ispirarono molta fiducia in me e quasi riuscii ad immaginare quel giorno come se fosse davvero vicino.
"Ce la posso fare, supererò anche il Sensei, un giorno."
Ma, purtroppo, il futuro che mi aspettava non era così raggiante come speravo.

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