My perfect Christmas - O come far amare il Natale a quel Grinch del mio fidanzato.

di dreamlikeview
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First. ***
Capitolo 2: *** Second. ***



Capitolo 1
*** First. ***


Desclaimer: I personaggi non mi appartengono, non intendo offenderli e non ci guadagno nulla.

 

AVVISO: Leggero "flusso di coscienza" utilizzato. L'autrice si scusa per i numerosi cliché utilizzati. Piccolo delirio natalizio per augurare a tutti i miei lettori un buon Natale e un felice anno nuovo. Thanks per il supporto dimostratomi anche in questo 2018, people!


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“My perfect Christmas”

O come far amare il Natale a quel Grinch del mio fidanzato.

-A cake by Castiel Novak


 



Last Christmas degli Wham suonava ad un volume fastidiosamente alto in ogni negozio in cui entrava e già la odiava. Dean non ne poteva più, lui detestava il Natale. Lui era una sorta di Grinch che viveva nel suo monolocale (più un monoloculo come aveva simpaticamente definito il suo piccolo pezzo di mondo) nel centro di un piccolo buco, appunto, di culo dell’Alaska, abitato solo da pinguini (Dean, i pinguini vivono al polo sud, lo sai? - Taci, Sam) e renne, pochi umani e quelli che c’erano, si conoscevano tutti. Viveva all’estremo nord degli USA e tutto perché era stato così stupido da accettare (obbligato ad accettare, avrebbe sottolineato poi con suo fratello) quel posto di lavoro lontano da dio e dagli uomini, perché il suo capo era un cazzo di despota e lui aveva avuto da ridire sul suo operato più volte, mica sapeva che lui si sarebbe arrabbiato in quel modo per un banale figlio di puttana mormorato tra sé e sé (più con l’intero reparto) in un piccolo (enorme, enorme scenata da drama queen) sfogo fatto con un collega. Ed era finito nel paese di Babbo Natale, dove il sentimento natalizio era la cosa più viva e vera che si sentisse, le strade erano invase da lucine colorate, alberi addobbati, i babbi Natale erano ovunque con i loro sacchi rossi e caramelle che regalavano ad ogni bambino, uomo, donna, che passasse accanto a loro. Fastidiosi. E i maledetti coristi che intonavano canzoni natalizie ad ogni angolo di strada, davvero, Dean non sapeva quante volte in una sola giornata, passando davanti a un negozio o davanti a una casa, avesse visto quei ragazzini con cappelli rossi o verdi, cantare Silent Night e We wish you a Merry Christmas. Ed erano appena al tre di dicembre. Cosa sarebbe successo, il resto del mese, fino al 25? Rabbrividiva al solo pensiero.
Dean non sopportava tutta quella gioia, che diavolo c’era da festeggiare? Il Natale era solo una festa per consumisti e materialisti che amavano comprare cose costose, un po’ come il San Valentino, anch’essa era considerata dal giovane una festa votata al consumismo (davvero, perché acquistare quintali di cioccolata per le ragazze, che poi si lamentavano della ciccia e dei brufoli e della linea? E quei regali costosi che sarebbero solo stati sbattuti in faccia al povero malcapitato al momento della rottura? Una perdita di tempo e denaro, ecco). Ma il Natale era fastidioso, a sua memoria non c’era stato un Natale felice nella sua vita. Suo padre, pace all’anima di John Winchester, aveva avuto il potere di rendere infernale ogni singolo Natale, prima perché non avevano abbastanza soldi, poi perché doveva lavorare (e Sam aveva pianto tutte le vigilie di Natale in cui non aveva potuto scartare nemmeno un regalo, perché John era troppo impegnato a non fare nulla per la sua famiglia, e quindi aveva dovuto provvedere lui a suo fratello, anche se aveva solo otto anni e non sapeva niente della vita) e poi perché si spostava di continuo da un posto all’altro trascinando i figli, dimenticandosi persino dei loro compleanni, figurarsi se si ricordava il Natale, e poi c’era stata quella volta in cui Dean aveva chiesto se potevano passare il Natale con lo zio Bobby, che all’ultimo compleanno lo aveva portato a giocare a baseball anche se faceva un freddo cane e si erano congelati, ma John aveva negato perché non potete disturbare la sua famiglia anche a Natale, Dean, è una festa per famiglie, il Natalenoi non lo siamo, era il drammatico sottinteso che Dean, all’epoca dodicenne, aveva letto nelle parole del padre. Poi c’era stata la volta che era stato arrestato per furto – aveva quindici anni e un fratellino undicenne che piangeva e voleva un regalo di Natale, uno solo, Dean, ti prego – e John lo aveva picchiato per la prima volta, e ci era andato giù pesante e lui aveva passato il giorno di Natale in ospedale perché Sam aveva chiamato Bobby, il quale accorse subito e portò il maggiore dei Winchester in ospedale; e poi c’era stata la ribellione di Sam, il coming out di Dean, e un’altra serie di motivi che non gli sovvenivano, ma erano molto validi. Il succo era che era sempre successo qualcosa nei suoi Natali passati che lo avevano spinto sempre più lontano da quella festività. E ora si trovava a lavorare nel fottuto paese di Babbo Natale. Per le strade c’erano anche irritanti ragazzini travestiti da folletti, che invitavano ogni passante a mettere un biglietto con un desiderio, sopra un albero piazzato nel mezzo della piazza principale (ovviamente circondata da coristi che intonavano le canzoncine) e tutti si fermavano, sorridevano e si lasciavano coinvolgere, cantando, ridendo, tutti tranne lui. Sicuramente c’era stato un momento della sua vita, in cui il Natale era stato una festa piacevole, forse quando aveva quattro/cinque anni, quando sua madre era ancora viva, Sam un neonato e John non aveva ancora un problema d’alcolismo e quasi d’odio verso la propria famiglia, ma Dean non ricordava quel periodo, era troppo piccolo ed era durato per così poco tempo da non essere stato importante. E comunque non importava, adesso era libero di odiare il Natale con tutto il suo cuore, senza vedere suo fratello tentare in ogni modo di farglielo apprezzare (è grazie a te se amo il Natale, Dean, non mi hai mai fatto mancare niente a Natale! - diceva suo fratello ogni volta, ma Dean non gli credeva. Lui non era poi così fenomenale nelle cose che faceva).
La campanella sulla porta dell’ennesimo negozio tintinnò sulle note di Jingle Bells, Dean storse il naso e sbuffò, strinse le sue mani avvolte dai guanti tra di loro e affondò il naso già rosso nella sciarpa, entrando nell’unica pasticceria di quell’ameno luogo, almeno c’erano i dolci a consolarlo.
«Buongiorno signore» lo accolse una voce roca, molto conosciuta da lui. Un sorriso increspò le sue labbra, nascoste sotto la sciarpa, notando quel giovane. Occhi azzurri, capelli scuri, labbra perfette, viso angelico, Castiel Novak, il suo petulante, irritante, meraviglioso, sexy, vicino di casa, nonché pasticciere di fiducia.
«Da quando tutta questa formalità con me, Cas?» domandò divertito, togliendosi il cappello dalla testa e abbassando la sciarpa dal volto «Sono tuo cliente fisso da… uhm, tre mesi» affermò annuendo, era certo di quello, erano tre mesi che la sua vita era cambiata, da quando si era trasferito lì e la prima cosa che aveva visto, la prima cosa bella che aveva visto, era stata la pasticceria di Cas, e solo perché aveva visto prima la pasticceria e poi lui, perché, insomma, non poteva negare la bellezza del ragazzo di fronte a sé.
«Scusa Dean, non ti avevo riconosciuto così imbacuccato, ancora non ti sei abituato al freddo?» domandò il moro, lui scosse la testa in risposta, come ci si abituava al freddo polare, esattamente? «Accomodati, ti porto il solito. Cappuccino bollente, con una spruzzata di cannella e cioccolato, e una fetta di torta al cioccolato. Ci aggiungo un piccolo omaggio» disse ammiccando, e Dean sorrise sentendosi a casa. Sfregandosi le mani e poi rimuovendo i guanti, Dean si sedette ad un piccolo tavolo non troppo lontano dal bancone, ma abbastanza vicino alla grande finestra che dava sulla strada. Ricordava bene il primo giorno lì, il primo giorno in cui aveva messo piede in quel posto dimenticato da dio, dove era stato accolto come un vecchio compaesano, tornato dopo un tempo infinito passato lontano. Era una situazione carina, era ciò di cui aveva bisogno e poi aveva incontrato Cas. Era appena atterrato in quel luogo dimenticato, era congelato e affamato e una donna anziana gli aveva indicato la pasticceria di Cas. Lui senza nemmeno pensarci due volte, aveva afferrato la sua valigia e si era diretto verso quello stabile ed era entrato, immediatamente un invitante profumo di dolci, caffè, brioches, torte era giunto sotto al suo naso, nell’aria c’era aroma di vaniglia e cannella, cioccolato e altre squisitezze, e udendoli, il suo stomaco aveva protestato un brontolio causato dalla fame. Così si era fatto coraggio e si era avvicinato al cassiere, il quale gli aveva rivolto uno dei sorrisi più belli del mondo, e i suoi occhi verdi avevano incrociato quelli azzurri di quel giovane ed era stato amore platonico a prima vista. Castiel, dopo essersi presentato, era passato ad elencargli tutti i dolci del giorno, quelli che secondo lui erano i migliori e quali le persone apprezzavano di più e Dean alla fine aveva optato per un cappuccino e una fetta della torta della casa, che a lui sembrava assolutamente divina. Ricordava di essere rimasto seduto al bancone, mentre il moro smanettava per preparargli l’ordinazione e servirgliela per poi dirgli perché non ti sei seduto ad un tavolo? Ti avrei portato lì tutto! – il tutto, rivolgendogli un dolce sorriso.
Dean, da quel giorno, divenne suo cliente fisso: prima di andare al lavoro, durante la pausa pranzo e anche prima di tornare a casa, se non passava a prendere un dolcetto, o un rustico da lui, non era felice. Mangiare il cibo preparato da Castiel, dalle sue mani angeliche, era come toccare il paradiso ogni giorno. Poi dopo quasi una settimana di permanenza forzata, aveva scoperto che il moro era il suo dirimpettaio, non si erano mai incrociati prima perché Castiel usciva alle cinque del mattino per andare in pasticceria e rincasava sempre dopo di lui; il sabato però Castiel lavorava solo per mezza giornata e riapriva la domenica all’alba e fu proprio in occasione del primo sabato di Dean in quel paese, che scoprì l’identità del suo vicino, una dolce scoperta. Dopo tre mesi, se pensava a quell’incontro sorrideva, perché si rendeva conto di essere stato davvero fortunato. Il suo vicino di casa era anche il cuoco/pasticciere più bravo del mondo e non sarebbe mai rimasto a digiuno con lui – e no, non era così superficiale – Castiel era anche una bella persona, oltre che bello e affascinante e bravo con ai fornelli, non sapeva quante volte lo avesse visto regalare dei dolci ai senzatetto che passavano fuori dalla pasticceria, quante volte avesse aiutato una bambina a recuperare il proprio pallone da un albero, una volta lo aveva visto persino salvare un cane da un’auto impazzita. Era un angelo, decisamente, un angelo sceso sulla terra. E lui...
«Ecco a te» Castiel interruppe il flusso dei suoi pensieri, e lui sorrise, rivolgendo uno sguardo al moro, protagonista di essi. Davvero, lui era affascinato, ammaliato – innamorato – di lui.
«Grazie Cas» disse in segno di ringraziamento e osservò i dolci, una era la solita torta triplo cioccolato che lui amava, l’altra era diversa. Era una tortina piccola che non aveva mai visto prima «E questa cos’è? Un altro dei tuoi esperimenti?»
«Sì! È una Mince pie, per Natale, fammi sapere cosa ne pensi» esclamò pimpante tornando al suo posto dietro al bancone, Dean sospirò, ecco un altro invasato con il Natale, il loro pianerottolo era diventato una giungla di festoni e luci natalizie, e la porta dell’appartamento del moro sarebbe caduta sotto il peso di quella gigantesca ghirlanda ed era certo che esistesse un peso specifico da mettere su ogni balcone del condominio e che l’enorme babbo natale appeso al balcone di Castiel, avrebbe fatto crollare la palazzina – okay, forse aveva visto troppi film catastrofici e stava un po’ esagerando, ma era davvero assurda la quantità di decorazioni che erano state poste sul balcone dal moro e anche sul pianerottolo, per inciso – e poi ascoltava sempre tre canzoni, ripetutamente e Dean le avrebbe soppresse volentieri, se solo avesse potuto: Last Christmas, All I want for Christimas e Santa Claus is coming to town, erano il suo maledettissimo incubo. Ecco se avesse potuto, avrebbe impedito l’ascolto di quelle canzoni, di qualsiasi canzone natalizia, ma Castiel le ascoltava – anche in pasticceria le canzoni di Natale erano un must ormai e lui stava pian piano rinunciando alla sua sanità mentale. Maledetto Crowley che lo aveva mandato in Alaska solo perché aveva osato dirgli che era un despota manipolatore schiavista. Ma poi perché erano così fissati con il Natale da quelle parti? Lui era arrivato lì verso la metà di settembre e tutto sembrava normale lì, ma quando era scattata la mezzanotte del primo dicembre, la gente del paese era impazzita, era andato a dormire che abitava in un posto quasi normale, se escludeva il freddo polare quotidiano, e si era risvegliato nel paese dei balocchi. Assurdo. E anche Castiel era rimasto coinvolto in quell’assurdità e lui era l’unico che ragionava ancora con la testa, però quella tortina di frutta secca, sembrava davvero invitante e – fanculoanche se il suo spirito era contro il Natale, il buon cibo (di Cas) non si rifiutava mai. La prese tra le dita – fanculo il galateo – e la mangiò in un solo boccone, subito il sapore della frutta secca e la fragranza della pasta frolla si sciolsero nella sua bocca, facendogli scappare un gemito simile a quello di un orgasmo, ma non se ne curò. Stava assaggiando il paradiso.
«Stai cercando di imitare Meg Ryan in “Harry ti presento Sally”, Dean?» domandò Castiel divertito, osservandolo dal suo posto. Dean scosse la testa divertito, almeno con Cas aveva un alleato, poiché il moro citava film e serie tv quasi quanto lui in ogni discorso. Non era l’unico pazzo, per fortuna (solo Sam gli faceva concorrenza, ma solo perché era più nerd di lui).
«Cas, questa è il paradiso» mormorò, ignorando il commento dell’amico, con la bocca ancora piena ingoiando il dolcetto, dispiacendosi che fosse già finito, consolandosi subito dopo con la sua torta preferita al cioccolato. Sotto i baffi, Castiel sorrise, perché quello era il primo passo del suo piano malvagio per far amare a Dean il Natale, prima lo avrebbe preso per la gola facendogli mangiare dolci tipici preparati da lui, con qualche piccola variante, poi lo avrebbe portato con sé a fare compere per Natale, lo avrebbe convinto a scrivere il suo desiderio sull’albero in piazza – perché anche gli adulti avevano il diritto di sognare ancora – e lo avrebbe invitato a cena a casa sua per il pranzo di Natale, non gli andava che lo passasse da solo, mentre lui nell’appartamento esattamente di fronte al suo, sarebbe stato in compagnia della sua famiglia e dei suoi amici – ancora non capiva perché Dean vivesse lì da solo e perché non fosse in compagnia di nessuno – e poi gli avrebbe dato un regalo. Ed era certo che sarebbe uscito dalla sua fase Grinch presto, forse, se era fortunato, poteva anche sperare di guardare qualche film strappalacrime di Natale insieme a lui. Già pregustava il momento della sua piccola vittoria, dopo aver fatto sciogliere un cuore, apparentemente di pietra come quello di Dean. Era emotivamente stitico e a volte non lo sopportava, come poteva non apprezzare il Natale e la sua magia? Castiel gli avrebbe fatto cambiare idea e lo avrebbe aiutato a risolvere i suoi problemi legati alla festività. Fischiettando Jingle Bells, osservò Dean sorridere felice mentre mangiava la sua torta, beveva il suo cappuccino e ordinava un altro assaggio di paradiso, Cas! – facendo sorridere il pasticciere con fierezza, perché sapeva di aver scaldato un cuore con la sua cucina e la sua passione per essa. Prima o poi, avrebbe sciolto tutto il cuore di Dean e lo avrebbe aiutato ad essere felice, se non si provava ad essere felici a Natale, allora quando?
 
*°*°
 
Nevicava quel giorno, tutti gli uffici, i negozi, gli enti pubblici, chiunque, era rimasto chiuso a causa della nevicata terribile della notte precedente, il TG aveva raccomandato a tutti i cittadini del paese di non lasciare le abitazioni in nessun caso, e di allertare i soccorsi in caso di emergenze. Quindi Dean era rimasto a casa, perché col cavolo che sarebbe uscito con quel tempaccio, soprattutto quando gli era stato caldamente suggerito di non andare da nessuna parte con quel tempo. Così aveva deciso di dedicarsi ad una giornata di dolce far niente, forse era arrivato il momento di recuperare la seconda stagione di Stranger Things, o di guardare quei tre o quattro film che suo fratello si era premurato di suggerirgli. O forse avrebbe potuto fare una veloce chiamata a Sammy che se ne stava con il sedere a mollo nella calda e soleggiata Los Angeles, a lavorare lui diceva, pft. Sicuramente aveva rimorchiato qualche bella californiana e se la stava spassando con lei, avvocato da strapazzo, pensò ironicamente. Guardò l’orologio e anche se era un orario in cui il suo fratellino stacanovista era in ufficio, avrebbe trovato cinque minuti per lui, per il suo fratellone disperso nel nord degli USA, solo perché era stato uno stupido. Senza pensarci troppo, afferrò il telefono e digitò il numero del minore, tirando un sospiro, sì, sentirlo gli avrebbe fatto bene e gli avrebbe ridato il buon umore, era da qualche giorno che non si sentivano (okay, era passato un mese abbondante, ma Dean era giustificato, più o meno) e un po’ sentiva la mancanza della sua personale spina nel fianco. Non aveva neanche iniziato a rompergli le scatole sui suoi progetti natalizi, e Sam era più o meno come i suoi compaesani, amante del Natale in tutte le sue forme e sfaccettature.
«Dean? Sei tu?» domandò sorpreso il fratello rispondendo al telefono dopo i primi due squilli «Chi non muore si rivede, o meglio, si sente!» esclamò ironicamente guadagnandosi un grugnito da parte del maggiore.
«Beh, se ogni tanto anche sua maestà, lavoro in California, si degnasse di alzare il telefono…» borbottò «Come stai, Sammy?» chiese poi, ignorando i commenti sarcastici del fratello, non ne aveva proprio bisogno in quel momento.
«Sto bene, e lì, in Alaska come va?» chiese divertito.
«Troppo freddo e troppa aria natalizia» borbottò «Siamo appena al quindici dicembre e già sembra il pieno dei festeggiamenti già dal primo, davvero, quell’infame di Crowley voleva uccidermi mandandomi qui».
«Non essere il solito melodrammatico, anche lì ci saranno degli aspetti positivi, no?» chiese, Dean poté immaginare le sue sopracciglia aggrottate e il suo sorriso divertito: Cas e i suoi dolci, pensò subito il maggiore, ma poi scacciò quel pensiero dalla mente e si sedette sul divano – perché era rimasto in piedi fino a quel momento, non lo sapeva – e si portò una mano sulla fronte, scuotendo la testa. Non doveva pensare a Cas in quel modo, no.
«Beh, una pasticceria» borbottò «Le torte migliori del mondo».
«Ecco, vedi? Hai trovato una cosa buona lì, ne troverai altre, devi solo avere pazienza!» esclamò il minore, Dean si ritrovò a sorridere, suo fratello riusciva a mettere entusiasmo in ogni cosa facesse o dicesse, di chiunque si trattasse. Restò a parlare qualche minuto con lui, del tempo atmosferico che lì era davvero pessimo, si lamentò dell’ossessione dei suoi compaesani che amavano il Natale, gli raccontò dei dolcetti di Castiel (davvero, non voleva che suo fratello lo scoprisse, ma quell’infame, lo aveva tentato chiedendogli dei dolci e alla fine aveva ceduto) e di ogni altra cosa accaduta nella sua vita lì in Alaska, ma come diavolo faceva Sam a farlo parlare ogni volta? Ma come diavolo faceva sempre a sapere di cosa avesse bisogno di parlare? Forse era il loro legame quasi simbiotico, perché erano cresciuti praticamente da soli fin da bambini e avevano dovuto per forza legarsi molto di più di qualsiasi altra coppia di fratelli.
«Tu fai la bella vita al caldo a Los Angeles e io mi congelo il culo qui in Alaska, bravo, Sammy» aveva borbottato ad un certo punto facendo ridere il minore, che non aveva ribattuto solo perché era un ragazzo dal cuore d’oro e poi dopo un po’ gli disse che doveva andare in tribunale (sì, Sammy era un avvocato con le palle e in tribunale si faceva valere come un leone – come Annalise Keating, Sammy! - Almeno io non sono alcolizzato e non sono circondato da studenti che si ammazzano a vicenda era stata la sagace risposta del minore, e Dean aveva riso) ma che lo avrebbe chiamato presto e avrebbero potuto parlare tranquillamente di altro dopo l’udienza. «In bocca al lupo, Sammy» lo aveva salutato, sorridendo orgoglioso di lui. Sebbene ancora molto giovane, Sam, che si era laureato in tempi brevissimi, nonostante un lavoro quasi sottopagato per pagarsi gli studi e una borsa di studio che non copriva completamente le spese (piccolo prodigio della famiglia lo chiamava affettuosamente Dean) già durante gli anni del college, mentre svolgeva i tirocini presso diversi studi legali, si era guadagnato una certa notorietà, e quando si era laureato, aveva ricevuto mille proposte di lavoro, e alla fine dopo diversi colloqui, che lo avevano tenuto sveglio anche durante la notte (Dean non avrebbe mai dimenticato la video-chiamata Skype dalla Cina) era stato assunto presso un importante studio di avvocati di Los Angeles e si era trasferito lì da un anno. Il suo desiderio era di aprire uno studio tutto suo, e Dean sapeva che prima o poi ci sarebbe riuscito, perché per Sammy tutto era possibile (era un fervente sostenitore della filosofia di vita: Se puoi sognarlo, puoi farlo di Walt Disney). Chiuse leggermente a malincuore la telefonata con lui e si gettò sul divano a peso morto, sì, era decisamente il caso di iniziare a guardare Stranger Things o sarebbe impazzito tutto il giorno a casa. Così accese la sua bellissima Smart TV e si collegò su Netflix, cercò la serie desiderata e… i suoi buoni propositi vennero brutalmente interrotti, il campanello trillò, distogliendolo dai suoi meritati momenti di relax e nullafacenza. Si alzò grugnendo come un ippopotamo e si avviò alla porta trascinando i piedi per terra, e andò ad aprire.
«Ciao Dean!» trillò un irritantemente allegro Castiel davanti alla sua porta di ingresso con una pentola – che aveva un profumo davvero meraviglioso – e un sacchetto dal quale proveniva un altro profumo meraviglioso «Ho pensato, io ero solo a casa e non potevo aprire la pasticceria, tu eri solo a casa e non potevi andare al lavoro, perché non passare la giornata insieme? E ho preparato qualcosa» disse sovreccitato «Ho preparato uno stufato caldo, perché con questo gelo è quello che ci vuole, spero che ti piaccia! E poi ho preparato dei dolci, se mantieni questi, io vado a prenderli dentro!» esclamò senza nemmeno dargli il tempo di rispondergli o salutarlo, gli aveva ficcato la pentola tra le mani, abbandonato la busta sul mobile dell’ingresso ed era corso nel suo appartamento ancora aperto. Dean ridacchiò e «Ciao anche a te!» urlò alla schiena del vicino, prima di dirigersi verso la cucina e appoggiare la pentola sul piano cottura. Santo cielo, aveva un profumo davvero divino, Cas era l’uomo perfetto, non c’erano dubbi. Ritornò a prendere la bustina di carta e sbirciò all’interno, e poté ammirare dei fantastici biscotti di pan di zenzero e altri biscottini (sperava ci fossero anche quelli con le gocce di cioccolato, perché quelli di Castiel erano ottimi, ma cosa di Castiel non lo era, esattamente?) e portò anche quella in cucina, appoggiandola sul tavolo. Dovette attendere solo pochi minuti, prima di veder tornare Castiel con una teglia rettangolare tra le braccia con sopra alcuni cupcake decorati con motivi natalizi – ma non mi dire… - e altri dolci di vario genere che non riusciva a distinguere, la appoggiò in tutta fretta sul tavolo di legno della cucina del biondo, borbottò un rapido devo prendere l’ultima cosa e arrivo, e Dean non riuscì a bloccarlo per dirgli che non c’era nessun esercito da sfamare, ma era davvero troppo adorabile e non riusciva a fermarlo, come poteva, poi, fermare quell’uragano di sovreccitazione chiamato Castiel? Il moro rientrò dopo pochi minuti con una pila di DVD tra le mani, e Dean inorridì davanti alla scena. Non erano davvero…
«Ho pensato che potremmo mangiare qualcosa insieme e poi guardare un bel film di Natale insieme!» esclamò pimpante «Sarà divertente, vedrai!» aggiunse notando che il biondo fosse sul punto di ribattere. Dean, quindi, si ritrovò costretto ad accettare la situazione, accettare di guardare un film con Castiel, e pranzare con lui (probabilmente anche cenare e fare colazione insieme il giorno dopo e ripetere tutto da capo, a giudicare dai quintali di roba che aveva portato). Erano giorni che Castiel lo tormentava con quella storia del Natale, gli propinava ogni giorno dei dolci tipici – e okay erano davvero buoni, ma c’era un limite! - e piombava a casa sua chiedendogli quali decorazioni volesse, e una volta lo aveva invitato ad andare al centro commerciale insieme perché doveva comprare una cosa a sua sorella per Natale, Dean aveva dovuto declinare solo perché impegnato con il lavoro, ma Castiel si era fatto promettere (come non sapeva ancora spiegarselo) di accompagnarlo un altro giorno. E forse Dean aveva ceduto e si erano organizzati per andare quando l’allerta meteo fosse terminata. Ma ciò non significava che avrebbe ammesso il Natale nella sua vita.
«Dimmi, Cas, pensavi di aprire la tua pasticceria in casa mia?» domandò divertito, indicando tutta la roba che aveva portato in casa sua in meno di dieci minuti. Era stato gentile a farlo, era stato carino a pensare di passare la giornata con lui, piuttosto che passarla miseramente da solo in casa sua – anche se, secondo lui, Cas aveva un mucchio di amici, che non vedeva mai per via della pasticceria – e non lo aveva lasciato da solo.
Era il quindici dicembre. E Dean, probabilmente, non avrebbe mai dimenticato quella giornata, perché fu una delle migliori della sua vita. Con Cas, era semplicemente meravigliosa qualsiasi cosa, perché lui era in grado di farlo ridere, di farlo stare bene, in qualsiasi momento, e non sapeva nemmeno lui perché, ma era così ed era una cosa strana, mai si era sentito così con qualcuno, forse perché il suo essere freddo e scostante con chiunque, il suo essere emotivamente negato alle relazioni, anche solo d’amicizia, influiva sempre negativamente su ogni cosa, eppure Cas aveva sfatato questo mito e si era intrufolato pian piano nella sua vita e l’aveva semplicemente resa… migliore. E poi non gli dispiaceva avere un bel ragazzo che girava intorno a lui, ma sapeva che era solo amicizia quella che c’era tra di loro, non s’illudeva d’altro e non voleva illudere l’altro che potesse esserci altro, perché oltre ad odiare il Natale, Dean era anche emotivamente stitico, come aveva gentilmente detto suo fratello una volta, e semplicemente non si innamorava (guarda caso, la seconda festa da lui odiata era proprio San Valentino, inutile, stupida festa consumistica, diceva ogni volta).
«No, pensavo di portare un po’ di atmosfera natalizia in questa casa da Grinch!» esclamò, tirando fuori da una busta delle corna da renna e una calza da appendere «Sarà il primo che guarderemo! Perché se anche il Grinch alla fine si è convertito, anche tu potrai!» fu in quel momento che un sonoro ugh uscì dalle labbra di Dean, nel momento in cui realizzò. Castiel era lì per convertirlo.
Cercò di non dare a vedere il suo disappunto, ma Cas era irresistibile per lui, e Dean sapeva già che qualunque cosa avesse fatto, gli avrebbe fatto perdere la testa. Tanto, non avrebbe mai amato il Natale, ne era consapevole.
«Ti prego, non voglio che casa mia sembri un ricovero per malati di mente» borbottò scuotendo la testa «Non voglio essere scortese, ma le corna da renna stanno meglio a mio fratello, e… insomma, non ho un camino dove appendere quelle maledette calze» sbuffò incrociando le braccia al petto «Non mi fregherai, okay? Io odio il Natale, ero stato chiaro su questo punto» disse con serietà, guardandosi un’occhiataccia da Castiel.
«Nessuno odia davvero il Natale» espresse il ragazzo sorridendo «Andiamo, Dean! Guardati intorno, è la festa più bella dell’anno, tutta la magia, l’attesa di Babbo Natale…»
«Non esiste Babbo Natale» grugnì Dean.
«Solo perché siamo adulti non vuol dire che dobbiamo rinunciare alla bellezza delle piccole cose, ai sogni ad occhi aperti e a un po’ di magia natalizia» disse Castiel, avvicinandosi a lui.
«Oh, io ho smesso di sognare troppo tempo fa» disse con sarcasmo «I sogni sono per i ragazzini, non per gli uomini» affermò, le parole di John Winchester che si ripetevano nella sua mente ogni volta che pensava a qualcosa di bello, ogni volta che pensava di essere felice, ogni volta che sognava una vita diversa. Dean, adesso vulnerabile per essersi lasciato scappare quella frase, alzò lo sguardo verso il suo e fu in quel momento che Cas vide il dolore negli occhi dell’amico. Un dolore vivo, un dolore mai espresso, qualcosa che l’aveva segnato dentro e che non aveva mai trovato sfogo, qualcosa che lo aveva logorato dentro fino a quel momento, a cui lui, in quel momento, non poteva porre rimedio. Cosa era successo nella sua vita, per ridurlo in quel modo?
«Oh Dean…» sussurrò mettendogli una mano sulla guancia, il biondo si accigliò e lo guardò di sbieco, perché adesso lo stava compatendo in quel modo? Perché adesso Castiel sembrava dispiaciuto per lui? «Mi dispiace così tanto…» gli accarezzò la guancia dispiaciuto a morte per lui. Okay, razionalizzò la mente di Dean, sta accadendo, gli sto facendo pena, devo interrompere questa cosa, devo smettere. E perché il mio cuore batte così forte? Togli quella mano, maledizione – pensò quasi irritato, ma non lo era davvero. Era piacevole il tocco di Cas, ma lui non poteva, avrebbe macchiato l’anima pura di Cas con la sua spezzata e non poteva accadere.
«Allora quale melenso film di Natale hai portato? C’è qualcosa di decente in quella pila infernale di film?» domandò, sperando che l’altro capisse che non era quello il momento, non sarebbe stato quello, e quel momento non sarebbe mai arrivato, perché lui non era il tipo da Natali romantici. Non era tipo da due cuori, una capanna e un albero di Natale.
«Sei un maledetto incrocio tra il Grinch e Mr. Scrooge» disse Castiel scuotendo la testa «Ti va di guardare Love Actually
«Ho altra scelta?» domandò Dean.
«Beh! Hai come scelta quello, Il Grinch, A Christmas Carol, Jack Frost, Polar Express, Miracolo sulla 34esima strada…» iniziò il suo assurdo elenco, mentre l’amico sbatteva le palpebre disperato, quanti dannati film di Natale esistevano? Castiel trattenne una risata notando la sua espressione e il suo volto si rilassò, Dean era incredibilmente bello, e non aveva mai nascosto di trovarlo tale.
«Andresti d’accordo con Sam» borbottò «Lui è un maledetto elfo di Babbo Natale».
«Ho anche Elf nei film! Ma è troppo presto per farti guardare quello, io partirei da qualcosa di classico».
«E cioè?»
«A Christmas Carol, ovviamente». Dean alzò le mani, ormai vinto dall’atteggiamento dell’amico, non avrebbe ucciso nessuno passare una giornata a guardare qualche melenso film natalizio e a mangiare un po’ di buon cibo, in fondo.
Qualche film natalizio un corno, si ritrovò a pensare Dean, mentre Cas estraeva l’ennesimo orribile film di Natale, si era dovuto subire (non in ordine di visione), Love Actually e il suo terribile romanticismo, aveva condiviso l’odio per il Natale con il Grinch e poi si era profondamente sentito offeso alla fine del film, aveva dovuto subirsi una tizia che vendeva alberi di Natale e che finiva a pomiciare con un tizio che le regalava un addobbo, il quale le aveva fatto la corte per tutto il tempo – davvero? Stava insultando la sua intelligenza! E poi perché alla fine tutti finivano per amare il Natale? - quello che forse gli era piaciuto di più, pur essendo un cartone animato, era stato “A Christmas Carol”, non aveva detto a Cas di conoscerlo, era il libro preferito di Sam quando era bambino, gliel’aveva regalato lui, per un compleanno – era stato l’unico che era riuscito a sgraffignare dalla libreria dello zio Bobby, e anche se l’uomo l’aveva scoperto aveva avuto il buon cuore di non farlo presente al padre – e il minore l’aveva amato, all’epoca aveva solo dodici anni, il suo piccolo Sam ed era ovvio che l’avesse adorato. E poi, ovviamente, da adulto – quando lui già odiava il Natale – lo aveva trascinato a guardare la versione cinematografica del suo libro preferito – era stato l’unico Natale che Dean aveva apprezzato, lui e Sam erano quasi adulti, Sam era ad un passo dal college e lui ad un passo dal trovare un buon lavoro, perché, no, non avrebbe mai studiato al college, e il minore era piombato in camera sua, elettrizzato come un bambino davanti ad un giocattolo nuovo e lo aveva supplicato di andare insieme a lui al cinema a guardare “A Christmas Carol”. Erano andati il giorno di Natale perché erano come sempre da soli e non avevano voglia di restare a casa, anche quel giorno, e il suo cuore si strinse a quel ricordo. Le cose erano cambiate nettamente da quel giorno.
«Vado a scaldare lo stufato» disse ad un certo punto Castiel, interrompendo il flusso dei ricordi del biondo; Dean non ebbe il tempo di rispondergli, vide Castiel alzarsi – quando erano finiti così vicini, con i corpi che si sfioravano? – e poi sparire in cucina. Oh certo, fa come se fossi a casa tua! – pensò ironicamente alzandosi a sua volta, raggiungendo la cucina. In silenzio, iniziò ad apparecchiare la tavola per due, ed era strano, di solito pranzava e cenava da solo, senza nessuno a tenergli compagnia ed era abbastanza patetica come cosa, ma lui era uno che non si legava, era normale una cosa del genere.
«Sai, è buffo» disse ad un certo punto senza nemmeno rendersene conto, mentre metteva un bicchiere sul tavolo «In quei film fanno sembrare tutto facile, anche uno che odia il Natale può amarlo» disse scuotendo la testa «Nessuno di loro, però, è stato abbandonato dal padre, la notte della vigilia perché aveva di meglio da fare, e con meglio intendo ubriacarsi come se non ci fosse stato un domani, nessuno ha dovuto sopportare un fratello minore che piangeva perché loro non avevano una vita normale» disse senza neanche rendersene conto, stringendo il legno del tavolo, sentendolo come unico supporto «Avevo otto anni quando mio padre mi lasciò da solo a casa con Sam, ne avevo dodici quando mi disse che il Natale era una festa per famiglie, e noi  ovviamente non lo eravamo, perché non potevamo esserlo, senza la mamma» chiuse gli occhi, lasciando uscire quello che per tutta la vita si era tenuto dentro «Ho… rubato una volta, perché Sammy voleva un regalo e non avevo i soldi per comprarglielo. Mio padre mi riempì di botte e finii all’ospedale il giorno di Natale. Ho-Ho sempre sperato che.. » la sua voce si spezzò «Che prima o poi si rendesse conto che non eravamo felici, che avrebbe fatto qualcosa per aiutarci ad esserlo, ma a lui non è mai importato di noi» disse piano, sedendosi, perché le sue gambe non lo reggevano più, non vide Castiel che si era girato verso di lui e lo guardava con gli occhi spalancati, scioccato dalle sue parole, non avrebbe mai osato immaginare una cosa del genere «Mia madre è morta quattro giorni prima di Natale, quando io avevo sette anni e Sam tre. Incidente d’auto. Un ubriaco l’aveva investita mentre tornava a casa con la spesa di Natale e i regali per me e Sam» disse piano «Questo me lo ha raccontato mio padre la prima notte di Natale senza la mamma, mi lanciò contro la busta con i nostri regali dicendo è per queste cazzate che è morta, era uscita per comprare i fottuti regali di Babbo Natale per voi, ingrati – era ubriaco, lo so, ma è stato quello il momento in cui… in cui ho iniziato ad odiare il Natale, perché la mamma era morta e mio padre aveva detto che era colpa dei regali che era andata a comprare».
Una sola lacrima sfuggì al suo controllo, tutta l’allegria del Natale, lo faceva sprofondare in un mare di angoscia, perché ogni anno, quella sfuriata di suo padre risuonava nella sua mente con ignobile crudeltà. Castiel fu subito vicino a lui e lo strinse forte, in un abbraccio carico d’affetto e Dean si lasciò andare in quell’abbraccio, sentendolo come un appiglio. Ringraziò mentalmente Castiel per averlo aiutato a sfogare cose che aveva tenuto seppellite dentro di sé per troppo tempo, lo ringraziò per il muto supporto che gli stava donando.
«Mi dispiace così tanto, Dean» disse in un sussurro contro il suo orecchio che spedì mille brividi lungo la spina dorsale del biondo «Nessuno dovrebbe soffrire così tanto, nessuno dovrebbe vivere quello che hai vissuto tu» disse ancora, e Dean per la prima volta si sentì accettato da qualcuno, per quello che era. Sperava che Castiel smettesse di tormentarlo con la storia del Natale, ma in realtà non lo voleva davvero.
«Una cosa buona l’ho fatta, o almeno credo, non credo sia merito mio, comunque» mormorò «Mio fratello ama il Natale, lui dice grazie a me, perché ci sono sempre stato…»
«Sei una persona speciale, Dean Winchester» sussurrò Castiel dandogli un piccolo bacio sulla fronte «Tu più di tutti meriti un miracolo di Natale, chiederò io qualcosa a Babbo Natale per te» disse, e il biondo non capì perché, ma quella semplice frase gli fece spuntare un dolce sorriso genuino sulle labbra. Castiel doveva essere un mago – o forse un angelo, chi sa – o qualcosa del genere, perché con la sua semplicità, riusciva a far breccia nel suo cuore, e ad alleggerire anche la più difficile delle confessioni. Per il resto della giornata, lui e Cas continuarono altri film mielosi e strappalacrime con renne come protagonisti, altre con quell’uomo ciccione vestito di rosso e si addormentarono sul divano di Dean, coperti da un plaid con le teste che si sfioravano. C’era qualcosa di speciale nell’aria di quella sera, e forse se ne sarebbero accorti presto.
 
  
*°*°*
 
You better watch out, you better not cry, better not pout, I'm telling you why… Santa Claus is comin' to town, risuonava in modo fastidioso per tutto il centro commerciale, irritando Dean all’ennesima potenza. Ma come diavolo si potevano sopportare, umanamente, tutte quelle canzoni di Natale? Let it snow, Holy Night, I’ll be home for Christmas e tutte le maledette altre canzoni che passavano ovunque, in radio, alla tv, in qualsiasi negozio si entrasse, anche nei bagni pubblici risuonavano suddette melodie e stavano assaltando il sistema nervoso del giovane ragazzo, e il suo vicino di casa era più irritante di quelle, perché le canticchiava tutte, senza riserve. Aveva un juke-box natalizio incorporato.
«Forza, pigrone!» esclamò Castiel, trascinandosi dietro un Dean sbuffante e profondamente irritato, che reggeva mille pacchetti tra le mani «Devo ancora prendere il regalo per Anna, quello per Michael e quello per Samandriel! Non ho ancora preso nulla per il piccolo Sam!» esclamò.
«Ma quanti fratelli hai?» domandò esterrefatto Dean «Qui ci sono almeno dieci regali!» esclamò indignato indicando le buste. Da quella giornata a casa di Dean erano passati solo tre giorni. Non avevano più parlato dello sfogo di Dean, e lui era grato all’amico di non aver infierito sulla sua confessione, perché si sarebbe sentito a disagio a parlarne; era ufficialmente il suo primo giorno di ferie natalizie e Dean, sebbene contrariato, si era ritrovato costretto ad andare in giro per il centro commerciale della città con Cas, a comprare regali da donare a tutta la santa famiglia di quest’ultimo, l’entusiasmo che metteva Cas in quelle cose era invidiabile, sarebbe davvero andato d’accordo con Sam, sembravano fatti l’uno per l’altro.
«Dean, è il primo Natale di Samandriel, capisci?» domandò «Non posso fare brutta figura, è il mio nipotino!»
«Okay, il bambino ci sta. E tutti questi altri?»
«Il resto della famiglia, no? Madre, padre, fratelli, ne ho otto e quest’anno alla truppa si è aggiunto Samandriel, il figlio di mio fratello maggiore. E poi noi siamo abituati a scambiarci molti regali…» Castiel si zittì subito guardando l’espressione di Dean, gli aveva giurato che non si sarebbe lasciato condizionare dalla sua storia, eppure non riusciva a sentirsi tranquillo parlando di famiglia e allegria per le feste, pensando a quanto avesse sofferto l’amico «Scusa».
«Di cosa? Ti ho detto di non preoccuparti, mi piace sentirti parlare della tua famiglia» disse, ma il suo tono tradiva le sue parole fintamente sicure «Cosa hai pensato di prendere a tuo nipote?»
«Pensavo, sai, un giocattolo, uno di quei peluche morbidi da spupazzare» rispose guardandolo «Nessuno di noi si aspettava di avere un nipote, sicuramente Gabriel gli prenderà qualche mastodontico fortino per il box, Raphael gli prenderà qualche indumento, perché lo comprerà la mamma al posto suo e i miei genitori probabilmente gli apriranno un fondo fiduciario perché è giusto che abbia già dei soldi da parte per il college» spiegò, notando che man mano che parlava lo sguardo di Dean si spegneva. Non osava immaginare cosa avesse significato per lui vivere una vita costantemente sofferta, senza un padre che lo amasse, senza una madre che lo crescesse, con un fratello minore a cui badare… per un attimo, un solo attimo, la sua mente elaborò l’idea di coinvolgere Sam Winchester, anche se non lo conosceva, ed era potenzialmente un problema, ma poi razionalizzò. Dean doveva capire che oltre a tutta quella sofferenza, c’erano anche le cose positive, che il dolore poteva sparire se si condividevano i momenti con le persone giuste. Doveva farglielo capire, perché non poteva portarsi dietro tutto questo dolore per sempre, doveva metterlo da parte e cominciare a vivere – se fosse stato con lui, sarebbe stato ancora meglio, amava Dean – e voleva impegnarsi davvero per renderlo felice. Quello sarebbe stato il suo regalo di Natale per Dean, dimostrargli che in fondo al tunnel, c’era la felicità, c’era l’armonia, c’era la luce.
«Sembrate molto uniti» commentò Dean camminando al suo fianco.
«Oh lo siamo, ma litighiamo 364 giorni all’anno. A Natale, per amore di nostra madre evitiamo discussioni».
Dean si lasciò scappare una risata «Io e Sam è raro che litighiamo, ma quando lo facciamo, siamo capaci di non parlarci per settimane, sai?» raccontò malinconicamente «C’è stato un anno, penso dopo il mio coming out, che lui… ce l’aveva con me, non so perché, non l’ho mai capito, credo per qualcosa che gli aveva detto nostro padre, avemmo una terribile discussione, non mi parlò per settimane. Poi… non lo so, mi chiamò una notte, era nei guai e io corsi da lui, mi chiese scusa per il suo comportamento e appianammo le divergenze» un sordo dolore al petto lo colse mentre raccontava a Castiel quell’aneddoto.
«Fammi indovinare, avete litigato nel periodo di Natale?» Dean annuì e Castiel sospirò, gli mise una mano sulla spalla per confortarlo e Dean gliene fu grato. Era facile parlare con lui, perché non giudicava, perché non diceva cose senza senso e poi se ne pentiva, perché lui era puro e genuino, esattamente così come appariva. Perché lui era un dannato elfo di babbo natale e lui, volente o nolente, si stava innamorando di lui e non sapeva come fermare questo maledetto processo.
Ore dopo uscirono dal centro commerciale, e sulla strada di casa, passarono davanti alla pista di pattinaggio, Castiel gli rivolse uno sguardo che valeva più di mille parole e «Non se ne parla! No, mi romperò l’osso del collo! Io non pattino!» esclamò contrariato. Castiel ridacchiò, oh sì, l’avrebbe portato a pattinare, e l’avrebbe convinto che le tradizioni natalizie non erano poi tanto male, se si condividevano con la persona giusta. Aveva avuto un passato difficile, era ora che iniziasse a vedere l’aspetto positivo di ogni cosa, anche di qualcosa che apparentemente odiava come il Natale.
«Ti prego, Dean! Adoro andare a pattinare, non ho mai tempo per farlo… dai, ti prego» lo pregò facendo il broncio «Sei mio amico, no? Mi lasceresti da solo a fare una cosa che amo?»
«Non… non guardarmi così» borbottò contrariato «Ti ho accompagnato al centro commerciale, non farmi rendere ridicolo!» esclamò, sollevando le buste che gli stava reggendo – nemmeno fossero una coppia di fidanzatini che andavano a far compere – mentre lui sceglieva gli altri regali.
«Non lo faresti nemmeno per me?» domandò con il tono dolce e innocente che gli sciolse l’anima.
Boom. Il cuore di Dean esplose, e cedette, perché non poteva reggere quel tono, non poteva ribattere contro quel tono, contro quella richiesta. In fondo, cos’erano un paio di pattini e una brutta caduta, contro la felicità di Castiel? Poteva perdere la dignità per una volta e rendere felice il suo amico – del quale si stava irrimediabilmente innamorando.
«D’accordo, d’accordo, verrò con te» borbottò contrariato. Castiel si lasciò andare in un piccolo urletto gioioso, saltandogli al collo per abbracciarlo. Dean arrossì di botto e ridacchiò nervosamente, mentre Cas gli stampava un bacio dolce sulla guancia ringraziandolo. Il suo cuore in quel momento perse un battito e non se ne rese nemmeno conto.
 
Mezz’ora dopo erano fuori alla pista di pattinaggio e Dean pregava ogni divinità esistente affinché fosse chiusa o che Cas cambiasse idea, era terrorizzato da quel luogo, lui aveva la grazia di un ippopotamo in una cristalleria, avrebbe fatto un disastro, avrebbe distrutto ogni cosa con il solo tocco delle sue mani e avrebbe rovinato il Natale a chiunque. Ma Cas era lì accanto a lui, gli sorrideva in quel modo così dolce e amorevole che non ebbe il coraggio di dirgli che aveva troppa paura per fare una cosa del genere. Aveva posto così tante aspettative in quell’uscita e Dean non se la sentiva di deluderlo o rattristarlo, in fondo, si disse, Castiel non aveva mai un giorno libero, passava tutto il tempo in pasticceria, week-end compresi, quindi se desiderava concedersi una giornata di svago, e voleva coinvolgerlo, chi era lui per impedirglielo? In fondo, si trattava solo di rendersi ridicolo, e lui ne era il massimo esperto. Cas entrò pagando i biglietti per entrambi e noleggiò un paio di pattini a testa – Dean restò stupito dal fatto che conoscesse il suo numero di scarpe – e si sedettero su una panca poco distante dall’ingresso per indossare i pattini, sul viso di Cas c’era un sorriso bellissimo, e Dean si sentì incredibilmente orgoglioso di se stesso nel vederlo, e si convinceva sempre di più che ne valesse la pena per vederlo sorridere in quel modo.
«Hai mai pattinato, Dean?» gli chiese.
«No, mai» mormorò «Tu?»
«Quando ero bambino venivo spesso con Michael, lui rimorchiava le ragazze e io pattinavo» spiegò divertito, mentre Dean gli sorrideva intenerito dal racconto, certo, non era molto onorevole per il fratello maggiore di Cas aver usato il minore per i suoi intenti, ma era comunque una storia carina, legata al Natale di qualcun altro. «Vieni?» chiese Castiel, porgendogli la mano. Dean alzò lo sguardo su di lui e annuì afferrandogliela. Subito, appena in piedi su quei trabiccoli infernali, si sbilanciò e quasi cadde addosso a Castiel, il quale ridacchiò e «Reggiti a me! Vedrai che sarà più facile dopo!» esclamò.
«Non ne sono sicuro, Cas, cadrò sicuramente!»
«Non lo permetterò, avanti, fidati di me» disse Castiel, in un modo così dolce che il cuore di Dean sembrò sciogliersi davanti alle sue parole, deglutì un paio di volte e poi si fece coraggio, forza Winchester, non sei mica una mammoletta, guarda quei bambini di sette anni, stanno perfettamente in piedi sui pattini. Con dignità, alza la testa con dignità e affronta quel maledetto ghiaccio – pensò respirando profondamente e annuendo prima a se stesso e poi a Castiel, gli afferrò saldamente la mano e la strinse forte. Poi si lasciò accompagnare dall’amico all’ingresso della pista di pattinaggio – sette passi che furono la vita che andava via dal suo corpo – e misero piede sulla pista di pattinaggio.
«Oh guarda! Sto in piedi!» esclamò, reggendosi sia alla balaustra di legno sia alla mano di Castiel, il quale scoppiò a ridere guardandolo. Dean era uno spettacolo, cercava di mantenere il punto da grande uomo mascolino, ma si vedeva quanto fosse in realtà terrorizzato dal cadere. Ma Castiel aveva un piano in mente.
«Forza, pigrone! Andiamo, pattiniamo, giuro che ti reggo io, non cadrai» gli promise stringendogli la mano. Man mano Dean si lasciò andare e prese a pattinare piano con lui, senza ovviamente lasciare la balaustra, rischiò un paio di volte di scivolare, e venne deriso da due bambinetti che esclamarono il vecchietto non sa pattinare, che sfigato!
«Te lo do io, il vecchietto, nanerottolo!» esclamò adirato «Chi diavolo ti ha insegnato le buone maniere?»
Nell’aria risuonava ancora Last Christmas e Dean aveva iniziato a credere che fosse una sua personale persecuzione, ma Castiel al suo fianco rideva e la canticchiava, ed era adorabile. Si era allontanato da lui solo due volte, giusto per sgranchire le gambe aveva detto lui e poi era ritornato.
«Vieni» disse afferrandogli entrambe le mani «Un piede dopo l’altro, segui me» disse serio, facendolo allontanare dalla balaustra. Dean tremò impercettibilmente, se fosse caduto sul ghiaccio sarebbe finito rovinosamente per terra e avrebbe trascinato con sé Castiel, non voleva fare una simile brutta figura…
E tutto accadde in una frazione di secondo, un bambino passò troppo veloce accanto a loro, Dean mise male il piede per terra, incontrò un pezzo di qualcosa non ben definito sul non-più-tanto-liscio ghiaccio e la caduta fu inevitabile. Atterrò con il fondoschiena per terra, e si ritrovò Castiel spiaccicato addosso, sul petto, aveva trascinato anche lui con sé, in quella rovinosa caduta. Fu in quel momento che vide il volto del moro pericolosamente vicino al suo, che gli soffiava sulle labbra Now I know what a fool I've been, but if you kissed me now, I know you'd fool me again, e stava per accadere, finalmente, si stavano per baciare sul ghiaccio, dopo essere caduti, un dannatissimo cliché da film di Natale, ma lo avrebbe lasciato accadere volentieri, avrebbe lasciato che Cas lo baciasse, erano vicinissimi, i loro respiri si fondevano, Dean portò le mani dietro alla nuca di Cas, perché sentiva che stava per accadere, che stava per succedere, e il mondo avrebbe avuto nuovi colori e nuove emozioni, perché lui stava per lasciarsi andare ad un bacio con il ragazzo per il quale sentiva nascere dei sentimenti e non avrebbe mai voluto cambiare nulla di quell’istante, sarebbe stato il primo bacio più cliché e bello di sempre… e Cas era così vicino che poteva quasi toccare le sue labbra, e...
«Signori, vi siete fatti male?» domandò l’addetto alla sicurezza, interrompendo il momento idilliaco. Figlio di puttana, imprecò Dean contro quel tizio, che poveretto faceva solo il suo lavoro, ma aveva interrotto il momento, aveva fatto morire l’attimo perfetto tra di loro, e adesso non l’avrebbero mai più recuperato.
«Niente di rotto, non si preoccupi» rispose Castiel, contrariato quasi quanto lui. Il momento era andato, così si sollevò dal suo corpo – e Dean già sentì la mancanza del suo calore su di sé – e gli porse la mano. Si scusò con lui per essergli caduto addosso in quel modo e ripresero il loro lento giro di pista, tenendosi l’un l’altro – Castiel reggeva Dean, il quale rischiava di cadere un passo sì e l’altro pure – e poi decisero che erano troppo vecchi per quelle cose e optarono per andare a prendere una crepe alla nutella – quelle di Cas però erano più buone – al chiosco all’angolo. Si tolsero i pattini e indossarono di nuovo le scarpe, Dean fu grato di poter tenere di nuovo qualcosa di normale, e dopo una rapida visita al negozio di souvenir della pista di pattinaggio – ti prego, Dean, è tradizione che si compri qualcosa, porta fortuna! - uscirono da lì con due addobbi uguali, Castiel aveva insistito che Dean ne avesse uno, come simbolo della giornata che avevano passato insieme. Era un semplice fiocco di neve cristallizzato, ma era la cosa più bella che qualcuno gli avesse mai regalato. Non lo avrebbe mai ammesso, però.
Mentre tornavano verso lo stabile in cui vivevano, passarono davanti all’enorme albero in piazza, Castiel si fermò qualche istante ad ammirarlo, era una delle cose più belle ed evocative che avesse mai visto; era tradizione nella loro piccola città scrivere un biglietto con un desiderio e porlo sull’albero, quelli la sera del giorno di Natale sarebbero stati bruciati tra le fiamme di un falò e si diceva, che la magia del Natale li avrebbe realizzati uno ad uno.
«Fermati!» esclamò fermando Dean per un braccio.
«Cosa c’è, ora?»
«Non possiamo passare oltre senza scrivere qualcosa» disse, Dean lo guardò accigliato «È la tradizione, come il vischio, hai presente? Se non baci la persona che si trova con te sotto il vischio, rischi di non avere fortuna in amore, così l’albero, se non scrivi almeno un desiderio, passandoci davanti, avrai sfortuna per tutto l’anno» spiegò il ragazzo. Era una tradizione involabile «Si tratta di una tradizione, Dean, non possiamo restare impassibili davanti alle tradizioni».
«Va bene il bacio sotto al vischio» borbottò Dean «Ma non chiedermi di scrivere desideri e appiccicarli su un albero» si lamentò scuotendo la testa «Non mi convincerai a fare anche quest’assurdità».
«Andiamo!» esclamò, avvicinandosi all’imponente albero, vicino al quale era posto un dispenser con matite e piccole pergamene, il ragazzo ne prese due «Non dirmi che hai paura di scrivere un bigliettino!» nel frattempo, un ragazzino travestito da elfo di Babbo Natale li ringraziava per essersi fermati e augurava loro buon Natale.
«Non ho paura» si lamentò Dean «Credo che sia piuttosto inutile, visto che nessuno ascolterà mai questi desideri».
Castiel sospirò, scuotendo la testa «Dean, è un modo per continuare a sognare, ascolta, non c’è niente di male a sognare, anche se si è adulti, anche se hai sofferto tanto, credimi, desiderare per un attimo che tutto possa essere diverso, ti aiuta» disse con dolcezza, guardandolo dritto negli occhi «Lasciati andare, per una volta, pensa a cosa ti renderebbe felice».
Dean fissò Castiel e si rese conto che c’era una sola cosa che l’avrebbe reso felice. Cinque minuti dopo, la sua schiena faceva supporto a quella del moro che scriveva il suo biglietto, e quella del moro faceva da supporto a lui, mentre scriveva il suo desiderio su quel pezzo di carta.
«Perché riesci a convincermi sempre a fare quello che vuoi?» chiese indispettito «Sei forse un mago o qualcosa del genere?» chiese ancora, un leggero sorriso ad increspargli le labbra.
«No, lo fai perché sono adorabile e mi vuoi bene» disse innocentemente, mentre entrambi arrotolavano le rispettive pergamene e poi le appendevano all’albero. Dean si sentì leggero, per la prima volta in tanti anni, si sentiva bene e si sentiva leggero, come se tutte le sofferenze del passato stessero pian piano scemando via, spazzate via dall’allegria e dalla spensieratezza di Castiel. Il moro gli baciò la guancia, quando finirono di legare le pergamene all’albero di Natale.
Poco lontano da loro, un uomo vestito da Babbo Natale li guardava con lo sguardo carico di dolcezza, e Dean lo notò, ma non vi badò.
«Grazie» mormorò Cas al suo orecchio. Il biondo sentì le gote andare a fuoco, ma si impose autocontrollo.
«Cosa hai scritto?» chiese curioso Dean, mentre si incamminavano di nuovo verso casa, le mani infossate nelle tasche del cappotto, lo sguardo vago davanti a sé, la sicura presenza di Cas al suo fianco.
«Se te lo dico, non si avvera» rispose l’altro con ovvietà, sorridendo al suo fianco. Quando arrivarono a casa, dopo l’intensa mattinata al centro commerciale, il pomeriggio disastroso alla pista di pattinaggio e quello strano ritorno, Castiel, prima di entrare nel suo appartamento guardò Dean con dolcezza e: «Ti va di entrare per una cioccolata calda?»
«Perché no?» sorrise entrando in casa di Castiel, pensando che forse, forse, il suo desiderio si stava avverando.




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We wish you a Merry Christmas, we wish you a Merry Christmas and a Happy New Year!
Hola people!
Rieccoci qui con una nuova storiella, molto leggera, frivola e senza molte pretese, scritta per augurare a tutti i miei followers un felice Natale <3
Siccome è venuta fuori di 20 pagine (pagina più, pagina meno) 18.000 parole e passa, l'ho divisa in due parti. Da una parte il Grinch e dall'altra un adorabile Castiel in stile Elf, il tutto ambientato in un paese dell'Alaska che non so se esista davvero, ma mi piace immaginare i paesini piccoli, freddi, pieni di tradizioni come quelle natalizie. E niente. Spero che questa prima parte vi sia piaciuta, Vi saluto e vi do appuntamento a domenica con l'ultima parte e gli auguri di Natale :3

Stay tuned!

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Capitolo 2
*** Second. ***


Desclaimer: I personaggi non mi appartengono, non intendo offenderli e non ci guadagno nulla.


AVVISO: Leggero "flusso di coscienza" utilizzato. L'autrice si scusa per i numerosi cliché utilizzati. Piccolo delirio natalizio per augurare a tutti i miei lettori un buon Natale e un felice anno nuovo. Thanks per il supporto dimostratomi anche in questo 2018, people!


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“My perfect Christmas”


O come far amare il Natale a quel Grinch del mio fidanzato.

-A cake by Castiel Novak


 

Castiel era ormai fermamente convinto che con Dean ci volessero le maniere forti. Se non avesse amato il Natale in quel modo, giurò a se stesso che non avrebbe tentato di convertire un Grinch misto a Scrooge mai più; tuttavia se ogni cosa fosse andata come sperava, allora avrebbe avuto un bellissimo ragazzo a cui insegnare ad apprezzare il Natale. Aveva appena finito di lavorare alla pasticceria, sapeva che Dean fosse a casa perché era il venti dicembre e la compagnia presso la quale lavorava aveva chiuso il diciotto per ferie natalizie e Dean in quei giorni passava spesso per la pasticceria perché apparentemente non aveva nulla da fare. Aveva portato con sé alcuni dolci tipici natalizi, e tutto il suo spirito natalizio.
«Ciao Dean!» trillò, quando il biondo gli aprì la porta «Devo farti provare delle cose!» esclamò, entrando nell’appartamento dell’amico come se fosse il suo. Dean ridacchiò e lo lasciò entrare. Con orrore notò che avesse anche una busta con altri addobbi natalizi. Non bastavano la calza che aveva portato già e quelle assurde corna da renna?
«Non vedo l’ora davvero» commentò sarcasticamente «Ma quelli?»
«Sono per te, sono convinto che dopo stasera amerai il Natale» e spero che tu ami anche me, si disse mentalmente, perché se i suoi sentimenti non fossero stati ricambiati, ne avrebbe sofferto davvero molto. Detto questo, con il suo telefonino, fece partire Last Christmas, tirando fuori dalla busta di plastica un rametto di vischio – sul serio? – e qualche altra diavoleria natalizia. Dean impallidì.
Oh divinità di tutto il mondo, aiutatemi voi, perché pregare un solo dio – nel quale nemmeno credeva tanto – era poco. Poteva sopportare qualche addobbo fuori dalla sua casa, ma non in casa sua, no. Lui non li accettava. Vide Castiel tirare fuori da quella busta anche un piccolo albero di Natale con delle lucine – era alto venti centimetri e aveva sopra un piccolo angelo – sul quale pose anche l’addobbo che qualche giorno prima gli aveva regalato alla pista di pattinaggio e lo mise sopra a un mobile.
«Lo so che non li ami, lo so che non sopporti il Natale, ma dammi l’occasione di mostrarti che non è male come pensi» disse avvicinandosi a lui, appendendo alla sua finestra alle sue spalle il vischio «Solo stasera, poi, se fallirò, porterò via con me tutto, non vedrai più l’ombra del Natale» promise. E Dean cedette di nuovo davanti ai suoi occhi.
«E va bene» acconsentì, tanto non avrebbe mai amato il Natale; così Castiel si mise a smanettare nella sua cucina, mentre Dean lo guardava con occhio critico e non capiva cosa stesse accadendo, sapeva solo che era stranamente felice. E Cas era maledettamente adorabile.
Last Christmas, I gave you my heart, but the very next day, you gave it away, this year to save me from tears, I’ll give you something special, canticchiava Castiel saltellando per il suo appartamento come una dannata cavalletta, ma Dean non gli avrebbe dato retta, non si sarebbe fatto ammaliare. Si sedette sulla sedia di legno della cucina, incrociando le braccia al petto, osservando le movenze di Castiel, però lui era dannatamente sexy. Appese quell’assurda calza al pomello della credenza e gli sorrise con dolcezza, dicendogli che l’aveva riempita lui stesso, scegliendo i suoi dolcetti preferiti. Dean storse il naso e grugnì qualcosa di incomprensibile.
«Sai che non mi farai amare il Natale così?» disse poi scuotendo la testa «Lo odio da tutta la vita, non bastano una canzoncina, del vischio e una calza rossa per farmelo amare» disse schiettamente «E nemmeno quell’alberello rattrappito che hai messo lì» Castiel assottigliò le labbra in una linea tesa, poi le sue labbra si aprirono in un sorriso, mentre si avvicinava a lui con passo lento e sicuro. Quelle movenze fecero immobilizzare Dean sul posto, come poteva essere una persona così adorabile e allo stesso tempo anche maledettamente sexy?
«Mi darai una possibilità» disse serio, quando si avvicinò; era così vicino a lui che i loro respiri si fondevano, santo cielo, Dean avrebbe voluto eliminare quella distanza e baciarlo subito «Adesso chiudi gli occhi, ti aspetta l’esperienza più bella della tua vita» affermò con sicurezza guardandolo negli occhi con la sua assurda dolcezza, e il suo assurdo modo di fare che riusciva sempre a convincerlo. Castiel sarebbe riuscito a fargli fare qualunque cosa, e lui ne era spaventato.
«Non mi fido, tu farai qualcosa di insensato e io ne pagherò le conseguenze» disse, scuotendo la testa. No, non sarebbe caduto, non avrebbe fallito. Non avrebbe rinnegato i suoi anni di odio verso il Natale solo perché Castiel era lì e lo guardava con i suoi occhioni azzurri e gli prometteva che se si fosse fidato di lui, tutto sarebbe andato bene.
«Non credi nemmeno tu alle tue parole, dai, ascoltami, giuro che non ti addobberò la casa fino a che non lo deciderai tu» promise sorridendo «Ma chiudi gli occhi e permettimi di sorprenderti» disse in un sussurro, abbassandosi verso il suo orecchio, facendolo rabbrividire, e no, quello non era freddo da Alaska, perché i suoi riscaldamenti erano accesi a palla nell’appartamento e avrebbe potuto camminare in mutande se avesse voluto, no, quelli erano proprio brividi da Cas. Così si ritrovò senza parole ad annuire e chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi contro lo schienale della sedia, e Castiel armeggiò con qualcosa, prima di porsi dietro di lui e far passare una striscia di stoffa – una cravatta, sì – davanti ai suoi occhi, bendandolo. Okay, la situazione doveva diventare eccitante? Lo stava seducendo e voleva spingerlo a qualche giochino divertente? Non che fosse contrario, con Cas avrebbe fatto di tutto, ma almeno avrebbe voluto essere avvisato.
«Apri la bocca, Dean» e okay, detta così sembrava davvero una cosa da gioco erotico, ma ormai era in ballo e doveva ballare, giusto? Così assecondò il suo torturatore e aprì la bocca. Poi si ritrovò tra le labbra uno strano sapore, era un biscotto «Adesso mastica» ordinò divertito, e sì, Dean era consapevole di essere arrossito, ma voleva continuare ad essere orgoglioso e a fare finta di nulla; chiuse lentamente le labbra e masticò piano, era una fragrante pasta alle mandorle, sapeva di mandorla e altre spezie che non conosceva, ma doveva ammettere che era davvero molto buona «Adesso bevi questo» disse mettendogli tra le mani una tazza di un liquido strano, era caldo, e aveva un odore di cannella, ma non lo conosceva davvero. Lo portò alle labbra e soffiò lentamente su di esso, ne sentiva il vapore fino al naso e temeva di scottarsi, e ne bevve un po’. Il sapore era divino, era leggermente alcolico, ma non importava, doveva essere l’eggnog, o qualcosa del genere, ed era davvero buonissimo. Dopo qualche sorso, il moro gli tolse la tazza dalle mani, e gli mise tra le labbra un altro dolcetto, stavolta lo riconobbe subito, il dolcetto alla frutta secca che qualche settimana prima gli aveva fatto assaggiare in pasticceria. Castiel continuò a fargli assaggiare dolci, tutti i tipi di dolci natalizi che conosceva: Christmas pudding, cupcakes, muffin, panettoni, pandori, e simili, intervallati da qualche bevanda speziata – anche una cioccolata calda ad un certo punto – e ormai Dean era confuso. I sapori erano buoni, ma che c’entrava con il fargli amare il Natale?
Improvvisamente la canzone cambiò, il biondo non ne capì il motivo, ma sentì chiaramente le note di All I want for Christmas is you, diffondersi nell’aria dell’appartamento. I don't want a lot for Christmas, there is just one thing I need and I don't care about the presents underneath the Christmas tree… seguirono un paio di dolci, uno era francese gli aveva spiegato Cas, poi Castiel gli tolse di nuovo la tazza tra le mani, ma non gli diede altri dolcetti, no, Dean lo sentì mormorare qualcosa sulle sue labbra e il suo cuore fece una capriola avvitata al contrario, con tanto di salto carpiato.
«Sai, Dean? La tradizione vuole che ci si baci sotto al vischio» sussurrò, era troppo vicino, Dean lo sentiva respirare ad un palmo da sé «E una leggenda dice, che se due persone che non stanno insieme si baciano sotto al vischio, allora sono anime gemelle» sussurrò, Dean sarebbe rimasto giorni ad ascoltare la voce calda di Cas sussurrargli cose, ma non capiva perché il suo cuore reagisse così a quello. Anzi lo capiva, ma non voleva ammetterlo ad alta voce, non voleva farsi male, non voleva soffrire… Make my wish come true, all i want for Christmas is you, sussurrò ancora Cas prima di abbassarsi verso di lui, e dopo un secondo, sentì le labbra secche e screpolate del moro posarsi sulle sue, e le sue braccia allacciarsi dietro il suo collo. Deglutì un paio di volte, prima di rispondere al bacio, incredulo per ciò che era accaduto, Castiel lo stava baciando davvero? Era un bacio dolce, uno sfioramento di labbra quasi esitante, un bacio casto e imbarazzato. Subito Dean si staccò da lui e si tolse la benda e proiettò il suo sguardo in quello del moro, interrogativo, lo vide mordicchiarsi le labbra e sorrise intenerito. Subito l’imbarazzo scemò dal suo corpo, mettendogli una mano dietro la nuca, avvicinandolo a sé e premendo con decisione le labbra su quelle di Castiel, baciandolo con dolcezza e passione, stringendolo contro di sé, come se avesse sempre desiderato solo questo e l’altro ricambiò il bacio con la stessa intensità sua, lo baciò quasi tirandogli via l’anima, lo baciò come se da quello dipendesse la sua vita e si strinse a lui, come se avesse sempre desiderato tutto quello.
«Quindi con tutta quella storia, cercavi solo di sedurmi?» scherzò «Non potevi dirmi direttamente che ti piaccio?» Castiel lo colpì giocosamente su una spalla, guardandolo contrariato.
«Hai rovinato il momento! Avevo creato un momento perfetto» si lamentò «Forse è per questo che mi piaci».
«Vieni qui, mi faccio perdonare» sussurrò baciandolo ancora. Non avrebbe mai smesso di baciarlo, ne era certo, il moro non se lo fece ripetere due volte e ricambiò il bacio con la stessa intensità affondando le mani nei capelli di Dean, sentendo l’altro reagire positivamente al bacio.
«Cas… non mi stai seducendo solo per farmi amare il Natale, vero? Perché tu che mi illudi così potrebbe essere l’ennesima delusione natalizia della mia vita…» borbottò contro le sue labbra, Dean era così insicuro tra le sue braccia in quel momento ed era adorabile, pensò Castiel guardandolo con tenerezza. Gli prese il volto tra le mani e gli diede un leggero bacio a stampo, poi proiettò il suo sguardo in quello dell’altro ragazzo, senza smettere di sorridere.
«Sei proprio un idiota, pensi davvero che ti abbia baciato solo per farti amare il Natale?» domandò «Certo, mi farebbe piacere che tu lo apprezzassi, soprattutto dopo la fatica che ho fatto per quei dolci e perché io lo amo» disse guardandolo «Ma… Dean, mi sono innamorato di te, perché sei un misto tra il Grinch e Mr Scrooge e non cambierei una virgola di te, anche se, se tu fossi meno emotivamente costipato, io avrei meno problemi a capire cosa pensi e…» Dean lo interruppe appropriandosi delle sue labbra di nuovo, non aveva bisogno di sentire altro, se il suo Cas lo apprezzava così com’era, non poteva essere tanto male, no?
«Anche io…» mormorò a disagio.
«Cosa…?» domandò Cas spalancando gli occhi.
«Anche io… di te, mi sono…» si morse le labbra a disagio «Innamorato». Castiel sorrise, il sorriso più bello che Dean in quei mesi gli aveva visto sul volto, era bastato così poco a renderlo felice? Era bastato così poco per vederlo così?
«La magia del Natale è nell’aria» mormorò giocosamente baciandolo ancora una volta. Dean sorrise sornione e ricambiò il bacio sentendosi un tutt’uno con il suo ragazzo. Poteva dirlo, no? Si amavano e si baciavano, stavano insieme, giusto? Non c’era bisogno di mettersi ancor di più a nudo, no? Non avevano bisogno di parole, in fondo, no? Oh santo cielo, se quello era il paradiso, con Cas sulle sue ginocchia che lo baciava e lo stringeva, allora poteva dire di essere morto felice, perché era la sensazione migliore che avesse mai provato in vita sua.
«Ci vuole una foto» disse Castiel, afferrando il proprio cellulare, aprì la fotocamera interna del cellulare e premette le proprie labbra contro la guancia di Dean mentre scattava la foto e Dean abbozzava un sorriso imbarazzato avvolgendo un braccio attorno alle spalle del moro. Poi ne fece un’altra mentre catturava le labbra del suo ragazzo in un dolce bacio a stampo, e sorrise contro di lui, rilassandosi completamente. Adesso aveva due pezzi rari da mettere alla parete della sua pasticceria.
«Guardiamo un film di Natale, Dean?» domandò Castiel, guardandolo negli occhi sorridendo. Il biondo alzò lo sguardo al cielo e lo baciò ancora zittendolo, sì, avrebbe guardato un altro film di Natale con Cas, sì, avrebbe sopportato di nuovo gli stessi film – e forse Cas gli avrebbe consentito di guardare ancora “Mamma ho perso l’aereo”, perché era uno dei pochi film di Natale che lui amasse davvero, perché moriva dal ridere ogni volta – e sì, avrebbe permesso a Cas di portare un po’ di Natale nella sua casa, perché Cas aveva portato la serenità nel suo cuore.
 
*°*°*°
 
«Ciao, Dean!» esclamò pimpante Castiel quando il suo ragazzo entrò nella pasticceria, stavano insieme da poco, eppure Castiel non si era mai sentito più felice e vivo; il biondo gli sorrise in risposta e l’altro lo prese come un invito ad avvicinarsi a lui. Gli arrivò ad un palmo dal naso e, dopo avergli circondato il collo con le braccia, gli diede un leggero bacio sulle labbra, casto e puro, proprio com’era lui. I clienti erano pochi, del resto era l’anti-vigilia di Natale, le persone erano impegnate nei preparativi al Natale, i soliti clienti erano già stati da lui per una ciambella o un cappuccino, perché erano alla ricerca del regalo di Natale all’ultimo minuto. Dean era andato da lui per aiutarlo con la scelta di alcuni dolci per il pranzo di Natale, Castiel amava cucinare per la sua famiglia, ma era sempre indeciso e temeva in qualche modo il loro giudizio. Così aveva chiesto a Dean di dargli una mano, e avrebbe colto l’occasione per invitarlo a casa sua per il pranzo. Gli avrebbe fatto vivere per la prima volta l’ebbrezza di un pranzo in famiglia il giorno di Natale, in modo che potesse appianare le sue divergenze con la festività. Se prima non ne aveva mai avuto uno decente per colpa di suo padre, poteva imparare ad apprezzarlo grazie al suo fidanzato, no? Potevano creare una loro tradizione natalizia che li avrebbe uniti di più, giusto?
«Sono felice che tu sia venuto» gli disse a fior di labbra sorridendo «Non sapevo proprio cosa preparare per i miei».
«Che ci sono a fare io, allora?» domandò sorridendo «Anche se non festeggio il Natale, non vuol dire che non sia disposto ad elargire i miei saggi consigli sui deliziosi dolci che prepari tu» disse accarezzandogli una guancia «Forza, fammi assaggiare queste prelibatezze e darò il mio giudizio!» esclamò allegro. Per Castiel era strano vedere Dean così propenso e allegro, così disposto a fare qualcosa per il Natale. Sì, sapeva di non illudersi, che era lì solo per mangiare dei dolci, ma era carino che fosse andato da lui, e avesse deciso di dargli una mano in quel momento. Disposto ad elargire saggi consigli, pft…
«Tu non vedi l’ora di mangiare, Dean» commentò sarcasticamente in risposta, poi gli rubò un altro bacio a fior di labbra, dirigendosi verso il bancone, mentre il suo ragazzo scrollava le spalle con sufficienza.
«Qualcuno deve pur fare il lavoro sporco, mi sacrifico volentieri» disse con somma serietà, strappando al moro una risata divertita.
«Aspetta lì, Mr Cavaliere dall’Armatura Splendente, finisco di servire alcuni clienti e iniziamo con la tua missione speciale» sottolineò le ultime parole, strappando una risata anche al biondo che si accomodò al bancone e attese, picchiettando sul legno del bancone con le dita – incredibilmente a tempo di Jingle Bells – che il suo ragazzo tornasse da lui; lo osservò affaccendarsi per servire alcuni clienti e gli venne spontaneo scavalcare il bancone e aiutarlo a sistemare le tazze e i piattini sporchi nella lavastoviglie e a preparare alcune ordinazioni, non era poi così difficile. Castiel spalancò gli occhi guardandolo, ma sorrise dolcemente, chiunque in passato avesse ferito Dean, era stato uno stupido, sì, persino il suo stesso padre. Come poteva non essere orgoglioso di lui? Come poteva avergli rovinato la vita in quel modo? Non sapeva spiegarselo, era strano, era innaturale che un genitore rovinasse la vita in quel modo ad un figlio, incolpandolo indirettamente della morte della madre. Capiva il dolore, ma… era un tantino eccessivo, soprattutto notando quanto Dean fosse legato alla famiglia e al fratello. Era capitato un paio di volte che Castiel si fosse trovato presente durante una delle loro video-chiamate, ed era stato tenero vedere Dean sorridere con quel sorriso morbido e rilassato mentre parlava con il fratello. Non si era intromesso, perché aveva voluto lasciargli la sua privacy, ma Dean ad un certo punto lo aveva coinvolto e gli aveva presentato il fratello; ed era stato in quel momento che aveva conosciuto anche il fratello di Dean e aveva capito quanto fosse fortunato ad aver trovato un ragazzo come lui, lo vedeva negli occhi di Sam durante quella video-chiamata, si vedeva quanto ammirasse il fratello, quanto gli volesse bene; e vedendo quell’affetto tra i due, non era riuscito a farsi una ragione dell’atteggiamento del padre, come aveva potuto accusare il suo stesso figlio di una tragedia come quella che aveva investito la sua famiglia? E forse era anche per questo che si era incaponito, doveva rendere tutto perfetto per Dean, fargli capire che, nonostante il passato burrascoso, il presente poteva essere luminoso e sereno con le persone giuste.
«Questi dove te li metto, Cas?» chiese Dean, strappandolo dai suoi pensieri e indicandogli alcuni utensili utilizzati.
«Lasciali nel lavabo con dell’acqua» disse mentre lo osservava, in mezz’ora Dean era diventato il suo perfetto assistente e aiutante, aveva servito un paio di clienti, preparato dei caffè e stampato dei conti, e lo aveva aiutato nella cucina, lavando e sistemando le cose sporche nella lavastoviglie «Dean, vai a sederti, non è necessario» gli disse per la centesima volta. Non voleva che Dean pensasse che lo invitava in pasticceria per farsi aiutare, aveva sempre fatto tutto da solo, poteva continuare a farlo.
«No, mi fa piacere, tranquillo» disse sorridendo «Dai, sono rimasti due clienti, serviamoli e chiudiamo, così passiamo alle cose serie» disse alludendo ai dolci che aveva adocchiato entrando nella cucina. Castiel si lasciò sfuggire una risatina, mentre afferrava il taccuino delle ordinazioni e andava dai due clienti, gli ultimi della giornata per fortuna. Si avvicinò ai due clienti, sorrise loro con gentilezza e prese la comanda, gli venne spontaneo girarsi verso Dean e dire:
«Dean, prepari due caffè e due biscotti all’amarena?»
«In arrivo, Capo!» esclamò il suo compagno, girandosi verso la macchinetta e iniziando a preparare i caffè. Dean era un po’ troppo a suo agio in quel ruolo, come se avesse già lavorato in un bar o in un luogo simile; lo vide preparare i caffè, metterli su  un vassoio insieme a due biscotti e urlargli subito dopo: «Ordine pronto!» e Castiel si immaginò lì a lavorare con Dean, a mantenere la loro pasticceria, con Dean che stava al bancone e lui in cucina, loro due e la loro pasticceria, la loro quotidianità, la loro vita insieme… deglutì scuotendo la testa. Doveva togliersi quei pensieri dalla testa, Dean aveva il suo lavoro, era solo un caso che avesse deciso di aiutarlo, era lì e lui aveva avuto bisogno d’aiuto, tutto qui, fine della storia. Afferrò il vassoio – ma il suo stato d’animo non era passato inosservato al biondo – e portò l’ordine ai due clienti, sorridendo e, augurando loro una buona consumazione, si allontanò tornando vicino al bancone.
«Tutto okay, Cas?» chiese Dean, mentre asciugava un bicchiere. Santo cielo, sembrava un barman professionista.
«Sì… certo, sono solo un po’ stanco» disse osservandolo «Mi nascondi qualcosa. In un’altra vita eri un cameriere?»
«In un’altra vita, non lo so, ma durante gli anni del college di Sam, sì» rispose divertito «Per cinque anni, ho lavorato la mattina in un bar e la sera in un pub, per aiutare Sammy con le spese del college» spiegò «Poi mio fratello, a mia insaputa, ha mandato il mio curriculum a molte aziende alla ricerca di un assistente personale e sono finito a lavorare per Crowley, il quale dopo un piccolo litigio mi ha mandato qua, dopo un anno che lavoravo per lui» disse con una scrollata di spalle «Fino a che non troverò qualcosa di meglio, resterò attaccato a quel posto, credo» disse, senza nemmeno rendersene conto. Castiel lo guardò, doveva essere stato il destino a farli incontrare allora – o era stato così bravo che Babbo Natale aveva fatto in modo che le loro strade si incrociassero – e sapere che Dean non era felice con il lavoro che faceva… beh, lo riempiva di speranza. Forse poteva azzardare, al massimo si sarebbe beccato un due di picche.
«Non sei felice del tuo lavoro?»
«Non ho mai desiderato lavorare per un despota viziato che sbatte al polo nord chi va contro di lui».
«Hai ragione… io non so cosa significhi fare qualcosa che non si ha voglia di fare, ho sempre amato cucinare e fare dolci, e… quando ne ha avuto l’occasione, mio padre mi ha finanziato e mi ha aiutato ad aprire la mia pasticceria» disse con orgoglio guardandosi intorno «Sarò sempre grato a mio padre per avermi aiutato a realizzare il mio sogno».
Dean gli sorrise in modo caldo e dolce, prima di dargli un leggero bacio. «Sono certo che lui sia fiero di te» sussurrò. Castiel sentì le sue guance andare a fuoco, e dopo un po’ vide la coppia di clienti avvicinarsi al bancone per pagare. Dean batté sulla cassa lo scontrino e disse loro il totale delle consumazioni e il ragazzo pagò per entrambi.
«Siete una coppia meravigliosa, vi auguro un buon Natale e tanta felicità!» esclamò lei.
«Grazie mille, buon Natale anche a voi!» ringraziò Castiel sorridendo, mentre Dean si limitava a un saluto più freddo, senza dire una parola; lei sorrise ad entrambi prima di stringersi al fianco del fidanzato ed uscire stretti l’uno all’altro dalla pasticceria, reimmergendosi nelle strade poco affollate della città.
In quel momento, Cas girò il cartello della pasticceria da aperto a chiuso e senza dire nulla, invitò Dean a seguirlo nella cucina, dove finalmente avrebbe potuto assaggiare i dolci che lui aveva intenzione di portare al pranzo di Natale.
«Ho preparato alcuni dolci tradizionali, sai, biscotti di pan di zenzero, le mince pies, muffin, cupcakes a tema natalizio, anche una cheesecake e poi…» si morse le labbra, tirando fuori un dolce, un dolce che Dean non aveva mai visto «Questo è, uhm, diciamo che… l’ho inventato io? Ha un pan di spagna aromatizzato alla cannella, la bagna aromatizzata con un po’ di rum e cannella, e l’ho farcita con una delicata crema al cioccolato e con gocce di cioccolato fondente… e l'ho decorata con le glasse con i colori natalizi» disse deglutendo «Ho pensato a te… mentre la facevo» disse piano, imbarazzato a morte.
«A me?»
Castiel annuì: «L’ho chiamata My perfect Christmas o Come far amare il Natale a quel Grinch del mio fidanzato» Dean sbatté le palpebre e deglutì, cosa… cosa significava quella cosa? Perché Cas gli stava tirando un colpo così basso? Cosa significava quella scena, e perché quella torta? Perché usare la cannella che lui amava, il cioccolato che lui amava…?
«Dean…? Oddio, non ti piace? Ti giuro che se non… okay, la butto, fai finta di non averla mai vista…» balbettò Castiel, tremando adesso. No, no, Dean non voleva che si dispiacesse, era un gesto inusuale – nessuno aveva mai fatto una torta in suo onore, per fargli amare qualcosa, ecco – e Castiel lo aveva sorpreso, lo aveva lasciato senza parole.
«No, sono sotto shock, credo, nessuno ha mai fatto una cosa tanto carina per me… io…» mormorò «Grazie… posso assaggiare?» domandò, ancora imbarazzato, con le mani che tremavano per l’emozione. Una torta in suo onore, santo cielo. Ma da dove era uscito Cas? Da uno di quei film pieni di magia Natalizia che lui detestava a morte?
«Certo che puoi assaggiare, è il tuo compito!» esclamò Castiel, lasciando andare la paura. Dean aveva accettato quel suo regalo, sapeva che quello non significasse niente, ma non gli aveva urlato contro e non lo aveva mandato a quel paese, quindi era un passo in avanti, era un punto a suo favore. In fretta, gli tagliò una fetta di dolce e la sistemò in un piattino, sulla fetta fece colare una generosa quantità di cioccolato fondente fuso e con una sacca da pasticciere fece un paio di ghirigori di panna rossa, verde e bianca. Uno spettacolo per gli occhi.
«Ecco a te» disse sorridendo, porgendogli il piattino decorato e una forchetta da dolce, mentre in un altro piatto sistemava gli altri dolci, decorando anche quelli a tema e glielo porse.
«Uhm, ascolta, volevo chiederti una cosa» disse mentre Dean mangiava il dolce e gemeva come se stesse avendo un orgasmo, davvero, sapeva contenersi quel ragazzo? Doveva sempre essere così… rumoroso? Ma Castiel sapeva che non l’avrebbe cambiato in nessun modo. Dean era perfetto così com’era per lui.
«Dimmi».
«Anzi due».
«I dolci ti servono per corrompermi, vero? Sai che non ti dirò mai di no, se mangio questi» disse divertito, continuando a mangiare quel dolce avidamente «Comunque è delizioso, quasi sono geloso che lo porterai alla tua famiglia, insomma è mio, io sono il tuo fidanzato Grinch» disse, con un sorriso dolce sul volto – sorriso sporco di cioccolata e panna, ma Castiel lo trovò adorabile ugualmente e lo baciò con dolcezza, assaporando anche lui i sapori della sua torta.
«Sono contento che ti piaccia» rispose sorridendo.
«Dimmi tutto, sono tutt’orecchi» disse afferrando un biscotto di pan di zenzero decorato con glasse colorate e gocce di cioccolato. Castiel aggiungeva sempre del cioccolato quando doveva far assaggiare qualcosa a Dean – non era colpa sua, il biondo amava la cioccolata, ne era drogato, e lui adorava viziarlo un po’, sotto quel punto di vista.
«Mi chiedevo… domani è la vigilia, ti andrebbe di venire con me?» chiese a disagio. Perché non era rimasto sul piano originale? Invitare Dean a lavorare con lui? Forse per sondare ancora di più il campo?
«Dove?»
«Alla mensa per i poveri, vado ogni anno, porto sempre dei biscotti e alcune torte per i senzatetto» disse il ragazzo «Per fare un bel gesto, sai, è Natale, cioè, io porto sempre qualcosa ai senzatetto, non solo a Natale, ma è bello che alla vigilia non si sentano soli… ecco» spiegò balbettando. Non sapeva perché si sentisse così a disagio, forse perché Dean non amava il Natale e lui gli stava chiedendo di fare qualcosa a Natale per altre persone.
«Secondo te ai senzatetto piacciono i maccheroni al formaggio?» chiese in risposta, Castiel si accigliò «Sai, con Sam ho imparato a fare i maccheroni al formaggio in mille modi diversi» un sorriso tese le sue labbra, ma il moro continuava a non capire «Okay, te lo dico chiaro. Verrò con te, ma non per il Natale, perché sei tu, perché mi piace stare insieme a te, e perché è adorabile e ammirevole che tu sia così propenso ad aiutare il prossimo, soprattutto a Natale, e che tu voglia condividere questa cosa con me. Quindi la risposta è sì, verrò» specificò Dean sorridendo «Adesso, mi dici se posso fare i maccheroni al formaggio? Non sono un asso in cucina, sono l’unica cosa che so fa-…» non finì la frase, perché Castiel letteralmente assalì la sua bocca baciandolo con trasporto, okay, se accompagnarlo alle cene per i senzatetto, lo rendeva così felice e desideroso di baciarlo, avrebbe dovuto farlo più spesso. Sentire Castiel così felice, pressato contro di sé, mentre lo baciava, lo rendeva felice.
Dean sorrise contro le sue labbra, accarezzandogli la schiena «Qual era la seconda cosa che volevi chiedermi?» domandò curioso, mordendogli il labbro inferiore «Magari con il secondo sì, mi sbatti sul tavolo e facciamo tante…»
«Dean!» lo interruppe, dandogli un leggero pugno sulla spalla «Sei indecente!»
«Okay, scusa, scusa! Scherzavo!» esclamò.
«Prima pensavo… ti ho visto a tuo agio… potremmo, uhm, lavorare insieme» propose «Tu odi il tuo lavoro, io odio stare tutto il giorno da solo… pensavo solo, sai, che potremmo darci una mano a vicenda. Ovviamente, la paga non sarà altissima, ma… guadagno abbastanza bene con le vendite e… i clienti lasciano sempre le mance e…»
«Cas?»                                    
«Sì?»
«Accetto» disse sorridendo, Castiel non si aspettava due sì su due… poteva tentare anche di chiedere per il pranzo di Natale? O avrebbe osato troppo? «Dopo Natale chiamerò Crowley e gli dirò di aver trovato un altro lavoro, sicuramente più piacevole» disse divertito, mordendosi le labbra. Castiel non ci vide più dalla gioia e lo baciò di nuovo, si poteva essere più felici e stupidamente innamorati? Credeva decisamente di no.
«Potrei davvero prendere in considerazione l’idea di sbatterti sul tavolo» mormorò Castiel divertito.
«Chi stai aspettando? Babbo Natale?» domandò in risposta Dean, ridendo. Castiel gli tirò un pugno scherzoso sulla spalla, e scoppiarono a ridere insieme. Non c’era niente di più bello di quello.
 
 *°*°*°
 
«No! No! Castiel! Non puoi chiedermi una cosa del genere!» sbraitò Dean contro il suo fidanzato – quasi ex a dir la verità – mentre teneva tra le mani un gigantesco pentolone pieno di maccheroni al formaggio. Era andato con lui alla cena per la vigilia di Natale per i poveri, e non ci aveva visto nulla di male in quello, aiutare la gente gli piaceva, aiutare la gente doveva rientrare negli obblighi di ogni cittadino, perché non era giusto che esistessero delle classi sociali e non era giusto che delle persone vivessero in strada, quindi gli aveva fatto piacere passare la giornata in cucina a preparare tonnellate di maccheroni al formaggio – aveva persino comprato una pentola adatta, perché lui, ovviamente, non ne aveva una adatta per cucinare per tutta quella gente, gli aveva fatto piacere  accompagnare Cas lì, alla mensa. Ma non si sarebbe aspettato un colpo così basso, non si sarebbe aspettato un tradimento simile. Vuoi venire al pranzo di Natale da me, domani? Ci sarà tutta la mia famiglia, sarà stupendo! E vedrai che il Natale in famiglia non sarà così male – aveva detto, ma cosa ne voleva sapere Cas di come si sentiva lui? Non aveva avuto un padre che gli aveva rinfacciato di essere stato un bambino che aveva aspettato babbo Natale, e che per colpa sua e dei suoi stupidi desideri sua madre era morta, lui non aveva dovuto lottare ogni anno per evitare che suo padre rovinasse il Natale anche a suo fratello minore (dannazione, suo padre per Natale gli aveva regalato una fottutissima pasticceria, e no, Dean non era affatto invidioso di Castiel, anzi l’esatto contrario, ma Castiel non poteva capire come si sentisse lui) lui non sapeva cosa significasse crescere con un padre che aveva ostacolato ogni sua scelta, che aveva chiuso la porta in faccia a Sam quando aveva deciso di voler studiare legge.
«Dean, è solo un pranzo e…» cercò di dire Castiel.
«No! Non è solo un pranzo! Tu non capisci… tu…» scosse la testa «Senti, no, forse è meglio che io torni a casa, non voglio dirti cose delle quali mi pentirei tra mezz’ora» disse mettendo la pentola su un tavolo «Mi dispiace, io non sono come vuoi tu, non posso essere quello che vuoi, non puoi farmi… amare il Natale e farmelo festeggiare in famiglia, mi dispiace» disse scuotendo la testa «Scusa, ci vediamo in giro» disse voltandosi «Tieni pure i maccheroni e… perdonami» disse allontanandosi da lì, da Castiel, dai suoi sentimenti, dal suo cuore in tumulto. Perché era lui il problema, lo sapeva.
«Dean!» gli urlò dietro Castiel, cercando di raggiungerlo.
«No, lasciami in pace, Castiel!» ahia, il nome intero… «Non posso… io non posso, okay? Lasciami in pace!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola, e lo vide, sì, mentre si allontanava, lo sguardo ferito di Castiel, lo vide e non riuscì ad evitarsi il senso di colpa, perché era colpa sua. Il ragazzo alle sue spalle continuava a chiamarlo, anche se lui l’aveva ferito, lui lo chiamava, ma Dean non si fermava. Continuò la sua corsa verso la salvezza. Sì, forse la sua reazione era esagerata, ma il Natale è una festa per famiglie, Dean, noi non lo siamo, non lo siamo più, le parole di John Winchester, la sua stessa interpretazione di esse, risuonavano nella sua mente come se fossero state urlate, e soffriva troppo, quando pensava al Natale, non riusciva a smettere di soffrire quando pensava al Natale. Castiel si era infilato nella sua vita lentamente e aveva fatto entrare anche la sua stupida tradizione e lui adesso si sentiva un mostro per avergli urlato contro in quel modo. Ma cosa poteva fare? Si era sentito messo alle strette, come un animale in gabbia. Castiel non avrebbe mai potuto capire cosa provava lui in quel momento e si sentiva un mostro per averlo ferito. Ecco cosa faceva il Natale a quelli come lui, rovinava ogni cosa. Fin da quando era piccolo, il Natale era stato fonte di disastri e di enormi problemi, e anche in quell’occasione non aveva deluso le aspettative di Dean. Eppure stavolta ci aveva creduto davvero; lui e Cas, quello che li aveva uniti, il progetto di lavorare insieme… tutto si era sgretolato il giorno prima di Natale. Una coincidenza? Ovviamente no. Dean ne era consapevole, ma era anche colpa sua, perché si era arrabbiato in quel modo? In fondo, poteva semplicemente rifiutare… invece no, si era fatto prendere dalla rabbia e dall’ira, perché aveva sentito dentro di sé ogni cosa al posto sbagliato, quando Cas gli aveva fatto quella proposta. Si era arrabbiato con lui e invece era solo colpa sua, sua che non riusciva a lasciarsi alle spalle anni di sofferenza, sua perché, a causa di quel suo atteggiamento, aveva perso Cas e adesso era di nuovo solo come un cane.
Non arrivò nemmeno allo stabile di casa sua, si fermò vicino all’albero di Natale, dove solo pochi giorni prima, lui e Cas si erano fermati e avevano fatto quella stupida cosa dei desideri sulle pergamene, e si ritrovò a fissare quei bigliettini appesi all’albero, quante persone avevano espresso un desiderio? Quanti bambini? Quanti sarebbero stati delusi come lui? Alla fine, era sempre lui quello che finiva con il cuore a pezzi e la consapevolezza di essere sbagliato, perché, andiamo, Castiel non lo avrebbe accettato più, non dopo la crisi isterica (forse aveva ragione Sam a dargli della drama queen) per un misero invito a pranzo. Avrebbe dovuto strisciare ai suoi piedi per farsi perdonare, avrebbe dovuto supplicarlo e non sarebbe stato abbastanza, semplicemente perché lui non era abbastanza. Lo aveva sempre saputo, no? Perché non imparava una buona volta?
«Non dovresti essere qui, giovanotto» gli disse un uomo alle sue spalle «Questi periodi di festa sono fatti per essere trascorsi con la famiglia, perché sei qui tutto solo?» chiese. Dean sospirò, ci mancava solo che si mettesse a parlare con qualche povero barbone che gli impartiva lezioni di vita. Davvero, ne aveva abbastanza per quella notte. Si voltò verso di lui e un sorriso ironico spuntò sulle sue labbra. Certo, ovviamente doveva essere un fottutissimo uomo vestito da Babbo Natale a parlarmi, che culo.
«I miei sono morti, mio fratello vive in California e ho appena litigato con il mio ragazzo» disse, senza nemmeno rendersene conto, stava davvero impazzendo, adesso si metteva a spiattellare tutti gli affari suoi ad un completo estraneo per di più travestito da Babbo Natale, un incubo, insomma «Qualche giorno fa, io e lui eravamo qui insieme, abbiamo scritto un biglietto e lo abbiamo messo sull’albero. Stupido, vero? Come si può pensare che uno stupido albero, possa far avverare i sogni? Ma lui ci crede così tanto che non ho saputo dirgli di no, che ironia» rise senza gioia nella risata «E ho appena litigato con lui, credo di averlo ferito, faccio schifo nei rapporti con le persone» disse mortificato abbassando la testa «Sono stato un idiota».
«Può capitare di sbagliare, ragazzo» disse l’uomo appoggiandogli una mano sulla spalla «L’importante è saper rimediare, io sono certo che farete pace, dopotutto è Natale» gli disse. Dean alzò gli occhi al cielo, ma non rispose «Sì è fatto tardi, ti auguro un buon Natale, ragazzo» disse prima di allontanarsi e sparire letteralmente. Dean strabuzzò gli occhi, okay, aveva appena parlato con un barbone travestito da babbo Natale che gli aveva consigliato di pentirsi dei suoi sbagli, e di ricominciare. Chiuse gli occhi per un attimo, era tutto assurdo, e litigare per uno stupido pranzo di Natale non faceva parte dei suoi piani. Prese un paio di boccate d’aria, prima di incamminarsi di nuovo verso la mensa dei poveri, e cercare di parlare con Cas, ma quando arrivò, non c’era. Uno dei volontari gli disse che era andato via quasi subito dopo di lui, e Dean, mortificato, si offrì di aiutare al posto di Castiel, visto che lì c’erano un centinaio di senzatetto e solo tre volontari. Forse poteva iniziare a pentirsi dei suoi peccati facendo una buona azione. Ma sapeva di dover chiarire con Castiel, presto o tardi, il momento del chiarimento sarebbe arrivato, e sapeva che se avesse aspettato sarebbe stato troppo tardi e avrebbe perso Cas per sempre.
 
Quando rientrò a casa sua, sullo zerbino c’era un pacchetto, strabuzzò gli occhi, e lo prese tra le mani, il pacchetto era stato impacchettato a dovere, con cura e meticolosità, doveva essere di Castiel. Gli aveva lasciato un regalo, nonostante tutte le cazzate che aveva fatto? Aprì la porta di casa ed entrò stringendolo tra le dita come se fosse stato la cosa più preziosa mai tenuta tra le mani. Si sedette vicino al tavolo della cucina e lo scartò in fretta, strabuzzò gli occhi, era una foto sua e di sua madre, scattata durante uno dei suoi primi (e unici) Natali, aveva dimenticato che esistesse, lui era solo un bambino, forse aveva avuto due anni o tre, e sua madre sorrideva felice, stringendolo tra le braccia, lei indossava un’aureola da angelo, mentre lui un cappello verde da elfo. Una lacrima sfuggì ai suoi occhi.
C’era un biglietto, ovviamente, Castiel doveva colpire fino in fondo, vero? Lo aprì tremando, non sapeva cosa aspettarsi dopo quella foto, ma come diavolo l’aveva avuta?
Caro Dean,
Questa foto mi è stata mandata da tuo fratello qualche giorno fa, stavo ancora pensando al regalo giusto da farti, quando mi è arrivata e ho pensato che sarebbe stato carino incorniciarla per regalartela. So che odi il Natale, so che stai male se pensi a cosa ti è accaduto e mi dispiace essere stato insensibile con te, questa sera. Sono stato indelicato e ho spinto troppo la mano. Mi hai permesso di entrare nella tua vita e ti ho ferito, ho esagerato, ho tirato troppo la corda, non avrei dovuto invitarti. Il fatto è che mi sono reso conto di essere stato egoista, ho pensato solo alla mia felicità e non alla tua. E mi dispiace. Mi dispiace, so che per te il Natale è fonte di dolore, so quanto soffri e mi dispiace essere stato insensibile proprio con te, mi dispiace essere la causa del tuo ennesimo pessimo Natale.
Mi dispiace aver insistito tanto.
Ti amo, lo sai, vero? Maledizione, vorrei dirtelo di persona.
Spero che tu possa perdonarmi, se non lo farai, capirò. Il mio invito è sempre valido per te, lo sarà sempre, ma non devi se non vuoi, non sei obbligato. Solo, Dean, ti prego, non restare da solo; chiama Sam, chiama un amico, o chiunque altro (anche me se vuoi, sono disposto a rinunciare al pranzo di Natale) ma non restare solo, ti prego.
Non devi dimenticare il passato, non devi cancellarlo, non devi festeggiare se non vuoi, nessuno ti obbliga. Ma è ora che inizi a capire che, sebbene tuo padre sia stato un assoluto – per citare te – figlio di puttana, tu hai una famiglia che ti ama, hai Sam, e hai me. E avrai la mia famiglia, se accettassi di farti presentare come mio fidanzato (non necessariamente a Natale, che sia chiaro. Quando vorrai, se vorrai, se mi vorrai ancora nella tua vita.)
Ti amo,
Buon Natale.
Con amore,
Cas.
Dean rilesse quella lettera, e alcune piccole lacrime iniziarono a fuoriuscire dai suoi occhi, come poteva Castiel chiedergli di perdonarlo? Lui non doveva perdonare Castiel, non aveva niente di cui farsi perdonare, era Dean che doveva essere perdonato per aver trattato male l’angelo che gli era stato mandato solo per salvarlo dalla sua disperazione. Si passò una mano sul volto, era stanco e invaso dalle lacrime, ma doveva essere forte, doveva reprimerle o almeno fermarle e alzarsi da quella dannatissima sedia e andare da Castiel per parlare con lui. Si sentiva in colpa, perché il ragazzo aveva pensato che fosse colpa sua, quando non lo era affatto, era colpa di Dean e del suo stupido rivangare il passato, e sì, era stupido, maledettamente stupido, sapeva di esserlo, e aveva appena fatto la più grande cazzata della sua vita.
Si alzò – dopo minuti infiniti – ed uscì dal suo appartamento, diretto a quello di fronte, quello di Cas, osservò quell’enorme ghirlanda appesa al legno della porta e sospirò. Alzò la mano per suonare il campanello e si fermò a mezz’aria, cosa avrebbe dovuto dirgli? In che modo avrebbe dovuto scusarsi? Strinse la mano sollevata a pugno e si voltò per tornare al suo appartamento, ma una forza superiore alla sua volontà lo bloccò. Era indeciso, e lui non si era mai sentito così.
Se tu non fossi così emotivamente costipato, sarebbe più facile – gli aveva detto una volta Cas, ma lui non aveva mai capito cosa volesse dire, e se avesse voluto dirgli proprio che nel momento del bisogno, non avrebbe saputo cosa fare? Si voltò di nuovo verso la porta di Cas e chiuse gli occhi, inspirò profondamente e poi espirò, lasciando andare tutta l’ansia. Poteva farcela, doveva farcela. No, non posso farcela, si disse fissando il campanello.
Fallo, idiota.
Se lo farai, ti vedrà come l’idiota che sei, quello che lo ha lasciato andare per una cazzata, non farlo.
Fallo e sarai felice, meriti di essere felice. Dean si prese la testa tra le mani scuotendola, sii uomo, Dean!
Aprì gli occhi e si rese conto di essere patetico, di non meritare quel meraviglioso ragazzo, si rese conto che, per quanto ci avesse provato, non sarebbe mai stato il ragazzo di cui Castiel aveva bisogno, perché lui era emotivamente stitico e Castiel aveva bisogno di tutt’altro, aveva bisogno di qualcuno che era il suo esatto opposto.
Scosse la testa e tornò nel suo appartamento, chiudendosi la porta alle spalle, senza nemmeno pensare di riaprirla, si gettò sul letto e sospirò; guardò l’orario, erano le tre di notte, tuttavia non voleva che Castiel pensasse che fosse colpa sua, così gli scrisse un breve messaggio.
Cas, non è colpa tua, mi dispiace essere stato uno stronzo” – e lo inviò senza nemmeno guardare se avesse fatto qualche errore di battitura. “Ps. Ti amo anch’io” – scrisse solo, senza inviare il messaggio, lo salvò nelle bozze e strinse il cuscino, cercando di dormire. Prima o poi, sarebbe riuscito a tirare fuori le sue emozioni, ma non in quel momento, in quel momento voleva solo dormire e dimenticare, dormire e sperare di svegliarsi in un altro posto, dove magari lui e Castiel erano felici, erano insieme e Castiel non lo odiava per quello che gli aveva detto.
Forse avrebbe solamente dovuto smettere di illudersi, ed evitare di infatuarsi di altre persone.
«Buon Natale, sfigato» si disse tra sé e sé, senza riuscire a smettere di pensare a quanto fosse stato stupido, a quanto avesse perso solo perché non aveva voluto dire di sì a Castiel, per una sua paura. Alla fine, quella volta, la maledizione del Natale l’aveva attuata lui, perché, prima che lui urlasse contro Cas per quell’invito, erano felici, stavano allestendo la mensa per i poveri e lui aveva cucinato tutta la giornata i maccheroni al formaggio, mentre Castiel preparava torte e biscotti, erano felici mentre lo facevano, si sorridevano, Cas assaggiava la salsa al formaggio e Dean gli rubava pezzi di impasto, le canzoni preferite di Cas risuonavano nell’ambiente (ormai non gli davano più fastidio) e loro due sembravano due adolescenti felici e spensierati, perché aveva fatto quella cazzata? Perché gli aveva urlato contro?
Mentre si addormentava, Dean ripensò a Castiel, ripensò a com’erano state facili le cose con lui, com’era stato semplice permettergli di entrare nella sua vita, permettergli di stargli accanto, com’era stato facile decidere di lasciare il suo lavoro, per andare a lavorare con lui nella pasticceria, com’era stato facile innamorarsi di lui, senza nemmeno rendersene conto, con Castiel tutto era facile, perché lui era un grand’ascoltatore, perché lui vedeva il bello anche nella merda più totale, perché lui era puro come un angelo e riusciva a tirare fuori il meglio delle persone.
Non ebbe il coraggio di alzarsi dal letto, ma mentre scivolava nel sonno, agitato, una lacrima solitaria sfuggì al suo controllo, perché sapeva che niente sarebbe tornato ad essere lo stesso, adesso che Castiel non era più nella sua vita.
Quello che Dean non sapeva, mentre si crogiolava nel dolore e nell’autocommiserazione, era che, contrariamente alla sua volontà, quel messaggio era stato inviato e nella casa accanto, qualcuno stringeva tra le mani il cellulare pensando che non fosse tutto perduto, che non fosse tutto finito per un mezzo litigio. Una speranza c’era ancora.
 
*°*°*°
25 dicembre, ore 11.50.
La porta del suo appartamento trillò, Dean aveva ancora la testa sotto al cuscino, voleva solo morire, era il fottutissimo giorno di Natale e lui voleva morire sotto le coperte, senza alzarsi. Faceva un freddo glaciale quella mattina, aveva alzato i riscaldamenti ad una temperatura desertica e se ne stava sotto le coperte a cercare di dare un senso alla propria vita, che di senso non ne aveva più. Non aveva preso il cellulare, che era diventato una patata bollente, sicuramente, a scrivergli, erano i suoi colleghi che gli inviavano gli auguri di buon Natale – buon Natale un cazzo, un cazzo! – e aveva deciso di restare confinato sotto le coperte fino al ventisei dicembre, e così evitarsi le canzoni, gli auguri e la compassione, ma qualcuno aveva deciso di andare a rompere i suoi santi coglioni di prima mattina, la mattina di Natale, e decise di ignorare il disturbatore. Non aveva voglia di parlare con la gente, non dopo aver raccontato tutti i cazzi suoi ad un barbone travestito da Babbo Natale la notte prima. Doveva essere stato parecchio disperato per fare una cosa del genere. Poi aveva anche mandato un messaggio di scuse patetico a Castiel, ma non sapeva se fosse servito allo scopo, perché non aveva il coraggio di prendere il telefono tra le mani, e il campanello suonò di nuovo. E ancora. E ancora. E ancora.
«Insomma, si può sapere che cazzo vuoi?» esclamò arrabbiato raggiungendo la porta indossando solo i boxer e una canotta – forse aveva freddo per questo, si disse – e spalancò la porta dell’appartamento, trovandosi davanti, in tutta la sua altezza suo fratello, con il suo sorriso smagliante, un giaccone stretto addosso, un cappello e una sciarpa che gli riempiva il volto.
«Maledizione, Dean!» esclamò entrando «Mi sto ghiacciando qua fuori! Non scherzavi quando parlavi di freddo polare».
«Sam! Sam, che diavolo ci fai qui?» chiese.
«Credevi ti lasciassi solo a Natale? Okay che sei il Grinch, ma tutti hanno bisogno di qualcuno a Natale» disse sorridendo «Buon Natale, fratellone!» disse porgendogli un pacchetto. Dean batté le palpebre qualche istante, razionalizzando cos’era appena successo. Suo fratello, il suo fratellino, si era precipitato dalla California all’Alaska per lui, per passare il Natale insieme, non sapeva se ridere o piangere «Cos’è quella faccia, non sei felice di vedermi?» domandò.
Dean scosse la testa incredulo e dopo qualche istante, gettò le braccia attorno al collo del fratello, stringendolo forte a sé, tornando finalmente a respirare. Non sapeva neanche quantificare quanto gli fosse mancato suo fratello in quei mesi, a volte sentirlo solo via telefono era così poco che non se ne rendeva nemmeno conto. Lo strinse forte, e sentì il minore ricambiare la stretta nello stesso modo, erano passati i tempi in cui erano piccoli e si abbracciavano in quel modo, ma sembrava che in quel momento fosse tutto ciò di cui avevano bisogno. Quando si separarono, Dean lasciò che il fratello si togliesse il giubbotto e tutto il resto e poi lo condusse in cucina, c’erano ancora dei biscotti del giorno prima – Cas era stato così premuroso da lasciargliene qualcuno, perché so quanto ti piacciono, Dean, ne ho fatti in più apposta! – e mise su il caffè, giusto per tenere le mani occupate, mentre Sam si guardava intorno, notando ogni cosa. Anche le foto che Castiel aveva appeso alla sua cappa con dei magneti, quelle che si erano scattati proprio lì, in quella cucina, quando Cas lo aveva baciato per la prima volta. Poi lo sguardo del minore tornò sul fratello maggiore, che gli dava ancora le spalle.
«Sei a pezzi, Dean» gli disse il minore guardandolo «Cos’è successo?»
«Io…» abbassò lo sguardo «Io… avevo così paura di mandare tutto a rotoli, che ho finito per farlo, incolpo il Natale per questo, perché sembra che tutte le disgrazie della mia vita partano da questo giorno, ma… io lo so, sono io il problema» disse sottovoce, sospirando «Ieri sera ho discusso con Cas, me ne sono andato e l’ho ferito perché lui mi voleva a casa sua per Natale» mormorò «E io invece di rifiutare cordialmente gli ho urlato contro… sono uno stronzo».
«Non sei stato molto carino, no» disse «Ma sono certo che se vai da lui, capirà, vi chiarirete e andrà tutto bene».
«Sei sempre così ottimista» bofonchiò, sedendosi davanti a lui con due tazze di caffè, spingendo verso di lui il piatto con i biscotti «Sono i biscotti di Cas, comunque. Ieri abbiamo, uhm, cucinato insieme per i poveri» disse.
«Hai fatto i maccheroni al formaggio, vero?»
«Oh sì, una pentola enorme e piena» disse fiero. Sam alzò un sopracciglio verso di lui, guardandolo con quello sguardo, quello che gli rivolgeva ogni volta che doveva convincerlo a fare qualcosa che non voleva affatto fare.
«Tu adesso ti alzi da quella sedia» disse perentorio «Vai in bagno, ti fai una doccia, e per carità indossi qualcosa di decente, non ci tengo a vederti ancora in mutande. Poi vieni di qua, prepari i tuoi famosi maccheroni al formaggio e vieni con me a casa di Castiel» disse con serietà «Ti riprendi il tuo ragazzo e ritorni ad essere sereno come quando ti ho sentito l’ultima volta su Skype, con quel moretto che ti girava intorno eri un altro, Dean».
«Sammy…»
«Niente Sammy. Vai. Penso che il mio regalo ti sarà utile!» esclamò spingendogli contro il pacchetto «Forza!»
Dean borbottò contrariato, ma prese il pacchetto di suo fratello e lo aprì, c’era una scatola e dentro ad essa c’era un maglione rosso e verde, con un enorme pupazzo di neve con il cappello di Babbo Natale.
«No! Oddio, non indosserò mai un maglione alla Bridget Jones!»
«Muoviti e va' a riprenderti il tuo Mark Darcy, Bridget!» esclamò divertito Sam.
«Perché devo essere io Bridget?» si lamentò.
«Perché sei una drama queen, adesso muoviti!» ribatté il minore divertito, e Dean non riuscì ad obiettare di nuovo e fece esattamente ciò che il fratello gli aveva detto. Forse era stato un caso, dopo il litigio, suo fratello arrivato lì come per magia proprio quando ne aveva più bisogno. Forse invece era proprio così che dovevano andare le cose.
Uscì dal bagno dieci minuti dopo, indossando quell’orribile maglione, ma notò con gioia che Sam ne avesse uno uguale. Si doveva essere cambiato mentre lui era in bagno: «Bel maglione» osservò divertito.
 
25 dicembre ore 13.30
Dean e Sam Winchester erano fuori alla porta di casa di Castiel, con una pentola di maccheroni al formaggio e un biglietto di Natale – Sam l’aveva tirato fuori dalla sua valigia, come se avesse intuito che potesse servirgli – si sentiva un vociare enorme da dentro, i famosi parenti che invadevano lo spazio vitale di Cas ogni anno a Natale, osservò Dean. Solo dopo aver scambiato uno sguardo con Sam, si fece coraggio e suonò il campanello. Attesero qualche minuto e poi la porta si aprì, una donna molto simile a Castiel rivolse loro un tenero sorriso.
«Desiderate?»
«Ehm, c’è Castiel?» chiese «Mi scusi, buon Natale, sono Dean, cerco Castiel…» mormorò tutto insieme, agitato perché quella doveva essere la madre di Cas e lui stava facendo una pessima figura con la donna «Lui è mio fratello, Sam».
«Sei Dean? Il Dean di Castiel?» chiese lei, non attese neanche una sua risposta «Ti aspettavamo, caro!» esclamò trascinandolo dentro «Castiel ci ha tanto parlato di te, vieni dentro, caro, vieni dentro!» esclamò ancora «Castiel, è arrivato il tuo ragazzo con suo fratello!» urlò ancora «Metti pure la pentola in cucina, conosci la strada, suppongo» concluse rivolta a Dean, il quale si sentiva frastornato. Castiel aveva parlato di lui alla sua famiglia? Castiel… non lo aveva nascosto, non si vergognava di lui. Quasi si commosse, pensando che forse c’era una speranza per lui e per il moro; ringraziando la donna, ancora sorpreso, si recò in cucina per posare la pentola quando si ritrovò davanti proprio il suo Cas, il quale gli rivolse un dolce sorriso e, prendendo l'iniziativa, si avvicinò a lui lentamente, gli tolse la pentola dalle mani e lo afferrò per il maglione, tirandolo verso di sé, dandogli un leggero bacio a stampo. «Buon Natale, Dean» sussurrò sulle sue labbra «Grazie».
«Ti amo» disse in risposta guardandolo «Mi è preso il panico, ieri, non so cosa, perché… sono stato un idiota e mi dispiace averti ferito, non… non avrei dovuto, non avrei voluto. Mi dispiace e ti amo, ti amo così tanto…» Dean mise le sue mani sui fianchi di Castiel, affinché non si allontanasse da lui, per paura che sparisse da lì.
«Ti amo anch’io, Dean» sussurrò «Ed è tutto a posto, credimi. Sei qui, è questo che conta» disse poi, accarezzandogli una guancia «Ho letto il tuo messaggio. Anzi i tuoi messaggi, ho capito che avevo esagerato… ma sono felice che tu sia qui, adesso».
«E… grazie, ho trovato la lettera e la foto e io non ho niente per te…» disse velocemente, cercando di giustificarsi, ma Castiel lo zittì baciandolo di nuovo, sorridendo contro le sue labbra. Era lì, non importava nient’altro. Il cuore gli batteva all’impazzata nel petto, sicuramente le sue gote erano rosse, ma tutto andava bene. Tutto era perfetto. Era con Cas.
«Ho tutto quello di cui ho bisogno, in fondo, tutto quello che voglio per Natale sei tu» sussurrò citando quella canzone che Dean tanto odiava, ma adesso amava anche un po’. Lo strinse forte a sé, e lo baciò ancora una volta, tanto per rendersi conto di non essere in un sogno.
«Cassie, mi sono perso qualcosa? Da dove è spuntato quell’adone? È il tuo regalo di Natale per me?»
«No, Gabe, è il fratello di Dean» disse scuotendo la testa «Dean, ti presento Gabriel, mio fratello, Gabe, lui è Dean il mio…» tentennò per un attimo, ma ci pensò il biondo a toglierlo da ogni impiccio, almeno questo poteva farlo per lui.
«Ragazzo, sono il suo ragazzo, piacere» lo anticipò Dean, porgendo la mano al ragazzo appena arrivato «E quel ragazzo di là è mio fratello, Sam, sono certo che tu sia il suo tipo, provaci» disse «In fondo, noi Winchester abbiamo un debole per voi Novak, può essere una cosa ereditaria» ridacchiò, girandosi verso il moro e infossando il naso nei suoi capelli, inspirandone il profumo. Stranamente, si sentiva felice e rilassato e non sapeva nemmeno come fosse possibile.
«Mi piace questo tipo, Cassie, non lasciartelo sfuggire!» esclamò sparendo dalla cucina e raggiungendo la sala da pranzo, dove lo sentirono chiaramente presentarsi a Sam, e dopo un po’, sentirono Sam ridacchiare ad una battuta di Gabriel.
Dean e Cas si scambiarono un altro dolce bacio, prima di lasciare la cucina mano nella mano, dirigendosi dai parenti di Castiel. Dean si presentò ufficialmente a tutti e tutti lo accolsero davvero bene. Pranzarono insieme, e Dean si sentì a suo agio, si sentì in famiglia per la prima vera volta in vita sua, i familiari di Cas lo trattarono come se lo conoscessero da sempre e questo gli riempì il cuore di gioia; e quando alla fine del pranzo, Castiel tirò fuori la torta che aveva fatto per lui, un genuino sorriso comparve sulle sue labbra. Forse il Natale non era poi così male, dopotutto.
 
25 dicembre 22.40
«Dean, corri, ci perderemo il falò!» esclamò il moro, trascinandosi dietro il fidanzato, stringendogli una mano, dovevano per forza assistere a quell’evento magico, secondo lui, e chi era Dean per dirgli di no?
«Perché devi sempre trascinarmi in giro per le strade?»
«Perché sei una lumaca!» Dean rise scuotendo la testa e si limitò a seguire l’altro per le strade semi-ghiacciate.
Arrivarono in tempo, già c’era molta gente radunata attorno al falò; il fuoco scoppiettava allegro davanti a loro, mentre le persone staccavano i biglietti anonimi e li gettavano tra le fiamme, intonando canzoni natalizie. Anche Dean ne prese uno, e uno lo prese Cas, poi insieme li gettarono tra le fiamme del falò e li osservarono bruciare lentamente, stretti l’uno all’altro, unendosi di tanto in tanto ai cori. Dean si voltò verso Castiel, un tenero sorriso ad increspargli le labbra e «Buon Natale» sussurrò dandogli un leggero bacio, sorridendo contro le sue labbra, e l’altro ricambiò gettandogli le braccia al collo sorridendo. Il biondo intravide una figura familiare al margine della strada, sbatté le palpebre, stranito, ma lì non c’era nessuno.
«Dean?» domandò Castiel sentendolo teso.
«Mi era sembrato di vedere Babbo Natale» disse ridacchiando scuotendo la testa «Mi hai contagiato troppo con queste tue fandonie natalizie» borbottò «Vieni qui» sussurrò avvicinandolo a sé. Castiel non se lo fece ripetere due volte e lo baciò di nuovo, sorridendo contro la sua bocca. Dean, quella sera, si rese conto che sì, in passato il Natale lo aveva fatto soffrire, ma adesso si rendeva conto che questa festa avesse i suoi aspetti positivi, se vissuto con le persone giuste, con Sam, Cas e quella che adesso poteva considerare un po’, la sua famiglia. In fondo, il Natale era una festa per famiglie e lui adesso ne aveva una bellissima.
Un uomo da lontano osservava la scena con fierezza, ancora una volta la magia del Natale aveva fatto il suo corso, ancora una volta una persona aveva creduto al Natale ed aveva smesso di odiarlo, ancora una volta l’amore aveva trionfato, là dove disperazione e fallimento stavano iniziando a vincere. Svanì in un tintinnio di campanelli, facendo voltare tutti verso il punto dove ora c’era solo un cumulo di neve con due orme dentro. Ancora per un anno, aveva compiuto la sua missione, e l’amore aveva trionfato.
 


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We wish you a Merry Chrstmas, we wish you a Merry Christmas, we wish you a Merry Christmas and a Happy new year!
Hola people!
Rieccoci come promesso con la seconda parte della shot natalizia. Mi sono divertita da morire a scriverla, così tanto che adesso già mi mancano dopo soli due capitoli! (ecco perché li farò tornare con il seguito di San Valentino, ormai è il corso di produzione LOL) E niente. Questa era per ringraziarvi con tutto il mio cuore di avermi seguita e appoggiata in questo 2018, di averlo reso un po' più leggero di quello che è stato, perché leggere le vostre recensioni ogni volta, mi ha fatto sorridere e scaldato il cuore, mi ha commosso e vi ringrazio. Ringrazio chiunque si sia unito a questa piccola flotta di persone, a chiunque abbia lanciato uno sguardo a una storia, a chi silenziosamente le ha aggiunte alle preferite/ricordate/seguite, a chiunque abbia deciso di aggiungermi agli autori preferiti (matti, siete tutti matti, ma io vi amo lo stesso). Aumentate sempre di più e io non so come ringraziarvi. 
Vi auguro un sereno Natale, e un felice anno nuovo, che questo 2019 vi porti tanta gioia e serenità.
Adesso sto diventando sentimentale, torno ad essere emotivamente stitica come Dean e mi ritiro nel mio antro oscuro a protegettare nuove storiattole e cosine simili. (E no, invece mi tocca studiare per la sessione invernale che a momenti inizierà e io sono come sempre nella m****a. Mi autocensuro, non si sa mai).
Anyway, grazie per questo 2018 insieme, mi auguro di ritrovarvi nel 2019, Io sicuramente tornerò con cose nuove, nuovissime. Grazie ancora per tutto.
A presto, people!
Love you <3
La vostra autrice, Chiara.

 

 

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