Il castello dalle mille statue

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La città del silenzio ***
Capitolo 2: *** Misteri e segreti ***
Capitolo 3: *** Il segreto nascosto delle statue ***
Capitolo 4: *** La maledizione spezzata ***



Capitolo 1
*** La città del silenzio ***


Anno 1562.
Un giovane pellegrino vagava solitario nelle più sperdute valli dell’Umbria centrale.
Era partito da casa sua più di una settimana, e da allora non si era ancora mai fermato.
Aveva l’animo a pezzi.
Camminare fino a Roma da solo era una prova ardua.
Una prova che avrebbe comportato la propria vita.
Nel mentre stava percorrendo le vie dell’Umbria, il giovane pellegrino s’imbatté in un piccolo paesino posto in provincia di Perugia.
< Spello. La città dei fiori > aveva letto su di un cartello.
Mentre vagava per quel paesino completamente colorato da fiori di ogni tipo, vide che nelle case circostanti non c’era anima viva.
< C’è nessuno? > continuava a domandare ad ogni porta che bussava.
Ma niente, nessuno rispondeva.
Il ragazzo, preso dallo sconforto, continuò a vagare in quello splendido borgo tutto ricoperto da fiori.
Fino a quando non intravide un castello posto in cima alla collina.
“Spero almeno che ci sia qualcuno” aveva pensato mentre si sorreggeva ad un muretto in pessime condizioni.
Doveva ancora percorrere circa due chilometri prima di ritrovarsi dinanzi al cancello.
La salita per arrivarci fu più ripida di quanto potesse immaginarsi.
“Bene. Ci mancava pure la pioggia” pensò il pellegrino guardando il cielo che stava diventando sempre più scuro.
Ma fortunatamente, il giovane ragazzo riuscì ad arrivare dinanzi al cancello completamente asciutto.
La cosa che lo colpì maggiormente erano le statue che costituivano il ponte che avrebbe portato dritto all’entrata del castello.
Senza farsi scrupoli, entrò nella proprietà come se niente fosse.
< C’è qualcuno qui? > domandò mentre girovagava nell’ingresso dell’edifico come se fosse in casa sua.
Aveva il cuore in gola dall’emozione.
Era consapevole che si sarebbe messo in guai molto seri.
Ma senza pensarci più del dovuto, continuò a girovagare nel castello e a contemplare ogni statua che addobbava l’edificio.
“Non è possibile che nemmeno qui non ci sia nessuno… Eppure…”
Ad un certo punto, vide un’immensa scala che portava dritta alla torre principale.
Incuriosito, decise di intraprendere quel percorso.
Ma non si sarebbe mai immaginato che ci fosse qualcuno che lo stava spiando da dietro le spalle.
< Io non monterei quelle scale se fossi in voi. >
Spaventato, il giovane pellegrino si girò di colpo.
Il castello e i corridoi che lo componevano erano completamente immersi nel buio.
< Chi sta parlando? > domandò il ragazzo con tono terrorizzato.
< Uno a cui dovresti dare ascolto > ribatté l’individuo misterioso.
Nel girare lo sguardo, il giovane pellegrino adocchiò un uomo anziano e con gli occhi color del ghiaccio.
< Scusatemi, siete voi il padrone di questo castello? >
< No, giovane ragazzo > rispose l’anziano con tono cordiale < Infatti, se vi imbatterete nella mia padrona, non sarà molto felice di sapere che uno sconosciuto abbia varcato il suo territorio. >
< Perdonatemi, buon uomo. Io credevo… >
< Non vi hanno insegnato che non è educazione entrare nei castelli o in altre proprietà private senza il consenso dei padroni? >
< Sì… Scusatemi ancora. È solo che avevo un assoluto bisogno di ripararmi dalla pioggia. Ho camminato per più di una settimana e ho le gambe stremate. >
< Essendo solo un guardiano, non ho il consenso di ospitarvi qua dentro… Anche se devo dire che a primo impatto, voi siate un bravo ragazzo. >
< Vengo da una famiglia di contadini umili, signor guardiano. La cattiveria non fa’ per noi. >
< Ci credo… Se non vi offendete, posso regalarvi dei nuovi vestiti e un po’ di cibo e acqua che potranno servirvi per il vostro cammino… Ma dov’è che vi state dirigendo? >
< A Roma. Devo andare a trovare una zia di mia madre che non sta molto bene di salute e prendermene cura. >
< Sapevo che eri un ragazzo responsabile… Vieni con me. >
Il guardiano del castello scortò il giovane pellegrino nelle cucine.
< Ecco. Scegli tutto quello che vuoi. >
< Non so… Non vorrei approfittarne troppo. >
< Nessun approfitto. Ti meriti tutto questo… Però fai in fretta. Non vorrei che la mia padrona ci scoprisse. >
< Ma sì può sapere chi è la tua signora? >
A quella domanda, il vecchio guardiano si rabbuiò all’istante.
< E’ meglio se non mi chiedi niente di lei, giovane ragazzo… Non vorrei che… >
< Buonasera, signori. >
Una voce acuta ridestò i due uomini.
Dietro di loro, una figura alta e maestosa li stava fissando con sguardo impassibile.
< Buonasera, mia signora > disse il guardiano nascondendo le provviste che stava per dare al ragazzo < Come vi sentite? >
< Molto bene, grazie… Posso sapere chi è questo giovane ragazzo? >
< Il mio nome è Luca, signora. >
< E posso sapere che cosa ci fai nella mia proprietà? >
< Ecco, io… >
< E’ colpa mia, signora. L’ho fatto entrare io. Aveva bisogno di nuovi vestiti e di un po’ di cibo per continuare il suo viaggio verso Roma > disse subito il guardiano interrompendo il ragazzo.
< Capisco… E non potevi chiederlo a me? >
< Non volevo disturbarvi, signora. So che quando siete nella torre… >
< Adesso basta parlare di me… Vedo che questo ragazzo è molto affamato… Vieni con me. >
Dopo aver dato l’ordine al suo guardiano di rimettere tutto apposto, la padrona del castello mostrò al ragazzo le terre di cui poteva godere.
< E quella laggiù è la città di Spello > gli indicò la donna.
< E’ davvero bellissima > replicò entusiasta il ragazzo < E poi quei fiori…  >
Ma mentre il ragazzo continuava a contemplare il panorama colorato, vide che inspiegabilmente la vallata si stava dipingendo di nero.
«Signora, cosa sta succedendo a quei fiori?»
«Niente che tu ti debba preoccupare, giovane pellegrino… È il loro processo di trasformazione…»
«Processo di trasformazione?»
«Sai cosa ti dico? Mi piaci molto. Che ne dici se questa notte rimani qua nel mio castello?»
«Ne sarei veramente lieto, signora» replicò il ragazzo evitando di pensare a quello che aveva visto poco fa’.
«Guardiano, preparate l’alloggio del ragazzo.»
«Subito, signora. Quale stanza devo impegnare?»
«Lo sai bene quale» rispose la donna squadrandolo minacciosamente «La stanza vicino all’entrata della torre.»
«Va bene, signora. Vado immediatamente.»
«Vedrai che ti troverai molto bene nel mio castello. Ogni volta che vorrai potrai intravedere quello spettacolo di fiori che hai visto poco fa’.»
«Grazie mille per tutto quello che state facendo per me.»
«Figurati… Spero che rimanendo con me alcuni giorni non implichi in qualche maniera il tuo viaggio verso Roma.»
«Certo che no. Anzi, ho bisogno di alcuni giorni di riposo per ritemprare le energie.»
«Molto bene. A questo punto ti lascio al mio guardiano. Devo sistemare alcune cose nella torre del castello… Fai come se tu fossi a casa tua, giovane pellegrino.»
«La ringrazio ancora per tutto quello che state facendo per me» disse il ragazzo prima di ritrovarsi solo con il guardiano nonché servo del castello.

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Capitolo 2
*** Misteri e segreti ***


Era calata la sera in quella valle ricoperta di fiori.
Dopo che Luca rimise fuori il viso per guardare la vallata di Spello, vide che i fiori erano tornati del loro colore originale.
«Ancora non capisco perché quei fiori siano potuti diventare neri» mormorò cercando di instaurare una conversazione con il guardiano che gli stava preparando la stanza « voi che cosa ne pensate?»
«Giovane pellegrino, nel corso della mia esistenza ho visto cose che nessuno può immaginare… Nemmeno tu.»
«Spero che questo non sia un brutto presagio… Oppure sono io che in quel momento ho sognato?»
«È molto probabile che la vostra mente vi abbia giocato dei brutti scherzi… Intanto la vostra camera è pronta.»
«Vi ringrazio infinitamente, guardiano.»
«Ringraziate la signora… non me.»
«Grazie a tutti e due. Mi state facendo sentire proprio a casa mia.»
«Avete intenzione di mangiare qualcosa? Oppure vi metterete a letto immediatamente?»
«Adesso che ci penso, non sono ancora riuscito a mangiare niente oggi.»
«La cena sarà pronta tra un’ora in punto. Io intanto mi dirigo verso le cucine per poter preparare un pasto degno di questa casata.»
«Volete che vi dia una mano nel fare qualcosa?»
«No, grazie. Voi pensate a riposare e a godervi il soggiorno in questo castello. Siete ospite.»
«Ancora non riesco a crederci, sapete? Non ho mai vissuto in tutto questo lusso. Per me è come se fosse una prima volta.»
«Allora vi dico di godervi ogni singolo minuto che passerete qui dentro… Se per voi non è un problema, vi verrò a chiamare tra un’ora esatta.»
«Senz’altro… Ah, guardiano?»
«Ditemi, giovane pellegrino.»
«È da quando sono arrivato che ho una domanda che circola nella mia mente…»
«Vediamo se posso assopire la vostra curiosità.»
«Ho notato una moltitudine di statue in questo castello. Ma la cosa sensazionale, è che tutte raffigurano persone di ogni mansione. Dal contadino al banchiere. Per caso la vostra signora fa questo tipo di collezione?»
IL guardiano del castello ci mise alcuni secondi prima di rispondere alla domanda del ragazzo.
«Spero di non essere stato troppo impertinente. La mia è semplice curiosità.»
«No, certo che no… È solo che la signora non ama rivelare i suoi segreti a chi non lo merita.»
«Capisco… Essendo voi il guardiano di questo castello, credevo che sapevate qualcosa di questo arredamento “buffo.”»
«La signora non ama scambiare parole e segreti con me… Almeno che non si tratti di risistemare il castello, s’intende.»
«Un’ultima domanda poi vi lascio alle vostre mansioni: voi e la signora siete le uniche persone che abitano in questo castello?»
«Sì. Le sole e uniche.»
«Potete dirmi com’è possibile che nel centro della città di Spello le case siano completamente deserte?»
«Questa domanda è un mistero anche per me» rispose il guardiano con sorriso tirato «È da molto tempo che non mi reco fuori da questo castello.»
«E vi manca un po’ la libertà? Insomma, non deve essere facile rimanere in questo posto tutto il tempo e tutti i giorni.»
«La signora sa esaudire ogni singolo mio desiderio… Perché non dovrei trovarmi bene qui? In fondo vengo pagato per questo. E come se non bastasse, mi da pure vitto e alloggio. Rispetto a molte persone della mia età, io sono un signore.»
«Scusate. Non volevo essere così maleducato.»
«Non lo siete stato… Ma vi consiglio di misurare bene le parole quando vi ritroverete ancora una volta faccia a faccia con la mia signora. Non vorrei che la offendiate in qualche modo.»
«Seguirò il vostro consiglio.»
«Molto bene. Ci vediamo più tardi, ragazzo… Ah, un’ultima cosa: se avete bisogno di spostarvi, non esitate a chiamarmi. Potrete suonare questa campanella ed io sarò subito da voi.»
«Certo… Avete paura che io mi possa perdere, non è vero?»
«In verità vorrei evitare che voi andiate in posti proibiti in cui non vi è concesso entrare.»
«Certo. Mi sembra doveroso… Vedrò di non muovermi di qui senza il vostro consenso.»
«Molto bene… Ci vediamo più tardi, Luca.»
«A più tardi… guardiano.»
 
 
Ormai l’ora era passata e il guardiano non ere ancora ritornato a chiamare il giovane pellegrino per la cena.
Il tempo stava passando inesorabilmente e la fame continuava a pervadere nella mente del ragazzo.
“Se continuo a rimanere rinchiuso qui dentro rischio di impazzire.”
Nel mentre stava provando ad aprire la porta della sua camera, Luca rimembrò le parole del guardiano quando gli aveva detto di non avventurarsi da solo e senza il dovuto permesso nei corridoi e nelle stanze del castello.
“Non posso rimanere rinchiuso qua dentro ancora per molto…”
Il giovane pellegrino, nel rimanere in quella camera, provava una sensazione d’inquietudine e di prigionia, cosa che non era abituato.
Una volta uscito dalla stanza, la sua attenzione si posò sulle oscure statue che contornavano quella parte di castello.
“Queste raffigurazioni di esseri umani che gridano pietà… che cosa vorranno mai dire?”
Nel vagare al buio in quei corridoi, il suo cuore batteva all’impazzata e la paura stava per avere il sopravvento.
Appena arrivò in fondo al lungo corridoio che portava dritto alla torre, Luca si ricordò che quella era la stanza della padrona.
Incuriosito da tutto il mistero che aleggiava in quella parte del castello, il giovane ragazzo decise di salire le scale per ritrovarsi proprio dinanzi alla sua camera.
Arrivato in cima, vide che la porta era chiusa a chiave.
Ma questo non riuscì a fermare la sua curiosità.
Infatti, se guardava attentamente, poteva vedere che la porta della stanza era costituita da una finestrella che gli permetteva di guardare dentro.
Luca notò solo che la stanza era più grande del previsto e che era illuminata da un migliaio di candele.
“Sembra quasi una stanza pronta per rituali satanici…”
impaurito dal pericolo che stava correndo, il giovane pellegrino decise di ritornare in camera sua.
Ma mentre scese le scale, un forte rumore attirò la sua attenzione.
Qualcuno aveva sbattuto una porta nelle vicinanze.
A quel punto crebbe che qualcuno tra il guardiano e la padrona lo stessero cercando.
Doveva tornare nel suo alloggio al più presto prima che la collera di uno dei due si abbattesse su di lui.
Ma appena arrivò in fondo alla torre, notò che ad aspettarlo c’era il guardiano del castello.
«Vi avevo detto di non girovagare nel castello senza il permesso della padrona e del sottoscritto… ricordate?»
«Mi dispiace, guardiano. È solo che stavo cercando un bagno» rispose il ragazzo senza sapere cos’altro dire.
«Questa è la scusa più vecchia del mondo, sapete? Ma per ora non me la prenderò con voi… La signora vi sta aspettando a cena e non è buona educazione farla attendere.»
«Molto bene. Andiamo immediatamente.»
 
 
Nel percorso che portava dritto alla sala da pranzo, Luca e il guardiano evitarono di parlarsi o di guardarsi a vicenda.
Il giovane pellegrino però aveva intuito che il guardiano si era molto innervosito dopo non averlo trovato nella sua stanza.
«Buonasera, giovane ospite» fece la donna inchinandosi dinanzi al ragazzo.
«Buonasera a voi, signora. Spero di non avervi fatto attendere più del dovuto.»
«Certo che no. Mi sono accomodata in questo momento.»
«Benissimo» replicò il ragazzo accomodandosi dinanzi alla padrona.
«Spero che la carne sia di vostro gradimento, giovane pellegrino.»
«Per me è tutto di gradimento qualsiasi cosa che si tratti di cibo.»
La prima portata servita a quella cena fu stufato di vitello.
«Ti ringrazio, Leonard. Un ottimo piatto in una serata fredda come questa.»
Leonard, il vero nome del guardiano, acconsentì al complimento della donna con un cenno della testa.
IL giovane ragazzo divorò il suo piatto con una velocità spaventosa.
«Però! Da come avete mangiato, potrei dire che non toccavate cibo da giorni.»
«Da quasi un giorno intero, signora» replicò il ragazzo pulendosi le labbra sporche dalla pietanza che aveva divorato «perdonate se ho mangiato con tale voracità e velocità.»
«Nessun problema. Mi fa piacere vedere che qualcuno non disdegna il cibo visto che molte persone muoiono ogni giorno di fame in questo mondo.»
«Eh già… A proposito di persone, sono sempre più colpito dalle numerose statue che ricoprono ogni area di questo castello. Siete una gran appassionata?»
Nel sentire la domanda di Luca, la padrona del castello si rabbuiò all’istante.
«Diciamo di sì… Amo molto la scultura e ho speso una gran fortuna nell’addobbare il mio castello con queste statue.»
«Capisco… E se non sono troppo curioso, quante ce ne sono per l’esattezza?»
«999.»
«Cosa?! Così tante?»
«Sorpreso, non è vero? Me ne manca una per arrivare a quota mille.»
«Allora la prossima statua dovrà raffigurare un qualcosa d’importante… Avete già pensato a cosa?»
La giovane signora fissava il ragazzo con sguardo e ghigno malevolo mentre era impegnata a sorseggiare il suo bicchiere di vino rosso.
«Ho detto forse qualcosa di inopportuno?»
«No, certo che no… È che nessuno è stato così curioso come te prima d’ora.»
«Perdonate la mia insolenza, signora. Purtroppo fa parte del mio giovane carattere.»
«Nessun problema, Luca… Comunque vorrei che la mia prossima statua che farò commissionare per addobbare il mio castello dovrà raffigurare un giovane ragazzo che grida pietà sotto i ricatti di una forza più grande di lui…»
«Che cosa significa? Non capisco…»
«È molto difficile da capire…»
«Volete provare a spiegarmelo?»
In quel momento, la giovane signora si alzò dalla sua postazione per avvicinarsi al ragazzo con fare guardingo e misterioso.
«Devi sapere che adoro molto i giovani promettenti come te, Luca… Mi fanno vedere il mondo in maniera molto diversa… Infatti, se ci hai fatto caso, la maggior parte delle mie statue che adornano questo castello sono di giovani ragazzi guerrieri.»
«Oltre ai giovani ragazzi, adorate la guerra?»
«Adoro qualsiasi cosa che ha come sinonimo il potere e la distruzione.»
Luca fu molto colpito dalle parole della donna.
«Spero che questo non sia un problema per un giovane credente come te.»
«Certo che no» replicò frettolosamente  il ragazzo «Ognuno può credere in ciò che vuole. Questo mondo dovrebbe essere libero per esprimere una qualsiasi opinione. Ma purtroppo non è ancora così…»
«E dimmi, tu appoggi le mie idee?»
«Sinceramente non so cosa pensare» fece Luca cercando di distogliere lo sguardo dalla donna.
«Vuoi sapere il reale significato di queste statue?»
«Ne sarei onorato…»
Ma prima che la donna cominciasse a raccontare la sua storia, fu interrotta dal guardiano che non attendeva altro di servire la seconda portata.
«Va bene. Procedete pure» fece la donna ritornando al suo posto «Continueremo il nostro racconto stanotte.»
«Come? Stanotte?»
«A meno che tu non sia molto stanco, Luca… Cosa che non ti consiglio di esserlo…»
«No… Non sono per niente stanco» replicò il ragazzo tornando a concentrarsi sulla cena.

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Capitolo 3
*** Il segreto nascosto delle statue ***


Il resto della cena si svolse in completo silenzio.
Luca decise di evitare lo sguardo della padrona del castello per non guardare l’oscurità e i misteri che aleggiavano nei suoi occhi.
«Credo che sia venuto il momento di ritirarmi nella mia stanza» fece Luca alzandosi di scatto.
«Come? Così presto?»
«È quasi mezzanotte, mia signora… E poi sono molto stanco.»
«Capisco. Quindi non vuoi che…»
«No, venite pure. Non c’è problema. Sono molto curioso di ascoltare la vostra storia sulle statue… Con permesso.»
«Leonard, accompagna il nostro ospite nella sua stanza. Io rimarrò qui a gustarmi il dolce che mi hai preparato.»
«Certamente, mia signora.»
Una volta che il guardiano e Luca rimasero da soli, Leonard prese il ragazzo in disparte per piantonarlo al muro.
«Ma cosa…»
«A che gioco state giocando, ragazzino sprovveduto?
«Non so a cosa vi state riferendo…»
«Vi do un consiglio: misurate le vostre parole… potrebbe esservi fatale…»
Luca era sempre più confuso.
Non riusciva a comprendere le parole del guardiano.
«Leonard, non capisco dove ho sbagliato…»
Nel sentire che Luca l’aveva chiamato, il guardiano si girò per fissarlo con sguardo truce.
«Intanto per cominciare non avrei detto alla padrona del castello della curiosità sulle statue.»
«Perché?»
«Perché certe volte è meglio rimanere nel dubbio… Ma non posso spiegarvelo. Dovrete scoprirlo ahimè da solo… Adesso venite con me. Rimanere nei corridoi di questo castello potrebbe essere pericoloso.»
Luca notò che Leonard non smetteva di guardarsi intorno con sguardo guardingo.
«Leonard?»
«Che cosa volete?»
«Avete per caso paura delle statue?»
«Paura delle statue? Ma cosa state dicendo?»
«Vi state guardando intorno con sguardo intimorito… Quale dannato segreto hanno queste statue?»
«Non tocca a me rivelarvelo…»
«Vi prego! Parlate!»
«Non osate alzare la voce. Non voglio che la padrona ci senta litigare.»
Luca non ne voleva sapere di tacere.
Voleva sapere il segreto proibito che aleggiava in quel castello immediatamente.
«Eccoci arrivati. Vi auguro una buonanotte» fece il guardiano cercando di defilarsi dalla stanza dell’ospite il prima possibile.
«Che cosa mi dovrei aspettare, Leonard?»
Ma il guardiano non rispose subito, limitandosi a fissare il ragazzo con sguardo serio.
«Una brutta sorpresa e una verità sconcertante… State molto attento» disse infine il guardiano richiudendo la porta della stanza del giovane pellegrino per lasciarlo solo definitivamente.
 
 
La notte continuava a farsi più oscura nel castello che sovrastava la piccola cittadina di Spello.
Dopo aver cercato di dormire per placare i timori che lo stavano invadendo, Luca aveva gli occhi fissi sulla finestra della sua camera.
Stava ancora attendendo l’arrivo della signora.
Un arrivo che tardava sempre di più ad arrivare.
“Non riesco a capire nemmeno che ore sono” pensò sbuffando.
Arrivato a quell’ora però, la stanchezza cominciava a farsi sentire.
Non credendo che la signora sarebbe arrivata, il giovane pellegrino decise di mettersi definitivamente a dormire.
Ma una volta appoggiata la testa sul suo cuscino, fu ridestato da un forte rumore che proveniva dalla torre.
Incuriosito, decise di lasciare la sua stanza per cercare di capire cosa stava succedendo.
Mentre stava vagando nei corridoi bui del castello, non riuscì ad intravedere niente di anormale.
Se non fosse per le statue che, a detta sua, si erano mosse dal loro posto.
“La situazione sta prendendo una brutta piega” pensò mentre era impegnato a guardarsi attorno.
Dopo aver percorso l’intero corridoio, Luca si ritrovò dinanzi alla scalinata che portava sulla torre.
E fu in quel momento che fece un incontro davvero inaspettato.
Un misterioso individuo si andò a scontrare contro di lui, facendogli per poco battere la testa violentemente sul pavimento.
Ripresa coscienza da quello che gli stava succedendo intorno, Luca cominciò ad inseguirlo.
Il misterioso individuo si era rifugiato nella sua camera, nascondendosi sotto il letto.
Una volta che Luca lo scoprì, per poco non venne aggredito.
«Lasciami andare!»
«Stai calmo, buon uomo» gli mormorò Luca abbassando il tono della voce per evitare di venire scoperti.
«Io… ti prego… lasciami andare.»
«Prima dimmi chi sei.»
«E a te cosa importa?»
Luca notò com’era spaventato e terrorizzato.
Sembrava che l’individuo misterioso scappasse da qualcosa.
«Sto cercando di aiutarti. Non voglio farti del male.»
«E cosa me l’assicura?»
«Hai la mia parola… Sono un giovane pellegrino che ha percorso queste terre per arrivare fino a Roma.»
«Un pellegrino?»
«Esatto… Il mio nome è Luca. Il tuo?»
L’individuo misterioso non riusciva a credere che dinanzi a lui si trovava un giovane ragazzo di chiesa.
«Che diavolo ci fa un ragazzo dentro questo castello maledetto?»
«Castello maledetto?»
«Immaginavo che non conoscevi questa storia… I tipi come te piombano qui per caso…»
«Infatti è grazie alla signora del castello che ha voluto ospitarmi se in questo momento tu stai parlando con me.»
«La Signora del castello… quella maledetta che ha rovinato la vita a tutti coloro che hanno messo piede qua dentro…»
«Che cosa intendi dire?»
«Tu… la conosci la storia di questo castello?»
«Sinceramente no… Anche se devo dire che stavo aspettando la Signora per farmelo raccontare.»
«Cosa?! Vuoi dire che tra poco…»
«Preso dallo sconforto, il misterioso individuo cominciò a nascondersi sotto il letto, pregando il buon Dio che non sarebbe stato visto.»
«Ma cosa stai facendo?»
«Non lo vedi?»
«Ancora non riesco a capire perché avete tutti timore di quella giovane donna…»
«Perché non conosci la storia di questo castello.»
«Allora perché non me la racconti tu?»
Mentre lo stava fissando negli occhi con sguardo rude, il misterioso individuo si posizionò dinanzi al pellegrino cominciando a raccontare la storia.
«Il mio nome è Pietro e sono uno dei tanti abitanti di Spello che la Signora di questo castello ha imprigionato…»
«Cosa? Vuoi dire la maggior parte degli abitanti sono tenuti prigionieri…»
«Sono state trasformate in statue.»
«Ma… com’è possibile?»
«Sembra una cosa surreale, non è vero? Eppure ti dico che è così. La Signora del castello, come la definisci tu, è l’ultima strega della regione, nonché la più potente.»
«E perché si diletterebbe a trasformare gli abitanti di Spello in statue?»
«Principalmente per suo capriccio personale… Senza contare che adora molto il potere e preferisce regnare sulla vallata in completa solitudine.»
«Tutto questo è davvero terribile» fece Luca confuso come non mai.
«Per questo non voglio farmi trovare da quella donna… Voglio andarmene velocemente da qui prima che…»
«Io sarei stata la sua millesima statua… Avrebbe finito la collezione con me…»
«Adesso non è il momento per pensarci. Dobbiamo trovare subito una via d’uscita.»
Ma mentre Pietro stava facendo riscuotere dai pensieri il povero Luca, i due giovani uomini furono bloccati dal guardiano.
«Tu… come diavolo hai fatto…»
«Luca! Fuggiamo!»
Dopo essersi fatti spazio con la forza, Luca e Pietro intrapresero gli scalini del castello che li avrebbero portati dritti all’ingresso.
Ma i due ragazzi avrebbero dovuto immaginare che ad attenderli c’era lei.
«La vostra fuga finisce qui» fece la donna tenendoli sotto scacco con la sua magia.

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Capitolo 4
*** La maledizione spezzata ***


La padrona del castello impugnava la sua spada con fare minaccioso, guardandoci con sguardo pieno di collera e di rancore.
«Pietro, non avrei immaginato che qualcuno potesse fuggire dalla mia torre.»
«C’è sempre una prima volta, signora.»
«Questo è vero… Infatti sarai il primo che morirai sotto i colpi della mia spada.»
Con una velocità fulminante, la padrona del castello piombò contro Pietro per trafiggerlo spietatamente.
«Non riuscirai a cavartela!»
S’eppur disarmato, Pietro riuscì a schivare ogni colpo della giovane donna.
«Eppure quando ti ho catturato ti volevo trasformare nell’uomo più potente di tutta la regione… Ma purtroppo non hai ascoltato i miei più profondi desideri…»
«I tuoi più profondi desideri erano di trasformarmi in una statua per aumentare i tuoi poteri oscuri. Peccato che tu non ci sia riuscita…»
«La mia vittoria è solo rimandata. Presto tu e il tuo amico capirete di cosa posso essere capace.»
Dopo averli avvertiti del male che avrebbe preso il sopravvento, la signora del castello cominciò ad accanirsi contro i due ragazzi, ferendo il povero Luca.
«Accidenti! Mi ha colpito alla spalla!»
«E questo è solo l’inizio, ragazzi miei… O siete con me, o contro di me. Decidete ora.»
«Non ci alleeremo mai con voi, signora. Anche a costo di rischiare le nostra vita.»
«Molto bene… Se è questo che volete… Vi darò un paio di minuti per fuggire da questo castello… Ma appena vi riagguanterò, non avrete nemmeno il tempo di recitare una preghiera… Andate!»
Senza attendere ulteriormente cosa aveva in mente la strega del castello, Luca e Pietro si gettarono fuori dal castello.
Ma qualcosa di molto più grande di loro stava per ostacolare il loro cammino.
Un drago, dalle proporzioni enormi, gli aveva bloccato la strada.
«E questo drago da dove spunta fuori?»
Nell’analizzare il contorno dei suoi occhi, Luca capì che si trattava di Leonard, il guardiano del castello.
«Piaciuto lo scherzetto, giovani intraprendenti?» domandò la donna con ghigno malefico.
«A che gioco state giocando?»
«Nessun gioco in particolare, Pietro… Presto tutte le 998 statue al mio comando si dirigeranno verso di voi e farete una brutta fine. Oppure potreste scegliere la strada del drago e provare a farlo fuori… Ma cosa credono di fare due omuncoli come voi?»
Purtroppo la signora del castello aveva ragione.
I due ragazzi erano disarmati e in trappola.
O sceglievano il volere della donna, o sarebbero morti in una maniera indescrivibile.
Luca e Pietro erano completamente circondati mentre le statue si stavano dirigendo verso di loro pronti per ucciderli.
«Allora, ragazzi miei… siete ancora in tempo per scegliere… ma fate in fretta. Le mie statue non aspettano.»
Ma nemmeno di fronte alla morte i due giovani ragazzi sarebbero tornati sui loro passi.
Avrebbero conosciuto la morte pur di non dargliela vinta.
Ma non si sarebbero mai immaginati che da lì a poco un aiuto insperato li avrebbe salvati.
Mentre le statue stavano per colpirli, il guardiano trasformato in drago dalla regina colpì tutte le statue che stavano provando ad uccidere i due ragazzi, scatenando la collera della Signora del castello.
«Anche tu hai intenzione di tradirmi?!» gridò la donna facendosi sentire al di sopra del fuoco che il drago continuava a sprigionare imperterrito «Molto bene. Preparati ad una fine ingloriosa.»
Mentre le statue stavano cadendo ad una ad una, la Signora del castello era pronta per entrare in azione.
Purtroppo per il drago, i due ragazzi non poterono fare nulla per aiutarlo.
A meno che…
«Che cos’è questa pergamena?» domandò Pietro una volta che Luca l’ebbe aperta.
«Non lo so… Non sapevo nemmeno di averla con me…»
Dopo avergli dato una lettura veloce, Luca capì che si trattava di una lingua antica della regione e che era la loro salvezza contro le forze del male che avevano maledetto quel castello e tutta la vallata di Spello.
«Avanti, perché non reciti la formula che ti è stata data?»
«Non riesco a capire cosa diamine c’è scritto! È una lingua che non so pronunciare!»
Mentre i due ragazzi stavano in ogni maniera per cercare di aiutare il drago, la Signora del castello si era anch’egli trasformata in una drago dalle proporzioni enormi.
«Non ho mai visto niente di simile» fece Pietro alquanto allibito.
I due giovani ragazzi dovettero allontanarsi da quel ponte che collegava il castello se volevano evitare di rimanere schiacciati sotto i colpi dei due draghi.
«Adesso come faremo ad aiutarli?!»
«Lasciate fare a me…»
Una voce dietro di li fece riscuotere dai loro pensieri.
Una statua che si era spezzata in due aveva incominciato a parlare.
«Conosco quella lingua… Potrò sciogliere per sempre le forze del male che albergano in questo territorio…»
Non avendo altra scelta, Luca porse il misterioso rito alla statua che era in pessime condizioni.
Nel mentre stava leggendo il foglio, Luca e Pietro furono colti da una strana sensazione.
Era come se fossero tornati indietro nel tempo.
Come se non si fossero mai incontrati e non abbiano mai messo piede in quel territorio misterioso.
Appena la statua ebbe finito di pronunciare tutte le parole di quella formula, i due draghi che stavano combattendo furono risucchiati dentro quella pergamena insieme a tutte le forze del male che avevano albergato in tutta la vallata.
 
 
Luca e Pietro riaprirono gli occhi.
Il sole puntava alto sopra di loro, facendo capolino ad una bellissima giornata.
Una volta che i loro occhi furono più nitidi per vedere, cercarono di capire dove si poterono trovare.
«Pietro, come stai?»
«Ho la testa che mi gira vorticosamente.»
«Ce la fai a reggerti in piedi?»
«Ci provo.»
Nel mentre continuava a toccarsi la testa, Pietro capì che quel posto non era nuovo per lui.
«Ma quella… è la vallata di Spello…»
«Come dici?»
«Sì. Siamo vicini alla cittadina di Spello.»
Non credendo ai suoi occhi, Pietro cominciò a correre per raggiungere il borgo dai fiori colorati.
Una volta raggiunta l’entrata della città, Pietro poté vedere che il paese aveva ritrovato lo splendore di un tempo.
«La gente che cammina per la strada… i fiori che contornano questa zona… Allora tutto è tornato alla normalità…»
«Sembrerebbe proprio di sì.»
Nel mentre Luca stava ammirando il piccolo paesino, vide una pergamena dentro un cesto pieno di fiori.
«Aspetta un attimo, Pietro…»
«Che cosa c’è?»
Senza la minima paura di fare una figura meschina, Luca si precipitò verso l’individuo che aveva con se quella misteriosa pergamena.
«Scusate buon uomo, non vorrei sembrarvi maleducato, ma potrei vedere cosa è quella pergamena che tenete con voi?»
L’individuo misterioso decise di non dire nulla, accettando la richiesta di Luca.
«Prendetela pure voi. A me non serve.»
«Cosa?»
«L’ho trovato dentro il castello che sovrasta questa collina… Il contenuto è scritto con una lingua a me  sconosciuta.»
Dopo averlo aperto, Luca capì che si trattava del rito per evocare l’oscurità delle statue.
«Tutto bene, giovane ragazzo?»
«Sì… credo di sì…»
«State molto attento a quel pezzo di carta… Ho sentito dire che è molto pericoloso.»
«Grazie dell’avvertimento, buon uomo» replicò Luca con sorriso smorzato.
Nel mentre Luca era ancora concentrata su quella pergamena, Pietro andò verso di lui per ridestarlo dai suoi pensieri.
«Le statue sono tornate ad essere degli esseri umani e ad abitare questo bellissimo posto… Non possiamo permettere che quella pergamena cada in mani sbagliate.»
«Che cosa credi di fare a questo punto?»
«Portiamola con noi. Nelle nostre mani non può esserci posto più sicuro.»
«Quindi hai intenzione di venire con me fino a Roma?»
«Non ho niente che mi possa trattenere a Spello… E poi un’avventura nella città eterna non può far altro che farmi bene.»
«Se è questo che vuoi, sono contento di avere un valido compagno di viaggio» replicò Luca con tono fiero.
«Ed io sono contento di continuare le nostre avventure insieme a te» rispose Pietro prima di incamminarsi insieme a Luca nelle lande colorate della regione umbra.

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