Le cronache di Saerloon

di Daerys the Drow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In città ***
Capitolo 2: *** Avventura ***
Capitolo 3: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 4: *** Interludio 1-Voci dall'ombra ***
Capitolo 5: *** Di nuovo in pista ***



Capitolo 1
*** In città ***


In città

 

Il tempo scorreva placido nelle steppe a nord-ovest, facendo andar via l'inverno, portando le piogge imprevedibili, il profumo dei fiori, facendo scaldare l'aria con il tepore di inizio estate, mentre la vita della giovane coppia continuava nella tranquillità di quelle pianure.

Dani aveva presto imparato ad apprezzare quel posto così diverso dalla sua casa, con i lunghi pomeriggi silenziosi e la vastità dell'orizzonte da ammirare, la pacatezza di poche parole del suo partner; anche gli spazi ristretti della casa non lo mettevano più a disagio, anzi, gli sembrava di essere sempre tra le braccia muscolose del suo adorato Greyl, anche quando l'altro era fuori per delle commissioni.

Non che l'umano non lo stringesse mai a sé fisicamente: al contrario, Greyl si era rivelato essere un amante tanto tenero quanto focoso, reclamando spesso Dani per sé in posti a cui l'elfo non avrebbe mai pensato. Come il frutteto.

Per tre giorni il biondo non era riuscito a tornare tra quegli alberi senza che qualche sussurro gli ricordasse ciò che era successo, facendolo agitare come un gatto che ha appena visto un cetriolo.

Le piante sanno davvero essere stronze quando vogliono.

Ma adesso, in una mattinata di inizio estate, Dani ripensava al tempo trascorso con un sorriso felice.

-Sono davvero fortunato ad essere capitato qui, vero Signor Beh?- chiese alla capra accarezzandole il muso. Gli piaceva quell'animale, percepiva la sua intelligenza, anche se per qualche motivo non aveva mai risposto ai suoi tentativi di dialogo. E anche stavolta, l'interlocutore si limitò a fissarlo con la pupilla orizzontale.

L'elfo notò in quel momento Greyl che usciva dal casolare, era vestito come se stesse per partire e lo raggiunse.

-Buongiorno! Dove stai andando?-

-In città.-

-Di nuovo? Hai fatto colazione almeno?-

-...-

-Eh no, allora stavolta vado io!- corse in casa per prendere il mantello e la bisaccia, parlando senza aspettare la risposta di Greyl. -Vai sempre in città e a me tocca aspettarti a casa. Conosco la strada, anche se non ci sono mai arrivato da solo da qui, e di sicuro non ti faccio partire a stomaco vuoto, nossignore, quindi stavolta è mio turno di andare!-

Tornò fuori pronto per il viaggio e con uno sguardo determinato fisso sull'umano.

-Ok.-

Ah. Dani non si era aspettato che potesse essere così facile.

-B-bene, allora... vado...-

Si incamminò, ma dopo poco si girò e vide che Greyl lo seguiva.

-Cosa fai?-

-Vengo con te.-

-Ma...-

-L'ultima volta che ti ho fatto andare in giro da solo sei sparito per quattro mesi- disse quello, raggiungendolo e prendendolo per mano, continuando a camminare. -Non posso lasciarti andare senza sapere che non ti succederà nulla.-

Dani sentì il cuore accelerare i battiti: Greyl era solo preoccupato per lui. Ma non potè fare a meno di chiedere: -E il Signor Beh? Come farà da solo?-

-Sa aprire e chiudere porta e finestre. Starà bene.- e con questo il castano chiuse la discussione, puntando deciso verso la città.

 

Dopo circa mezza giornata di camminata arrivarono all'ingresso della città, Greyl si occupò della procedura di accesso e finalmente Dani poté ammirare l'interno della mura, restando con il naso per aria ad osservare le insegne colorate, le case con più di un piano che stavano addossate alle mura, le piante…

-Muoviti o bloccherai la strada.- lo redarguì Greyl, camminando veloce.

-Ah, aspetta!- Dani gli corse dietro e l'altro lo prese per mano per non perderlo tra la folla.

Andarono da diversi alchimisti e qualche fabbro, Greyl vendeva ciò che si trovava nella zona più ostica delle steppe, dove pochi osavano avventurarsi, e quello che ricavava dai pochi animali che cacciava; con il denaro aveva intenzione di prendere ciò di cui aveva bisogno, per poi tornare a casa, ma sapeva già che Dani avrebbe voluto fare un giro della città, così non disse nulla e decise invece di fargli vedere qualche posto interessante.

 

-È stato incredibile, questa città è meravigliosa!- esclamò l'elfo davanti ai boccali di birra che Greyl aveva ordinato nella taverna. -Ci sono così tanti colori! E rumori! E cose! E persone! E- cos'è questa?- indicò la bevanda.

-Birra.-

-La stessa cosa che mi avevi fatto assaggiare?-

-Mh.-

Prese un sorso, vagamente sospettoso, ma posò subito il boccale, sforzandosi di non sputare:-Non è buona come la tua…-

-Mh.-

Rimasero così per un po’, con Greyl che beveva e Dani che si guardava attorno, ammaliato dal miscuglio di razze e voci che li circondavano. Ce n’erano per tutti i gusti: halfling che spillavano denaro da poveri avventori con i loro giochi d’azzardo, qualche solitario che cercava solo un posto caldo dove mangiare e riposare le chiappe, i gruppetti di nani che mangiavano e bevevano con risate fragorose, disturbando il vicino tavolo di elfi silenziosi. Quando li vide, Dani nascose ancora di più le orecchie tra i riccioli.

La sua attenzione fu attirata da un duo particolarmente curioso, due umani, uno biondo, con i capelli lisci raccolti in una coda alta e dalla pelle chiara, l’altro con una zazzera di capelli castani e abbronzato; avevano in spalla e al fianco le faretre, ma avevano appoggiato gli archi per avere più spazio di manovra. Ma la differenza più grande era nell’atteggiamento: il primo stava parlando a voce alta con un enorme sorriso sul volto, gesticolando a più non posso, mentre l’altro sembrava avrebbe preferito morire a furia di sputi di lama che trovarsi lì.

Dani si chiese come mai quel ragazzo fosse ancora seduto lì, se davvero non voleva avere niente a che fare con l’altro. Osservando meglio le faretre e gli archi, si accorse che appartenevano allo stesso ordine di ranger, il Falco dell’Ovest, quindi dovevano essere della zona… ma come mai non erano nei boschi? Cosa doveva essere accaduto?

Non ebbe molto tempo per riflettere, dato che un gesto troppo ampio del biondo andò a coinvolgere il boccale sul tavolo e lo spedì sulla schiena di un mezzorco seduto al tavolo poco distante, bagnandolo completamente.

Si sentì la tensione diventare palpabile mentre le persone accanto ammutolivano e il mezzorco si alzava a fronteggiare il folle che aveva osato farlo arrabbiare.

-Quale di voi sputi di pesce vuole essere schiacciato per primo?- ringhiò rabbioso, soffiando in faccia ai due con il suo alito pestilenziale.

-Bleah, ma da quanto non si lava i denti? È un pezzo di insalata quello?- il biondo non sembrava neanche accorgersi della situazione, continuando a parlare come un bambino innocente e senza peli sulla lingua. Purtroppo il mezzorco non sembrava apprezzare l’onestà.

-Vuoi che ti sfracello le ossa, microbo?!-

L’altro ranger intervenne, obbligando il compagno a piegare la testa in segno di scuse:-Assolutamente no! Si è trattato di un semplice incidente! Non abbiamo nulla contro di lei!-

-Stai parlando con me?!-

-Ehm… sì…?-

-Allora perché mi dai della donna, eh? Ti sembro una donna, sacco di carne?-

-N-no, non è quello che intendevo!- ma ormai l’altro non lo stava ascoltando e aveva afferrato una bottiglia.

“Le cose si mettono male!” Dani si alzò frapporsi tra i litiganti, urlando:-Aspetti, possiamo risolvere la questione in modo civile!-. Purtroppo però non era stato abbastanza veloce da impedire al mezzorco di menare il fendente con la bottiglia e venne colpito lui al posto del ranger castano, svenendo sul posto.

Il mezzorco e i due ranger si guardarono a vicenda, confusi, senza capire come quell’elfetto fosse comparso lì in mezzo; bastò poco perché riprendessero a battibeccare, ma l’attimo dopo furono riscossi da un fulmine che si andò a schiantare tra di loro, separandoli. I tre allora si girarono verso il tavolo da cui una figura con l’espressione perennemente scazzata si era alzata.

I due ranger trattennero il fiato, solo il castano riuscì a mormorare un Greyl.

L’umano li guardò, uno ad uno, con il bastone che brillava nella mano: -Lasciatelo stare.-

 

Quando Dani si riebbe, era sdraiato su quello che sembrava un comodissimo letto in una stanza tutto sommato spaziosa. Si mise seduto con cautela, tenendosi una mano sulla testa che gli faceva male. “Accidenti, non imparo mai… devo aver causato un sacco di guai a Greyl. Piuttosto, dov’è?”

Si guardò attorno: nella stanza c’era solo lui, ma sentì delle voci provenire dall’esterno. Uscì e seguì il rumore scendendo una rampa di scale, fino ad arrivare in quello che sembrava essere un grande salotto dove trovò i due ranger, il mezzorco che l’aveva colpito e Greyl.

“Questa non è una locanda.” fece in tempo a pensare, sorpreso.

Greyl gli fece cenno di sedersi con loro e lui ubbidì.

-Daniel, loro sono Hugo- indicò il ranger castano. -Etan e Simon.- finì indicando prima il ranger biondo e poi il mezzorco.

-Simon no, Skull! Lo spezza-ossa! Lo squarta-

-Abbiamo capito!- lo interruppe scocciato Hugo.

-Piacere di conoscervi.- Dani sorrise. -Ecco… se posso chiedere, cosa…-

-All’oste non è piaciuto il teatrino di questi tre e ci ha cacciato.- intervenne Greyl, con la solita noncuranza. -Adesso siamo a casa mia.-

-Ah…-

“Aspetta… ha appena detto che questa… È LA SUA CASA?!”

A Dani servì qualche momento per processare la cosa e iniziò a guardarsi attorno con il triplo dell’attenzione, notando solo allora alcuni mini-ritratti di famiglia, accanto a quelli di un piccolo Greyl e di una bimba con i capelli rossi e il sorriso che andava da un orecchio all’altro, la cura con cui era tenuto quel posto... intanto Greyl aveva posto una domanda ai due ranger:-Come mai vi trovate qui?-

Fu Hugo a prendere la parola, l’aria si fece tesa:-Stanno succedendo un bel po’ di casini nella foresta di cui ci occupiamo. Qualche mese fa abbiamo iniziato a trovare carcasse di animali a cui era stata staccata solo la testa, lasciando il resto del corpo intatto; neanche i saprofagi si avvicinavano, come se avessero paura dei corpi. Qualche tempo dopo sono iniziate ad accadere cose ancora peggiori: i cadaveri si rialzavano e camminavano come fossero ancora in vita. I cervi seguivano il branco, i passeri tornavano al nido e se ti avvicinavi, anche senza fare il minimo rumore…- fece una pausa e li guardò uno per uno, con la massima serietà.

-Loro giravano il moncone di collo, come per guardarti con la testa che non avevano più.-

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Capitolo 2
*** Avventura ***


Avventura

 

-Necromanzia…?- Dani tremò leggermente, guardando gli altri.

-È quello che temiamo. Abbiamo riportato il caso al nostro superiore e al centro religioso cittadino… sai che hanno detto? Di occuparcene noi! Dovremmo andare lì a scoprire da dove cazzo vengono! Noi due!-

Etan mise una mano sulla spalla di Hugo, cercando di calmarlo:-In realtà ci hanno consigliato di mettere insieme un gruppo…-

-Non ho bisogno di un gruppo di gente per fare il mio lavoro! Sono perfetto da solo!-

-Allora vai a investigare.- rispose tranquillamente Greyl. Il silenzio calò mentre tutti guardavano Hugo, che non sapeva come rispondere.

-Se sei bravo come dici, non dovresti aver problemi; altrimenti ammetti che hai bisogno di un aiuto- proseguì imperterrito il contadino misantropo. -E scegli in fretta. Devo andare prima che…-

Fu interrotto dalla porta che veniva scardinata da un calcio, seguito dallo svolazzare di boccoli rossi e schegge: -FRATELLONE! QUELLO CHE DICEVA IL VENDITORE DI MELONI ERA VERO! SEI TORNATO!-

La ragazzina che saltò al collo di Greyl sembrava una Riccioli d’Oro, se non fosse stato per il colore delle lunghe ciocche ben curate. Le braccine da adolescente erano allacciate saldamente al collo del fratello, senza dargli possibilità di fuggire, così il povero umano dovette sorbirsi anche l’arrivo di altri due imprevisti: i genitori.

-Greyl, bambino mio! Sapevo che prima o poi saresti tornato! Ti siamo mancati tanto, vero? Hai letto le nostre lettere?-

Una donna si avvicinò subito unendosi all’abbraccio della figlia, raggiunte da un uomo sulla cinquantina con gli stessi occhi di Greyl: -Figliolo, quanto tempo! Come si sta nelle steppe?-

L’espressione di disappunto di Greyl quasi trapelò da sotto la sua maschera di imperturbabilità, arrendendosi sotto il fuoco nemico di domande nell’attesa che la madre si accorgesse degli altri ospiti.

Non che dovesse attendere molto, ma quel poco per lui era già troppo.

Finalmente Lilian si rivolse agli altri presenti con un affascinante sorriso di scuse: -Accidenti, che maleducati che siamo stati! Siamo entrati di fretta e non vi abbiamo neanche salutato come si deve! Hugo, Etan, è bello vedervi qui; chi sono i vostri amici?-

-Si figuri, signora Greco, sappiamo che Greyl non si fa vedere in giro spesso. Loro sono Simon e Daniel, ci siamo conosciuti… poco fa.-

-Io sono Lilian, la madre di Greyl; lui è mio marito Scott e questa bellissima principessa è Eliantho, la nostra figlia più piccola e sorellina di Greyl! Piacere di conoscervi, ragazzi!-

-P-piacere mio, signora! È un onore conoscere la famiglia del mio… c-cioè, di Greyl!- Dani sentiva le ghiandole sudoripare lavorare come pazze, tremando per l’agitazione. Quelli erano i genitori del suo ragazzo! Cioè i suoi futuri suoceri! Cosa avrebbero pensato di lui? Cosa avevano pensato appena l’avevano visto? Come l’avrebbero trattato?

Ignaro dei complessi esistenziali del povero elfo, il mezzorco non era messo molto meglio: da quando aveva visto la giovinetta dai bei boccoli era come raggelato, sentendo qualcosa sciogliersi dentro di sé.

-P-piacere… felice di… fare la vostra conoscenza…-

Eliantho si staccò dal fratello per cercare di raggiungere Hugo in un abbraccio stritolatore, ma le sue effusioni furono brutalmente stroncate da Greyl che, finalmente libero, le tagliò la strada per raggiungere il gruppo.

-Avete fatto conoscenza, adesso possiamo andarcene.-

-Ma… Greyl, non restate neanche per cena? È da così tanto che non stai un po’ con noi…-

-Non posso, mamma.- si girò per guardare i suoi famigliari, con uno sguardo più serio che mai. -L’equilibrio universale ha bisogno di noi.-

 

-Però, Greyl! Che figata quella frase ad effetto che hai detto poco prima di trascinarci fuori da casa tua! Come ti è venuta in mente?- Etan conteneva a malapena l’entusiasmo mentre il gruppo usciva dalla città per dirigersi verso la foresta.

Il cammino sarebbe stato noioso, così Hugo decise di avvicinarsi a Dani per capire cosa ci fosse tra quell’elfo e il suo amico d’infanzia.

-Allora, come vi siete conosciuti?-

Il biondo sobbalzò leggermente, sorpreso. -Chi? Oh, i-io e Greyl? Ehm… m-mi ha salvato un paio di volte… era inverno e ero caduto in un fiume, nella steppa, lui mi ha recuperato, mi ha dato un posto in cui stare e io ho cercato di sdebitarmi aiutandolo come potevo.-

-E che rapporto c’è tra voi adesso?-

Hugo prese nota del rossore che invase immediatamente il volto dell’altro, che adesso non sapeva bene dove guardare e si era messo a torturare il cuoio della tracolla.

-N-noi? Niente di che! Siamo… conviventi! Sai, tipo sotto lo stesso tetto! E ci aiutiamo a vicenda! Ma non è niente di particolare! Assolutamente!-

-Io non ho insinuato niente…- Hugo fu interrotto da Greyl che chiamò l’elfo per fargli proseguire il cammino accanto a sé, spiegandogli qualcosa sulla foresta nei pressi della città in modo che sapesse cosa aspettarsi.

 

Hugo e Etan guidarono il gruppo verso il loro rifugio nella foresta e aprirono la ghiacciaia dove avevano conservato i primi cadaveri decapitati.

-Ma… non è possibile! Come hanno fatto?-

La ghiacciaia era vuota, a parte le fettine che i due ranger avevano lasciato come riserva, e dei corpi non si vedeva neanche l’ombra. Greyl soppesò la tavola in legno che doveva chiudere il vano di conservazione.

-Questo coperchio è pesante, non possono essere usciti da soli. Qualcuno è entrato nel vostro rifugio.-

-Quindi sanno cosa stiamo facendo.-

-Probabilmente. E chiunque sia, è anche probabile che abbia deciso di accelerare i tempi del suo piano, sapendo che qualcuno sta investigando.-

-Il che vuol dire che dobbiamo accelerare anche noi. Troviamo quel bastardo che sta facendo questo e fermiamolo.-

-Ma la foresta è grande…- interruppe Dani. -Come troviamo qualcuno se non sappiamo neanche chi è?-

Ci fu un attimo di silenzio mentre tutti ponderavano la situazione, alla fine Hugo alzò lo sguardo sui suoi compagni: -Ci serve un piano.-

 

-Preferivo il piano in cui spaccavo tutto.- grugnì il mezzorco mentre il gruppo avanzava nella vegetazione che si faceva sempre più fitta.

Daniel aveva sfruttato la sua percezione del male e dei non morti per individuare il probabile covo del necromante responsabile dei cadaveri decapitati che gironzolavano nella selva: si trattava di una grotta a nord-ovest, sul limitare della foresta, e gli avventurieri si erano incamminati attraverso la vegetazione sempre più fitta, stranamente senza incontrare non morti.

-Siamo stati lontani giusto due giorni e guarda in che stato si è ridotto questo posto…- Etan sembrava seriamente preoccupato mentre con la balestra cercava di falciare le foglie e i rami che impedivano il passaggio. -Sembra tutto così… ostile.-

-Se cerca di tenerci lontani, probabilmente siamo sulla strada giusta.-

Raggiunsero una radura miracolosamente libera di sterpaglie e si trovarono davanti un muro con al centro un’arcata.

-...perché un muro è tra gli alberi?- Skull fu il primo ad esprimere il dubbio dell’intero gruppo, ma né Hugo né Etan sapevano rispondere.

-Non ho mai trovato tracce di residenze umane come questa nella foresta.-

Greyl si avvicinò tranquillamente alla parete e la toccò con il bastone.

-Paljastaa.-(Rivela)

Da punto su cui era appoggiato il legno si dipanarono decine di fili luminosi lungo tutta la superficie, per poi svanire lentamente, lasciando visibili delle frasi.
-Se passeremo oltre questo muro, il nemico saprà con certezza dove ci troviamo.-

-E allora cosa aspettiamo?- il mezzorco non attese la risposta degli altri e oltrepassò la costruzione, costringendo i compagni a seguirlo, ma appena superata la soglia dell’arco, Dani sentì le forze abbandonargli le gambe e crollò in ginocchio.

Greyl gli fu subito accanto: -Dani, cosa ti succede?-

-L’aria… la foresta è pervasa da… un’aura di malvagità… è potente, Greyl.- l’elfo gli strinse la mano, guardandolo preoccupato.

-Ce la faremo.-

Lo aiutò ad alzarsi e proseguirono guardinghi: avevano tutti avvertito la presenza del male e adesso avanzavano con i nervi tesi, le mani sulle armi. Bastarono pochi passi perché si trovassero faccia a collo con alcuni dei cadaveri ambulanti.

Dagli alberi spuntarono quelli che dovevano essere stati dei cervi, che li caricarono cercando di travolgerli con gli zoccoli. Skull tagliò i legamenti delle ginocchia al primo con un colpo delle sue lame, Hugo reagì con una raffica di dardi, la cui metà mancò il bersaglio, Etan ruppe la sua balestra sul moncone della creatura e Dani sollevò il suo simbolo sacro, urlando a squarciagola: -TUHOTA!-(Distruggi)

I cadaveri animati vennero subito avvolti da fiamme argentate e in un paio di secondi divennero innocua polvere davanti agli occhi sbigottiti dei due ranger e del mezzorco. Greyl rimase impassibile come suo solito.

-Però, che potenza! Ottima idea portare un chierico per affrontare un necromante.-

-N-non è niente… ma Etan, la tua balestra…-

-Oh, non preoccuparti! Ne ho sempre quattro di scorta!-

-Muoviamoci.- Greyl ignorò l’atmosfera di sorpresa e proseguì come se non fosse accaduto nulla. Poteva apparire imperturbabile, ma a Dani sembrò che fosse nervoso.

Il gruppo continuò a camminare in silenzio, distruggendo gli altri non morti che incrociarono.

Arrivarono alla grotta e Dani dovette prendere un respiro profondo per impedirsi di urlare: qualunque cosa stesse succedendo nelle viscere di quel luogo rendeva l’aria così pregna di malvagità che gli faceva girare la testa, ma sugli altri non sembrava avere lo stesso effetto. Sostenne l’ennesima occhiata di Greyl per convincerlo che potesse farcela e finalmente entrarono nell’oscurità.

I cunicoli si diramavano in numerosi condotti che proseguivano nella loro discesa verso il buio, aprendosi in inaspettati atri e avvolgendosi l’uno sull’altro con svolte improvvise, ma i ranger conoscevano la strada e guidavano il gruppo.

Arrivarono infine alla cava principale, con stalattiti, stalagmiti e colonne che scintillavano in maniera sinistra sotto i bulbi di luce che avevano evocato.

-Questo è il punto più profondo di tutta la grotta, da qui si può solo tornare in superficie.-

Le parole di Hugo vennero interrotte dal suono di cose che si avvicinavano. Molte cose. Di diverse dimensioni.

Dall'ombra delle formazioni calcaree apparvero tassi, serpenti, volpi, cervi, lupi, cinghiali, orsi. Tutti gli animali che non avevano incontrato prima dovevano essersi radunati lì, ma al contrario delle creature in superficie, queste avevano ancora la testa. Tuttavia, gli occhi opachi, qualche osso che spuntava, segni di decomposizione e cose simili a cuciture sui colli fecero capire subito che anche questi non erano altro che cadaveri redivivi.

-Dani, distruggili!-

L'elfo urlò la parola di comando, con l'unico effetto di far tremare la volta sopra di loro per via della vibrazioni.

-N-non ha funzionato… il necromante ha un controllo più forte su questi esemplari.-

-Allora faremo in un altro modo.- Greyl tese avanti a sé il bastone proprio mentre delle creature si lanciavano contro di lui ed evocò dei fulmini. Gli animali, carbonizzati, caddero a terra senza più vita.

Il combattimento esplose e animali non morti cadevano uno dopo l'altro, falciati, mutilati o bruciati. Skull fornì un ottimo esempio su come disarticolare efficacemente diversi tipi di giunture e sminuzzare alla perfezione della carne mezza putrefatta; Etan prendeva a balestrate qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, anche Hugo, facendogli sbagliare ancora più tiri della norma; Dani si diede da fare con quanti più incantesimi potesse lanciare, mentre Greyl sembrava aver deciso di non fare uso del proprio potere

Alla fine solo i cinque avventurieri rimasero in piedi, al centro di quel massacro di cadaveri.

Il suono di applausi riecheggiò tra le stalattiti, attirando l'attenzione dei ragazzi.

In fondo alla caverna, su una sorta di podio naturale, si ergeva un uomo calvo con un mantello nero da cui spuntavano solo le mani grinzose e con le vene nere

-I miei complimenti, avventurieri, siete riusciti a sopravvivere fino ad ora. Peccato che sia stato tutto inutile.-

-Tu sei il necromante che ha fatto tutto questo, vero?- urlò rabbiosamente Dani. -Sei stato tu a violare i figli della natura e a dissacrare i loro corpi! Pagherai per l'operato della tua empia magia, mostro!-

La risata del necromante fece gelare il sangue ai componenti del gruppo:-Che parole coraggiose, piccolo chierico di Elhonna! Coraggiose… e stupide. Il regno della tua dea è lontano da qui e tu non hai la forza per sconfiggermi!-

-Il regno di Elhonna è ovunque siano flora e fauna!-

-E dimmi, quanti pini riesci a contare qui sotto, figlio dei fiori?-

Dani percepì una nuova ondata di puro male investirlo e cadde sulle ginocchia, annaspando. Quel maledetto aveva ragione: lui non aveva potere lì. Non c'era speranza…

-E cosa ti fa credere che non ti sconfiggeremo?- gli urlò contro Hugo, preparando la sua balestra.

-Tanto per cominciare, un gruppetto di pivelli come voi non è assolutamente niente in confronto al mio potere. Il vostro chierico si è arreso, due di voi non sanno combattere a distanza, avete un umano che combatte con un rametto di frassino e tu non riesci a colpire un bersaglio fermo.-

Hugo divenne rosso: -Lo vedremo!-

Cercò di scagliare il dardo, ma la balestra fece un deludente “clack” e il proiettile rimase lì.

-Hugo, non hai tolto la sicura.- gli fece notare Etan.

-Cazzo!-

-E soprattutto- proseguì il necromante, un filino irritato per essere stato interrotto. -Non potete nulla contro… un demone!-

Il pelato sollevò la mano tenendo qualcosa di luccicante che somigliava a una banana squadrata rosa e aprì la bocca per iniziare una qualche formula di evocazione, ma il momento successivo una palla di fuoco lo investì.

Il necromante urlò per la sorpresa e lasciò l'oggetto che aveva in mano, agitandosi per combattere le fiamme, ma nel farlo mise un piede oltre il bordo della roccia, cadde e finì impalato su una stalagmite lì sotto.

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Capitolo 3
*** Ritorno a casa ***


Ritorno a casa

Etan fu il primo a mettere via la propria balestra, girandosi verso lo stregone.

-Figo quel colpo, Greyl! Cos’era?-

-Palla di fuoco ritardata.-
-Ah, come Etan- ridacchiò Hugo guadagnandosi una mezza occhiataccia da Dani.

-Hugo, non è una cosa tanto carina da di…-

Ma l’insulto velato non sembrò scalfire il biondissimo ranger: -Wooooh, il mio super amico mi ha paragonato a una palla di fuoco! Vuol dire che sono potentissimo e distruttivo!-
-Soprattutto la seconda cosa, Etan…-
Greyl ignorò il discorso ed andò a controllare i dintorni della formazione calcarea da cui era caduto il necromante, finché non trovò l’oggetto che il tizio aveva tenuto in mano fino a qualche momento prima della morte: un cristallo che sembrava brillare di luce propria. Quando Greyl lo toccò, la luminescenza si fece più forte per un attimo, per poi sbiadire lentamente.

Il resto del gruppo lo raggiunse, Dani gli andò accanto osservando l’oggetto.

-Che cos’è?-

-Una brutta notizia.-

Greyl lo mise in una tasca interna al mantello e si incamminò con gli altri per tornare in città, mentre Etan cercava di pensare ad alta voce: -Perché questa brutta notizia somiglia ad una banana?-

Ma nessuno gli rispose. Povero Etan.

Arrivarono in città che erano ormai le otto passate e, tra Lilian e Pamela, i nostri avventurieri si trovavano in trappola, costretti a prendere parte al cenone che le due donne avevano organizzato appena erano tornati a casa.

Non che a Skull dispiacesse così tanto essere seduto allo stesso tavolo della bellissima Eliantho, sebbene la fanciulla stesse riversando tutte le sue attenzioni su Hugo, il quale aveva tentato di allontanarla mettendo tra di loro Etan.

Non aveva funzionato.

Il biondo aveva ceduto il posto alla rossa appena quella gliel'aveva chiesto ed era andato a sedersi vicino alla madre, che li aveva raggiunti dopo essere stata chiamata da Lilian.

La cena andò avanti tra risate, elogi sul cibo, domande sulla missione, dubbi espressi dalle madri in merito a quei “compiti così pericolosi che gravavano sulle spalle dei loro amati pargoletti”.

Nessuno degli interessati decise di nominare il cristallo.

Alla fine ognuno tornò a dormire nei loro caldi lettini a casa propria; Lilian si offrì di preparare un posto anche per Simon e Dani, ma il mezzorco non sarebbe riuscito a restare sano al pensiero di star dormendo sotto lo stesso tetto della fanciulla che aveva preso in ostaggio il suo cuore, così rifiutò cortesemente e si congedò.

Ovviamente non usò nessuna di queste parole.

Lilian salutò Simon e si rivolse a Dani: -Vieni caro, ti mostro la stanza degli ospiti.-

-No.- si intromise Greyl, sorprendendo tutti. Effettivamente avevo iniziato a credere che gli fosse caduta la lingua.

-No- diceva. -Dorme con me.-

E prima che chiunque, Dani compreso, potesse riaversi dallo stupore, Greyl lo trascinò in camera sua e si misero sotto le stesse coperte.

Alle sette della mattina dopo la famiglia Lemoine non fu sorpresa di scoprire che il figlio era già partito per un’importante commissione assieme giovane elfo e si limitarono a fare allegre supposizioni sulla vita solitaria del ragazzo nella steppa, ignorando -perché in effetti non interessava a nessuno- il motivo per cui il diretto interessato fosse andato in giro a quell’ora.

In realtà Greyl non aveva detto a nessuno, all’infuori del gruppo che si era recato nella foresta del cristallo che avevano trovato. Aveva prima bisogno di verificare una teoria e, per farlo, doveva andare a scavare negli Archivi dell’Accademia di Magia, nella capitale di ogni conoscenza magica: la città fluttuante di Laputa.

Dani non aveva opposto molta resistenza, visto che era ancora stramorto di sonno quando il castano l’aveva buttato giù dal letto, e adesso si godeva il sonnellino a bordo della volante che li avrebbe portati a destinazione.

Arrivarono dopo tre ore e si diressero immediatamente verso l’imponente edificio che torreggiava al centro della città. Dani sembrava mangiare con gli occhi tutto ciò che lo circondava, cercando di catturare ogni dettaglio di quel luogo. Una volta varcato il cancello d’ingresso, l’Accademia sembrò addirittura più grande, come se gli spazi si dilatassero in giardini, corridoi, aule dall’infinita capienza e altre con le pareti tappezzate da scaffalature cariche di volumi, strumenti alchemici e di calcolo, a seconda della loro funzione.

-Incredibile… avevo solo sentito parlare di questo posto, ma vederlo dal vivo... è immenso!-

Greyl lasciò che l’elfo si emozionasse.

-Vai all’ufficio di allocazione e dì che sei in viaggio con me. Sei libero di fare quello che vuoi per il resto della giornata.-

Prima che Dani potesse chiedere spiegazioni, l’altro si allontanò, verso lo studio del suo vecchio professore. Arrivò davanti alla porta e bussò tre volte.

L’anta si aprì senza che nessuno la sfiorasse dall’altra parte e una voce lo invitò ad entrare.

-Greyl, è un piacere rivederti Pensavo avessi deciso di ritirarti dalla vita sociale come sognavi da tempo; come mai hai deciso di farmi visita?-

Un uomo sulla quarantina, dai capelli argentati più per lo stress che per l’età e un largo sorriso ancora accattivante per molte fanciulle lo accolse calorosamente, lasciando i libri a sistemarsi da soli per poter salutare per bene il suo vecchio allievo.

-Mi serve un favore, Nathan.-

-Ti avevo detto che avremmo trovato qualcosa nella sezione delle Leggende Improbabili. E per nostra fortuna, la professoressa che se ne occupa mi adora, altrimenti non ti avrebbe neanche lasciato guardare i libri. Comunque, adesso cosa farai?-

-Tornerò a casa.-

-... così? Scopri che qualcuno sta mettendo in pericolo il mondo e basta? Non pensi che possa mettere in pericolo la tua quiete?-

-No. Chiunque ci sia dietro, non potrà fare nulla.-

Nathan guardò leggermente preoccupato il suo ex allievo.

-Qualunque cosa tu decida di fare… fai sempre attenzione. Per quanto tu possa essere potente come stregone, ci sono forze che non puoi controllare. Non sottovalutarle.-

Varcarono il portone e si trovarono davanti a una professoressa decisamente robusta e Dani che discutevano animatamente riguardo ad una pianta in vaso. L’elfo sembrava preoccupato per lo stato della pianta, ma la tipa continuava a sostenere che fosse necessario per tenere sotto controllo qualunque cosa l’avesse fatta ammalare.

Tra il gruppetto di studenti che si era radunato lì attorno, una donna dai boccoli rosa, gli occhi appesantiti dal trucco e tutte le curve al posto giusto osservava i due con un misto di interesse e divertimento e fu la prima ad accorgersi dei nuovi arrivati: -Greyl, è da tanto che non ti fai vedere qui.-

Lo stregone le fece giusto un cenno, prendendo per mano il biondo e trascinandolo via.

-Greyl, aspetta! Quella pianta sta male!-

-Ci penserà la professoressa Buds.-

Nathan li salutò sbracciandosi: -Prima di andartene, fai fare un giretto a quel ragazzo, così vede qualche bel posto!-

Amelia si avvicinò al professore.

-Chi era il biondino?-

-Il suo ragazzo, perché?-

-Ha un certo dono per il canto.-

-Mi sa che sarà difficile rubarlo a Greyl.-

Quasi come se li avesse sentiti, il diretto interessato girò leggermente la testa per lanciare ai due un’occhiata eloquente.

Ormai era tardi, andarono a mangiare qualcosa in uno dei bar magique caratteristici della città di nome Stuzki e si ritirarono nella stanza che l’ufficio di allocazione aveva assegnato loro per dormire. Il mattino seguente salirono sulla nave volante per tornare a Saerloon.

Dani era felice che Greyl avesse deciso di viaggiare con lui e fare anche una passeggiata dopo la cena della sera prima, ma capiva che qualcosa non andava e non riuscì a impedirsi di tenere gli occhi incollati alla schiena del ragazzo. Che ovviamente se n’era accorto.

-Si può sapere cos’hai?-

-Eh?-

-Mi stai fissando.-

-...mi chiedevo cosa avessi scoperto nella biblioteca di quella scuola. Cos'è quel cristallo? Perché ti preoccupa tanto? Non voglio che sorreggi sempre da solo tutto il peso, puoi confidarti con me…- gli accarezzò la guancia, guardandolo con le sue grandi iridi lilla.

-...siediti, ti racconterò una storia.-

Tanto tempo fa, un piccolo demone se ne stava accoccolato su una roccia a godersi lo spettacolo di morte che la venuta delle locuste aveva causato nel povero villaggio. La terra era secca, i campi aridi e il poco grano salvatosi dalle mandibole degli insetti, era secco e immangiabile a causa del sole cocente.

Bambini e vecchi, uomini e animali: tutti si trascinavano avanti nei patimenti della fame.

L'imp si crogiolò ancora un po’ nella sensazione di benessere che le sue azioni malvagie gli procuravano, poi una leggera oppressione al petto gli ricordò che doveva tornare dal suo padrone.

Ebbene sì, per quanto gli costasse ammetterlo, l'imp era uno schiavo. Non di un demone più potente e crudele di lui -forse questo avrebbe reso più sopportabile il supplizio del suo status-, bensì di uno spregevole umano.

Un incantatore assai versato nelle arti occulte, la cui conoscenza in fatto di magia era pari solo alla sua sconfinata sete di potere.

Proprio per soddisfare questo suo desiderio, costui aveva studiato per anni come evocare l'essere che deteneva di titolo di Magno tra le cerchia infernali, soggiogarlo e infine trasferire in sé tutte le sue malefiche capacità. Per farlo avrebbe dovuto prima ottenere ubbidienza incontrastata dai sei maggiori generali demoniaci: Azazel, balrog signore delle armi e delle guerre, Astaroth, demone delle catene detentore di ogni conoscenza, Marbas, demone d’ossa che governa la malattia, Lilith, la succube seduttrice, Sargatana, un lemure noto come l'invisibile o il Primo Necromante, e infine lui stesso, l’incomparabile Belzebù, signore delle mosche e delle pestilenze.

Eh già, proprio quel piccolo imp dalle ali traslucide e gli occhi composti era nientemeno che uno dei demoni superiori, da quasi tutti temuto nei gironi infernali.

Ed era schiavo di un umano.

Il mago li aveva imprigionati infondendo la loro essenza in sei cristalli: una tartarughina rossa, un narvalo azzurro a pois fucsia, un ravanello verde, una banana rosa, una barchetta lilla e una saponetta oro con tanto di effetto glitter. Aveva tessuto su ognuno di essi una complessa rete di incanti, per impedire che fuggissero e tornassero nel mondo infernale, confinandoli in quel piano dell’esistenza che li consumava sempre più…

Ogni giorno il mago studiava e lavorava sulla formula di evocazione; passarono dei lustri prima che fosse ultimata e quella notte, l’incantatore chiamò a raccolta tutti i generali demoniaci sotto il suo controllo, dando il via al rituale.

Reggendo tra le mani l’ultimo cristallo, più bianco del latte, necessario come tramite per far passare il demone da un piano all’altro, l’umano iniziò a parlare con voce mutevole, e più andava avanti, più la terra tremava, il vento soffiava e gli alberi si scuotevano.

Ma qualcosa andò storto: in un lampo abbagliante, il mago fu sopraffatto e i cristalli scagliati in luoghi remoti della terra...

-Quindi quei cristalli servono per evocare un signore dei demoni?!-

-Così pare.-

-Ma è terribile…- Dani rimase un attimo sovrappensiero. -Mentre controllavo il corpo di quel necromante, ho trovato un simbolo impresso sul suo avambraccio sinistro. Quell’uomo apparteneva a una setta di maghi malvagi. Se stanno cercando i cristalli per poter evocare il demone…-

“Ecco che lo dice.”

-Greyl, dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno.-

Il castano sospirò.

Sapeva che sarebbe successo e anche se, come per il cristallo, una parte di lui aveva sperato di sbagliarsi; l’altra sapeva di avere sempre ragione, quindi si era rassegnata.

Stavolta il viaggio durò molto di più a causa di uno scalo; arrivarono a Saerloon verso le cinque e si misero subito in contatto con Hugo, Etan e Skull, spiegando loro la situazione.

-Dobbiamo fermarli, ma avremo bisogno di voi! Vi prego, aiutateci!- Dani sfoggiò i suoi occhioni dolciosi per intenerire gli animi titubanti degli umani e dell’orco che gli stavano seduti di fronte, inducendoli a qualche vago mormorio di assenso. Greyl si alzò, reputando la discussione finita.

-Prima andiamo a casa mia. Ci vediamo all’uscita Est tra un’ora.-

-Un’ora?- Hugo lo guardò dubbioso. -Non è una buona idea mettersi in viaggio adesso, casa tua è troppo lontana.-

-Un’ora.- ripetè, e se ne andò senza aggiungere altro.

Nonostante i dubbi e le preoccupazioni, i compagni di viaggio si ritrovarono in orario -più o meno, Hugo aveva dimenticato la sua faretra a casa ed era dovuto tornare a recuperarla- al luogo concordato e si misero in viaggio. Spostandosi verso nord e con il passare del tempo non ci volle molto perché il buio rendesse inutile proseguire, così approntarono un bivacco.

Al momento di andare a dormire, Greyl si sistemò accanto al giaciglio di Dani e lo abbracciò da dietro, facendolo sussultare di sorpresa.

-G-Greyl?-

-You ok?-(Va tutto bene?)

-Uh? Y-yes… but why are we speaking in my language?-(Uh? S-sì… ma perché parliamo nella mia lingua?)

-They don’t speak Elvish.-(Non parlano l’elfico.)

Dani capì quello che il ragazzo aveva lasciato sottointeso e si girò verso di lui per ricambiare la stretta.

-I’m fine like this.-(Sto bene così.)

-Next time I’ll find a way to have a bit more room just for us.-(La prossima volta troverò un modo per avere un po’ più di posto solo per noi.)

L’elfo arrossì fino alla radice dei capelli, ma non trovò nulla da dire.

Arrivarono al casolare verso le due e Greyl sparì praticamente subito a cercare qualcosa, mentre Dani faceva vedere l’interno della casa, l’orto e un po’ del frutteto agli amici. La casupola non era cambiata affatto, a parte la poca polvere che si era depositata, e in un attimo il biondo si mise ai fornelli per preparare un vero pasto per tutti, aiutato da Etan.

Essendo la sala da pranzo troppo piccola per tutti, si riunirono con il cibo su una coperta stesa sul prato lì fuori e Greyl mostrò loro un vecchio cofanetto rivestito in cuoio su cui erano incise diverse rune di oblio e protezione.

-Cosa c’è qui dentro?- Etan si allungò, ma l’occhiataccia dello stregone lo fece fermare.

-Il motivo per cui siamo qui.-

Pronunciò una lunga serie di formule per sciogliere i sigilli uno dopo l’altro e alla fine mostrò a tutti il contenuti, rivelando una barchetta lilla finemente intagliata da un cristallo che lasciò tutti i presenti a bocca aperta.

Hugo guardò l’amico: -Greyl, questa è…-

Skull non sembrava felice: -Quest’oggetto ha una forte aura di male.-

Greyl annuì, richiudendo il cofanetto.

-È il cristallo che controlla il demone Sargatana.-

-Come ne sei entrato in possesso? E da quanto ce l’hai? Piuttosto, se è nelle tue mani e quella setta la sta cercando…-

-Qualcuno è entrato in casa mentre eravamo via.-

-Cosa?!-

Hugo, Etan e Skull sembrarono più preoccupati che mai, mentre Dani sembrava aver notato in quel momento un particolare importante: -Greyl…-

-Cosa?-

-Dov’è il Signor Beh?-

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Capitolo 4
*** Interludio 1-Voci dall'ombra ***


Voci dall’ombra

In un altro luogo, in un altro momento, altre persone con altre intenzioni si ritrovarono a parlare di altre cose.

Una figura bassa e tracagnotta agitava le braccia, concitata, parlando con la vocetta stridula: -È lui, vi dico! L'ho visto io stesso! Andava in giro con un amico e solo due giorni dopo Francisco non rispondeva più alle mie comunicazioni! Evidentemente la sua sete di potere si è risvegliata e ha deciso di accumulare tutti i cristalli per sé! Va fermato, signori miei, va fermato!-

-Datti una calmata, Winwit, non sei al mercato. Francisco III non si farebbe mai prendere per i fondelli da uno così- ribattè una seconda figura dalla voce roca.

-Solo perché era il tuo ragazzo non vuol dire che fosse invincibile, Laurence…- lo redarguì una voce che sembrava quella di una donna annoiata.

-Lui non “era”!-

-Sì sicuro non è più, visto che è finito come uno spiedino.-

A mezz'aria apparve una specie di globo luminoso che mostrava il corpo del necromante impalato e si sentì la terra tremare.

-Calmatevi- una voce calda, profonda, rilassata echeggiò dall'ombra e tutti sembrarono tranquillizzarsi.

Si girarono verso la voce, nonostante la figura cui apparteneva fosse completamente nascosta dall'ombra.

-Il nostro Francis si è unito alla schiera su cui pensava di avere un controllo completo, è vero, e adesso lo stregone avrà il suo cristallo. Ma adesso cosa credete che farà con quello che era già in suo possesso? Pensate davvero che lo lascerà incustodito nella sua casetta?-

-Non è mai stato uno sprovveduto, quella capanna è ben protetta- ribatté la voce femminile.

-Ma non la reputa più un luogo abbastanza sicuro, soprattutto dato che la sua capretta non è riuscita a tornare…-

Si sentirono le voci mormorare, solo Laurence e Winwit non si unirono. Anzi, l’ometto tracagnotto sembrò passare dal rosso acceso al bianco lenzuolo di botto.

-Credo che i nostri cari collaboratori debbano dirci qualcosa.-

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Capitolo 5
*** Di nuovo in pista ***


Di nuovo in pista

 

-Ma come cazzo fai a perdere una capra?!-

-E se fosse rimasta chiusa fuori senza più possibilità di dormire al calduccio? E se l'erba del nostro prato non le fosse più piaciuta? E se avesse deciso di andare all'avventura anche lei? E se si fosse allontanata troppo e si fosse persa nei boschetti qua dietro? Oddio, come faremo a ritrovare il nostro Signor Beh?!-

-E se la attirassimo con l'odore di salsicce?-

-Io, Skull, non ho capito. La capra è una capra capra o è una capra capro?-

Mentre Dani tentava -senza successo-  di reprimere un attacco di panico, Etan proponeva piani di ricerca diversamente proponibili, Hugo sclerava per l'assurdità della situazione e Skull era occupato a comprendere la natura del fuggitivo, Greyl si mise con calma a togliere le cose dalla tovaglia.

Una volta che fu tornata una parvenza di quiete, riuscirono a ragionare sulla mossa successiva.

-Questa casa è protetta da una barriera che lascia passare solo coloro che hanno il mio permesso, sia in un senso che in un altro. La barriera ha rilevato un codice anomalo in uscita e poco dopo il tentativo di accesso da parte di un codice non approvato.-

-Quindi qualcosa è uscito e poi ha provato a rientrare?- chiese Hugo e l'amico annuì.

-Ciò che è strano è che la barriera ha riconosciuto chi è uscito, altrimenti non l'avrebbe fatto passare.-

-Quindi dev'essere stata per forza la capra-non-capra.-

Greyl annuì di nuovo e Dani si asciugò una lacrimuccia.

-L-la nostra capretta…-

Hyugo gli mise una mano sulla spalla: -La troveremo, tutti insieme.-

Si ritrovarono un’ora dopo sulla sponda del fiume su cui Dani aveva cercato di camminare per due inverni di fila.

-Nessuno ha trovato nulla?-

-Niente di niente. Anche i boschi nei dintorni sono puliti.-

-Io ho trovato dei marroni!- Etan mostrò tutto fiero il suo bottino da scoiattolo, ricevendo come compenso l’occhiataccia di Hugo e l’indifferenza degli altri.

Greyl non aveva neanche ascoltato.

-Non possiamo restare qui- disse.

-Ma il Signor Beh? Non possiamo abbandonarlo così!- l’elfo cercò di fermarlo.

-Qui non c’è e non lo troveremo restando fermi. Abbiamo cose più importanti a cui pensare.-

-E dove andiamo?-

-All’Accademia di Magia.-

 

Il viaggio verso lo scalo più vicino della nave volante fu lungo e relativamente silenzioso. Si sentiva una certa tensione tra l'elfo e lo stregone e neanche Etan riusciva a risollevare il morale del gruppo con le sue idiozie.

Avevano superato da tempo il villaggio a sud del rifugio dello stregone e si erano diretti ancora più giù, ignorando del tutto la città. Il cammino li aveva portati ad attraversare una fitta foresta, in cui però Greyl sembrava sapersi muovere senza grandi problemi.

Hugo si era trovato ad osservare spesso la schiena dell’amico d’infanzia. Credeva di conoscerlo da sempre, eppure sembrava qualcuno di completamente diverso da quello che credeva e la cosa lo turbava: quanto di quello che vedeva era effettivamente il Greyl di una volta?

Proseguirono con ritmo serrato per altre due ore e Hugo notò che Etan e Dani cominciavano a dare segni di stanchezza. Anche a lui le gambe facevano un male cane, dato che non era abituato a procedere con quel passo a lungo, ma fece un piccolo sforzo per raggiungere lo stregone.

-Greyl, facciamo una piccola pausa…-

-Dobbiamo portare i cristalli al sicuro.-

-Ma non…-

-Proseguiamo- lo interruppe di nuovo, come se non l’avesse neanche ascoltato, allora Hugo gli afferrò il braccio, costringendolo a voltarsi e a guardarlo.

-Ti sto dicendo che non ce la facciamo, porca puttana! Lo so che sei abituato a stare da solo, ma hai chiesto il nostro aiuto, quindi devi considerare anche la nostra presenza! Abbiamo bisogno di una pausa!-

Greyl passò lo sguardo sugli altri, notando solo allora i segni di stanchezza e Dani che si appoggiava al bastone nel tentativo di dare un po’ di riposo alle gambe che tremavano. Senza dire nulla, appoggiò la bisaccia a terra e si sedette con la schiena contro un albero, lasciando implicito il messaggio.

Gli altri si misero a preparare il necessario, srotolando i sacchi e preparando la cena; Dani porse la ciotola a Greyl, ma lui non la accettò, lo sguardo perso nelle fiamme danzanti…

 

-Ho portato gli ingredienti che hai chiesto, padrone.-

-Ti ha visto qualcuno?-

-Pf, fammi il favore, devo ricordarti chi sono?-

-Appoggiali qui-  il giovane non lo guardò neanche, troppo impegnato a seguire la pozione.
-”Oh, grazie Sargatana, sono così fortunato a poter richiedere i suoi servigi! La mia gratitudine nei suoi confronti non sarà mai sufficiente a…”-
-Ma finiscila.-

Il ragazzo interruppe il vociare petulante del demonietto, che lasciò il bottino sul banco da lavoro e si appollaiò su una mensola lì vicino, stizzito.

Erano insieme da diversi mesi e ormai la loro collaborazione era quasi naturale, nonostante la palese insofferenza del demone per quel luogo, cosa che, dopotutto, il giovane studente poteva anche capire e un po’ lo compativa.

Era confinato in un posto dove non apparteneva, che lo logorava, lontano da casa e senza potervi tornare. Però era un demone e poteva servire.

Poteva liberarsene quando voleva…

-Serve qualcosa, padrone?- Una voce soave che ricordava il suono di mille arpe angeliche e un odore delicato di rosa avvolsero il ragazzo. Le cose sembrarono quasi perdere consistenza mentre delle mani dal tocco delicato come seta che passa tra le dita si poggiavano sulle sue spalle, la bocca che profumava di rosa si avvicinava al suo orecchio.

-Posso darti tutto ciò che desideri, mio signore… chiedimi… ordinami…-

L'alchimista cercò di voltarsi per vedere chi aveva osato toccarlo, ma il corpo non rispondeva più mentre la voce si faceva sempre più potente nella sua testa.

-Prendimi.-

 

Greyl spalancò gli occhi nel buio della notte, accorgendosi di aver sudato nel sonno e avere il respiro leggermente accelerato. Si voltò e vide Dani steso lì accanto, che lo guardava preoccupato.

-Are you ok?- gli chiese sottovoce.

Per tutta risposta, Greyl si girò dall'altra parte.

Nel successivo giorno di marcia il castano continuò ad apparire impassibile da fuori, quasi perso a fissare il vuoto, ma in realtà stava solo cercando di resistere, resistere alla tentazione di aprire lo zaino e sentirlo un'altra volta tra le mani, sentirne il potere, sentirlo suo…

Ma non doveva accadere. Abbandonarsi a quel tipo di magia poteva mettere in allerta i loro nemici e svelare potenziali informazioni sul loro piano e questo non doveva accadere.

-Secondo la mappa, non dovrebbe mancare molto al porto, la foresta si estende solo per un'altra cinquantina di metri.-

Hugo pensava ad alta voce, guardando la mappa, quando fu interrotto da una sgradevole voce stridula: -E saranno cinquanta metri che non percorrerete mai!-

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