Memories of Christmas' Eve

di Kameyo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le tradizioni iniziano con un abbraccio ***
Capitolo 2: *** Hi grandpa ***
Capitolo 3: *** A gift for a drunk ***
Capitolo 4: *** Aniki ***
Capitolo 5: *** Declarations of a drunkard ***
Capitolo 6: *** Vischio ***



Capitolo 1
*** Le tradizioni iniziano con un abbraccio ***


 Per Miwako_chan



 
Le tradizioni iniziano con un abbraccio
 





 
1992, 5 years old


 
Sasuke guardò con soddisfazione la sua parte d'albero: le decorazioni, rosse e dorate, si alternavano perfettamente, e le lucine bianche conferivano quel tocco di finta neve che rendeva il tutto molto più realistico. Era praticamente una meraviglia.
Appese l'ultimo fiocco quasi in cima e diede un'ennesima controllata all'insieme.
“Ho finito” sentenziò quindi.
Naruto sporse la testa bionda all'istante, aveva il viso completamente ricoperto di brillantini, come se si fosse ficcato dentro la scatola delle decorazioni, e il cappello da elfo pendeva tutto a destra.
“Davvero?” gli chiese eccitato. Mise giù la stella cometa che aveva da poco recuperato dallo scatolone grande e gli si accostò per guardare l'opera, aggrottò le sopracciglia e arricciò le labbra in un'espressione concentrata. “È bello, però... Non lo so. Sembra noioso.”
“È ordinato” replicò offeso Sasuke.
“Sì, ma... un albero non deve essere ordinato, deve essere pieno, tutto colorato!”
“Questo è colorato, e le decorazioni sono messe benissimo!”
Naruto sbuffò e alzò gli occhi verso il soffitto in un'espressione esasperata, quindi prese l'amico per mano e lo fece spostare per mostrargli la sua parte d'albero.
“Vedi?” gli disse saccente “Così è bellissimo!”
Sasuke spalancò gli occhi e rimase ammutolito per qualche secondo. Naruto non aveva decorato un albero, ma aveva creato un nuovo tipo di caos tutto rosso e oro: le decorazioni straripavano dai rami e gli stessi colori spesso si susseguivano, per non parlare delle luci, che neanche si vedevano più.
“Non si capisce niente! È tutto sbagliato!” strillò “Hai messo tutto insieme a caso! Dove sono le luci?”
Naruto tirò leggermente il filo verde delle lampadine. “Sono qui, non le vedi? Devo solo metterle in punta, non ho ancora finito.”
“Certo che non hai finito” asserì Sasuke guardandolo torvo “Devi farlo da capo, così è una schifezza.”
Si rese conto di aver detto una parola di troppo quando ormai era troppo tardi, l'amico lo guardava già con gli occhi ridotti a due fessure e le guance paonazze. Avrebbe voluto chiedergli scusa e rimangiarsi l'offesa, ma non era mai stato bravo con certe cose; in realtà non sapeva proprio approcciarsi agli altri bambini.
“Non è bruttissimo, ma lo possiamo fare meglio” provò alla fine.
“Non voglio fare niente con te! Rifallo tu, se ci tieni tanto!” gli rispose Naruto infuriato “Vuoi fare sempre e solo come dici tu, non ti interessa se agli altri non va bene! È per questo che nessuno vuole mai giocare con te ed essere tuo amico, sei antipatico!”
Sasuke sentì gli occhi farsi umidi e si morse le labbra per non piangere.
Da quando si era trasferito dal Giappone non era riuscito a legare con nessuno dei suoi compagni di classe, a parte l'altro, e pensava che almeno lui fosse riuscito a volergli bene almeno un po', invece si era sbagliato. A Naruto non importava di lui, giocavano insieme solo perché Kushina lo spingeva a farlo.
“Nemmeno io voglio giocare con voi! Siete noiosi e stupidi e tu sei il più stupido di tutti, usuratonkachi!” urlò con i pugni chiusi.
“Non la capisco la tua stupida lingua! E se non vuoi giocare con me, te ne puoi anche andare!” strillò Naruto in risposta, indicandogli la porta.
“Infatti me ne vado!”
“Va bene! Vattene!”
“Ma che state facendo?” la voce pacata di Itachi li colse impreparati.
Naruto s'imbarazzò e incassò la testa nelle spalle, e Sasuke approfittò del momento per uscire dal salone a grandi falcate senza dire una parola.
Il fratello lo guardò andare via e non gli sfuggirono affatto gli occhi rossi e il naso gocciolante, perciò fissò Naruto in attesa di una valida spiegazione.
“Non gli piaceva il mio albero” snocciolò guardando il pavimento.
Itachi gli si avvicinò e si poggiò sui calcagni per guardarlo meglio in viso, ma il bambino si voltò rosso per la vergogna.
“E?” gli domandò con calma.
Naruto iniziò a toccarsi le mani fra loro a disagio, tenendo ancora lo sguardo puntato a terra.
“E gli ho detto che è antipatico e che nessuno vuole giocare con lui e che per questo non ha amici” A quel punto anche i suoi occhi si fecero lucidi e il senso di colpa lo spinse a guardare Itachi per scusarsi, ma il più grande gli mise una mano fra i capelli mentre si alzava in piedi e gli sorrise.
“Ma a te piace giocare con lui, no?”
“Sì” ammise “Inventa tante belle storie e mi diverto un sacco.”
“E non sei suo amico, se ti piace stare con lui?”
“Sì” pigolò. Tirò su con il naso e si asciugò gli occhi umidi. “Come faccio a farci pace?”
Itachi si guardò intorno e prese la stella cometa lasciata per terra, la porse al più piccolo che l'afferrò titubante.
“Sarà seduto sulle scale ancora arrabbiato. Portagli questa e digli che vuoi sistemarla con lui, vedrai che ti perdonerà.”
“E se non vuole?”
“Allora chiedigli scusa e digli che, anche se gli altri non vogliono giocare con lui, tu vuoi.”
“E se non vuole ancora?”
“Vedrai che vorrà, sei suo amico, no?”
Naruto annuì ancora non del tutto convinto e camminò fino alle scale pensando a cosa avrebbe potuto dire per convincere Sasuke a tornare in salone e appendere la stella in cima.
Quando litigava con Kiba era tutto molto più semplice, non avevano neanche bisogno di chiedersi scusa, riprendevano a giocare come se niente fosse, ma aveva l'impressione che con Sasuke non sarebbe mai andata in quel modo.
Arrivò dall'amico più confuso che altro, ma non appena lo vide, con le guance umide e le braccia incrociate poggiate sulle ginocchia, capì cosa sarebbe stato giusto fare. Mise la stella sullo scalino e in un impeto di puro affetto lo abbracciò, sentendolo subito irrigidirsi fra le sue braccia.
“Scusa” sussurrò “Ti ho detto tante cose brutte, ma ero arrabbiato. Non è vero che nessuno vuole giocare con te, a me piace tanto.”
“Ti ha detto tua mamma di dirmelo?”
“No, a me piace davvero giocare con te, mi diverto sempre quando siamo insieme.” si scostò per guardarlo in viso “Mi piace essere tuo amico.”
Sasuke arrossì e tentò con tutte le sue forze di non mostrare quanto fosse compiaciuto.
“Anche se gli altri dicono che sono antipatico?”
Naruto lo abbracciò di nuovo per non mostrare quanto fosse imbarazzato.
“Per me non lo sei, e ti voglio anche bene.”
Sasuke gli circondò il busto con le braccia, non aveva mai abbracciato altri bambini oltre Itachi e Shisui, ma forse, pensandoci, era anche più bello, perché Naruto non aveva alcuna parentela con lui, lo aveva scelto.
“Pure io” mormorò in risposta.
“Quindi lo finite l'albero o no?”
I bambini trasalirono e videro Itachi nascosto nel corridoio che rideva guardandoli. Non gli risposero, invasi dalla vergogna, e si presero per mano per correre insieme in salone, avevano una stella cometa da appendere e tanti regali da scartare insieme.
Itachi, quella sera, fece loro una foto, la prima di un'infinità.


 

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Capitolo 2
*** Hi grandpa ***


Hi grandpa
 





 
2000, 13 years old



La stanza di Sasuke era avvolta nella semioscurità, la luce del tramonto filtrava a malapena dalle veneziane aperte, e l'unico suono udibile era quello del respiro singhiozzante di Naruto.
Sakura aveva provato a chiamarlo più volte nell'arco della giornata e gli aveva lasciato diversi messaggi in segreteria, ma lui non ne aveva ascoltato neanche uno; nonostante avesse cercato la sua attenzione per lungo tempo, quello non era certo il motivo per cui essere felici di averla ottenuta.
Sasuke si sdraiò sotto il piumone blu al suo fianco e poggiò la fronte sulla sua spalla. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, consolarlo, abbracciarlo, lasciarlo piangere fino allo sfinimento. Kiba probabilmente lo avrebbe anche portato fuori sullo slittino, lo avrebbe fatto distrarre e gli avrebbe regalato una vigilia decente, ma lui non era Kiba, e Naruto aveva scelto la sua compagnia a quella dell'altro amico.
“Tua madre ha detto che puoi dormire qui, se vuoi.”
Naruto si asciugò le guance con la manica del maglione e poggiò la testa su quella di Sasuke, si misero a guardare il soffitto insieme.
“Non voglio vedere la bara” rispose.
“Allora resta anche domani mattina, pranziamo insieme e poi vengo con te.”
Naruto girò leggermente il viso e lui alzò la testa per incontrare i suoi occhi: erano gonfi, arrossati e l'azzurro era cupo, spento.
“Non voglio andare al funerale” mormorò sull'orlo dell'ennesimo pianto “Non voglio vedere che... lo mettono lì sotto.”
Sasuke raccolse una lacrima impigliata fra le ciglia e gli accarezzò la guancia. Non l'aveva mai toccato in quel modo, ma sentiva che quello fosse il momento giusto per dargli più di quanto avesse fatto in quegli anni di amicizia.
Naruto era sempre rimasto al suo fianco senza mai chiedere né pretendere, lo aveva accettato con tutti i difetti annessi e non gli aveva mai chiesto di essere diverso da ciò che era, ma ora era arrivato il suo turno di dimostrare qualcosa.
“Possiamo fare quello che vuoi, anche restare qui fino a dopodomani.”
Naruto si lasciò andare ai suoi gesti e chiuse gli occhi.
“Ma domani è Natale, non dovresti festeggiare con i tuoi, almeno la sera?”
Sasuke sviò la domanda e gli mise una mano dietro la nuca per farlo avvicinare di più e abbracciarlo; il più piccolo si lasciò guidare e ricambiò la stretta con disperazione.
“Non ho mai visto quel film che ti piace tanto, lo sai? Quello col bambino che resta in casa da solo per Natale.”
Naruto tirò su col naso e si strinse addosso all'altro quasi a volersi fondere con lui.
“Mamma ho perso l'aereo?” chiese.
Sasuke annuì. “Lo trasmettono domani sera. Lo guardiamo insieme?”
Naruto soffocò un singhiozzo sulla spalla dell'amico e fece sì con la testa.
“G-grazie...Sasuke” sussurrò.
Sasuke ricacciò indietro le lacrime e poggiò le labbra sulla fronte di Naruto, pensando che Kiba non sarebbe mai stato in grado di dargli quello di cui aveva bisogno. Per una volta, i suoi silenzi sarebbero davvero serviti a qualcosa.

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Capitolo 3
*** A gift for a drunk ***


A gift for a drunk






 
2004, 17 years old



Sasuke raggiunse a fatica la macchinetta del caffè, i postumi della sbronza lo avevano reso lento, impacciato e terribilmente incazzato: avrebbe ammazzato Naruto e Suigetsu entro la fine dell'anno.
Non aveva ancora capito come avessero fatto quei due imbecilli a coalizzarsi così bene dopo essersi parlati due volte in croce, ma c'erano riusciti e l'avevano pure trascinato in quel tugurio che odorava di alcol e vomito.
Li avrebbe fatti a pezzi e si sarebbe disfatto dei cadaveri nel modo peggiore, probabilmente Itachi lo avrebbe pure aiutato.
Cercò una tazzina pulita nella credenza, aveva un mal di testa martellante, per cui gli sarebbe andato bene pure un bicchiere di plastica, purché pulito, pur di bere una caffè nero e riprendersi. Ne trovò un paio per puro miracolo, e il suono della macchinetta che si accendeva fu come sentire un coro di angeli del Paradiso.
Ingurgitò il liquido nero peggio di Kiba con la vodka e mise la tazzina nel lavandino, perché lui, a differenza di tutti quei maiali stravaccati per terra, era un signore educato e un buon ospite, anche se aveva usufruito senza permesso del necessario per non dormire sul pavimento come tutti gli altri.
Poggiò le mani sul lavandino e guardò l'orologio appeso alla parete, erano ancora le sette del mattino e nessuno si sarebbe svegliato prima di mezzogiorno, cosa avrebbe fatto fino a quel momento? Non poteva tornarsene a casa senza quel decerebrato di Naruto.
“Sasuke?” biascicò una voce alla sue spalle.
Si voltò credendo di avere le allucinazioni e si trovò davanti un Naruto catatonico con l'occhio sinistro violaceo e gonfio e... era la tuta orripilante di Rock Lee quella che aveva addosso?
“Naruto?” chiese, tanto per essere sicuro di non aver assunto robe strane durante la festa.
Il diretto interessato caracollò fino a lui, inciampando in qualche piede lì vicino, e gli crollò addosso senza alcuna gentilezza abbracciandolo manco fosse stato un peluche.
“Oi, imbecille, puzzi” gli fece notare sgarbato.
L'amico poggiò il mento sulla sua spalla e se lo strinse contro avvolgendogli la vita con le braccia, era terribilmente pesante e neanche ci provava a non gravargli addosso.
“Mi devi aiutare” mormorò.
“No” secco. Ce l'aveva ancora con lui per la stronzata della sera prima e non gli sarebbe passata tanto presto.
“Devo trovare un cosa verde per la faccia, una di quelle che usano le ragazze. Mi devo travestire da Grinch o mia madre mi ammazzerà.”
Sasuke ci mise qualche minuto a collegare l'improvvisa voglia di cosplay e Kushina, il suo cervello non aveva ancora iniziato a funzionare a dovere, ma quando capì, per poco non gli diede un pugno per fargli nero l'altro occhio.
“Pensi che non se ne accorgerà? È gonfio.”
Naruto strusciò il naso sulla pelle del collo, facendogli venire i brividi, e mugugnò contrariato.
Sasuke avrebbe dovuto scrollarselo di dosso e lasciarlo agonizzante in mezzo agli altri zombie, era così arrabbiato che avrebbe anche potuto non parlargli per una settimana intera, ma non era sicuro che fosse normale: lui non c'entrava niente con quella storia.
“Ieri sera sembrava una bella idea, Lee mi ha anche dato la sua tuta. Non mi sarei dovuto ubriacare così” disse laconico, strusciandosi ancora e costringendolo ad appoggiare la schiena al lavello.
“Farà bene a picchiarti, hai fatto una stronzata. A che cazzo stavi pensando?”
Le avrebbe dato una mano, sarebbe stata un vigilia fantastica.
“Al mio” ridacchiò l'altro in risposta “Mi ha fatto un pompino in bagno e mi ha trascinato in camera, che dovevo fare? Ero pure sbronzo, ci ho messo un po' a capire che era lei.”
“Ti sei scopato la ragazza del quaterback in casa sua, durante la sua festa, nella camera dei suoi.”
“Sì, ma te l'ho detto, ho capito dopo che era Alicia. I suoi capelli mi hanno confuso, credevo fosse qualcun altro.”
Sasuke inarcò un sopracciglio poco convinto, Alicia aveva i capelli neri, scuri quanto i suoi, e da che che ricordava li aveva sempre portati cortissimi, a differenza delle altre ragazze. Gli venne un dubbio, ma ebbe paura di dirlo ad alta voce.
“In ogni caso, quel pugno te lo sei meritato.” E te ne darei volentieri un paio anche io.
Naruto in risposta fece scontrare i loro bacini, facendo aderire perfettamente i loro corpi, e gli scoccò un bacio sul collo. Sasuke divenne di pietra e per poco non si lasciò sfuggire uno squittio sorpreso.
“Che cazzo fai? Sei ancora ancora ubriaco? Guarda che non sono una ragazza!”
L'amico parve non dargli retta e ripeté il gesto come se nulla fosse, gettandolo nel panico.
“Naruto! Cazzo, smettila!”
Tentò di allontanarlo mettendogli le mani sulle spalle, ma Naruto sembrava essere diventato una roccia, non si spostò di un solo millimetro, anzi, rinforzò la presa sui suoi fianchi e poggiò le labbra su una piccola porzione di pelle scoperta della spalla.
“Scusa, Sasuke” mormorò. D'un tratto sembrò essersi intristito parecchio. “Me lo sono meritato davvero quel pugno, sono stato stupido. Mia madre farà bene a picchiarmi.”
“Farà benissimo e ora togliti.”
“No.”
“Che cazzo vuol dire no? Togliti subito!” quasi strillò. Non riusciva a capire cosa gli fosse preso così all'improvviso, ma una cosa era certa: non gli avrebbe più permesso di andare alle feste. E gli avrebbe cancellato il numero di Suigetsu dal cellulare, per la sicurezza di entrambi.
“Perché sei così arrabbiato? Ti arrabbi sempre quando mi scopo qualcuno, anche Suigetsu me l'ha detto.”
Il respirò di Sasuke si spezzò.
“T'incazzi, dici che sono stupido e poi non mi parli per ore, perché? Devi dirmi qualcosa, Sasuke?”
La sua voce era ovattata, ma Sasuke credette di sentirla tremolante, quasi fosse sul punto di scoppiare. Gli mise una mano sulla nuca istintivamente e incastrò le dita fra i capelli biondi.
Aveva più di una cosa da dirgli, ma con le poche certezze che aveva, avrebbe solo rovinato il loro rapporto. Non era ancora pronto per parlare, sentiva che il momento non era quello giusto, inoltre non era neanche certo di cosa provasse Naruto. Che cosa avrebbe fatto se si fosse sbagliato?
Era troppo presto, non poteva, non ancora.
“Non devo dirti niente” sussurrò “A parte che sei un imbecille e che non ti aiuterò con tua madre.”
Ci fu qualche minuto di silenzio e poi:
“Sei crudele, Sasuke.”
“Lo so.” E so che non ti riferisci a tua madre.
“Oggi è la vigilia, potresti almeno farmi questo regalo.”
C'erano talmente tante parole sottintese in quella frase, che Sasuke per poco non capitolò, ma l'insicurezza era sempre stata una belva con lui, soprattutto se riguardava il suo rapporto con l'altro.
Sospirò e si spostò indietro per fargli togliere il mento dalla sua spalla, Naruto questa volta non si oppose, sconfitto. Gli girò leggermente il viso verso destra, senza guardarlo negli occhi, e gli baciò l'angolo della bocca, un contatto fugace, quasi inesistente, poi lo riabbracciò.
Naruto immobile, quasi senza fiato.
“Quale regalo? Sei ancora ubriaco, idiota.”
L'amico lo strinse talmente forte da fargli scricchiolare le ossa.
“Sì, forse lo sono. Possiamo restare un altro po' così?”
Sasuke guardò i mezzi cadaveri sul pavimento e sorrise.
“Abbiamo tempo fino a mezzogiorno.”

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Capitolo 4
*** Aniki ***


Aniki






 
2006, 19 years old



Il fiato gelido di Sasuke s'infranse sul vetro di confine, le dita tremarono e il corpo fu pervaso da mille brividi. La neve gli si sciolse addosso e gli bagnò gli abiti, la camicia si appiccicò al petto e i capelli s'attaccarono al viso coprendogli la visuale dell'occhio sinistro.
Itachi, dall'altro lato, steso sul lettino, era un tutt'uno con le lenzuola immacolate: la sua pelle era pallida e i suoi capelli gli sembrarono inchiostro su fogli bianchi.
“È vivo” gli aveva detto sua madre tra le lacrime, non appena aveva messo piede nella camera.
Vivo, ma non in salvo. Non ancora.
Sasuke sentì qualcosa smuoversi nel petto, un dolore lancinante, una paura primordiale.
Dio, non portarmelo via.
Itachi stava tornando a casa per le feste, la sua macchina era piena di pacchi e non vedeva l'ora di cenare a casa dei Namikaze.
La cintura era ben allacciata, avevano detto i paramedici.
Sasuke lo immaginò seduto sul suo pick up nero di seconda mano: la radio messa piano, velocità costante, attento ai segnali e ai semafori, un sorriso sereno, quello di chi non vede la famiglia da mesi e desidera solo riabbracciarla.
Dio. Dio. Perché?
Sasuke non avrebbe dovuto, non in quel momento, ma non riuscì a fare meno di desiderare di uscire da quella stanza per recarsi al piano di sopra, dove il bastardo che aveva preso in pieno suo fratello lottava fra la vita e la morte. Avrebbe saputo esattamente cosa fare e come.
La sua era una rabbia cieca, era furia nei confronti di un uomo di cui non conosceva neanche il volto. Sbatté la fronte sul vetro e strinse i denti per non urlare, Itachi non gli avrebbe mai perdonato un'azione del genere.
Inspirò a fatica e infilò una mano nella tasca posteriore dei pantaloni per prendere il cellulare: aveva bisogno che lui lo raggiungesse.
Cercò il numero fra le ultime chiamate e il suo nome si presentò in cima alla lista, pigiò la cornetta verde e al primo squillo la voce di Naruto gli risuonò nelle orecchie, ma non dall'altro capo del linea telefonica.
“Sasuke!”
Fu un attimo, rapidissimo, fece persino fatica a rendersene conto. Il calore fu la prima cosa che avvertì, poi arrivò il contatto: le sue braccia a stringerlo per le spalle e le labbra a baciargli collo e guancia in successione; infine arrivò di nuovo la sua voce, bassa, pregna di preoccupazione:
“Sasuke, scusa, l'ho saputo pochi minuti fa.”
Sasuke avrebbe voluto dirgli che non aveva alcun senso scusarsi, che l'importante era che fosse finalmente arrivato, ma non riuscì a dire nulla, il groppo alla gola si era fatto fin troppo grande. Gli artigliò le spalle con le dita e nascose il viso nell'incavo del suo collo.
Non si sarebbe più mosso da lì.
Naruto gli accarezzò la schiena e mise una mano fra i suoi cappelli, gli baciò ancora la guancia, quindi si allontanò per guardarlo in viso e gli asciugò le lacrime con i pollici.
“Devi toglierti questa camicia, subito. E dopo facciamo quello che vuoi, tutto.”
“Non ho niente da mettermi” gli fece presente.
“Ti do il mio maglione, ok?” Lo guardava come se avesse potuto rompersi da un momento all'altro.
“E tu?”
“Ho la maglia sotto, non ti preoccupare” gli disse, iniziando a sbottonargli l'indumento.
Sasuke lo lasciò fare, dimentico dei suoi genitori seduti poco lontano intenti a fissarli. Aveva bisogno di lui, delle sue premure, della sua preoccupazione, del suo affetto. Non avrebbe mai mostrato quella fragilità a nessuno, ma Naruto era diverso e per quello gli avrebbe permesso ogni cosa.
L'amico gli tolse la camicia fradicia e subito si spogliò del maglione per farglielo indossare, lo aiutò persino a metterlo e gli sistemò i capelli quando ebbero finito.
“Adesso possiamo fare quello che vuoi” gli disse piano.
Sasuke lo guardò con gli occhi velati delle lacrime, non riusciva neanche a metterlo bene a fuoco, e si sentiva a pezzi, svuotato di ogni energia.
“Niente” rispose “Non voglio fare niente.”
Naruto l'osservò per un secondo, e in quello successivo lo stava già abbracciando senza la minima esitazione.
“Va bene” sussurrò fra i ciuffi neri “Allora resta qui e basta.”
Fu come se tutto il resto fosse sparito all'improvviso: i coniugi Uchiha seduti nell'angolo, la figura esile di Itachi oltre il vetro; rimasero solo loro due, stretti, indissolubili, irraggiungibili.
Nessuno avrebbe dimenticato quel Natale, la paura provata, il terrore di perdere Itachi, poi il sollievo, ma soprattutto, Sasuke non avrebbe dimenticato quel calore, quell'affetto - quell'amore - smisurato sentito in quell'abbraccio; non avrebbe dimenticato nulla delle ore di attesa nella camera asettica dell'ospedale. E nemmeno Naruto ci sarebbe mai riuscito, non con quelle parole sussurrate al suo orecchio:


Grazie a Dio, ho te.”

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Capitolo 5
*** Declarations of a drunkard ***


Declarations of a drunkard



 
2007, 20 years old



Naruto aveva come l'impressione di non essere affatto tornato a casa, era quasi convinto di trovarsi ancora al campus, nella loro stanza, e di star facendo un sogno molto divertente su Sasuke ubriaco da far schifo e mezzo addormentato con la faccia appiccicata al tavolo.
Peccato che sua madre, al suo fianco, con il maglione rosso con le renne addosso, fosse fin troppo vera per essere frutto della sua immaginazione.
“Ma', ti prego, smettila!” strillò esasperato.
Kushina era ubriaca. Ubriaca e terribilmente molesta per essere precisi, a tratti irritante e imbarazzante oltre ogni limite, e Minato era troppo occupato ad accasciarsi sempre più sul divano con Fugaku e zio Madara per accorgersene. L'apoteosi per Naruto.
“Avanti!” urlò Kushina dandogli un pacca sulla spalla “Dillo alla mamma! So che hai la ragazza! È impossibile che il mio bellissimo figlio non stia con nessuno!”
Naruto le tolse il bicchiere dalle mani con uno strattone e fece lo stesso con Mikoto che, nel suo quieto silenzio, si era scolata una bottiglia intera senza che nessuno se ne accorgesse.
Di nonna Tsunade non si preoccupò nemmeno, l'aveva vista mezzora prima, completamente sbronza, mentre parlava con la foto di Jiraya.
“Ti ho detto che non ho la ragazza! E ora vai a letto!”
“Vacci tu! E non parlarmi così!”
“Tua madre ha ragione, Naruto. È davvero tardi per voi bambini, andate a dormire.” concordò Mikoto con tranquillità.
Il ragazzo si guardò intorno con aria disperata. Dove diavolo era Itachi? E perché era sparito pure Shisui?
“Qualcuno mi aiuti” borbottò passandosi le mani sul viso.
Sasuke alzò la faccia dal tavolo - sulla guancia sinistra portava i segni dell'essersi addormentato come uno scemo sul piano di legno – e lo guardò con un sopracciglio inarcato, l'amico fece altrettanto. I suoi occhi poi scivolarono pericolosamente su Kushina.
“Ragazza?” chiese infastidito, come se quella sola parola avesse avuto il potere di risvegliarlo.
Kushina annuì sorridendo, e Naruto per poco non se la dette a gambe, conosceva quello sguardo e non prometteva nulla di buono, soprattutto se c'erano i rimasugli di una serata alcolica sparsi per la casa.
Davvero non sono al campus?
“Quell'imbecille non ce l'ha, la ragazza” le rispose Sasuke piccato “E nemmeno il ragazzo” precisò.
“Davvero?” domandò lei triste.
“Davvero” rincarò secco.
“Ma aveva un succhiotto l'altro giorno. Un succhiotto da sesso!”
Naruto pregò che la terra si aprisse sotto i suoi piedi per inghiottirlo, mentre Mikoto si faceva più attenta, come se si aspettasse qualcosa.
Sasuke prese la bottiglia lasciata a metà e ne bevve un sorso, spavaldo, sicuro di sé come solo un ubriaco poteva essere.
“Lo so” disse, poi spostò lo sguardo su di lui, seducente. Naruto si eccitò al solo ricordo.
“Sono stato io a farglielo e gli ho fatto anche altro.”
Kushina e Mikoto emisero un verso di sorpresa e si voltarono a guardare il diretto interessato, che nel frattempo aveva raggiunto gradazioni di rosso mai viste prima.
“Sasuke!” urlò infatti.
“L'idiota dovrebbe solo provarci ad andare con qualcun altro” continuò Uchiha ignorandolo.
“Quindi state insieme?” chiese Mikoto interessata.
“No” brutale.
Kushina accarezzò la testa del figlio con dolcezza.
“Ci vuole del tempo per farlo cedere, ma ce la farai. Se no puoi sempre trovarti una ragazza.”
Sasuke sbatté la bottiglia ormai vuota sul tavolo e lo trucidò con lo sguardo.
“Provaci” lo sfidò “Tu sei mio.”
Naruto deglutì a vuoto e finse di non sentire i commenti inopportuni delle due donne, si concentrò solo sugli occhi scuri che lo stavano scandagliando; se lo avesse tradito, il suo amorevole amante lo avrebbe castrato, e se avesse scelto di farla finita con quella strana relazione, lo avrebbe ammazzato.
Per non parlare di cosa avrebbe fatto Itachi, se per per puro caso avesse fatto soffrire il suo fratellino.
Sono fottuto, concluse, afferrando l'ultima birra.

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Capitolo 6
*** Vischio ***


Vischio






 
2011, 23 years old



Naruto era appoggiato con la spalla allo stupite della porta, braccia incrociate, corna da renna sulla testa, felpa e pantaloni neri. Neri, per apparire elegante durante l'ultima festa al campus. Neri come i capelli di Sasuke, gli occhi di Sasuke e i vestiti di Sasuke.
C'era poco da dire: non avrebbe più giocato a RisiKo contro Shikamaru e Gaara, mai più. Le loro penitenze erano una sofferenza.
Si guardò sconsolato le gambe e l'addome, quel colore non gli donava affatto, ed era anche la Vigilia di Natale! Perché non poteva mettere il suo adorato maglione natalizio?
Sbuffò sonoramente e spostò lo sguardo su Hinata, seduta di fronte a lui su uno dei divanetti della sala grande. Lei gli sorrise divertita e gli indicò con l'indice e con lo sguardo qualcosa sopra la sua testa.
Non fece in tempo ad alzare gli occhi, che Sakura spinse Sasuke al suo fianco con poca grazia.
“State qui. Fermi” ordinò perentoria.
“Perché? Cosa vuoi?” le chiese Sasuke piuttosto seccato.
Quei due non facevano altro che battibeccare, e Naruto quasi rimpiangeva i tempi in cui Sakura andava dietro all'amico.
Alzò gli occhi al soffitto aprendo la bocca per sospirare, ma si bloccò e i suoi occhi si allargarono per lo stupore. Abbassò di scatto la testa e fissò Hinata che ridacchiava con la mano davanti la bocca.
Non ci credo.
Sakura per poco non lo colpì.
“Allora?” gli chiese brusca “Te la dai una mossa o aspettiamo altri sette anni?”
“Ma...” tentò di replicare.
“Niente ma, Naruto! Nessuno ne può più! Fallo e basta!”
“Oi! Fare cosa?” domandò Sasuke, che non capiva di cosa stessero parlando.
Naruto lo fissò. Erano anni che desiderava farlo, ma in quel modo, di fronte a tutti... Sasuke non gliel'avrebbe perdonata, mai. Eppure, forse era sempre stato quello l'unico modo, e lui aveva aspettato tutti quegli anni invano.
Le sue spalle si rilassarono improvvisamente e rise.
“Le ragazze sanno essere tremende” disse, indicandogli il vischio appeso proprio sopra le loro teste. L'altro divenne rosso in un secondo.
“Non penserai di farlo!”
“È la tradizione” si giustificò.
“Sì, Sasuke. È la tradizione, non puoi tirarti indietro” concordò Sakura allontanandosi con le braccia incrociate e un'espressione di vittoria sul viso.
Naruto gli mise un mano dietro la nuca e l'altra sul viso, per tenerlo fermo ed evitare una possibile testata, e Sasuke poggiò i palmi sul suo torace per tenerlo lontano.
“Ti ammazzo” lo avvisò.
“Fai come vuoi, ma io adesso ti bacio. E ti bacerò anche dopo, per tutta la sera, e domani e dopodomani e il giorno dopo ancora, sempre, davanti a chiunque” gli rispose a pochi centimetri dal suo viso.
“Perché?” gli chiese l'amante paonazzo “Che bisogno hai?”
Naruto gli sfiorò le labbra con le sue.
“Ti amo, bastardo. E voglio vivere con te alla luce del giorno, in una bella casa con il portico bianco e il giardino sul retro. Voglio tenerti per mano mentre passeggiamo e abbracciarti quando mi pare. E voglio anche un cane.”
Sasuke strinse le dita attorno alla stoffa della felpa, aveva gli occhi lucidi e, Naruto ci avrebbe scommesso, il suo cuore doveva star battendo come impazzito.
“Va bene” concesse. Non avrebbe mai rivelato al compagno di star aspettando il momento giusto proprio per dirgli le stesse cose. “Ma il cane te lo scordi.”
Naruto lo baciò con le labbra stirate in un sorriso, un tocco leggero, sofficissimo.
“Vedremo.”


 

 
Miwako_chan,
Spero sinceramente che questo piccolo pensiero ti sia piaciuto.
Avrei voluto scrivere su un altro fandom per fare qualcosa di diverso, ma di quelli che hai citato non ne conoscevo neache uno, sorry. T.T
Passa delle buone feste!
Un bacio :*

ps: Grazie Ludo per avermi aiutata <3

 

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