Nel nome della Rosa

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La nascita di una nuova vita ***
Capitolo 2: *** Una scommessa pericolosa ***
Capitolo 3: *** Felicità minacciata ***
Capitolo 4: *** La mossa di Milady ***
Capitolo 5: *** L'ombra del tradimento ***
Capitolo 6: *** Agguati ***
Capitolo 7: *** Contro ogni volere ***
Capitolo 8: *** Una disperata ricerca ***
Capitolo 9: *** Il rapimento della bambina ***
Capitolo 10: *** Uniti contro il male ***



Capitolo 1
*** La nascita di una nuova vita ***


D’Artagnan non ce la faceva più ad aspettare.
Ormai erano ore che sua moglie era in travaglio e non riceveva notizie di cosa stava succedendo nella sua camera da letto.
< Accidenti! Non ce la faccio più! > sbottò il moschettiere < Questa attesa è davvero snervante! >
< D’Artagnan, devi avere ancora un po’ di pazienza. >
< Ne ho già avuta fin troppa, Jean. >
< La nascita di un bambino non va presa molto alla leggera. Ci vuole il suo tempo. >
< Ma così tanto tempo è troppo esagerato. >
Ad un certo punto, D’Artagnan sentì delle forti urla provenire dalla stanza della sua amata.
< E’ lei! Perché sta gridando?! >
< Perché sta cercando di resistere ad un dolore lancinante, è ovvio. >
< Ma tu come fai a rimanere così calmo? >
< Non lo so. Perché forse sono convinto che andrà tutto bene. >
< Bon per te. >
Qualche minuto dopo, una delle domestiche impegnate a far nascere il bambino, uscì dalla stanza della donna.
< Allora? A che punto siamo? >
< Ci siamo quasi, signore. Se tutto va bene, potrete vedere vostro figlio. >
< In che senso se tutto va bene? >
< Stiamo cercando di farlo uscire dalla placenta, ma vostra moglie si sta sforzando più del dovuto. >
< Oh no! Ma è una cosa grave? >
< Non vi preoccupate. Vedrete che andrà tutto bene… Ma adesso lasciatemi passare. Devo andare in cucina a prendere un altro po’ di acqua. >
< Sì… certo… >
Ma il povero D’Artagnan non sapeva cosa pensare.
“Se Costance o il bambino non dovesse riuscire a superare il parto, non potrei mai perdonarmelo.”
< D’Artagnan, so che per te è molto difficile, ma ti consiglio di metterti vicino a me e aspettare. È l’unica soluzione. >
< Jean, non ce la faccio a rimanere fermo. E non sopporto rimanere qui fuori senza poter far nulla per aiutarla! >
< Ci sono le levatrici apposta, D’Artagnan. Loro sono molto più esperte di te. >
< Su questo hai ragione… Scusate! >
< Ditemi, signore. >
< Ma voi… >
D’Artagnan, talmente emozionato e nervoso, non riusciva a trovare le parole adatte.
< Vi prometto che quando sapremo qualcosa sulle sorti del bambino o di vostra moglie, ve lo diremo subito. Ma adesso lasciatemi fare il mio dovere. >
< Sì… Scusate la mia impazienza. >
< Non vi preoccupate. E’ normale che vi sentite così… >
< Inutile, oserei dire. Ma ho piena fiducia in voi e in tutte le altre donne. >
< Bene, questo mi fa piacere. Adesso vado. >
Una volta rimasto solo con Jean, D’Artagnan decise di andarsene fuori per prendere una boccata d’aria.
< Ma D’artagnan, sta nevicando! Rischi di prenderti un brutto malanno > lo avvertì Jean.
< Lo so. Ma non ce la faccio più a rimanere qua dentro senza fare niente. Devo sfogarmi in qualche modo, mi capisci? >
< Vuoi che facciamo una partita a qualcosa? >
< No, non riuscirei a tenere la mente occupata. Ho bisogno di stare solo. Scusa. >
< Non devi chiedermi scusa. Ti capisco. >
Ma prima che D’Artagnan potesse uscire per andare verso le stalle, fu chiamato a gran voce dalla domestica!
< D’artagnan! Venite subito qui, presto! >
< Che succede? >
Preso da un’euforia incontrollabile, D’Artagnan e Jean entrarono in modo irruento nella stanza della donna, e quello che udirono li lasciarono esterrefatti.
< Il bambino… è nato… >
Dopo che la levatrice stava cercando di farlo smettere di piangere, lo passò immediatamente ad un felicissimo D’Artagnan.
< E’ una femminuccia > fece la levatrice.
< E mia moglie? Come sta? >
< Sta abbastanza bene. Fortunatamente non ha perso molto sangue però è sfinita. >
< La posso vedere? >
< Sì. Però mi raccomando: non fatela stancare più del dovuto. >
< D’accordo. >
Con la felicità riempita nel cuore per la nascita del suo primogenito, D’Artagnan non vedeva l’ora di rivedere la sua amata.
Appena entrò nella sua stanza, vide che aveva gli occhi aperti a fessura.
< D’Artagnan… > fece Constance con voce flebile.
< Ciao, tesoro. Sei stata bravissima durante il parto. >
< Sono sfinita. Non ho più le forze. >
< Sì, lo so… Sono solo venuto qui a salutarti, poi ti lascerò in pace a riposare. >
< Il bambino? Come sta? >
< Sta benissimo. È una femminuccia come la volevi tu. >
< Davvero? È fantastico… Ma tu volevi un maschietto. >
< Non ha importanza quello che volevo io. L’importante è che sia in ottima salute come te. >
< Sì, hai ragione… Non ce la faccio più a rimanere bloccata in questo letto. Ho bisogno di muovermi. >
< A tempo dovuto, Constance. Adesso devi riprenderti. >
< Va bene. >
< Ti lascio da sola. Se hai bisogno di qualcosa, mi troverai di sotto con tuo padre. >
< D’accordo. >
< A più tardi, amore. >
< D’Artagnan? >
< Dimmi, Constance. >
< Sono molto felice per la nascita della nostra prima figlia, ma ho paura che ci porterà un sacco di guai. Siamo sotto gli occhi di tutti i nostri nemici. >
< Di questo non ti devi preoccupare, Constance. Vedrai che andrà tutto bene. >
Ma fissandola dritta negli occhi, D’Artagnan capì che la sua amata non era del tutto convinta dalle sue parole.
< Adesso pensa solo a riposarti, va bene? >
< Sì > disse infine la donna prima di cadere in un sonno profondo.
“Constance, proteggerò te e la nostra Rosa fino alla morte. Fosse l’ultima cosa che faccio.”

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Capitolo 2
*** Una scommessa pericolosa ***


Appena D’Artagnan si ritrovò in salotto, il padre di Constance e Jean non vedevano l’ora di sapere le condizioni della ragazza.
< Sta molto bene. Ha solo bisogno di ritrovare le dovute energie. >
< Sia ringraziato il cielo > fece Mounsier Bonacieux.
< Tutto è bene quel che finisce bene > fece Athos seguito da Aramis e da Porthos.
< Ragazzi! Che sorpresa vedervi qua! >
< Non potevamo mancare ad uno dei giorni più importanti della tua vita > replicò Porthos abbracciando D’Artagnan.
< E il bambino? Come sta? >
< E’ una femminuccia in ottima salute, Aramis. >
< Per fortuna è andato tutto per il meglio. >
< Sì, questo bambino sarà una benedizione per tutti > replicò Jean < A proposito, come la chiamerete la bambina? >
< Sì, Jean ha ragione. Dovrete dargli un nome, no? >
< Ancora io e Constance non abbiamo ancora deciso… Per ora rimane la mia bellissima bambina dal colore rosa candido. >
< Ecco! Potresti chiamarla Rose. >
< Non lo so. Lascerò decidere a Constance. >
fece Mounsier Bonacieux < Vado a prendere il vino e del buon cibo. Aspettatemi qua. >
< Vi aiuto io, Mounsier Bonacieux > si propose D’Artagnan < Ragazzi, torniamo subito. >
< Andate pure tranquilli. Veglieremo noi su Constance. >
< Grazie, Jean. Sei un vero amico. >
Una volta che D’Artagna e Mounsier Bonacieux si ritrovarono da soli, il giovane moschettiere non riusciva a contenere tuttala sua felicità.
< Con la nascita di un bambino che cosa farete? Rimarrete qui a Parigi o traslocherete da un’altra parte? >
< Se per voi non è un problema, io e mia moglie preferivamo rimanere nella vostra casa. Sempre che per voi vada bene, Mounsier. >
< A me sta più che bene! > esclamò l’anziano felicissimo < Così starò più vicino al mio nipotino e lo vedrò crescere finché il buon Dio non mi chiamerà tra sé. >
< Mounsier Bonacieux, siete in ottima salute. Avete ancora molto da vivere. >
< Spero che voi abbiate ragione, D’Artagnan. >
Mentre il moschettiere e l’anziano signore si stavano dirigendo verso la bottega vicino casa per compare un po’ di buon cibo, non si accorsero di una figura oscura che tramandava nell’ombra molto vicino a loro.
Una volta ricevute le informazioni necessarie, l’individuo nascosto nell’ombra si recò verso il castello di Richelieu per raccontargli tutto.
< Buonasera, Cardinale Richelieu > fece una voce conosciuta dietro le spalle del cardinale mentre egli era impegnato a firmare dei documenti molto importanti.
< Milady, che cosa ci fai in giro in piena notte? >
< Ho scovato informazioni molto importanti, vostra eminenza. >
< Del tipo? >
< Constance Bonaciueux ha finalmente avuto un bambino. Lei e D’Artagnan sono diventati genitori. >
Sentendo quella notizia, il cardinale Richelieu si bloccò di colpo.
< Scommetto che il nostro moschettiere non sta più nella pelle… >
< Dite bene. Infatti in questo momento si sta recando insieme al padre della ragazza ad una bottega vicino la loro casa per festeggiare e brindare tutta la notte. >
< Ah sì? Bene a sapersi… Che brindano ora che possono. Quel bastardino che hanno come figlio ha le ore contate… Loro due la pagheranno per avermi fatto degradare a semplice Monsignore. È una cosa che non riesco a mandare giù in nessun modo… Milady? >
< Ditemi, eccellenza. >
< Questa volta dobbiamo essere molto cauti. Non possiamo minimamente fallire, sono stato abbastanza chiaro? >
< Chiarissimo, vostra eminenza. >
< Conte Rochefort! > lo chiamò a gran voce Richelieu.
< Ditemi, eccellenza. >
< Adesso che quel bambino è nato, dobbiamo stare molto attenti per come agiamo. Non ammetto nessun fallimento. Chiaro il concetto? >
< Senza dubbio, Monsignore. >
< Come mi hai chiamato?! >
< Cardinale! Scusatemi. >
Sentendo quella parola, il cardinale Richelieu andò a muso duro verso il conte facendo provare dei brividi inimmaginabili.
< Non voglio mai più sentire quella parola. Io per tutti rimarrò sempre il cardinale Richelieu. Non m’interessa se il Re mi ha degradato a semplice Monsignore… Quando riavrò scalato il potere mettendomi in buona luce verso il Re, allora tornerò ad essere quello che ero sempre stato. E magari potrei anche diventare più potente di Re Luigi XIII in persona. >
< Velo auguro con tutto il cuore. >
< Ma se verrò a conoscenza di un fallimento da parte di voi due o delle mie guardie, la pena sarà la morte. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Senz’altro, cardinale. >
< Adesso andate pure. Aspetto gli sviluppi su quel marmocchio. >
< Cardinale, per la cronaca è una bambina. >
< Se è maschio o femmina non m’interessa. L’importante che venga tolta di mezzo il prima possibile. Non vedo l’ora di vedere la sofferenza dipinta negli occhi dei due genitori e di tutti i loro amici che non desiderano altro che la loro felicità. Andate! >
< Buonanotte, eccellenza > replicarono in coro Milady e Rochefort prima di lasciare la sua stanza.
Una volta che la donna e il conte si ritrovarono da soli, il timore di rischiare di venire condannato a morte non abbandonò la mente del povero uomo.
< Milady, credete davvero che ci ucciderà senza pietà? >
< Il cardinale è l’uomo più potente dopo il Re. Lui può tutto. La nostra vita è collegata ai nostri risultati. >
< Dannazione. Sono troppo giovane per morire. >
< Adesso smettila di pensare a tutto ciò. Dobbiamo stare molto attenti nell’agire. >
< Potremmo muoverci stanotte senza perdere tempo. >
< Ogni cosa a suo tempo… Io preferisco agire nel momento opportuno. Non bisogna mettere fretta alle cose. >
< Ma così ci toglieremo questo pensiero. >
< Sei solo uno sciocco senza cervello > fece Milady prendendo l’uomo per il mantello < Non capisci che se facciamo del male al bambino saremmo subito catturati dai moschettieri del re e da tutte le persone presenti a quella stupida festa di questa notte? >
< Sì, quello è vero. >
< Attendiamo qualche giorno. Tanto non abbiamo fretta. >
Prima chela giovane donna potesse lasciare il castello del cardinale, Rochefort gli domandò se aveva paura di uccidere una povera bambina indifesa appena nata.
< Che diavolo di domande mi fate? >
< E’ solo semplice curiosità, Milady > replicò Rochefort con ghigno malefico.
< Non osate trarmi in inganno, Conte Rochefort. Non vi conviene. >
< Perché? Ho solo fatto una semplice domanda. Voi dovevate solo rispondermi. >
< Ucciderei chiunque per vedere soffrire D’artagnan e la sua compagna. Anch’io, come il cardinale, ho una faccenda in sospeso con loro. Devono pagare molte colpe. >
< Sì, su questo avete ragione. >
< E voi? Vi ritenete all’altezza di un simile compito datoci dal cardinale? >
< Assolutamente sì. Che razza di domande mi fate? >
< Allora facciamo una scommessa, Conte: chi riuscirà ad uccidere per prima la primogenita del moschettiere, entrerà nelle grazie del Cardinale. Il perdente verrà condannato a morte. Ci state? >
< Perché? Non possiamo agire insieme? >
< Avete forse paura di perdere? >
< Io? Mai! >
< Lo faccio solo per rendere il tutto più interessante… Allora? Accettate? >
Dopo averci riflettuto per alcuni secondi, alla fine Rochefort accettò la richiesta della donna.
< Molto bene. Che vinca il migliore, allora. >
< Vi assicuro che sarò io, Milady. >
< Questo è tutto da vedere. Buonanotte > disse infine Milady ritirandosi nelle sue stanze.
 
 
Appena spuntò l’alba, i festeggiamenti nella casa di Bonaciueux stavano per giungere alla conclusione.
< Credo che abbiamo fatto fin troppa baldoria per questa notte > fece Porthos dopo aver bevuto e mangiato come solo lui sapeva fare < E’ meglio se andiamo a dormire. Domani dobbiamo tornare in servizio. >
< Sì, Porthos ha ragione > replicò Athos posando il suo bicchiere.
< Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarci D’Artagnan. Saremo molto felici di passare un po’ di tempo anche con il tuo bambino > fece Aramis.
< Davvero? Non ti facevo di spirito materno, Aramis. >
< I bambini mi piacciono molto. Ma non lo dire ai nostri compagni, d’accordo? Non vorrei che mi prendessero in giro. >
< Ahahah stai tranquillo. Il tuo segreto è al sicuro. >
< Grazie, sei un vero amico. Buonanotte a tutti. >
< Buonanotte a voi, moschettieri > fece Monsieur Bonacieux salutandoli.
Appena D’Artagnan, Jean e l’anziano uomo finirono di risistemare tutto, anch’essi si prepararono per andare a dormire.
< Un momento > fece D’Artagnan attirando l’attenzione degli altri due < Che cos’era questo rumore? >
< Quale rumore, D’Artagnan? Io non ho sentito niente > replicò Jean
< Proveniva da fuori. >
Insospettito per quello strano rumore, D’Artagnan decise di andare a controllare.
< Magari erano i moschettieri che stavano montando a cavallo. Stasera hanno bevuto molto e magari sono un po’ alticci. >
< No, Monsieur Bonacieux. Quello non era un rumore degli zoccoli del cavalli o perché i moschettieri hanno picchiato contro qualcosa nelle vicinanze… Qualcuno ci sta spiando. >
Una volta individuato chi fosse, D’Artagnan partì subito al suo inseguimento.
< Fermo! >
Rincorrendolo nei vicoli di Parigi prima che il sole potesse spuntare, D’Artagnan faceva molta fatica a rimanergli dietro.
Dopo essere riuscito a tagliargli la strada per raggiungerlo, il giovane moschettiere gli fece lo sgambetto gettandolo a terra.
< Finalmente ti ho preso! > gridò trionfante D’Artagnan < Che cosa stavi spiando dalla finestra? Credevate che non vi avrei visto? >
Il malvivente che aveva il viso ben coperto, cercò di sfuggire alla presa del moschettiere.
Ma era tutto inutile.
D’Artagnan lo teneva in pugno.
< Mostrami immediatamente la tua faccia. Voglio vedere chi mi spia. >
Dopo avergli tolto il mantello, D’Artagnan fu molto fiero di sé per aver catturato una della canaglie per eccellenza alleate di Richelieu.
< Immaginavo che foste voi, Conte Rochefort. >
< Lasciatemi immediatamente andare! >
< Dove sono le vostre guardie? Di solito non viaggiate mai da solo. >
< Questi non sono affari vostri! Liberatemi! >
< Mai! Non prima di avermi spiegato le vostre intenzioni… E già che ci siamo, che ne dite di dirlo anche al Capitano De Tréville. Sono sicuro che sarà molto contento di mettervi in cella una volta per tutte > disse infine D’Artagnan scortando il prigioniero con le sue forze.

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Capitolo 3
*** Felicità minacciata ***


Il sole stava spuntando nel cielo di Parigi e la città si stava piano piano svegliando.
Ma lo stesso non poteva valere per D’Artagnan che doveva risolvere il problema del Conte di Rochefort.
< Monsieur Bonacieux, voi tornate pure a casa. Me la sbrigherò io con il capitano delle guardie di Richelieu. >
< Ne siete davvero sicuro? >
< Assolutamente sì. Dopo la serata passata a brindare e a festeggiare, sarete stanco. >
< Purtroppo la mia età mi limita di fare queste cose… Comunque sì, è meglio che mi riposi alcune ore. Ci vediamo più tardi > disse infine l’anziano signore tornando verso la sua dimora a piedi.
< Non riuscirai ad avermi per vinto. Troverò il modo di liberarmi. >
< Questo è tutto da vedere. >
Vedendo con sorpreso che il Capitano De Tréville era già sveglio, per D’Artagnan non fu un problema essere ricevuto al suo cospetto a quell’ora della mattinata.
< D’Artagnan, ma cosa… >
< Vi ho portato un prigioniero, capitano > replicò il giovane moschettiere trascinandolo nella stanza.
< Il conte di Rochefort? >
< Sì, proprio lui. Questa notte mentre io e Monsieur Bonacieux eravamo in casa a festeggiare la nascita della mia primogenita, mi sono accorto che qualcuno ci stava spiando… E quel qualcuno era proprio il Conte di Rochefort. >
< Non è vero! Passavo solo lì per caso. >
< A quell’ora della notte? Non mentite! >
< E’ la verità! >
< D’Artagnan, per cominciare voglio congratularmi per la nascita della tua bambina. Ma non posso trattenere il Conte di Rochefort contro la sua volontà. Anche se Richelieu è stato decaduto a Monsignore, ha sempre un’influenza degna di nota. >
< Che cosa?! Quindi dobbiamo lasciarlo libero?! >
< Ho paura di sì, D’Artagnan. >
< Molto bene. Voi sì che ragionate, Capitano. >
< Mi dispiace D’Artagnan, ma devi liberarlo. >
Con sguardo rammaricato e la rabbia che ribolliva nelle sue vene, D’Artagnan acconsentì alla richiesta del suo capitano.
< Vi è andata male, moschettiere > lo canzonò Rochefort < La prossima volta ci penserete due volte prima di prendermi. Arrivederci. >
Una volta che il conte di Rochefort uscì dalla dimora del capitano De Tréville gongolante di gioia, D’Artagnan sfogò tutta la sua rabbia.
< D’Artagnan, calmati per favore. >
< Come posso calmarmi in un momento del genere?! Quel maledetto conte è a piede libero e continuerà a minacciare la mia felicità e quella della mia famiglia. Che cosa dovrei fare, secondo voi? >
< Tenere gli occhi aperti. D’Artagnan, sapete benissimo che se non avete nessuna prova contro chiunque accusato che portate al mio cospetto, io non posso fare nulla. >
< Allora dovrò aspettare che uccidano una tra me e la mia famiglia, giusto capitano? >
< Hai il mio appoggio e quello dei moschettieri. >
< Mi dispiace, ma questo non basta. Io difenderò la mia famiglia anche a costo di uccidere qualcuno. >
< Non fartelo nemmeno sentire! > tuonò il capitano < Vuoi evitare di veder crescere tuo figlio? Vuoi rischiare di essere condannato a morte o essere rinchiuso in prigione per il resto della tua vita. >
< La mia vita sarebbe inutile senza Constance o senza la mia bambina. >
< Mi dispiace D’Artagnan, ma non posso fare niente. >
< Va bene. Siete stato abbastanza chiaro. Buona giornata > disse infine il moschettiere prima di uscire dalla stanza del suo capitano.
“Spero tanto che D’Artagnan non commetta alcuna imprudenza.”
 
 
Appena D’Artagnan montò sul suo cavallo, fu raggiunto dai tre moschettieri che vollero sapere che cosa ci faceva di mattina presto nella stanza del capitano.
< Il Capitano De Tréville ha deciso di remarmi contro > spiegò il moschettiere.
< Ma cosa stai dicendo? > domandò Athos confuso.
< Ha deciso di liberare quel dannato conte di Rochefort dopo che l’avevo catturato ieri sera insieme a Monsieur Bonacieux. >
< Che cosa aveva in mente di fare quel vile? >
< Mi stava spiando! Ecco cosa faceva, Aramis… E per colpa del capitano, ho dovuto lasciarlo libero per insufficienza di prove. Con lui in giro e con il Monsignore Richelieu, dovrò guardarmi bene le spalle. >
< Ma non sarai mai solo, ricordatelo. Uno per tutti, tutti per uno > replicò Porthos.
< In questo momento mi sento più solo che mai > replicò sconsolato D’Artagnan prima di uscire dalla dimora del suo capitano ripensando a tutti i pericoli che incorreva la sua famiglia.
 
 
Una volta che il conte Rochefort poté cavalcare libero per la città completamente indisturbato, incontrò Milady accompagnata dalla Maschera di ferro.
< Sei davvero stato molto fortunato ad essere stato liberato, caro conte. >
< Milady… ma lui è… >
< Maschera di ferro ha deciso di allearsi con me. >
< E come sei riuscita a corromperlo? >
< Non ho corrotto nessuno, Rochefort. Io e lui vogliamo la stessa cosa: la sofferenza di D’Artagnan. >
< Sei stata molto abile ad allearti con un uomo che veniva apprezzato dalla povera gente per la sua carità… Ma non riuscirai ad avere la meglio su di me. Io posso ancora contare sulle guardie di Richelieu. >
< Puoi contare su chi vuoi, caro conte. Ma la mia vittoria è vicina. Da quello che sono venuta a conoscenza, la povera Constance ci metterà molto per recuperare le energie dal suo parto. E sarà in quei giorni che dovrò agire per toglierla di mezzo. >
< Non ce la farai. È controllata a vista da suo padre e da quel piccoletto di Jean. >
< Loro due non mi fanno per niente paura. Non dopo che posso contare su Maschera di ferro. >
< Quand’è che potremmo agire? > domandò l’uomo mascherato.
< Questa sera stessa sarà il momento perfetto. >
< Non se prima la uccido io. >
< Conte Rochefort, mi duole dirvi che siete alquanto patetico se ritentate di spiare lei e la sua famiglia. Vi fareste sicuramente riacciuffare. >
< Questo è tutto da vedere! > tuonò il conte.
< Fate quello che volete… io e Maschera di ferro distruggeremo la famiglia di D’Artagnan a modo nostro. >
 
 
Prima che D’Artagnan potesse tornare da sua moglie, decise di fermarsi per un momento in chiesa per fare una preghiera a sua figlia e a sua moglie.
< In questo momento mi sento molto solo > fece il moschettiere incrociando le mani in segno di preghiera < Se voi potreste darmi la forza di proteggere la mia famiglia… Non voglio essere abbandonato da nessuno. >
< Ma cosa state dicendo? Nessuno vi abbandonerà mai, D’Artagnan. >
Alzando lo sguardo per vedere chi fosse stato a parlare, D’Artagnan vide con grande sorpresa che si trattava del Duca di Buckingham.
< Duca! Ma cosa ci fate qui? >
< Abbassate la voce. Nessuno, a parte voi, sa che mi trovo qui a Parigi. >
< Ma cosa… >
< Io e la Regina Anna ci siamo dati appuntamento questa notte proprio qui in questa cattedrale. Ed io aspetto con tanto fervore che quel momento possa finalmente giungere. >
< Ma Duca, se qualcuno la vedesse girovagare fuori il Louvre? Che cosa potrebbe pensare il Re? >
< Anna ha trovato il modo di eludere la sorveglianza del Louvre e di raggiungermi qui. >
< Spero che voi due abbiate fatto bene i conti. >
< Non vi preoccupate, D’Artagnan. È tutto sotto controllo… Tornando a noi, sono molto felice di rivedervi. Come state voi e Constance? >
< Da ieri sera sono diventato padre di una bambina, Duca. >
< Questa è una notizia entusiasmante! E siete giunto fin qui per pregare la sua anima? >
< Sì, e anche quella di mia moglie… Da ieri sera, sento che io e la mia famiglia saremo molto più minacciati. >
< Vi state riferendo al Monsignore Richelieu? >
< Sì. Lui e i suoi scagnozzi mi vogliono morto. Lo so bene… E nessuno fa nulla per proteggere la mia famiglia a parte me. >
< Perché dite questo? >
< Perché ne ho la vaga sensazione e credo che i miei pensieri mi daranno ragione. >
< Secondo me vi state preoccupando fin troppo, D’Artagnan. Vedrete che andrà tutto bene. >
< Spererei tanto che fosse come dite voi, Duca di Buckingham. Ma qualcuno tra me, la mia famiglia, il conte di Rochefort e Milady dovrà perire. >
< La vostra paura è ragionevole, ma credo che abbiano altre cose da fare che cercare di togliere di mezzo voi e la vostra famiglia. >
< Mi dispiace per voi, ma non è così > replicò il moschettiere alzandosi dalla panca < Adesso me ne ritornò a casa dalla mia Rosa e da mia moglie. Questa notte è stata molto lunga e sono stanchissimo. >
< Sì, andate pure a riposare. >
< Spero che ci rivedremo un giorno di questi, Duca di Buckingham. >
< Dovrò vedere come sarà la situazione. In tal caso vi scriverò quando me ne ritornerò a Londra. Buona fortuna per tutto D’Artagnan e che Dio sia dalla vostra parte. >
< Lo stesso vale per voi > disse infine il moschettiere prima di uscire dalla chiesa con il viso nascosto per paura di incorrere contro uno dei suoi nemici.

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Capitolo 4
*** La mossa di Milady ***


Appena D’Artagnan tornò da sua moglie, vide che Monsieur Bonacieux stava cullando la sua nipotina cercando di farla dormire.
< D’Artagnan! Finalmente siete tornato > fece il sarto con tono sorpreso < Com’è andato il colloquio con il capitano De Tréville? >
< Molto male. Ha deciso di liberare il prigioniero per insufficienza di prove. >
< Ma questo non è possibile. >
< E’ quello che ho detto pure io… Ma sembra che da qualche momento a questa parte, tutti siano contro di me. >
< D’Artagnan, non dovete pensare questo… >
< Che cosa dovrei pensare, Monsieur Bonacieux? I più grandi nemici di Parigi mi vogliono morto e devo stare attento nel guardarmi intorno per proteggere me e la mia famiglia. La mia situazione non potrebbe peggiorare più di così. >
Sentendo lo sfogo del giovane moschettiere, Monsieur Bonacieux decise di tacere.
< Come sta Constance? >
< E’ ancora molto debole. Non si è ancora mossa dal suo letto. >
< Spero che il parto non abbia peggiorato le cose. Non vorrei che gli accadesse qualcosa di spiacevole. >
< Il medico e la levatrice che hanno fatto nascere il bambino mi hanno ripromesso che è tutto sotto controllo. >
< Vado a vedere come sta. >
< Andate pure. C’è Jean lì con lei. >
Con la mente distratta e senza pensare minimamente alla sua bambina, D’Artagnan si recò nella stanza di Constance con il cuore che gli martellava in gola.
< Ciao, D’Artagnan! > fece sorpreso il bambino < Ma dove sei stato tutto questo tempo? >
< Lasciamo stare. È una lunga storia…. Piuttosto, come sta Constance? >
< Sì è appena riaddormentata. Poverina, è ancora molto debole. >
< Secondo te si riprenderà? >
< Certo che sì! > replicò Jean ottimista < Bisogna solo aspettare. Il medico e la levatrice ci avevano avvertiti che è stato un parto molto difficile da portare a termine, ma per fortuna non ci sono stati rischi né per lei né per il bambino. >
< Capisco… >
< Vuoi rimanere da solo un po’ con lei? Sono sicuro che ti aiuterà a sentirti meglio. Hai una faccia da funerale. >
< E’ nomale visto che questa notte non ho dormito minimamente per colpa del Conte di Rochefort. >
< Già… Accidenti a lui e a tutti coloro che prendono ordini da Richelieu. Ci vorrebbe qualcuno che gli desse una lezione come si deve. >
< Purtroppo finché avrà un minimo appoggio da parte del re, noi non possiamo fare nulla. Sarà sempre un uomo molto più potente di noi. >
< E’ questo che mi manda in bestia! Non è giusto! >
< Cos’è che è giusto in questa vita, Jean? Noi povera gente siamo destinati a soffrire in eterno e ad essere succubi della gente molto più influente di noi. Se almeno il re o la regina potessero fare qualcosa per il loro popolo, sarebbe tutto diverso. >
Sentendo quelle parole, Jean si preoccupò molto del suo amico.
< Sì forse è meglio che ti vai un po’ a riposare. >
< Perché sto delirando secondo te? >
< Non lo so. Non ti ho mai visto parlare così. >
< Sì, è vero… Vado nella stanza qui a fianco. Se c’è qualche problema, non esitare a chiamarmi. >
Ma prima che D’Artagnan potesse uscire dalla camera della sua amata, Constance lo chiamò con voce flebile.
< Sì, tesoro. Come ti senti oggi? >
< Debole come sempre… E tu? E la bambina? >
< Io potrei stare meglio mentre la piccola è in gran forma. È appena nata e sta facendo penare tuo padre. >
< Lo sai? Non sono ancora riuscita a prenderla in braccio da quanto mi sento debole. >
< Non ti devi preoccupare. Presto ti riprenderai. >
< Tutti mi hanno detto così D’Artagnan… Ma se ciò non fosse? Se rimarrò in questo letto per tutto il resto della mia vita? >
< Non lo devi neanche pensare. >
< E la bambina? Come farà a mangiare? >
< Io, Jean e tuo padre stiamo cercando una balia. >
< Bene, mi fa molto piacere. >
Vedendo il suo sguardo affranto, il moschettiere notò che la povera donna teneva gli occhi aperti con fatica.
< Meglio se ti riposi, Constance. Parlare ti sta facendo faticare più del dovuto. >
< Sì, hai ragione. >
< Se hai bisogno di me, sono nella stanza accanto. >
< Ed io rimarrò qui a farti compagnia > replicò Jean sorridente.
< Grazie mille… a tutti e due > disse infine la donna prima di riaddormentarsi definitivamente.
 
 
Mentre D’Artagnan cercava di prendere sonno, non riusciva a togliersi dalla mente la visione di Rochefort e tutti i problemi che avrebbe portato lui e tutti gli alleati di Richelieu.
Ma non poteva darsi per vinto.
Pensando alla cosa migliore per lui e la sua famiglia, concluse che era meglio lasciare la città almeno per un po’.
“Devo parlarne prima con Monsieur Bonacieux per sapere che cosa ne potrebbe pensare.”
Alzandosi dal letto di scatto, il moschettiere scorse con la coda dell’occhio una figura femminile che si aggirava sospetta nei pressi della casa.
“Ma quella è…”
Per paura di farsela scappare, D’Artagnan si recò fuori la dimora per raggiungerla.
< Aspettate un momento, Milady! >
Sentendo il suo nome, la giovane donna si bloccò di colpo.
< Vedo che mi riconosci anche con la maschera. >
< Riconoscerei il tuo corpo e le tue movenze tra mille, Milady. Che cosa ci fai dinanzi casa di Bonacieux? >
< Stavo facendo una semplice passeggiata, perché? Adesso è proibito? Non sono più ricercata come una delle donne più spietate di Parigi. Dovete mettervi l’animo in pace. >
< Voi mentite! Mi stavate spiando come ha fatto Rochefort! >
< Rochefort è soltanto uno stupido inetto senza cervello. Io non ho nessun rancore contro di te. Puoi vivere la tua vita in santa pace. >
< Smettetela di prendermi in giro. Non lo sopporto! >
Guardando il moschettiere dritto negli occhi con sguardo sensuale, la giovane donna si avvicinò a lui.
< Che cosa volete fare? >
< Niente, non vi preoccupate. Avete così tanta paura di me? >
< Non mi piacete per niente, Milady. Voi siete una donna infima e crudele. >
< Ahahah addirittura? Siete il primo che me lo dice. >
Senza distogliere un secondo gli occhi da lei, D’Artagnan si sentiva nervoso come non mai.
< Allora, come vi sentite adesso che la vostra vita è cambiata per sempre? >
< Molto bene. Mi sento rinato. >
< Sono contento per voi… E la bambina? E Constance? >
< Perché mi state facendo domande su di loro? >
< Perché come voi, anch’io mi preoccupo molto. >
< Non è vero. Volete distogliermi queste informazioni a vostro piacimento. >
< D’Artagnan, non riuscite a credere che io sia veramente cambiata vero? >
< La vostra reputazione vi precede, Milady. >
< Anche questo è vero… Ma non me ne faccio una colpa. Il passato è passato ed io guardo al futuro. >
< E ditemi, qual è il vostro futuro? >
< Magari io e voi… >
Improvvisamente, Milady agguantò il moschettiere tra di sé per rubargli un bacio a tradimento.
< Ma che diavolo fate?! >
< Quello che avrei dovuto fare in passato, D’Artagnan. >
< Ma come vi permettete?! >
Preso da un impeto di rabbia, il giovane moschettiere si preparò nel colpire Milady con un sonoro schiaffo.
Ma poi capì che sarebbe finito in guai seri.
< Dite la verità: vi è piaciuto? >
< Che cosa? >
< Posso capire che rimanere legato ad una persona per così tanto tempo possa essere un motivo di sorpresa questo bacio, ma era da molto tempo che avevo desiderio di farlo. >
< E con questo? Che cosa ci avete guadagnato? >
< Spero che quando ci rivedremo, mi guarderete con occhi diversi. >
< Ma io… >
< So che potete sentirvi interdetto, ma vedrete che vi sentirete molto meglio. Infatti lo vedo anche dai vostri occhi… >
< Quando la smetterete di infierire su di me? Io sono innamorato di Constance e di nessun altro! Questo bacio non ha significato niente per noi due. Non mettetevi delle strane idee in testa! >
< Questo lo vedremo con il tempo… Buona fortuna per la vostra vita di padre. Ne avrete bisogno > replicò la donna con ghigno malefico.
< Che cosa intendete dire? Milady! >
< Vi ho solo fatto un buon augurio. Non prendetela a male. >
< Andatevene immediatamente da qui! > tuonò D’Artagnan con disprezzo.
< Sì, me ne vado > replicò la donna sparendo nell’ombra dei vicoli parigini.
 
 
Appena Milady s’incamminò verso le rive della senna, Maschera di ferro gli andò incontro con il suo cavallo.
< Credo che dovrete spiegarmi un sacco di cose, Milady. >
< E cioè? >
< Siete stata salvata da D’Artagnan? >
< E anche se fosse? >
< Niente, sono solo sorpreso. >
< Credete che questa situazione potrebbe intaccare la mia persona? Io rimarrò sempre la solita. Nel bene e nel male. >
< Non so se sarà davvero così. Vi ho visto con che sguardo lo stavate guardando. >
< Maschera di Ferro, se ho accettato la vostra alleanza è perché mi fido di voi… Quindi vi ordino di non immischiarvi nella mia vita privata. Dobbiamo pensare solo a quella bambina. Sono stata abbastanza chiara? >
< Certo, come volete voi. >
< Adesso torniamo da Manson. Ci starà sicuramente aspettando. >
< Sì, meglio non farlo aspettare troppo. Andiamo. >

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Capitolo 5
*** L'ombra del tradimento ***


Maschera di ferro cercò in tutti i modi di carpire che cosa potesse saltare in mente a Milady.
il colloquio che lei aveva avuto con D’Artagnan l’aveva molto insospettito.
< State cercando in tutti i modi di portare quell’ingenuo di un moschettiere dalla vostra parte, vero? >
< Questo è solo un mio problema, Maschera di ferro. A voi non deve importarvi. >
< Secondo me fate molto male a cercare il suo appoggio. Lui non si fiderà mai di voi. >
< E voi cosa ne volete sapere? > domandò la donna risentita.
< Ho solo fatto una supposizione. >
< Una supposizione del tutto sbagliata. >
< Staremo a vedere. >
< Infatti. >
< Che cos’è tutto questo baccano? > domandò Manson mentre era impegnato a provarsi tutti i migliori vestiti che possedeva.
< Signore, la qui presente Milady sta cercando di allearsi con D’Artagnan per arrivare a sua figlia. >
< Io non cerco l’alleanza di nessuno! >
< Milady, D’Artagnan è un nostro nemico giurato… Perché mettersi in gioco per cercare il suo appoggio? >
< Questi sono affari miei, Manson. Ma non vi preoccupate… Avrete quello che abbiamo pattuito. >
< Non è che per caso tra voi due possa nascere qualcosa? >
< Mi dispiace per voi ma sono completamente restia ad ogni forma d’amore. >
< Eppure da quello che so di voi, sono venuto a sapere che avete sofferto molto quando eravate fidanzato con un monaco. >
< Chi vi ha detto delle simili scempiaggini? >
< Avanti Milady, non mentitemi. Non riuscirete mai a nascondermelo. >
< Lasciate in pace la mia vita privata. Voi non avete nessun diritto di pensare una simile cosa. >
< Va bene. Mi rimangio subito quello che ho detto. >
< Io e D’Artagnan non potremmo mai andare d’accordo. Lui è sposato ed è padre mentre io cercherò in tutti i modi di tenere le distanze tra di lui. >
< E se tutto ciò non dovesse succedere? > domandò Maschera di ferro.
< Fidatemi di me. Farò di tutto pur che accada. >
< Molto bene… Signor Manson, dovremmo agire proprio ora che la moglie del moschettiere è molto debole. >
< Per colpire lei dobbiamo colpire sua figlia. >
< E come potremmo avvicinarsi alla piccola senza destare alcun sospetto? >
< Dovremmo rapirla. È l’unica maniera > propose Milady.
< Rapire una povera bambina indifesa è da senza cuore… ed è per questo che mi piace > replicò Manson con ghigno malefico < Milady, voi potrete distrarre in qualche modo D’Artagnan mentre noi agiremo contro la sua famiglia. >
< Va bene. Potremmo fare così > rispose la donna non del tutto convinta.
< C’è qualcosa che non va? >
< No, signor Manson. Va tutto bene. >
 
 
La regina di Francia stava attendendo con impazienza la sera per uscire dal passaggio segreto che collegava il giardino del Louvre alla sua camera.
“Duca di Buckingham… mi mancate moltissimo…”
Mentre la giovane sovrana non faceva altro che pensare al suo amante, veniva sempre disturbata in maniera indisposta dalla sua nuova governante.
< Eccomi tornata, maestà. Vi ho portato il thé. >
Ma mentre la giovane dama di compagnia glielo porse, accidentalmente lo fece cadere sul suo vestito di seta rischiando anche di bruciarla.
< Perdonatemi, maestà. Sono stata molto maldestra. >
< Lasciate stare, Ginevra. Ce la faccio da sola… Vai a chiamare le cameriere. Devo cambiarmi il vestito. >
< Vado subito > replicò la giovane donna alquanto rammaricata.
Mentre la sovrana cercava di asciugarsi come meglio poteva, in quel momento entrò nella sua stanza Re Luigi XIII che era ritornato da un convegno molto importante.
< Anna, che cosa vi è successo? >
< Niente di grave, vostra maestà. La mia nuova dama di compagnia mi ha rovesciato un po’ di thé sul vestito. Sto attendendo le cameriere per fare un cambio di abito. >
< Questa non ci voleva. Questo è pure uno dei miei vestiti preferiti. >
< Lo so bene… Purtroppo con l’assenza di Constance, cercare una dama di compagnia all’altezza non è affatto facile. >
< Lo immagino. >
Mentre il sovrano di Francia stava parlando tranquillamente con sua moglie, vide una rosa rossa sospetta accanto ad una lettera.
< E quella rosa? Chi ve l’ha regalata? > gli indicò il re.
Vedendo che poteva essere una prova inconfutabile del suo amante, la regina Anna divenne pallida in volto.
< Me la regalata Constance tramite un fioraio. Gli manca moltissimo tornare a Louvre. >
< Da quello che sono riuscito a sapere, Constance non riesce a muoversi dal suo letto. Il suo parto l’ha stancata più del dovuto… Anna, siete sicura di quello che dite? >
< Sì, perché? >
< Non vi vedo molto convinta… >
< Veramente io… >
Mentre i due sovrana stava discutendo, uno dei servitori di corte li interruppe dicendogli che il Monsignore Richelieu voleva assolutamente parlare con Luigi XIII.
< Fatelo entrare. >
Dopo essere stato degradato a Monsignore, Richelieu decise di non fargliene una colpa a sua maestà, capendo che aveva giocato male le sue carte quando aveva deciso di imprigionare D’Artagnan e gli altri moschettieri che erano sempre stati contro di lui.
< Vostra altezza, se oggi mi ritrovo nella camera di vostra altezza è per rivelare un fatto grave che è arrivato alle mie orecchie. >
< Spiegatevi meglio, Richelieu. >
< La qui presente Anna vostra moglie, questa notte avrebbe intenzione di scappare con il Duca di Buckingham per passare una notte d’amore indimenticabile tradendovi impunemente. Queste sono le prove > fece il Monsignore porgendo la lettera scritta di pugno dal Duca.
Mentre il sovrano Luigi XIII non riusciva a credere a quelle parole, divenne più nervoso e serio.
< Ottimo lavoro, Monsignore Richelieu. Adesso però gradirei rimanere solo con mia moglie se non vi dispiace. >
< Assolutamente no. Con permesso > rispose Richelieu con un ghigno che si era disegnato sul suo volto.
A quel punto, Anna era stata presa in trappola.
< Che cosa mi dite, Anna? Che significa questa lettera? >
< Niente, vostra maestà. Io non centro niente con questa lettera. >
< Anche se non centravate niente, questa notte avevate intenzione di vedere il Duca di Buckingham tradendo la mia fiducia. Non è forse così? >
< Vostra maestà, non so cosa dire… >
Preso da un impeto di rabbia, il sovrano di Francia mollò uno schiaffo alla sua consorte, facendola cadere a terra dolorante.
< E’ inutile che voi frigniate > fece Luigi XIII con disprezzo > L’avete voluta voi questa situazione. >
< Vi prego. Abbiate pietà di me. >
< Chiamate subito un servitore e fatevi preparare le valigie. Non voglio più saperne di voi. >
< No, maestà. Non mi cacciate… >
< Non solo vi caccio, ma state rischiando di scatenare una guerra tra la Francia e il vostro paese… Adesso sono molto furioso per come vi siete comportata. Non riesco a pensare lucidamente. >
< Lo capisco benissimo… Ma però vi scongiuro: non causate una guerra sulle mie spalle. Non potrei sopportarlo. >
< Allora non avevate a tradirmi impunemente! Andatevene prima che la mia collera diventi incontrollabile. >
Senza sapere come riuscire a calmarlo, Anna lasciò immediatamente il Louvre con a seguito alcuni dei servitore per rifugiarsi nella Cattedrale di Notre – Dame dove la stava attendendo il Duca di Buckingham.
 
 
Dopo essere rimasta a letto dopo un parto travagliato, Constance stava cercando di mettersi in piedi.
< Constance, ma cosa pensi di fare? > domandò D’Artagnan con tono risoluto < Sei ancora molto debole. >
< Non è vero. Ce la faccio. >
S’eppur con molto fatica, la giovane donna riusciva a tenersi in piedi.
< Non ne posso più di rimanere distesa a letto senza fare niente per tutto il giorno. Devo risistemare la casa e prendermi cura del nostro bambino. >
< Ma quello posso farlo benissimo pure io. >
Ma mentre scese le scale, Constance notò che la casa era in uno stato pietoso di disordine.
< Ah sì? Per te ammucchiare tutte queste pentole sporche e tutti questi vestiti da lavare sarebbe mantenere un certo ordine. >
< Avrei risistemato tutto più tardi > rispose il moschettiere con un mezzo sorriso.
< Perché mi risulta molto difficile crederti? >
< D’accordo, hai vinto tu. Non sono un bravo uomo di casa come voglio far credere. Mantenere l’ordine e la pulizia non fa per me.>
< Ahahah sei incorreggibile, D’Artagnan. >
< E’ per questo che mi hai sposato, no? >
< Può darsi… > replicò divertita la donna.
< Che cosa vuoi dire?! >
< Stavo solo scherzando > rispose Constance baciando appassionatamente l’uomo sotto gli occhi di Jean.
< Scusate se vi disturbo, ma non riesco a far smettere di piangere la bambino. Potete pensarci voi mentre preparo la cena? >
< Ci penso io, non preoccuparti. Non vedo l’ora di stringere a me quella bambina tra le mie braccia > replicò la donna al settimo cielo.
Mentre Jean e D’Artagnan stavano preparando la cena, videro che mancava il sale per completare il condimento della carne.
< Vado a prenderlo io. >
< Sì, ma fai in fretta D’Artagnan. >
< Certo che sì. Vado e torno subito. >
Una volta uscito di casa, vide la solita ombra sospetta che si aggirava nei dintorni della casa.
< Esci immediatamente e fatti vedere! > tuonò l’uomo.
Dopo essere uscita allo scoperto, Milady si mostrò in tutto il suo splendore.
< Che cosa significa tutto questo? >
< Non riuscite a indovinarlo? > domandò la donna con tono sensuale avvicinandosi all’uomo.
D’Artagnan aveva capito immediatamente che cosa voleva fare quella donna, ma non riuscì a scalfire il suo animo in nessun modo.
< Lasciatemi in pace una volta per tutte, Milady. >
< Non finché non sarete mio. So che mi volete anche voi come io vi voglio adesso. >
Il giovane moschettiere si sentiva in trappola.
I tocchi sensuali della donna e le sue carezze, lo stavano facendo crollare.
< Facciamo una passeggiata. Magari vi potrete schiarire le idee. >
< No. Mi aspettano a casa. >
Dopo essere riuscito a scappare dalle grinfie della donna, D’Artagnan tornò di volata in casa.
< D’Artagnan, ma cosa vi sta succedendo? > domandò Monsieur Bonacieux mentre stava apparecchiando la tavola.
< Niente. Sono tornato di fretta e furia a casa perché la bottega era chiusa. >
< In effetti è molto tardi… Ma fa lo stesso. Mangeremo lo stesso anche senza il sale in tavola. Venite, accomodatevi pure. >
< Stupendo! Ho una gran fame. >
< Aspetta un momento > fece Jean < Dobbiamo aspettare che Constance abbia finito di allattare la piccoletta. >
< D’accordo. Aspetterò senza problemi > rispose il moschettiere evitando di mettere il broncio.
 
 
Una volta che Milady tornò verso Manson e Maschera di ferro, si scusò con i suoi alleai per il suo fallimento.
< Quel ragazzo è più tenace di quello che pensavamo > fece Maschera di ferro < Ma non vi preoccupate. Avremo altre occasioni. >

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Capitolo 6
*** Agguati ***


Coprendosi con il volto per non farsi riconoscere, la Regina Anna entrò nella cattedrale di Notre – Dame.
< Scusatemi per l’ora, ma ho un profondo bisogno di pregare. >
< Ma è molto tardi, signora. Ripassate domattina. >
< Purtroppo non posso aspettare. Devo estirpare i peccati della mia anima. >
Dopo aver scoperto il suo viso, l’Arcivescovo della cattedrale fu molto sorpreso di vedere che al suo cospetto aveva dinanzi la sovrana di Francia.
< Maestà, è un vero onore accogliervi nell’umile dimora del Signore. Entrate pure. >
< Scusate per l’ora Arcivescovo. >
< Non preoccupatevi. Potete rimanere qui tutto il tempo che volete. >
< Vi ringrazio… Sapete se mi sta aspettando qualcuno? >
< In effetti qualcuno ha chiesto di voi, ma non mi ricordo il suo nome. Lo trovate in sacrestia. >
< Vi ringrazio infinitamente. >
< Se avete bisogno di me, mi troverete all’altare centrale. >
Dopo aver accolto l’informazione dell’Arcivescovo, la Regina Anna corse verso la sacrestia.
Una volta aperto la porta, la donna fu molto sorpresa di ritrovarsi dinanzi al suo amato.
< Duca di Buckingham… >
< Anna, finalmente! >
Non riuscendo a trattenere la sua felicità, il Duca di Buckingham piombò addosso alla sua amata abbracciandola e baciandola con passione come non aveva mai fatto prima.
< Mi siete molto mancata, Anna. Non sarei riuscito a rimanere un altro giorno senza di voi. >
< Duca di Buckingham, dobbiamo fuggire alla svelta da Parigi. >
< Perché? Che cos’è successo? >
< Richelieu e Re Luigi XIII ci hanno scoperti. >
< Questa non ci voleva… >
< Adesso il Re ha minacciato di scatenare una guerra contro la Spagna. Meglio se varchiamo il confine della Francia per parlare immediatamente con la mia famiglia. Non abbiamo tempo da perdere. >
< D’accordo. Farò tutto il possibile per aiutarti. >
Mentre il Duca di Buckingham cercava di consolare la sua amata come meglio poteva, l’uomo notò che qualcuno li stava spiando.
< Anna, aspettatemi qui. >
Correndo verso l’uscita dalla sacrestia, il Duca notò un uomo con la benda sull’occhio che stava correndo nella navata della cattedrale per uscire a gran velocità dall’edificio.
< Fermatevi immediatamente! >
Capendo di essere stato spiato, il Duca cercò di raggiungerlo per acciuffarlo, ma fu tutto inutile.
Il conte Rochefort era riuscito a fuggire con la complicità dell’Arcivescovo di Notre – Dame.
< Anna, dobbiamo fuggire immediatamente da qui. >
< Perché? Che cos’è successo? >
< Siamo stati scoperti. Non siamo più al sicuro. >
< Ma l’Arcivescovo… >
< L’Arcivescovo è alleato di Richelieu. Ho visto Rochefort che ci stava spiando. >
< Oh no! >
< Andiamocene immediatamente. >
< Voi due non andrete da nessuna parte > fece l’Arcivescovo frapponendosi tra loro e l’uscita impugnando la spada < Il cardinale Richelieu non vede l’ora di rivedervi. >
< Non riuscirete a prenderci in nessun modo. >
Combattendo a spada tratta con il suo nemico, il Duca e la sua amante riuscirono a fuggire e a d avere la meglio.
< Avanti, Anna. Ora che l’Arcivescovo è a terra è l’occasione giusta per fuggire. >
Una volta usciti dalla cattedrale, fu la volta di Rochefort ad attenderli.
< Fermatevi immediatamente! > tuonò il conte.
< Prima dovrete prenderci > rispose il Duca fuggendo a cavallo con la sua amante per le strade oscure di Parigi.
 
 
Mentre il sovrano di Parigi stava per mettersi a dormire ripensando al tradimento da parte di sua moglie, fu molto sorpreso che ad attenderlo nella sua camera c’era Richelieu.
< Monsignore, ma cosa state facendo? > domandò allibito il sovrano.
< Vi stavo aspettando, maestà. >
< Aspettavate me? Per quale oscuro motivo? >
< Per mettere fine alla vostra tirannia. >
Essendo illuminata da una luce fioca, il sovrano riuscì ad intravedere nelle mani del Monsignore un coltello che stringeva nelle sue mani.
< Volete forse uccidermi? > domandò il Re cercando di mantenere la calma.
< Sì. Per vendicarmi di voi e di D’Artagnan. >
Con uno scatto d’impeto, Richelieu agguantò il sovrano prendendolo alla gola.
< Lasciatemi immediatamente! >
< Gridare non vi servirà a niente, maestà. Ormai siete in mio pugno. >
Riuscendo a scappare dalla sua stanza prima che fosse troppo tardi, il sovrano si dileguò negli immensi corridoi del castello.
< Vi riuscirò a trovare dovunque voi andiate! >
Quella notte il sovrano si sentiva più solo che mai.
Non c’era nessuno che l’avrebbe povuto proteggere.
Sembrava che fosse in atto una congiura contro di lui.
“Devo andarmene di qui. Immediatamente.”
Ma prima che potesse lasciare definitivamente il Louvre, fu riacciuffato proprio dal Monsignore.
< Credevate davvero di riuscire a sfuggirmi? Allora non mi conoscete affatto, vostra altezza. >
Con il coltello stretto che gli serrava la gola, il Re era completamente in trappola.
< Addio, vostra maestà. >
Ma nel mentre il Cardinale stava per affondare la sua arma contro il suo sovrano, qualcuno lo colpì da dietro facendogli cadere il coltello a terra.
< Ma che diavolo… >
Fortunatamente, il sovrano non subì gravi danni, riuscendo a fuggire a cavallo con i suoi salvatori completamente ricoperti da un folto mantello.
< Ma cosa diavolo è successo? Sono forse morto? >
< No, vostra maestà. Siete salvo. >
La voce dell’individuo sconosciuto era di tono femminile.
< Ma voi siete… >
< Adesso non è il momento di spiegarvi chi siamo. Dovete venire con noi. Vi forniremo la protezione necessaria. >
Non sapendo che cosa fare, Re Luigi XIII acconsentì alla richiesta dei suoi salvatori, svenendo subito dopo per il trauma subito.
 
 
Dopo aver messo la bambina a letto, Constance si accomodò nel suo letto.
< La bambina dorme come un angioletto. Tu vedessi com’è graziosa, D’Artagnan. >
< Lo immagino… Ma ancora non gli abbiamo dato un nome. >
< Sì, è vero… >
< Io avevo pensato ad Aurore. Tu cosa mi dici, Constance? >
< Aurore è perfetto. Bella come l’aurora e fascinosa come la rosa. >
< Il significato è azzeccato > replicò D’Artagnan < Finalmente si è addormentata. Non ce la facevo più a tenerla in mano. >
< Già. Spero che questa notte ci lasci dormire in pace. Non ce la faccio più a rimanere lontano da te. >
Con sguardo amorevole e allungando la sua mano per attirarlo a sé, Constance si accoccolò nel suo letto accanto a D’Artagnan. >
< Che cosa vuoi fare? >
< Non riesci nemmeno a immaginarlo? >
< In verità forse sì… Vuoi fare un altro bambino? >
< Certo che no, sciocchino. Almeno non ora… Voglio fare l’amore con te come ai vecchi tempi. >
Mentre Constance lo stava baciando in tutte le parti del corpo, un rumore molto forte attirò l’attenzione dell’uomo.
< Ma cosa sta succedendo? >
< Non lo so. Forse è meglio se vado a controllare. >
< D’Artagnan, non so se è una buona idea. >
< Tu aspettami qua. Farò molto in fretta, non preoccuparti. >
Dopo essersi rivestito di fretta e furia, D’Artagnan sguainò la sua spada controllando che nelle vicinanze della sua abitazione andasse tutto bene.
Ma in quel momento non poteva accorgersi che qualcuno l’aveva colpito alle spalle.
< Ma chi siete? > domandò con tono flebile e con gli occhi a fessura.
< Il vostro peggiore incubo, D’Artagnan… Da questo momento farete come voglio io, altrimenti non rivedrete mai più la vostra famiglia viva. È una promesso > replicò l’aggressore prima che D’Artagnan svenisse definitivamente per il colpo subito.

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Capitolo 7
*** Contro ogni volere ***


Quando il sovrano Re Luigi XIII si risvegliò, ancora non riusciva a credere di essere ancora in vita.
Credeva che l’agguato di Richelieu l’avrebbe ucciso definitivamente.
Appena riaprì gli occhi, non riusciva a distinguere le forme che si trovavano dinanzi a lui.
A primo impatto, egli si trovava in una capanna completamente abbandonata e manomessa.
ma il giovane uomo non era da solo.
< Maestà, finalmente vi siete svegliato > fece una voce dietro le sue spalle.
< Ma… dove mi trovo? >
< Adesso siete al sicuro. Lontano dagli agguati dei vostri grandi nemici con il Monsignore. >
< Ho un fortissimo mal di testa. >
< E’ normale che sia così, maestà. Avete dormito quasi per un giorno intero. >
< Che cosa?! >
< Avete capito bene. >
Appena si alzò di scatto, il sovrano cercò di capire chi fossero i suoi salvatori.
< Mostrate il vostro volto. Immediatamente. >
< Non so se sarà una buona idea. >
< Ve lo ordino. Io sono il sovrano di Francia ed esigo che mi ubbidiate. >
< D’accordo. Ma non rimanete interdetto quando vedrete chi siamo veramente. >
Una volta usciti dall’ombra, i due salvatori misteriosi del sovrano si tolsero i loro rispettivi mantelli.
< Duca di Buckingham… Anna… >
< Avete indovinato, vostra maestà. >
< Ma questo… non è possibile… >
< Maestà, siete stato molto fortunato che io e la regina Anna ci trovavamo nelle vicinanze del Louvre, altrimenti dovevamo piangere un Re caduto morto in disgrazia a causa di un aggressione sconosciuta. >
< Siamo circondati da nemici, vostra maestà. Non possiamo più fidarci di nessuno > replicò Anna < Richelieu è stato l’ultimo che ci ha fatto arrivare a tale conclusione. >
< La pagherà molto cara. Di questo non dovete preoccuparvi. >
< E come credete di fare? Non riuscite a capire che avete più nemici di quello che riuscite ad immaginare? >
< Sono l’uomo più importante di questo stato. Non posso tirarmi indietro. >
< Infatti non abbiamo detto questo… Ma pensate alla vostra vita. Dovete avere intorno gente di cui potete fidarci, maestà. >
< E chi sarebbero queste persone? Credete di essere voi due? >
< Certo. Senza dimenticare i moschettieri del re. >
Pensando alle parole del Duca e della sua ormai ex moglie, alla fine il sovrano Luigi XIII si convinse delle loro parole.
< Dobbiamo tornare alla svelta al Louvre. >
< No, maestà. Non è consigliato. Appena varchereste quel palazzo, i vostri nemici si accanirebbero contro di voi e contro di noi, facendoci fuori per ordine di Richelieu > rispose il Duca.
< Ormai il Monsignore è divenuto l’uomo più importante di Francia dopo la vostra aggressione e farà di tutto per rintracciarvi e per uccidervi. >
< Allora cosa pensate di fare? Preferireste aspettare senza fare nulla? >
< E’ arrivata una notizia molto allarmante alle nostre orecchie: Manson, Maschera di Ferro e Milady hanno rapito D’Artagnan, scomparendo nel nulla senza lasciare traccia. >
< Questa non ci voleva. D’Artagnan è il guerriero più importante che questo paese ha da offrire. Non possono averlo rapito. >
< Purtroppo è così, maestà. Parigi non è più un luogo sicuro per nessuno. >
< Quando dovremmo agire, dovremmo stare molto attenti. >
< Sì, su questo avete ragione. >
< Tutti i miei nemici… la pagheranno > rispose il sovrano stringendo i pugni della rabbia.
< Ma tornando a noi maestà, come vi sentite? >
< Come un uomo che non vede l’ora di combattere. >
< Molto bene. È questo lo spirito giusto. Dopo aver fatto un abbondante colazione, potremmo partire. Ci vediamo più tardi. >
Ma prima che il Duca e la Regina Anna potessero lasciarlo da solo, il sovrano li fermò ringraziandoli per averlo salvato.
< Vi devo la vita. A tutti e due. >
< Dovere di cittadino. >
< Non è vero. Se fosse stato qualcun altro, mi avreste lasciato morire sotto il volere di Richelieu. Ma grazie al vostro coraggio, sono in debito con voi se in questo momento sono ancora vivo… E c’è dell’altro: ho sbagliato a cacciarvi dal Louvre così malamente, Anna. Da questo momento potrete stare con il Duca con il mio totale consenso. >
< Dite davvero, maestà? >
< L’amore è un sentimento troppo potente che non posso controllare in nessun modo. Se voi vi amate, è giusto che io non faccia nulla per impedirlo. >
< Sentendo quelle parole, Anna si precipitò verso il sovrano abbracciandolo.
< Uniti nessuno riuscirà a fermarci. >
< Su questo avete pienamente, ragione. È l’ora di agire. >
 
 
Mentre Richelieu stava continuando a firmare delle carte per tornare ad essere l’uomo più importante di Francia, fu disturbato dall’arrivo di alcune sue vecchie conoscenze.
< Finalmente ce l’hai fatta a diventare l’uomo più potente di Francia. >
< Milady, a cosa devo il tuo arrivo insieme a Manson e a Maschera di Ferro? >
< Siamo qui perché anche noi vogliamo la nostra fetta di potere > fece Maschera di Ferro < Non penserete davvero che governerete completamente indisturbato e da solo. >
< Oh, certo che no… Sono contento che siete giunti fin qui per contrattare. >
< Molto bene. Non aspettavamo altro > rispose Manson.
< Ma prima voglio sapere che fine ha fatto D’Artagnan. >
< D’Artagnan è in un luogo sicuro, Monsignore… Non vi dovete preoccupare. >
< Io per voi non sono Monsignore, Milady. Sono il cardinale Richelieu. >
< Perdonatemi, vostra eminenza. Ormai è l’abitudine. >
< Ma presto mi chiamerete vostra maestà… Portatemi subito da D’Artagnan. >
Non avendo niente in contrario, Milady Manson e Maschera di Ferro scortò l’uomo verso una prigione sotterranea che si trovava nelle vicinanze del Louvre.
< Prego, seguiteci. >
Completamente allibito per il nascondiglio, Richelieu non aveva mai creduto che si potesse celare un simile posto sotto i suoi piedi.
< E voi come conoscevate questo posto? >
< La prossima volta vi consiglio di ascoltare di più le parole del nostro sovrano… A proposito, che fine ha fatto? L’avete veramente ucciso? >
< No, ma ci sono molto vicino. >
< Che intendete dire con questo? >
< Che molto presto non sentiremo più parlare di Luigi XIII, Manson. >
< Finché sarà in vita, potrebbe essere un grande problema per noi. >
< Non vi dovete preoccupare. Rochefort e le mie guardie stanno setacciando tutta Parigi e dintorni per scovarlo. >
< E se non si dovesse trovare nei posti che pensate voi? >
< Maschera di ferro, prima o poi il nostro sovrano farà di tutto per tornare alla ribalta e riprendersi il trono. E sarà in quel frangete che verrà ucciso impunemente. >
< Sembra che abbiate tutto sotto controllo. >
< Infatti è così, Milady. >
< Non vi ho mai visto così convinto prima d’ora. >
< La mia determinazione non ha limiti. Dopo aver spazzato via tutti i nostri nemici ed esserci vendicati di loro, regneremo su tutta la Francia incontrastati, rendendolo il paese più forte del mondo. >
< Parole sante, vostra eminenza. >
Dopo aver camminato per quasi mezz’ora, Richelieu domandò a Milady se mancava ancora molto all’arrivo della prigione di D’Artagnan.
< Eccoci arrivati. D’Artagnan si trova oltre questa porta. >
Una volta aperta la porta della stanza, una fioca luce solare stava inondando la prigione del giovane moschettiere.
Il povero ragazzo aveva le mani legate al soffitto da una catena d’acciaio ed era ricoperto da diverse ferite in tutto il corpo.
< Finalmente ci rincontriamo, D’Artagnan. >
< Richelieu… vedo che ci siete tutti… >
< Avevo bisogno di rivedervi. Come state? >
< Ho avuto giorni migliori. >
< Posso immaginarlo… Ma non ti preoccupare. Presto firmerò la tua condanna a morte e i tuoi giorni finiranno. Hai finito di darci fastidio. >
< Quando Re Luigi XIII e i miei amici capiranno che dietro la mia scomparsa si cela almeno uno di voi, faranno di tutto per ritrovarmi. >
< Re Luigi XIII non è più un problema visto che è in fuga dalla mie guardie. >
< Che cosa? >
< E presto la stessa tua fine, toccherà anche ai tuoi amici moschettieri. >
< E Constance e la mia bambina? Che ne sarà di loro? >
< Avranno un posto d’onore anche loro… nella tomba accanto alla tua > rispose Milady con tono malefico facendo provare a D’Artagnan una rabbia incontrollabile.
< Maledetti! La pagherete! >
< Ahahah cercate di calmarvi, D’Artagnan. Agitarvi non servirà a niente. >
Senza che se ne potesse accorgere, Richelieu era rimasto solo in compagnia di D’Artagnan
< Milady… Manson… Maschera di ferro… dove siete? >
< Credevate che saremmo arrivati a patti con voi, Monsignore? Allora siete più stupido di quello che pensiate. >
Ingenuamente, Richelieu era stato rinchiuso nella prigione.
< No! Fatemi uscire! >
< Non ci pensate nemmeno. Questa prigione sarà la vostra morte. Ahahah > replicò Milady senza ascoltare le urla provenire all’interno della sua prigione.

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Capitolo 8
*** Una disperata ricerca ***


Constance non era mai stata così preoccupata prima d’ora.
< D’Artagnan non può essere scomparso nel nulla > fece la donna con tono triste < Deve pur trovarsi da qualche parte. >
< Abbiamo setacciato tutta la città di Parigi ma di lui nemmeno l’ombra > rispose Porthos.
< La cosa che ha attirato di più la nostra attenzione erano le guardie di Richelieu che popolavano le strade in gran numero > fece Athos
< Le guardie di Richelieu? Che cosa potrebbero cercare? > domandò Jean.
< Ancora non lo sappiamo. >
Mentre stavano pensando dove si potesse trovare D’Artagnan, l’abitazione di Monsieur Bonacieux fu scossa dall’arrivo del capitano De Tréville.
< Capitano, che sta succedendo? >
< Ho una brutta notizia da riportarvi, moschettieri. >
< Riguarda D’Artagnan? >
< No… Riguarda il nostro Re. Come D’Artagnan, anche Re Luigi XIII è scomparso del nulla. >
< Ma com’è possibile? >
< Metterei la mano sul fuoco che dietro la sua scomparsa si cela il Monsignore Richelieu. >
< Forse è per questo che le guardie di Richelieu circolano in gran numero per la città… stanno cercando il sovrano. >
< Questa proprio non ci voleva. Prima D’Artagnan e adesso il nostro sovrano. >
< Athos, ho il profondo timore che presto o tardi le guardie di Richelieu possano arrivare fino a voi. Non possiamo impedire che accada tutto ciò. L’intero paese conta su di noi. >
< Forse è meglio se ci dividiamo in due squadre di salvataggio > propose Constance < Porthos, Aramis e Jean potrebbero cercare il Re, mentre io, il capitano De Tréville e Athos ci porteremo sulle tracce di D’Artagnan. >
< Non ci pensare nemmeno, Constance. Tu non ti muovi da qui. >
< Ma padre… >
< Devi pensare alla tua bambina. E poi sei ancora molto debole. >
< Questo non è vero, padre. Mi sento benissimo. >
< Basta discutere! Farai quello che ti ordino. Mi hai capito? >
< Padre, non riuscite a capire che D’Artagnan è scomparso nel nulla e che la Francia non è mai stata più in pericolo prima d’ora? >
< Lo capisco benissimo ma la tua salute è molto più importante, non scordarlo. >
< Vostro padre ha ragione, Constance. Ce ne occuperemo noi di D’Artagnan. Potete stare tranquilla. >
Alla fine Constance fu conta dalla parole di suo padre e del moschettiere.
< D’accordo, ma state molto attenti. Per qualsiasi cosa sappiate che potete contare su di me. >
< Sicuramente. >
< Avanti ragazzi. Non abbiamo tempo da perdere. Il futuro della Francia dipende da noi. >
 
 
Le condizioni di D’Artagnan stavano peggiorando in maniera molto preoccupante.
Il giovane ragazzo non mangiava e beveva da più di un giorno e l’oscurità della cella rendevano il luogo inospitale.
< Non posso crederci di essere finito in questo postaccio e di non averne mai sentito parlare prima > fece Richelieu con tono adirato.
< E’ quello che vi meritate per tutte le cattiverie che voi e Milady avete fatto passare sulla mia pelle e sui miei amici. >
< Se ho fatto tutto questo è per il bene della Francia. >
< Voi volevate uccidermi per il bene della Francia? Questo è inaudito. Vi meritate di morire come morirò io. >
< Mai! Io riuscirò a liberarmi! Ho molte conoscenze che potrebbero aiutarmi. >
Ma appena la discussione tra Richelieu e D’Artagnan aveva toccato l’apice, Milady scortò nella loro cella il conte Rochefort.
< Mi dispiace per voi conte, ma avete perso la scommessa. >
< Milady, siate clemente con me. Non mi rinchiudete in questo posto. >
< Marcirete in compagnia di D’Artagnan e del Monsignore Richelieu. Una morte tra personaggi molto importante, non vi pare? Presto riusciremo a catturare anche il Re e il mio piano di diventare la persona più potente di Francia sarà esaudito. >
< NO! Non riuscirete ad ucciderci! Non ve lo permetteremo! >
Improvvisamente Richelieu si scaraventò contrò Milady prendendola per il collo.
< Liberatemi immediatamente o vi strozzo con le mie mani. >
Sembrava che non ci fossero speranze per la giovane donna, ma Maschera di Ferro accorse in suo aiuto sparando dritto in fronte al vecchio Monsignore.
< Maschera di ferro! Non dovevate freddarlo così! > tuonò la donna tossendo.
< E vedervi uccisa sotto le sue mani? Mi dovreste ringraziare, Milady. Non arrabbiatevi con me. >
< D’accordo. Abbiamo solo anticipato la sua fine. >
< Vi prego, non voglio morire. Sono ancora troppo giovane. >
< Milady, posso togliere di mezzo anche questo scarafaggio? >
< Sì. Anche il Conte di Rochefort mi ha stancato. Uccidetelo. >
< NO! Vi scongiuro! Abbiate pietà di me! >
Ma Maschera di ferro non sentì ragioni.
Dopo che Milady acconsentì alla sua dipartita, anche Rochefort morì in maniera indegna.
Intanto D’Artagnan era rimasto per tutto il tempo impassibile e in silenzio godendosi quello spettacolo raccapricciante.
< Maschera di Ferro, sbarazzatevi immediatamente di questi corpi. Non voglio che Manson si faccia troppe domande al riguardo. >
< E dove dovrei gettarli? >
< Bruciateli o gettateli nella Senna. Fate quello che volete. Non voglio più sentir parlare di loro. >
< Che cosa sta succedendo qua sotto? > domandò Manson vedendo il corpo di Richelieu e del suo scagnozzo completamente senza vita.
< Che diavolo avete fatto voi due?! >
< Niente di preoccupante, Manson. Abbiamo solo anticipato la loro fine. >
< Potevate aspettare la mia richiesta! >
< Aspettare? Abbiamo atteso fin troppo. Adesso bisogna agire > rispose Milady sprezzante < E del Re? Sappiamo qualcosa? >
< No. Sembra scomparso nel nulla. >
< Eppure sono convinta che si trovi da qualche parte. Non può nascondersi per sempre. >
< Voi che cosa fareste, Milady? >
< Inizieremo governando questo paese rendendo la popolazione più ricca del previsto. Giusto per conquistare la loro fiducia… E quando diventeremo i loro beniamini, gli toglieremo tutto facendoli morire di fame. >
< Mi sembra un ottimo piano > rispose Manson.
< Sì, non fa una piega. >
< Mentre vi sbarazzate di questi due corpi, che ne dite di lasciarmi da sola con D’Artagnan? Devo medicare le sue ferite, poverino. Non posso permettere che si infettino. >
< D’accordo. Ci pensiamo noi > replicò Manson prendendo i due corpi con l’aiuto di Maschera di ferro.
Una volta rimasto solo con lei, D’Artagnan la fissò con sguardo truce e accigliato.
< Che cosa volete fare? Volete prima abusare di me e poi uccidermi? >
Ma la donna non rispose, prendendo le medicazioni che aveva appena comprato.
< Con questi unguenti vi sentirete molto meglio. >
< Aaah! Così mi fate male! >
< E’ normale che tu senti dolore, altrimenti non sarebbero così efficaci come dicono. >
Nel mentre D’Artagnan si stava facendo medicare, implorò alla donna di lasciarlo libero per tornare dalla sua famiglia.
< Mi dispiace D’Artagnan, ma non tornerai mai più da tua moglie e da tua figlia. >
< Che cosa state dicendo? >
< Mi dispiace darvi una simile notizia, ma Constance e la tua bambina sono morte a causa di un agguato ordito nei confronti del Re. >
< No. Voi state mentendo. >
< Ecco. Questa è la prova che sto dicendo la verità. >
Guardando attentamente l’oggetto che Milady aveva in mano, D’Artagnan riconobbe che era il nastro per capelli che gli aveva regalato il giorno del suo ultimo compleanno.
< Non volevo che finisse così, ma talvolta il destino è davvero beffardo. >
< E’ colpa vostra… E’ colpa vostra se sono morte! >
< Mi dispiace dirtelo ma non ho potuto fare niente per fermare questa follia... Oltre a me, c’è altra gente che vuole vedere il Re morto. >
Ma D’Artagnan non riusciva a fidarsi delle parole della donna.
< Andatevene immediatamente da qui. Lasciatemi solo. >
< Se volete un po’ di conforto da me, potrei liberarvi per rimanere un po’ insieme. Pensateci. >
< Ho detto di andarvene! > gridò D’Artagnan con le lacrime agli occhi che stavano rigando il suo viso completamente increspato dal marciume della prigione.

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Capitolo 9
*** Il rapimento della bambina ***


Milady era riuscita nel suo intento: far arrabbiare D’Artagnan per mezzo di una bugia, distruggendo la sua autostima.
< Milady, ma cosa avete in mente? >
< Niente di cui vi possa preoccupare, Manson. Ho tutto sotto controllo. >
< Allora che cosa sono queste urla da parte di D’Artagnan? >
< Sono urla di disperazione, Manson. Adoro vedere la disperazione negli occhi dei miei nemici. >
< Non vi facevo così crudele, sapete? >
< Questo perché non mi conoscete affatto… Adesso il nostro prossimo passo è assassinare il Re. Di Richelieu e Rochefort? >
< Sono in fondo alla Senna. >
< Molto bene. I miei piani stanno andando meglio del previsto. >
< I vostri piani? Volevate dire i nostri piani. >
< Si. Avete ragione > replicò Milady smorzando un sorriso.
Una volta che Manson e Maschera di ferro rimasero da soli, si guardarono a vicenda insospettiti.
< Dobbiamo guardarci da Milady. Quella donna non mi piace. >
< Avete ragione, Manson. Potrebbe tradirci in ogni momento. >
< A meno che non l’anticipiamo… >
< Che cosa volete fare? >
< Visto che va molto d’accordo con D’Artagnan, propongo di imprigionarla insieme a lui. Un’ottima fine gloriosa per i due nuovi amanti, non trovate? >
< Un’ottima idea, Manson. >
< Agiremo quando Milady abbasserà la guardia. E sarà in quel momento che entreremo in azione pure noi. >
 
 
Re Luigi XIII si muoveva in mezzo alla gente senza farsi riconoscere insieme al Duca di Buckingham e alla regina Anna.
< Perché non siamo andati a cavallo? Avremmo fatto molto prima raggiungendo il Louvre. >
< Avremo dato nell’occhio, vostra altezza > spiegò il Duca.
< Sì. Dobbiamo stare molto attenti. >
Nel mentre si aggirarono per il mercato della Senna, inavvertitamente il sovrano batté contro un mercante facendogli rovesciare la sua merce.
< Perdonate, buon uomo. Non vi avevo visto > si scusò il sovrano.
< Ci credo! Con quel mantello che copre il vostro viso… Perché non ve lo togliete? >
< Mi dispiace, ma mi da noia la luce. >
< Cosa? Che siete un vampiro? > lo prese in giro il commerciante.
< No no… E comunque scusate ancora. Adesso devo andare. >
< Aspettate. Cos’è tutta questa fretta? >
Senza accorgersene, il commerciante gli aveva tirato il mantello facendogli scoprire il suo viso.
Tutti coloro che presenziarono alla scena rimasero sbigottiti nel trovarsi dinanzi il sovrano.
< Vostra altezza… >
< Accidenti! Questa non ci voleva! >
Appena i sudditi si riversarono verso il sovrano fieri che fosse vivo, le guardie del defunto Richelieu corsero verso di lui per arrestarlo.
< Vostra altezza, dovreste venire subito con noi. >
< Non ci penso nemmeno. Lasciatemi in pace. >
< Non osate discutere i voleri del Cardinale. Dovete venire con noi. >
Vedendo che la situazione stesse generando, i sudditi si allearono con il re proteggendolo anche a costo della loro vita.
< Andatevene da qui. Non vi azzardate a toccare il nostro Re! >
< Toglietevi tutti se non volete essere arrestati! >
Ma la popolazione di Parigi non ne voleva sapere.
Per proteggere il loro re e loro stessi, cominciarono a lanciare la propria roba contro le guardie.
< Non riuscirete ad averla vinta! >
Mentre la popolazione era in lotta con le guardie di Richelieu, il Duca disse al Re che era il momento giusto per scappare.
< No! Non posso abbandonare i miei sudditi in questo modo. Devo combattere anch’io insieme a loro. >
Vedendo i disordini che si stavano creando sul lungo Senna, i moschettieri accorsero a gran velocità per vedere cosa stava succedendo.
< Abbassate immediatamente le armi! > tuonò Athos.
< Mai! >
< Allora combattete! >
Essendo una decina di soldati contro i moschettieri e gran parte della popolazione di Parigi, alla fine le guardie di Richelieu si dovettero arrendere.
< Capitano, siamo riusciti a trovare il sovrano e sua moglie > fece Porthos.
< Ottimo lavoro… Vostra maestà, con il vostro dovuto permesso vi scorteremo verso il Louvre. >
< Non credo che sia una buona idea. Richelieu mi sta ancora cercando per farmi giustiziare. >
< Insieme con la popolazione e ai moschettieri, riusciremo nell’impresa di rovesciare il potere di Richelieu. >
< Senza dimenticare il nostro appoggio > replicò il Duca accompagnato dalla sua amata < Anche noi vogliamo fare la nostra parte. >
< Duca di Buckingham! Maestà! Non vi avevo visto! > replicò sorpreso il capitano De Tréville < E’ un vero piacere rincontrarvi. >
< Il piacere è tutto mio… Adesso che ci siamo tutti riuniti, nessuno potrà fermarci. >
< Capitano, non scordatevi che dobbiamo ritrovare D’Artagnan. >
< Assolutamente no. Non potrei mai… Aramis, voi e Jean potreste tornare da Constance per proteggere lei e la sua bambina. Qui è tutto sotto controllo. >
< D’accordo, come volete voi capitano. Vieni con me, Jean. >
< Sì. Arrivo subito. >
 
 
Dopo aver allattato la piccola, Constance stava facendo di tutto per farla addormentare con le sue ninna nanne che gli cantavano quando anche lei era ancora molto piccola.
Una volta che finalmente la bambina aveva chiuso gli occhi, Constance impiegò il suo tempo con le sue faccende di casa.
Ma prima che andasse in cucina, qualcuno bussò alla sua porta.
Non ricevendo nessuna risposta dall’altra parte, ingenuamente Constance decise lo stesso di aprire.
Ma in quel momento non poteva immaginarsi che si sarebbe trovata dinanzi Milady.
< Voi! Che cosa volete da me?! >
< E’ davvero una bambina graziosa, Constance. I miei più sinceri complimenti > rispose la donna prendendola con sé.
< Lasciatela immediatamente andare! >
< E perché? D’Artagnan non sta più nella pelle nel conoscere le sorti di sua figlia. Ed io, da brava missiva, voglio portargliela a far vedere. >
< Dove si trova mio marito? Che cosa gli avete fatto? >
< Sta bene. Almeno per ora. >
< Mollate la mi bambina, altrimenti non rispondo di me! >
< Sentendosi minacciata, Milady tirò fuori la pistola puntandola addosso alla donna. >
< Constance, ma cosa sta succedendo? Oh cielo! >
< Padre, state indietro. >
< Si, Monsieur Bonacieux. Acconsentite alla richiesta di vostra figlia se non volete farvi del male. >
< Lasciate la mia Aurora. Lei non centra niente. >
< Ah, è così che si chiama? Molto bene. La piccola Aurora sarà molto contenta di rivedere suo padre. Ci scommetto… Voi non vi dovete preoccupare, Constance. È in ottime mani. >
Ma la giovane donna non si fidava, cominciando a piangere dalla disperazione.
< Piangere non servirà a nulla… Guardate il lato positivo: la bambina si ricongiungerà con il padre… in paradiso. >
< No! Non l’ammazzate! Vi prego! >
< State ferma! Non costringetemi a spararvi! Sarebbe davvero un peccato. >
< Milady, avete finito con la bambina? > domandò Maschera di Ferro impegnato a fare il palo alla porta dell’abitazione del sarto.
< Sì. Possiamo andarcene… Addio, Constance. E’ stato bello vedervi per un’ultima volta. E non vi preoccupate per la vostra bambina: vi prometto che non soffrirà. >
Dopo essere montata a cavallo con Maschera di ferro, Milady scomparve tra i vicoli di Parigi, lasciando la povera Constance nella disperazione più totale.
 
 
< Che cos’è successo? > domandò Aramis vedendo la donna piangere.
< Milady è stata qui > spiegò Monsieur Bonacieux < Ha rapito la bambina. >
< Dannazione! Siamo arrivati tardi! >
< Prima D’Artagnan e adesso la mia bambina… Non ho nessun’altra ragione di vita. >
< Non dire così. Salveremo la tua bambina e D’Artagnan, Constance. Fosse l’ultima cosa che faccio. >
< D’Artagnan… quella maledetta l’ha ucciso. Lui non c’è più. E tra poco toccherà anche alla mia bambina. >
< Non è così, Constance. Milady ha portato via la tua bambina da D’Artagnan. >
< Che cosa? perché avrebbe fatto una cosa simile? >
< Per uccidere lui e la sua bambina insieme. >
< Questo dolore è troppo insopportabile! > gridò la donna.
< Aramis, Jean… Salvate quella povera creatura e D’Artagnan. Ormai la nostra ultima speranza siete voi. >
< Faremo tutto il possibile, Monsieur Bonacieux. Non vi preoccupate. >
< Vi ringrazio… Adesso, se volete scusarmi, devo cercare di calmare mia figlia. >
< Constance, ti prometto che ti riporterò qui tuo marito e la bambina. >
< Sei gentile a dirmi questo, Jean. Ma la speranza è morta dentro di me… Adesso dovrò vivere nel dolore più profondo > replicò la donna ricominciando a piangere dal dolore.

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Capitolo 10
*** Uniti contro il male ***


Una volta ritornati al Louvre, Milady continuava a stringere la piccola Aurora.
< E’ la bambina più bella che io abbia mai visto in tutta la mia vita. >
< Non capisco in cosa ci troviate in una marmocchia come quella > ribatté Maschera di ferro disgustato.
< Maschera di ferro, se non comprendete l’amore per i bambini, non sarò io che ve lo spiegherò. >
< Bambini… Un inutile perdita di tempo. >
< A volte possono tornare molto utile, sapete? Adesso tornerò da D’Artagnan per questa splendida sorpresa. >
< Sorpresa? Io se fossi in voi la ucciderei senza pietà. >
< Ancora non è il momento. Ogni cosa a suo tempo. >
Portando la piccola come un tenero fagottino, Milady raggiunse D’Artagnan.
Ogni giorno che passava, il pover’uomo diveniva sempre più debole.
< D’Artagnan? Guarda chi ti ho portato. >
Con il suo sguardo flebile, l’uomo intravide un piccolo fagotto completamente ricamato di bianco.
< Ho qui con me vostra figlia. È davvero incredibile come Dio possa rendere la nascita di un bambino un vero miracolo. >
< Aurora… >
< Sì, esatto. È davvero graziosa, non c’è che dire. >
< Perché ce l’avete voi? >
< Perché volevo assicurarvi che vostra figlia è sana e salva. Almeno per ora… >
< Non fategli del male, altrimenti… >
< Caro D’Artagnan, non siete in condizioni di fare minacce, sapete? >
< Avete rovinato me e la mia famiglia… Lasciate stare la piccola… >
< Sapete? Credo che non la ucciderò. Potrei fuggire con la vostra Aurora e crescerla da sola facendola diventare mia figlia. >
< Non osate… >
< Ora che ho distrutto vostra moglie dal dolore, mi sento ancora meglio. >
Mentre Milady stava conversando con un D’Artagnan completamente senza energia, la piccola bambina cominciò a piangere.
< Oh, suvvia. Non piangere adesso. >
< Sente la mancanza della madre, Milady. >
< Sarò io la sua nuova mamma. >
< Lasciatela andare. Riportatela da mia moglie… Vi prego di essere clemente. >
< Non questa volta, D’Artagnan. Come vi ho appena detto, potrei affezionarmi molto a questa bambina… Adesso, se volete scusarci, devo cercare di calmare la piccoletta. >
Una volta lasciato solo D’Artagnan al suo dolore, Milady tornò ai piani alti del Louvre dove ad attenderla c’era una sgradita sorpresa.
< Che cosa significa questo? > domandò allibita la donna vedendo dinanzi a lei Manson puntargli contro una pistola.
< Che il vostro compito di donna più potente di Francia si conclude all’istante. >
Facendo partire il colpo in canna, la giovane donna fu ferita ad una spalla, evitando di colpire la bambina.
Il colpo sparato da Manson rimbombò anche nella prigione sotterranea dove D’Artagnan stava stramazzando dal dolore.
< Aurora! >
Ma le sue urla furono tutte inutile.
Secondo lui, nessuno avrebbe salvato la bambina.
< Maledetti… Che cosa sperate di ottenere così? >
< Vedete Milady, io e Manson non ci fidiamo più di voi. Siete diventata un grande problema… Ed è per questo che abbiamo deciso di farvi fuori impunemente. >
< Non la passerete liscia. >
< Lo vedremo. >
Essendo senza forze con il sangue che continuava a sgorgargli, Milady non poté proteggere la piccola.
< Lasciatela a me! Vi prego! >
< A lei penseremo noi, Milady. Non preoccupatevi. >
Improvvisamente, un forte rumore acuto attirò l’attenzione dei due malviventi.
< Che cosa sta succedendo?! >
Guardando fuori dalla finestra, Maschera di Ferro vide un’orda di cittadini francesi irrompere verso il Palazzo del Louvre.
< Ci stanno attaccando! >
< Per quale motivo?! >
< Non lo so. Ma ci sono i moschettieri e il Re con loro. >
< Dannazione! Dobbiamo andarcene alla svelta. >
Ma Maschera di ferro e Manson non poterono andare molto lontano dopo che migliaia di cittadini francesi irruppero nella casa del Re.
< Arrendetevi! Siete circondati! > tuonò il capitano impugnando la sua pistola.
< No! Non è ancora finita! > rispose Manson tenendo con sé la bambina pronta ad ucciderla con un colpo di pistola < Lasciatemi passare se non volete che faccia fuori questa bambina. >
< Non osereste mai! >
< Capitano De Tréville, questo vuol dire che non riuscite a capire che io posso fare qualsiasi cosa. Anche avere il coraggio di uccidere questo pargoletto. >
< Capitano, è la figlia di D’Artagnan! > esclamò Athos.
< Lo so bene. Ma non posso permettere che questi due malviventi la facciano franca. >
< Allora non mi lasciate altra scelta. >
< Fermatevi! > gridò Athos < Capitano, per l’amor del cielo, non posso permettere che uccidano quella bambina. >
Ripensando alle parole di Athos, alla fine il capitano De Tréville acconsentì alla richiesta di Manson facendolo passare.
< Grazie mille, capitano. >
Improvvisamente, Manson fece partire il colpo di pistola verso il capitano, ferendolo lievemente al braccio e facendo in modo che lui e Maschera di ferro potessero fuggire.
< Capitano! State bene? > domandò il Re.
< Sì, vostra maestà. Il colpo mi ha soltanto sfiorato. >
< Moschettieri, fermate quei due malviventi cercando di non far del male alla piccola. >
< Sì, vostra maestà. >
Riuscendo a scappare tra l’immensa folla di gente, Manson e Maschera di ferro riuscirono a raggiungere il lungofiume della Senna dove ad attenderli c’era una barca.
Ma non avrebbero mai immaginato che a guidarla fosse Aramis, Porthos e il piccolo Jean.
< Che cosa state facendo?! Non abbiamo tempo da perdere! >
< La vostra corsa finisce qui > fece Aramis togliendosi il mantello e mostrando il suo volto.
Completamente intrappolati, Maschera di ferro e Manson dovettero arrendersi.
< Consegnateci la bambina > ordinò Porthos < Subito! >
Con uno scatto repentino e il suo ghigno malefico, Manson la fece cadere nel fiume.
< No! >
Senza perdere ulteriormente tempo, Jean riuscì a recuperarla immediatamente.
< Grazie al cielo la bambina sta bene > replicò Jean tirando un respiro di sollievo.
< Siete stati molto fortunati, altrimenti vi avrei uccisi senza pietà > fece Porthos a denti stretti.
< Ormai non abbiamo più nulla da perdere. Fateci quello che volete > rispose Maschera di Ferro.
< Sarà IL Re a prendere la dovuta decisione. Adesso camminate! >
Mentre Aramis e Porthos scortarono i due malviventi verso il Louvre, Jean corse verso la casa del sarto per riconsegnargli la bambina di sua figlia.
< E’ un vero miracolo che la bambina stia bene > fece Mounsieur Bonacieux < Constance sarà molto contenta. >
Ma appena l’anziano sarto andò da sua figlia per riconsegnargli la sua bambina, vide che non gl’importava nulla della piccola Aurora.
< D’Artagnan… dove si trova? >
< Non lo so, Constance. Ma appena i moschettieri interrogheranno i due malviventi, riusciremo a capire dove si trova. >
< No… Il mio D’Artagnan non c’è più… me lo sento… >
< Ha completamente perso la fiducia nel ritrovarlo, Jean. Dobbiamo fare qualcosa. >
< Ormai non possiamo fare niente, Monsieur Bonacieux. Il destino di D’Artagnan è legato alla confessione di Manson e di Maschera di ferro. >
 
 
Una volta che i due malviventi si ritrovarono al cospetto del Re, furono tartassati di domande per cercare di fargli carpire una confessione disperata.
< Non ve lo chiederò una seconda volta > fece Luigi XIII con tono grave < Dove si trova D’Artagnan? >
< E’ morto, vostra maestà. Voi e i vostri uomini siete arrivati tardi. >
< No, non è vero. State mentendo! > gridò Porthos.
< Calmati, Porthos. Agitarsi non servirà a nulla. >
< Capitano, stiamo solo perdendo tempo > fece Aramis < Dobbiamo setacciare tutto il Louvre. Solo così riusciremo a trovarlo. >
< Non ci riuscirete mai > rispose Manson < D’Artagnan è nascosto in un luogo talmente segreto che vi ci vorranno cento anni per ritrovarlo. >
< Manson ha ragione. Non riuscirete mai a trovarlo in tempo. Ormai è solo questione di ore e il povero moschettiere morirà di fame e di sete. >
< Maledetti! Diteci dove si trova, altrimenti… >
< Che cosa volete farci, Aramis? Se volete ucciderci, fate pure. Ma questo non vi riporterà mai più D’Artagnan da voi. Dovete mettervi l’animo in pace. >
Con somma disperazione, i moschettieri dovettero dare atto ai due malviventi sul futuro del loro amico.
< E Milady? Dove si trova quella donna?! >
< Anche lei ha fatto una brutta fine. >
< Non ancora, Manson… >
Una voce femminile dietro le spalle dei moschettieri attirò la loro attenzione.
< Milady! >
< D’Artagnan… si trova nelle prigioni segreti del Louvre… >
< Che cosa? >
< Potete raggiungerlo tramite la camera privata del re… Mi raccomando, non perdete tempo. Anche ora potrebbe essere troppo tardi. >
< Maledetta! > gridò Manson.
Dopo queste parole, la giovane donna crollò a terra ricoperta di sangue.
< Milady… >
< Purtroppo non c’è più niente da fare per lei, maestà. È morta. >
< Rechiamoci immediatamente nel luogo che ci ha detto… Seguitemi. >
Con l’aiuto del Re, i tre moschettieri raggiunsero le prigioni sotterranee del Louvre molto rapidamente.
< Eccoci qua. >
Dopo aver setacciato tutte le prigioni, Aramis vide un uomo appeso alla parete completamente sanguinante.
< Ma è D’Artagnan! >
Una volta entrati nella sua cella, liberarono il pover’uomo dalla presa delle catene.
< D’Artagnan! Ti prego, rispondi! >
Sentendo il suo polso debole, Athos capì che era ancora vivo.
< Ha bisogno delle cure urgenti se vogliamo salvarlo. >
< Faccio subito chiamare un medico > replicò il capitano De Tréville < Adesso portiamolo in superficie. >
< Adagiatelo sul mio letto. Farò in modo di farvi trovare i migliori specialisti di Parigi. >
< Vi ringrazio, vostra maestà. >
 
 
Dopo che i migliori medici di Parigi lo visitarono e lo curarono, poterono arrivare alla conclusione che D’Artagnan non era più in pericolo di vita.
< Sia ringraziato il cielo > fece Athos tirando un sospiro di sollievo.
< Capitano, per quanto riguarda Manson e Maschera di ferro? >
< Il Re ha già disposto per la loro condanna a morte domani all’alba. Quei due cesseranno di darci dei problemi e tutto tornerà alla normalità. >
< E la bambina? >
< E’ con Constance e con Monsieur Bonacieux > rispose Jean < A proposito, non ho avvertito Constance che D’Artagnan non è più in pericolo di vita. >
< Ci ho pensato io > mormorò Aramis < Vedrete che tra poco sarà qui. >
Infatti, subito dopo alcuni minuti, Constance corse verso la stanza del Re.
< Allora? Come sta D’Artagnan? >
< Adesso bene. Sta riposando > rispose Porthos.
< Posso vederlo? >
< Sì, non c’è nessun problema > rispose uno dei medici < Ma vedete di non farlo stancare troppo. >
< D’Accordo. >
Una volta entrata dentro, vide il corpo del suo amato completamente fasciato.
“D’Artagnan… come hanno osato ridurti così?”
Sentendo la vicinanza della sua amata, D’Artagnan aprì gli occhi.
< Constance, sei proprio tu? > fece l’uomo con tono flebile.
< Sì, amore mio. Sono qui accanto a te. >
< Sono felice di rivederti, sai? Credevo di morire in quella fredda e umida cella in cui sono stato rinchiuso. >
< Sì. Anch’io pensavo di non rivederti mai più > replicò la giovane donna con le lacrime agli occhi.
< E la nostra bambina? Come sta? >
< Benissimo. È in compagnia di mio padre. >
< Meno male. >
< D’Artagnan… Sono così contenta di rivederti > replicò Constance piangendo e avvinghiandosi a lui.
< Piano. Così mi fai male. >
< Oh, scusami. >
< Anch’io sono felice che tutto si sia concluso per il meglio… Appena starò meglio, non ti lascerò nemmeno per un istante. >
< Allora vedi di guarire molto in fretta, d’accordo? >
< Certo… >
< Rimarrò qui accanto a te, va bene? Tu intanto riposati. >
< Ti amo tanto, Constance. >
< Anch’io ti amo tanto, D’Artagnan > replicò la donna baciando suo marito mentre l’uomo cadde in un sonno profondo cercando di recuperare tutte le sue energie.

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