A second life

di Lady Brandon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non tutto è perduto ***
Capitolo 2: *** 2. Chiarimenti ***
Capitolo 3: *** 3. Separazione ***
Capitolo 4: *** 4. Ritrovarsi ***
Capitolo 5: *** 5. Autunno ***
Capitolo 6: *** 6. Inverno ***
Capitolo 7: *** 7. Notte ***
Capitolo 8: *** 8. Primavera ***
Capitolo 9: *** 9. Estate ***
Capitolo 10: *** 10. Al chiaro di luna ***
Capitolo 11: *** 11. Dichiarazioni ***
Capitolo 12: *** 12. Attimi ***
Capitolo 13: *** 13. Grimmauld Place ***
Capitolo 14: *** 14. Riflessioni ***
Capitolo 15: *** 15. Pont Alexander ***
Capitolo 16: *** 16. Ritorno a casa ***
Capitolo 17: *** 17. Di nuovo insieme ***
Capitolo 18: *** 18. Il ballo d'inverno ***
Capitolo 19: *** 19. Rivelazioni ***
Capitolo 20: *** 20. Paura ***
Capitolo 21: *** 21. Gregor e Priscilla ***
Capitolo 22: *** 22. Soluzioni ***
Capitolo 23: *** 23. Verso la vita ***



Capitolo 1
*** Non tutto è perduto ***


 

I tre giovani maghi erano sul ponte, in silenzio. La bacchetta di sambuco non esisteva più, era stata spezzata e distrutta per sempre, non avrebbe più arrecato danni a nulla e nessuno.
Ora restava solo il vuoto ed il dolore per le perdite subite.
Harry, Ron ed Hermione si stavano fissando sconsolati ognuno perso nei propri pensieri quando la loro attenzione fu richiamata da un rumore acuto, Harry fu il primo a voltarsi e vide un piccolo bagliore in lontananza, strizzò gli occhi e riconobbe Fanny che si avvicinava planando verso di loro fino ad appollaiarsi su un tratto della balaustra del ponte che non era stato distrutto.
Harry si avvicinò per accarezzarla e la fenice iniziò a cantare dispiegando le ali.
Dopo pochi istanti Hermione che stava osservando la scena insieme a Ron fece un passo avanti: "Harry, credo che voglia dirci qualcosa...".
Il ragazzo si voltò a guardare l'amica e poi di nuovo verso la fenice: "È vero Fanny? Vuoi dirci qualcosa?".
L'uccello spiccò il volo e mentre volava in cerchio sopra di loro ricominciò a cantare, più forte.
Harry la fissava irrequieto finché di colpo gli fu tutto chiaro: "La stamberga strillante! Devo andarci, subito! Lui è ancora vivo!".
Ron ed Hermione sbarrarono gli occhi finché la ragazza non trovò il coraggio di parlare: "Harry, è folle, lui non può essere vivo! L'abbiamo visto morire".
Ma Harry era sempre più agitato: "Fanny è qui per un motivo, lo ha salvato...e anche se fosse morto lo riporterò ad Hogwarts, glielo devo", concluse tristemente abbassando la testa.
"Ok...veniamo con te" disse Hermione decisa allungando la mano, Ron alzò gli occhi al cielo poco convinto ma poi prese la mano della ragazza, Harry sorrise e appena toccò le mani degli amici si smaterializzarono mentre Fanny volava nel cielo.

I tre maghi si materializzarono nello stesso punto della notte precedente, ma questa volta non raggiunsero la stamberga strillante di soppiatto ma correndo a perdifiato.
Fanny li guidava col suo canto.
Harry fu il primo a raggiungere il luogo dove giaceva Piton, esangue.
"Professore!" Lo scosse con foga ma senza risultato.
"Harry, è morto. C'è sangue ovunque" intervenne Ron.
"Non è morto! Fanny non ci avrebbe condotti qui se lo fosse" Harry quasi urlava mentre sentiva le lacrime pungergli gli occhi.
"Aspettate", Hermione scansò l'amico e si avvicinò a Piton, "Guarda Harry, la ferita al collo pare quasi rimarginata, forse per le lacrime della fenice", la ragazza posò la testa sul petto del professore e rimase immobile per qualche istante.
Si alzò di colpo:"Hai ragione, è ancora vivo ma non so per quanto, il cuore è debolissimo".
Harry si avvicinò di nuovo all'uomo, gli mise un braccio intorno alle spalle: "Venite, lo riportiamo a Hogwarts", appena gli amici lo raggiunsero si smaterializzarono per riapparire pochi istanti dopo nella sala grande, al castello.
Si guardarono intorno, la sala era diventata un ospedale, c'erano feriti ovunque.
"Aiuto!...Qualcuno ci aiuti, c'è un ferito" chiamò Harry a gran voce.
Pochi istanti ed il brusio che regnava si arrestò lasciando posto ad un silenzio irreale.
I ragazzi si guardavano intorno, tutti i presenti li fissavano increduli ma nessuno si muoveva.
Harry fu assalito da un senso di impotenza mentre ancora sorreggeva la testa di Piton esanime.
"Serve aiuto, Il professor Piton è ferito gravemente!" Disse mentre la voce gli moriva in gola.
"Harry, caro...non credo..." pronunciò la Mcgranitt facendosi largo tra le persone immobili.
Di nuovo arrivò Fanny ad aiutarli, entrando da una delle finestre senza più vetri della sala e andò a posarsi accanto all'uomo che tutti credevano morto e dopo aver guardato i presenti una lacrima scese infrangendosi sul volto di Piton.
A Hermione si mosse qualcosa dentro: "Professoressa è vivo mi creda, tentiamo di fare qualcosa, dopo tutto quello che ha fatto glielo dobbiamo" disse quasi implorante poi si accovacciò accanto al ferito e gli prese il polso, non riusciva a percepirlo, le tremavano le mani mentre incrociava lo sguardo di Harry.
"Poppy! Presto dove sei? Corri!" Ordinò la McGranitt e la sala riprese vita.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Chiarimenti ***


 

Mentre Madama Chips iniziava a valutare le condizioni di Piton, Harry fu praticamente fatto alzare di peso dalla McGranitt che gli intimò senza mezzi termini: " Adesso signor Potter devi raccontarmi ogni cosa nei dettagli. Stanno arrivando gli Auror".
Il ragazzo si guardò intorno confuso, doveva chiarire immediatamente la posizione di Piton o gli Auror lo avrebbero portato ad Azkaban ma non voleva lasciarlo: "Luna!" Scorse i capelli biondi della ragazza che gli si avvicinò senza esitare.
Le prese le mani: "Luna, resta con lui, io mi fido di te, non lasciarlo per nessun motivo finché io non torno".
"Certo Harry" rispose diafana, "Anche io mi fido di te" disse raggiungendo il ferito.
"Ok. Professoressa , Hermione, Ron, venite con me. Dovete vedere anche voi quali erano le disposizioni di Silente e il ruolo che ha ricoperto Piton in tutti questi anni" disse Harry concitato, "Ce l'avrebbe fatta, anche Voldemort ci era cascato se non fosse stato per la bacchetta" concluse avviandosi.
Mentre le due donne si accingevano a seguirlo Ron rimase fermo dicendo :"Io non vengo, preferisco raggiungere la mia famiglia". I due amici si scambiarono uno sguardo di intesa e poi si separarono.
Salirono velocemente tutte le scale rimaste intatte, non senza parecchie deviazioni fino a raggiungere il vecchio studio di Silente dove si trovava il pensatoio.
Harry con la bacchetta estrasse dalla sua mente il ricordo di quello che aveva visto poche ore prima e dopo averlo depositato nel pensatoio invitò le due donne a guardare.
Passarono alcuni minuti prima che la McGranitt ed Hermione riemergessero dai ricordi, quando lo fecero l'anziana strega si portò le mani alla bocca esclamando: "Povero Severus...io non sapevo, non ho mai sospettato nulla, mai!" Si lasciò cadere su di una poltrona col viso tra le mani.
Hermione non sapeva cosa dire, continuava a ripensare a quelle immagini ed era come se i pezzi di un puzzle trovassero il loro posto: Piton che voleva difenderli da Sirius e Lupin, Piton che solo il giorno prima non aveva attaccato la Mcgranitt ma si era limitato a difendersi, i contro incantesimi per fermare Raptor e il libro, spalancò gli occhi, lui aveva voluto far avere ad Harry il libro del principe affinché fosse in grado di difendersi durante la guerra.
Senza di lui che agiva nell'ombra non ce l'avrebbero mai fatta solo ora lo realizzava.
Intanto Harry stava parlando con la McGranitt supplicandola di chiarire il prima possibile la posizione di Piton col ministero, prima che arrivassero gli Auror, lei ascoltava senza parlare, lo sguardo rivolto al quadro vuoto di Silente, poi lentamente si alzò in piedi e si diresse verso la sala grande seguita dai ragazzi.
Una volta giunta lì richiamò l'attenzione di tutti i presenti: "Amici. Sono appena venuta a conoscenza di fatti molto seri ed importanti che riguardano il professor Piton. Intanto, invito tutto il corpo insegnanti, il Signor Arthur Weasley e tutti gli studenti dell'ultimo anno a seguirmi nell'ufficio del preside dove farò chiarezza su questi fatti. Informo tutti gli altri che stanno arrivando dal San Mungo i guaritori per i feriti e gli Auror stanno già catturando i mangiamorte rimasti nei dintorni del castello", poi si rivolse ad Harry a bassa voce dicendogli: "Vai da Severus, io vi raggiungo appena posso", il ragazzo finalmente sorrise e si congedò correndo verso l'infermeria.

Quando Harry ed Hermione entrarono in infermeria furono investiti dall'atmosfera tetra che vi regnava.
Era lì che erano stati portati i corpi dei caduti, coperti pietosamente con lenzuola bianche.
Infondo alla stanza si sentivano delle voci ma la visuale era impedita dai paravento.
Scorsero Luna in un angolo che gli faceva cenno di avvicinarsi.
I ragazzi tenendosi per mano si fecero strada, il cuore in gola, brividi, lacrime...Lupin, Tonks, Fred, Colin...erano lì, da qualche parte eppure non c'erano più.
Raggiunsero Luna che gli disse sottovoce: "Non va bene per niente. Se ne sono andati tutti e lui non vuole lottare" si voltò lentamente e se ne andò circondata da una nuvola di capelli biondi.
Harry superò il paravento, seguito da Hermione e rimasero' li a fissare il letto dove giaceva Piton, accanto a lui oltre a madama Chips c'erano due uomini che non avevano mai visto, guaritori probabilmente.
"Come sta?" Chiese Harry .
L'infermiera si avvicinò a loro con aria stanca: "Non bene. Gli ho già dato tre dosi di pozione rimpolpasangue, la ferita sembra rimarginata anche se non del tutto, sapete le lacrime di Fanny sono molto potenti ma il morso di Nagini non è da meno" sospirò prima di continuare: "E poi c'è il veleno, gli è entrato nel sangue...in tutta sincerità, brancoliamo nel buio.
Nessuno è mai stato attaccato con tanta ferocia da Nagini ed è sopravvissuto e se anche fosse non ne abbiamo notizia" terminò scuotendo la testa.
Hermione strinse più forte la mano di Harry il quale dopo un attimo di sconforto la guardò deciso dicendo: " Lui ce la farà, lo sento, è stato forte fino ad ora, non smetterà di combattere".
Intanto fuori il sole stava tramontando sul primo giorno dopo la fine della guerra.

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Capitolo 3
*** 3. Separazione ***


 

Una settimana dopo.

Harry, Hermione e Ron camminavano nel cortile distrutto del castello, ogni tanto saltellavano sulle macerie.
"Durante l'estate ripareranno tutto, così il prossimo anno scolastico potrà iniziare regolarmente" comunicò Ron.
Harry sospirò: "È arrivato il momento quindi?".
"Direi proprio di si" sentenziò la giovane strega.
Quell'anno scolastico passato nell'oscurità si era chiuso prima del tempo, ora c'era bisogno di ricostruire e ricominciare.
Ron aveva deciso di tornare dalla sua famiglia per ricostruire La Tana, avevano bisogno di stare fra loro per elaborare il lutto e ritrovare la serenità famigliare a cui sarebbe sempre mancato un pezzetto.
Hermione l'indomani stesso sarebbe partita per l'Australia, doveva ritrovare i suoi genitori ed invertire l'Oblivion, sperava di riuscirci con l'aiuto delle dritte datele dalla McGranitt. Avrebbe dovuto spiegare loro un sacco di cose ma voleva ad ogni costo riportarli nella loro casa e nella sua vita.
Harry invece non sarebbe tornato dagli zii, ormai non aveva più senso, aveva chiesto ed ottenuto il permesso di restare ad Hogwarts, con Piton, mentre il castello veniva ricostruito.
I tre giovani si guardarono ognuno già proiettato nei suoi progetti, con la consapevolezza che erano alla fine dell'adolescenza, se l'era portata via la guerra insieme a molte altre cose.
Hermione guardò verso il castello: "Lui come sta?".
Harry si voltò a sua volta quasi potesse vedere il professore confinato nell'infermeria: "Meglio, ha ripreso conoscenza, non può parlare per via della ferita che sembra sia peggiorata ma è tranquillo. Sembra gli faccia piacere la mia compagnia" concluse con un'alzata di spalle.
"Chi l'avrebbe mai detto..." disse Ron perplesso, "Hai intenzione di restare davvero qui con Lui tutta l'estate?".
Harry guardò gli amici serio: "Lui ha vegliato su di me per sette anni, restare qui e conoscerlo veramente mi sembra il minimo".
Hermione che era rimasta a fissare un punto indefinito del castello si riscosse ed abbracciò l'amico pensando che era un ragazzo meraviglioso, un fratello.
Ron si unì all'abbraccio e dopo pochi istanti si congedarono consapevoli che i tempi del Golden trio erano finiti.

Settembre 1998

Gli studenti si affollavano nel castello per raggiungere le proprie case, voci e risate avevano ripreso il posto che gli spettava di diritto scansando il silenzio e la paura che avevano caratterizzato l'ultimo anno di Hogwarts.
Harry li osservava felice pregustandosi il banchetto di benvenuto che si sarebbe svolto quella sera quando anche gli studenti del primo anno si sarebbero aggiunti agli altri.
Sarebbe stato il suo ultimo banchetto ad Hogwarts, aveva deciso infatti di accettare la proposta che gli aveva fatto il ministero e quindi non avrebbe concluso il settimo anno ma avrebbe iniziato il corso per diventare Auror.
Anche Ron aveva preso la stessa decisione, non riusciva a pensare di vivere ancora fra le mura del castello che gli avrebbero costantemente ricordato la perdita del fratello, era molto cambiato in quei tre mesi, il bambino spensierato ed insicuro aveva lasciato il posto ad un uomo posato e responsabile.
Ancora immerso nei suoi pensieri Harry si diresse verso il cortile, stava aspettando Hermione fin dal mattino ma lei ancora non era arrivata, si erano sentiti poco durante l'estate ed ora aveva un sacco di cose da chiederle e da raccontarle, infatti per lui era stata una stagione piuttosto particolare e ad essere sincero un po' gli dispiaceva che quell'orda di studenti avesse invaso il "loro" castello, suo e di Piton.
All'inizio non era stato facile relazionarsi, il professore era chiuso in se stesso e appena stava un po' meglio lo invitava sempre ad andarsene poi però poco alla volta, con diffidenza aveva aperto uno spiraglio nella sua corazza dandogli la possibilità di instaurare un rapporto che se non si poteva definire di amicizia certo era di confidenza, lo chiamava Harry, le prime volte gli faceva una strana sensazione ma ora ci aveva fatto l'abitudine, si rendeva conto che per una persona che aveva indossato una maschera per una vita intera non doveva essere facile comportarsi in maniera disinvolta coi suoi simili, dopotutto lui aveva un ruolo da difendere.
Eppure Aveva scoperto un uomo coltissimo,estremamente intelligente ed umano, nei giorni 'buoni' avevano girato in lungo e in largo sia il castello che i dintorni e non c'era storia, mito o leggenda che Piton non conoscesse su quei luoghi, discutevano a lungo anche dei nuovi progetti del ministero per limitare le magie oscure e anche se non era d'accordo sul fatto che non terminasse gli studi si era dimostrato un consigliere onesto ed attento.
L'unica cosa di cui con lui non poteva parlare riguardava il passato e di conseguenza i suoi genitori, era un tacito accordo, forse un giorno ci sarebbero arrivati ma ancora non era il momento.
In definitiva era stato un bel periodo e si era sentito più "in famiglia" che se fosse tornato con gli zii.
L'unico motivo di preoccupazione era dovuto alla salute del professore; Si era ripreso completamente, stava bene eppure era capitato senza alcun segno di preavviso che la ferita al collo si riaprisse dando luogo a violente emorragie.
Almeno una volta Harry aveva temuto per la sua vita e né madama Chips né il guaritore che avevano chiamato avevano potuto fare nulla, sostenevano che accadeva per via del veleno, gli episodi si risolvevano sempre spontaneamente ma turbavano molto entrambi anche se tentavano di nasconderselo a vicenda.
Ormai era giunto in cortile quando finalmente vide una cascata di ricci color nocciola che gli si buttava fra le braccia.

 

ANGOLO AUTORE: Ciao, volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto e chi ha lasciato un commento, è la prima volta che pubblico su EFP e spero che continuiate a seguire la storia.

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Capitolo 4
*** 4. Ritrovarsi ***


 

Hermione era allegra, non smetteva un attimo di parlare sopraffatta dalla gioia di poter raccontare che era riuscita ad annullare l'oblivion ai  genitori, gli aveva raccontato tutto ed anche se all'inizio erano sconvolti ed arrabbiati avevano finito per comprendere le sue ragioni e perdonarla, per il momento sarebbero rimasti a vivere in Australia ma contavano di ritrasferirsi nel giro di un anno, era tutto perfetto.

"Con Ron tutto ok?" chiese il ragazzo a bruciapelo.

La strega si fece seria: "No Harry, non è ok per niente. Ci siamo scritti durante l'estate ma...sono arrivata due giorni fa e sono stata alla tana, abbiamo parlato molto e che ti devo dire..." scrollò le spalle, guardandosi intorno nervosamente prima di continuare:"...è tutto uguale ma ogni cosa è cambiata, noi per primi. Credevo di amarlo ma forse era solo l'infatuazione di una ragazzina che è svanita insieme all'adolescenza. Siamo ancora amici ma non c'è storia fra noi" abbassò la testa fissandosi la punta delle scarpe poi si riscosse come per scacciare quel velo di tristezza e gli chiese: "E tu? Del corso per auror so già tutto, me ne ha parlato Ron, ma del resto?! Racconta e cerca di essere dettagliato!".

Lo prese sotto braccio e mentre si avviavano nella sala comune Harry la rese partecipe di tutti i fatti che avevano caratterizzato la sua estate più qualche novità come che la McGranitt sarebbe stata la preside ad interim  per quell'anno, che Lumacorno era diventato capo casa dei serpeverde e che il ritrovato professor Allock sarebbe stato capo casa dei Grifondoro.

"E in tutto ciò Piton che ruolo ricoprirà?" chiese la ragazza perplessa. Harry le spiegò che era stato Piton stesso a fare quelle richieste al ministero, che a tutti i costi lo voleva a capo della scuola con una nomina pubblica in pompa magna per celebrare un eroe di guerra, adducendo la scusa che aveva bisogno di tempo per riprendersi e che riteneva la McGranitt degna e capace di ricoprire quel ruolo.

"E' vero Harry o  c'è dell'altro oltre il problema con la ferita" chiese Hermione interessata mentre entrava in sala comune, Harry le si avvicinò parlando sottovoce: "E' vero e la cosa lo preoccupa più di quanto dia a vedere, poi c'è quell'orribile Skeeter che gli da il tormento per un intervista, ma figurati se lui è il tipo che racconta i fatti suoi e poi secondo me" abbassò ulteriormente la voce: "Vuole riconciliarsi con la sua vecchia vita prima di iniziarne una nuova".

Hermione annuì, era un po' confusa ma anche piuttosto curiosa di incontrare questo nuovo professor Piton che da come le diceva Harry era una piacevole scoperta: "Ma dove sta ora?" chiese, Harry le disse che stava nella torre est, che era rimasta vuota da cent'anni a questa parte, La McGranitt voleva assegnargli una camera per gli ospiti ma lui aveva preferito così, dicendo che sarebbe stato più tranquillo e comodo per organizzarsi un piccolo laboratorio di pozioni ed alla fine lei aveva acconsentito.

"Hermione, a questo proposito avrei una cosa da chiederti" disse Harry cercando di evitare gli occhi della strega che udendo quelle parole si erano assottigliati fino a diventare due fessure mentre incrociava le braccia sul petto. "Io parto domattina, credo di tornare per Natale e forse anche per Halloween e comunque tutte le volte che mi sarà possibile ma tu devi promettermi che lo andrai a trovare ogni giorno e non gli permetterai di isolarsi più del necessario".

Hermione spalancò gli occhi e la bocca in un'espressione che definire esterrefatta era poco: "Non se ne parla! Certo, lo andrò a trovare ma di sicuro non tutti i giorni senza contare che probabilmente neanche lascerà entrare un'insopportabile SO TUTTO IO nei suoi alloggi". Harry le sorrise convinto che alla fine l'amica avrebbe esaudito la sua preghiera.

Quella sera stessa dopo il succulento banchetto, recandosi nelle loro stanze Harry e Ginny camminavano tenendosi per mano mentre Hermione era qualche passo più indietro assorta nei suoi pensieri quando l'amico si arrestò di colpo estraendo dalla giacca un libretto che le porse chiedendole di riportarlo al professore perché lui voleva stare un po' con la sua ragazza prima di dormire. "Puoi renderlo domattina quando andrai a salutarlo" gli rispose scontrosa la strega ma lui la guardò supplicante. "E va bene" sbuffò prendendo il libro e avviandosi verso la torre.

Hermione si malediceva ad ogni scalino che la portava alla torre, ma cosa diavolo le era saltato in mente di accettare? Harry non le aveva chiesto un favore da poco e non si riferiva alla restituzione del libro.

Forza, devo farcela, si ripeteva, dopotutto non è poi la fine del mondo, dopotutto anch'io sono tornata nella stamberga perché VOLEVO SALVARLO ed ora sto a farmi scrupoli per rendergli un libro e scambiarci due parole...e passarci 5' al giorno per sapere se è tutto ok?

Arrivata davanti alla pesante porta di legno scuro sospirò prima di bussare decisa.

"Avanti".

La risposta giunse immediata, la strega deglutì aprendo la porta, una volta dentro dovette strizzare gli occhi per abituarsi alla luce del fuoco che illuminava la stanza creando un netto contrasto con le scale buie che aveva percorso.

Piton si stava alzando da una delle due poltrone poste davanti al camino, posò lentamente il libro che fino a pochi istanti prima stava leggendo e la fissò penetrante per alcuni secondi che a lei parvero ore prima di dire: "Buonasera Signorina Granger. Bentornata. Cosa ti porta qui ad un'ora così tarda?".

Hermione si sentiva la bocca asciutta e il cuore a 1000 ma si sforzò di fare la disinvolta: "Buonasera" disse compita. "Harry mi ha chiesto di renderle questo libro e di dirle che questa sera non verrà, passerà a salutarla domattina prima di partire"...Merlino! Pare che gli sto ripetendo la lezione! Pensò fra sé.

La stava ancora fissando con quegli occhi scuri ed indecifrabili: "Vieni, accomodati"  fece cenno alla poltrona accanto alla sua: "O è troppo tardi e devi tornare nella tua casa..." lasciò la frase in sospeso.

Merda! E ora cosa faccio? Gli dico che non mi va di stare qui, oppure che è tardi e devo andare a nanna? Spostò il peso da una gamba all'altra indecisa Oh, al diavolo, tanto ci devo fare l'abitudine...per Harry...maledizione a lui che ora se ne starà a divertirsi con Ginny!

Accennando un sorriso si accomodò sulla poltrona, Piton la imitò accavallando le gambe, era cortese niente da dire ma si sentiva un po' a disagio in quella situazione, non le era sfuggito che si rivolgeva a lei dandole del tu e razionalmente sapeva che non c'era nulla di strano, dopotutto era un'adulta ormai e a tutti gli effetti lui non era più il suo insegnante senza contare che dopo che lo aveva visto riverso in quel lago di sangue le formalità apparivano piuttosto sciocche.

"Ti devo ringraziare signorina Granger, Harry mi ha raccontato tutto quello che è successo, siete stati molto coraggiosi. Fin troppo audaci ma dopotutto siete dei Grifondoro" terminò con un ghigno che Hermione non gli aveva mai visto, più che un ghigno era quasi l'accenno di un sorriso. Si sforzò di rispondere anche se tutta la situazione le sembrava piuttosto assurda: "Non deve ringraziarmi, l'avrebbe fatto chiunque" si torceva le mani imbarazzata, di scatto di alzò: "Ora...devo andare".

Lui rimase immobile e la seguì con gli occhi, prima che aprisse la porta disse con voce ferma: "Probabilmente l'avrebbe fatto chiunque anche se ho seri dubbi, resta il fatto che l'avete fatto voi. Grazie". La strega lo fissò rapita e prima che se ne rendesse conto si sentì dire: "Ci vediamo domani dopo le lezioni. Buonanotte".

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Capitolo 5
*** 5. Autunno ***


 

Nelle settimane successive alla partenza di Harry, Hermione prese l'abitudine di recarsi ogni pomeriggio dal professore per tener fede alla promessa fatta all'amico fraterno. All'inizio si tratteneva poco, il minimo indispensabile, poi man mano che i giorni passavano le visite si allungavano ogni volta di qualche minuto, chiacchieravano del più e del meno, Piton era piuttosto distante ma sempre cortese, lei quando lo trovava impegnato nella preparazione di qualche pozione si azzardava a fare domande a cui lui a volte rispondeva a volte no, fingendo di non aver sentito.

Un pomeriggio di fine ottobre la giovane strega entrò nella torre come faceva ogni giorno, fuori piovigginava ed era già quasi buio, posò i libri sulla scrivania e scorgendo Piton nel soppalco dove aveva organizzato un piccolo, ma molto attrezzato, laboratorio di pozioni lo raggiunse salendo stancamente le scale, una volta arrivata al tavolo da lavoro vi posò i gomiti passandosi le mani sul viso poi reggendosi la testa rimase in silenzio a guardarlo mentre dosava in un'ampolla piena di polvere rossa del liquido viola.

E' concentratissimo, chissà che pozione è? Ha delle belle mani. Chissà quanto ti hanno ferito prima che diventassi il pipistrello che eri...che eri?!. Si che eri perché adesso sei diverso, sempre inafferrabile ma diverso a volte penso persino di riuscire a sfiorati l'anima ma poi ti ritrai sempre.

Un fumo bianco esplose fuori dall'ampolla ed Hermione si tirò istintivamente indietro strappata ai suoi pensieri mentre Piton le diceva scocciato senza distogliere gli occhi dal fumo: "Signorina Granger mi spieghi cosa vieni a fare qui ogni giorno se ti mette così di cattivo umore?". La ragazza corrugò la fronte pronta a rispondergli per le rime ma in un soffio sbollì, era stanca e aveva una strana sensazione allo stomaco perciò decise di rispondere con sincerità : "Non sono di malumore perché sono qui, anzi, negli ultimi tempi è il momento della giornata che preferisco, qui mi piace, si respira una bella atmosfera, mi piacciono tutti questi libri e mi..." si fermò un paio di secondi per scegliere le parole "...ed è molto interessante vederla lavorare, il problema è che" abbassò lo sguardo.

Piton la stava fissando. Hermione deglutì e continuò: "E' che non mi trovo molto in sintonia con le lezioni, si sono interessanti ma il programma di pozioni non va al di là di qualche filtro e Difesa contro le arti oscure, bhe lasciamo perdere. Quando insegnava lei era un'altra cosa" sperò di non essere arrossita. Lui senza smettere di fissarla disse col suo  tono strascicato: "E ci mancherebbe che non fosse così signorina Granger, non vorrà certo paragonarmi al professor Allock?". Hermione iniziò a ridere divertita e anche lui sorrise.

Ha sorriso, ha sorriso davvero, è la prima volta che lo vedo in sette anni, gli si addolcisce l'espressione e quella ruga in mezzo alla fronte scompare del tutto. Di nuovo fu strappata ai suoi pensieri dal braccio di Piton che le cingeva le spalle per guidarla verso la scala mentre le diceva: "Scendiamo, ti offro un succo di zucca e mi mostri il programma". Mentre si accomodavano sulle due poltrone di fronte al camino,un elfo domestico appariva con un bicchiere che le porse, lei bevve avidamente e poi quasi corse a prendere i libri che aveva lasciato sulla scrivania, temeva che se fosse passato quell'attimo avrebbe perso la sua attenzione, invece lui con modi compassati sfogliò i testi e le spiegò che il ministero aveva semplificato parecchio il programma perché non riteneva necessario tediare gli studenti con incantesimi di difesa troppo complessi visto che riteneva fossero ancora provati dopo la guerra, "Da qui la decisione di riassumere Allock che può solo tediarvi coi suoi racconti" sorrise di nuovo mentre le porgeva i libri sporgendosi dalla poltrona, Hermione rise prendendoglieli dalle mani.

L'orologio a pendolo suonò le sette, la ragazza scattò in piedi: "Devo andare, sono in ritardo per la cena!....Buonasera" camminò decisa verso la porta ma dopo essersi fermata tornò a sedersi di fronte lui e disse in un soffio: "Potrei venire a studiare qui, non la disturberò lo prometto, le chiederò solo qualche chiarimento. Posso?" Ma cosa sto dicendo?  Ora mi butterà fuori a calci come minimo.
Piton alzò un sopracciglio perplesso ma contro ogni previsione acconsentì.

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Capitolo 6
*** 6. Inverno ***


 

Mentre le giornate a Hogwarts si susseguivano apparentemente tutte uguali i caldi colori autunnali lasciarono il posto prima al gelo e poi ed uno spesso manto bianco che quell'anno aveva anticipato il suo arrivo quasi a voler donare il silenzio e la pace su quei luoghi che erano stati teatro di strazio e dolore.
L'ultimo giorno prima delle vacanze natalizie Hermione si alzò presto per sistemare tutte le sue cose prima della partenza, a Londra la aspettavano i suoi genitori venuti appositamente dall'Australia, poi quella sera era in programma il ballo d'inverno e Ginny aveva insistito tanto affinché  passasse la giornata con lei aiutandola a prepararsi perché voleva essere bellissima per il suo innamorato.
Il giorno prima infatti  era arrivato anche Harry che poi avrebbe passato il Natale coi Weasley, quel giorno invece aveva programmato di trascorrerlo con Piton mentre le ragazze si facevano belle.
La giornata passò velocemente e la sera Hermione fece il suo ingresso nella sala grande, fastosamente addobbata per l'occasione, al braccio di Harry insieme a Ginny presero posto al tavolo dei Grifondoro e dopo cena la professoressa McGranitt disse poche sentite parole prima di aprire le danze col professor Lumacormo.
Hermione osservava i compagni danzare fasciata in un abito rosso che le lasciava le spalle scoperte, si sentiva fuori posto, non amava molto le feste.
Quando Harry l'invito' a ballare accettò per pura cortesia, mentre volteggiavano nella sala il mago le chiese:"Che c'è  che non va? Sembri distratta", lei scrollò le spalle ma lui la incalzò:"Non aspettarlo, non verrà".
Lei finse di non capire e lui continuò:"È tutta la sera che ti guardi intorno, non verrà me lo ha detto oggi. Certo che per non volerci andare alla fine te lo sei preso a cuore" scoppiò a ridere vedendola avvampare.
"Harry ma che dici? È solo che oggi non ci sono andata e nei giorni scorsi non mi sembrava molto in forma" abbassò lo sguardo: "Sono solo in pensiero".
Lui la scrutò penetrante: "Allora vai ad assicurarti che stia bene" si fermò e la lasciò,  Hermione sorrise per la prima volta nella serata, baciò l'amico su una guancia e si diresse verso l'uscita.
Raggiunse la sua casa quasi correndo, si voleva cambiare ed era stata di nuovo assalita da quella strana sensazione allo stomaco, in pochi istanti si disfò dell'abito preferendogli dei semplici jeans ed un cardigan pesante poi uscì in tutta fretta per raggiungere la torre.

Salì velocemente le scale e appena giunta davanti alla porta la sentì scattare prima ancora di toccarla, entrò senza fare rumore, la stanza era illuminata solo dal fuoco scoppiettante nel camino, vide il professore in piedi davanti ad esso, di spalle, non indossava il solito frock coat, era in pantaloni e gilet nero con una semplice camicia bianca, Hermione lo fissava rapita Ha una bella figura e un portamento di classe, ed è alto.
"Signorina Granger, non dovresti essere alla festa coi tuoi compagni"  era stato piuttosto brusco ed Hermione sussultò.
E adesso perché usa questo tono?!
Preso coraggio rispose titubante: "La festa mi annoiava e sono passata a salutarla prima di ritirarmi" mentre parlava aveva preso posto sulla 'sua' poltrona, Piton si sedette a sua volta: "Mi hai salutato, ora puoi andare" gli tremava la voce.
Hermione fu percorsa da un brivido c'era qualcosa che non andava, estrasse la bacchetta ed accese tutte le luci nella stanza, solo allora la vide, una piccola macchia rossa che imbrattava il candido colletto bianco espandendosi a vista d'occhio.
Si alzò veloce e lo raggiunse: "Professore sta sanguinando", lui tentò di allontanarla ma lei fu più veloce, gli sbottonò il colletto liberandolo dell'ascot nero che aveva sotto la camicia, rendendosi conto che il foulard era zuppo, dalle due ferite circolari zampillava sangue a fiotti tentò di tamponare come poteva mentre urlava: "Kolby vieni subito" apparve un elfo domestico che fece un passo verso di loro in attesa "Corri a chiamare madama Chips!".
Pohp...era sparito, erano di nuovo soli, Hermione guardava Piton impotente.
"Non avere paura signorina Granger" le sussurrò prima di perdere i sensi.
"No! No! Apri gli occhi, resta con me!" Gli urlò la giovane strega quando ormai lui non poteva più sentirla.
Ti prego, ti prego, non morire, svegliati...è come alla stamberga, perde troppo sangue!
In quel momento si materializzarono madama Chips e la McGranitt...

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Capitolo 7
*** 7. Notte ***


 

Mezzanotte era passata da un pezzo quando Madama Chips uscì dalla stanza del professore. Hermione, la professoressa McGranitt ed Harry avevano atteso nervosamente scambiandosi pochissime parole.
Alla vista dell'infermiera la donna più anziana fu la prima a parlare: "Allora Poppy? Cosa ci puoi dire?", l'altra sospirò prima di rispondere sfiduciata: "Che vuoi che ti dica Minerva? È un episodio simile ai precedenti, non il peggiore ma certo ce ne sono stati di più lievi".
"Ma ora come sta?" Chiese Harry.
"Meglio, è debole ma i precedenti mi fanno sperare che si riprenderà del tutto nel giro di un paio di giorni" decretò madama Chips.
Hermione che fino a quel momento era rimasta in disparte ascoltando in silenzio si avvicinò al gruppetto: "Quando succede cosa si fa per arrestare il sangue?" Involontariamente si guardò le macchie che ancora aveva sugli abiti.
L'infermiera scosse la testa demoralizzata: "In pratica nulla, solo essenza di dittamo e pozione rimpolpasangue. Curiamo il sintomo ma ancora nessuno ha capito il perché questa ferita si apre e poi si rimargina spontaneamente senza motivo apparente".
"Credevo fosse per il veleno" disse la giovane.
"Così crediamo signorina Granger" rispose madama Chips in tono tutt'altro che rassicurante.

Rimasero ancora qualche minuto a discutere, l'infermiera non si fidava a lasciare Piton solo ma doveva tornare in infermeria perché dopo una festa c'era sempre qualche studente da assistere. Si offrì Hermione ed insistette a tal punto che gli altri due non poterono far altro che desistere.

Rimasta sola la strega si ripulì velocemente con un tocco di bacchetta poi si decise ad entrare nella camera.
Anche lì l'unica fonte di luce era il camino, la stanza non era molto grande, arredata con solo un armadio, una cassettiera ed una piccola libreria, al centro troneggiava un letto a baldacchino.
Si avvicinò lentamente finché lo vide, giaceva sul letto coperto con una bella trapunta verde/argento, il volto pallidissimo ma disteso, sembrava sereno.
Hermione trasfigurò una poltrona accanto al letto, si sedette e rimase lì a guardarlo.
Mi hai fatto prendere una paura terribile.
Sentì le lacrime pungere gli occhi prima di vincere l'indecisione e prendergli la mano, era fredda, grande rispetto alla sua, le dita lunghe e affusolate....
Se non fossi venuta cosa sarebbe successo, perché non hai chiamato nessuno, potevi morire...ed io cosa avrei fatto?

*****

Sbatté le palpebre, forse si era addormentata per qualche minuto, senza muoversi stava focalizzando le ultime ore, aveva la testa posata sul letto, i capelli le coprivano il viso e poi si rese conto che la mano di lui stringeva la sua, non era più fredda, la sentiva calda e morbida.
Ormai svegliatasi del tutto rimase ferma a godersi quell'inaspettato contatto, era imbarazzata ma le piaceva e lo desiderava da molto ammise con sé stessa.
Alla fine si raddrizzò sedendosi sul letto avendo cura di non spostare la mano un po' per non svegliare Piton, un po' perché voleva che quel momento durasse il più a lungo possibile.
Lo stava fissando nella penombra quando aprì gli occhi, due pozzi neri e profondi che in quel momento apparivano smarriti, gli sorrise dolcemente.
"Mi dispiace che tu mi abbia visto così" sussurrò Piton con voce roca.
"Non importa, non parlare se ti fa male" la voce rotta dal pianto: "Ho avuto paura che morissi, era come quel giorno alla stamberga anzi peggio..." le lacrime le inondavano il viso: "...non sapevo cosa fare".
Lui con la mano libera le fece una veloce ed impacciata carezza: "Spaventarti era l'ultima cosa che volevo" sussurrò.
Hermione si ricompose, si asciugò gli occhi e chiese: "Da quanto stavi"
Merlino! Gli sto dando del tu come fosse un compagno, deve stare proprio male o a quest'ora mi avrebbe già cruciata!
Ripeté: "Da quanto STAVA così?".
Lui la studiò per un momento prima di rispondere: "Signorina Granger bando alle formalità" sorrise debolmente "mi hai visto al peggio sotto parecchi punti di vista..." fece una pausa prima di continuare: "Comunque era qualche giorno ma erano leggeri sanguinamenti che si risolvevano in un paio d'ore al massimo, fino a stasera".
"Potevi dirmelo" abbassò gli occhi per guardare le loro mani ancora unite.
"Non volevo darti pensiero, dopotutto non è la prima volta e certo non sarà l'ultima" tagliò corto lui.
"Come succede, cosa senti?" Chiese la ragazza.
Piton iniziò ad accarezzarle la mano: "All'improvviso Buio, freddo dentro e poi inizia a scorrere" sospirò "Come quando sono morto".
Hermione sentì due grosse lacrime scenderle mentre lo ascoltava: "Credi che succeda per via del veleno?".
Lui si portò la mano libera alla fronte: "Non lo so, probabilmente si ma credo che nel veleno ci fosse una qualche maledizione oscura".
Hermione nell'udire quelle parole trasalì: "E cosa intendi fare? Cioè, sai come curarti?".
La risposta fu lapidaria: "Ovviamente no. Sto facendo degli esperimenti ma come vedi senza risultato, Nagini è morto, Voldemort anche, non so dove trovare le risposte...o forse non ce ne sono da trovare, il mio destino era di morire quella notte ed avendo sovvertito i suoi piani mi porterò questa condanna per tutto il tempo che mi resta".
Hermione aveva ripreso a piangere: "Non può essere così, non deve, troveremo una soluzione!".
Piton le percorse tutto il palmo con le dita: "Una mano così piccola per una guerriera così coraggiosa. La verità signorina Granger è che non nasciamo tutti sotto la stessa stella, alcuni devono soffrire più di altri" concluse quasi parlando fra sé.
Hermione intrecciò le dita con quelle di lui mentre si asciugava il viso.
Non può essere così! Non lo permetterò! Io non ti lascio solo, non potrei perché...
Chiuse quel pensiero nel suo cuore e rimase a vegliarlo fino all'alba.

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Capitolo 8
*** 8. Primavera ***


La sala grande era gremita di studenti che facevano colazione, Hermione era intenta a ripassare il libro di erbologia per il compito in classe mentre sbocconcellava distrattamente una fetta di pane e marmellata quando nella sala entrarono planando i gufi con la posta, inaspettatamente le cadde davanti una lettera. La strega la fissò per un attimo poi sgranò gli occhi strappando la busta, scorse velocemente le parole, più proseguiva più il cuore le batteva, una volta arrivata infondo ripiego' il foglio in fretta e lo infilò nel libro.

Quel giorno le ore parevano non voler passare mai, erbologia, aritmanzia, pozioni, le lezioni sembravano tutte infinitamente uguali, ogni tanto Hermione guardava fuori l'assolata giornata primaverile e pensava che quella sarebbe stata una serata perfetta per recarsi al confine con la foresta proibita a provare qualche incantesimo, d'inverno dopo cena andavano nella stanza delle necessità ma con l'arrivo della primavera avevano preso l'abitudine di andare fuori all'aperto, o nella zona della foresta o nei pressi del lago nero, Piton aveva così tante cose da insegnare e lei bramava di imparare il più possibile, specialmente gli incantesimi di difesa contro le arti oscure. Però il momento che preferiva era la strada di ritorno al castello, perché se durante l'andata lei gli raccontava delle lezioni della giornata  al ritorno parlavano di loro, delle cose che piacevano a entrambi e a volte quando era particolarmente buio lui con un braccio le cingeva le spalle mentre con l'altro reggeva la bacchetta.

Ma quella sera non sarebbero usciti, doveva dirgli della lettera. Avrebbe voluto correre da lui appena terminate le lezioni ma quel pomeriggio aveva promesso a Ginny di aiutarla a studiare per il compito di pozioni e quindi la giornata le appariva ancora più lunga.

Finalmente  terminata la cena Hermione salutò i compagni e si diresse alla torre, entrò con disinvoltura visto che passava più tempo lì che nella sua stanza, Piton era alla scrivania: "Buonasera".
"Buonasera" la giovane improvvisò un inchino sorridendo, "Devo dirti una cosa importantissima" mentre parlava era andata a sedersi sul bracciolo della sedia di lui che la guardò scocciato ma senza dire nulla, lei non se ne curò e proseguì: "Stamattina è arrivata questa" gli mostrò  la lettera: "Mi hanno accettata per una specializzazione in trasfigurazione e difesa contro le arti oscure a l'academie de magie a Parigi".
Piton trasalì: "Ma è fantastico, un'occasione unica! Non sapevo avessi fatto domanda".
"L'avevo fatta al sesto anno, prima della guerra" spiegò la strega "poi con tutto quello che è successo non ci ho più pensato, credevo fosse andata persa".
"Grazie al cielo no, non c'è nessuno più meritevole di te per frequentare una scuola così prestigiosa, solo i maghi migliori vengono accettati" le disse mentre apriva un cassetto della scrivania, "Volevo farti un regalo e questo mi sembra il momento più adatto" le porse un libro.
Hermione lo prese stupefatta: "Ma questo è...il libro del principe. Dove lo hai trovato?".
"Nella stanza delle necessità una sera che ti aspettavo, ero indeciso su cosa farci ma darlo a te m'è subito parsa l'idea migliore, ora poi, su quel libro ci sono appunti indispensabili riguardanti le magie oscure" disse pacato.
Hermione tentennava: "Non so se posso accettarlo e poi non ho ancora deciso se ci andrò".
Piton si alzò di scatto: "Spero che tu non parli sul serio? Hai studiato tanto, sei la strega più capace che abbia mai conosciuto e questa è  la tua occasione".
La ragazza ripiegò la lettera: "La specializzazione dura tre anni".
Lui strinse le labbra: "Tre anni sono nulla".
"Quindi secondo te devo partire" chiese triste.
"Assolutamente si" fu la risposta freddamente  distaccata.

Si trattenne solo altri pochi minuti poi si congedò e mentre scendeva i bui scalini a spirale aveva una stretta allo stomaco.
Sono una vera stupida, chissà cosa pensavo, forse che fosse triste e dispiaciuto o che mi dicesse di restare, figurarsi! Lui non pensa a me più di quanto io non pensi Lumacorno...
Una volta in camera si buttò sul letto e pianse finché non si addormentò.


 

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Capitolo 9
*** 9. Estate ***


 

25 giugno 1999

Hermione non riusciva quasi a crederci, aveva trascorso ad Hogwarts sette anni della sua vita, uno lo aveva passato a combattere perché quel castello e quello che significava potesse restare tale per le generazioni future, ci era entrata che era ancora una bambina e lì, fra quelle mura aveva conosciuto le persone più importanti della sua vita, aveva imparato ad essere una strega di prim'ordine ed era diventata una donna.
Quel giorno aveva superato i M.A.G.O con i migliori voti, era risultata la prima del suo corso e così la sua vita di studentessa grifondoro a Hogwarts era ufficialmente terminata.

Ripensava a tutto questo mentre si preparava per il ballo di fine anno cui avrebbero partecipato tutti gli studenti che avevano conseguito i M.A.G.O. Ma in cima ai suoi pensieri c'era il momento in cui aveva avuto il risultato degli esami, dopo aver stretto la mano agli insegnanti si era precipitata da Piton, aveva spalancato la porta della torre e gli era letteralmente volata fra le braccia: "Ce l'ho fatta! Ho superato i M.A.G.O con Oltre ogni previsione".
Si era fatta prendere dall'entusiasmo del momento, altrimenti non avrebbe mai trovato il coraggio di abbracciarlo, ma ne valeva la pena,  era bello  sentirsi così vicina a lui, sentire il suo cuore, respirare il suo odore. Non si aspettava nulla ma lui le aveva prima posato una mano sulla schiena e poi le aveva preso il viso tra le mani e sfiorato la fronte con un bacio quasi impercettibile, la guardava negli occhi mentre le diceva: "Non ho mai avuto il minimo dubbio, sei la strega migliore che abbia mai conosciuto, un orgoglio per Hogwarts e...per me".
Hermione era come ipnotizzata, il cuore le scoppiava nel petto, voleva baciare quelle labbra sottili ed invitanti che si trovavano a pochi centimetri da lei ma era paralizzata da quella sensazione che sentiva da tempo ma che mai prima d'ora l'aveva invasa in ogni angolo del suo essere.
Poi l'attimo finì, lui si sciolse dall'abbraccio e le disse noncurante: "Questa sera sarai la stella del ballo" le sorrise: "Se non farai troppo tardi mi farebbe piacere se passassi qui, sempre che tu ne abbia voglia  ovviamente".
La giovane era come stordita, le parole le giungevano ovattate, aveva accettato l'invito meccanicamente  e poi si era congedata.
Ora mentre fissava lo specchio studiava l'immagine che le rimandava,  era quella di una giovane donna coi capelli castani raccolti in un morbido chignon dal quale sfuggiva qualche ricciolo color miele ad incorniciarle il viso, gli occhi ambrati  brillavano e le labbra rosse sembravano disegnate in attesa del bacio del vero amore...sospirò sognante, non le importava nulla della festa, avrebbe fatto una rapida apparizione e poi sarebbe andata da lui, si chiedeva il perché di quell'invito, forse voleva dirle qualcosa di importante...
Sei proprio una sciocca ragazzina, lui non ti dirà mai quello che vuoi sentire, oggi era solo felice per te visto che ti ha guidato negli studi tutto l'anno. Lui ti parla ogni giorno dell'academie a Parigi, non vede l'ora che tu parta perché sei l'orgoglio di Hogwarts e suo, perché qui hai imparato tutto.
Gli occhi le si riempirono di lacrime ma si sforzò di ricacciarle indietro per non rovinare il trucco leggero, respirò un paio di volte profondamente cercando di riempire il vuoto che si sentiva nel petto perché sapeva che il suo cuore non voleva arrendersi alla ragione.


NOTE DELL'AUTORE: Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo questa storia e chi commenta, mi scuso se questo capitoletto è un po' breve ma aggiornerò prima del solito. Buona lettura.

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Capitolo 10
*** 10. Al chiaro di luna ***


 

Quella sera la sala grande era bellissima, tutti i giovani maghi e streghe presenti elegantissimi ed allegri, si respirava gioia e speranza.
Hermione si trattenne per più di un'ora ma alla fine riuscì a defilarsi.
Si presentò davanti alla porta di Piton con ancora addosso il suo abito di taffetà' color carta da zucchero, il corpetto stretto che le lasciava le spalle scoperte e la lunga gonna a pieghe. Entrò senza bussare e notò con piacere che lui l'aveva squadrata per qualche istante compiaciuto prima di accoglierla: "Buonasera signorina Granger" le porse il braccio e la condusse al centro della stanza "la festa non è finita, si sente ancora la musica".
"No no" balbettò la strega: "Ma ho preferito venire qui" si sentiva avvampare.
Lui la guardava con un' espressione indecifrabile, prese da un vassoio due calici di idromele e gliene offrì uno poi alzò il suo: "Alla strega migliore che Hogwarts abbia mai visto".
Bevvero entrambi, Hermione era completamente soggiogata dal fascino che Piton emanava quella sera, le appariva perfetto sotto ogni punto di vista, quando le cinse la vita attirandola a sé e sussurando: "Vieni con me", credette di svenire invece sentì il noto strappo e si smaterializzarono.

Quando aprì gli occhi erano in riva al lago nero, c'era la luna piena nel cielo che illuminava la tiepida serata estiva.
"Ti va di camminare?" Chiese Piton, Hermione annuì e si avviarono in silenzio lungo la sponda del lago.
Proseguivano senza parlare finché lui ruppe il silenzio: "A cosa pensi?".
La strega lo guardò accennando un sorriso: "La verità?...a quella notte in cui ci difendesti dal lupo mannaro davanti al platano picchiatore. La luna era come stasera".
Lui si fermò: "Mi ricordo, anche se mi sembra accaduto in un altra vita".
"Infatti lo era" bisbigliò Hermione prima di decidere di dirgli quello che la tormentava da settimane : "Io non voglio andare a Parigi".
Piton sgranò gli occhi: "Spero che tu non dica sul serio" le disse improvvisamente freddo.
"Sono seria invece" lei sostenne il suo sguardo.
"E si può sapere il motivo per cui getti alle  ortiche il tuo talento?" era diventato sprezzante ora.
"Lo scorso anno il ministero ha offerto un posto anche a me e pensavo di accettarlo" gli spiegò.
"Cosa?" le urlò contro furioso "Tu vuoi sprecare le tue capacità dietro un'insulsa scrivania al ministero! Perché?".
Lei non si fece intimorire, quello era il momento della resa dei conti era stanca di torturarsi l'anima: "Perché non voglio lasciare quello che ho qui".
A Piton si dipinse sul volto un ghigno beffardo: "Ho capito ora. È per quell'idiota di Weasley".
"No. È per te" rispose diretta, calò il silenzio.
"Signorina Granger non capisco a cosa si riferisce" disse, di colpo il suo tono era apatico come quando insegnava "Probabilmente nella sua sciocca testolina da Grifondoro ha immaginato cose inesistenti, mi scuso se ho avuto atteggiamenti che lei ha travisato, ho creduto di potermi comportare come con qualsiasi altro adulto ma evidentemente lei è ancora una ragazzina".
Hermione si sentì montare dentro una rabbia incontrollabile: "Ma cosa dici? Che cosa stai dicendo? Io avrei travisato? Io non ho travisato proprio niente, tu sei stato quanto meno ambiguo. Perché mi hai portato qui stasera?".
"Per una semplice passeggiata" disse impassibile.
In quel momento era tornato ad essere un orribile pipistrello con quella maschera di odiosa sufficienza, come se tutto gli scivolasse addosso.
"La verità è che sei un codardo...Così io mi sarei immaginata tutto?! " era rabbiosa: "Ora me lo proverai!" In una frazione di secondo gli puntò contro la bacchetta spiazzandolo mentre pronunciava "Legilimens".

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Capitolo 11
*** 11. Dichiarazioni ***


Hermione non avrebbe mai voluto arrivare a tanto, contro di lui poi che qualche mese prima dopo una delle sue crisi le aveva confidato le paure che nutriva sugli effetti della maledizione oscura di Nagini che tra le altre  conseguenze comportava il fatto che non riuscisse più ad occlumare, lui che aveva basato la sua vita su quell'arte così complicata ora non riusciva più a praticarla.
Eppure sulla riva del lago era stata travolta dalla rabbia e dalla frustrazione, si era sentita derisa nei suoi sentimenti più profondi e non poteva permettere che lui gettasse via quello che loro erano insieme per un qualcosa che non riusciva a capire.
Perciò aveva deciso di tradire la sua fiducia per guardare in quel cuore che altrimenti lui non le avrebbe mai rivelato.
"Legilimens"

*****
Lei china sui libri nella torre e che ride dopo che lui le dice qualcosa.

******
La notte della festa di Natale mentre dorme lui che le accarezza i ricci prima di prenderle la mano.

*****
Madama Chips che dice affranta: "Severus sono molto preoccupata, non so per quanto tempo puoi continuare così".
Lui che le risponde impassibile: "Fino alla crisi che mi porterà alla morte, lo sappiamo entrambi Poppy".

*****
La lettera da Parigi.
"Tre anni sono nulla".
Lui che con un colpo di mano spazza a terra tutte le ampolle che si trovano sul banco da lavoro mentre dice "QUANTE ALTRE MALEDIZIONI DOVRÒ SOPPORTARE ANCORA!".

*****
Lei che entra nella torre poche ore prima sorridendo.

*****

Si riscosse giusto in tempo per vederlo mentre le si avventava addosso prendendole con una mano il polso e puntandole con l'altra la bacchetta alla gola.
"Come hai osato piccola arrogante Grifondoro. Sei sempre stata troppo brava ma non sai con chi hai a che fare" le sibilava velenoso, era di nuovo il mangiamorte, la spia.
"Lasciami, mi stai facendo male" tentò di divincolarsi la strega ma lui era troppo forte.
"Hai tradito la mia fiducia, ora me la pagherai" affondò di più la bacchetta ma Hermione intuì le sue intenzioni e nonostante il dolore  non cedette: "Davvero vuoi farlo? Vuoi davvero che dimentichi come sei e come stiamo insieme? Severus tu non sei questo, è la paura che ti fa agire così ma non devi aver paura di mostrarti a me. Io ti amo".
Era la prima volta che lo chiamava per nome e pronunciato da lei aveva un suono così dolce.
La pressione della bacchetta si attenuò e si smaterializzarono.

Era affannata quando riaprì gli occhi nella torre, ancora la stretta d'acciaio al polso e la bacchetta che le premeva la gola, lui che la fissava iracondo. Lentamente la stretta si allentò e abbassò la bacchetta: "Vattene!".
Le voltò le spalle, si tolse il frock coat gettandolo su una sedia prima di crollare sulla poltrona davanti al camino piegandosi su sé stesso mentre affondava le mani nei capelli.
Hermione rimase immobile, non aveva intenzione di andarsene: "Non ti lascio solo coi tuoi demoni come hanno fatto gli altri. Hai capito cosa ho detto  prima?".
"Te ne devi andare!" Non si era mosso mentre pronunciava quelle parole.
"No!" Era determinata: "Tu ci tieni a me, lo so. Non pretendo che mi ami, so benissimo di non poter competere con Lily ma chi potrebbe?! Lei sta su un piedistallo ed è inarrivabile, l'hai idealizzata a tal punto da dimenticare che lei non ha visto veramente l'uomo che sei, altrimenti James non avrebbe avuto chances. Io ti vedo invece e ti chiedo solo di darmi la possibilità di amarti" finì con la voce che tremava.
A quel punto lui si alzò,dandole le spalle : "Taci. Tu non sai niente".
"E allora spiegamelo!" Supplicò mentre le prime lacrime le rigavano le guance .
Quando finalmente si voltò lo vide sconfitto, sfinito, la voce incrinata: "Quando mi sono risvegliato in questa seconda vita che forse neanche volevo ho realizzato di non essere più la stessa persona, anche i sentimenti per Lily non erano più gli stessi" fece una pausa, aveva difficoltà a continuare: "Volevo solo stare tranquillo, visto che non ho mai conosciuto la vera serenità ma poi la serenità è diventata il tuo viso, la tua voce, i momenti passati insieme".
Lei si avvicinò ma lui la fermò con una mano: "Ma non è giusto. Ragiona Hermione, io ho tanti più anni di te, un passato pesante che mi porterò per sempre, una maledizione addosso che non so cosa mi riserverà in futuro ma sicuramente nulla di buono. Cosa potrei offrirti?".
Lei cercava di restare calma e di ricacciare le lacrime ma era sopraffatta dalle emozioni: "Io voglio solo stare con te".
"Questo non è possibile, non lo permetterò mai. Tu hai un futuro luminoso davanti a te e cosa più importante non ricambio i tuoi sentimenti" era serio.
"Posso averlo anche con te" la strega aveva la voce rotta dal pianto ma non aveva intenzione di cedere: "Perché vuoi fare il martire a tutti i costi? Hai già perso Lily per motivi che non dipendevano da te, perché vuoi rinunciare a me...anche se non mi ami stiamo bene insieme e poi non credo a una parola di quello che dici, ho visto la tua mente".
"Adesso basta" era spazientito mentre la prendeva per un braccio per trascinarla verso la porta.
Hermione era già disperata quando lui si bloccò, le passò una mano lungo il braccio: "Cos'è questa?" Chiese riferendosi alla sua cicatrice 'mezzosangue'.
La ragazza scrollò le spalle: "Mi hanno preso e portato a villa Malfoy, questo è un ricordo di Bellatrix".
Sul volto di Piton si dipinse un'espressione di dolore: "Ti hanno fatto molto male?".
"Mai come te stasera" lo colpì come una stilettata nel cuore.
In tre passi coprì la distanza fino alla porta trascinandosela dietro, aprì e la spinse sulla soglia rimasero qualche secondo a guardarsi, stava per voltarsi quando all'improvviso cambiò idea: "Al diavolo tutto".
La attirò a sé e la baciò.

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Capitolo 12
*** 12. Attimi ***


 

Era già rassegnata ad aver perso quando si ritrovò fra le sue braccia, rimanendo  stupita della forza di quell'abbraccio, le labbra unite in un bacio lento e dolcissimo.
Aveva da subito avuto l'impressione che fosse un uomo dolce ma quel bacio superava ogni ottimistica aspettativa, quando si staccarono lui con un colpo di bacchetta chiuse la porta e le asciugò il viso baciandole via ogni singola lacrima mentre le apriva finalmente il suo cuore dicendole che lei era la sua amica,la donna che lo abbagliava, che aveva imparato ad amare, di un amore quasi improvviso e inaspettato. Hermione non riusciva a smettere di guardarlo poi con entrambe le mani gli scostò i capelli dal viso e lo avvicinò di nuovo al suo per riassaporare il calore delle sue labbra e la dolcezza della sua lingua.
Rimasero così per un tempo che sembrava infinito, mai stanchi di assaporare il gusto paradisiaco di quell'amore appena dichiarato, quando si staccarono sorridevano entrambi.
"Sono un pazzo, ma non ce l'avrei fatta a lasciarti andare" le affondava le mani nei capelli, levando le forcine che erano servite per lo chignon, per liberare ogni singolo riccio,
Lei si beava al suo tocco delicato. Quando ebbe finito la condusse davanti al camino che accese con un tocco di bacchetta e trasfigurò un divano, dopo essersi accomodati la attirò di nuovo a sé e le posò un tenero bacio sulla fronte: "Sei il mio tesoro".
Hermione non riusciva a credere a quello che stava accadendo: "Dimmi che non sto sognando e che non mi hai fatto un incantesimo" si sentì piuttosto sciocca.
Severus scoppiò a ridere: "No è tutto vero, sei tu che mi hai fatto un incantesimo",la baciò di nuovo ma poi le disse serio: "Dobbiamo parlare".
Lei annuì: "Ti ascolto" disse posandogli la testa sul petto, voleva sentire il suo cuore che batteva per lei.
"Hermione i miei sentimenti sono sinceri ma quello che è il mio pensiero non cambia. Tu devi partire, è un'occasione che non capita a tutti. Lo so che ora è l'ultima cosa che vuoi ma ti chiedo di farlo per me" la baciò fra i capelli "Io ti amo e proprio per questo voglio il tuo bene e tu ora meriti di vivere, fare esperienze, non rinchiuderti in questo vecchio castello a farmi da infermiera. Se rinunci a questa occasione un giorno potresti rimpiangerlo" terminò con un sospiro.
Lei sentiva che il suo cuore aveva accelerato mentre le parlava, capiva quanto gli costavano quelle parole, stranamente si sentiva tranquilla, in pace, rifletté prima di parlare: "Capisco perfettamente. Razionalmente so che hai ragione dopotutto entrare in una scuola così prestigiosa è stato il mio sogno fin da quando ho scoperto di appartenere al mondo magico ma d'altra parte se me ne vado per tre anni che ne sarà di noi?".
"Non lo so" rispose lui con una sincerità disarmante: "Sapevo che era un errore  dichiararmi, se non lo avessi fatto ti sarebbe stato più facile partire ma...non so cosa mi è preso" terminò in tono di scusa.
Lei lo guardò e gli prese le mani: "Invece hai fatto benissimo, ero disperata, credevo non ti importasse nulla di me e poi comunque  avevo già visto tutto" sorrise colpevole.
"Quello non lo dovevi fare" era serio.
Hermione lo baciò velocemente poi il suo sguardo si fece preoccupato: "Ho visto che parlavi con madama Chips. Mi nascondi qualcosa vero".
Severus scosse la testa e tentò di baciarla ma lei si ritrasse,gli sbottonò la camicia e sciolse l'ascot nero che portava sempre al collo, vide una vistosa medicazione con qualche piccola macchia di sangue scuro, corrugò la fronte: "Dimmi la verità, altrimenti non potrò andarmene tranquilla".
Aveva toccato il tasto giusto per farlo capitolare.
"C'è poco da dire, grosso modo sai tutto. Dopo Natale non ho più avuto crisi così violente, cose di poco conto. Però è un paio di mesi che perdo sangue quotidianamente, è sopportabile comunque" si strinse nelle spalle.
Hermione sgranò gli occhi: "Devi trovare una soluzione!".
"Ci sto lavorando ma non è semplice" rispose perentorio: "Anche per questo preferivo evitare di espormi, non ho nulla da darti in questo momento, solo questi pochi istanti di pseudo felicità" si alzò guardandosi intorno: "Fra cinque giorni Minerva annuncerà la sua decisione di ritirarsi a vita privata e verrò ufficialmente insignito della carica di preside di Hogwards e anche questo posto sarà un ricordo".
Hermione lo raggiunse e lo abbracciò: "Non importa, mi basta sapere che mi ami e che tu stia bene".
Lui aspirava il profumo dei sui capelli: "Di questo non devi dubitare e ti prometto che farò di tutto per trovare una contromaledizione. Se fra tre anni poi deciderai di tornare mi troverai qui ad aspettarti” concluse studiando la sua espressione prima di chiedere timidamente “Quindi partirai?"
Hermione annuì: “Ma tornerò, non dubitarne”. "È la scelta giusta" le sussurrò prima di baciarla di nuovo.

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Capitolo 13
*** 13. Grimmauld Place ***


Hermione sembrava una normalissima ragazza babbana mentre a piedi con Jeans, camicia bianca e un trolley in mano attraversava le vie di Londra, avrebbe potuto trasfigurarsi o usare la metropolvere ma aveva preferito prendere la metropolitana e poi camminare, le piaceva l'idea di passeggiare fra la gente in un pomeriggio estivo e pensare con il sottofondo dei rumori e dei colori  di una città che stava sbocciando all'estate.
Arrivata davanti a Grimmauld Place aspettò che apparisse il numero 12 e suonò il campanello, era tutto così normale ora che non c'era più la minaccia del signore oscuro, sorrise tra sé mentre Kreacher apriva la porta, lei lo salutò cordiale mentre lui grugnì qualcosa per invitarla ad entrare e poi scomparve lungo il corridoio.
Mentre si guardava intorno sentì dei passi veloci lungo le scale, apparve Harry che la abbracciò felice: "Herm che fine hai fatto? Ti aspettavo ieri, ero un po' in pensiero".
Caro Harry.
"Mi dispiace, ma avevo delle cose da sbrigare" si scusò la strega: "Sei solo?".
Il ragazzo annuì mentre la conduceva al piano di sopra per mostrarle la sua stanza.

Dopo aver cenato, quando Kreacher si congedò si ritirarono in salotto a chiacchierare, le finestre erano aperte e la stanza era invasa dall'aria tiepida dell'estate londinese.
Risero raccontando aneddoti dei tempi della scuola e parlarono dei loro progetti per il futuro finché non calò il silenzio.
"Hermione mi mancherai" disse Harry, lei sorrise triste,"È sempre stato il tuo sogno eppure ora non mi sembri felice di partire" sentenziò il ragazzo.
Hermione sospirò stringendosi le ginocchia al petto: "Sono felice invece per questa opportunità , solo che partendo ho paura di perdere quello che ho qui...sempre che non lo abbia già perso".
Harry la squadrò qualche minuto: "Hai saputo di Ron, mi dispiace".
"Ron? Perché, che gli è successo?" Chiese interessata.
Il mago era confuso: "Sì...beh niente, sta uscendo con una ragazza che fa la segreteria al ministero. Sembra una cosa seria" concluse impacciato.
"Oh! Bene, sono contenta per lui. Lei com'è?  Carina?" Era curiosa.
"Sì, carina, si chiama Allyson".
"Bene, sono felice per loro" ripeté  banalmente  Hermione.
"Qualcosa mi dice che non è per Ron che non vorresti partire" disse Harry sospettoso.
"No infatti, non è per Ron. È per un'altra persona" era titubante ma decise di essere sincera: "Mi sono innamorata e andare a Parigi per tre anni non è proprio quello che vorrei".
"Uuuhhhh!" Il ragazzo era sorpreso: "Per parlare così deve essere una cosa importante. Lui chi è, lo conosco?".
"Lo conosci" arrossì.
Harry era entusiasta mentre formulava ipotesi una più assurda dell'altra ma Hermione non sorrideva e alla fine anche lui divenne serio.
"Hermione, non mi dire..." tolse gli occhiali stropicciandosi gli occhi.
"Per te è un problema?" Chiese la ragazza.
Lui si alzò iniziando a camminare nervosamente per la stanza: "Certo che no, forse si. Herm non lo so, insomma lui è Piton, per quanto lo stimi non credo che potrebbe mai ricambiare i tuoi sentimenti, sappiamo entrambi che non ha mai dimenticato mia madre senza contare che è un uomo tormentato, tu invece sei una ragazza vitale, allegra...".
Le parole si persero mentre lei scandiva lentamente: "Mi ama anche lui".
Harry ammutolì lasciandosi cadere sul divano, nella stanza entravano i rumori della strada, qualcuno rideva in lontananza: "E come lo sai" chiese ingenuamente.
Hermione volse gli occhi al cielo: "Me lo ha detto, mi ha baciata,...".
"Hermione, basta, non entrare nei particolari. Mi imbarazza abbastanza questa cosa", ispirò prima di continuare: "Lui non vuole che tu parta?" Chiese timidamente.
"No anzi è lui che mi ha convinto, dice che è la cosa giusta per me" era triste.
Il ragazzo le si avvicinò: "Ha ragione, non devi rinunciare a questa opportunità".
Una lacrima scese lungo la guancia della giovane: "Mi manca Harry, siamo stati insieme solo pochi giorni ma già sento la sua mancanza, non ha voluto vincolarmi mi ha detto che lui sarà lì ad aspettarmi ma nel frattempo io devo fare esperienze, vivere la mia vita ma io ho paura di perderlo".
Il mago la strinse a sé: "Se è vero amore vi ritroverete, non devi temere. Lui poi è una persona di profondi sentimenti, è rimasto fedele a mia madre per tutta la vita vuoi che non resti fedele a te per tre miseri anni" terminò con un sorriso per stemperare la tensione. 
Lei gli diede un colpo sul petto: "Ne sei sicuro?".
"Certo" disse convinto stringendola più forte.

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Capitolo 14
*** 14. Riflessioni ***


 

 HERMIONE

Parigi, giugno 2002

Strizzò gli occhi prima di tirarsi le coperte fin sopra la testa per proteggersi dalla luce del sole che filtrava dalla finestra.
Si girò un paio di volte pigramente nel letto prima di decidersi ad alzarsi.
Spalancò le persiane ispirando l'aria frizzante lasciata dal temporale della notte appena trascorsa, si preparò un caffè e decise di sorseggiarlo al piccolo scrittoio di mogano guardandosi intorno pensierosa, la stanza era decisamente disordinata, libri sparsi ovunque, abiti sulle uniche quattro sedie che possedeva, scatole aperte sul pavimento e sul tavolo che aveva usato ben poche volte per consumare i pasti.
Lo sguardo le cadde sulle due lettere aperte che si trovavano sullo scrittoio, volontariamente lo distolse infastidita  e tornò a scrutare la stanza.
Le piaceva quella stanza, lì si sentiva in pace era un mondo a parte dove chiudeva fuori tutti i problemi ed i pensieri spiacevoli, ma non era sempre stato così, all'inizio rappresentava la solitudine e la lontananza da tutti quelli che amava ma poi era diventato tutto frenetico e non c'era più stato tempo per deprimersi.
Le lezioni erano molto interessanti ma più impegnative di come si aspettava e visto che lei voleva sempre dare il massimo studiava come una forsennata e si esercitava ogni volta che poteva, i risultati di tanto impegno non tardarono ad arrivare infatti dopo il primo quadrimestre era la prima dei corsi che seguiva.
Da lì in poi le cose iniziarono ad andare decisamente meglio, si era un po' rilassata, aveva iniziato a farsi degli amici e un giorno aveva conosciuto Gregor Von Holstein.
Occhi azzurri, capelli biondi, era il discendente di una nobile famiglia tedesca di maghi purosangue, i suoi antenati erano tutti medimaghi molto stimati, dei luminari e lui era a Parigi per un corso di specializzazione in pozioni.
Si erano conosciuti durante un convegno organizzato dall'academie ed avevano iniziato a frequentarsi e a studiare insieme.
Alla fine del primo anno con altri due studenti erano stati selezionati per partecipare ad uno stage estivo all'accademia di magia di Salem e lì in America la loro amicizia si era ulteriormente rinsaldata.
L'estate precedente di ritorno dall'Australia lo aveva raggiunto nella tenuta della sua famiglia nella foresta nera e aveva conosciuto i genitori ed i fratelli.
Gregor era un ragazzo decisamente fuori dal comune, molto colto, studioso, pieno di ideali, un altruista di natura ma sapeva essere anche divertente e poi era sempre stralunato, perso fra le pagine dei suoi libri.
Hermione era serena con lui, la faceva ridere, era stato un degno sostituto di Harry e Ron ed ora che i corsi erano finiti le dispiaceva non poco l'idea di lasciarlo, Gregor infatti sarebbe rimasto a Parigi per approfondire ulteriormente la sua specializzazione mentre lei....
Ed ecco ritornarle prepotentemente davanti agli occhi le due lettere.
Una proveniva dall'Accademia di Beauxbatons, ed era in risposta ad una lettera che lei stessa aveva inviato poche settimane prima, dove le comunicavano che avrebbero avuto il piacere di riceverla per sostenere un colloquio per la cattedra di Trasfigurazione, attendevano conferma.
L'altra, consegnata appena un giorno prima da un gufo nero come la pece, era poco più di un biglietto scritto sulla carta ufficiale di Hogwarts e riportava le seguenti parole:

Ti aspetto domani sera al tramonto a Pont Alexander.
Ti devo parlare di una cosa importante per Hogwarts.
Ti aspetterò tutta la notte.
S.

Sospirò e bevve un sorso di caffè ormai freddo, ha risposto si e no a due o tre lettere in tre anni ed ora se ne esce come se nulla fosse con una richiesta del genere, praticamente senza preavviso come se io nel frattempo non avessi avuto una vita. Ah ma certo, dovrei accorrere ad occhi chiusi perché è per Hogwarts, come se mi importasse!
Forse importa a lui, certo non a me.
Per quanto mi riguarda su quel ponte ci può passare tutte le notti da qui alla fine del mondo.
Si ravvivo' i capelli con le mani, ma cosa dico? Chi voglio prendere in giro, Quando ho visto quella S. Mi si è fermato il cuore, non vedo l'ora che arrivi il tramonto per vederlo, per capire cosa provo. Ero convinta che i sentimenti si fossero sopiti, ora la convinzione è un po' meno radicata, lo voglio vedere. So che sta facendo grandi cose da quando è preside ma so anche che ha passato dei brutti momenti...e non mi ha fatto sapere nulla, mi ha completamente escluso dalla sua vita.
Si alzò e buttò la tazza nel lavello, voleva mantenersi occupata affinché il tramonto giungesse prima.

 

 SEVERUS

Hogwarts, giugno 2002

Aveva la scrivania invasa di pergamene, scartoffie e burocrazia ovunque.
Dirigere una scuola come Hogwarts non era certo una passeggiata considerando che quando aveva assunto ufficialmente la carica di preside si era trovato di fronte ad una situazione quanto meno complicata, i precedenti erano stati infatti anni turbolenti a causa della guerra e durante il suo anno sabbatico Minerva aveva fatto l'indispensabile affinché la scuola funzionasse ma c'erano parecchie direttive del ministero da affinare, innovazioni che lui personalmente voleva introdurre, insomma una mole di lavoro immane.
Aveva dedicato gli ultimi tre anni a preparare le basi per una scuola di magia e stregoneria tutta nuova,
Proprio per questo motivo si era deciso a spedire quella lettera alla Granger, la voleva come nuova insegnante di difesa contro le arti oscure, aveva tutte le carte in regola era stata una scelta azzeccata insistere per farla studiare all'estero, si era distinta come era prevedibile ed ora era il meglio a cui il corpo docenti di Hogwarts poteva aspirare, appoggiò la penna nel calamaio.
Frottole! Le ho scritto perché mi manca terribilmente, non mi sono pentito delle decisioni che ho preso per il suo bene e sono felice per le opportunità che ha avuto, mi ha reso ancora più  orgoglioso di lei.
Quando "La gazzetta del Profeta" ha pubblicato quel trafiletto che annunciava che era stata selezionata per andare all'accademia di Salem è stato uno dei momenti più felici della mia vita ma vederla in quella foto con accanto quel ragazzo che la stringeva...quanto ha fatto male.
E continua a farne, sapere che si frequentano è un tarlo costante nella mente e nel cuore eppure ho scelto io per entrambi e ammetto che lui sarebbe il compagno perfetto per lei, ma questo mio cuore troppe volte ferito non si vuole arrendere, questa volta non si rassegna a chiudersi tutto dentro e guardare da lontano, anche se sarebbe giusto farlo perché non la merito, perché in fondo resto sempre il serpeverde, l'orribile pipistrello dei sotterranei, solo lei ha visto del buono in me probabilmente accecata dall'amore ma io sono stato capace solo di allontanarla, deluderla e tradirla seguendo ancora una volta la parte peggiore di me.
Quello stupido ritaglio di giornale che mi ostino a conservare mi ricorda perennemente che per quanto mi credessi cambiato non sono stato in grado di dominare la rabbia, l'invidia e la frustrazione che ancora alberga in me.  
Eppure la mia parte migliore, quella che sono stato costretto a celare per anni e che il suo amore sincero ha risvegliato non mi dà pace,
La rivoglio qui, accanto a me anche solo come collega, non riesco a pensare di vivere il tempo che mi resta senza vedere ancora i suoi occhi color ambra, il suo dolce sorriso e sentire la sua voce armoniosa e la sua risata argentina...
Probabilmente non vorrà neanche ascoltarmi, non posso competere con la meravigliosa vita che avrà ora con quel Von Holstein ma voglio almeno tentare, perché in questa vita non riesco a controllare il mio cuore come vorrei o come sarebbe saggio.

Sistemò le pergamene, si alzò e si mise il mantello, aveva appuntamento al ministero dove l'attendeva la passaporta, destinazione Parigi.

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Capitolo 15
*** 15. Pont Alexander ***


POV Severus

Arrivai a Pont Alexander  all'imbrunire.
Mi fermai circa a metà ponte, sotto uno dei lampioni a guardare la Senna che scorreva placida, l'aria era tiepida e vi aleggiava un aroma dolciastro, qualche gradino in pietra portava sul lungofiume dove alcune persone passeggiavano tranquille e i barconi ormeggiati ondeggiavano sull'acqua.
Mentre il mio sguardo si perdeva nel panorama circostanze fui pervaso da una sensazione di quiete che mi convinse che sarebbe andato tutto bene.
Nell'istante in cui si accesero i lampioni che illuminarono il ponte, la vidi.
Avanzava senza fretta, indossava un vestito leggero a fiori ed un giubbino di jeans, con quelle semplici ballerine ai piedi sembrava volteggiare verso di me.
Mi accorsi subito che era molto cambiata, più alta, più sofisticata, gli indomabili ricci si erano tramutati in morbidi boccoli color nocciola con striature di miele, era più bella di come la ricordassi, era diventata una donna e un fremito mi fece desiderare che scegliesse di diventare la mia donna.
Camminava assorta nei sui pensieri o almeno così pensavo vedendo la lentezza con cui mi raggiungeva.

POV Hermione

Dopo essermi trascinata per tutta la giornata faccende che non avevo portato a termine verso le 5 iniziai a prepararmi, feci una rapida doccia ed indossai i vestiti che avevo scelto  già la sera prima quando ancora fingevo di avere dei dubbi su quell'incontro.
Uscii col dubbio di essere o troppo in anticipo o troppo in ritardo dopotutto “al tramonto” era un lasso di tempo piuttosto vago, perciò accellarai e diminuii l'andatura seguendo ciò che mi diceva la miriade di pensieri  che si susseguiva nella mia testa.
Giunsi al ponte al tramonto, mi accorsi che il cielo si era tinto di rosa e Parigi mi sembrò un posto incantato.
Mi fermai qualche minuto perché volevo far  diminuire i battiti del cuore ma con scarsi risultati quindi mi incamminai, ero quasi a metà ponte quando lo scorsi e rallentai fino al punto di fermarmi,era sul mio stesso marciapiede, aveva appoggiato il frock coat al parapetto dov'era appoggiato lui stesso a scrutare il panorama, aveva le maniche della camicia ripiegate fino al gomito.
Quando si accesero i lampioni si raddrizzò su sé stesso, si voltò e mi vide.
Mentre lo raggiungevo lentamente notai che non era cambiato molto tranne forse per i capelli che non ricordavo così lunghi e per il viso che mi sembrava più affilato nel suo pallore.
Gli occhi invece erano gli stessi, cupi, profondi e pieni di quella dolcezza che solo io riuscivo a scorgere.

*****

Si ritrovarono l'uno di fronte all'altra.
"Buonasera signorina Granger" disse Piton formale.
Hermione si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, piegò la testa da un lato e disse semplicemente: "Ciao Severus".
Un attimo dopo erano abbracciati, dimentichi di tutte le parole che avevano immaginato di dirsi, le loro bocche si ritrovarono senza bisogno di parole.
Si baciarono per lunghi minuti, sotto un lampione e quel momento fu solo loro. Si smaterializzarono per aprire gli occhi nella stanza della strega illuminata solo dalla luce della luna e delle stelle.
"Perché non sei venuto prima" chiese Hermione con gli  occhi velati di lacrime.
"Avevo paura" rispose Severus, gli brillavano gli occhi: "Avevo così paura di perderti che preferivo rinunciare a te. Ma non ce l'ho fatta, ti amo troppo" ,Hermione si strinse a lui e restarono lì, ebbri di felicità.
Severus aspirava il profumo dolce dei suoi capelli, della sua pelle, la baciò di nuovo, un bacio lento colmo di tutto lo struggimento che aveva provato per tanto tempo e della gioia per essersi ritrovati.
Rimasero entrambi senza respiro, attanagliati da una sensazione fortissima, non avevano mai provato un desiderio così  intenso.
Si adagiarono sul letto e ricominciarono a baciarsi, poi Severus si allungò dolcemente sopra di lei ed Hermione senza quasi accorgersene iniziò a slacciargli i bottoni della camicia: desiderava sentire il contatto con la sua pelle, sfiorarla con le labbra.
Quando rimase a petto nudo gli slacciò l'ascot e vide la medicazione al collo, la sfiorò con le dita, lo sguardo interrogativo: "Questo momento è solo nostro, il buio deve restare fuori" le sussurrò lui con voce roca mentre faceva uscire dalle asole i bottoncini del suo vestito con la stessa maestria con cui sminuzzava gli ingredienti di una pozione, un attimo dopo aveva i suoi seni fra le mani e si chinava a baciarli.   
Hermione si lasciò sfuggire un gemito.
"Vuoi fermarti?" Le domandò.
Lei distolse per un attimo lo sguardo.
"Ascoltami, non dobbiamo fare niente che tu non voglia".
"Sapessi quanto ti amo Severus, ti desidero" era timorosa "È la prima volta" disse quasi in tono di scusa.
Lui sorrise compiaciuto: "Anche per me con una donna che amo. Impareremo insieme".
La baciò di nuovo poi le tolse con delicatezza gli altri indumenti e si spogliò a sua volta.
Erano sdraiati sul letto, gli abiti gettati sul pavimento. Severus accarezzava quel corpo stupendo con gesti dolci e la baciava assaporando il contatto con la sua pelle e i gemiti che le sfuggivano sotto le sue labbra e le sue dita. Quando entrò in lei Hermione lo stava baciando, e avvertì dolore solo per un attimo poi gli si abbandonò totalmente. Severus capì per la prima volta il vero significato della parola amore, lasciandosi travolgere dalla passione e quasi si spaventò sentendosi scomparire dentro di lei mentre la sua anima si fondeva con quella di Hermione e il suo corpo si struggeva nel possederla.
Fecero l'amore a lungo e quando fu tutto finito rimasero immobili, svuotati, appagati.
Fu Severus il primo a parlare: "Ti amo" le bisbigliò fra i capelli con dolcezza infinita poi la coprì con il lenzuolo, lei che si stava addormentato gli sorrise, mai in tutta la sua vita era stata così felice, ora finalmente gli apparteneva.


ANGOLO AUTORE: Piccola precisazione per la trasparenza: per l'incontro sul ponte mi sono ispirata al ricongiungimento dei protagonisti di "Un incontro a Parigi". Ringrazio di nuovo tutti quelli che leggono, commentano e hanno inserito la storia fra le seguite/preferite.

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Capitolo 16
*** 16. Ritorno a casa ***


 

La mattina seguente appena svegli Severus avrebbe voluto farla ancora sua ma temeva di farle male, invece fu Hermione a cercarlo e bastarono pochi attimi perché si ritrovassero e si abbandonassero insieme ad  un piacere sublime. 
Dopo l'amore Hermione si alzò velocemente spalancando la finestra e la stanza venne inondata dalla luce del sole che splendeva alto nel cielo, poi tornò a letto ranicchiandosi contro l'uomo che amava, gli sorrise carezzandogli il viso ruvido: "Mi piaci con un ombra di barba, tutto arruffato" .
Lui si decise ad aprire gli occhi: "Tu sei bellissima" disse posandole un bacio sulla fronte.
"Ancora non mi hai detto perché volevi incontrarmi, non credo per questo oppure si?" rise di nuovo.
"Signorina Granger avevo una cosa molto importante da dirti oltre ovviamente al fatto che ti amo" accennò una smorfia divertita poi si mise a sedere sistemando i cuscini, Hermione posò la testa sul suo petto, lui le circondò e spalle e le loro mani iniziarono a giocherellare fra loro.
"Vorrei che tu tornassi ad Hogwarts come insegnante di difesa contro le arti oscure".
La strega si irrigidi' "Dici sul serio? E Allock?".
"Sto sistemando parecchie cose e sai benissimo che Allock è sempre stato un disastro e dopo quel piccolo incidente è peggiorato ulteriormente fin’ora è rimasto perché impostomi ma ora che il ministero ha finalmente accettato il programma di insegnamento che gli ho presentato voglio una persona all'altezza" aveva un tono molto professionale ora.
Hermione rifletté qualche minuto: "Sono perplessa, io non ho mai insegnato e se accettassi il nostro rapporto quale sarebbe? ".
"Guardami" era tremendamente serio adesso : "Se decidi di insegnare devi pur iniziare da qualche parte. Per quanto riguarda noi ti chiedo solo un po' di discrezione all'inizio poi pian piano renderemo pubblica la cosa".
Lei annuì: "Quindi vuoi renderla pubblica" sorrideva, gli occhi le brillavano.
Lui rimase serio: "Hermione, questo per me non è un gioco. Ho già sprecato una vita, questa è l'unica altra possibilità che ho".
Lei gli buttò le braccia al collo ripetendogli che l'amava finché anche sul volto di lui si dipinse un sorriso.
Quella sera si separarono a malincuore  ma serenamente perché quella sarebbe stata l'ultima volta.

Hermione ispezionò con gli occhi la stanza vuota prima di andare ad affacciarsi alla finestra per godere di quella vista un'ultima volta, affiancò Gregor, immobile, lo sguardo perso nel vuoto.
"Non c'è possibilità che cambi idea" chiese il ragazzo.
La strega lo prese sottobraccio: "No, te l'ho già detto. Ho voglia di tornare a casa".
"Chissà perché mi ero illuso che restassi in Francia" sembrava parlasse a sé stesso: "Avrei dovuto dedicarti più tempo, invece come uno stupido mi perdo sempre dietro ai libri, il problema è che probabilmente sono troppo ambizioso".
La strega scosse la testa: "Ma che dici? Tu sei uno dei migliori amici che abbia mai avuto e diventerai il migliore medimago del mondo magico".
"Mmmh. Ma intanto ti ho persa" si voltò a guardarla: "C'è qualcuno che ti aspetta a casa, c'è sempre stato vero?".
Lei annuì: "Ma ti prometto che ci rivedremo".
"Ci puoi contare, io per te ci sarò sempre" le sorrise e i loro sguardi si persero di nuovo nelle luci di Parigi. 

Hermione si materializzò a Hogsmead in un assolato pomeriggio di fine agosto, era abbronzata, rilassata e felice. Aveva deciso di raggiungere il castello a piedi per godersi il panorama e re immergersi nell'atmosfera fatata che ai suoi occhi aveva sempre caratterizzato quei luoghi.
Era impaziente di rivedere Severus ma stava mettendo a punto l'atteggiamento che avrebbe avuto di fronte a lui come preside di Hogwarts, sorrideva fra sé e fantasticava, giunse al castello senza quasi accorgersene.
Una volta arrivata attraversò il cortile esterno entrando nell'atrio insolitamente silenzioso.
Non c'è anima viva, entrarci da insegnante è parecchio diverso che entrarci da studente in mezzo a un caos di ragazzi, bauli e animali di vario genere.
Decise di andare nella sala grande, socchiuse l'enorme portone ed entrò, al tavolo dei professori scorse un paio di persone che non riconobbe, decise di avvicinarsi.
L'uomo che era seduto alla destra del tavolo con una pila di libri accanto sollevò la testa udendo dei passi, si alzò senza indugi e le corse incontro "Hermione!".
Le strega esitò un attimo prima di imitarlo: "Neville! Sei proprio tu".
Si abbracciarono allegri iniziando a parlarsi uno sopra l'altro entusiasti come ragazzini che si ritrovano dopo una lunga vacanza.
Un secco colpo di tosse li riportò all'ordine facendoli voltare verso l'uomo che era al tavolo.
"Quello è Percival Sorenson, insegna Aritmanzia ed è capo casa di Tassorosso" bisbigliò Neville: "Vieni, ti presento".
Hermione lo seguì e si prestò agli inevitabili convenevoli che sapeva si sarebbero susseguiti anche nei giorni a venire.
Quando si ritrovò sola col vecchio amico, ora insegnante di Erbologia si fece fare un veloce ragguaglio della situazione scoprendo che degli insegnanti che conosceva erano rimasti solo Vitious e la Cooman, gli altri o erano andati in pensione o avevano deciso di ritirarsi dall'insegnamento, la guerra aveva sconvolto parecchi equilibri.
In definitiva comunque Neville era piuttosto entusiasta di come era gestita la scuola e riconobbe che Piton era un preside preparato, innovativo ed appassionato: "Devo ammettere che il pipistrello mi ha sorpreso, lo scorso anno quando mi ha convocato per offrirmi la cattedra mi ha persino elogiato per aver ucciso Nagini dicendomi che sono un degno Grifondoro. Io resto a disagio dovendoci parlare ma ammetto che è in gamba" era arrossito mentre parlava.
Hermione sorrise guardandosi intorno impaziente: "Direi che ora dovrei andarci a parlare, per dirgli che sono arrivata no?".
"Mmmh..." il mago fece una smorfia: "Non oggi".
La strega corrugò la fronte.
"Harrington, il nuovo custode dice che è stato al San Mungo...da quando sono qui ha avuto parecchie crisi" le disse confidenziale.
Hermione fu percorsa da un brivido e impallidì.
"Tutto bene Herm?" Chiese Neville.
Cercò di controllarsi: "Si. Ma ora dov'è?".
Lui scrollò le spalle: " Qui, nelle sue stanze credo. Ma non riuscirai a parlarci perché...." le parole si persero, Hermione era già uscita correndo dalla sala.

Arrivò davanti all'ufficio che era stato di Albus Silente, 'Sorbetto al limone' pronunciò senza indugi, non accadde nulla.
Sei una stupida, Severus ti pare il tipo che usa una parola d'ordine del genere? Pensa, pensa...
Camminò nervosamente per una decina di minuti prima di tentare : "Principe Mezzosangue", il gargoyle girò rivelando la porta e lei vi si fiondò dentro, ma dietro la grande scrivania c'era una donna che scattò in piedi puntandole contro la bacchetta.
Hermione istintivamente alzò le mani impreparata.
Quella si avvicinò guardinga, due fessure al posto degli occhi, portava un tailleur nero ed una camicetta verde smeraldo, i capelli rossi e ondulati le incorniciavano i lineamenti raffinati e le labbra carnose, giunta a pochi passi da Hermione abbassò la bacchetta rivelando due enormi occhi smeraldo: "Non le hanno insegnato le buone maniere nelle file dei Grifondoro? Questo è l'ufficio del preside e si bussa prima di entrare, in generale si bussa ovunque prima di entrare, professoressa Granger giusto?" Sibillo' sarcastica.
Hermione sentì montare in ogni fibra del suo essere un istintivo moto di antipatia misto a vero e proprio odio, certo non timore: "Mi devo scusare, non l'ho imparato probabilmente come del resto lei fra i serpeverde non ha imparato a presentarsi".
Abbassò la bacchetta e si sistemo' la giacca prima sfoderare un falsissimo sorriso di circostanza mentre tendeva la mano: "Priscilla Arnois, vice preside, capocasa Serpeverde e insegnante di pozioni".
Basta così o hai altri titoli da esibire, brutta strega!
Hermione si morse la lingua e le strinse la mano: "Hermione Granger".
La stretta fredda, viscida e sfuggente come del resto era prevedibile durò si e no tre secondi con grande sollievo da parte di entrambe.
"Sono arrivata oggi e vorrei conferire col preside Piton" disse la riccia.
"Oggi il preside non può ricevere nessuno" liquidò la rossa.
"Mi aspettava, vorrei vederlo" insistette Hermione.
L'altra non si scompose: "Lo avvisero' e nel caso ti convochera' lui personalmente. Intanto ha lasciato a me le direttive per accogliere gli insegnanti, seguimi “.
La inchiodò per più di due ore spiegandole regolamenti, programmi e procedure prima di nominarla ufficialmente capocasa di Grifondoro come già stabilito dal preside, quando la congedò invitandola a prendere possesso dei suoi alloggi ed essere puntuale per la cena Hermione era letteralmente furibonda.

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Capitolo 17
*** 17. Di nuovo insieme ***


 

Hermione stava svuotando i suoi bauli lanciando, letteralmente, gli indumenti dentro l'armadio.
Era furiosa, preoccupata, frustrata. Lo aveva immaginato diverso quel giorno invece oltre tutto il resto si era dovuta sorbire anche una noiosissima cena con gli altri insegnanti che avevano parlato di lavoro tutto il tempo, accampando la scusa di dover finire di sistemarsi se l'era svignata senza troppe cerimonie ed ora finalmente poteva sfogarsi con i suoi poveri effetti personali che venivano scagliati senza avere nessuna colpa.
Era quasi mezzanotte quando a mezz'aria nella stanza apparve una cerva luminosa che le volteggiò intorno un paio di volte prima di scomparire nel vano della finestra con una scia evanescente.
La strega si infilò scarpe e felpa, uscì silenziosamente avviandosi verso l'ufficio del preside.
Questa volta entrò al primo tentativo, la stanza era semi buia  oltre che vuota, si guardò intorno proseguendo in un corridoio che non aveva mai notato, probabilmente perché prima d'ora non aveva mai messo piede negli alloggi personali del preside.
Giunse in un salotto dove troneggiava un grande camino acceso, Severus la stava aspettando.
Si abbracciarono con slancio dopo la lunga separazione.
"Hai un aspetto orrendo" affermò Hermione quando si sciolse dall'abbraccio.
"Grazie,  anch'io sono contento di vederti" accennò un sorriso.
Lei lo stava ispezionando con gli occhi, era pallido e non a causa della carnagione chiarissima, il viso affilato come aveva già notato a Parigi, sembrava invecchiato, "Ho avuto una giornata pessima e non mi va di scherzare.  È vero che sei stato al San Mungo?".
"E tu come lo sai?" Disse beffardo.
"Me lo ha detto stamattina Neville".
Scosse la testa ghignando: "Il professor Paciock era un ragazzino curioso che è diventato un uomo pettegolo".
"Severus finiscila. Non mi va di scherzare, adesso sono io che non sto giocando" aveva un tono duro.
Lui si fece serio e si sedette, "È vero. Solo per poche ore e solo perché Poppy ancora non è arrivata e  Priscilla non ha i nervi saldi".
Lei si sedette accanto a lui: "Priscilla l'ho conosciuta, è un mastino non avevi scampo".
Si sorrisero ma erano entrambi tesi.
Ho paura. Sono paralizzata dalla paura di chiedere, di sapere. So che qualcosa non va ed è qualcosa di serio ma vorrei solo che mi stringesse e mi dicesse che è tutto a posto. Ma ora sono una donna, la sua donna e devo essere coraggiosa come lui lo è stato per tutta la vita.
Gli prese la mano e gli accarezzò il viso: "Dimmi come stanno le cose".
Severus la guardo' triste: "Hermione mi dispiace. Non ce l'ho fatta a trovare una contromaledizione. Sono stati tre anni tormentati e le cose tendono a peggiorare, ormai la pozione rimpolpasangue non fa più molto effetto e temo che di questo passo".
Lei gli mise una mano sulle labbra: "Andrà tutto bene. Ora siamo insieme" non sapeva nemmeno lei come era riuscita a sembrare così serena.
Severus sospirò:"Lo voglio con tutto me stesso ma non ho il controllo della situazione, non so niente di più di ciò che sapevo tre anni fa. Dal mio ritorno da Parigi sono sempre stato benissimo, avevo solo le due cicatrici sul collo perfettamente rimarginate come dovrebbe essere dopo tanto tempo, poi all'improvviso una settimana fa il tracollo, dal nulla un'emorragia violenta al punto da arrivare al collasso in pochi minuti. Grazie al cielo c'era Priscilla, fossi stato solo sarei morto" concluse preoccupato.
Hermione si sentì gelare, se lo strinse al cuore: "Ora sono qui, non ti lascio più" lui ricambiò aggrappandosi a lei.
Quella notte restarono insieme bisbigliando a letto fino all'alba quando cedettero al sonno finalmente sereni grazie alla vicinanza l'uno dell'altra.

I giorni successivi furono febbrili, ormai l'anno scolastico stava per iniziare ed il castello si stava preparando a ricevere gli studenti, Hermione seguì tutti i preparativi da una prospettiva diversa da quella che aveva avuto fino a quel momento, era entusiasta di tutto ed anche molto più tranquilla, di giorno si preparava e si confrontava coi colleghi, la notte la passava con Severus che sembrava stare  molto meglio.
Finalmente giunse il primo di settembre, il castello si animò di colpo gremito da una folla di ragazzi vocianti che con la loro confusione riempirono di allegria ogni angolo.
La giovane strega passò tutta la giornata nella torre di Grifondoro a conoscere ed accogliere i ragazzi della sua casa, dovette aiutarli a sistemarsi, sedare piccole dispute e rispondere ad un sacco di domande ma trovò tutto piacevole anche se un po' estenuante.
Ed è solo il primo giorno! E poi i piccoli del primo anno ancora non sono arrivati! Io sono già distrutta e da stamattina non ho visto Severus neanche per un minuto.
Accantonò i pensieri finendo di prepararsi per la cerimonia dello smistamento.
Scese in sala grande e andò a sedersi a quello che sarebbe stato il suo posto durante l'anno.
A destra Neville e a sinistra Priscilla, non potevo chiedere di meglio!
Il preside non era sulla sua sedia al centro della tavola per accogliere gli studenti che stavano per entrare a giudicare da brusio infondo alla sala.
Priscilla si alzò spavalda lanciandole un sorrisetto maligno e raggiunse lo sgabello dove era posato il cappello parlante.
"Ma dov'è il preside, non dovrebbe essere qui?" Chiese a Neville bisbigliando per evitare di farsi sentire dalla rossa.
Lui le si fece più vicino bisbigliando a sua volta: "Questa è una delle innovazioni di Piton. Accoglie lui quei poveri ragazzini e li scorta dentro, poi Priscilla presiede lo smistamento, lui fa un breve discorso di circostanza e finalmente inizia il banchetto".
"Ah" la porta d'ingresso si spalancò e Severus entrò  attraversando  la sala con espressione arcigna e passo deciso,mentre il mantello gli svolazzava teatralmente intorno ad ogni passo, seguito da una cinquantina di bambini con un'espressione incantata ma al contempo terrorizzata.
Hermione sorrise, il cuore le martellava nel petto, era orgogliosa, affascinata, rapita dal quel meraviglioso uomo che agli occhi di tutti era un eroe, un mago fuori dal comune ed un preside austero ma che solo lei conosceva veramente.
Era talmente assorta che non si accorse che Priscilla la stava fissando da quando la porta si era aperta ed aveva stabilito che quel che vedeva non le piaceva affatto.

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Capitolo 18
*** 18. Il ballo d'inverno ***


 

Le settimane si susseguivano veloci, c'era sempre molto da fare, Hermione che era abituata a dare il massimo come studentessa non era da meno come insegnante. Coi ragazzi del primo anno filava tutto liscio, erano ancora dei bambini e subivano il fascino della scuola magica con gli altri le cose erano più impegnative, oltre che essere più turbolenti avevano anche molte lacune nella sua materia, in quanto ormai da anni non veniva adeguatamente trattata e lei doveva lavorare il triplo per cercare di rimettere le cose in pari.
Si era anche scontrata un paio di volte  con Priscilla a causa di punti tolti dall'una o dall'altra alle rispettive case e una volta avevano discusso animatamente per il comportamento dei Serpeverde durante una partita di quiddich, Hermione non lo amava particolarmente, veder attuare delle scorrettezze gratuite e violente l'aveva mandata letteralmente in bestia, l'altra aveva reagito con altrettanta veemenza ed entrambe erano state richiamate dal preside che con grande sorpresa di Hermione aveva minimizzato il fatto e invitato entrambe ad essere più tolleranti, l'una durante le partite l'altra ricevendo lamentele dai colleghi.
In generale da quando era iniziato l'anno scolastico il rapporto con Severus un po' ne risentiva dal punto di vista della strega, di giorno, escludendo i pasti non si vedevano praticamente mai, la sera lavoravano entrambi fino a tardi ed Hermione solo saltuariamente riusciva a raggiungerlo perché doveva essere disponibile se durante la notte si fosse presentato qualche problema nella casa e lui ogni sera aveva un briefing con Priscilla per discutere dei problemi della scuola che secondo Hermione doveva stare per cadere a pezzi per quanto si protraevano ogni volta.
Un sabato notte che finalmente erano insieme tranquilli, dopo aver fatto l'amore si trattennero a parlare e ridere sotto le coperte abbracciati, tra una chiacchiera e l'altra: "Ma Priscilla dove l'hai scovata?" Chiese noncurante la strega.
"Era mia allieva".
La ragazza si levò a sedere: "Davvero? Quando?".
"Mmmh...una decina di anni fa mi pare" tagliò corto.
"No. Non mi pare di averla mai vista, me ne ricorderei" lo strattonò leggermente.
Lui aveva gli occhi chiusi: "Allora sarà di più, non mi ricordo".
"E poi che fine ha fatto?" Insistette.
"Uffff....finita la scuola si è trasferita in Francia perché il padre è francese. La madre è tornata a Londra qualche anno fa e lei l'ha seguita. Mi ha scritto quando a saputo quello che era successo durante la guerra. Mi ha detto che era una pozionista molto in gamba. L'ho constatato e fine della storia" aveva lo stesso tono strascicato ed annoiato di quando insegnava.
"Ti ha scritto...".
"Hermione basta. Stiamo già poco tempo insieme e non mi va di trascorrerlo parlando di Priscilla" era scocciato.
Lei si imbronciò girandosi dall'altra parte allora Severus la strinse da dietro e la baciò sul collo: "Ti amo", non riuscì a non sorridere prima di addormentarsi tra le sue braccia.  

L'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale ci sarebbe stato il ballo d'inverno, l'intero castello era in fibrillazione e quell'anno anche Hermione si lasciò contagiare dall'entusiasmo non per la festa in s'è ma perché durante le vacanze  non avrebbe raggiunto i genitori in Australia ma avrebbe passato due intere settimane sola con Severus nella sua casa a Londra.
Era euforica ed intenzionata a divertirsi al ballo.
Giunta la sera si preparò indossando un semplice abito blu notte, unico vezzo i lunghi guanti di pizzo dello stesso colore e i capelli raccolti fermati con brillanti  cristalli di neve.
Entrò nella sala grande e tutti si voltarono a guardarla, sembrava una giovane regina, prese posto al tavolo degli insegnanti e durante tutta la cena scherzò con Neville ignorando Priscilla fasciata in un bellissimo abito di raso rosso.
Terminato il banchetto la sala venne sgombrata in vista del momento più atteso, al posto del soffitto il cielo dal quale cadevano magici fiocchi di neve e ai quattro angoli gli stendardi delle quattro case brillavano con colori evanescenti.
Severus si alzò in piedi, perfetto, con un frac impeccabile, col suo tono austero disse poche parole prima di augurare a tutti Buon Natale e buon divertimento poi si volse verso la sua dama per aprire ufficialmente le danze.
Priscilla aveva già tirato indietro la sedia, era la vicepreside ed era scontato che come l'anno prima il primo ballo lo facesse con lei ma lui si fermò prima porgendo il braccio ad Hermione.
Lo stupore sul viso della strega lasciò il posto alla felicità. Era elettrizzata, di quella notte voleva ricordare tutti i dettagli,  anche i più insignificanti, per sempre.
Quando Severus la condusse al centro della sala per aprire le danze, sentì il cuore mancarle all'improvviso, per magia la musica saturò l'aria e mentre lui la faceva volteggiare dolcemente in un valzer i loro occhi rivelavano il reciproco amore. Sembrava incredibilmente orgoglioso di lei e la stringeva a sé con il suo tocco gentile, per esprimerle senza parole quanto avrebbe voluto dirle.
Le sorrise prima di lasciarle la mano per invitare tutti a ballare e in un attimo la sala si riempì.
Era diventato troppo affollato, tornarono al tavolo degli insegnanti dove lui chiamò subito Priscilla: "Lascio tutto nelle tue mani. I prefetti a turno si occuperanno della musica. Cerca di non fargli buttare giù il castello e non fare degenerare la festa" concluse asciutto.
Lei aveva la mascella serrata: "Certo. Non ti preoccupare" si avvicinò e lo baciò lasciando un segno ben definito di rossetto sulla sua guancia bisbigliando: "Buon Natale".
Lui rimase impassibile e ricambiato l'augurio lasciò la festa con Hermione.

Raggiunsero le sue stanze senza scambiarsi una parola, una volta dentro illuminò la camera col fuoco del camino ed una miriade di candele, anche lì l'atmosfera era magica. Mentre Severus si versava un bicchiere di whisky incendiario Hermione decise che niente e nessuno le avrebbe rovinato quella serata, cancellò la scena a cui aveva assistito e disse piano: "Non dimenticherò mai questa serata".
"Neanch'io" rispose lui posando il bicchiere e prendendola fra le braccia: "Sono così felice quando sono con te. Mi fai sognare di nuovo cose alle quali avevo rinunciato da anni".
Si era lasciato una vita intera alle spalle. Una vita di speranze perdute, di illusioni distrutte, di delusioni. Ma ora, in questa giovane donna intravedeva il sogno, un sogno che covava dentro di sé.
"Non vorrei mai farti del male Hermione" disse con dolcezza: "Voglio che tu sia sempre felice".
"Sono felice. Qui. Con te".
"Ti meriti molto di più. Non vorrei mai deluderti...ti amo troppo" la strinse più forte: "Sposami".
Lei si scostò di colpo per fissarlo, sorpresa, incredula, tutto si sarebbe aspettata fuorché questo ma le parole uscirono con semplicità: "Non sai quanto lo desidero".
"Hermione" se la strinse di nuovo al cuore.
Finiva una vita, ne iniziava una nuova in quell'attimo. 

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Capitolo 19
*** 19. Rivelazioni ***


 

Hermione quel mattino di primavera si svegliò di soprassalto, faceva insolitamente freddo per il periodo ed aveva dormito male.
Si affacciò alla finestra, fuori  una spessa nebbia avvolgeva il castello. Rabbrividì, aveva una strana sensazione che le attanagliava lo stomaco, si preparò con cura e scese a fare colazione.
La sala grande era semivuota, sedendosi notò che il posto di Priscilla non era apparecchiato, doveva essere scesa prestissimo.
Si morse le labbra nervosa, doveva parlarle quanto prima.
La sera precedente era venuta a conoscenza di un fatto piuttosto spiacevole, i prefetti infatti le avevano esposto il caso di due ragazzini del primo anno che erano stati usati come vere i proprie cavie per alcuni incantesimi da un gruppetto di Serpeverde del sesto anno, aveva sentito le vittime che davanti a lei si erano sciolti in lacrime per la paura e la vergogna mostrandole vari tagli che avevano addosso. Il fatto sarebbe successo la domenica precedente in giardino.
Hermione era piuttosto turbata, avrebbe voluto andare dall'insegnante di pozioni immediatamente ma poi aveva optato per riflettere bene il modo in cui affrontare la cosa con Priscilla perché non voleva avere altri scontri con lei ma voleva una punizione esemplare per i colpevoli.
Pensava di affrontarla il prima possibile ma a quel punto era costretta a rimandare all'ora di pranzo, mangiò velocemente e si recò in aula.

All'ora di pranzo quando arrivò a tavola notò che ancora Priscilla non c'era, a quel punto chiese a Neville dove fosse e seppe così che quel giorno si era recata coi ragazzi del sesto anno al limite nord della foresta proibita per raccogliere delle radici e sarebbe tornata solo nel pomeriggio.
Maledizione! Proprio oggi!
Mangiò senza più parlare persa nei suoi pensieri, quando Severus si alzò le passò accanto dandole un buffetto sulla spalla, lei incrociò il suo sguardo e gli sorrise.
Neville aveva visto la scena ma aveva continuato a mangiare senza proferire parola.
Chissà cosa pensa, se ha capito...dopo Natale sospettano tutti ma almeno sono abbastanza discreti da non commentare, almeno in mia presenza. Comunque dopo i MAGO annunceremo il matrimonio quindi...certo prima dovrei decidermi a scrivere a Harry e Ginny e magari anche ai miei...
Sentì il mal di testa aumentare, terminò di pranzare e lasciò la sala.
A metà pomeriggio mentre faceva lezione vide dalla finestra che Priscilla stava rientrando con la sua classe.
Terminate le lezioni decise di non temporeggiare oltre, scese nei sotterranei per chiarire la questione. A quell'ora i corridoi sotterranei erano deserti, giunta davanti alla porta del laboratorio di pozioni la trovò semiaperta, qualcuno dentro stava parlando ad alta voce.
"...a me non piace per niente essere presa in giro! Sono stata una vera stupida, ma come ho potuto illudermi, quelli come te non cambiano mai" era Priscilla a parlare: "Bhe?! Non hai niente da dire, almeno ammetti che mi hai sfruttato per un bene superiore come Hogwarts ed ora che non ti servo più mi butti via".
"Priscilla smetti di fare la melodrammatica, non ti si addice" era la voce di Severus, glaciale, distaccata.
Hermione si paralizzò , il cuore accelerò il ritmo mentre il respiro le si bloccava in gola.
"Cosa vuoi? Che ti faccia le congratulazioni e diventi amica di quella tua stupida principessina?" Era velenosa come una serpe.
La voce di lui restava impassibile: "Non ti permettere"
Rumore di passi.
Lei doveva avere un ghigno diabolico: "Bhe? Di solito non ti facevi troppi scrupoli ad avvicinarti".
"Adesso basta con questa sceneggiata!" Ora la voce di Severus era adirata: "Ma cosa vuoi?! È stato tutto uno sbaglio e sono passati più di due anni, mi pare di essere stato onesto da subito sei tu che ti sei illusa".
"Tu mi hai incoraggiata" insisteva.
"No mai. Ti ho incoraggiata professionalmente perché ti ritengo un elemento molto valido. Il nostro rapporto è iniziato e finito quella maledetta notte e sono stato chiaro fin da subito" il suo tono non ammetteva repliche.
"Certo. Solo del gran sesso quindi" sputò lei.
Hermione a quel punto indietreggiò lentamente come fosse un automa poi corse fino in giardino scossa da violenti conati di vomito, menomale in giro non c'era anima viva. Si calmò solo dopo una decina di minuti e si sedette a riflettere nonostante si stesse facendo buio ed iniziasse a fare freddo.

Prima dell'ora di cena aveva riacquistato il controllo e decise di andare nell'ufficio del preside.
Trovò Severus alla scrivania, appena la vide posò la piuma e le andò incontro ma quando fece per toccarla lei si ritrasse: "Non mi toccare!" Era schifata.
Sul suo volto si dipinse un'espressione interrogativa: "Cosa succede?".
La strega aveva un'espressione dura: "Succede che per colpa dei tuoi amati Serpeverde dovevo parlare con la cara vice preside e sono scesa nel laboratorio di pozioni, dove la porta era aperta e indovina un po' che bella conversazione ho sentito" trasudava sarcasmo.
L'espressione di lui mutò in un attimo, fece un passo cercando di parlare ma lei lo anticipò: "Non perdere tempo a dirmi che non è come penso perché sai cosa penso? Che in tre anni mi avrai scritto si e no cinque lettere ma il tempo di andare a letto con lei lo trovavi" allargò le braccia con un ghigno cattivo " chissà come devo esserti sembrata stupida e ingenua a Parigi, poi avete riso di me mentre facevate del gran sesso?" Le lacrime iniziarono a scendere contro la sua volontà: " Dovevo capirlo appena l'ho vista, capelli rossi, occhi verdi una Lily nuova di zecca. Come sono stata idiota, tu eri e resti solo un mangiamorte, distruggi tutto quello che tocchi".
Lui aveva il viso cereo: "Hermione è stato un errore. È accaduto una sola volta. Le ho detto subito che non ci sarebbe stato seguito".
"Di errori nei hai fatti troppi direi. Per quanto mi riguarda questo è l'ultimo" era risoluta.
Lui la afferrò per le braccia: "Hai ragione, su tutto, non te l'ho detto perché non significa nulla per me, non volevo farti soffrire. Ho sbagliato per l'ennesima volta ma non puoi cancellare così tutto quello che...." tacque all'improvviso.
Ho rovinato tutto, per l'ennesima volta. Non meritavo una seconda occasione, non sono in grado di farmi amare e ora ho macchiato anche la sua anima bella, ha una luce cattiva negli occhi è la delusione e il dolore che io le ho procurato meglio che si salvi da me.
La lasciò andare, il volto una maschera di dolore, la voce incrinata: "Sapevo di non meritarti. Sei stata il mio sogno più bello".
Hermione deglutì, fece un passo indietro: "Addio"
Severus la vide voltarsi, un brivido lo scosse, avvertì un dolore acuto e pensò che fosse il cuore che si spezzava poi calò il buio.

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Capitolo 20
*** 20. Paura ***


 

Hermione aveva già gli occhi puntati sulla porta quando un rumore soffocato la costrinse a girarsi di scatto, fece appena in tempo a vedere Severus portarsi una mano al collo e crollare rovinosamente a terra poi fu tutto frenetico e confuso, gli abiti e le mani imbrattate di sangue, urla che solo dopo realizzò essere le sue, qualcuno che la sollevava di peso allontanandola mentre madama Chips  si chinava in quella pozza rosso carminio.  

"Tieni è una tisana calda" Neville le stava porgendo una tazza.
Si riscosse come da un sogno e scosse la testa: "Che ore sono?" Era confusa.
"Quasi le otto".
Sembrava passato molto più tempo, Neville posata la tazza camminava nervosamente per la stanza e mentre lo osservava notò Priscilla appoggiata alla scrivania che fissava un punto indefinito sul pavimento.
Madama Chips uscì seguita da un guaritore e tutti e tre li circondarono.
"Mi dispiace ma la situazione è disperata" l'anziana strega si tamponò velocemente gli occhi: "Temevamo tutti questo momento e purtroppo è arrivato".
"Stai dicendo che morirà?" Priscilla era distaccata e diretta.
"Temo di si"  rispose la strega abbassando la testa "il dittamo non cicatrizza più e la pozione rimpolpasangue  non fa più effetto, l'emorragia è diminuita ma inarrestabile. Godeva di un equilibrio fragile, stavolta non la supererà" incrociò lo sguardo col guaritore che si congedò.
Hermione aveva gli occhi sbarrati, non riusciva a far entrare aria nei polmoni era praticamente paralizzata.
"Quindi?  Non fai niente, ci sarà pur qualcosa che si può tentare" la rossa appariva arrogante come sempre.
Hermione deglutì a forza e si riscosse Io lo amo e non lo voglio perdere così, mi sono sentita tradita ma non è nulla in confronto a come mi sento ora, non lo voglio perdere, questa arpia ha ragione, devo tentare anche l'impossibile...Gregor! Lui è l'unico che può aiutarmi.
"Priscilla ha ragione" incrociò lo sguardo dell'altra "Ho un amico, un medimago molto capace, lui ci può aiutare".
"Fallo venire" la incitò Priscilla.
"È a Parigi" Hermione si passò una mano sul volto.
"Anche con la magia non c'è abbastanza tempo" disse scuotendo la testa madama Chips.
"Posso creare una passaporta, dimmi dove si trova" era risoluta la Serpeverde.
Hermione le diede tutte le indicazioni e la pregò di fare presto.
"Non fallirò" assicurò andandosene.

A quel punto Hermione si ripulì ed entrò nella stanza dove giaceva Severus.
Nell'aria c'era l'odore metallico del sangue, si avvicinò e la sua attenzione venne catalizzata dalla medicazione zuppa di sangue, il volto cereo, il respiro impercettibile a fatica si avvicinò e facendosi coraggio gli prese la mano portandosela al viso: "Sono qui" non riuscì a trattenere i singhiozzi "ti prego non lasciarmi".
Vorrei dirti tante cose ma non riesco a parlare, solo a piangere...
All'improvviso iniziarono a scorrerle davanti a gli occhi i ricordi di chi era e di quello che erano loro due insieme e sentì nascerle dentro una forza che scaturiva dalla certezza che ce l'avrebbero fatta.
Si chinò su di lui: "Severus sono qui, io non ti lascio,  te lo avevo promesso ricordi? Ma tu devi lottare, so che puoi farcela, hai affrontato di peggio, apri gli occhi...." continuò a parlargli finché non irruppero nella stanza Priscilla e Gregor seguiti da Madama Chips.
Scattò in piedi: "Gregor. Sei venuto".
"Avevi dubbi?!" Accennò un sorriso prima di tornare serio: "Voglio sapere tutto nei dettagli".
Mentre la strega più anziana spiegava la situazione lui senza perdere tempo si era messo ad esaminare il paziente e la ferita.
"Ho capito. Intanto pensiamo a stabilizzarlo.  Mi serve un laboratorio e il pozionista" ordinò.
"Sono io" si fece avanti Priscilla.
"Avete sangue di drago spinato?".
La rossa non si scompose:"Lo avrai a costo di dover uccidere un drago personalmente, seguimi".
Lui prima abbracciò Hermione: "Tranquilla, farò in fretta...questa ne sarebbe capace vero?" Accennò a Priscilla, strappandole un sorriso: "Sì. Gregor, lui...io...".
"Lo so...te lo salvo fidati" la baciò velocemente e corse dietro a Priscilla.

Erano quasi le tre, l'ora in cui l'orologio biologico rallenta, in cui il biociclo è  al minimo, l'ora della morte, Hermione fissava continuamente il suo uomo il cui battito era sempre più debole, non sapeva più cosa dirgli per farlo restare con lei. Finalmente  Gregor tornò con in mano un'ampolla e una fiala di polvere rossa, si avvicinò sicuro a Severus, scoprì la ferita ancora sanguinante mettendoci sopra la polvere "Questa fermerà  il sangue" attese minuti che ad Hermione parvero ore "Adesso gli diamo il tempo di rinvenire e poi deve prendere un cucchiaio di questa pozione rimpolpasangue potenziata per otto ore".
"E se non rinviene?" Chiese preoccupata Hermione.
"Ce la farà Herm anche se la sua vita è appesa a un filo. Appena starà meglio ci voglio parlare, è vittima di una maledizione oscura, di quelle senza ritorno".
Lei deglutì a fatica: "Che vuol dire?".
"Al ministero francese di medimagia stiamo studiando queste antiche e complesse maledizioni...anche queste pozioni sono ancora segrete" disse sottovoce anche se erano soli.
La strega era preoccupata ma si fidava, non aveva altra scelta. Dopo quasi un'ora  Severus si mosse ed aprì gli occhi, Hermione gli fu subito accanto: "Amore sono qui" lui tentò di parlare "Non sforzarti, stai tranquillo" una lacrima gli scese, a Hermione si strinse il cuore, quanti brutti ricordi e quanta sofferenza conteneva quella lacrima, gliela baciò via e gli sorrise passandogli una mano fra i capelli corvini.
"Bene, iniziamo" Gregor si avvicinò con l'ampolla a Severus e aiutato da Hermione gli somministrò la pozione, poco dopo si addormentò.
"Io vado di là e mi sistemo su quel divano, mi raccomando sveglialo ogni ora e per qualsiasi cosa chiamami" le disse Gregor.
"Grazie" lo abbracciò.
"Domani voglio parlarci, poi devo tornare a Parigi per controllare che la mia teoria sia esatta. Mi ringrazierai quando tutto sarà finito".

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Capitolo 21
*** 21. Gregor e Priscilla ***


 

Gregor si alzò dal divano dolorante, era troppo corto per lui, i raggi del sole filtravano nella stanza, si guardò intorno, quasi le otto.
Si stropicciò gli occhi mentre si recava nella camera adiacente, Hermione era sulla poltrona accanto al letto con gli occhi chiusi, scattò appena lo sentì entrare.
"Tutto ok?" Chiese lui sottovoce.
Annuì "Siamo alla sesta dose, sembra tranquillo".
"Ha ripreso anche un po' di colore" constatò il medimago.
In quel momento entrarono madama Chips seguita da Priscilla per fare un breve punto della situazione prima che Gregor chiedesse: "La pozione?".
"Ha finito l'ebollizione un'ora fa, consistenza e colore sono come mi hai spiegato, per mezzogiorno sarà pronta" la rossa non tradiva nessuna emozione.

La mattinata trascorse relativamente tranquilla, Hermione uscì dalla stanza solo una volta per prendere una boccata d'aria e trovò Priscilla alla scrivania che scriveva una pergamena, i loro occhi si incrociarono, appariva impeccabile come sempre ma osservandola si notava l'aria stanca, distolse lo sguardo concentrandosi di nuovo sulla pergamena.
Hermione tornò indietro e si sedette di fronte a lei.
Tanto vale mettere le carte in tavola ora, inutile far finta di nulla, non voglio più ombre.
"Quando è successo stavamo discutendo a causa tua" disse la riccia.
Priscilla la guardò disinteressata, non parlò.
"Vi ho sentito ieri, nel laboratorio".
"Adesso origli anche" era ironica mentre continuava a scrivere.
Io questa la strozzo! È una vera serpe!
"No. La porta era aperta".
Posò la piuma, congiunse le mani sulla scrivania e la guardò finalmente: "Mi spieghi cosa vuoi? Hai sentito, quindi sai già tutto. Discutevate, male perché non c'è mai stata storia. Io ho perso tu hai vinto. Ti serve sapere altro?" sbatté le palpebre con lentezza teatrale.
Hermione stava per aprire bocca quando madama Chips le avvisò trafelata che Severus aveva ripreso conoscenza; entrò nella stanza correndo e si fiondò sul letto abbracciandolo delicatamente: "Mi hai fatto prendere una paura terribile".
"Mi dispiace, per tutto" sussurrò lui.
"Sssh...ora l'importante è che tu stia meglio" si guardarono negli occhi.
"Mmmh mmmh" Gregor si fece avanti sopraggiunto nel frattempo: "Scusate....piacere preside" si inchinò imbarazzato, Hermione sorrise mentre Severus alzò un sopracciglio perplesso: "Ho molta urgenza di conferire con lei".
La strega fece le presentazioni di rito spiegando velocemente la situazione, stava uscendo per lasciarli parlare da soli quando notò Priscilla che aveva seguito la scena dalla soglia.
Oh, al diavolo, sono sempre una Grifondoro!
"Entra Priscilla. Severus, se non fosse stato per lei Gregor non sarebbe arrivato in tempo. Grazie".
"Grazie" ripeté lui a bassa voce incrociando quegli occhi verdi impenetrabili, lei fece un cenno con la testa ed uscì ondeggiando la chioma rossa.

Dopo più di un'ora Gregor uscì dalla stanza, Hermione aveva atteso fuori preoccupata, gli si fece subito incontro: "Allora?".
"Allora ho avuto risposta a parecchie domande che mi ero posto ma per essere più preciso devo consultarmi con dei colleghi a Parigi" la osservava e vedeva i suoi occhi velarsi di preoccupazione: "Torno tra un paio di giorni, intanto dovrà assumere tre volte al giorno la pozione che ti farà avere Priscilla. Mi raccomando, riposo assoluto e niente emozioni, di nessun genere deve stare assolutamente tranquillo, rassicuralo come hai fatto finora e basta. È parecchio provato".
La strega abbassò lo sguardo: "È così grave?".
Lui le mise una mano sulla spalla: "Sì. Avete sottovalutato parecchio la situazione, non mi capacito di come abbia resistito cinque anni con queste crisi".
Lei si morse le labbra.
"Meglio che vada ora" si congedò grave,  raggiunse i sotterranei dove si trovava la passaporta creata da Priscilla con uno stemma dei Serpeverde che teneva appeso nel suo ufficio.
Entrò senza pensarci credendo fosse vuoto, lei invece che era alla scrivania con la testa fra le mani scattò in piedi.
"Scusa credevo non ci fossi, sto tornando a Parigi" le fece un aperto sorriso.
"Sì certo" si ricompose.
"È tutto chiaro per la pozione?" Gregor la fissava.
"Sì certo, l'ho già suddivisa in fiale, dopo la porto di sopra" aveva un tono neutro.
"Voglio anche ringraziarti per la collaborazione sei veramente in gamba, lavoriamo bene insieme" si arruffò i capelli continuando a sorridere.
"Era mio dovere" gli occhi limpidi come lo smeraldo più puro non tradivano la minima emozione.
"Ovvio. Ma tu gli vuoi bene, si capisce anche se fai la sostenuta, non c'è niente di male, anch'io voglio bene ad Hermione è la mia amica più cara" si sistemò la giacca: "Io quindi vado...".
La rossa gli andò incontro impeccabile coi suoi pantaloni neri e una camicia bianca di seta, gli tese la mano: "Grazie di tutto...si, lavoriamo bene".
Lui stringendole la mano le disse spavaldo: "Per ora non credo di poter prendere di più ma per quel poco che ti conosco credo di piacerti".
Lei per la prima volta abbassò lo sguardo ma solo quando rimase sola  abbozzò un sorriso. 



 

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Capitolo 22
*** 22. Soluzioni ***


 

Furono quarantotto ore lunghissime, Hermione davanti a Severus fingeva una tranquilità che in realtà non provava, lui invece era completamente apatico, si limitava a rispondere a monosillabi ma doveva ammettere che almeno si sentiva meglio e la ferita aveva smesso di sanguinare.
La mattina del terzo  giorno finalmente Gregor tornò, si presentò in camera serio ma calmo, prese una sedia e si accomodò di fianco al letto, Hermione rimase in piedi sul lato opposto.
"Allora" si schiarì la voce: "Ho parlato coi colleghi francesi e fatto qualche ricerca. Il veleno del serpente era senza dubbio vettore di una maledizione oscura, in pratica se il malcapitato non moriva per il morso sarebbe stata la maledizione a mandarlo al creatore".
Severus lo fulminò con lo sguardo: "Visto che il malcapitato in questione sono io la pregherei di arrivare al punto".
"Certo, mi scusi, ora ci arrivo" si allargò il colletto: "Lei è vittima di un animus deprecatio. Un'antica maledizione celtica senza ritorno".
"Senza ritorno" ripeté la strega sconvolta.
Severus la guardò prima di tornare con gli occhi su Gregor e sentenziare: "Non si torna più indietro, non c'è rimedio, si muore".
Hermione sbiancò e si mise sul letto accanto a lui che le prese la mano.
Gregor si strofinò gli occhi: "Lei è aggiornato? Nel senso, conosce l'evoluzione degli studi su queste magie oscure?".
"In realtà no" rispose secco.
"Sono incantesimi antichi e complessi, molto rari fortunatamente ma non dimenticati, soprattutto dagli studiosi che li analizzano per comprenderli ed annullarli. Questo ammetto che è particolarmente subdolo, degno di Voldemort".
"Spiegati meglio" disse Hermione.
"In pratica è la vittima stessa a rendere potente la maledizione, infatti questa si alimenta con la paura" spiegò il medimago.
"Se ho ben capito mi sta dicendo che ogni volta che ero preda delle mie paure la maledizione mi colpiva nuovamente?" Chiese Severus.
"Sì,  ogni volta che la sua anima cede a sentimenti negativi la maledizione si alimenta e la colpisce di nuovo".
"Possibile che non ci sia una contromaledizione" Hermione si torceva nervosamente le mani.
"No" Gregor increspò le labbra  leggendo il tormento negli occhi dell'amica: "Ma una cosa per renderla molto meno offensiva, neutralizzarla quasi si potrebbe tentare".
"Tenterò  tutto il possibile" disse Severus  incatenando i suoi occhi a quelli della donna che amava, non sopportava di vederla così a causa sua, avrebbe fatto l'impossibile per vivere, per lei.
"Intanto devo preparare del bezoar e potenziarlo con una goccia di Felix felicis e una goccia di sangue di unicorno. Poi tre maghi legati indissolubilmente a lei devono scagliarle un animus salus...e il gioco è fatto" fece una smorfia divertente.
Gli occhi di Hermione si illuminarono e sorrise.
"Dottore. Non dimentichiamo che farlo non è come dirlo" Severus aveva il suo tono strascicato.
Gregor sospirò alzandosi: "Bhe si...purtroppo il sangue di unicorno non è facilmente reperibile".
"E l'animus salus  richiede tanta di quella energia magica da rendere chi lo pratica incapace di praticare incantesimi per mesi, forse anni" disse lapidario Severus. 

Quella sera Hermione non trovò Severus in camera, si diresse con calma verso l'unico luogo dove poteva essere, voleva dargli un po' di tempo immaginava quanto fosse preoccupato, in balìa dei suoi demoni che nel suo caso erano particolarmente pericolosi.
Salì le scale che conducevano alla torre di astronomia e lo trovò lì che fissava la foresta sottostante illuminata solo dalla luna.
Lo raggiunse, in silenzio e rimase accanto a lui, si tirò le maniche del maglione fin sulle mani per ripararsi dal freddo.
Severus che fino a quel momento pareva non averla notata se la tirò vicino e abbracciandola da dietro la avvolse nel mantello.
Lei appoggiò la testa sul suo petto beandosi in quel tepore e godendo del suo abbraccio, desiderò che quel momento non finisse mai, loro due soli con due mondi alle spalle ma pronti a librarsi nell'universo forti dell'amore che li univa.
"Hermione mi dispiace, avrei voluto renderti felice invece non ne sono capace" la voce gli tremava.
Lei si voltò e lo abbracciò, le piaceva ascoltare il suo cuore, aspirare il suo odore che ricordava vagamente la menta: "Tu mi rendi felice, ogni giorno. Vedrai si sistemerà tutto".
La strinse più forte, il viso affondato nei suoi capelli: "Siete dei ragazzini, non sapete a cosa andate incontro,  non posso permettervi di praticare un incantesimo così pericoloso. Tu e Gregor rischiate di perdere tutta la vostra energia magica".
La strega ispirò, salda nel suo abbraccio: "L'animus salus lo faremo io, Harry e Priscilla. Gregor si sta occupando della pozione e della formula corretta dell'incantesimo".
Lui tentò di allontanarla: "No. Non acconsentirò mai".
Lei lo guardava serena: "È già tutto deciso. Noi vogliamo farlo, non abbiamo paura, lo facciamo perché ti vogliamo bene".
Severus sbarrò gli occhi, era una cosa nuova per lui, nella sua vita era sempre stato odiato, temuto, malvisto non avrebbe mai creduto possibile che tre persone fossero pronte a rischiare tanto per lui, fra l'altro tre persone a cui per motivi diversi aveva fatto del male. Questa era davvero un'altra vita, forse aveva ragione Hermione e sarebbe andato tutto bene. Le prese il viso fra le mani e la baciò con foga, quando si staccò da lei aveva il respiro affannato mentre le diceva: "Mai nessuno aveva fatto tanto per me. Ragionevolmente non dovrei permettervelo ma... mi fido di voi. Voglio vivere, voglio te".
"Per una volta da retta al tuo cuore, andrà tutto bene" gli sorrise "Anch'io voglio te" lo guardava e lo amava.
Restava solo la maledizione a frapporsi fra loro e la felicità.

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Capitolo 23
*** 23. Verso la vita ***


Una settimana dopo era tutto pronto, c'era tensione ma anche ottimismo.
Harry era arrivato un paio di giorni prima portando una ventata di aria fresca e distraendo tutti con i racconti riguardanti il suo lavoro da Auror.
La sera prescelta erano tutti riuniti nella stanza delle necessità che si era palesata per l'occasione.
"Ok. Siamo pronti" avvisò Gregor.
Priscilla raggiunse il centro della sala seguita da Harry che distolse imbarazzato gli occhi da Hermione che baciava Piton prima di mettersi anch'essa in posizione.
"Severus vieni qui in mezzo,ecco la pozione, voi dovete creare un triangolo " Gregor li dispose: "Rivediamo un'ultima volta i vari passaggi. Sapete la formula alla perfezione?".
I tre maghi annuirono.
"Perfetto. Al mio cenno Severus butta giù la pozione. Harry inizia con la formula, poi Priscilla e infine Hermione. Poi tutti e tre all'unisono. A quel punto dovete mantenere il flusso magico per tre minuti. Vi fermo io. Non sarà una passeggiata ma siete potenti abbastanza per farcela".
"Siete ancora in tempo per ripensarci" disse Severus ma nessuno di loro si mosse, allora lui strinse la mano ad Harry, sfiorò la guancia di Priscilla con un bacio ed abbracciò Hermione.
"Bene. Cominciamo" Gregor indietreggiò qualche passo.
Si scambiavano tutti sguardi carichi di nervosismo.
"Pozione!", Severus bevve e lasciò cadere a terra la fiala che si infranse.
"Harry!" Ordinò Gregor ed il prescelto iniziò a ripetere la formula dell'animus salus poi venne il turno di Priscilla e infine fu Hermione a pronunciare le parole della contromaledizione, appena terminato ripeterono insieme la formula mentre dalle loro bacchette fuoriuscirono tre getti di luce bianca che investirono Severus .
Nella stanza fuori dal triangolo magico creatosi intorno a loro si scatenò la furia degli elementi, l'energia fece implodere i vetri delle finestre e Gregor a fatica riuscì ad avvisarli di interrompere il flusso magico, sollevarono le bacchette e sopra le loro teste apparve una macchia nera che prese le sembianze di un serpente prima di dissolversi.
Era tutto finito.
Le ragazze rischiarono di finire a terra ma furono prontamente sostenute da Gregor e Severus, Harry crollò in ginocchio.
"Potter sdraiati a terra" gli disse il medimago, mentre adagiava Priscilla sul pavimento, Piton stava facendo lo stesso con Hermione priva di conoscenza.
"Sev stai tranquillo, tra poco si riprendono, sono stati grandi! È  stato fantastico!" Gregor era entusiasta.
Severus in un'altra occasione lo avrebbe cruciato senza neanche pensarci ma ora il suo pensiero era solo per Hermione.
"Amore mio, apri gli occhi. È tutto finito" le carezzava i capelli attanagliato  dall'angoscia finché lei lentamente non dischiuse gli occhi e gli sorrise.

Luglio 2003

Quel sabato di fine luglio era una giornata luminosa. Non c'era nebbia, soffiava un po' di vento e il cielo era di un limpido azzurro. Alle cinque del pomeriggio il tempo era ancora splendido e il sole brillava.
Hermione era in camera. Il vestito era perfetto e il lungo, ampio velo che ondeggiava lieve intorno alla sua figura la faceva sembrare la principessa di una fiaba. Aveva i capelli morbidamente raccolti sotto una piccola coroncina di brillanti ed era elegantissima e di una bellezza straordinaria.
Mentre la mamma le consegnava il fragrante bouquet entrarono Harry e Ginny.
"Per Merlino..." mormorò il mago, "Non ho mai visto una sposa tanto bella" disse la rossa sul punto di piangere.
Lei gli sorrise raggiante: "Ragazzi vi prego, non mi fate commuovere".
Arrivò anche suo padre al quale si inumidirono gli occhi mentre le porgeva il braccio: "Bene, signore, andiamo è ora".
Scesero una miriade di scale e attraversarono l'atrio ed il cortile del castello per raggiungere il luogo della cerimonia allestito sulla riva del lago.

Severus quella mattina si era svegliato nervoso come non mai ed aver dovuto sopportare la presenza di Harry e Gregor per tutta la giornata aveva solo peggiorato la situazione, i ragazzi non facevano altro che ridere e fare battute, per tranquillizzarlo sostenevano, invece sortivano l'effetto contrario.
Ora finalmente il momento era giunto, era in piedi in prossimità del gazebo, perfetto nell'abito nero, impassibile mentre attendeva circondato dal brusio degli invitati.
Calò il silenzio e lui alzò gli occhi, che fino a quel momento erano rimasti fissi a terra e si voltò nella direzione degli altri.
Dal sentiero fiorito, creato per l’occasione, apparve la sposa, bellissima come tutti si aspettavano. Venne avanti al braccio del padre, a passi misurati, gli occhi bassi sotto il velo, tremava impercettibilmente.
Quando giunsero davanti al gazebo il signor Granger si fermò e si voltò a guardarla con un sorriso, poi si portò la sua mano alle labbra e la baciò, dandole la sua benedizione. Poi si staccò da lei e si fece da parte.
"Ti voglio bene" bisbigliò Hermione tra le lacrime e lo lasciò,  come stava lasciando tutti gli altri, per assumere una nuova parte, quella della moglie dell'uomo che amava.
Hermione rivolse verso Severus i grandi occhi colmi di fiducia e di amore, lui ricambiò il suo sguardo con i suoi occhi ossidiana non più cupi ma traboccanti di gioia, aveva fatto molta strada prima di arrivare a lei e insieme ne avrebbero percorsa molta di più.
"Come sei bella" le mormorò mentre Hermione gli prendeva una mano e gliela stringeva.
"Se sapessi quanto ti amo", gli sussurrò di rimando.
Pronunciarono le parole di rito, si impegnarono a restare uno accanto all'altra, poi, finalmente l'officiante li dichiarò marito e moglie e Severus le diede un lunghissimo bacio fra gli applausi di tutti.
Fu un momento felice, un giorno felice, il culmine delle loro vite che in quel momento diventavano una sola.



ANGOLO AUTORE: Ringrazio tutti quelli che hanno letto, commentato e inserito questa storia nelle loro liste; Mi scuso per eventuali errori e spero di avervi regalato un attimo di piacevole distrazione.
Alla prossima...

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