Giustizia E Verità

di mikafreak95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Vecchio Mistero ***
Capitolo 2: *** Il Lato Oscuro Di De La Cruz ***
Capitolo 3: *** Il Funerale Di Hector ***
Capitolo 4: *** Finalmente La Pace ***



Capitolo 1
*** Un Vecchio Mistero ***


Un Vecchio Mistero

Erano passati 3 mesi dalla sua visita alla Terra dei morti, e Miguel era riuscito a convincere la sua famiglia a togliere il veto imposto sulla musica, raccontando per filo e per segno l’avventura di quella notte. Ma ciò non era abbastanza per lui: voleva far sapere al mondo intero che Ernesto de la Cruz non era altro che un impostore e un assassino, e non l’idolo delle folle da cui ogni musicista avrebbe dovuto trarre ispirazione. Così, accompagnato dal padre, aveva portato le lettere della bisnonna Coco alla polizia e al sindaco di Santa Cecilia ma entrambi avevano risposto che non costituivano una prova sufficiente per intaccare la reputazione di un beniamino della città. Miguel era frustrato e deluso.
Una sera era riunito davanti la TV con la sua famiglia e stavano trasmettendo un documentario su de la Cruz. 
“Un giorno la pagherai molto cara per quello che hai fatto. Anche se sei già morto.”  Esclamò Miguel, fuori di se per la rabbia ed invitando a cambiare canale. All’altro canale c’era Chi l’ha visto.
“Trasmettiamo ora la seguente notizia: oggi ricorre il centododicesimo anno della morte di Emilio Lopez Garcia, maestro di musica dell’orfanotrofio di Santa Cecilia, istituzione di spicco per la nostra comunità e quello di suor Celeste Ruiz Vidal. Come sapete, anche se sono passati molti anni, di recente è stato riaperto il loro caso perché sono emersi nuovi elementi che smentiscono l’ipotesi omicidio-suicidio. Non avevano affatto una relazione e suor Celeste non aveva conoscenze pratiche di veleni. Quindi invito chiunque sappia qualcosa di utile alle indagini a chiamarci al nostro numero. Sarebbe importante per le loro famiglie.”
“Che ipocrisia.”  Disse Miguel chiudendosi poi in camera sua.
Il giorno dopo, alla fascia di Chi l’ha visto delle 12, arrivò la segnalazione:  “Buongiorno, chiamo da Bogotà. Sono la signora Juliana Pinzon Sandoval e ho informazioni sui casi Lopez Garcia e Ruiz Vidal. So chi è il colpevole.”
“Dica pure signora!”
“Ernesto de la Cruz.”     Tutti rimasero senza parole, compresa la famiglia di Miguel.
“Ma si rende conto di quello che sta dicendo signora?”
“Perfettamente. Però non voglio dare altre informazioni in TV. Verrò a Santa Cecilia, consegnerò una registrazione alla polizia per dimostrare la sua colpevolezza e vorrei che fosse presente un membro della famiglia Rivera.”
“Cosa c’entra la famiglia Rivera con questi casi?”
“E’ la chiave del mistero. Ora devo riattaccare. Arrivederci.”
Quel giorno stesso Miguel e suo padre decisero che sarebbero andati loro due, dalla polizia.
“Spero che tu abbia finalmente la giustizia che meriti papà Hector. Pregherò per questo.”

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Capitolo 2
*** Il Lato Oscuro Di De La Cruz ***


Il Lato Oscuro Di De La Cruz

Due giorni dopo erano alla questura di Santa Cecilia per conoscere la misteriosa donna che aveva fatto la segnalazione. Era una signora un po’ anziana, con i capelli lunghi e ricci.
“Siete i Rivera? Piacere, sono Juliana Pinzon Sandoval. Direi che possiamo saltare i convenevoli ed arrivare al punto. Mi spiace di non aver detto molto in TV, ma non volevo sbandierare la cosa ai 4 venti. Io sono la nipote illegittima di Ernesto de la Cruz, la mia abuela Camila ha avuto una breve relazione con lui nel 1921 quando si esibiva in Colombia. Questo è il test del DNA che lo dimostra.”
“Vada avanti.”  Disse l’ispettore.
“E’ morta nel 1959* di cancro ai polmoni ma prima di morire ha lasciato questa registrazione, è la prova che de la Cruz è colpevole di 3 omicidi.”
“Bene, non ci resta che ascoltare. Mettetevi comodi!”  e fece partire il nastro.

“Abuelita non dovresti affaticarti, torna sul divano!”
“No, tesoro: devo farlo. Non posso andarmene da questo mondo se non libero la mia coscienza. Quindi, per favore, registra tutto.”
“Ok. Allora che cosa è successo nel 1921?”
“Nell’ottobre 1921 incontrai Ernesto de la Cruz durante una sua esibizione alla plaza di Bogotà. Ne fui subito attratta fisicamente, e lui cominciò a corteggiarmi, a mandarmi dei fiori , a dedicarmi canzoni, finché una notte mi ha portata in un albergo e abbiamo fatto l’amore.”
“Poi cos’è successo?”
“Il giorno dopo è sparito, senza alcuna spiegazione. Dopo un mese ho scoperto di essere incinta di tuo padre, i miei genitori mi hanno cacciata di casa e mi sono rifugiata in una baracca abbandonata. La sera del 21 dicembre Ernesto si è presentato lì implorando il mio aiuto.”
“Per cosa, abuela?”
“Voleva che lo aiutassi a far sparire il cadavere del suo migliore amico, che aveva avvelenato solo perché voleva tornare in Messico dalla sua famiglia, ed Ernesto non era nessuno senza le sue canzoni.”
“Come si chiamava il suo amico?”
“Hector Rivera”
“Continua.”
“All’inizio mi rifiutai, perché mi aveva lasciata sola con un bimbo in arrivo. Ma poi mi ha ricattata: o lo aiutavo a far sparire il corpo, ed in cambio avrei ottenuto dei soldi per crescere il bambino, o avrebbe messo in giro la notizia della mia gravidanza e avrei dovuto affrontare l’onta. Sai, all’epoca una donna incinta e non sposata non era vista di buon occhio. Ero disperata, così cedetti e lo aiutai: io bruciai i suoi vestiti, gli lasciai solo la sua fede, chiusi il corpo nella valigia e lo caricai in macchina. Ernesto rubò il quaderno dove erano scritte le canzoni e la chitarra. Poi lo abbandonammo dentro una chiesa dismessa a 40 km da Bogotà. Durante il viaggio, mi raccontò che quello non era il suo primo omicidio.”                                                           
“E chi altro aveva ucciso?”

“Quando aveva 10 anni, aveva avvelenato Emilio Lopez Garcia per un insensata gelosia: era lui il suo allievo preferito, finché non è arrivato Hector. E poi suor Celeste Ruiz Vidal, perché lo aveva visto mettere il veleno: l’ha minacciata con un coltello, l’ha costretta a scrivere una lettera dove spiegava la sua relazione proibita con il maestro, e l’ammissione di colpa del suo omicidio e infine gli ha stretto una corda al collo simulando il suicidio.”
“Oh Dios, è terribile! Poi cos’è accaduto?”
“Una volta scaricato il corpo, mi ha consegnato i soldi ed è partito per l’Argentina. Ho cercato per anni di dimenticare quest’orrore, ma mi rendo conto di essere stata una vigliacca. Come nonna sono un pessimo esempio.”
“Abuelita, ha approfittato della tua fragilità, non è stata colpa tua.”
E si interruppe la registrazione.
“Dobbiamo andare a Bogotà a verificare.” Disse l’ispettore.
“Portate anche mio figlio con voi. Per lui è importante.”
“Va bene signor Rivera.”
“Grazie ispettore.” Disse Miguel

CONTINUA
*nel 1959 Camila ha 58 anni e Juliana 18

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Capitolo 3
*** Il Funerale Di Hector ***


Il Funerale Di Hector

Erano arrivati in Colombia dopo otto ore di viaggio in macchina e si stavano dirigendo nella chiesa indicata dalla signora Pinzon Sandoval. Durante il viaggio, Miguel era piuttosto nervoso e non aveva spiccicato parola. Arrivati a 40 km da Bogotà, si trovarono davanti alla chiesa di Santa Esmeralda abbandonata da un secolo e con le vetrate tutte rotte e chiesero informazioni ad una vecchietta del luogo.
“Mi dica signora, qualcuno è mai andato a curiosare dentro la chiesa?”
“Oh no, signor ispettore. I bambini hanno sempre avuto paura ad entrare lì dentro.”
“E per quale ragione?”
“Si dice che sia infestata dai fantasmi mandati dal demonio stesso per spaventare i bambini cattivi. Ma ovviamente sono tutte frottole.”
“E’ perché è stata chiusa?”
“Nel 1914 è crollata una campana, non c’erano soldi per riparare il danno e quindi hanno preferito lasciarla così.”
“Grazie per l’aiuto signora!”
“Si figuri, signor ispettore.”
“Ora entriamo. Sei pronto Miguel?”
“Certo. Voglio solo che sia fatta giustizia.”
Così entrarono. La prima cosa che notarono fu la campana rimasta a terra da più di un secolo ma non si scomposero.
“Dividiamoci e controlliamo tutta la chiesa. Il primo che trova qualcosa avvisi con un grido.”   
Così l’ispettore perquisì intorno al punto dove era caduta la campana, Juliana il piano di sopra e Miguel scese nei sotterranei. Proprio da lì, arrivò il grido.
“Ho trovato la valigia.”
“Miguel non toccare! Arrivo subito.”
Arrivato ai sotterranei, l’ispettore si fece coraggio ed aprì la valigia: dentro vi era lo scheletro di un uomo, messo in posizione fetale e con un oggetto rimasto incollato sull’anulare. Era una fede e, nonostante fosse passato molto tempo, si leggeva ancora la scritta Imelda. 
“E’ lui. E’ Hector Rivera!”     l’ispettore era su di giri.
“Finalmente. Ora avrai la giustizia che meriti papà.”  Disse Miguel in lacrime.
Dopo la scoperta, venne la scientifica che prese le impronte sulla valigia e fece chiudere il corpo in una bara. Poi dopo che l’ispettore ebbe firmato i documenti per il trasferimento in Messico ed ebbe avuto i risultati del test, ripartì con Miguel il giorno dopo.
Erano passati altri 4 giorni, la TV aveva rivelato al mondo intero chi era veramente Ernesto de la Cruz, era stata abbattuta la sua statua a Mariachi Plaza e al suo mausoleo era stata posta la scritta dimenticato. Ora si stava svolgendo il funerale di Hector Rivera e la folla era enorme. La bara era trasportata da Miguel, suo cugino, suo padre e suo zio Berto. Era presente persino Elena che si sentiva in colpa per essersi sbagliata sul suo conto. Dopo una serie di riti, Miguel andò a fare il suo discorso.
“La mia famiglia ed io ringraziamo tutta questa gente per essere venuta e confidiamo nel fatto che la TV, i giornali e tutte le istituzioni di Santa Cecilia rispettino il nostro dolore e non sfruttino questa storia a loro vantaggio. Grazie a tutti.”
Usciti dalla chiesa, si recarono al cimitero dove venne calata la bara e lanciati gli ultimi fiori.
“Che tu possa riposare in pace ed essere felice con mamà Imelda. A presto papà Hector!”
E se ne andò spingendo la sedia a rotelle della bisnonna Coco.

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Capitolo 4
*** Finalmente La Pace ***


Finalmente La Pace

Nel frattempo, anche nella Terra dei morti erano passati 3 mesi dal Dìa De Los Muertos. Hector, dopo essersi salvato in extremis, era stato accolto in casa da Imelda e il resto della famiglia, ma ancora non sapeva come comportarsi con sua moglie. Per questo aveva deciso di dormire sul divano e di non starle troppo vicino, e lei era d’accordo perché doveva ancora elaborare ciò che aveva scoperto sulla morte del suo amato. Una notte, però, si era alzata perché aveva sete ed aveva sentito un urlo provenire dal soggiorno. Hector si dimenava nel sonno in preda ad un incubo.
“Aiutooo, aiutatemi! Qualcuno mi aiuti. Aiuto” *   Imelda cercò di svegliarlo.
“Hector? Mi amor? Mi amor, svegliati, per favore!”
“Imelda. Oh, Dios, scusami ti ho svegliata.”
“Ero già sveglia. Ti va di parlarne?” Hector fece un gran sospiro ed iniziò.
“Ho sognato di quella volta che trovai il cadavere di suor Celeste all’orfanotrofio.”
“Ma non ti eri liberato di quell’incubo?”
“Si, ma è da quando sono morto che non dormo più bene la notte. Combatto con gli incubi da 97 anni.*”
“Oh. E come sei riuscito ad andare avanti per tutto questo tempo da solo?”
“Non avevo altra scelta. E poi la speranza di poter un giorno rivedere la nostra Coco. Questo mi faceva andare avanti”   disse con un sorriso malinconico.  
Imelda lo strinse in un abbraccio forte e gli sussurrò :   “Adesso siamo insieme, mi amor. Andrà tutto bene. Li affronteremo in due. Dai vieni a letto!”
Poi passò il resto della notte a cercare di calmare il suo sonno agitato e, solo quando era riuscito ad addormentarsi senza problemi, vennero fuori tutte le lacrime represse fino a quel momento. Non ce la faceva a vedere quegli occhi di solito vispi ed allegri tingersi di un velo di tristezza.
“Che cosa ti ho fatto! Chissà quanto hai sofferto in quell’orribile posto, solo, dimenticato, trattato come spazzatura.  E’ tutta colpa mia!”  L’odio che fino a 3 mesi prima aveva provato per il marito ora lo provava verso se stessa e il suo stupido orgoglio che si era rifiutato di ascoltare qualsiasi spiegazione quando, appena morta, aveva rivisto Hector.
Sei mesi dopo, Coco aveva lasciato la Terra dei vivi ed ora era pronta a rivedere i suoi cari che se ne erano andati prima di lei. Le andarono incontro per primi suo marito Julio e sua cognata Rosita, poi riabbracciò la sua adorata figlia Victoria, poi i suoi zii Oscar e Felipe e infine venne sua madre.
“Coco, c’è una persona che non vede l’ora di riabbracciarti.”
“Papà!”
“Mi Coco!” padre e figlia si abbracciarono per un tempo infinito, bagnando i capelli di tutte le lacrime.
“Mi dispiace mija. Non avrei mai voluto lasciarti.”
“Lo so papà. L’ho sempre saputo.”                                                                                                                                             Poi si sedettero vicini e Coco iniziò a raccontare di quello che era successo negli ultimi mesi. Di come Miguel non si era arreso pur di fargli avere giustizia, di ciò che aveva scoperto dalla signora Pinzon Sandoval e del ritrovamento del suo cadavere e il suo funerale. Durante il racconto, Hector si sforzava a trattenere la commozione ed era orgoglioso del suo chamaco.
“Mamà?”
“Shhh, parla piano Coco. Tuo padre sta dormendo.”
E infatti Hector era rannicchiato sul divano e dormiva profondamente, con un sorriso che gli illuminava il volto. Finalmente dopo 97 anni poteva dormire in pace senza incubi *.
“Sogni d’oro mi amor.”   E diede un bacio al suo insostituibile marito.




*citazione da Il Re Leone
*secondo la mia esperienza personale, ho immaginato che chi si sente in colpa per qualcosa non riesca a dormire bene la notte
*il fatto che sia stato seppellito dalla sua famiglia ha lenito il suo senso di colpa




Ringraziamenti
VOLEVO RINGRAZIARE LA MIA AMICA LADY R OF RAGE PER AVER ISPIRATO IL PERSONAGGIO DI SUOR CELESTE RUIZ VIDAL E PER AVER CREDUTO NELLE MIE CAPACITA’, QUANDO IO STESSA NON CI CREDEVO.

 

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