Delirium su Beer Siwa Return Home

di war
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Specchio magico ***
Capitolo 2: *** FOREVER MINE ***
Capitolo 3: *** Cookies ***
Capitolo 4: *** SACCO!!!! ***
Capitolo 5: *** ABRIGO BLANCO ***
Capitolo 6: *** Scream ***
Capitolo 7: *** QUESTIONE DI PISELLI ***
Capitolo 8: *** MAI GRANDI ABBASTANZA... ***
Capitolo 9: *** HAIR ***
Capitolo 10: *** ANIMALS ***
Capitolo 11: *** CHI DI WC COLPISCE, DI WC PERISCE! ***
Capitolo 12: *** PENTOLACCIA... ***
Capitolo 13: *** WE love CARROTS ***
Capitolo 14: *** TRY AGAIN ***
Capitolo 15: *** ONOMATOPEE ***
Capitolo 16: *** NOTTE SELVAGGIA ***
Capitolo 17: *** DIFFERENT SENSE OF FEAR... ***
Capitolo 18: *** SCHOOL ***
Capitolo 19: *** Bachelor party ***
Capitolo 20: *** Bachelor party - Second act. ***
Capitolo 21: *** Bachelor party - Mash mallow act ***
Capitolo 22: *** I'LL PASS ***
Capitolo 23: *** LITTLE VENOMOUS REVENGE ***
Capitolo 24: *** ROSE & MOON ***
Capitolo 25: *** FRIENDSHIP ***
Capitolo 26: *** Temi ***
Capitolo 27: *** DON'T PLAY WITH THE ROSES ***
Capitolo 28: *** FIRST KISS ***
Capitolo 29: *** COLLANT ***
Capitolo 30: *** PROPOSAL (Marriage?) ***
Capitolo 31: *** BEFORE DAWN ***
Capitolo 32: *** GOLD-LACE EMBROIDERY ***
Capitolo 33: *** CANDY RAIN ***
Capitolo 34: *** BATHROOM ***
Capitolo 35: *** POTION ***
Capitolo 36: *** TASK ***
Capitolo 37: *** DEFEAT ***
Capitolo 38: *** NAPKINS ***
Capitolo 39: *** EYEBROWS ***
Capitolo 40: *** LOVE IS IN THE AIR ***
Capitolo 41: *** IN-GIUSTO ***
Capitolo 42: *** TWO IS MEGLI CHE UAN ***
Capitolo 43: *** SWEET TOUCHY ROSES ***
Capitolo 44: *** USO IMPROPRIO ***
Capitolo 45: *** GAMES: ***
Capitolo 46: *** DRESS OF FIRE ***
Capitolo 47: *** MENTAL ASSAULT ***
Capitolo 48: *** AFTER EYEBROWS ***
Capitolo 49: *** Di seni, tette, poppe e zinne... ***



Capitolo 1
*** Specchio magico ***


Il Saint di Cancer  stringeva in pugno il fuoco fatuo di qualcuno…
-Gli ho spaccato il culo a quel pezzo di merda! – ghignò tutto felice. 
- Athena, Zeus… Sigillate per bene il bastardo! Si agita come un’ anguilla e rischia di scapparmi! – era un suggerimento ma in realtà suonò  più come un comando. 
- Ho bisogno di qualcosa in cui rinchiuderlo… - ammise Athena.
Aphrodite sorrise mellifluo. 
- Se permettete, My  Lady… - e gli pose il suo specchietto tascabile.
Athena sbattè le palpebre confusa. 
Zeus scoppiò in una fragorosa risata. 
- Lo dico da anni che sei sempre sul pezzo, checchetta! – ghignò Death Mask. 
- Ma non sarà fin troppo umiliante per lui? – chiese Shun un po’ preoccupato. 
- L’alternativa è il mio lucidalabbra alla ciliegia! – si stinse nelle spalle il Dodicesimo Saint – E con tutto l’orrore che ci ha costretto a vedere sono stato fin troppo buono! – concluse piantando i suoi occhi severi addosso al Saint di Andromeda. 
Ikki fece un passo avanti, come se volesse difendere il fratello.
Saga lo fissò, come a sfidarlo a contraddire il Dodicesimo Saint.
- Nulla da ridire – fece subito dietro-front Shun 
Anche Ikki scrollò le spalle, rinunciando a controbattere con la dignità di certi gatti un po' inselvatichiti.
- Ehi bambuledde, guardate che se ve lo fate scappare, io di certo non torno giù a cercarlo. – mise in chiaro Death Mask. 

NDWar: e questo è solo l'ultimo dei miei colpi della scema!!!

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Capitolo 2
*** FOREVER MINE ***



Capitolo 43
THE SECRETS OF THE ROSES


NDWar: Davvero, più di così non si può degenerare.(almeno credo... ehm spero!)



Shaka si limitò ad un cenno del capo e poi sparì anche lui.
- Calma la tua mentre o mi sarà più difficile teletrasportarti – dichiarò Saga, poi nascondendo la bocca dietro ai miei capelli, aggiunse – So come sopravvivere al tuo veleno, non aver timore. –
E con quelle parole spazzò via ogni mio tentativo di resistenza; mi abbandonai contro di lui.
L'istante successivo Saga stramazzò al suolo con la bava alla bocca e gli occhi rovesciati nelle orbite a mostrare il bianco.
Qualche convulsione, un solo lieve gemito e poi...
Tutto immobile.
Silenzioso.
Orrore degli orrori!
Mi chinai su di lui.
Che fare?
CHE FARE?!
Osservai il mio mantello bianco candido: no! Proprio no! Non potevo accettarlo!
Presi il suo mantello bianco e gli ripulii quella inguardabile bavetta; dovevo ragionare.
Sospirai.
Death Mask era un asso nel creare le maschere dei morti quasi quanto lo ero io con i trucchi... con un po' di pazienza avrei avuto il mio Saga per sempre nel segreto della mia camera da letto su, alla Dodicesima.
Risolvetti che non era proprio il caso di disperarsi troppo!

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Capitolo 3
*** Cookies ***



Milo di Scorpio guardò Camus dell'Acquario con aria un po' ( molto poco per la verità) colpevole e molto ( troppo invero ) divertita.
Il Saint dell' Undicesima spinse con il dito indice gli occhiali tondeggianti verso la radice del naso.
Non gli servivano, ma era certo che quando teneva le sue lezioni di chimica, indossare gli occhiali gli desse e un 'aria più seria e professionale e gli allievi ne fossero in qualche modo intimiditi (come se non fosse bastato il suo carattere algido e severo e il suo volto privo di qualsivoglia espressione...).
Era molto fiero del fatto che nessuno fosse mai arrivato in ritardo in classe da che aveva iniziato ad insegnare, quindi, non negli ultimi dodici anni e otto mesi e due giorni.
Cioè fino a quella mattina.
Di Keshet Atim nemmeno l'ombra e per tutta la lezione per giunta!
Avrebbe reso il corso di chimica il personale incubo di quel marmocchio dalla lacrima facile per tutto il tempo che si fosse intrattenuto al Santuario!
Gli occhiali brillarono nascondendo l'espressione dei suoi occhi blu.
- Dimmi celermente, ho dix neuf compiti in classe a sorpresa da correggere... - calcò bene sul 19, perchè i suoi allievi erano 20.
- Si, si, lo so! Seguimi, che facciamo prima se lo vedi. - sbuffò Milo afferrando il polso del francese il cui già arcuato sopracciglio si curvò ulteriormente vibrando.
Velocemente raggiunsero il sentiero che conduceva agli alloggi maschili e già da lì sentirono il pianto disperato di qualcuno.
- Ma cosa...?! - iniziò sempre più confuso
- Hai presente Keshet? Quello che non mangia altro che i cookies al cioccolato? -
Il sopracciglio si contrasse con più frenesia, un tic involontario che solo Milo sapeva scatenargli.
- Vuoi dirmi che è colpa tua? Quel poveretto sta ancora saltando nella speranza di riuscire a prendere i bisquits au chocolat che gli leghi al ramo troppo alto dell'albero da oltre un'ora?!?! Sacre Blè! - Camus sentiva i suoi nervi stridere.
- No, è che... Si è fatto furbo... - Milo ebbe la decenza di arrossire mentre indicava il frondoso ramo dell'albero.
Keshet stava ad esso tenacemente aggrappato con mani e piedi, il corpicino scosso dai singhiozzi ma completamente incapace di andare avanti sul ramo pericolosamente curvo per il suo peso o tornare indietro per scendere.
D'altronde aveva sette anni, non ci si poteva aspettare molto di più...
- Milo... - il tono di Camus aveva lo stesso calore del vento che spazza la distesa ghiacciata della Siberia.
- Pensavo che qualcuno lo aiutasse... O che trovasse il modo di scendere da solo! - cercò di difendersi il Saint dello Scorpione
- Milo, permettimi di dirtelo... mais est tu stupide !?!? Vai a tirarlo giù immediatamente!-
Sfortunatamente, il ramo che aveva stoicamente retto fino ad allora, raggiunse il suo punto di rottura e cadde addosso ai due, facendoli franare poco decorosamente a terra, con Keshet steso di traverso sopra di loro.
Aiolia si trovò a passare in quel momento, li guardò qualche istante perplesso poi chiese:
- Ehilà ragazzi! State facendo pratica di mimetismo? -


Tutti al Santuario interruppero quello che stavano facendo per guardare il cielo.
Già vedere la neve ad Atene era una cosa rarissima, figuriamoci il vederla a maggio!



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Capitolo 4
*** SACCO!!!! ***




NdWar: E' ufficiale: non ce la posso fare!!! T^T Siete tutti testimoni!



Shaka era abituato a destare una certa curiosità nelle persone.
Che la ragione fosse da ricercarsi nella sua aura spirituale o nel suo aspetto fisico così insolito per un indiano o, infine, nella sua gerarchia al Santuario, il risultato era il medesimo.
Shaka era abituato a farsi scivolare di dosso gli sguardi delle persone...
Perchè lui era l'Illuminato.
Tuttavia quegli occhi l'avevano attirato, come schiocco di dita all'angolo del campo visivo.
Li aveva sentiti adosso, con tale intensità che aveva pensato di dare solo una veloce "sbirciatina": una mera curiosità.
Umana e semplice curiosità, anche per l'uomo più vicino agli Dei.
Quello sguardo, quegli occhi, appartenevano ad una bimbetta di sette anni che gli arrivava a malapena alla cintola se si fosse alzato in piedi, rilasciando la posizione del loto.
Ma erano occhi forti
Occhi che potevano vedere la Verità e non farsi distruggere da essa.
Blu di Prussia e argento, come cielo e stelle...
Sinceri e limpidi anche se aperti sull'Ade.
Forse scegliere di meditare nel giardino della Sesta era stata una nuova curva del suo personale mandala...
- Ooohhhh! Proprio come la bambola di porcellana della mamma! Quella che mi ha proibito di toccare... Guarda Elkayam, apre e chiude gli occhi! - esclamò la bimba.
- Nayal... Lui non è una bambola... Andiamo, zio Saga ha detto di andare dritti dritti da Milo e siamo già in ritardo... - iniziò l'altro bambino, la cui la finestra del dente da latte caduto, era stata parzialmente chiusa dalla crescita del primo vero dente permanente.
La piccola corrugò le sopracciglia.
Shaka era certo di aver già visto un'espressione simile...
Forse in alcune raffigurazioni di Skanda, nel Tempio del suo samgra in India...
Rimase immobile.
La piccola si avvicinò.
Studiò il suo kesa bianco, con un piccolo ditino parve tracciare un percorso nell'aria, seguì quelle linee immaginarie, girandogli intorno e poi...
Una presa decisa, un colpo secco dato con una forza insospettabile per quel corpicino e...
- NAYAL!!!!! - Tuonò Saga che era giunto in quel momento, con lo Scorpione Celeste e il terzo piccolino.
Afferrò Nayal per un braccio, la tirò indietro, scotendola con decisione.
La veste candida ricadde a coprire la nivee gambe di Shaka e una quantomai imbarazzante biancheria intima stile fasce d' infante.
- Hai visto che c'ha le gambe!? Avevo ragione io! Non è uno di quelli del mondo invisibile! E poi porta ancora il pannolino... Ma non sei un po' troppo grande ormai bel signore? - si scavò la fossa la piccola Beersiwana
- Nay... ehm... Hai appena fatto il sacco e dato del piscialletto al Venerabile Shaka, Virgo Gold Saint.... - ansimò terrorizzato Keshet, nascosto dietro le gambe di Milo.
- Scusa il disturbo! - dichiarò Saga gettandosi i due mocciosi sulle spalle e sparendo dalla vista del Sesto Saint...
Dopotutto, l'OM era già sulle tenere labbra della Vergine!

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Capitolo 5
*** ABRIGO BLANCO ***




NdWar: Perchè avere una certa età, ha insegnato ad essere più saggio e qualcuno sa che ride bene chi ride ultimo!



Il saggio Dohko decise che per quel giorno aveva assolutamente bisogno di staccare la spina e prendersi una piccola pausa da quel mare di carta che ingombrava la sua scrivania di mogano, parte del pavimento, tutto il grande armadio alle sue spalle.
Sorrise, con quel suo volto che non dimostrava affatto i 261 anni che aveva (in realtà ne erano trascorsi altri diciotto da quando aveva interrotto il Misopetamenos, donatogli dalla Dea Athena stessa), e chiuse le ante dell'armadio, come se il non vedere il caos di documenti che in esso era contenuto equivalesse a farli davvero scomparire.
Decise di lasciare la Tredicesima, in gran segreto e si recò nell'uliveto, per rilassarsi un po'. Non sapeva perchè , ma quelle piante dai tronchi nodosi e dai preziosi verdi frutti avevano su di lui un potere rilassante, quasi come il suono delle acque della cascata di Goro Ho.
Gli uccellini, uno in particolare che non riusciva a trovare, ben nascosto fra le foglie lanceolate delle piante, cantava dispiegando una voce che pareva impossibile potesse appartenere a qualcosa di tanto piccino.
Sentì un suono insolito, che interruppe quell'idillio. Un suono che nulla aveva da invidiare alla potenza canora del fringuello.
Un pianto? O uno strillo terrorizzato?
Poi sentì un suono ancora più raro, se non unico.
La risatina di un Saint.
La risatina di Shura di Capricorn.
Non gli ci volle molto a trovarlo.
Ma decise di osservare in silenzio cosa mai potesse divertire tanto il tenebroso ispanico.
Vide che con lui c'era Elkayam, il figlio di Nekay e Kanon...
Shura si mise l'elmo e il piccolino prese a strillare terrorizzato, se lo levò e il piccolo smise immediatamente, sbattendo le palpebre sugli occhioni azzurri e facendo rotolare sul viso grossi lacrimoni.
La scena doveva essersi ripetuta per un po' dato che Elkayam aveva il visino umido e sporco di moccio.
- Niño , sin duda eres un quejica (Bambino, sei di sicuro un piagnucolone!). Devi diventare molto più coraggioso, sai? Pero disfruto tomando el pelo (però mi diverto a prenderti in giro) eheh... - gli disse con una nota dolce nella voce.
- Shura... - Dohko scelse quel momento per palesarsi.
- Venerabile Maestro... - lo salutò con un lieve inchino. - Non l'ho sentita sopraggiungere - concluse a mo' di scuse.
Dohko agitò la mano davanti al viso, come a voler scacciare la questione.
- Teme il tuo elmo? - chiese curioso.
- Così pare... - le gote dello Spagnolo si arrossarono appena, segno che era imbarazzato.
- Oh, è molto curioso... Me lo fai rivedere come si spaventa? -
- Saggio Maestro! Da lei una simile richiesta... - Shura sgranò gli occhi al colmo dello stupore poi...
PRRRRRR!!!!
PPPPPRRRRRR!!!
Il Capricorno e la Bilancia abbassarono lo sguardo.
Elkayam sorrise appena, imbarazzato.
Le manine stropicciarono la stoffa bianca, e fino a qualche tempo prima immacolata, del mantello dell' Undicesimo Saint.
- La mamma mi dice sempre che non devo tirare su col naso ma soffiarlo... - spiegò allungando me manine per restiture a Shura l'angolo del suo mantello.
- Eso apesta! (che schifo!) Tienilo pure, ci penserà zio Saga a restituirmelo! - disse prontamente sganciando il fu candido manto.
Elkayam strillò felice e prese a correre verso la Tredicesima gridando - Zio Saga!!!!!! Guarda, guarda!!!! -
E intanto, senza saperlo, trascinava nella polvere parte dell'orgoglio di un Saint.
Ora erano le risate di Dohko a fare da sfondo al viso catatonico di Shura.
- Devo lucidare Excalibur, devo lucidare Excalibur... - ripeteva il poverino con sguardo vacuo.


p.s. Se vado avanti cosi, prima o poi rivedremo Arles... E in pompa magna!

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Capitolo 6
*** Scream ***


Rime ampliò il sorriso.
Era difficile credere, vedendo il suo aspetto etereo e la sua grazia innata, che potesse in verità celare un simile vivace, volitivo e indomito carattere.
Rime di Polaris, quando ti fissava, sgranando gli occhi di mare ereditati dal padre, ti rapiva il cuore. E le ancelle della Tredicesima non facevano alcuna eccezione.
- Daaaaiii, Agape! Dicci qual è la stanza di Lady Saori! Vuoi farci morire di curiosità?!
- Per favore! E’ proibito rivelare una cosa simile! Si tratta della sicurezza di Athena stessa… E poi Tatsumi sa essere spaventoso! Vi offro una bella cioccolata con la panna e non ci pensate più, va bene? – tentò come ultima spiaggia.
Rime mise un broncetto adorabile, che le faceva apparire una fossetta nelle guance rosee.
Nayal sorrise e annuì con convinzione: per comprare la Beersiwana bastava del semplice cacao, figuriamoci addirittura la cioccolata con la panna!

- Rime, cattiva! – brontolò Nayal quando Agape crollò addormentata sul tavolo della cucina della Tredicesima.
- Ma dai! Quella vecchiaccia di Saori non c’è e Tatsumi è con lei! Non avremo MAI PIU’ una simile occasione!... Non è giusto che solo lei si goda un letto gigante su cui saltare e meravigliosi abiti e scarpe col tacco e trucchi che nemmeno le nostre mamme si sognano! –
- A me dei trucchi e degli abiti non mi interessa niente ma il letto su cui saltare… - Nayal sorrise mostrando la finestra che si apriva a causa dell’incisivo mancante.
Incrociarono Mu dell’Ariete che stava andando nelle stanze private di Athena, con tanto di cassetta degli attrezzi per fissare quella famosa cornice che ormai la Dea gli aveva chiesto da tempo. Il fatto era che lui non amava tanta vanità e uno specchio a figura intera con cornice in oro massiccio non era nelle sue corde. Ma Athena in persona glielo aveva chiesto, quindi tant’era…
- Non toccherete niente e vi limiterete a guardare, poi filerete a studiare, va bene? – si impose, come meglio riuscì al sorriso e agli occhi sbarluccicosi di Rime.
- Promesso! – fu lesta a rispondere l’Asgardiana incrociando le dita dietro la schiena
Una volta dischiuse le porte del paradiso, il Grande Mu dell’Ariete s trovò vittima di un attacco di sonno fulminante.

- Oh- oh… forse è meglio se scappiamo e facciamo finta di niente… - disse Rime due ore dopo.
- Si… Facciamo finta di niente… - approvò Nayal osservandosi intorno.
Gli abiti erano sparsi in ogni dove, dal pavimento, al balconcino, alla poltrona, sulla sedia a dondolo… sopra e dietro il paravento…
Le tende del letto a baldacchino erano strappate, la seta delle lenzuola e del copriletto rosa confetto aveva visto tempi decisamente migliori e un paio di doghe erano per certo rotte… come la metà delle scarpine col tacco e dei sandali.
Tracce di trucco erano arrivate persino alle pareti, non solo sui volti delle piccole. Nayal in particolare aveva onorevoli strisce colorate sulle gote come i guerrieri delle tribù native americane o alcune popolazioni del Subcontinente Africano.
Mu giaceva legato alla sedia dello scrittoio con addosso, sopra gli abiti tipici del Jamir, una vestaglietta di seta da camera, i capelli parevano quelli di David Bowie in Labirynth ed erano acconciati in un modo che nemmeno la damina Lilla avrebbe mai osato… Il volto addormentato simile a maschera truccata come la tavolozza di un pittore pazzo…
La porta di chiuse e a quel lieve rumore, l’incantesimo di Rime si infranse….
L’urlo del Saint della Prima fece accorrere quasi tutti i suoi compagni d’arme presenti al Santuario, che nemmeno quando le schiere di Hades avevano invaso il Sacro luogo si era udito...

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Capitolo 7
*** QUESTIONE DI PISELLI ***





Aiolia corrugò la fronte, pensoso, mentre prese il mento di Gleam per costrigerlo a sollevare il capo.
Il ragazzino di dieci anni lo fissò, con due grossi lucciconi agli angoli degli occhi. Il giorno dopo il suo volto tumefatto si sarebbe sgonfiato, ma per almeno una settimana avrebbe sfoggiato un look in panda style.
- Vieni, adesso ci mettiamo la pomata e poi vai a riposare, ti chiamerò io quando è ora di cena, sei esonerato da tutte le attività pomeridiane - disse il Leone che già meditava di farsi due chiacchiere sia con l'Acquario che con il Cancro.
Le risse fra allievi non erano tollerate e quindi sia Rime che Nayal andavano punite...
Nessuna deroga o abrogazione alla regola: non ci si picchia tra compagni a meno che non sia addestramento o contendere per un cloth.
Anche se era molto, molto insolito che Rime litigasse con Gleam, di solito erano pappa e ciccia...
Mentre si recava verso l'Arena sentì il vociare di Milo. Con chi si stava sfogando?
- Insomma dì qualcosa! Non è normale che Keshet torni dalla pausa pranzo morsicato! Dico non è mica un panino! Una di quelle due gli ha lasciato il calco dentale nel polpaccio! Che diavolo gli è preso a Nayal e Rime?! Shaka! Non ignorarmi! -
Il composto Saint dalla chioma dorata esalò un sospiro.
- Anche Elkayam è arrivato alla Sesta con il labbro spaccato e... non so bene come dirlo a Saga, ma credo sia una cosa fra di loro e dovremmo starne fuori, le cose si sistemeranno da sole, sono bambini, dopotutto! -
- Questa tua costante politica del non intervento mi manda ai matti! No, io non ci sto -
- Bendetto Milo! Che Gleam abbia un occhio da panda non è accettabile, dobbiamo capire cosa è successo e prendere provvedimenti! Siamo i loro Master e dobbiamo essere integerrimi! Che messaggio gli trasmettiamo se non puniamo questi comportamenti?! - il Leone era sul piede di guerra.
Shaka sospirò di nuovo.
- E sia - si arrese alfine.



Death Mask stava sciorinando vituperi contro una Nayal barricata nella sua posizione, che lo fissava con gli occhioni blu e argento molto duramente. I due avevano quasi la stessa espressione inquietante.
Per un attimo i tre temettero che ci scappasse il morto.
- Pidocchiu, non sfidarmi oltre! -
Rime arrivò di corsa, gettando le braccia al collo dell'altra bambina, spezzando la tensione e il phatos del momento.
Singhiozzava apertamente.
- Camus dell'Acquario non capisce niente!!!! E' cattivo, cattivo, cattivo!!!! Non ce lo voglio più per Master!-
- Rime! - il padrone dell'Undicesima si unì al gruppo, le gote stranamente arrossate che facevano concorrenza ai suoi capelli.
- Brutto cattivo!!! - strillò lei mettendo giù una partaccia.
Nayal decise che se lo faceva Rime, poteva farlo anche lei. Iniziò a frignare, con le lacrime che venivano giù a cascata sul piccolo volto abbronzato.
Grossi nuvoloni si addensarono in cielo.
- Non ti ci mettere anche tu Nayal! - sbottò Camus.
- Picciridde, ci sono NO che resteranno per sempre NO , non importa quanto piangiate o facciate le pazze! Capisti a mia, Pidocchiu! - decretò il Cancro prima di andarsene imprecando su certi pessimi caratteri ereditati da madri instabili.
Shaka non aggiunse altro e si allontanò in silenzio: argomento chiuso.
- Cam... - iniziò Milo.
- No! Questa volta no! - più lapidario del solito
- Si stanno rotolando a terra... - fece notare Aiolia
- Vorrà dire che si faranno un'altra doccia! - decretò l'Acquario, glaciale, mollando lì sia lo Scorpione che il Leone.
Milo sospirò.
- Dai, bambine... Se mi dite dov'è il problema vi aiuto io. - tentò ed ebbe subito l'attenzione delle due.
- Davvero? - Rime gli rivolse il suo miglior sguardo da cucciolo indifeso. Quello a cui nulla si poteva negare.
- Ma certo! - disse anche Aiolia.
I due si misero accovacciati sui talloni, per sentire quale immenso dramma aveva visto protagoniste le due, convinti che fosse una sciocchezza da bambini.
Tutto si stava rapidamente ridimensionando.
- Gleam e Keshet hanno detto che non possiamo più fare il bagno al mare insieme, la notte. quando fa così caldo che non puoi dormire e hanno tirato anche Elkayam dalla loro parte! - Nayal era indignata e furiosa.
Un momento... Quando succedeva che le cinque pesti lì, gliela facessero proprio da sotto il naso? Gli incontri fra apprendisti, di sessi opposti, fuori dalle lezioni o dalle convocazioni ufficiali erano proibiti!
- Si, ci hanno detto che noi non possiamo più perchè non abbiamo il pisello... - Rime tirò su col naso. - Voglio il pisello! Milo, Aiolia... Prestateci i vostri! - decretò e poi aggiunse, con un sorriso da pubblicità dentistica - Perfavore! -
I due Santi Dorati si fissarono, in silenzio.
Passò un minuto.
Ne passarono due.
Al terzo fu Nayal a sospirare
- Va bene zietti... Se non ce lo avete nemmeno voi non fa niente... Lo chiederemo a qualcun altro! Vieni Rime, proviamo con Shiryu e Ikki! -
- Però a Ikki lo chiedi tu! - disse Rime trotterellando dietro a Nayal verso il campo di addestramento.



Solo per onor di cronaca: Aiolia e Milo non si videro nemmeno per cena.



NDWar: Prima o poi mi troverò i Goldini alla porta di casa, sui generis popolino inferocito che urlano al rogo la strega

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Capitolo 8
*** MAI GRANDI ABBASTANZA... ***



- Saga – il saggio Dohko entrò piano nella stanza del Primo Ministro, aprendo la porta dalla quale una lama di luce gialla filtrava, segno evidente che il Saint di Gemini era ancora al lavoro.
- Gran Sacerdote – lo salutò sollevando il volto da una pila di documenti e sorridendo appena.
Dohko si accigliò e osservò il volto del suo compagno d’arme, dove occhiaie profonde spegnevano il bellissimo colore degli occhi. Saga aveva sempre avuto occhi magnifici, seppur tormentati e anche in quel momento, sebbene per ragioni del tutto diverse, lo erano. Ed erano anche arrossati, per la fatica e la mancanza di sonno arretrato.
Il saggio reggente notò qualche filo bianco nella folta capigliatura dell’altro uomo.
Per un attimo ricordò Arles, ma poi si disse che no, quelli erano semplicemente il segno tangibile dello scorrere del tempo.
Si sedette sospirando sulla poltrona davanti allo scrittoio dietro il quale Saga stava riordinando i documenti.
- Mi sento vecchio – ammise.
- Io stanco. – rispose Saga sospirando e lanciando uno sguardo alla pendola che segnava le undici di sera.
- Ci sarebbe da andare a controllare i sigilli di Athena, quelli posti a Goro Ho… Ma non me la sento… Ho paura che la tentazione di fermarmi là diventi troppo forte nel mio vecchio e nostalgico cuore… Ci andresti tu? –
Saga sorrise.
- Se vuoi che mi prenda un paio di giorni puoi dirmelo serenamente Dohko, non li disdegno affatto. – ammise.
Libra sorrise, si alzò in piedi e passò una mano sul capo dell’altro Saint.
- Vado io stasera a controllare che i beersiwani siano a nanna come si conviene. Tu vai subito a letto, che ce lo hai scritto in faccia che hai bisogno di almeno otto ore di sonno.– disse di nuovo.
- Grazie. – sorrise Saga, che per misteriose ragioni, si lasciava trattare da Libra come se fosse ancora un ragazzino.



Dohko inspirò a fondo l’aria profumata di estate, sotto il cielo stellato di Atene e sollevò lo sguardo all’edificio che ospitava i giovani studenti.
Pareva tutto tranquillo e le cicale frinivano, cantando gioiosamente alla luna quasi piena.
- AAAHHH AAAAAHHHHH AAAAAAAHHHHHHH!!!!!!! –
A momenti Dohko non mise il piede in fallo sul gradino, trasalendo spaventato.
Per fortuna nessuno assistette alla scena poco valorosa.
Salì di corsa il resto delle scale, precipitandosi nella prima camera dell’edificio.
Accese la luce, pronto a dare battaglia e a portare via i piccoli beersiwani dall’ignoto pericolo ma, rimase bloccato, in posa plastica sulla porta.
Nayal era legata come un salame e si agitava furiosamente sul tappeto.
Keshet era in mutande, in piedi sul letto che cercava di saltare per prendere la sua camicia da notte che pendeva dal lampadario mentre Elkayam si batteva i pugni sul petto prorompendo nell’urlo di Tarzan, compagno di quello udito poco prima.
L’intero edificio divenne una cacofonia di grida, pianti e pugni dati nei muri.
- SILENZIO!!!! TUTTI A LETTO!!!! IMMEDIATAMENTE!!!!! – Strillò Dohko, a cui quel grido aveva perforato il cervello.
La tigre che era in lui aveva ruggito e ottenne all’istante un po’ di quiete.
Afferrò la maglietta di Elkayam e gliela infilò a forza dalla testa.
- Non toccare il mio cuginetto! – lo aggredì Keshet rifilandogli un calcio negli stinchi che lo fece saltellare dal male.
Dohko afferrò il moccioso per un braccio e solo allora le notò.
Strane e macchioline rosse, tipo morsicate di zanzara…
Vide gli occhi viola estremamente lucidi e percepì la pelle troppo accaldata… Velocemente passò in rassegna anche gli altri due.
Meglio chiamare subito Shaina che aveva buone conoscenze mediche, poteva anche trattarsi di una intossicazione alimentare… O di un colpo di calore…



Shiryu bussò piano alla porta della camera da letto della Settima.
- Avanti! – la voce di Dohko era simile a un gemito prolungato.
Il suo allievo, ex-allievo si corresse mentalmente, e Shun, Bronze Saint di Andromeda, entrarono.
- Si sente meglio, Gran Sacerdote? – chiese rispettosamente il secondo.
Lui gli lanciò uno sguardo obliquo.
Aveva la borsa del ghiaccio premuta sulla fronte, le gote paonazze e gli occhi lucidi di febbre, una grancassa nella testa, scimmie urlatrici devastavano i suoi sogni e quello che lo preoccupava di più erano quelle vescicolette che gli riempivano il volto e il busto, ancora atletico e muscoloso e che lui proprio non riusciva a non grattarsi, di tanto in tanto, rischiando poi di portare le cicatrici per il tempo a venire.
- Venerabile Maestro… Le ho portato il talco mentolato, Shaina dice che fa miracoli contro il prurito. -
Dohko fu certo che gli si fosse stampato in volto la scritta "annegamici dentro!".
Per quanto disperatamente cercasse di non darlo a vedere le labbra del Dragone si piegavano pericolosamente all’insù.
- Devo essere davvero patetico… Duecentosessantun anni e mai niente, neanche un raffreddore e… E adesso… Questa cosa … Ma si può sapere come accidenti hanno fatto quei tre a prendere la varicella!?!? –
Shiryu si strinse nelle spalle e si affrettò ad andarsene, anche Shun salutò frettolosamente dicendo che Ikki, che non aveva fatto la varicella si scusava, per non aver portato i suoi auguri di pronta guarigione di persona.
Il Gold di Libra lo liquidò con un non importa e si voltò sul fianco, imbronciandosi.
Dohko era malato, ma non sordo e aveva perfettamente udito la risata di Shiryu echeggiare sul portico della Settima Casa.



NDWar: Primo credit: la canzone “Ma Tarzan lo fa!” di Nino Manfredi credo del 1978. Ne parlavamo giusto l’altra sera con mio marito, di come erano più belli i cartoni animati degli anni 80-90, che adesso abbiamo provato a vedere Peppa Pig in inglese per fare esercizio e personalmente avrei fatto al forno quel maialino dopo i primi due minuti.
Seconda noticina: Quando a dieci anni, ho preso la varicella, l’ho passata a mia zia che all’epoca aveva circa trent’anni (sfatando il mito che è una malattia infantile che prendono solo i bambini), quindi faccio in tempo a ricordarmi qualcosina…Ovvero il gran prurito e il sollievo, solo momentaneo, del talco mentolato (sicuramente da allora la medicina ha fatto passi da gigante, ma la mia conoscenza è ferma ad allora!)

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Capitolo 9
*** HAIR ***


- Ma lo sai che Aiolia si tingeva i capelli di rosso, tanto tempo fa? – chiese Rime a Gleam, mentre si erano seduti a tirare il fiato, che di essere messi sotto torchio nell’Arena era il turno di Elkayam e Keshet.
- Non mi interessano queste cose – brontolò il rosso che per via del suo naturale colore di capelli era spesso stato oggetto di sfottò sia ad Asgard che ad Atene.
- Mi sarebbe piaciuto vederlo rosso! Dai, Aiolia se lo sai prendere, fa tutto quello che vuoi, è buono come un pezzo di pane… - disse lei sorridendo in quel modo irresistibile.
Nayal ciucciava tranquillamente il beverone proteico gentilmente offerto da un inconsapevole Aiolia. La ragazza si disse che l’addestramento di Maskie la stava facendo propendere alla cleptomania, ma quella roba sapeva di fragola e le dava un sacco di energie…
- Rime… Non farti strani castelli per la testa, che poi chi finisce nei guai sono io! – borbottò il giovane. – Aspetta un po’… Non sarà mica… A cosa stai mirando davvero, Rime? – Gleam assottigliò lo sguardo. D’altra parte conosceva Rime da quando entrambe portavano il pannolino.
- Non ho detto niente io! Che cosa hai pensato? – sorrise ancora più angelica lei.
- Ti conosco troppo bene per non sapere che hai in mente qualcosa… E quel sorriso ne è la prova!-
- Ok, ascolta… Tu sei adorabile, e sei rosso. Aiolia è buono ed è rosso. Marin è un po’ mamma chioccia ed è rossa… Perché solo quel cattivone di Camus fa eccezione? Non lo sopporto! Non se li merita i capelli rossi, quello lì! Ed io che all’inizio ero pure contenta di averlo come Master… -
- Rime, NO! Qualsiasi cosa sia assolutamente, insindacabilmente NO!-
- Qualsiasi cosa sia: io ci sto! – disse invece Nayal, rinfilando agilmente la borraccia ormai vuota nella sacca di Aiolia.
- Con voi non si può ragionare! – sbuffò Gleam alzandosi con un colpo di reni e allontanandosi verso l’Arena.

Qualcuno parlottò nel buio.
Ci fu uno scambio di monetine luccicanti alla debole luce della luna.
Un sorriso gelido come l’inverno attraversò le belle labbra, naturalmente lucide e rosee.
Due occhi di tenebra rifletterono la luce delle stelle.
Poco dopo le due losche figure lasciavano l’Undicesima per tornare negli alloggiamenti dei novizi.

Il pomeriggio seguente Camus sfoggiava una capigliatura verde bottiglia, Rime e Nayal sembravano passate fra le mani dello Coiffeur mentalmente disturbato e sfoggiavano tagli molto molto asimmetrici anche se quella moda era passata da secoli.
- Ci vorranno anni prima che mi ricrescano così lunghi… Ma in effetti averli tanto corti è pratico! – sospirò Rime.
Nayal sorrise ampiamente.
- Erano anni che volevo i capelli corti, perché non è giusto che solo El e Ke li possano avere! Ishtar non mi ha mai permesso di tagliare i capelli dicendo che sono la bellezza e l’orgoglio di ogni donna… sono proprio curiosa di sapere come glielo spiegherà adesso Camus alla mia terribile mammina, quando domani sarà visita al Santuario e mi vedrà! - disse tutta giuliva e contenta.

L’indomani, fulmini, tuoni e grandine si abbatterono sull’Undicesima fino a tarda notte.

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Capitolo 10
*** ANIMALS ***



Saga sentì un brivido freddo corrergli lungo la spina dorsale.
Kanon lo fissava, con un sorriso, che lui SAPEVA celare un pericolo che aveva del catastrofico.
SAPEVA che nulla di buono, per lui e per la sua sanità mentale, poteva provenire dalla proposta che il suo gemello gli avrebbe fatto da lì a pochi istanti.
Si guardò attorno, alla frenetica e disperata ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa potesse salvargli la faccia e toglierlo dai carboni ardenti.
Ogni fibra del suo essere implorava quel NO che gli premeva sulle corde vocali.
- Saga, che ne dici di fare lo zietto per questo sabato? –
Eccola, la bomba atomica, sganciata direttamente sopra la sua testa… Vide i suoi pensieri devastati come Hiroshima dopo l’Olocausto
SAPEVA che era IMPOSSIBILE, Athena gli era da testimone!, che Kanon gli affidasse il figlio anche solo per un giorno se non ci fosse stata dietro una fregatura colossale.
Aprì la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma riuscì solo a boccheggiare come un pesce…
- Lo pendo per un si! Nekay sarà da te per le nove in punto. Ti ho già preso i biglietti per lo zoo… Vedrai, ti divertirai un sacco! Ah… -
Eccola, eccola la gabola cosmica! L’Arles che c’era in lui prese ad ululare.
- Ovviamente ci sarà anche Nayal! –
Battè le palpebre, una, due volte… Solo a sentirlo il nome della figlia di Ishtar e gli parve che Attila si fosse abbattuto sul suo sistema nervoso.
- Solo… lei ? – trovò la forza di chiedere.
- Si, Keshet è malato… - si strinse nelle spalle Kanon.
Saga riflettè frenetico: Elkayam faceva tutto quello che Nayal faceva, seguendola come un cagnolino fedele… Se riusciva a tenere in scacco la mocciosa poteva sopravvivere a quella giornata…


- Zio Saga!!! – Nayal gli afferrò entrambe le gambe, abbracciandolo tutta entusiasta e lui, che aveva cercato di fare un passo indietro, si era trovato sbilanciato... Il suo coccige stava gridando per avere una lenta e atroce vendetta.
- Scusala Saga, è un po’ sovraeccitata quando ha saputo che ci sono i pescecani… - sorrise Nekay.
Evil Saga si figurò la piccola fra le fauci dello squalo più grosso che popolava la vasca.
- Pescecani? Ma di solito ai bambini non piacciono i delfini? – chiese.
- Ma no! Quelli ridono sempre! – spiegò Elkayam con aria saputa.
Suvvia cosa ci voleva a tenere sotto controllo due mocciosi di tre e quattro anni?
Poteva farcela!
Nekay gli lasciò la borsa con il cambio perché era sicuro che i piccoli si sarebbero sporcati, con qualcosa di SANO da mangiare fuoripasto, con la lista degli alimenti che potevano e non potevano mangiare, lo sommerse di raccomandazioni che lui si perse alla seconda o terza; aiutò a caricare i piccoli in macchina e li saluto con un gran sorriso.



- Zio Saga, perchè tu non ce l’hai la morosa? – chiese Nayal.
- Zitta Nayal! Papà dice perché gli è rimasto piccolo… Ma mi ha detto di non dirlo a zio Saga che sennò poi piange… oopppss… - disse Elkayam tappandosi poi la bocca.
- Cosa hai piccolo zio Saga? Non ho capito… - La bimba era perplessa.
Saga inchiodò la macchina, rischiando un tamponamento a catena.
Doveva ammazzare Kanon, poi far tacere i mocciosi… Bhè, non necessariamente in quell’ordine.
Si girò di scatto verso i due, con gli occhi arrossati.
- Fate silenzio o vi riporto subito a casa! – ringhiò.
- E muoviti mentecatto!!!! – gli strillo l’automobilista che aveva rischiato di tamponarlo, sorpassandoli e facendogli le corna.
- Ma schiantati, imbecille!!! – sbraitò ingranando la prima e partendo in sgommata.
I piccoli rimasero in silenzio, vedendo lo zio un po’ tanto nervoso, poi Elkayam bisbigliò
- Lo vedi che adesso lo zio non sorride più? E’ colpa tua e delle tue domande!-
- No sei tu che hai detto quella brutta cosa che lo farà piangere… -
Elkayam fece in broncio poi il labrruccio inferiore prese a tremare e… La cateratte si aprirono.
Per fortuna erano arrivati altrimenti Saga avrebbe dovuto nuotare in un mare di lacrime e moccio.



Le cose andarono sorprendentemente bene, davanti agli elefanti, alle giraffe e persino davanti agli animali feroci… A parte Elkayam che provò un paio di volte a fare il verso del leone e che lo fece talmente bene che mise in agitazione l’esemplare nerocrinito…
Nayal rischiò solo di cascare nella fossa degli orsi, perché erano teneroni come Winnie The Pooh e lei voleva abbracciarli….
E finalmente ebbe modo di rilassarsi un attimo quando arrivarono ai recinti delle caprette, degli asini, dei cavalli e dei lama.
Mentre i due scalmanati correvano avanti e indietro come pazzi lui ne approfittò per prendersi e gustarsi un gelato… Che finì quasi tutto sul suo viso nell’istante in cui i due pestiferi mocciosi gli saltarono addosso, prendendolo alle spalle.
Nayal lo guardò un momento, poi raccolse con le mani lerce il gelato caduto, e lo rificcò sul cono. - E’ solo un po’ di terra zio, se lo pulisci un pochino lo puoi mangiare… - iniziò a dire mentre si passava le mani sulla maglietta.
Saga fremette, l’altro dentro di lui pareva un licantropo idrofobo.
- Non fa nulla… Adesso ne compriamo un altro, uno per ciascuno – disse preparandosi alla fila da incubo e al sole cocente sopra la sua testa.
- Io voglio lo zucchero filato! – disse subito la bimba.
- Anche io! – manco a dirlo, le fece il verso Elkayam.
Si distrasse un solo attimo e i due mocciosi sparirono da sotto il suo naso.
Arles esultò, lui andò in panico…
Poi ne vide uno, con le mani allungate dentro la mangiatoia dei cincillà a sgraffignare loro le noccioline!
- Sputa! – ordinò cercando di infilare il dito fra le labbra serrate di Elkayam che aveva le guance gonfie come i criceti.
Per tutta risposta il piccolo lo morse, scatenando una serie di suoi vituperi.
Afferrò El per un braccio e cercò con lo sguardo quell’altra disgraziata che era arrampicata sul recinto dei lama…
- Giù da lì Nayal! E’ pericoloso! – ringhiò mentre marciava a passo di carica verso la bambina… Solo che mentre la raggiungeva, quella bestiaccia immonda fece partire il suo sputo, che gli centrò camicia e capelli.
Evil Saga emise un gemito morente e si rintanò in qualche anfratto oscuro della sua anima a disegnare cerchiolini a terra.



- Adesso state qui. IMMOBILI fino a che non esco dal bagno. Il primo che si muove non lo porto a vedere i serpenti! – minacciò e i due si sedettero sulla panchina con i visini angelici.
Tuttavia lo sguardo di Nayal era calamitato dalla bancarella dei palloncini colorati, che avevano forma di animale e dalle ombrelle con le stampe di cuccioli.
Entrò nel bagno, dove l’odore di urina era devastante e cercò di ripulirsi alla meno peggio…
Cosa gli aveva detto Nekay tra le mille raccomandazioni?
Qualcosa circa Mary Poppins e gli ombrelli…
Uscì alla velocità della luce.
Nayal era già in piedi sull’albero, con l’ombrello giallo con impronte nere del tigrotto aperto. Sicuramente lo aveva sgraffignato dalla bancarella…
- Vedrai che volo! – disse tutta orgogliosa spiccando un gran salto.
Saga si lanciò d’istinto e riuscì a prenderla al volo mentre rovinavano a terra, tra le urla spaventate degli altri adulti.
Un dolore lancinante colpì il Terzo Saint.
Il suo Cosmo si incendiò, così, per riflesso.



L’istante successivo Milo dello Scorpione si materializzò da qualche parte vicino a lui e gli tolse la bimba di dosso.
- Tre ore… Grazie Saga, cento euro facili, tuo fratello aveva scommesso che sbroccavi dopo la prima ora! – rivelò ammiccando poi verso Kanon
Saga si alzò adagio, il braccio gli pendeva lungo il fianco e gli faceva un male assurdo, era sicuramente rotto…
Kanon se ne rese conto e posò a terra Elkayam, per prestare soccorso al gemello.
- Another Dimention!
Dopodichè Saga emise un tremulo sospiro.
Sorrise perché, finalmente, si sentì infinitamente meglio.

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Capitolo 11
*** CHI DI WC COLPISCE, DI WC PERISCE! ***


Nayal sollevò lo sguardo dal pavimento e incrociò quello ribollente di rabbia di Rime.
Come in ogni amicizia di tutto rispetto, non ci fu bisogno di dire molte parole: le due si erano già perfettamente intese. Gli occhi chiedevano a gran voce una sola cosa: Vendetta!
Ma nel frattempo erano loro due che, in ginocchio, straccio in una mano e spazzola nell’altra, stavano ripulendo TUTTI i gabinetti del Santuario.
E i maschi erano degli zozzoni che nemmeno i maiali potevano eguagliare.
Ad ogni copia di play boy (o simili) trovata, le ragazze l’avevano sostituita con quella di Mr Muscolo.


Tutto era iniziato a causa di quel compito a sorpresa, piovuto peggio che fulmine a ciel sereno su di loro, tanto più che era stato proprio quel pezzo di pane di Aldebaran a proporlo.
Insomma, il Saint del Toro era una specie di gigante buono, quello che ti permetteva di offrirti volontario per le interrogazioni e così se ti organizzavi bene era come fare delle interrogazioni programmate… con lui NESSUNO aveva mi preso meno della sufficienza…. E Adesso… Per colpa di quella capra di montagna che aveva suggerito al Saint della Seconda di fare un compito a sorpresa e di quell’altro maledetto ficcanaso di un pinguino surgelato loro erano state pizzicate a suggerire a quell’imbranato di Keshet le risposte del test.
Aldebaran aveva propinato loro, senza troppe cerimonie un bel due.
Death Mask, le aveva messe a pulire i gabinetti, mente gli altri avrebbero cenato, che era una vergogna il modo in cui si erano fatte “abbabiunare” e non era pensabile saltassero un solo addestramento per assolvere la punizione; avessero dovuto sgobbare tutta la notte!



- Non è che stiamo esagerando? – chiese Rime dubbiosa.
- Qui dice più o meno 10 gocce a persona… Mah, troppa fatica! – sbuffò Nayal rovesciando l’intero flaconcino di Gutalax, rubato alla farmacia di Rodorio quel pomeriggio stesso, nella zuppa che sarebbe stata servita ai Saint e poi come se nulla fosse passarono davanti ai cuochi addormentati dal potere di Rime.
Una volta chiusa la porta delle cucine l’incantesimo finì e le due Erinni, fischiettando allegramente andarono finire il loro lavoro di pulizia nelle Case Dorate, strofinando di gran lena e molto accuratamente con la polvere urticante, sempre omaggio della farmacia di fiducia di Rodorio .



Per il Santuario quella fu una lunga notte accompagnata da Dolores de Panzas e Bruciores de Culos e l’indomani Shaina ebbe il suo gran daffare nel produrre e dispensare pomate rinfrescanti ed emollienti conto utricate di diversa entità.



NDWar: mi sono accorta tardi di essermi persa il credit nel copia e incolla: Dolores de Panzas e Bruciores de Culos non sono miei ma arrivano da un filastrocca che ci si scriveva sulla Smemoranda quando frequentavo le superiori e poichè sono passati ben 4 lustri non ricordo di chi fosse l'idea originale...

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Capitolo 12
*** PENTOLACCIA... ***



NDWar: Loro non sono cattivi... E' che i guai li attirano!

23 Giugno.
Il Gran Sacerdote emise un versetto strozzato mentre Death Mask di Cancer lasciava la Sala delle Udienze con un ghigno sghembo, di quelli che fai quando hai ottenuto una grande e preziosa Vittoria.
Il giorno seguente era la festività di Agios Ioannis: una festa di mezza estate, l’anniversario della nascita di San Giovanni Battista, che Rodorio festeggiava come Santo Patrono, per la buona pace di Athena che avrebbe preferito una data meno Cristiana, ma che si vedeva costretta a chinare la testa davanti a sacrosanta tradizione popolare.
Ma era anche il compleanno di Death Mask di Cancer e non c’era stato verso di farlo rinunciare alla sua giornata speciale .Cosa facesse di preciso quel giorno non lo aveva mai scoperto nessuno: Cancer custodiva gelosamente quel segreto. E letteralmente spariva dalla faccia della terra per 24 ore.
Dohko osservò il panorama che si estendeva oltre lo spiazzo della Tredicesima, mentre camminava lentamente, ai piedi della statua di Athena.
Già si vedevano molti fuochi brillare nei campi, e di certo anche in Rodorio ci sarebbero state candele colorate accese ad ogni finestra.
Il giorno dopo, in piazza si sarebbe tenuto il mercato con molte bancarelle di cibi, stoffe preziose e piccoli vezzi per le fanciulle, nonché moltissimi fiori ad abbellire ogni angolo.
Era anche il giorno a cui era concesso, ai parenti ancora in vita, di incontrare gli allievi e di trascorrere qualche ora insieme…
Ed era vero anche il contrario… I figli dei Saint che non appartenevano al Santuario potevano accedere alla fascia perimetrale, quella lontana dalle Case dello Zodiaco, e incontrare i loro cari. Aldebaran del Toro erano settimane che pianificava il pomeriggio con le sue cinque figliolette e la sua Layla. Dohko sperò non ci scappasse la sesta, di figlioletta.
Il suo pensiero corse a Shura di Capricorn, che non aveva nessuno e pensò bene di volgere la situazione a suo favore… Dato che Ishtar aveva fatto sapere che quell’anno non sarebbe venuta al Santuario e Nayal e Keshet sarebbero dovuti restare a briglia sciolta in quel sacro luogo... Già aveva fatto sogni terribilmente simili al rogo di Roma e all'invasione persiana...



Nayal e Keshet fecero ciao-ciao con la mano e sorrisero a Elkayam, che mano nella mano con Kanon si sarebbe fatto potare a Rodorio e comprare quelle deliziose caramelle alla fragola che quando le mangiavi ti coloravano di rosso labbra e lingua. Erano certi che il cugino ne avrebbe conservata qualcuna anche per loro…
Kanon sentiva puzza di bruciato… I gemelli così tranquilli non lo erano nemmeno nel sonno…
La ragazzina fissò il gemello e gli strizzò l’occhio.
Non aveva dimenticato come, l’anno prima Keshet aveva osservato con un sorriso sulle labbra le figlie di Aldebaran giocare a quel gioco simile a mosca cieca in cui però non dovevi da bendato catturare gli amici, ma con un bastone dovevi colpire una palla piena di caramelle…
E ricordava anche che era stata lei a fermarlo quando lui si voleva unire al gioco, perché quello era un momento speciale con la famiglia, e per quanto sia Aldebaran che Layla non avrebbero mosso opposizione, Nayal sapeva che loro due non appartenevano a quella casa. E lo sapeva anche Keshet.
Quindi quell’anno la famiglia sarebbero stati solo loro due, e quel legame unico che li univa.



- Vieni Ke! – disse la ragazzina prendendo per mano il fratello e trascinandolo per il Santuario, verso le piantagioni di mele che davano verso il mare.
Per strada incrociarono anche Gleam e Rime, anche loro tristemente soli in quella giornata.
- Ehi Nayal, sei riuscita a rubare qualcosa anche oggi? – chiese Gleam, che sperava di poter di nuovo sgattaiolare fuori dal Santuario come la notte precedente.
In effetti era stato bellissimo ammirare Rodorio tutta parata a festa, e poi le barchette con le piccole lucine liberate nel mare, giù, al porto, era stato così suggestivo… E anche loro avevano affidato le loro giovani speranze a quelle barchette di carta…
- Ohi, non sono mica Arsenio Lupin! Che se poi mi beccano lo passo io il quarto d’ora più brutto della mia vita! – protestò la ragazza.
- Allora dobbiamo escogitare il piano “B” – disse Rime.
- Perché invece non ascolti il mio piano “A”? – chiese Nayal.
A Rime si illuminarono gli occhi.
- Racconta! – disse Gleam impaziente.



Shaka della Vergine incrociò Shura di Capricorn che stava andando verso le piantagioni. In quanto piccola comunità a se stante, il Santuario, laddove possibile, cercava di provvedere al suo stesso sostentamento, quindi oltre le Arene, vi erano campi coltivati con alberi da frutta, ulivi e orti.
- Buongiorno Venerabile Shaka – salutò per primo Shura.
- Buongiorno Shura… - rispose il biondo asceta, anche se qualcosa rimase tra loro, come in sospeso… Qualcosa di non detto che però impediva a tutti e due di allontanarsi serenamente.
- Sia i Beersiwani che gli Asgardiani, ad eccezione di Elkayam sono rimasti al Santuario… - si decise a dire il Decimo Saint.
- Già… Potremmo… Trascorrere del tempo con loro… Non come Master... - azzardò Shaka.
Shura accennò ad un piccolo sorriso.
- Si, potremmo… - e tutti e due si incamminarono verso gli orti, perché sapevano che il campo erboso dietro di essi era il posto preferito delle piccole pesti.
Mentre attraversavano il meleto, sentirono le acute grida gioiose dei mocciosi. Shura si sentì il cuore leggero, perché pensava di trovarli tristi e abbacchiati ed anche Shaka parve risplendere di più per la serenità se non che…
Una possente bastonata, sferrata da un Gleam esaltatissimo, calò sulla testa della Vergine, spedendola a gambe levate nella polvere.
- Evviva ho preso qualcosa di grosso! Il bottino è tutto MIO! – strillò levandosi la benda dagli occhi e pietrificandosi sul posto… Inutilmente cercò di nascondere il bastone dietro la schiena mentre arrossiva spaventosamente.
- Grosso è grosso! – ridacchiarono Rime e Nayal, che reggevano fra le mani una grossa mela rossa già azzannata dai loro voraci dentini.
- Mocciose irrispettose! E tu Gleam, chiedi almeno scusa! – sbraitò il Decimo mente Shaka si tastava cautamente un possibile bernoccolo…
- Preso!!!! – strillò Keshet alle loro spalle.
Solo i riflessi allenati di un guerriero, un Saint dorato, permisero a Shura di afferrare al volo il misterioso oggetto che stava descrivendo una parabola discendente…
- Scappate!!!! – gridò il gemello con poteri di preveggenza e i tre piccini senza farsi troppe domande fuggirono a gambe levate, con tutta la velocità a loro concessa.



Shaka e Shura sul momento non capirono, poi….
ZZZZZZ
ZZZZZZZZZZZZ
ZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ
E il Capricorno realizzò che ciò che aveva per le mani era un alveare….
-Yo los hago en rodajas, como jamones – (Li faccio a fette come prosciutti!) strillò quando le prime dolorose punture gli colpirono il viso e vittima di azioni inconsulte lanciò il nido d’api addosso a Shaka, a cui nulla servì il suo essere contemplativo o il muoversi alla velocità della luce… Il Santuario fu teatro di un pomeriggio di terrore, che nemmeno nei films di Hitchcock si era mai visto…



Quella sera, alla mensa del Santuario, l’assenza di Shaka non fu grande novità, poiché l’asceta era solito snobbare la compagnia degli altri, preferendo la meditazioni e porzioni di riso bianco cucinate alla Sesta, ma… Il vuoto attorno a loro non era normale…
Diciotto paia di occhi si spostavano da Shura, l’unico che forse poteva spiegare, al piatto mentre piccoli sorrisetti apparivano e sparivano dalle bocche, per lo stato in cui era ridotto il volto dello spagnolo. Camus continuava a fissare il suo vicino di Casa, ignorando bellamente la venuzza che sempre più grossa gli pulsava sulla tempia e alla fine chiese, pieno di tatto:
- Ma che accidenti hai fatto alla faccia, Shura? Sei pieno di ponfi e bubboni… -
Excalibur tagliò in due la tavolata alla quale erano seduti i gold, mente il Capricorno se ne andò imprecando
- Esos no son los niños, son los terroristas, los bombarderos de la cordura de cualquier adulto! Los demonios se recortan al Santuario por la paz de sus padres!-
(Quelli non sono bambini, sono terroristi, attentatori della sanità mentale di qualsiasi adulto! Sono demoni sbolognati al Santuario per la pace dei loro genitori!)
A Saga andò di traverso l’aria che stava respirando perché aveva già capito che i gemelli e gli Asgardiani ne avevano sicuramente fatta un’altra delle loro!



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Capitolo 13
*** WE love CARROTS ***



- Mangia! – intimò Nayal al suo gemello.
- Ti prego… - osò lamentarsi lui.
- Taci e mangia! – diede man forte anche Elkayam mettendo davanti a Keshet un piatto pieno di carote.
Gleam e Rime si guardarono sempre più perplessi.
- Non sapevo vi piacessero così tanto quelle verdure… - iniziò l’Asgardiano dai capelli rossi
- Mi fanno schifo! – piagnucolò Keshet mettendosi tuttavia in bocca una forchettata di carote tagliate a julienne, annegate nella maionese.
Le occhiartacce di Nayal a volte facevano paura anche al più grande e grosso degli allievi. E la cosa era drasticamente peggiorata da quando era stata affidata a Saint della Quarta. Keshet si riempì di nuovo la bocca, alacremente.
- No, non è che le amiamo particolarmente… Ma Aiolia ha detto che fanno benissimo… - rispose Elkayam a bocca mezza piena.
- Si, io sapevo anche che aiutassero l’abbronzatura… Non pensavo ti interessasse qualcosa di così girlish come la tintarella… - disse Rime osservando Nayal che era passata a trangugiare la fetta di torta, manco a dirlo, alle carote.
- No, fanno bene alla vista, come i mirtilli… - piagnucolò Keshet.
- Mangia che se si fa tardi non riesci a finire… -
- Ma a me non pesa studiare… Mi piace leggere e poi è più onesto passare al test per l’impegno messoci che non per vile copiatura! – si difese di nuovo Keshet, con tutta l’onestà che i suoi geni di Oracolo gli imponevano.
- Intanto potenziamo la vista, che così possiamo copiare meglio dagli altri fogli quello che non sappiamo, e poi… Sei sicuro di volerle sentire le rimostranze di Milo se non passerai? No, perché io a quelle di Maskie non ci tengo proprio! –
- Nemmeno io a quelle di Shaka! Potrebbe costringermi alla meditazione e al digiuno per giorni! – Elkayam divorò la torta in due morsi per poi volgersi ai mirtilli.
- Ragazzi… Solo per capire… Da quanto state mangiando carrots and bluberry?- chiese Rime.
- Circa una settimana… - ammise Nayal.
- Gleam! Perché tu non ci hai pensato? Vammi a prendere una centrifuga di carote e una porzione di mirtilli! –
- Non ci hai pensato nemmeno tu… Vado ,vado… - brontolò il rosso rimettendosi in fila al self service della mensa del Santuario mentre si rodeva per non averla avuta lui quella brillante intuizione!

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Capitolo 14
*** TRY AGAIN ***



Camus dell’Acquario spinse gli occhialetti tondi sulla radice del naso, cercando di nascondere il più possibile la palpebra pulsante per reazione nervosa.
Si era appena sfogato piazzando i due gemelli Atim in prima fila, davanti alla cattedra e i due Asgardinani immediatamente dietro di loro e poi si era voltato per scrivere alla lavagna le dosi dell’esperimento che dovevano eseguire durante la sua ora.
- Oggi è pure peggio del solito… Ha una faccia da semiguarditimordo…- bisbigliò Rime a Nayal.
- Smettetela cretine, che vi sente! E poi a me già mi odia, non voglio mica finire surgelato!–
- Oh, che noioso sei Ke! Però dai, ha un culo che parla da solo! –
- Scorreggia? - chiese El un po' tonto
- No, Io comunque preferisco quello di Milo… - rispose Nayal
- Grazie per l’immagine da incubo che hai evocato nella mia mente, sorellina! – ringhiò Keshet
- Se vi piacciono i vecchiacci! – sbuffò Gleam, geloso, soprattutto di Rime.
- Mi sento escluso… Non sento bene cosa dite! - protestò Elkayam dal lato sinistro.
A Camus si sbriciolò il gesso fra le dita, tempo due secondi e avrebbe congelato quelle linguacce maledette! Si voltò, il riflesso delle lenti nascose gli occhi taglienti e decretò.
- Questo esperimento sarà oggetto di valutazione alla fine dell’ora, vi consiglio si metterci impegno! Keshet, tu qui, alla cattedra! Rime, con Elkayam, Gleam con Nayal e vediamo se si riesce a farvi tenere al bocca chiusa! –



Si sedette al posto libero infondo all’aula, sorvegliando come un falco i giovani allievi che si misero al lavoro con alambicchi, fornelletti, provette e pese.
Se solo fosse riuscito a disciplinare quei cinque dannatissimi ragazzini, che avevano fatto branco come delle iene, avrebbe ritrovato la pace del suo sistema nervoso, ne era certo… E’ che quel gruppo pareva un’idra… Falciavi una testa e ne spuntavano altre due, pensavi di aver individuato il capogruppo ed ecco che subito se ne faceva avanti un altro!
Per il nervoso che gli portarono quei pensieri prese a passeggiare fra i banchi…
Proprio non capiva come Milo potesse trovarli adorabili… Lui, aveva già dato in larghissima misura con l’educazione di Isaak e Hyoga, non voleva altre rogne! Se gli piacevano tanto i marmocchi, perché diavolo Milo non ne faceva uno con la sua compagna ormai storica, tale Luna, anziché uscirsene con quelle battute assolutamente fuori luogo su loro due…? Tsk! Ah, ma prima o poi anche lo Scorpione celeste avrebbe ricevuto la sua bella freddura, che lui era un tipo paziente!



Un ghigno gli tagliò il volto mentre già immaginava l’esito di alcuni esperimenti….
- Tempo scaduto! – decretò riposizionandosi alla cattedra – Se avete fatto bene, davanti a voi avrete un cristallo assolutamente opalino… - annunciò serio.
Quello di keshet era perfetto.
Nayal guardò incredula il cristallo di che aveva davanti… Era un po’ giallino ma era davvero carino!
Rime osservò il suo che invece tendeva al rosa ma sorrise soddisfatta.
Quello di Elkayam era una sbobbina gialla con pezzetti cristallizzati…
Quello di Gleam… la sbobba marroncino prese a bollire e lievitare fino a che l’alambicco esplose…
Altri erano degli aborti, inguardabili e inclassificabili…
- Va bene ragazzi, adesso potete mangiare il risultato del Vostro esperimento: è una caramella allo zucchero cristallizzato… Chi ha fallito l’esperimento, ovviamente ha preso un bello zero, che farà media. – e con calma prese il registro e iniziò a scrivere…
- Maestro Camus… Posso donarle il mio? – chiese Rime con gli occhi da cucciola, posando la caramella sulla scrivania dell’algido Saint.
L’Acquario sudò freddo… Più di tutto, erano quegli exploit della sua allieva a terrorizzarlo…
Gleam gli rivolse uno sguardo assassino…
- Questo è un tentativo di corruzione del proprio Master! – brontolò Nayal.
- Non avete la prossima lezione? – sibilò.
Gli allievi si defilarono rapidamente, Rime con la delusone scritta in volto… ma mente stava per uscire…
- Ehi Cam, hai finito?! – Milo entrò con il suo passo elastico e sorrise al Saint dell’Undicesima.
- Quando imparerai che prima si bussa? E NON chiamarmi CAM! Ma si, abbiamo finito… - sospirò stancamente, pensando alla minaccia della feroce emicrania che la sua mente sussurrava…
- Wow! Che è questa cosa? Carinissima, si mangia? – chiese infilandosi in bocca il cristallo di Rime.
Due secondi dopo divenne viola…
- E’ piccante!!!!! – sbottò dopo averlo sputato nel cestino, mente sentiva la lingua perdere di sensibilità e gli occhi si riempivano di lacrime…
Dal corridoio provenne solo un seccatissimo – Tsk! -

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Capitolo 15
*** ONOMATOPEE ***



A causa di una generosa ed insolita nevicata, questa volta non opera di Camus dell’Acquario e nemmeno di Ishtar Atim, la città di Rodorio, si trovò praticamente paralizzata e Athena, che su di essa vegliava aveva dato preciso ordine che a turno si scendesse dal Santuario per aiutare gli abitanti in difficoltà.
Questa la ragione per la quale Ikki, Shun e Hyoga si ritrovavano tallonati da vicino da Rime, Gleam, Nayal, Keshet ed Elkayam.
Tutti e otto, non importa se i nani erano sette, scendevano le scalinate del Santuario muniti di vanga o badile, che portavano allegramente in spalla.
Quell’anima pia di Shun stava persino intonando
- Andiam, Andiam, andiamo a lavorar… - per rendere il tutto più allegro per i ragazzini di età compresa fra i nove e dodici anni.
Ikki stava seriamente pensando di usare quel badile per scavarsi una fossa nella quale seppellirsi.
Hyoga era perduto dietro ai ricordi della sua bellissima mamma che interpretava Biancaneve durante la sua performance teatrale, a Mosca… La mezza lacrimuccia cristallizzata all’angolo dell’occhio a causa del freddo intenso di quella mattina di Gennaio.
Arrivarono al parcheggio dove erano presenti: un fiorino, che pareva una caffettiera e un’Ape Car decisamente di era geologica più moderna e di soli tre posti… Caricarono gli attrezzi e poi…
- Non che mi aspettassi la Jaguar o la Ferrari… - masticò fra i denti Ikki mentre sceglieva per se le chiavi del mezzo meno scalcagnato.
- Shun… - iniziò a dire ma si bloccò, con le chiavi a mezz’aria – Preferisci guidare tu, Hyoga? – chiese già pensando di caricarsi il fratello in macchina, che della guida del russo non si fidava per niente, tanto meno da che lo aveva visto correggere il suo caffè con la vodka….
- Io vado con Hyoga! – trillò tutto allegro Keshet che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di stare lontano da sua sorella e Rime, soprattutto dentro una macchina.
- Anche io! – saltellò Keshet sul posto, rischiando di colpire Shun e morire prematuramente.
- Io vado con Ikki-pon! – dichiarò Nayal con un sorrisone.
Il Saint della Fenice lanciò le chiavi a Hyoga e si affrettò a salire in macchina con
- Nii-chan… - iniziò Shun ma Rime gli prese un lembo della giacca e guardandolo con gli occhioni di cielo sbrillarelli sorrise timidissimamente e chiese
- Posso salire io con Ikki-Tan? –
La Fenice ingoiò un rigurgito producendo un verso simile a “sgrunt” e si fece appunto mentale di far saltare un paio di denti al ronzino alato, che davvero non era il caso di spiegare a quelle catastrofi naturali che in Giappone si usavano suffissi di cortesia e suffissi per rendere più Kawaii i nomi… Avrebbe voluto prendere i vari tan- pon- cin e ficcarglieli tutti nella gola a quel linguacciuto impiccione!
- Ikki-pon ma c’è la musica? – chiese Nayal che aveva già iniziato a pigiare pulsanti a caso sul cruscotto.
- Ferma o te le taglio quelle manine! Allacciati la cintura! –
- Ikki-tan posso abbassare il finestrino? In macchina mi sento poco bene… - sorrise Rime.
- Fa quello che ti pare, ma dammi il tempo di fermarmi prima di metterti a fare l’esorcista! – ringhiò Ikki, la cui pazienza giaceva strangolata nel letto da quella stessa mattina.
Sollevò lo sguardo per vedere cosa stesse facendo il russo.



- Shun, se facciamo i bravi e finiamo presto ce le compri le caramelle? – chiese Gleam.
- Vedremo – rispose per lui il Cigno.
- Shun puoi alzare il riscaldamento? Fa freddissimo! – si lamentò Keshet soffiandosi sulle mani: da irriducibile del Deserto mal si adattava alla neve.
Shun sorrise indulgente
- Abbiate pazienza, occorrerà un po’ per avere aria calda..
- Andiamo, andiamo… - disse Elkayam che saltellava in mezzo agli altri due.
- Si parte – annunciò Hyoga ingranando la retromarcia e ….
WROM !!!
WRROOMM!!!
WRRROOOMM !!!!
SBAM !!!
SDLENG!!!
CRASH!!!
E il cartello con la “P” di parcheggiò cadde nella neve
- Arrivati! – strillò Gleam e tutti e tre i ragazzini sollevarono in alto le braccia.
Shun cercò di sprofondare sul sedile mentre i vetri si ricoprivano di brina all’urlo selvaggio di Ikki
- Ma che cazzo, Hyoga! Te l’ha data Topolino la patente!? -



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Capitolo 16
*** NOTTE SELVAGGIA ***


La guardia prese due tazze e versò del caffè caldo e bollente; uno lo lasciò amaro, come piaceva al suo illustre ospite prima di sospirare impercettibilmente.
Era una di quelle notti in cui i fantasmi del passato non volevano restare segregati nei recessi in cui di solito giacevano e, il Gran Sacerdote, era disceso fino alla guardiola, sul muraglione esterno del Santuario, vagando come anima priva di requie salvo poi appostarsi lì, con lui. Ultimamente succedeva spesso…
Provava una certa empatia per quell’uomo, così umano nei suoi semplici desideri e nello stesso tempo così al di sopra di loro… Un eroe romantico…. Era il suo indiscusso carisma a renderlo molto affascinante anche in quei momenti in cui di certo, con profonde occhiaie e spalle curve, non era l’emblema di forza e risolutezza.
-Nobile Saga – lo chiamò, timoroso di interrompere quel flusso di pensieri che ne accigliavano lo sguardo fisso sulle luci lontane della cittadella di Rodorio o forse, spinto ancora oltre, verso le stelle e il manto blu della notte…
Gemini ebbe un leggero sussulto e un brivido scosse le spalle larghe del guerriero, forzò un piccolo sorriso nella direzione della guardia che gli pose una tazza, contenente del caffè caldo, forte e nero.
Il suono del telefono fece irrigidire entrambe, poi la guardia si affettò a rientrare, per rispondere.
Dall’altro lato del telefono udì solo un grande trambusto. Pianto isterico, insulti da una voce femminile, strilli selvaggi di un ragazzino… suono di sirena di sottofondo… Il suo volto esprimeva tutta la sua perplessa ansia.
- Qualcosa non va? – chiese Saga che aveva seguito la guardia, silenzioso nel suo incedere.
- Per la verità non capisco una parola… c’è qualcuno che piange, qualcun’altro che urla e quello che parla al telefono lo fa in una lingua strana… -
Saga si fece passare la cornetta; il brivido premonitore di poco prima ormai divenuto certezza.
- Sono Saga – esordì con voce decisa. Il suo volto divenne pallido come la luna…
- Calma Elkayam… dove siete? – chiese per poi annuire -… Come ci siete finiti in un posto del genere!? Lascia perdere me lo direte dopo… State bene?.... Chi piange in quel modo?... E Nayal?... Ho capito… Dove siete? Si, quello me lo hai già detto, ma dove? … Atene?!? Che ci fate lì da soli a tarda notte?!? Come diavolo siete usciti dal Santuario?!?... No Elkayam, non piangere… Vengo subito a prendervi, ma dimmi dove siete! – Saga si agitò, per poi aprire la bocca, richiuderla con un secco cozzare di denti e riaprirla di nuovo, mentre con un gemito agonizzante e sguardo vitreo mormorava… - gatta buia… eh-eh… eh-eh… eh-eh….-



Quando raggiunse la stazione di polizia a Koukaki, quasi venne meno.
Pareva una scena del crimine da polizzesco di quart’ordine, con volanti a sirene spianate e nastri gialli tutto attorno….
Rivolse uno sguardo omicida agli altri cinque debosciati.
Death Mask a cui era bastato vederne il volto per acchiappare una maglia a caso e seguirlo senza fiatare stava accendendosi la sigaretta; Aiolia di umore nerissimo per essere stato malamente svegliato e aver perso il sonno dei giusti borbottava come pentola di fagioli; Milo che aveva ancora le caccole agli occhi gonfi di sonno e i capelli che sfidavano ogni legge della fisica e della gravità gli mostrò le tonsille in uno sbadiglio da ippopotamo; Shaka teneva gli occhi spalancati come se fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti e per finire Camus che gli aveva lanciato contro della diamond dust per il brusco risveglio alla quale era seguito un suo poco dignitoso calcio nel sedere dell’Undicesimo e il terrore che Arles avesse fatto il suo ritorno in grande stile…
Appena raggiunsero la camionetta della polizia e videro i cinque futuri delinquenti, i devastatori del loro prezioso sonno, i distruttori della pace domestica, seduti sulla panca di legno… Tutti interi, Saga uscì dall’apnea.
Rime succhiava un lecca lecca gigante, dondolando i piedini che non raggiungevano terra.
Gleam si era tirato in faccia il cappellino rosso quasi come i suoi capelli e con le braccia e caviglie incrociate mostrava solo un gran broncio.
Keshet dormiva tutto raggomitolato su se stesso, avvolto nella coperta verde dei soccorsi e il volto segnato dalle lacrime e un po’ incerottato, Eakyam sorrideva felice gingillandosi con un distintivo e uno stretoscopio dimentico degli ematomi e bruciacchiature varie che aveva sulle piccole braccia…
Lei la personale Bestia Nera di Saga, tallonava un agente; calamitata dalla pistola di ordinanza, del tutto dimentica della borsa del ghiaccio che doveva tenersi in testa…
- Zio Saga! Posso avercela anche io la pistola? Serve a fare rispettare la legge e a catturare i criminali… Che figata!!!! – esordì.
Saga divenne livido. Ma l’esplosione venne scongiurata o solo rimandata da..
- Buonasera, siete voi i responsabili per questi cinque bambini? – chiese il capo della baracca, una donna molto affascinante dagli occhi verdi e capelli scuri il cui distintivo indicava si chiamasse Cinthia. Con un sospiro amaro i sei fecero un passo avanti.



Una volta saliti sul pulmino da quindici posti in dotazione al Santuario Nayal guardò Death Mask, di umore decisamente cupo, poi dato che non la calcolava iniziò a tirargli un lembo della maglietta
- Pidocchiu, non ne hai avute abbastanza di avventure per stasera? Cerchi rogne?-
Nayal sorrise a trentasei denti:
- Guarda Maestro! – dichiarò iniziando a far comparire da insospettabili pieghe di pantaloni e felpa rispettivamente due coltelli da caccia, una pistola, qualche rotolo di banconote e un sacchettino di velluto nero che agitò facendogli produrre dei tintinnii…
- Sono pietre trasparenti e sbrillarelle… Gleam , tu che sei intelligente, come le avevano chiamate? Dinamati? –
- Diamanti, scema! – rispose scazzato l’altro.
- Non dare della scema a mia cugina, pel di carota! – sbottò El cercando di assestare un calcio a Gleam ma colpendo Aiolia che imprecò dal male.
- Quanto sei antipatico Gle! – infierì anche Rime agitandosi e facendo finire il lecca lecca fra i capelli di Shaka che iniziò a recitar mantra…
- Tsk! – sbuffò il rosso spintonando per vendetta Keshet che iniziò a piagnucolare addosso a Milo
- Si, che palle che siete! Allora li regalo a Cam questi dimananti? – si risentì Nay
- Non chiamarmi Cam!!!! Milo è colpa tua!!!!– ululò il lupo della Siberia mentre raffreddava l’interno del van e dava il colpo di grazia al povero Saga che ebbe un mezzo colpo apoplettico e perse il controllo del mezzo che iniziò la sua folle discesa verso il mare…



- AAAAAHHHHHHHHHHHHHH SAGAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!! -
Fu l’unanime urlo del Golducci mentre i piccini si zittirono….



- CREPATE TUTTI BASTARDI!!!!!!!!!!!!!!!!!!! –
Fu la tenebrosa risposta seguita da folle risata.
La vettura si arrestò, alfine, da sola contro una recinzione.

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Capitolo 17
*** DIFFERENT SENSE OF FEAR... ***


Nayal battè le palpebre perplessa.
Non capiva che cosa ci fosse di tanto pauroso nelle anime dei defunti.
Lei le vedeva in continuazione, ma non si era mai sognata di scappare da loro gridando.
La maggior parte di esse era solo smarrita e non chiedeva altro che trovare qualcuno che indicasse loro la via… Alcune erano più luminose di altre, alcune erano arrabbiate e volevano solo essere lasciate in pace, altre volevano solo giocare e fare qualche burla… ma difficilmente qualsiasi cosa facessero poteva influire troppo sulla realtà… E francamente non capiva nemmeno bene perché i suoi amici fossero così eccitati all’idea di fare la seduta spiritica. Ad ogni modo non avrebbe fatto la guastafeste, quindi, era decisa a partecipare a quell’avventura la notte di Halloween.
Che poi a ben vedere era la notte in cui i cattivi, quelli veri, se ne stavano ben nascosti ed erano solo le anime più goliardiche (e quasi sempre giovani) ad andarsene in giro, evocate o meno da sedute spiritiche…
Keshet sorrise, per l’ambientazione fantastica che erano riusciti a ricreare nella biblioteca del Santuario… il tavolo rotondo, la tovaglia rossa, le lettre nere e oro, i candelabri accesi con candele bianche e nere e quel sapore di vecchio e di antico che solo il profumo di libri e pergamene sapeva dare… E si erano anche vestiti per l’occasione; lui era uno stregone, Elkayam un vampiro, Gleam uno zombie, Rime una strega incantevole… e Nayal…
- Un lenzuolo?! No , ma dico un’idea migliore?- borbottò Gleam
- Che poi è il solo giorno all’anno in cui possiamo vestirci in modo da ghotick lolita e non passare per pazze! - si lamentò anche Rime.
- Levati sta roba! – borbottò anche Elkayam strattonando il lenzuolo che cadde a terra, rivelando… il vuoto.
- Ma… - iniziò Keshet per poi sbiancare.



Nayal stava entrando il quel momento dalla porta, vestita lupo mannaro, con delle orecchie adorabili…
- Perchè avete iniziato senza di me? La biblioteca è già piena di fantasmi, cattivi! –
E su quelle parole si scatenò il caos. Candele che si spegnavano e accendevano, libri che si sfogliavano da soli, tendaggi che si gonfiavano assumendo forma di volti o di corpi…



I ragazzini fuggirono urlando per il corridoio, mentre Nayal era sempre più confusa e uscì dalla Biblioteca trovandosi davanti Saori Kido, Dohko della Bilancia, Shaka di Virgo e Mu dell’Ariete con aria severa.
- Cosa state combinando? Perché quelli scappavano urlando come matti!? – chiese Dohko.
- Non lo so… Ma intanto, dolcetto o scherzetto? – chiese la bimba con un sorriso allungando il sacchetto per ricevere le caramelle.
- Sarà un bel castigo se trovo qualcosa fuori posto in biblioteca! – disse severa Athena che in realtà non aveva mai perdonato la devastazione della sua stanza avvenuta tempo addietro…
-Proprio no, i dolci ti faranno cariare i denti! - ammonì Shaka
- Non sei stata abbastanza brava per prendere il dolcetto! – se la rise anche Dohko.
-Sarà per la prossima volta – sospirò Mu con un sorriso mite.
I quattro adulti, di cui tre valorosi Saint e una Dea entrarono in biblioteca e si riscatenò il pandemonio.



Nayal osservava ridacchiando la anime dispettose di alcuni ragazzini che muovevano vari oggetti, producevano suoni sinistri, correvano per il locale sollevando tendaggi e tovaglie… e se ci passavano vicino, anche le voluminose gonne della Kido, che mostrava gambe pallide e nemmeno troppo dritte, per non parlare delle mutandine bianche con i cuoricini rosa e pizzi… E la presunta Athena, che strillava con gli occhi fuori dalle orbite, sventagliando con quella roba che pareva la pala del pizzaiolo (Engel docit) mentre in realtà era lo scettro di Nike, colpendo chiunque le capitasse a tiro, centrò Mu in piena fronte, Dohko sul posteriore e falciò le gambe di Shaka…
- Mi chiedo perché fanno così… A me sarebbe bastato avere i biscotti e avrei detto loro che c’erano i fantasmi in festa…- brontolò la piccola beersiwana andandosene mentre faceva spallucce e sospirava
Sorrise perchè era quasi certa che Aphrodite avesse preparato quelle meravigliose gelatine alle rose che lei adorava! Poi le avrebbe divise con gli altri… Che chissà dove si erano cacciati, senza aspettarla!

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Capitolo 18
*** SCHOOL ***


- Ma perché dobbiamo studiare anche queste cose? Fare figli è compito delle donne, a noi cosa interessa? – chiese Gleam girando sotto sopra il libro di anatomia per capire cosa significasse quel disegno simile ad un fagiolo che in realtà era la sezione di una donna gravida.
- Maschilista di merda! – s’inacidì Rime facendo arrossire il suo compatriota.
- A me fa senso… - disse Keshet facendosi aria con la mano – chissà che dolore atroce, non ci posso nemmeno pesare! Meno male che sono maschio! –
- Ma i gemelli non devono condividere tutto? – chiese Nayal con un sorriso, sfortunatamente non angelico come quello di Rime, ma più simile a ghigno malefico.
- A me non dispiacerebbe avere il pancione e far nascere i bambini, ma adesso ho tanto sonno… – mugugnò Elkayam acciambellandosi sulle braccia.
- Basta! A voi non vi si può proprio sentire! State zitti e attenti! – sbottò Shaina irritata picchiando il palmo della mano aperto sulla cattedra.
Detestava essere lei a dover tenere quelle lezioni al gruppetto di scalmanati virgulti di futuri eroi, avrebbe di gran lunga preferito prenderli tutti a schiaffoni e calci, giù nell’Arena… Invidiava Marin a cui toccavano lezioni di astronomia, materia decisamente più affascinante e coinvolgente…. Mentre lei doveva o frenare la libido di quelli grandicelli o combattere con l’ignoranza dei più giovincelli…



Quei cinque non ne volevano sapere di concentrarsi sulla lezione! Non era trascorso nemmeno un minuto che Rime le mostrava di nuovo la treccia color del platino e Nayal la morbida linea della nuca, Keshet navigava in internet e Gleam lanciava palline di carta fatte con gli angoli del testo di anatomia sul quale Elkayam dormiva della grossa…
- Quante storie! Voi ragazze siete abituate a venire pestate come bistecche nell’Arena con Aiolia o con i vostri Master… Per un po’ di dolore che vi tocca ogni tanto la fate lunga come la fame – sbuffò seccato Nestor, un ragazzetto in carne con problemi di acne.
- Zia Flare ha detto che adesso si può fare l’epiruda.. epidaru… epiladure… oh, insomma, epiqulacosa, così non senti alcun male quando fai nascere un bambino… -
- Su internet c’è scritto anche che questa cosa… epidurale… Calma l’irritabilità… - si intromise Keshet che stava già curiosando alacremente in quanto detestava fare la figura dell’ignorantotto…
- Funziona anche con gli uomini? – chiese Rime con gli occhi sbrillarelli.
- Non credo che Cam gradisca venire sbucherellato nella colonna vertebrale… - fece notare Keshet
- Per Maskie ne servirebbe un vagone pieno… - sospirò Nayal
- Bhe, ma Keshet con le punture deve essere il meglio su piazza… Mica Milo ti sta insegnando come si fa? - si intromise Gleam
- IO NON VI SOPPORTO PIU’!!! MI FARETE IMPAZZIRE!!!! RIME! NAYAL! GLEAM!KESHET! E TU ELKAYAM, NON DORMIRE!!!! FUORI!!! FUORI E IN PUNIZIONE!!!– esplose Shiana oramai simile a gorgone.
- Ma io non ho fatto niente!! – si lagnò El mettendo un piccolo broncio.
- Fai silenzio!
L’Ofiuco si ritenne soddisfatto solo quando disciplinò i cinque in corridoio a reggere secchi pieni d’acqua.



- Mi sa che l’epidurale farebbe bene anche a Shiana, sebbene non abbia il pancione… - brontolò Keshet.
- E’ sempre colpa vostra, io non stavo facendo niente… - si risentì anche Gleam.
- Uffa, ‘sti secchi pesano… Puoi mica fare qualcosa, Rime? – chiese Nayal.
- Ma certo! – sorrise lei aprendo la finestra e svuotando il primo in strada.
- Bella li! – si entusiasmarono Gleam e gli altri tre…

-AAARRRGGHH!!!!!! –

Pegasus e Shiryu stavano passando in quel momento sotto le finestre e si ritrovarono praticamente fradici, senza aver capito bene cosa fosse successo… Shiryu che aveva dimestichezza con la cecità non si scompose, cercando solo di levarsi i capelli dal viso, Seiya invece finì ribaltato sulla siepe ed emise un gemito che suonava tipo
-Shiryu, ahia, punge! Fa male! Non vedo niente!-
Saga, almeno stavolta, l’aveva scampata e sollevando lo sguardo vide i cinque debosciati fare ‘ciao-ciao’ con le manine prima di sparire nel corridoio buio del secondo piano…

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Capitolo 19
*** Bachelor party ***



Saga aprì gli occhi e li richiuse immediatamente.
Da dietro le palpebre abbassate i colori esplosero furiosi, gli elefanti danzarono la samba sui suoi neuroni devastandogli la scatola cranica… la colonia di pipistrelli che aveva dormito nella sua bocca gli scese nell’esofago e svolazzò nel suo stomaco.
E solo perché aveva aperto gli occhi…
Cercò di nuovo di sollevare le palpebre, molto lentamente , e intravide un rete dalla maglia romboidale… Esattamente sopra la sua testa, con un avvallamento al centro…
Spostò lo sguardo, con cautela.
Pavimento lurido. Ok.
Muro intonacato di grigi. Ok.
Una mano che pendeva inerte dal posto letto sopra il suo. Era quindi un letto a castello. Ok.
Sgocciolio dell’acqua da un rubinetto o tubazione usurata. Ok.
Sbarre. Ok.
No. Momento…
SBARRE?!?!?
Solo per pura forza di volontà si rifiutò di iperventilare…
Quel respiro a singhiozzo non era il suo, non poteva esserlo e difatti non lo era…
Spostò di nuovo lo sguardo al suo fianco.



Aphrodite stava ipeventilando.
Stava rannicchiato sul bordo del letto, con stampato in volto tutto lo schifo del mondo, il rossetto scomparso, i capelli in disordine come gli abiti macchiati di sa il cielo cosa e lui, in quel momento non sapeva dire se erano occhiaie o mascara colato, ma pensava più la prima.
- E che minchia! – sbottò l’inconfondibile Death Mask mente gettava una gamba oltre il bordo del letto a castello, rischiando di colpire Aphrodite che gemette e si rannicchiò di più prima di schiaffeggiare quella gamba, a suo parere sudicia.
- Fanculo zozzo maiale! Vi odio tutti, bastardi! – esplose con un ottava troppo alta e isterica.
- Frocetto… Ma dove cazzo siamo? – mugugnò mettendosi in verticale fin troppo agilmente, poiché abituato a doposbronza colossali
- Muerem madre (mamma muoio)!!! – gemette Shura tornando in se mente ancora abbracciava la tazza del cesso che tutti e quattro condividevano…
No, altro momento… Se loro erano in quattro… Di chi era la mano sopra la sua testa?!?
Si alzò velocemente, rischiando di cadere ed espellere il suo stomaco contemporaneamente… ma ogni liquido del suo corpo divenne ghiaccio.
Nayal stava dormendo nella branda sopra la sua… Nayal che aveva si e no otto anni!??!?
Dei,
DEI,
DEI
DEI TUTTI !!!



- Che addio al nubilato! Per tutti gli Dei… Finirà negli annali, vero Cam? – disse la voce di Milo di Scorpio dalla cella davanti la loro.
- Ma che è successo… Merde! – imprecò Camus alzandosi e tastandosi il labbro superiore nel quale un piercing ad anello con brillantino faceva luminoso sfoggio.
- Che sfacelo… che devasto… - ripeteva Aphro in bambola…
- Bensvegliate principesse! E’ ora della pappa e della libertà – li derise un poliziotto mentre apriva la cella e invitava i primi quattro ad uscire… - Poi arrivo anche per voi… - ghignò in direzione dello Scorpione e dell’Acquario per poi fulminare Cancer - che genitore degenere, e poi ci lamentiamo del tasso di criminalità e prostituzione che affligge la nostra società… – volse uno sguardo afflitto ad Aphrodite… - Ci mancavano solo le Drug-Queen… Ma tranquillo, te lo ridiamo il tuo boa di struzzo rosa.. Povero mondo…-



Saga prese in braccio Nayal che si svegliò. Sbadigliò e si stropicciò gli occhietti poi si guardò in giro e sorrise.
- Shura, Avevi promesso di essere il mio caballo semental! Mi fai salire sulla tua schiena come a fatto con quella signora in quel locale di stanotte?– chiese con entusiasmo
Saga le tappò la bocca con la mano, rischiando di soffocarla, ma meglio soffocata che affettata! Il Capricorno pareva sul punto di voler aprire uno squarcio fino al centro della Terra e gettarvicisi dentro… O gettare dentro tutti loro…



- To be continued… -
NDWar: Date la colpa a Una Notte da Leoni 2, che ho visto ieri sera e mi ha ispirata!
Conto di concludere l’avventura in due al massimo tre capitoletti… A presto!

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Capitolo 20
*** Bachelor party - Second act. ***



Cinthya emise un piccolo sospiro.
Si chiese come era potuto accadere che un addio al nubilato, di gente piuttosto matura, dato che si aggiravano tutti attorno agli "Anta", fosse degenerato a tal punto da concludersi con un arresto...
Però non era così dispiaciuta del fatto che quell'arresto le avesse permesso di rivedere quell'uomo... Saga...E non aveva bisogno di vedere gli incartamenti per conoscerne le altre generalità, ahimè. °Cosa vado mai a pensare, sono un' ispettirice io, non posso svalvolare per un quasi criminale!° si sferzò mentalmente mentre cercava di metter su la sua espressione più seria e professionale...
I sei ragazzi erano davanti a lei e la bambina era tutta intenta a giocherellare con le matite colorate, mentre il collega le offriva della cioccolata. E portarono anche il settimo, che era stato messo in cella separatata per atti violenti...
- Kanon? - Saga emise un gemito strozzato mentre il gemello fulminò Aphrodite e Milo con lo sguardo, avendo chiaramente scritto in faccia che quella sedia preferiva spaccarla sulla testa del Docicesimo e dell'Ottavo puttosto che sedervicisi.
- Ecco qui i Vostri oggetti personali. Potete riprenderli - dichiarò posando sulla scrivania rispettivamente:


Un boa di struzzo rosa.
Aphrodite ricordò chiaramente il locale dove si erano diretti dopo... Dopo che Mu e Dohko avevano dovuto caricare lo sposo a forza di braccia sulla vettura e riportarlo al Santuario, segno di quale fosse il loro tasso alcolico.
Ricordò le ballerine di lap dance, un dolore per gli occhi...Non solo non stavano a tempo ma tette e culi e labbra e guancie siliconati erano quanto di più lontano possibile dal suo concetto di bellezza: sembravano tutte fatte con lo stampino della Barbie e la sola Barbie era Shaka, un grande assente...
Di fatto aveva sclerato, preso il boa di struzzo rosa a uno di quegli obbrobri e aveva dato loro una dimostrazione vera di sensualità...
E ancora si stava chiedendo perchè il Salmiakki che aveva bevuto come acqua avesse potuto giocargli quel tiro mancino... Aveva gli slip pieni di cinquantoni ma soprattutto, come aveva potuto pensare di allungare una palpatina al culo di Saga e invece averlo fatto con quello di Kanon che aveva terntato di strozzarlo con quel boa rosa confetto...
Si rivedeva in ginocchio tra tavolino e divanetto, con il piede del gemello sbagliato piantato nella schiena e le sua braccia muscolose che tiravano quel cappio rosa al grido di
- Crepa, stronzo!-



Uno zippo con teschio.
Milo gemette, ricordando di come aveva avuto il colpo di genio di fregarlo a Death Mask per far entrare in funzione le pompe dell'antincedio e vedere tutte quelle femmine con magliette bianche fare, tipo, il concorso miss maglietta bagnata...
Peccato Camus si fosse incazzato per la doccia fuori programma e soprattutto per Shura che per quel colpo di freddo aveva sobbalzato rovesciandogli sulla sua camicia bianca di Pal Zelieri, della Sangria...
Morale, i due si erano ritrovati a battere i denti per il freddo e i cristalli di ghiaccio nei capelli.
La nota positiva era che si erano ripresi dalla sbronza giusto quel tanto che bastava per vedere che Nayal sbirciava nei pantaloni di Saga, in coma etilico sul divanetto, e acchapparla per portarla fuori dal quel locale per adulti only...Che come aveva potuto entrare era mistero...



Il borsello di coccodrillo
Camus lo prese con mano tremante e lo aprì lentamente... I documenti c'erano... e anche un orecchino a cerchio con un brillantino... Camus ricordò che apparenevano ad una ragazza, che se li era tolti e glieli aveva ceduti alla modica cifra di duecento euro (praticamente tutto il contante che aveva).
Ricordò che con passo vacillante ara andato al bagno, dentro il quale death Mask era sparito da oltre venti minuti, reggendo il bicchiere con entrambe le mani e poi... Un'altra ragazza lo aveva spinto in bagno e lui, saturo del rinomato Cognac che portava il suo stesso nome aveva pescato un cubetto di ghiaccio dal bicchiere, oh, mon Dieu con le dita!, si era raffreddato il labbro superiore e si era, da solo, fatto quella specie di piercing...Parbleu ! Chissà quale malattia indicibile poteva aver preso... e tutto perchè pensava che Death Mask stava male in quell'orribile cesso, mentre il siciliano stava solo disperatamente cercando di calmare la donna, che dall'altra parte del cellulare urlava come una pazza, minacciando di friggergli sia il primo che il secondo cervello, quello che aveva fra le gambe... ricordò Death che metteva nelle mani della baldracca un goldone e lo pattava sulla spalla...
- Non ci servono altri marmocchi! - aveva ridacchiato mollandolo lì, con quella che gli aveva già slacciato i pantaloni fatto prendere aria al suo willy
Non sapeva se esser felice o disperato di non ricordare il resto...



Le chiavi della macchina.
Saga si massaggiò la radice del naso... Ricordò di aver aperto il portabagagli e di aver fatto un salto indietro con un mezzo urletto per nulla virile. Nayal dormiva lì dentro, avvolta nella giacca tamarra da sgherro del Quarto... che al momento si era seduto sul cofano e sigaretta nella destra e Fuoco dell'Etna nella sinistra stava dando prova delle sue doti canore con qualcosa tipo E la luna'mmezzu mari ma parevano più i versi di un gatto in calore... Shura era in ginocchio nel parcheggio mentre Milo agitava la sua maglietta rossa gridando qualcosa tipo
- Olè, dai toro, dai!- e quel rimbambito di Shura caricò davvero... Finendo col dare una poderosissima craniata al fianco della macchina mettendosi ko da solo... A Saga non gline fregò un benemerito cazzo della commozione cerebrale del Decimo ma smoccolò alla grande davanti all'ammaccatura nella Mercedes della Kido.
Con un urlo disumano, che fece rinsavire gli altri cinque mentecatti all'istante, ordinò di salire in auto e chiudere la serata.
Vide Aphrodite caricare celermente Shura sul sedile posteriore, Death Mask sedersi al posto del navigatore, Camus predere posto dietro a sinistra e lui si mise al volante... Nayal dormiva, quindi sarebbe rimasta nel bagagliaio...
- Fammi posto Cam! - si lamentò Milo.
- Siamo già al completo! - ringhiò il rosso.
- Dai, vieni, ho la moto - disse Kanon, sventolando le chiavi.
- Ma... -
- Dai che gli facciamo mangiare polvere a quello sfigato, autista della domenica, nonchè minchione di mio fratello!-
- Vaffanculo Kanon! Sarai tu a mangiare la mia polvere! - esplose il Terzo, in un rigurgito mai estinto di rivalità gemellare, partendo con una sgommata e alzando un gran polverone.
- Il solito baro bastardo! - imprecò Kanon balzando in sella e fregandosene di Milo partì con una penna, che lasciò Milo a terra con una gamba alzata sul nulla a tir fuori dall'Ade tutti e centotto gli Specter con il suo smoccolare, così dovette rifare il giro per raccattarlo al volo...



Le, ormai inutili, chiavi della moto.
A Kanon si riempirono gli occhi di lacrime. Perchè adesso la sua bellissima Kawasaki Z750R personalizzata con onde blu sul serbatoio, la sua piccolina, un pezzo del suo cuore... Il gioiellino che vezzeggiava quasi fosse la migliore delle amanti... Inamma, la sua moto adesso giaceva infondo ad un burrone, per colpa di quel... mentecatto, cerebroleso, coglione di Milo!
Non era degno di portare il cloth di Scorpio se si fotteva dalla paura per qualche scintilla che il poggiapiedi aveva fatto sull'asfalto! Strillava che nemmeno una vergine deflorata... e intanto Saga guadagnava terreno, facendo le curve come un pilota di rally e la volante dietro di loro spianava le sirene...
E fu solo quando furono tutti costretti a fermasi sul ciglio della strada che notò Nayal, in piedi nel baule che rimirava soddisfatta il cellulare e gli faceva il segno di Ok...
E Milo, che in un moto di isteria aveva dato un calcio alla luce dei suoi occhi che era finita giù, infondo al burrone...
A nulla era servito il suo urlo disumano di disperazione...



Il Cellulare.
Il nulla totale, poi...
Tutti e sei gli adulti ebbero una serie di flash mnemonici per i quali impallidirono e l'istante successivo ogni loro ganglo nervoso decise e impose al loro copro che quel cellurare non s'era a cedere. NESSUNO doveva vedere cosa conteneva, NESSUNO e MAI.
E da ottimi adulti maturi e responsabili si ammontonarono sulla scrivania di Cinthya finendo per sfondarla con il loro dolce peso.

Per fortuna l'Ispettrice era schizzata in piedi e balzata di lato, evitando di essere travolta da quel montone umano e battè le palpebre interdetta... Quei sei, testosterone e ormoni in abbondanza, si stavano tirando i capelli, mordendo e rifilandosi schiaffoni e pedate pur di ottenere il cellulare... E anche se non avesse visto le fotografie della SIM, davanti a quella scena non aveva più alcun dubbio che a quei sei servisse uno psichiatra... Sentì che qualcuno le tirava la manica della giacca e abbassò lo sguardo.
Incontrò due occhi di cielo stellato.
- Tanto la SIM ce l'ho io - disse la piccola con un sorriso raggiante per poi offrirle una barretta di cereali al cioccolato.
- Vuoi? Tanto ci vorrà ancora un po'prima che uno di loro vinca... -

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Capitolo 21
*** Bachelor party - Mash mallow act ***



Quel pomeriggio

I due piccoletti fissarono la donna con tanto d'occhi.
- Ma... - iniziò Keshet in vaga protesta
- Vuoi mettere in dubbio la mia parola? Un mio preciso ordine? - dichiarò la donna severa.
Nayal sorrise, prese il cellulare da quella mano bianca, con le unghie perfettamente laccate di rosa confetto e gli intricati ghirigori dell'hennè parzialmene nascosti dai gioielli.
- Sarò attaccata al suo culo come la sua ombra - dichiarò seria.
La donna alzò gli occhi al cielo.
- Prima o poi dovremo parlare del tuo vocabolario e di chi te lo fornisce - sospirò la donna dai magnifici occhi violetto.
L'altra donna dagli occhi di ghiaccio si mosse adagio
- Mi raccomando, osservate, ricodate e riferiteci ogni cosa, ogni dettaglio... - poi posò le mani sulle spalle dei gemelli e terminò - Contiamo su di voi. -
- A me continua a sembrare più un fare la spia che svolgere una missione importante - protestò il futuro oracolo delle sabbie, ma lasciò perdere davanti ai sonori sbuffi delle tre donne.



Quella sera

Dopo la grande abbuffata a casa di Aldebaran, dove il vino e scorso a fiumi e la carne si contava in quarti di bue e il pesce pareva moltiplocarsi come alle nozze di Caana, Seiya e Shaka si erano ritirati nei loro Templi, che qualcuno di vigile doveva pur restare a fare il suo dovere al Santuario e anche se si era in tempo di pace, la protezione di Athena non poteva assolutamente passare in secondo piano o essere presa con leggerezza.
Le altre ragazze invece avrebbero proseguito i festeggiamenti a casa della futura sposina, dormendo da lei e facendo quasi tutto quello che si sarebbe dovuto fare ad un pigiama party... Lo spogliarellista che saltava fuori dalla torta era il cruccio peggiore del futuro sposo.
- Ve la affido, mi raccomando... - piagnucolò mezzo, anzi tutto, ubriaco lo sposo mentre quattro baldi eroi se lo caricavano in spalla e lo portavano giù dalle scalinate della seconda al canto di
Perchè è un bravo ragazzo, perchè è un bravo ragazzo e nessun lo può negar...
I due gemelli junior sbuffarono e poi si accodarono al corteo.
Una volta arrivati al parcheggio Maskie sbuffò, alzò gli occhi al cielo, si frugò nelle tasche e tirò fuori un sacchetto di mash mallow.
- Prendete e smammate, il resto della serata è per gli adulti -
Keshet accettò con un sorriso i suoi dolci quasi preferiti (i cookies non li battevano nulla al mondo)...
Nayal si accigliò mentre il suo Master, nonchè obbiettivo nr. 1 della serata, discuteva con gli altri sul locale dove trasferirsi.
- Non mangiarli... Sono sicuramente drogati -
- Dici? - piagnucolò Keshet
- Ti pare possibile mai che Maskie distribuisca caramelle come Babbo Natale? - ironizzò Nay
- No... - si arrese all'evidenza Keshet, mentre si rimetteva le caramelle in tasca.



Quella Notte

Il primo era un pub normalissimo.
Il settimo una bisca clandestina con tanto di distilleria artigianale.
Aiolia se lo erano giocato da un po' e mentre Mu e Dohko lo portavano a braccia verso il Range Rover di Aldebaran, gli altri sei, sette con Kanon, decisero che la serata non doveva ancora finire. Per la verità Camus tentò una flebile resistenza ma alla fine si rassegnò a seguirli, che dato la condizione in cui vertevano, uno che conservasse ancora un po' di intelletto era assolutamente necessario...
- Mmmhhh no... Sto per accasarmi... - biascicò quando sentì un corpicino sottile sotto il suo, sdraiato sul sedile posteriore. Tuttavia allungò una mano a tastare il giovane petto. - Sei piatta quasi come la mia Marin... - ridacchiò
- Sono Keshet, deficiente! - sibilò risentito forte il ragazzino
- Oh, allora io ce l'ho di sicuro più grosso... -
Furioso in piccoletto infilò un paio di mash mallow in bocca al Leone, che finalmente tacque.
Mu, che aveva preso posto alla guida perchè si reputava meno sbronzo di Libra, disse - Buoni lì dietro... ma... Aldebaran? -
- Mi sa che lo avete lasciato alla distilleria... - fece notare Keshet.
Mu tirò il freno a mano, fece un testa-coda, cambiò corsia di marcia e tornò indietro...
Fu l'inizio della fine.



Quella notte più tardi
Aiolia era mezzo steso sul bancone, dove una tal Litya, la cameriera svampita, ciucciava in modo che lei credeva sensuale (in realtà era osceno) il lecca-lecca di un improponibile arancio fluorescente e il lobotomizzato sorrideva mettendosi pancia in su e dicendo - Me li fai i grattini? - che più che un Leone pareva un coglione!
Mu cercò di salvare la faccia al compagno d'armi, ma Litya che non batteva chiodo da qualche secolo, si sfilò di bocca il lecca lecca, lucido di bava e lo mise in bocca ad Aiolia che dopo averlo succhiato a sua volta disse
- Intriso del tuo nettare è ancor più dolce... -
Il Primo ebbe un inconfondibile conato di vomito, dovuto al ribrezzo. Strizzò gli occhi pensando a... Si, adesso si ragionava...
Ma la ribellione dello stomaco l' ebbe anche il gattone, che schizzò in piedi.
- Scusate... - esalò cercando qualcosa, qualsiasi cosa... dove liberare lo stomaco... il caminetto era quanto di più vicino...
- No! Non lì! - strillò la squinzia ma troppo tardi.
Mu cercò di impedire il peggio ma... La vampata di fuoco che si sollevò dalla brace, sistemò la frangetta troppo lunga del Jamiriano, e anche i due puntini rischiarono grosso. E questo la diceva lunga sul contenuto dello stomaco del Quinto.
- Mangia, mangia che ti sciacqui la bocca e assorbi i succhi gastrici - si prodigò Keshet con i famosi mask-mellow.(non è un errore di battutura, datemi retta)
Dohko apparve poco dopo, che si portava dietro un Aldebaran con gli occhi strizzati per il sonno della ragione e la bottiglia di Pampero alzata a mo' di perenne brindisi. Per fortuna Dohko era più tipo da Sake... Ma a giudicare dalla sua camminata aveva scoperto anche la gioia della grappa...
Con lo stomaco in un sacchettino a parte, Mu riuscì a caricare Aiolia in macchina e a riprendere possesso del volante.
Aldeban venne caricato dietro, comprimerndo Aiolia che tanto non capiva un tubo (il che non era molto diverso dal normale) e Dohko si sedette al posto del navigatore con un'agile balzello che gli comprimette un po' troppo l'intestino e produsse una quanto mai rumorosa e fetida flautolenza.
- Per i peli del culo di Hades, ma che cazzo c'hai nell'intestino?! La palude dell'eterno fetore?! Bambini morti con gli stivaletti di gomma?- Smoccolò Aiolia
- E' la prostatite! - piagnucolò il Settimo.
- No, questa è merda!- pigolò Keshet che tentava di respiare mettendo la testa fuori dal finestrino.
- Ve lo insegno io come si scorreggia - disse Aldebaran con un ghigno e...
L'abtacolo divenne una camera a gas.
Kehset rotolò fuori dalla vettura che per fortuna non aveva ancora lasciato il parcheggio...
Aiolia ebbe qualche convulsione spastica poi rigettò con violenza, centrando il lunotto e parte del tettuccio...
Per Mu fu troppo.
Si teletrasportò alla Prima e tanti saluti a tutti.



Quella notte, molto molto più tardi

Quando rientrarono al Santuario Shaka li stava aspettava alla Prima, con gi occhi ben aperti.
- Ma che avete fatto?! - si scompose.
- Caramella? - offrì prontamente Keshet e Shaka non ebbe cuore di rifiutare davanti a quegli occhietti limpidi e puri. Che poi masticare, dato che non si parla a bocca piena, gli dava il tempo di sbollire.
Dohko era fradicio come un pulcino e Aldebaran smoccolava spaventosamente.
Aiolia sollevò il capo, negli occhi una luce malsana.
- Domani mi sposo... Stanotte devo provare tutto! - si galvanizzò per poi scattare verso Shaka.
Ke preparò il cellulare in posa scatto e immortalò l'attimo in cui il Leone, lungua a penzoloni e sguardo marpionissimo zompò addosso alla Vergine provando a slinguazzarlo. Aldebaran lo mise ko con un possente pugno in testa.
- Cosa diavolo c'era in quelle dannate caramelle?! - sbraitò Dohko.
- Devi chiederlo a Death Mask, me le ha date lui- si discolpò il futuro oracolo.
Shaka era caduto in coma ehm... meditazione, rettifico con meditazione.
Mu, che sebbene arrabbiato considerava sempre sacra l'ospitlità tornò poco dopo con un savviettone per asciugare alla meno peggio il Settimo.
E keshet rivide mentalmente la registrazione di Al che correva lungo la spiaggia, cravatta gialla legata sulla fronte, gettando all'aria gli abiti e mostrandosi in tutto il suo nudo splendore mentre Dohko gli correva dietro raccattado gli abiti disseminati dal primo gridando
- Non osare! Quella è la cravatta che mi ha prestato Shiryu! Levatela! -
E per poco i due mentalmente regrediti a mocciosi si annegarono in acqua. Se non altro l'acqua fredda fece rinsavire il Toro che realizzò...
Aiolia, per salvare i suoi compagni si era precipitato in spiaggia dimenticando le chiavi nella Range Rover e già che c'era aveva pure lasciato il motore acceso in gentile omaggio al ladro. Perchè le cose bisognava farle per bene...
- Ragazzi... ma che caldo! - pigolò ad un tratto il Sesto ritornando presente a se stesso e facendosi lascivamente cadere un lembo della tunica che lo avvolgeva, mostrando un petto liscio e bianco come la panna, un timido capezzolino rosa turgidamente impetinente, le gote arrossate e lo sguardo liquido come acqua di fonte.
Mu si voltò di scatto desiderando infilarsi nel freezer mentre si irrigidiva tutto e si ripeteva come un mantra che Shaka era solo un amico...
Dohko si disarticolò la mascella poi si nascose sotto il telo di spugna mentre pensava che per una volta avrebbe anche potuto cedere alla tentazione anche se a lui gli uomini non piacevano, Shaka così etero e così divino... Era persino meglio di Aphrodite. E quando Al gli si avvicinò non riuscì a scacciare il pensiero della Bella e la Bestia... Ma il Toro aveva un piano, levò veste di Shaka.. si spogliò anche lui e con un sorrisone disse - Adesso facciamo tutti il trenino! peeeepepeppepe peeepepeppepe... -
- Si nudi per l'intimo contatto con la natura e il cosmo... - delirò il neo Buddah che rischiava l'anatema in favore dei figli dei fiori...
- Vi prego; almeno le mutande! - implorò keshet mentre fissava Mu ingurgitare mash mallow a gogo.




Quella notte, tardissimo

Con uno sprazzo di preveggenza, Keshet aveva finito con il legarli tutti fra loro, con una corda fatta dei loro abiti; legati per le mani, che tanto anche se uno camminava a destra e l'altro a sinistra, non sarebbero andati lontani e non si sarebbero persi...
- E poi sarei io il moccioso! - sbuffò contrariato strattonando la corda e tirandoseli dietro, stupito che funzionasse per davvero!
Chissà cosa ci aveva messo per davvero Maskie in quei mash mellow!
Passando per la Quarta aveva visto un barattolino con la scritta poppers e si sarebbe informato.
Lo spettacolo che si presentò agli occhi dei Seiya e della Kido, tirati giù dal letto per il gran baccano fu di cinque, fra i migliori difensori della Dea della Giustizia, di cui un promesso sposo, che legati come salami che facevano il trenino in mutande capeggiati da un moccioso di nove anni!!!!!

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Capitolo 22
*** I'LL PASS ***



Kanon fissò il gemello.
Gli occhi verdemare erano inquisitori e sembravano quelli di un rapace che ha puntato la sua preda e non ha proprio l’intenzione di farsela scappare.
Saga sospirò impercettibilmente poi si decise a rispondere:
- Per favore, io non mi sono intromesso in questo genere di faccende quando si trattava di te…-
- Non chiamarle questo genere di faccende ;si chiamano donne e relazioni di coppia! –
- Molto bene: non mi interessa avere una compagna o moglie o concubina! Ho fatto la mia parte ma adesso sono concentrato su altro! – si esasperò Saga.
- Si, ma stai invecchiando. E cosa vuol dire che hai fatto la tua parte? Ho qualche nipote di cui non conosco l’esistenza sparso per il mondo? – si allarmò Kanon.
- Giusto perché tocchi l’argomento: a differenza tua io conosco il concetto di contraccezione idiota! – si indignò invece l’altro
- Eddai levami ‘sto pensiero e accasati… Non voglio essere io a correre quando sarai affetto da demenza senile o schizzofrenia paranoica… -
- Devo ricordarti di chi è la colpa per la mia schizzofrenia? – ghignò mefistofelicamente Saga.
- Ma con i gemelli ed Elkayam sei così puccioso! Fanne uno anche tu!– Saga non ebbe dubbi che Kanon voleva finire male quel giorno quindi per evitare lo scoppio dell’ennesima guerra al Santuario si diede ad una dignitosa e quantomai opportuna… emh… Fuga.



Saga iniziò pazientemente a controllare le scritture contabili, dove dare e avere erano in perenne conflitto e pareva avessero lo scopo di fargli schizzare il cervello dalle orecchie e togliergli completamente la vista.
Le parole di Kanon continuavano a rombagli nelle orecchie Ma con i gemelli ed Elkayam sei così puccioso! Fanne uno anche tu e lui riviveva come un incubo il passato.
La cura di Athena affibbiatagli da Shion,che prevedeva bagnetto, cambio di pannolini e poppate notturne perché Aiolos poverino aveva già suo fratellino a cui badare… e Kanon che lo sbatteva a calci fuori dal letto quando la piccola frignava, riempiendolo di crepitanti vituperi …
Ricordava la nausea contro cui combatteva ogni volta che nel pannolino c’era il regalino solido che non si spiegava come un esserino così piccolo potesse cagare come un dinosauro e sporcarsi fino ai capelli…
Ricordava l’orrore del dover assaggiare il latte materno (un sapore che ancora gli faceva contorcere lo stomaco) perché non doveva essere troppo caldo o troppo freddo…
Ricordava il bagnetto che quello che finiva fradicio come un pulcino era lui e il disastro fatto con cremine per culetto e borotalco…
Ricordava il disperato bisogno di sonno che la piccola gli negava con il suo pianto costante o i suoi gorgoglii senza senso mentre anche lui voleva solo procurarsi un trauma cranico contro un muro qualsiasi…
Un figlio suo…
Ricominciare tutto da capo la trafila con Athena e poi… quando fosse cresciuto un po’…
Nayal… Nayal che aveva popolato i suoi incubi….
Nayal che gli aveva spaccato un braccio…
Nayal che non aveva senso del pericolo e gli faceva perdere anni e anni di vita…
Nayal che era la promotrice di ogni scorribanda, pazzia, guaio avessero combinato gli altri due deficienti…. Poi erano diventati quattro quando si erano aggiunti gli Asgardiani…



Chiuse di colpo il libro contabile del Santuario facendo sussultare Dohko a cui era scoppiata la bolla al naso del suo pennichellare.
- Che c’è, Saga? - chiese accigliato il più anziano dei Saint.
- Ho bisogno di una pausa! – dichiarò Saga
- Si vai pure, ma non fare tardi che ci sono ancora i compiti in classe degli allievi da correggere e Elkayam in mitologia ha dato il meglio di se! – disse Dohko.
Per più di un momento Saga accarezzò l’idea di inscenare la sua morte… poi alzò gli occhi al cielo che si stava scurendo e intravide la costellazione del Sagittario…
- Tu si che hai capito tutto dalla vita… Luccicoso bastardo! - ringhiò.


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Capitolo 23
*** LITTLE VENOMOUS REVENGE ***




WARNING: yaoi leggero.

Aphrodite osservò il regalo che aveva preparato per il compleanno del Saint dell’Ariete.
“L’ultimo e il primo dello Zodiaco”, pensò con una certa nota ironica.
Per la verità lui non era per nulla interessato a festeggiare il caprone di montagna, il montone puzzolente e altero, quello stronzetto a cui avrebbe più volentieri cavato gli occhi, che si permetteva di appiccicare addosso a Saga in quel modo… tutto miele e saggezza e comprensione… Tsè!
Era il suo istinto a gridarglielo, che quello da Saga tutto voleva tranne amicizia e cameratismo…
Lui ancora lo ricordava…
Oh se lo ricordava!
Non erano bastati i vent’anni e passa trascorsi da quel giorno… Lui aveva lasciato marinare il suo rancore, lì dove le sue rose erano più belle che mai, dove di esso e del suo corpo e del suo seme si erano nutrite, crescendo in potere e bellezza… Magnificamente velenose…
Ricordava Saga, che appena rientrato dalla missione affidatagli dal Santuario, si era comunque fatto carico di passare del tempo con loro, narrando ciò che aveva appreso e come si erano concluse le sue gesta…
E ricordava quella capra selvatica che aveva osato addormentarsi sulla spalla di Aldebaran, mentre lui si beveva le parole del suo idolo, mentre lui si struggeva per la bellezza ineguagliabile e inarrivabile di Saga e si compiangeva per il suo essere indegnamente sporco e velenoso anche se non lo aveva certo chiesto lui quello sgradito dono, parte integrante del suo Cosmo… E più cresceva e più rinsaldava il suo legame con il cloth di Fish, più il suo veleno si faceva potente e letale…. E più lui rifuggiva gli altri e i contatti fisici… Quando in realtà anelava solo una carezza dalla mano callosa e di guerriero di Saga… O un bacio di quelle virili labbra disegnate da Cupido stesso…
Ad ogni modo, il cretidiota di Mu si era addormentato e Saga lo aveva dovuto prendere in braccio per portarlo a letto ma… La fetida capra aveva allungato le pallide braccia e aveva cinto il collo di Saga, accoccolandosi contro di lui e chiudendo gli occhietti verde cacca di piccione con un sorrisetto innocente sulle labbra pallide cha Lui, Aphrodite avrebbe sparecchiato volentieri da quel viso particolare. Gli avrebbe preso quei puntini rossi che aveva per sopracciglia e glieli avrebbe incollati alle ovine terga…
Saga aveva sorriso e aveva carezzato piano la gota paffuta di Mu, che lui invece avrebbe volentieri sfregiato con le spine delle sue rose e, quel bastardo di una testa buona solo a sfondare mura, aveva osato baciare la bocca di Saga…
Glia avrebbe scollato le labbra se fosse stato possibile
Invece, lui aveva solo rischiato di restarci secco, e si era dovuto allontanare di fretta per non umiliarsi con una scenata isterica seguita da fiumi di lacrime…
Quella notte persino le sue rose si erano tenute alla larga da lui quando si era rifugiato nel giardino segreto della Dodicesima.


Nayal arrivò puntualissima a prenderlo.
Aveva recitato la parte di quello che non voleva partecipare, perché era certo che i gemelli, la ragazzina soprattutto non lo avrebbe mai permesso. Non sapeva se era figlia di Death Mask o di Zeus, ed in verità a lui poco importava… Voleva bene a Nayal perché era Nayal, non gli servivano troppe ragioni…
- Aprho, ci sei? – chiese la ragazzina di undici anni saltellando sulle scale di ingresso.
- Si, ci sono, sto finendo di impacchettare il regalo… - asserì mentre la ragazzina sporse la testa curiosa da sopra la sua spalla.
- Cos’è? Il campanello delle pecore? – chiese perplessa.
Aphrodite sorrise, angelico. Ma su di lui anche il tentativo di sorriso innocente prendeva una connotazione sensuale e ambigua. Oh si, che lo pensassero in tanti fosse il campanaccio dei caproni!
- No piccola, è una Campana Tibetana. Sono certo che Mu saprà apprezzare. –
- Si, penso di si… Sei così sensibile Aphrodite… Hai pensato per lui qualcosa che gli ricordi la sua casa dalla quale è tanto lontano… Solo tu potevi! – dichiarò la piccola entusiasta gettandogli per un fugace attimo le braccia al collo e ritirandosi immediatamente.
Nayal sapeva che lui non voleva essere toccato e se per caso accadeva, quei contatti dovevano essere brevi, solo pochi secondi…


Gli occhi di Mu avevano seguito Saga con discrezione ma a quel falco del Dodicesimo nulla era sfuggito e verso fine serata sapeva dire quante volte la capra lo aveva guardato, per quanti secondi e in che punto si era soffermato più a lungo quello sguardo che gli faceva prudere dannatamente le mani… Ma nulla era trapelato dal suo viso e dal suo sorriso, dalle pose un po plastiche e da Divah che prendeva per mettere in evidenza la sua bellezza, così sfacciata e al contempo misteriosa…
Si stavano salutando, lui e Saga erano vicini mentre Death Mask, qualche passo più avanti si stava accendendo quella puzzolentissima Assos…
Di nuovo quello sguardo da montone allo spiedo… Aphro sbuffo, allungò una mano, girò con decisione il viso di Mu e gli piantò giù un bacio, di quelli a stampo sulle labbra, poi lo lasciò andare, girò sui tacchi e si avviò verso la Dodicesima sollevando la mano e accennando un saluto sulle parole
- Stammi bene trentaseienne! – ma il cuor suo pregò che quella notte, a causa del suo veleno il primo non vedesse solo i sorci verdi ma anche gialli, fuxia, azzurri e viola! Ma soprattutto non poteva reprimere il sorriso vittorioso al pensiero che si era ripreso da quella bocca, con vent’anni di ritardo, quello che era suo di diritto ma che quella capra si era fregata dal Terzo…
- E che minchia Aphro! Avvisa quando hai in mente di fare certi scherzi! Secco ci potevo rimanere! – dichiarò Maskie seguendolo con una risata smargiassa.
Saga rimase fermo qualche altro attimo, chiedendosi perché si sentisse così irritato e infastidito dalla goliardata del Dodicesimo… e perché stesse fissando Mu con quell’espressione di gelido rancore mentre il Primo boccheggiava come pesce fuor d’acqua, ancora sotto shock.



NDWar: niente da fare, sono giorni che Aphrodite mi ronza in testa…

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Capitolo 24
*** ROSE & MOON ***


Warning : fangirl pura e Shipping di un crack pairinig. Se va avanti così il Dodicesimo diventerà protagonista di qualcosa di suo, ma sono ormai mesi che si infila fra le mie stanche e vecchie sinapsi… Il velenoso!

- E cosa ti fa pensare che io possa fargli cambiare idea? – chiese Aphrodite continuando a tagliuzzare diligentemente il cetriolo che aveva davanti.
Kanon era seduto sull’alto sgabello della penisola della sua cucina e il Dodicesimo si stava imponendo di non alzare la testa mentre quella conversazione a lui sgraditissima proseguiva. Non lo so, ma mi pare che quell’idiota del mio gemello a volte ti dia retta, invece con me… Dei miei consigli ne fa carta da culo! –
- E ti chiedi il perché? – ghignò Aphro saturo di spinoso sarcasmo sollevando lo sguardo. Kanon non fiatò, segno di quanto ci tenesse a quella faccenda, se era pronto a ingoiare parte del suo smisurato ego, e lasciar cadere la deliberata provocazione.
Merda, no!
Il riflesso di Kanon nella vetrinetta gli fece capire che era già capitolato…
Ma perché quel bastardo doveva essere così simile a Saga d’aspetto?
Prese ad affettare con più veemenza.
- Va bene , ci parlerò… - cedette infatti l’attimo successivo.
- Bene! – dichiarò Kanon – Oh, Senza offesa, ma non credo che mi intratterrò per pranzo… - dichiarò osservando quella che ormai era una purea di cetriolo buona solo a fare una maschera per il viso.
Il Dodicesimo augurò al Marine di spaccarsi un po’ ruzzolando giù dalle scale delle Tredici case. Tutte le scale, puntualizzò nella sua testa.
Con un sospiro rassegnato gettò quello che doveva essere una parte del suo pranzo nell’immondizia e a coronare una giornata di cacca si tagliò con il coltello che stava ripulendo, deturpando la bellezza delle sue dita da pianista.
Se solo pensava che portava il nome della Dea dell’Amore, avrebbe riso fino alle lacrime nel riconoscere quanto invece era sfigato con quel sentimento.
Ad ogni modo, sapeva perfettamente quali testi premere per strappare un consenso a Saga, anche se avrebbe tanto, ma tanto voluto dare in pasto alle sue rose sia Kanon che quella tizia organizzatrice di eventi che voleva discutere i particolari per la festa della Kido con il Santo dei Gemelli invece che con la diretta interessata… E lo sapevano molto bene, sia lui che Kanon perché quel pel di carota voleva Saga… Lo diceva tutto il suo corpo e il suo sguardo famelico…
Sta donnaccia!
La donna, con quella cascata di capelli rossi come le fiamme stava dritta come un fuso al centro della stanza, il seno nudo e perfetto come quello di una statua (sicuro era silicone!) e Saga si strappò la camicia di dosso, segno di virilità e ardore facendola volare alle sue spalle poi affondò il volto nel suo collo… E sollevò lo sguardo famelico… Aphrodite si sentì trafiggere da quello sguardo… Aveva la donna fra le braccia ma era lui che fissava con ardente desiderio... °Ma porca… Vaffanculo anche ai film mentali! ° imprecò mollando tutto per darsi una calmata sotto la doccia fredda riconoscendo che così non poteva proprio continuare.


Quella era la sera dell’appuntamento, e Aphrodite voleva prendersi a schiaffi per essere stato proprio lui a far capitolare Saga ad accettare l’invito di quella troietta.
Chissà poi perché la discussione di come impostare il ricevimento si doveva fare a cena e non tipo alle due di pomeriggio…
Entrò a passo di carica nei suoi giardini segreti.
Le rose fremettero nella brezza e parvero voltarsi verso di lui.
Non era trascorso un mese dalla sua ultima visita a quel posto ma al momento non gliene poteva fregare di meno.
Voleva stare sconnesso.
Intontito e perso in un estasi non sua.
Si infilò nella fontana, l’acqua fredda lo fece rabbrividire.
Chiuse gli occhi e si abbandonò.
Le rose lo raggiunsero presto.


Era tarda notte quando tornò in se abbastanza da uscire dall’acqua e dirigersi con passo malfermo verso la sua dimora.
Si era infilato i boxer che adesso gli si appiccicavano umidi addosso ma almeno nascondevano la sua virilità svuotata e a riposo. Aveva gettato la camicia bianca sulle spalle ma non l’aveva allacciata e portava i jeans chiari stretti nel pugno.
Dubitava che a quell’ora qualcuno lo avrebbe potuto vedere, senza un filo di trucco, fradicio, spettinato, sconvolto da…svariati amplessi e i polsi sanguinanti.


La figura scattò in piedi non appena lo vide e gli si avvicinò a passo svelto.
Occhi di verdeazzurri, più scuri dei suoi.
Preoccupazione.
- Non è quel giorno del mese… - alitò
Aphrodite sorrise appena.
- Non è che ci sia un giorno prestabilito… Posso scegliere, sai? – rispose
Saga strinse le labbra in una linea sottile.
Tante, tantissime parole non dette.
Un oceano di silenzi a dividerli.
Pling…
Il suono della goccia di sangue che si infrange contro il marmo del porticato.
Il suo sangue caduto nel vuoto, con i suoi sentimenti, che non avrebbero mai raggiunto l’altro.
Lo sapeva.
E il dolore saturo di quella consapevolezza era ormai parte di lui.
Sorrise gentile Aphrodite; non gli importava che Saga non lo stesse vedendo al meglio di se, non era la prima volta che capitava e il Dodicesimo non aveva timori a mostrarsi per quello che era davanti a colui che amava.
- Non posso… - mormorò Saga.
- Lo so – ripose lui sereno.
Quella serenità che solo l’accettazione poteva portare.
Pling…
Una goccia ancora.
Aphrodite sollevò il polso e leccò il suo stesso sangue.
Una lappata veloce della lingua rosea.
Una spinta.
Frush…
I jeans caddero a terra, scivolando dalle sue dita contratte.
Saga era contro di lui, la bocca dolorosamente premuta contro lo sua la lingua che lo esplorava ferocemente… La sua mano sulla nuca gli tirava i capelli…
Irrazionalmente si chiese quando quel bacio sarebbe finito dato che le sue ginocchia si stavano piegando…
Saga gli ridiede il suo spazio.
- Senza trucco sei ancora più bello… - gli sussurrò accarezzandogli le labbra con un dito.
- Pazzo… Ora il mio veleno ti intossicherà… -
Saga sorrise.
- Ma non mi ucciderà, sono il Saint più forte, lo sai… -
- Non ne vale la pena… Davvero – disse il Dodicesimo.
- Questo, se non ti spiace, vorrei essere io a stabilirlo. –
- Ma… - iniziò a protestare
- Non ti posso dare nulla più di questo… Non saremo mai come Kanon e Nekay, o Death Mask e Ishtar o Nayal e Sasha… Non posso averti al mio fianco nella luce del sole… -
Aphrodite sentiva le lacrime scivolare calde sulle sue gote.
Saga non le fermò. Rimase a fissarle, affascinato.
- Non ho mai chiesto il sole… Ho sempre voluto solo la luna. - ammise.
Saga sorrise, gentile e composto.
- Andiamo dentro, medica quel taglio e asciugati alla svelta: ci mancherebbe solo che domani siamo tutti e due fuori gioco! -


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Capitolo 25
*** FRIENDSHIP ***



Camus inasprì la sua espressione.
Nayal si fece avanti spostandosi sulla sedia ma Keshet la fermò, prendendole la mano. Anche Gleam strinse i pugni ma decise di non intervenire.
Elkayam nel frattempo iniziò a borbottare delle scuse, mentre il suo volto si tingeva di rosso.
Insomma copiare durante i compiti in classe non era una bella cosa ma d’altra parte non era nemmeno una novità che fra amici i suggerimenti fioccassero.
Il problema, con Rime, era che lei aveva passato tutto il suo compito ad El e che quel cretino al cubo, non solo non aveva riscritto le risposte usando parole sue, ma aveva compilato l’intestazione del foglio a protocollo usando il nome di Rime.
- Atim, se questo è uno scherzo lo trovo di pessimo gusto! – sbottò severissimo.
A differenza di Kanon, anhimè, il figlio non aveva ereditato la faccia tosta incredibile e l’innata capacità di manipolare le cose a suo piacere ma la trasparenza della madre, quindi ammise con il massimo candore e la massima innocenza
- No, non è uno scherzo, ho copiato le risposte che non sapevo. –
- Vuoi dirmi che non sai il tuo nome? - tuonò il Maestro
- No, si, cioè... Lo so il mio nome ma ero in panico e la mia testa era vuota...- il ragazzo arrossì furiosamente dopo quelle parole
Nayal si autoimpose un facepalm e crollò sulla scrivania, sconfitta.
Keshet sospirò amaramente; il futuro Oracolo, incapace di mentire, in teoria doveva essere lui…
Un tic nervoso fece vibrare la palpebra dell’occhio sinistro di Camus.
- Ehi! Io gliele ho lasciate copiare! – saltò su immediatamente Rime, in difesa del beersiwano.
- Polaris, non credere che la tua situazione sia meno grave della sua… Zero, a tutti e due! E adesso nell’angolo, in ginocchio e con il libro sopra la testa! –
- Ma perchè?! Rime l’ha fatto per amicizia… Non è giusto! – sbottò Gleam.
- In punizione anche tu! E Zero anche a te! –
- Ma si! Fiocchino gli zeri che al ghiacciolo piace lo zero che se si scioglie un po’ è la fine del mondo… Che stronzio! – sbottò anche Nayal appallottolando il suo compito in classe rabbiosa – Sissi ci vado da sola in castigo! E zero anche a me... Tanto per non essere scontato!–
- E cinquina sia - sospitò con una faccia da funerale Keshet che seguì i quattro degni compari senza aggiungere altro.



A Camus ricordarono i cinque giovani bronzini che avevano tentato l’impresa impossibile della scalata delle Dodici case, forti solo della loro fede in una fanciulla inesperta che reincarnava la Dea e della loro amicizia. Voltò le spalle agli alunni, mentre una leggera piega del labbro verso l’alto e un leggero luccichio nello sguardo, abilmente nascosto dagli occhiali, tradiva la sua soddisfazione.
Tuttavia lui era noto per essere un demone di insegnante, per essere quello freddamente spietato e severo e non poteva assolutamente lasciare correre… Quindi sarebbero stati severamente puniti soprattutto Nayal che gli aveva dato della merde nemmeno troppo velatamente…

Schiack
Schiack
Pfiuuu
Schiiick
Schack

Si volto con un movimento fulmineo, giusto in tempo, per vedere qui cinque, quei dannati cinque pidocchi che con la lingua recuperavano dal volto il resti di un chewingun esploso.
Rime gli rivolse il suo miglior sorriso da angelo, seduta in posa perfetta, con i glutei posati sulle caviglie, le ginocchia alla stessa larghezza delle spalle a formare una base triangolare dove il suo ombelico era il vertice dello stesso…
- Voi!!!!! – tuonò avvicinandosi a grandi falcate – E’ vietato mangiare cicche in classe!!!! –
Gleam e Keshet, per lo spavento, inghiottirono senza nemmeno pensarci, il corpo del reato.
Elkayam ci provò a nascondere il tutto nell’angolo della bocca ottenendo un rigonfiamento della gota…
- Sputatele subito! – proseguì altero.
Rime gli prese la mano destra, Nayal la sinistra e prima che lui potesse davvero capire le loro intenzioni le due чума (pesti) avevano sputato il chewingun rosa pieno di saliva e delle impronte del loro denti nelle sue mani….
NELLE SUE MANI!
Tutte e due.
TUTTE E DUE!
Camus si sentì gelare e paralizzare dallo schifo, poi…..
- Cam, dove posso sputarla io? - chiese Elkayam


Milo, che stava facendo lezione nell’aula a fianco sospirò alzando gli occhi al Palladio che si intravvedeva oltre la finestra.
Aprì il cassetto della scrivania e prese un blister di pilloline per la gastrite.
- Ragazzi vi lascio soli per un momento, state buoni… - disse uscendo dall’aula.
Osservò per un attimo la porta dell’aula dirimpetto alla sua classe da cui spuntavano candele di ghiaccio e brina e si chiese perché mai Cam non dichiarasse la resa con quei cinque… Dopotutto era risaputo che… se non puoi batterli allora fatteli amici!!!!


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Capitolo 26
*** Temi ***



Marin picchiò con una certa ferocia, del tutto inusuale per lei, un plico di fogli sul tavolo.
Il posto di Death Mask era vuoto ma il Gold del Cancro non era al Santuario da quella mattina per via di una missione assegnatagli dal Gran Sacerdote...
Saga emise un tremulo sospiro, portandosi due dita a massaggiare la radice del naso, dove la forte emicrania era in agguato da quando era stato mandato a chiamare da un inserviente perchè la Sacerdotessa dell'Aquila aveva chiesto la sua presenza con estrema urgenza alla riunione indetta in fretta e furia quel pomeriggio, dopo le regolari lezioni con gli allievi.
Milo sedeva svaccato sulla sedia e giocherellava con i lacci troppo lunghi delle sue scarpe da tennis, divetendosi a prenderli a calci e farli rimbalzare sul collo del piede.
Camus stringeva le lunghe dita da pianista in pugni contratti, posati sulle muscolose cosce, mentre gli occhiali ne celavano l'espressione gelida degli occhi blu ma non il tic nervoso del sopracciglio. Aiolia fissava la sua bella con un grosso punto interrogativo stampato in volto e l'aria di chi non ha la più pallida idea del perchè si trovi in quel posto e a fare cosa.
Shaka sedeva nella classica posa del loto, con gli occhi chiusi ma qualcosa in lui lanciava il chiaro messaggio che non era chiuso in meditazione e nemmeno era concentrato circa l'espansione del suo cosmo... Era semplicemente inquieto.
Qualcuno bussò con discrezione alla porta e poco dopo Ahprodite fece capolino con un sorriso smagliante e perversamente seducente.
- Scusate il ritardo...- disse accomodandosi al posto di Death Mask e iniziando ad accarezzare i petali di una rosa rossa, apparsa magicamente fra le sue mani, come se stesse vezzeggiando un' amante...

Marin iniziò a dubitare che la colpa fosse tutta ed esclusivamente di quei cinque marmocchi debosciati e poi iniziò anche a dubitare di poter conservare a lungo la sua sanità mentale se quelli, i leggendari guerrieri dorati, continuavano a comportarsi da egocentrici immaturi e menefreghisti a quel tavolo.
Voltò il capo verso Saga e quello che vide le parve un uomo sull'orlo del tracollo.


- A me non piace dilugarmi nelle cose, e nemmeno rubarvi tempo prezioso ma, Signori... Abbiamo un grosso problema. Un problema che riguarda i cinque allievi peggiori di tutta la gloriosa storia del Santuario. Prego, leggete i temi dei vostri presunti pupilli e poi, non mi interessa cosa, come e prechè ma prendete provvedimenti. Immediati -
Shaka si decise ad aprire gli occhi e senza esitazione prese il tema di El.
Notò con piacere che erano poche e concise frasi, il piccolo aveva il dono della sintesi, come piaceva a lui.
Tema: Il mio Master.

- Il mio master è il Nobile Shaka di Virgo, ma non è il mio master preferito.
A lui ci* piace troppo estraniarsi dal mondo e secondo me con la scusa di meditare si fa delle pennichellone infinite mentre noi ci spacchiamo il didietro. Dice di sentire la voce di un tale di nome Buddah, e fare conservazione* con lui, e tutti lo venerano per questo, ma a Beer Siwa se sei uno che sente le voci e non sei Oracolo per certo sei matto e quando Nayal diceva di vedere cose che gli altri non vedevano gli altri bambini la spintonavano e le davano della bugiarda.
Poi per fortuna è venuto Death Mask e nessuno le ha più detto niente.
Il mio Master preferito è Saga, perchè piace a tutte le ragazzine e perchè assomiglia tanto al mio papà (ma il mio papy è molto più bello e figo)! Scuuusa zio Saga! <3 -

- I mio master è il nobile Milo di Scorpio,e sarebbe un buon Master se non si portasse dentro la sua stanza, ogni sera, un'inserviente diversa che poi geme a lungo.
Poi tocca a noi allievi ascoltare le loro lamentele indignate e se osiamo intrometterci quando litigano fra loro ci tirano i capelli anche a noi*.
Solo perchè non ne posso più di sentirmelo chiedere da Elkayam: non ho ben capito cosa significhi quindi ditemelo perfavore!
Ah sì, so per certo che avere un culo che parla da solo non significa scoreggiare, quindi non cercate di imbrogliarmi.
Però quando beve la birra Milo rutta e scorreggia parecchio anche se faccio finta di non sentire niente... Ehm... Questo non è dire una bugia, vero?-

- Il mio master è Camus dell' Acquario e il suo aspetto fisico è una truffa ai danni di ogni fanciulla che si rispetti.
Con quei capelli rossi diresti che è caldo e gentile, invece è...Un vero cattivone insensibile! Lui non ha mai nessuna vera espressione, o meglio ha sempre la stessa faccia, chissà se qundo fa la pipì o la popò è uguale alla mia o se la sua è ghiacciata; magari sono cubetti come quelli che escono dal freezer...
Prima o poi, ce la farò a fargli cambiare espressione! Troverò qualcosa che di sicuro farà brillare i suoi occhi e diventare rosse le sue paffute guanciotte (ma non dalla rabbia!); quindi credi in me mio Lovely Master!<3 -

- Il mio master è Aiolia del Leone.
Mi piace la sua fierezza, la sua devozione alla Dea che serve e ammetto che quando si tratta di combattere è un guerriero di tutto rispetto tuttavia... Dal punto di vista della strategia e della pianificazione è un incapace.
Un completo inetto.
Se ci giocassi a scacchi lo annienterei in sei mosse a voler essere generoso, mica come con il mio papà che non mi lascia mai vincere!
Perchè nessuno gli ha mai spiegato che non si deve nutrire solo il corpo ma anche la mente? Però magari ha ragione Rime quando mi dice che non è colpa del mio master, è che quando era bambino, poverino, è caduto dal seggiolone ed è pure rimbalzato, quindi non devo essere così severo nel giudicare la sua intelligenza. Ad ogni modo sono al Santuario per diventare un guerriero che in futuro proteggerà Rime quindi Aiolia è il miglior master che potevo sperare di avere <3 -

- Il mio master è Death Mask di Cancer e io gli voglio* un sacco di bene perchè quando parla in quel modo tutto strano mi fa troppo* ridere, anche se non è saggio fargli capire che rido di lui perchè si arrabbia tantissimo e poi le anime dei morti si agitano per niente e invece, poverine, dovrebbero stare tranquille.
Sto ancora cercando di capire se lui è innamorato della mia mamma ma credo di si perchè quando parla di lei i suoi occhi brillano ma non come quando poi gli diventano rossi, solo che non voglio fare un giro a gratis nell'Ade quindi non glielo chiedo.
Maskie è molto severo e non mi lascia mai vincere in niente, anche a costo di barare, perchè dice che lui è il più forte e quindi la vittoria non può che essere sua e poi mi dice che io devo saper perdere contro di lui, ma non ho ben capito questo cosa voglia dire...
Volevo anche dire che ci voglio* un sacco di bene anche ad Aphrodite che è priprio tanto tanto bello e cucina le gelatine alle rose migliori del mondo e un po' mi ricorda la mia mamma anche se è meno isterico, è vanitoso uguale, e non vuole che lo abbraccio perchè sennò lo sproco, però a volte vorrei davvero dargli un bacio (e io non sbavo quando bacio!) sulla fronte come faccio con Elkayam soprattutto quando mette su* quegli occhioni tristi mentre guarda un certo qualcuno... Aphro, io faccio il tifo per te <3 - il saint dei Pesci boccheggiò proprio come una carpa nell'acquario.



Si sentì il tonfo della testa di Saga che si abbatteva sulla scrivania e poi, con un filo di voce, uscita strozzata dalla sua gola contratta
- Oh Athena Dea... So che non ci chiederesti mai prove oltre le nostre capacità ma... Dove, dove stiamo sbagliando con quei cinque? -
e poi una voce molto cavernosa, uscita dalla medesima gola, rispose
- Imbecille, cosa vai mai chiedere a una che si veste come una damina del settecento, deve essere salvata anche se sale delle scale mobili, e non si sa nemmeno allacciare le scarpe da sola? Un po' di spina dorsale, babbeo! -
La Silver e la quella sporca mezza dozzina dorata ebbero un serio attacco di panico seguito da extrasistole e tachicardia.


Marin dell'Aquila giurò a se stessa che non avrebbe mai più coinvolto il Primo Ministro, il nobile Saga di Gemini, in una questione simile mentre Shaka, saggio come sempre, suggeriva una visita alla Sesta con tisane e incensi rilassanti.



NDWar: * Sono errori voluti, per richiamare un po' le dislessie e le sgrammaticature di ragazzini di dieci-undici anni...

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Capitolo 27
*** DON'T PLAY WITH THE ROSES ***





Aphrodite sentì il brivido serpeggiargli lungo la schiena.
Le sue rose erano inquiete, come se presagissero una catastrofe.
I suoi sensi si acutizzarono mentre quella sensazione di disagio gli si incollava addosso come un miasma.
Sospirò cercando di riasciare la tensione.
Niente da fare.
Si sentiva come se una carogna gli si fosse appollaiata sulla spalla.
- Qualcosa non va? - chiese Saga fissandolo intensamente.
- Unh... No... - rispose vago
- Non mi hai convinto per niente! - ritorse il gemello fissandolo dritto negli occhi.
Aphro masticò un'imprecazione mentale.
Se, anzi quando, Saga lo fissava in quel modo a lui veniva voglia di... Fare le fusa, ecco!
- Le rose... Sono... Agitate, ma in senso quasi negativo... -
- Nemici del Santuario? - chiese il Primo Ministro, malgrado molti lo identificassero ancora come Gran Sacerdote, soprattutto i soldati semplici e coloro che non avevano rapporti diretti con la Tredicesima, quella carica era ufficialmente rivestita da Dohko.
-No, non mi sembra... E' più simile a qualcosa tipo... Non so... Alla sensazione che ho avuto quando ti sei rotto il braccio allo zoo, ricordi? -
- Ricordo, ricordo... Anche se avrei periferito rimuovere tale episodio... - sospirò Saga.
- Comunque domattina andrò a vedere cosa sta accadendo a Palmira, come la Dea ha richiesto, giusto per avere informazioni di prima mano. - sorrise il Dodicesimo.
- Sii prudente. - si lasciò sfuggire Saga
- Lo sarò - rispose il Aphro nascondendo il sorriso dietro la rosa rossa che si portò alle labbra.


Alte grida si levarono dalle Dodici Case nel cuore della notte.


Si svegliò gridando.
Poi si rese conto che quello era stato solo un sogno... No, non un sogno, un terribile incubo... E la negatività arrivava dal suo Giardino Segreto
Gettò indietro le coperte e usciì di corsa dalla sua stanza, incurante di non essersi pettinato nè truccato, mentre il cuore ancora batteva a mille, minacciando di sfondargli la cassa toracica... Sentì che il marmo delle scale cedeva il passo al terreno brullo, sentì le pietrefargli male e le rose graffiarlo con le loro spine... Ma non gli importava... Doveva assolutamente arrivare al suo giandino segreto prima di subito...



Nayal, Elkayam, Keshet, Rime e Gleam si di voltarono di scatto, gli occhi dialtati dalla paura.
Il pentacolo disegnato con il gesso era ancora sfolgorante di potere e Keshet assunse l'aria più colpevole del mondo.
- E' San Valentino, volevo regalare a tutti voi dei sogni bellissimi ma qualcosa è andato storto.. - piagnucolò
- Il voistro cervello è andato storto!!!! Adesso vi insegno io cosa vuol dire rispetto!!!! - urlò il Dodicesimo
Le sue sue rose obbedirono immediatamente al suo cosmo, latore del suo volere.
I cinque provarono a resistere ma erano ancora troppo inesperti per fronteggiare un Gold Saint furioso.
I rovi li fecero presto prigionieri, lo sollevarono da terra di almeno due metri e a testa in giù, e un lungo gambo pieno di spine andò ad abbattersi sulle natiche dei cinque fautori del suo incubo peggiore...
Lui, grasso come un maiale, pieno di brufoli e peloso come un licantropo che si guardava allo specchio indossando un abito della Kido (uno dei peggiori per giunta... Ma forse anche no, che era difficile decidere...)


Ben presto arrivò qualcun altro. Uno dei cosmi più potenti del Santuario.
Un cosmo doppio.
Saga posò la mano sulla sua spalla, facendolo trasalire.
Improvvisamente si rese conto di quello che stava davvero accadendo e si sentì orribilmente colpevole
- Oh mia Dea, cos'ho fatto? - ansimò in preda all'angoscia.
- Quello che andava fatto! E dagliene ancora una da parte mia! - esultò Saga i cui occhi brillanono sanguigni alla luce della luna.
- Scusaaaaaa!!!! - strillavano intanto i cinque allievi peggiori del Santuario.



NDWar: stavolta i cinque piccoletti non è andate bene... Ma si sa, che prima o poi doveva succedere!
Aphro sei cattivo e ti denunceremo al telefono azzurro!
Emh... Piovono rose nella stanza dell'autrice... ^_^

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Capitolo 28
*** FIRST KISS ***


- Siamo il duo delle sfigate – sospirò Rime
- Parla per te! Io non mi sento sfigata! – quasi ringhiò Nayal
- No? Allora ti consiglio di guardarti intorno! – le belle labbra rosee si imbronciarono mentre si appoggiavano alla cannuccia da cui prese a succhiare il frappè alla fragola.
Nayal spostò rapidamente lo sguardo agli altri tavoli per poi rituffarli sulla sua crostata di pesche.
L’aria era piena di cuoricini e di coppie in piena fase di filtraggio.
- Adesso mi mangio una quantità industriale di panna, così poi mi chiudo nel cesso a sciogliermi in diarrea per il resto della serata. – ringhiò
- -Si. La degna coronazione a questa serata! Anche se forse potrei far l’ultimo estremo gesto e infilarmi tutta ignuda nel letto di Camus. –
- Dimmi che fiori vuoi sulla tua tomba – rispose l’altra infilandosi in bocca un pezzo di dolce.
- Vivere un amore non corrisposto è una merda. – sospirò Rime
- Sono certa che Gleam sarebbe più che disponibile a scalzare Camus dai tuoi pensieri, che poi dai è un vecchio bacchettone con l’ espressività di un ghiacciolo!-
- Devo ricordarti che il tuo giovane e vigoroso amore è a giocare a briscola con Keshet e il circolino di vecchietti a Rodorio? – inarcò il platinato sopracciglio Rime
- Magari a Camus nemmeno gli reagisce più quella cosa che ha fra le gambe… - riprese Nayal.
- Per la serie serve solo per fare pipì? Mmmhhh, no non credo… Saga è più vecchio ma ha una vita sessuale decisamente attiva…Oh bhe, anche se fosse sarebbe una bella sfida vedere se riesco a farlo… come dire… volare! –
- Stiamo degenerando… Però da troppo tempo El non vuole più spogliarsi davanti a me… E pensare che prima facevamo il bagno nella stessa tinozza e non riusciva a dormire se non eravamo nello stesso letto… -
- Se fossi un uomo avresti il complesso di Lolita… -
- Moriremo vergini, anzi peggio, moriremo senza aver mai baciato nessuno in vita nostra! – sentenziò la ricciolina Rime riprese a succhiare dalla cannuccia.
- Mi è venuta un’ideona… - si accese all’improvviso Nayal.
- La tua espressione sembra quella di DeathMask, è inquietante… -
- Senti se non sono un genio! Chi è il Saint più bello del Santuario? –
- Aphrodite. – Rime non ebbe dubbi nella risposta.
- E a lui le donne non è che interessino molto, quindi non è che ne avrà particolarmente a male se gli rubiamo un bacio o due… -
- Sei…. – Rime riflettè un momento. – Geniale! Con lui possiamo stare certe che non ha mangiato pesante, che di certo si lava per bene i denti, e non rischiamo che ci chieda altro oltre un bacio! E poi è spudoratamente bello anche che è vicino agli anta… –
- Male che vada sputacchierà un po’ a terra per il bacio di due ragazzine ma pazienza… E poi magari potremmo anche dare una sbirciatina a tutto il resto, se tu lo paralizzi per bene… -
- Ti ricordo che è un Gold Saint… Mica è cosa facile, sai? –
- Bhe ma io non posso mica sbattere la sua anima nell’Al di La mentre noi… curiosiamo la sua anatomia! –
- Si, ma perché Aphrodite? – chiese Rime.
- Perché è bello. Visto che mi devo far male, perché poi qualcuno mi gonfierà di botte, è meglio farsi male con uno bello…anzi con uno bellissimo! – inconsciamente Nayal pensò a Saga e fu quasi tentata di cercare di richiamare una visione a tal proposito ma rinunciò quasi subito, primo perché poi sarebbe stata nauseata per il resto della serata e secondo perché se avesse visto nel futuro un Saga furioso avrebbe perso ogni tipo di coraggio…



Due ore dopo.


- Questa è l’ultima della cassa – disse Rime passando a Nayal la bottiglia di vino, Moscato d’Asti, gentilmente omaggiato dalla cantina del Quarto.
Nayal finì di annaffiare le rose della tredicesima.
- Se lo scopre DM ti manda davvero in tour nell’Al di La. –
- SE lo scopre, appunto! – rispose la ragazza dagli occhi di cielo stellato.
- Dici che le rose possono ubriacarsi? –
- E’ quello che spero, e se Zeus vuole, magari sbarella anche il cosmo del Dodicesimo! – ghignò.
- Assomigli sempre più al tuo master, fa impressione… - brontolò Rime davanti a quel sorriso storto.
- Dai, fra venti minuti si entra in azione!



Aphrodite sentì una strana inquietudine serpeggiargli nelle vene, poi un gran calore si diffuse nel suo corpo e si sentì improvvisamente rilassato e sciolto… Gli sembrava che i suoi movimenti fossero come rallentati e languidi… Si lasciò andare al morbido abbraccio del divano.
Il velluto così liscio e setoso, i grandi cuscini bianchi che lo avvolgevano quasi fosse un abbraccio… Era consapevole della carezza della stoffa dei pantaloni sulle sue lunghe gambe e della seta della camicia rosa che sfiorava i suoi capezzoli improvvisamente turgidi… Che diavolo stava succedendo a lui e al suo corpo!?! Era euforico come se avesse bevuto un vino dolce e pesante, che legava la lingua e accarezzava la gola come melassa liquida…
- E’permesso? – chiese qualcuno sulla soglia di casa e prima che lui potesse connettere e accordare l’ingresso si vide davanti agli occhi le due mocciose, l’allieva di Camus e l’allieva di Maskie che si sedettero rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra.
- Giocano tutti a fare gli innamorati, che due palle! – disse Nayal infilandosi sotto il suo braccio.
- E a noi due non ci coccola nessuno! – si imbronciò Rime sfoderando i suoi occhi da cerbiatto che trafissero il cuore del Dodicesimo.
- Nayal, devi fare qualcosa per il tuo vocabolario che davvero, Death Mask non è in grado di fornire come consono alla dinastia degli Atim…
- Woah!!! Che bel rosa sono i tuoi capezzoli! Fa vedere! – disse la ragazzina di quasi quindici anni che stava sbirciando dentro la sua camicia.
Aphrodite arrossì di botto… Ma perché? Quelle reazioni non erano da lui!
- Anche a me! – sorrise Rime che spudoratamente era già passata a slacciare i bottoni della camicia rosa con una maestria invidiata da qualsiasi scassinatore.
- Urca che addominali, nonostante l’età! – commentò accarezzando la tartaruga con le dita leggere e fresche come brezza di primavera.
Cosa cavolo voleva dire nonostante la sua età?! Doveva arrabbiarsi ma… ma…
- Ragazzine… - iniziò a protestare, ma il suo corpo era languido e sciolto quindi non fu affatto convincente.
- Ehi Nayal, guarda che strano… se ci soffi sopra il suo capezzolo fa le rughe! – si entusiasmò l’Asgardiana
- Piantatela… - sbottò Aphrodite che cercava di rimettere insieme la camicia ma la sua voce si sciolse in un mezzo gridolino di piacere quanto Nayal gli mordicchiò l’altro capezzolo e il Dodicesimo dovette premersi ma mano sulla bocca per non emetterne altri poi…
- Anche io! Ma devo mordere? – chiese Rime a Nayal
- Io ho morso pianino e succhiato – rispose la Beersiwana.
Inconsciamente Aphrodite si leccò le labbra e Nayal capì cosa volesse dire essere sensualità pura.
- Non toccatemi! – sbottò il Saint ma il naso freddo di Nayal che scorreva sul suo collo, e il suo alito tiepido gli scatenarono brividi incontrollati lungo la schiena che si inarcò senza che lui lo volasse davvero…
Rime sollevò il viso.
Labbra rosee umide della sua stessa saliva, occhi di mare innocenti e curiosi, aperti alla novità e capelli di platino morbidi come seta su un viso di una bellezza rara se non unica… Rime era davvero una fata delle nevi… e poi sul suo collo… Labbra piene e vellutate, baci che contenevano l’ardore del sole e la forza della vita…
Velocemente, come se il solo riflettere un secondo l’avrebbe privata dell’audacia necessaria, Rime lo baciò, piccolo bacio a stampo da cui ben presto la lingua fece capolino e coinvolse la sua in una battaglia delicata e in punta…
In un lampo di consapevolezza la sua mente grido!
°NO! Il veleno!°
Qualcuno gli strappò di dosso il peso di Rime e quello di Nayal. Camus dell’Acquario congelò tutto il locale del Dodicesimo.
- RIME!!!! – tuonò come tempesta artica.
Mu dell’Ariete stava tenendo Nayal con il braccio avvolto attorno alla sua vita sottile e intanto fissava la scena con gli occhi grossi come palle da booling che potevano rimbalzare e rotolare a terra in qualsiasi momento, mentre la mascella pareva dislocata dalla sua sede, tanto era spalancata.
- Tsk! Fanculo! – ringhiò Nayal girandosi di scatto nella sua presa, lo afferrò saldamente per la coda in cui solitamente raccoglieva i capelli e la sua bocca divorò quella dell’ariete, rovente come vulcano in eruzione.
Mu finii a terra, tirandosi dietro anche la ragazzina che nel frattempo era impallidita e aveva assunto un colorito verdognolo…
Saga era statua di marmo sulla soglia, negli occhi lo scintillio terribile di un predatore che si è accorto di chi sta cercando di rubare la preda…
Rime rifilò una cinquina a Camus che la lasciò andare, più per la sorpresa del gesto che per il dolore dello schiaffo mentre Nayal la afferrava per la mano e la trascinava via, di corsa verso il bagno… da cui giunsero ben presto gemiti e inconfondibili rumori di chi si sta sentendo male.
- Ma… che… - iniziò Mu sempre più inebetito.
Le labbra di Saga si piegarono a un ghigno di grande soddisfazione mentre una voce profonda annunciava
- Molto bene! Si sono avvelenate quelle pustole anali! Camus, Mu portatele in infermeria, e chiamate Shaina che sa quale antidoto dare loro… – poi avanzò verso Aphrodite, gli prese il volto con la mano e lo osservò dritto negli occhi.
Il Dodicesimo arrossì violentemente mentre Saga lo annusava.
°Tu sei mio!° il cosmo doppio tuonò quelle parole.
- Hai bevuto? – chiese
L’altro scosse il capo e poi capì…
- Maledette hanno ubriacato le mie rose! – ringhiò cercando di balzare il piedi ma le gambe non lo ressero, come se davvero fosse stato ubriaco. Saga lo spinse giù, sul divano.
- Stai buono qui tu… Ti porto dell’acqua.-
Le due ragazzine emersero da bagno con le facce sconvolte, sorreggendosi a vicenda.
Camus si avvicinò per aiutarle.
- Il mio primo bacio è stato una merda, sapeva di formaggio di capra e curry e poi mi veniva da vomitare… - piagnucolò Nayal
- Io almeno ho baciato quel gran figo di Aphrodite <3 … - gongolò per un momento la bionda
- Non osare dirlo mai più! – tuonò Saga minaccioso come non mai.
Rime scoppiò a piangere terrorizzata.
Camus sospirò, poi prese in braccio la sua allieva e grugnendo iniziò la strada verso l’infermeria.
- Scusa!!!! – continuò a frignare l’asgardiana che stava riempiendo di moccio e lacrime il dorato cloth dell’Undicesimo.
Mu si avvicinò a Nayal che brontolò un
- Ce la faccio da sola – per nulla convincente.
- Si, certo – disse il Primo ignorando completamente le parole della beersiwana, la prese a sua volta in braccio e seguì Camus.
- Sono proprio sfigata… Lui non si accorge di me, dovevo baciare Aphrodite e ho finito per baciare te… e Death Mask mi ammazzerà sul serio non appena scoprirà il furto della cassa di vino e zio Saga... è un coglione geloso che però non sa farsi avanti! –
Per poco Mu non la lasciò cadere a terra per quelle parole ma si riprese in fretta, fingendo di sistemarla meglio nelle sue braccia.
Nayal gli appoggiò la testa sulla spalla, e le sue labbra sfiorarono l’orecchio di Mu mentre diceva
- E sei sfigato anche tu… Mi dispiace… Davvero… -
Mu sorrise appena, il suo solito, mesto, e un po’ triste sorriso.

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Capitolo 29
*** COLLANT ***


Aldebaran del Toro era un Saint dall'aspetto imponente ma dal cuore d'oro.
Nemmeno troppo segretamente era soprannominato il gigante buono e sebbene avesse una moglie bellissima e fosse stato benedetto dalla nascita di molte figlie, nessuno aveva mai mostrato della gelosia nei suoi confronti.
Saga ogni tanto lo fissava con gli occhi di chi vorrebbe disperatamente chiedere qualcosa... No, era come se lo stesse segretamente pregando di salvarlo.
Per quella ragione, in una sera particolarmente serena, il Secondo salì fino alla Terza, portando in dono una bottiglia di rum.


- Sai Saga, il segreto con i bambini è dare a loro sempre e comunque la priorità- si decise a dire dopo mezza bottiglia scolata in silenzio, tra sguardi cupi e grandi sospiri.
- L'altro giorno Keshet mi ha chiesto perchè non sono io il suo papà. - si decise a buttare fuori il rospo Saga.
Aldebaran rise e gli diede una confortevole pacca sulla spalla che quasi disatricolò la clavicola del gemello.
- Eddai è una bella cosa! Vuol dire che ti stima e ha fiducia in te! -
- Starai scherzando vero?!? Adesso mi aspetto di tutto! Di tutto... Dalle domande più imbarazzanti a... Nayal! -
- Che centra la ragazzina adesso? Sappiamo tutti che il ruolo di padre per lei può rivestirlo solo Death Mask... Oddea! Pare una bestemmia solo a dirla una cosa del genere! -
- Lei centra sempre credimi... Ho anche il dubbio che lei lo abbia capito e che prima o poi lo dica a tutti... ed io ne morirei! -
Aldebaran pensò che Saga era più alticcio di quanto non stesse dando a vedere...
- Stai esagerando... - iniziò a dire
- No che non esagero! Lei... Lei le ha viste, capisci? Le ha viste e ci ha visti... mi ha visto... lei... lo sa! - si agitò ancora di più il gemello.
- Visto cosa? -
- ..l.. a..et.. - mormorò chiando il capo e avvampando.
- Non ho capito niente... - Aldebaran abbassò il capo, cercando di osservare il volto di Saga nascosto dai capelli.

Il possente Toro deglutì a vuoto, rimettendosi composto.
Quindi era vero che il sex appeal e il fascino non erano cose che potevano essere discusse ma si subivano e basta! Per la Dea lui era padre di famiglia ma quell'espressione sul volto di Saga....
-Saga per favore, spiegami, sai che io sono un po' tonto... ha visto cosa? -
- Le calze a rete! Le calze a rete maledizione! Io e... insomma... Stavamo solo rendendo un po' più piccante il nostro incontro amoroso e... Ero legato alla testata del letto con le sue calze a rete, nudo come un verme e Nayal... Nayal si è precipitata in camera mia perchè... aveva fatto arrabbiare Death Mask e aveva paura e... Dea, dea!!!! Nudo e legato al letto e... quella meretrice è scappata dalla finesta mollandomi lì, come un coglione a mormorare al nulla qualcosa tipo almeno prima slegami!!!!! -
Aldebaran cercò in tutti i modi di trattenere la risata.
- Se fosse capitato a Milo se ne sarebbe vantato per giorni... - Saga lo fuminò con lo sguardo.
- E Keshet mi vede come un padre... Quale indegno ed infimo esempio...-
Aldebaran gli arruffò i capelli poi disse:
- Sai Saga, quando hai dei figli tuoi impari piuttosto in fretta che la privacy è un concetto relativo e adattabile... E per quanto i ragazzini ti possano sembrare perspicaci, credimi su certe cose non lo sono affatto. -
Saga fece una faccia ancora più cupa.
- Devo ricordati che Nayal è quella che solo l'anno scorso, con quell'altra pustola di Rime ha chiesto a mezzo Santuario se potevano prestargli i piselli? -
Aldebaran riempì il bicchiere di Saga
- Dai bello, tutto d'un fiato e vedrai che poi questa cosa non ti sembrerà più così imbarazzante! - e scoppiò in una fragorosa risata.

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Capitolo 30
*** PROPOSAL (Marriage?) ***



NDWar: abbondanza di OCC. Il Terzo è sempre più sclerato, il dodicesimo sempre più Divah!

- Dark Labyrinth!
La voce del Primo Ministro, alias Saga riecheggiò per tutta la Tredicesima.
Athena scosse il capo, affranta, ma ormai non più troppo sorpresa dalle reazioni di quell’uomo soprattutto quando vi erano coinvolti i gemelli di Beer Siwa.
Scambiò uno sguardo d’intesa con Dohko.
La tredicesima era la sua dimora e non era per nulla dignitoso che lei non vi potesse accedere senza perdersi nel labirinto Oscuro.
Ancheggiando a ritmo perfetto con il ticchettio delle sue scarpine col tacco, la reincarnazione della Dea della Giustizia, scese a passo di carica verso la Dodicesima.Non era un segreto per nessuno la grande influenza che Aphrodite esercitava si Saga, anche sulla sua evil side.
Il Gran Sacerdote invece emise un tremulo sospiro e si sedette a terra a gambe incrociate lasciando andare il suo cosmo a serena meditazione.
Dopotutto, come aveva fatto notare Death Mask in modo tutt’altro che gentile, era rimasto qualcosa come quattordici decadi a farsi venire le emorroidi e i reumatismi, seduto sul sigillo di Hades a Goro-ho, con in testa quel vecchio cappello che lo faceva davvero assomigliare ad un fungo rugoso…. E la pazienza non gli mancava.



Poco dopo Athena e Aphrodite raggiunsero di nuovo il pronao della Tredicesima.
Il Custode delle Rose inarcò l’elegante sopracciglio, segno massimo del suo disappunto mentre le belle labbra si piegavano ad un sorriso che definire demoniaco era eufemistico. Saga poteva anche essere l’angelo sul volto e il demone nel cuore, Aphrodite era un demone punto. Dalla bellezza divina ma un demone. Al Gran Sacerdote scese una goccia di sudore freddo lungo la schiena.
- Cos’è? Demenza senile, artereosclerosi o il solito Disturbo Dissociativo della personalità? – sibilò a denti stretti mentre le rose correvano in ogni dove dentro il labirinto Oscuro alla ricerca di chi aveva causato quello sbalzo di emh… Umore nella personalità del suo prediletto.
Dai contorni nebulosi e indefiniti della Tredicesima, dopo una decina di minuti emerse la figura di un ragazzino di quindici anni. Capelli neri e ricci, occhi color del caffè e incarnato bianchissimo. Era divento un gran bel ragazzo, con le spalle ampie e solide, il sorriso gentile e il copro sottile ma ben definito, l’altezza si era fermata al metro e settantatre.
Nereo schiaffeggiava gli steli delle rose rampicanti che si erano uniti in gruppo a formare delle corde che gli sferzavano come fruste i fianchi se solo osava deviare da un determinato percorso.
- Piantala! Pungono e mi fanno male! – si lamentò con il viso ancora segnato da un recente pianto.
- Basta così Pisces Gold Saint… - ordinò Athena che presa da incredibile istinto materno si avvicinò al giovane Nereo. - Che è successo? – chiese gentile, ripulendo il viso del ragazzino dalle ultime tracce di lacrime.
- Se è… Arrabbiato. Tanto. – disse mogio.
- Saga? – chiese l’ovvio Dohko.
Nereo annuì con la testa.
- Ha detto mai. Nemmeno sopra il suo corpo morto… - pigolò mordendosi il labbro inferiore.
Aphrodite iniziò ad avere un atroce sospetto… Cercò di dirsi che Nereo non poteva essere stato tanto follemente audace… Ma più se lo ripeteva più si rendeva conto che invece, follemente audace lo era stato.
Insomma, quando tu sei fatto in un certo modo hai un occhio di riguardo per quella certa cosa e spesso, prima di altri vedi quella verità. Se per le ragazzine Nereo aveva dimostrato una naturale curiosità per Keshet le cose erano diverse e gli occhi con cui lo guardava, da un anno a quella parte, non erano più quelli di un ragazzino che ammira il suo eroe…
Il Dodicesimo seppe che doveva intervenire e dire qualcosa, prima che Nero vuotasse il sacco, perdendo il senso della misura e dicendo cose compromettenti per due Gold in particolare.
- Nereo, per certe cose ci vuole tatto e bisogna andare con ordine… - iniziò a dire.
- Col cavolo! Non aspetterò trent’anni, io! E ho fatto le cose con ordine! Keshet considera Saga quasi come un padre, quindi prima di… Prima di… Farlo del tutto mio, ho avvisato Saga e quello ha sbroccato!!!! Per la miseria avete idea di quanto è stato difficile convincere Keshet a baciarmi!? Ci ho messo un anno intero! E non sono ancora arrivato dentro le sue muta… -
Dohko scattò in piedi e cercò di tappare le orecchie alla sua Dea che intanto rischiava l’implosione per l’imbarazzo mentre il labirinto Oscuro si dissolveva e Saga usciva dalla Tredicesima simile a Gorgone con gli occhi rossi come le fiamme dell’inferno.
- Dov’è?!?! Dov’è quel nano maledetto!!! Non fare troppe storie Nero, lascia che ti eviri!!! Non osare nemmeno pensarlo vestito da inverno il mio piccolino!-
Aphrodite sospirò imbarazzato
- Quello che dava dell’esagitato a Death Mask… Cielo, che imbarazzo… Su, voi tre…Sciò sciò che qui ci penso io…- fece aria con la mano e poi sospirando si avvicinò a Saga.
- Datti una calmata! – sibilò rifilandogli prima una cinquina e soffocando poi ogni protesta con un bacio profondo e sensuale mentre le braccia gli circondavano le forti spalle e le mani affondavano nei capelli sulla nuca e lo accarezzavano dolcemente.
Il cosmo doppio del Terzo si calmò come per magia.
Saga afferrò con fermezza il flessuoso corpo del Dodicesimo, stringendoselo contro e assaporandone ogni muscolo e ogni durezza. Si ritrasse leggermente, con riluttanza e mormorò…
- Phro… Credi che… che…lo farà felice? Se gli farà versare una sola lacrima lo posso ammazzare fra atroci torture quel nano maledetto? –
Il Dodicesimo sorrise
- Se Keshet lo ama, non gli importerà… Nemmeno se dovesse versare una lacrima o due, te lo assicuro… Ma sari tu che non si libererà mai di questo sentimento che oscilla fra ansia e felicità, perché che ti piaccia o meno è così che i sentono tutti i padri… -



Nereo si avviò giù dalle scale pensando che Saga era spaventoso ma Aphrodite era anche peggio! E che forse doveva prima chiedere a lui e non al Terzo il premesso per… fare suo Keshet per sempre <3

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Capitolo 31
*** BEFORE DAWN ***


NDWar: Di natura non sono una persona troppo romantica, quindi questo è il massimo del fluff che riesco a produrre... per ora (ci sto provando, davvero....)

**************************************

Gli occhi del ragazzo si aprirono di colpo. Era qualcosa che il suo corpo, negli anni, aveva imparato istintivamente e riconoscere.
Quell'impercettibile chiarore che fende la notte e anticipa l'alba.
Si mosse leggero, nonostante la sua mole non indifferente di guerriero e sorrise notando che chi aveva dormito al suo fianco si stava raggomitolando nel letto, come se volesse conservare più a lungo possibile il calore delle coltri.
Imprecò contro il marmo gelido del pavimento contro i suoi piedi nudi, che non era la cosa più confortevole del mondo e si chiese se, fra sessanta anni, questo non sarebbe stato problematico per la sua vescica.
- Ti amo - brontolò il fagotto di coperte, facendogli desiderare di rinfilarsi là sotto, con lei.
- Ti amo - rispose e poi scotendo la testa si avventurò lungo il cornicione del palazzo, ringrazinado che fosse costruito in pietra grigia e che la neve, in qualche modo rendeva meno scuro l'attimo prima dell'alba e con agilità raggiunse la sua stanza. Suo padre Alberich avrebbe dato di matto se lo scopriva per non parlare di Hilda di Polaris che lo avrebbe affettato con Balmung se lo trovava nel letto di Rime...
Sospirò infilando le calze che si erano scaldate davanti al ceppo che aveva arso tutta la notte nel camino e si chiese perchè a ventisei anni non poteva avere una normale relazione amorosa... Si passò una mano nei capelli rossi, dove il respiro di Rime aveva vagato per tutta la notte e sorrise ancora di più, riconoscendo a se stesso che anche quello contribuiva a rendere ogni giorno speciale e che amava Rime come la prima volta in cui si era dichiarato...


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I visi si avvicinarono di più, le palpebre ancora chiuse a gettare ombre sulle gote lisce e gentili di due giovani ragazzi. Capelli neri si mescolavano a ricci biondo oro sul cuscino e anche i loro respiri si mescolavano fondendosi leggeri. Le labbra, senza che i due ne avessero davvero consapevolezza, si cercarono fino a trovarsi.
Le palpebre tremolarono piano.
Le lunghe ciglia nere scoprirono due acquamarine ancora offuscate dal sonno.
Gli occhi luminosi di lei erano un miscuglio di colori in cui pareva dominare il violetto...
Le labbra sorrisero, ancora premute le une sulle altre, le mani si cercano, trovandosi e intrecciandosi sul petto di lui.
- Siete da diabete - sbottò il Dragone del Mare uscendo con lunghe falcate dalla camera del fglio e sbattendo la porta molto rumorosamente.
- Maledizione Nekay! Ti ho già detto che non ce la voglio quella nello stesso letto di Elkayam! Chiudilo in camera sua e portati via la chiave! - sbraitò mentre scendeva le scale.
Nekay sollevò lo sguardo al cielo mentre posava sul tavolo le brioches appena sfornate e il succo di arancia.
Mise nelle mani di Kanon una tazza di caffè nero e attese che lui ne bevesse una generosa sorsata.
- A me non dispiacerebbe diventare nonna... - lo disse solo per provocare il suo uomo, ovviamente: anche lei credeva che quei due erano ancora troppo giovani... Tuttavia la fontanella prodotta dallo sputo del Marine arrivò ad imbrattare il soffitto...
Sorridendo con le labbra ma con sguardo da belva omicida, la beersivana passò al marito latta di pittura bianca e pennello.


****************************************************

Il ragazzo dai capelli con riflessi aurei si sitemò meglio, muovendosi nel sonno. Il suo mento andò a posarsi sulla testa riccioluta del corpo stretto al suo.
Il più piccolo mugugnò qualcosa ma si strinse ancora di più all'altro ragazzo e sorrise. Ormai si era svegliato ma voleva godere ancora un po' di quell'intimità. Da sveglio l'Oracolo non si sarebbe mai lasciato abbracciare in quel modo.
Le piccole dita salirono ad accerezzare la guancia ancora morbida e setosa. Nonstante i suoi venticinque anni era glabro. Niente barba, baffi o petto villoso.
Il dito disegnò il contorno delle labbra, facendo muovere le sopracciglia dell'addormentato. Sempre più curioso il più giovane sollevò appena il labbro superiore dell'altro, curiosando il canino che spuntava appena e... L'ormone vinse su ogni cosa.
Con un balzo felino gli fu sopra, assaporando ogni milimentro di quella bocca fino a che....
Una ginocchiata al fianco lo spedì a terra, fuori dal letto - Maledizione Nereo! Non anche nel sonno, per gli Dei! E stai nel tuo letto!- sbraitò Keshet, stringendosi le lenzuola al petto in una posa che non era l'emblema della virilità...
- Dai, solo un pochino... - pigolò facendo gli occhi da cucciolo. Non funzionava sempre, ma alcune mattine quello sguardo gli poteva valere un bacio o due, quindi valeva sempre la pena di provarci!


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La mano si allungò nel letto.
Tastò le lenzuola tiepide e vagò ancora un po', verso l'alto e poi verso il basso... Un po' più verso l'esterno...
Il solito senso di vuoto.
Le sopracciglia platinate si corrugarono, disapprovando.
Anche quella mattina non era stato lui il primo a svegliarsi.... Dei, quanto gli sarebbe piaciuto per una volta tanto osservare il viso addormentato di lei... Per poter ammirare tutta quella dolcezza che,una volta sveglia, in lei si stemprava nella determinazione e nella forza...
Sentì le dita di lei correre fra i suoi capelli e poi sui suoi muscoli, disegnare un tatuaggio che forse non c'era e uno che invece c'era... Sentì la serica carezza dei suoi capelli sulla gota e poi sentì il calore delle sue labbra contro il suo orecchio e il soffio leggero del suo alito e il suono sommesso della sua voce
- Alzati e splendi -
Sorrise e con una mossa rapida afferrò la ragazza buttandola sul letto insieme a lui mentre con le lunghe dita esplorava il suoi fianchi pizzicandoli piano, solo per sentirla ridere.
Luminosi occhi di cielo stellato.
Già lo sapeva, e si pregustava, il momento in cui sarebbe finita a cuscinate in faccia e baci al sapore di karkade.


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Capitolo 32
*** GOLD-LACE EMBROIDERY ***





Santuario – Dormitorio delle allieve – ore 01.15 a.m.

-Ahia! –
Due occhioni azzurro mare si riempirono di lucciconi mentre la bimbetta osservava la goccia di sangue, di un rosso simile a rubino, brillare sulla punta del suo indice alla luce gialla della candela.
-Tieni – disse l’altra bimbetta dagli occhi di cielo stellato mentre le allungava il nastro di cerotto, agilmente trafugato sotto gli occhi non così vigili dell’Ofiuco, in infermeria. Rime si imbronciò e disse
– A me il papero nero non piace… -
Nayal inarcò un sopraciglio. Per lei i Looney Tunes* erano un po’ tutti uguali, non ne preferiva nessuno in particolare…
- Cavolo! – si lamentò anche lei rivolgendo all’ago uno sguardo truce.
- Dallo a me allora, che ne ho bisogno anche io e prenditi il canarino giallo…- disse prima di succhiarsi l’indice.
- Fra un po’ abbiamo più cerotti che dita… - pigolò Rime.
- E i regali di Natale saranno sporchi di sangue anziché ricamati… - sospirò anche Nayal.
- E’ che io sono proprio negata in ricamo, sono più brava a dipingere… - ammise l’asgardiana - Anche io sono più brava a rubare… - riconobbe Nayal
- Non è un vanto, questo! Però io ho sonno, sonnone, sonnissimo… - ammise Rime sbadigliando.
- E’ che se non lo facciamo adesso, di giorno, non abbiamo tempo. Qui non gliene frega a nessuno del Natale, le lezioni e l’addestramento s’ha da fare… - la Beersiwana imitò la cadenza del suo Master.
- Perché non chiediamo una mano a qualcuno? – propose Rime
- E a chi? L’unica abbastanza raffinata da conoscere il ricamo potrebbe essere Lady Saori Kido… - sospirò Nayal; non ci voleva un genio per sapere che non si poteva chiedere ad Athena di mettersi a ricamare le iniziali dei suoi dodici Gold su polsiere di spugna.
- Se eravamo ad Asgard di sicuro Flare ci avrebbe aiutate… Spetta un po’… Ma Shaina non ha detto a Shun che i punti che ha messo a Yano erano un perfetto lavoro sartoriale? –
- Dei, ti adoro Rime! Se lo chiediamo gentilmente, Shun ci aiuterà di sicuro! – sorrise Nayal.
- Se poi gli facciamo un sorrisone sbrillarello non avrà certo cuore di dirci di no! – il volto dell’asgardiana era soddisfazione allo stato puro.
- Evviva, così non ci addormenteremo più durante le lezioni e non ci pungeremo più! Tu si che sai come mettere a posto le cose! Adesso andiamo a letto! – sorrise Nayal riponendo i suoi acerrimi nemici, ovvero ago e filo, con un ghigno di trionfo: in un modo o nell’altro anche quella battaglia l’avrebbe vinta lei!


Santuario – Aula di chimica – ore 11.30 a.m.

Camus dell’Acquario esalò un sospiro mente i suoi nervi si facevano tesi.
Non era normale.
Proprio no.
Rinsaldò la presa sul gessetto e completò la formula chimica che stava scrivendo.
Fruscio di pagine che venivano vergate con scritture differenti, il suono dei respiri dei suoi venti alunni… Qualcuno che cercava la gomma nell’astuccio perché aveva sbagliato a copiare…
Qualcuno che dondolava i piedi sulla sedia… Quello in seconda fila che continuava a guardare fuori dalla finestra… No, in realtà sbirciava il volto della sua preferita dal riflesso nel vetro…
Non aveva bisogno di guardare la sua classe per sapere: lui la percepiva.
Quella doveva essere la normalità, come la intendeva lui, quel silenzio e quella diligenza erano ciò che più si avvicinava alla sua concezione di classe modello… ma era così stonata, in quel momento, da urtargli i nervi.
Si voltò, respinse con in dito indice gli occhiali tondeggianti sulla radice del naso e li osservò.
Keshet come di consueto era stato sbattuto davanti alla cattedra. Quella sarebbe stato il suo posto nei secoli a venire, che era stato il solo temerario a fare fughino dalla sua lezione e poco importava che il 90% della colpa fosse di Milo.
Elkayam era seduto con Gleam; anche quelle erano insindacabili sue decisioni.
La regola stabiliva che El e Nayal non dovevano sedere nel banco insieme, che lei lo proteggeva troppo.
Stesso motivo per cui era vietato anche a Rime e Gleam di sedersi vicini, anche se le posizioni erano invertite, e si rispettava il classicismo di lui nei panni del cavalier servente.
Gli alunni erano tutti più o meno concentrati a copiare le formule da lui scritte sulla lavagna, ma quell’innaturale silenzio, lo agitava come se la tempesta fosse in procinto di scoppiare…
Avanzò nell’aula e cercò Rime e Nayal che avevano risposto all’appello ma ora non vedeva.
I libri impilati a mo’ di barriera, sul banco nell’angolo più infrattato dell’aula.
Capelli di platino si mescolavano a riccioli color del petrolio… le teste vicine.
Rime pareva la bella addormentata mentre Nayal… Camus raggelò.
Nayal aveva la bocca aperta a catturar mosche e russava leggermente.
°Mon Dieu, nemmeno nel sonno ha la parvenza angelica di una fanciulla!° pensò esasperato.
Osservò le moro mani, mollemente posate sul banco quelle di Rime erano piene di cerotti, che contrastavano brutalmente con il candore della pelle… quelle di Nayal, più scure, erano messe anche peggio. La pelle delle nocche era spaccata a causa dell’allenamento, e i graffi non si contavano nemmeno più…
Per un momento, fu tentato di fare una carezza sui capi di quelle due e di svegliarle con delicatezza ma preso da quella che avrebbe poi definito demenza senile con regressione mentale, portò un dito a punzecchiare delicatamente la gota di Nayal, solo per vedere che reazione potesse avere…
Se le sue sopracciglia si fossero inarcate come quelle di Death Mask e…
Piccoli affilati denti lo morsero.
Esplosione di energie fredde in tutta l’aula.


Santuario – Camera del Saint di Andromeda e della Fenice – ore 10.30 p.m.

Shun ebbe l’ennesimo scatto e si osservò il dito, sul quale una lacrima di sangue si stava formando.
Non avrebbe mai e poi mai detto che un semplice ago da cucito potesse fare tutto quel male.
D’altra parte un conto era applicare punti di sutura, un conto era ricamare…
Solo che Shun, prima, non aveva chiara la differenza.
Adesso si.
Guardò il suo letto sul quale giacevano in ordine sparso le polsiere (metà delle quali già ricamate dalle due ragazze, invero) fili da ricamo, puntaspilli con relativi spilli, la forbice e lo schema del punto croce da cui copiare le varie lettere.
Ikki si accese la sigaretta e si diresse alla finestra, cercando di resistere al tremendo impulso che lo spronava ad andare in soccorso del suo fratellino.
Era colpa sua, che non sapeva mai dire di no, e che si era fatto infinocchiare da quelle due pesti. Ormai lo sapeva tutto il Santuario che se Nayal e Rime chiedevano qualcosa facendo le carine la cosa migliore che ti poteva capitare era perdere la faccia o meglio essere sputtantato a vita…
- Nii-san… - gli occhi verdi del Saint di Andromeda lo fissarono, come se da lui potesse provenire chissà quale magia.
- Sono occupato! – ribettè secco.
- Ma nii-san… Sanguina, mi serve un fazzolettino… - pigolò Shun.
° Se cedi, non sei un uomo!° si sferzò mentalmente Ikki per resistere a quel desiderio che era nel suo DNA e farsi carico di quella rogna per il suo fratellino.
- E’ solo un ago, Shun. Non può essere così terribile! – dichiarò gonfiando il petto e atteggiandosi un po’.
Shun si alzò il piedi.
L‘ago stretto fra le affusolate dita, più adatte ad un pianista che a un guerriero.
Sorpassò Ikki e prese un kleenx dal pacco che avevano sul tavolino e si tamponò il dito che aveva comunque già smesso di sanguinare.
Ikki sentiva su di se gli occhi del fratello per tutto il tempo, ma lui, seduto sul piccolo davanzale, manteneva la sua posizione e soffiava con fintissima indifferenza il fumo fuori dalla stanza, per mascherare anche il piccolo ghigno che sentiva nascergli sulle labbra al pensiero che magari, finalmente, Shun l’avesse imparata quella lezione…
- Cazzo! – ululò all’improvviso.
Lo scatto gli fece sfuggire il mozzicone dalle dita che gli finì sul piede nudo, scottandolo e strappandogli un’altra imprecazione.
- E’ solo un ago – lo scimmiottò Shun piantandogli in viso due occhi offesissimi mentre gli faceva dondolare davanti al viso l’ago e il filo dorato con cui lo aveva appena punto.
- Se lo dici in giro… - non riuscì a terminare la frase, perché davvero non sapeva come concludere quella vana minaccia… perciò si limitò a strappare dalle mani quel maledetto strumento di tortura masticando fra i denti un ‘dai qua!’ e si diresse al letto di Shun. L’umiliazione e la vergogna lo stavano sbriciolando.
- Sei il miglior fratello del mondo! – sorrise raggiante il più piccolo.
- Siediti e ricama la tua parte o vi brucio tutti con le mie Ali della Fenice! – ringhiò



*una serie di cartoni animati della Warner Bros tutti i diritti non sono miei!(purtroppo)

NDWar: Cari lettori, silenziosi e non, con l’occasione vi auguro un Bellissimo Natale! Love & Peace!

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Capitolo 33
*** CANDY RAIN ***



Death Mask esalò un sospiro.
Maledetta quella stronza della sua Dea.
Chiuaua impacchettata in pizzi rosa e merletti bianchi.
Isterica in sindrome premestruale.
Puttanella divina.
Stronza, anche se lo aveva già pensato.
Non era che gliene fregasse qualcosa di infrangere una promessa, o diventare spergiuro o disilludere gli altri… Se il problema si fosse limitato a quello, NON era un problema.
Però c’era quell’altro nome.
Ishtar.
Quella si, più che la sua Dea, poteva: friggerlo, resuscitarlo per friggerlo di nuovo con i suoi fulmini, l’avrebbe tagliato a mossa e piddicchia, gli avrebbe dato l’eterno tormento anche in Ade. E che minchia, lui tranquillo voleva stare!
Invece nossignore!
L’epifania, era la sua ultima occasione…per fare felici quei cinque fètiri la vucca di latti (mocciosi che sanno di latte)
Ma che si vestisse quella da befana e che minchia è!


Smadonnò ancora un poco mentre scendeva al campo di addestramento maschile.
Se i tre non erano pronti li avrebbe spediti a gratis in Ade, così il regalo se lo sarebbe fatto da solo.
Nessun dubbio che Nayal e Rime invece sarebbero state prontissime.
Il cielo era ancora bello scuro, l’orologio segnava le quattro di notte.
Fino a quel momento era andato tutto bene.
Spinse le cinque pustole anali sul sedile posteriore della sua jeep, dove stavano arrunzati…ehm… ammucchiati alla meno peggio.
Masticando fra i denti un’imprecazione si ricordò del problema di Rime e la spedì davanti, sul sedile del navigatore. Si premurò persino di coprire i quattro cugghiuni addormentati alla meno peggio con una coperta di lana dalla fantasia scozzese. Gesùbambinochebrucianelcamino, che masculi senza orgoglio! Le due fimmine sveglie erano, mentre loro…
Ghinò pensando alla coperta. Era quella che teneva nel bagagliaio per le occasioni speciali, ovvero sesso sfrenato con Ishtar in mezzo al prato sotto un cielo stellato vicino alla cascata. Non che lui fosse particolarmente romantico, ma lei ci teneva proprio e tutto sommato vederla sorridere e allargare le braccia per tirarselo contro quei seni da sballo e tutto quello che veniva dopo… valeva pure un poco quel disturbo.
Non importava quanti ani fossero trascorsi ma copulare come un cunigghio con Ishtar era qualcosa… Qualcosa che, almeno con se stesso lo poteva ammettere, assomigliava spaventosamente all’amore. Unione di corpi ma anche di spirito.
Spostò lo sguardo sui gemelli.
Nel sonno lei si stringeva ad Elkayam e non a Keseth che invece le posava la testa sulla spalla.
Fastidio.
L’istinto di Nayal era da sempre quello di proteggere il cugino più che il gemello.
Death Mask pensò che alla sua allieva non sarebbe di certo mancata la prima delusione d’amore e ne fu contento. Vedeva come fumo negli occhi chiunque di sesso maschile potesse avvicinarsi troppo alla ragazzina.
Quello poi, di Kanon aveva ereditato solo la bellezza. Puah!
Sua.
Nayal poteva essere…
Oh, non che gliene fregasse molto se davvero era o non era figlia sua!
Lei era Nayal: non gli serviva sapere altro.
Fu tentato si spostare Elkayam e piazzarlo sul sedile davanti, poi si disse era occupato da Rime.
Poteva scaricarlo nel parcheggio… Ma poi chi l’avrebbe sentito poi quel cugghiune di Saga?
Lanciò uno sguardo cupo a Rime.
- Posso stare dietro? – chiese lei impaurita.
- Metti la testa fuori dal finestrino se stai male, capito mi hai? – sibilò.
Death Mask represse il brivido e si mise al volante con un ghigno mefistofelico, che del freddo che sentiva attraversagli la camicia di flanella e mordergli la pelle non gliene fregava nulla.
Elkayam era avvolto nella sua giacca e schiaffato sul sedile del navigatore. Molto, molto meglio!

- Ntoni! – salutò Death Mask entrando in una panetteria sul lungo mare, seguito dai ragazzini che si guardarono intorno con gli occhi sbarrati e pieni di gioia.
C’era una quantità indefinibile di dolciumi colorati.
- Amicu! Ho appena sceso i cannuoli, pigghia pigghia e dimmi se non è un pezzuddo i cori!- sorrise il pelato (quasi)ma baffuto siciliano, dando poderose pacche alle spalle del Saint di Athena. I mocciosi si sguinzagliarono per il negozio felici come non lo erano mai stati.
Rime teneva fra le mani i bastoncini di zucchero bianchi e rossi come se fossero preziosi gioielli.
Gleam rimirava a bocca aperta le mele caramellate, le mani appoggiate alla vetrina in timorosa contemplazione.
Elkayam aveva l’aria di voler saltare in mezzo ai barattoli di marshmellow che avevano tutti i colori dell’arcobaleno e le forme più disparate.
Keshet era semplicemente in estasi davanti ai marzapanini che avevano le forme di renne, Babbo Natale, stelle comete, pupazzi di neve e fiocchi, tutti glassati o ricoperti di pasta di zucchero in modo talmente magistrale da parere veri.
Nayal invece a momenti sbavava davanti alle praline di cioccolato.
- Ugno solo a testa, puddicini! – disse severo mente Ntoni andava a prendere l’ordinazione.
Gli bastò uno sguardo dei suoi per far desistere Rime dal mangiare alcunché.
- Se sdivacchi nella mia auto morta sei! Capisti a mia? – aveva sibilato con area funesta.
Lei annuì furiosamente e lui si ritenne soddisfatto.
Poco dopo un sacco di juta, non eccessivamente grande ma pieno di ogni dolciume fece la sua comparsa.
I ragazzini gioirono.
- Mica è per voi, scimuniddi! E’ per l’orfanotrofio! – li placò subito. – Dru è vostro – e indicò un sacco di juta pieno di carbone (dolce, ma pur sempre carbone).
I visetti disillusi lo riempirono di segreta gioia.
Quando amava bullare quei mocciosi!
- Che ne dite pidocchi, non è quello che vi siete meritati? – chiese , giusto per infierire un po’.
I cinque si fissarono: Elkayam aveva i lucciconi agli occhi, Keshet tirò su col naso, gli altri avevano dipinta in faccia la delusione.
Parlottarono un momento fra loro, poi si stamparono in volto un sorrisone falso come una banconota da duemila euro.
- Maskie! Sei il migliore!– trillò Nayal alzandosi in punta di piedi e abbracciandolo stretto, con le braccia che non riuscivano a contenere il diametro del suo torace.
Anche gli altri gli si appiccicarono addosso, muovendosi in sincrono come branco di lupi...
Ntoni, anima buona e innocente, voltò le spalle al suo compaesano, nascondendo il sorriso che gli sarebbe costato polemiche e lamentele infinite. E pensare che aveva perso ogni speranza di vedere in quel ragazzo a cui la vita aveva tirato solo schiaffi e pedate, ricevere affetto in quel modo incondizionato…
Per Maskie la puzza di bruciato si sentiva fino ad Atene…
Che minchia stavano tramando quei cinque?!?
Osservò la ragazzina dai capelli ricci e si sentì scaldare da un’emozione troppo a lungo rinnegata e sepolta nell’oscurità di se stesso. Pensò che i miracoli esistevano, dopotutto. E che forse avrebbe potuto davvero comprare qualcosa di meglio per quei cinque…
Una aveva il volto dai tratti fieri e gli occhi di cielo stellato che parevano racchiudere la forza stessa dell’universo.
Una pareva una fata delle nevi.
-Sarà bellissimo mangiare tutti insieme quei dolci meravigliosi! <3– disse Rime.
Uno pareva uno di quei fuochi d’artificio, che esplodono in cielo e hanno un luminoso cuore color delle fiamme.
-Non me lo aspettavo da te, Deathy! – disse anche Gleam e riuscì persino a farsi tremare la voce per l’ emozione.
Uno era di disarmante nella sua onestà.
-Lo dicevo io che in realtà noi ti piacciamo! – sorrise anche Elkayam, il volto pieno di fiducia incondizionata come un cucciolo
E uno aveva lo steso sguardo viola aperto sul futuro che lui amava nella madre.
-Sotto quella faccia cattiva sei buono! – disse la sua Keshet
I cinque rivolsero i loro visetti dallo sguardo luminoso al viso del Saint del Cancro e esplosero in un coretto che suonava tipo
- Ti vogliamo bene! Attacco coccoloso!!!! – guidò il branco Nayal.
Tutti e cinque lo spinsero fino a farlo cadere a terra e iniziarono a riempirlo di bacetti e abbracci. DM si trovò ad annaspare mentre sentiva che stava arrossendo… No! Non poteva permetterselo… Doveva levarseli di dosso… La sua reputazione !!!!! Rovinata!!!!Giammai!!!!
- Sekishiki Meikaiha – esplose brustuendosi dall’imbarazzo.
Ansimando si guardò intorno.
Cinque corpi giacevano ai suoi piedi mentre le fiammelle azzurre sparivano
E che minchia! Poteva mica fare figura di medda con quei sacchi di moccio!
Poi si rese conto di cosa aveva davvero fatto.
Il Cosmo di Saga fece tremare gli Dei tutti e Death Mask si precipitò in una caccia al tesoro in Ade. Immaginò l’incidente internazionale di cui sarebbe stato il fulcro… Questa volta Zeus stesso l’avrebbe fulminato e Ishtar…

Il cuore dello spietato Cancro perse un battito quando vide i cinque, tutti e cinque, i nanetti che stavano bene e Nayal stava maltrattando un’anima un po’ tanto curiosa e insistente nei confronti di Elkayam.
Oh, si, la sua piccolina stava venendo su che era una meraviglia!
Senza dire nulla li riportò tutti indietro.
Cinque Gold Saint lo stavano attendendo fra le rovine del forno.
Farina sparsa ovunque simile a neve…
Dal cielo ancora piovevano caramelle…
Ntoni si stava strappando quei due peli che gli erano rimasti in testa mentre Shaka elargiva assegni della fondazione Grado, per riparare al danno mentre la parola “om” diveniva il suo intercalare più frequente….
- Disgraziato! – gli disse Milo.
- Poi ti gonfio di botte, deficiente! – ringhiò Aiolia
Gli occhi di Camus non avevano bisogno di parole. Il Cocito era meglio a quel blu glaciale.
Death Mask fece spallucce e si disse per una volta ancora che feste erano proprio una merda!



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Capitolo 34
*** BATHROOM ***


Saga socchiuse gli occhi.
Di solito, la sera era il momento che più amava delle sue interminabili giornate.
Ovviamente, dopo che Athena si era insediata in quello che era il suo legittimo Templio a lui non spettava più l'immensa piscina nella quale si immergeva per ore quando ricopriva il ruolo, usurpato, di Gran Sacerdote.
Sorrise tra se ammettendo che quell'abitudine non l'aveva mai persa. E anche quando era bimbetto, la sola idea di dover condividere la tinozza del bagnetto con Kanon lo irritava ed era per quella ragione che spesso gli prendeva la paperella e la lanciava lontano; Kanon da stupidotto saltava fuori dalla tinozza e correva a riprenderla... E come cucciolo la riportava a lui che la lanciava di nuovo... Tutto questo prima che il loro Master gli facesse diventare le natiche rosse a suon di sculaccioni...
Ad ogni modo, sebbene a suo parere fosse una miniatura, anche nella Terza era riuscito a farsi installare una vasca da bagno decente. Ok, poteva ammetterlo, era una mezza piscina, di marmo rosa di Carrara, a forma di otto, con scalini per entrarvi comodamente, con statue di sirene al centro che riversavano costantemente acqua tiepida termale nella vasca. Oh, quanto amava quella sua vasca da bagno e i momenti antistress che vi passava! E se il bilancio di quell'anno fosse stato ancora positivo poteva farsi installare anche il dispositivo idromassagio... Piaceri della vita...
Ma quel suo momento, agognato, sudato ed estatico stava per essere brutalmente interrotto.


- Zio Saga!!!!! - il grido, pepetrato con voce acuta di bambino lo fece tremare.
Per un fugace attimo, nel grande specchio a parete vide se stesso, con capelli bianchi ritti sulla testa, occhi rossi sbarrati, bocca aperta modello urlo di Munch. Poi gli parve che quella figura fuggisse nelle profondità dello specchio stesso.
Riconobbe la sua mano, tesa in gesto di supplica o pronta ad afferrare, premuta contro la superficie fredda e riflettente. E lui era solo Saga. Niente capelli bianchi e niente occhi rossi. °Vacca bastarda di un alter ego° pensò.
-Eccoci zio Saga! - la ragazzina entrò di corsa e si andò a schiantare contro le sue gambe. Senza pudori, Nayal si mostrava come mamma l'aveva fatta.
- Copriti per tutti gli dei! - sbottò sentendo le gote arrossire.
- E perchè? Non si fa il bagnetto serale vestiti! La mamma strilla sempre con Keshet che non si vuole spogliare... -
- Fatti gli affari tuoi! - protestò veementemente il diretto interessato che si era avvolto modello salame nel telo di spugna che da come si stringeva addosso sarebbe morto piuttosto che toglierselo.
Saga sospirò mentre si assicurava che il suo telo di spugna fosse ben ancorato e che poggiasse sui fianchi alla giusta altezza.
Elkayam entrò per ultimo. Teneva il telo di spugna a coprirsi le parti basse ma gli si leggeva in viso che voleva toglierselo e non osava solo per le occhiate truci di Keshet.
°Ma perchè, perchè io? Dannata Ishtar e dannato Death Mask! Vi auguro di non concludere niente stanotte, stronzi! E perchè diavolo quella serpe dell'Oracolo si è dovuta portare dietro i mocciosi? Oh, già... Dall'anno prossimo verranno addestrati al Santuario...° Saga stava rincorrendo i suoi pensieri e non si avvide di quello che i tre stavano facendo.
- YAIIIIIII!!!!! . strillò Nayal lanciandosi modello bomba nella sua vasca da bagno e sollevando schizzi fino al soffitto.
- Muoviti mammoletta! - sbottò Elkayam spintonando Keshet e saltando in acqua a sua volta. Keset si mise a piangere, sedendosi a terra ed esternando la sua paura con acuti strilli mentre gli altri due lo schizzavano.
- Fate i bravi! - tuonò cercando di ottenere rispetto e avvicinandosi celermente a Keshet... Il pavimento bagnato lo tradì.
I piedi persero la loro presa e prima che potesse rendersene conto la sua schiena e la sua testa impattarono dolorosamente con il suolo e lui scivolò via.


Tossiva furiosamente.
I polmoni che bruciavano in cerca d'aria.
Un dolore acuto alla base della nuca.
Mani forti che lo aiutarono a girarsi sul fianco.
- Non sei un po' cresciuto per queste cose? - la voce graffiantemente ironica di Kanon.
- Co- come? - annaspò
- Sei scivolato, hai battuto la testa e per poco non annegavi nella tua sessa vasca da bagno... Dovresti davvero imparare ad usare la doccia, non sei più un bambino! - la voce del gemello era satura di rimprovero.
Tre paia di occhi lo fissavano ansiosi.
Cielo stellato, alba violetto, puro azzurro.
Cercò di sorridere, rassicurante.
- Sto bene... - disse con voce un po' rauca.
- Meno male... Zio Kanon, sei un bugiardo! - accusò poi Nayal con espressione crucciata.
- No... Cioè... - iniziò a giustificarsi l'altro
- Si, bugiardo!!! Quella cosa che abbiamo fra le gambe non serve per respirare sott'acqua per non annegare! Nayal non ce l'ha ma non ha rischiato niente e zio Saga ce lo ha più grande di me ed El ma annegava lo stesso! Bugiardo! Io non ci entro in vasca!! -
- Kanon!!!!! Muori BASTARDO!!! - ululò Saga ritovando il vigore di un tempo mentre prendeva a calci le terga del Dragone dei Mari.

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Capitolo 35
*** POTION ***




Dopamina, ossitocina, adrenalina, vasopressina: sono alcune delle sostanze euforizzanti rilasciate dalle 12 aree del cervello coinvolte nel processo di innamoramento.
- Tratto da un articolo della rivista PANORAMA -



-Si può sapere cosa stai combinando, Rime? - chiese Nayal infilando la testa nel laboratorio di chimica.
La notte era già scesa sul Santuario e la beersiwana aveva iniziato a preoccuparsi quando non aveva visto l'amica nè nelle doccie post allenamento e nemmeno a cena.
- Mi hai spavenatata a morte! Pensavo fossi Camus... - ansimò l'asgardiana sbattacchiando un po' di provette e alambicchi che fortunatamente non finirono in pezzi.
- Certo che le porte chiuse non fermano più nemmeno te... - osservò Nayal avanzando con aria curiosa.
- Devo ringraziare soprattutto te per questo... -
- E io Death Mask. Se mi va male con il Bene, ho un promettente futuro da criminale! - ridacchiò semiseria la bruna.
Rime si concentrò.
Una ruga sottile le attraversava la fronte seminascosta dai capelli di platino raccolti disordinatamente sulla nuca con una matita infilata alla meno peggio fra di essi.
- Se non funziona io getto la spugna! - disse infine mettendo il composto nella centrifuga.
Mentre l'apparecchio si avviava e produceva il solito ronzio Nayal se decise a chiedere
- Allora, me lo dici o no, cosa stai combinando?-
- Leggi qui! - sorrise l'asgardiana porgendo una rivista all'amica.
Nayal lesse in silenzio.
- Quindi? -
- Ho creato qualcosa che dovrebbe stimolare tutti quei neurotrasmettitori... Insomma il filtro d'amore perfetto! -
- Vuoi darlo a Camus?!? -
- Sono così fiera della tua intelligenza... -
- Ma sei scema?! Lo vuoi ammazzare?! -
- Tranquilla, è un Gold Saint, non morirà per questo ma... Voglio vedere passare sul suo volto tutte le espressioni dell'estasi... Secondo me quello fa tanto il sadico ma alla fine è un masochista! -
- Rime, tu ascolti troppo le cazzate che dice Milo e che Keshet ci riporta... -
Rime parve riflettere.
- Ma se funziona, puoi provarlo su Elkayam... -
Nayal riflettè a sua volta.
- Come glielo diamo? - chiese.
Rime si illuminò di immenso.



Camus dell'Acquario prese posto al fianco di Milo di Scorpio al tavolo di legno della mensa del Santuario.
Il suo vassoio conteneva come sempre porzioni assolutamente bilanciate di riso, pesce e verdure. Un frutto, di consistenza acida che era quello maggiormente indicato a fine pasto.
Milo invece era l'emblema della dieta dell'obeso.
Patatine fritte, maionese, pane con semi di sesamo e hamburger. L'insalata e il pomodoro erano stati rigorosamente scartati nel piatto, a priori. Una fetta di torta al cioccolato.
- Ti ricordo che il tuo predecessore aveva problemi cardiaci. Mangia quell'insalata! - ordinò brusco prima di levargli almeno le patatine che Aldebaran accettò sorridente al - Mangiale tu! - di Camus.
Shaka della Vergine sospirò, mentre si infilava in bocca una forchettata di riso bollito spolverato di curry e osservava il ghi (burro senza caseina), chiedendosi quale fosse la moderata dose da assumere. Per lui null'altro che un bicchiere di acqua fresca.
Aiolia stava voracemente assaltando una porzione doppia di moussaka, segno che Marin doveva essere di turno al servizio ai primi piatti.
Il posto di Aphrodite era ancora vuoto, come quello di Death Mask e Saga.
Dokko e Shura avevano già pranzato, come testimoniavano i piatti sporchi e i funghi lasciati dal Decimo.
Mu si sedette al fianco di Camus. Alla fine si era fatto tentare dallo spezzatino di seitan.
°Non sia mai di mangiare della carne vera!° pensò inacidito Camus che non sopportava la moda di dare a piatti vegetariani nomi di piatti carnivori. Lo trovava ingannevole e nulla aveva a che vedere con la sua profonda delusione di quando aveva erroneamente preso del carpaccio vegan (barbabietole a fettine sottili, pomodorini, rucola e olio).
Parlarono o sparlarono dei loro allievi con toni non proprio soddisfatti fino a che Camus si ricordò del pupazzetto di neve fatto di zucchero che gli aveva dato Rime.
Lo mostrò agli altri e disse
- Secondo voi devo leggere fra le righe? -
Aldebaran ridacchiò dandogli una manata sulla spalla.
- Ma no! Mangialo, dopotutto ha fatto il gesto carino di cucinarlo per te! E scusate ma devo andare a prendere Layla che il dottore ci aspetta per le due!- detto ciò si defilò.
- Layla sta male? - chiese Aiolia perplesso.
- No. - rispose Shaka asciutto.
- E allora perchè va dal dottore? - insistette Aiolia.
- E' incinta. - chiarì Mu alzando gli occhi al cielo.
- Di nuovo?! - sbottò il Leone.
Milo nel frattempo era perito al richiamo delle sirene e le dita di Camus percepirono il calore delle labbra dell'Ottavo l'attimo stesso in cui del pupazzo di neve restava un pupazzo di neve decapitato.
- Buonissimo! - esclamò estasiato prima di infilare nella bocca di Camus l'altra metà.
- Imbecille! - sibilò l'Undicesimo ma masticò e inghiottì. Il cibo non si spreca, per nessuna ragione al mondo e lui avrebbe fatto un po' più di esercizio fisico nel pomeriggio per smaltire quel veleno bianco. (Non sapeva quanto sarebe diventato vero quel pensiero, ma non nei termini in cui lo aveva pensato...)
Shaka scosse il capo e si alzò, allontanandosi con un cenno del capo come saluto.
Mu si stava già facendo i film mentali sull'agonia che sarebbe stata la nasscita del terzo figlio di Aldebaran, quando lui entrava in modalità ansiosa, agitata, stracciamaroxx e lo andava a trovare a qualsiasi ora del giorno e della notte per ricoprirlo di parole che a metà strada perdevano il loro senso...
- Torno ai miei doveri e dovreste farlo anche voi. -



Aphrodite dei Pesci ringhiò.
Infilò la testa sotto il cuscino e cercò di tapparsi le orecchie.
Dall'Undicesima, i rumori arrivavano fino alla sua Casa, intervallati da grida che contenevano minacce di morte non troppo convincenti...
Non aveva idea di cosa stesse facendo Camus ma dal tumulto in cui era il suo Cosmo sapeva di volersi tenere alla larga il più possibile dall'Acquario celeste, almeno per le prossime ore.
Lo maledì dal profondo del cuore, perchè sapeva che se non fosse riuscito a dormire, l'indomani avrebbe avuto antiestetiche occhiaie... Ma come si poteva dormire quando gli ormoni rilasciati dall'Undicesima erano come squillo di tromba per le sue stesse pulsioni?
- Saga... - gemette premendo di più il cuscino sulla sua testa. - Dove sei, Saga? -


NDWar con le sinapsi fulminate: Cam, è solo la mia vendetta per il freddo infame che fa in questi giorni. su vedi di fare qualcosa sennò continuo a maltrattarti!

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Capitolo 36
*** TASK ***


Death Mask ghignò.
Nayal lo osservava di sottecchi, spiando con la massima attenzione quelle che potevano essere le reali intenzioni del suo Master. Senza peccare di vanità poteva dire che aveva iniziato a capire un po’ cosa il ghigno che tagliava a metà il bronzeo viso dell’uomo significasse.
In quel caso poteva definirsi soddisfazione.
Cancer raccolse i soldi e se li infilò nelle tasche dei pantaloni, arrotolando la mazzetta, senza prendersi il disturbo di aprire il portafogli.
Gli altri tre giocatori non si erano ancora ripresi dallo shock della pesante sconfitta, soprattutto quello che si era dovuto levare anche la maglia, resa poi in un rarissimo gesto di magnanimità del Quarto. (in realtà lo aveva fatto solo perché suddetta maglia puzzava di sudore…)
La ragazzina aveva sulla punta della lingua la classica domanda che ogni allievo vorrebbe porre ma stava ben attenta a non farsela scappare di bocca o sarebbe stata punita, poco ma sicuro.
Represse il sospiro pensando che anche a lei sarebbe piaciuto un sacco ricevere una carezza sul capo, proprio come Milo faceva a Keshet quando era soddisfatto di lui ma si consolò in fretta pensando che anche a Rime lodi e complimenti non sarebbero mai arrivate. Gleam per contro sarebbe morto di vergogna se Aiolia avesse osato un simile gesto di affetto e Shaka… Shaka doveva avere davvero qualche grosso problema con il contatto umano, che quando Elkayam gli saltava al collo tutto il suo volto si illuminava modello neon e il suo adorato cuginetto finiva in meditazione per ore ai piedi della statua del Buddah nella Sesta. E considerando quanto spesso accadeva Elkayam doveva avere abbastanza Nirvana da regalarlo a chiunque, qualsiasi cosa fosse questo Nirvana che a lei veniva in mente solo un gruppo rock degli anni novanta.
- ‘Ndiamo Pidocchiu, non penserai di saltare l’addestramento, vero? – disse infatti il Quarto con aria truce.
- Ho dato quest’impressione? – rispose la piccola peste con un ghigno che era solo pallida imitazione di quella del suo Master.



Nayal bussò al massiccio portone della Sala delle Conferenze.
Era il suo turno di servire, su alla Tredicesima, il the delle cinque di pomeriggio. Che come mai tale abitudine prettamente inglese fosse adottata da Saori che era Giapponese di nascita e reincarnazione di Dea Greca di diritto, la ragazzina non se lo sapeva spiegare…
Ma tant’era, quello restava uno dei suoi compiti della giornata, tanto valeva farlo in fretta e farlo bene.
Teneva in precario equilibrio il vassoio contenente tre tazzine di fine porcellana, la teiera, la zuccheriera e il latte caldo.
- Avanti! – la voce decisa di Saga l’autorizzò ad entrare.
Dohko sedeva al tavolo, semisommerso dalle scartoffie mentre Athena le sorrise gentile, in attesa della sua tazza di the. Il the verde di ceylon a quell’ora del giorno. Con un cucchiaino di zucchero di canna grezzo e latte, intero, che quello scremato era pessimo.
Nayal servì tutti i presenti, subito consapevole della tensione che c’era nell’aria.
Con tutta la sua innocenza di ragazzina di dodici anni pensò bene di fare qualcosa per permettere agli adulti di alleggerire quell’aria pesante.
Saga le rivolse un sorriso di ringraziamento quando la piccola gli offrì la tazzina e Dohko le accarezzò il capo, con l’aria di quello che poteva essere un nonno. D’altra parte, i verdi occhi saggi non erano certo quelli di un ragazzetto.
- Cosa vi preoccupa tanto? – si decise a chiedere ad un tratto.
Athena sospirò e le rivolse uno sguardo serio.
- La successione del Cloth di Sagitter. – ammise alla fine.
- Oh… Questa è difficile. Sono diventata bravissima a barare a poker, infatti oggi ho lasciato i tre pisquani della bettola di Rodorio in mutande, e il mio Master col portafoglio gonfio… Sono riuscita a rubare un pesce, due mele, tredici nocciole, otto noci, due uova, una decina di portafogli, un braccialetto, due collane e un paio di orecchini alla gente del mercato e le mutande di Ikki e di Shun che insomma alla sua età le porta ancora con gli orsetti , almeno quelle di Seiya hanno il simbolo di Superman…- Il viso di Saori cambiò tutti i colori dell’arcobaleno - vabbè ho fatto proprio come scritto sulla lista di Maskie… Ho coglionato l’Ariete Celeste e gli ho portato via un po’ di polvere di Stelle che usa per le riparazioni delle Cloth… Aiolia nemmeno si accorge più di quando gli bevo il beverone proteico dalla sua borraccia e glielo allungo con l’acqua… E con Aldebaran non c’è nemmeno gusto, non si accorge nemmeno quando gli cambio il piatto da sotto il naso… -
Saga sbancava ad ogni parola mentre Dohko sbarrava gli occhi talmente tanto che alla fine parevano due uova al tegamino…
Athena, per lo shock, aprì la bocca in un gesto tutt’altro che elegante mentre il the finiva di nuovo nella tazzina…
- Se me lo chiedete, fra qualche tempo, posso provare a fregare a Persefone l’anima di Aiolos… Sto imparando a scassinare anche le porte dell’Ade ma l’ultima volta che ho rasato la coda di Cerbero, non sono stata brava e lui se ne è accorto e mi ha inseguita per un po’ e quasi mi prendeva… Ma Maskie ha detto che fa parte dell’addestramento, che quel cagnaccio maledetto fa tanto casino ma a conti fatti, qui sulla terra non può fare un bel niente! Quindi devo essere solo svelta a riportare l’anima nel mio corpo… E’ stato divertente vedere il mio Master calarsi le mutande e agitare il sederino ignudo davanti ai tre brutti musi di Cerbero per dimostrarmi che aveva detto il vero! Dovevate vedere come latrava e come si schiantava contro la barriera… – disse tutta orgogliosa la ragazzina.
Athena era rimasta secca alle parole “fregare a Persefone l’anima di Aiolos”.
Dhoko cercò con lo sguardo Saga.
Dovevano fare qualcosa, immediatamente! La priorità era divenuta parlare con Death Mask dei metodi educativi e di addestramento degli allievi… Per tutti gli Dei del Cielo!
Saga si era rannicchiato sotto la scrivania, con una mano si stava strappando i capelli e con l’altra disegnava strani simboli a terra, segno che il suo animo era di nuovo in procinto di scindersi…
- A proposito, Athena, vorrebbe fare una partitella a streep poker? Se vuole le insegno un paio di trucchetti, così quando gioca con i suoi Saint li può denudare tutti e lucidarsi un po’ gli occhi… A patto che non stia giocando con Aldebaran che tanto peloso com’è nemmeno si capisce se si è levato la maglia… Si, bhe, meglio lasciar perdere anche Aphrodite, troppe possibili complicazioni…– sorrise Nayal pescando da chissà dove un mazzo di carte, che Dohko poteva scommetterci, erano truccate!
- Grazie Nayal, ma non è necessario… - la voce della Bilancia celeste uscì strozzata dalla gola contratta mentre l’anziano e saggio guerriero si alzava e muoveva qualche passo verso la ragazzina.
Qualcosa scivolò a terra.
Dohko ne sentì la carezza lieve lungo le gambe.
Abbassò lo sguardo.
I suoi calzoni giacevano arrotolati alle sue caviglie, fra le sue stesse gambe sulle quali i peli avevano iniziato a spuntare…
Il vecchio cuore perse qualche battito e non per la tecnica segreta della Misopethamenos mentre tutto il sangue affluiva al volto e alle orecchie.
- Oh, lo sapevo che Shiryu era il più affidabile! Dohko porta gli slip e non i boxer… Devo dirlo ai ragazzi, questa volta Seiya deve pagare! – sorrise Nayal restituendo la cintura di cuoio, ormai inutile, al Venerabile Maestro (ormai privato di qualsivoglia dignità) e trotterellando verso la porta si congedò con – Buon pomeriggio e scusate il disturbo! –



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Capitolo 37
*** DEFEAT ***


NDWar: Questa mi è uscita un po' più seria delle altre... e forse DM mi è andato OC, per quanto io mi ci sia impegnata a tenerlo IC. Tanto, non importa quanto minaccio, il Quarto fa sempre la minxxxa che vuole, cattivo!



Quella sera Saga salì alla Quarta.
Death Mask era comodamente svaccato sul suo divano, i piedi nudi poggiati sul tavolino di cristallo dove un paio di bottigliette di birra giacevano vuote e riverse in qualche modo e la grossa ciotola di patatine tenuta in grembo come nemmeno una madre farebbe con il figlio.
Lo schermo gigante della Tv stava trasmettendo le immagini di una gara automobilistica.
Formula Uno.
Non che a Saga fosse mai interessata, ad onor del vero.
- Altra birra è in frigo - disse Death Mask senza dare segno di volersi scomodare per ricevere l'ospite.
Saga sospirò.
- Sarò breve. - dichiarò secco e severo.
L'italiano inarcò un sopracciglio e lo fissò con aria perplessa.
Saga si sentì sui carboni ardenti, inchiodato come farfalla da espisizione in bacheca da occhi blu simili a spilli. Forse era meglio quando gli occhi del Quarto diventavano rossi... O forse no...
- Se è per l'incontro di domani, smettila di pensarci. Il Pidocchiu non è una scimunita e non si farà menare di santa ragione. -
Saga sospirò, di nuovo.
- Però appartiene al fiero popolo delle Sabbie. Beer Siwa è fedele a Zeus, non ad Athena. E le sue stelle non appartengono a nessuna delle ottantotto costellazioni del Santuario... - buttò fuori velocemente.
- Allora verrà sconfitta. - decretò DM bevendo una sorsata di birra.
Saga chinò il capo, incurvando le spalle e si sedette a fianco del Quarto.
- Non... La cosa non mi piace. Propio no. - spinse fuori dalle labbra serrate, quelle parole il Terzo.
Maskie scoppiò in quella risata inquietante che gli apparteneva.
- Al Pidocchiu ho insegnato anche a perdere. - dichiarò fiero, - Dici che piangerà? - chiese ansioso il Terzo. - Non lo so... - ammise il Quarto per poi aggiungere - Ma non ne sono per nulla contento nemmeno io. Birra? - propose alla fine pescando una bottiglietta dal cartone da dodici a fianco del divano e stappandola con i denti.
- Birra - si arrese Saga.



Nayal si stiracchiò, trovando una posizione più comoda per le sue gambe.
Rime si mise in bocca l'ennesimo cioccolatino ripieno.
- Non mangiarli tutti tu, Delphine li ha dati a me! - protestò Elkayam.
Che la cuoca avesse una ipermega preferenza per il figlio di Kanon lo sapevano anche i sassi. Ma forse la preferenza era più dovuta alla parentela con il Primo Ministro Saga, che non a quella con il Marine di Poseidone.
Quale fosse la ragione, Elkayam aveva ricevuto i suoi cioccolatini con ben un giorno di anticipo su San Valentino.
- Tanto io non li mangio - brontolò Nayal, che sarebbe morta piuttosto che ammettere che la vera ragione celata dietro quel rifiuto era la gelosia nei confronti della cuoca, e poco impotrava che avesse trenta e passa anni più di loro...
- Nay... - sospirò Keshet abbracciandosi alla gemella.
- Dai, non vado mica al patibolo... E' solo un duello per una Cloth... Sono certa di essere più brava del mio avversario! - dichiarò la ragazzina dagli oocchi di cielo stellato.
- Non sottovalutare il tuo avversario. Ha quattro anni più di te e pesa il doppio. - disse Gleam mentre puliva la guancia di Rime, sporca di polvere di cacao.
- Perderai... - mugugnò Keshet.
Tutti lo fissarono, ammutoliti.
- Lo hai veduto? - chiese Nayal stringendo gli occhi a due fessure sottili.
- No... Si... Era... Confuso... Ho visto il tuo sigillo finire in pezzi... - ammise mordendosi il labbro il gemello veggente.
Nayal gli scompigliò i capelli.
- Se così deve essere così sarà. Non è comunque una buona ragione per non fare del mio meglio... Al sommo Zeus non piacerebbe. - e le ultime parole rimasero come sospese nell'etere.
Il loro significato pesò su tutti e cinque i ragazzini. Una Verità dogmatica che tuttavia, nel suo profondo significato, a tutti loro, ancora sfuggiva.



L'Arena era piena di persone.
Athena stessa presiedeva allo scontro.
La Cloth in palio, qualora vi fosse stato un vincitore, era quella della Volpetta.
Nayal si sistemò le protezioni.
Avvertiva la tensione dello scontro, ma non lo temeva. Era la solennità del momento, di tutta l'aspettativa e la ricca e pomposa formalità di cui tutto si rivestiva a farle battere un po' più veloce il cuore.
Era l'onore di essere stata scelta per quell'incontro, era l'orgoglio della giovane età... Che Gleam era più grande di lei ma non aveva ancora mai combattuto... Era il sapere che Elkayam l'avrebbe guardata per tutto il tempo, e avrebbe visto lei...
Chiuse gli occhi respirando a fondo. Avrebbe fatto del suo meglio. Avrebbe sfidato il Fato visto dal suo gemello, che era la futura Voce del Tonante e le cui Visioni non fallivano mai... No, decise, non sarebbe scesa in campo con un solo pensiero di sconfitta. Avrebbe reso orgoglioso il suo Master, e a questo teneva quasi quanto all'opinione di El.

Lo scontro iniziò.
Scandito dai battiti veloci del suo cuore.
I tempi della battaglia.
I passi della lotta.

Il Phrana dentro di lei, che fremeva... Che palpitava e cresceva.

Il pugno nello stomaco che la sbalzò indietro... Ma non faceva così male...
Andare avanti.
Poteva, doveva continuare...
La luce bianca e quasi dolorosa del suo sigillo.
Il corpo dell'altro guerriero era stretto da quella morsa ferrea e immobilizzante. L'anima trattenuta dal suo Phrana, non ancora strappata alla carne in forma di fuoco fatuo, come il suo Master le aveva insegnato, ma abbastanza da non essere più in quel corpo afflisciato a terra.
Nayal sentì il terrore dell'altro ragazzo nel vedersi proiettato fuori dal corpo. Sentì il suo muto grido di terrore, che la scosse fin detro le viscere, e seppe che lo avevano udito tutti quanti e...
Infranto.
Il suo sigillo infranto.
L'avversario rannicchiato in posizione fetale a piangere e strillare per l'orrore e la paura.
La freccia dorata del Sagittario Celeste confitta al suolo, risplendente di Cosmo che risuonava con gli altri undici aurei poteri... E la Cloth della Volpetta composto ma a difesa dell'avversario...
Lei aveva perso.

Nayal si lasciò scivolare fra le sue stesse ginocchia.

Il dolore di ogni colpo ricevuto le si rovescò addosso. Divenne improvvisamente consapevole dell'occhio che si gonfiava fino a socchiudersi, del sange che le scendava dal labbro spaccato, delle nocche spellate, dei lividi che pulsavano su gambe e braccia e il fianco che si tastò, credendo di trovarci delle costole sporgenti...
Non era stata... meno forte, o meno brava, o meno preparata... Non era stata nemmeno sfortunata... E aveva davvero dato tutta se stessa... Ma non era stata scelta...
Abbassò il capo.
Era umiliante.
Quelle lacrime di bruciante delusione che lei non sapeva trattenere erano... umilianti...
- NAYAL... -
Sollevò di poco lo sguardo e attraverso il velo di lacrime incrociò lo sguardo azzurro di El. Il suo cuginetto, il suo amore scoppiò a piangere. Il cielo divenne nuvoloso, all'improvviso. Keshet e Gleam lo abbracciarono. Saga si era alzato in piedi...
Nayal sollevò il braccio e ci nascose il viso, sfregandolo un po' per ripulirsi.
Una mano le cadde pesantemente sulla testa, fra i riccioli scuri.
Sentiva il freddo dell'oro e di un Cosmo che abbracciava il Mondo Invisibile, ma fu soprattutto l'inconfondibile odore di fumo di sigaretta, di Assos, che le dissero che Death Mask era lì, vicino a lei.
- Mi di- dis-piace... - disse a singhiozzo.
La mano fra i capelli si mosse, arruffandoglieli.
- Sarà per la prossima volta, Pidocchiu. Tanto quella era una Cloth da sfigati. -

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Capitolo 38
*** NAPKINS ***





- Tu non capisci NIENTE!!!!! -
L'urlo di Nayal, fuoriuscito a decibel oltre il limite del consentito, ed il rapido addensarsi di nuvoloni neri in cielo, lasciarono per un momento Death Mask perplesso e gli altri allievi e Master presenti nell'Arena con il fiato sospeso.
- Pidocchiu... Ma che capisti e capisti! Robba da fimmine sono! Non sacciu nienti io! -
Nayal strise gli occhi a due fessure sottili poi girò sui tacchi e si diresse verso gli spalti, mentre la tempesta ormonale si scaricava con lacrime di rabbia, vergogna, tristezza , stanchezza, mal di pancia e qualche altra cosa ancora.
-Nayal, torna qui! - Sbraitò Cancer ma un fulmine caduto troppo pericolosamente vicino al suo piede lo fece desistere.
- Tali a to' matri! Pazza isterica sei! Chetati uno poco, va!-
Death Mask registrò vagamente la figuretta di Rime che correva, in lacrime da Nayal e afferratala per un polso la trascinava via.
- Ma che hanno quelle due? - si sentì chedere e sbarrò gli occhi riconoscendo la voce perplessa di Camus.
Camus che, di sua iniziativa, rivolgeva a lui la parola?
- E chi le ha mai capite le don... - il Quarto dovette soffocare una grassa risata, notando che lo snob francese era fradicio.
Imperturbabile l'Undicesimo prese un asciugamano e si deterse il volto, anche se l'acqua che continuava a cadergli dai capelli vanificava i suoi sforzi.
- Mi sa che ti ha bagnato anche le mutande! - trillò allegro Milo, appoggiandosi pesantemente alla spalla di Camus.
Due secondi dopo lo Scorpione batteva i denti dal freddo rischiando il congelamento.
- Milo, dovresti davvero mettere qualche filtro alla tua bocca troppo larga... - sospirò Mu più preoccupato per la Cloth che non per il compagno d'armi.
- Sbolliranno presto - decretò Keshet molto serio e aggiunse, con aria saputa e chiarificatrice - Sono in quei giorni del mese in cui alle femmine girano più del solito, qualunque cosa significhi...- terminò con una caduta di stile poichè fu subito chiaro che non sapesse esattamente di cosa stava parlando.
- A Camus girano sempre... - sospirò l'Ottavo che era duro di comprendonio.
- Diamond Dust - ululò infatti l'Undicesimo che era di orecchio fino.



Rime e Nayal nel frattempo ritentarono con la richiesta di permesso di lasciare il Santuario e recarsi a Rodorio per un paio di ore.
- Vi ho detto di no! - sbottò esasperata la guardia.
- Un'ora sola! - supplicò Nayal, ma a lei gli occhi da cucciolo non venivano bene... Meglio quelli minacciosi da pazza
- Quaranta minuti! - tentò anche Rime e la guardia degluttì a vuoto, sul punto di capitolare davanti a cotanta leggiadria se non che...
- Cosa sta succedendo? - la voce gentile di Shun di Andromeda attirò l'attenzione dei tre contendenti.
- Shunnicchi! - trillò Rime già in modalità angelo che supplica.
- shunchan! - sorrise anche Nayal - Oh Seiya-tan, ci sei anche tu? - e poi lancò uno sguardo, di quello fra amiche, che non ha bisogno di parole, a Rime.
Seiya sorrise a trentaquattro denti, che tanto era svampito di natura e non captava il potenziale guaio e disse
- Vi serve qualcosa? -
Shun percepì un brivido freddo corrergli lungo la spina dorsale.
Le due sorrisero ancora di più e dissero
- Si, si... Abbassatevi che ve lo diciamo in un orecchio... Perchè è un segreto... -
- ...-
Seiya fissava Shun, chiedendosi, o meglio, sperando che almeno lui avesse capito.
Il Saint di Andromeda stava per brustuirsi dall'imbarazzo.
- Ti prego, ti prego ti prego... - implorò Rime con le mani giunte davanti al visetto da fatina.
- Contate su di noi! Vero, Shun?- dichiarò il Saint di Pegaso battendosi un pugno sul petto.
Shun, animo pio e nobile, si chiese perchè doveva essere bullato da due mocciose e un idiota integrale... Forse iniziava a capire Saga e forse poteva prestare di nuovo il suo copro ad Hades, solo per un poco...



La commessa osservò di sottecchi i due ragazzi che erano appena entrati nel drug-store.
Uno era bello come una ragazza, per contro l'altro aveva quell'aria spavalda che a molte piaceva. Ad ogni modo avevano tutti e due un fisico notevole perciò diede di gomito alla sua collega, che lustrarsi gli occhi ogni tanto non era male.
Addirittura scommisero su quale poteva essere il loro acquisto, immagiando le cose più maliziose fino a giungere all'olio per massaggi al gusto di fragola.
Si fermarono davanti allo scaffale assorbenti e carta igienica.
Ad un tratto quello più carino prese il cellulare e con volto ansioso chiamò qualcuno.



- Pronto? - rispose Ikki della Fenice che stava facendosi un cassettino di fatti suoi mentre Shiryu stracciava spudoratamente Hyoga a scacchi.
- Nii-san! Ho bisogno di te! E' un'emergenza! Con ali, senza ali, tre goccine, due goccine... grigi, viola, blu, rosa, verdi, gialli, arancioni... - shun stava per iperventilare.
- Shun! Respira, Shun! Respira e dimmi dove sei, arrivo subito! - e la stoica Fenice stava per impanicarsi, possibile mai che lasciava il suo fratellino mezza giornata con quel ronzino alato e succedesse una catastrofe di proporzioni mondiali?!?!
Gli altri due scattarono subito in piedi.
- Un attacco? - chiese il papero...ehm, Cigno...
- Un incidente? - chiese anche il Dragone, teso.
- Non lo so... Lo sapete come fa Shun quando va in panico! - ringhiò Ikki.
- Dove sono te lo ha detto? - chiese Hyoga
- Al drug-store di Misia -
- Teletrasportiamoci! - dichiarò risoluto Shiryu.



I tre moschettieri, alias Fenice, Cigno e Dragone entrarono di corsa in negozio.
- Shun! - tuonò Ikki preoccupatissimo.
La commessa si volse a osservare i tre nuovi arrivati e sorrise loro raggiante.
- Tutto a posto, adesso andate in cassa che la mia collega vi fa lo scontrino. -
Shun era quasi in lacrime dall'imbarazzo, mentre Seyia si divertiva a far saltellare da una mano all'altra la confezione viola di modestissime dimensioni.
La cassiera attese che quei cinque fustacchioni fossero usciti dal negozio poi scoppià a ridere fragorosamente.
- Che ci vuoi fare? Sono uomini... in cinque per comprare una scatola di assorbenti... - sospirò l'altra scotendo il capo.

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Capitolo 39
*** EYEBROWS ***





Nayal e Rime erano su, alla dodicesima.
Aphrodite aveva giocato tutte le sue carte pur di togliersele dai piedi e, inutile dirlo, aveva fallito.
-Non un fiato o giuro che vi uso per concimare le mie rose. Tutte e due. - sibilò mentre con le gote imporporate da profonda vergogna, osservava quelle maledette che avebbero avuto vita molto breve, deturpargli la magnifica inarcatura "naturale" delle sue sopraciglia.
Afferrò la pinzetta, fissando il suo riflesso nello specchio con la massima aria di sfida e tirò quanto più possibile la pelle della palpebra prima di procedere con la rimozione di ogni antiestetico pelo superfluo.
- Ma non fa male? - chiese Rime quando vide che il Dodicesimo si asciugava una lacrima.
- Per belli apparire un poco bisogna soffrire - recitò un detto popolare con aria saggia Aphrodite.
Nayal gonfiò le gote.
- Io mi annoio... - brontolò.
Il pesciolino desiderò strozzarla.
Lui metteva sull'orlo del baratro la sua dignità, il suo orgoglio e la sua fierezza nel mantenersi sempre e comunque il più bello e quella... Quella dannata peste, che il diavolo se la portasse, si annoiava?!?
Doveva scambiare due parole quanto prima con Death Mask e magari anche con Saga, che ultimamente era un po' a corto di scuse per intrattenersi con il Primo Ministro...
E immaginò di cavacarlo selvaggiamente su quel grande tavolo di noce pieno di carte e libri e...chissà quali mutande portava sotto la lunga tunica blu dai ricami d'argento?... Tanto le avrebbe fatte volare da qualche parte, magari sulla lampada da tavolo, per rendere soffusa la fredda luce a led...
Quando riprese contatto con la realtà si rese conto che le due se ne erano andate...


- Marin, ma anche tu ti strappi le sopracciglia con la pinzetta? - chiese ad un tratto Rime durante la sua lezione che spiegava le difese naturali del corpo, tipo l'epiermide... E alla malora anche Shiana e il suo raffreddore, che le aveva impedito di fare lezione
La Silver ringraziò Athena e la sua maschera, che aveva scelto di non togliersi.
Di sicuro l'imbarazzo le aveva arrossato le gote; in verità, sentiva anche le orecchie calde...
- La domanda non è pertinente. - disse rigidamente.
- Per me non ce lo vuole dire... - sboffò Nayal che stava giocherellando con l'elastico dei capelli per nulla intressata alla lezione.
- Uso strisce depilatorie e adesso, alla lavagna tutte e due Rime, nominami tutti i muscoli, Nayal tutte le ossa. -
I maschi del quintetto si scambiarono occhiate confuse.
Marin fu contenta che a volte non fosse la sola a brancolare nel buio tentando di seguire le folli idee partorite dai cervellini irrequieti di quelle due.


La notte si era di nuovo alternata al giorno, nel Santuario.
Ne avevano discusso a lungo, lei e Rime.
Indubbiamente Aldebaran era quello con le sopracciglia più cespugliose, ma nessuna delle due era riuscita a immaginare nulla di diverso per quel viso.
Mu aveva due punti rossi, era inutile solo prenderlo in considerazione.
Shura, Aiolia e Shaka erano in missione quindi non disponibili. E la lontananza di Aiolia spiegava anche irritabilità di Marin.
Death Mask era davanti al maxischermo a guardare la partita di calcio. La cassa di birra al suo fianco, la ciotola piena di salatini vari in grembo, mentre osannava un certo "rosanero" qualsiasi cosa fosse...
Nayal si defilò di sghimbescio fra le colonne e trotterellando scese alla Terza.


Rime trattenne il fiato.
La luce filtrava in una lama sottile da sotto la porta della biblioteca.
Si chinò in avanti, sbirciando dal buco della serratura.
Individuò subito Camus.
Sul tavolino di ferro battuto e cristallo il bicchiere sfaccettato contenente del liquido ambrato e un unico pezzo di ghiaccio frastagliato.
La mano abbandonata lungo il bracciolo della poltrona dall'aria super-comoda foderata di velluto blu, gli occhiali in bilico sul naso, ma lei sapeva che erano più per scena che per reale necessità. Camus riteneva gli dessero un'aria più professionale... Il libro abbandonato in grembo sopra la copertina di pile dai geometrici disegni blu su fondo azzurro...
Entrò, leggera e delicata come brezza estiva.
Ala di gabbiano? Si definiva così la bifocazione naturale delle sue sopracciglia? Rime le osservò con attenzione. Voleva imprimersele nella memoria, come il volto di un caro amico. Forse, dopo, il suo Master avrbbe avuto un'aria meno severa e fredda.
Scaldò fra le mani una sottile striscia di qualcosa che non era plastica e non era carta e aveva una sostanza rosa nel mezzo.


Esplosione di Cosmo gelido che rischiò di portare la Quarta glaciazione al Santuario.

Esplosione di Cosmo doppio che rischiò di abbattere le luminose stelle del firmamento.



Aphrodite osservò l'Undicesimo e il Terzo.
Tutti e due seduti rigidamente sul bordo della sua vasca da bagno.
Aggrottò le sopracciglia davanti ai cappellini da baseball, assolutamente stonati su loro due, tanto più che quello di Camus era rosa con glitter. Un pugno in un occhio sui capelli rossi dell'Undici.
- Che succede? - chiese dal momento che nonostante mille sguardi interrogativi nessuna favella venne pronunciata.
- Fai qualcosa, te lo ordino in qualità di... Oh, al diavolo, fai qualcosa e basta!- Ringhiò Saga strappandosi il cappellino e rivenado uno sguardo... Incompleto.
Meravigliosi occhi marini, lunghe ciglia scure ma... Le sopracciglia erano sparite. Solo due striscie di pelle arrossata dallo strappo.
Ad Aphrodite il cuore cadde fino alle caviglie. Chi aveva osato?! Chiunque fosse stato lo savrebbe fustigato con le sue rose...
Poi, pensò che aveva la scusa per stare con Saga tutte le mattine, per tutti i giorni che sarebbero occorsi ai peli per ricrescere... E si sentì in pace col mondo, anzi di più, si sentì contento.
No, decise, non avrebbe fustigato nessuno.
Guardò Camus.
Le gote rosse.
Almeno a lui, quattro peli restavano.
- Oh, bhe... Da qualche parte dovrei avere una matita per sopracciglia rossa... Saga, mi sa che con te invece dovremo fare andare bene il marrone... Adesso vi sistemo - e canticchiando prese a cercare nella sua trousse.



Nayal si voltò verso Rime.
- Quanto credi che ci lasceranno qui, appese a testa in giù? E' già mattina... - disse l'Asgardiana a cui lo stomaco brontolò per la fame.
Anche quello di Nayal gorgogliò.
- Non lo so... Dici che si arrabbieranno ancora tanto se andiamo a fare colazione e poi torniamo qui? Ci metto meno di un minuto a levarmi di dosso queste corde... -
- Chissenefrega se si arrabbiano! Sono già arrabbiati e io sto morendo di fame... Preferisci vedermi morta? - chiese Rime ettendo su un broncio irresistibile persino per Nayal.
Nemmeno un minuto dopo, due corde, inutili, penzolavano dal grosso ramo di ulivo a picco sulla scogliera.

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Capitolo 40
*** LOVE IS IN THE AIR ***




- Shura, dove cazzo sei?!?! – tuonò Death Mask all’ingresso della Decima.
Aphrodite roteò gli occhi al cielo, segno di esasperata rassegnazione al linguaggio del Quarto.
Shura posò con delicatezza il batuffolo di cotone intriso d’olio con cui stava facendo manutenzione alla sua preziosa Excalibur.
- Ultima stanza in fondo a sinistra! – si decise a dire (urlare) il padrone di casa.
- Shura! Facimme stu piacere! – esordì mentre entrava nella stanza modello tornado – Ah, Aphro! Ci sei anche tu? Capiti a proposito! – - Io veramente starei togliendo il disturbo… - disse il Dodici prima che due mani abbronzate calassero sulle sue spalle e lo rimettessero seduto a forza. Il ghigno di Death Mask frenò ogni altro tentativo opposizione.
- Qualsiasi cosa sia: no. – disse Shura riprendendo la cura della sua preziosa spada.
- Oh, statti muto e ascoltami! Qui cosa seria è! – ringhiò il Quarto sedendosi di malagrazia sulla sedia libera e posando la caviglia sulla coscia in una posa che era un po’ sconcia persino per un uomo.
- Se il tutto è fondamentalmente colpa dei tuoi insegnamenti sbagliati ti arrangi. – disse il Dodici che iniziò a giocherellare con la rosa nera. Inutile scomodare le bianche e le rosse.
- Sono il miglior Master del mondo! – si indignò allora l’italiano
Gli altri due scambiarono uno sguardo in tralice che per poco non costò un dito a Shura a causa dell’affilatezza della lama di Excalibur.
- Diciamo che allora Nayal non è il tuo masterpiece… - infierì con eleganza Aphrodite.
- U pidocchiu è in gamba… Ma mi dà a pensare… -
Gli altri due si fecero attenti.
- E’ sta sua fissa con Elkayam… Per me sono un po’ troppo… vicini… Quello sgorbio maledetto è attaccato alle sue sottane come un cane da trifola… - Il Dodicesimo a momenti non si strozzò con la propria saliva.
Per la verità era Nayal ad avere una profonda adorazione per il cugino… Se non fosse stato per Gleam e Keshet il figlio di Kanon non avrebbe nemmeno ancora capito la differenza fra maschi e femmine…
Ma i due Saint si guardarono bene dal dire alcun che.
- Quindi, cosa ha fatto Nayal che ti affligge tanto? – chiese Shura che non vedeva l’ora di togliersi dalle scatole i due visitatori e riprendere le cure della sua spada.
- U pidocchiu inizia a fare domande. Domande… strane. Che da figghiola non dovrebbe neppure porsi. –
- Ha quattordici anni… - iniziò Shura.
- Statte zitto! Mi ha chiesto cosa deve fare se quello che le piace non contraccambia. – disse Death Mask tutto crucciato.
Shura sospirò.
Aphrodite si preoccupò, più per la potenziale risposta del Cancro che per il fatto in se…
- E tu che le hai detto? – chiese timoroso.
- Ovvio, che deve gioirne! La sua virtù è salva!–
La rosa nera appassì fra le dita del Dodici.
- Semmai questo è quello che fa contento te … - iniziò a dire Shura
- Lei pura deve restare! L’ho promesso a Ishtar! – sbraitò il Cancro con una nota stridula nella voce.
- Si, va bene. Lasciamo perdere per ora questa cosa… E lei si è arresa così? – chiese il Dodicesimo che conosceva bene la perseveranza della piccola, possibile figlia del Padre degli Dei, ma fin troppo simile al suo amico.
- No. Mi ha chiesto come ho fatto io con Ishtar… Che insomma non sono esattamente un Adone. –
Fu la volta di Shura di tremare al pensiero della probabile risposta.
Death Mask gonfiò il petto e con un ghigno da seduttore del male e rivelò il peggio.
- Le ho detto che l’ho sbattuta al muro e le ho fatto avere così tanti orgasmi multipli che alla fine ha implorato pietà e ha capito chi è il migliore. –
- Prega che Nayal non ripeta tali parole a sua madre o di te non avremo nemmeno un mucchietto di ceneri da seppellire! Come ti è venuta in mente una simile riposta!?!? –
- Non fare l’isterico Aphro! Ne andava del mio onore. Masculo sono! Ma quello che mi ha… Quello che… Insomma, lei mi ha chiesto se funziona anche con gli uomini e io senza riflettere le ho detto che non ne ho idea ma immagino che anche la porta sul retro possa dare orgasmi multipli…–
- Tu che cosa!?!!?! – strillarono all’unisono gli altri due.
-Che strillate, scimuniti! E’ stata solo una piccola mancanza di diplomazia! –
- Certo… Se capita qualcosa, qualsiasi cosa, lo spieghi tu a Kanon e soprattutto a Saga che per la tua poca diplomazia Elkayam e Nayal… -
I due Saint si chiesero se fosse possibile mai un inversione di ruoli. Shura assunse un colorito verdognolo immaginandosi Elkayam con lenzuolo stretto al petto e gli occhini languidi, le gote rosse e circondato da margherite. Aphrodite si immaginò il volto di Nayal sopra al suo, con quell’espressione virile che la contraddistingueva quando si faceva molto seria che gli suggeriva di aggrapparsi alle sue spalle…e tremò.
Death Mask concepiva solo due corpi di cui non vedeva i volti fare sesso sfrenato…
La cosa, nelle loro teste, stava gravemente degenerando.
- Ecco che qui entrate in gioco voi. Castrate quel moccioso e il problema non si porrà nemmeno! –
- Maskie, sei mio amico e ti voglio bene… Ma non puoi fare come i cani che prima cagano e poi cercano di nascondere la loro cacca con la sabbia! Dov’è andata Nayal? –
-Dopo che mi ha detto che non capisco una minchia? Credo da Rime… -



Camus era più rosso dei suoi capelli; il che era già qualcosa che sovrastava le leggi della fisica e della chimica.
Origliare era un azione riprovevole a meschina, quindi quella doveva essere la sua punizione divina ma… In quanto Saint non poteva permettere che un tale delitto si perpetrasse fra le mura del Santuario!
Tralasciando quella cosa della porta posteriore lui aveva capito benissimo a differenza di Nayal e Rime, avrebbe dovuto mettere in ibernazione quel cane infoiato di Death Mask per il prossimo secolo e poi fare un discorso molto serio a quelle due… E il suo sesto senso, che non stava facendo suonare un campanellino di allarme ma aveva scatenato un vero concerto rock nella sua testa, gli comunicava che se una vittima del filtro d’amore fosse stata Elkayam, l’altra era di sicuro lui! Non ci voleva un genio per interpretare le occhiate che Rime gli lanciava sempre più spesso… Era certo che se avesse dato carta bianca all’asgardiana avrebbe finito per essere la cavia di ogni sua curiosità o esperimento… Se lo ricordava ancora quando era appena diventata sua allieva e lo aveva visto in accappatoio… Senza esitare gli aveva discostato i lembi di spugna, lo aveva guardato dritto fra le gambe e aveva detto – Perché i tuoi peli rossi sono ricci? – e lui aveva urlato in maniera niente affatto virile, facendo accorrere mezzo Santuario. Quella cosa era stata archiviata come l’incidente del bagno ma ogni tanto Milo ritirava fuori quella frase quando era allegrotto e voleva deriderlo.
Doveva ad ogni costo sventare i piani di quelle due!
Se solo avesse chiesto qualcosa a lui avrebbe spiegato a chiare lettere che l’amore non è un sentimento piacevole e magico se vissuto a senso unico. E imporre il proprio amore in quel modo non è una cosa giusta da fare… Ma sapeva che le ragazze, a lui non avrebbero mai osato chiedere nulla, quindi non gli restava altra scelta che agire nell’ombra!



Per qualche tempo Nayal e Rime diventarono due topi di biblioteca. Tanto che la cosa insospettì tutta la schiera di Gold e anche qualche Silver.
Il solo che non si era fatto domande e viveva serenamente i suoi giorni era stato Seiya.
Anche quando avevano indetto un incontro speciale dopo le lezioni, il preferito della Dea aveva accantonato il tutto con la frase
- Ma che volete sia mai un po’ di curiosità per l’amore? Lasciatele fare se ne stancheranno presto! -
Camus aveva detto semplicemente che sospettava stessero tentando di fare un ALTRO filtro d’amore.
Shaina avrebbe volentieri riarredato le aule, abbattendo muri e colonne con la testa del Pegaso.
Marin aveva scosso la testa e poi si era rivolta ad Aiolia intimandogli di educare prima di subito Gleam.
Shaka si era detto che se possiedi in Nirvana cose come l’Amore non ti riguardano e che se la smazzassero gli altri.
Mu aveva sospirato e la sua mente era corsa a Kiki, che il Santuario poteva essere pericoloso come un campo di battaglia.
Aldebaran si era limitato a incrociare le braccia e a dire che avrebbe avuto un occhio vigile.
Milo si era stiracchiato pensando che se funzionava sarebbe stata una cosa pazzesca.
Aphrodite pregò che la sua immunità ai veleni funzionasse anche per quello.
Ikki si era limitato a scrollare le spalle dal momento che Shun non era coinvolto nell’interesse di quelle due e a quanto pareva nemmeno lui, mentre Hyoga era fortunatamente lontano o avrebbe fatto da guardia del corpo a Camus chissà per quanto tempo.
June aveva detto che le sarebbe piaciuto sapere se il filtro funzionava e questo aveva messo in agitazione Ikki.
Shiryu si era proposto per chiedere supporto a Dohko beccandosi occhiate assassine da tutti.
Se la cosa fosse arrivata alle orecchie del Gran Sacerdote e del Primo Ministro alias Saga sarebbe stata una catastrofe…
Riflettendoci meglio Shiryu decise che osservare il corso degli eventi era la soluzione meno problematica.



- Fatto! – sorrise Rime mostrando il liquido rosso contenuto in un’ampollina.
- E così questa è l’essenza dell’Amore? – chiese Nayal osservando con reverenza il risultato di tante ore di ricerche, studio e tentativi.
- Mmmm… No… Non credo… Questo dovrebbe solo essere un filtro d’amore, non l’essenza del sentimento stesso… -
- Si, mi sa che per quella dovremmo trovare l’arco e le frecce di Eros… E considerata la mole di armi che sono state nascoste qui al Santuario non mi stupirei se ci fossimo sedute sopra. -
- Se solo fossimo riuscite ad accedere a tutti i segreti delle pergamene del Santuario… Ma quelle paiono essere conservate a Star Hill e noi non abbiamo ancora il premesso di andarci… - sbuffò Rime.
- Onestamente non è il fatto di non avere il premesso a frenarmi… E’ più l’idea di in che lingua siano scritte quelle pergamene… Se sono come i rotoli di Beer Siwa che sono scritti nella lingua degli Oracoli, sono un oracolo li può leggere… E magari quelle sono scritte in una lingua divina che solo gli Dei sanno leggere…-
- Potresti convincere Keshet a richiamare una visione insieme a te? -
- Se glielo chiedo non credo mi direbbe di no, ma io come oracolo faccio un pelo schifo, mai riuscita a vedere una cosa che mi interessi… Forse potrei provare a richiamare qualche anima dall’Ade ma se Maskie se ne accorge ci sfonda. Tutte e due. -
- Lasciamo stare, tanto per le frecce di Eros abbiamo tempo… Però pensa che bello scoccare frecce a destra e manca e vedere la gente che tuba come piccioni…-
- Mmmhhh… Qualcosa mi dice che prima dovremmo migliorare un po’ come arcieri, l’ultima volta hai quasi colpito le terga di Athena e non il bersaglio…Tra l’altro ci stava per scoppiare l’incidente diplomatico internazionale- puntualizzò Nayal. - Già, che figura barbina… Meno male che poi ci ha pensato Keshet a fare peggio di me! Dici che Apollo ce l’ha ancora con lui?– sorrise Rime. - Apollo che l’ha con lui perché mio fratello è un Oracolo migliore del suo… Ma Zeus ci protegge, quindi se ne starà buono buono a schiumare rabbia nel suo angolino. -
Rime sospirò pensando a quanto però le avrebbero fatto comodo quelle frecce, giusto solo per vedere Camus sciogliersi… Ormai era arrivata al punto che non gli interessava poi molto se il suo Master fosse interessato o meno a lei, voleva solo vederlo… Rimestato dalle emozioni. Si, era quello che la amndava ai matti. Il fatto che lui fosse sempre così controllato e composto, così distante…
- Lo provo su Camus. – disse decisa l’asgardiana - E se fosse velenoso? – si intromise la beersiwana - Non vi è nulla di mortalmente velenoso lì dentro… Non potenzialmente almeno… e poi mon è che tu lo possa rifilare a Elkayam così, a muzzo… - - Già…Però sarebbe meglio provarlo prima… Giusto per essere certe che funzioni… - approvò titubante Nayal per poi suggerire. - Possiamo provare con… il chiuaua di Saori? Quello lecca ogni cosa… -
- Si potremmo… ma… Anche se spesso gli uomini sono dei cani non credo che geneticamente siano la stessa cosa… -
- Ma non possiamo andare in giro a chiedere a dei volontari di testare questa cosa…-
- No, non possiamo fare nemmeno questo… - sospirò Rime.
- Possiamo berlo noi? – chiese Nayal.
- Ma noi siamo già innamorate, non credo che questo coso sia così indelicato da funzionare anche su chi già ha una persona amata… -
- Forse non è una cosa tanto giusta allora forzare l’amore in qualcuno… - a Nayal venne il primo scrupolo di coscienza.
Rime ci riflettè a lungo.
- Credo tu abbia ragione… Però è un vero peccato… Tutte quelle ricerche, quei tentativi, quelle ore di studio… Mi sembrano un po’ sprecate… -
Nayal non poteva non sentirsi d’accordo e partecipe a quella delusione.
Prese la bottiglietta di integratori che aveva nello zaino e osservò il liquido rosato che conteneva.
Al solito quella roba era schifosa, ma era la sola che avessero a disposizione.
L’acqua, durante un allenamento come il loro era del tutto insufficiente.
- Perché non affidiamo al caso il frutto delle nostre ricerche? – propose alla fine.
- Al caso? – chiese Rime.
- Si. Adesso mettiamo il filtro d’amore in questi integratori e poi lasciamo la bottiglia sul tavolo della platea dell’Arena. Se qualcuno la prende e beve potremmo sapere se e come funziona il filtro… -
- Tu sei un genio! – sorrise l’asgardiana.



Rime venne di nuovo sbattuta a terra dal suo Master che iniziò a sgridarla piuttosto severamente e a rifilare giri del campo di corsa come se fioccasse. Con rammarico decise di smetterla di tenere d’occhio la bottiglia di integratori e si concentrò nell’allenamento.
Nayal invece a causa della distrazione si fece un giretto nell’Ade e tornare le richiese tutte le sue energie.
A fine allenamento, quando le due ragazze conclusero anche i giri di corsa di punizione che si erano guadagnate, le stelle brillavano fulgide nel cielo.
- Sono morta… - ansimò Rime.
- Io invece sono resuscitata … per morire di nuovo, adesso. – si lamentò Nayal.
Poi la ragazza dai capelli d’argento diede di gomito alla sua amica.
- L’hanno bevuta! – esclamò riprendendo le energie di colpo.
Nayal spostò lo sguardo verso la tribuna e vide che la bottiglia era sparita.
Sorrise entusiasta.
- Già… Peccato che io non ho visto chi sia stato… -
- Io nemmeno… - si rese conto anche Rime, mostrando tutta la sua delusione
Sospirarono all’unisono.
Evidentemente non era destino, si dissero mentre si dirigevano verso le docce.
Forse sarebbero riuscite anche a mangiare qualcosa, ammesso e non concesso che non crollassero prima di finire di vestirsi. Saga sospirò sollevato.
Quelle due avevano finito.
Adesso sarebbero andate al dormitorio femminile, si sarebbero lavate, avrebbero mangiato qualcosa e poi sarebbero crollate esauste dentro i loro letti senza fare danni.
Le seguì con lo sguardo mentre gettava nella spazzatura la bottiglietta di integratori.
Avrebbe dovuto dire qualcosa a Dohko, che andava bene gestire con parsimonia e in spending review dato il momento di crisi economica, ma quegli integratori avevano davvero un sapore stranissimo. Di fieno e fiori… con una punta di frizzante che gli faceva pizzicare le papille gustative…
Sperò che per cena ci fosse della carne, anche se lui non si serviva alla mensa ma spesso si preparava da solo i suoi pasti dati gli orari estremamente irregolari, quella sera aveva incrociato Aphrodite che lo aveva invitato da lui.
Capitava che a volte il Dodicesimo lo facesse.
Quando faceva molto tardi alla Tredicesima di solito. Lo svedese saliva la scalinata infestata dalle rose che su di lui non avevano effetto, gli chiedeva se intendeva fare mattina davanti ai libri contabili e poi si offriva di preparargli qualcosa di veloce…
Sorrise Saga mentre accelerava un po’ il passo.
Non sapeva perché ma aveva voglia di vedere il suo compagno d’armi…
Non badò troppo al cuore che prese a battere più veloce nel suo petto, dopotutto non era più un ragazzino e le scale erano tante, anche prendendo le scorciatoie…
E non si preoccupò nemmeno quando si mise a canticchiare a labbra chiuse un motivetto…

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Capitolo 41
*** IN-GIUSTO ***


WARNING
NDWar: ricordo che questa storia nasce con l'intento di strappare un sorriso, che i personaggi sono finzione e che non vuole essere niente di più.
Invece il reimpiego della pagina del diario con la nota per un assai meno nobile uso è vera, ma non sono stata io, giuro!



Nayal osservò il gemello, inarcando un sopracciglio e pensando che non si poteva continuare in quel modo.
- Ke non puoi continuare a farti bullare in questo modo. Sei il figlio di Zeus dopotutto! – brontolò scontenta.
Il gemello dagli occhi di ametista sollevò uno sguardo bagnato di lacrime. Le lunghe ciglia biondo scuro rilucevano come se fossero imperlate.
Di certo Keshet aveva ereditato tutta la bellezza di sua madre, anche se purtroppo, per lui ovviamente, non ne aveva preso il carattere ehm… bizzoso.
- Sono più grandi, più grossi e sono sempre in tre… Cosa potrei mai fare? – chiese reprimendo il singhiozzone.
°Riempirli di botte!° pensò di getto Nayal ma si trattenne dal suggerirlo; il suo gemello non avrebbe mai fatto una cosa simile, la riteneva indecorosa. Chissà perchè quella parola piaceva tanto alla nonna che la infilava praticamente ovunque… Era indecoroso mangiare sbattendo la bocca, era indecoroso posare i gomiti sul tavolo, era indecoroso scaccolarsi, era indecoroso saltare nella fontana a caccia di farfalle, era indecoroso strillare quando si giocava all’acchiapparella, era indecoroso dare calci e pugni, spintonarsi… Erano indecorose un sacco di cose che lei faceva comunque ma che Keshet cercava in ogni modo di evitare
- E poi dicono che se la prenderanno anche con Elkayam… -
A Nayal prudettero le mani ancora di più.
Doveva trovare una soluzione e subito!
Se toccavano El li avrebbe personalmente carbonizzati e spediti in Ade, anche se non sapeva ancora dominare i fulmini e sul meikaiha e quello che veniva prima* ci stava lavorando.
- Mi fa male il pancino – pigolò il gemello veggente.
Nayal trascinò il ragazzino nel campo di granoturco. Era ancora verde ma alto abbastanza da nasconderli.


Di certo poteva chiedere a zio Saga.Dato che anche lui aveva un gemello poteva capire perfettamente il suo stato d’animo, si disse la ragazzina crucciando la fronte e assomigliando un po’ a Death Mask. Poi scosse la testa. Dati ti precedenti, probabilmente in episodi di bullismo era Kanon stesso a istigare gli altri a dare addosso a Saga…
Forse Aphrodite aveva subito qualcosa di analogo, perché quando uno è troppo bello attira anche attenzioni indesiderate, ma pensò che se osava insinuare qualcosa del genere il Dodici l’avrebbe fustigata con le sue rose…
Sospirò chiedendosi chi altro aveva un fratello.
Aiolia aveva Aiolos ma era morto da tempo, quindi niente.
Rime era figlia unica…
Gleam pure e sinceramente lei aveva una quasi certezza che il rosso facesse parte del gruppo a cui Keshet stava antipatico. Non che fosse mai arrivato a picchiarlo, ma di certo non si sarebbe esposto per difenderlo…
C’era Mu dell’Ariete che aveva Kiki ma di certo il jamiriano prima di prenderle si sarebbe teletrasportato da solo altrove…
Poi le si accese la famosa lampadina. Ikki e Shun. Non che Keshet fosse ‘ sensibile’ quanto Shun ma entrambi si erano guadagnati il soprannome di fontanella da Seiya quindi qualcosa in comune dovevano averla!
- E adesso con cosa mi pulisco? – pigolò il gemello da dietro il fogliame delle canne di granoturco.
Nayal ghignò mentre strappava la pagina del quaderno dove la ieratica scrittura di Camus espletava tutto il suo disappunto per i compiti non eseguiti da Keshet, con la specifica richiesta della firma per presa visione da parte di Milo, Master di Ke.
- Tieni, è tutto quello che ho. – disse.
Per loro, beersiwani irriducibili del deserto, non era un grosso problema non avere sempre a disposizione carta igienica, sapevano bene che carta di giornale, fogliame e qualsiasi altra cosa la natura offrisse poteva essere appropriata.


Ikki lanciò uno sguardo a Shun che aveva appena messo in tavola tre bicchieri di limonata con ghiaccio e dei biscotti. Nayal sorrise ringraziando, anche se il labbro tumefatto doveva farle male. D’altra parte durante l’addestramento non era insolito ricevere qualche colpo al volto e forse la regola della maschera per le donne serviva a prevenire quello. Evitare volti femminili tumefatti. Ma dato che tra gli allievi esterni al Santuario non era obbligatoria incidenti del genere erano piuttosto comuni e frequenti.
Quando la ragazzina assumeva quell’espressione seria a Ikki ricordava molto la Messaggera.
Sapeva bene che la bersiwana era la figlia dell’Oracolo ma non ci aveva mai visto una grande somiglianza fra le due, di sicuro non nel carattere. Nayal non sarebbe mai diventata la fanciulla leggiadra e indifesa e piena di dolcezza come Esmeralda o come era il prototipo femminile a cui Ikki faceva riferimento; Nayal era forza, esuberanza e volitività.
Osservò quegli occhi di cielo stellato.
A volte gli ricordavano fin troppo i suoi stessi occhi di quando era ragazzetto.
- Shun ti hanno mai, come dire… fatto i dispetti? – diretta come un treno merci.
Il Saint di Andromeda quasi si strozzò con la sua stessa limonata.
Ikki sospirò. Dubitava che qualcuno avesse osato maltrattare Nayal… Poteva essere Elkayam ad essere vittima di ingiustizie? Scosse la testa; se si trattava del figlio di Kanon dubitava che i perpetratori di tale malefatta fossero ancora in questa dimensione…Il Golden Triangle o l’Another Dimention, non faceva grande differenza dopotutto… quindi la vittima doveva essere Keshet. Non che non fosse sospettabile, invero.
- Da bambino spesso. – rispose in vece di Shun il Saint della Fenice.
Nayal corrugò la fronte.
- Come hanno smesso? – chiese puntando l’attenzione su Ikki,
- Li ho fatti smettere io – rispose mostrando il pugno.
In realtà non hanno mai smesso… suggerì una voce remota alla coscienza di Shun.
- Ikki, ti prego… - Pigolò Shun – Non è con la violenza che si risolve la questione… Ma chiedendo aiuto agli adulti – disse sorridendo delicatamente.
Per una frazione di secondo Ikki si chiese cosa sarebbe mai successo se ad essere il minore dei fratelli fosse stato lui e non Shun, o se Ikki stesso fosse stato una ragazza e non il ragazzo che era… Un brivido gelato gli percorse la colonna vertebrale e fu certo che quella era una di quelle meravigliose domande di cui fosse un bene non avere mai la risposta (NDIkki: autrice dei miei stivali non osare farti un film su sta cosa, chiaro!?! NDWar: solo un acronimo BTC. NDIkki: Ti odio.)
- Ah bhe… - Nayal arrossì di botto.
Ikki si ritrovò a pensare che era carina. Molto carina, anche se di solito non lo sembrava affatto.
- Quelli sul tuo viso non sono i risultati di un addestramento, vero? – chiese Shun che come al solito per certe cose era avanti anni luce.
- N-no.- ammise Nay avvampando ancora di più. Una cosa le andava riconosciuta: l’assoluta sincerità. La beersiwana non aveva mai mentito, non si era mai sottratta a quelle che erano le sue responsabilità e non aveva mai rinnegato le sue azioni, anche quando erano state riconosciute come sbagliate…
Shun sospirò affranto.
- Ti… Qualcuno fa il cattivo con te?- chiese il Saint di Andromeda con voce dolce e gentile, un po’ bassa e tremula, invero.
Nayal sgranò gli occhi al colmo dello stupore.
- Con me? No, certo che no! E’ con Keshet che se la prendono, ma io lo ho riempiti di botte! – disse orgogliosa.
Shun divenne statua di sale.
Ikki ghignò; non sapeva perché ma se lo era immaginato.
- Però immagino che adesso quei tre siano andati a frignare dai loro Master… Erano belli pesti a dire il vero… - sospirò contrita.
- Non credo sai? E’ piuttosto umiliante ammettere di averle prese alla grande da una ragazzina… Insomma noi maschietti abbiamo quella cosa chiamata orgoglio da difendere… - riconobbe pensoso. –Però questo è un fatto grave che va riportato. Non possono essere tollerati episodi di ingiustizia del Santuario di Athena. – disse severo.
Nayal deglutì poi incurvò le spalle affranta.
Ikki le toccò la spalla per incoraggiarla.
- Vuoi raccontarci tutto? Ti aiuteremo noi- si offrì Shun che aveva ritrovato la voce.
Nayal annuì.
- Quei tre continuano a rubare i compiti di Keshet che è il più bravo della classe. A volte glieli stracciano e basta a volte li spacciano per loro. E Keshet viene sempre punito perché non consegna in tempo gli assegnamenti… Quando lui si rifiuta o lo picchiano o gli dicono che picchieranno El. Allora oggi mi sono decisa e ho detto loro, energicamente, di smetterla. – ghignò scroccando le dita.
Shun tornò ad essere statua di sale, con qualche crepa.
Spaventosa, spaventosa come Death Mask!
Qualcuno bussò alla porta, interrompendoli.
Milo dello Scorpione fece capolinea sulla soglia.
- Ikki, sei pronto? Dobbiamo andare a Rodorio… - si interruppe leggendo l’atmosfera tesa.
- Che succede? – chiese avvicinandosi ai tre.
Nayal fece spallucce.
- Oh, quasi dimenticavo… Camus ha dato l’ennesima nota a Keshet per compiti non fatti… -
Milo sospirò.
- Eppure tuo fratello sta tutto il giorno sui libri e ha i volti migliori di tutti… Cosa gli costa fare i compiti che vengono assegnati? – si lamentò
- Non è che non li fa, è che glieli portano via… - si lagnò Nayal mentre Ikki lanciava una sguardo in tralice a Milo, del genere dopo ti spiego.
- A quanto pare il gemello è vittima di qualche…sopruso.-disse Shun.
Milo indurì l’espressione.
Nayal chinò il capo.
-Mi dispiace… -pigolò.
A Milo quasi esplosero le pupille.
- Sei tu? E’ colpa tua? – ansimò.
- Ma sei scemo?!?! –scattò la Bersiwana per poi arrossire fino alla punta delle orecchie.
Lo sguardo assassino di Ikki fece sentire a disagio ed in imbarazzo Milo.
- No è che secondo il flusso del discorso… - provò a giustificarsi.
Nayal sollevò di nuovo gli occhi di cielo stellato e li puntò in volto a Milo.
- Oggi Camus ha dato l’ennesima nota a Keshet, ma lui non te la farà firmare… Non perché non vuole ma perché non ce l’ha più… Cioè… Io… No… Lui… - Nayal si grattò il capo cercando le parole migliori.
- Non mi arrabbierò, ma spiegami cosa è successo in modo che possa poi anche parlarne con Camus e risolvere la situazione. – disse disponibilmente lo Scorpione.
Nayal cercò di umettarsi il labbro gonfio e fece una smorfia di disapprovazione per il dolore pungente.
- In breve mentre tornavamo dalle lezione a Keshet è venuto male alla pancia e siamo entrati nel campo di granoturco perché al bagno di sicuro lui non ci arrivava e… Alla fine la carta è carta, no? Voglio dire in emergenza anche la pagina del quaderno può diventare carta da culo, non ho fatto niente di male! –
Shun divenne statua di sale e iniziò a sgretolarsi.
Ikki rimase impietrito sulla sedia.
Milo si chiese se poteva simulare un incidente a Rodorio a seguito del quale lui perdeva la memoria… diciamo delle ultime tre ore, per andare sul sicuro… Perché no, davvero, come poteva mai spiegarla una cosa del genere a Camus senza incappare in almeno un Freezing Coffin ? Nemmeno quello era troppo giusto, ecco!


* sekishiki meikaiha - Il pericolosissimo colpo di Cancer, ma Nayal ricorda solo il finale del nome <3

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Capitolo 42
*** TWO IS MEGLI CHE UAN ***


Nayal sollevò lo sguardo implorante su Ishtar.
Keshet aveva ancora il naso incollato alla televisione.
Per fortuna Elkayam era via con suo padre, così non poteva dare manforte.
- Ho detto di no. Il gelato è fatto di latte e poi ti viene mal di pancia - la Voce del Tonante era stata categorica e inamovibile.
- Ma lo dicono anche quei ragazzi che due è meglio di uno!!!! E noi siamo in due! – protestò risentito il ragazzino dagli occhi viola.
- E’ una pubblicità, fatta per vendere quella robaccia chimica, sono tutte frottole! Maskie diglielo anche tu! –
Il Quarto si grattò una natica e con l’aria più scazzata del mondo, sigaretta spenta in bocca che sennò quella pazza isterica della sua fimmina l’avrebbe fulminato con grande crudeltà, mugugnò
- Volete mettere un gelato a confronto con il tea e biscotti alla Tredicesima organizzato da quella… leggiadra fanciulla vestita di pizzo? - a momenti si soffocò con le ultime parole.
Nayal capì che non c’era trippa per gatti e con una scrollata di spalle si alzò dal tappeto e si lisciò alla meno peggio le pieghe dalla maglietta informe e gualcita. Il gemello mise il broncio ma si lasciò sistemare dalle mani veloci ed esperte di sua madre.
- Nayal vai a cambiarti, S.U.B.I.T.O. – e l’Oracolo le riservò un’occhiataccia delle sue.
Marciando con il petto all’infuori la ragazzina si apprestò a fare quanto dettole dalla madre.



Ovviamente il tea alla Tredicesima era più simile ad un rinfresco da cerimonia che a qualcosa di casalingo e informale.
Isthar dovette ammettere che la fioritura dei ciliegi era davvero magnifica, come pure la cura del giardino, la squisitezza delle porcellane usate, la delicatezza dei pizzi della tovaglia e l’incanto dei dolcetti protetti da campane di vetro.
Non si era pentita per niente di essersi messa in tiro e anche Nekay, la Messaggera era vestita in modo formale. Solo i Saint si erano riservati la libertà di indossare jeans e camicie bianche ad eccezione di Aphro che aveva scelto un completo di lino che gli stava a meraviglia, come se fosse un modello uscito dalle pagine di Vogue e gli altri due orientali, Shaka e Mur che indossavano rispettivamente il Sari bianco e il classico abito tibetano per l’Ariete celeste.
I mocciosi stavano giocando sul prato, mentre gli adulti discorrevano di alleanze e trattative al tavolo.
Ad un tratto Shaka si sentì tirare la veste, da sotto il tavolo.
Alzò il lembo della tovaglia e vide il piccolo Keshet che con gli occhioni viola supplici chiedeva di essere preso in braccio.
Il Sesto pensò che fra un paio di anni o anche meno quel bambino avrebbe potuto essere suo allievo e preso da tenerezza lo raccolse da terra e se lo accomodò sulle ginocchia. Era caldo e profumato e anche il suo cuore batteva un poco più velocemente di quello di un adulto. Ishtar sopirò poi fissò il figlio, intimandogli con lo sguardo di non disturbare.
- Dov’è il pidocchiu? – chiese Death Mask che invece aveva una brutta sensazione addosso.
- Là – disse indicando la meravigliosa fontana in stile giardino di Versailles dove una ragazzina fradicia e in mutande stava cercando di montare sul dorso di uno dei leoni del basamento e l’altro moccioso, anche lui in mutande cercava di copiare la posizione statica del piccolo putto alato.

- Nayal!!!!!!!!! Elkayam!!!!! – ruggì la voce dell’Oracolo mentre Saga e Kanon si affettarono a recuperare rapidamente rispettivamente figlio e nipote acquisita.
Nel frattempo le ancelle avevano portato morbidi teli di spugna candida e Mu diede una mano ad avvolgere e asciugare i piccoli. Ovviamente Aphrodite non rimase in disparte, fosse stato anche solo per essere certo che la capra maledetta non facesse nulla di inappropriato nelle vicinanze di Saga.
Si avvicinò anche Shaka che teneva in braccio Keshet. Aveva da subito percepito la tensione nel corpicino del bambino quando aveva visto i grandi correre dalla sorella.
Appurato che era tutto a posto il gemello veggente disse
- Nay… Lo sai che sei nei guai? –
La ragazzina sollevò lo sguardo ma i suoi occhi di cielo stellato si calamitarono improvvisamente sul volto di Shaka. Il Sesto si sentì un po’ sotto esame, ma si diede dello sciocco, quella era solo una bambina e probabilmente era solo incuriosita dal suo tilaka.
- Indica la mia appartenenza ad una casta buddista – spiegò Shaka con un piccolo sorriso scostando la frangia per mostrare la piccola goccia scarlatta al centro della sua fronte.
Nayal corrugò la fronte e si voltò verso Mu.
- Two is megli che uan? – chiese indicando i due punti sulla fronte del jamiriano.



NDWar: Colpa della locandina dei gelati Motta che ho visto esposta passando davanti ad un bar. Come si è capito anche il titolo stesso è preso dalla pubblicità del Maxibon... Ve lo ricordate?

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Capitolo 43
*** SWEET TOUCHY ROSES ***





- Puoi andare ora, mio Saint – lo liquidò finalmente Athena.
Il Dodici fece un rigido inchino; sarebbe morto piuttosto che tradire il dolore della ferita, ancora troppo fresca, distorcendo i suoi bellissimi lineamenti con una smorfia. E poi Saga era presente, ragione in più per cercare di apparire al meglio.
Saga trattenne a stento un ringhio.
Se Athena non avesse liquidato alla svelta Aphrodite era quasi certo che sua dea o meno l’avrebbe presa per il collo. Anche il Gran Sacerdote Dohko doveva averlo capito perché tirò un sospiro di sollievo non appena l’ultimo dei dodici custodi dorati lasciò la stanza per andare possibilmente a farsi curare in infermeria.
- Primo Ministro posso pensarci io alla verbalizzazione di quanto riferitoci da Aphrodite Gold Saint. – sospirò Libra.
Saga si voltò a fissarlo poi scosse la testa.
- Finirò i miei doveri, esattamenTe così come ci si aspetta da me. – annunciò prima di inchinarsi ad Athena e lasciare anche lui la stanza.
La Dea e Dohko si fissarono per un lungo attimo poi la giovane fanciulla sospirò e chinò il capo
- A volte credo sarebbe meglio se lo dicessero esplicitamente, che stanno insieme. –
Libra ridacchiò pensando che invece era molto meglio se non lo dicevano, perché vedere come cercavano di gestire la situazione era oltremodo spassoso, il più delle volte. Però riconobbe che quella sera era stato più penoso che altro.



Aphrodite sollevò la gamba, facendola spuntare dalla vasca da bagno ricolma di oli e petali di rosa bianca e rose rosse.
Aveva ricevuto ferite peggiori, anche se era piuttosto dolorosa sarebbe guarita presto.
Allargò di più le cosce e sentì dolore.
Non era il caso di forzare oltre; represse un brivido al pensiero che se quel bastardo l'avesse colpito una spanna più in alto poteva dire addio alla sua virilità.
Aveva fatto benissimo a ridurlo a concime per le sue rose.
Ad ogni modo la cosa importante era che il suo volto fosse intonso.
Avvertì la sensazione molto familiare dei petali di rosa che gli si stringevano addosso.
Sapeva che quelle bellezze scarlatte lo stavano guarendo ma stavano anche succhiandogli un po' di sangue e cosmo.
Piegò la testa all'indietro.
I capelli raccolti sulla nuca gli fecero da cuscino e lui si lasciò sfuggire un gemito.
Era sempre uno scambio piacevole, molto piacevole, quello che avveniva tra lui e le sue rose.



La porta del suo bagno si spalancò di colpo e un certo qualcuno, che ancora indossava la tunica di Primo Ministro, avanzò a passo di carica reprimendo a stento un ringhio.
- Due giorni. Una missione di due giorni e mi torni a casa da rattoppare?! - sbraitò non celando per niente l'apprensione e il nervosismo.
-Ehi! - cercò di protestare il Dodici, ma l'acqua calda, il tocco delle rose, e lo sguardo rapace di Saga lo avevano privato di ogni desiderio di essere velleitivo.
Saga si piegò in avanti e per un attimo Aphrodite si chiese se voleva entrare anche lui nella vasca da bagno che sarebbe stata comunque fin troppo piccola... invece senza alcuno sforzo apparente lo prese in braccio, modello principessa e lo portò direttamente nella sua stanza.
-E levati quell'espressione estatica dalla faccia! - brontolò mentre lo baciava dolcemente facendolo sciogliere ancora di più.
Saga era brusco e tagliente quando irritato ma non lo aveva davvero mai toccato meno che gentilmente.
Anche quando la passione li travolgeva, una parte di Saga era sempre attenta a non spingersi mai troppo oltre.
- Sei irritato per la ferita o sei geloso delle mie rose? - chiese sorridendo appena.
- Tutte e due!- rispose l'altro senza esitare e senza imbarazzo.
Le gote di Aphrodite si incendiarono e il suo cuore prese a battere più veloce nel petto.
- Questo è giocare sporco! - lo rimproverò Saga che però si era steso al suo fianco e aveva iniziato ad accarezzarlo in quel modo tanto dolce e al contempo possessivo che lui aveva già smesso di pensare razionalmente.
Voleva solo gemere e accogliere tutto il piacere possibile. Poi avrebbe pensato anche a come dare piacere a sua volta...



Saga si svegliò per primo.
Succedeva sempre quando dormiva con il Dodicesimo.
Gli piaceva vedere il volto addormentato dell'altro, gli piaceva vedere come gli si accoccolava sul fianco, arrotolandosi su se stesso e a volte si divertiva a spostarsi un po' solo per osservare come Aphro andasse alla ricerca del suo calore, anche se ancora addormentato.
Il Terzo gli accarezzò piano la gota, allontanando le ciocche turchine che stavano troppo vicine alla sue labbra, per quanto lo riguardava.
Le labbra del Dodici, alla mattina, erano di un colore stranissimo e innaturale. Quasi violetto,come se Aphrodite si fosse esposto troppo a lungo al gelo o come se avesse mangiato troppi mirtilli. E il Dodici gli aveva spiegato che era una cosa normale per lui, che era l'effetto dell'immunità ai veleni e che era quello il vero motivo per cui usava il rossetto...
E che quella verità la conosceva solo Nayal che era bravissima a estorcere segreti, quando ci si metteva di impegno.
Saga pensò alla ragazzina e non faticò a crederci.
Aphrodite aprì gli occhi e gli sorrise adagio.
- Sei ancora qui - constatò contento.
- Oggi posso permettermelo. Colazione? - chiese Saga.
- Spremuta d'arancia, french toast e non so se le fragole sono ancora commestibili.- sbadigliò abbracciando il cuscino e annusandolo.
- Ehi, sono io l'ospite! - protestò Saga che però si stava già dirigendo verso il bagno per farsi una doccia veloce. - E smettila di annusare quel cuscino! -
- Ma ha il tuo stesso odore... - sorrise pieno di malizia il Dodici
- Sbaglio o eri tu che alla quarta volta ha supplicato una tregua? Non provocarmi se non sei in grado di gestire le conseguenze... -
- Non contare i miei orgasmi! - si indignò Aphrodite arrossendo deliziosamente e decidendo di alzarsi.
Il gemito gli si strozzò in gola.
Boccheggiò un paio di volte prima di precipitarsi davanti allo specchio a figura intera.
Contò qualcosa come sei morsi, con tanto di calco dentale e una decina di succhiotti sparsi ovunque sul suo bellissimo e candido corpo.
Il suo cosmo si incendiò ed esplose.



Dal bagno provenne l'urlo di Saga.
- Aphrodite, maledizione a te! Ordina loro di rimettermi giù... Ahia! Ahia! Pungono, Aphrtodite! -
- Non mi interessa! Resterai lì appeso come un salame fino a che questi segni non mi saranno andati via, dannato! -

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Capitolo 44
*** USO IMPROPRIO ***



Gleam sollevò lo sguardo crucciato, poi ringhiò qualcosa e ricominciò a fare i calcoli.
Nayal intanto stava continuando a martellare.
-E’ sacrilegio...- pigolava intanto Keshet prossimo ad un tracollo nervoso.
- Ma no, vedrai che poi rimettiamo tutto a posto e non se ne accorge nessuno, Nay lo ha promesso! – rispose invece con un enorme sorrisone Elkayam
Rime intanto continuava a lavorare con fili e cavetti scoprendo che la borsa degli attrezzi di Kiki era una fonte costante di stupore e innovazione. Sorrise pensando che babbare il futuro armaiolo del Santuario era stato facilissimo. Le era bastato sbattere un po’ gli occhi, sorridere, fingere un profondo interesse per ogni strumento di lavoro e alla fine chiedere se poteva prenderne qualcuno per esaminarlo meglio. Con un po’ di riluttanza, Kiki aveva alla fine ceduto e le aveva dato la borsa, dicendo che la rivoleva per la sera, che tanto le riparazioni delle armature che doveva fare nel pomeriggio non erano molte e gli attrezzi dell’officina di Mu era più che sufficienti.
-Quanto ho da fare una riparazione più facile ti farò assistere, non credo che Camus si opporrà se glielo chiedo. –
Rime, che stava recitando la parte fino in fondo saltò al collo del giovane futuro Aries e gli diede un bacio a schiocco sulla gota.
Vederlo avvampare fu una di quelle cose che non hanno prezzo.


-Keshet, mi fanno male le mani, dammi il cambio! – disse La gemella, osservano le mani dai pali arrossati e prossimi a riempirsi di vesciche.
-Athena ci scorticherà vivi. Verremo esiliati dal Santuario... Periremo fra atroci tormenti... – ansimò l’altro gemello.
- Lo hai veduto? – chiese Nayal fissandolo nelle ametiste degli occhi.
- No. – ammise e vide che gli occhi di cielo stellato si illuminavano.
- Allora è solo la tua paura a farti parlare! Martella, su! – ordinò passando l’attrezzo aureo a Keshet.
Dopo un tempo indefinito passato a martellare, fare di conto, collegare fili, giocare con le frequenze d’onda fu tutto pronto, giusto in tempo per l’ora X.
L’antro di Capo Sunion era umido e freddo ma loro avevano pesato a tutto.
Apparvero termos di the e caffè caldi,sacchetti di patatine e pop corn, persino delle candele.
- Siamo i migliori, non v’e dubbio! Funziona, funziona! – si entusiasmò Rime.
- Si, le immagini non sono bellissime,ma si vede... – constatò anche Gleam.
- Se solo il disco parabolico fosse stato un poco più grande... – sospirò Gleam sedendosi a gambe incrociate.
- Purtroppo lo scudo del Dragone era troppo piccolo anche se era di bronzo e come materiale poteva andare bene... – sospirò Elkayam
Keshet lo fulminò con un occhiataccia. – Stai prendendo una brutta piega, cugino, fattelo dire! –
- Oh piantala di fare il guastafeste, frignone! – sbuffò Rime per poi concentrarsi sulle immagini...
- Eccolo, eccolo! Mamma quanto è... figo! – sospirò estatica la ragazzina
- Io preferisco lei – fece spallucce Gleam.
- Ci mancherebbe altro! A noi maschietti devono piacere le femminucce, mica gli altri maschietti! – disse El.
Nayal pensò che non era mica sempre vero e che Aphrodite avrebbe potuto piangere per una frase del genere... No, forse piangere no,ma si sarebbe sentito molto a disagio e a zio Saga sarebbero potuti tornare quei bruttissimi capelli bianche e quegli occhi rossi...
- Te lo ha detto zio Kanon? – chiese invece curioso Keshet.
- Si,me lo dice tutte le volte che mi vede e che mi chiede chi è la mia fidanzatina e io gli dico che non ce l’ho... Ho proprio un papà curioso – Nayal ringraziò prima qualche Olimpio dato che El era ancora libero come l’aria e dall’altro maledì Kanon, che se si fosse scoperto che era lei ad avere mire sul cugino ci sarebbe scappata la seconda guerra galattica (riferimento spudorato al torneo indetto dalla Kido nella serie canon), poco ma sicuro!


Il concerto iniziò e la serata trascorse nel miglior modo possibile fino a che l’allarme del Santuario non prese a suonare follemente.
- Ma che cosa sarà mai successo?- chiese Gleam irritato.
- Se è un esercitazione metto a dormire un po’ di gente nella Freezing Coffin che ormai sono bravina a crearne! – disse Rime
- Io mando gli altri a spasso per l’Ade – ringhiò anche Nayal.
- Che ne dite se restiamo nascosti qui?-chiese Keshet che non era certo nato guerriero.
- Oh smettila! Tu fra tutti se usi la Voce del Comando non hai nulla da temere! – sbuffò Nayal
- Io con la Restriction non sono proprio bravo... – sospirò Elkayam ricordando che solo il giorno prima anzichè paralizzare il suo avversario si era paralizzato da solo...
- Anche io con il Lightning Fang ho qualche difficoltà di controllo – ammise di malavoglia Gleam, ricordando che lo zannuto mostro di energia da lui creato aveva finito per inseguirlo e tentare di mordergli le chiappe a più riprese...
Stavano per uscire dall’antro quando una figura imponente si parò loro davanti.
Ci misero qualche istante a realizzare che si trattava di Shura del Capricorno.
- Shura! Ma che succede?- chiese Rime, come se cadesse dalle nuvole e dimostrando come al solito più spirito di ripresa e iniziativa degli altri.
- Camus,Aiolia li ho trovati! – urlò Shura ai compagni senza tuttavia perdere la sua espressione minacciosa.
L’Acquario e il Leone li raggiunsero molto rapidamente.
- E’ pericoloso, tornate subito dentro le mura del campo di addestramento! Qualche oscuro nemico ha rubato lo scettro di Nike della Dea Athena! –
All’occhio di falco dell’Undici non sfuggì il pallore mortale che decolorò il viso dei cinque.
- Un momento... Cosa stavate facendo qui? –chiese colto da atroce dubbio.
- Eh?- Shura parve perplesso ma decise di avanzare nell’antro per poi stramazzare al suolo non appena vide lo scopo a cui il preziosissimo emblema di Nike era stato destinato.
- Shura! Che succede?! – si agitò il Leone correndo a soccorrere il Decimo e restando pietrificato sul posto.
L’aria si congelò.
- Eddai Cam! Dovresti invece premiare la nostra inventiva, non arrabbiarti con noi! – protestò Rime.


- Aurora Execution!!!!!!!!


Quello che salvò i cinque debosciati da morte immediata e certa fu la velocità di reazione del piccolo Keseth che in preda al panico più totale strillò – Sbaglia! – usando la Voce del Comando.



Sulla scena accorsero anche Saga e Dohko che dovevano essere nelle vicinanze, e mentre il primo si accasciò a terra strappandosi i capelli e levando al cielo profondi lamenti da belva ferita, il secondo ritornò allo stato di prugna secca in una frazione di secondo.

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Capitolo 45
*** GAMES: ***


Shaina sospirò. Cercando di ricacciare il grido che le si stava formando in gola. Lo sentiva nascere da dentro, una bolla calda al centro dello stomaco che saliva verso l’alto...
Gestire quei cinque era come avere un biglietto gratuito per l’ulcera o per la pazzia. Forse era preferibile la seconda, meno dolorosa. Poi pensò a Saga chiedendosi quanti e quali livelli di follia si potessero raggiungere. Dall’espressione che aveva dipinta in volto pareva dovesse iniziare a vomitare sangue da un momento all’altro.
-Ma lui ha detto di si... – osò protestare Gleam guadagnadosi un’ occhiata di fuoco da parte di Milo.
Keshet intanto stava massaggiandosi i polsi arrossati,laddove i segni della corda che lo aveva legato erano ancora evidenti e intanto tirava sul col naso mentre grossi lacrimoni cristallini continuavano a scorrergli sulle gote. Aiolia si mosse a disagio, chiedendosi dove stava sbagliando con Gleam.
Nayal sbuffò scontenta brontolando un ‘piagnone’ nei confronti del gemello e Death Mask,nonostante stesse facendo un cipiglio minaccioso sentì le labbra piegarsi ad un ghigno soddisfatto.
Elkayam non sapeva se parteggiare per la cugina o andare a consolare il cugino. Dopotutto era solo un gioco.Non era previsto che Keshet piangesse in quel modo. Shaka intanto si chiedeva come far capire al suo allievo l’errore commesso...
-Stavamo solo giocando! - protestò anche Rime imbronciandosi quando Camus la trafisse con uno sguardo glaciale, minacciandola silenziosamente di atroci punizioni.
- Ripetetemi, con ordine, i fatti – si decise a dire Saga,lo sguardo tra il vacuo e l’allucinato.
I quattro si guardarono un momento, come a decidere che dovesse essere il narratore. Rime sarebbe stata la migliore manipolatrice della verità e avrebbe potuto alleggerire loro il castigo, ma Nayal sarebbe stata di sicuro la più imparziale mentre Elkayam il più sincero. Gleam sarebbe stato spietato, riuscendo in qualche modo a fare vergognare e piangere ancora di più Keshet.
Nayal e Rime si scambiarono uno sguardo di intesa.
- Era l’intervallo e ci si annoiava. – iniziò a dire Nayal.
- Gli unici giochi a disposizione sono gli attrezzi ginnici... – aggiunse Rime.
- E voi ci dite sempre che dobbiamo usare la testa e trovare nuove soluzioni... – pigolò Gleam.
- Infondo è solo una rivisitazione del gioco con i cerchi! Non trovavamo il birillo e abbiamo usato Keshet e lui era d’accordo! – disse Nayal e gli altri tre annuirono furiosamente.
Saga si ritrovò a pensare che gli sembravano quattro anatroccoli che chiedono cibo a mamma oca. Sorvolò ampiamente su chi poteva essere mamma oca dato che l’Arles che c’era in lui stava già agonizzando.
- Ammesso e non concesso che io vi creda... Perchè Keshet era legato all’albero? – chiese esasperato.
- Perchè il vigliacco scappava quando gli lanciavamo i cerchi! – si indignò Gleam additando il gemello e provocando un nuovo scoppio di lacrime e singhiozzi.
- Erano tanti cerchi! E arrivavano da tutte le parti!– buttò fuori fra un singhiozzo e l’altro.
Saga... No, gli occhi rossi non erano di Saga... trucidò con lo sguardo Milo, che stava forgiando un coniglio e non un guerriero... e lo Scorpione arrossì miseramente.
- E che minchia, infondo in una battaglia vera u cugghiune avrebbe venduto il culo dei suoi compagni... Non è che sia proprio solo una vittima... – disse fissando Keshet con un misto di disprezzo e di compassione. Così diverso dalla sua impavida gemella...
- No che non li vendo i miei compagni! – strillò a quel punto Keshet indignatissimo rifilando un calcio nello stinco protetto da aureo paramento del Quarto.
- Oh, che leone – ghigno Death Mask sollevandolo di peso per il bavero.
Aiolia, che non aveva capito il senso dello sfottò, si sentì accarezzato in contropelo e si accigliò.
Nayal saltò sulle spalle del suo Master iniziando a tempestarlo di pugni.
- Non toccare Keshet! – sbraitò mentre Elkayam si aggrappò al braccio del quarto cercando in vano di assestargli qualche morso efficace.
- Si, lascia stare il nostro amico! – sbottò anche Rime iniziando a lanciare bombe di acqua, subito imitata da Gleam i cui proettili di ametista però erano ancora così privi di stabilita da scoppiare come bolle di sapone a contatto con qualsiasi superficie...
Data la mira ancora da perfezionare dei due i loro colpi erano più dei proiettili vaganti che altro...
- Sparite dalla mia vista,tutti quanti o vi AMMAZZO!!!!!! GIURO VI AMMAZZO!!!!– esplose ad un tratto un Primo Ministro grondante acqua mentre una oscura e malvagia presenza si espandeva a dismisura alle sue spalle, rendendo il suo Cosmo spaventoso di secondo in secondo.
- Filiamocela! – disse Gleam afferrando la mano di Rime e correndo via, non importava da che parte purchè fosse lontano da Saga, imitato dagli altri ragazzini e in modo assai poco decoroso anche da cinque Gold e un Silver.

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Capitolo 46
*** DRESS OF FIRE ***


NDWar: Jinny82, prenditi la responsabilità di questa cosa che è stato rileggendo una tua recensione (e non chiedermi come sono finta su quella pagina, sono i misteri della tecnologia che a volte mi salvano sul desktop pagine di internet che nemmeno io sapevo...) che mi è partito questo trip... Lo so, tu volevi che la "vittima" fosse Asteria ma tant'è...

Rime si spalmò sulla schiena di Gleam che protestò un poco ma i suoi occhi erano troppo concentrati sul piccolissimo schermo del cellulare che l'Arsenio Lupin del gruppo aveva fatto sparire al non troppo veglio Saint di Leo.
Keshet cercò di allontanare i riccioli scuri della gemella che gli solleticavano il naso e lo avevano già fatto starnutire un paio di volte, con vibranti proteste da parte di Elkayam che si era preso suo malgrado qualche sputacchio e minacce di morte da parte di Gleam, che erano tutti sul suo letto, con la scusa che occupava la branda "di sotto".
"lo voglio anche io un vestito così!" sospirò Rime.
"Bah..." berciò Nayal che non amava quel genere di opulenza negli abiti.
"Chissà come ce la caveremo noi nell'arena degli Hunger Games..." si chiese a mezza voce Gleam.
"Io non troppo bene, Shaka continua a punirmi... Ma come faccio a restare immobile se devo cercare il Nirvana? Mi spiegasse almeno com'è fatto questo Nirvana!" si imbronciò il più piccolo del gruppo
"Tranquillo El, ti proteggo io!" disse Nayal con fiera determinazione, muovendosi e facendo scricchilare molle del materasso e struttura del letto.
"Se mi sfondate il letto vi ammazzo. Tutti" sibilò il rosso.
"Eddai Gle, lo sai che è più facile per noi intrufolarci qui che per voi venire da noi..." sbuffò Rime.
"Resta il fatto che se ci beccano ci cuocciono come tacchini ripieni. Quindi abbassate la voce!" sussurrò Ke.
"Ma voi dite che è davvero possibile incendiare un vestito in quel modo?" la mente di Nayal era ancora ferma sul fascino delle fiamme.
"Per me si." disse Rime.
"Ma va, è finzione!" disse Gle.
"Trucco cinematrogafico" approvò Ke.
"Perchè non proviamo con un abito di Saori? Lo stile è quello..." suggerì El.
Quattro paia di occhi lo fissarono sconvolti, poi presero a brillare di entusiastica aspettativa.
"E come facciamo? Di certo non saremmo mai ammessi alle sue stanze... come lo prendiamo un suo abito? Nay, qualche idea?" Gle si mise seduto, disarcionando Rime che rotolò su Elkayam.
"La stanza di Athena è oltre la mia capacità, soprattutto da quando hanno rafforzato le protezione dopo quell'incidente di taaaaanto tempo fa con Mu e i trucchi..." riconobbe la beershivana togliendo Rime da sopra il suo adorato cugino e guardando El come mamma chioccia osserva il suo pulcino.
"Si, però Saori non va di certo in giro nuda... e fra cinque giorni c'è la cerimonia della Benedizione delle Gold Cloth..." ragionò Keshet "Sarebbe un effetto scenico bellissimo . Il suo abito che si incendia e lei come Katnyss che diventa il simbolo della rivolta... in questo caso della protettrice della pace..."
"E come glielo incendiamo l'abito? Le lanciamo freccie di fuoco?" chiese Nayal
"Ma sei scema?!" sbottò il gemello orripilato.
"Camus ha di certo quello che ci serve fra i suoi libri di chimica." rigioì Rime.



Tutto era stato parato e addobbato per la cerimonia.
Colonne con nastri di seta e raso.
Preziosi drappeggi sull'ara e sul trono dove la Dea si sarebbe assisa.
Ghirlande e mazzi di fiori che creavano un tripudio di colori contro un cielo azzurro e una rena alabastrina...
"Nayal?" chiese Rime.
"Si, ho quasi fatto..." disse la ragazza dagli occhi di cielo stellato sistemando quello che sembrava una grossa boccia di vetro piena di acqua esattamente sopra il trono e nascondendola al meglio tra i fiori e i preziosi tessuti degli addobbi.
"Se qualcosa va storto quello che c'è lì dentro è meglio di un estintore..." sorrise Rime.
"Facciamo che niente va storto..." le mani di Keshet tremavano sensibilmente in sintonia con la vice incrinata.
"Eddai Ke! Hai provato a richiamare una visione ma non hai visto nulla no? Quindi andrà tutto benissimo! Sarà proprio come nel film!" si entusiasmò Rime.
"Non vedo l'ora!" gli occhi di cielo di Elkayam erano pieni di aspettativa...
Il buonsenso di Keshet crollò. Inutile appellarsi a quello di Gleam che evaporapa al primo sorriso di Rime.
L'asgardiana toccò il marmo della seduta del trono.
"E' quasi caldo al punto giusto... "socchiuse gli occhi fissando il cielo e decise che si, per l'ora X tutto sarebbe stato perfettamente pronto.


L'Arena era gremita di guerieri di ogni casta.
Athena si sollevò in piedi, usando l'emblema di Nike per aiutarsi nella manovra.
Il metallo si staccò dal marmo del trono da cui aveva assorbito calore e si immerse nella vaporosità della gonna di quell'abito bianco più adatto al salotto di Versailles di tre secoli prima... La reazione chimica divampò.
Le fiamme si sprigionarono violentissime, incenerendo ogni fibra del tessuto.
Saori gridò, terrorizzata.
Prima che chiunque potesse reagire, persino Saga e Dohko che erano solo un passo dietro alla divina, la vampa di calore fece scattare il meccanismo di sicurezza della boccia.
L'urlo di Saori cessò di colpo.
Tra Gemini e Libra, la donna abbassò lo sguardo portandosi poi le mani al volto.
Del suo abito non vi era più nulla... restavano solo le sue gambe nude, le mutandine in pizzo bianco con fiorellini rosa erano una strisciolina carbonizzata e del reggiseno a balconcino che la rendeva meno piatta di quello che era, restava solo lo scheletro... Oh certo, c'era poi tutta quella schiuma a nascondere almeno in parte la sua nudità...
Saga si tolse dagli occhi la schiuma che aveva di riflesso investito anche lui e desiderò di non averlo mai fatto, la rosa di Aphrodite lo mancò di un solo millimetro, seguito dall'urlo telepatico di NON GUARDARE|
I Gold , per devozione chiusero gli occhi ma in quel modo si scatenò un po' di caos perchè non era loro chiaro come dovessero davvero muoversi...
Seiya che indossava la Cloth di Sagitter si slanciò in avanti per salvare-proteggere-nascondere la sua Dea ma inciampò in qualcosa di invisibile nella schiuma e... Finì con la faccia fra i seni della Kido.

Urlo di Athena.

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Capitolo 47
*** MENTAL ASSAULT ***


Death Mask piegò indietro il capo, sollevando il volto al cielo terso di Atene.
Il sole batteva impietoso arroventando i gradoni e la sabbia dell’Arena.
Gli aspiranti Saint faticavano su quel suolo, sudando e grugnendo e pestandosi.
Aprì la bocca e si rovesciò addosso la bottiglia d’acqua fredda, godendosi quel momentaneo piacere.
Fin troppo presto il caldo e l'arsura sarebbero tornati a farla da padroni.
Il liquido si mischiò al sudore e gli bagnò i capelli di fronte e tempie che gli si erano appiccicati al volto. L’acqua che non entrava nella sua bocca spalancata, ruscellava lungo il collo e veniva poi assorbita dalla maglietta che era stata blu prima di subire il lavaggio speciale opera di Nayal, evidenziando i muscoli gonfi dei pettorali.
Aphrodite si stava facendo aria con un ventaglio spuntato sapeva solo Athena da dove mentre Shaka meditava, o teneva sotto controllo i cosmi e i phrana degli allievi, levitando mezzo metro sopra i gradoni roventi.
Death Mask si avvicinò ai due.
- Oggi non c’è limite al peggio – ringhiò scuotendo la testa come un grosso cane rabbioso.
Gocce di sudore miste ad acqua di diffusero nell’aria e andarono a colpire la mano di Aphrodite.
- Schifo… - sibilò il Dodici come un serpente a sonagli mentre afferrava l’intonsa savvietta di Camus e si ripuliva freneticamente. Il suo viso era l’emblema perfetto del disgusto, con le labbra serrate in una linea sottile, un sopracciglio inarcato e deliziose pieghette sul naso perfetto che aveva momentaneamente arricciato.
- Sarebbe stata gradita una richiesta di permesso d’uso – sospirò Camus che era tuttavia troppo accaldato per mettersi a polemizzare seriamente.
Aveva legato i magnifici capelli rossi in una coda alta, ma era servito a poco. Il volto era arrossato sia per il calore che per gli impietosi raggi del sole che continuavano a colpire la sua pelle assai delicata.
Mosso a pietà Ahprodite gli allungò un tubetto di Koppetone protezione 50+ per pelli sensibili e neonati.
Death Mask quasi sputò a terra, si trattenne solo perchè Milo li raggiunse ringhiando
- Vorrei poter leggere la mente di quei cinque! Forse riuscirei a capire che accidenti hanno oggi!!!!Cam non è che potresti... - e - fece un gesto vago con la ano a indicare una corrente di aria fresca.
- Mais oui, doceure infini. Comment pourrais-je ne pas y penser? (Ma certo dolcezza infinita, come ho potuto non pensarci?)- ringhiò il francese con pesante sarcasmo.
Il sopracciglio di Shaka fremette.
C'erano cinque elementi di pesante disturbo sui quali non poteva concentrarsi troppo o avrebbe sconfinato nel deprorevole atto di origliare, seppure telepaticamente. Tuttavia alcuni di quei pensieri erano tanto intensi che lo raggiungevano comunque.
- Guardate Aiolia... Dieci a uno che in meno di due minuti gli parte un Lighting Bolt! - ghignò il Quarto immaginando di poter fare dei soldi facili.
- Non scommetto - lo gelò immediatamente Camus.
- E' inelegante - diede man forte Aphrodite.
- Sono al verde - sospirò Milo - A proposito Cam, puoi mica prestarmi qualche spicciolo? -
- No. E smettila di cercare rifugio a casa mia con la scusa che hai il ventilatore rotto!- sbuffò l'Undici irritato.
Nel frattempo Shaka stava dichiarando la resa. Che quei pensieri lo raggiungessero pure, li avrebbe ignorati. Tenerli lontani iniziava ad essere faticoso ed estenuante e se persino Milo aveva ammesso che gli sarebbe piaciuto ascoltarli forse non era dalla parte del torto assoluto...
Si augurò che magari,quell'atto indegno potesse aiutarli, tutti quanti a rimettere in carreggiata quei cinque...
Saga, non visto, si era allontanato velocemente, terrorizzato dalla possibilità di finire in qualche modo coinvolto in qualsiasi conseguenza potesse avere quella conversazione tra Saint, ma ancora più da quello che poteva davvero celarsi nella testa di una certa mocciosa dagli occhi di cielo stellato.
- Vattene alla svelta Saga! Veloce, veloce! - ansimava Arles nella sua testa.
- Non ti credere! Non me ne sto andando perchè lo suggerisci tu! - rispose sempre mentalmente Saga al suo alter ego.
- Basta che te ne vai... E non ci provare a pensare a cosa potrebbe avere in testa Nayal o quell'altra strega del Nord, te ne prego! Tu non lo reggeresti e probabilmente nemmeno io! - gemette di nuovo Arles.
- Smettila di darmi ordini! Lo so da me! - ringhiò Saga che mentre litigava con il suo alter ego, aveva raggiunto le sue stanze e si chiuse violentemente la porta alle spalle.
Kanon inarcò un sopracciglio.
- Arterosclerosi, fratello? Almeno saluta! - provocò ma non ricevette risposta.

Shaka invece soccombette alla tentazione.

Elkayam stava pensando che il suo Master doveva avere problemi seri con questo Nirvana dato il modo in cui ne era ossessionato e magari poteva convincere Keshet a richiamare una visione per capire dove si trovava e riportarglielo così la smetteva di stressarlo tutti i giorni con quella storia. Chissà se Nirvana era una bella donna...Magari assomigliava a zia Isthar... No meglio di no, la gelosia di Death Mask era pericolosa e lui a Shaka voleva bene anche se era strano forte...
Chissà se Nayal era disposta ad aiutarlo; di solito era sempre dalla sua parte...
-Dove ho sbagliato con te? - si disperò il Sesto.
Non voleva dover ammettere con Athena di aver fallito, per la prima volta in vita sua.

I pensieri del rosso del quintetto lo assalirono.
Gleam oscillava tra beatitudine, ogni volta che la mente si posava sul lato B di Rime, ma anche sui suoi capelli d'argento, sulle sue labbra a cuore, sui suoi occhi di mare... E poi diventava qualcosa di nero, oscuro e rancoroso non appena seguiva lo sguardo di lei e lo vedeva fisso su Camus.
Aiolia non capiva un fico secco quando gli diceva che sentire il Cosmo dentro di se lo avrebbe reso guerriero; strappare Rime a quel ghiacciolo di Camus con qualsiasi astuzia, lecita o illecita, lo avrebbe reso guerriero! Aiolia un assoluto inetto come stratega!
Shaka fremette di sdegno contro se stesso quando una parte di lui riconobbe amaramente le ragioni di Gleam circa l'astuzia del Quinto.

Keshet continuava a ripetersi che quella era una visione indesiderata e che no, non aveva davvero beccato Milo e quell'ancella avvinghiati come cozza e scoglio sul bucato appena ritirato.
Chissà poi perchè i seni di lei sussultavano come se stesse correndo quando in realtà era seduta in braccio al suo Master... E si sentiva ancora più confuso e perplesso per il fatto che fosse più curioso in merito alle espressioni che poteva avere Milo in volto piuttosto che sentirsi attratto da quei due budini sballonzolanti...
Forse doveva parlarne con Aldebaran che di figli ne aveva già fatti quattro ed era ferrato in materia... No, meglio di no, visto che il Secondo aveva generato solo femminucce...
Chissà se Mu... Dopotutto aveva Kiki... Naaah, Mu non gli dava le sensazioni giuste...
Shaka degluttì a vuoto ma venne di nuovo aggredito da pensieri violentemente intensi.
Nayal stava pensando a come riuscire a ricattare Aphrodite, senza finire in una bara di rose.
Scroccare lezioni di seduzione e fascino. Nella sua mente il Dodici aveva qualcosa di molto, molto esotico. Una Cleopatra al maschile, con il corpo cosparso da oli profumati, ciglia fluttuanti, rose ovunque, pelle d'avorio liscia come seta e seminudità...
Poi qualcosa la distrasse e improvvisamente la coscia di Aphrodite divenne quella di un pollo allo spiedo, adagiata su un letto di purè e deliziosi pomodorini e olive nere adornavano la portata.
Piatto ricco, mi ci ficco!
Shaka dubitò della forza della sua mente davanti a tali devastanti pensieri ma quelli di Rime si insinuarono fra i suoi.

La fatina del ghiaccio vedeva solo Camus ma grazie al cielo le immagini erano caste, o se non altro quelle di vita quotidiana.
Camus che faceva colazione. Con sensualissimi baffi di schiuma di cappuccino che Rime avrebbe leccato fino all'ultimo atomo.
Camus che indossava la Cloth che Rime avrebbe rimosso con gioia, toccando ogni muscolo e pezzettino di pelle del Signore delle Energie Fredde.
Camus che leggeva un libro, leccandosi poco igienicamente l'indice per sfogliare le pagine e Rime desiderava che il bordo della pagina fossero invece le sue labbra...
Camus che spiegava delle formule alla lavagna e Rime che gli afferrava le natiche, tastandone la compattezza e lo atterrava ,seduta a cavalcioni sui suoi reni per poi allungare la mano da qualche parte su Camus...
La mente di Shaka si spense.

L'uomo più vicino agli Dei si abbattè al suolo.
Lungo e disteso nella polvere.
Death Mask fu il primo a chinarsi su di lui.
- 'Sti Santoni. Meditano meditano, si dimenticano di mangiare e poi un po' di sole e puff, vanno giù come bambuledde! -

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Capitolo 48
*** AFTER EYEBROWS ***


NdWar: Questa si colloca cronologicamente dopo Eyebrows.



Saga si rigirò nel letto.
Strinse più forte gli occhi; come se quel gesto potesse magicamente farlo addormentare.
Si girò sul fianco destro.
La luna era troppo luminosa.
Si girò sul fianco sinistro.
La mente era troppo piena di informazioni.
Si mise a pancia in giù.
I problemi del Santuario si accumulavano spropositatamente.
Infiò la testa sotto il cuscino.
Era colpa dei rumori di qualche dannato animaletto notturno che scorrazzava fuori dalla sua finestra, che la diarrea cogliesse!
...
Tutte palle.
Era furioso e non riusciva a dormire perchè il suo ego gridava vendetta.
Quale ingobile sentimento!
...
Kanon ronfava sommessamente nell'altra stanza.
Ma alle sue orecchie arrivava solo l'eco di quella fragorosa risata che gli urtava il sistema nervoso.
Kanon che come sempre entrava in bagno senza bussare.
Kanon che si immobilizzava in una posa statica.
Lui che si voltava di scatto.
Matita marrone alla mano, un paio di forcine a tenergli sollevata la frangia...
Kanon che batteva le palpebre.
Le gote di Kanon che si gonfiavano facendolo assomiglaire ad un pesce palla.
Kanon che usciva dal bagno, la mano premuta sulla bocca.
Kanon che chiudeva silenziosamente la porta alle sue spalle.
I passi di Kanon lungo il corridoio e poi l'esplosione della sua risata.
La matita che Aphrodite gli aveva prestato di ruppe fra le sue dita.
....
Saga gettò indietro le coperte.
Non accese le luci.
Silenzioso come ombra fra le ombre si diresse in bagno.
Sapeva esattamente dove era collocata ogni singola cosa, nella Terza.
Quando richiuse l'armadietto a specchio, nell'oscurità si scorse solo il riflesso di due bagliori rossastri.



Camus chiuse il libro con uno scatto furioso.
- Arrivo - ringhiò al bussare insistente alla porta della sua Casa.
Mon Dieu, se non rispondo è perchè non voglio scocciatori intorno! pensò mentre apriva la porta.
Milo era andato a trovarlo, quella sera.
Le voci correvano sempre troppo in fretta, al Santuario.
Milo aveva davvero fatto del suo meglio per nascondere lo stupore.
Milo stava facendo del suo meglio per non ridere.
- Dai Camus... Puoi sempre chiedere a Shaka un tatuaggio all'hennè... Vanno di moda...- iniziò a dire ma la sua voce lo tradì.
La grassa risata che gli si era formata nella pancia era risalita lungo il torace e si era fermata in gola, facendogli uscire una voce sottile e acuta che nemmeno il farsetto del cantante dei Darkness poteva permettersi...
Camus inarcò il sopracciglio. Un gesto per lui naturale ed istintivo.
Solo che il sopracciglio dipinto non si comportò come quello naturale.
- Sc-sc- scu... Scus... - Milo si allontanò a grandi passi.
Sapeva che non sarebbe mai stato abbastanza lontano dall'orecchio fino di Camus ma fece del suo meglio mentre scoppiava a ridere talmente tanto e talmente forte che dovette appoggiarsi ad una colonna che abbelliva la scalinata che dall'ìUndicesima portava alla Decima.
Ad un tratto il pavimento sotto i suoi piedi congelò e lui si trovò a ruzzolare lungo i restanti gradini.
Camus rientrò nelle sue stanze ma all'Undicesima si stava come in una ghiacciaia.



-Saga!!!!!!! - Kanon spalancò la porta della cucina, gli occhi iniettati di sangue.
Saga sollevò lentamente lo sguardo dalla sua tazza di caffè e latte fumante.
- I gemelli devono condividere tutto. -sentenziò prima di sorridere angelico.
Kanon seppe che se non voleva farsi un nuovo giro a Capo Sunion era meglio se stava zitto.
Sospirò e si chiese se Aphrodite sarebbe stato disposto ad aiutare anche lui... O male che andava Nekay poteva metterci la parolina buona con Isthar.

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Capitolo 49
*** Di seni, tette, poppe e zinne... ***



Nayal fissava un punto imprecisato fuori dalla finestra.
Rime sollevò lo sguardo, indecisa se interrompere il flusso di pensieri della sua compagna di stanza e migliore amica. Ne vedeva la morbida linea del collo e quella della gota,ancora paffuta come quella dei bambini.
Nayal aveva tredici anni, un phrana possente e un grande cuore, ma a differenza di Rime,il suo corpo non aveva ancora intrapreso il percorso del cambiamento che le avrebbe condotte ad essere finalmente donne.
Mentre Rime poteva vantare un seno sodo e pieno, la bruna era ancora piatta come una tavola.
Ma in verità, ciò che stava affascinando Rime in quel momento, era il modo i cui la luna baciava la sagoma della sua amica e come i suoi occhi, di solito blu con qualche pagliuzza argentea, adesso fossero più stelle che cielo.
Argento liquido solo spruzzato di blu...
-Nayal,tutto ok? – si decise a chiedere fingendo di sistemarsi il pigiama per la notte.
-Mmmmh... Si. – ma la voce della ragazzina era strana.
Rime sapeva che la sua amica aveva sangue di profeta nella vene e sapeva anche che un Oracolo serio non infarciva le sue visioni con coreografiche scenografie,con trucchi di fumo e candele, con canti e nenie... Un vero oracolo profetava con la Voce degli Dei.
A volte egli ricordava in vaticinio, a volte no.
-Mi stavo chiedendo... Se la Luna fosse un maschio... Che aspetto avrebbe? – si pronunciò di nuovo la beersiwana.
-Ma la Luna è sempre stata femmina... – suggerì Rime.
-No. In un tempo antico e dimenticato... Cancellato dalla storia... Ogni astro era maschile... - mormorò Nayal
-E... Ti ha risposto?- domandò ancora Rime curiosamente divertita.
- Non so. Ho visto un volto di un giovane. Capelli più argentei che biondi e occhi verdi. Lineamenti delicati, come la luce della luna e altrettanto gentili sebbene celino una insospettabile forza. Come la luce della luna che anche quando oscurata non soccombe alle tenebre della notte... Qualcuno di speciale... –
- Devo avvisare Elkayam di darsi una mossa? – scherzò Rime, poichè sapevano tutte e due che la cotta di Nayal per il cugino non solo non era ricambiata, ma il ragazzino non aveva ancora ben chiara la differenza fra maschi e femmine.
Nayal sorrise.
Occhi di acciaio fuso, quasi luminescenti.
-E’ qualcuno da amare per davvero... – poi la ragazzina battè le palpebre. Occhi di cielo stellato. – Tranquilla Rime, uno così non esiste. Forse sono solo stanca di non essere corrisposta e ho vagato un po’ con la fantasia... Non lo sei forse anche tu un po’ stanca della tua immutabile situazione con Camus -
- Camus è... Camus. Mi manda ai matti ma non posso fare a meno di ammirarlo e di idolatrarlo...- Sospirò l’asgardiana anche se... A volte, quando chiudeva gli occhi la sera, il volto che le appariva, sebbene contornato da capelli rossi, non era propriamente quello del suo Master.



Un picchiettio di sassi sul vetro della finestra.
Tre in rapida successione e poi altri tre.
Il segnale che i ragazzi erano arrivati per la loro chiacchierata segreta prima di dormire e per il bacio in fronte della buonanotte a Elkayam.
Poco dopo Gleam si svaccò sul letto di Rime.
Keseth si sedette a terra,con la gambe incrociate sul tappeto e Rime si sedette in testata al letto di Nayal.
Elkayam si appallottolò contro di lei, con la testa sulle sue ginocchia.
Nayal si prese la sedia con aria rassegnata.
-Non è una posa femminile, senza contare che non ci si siede coi gomiti appoggiati sullo schienale- fece notare Keseth alla gemella.
- Oh, chissene! Sto comoda!-
- Su, non battibeccate e sentite qui che scoop!- Gleam era in quel periodo in cui aveva uno spiccato interesse per il gossip – Ho sentito Shiryu parlare con Seiya... Sembra che in origine a ricevere l’addestramento sulla Death Island fosse stato designato Shun ma che poi,come al solito Ikki si sia messo di mezzo per salvare il fratellino... – Il rosso era piuttosto fiero della scoperta. – Ce lo vedete Shun con la Cloth della Fenice? –
Ci fu parecchio silenzio.
Rumore di rotelline in movimento.
-Ikki con la Cloth rosa e le tette? – Elkayam si mise a sedere al centro del letto, tirandosi su di scatto.
Con la precisione di un cecchino che mostrava solo in quelle occasioni, Keshet rifilò un coppino al cugino.
-Si dice seno! Come in trigonometria, anche se non sono la stessa cosa! – protestò indignato.
-Tette,seno, poppe, zinne... Tanto sono solo due budini che le ragazze hanno sul petto... – minimizzò Gleam.
Nayal tirò il collo della sua maglietta e ci guardò dentro, sospirando per la mancanza di qualsivoglia cambiamento della situazione.
Rime arrossì, deliziosamente indispettita.



La porta della stanza si aprì di colpo.
I cinque raggelarono.
Il controllo a sorpresa era avvenuto solo la sera prima!!! Destino infausto!!!
Camus arricciò il naso, segno di sdegno.
Milo ghignò.
Saga alzò gli occhi al cielo.
Quei cinque erano impossibili. Non temevano le punizioni, la collera dei Master o le minacce. Non aveva quasi nemmeno più senso punirli...
Quasi, appunto.
Rime balzò giù dal letto, raddrizzò fin troppo la schiena; di fatto sembrava quasi inarcarsi all’indietro mentre sporgeva il petto il più possibile e Milo fu tentato di sorridere perchè vederla marciare verso di loro gli ricordò una paperella..
. L’Ottavo si ritrovò sotto la mano sinistra un seno acerbo ma turgido... E a tutti gli effetti un seno molto promettente...
Abbassando lo sguardo vide che l’altro seno di Rime era nella mano di Camus la ragazzina teneva saldamente i loro polsi.
-E adesso diteglielo a quel cretino che io non ho due budini in mezzo al petto! !! – sbottò l’asgardiana con voce un’ottava più alta del necessario fulminando Gleam con sguardo di mare in tempesta.
Milo finì sedere a terra e naso sanguinante.
Camus ritrasse la mano come se si fosse scottato.
-Oh, mon Dieu! – il tono era frammisto a imbarazzo ed esasperazione – Tappati il naso, tieni indietro la testa e non farlo sgocciolare sulla maglietta. Rime... In punizione! – E Camus rimise in piedi lo Scorpione.
- Ma...! – provò a protestare la ragazzina.
- Ora, Rime! Marchè!- la gelò l’Undici.
- Però... Con tutte le tette delle ancelle che palpeggia sempre,chi lo avrebbe mai detto che quelle di Rime... - Gleam rifilò un calcio nella schiena di Keshet.
-Ti ho sentito sai, razza di sgorbio spione! Poi facciamo... – La voce di Milo era molto nasale.
- Oh sta zitto,imbecille! – ringhiò Camus spingendo via il povero Ottavo.
Nayal fissò Saga.
Silenzio.
Saga fissò Nayal.
Silenzio.
I due continuarono a fissarsi, senza avere idea di cosa passasse nella testa dell’altro.
Arles si agitò, a disagio dentro la coscienza di Saga.
Nayal sospirò.
-Va bene, ho capito... Non restarci così male zietto... Appena mi si ingrossano un po’ ti faccio toccare le mie!-
Di nuovo,il Santuario, fu sommerso dai latrati di un Primo Ministro sull’orlo del tracollo nervoso.

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