Kingdom Hearts 3W

di Walt96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Duckburg ***
Capitolo 2: *** The Original One ***
Capitolo 3: *** Lavender Town's Sindorme ***
Capitolo 4: *** Mushrooms Kingdom ***
Capitolo 5: *** Because the Night is Dark and Full of Terrors ***
Capitolo 6: *** The World of War ***
Capitolo 7: *** The Power of Awaking ***
Capitolo 8: *** Professor and Headmaster ***
Capitolo 9: *** Hogake and Great Admiral ***
Capitolo 10: *** Jedi, Champion, Mario and the King ***
Capitolo 11: *** Darkness is Unstoppable ***
Capitolo 12: *** Ancient Rival ***
Capitolo 13: *** The Light of Athom ***



Capitolo 1
*** Duckburg ***


Questa storia è il terzo ed ultimo capitolo della saga "Kingdom Hearts W" iniziata ormai nel 2016. Consiglio la lettura dei precedenti capitoli per comprendere al meglio gli eventi di questa storia, compresi i personaggi e i vari dettagli che formano la trama e le sottotrame. 
Vi lasico il link del mio profilo autore nel caso in cui voleste recuperare il resto della storia : https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=954501 un saluto a tutti!



 
Kingdom Hearts
3W
 
 
 
Capitolo 1
 
Duckburg
 
 
 
«Woha!» esclamò Topolino quando il suo frammento di stella lo fece bruscamente atterrare all’interno del giardino, nell’atrio del suo castello.
Dopo una manciata di secondi il cielo sereno sopra di lui si illuminò un bagliore rosa e Walt apparve a mezz’aria, scendendo dolcemente verso terra.
«State bene Maestà?» chiese il giovane atterrando vicino a lui.
«Non preoccuparti Walt, ho utilizzato questo metodo per anni prima di diventare un maestro del Keyblade. Ci sono abituato» ripose il re massaggiandosi la schiena «Devo vedere Minnie prima di ripartire per Paperopoli».
«Ma certo. Dista molto Paperopoli?» disse Walt entrando con lui nel castello.
«No, non molto. Con la gummyship dovremmo raggiungerla in dieci minuti al massimo».
«Posso viaggiare più veloce di così» gli suggerì Walt.
«Ma non hai il potere di trasportare altre persone, giusto?» chiese Topolino anche se era sicuro di quell’informazione.
«In realtà da quando sono venuto in contatto con la Splendisfera di Palkia all’interno del Monte Corona, le mie abilità legate allo Spazio sono notevolmente migliorate» spiegò.
«Beh, allora sarebbe sciocco non approfittarne!» rispose sempre entusiasta il re.
Oltrepassarono il bellissimo colonnato bianco che portava dal giardino alla sala del trono, ma oltrepassarono anche quest’ultima e proseguirono verso lo studio del re.
Si trovarono di fronte ad un’immensa porta di legno e Walt si chiese come fosse possibile che un essere minuto come il re potesse aprire una soglia così massiccia.
Quando il re si avvicinò spinse delicatamente il portone e, invece di spostarsi cigolando, si aprì una minuscola porticina a misura di Topolino.
Walt non poté trattenere un sorriso.
«Topolino!» esclamò una squillante voce femminile.
«Minnie!» rispose lui correndole incontro mentre Walt si accovacciava per riuscire anche lui a oltrepassare la porticina.
«Non ho avuto tue notizie per settimane! Siamo state in pensiero!» disse Minnie abbracciandolo e dandogli un bacino.
«Ha ragione Maestà. Ci lasciate sempre qui senza uno straccio di notizia» disse Paperina.
«Dovete scusarci ma inviare informazioni senza la gummyship era impossibile» disse Topolino «Non c’è bisogno che vi presenti, vi conoscete già» disse riferendosi a Walt.
«È un piacere rivedervi, Regina Minnie» disse lui baciandole la mano elegantemente e facendo lo stesso con Paperina.
«Volevo accertarmi che steste bene prima di ripartire. Paperino e Pippo dove sono?» chiese il re.
«Sono nella sala del trono, vi stanno aspettando» disse Paperina.
«Purtroppo dobbiamo ripartire subito per Paperopoli, andremo ad avvertirli».
«Cerca di farci avere qualche aggiornamento questa volta» lo incoraggiò la regina dandogli un buffetto sulla guancia.
«Non devi preoccuparti, mi fido dei miei amici, tornerò sano e salvo!» disse e si salutarono.
Salutate le dame, i due Referenti entrarono nella sala del trono dove Paperino e Pippo stavano in pensiero negli angoli al fianco del trono con lo schienale a forma delle orecchie del re.
«Vostra Maestà!» starnazzò Paperino e gli corse incontro tutto agitato, abbracciandolo.
Pippo ci mise qualche secondo in più a capire cosa stesse succedendo e poi li raggiunse abbracciandoli entrambi e sollevandoli da terra.
«Yuk! Non sapevamo dove foste finiti! Siamo contenti di rivederti sano e salvo Walt».
«Non c’è molto tempo. Dovrete entrare di nuovo in azione per aiutarci» li interruppe Topolino.
I due allora assunsero una posizione più formale, mettendosi sull’attenti e dicendo in coro: «Siamo pronti Vostra Maestà!».
«Dovete raggiungere immediatamente Sora che vi sta aspettando al castello di Yen Sid, chiedete udienza al maestro e fatevi indicare dove l’ultima porta per il Regno dell’Oscurità ha probabilità di trovarsi e andate a cercarla. Fate molta attenzione!» impartì Topolino.
«Noi Referenti abbiamo delle questioni urgenti da risolvere in altri mondi e questo ci terrà impegnati per un po’, non possiamo andare noi. Appena l’avrete trovata, custoditela. Tenteremo di raggiungervi il prima possibile» aggiunse Walt.
«Non c’è altro?» chiese Paperino.
«Proteggete Sora, e tornate sani e salvi» aggiunse Walt.
Loro capirono e con la mano alla fronte li salutarono andando verso la gummyofficina di Cip e Ciop.
I due Referenti tornarono nell’atrio dove lo spazio era più ampio, Topolino cercò di spiegare al meglio in quale posizione geografica si trovasse Paperopoli e dove, all’interno della città, fosse posizionato il deposito di Paperon de Paperoni.
Walt acquisì le informazioni e si concentrò per aprire un varco.
Una volta visualizzato il luogo di destinazione nella mente, alcune sottili scariche lo avvolsero e subito un portale rosa si aprì nei giardini del castello Disney.
«Prego» lo invitò Walt indicando il passaggio.
Topolino era un po’ titubante ma ci entrò con falso fare disinvolto, seguito dal ragazzo.
 
 
 
 
Uscirono da quello stesso portale proprio alla base della collinetta erbosa su cui si ergeva l’enorme deposito di Paperon de Paperoni.
«Benvenuto sulla Collina Ammazzamotori!» presentò il re.
Walt si osservò intorno: Paperopoli era una città immensa e urbanizzata e in un solo sguardo riuscì a vedere molte strade piene zeppe di persone che andavano e venivano; non se l’aspettava così popolosa.
L’immenso deposito di Paperone era una struttura cubica gigantesca, con le mura blu e gialle e dipinto sulle facciate vi era un enorme simbolo del dollaro, in cima aveva una cupoletta rossa con a fianco l’eliporto privato dello zione.
Avanzarono sulla strada che portava al deposito.
Topolino era già stato in visita moltissime volte a casa di Paperone, esattamente come lui aveva fatto al castello Disney e si conoscevano da anni. Infatti sembrò non notare le diverse telecamere che sorvegliavano la zona e Walt rimase incuriosito da un antipatico cartello di legno, in bella vista sulla collina, che recitava la scritta “Sciò!”.
Avanzando ne incontrarono altri con altre scritte come “Andate via!” o “Non avrete niente!”.
«Nonostante la sua avidità Paperone è una delle persone con più buon cuore che abbia mai conosciuto, non farti ingannare dal suo carattere burbero» disse Topolino quando arrivarono al portone.
Un interfono si accese non appena suonarono al citofono e ne uscì una voce femminile: «Qui è Miss Paperett, come posso esservi utile?» chiese.
«Ehem…» si schiarì la voce Topolino «Siamo Re Topolino e Walt, siamo venuti per incontrare Paperone».
«Ma certo il principale vi stava aspettando!».
«Miss Paperett! Quante volte le ho detto di non perdere tempo con i mendicanti?!» la interruppe la voce di Paperone in lontananza.
«Ma principale, sono il re e Walt. Sono venuti per lei».
«Ah sì? Finalmente!» disse tutto allegro «Falli entrare, cosa aspetti?».
Un po’ imbarazzati Walt e Topolino si guardarono, il portone blindato si aprì e tutti i marchingegni che mantenevano sicuro l’accesso al deposito si spensero per lasciar passare i due ospiti.
Il deposito era una struttura architettonica molto complessa, con piani di uffici, moltissime trappole per i ladri e ovviamente l’area più grande dove risiedevano tre ettari cubici di denaro, tra monete e banconote.
Paperone era un papero evidentemente più anziano di Paperino, con le basettone, la tuba a cilindro nera sulla testa, le ghette alle zampe e vestito con un elegante completo blu, il tutto condito con un aria da vero gentiluomo.
Si reggeva ad un bastone di legno ma aveva tutt’altro l’aria di una persona indebolita dall’età, anzi, sembrava più grintoso e arzillo di loro.
«Ma che piacere conoscerti Walt!» disse stringendogli energicamente la mano.
Walt stava per rispondergli quando tre paperotti corsero velocissimi giù dalle scale urlando.
«Wow! Allora è questo il Referente?» disse Qui, il paperotto vestito di rosso.
«Scommetto che puoi fare esplodere un’intera montagna!» disse Quo, il paperotto vestito di blu.
«Mi insegni a sparare i fulmini?» aggiunse Qua, il paperotto vestito di verde.
Qui, Quo e Qua lo tempestarono di domande a raffica, prendendolo per mano e cercando di trascinarlo nella loro cameretta.
«Ragazzi! Che cosa vi ho detto prima! Non dovete importunare gli ospiti!» lo sgridò zio Paperone.
Walt era sempre stato simpatico con i bambini e si rattristì a vedere la delusione sul volto dei nipotini: «Ragazzi se fate i bravi mentre sono con lo zio, dopo vi faccio una piccola dimostrazione dei miei poteri, ok?» gli disse amichevolmente accarezzandogli le piume sulla testa.
«Yee!» gridarono in coro tornando nella loro cameretta.
«Sono delle pesti quando ci si mettono» sospirò Paperone.
Walt osservò dalla porta del caveau l’immensa distesa di monete dorate che era presente nel deposito e ne rimase sbalordito; poi lo zione fece strada per un corridoio che portava verso una galleria piena di tesori, quadri e reliquie di tutte le epoche.
«Vi starete chiedendo perché ho richiesto la vostra presenza qui, immagino» disse avanzando appoggiando il bastone a terra da vero signore d’altri tempi.
«Ci conosci bene Peperone, sai quali sono i nostri compiti. Non ci avresti disturbato se non fosse qualcosa di serio» ipotizzò il re.
«Esattamente, siamo qui per un tesoro, o almeno credo, di dubbia natura. Nell’ultima delle mie avventure me ne sono imbattuto per caso e non ho potuto fare altro che portarlo con me. Ho capito subito che proveniva da un mondo diverso, un mondo a me sconosciuto» così dicendo arrivarono davanti ad una porta estremamente spessa.
«Di che cosa si tratta?» chiese incuriosito Walt.
«Non credo di essere in grado di descriverlo, meglio che lo vediate con i vostri occhi» disse assumendo uno sguardo serio e preoccupato.
Paperone parlò prima all’interfono: «Miss Paperett non voglio essere disturbato per nessun motivo» disse.
«Ma il suo pranzo è pronto, cosa dovrei farne?» rispose la voce della segretaria.
«LO VENDA!» le urlò Paperone chiudendo la comunicazione.
Inserì il codice nel tastierino della porta ed essa cigolando si aprì.
Il sorriso di Walt, nato spontaneamente per la scena precedente, svanì in un istante quando la porta si spalancò.
 
 
 
 
Stupore misto a preoccupazione ne presero il posto sul suo volto.
Non riusciva a calcolare gli anni che erano passati dall’ultima volta che lo aveva visto e non avrebbe mai pensato di rincontrarlo nella sua vita.
Solo che l’ultima volta che lo aveva osservato era circondato da luminose catene, che ormai non esistevano più.
Su un piccolo piedistallo fluttuava il cuore nero di Antonella.
Walt si avvicinò lentamente incredulo che lo stesse vedendo veramente davanti a lui ancora una volta.
La sua reazione fece preoccupare ancor di più il re che bramava spiegazioni: «Walt… cos’è?» chiese camuffando le sensazioni negative.
Walt per un attimo non gli rispose ma osservò soltanto il cuore, in quel momento l’unica cosa che contava era quello.
Gli avvicinò la mano ma il dito venne respinto violentemente da quella che sembrava essere una specie di piccola sfera protettiva.
«Avevo ragione a preoccuparmi allora?» chiese Paperone che si era anch’egli fermato a contemplare il cuore che aveva trovato.
«Sì...» rispose Walt con un filo di voce «Questo è l’essenza di Antonella. Pensavo fosse stata distrutta…»
«Antonella? La maestra che generò l’Oscurità e distrusse il tuo mondo?» chiese conferma Topolino.
«Sì…» rispose Walt con gli occhi lucidi di lacrime, non poteva essere. Tutto ciò non doveva esistere.
«Cosa intendi come essenza?» chiese ancora il re.
«Non lo so con esattezza, io e i mei amici non l’abbiamo mai capito. Sono degli oggetti che erano custoditi nel Santuario dei Maestri ad Athom, uno per ogni maestro. Ma il mio mondo è andato distrutto interamente quando Antonella e Walter si sono scontrati… non ho mai ritrovato un briciolo di Athom in giro per l’universo, come è possibile che questa reliquia sia qui ora? Dove è stata trovata, Paperone?» chiese alla fine riacquisendo un minimo di lucidità.
«Nel sottosuolo del Cimitero dei Keyblade» rispose Paperone.
«Il Cimitero dei Keyblade!?» esclamò il re «Quel luogo è macchiato dai più oscuri eventi che i custodi del Keyblade abbiano mai visto» aggiunse.
«Forse non erano gli eventi ad essere oscuri, ma il luogo ad essere contaminato» ipotizzò Walt.
Si avvicinò al cuore di nuovo contemplandolo, si chiese se in qualche modo fosse distruttibile, e non poté non ricordare gli effetti della sua liberazione dalle catene di Luce. Tutta l’Oscurità che aveva inghiottito Athom e la sua vita si era sprigionata proprio perché Lucas e i suoi subdoli amici lo avevano liberato.
Con lo sguardo perso nel vuoto sussurrò «Siamo in pericolo…».
«Siamo in pericolo» ripeté a voce più alta incrociando gli sguardi con i presenti, poi si avvicinò alla parete metallica del caveau.
La toccò con la mano e un potente campo magnetico si sprigionò in tutto il deposito di Paperone con un suono profondo.
I vestiti dei presenti iniziarono a fluttuare mossi dall’elettricità statica che aveva invaso l’aria all’interno della struttura e nonostante il loro immenso peso, tutte le monete presenti nel caveau gigante si sollevarono muovendosi placide.
Con l’altra mano Walt rinchiuse il cuore di Antonella in una piccola bolla di Spazio, separandolo definitivamente da loro.
«Cosa hai intenzione di farne?» chiese il re preoccupato.
«Non lo so, per ora spero solo di tenerlo al sicuro, lontano da chiunque» disse il giovane Referente mentre il cuore, ora sotto la sua custodia, volteggiava dal piedistallo al suo palmo.
«Vi prego di farlo sparire il prima possibile» chiese Paperone scortandoli di nuovo nel corridoio principale, «inizialmente pensavo si trattassi di qualcosa di prezioso, un raro tesoro, ma se le cose stanno così desidero solo vederlo lontano da qui!».
«Non si preoccupi Paperone, me ne occuperò io ora» disse Walt quando un tonfo risuonò dalla postazione di Miss Paperett.
Era caduta a terra, svenuta a causa di un fumo violaceo che aveva inalato, probabilmente soporifero.
«Cosa sta succedendo?!» disse scaldandosi Paperone.
Topolino evocò immediatamente il Keyblade e Walt studiò attentamente i movimenti delle particelle elettriche nell’aria.
Dalle scale che portavano al piano superiore, stava scendendo una figura corpulenta e puzzolente.
Il piccolo Quo si dimenava nella morsa di Jacob.
«Mascalzone! Sgrunt! Lascia in pace mio nipote!» esclamò Paperone minacciandolo col suo bastone da passeggio; fortunatamente Topolino lo fermò.
«Te la sei sempre presa con quelli più piccoli, perché non provi con uno della tua taglia?» lo invitò Walt che stava pensando velocemente a come assicurarsi sia la salute del piccolo Quo sia come mantenere con sé il cuore di Antonella.
«Non vedo perché dovrei rischiare attaccando te, insulso protettore della Luce. Consegnami il cuore!» gli urlò contro Jacob.
«Subdolo e infame come il tuo Veleno» lo appellò Walt, il cuore era lì sopra la sua mano ma non poteva perderlo.
Al comando di Walt, alcune monete sospese per aria all’interno del deposito uscirono lentamente dalla porta blindata e il ragazzo sfidò Jacob con lo sguardo.
Per quanto fosse tonto, anche lui comprese che ogni moneta da mezzo dollaro che aveva di fronte era in realtà un piccolo proiettile di metallo pronto ad essere usato così passò alle maniere forti; dall’unghia appuntita del indice, si formò una goccia di veleno verde probabilmente letale, pronto ad essere iniettato al piccolo paperotto.
Era solo una questione di velocità, ma entrambi sapevano chi dei due fosse il più veloce.
Al comando mentale di Walt, tutte le monete schizzarono verso Jacob con una mira meticolosamente studiata per non colpire Quo e, mentre l’energumeno spariva nell’Oscurità, i proiettili di Walt fracassarono completamente la parete davanti a loro.
Jacob anche se era svanito, era riuscito a ferire di striscio Quo, che perse subito i sensi prima di toccare terra.
«Nipotino mio!» gli corse incontro Paperone prendendolo in braccio, mentre i fratellini guardavano la scena dall’alto delle scale, impauriti.
«Provo a curarlo!» gli disse Topolino «Energiga!» scandì eseguendo l’incantesimo di cura più potente che conosceva.
Una luce investì Quo ma gli effetti tardarono ad arrivare.
«Ci vuole Tsunade! Valla a prendere con un portale, Walt!» gli consigliò il re.
«No, non c’è tempo, il Veleno è un abilità che agisce in fretta, ci provo io» rispose il giovane.
«E come?».
«Le particelle di veleno occupano una piccola quantità di Spazio, seppur minima. Cercherò di estrarle».
Appoggiarono Quo a terra e Walt lo avvolse con un’aura rosa mentre quei secondi decisivi scorrevano.
Miss Paperett si risvegliò apparentemente senza danni mentre Walt estraeva microscopiche bollicine di Spazio dal corpo di Quo.
Quando il processo fu concluso il suo corpo non presentava più nemmeno una particella di veleno e dopo qualche secondo si risvegliò con uno sbadiglio.
«Sigh! Piume delle mie piume!» esclamò zio Paperone abbracciandolo forte con le lacrime agli occhi.
Anche Qui e Qua scesero dalle scale tutti contenti facendo le feste al fratello.
Nonostante il clima di festa, il re guardò cupamente Walt «Non ci conviene portarlo con noi, mettiamo inutilmente a rischio la vita di chi ci circonda» gli spiegò.
Walt era in ansia all’idea di separarsi da quella reliquia così importante per le sorti dell’esistenza ma dovette cedere e, con un movimento fluido della mano, la bolla con il cuore svanì, nei meandri dello Spazio.
«Dove l’hai spedita?» chiese il re sottovoce.
«In un luogo ben protetto. Non lo possono raggiungere facilmente» lo rassicurò lui, poi si voltò verso Paperone e lo prese per le mani.
«Paperone io voglio ringraziarla. Quello che ha trovato e che ci ha affidato potrebbe seriamente aver determinato le sorti di questa guerra. Grazie»
«Puoi sempre contare su di me, mio caro» gli disse lui sollevandosi la tuba in segno di rispetto.
«E voi ragazzi? Siete soddisfatti della dimostrazione?» chiese simpaticamente Walt.
«Si!» risposero in coro Qui e Qua.
«Ma io non ho visto niente!» si lamentò Quo; Walt gli accarezzò la testa.
«Obbedite allo zione» li salutò Topolino.
«È ora di raggiungere gli altri, direi» suggerì Walt.
«Ma certo!» e con un ultimo saluto, abbandonarono Paperopoli.
 
 
 
 
Jacob riapparve in cima alla parete di roccia che circondava il bassopiano, e raggiunse David e Lucas che si trovavano proprio sopra al punto in cui si ergeva l’enorme statua erosa.
«Sono arrivato tardi, c’era lui» comunicò ai compagni.
Lucas era in piedi intento ad osservare ciò che stava facendo David, che invece era seduto verso il vuoto, con le gambe incrociate.
«Non mi pare che tu ci abbia combattuto» insinuò David alzandosi e osservando che Jacob non aveva danni o ferite.
«No ma ho preso un ostaggio!» disse il ragazzo corpulento sorridendo come se quella fosse stata la mossa più logica da fare.
«Sei un vero… idiota» lo accusò David «CI SERVE!» urlò evocando la falce e descrivendo un fendente tale che quasi avrebbe tagliato la pancia di Jacob in due.
«Devo forse ricordarti che ho ucciso Avis con questa?! VAI SUBITO A CERCARLO!» gli urlò mentre il compagno svaniva nuovamente per la sua missione.
Con il fiatone per l’arrabbiatura, David si risiedette nello stesso punto di prima, davanti al vuoto e con un rotolo di pergamena davanti.
Lucas aveva assistito alla scena senza commentare, d’altronde la stessa sorte sarebbe potuta toccare anche a lui.
«Riesci a c-c-capirci qualcosa?» chiese, sperando che l’amico si fosse calmato.
«Sì, tra poco tempo riusciremo a formularla. Ma da sola non basta» ripose.
Lucas si aspettava l’ultimo commento, ciò che dovevano fare era di proporzioni strepitose.
«Non ci rimane molto tempo. Hai anche tu una missione ricordi?».
«Sì».
«Bene. Allora va, ed eseguila».
Lucas svanì nell’Oscurità mentre David si reimmerse nella lettura della Tecnica della Resurrezione Impura.










Angolo dell’Autore:
Eccomi tornato con l’ultimo libro dedicato a Walt e ai Referenti!
Scusate il ritardo ma ho avuto diversi impegni e non ho potuto dedicarmici quanto meritava fino ad ora.
Cosa ne pensate di questo capitolo, di ciò che è successo e di ciò che potrebbe succedere?
È inutile che stia a presentarvi i personaggi, ormai li conoscete già; sono gli eventi che vanno presi in considerazione!
Dopo due viaggi in giro per i mondi e uno all’interno del passato di Walt abbiamo capito molte cose tra cui che David è rimasto un fedele servitore di Antonella.
Il cuore di Antonella è stato ritrovato e fortunatamente è in custodia di Walt in persona.
È possibile che accada quello che sembra?
Walt e i Referenti sarebbero in grado di fermare questa minaccia che già una volta a portato alla distruzione di Athom?
In cosa potrebbe consistere la “missione” assegnata a Lucas?
Dove abbiamo lasciato gli altri Referenti e cosa stanno per affrontare?
L’esistenza non è mai stata così tanto in pericolo.
 
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!
Critiche commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 20 gennaio.
 
See you next time

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Capitolo 2
*** The Original One ***


Capitolo 2
 
The Original One
 
 
 
L’interno della navicella di Yoda traballava mentre attraversavano il Tunnel della Forza; quel metodo di trasporto tra i mondi era peculiare della galassia dove provenivano i Jedi e, seppur molto comodo da utilizzare, occorreva più tempo rispetto a tutti gli altri metodi di viaggio.
I Referenti erano seduti nel corpo centrale della navicella che normalmente ospitava i soldati della Repubblica Galattica: i cloni.
Dopo essersi fermati nella Rotta Maggiore a lasciare un Doflamingo esanime e opportunamente obliviato nella prigione di Impel Down, sono immediatamente ripartiti alla volta di Sinnoh.
Silente era immerso nei suoi pensieri, l’idea che Voldemort fosse scappato dal suo mondo per tornare laggiù era preoccupante e la presenza di altri seguaci Mangiamorte rendeva il tutto ancor più cupo.
Sengoku, dopo l’enorme sforzo nel Regno dell’Oscurità, stava rifocillandosi con alcune palline di riso, masticando rumorosamente.
Obi-Wan era impegnato a pilotare mentre Yoda manteneva stabile il tunnel e la connessione con il mondo dei Pokemon.
«E così voi utilizzate questa essenza spirituale per curare le ferite?» chiese curiosa Minerva McGranitt a Tsunade, che si era medicata con il Chakra le ferite riportate nella precedente battaglia.
«Esatto, io sono un ninja medico e insegno proprio questa arte» gli spiegò Tsunade.
«Lo trovo molto interessante!».
«Mentre invece voi…?».
«Oh, noi usiamo la magia. Curare le ferite fisiche non è un problema, di solito ci si riesce facilmente, ma se si tratta di ferite magiche, maledizioni o incantesimi la situazione si complica drasticamente. È difficile approcciarsi con ferite maledette o con una mente distorta. Spesso i maghi si feriscono più a livello psichico che fisicamente».
«Questo è molto simile alle nostre Arti Illusorie…» stava dicendo l’Hokage quando fu interrotta.
«A Sinnoh stiamo per arrivare» disse Yoda a tutti quanti che si alzarono in piedi, pronti per l’atterraggio.
Il tunnel scuro si concluse per lasciare spazio ad un cielo limpido e terso.
«Credo che ci sia qualcosa che non va» disse Obi-Wan che godeva della massima vista sulla regione.
Gli altri Referenti si sporsero per vedere il paesaggio e notarono anche loro dei particolari poco rassicuranti: del fumo si alzava da diverse città, una foresta era stata completamente abbattuta e alcuni percorsi erano distrutti come se fossero stati colpiti da un meteorite.
«Che direzione prendo?» chiese Obi-Wan.
«A Sabbiafine andare conviene. Metterci in contatto con Camilla da lì potremmo» disse Yoda.
«Chi è Camilla?» chiese subito Tsunade.
«È la nuova Referente del mondo di Pokemon, nonché campionessa della Lega di Sinnoh. È un ottima allenatrice» spiegò Silente accarezzandosi la barba.
«Ah» rispose indispettita Tsunade «Quanti anni ha?» chiese, indagatrice.
«Ehm… penso intorno ai venticinque anni circa. Più o meno l’età di Walt» rispose Silente facendo inconsciamente ingelosire l’Hokage.
«Perfetto!» rispose lei voltandosi dalla parte opposta.
«Ah, Tsunade sei sempre la solita!» gli disse Sengoku dandole una forte pacca sulla spalla.
La navicella atterrò ai margini di Sabbiafine dove il caos sembrava ancora stesse imperversando nella città.
I Referenti scesero dalla navicella; Sengoku fece un respiro a pieni polmoni sgranchendosi le ginocchia «Ah, che bello tornare all’aria aperta. E così questo è il mondo dei Pokemon eh? Non lo avevo mai visto».
«Sì esatto. Sembra siano stati proprio loro a portare Voldemort e i Mangiamorte qui, aprendo una via tra i mondi».
«Non avevi detto che si trattava di un Ultravarco?» chiese Tsunade alla professoressa McGranitt.
«Esatto. Da quanto ne ho letto nell’enciclopedia che aveva portato Albus sembra siano una particolare specie di Pokemon che viaggia tra i mondi» spiegò Minerva.
«Sbrigarci dobbiamo, persone in pericolo potrebbero esserci. Albus, nascondere la navicella potresti?» chiese Yoda al suo collega, per evitare che la navicella fosse trovata per sbaglio.
«Ma certo» Silente si sbrigò ad eseguire l’incantesimo di disillusione.
Un boato, seguito da alcune grida, allarmò tutti i presenti che si mossero istintivamente verso la città dove alcuni incendi erano appiccati e le persone fuggivano da parte a parte.
Alcuni allenatori di Pokemon utilizzavano i propri compagni per difendersi dalle minacce e li si vedeva riuniti a gruppetti che pattugliavano la zona, anche se erano solo dei ragazzini.
Quando il gruppo di Referenti raggiunse il centro città Silente li guidò verso il laboratorio del professor Rowan, dove avrebbero potuto mettersi in contatto con Camilla.
La parete di un edificio lì vicino crollò all’improvviso e da dietro ne sbucarono due Pokemon inferociti: un Magmortar, di tipo fuoco e un Rhyperior, di tipo roccia.
Rhyperior appena li vide utilizzò la mossa Terremoto, che fece cadere quasi tutti i Referenti a terra, a parte Sengoku e Obi-Wan.
Mentre Magmortar accendeva le sue fiamme, l’altro Pokemon generava un masso enorme con le mani scagliandolo verso i Referenti.
Obi-Wan lo fermò con la Forza, lasciandolo a mezz’aria davanti a lui, Tsunade balzò in aria e con un pugno lo fracassò in mille pezzi, senza riportare alcun danno alla mano.
«Che forza straordinaria» commentò il giovane Jedi.
«E questo è niente caro mio!».
Magmortar usò Lanciafiamme contro di loro ma Minerva fu pronta a rispondere: «Aguamenti!» invocò una cascata d’acqua che andò ad abbattersi contro la scia di fuoco del Pokemon.
Tsunade compì una tecnica «Arte della Terra: Onda di fango» disse e si sollevò dal terreno una massa fangosa che scivolò con forza verso i due Pokemon.
Seppur inconsapevolmente, l’Hokage aveva utilizzato l’elemento super efficace contro i due nemici che rimasero esausti dallo scontro.
Silente si avvicinò alle due creature, aveva notato infatti che il loro comportamento era piuttosto strano, in quanto non solo li avevano attaccati senza motivo ma si erano particolarmente accaniti contro di loro.
Appoggiò la mano sulla fronte dei Pokemon e li esaminò pensieroso, poi si rivolse ai suoi colleghi «Queste creature sono state incantate» affermò.
«Come fai a dirlo?» chiese Obi-Wan che ancora era estraneo al concetto di magia.
«La magia, specialmente la magia oscura… lascia tracce; la maledizione Imperius» rispose Silente.
«Cosa comporta questa maledizione, Al?» chiese Sengoku avvicinandosi ai due Pokemon e cercando di capirci qualcosa anche lui.
«Nel nostro mondo è proibita per legge, permette di manipolare a piacimento il corpo e la mente di un individuo, specialmente se possiede una mente debole. Purtroppo le vittime in questo caso sono state questi due Pokemon. Mi chiedo se i Mangiamorte gli abbiano ordinato di uccidere chiunque si fossero trovati di fronte o se invece li abbiano indirizzati proprio contro di noi…» espresse il suo pensiero Silente, ma purtroppo risalire alla risposta di quella domanda era impossibile.
Una porta sbatté all’improvviso nell’edificio vicino a loro, fortunatamente ancora in piedi ma mise comunque tutti in allarme.
Un uomo con la barba impolverata e i vestiti bruciacchiati in diversi punti avanzò lentamente verso di loro, sembrava essere caduto in quanto zoppicava leggermente.
«…Finalmente… siete arrivati» esordì l’uomo con evidente emozione nel vedere i Referenti.
«Professor Rowan!» lo accolse Silente andando a presentarlo agli altri colleghi.
«Aspetti le do una sistemata» disse gentilmente la professoressa McGranitt e con un colpo di bacchetta gli curò le contusioni e le ferite e con un secondo movimento gli riparò i vestiti.
«La ringrazio molto signora» le fu grato lui che si sentì improvvisamente meglio.
«Aggiornarci lei può? Porre fine a questa minaccia noi vogliamo» chiese Yoda entrando nello studio di Rowan.
«Dov’è Camilla?» aggiunse Silente.
«Già dov’è questa “famosa” Camilla?» sottolineò Tsunade guardandosi intorno.
«Vi dirò tutto, ma purtroppo non sono buone notizie come potete immaginare. Erano trascorse solo una manciata di ore da quando la tremenda notizia della distruzione di Hoenn giunse alle nostre orecchie. Una meravigliosa regione con radici antiche quasi quanto le nostre, distrutta da un fanatico manipolatore di fili. Ha lasciato famiglie distrutte, Pokemon uccisi tra di loro e città completamente rase al suolo. L’ultimo aggiornamento era che fosse scappato con i tre Pokemon leggendari di Hoenn» iniziò a raccontare Rowan.
«…Doflamingo…» sussurrò Sengoku, sentendosi responsabile.
«Camilla e io ci siamo subito allarmati perché avevamo compreso che non si trattava di un Pokemon, bensì di un personaggio proveniente da altri mondi. Ma purtroppo non abbiamo avuto tempo, non siamo riusciti nemmeno a organizzare le forze dell’ordine e i capipalestra che già eravamo invasi… I maghi oscuri rapirono immediatamente Camilla e incantarono i Pokemon autoctoni per attaccarci ma, anche se può sembrare strano, la minaccia più grande era quella delle Ultracreature. Una specie di Pokemon rarissima molto potente, sono ancora in circolazione e vi chiedo di prestare la massima attenzione, possono essere fatali» disse Rowan.
«Se Camilla rapita dai Mangiamorte è stata in grave pericolo si trova» affermò Yoda.
«Una ragazza non può avere la precedenza sulla popolazione di un intera regione. Se è una Referente sarà in grado di difendersi, no?» disse Tsunade.
«Per un’allenatrice, per quanto brava non è facile contrastare la magia» disse Silente «Purtroppo però devo darti ragione Tsunade. Le Ultracreature hanno la precedenza, almeno per ora».
«Ecco questo vi aiuterà a trovarle in fretta, comprende anche una mappa della regione» disse Rowan consegnando un Pokedex ai Referenti «Segna i punti della mappa dove registra dei picchi di Ultra energia, lì si trovano le Ultracreature. Vi conviene separarvi» suggerì Rowan.
Silente accese il dispositivo che materializzò la mappa della regione con estrema cura, osservato curioso da tutti i colleghi.
«I picchi sono quelli evidenziati in rosso?» chiese dubbiosa Minerva.
«Sì, esatto».
«Proprio quelli che lampeggiano?» chiese conferma Obi-Wan.
«Sì, perché?».
«Ce n’è uno, proprio qui, adesso» concluse amaramente Sengoku.
Silente si smaterializzò fuori dallo studio, raggiunto in poco tempo dagli altri.
Un’enorme Ultracreatura d’acciaio stava volando in picchiata verso di loro, era simile ad un reattore nucleare con due braccia magnetiche ed emetteva un suono metallico: «Steeeeeeeeeelaaaaaa».
La città stava per essere rasa al suolo.
 
 
 
 
Un Pokemon d’acciaio pesante almeno una tonnellata stava per schiantarsi a terra ad una velocità elevatissima.
Mentre il Pokedex la riconosceva in automatico come “Celesteela, Pokemon Decollo, acciaio-volante”, Silente fu raggiunto dagli altri Referenti che rimasero impietriti dalla situazione.
Armato della Bacchetta di Sambuco, Silente pronunciò un incantesimo: «Arresto Momentum!», seguito anche dalla professoressa McGranitt, che lo imitò.
L’Ultracreatura ne fu investita in pieno e rallentò drasticamente la sua discesa verso terra.
Era alta più di nove metri e larga anche di più, considerando le braccia.
L’incantesimo dei maghi era messo a dura prova dall’enorme peso di quel Pokemon che stentava a fermarsi definitivamente.
Silente e la McGranitt erano talmente sotto sforzo da non poter fare alcun altro movimento mentre Celesteela scendeva piano piano su di loro.
Si trovò sopra le loro teste e, seppur stesse riducendo la sua velocità rendendola quasi nulla, il potenziale distruttivo era ancora elevatissimo.
Mentre Yoda e Obi-Wan contrastavano il Pokemon con la spinta della Forza, Sengoku si ingrandì acquisendo la forma di Buddah dorato alto cinque metri e si mise sotto Celesteela caricandone il peso sulle sue braccia, affondando i piedi nel terreno, spaccando la strada.
Tsunade compì dei gesti con le mani e poi enunciò: «Arte del Metallo: Esaedro d’acciaio!» disse appoggiando le mani a terra. Subito quattro pilastri di acciaio massiccio uscirono dal terreno andando a bloccare definitivamente Celesteela.
Appena passato il pericolo, un suono magnetico ne annunciò uno nuovo: infatti l’enorme braccio di Celesteela stava arrivando di lato cercando di attaccarli.
Distrusse facilmente uno dei pilastri che sorreggeva il corpo ma poi Sengoku il Buddah lo abbracciò, fermandolo.
«Allontanatevi!» gridò Sengoku mentre gli altri si misero al riparo dal secondo braccio, che stava arrivando.
Fu Tsunade che, pur essendo di stazza minima in confronto sia all’Ultracreatura che a Sengoku, lo bloccò facendo forza sul terreno.
«Silente, è meglio che lei con quell’aggeggio vada a cercare gli altri, a questo bestione ci pensiamo noi!» gli disse Tsunade.
Il preside si fidò dei colleghi e li rassicurò che si sarebbero rincontrati li dal professore appena avrebbero neutralizzato le altre Ultracreature, poi lui, Minerva, Obi-Wan e Yoda si diressero verso la foresta.
Celesteela si risollevò in cielo come se fosse leggera come una piuma portandosi dietro le sue due braccia magnetiche.
Un raggio di luce metallica fuoriuscì dal capo del Pokemon indirizzato verso di loro.
Sengoku gli puntò conto la mano e generò un’onda d’urto che si scontrò con il raggio metallico. Mentre i due colpi si scontravano l’uno contro l’altro, Tsunade saltò prima in groppa al grand’ammiraglio poi saltò contro Celesteela.
Con una propulsione incredibilmente potente, l’Hokage raggiunse il corpo massiccio del Pokemon con forza strepitosa e vi si aggrappò facendolo ruotare nell’aria e sbattendolo al suolo.
Celesteela subì un enorme danno e quando Tsunade gli atterrò addosso iniziò a prenderla a pugni e le lamine di metallo di cui era comporto il Pokemon iniziarono a piegarsi e a creparsi.
Con le mani, Celesteela tentò di liberarsi di Tsunade che la picchiava con la sua forza innaturale ma prontamente Sengoku le afferrò entrambe e le trattenne.
Quando il Pokemon stava per cedere e le sue braccia persero di energia, il terreno sotto di lui iniziò a sprofondare.
«Tsunade vieni via di lì!» gridò il collega che invece si trovava al sicuro.
Lei si osservò intorno e seguì in consiglio saltando all’ultimo via dal corpo del Pokemon.
Sengoku la prese al volo con le sue mani enormi in versione Buddah e la appoggiò a terra; insieme osservarono un Ultravarco aprirsi nel terreno.
Si trattava di un tipo di portale particolare, sembrava una grossa voragine stellare nel terreno. Celesteela si immerse placida nel varco con le sue braccia sempre accompagnata da un eco metallico e poi, come se nulla fosse accaduto, il varco si chiuse lasciando il terreno intatto come prima.
Nel frattempo gli altri Referenti avevano raggiunto il bosco vicino a Sabbiafine, dove un secondo picco di Ultra energia segnalava la presenza di una minaccia.
La cosa particolare che colpì tutti i presenti era che il bosco era martoriato, pieno di alberi tranciati, tagliati, spezzati in tutti i modi e maniere possibili.
Silente si avvicinò ad un ceppo fresco e ne accarezzò gli innumerevoli anelli di legno che un tempo lo componevano «Che tristezza vedere un albero secolare spezzato, ricorda quanto la vita sia fragile nonostante abbia prosperato per anni» commentò rialzandosi.
«Nascosto nella boscaglia egli è, nella Forza posso percepirlo» disse Yoda chiudendo gli occhi.
«Anche io lo percepisco maestro… è… molto… molto piccolo» affermò Obi-Wan e subito qualcosa si mosse.
Fu troppo veloce per vederlo distintamente, fu solo un flash e uno spostamento d’aria, ma dopo il suo passaggio un albero che prima era solidamente ancorato al terreno cadde come un birillo, tranciato a metà.
Il Pokedex in mano a Silente lampeggiò ed espose le caratteristiche di un Pokemon, che quel dispositivo fosse riuscito a registrarlo?
“Kartana: Pokemon spadatratta, erba-acciaio” nelle schede tecniche del Pokemon era riportata anche la sua altezza: trenta centimetri, effettivamente molto piccolo.
Quei secondi di silenzio erano ricchi di ansia, se Kartana li avesse colpiti li avrebbe sicuramente tagliati a metà senza fatica.
Fulmineamente, non appena venne percepito un movimento tra i rami e Kartana si lanciò all’attacco, Minerva lanciò un incantesimo «Immobilus!» disse intercettando il piccolo Pokemon.
«Molto bene Minerva, molto bene!» si congratulò Silente avvicinandosi al Pokemon che finalmente poteva essere osservato con calma da tutti.
Assomigliava all’origami di un samurai, bianco e arancione; nonostante fosse sotto un incantesimo che lo avrebbe dovuto bloccare, quel piccoletto ancora ruotava verso la sua destinazione, anche se lentamente.
Silente lo toccò e si procurò una ferita sul dito quando lo scorse sul corpo sottile del Pokemon.
«Sembra di carta ma in realtà è di un metallo affilatissimo» commentò guarendosi il dito con la bacchetta, «Non credo sia nemmeno un metallo di questo mondo» concluse.
L’incantesimo, inaspettatamente, non durò quanto si sarebbe pensato e Kartana schizzò via verso un nuovo albero che si abbatté.
«Ha una forza straordinaria, sarebbe dovuto rimanere immobile per un’ora e invece ha resistito appena un minuto» disse Minerva esterrefatta.
«È ovvio che siamo di fronte ad un tipo di…» disse Silente ma in quel momento Kartana riattaccò.
Yoda saltò in aria accendendo la sua spada laser verde e bloccò il Pokemon a pochi centimetri dal terreno.
La lama della spada laser schiacciava contro il corpo di Kartana ma questo, invece di fondersi e tagliarsi come ogni materiale sottoposto allo sforzo del laser, a malapena si surriscaldava.
«Obi-Wan, una mano mi serve» disse il maestro.
Il secondo Jedi lo raggiunse e con la sua spada, di un laser blu, tentò di colpire Kartana dall’alto per schiacciarla al suolo.
Ma quest’ultima deviò la sua spinta, tornando indietro e liberandosi.
Si posizionò a mezz’aria e lanciò contro di loro un fendente luminoso.
Silente prontamente rispose con l’incantesimo Diffindo che andò a scontrarsi con la mossa del Pokemon.
«Albus, qui il Pokedex suggerisce di utilizzare il fuoco contro un Pokemon acciaio-erba» disse Minerva che lo aveva preso dalla sua tasca.
«Molto bene allora, Ardemonio» pronunciò e una fenice di fiamme uscì dalla bacchetta per andare contro Kartana.
L’Ultracreatura fuggì veloce ma anche l’incantesimo di Silente, essendo fatto di fiamme magiche, riusciva ad essere agile e veloce come il Pokemon e presto lo raggiunse.
Mentre Kartana fuggiva definitivamente all’interno di un Ultravarco, alle orecchie dei due maghi giunse l’inconfondibile suono di qualcuno che si materializzava.
Lo stupore fu elevato per entrambe le parti.
Bellatrix Lestrange era appena apparsa dietro di loro e quando li riconobbe illuminò la sua bacchetta ricurva di verde.
«Avada Kedavra!» urlò lanciando l’anatema che uccide contro tutti loro.
La spada laser di Yoda intercettò il flusso dell’incantesimo e iniziò ad assorbirlo.
Mentre l’incantesimo verde cercava di divincolarsi dalla presa della spada, una sottile saetta scese dall’alto e colpì in pieno Bellatrix.
Ormai caduta a terra, vulnerabile e ignorante su ciò che l’aveva appena neutralizzata, non poté far altro che fuggire smaterializzandosi.
«Albus! Yoda!» li chiamò una voce incredibilmente familiare; Topolino e Walt stavano scendendo da un portale aperto a qualche metro da terra.
«Un piacere rivedervi è! Breve la vostra assenza è stata» li salutò Yoda.
«Purtroppo portiamo tristi novità, ma è meglio comunicarle a tutti al completo» disse Walt invitando i Referenti a riunirsi.
Tsunade e Sengoku li stavano aspettando davanti allo studio del professor Rowan e quando arrivarono furono entrambi entusiasti di rivedere il re e Walt.
Quando Walt raccontò tutto sul cuore di Antonella ammutolì un po’ tutti.
«Questo cosa può voler significare?» chiese Sengoku.
«Ho sempre pensato che del mio mondo non fosse rimasto nulla oltre a me… a quanto pare mi sbagliavo. Prima rispunta Lucas e suoi amici deficienti, poi rispunta fuori il cuore di Antonella, non posso essere sicuro di quanto del potere del mio popolo sia sopravvissuto finchè non controllo ogni singolo angolo di tutti i mondi dell’universo ma ovviamente non ne abbiamo il tempo, dobbiamo andare avanti alla cieca» ammise Walt deluso dalla realtà dei fatti.
«Walt bisogna che ci rendi coscienti di una cosa» iniziò a dire Silente «Da come la descrivi questa maestra Antonella sembra davvero oscura. A che cosa stiamo andando incontro?» chiese dando voce ai dubbi di tutti.
Walt guardò negli occhi tutti i presenti, uno per uno «Alla più grande minaccia che questo universo può temere. Ad oggi, la Fantasia si è dispersa tra i mondi donando vita e poteri a suoi abitanti, proprio come avevano teorizzato i miei vecchi maestri. Pensavo di essere rimasto io l’unico fruitore diretto della Fantasia invece sembra che non sia così. Come abbiamo visto con l’Assenza, la Fantasia può tranquillamente distruggere tutto ciò che è stato creato, quindi la minaccia comprende tutti» ammise Walt, poi continuò «Maestro Yoda, le consiglio di rimandare il maestro Kenobi a casa nel suo mondo, non perché non abbiamo bisogno di te Obi-Wan non fraintendermi. Ma la conoscenza del viaggio tra i mondi va preservata e gli unici due del vostro mondo che la conoscono sono qui, quindi è il momento che torni a casa e preservi il segreto» consigliò.
«Ma come farete a spostarvi tra i mondi senza la navicella?» chiese Obi-Wan preoccupato.
«A quello ci penso io» gli rispose Walt rassicurandolo con una mano sulla spalla.
«Il tempo di tornare su Coruscant giunto è mio giovane amico. Di tornare io spero» lo salutò il Maestro.
Lo accompagnarono alla navicella e lo osservarono partire lasciandoli nel mondo dei Pokemon.
La porta del laboratorio di Rowan si spalancò con forza e ne uscì un professore tutto preso dalla fretta di raggiungerli.
«Anf… Anf… Camilla...! È stata avvistata! Anf… insieme ai maghi oscuri… di nuovo in cima al Monte Corona!» disse Rowan ansimando.
«Che cosa!?» esclamò Walt.
«Sembra che quella sciocchina di Referente si sia fatta rapire dai Mangiamorte» disse Tsunade.
Walt parve nemmeno sentirla e si rivolse al professore «In cima al Monte Corona ha detto?»
«Sì, esatto».
«Andiamo!» esclamò Walt senza ammettere repliche e con un movimento netto del braccio squarciò lo Spazio creando un portale diretto proprio al Monte Corona.
 
 
 
 
Nagini strisciava sul pavimento marmoreo della vetta del Monte Corona dove Voldemort girava in tondo attorno all’altare dove qualche tempo prima aveva visto apparire Dialga.
Una manciata di Mangiamorte faceva da contorno della scena.
Solo che questa volta sull’altare non vi era l’Adamasfera, bensì Camilla, fluttuava a mezz’aria in una posizione innaturale, trattenuta da morse invisibili, con i capelli scomposti e i vestiti semi strappati.
«Te lo chiederò un’ultima volta» disse Voldemort senza arrestare la sua camminata lenta «Dove si trova la pietra?» chiese.
Camilla tossì, evidentemente allo stremo delle forze, «Te-te l’ho già detto. Dopo il disastro avvenuto ad Hoenn il Comitato delle Leghe Pokemon ha concordato con le varie autorità regionali che tutte le reliquie legate ai Pokemon leggendari e necessarie alla loro evocazione, andassero distrutte. In modo che nessuno possa ricreare i disastri che stanno colpendo questo mondo» spiegò lei.
Voldemort aveva bisogno di una conferma, perciò penetrò la mente della povera ragazza e vide prima uno scorcio di telegiornale in cui veniva inquadrata la distruzione causata da Doflamingo e poi il momento in cui, con un intenso raggio laser, l’Adamasfera e la Splendisfera venivano disintegrate.
«Maledetto Doflamingo…Ci deve essere un altro modo per chiamarlo!».
«Non c’è».
«Crucio» invocò e Camilla iniziò a urlare di dolore subendo la tortura del mago.
L’incantesimo cessò solo quando Voldemort fu distratto.
Bellatrix si era appena materializzata a qualche metro da loro, era a terra scossa ancora da alcuni spasmi e con il vestito fumante.
Tremava e non si reggeva in piedi, l’Oscuro Signore la guardò con sufficienza mentre tentava di avvicinarsi; dopo un paio di cadute fece un cenno a Mulciber che la andò ad aiutare curando la cicatrice che era fresca sulla sua schiena.
«Mio signore… sono qui…» sussurrò e subito dopo uno squarcio nello Spazio annunciò l’arrivo dei Referenti sulla Vetta Lancia.
Mentre il gruppo apparve in maniera compatta ad alcune decine di metri di distanza da Voldemort e i Mangiamorte, Walt apparve direttamente sull’altare di pietra prendendo Camilla, che ormai era svenuta, sulla sua spalla e strappandola con la forza dall’incantesimo.
La caricò e volteggiò veloce verso i Referenti e la consegnò a Tsunade.
«Tsunade ti prego, puoi rimetterla in sesto?» gli chiese dolcemente.
Lei guardò prima stizzita Camilla, poi vide la preoccupazione e la serietà negli occhi di Walt «Ma certo, ci penso io, voi copritemi» disse e la adagiò a terra.
«Katsuyu!» evocò l’Hokage la sua fidata lumaca bianca, questa volta in versione piuttosto piccola, si adagiò sul corpo di Camilla.
«Sono ferite magiche, signorina Tsunade. Avremo bisogno di un qualche minuto in più» disse la lumaca con voce evanescente.
«Lo so Katsuyu, facciamo del nostro meglio» le rispose appoggiando le mani sull’addome della ragazza e iniziando a trasmettere, insieme alla sua aiutante, un flusso di Chakra.
«Smettila Tom, non puoi vincere» disse Silente facendosi avanti.
«Silente! Dovresti considerarti fortunato sai? Non tutti i vecchietti della tua età possono vantare di avere un’allegra combriccola con cui vanno a spasso per i mondi» poi si voltò verso i Mangiamorte «Avanti chiamatelo!» ordinò.
Un Mangiamorte biondo si fece avanti con in mano una sfera Poké blu e azzurra.
«La riconosco, quella è un UC Ball, la ball speciale utilizzata per catturare le Ultracreature…» disse Silente che l’aveva vista nell’enciclopedia di Rowan.
Il Mangiamorte lanciò la sfera per aria e ne uscì una mostruosa creatura nera: poteva ricordare in qualche modo un drago enorme e massiccio con un corpo tondeggiante e dotato di molteplici bocche e teste.
Il Pokedex si illuminò enunciando “Guzzlord Pokemon divoratutto, drago-buio”, la descrizione di quella specifica Ultracreatura diceva chiaramente che quell’essere era solito trangugiare montagne intere con le sue enormi fauci.
Voldemort rideva soddisfatto.
Da qualche parte nel cosmo, però, probabilmente perché sentì che la sua dimora era messa in pericolo, la divinità si destò e si precipitò lì.
Arceus sbucò da un portale di luce avvolto da tutte le diciassette tavole pronto a scacciare via gli intrusi che avevano profanato definitivamente la sua dimora. 
 

 

 




 
Angolo dell’autore: Sono a presentarvi il secondo capitolo!
Dopo esserci concentrati sulle vicende a Paperopoli eccoci a vedere ciò che nel frattempo è accaduto a Sinnoh.
Il gesto sconsiderato di Doflamingo che ha distrutto mezza regione di Hoenn ha causato ripercussioni in tutto il resto del mondo Pokemon. Avete visto alcune delle Ultracreature in combattimento, a parer mio, le più forti (competitivamente parlando). Quale vi è piaciuta di più e perché? J
Walt e il re hanno raggiunto gli altri e si sono precipitati a salvare la loro giovane collega, quali pensate siano le intenzioni di Voldemort? Pensate che riesca a raggiungere il suo obiettivo?
La notizia del ritrovamento del cuore di Antonella ha messo in allarme tutti e presto Walt dovrà agire contro i suoi scagnozzi in maniera diretta; tanto quant’è vero che il momento in cui i Referenti debbano riunirsi tutti è necessario.
Alla luce degli eventi appena letti, cosa ne pensate di questo capitolo? Gli scontri vi sono piaciuti?
Ho fatto fatica a far interagire in maniera equa tutti i personaggi (alla fine sempre a discapito del povero Yoda, che mi scordo anche io che c’è, poverino) fatemi sapere se i dialoghi sono veritieri, plausibili e nella giusta quantità o se invece per il futuro potrei cambiare un po’ qualcosa.
Fatemi sapere consa ne pensate con una recensione!
 
Il prossimo capitolo uscirà il 3 febbraio e vi assicuro che avrà argomenti più succulenti di questo;)!
 
 
See you next time
 
 
P.s.
 
Voglio mettere le mani avanti per gli eventi che accadranno a breve: tra pochi giorni, dopo 14 anni di attesa esce Kingdom Hearts 3 saga che amo da sempre più di ogni altra creazione videoludica, cinematografica, televisiva o fumettistica di cui conosca l’esistenza.
Ho avuto tutto il tempo per fantasticare sul contenuto di quel gioco, talmente tanto da partorire questa storia che si svolge DOPO qualche anno dalla fine degli eventi di KH3.
Mi rendo conto che il mio pensiero iniziale, che vede i personaggi di KH vivi e vegeti e i mondi stabili e liberi dalla maggior parte dell’oscurità, alla fine di KH3 possa non essere del tutto concretizzato. Questa storia è stata composta comunque con quella speranza e perciò se gli eventi del nuovo gioco porteranno squilibri e non il tipico lieto fine che immaginavo vi chiedo di perdonarmi e di considerare che essendo Topolino, Sora e i mondi, alla base di Kingdom Hearts W non potevo aspettarmi stravolgimenti del genere.
Consiglio ovviamente tutti i lettori che non abbiano mai giocato a KH di recuperarseli, non per il gameplay o per i personaggi, ma per la trama e i messaggi che questa storia regala.
L’importanza dell’amicizia del vivere nella Luce ogni momento e di quanto le persone di cui ci circondiamo possano determinare la nostra forza e il nostro successo, o al contrario, il nostro declino è un messaggio che tutti dovrebbero recepire.

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Capitolo 3
*** Lavender Town's Sindorme ***


Capitolo 3
 
Lavender Town’s Sindrome
 
 
 
 
Sia i Referenti che i Mangiamorte si fermarono a contemplare quella creatura primordiale.
Arceus aveva un aspetto equino, con un corpo bianco e grigio, quattro zampe sottili adornate da zoccoli dorati e una grande ruota che lo circondava quasi completamente.
Tutto intorno al suo corpo ruotavano nell’aria diciassette lastre colorate pronte ad essere utilizzate.
Il Pokedex si attivò, riconoscendolo: “Arceus, Pokemon Primevo, tipo Normale. Può assumere il tipo che preferisce utilizzando le sue lastre”.
La lastra rosa fu assorbita dal dio dei Pokemon, che cambiò leggermente colore, successivamente creò una grande sfera di energia lunare che scagliò contro Guzzlord, annientandolo in un sol colpo con una mossa quattro volte super efficacie.
L’ultima Ultracreatura svanì immediatamente in un ultra varco, lasciando la Vetta Lancia per sempre.
Acreus scese sull’altare frapponendosi tra i Referenti e i Mangiamorte.
«Albus, Minerva, tenetevi pronti ad obliviarli tutti» disse Walt prevedendo una loro sconfitta.
«Ma… come può un Pokemon contrastare la magia?» chiese Minerva.
«La magia è in qualche modo l’unione di tutti gli elementi, potrebbe farcela» le rispose Walt «Ma noi teniamoci pronti a dagli una mano» aggiunse.
Voldemort comprese di trovarsi di fronte ad un nemico estremamente potente e lo svantaggio numerico non giocava affatto a suo favore.
«Iniziate» sussurrò ai suoi seguaci.
I Mangiamorte scagliarono una pioggia di incantesimi contro Arceus, come tante piccole palline di luce.
Il Pokemon assorbì tutte le sue diciassette lastre, assumendo una particolare cromia che variava velocemente tra tutti i colori dello spettro visibile.
Tutte le piccole sfere di luce degli incantesimi si scontrarono contro la barriera che circondava Arceus generando tanti piccoli tintinnii, segno che ogni colpo era stato annullato completamente contro il potere difensivo delle lastre.
Arceus illuminò una maestosa palla di energia, anch’essa vibrante di tutti i colori disponibili e la fece schizzare in alto nel cielo.
Esplose in mille frammenti che caddero inesorabili sulla montagna come meteore infuocate.
Alcuni Mangiamorte si distrassero per difendersi da quell’attacco, altri cercarono di allontanarsi per evitare di essere bruciati vivi, in entrambi i casi Minerva e Silente sfruttarono l’occasione per obliviarli completamente e lasciarli inermi senza ricordi e senza sensi.
Voldemort fermò uno dei meteoriti più grossi con un colpo di bacchetta e lo scagliò contro il Pokemon.
Arceus creò un turbine di vento tagliente che distrusse il meteorite in men che non si dica e andò a scontrarsi contro un incantesimo del Signore Oscuro.
«Avada Kedavra!» urlò Voldemort e l’incantesimo verde avvolse la barriera sferica intorno ad Arceus interamente, avvolgendolo in una morsa mortale.
«Adesso Albus!» suggerì Topolino sottolineando la distrazione dell’Oscuro Signore.
Silente aveva l’occasione di porre fine alla minaccia di Voldemort una volta per tutte, ma quello avrebbe significato solamente una sua successiva resurrezione e probabilmente non avrebbe vissuto abbastanza per poterlo combattere ancora. No, era necessario che Voldemort non morisse lì, in quel momento.
Mentre l’Avada Kedravra si schiantava contro la barriera di Arceus e quest’ultimo veniva spinto via dall’incredibile energia che Voldemort sprigionava, Albus riuscì ad obliviarlo, togliendogli anche il più miserabile ricordo di mondi e personaggi di mondi che non fossero il suo. Non esisteva più Doflamingo nella sua mente, né Malefica né i Pokemon, né tutto il resto che aveva vissuto al di fuori del mondo della magia.
Nello stesso momento Minerva provvide a fare lo stesso con Bellatrix Lestrenge.
Quando Voldemort si rese conto di non aver più alcun ricordo che desse un senso al suo Avada Kedavra lanciato con tanta energia, smise di eseguire l’incanto ed Arceus, con il potere di dio dei Pokemon aprì un Ultravarco nella Vetta Lancia che risucchiò tutti i maghi oscuri riportandoli nella loro terra natale, accompagnati da un forte mal di testa.
«Cof!... Cof!» tossì Camilla, riprendendosi appena in tempo per veder scomparire Arceus nei meandri dell’universo.
Tsunade l’aiutò a rialzarsi e mandò a casa Katsuyu, che aveva fatto un ottimo lavoro rimettendo in sesto la ragazza in così poco tempo.
«Grazie al cielo siete arrivati…» disse Camilla appoggiandosi su una roccia marmorea.
«Camilla come stai?» chiese preoccupato Walt aiutandola a reggersi in piedi.
«Sta molto meglio» la anticipò Tsunade.
«Sì sto molto meglio, grazie» disse al gruppo «So che sei stata tu a curare il mio corpo, ti sono debitrice» disse all’Hokage.
«Oh…» arrossì lei «Beh si sono stata io. Sai, sono un ninja leggendario d’altronde…» borbottò.
«Sono onorata di conoscervi, tutti voi: i Referenti» disse con una lacrima.
«Anche tu sei una Referente, Camilla. A tutti gli effetti. Perciò fai parte del gruppo» la coinvolse Topolino, che da sempre ricopriva il ruolo anche di “presidente” dei Referenti della Luce.
«Tornare dal professor Rowan dovremmo, che sia tutto sotto controllo controllare dobbiamo» suggerì il Maestro.
«Concordo! Com’è che si chiamava quella deliziosa specialità? Dolce Gateau? L’ho visto nella vetrina di una pasticceria voglio provarlo!» esclamò Sengoku.
Silente incrociò lo sguardo con Walt, annuendogli che erano pronti a partire.
Così Walt sprigionò il potere dello Spazio e, sollevandosi un dito da terra, teletrasportò tutti a Sabbiafine.
 
 
 
 
 
Diversi Pokemon stavano aiutando i cittadini di Sabbiafine a ricostruire muri e tetti grazie alle loro abilità, altri ripristinavano i corsi d’acqua e facevano risorgere le foreste abbattute.
I Referenti entrarono direttamente nello studio del professor Rowan, raccontando gli straordinari eventi accaduti sulla Vetta Lancia e approfittandone per riposarsi qualche minuto.
«Definitiva l’azione di Arceus è stata, la minaccia magica debellata grazie a lui è» disse Yoda conclusivo.
«L’importante è che tu stia bene Camilla, sono stato molto in pensiero» disse Rowan abbracciandola.
«Sì sto bene professore non si preoccupi. Sono qui solo grazie a loro» disse.
«In realtà c’è un altro paladino che stava per lanciarsi in tuo soccorso. Non appena saputa la notizia dell’attacco a Sinnoh, Rocco Petri si è messo in viaggio per intervenire, sai, dopo la distruzione di mezza regione di Hoenn si è sentito in dovere di intervenire».
Camilla arrossì «Ringrazialo da parte mia» disse non riuscendo a trattenere il sorriso.
Walt era distratto e non notò quel dettaglio, stava contemplando il cielo dalla finestra. Apparentemente ora il mondo dei Pokemon non avrebbe più dovuto temere minacce: le pietre o emblemi legati alle creature leggendarie erano ormai distrutte e nessuno dei mondi esterni era più a conoscenza dei Pokemon a parte Malefica, ma qualcosa gli suggeriva che anche lei ne avesse abbastanza.
Eppure una brutta sensazione lo assillava.
Il notiziario alla televisione era rimasto acceso e riportava gli eventi dei disastrosi attacchi avvenuti nelle due regioni; gli abitanti di quel mondo ignoravano la vera natura di ciò che era successo anche se tentavano in tutti i modi di spiegarselo.
«Ho bisogno di andare al Centro Pokemon a far curare la mia squadra, hanno lottato duramente contro i Mangiamorte ma erano in troppi, devo rimetterla in sesto» disse Camilla.
Walt si mosse verso la porta per accompagnarla ma lo anticipò Silente, «Se non ti dispiace ti accompagnerei io, Camilla. Sai, sono un appassionato di riviste vorrei acquistarne qualcuna da portarmi a casa».
«Ma certo, preside!» disse lei e si diressero fuori dal laboratorio di Rowan.
Il Professore dei Pokemon allestì la tavola offrendo tutte le sue scorte di cibo agli ospiti per rinvigorirli e in qualche modo ringraziarli di ciò che avevano fatto.
Mentre lui intratteneva il Maestro Yoda, Sengoku e Tsunade spiegando ancora una volta la natura delle Ultracreature che avevano affrontato, Topolino si accorse del silenzio di Walt ancora alla finestra.
«Sono preoccupato Maestà» disse il ragazzo.
«Per Antonella?» chiese il re.
«Durante gli ultimi momenti di Athom, la sua potenza era immensa, nulla a che vedere con ciò che abbiamo visto fin ora. Se dovesse tornare… non so quante possibilità potremmo avere… e ancor oggi non sappiamo quale sia l’obiettivo di David e gli altri due idioti… li percepisco nel Regno dell’Oscurità, sento la loro Fantasia ma non capisco cosa vogliano o cosa ci facciano laggiù».
«Dai tempo al tempo amico mio, siamo insieme, è questo che conta adesso» tentò di rassicurarlo Topolino.
Nel frattempo Silente e Camilla avevano raggiunto il Centro Pokemon dall’altra parte della città. Era un piccolo edificio ovale il cui punto di interesse principale era una speciale macchina, gestita dall’infermiera Joy, in grado di rimettere in sesto i Pokemon esausti.
Alcuni tavoli ospitavano gli allenatori in attesa o in viaggio e alle pareti erano presenti diversi computer usati sia per gestire i propri Pokemon sia per comunicare con altri Centri Pokemon.
Silente si immerse nell’esplorazione degli scaffali dedicati ai giornali quotidiani e alle riviste, mentre Camilla si mise in coda per far curare la sua squadra.
Molti le offrirono di farla passare davanti alla coda, in quanto campionessa, ma lei modestamente rifiutò.
Mentre nello studio di Rowan i Referenti si rifocillavano e Sengoku gustava il tanto atteso Dolce Gateau, la notizia che scorreva in sottofondo sul televisore, riguardante le ultime gare di bellezza Pokemon fu bruscamente interrotta.
Ci scusiamo per l’interruzione ma siamo d’innanzi ad un’altra triste notizia in diretta” annunciò un agente di Polizia.
L’attenzione di tutti si spostò al televisore.
La poliziotta si mise di lato e l’inquadratura si aprì, riprendendo una strana torre viola avvolta da un’energia nera.
La torre di Lavandonia, dopo anni in cui nessuno si recava all’ultimo piano per paura della maledizione che secondo le leggende metropolitane la avvolgeva, si è resa totalmente impenetrabile da qualche decina di minuti. Gli attacchi dei Pokemon della Polizia sono serviti a ben poco e non hanno nemmeno scalfito la strana energia che la avvolge. Inutile dire che sia impossibile entrare nella torre per verificare cosa stia succedendo.”
«Che disastro…» commentò Rowan.
Walt riconobbe subito il tocco dell’Oscurità.
«Professore dove si trova quella torre?» gli chiese prendendolo vigorosamente per le spalle.
«A Lavandonia ragazzo mio, nella regione di Kanto» rispose lui.
«Kanto? Dove si trova rispetto a qui? Mi dia una mappa!» disse agitato.
Rowan iniziò a scartabellare tra i suoi fogli e negli scaffali nel frattempo che il notiziario andava avanti.
Quando il professore spiegò una cartina indicando a Walt la loro posizione e la quella di Lavandonia il ragazzo si allontanò.
«Potrebbe essere un fenomeno legato a questo mondo ma ne dubito, devo andare a controllare e devo andare da solo, voi aspettatemi qui» disse agli altri Referenti.
«Ma Walt potremmo esserti di aiuto!» esclamò Topolino.
«Senza offesa Maestà, ma se si trattasse di Antonella preferisco che i protettori dei mondi si salvino dalla sua furia piuttosto che ne soccombano. Lasciate fare a me la prima mossa».
«Fai attenzione ragazzo!» disse Sengoku dandogli una pacca sulla spalla.
«Sarò pronta a curarti se dovessi averne bisogno Walt, non preoccuparti» disse Tsunade dandogli un buffetto sulla guancia.
«Salvio Exia» lo incantò la professoressa McGranitt, «Ti aiuterà a difenderti Walt, torna presto» gli disse.
Walt salutò tutti e svanì in un lampo rosa.
 
 
 
 
Anche dalle inquadrature alla televisione si poté ammirare il secondo bagliore rosa proveniente dall’interno della torre Pokemon di Lavandonia.
Walt era arrivato.
L’interno della torre avrebbe inquietato qualunque visitatore, era piena di lapidi, ragnatele e aleggiava una fitta nebbia.
I Pokemon di tipo Spettro che abitavano, ed infestavano, la torre erano fuggiti e l’assenza più totale di movimento rendeva il tutto ancora più spaventoso.
Walt atterrò leggero sul pavimento ed osservò le lapidi attorno a sé.
Erano lapidi di Pokemon. Fedeli compagni di una vita che ormai riposavano in eterno.
Si trovava nel penultimo piano della torre, e individuò subito le scale che lo avrebbero portate in cima. Se l’Oscurità era prodotta da qualcuno, probabilmente si trovava lassù.
Salì le scale e lo condussero in un lungo corridoio; nell’ultimo piano era presente un'unica grande lapide posta proprio alla fine.
Dall’ultimo gradino delle scale, Walt la vide, così come vide David davanti alla tomba.
Walt, stringendo la mano, chiuse tutta la torre in un’enorme bolla di Spazio, che li separava dal resto dell’universo in maniera ermetica e indissolubile. La bolla era talmente grande che era difficile accorgersi della sua presenza.
«Trovo interessante la leggenda che circonda questo posto» esordì David, come se stesse aspettando il suo arrivo, Walt lo guardò storto, indagatore.
«Si dice che l’anima di un Pokemon abbia risieduto qui per mesi prima di dare l’ultimo saluto al proprio cucciolo, aiutata da un allenatore. Quante menzogne hanno alimentato questa leggenda. Episodi di convulsioni psichiche legate alle strane presenze spettrali che si aggirano per la torre, demoni sepolti vivi che trascinavano nell’oblio gli sfortunati allenatori che si aggiravano per l’ultimo piano… anime che tornano in vita…»
David blaterava mentre Walt cercava di capire.
«Cosa stai cercando David?».
«Purtroppo sembra che quella della Sindrome di Lavandonia sia solo una leggenda metropolitana, e non un vero fenomeno di ritorno dalla morte, peccato…» disse David cantilenando e prendendolo in giro.
Walt evocò il suo scettro che colpì il terreno con un rombo di tuono: «Te lo chiedo un’ultima volta, David: cosa stai cercando?» disse puntandoglielo contro.
«Qui? Proprio niente! Vedi, io sono qui per uno scopo ben preciso» disse.
«Quale sarebbe!?» disse Walt arrabbiandosi.
«Ma non l’hai ancora capito? Voglio farti perdere tempo! E direi che ho svolto il mio ruolo con efficacia. Ormai i tuoi amici a Sabbiafine saranno già stati derubati e chissà, magari morti» disse David che nell’ultima frase riacquisì il suo tono di voce malvagio.
Walt si rese conto di aver fatto un grave errore: era un trappola, ma non per lui, per gli altri Referenti.
Non poté fare altro che tornarsene a Sabbiafine il più velocemente possibile e così anche David svanì nuovamente nell’Oscurità lasciando libera la torre di Lavandonia.
 
 
 
 
Mentre Silente sfogliava una rivista, finalmente l’infermiera Joy si liberò per servire la Campionessa, prendendo in custodia le sue Pokeball.
«Ci vorrà solo un attimo» le disse voltandosi verso la macchina di cura e fu in quel momento che il Tempo si bloccò.
Tutti all’interno dell’edificio si bloccarono nell’azione che stavano compiendo: gente che si immobilizzò parlando, altri che camminavano, Camilla che aspettava, solo Silente era libero di muoversi.
Se ne accorse subito e prese in mano la bacchetta immediatamente osservandosi intorno.
«Finite Incantatem!» disse sospettando che fosse stato lanciato un incantesimo pietrificante da qualche Mangiamorte che in qualche modo gli era sfuggito, ma non era così. L’incantesimo non sortì nessun effetto.
Un’ombra nera si materializzò al centro della hall ma prima che il preside riuscì a reagire Lucas lo aveva già immobilizzato al muro con dei lacci di Oscurità.
«Ti c-c-consiglio di lasciar andare la bacchetta se non vuoi che la s-s-spezzi per sempre» disse Lucas vedendo che il preside la stringeva nella mano minacciosamente.
Purtroppo Silente teneva troppo alla Bacchetta di Sambuco per rischiare di perderla, così la lasciò cadere per terra, dove Lucas la ignorò.
«S-sono qui per qualcos’altro» disse il nemico e si avvicinò al corpo di Silente.
Tutto nella stanza era rimasto immobile, con il Tempo fermo, da lì non si riusciva a capire se lo stesso effetto era diffuso anche al di fuori del Centro Pokemon.
«Walt è andato inutilmente a L-lavandonia credendo che fossimo lì, ma invece i nostri obiettivi erano qua, insieme» così dicendo puntò lo sguardo su un punto fisso, su una cosa che indossava Silente, l’anello con la Pietra della Resurrezione, all’anulare destro del preside.
«NO!» disse, pentendosi di aver abbandonato il primo dono della Morte.
Lucas sfilò l’anello e osservò per un attimo il simbolo dei doni visibile all’interno della Pietra, poi guardò di nuovo Silente.
«M-mi dispiace» disse e svanì come un ombra sbloccando il Tempo.
Silente raccolse la bacchetta di Sambuco «NO!» ripeté colmo di rabbia e frantumò i vetri di tutte le finestre a causa del forte rimorso.
«Albus! Cosa succede?» chiese Camilla accorrendo in suo aiuto.
In quel momento arrivò anche Walt, cadendo dal cielo e sfondando il tetto.
Appena li individuò in mezzo alla gente sbigottita si avvicinò «Cosa è successo?» chiese.
Silente raccontò l’accaduto e insieme uscirono dal Centro Pokemon.
«La Pietra della Resurrezione? Non sarà davvero in grado di resuscitare i morti?» chiese Camilla.
«Ve lo spiego. La Pietra non riporta in vita le persone al cento per cento ma può rendere i morti abbastanza umani per poter avere un contatto con loro. Ciò nonostante il suo potere è incommensurabile, combinato con l’uso dell’Oscurità, non so cosa possa essere in grado di fare» disse preoccupato.
«Questo non ci voleva, potrebbe essere l’elemento mancante per portare alla perfezione la Tecnica della Resurrezione Impura! Potrebbero forse riportare in vita Antonella!» commentò amaramente Walt.
Delle urla per la strada attrassero la loro attenzione.
«Che succede adesso?» disse Camilla.
«AL LADRO!» urlò un commesso uscendo da un edificio blu.
Camilla si avvicinò al negoziante «Cosa è successo buon uomo?» chiese.
«Campionessa!» la riconobbe lui «Un’ombra ha rubato nel mio negozio! È apparsa dal nulla e aveva sembianze simili agli esseri umani. Sospetto che fosse un Pokemon di tipo Spettro o Buio di qualche regione straniera! Non ho idea a chi appartenesse» spiego il proprietario del Pokemon Market.
Camilla si voltò verso i suoi colleghi Referenti conscia che non si trattava affatto di un Pokemon, bensì di Lucas; loro ricambiarono lo sguardo di intesa, annuendole suggerendo di farsi dire di più.
«Cosa ti hanno rubato?» chiese Camilla.
«Un Revitalizzante…» disse il commesso.
«Verrai rimborsato dalla Lega Pokemon» disse Camilla rassicurandolo e si riunì ai compagni per tornare da Rowan.
«Cosa diavolo è un Revitalizzante?» chiese Walt.
«È uno strumento, serve a rimettere in sesto un Pokemon esausto» spiegò lei.
«Similarmente a…» iniziò Silente.
«… sì, un ritorno in vita» completò Camilla.
Walt si era chiuso nei suoi pensieri, possibile che la resurrezione di Antonella fosse realizzabile?
Walter, il suo maestro non aveva lasciato nessuna informazione a riguardo e Walt aveva sempre pensato che, con la distruzione di Athom, Walter avesse distrutto Antonella nella sua interezza. Sfortunatamente non aveva ricordi degli ultimi momenti di battaglia epica tra i due maestri.
Invece prima saltava fuori il suo cuore nero e adesso quella raccolta di artefatti potenti in grado di riportare in vita le persone defunte.
Qualche tassello del puzzle finalmente si stava mettendo insieme.
Nessuno degli oggetti che per ora avevano collezionato Lucas e i suoi compagni donavano una nuova vita ma in qualche modo erano dei surrogati della resurrezione.
L’Edo Tensei (la tecnica della resurrezione impura) era in grado di riportare in vita un individuo a condizione che il suo corpo fosse ancora intatto e non gli donava nuovamente la sua mente, solo il corpo e il relativo potere.
La Pietra della Resurrezione non donava un nuovo corpo al defunto ma rispolverava la sua coscienza e la sua volontà in modo tale che un vivente possa comunicare con l’anima di un defunto.
Un Revitalizzante restituiva le forze ad un individuo esausto, un processo simile alla resurrezione ma che avviene in un momento successivo rispetto alla ricostruzione di un’anima.
Mancavano ancora dei pezzi, ma il quadro iniziava ad essere chiaro.
Raggiunsero gli altri Referenti nel laboratorio di Rowan e spiegarono l’accaduto.
«Preoccupante questo è! Agire in fretta dobbiamo» disse il maestro Yoda.
Minerva si era precipitata nella cucina di Rowan a preparare un intruglio da dare a Silente per restituirgli le forze.
«Purtroppo l’unico artefatto in grado di restituire la vita del mio mondo è già stato preso. Mi dispiace non averlo potuto difendere in maniera migliore» disse Tsunade.
«E nella Rotta Maggiore? C’è qualcosa che ridoni la vita?» disse Walt a Sengoku.
Il Grandammiraglio si fece più cupo del solito «Purtroppo un potere del genere esiste, sì. Il frutto Soul Soul. Ma vi assicuro che procurarselo è alquanto difficile e necessita di parecchio tempo. Attualmente appartiene ad uno dei quattro imperatori del Nuovo Mondo: Big Mom. Potremmo considerarla forte quanto me e con un esercito con almeno il triplo del potenziale del mio. Ucciderla e poi ritrovare il suo frutto richiederebbe almeno un mese anche per quei codardi oscuri».
Walt comprese e immagazzinò l’informazione, poi trascorse alcuni momenti in silenzio.
Incrociò lo sguardo dei Referenti uno dopo l’altro e annunciò «È tempo di partire amici miei!».
 
 
 
 
Uscirono dal laboratorio tutti insieme, pronti per intraprendere un nuovo viaggio.
Topolino prese la mano di Walt «Qual è il tuo piano, Walt? Cosa hai capito?» chiese.
Il ragazzo si schiarì la voce in modo che tutti i compagni lo udissero.
«È molto probabile che l’obiettivo di Lucas, David e Jacob sia quello di riportare in vita Antonella. Antonella, vedete, era una dei miei maestri ad Athom, il mondo da cui provengo, il mondo primordiale presente prima di tutti quanti i vostri.
I miei maestri erano sette, tra cui Antonella, che controllava il Buio.
Segretamente lei costruì tra i giovani studenti un forte sentimento di bisogno, il bisogno di accrescere i propri poteri per sentirti accettati, per sentirsi migliori, per sentirsi alla pari di quei maestri che nessuno riusciva ad eguagliare.
Ma il metodo che proponeva per raggiungere questo scopo era cedere all’Oscurità.
Molti si sono opposti… alcuni no.
Per un mio sfortunato tentativo di far nascere un’amicizia dove non vi era niente, Lucas ha tradito la sua città, i suoi amici e me, liberando l’Oscurità di Antonella e mettendo fine all’era di Athom.
Walter, il più rispettato e, a parer mio, il più abile dei maestri, la combatté.
Tutti i maestri e gli allievi soccombettero al potere dell’Oscurità… io ho perso la mia famiglia… e i miei amici».
Camilla e la professoressa McGranitt iniziarono a piangere dalla tristezza di quel riassunto.
Tutti i presenti avevano bramato di conoscere con esattezza il passato di Walt, ma ora quelle parole pesanti schiacciavano i loro cuori, costringendoli a distogliere lo sguardo, a ripensare al proprio passato, e rivivere i loro errori e ad apprezzare ciò che comunque gli era rimasto. Ciò che invece Walt non aveva.
«Non ho ricordo della fine della battaglia di Athom, ma quando mi risvegliai lo feci in un altro universo: il vostro.
Ho cercato Athom per anni senza mai trovarla. Ho vissuto convinto che quella feroce battaglia tra i due titani della Luce e dell’Oscurità si fosse conclusa con una parità e che entrambi i maestri fossero morti nella ferocia della conclusione; forse i loro colpi finali furono talmente forti da generare un nuovo universo e distruggere i loro corpi materiali… purtroppo non lo so. Ma ora un trio di deficienti, succubi dell’Oscurità hanno intenzione di riportarla in vita, e ci stanno quasi per riuscire.
Fortunatamente il cuore nero di Antonella, la sua essenza, è in mano mia protetta dallo Spazio in un luogo remoto. Ma non so quanto questo possa impedire agli artefatti magici di agire sulla resurrezione di Antonella.
Sono dell’idea che li stiano radunando per amplificare i loro poteri, ciò che uno di quegli artefatti non può fare singolarmente forse riescono a farlo molte di quelle reliquie insieme.
Mi dispiace dirlo ma ora è il momento in cui tutti, e dico tutti, i Referenti si riuniscano, perché solo così potremmo avere qualche speranza contro Antonella e i suoi stupidi servi» concluse Walt in modo solenne.
Topolino comprese ciò che Walt aveva intenzione di fare: un Referente mancava all’appello.
Walt squarciò lo Spazio, aprendo un grosso varco rosa.
«Dove conduce questo portale?» chiese Camilla, che per lei era la prima volta che affrontava un viaggio tra i mondi.
«Al Regno dei Funghi» lo anticipò Topolino «Dobbiamo completare la squadra ed è tempo che Mario prenda parte a questa guerra» disse con un tono improvvisamente pieno di grinta.
Walt era contento che il re aveva compreso le sue intenzioni.
«Vi rivedrò mai?» intervenne Rowan, dopo tutto quel tempo che aveva trascorso con i Referenti si sentiva triste a vederli andar via; d’altronde era stato vittima del primo agguato fatto dal gruppo di Malefica, li aveva ospitati nella loro prima visita a Sinnoh, aveva seguito in prima persona gli eventi della distruzione di Hoenn e dell’invasione dei Mangiamorte, ci si era affezionato.
Topolino gli strinse la mano «Ovviamente Camilla tornerà. Noi la ringraziamo per tutto professore, e anche se non dovessimo più rivederci, beh lo prenda come buon auspicio. Se noi non interveniamo vuol dire che va tutto bene, aha!» esclamò.
Rowan comprese e li salutò calorosamente.
Quando i Referenti sembravano pronti per attraversare il portale, Walt ne aprì un secondo, più piccolo.
«Non avrai intenzione di abbandonarci Walt, vero?» chiese Tsunade.
«Vi raggiungerò al più presto, state tranquilli. Questione di qualche ora» rispose il ragazzo.
Tsunade, Camilla, Minerva McGranitt, Albus Silente, Yoda e Sengoku attraversarono uno dopo l’altro il portale che Walt aveva creato per loro.
Topolino aspettò ancora un momento prima di abbandonare Sinnoh.
«Dove devi andare Walt? Mi fai preoccupare, lo sai» chiese il re.
«Vostra Maestà né io né voi conosciamo tutti i mondi di questo universo, ma in passato ne ho visitato uno in cui c’era un oscuro personaggio in grado di ridare la vita ai morti. Devo controllare che non sia coinvolto con questa faccenda» disse il ragazzo.
«Di che mondo si tratta?» chiese il re.
«Planetos» rispose lui.






Angolo dell'autore:
Ecco un nuovo capitolo ricco di eventi legati alla trama principale.
Walt è stato vittima di una trappola e questo errore ha avvantaggiato drasticamente i nemici dei Referenti.
Cosa ne pensate di questo capitolo? Quali altri artefatti credete che possano volere Lucas e Co.?
Mario onorerà la chimata?
Dove è andato Walt e a cercare cosa?

Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento!

Critiche recensioni e nuove idee sono sempre ben accetti!

Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 24 febbraio.

See you next time!
 

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Capitolo 4
*** Mushrooms Kingdom ***


Capitolo 4
 
Mushrooms Kingdom
 
 
 
 
 
 Il luogo in cui erano approdati i Referenti era alquanto particolare; fino a quel momento, tra loro, solo Topolino lo aveva visitato in passato.
Quella che a prima vista poteva sembrare una terra collinare tranquilla e solare, in realtà presentava agli occhi dei Referenti alcune stranezze imprevedibili.
Funghi di ogni colore e anche dimensione crescevano frequentemente dal terreno erboso, tutti contraddistinti da pallini bianchi sul cappello, tipici dei funghi velenosi.
I prati erano coperti da macchie di fiori colorati apparentemente innocui ma che avevano la stravaganza di oscillare ritmicamente tutti insieme.
Alcuni tubi verdi facevano da contorno al paesaggio e forse la cosa più ambigua erano centinaia di blocchetti di mattoni sospesi a pochi metri da terra, che si susseguivano a gruppetti come a delineare il percorso da fare per raggiungere il castello.
Quello che si ergeva alla fine del sentiero era un imponente palazzo reale, simile a quello di re Topolino con le mura bianche e i tetti rossi.
«Questa volta devo stare attento a quello che mangio» disse Sengoku pensando a tutti i funghi velenosi che vedeva.
«Esattamente dov’è che siamo?» chiese Silente.
Topolino li anticipò di qualche passo e poi presentò il paesaggio: «Questo è il Regno dei Funghi, aha!».
Moltissimi personaggi curiosi avevano camminato su quelle terre, conquistate, depredate, la sua vastità e ricchezza di risorse tipiche del territorio, come funghi, fiori e piante era oggetto di invidia dei regni vicini.
La principessa Peach, che sedeva sul trono, regnava con giustizia e lealtà verso i suoi sudditi, accompagnata nelle scelte di governo da Mario, il suo fidanzato e da tutti componenti del reame a lei fedeli.
Era una principessa amata da tutti e purtroppo la sua docilità e ingenua giustizia l’hanno spesso portata a ritrovarsi in situazioni di pericolo da cui Mario riusciva fortunatamente a tirarla fuori.
Mai l’Oscurità vera e propria aveva contaminato il mondo del Regno dei Funghi ma nonostante ciò l’incorruttibilità e le capacità di Mario lo avevano reso degno di diventare un Referente a tutti gli effetti.
«Lontano dal castello arrivati siamo» osservò Yoda che non aveva la sua poltroncina volante e si appoggiava al suolo con il suo bitorzoluto bastone.
«Non preoccuparti amico salta su!» disse Sengoku prendendolo per la veste e appoggiandolo sulla sua spalla.
«Credo che Walt debba conoscere il luogo esatto di destinazione per aprire i portali in un luogo preciso, e che io sappia non è mai stato qui» spiegò Topolino.
Mentre Tsunade e la professoressa McGranitt discorrevano sulle proprietà mediche di alcuni dei funghi che riconoscevano lungo il tragitto, si diressero tutti assieme al castello di Peach, dove sicuramente avrebbero trovato anche Mario.
Camilla si osservava intorno un po’spaesata, d’altronde non aveva mai viaggiato oltre il suo mondo, si sentiva tremendamente fuori luogo.
«Perché ad esempio i funghi della famiglia delle Helotiaceae sono ottimi per le pozioni contro le scottature di drago…» spiegava a raffica Minerva.
«Tutto bene Camilla? È normale sentirti un po’spossati» chiese Silente alla ragazza.
«Non è quello Albus… è che non posso evitare di pensare a quanto voi siate potenti e con capacità straordinarie, mentre io sono solo un’allenatrice di Pokemon. Posso contare solo sulla mia squadra e senza di loro, non valgo nulla» disse fissandosi le scarpe.
«Una strabiliante allenatrice, da quanto ho sentito» la corresse Silente amichevolmente.
Lei gli sorrise ma il suo volto dimostrava appieno che non si sentiva comunque all’altezza.
«Invece noi il Cantharellus cibarius lo usiamo spesso per le sue proprietà di antiossidante…» Proseguiva Tsunade.
«Non devi sminuirti Camilla» disse Topolino «Alle volte la nostra vera forza dipende dagli altri. La tua squadra è composta da sei fedeli compagni che non ti abbandonerebbero mai, non dimenticarlo. Anche se non hai poteri di natura innata sei forte tanto quanto noi» la rassicurò il re.
La campionessa parve rasserenarsi; ciò che aveva detto Topolino era vero.
Nonostante fosse riconosciuta in tutto il mondo Pokemon come una dei più forti allenatori in vita, non aveva mai smesso di curare i propri compagni con il massimo dell’affetto. Erano ormai amici. Si ricordava perfettamente di quando il suo Garchomp era ancora un piccolo Gible e lo aveva catturato nel tunnel segreto sotto la pista ciclabile di Sinnoh, lo portava li ogni settimana per allenarsi e diventare più forte combattendo contro i suoi simili.
Erano passati anni e lui si era evoluto in uno splendido esemplare di Garchomp forte e imponente.
Lo stesso valeva per gli altri cinque componenti della sua squadra; trascorreva molto tempo in loro compagnia e si volevano bene come un vero team, insieme avevano sconfitto moltissimi pretendenti del titolo di Campione della Lega di Sinnoh e altrettante volte avevano premiato chi era riuscita a sconfiggerli.
«Parlatemi un po’ di questo Mario, che tipo è?» chiese la ragazza.
Silente non rispose e si voltò anche lui verso Topolino in quanto non vedeva Mario da quando era entrato a far parte lui dei Referenti.
Topolino si schiarì la voce: «Mario è una persona particolare, ha difeso questo regno così tante volte da poterne perdere il conto… ma…» il re si interruppe.
«La chiamata onorato non ha» intervenne Yoda dalla spalla del collega «Quando Topolino i Referenti ad Hogwarts ha riunito, Tsunade Sengoku e Mario, venuti non sono».
«Come mai?» chiese distrattamente lei.
«Io ho perso la mia carica da Grand’ammiraglio, le cose non sono più come prima e non ho la libertà di svanire dal mio mondo così, senza escogitare una soluzione» disse Sengoku schioccando le dita «E la carica di Referente del mondo di Tsunade non apparteneva ancora a lei, l’aveva ereditata dal suo predecessore».
«Io non ero ancora una Referente… e invece Mario?».
«Mario non rispose nemmeno alla chiamata» disse Topolino mogio «onorare questo ruolo non è mai stata una sua priorità, ha sempre difeso il Regno dei Funghi nel nome del bene ma non si è mai curato della situazione dei mondi nella loro moltitudine né quella volta di partecipare alla riunione. Il suo amore per Peach è troppo grande, non lo ammette ma non vuole lasciarla. Ha paura che gli succeda qualcosa mentre non è presente a proteggerla, cosa che purtroppo accade spesso».
«Come biasimarlo» intervenne Silente «Che bello sentire ancora l’attaccamento dell’amore», nessuno poté ribattere, perché aveva ragione.
Superati gli ultimi blocchetti di mattoni e tubi verdi arrivarono dal grosso portone del castello.
Sengoku avanzò e bussò forte tre volte sul legno scuro dell’ingresso.
Attesero alcuni minuti in silenzio quando udirono dei lievi passetti provenienti dall’interno e il portone lentamente si spalancò.
Apparve dall’interno un piccolo Toad, un simpatico omino il cui abbigliamento ricordava quello di un fungo bianco con i pallini rossi.
Li squadrò uno a uno con lo sguardo e parve impiegarci alcuni attimi a riconoscere i visitatori.
Non era certo che avesse compreso davvero chi fossero ma il Toad assunse un’espressione contrariata: «Chi siete voi?» chiese.
Fu Topolino, nel ruolo di portavoce, a rispondere: «Siamo colleghi di Mario, vorremmo vederlo» chiese.
L’affermazione di essere “colleghi” di Mario parve allarmare l’omino ancora di più.
«Non sono autorizzato a farvi entrare, mi dispiace» disse affrettandosi a richiudere il portone.
«Aspetta!» chiese Topolino sbigottito «Siamo brave persone, non abbiamo intenzione di fare nulla di male!» Toad esitò a sbattergli la porta in faccia.
«Ti prego abbiamo bisogno dell’aiuto di Mario» disse «Ti pregò» insistette.
Toad lo guardò qualche secondo, in evidente stato di agitazione e imbarazzo, ma poi cedette.
Aprì il portone e li fece entrare «Da questa parte allora» gli indicò la strada.
Il castello di Peach era tutto bianco, con tappeti rossi che scorrevano sui pavimenti, alte finestre e scale dappertutto.
Salirono numerosi piani mentre i Referenti rimasero sbalorditi dal elevato numero di Toad uguali a quello che li aveva accolti che girovagavano per il castello indaffarati.
L’unico particolare che li distingueva era il colore delle macchie sul loro cappello.
A Camilla ricordarono molto le infermiere Joy.
La sala delle udienze era a un piano intermedio della complessa struttura del castello ed era molto ampia con il trono posto su di un piattaforma rialzata rispetto al suolo.
Il trono era suntuoso ed elegante, perfettamente femminile, e dalle finestre di quella sala erano visibili le erbose colline che circondavano il castello.
Quando i Referenti raggiunsero la sala delle udienze, Peach stava per sedersi sul trono, era una fanciulla graziosa con lunghi capelli biondi e un elegante vestito regale rosa, sembrava incredibilmente delicata.
«Venite avanti, prego» disse dolcemente lei con un gesto morbido della mano.
«Vostra Maestà veniamo al vostro cospetto con la richiesta di poter parlare con Mario, nostro amico e collega» chiese Topolino.
«Mamma mia! Qualcuno mi cerca!» esclamò una voce dal retro.
Da un corridoio che portava chissà dove nella parete retrostante al trono, sbucò correndo Mario, era un uomo castano vestito con un completo di Jeans blu, una maglia e un berretto rossi e con un enorme paio di baffoni bruni.
Quando li vide rimase sbigottito «Mamma mia! Voi non dovreste essere qui» disse lanciando al Toad che li aveva fatti entrare uno sguardo severo.
«Per anni ho combattuto il male del mio mondo in nome della Luce, e questo non ha fatto altro che ripresentarsi. Sapete con esattezza che al di fuori del mio mondo non esistono i potenziamenti che mi permettono di avere dei poteri e qui le vite sono pressoché illimitate mentre invece fuori ce n’è una sola e non ho intenzione di sprecarla mettendo a rischio il mio intero mondo, mi dispiace» spiegò.
«Mario, comprendiamo la tua posizione. Ma siamo venuti fin qui a chiederti di unirti a noi, abbiamo bisogno del tuo aiuto e delle tue abilità, potremmo non farcela da soli» intervenne Sengoku.
«Sono passati anni dall’ultima volta ce ci siamo visti Mario, ma ora più che mai abbiamo bisogno di te» aggiunse Silente.
«La formazione dei Referenti completa necessaria è» specificò Yoda.
Minerva, Tsunade e Camilla, che non conoscevano Mario, non osarono insistere.
Senza considerare Walt, in quanto assente, tutti i membri della formazione originale dei Referenti avevano parlato, avevano elargito il loro grido di aiuto, tutti a parte il Re, il fondatore.
Topolino gli rivolse uno sguardo disperato «Ti prego Mario, se perdessimo anche il tuo mondo potrebbe sparire» chiese.
Mario li osservò, poi si rivolse verso Peach «No, non posso allontanarmi» disse tombale.
Ci fu un attimo di silenzio deprimente. Nessuno dei Referenti avrebbe mai pensato a quella situazione o a quel netto rifiuto.
«Mario… io credo che dovresti andare» disse soavemente la principessa Peach.
Lui la guardò sbalordita «Ma come posso proteggere te e il regno se me ne vado? Non voglio che tu corra rischi» controbatté.
«Richiamerò tuo fratello Luigi e la principessa Daisy dal castello nel Regno della Sabbia, rimarranno qui fino al tuo ritorno e lui ci proteggerà entrambe se se ne presentasse la necessità. I tuoi amici mi sembrano bisognosi del tuo prezioso aiuto, non puoi abbandonarli» disse lei.
«Ma anche se io partissi, mia adorata, non ho modo di aiutarli. Non esistono i funghi o i fiori speciali al di fuori di questo mondo» spiegò lui.
«Oh a questo possiamo provvedere noi» intervenne Silente cingendo con un braccio Minerva, non voleva farsi sfuggire quell’occasione per convincerlo «Con un semplice incantesimo estensivo potrai portarti dietro quanti più potenziamenti desideri» spiegò.
Peach si alzò dal trono andando a dare un bacino affettuoso a Mario sui suoi baffoni.
«Wi-hi!» esclamò lui saltando di gioia.
«I tuoi amici sono pronti ad aiutarti, hai visto? È giunto il momento che anche tu faccia la tua parte» disse lei.
Lui balzò giù dall’area del trono per raggiungere gli altri Referenti: fu un salto di diversi metri ma nonostante questo non subì alcun danno. Una delle sue abilità riguardava proprio i salti, era in grado di balzare molto in alto senza subire alcuna ripercussione nella caduta.
«Lei è Minerva McGranitt, vicepreside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e nuova Referente, si occuperà lei di fornirti uno zaino espanso in modo da poterti portare dietro tutto ciò di cui hai bisogno» la presentò Silente mentre Minerva gli stringeva la mano.
«Io sono Tsunade, Quinto Hokage del villaggio della Foglia, conoscevi il mio maestro il Terzo Hokage, immagino» disse la ninja.
«Si è stato un ottimo collega, mi sono rattristito molto alla notizia della sua morte» disse Mario poi si diresse verso la più giovane del gruppo sorridendogli.
«Ehm, io sono Camilla, Campionessa della lega Pokemon di Sinnoh. È un piacere conoscerla signor Mario» si presentò nervosamente.
«Chiamami pure Mario, dolce fanciulla» disse lui baciandole il dorso della mano.
Da un angolo Tsunade guardò stizzita quel gesto che non era stato riservato anche a lei.
«C’è molto che devo recuperare, raccontatemi».
Ogni Referente si immerse in un lungo racconto degli eventi che lo riguardavano in modo che ogni singola parte si unisse nell’unico grande evento che avevano vissuto.
Ripercorsero tutti gli eventi fino a quel punto: da Doflamingo che raggiungeva il mondo di Silente al loro primo viaggio a Sinnoh dove conobbero Camilla, rivissero la battaglia contro Dialga e la scomparsa di Walt, ripartirono verso i mondi passati insieme a Sengoku, raccontarono la battaglia nel Regno dell’Oscurità, la neutralizzazione di Voldemort sul Monte Corona e il recentissimo ritrovamento del cuore di Antonella a Paperopoli.
«Mamma mia! Che confusione! Chi sarebbe questa Antonella?» chiese Mario nel tentativo di immagazzinare tutte quelle informazioni.
«Antonella appartiene al mondo di Walt, Athom. Era una dei suoi maestri ed era segretamente malvagia, la creatrice di tutta l’Oscurità che ancora oggi dilaga senza fine» spiegò Topolino.
Mario sembrò comprendere solo in quel momento la necessità della riunione di tutti i Referenti in modo che possano combattere insieme quella minaccia.
«Ricordo che già Walt di suo è piuttosto potente, quanto dobbiamo temere da lei?» chiese titubante.
«Purtroppo, amici miei, dobbiamo presumere che se lei ritornasse nel pieno delle forze, sia molto più potente di tutti noi, solo Walt potrebbe avere qualche speranza. Il nostro compito come squadra è quello di creargli l’occasione di sconfiggerla e possibilmente aiutarlo» disse Silente.
«Povero ragazzo ha così tanto peso sulle spalle» aggiunse Minerva.
«La certezza di vincere purtroppo non abbiamo» commento amaramente Yoda.
Dopo aver salutato la principessa Peach iniziarono a passeggiare all’interno del castello, dirigendosi all’uscita.
Intorno a loro, tutti i Toad preparavano i sistemi difensivi per proteggersi da eventuali attacchi esterni.
«Purtroppo c’è un altro urgente fattore di cui dobbiamo parlarti Mario» iniziò Topolino «Abbiamo avuto la certezza che da tempo il nemico sta raccogliendo artefatti».
«Che genere di artefatti?».
«Oggetti magici particolarmente potenti, tutti con la medesima funzione. Siamo qui anche per chiederti, infatti, se qui nel tuo mondo esiste qualcosa in grado di restituire la vita» chiese garbatamente Silente.
«Qui? Ma certo che ce n’è! Moltissimi!».
 
 
 
 
Tutti rimasero stupiti.
«Come moltissimi?» chiese Sengoku.
«I funghi verdi nascono spontaneamente qui, e restituiscono una vita a chi li assorbe» disse Mario ma la sua lezione non fu molto esplicativa.
«Lo avevo detto io che il concetto di vita in questo mondo è molto particolare» commentò il re.
Mario tentò di spiegarsi meglio e di entrare più nell’ottica dei mondi più “tradizionali” degli altri Referenti.
Il fungo verde, o fungo “1Up!” era uno dei tanti potenziamenti presenti naturalmente nel mondo di Mario; questi potenziamenti erano generalmente funghi o fiori particolari che se toccati e assorbiti donano un potere particolare.
Questo potere rimaneva attivo finchè Mario non subisce un danno tale da far regredire il suo corpo allo stadio precedente in cui non si possedeva tale potenziamento.
Le “vite”, nel Regno dei Funghi erano infatti quelle possibilità di non morire nel caso in cui si subissero danni talmente gravi o ripetuti da dover regredire il corpo fino all’esaurimento e perciò morire.
In parole povere la morte era definitiva in quel luogo solo nel caso in cui un corpo privo di alcun potenziamento e privo di vite accumulate, veniva ulteriormente danneggiato.
Concetti molto estranei ai Referenti che infatti ci misero parecchio a comprendere il meccanismo finchè addirittura Mario non gli diede una dimostrazione.
Scendendo nelle segrete del castello lui si fece volutamente danneggiare da un Koopa, uno dei nemici tipici delle terre del Regno dei Funghi e infatti i colleghi videro chiaramente il corpo di Mario restringersi diventando quello di un omino striminzito: l’ultima sua forma prima di dover rimetterci una vita.
Ritornati nei depositi del castello si diressero verso la scorta di funghetti rossi, i più comuni, e semplicemente stringendone uno, Mario riacquisì la sua forma normale con una statura decente e forti muscoli da idraulico.
Quando invece assunse le energie di un fiore rosso i suoi vestiti cambiarono colore e acquisì l’abilità di plasmare sfere di fuoco di diversa intensità e dimensioni con le mani.
Fu in quella occasione che Minerva gli applicò un incantesimo di estensione irriconoscibile alle tasche del suo completo di jeans e lui iniziò a fare rifornimento con ogni potenziamento disponibile, alcuni molto particolari.
«Dove i funghi verdi si trovano? Al sicuro tenerli dobbiamo» chiese Yoda dopo che i preparativi per il viaggio furono ultimati.
«Essendo questo castello preda dei nemici del reame troppo spesso» disse Mario, «i funghi verdi, che sono i più preziosi, li abbiamo sistemati tutti in un altro luogo: il castello del Regno delle Nevi. Il più impervio e difficile da raggiungere»
«Regno delle Nevi? Odio il freddo e il non poter vestire in pantaloncini!» esclamò Sengoku che era abituato al clima perennemente estivo della Rotta Maggiore.
Il luogo che dovevano raggiungere era un Regno situato in una zona innevata del mondo di Mario, le sue terre erano ricoperte di ghiacci e nevi tutto l’anno ma nonostante la rigida temperatura era comunque mediamente abitato; si trattava di un alleato del Regno dei Funghi.
Fu nel momento in cui uscirono dal castello e il portone si chiuse dietro di loro che si accorsero di una cosa fondamentale.
«Senza Walt o la navicella di Yoda ci metteremo una vita ad arrivarci» commentò Tsunade, svogliata di compiere un così lungo viaggio a piedi.
«Questo è un bel problema, sì» concordò il re.
Mario fece qualche passo avanti a loro ridacchiando «Non dovete preoccuparvi, pensate davvero che io mi metta in viaggio ogni volta in cui devo raggiungere un posto lontano? Venite intorno a me» suggerì.
Tutti allora si misero in cerchio intorno all’idraulico.
«Non ho solo l’abilità di compiere lunghi e strepitosi salti, un’altra cosa che sono in grado di fare è questa» disse.
In quel momento un enorme tubo verde emerse dal terreno sotto di loro, si innalzò di un metro da terra e loro rimasero sospesi sul suo bordo. Sembrava incredibilmente profondo, talmente tanto da non vedergli la fine o un eventuale luce che segnava un uscita da qualche parte.
«Who-ho!» esclamò Mario, lasciandosi cadere al suo interno.
Tutti i Referenti si guardarono sbigottiti l’un l’altro senza sapere cosa fare, la voce di Mario ancora echeggiava nel tubo come se ancora non avesse raggiunto l’uscita.
Topolino non esitò e si lanciò anche lui, successivamente anche tutti gli altri, chi più convinto, chi meno, si gettarono nell’oscurità del tubo.
Una mistica forza li risucchiò a velocità elevatissima ed ebbero la sensazione di viaggiare per miglia e miglia in tempi decisamente rapidissimi.
La gravità all’interno del tubo non esisteva, o meglio, era diversa rispetto alla normalità in quanto non stavano scivolando lungo le pareti metalliche del tubo bensì rimanevano sospesi al centro della circonferenza perimetrale come se stessero volando.
Poi, dopo solo alcuni minuti, videro finalmente l’uscita ai loro piedi e terminarono la loro corsa uscendo dall’altra estremità del condotto senza subire alcun danno, anzi atterrarono dolcemente sul suolo innevato.
Sengoku si allontanò barcollando e si appoggiò gravemente alla parete di un immenso castello di pietra nera ricoperto di candida neve bianca.
«Sto per vomitare» annunciò a bassa voce.
Tsunade lo raggiunse e gli diede una pacca sulla schiena talmente forte da risistemargli tutto lo scombussolamento di stomaco che potesse avere.
«Preferibilmente anche io avrei preferito smaterializzarmi» disse Silente mentre la professoressa McGranitt lo prendeva a braccetto «Su, su Albus. È finita»
«Invece il viaggio nei tubi è molto conveniente, i tubi sono pressoché indistruttibili e mentre si è al loro interno si è completamente immuni ad ogni tipo di attacco. Inoltre nessuno può fermarti una volta entrato nel tubo, l’unico inconveniente è che potresti essere seguito nella manciata di secondi in cui il tubo è ancora al di fuori dal terreno, se il tubo svanisce, il collegamento è perso per sempre» spiegò Mario.
«Qualunque destinazione raggiungere puoi?» chiese Yoda.
«No, non proprio ovunque, posso evocare i tubi solo per destinazioni da me già visitate o per brevi distanze finché riesco a vedere dove devo andare. Ovviamente non connette mondi differenti anche se li avessi già visitati» precisò.
Intanto erano giunti al castello del Regno delle Nevi, luogo non presidiato da un re o una regina ma gestito da alcuni Toad che custodivano il deposito di funghetti verdi.
Entrarono nel castello e raggiunsero una sala adibita magazzino in cui erano presenti centinai di armadi con scaffali pieni di decine e decine di funghi verdi. Praticamente identici a quello rosso che donava a Mario una statura normale.
Il Toad magazziniere quando lo vide gli corse in contro.
«La tua presenza qui è alquanto inaspettata Mario, non abbiamo nemmeno avuto il tempo di avvertire nessuno» disse l’omino.
«Di avvertire di cosa?» chiese sospettoso.
«Del furto, circa un’ora fa è stato scoperto il furto di un fungo 1Up!» disse il Toad.
Mentre Mario andava a controllare di corsa gli scaffali, gli altri Referenti si guardarono sospettosi, quel furto aveva avuto un tempismo… oscuro.
Lo raggiunsero e effettivamente trovarono un posto vuoto inaspettato in uno degli scaffali di un armadio.
Purtroppo nel mondo di Mario un fungo verde non aveva un valore così elevato da essere sorvegliato in maniera più restrittiva di come non fosse già, anche se si verificavano furti o perdite non era un problema, soprattutto in tempo di pace.
«Sospettate che c’entri qualcosa con i nostri nemici?» chiese Mario quando con gli altri colleghi usciva dal castello.
«Sì il tutto è molto sospetto» disse Topolino.
«Mai avrei pensato che un fungo verde possa venire utilizzato per simili scopi» si giustificò Mario.
«Tranquillo, a me hanno rubato l’Edo Tensei da sotto il naso, non sono stata in grado di fermarli» tentò di consolarlo Tsunade.
«Adesso cosa ci resta da fare?» chiese Mario.
«Walt è andato a controllare un'altra fonte magica di resurrezione in un altro mondo, la sta affrontando da solo per assicurarsi che non sia stata contaminata, anche se io non ne conosco la natura. Dobbiamo aspettarlo» spiegò Topolino «Nel frattempo spero che Sora, Paperino e Pippo abbiano trovato l’ultima porta per il regno dell’Oscurità. A quel punto non ci resta che raggiungere il luogo in cui riposa Antonella, sempre se sta ancora riposando» concluse amaramente.
«Fai in fretta, Walt» sussurrò Silente.
 
 
 
 
Un portale oscuro si aprì nel Regno dell’Oscurità e il puzzolente fetore di Jacob ne uscì ancor prima del suo corpo.
«L’ho trovato, David! L’ho trovato!» esclamò.
Lucas non era presente questa volta, ancora in giro per i mondi probabilmente.
David era in piedi, davanti a sé il baratro dell’enorme bassopiano si estendeva per diverse miglia.
La pergamena dell’Edo Tensei era sospesa in aria, tutta srotolata.
Quando il ragazzo magro e dall’aspetto scimmiesco si voltò, notò che però il cuore non era nella mano del suo collega.
«E perché diavolo non lo hai portato qui, mio nauseabondo amico?» chiese mellifluamente.
«È protetto, da diverse sfere di Spazio, per quanto io ci abbia provato, non c’è Veleno, Lotta od Oscurità con cui riesca a penetrare quelle difese» spiegò.
«Uhm…» si mise a pensare David, «Il nostro problema è che non possiamo più attendere oltre. Dobbiamo utilizzare subito tutti i metodi in cui siamo venuti in possesso per risvegliarla appena torna Lucas con gli ultimi, ma il cuore è fondamentale» disse.
Jacob annuì stupidamente.
«Hai detto che è protetto dallo Spazio?» chiese conferma.
«Esatto!» continuò ad annuire Jacob.
«Per noi è impenetrabile… ma forse un modo c’è…» disse aggrottandosi il mento «Tu continua a provare» gli ordinò, e mentre Jacob scomparve David iniziò a passeggiare avanti e indietro in quella desolata solitudine che lo avvolgeva.
Solo in quel momento, dietro di lui, sotto l’Edo Tensei si notò l’anello di Silente con la Pietra della Resurrezione, con accanto un Revitalizzante e un inconfondibile funghetto verde.









Angolo dell'autore:
Ecco un nuovo capitolo, con l'introduzione dell'ultimo Referente!
Abbiamo visitato il Regno dei funghi e vissuto le difficoltà dei Referenti nel convincere Mario a unirsi a loro per la guerra.
Camilla nutre dei dubbi sulle sue capacità mettendole a confronto con quelle dei colleghi. Secondo voi sono dubbi fondati? Quando arriverà il momento, Camilla saprà competere con il nemico grazie alla sua squadra?
Abbiamo conosciuto Peach e Mario, e abbiamo visto come siano legati l'un l'altro. Peach potrebbe essere vittima dell'Oscurità mentre Mario non c'è ? i timori di Mario saranno fondati?
Cosa ne pensate, invece, dei poteri del Referente baffuto? Le sue abilità e i suoi potenziamenti saranno sufficienti per sconfiggere i sottoposti di Antonella?
Cosa ne pensate del personaggio?

Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accetti! 

Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica 17 marzo! Sperando che la primavera sia giunta e abbia portato un po di tepore.

See you next time! 

 

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Capitolo 5
*** Because the Night is Dark and Full of Terrors ***


Capitolo 5
 
Because the Night is Dark and full of Terrors
 
 
 
 
 
Erano molti anni che non tornava nel mondo di Planetos, era uno dei mondi più curiosi e remoti che Walt avesse visitato nel suo viaggio alla ricerca di Athom.
Non riuscì mai a dimenticarselo. Era l’unico luogo in cui aveva trovato un collegamento tra la cultura locale e la sua: lì praticavano una religione fondata su sette dei, molto simile alla gerarchia dei sette maestri dell’Accademia.
Forse non voleva dire niente, o forse era solo una piccola coincidenza
Planetos era un mondo molto vasto, a differenza della maggior parte di altri, si divideva in tre continenti principali: Westeros, il continente più civilizzato in cui il re Aerys II Targaryen governava su tutto il territorio; Essos, il continente ad est dove le città libere autogovernate producevano le migliori mercanzie del mondo, e Sothorios luogo inesplorato, inabitato, in cui malattie creature magiche e giungla intricata erano le sole cose che si potesse sperare di trovare.
Probabilmente la connessione con Athom era solo una forzatura che Walt si era imposto nel nome della sua disperata ricerca, ma fatto sta che il principale tempio dedito al culto dei sette dei era stato scelto dal Referente come punto di riferimento per l’apertura del portale.
Mentre Walt attraversava lo Spazio per arrivare velocemente lì, una nube di fumo gli annebbiò la vista e rese acre il suo respiro prima di atterrare pesantemente sul cumulo di macerie che il tempio era diventato.
Arrivato in ginocchio nel punto in cui una volta era presente la stella a sette punte, Walt si osservò intorno, sbalordito da tanta violenza.
Un intero tempio di pietra molto alto e possente distrutto in quella che sembrava un'unica esplosione e non un atto di guerra.
Il fumo ancora si sollevava in cielo da qualche punto e la nube causata nell’esplosione era ancora visibile sopra la città, sempre più diradata man mano che trascorrevano i giorni.
Quando Walt si alzò volando e raggiunse il livello del suolo vide che il resto della città non era particolarmente danneggiato se non per alcuni palazzi vicini al tempio. Era stata un’esplosione mirata.
Chi mai avrebbe posseduto una tale potenza per distruggere un intero tempio? Walt non seppe dare una risposta ma l’ipotesi principale era qualcuno proveniente da altri mondi, in quanto non esistevano poteri a Planetos tanto distruttivi da radere al suolo una costruzione così imponente senza danneggiare il resto della città.
Le persone giravano comunque intorno al tempio come se nulla fosse, probabilmente erano già trascorse un paio di settimane da quando il disastro era avvenuto, nessuno parve notare Walt.
«Sei tu Azor Ahai?» pronunciò una profonda voce femminile.
Walt si voltò di scatto e osservò la sua interlocutrice, posta al limite del foro nelle fondamenta del tempio.
Era una donna bellissima, vestita con un elegante vestito purpureo molto leggero, aveva capelli scuri con ombreggiature rosse e rosso era anche l’enorme rubino che portava al collo.
Walt si avvicinò a lei e si appoggiò a terra incuriosito del fatto che la donna non mostrasse stupore nella dimostrazione dei suoi poteri, anzi sembrava serena e osservava la figura del Referente con un’intensa curiosità pari a quella del ragazzo verso di lei.
Ma prima che Walt potesse rispondere che non era Azor Ahai e che anzi non aveva idea del chi o cosa fosse, la donna lo precedette.
«No, non lo sei» disse accarezzandogli il volto con le dita «Ma sei altrettanto importante se non forse di più. Qual è il tuo nome, giovane venuto dal cielo?» chiese.
«Walt» disse lui ancora colpito.
«Sono Lady Melisandre» si presentò lei ancora osservandolo alla ricerca di risposte.
«Chi è il re? L’ultima volta che sono stato qui era in corso la ribellione di Robert».
«Robert ha regnato in maniera negligente per tutta la sua vita, e adesso è morto. Cercei Lannister governa ora ad Approdo del Re» spiegò «ma non lo farà a lungo. Il mio compito ora è assolto, ho fatto incontrare il ghiaccio e il fuoco, Daenerys Targaryen sta per riconquistare il suo regno» disse.
Walt non ricordava le linee dinastiche di Westeros, era stato in quel mondo per un paio di mesi ma non erano bastati per comprendere l’intricato intreccio di nobili casate di quel luogo.
«Cosa è successo al tempio?» chiese Walt.
«Cercei l’ha fatto esplodere con l’Alto Fuoco. Ha estinto in un sol colpo i maggiori rappresentanti del credo dei sette e gli eredi di Casa Tyrell»
«Casata Tyrell… quelli di Alto Giardino?» disse Walt senza aspettare risposta «… sto cercando il re della notte» aggiunse in fine.
«Si trova oltre la barriera, per ora» rispose Melisandre.
Walt si chiese come fosse a conoscenza di tutte quelle informazioni e se si fosse trovata lì per caso o avesse in qualche modo predetto il suo arrivo lì al tempio.
Quasi come se gli avesse letto nella mente la donna rossa aggiunse «Ho unito il ghiaccio al fuoco ed ora il mio compito è assolto» disse; il ragazzo non comprese.
Notando che parecchi sguardi avevano adocchiato i due personaggi e la loro conversazione, Walt fece per andarsene, librandosi in volo verso nord.
«Vieni da Athom non è così?» esclamò però Melisandre e Walt si impietrì.
Si bloccò a mezz’aria e non poté far altro che tornare indietro.
Nessuno in quel mondo doveva conoscere quel nome, nessuno l’aveva mai udito in quel mondo, non da lui.
«Come conosci quel nome?» chiese Walt, era spossato: aveva timore che Lucas o David avessero già visitato quel mondo.
«Non lo conosco. Ma ho visto nelle fiamme l’origine del potere del dio rosso, e non è attribuibile a questo mondo, bensì da dove provieni tu» lo rassicurò lei.
Walt decise di crederci.
«Stai attendo Walt che viene da Athom, che Wasteros ti sia di buon auspicio, perché la notte è oscura e piena di terrori».
Walt le fece un cenno col capo e si librò in aria andando verso lo sconfinato nord.
 
 
 
 
Approdo del Re era sovrastata dall’immenso palazzo reale chiamato “la Fortezza Rossa” in cima alla scogliera che dava direttamente sul mare.
Era uno spettacolo meraviglioso, soprattutto in quell’ora della mattina, in cui l’aria fresca e frizzante muoveva delicatamente i vestiti di Walt al vento.
Intraprese il viaggio verso nord volando, non aveva intenzione di utilizzare il potere dello Spazio perché non sapeva esattamente né dove si trovasse la Barriera né dove fosse il re della notte esattamente in quel momento. Avrebbe dovuto trovarlo lui stesso.
Walt era venuto a conoscenza del re della notte nella sua ultima visita a Westeros.
Era il capo di quella specie mostruosa chiamata “Estranei” esseri quasi mitologici in grado di controllare il ghiaccio e quasi impossibili da eliminare da parte dei comuni abitanti del posto.
Era quello a cui facevano capo tutti gli altri estranei, come in una mente ad alveare.
Una delle sue abilità più preoccupanti era quella di poter richiamare in vita i morti, a meno che non fossero bruciati. Probabilmente non sarebbe bastato per ridonare la vita ad Antonella ma, combinato con i poteri della Pietra della Resurrezione, dell’Edo Tensei e degli altri artefatti magici raccolti da Lucas, forse sì.
La cosa più preoccupante è che il re della notte riusciva a far risorgere moltissimi individui in un colpo solo, e se fosse stato preso da David, avrebbe donato ai cercatori dell’Oscurità un esercito immenso, impossibile da affrontare per i Referenti. Ciò non doveva accadere.
Walt aveva in mente di sigillare il re della notte a Westeros grazie allo Spazio, in modo che nessuno avrebbe mai avuto la capacità di farlo uscire dal suo mondo.
Sorvolò una vasta valle rocciosa dove le vette delle montagne raggiungevano picchi altissimi, infatti parzialmente immerse nelle nubi.
Non si preoccupava del fatto che alcuni passanti potessero avvistarlo da terra, era abbastanza in alto da essere tranquillamente scambiato per un qualche volatile e comunque nessuno avrebbe mai creduto alla storia di un uomo volante.
La temperatura diminuiva man mano che sorvolava verso nord, non ci volle molto prima di incontrare alcune lande bianche ricoperte dalla neve.
Una delle particolarità della tuta di Walt era di mantenergli perfettamente asciutto e alla giusta temperatura tutto il corpo. Perciò anche se sul viso sentiva il vento freddo e secco, godeva comunque di un ottimo tepore.
Trascorsero una manciata di minuti prima che sorvolasse la città di Grande Inverno, luogo nel quale si ergeva un castello imponente, composto da torri tozze e ampie, fatte di dura pietra scura.
Era stato in visita in quel luogo nel suo primo viaggio, e proprio lì era venuto a conoscenza delle leggende sul re della notte e i suoi poteri.
Non poteva permettersi soste, perciò non scese a terra e proseguì il suo viaggio verso l’estremo nord.
La Barriera già appariva in lontananza: una gigantesco muro di rocce e ghiaccio alto circa duecento metri, dall’apparenza traslucida in quella giornata di sole.
Nonostante la sua imponenza per Walt fu facile sorvolarla e oltrepassarla.
Sulla cima della struttura vide anche diversi uomini vestiti di nero che presidiavano la struttura difendendola dagli attacchi esterni.
Il clima aldilà della Barriera era molto più rigido, nubi dense di neve ovattavano il cielo e la vista, accavallatesi l’una all’altra a causa della presenza della Barriera che, deviando i venti verso l’alto, impediva alle nuvole di scorrere in maniera naturale nel cielo.
Walt fu costretto ad abbassarsi notevolmente di quota per riuscire a mantenere un contatto visivo col terreno, fin poco sopra agli abeti che crescevano tra la neve.
Il silenzio di quella desolazione ghiacciata era assordante. Penetrava nella mente, avrebbe reso chiunque allarmato.
Walt non aveva paura del re della notte, d’altronde ad Athom, aveva conosciuto e si era allenato con diverse persone in grado di manipolare il ghiaccio.
Le venne in mente Frida, la sua grande amica di quartiere con cui aveva trascorso gran parte dell’infanzia a giocare ai giardinetti vicino a casa.
Quanto era abile… ma nonostante questo anche lei era stata sopraffatta dall’Oscurità… Walt non riuscì nemmeno a dirle addio.
Quando una lacrima sgorgò e gli scivolò sulla guancia Walt percepì il vero freddo di quelle terre, tanto che appena la goccia gli scivolò via dal viso si solidificò subito in ghiaccio.
Fu in quel momento che si accorse di aver iniziato a sorvolare qualcosa di strano.
Sotto di lui c’erano… persone?
Scese a terra per controllare.
Fu inorridito nel constatare che si trovava in un immensa distesa di cadaveri, morti viventi che marciavano formando un esercito immenso.
Contava sicuramente più di centomila uomini, sempre se così potevano considerarsi, con lembi di carne dilaniata, organi inesistenti, ossa spezzate e vestiti stracciati.
Zombie, ecco cos’erano.
«È proprio quello che voglio evitare» disse Walt, un esercito di morti al comando del re della notte e che potenzialmente sarebbe potuto divenire un subordinato di David.
Quando il Referente toccò terra, seppur con un passo estremamente leggero, sembrò che i morti lo avessero percepito tutti insieme e si voltarono verso di lui.
Non capì se quella moltitudine di occhi decomposti riuscissero a vederlo, fatto sta che lo attaccarono.
I corpi degli zombi erano deboli, privi di muscoli e spesso con ossa consumate o già rotte, fu facile per Walt sbarazzarsene.
Con poche scariche elettriche distrusse i corpi dei morti che ancora si muovevano nonostante gli arti fossero separati dal corpo.
Quando Walt si rialzò in volo loro non poterono niente, tentarono di accavallarsi l’uno sull’altro in modo di alzarsi verso il cielo ma non ci riuscirono, non abbastanza velocemente.
«Dove diamine è il vostro capo?» si chiese Walt tra sé e sé.
Fu in quel momento che dietro di lui una grossa massa si mosse.
Un sinuoso collo lungo si erse fin sopra le cime degli alberi; era perfettamente mimetizzato tra le rocce scure che sbucavano dal paesaggio innevato.
Lentamente Walt si voltò e poté vedere, in tutta la sua maestosità, un drago grigio dagli scintillanti occhi azzurri, cavalcato niente meno che dal re della notte in persona.
«Oh» riuscì solo ad esclamare Walt alla vista delle fauci acuminate dell’enorme drago, anch’esso zombie.
La gola della creatura si illuminò di un blu intenso e una mortale fiammata si librò rapida nell’aria.
Era veloce e altrettanto potente, Walt si rinchiuse in una bolla di Spazio e fu colpito in pieno dalla fiammata che scaraventò lui e il suo scudo a terra, affondando nella neve che si sciolse all’istante.
Comunque soddisfatto di aver trovato il re della notte e il suo esercito ancora nel proprio mondo, Walt volò in aria, deciso a imporgli il comunque il sigillo che lo avrebbe costretto a rimanere in quel mondo.
Non aveva mai combattuto contro un drago, se non si contava Malefica.
Superata la nube di vapore, e riemerso nella gelida nevicata, Viserion lo individuò nuovamente e, spalancando le immense ali membranose, tentò di carbonizzarlo.
Adesso la distanza era adeguata e Walt rispose alla vampa blu con i suoi fulmini.
L’elettricità si andò a schiantare contro il fuoco, facendolo espandere a mezz’aria, deflettendolo.
Quando il colpo di esaurì, il re della notte diede un colpo di tacco al drago che si alzò in volo, smuovendo la neve a terra e facendo allontanare anche diversi morti viventi.
Walt era in svantaggio fisico, un solo morso o artigliata gli avrebbe frantumato le ossa, da parte sua però era più piccolo, veloce e difficile da colpire.
Si inseguirono in volo avanzando verso la Barriera, Walt era decisamente più rapido e ogni tanto dovette anche rallentare per evitare di perdere di vista il drago in mezzo alla bufera, per evitare colpi a sorpresa che avrebbero potuto causare molti danni.
Ogni tanto si voltava e scagliava diverse saette contro Viserion, alcune lo colpirono anche bucandogli le ali in piccoli fori.
Anche se comandato dal re della notte, il drago era pur sempre un animale, Walt avrebbe dovuto sconfiggerlo con l’inganno e una volta disarcionato il suo cavaliere, avrebbe potuto apporgli il sigillo.
L’ambiente non lo aiutava, in quanto la neve era un ottimo isolante elettrico e evitava il diffondersi dei suoi fulmini nell’aria rendendo difficile colpirlo.
Si voltò verso Viserion mentre caricava un’altra vampa azzurra e, quando il fuoco sgorgò dalla sua bocca, Walt illuminò il suo braccio di rosa, lanciando un fendente di Spazio.
Il re della notte parve accorgersi della pericolosità dell’attacco, e invece di provare lo scontro spostò la traiettoria di Viserion che sfiorò il taglio di Walt per un pelo.
Un corno del drago si tagliò facilmente come burro insieme a tutti gli alberi dietro di lui e per molti metri anche il terreno.
Walt notò che nonostante la ferita infertogli, Viserion non ebbe nessuna reazione, probabilmente, essendo anch’esso un morto resuscitato dal potere del re della notte, non provava alcun dolore alle ferite.
Ripresa la carica, Walt vide la barriera alzarsi in lontananza, e capì di aver avanzato troppo verso Sud, avrebbe messo in pericolo moltissime persone se si fosse spinto ancora avanti.
Formò tra le mani un disco di Spazio che espanse fino a farlo diventare un immenso scudo rosa.
Il fuoco blu di Viserion si scontrò contro lo Spazio.
Pur essendo un fuoco vivo forgiato dal respiro di un drago, l’impatto costò solo un arretramento e un tremolio allo scudo di Walt.
Usandolo in maniera offensiva, il Referente spinse lo scudo contro il drago, sbattendoglielo addosso, lui perse stabilità e disarcionò il re della notte, che cadde inesorabilmente verso terra.
Fu in quel momento che Walt chiamò a se gran parte della sua energia e generò dalle mani frenetici fulmini che andarono a colpire Viserion, che ruggì disperato fino a svenire, folgorato.
Walt non era convinto che fosse morto nuovamente o definitivamente, probabilmente gli aveva semplicemente fatto perdere conoscenza finchè lo stesso re della notte non lo avrebbe risvegliato.
Scese a terra a cercarlo, capì di averlo trovato quando degli spuntoni di ghiaccio quasi non lo infilzarono.
Il re della notte era li, a terra con una mano che gli reggeva l’altro braccio, probabilmente spezzatosi nella caduta.
Era una creatura strana, uno dei famosi Estranei, con la pelle raggrinzita e azzurra come le iridi dei loro occhi.
Lo contraddistingueva una specie di corona di ghiaccio sulla testa e ovviamente un potere elevato rispetto a tutti gli altri.
Walt gli si avvicinò contemplandolo.
«Chissà se proprio tu contieni la Fantasia di Frida» si chiese a voce alta Walt, non era sicuro che lui comprendesse la sua lingua.
Quando l’altro si lanciò in un attacco folle il cui fine era quello di toccare Walt in modo da trasformarlo in un Estraneo sotto il suo controllo, il Referente lo chiuse in una bolla.
Walt evocò il suo fidato scettro e una grossa serratura comparve sulla prigione del nemico.
Infilò la punta della sua arma nella serratura e la girò come se fosse una chiave, poi tutto lo Spazio svanì.
«Adesso non sei più in grado di lasciare questo mondo, nè loro sono in grado di prelevarti. Causerai molto dolore e distruzione a Westeros ma non sono nella facoltà di intervenire per evitare questi eventi. Saranno gli eroi nativi di qui a sconfiggerti o per lo meno a provarci» disse ora convinto che l’Estraneo non capisse una parola della sua lingua.
Il re della notte si rialzò e lanciò nuove stalagmiti di ghiaccio verso Walt, ma l’ultima cosa che vide fu Walt che lo guardava con sguardo pietoso e incredulo della sua ostinazione prima di svanire in un portale, lasciandolo li, senza essere colpito.
 
 
 
 
Raggiunse il Regno dei Funghi in un batter d’occhio, approdando poco distante dal castello di Peach.
Finalmente il sole tornava a scaldargli la pelle del viso con i suoi salubri raggi e Walt fece un respiro profondo.
Volò leggiadro fino all’enorme portone d’ingresso del castello e proprio un attimo prima di bussare udì l’inconfondibile suono di uno dei tubi di Mario che emergeva dal terreno dietro di lui.
«Woa!» esclamò Topolino uscendo ad un esagerata velocità, seguito da Sengoku che invece capitombolò a terra con un tonfo, con Yoda sempre aggrappato alla sua spalla; ne seguirono Tsunade e Camilla che arrivarono elegantemente entrambe.
Accanto al tubo invece si materializzarono Silente la professoressa McGranitt mentre infine dal condotto emerse Mario con un balzo perfetto ed elegante: «Wha-a!» esclamò.
Sengoku si rialzò a fatica, reggendosi la testa con la mano: «Caspita Mario, i tuoi tubi mi fanno davvero girare la testa, pensa che mi sembra addirittura di vedere Walt qui con noi» commentò.
Walt sorrise.
«Ma lui è qui con noi» disse Silente avvicinandosi e appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Bentornato Walt!» disse Camilla andandogli a dare un bacio sulla guancia.
Tsunade la rincorse dandogli un bacio sull’altra guancia decisamente più sonoro del precedente.
«Walt, risolto le tue questioni hai?» chiese Yoda curioso di sapere dove fosse andato il ragazzo.
«Sì maestro, fortunatamente. Almeno uno dei poteri della resurrezione è per loro inutilizzabile ora» spiegò.
«Walt!» lo chiamò Topolino «Mario si è unito a noi, siamo al completo!» esclamò tutto contento.
Mario avanzò e gli strinse la mano: «Sono pronto a fare il mio dovere».
«Ottimo, ci conviene avanzare allora» disse Walt.
«Esattamente dov’è che dovremmo andare adesso?» chiese Sengoku.
«Dobbiamo cercare di fermare quei tre folli prima che riescano a riportare indietro Antonella, e finché il suo cuore è in mano mia non possono procedere» spiegò Walt.
«Ma la porta per il Regno dell’Oscurità non si è chiusa dopo la vostra ultima visita? Chiese Mario che aveva colto quel dettaglio del racconto.
«Esatto, proprio per questo, mentre noi ci siamo riuniti, Sora l’ha trovata al posto nostro» affermò Walt aprendo un ultimo portale per raggiungere il prescelto del Keyblade.







Angolo dell'autore:

Eccoci con un nuovo capitolo!
Walt in solitaria è approdato a Westeros luogo nel quale risiede il re della notte, personaggio con la capacità di resuscitare i morti in gran quantità e conscio che fosse un possibile obiettivo da parte dei cattivi per fornirgli un imponente esercito (di cui invece i Referenti sono sprovisti) decide di affrontarlo e confinarlo qui.
Cosa ne pensate di questo capitolo? Avete trovato curiosa la conoscenza di Melisandre? Pensate sia plausibile conoscendo il suo personaggio e suoi modi di fare?.
Vi sareste aspettati questo periodo storico nel mondo del Trono o avreste preferito che Walt arrivasse in qualche altro momento della storia? 
Avrei voluto vedere Walt confrontarsi, almeno verbalmente, con Cersei ma farli incontrare non abrenne proprio avuto senso.
Vi è piaciuta la battaglia contro Viserion? 
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!

Critiche commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!

Il prossimo capitolo uscirà domenica 14 aprile. 

TOTOMONDO: dove saranno finiti Sora, Paperino e Pippo? Sarà l'ultimo mondo che vedremo in questo viaggio, è particolare.

See you next time !



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Capitolo 6
*** The World of War ***


Capitolo 6
 
The War’s World
 
 
 
 
«Yuk! Hey Sora, sei sicuro che questo sia il mondo giusto?» chiese Pippo guardandosi intorno dubbioso.
«Certo! Il mio istinto non si è mai sbagliato!» disse il ragazzo ottimista.
«Peccato che il suo istinto ci abbia portati in mezzo al nulla» bisbigliò Paperino nell’orecchio di Pippo.
«Hey vi sento! Siamo solo atterrati un po’ fuori zona tutto qui!».
Effettivamente erano in mezzo ad un fitto bosco di alberi dal tronco alto e scuro, luogo dove sarebbe stato facilissimo perdersi se non fosse stato per la linea ferroviaria che i tre eroi del Keyblade stavano seguendo da alcune ore.
«È colpa del frammento di stella del Re, non so usarlo bene» si giustificò Sora mettendosi le mani dietro alla testa con disinvoltura.
La loro missione era quella di trovare l’ultima porta per il Regno dell’Oscurità per conto dei Referenti che l’avrebbero raggiunti il prima possibile.
Per evitare di abbandonare la Gummyship come la volta precedente, i ragazzi avevano scelto di viaggiare con un frammento di stella identico a quello che utilizzava Topolino.
Erano arrivati nel cuore di quella foresta e fortunatamente avevano trovato quei binari da seguire; di treni nemmeno l’ombra.
Consci che il pericolo li avrebbe raggiunti presto, si erano diretti in quella direzione sperando di giungere ad una città o per lo meno di uscire dalla foresta.
«Yuk! Guardate!» esclamò Pippo.
I binari compirono una curva e proprio superato quell’ultimo tratto di bosco, Sora e gli altri avvistarono un vagone merci attualmente vuoto.
Il ragazzo si sporse e vide che faceva parte di un lunghissimo e variegato convoglio che si inoltrava in quello che appariva come una specie di accampamento.
Gli alberi si diradavano e lasciavano spazio alla terra battuta dove sorgevano alcuni edifici, per lo più tende e abitazioni temporanee.
«Uhm…» fece Sora voltandosi verso i due compagni «Sembra abitato da qualcuno. Non abbiamo incontrato Heartless o altre creature oscure in questo mondo, sembra tutto troppo tranquillo».
«Per una volta!» starnazzò Paperino.
Da dietro uno degli ultimi alberi prima della radura venne un rumore radiofonico «Bzz… Qui Marco, mi ricevi? Ci sei, Eri?...Bzz».
I tre si voltarono e videro che, coperto dai vagoni, c’era un ragazzo indaffarato con la sua ricetrasmittente.
Sora non riuscì a trattenersi nel presentarsi: «Hey ciao!».
Il biondo fece un balzo e si voltò, puntando una pisola nera contro Sora.
Era un uomo non più vecchio di trent’anni, con un folto ciuffo biondo, indossava una maglia bianca con gilet rosso e una paio di pantaloni e stivali mimetici.
Sora immediatamente alzò le braccia in segno di resa.
«Chi siete voi? Fate parte dell’Esercito Regolare?» chiese diretto.
«Noi? No!».
«Yuk! Sora non sarebbe mai in grado di sottostare in un qualsiasi esercito».
Lo sconosciuto sembrò abbassare la guardia «Siete dei ribelli?» chiese.
«Diciamo che siamo qui solo per aiutare. Veniamo da molto lontano» spiegò il ragazzo.
«Se foste soldati del generale Morden avreste le divise, invece sembrate in tutto e per tutto ribelli» disse rinfoderando la pistola «Sono il tenente Marco Rossi, uno dei quattro leader della ribellione».
Si presentarono a vicenda e i tre eroi del Keyblade capirono subito di aver trovato l’alleato giusto.
In quel mondo imperversava la guerra.
Il Generale Morden possedeva un’armata numerosissima tra soldati semplici e truppe specializzate, mezzi pesanti, carri armati e si vociferava che possedesse un intero reparto dedicato alle attività paranormali; alcune soffiate di infiltrati affidabili avevano riportato che stesse comunicando con una qualche forma di razza aliena.
«Ma è la sua schiera di ingegneri, inventori e meccanici di cui abbiamo più paura» spiegò Marco «Hanno inventato armi e macchine devastanti per noi ribelli. Ed è proprio per una di queste macchine che sono in missione adesso» spiegò Marco.
«Yuk! Una missione segreta proprio come la nostra!» esclamò Pippo.
«Shh! È segreta!» lo sgridò Paperino.
«Non vi chiederò dettagli della vostra missione, tranquilli, ma avrei bisogno di aiuto per la mia, avreste voglia di venire con me?» chiese Marco.
«Ma certo!» esclamò Sora.
Un lungo fischio fu seguito da una moltitudine di suoni metallici, chiaro annuncio della partenza del treno.
«Presto non dobbiamo rimanere qui!» comunicò Marco saltando sull’ultimo vagone, che prese in quel momento a muoversi.
Sora e Pippo lo seguirono mentre Paperino dovette impegnarsi un po’ di più per saltare sul treno ormai in corsa e dovette fare affidamento sull’aiuto dei colleghi.
Corsero a nascondersi dietro a dei cesti di verdure per evitare di essere visti dai soldati ancora presenti nel campo; in una manciata di secondi il treno lo abbandonò e si immerse in un’aperta campagna.
«In base alle nostre scarse informazioni la macchina di Morden viene trasportata da questo convoglio, dobbiamo trovarla e distruggerla. Fate attenzione ai proiettili»
«Proiettili?!» chiesero in coro i tre eroi del Keyblade.
Proprio in quel momento, tre colpi di fucile li richiamarono alla realtà, li avevano individuati.
«Questa è la guerra, amici miei!» esclamò Marco uscendo allo scoperto e colpendo il soldato.
Avanzarono lungo il vagone pieno di ceste con frutta e verdura mentre orde di soldati arrivavano dalla testa del convoglio.
Marco aveva un’ottima mira e colpiva i nemici anche a distanza mentre invece Sora si occupava di quelli che riuscivano a raggiungerli, Pippo parava i colpi con il suo scudo e Paperino congelava i soldati superstiti.
Tra i cestoni di ortaggi un vecchio uomo con la barba lunga era seduto in un angolo con entrambe le mani e i piedi legati.
«Un prigioniero!».
Lo liberarono, lui fece un segno di saluto con la mano e tirò fuori dalle tasche dei pantaloni uno strano oggetto che donò ai suoi salvatori prima di scappare giù dal treno.
Era una specie di scatola nera con una grossa “H” disegnata in giallo sul fianco.
«Ecco, finalmente!» Marco si avvicinò all’oggetto e infilò la pistola in un piccolo foro, subito la scatola sparì e al posto della pistolina, Marco aveva in mano un potente mitragliatore pesante.
La raffica di proiettili che permetteva di sparare la mitragliatrice aiutò i quattro personaggi a farsi largo tra i soldati nemici e i vari carichi del treno.
Terminati i colpi disponibili per la mitragliatrice pesante, in automatico l’arma nelle mani di Marco “regredì” tornando ad essere una semplice pistola.
Camminarono sul tetto di un vagone passeggeri, ormai privo dei soldati che trasportava e saltarono già dove un carro armato li stava aspettando.
Sora si impaurì credendo finita la loro corsa verso la testa del convoglio, in quanto il panzer era impossibile da evitare o scavalcare.
Marco prese a sparargli contro con la sua pistola provocando danni pressoché nulli alle difese nemiche quando un gruppo di soldati di Morden furono sganciati da un aereo in volo e stavano scendendo con i paracaduti su di loro, puntandogli addosso un bazooka.
Il carro armato stava abbassando il suo cannone pronto a far fuoco, avevano pochissimo tempo.
«Paperino occupati di loro!» esclamò Sora.
«Thunder!» starnazzo lui agitando il suo scettro e generando sottili fulmini che andarono a colpire i paracadutisti.
Quando il panzer sparò Sora era davanti al cannone: «Reflex» invocò la magia difensiva e si circondò dello scudo trasparente che assorbì l’esplosione del cannone e la rispedì indietro, distruggendo il carro armato.
Dopo che il fumo e la polvere dell’esplosione si furono diradati, al posto del carro armato fecero la loro comparsa altri due prigionieri, con le mani legate dietro la schiena.
«Ma sono identici a quello di prima!» esclamò Paperino facendo riferimento alla lunga barba e capelli biondi che contraddistinguevano i prigionieri di quel mondo.
«Siamo tutti uguali di fronte alla prigionia» rispose Marco andando a liberarli.
Entrambi scalpitavano per fuggire dal treno in corsa ma prima donarono un oggetto ai loro salvatori: il primo diede una rana che saltò subito via e l’altro invece tirò fuori una scatola nera analoga alla precedente con la H, ma questa sul dorso portava una C.
I due superstiti riuscirono a saltare giù dal treno prima che questo raggiungesse un lunghissimo ponte su un lago, adesso sfrecciavano sull’acqua in direzione di una lontana città.
Fu mentre Marco estraeva la sua pistola, ora potenziata come un potente lanciarazzi a ricerca, che li raggiunsero una manciata di motoscafi armati da sotto il ponte.
Iniziarono a sparare ritmicamente dei missili che salivano verso di loro.
Marco iniziò a sparare con il lanciarazzi e ogni suo piccolo razzo intercettava i potenti missili che salivano verso di loro facendoli esplodere prima che li raggiungessero.
Tra una scarica e l’altra, Sora e Paperino lanciavano magie per neutralizzare i motoscafi. Una volta finite le munizioni il soldato ribelle prese a sparargli addosso con la sua pistola causando pochi ma costanti danni.
Uno dopo l’altro i motoscafi persero il controllo o gli si incendiò il carburante e smisero di minacciarli.
In pochi minuti raggiunsero la locomotiva a vapore dove non poterono evitare di scontrarsi con altri soldati lì di guardia, nonostante avessero raggiunto la testa del treno, Marco pareva preoccupato.
«Il nostro informatore ci aveva detto che l’arma era trasportata da questo convoglio, eppure non l’abbiamo incontrata, solo una straordinaria quantità di soldati e varie difese per trattarsi di un normale treno merci…»
Mentre parlavano il treno iniziò a acquisire velocità, ora che i soldati che lo manovravano e facevano da macchinisti erano morti.
«Yuk! Forse è il treno sbagliato!»
Nella sua ingenuità, Pippo aveva ragione.
Marco rimase in silenzio, pensieroso, per qualche minuto: «Allora ci conviene abbandonare la missione prima che sia troppo…!» fu interrotto da un forte scossone che fece perdere a tutti l’equilibrio.
Il treno aveva sbattuto contro qualcosa lungo la sua corsa ma fortunatamente non era deragliato.
Sora si affacciò sporgendosi dalla locomotiva fuori controllo «Hey ma c’è un altro treno davanti a noi!» disse ad alta voce per sovrastare il frastuono del vento e del motore.
Il primo convoglio, ormai senza conducenti, aveva aumentato la sua velocità fino ad andare a sbattere contro il secondo convoglio segreto partito qualche minuto prima per depistare i ribelli.
«Presto saltiamo a bordo di quel treno!» esclamò Marco speranzoso di concludere la sua missione.
Saltarono tra la locomotiva e il vuoto arrivando per miracolo sulla punta della coda del secondo treno, quest’ultimo più breve e rapido rispetto al primo, facilmente eludibile in mezzo ai boschi.
«Guardate ragazzi uno slug!» disse Marco mostrando agli eroi del Keyblade un piccolo carro armato dei ribelli, era monoposto molto agile e facilmente manovrabile, il tenente ribelle ci saltò dentro.
Era in grado di sparare grossi proiettili a raffica e lanciare bombe esplosive con il suo cannoncino.
Avanzarono lungo i vagoni del treno liberando qualche prigioniero qua e là e annientando i soldati rimasti.
Ma quando la notizia della presenza di elementi ribelli a bordo del treno raggiunse la testa del secondo convoglio, i soldati dell’esercito regolare misero in atto un piano estremo.
Sganciando la parte anteriore del treno, quella dove si trovava la macchina di Morden lasciarono i ribelli sulla seconda parte di treno, ormai priva di traino.
«Siamo fregati, sono scappati» disse mogio Sora.
Ma quando il treno precedente ancora in folle corsa iniziò a spingerli sulle rotaie, la situazione si fece improvvisamente più preoccupante.
La locomotiva era ormai fuggita, ma l’arma finale destinata al generale Morden fu attivata.
Quando la videro sfrecciare sui binari rimasero a bocca aperta.
«Io pensavo fosse trasportata sul treno, non che fosse essa stessa una locomotiva» disse Marco da dentro lo slug.
Si immersero nella città e lungo i binari prima di loro viaggiava la macchina infernale di Morden: era dotata di quattro lunghe gambe che poggiavano sulle rotaie e viaggiavano di pari passo con loro in modo da poterli puntare tranquillamente.
I quattro arti meccanici andavano a sorreggere una “testa” in cui erano concentrate armi di ogni tipo; sembrava un grosso ragno metallico.
Un potente lanciafiamme scendeva dalla testa e quasi poggiava sui vagoni dove si trovavano Sora e gli altri, impedendogli di attaccarlo dal basso, nel centro della testa aveva un cannone che sputava palle incendiarie e un grosso mitragliatore sparava all’impazzata in tutte le direzioni.
Gli eroi del Keyblade si protessero dietro lo slug mentre Marco iniziò a colpirlo con una scarica di mitragliatrice dal suo piccolo carro armato.
Ovviamente la macchina di Morden era corazzata e dotata di massicce difese in paratie metalliche e gli attacchi avevano ben poco effetto.
Con qualche colpo ben piazzato del cannone, Marco riuscì ad ammaccare gli scudi della macchina ma ben presto finì le munizioni.
«Coprici Pippo!» esclamò il papero.
Mentre il capo delle guardie reali avanzò parando i colpi con il suo scudo, Paperino e Sora si avvicinarono pronti a scagliare una potente combo magica.
«Firaza!» esclamarono entrambi ed un’intensa sfera di fiamme avvolse il mostro meccanico inoltrando il fuoco in ogni sua parte, vorticosamente si insinuò negli ingranaggi e nelle armi, nei meccanismi e tra le parti meccaniche.
Dopo qualche secondo la potente magia di fuoco di diradò lasciando il posto alla macchina di Morden surriscaldata a tal punto da possedere un certo bagliore rosso ma, escluso quello, rimaneva comunque in funzione.
Un bagliore rosa era stato nascosto dalla più potente luce della magia di fuoco.
«L’ho sempre detto io che il Fuoco non vale niente» commentò Walt mentre scendeva dall’alto.
Mentre la macchina si riprendeva dall’ustione che l’aveva momentaneamente bloccata, tutti i Referenti raggiunsero lo slug, uscendo da un portale.
«Non è stato facile trovarti, Sora. Un treno in movimento all’interno di un mondo remoto come questo non è proprio una destinazione semplice per i miei poteri, ma avete fatto un ottimo lavoro, tutti e tre» disse il ragazzo del fulmine appoggiando una mano sulla spalla dell’eroe del Keyblade.
«Un ottimo lavoro? Ma se non abbiamo trovato nemmeno una scheggia della Porta per l’Oscurità!» esclamò Sora.
«Oh, sì. L’avete trovata eccome».
In quel momento la macchina riprese a scagliare i proiettili contro i nemici che si erano improvvisamente moltiplicati.
Mentre tutti i Referenti si misero sull’attenti pronti a combattere, Walt si voltò di scatto e fermò la nuvola di proiettili con un campo magnetico talmente forte da bloccarli tutti come se si fossero schiantati contro un muro invisibile.
Marco uscì dal suo slug sbalordito e incredulo e si voltò a cercare di comprendere tutti quei personaggi arrivati improvvisamente.
«Sengoku, Tsunade, andate a fermare il treno dietro di noi» ordinò Walt e subito i colleghi più forti fisicamente andarono ad occuparsi della locomotiva che stava spingendo il loro tronco di convoglio.
Mentre altri proiettili andavano a conficcarsi contro il campo magnetico, Walt iniziò a usare la sua immensa conoscenza dell’elettricità.
Muovendo elettroni e controllando le cariche elettriche presenti in ogni atomo, riuscì in pochi attimi a far stridire il metallo di cui era composta la macchina di Morden.
Quest’ultima iniziò un lento declino che la portò a borlarsi e poi contorcersi, i vetri degli indicatori schizzarono in mille pezzi, le paratie difensive si piegarono su se stesse, le armi si spezzarono e il lanciafiamme in basso esplose.
In pochi minuti il potere di Walt aveva trasformato la formidabile macchina del Generale Morden in un ammasso di ferraglia inutilizzabile.
Quando Walt la spinse fuori dai binari, la videro.
Un’piccolo spiraglio di Luce si nascondeva dietro il loro nemico e quando fu abbattuto, con tutto il suo splendore, la Porta per l’Oscurità fece la sua apparizione.
Mistica e onirica, come l’entrata di un enorme cattedrale bianca, la porta apparve dinnanzi ai Referenti, come un invito, un ultima visione luminosa prima del baratro oscuro del Regno dell’Oscurità.
Il treno perse la spinta in avanti, Tsunade e Sengoku erano riusciti a spegnere la locomotiva dietro di loro.
«Albus, un aiutino?» chiese Walt.
«Ma certo» si fece avanti il preside, puntando la Bacchetta di Sambuco verso il basso, la agitò e tutte le ruote del treno iniziarono a frenare spruzzando scintille di metallo stridente in tutte le direzioni. In poco tempo il treno si arrestò.
Marco nel frattempo era uscito dal suo carro armato e si diresse verso Walt.
«Non so come ringraziarti… la mia missione è più che compiuta grazie a te» disse in maniera sincera e devota.
«Il ringraziamento migliore sarebbe quello di non farti domande su di noi e di non dire a nessuno ciò che hai visto stasera. Ho visitato questi luoghi in passato, e so cosa state passando voi ribelli. Tenete duro e continuate a combattere».
«Ma certo!» gli strinse la mano, poi si rivolse verso Sora, Paperino e Pippo «Devo ringraziare anche voi, siete gli aiutanti migliori che abbia mai avuto, non sarei arrivato vivo fin qui se non fosse stato per voi».
«E lo credo bene!» starnazzò Paperino.
«Yuk, ti dobbiamo anche noi la vita» aggiunse Pippo.
Sora lo salutò e gli strinse la mano.
Per Marco quell’episodio non svanì mai dalla mente e non si scordò più dei tre strani amici che lo aiutarono quel giorno, né del mistico ragazzo che aveva distrutto con facilità un mostro meccanico davanti ai suoi occhi, ma in vita sua mai parlò a qualcuno di quel giorno e mai rivelò l’esistenza di certi figuri dotati di poteri unici.
Dopo aver salutato tutti Marco partì a bordo del suo metal slug, pronto per continuare la sua guerra contro la guerra.
Ormai con il treno fermo, la minaccia sventata e l’enorme porta torreggiante su di loro, i Referenti erano pronti per la loro ultima battaglia.
 
 
 
 
«Siamo pronti per suonarle a qualcuno!» esclamò Sora tutto eccitato.
Topolino gli si avvicinò facendogli segno di negazione con il capo.
«Come ?! Dopo tutto questo non parteciperemo alla missione?!» chiese incredulo il ragazzo del Keyblade.
«Sora, la tua squadra avrà una missione di vitale importanza» iniziò il re ma poi fu Walt a proseguire «Questa volta sarai tu il frammento di Luce a sopravvivere nel caso noi fallissimo. La vostra missione sarà quella di proseguire la guerra e di riformare i Referenti nel caso in cui noi fallissimo».
«Ma…ma…ma come?» rispose lui mogio.
«Avete già degli ottimi candidati per sostituirci» spiegò.
«Chiedete del professor Piton, ad esempio» iniziò Silente sorridendogli sotto la barba candida.
«Il maestro Obi-Wan pronto per viaggiare nei mondi è» disse Yoda.
«Mio fratello Luigi sarebbe un ottimo candidato per me» aggiunse Mario.
«Quel vecchio pazzo di Garp mi ha accompagnato nelle mie imprese per tutta la vita, chiedi pure a lui» propose Sengoku.
«Rocco Petri è il campione della lega di Hoenn ha combattuto contro Doflamingo, è il candidato migliore» aggiunse Camilla.
«Chiedi di Jiraiya, è la persona più forte e fiduciosa che conosca, è come un fratello per me» concluse Tsunade.
«Aha! Visto? Avete già una squadra completa!» disse Topolino.
Sora aveva le lacrime agli occhi a vedere quei potenti personaggi prevedere la loro morte con così tanta positività «E tu? Chi ti sostituirà, Walt?».
Walt gli sorrise ma non gli rispose e si voltò. Nessuno di quelli in grado di sostituirlo erano più in vita.
Walt contemplò la Porta per l’Oscurità molto a lungo, stava sentendo molta nostalgia dei bei momenti in cui passava le giornata sulla passeggiata sopraelevata ad Athom, con Erik e Matt, spensierato e felice; chi avrebbe mai immaginato tutto questo? Un nuovo universo con forme di vita uniche e imprevedibili, immenso come la sua Athom non era mai stata.
Si chiese ancora una volta se oltre le colline che circondavano la città o oltre il mare su cui si affacciava ci fosse stato davvero dell’altro. Se altre città come Athom fossero esistite in luoghi remoti e se i viaggiatori partiti e mai tornati l’avessero mai raggiunte. I maestri non si erano mai pronunciati su quell’argomento ma, considerando la loro semi eterna giovinezza, qualcosa avrebbero pur dovuto sapere.
Sicuramente Erik avrebbe avuto qualche informazione in più trovata in qualche meandro inesplorato della biblioteca o in frammenti di lezione che nessuno avrebbe mai collegato insieme.
Walt non aveva idea di cosa aspettarsi dietro quella porta se non la fine dei giochi.
 
 
 
 
Era risaputo dai Referenti che il mondo della Rotta Maggiore era pieno di insidie e personaggi potenti, ma quando Lucas approdò sull’isola chiamata Whole Cake Island, territorio di una certa Big Mom non pensava che recuperare il potere di questa piratessa fosse così complesso.
Big Mom aveva mangiato il frutto Soul Soul, che le donava il potere di manipolare le anime e la vita a suo piacimento, poteva donare vita a oggetti inanimati come toglierla a chi invece ne possedeva di propria.
Il frutto perfetto per il loro scopo: togliere la vita a qualcuno per donarla a qualcun altro, ma sfortunatamente bastarono poche informazioni per capire che per raggiungere e sconfiggere Big Mom e per ritrovare poi il suo frutto rinato si sarebbe impiegato troppo tempo e i Referenti stavano per arrivare.
Dovettero rinunciarci.
Ma in compenso l’ultimo artefatto era facilmente ottenibile per lui e sapeva che David non avrebbe accettato un fallimento in questo caso.
Senza contare che era sicuramente l’oggetto più potente a cui loro potessero attingere. Certo un semplice funghetto 1Up era una banalità e il revitalizzante restituiva solo le forze ad un defunto, la Pietra della Resurrezione e l’Edo Tensei funzionavano agli opposti restituendo uno il corpo ma non l’anima e l’altro viceversa, per quanto entrambi fossero potenti.
Ma lei no.
Lei non controllava solo la vita ma tutta la vita nell’universo.
Quando Lucas sbarcò sul pianeta Vormir, luogo in cui ancora per poco riposava la Gemma dell’Anima, si inerpicò sulla sua schiena un brivido di soddisfazione per quanto stavano per realizzare.
In cima ad una montagna nel luogo desolato un losco figuro incappucciato gli si parò davanti.
«T-t-tu sei il guardiano della Gemma dell’Anima?» chiese Lucas.
«Sì» rispose lui con uno strano accento tedesco «La Gemma dell’Anima è un po’ particolare, seguimi» disse e percorsero alcuni metri attraverso rocce spezzate e polvere fino a raggiungere una specie di altare prima di un gigantesco baratro.
Davanti all’abisso vuoto Lucas non capì «Cosa significa? D-D-Dov’è la Gemma?»
«La Gemma dell’Anima ha una certa… saggezza. Copre un posto particolare tra le Gemme dell’Infinito e richiede un sacrificio: per poterla prendere dovrai perdere ciò che ami. Solo allora si concederà a te» disse.
Lui non apprezzò l’ironia della sorte.
Camminò lentamente verso il punto più esposto prima del precipizio, guardando negli occhi il guardiano allungò la mano verso il vuoto.
«Io ho g-già sacrificato tutto» e, riconoscendo il fatto che la distruzione di Athom era stata per la maggiore colpa sua, la piccola e potentissima Gemma arancione gli apparve nella mano.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Eccoci con un nuovo episodio!
Questa volta i protagonisti sono Sora, Paperino e Pippo che viaggiano alla ricerca della Porta per l’Oscurità e l’hanno trovata in un luogo insolito.
Conoscete questo fandom? È al quanto famoso ma non essendo (purtroppo) molto attuale capisco che non tutti se lo ricordino.
Siamo nel mondo di Metal Slug, il primo gioco di guerra per eccellenza, ve lo aspettavate? Desideravo inserirlo da molto ma è stato di difficile elaborazione, avevo diverse idee al riguardo.
Cosa ne pensate dell’avventura all’interno del mondo della guerra?
Per chi lo conosce, avete riconosciuto il livello di ispirazione legato a questo capitolo?
La collezione degli artefatti della resurrezione è ormai conclusa, ma le sorprese no.
 
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accette!
 
Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica 5 maggio, chissà se qualcuno azzeccherà cosa accadrà ;)
 
See you next time!

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Capitolo 7
*** The Power of Awaking ***


 
Capitolo 7
 
The Power of Awaking
 
 
 
 
Le pulsazioni luminose della Gemma dell’Anima facevano risplendere la mano di David nel momento in cui Lucas gliela consegnò.
«La rinuncia del frutto Soul Soul è stata necessaria, Walt e i suoi amichetti stanno per arrivare e noi non abbiamo ancora il cuore» disse mellifluamente David.
«N-non l’abbiamo trovato?» chiese volgendo lo sguardo anche verso Jacob.
«Sappiamo dove si trova ma per Jacob è impossibile raggiungerlo, devi andare tu» gli spiegò lui.
Lucas avrebbe fatto di tutto per scappare da quel luogo una volta per tutte, se solo la furia di Antonella non lo avesse raggiunto una volta tornata in vita.
In vista di quella prospettiva, allontanarsi nuovamente dal campo di battaglia il più a lungo possibile sembrava un offerta allettane, prima che arrivasse Walt.
David si diresse sull’orlo del precipizio e appoggiò la Gemma dell’Anima su di un piccolo altarino di roccia, al fianco della Pietra della Resurrezione; le due reliquie sembrarono reagire l’un l’altra, seppur la Gemma era senza dubbio l’artefatto della resurrezione più potente, il Dono della Morte la seguiva a ruota al secondo posto, mai la natura le avrebbe fatte incontrate.
In quel momento uno squarcio luminoso si aprì e nel bassopiano, sotto di loro, l’immensa porta bianca apparve, aprendosi lentamente.
«È giunto il momento di intrattenere i nostri ospiti» disse sghignazzando David «Sono sicuro che Walt sarà investito da una furia e un’incredulità tale da fargli fare il passo falso che abbiamo progettato. Tieniti pronto Lucas».
 
 
 
 
Mentre i Referenti varcavano la Porta per l’Oscurità uno per uno, Walt rimase indietro aprendo il portale per Sora, Paperino e Pippo.
«Sono davvero preoccupato Walt, questa Antonella è davvero così potente?» chiese il ragazzo.
«Talmente potente da necessitare la squadra dei Referenti al completo e forse nemmeno così potremmo bastare» gli diede amaramente conferma lui.
«Come faremo a sapere l’esito della battaglia?» chiese Pippo.
«Vi manderò dal Maestro Yen Sid, non so come ma lui riesce sempre a sapere tutto» rispose «Adesso devo andare disse Walt vedendo che gli altri colleghi erano già spariti.
Sora gli si aggrappò al collo e lo abbracciò, Walt rimase stupito, non si aspettava una reazione del genere ma gli fece molto piacere.
«Forza Sora è ora di andare, yuk!» disse Pippo.
Sora si staccò dal collo del Referente e, facendo segno di vittoria, gli disse «Spaccagli il culo!».
«Sora sei un maleducato!» esclamò Paperino.
A Walt scappò una risata a sentire quella frase, poi evocò il suo fidato scettro nella mano destra e gli rispose: «Vedrai, sentirete tremare l’universo» gli rispose, facendogli anche lui il segno di vittoria.
Si separarono e Walt si immerse nella porta.
I Referenti entrarono per la seconda volta nel Regno dell’Oscurità, nel luogo martoriato dalla loro precedente battaglia avvenuta appena una manciata di giorni prima.
Mai Topolino avrebbe pensato di dover andare in quel posto sperduto e desolato per una seconda volta in così poco tempo, non vi era differenza da come avevano lasciato il bassopiano e il cielo nero privo di stelle li sovrastava.
«Sono così eccitata!» disse la professoressa McGranitt a Silente, stringendo tra le mani la sua bacchetta.
«Conserva l’entusiasmo Minerva e trasformalo in concentrazione. Stiamo per affrontare nemici più potenti di quelli che il nostro mondo ha da offrire e non ho intenzione di andare in pensione stasera» le rispose Silente «Non sono ancora riuscito ad andare a far visita al professor Lumacorno».
Camilla avanzava nervosa dietro ai colleghi, era in ansia seppur loro la stessero rassicurando di continuo; toccava velocemente le sue ball appese alla cintura, pronta ad usarle al minimo segno di pericolo.
«Maestro è meglio che la faccia scendere» disse Sengoku a Yoda, appoggiandolo a terra, libero di muoversi dove preferiva.
«Agire in fretta dobbiamo, impedire la resurrezione potremmo» suggerì lo Jedi.
«Seguiremo le indicazioni di Walt» disse Topolino.
«Mamma mia che luogo tetro!» commentò Mario.
Li vicino a loro, Tsunade si era appoggiata a terra e aveva tracciato un segno con qualche goccia del suo sangue.
«Katsuyu!» esclamò e la lumaca bianca apparve da una nuvoletta di fumo, questa volta lunga circa trenta centimetri «Sì, signorina Tsunade?» disse.
«Tieniti pronta ad intervenire, corriamo un rischio molto elevato stasera, voglio che corri in aiuto di chiunque venga colpito dal nemico. Duplicati se necessario» ordinò l’Hokage.
«Certo, signorina» rispose la lumaca e avanzando in avanti si divise in sette copie identiche, una per ogni Referente.
La porta si era aperta nel centro esatto del bassopiano, l’area era molto vasta ma nonostante questo, anche se da distante, i Referenti videro chiaramente i tre loschi figuri torreggiare dalla cima della scogliera, proprio sopra l’enorme statua che cercava di afferrare il vuoto con la mano pietrificata.
Fu Walt l’ultimo ad attraversare la porta e, subito dopo, l’enorme androne si chiuse e svanì in un bagliore di Luce.
«Ci siamo tutti? Siete pronti?» chiese quasi con fare distratto, ma quando raggiunse i colleghi, che stavano ultimando i preparativi il suo sguardo fu attratto da qualcosa, qualcosa che non poteva essere notato dagli altri Referenti, perché non ne potevano comprendere l’origine.
Ci volle qualche secondo per mettere bene a fuoco quei piccoli oggetti ad una distanza, tutto sommato, considerevole.
Fu la piccola lucina di un fuocherello infatti ad attrarre per prima lo sguardo di Walt, era posto a pochi metri davanti alla statua dell’Heartless di Antonella e fin lì c’era ben poco di strano.
Se non fosse che la luce emessa da quel fuocherello si riflettesse fiocamente su di un oggetto metallico a poca distanza da lei.
Al che un piccolo sospetto venne in mente al ragazzo, perché già la presenza di una fiamma era insolita ma la presenza di un oggetto metallico posto poco distante era ancor più incomprensibile; era convinto di aver lasciato quel luogo intatto dopo la battaglia precedente.
Ma iniziò a boccheggiare quando vide la piccola fontanella alla destra della fiamma, una fontanella inconfondibile, in gesso bianco, formata da due conchiglie.
«No…» sussurrò appena mentre un brivido gli percorreva la schiena.
Dall’altro lato invece, solo ora riconosceva un cubo di terra ormai spoglio e una pressoché invisibile sfera ormai cristallizzata.
«No… non è possibile» ripeté.
«C’è qualcosa che non va?» chiese Topolino mentre tutti si allarmavano.
Walt non rispose direttamente, era confuso e sbalordito.
«Come col cuore… non potevo immaginarlo… sono sopravvissute… devo fermarli prima che ci riescano… il cristallo…» farfugliò in modo sconnesso.
Senza dare ascolto alle domande dei suoi alleati, conficcò lo scettro nel terreno, piantandolo saldamente e iniziò a trasudare intense scariche elettriche dal corpo.
«Vuoi andare avanti tu Walt?» chiese Sengoku cercando di capire.
«Devo fermarli prima che incomincino» affermò Walt tramutando il suo completo bianco nella sua versione potenziata, grigia «Lo scettro vi aiuterà» disse infine e schizzò alla velocità del tuono verso la cima della scogliera.
Gli dispiacque lasciare laggiù i suoi amici ma ora il rischio era diventato di proporzioni tali che non poteva evitare di agire repentinamente.
Com’era possibile che le reliquie dei maestri esistessero ancora? Come avevano fatto a sopravvivere dopo la morte dei maestri stessi? Non sapeva darsi una risposta. Possibile che dopo il suo svenimento ad Athom fossero successe cose di cui ignorava l’esistenza? Doveva assolutamente evitare che i maestri fossero riportati in vita.
Tutti i Referenti contro Antonella, David, Lucas e Jacob era fattibile, ma la presenza degli altri maestri, privi di coscienza e alla mercé degli ordini di David significava morte certa per ognuno di loro. I suoi compagni non avevano speranze contro i maestri di Athom, purtroppo lo sapeva.
 L’unico sospiro di sollievo che riusciva a tirare era che per lo meno il luminoso cristallo di Walter non era stato trovato, o per lo meno non era presente lì nel basso piano.
Ne ebbe l’assoluta certezza quando la sua traiettoria iniziò a sollevarsi: no, nessun cristallo in vista.
Gli mancava pochissimo, avrebbe raggiunto le reliquie in meno di un milionesimo di secondo… ma il ghigno improvviso di David gli fece capire di aver commesso un grosso errore: si era esposto in maniera prevedibile ed era solo.
E infatti cadde nel tranello.
Qualcosa lo bloccò a mezz’aria.
«S-s-ei prevedibile Walt» disse Lucas apparendo dal nulla a mezz’aria davanti a lui.
Gli puntava una mano contro ma Walt non stava capendo in che modo lui lo stesse trattenendo.
Schermi quadrati e rettangolari turchesi iniziarono ad apparire tra la sua mano e il corpo immobile di Walt finendo per chiuderlo in un perfetto cubo dello stesso colore turchese del resto di quell’energia.
Alla vista di ciò che era successo al collega, i Referenti a terra iniziarono a correre verso la base della scogliera, cercando di raggiungerlo.
«Presto raggiungiamolo!» urlò Topolino.
Minerva e Albus si smaterializzarono sotto di lui cercando di caprie cosa stesse succedendo.
Tsunade fece un balzo enorme sollevando una nuvola di polvere e avvicinandosi alla statua mentre Mario spariva in un tubo verde.
«E va bene un ultimo passaggio!» esclamò Sengoku prendendo Yoda per la tunica e Mettendosi a correre verso la meta.
Camilla invece lanciò una sfera e ne uscì un Togekiss con un piumaggio elegante e candido come la neve, la campionessa ci salì in groppa e iniziò a volare verso Walt.
Il giovane Referente non riusciva a muovere un muscolo ma non era chiuso in nessuna morsa, era diverso, una sensazione mai provata prima. Non poté nemmeno mutare la sua espressione del volto in modo da esprimere sorpresa.
«Sei s-stupito, Walt?» chiese Lucas «Mentre scorrazzavi in g-giro per i mondi con i tuoi amichetti, noi abbiamo lavorato. P-p-er anni! Ab-b-biamo ritrovato le essenze dei maestri» confermò «Ora stanno per tornare in vita e f-f-idati n-n-on saranno amichevoli come una volta… Oh! T-ti stai chiedendo cosa sia questo? Q-q-questo è il potere del Tempo».
 
 
 
 
Il Tempo… sì, il Tempo… purtroppo aveva perfettamente senso… il suo corpo era bloccato in un Tempo immobile ma la sua mente no. Walt poteva pensare al presente e recepiva tutto ciò che gli accadeva intorno, o per lo meno quello che riusciva a vedere e sentire.
Per quanto fosse un evento inaspettato aveva senso; aveva incredibilmente senso.
Tutto quanto acquisiva un senso.
Da quando avevano ingannato Malefica per farle formare una squadra di esseri estremamente potenti appositamente costruita per controllare Dialga. Non Palkia né nessun altro Pokemon leggendario, solo Dialga il controllore del Tempo.
Avevano costruito tutto in modo tale da attrarlo in inganno e prelevarne il potere e in qualche modo reindirizzarlo in Lucas.
Durante la scorsa battaglia nel Regno dell’Oscurità, David aveva tentato di catturare il Pokemon usando il Buio ma fu fermato da Tsunade.
Eppure erano riusciti ad ottenere le due cose che volevano: il Tempo ora scorreva nuovamente all’interno del Regno dell’Oscurità e, probabilmente grazie all’amplificazione dei poteri grazie all’uso dell’Oscurità, anche Lucas era riuscito a risvegliare quell’arcano potere; analogamente a come aveva fatto lui con lo Spazio e la Splendisfera.
Per quello l’avevano fatto: perché l’unico modo di contrastare lo Spazio e avere una possibilità di vincerlo, era utilizzando il Tempo.
Ma non solo, agendo nell’ombra per anni avevano radunato le reliquie di ben cinque su sette maestri, Walt ringraziò ancora una volta il cielo per l’assenza del cristallo di Walter.
E negli ultimi giorni erano riusciti a rintracciare e racimolare tutti gli artefatti di cui avevano bisogno.
Non poteva perdonarsi per quello. Sì, era riuscito a bloccare il re della notte su Planetos ma non era abbastanza, avrebbe dovuto giocare più di anticipo e mettere al sicuro almeno l’Edo Tensei e la Pietra della Resurrezione appartenenti ai suoi colleghi e rubategli sotto il naso.
Mentre elaborava queste informazioni non poté non tornare a quella volta in cui Walter gli fece la lezione su Tempo e Spazio.
«Maestro non c’è nessuno in grado di contrastare il potere dello Spazio?» chiese un giovane Walt, quasi bambino in confronto alla sua mentalità attuale.
Walter si sedette su una roccia ammirando il suo amato tramonto dalla collina alla destra di Athom e appoggiò il capo sulla parete.
«Per quanto l’abilità e la dotazione naturale agiscano come ago della bilancia in ogni scontro, in realtà c’è equilibrio tra le abilità che ci dona la Fantasia» iniziò a spiegare lui.
Walt incrociò le gambe in una posizione apparentemente innaturale senza alcuna fatica a si preparò ad appuntarsi ogni parola del maestro.
«Se qualcuno che controlla il Fuoco si scontra con qualcuno che controlla l’Acqua e hanno pari abilità, il Fuoco perderà sempre. È una questione naturale, l’acqua spegne il fuoco come l’elettricità scorre bene attraverso l’acqua o il metallo.
Ma quando due elementi che non sono naturalmente nemici si scontrano, allora rimane tutto nelle mani degli utilizzatori. Prova solo a immaginare lo scontro tra Fuoco e Fulmine» disse Walter.
«Ma lo Spazio sovrasta tutti… tutti gli altri elementi occupano uno spazio…».
«Non proprio tutti ma sì, generalmente hai ragione. Ma come avrai studiato…» e lì Walter lanciò uno sguardo di rimprovero all’allievo «… lo Spazio è uno dei due elementi cosiddetti “sacri”. Sono estremamente rari e si considerano ad un livello superiore rispetto agli altri. Ricordatelo sempre Walt, la materia esiste sempre in un certo Spazio e in un determinato Tempo. Perciò Tempo e Spazio si equivalgono».
«Esiste qualcuno in grado di utilizzare il Tempo?! Cosa sarebbe in grado di fare? Viaggiare nel Tempo?».
«No, quello non è mai stato in grado di farlo nessuno, si comprometterebbe lo scorrere degli eventi. Ma si può bloccare il Tempo, far regredire o avanzare nel tempo degli oggetti o persone. Alcuni alunni estremamente bravi erano riusciti dopo anni a creare piccoli loop temporali ma richiede una grande abilità».
Certo… solo lo Spazio avrebbe potuto salvarlo… ma come?
 
 
 
 
«È successo qualcosa di grave a Walt!» esclamò Topolino guardando nel cielo.
«Bisogna provare a raggiungerlo…» disse Silente.
«Anche le reliquie della resurrezione recuperare in tempo dobbiamo!» aggiunse Yoda.
Sengoku iniziò a camminare in avanti «I vecchi hanno ragione. Forza Tsunade, vieni, ti lancio» disse deciso.
«No, a Walt ci penso io» disse Mario che frugando nella sua sacca tirò fuori un funghetto-molla «Mamma mia, non avrei mai pesato che mi sarebbe tornato utile questo» esclamò e, toccando la molla la assorbì prendendo la forma di Mario-molla, i suoi vestiti da idraulico divennero metallizzati e la sua capacità di salto crebbe a dismisura.
Mario fece un primo balzo normale ma, quando toccò terra, un rumore di metallo che si comprime echeggiò nell’area e successivamente spiccò un volo con un estensione incredibile, proprio verso il cubo azzurrino in cui si trovava Walt.
«Io proverò a recuperare gli oggetti» disse Silente; anche lui avanzò e si smaterializzò.
Invece di ricomparire sulla cima della scogliera, dove aveva puntato andò a sbattere contro una potente barriera invisibile che circondava la zona intorno alle reliquie dei maestri, la statua e il punto dove si trovavano David e Jacob.
«Mio dio, Albus!» gridò Minerva smaterializzandosi anche lei.
Silente aveva subito uno “spaccamento” un fenomeno che colpiva chi utilizza la smaterializzazione senza riuscirci completamente, aveva un braccio lacerato.
La professoressa McGranitt comparve fuori dalla barriera dove Silente era inesorabilmente caduto. Tentò di curarlo con la bacchetta ma senza molta efficacia. Con un sonoro crac riportò il suo corpo tremante del preside dagli altri compagni.
«Non si preoccupi professoressa McGranitt» disse una voce femminile dietro di lei «Ci penso io adesso» disse una Katsuyu che arrivò a soccorrere il preside; gli si posizionò sul braccio lesionato e iniziò a rimarginarlo velocemente.
Intanto Mario proseguiva il suo volo verso Walt a gran velocità ma, quando incontrò il cubo in cui il tempo era bloccato, invece di immergercisi dentro, svanì e riapparve dall’altro lato del cubo, senza più il potenziamento di Mario-molla, quindi nell’attraversarlo aveva anche subito un danno.
Ricadde a terra senza conseguenze e tornò dai compagni.
Camilla lanciò una pokeball da cui ne uscì un Pokemon Spettro-Buio dall’aspetto di un insieme di anime in pena.
«Spiritomb! Usa Privazione! Mira laggiù sulla scogliera» ordinò la campionessa.
Un braccino smilzo ma estremamente veloce del Pokemon si ingrandì fino a raggiungere la cima della statua di Antonella, passò all’interno della barriera e tornò indietro. Stringeva in mano una falce, l’arma di David, sacrificata appositamente.
«Maledizione! La mossa Privazione elimina dallo scontro lo strumento avversario, sono stati scaltri a sacrificarne uno inutile appositamente» spiegò la ragazza.
Dall’alto della scogliera una risata prese eco in tutto il bassopiano.
«Hahahahah! Siete patetici» disse David ammirando i “ridicoli” tentativi dei Referenti.
«Maledetto!» gli urlò contro il re.
«Lucas, va! Recupera il cuore e torna subito qui» gli ordinò, lui evocò un corridoio oscuro e vi si immerse, sparendo.
«Vieni Jacob, è giunta l’ora» disse prendendo la pergamena della Tecnica della Resurrezione impura e gettandosi di sotto, alla base della statua.
Il suo scagnozzo lo seguì atterrando tra le essenze dei vecchi maestri.
«Presto! Muoviamoci!» esclamò il re e tutti i Referenti si mossero verso di loro, anche Silente, quando Katsuyu finì di rimetterlo in sesto.
David avanzo srotolando la pergamena e facendola fluttuare nell’aria sopra le cinque reliquie.
Tutti i caratteri scritti sulla carta si illuminarono e David fu per un momento avvolto dall’Oscurità quando pronunciò la tecnica: «Edo Tensei…» disse.
La rabbia di Walt era incommensurabile, era lì sopra di loro, ad un passo dagli artefatti della resurrezione, in procinto di vedere i suoi vecchi maestri tornare in semi-vita e probabilmente di vedere i suoi compagni morire… e non poteva fare nulla. Assolutamente nulla.
Quando i Referenti arrivarono, c’erano cinque persone in più.
Vive ma inconsce.
I burattini più potenti che David potesse possedere.
«L’Edo Tensei non restituisce i pieni poteri e la vitalità dei soggetti…» sussurrò Tsunade, conscia che non era abbastanza per assicurare a tutti loro la sopravvivenza.
Il potere della Lotta scorreva nel nuovo corpo di Kudo, forte, alto e muscoloso come il precedente.
Così la splendente armatura di Erika era comparsa sulle sue forme femminili e i capelli argentei, insieme alla sua straordinaria spada di Metallo muta-forma.
Il vecchio corpo di Eugeo era ritornato esattamente come lo aveva abbandonato, con un velo di capelli bianchi quasi trasparenti e il suo vecchio bastone nodoso che lo sorreggeva sulla sua amata Terra.
Il corpo fluente di Avis aveva ripreso le sue curve e i brillantini del suo vestito erano tornati a splendere in tutte le angolazioni, una sottile linea d’Acqua seguiva i suoi movimenti aggraziati.
Infine il giovane corpo atletico di Dave fece la sua comparsa in una vampa di Fuoco e la sua pelle abbronzata riapparve insieme alla sua riccia chioma bruna.
Solo gli occhi di tutti erano vacui, oscuri… neri.
L’incredulità dei Referenti fu inutile, la battaglia stava per iniziare.
I maestri di Athom erano tornati.  
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Siamo davanti ad uno dei capitoli più rivoluzionari dell’intera saga.
Molto c’è da dire e da prendere in considerazione senza che ve lo suggerisca io;)
 
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Il prossimo capitolo, con l’inizio della battaglia, verrà pubblicato domenica 26 maggio!
 
See you nex time!

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Capitolo 8
*** Professor and Headmaster ***


Capitolo 8
 
Professor and Headmaster
 
 
 
 
 
Mai Walt avrebbe potuto immaginare che la storia si concludesse in quel modo, con lui immobile e impossibilitato a non fare altro che pensare, e con i suoi amici sotto di lui, in prossimità della morte a causa dei suoi vecchi maestri.
Ciò che sembrava stesse per giungere implacabile, era ormai arrivato.
«Non possiamo fare altro che batterci…» disse amaramente Topolino mentre il gruppo di Referenti si avvicinava alla base del bassopiano dove i Maestri li stavano aspettando.
«Lucas se n’è andato, per ora abbiamo la superiorità numerica ma dobbiamo presumere che loro ci battano in potenzialità» disse Silente.
«Dobbiamo batterci con astuzia, usufruire delle maggiori abilità e trucchi di ognuno e sfruttarle a nostro vantaggio contro il nemico che presumiamo ne possa soffrire maggiormente» disse Sengoku «Solo con una strategia possiamo avere una possibilità: io mi batterò col quello muscoloso, sono l’unico con la stazza per riuscirci» constatò.
«Io vado col tizio velenoso, ho un bel trucchetto in serbo proprio per occasioni come queste» esclamò Tsunade scrocchiandosi le dita.
Silente prese la mano della professoressa McGranitt stringendola e dandogli un bacio sul dorso, poi si rivolse agli altri «La magia è sicuramente il potere più versatile, ci occupiamo noi dei due ragazzi dell’Acqua e del Fuoco» disse, conscio che tutti condividevano il sospetto che quei due fossero i più forti da contrastare.
«Ne siete assolutamente sicuri?» chiese Topolino.
«… sì» disse Minerva concitata.
«Sarebbe opportuno» si intromise nuovamente Sengoku, «Che siate te e il maestro Yoda a occuparvi della ragazza spadaccina, visto che anche voi due lo siete e siete entrambi molto veloci e difficili da raggiungere» consigliò il grand’ammiraglio.
Topolino si voltò verso il maestro Jedi in cerca di conferma «Acuta la strategia dell’ammiraglio è, in due alla vittoria presto potremmo arrivare e aiutare i compagni potremmo» confermò Yoda.
«Rimangono il vecchio di cui non conosciamo nulla e il pazzo creatore di tutto questo piano…» proseguì Sengoku, e poi si voltò verso i due Referenti rimanenti: Mario e Camilla.
«Mario te la senti?» stava iniziando a dire quando fu interrotto dalla giovane campionessa: «No, ci vado io. Contro David ci vado io» disse Camilla con gran risolutezza.
«Mamma mia! Allora io mi occupo dello strano vecchietto!» esclamò Mario.
I mastri stavano lì, fermi, in attesa dei loro avversari mentre David e Jacob scalpitavano per uccidere i Referenti.
David richiamò a se la sua falce che ricomparve in una nube nera proprio nella sua mano e gliela puntò contro: «Allora? Avete finito di blaterare?» disse.
Pochi sguardi si incrociarono tra i Referenti, anche se carichi di speranza ed energia.
Ognuno di loro si rivolse al suo obiettivo, anzi no al proprio nemico, l’obiettivo era unisono: vincere, a qualunque costo.
Fu Sengoku a rispondere per tutti: «Noi siamo pronti a morire, voi no».
 
 
 
 
Mentre Silente si maerializzò davanti a Dave, la professoressa McGranitt diede il via alle danze: «Repello Inimicum!» pronunciò agitando la sua elegante bacchetta contro Avis.
In quel momento tutti i duelli iniziarono.
In un tripudio di luci, suoni e trasformazioni da parte di tutti i Referenti, il corpo della maestra dell’Acqua ricevette una forte repulsione e fu scagliata a gran velocità contro la parete di roccia del bassopiano dove si schiantò sciogliendosi in alcuni rivoli d’acqua.
Le ci vollero meno di tre secondi per far sì che i rigagnoli si riunirono a riformare il suo corpo; accesa con un aura oscura che non le apparteneva, Avis ruotò le mani innalzando un’enorme quantità d’Acqua dal terreno che cavalcò come un’onda e che scagliò contro la McGranitt in un flusso infinito.
Vedendo uno tsunami arrivargli addosso, la professoressa non poté far altro che proteggersi, all’invocazione dell’incantesimo scudo, una bolla trasparente racchiuse il corpo della strega facendolo allontanare di alcune decine di metri, galleggiando tra i flutti finchè non si esaurirono.
Minerva riappoggiò i piedi sul suolo fangoso con le gambe tremanti, l’azione era stata così veloce che l’adrenalina l’aveva invasa.
Armato della Bacchetta di Sambuco, Silente si avvicinò al suo avversario: era nettamente più giovane, forte e muscoloso, avrebbe dovuto assolutamente evitare qualsiasi contatto fisico altrimenti non avrebbe più avuto nessuna possibilità, oltre che morire carbonizzato.
Una limitazione del genere contro un nemico i cui effettivi poteri erano sconosciuti e il cui unico indizio era l’utilizzo del Fuoco, rappresentava la necessità di utilizzare misure drastiche, estreme.
Perciò conscio di dover utilizzare una gamma di incantesimi innovativi e potenti, creati da lui durante gli anni di assenza dell’Oscuro Signore, proprio nell’eventualità del suo ritorno, decise di iniziare nella maniera più drastica possibile.
«Avada Kedavra!» l’anatema che uccide, utilizzato dal vero possessore del Dono della Morte generò un incantesimo verde potentissimo, un enorme flusso di magia che Dave vide arrivarsi addosso. Ruotò veloce su se stesso evocando dense fiamme che con le mani indirizzò contro il preside.
Una luce abbagliante che balenava tra il rosso e il verde si generò dallo scontro, il fuoco si espanse mentre l’incantesimo gli si schiantava addosso.
Lo svantaggio iniziale di Dave, che non si aspettava un attacco del genere lo portò a perdere quel poco terreno che la sua velocità gli aveva fatto guadagnare, mentre l’incantesimo viaggiava sempre più lentamente verso di lui, il suo corpo si unì alla sue fiamme perdendo la sua consistenza.
L’Avada Kedavra andò ad abbattersi sulla statua dell’Heartless gigante che lo annullò completamente.
Silente, vedendo che anche Avis aveva perso consistenza contro Minerva, si aspettava una mossa del genere e aspettò attento la ricomposizione del suo avversario.
Appena le fiamme disperse riacquisirono forma umana Silente non perse l’occasione «Sectio!» ed un preciso taglio orizzontale fendette l’aria in direzione di Dave.
Il corpo del maestro si tagliò nettamente in due separando le gambe dal busto del ragazzo che si riunì bruciando come se niente fosse accaduto.
Utilizzando il movimento dinamico si trasportò velocissimo davanti a Silente: erano appena a mezzo metro di distanza e Dave chiuse la mano pronto a sferrare un pugno al vecchio preside, un pugno in cui era concentrata tutta la forza della montagna di Fuoco che ardeva dietro il maestro.
Mentre le dita di Dave si chiusero e il pugno si avvicinava con tutta quella forza, il corpo di Silente si risucchiò smaterializzandosi.
 Il colpo non andò a segno ma il suo effetto sì: la striscia di terreno dove si trovava Silente venne pervasa da un calore elevatissimo e si carbonizzò all’istante rendendola rossa e arroventata.
Questo era proprio ciò che Silente voleva evitare; un contatto fisico lo avrebbe sicuramente ucciso.
Il preside riapparve ad una distanza di alcune decine di metri e, quando Dave lo vide innalzò intorno a se un mare di Fuoco, pronto a investire Silente con tutto se stesso.
Avis plasmò con le mani delle schegge di Ghiaccio e le scagliò contro la sua nemica a gran velocità, tant’è che una colpì e squarciò il mantello della professoressa.
«Reducto!» esclamò lei e un’onda d’urto si propagò nell’aria deflagrando ogni struttura di ghiaccio che la maestra aveva creato e che stava usando contro di lei.
Persino l’Acqua su cui poggiava subì un gran fremito che le fece parzialmente perdere l’equilibrio.
Mentre i micro cristalli di ghiaccio ancora cadevano al suolo, Avis iniziò a far vorticare l’Acqua sotto di se, muovendola con moto circolare e creando un vortice.
Mentre la struttura si verticalizzava, innalzando la maestra verso il cielo la McGranitt tentò di fermarla: «Immobilus!» disse puntando al vortice che continuava ad aumentare la sua velocità ma senza alcun effetto, la forza era troppo potente.
Con una rotazione del busto, Avis separò l’Acqua dal suolo facendola volteggiare in aria sempre in maniera vorticosa e, dopo che ebbe compiuto alcuni giri in aria e che la corrente divenne ancora più forte la richiamò a se, comprimendo quell’enorme quantità di liquido nel palmo della mano, aumentando esponenzialmente la compressione e velocità.
Minerva intuì che potesse trattarsi di un colpo micidiale quindi non si trattenne e anche lei sfoderò uno dei suoi incantesimi migliori: «Structura Locomotor» disse, puntando la bacchetta contro il terreno.
Blocchi cubici di roccia si tagliarono e si sollevarono strisciando su se stessi e andando a formare una struttura più grossa.
Quando Avis scagliò quel getto d’Acqua ad altissima potenza contro la strega, un enorme golem senza testa ma dal corpo di massiccia pietra si era erto tra loro.
Le mani del golem si frantumarono subito contro il flusso d’Acqua di Avis ma la magia della McGranitt era potente e la struttura del suo paladino continuava a ricostruirsi in un ciclo continuo.
Mentre il fragore delle rocce rotte pervadeva l’area man mano il colpo di Avis riusciva a scavare più in profondità nel corpo del bestione.
La McGranitt era protetta dietro di lui e riusciva a controllarlo perfettamente come una vera maestra della trasfigurazione, continuando ad “alimentare” il suo corpo con nuovi blocchetti di pietra.
Alla fine Avis aumentò ancor di più la potenza del suo colpo e, seppur con fatica, riuscì a distruggere il golem di roccia.
Con agilità felina, Minerva si era tramutata in gatto per evitare il colpo e si allontanò a distanza di sicurezza, nel tempo in cui Avis richiamò a se tutta l’Acqua riformando quella base su cui poteva muoversi in velocità e altitudine a suo piacimento.
Mentre un inferno rovente viaggiava verso il preside, lui stava scegliendo se smaterializzarsi nuovamente o affrontarlo.
«Il fuoco… è un insieme di vibrazioni… e sia! Fragor!» l’incantesimo ebbe effetto su tutta l’area di combattimento la cui atmosfera cambiò: vibrazioni ad alta frequenza pervasero ovunque accompagnate da un suono ovattato.
Oltre a far vibrare l’Acqua di Avis, le vibrazioni stavano facendo muovere lentamente il terreno, crepandolo di tanto in tanto e facendo ballonzolare le rocce in superficie.
Ma il maggior effetto lo si ottenne nel Fuoco che Dave non riusciva più a controllare.
Le fiamme persero la loro forma ondulata e indefinita e divennero squadrate, acuminate e spigolose muovendosi a scatti e in modo innaturale.
Anche il corpo di Dave sembrò subire in particolar modo l’incantesimo perché iniziò a portarsi le mani alla testa come se stesse male e ogni tanto passava dallo stato di movimento dinamico, cioè infuocato, a quello normale in maniera incontrollata.
Si vedeva che stava cercando di allontanarsi in modo da sfuggire al furbo colpo del preside che lo aveva messo in scacco.
È vero infatti che Silente lo aveva sotto controllo per qualche momento finchè lui non fosse riuscito ad allontanarsi abbastanza da non subire in quella maniera l’effetto delle vibrazioni, ma era anche vero che in quel modo il professore non poteva fare niente altro che non fosse continuare con l’incantesimo di fragore.
Lo scatenarsi del Fuoco era fortissimo e per Silente mantenere quella calma grazie alle sue vibrazioni era molto faticoso, infatti la bacchetta gli tremava nella mano serrata.
Fu quando Dave riuscì ad entrare in maniera definitiva in movimento dinamico che ci fu una svolta nella situazione.
Il ragazzo si proiettò in aria allo stesso livello di Walt.
I due non potevano vedersi in quanto Walt era immobilizzato e non poteva ruotare la testa o gli occhi ma dalla crescente luce arancione anche il giovane Referente intuì cosa stava accadendo; lo aveva già visto usare da Dave in passato.
Mentre il Fuoco a terra continuava a bruciare, il maestro alzò una mano e generò una pallina di fiamme intense e luminose ma, nel giro di pochi secondi, aumentò le sue dimensioni in modo tale da diventare un piccolo sole, poco più grande dell’Heartless di Antonella.
Tutti i Referenti avvertirono la pericolosità della situazione, anche David e Jacob, solo i maestri resuscitati agivano come degli automi, senza il dono della parola o della ragione, non avevano timore di svanire nuovamente.
Se il sole avesse toccato il terreno l’intero bassopiano probabilmente sarebbe stato carbonizzato, compreso ovviamente tutti quelli che vi erano sopra.
Utilizzare due incantesimi contemporaneamente era una nuova frontiera per il mondo della magia ma Albus Silente, come la sua fama anticipava, era un pioniere delle scoperte magiche.
Mentre Dave lanciava la piccola stella placidamente verso il suolo, con un crac Silente si materializzò a mezz’aria proprio sulla sua traiettoria.
«Arresto momentum!» disse puntando a terra con la mano libera e subito il suo moto inesorabile verso la terra cessò e iniziò a fluttuare lentamente verso il basso.
Mentre con la bacchetta puntò al piccolo sole: «Omni Pulsus!» e quell’enorme quantità di fiamme iniziò ad essere assorbita dalla bacchetta in un flusso incessante.
Mentre il corpo di Silente scendeva lentamente, la palla di Fuoco veniva leggermente a ridursi man mano che le fiamme venivano assorbite dall’incantesimo.
Il calore sprigionato dal sole era comunque talmente intenso da arroventare gli anelli che il preside portava alla mano, fortunatamente il caso volle che le due dita nel quale si trovavano erano già parzialmente morte a causa del Fragortempo di Dialga nella loro prima battaglia, perciò il dolore era ovattato e sopportabile.
Quando Silente giunse a terra, tocco il terreno con un leggerissimo passo e finì di assorbire il sole rapidamente.
Dave ignorava la magia e l’effetto degli incantesimi e non aveva nemmeno la possibilità di poterci ragionare, perciò scese anche lui a terra e tentò nuovamente di colpire Silente.
Il preside, in un momento di eccessiva sicurezza in sé, pensò di utilizzare l’enorme quantità di energia da lui assimilata per sprigionarla verso il legittimo creatore ma peccò di presunzione nel pensare di poterla controllare.
Quando anche l’ultima particella di Fuoco venne catturata dall’incantesimo, Silente tentò di indirizzare l’energia verso Dave, ma non ci riuscì, era troppo intensa.
L’onda d’urto allontanò il maestro da lui ma anche Silente fu sbalzato via di diversi metri.
Avis evocò ancora più Acqua e immerse la McGranitt, sommergendo interamente la bolla protettiva che formava l’incantesimo scudo, ultimo suo riparo tra la vita e la morte.
La maestra se ne stava leggera sul pelo dell’acqua e stringeva con una mano i flutti che circondavano la professoressa.
Dopo pochi secondi di sforzo lo scudo iniziò a cedere, rimpicciolendosi e venandosi.
Silente si rialzò dallo sbalzo e vide Dave che viaggiava verso di lui circondato dal suo elemento; deciso a utilizzare un altro incantesimo di sua invenzione: «Regium Graviga!» pronunciò.
Tutta la potenza della Bacchetta di Sambuco e della natura magica di Silente venne sprigionata.
La gravità schiacciò Dave al suolo creando un piccolo cratere dove sbatté il suo corpo, le fiamme si appiattirono impossibilitate a sprigionarsi nell’aria come sempre avevano fatto.
Il potere del maestro era sottomesso alla forza di gravità incredibilmente aumentata, ma seppur l’elemento era momentaneamente smorzato, il corpo del maestro si riposizionò a gattoni.
Nonostante Silente stesse sfruttando tutta l’energia che gli era rimasta Dave lentamente e schiacciando ancor di più il terreno sotto i suoi piedi, lentamente si rialzò con i capelli ricci schiacciati verso il basso, e i pantaloni bianchi che quasi gli si sfilavano dalla vita.
Sforzando il tricipite, il ragazzo puntò la mano verso il mago e le fiamme, seppur schiacciate a terra, iniziarono a strisciare verso di lui lasciando roccia liquefatta al loro passaggio.
Fu in quel momento che Silente vide le condizioni in cui si trovava la sua fidata compagna: Minerva McGranitt era stretta in uno scudo sferico non più grande di un metro, costretta a stare accovacciata e proteggere la bacchetta col suo corpo per evitare che le si spezzasse.
Preso dall’ira e dalla paura, a pochi attimi dalla morte per combustione istantanea, Silente intuì uno spiraglio di speranza.
«Regium Graviga!» ripeté ma questa volta il movimento della bacchetta fu differente: la scorse da destra a sinistra.
Una potentissima gravità orizzontale prese il posto di quella verticale e Dave, insieme a tutto il suo Fuoco venne scaraventato contro Avis.
L’attimo fu molto rapido.
Il corpo di Dave si scontrò con quello di Avis, quando i loro sguardi, seppur vacui, si incrociarono, quello che nacque come uno scontro divenne un abbraccio, con un lieve, anzi lievissimo sorriso da parte di entrambi.
La forza di gravità fece ruotare i due giovani maestri e, ancora cinti da un braccio l’uno dell’altro, Dave evaporò istantaneamente quando si immerse nell’Acqua e Avis fece lo stesso quando la massa di Fuoco la investì in pieno.
I loro elementi li seguirono e, nell’immensa nuvola di vapore che si sprigionò, alcune piccole particelle di Luce si alzarono verso l’alto svanendo poco dopo.
 
 
 
 
La nuvola di vapore investì parzialmente il corpo di Walt che ne percepì il calore e l’umidità, ma non si fece distrarre.
Un barlume rosa balenò intorno al cubo turchese nel quale era rinchiuso, proprio nello stesso istante in cui Lucas, giunto in un atollo di roccia fluttuante nelle profondità dello spazio cosmico, aveva toccato con un dito (che fu repulso) lo scudo di Spazio che formava una cupola nella quale era custodito il cuore di Antonella. 
 
 








Angolo dell’autore:
 
La battaglia è iniziata.
Ho deciso di concentrarmi su di alcuni personaggi per ogni capitolo in modo da non rendere troppo confusionario il tutto e creare più pathos proprio per i protagonisti del cap.
Si inizia da Minerva McGranitt e Albus Silente contro i rispettivi nemici.
È stato uno dei cap più complessi da scrivere che mi sia mai capitato a livello di dettagli, cose che volevo inserire, rinunce ed è stato influenzato anche dalla mia grande delusione per come si è concluso il trono di spade. Perciò non so davvero se questa battaglia mi piaccia, mi soddisfi, se sia venuta come la volevo oppure no.
Perciò più del solito ho bisogno del vostro parere, ho soddisfatto le aspettative per un evento simile o ho fatto come la HBO col trono che ha deluso il mondo?
Fatemi sapere se i singoli momenti della battaglia vi sono piaciuti, se potevano essere svolti in altro modo, se avreste preferito vedere altro ma soprattutto se quello che avete letto ha una logica ed è equilibrato.
Scusatemi ma per poterlo pubblicare oggi non sono riuscito a rileggerlo, siate clementi.
 
Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica 16 giugno!
 
Critiche commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
See you next time!

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Capitolo 9
*** Hogake and Great Admiral ***


Capitolo 9
 
 Hokage and Great Admiral
 
 
 
«Se vuoi una mano, Sengoku, basta chiedermela» disse Tsunade.
«Hahahaha, concentra il tuo senso dell’umorismo contro il nemico, vecchia Tsunade» rise di gusto Sengoku.
«Ma se sei più vecchio di me!» gli urlò contro lei.
Sebbene l’ex grand’ammiraglio fosse di statura molto alta, circa due metri e mezzo, Kudo lo superava enormemente, essendo alto quasi tre metri e in un perfetto equilibrio tra tutti i muscoli del corpo.
Fu proprio Kudo a muoversi per primo, schizzando a velocità sovrumana verso Sengoku.
Quest’ultimo lo vide ma non riuscì a contrastare la sua velocità, bensì optò per difendersi: usando l’Ambizione dell’Armatura rese nere e resistentissime le sue braccia che incrociò davanti al volto.
Il calcio micidiale di Kudo arrivò ineluttabile e quando colpì ci fu un forte spostamento d’aria a testimonianza dell’intensità di forze in quel punto.
Sengoku affondò leggermente nel terreno prima di essere scaraventato all’indietro, mentre rimbalzava sul terreno riprese l’equilibrio e, sempre con la mano nera, si diede un’enorme spinta verso l’alto, volando a diversi metri da terra.
«È davvero un peccato conoscersi in questo modo, maestri di Athom» cominciò a dire Sengoku mentre iniziava a risplendere di una luce dorata «Ma siete dei burattini nelle mani di Antonella e dei suoi stupidi servi, faremo il possibile per distruggervi; solo così… otterrete la vostra giustizia» concluse e un enorme buddah d’oro massiccio precipitò addosso a Kudo, sfondando il suolo.
Il maestro lo schivò saltando via e arretrando verso il muraglione del bassopiano, una luce si materializzò tra le sue mani, una sfera di aura azzurra, il suo spirito combattivo, venne prodotta con la sua Fantasia e la scagliò contro l’ammiraglio.
Con la mano tesa, Sengoku cercò di tirare fuori tutto il potere del suo frutto
ancestrale Homo Homo modello Buddah; puntò la mano contro la sfera di aura che stava per arrivare e la colpì con una fortissima onda d’urto.
L’enorme bolla di energia dorata andò a collidere con la sfera di Kudo che dopo qualche secondo deviò la sua traiettoria andandosi a perdere nel cielo plumbeo.
Jacob scoppio in una risata stupidamente esagerata quando vide che il suo nemico era Tsunade: «Cos’è uno scherzo? Una donna!?» disse tra una risata e l’altra.
«Una donna e persino un ninja medico» precisò lei.
«Almeno potrai curarti le ferite dopo che avrò finito con te» disse Jacob iniziando a trasudare Veleno dalla pelle.
«Sai, ci sono tre regole fondamentali che insegno ai miei allievi» disse mentre la sua giacchetta verde prese a sventolare mossa da una strana energia.
«Regola numero uno!» alzò la voce unendo le mani in un particolare segno ninja «Un ninja medico deve sempre curare un paziente finchè questo continua a respirare! Regola numero due!» disse cambiando la posizione delle dita.
«Un ninja medico non deve mai andare sul campo di battaglia, regola numero tre!» disse assumendo la posa delle mani finale: «un ninja medico deve sempre essere l’ultimo della sua squadra a morire».
«E con questo? Cosa vuoi dimostrare?» chiese Jacob che non capiva come suo solito.
«In realtà esiste una quarta regola: chi è in grado di sbloccare la tecnica suprema può infrangere le precedenti regole! Arte Medica Suprema: Tecnica delle Cento Vite!» disse Tsunade e dal piccolo rombo tatuato sulla sua fronte si estesero quattro linee nere che andarono ad allungarsi su tutto il corpo, incrociandosi e formando disegni geometrici.
«Cento vite? Mi stai prendendo in giro?»
«Perché non verifichi tu stesso?» gli rispose lei scattando velocissima in avanti e surclassandolo in velocità: l’Hokage saltò e lo colpì alla fronte con un colpo di tallone violentissimo.
Jacob fu scaraventato all’indietro fino alla parete rocciosa dove creò un solco a forma del suo corpo, allo stesso tempo lei notò che il tacco dei suoi sandali aveva preso parzialmente a sciogliersi.
Con la forza dei suoi muscoli, Jacob si liberò presto della trappola di roccia che lo teneva immobilizzato e rispose all’attacco di Tsunade in maniera analoga, schizzando in avanti a velocità elevatissima e colpendola con un pugno in pieno petto.
Tsunade venne ribaltata all’indietro ma si rialzò immediatamente in piedi, la pelle del petto in cui era stata colpita si era sciolta e aveva lasciato la carne viva allo scoperto.
In pochi secondi, l’abilità di Tsunade rimarginò la pelle come se nulla fosse mai accaduto.
«anf…anf… te l’ho detto, ho cento vite a disposizione» disse lei.
«Allora ti ucciderò cento volte!» gli rispose lui.
Concentrando lui la Lotta e lei il Chakra nei rispettivi pugni, scattarono nuovamente l’uno contro l’altro.
«Impatto dei Fiori di Ciliegio!» esclamò lei.
L’urto fu micidiale per entrambi, i due pugni, nocche contro nocche, spingevano con forza sovrumana da ambo le parti.
Non poté che concludersi con la multipla frattura delle ossa delle rispettive mani, con un'unica differenza: quelle di Tsunade avrebbero fatto molto presto a rimarginarsi.
 
 
 
 
Kudo, oscillando le mani, creò davanti a se tante piccole sfere di aura semitrasparente che lanciò come proiettili contro Sengoku.
Il Referente, grazie alla sua potente Ambizione dell’Osservazione riuscì a prevedere un frammento dell’immediato futuro e con un movimento fluido del corpo, seppur nella sue enormità, riuscì a schivare tutte le sfere che andarono a esplodere poco più dietro di lui.
Sengoku sferrò un pugno la terreno che tremò intensamente in maniera tale da far perdere l’equilibrio a Kudo, si lanciò immediatamente contro di lui e, sempre con uno dei suoi enormi pugni tentò di schiacciarlo al suolo.
Kudo svanì prima di ricevere il colpo e riapparve spostandosi a velocità sovrumana sopra Sengoku restituendogli ciò che il marine aveva provato a fare a lui.
La testa dorata dell’grand’ammiraglio fu sbattuta violentemente contro il terreno.
Anche se con la vista offuscata dal violento colpo, il Referente riuscì, con un movimento di sorpresa a catturare il maestro in una mano.
A fatica si rimise in piedi e strinse la mano il più forte che i muscoli gli consentissero, era sicuro di stargli frantumando ogni singolo osso del corpo, era sicuro che quando avrebbe aperto la mano non avrebbe potuto nemmeno riconoscere il volto del maestro che stava affrontando.
Ma non fu lui ad aprire la mano.
Tremando dallo sforzo in un articolazione così complessa, Sengoku lentamente vide il suo indice divaricarsi, Kudo stava aprendo la sua presa massiccia, seppur con fatica.
Senza lasciarsi prendere dal panico e da grande dirigente militare, il grand’ammiraglio cercò la soluzione più efficace e più velocemente realizzabile.
Mentre il maestro era ancora impegnato a divincolarsi dalla presa, Sengoku gli puntò la mano libera contro e una onda di espansione dorata lo colpì in pieno volto.
Il potere di Sengoku era molto particolare, oltre e a ricevere un enorme incremento in forza e resistenza e la modifica del proprio corpo in quello di un Buddah d’oro massiccio, aveva quest’abilità di generare bolle d’orate dai palmi delle mani al cui interno tutto ciò che vi si trovava veniva pervaso da una forte energia in tensione che spesso e volentieri lo distruggeva.
La prima onda d’urto colpì Kudo in pieno volto, un piccolo rivolo di sangue gli scese da una narice ma, a parte quello, sembrò non accusare altri danni.
Una seconda ondata lo colpì in pieno e lo fece sgusciare via dalla presa di Sengoku scaraventandolo lontano.
«Bastarda!» imprecò Jacob tastandosi la mano spezzata.
Tsunade si allontanò quando bastava per recuperare l’uso delle dita in tranquillità: fibre e tessuti ossei si rimarginarono velocemente e in un minuto al massimo riacquistò la piena mobilità della mano.
«Avrai quello che ti meriti…» sussurrò Jacob evocando nella mano sana la sua arma.
Con un fascio di luce apparve una rudimentale mazza chiodata, affusolata e lunga circa un metro, era tutta d’acciaio e i vari chiodi, o per meglio dire, grossi aghi spuntavano in tutte le direzioni e secernevano in continuazione goccioline di veleno letale.
Aprì la bocca generando una nube verde tossica che si diresse velocemente verso Tsunade.
Lei saltò in aria con grande potenza, compose nuove movenza con le dita e puntò verso il suolo: «Arte del Fuoco: Tecnica incendiaria!» invocò e diverse scintille appiccarono le fiamme all’interno della nube che, come sospettava l’Hokage, era infiammabile.
Quando la nube si disperse del tutto Jacob colpì energicamente il terreno con la sua mazza spaccandolo in molti blocchi e lanciandoglieli addosso con molta facilità.
Lei ne schivò un paio, il terso la colpì e la spinse ancora più in alto nel cielo nero e quando Jacob le lanciò addosso un blocco enorme lei si lasciò cadere in picchiata contro di esso, lo afferrò, fece una capriola in aria insieme all’ammasso di pietra e lo rilanciò a terra con tutta l’energia che aveva in corpo.
Jacob decise di non volerlo schivare e con tutta la forza che aveva gli sferrò un pugno frantumandolo in mille pezzi.
Tsunade ricadde a terra senza alcun danno ma non volle lasciare al nemico nemmeno il tempo di respirare: «Arte della Terra: Tecnica delle Rocce Levitanti» disse e tutti i frammenti di pietra generati dai precedenti impatti iniziarono a sollevarsi e a fluttuare a mezz’aria.
La donna le colpiva con calci e pugni, facendole schizzare contro il nemico come proiettili.
Per qualche minuto il campo del loro duello fu teatro di uno scambio continuo di colpi a suon di proiettili di roccia; lei le lanciava contro di lui e lui cercava di neutralizzarli colpendoli a sua volta e frantumandoli.
Tsunade così facendo si avvicinava sempre di più al nemico mentre lui era troppo impegnato a deviare e schivare i colpi per allontanarsi.
«Arte Medica: Bisturi di Chakra!» utilizzò lei quando fu a portata e una leggera aura azzurra le avvolse la mano.
Puntò direttamente alla testa di Jacob ma lui si piegò rapido all’indietro e schivò il colpo.
Tsunade spostò il bisturi di Chakra sul piede e piroettò sul tacco sferrandogli un calcio micidiale alle ginocchia e lacerandogli grazie al Chakra i legamenti interni.
Jacob fu pervaso dalla rabbia e a causa della mistura di quest’ultima insieme alla sua naturale imbecillità si lanciò con tutta la sua forza contro Tsunade che accettò il colpo e venne perforata dalla sua mazza chiodata da parte a parte.
Un buco nel ventre della donna faceva sgorgare sangue e veleno in gran quantità e entrami caddero in ginocchio.
«Signorina Tsunade!» esclamò la copia di Katsuyu che si sarebbe dovuta occupare di lei andandole incontro.
L’Hokage stava per svenire a causa del veleno iniettatole e alla cospicua perdita di sangue ma mentre le si annebbiava la vista riuscì a toccare Jacob sul petto lacerandogli irrimediabilmente le arterie principali.
Il cuore di Jacob compì giusto gli ultimi battiti prima di smettere a causa del mancato approvvigionamento di sangue, ma bastarono per fargli rendere conto, come ultimo pensiero prima di morire, che aveva perso contro la donna ninja medico.
Tsunade cadde a terra pesantemente proprio mentre Katsuyu arrivò e le si posizionò vicino al buco causato dalla mazza chiodata che alla morte del padrone era svanita nel nulla.
La lumaca, fedele compagna della Referente, iniziò a rilasciare grandi quantità di Chakra e lentamente i tessuti e le cellule iniziarono a rimarginarsi espellendo anche le tossine velenose.
Sarebbe sopravvissuta, era inevitabile grazie alla tecnica medica proibita, ma c’era un prezzo da pagare: la vita dell’utilizzatore della Tecnica delle Cento Vite veniva irrimediabilmente accorciata di tanti anni quante erano le volte che si sfiorava la morte durante quello stato di immunità.
Era un grande sacrificio ma Tsunade lo compì volentieri per quel bene superiore, non avrebbe mai sconfitto un tizio velenoso senza sacrificarsi a essere colpita almeno una volta.
«Katsuyu…» disse riprendendo lentamente i sensi «Bisogna… aiutare gli altri» sussurrò.
Lanciando sfere di aura contro Sengoku e costringendolo a schivarle, Kudo si creò l’occasione per riavvicinarsi a gran velocità al suo nemico e a coglierlo quasi di sorpresa.
Il maestro infatti riuscì ad afferrare un dito del grand’ammiraglio e con la sua grande energia lo sollevò e lo scaraventò via facendolo strisciare sul terreno per diverse decine di metri.
Mentre Sengoku si risollevava, Kudo si scagliò contro di lui come un proiettile e lo colpì dritto allo stomaco con le punte dei piedi.
Il marine indietreggiò ancora e si piegò in due a causa di quel colpo micidiale e quando intuì che stava per arrivarne uno analogo, con la mano che lo reggeva sul terreno scatenò l’energia dorata al suolo, che si sollevò creando un muro tra i due.
Kudo non rallentò la sua corsa ma anzi accelerò ancor di più e saltò, tirando un calcio secco al muro di roccia che si spostò in orizzontale verso Sengoku.
L’ammiraglio lo prese, lo staccò dal suolo e, con quel muro di diverse tonnellate, fece un giro su se stesso e andò a colpire, come con un ventaglio, Kudo che ancora stava a mezz’aria.
L’impatto fu molto violento: il corpo di Kudo fu scagliato contro il muraglione dell’altopiano e si incastonò accanto alla statua.
Poco dopo si liberò e saltò a terra ma Sengoku lo aveva già anticipato: puntandosi bene coi piedi per evitare di perdere l’equilibrio a causa della forte spinta, chiuse le mani a sfera e generò due bolle una contro l’altra che si andarono a mescolare ed aumentare esponenzialmente il loro potere.
Una forte luce dorata fuoriusciva dagli spazi tra le dita dell’ex grand’ammiraglio e puntò tutta quella forza contro il maestro.
Kudo ne fu investito in pieno e cadde in ginocchio: la tensione in quel fascio di luce era elevatissima e la tuta bianca del maestro iniziava lentamente a lacerarsi e perdere brandelli esattamente come la sua pelle che si stava bruciacchiando.
Nonostante ciò, essendo sotto l’effetto dell’Edo Tensei, non percepiva il dolore e quindi lentamente si rialzò e iniziò a camminare a fatica verso Sengoku.
Il Referente continuava a controllare il fascio di energia cercando di disintegrare il corpo del maestro che invece dimostrava una gran resistenza.
Ma, esattamente come aveva preventivato Sengoku, l’assegnazione dei Referenti contro i maestri giusti diede i suoi frutti, perché proprio in quel momento di stallo il professor Silente e la professoressa McGranitt lo raggiunsero, quest’ultima aveva una copia di Katsuyu sulla spalla che le restituiva le forze.
I due maghi videro che la situazione era in fase di stallo e che sarebbe stato meglio chiudere la partita in quell’occasione che vedeva Kudo in uno stato di mobilità ridotta.
Minerva puntò la bacchetta verso il muraglione «Piertotum Locomotor» disse oscillando leggermente la mano.
La trasfigurazione non donava vita propria agli oggetti, bensì li animava in base all’incantesimo eseguito.
Con un gran fragore di roccia, la statua di Antonella iniziò a vibrare e quella mano allungata verso il vuoto alla ricerca di qualcosa da anni finalmente di richiuse a pugno; lentamente il braccio si piegò e puntò verso il basso andando a colpire diretto il corpo di Kudo.
Il maestro non aveva coscienza per rendersi conto di essersi ritrovato nella stessa identica situazione che lo aveva fatto esalare l’ultimo respiro ma esattamente come allora, si ritrovò come unico sostegno tra il suolo e l’enorme peso della statua.
Anche Silente invocò l’incantesimo sulla statua e, sempre sotto l’effetto dell’energia di Sengoku, fu in quel momento che Kudo non riuscì a sostenere quel peso ed evaporò in una manciata di particelle di Luce.
Il pugno della statua raggiunse il suolo e tornò immobile con un gran boato mentre la sfera di Lotta
Sengoku ritornò lentamente alle dimensioni normali e si lasciò cadere seduto, stremato.
«Vi ringrazio davvero tanto… non sapevo più che cosa inventarmi… come sta Tsunade?» chiese ai due maghi.
«La signorina Tsunade si sveglierà tra un paio di minuti» rispose Katsuyu al posto loro.
«L’abbiamo vista mentre venivamo qui, pare essersela vista brutta ma lei ci ha rassicurato» disse Minerva facendo riferimento alla lumaca sulla spalla.
«Bene, se siamo salvi magari riusciamo anche a salvare Walt, e con lui, forse riusciremo a impedire la resurrezione di Antonella…» ipotizzò Sengoku.
«Forse, ma è ancora presto per dirlo» commentò amaramente Silente.
 
 
 
 
David aveva ragione, solo lui avrebbe potuto recuperare un oggetto così custodito.
Già Jacob era stato fortunato a riuscire a rintracciarlo, ma d’altronde si sa, l’Oscurità lascia sempre tracce.
Era un atollo di roccia piatto quello su cui si trovava il cuore di Antonella, perfettamente circolare e con un piccolo altarino al centro senza nessun altra particolarità.
Lo scudo sferico che lo circondava era spesso e impenetrabile. Spazio allo stato puro che rappresentava una barriera impossibile da scalfire da nessun altro elemento naturale o energia spirituale, sicuramente un ottimo tipo di difesa.
Ma effettivamente un modo c’era, un metodo che nessuno poteva prevedere.
Era vero che nessuno poteva superare quello scudo ma quello scudo non era sempre stato lì e non era da sempre esistito. Perciò se qualcuno capace di manipolare il Tempo sarebbe arrivato avrebbe potuto bypassare lo scudo semplicemente riportandolo indietro di qualche giorno.
Lucas osservò il cuore lanciandogli un’occhiata carica di disprezzo, poi fece qualche passo indietro e allargò le mani.
Alcuni rombi apparvero dai suoi palmi e lentamente ruotavano in senso antiorario mentre un enorme cubo turchese perfettamente geometrico rinchiuse la sfera rosa.
Le stelle del cosmo si spostarono all’indietro di un tratto e la luce degli astri si modificò appena.
Lucas aprì gli occhi e la sfera di Spazio era svanita, tornata indietro nel tempo di tre giorni.
Lucas avanzò fino al centro dell’atollo e lo prese, prese il cuore di Antonella e lo portò con se.
La quasi totalità di energie di Walt erano concentrate su quello scudo ed era per questo che ancora non era riuscito a fare nulla per liberarsi dalla morsa del Tempo; ma adesso, adesso lo scudo non c’era più ed era tornato in piena forza.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Ecco un nuovo capitolo!
Le varie battaglie dei Referenti vanno avanti e in questo cap vediamo come se la cavano Tsunade e Sengoku e quali tecniche e strategie usano per sovrastare il nemico.
Tutti fanno il massimo e danno il 100% ma non sempre è abbastanza.
Vi sono piaciute le due battaglie?
Vi aspettavate mosse diverse? Avreste preferito vedere altre situazioni? Potrebbero ispirarmi per i prossimi capitoli!
Fatemi sapere cosa ne pensate in commento!
 

Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accetti!
 
Il prossimo capitolo uscirà il 14 luglio!


See you next time!
 

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Capitolo 10
*** Jedi, Champion, Mario and the King ***


Capitolo 10
 
Jedi, Champion, Mario and the King
 
 
 
 
 
Fu Camilla ad avere l’iniziativa per prima, tirando fuori dalle Pokeball i suoi fidati compagni: Garchomp, Togekiss, Gastrodon, Lucario e Spiritomb, l’agglomerato di anime in pena rinchiuse in una particolare roccia.
Prese la “scatola” di Spiritomb in mano, in modo che quest’ultimo non si manifestasse ma rimanesse all’apparenza solo un piccolo sasso.
«Togekiss, io vengo con te» disse salendo in groppa al grosso Pokemon piumato di tipo Volante-Folletto. Anche Garchomp era in grado di compiere balzi e planate simili al volo ma essendo di tipo Drago-Terra, il vero e proprio volo gli era precluso.
Lucario invece era di tipo Lotta-Acciaio ed era in grado di correre molto veloce sulle sue due atletiche zampe canine, mentre Gastrodon era sicuramente il Pokemon più lento nella squadra della campionessa, ma dotato di ottime difese, era simile ad un lumacone Terra-Acqua.
Prima di salire in volo con Togekiss, Camilla diede un ordine basilare alla sua squadra che, come sempre, fu affiatata nell’ascoltarla: «Potrebbe essere la lotta più importante della nostra vita, siate rapidi, pronti a schivare e a colpire e sempre con l’attenzione rivolta al nemico» poi si voltò verso David che con un bagliore oscuro fece riapparire nella sua mano la falce rubatagli precedentemente da Spiritomb.
«Un allenatrice con i suoi fidati compagni… mi viene quasi da vomitare» disse David.
«Andate!» esclamò la campionessa e i suoi Pokemon si sparpagliarono.
«Rapidi e astuti noi essere dobbiamo, vostra maestà» disse Yoda accendendo la sua spada laser verde.
«Siamo i due Referenti più piccoli e veloci» disse Topolino «Possiamo farcela!» disse convinto evocando il suo Keyblade d’oro.
Erika li osservava con aria perplessa, forse chiedendosi la natura del re e del maestro Jedi, ma poi, deformò la sua spada in una forma tozza e cava in modo da essere molto leggera.
Il re e Yoda iniziarono a correre velocemente verso di lei, con capriole e deviazioni a zig zag tali da apparire completamente imprevedibili.
Lei lanciò la sua spada che, grazie al suo controllo sul metallo, agì similarmente ad un boomerang, compiendo un arco nell’aria nella cui traiettoria erano presenti i due Referenti, che furono costretti a interrompere la loro carica.
La maestra saltò in aria catturando la sua arma e plasmandola in una lama lunghissima e sottile; si lanciò in un fendente fortissimo verso terra tentando di colpire i due nemici.
Fu Topolino ad agire per primo, prima che la lama della maestra li raggiungesse puntò il Keyblade verso l’alto e utilizzò la magia difensiva: «Reflexaga!» e la cupola opaca coprì i due Referenti.
La lama della maestra non fu bloccata dal potente scudo, che infatti non resistette al fendente e si ruppe sotto la pressione della spada ma, fortunatamente, vi si conficcò dentro e non raggiunse né il suolo né i Referenti all’interno.
Fu Yoda che, con la Spinta della Forza, sbloccò la lama e la fece allontanare da loro.
Lo scudo scomparve e il maestro Jedi schizzò in aria volteggiando in molteplici capriole, facendo da esca. L’ineluttabile fendente arrivò rapidamente ma fu Topolino a fermare la lama con il suo Keyblade.
I due metalli cozzarono sonoramente facendo vibrare le due spade, ma fu Yoda che con una capriola e la sua spada laser tagliò in tre pezzi la spada di Erika.
La maestra sembrò assumere un’espressione dispiaciuta e riportò le dimensioni della sua arma ad un rapporto normale, osservò il moncherino e decise che quello era il momento di plasmare una nuova lega di metallo, resistente al laser.
Eugeo se ne stava in piedi aggrappato al suo bastone di legno senza muovere un muscolo, calmo e attento; Mario di conseguenza non sapeva cosa aspettarsi e quindi risultava un po’ titubante sul come agire.
Infilò la mano in tasca, allargata dalla potente magia della professoressa McGranitt, e ne estrasse un allegro fiorellino rosso che, appena toccò la sua pelle nuda, venne assorbito da Mario e i suoi vestiti cambiarono colore assumendo una tinta bianca e rossa.
Le corse e i salti di Mario erano potenziati rispetto ad un umano normale, perciò, convinto che il vecchio maestro avesse i tipici problemi fisici dovuti all’età, tentò di avvicinarsi, con l’idea di uno scontro rapido corpo a corpo.
Il fiore rosso donava a Mario il potere di lanciare palle di fuoco di diverse dimensioni ed intensità così, mentre correva, ne scagliò tre contro Eugeo che iniziarono a rimbalzare sul terreno dirigendosi verso il maestro.
In quel momento Eugeo alzò il palmo della mano verso l’alto e un’immensa colonna di terra si sollevò dal suolo con fare mastodontico il che spiazzò completamente Mario. Le tre sfere di fuoco si schiantarono contro il muro di terra e il Referente dovette rallentare drasticamente la sua corsa per evitare di andarci addosso anche lui.
Un perfetto quadrato di polvere si sollevò dal suolo delimitando un perimetro nel quale Mario si trovava perfettamente in centro.
Subito quella nuova colonna si sollevò al fianco della prima e portò Mario in alto avvicinandosi al cubo in cui era imprigionato Walt.
Il pilastro in cui si trovava si sollevò un po’meno del precedente e il Referente capì troppo tardi il perché.
Eugeo mosse leggermente la mano in avanti e il dislivello che si era andato a formare tra le due colonne scorse da una colonna all’altra non lasciando alcun altra soluzione a Mario se non quella di buttarsi giù e affrontare una caduta di più di cento metri.
«Who-oh!» esclamò Mario lanciandosi giù e frugando velocemente nella tasca: «Mamma mia, ma dove l’ho lasciato?!» esclamò, poi lo trovò.
Estrasse un nuovo fiore simile al precedente, con la stessa espressione allegra e le due foglioline verdi sul gambo, l’unica differenza era che al posto della corolla di petali rossa c’era una piccola nuvoletta sorridente.
Mario lo toccò e l’aspetto dei suoi vestiti mutò nuovamente divenendo totalmente bianchi e con rigonfiamenti simili a quelli di una nuvola.
Si concentrò un momento e una nuvoletta, anch’essa allegra, si creò sotto di lui e il Referente ci atterrò sopra come se fosse un letto soffice.
A bordo della nuvola, Mario si diresse sopra Eugeo, avvicinandosi alla parete del bassopiano.
Quando si trovò sopra il maestro, la nuvola cambiò espressione e colore, divenendo improvvisamente arrabbiata e di un colore grigio scuro.
La creazione di Mario, ora imbufalita, lanciò sotto di lei una saetta, in direzione del maestro.
Senza né alzarsi né lasciare il suo fidato bastone, Eugeo racchiuse la mano a pugno e velocemente il suo corpo, e il blocco di terra che rappresentava la sua essenza, vennero racchiusi in una perfetta sfera di roccia.
Il fulmine, che non era potente come quelli di Walt, scalfì la roccia ma non la riuscì ad attraversare.
Eugeo si liberò e, sfruttando la vicinanza di Mario alla parete del bassopiano, fece uscire da lì un agglomerato di rocce appuntite che colpì Mario in pieno, annullandogli il potenziamento e riportandolo al suo stadio normale, il suo corpo fu scaraventato in aria e precipitò inesorabilmente verso il suolo atterrando bruscamente; anche in quell’occasione, a causa del duro colpo, Mario perse ancora uno stadio e decrebbe fino alla sua forma base. Ancora un colpo e sarebbe morto definitivamente.
Eugeo non si fece sfuggire l’occasione e appoggiando la mano al suolo agitò il terreno spaccandolo in una scacchiera di enormi quadrati che iniziarono a sollevarsi tutti andando verso Mario nel moto che ricordava quello di un onda.
Vedendosi questi pilastri arrivarsi addosso velocemente il Referente fece l’unica cosa che gli venne in mente in quel momento, trovò un funghetto identico a quelli classici ma aveva il cappello blu ed era grosso un quarto di quelli normali.
Dall’esterno poté sembrare una scelta poco saggia ma Mini-Mario pur essendo alto solo venti centimetri, era in grado di compiere balzi talmente alti, essendo leggerissimo, che avrebbe superato tranquillamente l’ondata di terreno.
Così avvenne, i pilastri lo superarono senza colpirlo e Mini-Mario si ritrovò a fluttuare nell’aria.
Un dettaglio di quell’azione fu perso da tutti: smuovendo così nel profondo il terreno e avendo riportato in superficie metri e metri di sottosuolo, ci fu un quadrato della scacchiera che non era riuscito a venire su come gli altri.
Era vero che era ricoperto di terra ma si bloccò quando la terra smise di essere tale e la guglia più alta dell’Accademia di Athom emerse dal suolo incastrandosi tra le altre zolle.
«Garchomp lancia le Levitrocce, poi usa Danza Spada! Lucario tu distrailo con Forza Sfera!» ordinò Camilla dall’alto.
Lucario lanciò una sfera azzurra contro David che schivò velocemente in movimento dinamico ma venne successivamente colpito da una raffica di rocce aguzze che se ne stavano sospese in aria a pochi centimetri dal suolo.
«Stupida ragazza! La tua esistenza e quella dei tuoi amici è dovuta solo al nostro sacrificio!» urlò David e si alzò in volo verso Camilla, sguainò la sua falce e lanciò un fendente di Aria compressa verso lei e Togekiss.
Camilla strinse la roccia di Spiritomb a se «No, non è ancora il momento» sussurrò e poi disse ad alta voce: «Togekiss usa Eterelama!».
Anche il Pokemon Volante-Folletto rispose con una lama di vento che collise con quella del nemico.
Ci fu un esplosione di raffiche che fecero allontanare i due duellanti.
«Garchomp usa Dragofuria!».
Il Pokemon si diresse a tutta velocità contro David, con energia aumentata grazie all’aumento della statistica di attacco donato dalla precedente mossa Danza Spada.
David bloccò gli artigli di Garchomp con la sua falce, avvolse il pugno in una massa di Oscurità e colpì il Pokemon con tutta la sua forza.
Essendo David molto esile non ebbe molti risultati, anzi, grazie all’abilità Cartavetro di Garchomp (che gli donava la capacità di danneggiare ogni nemico che metteva a segno un colpo fisico su di lui), fu David a procurarsi più danni.
«Gastrodon usa Geoforza!» disse Camilla e il suo Pokemon fece esplodere il terreno sotto David come una piccola eruzione vulcanica.
David subì dei danni ma riuscì a liberarsi dalla presa del Pokemon Drago.
Dei tentacoli di Buio legarono le braccia di Garchomp e altri iniziarono a stritolarlo, facendolo sprofondare lentamente nel terreno.
Lucario andò in suo soccorso lanciando una seconda Forza Sfera contro David.
Il ragazzo era però molto veloce e, creando un tornado nella mano, lo scagliò contro il Pokemon Lotta-Acciaio e, essendo il tipo Volante (caratterizzato dall’Aria) super efficace contro di lui, David ebbe la meglio; la Forza Sfera si perse nei vortici del tornado e Lucario fu sbattuto distante dal campo di battaglia.
«Voi non meritate di esistere, luridi esseri!» esclamò David in modo rabbioso, poi si voltò verso Camilla.
Si alzò in volo e generò un vortice di Buio nella mano destra e un vortice d’Aria nella mano sinistra.
Camilla lo vide e capì di essere il bersaglio, essendo un allenatrice di Pokemon da tutta la vita e avendo radicato nella mentalità le efficacie tra i tipi Pokemon non poté evitare di ragionare secondo quelle regole.
Mentre David sembrava star per utilizzare una combinazione dei due tipi: Buio e Volante, Togekiss, condividendo e resistendo a quest’ultimo tipo ne possedeva però un secondo, ovvero il Folletto, che per fortuna era super efficace contro il Buio.
Calcolando quindi che l’Aria e il Volante si sarebbero equivalsi, ciò metteva Togekiss in vantaggio come efficacia.
L’unica cosa che preoccupava Camilla era che la mossa di Togekiss traeva energia dallo splendore della luna, e in quel momento il cielo era coperto da spesse nubi.
David unì le mani e creò un forte flusso d’Aria e Buio diretto verso Camilla.
La campionessa non ci pensò due volte e diede lo stesso il comando: «Togekiss, usa Forza Lunare!».
Con totale sorpresa da parte della sua allenatrice, Togekiss formò una sfera di energia lunare dieci volte più potente del normale, immensa, che scagliò contro David e ignorò completamente la sua contromossa e lo colpì in pieno, schiacciandolo al suolo e ustionandogli la pelle.
Camilla osservò sbalordita la mossa del suo Togekiss, che sembrò sorpreso anch’egli dalla potenza generata, tant’è che lei osservò nuovamente il cielo in cerca di conferme che non ci fosse splendore lunare e che fosse ancora tutto coperto. Era così.
«Sta succedendo qualcosa di strano alla… luna…?» si chiese Camilla.
 
 
 
 
Gli ci vollero alcuni momenti per estendere il suo controllo a tutto l’universo, ma Erika individuò in fretta i metalli più forti esistenti in quel momento e la loro composizione chimica.
Mentre Yoda, convinto di poter perforare facilmente l’armatura della maestra, in maniera analoga a come aveva tagliato la sua spada, approfittò di quei momenti per avvicinarsi abbastanza per poterla tagliare in due con un solo colpo.
Trovati.
Acciaio di Valyria, Vibranio dal Wakanda, Uru da Nidavellir e Ferro Mandaloriano uniti insieme.
Mentre Yoda stava per infilare la spada laser nel petto della maestra, Erika riformò la sua spada e le due lame si colpirono generando una pirotecnica gittata di scintille.
Yoda rimase sorpreso dalla nuova spada di Erika, bellissima di metallo scuro, divino, con strane striature grigie e in grado di assorbire qualsiasi vibrazione.
Yoda venne respinto indietro tornando vicino al re.
«Il vantaggio del mio laser perso abbiamo» disse rialzandosi.
«Maledizione…» commentò il re.
Erika plasmò una enorme doppia ascia saltò in aria e puntò dritta ai due Referenti.
Il colpo fracassò il terreno e Yoda e Topolino furono costretti a schivarla di lato, separandosi.
Il re decise di provare a utilizzare la propria magia, puntò il Keyblade contro Erika che stava per ripartire alla carica e invocò: «Stopza!» una bolla marmorizzata avvolse la maestra bloccandole i movimenti e un simbolo dell’orologio apparve sopra la sua testa.
Entrambi i Referenti ne approfittarono per colpirla, Yoda con il Fulmine della Forza e Topolino con un'altra magia: «Sancta» e un fascio di Luce la colpì in pieno petto, trapassandola; gli effetti degli attacchi avevano efficacia normalmente anche se lei non poteva manifestare reazioni.
La forza della maestra però ebbe la meglio sull’incantesimo di rallentamento e si liberò molto prima del previsto; lanciò l’ascia contro il re che venne scaraventato via e prese Yoda al collo e lo sollevò in aria.
Il piccolo Jedi la colpì in pieno con il Fulmine della Forza, convinto che lei perdesse la presa, ma quando vide la totale inespressività nella maestra capì che non aveva scampo.
Lei allungò la mano dietro di se e attese.
L’ascia che fino a quel momento aveva schiacciato Topolino al suolo si sollevò magicamente e, come se fosse attratta in maniera magnetica, volò verso la mano della sua padrona.
Arrivò con un tocco leggerissimo e la rimodificò in forma di daga ricurva, piccola e maneggevole.
Yoda era indifeso e non sapeva che fare, si divincolava con i suoi piccoli arti senza successo.
«Sancta!» e, da lontano, Topolino la colpì nuovamente con il sottile fascio di Luce.
Erika perse la presa e non riuscì a uccidere Yoda che se la cavo con un profondo taglio sulla guancia.
Mini Mario volteggiava leggerissimo nell’aria spinto dai venti e dalle vibrazioni, ma aveva un piano ben preciso: essendo molto piccolo e non toccando il suolo era sicuro che Eugeo non lo potesse localizzare, almeno finché avrebbe mantenuto quelle dimensioni.
Fece un doppio salto raggiungendo così una quota ancora più alta e solo in quel momento si diede lo slancio per scendere in schiacciata.
Acquistava sempre più velocità, similarmente ad un proiettile, sicuro che Eugeo ancora lo ignorava; mentre scendeva rapidamente, frugò nella sua taschina e trovò subito ciò che stava cercando, era impossibile ignorarlo.
Un fungo di dimensioni abnormi rispetto ai classici, aveva una colorazione arancione e i puntini rossi, così mentre Mario scendeva in picchiata lo assorbì diventando di proporzioni enormi, grande quasi quanto la statua di Antonella.
L’immenso spostamento d’aria fu avvertito da Eugeo che questa volta dovette agire in prima persona. Abbandonò il suo bastone, roteò su se stesso e batté diverse volte a terra con i piedi, contemporaneamente a gesti secchi con i pugni.
In perfetta coreografia con i suoi movimenti, si alzarono spesse stalagmiti di roccia, formando un ettagono perfettamente regolare e, insieme ad esse, la parete dello strapiombo venne avanti inclinandosi verso l’esterno.
Mario così, che ormai era troppo grande per deviare la sua traiettoria, colpì la parete e seguì l’andamento inclinato andando poi a scivolare fin dopo la posizione di Eugeo e perciò, schivandolo.
Mario aveva ancora un po’di tempo prima che l’effetto del mega fungo svanisse, essendo quello un potenziamento che donava anche l’immunità e perciò con un tempo limitato.
La prima cosa che vide erano i blocchi di terra che precedentemente Eugeo gli aveva scagliato contro, li sollevò con facilità e glieli lanciò a sua volta convinto di schiacciarlo sotto il peso degli enormi massi.
Furono due i macigni scagliati contro il piccolo e anziano maestro, li fermò a mezz’aria con un semplice gesto delle mani e, mentre Mario ritornava alla sua forma normale, li disintegrò in due enormi mucchi di polvere senza alcuno sforzo.
Muovendo concentricamente le mani, Eugeo sollevò la polvere e la fece alzare inglobando Mario in una tremenda tempesta di sabbia.
Il Referente fu investito in pieno e si tappò la bocca con la mano evitando che le particelle di roccia gli entrassero nei polmoni, alla mercé del nemico.
Estrasse dallo zainetto un fiore azzurro che gli cambiò i vestiti nel medesimo colore, poi si rialzò e con enorme sforzo, congelò tutta la polvere che ancora vorticava bloccandola e facendola cadere al suolo.
 
 
 
 
In quel momento, in cui tutti i presenti erano impegnati in duelli, e Lucas ancora non era tornato dalla sua missione, nessuno era di guardia alle potentissime e importantissime reliquie che gli scagnozzi di Antonella avevano recuperato.
Fu nella distrazione generale che un corridoio oscuro si aprì a pochi metri dai preziosi tesori.
«Uhm… non so che ci facciamo qui ma io ho un gran brutto presentimento. È meglio che torniamo a casa» esclamò Pietro Gambadilegno osservandosi guardingo in giro.
«Sciocco…» disse Malefica appoggiando sul suolo dell’altopiano il suo scettro «Non siamo qui per quegli stupidi Referenti, né tanto meno per gli ingrati che hanno osato ingannarmi, no. Siamo qui per qualcosa di molto più importante» disse con estrema calma Malefica.
Sotto di loro, scontri, boati, esplosioni e potentissime magie si scontravano contemporaneamente, lei si sporse per osservare le battaglie. Da un lato le dispiacque non essere stata lei a riunire tutti i Referenti per un emergenza, ma poco importava.
Nessuno dei duellanti al di sotto l’aveva notata e lei alzò lentamente lo sguardo fino ad incrociare quello di Walt.
La più potente tra le fate osservò con interesse il più potente tra i Referenti.
Gli sorrise e fece un cenno educato di saluto.
Walt era sollevato di vederla, quasi grato della sua presenza, in quanto non voleva dire sicuramente nulla di positivo per David, Lucas e Jacob, in quanto era consapevole che la natura di Malefica le imponeva di vendicarsi verso chi l’aveva ingannata e di riprendersi il titolo di nemico numero uno di Topolino.
Non poté ricambiare il cenno di saluto ma era convinto che lei avesse compreso i suoi pensieri e l’intuizione di un suo possibile motivo della sua presenza.
Infatti Malefica camminò diretta verso le reliquie accompagnandosi con il suo scettro e dietro di lei la seguiva Pietro, sempre titubante.
Oltrepassò il funghetto 1Up dal mondo di Mario, il Revitalizzante dal mondo dei Pokemon, la pergamena ormai utilizzata dell’Edo Tensei dal mondo Ninja e arrivò all’altarino che conteneva le ultime due reliquie.
Le sue lunghe dita avvolsero la Gemma dell’Anima con avidità e la strinsero con soddisfazione.
Subito, però, un fuoco verde le si sprigionò in mano: «Che cosa?! ARGH!» urlò sentendosi ustionare.
Appena lasciò la presa sulla Gemma questa ricadde vicino alla Pietra della Resurrezione, al suo posto, e le fiamme svanirono nel nulla.
Malefica si osservò il palmo dove una piccola cicatrice aveva fatto in tempo ad apparire.
«Malefica! Ti senti bene?» chiese premuroso e spaventato Pietro.
«Taci!» gli urlò lei per poi rivolgersi alla Gemma «Non sono degna eh… e va bene. È il momento di fare una visita ad un vecchio amico…» sussurrò allontanandosi.
Fu in quel momento che incrociò lo sguardo con il re, a decine di metri sotto di lei, nel momento in cui era schiacciato dall’ascia di Erika.
«Malefica! Aiutaci!» esclamò il re per poi essere distratto dalla battaglia.
La strega titubò e rimase un attimo lì, immobile.
«Non avrai intenzione di aiutare il topastro, vero?» chiese Pietro.
«Tu sai qual è il mio potere, vero?» chiese.
«Ehm, in effetti no».
«Immaginavo… la mia magia è molto variegata ma estremamente legata alla natura» disse e colpì il terreno con lo scettro illuminato.
«Cosa hai fatto?» chiese lui.
«Lo vedi il vecchietto quaggiù? Diciamo che gli ho solo dato… un colpetto» disse, poi si voltò ignorando tutto il resto e aprì un nuovo corridoio oscuro svanendoci all’interno.
«Hey, aspettami!» disse Pietro seguendola.
 
 
 
 
Mario ed Eugeo erano separati da decine di metri di terra e rocce, il Referente si trova invaso dall’elemento nemico e dovette estrarre il suo potenziamento più forte per riuscire a sopravvivere.
Una piccola e allegra stella dorata uscì dalla borsetta di Mario e, prendendo la rincorsa, la assorbì.
Con un suono melodico, il suo corpo iniziò a risplendere di luci colorate, godendo di un aumento in tutte le sue abilità e soprattutto della totale immunità ad ogni ferita per il tempo dell’effetto della stella.
La corsa di Mario fu talmente veloce da alzare la polvere ghiacciata dietro di se, in quello stato gli sarebbe bastato toccare Eugeo per metterlo fuori gioco, o almeno quella era la sua idea.
Il maestro non poté ignorare la sua avanzata e iniziò a staccare dalla parete del bassopiano una gran quantità di rocce appuntite e le scagliò come proiettili contro il Referente.
La sua corsa era talmente veloce che non riuscì a schivarle, la continua mitragliata di rocce che gli arrivavano addosso non gli causavano danni o dolore ma comunque subì continui contraccolpi che rallentarono drasticamente la sua avanzata e gli fecero perdere secondi preziosi.
Con una mano Mario cercava di proteggersi il volto dalle pietre ma con poco successo, si era quasi fermato.
Due enorme colonne di terra salirono nuovamente verso il cielo, a distanza molto ravvicinata; smossero enormemente il sottosuolo e anche in questo caso l’edificio dell’Accademia, da anni sepolto, emerse ancor di più arrivando fino un terzo della sua altezza.
Mario venne intrappolato nella piccola intercapedine tra le due torri e Eugeo iniziò a schiacciarlo in una morsa fatale.
Sfortunatamente, l’effetto della stella si concluse e Mario ritornò nella forma potenziata dal fiore del gelo.
«No…devo…» sussurrò tentando di divincolarsi per raggiungere la borsa, ma sembrava impossibile.
I suoi vestiti persero subito i colori azzurri del ghiaccio per riacquisire quelli classici rossi e blu.
Eugeo stringeva la morsa più che poté, finalmente il suo nemico era in trappola e non poteva scappare.
Mario perse ancora una forma, tornando a quella base, l’ultima, nella sua testa iniziò a rendersi conto che stava per lasciare quella vita e nessun fungo avrebbe potuto donargliene un’altra.
Dum-Dum
Al tempo della distruzione di Athom, Eugeo era incredibilmente vecchio, deperito e malato. Solo i maestri lo sapevano. Il suo carattere orgoglioso e autoritario non avrebbe permesso di renderlo pubblico.
Ma nonostante stesse attendendo la morte da molti anni, ciò non gli ha impedito di combattere fino all’ultimo, estremo sforzo e morire per esso, in un certo senso anticipando la malattia e la vecchiaia.
Avendolo riportato in vita dal momento esatto in cui l’aveva lasciata, Eugeo riacquisì le stesse condizioni fisiche lasciate ad Athom.
Dum-Dum.
Il colpetto che Malefica aveva dato fu proprio rivolto a quel frangente.
Dum-Dum.
Fu l’ultimo battito del cuore di Eugeo.
Morì di vecchiaia un attimo prima di poter stritolare Mario in maniera fatale e il suo corpo si dissolse soavemente in Luce.
Sengoku forma Buddah liberò il piccolo Mario che riacquisì subito un funghetto rosso, ripristinando la sua classica statura e dimensioni.
Yoda fuggì velocemente dalla presa di Erika ma, mentre si allontanava, la maestra esercitò il suo controllo del metallo e attrasse a se la spada laser di Yoda.
«NO!» esclamò lo Jedi, voltandosi e attraendo verso di se la spada con la Forza.
Il piccolo manico rallentò la sua corsa fermandosi a metà tra lui e lei.
Roteava leggermente su se stesso mentre veniva conteso: Yoda tirava con tutte le sue energie, sforzo che invece sembrava apparentemente mancare da parte di Erika.
Il maestro Jedi teneva molto alla sua arma, era unica e personale, la possedeva da anni e senza di essa avrebbe perso gran parte del suo coefficiente offensivo.
Erika la lasciò andare nel massimo sforzo del nemico, la spada schizzò contro Yoda a velocità tale da colpirlo e farlo sbalzare indietro di diversi metri.
Quando il piccolo Referente riuscì a rimettere a fuoco ciò che lo circondava, vide che a causa della sua perdita di controllo Erika aveva preso comodamente la spada laser e la stava esaminando da vicino.
La osservò curiosa, la prese in mano, la accese e la maneggiò anche per qualche secondo poi, con espressione delusa, la fece volteggiare in aria e, mimando il gesto con le mani, la strappò in mille pezzi.
Ogni bullone, filo elettrico e parte dell’elsa di metallo vennero squarciati come se fossero di carta sotto gli occhi di Yoda.
Solo il cristallo Kayburn, ovvero l’anima della spada che dava energia infinita alla stessa e ne caratterizzava il colore, fu recuperato da Yoda non essendo soggetto dell’attrazione magnetica del metallo.
Lo strinse in mano come se fosse stato un figlio e un momento di rabbia incontrollata crebbe nell’animo del maestro Jedi.
«Yoda, non ti distrarre o perderemo» disse Topolino per richiamarlo all’attenzione della battaglia.
Si guardarono a vicenda, mentre Erika alzò al cielo la sua lunghissima spada, pronta a falciarli via come spighe di grano.
Yoda prese da terra una parte della precedente spada della maestra, la lama che egli stesso aveva tagliato prima che lei cambiasse la composizione chimica del metallo.
Topolino vide in quel gesto un’idea e forse un barlume di speranza.
Mentre Erika aveva le mani alzate e impegnate a impugnare la sua arma, il re evocò una magia: «Magnetega!» esclamò.
L’armatura della maestra totalmente in metallo ricevette una forte spinta verso Topolino e la posizione inarcata del suo corpo evitò anche che lei concludesse il colpo con la troppo lunga spada.
Mentre Erika si avvicinava sempre più verso Topolino, Yoda si interpose tra loro e, stringendo talmente forte la lama, si ferì profondamente le mani ma infilzò il petto della donna con la stessa spada che lei aveva così facilmente abbandonato.
Erika rimase con espressione incredula, mentre si dissolveva in particelle di Luce.
David non si rialzò subito dal potente colpo di Togekiss, ma Camilla rimase in allerta, non vedeva bene all’interno del cratere che si era formato.
Una forte esplosione di Aria e Buio si espanse velocissima dal suolo, generando un turbine intenso in cui si alzò polvere e detriti.
Togekiss fu trascinato dal moto del vento e Camilla perse inesorabilmente l’equilibrio.
Cadde da decine di metri d’altezza, convinta di morire e che quella mancanza di poteri nella sua persona era il motivo per il quale non poteva far parte dei Referenti.
Ma un forte scossone la riportò alla realtà.
Riaprì gli occhi e capì di trovarsi tra le braccia di Garchomp che aveva saltato per prenderla.
«…Grazie Garchomp…» gli disse lei ancora scossa e controllò di avere ancora in mano la pietra di Spiritomb; era lì.
David emerse dalle rocce con uno sguardo furibondo e la faccia mezza ustionata.
Perdendo il vantaggio e la distanza dell’essere in volo su Togekiss, quando la campionessa incrociò lo sguardo con il ragazzo si sentì pietrificata, talmente tanto da non riuscire più a impartire comandi ai propri compagni.
Ma proprio perché erano suoi fidati compagni, non ne avevano bisogno.
David creò una palla di Buio e la scagliò contro di lei.
Gastrodon scivolò in mezzo a loro usò Protezione, la palla colpì lo schermo azzurrino e fu deviata in aria.
Con il movimento dinamico, David si tramutò in Vento e riapparve sopra di lei lanciandogli una lama d’Aria. Garchomp usò Pietrataglio e un agglomerato di rocce appuntite prese il posto di Camilla che venne spinta da un lato evitando il colpo.
David, furibondo, mutò solo parzialmente il suo corpo in Vento, la gambe svanirono diventando un flusso di aria compressa che gli permetteva di volare molto velocemente.
Fece il giro delle rocce in men che non si dica, a pochi metri dalla ragazza sguainò la falce, pronto a perforarle lo stomaco da parte a parte.
Ma lei lo sapeva.
E lo lasciò avvicinare.
«Adesso Spiritomb! Destinobbligato!» ordinò poco prima che il colpo fosse inferto.
David attraversò il corpo spettrale e inconsistente del Pokemon e raggiunse Camilla.
Sentì il freddo della lama attraversarla prima che un fiotto di sangue la ricoprì.
Si toccò vedendo la mano ricoperta dal liquido denso e scuro.
Sorrise soddisfatta e cadde a terra.
La lama svanì dal suo corpo mentre nuovo sangue bagnava il suolo.
Non il sangue di lei, ma il sangue di lui.
Destinobbligato era una mossa di tipo Spettro che infliggeva la stessa sorte del colpito a colui che aveva inferto il colpo.
Se la vittima moriva, anche l’utilizzatore moriva.
Era un tecnica molto subdola, tipica dei Pokemon Spettro molto veloci.
Un buco si era aperto nello stomaco di David che iniziò a tremare tra rabbia e dolore.
Con il potere dell’Oscurità, tamponò la ferita. Guardò la campionessa a terra, svenuta e solo successivamente l’esito di tutti gli altri scontri.
Non aveva alcuna intenzione di morire lì, per mano di un branco di inutili persone che nemmeno sarebbero dovute esistere.
Con uno sforzo aprì un corridoio oscuro e tornò in cima all’altopiano.
La piccola Katsuyu andò subito ad aiutare Camilla, che aveva perso i sensi ed era accasciata a terra, circondata da tutti i suoi Pokemon, preoccupati.
Lasciarono passare la lumaca che si posizionò sulla ferita e iniziò subito a rimarginarla.
Non era più in pericolo.
 
 
 
 
Barcollando e lottando per non perdere i sensi a causa della grande quantità di sangue persa, David si avvicinò alle reliquie, tentato ad utilizzarne una per se stesso, nella maniera egoistica che lo contraddistingueva.
Ma fu riportato alla realtà dall’arrivo di Lucas.
Il suo dolore svanì quando vide il cuore di Antonella nella sua mano, pronto ad essere risvegliato.
Mentre si avvicinava al compagno, con le mani tese verso il cuore, senza che se ne accorgessero, un’enorme bolla rosa avvolse Walt e la sua prigione, mandandola in un punto indeterminato dello spazio aperto e liberando il Referente del Fulmine.  
 
 








 
 
 
Angolo dell’autore:
Ecco, questi sono i capitoli che mi piace scrivere! Senza nulla togliere ai precedenti cap ma questo mi ha stimolato molto, molto di più.
C’è molto da prendere in considerazione e di cui si può parlare, ma prima di tutto una domanda che sono curioso porvi: avete notato una similarità o meglio un particolare ricorrente nelle morti dei maestri? Solo i maestri, non Jacob o David.
Vi aspettavate che gli scontri sarebbero andati così o avreste preferito vedere scene differenti?
Ci sono tre eventi molto particolari in questo capitolo, uno molto evidente, uno meno, e uno facilmente elusibile. È proprio quest’ultimo che avrà un’importanza pesante in uno dei prossimi capitoli. Chissà chi è riuscito a coglierli tutti.
La fine si avvicina e tutti gli ingredienti sono sul tavolo.
 
 
Fatemi sapere cosa ne pensate in una recensione!
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 4 agosto e sarà un po’ più breve.
 
See you next time!

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Capitolo 11
*** Darkness is Unstoppable ***


Capitolo 11
 
Darkness is Unstoppable
 
 
 
 
 
Quando la barriera a difesa del cuore di Antonella venne annullata, tutta l’energia che era incanalata all’interno tornò al proprietario.
Analogamente a come aveva fatto Lucas, eludendo lo Spazio trasferendolo in un altro Tempo, Walt riuscì a liberarsi dalla sua prigione trasportandola in un altro punto tra le dimensioni.
Il cuore rimaneva sospeso a qualche centimetro dal palmo della mano del ragazzo e ne seguiva i movimenti, fu nel momento in cui quest’ultimo lo cedette nelle mani di David che si accorsero della crescente luce proveniente dall’alto dello strapiombo.
Walt era libero e furioso.
Particelle luminose apparvero nell’aria intorno al Referente che generò due fulmini talmente intensi da viaggiarono quasi in linea retta contro i due nemici.
La roccia dell’altopiano esplose e continuò a fratturarsi ovunque il ragazzo indirizzasse il suo colpo, l’energia era talmente densa che non riusciva a farle cambiare direzione molto velocemente.
David e Lucas furono scaraventati via dall’esplosione e anche il cuore fu sbalzato per terra, lontano da tutti.
Walt entrò in movimento dinamico e si diresse verso la reliquia ma, quando lo toccò, scoprì che invece del vero cuore, si trattava solo di un’Ombra.
«Odio i tuoi trucchetti del caz…» sussurrò Walt quando improvvisamente moltissime altre Ombre gli avvolsero gambe e braccia.
Tentò di liberarsi ma queste agirono da elastico e, dandosi la spinta per volare via, fu respinto nel vuoto dello strapiombo.
David si rialzò a fatica, sempre più debole e debilitante, ancora con un buco nello stomaco, mentre Lucas era sull’attenti.
«Dobbiamo aiutarlo!» esclamò Topolino, dopo che tutti i Referenti si erano riuniti.
«Da qui possiamo fare ben poco… e hai visto che mi era successo quando ho provato a smaterializzarmi lassù» disse Silente al re mentre curava una ferita sulla pelle della professoressa McGranitt.
«Fiducia in Walt dobbiamo avere!» disse Yoda anch’egli in recupero delle energie spese.
Al re fremevano le mani per l’impossibilità di rendersi utile, ma comprendeva i suoi compagni. Alcuni avevano visto la morte in faccia.
Mario era seduto in uno stato contemplativo, mentre Tsunade muoveva i primi passi dopo che Katsuyu le aveva rigenerato l’ampio foro nell’addome.
«Ho dato il massimo per sopravvivere, sono ancora senza energie, abbiamo bisogno di tempo Topolino. Noi non siamo loro» disse l’Hokage rammaricata.
Il re cedette e accettò le conseguenze dei loro scontri, effettivamente la tensione si faceva sentire.
Camilla era sveglia ma ancora non riusciva a mettersi in piedi, da sdraiata vedeva Walt combattere ed era ricolma di gioia, tanto da lacrimare. Non sapeva bene perché: forse per essere sopravvissuta, forse per aver battuto in astuzia il nemico più cattivo, forse per la sola ragione di essere stata all’altezza della situazione. Non lo sapeva.
 
 
 
 
Nuovamente, Walt scagliò due intensi fulmini contro Lucas e David, questa volta Lucas si mise bene a fare da bersaglio e quando l’elettricità lo raggiunse la immobilizzò.
Tra le sue mani c’era un quadrato azzurrino che girava lentamente su se stesso, poi ne apparve un secondo più grosso e un terzo fino ad inglobare interamente i due fulmini di Walt.
L’attacco si riavvolse nel Tempo, tornando dal suo autore con la stessa intensità con cui era stato scagliato; il Referente non poté evitarlo e venne colpito in pieno.
Riprese equilibrio in fretta e vide che Lucas aveva nelle due mani i due quadrati turchesi, pronto per riusare il nuovo potere; notò anche che il cuore era sempre tramutato in forma di ombra, proiettato nel terreno ma irraggiungibile.
Si incrociarono gli sguardi, la rabbia di Walt era pari alla paura di Lucas, paura sia di portare avanti il loro piano, sia di interromperlo.
Prese la sua decisione, allungò le mani e una sequenza di quadrati avanzò velocemente verso Walt.
Il Referente del Fulmine sospettava che sarebbe andata a finire così, evocò la bolla di Spazio che gli avvolse il pugno, strinse i muscoli più che poté e la fece schiantare contro il colpo nemico.
La realtà si spezzò e come al solito il colpo di Walt creò diverse crepe nell’aria come in un enorme parete di vetro.
Un’intensa dose di vibrazioni si scatenò nel punto in cui le due forze si scontrarono, tanto da smuovere tutto il Regno dell’Oscurità.
Lo scoppio di energia che ci fu dall’altro lato fu tale che tutti i quadrati si sovrapposero e persero la loro armonia concentrica, ributtandosi indietro e svanendo.
Fu in quel momento che entrambi ebbero la stessa idea contemporaneamente: utilizzare la forma più pura di Spazio e Tempo, senza mescolanza con altri elementi, senza applicazioni differenti.
Walt avvicinò le mani e, con qualche lampo di luce, apparve una perfetta sfera di Spazio. Sembrava fatta di vetro, traslucida ma in realtà era elastica e leggera come una bolla di sapone.
Tra le mani di Lucas, molto più insicure e inesperte, riuscì a fatica a formarsi un perfetto cubo turchese, anch’esso semi trasparente e leggerissimo.
Quando la puntò verso il nemico, la sfera si allungò in un morbido cilindro e viaggiò verso la sua controparte che si era allungata a sua volta.
I colpi di Walt e Lucas erano indirizzati l’uno verso l’altro ma, quando si aspettavano avvenisse un impatto, ci fu una reazione diversa: il potere di tutte le ere si schiantò contro quello di tutte le dimensioni e il punto di incontro tra Spazio e Tempo divenne una vera e propria fonte di energia; i due flussi iniziarono ad avvolgersi l’un l’altro alternando flash di luce rosa a quelli di luce azzurra.
Il vortice iniziò a plasmare qualcosa di nuovo, e ad attrarre a sé una gran quantità di sostanza: come se avesse una propria fortissima forza di gravità, il vortice iniziò a far sollevare detriti di roccia, polvere e terreno dal campo di battaglia dei Referenti.
Silente dovette ricreare la cupola protettiva per evitare che anche Topolino e Yoda fossero risucchiati via e continuare al meglio le cure dei feriti.
Nonostante il caos prodotto dai due attacchi, Walt e Lucas non accennarono a darsi per vinti e insistettero aumentando lo sforzo e cercando di prevalere sull’altro.
Non avevano idea di ciò che stava effettivamente succedendo.
L’aumento di intensità dei flussi ebbe la sua conseguenza nel vortice centrale: cambiò di forma, smise di alternarsi tra azzurro e rosa ma si unì divenendo omogeneamente viola, poi sempre più scuro e nero, profondo e con una forza attrattiva sempre più forte, tanto da estrarre ancor di più l’Accademia dal terreno portandola fino a metà della sua altezza.
«Cosa stanno facendo!? Stanno per distruggere tutto!» esclamò Sengoku, arrabbiato.
«Stanno creando un nuovo universo…» disse Camilla alzandosi a fatica in piedi, con la mano ancora appoggiata al punto in cui prima era ferita. Silente le diede sostegno sorreggendola per un braccio.
«Camilla, ne sei sicura?» chiese il mago.
«Temo di sì. Se quello di Lucas è il potere del Tempo, combinato con quello di Walt, rappresentano le due condizioni necessarie per la creazione di un nuovo universo. Se continuano con questa intensità quel buco nero presto scoppierà nel prossimo Big Bang» disse e a quelle parole i Referenti si guardarono tra loro preoccupati.
«Sì è proprio come pensate, un universo nuovo andrebbe a sostituire quello precedente e possiamo scordarci di tornare a casa» concluse.
Tempo e Spazio sono due entità che non si dovrebbero mai incontrare, questo era sempre stato chiaro a chi, come la campionessa, aveva studiato la mitologia della regione di Sinnoh. Due entità opposte che dovevano coesistere separate l’una dall’altra.
Ma Dialga e Palkia erano differenti da Lucas e Walt come differenti erano i loro poteri.
Mentre il buco nero vorticava su se stesso come una piccola galassia, il deficit di esperienza di Lucas si iniziava a sentire e spostò il buco nero verso di lui.
La carenza di elemento del Tempo stava rompendo l’equilibrio del piccolo universo che iniziò a collassare; Walt e Lucas ignoravano la vera natura di ciò che stava accadendo e il Referente insistette contro il nemico, convinto di non correre rischi.
Bastò qualche momento e l’eccessiva tensione del piccolo cosmo superò il limite. Collassò in un esplosione di energia tale da far tremare l’universo.
Sfortunatamente per Walt, nell’esplosione fu rigettato via tutto ciò che il buco nero aveva assorbito, e il Referente fu bersagliato da un macigno enorme che lo schiacciò al suolo, mentre Lucas, fu attraversato dai detriti nella sua forma Ombra.
«È il momento, Lucas! Proteggimi!» ordinò David, che sembrava essere stato dimenticato.
Lucas concentrò una tale quantità di energia che sembrò prosciugarsi, alcune particelle azzurrine vennero assorbite dall’aria circostante mentre lui fremeva dalla fatica.
Con le mani tremanti si avvicinò al precipizio e scatenò tutta l’energia che aveva in corpo.
Col potere amplificato dall’Oscurità, Lucas creò una nuova prigione di Tempo: un cubo talmente enorme da racchiudere interamente tutta la parete dell’altopiano, la statua gigante, loro e una gran fetta di terreno roccioso.
Ovviamente non erano immobilizzati, ma erano nettamente separati dall’esterno, protetti.
Il cuore di Antonella uscì dal terreno e David lo prese, lanciandolo nel vuoto.
«Oh no!» esclamò Topolino.
David prese in mano il funghetto verde.
«Non me ne starò qui senza far nulla! Sengoku, lanciami!» ordinò.
«Ma Topolino non possiamo far nulla di…».
«Ho detto lanciami!» esclamò con sguardo severo.
«E va bene…» Sengoku lo afferrò con una mano, prese potenza e lo lanciò verso l’apice del burrone, inesorabilmente contro la parete di Tempo.
La forza del lancio era tale che le orecchie del re di ripiegarono all’indietro e riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti a causa dell’attrito dell’aria.
«NO!» tuonò una voce da dietro.
Walt uscì spaccando in due l’enorme megalite tutto avvolto dai fulmini e si diresse a velocità sonica verso il re, intercettandolo.
Lo afferrò al volo per una mano, a pochi centimetri dalla spessa parete turchese.
«Per attraversare un muro del genere torneresti indietro o avanti nel tempo per diverse migliaia di anni! Non puoi sopravvivere!» lo sgridò Walt per la prima volta, con un tono duro e severo.
Lo fece cadere in verticale e grazie al potere dello Spazio atterrò nuovamente in braccio a Sengoku.
Quando il ragazzo ruotò le braccia, il contenimento di Spazio iniziò a espandersi tentando di sovrastare il cubo nemico.
Ma era troppo tardi.
David aveva dato una leggera spinta al fungo 1Up e questo aveva iniziato il suo monotono viaggio verso l’abisso; sorrideva allegro, inconsapevole.
Quando raggiunse lo strapiombo, cadde.
Tutti i presenti osservarono quella scena con ansia.
Il fungo atterrò sul capo della statua… e fu assorbito.
Il suono di una vita acquisita, tipico del Regno dei Funghi risuonò nel silenzio del momento, e la scritta 1Up apparve per qualche attimo sopra la statua.
David si avvicinò in prima persona al bordo e guardò in basso. Sorrise.
Gettò nel vuoto il Revitalizzante.
Il terrore si dipinse negli occhi di tutti quando la statua smise di essere tale: la pietra ritramutò in un corpo oscuro, nero come l’abisso più profondo e grasso come la maestra.
La bestia rinacque e, con la mano che per anni e anni aveva tentato una vita di fuga verso la nuova vita, la statua prese al volo il Revitalizzante e se lo buttò in bocca.
A Walt cascarono le braccia e il suo tentativo di fermarli si spense. La sensazione di sconfitta crebbe velocemente dentro di lui insieme all’incredulità di vedere nuovamente quell’affare, grosso e grasso e i suoi occhi gialli e completamente inespressivi.
In quel momento, lo scettro di Walt, dall’inizio degli scontri abbandonato perché difendesse i suoi compagni in un momento di bisogno, iniziò a vibrare di volontà propria, cercando di alzarsi dalla roccia in cui era conficcato.
Il Revitalizzante fece il suo effetto, e tutta l’energia che l’Heartless aveva perso durante lo scontro con Walter ad Athom, venne riacquisita; e ruggì talmente forte da spostare Walt indietro di qualche metro.
Piano piano stava staccando il suo mezzo corpo dalla parete rocciosa di cui per anni era stata parte integrante.
Walt era immobilizzato, in preda all’ansia più completa, ma una sua dote innata era quella di rendere al meglio sotto stress. La sua mente lavorava velocissima per trovare una soluzione ad un problema che appariva irrisolvibile.
David si avvicinò all’altarino dove riposavano le due pietre.
Dopo un secondo ruggito della bestia, Walt aveva già contemplato centinaia di possibilità: di richieste di aiuto, di artefatti in grado di aiutarli in tutti i mondi che conosceva, di possibili alleanze per sconfiggere Antonella, letteralmente qualsiasi cosa avesse potuto aiutarli in quella situazione.
David prese nella mano destra la Pietra della Resurrezione e nella mano sinistra la Gemma dell’Anima che riconoscendo la Fantasia come potere superiore, accettò il padrone.
Walt ebbe un’intuizione, forse un’illuminazione, forse una soluzione o poteva trattarsi anche di un fallimento completo.
Ripercorse in quei pochi attimi di panico tutta la sua vita, e comprese con grande emozione che c’era qualcosa del suo passato ad Athom che ancora non aveva avuto una spiegazione.
C’erano elementi a cui ancora non riusciva a darsi una risposta nonostante gli anni in cui ci aveva pensato e ripensato.
Il ricordo di lui ed Erik al suo primo giorno all’Accademia ritornò vivido nella sua mente: aveva dormito poco come al solito, atteso Erik fuori dalla porta e successivamente era andato a sostenere il suo colloquio con Walter, Eugeo e Avis.
Aspetta no!
Non erano andati subito nella Sala dei Sette, no.
Le parole di Erik rimbombarono nella sua testa: «Si dice che gli indumenti offerti dall’Accademia abbiano delle abilità nascoste che si attivano nel momento del bisogno, ma che io sappia è solo una diceria».
Un formicolio gli corse sopra la schiena,
Non era una diceria, lo aveva provato lui stesso nella sua ultima battaglia lì nel bassopiano, ma nessuno che conosceva ad Athom aveva mai sviluppato effettivamente un’abilità legata alla propria uniforme scolastica.
La sua divisa gli regalava un incremento di energia, in base al colore che assumeva. Le altre volte era diventata grigia, ovviamente perché legata alle nubi temporalesche dell’elemento del Fulmine.
In quel momento volse lo sguardo verso il basso: cinque misteri della sua vita ad Athom erano tornati e si trovavano attualmente lì sotto, fortunatamente fuori dal cubo di Tempo.
Com’era possibile che le essenze dei maestri, la fontana, il cubo di Terra, la bolla cristallizzata di Kudo, la fiammella di Dave e la piastra di metallo adagiata al suolo, fossero completamente inutili?
Custoditi in una fortezza, protetti da guardie e senza nessuno scopo?
David stava già agendo.
E se fossero stati contenitori? Reliquie da lasciare ai posteri nel caso di una dipartita prematura dei maestri legate a doppio filo con la vita dei maestri stessa e perciò custodite e protette, talmente importanti che loro stessi hanno agito perdendo la loro seconda vita piuttosto che permettere la completa estinzione degli oggetti?
La fontana si sgretolò, la fiammella si spense, il cubo perse rigidità divenendo un mucchietto informe di terriccio, la sfera cristallizzata si ruppe e il triangolo si arrugginì indegnamente al suolo.
Cinque particelle di Luce, piccolissime, uscirono dagli emblemi dei maestri e volteggiarono verso l’alto.
Quando arrivarono a destinazione Walt le assorbì.
David fece ruotare tre volte la Pietra della Resurrezione nella mano e strinse, facendo illuminare di una luce arancione, la Gemma dell’Anima.
Cadde in preda all’eccitazione e allo sforzo.
Din, Don, Dan.
Tre rintocchi di campana risuonarono in tutto il Regno dell’Oscurità.
Denso fumo nero avvolse lo stomaco della statua, da cui si staccò un grumo.
La massa inconsistente fece un volteggio nell’aria fino quasi alla parete del cubo, inglobò il cuore nero e poi si fermò.
Piano piano il fumo fu assorbito e la sagoma femminile e obesa si definì fino a riprendere i colori originali.
Antonella era tornata.
Aprì lentamente gli occhi su quell’universo per lei nuovo e inspirò profondamente.
«…Deludente…» disse con voce amareggiata.
Ignorò completamente Walt e i Referenti e volò sulla cima della scogliera atterrando davanti a David.
«Così tanti anni per compiere un incarico così semplice» disse lentamente al ragazzo.
Poi, con uno sbuffo nero, materializzò nella sua mano un grosso bombolone al cioccolato che mangiò in un sol boccone: «Quanto mi manca la pasticceria di Egidio!».
«Mia signora!» esclamò il ragazzo inginocchiandosi, «Ci siamo sforzati al massimo per farla ritornare ma questo nuovo universo è immenso e per una resurrezione completa necessitavamo di molta energia difficile da riunire in unico luogo» disse tutto di un fiato David tentando di giustificarsi.
Antonella lo ignorò completamente e raccolse la Gemma dell’Infinito e la Pietra della Resurrezione.
Le guardò con riluttante e assunse un’espressione di sufficienza con i suoi labbroni, per poi lasciarle cadere a terra senza degnarle un attimo di più.
«Sei stato… deludente» disse nuovamente, avvicinandosi.
Mentre la guardava supplicante la sua lancia della maestra le apparve con l’elsa nella mano e la lama già conficcata nel petto di lui.
David strabuzzò gli occhi mentre il sangue iniziò a sgorgagli velocemente dalla bocca.
Cadde a terra pochi attimi dopo, finito, quando la lama già era svanita nuovamente.
Lucas cedette, un po’ per paura di ciò che aveva visto, un po’ per lo sforzo.
Lo spesso muro di Tempo svanì e lui iniziò ad allontanarsi, terrorizzato. Purtroppo inciampò quasi subito e cadde a terra, tremante.
Antonella si avvicinò subito a lui, con fare premuroso: «No, caro. Tu no. Non devi preoccuparti. D’altronde è grazie a te che sono riuscita a liberarmi dalle fastidiosissime catene di Walter. Anzi non ho ancora avuto tempo di ringraziarti: grazie!» disse tutta contenta con un sorrisino.
Lucas la guardava sempre terrorizzato, non capendo, era in pieno attacco di panico, finché il suo sguardo non ricadde automaticamente su Walt.
Fu in quel momento che Antonella, seguendo lo sguardo dell’allievo, notò Walt. Sembrò compiaciuta nel vederlo: «Oh! Il Referente del Fulmine! Così ti fai chiamare adesso, giusto? Walt?» disse con tono quasi soave, per poi aggiungere: «Assomigli in maniera così dannatamente schifosa a lui che quasi mi viene il vomito!» con tutto il disprezzo che potesse mettere nella voce.
«Ma la vostra amicizia» riprese in maniera dolce e soave «nata dal nulla e con così ottimi propositi. Cascava a fagiolo. Chi avrebbe mai detto che tra gli unici possessori contemporanei del potere del Tempo e quello dello Spazio potesse nascere un’amicizia così genuina, così spontanea. Fu un proficuo segno del destino e il destino si è compiuto con la morte di tutti gli altri maestri mentre io sono l’unica in vita. È TEMPO! DI RIMODELLARE QUESTO NUOVO UNIVERSO TROPPO LUMINOSO IN UNO DI TOTALE OSCURITÀ» urlò a squarciagola.
Fu in quel momento che notò che Walt aveva qualcosa di strano.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
Direi che non c’è bisogno di aggiungere altro! Il momento è giunto.
 
Critiche, recensioni e nuove idee sono sempre ben accette!
Il prossimo capitolo, sempre ricco di sorprese, sarà pubblicato l’1 di settembre!
 
See you next time!  
 

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Capitolo 12
*** Ancient Rival ***


Capitolo 12
 
Ancient Rival
 
 
 
 
Una vibrazione di sottofondo invase il Regno dell’Oscurità con un suono soffuso ma continuo, si percepiva a malapena ma lo udivano chiaramente tutti.
Col capo inclinato leggermente verso il basso, il corpo di Walt era momentaneamente fuori uso: le vene sul collo e sulle braccia gli si ingrossarono notevolmente, gli occhi fissavano il vuoto mentre le due fasce di velluto della sua veste balenavano dei cinque colori dei maestri sempre più velocemente.
Fu quando si sovrapposero divenendo uniformemente bianchi che il silenzio ricadde tombale in tutto il bassopiano.
I Referenti si scambiavano sguardi incerti tra loro, ovviamente da distante non avevano potuto capire ciò che Walt aveva fatto, né che tutta l’energia dei maestri, che loro stessi avevano sconfitto, adesso scorreva in lui.
Che l’unione degli elementi principali desse come risultato la Luce? Non si sapeva, nessuno era mai riuscito a tentare.
Antonella lasciò perdere Lucas, che se la diede a gambe, e si avvicinò verso Walt, non capendo ciò che stava succedendo, vide che lo sguardo del Referente era perso nel vuoto invece di essere fisso su di lei e ciò la insospettì.
«Sciocco da parte tua venire qui stanotte Walt, Walter non può più proteggerti» disse solenne, evocando la sua lancia in cerca di attenzione.
Walt non si riprese da quello strano stato di trans in cui si trovava cosi lei si avvicinò ancor di più trovandosi a mezz’aria a pochi metri da lui.
Fece scorrere la punta della lancia sotto il suo mento, sollevandogli un po’ il capo: «Ah la Luce… e il suo patetico tentativo di trovarsi un paladino» disse fiera di se, cambiò impugnatura dell’arma in modo da essere più comoda ad utilizzarla e la posizionò esattamente per infilzare il petto di Walt in maniera definitiva.
«No!» gridò Topolino, ma era troppo tardi.
Antonella prese la mira e allungò la lama verso il corpo del Referente.
Il petto di Walt si riempì di ossigeno e, un momento prima che la lama gli lacerasse le carni, il suo corpo brillò di una Luce talmente intensa da abbagliare Antonella.
Un raggio instabile di Luce si generò dal corpo di Walt e colpì la maestra in pieno che, nonostante si fosse protetta con l’asta della sua lancia, fu scaraventata alla base della parete rocciosa.
Walt riprese proprietà del suo corpo e concentrando l’energia aumentò l’intensità del raggio; la lancia di Antonella si spezzò a metà e svanì per sempre dalle mani della maestra e il suo corpo fu investito in pieno.
La Luce era talmente forte che la ustionava e, senza la protezione della sua arma, iniziò a farla sprofondare nel terreno creando un tunnel stretto e sempre più lungo.
Antonella cercava invano di contenere la Luce con le mani ma queste le bruciavano, perciò sprofondò nella roccia sempre più velocemente surriscaldandosi e lottando per fuggire dal sottosuolo.
Intanto, fuori, i Referenti esultavano per la salvezza di Walt.
«Sei un grande Walty!» esclamò Sengoku.
«La Forza scorre potente in lui» confermò Yoda.
L’unico ancora preoccupato era Silente, che analizzava il momento con occhio critico.
Dopo qualche momento il raggio di Walt si esaurì: era durato molto e sicuramente Antonella era finita a decine e decine di metri sottoterra, forse avendo ceduto la resistenza e quindi perita nel momento.
Fatto sta che Walt rimase comunque lì immobile e silenzioso ma finalmente padrone del suo corpo.
Adesso la sua tunica era completamente bianca, le strisce che scorrevano lungo il busto e le gambe emanavano luce bianca e candida.
I secondi scorrevano in un silenzio tombale, nemmeno l’Heartless gigante emetteva un suono e rimase in attesa di ordini mentalmente imposti dalla sua padrona, che tardava a dare segni di vita.
«Minerva… dobbiamo allontanarci» disse Silente tendendo le braccia verso gli altri Referenti ma senza riscuotere molta attenzione.
In effetti anche lui aveva lo sguardo fisso su Walt esattamente come gli altri, un fremito di attesa vibrò lungo la sua schiena.
La professoressa McGranitt imitò Silente e allargò le braccia in modo da accogliere più colleghi possibili nel caso di una smaterializzazione istantanea, ma il preside, che si trovava davanti a lei, non la vide compiere il gesto.
«Minerva…» sussurrò ancora.
Un lampo oscuro uscì dal tunnel di roccia talmente veloce da essere indefinito, Antonella riprese forma sopra la testa di Walt con i vestiti tutti bruciacchiati; con tutta la velocità che aveva acquisito sferrò un calcio diretto alla testa del nemico con energia tale da potersi definire “cosmica”.
Walt la stava aspettano e previde un colpo del genere, e prontamente si difese con l’avambraccio.
Mario sparì dentro un suo tubo verde, mentre Silente afferrò di forza Topolino e Sengoku con in groppa Yoda; lo stesso fece Minerva che strattonò Camilla e Tsunade e si smaterializzò.
Infatti, nonostante i due fossero a più di duecento metri di altezza, un’intensa onda d’urto si espanse velocissima polverizzando il già martoriato suolo del bassopiano.
Il contatto tra la gamba di Antonella e il braccio di Walt durò a lungo, mentre nel cielo lampi di Luce e di Oscurità si alternavano dimostrando la tensione del momento.
I due vibravano ma non si muovevano di un millimetro, ma in quel momento la furia di Antonella era troppa. Walt mutò il suo corpo in pura Luce e venne schiantato al suolo.
Mentre la maestra era libera si voltò verso l’Heartless gigante e gli impartì un ordine nella mente.
Walt non ebbe nemmeno il tempo di toccare il suolo che, ancora in forma lucente si riproiettò in alto nel cielo, molto sopra Antonella.
Decine di vortici si formarono nelle nubi sopra le loro teste mentre Walt concentrava l’energia e, quando chiuse le mani verso terra, decine di decine di Giganteschi Lampi, una delle mosse più potenti di Walt che gli avevano permesso di sconfiggere l’Oscuro Signore, si scagliarono verso terra non lasciando libero nemmeno un metro del cielo.
Il rombo fu udito da tutti i mondi soprastanti il Regno dell’Oscurità ma Walt non si fermò deciso a non perdere tempo.
Quando ancora l’abbagliamento causato dai fulmini non era cessato, e non sapendo se avesse colpito o meno Antonella, attrasse nel suo braccio moltissime particelle di Spazio che lo illuminarono di un rosa acceso; falciò l’aria e una mezzaluna dimensionale attraversò il cielo con suono psichedelico, in direzione della maestra.
Antonella non tentò di fuggire, bensì mutò le proprie mani in pura Oscurità e afferrò il taglio che le arrivava contro.
Un’enorme schizzo di Oscurità si propagò verticalmente sia in alto che in basso sprigionando una forte energia difensiva da parte della maestra.
La falce di Spazio premeva contro di lei ma non riusciva a raggiungerla, cosa assurda per l’elemento in questione ma la Luce e l’Oscurità erano superiori allo Spazio.
L’attacco di Walt alla fine si liquefò e svanì emanando un ultimo bagliore rosa, affondando nella massa oscura che erano diventate le mani di Antonella.
La maestra voltò lo sguardo verso Walt e, con un sorrisino sarcastico, gli rilanciò contro una falce di Oscurità molto più grossa e molto più letale.
Walt non poté fare altro che aprire un enorme portale che dava nello spazio vuoto e l’attacco di Antonella ci entrò dentro svanendo e andandosi a consumare da qualche parte nel cosmo assoluto.
L’enorme portale circolare aperto davanti a lui, però, oscurò la vista di Walt e, quando lo richiuse, si ritrovò Antonella davanti che l’aveva raggiunto, velocissima.
Lui fece in tempo ad allontanarsi quei pochi centimetri, da riuscire ad evitare la sua mano che era diretta ad afferrarlo per la veste all’altezza del petto.
Con un fulmine, fu lui a colpirla e cercò di aumentare l’intensità dello stesso a tal punto da non poter evitare di urlare dallo sforzo.
Antonella rotolò indietro nell’aria per alcuni metri ma, quando il colpo cessò, Walt scopri quanto fosse tenace la sua ciccia, vedendo che il suo corpo era intatto, fumava solo un po’ per la scarica.
«Cicciona…» commentò Walt.
«Pensi davvero di poterci riuscire? Non ce l’ha fatta Walter non ce la farai sicuramente tu, uno studentello che nemmeno ha finito l’Accademia» lo disprezzò lei.
Era vero, lui non aveva ricevuto l’istruzione necessaria, ne era all’altezza degli altri, ma d’altronde ora aveva ricevuto l’eredità degli altri maestri e nonostante fossero già stati usati diversi colpi con un enorme dispendio di energia, non si sentiva affatto stanco.
«Questo lo vedremo!» disse e si diresse verso terra a velocità elevatissima inseguito da lei.
Percorsero sorpassandosi e attaccandosi a vicenda tutto il basso piano, saette e flussi oscuri venivano scagliati l’uno contro l’altro fracassandosi a vicenda.
 
 
 
 
Il tubo di Mario riapparve distante nella landa di roccia sterile e il Referente ne uscì fuori sano e salvo e subito arrivarono anche tutti gli altri, smaterializzandosi.
Il re si rigirò su se stesso finchè non trovò lo scontro con lo sguardo «No! Dobbiamo dargli una mano!» esclamò.
«Fermo! Lei ci disintegrerebbe subito, non vedi?» disse Sengoku afferrandolo e indicandogli i due combattenti, che in quel momento si stavano scontrano nuovamente con Spazio e Oscurità «Hanno abilità che vanno al di là delle nostre, anzi, vanno al di là di tutto il nostro universo» sostenne.
«Gyahaaahaaa!» un forte suono acuto interruppe la loro conversazione e tutti impallidirono quando videro che l’Heartelss gigante li aveva localizzati e si stava dirigendo furibondo verso di loro.
Il suo corpo era leggermente mutato da quello che possedeva ad Athom, l’antico infatti era una riproduzione esatta del busto di Antonella, con tanto di capelli tentacolari senzienti e alcuni dettagli sul corpo.
Attualmente invece, probabilmente a causa dello stravolgimento di esistenza che aveva subito nella battaglia di Athom, presentava un capo calvo, un corpo in fase di scioglimento e vene rosse dappertutto, ma soprattutto aveva perso il suo carattere distaccato e inespressivo in cambio di uno molto più furioso e instabile.
Ruggì nuovamente: «Gyahaaahaaa!» e la mancanza della mascella gli fece aprire la bocca in maniera inquietante scoprendo l’interno giallo esattamente come i suoi occhi vacui.
Appoggiava una mano dietro l’altra, con fare disperato, trascinandosi di gran forza verso i Referenti e ignorando il resto della battaglia.
«Cosa possiamo fare, Albus?» chiese Minerva al mago.
«Fuggire dovremmo, sì, sì» suggerì Yoda.
«Non abbiamo modo di lasciare il Regno dell’Oscurità» disse Topolino «non senza Walt e non ora».
«Anche se fuggissimo non ci farebbe onore, siamo i Referenti» precisò Camilla.
Tsunade si fece avanti e affiancò Silente: «Allora lo affrontiamo!».
Mentre i Referenti parlavano, Walt non lasciava tempo ad Antonella di organizzarsi né di pensare ad una strategia; tuoni dal cielo, fulmini dalle mani e fendenti di Spazio non le lasciavano tregua, ma nella maniera analoga nemmeno lei lasciava tregua a lui. Aveva visto con la coda dell’occhio l’Heartless dirigersi verso i Referenti e si sentiva in dovere di intervenire, non ce l’avrebbero mai fatta da soli.
Ma chi avrebbe tenuto a bada Antonella? Nessuno.
Mentre si distrasse a pensare ad una strategia, la maestra riuscì ad afferrarlo per la spalla e lo spinse contro il terreno trascinandolo per diversi metri.
Con la schiena che fracassava la roccia Walt mutò in movimento dinamico e riapparve sopra di lei colpendola con un potente fulmine dal cielo.
Antonella era scomparsa prima che la saetta toccasse il suolo ma così Walt riuscì a racimolare qualche attimo per mirare all’Heartless e scagliargli contro la stessa falce di Spazio usata in precedenza.
La falce proseguì senza intoppi per il chilometro che separava il bersaglio dall’utilizzatore e quando arrivò a destinazione colpi il dorso del mostro generando un forte bagliore rosa.
L’Heartless ruggì di dolore mentre perdeva fumo nero e una nuova e scintillante cicatrice, questa volta verticale e di cristalli rosa, andava a incidersi sulla schiena, contrapposta a quella azzurra che aveva sul petto, inflitta sempre da Walt inconsapevolmente molti anni prima.
Quel piccolo vantaggio regalato ai Referenti costò molto caro al ragazzo: un’onda di Oscurità lo investì alle spalle e lo portò giù con il suo peso, fu sommerso.
L’Oscurità è una tortura, non solo fisica ma anche psicologica, il corpo del ragazzo che veniva sempre più a contatto con quell’oceano di Oscurità subiva spasmi di dolore, si dimenava e urlava mentre venature oscure si insinuavano nella sua pelle.
Allo stesso modo però, anche la sua mente subiva delle torture.
Cosa ne sarebbe stato di lui se i suoi unici amici rimasti fossero morti? Aveva davvero la necessità di placare l’Oscurità? La sua mente iniziava a confondersi e a distorcere i pensieri.
Visualizzò la fine di Athom un’immagine dopo l’altra; Cindy che svaniva tra le sue braccia, colpita a morte da un Heartless, la sua impotenza per salvare Erik, il sacrificio di Matt poi il vuoto. Una vocina nella sua testa lo incoraggiava a lasciarsi andare al dolore e alla rabbia.
Stava soccombendo.
Nel frattempo, all’esterno, nuovamente l’Heartless gigante ruggì e percorse gli ultimi metri velocemente, raggiungendo i Referenti.
«Tecnica del Richiamo!» recitò Tsunade ferendosi appositamente il pollice: «Katsuyu!» evocò e la lumaca bianca gigante riapparve davanti a i Referenti «Si, signorina Tsunade?» chiese.
«Tieniti pronta a bloccarlo!» le ordino l’Hokage.
Quando l’Heartless arrivò alzo l’enorme braccio sinistro, pronto ad arare la terra e a travolgere tutto ciò che si trovava davanti a lui.
Solo in quel momento i Referenti si resero conto di quanto fossero minuscoli in confronto a lui.
Mentre il colpo arrivava, il pugno fu intercettato da Katsuyu, che accusò il colpo come un morbido cuscino.
Katsuyu faceva molta fatica a resistere ma fortunatamente l’Heartless non si concentrò su di lei bensì sollevò anche la mano destra, chiusa a pugno, pronto a schiacciare i Referenti.
«Ammiraglio, adesso!» disse Mario che, mentre il colpo calava, assunse il Mega fungo arancione, che lo rese grande come un gigante.
Nello stesso momento Sengoku riassunse la sua forma Buddah che, seppur più piccola di Mega-Mario, era molto più forte e muscolosa.
Spalla contro spalla i due accusarono il pugno dell’Heartless e lo bloccarono, affondando i piedi nel terreno.
«Sì!» esclamò Topolino.
«Adesso tocca a me» disse Silente mettendosi al centro dell’area attaccata dall’Heartless, puntò la bacchetta di Sambuco contro di lui e pronunciò un incantesimo: «Nova Genesis» tre globi luminosi uscirono dalla punta della bacchetta e, avvolgendosi ad elica tra loro, puntarono alla faccia del nemico che inghiotti il colpo.
La magia del preside era molto potente, studiata per neutralizzare decine di maghi oscuri contemporaneamente: avrebbe dovuto salire fino al cielo esplodendo in molteplici colpi che sarebbero poi ricaduti a terra come un tripudio di fuochi artificiali.
La faccia del gigante infatti iniziò a illuminarsi dall’interno e ne seguì un esplosione tale da fargli deflagrare la faccia, letteralmente.
Nel frattempo la mente di Walt faceva viaggi straordinari nei ricordi, fino ad arrivare ad una lezione all’Accademia sull’importanza della consapevolezza. Una voce dentro di lui gli ricordò una delle frasi che Antonella aveva pronunciato proprio in quell’occasione: «I confini del sonno e della morte si toccano e talvolta si sovrappongono» era una di quelle lezioni noiose in cui non si usava la Fantasia facilmente dimenticata dagli studenti, certo Antonella era una vera padrona dell’argomento, e sotto l’influenza degli altri maestri era costretta a insegnare nozioni esatte ai suoi studenti.
Certo, era quello: il trucco per eludere l’Oscurità.
Per quanto il corpo di Walt stesse soffrendo e la sua mente lo stava trascinando verso il baratro dei ricordi e del sonno più profondi, riuscì a capire il metodo per sfuggire all’abisso: non stava morendo, si stava solo addormentando.
L’Oscurità cercava di ingannarlo facendogli credere che a breve sarebbe morto ma non era così, perciò per riprendere la battaglia, bastava… aprire gli occhi.
Dalle profondità del mare nero che Antonella stava generando un piccolo bagliore di Luce iniziò a scintillare aumentando di intensità; un lieve fumo segnava l’incompatibilità tra i due elementi, fin quando la superficie non iniziò a brillare di luce bianca ed esplose.
Walt uscì lentamente: era splendente di Luce, un insolito bagliore lo circondava e gli occhi erano totalmente bianchi e luminosi e, con quel apparenza divina, guardava Antonella incarognito; quella era la forma più potente che il ragazzo potesse assumere.
I fotoni, di cui è composta la Luce, sono un tipo di particelle di energia che non possiedono né massa né peso, per questo possono raggiungere una velocità incredibile che nessun’altro tipo di materia o elemento può raggiungere. Anche il fulmine, per quanto rapido e impercettibile agli uomini, è molto più lento della Luce.
Walt ora era così, non era più Fulmine, era Luce.
Alla suddetta velocità, investì Antonella con tutto il suo corpo, lei non ebbe nemmeno il tempo per accorgersene che già era stata investita nuovamente.
Il corpo di Walt viaggiava talmente veloce da essere invisibile ad occhio umano, ma i colpi ricevuti dalla maestra sì.
Mentre Walt provava tortura e dolore al contatto con l’Oscurità, Antonella sentiva bruciore a contatto con la Luce.
Impossibilitata a riprendere fiato, la maestra mutò man mano il suo corpo in Oscurità, divenendo sempre più molle e informe; d’altronde non era la prima volta che lottava contro la Luce, e sapeva come comportarsi.
Quello che ormai non era più il suo corpo ma una massa galleggiante di Oscurità, divenne di colpo più grossa e estremamente densa, tale da causare un rallentamento di Walt.
«Lui era proprio come te…» risuonò la voce di lei nella massa molle di Oscurità in cui Walt galleggiava ancora tutto luminoso.
«Spavaldo nella sua gran velocità…» continuò mentre il Referente si guardava attorno alla sua ricerca «Moltissimi anni fa quando mi imprigionò… che sciocco lui mi diede una seconda possibilità, non capiva quanto lo odiavo...» la voce era eterea, come se gli girasse attorno «Eppure eccoci qui, lui è morto e io sono viva» sapeva certamente che tasti andare a toccare e dove infierire.
«Tu hai ucciso Athom!» gli urlò contro Walt.
«Certo, per un bene superiore, come disse la mia profezia quando ero giovane».
Anche i maestri avevano ricevuto delle profezie? Questo Walt non lo sapeva, era un’informazione che nessun’altro maestro aveva mai proferito.  Che fosse in essa celato il motivo dell’oscurità di Antonella? Si chiese.
«Quello sciocco non poteva capire, lui e la sua mania di grandezza» continuò, Walt capì che gli stava girando intorno, lei era molto più fluida nell’Oscurità mentre lui era impossibilitato a grandi spostamenti.
La vide.
Due raggi di purissima Luce vennero scagliati dagli occhi di Walt che tagliarono l’Oscurità e seguirono Antonella fino a costringerla ad uscire dalla massa gelatinosa.
Erano di nuovo faccia a faccia l’un l’altro, Antonella mutò le sue mani in pura Oscurità, si guardarono un attimo e poi avvenne.
L’Oscurità venne a scontrarsi con la Luce, lei generandola dalle mani e lui dagli occhi, una massa nera, indefinita e instabile si contrapponeva con due linee bianche perfette, rette e purissime.
Nessuno aveva creato le condizioni simili per uno scontro del genere da migliaia di anni e ora stava avvenendo; le due forze epiche si stavano colpendo in egual intensità ed egual forza.
Una consistente nube grigia iniziò ad espandersi nel centro.
Nonostante Antonella fosse leggermente più in basso di altitudine e quindi Walt era più avvantaggiato ad abbatterla al suolo, non riusciva a sovrastarla.
Dopo qualche attimo che l’Heartless gigante aveva cessato ogni movimento, in quanto gli era scoppiata la testa, ebbe qualche spasmo.
Lentamente e con un movimento impossibile per un collo normale, il suo capo riemerse dalle viscere del suo corpo, rigenerandosi completamente.
Tutti si allarmarono ma era troppo tardi.
Mentre la mano sinistra fece scoppiare Katsuyu liberandosi, la trasformazione di Mega-Mario cessò e tutto il peso della mano destra ricadde sulle spalle di Sengoku, che riusciva a malapena a trattenerla.
Questa volta il nemico fu repentino e il braccio calò sui Referenti troppo velocemente perché potessero contrattaccare.
Sarebbero morti lì, ridotti in atomi senza che nessuno lo sapesse, nemmeno Walt era in grado di vederli in quel momento, impegnato nel duello.
Una saetta volò nell’aria.
Una sfera di energia elettrica fu il bersaglio della stretta dell’Heartless al posto dei Referenti; una vera e propria palla trasparente attraversata da scosse e scintille azzurre e con al centro lo scettro di Walt.
Quando l’Heartless notò di avere questo ostacolo nella mano iniziò a stringere, stringere sempre più forte cercando di spezzare quello scettro animato.
Più la stretta si faceva intensa più i fulmini all’interno della sfera si facevano frequenti e luminosi, così come ripresero luminosità, dopo anni che non accadeva, anche i piccoli frammenti di cristallo azzurro incastonati sulla superficie dello scettro.
Frammenti di un cristallo molto particolare.
La Gemma dell’Anima, dimenticata e abbandonata sull’altarino in cima alla scogliera, reagì. Si illuminò anch’essa e iniziò a fluttuare di qualche centimetro nell’aria finchè non schizzò via.
Con la scia di una stella cadente, attraversò il cielo fino ad essere afferrata da una mano, una sagoma di una mano, fatta di una concentrazione di scintille elettriche che man mano sembravano allinearsi a formare vene, arterie e capillari.
Si illuminò intensamente di una luce arancione sprigionando il suo potere e, quella parvenza di mano si espanse divenendo la parvenza di un intero corpo la cui altra mano stringeva lo scettro di Walt.
Sempre più avvolto nella Luce e sommerso dai fulmini l’ultima cosa che videro i Referenti prima di essere abbagliati fu una sagoma umana fatta di Luce.
Furono obbligati e distogliere lo sguardo mentre quell’immenso bagliore luminoso dissolveva completamente l’Heartless disintegrandolo una volta per tutte; ne rimase solamente un denso fumo nero, che andò lentamente a sparire.
«Mamma mia non vedo più niente!» esclamò Mario.
«Ma cosa diavolo!?» disse Sengoku sentendo che l’Heartless svaniva sopra di lui.
La Luce man mano andò spegnendosi e lasciò il posto ad una persona, vestita similarmente a Walt e con una strana somiglianza anche nella corporatura.
«Un clone di Walt?» chiese Yoda.
«Un gemello?» ipotizzò Camilla.
 Tutti i Referenti erano increduli, solo Topolino aveva intuito.
«Tu sei Walter, il maestro di Walt» affermo infatti il re.
 
 
 
 
Ci volle qualche attimo perché Walter riuscì a mettere a fuoco i suoi interlocutori.
Tirò un gran respiro, riempendo i polmoni d’aria e in quel respiro visualizzò tutto il nuovo universo su cui si stava affacciando. Tutti i mondi, tutti regni, tutti i luoghi e tutto ciò che caratterizzava quella moltitudine di realtà differenti; in un solo attimo la sua mente aveva visitato molto più che qualunque altro essere vivente avesse mai fatto.
Osservò la Gemma dell’Anima ancora in suo possesso: «Arancione! Chi l’avrebbe mai detto, è proprio vero che la Luce è imprevedibile. Personalmente preferivo quando era tutto blu, ma d’altronde la tua natura è vertiginosamente cambiata, non è così?» commentò rivolto alla pietra stessa, poi allungò la mano e la fece cadere in un piccolo portale di Spazio, diretto su Vormir, dove la Gemma doveva riposare.
Solo in quel momento si rivolse ai personaggi davanti a lui: «Voi siete i Referenti, è un vero piacere per me conoscervi» disse accennando un inchino. Poi si voltò verso Walt e Antonella dove i due raggi di Luce si schiantavano ancora contro l’Oscurità formando quella grigiolina nube al centro.
«Merda, il Limbo! Va fermato immediatamente» esclamò.
«Walter, sei qui per aiutarci?» chiese Topolino, incerto.
«Vostra Maestà, non so perché sono qui. Ma laggiù c’è una mia vecchia collega, che ho una gran voglia di salutare» disse con un sorriso di intesa.
Osservò con affetto il suo antico scettro e lo accarezzò con il pollice vedendo che faceva scintille sfregandosi con il metallo.
«Voi siete stati fantastici fino adesso, ma mettetevi al riparo» disse infine Walter ai Referenti.
Poi scagliò dietro di se lo scettro e sparì anche lui.
Quando il contatto tra Luce ed Oscurità smise di esistere, anche il Limbo svanì all’istante.
Lo scettro viaggiò a velocità tale da divenire incandescente e, impossibile da vedere o prevedere, colpì Antonella in pieno petto facendola volare via in orizzontale.
Fu il corpo di Walter ad arrivare su di lei a schiantarla al suolo.
Era in piedi sulle sue mani, così immobilizzate, con una mano si reggeva con lo scettro e con l’altra stava piegato stringendole la gola.
«AHAHAHAHAHAHAH!» si mise a ridere a crepapelle lei quando riconobbe Walter in un misto di follia e paura «Sei sopravvissuto?» chiese, guardandolo indemoniata.
Lui vedendo che ancora riusciva a parlare gli strinse la gola ancora di più facendo inspessire il suo doppio mento: «Hai distrutto ciò che avevo creato ma soprattutto hai ucciso i nostri compagni!» gli urlo lui contro.
«Mio caro “maestro” sapevi perfettamente cosa sarebbe successo grazie alla tua profezia, non è così?» suppose lei con la voce strozzata mentre la rabbia di Walter aumentava ad ogni parola «E d’altronde la morte dei tuoi amichetti è stata un piccolo prezzo da pagare, per il bene superiore» disse lei ma fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Un fulmine di proporzioni apocalittiche si abbatté su Antonella che, conscia delle sue parole, svanì preventivamente.
Walter si rialzò e sentì un singhiozzo dietro di lui.
«Maestro…» riuscì solo a dire Walt prima di cadere in ginocchio.
Walter gli sorrise e lo aiutò a rialzarsi  e lo strinse in un abbraccio: «Avis era la tua maestra, Dave, Erika, Kudo ed Eugeo lo erano. Io non ho fatto quasi niente se non essere talmente negligente da permettere tutto questo» gli rispose tristemente, poi si voltò e gli fece notare l’Accademia, ormai totalmente emersa dal terreno. Solo in quel momento Walt si rese conto veramente che quel luogo, il Regno dell’Oscurità, era ciò che rimaneva di Athom.
Volò rapidamente ad aprire i portoni speranzoso di rivedere i suoi genitori, i suoi amici, Lilly, ma era assolutamente vuoto.
«Dovevano essere protetti qui dentro…» commentò amaramente.
«Dalla battaglia, sì e lo sono stati. Ma quello scontro non finì con una semplice vittoria o sconfitta, l’unico modo per salvaguardare la Fantasia e il prosperare della Luce fu quello di resettare l’universo. E così feci» gli spiegò Walter raggiungendolo, mentre alle loro spalle, in lontananza Antonella riappariva.
«Dove sono finiti?» chiese il ragazzo, che ad un tratto era tornato il ragazzino inesperto che cercava sicurezza nei suoi maestri e nei suoi amici.
«Loro sono diventati parte della Luce, l’unica salvezza che questo edificio eretto da poteri antichissimi di noi maestri poteva donargli. Per tutti gli altri che non erano in salvo al momento della fine, è toccato il Limbo, un esistenza vacua, né vivi né morti e impossibilitati ad uscirne» concluse lui.
Antonella in lontananza stava generando una grossa sfera di Oscurità.
«Maestro lei è l’unico in grado di sconfiggerla, la prego mi aiuti!» chiese Walt prendendolo per una mano.
«Ero l’unico in grado di sconfiggerla forse più di diecimila anni fa, adesso l’unico capace di farcela sei tu, Walt» disse lui indicando le sue vesti e la sua forma di Luce che stava mantenendo.
«Ma…» aggiunse «Un aiuto verrà sempre dato ad Athom, a chi se lo merita» aggiunse Walter facendogli l’occhiolino.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
Antonella intanto scagliò la sfera oscura alle loro spalle che iniziò a viaggiare verso di loro.
Solo in quel momento i due si voltarono verso il lato in da cui erano minacciati.
Walter mise una mano sulla spalla di Walt e lo anticipò facendo qualche passo in più di lui.
«Ti piacerebbe scoprire perché mi chiamavano il Maestro dei Maestri?» chiese. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Ciao a tutti e scusate davvero per questo ingiustificabile ritardo, ma così tanti eventi da orchestrare mi avevano davvero intimorito a scrivere questo capitolo, e mi auguro che quando lo rileggerò ancora tra dieci anni proverò lo stesso senso di completezza che provo ora.
Ma bando alle ciance e ciancio alle bande!
Ho lanciato le ultime frecce che avevo al mio arco, nell’ultimo capitolo gli eventi andranno per conto loro, nemmeno io so cosa accadrà e se finalmente la Luce, di per sé più potente, riuscirà a porre fine all’Oscurità, che invece è nettamente più tenace e resistente.
Molte cose sono accadute e molti pareri vanno espressi, le scelte che ho fatto, durante gli anni di stesura di questa storia, in questo capitolo hanno avuto la loro risoluzione e voglio capire se mi sono ingegnato bene oppure se avevate pensato ad altro, se avreste preferito altro o se le avete trovate banali.
Premetto una cosa in vista dell’ultimo capitolo: LA STORIA SI CONCLUDERÀ LÍ, io non ho intenzione di andare avanti con un Kingdom Hearts 4W per il semplice motivo che QUESTA è la storia che volevo raccontare e nel prossimo cap ne vedremo la conclusione ma, nel caso un me del futuro volesse riprendere in mano i suoi personaggi, lancerò alcune… chiamiamole “possibilità”, è più forte di me.
Quindi, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo!
 
Critiche, recensioni e, ahimè non più nuove idee, sono sempre ben accetti!
 
 
L’ultimo capitolo sarà pubblicato, il prima possibile!

See you for the last time!

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Capitolo 13
*** The Light of Athom ***


Capitolo 13
 
The Light of Athom
 
 
 
 
 
«Ti piacerebbe sapere perché mi chiamavano il Maestro dei Maestri?» chiese Walter, ma non attese una risposta «Vedi, moltissimi anni fa plasmai il vecchio universo, ma a differenza tua, io ero conscio e consapevole di ciò che stavo facendo» iniziò a spiegare mentre, con alcuni semplici movimenti delle mani, un ammasso di Terra di sollevò dal suolo e andò a prendere la sua posizione sopra le loro teste. Successivamente fece lo stesso un blocco di Roccia, seguito da una bolla d’Acqua, un globo di Fuoco, una turbine d’Aria e una scheggia di Ghiaccio, un grumo di Erba, una palla di Ombre una di Buio e un’altra cristallina di Lotta, un agglomerato di Metallo e uno di Veleno e, infine, si materializzò un’ombreggiatura di energia Psichica e una scintilla di Elettricità.
«Conscio che il potenziale della Fantasia era pressoché illimitato, scelsi quattordici elementi naturali in cui far fluire l’energia. Per far sì che l’umanità avesse un modo per mantenere in equilibrio le due entità supreme che vanno aldilà della morte e del destino: Luce e Oscurità, o per lo meno avesse la possibilità di intervenire» spiegò mentre i quattordici elementi si erano posizionati in un cerchio perfetto, che Walt osservava imbambolato come se vedesse un apparizione divina davanti a se.
L’idea gli aveva sfiorato la mente diverse volte nella sua infanzia, quando ancora non era studente dell’Accademia, mentre fantasticava insieme ai suoi amichetti ma mai aveva pensato, dopo tutti questi anni, che davvero fosse possibile: Walter, dopo centinaia di anni a celare il suo vero potenziale, svelò al suo ultimo allievo le sue vere capacità.
«Ma nel caso non fosse bastata la natura? Fu così che nascosi gli ultimi due elementi. Cosmici, questa volta. Un’ultima possibilità per contrastare l’Oscurità» disse e, a quel punto sì che Walt era incredulo, un cubo turchese gli si materializzò nella mano destra e una sfera rosa nella mano sinistra.
Walt contemplava il suo maestro e si chiese se un giorno anche lui sarebbe stato in grado di riuscirci.
Spazio e Tempo confluivano in un'unica persona.
Con quei due nuclei, Walter si voltò: «Allora, andiamo?» chiese.
«Lei possiede Spazio e Tempo! Antonella non avrà scampo!» esclamò Walt.
«L’Oscurità… è molto più potente» specificò Walter «Ho bisogno di te».
L’allievo annui… e partirono.
I vari globi sopra le loro teste iniziarono a ruotare e Walter li scagliò con furia contro l’attacco di Antonella che esplose nel lampo di quattordici colori.
 Una scia di roccia si sollevò al passaggio di Walter che raggiunse Antonella in una frazione di secondo e cercò di colpirla con il cubetto di Tempo.
Quest’ultimo si ingrandì e inglobò l’area in cui un attimo prima era presente la maestra riportando indietro nel tempo tutto ciò che colpì.
Antonella riapparve sopra di lui che voltandosi gli scagliò contro la sfera di Spazio deformandola in un disco.
Riuscì solo a tranciare parte dei suoi capelli, il resto andò a vuoto.
Antonella non era più minacciata e con la mano avvolta nell’Oscurità afferrò la testa di Walter e la fracassò al suolo.
«Molto bello il tuo discorsetto!» disse mentre la roccia si spaccava contro il cranio di Walter «Perché non gli racconti tutto al ragazzino eh! Digli tutto ciò di cui ti sei fregato!» gli urlò contro Antonella.
Non fece in tempo ad andare avanti che due sottili raggi di Luce la colpirono e la scagliarono via.
Walt non aveva udito niente di ciò che aveva detto.
Walter si rialzò e cercò di schiacciarla in una morsa di Roccia, Terra e Ghiaccio.
Bastarono pochi secondi e Antonella la distrusse uscendo fuori e andando incontro ai due.
Elettricità e Fuoco si unirono in un soffio di fiamme danzanti dirette verso la maestra, che evidentemente si aspettava una mossa del genere e rinchiuse il suo corpo in una bolla nera che andò ad espandersi, diradando le fiamme e le saette.
Iniziarono un combattimento corpo a corpo due contro uno: lo scambio di calci e pugni era talmente rapido da essere invisibile ma nonostante la grande forza e velocità dei due ragazzi, Antonella era troppo tenace e resistente per subire un danno significativo, anzi, riuscì nel frattempo a rimodellare il terreno in una viscosa distesa di Oscurità.
Con una gomitata micidiale, scaraventò Walter a terra e con un pugno fece volare via Walt per aria.
Lo seguì, lo prese per il collo e la Luce che brillava nei suoi occhi si spense tornando del normale color castagna.
Walter tentò di schizzare in aria per seguirli ma fu trattenuto da numerosi tentacoli neri che si erano appiccicato a lui quando era atterrato sul terreno vischioso di Oscurità.
Il maestro iniziò ad affondare nella melma: «È inutile, ricorda perfettamente tutte le mie combinazioni di elementi, per questo ad Athom non le utilizzai… ho bisogno di… qualcosa di nuovo» ragionò Walter mentre l’Oscurità lo aveva catturato fino alle ginocchia.
Chiuse gli occhi e tirò nuovamente un lungo respiro riempendosene i polmoni. La sua mente viaggiò una seconda volta nel nuovo universo, non in esplorazione ma alla ricerca di conoscenza e, ovviamente, potere.
Nel frattempo Antonella trascinava Walt sempre più in alto verso le nuvole, nel mentre lo strangolava con una mano, finchè, improvvisamente si fermarono a mezz’aria.
Senza lasciarlo andare lo trascinò verso di se sussurrandogli all’orecchio: «Ma che bravo studentello che sei Walt, non metti mai in dubbio gli insegnamenti del tuo maestro vero?».
Walt gli grugni contro con il fiato mozzato dalla morsa di lei.
«Walter sarà pur stato un grande sindaco per diecimila anni ma ti assicuro che non è affatto un gran maestro» gli sussurrò.
Walt si divincolò più forte e riuscì sola rispondergli qualche parola, con voce spezzata: «Tu… non sarai mai… una briciola… di ciò che è lui» disse con gli occhi rossi, iniettati di sangue.
«Oh, lui è più potente dici…» commentò lei guardando in basso in direzione del maestro che stava affondando nell’Oscurità fino alla vita «…se ne sei tanto convinto è meglio che io colmi questa lacuna con la tua Fantasia, non credi?» disse maligna.
Walt le lanciò uno sguardo incredulo.
«Non lo pensavi possibile? Ma certo che lo è! Servono solo due ingredienti: il tuo cuore, e Oscurità quanto basta. Muhahahahah!».
Mentre con la mano sinistra lasciava la presa sul collo di Walt, la destra, in uno stato di semi solidità, la infilò di colpo nel suo petto.
«Guardate! Antonella! Gli ha infilato la mano dentro?!» esclamò Topolino dal basso.
Lei agguantò il cuore, ma non ci riuscì. Afferrò solo il vuoto.
«Che cosa!? È impossibile?! Dov’è?!» sbraitò.
In quel momento, in cui l’Oscurità sembrava avvolgere il Regno in maniera ancor più opprimente del normale e la speranza stava morendo negli occhi di tutti i Referenti, Kingdom Hearts apparve.
Accompagnato da una dolce melodia, il cielo sembrò bucarsi quando le nuvole si ritirarono tutte insieme permettendo alla Luce di invadere il bassopiano con il suo calore.
Lo sguardo di tutti i presenti si indirizzò verso l’alto e con un grande stupore videro un enorme luna bianca sopra di loro. Era immensa, ristoratrice e con una curiosa forma di cuore che la differenziava dalle lune classiche.
«È impossibile!» esclamò Antonella.
«Non ci posso credere…» disse Topolino cadendo in ginocchio alla vista della luna «… dopo tutti questi anni… il Kingdom Hearts, il cuore di tutti i mondi, era il cuore di Walt!».
Anche Camilla osservò curiosa l’astro che avevano a pochi chilometri sopra le loro teste; era proprio analogo alla normale luna che era abituata a vedere nei cieli di Sinnoh a parte la forma; toccò lievemente la Pokeball di Togekiss alla sua cintura. Doveva essere per la presenza celata del Kingdom Hearts che la Forza Lunare del suo Pokemon era stata devastante e le aveva salvato la vita.
Anche il Referente di Athom osservò incuriosito il Kingdom Hearts divenendo conscio, seppur solo in parte, di ciò che era successo tra la fine di Athom e il suo risveglio in un universo nuovo.
«Alla fine la profezia deve essersi avverata…» disse Walt.
La Luce non aveva mai invaso il Regno dell’Oscurità come in quel momento e rinvigorì Walt di nuove forze e certezze.
Antonella, abbagliata dalla Luce del Kingdom Hearts, lasciò andare la presa sul giovane per allontanarsi verso terra, proteggendosi gli occhi.
Walter aprì gli occhi verso il cuore dei mondi e, con una ritrovata serenità, disse: «Questo universo è bellissimo».
Anche se l’Oscurità gli stava arrivando al petto si diete lo slancio verso l’alto e riuscì a sollevarsi di molti metri nonostante i residui di melma appiccicosa che lo trattenevano «Non vedo l’ora di provarli tutti!» aggiunse e con un movimento netto delle dita apparvero dei fili di Luce sottilissimi che tranciarono gli elastici di Oscurità «e così è questo il potere del frutto Ito Ito, interessante!» esclamò Walter distruggendo il terreno melmoso con i suoi nuovi fili.
Un pugno Oscuro grosso il triplo della reale mano della maestra arrivò contro Walter a tutta velocità, lui si voltò in tempo per vederlo e lo tagliò a strisce con i cinque fili della mano destra.
Antonella arrivò a gran velocità contro Walter e iniziarono un combattimento corpo a corpo scambiandosi colpi di Luce e Oscurità l’uno contro l’altro.
Walter iniziò a aprire piccoli portali nello Spazio nei punti del suo corpo dove i pugni e i colpi di Antonella sarebbero andati a toccarlo evitandoli tutti.
Una bolla di Spazio avvolse il suo pugno e la fece schiantare contro di lei spaccando l’aria. Prima che arrivasse l’onda d’urto che conseguiva quel colpo, Antonella generò un piccolo vortice nero nel punto in cui il pugno di lui aveva colpito e da dove iniziavano tutte le crepe; il piccolo vortice riassorbì il colpo, ricucendo le ferite dello Spazio e andando a concentrarsi nella mano di Antonella, «Che c’è? Non hai studiato?» gli disse lei e tutta l’energia del colpo di Walter venne rispedita al mittente, che subì tutta l’onda d’urto in maniera concentrata e fu scagliato all’indietro.
Il maestro dei maestri non perse l’equilibrio e, alla velocità della Luce, iniziò a girare per il bassopiano inseguito dalla maestra.
La sua esperienza e l’incoscienza di lei gli permisero di seminare fili ovunque senza destare sospetti, fino a tal punto che si formò una rete sempre più fitta in cui Antonella non poté che rimanere impigliata.
Nel frattempo Walt finì di assorbire energia dal Kingdom Hearts e scese a terra velocissimo formando un cratere all’atterraggio e, una volta alzatosi in piedi, allargò le braccia espandendo a trecentosessanta gradi una griglia di fulmini orizzontali e verticali che andò a unirsi ai fili di Walter.
 Il maestro, nel frattempo, mosse le dita e avvolse le grosse braccia grasse di Antonella in una morsa.
Tentando ti tranciargliele, strinse la presa ma lei se ne accorse e afferrò i fili con le mani: «È nuova questa?» chiese con disprezzo a Walter mentre iniziavano una specie di tiro alla fune.
«Non sei più nel mio universo Lella, dovrai adattarti!» gli rispose mentre si guardavano in cagnesco.
Walt raggiunse Walter «Ma questo… è il potere di Doflamingo, come è possibile?»
«Ne sei in grado anche te. Ti serve solo maggiore consapevolezza dell’universo che hai creato» gli rispose lui.
«Che ho… creato io?» si chiese Walt.
«Insieme Walt!» allievo e maestro colpirono Antonella immobilizzata e percossa dai fulmini.
Lei subì il colpo ma stringendo i fili, lentamente Antonella corrose la Luce di cui erano fatti, presto Walter perse la presa e lei gli rispose «L’universo si piegherà A ME!» disse e di colpo fece evaporare tutto il groviglio che la imprigionava.
Walt subito le scagliò contro un grosso flusso di Spazio che lei assorbì.
«Walt dietro di me!» esclamò il maestro e il ragazzo gli si accostò dietro.
Antonella si contorse un po’ dalla troppa energia dello Spazio aumentata a dismisura dal Kingdom Hearts.
«Imbrigliare l’energia…» iniziò a dire Walter disegnando una linea luminosa davanti a lui «… tratta da altre dimensioni del multiverso…» disse e la linea si spostò seguendo il movimento delle sue mani e formando un cerchio davanti a lui «…per far apparire scudi ed armi…» schioccò le dita e un quadrato luminoso andò a inscrivere il cerchio «… e per fare magie!» e lo scudo magico che aveva creato si ingrandì abbastanza da coprire entrambi.
Lo spasmo oscuro di Antonella li investì in pieno e fu deviato dalla protezione del maestro; all’impatto lo scudo si illuminò maggiormente dimostrando fatica, ma resistette.
«Quei disegni geometrici…li ho già visti, sono del Dottor Strange! Il candidato Referente per il mondo degli Avengers!» esclamò Topolino da distante.
Mentre il flusso nero li investiva Walter diede ancora sfogo alla sua nuove abilità: «Dobbiamo contrattaccare, tieniti pronto! Legno di sequoia, cuore in Fantasia» sussurrò «undici pollici, rigida» concluse mentre un oggetto di legno lungo e sottile gli si materializzò in mano.
Quando il colpo di Antonella si fu esaurito e scoprì a suo malgrado di non aver avuto efficacia Walter enunciò un incantesimo: «Avada Kedavra!» la luce verde dell’Anatema che Uccide investì in pieno la maestra che rotolò via cadendo a terra.
Silente anche se non riuscì a udire in nome dell’incantesimo data la troppa distanza, riconobbe la magia che ormai da troppo anni conosceva molto bene.
«È impossibile» esclamò «Come ha fatto?» ma nessuno dei Referenti sapeva dare una risposta; anche Sengoku riconobbe il potere di Doflamingo e ne era rimasto perplesso.
Antonella non si stava rialzando.
«Possibile che… sia morta?» chiese Walt.
«No, ci vuole ben altro che questo» confermò Walter.
Antonella ridacchiava ancora distesa a terra con la faccia sul pavimento.
I due eletti del Fulmine non si avvicinarono preventivamente e fecero bene.
Il corpo di Antonella letteralmente esplose in un enorme vortice di energia oscura che prese a contorcersi e a espandersi in maniera incontrollata.
«Walt! Cerca di contenerla altrimenti potrebbe iniziare ad assorbire tutto l’universo! Io cerco di costringerla a tornare in forma umana!» lo ammonì il maestro.
Entrambi si alzarono in volo, Walt generò un enorme campo magnetico che avvolse la massa oscura e ne bloccò l’espansione.
Avendo le mani occupate a controllare il magnetismo, con enorme sforzo sparò dagli occhi i due raggi di Luce purissima che affondarono nell’Oscurità.
La Luce probabilmente le fece “male” e ne seguì uno spasmo talmente forte da superare la forza del campo magnetico e fuoriuscire.
Walt le girò intorno colpendola con la Luce ma vide che l’effetto era solo quello di farla espandere di più, perciò atterrò e tentò di rinchiuderla in un’immensa sfera di Spazio.
La palla rosa la avvolse e la rinchiuse e quando Antonella raggiunse le dimensioni delle pareti della sua prigione, queste iniziarono a creparsi e spaccarsi.
«Resisti figliolo!» gli urlò Walter da sopra.
Numerosissime particelle rosa e azzurre si avvicinavano al corpo del maestro che caricava due attacchi contemporaneamente.
«Ma quelli sono Fragortempo e Fendispazio!» esclamò Camilla da distante.
Con uno sforzo notevole per il corpo del maestro, i due attacchi peculiari del Tempo e dello Spazio vennero lanciati; così un raggio turchese e un fendente rosa viaggiarono contemporaneamente verso Antonella mentre la prigione di Walt esplodeva.
Muovendosi specularmente l’un l’altro, i due attacchi raggiunsero la nube oscura nello stesso momento e distorsero il relativo elemento in tutta l’area coperta da Antonella.
Questa si contrasse vertiginosamente e l’Oscurità veniva man mano riassorbita dalla maestra, restituendole forma umana.
«Adesso o mai più Walt!» disse Walter e, con enorme maestria e eleganza nei movimenti invocò due grosse catene di Luce, le stesse che vincolarono il cuore di Antonella per millenni, che si andarono ad avvolgere attorno alla maestra.
Il suo corpo subì un fremito tremendo, segno che lei tentava di cambiare forma senza riuscirci.
Walter piroettò su se stesso stringendo la morsa che stritolava Antonella.
Walt si avvicinò a lei riassumendo la versione potenziata e luminosa sia dei suoi abiti che dei suoi occhi.
«Mi hai portato via il mio mondo…» le disse a bassa voce mentre una nebbia nera vorticava intorno a loro sempre più forte «… la mia famiglia…» aggiunse mentre l’Oscurità li avvolse impedendo la vista dall’esterno.
Walter continuava a stringere le due catene come redini, anche se immerse nel muro nero e senza sapere che cosa accadesse all’interno.
«… I miei amici! TI ODIO!» la accusò.
«Ho solo adempito alla mia profezia, era destino che Athom cadesse e Walter lo sapeva. La sua negligenza nel non far nulla è stata la sua rovina e la realizzazione della sua profezia» disse lei con la catena che le stritolava il doppio mento.
«Tu menti!».
«Non ti sei mai chiesto cosa ci fosse oltre la collina? Oltre i campi coltivati di Athom? O come mai i maestri hanno sempre sconsigliato l’esplorazione?»
«TACI!» esclamò e allungò la mano destra verso il vuoto.
In un attimo il suo fidato scettro volò tra le sue dita e Walt non si lasciò sfuggire l’occasione.
Un potente Fulmine colpì lo scettro mentre l’estremità appuntita a forma di saetta si conficcava nel cuore della maestra.
Di colpo il vortice oscuro si fermò e svanì.
Gli occhi di tutti erano puntati sulla scena: Antonella era caduta in ginocchio ancora con lo scettro nel petto.
«Che sciocca sono stata. Per anni ho sempre interpretato male la mia profezia. Il prescelto del Fulmine che mi avrebbe annientata non era lui, ma te. Ma almeno ho compiuto il mio destino…».
«TU HAI UCCISO CENTIANAIA DI PERSONE!» gli sbraitò Walt in faccia e, furioso, la colpì con i due raggi di Luce che le andarono a bucare gli occhi.
Mentre il suo corpo friggeva dalla potenza della rabbia di Walt per il suo mondo perduto, lei riuscì solamente a sussurrare «Io… non vedo…la Luce» e quando Walt e Walter lasciarono andare la presa, il suo corpo si dissolse lentamente senza lasciare traccia.
Walter si avvicinò fluttuando a Walt e gli mise una mano sulla spalla: «Mi spiace che sia stato tu a doverlo fare, ma andava fatto» gli disse gravemente il maestro.
«Ce l’hanno fatta!» esclamò Mario da distante «presto raggiungiamoli!» e sparì nel tubo verde seguito da Sengoku e Yoda, mentre invece Topolino, Tsunade e Camilla optarono per smaterializzarsi insieme a Silente e la professoressa McGranitt.
«Walt, stai bene?» chiese Topolino avvicinandosi al ragazzo.
Walt non rispose ma si appoggiò allo scettro evidentemente affaticato e continuò a rivolgersi a Walter.
«Maestro, Antonella è davvero sconfitta?» chiese, ancora incredulo.
«Hai posto fine al suo nucleo, il Cuore Oscuro e anche al suo corpo. Non c’è più modo per lei di tornare in vita» confermò Walter.
«Ci saranno conseguenze?» chiese Silente.
«La sua Fantasia si sta espandendo nel nuovo universo mentre parliamo. Per quanto oscura fosse si diluirà andando a finire un po’ in tutti i mondi. A proposito Walt, il tuo universo è stupefacente» affermò.
«Maestro mi spieghi, anche Antonella l’ha detto. Perché il mio universo?» chiese il ragazzo.
«Giusto, tu non puoi sapere. Nell’ultimo giorno di Athom, per bloccare la furia di Antonella e il dilagare dell’Oscurità ho dovuto innescare un meccanismo di difesa estrema. Un reset dell’universo che avrebbe fermato Antonella in maniera permanente. Lei fu furba e trovò l’unico riparo a cui potesse attingere, non sufficiente, ma pur sempre un riparo. Io mi autodistrussi… per lo sforzo. Ma tu, tu eri vivo con il cuore ricolmo di Luce, l’ultima Luce. La Luce di Athom. Ed è per questo che il tuo cuore si è liberato ed ha creato un nuovo universo lasciandosi alle spalle quello vecchio. Essendo svenuto, la tua Fantasia ha agito al posto tuo e ha plasmato tutti i mondi che compongono questa realtà e il tuo cuore si è separato da te, diventando Kingdom Hearts. Il cuore dell’universo o, in questo caso, il cuore di tutti i mondi» spiegò Walter, e gli occhi di tutti si alzarono verso l’immensa luna cuoriforme che li guardava dall’alto.
«Come nella mia profezia…».
«Le profezie si avverano sempre… anche la fine di Athom era prevista, purtroppo».
Ci fu un momento di silenzio.
Sembrava impossibile che dopo tutti quegli scontri fossero tutti salvi, Walt aveva inseguito il suo passato per anni e adesso aveva messo finalmente fine a tutto questo. Cosa avrebbe fatto ora.
«A tal proposito, Referenti, vi devo dare un monito: la notte in cui autodistrussi l’universo il mio cristallo, il mio nucleo come maestro, si distrusse in sei pezzi e numerosi frammenti. Dei frammenti non dovete preoccuparvene, sono ancora incastonati qui» disse indicando lo scettro e le piccole saette cristalline in rilievo sulla superficie «lo legano a Walt e gli donano una certa “coscienza” ma dei sei pezzi invece non posso dire la stessa cosa. Essendo stati investiti dal più grande evento cosmico che possa esistere, ovvero la nascita dell’universo, la loro natura è cambiata vertiginosamente ma il loro potere è intatto. Sono note adesso come le sei Gemme dell’Infinito e sono tutt’ora gli oggetti più potenti mai esistiti. Dovete evitare che cadano in mani sbagliate come è successo questa sera» avvertì il maestro.
«Quindi quella che vi ha riportato in vita era una di quelle Gemme?» chiese Sengoku.
Walt alzò gli occhi.
Quel discorso gli aveva fatto venire in mente che si erano dimenticati di qualcosa, o meglio, qualcuno.
Si voltò verso l’altopiano scrutando e non vedendo nessuno.
«Dov’è!?» chiese ad alta voce.
«Chi?» chiese Walter
Una vena di furia si riaccese dentro Walt, fece volteggiare lo scettro e con la punta tranciò lo Spazio davanti a loro creando uno squarcio rosa.
Lo Spazio venne risucchiato dalla fenditura finchè non si richiuse, Lucas era riapparso davanti a loro ancora intento a scappare.
Si rese conto subito che tutti i chilometri che aveva fatto durante la battaglia erano andati perduti in pochi secondi e quando si voltò e vide Walter accanto a Walt e nessuna presenza di Antonella si terrorizzò ancor di più, accasciandosi a terra.
«N-no vi prego!» esclamò mettendosi in ginocchio.
Walt gli puntò addosso lo scettro straripante di elettricità: «Dammi un buon motivo per non ucciderti subito in maniera dolorosa! FALLO! INFAME, BASTARDO!».
«Mett-tt-titi nei mei panni! Non sapevo nemmeno che t-te fossi ancora vivo! Ero agli ordini di D-d-david non potevo sottrarmi!» disse Lucas senza incrociare lo sguardo di Walt.
«TU! Tu potevi non risvegliarla! Potevi non liberarle il cuore! Tu avresti potuto risparmiare tutta Athom!».
«Lui mi avrebbe ucciso! T-t-i ricordi quando andai a c-c-chiedere a lei di aiut-t-tarmi a imparare il potere del Tempo? Mi diede una mano e m-m-migliorai in pochi giorni. In cambio v-v-voleva solo c-c-he spezzassimo le catene. E-eravamo giovani e ingenui».
«NOI ERAVAMO AMICI! E TU MI HAI TRADITO!» urlò Walt.
Lucas si ammutolì abbassando il capo.
Walt alzò lo scettro pronto a usarlo.
«Walt no!» esclamò Topolino.
Il ragazzo si bloccò, ancora evidentemente indeciso.
«È tua la scelta, ragazzo» disse Walter.
Walt calò lo scettro, ma invece di colpire Lucas lanciò una bolla di Spazio verso l’Accademia, questa venne colpita in pieno e l’attacco la sradicò dal terreno trasportandola in un altro punto ignoto dell’universo.
Successivamente il giovane Referente aprì un portale per la torre di Yen Sid dietro i Referenti, punto dal quale sarebbero usciti dal Regno dell’Oscurità.
Mentre Lucas non capiva quale sarebbe stata la sua sorte, Walt fece qualcosa di inaspettato «È ora di mettere fine a tutto questo» disse e due sfere rosa avvolsero i suoi pugni.
Allargò le braccia con estrema potenza e spezzò l’aria come il colpo del suo maestro.
Grandi crepe si diramarono tutte intorno a loro fino a chilometri di distanza, tutto lo sfondo del Regno divenne una griglia irregolare di frammenti di Spazio.
Uno dopo l’altro i frammenti iniziarono a prendere colore e trasformarsi in portali improvvisati.
Riconobbero Hogwarts in una crepa triangolare in alto, Sinnoh subito lì affianco, Westeros apparve in una scheggia lunga e stretta, si susseguirono Agrabah, l’Arena dell’Olimpo, la Citta di Halloween, la Terra dei Dragoni, Atlantica, la Rete, Radiant Garden, Coruscant, la Rotta Maggiore, Port Royal, la Giungla Profonda, Arendelle, il Paese dei Balocchi, la Scatola dei Giocattoli e tutti i mondi che componevano l’universo che Walt aveva creato, susseguendosi nelle crepe oltre la loro vista, oltre l’altopiano e probabilmente per tutto il Regno dell’Oscurità
Lucas li osservava apparire uno dietro l’altro iniziando forse a comprendere.
Il luogo in cui si trovavano era diventato, grazie allo sforzo di Walt, un infinito crocevia per tutti i mondi esistenti.
La scena poteva essere davvero meravigliosa presa per quello che era, infatti i Referenti osservarono i portali con meraviglia, ma Walt li riportò subito alla realtà.
Alzò una mano al cielo e evocò un immensa scheggia di Luce, una specie di stalattite gigante, lunga e sottile.
«Ti conviene correre» fu l’ultima cosa che disse a Lucas, e poi iniziò.
Una alla volta, le enormi schegge di Luce calarono una dietro all’altra cercando di colpire Lucas, conficcandosi nel terreno roccioso, spaccando e dilaniando il Regno dell’Oscurità in ogni suo dove.
Enormi voragini si aprivano ogni volta che Walt calava una mano e sempre più nuove colonne cadevano sul terreno ad ogni turno.
Così come era apparso, il Kingdom Hearts scomparve coperto velocemente dalle nuvole andandosi a celare ai più, pronto per essere evocato una nuova volta.
Silente si smaterializzò in fretta e recuperò la Pietra della Resurrezione, ultima reliquia rimasta, se la infilò in tasca e ritornò dai colleghi proprio un attimo prima che la lunga scogliera che divideva altopiano dal bassopiano venne completamente distrutta, assumendo man mano la forma smussata di una frana. Ogni colpo creava buchi del diametro pari al vuoto lasciato dall’Accademia stessa.
Lucas si allontanò prima volando, poi divenne invisibile e scomparve alla vista di tutti.
Quando furono passati una manciata di minuti e centinaia di meteore luminose aveva completamente riplasmato la morfologia del Regno dell’Oscurità, Walt di fermò, sicuro che Lucas avesse raggiunto una destinazione.
Una volta calmato, Walt si voltò verso i colleghi: lo spazio occupato da lui, loro e il portale per la torre di Yen Sid era l’unico in cui il suolo era rimasto piatto e regolare.
Man mano tutti i mondi svanirono e la distorsione dello Spazio cessò per tornare alla normalità.
«Saggia scelta giovane Walt» disse Yoda.
«È ora di andare» replicò Walt «Sono sicuro che Sora avrà sentito tremare l’universo come gli avevo promesso» disse e invocò nuovamente lo scettro a cui si appoggiò pesantemente «Venga con noi, maestro» aggiunse.
«Mi dispiace Walt, ma io non posso unirmi ai festeggiamenti» rispose Walter.
«Come no?».
«Hai visto cosa hanno dovuto fare loro per riportare indietro Antonella, non sarai così sciocco da pensare che, senza il mio cristallo, la sola Gemma dell’Anima potesse restituirmi la vita» disse Walter «il mio tempo era limitato fin dall’inizio e ora sta per scadere» concluse.
«Ma come! Devo farle vedere il mondo in cui è sempre tramonto!» disse Walt con la voce rotta.
«Mi piacerebbe molto visitarlo, davvero. L’universo che hai creato è meraviglioso, goditelo anche per me» disse.
Walt gli barcollò addosso e lo strinse in un abbraccio.
«Grazie maestro, grazie di tutto!» disse singhiozzando.
La professoressa McGranitt si asciugò una lacrima, poi prese il braccio di Silente e lo accompagnò al portale.
Piano piano entrarono tutti andando verso la torre dello stregone.
Walt si staccò dal maestro e iniziando a vederlo perdere particelle di Luce lo ringraziò ancora e attraversò il portale.
 
 
 
 
Walter rimase lì, a contemplare il paesaggio particolare e la nebbiolina di roccia che si assestava.
C’era un incredibile quiete. E silenzio.
«… Re Topolino…» disse senza voltarsi.
Un piccolo lampo luminoso segnò l’invocazione del Keyblade in mano al re.
«Tu non sei lui, non è vero?» lo accusò freddamente Topolino.
«Non sono una minaccia se è questo il vostro dubbio» disse Walter voltandosi verso di lui e invocando un Keyblade anche lui nella mano: era bianco con saette dappertutto e molto appuntito: «Un’arma degna di un maestro non lo metto in dubbio: la chiave che apre qualsiasi serratura» disse e la fece svanire.
«Risponda alla domanda» insistette il re.
«Non sono Walter, no. Sono il Walter che lui ricorda e ciò che la Gemma è riuscita a portare indietro. La sua memoria del maestro ma con il potere di Walt stesso. Come lo avete capito?» chiese.
«Mi è venuto il dubbio quando avete utilizzato il potere di Doflamingo e successivamente quello del Dottor Strange e di Silente. Da tutto l’universo avete utilizzato solo poteri che Walt conosceva molto bene e aveva già visto» spiegò Topolino.
«Siete un sovrano molto perspicace, le faccio i miei complimenti. È vero, essendo parte della memoria di Walt ho potuto accingere solo a poteri a lui noti».
«Perché avete assunto le sue sembianze?».
«Non è stato scelto. La Gemma dell’Anima è parte del nucleo di Walter, è stata l’unica forma possibile, ed è grazie a quella pietra che posso godere della coscienza del Walter originale».
«Ma perché si è reso necessario? Se tu sei parte del potere di Walt allora poteva sconfiggerla da solo!».
«Avrebbe avuto le potenzialità per farlo, sì. Ma la sua indole morbida e la sua inesperienza sarebbero stati motivi della sua morte. Antonella lo avrebbe schiacciato come un moscerino. Ucciderla era l’unico modo per cui comprendesse la sua importanza in questo universo».
«Capisco… e ora sparirai?» chiese Topolino.
«Sì. Addio, Vostra Maestà. Lo protegga, lo tenga impegnato e faccia attenzione alle Gemme dell’Infinito. Qualcuno si sta già muovendo per riunirle» lo avvertì Walter.
Topolino annuì e osservò Walter svanire prima di attraversare anche lui il portale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo 14
 
Epilogue
 
 
 
 
Toc…toc…toc...echeggiava il bastone di Malefica ad ogni passo.
«Questo posto è da brividi! Possiamo andarcene?» chiese Pietro guardandosi attorno.
«Vattene pure se vuoi, non ho bisogno di te, ora» lo rimbeccò la strega.
Pietro esitò un attimo ma poi convenne che restare al fianco di Malefica era sicuramente il luogo più sicuro per lui e la seguì. Un enorme vetrata alla loro destra aprì la loro vista sul cosmo. Chissà in quale parte dello spazio si trovavano.
Raggiunsero un grande sala scura praticamente vuota, con qualche gradone e un trono di pietra al centro.
«Chi siete voi?! Che ci fate qui?!» interloquì una voce.
I due si voltarono e videro una ragazza, di razza probabilmente aliena, con la pelle blu e in parte metallica, che avanzava a passo di carica e con una pistola puntata verso di loro. Pietro alzò subito le mani in alto.
«Figlia!» tuonò una voce profonda «Ti ho insegnato così, ad accogliere gli ospiti?» la rimproverò.
Dal corridoio di fianco era spuntato un grosso personaggio che sia andò a sedere sul trono «A cosa devo la visita, Malefica?» chiese.
«Se ti dicessi che ho appena stretto tra le mani la Gemma dell’Anima?».
«Che cosa!? Dov’è!?» tuonò nuovamente lui facendo tremare visibilmente Pietro dalla paura.
«Al momento irraggiungibile» disse lei avvicinandosi al trono e illuminando il suo scettro «Ma è il momento di iniziare la collezione, Thanos» lo invitò e con un movimento della mano fece apparire uno speciale guanto dorato sulla mano di Thanos con sei incavi per le Gemme.
 
 
 
 
L’alba estiva faceva splendere il castello di Hogwarts in ogni suo cortile e il canto degli uccelli segnava l’inizio di un nuovo giorno.
Silente e la McGranitt sbucarono dal bosco, investiti dalla luce del sole si diressero verso la capanna di Hagrid.
«Professor Silente! Professoressa McGranitt! Iniziavo a preoccuparmi. Mancate da quasi un mese ormai! Venite vi preparo un buon tè» li invitò Hagrid.
Si immersero nel racconto di tutta l’avventura avvenuta tra i vari mondi, compreso l’aneddoto in cui Silente aveva visitato la New York degli anni venti e aveva rivisto Grindelwald ancora giovane.
Mentre la professoressa McGranitt raccontava come erano riusciti a cancellare la memoria di Voldemort, Silente si rigirava l’anello con la Pietra della Resurrezione tra le dita, pensieroso.
Chissà quando una nuova minaccia per i mondi lo avrebbe richiamato alle armi, e se fosse stata peggiore di Antonella? Sarebbe stato meglio non domandarselo eppure il preside, seduto in una delle poltrone sfondate di Hagrid, non riusciva a mollare quel pensiero.
In quel momento più che mai doveva assicurarsi la fine di Voldemort al più presto.
Salutò Minerva e Hagrid, inforcò l’anello nel dito già martoriato dall’attacco di Dialga e si smaterializzò a Budeligh Babberton, città dove sapeva di trovare Horace Lumacorno.
 
 
 
 
Il Regno dei funghi era tranquillo e sereno quando Mario approdò al castello di Peach. Spalancò il portone e si ritrovò investito dai numerosi Toad che correvano in lungo e in largo per i saloni e i corridoi del castello.
«Mamma mia! Che succede qui?» chiese lui.
«Oh, Mario!» lo chiamò un ragazzo poco più alto di lui e vestito in verde.
«Oh, Luigi!  Fratello mio! Che succede?» gli chiese.
«È Bowser! Ha rapito la principessa! Non ho potuto fare niente!» esclamò il fratello.
«Peach è in pericolo? Dobbiamo sbrigarci presto!» disse e trascinò il fratello nei magazzini a prendere i vari potenziamenti.
La professoressa McGranitt gli aveva lasciato la tasca magicamente amplificata per contenerne moltissimi contemporaneamente.
La fece osservare al fratello.
«WOW!»
«Stai a vedere Luigi, questa volta a Bowser passerà la voglia di catturare Peach!» esclamò, e partirono insieme per il regno della sabbia.
 
 
 
 
Solo il Mace Windu era presente al consiglio dei Jedi quando Yoda arrivò nel suo mondo.
«Siete mancato per parecchio, Yoda. Devo preoccuparmi?» chiese il collega.
«Aggiornarmi sui recenti avvenimenti dovreste, maestro Windu» chiese il Referente.
«Il Generale Grievous ha attaccando l’emisfero sud di Kashyyyk, sospettiamo che l’obiettivo del conte Dooku sia quello di farne una base separatista. Il consiglio si chiedeva come agire» lo aggiorno Windu.
«In negoziazione posso andare. Buoni rapporti con gli Wookie io ho. Perdere l’alleanza con Kashyyyk non possiamo. Il cancelliere informato sarà».
«E per quanto riguarda il giovane Skywalker? Voleva rifiutare la padawan che gli avete affidato» chiese.
«Una padawan bene gli farà e distratto dai suoi incubi lui sarà. Dissipare le ombre del lato oscuro noi dobbiamo» disse sedendosi finalmente sulla sua poltroncina.
 
 


 La nave di Sengoku oscillava lievemente al moto delle onde.
«Giorni e giorni senza tue notizie. Ho consumato i lumacofoni del quartier generale per trovarti e adesso risbuchi senza motivo all’arcipelago Sabaody. Dove diavolo sei stato Sengoku?» chiese Garp senza troppi convenevoli.
«Un ex grand’ammiraglio non può prendersi una vacanza? Meritata aggiungerei. Sono andato a trovare una vecchia amica tutto qui» aggiunse dopo lo sguardo indagatore del collega.
«Ci sono importanti novità» cambiò discorso Garp.
«Tuo nipote, immagino» chiese Sengoku con interrogazione.
«Non solo. Lui è a Wano ma non è l’unico. Dopo il disastro a Whole Cake Island, Big Mom l’ha inseguito ed è approdata a Wano, l’isola dove risiede Kaido» spiegò il compagno.
«Due imperatori nella stessa isola, siamo forse alla svolta dell’equilibrio del governo mondiale?» si chiese Sengoku «Partiamo subito!»
 
 
 
 
Spalancò la porta del suo ufficio convinta di non trovare nessuno, ma non fu così.
«Naruto! Come ti permetti di sederti sulla sedia dell’Hokage!» lo sgridò Tsunade appena lo vide.
«Finalmente siete tornata, nonnina! Siete stata assente così a lungo che stavo proprio pensando di proclamarmi Hokage al suo posto» gli rispose Naruto noncurante, con le mani comodamente appoggiate dietro la testa e i piedi sulla scrivania.
«Non ti permettere di darmi della vecchia!» gli disse lei e caricò un pugno micidiale con cui spedì Naruto fuori dalla finestra, probabilmente spezzandogli la mascella.
Raccolse la sedia, che si era capovolta, e iniziò a mettere in ordine le sue carte.
«Devi essere più gentile con le nuove generazioni, Tsunade».
Lei alzò gli occhi e vide Jiraya sulla porta che le sorrideva.
«Mi fa piacere vederti Jiraya, cosa ti porta qui?» chiese lei.
«Siamo gli ultimi due ninja leggendari rimasti, io e te. Ma dobbiamo riparare anche noi i nostri errori, commessi in gioventù. Vado a cercare Pain. Sembra essere lui a capo dell’Organizzazione Alba» spiegò lui.
«Pain… intendi Nagato. Sai benissimo che è molto forte…» disse lei con evidente preoccupazione nella voce, si avvicinò a lui.
«Fai molta attenzione, ti prego» si raccomandò.
«Andra tutto bene » la rassicurò lui, abbracciandola e dandogli un bacio sulla fronte.
 
 
 
 
«Ci è giunta poco fa la notizia che ha sconvolto tutti: Eternaturs, il leggendario Pokemon gigante è stato risvegliato dal presidente della Macro Cosmos, Mr.Rose, a Knuckleburgh nella regione di Galar! Il campione della lega galariana si è già messo all’opera per cercare di domarlo ma non sappiamo ancora l’esito della battaglia.
Ci preoccupa molto la situazione, visto che da anni ormai, gira la teoria che Eternatus sia il capo delle ultra creature e abbia l’insano obiettivo di sconfiggere Arceus, ciò metterebbe Sinnoh in grave pericolo ma attualmente non si registrano energie anomale nella regione…» la voce della giornalista usciva dalla finestra dello studio del prof Rowan a Sabbiafine.
Camilla entrò di corsa, allarmata dal telegiornale ancora in corso.
«Camilla! Era ora!» la accolse il professore a braccia aperte «Come è andata con i suoi super amici eh? Mi auguro tutto bene!» disse caldamente lui.
«Parlavano di Eternatus?» chiese lei ignorando il benvenuto che le era riservato.
«Pare proprio di sì ed è possibile che la sua meta sia Sinnoh, indubbiamente» confermò il professore «Ah! A proposito! Hai una visita, Camilla» aggiunse.
«Ah si?» chiese lei distrattamente.
«È da tanto che non ci vediamo» esordì una voce maschile dietro di lei.
Si voltò e vide un elegante ragazzo con i capelli argentati.
«Rocco! Che piacere vederti!» gli corse incontro e lo salutò caldamente.
Il campione di Hoenn la abbracciò e rispose al saluto.
«Purtroppo non sono qui in vacanza, Camilla. L’equilibrio delle cose è cambiato» affermò lui con aria preoccupata «Hoenn è stata devastata da un uomo con doti incredibili ed incomprensibili. Ci sono state molte vittime tra umani e Pokemon. Ha come “rubato” i tre Pokemon leggendari di Hoenn ed è fuggito in un portale grazie alla tecnologia del Cavo Link prodotto dalla Devon. Notizie recenti dei ricercatori hanno confermato il ritorno di Kyogre, Groudon e Rayquaza e ci sono stati avvistamenti a Hoenn di Dialga e Palkia… adesso è saltato fuori anche Eternatus a Galar… il mondo è preoccupato Camilla, l’unica che non si è fatta viva sei state te. C’è qualcosa che dovrei sapere? Sai che di me puoi fidarti» chiese lui disperato.
Camilla parve tremare e si lasciò cadere su una sedia. Le responsabilità da Referente sembravano piombarle sulle spalle tutte assieme in quel momento.
Di Rocco si fidava più che di chiunque altro campione delle lega, perciò le confessò le sue recentissime avventure.
«Anche se difficile da comprendere, io ti credo Camilla» affermò lui ed estrasse dalla tasca interna una busta dall’aria ufficiale «Siamo stati convocati tutti. Tutti i professori e tutti i campioni delle leghe regionali. Si terrà una riunione degli apici mondiali ad Aranciopoli. Nardo è stato eletto presidente della riunione».
«Quando si terrà?» chiese lei.
«Tra una settimana, il tempo di dare a Galar il modo di stabilizzarsi con Eternatus e vedere che succede» specificò lui.
«Ci andremo».
«Hai intenzione di dire a loro ciò che hai confidato a me?».
«No, non possono saperlo così tante persone. Ma se davvero tutto questo ha stabilizzato l’equilibrio tanto da creare così tanti guai a Hoenn, Sinnoh e Galar, mi chiedo quanto tempo abbiano le altre regioni prima di essere attaccate. Se l’antica guerra tra Arceus e l’indomabile nemico misterioso di cui narrano le leggende si sta per ripetere, dovremmo essere pronti» concluse lei decisa.
 
 
 
 
«Tre… due… uno… ed è partito! Ci vorrà del tempo, Vostra Maestà» lo informò Cip mentre faceva partire un complesso programma su un computer.
Sullo schermo apparvero sei punti interrogativi e un diagramma che mostrava l’andamento dell’analisi.
Il monitor era collegato ad un antenna enorme e sbilenca, innalzata all’interno del giardino del castello Disney.
«Scansionare l’intero universo è un’impresa titanica, aspetteremo il tempo necessario» rispose Topolino.
«Maestà!» si introdusse Paperino accompagnato da Pippo «Sora non era alle Isole del Destino. Riku ci ha informato che era già partito da solo a trovare un amico» spiegò il papero.
«Ah… speriamo non si cacci nei guai…» replicò il re.
«Yuk! Non sarebbe Sora se non lo facesse!» sottolineò Pippo.
Blip!
«Maestà! È già comparso il primo contenitore!» lo avvertì Ciop.
Tutti osservarono il primo dei sei punti interrogativi venire sostituito dall’immagine di un cubo azzurro. Di fianco apparve la didascalia “Gemma dello Spazio – Tesseract”.
«Devo averlo già visto da qualche parte… Ah, proprio non mi ricordo!» si lamentò Topolino aggrottando la fronte.
 
 
 
 
Una Gummyship apparve velocemente dallo spazio profondo accostandosi a terra.
«Woah! Adesso vivi qui Walt?» chiese Sora scendendo dal boccaporto dell’astronave.
«Un attimo solo e ho finito!» gli rispose il giovane dall’alto.
Diede un’ultima decina di colpi col piccone e poi si allontanò in volo per ammirare la sua opera.
Aveva ristrutturato alla bell’è meglio il vecchio edificio dell’Accademia e lo aveva posizionato sull’atollo nello spazio che aveva trovato in precedenza.
Un'unica modifica aveva effettuato: col piccone aveva creato sei incavi dove incastonare le Gemme dell’Infinito, una volta trovate tutte e riportate a casa. Una sorta di tributo verso il suo maestro, che aveva dato la vita e le aveva create.
Sodisfatto del suo lavoro, tornò a terra e mise una mano sulla spalla di Sora.
«Allora, ti va di accompagnarmi in questa avventura?» gli chiese.
«Certo! Di che si tratta?» chiese incuriosito lui, con gli occhi pieni di ammirazione.
 
 
 
 
Un soffio di vento sferzò tra le macerie del Regno dell’Oscurità, alzando uno sbuffo di polvere.
Un piccolo vortice d’aria si concentrò nel punto in cui era apparso il Limbo.
Una fumo azzurrino diede forma ad una figura umana in pochi secondi, mentre lei prendeva consistenza in carne e ossa.
Si trattava di una ragazza, con una pelle bianca e lisci capelli castani portava una veste scollata e si vedeva una rosa tatuata sulla spalla sinistra.
Si guardò intorno e fece qualche passo tra le macerie.
Si accovacciò e prese in mano una manciata di sabbia e ciottoli che lentamente fece ricadere.
«È questa, alla fine, l’irraggiungibile Athom?» si chiese osservandosi intorno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
FINE
























 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
 
Signore e signori si è conclusa!
Vi aspettavate ciò che è successo nel modo in cui è successo? Vi è piaciuto? Avreste preferito diversamente?
Gli intrecci narrativi sono esauriti e ciò che ho “introdotto” in questo capitolo è stato introdotto solo per il gusto di farlo e non per progetti futuri.
Fatemi sapere cosa ne pensate in un recensione e, nel caso non vi foste mai fatti sentire, questo è il momento e nonché ultima occasione.
Ma è il momento dei ringraziamenti! Ringrazio i miei fedeli lettori e recensori: Ghillyam, Uptrand e Sayman!
Ringrazio anche di cuore i miei amici che mi hanno sopportato e si sono impegnati a leggere e recensire a voce tutta la mia storia: Enrico e Ilaria, bacetti!
Ringrazio infine tutti i lettori silenziosi che mi hanno seguito e che invito ancora una volta a farsi sentire ed esprimere i loro pareri!
 
Ciao a tutti e grazie del supporto!
 
 
Walt

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