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di VampERY
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Do ut des ***
Capitolo 2: *** 2. Sia fatta la tua volontà ***



Capitolo 1
*** 1. Do ut des ***










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L’ha bendata e fatta sistemare su una sedia di pelle.

Non è molto comoda.

L’uomo indietreggia qualche passo per osservarla meglio: ha usato la sciarpa che aveva al collo per chiuderle i begli occhi, per il resto è ancora vestita. Un maglioncino rosa attillato su quel corpo magro, una gonnellina che quando è in piedi non è per niente scandalosa, ma ora che è seduta le è salita fino a metà coscia. Ai piedi dei calzini rosa, lo stesso colore della maglia, probabilmente un vezzo della ragazza.

Quando l’ha conosciuta ci teneva così tanto a risultare sempre perfetta, in ordine, come se niente potesse sfiorarla che al primo approccio di lui gli si è sciolta in mano.

Nel grande salotto si sentono solo i respiri di lei, che pur avendo libero il naso, inspira dalla bocca per riempirsi i polmoni di quanta più aria possibile. Per l’uomo, più grande di lei di almeno una quindicina di anni e con tanta, molta più esperienza, è un segno dello stato in cui versa.

-Ci sei ancora?-
dice la ragazza non avvertendo più la sua presenza.

È incantevole così ridotta: conserva ancora una parvenza di compostezza, ma a lui non può sfuggire come muove il bacino sulla sedia, forse per trovare già sollievo anche se ancora non l’ha nemmeno sfiorata.
Non le ha messo lui la benda sugli occhi. Glielo ha semplicemente chiesto, come un favore personale e lei ha immediatamente acconsentito. Le uniche gentilezze concesse sono state prenderle gli occhiali da vista e guidarla con il tocco della mano sulla schiena per farla sedere.

Le manca principalmente il suo odore. Quell’odore maschile che prima poteva solo ricostruire dal furto del profumo di uomini che incontrava per strada. Ma adesso non più. Non le serve inventarselo, anche se al momento non è a sua portata. Ce l’ha impresso nella testa, sui vestiti, perfino sulla sua pelle. E per darsi coraggio solleva la mano destra, solitamente quella che sta così bene racchiusa in quella di lui più grande pronta ad accoglierla, e la porta al naso.

Lui la guarda compiere quel gesto e per un attimo è convito di avere di fronte un felino di grosse dimensioni, si immagina anche una codina che spunta da dietro e quest’ultimo particolare è già entrato prepotentemente nella lista di cose che le vuole far provare. Non oggi però.
A breve la raggiungerà, non è fatto solo per guardare. Ha bisogno di stringerla a sé, di sentire come è morbida la carne di lei e dell’inebriante sensazione che solo lei riesce a dargli.

Le sue scarpe costose risuonano sul pavimento di legno e nota il piccolo salto che fa sulla sedia al suono così cadenzato dei suoi passi. Quando le è di fronte e le ginocchia si sfiorano, la ragazza allarga le gambe per farlo entrare, cosa che riempie di orgoglio lui tanto da lasciarsi scappare un sorriso, il primo che lei non può guardare anche se le ha promesso che sarebbero stati tutti suoi.
Le braccia di lei invece di giacere inermi lungo i fianchi si arrampicano sulle gambe dell’uomo che le ha insegnato ad amare con tanto ardore. Mesi fa non avrebbe mai preso l’iniziativa ma sa che può fidarsi e le riesce naturale comportarsi secondo i suoi desideri.

Quando lui le chiede -Come ti senti, pequeña?-
prima di rispondere si è sporta in avanti, ha raddrizzato la schiena per portare in fuori il petto e nel contempo le sue piccole delicate mani sono risalite sulle cosce muscolose di lui.
-Ho…..ho caldo…-
si lascia sfuggire tastando la solidità del corpo di fronte. Adesso sì che può riempirsi le narici di lui, cosa che la tranquillizza e la eccita insieme.

Le accarezza la guancia paffuta, quasi da bambina, così come il colore che la tinge. Quel caldo rossore che è solito provocarle ogni volta in modi diversi. È come se volesse creare una memoria sensoriale di ogni loro esperienza, come se con lei potesse riempire una tavolozza pulita e usare tutti i colori che preferisce.
-No, no, no. Te l’ho già detto-
la rimprovera lui non togliendo la mano dal suo viso e anzi piegandosi un po’ per averla a pochi centimetri dalla bocca che già si sta riempiendo di saliva per la voglia di baciarla.

Deglutisce e l’uomo fa appena in tempo a spostare il pollice sul collo per seguire quel movimento erotico prima di riformulare la domanda in modo che la risposta che otterrà questa volta sia quella giusta.

-Devi essere esplicita. Dimmi cosa sta provando il tuo corpo-

Un leggero tremore di lei le fa rafforzare la presa sulle gambe e piegare in avanti la testa così che due onde di capelli si dispiegano ai lati del viso. Impossibile resistere alla tentazione di odorarli e stringerli tra le dita. Questa è un’altra cosa di lei che è cambiata da quando si frequentano: se prima erano sempre ordinati, lisci e rigorosamente portati con la riga in mezzo, ora sono liberi, selvaggi quasi. Gli piace quasi allo stesso modo sia quando è lei a tenerli così, a spostarseli per creare delle onde, che quando il responsabile di tanto caos è lui, lui che non si trattiene nell’afferrarglieli o strattonarli quando la mette sotto e si spinge in lei.
Prende un profondo respiro, rialza la testa così da toccare il naso di lui con il proprio e sussurrando dice:

 -Sento il cuore che pulsa nella testa, un fuoco nella pancia e una pulsazione in mezzo alle cosce. Ti prego…-

Quella supplica finale, quel modo di descrivere se stessa per dire che anche lei è eccitata ma la sensazione coinvolge l’intero suo essere, contrariamente a lui che ha convogliato ogni sensazione nel cazzo ormai angustiato per quello che è a sua disposizione e ancora non sta prendendo.
Deponendo un bacio leggero sulle labbra che la lasciano spiazzata sperando di ricevere di più, l’aiuta a liberarsi del maglioncino rivelando nient’altro che un reggiseno a coprirle il busto.

Si sente un bastardo fortunato quando indirizza lo sguardo proprio a quell’accessorio. Di pizzo colorato, la fantasia è quella di una quantità esagerata di fiori eppure il verde chiaro di fondo gli permette di intravedere le punte dei capezzoli rosa lì sotto. Non ha un seno grosso, così come tutta la sua figura a parte i fianchi generosi. Anzi è piuttosto minuta e questo la prima volta che l’ha avuta nel suo letto lo intimoriva un po’. Aveva paura potesse farle male o che lei non riuscisse a contenerlo tutto, ma si sbagliavano entrambi.

Si inginocchia di fronte a quella dea giovane. E lei annaspa quando se ne accorge, le sfugge anche un lamento di protesta perché deve abbandonare il punto in cui le sue mani riposavano.
Così seduta appare ancora più piccola e la distanza dalla bocca al collo e ancora dalle spalle alle costole non è così grande. L’uomo si prende qualche minuto per assaggiarla tutta. Prima le labbra che si poggiano appena, subito dopo la punta della lingua che usa per segnare dei punti strategici quasi stesse componendo una mappa del tesoro.
Ci hanno già giocato a questo gioco: lui le ha lasciato completa libertà di esplorare il suo corpo come meglio voleva. Erano ammessi mani, bocca, capelli, qualsiasi parte del suo corpo a toccare quello di lui. Ne era rimasto sorpreso quando l’ha vista alternare sapientemente tutte le sue armi per procurargli così tanto piacere che alla fine era stato costretto ad interrompere la cosa per non venirle addosso.

-Aah!-
l’urlo che emette è dovuto alla presa sulla vita da parte di lui che la strattona per portarla sul bordo della seggiola. Non riusciva a raggiungere la pancia, quel punto che sotto pelle sta ribollendo per lui come contenesse fuoco liquido. Le dita scavano nella pelle di lei, quattro dietro a sentire le costole e i pollici che massaggiano e fanno male, mentre la sua bocca vezzeggia tutto intorno all’ombelico e aspetta che siano i respiri di lei a dettare il ritmo di quando affondare e quando trattenersi.

La morde sul fianco quando la ragazza gli infila le mani nei capelli per trovare un appiglio oltre alle gambe che premono più o meno alla stessa altezza del corpo di lui ma con poca stabilità per via dei piedi che le scivolano sul parquet sotto.

-Hai ragione: scotti. Forse è meglio che io mi fermi.-

Un grido di protesta sostituisce le parole ragionevoli di lui. Lo sa in che stato è capace di ridurla e i due sono molto vicini a raggiungerlo. Il motivo è semplice: è una donna a cui piace essere presa, in tutti i sensi. Non è passività la sua, quanto un godere appieno delle attenzioni che le concede; sorprendersi ogni volta di raggiungere l’orgasmo anche se non sono occupati con un’attività che definiremmo sessuale. È ancora sconvolta al pensiero di lui seduto alla scrivania che leggeva e correggeva delle pagine, di come la penna che teneva in mano l’avesse fatta ingelosire a tal punto che poi l’aveva gettata via e sostituita con una delle sue, perché anche attraverso un oggetto voleva essere sempre lei quella che lui toccava, di cui si serviva.

Agita la testa a sinistra e destra per cercarlo e per dire ancora una volta No. Non mi piace che ti allontani così, ma come un mago che compie la sua magia la ragazza si blocca non appena lui si posiziona dietro, questa volta in piedi, e dalle spalle segue la lunghezza delle braccia fino ai polsi, per farle mettere le mani sulle ginocchia ora più vicine rispetto a poco fa.

-Non ne hai mai abbastanza-
constata lui e se ne rallegra. Siamo già a due sorrisi sottratti alla sua tenera amante. Dovrà fare ammenda.
Poi le cose prendono una piega diversa. Via qualsiasi premura o delicatezza.

-Sei stata brava oggi-

Inizia lui come le stesse spiegando una lezione di filosofia.
-Non hai badato alle tacite attenzioni dell’uomo col capello al museo-

Continua fornendo contesto e occasione in cui si è dimostrata tanto diligente.
-Non so di chi tu stia parlando-
ribatte allarmata.

È vero. Probabilmente lei nemmeno se ne è accorta di questo suddetto spasimante. Non lo fa per vanità, è del tutto inconsapevole del fascino che una come lei ha. La prima volta che lui l’ha notata nel locale che ora frequentano almeno una volta al mese a promemoria del loro primo incontro, non appena le ha incollato gli occhi addosso per abbeverarsi di tanta innocente bellezza, ha dovuto calcolare quanti altri uomini lì stavano facendo la stessa cosa. Ne ha contati 2 almeno, ma sicuramente se non l’avesse “reclamata” per sé ce ne sarebbero stati altri.

Non si vuole perdere in altri dettagli, l’aveva già convinto con il suo comportamento alla suddetta mostra: completamente assorbita dai quadri e dalla sua compagnia.
A questo punto arriva la parte migliore.
Tenendola sempre per i polsi sottili le fa mettere la mano sinistra sotto la gonna, là dove le sue cosce si separano e come se stesse suonando uno strumento spinge indice e medio con i suoi a toccare il punto più sensibile.
Il respiro che si insinua nelle sue orecchie è qualcosa di impagabile. È un sospirare trattenuto, a scatti, che nasconde solo la voglia di usare suoni più pieni.
La mano destra, invece, che sarebbe un peccato rimanga indaffarata, è all’altezza del seno, che prende a massaggiare. A differenza dell’altra è la sua mano ruvida che trova il contatto con la pelle liscia di lei che però non ha il coraggio di abbandonarla e gode del contatto del pizzo che si è frapposto tra loro.
La testa di lei ricade pesante sulla spalla dell’uomo che la sostiene andando in cerca di un suo bacio. Quando non ne può più lascia che lui continui e lo prende per la cravatta attirandolo a sé avida dei pochi baci che ha ricevuto in vita sua.

È un amante generoso, si lascia divorare con altrettanto trasporto quando sente i gemiti che rimangono incastrati tra le labbra di lei e la sua bocca. Lo fa impazzire che lei abbia adeguato il suo modo di baciare al suo volere. All’inizio era timida, come se usare la lingua fosse da signorina poco per bene, anzi come se non fosse per lei, troppo abituata ad essere identificata come la ragazza giudiziosa e gentile. È stato l’uomo a farle capire che le due cose possono convivere benissimo nella stessa persona. È questo che tanto lo affascina di lei: come in pubblico sia ancora quella donna riservata e composta; e quando invece si trovano soli scateni la femmina che giace sopita in lei nelle ore diurne. Quasi un vampiro che si risveglia per soddisfare la sua fame.

Una volta hanno passato un pomeriggio intero con lui sul divano e lei in grembo a fare “pratica” solo perché si sentiva svantaggiata da questo punto di vista. E se è vero che è inesperta però compensa in entusiasmo e curiosità. A lui piace essere il suo maestro, l’uomo che le sta facendo scoprire cose che mai nessuno le aveva detto e soprattutto insegnarle come il piacere possa essere qualcosa di condiviso, oppure egoista.

In questo momento l’egoista è lei. Si è girata di 45° intrappolandogli la mano tra le gambe e potendo così afferrargli ancora più saldamente la cravatta e baciarlo con più forza. Lo sente sorridere mentre lo fa, come se stesse compiacendosi della sua furia ma non le importa; finché continuerà a toccarla come sta facendo non ha di che lamentarsi.
Non deve badare troppo ai gemiti che escono da lei. Per la semplice ragione che se lo facesse interromperebbe quel gioco per spingersi dentro con tanta forza da lasciarle dei segni e un piacevolissimo dolore per tutto il giorno dopo.
Quindi lascia che sia lei a dirigere, e infatti la ragazza si alza in piedi e seppur più bassa di lui riesce a farlo stare alla sua altezza in modo che il bacio sia profondo e che la dita di lui continuino il massaggio sotto la gonna.
Come lei si è aggrappata alla cravatta, allo stesso modo lui trova nel collo sottile l’appiglio perfetto: è così piccolo che riesce quasi a far toccare la punta delle dita più lunghe e imprimendo una lieve pressione le fa piegare la testa esattamente secondo l’angolazione che più gli piace.

-Non te ne rendi conto, ma sei solita toccarti il collo quando sei presa in qualcosa-
le dice lasciando a malincuore quelle labbra succose e già rosse per gli attacchi che le ha riservato.

-È come se invitassi chi ti guarda a stringerlo-

Le parole, quello che le sta descrivendo agita ancora di più il corpo della giovane che, ora che ha la bocca libera, annaspa per la fantasia suggerita. Ma non risponde a parole, è muta di fronte all’uomo che le sta addosso e di cui sente l’odore e i muscoli forti premuti contro la sua carne morbida.
Privata della vista le sensazioni passano dal tatto per lo più, e ogni minimo cambiamento, dal pollice che spinge sulla gola alla coscia di lui insinuata tra le sue gambe per darle un po’di sollievo, tutto è più forte.
Non dimentica però la mano che ancora si trova là sotto e che non smette di massaggiarla, e stringerla, e poi che muove per seguirne col bordo la morbidezza delle pieghe anche attraverso il tessuto sottile degli slip.

-Noooo…-

Un urlo che si trascina nella stanza è il primo suono sensato che sfugge alla ragazza. L’uomo ha smesso di giocare con lei e si allontana così che rimanga orfana delle sue intime carezze e della solidità che le stava concedendo fino a qualche secondo fa.
Non può far altro che attendere in piedi. Non ha più punti di riferimento: la sedia sembra lontana e ancora di più quel calore che le percorreva il corpo e l’aveva accesa come una miccia.
Si passa insistentemente la lingua sulle labbra e manda giù una quantità di saliva che piano piano diminuisce perché avverte la mancanza di chi la provocava.
È come quando giochi da sola e ti annoi: non è la stessa cosa. Con un compagno è decisamente più divertente.

Lui la guarda.
Si perde a fissare quell’angelo che piano piano sta fuorviando. Dell’anima candida che aveva incontrato rimane ancora molto: inibizioni, desideri taciuti, una timidezza di fondo che però lo eccita in maniera viscerale.
Si caccia furente le mani in tasca quando vede come lei stringe le gambe per non lasciar sfuggire quel piacere che lui le stava dando.
Non sa se è in grado di continuare.
Abbassa il viso a terra e chiude gli occhi. Rialza con uno scatto la testa e fa un sospiro profondo.

Il Diavolo non ha ripensamenti si dice.

Agisce per puro piacere ed è esattamente quello che vuole fare.
Si ritrova a sorridere. Un ghigno molesto a increspargli il viso nell’esatto momento in cui la sua dolcissima vittima si ricorda di essere praticamente nuda dalla vita in su. Il balconcino che indossa è fine quasi quanto la sua pelle. Una trasparenza che la rende ancora più fatale per lui.
Ha una specie di ossessione per i vestiti. Il più delle volte è la fretta che lo porta a farci sesso con ancora un maglione addosso o i pantaloni appena abbassati, tanto basta per entrarle dentro. Ma a onor del vero vederla disordinata nel vestiario accentua la dissolutezza che vuole farle raggiungere. Ci è vicina. La sta addestrando molto bene e più la abitua a fare le cose in maniera rozza, improvvisata più lei sembra coprirsi quando è fuori dalla sua portata.

La ragazza salta sul posto quando ode dei passi prima allontanarsi, poi uno sportello che si apre, il tintinnio di vetri che si toccano, di nuovo lo sportello e poi nuovamente le scarpe di lui fattesi vicine.

Deglutisce.

E quell’azione non si perde agli occhi di lui.

-Mmh…-
annuncia la sua presenza con un gemito soddisfatto.

Immediatamente la ragazza si irrigidisce, o sarebbe meglio dire si mette all’erta ritrovandoselo di nuovo vicino. Nemmeno intuisce che osservarla sia per lui una vera soddisfazione. È come se si sentisse l’artefice di quella bellissima creatura, come se l’avesse generata lui stesso. Un demiurgo che plasma la creta.
E allo stesso modo ora segue col dito il profilo del corpo di lei. Sobbalza appena quando lo sente su di sé e sa che non deve muoversi o si perderebbe gran parte del divertimento.
Dalla spalla alla curva del seno, l’ombra delle costole che come cunette accolgono la punta dell’indice fino al bordo della gonna a vita alta dove infila il dito per strattonarla con tanta forza da premersela contro.

Apre la bocca quando cerca di mettersi nei suoi panni, di sentire quello che lei sta sentendo in questo momento.

Eccitazione?

Paura?

Desiderio?

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Capitolo 2
*** 2. Sia fatta la tua volontà ***










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Le guance screziate di rosso, scottano quando gliele accarezza e lei come un animaletto affettuoso sposta il viso per rimanere appoggiato lì.

Quando la situazione sembra prendere una piega decisamente dolce ecco che intinge il dito, sempre lo stesso che ora è il centro di tutto, nella coppa di champagne che era andato a prendere e lo porta alla bocca di lei.

-Ah, ah-
l’ammonisce.

-Non aprire-
Vuole prima dipingere le sue labbra con il vino. Darle ancora più dolcezza se possibile.

La giovane avverte il pizzicore di qualcosa di alcolico e non della semplice acqua ed è difficile non aprire per abbeverarsi da lui. È già successo che la nutrisse, che come una bambina piccola prendesse il cibo dalla forchetta che lui impugnava o dal cucchiaino riempito fino al limite di cioccolato o qualsiasi altra prelibatezza lui scegliesse per lei.
Ma in questo momento le sta chiedendo di essere paziente e di accontentarsi di poche gocce. Le stesse che poi lui porta alla sua bocca perché il gusto del vino acquisti una sfumatura più corposa, più viva scaldato dalla bella giovane.

Replica il gesto solo che stavolta il quantitativo è maggiore e una parte di champagne si perde lungo il collo di lei e giù sul petto in mezzo ai seni.
Rabbrividisce lei per la sensazione e anche lui perché deve compiere uno sforzo per non leccare quel sentiero umido.
Non osa nemmeno asciugarsi. È talmente sotto il suo potere che accetta di buon grado qualsiasi cosa le faccia.

Capisce che ha bevuto un po’ dal rumore che fa quando inghiotte e in quel momento anche lei vorrebbe introdurre il liquido nel suo corpo. Non che abbia la gola secca, anzi. Ma come ulteriore gesto per condividere gli stessi atti del suo aguzzino.

Povera. Ancora non sa quanto possa essere terribile.

I piedini della sedia che scivolano sul legno squarciano il silenzio pesante che li avvolge e all’improvviso si ritrova la voce di lui dietro. Più in basso rispetto a prima.

-Voltati e inginocchiati-
autoritario con un impercettibile tremore nella voce l’uomo pronuncia il suo volere. Si è seduto sulla poltrona e ora a gambe larghe ha creato un antro perfetto per lei.

Lo fa senza batter ciglio.

Forse la sta spezzando.

Forse questo intrattenimento non ha più ragione di esistere e lei si è arresa, come un giocatore che sa di aver perso la partita ma che non abbandona il gioco almeno finchè non sarà arrivato alla sua naturale conclusione.
Ma da come la ragazza usa le gambe di lui come appiglio quando si abbassa svelta, e dal lamento sensuale che fa non sembra persa.
L’uomo spalanca gli occhi quando la vede roteare più e più volte il bacino mentre il culo poggia sui talloni sistemati come un giaciglio comodo di chi sa passerà diverso tempo in quella posizione.

È la posa di una divinità questa.
Non è lei che in ginocchio sta pregando un’entità misteriosa e indifferente. Ma colei che con la sua grazia aspetta di ricevere il suo compenso.
La schiena dritta, il seno che lo attrae, le piccole mani così fragili poggiate sulle ginocchia come impugnature di uno scranno fatto di carne e ossa.

Ora lo capisce.

Si sta divertendo.

Sta già godendo, forse maggiormente di quando poteva sentire la sua pelle accaldata e bagnarsi tenendole una mano tra le cosce.
Non è una dea misericordiosa quella che ha davanti, ma lussuriosa e diabolica. Un angelo che ha scelto di macchiarsi nel peccato e di portare nell’Inferno più nero anche lui che pensava di averla corrotta per primo.

Ma l’uomo non è diverso.
Ha un animo vizioso al pari della compagna. Forse la differenza sta nel fatto che lui non lo nasconde come fa lei. È letale in un modo più evidente, al contrario della ragazza tutta equilibrio e normalità che gli altri percepiscono.

Se sapessero…

Se potessero vedere in che cosa si trasforma abbandonate le sembianze di agnellino spaurito e docile.

-Sbottonami i pantaloni-
le ordina per testare la sua brama.
E lei lo fa.

Prima il bottone e poi la zip che fa un rumore erotico come se anche un pezzo di metallo così piccolo venisse contagiato dal comportamento dei due.

-Adesso prendilo in mano-

Il primo sorriso che fa è in risposta a queste parole. Come Medusa che trasformava in pietra ogni uomo che la guardava, lui è sicuro che avrebbe subito lo stesso destino se gli occhi di lei fossero stati aperti e indirizzati ai suoi.

Ma li vede comunque, quel nocciola caldo che ha ormai impresso nella mente. Quando occupa tutta la pupilla appena sveglia e così quando è inghiottito dal nero più cupo nel momento di maggiore estasi; non sa ancora se la preferisce nella prima veste, quando l’appagamento non è nemmeno contemplato, o nella seconda che lei cerca sempre di nascondere perché si muove come un’ossessa senza pace.

Corruga la fronte quando si ritrova imprigionato nelle mani di lei più fredde.

Per ora gli basta questo. Studiare le sue reazioni e come cerchi di percepirne la forma da bendata. Se non avesse autocontrollo a sufficienza avrebbe già fatto cadere il bicchiere che trema nella mano sinistra. Contiene ancora una buona dose di vino. E proprio distogliendo lo sguardo dalla bocca aperta di lei mentre fa uscire i suoi respiri pesanti ha un’idea.
L’afferra ancora per il collo e piegandosi su di lei le appoggia il bordo della coppa alle labbra incitandola a bere. Se ne riempie la gola e non appena ingollato abbassa la testa sulle gambe di lui e lo prende in bocca.

È stata una mossa così veloce e spontanea che l’uomo impreca.

Non è solito perdere il suo aplomb, ma quando ti ritrovi con una ragazza in ginocchio che te lo succhia con tanto ardore e ricevendo più piacere per sé che quello che ti sta concedendo non puoi rimanere inerme.
Il vino frizzante sulla lingua si trasferisce al suo membro che come solleticato dalle bollicine si fa ancora più duro se possibile.

È crudele quello che sta facendo. Segue un ritmo cadenzato ma che di banale non ha nulla: ne vezzeggia la punta e poi lo avvolge con le pareti della bocca finchè può. Si aiuta con una mano per tenerlo in posizione e con l’altra massaggia l’interno coscia provocandogli un misto di dolore e godimento.

Quelle cose lui non gliele ha insegnate.
È frutto del suo istinto, del suo essere femmina.

-Aaaaaah…- riversa la testa indietro e non manca di testimoniarle quanto goda di lei accarezzandole la nuca come una brava bambina che, tornata da scuola, mostra il bel voto a casa.

Quando lo fa uscire tutto per leccarlo dalla base al glande ha inspirato con la bocca e maledetto se stesso per la sua fortuna.
Gli è sempre piaciuto guardare mentre lo succhiano ma qui è diverso. È ipnotizzato dal modo che la ragazza ha di dargli piacere. Come un pasto che non hai mai assaggiato e di cui ora ti ritrovi improvvisamente ghiotto.

La vuole vedere in faccia, non resiste più.

Le solleva la sciarpa dagli occhi che sfila dalla testa facendo ricadere i capelli corti tutto intorno a lui.
Nemmeno si preoccupa di potersi insudiciare lei. È troppo presa da quello che sta facendo e così è l’uomo a raccogliere in una mano i ciuffi più lunghi e trattenerli.
Si chiude nelle spalle per fare leva e utilizzare entrambe le mani per pomparlo.

Mugugna mentre lo tiene in bocca. E sono versi così erotici, così lussuriosi che solo da un’anima candida potevano venire.

-Toccati..-

Avverte un’ingiustizia cosmica a cui può porre rimedio concedendole di darsi piacere.


L’avarizia dopotutto non è il suo peccato preferito quando sta reprimendo l’orgasmo da un po’ solo per prolungare la dolce agonia a cui lei lo sta sottoponendo.
E giusto un secondo dall’ennesimo comando lei apre gli occhi.
Per un attimo tutto sembra fermarsi ed è così in realtà.

Solleva di poco la testa per farlo uscire e non lasciandolo nemmeno ora come fosse la cosa più cara che ha al mondo lo guarda.
In quello sguardo c’è tutto: passione, amore, fiducia.

Un lampo passa da quegli occhi, un secondo forse meno in cui alla delicata figura si sostituisce un demone incantatore. Ma ormai è chiaro: non si tratta di essere l’una o l’altro, in lei albergano entrambe le nature.

Nemmeno la ragazza è immune al suo essere nuovamente senziente. In pochissimo tempo pensa a come lui la faccia sentire, alle prime volte che lo guardava e non credeva che un uomo così potesse volere lei e lei soltanto. Ne segue i tratti del viso. Troppo difficile dire quale sia il suo preferito: se il mento volitivo o il naso dritto; la bocca che si atteggia come solo un uomo di carisma può avere, o gli occhi profondi che ti spogliano.

Anche adesso lo sta facendo. Anche se è lui quello più esposto, è lui che la sta divorando rimuovendo barriera dopo barriera, e quella di toccarsi è solo una delle tante.

Ma lei è più forte di così.

Gli dà solo l’illusione di accettare la sua generosa offerta facendo scivolare una mano in mezzo alle gambe per poi ritornare a prenderlo in bocca con maggior enfasi di prima.
È un lungo e cadenzato “oooo” quello che si sente uscire dalla bocca di lui. Reso ancora più feroce ogni volta che si accerta di avere gli occhi della dea lussuriosa che cercano i suoi.
La testa si muove sicura su di lui. Non ha nemmeno più bisogno delle mani che si aggrappano fameliche tanto quanto la bocca. Si erge come Venere che esce dall’acqua e sa che ancora qualche colpo di lingua e cederà.
Lo farà soccombere e spera che ciò che ne riceverà, forse la punizione per tanto ardire, sia ugualmente spietata.
E quando il bicchiere, ancora stretto con forza nella mano dell’uomo cade a terra infrangendosi, in quel momento viene e un fiotto caldo investe la sua bocca come se la stesse battezzando in un modo intimo e primordiale.

Lo prende tutto. Sta ancora ingoiando il suo seme quando, ripresosi dalla magia, dal suo maleficio, si solleva facendo forza sui muscoli addominali e la bacia con voracità. Non appena avverte il suo sapore mischiato a quello di lei e il vino a fare da collante esplode in lui la beatitudine di cui solo i santi godono.

Passano interi secondi e lei è ancora in ginocchio: la bella bocca gonfia e le mani che come impazzite lisciano il tessuto dei pantaloni di lui.

Se potesse vorrebbe che fosse così per sempre. I capelli disordinati, lo sguardo sognante e orgoglioso dagli occhi acquosi, il petto ansante che non ha riposato un attimo da quando l’ha portata in quella stanza.
-
La gioia, la beltà, l'infinita redenzione-
le cita a memoria un verso di un qualche autore greco del passato. È quasi sicuro che con quelle parole non si stesse riferendo all’atto sessuale appena compiuto, né tanto meno all’essere ultraterreno che lo degna della sua presenza ora, qui di fronte a lui.

Ma non ha importanza. Gli occhi della donna sono ciò di più veritiero che potesse immaginare.
 
 
 

n.d.A.
Non so cosa mi abbia fatto Berlino.
Guardo quasi per noia “La casa de papel” e non solo mi innamoro della serie per i vari colpi di scena, ma per questo s***** di Berlino e ovviamente anche di Pedro Alonso (dono del cielo, grazie tante) che con quella sua espressione da malandrino e la risata profonda mi ha ispirato questa scenetta.

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