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di Mahlerlucia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On the top of the world ***
Capitolo 2: *** Come fly with me ***
Capitolo 3: *** Let it snow ***
Capitolo 4: *** What about us ***



Capitolo 1
*** On the top of the world ***


 

Questa mini-long partecipa alla challenge "I'm dreaming of a white Christmas" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



 

Prompt utilizzati: Dicembre, Montagna, Feste 
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi: Asahi Shiina, Kisumi Shigino
Coppia: AsaKisu
Tipo di coppia: Yaoi




 

On the top of the world

 


It’s Winter-fall
Red skies are gleaming, oh
Sea-gulls are flyin’ over
Swans are floatin’ by
Smoking chimney-tops
Am I dreaming?
Am I dreaming?


 

 

Tokyo, dicembre 2017

Il libro di testo ti sta apertamente sfidando con le sue pagine dense di fitti ed indecifrabili paragrafi da memorizzare.
Con l'aiuto dei preziosi appunti forniti dai tuoi amici eri riuscito a superare il primo step, ovvero il tanto temuto esame di lingua inglese.
Ora devi affrontare il secondo scoglio necessario per poter accedere alle prove accademiche del secondo anno: il test d'informatica. Non hai mai avuto particolari problemi a smanettare sulla tastiera di un personal computer o sullo schermo di un tablet; ma dal punto di vista teorico i concetti faticano parecchio ad imprimersi nella tua mente distratta.
Ti schiaffeggi più volte le guance nel disperato tentativo di mantenere la concentrazione, pur restando in attesa di un qualunque avvenimento in grado distrarti da quel supplizio universitario.

“La RAM, acronimo dell'inglese Random Access Memory, viene utilizzata come memoria primaria nella maggior parte dei computer disponibili in commercio. Si tratta di una memoria volatile, cioè...”

Vieni interrotto dall'allegra suoneria del tuo smartphone. On the top of the world degli Imagine Dragons.
Un attimo prima di accettare la chiamata butti un occhio al display sul quale ti appare immediatamente un nome a te piuttosto familiare, quello di Makoto Tachibana.

“Pronto?”

“Ehi, Asahi! Ti disturbo? Stai studiando?”

“Non dire fesserie, tu non disturbi mai. E sì, sto studiando informatica. O almeno ci provo...”

“E come va?”

“Hai una domanda di riserva?”

“Se stai riscontrando qualche difficoltà possiamo ripassare insieme domani in biblioteca. Ne volevo approfittare anche per lasciarti quello che mi avevi chiesto.”

“A cosa ti riferisci?”

“Ai biglietti per Niseko. Ricordi?”

“Per gli dèi! Pensavo fosse impossibile trovarli ora che siamo così a ridosso delle feste natalizie. Come ci sei riuscito?”

“Ho dovuto cercare parecchio, ma Rin mi ha dato una mano. Quando gli ho fatto presente che si trattava di un regalo per Kisumi non ha esitato nemmeno per un secondo.”

Rin Matsuoka. Chi meglio di lui - che passa più tempo in giro per l'Australia che nella terra del So Levante - poteva adoperarsi per trovare nel minor tempo possibile due biglietti per l'Hokkaidō.
Ripensi alle numerose volte in cui Kisumi ti aveva parlato con trasporto della loro amicizia, citando spesso anche un certo Sousuke Yamazaki. Ti aveva raccontato, nei minimi dettagli, di un episodio riguardante una brutta incomprensione intercorsa tra i due ex compagni di classe. Rin e Sousuke parevano essersi allontanati irremovibilmente fino al momento in cui, lo stesso Shigino, combinò un incontro con la scusa di offrire loro un ghiacciolo, riuscendo nell'intento di farli riappacificare.

Non potevi evitare di perderti nella luce che i suoi occhi di porpora emanavano ogni volta che aveva la possibilità di ricordare quella storia. La ricostruzione di un rapporto solido ed importante come quello presente tra i suoi due amici era stato sicuramente uno dei traguardi più rilevanti mai raggiunti nella sua giovane vita.
La consapevolezza di essere entrato nel suo piccolo mondo solamente un anno più tardi rispetto ai suoi storici compagni di classe ti reca un certo fastidio. Scrolli le spalle nel vano tentativo di scacciare quel pensiero.

“Pronto?! Asahi mi senti? Non è caduta la linea, vero?”

“Eh?! No, no. Sono qui, scusami. Va bene, vediamoci in biblioteca nel pomeriggio. Tanto Mister Shigino sarà impegnato con i suoi allenamenti almeno fino all'ora di cena. Che due grandissime palle!”

“Dai Asahi, un po' di entusiasmo! Sai bene che Kisumi è il tuo primo sostenitore in assoluto. Mostra anche tu un po' di riguardo per i suoi interessi.”

“Lo faccio, non ti preoccupare. Ma non appena mi espongo mi chiede di iscrivermi a quel dannato club di basket, come se fosse un disco rotto!”

Distingui la piacevole risata di Makoto propagarsi attraverso il microfono del tuo telefono. In un primo momento ci resti male, ma è giusto un attimo. In fondo giocare a basket a tempo perso non ti dispiace affatto. Specie se lo sfidante ti dà sempre del filo da torcere.

“Pensa che mi ha detto che te la cavi piuttosto bene. Mi ha chiesto persino di provare a convincerti...”

“Cooosa? Cosa ti ha chiesto quel pelo rosa?”

Non riesci a credere a quello che hanno appena udito le tue orecchie. Quel cialtrone è arrivato fino al punto di interpellare altre persone per portarti in quel suo adorato mondo della pallacanestro.
Non ti basta quello che siamo diventati ora? Non puoi fare a meno di me nemmeno mentre cerchi di mirare al canestro? Che zucca vuota che sei Kisumi Shigino!

Ma non puoi mentire a te stesso: sai bene che la cosa ti lusinga molto più di quanto tu voglia realmente far credere alle persone che ti circondano.
Nemmeno Makoto si stupisce più come un tempo di fronte alle tue reazioni pseudo-rancorose e te lo dimostra con una nuova squillante risata che ti riporta al qui ed ora.

“Ci tiene particolarmente alla condivisione, lo conosci meglio di me.”

Lo conosco meglio di te, sicuro.
Tutte le meraviglie che sono capitate negli ultimi due mesi le potete conoscere e comprendere appieno solamente voi due... e nessun altro.
La fiducia, la stima, la vicinanza, il sostegno, la necessità di trascorrere più tempo possibile insieme, il desiderio. Sono tutti aspetti che fanno parte della vostra nuova vita condivisa, dopo un lasso di tempo estremamente lungo che vi ha visti separati per cause di forza maggiore.
Due bambini il cui destino era stato rimandato ad una lontana data da destinarsi.

“Queste insinuazioni... Ah! A proposito! Haru sta meglio?”

“Stamattina aveva ancora qualche lineetta di febbre, ma era decisamente più in forma rispetto a ieri sera. Ora sto tornando a casa. Non mi ha mandato nessun messaggio nel corso della giornata, per cui presumo sia tutto a posto.”

“Ma perché, scusa... solitamente Haru manda messaggi ad altri esseri umani? Lo sai che non ha mai risposto ad una mia lettera dai tempi della mia partenza forzata? E ci rimanevo male ogni volta...”

Una risatina incerta si mescola al fracasso di sottofondo dovuto al traffico capitolino. Sei conscio del fatto di essere andato a toccare un punto debole della personalità del suo 'migliore amico'.
Intuisci fin da subito la sua volontà di dire qualcosa in sua difesa, ma non lo fa. Rinuncia, come aveva già fatto in molte altre occasioni per l'estrema fedeltà che da sempre riservava nei confronti del buon Nanase.
E non puoi far altro che maledire la tua assurda impulsività, specie dopo quello che Makoto aveva fatto per te. Senza tralasciare il fondamentale aiuto di Rin Matsuoka.

“È fatto così, pazienza. Allora ci vediamo domani pomeriggio con tutto il materiale utile, compreso il libro!”

“L'ho dimenticato a casa giusto un paio di volte, può capitare.”

Si sta chiaramente vendicando, a modo suo. Tu hai osato 'toccare' Haru e ora lui sta spulciando la gamma completa dei tuoi difetti. Beh, non che sia particolarmente complicato trovarne qualcuno nel vasto elenco delle tue sbadataggini e delle tue reazioni di stampo fortemente emotivo.
Ti mordi il labbro inferiore per bloccare sul nascere una delle tue tipiche risposte acide. Forse un minimo di autocontrollo è ancora immagazzinato nelle tue membra perennemente in allerta.

“Certo. Ti saluto, Asahi. Buona giornata!”

“Aspetta, Makoto!”

Continui a torturarti quel labbro fino a farlo quasi sanguinare. Kisumi non ci avrebbe messo molto a scoprire quei brutti segni che stai nervosamente lasciando su quella bocca che ama divorare di baci.

“Dimmi.”

Sospiri mentre poni fine a quella piccola tortura fisica. Non è mai così semplice per te, ma è il minimo che tu possa fare per quell'enorme dimostrazione d'affetto e d'amicizia.

“Gra-grazie! Grazie mille per quello che hai fatto per me e per Kisumi. Non sai quanto ti sono grato, davvero.”

“Oh, figurati. Riferirò i tuoi ringraziamenti anche a Rin, dato che è stato l'artefice del ritrovamento dei biglietti. A presto, Asahi.”

“Certamente. A presto, Makoto.”

 

***

 

Rigiri più volte lo stesso gamberetto appartenente al sashimi che hai ordinato. Mantieni lo sguardo puntato sul corpo rosato di quel piccolo crostaceo cotto a dovere, nel tentativo di non incontrare i suoi occhi già pronti ad indagare le motivazioni legate a quel tuo strano atteggiamento.
Una delle due hashi in legno ti cade di mano e finisce sul pavimento; ti pieghi sotto il tavolo per raccoglierla, ma la sua mano è più lesta della tua. Vi sfiorate involontariamente e non puoi fare a meno di alzare lo sguardo per incontrare il suo. Ti regala uno splendido sorriso, ricompensa per ogni minima attenzione mostrata nei suoi confronti.

“Scusami, mi è scivolato...”

“Me ne sono accorto. Volevo raccoglierlo da terra per te. Guarda, intanto su quel tavolo nell'angolo ci sono gli hashi e gli hashioki di scorta.”

Ti alzi dalla sedia per andare a recuperare delle nuove posate pulite, mentre Kisumi cattura l'attenzione di una giovane cameriera chiedendole di portare via le due bacchette ormai inutilizzabili.
Avevi deciso di dargli appuntamento al Sugita, uno dei ristoranti più rinomati della capitale. Non avevi badato a spese e non ti eri nemmeno posto il problema della prenotazione anticipata. La fortuna, per una volta, era stata dalla tua parte e ti aveva consentito di trovare subito un tavolo libero.
L'occasione per la quale avevi organizzato - a modo tuo - quell'insolita cena richiedeva la giusta atmosfera ed un certo grado d'intimità. Non potevi di certo parlare con Kisumi di quello che avevi organizzato per lui - e per voi - all'interno del locale gestito da Akane. Tua sorella avrebbe ficcato il naso nelle tue questioni personali e ti avrebbe sicuramente chiesto di portare in Hokkaidō anche lei e Tsukushi. D'altronde un posto da favola come Niseko faceva gola a tutti.
Sì, come no. Questa sarà la mia vacanza da favola e non ci dovranno essere né sorelle isteriche e né bambini piagnucolosi al seguito.

“Ho ordinato del tonkatsu per tutti e due. Magari stasera preferisci mangiare della carne piuttosto che del pesce... non so...”

“Eh?! No! Chi l'ha detto?!”

Il tuo compagno ti studia con fare incerto e perplesso. Rimane in silenzio per qualche istante in attesa di un tuo ulteriore commento o di una tua nuova reazione. Non ci ha messo poi molto a rilevare il livello d'inquietudine da te mostrato dal momento in cui è passato a prenderti in Università con la sua auto.

“Asahi... stai bene? Mi sembri un po' pensieroso. Al telefono mi sembravi felice ed è anche per questo che non ho saputo dire di no alla tua proposta di venire a cenare qui insieme a te. Ma adesso... sembri nervoso... e vorrei capire per quale motivo. Ho fatto forse qualcosa che ti ha offeso e me ne vuoi parlare?”

Sgrani i tuoi occhi mentre si fissano su quella sua espressione titubante e malinconica. Poggi rumorosamente entrambe le mani sul tavolo, attirando l'attenzione delle persone sedute ai tavoli limitrofi.
Ti senti in colpa per quello a cui era arrivato a pensare Kisumi a causa delle tue futili paure tramutate in bizzarri silenzi. Almeno sulla carta, il motivo del vostro incontro avrebbe dovuto portarvi solo ulteriori gioie.
Ok, basta mostrare espressioni da deficiente. Ora glielo dico. Mica mi potrà dire che non gli va di venire? O che è impegnato? O che deve studiare? O che ha gli allenamenti? No, no e poi no! Non esiste!

“L'unica cosa che può offendermi in questo momento è un tuo rifiuto!”

La signora seduta alle tue spalle smette di chiacchierare con le sue amiche, incuriosita da quell'esclamazione che forse hai pronunciato con un'enfasi eccessiva.
Il cestista abbassa la testa per cercare di nascondere il suo palese imbarazzo: le sue guance si sono tinte di un acceso rosso porpora mentre con una mano si copre la bocca, incredulo di fronte alla tua strana richiesta non ancora concretamente formulata.

“Non capisco... non dovrei rifiutare... cosa? Siamo in un ristorante e...”

S'interrompe d'impeto, distratto dai tuoi movimenti di recupero all'interno della borsa a tracolla. Frughi per qualche istante nelle due tasche principali, alla ricerca di qualcosa di non ancora ben definito.

“Trovati!”

Sbatti un quaderno di appunti sul tavolo, rischiando quasi di far rovesciare la lattina di birra. Lo apri alla pagina in cui è stato inserito quello che sembra essere un piccolo dépliant.
Porgi quel foglietto pubblicitario al tuo compagno che lo afferra non senza una certa esitazione.

Niseko: la magia dell'Hokkaidō...

Lo osservi con uno sguardo carico di speranza per quella sua risposta che attendi in uno stato di silente trepidazione.
Ti prego, ti prego, ti prego...
Dischiude quel piccolo opuscolo informativo, trovandovi al suo interno due biglietti aerei pinzati insieme in un angolo. Il volo da Narita a Sapporo era previsto per il sabato successivo alle otto del mattino.

“Co-cosa significa? Asahi...”

Stringi i pugni sbattendoli più volte sul legno del tavolo. Questa volta la birra comincia a colare davvero sulla tua tovaglietta di carta, ma la cosa non sembra interessarti minimamente.

“Significa che io e te sabato mattina saliamo su un aereo e ce ne andiamo in montagna, insieme!”

La signora dal temperamento decisamente troppo curioso si volta e annuisce con convinzione. Tu non puoi vederla, ma Kisumi sembra quasi cercare un appiglio nel gesto spontaneo di quella gentile sconosciuta.
Non si aspettava di certo una cosa del genere.
Un regalo tanto importante dalla persona che amava era il massimo che potesse desiderare in un momento del genere.

“Sa-sabato mattina?! Ma...”

Due piccole scintille attraversano i tuoi occhi color rubino. Il tuo sorriso si spegne di fronte a quel 'ma' da lui sentenziato con voce tremula. Improvvisamente ti senti la terra mancare sotto i piedi e vorresti avere uno scudo a portata di mano per ripararti dalla delusione che ti divorerà non appena riuscirà a spiegarti cosa gli impedisce di provare solo e unicamente gioia di fronte ad un regalo del genere.

“Ma... cosa? Non dirmi che devi studiare o cazzate del genere! Questa sarà la nostra prima, vera e propria vacanza insieme. Anch'io dovrò rinunciare ad una settimana di allenamenti, ma non m'interessa! Io voglio fare questo viaggio con te più di qualunque altra cosa al mondo!”

“Non volevo dire questo. È solo che...”

“Solo... cosa?”

“Mi sembra troppo bello per essere vero. E chissà quanto ti sarà costato!”

“Inutili dettagli, non ti preoccupare. E mettiti in testa che quello che ti sto dicendo è tutto verissimo! Non puoi dirmi di no! Ti prego!”

Ti alzi in un unico scatto di nervi e colpisci involontariamente lo schienale della sedia su cui è stanziata la solita signora dalle orecchie ben tese. Non hai né il tempo e né la pazienza necessari per scusarti. Tanto lo sai che si sta facendo bellamente i fatti vostri.
Unisci le mani intrecciando tutte e dieci le dita. Ti sporgi verso di lui e lo fissi con gli occhi più enormi che tu possa mostrargli. Non potresti mai accettare un suo rifiuto, non glielo perdoneresti mai. E non avrebbe senso alcuno.
Ti sorride e chiude gli occhi. Ti sta facendo sudare sette camicie in pieno dicembre e ha pure il coraggio di farsi beffe di te in quel modo. Senza contare che giusto un attimo prima era sull'orlo di una crisi di pianto.
Mister 'sorriso stampato' dammi una risposta o ribalto il tavolo con tutti i gamberetti!

“Ci devo pensare. Dunque... sabato forse devo...”

Non lo lasci terminare perché gli tiri un tovagliolo dritto in faccia.
Mentre la cameriera si sta avvicinando al vostro tavolo con la doppia porzione di tonkatsu ordinata poc'anzi, lanci un ultimo sguardo arcigno a Shigino e ti risiedi. Cerchi di mantenere i nervi saldi, ma l'impresa sembra essere più ardua del previsto.

“Signori, tutto bene? Posso portarvi dell'altra birra visto che la lattina si è rovesciata?”

“Sì, grazie!”

“No, grazie!”

“Come volete! Allora ne porterò una sola.”

Vedi Kisumi seguire quella ragazza con lo sguardo per poi tornare a dedicarsi immediatamente alla tua instabilità emotiva. Oramai non si stupiva più di tanto dinnanzi ai tuoi atteggiamenti perennemente suscettibili. Aveva imparato a contrastarli a dovere.

“Ti sei calmato?”

Sollevi un sopracciglio tenendo le braccia incrociate al petto. Non hai alcuna intenzione di rispondere a quella domanda idiota quanto retorica. Anche se, in effetti, una nuova strana sensazione, molto simile alla quiete, si sta pian piano impossessando di tutte le tue facoltà cognitive. Sospiri e socchiudi per un attimo gli occhi; in quel momento percepisci il rumore della nuova lattina fresca poggiata sull'asse del tavolo.

“Grazie!”

La cameriera ti sorride, stranita da quelle tue parole. Probabilmente pensava che quella bevanda fosse per il tuo 'amico' e non per te, visto il modo brusco con cui l'avevi invitata a non portarti nient'altro da bere.
Ti rimetti composto sentendo un certo trambusto provenire dal tavolo allo tue spalle.
Finalmente la pettegola se ne torna a casa sua!

“Scusatemi ragazzi, prima di andarmene volevo augurarvi buona permanenza a Niseko. Vi posso assicurare che è davvero un posto stupendo e sono convinta del fatto che vi divertirete una sacco. Buona serata e Buone Feste.”

“Oh! Grazie mille, signora! Ne sono più che convinto anch'io! Buona serata e Buone Feste anche a voi!”

Al contrario di Kisumi, ti limiti ad annuire in segno di saluto nei confronti di quel gruppo di donne che avevano assistito a gran parte della vostra discussione. E avevano intuito molto più di quello che potevi immaginare.
Avvicini le tue hashi ad un pezzo di tonkatsu e lo porti alla bocca ancora tiepido. Lasci che il sapore dell'impanatura al panko di quella cotoletta si sciolga sul tuo palato; mastichi lentamente ogni singolo boccone fino a concludere quel 'faticoso' pasto sorseggiando un bicchiere di meritata birra fresca.

“Finalmente ti vedo mangiare come si deve. Un atleta come te non dovrebbe farsi prendere dal nervosismo tanto facilmente, non credi?!”

“Un atleta come me ha solo la grandissima sfiga di avere un compagno che si diverte a prenderlo per il culo facendogli perdere ogni volta la pazienza. Dimmi, ti sei divertito almeno?”

Kisumi inizia a ridacchiare cercando di afferrare un pezzetto di foglia di cavolo cappuccio tritato con le sue bacchette. Lo solleva portandolo prima alla ciotola contenente la zuppa di miso e poi alla bocca.
Ti indica con le punte delle sue hashi mentre termina la masticazione del cibo. Non puoi fare a meno di sorridergli, nonostante tutto. Lo conosci troppo bene per potertela prendere seriamente con lui.

“È divertente perché ci caschi sempre. È chiaro come il sole che io non possa assolutamente permettermi di rifiutare una proposta tanto bella. Sarei il primo a pentirmene, lo sai bene.”

Abbassi gli occhi mentre mandi giù avidamente l'ultimo sorso di birra.
Riprendi tra le mani quel piccolo dépliant; lo apri dando nuova visibilità a quei due biglietti della Japan Airlines.

“E poi... sai una cosa? Adoro da morire i momenti in cui mi definisci come il tuo compagno! È la cosa più bella che tu possa dirmi, Asahi Shiina!”

 

***

 

I piccoli bottoni della sua camicia a righe scivolano rapidamente tra le asole, lasciandoti la possibilità d'intravedere la pelle chiara e liscia del suo petto. Le tue dita svelte non perdono tempo a liberarlo da quella stoffa divenuta oramai superflua per quelle che sono le vostre intenzioni più prossime.
Le tue labbra non trovano pace se non rimanendo ben salde alle sue, calde ed umide. Morbide e bramose.
Lo sospingi fino al ciglio del letto e lo inviti implicitamente a sdraiarsi supino.
Ti togli la felpa e la maglietta ed in un attimo sei sopra di lui. Senti le sue mani allungarsi sul tuo addome e ti avvicini a lui per facilitargli quell'abbraccio che desiderate scambiarvi dal momento in cui vi siete salutati nel parcheggio sotterraneo dell'Hidaka University.
Cominci delicatamente a lambire la pelle del suo collo, fino a scendere sul petto, sui capezzoli. Lo senti gemere sotto l'influsso di quei piccoli morsi che gli rilasci lungo tutta la parte superiore del corpo.
Avverti la dolcezza delle sue dita districarsi tra i tuoi crini spettinati. Carezze di velluto che ti portano subito in un'altra dimensione: la vostra.

“Asahi...”

Sta chiamando il tuo nome intercalandolo tra uno spasmo di piacere e l'altro. Ti affacci sul suo viso mentre lui ti accoglie mostrandoti uno dei suoi sorrisi più luminosi.
Fate l'amore in quel modo, con l'ardore di due anime che non possono più vivere separandosi l'una dall'altra.
Fate l'amore come se fosse l'ultima volta e la cosa più bella del mondo messe insieme.

“Ricordati che sabato partiamo!”

“Certo! E sarà il viaggio più bello della mia vita!”

 

 

With the dreams of the world
in the palm of your hand
(Dreaming) A cozy fireside chat
(Dreaming) A little this, a little that
(Dreaming) Sound of merry laughter skippin' by
(Dreaming) Gentle rain beatin’ on my face

(Dreaming) What a extraordinary place









 


 

Angolo dell'autrice



Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long dedicata alla stagione dell'inverno! :)

Prima di tutto ci tenevo a specificare che con l'avvento di questa nuova storia 'stagionale' - i cui protagonisti saranno sempre Asahi e Kisumi - ho deciso di creare un'apposita serie dal titolo '4 seasons'.
Quindi, non solo quella che pensavo originariamente come una one-shot sarà in realtà una mini-long, ma ora che diventerà anche una serie mi toccherà mettere pure una parte primaverile e una estiva. Con calma si farà tutto! :)
La storia è scritta interamente in seconda persona e al tempo presente.
Il punto di vista, questa volta, sarà quello più 'colorito' di Asahi (in Autumn leaves il pov, invece, era quello di Kisumi).

In questo primo capitolo Asahi decide di organizzare un viaggio in Hokkaidō per lui ed il suo Kisumi. Per fare ciò chiederà l'aiuto di Makoto che a sua volta si farà aiutare da Rin (qui sempre e solo citato, come Sousuke e Haruka).
Nella seconda parte Asahi si ritrova in uno dei più rinomati ristoranti di Tokyo per poter proporre il viaggio a Kisumi, anche se in realtà si è già procurato i biglietti e ha già fatto tutte le prenotazioni del caso. Il punto è fare la proposta senza incorrere nei loro consueti battibecchi e nel carattere fumantino del fulvo. Non ci sono riusciti neanche a 'sto giro! XD
Fortuna si riscattano nelle ultime righe. E nel prossimo capitolo... si partirà per la montagna! **

Piccole annotazioni:

  • La canzone di cui riporto la prima strofa e parte del ritornello, rispettivamente all'inizio e al termine del capitolo, è A Winter's Tale dei Queen.

  • La canzone On the top of the world degli Imagine Dragons viene citata come suoneria del telefono di Asahi. Il titolo della canzone vuole un po' richiamare il suo orgoglio e la sua fissazione per i libri ed i riti motivazionali (il famoso I'm a genius ripetuto in continuazione in solitaria dinnanzi allo specchio per darsi coraggio prima di ogni gara importante, per intenderci).

  • Niseko (in giapponese 'collina scoscesa') è una cittadina turistica situata nella prefettura di Shiribeshi, in Hokkaidō. Dista circa un centinaio di chilometri da Sapporo, la città più importante della grande isola giapponese. È famosa soprattutto per i suoi impianti sciistici costituiti dalla tipica neve 'polverosa' proveniente dalla Siberia e per gli impianti termali di cui dispone.

  • Gli hashi sono le bacchette che si usano in Giappone come posate. Gli hashioki sono dei sostegni per gli hashi in ceramica o in legno. Evitano loro il contatto diretto con il tavolo dato che non è buona educazione (nella cultura giapponese) appoggiare le bacchette direttamente ai piatti e alle ciotole.

  • Il tonkatsu è un piatto della cucina giapponese composto da una cotoletta di maiale impanata nel panko (un particolare pangrattato giapponese) e fritta nell'olio. Viene servita insieme al cavolo cappuccio tritato e alla zuppa di miso.

  • Akane è la sorella maggiore di Asahi. Tsukushi è il figlio di Akane e ha circa un anno.


Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura, senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa nuova challenge ideata sul nostro gruppo.
In particolar modo ringrazio _aivy_demi_ perché c'è sempre stata, nonostante tutto! Thank you girl! **

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 2
*** Come fly with me ***


Questa mini-long partecipa alla challenge "I'm dreaming of a white Christmas" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



 

Prompt utilizzati: Dicembre, Montagna, Viaggio
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi: Asahi Shiina, Kisumi Shigino, Hayato Shigino
Coppia: AsaKisu
Tipo di coppia: Yaoi




 

Come fly with me

 


Once I get you up there
Where the air is rarefied
We'll just glide
Starry-eyed
Once I get you up there
I'll be holding you so near
You might hear
All the angels cheer because we're together...


 

Narita, dicembre 2017

Invii il primo messaggio della giornata durante il tragitto da casa a Narita. Tuo cognato Kon si è offerto di accompagnarti, nonostante tu abbia più volte fatto presente che avresti preferito muoverti da solo utilizzando i mezzi pubblici. Hai ceduto solamente perché ti sei alzato dal letto più tardi del previsto. Tipico.
Cerchi di nascondere il tuo incontenibile entusiasmo per quel viaggio che sognavi da settimane e che finalmente vedi concretizzarsi. Ma sembra essere un'impresa ardua, se non impossibile. Non stai più nella pelle.
Kon ti bombarda di domande perché ancora non gli sono ben chiare le motivazioni legate ad una partenza tanto inaspettata; e per di più in direzione di una città tanto lontana come Niseko.

“Non sto di certo andando a New York o a Roma. E starò via solo una settimana, purtroppo per me.”

“Beh, stai comunque andando ad oltre mille chilometri dalla tua famiglia, pur restando entro i confini nazionali. Fa bene tua sorella a preoccuparsi e a metterti in guardia.”

Sbuffi vistosamente girandoti verso il finestrino. Almeno il traffico sembra essere dalla tua parte con la sua febbrile scorrevolezza.
Ripensi alle discussioni senza fine avute con Akane nei giorni passati, alle sue parole pungenti e cariche di una tediosa invidia per quell'idea che – secondo il suo modesto parere – tu avevi preso senza prima consultarla a dovere.

 

“Perché partirai solo con Kisumi? Cos'avevano di tanto importante da fare gli altri amici tuoi?”

“Haru è impegnato con gli allenamenti di nuoto e Makoto senza di lui non va da nessuna parte.”

“Come sempre! Haruka s'impegna, a differenza tua!”

 

Non sapevi più a quale appiglio aggrapparti per giustificare il vostro viaggio di 'coppia'. Qualsiasi cosa poteva andare bene all'infuori della vostra personale verità.
Avevi preferito farti dare ancora una volta dello 'scansafatiche', con l'ordinaria noncuranza di una sorella che rodeva al solo pensiero di dover restare chiusa nel suo locale a lavorare mentre tu te la saresti spassata in montagna tra neve, sci e spazi termali. E con un bambino di pochi mesi a cui badare costantemente.
Sospiri, pensando a quanto in realtà ti dispiacesse per lei e per la vita a cui era andata incontro per essersi sposata così giovane. Difatti, non si era più allontanata da Tokyo da quando aveva scoperto di essere incinta di Tsukushi.

“Mettermi in guardia da cosa? Non capisco...”

“Hai diciannove anni, sei ancora minorenne. Esattamente come il tuo amico Kisumi. Un viaggio del genere è una responsabilità molto grossa per entrambi!”

Disse colui che sposò mia sorella quando lei aveva solo ventidue anni, portandole via gran parte della sua libertà.
Consideri pesante quanto un macigno tutta quella ridicola questione sull'età che ti viene sollevata ogniqualvolta tu decida di muoverti di tua spontanea volontà. Ormai l'infanzia e la pubertà le avevi superate da un pezzo ed un pizzico di fiducia in più nei tuoi confronti avrebbero potuto pure dimostrartela. Ma non è così semplice quando si ha a che fare con la famiglia Shiina.
Ti volti verso Kon inarcando un sopracciglio e scuotendo la testa. In una situazione meno gioiosa gli avresti sicuramente risposto a dovere, ma non ci tieni affatto a farti guastare la tanto agognata partenza dalle raccomandazioni di chi, pur avendo solo qualche anno in più di te, si sente già un uomo vissuto.
Un trillo proveniente dal tuo smartphone cattura la tua attenzione: Kisumi ha finalmente risposto. Trovi strano, però, che ci abbia messo tutto quel tempo. Non è proprio da lui.

Buongiorno Asahi! Sto arrivando. Fra dieci minuti al massimo dovrei essere lì! A dopo.

Dieci minuti e vi vedrete. Un sorriso luminoso si allarga sul tuo viso raggiante, mentre alzi lo sguardo e constati di essere arrivato a destinazione.
L'enorme scritta scura 'Terminal 3' si fa largo su quello sfondo bianco, asettico; i tuoi occhi rispondono a cotanta visione aprendosi a dismisura e brillando come non mai.
L'entusiasmo che ti attanaglia l'anima è talmente evidente da indurti a portare entrambe le mani sul finestrino dell'auto. Rendi perfettamente l'idea di un bambino appena capitato di fronte alla vetrina di un nuovo negozi di giocattoli in pieno centro.

“Siamo arrivati. Cazzo! Siamo arrivati!”

“Ok, però dammi il tempo di trovare parcheggio.”

“No! Per me possiamo anche salutarci qua. Così riuscirai ad andare a casa prima del previsto per dare una mano ad Akane, visto che oggi non lavori! Ti faccio anche risparmiare soldi! Vedi... sono un ragazzo molto responsabile, io.”

Pronunciando quest'ultima frase metti in mostra un occhiolino empatico, sperando che tuo cognato possa comprendere la tua richiesta dai numerosi lati impliciti, ma non troppo.
Ho diciannove anni ma non sono un idiota. Questo è il primo viaggio della mia vita senza genitori o sorella maggiore al seguito... comprendetemi, lasciatemi vivere. Non vi sto chiedendo altro!

“Ma...”

“Niente ma! Oggi è sabato e non hai scuse! Tsukushi ha bisogno di suo padre! Kisumi sarà qui tra poco e me la posso cavare benissimo da solo. Grazie per avermi gentilmente accompagnato, brother in law!”

Apri lo sportello dell'auto e ti immergi nel freddo dicembrino senza nemmeno curarti di sistemare la sciarpa attorno al collo. Ti precipiti a recuperare i bagagli nel retro della vettura; non sono poi molti: un trolley rigido e un vecchio zaino da trekking. Lo stretto necessario per qualche giorno di svago.
Corri verso l'entrata dell'aeroscalo ma ti arresti una volta raggiunto l'ultimo marciapiede utile prima di sparire tra la folla. Ti volti e lanci un ultimo sguardo a Kurimiya. Alzi un braccio e lo saluti da lontano.
Aspetti un suo accenno di rimando che in realtà arriva a gran voce. In fondo, col passare del tempo, ti sei affezionato a lui. Sai bene che tua sorella ha sposato davvero un bravo ragazzo.

 

***

 

L'enorme sala d'attesa interna è gremita di persone provenienti da svariate nazioni. Le loro voci s'intrecciano e si sovrastano tra loro, conferendo una discreta atmosfera poliglotta a quel luogo di passaggio tra diverse culture.
Tutto ciò ti fa inevitabilmente sentire come un pesce fuor d'acqua: ti basta solo ripensare alle fatiche che hai dovuto affrontare per poter superare il test di lingua inglese per cadere vittima di un drastico calo d'autostima.
Una signora sudamericana ti domanda dove si trovi il bagno, o almeno ti sembra d'intuire questo tipo di richiesta dal suono delle parole cuarto de baño. Lo indichi gesticolando e aggiungendo un '¿claro?' come unica modalità che ti sovviene in quel momento per evitare una completa scena muta. Non hai mai detto una parola di spagnolo in vita tua e forse è giunto il momento d'iniziare a farlo.

Salutata la donna, trovi posto su uno dei confortevoli divanetti verdi posizionati di fronte alla gigantesca vetrata che si affaccia sulla pista di decollo e atterraggio dei velivoli. Una comitiva di turisti – apparentemente nord-europei – sta scendendo in maniera ordinata dalla scaletta per raggiungere il bus di servizio che li avrebbe poi condotti all'interno dell'aeroporto.
Decidi di controllare ancora una volta il display del telefono, ma tutto tace. La cosa comincia ad insospettirti.
Signor Shigino, non è da te non mandarmi i soliti diecimila messaggi consecutivi in una giornata del genere!

Apri il registro delle ultime chiamate effettuate e recuperi con estrema facilità il suo numero tra i primi tre presenti in elenco. Batti due volte il pollice su quel nome: vuoi sapere quanto ancora gli manca per poter essere lì, assieme a te.
Ma proprio in quel momento una voce distoglie la tua attenzione. O meglio, una vocina a te piuttosto familiare.

“Asahi! Siamo qui, siamo arrivati!”

Chiudi immediatamente la chiamata, sorpreso di trovarti davanti gli enormi occhi sgranati del piccolo Hayato. Il minore dei fratelli Shigino ti corre incontro e ti abbraccia, come se fossi il suo migliore amico o un cugino più grande che non vedeva da tempo immemore.

“Ehi, Hayato! Come stai? Sei venuto ad accompagnare Kisumi?”

Il piccolo si discosta per un attimo da quella salda presa carica d'affetto e ti fissa con aria perplessa. Non sa bene cosa rispondere perché probabilmente non era la domanda che si aspettava da parte tua in quel contesto.
Noti solo in quell'istante la presenza di un piccolo zainetto rosso e rigonfio sulle sue spalle. Per un attimo la tua mente è attraversata da uno strano pensiero. Aggrotti la fronte mentre ti tocchi la punta del naso.
Cerchi di scacciare quella folle idea mettendo in mostra il più rassicurante dei sorrisi che ti puoi permettere.

“Ma dov'è tuo fratello? Si è perso per caso?”

Hayato solleva entrambe le braccia girando più volte la testa prima a destra e poi a sinistra. Infine si avvicina di nuovo a te stringendo un lembo della manica della tua felpa.

“Ehm... sono qui! Hayato, ti avevo detto di aspettare. Sai che ci vuole un po' di tempo per spiegare allo zio come tornare a casa prendendo l'autostrada.”

“Ma io avevo già visto Asahi da questo grande vetro!”

“Anch'io lo avevo visto. Ma dovevi comunque aspettarmi!”

“Va bene... scusa. Non lo faccio più!”

Vedi Kisumi poggiare una mano sulla testa di Hayato per confortarlo e fargli comprendere, nella maniera più dolce possibile, che in realtà è tutto a posto. Da buon fratello maggiore non riusciva a prendersela con quel bambino buono come il pane ed estremamente leale.
Non puoi fare a meno di notare che sta trascinando con sé ben due trolley e ti chiedi cosa diamine abbia deciso di portarsi dietro. E di nuovo vieni assalito da quell'assurdo dubbio che ti già era balenato per la testa poco prima.
Con chi tornerà a casa Hayato ora che suo zio Katsumi se n'era tornato a casa? Non mi vorrete mica far credere che... No, eh! No! Cazzo... no!

“Ciao Asahi! Scusami per il ritardo e per non aver risposto ai messaggi. Stavo guidando io perché mio zio non conosce molto bene la strada per arrivare qui. Nemmeno io a dire la verità ma... abbiamo usato il navigatore.”

Hayato si frappone tra voi due alzando di nuovo le braccia verso l'alto. Ma questa volta in maniera decisamente più energica e plateale. Aveva appena fatto una scoperta sensazionale per la sua tenera età e ci teneva a rendere partecipe anche l'ignaro amico.

“Sì! C'era una signora che dal computer della macchina ci diceva dove girare a tutti i semafori e a tutte le rotatorie e poi... e poi siamo arrivati qui! È stata davvero molto gentile,”

La vivida gioia presente negli occhi di quella creatura innocente ti appare inversamente proporzionale alla tensione che invece si sta facendo largo tra le tue emozioni. Cerchi di mantenere la calma solamente per rispetto nei confronti di quel bambino che di sicuro non aveva alcuna colpa.

“Sì, è stata molto gentile. Bene! Ora che ci siamo tutti possiamo andare a fare il check-in. Per caso tu lo hai già fatto, Asahi?”

Sollevi gli occhi da terra con una lentezza ed un piglio che mettono immediatamente in soggezione il tuo compagno. Tieni le tue iridi color rubino incastrate alle sue per un tempo indefinito; comunque troppo lungo per poter far finta di nulla da entrambe le parti. Quella domanda ti stava bruciando in gola, esattamente come tutte le altre parole che avresti voluto tirar fuori in quel momento. Comprese le imprecazioni.
Kisumi tenta di risollevare la situazione mostrandoti un flebile sorriso. Non può non tenere conto del fatto di essere lui – e solamente lui! – l'unico artefice di quel disguido. E senza la benché minima richiesta di approvazione.
Non ci posso credere. Potevi almeno chiedere il mio parere? O davvero non t'interessa quello che penso?

“No, non l'ho ancora fatto. Ti stavo aspettando.”

Proprio così. Ti stavo aspettando. Aspettavo te e solamente te.

“Bene, allora andiamo a farlo tutti insieme. Per quanto riguarda il biglietto di Hayato non ti preoccupare, ho tutto io.”

Il biglietto di Hayato. La conferma definitiva della rovina di quella che doveva essere la nostra prima vacanza insieme. Sei davvero un genio Kisumi Shigino. Un pezzo di Merda con la emme maiuscola!

Mostrate tutti i documenti necessari per l'imbarco al personale di terra e posizionate sul nastro scorrevole le valigie e gli zaini più ingombranti per mandarli nella stiva. Tenete a portata di mano solo una busta con dei viveri e lo zainetto del piccolo Shigino con i suoi giochi e la sua copertina di lana.
L'annuncio del volo vi invita a mettervi in fila per i controlli di sicurezza necessari prima di poter attraversare il gate e salire finalmente a bordo. Posizionate tutti gli oggetti posti in elenco nelle apposite vaschette e passate sotto il metal detector.
Ed è in quel momento che ti viene la malsana idea di fingere di dimenticare qualcosa in tasca per far suonare quella diavoleria elettronica. Basterebbe così poco per non farti salire a bordo... e in Hokkaidō ci andrebbero solo quei due, per punizione.
Ma desisti e in quella stupida vaschetta depositi anche il braccialetto in cuoio ed argento che ti aveva regalato tua madre il giorno della proclamazione del tuo diploma.
Sospiri chiudendo gli occhi, mentre un uomo della sicurezza ti restituisce ogni tuo avere.

“È tutto a posto. Può salire regolarmente sul suo volo. Buona permanenza in Hokkaidō.”

Già. Che magnifica presa per il culo.

 

***

 

Kisumi aveva fatto i salti mortali affinché il posto prenotato per Hayato risultasse essere esattamente di fianco al suo; o a quello di Asahi al massimo. Era riuscito ad ottenere il posto corridoio che, chiaramente, non piaceva per nulla al piccolino.

“Ma io voglio vedere il paesaggio. Alcuni miei compagni di classe mi hanno detto che arriveremo ancora più in altro delle nuvole e che ad un certo punto non si vedrà più la Terra. È vero, Nii-san?”

“Beh, sì è così. Ricordati che quando partiremo dovrai seguire le istruzioni che ci daranno il comandante e le hostess, mi raccomando!”

Hayato sorride mentre annuisce con convinzione. Trovata la fila corrispondete a quella segnata sui biglietti raggiunge il sedile più attiguo all'oblò e ci si piazza con decisione. Apre lo zainetto e tira fuori la sua copertina con gli orsetti. Con l'aiuto di Kisumi la srotola e ci si piazza sotto, comodo e al calduccio.

“Grazie per aver fatto scambio di posto con me, Asahi! Ti voglio tanto bene!”

Strabuzzi gli occhi mentre sei ancora intento a sistemare il bagaglio a mano sotto il sedile anteriore.
Ti siedi a quel posto che inizialmente non ti era stato riservato dalla Jetstar. Anche tu, alla tenera età di diciannove anni, hai il diritto di poter guardare fuori dal finestrino per capire quanto caspita sei arrivato in alto rispetto al mondo. E invece hai ceduto il tuo posto a quel piccoletto che ti sta guardando con quei supplichevoli occhi color del glicine. Lo stesso colore di quelli di suo fratello, il ragazzo con cui eri più incazzato in assoluto in quel momento.

“Fi-figurati, Hayato! Sei comodo?”

Osservi il bambino mentre ti guarda con la coperta tirata fin sopra il naso. Per un attimo ti ricorda la famosa scena del film Il sesto senso. Ma scrolli la testa e cerchi di non pensare alla terribile frase che pronuncia il piccolo protagonista proprio in quella sequenza cinematografica.
Hayato annuisce senza toglierti gli occhi di dosso e smorzando lentamente il suo tenero sorriso. Ha intuito che qualcosa non sta andando secondo i tuoi piani proprio perché non riesce a vederti sereno. Ti ha persino detto di volerti bene ma tu senti di essere ancora troppo deluso nei confronti di suo fratello per poter ricambiare quella frase così soave, innocente e generosa.

“Vado un secondo in bagno.”

Kisumi si volta nella tua direzione e annuisce mentre imposta il cellulare in modalità aereo. I suoi occhi ti seguono lungo il corridoio fino al momento in cui non è costretto ad alzarsi per continuare a controllare dove tu stia andando.
Chiedi gentilmente ad una hostess dove si trovi il bagno ma quest'ultima t'invita a tornare a sederti perché siete prossimi alla fase di decollo. Non puoi far altro che darle retta e a testa bassa, torni a sederti.

“Che velocità!”

“Ma se mi hai tenuto sotto i tuoi radar per tutto il tempo! Avrai notato che il bagno non l'ho visto nemmeno col binocolo, no?!”

“Ti scappa tanto?”

Ti volti e lo fissi con sguardo torvo. Inarchi un sopracciglio per invitarlo a smetterla di chiederti scempiaggini.
Che cazzo di domande mi fai, Shigino?
Cerca di scusarsi nell'immediato ponendo le mani in avanti come a volerti rassicurare.
Hayato nel frattempo sta osservando tutto quello che succede sulla pista di decollo attraverso il piccolo oblò.
Ti appoggi allo schienale del sedile con le braccia conserte e socchiudendo gli occhi. Ma sei costretto a riaprirli appena pochi istanti dopo a causa dell'invadenza del messaggio di benvenuto del comandante.

Signore e signori, buongiorno, è il comandante che vi dà il benvenuto a bordo dell'airbus GK109. Il volo è diretto dall'aeroporto internazionale di Tokyo-Narita all'aeroporto di Sapporo Shin-Chitose e durerà circa un'ora e quarantacinque minuti. L'arrivo è previsto per le ore dieci e trenta. Voleremo ad un'altitudine di circa dodicimila metri e a una velocità di circa ottocento chilometri orari. Vi preghiamo di posizionare il vostro bagaglio a mano negli scomparti posti sopra le vostre teste o sotto la poltrona anteriore e di prestare attenzione alle indicazioni del personale di bordo. Vi auguro un piacevole viaggio e vi ringrazio per aver scelto la nostra compagnia.”

Ah, non ringraziare me. L'ha scelta Matsuoka perché siete convenienti. Mica scemo.
Le hostess cominciano a mostrarvi tutti i dispositivi e le procedure d'emergenza. Prendi la mascherina e il sacchetto per il mal d'aereo e infine allacci la cintura di sicurezza. Quello che ti preme maggiormente in quel momento è la necessità di andare in bagno.
Non era poi passato molto tempo dall'ultima volta che eri salito su un aereo. Il lavoro di tuo padre ti aveva portato un po' ovunque, facendoti allontanare dalle amicizie che ti costruivi ogni volta che iniziavi a frequentare la scuola di una nuova città. Avevi perso il conto delle volte in cui avevi mandato implicitamente al diavolo Sohei per questo motivo.

Nii-san! Ci stiamo muovendo, guarda!”

L'aereo sta per prendere quota e ti viene spontaneo porgere una certa domanda a chi ti sta seduto a fianco. Specie dopo aver notato la pallida colorazione che sta assumendo il suo viso. Forse è davvero il caso di tenere a portata di mano il famoso sacchettino che il personale di bordo metteva a disposizione per ogni passeggero debole di stomaco.

“Kisumi, ma tu sei mai salito su un aereo? Sincero...”

Apre un solo occhio e cerca di guardarti mostrando un sorrisetto forzato. Non riesce a non essere gentile e cordiale nemmeno in momenti 'drammatici' come quello.
Ti risponde con un filo di voce che quasi fatichi a percepire a dovere.

“Shh! Per favore! Lui pensa che per me non sia la prima volta.”

Risponde indicando con un dito il piccolo di casa Shigino che, imperterrito, continua ad ammirare gli eventi che si susseguono attraverso quel finestrino ovale che avresti tanto voluto avere al tuo fianco.

“Doppiamente bugiardo!”

“Doppiamente... la prima volta in cui faccio qualcosa insieme a te!”

Perdete ogni contatto con la terraferma e vi alzate in volo. Rimanete reclinati sugli schienali delle vostre poltrone per qualche secondo che sembra non finire mai. Soprattutto per chi era ignaro dinnanzi ad una tale esperienza.

Nii-san, perché siamo storti?”

Kisumi si poggia un avambraccio sugli occhi provando a pensare di non essere su quell'aereo. Immagina di trovarsi comodamente seduto alla scrivania dell'agenzia immobiliare di suo zio in attesa di una decisione d'acquisto da parte della solita coppia indecisa. Ordinaria e noiosa routine.

“Hayato, hai sentito cosa ha detto prima il comandante? Dobbiamo arrivare a tantissimi metri di altitudine. E per arrivarci viaggeremo per qualche minuto un po' inclinati. È normale, fidati! Piuttosto... guarda come si sta divertendo quel grande esperto di tuo fratello...”

Il tuo compagno tenta di reagire colpendoti con un buffetto sul braccio. Tu riesci ad essere più lesto di lui e lo afferri per il polso. Lasci che lentamente la tua mano scivoli sulla sua e permetti alle vostre dita d'incastrarsi perfettamente. Lo stringi forte mentre inviti il fratellino a fare altrettanto dalla parte opposta.
Come si suol dire, l'unione fa la forza!

L'airbus torna finalmente in posizione orizzontale e mentre le nuvole bianche e soffici si trasformano nelle vostre nuove compagne di viaggio, le vostre mani rimangono unite, esattamente come i vostri cuori.
Gran parte del rancore che avvertivi fino a pochi minuti prima sembra essersi dissolto nell'aerea rarefatta di quell'inconsueta altitudine a cui vi trovate ora.
Realizzi di aver esagerato, di aver dato troppo peso a cose di poco conto e di essere stato un tantino egoista.
Pensi che in fondo anche Hayato abbia il diritto di divertirsi, come tutti i bambini della sua età. E probabilmente un'occasione del genere potrebbe non capitargli mai più nella vita.
Sospiri, positivamente rassegnato a quello che sarà.
Ci divertiremo comunque!

 

 

Weather-wise, it's such a groovy day
You just say that words and I'll beat the birds
Down to Acapulco Bay
It's perfect for a flying honeymoon, they do say
Come on fly with me, we'll fly, we'll fly
Pack up let's fly away...











 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long dedicata alla stagione dell'inverno! :)

Con l'avvento di questa nuova storia 'stagionale' - i cui protagonisti saranno sempre Asahi e Kisumi - ho deciso di creare un'apposita serie dal titolo '4 seasons' (prossimamente avremo gli episodi primaverili ed estivi).
La storia è scritta interamente in seconda persona e al tempo presente.
Il punto di vista, questa volta, sarà quello più 'colorito' di Asahi (in Autumn leaves il pov, invece, era quello di Kisumi).

In questo secondo capitolo Asahi è al settimo cielo per la tanto agognata partenza per Niseko, in Hokkaidō. Tutto meraviglioso fino a quando non realizza che il piccolo Hayato, fratello minore di Kisumi, partirà con loro. Inizialmente è incredulo e non riesce ad accettarlo. Ma pian piano si scioglierà ed accetterà la cosa. Kisumi sembra tanto buono e caro, ma in realtà è un gran furbetto. Ma se ci pensate, le sue bugie sono tutte dette a fin di bene. Asahi ed Hayato sono le due persone a cui tiene di più al mondo e farebbe qualunque cosa per loro, pure soffrire palesemente il 'mal d'aereo' e fingere che sia tutto a posto!
E niente, la 'sorpresa' di questa seconda mini-long dedicata agli AsaKisu è proprio la presenza del piccolo Hayato. :D
Chiaramente lo ritroveremo anche nei prossimi due capitoli e ne vedremo delle belle!
P.S.: Non vi preoccupate, poi Asahi in bagno ci va davvero! XD

Piccole annotazioni:

  • La canzone di cui riporto la prima strofa e parte del ritornello, rispettivamente all'inizio e al termine del capitolo, è la celeberrima Come fly with me di Frank Sinatra.

  • Narita è la città (a circa 60 km dal centro della capitale niponica) in cui è situato il Narita Intenational Airport, uno dei tre principali scali aeroportuali che 'servono' la città di Tokyo. È l'aeroporto da cui partiranno Asahi, Kisumi ed Hayato.

  • Chitose è la città (a circa 5 km da Sapporo) in cui è situato il New Chitose Airport, uno degli aeroporti principali dell'Hokkaidō.

  • Niseko (in giapponese 'collina scoscesa') è una cittadina turistica situata nella prefettura di Shiribeshi, in Hokkaidō. Dista circa un centinaio di chilometri da Sapporo, la città più importante della grande isola giapponese. È famosa soprattutto per i suoi impianti sciistici costituiti dalla tipica neve 'polverosa' proveniente dalla Siberia e per gli impianti termali di cui dispone.

  • La Jetstar è una compagnia aerea anglo-giapponese low cost. Si 'occupa' sia di voli nazionali che internazionali.

  • La scena de 'Il sesto senso' a cui fa riferimento Asahi è quella in cui il bambino (Cole) dice: “Vedo la gente la morta!”

  • Shoei Shiina è il padre di Asahi. Mi sembra (ma non posso dare la certezza assoluta) che non si sia mai visto nell'anime originale.

  • Kon Kurimiya è il cognato di Asahi, marito di sua sorella maggiore Akane. I due hanno avuto un figlio, Tsukushi (di circa un anno).

  • Katsumi Shigino è lo zio di Kisumi e Hayato. Gestisce un'agenzia immobiliare a Tokyo.

     

Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura, senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa nuova challenge ideata sul nostro gruppo.
In particolar modo ringrazio _aivy_demi_ perché c'è sempre stata, nonostante tutto! Thank you girl! **

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 3
*** Let it snow ***


Questa mini-long partecipa alla challenge "I'm dreaming of a white Christmas" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



 

Prompt utilizzati: Coltre, Neve, Slittino
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi: Asahi Shiina, Kisumi Shigino, Hayato Shigino
Coppia: AsaKisu
Tipo di coppia: Yaoi




 

Let it snow

 

 

Oh, the weather outside is frightful,
But the fire is so delightful,
And since we’ve no place to go,
Let it snow, let it snow, let it snow... 

It doesn’t show signs of stopping,
And I brought some corn for popping;
The lights are turned way down low,
Let it snow, let it snow, let it snow... 

 

Chitose, dicembre 2017

Il volo GK109 atterra all'aeroporto di Shin-Chitose in perfetto orario.
Per l'intero tragitto non si sono verificati intoppi di nessun tipo. Ma questo non è bastato al buon Kisumi per alleviare i sintomi della sua ansia. Infatti, riesce a tirare un sommesso sospiro di sollievo solamente nel momento in cui avviene il completo arresto del velivolo. Il suo viso riacquista pian piano colore mentre la sua frequenza cardiaca rientra nei parametri mostrati normalmente in una situazione di tranquillità.
Hayato appoggia le piccole manine sul vetro dell'oblò e non può far altro che rimanere a bocca aperta di fronte all'immensa coltre di neve che invade i campi limitrofi alla pista di atterraggio.

“Guarda Nii-san! C'è tantissima neve! È tutto bianco!”

Il cestista cerca di riprendersi il più velocemente possibile per non dare troppo nell'occhio. Ma ormai sa bene che non potrà più sfuggire alle tue future prese in giro su quella sua 'terribile' esperienza.
In attesa dell'apertura dei portelloni decide di ingannare il tempo ammirando, assieme al fratellino, il paesaggio che lo circonda: un bagliore colpisce immediatamente le sue iridi chiare e sicuramente poco abituate a tutto quel chiarore. Intorno a lui può vedere solo freddo e gelo, gente imbacuccata dalla testa ai piedi e neve. Tantissima neve.

“Meglio di ogni più rosea aspettativa!”

La tua voce spezza il silenzio creato da quello smisurato stupore dovuto a qualcosa di totalmente insolito e meraviglioso. Sorridi di fronte agli enormi occhi entusiasti di quel piccolino che, con molta probabilità, non aveva mai visto un panorama invernale così totalizzante.
Ti appresti a recuperare i pochi bagagli a mano sistemati negli appositi vani portaoggetti e rispondi con un segno di assenso alla stessa giovane hostess con cui avevi parlato alla partenza da Narita. Finalmente l'aereo è stato prontamente equipaggiato per consentire ai passeggeri di poter scendere.
Un breve annuncio di ringraziamento da parte del comandante vi accompagna verso il finger che vi avrebbe condotti direttamente al gate dell'unico grande terminal dell'aeroporto, senza la necessità di dover scendere e rischiare di prendere quel freddo micidiale.

“Che bello, andiamo nel tunnel!”

La gioia di quel bambino – capitato in quel luogo incantato quasi per caso – diventa involontariamente contagiosa. Gli sorridi più volte di rimando mentre lo vedi stringere forte la mano del suo adorato fratello maggiore.
Avverti un fugace senso di estraniamento da quel tenero quadretto familiare. Per un attimo ti sembra chiaro il motivo per il quale Kisumi aveva deciso di portare con sé il piccolino. Ti mordi il labbro inferiore maledicendoti per i sentimenti contrastanti che stanno divorando il tuo cuore da quando vi siete incontrati.
Hayato strattona il braccio di Kisumi invitandolo a fermarsi un istante. Il ragazzo lo guarda con fare dubbioso, ma intuisce presto quelle che sono le sue nobili intenzioni.

“Asahi-san?!”

Il suo braccio si allunga nella tua direzione in cerca della tua attenzione e, forse, di qualcosa di più. Afferra velocemente un lembo della tua giacca a vento e lo modella nelle sue piccole dita. Quegli occhioni innocenti sembrano volerti comunicare qualcosa che fatica a spiegarti a parole. Senti la sua manina scivolare lungo il tuo polso ed il tuo pollice.
Ti sta solo chiedendo di stare con lui, di condividere la sua gioia e di non considerarlo come un ostacolo per la tua vacanza. Ti sta implorando di non prendertela con Kisumi a causa sua. Ti sta dimostrando che ti vuole bene e che per lui sei già parte integrante della sua bislacca famiglia. Tutti gli amici di suo fratello, in fondo, sono anche amici suoi.
Non puoi far altro che accogliere quella piccola mano nel tuo palmo, custodendola come uno dei tesori più preziosi della tua vita. La gratificazione più grande arriva dal suo viso illuminato da una nuova e avvolgente spensieratezza.
Oh, Hayato! Cosa devo fare con te?! Sei il bambino più dolce del mondo!

 

***

 

Nevica copiosamente sopra i tetti delle case delle piccole città che vi state ritrovando ad attraversare tra le campagne del nord del Giappone. Altre due ore e mezza di tragitto stanno cominciando a farsi sentire, eccome.
Il viaggio su quel convoglio – non esattamente modernissimo – vi sembra davvero non finire mai. Vi siete ritrovati non solo a dover cambiare linea una volta arrivati alla vecchia stazione di Sapporo, ma anche a dover prendere un treno costretto ad attraversare un interscambio per il quale si effettuano tutte le fermate, distanziate solamente una decina di minuti l'una dall'altra.
Non ti aspettavi di certo l'efficienza delle centralissime linee Shinkasen, ma nemmeno una tratta che ricordava in tutto e per tutto quella delle principali linee della metropolitana di Tokyo.

Hayato si è quasi addormentato, comodamente accoccolato al piumino di Kisumi. Quest'ultimo gli sta carezzando dolcemente i capelli spettinati dal toque di lana provvisto di un simpatico pompon bianco.
Shigino sta tentando in ogni modo di evitare il tuo sguardo; esattamente da quando avete messo piede fuori dall'aeroporto per correre a prendere il treno. Molto probabilmente si sente in colpa per la situazione che ha creato e per il conseguente dispiacere che è sicuro di averti arrecato. Era ben conscio del fatto che quello sarebbe dovuto essere il vostro viaggio.
Ti sfoghi senza rimedio con la carne del tuo labbro martoriato, sentendoti a tua volta un verme per esserti permesso di rattristarlo in quel modo. Avverti l'estrema necessità di parlare con lui, di confidarti, di chiarirti, di cercare di comprendere le sue reali motivazioni. Ma non in quel frangente.
Non te la senti di disturbare il sonno di quel piccolino che, con ogni probabilità, sarò stato costretto a svegliarsi prima del sole per essere lì, assieme a voi.

“Ho perso il conto delle stazioni. Quante ne mancano?”

Kisumi cerca timidamente d'intraprendere una conversazione con te. Una piccola incrinatura nella sua voce ti lascia agevolmente intuire lo sforzo che sta mettendo in pratica per cercare di mantenere i nervi saldi.
Ripensi a tutte le volte in cui avete studiato insieme, alle tue difficoltà mnemoniche e alle sue abilità diametralmente opposte. Proprio per queste ragioni la sua domanda ti appare piuttosto astrusa. Forse non è null'altro che un pretesto per poter tornare ad interagire con te. In fondo, il suo personale scudo protettivo sonnecchia teneramente tra le sue braccia. E, inoltre, il treno è discretamente affollato. Morale della favola: è inattaccabile.
Rovisti nello zaino in cerca della mappa completa delle linee dell'Hokkaidō Railway Company.

“L'ultima stazione in cui ci siamo fermati era Niki?”

Shigino si porta una mano al mento cercando di riflettere. Hayato percepisce quel lieve spostamento stringendosi più saldamente a lui e sospirando nel sonno. Quel viso d'angioletto si tinge di un sorriso pregno di soddisfazione per quella calda vicinanza affettiva.

“No. Se non ricordo male, l'ultima era Shika... Shikaribetsu. Sì, Shikaribetsu. In effetti non è un nome semplicissimo da tenere a mente...”

Kisumi tenta di giustificare la tua labile memoria fingendo, a sua volta, di non ricordare il nome dell'ultima cittadina in cui si sono fermati. Mostri un ghigno tra il divertito e il sostenuto mentre lui ti scruta con quel glicine denso di timore, frustrazione ed inevitabile senso di colpa.
Abbassi lo sguardo sulla cartina e indichi col dito la fermata successiva. Ma non fai in tempo a rispondere perché vieni preceduto dallo stesso annuncio del capotreno.

Signore e signori siamo in arrivo alla stazione di Ginzan.”

“Ok, grazie per avermi anticipato, 'socio'. Dunque, se la prossima è Ginzan... dopo ne mancherebbero quattro. Dai, ci siamo quasi.”

“Bene. Così poi lui potrà dormire su di un letto comodo. Sai, non ha quasi preso sonno stanotte... Era così contento di partire per questo viaggio! E io non ho potuto fare altrimenti...”

Il tono della sua voce cala mentre sentenzia quelle ultime parole. E di nuovo non riesce a guardarti negli occhi.
Ti teme. Teme la tua razione, la tua rabbia, la tua delusione. È terrorizzato dal fatto che tu ti stia trattenendo esclusivamente per non far rimanere male il fratellino. Non riconosce i tuoi consueti comportamenti, ma sa distinguere le sfumature che caratterizzano il tuo umore anche solo attraverso i gesti apparentemente più insignificanti.
Non hai potuto fare altrimenti. Shigino sono sicuro che c'è qualcosa che mi devi dire. E no, non te la caverai tanto facilmente! Non ti nasconderai dietro ad un bambino di sette anni! Un po' di orgoglio, cazzo!

 

***

 

Niseko, dicembre 2017

Una piccola navetta di collegamento vi porta sino all'ingresso principale dell'albergo nel quale avete prenotato la vostra stanza. L'hotel si trova all'interno di uno dei più grandi resort della zona, ovvero quello di Hanazono.
Hayato, tra uno sbadiglio e l'altro, si lascia trascinare dalle tue indicazioni. Kisumi gli ha chiesto più volte se desiderasse essere preso in braccio, dato il suo evidente stato di sonnolenza. In tutta risposta il bambino ha fatto notare come volesse restare sveglio per poter ammirare appieno quel paesaggio totalmente diverso da quelli a cui era abituato in città.

Un facchino si offre di darvi una mano per trasportare i vostri bagagli sino alla reception. Chiariti tutti gli aspetti burocratici del caso, vieni invitato ad apporre un paio di firme necessarie per l'assicurazione e per il trattamento dei dati personali. Consegni il tuo documento d'identità e ti viene finalmente rilasciata la tessera magnetica.
La stanza che vi è stata assegnata è la numero trecentotredici ed è comprensiva di servizio in camera, vasca idromassaggio, telefono, rete wi-fi e televisione satellitare.

“Desiderate l'inserimento di un terzo letto per il bambino? Comporterebbe una piccola spesa aggiuntiva, ma non ci sarebbe nessun problema a livello organizzativo per il nostro personale. Siamo sempre a vostra completa disposizione.”

Eccolo. L'unico, fondamentale problema. Doveva venire a galla, prima o poi.
Avevi prenotato una stanza matrimoniale per motivi che non è necessario stare a ribadire. Il più importante fra tutti consisteva nel fatto che, originariamente, quella doveva essere una vacanza di coppia. Il vostro primo, vero viaggio insieme. La presenza di Hayato non era prevista, ma ormai è troppo tardi.
Come potete risolvere la questione? Non di certo facendolo dormire con voi nel lettone. Il piccolo di casa Shigino ha sette anni, non certo sette mesi. E risulterebbe oltremodo imbarazzante per tutti, soprattutto per te.
Che situazione. Che si fa? Faccio decidere direttamente a lui?

“Se si riusciste ad inserire un letto singolo nella nostra camera sarebbe l'ideale. Che ne dici, Hayato?”

Il bimbo annuisce con convinzione restando aggrappato alla giacca dell'unica persona di cui si può fidare ancora ciecamente. Si è nascosto dietro alle sue gambe per cercare di celare il disagio che sta provando di fronte a quella receptionist che non conosce e che non sapeva che ci sarebbe stato anche lui con suo fratello e il suo amico Asahi.
Qualcosa non gli torna e questo lo rende inesorabilmente malinconico.

 

***

 

Prima di uscire dalla stanza, il facchino vi informa che entro sera avrete il secondo letto per il bambino.
Kisumi ti aiuta a sistemare i trolley sulle apposite panche messe a disposizione dall'albergo. Ma non c'è abbastanza spazio e così decidi di lasciar loro campo libero. Sistemi la tua valigia a terra, in un angolo dove non possa dare fastidio a nessuno.
Nel frattempo Hayato si siede sul letto matrimoniale, dandovi le spalle. Si toglie gli scarponcini da neve e lascia i piedini liberi di ciondolare per qualche minuto. Ha sonno ma ha il morale troppo a terra per riuscire ad addormentarsi in maniera serena.

“Asahi-san?”

Sobbalzi sentendoti chiamare da quella vocina flebile ed amareggiata. Scambi una fugace occhiata con Kisumi per cercare di capire al volo cosa possa essere successo; ma lui sgrana gli occhi, evidentemente più sorpreso di quanto non lo sia tu stesso. Ti avvicini al bimbo con una lentezza metodica, cercando di mettere a fuoco la situazione.
Ti accucci di fronte a lui per non intimorirlo. Sempre se la cosa sia ancora possibile.

“Dimmi, piccoletto.”

“Perché non c'è il letto per me?”

Qualcosa di pesante cade a terra. Quel tonfo ti distrae per un paio di secondi, dopodiché torni a concentrarti sugli occhioni tristi e lucidi del ragazzino. Si tratta di uno sforzo immane dovuto alla consapevolezza di essere l'unico responsabile di quell'ingiusta desolazione infantile.
Beh, in realtà non hai proprio la totale responsabilità e l'astuccio con l'occorrente per il bagno che è appena scivolato dalle mani del tuo compagno ne è la manifesta dimostrazione.
Per gli dèi! Che situazione di merda! Sì, Kisumi doveva essere più chiaro, ma nemmeno io mi sono comportato troppo bene. È solo un bambino ed io sono solo un coglione!

“Ma Hayato, hai sentito cosa ha detto quel signore che è uscito poco fa? Ce lo porteranno entro stasera! Stai tranquillo!”

“Sì, ma... tu avevi prenotato solo per te e il mio Nii-san...”

Kisumi non può far altro che avvicinarsi a voi. Passa dietro di te poggiandoti una mano sulla spalla, per andare poi a sedersi affianco al suo fratellino. Lo avvolge con un braccio e lo attira a sé, cercando di sedare sul nascere quel dolce pianto fanciullesco.
Ti guarda per un attimo dritto negli occhi e sillaba un'unica parola senza emettere alcun suono: 'Scusa'.

“Hayato, ascoltami. Asahi non c'entra nulla con tutto questo malinteso. Sono stato io a decidere di portarti con me solo qualche giorno prima di partire. Purtroppo Asahi aveva già prenotato sia il viaggio che questa meravigliosa stanza d'albergo. Sono stato io ad essere scorretto perché non l'ho avvertito prima. Lui non ha nessuna colpa. Se sei arrabbiato, te la devi prendere solo con me, capito? Chiedo scusa a tutti e due, so bene di aver sbagliato! Prometto di non farlo mai più. Prometto di avvertirvi sempre per tempo sulle mie decisioni.”

Il piccolo si solleva mettendosi seduto e stropicciandosi gli occhi umidi. Resta fermo immobile fissando suo fratello per qualche istante. Percepisci la sua incredulità di fronte a quelle parole dolci, veritiere, lodevoli ma gettate una dietro all'altra, come le onde impazzite di un fiume in piena che sta esondando, allagando tutto ciò che lo circonda.
Hayato scende giù dal letto con un saltello e ti corre incontro. Allarga le sue braccia e le butta intorno al tuo collo. Ti salta letteralmente addosso, facendoti perdere l'equilibrio, lasciandoti con il sedere a terra. Ma in quel momento non t'importa. Senti solo l'esigenza di ricambiare quell'abbraccio mentre sorridi di una sincera gioia che non riuscivi a provare da ore.
La confessione del maggiore tra i fratelli Shigino stava facendo uno splendido effetto sui diretti interessati, molto più di quanto Kisumi stesso potesse aspettarsi. L'ansia e l'avvilimento – presenti fino a pochi minuti prima nei vostri pensieri – sembrano essersi dissolti tra la neve che impregna lo splendido paesaggio che potete ammirare dal balconcino di quel piccolo rifugio che è la vostra stanza. E il tutto è successo nel più naturale ed ardito dei modi possibili: attraverso l'esplicitazione della pura e semplice verità.
Ah, Shigino! Questa volta mi sei davvero piaciuto! Complimenti per la sincerità!

“Asahi-san?”

“Dimmi, cucciolo.”

“Scusa! Non volevo pensare cose cattive su di te. Mio fratello ti vuole tanto bene...”

“Lo so, anch'io gliene voglio.”

“E anche a me?”

“A te di più!”

Alzi il viso verso il diretto interessato e gli lanci un occhiolino di scherno. Il suo sguardo contrariato, ma allo stesso tempo sollevato e divertito, è la tua personale rivincita sulle sue decisioni prese senza consultare chi di dovere.
Dopo ne parliamo, mio caro pusillanime. Ci penserò io a fartela pagare come si deve!

 

***

 

Il primo giorno tra gite e timidi slalom sulle piste da sci è stato qualcosa di puramente indimenticabile.
Ti sei fatto parecchie risate commentando le varie scivolate di Kisumi su quella neve soffice e farinosa. Non è proprio portato per gli sport che non richiedano l'uso della palla e della rete.
Dopo oltre un decennio, sei riuscito a riscoprire il piacere dello slittino. Insegnare ad Hayato come usarlo al meglio ti ha riempito il cuore di gioia per tutto il pomeriggio, facendoti dimenticare quello che era successo giusto qualche ora prima. Che in fin dei conti, era anche una cosa di poca importanza.
Ripensi allo stupore e all'incredulità del bambino dinnanzi alla maestosità del monte Yōtei. Con i suoi quasi duemila metri di altitudine e la sua superficie completamente imbiancata, occupa gran parte del paesaggio ammirabile dal parco nazionale Shikotsu-Toya.
In quel magnifico ambiente naturale il piccolo di casa Shigino ha potuto fare la conoscenza di altri bambini incuriositi quanto lui da quel biancore a cui non erano di certo abituati. Sei arrivato al punto di perdere il conto delle sagome da 'angioletti sulla neve' che sono riusciti a creare giocando tutti assieme.
Prima di andar via mi ci butto pure io nella neve. Chi diavolo mi può impedire di rotolarmici dentro alla veneranda età di diciannove anni? Nessuno!

Immerso in quei recenti ricordi, esci dal bagno strofinandoti i capelli ancora umidi. Non sei mai stato un patito della pettinatura perfetta, per cui non t'importa minimamente che ti vedano in quelle condizioni decisamente caserecce.
Kisumi sta aiutando Hayato ad infilarsi il pigiamino di pile con tanto di cappuccio con annesse orecchie da coniglietto blu. Gli rimbocca le lenzuola del lettone e gli sistema sopra la sua inseparabile copertina con gli orsetti. Per quella sera avete deciso – di comune accordo – che nel lettino singolo che vi è stato aggiunto in stanza ci dormirai tu. Per poi ruotare sera dopo sera.

“Ok, piccolo uomo delle nevi. È ora di dormire. Fai bei sogni e... Buonanotte!”

“Buonanotte, Nii-san!”

Si abbassa per schioccare un bacio sulla fronte del fratellino per poi accende la luce della piccola abat-jour presente sul comodino. Per te non c'è nessun problema, dato che puoi usare quella dello scrittoio.
Lasci il tempo necessario al tuo compagno per sistemarsi per la notte. Ti avvicini al letto per constatare se effettivamente Hayato si sia addormentato. Lo senti sospirare nel sonno, il che ti sembra un ottimo auspicio.
Socchiudi la porta che divide il breve corridoio d'ingresso dalla camera da letto e ti piazzi di fronte all'uscio del bagno. Ovviamente, spegni anche la luce.
Muoviti, Kisumi!

“Oh, si è fulminata la lampadina?”

Senti la sua mano che batte a tentoni sul muro in cerca dell'interruttore. Lo trova, pigia e lo stanzino s'illumina. Volge lo sguardo verso la stanza e nota la porta più chiusa che aperta; con te appoggiato al muro adiacente a braccia conserte e caviglie accavallate.
Ti scruta aggrottando la fronte ed inizia a dialogare tenendo il tono di voce piuttosto basso per evitare di disturbare chi è già finito beatamente tra le braccia di Morfeo.

“Asahi! Mi vuoi forse chiedere di dormire sulla brandina che ci hanno portato?”

“Esatto! Quello che loro definiscono come letto, in realtà è una rete su cui è stato arredato un materasso. E chi ci deve dormire stanotte? Il sottoscritto, ovviamente!”

“Dai, domani ci dormo io. È solo per permettere ad Hayato di abituarsi a dormire fuori casa. Sai, non lo fa spessissimo...”

Lo quieti. Una mano aperta davanti a quella bocca fin troppo loquace; un segnale di stop dinnanzi a quelle labbra carnose alle quali stai resistendo da troppo tempo. Incastri il suo naso tra l'indice ed il medio della mano rimasta libera, continuando a fissarlo mostrandogli un sorriso sghembo e l'espressione di chi ha in mente di vendicarsi per qualcosa che non era stato chiaramente preannunciato.

“Silenzio, Pinocchio! Vuoi forse svegliare tuo fratello?”

Si limita a scuotere la testa, impossibilitato a rispondere in altra maniera. Lo liberi da quella morsa e lo spingi contro il muro. Un piccolo quadretto nel quale era riposta un'antica immagine di quei posti incantevoli, cade al suolo. Fortunatamente il vetro plastificato non s'infrange e il tonfo è stato attutito dalla presenza di un grande tappeto. Raccogli quella foto e l'appoggi distrattamente sul portaombrelli posto all'ingresso.
Nel frattempo lui non si è mosso. Sa bene che se avesse provato a farlo non lo avresti di certo fatto scappare tanto facilmente. Ti avvicini di nuovo a lui bloccandogli i polsi. Gli rilasci un bacio sul collo per poi risalire sulla guancia, fino ad entrare in contatto con ciò che bramavi maggiormente: le sue labbra.
Kisumi asseconda ogni tuo movimento cercando di trattenere il più possibile qualsiasi gemito di piacere. Tenta di liberarsi dalla tua morsa per poterti abbracciare. Lo lasci libero di farti imprigionare dalle sue lunghe braccia.
Quel bacio rubato diventa la vostra ancora di salvezza, la vostra unica possibilità di dare libero sfogo ai vostri istinti primordiali; l'unico momento in cui riuscite ad esprimere appieno il vostro amore sacrificato per il bene altrui.

“Asahi...”

Di nuovo lo zittisci ponendogli un dito sulle labbra gonfie, umide, cariche di desiderio. Inizi lentamente a slacciare i bottoni della giacca del suo pigiama mentre mordicchi la candida pelle del suo collo.
Attraverso una mano posata tra i tuoi crini fulvi e arruffati t'invita a rialzare la testa. Le sue labbra sono di nuovo incollate alle tue causandoti un brivido di piacere che si ripercuote lungo tutta la schiena.

D'improvviso udite entrambi un cigolio non ben identificato.

Nii... san!

Oh, cazzo!
 


 

When we finally say good night,
How I’ll hate going out in the storm;
But if you really hold me tight,
All the way home I’ll be warm... 










 

 


 

Angolo dell'autrice

 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long dedicata alla stagione dell'inverno! :)

Con l'avvento di questa nuova storia 'stagionale' - i cui protagonisti saranno sempre Asahi e Kisumi - ho deciso di creare un'apposita serie dal titolo '4 seasons' (prossimamente avremo gli episodi primaverili ed estivi).
La storia è scritta interamente in seconda persona e al tempo presente.
Il punto di vista, questa volta, sarà quello più 'colorito' di Asahi (in Autumn leaves il pov, invece, era quello di Kisumi).

In questo terzo capitolo i nostri eroi, accompagnati da Hayato, arrivano finalmente a destinazione. Mi sono divertita ad effettuare un po' di ricerche pratiche sui mezzi di trasporto del posto e più prettamente geografiche sulle meraviglie che ci può offrire l'Hokkaidō dal punto di vista naturalistico.
Kisumi finalmente decide di essere chiaro sia con il suo Asahi che con l'adorato fratellino: il casotto lo ha combinato lui, non chiarendosi subito con chi di dovere.
E dopo una prima giornata di divertimento, finalmente un po' d'intimità. In teoria. Ooops! XD

Piccole annotazioni:

  • La canzone di cui riporto parte del testo, all'inizio e al termine del capitolo, è la celeberrima Let it snow nella versione interpretata da Michael Bublè.

  • Chitose è la città (a circa 5 km da Sapporo) in cui è situato il New Chitose Airport, uno dei principali aeroporti dell'Hokkaidō. Lo scalo ha un unico grande terminal.

  • Il finger è il 'corridoio' che collega i portelloni degli aerei ai vari gate degli aeroporti. Può essere fisso o mobile.

  • Niseko (in giapponese 'collina scoscesa') è una cittadina turistica situata nella prefettura di Shiribeshi, in Hokkaidō. Dista circa un centinaio di chilometri da Sapporo, la città più importante della grande isola giapponese. È famosa soprattutto per i suoi impianti sciistici costituiti dalla tipica neve 'polverosa' proveniente dalla Siberia e per gli impianti termali di cui dispone.

  • Toque è il nome originale francese del classico berrettino di lana con il pompon.

  • Niki, Shikaribetsu e Gizan, sono i nomi di tre stazioni (e quindi, città) presso cui ferma il treno che attraversa la linea ferroviaria Sapporo - Oshamambe, la seconda che hanno dovuto prendere i nostri protagonisti dopo essere arrivati a Chitose.

  • A Niseko esistono ben quattro resort adibiti al turismo. Hanazono è il secondo in ordine di grandezza, dopo quello di Hirafu.

  • Nei pressi di Niseko sono presenti il Parco Nazionale di Shikotsu-Toya e il monte Yōtei (di origine vulcanica).


Colgo l'occasione per augurare a tutti i miei lettori un FELICE 2019!  **

​​Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura, senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa nuova challenge ideata sul nostro gruppo.
In particolar modo ringrazio _aivy_demi_ perché c'è sempre stata, nonostante tutto! Thank you girl! **

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 4
*** What about us ***


Questa mini-long partecipa alla challenge "I'm dreaming of a white Christmas" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



 

Prompt utilizzati: Neve, Slittino, Pattini, Ghiaccio, Cioccolata calda, Calorifero
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi: Asahi Shiina, Kisumi Shigino, Hayato Shigino
Coppia: AsaKisu
Tipo di coppia: Yaoi




 

What about us

 

 

We are problems that want to be solved
We are children that need to be loved
We were willing, we came when you called

But then you fooled us, enough is enough... 


 

Tokyo, gennaio 2018

Neve, montagna, sci, slittini, pattini, terme e tante persone che cercavano di non pensare ai problemi quotidiani almeno per qualche sporadico giorno. È questo che ricordi con maggior spontaneità ripensando alla splendida settimana trascorsa a Niseko.
È passato quasi un mese dal vostro ritorno, ma ancora occupi gran parte del tuo tempo libero riguardando le fotografie che eri riuscito a scattare con il tuo smartphone. Sono molte di più di quelle che ricordavi.
Un'istantanea, realizzata da chi conosci molto bene, ha da sempre catturato la tua attenzione su tutte le altre. Ti rivedi sdraiato sulla moquette di quella che era stata la vostra stanza, attorniato da disegni più o meno graziosi e dal comune tratto infantile. Hayato si trovava poggiato al tuo braccio e dormiva beatamente, proprio come te. Ma, al contrario tuo, non ronfava tenendo la bocca aperta.
Una piccola smorfia dipinge il tuo volto di emozioni contrastanti. Se da una parte quel tenero scatto ti aveva indubbiamente fatto piacere, dall'altro ti aveva infastidito l'essere stato ritratto in quella posa ridicola.
Shigino, questo è un oltraggio! Me la pagherai cara, prima o poi!

“Ho trovato il libro di geometria che potrebbe servire per il ripasso utile al prossimo esame! Lo avevi messo tra i vecchi libri del liceo.”

“Senti, lascia perdere per un attimo i libri e gli esami. Spiegami questa foto!”

Kisumi si avvicina al piccolo tavolo della cucina per capire di cosa tu stia parlando. Punta gli occhi sul display e, non appena riconosce l'immagine, comincia a sorridere nascondendo la bocca con la mano chiusa a pugno. Lo trovi adorabile ogni volta che assume quel grazioso atteggiamento. Sai bene che non c'è alcuna malizia nei suoi gesti.
Resta fermo a guardarti per qualche istante, regalandoti uno dei suoi sorrisi più luminosi. Quasi non ti ricordi nemmeno più il motivo per il quale quella foto ti aveva dato noia. Non aveva alcuna importanza dinnanzi al calore della sua costante presenza.

“Che carini che eravate! Non ho davvero potuto resistere. Siete venuti proprio bene!”

“Ma per favore! Guarda che faccia da fesso che avevo!


“E come russavi! È un vero miracolo che Hayato non si sia svegliato. Doveva essere davvero stanco dopo un'intera giornata sulle neve!”

Stringi i pugni corrugando la fronte. Non hai mai sopportato i momenti in cui Kisumi si prende gioco dei tuoi difetti e delle tue manie con tanta leggerezza. Gli angoli della tua bocca si distendono verso il basso facendoti sembrare un infante a cui è appena stato proibito di fare qualcosa a cui teneva particolarmente.
Cerchi di non pensarci e ti concentri ancora una volta su quell'immagine. Il vortice dei tuoi pensieri ritorna non tanto a quella sera, ma al momento in cui avevate rischiato di creare un certo subbuglio tra i pensieri di un bambino ancora troppo piccolo. I suoi piccoli occhietti vi avevano colto in flagrante e non potevate di certo far finta che nulla fosse successo.

 

 

Oh, cazzo!

Non eri riuscito ad articolare nulla di più elaborato rispetto a quell'imprecazione banale, quanto densa di terrore e senso d'indicibile impotenza. L'istinto primordiale era stato quello di negare l'evidenza ad ogni costo e provare a far intendere tutt'altro. Ma dubitavi sulla buona riuscita di questo flebile piano.
Inizialmente, avevi finto di non esserti accorto dell'arrivo dell'ignaro terzo incomodo ed eri rimasto voltato con l'intento di toccare ripetutamente il cotone lilla del pigiama del tuo compagno. La prima bugia riparatrice che ti era sovvenuta non riguardava nient'altro che lo smarrimento di uno stupido bottone.
Kisumi si trovava in uno stato di abnegazione tale da non avere nemmeno la forza necessaria per tentare di giustificare lo spettacolo al quale il fratellino aveva appena assistito. Non era riuscito ad andare oltre un tenue sorriso distorto, nervoso, effimero. Talmente labile da non poter assolutamente permettersi di raggirare la vispa intelligenza di un bambino di sette anni.

“Mah! Io non riesco proprio a capire da dove possa essere caduto quel bottone che ho trovato in bagno. Eppure ha lo stesso colore del tuo pigiama... Oh, Hayato! Come mai ancora sveglio?”

Ti eri sentito persino in imbarazzo mentre inscenavi quel patetico teatrino col quale speravi di poter risollevare le sorti.
Il piccolo ti aveva scrutato a lungo con aria incerta, con occhi diffidenti e carichi di numerose domande che avrebbe voluto porti. Inevitabili quesiti le cui risposte facevano di certo paura. Esattamente come tutto quello che risulta essere ignoto.
Per un secondo ti aveva sfiorato la speranza che potesse credere di stare ancora sognando. Ma tutti i presupposti ti lasciavano intuire quanto quel bambino fosse ben conscio di essersi perfettamente destato.

Nii-san! Ho paura da solo!”

Il cestista aveva riacquistato una minima parte della sua abituale lucidità mentale e si era finalmente deciso a rivolgersi al suo adorato otouto. Cercò di darsi un tono chiudendo per qualche istante gli occhi. Tossì più volte prima di riuscire a scovare una risposta che potesse rientrare ancora negli standard di quel 'buon esempio educativo' che un fratello maggiore avrebbe dovuto dare a chi lo aveva da sempre considerato come il suo punto di riferimento più importante.
Lo sforzo di Kisumi non ti fu per nulla indifferente. Non doveva essere di certo facile essere nei suoi panni in quel delicatissimo contesto. Il fardello emotivo più pressante spettava di certo a lui.


“Adesso vengo... cioè, voglio dire... stavo già venendo a dormire con te. Solo che Asahi mi doveva dire questa cosa del....”

“... del bottone!”

“... Sì, ecco. Grazie, Asahi. Il bottone, esattamente quello!”

Il rossore che si stava rapidamente diffondendo sulle vostre guance era stato di sicuro più onesto di ogni singola parola pronunciata. Stavate mentendo in maniera piuttosto spudorata e poco convincente.

Nii-san! Andiamo a dormire”

“Certo. Ora andiamo. Buonanotte, Asahi!”

Kisumi si avvicinò al piccolo Hayato, prendendolo poi per la manina ed accompagnandolo sino al letto.
Avevi avvertito le loro voci mentre conversavano usando toni molto bassi. Non te la sentivi d'intrufolarti in quel delizioso quadretto familiare con il rischio di peggiorare ulteriormente la situazione.

 

 

***


Ti lasci cadere a peso morto sul soffice copriletto che ti aveva regalato Akane per il tuo ultimo compleanno. È talmente morbido da riuscire a levarti quella poca volontà che ancora ti restava per alzarti ed andare in bagno a prepararti per la notte. Passi rapidamente dalla posizione prona a quella supina e allarghi le braccia. Cominci ad agitarle come se ti trovassi ancora in mezzo alla neve e non puoi fare a meno di ripensare a quando anche tu ti eri lanciato sulla nivea coltre per lasciare la tua inconfutabile traccia di permanenza.
Sospiri, colto da quei piacevoli ricordi. L'avevi ben detto che la tua 'veneranda' età non ti avrebbe di certo impedito di divertirti come facevi una volta, quando i tuoi genitori avevano ancora del tempo da dedicarti. Ere geologiche lontane, quasi completamente dimenticate. Purtroppo.

“Asahi, come sempre ti sei dimenticato di avviare la lavastoviglie!”

Solo Shigino può distrarre i tuoi gioviali pensieri per una stupidaggine del genere. Sollevi leggermente la testa e lo guardi inarcando un sopracciglio.

“Scommetto che ci hai pensato tu. Vero, mia dolce casalinga disperata?

Si avvicina pericolosamente al letto e ci si siede sopra accavallando le gambe. Ti tiene d'occhio con quel cipiglio tipico di chi sta per spararne una grossa.
Un brivido imprevisto sale lungo la tua schiena non appena percepisci il leggero contatto della sua mano sulla tua coscia. Un tocco che diventa piano piano una carezza sempre più eloquente.

“Tu sei come uno di quei mariti che senza l'aiuto della moglie non saprebbe nemmeno in quale cassetto andare a cercarsi le mutande pulite.

Adesso basta! Questo è troppo!
Con un unico balzo ti metti a sedere sul materasso e lo afferri in vita. Lo strattoni indietro e gli blocchi al volo i polsi. Per completare l'opera lo fermi lungo i fianchi usando le ginocchia. Non ti deve assolutamente sfuggire. Non dopo quell'ennesima presa per i fondelli.
I tuoi occhi color rubino cercano la loro essenza nei suoi, acquistando un fervore che solo il suono musicale della sua risata poteva dar loro. E difatti lo senti ridere; sogghigna di gusto mentre attende le tue prossime mosse.
In quel contesto non prevedete nemmeno alcuna incursione indesiderata. Siete solo voi due, liberi di vivervi e di amarvi. Come è giusto che sia.

“Io però so nuotare, sciare e pattinare. Sai, quando eravamo a Niseko hai sbattuto tante di quelle volte il culo a terra che ho persino perso il conto. Erano decisamente troppe. Hayato è un olimpionico paragonato a te.”

Colpito e affondato, caro cestista dei miei stivali!
Il suo sorriso sornione si spegne lasciando il posto ad un momento di permalosa riflessione. Trovandosi bloccato dal dolce peso del tuo corpo non può far altro che tentare di difendersi con una smorfia. La più puerile che conosca: una linguaccia.
Ti avvicini prontamente alla sua fronte, attirato da quella sua incontrollabile voglia di scherzare con il fuoco, ovvero la tua – già scarsa – pazienza.

“Ma tu sei il mio sportivo preferito. Pratichi tutti gli sport di questo universo! Ah no, aspetta! Non ti sei ancora iscritto al club di basket dell'Hidaka! Ti stiamo aspettando!”

“Ma perché parli come un venditore abusivo di pentole?”

“A proposito, una bella pentola mi occorrerebbe davvero in questo momento. Per tirarla su quella tua zucca rossa e...”

Blocchi ogni sua più piccola protesta sul nascere con l'ausilio di un dito poggiato sulle sue labbra morbide e ancora dischiuse. Restate così, sospesi su di un letto a fissare persino i vostri pensieri più reconditi. Immersi in una nuvola d'intimità che cercavate da ore, giorni, forse da sempre.
Ti afferra per la nuca con la mano che gli hai ingenuamente liberato. Ti avvicina al suo viso fino all'attimo in cui le vostre labbra si ritrovano ad un paio di centimetri le una dalle altre. I ritmi accelerati dei vostri respiri si mescolano tra di loro, come se d'improvviso foste diventati l'uno l'ossigeno dell'altro. Elemento naturale indispensabile alla reciproca sopravvivenza fisica ed emotiva. Linfa vitale che necessita anche di quel piccolo morso che decidi di infliggergli prima di lasciarti trasportare da quel bacio che sa di voi, della vostra adolescenza giunta quasi al termine, delle vostre paure intrise di sprazzi d'imprudente coraggio. Le vostre salive si mescolano mentre le vostre lingue si ritrovano a provare insieme l'ebbrezza di un nuovo ballo appreso sulle innevate valli del nord.

Lentamente ti adegui a quella scomoda posizione della quale, per dirla tutta, t'importa davvero poco. Lasci scorrere una mano tra i bottoni del suo terribile cardigan e lo liberi finalmente da quell'indumento che gli conferisce molti più anni di quelli che ha in realtà.
Percepisci il calore della sua mano scorrere sulla tua schiena, sotto la felpa che si sta apprestando a sfilarti. Cerchi di agevolargli il compito, allungando le mani in avanti, a mo' di tuffo di testa.
Le tue dita affusolate si muovono lungo il suo collo nudo ed infreddolito. Lo senti ridacchiare, tremare e gemere allo stesso tempo, con la stessa gioia che dimostrerebbe un bambino a cui si fanno le coccole prima di portarlo a dormire. Kisumi conosce bene quella dinamica, anche se interpreta spesso e volentieri il ruolo opposto.

“Asahi?!”

Mugugni mentre cerchi di tornare per un attimo sui tuoi passi. Il tuo nome è stato pronunciato con una chiara cadenza interrogativa alla quale non puoi di certo sottrarti, nemmeno volendo. Ma in realtà non è questo che vuoi.

“Non puoi tenerti le tue grandi domande esistenziali per la fase successiva?!”

“No, è importante.”

Non riesci a trattenere un sommesso sospiro di protesta, prima di metterti seduto a gambe incrociate al suo capezzale.
Shigino si gira su un fianco e poggia la testa sulle tue gambe, ponendoti l'implicita – ma non troppo – richiesta di coccole tra quei crini rosati. Non ti tiri di certo indietro, visto quanto adori sentire il suo odore sulla tua pelle.

“Forza allora, rivelami questa cosa di vitale importanza che non può attendere nemmeno la nostra quotidiana ginnastica artistica!”

Lo vedi sgranare gli occhi e puntarli sul tuo viso. Ma è solo un attimo, dato che le sue guance si riempiono di un nuovo sorriso pronto a rasserenare l'animo di entrambi.
Ricambi quel piccolo gesto generoso, quell'espressione meravigliosa che riesce a donare a te solamente. Su questo non hai alcun dubbio.

“Io... io non ti ho ancora ringraziato a dovere...”

Lo guardi con aria perplessa. Non riesci a comprendere a cosa possa realmente riferirsi. Un tremito rompe la sua voce calda ed avvolgente, portando i suoi occhi ad inumidirsi, sottraendosi pian piano ai tuoi.

“Per quello che hai fatto per noi due e per Hayato. Parlo di quello... beh, sì... di quello che è successo quando eravamo in Hokkaidō lo scorso mese.”

“Credo sia acqua passata ormai, o mi sbaglio forse?”

“Ad oggi possiamo dire che sì, è così. E grazie soprattutto a quel bellissimo discorso che hai fatto a mio fratello proprio nel corso della nostra ultima serata di permanenza a Niseko.”

Ti volti verso il comodino per recuperare il tuo cellulare. Apri la galleria fotografica e cerchi di nuovo l'immagine di cui avevate discusso prima di cena. Era stata scattata poco dopo la felice chiacchierata chiarificatrice che c'era stata tra te e il tuo ignaro ed adorato cognatino.
Ritorni col pensiero a quei momenti, a quell'inquietudine dovuta alla paura di ferire una creatura innocente e totalmente inerme di fronte alle verità della vita.
Come potevo spiegare ad un bambino tanto piccolo che suo fratello si è innamorato di me? No, non era possibile! Voglio dire, non me lo so spiegare nemmeno io!

 

 

Hayato si trovava seduto sul letto a gambe distese mentre giocava con una piccola console portatile regalatagli da suo zio Katsumi. Il suo sguardo non era di certo tra i più allegri e i sospiri che emetteva di tanto in tanto non facevano altro che confermare quale fosse il suo reale stato d'animo.
Le valigie erano già state riordinate, pronte per essere chiuse a dovere. Ogni cosa sarebbe ritornata al suo posto di lì a qualche ora. La routine cittadina li stava brutalmente richiamando a sé, quasi come se avesse sentito la loro mancanza in quei pochi giorni in cui erano riusciti a concedersi un po' di meritato svago.
Kisumi aveva tentato di consolare il piccolo ricordandogli che mancavano solamente una decina di giorni all'inizio delle vacanze di Natale, periodo durante il quale sarebbe sicuramente tornato a divertirsi.

Nii-san, ma io non voglio salutare per sempre il mio amico Taro!”

Taro era un ragazzino che Hayato aveva avuto il piacere di conoscere durante il breve corso di pattinaggio su ghiaccio per bambini che aveva seguito sulla pista principale del resort.
Avevano stretto amicizia nel corso della prima lezione. Taro – di un paio d'anni più grande – si era offerto di aiutare il piccolo Shigino già dopo le prime, rocambolesche cadute sulla fredda superficie dell'arena. Gli aveva teso più volte la mano per aiutarlo a rialzarsi e lo aveva tenuto saldamente per un braccio fino al momento in cui non erano giunti insieme a bordo pista.

“Non dire così, ti ha lasciato il suo numero di telefono. Potrai chiamarlo quando vorrai e magari qualche volta potremo anche andare a trovarlo. Sai, Yokohama non è molto lontana da Tokyo.”

Queste semplici parole gli avevano donato un momentaneo conforto, ma non lo avevano di certo persuaso da un'altra questione che lo stava impensierendo parecchio da qualche giorno a quella parte: aver visto suo fratello Kisumi e il suo migliore amico Asahi che si baciavano. O almeno così gli era sembrato.

Nel momento in cui ti aveva visto entrare nella stanza, aveva alzato i suoi enormi e timidi occhi color glicine. Di rimando, gli avevi mostrato un sincero sorriso di saluto e avevi deciso di sederti affianco a lui. Era finalmente giunto il momento di affrontare quello che c'era da affrontare. Senza però cercare di forzare i tempi.

“Ma no! Dai! Giocavo anch'io a Super Mario Bros quando avevo la tua età!”

“Davvero?”

“Certo! Però mi stava più simpatico Luigi, l'amico di Mario che indossa sempre la maglia e il cappellino verdi.”

Senza alcun preavviso, Hayato spense la console e la sistemò nel suo zainetto, ai piedi del letto. Dopodiché venne a mettersi nuovamente accanto a te. Si era rannicchiato contro il tuo petto stringendo un lembo della pesante stoffa della tua felpa color smeraldo. Era rimasto così per diversi minuti, prima di trovare il coraggio di parlare, di esternare a suo modo quei piccoli dubbi che gli attanagliavano l'anima.

“Asahi-san?!”

“Dimmi tutto, piccolino!”

“Due persone che si vogliono bene si danno tanti baci?”

In cuor tuo eri ben conscio del fatto che prima o poi quel fatidico momento sarebbe arrivato. Non era auspicabile che la curiosità di un bambino come lui potesse essere rimossa con il semplice passare del tempo. Specie se si trattava di una sola settimana.
Non avevi nessun discorso retorico pronto per poter rispondere adeguatamente a quella domanda piuttosto scomoda. Ma dovevi almeno provarci. Per il suo bene, per quello di Kisumi.

“Certo! Il bacio è un segno d'affetto, uno dei più belli che esistano! Anche le mamme baciano i loro bambini per far loro gli auguri o per salutarli prima del suono della campanella della scuola.”

“Allora tu hai baciato il mio fratellone perché gli vuoi bene?”

L'istinto ti aveva portato a stringere quel piccolo batuffolo di bambino. Eri davvero entusiasta per il modo in cui era riuscito ad interpretare quello che i suoi occhi avevano potuto vedere ma che la sua mente non era ancora in grado di spiegargli a dovere.
Un bacio come dimostrazione di affetto. Un sentimento univoco che ne racchiude in sé tanti altri, tra i quali l'amicizia e l'amore. Senza farne particolari distinzioni. Non era ancora possibile dinnanzi al candore degli occhi di un fanciullo.

“Esatto. Le persone che si vogliono bene dimostrano il loro affetto con i baci, gli abbracci e le carezze. Non c'è niente di male. Chiedilo anche a Kisumi.”

“Tu mi vuoi bene Asahi?”

“Te l'ho detto, pulcino. Ti voglio un bene dell'anima!”

Spinto dalle tue stesse parole ti eri chinato su di lui e gli avevi baciato la fronte. Il piccolo non aveva esitato a ricambiare quel dolce gesto pieno di sentimento, anche se aveva preferito puntare sulla guancia.
Subito dopo si era chinato per recuperare qualcosa dal suo solito zainetto, fonte inesauribile d'intrattenimento. Ne tirò fuori un album da disegno ed un set comprensivo di pennarelli e pastelli a cera.

“Asahi-san, ti va di disegnare insieme a me?”

Non avresti di certo potuto rifiutare un'offerta così allettante. L'arte figurativa – così come quella astratta – non rientrava di certo nello scarno elenco dei tuoi grandi talenti, ma poco t'importava. Si trattava di mettere al primo posto la felicità di un angioletto di soli sette anni, un'anima che aveva ancora la fortuna di poter vedere il mondo con gli occhi pieni di entusiasmo e fantasia. Quest'ultima gli era necessaria per poter plasmare il mondo secondo la sua idea di amicizia e felicità.
Non potevi avere alcun dubbio sul fatto che i vostri disegni sarebbero stati bellissimi.

 

 

***


Kisumi rigira più volte il cucchiaio nella tazza contenente la cioccolata calda che aveva appena finito di preparare. Il formato in bustina non era di certo squisito come la versione naturale che avevate avuto la fortuna di gustare in Hikkaidō, ma vi potete anche accontentare.
La gioia provata per aver potuto fare di nuovo l'amore dopo giorni di astinenza vi consente di sorvolare sulle sciocchezze che la vita vi pone ogni giorno davanti.
Gironzoli per la cucina indossando solo un paio di boxer scuri e la tua solita felpa arancione lasciata aperta. Una delizia per gli occhi di chi non ne vuole minimamente sapere di scollarsi dai tuoi addominali.

“A furia di girarla, quella cioccolata è diventata poltiglia.”

Shigino pare finalmente destarsi da quel suo momento di trance e torna a prestare attenzione alle tue parole. Sospira mentre porta la tazza alle labbra. Beve un sorso di quel denso liquido dolce e sorride.

“Vogliamo parlare di chi gira per casa in mutande per poi andare ad appiccicarsi al calorifero. Non ha senso!”

“Sì che ha senso!”

“Ok, Einstein! Prova a spiegarmelo!”

“Guarda un po' la tua faccia in questo momento. La risposta è tutta lì.”

Kisumi si porta le mani alle guance e realizza di essere piuttosto accaldato.
Il senso a cui ti stai riferendo si trova nelle sue emozioni, nei sentimenti che prova per te e in quelli che a sua volta gli arrivano in direzione opposta.
Il senso di ogni cosa è racchiuso dentro ai vostri cuori e solamente voi potete conoscerlo a fondo.

 

 

 

... What about us?
What about all the plans that ended in disasters?
What about love? What about trust?
What about us?











 



Angolo dell'autrice

 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long dedicata alla stagione dell'inverno! :)

Con l'avvento di questa nuova storia 'stagionale' - i cui protagonisti saranno sempre Asahi e Kisumi - ho deciso di creare un'apposita serie dal titolo '4 seasons' (prossimamente avremo gli episodi primaverili ed estivi).
La storia è scritta interamente in seconda persona e al tempo presente.
Il punto di vista, questa volta, sarà quello più 'colorito' di Asahi (in Autumn leaves il pov, invece, era quello di Kisumi).

In questa quarta ed ultima parte ho deciso di raccontarvi come si è sbrogliata la situazione lasciata in sospeso al termine del precedente capitolo attraverso l'utilizzo di due flashback.
Fortunatamente, Hayato sembra aver capito che non c'è nulla di male nell'aver scoperto che suo fratello e il suo migliore amico si scambiano baci come dimostrazione del loro affetto più sincero. E mica solo quelli... :)
Al momento la situazione sembra tranquilla, ma chissà cosa succederà nelle prossime 'seasons' (Spring & Summer). Stay tuned!

Piccole annotazioni:

  • La canzone di cui riporto parte del testo, all'inizio e al termine del capitolo, è la celeberrima What about us di P!ink.

  • Niseko (in giapponese 'collina scoscesa') è una cittadina turistica situata nella prefettura di Shiribeshi, in Hokkaidō. Dista circa un centinaio di chilometri da Sapporo, la città più importante della grande isola giapponese. È famosa soprattutto per i suoi impianti sciistici costituiti dalla tipica neve 'polverosa' proveniente dalla Siberia e per gli impianti termali di cui dispone. A Niseko esistono ben quattro resort adibiti al turismo. Hanazono è il secondo in ordine di grandezza, dopo quello di Hirafu.

  • Akane è la sorella maggiore di Asahi.

  • Katsumi Shigino è lo zio di Kisumi ed Hayato.

  • Sì, ho abbassato il rating da rosso ad arancione. Colpa delle incursioni di Hayato! XD

 

Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura, senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa challenge ideata sul nostro gruppo.
In particolar modo ringrazio _aivy_demi_, khrenek, Nao Yoshikawa e Bloody Wolf per aver seguito questa storia fin dall'inizio. Grazie mille per il sostegno che mi avete trasmesso con le vostre bellissime parole! Non avete idea di quanto siano state importanti per me, per spronarmi a continuare a scrivere.
Grazie anche a chi ha letto e a chi ha apprezzato pur restando in silenzio.
Ci si rilegge in primavera con queste due teste di melone! :)

A presto,

Mahlerlucia

 

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