Ariete e Virgo

di Vero_Chan96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Possiamo amare? ***
Capitolo 2: *** Resta con me ***
Capitolo 3: *** Rose Rosse ***



Capitolo 1
*** Possiamo amare? ***


La luce del sole che irrompe dalle tende bianche dell'alloggio privato.
L'uomo biondo si rigira nel letto con un debole suono impastato ancora dal sonno. Debolmente apre gli occhi che si rivelano di un azzurro cristallino. Si tira a sedere sul letto passandosi una mano dietro il collo.
Un'altra mattina che avrebbe passato nella Sesta Casa, la casa del segno della Vergine.
Si alzò dal letto, andando vicino al contenitore dell'acqua, versandocene un po' con una caraffa e poi apprestandosi a lavarsi il viso. L'acqua gli cadde anche sul torso nudo, come al solito aveva dormito solo con i pantaloni addosso.
Nell'altra stanza le ancelle avevano sistemato la colazione sul tavolo. Dopo aver mangiato finì di vestirsi e poi si diresse verso la scatola dorata che stava  vicino all'entrata del suo alloggio, ne toccò una parete e questa si aprì sprigionando la luce che poi l'avvolse. L'armatura della Vergine si sistemò sul suo corpo asciutto, dandogli quell'eleganza che spettava solo ai Gold Saint.
Intanto anche nella prima casa, il cavaliere dell'Ariete si era svegliato e si era preparato per iniziare la sua giornata.
L'armatura che lo avvolgeva era caratterizzata da due corna, rappresentanti il suo segno, a livello delle clavicole.
Il ragazzo si legò i capelli lilla in una coda bassa che gli scendeva lungo la schiena, guardando per qualche secondo la sua immagine allo specchio. I suoi occhi verdi acqua lo scrutavano inquisitori dallo specchio, poi si soffermarono sulle sue particolari sopracciglia che lo riportavano sempre alla sua infanzia del Jamir, vissuta con i lemuriani, il suo popolo.
"Pronto per una nuova giornata, Mu?"
Mu sorrise, sapeva chi era l'unico che come lui dei dodici cavalieri sapeva usare la psicocinesi.
"Shaka... Sì, mi apprestavo a scendere al tempio. E tu sei pronto?"
"Scendo giusto ora."
Shaka stava percorrendo le scale che portavano al suo tempio e un pensiero era andato all'amico che stava cinque case più sotto. Loro due si erano capiti dal primo momento, cosa che non valeva per gli altri loro compagni, che più che alla riflessione e alla calma, puntavano sulla fisicità e sull'azione istantanea.
Entrambi erano stati educati con gli insegnamenti del Dio Buddha.
"Shaka, stasera ti va di andare ad osservare le stelle come una volta?"
La proposta colse di sorpresa il cavaliere, era tempo che loro due non scendevano alla radura ad osservare il cielo stellato, le guerre per la difesa di Atena li avevano tenuti impegnati per parecchio tempo e la pace non sembrava nemmeno reale, erano sempre all'erta, sapevano che Ade non si sarebbe fermato.
"Ne sarei felice."
Mu seduto sul suo scarno del tempio sorrise felice chiudendo gli occhi e concentrandosi sulla voce del compagno.
La giornata passò lentamente, oltre alla visita giornaliera di Atena, non succedeva nulla di interessante per cui i cavalieri dovessero intervenire.
Al tramonto i cavalieri tornarono ognuno nei loro alloggi.
Mu si levò l'armatura sospirando e stiracchiando le braccia indolenzite, quella maledetta copertura pesava e anche molto.
Le ancelle gli avevano preparato la vasca, si levava il fumo dall'acqua il che era ancora calda.
Il cavaliere levò i vestiti, senza dare importanza alle ragazze che ancora erano nella stanza, le donne non erano di suo gradimento, come invece lo era per Milo il cavaliere dello Scorpione, ogni sera lo vedevano in compagnia di una donna diversa.
Mu si immerse nella vasca, appoggiando la testa sul bordo e chiudendo gli occhi. L'unico momento di pace della giornata.
Aprì gli occhi guardando le ancelle.
-Uscite... Vi chiamerò io quando avrò finito.
Le ragazze ubbidirono, chiudendo la porta di legno dietro di loro.
Lasciato solo, tornò a chiudere gli occhi appoggiandosi con la schiena alla parete della vasca e immaginando Shaka immerso nella vasca con lui. Si portò le mani lungo i fianchi per poi scendere sul basso ventre e poi ancora più giù. Prese a darsi piacere, mentre immaginava i capelli dorati che ricadevano su di lui e due labbra che compivano il lavoro delle sue mani.
Shaka intanto aveva finito il bagno ed era davanti allo specchio con solo un asciugamano legato in vita, che si asciugava con uno straccio i lunghi capelli dorati allo specchio. Finita l'operazione che richiedeva tempo per via della loro lunghezza, si diresse vicino al letto, dove aveva preparato la tunica bianca per il tempo libero, tolse l'asciugamano dalla vita lanciandolo sul letto. Si rivestì e prese la via per uscire dall'appartamento.
Arrivò alla radura dove Mu gli aveva dato appuntamento, lui era già lì seduto sull'erba, Shaka si accomodò vicino a lui portandosi le ginocchia al petto e osservando l'amico, che stranamente aveva le guance arrossate.
-Che hai fatto? Sei tutto rosso in faccia...
Stava per avvicinarsi con le dita alla guancia di Mu, ma quest'ultimò gli bloccò la mano.
-Shaka... Secondo te noi possiamo amare?
La domanda lasciò Shaka un attimo intontito.
-Che stai dicendo? Certo che possiamo. Non mi pare ci sia una regola per questo. E se ci fosse Milo sarebbe già stato esiliato dal tempio.
Mu aveva uno sguardo rabbuiato e non lo aveva guardato in faccia ponendogli la domanda.
-Mu... Ti sei per caso innamorato di qualcuno?
Aveva paura della risposta, ma doveva saperlo e mettersi l'animo in pace.
-S-Sì...
Mu non disse altro.
Shaka non voleva essere invadente e chiedere chi fosse il soggetto, semplicemente si sdraiò a guardare le stelle e prese l'amico per un braccio portandoselo vicino.

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Capitolo 2
*** Resta con me ***



Mu stava indicando la costellazione dell'Orsa Maggiore.
Quella sera il cielo era limpido e le stelle erano l'unica fonte di luce in quella notte buia al tempio di Atene, facevano risplendere gli occhi di Mu ancora più del solito e Shaka si perse ad essere ammaliato da quella luce.
Il silenzio era interrotto solo da qualche civetta a caccia di topi che lanciava il suo richiamo.
Ma proprio in quel momento si sentì una risata provenire dalla strada che conduceva al Grande Tempio, poi una chioma viola spuntò dalla scalinata. Era Milo, il cavaliere dello Scorpione che tornava da una delle sue serate al pub del villaggio, con una ragazza al suo fianco.
Shaka si era tirato a sedere, per vedere chi era a fare tutta quella confusione in quella serata così tranquilla.
-Pare divertirsi non trovi?
Shaka trasalì, non si era accorto che Mu si era seduto vicino a lui.
-A quanto pare...
Mentre gli passava davanti però Milo si voltò verso loro due.
-Oh, ma tu guarda... Voi due fuori dalle vostre Case...
Guardò il cielo coprendosi la testa con un braccio.
-Strano... Credevo sarebbero piovuti sassi. Cos'è avete finito i modi in cui meditare?
Shaka strinse i denti, stava per alzarsi dall'erba, la tentazione di tirargli un pugno su quel bel faccino era forte, ma Mu lo trattenne per un braccio scuotendo la testa.
-Ascoltalo Shaka... La violenza non fa per te. Hahahaha.
Lo Scorpione ridendo, proseguì per la sua strada, con la ragazza che era con lui che si stringeva al suo braccio.
Tra loro dodici era il cavaliere meno tollerabile, oltre ad essere impulsivo, sapeva far perdere la pazienza anche a un santo. Per non parlare di quando se la prendeva con Kanon, il cavaliere dei Gemelli, che di certo non lasciava perdere, spesso la cosa finiva a botte.
Ma quelli con cui se la prendeva di più erano Shaka e Mu, che per indole erano contro la violenza ingiustificata e spesso evitavano di dargli peso, così Milo finiva per approfittarsene.
Uno sbadiglio si fece strada sulle labbra di Mu.
-Vuoi che rientriamo?
-Se non ti dispiace...
Il cavaliere della Vergine si alzò offrendo una mano all'amico, per aiutarlo ad alzarsi. Aiutato dal biondo l'Ariete si alzò, poi insieme si avviarono verso la Prima Casa.
Arrivati davanti al colonnato con le cupole in stile indiano, Shaka fece un cenno di saluto con la testa e stava per avviarsi verso la sua casa, ma Mu lo prese per un polso, facendolo voltare.
-Resta con me.
"Non lo ha detto davvero..."
Quello fu il pensiero della Vergine, che non si aspettava una proposta come quella.
Stava per acconsentire a passare la notte negli appartamenti di Mu, quando....
-Fratellone!
I due fecero appena tempo a voltarsi verso l'entrata della Prima Casa, che videro un bambino con i capelli ramati e uno sguardo furbo, fiondarsi ad agganciarsi alla vita del cavaliere dell'Ariete.
-Kiki?! C-Cosa ci fai qui?
Kiki sorrise al fratello con aria innocente, che non gli si addiceva per nulla.
-Sono venuto a trovare il mio fratellone.
La visita inattesa aveva appena fatto sfumare le aspettative di finire la serata in modo piacevole per i due cavalieri.
Shaka coprì lo sguardo rattristato con la frangia bionda. Non vide nemmeno che Mu lo guardava con uno sguardo pieno di rammarico, gli aveva appena chiesto di passare la notte insieme e tutta la felicità del momento era sfumato.
-Bè buonanotte, Mu...
-Shaka... Asp...
Non voleva sentire la sua voce dispiaciuta che gli chiedeva scusa, non era certo colpa di Mu, ma gli avvenimenti della serata lo avevano sfinito, prima Milo e la sua sfacciataggine e ora si era andata a fare fottere pure la possibilità di avere del buon e sano piacere. Si mise a correre per raggiungere la sesta casa, almeno quello lo avrebbe fatto sfogare un po' e lo avrebbe stancato del tutto.
Kiki intanto trascinando Mu per mano, lo aveva portato nella sua stanza.
-Kiki, vuoi calmarti per due secondi...
-Allora che facevate tu e Shaka fuori dal tempio?
Mu si morse un labbro, evidentemente colto in fallo da un bambino di soli 8 anni.
-Non sono affari tuoi, dovresti essere a letto da un pezzo invece...
Il bambino sbuffò scocciato.
-Mettiti a letto! Io arrivo subito...
Mu si chiuse in bagno scivolando lungo la porta sospirando, avrebbe voluto mettersi ad urlare, ma non poteva farsi sentire dal suo coinquilino nell'altra stanza. Si prese la testa tra le mani, scuotendola contrariato.
"Maledizione a te, Kiki!"
Dopo essersi calmato, si decise a togliersi la tunica, rimanendo con i soli pantaloni bianchi. Andò a lavarsi viso e denti, poi tornò nella sua stanza, dove Kiki stava già dormendo. Spense la luce e si coricò vicino al bambino abbracciandolo.
Non erano fratelli di sangue, ma era come se lo fossero, Mu aveva cresciuto e addestrato quel bambino, rimasto orfano, proprio come lui e tutti gli altri cavalieri.
Intanto nella casa della Vergine, Shaka si era svestito per a notte, restando con solo i pantaloni bianchi come era solito fare.
Si mise a letto, girandosi verso la finestra da dove scorgeva il cielo stellato che si stagliava quella notte sul tempio. La tranquillità della notte lo aiutò a rilassarsi e prendere sonno.
Se la notte di Mu passò senza sogni, quella di Shaka non andò tanto meglio.
Era appena riuscito a prendere sonno, quando si vide catapultare all'interno della casa dell'Ariete.
Mu gli veniva incontro, era senza armatura, portava solo un paio di pantaloni bianchi, che lasciavano poco da immaginare su come fosse la situazione al di sotto di essi.
Fece per fare un passo verso di lui, ma l'Ariete usando il teletrasporto gli fu addosso in un secondo, spingendolo verso la colonna dietro di lui.
-Mu...
-Shhhh...
Il volto di Mu si avvicino a suo, era a pochi centimetri dalle sue labbra, fece per andare a prendersele, ma non gli fu permesso. Sentì le mani dell'altro scendergli sul basso ventre, raggiungendo la sua intimità.
Abbassando gli occhi si accorse di essere anche lui solo con i pantaloni bianchi con cui di solito passava la notte.
Le labbra di Mu si stavano avvicinando, sempre di più, sempre di più, più vicino e poi ancora e poi...
-Mi dispiace Shaka...
Il cavaliere dell'Ariete dopo quelle parole svanì nel nulla come polvere.
-No! MU!
Si alzò di scatto ansiamando, bagnato di sudore e non solo. Sentiva la pressione dei pantaloni, quel sogno così vivido aveva lasciato un segno indelebile.
-Maledizione...
Si sdraio di nuovo, coprendosi con il lenzuolo fino alla testa.
 

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Capitolo 3
*** Rose Rosse ***


-Mu...
Una voce chiamava il cavaliere dell'Ariete da lontano.
Non capiva il punto esatto del richiamo, era come un' eco lontano che si perdeva nel vento.
Una flebile voce, ma di timbro maschile.
-Mu...
La voce lo chiamò ancora.
Si trovava da qualche parte nel buio. Non aveva punti di riferimento, se non la direzione indicata dalla voce.
Rumore di metallo smosso che veniva dalla medesima direzione del richiamo.
Mu tentò di muoversi verso i rumori, ma non poteva muoversi. Indossava l'armatura, ma pesava più del dovuto, non poteva nè alzarsi da terra, dove capiva di essere inginocchiato, nè strisciare. Era immobilizzato al suo posto.
-Mu... A-Aiutami...
La voce era diventante ansante, come se il proprietario fosse ferito.
Il rumore di metallo era più vicino e continuava ad avvicinarsi.
Mu alzò lo sguardo. Quello che si trovò davanti gli bloccò il respiro. Davanti a lui Shaka completamente grondante sangue, con lo sguardo implorante.
Lo vedeva in mezzo al buio come se ci fosse una luce che puntava solo su di lui.
-M-Mu... T-Ti prego... A-Aiutami...
Voleva dirgli che avrebbe voluto farlo, ma non poteva muoversi, aprì la bocca, ma non ne uscì nessun suono.
Le lacrime cominciarono a scendere dal volto del cavaliere d'Ariete.
Shaka venne inghiottito di nuovo dal buio e uno schizzò di sangue imbrattò l'armatura di Mu.
-NO! SHAKA!
L'urlo uscì invadendo la stanza, mentre Mu si metteva seduto sul letto, con ancora le lacrime a rigargli il viso.
-Fratellone... Che c'è?
Il cavaliere si sbrigò a pulirsi il viso con i dorsi delle mani, mentre Kiki si sedeva a gambe incrociate sul letto osservando il fratello.
-Niente...
Aveva ancora il fiatone e Kiki lo guardò storto, non credeva che fosse ridotto così per nulla, ma alzò le spalle e scese dal letto, avviandosi alla stanza da bagno.
Gli cadde lo sguardo sul calendario, rimase un attimo a fissarlo sbigottito, si era dimenticato che fosse proprio quel giorno e dire che attorno ci aveva fatto un segno rosso enorme.
Era il 14 febbraio.
Scese di corsa dal letto, vestendosi in fretta.
-Kiki! Io devo uscire!
Non aspettò nemmeno che il ragazzino rispondesse e imboccò la porta.
Fece le scale del tempio quasi non toccando terra e poi si diresse verso il paese.
Intanto alla casa della Vergine un fattorino si guardava intorno curioso. Era la prima volta che vedeva una delle famose Dodici Case.
-Ecco qui i soldi...
Shaka consegnò le banconote al fattorino, che poi gli mise in braccio un boquet di rose rosse.
Ad Atene intanto il cavaliere di Ariete aveva girato tutte le fiorerie, ma le rose sembravano essere state esaurite. Doveva immaginarselo, la gente le ordinava da giorni prima e anche lui doveva farlo, ma aveva perso la cognizione del tempo.
Sconsolato si sedette sul bordo della fontana della città.
-E ora che faccio?
Era assolutamente certo che Shaka sarebbe arrivato come tutti gli anni con qualcosa per lui e non osava immaginare la delusione che avrebbe provato nel vedere la sua dimenticanza.
Voleva mettersi a piangere.
-Ma lei è il Sommo Mu...
Mu alzò lo sguardo, davanti a lui c'era una ragazzina con un cesto di vimini, contenente delle scatole rosse, chiuse da un fiocco dello stesso colore.
-Sì, sono io.
-Mi sembra triste, cavaliere... Cosa la turba?
Il cavaliere sorrise dolcemente a quella ragazzina.
-Mi sono dimenticato che giorno fosse oggi... E non ho trovato nemmeno una rosa da regalare.
-Vuole regalare i miei cioccolatini?
Al cavaliere si illuminò lo sguardo. Si alzò dalla fontana estraendo i soldi.
-Potresti darmene due scatole?
La giornata passò lentamente.
Nel tardo pomeriggio, Shaka scese alla casa dell'Ariete. Si era tolto l'armatura e indossava una camicia bordeux , aperta sulla scollatura, che metteva in risalto i pettorali, e un paio di pantaloni neri.
-Mu? Sei qui?
Da dietro una colonna, Mu si diresse verso il suo ospite.
Lui indossava una camicia bianca chiusa fino all'ultimo bottone e un paio di pantaloni beige.
Si guardarono entrambi dalla testa ai piedi, apprezzando la visuale.
-S-Sei bellissimo, Shaka...
-Senti chi parla. Queste sono per te...
Il cavaliere della Vergine offrì le rose a Mu.
-Non le avrai chieste a Aphrodite, vero?
Shaka sorrise scuotendo la testa.
Mu con l'altra mano dalla schiena estrasse due scatole rosse, adornate di fiocco del medesimo colore.
-E questi sono per te... Spero ti piaccia il cioccolato.
-Spero piaccia anche a te, perché non intendo mangiarli da solo.
Lo sguardo di Shaka era invaso dal desiderio, mentre guardava Mu negli occhi.
Ma una domanda lo tormentava...
-Kiki è ancora nei tuoi appartamenti?
-No, è tornato a Nuova Luxor...
Il cavaliere della Vergine non ci pensò due volte, prese Mu per mano, superando la sua casa e dirigendosi alla strada che portava ai suoi appartamenti.
-Shaka... Aspetta...
-No! E' da ieri sera che aspetto... Non ho così tanta autonomia...
Entrati dalla porta e dopo averla richiusa, Mu si ritrovò con le spalle su di essa e Shaka che lo bloccava con il suo corpo, mentre le labbra di quest'ultimo gli baciavano intensamente il collo.
-S-Shaka...
-Shhhh...
Si alzò a guardare il cavaliere dell'Ariete, le sue guance si erano arrossate e il respiro fatto più pesante.
Shaka mosse una mano fino all'elastico che teneva legati i capelli di Mu, glieli sciolse facendoglieli ricadere sulle spalle, spostandogli poi una ciocca dietro l'orecchio che gli era caduta sul viso.
Avvicinò le labbra a quelle del patner, le loro labbra si unirono senza alcuno sforzo, le lingue si cercarono, trovandosi e cominciando ad accarezzarsi, uniti in quel bacio si spostarono per la casa.
Raggiunsero il tavolo della cucina, dove Mu appoggiò la schiena trovandosi per metà sdraiato, Shaka si mise con il torso su di lui, prendendo la camicia e facendo saltare i bottoni.
Mu lo guardò sorpreso, sapeva che quella camicia avrebbe dovuto buttarla.
Si avvicinò con le mani alla camicia di Shaka, lo libero dell'indumento, osservando le linee del suo torso nudo, così asciutto, ma muscoloso e di un colore candido che sembrava risplendere.
Le labbra del cavaliere della Vergine tracciarono la linea del costato dell'Ariete, a cui sfuggì un gemito.
Sentiva che i pantaloni cominciavano a dargli fastidio.
-S-Shaka...
-Si?
-Non ce la faccio più... I-I pantaloni...
A Shaka venne da ridere, ma si trattenne.
Fece alzare Mu e tenendolo per mano si ritirarono nella camera da letto.
Finirono di spogliarsi a vicenda, lasciando i vestiti sparsi per terra.
Il letto di Mu era a due piazze, con le lenzuola di un bianco candido che faceva quasi paura a toccarle e dormirci sopra.
Mu sotto, Shaka sopra.
Fu un susseguirsi di mani, labbra, gemiti.
Prima Shaka diede piacere a Mu, come quest'ultimo aveva immaginato un sacco di volte quando era nella vasca da solo a darsi piacere.
Poi Mu a Shaka, prendendo coraggio e usando tutta la delicatezza che solo lui poteva avere.
Quella fu la loro notte, la notte in cui capirono che non c'era nessun altro che volevano tra le loro lenzuola.
 

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