L'arciera e il leone

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rinascita e speranza ***
Capitolo 2: *** La Fossa dei Leoni ***
Capitolo 3: *** Una minaccia che ritorna ***
Capitolo 4: *** Missione salvataggio ***
Capitolo 5: *** La distruzione della pietra ***



Capitolo 1
*** Rinascita e speranza ***


Il sole splendeva alto sulla fitta foresta nella Repubblica del Congo.
Il clima era mite e l’aria molto umida.
Ma questo non era un problema per due giovani ragazzi andati in cerca di nuove avventure, combattendo e andando avanti contro qualsiasi ostacolo che gli si presentava dinanzi.
< Ancora non capisco il perché tu mi abbia portato fin qui. >
< Smettila di lamentarti, Erika. So che sei molto stanca. >
< Veramente non ho detto questo. >
< Comunque se siamo qua è perché ho sempre desiderato vedere la foresta. Questo è il mio paradiso. >
< Spiegami che cosa ci trovi di sensazionale in tutti questi alberi e zanzare che mi stanno divorando. Ahi! >
< E’ il bello della natura. >
< Bello della natura un corno! Guarda che braccio gonfio mi è venuto! >
< Non è niente di grave. >
< Questo lo dici tu! >
Davide, il fidanzato di Erika, riusciva a sopportare ogni piagnisteo di quella ragazza.
< Adesso fermiamoci qua dinanzi alla cascata, d’accordo? >
< Mica vorrai fare un bagno, spero. >
< Certo che no. È ora di pranzo. >
Tirando fuori i panini che si erano fatti in albergo, Davide non smetteva di contemplare la natura che lo circondava.
< E’ davvero bellissimo questo posto, non credi anche tu Erika? >
 < Sì. Anche se mi manca molto la civiltà… Anzi, non credi che ci dovremmo riavvicinare verso la nostra guida? Guardo il cielo e vedo che tra poco si metterà a piovere. >
< Non credo che pioverà. Qui il tempo cambia molto spesso. E poi è ancora molto presto. >
Dopo essersi ristorati, i due ragazzi ripresero a camminare proseguendo per la risalita della cascata.
< Aspetta un momento, Davide. >
< Che succede? >
< Guarda questa iscrizione. >
Con sguardo attento, il ragazzo cercò di decifrare le parole scolpite in quella roccia.
< Che lingua potrebbe essere? >

< Secondo te potrebbe essere un avvertimento? >
< Avvertimento di cosa? >
< Non lo so… Ma vorrei ricordarti che siamo in una terra straniera. Magari questo posto è popolato da tribù molto pericolose. >
< Ma cosa stai dicendo? Questa foresta è completamente disabitata se non contiamo gli animali. >
< Davvero? Hai mai visto “Il libro della giungla?” >
< Erika, ti stai facendo prendere dall’emozione. Cerca di stare tranquilla, d’accordo? >
< Tu parli facile… >
< Comunque direi di proseguire ora che le nuvole si sono diradate. >
< Però promettimi che se succede qualcosa torniamo indietro, va bene? >
< Vedremo… >
< Che cosa?! Davide, non fare lo stupido! >
< Proseguiamo senza fiatare. Risparmieremo un sacco d’energia. >
Dopo aver risalito la cascata in cui i due avventurieri poterono godere di una vista mozzafiato, Davide non faceva altro che pensare a quell’incisione scolpita nella roccia.
< Guarda lassù, Davide! >
< Che succede? >
< Quella specie di palazzo… >
Alzando lo sguardo, Davide poté vedere una costruzione mai vista prima.
< I resti di una civiltà perduta… >
Incuriosito dalla scoperta, l’avventuriero iniziò a correre schivando gli alberi e le liane che gli impedivano la visuale perfetta.
< Aspetta Davide! Non correre! >
Una volta ritrovatosi dinanzi all’entrata della costruzione misteriosa, Davide rimase sorpreso di vedere quelle rovine.
< Hai visto, Erika? Potremmo essere vicini ad un tesoro. >
Setacciando tutto il perimetro della costruzione, ad un certo punto il giovane ragazzo vide un pilastro con le stesse incisioni che aveva visto impresse nella roccia.
< Davide, secondo te che cosa potrebbe essere? >
< A primo sguardo sembrerebbe una tomba… Ma non sono molto convinto. >
< Accidenti! Lo sai quanta paura ho dei morti e delle mummie! Dovevamo proprio trovarle fin qui? >
< Sta tranquilla, Erika. Non ti succederà niente di male. >
Ammirando la scrittura antica e i disegni che contornavano la tomba, Davide tolse le liane che la ricoprivano per leggere meglio le incisioni.
Ma l’avventuriero non si accorse di aver fatto scattare un meccanismo per aprire quella specie di sarcofago.
< Ma cos’hai fatto?! >
< Niente! Volevo solo leggere le incisioni! >
Una volta che la tomba si era aperta del tutto, il cuore dei due avventurieri batté all’impazzata.
< Dobbiamo scappare, Davide! Alla svelta! >
< Aspetta un momento… Qualcuno sta uscendo da quella tomba… >
< E se fosse una mummia? >
< No. È una giovane donna in carne ed ossa. >
Una volta che il vapore si dileguò, i due avventurieri rimasero alquanto stupiti di vedere quella giovane donna della giungla.
< C-chi sei tu? >
La ragazza, fissando i due avventurieri, si guardò intorno con attenzione.
< Allora? Ci rispondi?! > domandò Erika spazientita.
< Il mio nome è Nadia. L’ultima seguace di Atlantide. >

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Capitolo 2
*** La Fossa dei Leoni ***


< L’ultima superstite di Atlantide? Perché esiste davvero? >
< Vorrei evitare di parlare del mio passato… Piuttosto, che giorno è oggi? >
< 28 aprile 1900, perché? >
< Che cosa? >
Nadia non riusciva a credere a quelle parole.
< Quanto tempo sei rimasta lì dentro rinchiusa? >
< 10 anni… Sono rimasta rinchiusa per 10 anni… >
Presa da un senso d’inquietudine, Nadia prese a correre per la foresta come se fosse in cerca di una via d’uscita.
< Aspetta Nadia! Dove corri? >
I due avventurieri, non capendo la situazione, gli andarono dietro per cercare rispose.
Appena i tre ragazzi si ritrovarono dinanzi alla cascata, furono colti da un leone che li fissava minacciosamente.
< Oh no! Adesso che facciamo? >
Al contrario di Erika e Davide, Nadia sembrava quella più calma.
Rimanendo immobile, Nadia si accovacciò allungando la mano.
< Vieni qui. Non ti farò del male. >
Facendogli un gesto della mano e parlando parole incomprensibili ai due avventurieri, Nadia addomesticò il leone come se fosse una creatura innocua.
< Non ho mai visto niente di simile > fece Davide rimanendo a bocca aperta.
< Qui gli animali non si permetterebbero mai di farmi del male… Non dopo che li ho protetti prima di venire ibernata. >
< E chi può averti ibernata, scusa? >
Ma Nadia decise di non rispondere, limitandosi ad andare avanti nel suo cammino.
< Nadia, non credi di darci qualche risposta? >
< Non ho niente da dirvi. Andatevene immediatamente da qui finché siete in tempo. >
< Perché sei così restia? Che cosa ti abbiamo fatto? >
< Avete sbagliato a risvegliarmi… Dovevo rimanere in quella cripta fino alla fine della terra. >
< Scusaci tanto. Noi non volevamo… >
< … E’ solo che è successo tutto troppo in fretta. >
< Fa lo stesso… ormai non ha più importanza. Adesso devo ritrovare King e Jean. >
< E chi sarebbero, scusa? >
< King è il mio fedele leone, mentre Jean… è solo un mio amico. >
< Nadia, guarda che può dircelo se è il tuo fidanzato… >
< Non credo che questi siano affari vostri, ragazzi. >
Davide ed Erika, visibilmente irritati per come stavano venendo trattati, fissarono la ragazza con sguardo truce.
< Aiutaci ad uscire da questa foresta e noi ti aiuteremo a trovare il tuo King e il tuo Jean. >
< No, grazie. Ce la faccio benissimo da sola. >
< Accidenti! Come odio la tua sfacciataggine! > ribatté Erika digrignando i denti.
< Fattene una ragione. Io sono fatta così. >
< Aspetta un momento! Non puoi lasciarci così! >
< Perché? >
< Abbiamo bisogno di un riparo… Il sole sta per tramontare. >
< Ah davvero? Oppure il motivo reale è perché vi siete persi? >
< Non ci siamo persi > rispose Davide con tono serio < E’ solo che non ce la sentiamo di passare la notte in mezzo alla natura. >
< Tornare da dove mi avete svegliato è fuori discussione… Dobbiamo proseguire di notte se voglio arrivare il prima possibile alla Fossa dei Leoni. >
< E che posto sarebbe? >
< E’ lì che si trova King. >
< Ma questo King è così importante per te? >
< Sono cresciuta insieme a lui quando lavoravo nel circo. Ormai è una parte di me. >
< Ma cosa ti ha davvero spinto a farti ibernare? >
< Dovevo proteggere questa dai malintenzionati che volevano conquistare il mondo… Ed è per questo che mi sono fatto ibernare da Jean. >
< E di lui? Ne sai qualcosa? >
< Purtroppo no… Ma sono convinta che si trova ancora in questa foresta. Ci metterò tutto il tempo necessario per trovarlo… Anche a costo di cercarlo per tutta la mia vita. >
< Anche se non ci vuoi tra i piedi, noi ti vogliamo aiutare. >
< Fate come volete… Ma non voglio avere nessuna responsabilità su di voi. >
< Sappiamo benissimo badare a noi stessi. >
< Ah davvero? Secondo il tuo ragazzo, non è così. >
< Lui non è il mio ragazzo! > gridò Erika inviperita.
< Abbassate la voce! Volete farvi sentire dagli altri animali? >
< Gli animali sono miei amici… Ormai sono a conoscenza degli umani che hanno varcato il loro territorio… State molto attenti. >
< Magari potremmo proteggerci a vicenda, no? >
Ma Nadia non rispose, riprendendo il cammino senza degnare di uno sguardo i due avventurieri.
 
 
Il cammino della foresta sembrava interminabile per i due avventurieri.
Ormai il sole era tramontato e l'oscurità faceva cornice in quella foresta infinita.
«Quanto ci metteremo ad arrivare alla Fossa dei Leoni?» domandò Erika con tono affannato.
«Non siamo molto lontani» rispose Nadia.
«L'hai detto anche un'ora fa'.»
«Non è colpa mia se in tutti questi anni la foresta è cambiata repentinamente.»
«Che cos'è cambiato? Anch'io ci sono stato in passato, ma mi sembra tutto uguale.»
«Ci sei stato in passato e non ti ricordi la via d'uscita? Sei davvero un genio, Davide.»
«L'oscurità mi ha annebbiato la mente. Dobbiamo attendere il sorgere del sole se vogliamo trovare l'uscita.»
«Fate silenzio!» li rimproverò Nadia sentendo dei mugolii in lontananza.
Arrivando dinanzi ad una catena montuosa che ricopriva l'intera foresta, nelle profondità del posto Nadia scorse alcuni leoni che stavano riposando sommessamente.
«Eccoci. Siamo arrivati.»
Correndo per raggiungere il suo obiettivo, i due avventurieri faticavano a stargli dietro.
«Perchè tutta questa fretta?»
«Perchè ho atteso troppo a lungo.»
Una volta che si ritrovarono ai piedi della catena montuosa, Nadia si fermò improvvisamente.
Davanti a lei, centinaia di leoni stavano dormendo nella quiete della notte.
«Non ho mai visto così tanti leoni tutti assieme in vita mia» replicò Davide
«Ti conviene fare silenzio se non li vuoi svegliare uno ad uno» lo rimbeccò Erika.
Cercando di capire chi fosse il leone che l'aveva accompagnata nella sua infanzia, Nadia si mosse scrupolosamente senza fare il minimo rumore.
«Nadia! Vieni qua! È pericoloso!» gli gridò sottovoce Davide.
«Non ho paura di questi leoni.»
«Smettila di fare la coraggiosa! Potrebbero svegliarsi a attaccarti tutti assieme.»
«Non lo faranno...»
Mentre stava cercando di camminare cautamente, Nadia pestò un ramo che fece scuotere la pace di quel posto.
Pensando di non aver svegliato nessun leone, Nadia proseguì nella sua ricerca.
Ma non si rese conto che a seguirla c'era il capobranco.
«Nadia! Alle tue spalle!»
Con gli occhi sgranati dalla paura, la ragazza vide una creatura diversa dalle altre avvicinarsi a lei.
Il leone, fissandola minacciosa, la guardava con interesse e rabbia.
«Sei tu, King?»
Il leone sentendo quel nome, rimase completamente impassibile.
«Puoi capirmi?»
«Nadia, che cosa credi di fare? Pensi di parlare con quell'animale?»
«Taci, Davide. So cosa sto facendo.»
Con la rabbia e la determinazione che ribolliva nelle sue vene, Nadia era pronta ad arrivare in fondo alla verità.
«Sei il capobranco?»
«Perchè vuoi saperlo?» domandò l'animale.
«Che cosa? Quell'animale sta parlando» ribatté ERika scioccata.
«Devo ritrovare il mio leone. Il suo nome è King. Tu lo conosci?»
Ma l'animale non rispose, limitandosi a guardare il suo branco che stava riposando.
«Perchè non mi rispondi? Non puoi aiutarmi?»
«Potrei aiutarti... Ma non so se è una buona idea...»
«Perchè dici così?»
«Perchè hai bisogno di ritrovare il tuo King? Per portarlo via con te?»
«È l'animale con cui ci sono cresciuta... E separarmi da lui mi ha fatto molto male...»
Sentendo quelle parole piene di commozione, il leone andò incontro alla ragazza per farsi accarezzare.
«Sono tanto felice di rivederti, Nadia.»
«Quindi tu sei...»
«Sì, sono io. Sono King.»

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Capitolo 3
*** Una minaccia che ritorna ***


Vedendo Nadia felice per aver ritrovato King, Davide ed Erika si sentirono molto a disagio a rimanere in mezzo a quella branca di leoni.
«Pensavo di non rivederti mai più» fece il leone «Sono stati quei due avventurieri a risvegliarti?»
«Sì... Anche se inizialmente non volevo esserlo, alla fine è stato meglio così. Sono molto contenta di averti ritrovato.»
Improvvisamente lo sguardo del leone si rabbuiò.
«King, che cosa ti prende?»
«Nadia, io non posso abbandonare il mio branco per venire con te. Loro hanno bisogno di me.»
«Ho bisogno del tuo aiuto per ritrovare Jean.»
«Sono sicuro che ce la farai anche da sola.»
«E Argo? e Neo? cosa farò quando mi imbatterò in loro?»
«Ce la farai a fronteggiarli. Grazie all'aiuto della tua pietra azzurra.»
«Non voglio usare quell'oggetto... È troppo forte e maledetto per me... Ricordi che cos'è successo quando Jean mi ha ibernata?»
«È stato tanto tempo fa e tu eri troppo inesperta per praticare un simile potere.»
«E adesso che cosa vuoi che sia cambiato?! Sono sempre la solita ragazzina ingenua di un tempo.»
«No, questo non è vero! Nei tuoi occhi intravedo quella forza che non ti avevo mai visto... Fidati Nadia. Puoi combattere i tuoi nemici anche da sola.»
«E per quanto riguarda quei due avventurieri?»
«Falli allontanare il più presto possibile da questa foresta se non vogliono lasciarci le penne.»
«Non ho tempo per aiutarti. Devo trovare i miei nemici prima che loro possano trovare me.»
«Stai molto attenta alla tua collera, Nadia. Potrebbe essere la tua autodistruzione.»
«So che cosa sto facendo. Non preoccuparti.»
«In tal caso, sarò sempre pronto a proteggerti.»
«Ti ringrazio, King» replicò l'animale cercando un'ultima carezza prima di congedarsi da Nadia e intravedere tutta la tristezza che albergava in lei.
 
 
Una volta allontanatasi dalla Fossa dei Leoni, Nadia rimase in silenzio e ripensare a come fronteggiare i suoi nemici.
«Nadia, perchè il tuo animale King non è venuto con noi?»
«Lui non è il mio animale... Ormai è cresciuto e fa parte di un branco molto importante.»
«E tutto questo ti dispiace, non è vero?»
«La vita va avanti, Davide... Lui per la sua strada ed io per la mia.»
«Nadia, non possiamo aiutarti per nessuna maniera?»
«Adesso riposiamoci, va bene? È stata una giornata molto lunga.»
«Riposarci qui all'aria aperta? Non potremmo andare verso una grotta che si trova nelle vicinanze?»
«Qui non c'è nessuna grotta. Rimaniamo qui» replicò Nadia montando su di un albero per rimanere definitivamente sola.
«Non riesco a capire l'ostilità di quella ragazza» fece Erika «Non gli abbiamo fatto niente.»
«È troppo arrabbiata con il mondo. È per questo che si comporta così-»
«Davide, ti rendi conto che dovremo uscire da questa foresta con le sole nostre forze?»
«Domani ci incammineremo per uscire da questo labirinto. Te o prometto.»
«Spero solo che riusciremo nel nostro intento. Questo posto mi fa sempre più paura ogni minuto che ci sono dentro.»
«Non ti devi preoccupare. Ci sono io a proteggerti» rispose Davide dandogli una carezza.
«Mi devo sentire al sicuro?»
«Che cosa c'è? Sfotti?»
«Ahahah stavo solo sdrammatizzando... Comunque sono contenta che tu mi stia vicino» replicò Erika accoccolandosi tra le braccia di Davide prima di cadere in un sonno profondo.
 
 
Appena sorsero le prime luci dell'alba, Nadia si svegliò di soprassalto prima di gettarsi in fondo all'albero.
Senza attendere che si svegliassero i due avventurieri, Nadia s’incamminò verso il nord della giungla alla ricerca di Jean.
“Spero solo di aver scelto la decisione giusta.”
Da quando si era risvegliata dal suo lungo sonno, era diventata scortese ed egoista, senza pensare ai rischi di chi gli stava intorno.
“Ce la faranno anche senza di me” si continuava a dire.
Arrivata all’estremo nord della foresta, la giovane donna fu colpita da un forte vento proveniente dalle montagne circostanti.
“Devo ripararmi alla svelta.”
Ma nel mentre stava cercando rifugio, fu colpita da dietro le spalle.
Cadendo a terra addormentata, fu trascinata verso la cima delle montagne.
Chi poteva averla colpita alle spalle a tradimento?
Chi poteva avercela con lei?
 
 
< Davide, svegliati! > gridò la ragazza scuotendolo violentemente.
Con sguardo assonnato, Davide cercò di capire cosa stava succedendo.
< Riguarda Nadia. È sparita. >
< Come sarebbe a dire è sparita? >
< Che è scomparsa nel nulla, sciocco che non sei altro. >
Sbadigliando vistosamente, per Davide non sembrava un fatto grave sapere dove si trovava Nadia.
< Siamo perduti. Moriremo in questa foresta. >
< Noi non moriremo affatto! Vedrai che usciremo da qui sani e salvi. >
< E’ inutile che tu mi rassicuri. Dobbiamo dare atto che senza Nadia non riusciremo mai a trovare una via d’uscita. >
< Ancora non capisco perché non ti fidi di me > replicò adirato l’avventuriero.
< Perché non ci riesco. È più forte di me. >
< Ascoltami bene: o rimaniamo qui senza fare nulla, o ci avventuriamo nella foresta verso la nostra libertà. >
< Oppure verso la nostra morte… >
< Sei libera di non seguirmi… Ma ti assicuro che se rimani qua, non ne uscirai viva. >
< Perché? Questo punto della foresta mi sembra sicuro… >
< D’accordo. Io vado per la mia strada… >
Ma alla fine Erika si convinse, raggiungendo a corsa il suo compagno.
< Odio rimanere da sola. >
< Solo questo? Oppure sai che avevo ragione? >
< La ragione si da solo alle donne. >
< E questo chi l’ha detto? >
< Naturalmente io. >
< Ancora non capisco come faccio a sopportarti… >
< Tu guidami verso l’uscita. Voglio provare a fidarmi di te. >
 
 
Mentre stavano camminando da più di due ore, Erika notò che stavano girando intorno.
< Quel sentiero… c’eravamo passati prima, ricordi? >
< Ma cosa stai dicendo? Non è possibile. >
< Invece ti dico che è così. Stiamo camminando da più di due ore e non faccio altro che vedere alberi e alberi. Questa foresta è infinita! >
Guardando più attentamente, Davide si accorse che Erika stava dicendo la verità.
< Vedi di trovare una soluzione al più presto, altrimenti rimarremo qui fino alla fine dei nostri giorni. >
A quel punto, Davide non sapeva cosa fare-
Pensare che non aveva un piano efficace per uscire da quella foresta, lo rendeva nervoso.
< Dobbiamo seguire il sole. Forse ci potrà aiutare. >
< Forse?! Davide, ti rendi conto di come parli? Non hai la minima intuizione di uscire da qui. Ed io dovrei fidarmi di te? >
< Erika, cerca di mantenere la calma… >
< Calma un corno! Moriremo. È questa la nostra fine. >
< Non mi sei di nessun aiuto! >
Litigando furiosamente in mezzo alla foresta, i due avventurieri non poterono che attirare l’attenzione di molti animali che stavano circolando in zona.
< Silenzio. Sento dei rumori qui vicino… >
< E’ la tua testa che non funziona più, Davide. Ed io stupida ad essere venuta fin qua in quest’avventura suicida. >
Appena il ragazzo girò lo sguardo, un branco di pantere erano pronti per attaccarli.
Scioccata per quello che stava vedendo, Erika sbiancò dalla paura.
< Davide… ormai è finita… >
I due avventurieri erano in trappola.
Sembrava che non ci fosse nessuna via d’uscita.
Ma invece…
Sentendo un poderoso grido proveniente dal cielo, i due ragazzi chiusero gli occhi per non assistere allo spettacolo della loro bipartita.
Continuavano ad udire i versi delle pantere che si volevano contendere il pasto.
Ma quando ebbero il coraggio di riaprire gli occhi, non riuscirono a credere che molte pantere erano state uccise.
< Siamo salvi > fece Erika tirando un sospiro di sollievo.
< E’ incredibile. >
< Ma chi può essere stato? >
Alzando gli occhi al cielo, i due avventurieri videro un aitante uomo della giungla rivestito solo di pelli.
< Grazie per averci salvato, buon uomo > fece Davide avvicinandosi all’uomo con la paura che continuava ad albergargli nella mente.
Girando lo sguardo, il selvaggio squadrò malamente i due avventurieri.
< Chi siete voi? >
< Io sono Davide, mentre lei è Erika. >
< Con chi abbiamo il piacere di parlare? >
Prima di rispondere, l’uomo misterioso fece un profondo respiro senza distogliere gli occhi da loro due.
< Il mio nome è Jean, l’uomo della giungla. >
 
 
Appena Nadia riaprì gli occhi, cercò in tutti i modi di capire dove si trovava.
< Finalmente ti sei svegliata > fece una voce dietro di lei.
Sentendo quella voce conosciuta, la giovane donna rabbrividì.
< Sei tu… Argo… >
< Allora mi riconosci dopo tutti questi anni… >
< Una voce come la tua si riconoscerebbe tra mille… Che cosa vuoi da me? >
< Ma come? Non riesci a immaginarlo? Voglio la pietra azzurra. >
< Allora dovrai passare sul mio corpo per averla. >
< Con molto piacere > disse infine l’individuo misterioso prima di usare le maniere forti sul suo ostaggio.

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Capitolo 4
*** Missione salvataggio ***


< Che cosa? il tuo nome è Jean? Non sarai mica… >
< Quanti Jean potrebbero mai conoscere quella ragazza? > domandò Erika risoluta.
< Ragazza? Di quale ragazza state parlando? >
< Di Nadia. L’ultima seguace di Atlantide. >
Sentendo quel nome, il cuore del selvaggio ebbe un fremito.
< Com’è possibile che voi due conosciate Nadia? È stata ibernata. >
< Sì… Fino a quando non l’abbiamo risvegliata accidentalmente. >
< Tu l’hai risvegliata, Davide. >
< Ok, sei sempre pronta a darmi la colpa su qualsiasi cosa. >
< E’ la verità. Io non ho fatto niente. >
< Già. Tu non fai mai niente. >
< Allora dimmi, chi mi ha costretta ad avventurarmi in questa dannata foresta? >
< Io non ho costretto proprio nessuno! >
< Adesso finitela di litigare > replicò Jean frapponendosi tra i due ragazzi < Parlatemi di Nadia. >
< Non c’è molto da dire… A parte che è la ragazza più scontrosa e antipatica che ho incontrato nella mia vita. >
< E come se non bastasse, non sappiamo nulla di dove possa essersi cacciata. È scappata alle prime luci dell’alba. >
Il racconto dei due ragazzi fece rimanere impressionato il giovane selvaggio.
< Dobbiamo ritrovarla. >
< E come facciamo? Non sappiamo dove cercarla > ribadì Davide.
< E comunque di lei non ci importa nulla. Vogliamo solo tornare a casa e basta. >
Sentendo con quale egoismo Erika stava parlando di Nadia, Jean gli andò a muso duro.
< Se non t’interessa niente di lei, è giusto che tu muoia in questa foresta. >
< Ma come ti permetti?! >
< Jean, ma cosa… >
< Potete cercare la via di casa da soli, se volete… Ma sappiate che ci metterete molto tempo senza il mio aiuto. E visto che devo ritrovare Nadia, vi converrebbe venire con me in questa missione. >
< Un’altra alternativa non l’abbiamo? >
< Credo proprio di no. >
Alla fine Davide si dovette convincere delle parole dell’uomo della giungla.
< Forse Nadia si sarà comportata male con voi, ma vi assicuro che non è una cattiva ragazza. >
< Lo credo anch’io. >
< Davide, vuoi davvero aiutare questo selvaggio?! >
< Il suo nome è Jean e da questo momento dipendiamo da lui… Se non ti va bene, puoi non venire con noi. >
< Hai davvero il coraggio… >
< Adesso taci! > gli gridò contro il suo compagno < Non voglio sentirti più parlare. >
Adirata dal comportamento di Davide, alla fine Erika dovette acconsentire al suo desiderio.
< Non so bene quanta strada dovremmo fare e se torneremo vivi… Ma per il suo bene, dobbiamo rischiare. >
< E voi tre non sarete da soli. >
Sentendo una voce provenire da dietro di loro, Jean rimase spiazzato.
< King, sei davvero tu? >
< Non potete organizzare una missione di salvataggio senza le dovute precauzioni. >
< Vattene. Non abbiamo bisogno del tuo aiuto e di quello del tuo branco > ribatté Jean serio.
< Perché? Sei ancora arrabbiato con me per la faccenda della sua ibernazione? Non riesci a capire che così l’abbiamo salvata? >
< A quale scopo? Per allontanarmi da lei?! >
< Jean, finché porta al collo il suo misterioso oggetto, è sotto le mire degli uomini più potenti. >
< Mi dispiace per te, ma rimango dell’idea che abbiamo sbagliato ad ibernarla… Guarda a che punto siamo! Sarebbe stata protetta anche se rimanevamo insieme. >
< Tu sei accecato dall’amore! >
< E tu sei solo un leone brontolone che l’ha abbandonata a se stessa! >
< Non è vero! > ringhiò l’animale.
< Adesso basta. Litigare non serve a niente > mormorò Davide.
< Sì, l’avventuriero ha ragione. Abbiamo perso fin troppo tempo. In marcia. >
< Verrò con te, Jean… Ma ricordati che lo faccio solo per Nadia. >
< Sei libero di fare quello che vuoi > disse infine Jean evitando di guardarlo negli occhi.
 
 
< Perché questa pietra non funziona?! > tuonò Argo con tono furente < E’ impossibile che in tutti questi anni abbia perso il suo potere. >
< Perché manca l’altro frammento della pietra > rispose Neo con tono calmo.
< E dove possiamo trovarlo, maestà? >
< Nelle fauci di un leone… >
< Che cosa? >
< E’ solo questione di tempo. Tra poco sarà qui. >
“King… stai molto attento” pensò Nadia con le mani legate e completamente imponente dinanzi ai due nemici.
< Allora c’è qualcuno che ti vuole bene, ragazzina… Non me lo sarei mai immaginato > fece Argo guardando la disperazione che attanagliava Nadia < Che cos’hai? Non mi rispondi? >
< Lasciala stare, Argo. Non infierire su di lei. >
< E’ troppo divertente. >
< Vediamo se sarà divertente se anch’io ti facessi soffrire. >
Sentendo che Neo stava prendendo le difese di Nadia, decise di rimanere in silenzio per avere salva la vita.
Anche se Argo non comprendeva i reali poteri di Neo, egli aveva molta paura.
< Stanno risalendo la giungla per raggiungerci. Tra poco saranno qui. >
 
 
< Ecco arrivati. Quello è il nascondiglio di Argo e Neo > fece il leone puntando con gli occhi le rovine di un edificio in decadenza.
< Ma qui… è dove abbiamo risvegliato Nadia > replicò Davide sorpreso.
< King, come fai a sapere che Nadia è prigioniera là dentro? >
< Li ho visti mentre i loro scagnozzi la portavano dentro contro la sua volontà. >
< La fine è dove tutto ha inizio > fece Jean < Adesso dobbiamo entrare senza farci vedere da nessuno. >
< Non credo che sarà molto semplice. Le guardie sorvegliano quel posto da quando si sono insediati ieri. >
< Eppure c’è un modo! Non posso rimanere qui senza fare nulla! >
Correndo verso le rovine della giungla, Jean non si curò minimamente a cosa andava incontro.
< Fermati Jean! Così ti farai catturare! > gli gridò Davide inutilmente.
Ma il giovane ragazzo andò incontro ad una cattura certa.
< Nadia! Nadia! > gridò Jean all’entrata delle rovine guardandosi intorno riuscendola a scorgere ad un filo con la bocca bendata e le mani legate.
< Nadia! Svegliati! > gridò l’uomo cercando di liberarla.
< Grida quanto vuoi… Lui non può sentirti > fece Argo uscendo dall’ombra.
< Maledetti! Che cosa gli avete fatto?! >
< L’abbiamo addormentata… Il resto del gruppo? >
< Sono qua e vi daranno una bella lezione! >
< Ahahah voglio proprio sapere come. >
Spazientito dalle parole del nemico, Jean si gettò contro di lui senza curarsi del minimo pericolo.
< Sciocco, che cosa credi di fare? >
< Lasciaci andare… ti prego… >
< Mai. Adesso siete in mio potere. >

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Capitolo 5
*** La distruzione della pietra ***


Davide ed Erika erano rimasti fuori dal tempio per paura di venire catturati.
< Che cosa potremmo fare contro un nemico molto più forte di noi? >
< Possiamo sconfiggerlo se rimaniamo uniti > replicò King.
< Ma perché ha catturato Nadia? Che cosa possono volere da lei? >
< E’ tutto a causa della pietra che porta… Sembrerebbe che possa donare energia necessaria per una macchina infernale da loro costruita. >
< Vorrebbero distruggere il mondo? >
< Sì, se solo volessero. >
< Ma tu come fai a conoscere tutte queste cose? > gli domandò Erika curiosa.
< La vita nella giungla non è così noiosa come si potrebbe pensare… Si vengono a sapere un sacco di cose… >
< Adesso però mi sorge spontanea una domanda: se sapevi tutte queste cose, perché non hai messo in guardia la ragazza? >
< E’ molto cambiata dall’ultima volta che l’ho vista. Come se il suo periodo di ibernazione l’avesse resa una persona più determinata… >
< Ma questo non toglie il fatto che il nostro nemico è più forte della sua determinazione. >
< Questo è vero, ma sono anche sicuro che Nadia riuscirà a cavarsela. La speranza è l’ultima a morire… Bisogna agire con cautela. >
< Tu che cosa proponi, King? >
< Dobbiamo cercare di intrufolarci nel tempio con discrezione… >
< Credo che i vostri sforzi saranno inutili  > fece Neo puntandogli addosso un fucile laser < Arrendetevi o morirete. >
< Che cos’hai fatto a Nadia e a Jean? >
< Sono nostri prigionieri. Per ora… >
Vedendo che l’arma impugnata da Neo era alimentata dalla pietra azzurra di Nadia, King cercò di rubarla con uno scatto.
< Sei solo un ingenuo, stupido felino > fece Neo sparandogli contro.
Il povero leone cadde a terra paralizzato da migliaia scariche laser che gli penetrarono in corpo.
< Lascialo stare! Così lo uccidi! > gli gridò Davide.
< E’ quello che voglio, sciocco che non sei altro. >
Non potendo vedere quella scena, Davide cercò di disarmare il nemico strappandogli di mano il fucile laser.
< Allora vuoi farti uccidere anche tu! >
Prendendolo a spintoni e a calci, Neo riuscì a liberarsi dalla presa di Davide.
< Dopo il leone, toccherà a te perire sotto il colpo della mia arma. >
< No! >
Ma prima che Neo potesse metterlo a tacere per sempre, fu colpito da dietro le spalle da Nadia.
La giovane donna e Jean erano riusciti a fuggire grazie all’ingegno di quest’ultimo, liberandosi dalle angherie di Argo e di tutte le guardie che erano a protezione del tempio.
< Ma com’è possibile? Voi dovevate essere uccisi… >
< Diciamo che nonostante Jean abbia passato dieci anni a vagare nella giungla, sa ancora costruire ingegnosi oggetti come questo arco fatto d’acciaio. >
< Maledetti! Non può finire così… >
< Invece questo è il nostro lieto fine > rispose Jean < Addio Neo. >
Una volta che il nemico fu tolto di mezzo, Davide andò incontro ai due salvatori congratulandosi.
< E’ incredibile! Non avrei mai creduto che ce l’avreste fatta da soli! >
< Io e Nadia sappiamo difenderci a dovere. >
Vedendo il corpo di King accasciato e con gli occhi socchiusi, Nadia si precipitò verso di lui per dargli tutto il conforto e le cure necessarie.
< Lascia perdere, Nadia. Mi dispiace solamente non essere stato all’altezza di salvarti… Io e gli altri leoni del branco ci siamo pentiti di averti fatto ibernare. Ma ricordati sempre che l’abbiamo fatto solo per proteggerti. >
< Adesso basta rivangare il passato > rispose Nadia interrompendo il leone < Devi risparmiare le energie. >
< E’ tutto inutile. Sento che sto per lasciarvi da un momento all’altro… Spero tanto che tu e Jean possiate trovare la felicità che vi meritate. >
< No, King! Non ci abbandonare! >
Ma ormai era troppo tardi.
Il povero leone esalò l’ultimo respiro tra le braccia di quella ragazza che l’aveva visto crescere.
< Nadia > fece Jean cercando di consolare il suo dolore < Dobbiamo riportarlo dal suo branco… è quello che avrebbe voluto lui. >
Dopo essersi fatta coraggio e asciugatasi le lacrime, Nadia, Jean e i due avventurieri seppellirono il leone sotto gli occhi attenti di tutti gli animali  della foresta che erano accorsi fin da lui per dargli un ultimo saluto.
 
 
Davide ed Erika non poterono vedere con i loro occhi.
Grazie all’aiuto di Jean e di Nadia, i due avventurieri riuscirono a tornare fuori dalla giungla.
< Vi dobbiamo la vita > fece Erika abbracciandoli.
< No. Sono io che devo la vita a voi > replicò Nadia < Se non mi avreste risvegliato, non avrei mai più rivisto il mio Jean. >
< Nadia, adesso che cosa farai con la tua pietra? >
< Quello che avrei dovuto fare fin dall’inizio, Davide… Distruggerla >
Dopo essersela tolta dal collo, Nadia prese l’arco che Jean aveva costruito, scoccando l’ultima freccia che distrusse definitivamente quella pietra misteriosa.
< Adesso quest’oggetto non sarà mai più un nostro problema > fece Jean gettando i resti della pietra in fiume.
< Puoi ben dirlo… Ma adesso che noi siamo tornati vicino il nostro albergo voi che cosa farete? >
< Non lo sappiamo > replicò Jean guardando Nadia.
< Io avevo pensato a Parigi… Oppure potremmo rimanere nella giungla… Chissà… L’importante è rimanere insieme. >
< Ben detto! Grazie ancora per tutto quello che avete fatto per noi > fece Davide.
< Grazie a voi > dissero in coro Nadia e Jean prima di scomparire nella foresta e rimanere soli come non accadeva da tanto tempo.

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